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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 283 di martedì 16 febbraio 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,40.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'11 febbraio 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Belcastro, Berlusconi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Bratti, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Carfagna, Carlucci, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, De Biasi, Fava, Fitto, Franceschini, Frattini, Garavini, Gelmini, Genovese, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Granata, Jannone, La Russa, Lo Monte, Lupi, Lusetti, Mantovano, Marinello, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Molgora, Angela Napoli, Nucara, Leoluca Orlando, Arturo Mario Luigi Parisi, Pecorella, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Scajola, Stefani, Tabacci, Tassone, Tremonti, Urso, Valducci, Vernetti, Vitali e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 15 febbraio 2010, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio):
S. 1955 «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative» (Approvato dal Senato) (3210) - Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

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In morte del deputato Maurizio Balocchi (ore 9,45).

PRESIDENTE. Comunico che il 15 febbraio 2010 è deceduto l'onorevole Maurizio Balocchi, deputato nella XI, XII, XIII e XVI legislatura, membro del Governo, già Questore della Camera dei deputati nella XII legislatura. Il Presidente della Camera questo pomeriggio, intorno alle ore 16,30, ricorderà la figura dell'onorevole Balocchi.

Proclamazione di un deputato subentrante (ore 9,46).

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito del decesso del deputato Maurizio Balocchi, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 22 ottobre 2008 - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 8 Lega Nord nella medesima X circoscrizione Liguria, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Edoardo Rixi.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la X circoscrizione Liguria Edoardo Rixi. Si intende che da oggi decorre il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che con lettera pervenuta in data 15 febbraio 2010 l'onorevole Paola Binetti, già iscritta al gruppo parlamentare Partito Democratico, ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Unione di Centro. La Presidenza di tale gruppo, con lettera in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Discussione delle mozioni Leoluca Orlando ed altri n. 1-00327, Casini ed altri n. 1-00056, Fava ed altri n. 1-00059 e Touadi ed altri n. 1-00328 concernenti le iniziative volte a favorire il processo di pace nella Repubblica democratica del Congo e a fronteggiare l'emergenza umanitaria in atto (ore 9,48).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Leoluca Orlando ed altri n. 1-00327, Casini ed altri n. 1-00056 (Nuova formulazione), Fava ed altri n. 1-00059 e Touadi ed altri n. 1-00328 concernenti le iniziative volte a favorire il processo di pace nella Repubblica democratica del Congo e a fronteggiare l'emergenza umanitaria in atto (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicato in calce al resoconto della seduta del 10 febbraio 2010.
Avverto, altresì, che è stata presentata la mozione Boniver, Commercio, Iannaccone ed altri n. 1-00329 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente (Vedi l'allegato A - Mozioni). Il relativo testo è in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Leoluca Orlando, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00327. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, l'iniziativa della mozione presentata dal gruppo dell'Italia dei Valori, ma anche quella delle mozioni presentate dagli altri gruppi, a conferma di una comune sensibilità per la gravità della situazione nella Pag. 3Repubblica democratica del Congo, fa seguito alle denuncie, alle prese di posizione della società civile, delle ONG, della chiesa africana congolese, degli esponenti religiosi del nostro Paese fortemente impegnati nella realtà congolese, e ad una risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 17 dicembre 2009 sulla violenza nella Repubblica democratica del Congo. La lettura di questa risoluzione è una drammatica denuncia della gravità della situazione, ma anche dell'impotenza delle organizzazioni internazionali a fronteggiare quella che ormai è un'emergenza umanitaria che dura da moltissimi anni.
Quando si parla di Repubblica democratica del Congo e della situazione nell'area del Congo, si fa riferimento sempre a due elementi: la crisi umanitaria che dura ormai dal 1996 e la ricchezza delle terre soprattutto nella regione del Kivu, nel nord del Kivu (nella città di Goma) e nel sud del Kivu (nella città di Bukavu). Tale ricchezza di materiali, inevitabilmente, finisce con il condizionare ogni scontro, ogni tentativo di ricomposizione non soltanto militare, ma anche diplomatico, per fronteggiare la gravità della situazione.
Come è noto, infatti, dal 1996, la regione viene fortemente condizionata da tutta una serie di atti di violenza che hanno registrato milioni e milioni di morti. Sono decine di migliaia i morti che ancora oggi, ogni mese, vengono registrati in quell'area e, da una parte, Medici senza frontiere ha evidenziato essere questa una delle più grandi crisi umanitarie del pianeta, dall'altra, Transparency International ha indicato il Congo come il 162o Paese, su 180, per livello di corruzione. Credo che, da questo punto di vista, in questi dati vi sia tutta la drammaticità della situazione. Siamo convinti che sia necessario un forte impegno del Governo italiano e delle istituzioni internazionali.
Questa mozione fa anche seguito ad un'interrogazione a risposta immediata svolta in Commissione, con riferimento alla quale, essendo stato tra gli interroganti, ho avuto modo di esprimere apprezzamento al Governo per la puntualità e la drammaticità della risposta rappresentata dal sottosegretario che ha riferito in Commissione. Abbiamo, altresì, apprezzato la missione dell'onorevole Boniver che si è recata, proprio nel mese di gennaio, in Congo, cercando di portare un contributo per l'avvio della soluzione ad una crisi umanitaria le cui dimensioni sono talmente ampie e vaste che certamente non bastano questi interventi modesti, ancorché significativi, per risolverla. Non bastano solo gli interventi del nostro Paese, ma occorre una mobilitazione internazionale e lo affermo anche sulla base delle analisi formulate dalla Chiesa cristiana. In Congo, inizialmente, erano i cristiani l'oggetto delle aggressioni; in realtà, il problema adesso non può più limitarsi a questo aspetto, ancorché bisogna, con rammarico, dire che soltanto quando viene colpito qualche missionario cristiano vi è un po' di attenzione da parte dell'opinione pubblica europea, mentre negli altri giorni, quando vengono colpiti migliaia e migliaia di altri esseri umani, donne e bambini, e viene fatta violenza sulle donne, non vi è una pari attenzione.
Occorre cogliere questo stimolo, questa indicazione ed è per questo che nella mozione in oggetto abbiamo chiesto che vi sia un forte impegno da parte del Governo italiano, ovviamente nelle sedi internazionali, di concerto con i partner europei, per sostenere l'importanza della missione MONUC. Quest'ultima è considerata la più importante missione delle Nazioni Unite che, purtroppo, non sta producendo i risultati auspicati; siamo, tuttavia, convinti che rimane necessaria, a condizione che si faccia tutto il possibile per consentirle di svolgere pienamente il proprio mandato al fine di proteggere le persone minacciate e per favorire ogni sforzo diplomatico indispensabile per rispondere alla violenza con la diplomazia e l'invito al dialogo, sollecitandone la ripresa, posto che proprio la diplomazia e il dialogo hanno portato all'istituzione del programma Amani (amani in swahili sta per pace) per la sicurezza, la pacificazione, la stabilizzazione e la ricostruzione del nord e del sud del Kivu. Pag. 4
Chiediamo ancora che il Governo intraprenda le azioni utili affinché il Consiglio di sicurezza dell'ONU adotti tutte le misure possibili e necessarie per rendere più efficace il lavoro della missione Monuc nella difesa dei diritti civili e per fare in modo che il suo mandato e le sue regole di ingaggio possano essere applicati con determinazione su base permanente, al fine di garantire più efficacemente la sicurezza della popolazione - senza cedere rispetto all'esigenza del rispetto dei diritti umani che purtroppo vengono violati nelle realtà congolesi - e, infine, per favorire e sostenere, con il coinvolgimento di istituzioni europee, una soluzione di carattere politico in quell'area nella direzione della ricerca delle verità su ciò che è accaduto nel passato e su ciò che sta accadendo nel presente. È necessario combattere una lotta contro l'impunità di cui usufruiscono attualmente gli autori dei crimini di guerra e di crimini contro l'umanità affinché sia resa giustizia alle vittime. Vi è un dato drammatico della vicenda congolese ed è un dato espresso dalla circostanza che vi è una sorta di altalena tra un ruolo militare e un ruolo politico: formazioni militari si trasformano in formazioni politiche e sembrano entrare nel gioco democratico ma, laddove questo gioco non è di loro convenienza, tornano ad assumere la loro dimensione militare, con la conseguenza che diventa estremamente difficile far fronte ad un processo soltanto con le forze locali. In tutto questo si aggiunge la presenza dei ribelli rwandesi che imperversano in una regione del Kivu, creando un ulteriore elemento di destabilizzazione.
Tutte queste circostanze hanno spinto l'Italia dei Valori a presentare una mozione il cui contenuto - mi sembra di ritenere - almeno nella finalità è sostanzialmente lo stesso delle altre mozioni ed è per questo che mi permetto di rivolgere ai presentatori delle altre mozioni l'invito a valutare se vi siano le condizioni per pervenire ad una mozione unitaria o comunque per pervenire ad un voto unitario, posto che, sia pur con differenti argomentazioni, mi sembra che le finalità perseguite dai presentatori delle mozioni dei diversi gruppi siano esattamente le stesse.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Volontè, che illustrerà anche la mozione Casini ed altri n. 1-0056 (Nuova formulazione), di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non vi è molto da aggiungere a quanto è stato detto dal collega Orlando. Tutti noi abbiamo sotto gli occhi questa drammatica situazione che purtroppo si aggrava settimana dopo settimana e dobbiamo fare un minimo di cronistoria per capire in quale situazione drammatica si trovi la Repubblica democratica del Congo. Certamente si tratta di una situazione drammatica sul piano della politica interna, ma ancor più per il fatto che, dal 1994, dal genocidio tra Burundi e Rwanda, uno degli esiti sia stato proprio quello di spostare una parte dei combattimenti, che purtroppo continuano ad imperversare nel nord del Kivu, proprio nella Repubblica democratica del Congo per mano della Lord's resistance army, il cui leader è stato più volte intervistato sui quotidiani europei ma non è ancora stato assicurato alla giustizia internazionale né tantomeno alla giustizia della Repubblica democratica del Congo. Un gruppo famoso per la sua ferocia, per i massacri, per il rapimento di bambini iniziati sin dalla giovanissima età alle drammatiche immagini degli stupri e degli omicidi nei confronti dei propri genitori e costretti sin da bambini di fatto all'uso delle armi. Questa è una delle crisi più ignorate del mondo contemporaneo. La stessa collega Boniver, che si è recata in queste zone nei mesi scorsi, testimonia purtroppo come in quella parte di mondo ci si stia avvicinando ad un genocidio che sta arrivando a dimensioni molto superiori a quelle vissute dalla nostra Europa nei confronti degli ebrei durante il secolo scorso.
Un fallimento totale anche da parte della missione delle Nazioni Unite nella Repubblica democratica del Congo: un rapporto del 2009 del New York Times ha Pag. 5dato voce alla drammatica situazione dell'incapacità delle forze di peacekeeping di poter intervenire positivamente in quella regione. Ricordo che lo scorso anno la nostra delegazione del Parlamento italiano, in un incontro internazionale dell'Unione interparlamentare, ha chiesto al Segretario generale Ban Ki-Moon di soffermarsi su questa vicenda e solamente meno di un anno fa il capo della missione internazionale dell'ONU ha dovuto affermare, in una conferenza stampa nella capitale della Repubblica del Congo, che, purtroppo, molti dei propri militari si erano resi responsabili anch'essi di stupri nei confronti delle madri e delle giovani cittadine della Repubblica democratica del Congo nella zona del nord del Kivu.
Questo per dire che, se in termini di credibilità internazionale non ci si muove positivamente per risolvere questo conflitto, si perderà ogni interesse da parte non solo della Repubblica democratica del Congo, non solo del continente africano, ma anche a livello internazionale. Non vi è mai stata peggiore crisi e catastrofe umanitaria in Africa ed a ciò, pur essendo stato in qualche modo certificato e riaffermato dall'Unione europea, non ha corrisposto una reale responsabilità dell'Unione europea nei confronti di questa area drammatica del Paese. Stiamo rischiando - ormai direi che abbiamo superato anche questo livello di rischio politico - che l'Unione europea si comporti esattamente come nel 1994: chiuda gli occhi davanti ad un'ecatombe e ad un genocidio drammatico e scandaloso che sta accadendo a poche migliaia di chilometri dai propri confini.
A tutto ciò si aggiunga la malnutrizione dei bambini in quelle aree, la fuga nelle foreste per mesi interi, le epidemie di colera e di diarrea che portano alla morte centinaia e migliaia di persone. Con le mozioni in esame - la nostra ma anche quelle dei colleghi, che vanno tutte nella stessa direzione - chiediamo di rilanciare da parte del nostro Governo una più forte azione istituzionale all'interno dell'Unione europea: intervenire con missioni umanitarie, portare soccorso anche con unità militari, gestire la crisi come si è cercato, a tratti anche molto positivamente, di fare nella vicenda che ha riguardato il Chad ed in parte mi riferisco anche al disastro del Darfur. Insieme ai partner europei, la Farnesina è invitata ancor più attivamente a trovare soluzioni con quei partner europei che siedono nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e con l'Unione africana per cambiare non solo la strategia, ma anche restituire credibilità sotto il profilo degli interventi nella Repubblica democratica del Congo, quella credibilità delle Nazioni Unite che è stata smarrita, gravemente violata da una sostanziale omissione vera delle forze di peacekeeping.
Da questo punto di vista, per quanto riguarda la nostra politica estera e con riferimento anche al nostro Ministro degli esteri, invitiamo il Governo nel suo complesso a potenziare con adeguati sostegni economici e tecnico-logistici tutte quelle organizzazioni umanitarie che, nonostante tutto (e molte sono italiane, non solo di ispirazioni religiose), sono comunque presenti in quel territorio per cercare volontariamente di sopperire a quelle lacune che la politica internazionale e le istituzioni internazionali purtroppo lasciano ancora molto ampie in quella zona drammatica del nord della Repubblica del Congo e che stanno sostanzialmente coinvolgendo anche altri Paesi.
Basterebbe recarsi nel nord dell'Uganda per rendersi conto di come tutte le vicende che stanno accadendo nel nord del Congo, interessino, poi, anche il nord dell'Uganda e il sud del Sudan.
Il mondo non può tenere gli occhi chiusi di fronte a quanto sta accadendo. Il nostro Governo è sensibile - lo abbiamo ricordato, più volte, anche in occasione della chiusura dei lavori - a questo argomento, come ad altri. È sensibile alle richieste che provengono non solo dal nostro cuore, ma anche dalla ragione della politica internazionale, e da una politica europea, che deve avere a cuore non solo l'affermazione di diritti, ma anche l'impedimento dei massacri, come quelli che stanno avvenendo. Pag. 6
Il nostro Governo è impegnato su questo fronte. Speriamo e chiediamo che lo faccia comunemente, al di là dei diversi strumenti che abbiamo presentato come forze politiche, e che si dia una reale strategia e che possa, finalmente, insieme ai partner europei, mettere sul tavolo le questioni e prendere decisioni concrete, per evitare quanto, purtroppo, sta accadendo in questi ultimi anni.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Touadi, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00328. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, per capire di cosa stiamo parlando, è necessario spiegare, per pochi minuti, cos'è, e cosa è stato, il Congo per il continente africano.
Si immagini un Paese estremamente grande dal punto di vista della sua superficie, si parla di 2 milioni 342 mila chilometri quadrati, quindi grande quanto tutta l'Europa occidentale, ed estremamente ricco di ricchezze minerarie, di potenzialità agricole e idroelettriche, tanto da essere stato definito uno «scandalo geologico», nel senso che non vi sono ricchezze del suolo e del sottosuolo che non si trovino nella Repubblica democratica del Congo.
Il nostro Paese conosce bene questa grande nazione martoriata del continente africano, perché, nel 1961, proprio durante una missione in Congo, nella località di Kindu, persero la vita alcuni aviatori italiani, che sono ricordati qui a Roma, con un monumento a loro dedicato presso l'aeroporto di Fiumicino. Pertanto, la storia del Congo è la storia della sua ricchezza e della sua posizione strategica nel cuore della regione dei Grandi Laghi, nel cuore dell'Africa centrale. Qualcuno diceva - mi sembra fosse Frantz Fanon - che se l'Africa fosse una pistola, il grilletto si troverebbe in Congo, in quanto ciò che avviene in questo grande Paese - questo subcontinente - finisce per avere un'influenza su tutta la zona. In questo momento, tale influenza è anche geostrategica.
Il Paese, infatti, è attraversato da grandi fermenti geopolitici. Esso è posto al centro del continente, tra l'Oceano indiano - con il Corno d'Africa, che sta diventando il polo d'ingresso dell'integralismo islamico, attraverso l'addestramento di giovani nello Yemen - e le immense ricchezze, soprattutto petrolifere, del Golfo di Guinea, a partire dalla Nigeria, a scendere, fino all'Angola. Per dare un'idea, oggi, l'Angola ha una capacità di produzione petrolifera che ha superato quella di Paesi come il Kuwait.
Quindi, stiamo parlando di un Paese dalla grande importanza geostrategica, che da tanto tempo, da sempre, ha alimentato appetiti di conquista e di possesso, e che ha rappresentato, per tutta la durata della guerra fredda, un punto strategico per il mantenimento degli interessi dell'Occidente nella zona. Infatti, la vicina Angola aveva già subito la rivoluzione marxista e, quindi, i nemici e gli avversari dell'Occidente erano a pochi passi.
Si tratta di un Paese importante, non solo per le sue ricchezze, ma anche per la sua posizione geostrategica e, in questo momento, ci interessa che il caos congolese possa cessare.
Dopo la caduta del dittatore Mobutu, il Congo è diventato l'emblema di un territorio senza Stato, in quanto lo Stato è morto: non riesce più ad adempiere ai suoi compiti più elementari e non ha il controllo effettivo dell'immenso territorio (pensate che partendo dalla capitale, Kinshasa, per arrivare all'est ci vogliono due ore di aereo). Pertanto, si pone un problema di nation building: ciò è importante, se vogliamo avviare un minimo di normalizzazione della situazione in Congo.
Si è già parlato della grave situazione di guerra che sta conoscendo questo Paese, a partire dalla grande scossa del genocidio ruandese, che si è riversato sulla parte orientale del Congo e che ha provocato gli sconvolgimenti ben illustrati dai colleghi che sono intervenuti prima di me. Il disastro umanitario è ingente; il bilancio è pesantissimo: stiamo parlando di quattro milioni di morti complessivamente, di due milioni di sfollati, di un Paese che non ha Pag. 7assolutamente più alcuna infrastruttura possibile per avviare la normalizzazione.
Si tratta, dunque, di un Paese allo sbando, in qualche modo esposto a quello che Ignacio Ramonet, ne Le Monde diplomatique, chiama «la geopolitica del cinismo», dove gli attori del conflitto non sono più gli Stati, ma grandi gruppi economici e finanziari, interessati allo sfruttamento delle ricchezze del Congo che utilizzano le bande armate. Sarebbe, quindi, sbagliato, da parte nostra, chiamare queste guerre, guerre etniche, perché l'etnia viene utilizzata, ma in realtà siamo in presenza di un circolo vizioso tra bande militari, sfruttamento dei minerali e corposi interessi delle multinazionali che sfruttano i minerali del Congo.
Vorrei sottolineare due o tre aspetti umanitari, che meritano di essere da noi presi in considerazione: in primo luogo, l'utilizzo dei bambini soldato, che sta diventando un fenomeno assolutamente inaccettabile. Si tratta di un crimine contro l'umanità, perché i bambini del Congo, invece dei giocattoli, ricevono i kalashnikov per cominciare a combattere e vengono utilizzati nei combattimenti più arditi e difficili. Lo stesso accade per le ragazze, le quali vengono utilizzate come prostitute a disposizione dei soldati. Vorrei sottolineare l'utilizzo dello stupro etnico come arma di guerra, non solo in quel territorio in quanto è accaduto anche nei Balcani, ma le cifre e le proporzioni di questo fenomeno nella regione dei Grandi Laghi e, segnatamente, in Congo, evidenziano una delle più grandi crisi della condizione della donna, per cui tante di queste donne sono state stuprate una, due, tre, quattro volte dalle milizie, dall'esercito regolare e dalle truppe dei Paesi vicini.
Quella che è stata chiamata la «prima grande guerra mondiale africana» ha coinvolto circa nove Paesi del continente, ciascuno interessato ad utilizzare le ricchezze del Congo. Rapporti dell'ONU segnalano come Paesi, quali il Rwanda e l'Uganda, siano diventati il crocevia della vendita delle ricchezze di questo Paese martoriato.
Per questo motivo, signor Presidente, chiediamo al Parlamento e al Governo un'azione decisa per quella che viene considerata una guerra dimenticata, ma che, in realtà, ci riguarda molto da vicino. In Congo si sta giocando una gigantesca ricomposizione geopolitica, dove sono coinvolti gli interessi dell'Occidente e dove anche la Cina è entrata prepotentemente per accaparrarsi materie prime del Congo. L'Europa non può essere assente, non solo per motivi geopolitici, ma anche e soprattutto per motivi umanitari, fedele alla sua vocazione di difesa dei diritti umani e di lotta ai crimini contro l'umanità che vengono effettuati quotidianamente in questo Paese.
Per questo motivo chiediamo, per esempio, una ridefinizione della missione MONUC, la quale non è stata in grado di proteggere la popolazione civile: vogliamo che questa missione, che si è resa, tra l'altro, protagonista di misfatti inaccettabili e scandalosi per una forza ONU, sia effettivamente a disposizione per proteggere le popolazioni civili minacciate da vari gruppi armati.
Come ricordava l'onorevole Volontè, chiediamo di costituire una missione specifica umanitaria e di soccorso, analogamente a quanto è avvenuto per i profughi del Darfur, proprio per soccorrere queste popolazioni. Dobbiamo esercitare una pressione per rilanciare gli intenti della Conferenza internazionale nella regione dei Grandi Laghi di Dar es Salaam del 2004. Infatti, l'approccio regionale al conflitto congolese è sicuramente un approccio vincente, poiché nessun Paese uscirà da solo da questa crisi ed è necessario un coinvolgimento di tutti i Paesi, se è vero, com'è vero, che Uganda, Rwanda, ma altri Paesi ancora, vi sono implicati.
Vogliamo delle operazioni di cooperazione mirate alla protezione dei bambini e delle donne e alla ricostruzione umana di queste donne, ma vogliamo anche la protezione dell'ambiente. Ci troviamo in presenza di uno degli ecosistemi più importanti del pianeta, l'importante dorsale forestale Pag. 8che è il secondo polmone del mondo, che per via della guerra è stato saccheggiato.
Signor Presidente, avviandomi alla conclusione, dobbiamo aderire alla richiesta avanzata da 380 organizzazioni non governative che sollecitano tutti gli Stati membri della stessa ONU a svolgere la loro parte al fine di raccogliere 7 miliardi di dollari da destinare alle azioni umanitarie.
Infine, signor Presidente, vi è la questione delle richieste del Congo. Si sta giocando una partita interessante e importante per la globalizzazione, perché i minerali estratti dal Congo, non solo il coltan, ma anche la cassiterite, sono minerali necessari per le tecnologie di punta e per i segmenti più avanzati dell'economia globalizzata: sto parlando della telefonia mobile, dei computer e della componentistica aeronautica. Noi vogliamo che il processo di Kimberley, ossia la possibilità di avere la tracciabilità dei minerali naturali provenienti da questa regione, sia rafforzato e che ci sia una disciplina del mercato del coltan, analogamente a quanto avviene per i diamanti con il vigente protocollo di Kimberley; tra l'altro, il sottosegretario non ignorerà che la stampa internazionale sta rivelando atti di falsificazione dei certificati di Kimberley in Congo. A mio avviso, prosciugare gli interessi che girano intorno a questa guerra sarebbe un modo per assicurare la pace in questo martoriato Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Edoardo Rixi, proclamato in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo Lega Nord Padania.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pianetta, che illustrerà anche la mozione Boniver, Commercio, Iannaccone ed altri n. 1-00329, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, c'è un'area del mondo nella quale - lo hanno ben evidenziato i colleghi che mi hanno preceduto - da troppo tempo la dignità dell'essere umano è distrutta e annientata. Sta avvenendo in quella zona una grande catastrofe, forse la più grande dei nostri tempi, per motivi legati a interessi economici e commerciali, per obiettivi geostrategici e per atavici odi etnici.
Non è la sola zona del mondo dove accade tutto ciò, ma senz'altro la zona delle province orientali della Repubblica democratica del Congo e, in particolare, le aree di Goma e di Bukavu, ai confini con Ruanda e Uganda, è ormai da troppo tempo un'area dove avvengono combattimenti, massacri e violenze di ogni tipo. Si calcola che la crisi che affligge la Repubblica democratica del Congo uccida ogni mese quasi 38 mila persone, un numero spaventoso che fa rabbrividire la coscienza di ogni essere umano se pensiamo che la maggior parte di queste morti non è provocata soltanto dal conflitto in corso, ma piuttosto dalla malnutrizione, dalle epidemie, dai disagi e dal collasso delle fatiscenti strutture sanitarie.
Si tratta di un'area dalla natura meravigliosa e lussureggiante, un polmone del mondo, ricca di minerali e anche per questo - soprattutto dall'indipendenza del 30 giugno 1960 - è sempre stata terreno di conflitti, di massacri, di violenze, a partire dalla crisi del 1961-1965, che vide anche un primo intervento delle Nazioni Unite con la Missione MONUC. Anche io qui voglio ricordare, come il mio collega, il sacrificio dei nostri avieri che caddero a Kindu in missione di pace per le Nazioni Unite, un tragico evento che colpì profondamente il popolo italiano.
Quella crisi portò al potere Mobutu che per molti anni fu l'ago della bilancia africana fino alla prima guerra del Congo del 1996-1997 con l'azione di ribelli ruandesi Pag. 9e ugandesi sotto il comando di Laurent Kabila che prese il potere. Seguì tragicamente una seconda guerra del Congo dal 1998 al 2003. I ribelli tutsi, spalleggiati da Uganda, Ruanda e Burundi iniziarono una dura lotta contro i fedeli del Presidente Kabila, sostenuto dagli eserciti di Angola, Namibia e Zimbabwe.
Fu veramente una «guerra mondiale africana» che in territorio congolese vide lo scontro di ben sei Paesi e di varie milizie per il controllo dei ricchi giacimenti di diamanti, oro, coltan, cassiterite. Almeno 350 mila furono le vittime del conflitto e oltre due milioni e mezzo le vittime contando appunto i morti per carestie, epidemie e malattie causate dal conflitto stesso.
Ricordo, sempre in quell'area, il genocidio del Ruanda tra hutu e tutsi, che costò la vita a oltre 800 mila persone massacrate e trucidate. Nel 2008 sono riesplosi gli scontri tra l'esercito regolare congolese Fardc e i ribelli ruandesi del Fdlr. Questi ultimi si sono stabiliti nel Congo orientale quando nel 1994, dopo il genocidio in Ruanda, gli estremisti hutu coinvolti nel massacro lasciarono il Paese. Nel 2009 il conflitto ha assunto una fase nuova con l'alleanza degli eserciti regolari congolesi e ruandesi mirata ad una offensiva nel nord e nel sud Kivu, diretto a cacciare da quelle regioni le milizie del Fdlr.
Tale cambiamento, combinato con il Trattato di pace di Goma del 2009 non ha portato alcun giovamento alla popolazione civile. Inoltre, il rapporto dell'ONU presentato dal Consiglio di sicurezza nel novembre 2009 conferma che le operazioni militari contro l'Fdlr, cui ha preso parte anche il contingente ONU a sostegno delle forze regolari, non ha raggiunto l'obiettivo.
