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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 269 di mercoledì 20 gennaio 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10,05.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bernini Bovicelli, Bongiorno, Brugger, Cesario, Cicchitto, Cirielli, Cota, Donadi, Duilio, Gregorio Fontana, Franceschini, Frassinetti, Gibelli, Giancarlo Giorgetti, Lo Monte, Melchiorre, Pescante, Rigoni, Urso, Valducci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,10).

ANNA PAOLA CONCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, care colleghe e cari colleghi, come sappiamo in quest'Aula e nelle Commissioni discutiamo di tutto, di pesci salmonidi, della lunghezza della coda dei cani, di congelazione, di agenti ossidanti, di montacarichi e di tornelli: il Parlamento sembrerebbe dunque il luogo perfetto per discutere di tutto ciò che riguarda e che può migliorare la vita di tutti i cittadini.
Purtroppo, però, non è così: ci sono cose di cui si parla - assurde a volte - e cose reali, ma invisibili, di cui non si parla. Su una cosa di queste vorrei richiamare oggi la vostra attenzione. Da 17 giorni due ragazzi, Francesco Zanardi e Manuel Incorvaia, due ragazzi omosessuali che si amano e che vivono insieme, hanno iniziato uno sciopero della fame. L'obiettivo della protesta di questi due ragazzi - pacifica, ma significativa - è quello di far sì che il Parlamento calendarizzi in Commissione le proposte di legge sulle unioni civili presentate in questa legislatura (proposte presentate da noi del PD, ma anche da colleghi del centrodestra).
È una richiesta semplicissima, giusta, sacrosanta e legittima, ma la loro richiesta fino ad oggi è caduta completamente nel vuoto.
Hanno mandato lettere a tutte le istituzioni, italiane ed europee, ed anche tutte le associazioni omosessuali e transessuali italiane, hanno scritto una lettera aperta alle istituzioni: nessuno, tranne la sottoscritta e i parlamentari radicali, ha risposto. Ho inviato due lettere a tutti i presidenti dei gruppi parlamentari con le quali chiedevo, a coloro che decidono la calendarizzazione dei provvedimenti, di accogliere la richiesta di Manuel e Francesco: fino ad oggi nessuna risposta, un silenzio assoluto. Nel frattempo la situazione diventa sempre più preoccupante.

Pag. 2

PRESIDENTE. Onorevole Concia, la invito a concludere e a formulare la sua richiesta.

ANNA PAOLA CONCIA. Se mi lascia terminare, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prego onorevole Concia, ma deve avviarsi alla conclusione.

ANNA PAOLA CONCIA. I ragazzi hanno chiesto la calendarizzazione delle proposte di legge sulle unioni civili, cominciano a stare male ma non vogliono interrompere lo sciopero, mentre altre coppie italiane hanno cominciato lo sciopero della fame. Trovo incredibile questo silenzio del Parlamento, lo trovo preoccupante e sbagliato, il sintomo di un Parlamento a volte sordo e chiuso. Colleghi, ve lo chiedo con grande semplicità: credo che il compito delle istituzioni, come della politica, sia quello di prestare la massima attenzione a ciò che accade nella società, capirne e comprenderne i cambiamenti, perché una sana democrazia ed istituzioni forti sono in grado di orientare questi cambiamenti per il meglio, accompagnandoli con leggi che sappiano riconoscere diritti e doveri.
Per tutte queste ragioni, cari colleghi, care colleghe, caro Presidente della Camera, cari presidenti dei gruppi parlamentari, credo che oggi abbiamo il dovere di dare una risposta a questi ragazzi che stanno mettendo a repentaglio la loro vita perché semplicemente e finalmente si parli, qui in Parlamento, della loro vita di cittadini uguali.
Non è assurdo che questo succeda oggi, qui in Italia? Siamo in Italia, appunto, non in Iran! Parliamo tanto di Costituzione oggi, di difenderla e di migliorarla, ma vi dico che oggi il bellissimo articolo 3 della Costituzione ancora non è applicato, perché tante cittadine e tanti cittadini nel nostro Paese sono discriminati.
Il Parlamento deve avere orecchie per ascoltare ed occhi per guardare: abbiamo il dovere di guardare in faccia tutte quelle donne e quegli uomini omosessuali che si amano e che chiedono solo di poter costruire un progetto di vita. E allora cominciamo umilmente a fare il nostro dovere, diamo risposte ai cittadini. Manuel e Francesco ci chiedono di cominciare a discutere di queste proposte di legge, di avviare un percorso per il riconoscimento di diritti e di doveri a chi si ama. Infatti si parla di amore, ma non ci stiamo tutti riempiendo la bocca di amore, di quanto sia importante l'amore?
Allora facciamolo, cari colleghe e colleghi, per il bene di questo Paese, per il bene di tutti, nessuno escluso (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Concia, per quanto riguarda la sua richiesta in tema di calendarizzazione, potrà presentarla preliminarmente attraverso il suo gruppo, in Commissione e poi in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.

Seguito della discussione delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00239, Fassino ed altri n. 1-00313, Cicu, Gidoni ed altri n. 1-00314, Bosi ed altri n. 100315 sulla situazione in Afghanistan e sulle prospettive dell'impegno del contingente italiano (ore 10,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00239 (Nuova formulazione), Fassino ed altri n. 1-00313, Cicu, Gidoni ed altri n. 1-00314, Bosi ed altri n. 1-00315 (Nuova formulazione) sulla situazione in Afghanistan e sulle prospettive dell'impegno del contingente italiano (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di lunedì 18 gennaio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

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ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario sulla mozione Di Pietro ed altri n. 1-00239 (Nuova formulazione).
Per quanto riguarda la mozione Fassino ed altri n. 1-00313, il Governo ha una serie di osservazioni da svolgere e, quindi, rivolge al primo firmatario, e agli altri firmatari, un invito ad accettare alcune correzioni che esporrò.
Nel penultimo capoverso delle premesse si esprime un parere non condiviso dal Governo in merito all'azione svolta dall'ISAF e sull'operazione Enduring Freedom. A giudizio del Governo, così come scritto nella premessa della mozione il fatto praticamente non sussiste, in quanto nel tempo, con le modifiche dei mandati all'ISAF, ovvero di contrasto all'insorgenza di problematiche, quanto viene indicato dall'onorevole Fassino oggi non è più vero. Questo implica, per quanto riguarda il dispositivo, che il Governo chiede ai presentatori di espungere il primo capoverso della mozione, proprio perché collegato a questa premessa.
Per quanto riguarda il secondo capoverso del dispositivo esso deve essere riformulato nel modo seguente: «a sostenere l'adozione di un approccio regionale per giungere in tempi brevi ad una conferenza internazionale in cui valorizzare il ruolo» - il Governo ritiene che indicare il ruolo di mediazione sia pleonastico - «del nostro Paese e dell'Unione europea» che non può essere limitato, né tanto meno circoscritto al solo ruolo di mediazione.
Il Governo esprime parere favorevole sul quarto capoverso del dispositivo se riformulato inserendo dopo le parole: « a verificare l'efficacia dell'azione» le seguenti: «della comunità internazionale e» perché noi stiamo operando all'interno...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, signor sottosegretario, lei ha espresso direttamente il parere sul quarto capoverso, ma ha saltato il terzo.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sul terzo capoverso. Il Governo esprime favorevole sul quinto capoverso del dispositivo se modificato sostituendo la parola: «credibili» con la seguente: «adeguate»; «credibili» ci sembra sia una definizione abbastanza generica per quanto riguarda le operazioni finanziarie.
La parte più delicata riguarda il nono capoverso del dispositivo anche perché si sta operando in «carne viva» visto che stiamo parlando della conferenza di Londra del 28 gennaio, ovvero di un qualcosa che avverrà a giorni. La riformulazione che propone il Governo è più attinente ad horas, a quello che stiamo facendo. Il Governo esprime parere favorevole sul nono capoverso se riformulato nel modo seguente: «a riferire costantemente sull'evoluzione nel contesto afgano, sulle linee politiche sostenute dal Governo e sugli sviluppi della conferenza di Londra sull'Afghanistan al fine di porre le Camere (...)», e così via fino al termine del periodo.
Come peraltro ho già avuto modo di confermare di fronte alle Commissioni congiunte per l'esame del provvedimento che riguarda la proroga delle missioni militari all'estero, riconfermo l'impegno da parte del Ministero degli esteri e del Ministro di riferire alle Commissioni riunite possibilmente prima della Conferenza di Londra. Voglio, peraltro, ricordare che il 28 è mercoledì prossimo e, quindi, vi è un problema di tempi ma credo che, a livello di Commissione, con il Ministro si potrà eventualmente trovare una soluzione. Quindi il capoverso nono della mozione Fassino ed altri n. 1-00313 rappresenta un aggiornamento della situazione. Con queste modifiche il Governo esprime parere favorevole alla mozione Fassino ed altri n. 1-00313.
Il Governo invece esprime parere favorevole alla mozione Cicu, Gidoni ed altri 1-00314.