Inoltre, i caschi blu non sarebbero riusciti a garantire un sufficiente livello di sicurezza della popolazione civile. Il Cndp è ancora molto ben armato e i loro comandanti controllano ancora le attività lucrose del commercio illegale soprattutto della cassiterite. Il loro leader è il generale Ntanga che ha deposto e sostituito Nkunda nel gennaio del 2009 alla guida del Cndp e Ntanga è ricercato dalla Corte penale internazionale con l'accusa di crimini di guerra
Quindi la crisi umanitaria è terribile: epidemie, uccisioni, massacri e violenze, sfollati in campi dove continuava la violenza. Anch'io quando anni fa sono stato a Goma ho visto file interminabili di uomini, donne e bambini terrorizzati e senza speranza. Oggi la situazione non è dissimile, se non peggiore di allora. Lo scorso venerdì 12 febbraio 2010 il Ministro degli esteri inglese Miliband a Kinshasa ha dichiarato che più di un milione e mezzo di sfollati nel Congo orientale è preso in trappola e non ha accesso agli aiuti umanitari, né all'acqua, al cibo e ad altri beni di prima necessità.
C'è una minaccia, ha proseguito il Ministro degli esteri inglese, di epidemie e di diffusa malnutrizione nella zona. Continuano quindi le vessazioni compiute sia dai ribelli, sia dai soldati governativi che dagli sbandati di tutte le fazioni e centinaia di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare tutto e a vagare senza meta né rifugio. A questa terribile situazione si devono aggiungere anche le scorribande - come è stato già citato da alcuni colleghi - cruente dei ribelli ugandesi dell'LRA, il cui capo, Joseph Kony è ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l'umanità.
La LRA ha base nel Congo orientale e contribuisce ad alimentare il terrore della popolazione ed il numero degli sfollati. È dunque una situazione, come si evince da questo mio rapido excursus, da troppo tempo tragica e terribile che deve necessariamente, e qui sta il punto, vedere con urgenza una maggiore attenzione e interventi efficaci della comunità internazionale, prioritariamente attraverso aiuti umanitari ed efficienti corridoi umanitari. Inoltre, si tratta di mettere in atto misure per eliminare il commercio illegale di materiali che servono all'arricchimento dei ribelli e al finanziamento delle loro operazioni militari.
La missione ONU MONUC, oggetto di accuse dapprima di incapacità ad operare e fino poi a quella più grave di aver Pag. 10appoggiato l'esercito congolese nelle operazioni di antiguerriglia nel massacro di 1.400 civili, è stata prorogata dal Consiglio di sicurezza fino al 31 marzo 2010 ed ha un contingente di poco inferiore alle 20.000 unità. La risoluzione con la quale si proroga questa missione MONUC pone la priorità di assicurare la protezione dei civili, oltre al disarmo, la smobilitazione dei gruppi armati e il rimpatrio dei gruppi armati stranieri.
Il rinnovo di soli cinque mesi fino al marzo 2010 evidenzia che le Nazioni Unite sono consapevoli che è necessaria una più ampia revisione del ruolo della missione MONUC e questo mi pare che sia un fatto importante per mettere l'ONU in condizioni di essere più efficace ed efficiente. La stessa Unione europea è impegnata con l'EUPOL Congo a sostegno della riforma della sicurezza e anche del sostegno umanitario con 45 milioni di euro nel 2009. È oggetto di studio una proposta mirata all'allestimento di una forza europea di rapido intervento nel nord Kivu.
L'Italia ha contribuito nel 2007 al funzionamento della missione Monuc con il versamento di 47 milioni di euro. La cooperazione italiana nel 2008-2009 ha svolto progetti mirati ad arginare epidemie e malattie infettive per un importo di 7 milioni e mezzo e sono molto numerose ed efficaci le iniziative meravigliosamente efficienti delle nostre organizzazioni non governative in quell'area.
La collega onorevole Boniver, inviato speciale del Ministro degli affari esteri, Franco Frattini, l'8 gennaio scorso si è recata a Goma e ha visto la realtà di quella che è definita la più grande catastrofe umanitaria dei nostri tempi. Ha inaugurato due opere espressione dell'impegno della nostra cooperazione: il reparto di pediatria di urgenza e neonatologia dell'ospedale di Goma e il centro sociale Don Bosco per l'accoglienza dei bambini di strada. La drammaticità della situazione rende necessari da parte di tutti ulteriori e più efficaci interventi. Quindi, anch'io, come hanno detto i colleghi, sono d'accordo nell'approvare e nel considerare insieme lo spirito e la realtà della volontà contenuta nelle mozioni, per fare tutti quanti in modo che il nostro Parlamento dia un segnale molto forte ed unitario della volontà del nostro Paese di poter contribuire a trovare una soluzione a questa immane tragedia.
Signor Presidente, concludo dicendo che ieri un convoglio di aiuti umanitari dell'ONU si è recato in quelle zone per distribuire aiuti ed assistenza. È il primo da una settimana. Inoltre, Gloria Fernandez, responsabile degli aiuti umanitari dell'ONU per il Congo, ha riferito che sono iniziate trattative tra le varie fazioni del Cndp, del Fardc, del Monuc e anche delle Nazioni Unite per aprire immediatamente corridoi umanitari. Urgenti ed efficaci interventi sono dunque necessari e per questo chiediamo nella nostra mozione che il Governo si impegni: ad essere promotore presso l'Unione europea di proposte che prevedano un maggiore intervento in ambito umanitario; ad assumere utili iniziative nell'ambito delle Nazioni Unite volte a rafforzare e rendere più efficace la loro azione e, soprattutto, un miglior coinvolgimento del Consiglio di sicurezza, delle nazioni che vi siedono e in particolare della Cina, che indubbiamente ha un ruolo importante in Africa per fare in modo che si arrivi ad una conclusione positiva; ad inserire la Repubblica democratica del Congo - è un altro elemento della nostra mozione - nella lista dei paesi prioritari nella cooperazione allo sviluppo; a destinare, compatibilmente con le disponibilità di bilancio, un maggior sostegno economico e a favorire anche - questo è un elemento importante che dobbiamo sottolineare in ragione della tragedia di tanti orfani e bambini - sostegni economici e giuridici nella Repubblica democratica del Congo a tutela dei minori, anche attraverso la capacità di poter effettuare dichiarazioni di adottabilità in modo più efficace e più rapido.
Credo che questo nostro impegno del Parlamento possa dare - per quanto di competenza dell'Italia - un contributo importante, perché non possiamo accettare che una tragedia come quella che si svolge nel Congo orientale possa continuare Pag. 11a macchiare questi nostri tempi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, dice un proverbio africano che quando due elefanti fanno la guerra chi ci rimette è l'erba. Degli elefanti ci ha parlato in maniera esaustiva l'onorevole Touadi, spiegando all'Aula chi sono i protagonisti di questo conflitto infinito e quali intrecci geopolitici si nascondono dietro una guerra apparentemente lontana da qui. Uso l'avverbio «apparentemente» perché poi ogni volta che accendiamo il telefonino o il computer dobbiamo dire grazie alle miniere congolesi, ricche di coltan e di cassiterite: segno che questo conflitto, alla fine, ci riguarda più di quanto crediamo. Degli elefanti, dicevo, ha parlato l'onorevole Touadi; io mi concentrerò dunque sull'erba, su chi fa le spese della guerra: in una parola, sui civili. E magari anche su quello che l'Italia civilmente può fare per loro.
Sul pianeta Terra, la Repubblica democratica del Congo può vantare un primato tristissimo: attualmente è il peggior Paese al mondo - sostengono gli studi internazionali - in cui essere donne o bambini. In entrambi i casi, il rischio di finire violentati è altissimo, e talvolta non risparmia neppure gli uomini: le stesse cifre impressionanti di Human Rights Watch, che parlano di 28 stupri al giorno nel solo Kivu nei primi 9 mesi del 2009, sono certamente cifre al ribasso. Tanto è vero che un'altra autorevole organizzazione, Medici senza frontiere, ha inserito queste diffusissime violenze sessuali tra le dieci peggiori crisi umanitarie oggi esistenti. Nella Repubblica democratica del Congo, i civili vengono rapiti e costretti ai lavori forzati, violentati, uccisi, a meno che non fuggano, e non è un caso che nell'anno appena concluso siano fuggiti dalle proprie case al ritmo di 100 mila al mese: alcuni sono finiti nei campi dell'Alto Commissariato ONU per i Rifugiati, altri si sono nascosti nei boschi e continuano a vivere lì, in attesa di tempi migliori.
Capire quali possano essere questi tempi migliori, anche da un punto di vista umanitario, non è facile, perché la Monuc - che fra l'altro doveva garantire la protezione dei civili - ha fatto acqua anche sul fronte umanitario. Forse ho usato un'espressione troppo tenera, perché dire che la Monuc ha fatto acqua non rende l'idea delle sue responsabilità: nell'ultimo rapporto, Human Rights Watch accusa apertamente le forze ONU di aver appoggiato l'esercito congolese nell'offensiva militare senza prima fissare le condizioni per il rispetto del diritto umanitario internazionale, come invece stabilito dal suo mandato, e senza mai sospendere il proprio aiuto alle forze governative neppure quando queste facevano strage di civili. Ma c'è di più: secondo un documento dell'esercito, scoperto e trasmesso dalla BBC, la Monuc avrebbe collaborato con il generale Bosco Ntganda, sul quale pendeva già un mandato di arresto della Corte penale internazionale per crimini di guerra.
L'Europa, su questo fronte, sembra comportarsi meglio: penso al lavoro della missione EUPOL, che a Goma e Bukavu sta svolgendo compiti di polizia, protezione dei bambini, difesa dei diritti umani e dell'uguaglianza di genere, lotta alla violenza sessuale. Ma siamo una goccia nell'oceano, se non cambiamo passo. Perché lo Stato congolese - lo ha ripetuto anche venerdì scorso la Chiesa cattolica locale - non è in grado, da solo, neppure di gestire gli ex bambini soldato: sono circa 3 mila, e senza un minimo programma di reinserimento hanno un avvenire segnato nelle bande criminali.
Non a caso ho citato la Chiesa cattolica, perché sul fronte umanitario sta dando lezioni a tutti. Penso alla rete Caritas, che arriva fino in Congo-Brazzaville per assistere 12 mila sfollati, ma anche agli esempi straordinari che ci vengono da un'organizzazione italiana come il VIS, il Volontariato internazionale per lo sviluppo, Pag. 12della famiglia salesiana. Il Governo ricorderà i giorni di terrore vissuti al Centro don Bosco di Goma, a novembre 2008: o almeno me lo auguro, visto che all'epoca fummo gli unici a non mandare lì il Ministro degli affari esteri per verificare di persona cosa stesse accadendo. Ci andò quello francese, preoccupato per Medici senza frontiere, e ci andò quello britannico, in apprensione per Oxfam. Il nostro fu un «no», nonostante ci fosse una ONG italiana in difficoltà e magari un giorno ci spiegherà perché, visto che oggi non c'è.
Ho provato anche a cercare una spiegazione sul blog del sottosegretario Boniver, ma non ho trovato nulla. Vi ho trovato invece, con data 9 gennaio, un panegirico della nostra cooperazione internazionale: sotto il titolo «storie di successo» il sottosegretario racconta l'inaugurazione di un nuovo reparto dell'ospedale di Goma e di un centro Don Bosco per l'accoglienza dei bambini di strada.
Dall'inizio della crisi, nel 2008 - sottolinea l'onorevole Boniver, ed è un peccato che non ci sia neppure lei - l'Italia ha investito nella cooperazione 900 mila euro: detta così fa un bell'effetto, ma è meno di quanto chiede il mio vicino di casa, che ha appena messo in vendita il suo appartamento di tre stanze e doppi servizi al primo piano. 900 mila euro, contro i 200 milioni di euro che diamo ogni anno alla Libia per bloccare le fughe dei disperati verso le nostre coste: ma non sarebbe meglio, signor Presidente, combattere la disperazione sul nascere, anziché farla viaggiare sui barconi nel Mediterraneo?
Vorrei sgomberare il campo da un possibile equivoco: io sono felicissimo per il nuovo ospedale di Goma e pure per il Centro Don Bosco, ci mancherebbe! Ma la credibilità internazionale non si costruisce con la politica delle briciole: se l'Italia è un Paese serio, lo dimostri rispettando gli impegni che ha preso in sede ONU, con gli Obiettivi del millennio, e che il nostro Presidente del Consiglio ha riconfermato, direi spudoratamente, nell'ultimo G8. Con quale faccia raccontiamo «storie di successo» della cooperazione, se poi alla cooperazione togliamo anche l'aria? I numeri parlano chiaro: entro quest'anno dovevamo stanziare per gli aiuti allo sviluppo lo 0,51 per cento del PIL; invece sarà meno di un quinto del dovuto. E quando dico «del dovuto» intendo che si tratta di doveri assunti in sede internazionale, non di promesse strappate al bar dopo qualche bicchiere di troppo.
L'ho detto in altre circostanze e lo ripeto oggi: fino a quando non rientreremo nei Millennium goals, non vi aspettate il mio voto favorevole al finanziamento delle missioni internazionali, visto che il decreto-legge è lo stesso. Non l'ho votato la scorsa settimana, non lo voterò la prossima volta e temo di non poterlo votare ancora a lungo, se il nostro Presidente del Consiglio continuerà a marinare i summit internazionali: lo fece, ad esempio, il 26 settembre 2008, quando decise di non presentarsi al Palazzo di vetro per passare qualche giorno in una famosa beauty farm dell'Umbria. E qui mi fermo, per rispetto al dramma del Congo, ma ci sarebbe da ironizzare ancora un bel po' (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fava, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00059. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi sarebbe piaciuto molto non dover discutere questa mozione stante il fatto che, come avrete notato, l'annuncio della stessa risale al lontano 12 novembre 2008. Quindi, lo ripeto, mi sarebbe piaciuto molto non discuterla oggi perché con ogni probabilità ciò avrebbe coinciso quantomeno con la normalizzazione della questione con il suo miglioramento sostanziale. Purtroppo così non è, così non è stato.
In questi giorni abbiamo riflettuto sull'opportunità di modificare la mozione nei suoi elementi, ma abbiamo preferito lasciarla com'era perché abbiamo creduto che fosse utile far rimarcare un dato. Il mio gruppo, già ad ottobre 2008, si era preoccupato di questa situazione, mi avevano Pag. 13incaricato di redigere una bozza di mozione e di chiedere che questa venisse discussa; ciò avviene con quasi quattordici mesi di ritardo rispetto alla presentazione della stessa e forse è il caso di dire: meglio tardi che mai.
Non abbiamo modificato la mozione anche perché, purtroppo, molte delle situazioni prese in considerazione si sono modificate solo da un punto di vista formale, ma da un punto di vista sostanziale poco è cambiato in questa vicenda. Il collega Leoluca Orlando, che aveva chiesto al gruppo di annunciare l'intenzione di presentare questa mozione, ha ripreso sostanzialmente un tema che è fermo da allora; semmai le novità che si sono succedute hanno peggiorato la situazione dal punto di vista non tanto della situazione in loco, quanto dal punto di vista dell'efficacia dell'attività diplomatica posta in essere dai Governi che hanno cercato di trovare soluzioni, ma che, come molto spesso accade, non sono riusciti a dare una risposta concreta ai problemi sul campo, a volte addirittura aggravandoli.
Negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto ho sentito che le critiche alla missione ONU denominata Monuc sono da più parti ormai riconosciute come assolutamente legittime; è indubbio che i Capi di Stato africani hanno chiesto all'ONU un potenziamento della missione Monuc, anche attraverso una modifica del mandato, affinché si possano svolgere funzioni di peacekeeping. Monuc era stata accusata dal Governo congolese, non dimentichiamolo, di aver assistito inerte ai massacri commessi dai ribelli di Nkunda.
Addirittura qualcuno è arrivato a dire che ci sono prove del fatto che la missione abbia utilizzato le stesse organizzazioni al proprio fianco e che addirittura Nkunda abbia partecipato a dei vertici. Ciò la dice lunga sulle scelte fatte in questo frangente. Riteniamo che bisogna comunque utilizzarla, quindi partiamo dalle novità che caratterizzano lo scenario internazionale e che hanno dato il giusto abbrivio a che si arrivasse in Aula a discutere di questa vicenda. Riteniamo che in seguito al vertice del 7 novembre del Consiglio di sicurezza dell'ONU, la decisione di un dispiegamento temporaneo fino alla fine dell'anno di una forza aggiuntiva di 2.785 militari e di 300 unità di polizia, andata a rafforzare la missione ONU di cui parlavamo prima dove erano già stati impegnati 17 mila militari, sia il segno di un rinnovato interesse rispetto ad un fronte rimasto aperto a lungo. Ciononostante, nella nostra mozione invocavamo l'impegno del Governo affinché si prendesse parte attiva agli sforzi della diplomazia internazionale volti a fermare i massacri, e credo che su questo aspetto nessuno abbia da ridire. Tuttavia, il punto che caratterizza l'impegno del Governo è che si prevede ciò anche in vista di un eventuale intervento promosso dai Paesi dell'Unione europea, all'interno ovvero all'esterno della cornice comunitaria. Tale aspetto, invece, rappresenta la nota dolente, in quanto la diplomazia e la politica comunitaria non hanno ancora assunto una posizione univoca sulla questione. Ci sono, infatti, posizioni ben evidenziate e alcuni Paesi come Svezia, Belgio, Irlanda e Repubblica Ceca hanno dichiarato la propria disponibilità a chiedere che l'Unione europea invii e sostenga un rafforzamento con soldati europei; mentre altri Paesi come Germania, Regno Unito e non ultimo e di recente la stessa Francia si sono opposti a questa ipotesi. Anche stavolta l'Italia si è unita al coro di questi ultimi con una posizione che tende sostanzialmente alla neutralità. In ogni caso, va preso atto che da quando abbiamo presentato la mozione, due missioni - EUSEC e EUPOL - di matrice europea hanno portato avanti la loro attività nel settore della sicurezza e delle politiche compatibili dei diritti umani. Credo che tutto ciò, allo stato attuale, abbia dimostrato i propri limiti: non siamo nella situazione di poter dire che ci troviamo di fronte ad una svolta.
Le cause del conflitto sono state ricordate dai colleghi che mi hanno preceduto e penso di non avere molto da aggiungere, se si esclude forse l'intervento del collega Sarubbi che, anche stavolta, ce l'aveva con Berlusconi. Ma credo che questo sia un caso in cui Berlusconi c'entri poco, infatti Pag. 14le cause del conflitto sono altre e riguardano Paesi che non sono il nostro, questo è indubbio. Noi riteniamo che le cause del conflitto siano molteplici e strettamente interconnesse e, come già accennato, sono da addebitarsi prevalentemente alle ingenti ricchezze minerarie di cui dispone il Paese, in particolare nella regione a nord di Kivu. I colleghi hanno ricordato che si tratta non solo di uranio, di diamanti ma, soprattutto, di coltan. Come ci ricordava il collega Touadi, il coltan rappresenta una delle punte di maggiore qualità dal punto di vista del valore intrinseco, tecnologico e di sviluppo. È un prodotto che, alla fine, condiziona gran parte del mercato tecnologico mondiale, quindi è un prodotto che in questa fase riveste un ruolo strategico di grande importanza. Quindi, queste ricchezze saccheggiate, di fatto, impunemente dai seguaci di Nkunda da qualche anno a questa parte, spostano in modo significativo gli interessi di quel Paese in un'area che noi sappiamo non essere assolutamente indenne da condizionamenti esterni. Come è stato ricordato dal collega Pianetta, il ruolo della Cina in quell'area continua ad essere assolutamente rilevante. Gli interessi di questa grande potenza ormai non sono segreti, mentre quelli tradizionali e consueti a cui siamo abituati, ma non per questo debbono essere considerati più o meno legittimi, sono quelli che riguardano tutto il mondo occidentale e le grandi potenze economiche dell'Occidente.
Ad aggravare questa situazione, al di là delle tematiche che giustamente ci sono state ricordate, che prendono spunto da situazioni solo apparentemente di tipo etnico e geografico dal punto di vista del conflitto, ma che, in realtà, ripeto, nascondono intrinsecamente, ma in modo anche evidente, credo, elementi forti di condizionamento da tutto ciò che oggi è il mercato che gira intorno a questo sciagurato territorio, vi è la situazione economica attuale del Paese.
È evidente ormai, dagli ultimi report che ci arrivano, che il Governo Kabila è in crisi non solo per il tema della guerra nel nord del Paese, ma anche per la grave congiuntura economica di un Paese dove il 75 per cento della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno.
Continuiamo a parlare e a discutere della grande potenza economica e delle grandi capacità di essere sistema, bene o male sfruttate, in un Paese dove la distribuzione della ricchezza è ancora ai minimi che consentono la sopravvivenza - molto spesso, come abbiamo visto, non garantiscono nemmeno quella - dei propri cittadini.
Abbiamo anche avuto modo di vedere, con un certo stupore, ma fino a un certo punto, se si considera l'andamento generale dei mercati, l'ultimo bollettino della Banca centrale congolese, che, il 12 dicembre, comunicava che tra luglio e ottobre dello scorso anno si è registrata una crescita negativa del prodotto interno lordo del Paese pari al 2,7 per cento.
È un Paese che, nonostante lo sfruttamento di materie prime sia aumentato in modo vertiginoso negli ultimi anni, ha un risultato negativo in termini di produzione e di prodotto interno lordo. È un altro dato che andrebbe analizzato con interesse e con attenzione, perché, forse, è lo specchio del fatto che la gran parte dei traffici che vi sono intorno a questo Paese escono dal ciclo e dal circuito virtuoso (il mercato interno è lo stesso)
Questo bollettino, in realtà, riprende dati vecchi, perché gli ultimi dati ai quali possiamo fare riferimento risalgono al 2008, ma credo che l'andamento, più o meno, sia sempre lo stesso; non abbiamo segnali di un'inversione di tendenza. Sappiamo bene, però, che questo dato è anche legato, in larga misura, al fatto che buona parte di questi materiali ha avuto un crollo in termini di quotazioni sui mercati internazionali.
È difficile capire come si possa uscire da una situazione del genere con le forze del Paese stesso. È un Paese di grandi capacità, con grandi risorse, che, probabilmente, dispone al proprio interno di tutti i mezzi per poter riaffiorare e riemergere da questo stato di crisi.
La diplomazia internazionale deve necessariamente spingere, perché le ragioni Pag. 15di questo conflitto, che stanno altrove e al di fuori di quel piccolo territorio nell'ambito del quale lo scontro ha i propri toni più esacerbati, possono, in un certo qual modo, portarci a pensare che serva un intervento esterno.
È indispensabile: è impossibile che, in questo momento, il Congo o quella parte di Africa riescano da soli a risolvere questa situazione. Serve un intervento esterno, anche in funzione della stabilità di un'area geografica che, alla fine, rischia di compromettere tutto il sistema di stabilità di questa parte di continente, che sempre più spesso condiziona anche la stabilità di altri territori.
Crediamo che serva un intervento rapido e che servano risorse, e ci auguriamo che il Governo, prendendo spunto da queste mozioni, apra una riflessione seria sull'argomento e ci indichi una soluzione condivisa, nell'ambito della quale sia possibile cercare di dare una risposta a questo territorio, che ha atteso per troppo tempo, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Popolo della Libertà e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Intervento del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevoli deputati, la crisi della regione dei Grandi Laghi è il risultato dei diversi conflitti che hanno interessato, tra il 1993 e il 2002, il Ruanda, il Burundi, l'Uganda e la Repubblica democratica del Congo, determinando una situazione di instabilità e di tragedie umane. Come hanno rappresentato gli onorevoli intervenuti, le loro analisi sono alla base di queste considerazioni illustranti le iniziative del Governo.
È una situazione che permane ancora oggi estremamente grave, e produce un numero rilevante di vittime innocenti. In particolare, le regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo situate al confine con il Ruanda (nord e sud Kivu) continuano ad essere controllate da milizie ribelli, con conseguenze spesso gravissime sotto il profilo del rispetto dei diritti umani e della preservazione del tessuto socio-economico nella regione.
Il periodo che va da dicembre 2008 a luglio 2009 ha visto alcuni miglioramenti nella regione dei Grandi Laghi, grazie ai progressi ottenuti con i cosiddetti Accordi di pace di Goma e di Nairobi. Il loro ulteriore consolidamento si scontra però tuttora con considerevoli difficoltà. L'unica soluzione di lunga durata al conflitto nell'est della Repubblica Democratica del Congo risiede nell'applicazione di quanto stabilito con i succitati Accordi, che prevedono rispettivamente il disarmo e la smobilitazione delle milizie Hutu presenti nella Repubblica Democratica del Congo ed ostili al Governo di Kigali e dei militanti Tutsi ostili al Governo di Kinshasa, oltre agli altri gruppi armati operanti nell'est del Paese.
A partire dai primi mesi del 2009 Kinshasa e Kigali avevano iniziato delle discussioni segrete per la stabilizzazione delle relazioni bilaterali, che avevano portato ad un'inaspettata azione militare congiunta di truppe congolesi e ruandesi indirizzata contro le milizie armate. L'azione di Kinshasa e Kigali ha avuto come positivo effetto l'integrazione, tuttora in corso con molte difficoltà, di miliziani della maggior parte dei gruppi armati nelle province del Kivu settentrionale e meridionale nelle forze armate congolesi.
Il 6 agosto 2009 i Presidenti Kabila e Kagame si sono incontrati nella città di Goma, a 11 anni dalla rottura delle relazioni diplomatiche, dove hanno ribadito la loro volontà di eliminare le milizie armate dalla regione ed hanno deciso di riattivare la Commissione mista congo-ruandese che non si era più riunita da oltre vent'anni. Questa nuova fase di collaborazione tra Kinshasa e Kigali, che può essere considerata Pag. 16una pietra miliare per una soluzione della crisi regionale, ha dato prova di continuare e di sapersi consolidare.
In questo contesto va valutato con favore il miglioramento della collaborazione tra la missione delle Nazioni Unite, MONUC, e le Forze armate congolesi. Lo scorso 11 gennaio 2010 il capo di stato maggiore congolese ed il comandante militare della MONUC hanno firmato una direttiva operativa comune che prevede lo stabilimento di un centro congiunto operativo a tutti i livelli, fino a quello di brigata per le FARDC e di battaglione per la MONUC.
A tale proposito va precisato, rispetto alle critiche mosse in alcune delle mozioni in discussione, che le autorità della Repubblica Democratica del Congo non hanno chiesto il ritiro puro e semplice della MONUC, quanto piuttosto, come recentemente ribadito dal Presidente Kabila in occasione della visita del Ministro degli esteri belga, una valutazione e riqualificazione del mandato dopo 12 anni di presenza nella Repubblica Democratica del Congo. Il ritiro potrebbe invece avvenire in zone del paese quali la provincia dell'ex Katanga, in cui la presenza MONUC è obiettivamente non più necessaria. Voglio garantire agli onorevoli interroganti che il Governo ha la ferma decisione di continuare ad attivarsi, di concerto con i partner europei, per una più forte iniziativa della missione MONUC, e continuerà a farsi promotore in ambito UEO e in tutti i fori internazionali di proposte che prevedano il migliore intervento in ambito umanitario nelle aree di conflitto della Repubblica Democratica del Congo.
In risposta alla prolungata e gravissima crisi umanitaria che sta colpendo la Repubblica Democratica del Congo, la Cooperazione Italiana allo Sviluppo ha approntato, proprio negli ultimi mesi, due interventi di emergenza che si pongono come obiettivo quello di migliorare le condizione della popolazione residente nella provincia del Kivu.
La prima iniziativa di emergenza riguarda la lotta contro le malattie epidemiche ed è stata finanziata nel corso del 2009 con 1,1 milioni di euro: il suo obiettivo è il rafforzamento dei meccanismi istituzionali di controllo e supervisione epidemiologica e della capacità di risposta allo scoppio di un'epidemia, costituendo stock strategici di medicinali.
La seconda iniziativa di emergenza verrà realizzata attraverso interventi nei settori di protezione delle donne e dei minori, acqua e sanità, ricostruzione e riabilitazione di scuole, centri sanitari e sociali: essa prevede un contributo di 1,8 milioni di euro ed avrà inizio nei prossimi mesi. Va infine citato il contributo per 600 mila euro nell'ottobre del 2009 alla Croce rossa internazionale in risposta all'Emergency Appeal del 2009, a sostegno delle attività che il comitato sta sviluppando nelle province del Kivu settentrionale e meridionale.
Alla luce di quanto sopra, il Governo ritiene accettabile la parte dispositiva delle mozioni in oggetto laddove ribadiscono l'impegno diplomatico italiano a favore della MONUC per la soluzione della crisi nella regione dei Grandi Laghi, la lotta contro l'impunità e la riconciliazione.
Il Governo si augura un voto unanime del Parlamento che possa anche costituire, rispetto alle iniziative internazionali dell'Italia, un ulteriore stimolo e forza per una più incisiva azione internazionale in questo momento.

PRESIDENTE. Il seguito della discussione delle mozioni è rinviato alle ore 15.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero per la realizzazione del nuovo collegamento ferroviario Mendrisio-Varese, fatto a Roma il 20 ottobre 2008 (A.C. 3033) (ore 10,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero per la realizzazione del Pag. 17nuovo collegamento ferroviario Mendrisio-Varese, fatto a Roma il 20 ottobre 2008.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 10 febbraio 2010.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 3033)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente. Il relatore, onorevole Narducci, ha facoltà di svolgere la relazione.

FRANCO NARDUCCI, Relatore. Signor Presidente, sul provvedimento al nostro esame la Commissione affari esteri ha già espresso un parere favorevole. Vorrei insistere sull'importanza che questo Accordo ha, nel quadro dei numerosi disegni di legge di ratifica che in questa fase di inizio anno la Commissione affari esteri sta proponendo all'Assemblea per la relativa ratifica ed approvazione, prima di tutto perché conosciamo bene la crisi che ha investito l'aeroporto di Malpensa.
Tale Accordo dunque - per gli obiettivi che si pone e le finalità che persegue - sicuramente è di estrema importanza per l'aeroporto di Malpensa.
Vorrei anche dire che esso riveste notevole importanza in quanto è teso a migliorare i collegamenti tra i due Paesi, Italia e Svizzera, ed opera in un'area di altissimo sviluppo economico ma anche di alta densità da un punto di vista demografico e degli insediamenti industriali (e tutto ciò che ha che fare con le infrastrutture su rotaia in quell'area è sicuramente da sostenere).
Vorrei anche aggiungere in premessa che il tratto ferroviario Mendrisio-Varese concorre a semplificare le possibilità di spostamento di oltre 50 mila frontalieri che tutti i giorni si muovono a cavallo dei confini tra Italia e Svizzera e riguarda un'area dove sicuramente bisogna fare di più per evitare emissioni inquinanti (è infatti un territorio ad alta valenza naturalistica e paesaggistica che deve essere preservato).
Segnalo che l'Accordo è composto da un preambolo e da nove articoli. Il nuovo collegamento ferroviario che da Lugano, lungo la tratta Mendrisio-Varese, avrà poi praticamente il suo sbocco verso l'aeroporto lombardo di Malpensa, favorirà sicuramente la competitività del traffico ferroviario con la Svizzera rispetto alle altre forme di trasporto.
Esso, inoltre, rafforzerà, ottimizzandoli, i collegamenti con questo grande scalo che è l'aeroporto di Malpensa, con evidenti ripercussioni positive per lo sviluppo dell'intera area italo-svizzera. Va detto che fin dall'inizio del potenziamento di Malpensa, Lugano era stata considerata come uno dei centri ad alta densità demografica che poteva influire positivamente sul volume del traffico aereo. Vorrei anche sottolineare che il progetto infrastrutturale, come emerge dall'importante preambolo, è stato elaborato nel 2003 e condiviso dal Canton Ticino, dalla Regione Lombardia, dalla società Rete Ferroviaria Italiana e dalle Ferrovie federali svizzere. L'Accordo è strettamente collegato alla Convenzione italo-svizzera del 2 novembre 1999 sulla garanzia della capacità delle principali linee di collegamento tra la nuova ferrovia transalpina Svizzera con la rete italiana ad alta capacità.
Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, vorrei cogliere questa occasione per sottolineare che l'Italia ha una sfida da raccogliere che è quella del corridoio nord-sud che passa per il massiccio delle Alpi, attraverso la galleria del San Gottardo, che è in fase avanzata di realizzazione, e che le sole delibere del CIPE per gli studi di fattibilità sicuramente non sono sufficienti a realizzare quanto deve fare il nostro Paese per collegarsi a questo asse a partire già dal 2016-2017. Effettivamente, quindi, anche questo Accordo che riguarda un tratto molto più breve, pur importante per le regioni che spiegavo, si colloca nel quadro generale delle infrastrutture necessarie per i collegamenti con la Svizzera che il nostro Pag. 18Paese, nell'area lombarda e piemontese, deve assolutamente realizzare. È intenzione delle parti, come emerge nel preambolo, operare per una maggiore protezione dell'ambiente nel rispetto dei vincoli comunitari ai quali il nostro Paese è tenuto con le conseguenti valutazioni di impatto ambientale. Inoltre, l'impegno dei due Paesi consiste nel rendere i collegamenti tra le due aree di frontiera più efficienti, migliorando l'accessibilità ai centri urbani, ciò avrà una ricaduta immediata nella vita quotidiana di molti lavoratori frontalieri.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCO NARDUCCI, Relatore. Il disegno di legge di autorizzazione alla Ratifica al nostro esame si compone di soli tre articoli: il primo reca l'autorizzazione alla Ratifica propriamente detta, il secondo, l'ordine di esecuzione dell'Accordo nell'ordinamento interno, il terzo, la previsione di entrata in vigore della legge di autorizzazione il giorno successivo alla pubblicazione della medesima nella Gazzetta Ufficiale. Non vi sono norme di copertura finanziaria. La relazione introduttiva al disegno di legge, infatti, asserisce che l'attuazione dell'Accordo non comporta nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato, in quanto il progetto rientra nell'ambito della pianificazione infrastrutturale, essendo già inserito nell'aggiornamento 2008 del contratto di programma 2007-2011 tra le varie società coinvolte.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, la esauriente relazione dell'onorevole Narducci consente di non entrare nei particolari. Voglio sottolineare soltanto l'importanza dell'Accordo in relazione non solo al rafforzamento della rete ferroviaria tra Italia e Svizzera, ma specificamente riguardo all'aeroporto di Malpensa.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marantelli. Ne ha facoltà.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, l'ineccepibile intervento del collega Narducci ci aiuta a capire l'importanza di questo provvedimento pensato in collaborazione tra la Svizzera e l'Italia. La Svizzera, anche per affrontare dei problemi enormi come quelli posti dall'inquinamento sui valichi alpini, da tempo, ha pensato e progettato opere importanti.
Valga per tutte il traforo del San Gottardo, un'opera imponente che, insieme ad altre, pone problemi al di qua del confine che non sempre le autorità italiane e lombarde, a mio giudizio, stanno affrontando con la necessaria incisività.
Questo progetto, il cosiddetto Arcisate-Stabio, è un collegamento ferroviario: in realtà, si tratta di 8,2 chilometri che collegano la città di Varese al nord con il confine italo-svizzero e, come affermato dal relatore Narducci e confermato dal sottosegretario Scotti, ciò riveste un'importanza strategica rilevante. È stato pensato anche per rafforzare i collegamenti tra la Svizzera e l'aeroporto di Malpensa.
Questo progetto è stato oggetto di un finanziamento per lo studio di fattibilità nel lontano 1998. Come consigliere regionale della Lombardia e correlatore del progetto di legge su Malpensa condivisi la proposta di farne un'opera prioritaria tra quelle di accessibilità all'aeroporto medesimo. Tant'è che nel marzo 1999 fu approvata questa legge e sempre nel marzo 1999 fu siglato l'accordo di accessibilità all'aeroporto medesimo tra il Governo D'Alema e la giunta Formigoni. È un fatto sicuramente importante ma che ci obbliga a svolgere una riflessione. Dal finanziamento dello studio di fattibilità, nel 1998, al finanziamento dell'opera, nel febbraio 2008, approvato dal CIPE anche su impulso - bisogna dirlo - del Ministro Di Pietro, con uno stanziamento di 223 milioni di euro sono trascorsi dieci anni. Dieci anni sono molti e in questo tempo anche lo stesso scenario, che ha riguardato il più importante aeroporto del nord, nel frattempo è molto cambiato. È davanti a noi l'immagine di due anni fa: la grande manifestazione della Lega a difesa dello scalo prima delle elezioni. Addirittura il Pag. 19presidente della regione aveva detto che avrebbe fatto fuoco e fiamme nel caso di un ridimensionamento dell'aeroporto. Le cose non sono andate come il centrodestra in Lombardia sperava. Vi è stata una scelta industriale, discutibile ma chiara, di Alitalia, ma non è intervenuta parallelamente la politica, esercitando la sua funzione, il suo ruolo. È legittimo che Alitalia decida di tagliare Malpensa. Non è pensabile, tanto più in una condizione di crisi, che la politica rimanga con le mani in mano. Perché dico questo? Perché a fronte di uno scenario nel quale abbiamo appreso i dati dell'export di ieri - i peggiori degli ultimi quarant'anni - da questa situazione si esce, a mio giudizio, aggredendo (poiché il 60 per cento dei nostri prodotti vanno in Europa) nuovi mercati con nuovi prodotti oppure non riusciremo ad uscire facilmente dalla crisi. Che senso ha che in questi giorni siano stati tagliati i collegamenti con San Paolo, con San Pietroburgo vale a dire con il Brasile e con la Russia, mercati emergenti? Ma come non possiamo renderci conto che i prodotti ad alto valore aggiunto viaggiano nella pancia degli aerei verso queste destinazioni? Ritengo opportuno e chiedo che vi sia un cambio di passo anche perché gli scenari negativi possono anche cambiare. Nel frattempo, dall'approvazione della conferenza di servizi sono intervenuti alcuni problemi che riguardano gli enti locali. Capisco che il sottosegretario Scotti non abbia stretta competenza su questi temi ma, in VIII Commissione, ho avuto modo di segnalare al Viceministro Castelli che alcuni problemi, intervenuti dopo la sottoscrizione della conferenza dei servizi, stanno mettendo in difficoltà, ad esempio, il comune di Induno intorno ad un problema che non è aggirabile ossia quello dell'interferenza dei sottoservizi. Ciò comporta per le amministrazioni comunali oneri notevoli che non sono in grado di sostenere. I soggetti interessati sono più d'uno: RFI, la regione e altri. Chiedo al Governo di esercitare una funzione di regia per andare incontro alla soluzione di questi problemi. Penso che un principio federalista debba indurre il Governo a muoversi in questo senso, ammesso che l'ispirazione federale sia quella di Carlo Cattaneo e non quella di Carlo Magno.
È noto anche al Governo che lo scudo fiscale ha introdotto da qualche tempo elementi di tensione tra noi e gli amici svizzeri. Non voglio enfatizzare questi problemi, ma nasconderli o sottovalutarli sarebbe un errore. Il consigliere regionale Tosi qualche mese fa presentò un'interrogazione alla regione Lombardia per chiedere se fosse vero che Berna aveva intenzione di sospendere i fondi Interreg e l'assessore Prosperini gli rispose, dicendo che si trattava di gossip giornalistico. Si sbagliava l'assessore Prosperini e spero che non si sbagli quando giustamente si dimostra la sua estraneità rispetto a disavventure giudiziarie che gli stanno creando qualche problema.
Un dato è certo: ad oggi i fondi Interreg non sono stati sbloccati. Quindi chiedo al Governo di adoperarsi in questo senso. Varese è una città europea: vi è il centro di ricerche di Ispra e da decenni opera la scuola europea. Quindi, vediamo con molto favore la realizzazione di un'infrastruttura che permetta ad un'area tra le più popolate di collegarsi direttamente con il centro Europa, costituendo un'alternativa rispetto ai collegamenti radiali che sia su strada sia su ferro da cinquant'anni a questa parte hanno informato i collegamenti tra le città della Lombardia ed il nodo milanese. Questa è un'alternativa, una proposta diversa che noi abbiamo sempre giudicato con molto interesse.
Il Partito Democratico non è il partito del «no» alle infrastrutture: siamo favorevoli alle infrastrutture materiali ed immateriali, fatte con tempi certi, con procedure trasparenti, con parametri di altissima qualità ambientale e rispettando le richieste anche delle comunità locali. Insisto su questo perché non si sono organizzate manifestazioni di ostile contrasto a quest'opera, quindi quelle comunità hanno dimostrato maturità. Dunque, è giusto che, da parte anche del Governo, si tenga conto dei problemi che queste comunità pongono. L'approvazione del disegno di legge Pag. 20di ratifica in esame - e ringrazio ancora una volta il relatore Narducci ed il sottosegretario Scotti per il riferimento puntuale che hanno fatto all'importanza dell'aeroporto di Malpensa - è un sostegno positivo che ci auguriamo contribuisca a creare un clima di maggiore fiducia tra noi e gli amici svizzeri. Noi abbiamo molti interessi in comune: economici, culturali, ambientali. Non abbiamo bisogno di acuire le difficoltà, abbiamo bisogno di ritrovare la via maestra del dialogo. L'approvazione del provvedimento in esame mi auguro che possa concorrere a rafforzare questo auspicio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, l'accordo in esame - come ha già sottolineato il relatore, l'onorevole Narducci, nella sua esaustiva relazione - si inserisce nell'ambito della convenzione tra l'Italia e la Confederazione svizzera che è stata firmata a Basilea nel novembre del 1999. La convenzione concerne la reciproca capacità di garantire l'efficienza dei collegamenti e delle nuove trasversali ferroviarie alpine e svizzere con la rete italiana di alta capacità. L'accordo in esame in particolare fa riferimento al collegamento ferroviario Mendrisio-Varese ed in parte questo collegamento è nuovo (fra Stabio e Arcisate), in parte è elemento di potenziamento (fra Arcisate e Induno e tra Mendrisio e Stabio). Tutto ciò ha il fine di rendere più efficiente il traffico tra l'Italia e la Svizzera ed in particolare tra Lugano e l'aeroporto di Malpensa. È stato particolarmente sottolineato questo fatto ed è un fatto molto positivo, perché si tratta di potenziare questo tratto verticale del nord tra Lugano, Mendrisio, Stabio, Arcisate, Varese, fino appunto a Malpensa. Quindi, si tratta di una zona particolarmente importante per quanto riguarda il traffico sia di persone sia di merci.
Il potenziamento e, conseguentemente, una migliore efficienza del trasporto ferroviario, daranno grandi vantaggi e potranno costituire uno strumento di ulteriore espansione, sia economica che turistica, di quest'area così importante.
Questa volontà di rafforzamento rappresenta una costante attenzione delle autorità svizzere, ma anche - voglio sottolinearlo, al di là di ogni polemica - della stessa regione Lombardia, che, con impegno, sta dando grande impulso alla realizzazione delle infrastrutture, che sono indispensabili per il potenziamento dello sviluppo e per la capacità competitiva di tutta la Lombardia e, quindi, dell'intero Paese. Pertanto, credo che tutto quanto si sta facendo per il potenziamento e per l'ampliamento delle infrastrutture debba essere visto con attenzione e in maniera molto positiva.
Inoltre, l'opera in oggetto permetterà un migliore rispetto di un ambiente bello e prezioso come quello del Canton Ticino e del territorio a nord di Varese. È, pertanto, positivo il fatto che, con l'Accordo in discussione, una volta realizzate le opere e messe in esercizio, si possa favorire la competitività del traffico ferroviario tra Svizzera e Italia, rispetto ad altre forme di trasporto. L'Accordo prevede che sia la territorialità a regolare i rapporti per quanto attiene, in particolare, la realizzazione delle opere: i finanziamenti italiani sono disponibili per un importo pari a 223 milioni di euro, e vi è stata già l'approvazione del CIPE. L'opera dovrebbe essere conclusa entro il 2013 e l'avvio dei lavori è previsto per l'inizio di quest'anno. Pertanto, vi è da augurarsi una rapida approvazione per conseguire i benefici derivanti da tale opera. Credo che dovremo essere particolarmente attenti a fare in modo che sia approvata, perché, come dicevo, l'avvio dei lavori è previsto, addirittura, per i primi mesi di quest'anno.
Le infrastrutture - e concludo - sono, ormai, necessarie ed indispensabili per costituire sviluppo e permettere di rispondere alla competitività internazionale. L'opera in oggetto si inserisce positivamente in questa prospettiva.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

Pag. 21

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, il progetto Mendrisio-Varese parte dalla pianificazione ferroviaria regionale di regione Lombardia e Canton Ticino. Esso è stato elaborato, nel 2003, dalla società Ferroviaria italiana e dalle ferrovie federali svizzere. Si tratta di una nuova tratta, che collegherà tra loro i centri di Lugano, Chiasso, Como e Varese, mentre oggi sono due le linee ferroviarie indipendenti.
L'importanza strategica del progetto di un nuovo collegamento ferroviario, ai fini dello sviluppo economico e sociale delle aree interessate e della loro integrazione territoriale, è noto a tutti. Esiste, infatti, una domanda di spostamento, tale da giustificare questo intervento, essenzialmente di tipo regionale, che serve, prioritariamente, le relazioni da Varese-Mendrisio verso Como e Lugano, e l'esercizio dedicato al servizio dei viaggiatori, non ritenendosi opportuno l'utilizzo della linea per traffico di merci.
Va anche sottolineata la redditività economica e sociale dell'opera e gli effetti che, ritengo, benefici sull'assetto territoriale e sull'ambiente. È, infatti, intenzione dei Paesi contraenti - come si evince nello stesso preambolo dell'Accordo in oggetto - operare per una maggiore protezione dell'ambiente, nel rispetto dei vincoli comunitari, ai quali il nostro Paese è tenuto con le conseguenti valutazioni di impatto ambientale.
L'evoluzione dell'area transfrontaliera e delle prospettive di integrazione socio-economica della regione, alla luce dei possibili effetti determinati da una migliore connessione tra i principali centri dell'area, e tra alcune infrastrutture strategiche (come Malpensa 2000, l'aeroporto di Lugano-Agno, l'università, e quant'altro), permetterà anche di collegare direttamente all'aeroporto di Malpensa grossi bacini di mercato svizzero.
Dalla parte italiana, il 24 luglio 2009, sono iniziati i lavori per la realizzazione della bretella da Arcisate a Stabio, lunga 11 chilometri. Sul versante svizzero, a Stabio, è operativo, dal dicembre 2008, il cantiere per la costruzione della linea ferroviaria Mendrisio-Varese. Una volta terminati i lavori previsti per il 2013, si potrà raggiungere, quindi, come si è già detto, l'aeroporto di Malpensa direttamente da Lugano. La nuova linea ferroviaria regionale sarà inserita in un contesto densamente popolato e assumerà un ruolo importante sia per il traffico interregionale, che per quello nazionale.
L'Accordo in oggetto è strettamente collegato alla Convenzione italo-svizzera del 2 novembre del 1999, concernente la garanzia della capacità delle principali linee di collegamento tra la nuova ferrovia transalpina svizzera e la rete italiana ad alta capacità.
Inoltre, l'impegno dei due Paesi a rendere i collegamenti tra le due aree di frontiera più efficienti, migliorando l'accessibilità ai centri urbani, avrà una ricaduta immediata nella vita quotidiana di molti lavoratori frontalieri che percorrono queste tratte.
Non aggiungo altro a quanto compiutamente detto dal presidente Narducci, se non il fatto che, come me, per esperienza personale, l'Italia dei Valori, in quanto rappresentata a suo tempo del Ministro Di Pietro, si è sempre contraddistinta per la politica del fare nel rispetto delle regole, delle norme e della salvaguardia ambientale. Pertanto, ci auguriamo che quanto prima si dia il via, perché siamo convinti che questa sia un'opera importante e strategica alla quale daremo certamente il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 3033)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Narducci.

FRANCO NARDUCCI, Relatore. Signor Presidente, una piccola aggiunta: vorrei sottolineare che, nella tempesta finanziaria Pag. 22ed economica del 2009, nell'ambito del calo delle nostre esportazioni soprattutto verso la Francia e la Germania, verso la Svizzera abbiamo avuto un piccolissimo calo dell'8 per cento e la Svizzera è il quarto partner commerciale dell'Italia. Credo che in questo momento ciò vada detto.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,30 con lo svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

La seduta, sospesa alle 11,20 è ripresa alle 11,45.

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Ritiro dell'interpellanza Garagnani - n. 2-00124)

PRESIDENTE. Avverto che l'interpellanza Garagnani n. 2-00124, concernente iniziative per attivare un coordinamento a livello nazionale in materia di donazione di organi e trapianti, è stata ritirata dal presentatore, che contestualmente ha presentato un'interrogazione a risposta scritta di analogo contenuto.

(Iniziative inerenti alla raccolta e alla conservazione del cordone ombelicale - n. 2-00506)

PRESIDENTE. L'onorevole Gava ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00506 riguardante iniziative inerenti alla raccolta e alla conservazione del cordone ombelicale (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

FABIO GAVA. Signor Presidente, signor sottosegretario, la questione che poniamo con questa interpellanza è una tipica questione di politica della salute e riguarda, come già indicato dalla Presidenza, alcune modalità nella raccolta di sangue dal cordone ombelicale.
In Italia, come è noto, la conservazione del sangue cordonale è gratuita, è consentita esclusivamente presso strutture pubbliche autorizzate ed è prevista solo per uso solidale, per uso delicato (in caso di presenza di un familiare affetto da particolare patologia) o in caso di famiglie ad alto rischio di malattie genetiche. Non è, invece, consentita in Italia la conservazione del sangue cordonale per uso autologo, cioè riservato al donatore. Le ragioni medico-scientifiche a sostegno di questo sono molteplici: basta qui ricordare che le probabilità di utilizzo di sangue conservato per uso autologo sono molto più basse di quelle per donazione non autologa. Tuttavia, le banche private estere sono molto aggressive - credo anche per ragioni economiche - nel promuovere la raccolta del sangue del cordone ombelicale.
La pubblicità aggressiva, spesso l'ignoranza della realtà medica e statistica cui ho fatto breve cenno poc'anzi e talvolta anche condizioni di fragilità psicologica fanno sì che questo tipo di raccolta sia abbastanza presente nel nostro territorio. Tra l'altro, recentemente sono state assunte anche a livello parlamentare, da parte di alcuni colleghi senatori, iniziative che hanno previsto convegni di presentazione e di sostegno a questo tipo di raccolta.
In questo contesto normativo e scientifico, riteniamo che sia opportuno assumere alcune iniziative di politica della salute. Ad esempio, seppure questa materia sia attribuita alle regioni, riteniamo di proporre la possibilità di prevedere quale linea di indirizzo, lasciando poi alle regioni la possibilità di deciderne l'entità, Pag. 23un'eventuale compartecipazione alla spesa da parte dell'utente per attività connesse alla raccolta e alla conservazione del cordone ombelicale per uso autologo. Una parte o tutto il ricavato di questa compartecipazione potrebbe essere utilizzato per un'opportuna campagna informativa circa le differenze tra le due diverse donazioni e le prospettive di salute che ognuna delle stesse può riportare.
Ad avviso degli interpellanti sarebbe poi opportuno l'inserimento e il coinvolgimento della figura professionale delle ostetriche nell'ambito del processo di donazione e anche il coinvolgimento delle associazioni di volontariato che sono molto attive nell'opera di sensibilizzazione nei confronti della popolazione.
Sono queste le richieste che intendiamo formulare al Governo, certi che su questo verranno assunte le iniziative opportune per favorire la donazione del sangue del cordone ombelicale per finalità eterologa.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.

EUGENIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli colleghi interpellanti per avere affrontato una questione delicata, sensibile e importante su cui c'è ancora nell'opinione pubblica italiana molta confusione.
Il Governo si è impegnato subito per concludere un processo normativo aperto da troppo tempo su questa materia e lo ha fatto tenendo conto del criterio di appropriatezza scientifica prima di tutto e mantenendo la tradizione solidaristica nella conservazione e donazione del sangue tipica del nostro Paese.
Il decreto ministeriale 18 novembre 2009 (istituzione di una rete nazionale di banche per la conservazione di sangue da cordone ombelicale) ai fini di trapianto ematopoietico, previsto dall'articolo 10 della legge 21 ottobre 2005, n. 219, così come modificato dall'articolo 35 della legge 27 febbraio 2009, n. 14, sul quale è stato acquisito l'accordo della Conferenza Stato-regioni, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 31 dicembre 2009, n. 303. Con tale decreto vengono individuate le banche autorizzate dalle regioni a far parte della rete e l'organismo nazionale di coordinamento e controllo scientifico della stessa, identificato con il Centro nazionale sangue, il quale per gli aspetti di carattere clinico-assistenziale correlati al trapianto ematopoietico e per gli adempimenti previsti dal decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 191, dovrà definire le necessarie sinergie ed i raccordi con il Centro nazionale trapianti.
Con il citato accordo Stato-regioni del 29 ottobre 2009 sono stati definiti i requisiti delle banche da sangue cordonale afferenti alla Rete nazionale delle banche. Al fine di completare la definizione della cornice normativa è stato emanato il decreto ministeriale 18 novembre 2009 recante «disposizioni in materia di conservazione di cellule staminali da sangue del cordone ombelicale per uso autologo-dedicato», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 31 dicembre 2009, n. 303, che ribadisce le tipologie di conservazione consentite nel territorio nazionale, in strutture pubbliche a ciò dedicate e con oneri a carico del Servizio sanitario nazionale.
In particolare, è consentita la conservazione di cellule staminali da cordone per uso allogenico, cioè in favore di persone diverse da quelle da cui le cellule sono prelevate, a fini solidaristici; la conservazione di sangue da cordone ombelicale per uso dedicato al neonato con patologia in atto al momento della nascita o evidenziata in epoca prenatale, o per uso dedicato a consanguineo con patologia in atto al momento della raccolta o pregressa, per la quale risulti appropriato l'utilizzo di cellule staminali da sangue cordonale, previa presentazione di motivata documentazione clinico-sanitaria; la conservazione per uso dedicato nel caso di famiglie a rischio di avere figli affetti da malattie geneticamente determinate per le quali risulti appropriato l'utilizzo di tali cellule, previa presentazione di motivata documentazione Pag. 24clinico sanitaria rilasciata da un medico specialista nel relativo ambito clinico.
In questi due ultimi casi si tratta di donazione dedicata e le cellule staminali, conservate gratuitamente nelle banche italiane, sono ad esclusiva disposizione del soggetto al quale sono state dedicate in ragione della sua patologia. Allegato al decreto ministeriale del 18 novembre 2009 è riportato l'elenco dettagliato delle patologie per le quali è consolidato l'uso delle cellule staminali ematopoietiche per scopo trapiantologico.
Tale decreto ha previsto, inoltre, che può essere consentita la conservazione del sangue cordonale ad uso autologo-dedicato, anche nel caso di particolari patologie non ancora ricomprese nell'elenco di cui all'allegato al decreto ministeriale 18 novembre 2009, ma per le quali sussistano comprovate evidenze scientifiche di un possibile impiego di cellule staminali del sangue da cordone ombelicale anche nell'ambito di sperimentazioni cliniche approvate secondo la normativa vigente, previa presentazione di una documentazione rilasciata da un medico specialista nel relativo ambito clinico. Tale conservazione viene autorizzata dal responsabile delle banche, sentito il parere di un apposito gruppo tecnico multidisciplinare coordinato dal CNT.
L'ordinanza 26 febbraio 2009 ha inoltre previsto che l'autorizzazione alla esportazione di campioni di sangue da cordone ombelicale per uso autologo, per la conservazione presso banche operanti all'estero, richiesta da soggetti diretti interessati, venga rilasciata di volta in volta dalla regione o dalla provincia autonoma di competenza, sulla base di modalità da definire con un accordo Stato-regioni e che, nelle more della definizione di tale accordo, l'autorizzazione continui ad essere rilasciata dal Ministero secondo le modalità definite dall'ordinanza medesima.
Tale schema di accordo Stato-regioni, con il quale vengono definite le modalità per il rilascio dell'autorizzazione all'esportazione di campioni di sangue cordonale ad uso personale, da parte delle regioni, è stato trasmesso alla Conferenza stessa.
È evidente che l'assetto normativo definito dai provvedimenti descritti considera come interesse primario ed esclusivo per il Servizio sanitario nazionale la conservazione del sangue da cordone ombelicale, donato a fini solidaristici per uso trapiantologico, e ne prevede la conservazione nelle strutture pubbliche dedicate, quale erogazione di livello essenziale di assistenza, e quindi con oneri totalmente a carico del Servizio sanitario nazionale. Allo stesso modo, è consentita la conservazione nel territorio nazionale, senza alcun onere per i richiedenti, di sangue del cordone ombelicale per uso autologo-dedicato, come appena descritto.
Nel caso in cui, invece, i genitori decidano di conservare per uso personale i campioni di sangue cordonale presso banche estere, le spese relative al trasporto e alla conservazione del campione sono a totale carico dei richiedenti.
Peraltro, nello schema di accordo Stato-regioni sopracitato, è stata prevista la possibilità per le regioni, nell'ambito della propria autonomia gestionale, di introdurre una tariffa adeguata a sostenere i costi di gestione della richiesta e della raccolta del campione di sangue cordonale.
Con riferimento alla valorizzazione professionale del personale ostetrico, preciso che le ostetriche rivestono già un ruolo centrale nel processo di «bancaggio» del sangue cordonale, dal momento che la raccolta rappresenta la prima fase del processo stesso. La centralità del ruolo delle ostetriche non si limita solo al fatto che a questa figura professionale è affidato il prelievo, ma anche e soprattutto al fatto che le ostetriche sono nella maggior parte dei casi la prima fonte di informazione e sensibilizzazione delle mamme sul tema della donazione di sangue cordonale.
Per lo svolgimento, quindi, di questo ruolo cardine, l'accordo Stato-regioni prevede che il personale ostetrico debba seguire percorsi di formazione specifica offerti direttamente dalle banche di sangue cordonale ombelicale pubbliche, a cui afferiscono Pag. 25i punti nascita presso i quali le ostetriche svolgono il proprio lavoro quotidiano. Le attività formative saranno orientate non solo agli aspetti strettamente tecnici della raccolta del sangue cordonale, ma anche alle procedure di «reclutamento e selezione» delle mamme, secondo protocolli operativi proposti dalle banche, e con le modalità e gli strumenti necessari per una comunicazione corretta ed efficace.
Questo Ministero ritiene obiettivo prioritario quello di realizzare campagne di informazione che prevedano la diffusione di materiale informativo già elaborato per questi scopi e la realizzazione di attività di comunicazione e sensibilizzazione dell'utenza e del personale sanitario coinvolto. La diffusione delle informazioni dovrebbe avvenire attraverso organismi ed enti sanitari, quali i dipartimenti materno-infantili, i consultori, i punti nascita, con la presenza di specifiche figure professionali direttamente coinvolte nel processo, come ostetriche, ginecologi, o, indirettamente, pediatri di libera scelta e medici di medicina generale.
Per quanto concerne il coinvolgimento delle associazioni di volontariato, si segnala che nel decreto ministeriale del 18 novembre 2009 di istituzione di una rete nazionale di banche, tra le finalità della rete medesima è prevista la promozione, in collaborazione con le suddette associazioni, di iniziative finalizzate alla presentazione e divulgazione di informazioni scientificamente corrette in merito alla donazione solidaristica del sangue da cordone ombelicale nei riguardi della popolazione, in particolare a vantaggio delle madri donatrici.

PRESIDENTE. L'onorevole Gava ha facoltà di replicare.

FABIO GAVA. Signor Presidente, mi dichiaro ovviamente soddisfatto per l'esaustiva risposta che il Governo ha ritenuto di fornire su questa delicata e complessa materia. In particolare, vedo con soddisfazione il fatto che sia stata finalmente predisposta la bozza di accordo per la Conferenza Stato-regioni, che dovrà contenere questi specifici indirizzi salvaguardando l'autonomia regionale per quanto riguarda le scelte più operative alle stesse demandate.
Mi raccomando sulla possibilità che comunque il Governo possa ancora fare qualcosa in sede di Conferenza Stato-regioni per sensibilizzare le regioni circa la necessità di prevedere un'adeguata contribuzione per i soggetti genitoriali che intendano effettuare la donazione autologa, ritenendo che questa non debba essere di per sé criminalizzata, ma che anche questo aspetto economico possa rappresentare una netta linea di demarcazione tra l'indirizzo governativo, ovvero quello di favorire le banche pubbliche per la raccolta del sangue del cordone ombelicale, rispetto alla donazione autologa che in Italia in questo momento non è consentita, ma che è pur sempre prevista, con le autorizzazioni cui il sottosegretario ha fatto riferimento, presso le banche estere.

(Eventuali iniziative ispettive al fine di verificare il rispetto dei diritti sindacali in riferimento ad alcuni trasferimenti disposti nell'ambito della Asl 3 di Catania - n. 3-00620)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Burtone n. 3-00620, concernente eventuali iniziative ispettive al fine di verificare il rispetto dei diritti sindacali in riferimento ad alcuni trasferimenti disposti nell'ambito della Asl 3 di Catania (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

EUGENIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, preliminarmente occorre precisare che l'accertamento di eventuali condotte lesive dei diritti sindacali dei dirigenti e del personale dell'Azienda ASL n. 3 di Catania rientra nell'ambito delle attribuzioni e delle potestà dell'assessorato alla sanità della regione Sicilia, al pari di ogni iniziativa organizzativa nelle strutture sanitarie Pag. 26locali. Pertanto, il Ministero della salute ha provveduto ad attivare la prefettura - ufficio territoriale del Governo di Catania per acquisire notizie in merito alla questione in esame.
Dai dati pervenuti risulta che con la deliberazione n. 998 del 2008 la Direzione generale dell'Azienda ASL n. 3 ha ritenuto di dare impulso e rivitalizzazione alle attività delle strutture ospedaliere del proprio territorio attraverso la rotazione dei direttori medici già preposti ad alcuni presidi ospedalieri. Le motivazioni che hanno supportato tale decisione sono state, di fatto, condivise dai destinatari del provvedimento, ad eccezione del dirigente medico sindacale e del direttore medico del presidio ospedaliero di Acireale.
L'Azienda ASL n. 3 non ha alcuna volontà di limitare l'attività sindacale del dirigente medico, considerato che le funzioni sindacali di livello nazionale dallo stesso ricoperte avrebbero potuto essere svolte senza alcun pregiudizio riferibile alla nuova sede di assegnazione, per di più insistente nel comune di residenza del dipendente. Quanto al direttore medico, è stato ritenuto opportuno, tra l'altro, effettuare la rotazione per dirimere situazioni di incompatibilità ambientale maturate nel presidio ospedaliero di Acireale, causa di disservizi e disfunzioni divenuti oggetto di marcate lamentele da parte dell'utenza e da parte anche delle organizzazioni rappresentative dei bisogni dei cittadini. Nessuna dequalificazione rispetto al ruolo rivestito è stata operata a danno dei soggetti interessati, anzi, per quanto riguarda il direttore medico del presidio ospedaliero di Acireale, allo stesso, pur se in stretta prossimità di collocamento a riposo, è stato attribuito un incarico di elevato livello strategico correlato alla esperienza maturata nella medicina del territorio.
Le autorità sanitarie siciliane hanno precisato che l'attuale fase di riordino del servizio sanitario regionale conferisce carattere di provvisorietà ai provvedimenti adottati, condizionandone la definitività al quadro normativo che verrà a determinarsi. La distrettualizzazione ospedaliera, infatti, darà luogo ad una totale revisione del precedente sistema, proprio a cominciare dalla posizione dei direttori medici di presidio ospedaliero, dei quali è già decretata la riduzione numerica. Da tale previsione ha trovato giustificazione anche il conferimento di incarichi a termine, in applicazione dell'articolo 15-septies del decreto legislativo n. 502 del 1992, in ragione della temporaneità e revocabilità degli stessi, i quali, scongiurando le situazioni di soprannumero consentono l'assestamento definitivo degli organici in relazione alle effettive esigenze che vengano a crearsi. Da ultimo, si osserva che la prefettura di Catania conferma che nessun incarico è stato conferito in violazione delle disposizioni regionali o senza la dovuta autorizzazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di replicare.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, mi dichiaro profondamente insoddisfatto della risposta burocratica del sottosegretario. Le competenze sono regionali, però in questo caso credo che ci siano state delle violazioni dal punto di vista dei rapporti sindacali e quindi c'è anche una competenza significativa da parte del Governo nazionale. Certo, discutiamo di un'interrogazione che è ormai datata, infatti l'avevo presentata oltre un anno fa, e quindi non c'è dubbio che in quel momento aspettavamo una risposta. Anche perché, al di là delle cose dette dal sottosegretario, facciamo riferimento ad episodi gravi, al trasferimento di figure importanti nella struttura sanitaria.
Si tratta di trasferimenti che non sono stati concertati con gli interessati, con le forze sindacali e che non erano per nulla condivisi. Signor sottosegretario, la risposta che le è stata data dagli organi burocratici è parzialmente vera, perché i responsabili che erano stati penalizzati hanno presentato un formale ricorso, che hanno vinto, dinanzi al TAR e sono stati reinseriti nei loro posti. Evidentemente, signor sottosegretario, le scelte non erano state operate per dare impulso alla struttura Pag. 27o per superare lamentele, ma erano state operate in una logica meramente clientelare che ha caratterizzato la gestione della sanità in Sicilia, e in modo particolare in questa ASL. Tra l'altro, questa gestione parassitaria e clientelare che ha fatto della sanità un business non solo finanziario, ma anche di potere, non si è realizzata in Sicilia a costo zero: la Sicilia è stata una delle regioni che ha speso troppo e ha speso male nel campo della sanità, tant'è vero che è stata chiamata a un piano di risanamento.
Aggiungo qui, signor sottosegretario, perché il Ministero lo sappia, che non solo continua un modo di operare assolutamente discutibile, clientelare, fatto di rapporti più che altro di natura politica, non funzionale all'attività e ai servizi che si devono rendere ai cittadini, ma quello che è più grave è che anche le nomine per la gestione delle ASL non rispondono ai criteri dettati dalla legge. Vi sono state delle nomine che hanno avuto soltanto la finalizzazione politica, poco è cambiato rispetto al passato, con un centrodestra guidato da un esponente dell'UdC, ad oggi, con un centrodestra guidato da un partito pseudo-autonomista.
Le nomine vengono fatte soltanto nella logica dell'appartenenza, dell'appartenenza esclusivamente politica senza alcun richiamo ai diritti dei cittadini, dei pazienti, degli ammalati, tant'è vero che questo piano di risanamento, che viene portato avanti soltanto a livello formale, sta determinando alcuni danni ulteriori al sistema sanitario regionale, se è vero, come è vero, che la Sicilia - questo a lei, signor sottosegretario, non dovrebbe sfuggire - ormai è diventata la maglia nera della mala sanità del nostro Paese. Aumenta il potere clientelare del centrodestra nel campo della sanità, però, nel contempo, i servizi diventano sempre più scadenti. È umiliante, mortificante, girare per gli ospedali siciliani e vedere quanta gente è ferma nelle astanterie, quanti morti sono da attribuire non alle carenze di tipo professionale da parte dei medici, ma all'organizzazione, alle infrastrutture che dovrebbero essere efficienti nel campo della sanità.
Ecco perché, signor sottosegretario, lei fa riferimento all'organizzazione regionale, sì, a ragione, ma i livelli essenziali di assistenza sono delegati ancora allo Stato e lo Stato deve dare diritto alla salute in tutto il Paese, invece, la Sicilia oggi è una regione che non assicura gli stessi diritti che vengono garantiti in altre parti del Paese. Pur essendo questa un'interrogazione datata, superata, la realtà è che la sanità in Sicilia oggi va ancora peggio: altro che i grandi proclami che vengono fatti dal presidente della regione, dall'assessore alla sanità, di una regione che sta portando avanti un piano di risanamento! Continuano gli sprechi, continuano gli interessi della sanità privata e, quello che è più grave, che diminuiscono i diritti alla salute da parte dei cittadini siciliani.

(Iniziative per il riconoscimento dei titoli accademici rilasciati dalle università pontificie - n. 2-00446)

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00446, concernente iniziative per il riconoscimento dei titoli accademici rilasciati dalle università pontificie (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, illustro l'interpellanza molto brevemente, non occuperò tutto il tempo a disposizione e mi atterrò al testo scritto con cui è stata presentata.
Ritengo opportuno sottolineare nuovamente le motivazioni di questa interpellanza, che sono molto serie - peraltro molto semplici - e che sono state sottoposte al Ministro dell'istruzione. L'interpellanza riguarda i titoli accademici delle università pontificie, i quali non sarebbero automaticamente riconosciuti dallo Stato italiano, ovvero considerati automaticamente e, quindi, equipollenti ai titoli accademici rilasciati dalle università italiane. Questo riconoscimento-equipollenza ovviamente Pag. 28non si pone tanto per la licenza in teologia e similari, quanto per il baccalaureato che, come lei sa, è il primo titolo di studio che si ottiene dalle facoltà teologiche, in particolare, la licenza e il dottorato della facoltà dell'educazione, scienze e formazione.
Vi è, dunque, questa situazione di incertezza e discrezionalità delle singole università italiane nel procedere, ogni qual volta si creano le condizioni, al riconoscimento dei titoli rilasciati dalle università pontificie. Di conseguenza, i possessori delle lauree in scienze dell'educazione, ottenute presso soprattutto l'università pontificia salesiana, potrebbero non essere ammessi ai concorsi pubblici, o non essere assunti presso enti di diritto privato che, peraltro, ricevono finanziamenti da enti pubblici; a tal proposito, penso alle associazioni e alle cooperative. In questa situazione pare - non ne sono certo signor sottosegretario - che altri Stati europei stiano provvedendo o abbiano provveduto ad un accordo con la Santa Sede finalizzato al riconoscimento dei gradi e dei titoli accademici. Se questo fosse vero, teniamo conto che anche noi facciamo parte dell'Europa e, quindi, sarebbe veramente difficile da comprendere che ciò succeda in altre nazioni europee e non in Italia. Comunque, al di là di questo, anche se nelle altre nazioni ciò non dovesse accadere, ritengo che debba essere portato avanti a livello nazionale.
In ultima analisi, signor sottosegretario, questa interpellanza è determinata a capire se il titolo di scienze dell'educazione dell'università pontificia salesiana è equipollente a quello delle università di diritto pubblico italiano. In caso contrario, è importante capire se questo Governo ha intenzione di attivare delle procedure per tale riconoscimento. Credo che, anche nello spirito dell'uguaglianza e della libertà del diritto allo studio e alla scuola, una risposta di questo tipo debba avvenire in termini positivi il prima possibile. È, infatti, passato sin troppo tempo e per troppo tempo se ne è discusso, ma effettivamente non vedo e non ho visto affrontare il problema in maniera seria.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, la normativa di riferimento in materia di equipollenza tra titoli accademici rilasciati da università straniere con quelli rilasciati dalle università italiane, è la legge n. 148 dell' 11 luglio 2002: «Ratifica ed esecuzione della Convenzione sul riconoscimento dei titoli di studio relativi all'insegnamento superiore nella Regione europea, fatta a Lisbona l'11 aprile 1997, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno».
L'articolo 2 della suddetta legge prevede che la competenza per il riconoscimento dei cicli e dei periodi di studio svolti all'estero e dei titoli di studio stranieri, ai fini dell'accesso all'istruzione superiore, del proseguimento degli studi universitari e del conseguimento dei titoli universitari italiani, è attribuita alle università ed agli istituti di istruzione universitaria, che la esercitano nell'ambito della loro autonomia e in conformità ai rispettivi ordinamenti, fatti salvi gli accordi bilaterali in materia.
Il successivo articolo 5 prevede, altresì, che il riconoscimento dei titoli accademici per finalità diverse da quelle indicate nell'articolo 2, è operato da amministrazioni dello Stato, nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia di riconoscimento ai fini professionali e di accesso ai pubblici impieghi, secondo procedure da stabilire con successivo regolamento di esecuzione.
Tale regolamento è stato emanato con decreto del Presidente della Repubblica 30 novembre 2009, n. 189, registrato alla Corte dei conti il 9 dicembre 2009 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 28 dicembre 2009.
Le richieste di equipollenza dei titoli accademici rilasciati dall'università pontificia salesiana a quelli rilasciati dalle nostre università sono soggette alle procedure previste dal suddetto regolamento.

Pag. 29

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di replicare.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario; diciamo che, amichevolmente e con grande senso di responsabilità, è una risposta molto burocratica, più che politichese: ha richiamato la legge e il regolamento soggetto.
In questa mia interpellanza vi era una precisa richiesta per capire la volontà politica di questo Governo e di questa maggioranza in merito al fatto se dare attuazione all'equipollenza fino in fondo, senza lasciare spazio alle interpretazioni di alcuni istituti ed università; soprattutto, richiedeva se risponda al vero che altri Paesi europei, appartenenti all'Unione europea come noi, hanno avviato o hanno già concluso un Accordo con la Santa Sede al fine di riconoscere ufficialmente l'equipollenza, al di là dell'interpretazione del regolamento.
Non voglio polemizzare, perché quello che mi interessa è capire se le persone che escono da quelle università, dall'università pontificia salesiana, con titoli come quelli richiamati, possono avere gli stessi diritti degli altri italiani che hanno un titolo equipollente, similare, preso in altre università.
Signor sottosegretario, mi rivolgo a lei dichiarandomi insoddisfatto di una risposta così piatta e così fredda, senza alcuna responsabilità presa rispetto a questa mia interpellanza. Mi rivolgo a lei, al Ministro e a questa maggioranza: al di là del regolamento, che può essere letto e visto - me lo rileggerò, cercheremo di capire, nelle maglie di questo regolamento, come eventualmente farlo andare nel verso giusto - chiedo a questo Governo che, una volta per tutte, prenda una posizione chiara, affermando che non è pensabile che un'università come l'UPS non possa essere riconosciuta equipollente, per i titoli richiamati prima, alle altre università.
Siamo in un Paese in cui difendiamo la scuola libera, la scuola privata, dove pensiamo alla parità in questo senso, dove diamo ai nostri cittadini genitori, giustamente, la possibilità di scegliere quale indirizzo scolastico debbano prendere i loro figli, e poi, magari, ci areniamo, non so per quale motivo.
Alla fine, non si può certo mettere in discussione la validità e la capacità di queste università a formare questi giovani in quell'indirizzo richiamato prima. Comunque, seguirò personalmente questo aspetto, rivedendo un attimo con più attenzione questa risposta del sottosegretario; continuerò a seguire questa situazione e a tallonare, se mi passa questo termine, magari un po' improprio, il Governo e questa maggioranza, affinché si prendano le loro responsabilità.
Infatti, non ci si può nascondere dietro a regolamenti e a commi e lasciare agli altri la possibilità di interpretare una scelta che, invece, dovrebbe essere chiara e precisa, tradotta in legge con un Accordo fra questo Stato, e quindi gli attuali Governo e maggioranza, e la Santa Sede; altrimenti, mi dispiacerebbe dover aspettare un'altra maggioranza per raggiungere questo risultato.

(Iniziative volte alla prevenzione del fenomeno del consumo di sostanze stupefacenti e di bevande alcoliche da parte degli adolescenti - n. 3-00863)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Compagnon n. 3-00863, concernente iniziative volte alla prevenzione del fenomeno del consumo di sostanze stupefacenti e di bevande alcoliche da parte degli adolescenti (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'onorevole interrogante, prendendo spunto dai risultati dell'indagine del 2008 in materia di uso di tabacco, alcool e di droghe illegali condotta dal Dipartimento delle Dipendenze dell'Azienda Sanitaria n. 3 dell'Alto Friuli, chiede interventi mirati alla prevenzione del fenomeno. Pag. 30
Ringrazio l'onorevole interrogante per questa segnalazione e, al riguardo, faccio presente quanto segue. È noto che i fenomeni del tabagismo, della tossicodipendenza e dell'alcolismo, oltre alla violenza e al bullismo, sono tra i principali indicatori della sfida che viene dall'emergenza educativa, sfida che vogliamo e dobbiamo vincere. Per brevità, trascurerò l'excursus normativo sull'educazione alla salute, nel cui ambito sono riconducibili le attività di prevenzione all'uso di tabacco, alcool e di droghe illegali; mi limiterò ad accennare alle misure più recenti, incominciando da quelle previste dall'articolo 1 del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169.
In attuazione di tale normativa, a decorrere dall'anno scolastico 2008-2009 sono attivate, oltre ad una sperimentazione nazionale, azioni di sensibilizzazione e di formazione del personale finalizzate all'acquisizione nel primo e nel secondo ciclo di istruzione delle conoscenze e delle competenze relative all'insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione» che, tra l'altro, comprende le basi dell'educazione alla salute alla quale, come detto, sono riconducibili i temi oggetto dell'interrogazione. Proprio in relazione alla sfida dell'emergenza educativa, nell'atto di indirizzo emanato dal Ministro Gelmini lo scorso 8 settembre, è stata sottolineata la necessità della riaffermazione dei valori del senso civico, della responsabilità individuale e collettiva, del bene comune, e a queste esigenze prioritarie intende rispondere l'introduzione dell'insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione».
La nostra Costituzione, infatti, indica principi e regole di comportamento da tenere a riferimento come risposta sia ad un quadro valoriale talvolta incerto e confuso, segnato da una molteplicità di modelli e schemi di comportamento, adottati nella vita quotidiana o veicolati dai mass media, spesso contraddittori e diseducativi. La conoscenza della nostra Carta costituzionale, l'adesione ai suoi principi e ai suoi valori di libertà, di giustizia, di uguaglianza, di rispetto della dignità della persona, di solidarietà, di pari opportunità, di democrazia costituiscono il punto di partenza, fin dalla scuola dell'infanzia, per sviluppare la coscienza civica, per imparare a convivere in armonia con le tante diversità presenti nella nostra società e per interpretare criticamente un mondo globalizzato, tecnologicamente avanzato e soggetto a continui cambiamenti, in cui spesso si mortifica la dignità della persona e in cui l'avere prevale sull'essere.
Nel quadro delle azioni promosse da questa amministrazione per la prevenzione e contrasto del disagio giovanile e delle tossicodipendenze, segnalo, in particolare, le «Linee guida sulla riorganizzazione delle attività di educazione fisica e sportiva nelle scuole secondarie di primo e secondo grado» diramate il 4 agosto 2009. Le direttive ivi contenute testimoniano il rilievo che il Ministero attribuisce a tali attività per la crescita dei giovani, sia per i valori che le stesse attività veicolano che per il ruolo trasversale rivestito nell'ambito delle «educazioni».
Come rilevato nel preambolo delle anzidette «Linee guida», la scuola, soprattutto a seguito dell'introduzione dell'autonomia, è sempre più punto di riferimento primario per la famiglia e per la società, che chiedono di andare oltre gli ambiti disciplinari e di affrontare con i ragazzi tematiche di carattere etico e sociale, guidandoli all'acquisizione di valori e stili di vita positivi.
Come già detto, si avverte una preoccupante situazione di disagio dei giovani inseriti nella complessa realtà di un mondo globalizzato, che li rende sempre più fragili e disorientati aumentando i problemi di comunicazione con gli adulti. Le difficoltà nel comportamento, l'ansia da prestazione, l'insicurezza di fronte alle situazioni da risolvere, l'attenzione sempre più ridotta, l'incapacità di orientarsi, unitamente ad un allarmante aumento dei disturbi specifici dell'apprendimento, sono caratteristiche molto frequenti nei nostri giovani, al punto da essere state ufficialmente codificate come difficoltà concrete nel rapportarsi con il mondo esterno e con sé stessi. Aumenta nei giovani la ricerca di Pag. 31stimoli forti, senza la consapevolezza delle possibili e spesso tragiche conseguenze che possono derivarne: la diffusione di episodi sempre più gravi di bullismo, di forme di dipendenza quali l'alcolismo, il tabagismo e il doping.
A queste sfide intendiamo dare risposte con le iniziative assunte e con quelle allo studio per promuovere nelle scuole un clima educativo attento al benessere dello studente, quel benessere che è anche specifico oggetto del protocollo d'intesa tra questa Amministrazione ed il Ministero della salute, nel quale è delineato un programma comune di collaborazione, mirato alla prevenzione di patologie croniche e al contrasto di fenomeni tipici dell'età giovanile, da realizzarsi attraverso progetti sperimentali, ricerche e programmi per diffondere la cultura della salute e migliorare la qualità della vita, all'interno del sistema dell'istruzione e nel quadro di valori e significati relazionali, etici e sociali.
Aggiungasi che la direttiva del 30 novembre 2009, concernente l'individuazione degli interventi prioritari e criteri generali per la ripartizione delle somme stanziate nel fondo istituito dalla legge n. 440 del 1997, pone tra gli interventi prioritari, stanziando a tal fine congrue risorse finanziarie, le iniziative per la promozione di stili di vita positivi, facendo specifico riferimento, tra l'altro, proprio ai temi delle dipendenze e delle patologie correlate ai disagi che possono insorgere in età adolescenziale e giovanile; correlativamente, la stessa direttiva pone tra gli obiettivi prioritari le iniziative di formazione del personale della scuola coerenti con il piano dell'offerta formativa per la prevenzione e il superamento del disagio e del disadattamento giovanile.
Dunque, il piano dell'offerta formativa delle istituzioni scolastiche prevede già iniziative nel senso richiesto nell'interrogazione e a tal fine sono stanziate le somme occorrenti. Infine, sempre nell'ambito delle azioni promosse dal Ministero per la prevenzione e contrasto del disagio giovanile e delle tossicodipendenze, ritengo anche utile segnalare il seminario che si è svolto a Il Cairo - dal 9 al 14 dicembre scorso - riservato ai giovani dell'area mediterranea dell'Italia e dell'Egitto, finalizzato al confronto delle rispettive esperienze ed al contemporaneo avvio di un dialogo interculturale che costituisca il presupposto per l'adozione di una strategia di interventi condivisa.
Detto tutto questo sul piano generale, vengo all'indagine del 2008 in materia di uso di tabacco, alcool e di droghe illegali, condotta dal dipartimento delle dipendenze dell'azienda sanitaria n. 3 dell'Alto Friuli su tutte le classi seconde e quarte delle scuole medie superiori di Gemona, Tolmezzo e Tarvisio.
In proposito, l'ufficio scolastico regionale per il Friuli-Venezia Giulia, nel fare presente che il fenomeno oggetto dell'indagine risulta già da tempo all'attenzione delle istituzioni scolastiche e del referente alla salute dell'ufficio scolastico medesimo, ha in particolare riferito che l'anzidetta azienda sanitaria locale n. 3, territorialmente competente, svolge periodicamente un'indagine, giunta ormai alla terza edizione; come per il passato, le scuole che hanno partecipato potranno richiedere la presentazione dei risultati e un supporto per la progettazione di azioni mirate.
Inoltre, l'ufficio scolastico regionale ha fatto presente che l'azienda sanitaria in parola ritiene utile, per la prevenzione, anticipare gli interventi a cominciare dalla scuola primaria e che risultano già attive diverse azioni rivolte al problema della dipendenza nelle scuole del primo e del secondo settore formativo sul territorio di riferimento.
Per tali finalità sono stati utilizzati specifici fondi ministeriali come quelli destinati alle spese per la realizzazione di progetti che assumono come fondamentale riferimento la dimensione preventiva e di promozione della salute.
La direzione scolastica regionale ha pure comunicato che nel 2007, in provincia di Udine, grazie al finanziamento del progetto «Le consulte provinciali degli studenti per la prevenzione dalle tossicodipendenze», è partito il progetto Challenge, ora in fase di conclusione, che ha Pag. 32visto protagonisti gli studenti di quasi tutte le scuole superiori della provincia di Udine e quindi anche di quelle del territorio citato nell'interrogazione.
Infine, l'ufficio scolastico regionale ha comunicato che per la realizzazione delle attività le scuole hanno utilizzato anche risorse provenienti da enti ed associazioni, naturalmente in collaborazione con gli stessi.

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di replicare alla «lunga» risposta del sottosegretario.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, il sottosegretario ha dato una risposta che, come quella precedente e penso come quella successiva, è molto articolata e che fa il quadro generale di una situazione all'interno della quale sarebbe più opportuno inserirsi con notizie un po' più precise. Questa mia interrogazione è nata ovviamente dalla preoccupazione di leggere che un adolescente su quattro assume cannabis e uno su tredici inalanti. Si tratta di un situazione che conosciamo molto bene, ma vogliamo capire, al di là delle indagini e dei programmi delle aziende sanitarie e della scuola, cosa questo Governo intenda e voglia fare, e quali leggi e finanziamenti intenda assicurare per affrontare questo tipo di problema. Voglio richiamare che da tempo personalmente, e non solo come parlamentare dell'UdC, sto seguendo, anche in Commissione trasporti, la tematica molto delicata dell'uso di sostanze stupefacenti da parte dei giovani. Ho aderito alla proposta di legge (n. 2235) di un collega del PdL che mi auguro sia approvata in tempi brevi, così come ho fatto approvare un mio emendamento al testo di legge sulla sicurezza stradale che era esaminato in sede legislativa nella Commissione trasporti che ha avuto, quindi, la possibilità di licenziare un testo che ora è fermo al Senato. Le indagini conoscitive hanno dimostrato effettivamente quanto sia delicato il problema dell'assunzione delle sostanze stupefacenti da parte dei giovani e non solo quando si guida. Replicando alla risposta del sottosegretario alla mia interrogazione, devo dire che ho già presentato un ordine del giorno, come primo firmatario, al testo della sicurezza stradale che chiedeva di impegnare il Governo a destinare maggiori risorse finanziarie per il potenziamento di tutto il sistema dell'informazione e dell'educazione dei giovani alla guida e non solo (anche alla luce dei risultati dell'ISTAT secondo i quali il numero maggiore di morti causate da questi motivi era tra i 25 e i 29 anni). Quindi va bene il richiamo alla Carta costituzionale, però dobbiamo fare prevenzione in maniera concreta. Non possiamo limitarci a dire che vi sono degli impegni con somme correnti e poi citare un pur ottimo convegno internazionale dove si discutono queste tematiche. Credo che questa sfida, come ha detto lei, signor sottosegretario, bisogna vincerla tutti insieme e noi vogliamo vincerla. In questo momento, tuttavia, al di là delle grandi parole, non riesco ad individuare qualcosa di concreto. Vi sono grandi progetti ed enunciazioni, però, di fatto, non vedo risposte concrete. Credo che se questa sfida la vogliamo vincere tutti insieme, bisogna dare risposte più concrete in termini di finanziamenti e di indicazioni precise da parte degli organi competenti.

(Interventi per il contrasto del fenomeno del bullismo nelle scuole e per la valorizzazione dell'insegnamento della cosiddetta «intelligenza emotiva» - n. 3-00746)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Maccanti n. 3-00746, concernente interventi per il contrasto del fenomeno del bullismo nelle scuole e per la valorizzazione dell'insegnamento della cosiddetta «intelligenza emotiva» (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, rispondo anche a Pag. 33nome del Ministero della giustizia sulla base delle notizie dallo stesso comunicate. Si è consapevoli che tra i compiti della scuola vi è quello di contribuire, con le modalità che le sono proprie, al benessere dello studente, finalizzato alla rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo, la valorizzazione della personalità umana e la piena potenzialità relazionale.
Si è altresì consapevoli che tra i compiti della scuola vi è quello di rimuovere ogni forma di intolleranza, violenza, pregiudizio e discriminazione e di promuovere la crescita comune dei giovani evitando divisioni, discriminazioni e pregiudizi e favorire un insegnamento fondato sulla conoscenza dei diritti fondamentali, sull'educazione alla legalità, rispetto e benevolenza.
Sottolineo inoltre che le iniziative e le attività volte a contrastare ogni forma di violenza e di bullismo nelle scuole e a diffondere la cultura della legalità tra i giovani sono tra gli interventi prioritari del Ministero.
A tal fine è stato firmato tra l'altro un protocollo di intesa tra il Ministero e il Dipartimento per le pari opportunità allo scopo specifico di prevenire atti di violenza di qualunque tipo ed è stata istituita la «Settimana contro la violenza», che si è svolta dal 12 al 18 ottobre 2009 in preparazione della quale sono state inviate a tutte le scuole schede informative sui diversi tipi di violenza, tra cui quella omofobica. Per promuovere e divulgare questa iniziativa durante tutto l'anno scolastico in corso, è stato bandito un concorso per realizzare una campagna di comunicazione sul tema «Io dico NO alla violenza».
Tra gli obiettivi del Ministero vi è anche quello di potenziare quanto previsto nel protocollo di intesa con le associazioni nazionali dei genitori, tra le quali l'Agedo, che prevede la progettazione e la sperimentazione di iniziative volte a prevenire e contrastare ogni fenomeno di violenza, di intolleranza tra i giovani all'interno dell'istituzione scolastica e di percorsi pilota per la valorizzazione delle diversità nell'ottica di una considerazione della specifica identità unica e irripetibile di ogni studente, nonché di promuovere e sostenere progetti culturali e formativi che contribuiscano alla prevenzione e comprensione del fenomeno del bullismo, compresi atti di intolleranza razziale o religiosa, di violenza omofobica e di violenza giovanile in ogni sua forma fisica e psicologica.
Ricordo che da qualche anno è attivo presso il Ministero, un numero verde nazionale (800 66 96 96) per segnalare casi, rispondere alle richieste di informazioni sul bullismo, avere consigli su come comportarsi e ricevere sostegno. Diversi bambini e ragazzi che non avevano il coraggio di dichiarare ai loro genitori di essere vittime di bullismo - anche omofobico - attraverso l'anonimato si sono sentiti liberi di poter chiedere supporto e aiuto.
Sono stati inoltre istituiti gli osservatori regionali permanenti, che oltre a monitorare il fenomeno del bullismo e a verificare le attività svolte dalle scuole, hanno il compito di promuovere percorsi di educazione alla legalità all'interno delle scuole stesse tramite attività curricolari ed extracurricolari, con la collaborazione anche dei centri per la giustizia minorile e dei servizi minorili.
Tali attività prendono come fondamento l'educazione alla legalità e al rispetto come presa di coscienza delle regole alla base della convivenza civile e aiutano a sostenere attività che permettono di considerare la diversità come paradigma dell'identità della scuola e come occasione per aprire l'intero sistema formativo a tutte le differenze.
Per la prima volta è stato istituito presso la Direzione generale per lo studente del Ministero un ufficio dedicato a «Partecipazione scolastica, legalità e cittadinanza» con il compito di definire gli interventi a sostegno della condizione studentesca e per la promozione della cultura della legalità dentro e fuori la scuola, comprese azioni per la prevenzione e la lotta al fenomeno del bullismo e attività di Pag. 34promozione dell'educazione alla pace e ai diritti umani, nonché percorsi per la promozione della cittadinanza attiva.
Inoltre, si è ritenuto necessario integrare e migliorare lo statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 249 del 1998.
Le disposizioni contenute nel decreto del Presidente della Repubblica n. 235, che ha apportato modifiche ed integrazioni al suindicato statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria, si ispirano al principio della finalità educativa e costruttiva e non solo punitiva della sanzione disciplinare, rafforzando la possibilità di recupero dello studente attraverso attività di natura sociale, culturale e in generale a vantaggio della comunità scolastica.
Le medesime disposizioni tendono anche a sanzionare con maggior rigore i comportamenti più gravi fino a prevedere l'esclusione dallo scrutinio finale o la non ammissione all'esame di Stato conclusivo del corso di studi d'istruzione secondaria superiore, con delibera del consiglio d'istituto.
Con il regolamento n. 122 del 2009 concernente il coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni si è inoltre provveduto a disciplinare le finalità, le caratteristiche e gli effetti della valutazione del comportamento degli studenti delle scuole al fine di favorire l'acquisizione di una coscienza civile basata sulla consapevolezza che la libertà personale si realizza nell'adempimento dei propri doveri, nella conoscenza e nell'esercizio dei propri diritti, nel rispetto dei diritti altrui e delle regole che governano la convivenza civile in generale e la vita scolastica in particolare.
È stato previsto tra l'altro, per gli allievi della scuola secondaria, in caso di valutazione del comportamento inferiore alla sufficienza riportata in sede di scrutinio finale, la non ammissione automatica al successivo anno di corso o all'esame conclusivo del ciclo di studi.
Importante inoltre è stata l'introduzione del «Patto educativo di corresponsabilità» tra scuola, famiglie e studenti al fine di rendere effettiva la piena partecipazione dei genitori. Con questo strumento le famiglie, nell'ambito di una definizione più dettagliata e condivisa dei diritti e dei doveri dei genitori verso la scuola, si assumono l'impegno di rispondere direttamente dell'operato dei propri figli quando violino i doveri sanciti dal regolamento di istituto e dallo Statuto degli studenti.
In quest'ottica, quindi, assumono fondamentale importanza la qualità delle relazioni, il clima scolastico e le diverse modalità con cui si vive la scuola.
Tutte queste iniziative ed altre autonomamente assunte dalle scuole si affiancano all'insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione», introdotto con il decreto-legge n. 137 del 1o settembre 2008, convertito dalla legge n 169, nei programmi di tutte le scuole di ogni ordine e grado con percorsi specifici. Si tratta di un insegnamento che, oltre ai temi classici come l'educazione civica e l'educazione alla legalità, comprende anche il valore del rispetto delle regole.
Da parte sua il Ministero della Giustizia ha fatto presente che la normativa vigente prevede che i minori di età compresa tra i quattordici e i diciassette anni, che commettono atti di bullismo configurati come reati, siano affidati ai Servizi minorili della Giustizia, in collaborazione con i servizi socio-assistenziali degli enti locali per l'esecuzione dei provvedimenti penali dell'autorità giudiziaria minorile. I Servizi minorili ricercano risposte trattamentali individualizzate e percorsi educativi specifici, mirati alla responsabilizzazione del minore rispetto al reato compiuto e all'adesione a progetti di riparazione del danno. Grande importanza assume il ruolo del volontariato per la costruzione ed attuazione delle attività e degli interventi specifici rivolti ai minori soggetti a provvedimento penale a carattere restrittivo o a piede libero.
Per quanto riguarda la regione Piemonte, l'ufficio scolastico regionale ha comunicato che tra le sue attività istituzionali vi sono quelle di promuovere la ricognizione Pag. 35delle esigenze formative ed educative, l'apertura alla collaborazione con il mondo accademico e della ricerca scientifica, per individuare possibili percorsi innovativi destinati sia ai docenti sia agli studenti, e di monitorizzare le necessità di innovazione ed i bisogni espressi dagli studenti.
Per quanto concerne il bullismo il medesimo Ufficio ha svolto l'analisi del contesto in cui operano le scuole acquisendo i dati di interesse con monitoraggi riferiti a detto fenomeno ed alla partecipazione dei genitori agli organi collegiali.
Parallelamente viene svolta un'analisi della progettualità delle scuole con un monitoraggio delle buone pratiche, avvalendosi di una collaborazione con il dipartimento di Scienze dell'Educazione dell'Università di Torino.
Al fine di comprendere i «sintomi» relazionali che possano generare azioni di bullismo 1'Ufficio medesimo sta svolgendo uno studio della situazione relazionale in collaborazione con il Politecnico di Torino.
L'obiettivo principale dell'ufficio scolastico regionale è di sollecitare la progettualità delle scuole nell'ambito dell'autonomia scolastica in modo da contestualizzare il più possibile l'azione educativa. Per questo motivo sono state avviate alcune iniziative per coinvolgere i collegi docenti ed i consigli di classe come primi attori.
Per incrementare l'efficacia di questa azione è stata costituita una rete di scuole per la prevenzione del disagio socio-relazionale e ambientale, con il fine di incentivare la progettualità territoriale ed uno sportello di supporto ai collegi dei docenti e ai consigli di classe per fornire un sostegno alla progettualità stessa. E ciò, avvalendosi di associazioni specialistiche che già operano in ambito scolastico. Inoltre, per contribuire alla formazione di personale sensibilizzato a queste tematiche, il medesimo ufficio scolastico ha sostenuto borse di studio presso il master: «esperto nei processi educativi in adolescenza», offrendo, parallelamente, l'opportunità di realizzare stage agli specializzandi presso la Direzione generale regionale stessa per analizzare la progettualità scolastica.
Le attività svolte nell'anno scolastico 2007/2008 e 2008/2009 hanno coinvolto complessivamente 644 docenti e 7.069 studenti dell'ultimo anno della primaria e del biennio della secondaria di primo grado, nello sviluppo di molteplici attività, tra le quali, quelle di offrire supporto e consulenza a genitori, docenti e dirigenti scolastici, con interventi mirati nelle scuole dove avvengono episodi di bullismo. A tali iniziative si aggiunge l'attività svolta in collaborazione con la regione Piemonte, con l'ufficio scolastico regionale del Piemonte, con la Polizia di Stato di Torino e il comando provinciale dei Carabinieri, in attuazione di un apposito protocollo d'intesa.
Per quanto riguarda le attività svolte nell'anno scolastico 2009/2010, esse svilupperanno ulteriormente quelle del biennio precedente e si concretizzeranno su azioni di supporto diretto e di studio.

PRESIDENTE. L'onorevole Maccanti ha facoltà di replicare.

ELENA MACCANTI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta articolata, dalla quale si desume, comunque, un importante dato politico, e cioè, che la prevenzione e la lotta al fenomeno del bullismo rappresentano certamente una delle priorità del Governo e del Ministero dell'istruzione.
L'interrogazione in discussione nasce, per la verità, a seguito di un'escalation di violenza - e sono contenta che il sottosegretario abbia citato proprio il caso del Piemonte - che si è verificata sul finire dell'anno scorso. Vorrei citare solo alcuni episodi che, però, hanno colpito molto, non solo l'opinione pubblica: un ragazzino di tredici anni marchiato a fuoco da alcuni compagni di classe; tre diciassettenni, che trascorrevano i loro pomeriggi sparando a salve (un'insegnante è stata colpita, riportando gravi danneggiamenti agli occhi, e così anche un anziano); il caso di un ragazzino di nove anni, preso a calci e Pag. 36pugni da un suo compagno, che viveva in una roulotte in un campo nomadi, proprio vicino alla scuola.
Tale escalation di violenza, peraltro, non è sfuggita neanche al Ministero: infatti, il direttore regionale De Santis è stato convocato presso il Ministero, proprio per fornire dei chiarimenti.
Pertanto, chiedo al Ministero di tenere, comunque, i riflettori puntati sul Piemonte, dove vi è stata un'escalation di violenza e dove questi episodi sono aumentati di oltre il 40 per cento. È chiaro che si tratta di un fenomeno molto più vasto: infatti, più di sette ragazzi su dieci hanno subito le prepotenze di un bullo. Il dato diventa drammatico se si pensa che il 15 per cento degli under 18 che ha tentato il suicidio è stato proprio vittima del bullismo. Lo stesso signor Ministro, nel luglio scorso, ha segnalato che, negli ultimi dodici mesi, sono giunte 302 segnalazioni al Ministero per casi di bullismo: è evidente, che questa è soltanto la punta dell'iceberg.
Certo, la famiglia è cambiata, così come la società, i giovani sono sempre più soli e vi è un deficit di dialogo - questo è vero - fra la scuola ed i genitori, tuttavia, occorre intervenire con forza. Molti provvedimenti sono già stati assunti, in parte, lo ha ricordato anche il signor sottosegretario: penso al ritorno del voto in condotta che, come Lega, abbiamo appoggiato con forza, che restituisce credibilità ed autorevolezza agli insegnanti, ma che trasmette anche un importante messaggio fin dalle scuole: ossia che esistono delle regole e che queste regole devono essere rispettate.
Apprezziamo le numerose e lodevoli iniziative del Ministero che sono state citate dal sottosegretario, ma occorre proseguire su questa strada, mettendo in campo anche altre iniziative, molte delle quali, ovviamente, da realizzare di concerto con le regioni, per combattere un fenomeno che causa disagi e, a volte, anche qualcosa di più serio alle giovani vittime. Ciò senza dimenticare che qualunque percorso deve essere condiviso tra la famiglia, i genitori, che sono i primi educatori, e la scuola, cui è affidato un delicatissimo compito educativo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative volte all'assegnazione di adeguate risorse finanziarie alle scuole piemontesi - n. 3-00802)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Vietti n. 3-00802, concernente iniziative volte all'assegnazione di adeguate risorse finanziarie alle scuole piemontesi (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, preliminarmente comunico che per l'anno 2009 gli stanziamenti per le spese di funzionamento delle scuole sono stati di euro 675.896.750,00 contro euro 538.221.356,00 del 2008, con un incremento, quindi, di euro 137.675.394,00, mentre per le spese relative alle supplenze brevi lo stanziamento per il medesimo anno 2009 è stato di euro 874.967.193,00 contro euro 607.215.113,00 erogati nell'anno 2008, con un incremento, quindi, di euro 267.752.080,00.
Venendo alla regione Piemonte, faccio presente che, nel medesimo anno 2009, alle 684 istituzioni scolastiche ubicate nella regione stessa, sono stati erogati finanziamenti ordinari per supplenze per un importo complessivo di euro 32.685.528,91; inoltre, poiché delle 557 scuole che hanno trasmesso i flussi gestionali, 202 di esse hanno segnalato uno stato di sofferenza finanziaria richiedendo un'integrazione, per far fronte alle spese straordinarie relative alle supplenze, sono stati erogati ulteriori finanziamenti pari ad euro 5.054.771,00.
Quanto alle spese di funzionamento, sono stati disposti ulteriori finanziamenti straordinari pari ad euro 3.056.494,00 per 135 scuole, su 557 che hanno trasmesso i flussi gestionali. Per gli esami di Stato sono stati regolarmente assegnati, sulla base delle comunicazioni delle scuole, finanziamenti Pag. 37pari ad euro 183.000.000,00. Per i gruppi sportivi sono stati erogati complessivamente euro 60.660.000,00. Le risorse relative alle ore eccedenti saranno comunicate appena definito il relativo accordo sindacale.
Secondo una rilevazione effettuata all'inizio del corrente anno scolastico, su 628 istituzioni scolastiche del Piemonte si è rilevato che le stesse disponevano di un fondo di cassa di euro 93.018.745,54, a fronte di passività pari ad euro 18.173.170,10 e di un avanzo d'esercizio di euro 11.448.775,99.
Per il 2010, con circolare del 14 dicembre 2009, è stata comunicata a ciascuna istituzione scolastica la risorsa finanziaria su cui potrà far affidamento, che verrà erogata in quattro rate, ciascuna delle quali è un acconto calcolato in percentuale della complessiva assegnazione. Nel corso del 2010 il Ministero continuerà a monitorare attentamente le necessità finanziarie per il funzionamento delle scuole ed interverrà, se del caso, anche in sede di assestamento del bilancio, come già fatto nell'esercizio 2009.

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon, che ha testé sottoscritto l'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, al di là dei numeri, questa risposta, rispetto alle precedenti, quantomeno quantifica gli interventi del Ministero competente. La parte finale dell'intervento di risposta del sottosegretario è quella che apprezzo di più, in quanto fa capire che, per quanto riguarda il Piemonte, se i fondi assegnati attualmente non saranno sufficienti, si dovrà valutare e, quindi, ci si dovrà impegnare per fornire una risposta concreta.
Il problema del Piemonte è oggetto dell'interrogazione del collega, onorevole Vietti, il quale, oggi, a causa di un impegno, non è potuto intervenire per illustrarla lui stesso ed è molto preoccupato per la situazione piemontese rispetto alla scuola. Ciò non riguarda soltanto il Piemonte, ma si tratta di una situazione abbastanza generalizzata, poiché le richieste e il grido di allarme che provengono dalle scuole, sono quelli di una situazione difficile che non si riesce ad affrontare in termini economici per mancanza, appunto, di risorse che non arrivano dal Ministero.
Tutto ciò ci porta lontano nel ragionamento, quando durante l'esame della legge finanziaria abbiamo detto più volte che bisognava privilegiare le vere priorità di questo Paese, che sicuramente sono il lavoro, la disoccupazione e la famiglia, ma soprattutto la scuola. I tagli generalizzati hanno prodotto delle difficoltà nei gangli vitali del nostro Paese di cui la scuola è sicuramente uno dei più importanti.
Per queste ragioni, al di là delle risposte anche molto teoriche - le definirei lezioni di buone intenzioni - c'è la necessità di capire in che modo indirizzare i flussi dei fondi rispetto al settore della scuola. L'impegno in più dimostrato per il 2009-2010 rispetto al 2008-2009 per la scuola in generale è un «più» che probabilmente non è sufficiente, perché, se bastasse questa percentuale di maggiorazione di fondi alle scuole, non ci sarebbero queste continue non dico lamentele, ma grida di allarme per l'impossibilità di gestire le scuole.
Nel dichiararmi né soddisfatto, né insoddisfatto, ma eventualmente preoccupato che le cose continuino ad essere così, mi auguro che questo Governo possa, in tempi molto brevi, riorientare le sue indicazioni rispetto a settori importanti come quello della scuola e non ascoltare le sirene dei tagli generalizzati che il più delle volte vanno a penalizzare i settori vitali e importanti della nostra società. Certo è che se dovessimo attenerci alle risposte che oggi ci ha fornito il sottosegretario, dovremmo dire che è molto bravo colui che scrive, cercando degli equilibrismi nelle risposte. Se fosse vero quanto abbiamo ascoltato oggi, potremmo dire che abbiamo la migliore scuola del mondo, mentre, purtroppo, questo non è vero e credo che una riflessione anche questo Governo e questa maggioranza debbano farla in modo definitivo, mettendo da parte, ancorché alla vigilia delle elezioni Pag. 38regionali, gli slogan che risolvono tutto per riguadagnare la concretezza nelle risposte da dare.

(Iniziative di carattere normativo per l'istituzione dell'orientamento scolastico obbligatorio - n. 3-00828)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Goisis n. 3-00828, concernente iniziative di carattere normativo per l'istituzione dell'orientamento scolastico obbligatorio (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, i problemi dell'orientamento e della dispersione scolastica costituiscono insieme una delle aree prioritarie di intervento da parte del Ministero. I nuovi scenari e le profonde trasformazioni costituzionali, istituzionali, culturali e organizzative introdotte nel Paese e nella società hanno promosso la nuova cultura e centralità dell'istruzione e della formazione, ove l'orientamento rappresenta il diritto dello studente al successo scolastico e formativo, ovvero la capacità di assumere decisioni rispetto alla propria vita e al proprio futuro coerenti con i propri bisogni e aspettative.
L'orientamento è il collante pedagogico della nuova scuola e lo strumento chiave per arginare e affrontare il problema del dispersione scolastica e per trovare risposte efficaci per quei giovani che spesso interrompono gli studi senza avere conseguito alcuna qualifica o diploma.
La mission principale della scuola è la promozione del successo formativo e il pieno sviluppo della personalità attraverso l'orientamento, realizzando il raccordo tra scuola, istituzioni di istruzione superiore, enti locali, mondo del lavoro, imprese, forze sociali, famiglie, volontariato e associazionismo.
L'orientamento è una dimensione educativa trasversale che attraversa tutti gli ordini e gradi di scuola e interessa tutte le discipline, nessuna esclusa. Esso tende a mettere i cittadini in grado di gestire e pianificare il proprio apprendimento e le esperienze di lavoro in coerenza con i propri obiettivi di vita e in collegamento con le proprie competenze e interessi e con un pieno personale soddisfacimento.
Sulla base di tali premesse, il Ministero, a partire dal 2008, consapevole di dover riallacciare il dialogo con dirigenti e docenti e riprendere l'iniziativa in questo settore, ha ritenuto opportuno condividere un percorso di azione e di formazione con il concorso di rappresentanti dell'università e della ricerca scientifica.
È stato così istituito, con decreto dipartimentale n. 40 del 31 luglio 2008, il gruppo tecnico scientifico per l'orientamento, che ha visto, sin dal suo avvio, la presenza di rappresentanti delle direzioni generali del Ministero, di dirigenti dell'ufficio scolastico regionale Veneto, incaricato dell'organizzazione logistica, e di docenti universitari particolarmente impegnati nel settore.
Il gruppo tecnico scientifico ha definito l'impianto organizzativo del seminario nazionale, svoltosi ad Abano dal 2 al 5 marzo 2009, che ha segnato la ripresa delle azioni del Ministero in tema di orientamento. Esso costituisce la prima tappa di un percorso di azioni che abbraccia il sistema d'istruzione e formazione nella sua totalità e che proseguirà con azioni specifiche di formazione a livello territoriale, attraverso l'organizzazione di successivi seminari interregionali.
Al seminario hanno partecipato i referenti regionali e provinciali e i docenti con particolari esperienze nel campo dell'orientamento e della dispersione scolastica, individuati dagli uffici scolastici regionali, rappresentanti dell'università, rappresentanti dell'istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (ISFOL), rappresentanti degli enti locali, delle famiglie e degli studenti.
Uno degli obiettivi assunti come centrali nel seminario e non più differibili è Pag. 39la definizione di un modello di collaborazione sistematica tra scuola, università e altri soggetti istituzionali, per la realizzazione del diritto-dovere all'istruzione e alla formazione e per la prevenzione della dispersione e degli abbandoni.
Per facilitare il dialogo e la condivisione del linguaggio, delle metodologie e della cultura di riferimento, gli iscritti al seminario, designati dagli uffici scolastici regionali, dall'università, dagli enti locali, dall'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica, hanno altresì partecipato al «Forum telematico riservato» messo in atto in collaborazione con il gestore del sistema informatico, finalizzato a sviluppare preventivamente un attivo e proficuo confronto sulle tematiche-bersaglio del seminario.
Il Forum, che non si può ancora considerare una comunità di pratiche, ma che va in questa direzione, nonostante le iniziali difficoltà, è stato un successo. Numerosissimi sono gli interventi del mondo della scuola e degli enti locali sui temi proposti, anche se variamente distribuiti per la provenienza geografica. Molti apprezzamenti sono venuti dai partecipanti per la documentazione e per le tematiche offerte al confronto e alla riflessione e per l'efficace tutoraggio.
I principali obiettivi del seminario nazionale e della nostra azione in tema di orientamento sono: sul versante scuola, la ripresa del dialogo con gli operatori della scuola, in particolare con i referenti regionali, provinciali e con i docenti, con i quali condividere assetti culturali, metodologici e didattici propedeutici all'avvio di percorsi di ricerca-azione da sperimentare, monitorare, sviluppare e valutare secondo un preciso planning; sul versante interistituzionale, la ripresa del dialogo con gli altri soggetti istituzionali, ai vari livelli, per tracciare insieme le linee di un modello di coordinamento e di azioni per il prossimo futuro.
Il miglioramento delle performance dei nostri studenti nel passaggio da un ordine all'altro di scuola e dalla scuola all'università e al lavoro comporta, infatti, il coordinamento e la condivisione di percorsi e di azioni che fanno capo congiuntamente a più soggetti.
Sulla base di queste convinzioni e per dare seguito al processo avviato ad Abano, con decreto dipartimentale n. 54 del 26 ottobre 2009, è stato istituito il Forum nazionale per l'orientamento lungo tutto il corso della vita, di cui fanno parte tutti i soggetti istituzionali competenti in materia di orientamento, tra cui, il Ministero del lavoro, esperti universitari in materia, l'ISFOL, i rappresentanti della IX Commissione istruzione e lavoro della Conferenza delle regioni, Confindustria, Unioncamere e, a breve, si uniranno anche i rappresentanti della Conferenza dei rettori delle università italiane e dell'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica.
Compito del forum nazionale è la realizzazione di azioni per il successo formativo e la prevenzione degli abbandoni attraverso la condivisione e l'integrazione delle «Linee guida», di cui alla circolare ministeriale n. 43 del 15 aprile 2009, con le altre istituzioni, finalizzata alla presentazione di una proposta congiunta da portare in Conferenza unificata con un'ipotesi di accordo.
In coerenza con il processo avviato, con la nota protocollo n. 6260 del 21 dicembre 2009, sono state assegnate a tutti gli uffici scolastici regionali risorse finanziarie, provenienti dall'esercizio finanziario 2009, per l'attuazione dei piani regionali di orientamento, coerenti con i bisogni territoriali e con le linee nazionali fornite con la circolare ministeriale n. 43 del 2009 di cui sopra.
Sono attualmente in preparazione i prossimi seminari di formazione per il personale degli uffici scolastici regionali (dirigenti e docenti) e delle altre istituzioni che si svolgeranno entro il mese di marzo a livello interregionale. I temi, che verranno affrontati e che sono la continuazione della formazione avviata ad Abano, riguardano i nuovi ordinamenti dell'istruzione secondaria di secondo grado e la metodologia didattica d'intervento, centrata sullo studente e sulla sua partecipazione Pag. 40attiva, privilegiando la didattica laboratoriale ed attingendo a temi desunti dalla realtà e dalla vita di tutti i giorni, con cui ciascuno impatta nella vita quotidiana. Ad essi seguiranno le azioni che localmente gli uffici scolastici regionali metteranno in campo per realizzare i piani regionali di formazione del personale docente e dirigente in tema di orientamento.
Come si vede, l'impianto si sviluppa sia sul piano più prettamente scolastico coinvolgendo le risorse professionali della scuola, sia sul piano politico-istituzionale; ciò allo scopo di pervenire ad una strategia condivisa su questo tema così delicato e importante per la crescita e la maturazione dei giovani.
Tuttavia, questo non è il solo intervento possibile in tema di orientamento. Infatti, sono già previsti e presenti nella scuola interventi di consulenza e di supporto ai giovani in difficoltà, o in situazioni di disagio, in situazione di transizione o che abbiano fatto una scelta rivelatasi errata. In tali casi, sia nella scuola sia nelle altre situazioni formative si interviene con l'assistenza di una figura specializzata, che fornisce il supporto e l'assistenza al ragazzo in difficoltà. Sono servizi di orientamento anche questi, che, però, si attivano in caso di necessità.
Rimane comunque fermo che ciascun docente deve impostare la programmazione formativa disciplinare in termini orientativi e orientanti, in modo da selezionare i concetti e i contenuti da sviluppare nella propria disciplina in termini orientativi rispetto alle competenze che lo studente deve acquisire per proseguire il suo sviluppo e maturare autonomi processi di scelta.
Ciò che è importante oggi è dare segnali di ripresa reale dell'iniziativa e della regia del Ministero in questo settore così delicato, per aiutare efficacemente la scuola ad affrontare il problema dei ragazzi che si perdono per la strada anche a causa di un cattivo orientamento. Su questa base continueremo azioni di formazione a livello interregionale per implementare i processi avviati.

PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di replicare.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, signor sottosegretario, la nostra interrogazione era volta a porre due quesiti: l'introduzione dello psicologo nelle scuole e l'obbligatorietà dell'orientamento scolastico. Per quanto riguarda il primo punto, la presenza dello psicologo per noi è estremamente importante, ma questi deve essere iscritto all'albo degli psicologi, come previsto dalla sentenza della Corte di cassazione n. 767 del 2006. Infatti, se la legge n. 56 del 18 luglio 1989 ha istituito la figura dello psicologo, è altrettanto vero che la sentenza della Corte di cassazione ne ha stabilito l'obbligatorietà. Questo al fine di garantire e tutelare i destinatari delle prestazioni psicologiche, intendendo come prestazioni psicologiche le attività di prevenzione, di abilitazione e riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico.
Tali prestazioni psicologiche sono infatti accomunate dall'obiettivo del raggiungimento del benessere psicologico che rientra fra i requisiti dello stato di salute, così come stabilito dall'Organizzazione mondiale della sanità nella Carta di Ottawa per la promozione della salute, che ha definito la salute come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non come mera assenza di malattia o di infermità.
La richiesta di introdurre la figura dello psicologo nell'ambito scolastico risponde all'esigenza di contenere il fenomeno del bullismo, di cui si è parlato anche precedentemente, che tanto incide sullo sviluppo psicofisico dei nostri studenti, in modo particolare degli adolescenti che sono più facilmente suscettibili da un lato di farsi parte attiva nel fenomeno del bullismo, dall'altro di diventare oggetto di forme di vera e propria persecuzione che hanno dato esiti drammatici o quanto meno hanno segnato profondamente la personalità di questi nostri ragazzi. D'altra parte è la stessa condizione adolescenziale che richiede un supporto psicologico anche per quanto attiene all'orientamento scolastico, ossia la scelta Pag. 41del corso di studi da intraprendere. Tale scelta molto spesso può rivelarsi una gabbia da cui risulta difficile uscire e può tradursi nell'insuccesso scolastico se non nell'abbandono, con conseguenti forme di disistima e di frustrazione, se non addirittura di devianza giovanile.
L'orientamento scolastico è quindi estremamente importante, è una risorsa - come è già stato detto dal sottosegretario - per prevenire la dispersione scolastica con la scelta di percorsi formativi che tengano conto delle specifiche caratteristiche del singolo studente e dei suoi desideri nel pensare al proprio futuro. L'obiettivo principale si situa nel porre lo studente e la sua famiglia nella condizione di compiere una scelta formativa consapevole che tenga conto sia delle caratteristiche dello studente, sia delle sue attitudini ed inclinazioni. D'altra parte siamo coscienti e consapevoli del costo sociale dell'abbandono scolastico e dell'incremento del disagio e della delinquenza giovanile ad esso collegato. Si tratta di un costo inestimabile che investe risorse non solo in ambito sociale, ma anche in ambito giudiziario e sanitario. Tali risorse potrebbero essere meglio spese iniziando un'opera di prevenzione del disagio che parta dall'indirizzare il giovane verso scelte di studio per lui gratificanti che ne valorizzino sia le reali aspirazioni sia le effettive capacità.
I percorsi di orientamento scolastico si avvalgono, lo sappiamo, di specifici strumenti psicologici, in particolare di test obbiettivi utilizzati da molti anni sia in Italia sia negli altri Paesi europei, per indirizzare le scelte scolastiche e professionali dei ragazzi che terminano la scuola dell'obbligo. Generalmente alla valutazione di questi test si affiancano uno o più colloqui che rivestono un ruolo fondamentale, perché offrono la possibilità allo studente e alla sua famiglia di discutere del futuro del giovane, lasciando spazio all'espressione delle sue aspettative a fianco della discussione sui risultati del test.
L'obbligatorietà dell'orientamento scolastico nei programmi didattici ha quindi una duplice funzione: prevenire il disagio e valorizzare il singolo studente, preparandolo a compiere scelte consapevoli e a valutare realisticamente le proprie future scelte, sia formative che lavorative. La prevenzione dell'abbandono scolastico e il corretto orientamento dello studente hanno infatti anche la funzione non secondaria della valutazione di tutte le opzione lavorative.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PAOLA GOISIS. Concludo subito, Presidente. In tal modo si previene l'abbandono di tutti quei percorsi professionali che, secondo alcuni, i nostri giovani non sarebbero più disposti ad intraprendere.
Con una valida azione di orientamento, invece, anche tante attività che magari momentaneamente vengono abbandonate potrebbero essere intraprese, così come è importante aver reso possibile anche la scelta dell'assolvimento dell'obbligo scolastico attraverso la forma dell'apprendistato.
Mi dichiaro, quindi, soddisfatta delle risposte che sono state date dal sottosegretario perché ha presentato tutte le innovazioni, gli studi, i seminari a cui anch'io ho avuto modo di partecipare proprio ad Abano.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 13,12).

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a fornire una risposta ad una mia importante interrogazione, che riguarda la situazione della raccolta dei rifiuti in Sicilia. La Sicilia vive una Pag. 42condizione drammatica di crisi ambientale: ogni giorno questo stato di cose peggiora, tutte le province sono pesantemente toccate da questo fenomeno, città metropolitane anche importanti, come quella di Palermo, ma anche comuni significativi in provincia di Catania, come Paternò, Tremestieri, San Gregorio, sono pesantemente a rischio dal punto di vista sanitario. Tra l'altro, gli operai sono disperati perché non vengono pagati, sono entrati in sciopero, la situazione diventa sempre più difficile; una delegazione di questi operai è qui oggi a Roma, in piazza Montecitorio, e sollecita un intervento anche del Governo nazionale.
La regione siciliana è latitante su questa materia: vi sono troppi ritardi, troppe compromissioni, però ora ci deve essere un intervento serio da parte anche del Governo nazionale. È ciò che sollecitiamo con la nostra interrogazione, insieme all'impegno della Protezione civile che non può avere due pesi e due misure: a Napoli è stato realizzato un intervento significativo, la Sicilia, invece, viene considerata tutt'altro che importante su questo piano, su una condizione di emergenza. Tra l'altro - concludo signor Presidente - c'è un ulteriore paradosso: il Ministro dell'ambiente, la Prestigiacomo, è una siciliana e non può non sapere che la situazione nella nostra regione è diventata drammatica. Quindi chiedo a lei di intervenire sul Governo perché venga al più presto in Aula per dare una risposta significativa e rassicurante alle popolazioni siciliane.

PRESIDENTE. Onorevole Burtone, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo alla sua interrogazione.
Sospendo la seduta che riprenderà alle 15.

La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 15,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Caparini, Casini, D'Alema, Gregorio Fontana, Leo e Migliori sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,11).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,12).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, sabato scorso, nel pomeriggio, in via Padova a Milano sono avvenuti episodi molto gravi, che hanno riguardato un omicidio - quello del cittadino egiziano Aziz - e poi scontri di guerriglia urbana tra gruppi etnici rivali. Chiediamo che in merito a questi gravi fatti il Governo riferisca in Aula circa l'esatta dinamica di quanto accaduto, i provvedimenti che intende prendere e la ricostruzione della vicenda complessiva, riguardante l'esistenza di comunità etniche in quella parte di Milano.

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, rappresenterò la sua riflessione al Governo, ma le comunico che la questione da lei sottoposta sarà oggetto di un'interrogazione a risposta immediata nel corso del question time di domani.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, approfitto di pochi secondi per reiterare una richiesta che ho avanzato esattamente una settimana fa, affinché sia possibile avere - nell'interesse di chi può averne, e io ne ho - l'elenco delle persone che hanno accesso alla Camera attraverso permessi speciali. L'ho chiesto già la settimana scorsa: si è parlato del caso del dottor Vespa, ma mi è stato spiegato che non è il solo. Ho avanzato la richiesta una settimana fa: ho quasi paura che il ritardo della risposta sia dovuto al fatto che i nomi siano tanti e che quindi sia necessario tanto tempo per comporre questa lista. Mi auguro che non sia così, ma ancora per questa settimana mi limito a farlo presente all'inizio della seduta. Le sarei grato se, attraverso i suoi canali, lei fosse in grado di far sì che si possa ottenere ciò che avevo chiesto, ossia l'elenco delle persone, i criteri attraverso i quali vengono individuate le personalità che possono entrare nel palazzo della Camera, bypassando i canali normali: si tratta di un fatto di trasparenza, al fine di poter sapere chi sono queste persone e anche di permettere ad ognuno di noi farsi un'opinione sull'autorevolezza delle personalità in questione.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, ovviamente la sua richiesta sarà nuovamente rappresentata agli uffici della Camera.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, più volte mi sono permesso di fare presente all'Aula tale questione e so che il vicepresidente Leone, i suoi colleghi ed il Presidente Fini hanno fatto quanto di loro competenza: anche in quest'ultima settimana sono emersi dati preoccupanti - per usare un termine sufficientemente eufemistico - sull'andamento dell'economia italiana, a partire dai dati quanto meno allarmanti della riduzione di circa il 20 per cento dell'import e dell'export.
Vorrei chiedere, come negli ultimi due anni, se il Ministro dell'economia e delle finanze non ritenga opportuno, davanti ad elementi così allarmanti per questo Paese, volere portare una sua parola, una sua analisi e una sua riflessione, se non in quest'Aula, nelle Commissioni competenti, al più presto, considerato che tra qualche settimana potrebbero uscire dati altrettanto allarmanti sulla disoccupazione, temi entrambi che riguardano il futuro e il presente - purtroppo - dei cittadini italiani, molto di più di tante polemiche che troviamo nelle prime pagine dei quotidiani in questi ultimi mesi.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, naturalmente la Presidenza rappresenterà la sua richiesta al Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,30.

La seduta, sospesa alle 15,15, è ripresa alle 15,30.

Seguito della discussione delle mozioni Leoluca Orlando ed altri n. 1-00327, Casini ed altri n. 1-00056, Fava ed altri n. 1-00059, Touadi ed altri n. 1-00328 e Boniver, Commercio, Iannaccone ed altri n. 1-00329, concernenti le iniziative volte a favorire il processo di pace nella Repubblica democratica del Congo e a fronteggiare l'emergenza umanitaria in atto.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Leoluca Orlando ed altri n. 1-00327, Casini ed altri n. 1-00056 (Nuove formulazioni), Fava ed altri n. 1-00059, Touadi ed altri n. 1-00328, e Boniver, Commercio, Iannaccone ed altri n. 1-00329, concernenti le iniziative volte a favorire il processo di pace nella Repubblica democratica del Congo e a fronteggiare l'emergenza umanitaria in atto (Vedi l'allegato A - Mozioni). Pag. 44
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni ed è intervenuto il rappresentante del Governo.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

ALDO BRANCHER, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo ribadisce l'impegno diplomatico italiano per la soluzione della crisi nei Grandi Laghi ed anche per questo esprime parere favorevole su tutte le mozioni: Casini ed altri n. 1-00056 (Nuove formulazioni), Fava ed altri n. 1-00059, Leoluca Orlando ed altri n. 1-00327, Touadi ed altri n. 1-00328 e Boniver, Commercio, Iannaccone ed altri n. 1-00329, auspicando anche un voto unanime del Parlamento.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, questa mattina abbiamo illustrato cinque mozioni. L'Italia dei Valori si è fatta promotrice di una mozione che mira a richiamare l'attenzione del Governo e delle istituzioni italiane sulla drammatica situazione umanitaria del Congo, che vive la condizione perversa di essere un Paese ricchissimo nel quale vivono persone poverissime e vi è un livello altissimo di corruzione, se è vero che Transparency International sostanzialmente considera la Repubblica democratica del Congo tra i Paesi più corrotti, al centosessantesimo posto su centottantadue Paesi esaminati, e se è vero com'è vero che questa drammatica situazione umanitaria non riesce ad essere adeguatamente fronteggiata dalla missione delle Nazioni Unite, che opera da molti anni con un enorme dispiego di risorse e di energie. È la missione delle Nazione Unite di maggiore importanza nella storia degli interventi delle Nazioni Unite, ma non riesce a produrre risultati, anche perché purtroppo questo intervento è stato certamente oscurato e macchiato da comportamenti che non sono certamente propri di un intervento delle Nazioni Unite, con violazione dei diritti umani anche da parte di coloro che avrebbero dovuto invece portare il pieno rispetto della comunità internazionale per i diritti umani.
È per questo motivo che noi abbiamo ritenuto necessario, come partito, presentare prima in Commissione affari esteri un'interrogazione urgente, alla quale abbiamo ottenuto una pronta risposta da parte del Governo, che ha anche citato, oltre alle iniziative in sede internazionale, la missione di gennaio dell'onorevole Boniver.
Abbiamo anche ritenuto opportuno - gli altri gruppi hanno concordato su queste esigenze - che l'Assemblea si occupasse di questa drammatica situazione umanitaria. Per questo motivo l'intero gruppo dell'Italia dei Valori ha presentato una mozione che sostanzialmente mira a sollecitare il Governo a portare nelle sedi internazionali una soluzione diplomatica di questa crisi. È una condizione nella quale permane una presenza, soprattutto nel territorio del nord e del sud del Kivu, attorno a Goma e Bukavu, di truppe ribelli ruandesi, che, nonostante il ristabilimento dei rapporti tra Repubblica democratica del Congo e Repubblica del Ruanda, continuano ancora ad imperversare su quei territori, a dispetto anche del formale rapporto di pace prima e di dialogo adesso tra il Ruanda e il Congo, dopo la terribile strage della metà degli anni Novanta. Da questo punto di vista, permangono anche altri elementi destabilizzanti, come le enormi ricchezze.
Qualcuno dei colleghi ricordava che ogni volta che attiviamo un telefonino, Pag. 45piuttosto che un computer, il nostro pensiero va al Congo, che produce materiale essenziale per queste delicate e moderne apparecchiature, ma anche per ricordare come nella realtà congolese si assista troppo spesso alla presenza militare di ribelli, che poi si trasformano in un partito politico e, quando le ragioni della politica non riescono a soddisfare interessi economici o ruberie, tornano nuovamente ad assumere una dimensione militare, che rende confusa la situazione congolese.
Ecco la ragione per la quale, raccogliendo l'appello della Conferenza episcopale dell'Africa, di tante organizzazioni non governative e di tanti volontari - penso alla rete per il Congo - che operano a sostegno delle popolazioni soprattutto del nord e del sud del Kivu, abbiamo presentato questa mozione, chiedendo al Governo di portare nelle sedi internazionali non, come qualcuno vorrebbe, la fine dell'operazione delle Nazioni Unite, ma la rivisitazione e il rafforzamento della stessa, perché possa avere, in termini di risultati, esiti diversi da quelli, purtroppo, deludenti fin qui riportati, e perché porti, anche in sede europea, questo tipo di esigenza nei confronti di una crisi umanitaria che Medici senza frontiere considera fra le dieci crisi umanitarie più gravi nel nostro pianeta.
Purtroppo, tale crisi viene dimenticata e l'attenzione sorge soltanto quando, drammaticamente, qualche esponente cristiano, sia esso protestante o cattolico, viene trucidato selvaggiamente; in quel caso, vi è qualche attenzione sulla stampa internazionale, che finisce il giorno dopo.
Esprimo la condanna piena per questi terribili omicidi, anche ricordando come non esista condizione peggiore di bambini nel mondo di quella dei bambini del Congo, così come non esistono esempi più eclatanti di violenza sulle donne di quelli del Congo: sono decine e decine di migliaia, ogni mese, le persone che nel Congo vengono trucidate e la violenza sessuale e lo stupro sono diventati un'arma di lotta, e non soltanto un terribile atto di violenza, quasi «legittimato» da logiche militari aberranti.
È questa la ragione per la quale abbiamo registrato con positività la circostanza che altre tre mozioni trattino lo stesso argomento e siano mosse dallo stesso intento. Avevo proposto ai colleghi presentatori di presentare un testo unico: si è convenuto, invece, che si presentino quattro testi, che mi auguro siano tutti e quattro votati all'unanimità dalla Camera dei deputati, a conferma del fatto che, pur con diverse sensibilità, che rimangono integre in virtù delle diverse mozioni, l'obiettivo umanitario e la sollecitazione al Governo sono unanimi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, nel rifarmi all'illustrazione che ho fatto questa mattina su questo tema e prendendo atto della buona disponibilità che ha annunciato il Governo - non vedo qui l'eccellente sottosegretario Enzo Scotti, che stamani ha accompagnato la nostra discussione sulle linee generali - vorrei chiedere per qualche minuto l'attenzione dell'Assemblea, come ha fatto già il collega che mi ha preceduto, per richiamare il contenuto importante di queste mozioni.
Esse hanno dispositivi molto simili: tutta la Camera chiede al Governo impegni che vanno all'unisono, nella duplice direzione, da un lato, di insistere attraverso le istituzioni europee affinché l'Unione europea possa intervenire con le proprie azioni diplomatiche, ma anche con missioni umanitarie di soccorso, non scartando l'ipotesi dell'invio di unità militari nel nordest del Congo, e, secondo binario, si chiede che il nostro Paese, attraverso i Paesi europei che fanno parte del Comitato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, possa ripensare, rilanciare e rinforzare l'azione delle Nazioni Unite non solo sotto l'aspetto del peacekeeping nel nordest della Repubblica democratica del Congo, ma anche con tutte le altre misure che sono in possesso e in diritto dell'uso delle Nazioni Unite.
Pensiamo all'obbligo di proteggere porzioni importanti di popolazione, come accade Pag. 46nella Repubblica democratica del Congo e in quella fascia nel nordest, in cui il nostro continente europeo, la stessa Unione europea è purtroppo assolutamente silente davanti ad uno dei genocidi - e spero ne parlerà anche la collega Boniver insieme ad altri - che sta, per ampiezza e per atrocità, via via addirittura superando il genocidio del secolo scorso nei confronti del popolo ebraico nel nostro continente. Un silenzio - è brutto dirlo - tombale, al quale si accompagna talvolta solo qualche sparuta immagine televisiva, qualora gli occidentali siano rapiti, ma che lascia le cose - purtroppo - in una situazione assolutamente ingestibile e intollerabile per qualsiasi democrazia occidentale; tanto più per un continente, come quello europeo, che vuole fare della difesa dei diritti umani e della promozione di essi anche negli altri continenti la propria bandiera fondamentale.
Aggiungo l'assoluta mancanza di credibilità che purtroppo l'ONU ha dimostrato attraverso le azioni di peacekeeping, e attraverso, purtroppo, le migliaia di militari inviati, gran parte dei quali sotto l'egida dell'ONU si sono permessi negli ultimi anni di rendersi complici non solo delle bande armate che compiono atrocità, ma anche - purtroppo - degli stupri e degli omicidi di donne e bambini nei territori, e in particolare nella zona intorno al nord di Kivu.
Davanti a questo scempio umanitario, a questa ecatombe che si sta svolgendo sotto i nostri occhi, noi, attraverso la mozione in esame e le mozioni dei colleghi, vogliamo dare un forte stimolo all'azione del nostro Governo, affinché non accada - e non vogliamo che le nostre coscienze, la nostra Repubblica si macchi di questo peccato di omissione - quanto è accaduto, con il silenzio dei Paesi occidentali, nel genocidio del Ruanda e del Burundi: non possiamo accettare di essere corresponsabili con il nostro silenzio, con le nostre omissioni, di un altro terribile genocidio, a pochi anni di distanza da ciò che è già accaduto in quello spazio ristretto di continente africano.
Queste sono le ragioni che hanno mosso la presentazione della nostra mozione, prima tra le altre, il 4 novembre di due anni fa; queste sono ragioni per cui molto spesso alla fine della seduta abbiamo chiesto con particolare attenzione al Ministero degli affari esteri di insistere, con le proprie azioni diplomatiche, nella stessa direzione; questa è la ragione per cui tutti insieme, all'unisono, vorremmo che oggi venisse approvato con consapevolezza di ciascuno tale importante impegno, che noi chiediamo e vogliamo che il Governo prenda per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, noi avevamo presentato la mozione in esame molto tempo fa: in realtà, essa porta la data del 12 novembre 2008. Come ho già avuto modo di ribadire nell'ambito della discussione di stamattina, ci siamo interrogati in questi giorni se fosse il caso o meno di aggiornarla, addivenendo ad esempio a quello che era l'auspicio del collega Leoluca Orlando, di un testo unico che potesse esser condiviso; su un tema che in realtà è molto più condiviso di quanto pare, perché il fatto che il Governo accetti in toto le cinque mozioni, che dia un parere favorevole è il sintomo, è il segno del fatto che esse non contengono elementi particolarmente differenziati tra loro: sono frutto probabilmente di sensibilità diverse, ma io dico sono frutto di tempistiche diverse.
Noi avevamo presentato la mozione in discussione, lo ripeto, ormai 14 mesi fa, e a distanza di 14 mesi dobbiamo registrare un dato, che è inconfutabile: la situazione non solo non è cambiata, ma per certi versi si è anche ulteriormente aggravata. Come molti di voi sapranno, l'Africa è un posto che è complicato analizzare con calma e con serenità da parte degli europei; è però un posto complicato che sta in realtà dimostrando di essere figlio di dinamiche molto più semplici di quelle che molto spesso ci vengono dipinte. Pag. 47
Ciò che qui ci veniva raccontato a proposito di un conflitto di origine prevalentemente etnica, che derivava dai postumi di quello che era stato il conflitto che - bene o male - aveva attraversato ed interessato il Ruanda e che si è semplicemente trasferito, per certi versi, tra le etnie hutu e tutsi, risulta essere oggi una semplificazione che non corrisponde alla realtà.
Nell'ambito della discussione sulle linee generali delle mozioni questa mattina abbiamo sviscerato le questioni che attengono anche agli interessi economici che stanno dietro questa guerra. Sappiamo infatti che in questa regione - quella dei Grandi Laghi - sono concentrate alcune delle attività estrattive più importanti dell'intero continente e, per qualità dei materiali estratti, forse tra le più importanti al mondo (al mondo inteso come mondo occidentale che, in ogni caso, ha necessità dei materiali che vengono estratti, ad esempio per soddisfare la domanda alta tecnologia dei nostri telefonini). Vi è cioè una serie di produzioni a livello mondiale che dipende da quel triangolo, che ormai si è trasformato in un triangolo maledetto.
In realtà il caos che si è creato è servito a creare un mercato parallelo che non è il mercato istituzionale, bensì un mercato che è lontano dagli interessi e dalle necessità delle popolazioni che avrebbero bisogno di veder migliorate le loro condizioni di vita.
Citavo i dati del 2008 e del 2009, i quali disegnano un Paese che al 75 per cento è composto da una popolazione che vive con meno di un dollaro al giorno ed allo stesso tempo è una delle nazioni più ricche dell'intero continente africano dal punto di vista delle materie prime.
Ci siamo allora posti il problema in una logica che, per certi versi, è anche un po' la logica della Lega, nel senso che crediamo che i problemi di questi territori vadano risolti là prima che diventino anche problemi nostri: questa non è un'osservazione solo di tipo egoistico e da questo punto di vista non deve essere fraintesa.
Siamo convinti infatti che l'Europa possa fare molto ed abbia avuto la possibilità di fare molto, ma purtroppo dobbiamo prendere atto del fatto che l'esperienza della missione ONU, nonostante potesse vantare un contingente importante dal punto di vista numerico (17 mila uomini rappresentano infatti una quantità assai rilevante), non solo non è riuscita nell'intento di creare un livello soddisfacente di governo e di controllo del territorio, ma molto spesso purtroppo, soprattutto nell'ultimo periodo, si è addirittura macchiata di alcuni crimini mescolandosi con parte dei ribelli e quindi prendendo parte a scorribande che non si sa bene fino a che punto siano state di utilità per il Paese stesso.
Sappiamo che il tema dei confini in Africa è tutto da esplorare ed uno dei problemi principali di questa vicenda - come il collega Leoluca Orlando che mi ha preceduto ha ricordato bene - risiede nel fatto che buona parte della guerriglia ruandese di fatto ha una regia non solo in Ruanda ma in diversi altri Paesi (almeno cinque sono i Paesi intorno al Congo che tendono normalmente ad alimentare questo fuoco di passione e di tensioni), potendo poggiare su un punto di grande debolezza di questo sistema Paese che è ancora alla ricerca di una identità strutturale vera e propria, e cioè la facilità con la quale i confini possono essere attraversati. La facilità con la quale intere legioni di mercenari possono effettuare scorribande notturne da una parte all'altra dei confini tra il Ruanda e il Congo rende infatti sostanzialmente quasi impossibile l'attività di chi dovrebbe prevenire ed eventualmente cercare di evitare ciò che avviene quotidianamente.
Questo è di fatto un massacro silenzioso di cui i media europei si sono occupati molto poco, se escludiamo la fase topica del conflitto, quella che appunto riguardava l'ottobre del 2008, ossia il momento in cui l'escalation massima del conflitto era riuscita a bucare gli schermi e a diventare argomento e parte integrante del dibattito politico internazionale (ci siamo resi conto allora che quel periodo Pag. 48rischiava di essere un periodo molto breve, tant'è vero che il dibattito è iniziato e terminato in tempi molto rapidi).
Abbiamo quindi apprezzato il fatto che altri gruppi, oltre al nostro, abbiano presentato delle mozioni ed abbiamo accolto con entusiasmo l'idea che oggi si potesse discutere in quest'Aula un tema che dovrebbe riguardare tutti.
Sappiamo bene quale sia l'interesse del Parlamento in questo periodo di campagna preelettorale per le regionali rispetto ai temi di politica internazionale: la cosa non ci spaventa e andiamo avanti comunque con l'idea e con la consapevolezza che di questi argomenti sia giusto parlare, che questi argomenti vadano affrontati e che una volta per tutte si debba - e di ciò ringraziamo il Governo per la disponibilità dimostrata, anche se mi auguro di vedere qualche fatto concreto - prendere coscienza della necessità di intervenire non solo con gli uomini (gli uomini impegnati, ripeto, sono infatti già tanti), ma anche con risorse ingenti affinché il problema del Congo non diventi un problema che si allarga a macchia d'olio a tutto il resto del continente africano, in un'escalation che potrebbe portarci a dover convivere con una realtà a noi vicina assolutamente instabile.
Le conseguenze dell'instabilità potranno ricadere purtroppo su tutti noi, che in questo momento ci sentiamo lontani dal continente africano e in particolare dalla sua parte centrale. Sosterremo, quindi, convintamente la nostra mozione, come è normale e ovvio che sia, ma preannuncio anche il voto favorevole del gruppo della Lega Nord alle mozioni presentate dagli altri colleghi parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con l'approvazione di queste mozioni accendiamo un faro su una delle tragedie più grandi che vive oggi il mondo, come hanno osservato i colleghi che mi hanno preceduto. Si può dire davvero con Conrad che il Congo è un «Cuore di tenebra», che rappresenta una crisi lontana, tenuta nascosta perché non si è mai voluto mettere alla luce, allo scoperto, ciò che accadeva laggiù. Questo problema non è di oggi. In quelle lontane terre si è consumata la vergogna di un'importante monarchia europea. Sempre in quelle terre lontane, ai tempi del Biafra, si è consumata la vergogna di una grande multinazionale dell'alimentazione (la Nestlé svizzera). Oggi, si consuma, nello stesso modo, il delitto dello sfruttamento delle risorse minerarie di quel Paese che viene continuamente barattato con la vita di milioni di donne e di uomini del Congo. Ormai, in quel Paese non vi è più lo Stato e tutta la regione dei Grandi Laghi è sostanzialmente in fiamme.
Non so se tutto è cominciato nel 1994 quando l'Occidente ha girato la faccia dall'altra parte e si è lasciato perpetrare lo scontro e la strage nel Rwanda e nel Burundi, ma è certo che oggi ci troviamo in una situazione sostanzialmente ingovernabile. Gli appetiti economici armano le bombe; armano le mani e le braccia dei bambini che, come con la droga, vengono abituati a diventare, sin da piccolissimi, soldati.
Ma nel Congo si sta consumando anche la vergogna delle Nazioni Unite. Noi ci auguriamo che le Nazioni Unite facciano proprio sino in fondo il rapporto che proprio una Commissione interna ha stilato su ciò che non ha fatto e su ciò che ha fatto di altamente condannabile la missione MONUC. In Congo, insomma, è in discussione la credibilità delle comunità internazionale.
Eppure il Congo ha un enorme valore geostrategico. Il Congo è il cuore di una possibile ripresa dell'Africa e al Congo e alle sue foreste è affidato anche il nostro equilibrio climatico.
Allora senza retorica, senza voler fare più di quello che sappiamo e che possiamo fare e chiedere, nella mozione a prima firma del collega Touadi noi chiediamo, con molta semplicità, essenzialmente quattro iniziative: anzitutto che la missione Pag. 49delle Nazioni Unite venga rapidamente e radicalmente ripensata; ciò che è accaduto e che desta vergogna non può più accadere. La missione dell'ONU deve riuscire, anzitutto in tempi rapidissimi, ad aprire - si può dire a riaprire in qualche caso - corridoi umanitari che sono oggi indispensabili perché possa passare attraverso gli stessi quel minimo di solidarietà umanitaria che è indispensabile per salvare dalla morte per fame e per inedia centinaia di milioni di congolesi. Bisogna finanziare, come è accaduto in un Darfur, una missione con caratteristiche prettamente umanitarie. Bisogna avviare un progetto che allo stato è ancora a livello di proposta da parte del Parlamento europeo, che ha tentato di esplorare vie nuove come quella della tracciabilità dei minerali che costituiscono l'oggetto di questa carneficina. Lo sfruttamento di alcuni minerali può essere, per così dire, bonificato a condizione che si esplori - come è accaduto per i diamanti dopo le stragi in Africa occidentale - una possibilità di tracciabilità dei minerali stessi. Occorre che la comunità internazionale affronti il tema, spinoso ma essenziale, di una ripresa del dialogo tra gli interlocutori della regione dei grandi laghi. Qui viene spontaneo allargare l'orizzonte - ma non posso farlo certamente per motivi di tempo e quindi il mio è solo un accenno - alla questione più generale dell'Africa. Il Congo è l'esempio più evidente del nostro fallimento, del fallimento dell'occidente, al quale si sta rischiando di accompagnare una politica fortemente rischiosa della Cina in quel continente. Oggi ci sono più di venti milioni di ettari di terreno africano affittato o acquisito da multinazionali (così si devono definire) dei Paesi dell'Estremo oriente per le loro necessità agroalimentari. Ci domandiamo se questa non sia una nuova ripetizione di vecchie strade che hanno portato l'Africa lì dove è oggi, e quindi il tema che ritorna - su questo concludo, Presidente e colleghi - è quello di un insieme di politiche che dobbiamo saper mettere in campo. Altro che promesse di Gleneagles, altro che - mi consenta il Governo - le promesse dell'ultimo vertice di L'Aquila (di quei 25 miliardi, allo stato non più del dieci per cento risulta essere stato reso disponibile). Il tema è quello di come dare agli africani la possibilità di costruire il loro futuro. Per tornare e concludere sulla questione del Congo non c'è dubbio che noi dobbiamo far sì che diventi patrimonio di tutti la proposta di qualche tempo fa del Presidente Prodi, quella cioè di dare all'OUA quelle risorse che forse tale organismo, l'Organizzazione degli Stati africani, è in grado di spendere meglio per svolgere il ruolo di peacekeeper che oggi è affidato all'ONU, ONU che per tanti versi (per qualche verso per ragioni strutturali, quindi difficilmente modificabili) è troppo lontana da quel teatro.
Queste sono questioni alle quali noi, senza scenari megagalattici, intendiamo nel corso dei prossimi mesi orientare la nostra azione per strappare pezzo per pezzo qualche possibile livello di governabilità in più da riconsegnare agli africani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Boniver. Ne ha facoltà.

MARGHERITA BONIVER. Signor Presidente, dico subito che sono molto soddisfatta della posizione del Governo il quale ha annunciato sostanzialmente un parere favorevole non soltanto alla mia mozione ma anche alle mozioni presentate dai colleghi sulla questione della gravissima crisi umanitaria nella Repubblica democratica del Congo. È giusto che vi sia un voto unanime su questo tipo di mozioni e quindi, prima di intervenire nel merito, preannunzio subito il voto favorevole del mio gruppo non soltanto alla nostra mozione ma evidentemente anche a tutte le altre mozioni presentate dai colleghi e che sono portate alla nostra attenzione.
Ho avuto modo personalmente su incarico del Governo italiano di recarmi in Congo dal 6 al 10 gennaio di questo anno a Kinshasa dove ho avuto modo di incontrare una serie di personalità del Governo di Joseph Kabila e poi successivamente a Goma capitale del distretto di Kivu ai Pag. 50confini con il Rwanda. Devo dire, signor Presidente e onorevoli colleghi, che malgrado una certa esperienza in campo internazionale non mi era mai capitato in tutta la mia lunga carriera, sempre incentrata sulle questioni umanitarie e la politica internazionale, di vedere una situazione ai limiti della catastrofe come invece mi è capitato di toccare con mano in questa missione molto recente.
Ritengo che debba essere detto con molta chiarezza che vi è un colpevole, complice e inspiegabile silenzio della comunità internazionale attorno a quanto sta accadendo in quel vastissimo Paese nel centro del continente africano. Naturalmente tutti conosciamo - i dati sono sconvolgenti - l'ampiezza della tragedia umanitaria che ha colpito oltre cinque milioni di congolesi negli ultimi dodici-quattordici anni cioè dall'inizio della cosiddetta seconda guerra del Congo. Sappiamo che in questo momento sul territorio congolese è in svolgimento la più ampia missione dei caschi blu dell'ONU. È una missione che scade tra qualche settimana e che molto probabilmente verrà rinnovata anche se sarebbe molto giusto - ritengo - rivedere in profondità il mandato dei caschi blu che è stato anche macchiato da accuse di complicità nel massacro e addirittura dagli stupri da parte dei caschi blu qualche anno fa nelle zone più impervie del Paese.
Ma, aldilà dell'impegno umanitario e di sviluppo di alcuni Paesi nella Repubblica democratica del Congo, rimane drammatica l'instabilità politica di quel Paese. Anche lì vediamo che dopo l'elezione del figlio di Laurent Kabila, Joseph Kabila, attuale presidente della Repubblica democratica del Congo, un vero e proprio consolidamento della situazione politica in quel Paese è ben lungi dall'essere realizzato. Ed è credo a questo aspetto che principalmente dovrebbero mirare gli sforzi diplomatici della comunità internazionale. L'Italia era preminentemente alla ribalta in quel Paese con la cooperazione e lo sviluppo ma tutto questo avveniva a metà circa degli anni Ottanta.
Dopodiché abbiamo in qualche modo abbandonato una parte del nostro sforzo per lo sviluppo di quel Paese ed in questo momento ci stiamo soffermando soprattutto su quelli che sono i drammatici aspetti umanitari, con interventi di grande spessore ed anche estremamente ben funzionanti nella sanità, nel recupero delle vittime di guerra, nell'assistenza ai profughi, nell'assistenza alle decine di migliaia di orfani di guerra, per non parlare dei programmi di assistenza - soprattutto psicologica, ma non solo - nei confronti delle decine di migliaia di donne che hanno subito lo stupro, che viene utilizzato, come in molti altri Paesi, come una vera e propria arma di guerra.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

MARGHERITA BONIVER. Questa nostra mozione, che stamani è stata molto bene illustrata dal collega Pianetta, similmente ad altre mozioni illustrate stamattina, si propone nel dispositivo quattro obiettivi: il primo è quello di un maggior coinvolgimento dell'Unione europea, la quale farebbe molto bene ad investire molto di più di quello che non abbia fatto ultimamente sul continente africano. Sarebbe un investimento non soltanto di tipo economico, ma anche di tipo politico, perché l'evoluzione di molte di queste situazioni è tale che questi Paesi guardano in modo assolutamente naturale verso l'Unione europea, la quale elargisce sì anche ingenti somme di denaro per cooperazione militare in ambienti di peacekeeping e via dicendo, però noi pensiamo che potrebbe fare ben più di quanto non abbia fatto finora, anche in un'ottica, se vogliamo, di contenimento - non dico di contrasto - di quella che invece è l'impressionante operazione economica e diplomatica che sta attuando sul territorio del continente africano la Cina.
Il secondo obiettivo è quello di rafforzare come e quanto è possibile la missione umanitaria dei caschi blu dell'ONU presente sul territorio, perché siamo convinti che malgrado l'esiguità delle forze - esigue perché i 20 mila caschi blu sono una Pag. 51goccia nel mare, come ripeto, rispetto al vastissimo territorio coinvolto in questi continui disordini, continue scorribande, continue esercitazioni nei massacri più orripilanti - non c'è molta speranza al di là di una continua presenza dei caschi blu, perché se dovesse fallire anche questa missione onusiana, così come ha fallito in Ruanda nel 1994, ci troveremmo di fronte veramente ad un vero e proprio baratro.
Infine, negli ultimi due punti del nostro dispositivo chiediamo al Ministero degli affari esteri che metta la Repubblica democratica del Congo tra i Paesi prioritari della nostra cooperazione. Così non è oggi e così invece noi ci auguriamo che succeda domani, perché siamo convinti dell'assoluta urgenza e necessità di ulteriori fondi, oltre a quello che è già stato investito, per fronteggiare l'emergenza umanitaria, ma contemporaneamente per tentare di ristabilire un minimo di controllo da parte delle autorità centrali sulle zone limitrofe al Ruanda, dove appunto continuano gli scontri e dove anche gli aiuti delle agenzie umanitarie sono messi a repentaglio quotidianamente proprio dalla più assoluta e totale insicurezza di quella parte della Repubblica democratica del Congo.
Infine, visto che non vi è guerra che non porti ad un numero impressionante di bambini che rimangono orfani e di cui si occupano eroicamente i nostri missionari e le agenzie umanitarie, chiediamo anche un'attenzione maggiore alla legislazione in atto nella Repubblica democratica del Congo, affinché si possano attuare quei programmi di adozione dei bambini congolesi che fino ad oggi sono stati ostacolati dalla mancanza di una normativa più appropriata.
Vorrei concludere, dicendo che la mozione in esame ha un intento non soltanto umanitario. Vogliamo poter dire a voce alta e a testa alta, non solo che il nostro Paese deve e può fare di più, ma anche che - soprattutto, come cittadini europei - dobbiamo cercare di interrompere e di spezzare questo muro di silenzio sulla questione umanitaria nella Repubblica democratica del Congo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Leoluca Orlando ed altri n. 1-00327, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli... onorevole Lazzari... onorevole Traversa... onorevole Golfo... onorevole Girlanda... onorevole Tortoli... onorevole Pagano... onorevole Schirru... Hanno votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 439
Votanti 437
Astenuti 2
Maggioranza 219
Hanno votato
436
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Dionisi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Casini ed altri n. 1-00056 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moles... onorevole Miglioli... onorevole Mastromauro... onorevole De Micheli... onorevole Sardelli... onorevole Ravetto... onorevole Dal Lago...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 52
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 441
Maggioranza 221
Hanno votato
441).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fava ed altri n. 1-00059, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Della Vedova... onorevole Mazzuca... onorevole Moles... onorevole Bernardini... onorevole Baretta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 440
Maggioranza 221
Hanno votato
440).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Touadi ed altri n. 1-00328, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Caterina... onorevole Mazzuca... onorevole Moles... onorevole Boccuzzi... onorevole Gasbarra... onorevole Samperi... onorevole Girlanda...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 440
Maggioranza 221
Hanno votato
440).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boniver, Commercio, Iannaccone ed altri n. 1-00329, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Speciale... onorevole Mazzuca... onorevole Sardelli... onorevole Latteri... onorevole Mosca... onorevole Cicu... onorevole Fallica... onorevole Murgia... onorevole Nizzi... l'onorevole Mosca non ha ancora votato... l'onorevole Nizzi ha votato e anche l'onorevole Mosca
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato
445).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero per la realizzazione del nuovo collegamento ferroviario Mendrisio-Varese, fatto a Roma il 20 ottobre 2008 (A.C. 3033) (ore 16,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero per la realizzazione del nuovo collegamento ferroviario Mendrisio-Varese, fatto a Roma il 20 ottobre 2008.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali e che ha avuto luogo la replica del relatore, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

Pag. 53

(Esame degli articoli - A.C. 3033)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3033), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Latteri... onorevole Mazzuca... onorevole Simeoni... onorevole Girlanda, ha votato?... onorevole Bossi, ha votato... onorevole Ghiglia... l'onorevole Mazzuca ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato
448).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3033), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sardelli... onorevole Miglioli... onorevole Latteri... onorevole Reguzzoni... onorevole Ravetto... ancora l'onorevole Reguzzoni... l'onorevole Girlanda ha votato e anche l'onorevole Reguzzoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato
450).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3033), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Tommaso Foti... onorevole Conte... onorevole Stradella... ancora l'onorevole Tommaso Foti... onorevole De Micheli... l'onorevole Tommaso Foti, ha votato? Onorevole Conte... l'onorevole De Micheli ha votato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato
450).

Prendo atto che il deputato Mecacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3033)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3033).
Nessuno chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALDO BRANCHER, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo accetta l'ordine del giorno Zacchera n. 9/3033/1, purché il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a prendere le più opportune iniziative segnalando a Trenitalia e alle società ad essa collegate la necessità di rilanciare i servizi passeggeri attraverso le Alpi e, segnatamente, tra Pag. 54Italia e Svizzera, sia nella scelta del materiale rotabile, sia nella predisposizione degli orari» e così via fino alla fine.
Infine, il Governo accetta, l'ordine del giorno Narducci n. 9/3033/2.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Zacchera se accetti la riformulazione e se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3033/1, accettato dal Governo purché riformulato.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal Governo che anzi ringrazio perché in tal modo il dispositivo del mio ordine del giorno è addirittura più completo rispetto a quanto originariamente indicato. L'importante è che a questa perorazione facciano seguito anche dei fatti concreti.

PRESIDENTE. Pertanto, l'onorevole Zacchera accetta la riformulazione del suo ordine del giorno e non insiste per la votazione.
Prendo atto, inoltre, che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Narducci n. 9/3033/2, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3033)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, questo Accordo è importantissimo come lei sa, signor Presidente. Si tratta dell'Accordo italo-svizzero, che riguarda il collegamento ferroviario da Lugano all'aeroporto lombardo di Malpensa, che tutti confidiamo possa determinare un ulteriore sviluppo a questo importante scalo internazionale del nord Italia; un hub che è stato un po' - diciamo così - martoriato negli ultimi dieci anni e che per tutto il comparto della logistica dei trasporti, ma anche imprenditoriale lombardo (e non solo), può diventare un'occasione di sviluppo ulteriore per tutto il nord del Paese.
Questo Accordo è stato elaborato in un primo progetto nel 2003 ed è stato condiviso direttamente dal Canton Ticino, dalla regione Lombardia, dalla società Rete Ferroviaria Italiana e dalle Ferrovie federali svizzere. Si tratta di un Accordo in cui le parti si dichiarano intenzionate a migliorare, con il nuovo collegamento ferroviario, la competitività del traffico tra i due Paesi e a ottimizzare i collegamenti con l'aeroporto di Malpensa e, al tempo stesso, ad aumentare la protezione ambientale e territoriale, migliorando l'accessibilità all'interno dei centri urbani.
Vi è anche un impegno esplicito a promuovere la realizzazione del nuovo tratto, quello tra Stabio e Arcisate, e al potenziamento dei preesistenti tratti tra Mendrisio e Stabio e tra Cesate e Induno. Le parti, con questo Accordo, fissano l'obiettivo della creazione di questa nuova linea in una data importante e fondamentale per la Lombardia e per l'intera nazione, vale a dire il 2013, due anni prima, cioè, del famoso Expo 2015 che si terrà, appunto, a Milano. In particolare, vi è l'impegno a promuovere, appunto, la realizzazione di questo nuovo tratto che è - come dicevo prima - assolutamente fondamentale.
Questo Accordo risulta importante anche alla luce delle recenti polemiche sulla soppressione dei collegamenti notturni diretti tra la Svizzera e Roma. Esso riveste particolare importanza in quanto è teso a migliorare i collegamenti tra i due Paesi, anche operando un abbattimento delle emissioni inquinanti in un territorio ad alta valenza naturalistica, paesaggistica e industriale.
Queste sono le ragioni, che in forma concisa ho cercato di recuperare, per le quali non solamente siamo d'accordo, ma chiediamo a tutta l'Assemblea di condividere favorevolmente questo Accordo con il Consiglio federale svizzero per la realizzazione di un nuovo collegamento tra Mendrisio e Varese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 16,30)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, il gruppo della Lega plaude il Governo perché finalmente questa infrastruttura sarà realizzata. È un'opera che consiste in un breve tratto ferroviario, ma con il quale è possibile connettere Malpensa e il sistema delle ferrovie lombarde al resto dell'Europa. Finalmente, perché di questa opera si parla da oltre trent'anni e perché è frutto dell'Accordo di Basilea, siglato il 2 novembre 1999, quindi undici anni fa.
L'obiettivo dell'Accordo è quello di sviluppare la competitività del traffico ferroviario sulla direttrice Mendrisio-Varese e di ottimizzare i collegamenti con l'aeroporto di Malpensa e con la rete ferroviaria di tutto il Paese, la realizzazione di un nuovo tratto fra il paese svizzero di Arcisate e quello italiano di Stabio e il potenziamento di altri tratti già esistenti destinati essenzialmente al traffico passeggeri.
Il progetto è finanziato per 223 milioni e l'avvio dei lavori è previsto entro l'anno con la chiusura entro il 2013. Quindi, esprimo a nome di tutto il gruppo un giudizio molto positivo nel rimarcare che anche con questo atto il Governo dimostra un impegno che non finisce certo qui, innanzitutto perché a quest'opera di fondamentale importanza transfrontaliera si aggiungono anche altre opere ferroviarie, come il raccordo di Gallarate, o il raccordo tra Castellanza e Busto Arsizio in concomitanza della nuova stazione di interscambio che è stata recentemente inaugurata, e poi tutte le altre opere in corso. Ne cito, una per tutte, ma che è di importanza straordinaria per il nostro territorio: la Pedemontana lombarda, di cui sono partiti i lavori proprio la scorsa settimana.
Quindi, mi permetto soltanto un ringraziamento anche ai cittadini dei territori dei comuni di Arcisate e di Induno perché vi è stato un importante lavoro sul territorio condotto dalla provincia di Varese, dalla regione Lombardia, dai sindaci dei comuni interessati. Alla fine sono state superate delle problematiche, sono stati smussati gli angoli, sono stati superati e ridotti i disagi.
È la dimostrazione che se la politica e il territorio sono espressione dello stesso idem sentire, allora le opere si possono fare e si possono fare bene. Quindi, grazie ai cittadini varesini, ma soprattutto grazie al Governo che ripara una mancanza che dura da decenni e dota tutto il Paese di una infrastruttura di aggancio con la Svizzera e con l'Europa.
È pertanto con grande soddisfazione che preannuncio, a nome di tutto il gruppo, il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marantelli. Ne ha facoltà.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore dell'Accordo tra il Governo italiano e il Consiglio federale svizzero che prevede la realizzazione del nuovo collegamento ferroviario Mendrisio-Varese. Quest'opera, con altre, costituisce un nodo primario nel sistema delle relazioni internazionali.
La congestione del traffico è tra le cause principali della crisi ambientale delle città. Sono ormai sempre più frequenti le giornate di allarme smog ed il rischio di blocco della circolazione non solo a Milano, ma in tutta la grande conurbazione che da Milano si estende verso i poli pedemontani di Varese e Como.
Un problema analogo di saturazione delle infrastrutture e di crisi ambientale riguarda, ad una scala più ampia, i collegamenti transalpini. Il 65 per cento delle merci attraversa le Alpi su strada e il transito degli automezzi pesanti registra un impressionante ritmo di crescita: 3.865.000 mezzi all'anno nel 1990 in Pag. 56vent'anni sono più che raddoppiati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
È evidente che questa condizione costituisce una grave minaccia per l'ambiente alpino. Dipende da ciò la decisione della Svizzera di puntare decisamente la propria strategia sul trasporto ferroviario. L'avvio della realizzazione del nuovo tunnel del San Gottardo, un'opera imponente, è coerente con questa strategia.
Questa scelta ha forti implicazioni sulla rete italiana, tema che non è oggetto di questo provvedimento, ma che dovrebbe essere affrontato con più incisività dalle autorità italiane e lombarde.
Perché il collegamento Mendrisio-Varese, più noto in Lombardia con il nome di Arcisate-Stabio, come diceva il collega Reguzzoni, è necessario e strategico per il Paese? Perché, oltre ai collegamenti stradali, va detto che sono sature anche le linee ferroviarie di accesso al nodo milanese per la sovrapposizione di diversi tipi di traffico: intercity, regionale, merci.
Ciò perché anche i collegamenti ferroviari, oltre a quelli stradali, negli ultimi cinquant'anni sono stati organizzati dalle città della Lombardia in modo radiale: tutti verso Milano. In questa condizione diventa assai problematico, se non impossibile, recuperare alla ferrovia quote importanti di traffico stradale. La realizzazione della Arcisate-Stabio, non interferendo con il nodo congestionato di Milano, può consentire di raggiungere tale obiettivo. Si realizzerà un nuovo collegamento ferroviario Varese-Mendrisio-Lugano e Varese-Mendrisio-Como.
Il progetto permetterà lo sviluppo del trasporto regionale transfrontaliero, garantendo la connessione tra le linee del San Gottardo e del Sempione e consentendo un collegamento con l'aeroporto di Malpensa da nord con il completamento del nodo di Busto Arsizio. Si tratta di un collegamento ferroviario a doppio binario di 8,2 chilometri che unisce a nord di Varese la città con il confine di Stato tra Italia e Confederazione elvetica.
Questo disegno, che permetterà ad un'area tra le più popolose e produttive del Paese di connettersi con il cuore dell'Europa, è sempre stato sostenuto dal Partito Democratico e ancor prima dall'Ulivo. Infatti, è del Governo di centrosinistra la decisione di finanziare nel 1998 il progetto.
Del resto, Varese è una provincia con forti e consolidate tradizioni europee. Nella provincia dei sette laghi è situato il centro di ricerca di Ispra, a Varese opera da decenni la Scuola europea, come ben sa il Ministro Umberto Bossi presente in questo momento in Aula.
Naturalmente, anche in questo caso, dobbiamo registrare quanto siano lunghi i tempi per realizzare le infrastrutture. Questa constatazione si rende necessaria alla luce di uno degli obiettivi fondamentali dell'opera contenuti nell'Accordo tra il nostro Governo e il Consiglio federale svizzero, quello di ottimizzare i raccordi tra la Svizzera e l'aeroporto di Malpensa.
Per tale obiettivo anche nella funzione di consigliere regionale ho cercato di dare seguito al concreto finanziamento del progetto per lo studio di fattibilità deciso nel 1998. La regione Lombardia condivise, infatti, la scelta di inserire la Arcisate-Stabio tra le opere necessarie per garantire adeguata accessibilità. Quella legge fu approvata nel febbraio del 1999 e nel marzo del 1999 fu sottoscritta l'intesa tra il Governo e la regione Lombardia, che comprendeva l'intervento che stiamo esaminando.
È noto che l'hub di Malpensa venne inaugurato il 25 ottobre 1998. La delibera CIPE, che finanzia l'opera destinandovi 223 milioni di euro, è del febbraio 2008. Fa bene il collega Reguzzoni a ringraziare il Governo, ma va ricordato che questa delibera, approvata nel febbraio del 2008, è stata sostenuta energicamente dall'allora ex ministro Di Pietro e votata dal Governo di centrosinistra.
Pochi mesi fa gli esponenti della giunta lombarda hanno posto la prima pietra dell'opera. Segnalo che erano gli stessi a nutrire forti dubbi sulla capacità del Governo precedente di finanziarla. Dal finanziamento dello studio di fattibilità del 1998 a quello dell'opera del 2008 trascorrono Pag. 57dieci anni. In questo arco temporale lo scenario di Malpensa è profondamente mutato: quella che doveva essere un'infrastruttura moderna al servizio di una delle aree più competitive del Paese oggi versa in condizioni difficili per scelte industriali discutibili e anche per una debolezza strategica della politica nazionale e lombarda.
Sarebbe inelegante chiedere qual è stato l'esito della manifestazione promossa due anni fa prima delle elezioni dalla Lega a difesa dello scalo o quello degli orgogliosi proclami del presidente Formigoni. Lui, che è simpaticamente soprannominato «il Celeste», aveva addirittura promesso di scatenare l'inferno se Malpensa fosse stata ridimensionata.
La risposta c'è e sta nella decisione del Presidente del Consiglio di non dar seguito all'impegno che aveva assunto nella campagna elettorale del 2008. Il primo Consiglio dei ministri disse che si sarebbe tenuto a Napoli per risolvere il problema dei rifiuti; il secondo a Malpensa per rilanciare lo scalo. Il primo impegno è stato mantenuto anche con buoni risultati: a Napoli il Capo del Governo è tornato altre volte, ma a Malpensa non si è visto.
Siccome il Presidente non è uno sprovveduto, suppongo che non convochi il Consiglio dei ministri a Malpensa perché non ha in serbo proposte convincenti e anche se il Governo è a fortissima trazione nordista, gli impegni per liberalizzare i voli sono stati disattesi. Il player che doveva rilanciare l'aeroporto, Lufthansa, proprio da oggi taglia i collegamenti con Fiumicino e Alitalia e, per non essere da meno, taglia, tra gli altri, quelli con il Sud America e la Russia.
Alla luce di queste valutazioni, si potrebbe pensare che uno dei presupposti che indussero le realtà locali a chiedere, giustamente, la realizzazione della Arcisate-Stabio si è oggi indebolito. Provo a dimostrare che non è così con una breve riflessione.
I dati ci aiutano a capire le cause della crisi, ma, soprattutto, come uscirne. Ieri è stato reso noto il dato dell'export dell'Italia nel 2009: meno 20,7 per cento, il dato peggiore degli ultimi quarant'anni. Circa il 60 per cento dell'export finisce in Europa e questo, a mio giudizio, è il vero punto chiave. È chiaro a tutti che, al di là della dimensione finanziaria, l'offerta di prodotti è nettamente superiore alla domanda.
Se è così, abbiamo una scelta obbligata davanti, quella di aggredire con nuovi prodotti nuovi mercati extraeuropei, prodotti ad alto valore aggiunto portati nel mondo dalla pancia degli aerei.
Varese e Como da anni danno un contributo rilevante all'export del Paese e possono farlo anche in futuro. Ecco perché, ad esempio, tagliare i collegamenti con Paesi emergenti come il Brasile o la Russia è insensato. Queste scelte, probabilmente, rispondono a logiche aziendali, ma mi chiedo se rispondano agli interessi del Paese. È qui l'importanza della politica e delle istituzioni. Sotto i colpi della crisi, anche la Svizzera dovrà ripensare ad alcune scelte di fondo, ma questo, se accadrà, non potrà che rafforzare l'economia transfrontaliera. In ogni caso, la realizzazione dell'Arcisate-Stabio mantiene intatta la sua importanza strategica. Dopo la conferenza di servizi sono emersi problemi che stanno ponendo agli enti locali preoccupazioni di carattere finanziario.
Senza volere entrare nei particolari - l'ho già fatto con il Viceministro Castelli in Commissione VIII -, segnalo che il comune di Induno dovrà realizzare opere che richiedono costi che i comuni non sono in grado di sostenere. Mi auguro che il Governo, anche con l'accoglimento di un ordine del giorno - come ci ha affermato il sottosegretario Brancher -, vada in questa direzione, perché il federalismo non si evoca, ma si pratica e, soprattutto, deve ispirarsi a Carlo Cattaneo e non a Carlo Magno.
Noi siamo il partito del «sì», come vedete, quello delle infrastrutture moderne da realizzarsi in tempi certi, con modalità trasparenti e con parametri di qualità che rispettino l'ambiente e la fragilità del nostro territorio.
Il provvedimento sullo scudo fiscale ha creato qualche problema tra noi e gli amici svizzeri. Non sarebbe giusto qualificare Pag. 58con il termine «ritorsione» il sentimento che cova oltre confine nei confronti dei nostri connazionali che ogni mattina varcano la frontiera per andarci a lavorare. Sarebbe sbagliato, però, sottovalutare i nuovi problemi che sono emersi in questi ultimi mesi per decine di migliaia di lavoratori frontalieri...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DANIELE MARANTELLI... più di quarantamila nel solo Canton Ticino. Noi avevamo posto preoccupazioni in relazione all'attivazione dei fondi Interreg. Ci è stato detto che questo non sarebbe accaduto e invece sta accadendo.

PRESIDENTE. Onorevole Marantelli, la prego di concludere. Il tempo a sua disposizione è terminato.

DANIELE MARANTELLI. Invitiamo il Governo ad adoperarsi per risolvere questo problema e, concludendo, preannunzio il voto favorevole del PD, coerente con l'ineccepibile motivazione del relatore Narducci sull'Arcisate-Stabio e quello, credo, di tutti i gruppi, che mi auguro possa rafforzare i legami con gli amici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Marantelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, nel preannunciare il voto favorevole sul provvedimento in esame del gruppo del Popolo della libertà, desidero sottolineare che questo Accordo - come è stato già sottolineato dai colleghi che mi hanno preceduto - renderà più efficiente il traffico tra l'Italia e la Svizzera e, in particolare, tra Lugano e l'aeroporto di Malpensa, quindi tra Lugano, Mendrisio, Stabio, Induno, Varese, Gallarate e Malpensa.
Si tratta di una zona particolarmente importante per quanto riguarda il traffico di persone e di merci. Il potenziamento e una conseguente migliore efficienza del trasporto ferroviario dovranno dare grandi vantaggi e potranno costituire uno strumento di ulteriore espansione economica e anche turistica di questa importantissima area.
Ciò rappresenta la costante attenzione delle autorità svizzere ed anche italiane e, mi permetto di dire, anche della regione Lombardia, al di là delle polemiche inutili e secondo me soltanto preelettorali, perché la regione Lombardia, con grande impegno, sta dando grande impulso alle realizzazioni delle infrastrutture, che sono, come sappiamo, indispensabili per potenziare lo sviluppo e anche per mettere in atto quella grande capacità di competitività internazionale che fa bene alla Lombardia e all'intero Paese.
Signor Presidente, quest'opera inoltre permetterà un miglior rispetto di un ambiente bello e prezioso come quello del Canton Ticino e di tutto il territorio che gravita attorno a Varese e alla sua zona.
Quindi, Signor Presidente, è positivo il fatto che con questo Accordo, una volta realizzate e messe in esercizio le opere, si possa favorire anche la competitività del traffico ferroviario tra la Svizzera e l'Italia rispetto ad altre forme di trasporto, per il bene dello sviluppo economico ed anche per il bene dell'ambiente e di tutti quanti noi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

In ricordo del deputato Maurizio Balocchi.

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di prestare un attimo di attenzione. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo).
Come sapete, dopo una lunga e dolorosa malattia, affrontata con grande forza d'animo e dignità, è scomparso nella notte tra domenica e lunedì il nostro collega onorevole Maurizio Balocchi, deputato per quattro legislature, già membro del secondo e terzo Governo Berlusconi in qualità Pag. 59di sottosegretario di Stato al Ministero dell'interno e attualmente componente dell'Esecutivo quale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Di Maurizio Balocchi la Camera dei deputati serberà, in particolare, il vivo ricordo del suo impegno come deputato questore nella XII legislatura, un incarico che egli svolse con il sincero apprezzamento di tutti i colleghi attraverso un continuo impegno fatto di competenza professionale, di equilibrio e di costante cura per l'efficiente funzionamento della nostra istituzione.
La sua intensa attività parlamentare si è contraddistinta negli anni in specie per l'appassionata attenzione ai problemi delle professioni e del mondo del lavoro e per il suo costante attivismo volto alla semplificazione normativa, inteso quale fondamentale presupposto per il rilancio del nostro sistema economico e produttivo e, in particolar modo, quale fondamentale presupposto per il rilancio dell'attività economica nel nord del Paese.
Durante la sua attività parlamentare, Maurizio Balocchi ha dato sempre prova di quella sobrietà e di quella riservatezza che gli erano proprie. Erano i tratti salienti di uno stile personale, di una umanità ricca di concretezza e di ironia, espressione sincera dello spirito della sua terra natale, la Toscana, e della regione di adozione e di elezione nel suo lungo e generoso impegno politico, la Liguria. Un impegno politico, il suo, profondamente legato al territorio, alle sue tradizioni e alle sue esigenze, un impegno che ha fatto di Maurizio Balocchi, fondatore in Liguria della Lega Nord, una delle personalità più autorevoli all'interno del suo partito, un punto di riferimento prioritario per esperienza e saggezza per tutti i suoi militanti e contemporaneamente un uomo rispettato e stimato, per la sua onestà e per la sua passione politica, anche dai più determinati avversari.
I funerali si svolgeranno domani alle ore 15 a Chiavari. In concomitanza, presso la cappella di Montecitorio, sarà officiata da Monsignor Fisichella una messa in suffragio.
Ai familiari di Maurizio Balocchi ed in particolare alla moglie, signora Laura, e al figlioletto Riccardo, al gruppo della Lega Nord Padania, va il commosso cordoglio della Presidenza e dell'Assemblea, che invito a rinnovare, osservando un minuto di silenzio (l'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ringraziarla, a nome del gruppo della Lega Nord, per la sua sensibilità e per le parole che oggi ha usato in quest'Aula.
Parlare di un amico non è facile: Maurizio Balocchi è stato prima di tutto un uomo, un uomo buono e generoso. Anche nella malattia, soffriva ma non si abbatteva: si preoccupava della sua famiglia, della moglie Laura, del figlio Riccardo, delle persone a lui care, del suo lavoro, degli altri. Quando andavi a trovarlo in ospedale, non ti parlava dei suoi problemi; faceva finta di niente e ti dava lui qualcosa: consigli preziosi.
È stato un militante della Lega Nord, un dirigente, uno dei padri fondatori, che ha dato un contributo fondamentale alla storia del nostro movimento e alla sua crescita. Lontano dai riflettori, ha fatto un paziente lavoro, credendo in un'organizzazione fatta di sedi e di presenza sul territorio. Ancora qualche giorno fa si informava: come vanno le sezioni? Quante ne avete aperte? Credeva in una politica con la «p» maiuscola, praticata in mezzo alla gente. Bossi ideatore e lui traduttore in atti concreti; Bossi voce del popolo e lui megafono per farla arrivare a tutti. È anche grazie a lui che abbiamo fatto tanta strada.
È stato deputato per diverse legislature, questore alla Camera, come lei ha ricordato, riconosciuto come dotato di grande capacità, un innovatore che ha fatto risparmiare ai bilanci pubblici tanti soldi. Pag. 60
È stato due volte sottosegretario per l'interno con delega per i vigili del fuoco. Ricordo la passione che metteva nel suo lavoro e lo ricordano i vigili del fuoco: quanti problemi ha risolto con il suo pragmatismo, il pragmatismo di chi ha portato avanti una battaglia per uno Stato federale più moderno ed efficiente!
Con la malattia che già avanzava, si era impegnato, poi, nell'incarico per la semplificazione normativa con grande determinazione, anche qui. La storia, quella scritta nei cuori delle persone che lo hanno incontrato, lo ricorderà per il bene che ha fatto (Generali applausi).

Si riprende la discussione (ore 16,49).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3033)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3033, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Traversa, Calvisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

«Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero per la realizzazione del nuovo collegamento ferroviario Mendrisio-Varese, fatto a Roma il 20 ottobre 2008» (3033).

Presenti e votanti 444
Maggioranza 223
Hanno votato 444
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Giancarlo Giorgetti, Schirru, Anna Teresa Formisano e Duilio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,50).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, al fine di organizzare i nostri lavori per la seduta di domani in relazione all'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di protezione civile, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata immediatamente al piano Aula.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 16,50, è ripresa alle 17,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3196 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, recante disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l'avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei ministri ed alla protezione civile (Approvato dal Senato - scadenza: 28 febbraio 2010) avrà luogo nella giornata di domani, mercoledì 17 febbraio, a partire dalle ore 10, con eventuale prosecuzione notturna. Pag. 61Alle ore 15 di domani avrà luogo, come di consueto, lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time).
Giovedì 18 (a partire dalle ore 10 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e venerdì 19 febbraio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di sabato 20 febbraio) (con votazioni) avrà luogo il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 3196, previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali presentate.
Il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per domani, mercoledì 17 febbraio, alle ore 12.
Per quanto concerne l'organizzazione dei lavori della prossima settimana (22-26 febbraio), la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3146 - Conversione in legge del decreto-legge 25 gennaio 2010, n. 2, recante interventi urgenti concernenti enti locali e regioni (da inviare al Senato - scadenza: 27 marzo 2010), già prevista per lunedì 22, si svolgerà, come richiesto dalle Commissioni, venerdì 26 febbraio. Il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 3146 avrà luogo nel corso della settimana successiva.
L'esame della proposta di legge n. 2100 ed abbinate - Norme per l'estensione delle misure di sostegno del reddito dei lavoratori esclusi dall'applicazione degli strumenti previsti in materia di ammortizzatori sociali, già previsto a partire da lunedì 22 febbraio, sulla base di quanto richiesto dalla Commissione non avrà luogo nel corso della prossima settimana e potrà essere inserito nel prossimo calendario.
Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 17 febbraio 2010, alle 10:

(ore 10 e al termine del punto 2)

1. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
S. 1956 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, recante disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l'avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed alla protezione civile (Approvato dal Senato) (3196-A).
- Relatore: Ghiglia.

(ore 15)

2. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 17,35.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 9)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Orlando L. e a. n. 1-327 439 437 2 219 436 1 69 Appr.
2 Nom. Moz. Casini e a. n. 1-56 n.f. 441 441   221 441   69 Appr.
3 Nom. Moz. Fava e a. n. 1-59 440 440   221 440   69 Appr.
4 Nom. Moz. Touadi e a. n. 1-328 440 440   221 440   69 Appr.
5 Nom. Moz. Boniver e a. n. 1-329 445 445   223 445   68 Appr.
6 Nom. Ddl 3033 - articolo 1 448 448   225 448   67 Appr.
7 Nom. articolo 2 450 450   226 450   66 Appr.
8 Nom. articolo 3 450 450   226 450   66 Appr.
9 Nom. Ddl 3033 - voto finale 444 444   223 444   62 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.