Il Governo esprime parere favorevole anche alla mozione Bosi ed altri n. 1-00315 (Nuova formulazione) con la condizione di riformulare il primo capoverso del dispositivo, nel seguente modo: «impegna Pag. 4il Governo a proseguire ad adeguare gli equipaggiamenti impiegati in teatro» - il Governo vuole ribadire che vi è un impegno costante e, quindi, l'invito a proseguire nell'avere, per i nostri soldati impegnati in Afghanistan, equipaggiamenti che siano all'altezza dei rischi in corso - «adottando tutte le soluzioni tecniche che possono meglio contribuire ad elevare i livelli di protezione dei nostri militari». Con tale riformulazione il Governo accoglie anche la mozione dell'onorevole Bosi.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,20).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, nella discussione sulle linee generali ho volutamente utilizzato quasi tutto il tempo a mia disposizione per cercare di far capire e comprendere la posizione propositiva e dialogante dell'Italia dei Valori, incardinando all'interno della mozione una serie di requisiti e di prerequisiti unanimemente concordati e concordanti a livello europeo ed internazionale.
Credo che abbiamo fatto buona cosa come gruppo dell'Italia dei Valori nel mettere in campo questa mozione. Ma oggi aggiungo qualcosa senza ripetere quanto già detto. La prima considerazione che vorrei esprimere - mi rivolgo al sottosegretario Mantica, persona sempre attenta e disponibile - consiste in un richiamo e una richiesta al Governo affinché venga a fare quello che non ha fatto in Aula.
È vero che ha riferito alle Commissioni, esteri e difesa, ma non si è mai aperto ad un confronto maturo per riferire al Parlamento e non alle Commissioni sulla condotta da adottare e sulle politiche che intende sviluppare in relazione alla missione in Afghanistan e alle modifiche che si vanno determinando giorno dopo giorno. Lo affermo soprattutto dopo l'annuncio della strategia americana messa in campo dal Presidente Obama a West Point e soprattutto in quegli incontri che hanno visto protagonista la NATO e anche i partner dell'ISAF ai quali ha partecipato anche l'Italia, nonché attraverso incontri bilaterali che il nostro Governo ha avuto con la Clinton, con il Ministro Lavrov, con il Ministro degli esteri tedesco, Westerwelle. Aggiungo un altro aspetto: al centro di quegli appuntamenti è stata posta una nuova strategia politica per la stabilizzazione dell'Afghanistan che si sta mettendo a punto cominciando a definirla anche nei dettagli. Per tale motivo chiedo che il Governo venga in Parlamento non a riferire ma a confrontarsi, non a dialogare ma a dire che cosa intende fare per richiamare all'interno di un consesso più largo e condiviso possibile l'intero Parlamento e gli schieramenti.
Come dicevo, dentro a questa strategia di transizione l'obiettivo di fondo è quello di restituire agli afgani l'Afghanistan e questo è uno dei punti interrogativi della nostra mozione. Voglio dire qualcosa di più: il nostro Ministro Frattini dice ancora che nessuno di noi, partner della comunità internazionale, è in Afghanistan per restarvi e ciò è proprio quello che noi diciamo.
Ancora voglio segnalare al nostro Governo ed ai nostri parlamentari che al centro di questi incontri evidentemente vi è la stabilizzazione e vi è anche quel quadro di riferimento a cui faceva cenno il sottosegretario, quando afferma che per Pag. 5il nostro Governo si comprende l'Afghanistan soltanto all'interno di uno scenario regionale. Ma io credo che non basti.
Noi siamo di fronte a quanto è stato identificato - non solo dal nostro Governo, ma anche a livello internazionale - come i tre binari: quello della sicurezza, quello della solidarietà atlantica e quello della conferenza e del ruolo che devono avere le Nazioni Unite; rispetto a questi tre binari noi dobbiamo assumere una posizione, dobbiamo avere una nostra identità come Governo, come Parlamento e come Stato. Di fronte a questo non vi può essere una maggioranza, vi deve essere la condivisione più larga possibile, se non proprio di tutti quanti, all'interno di un processo e di un percorso che devono vedere l'intera nazione protagonista e non solo una parte.
Penso che rispetto a questi elementi vi sono alcune cose di cui bisogna parlare, perché le concordiamo, anche se diciamo parole diverse. Lo voglio ricordare ai colleghi della maggioranza, a quelli dell'opposizione ed anche e soprattutto al Governo: diciamo cose con parole diverse, ma sono uguali nei contenuti. Infatti, quando parliamo di questi tre binari noi diciamo anche che rispetto ai contingenti militari vi deve essere una maggiore responsabilizzazione del Governo afghano, un rafforzamento dell'impegno nel settore civile ed un miglior coordinamento tra questo e la dimensione militare. Diciamo cose così diverse? Sono considerazioni uguali, stiamo solo dicendo che il Governo deve assumersi delle responsabilità, ma deve essere comunque coinvolto l'intero Parlamento. Credo che vi siano elementi che danno la cifra della maturità e della consapevolezza del nostro Stato.
Quando si parla di aumentare gli effettivi, così come dice il Ministro Frattini e come dice anche il Ministro La Russa, bisogna avere una consapevolezza forte, chiara e precisa e farla percepire a tutti gli italiani, come bene hanno percepito la missione ISAF agli inizi, quando si parlava di ricostruzione ed addestramento all'interno di quella realtà.
Penso che oggi, rispetto a quelle finalità, vi debba essere la consapevolezza comune che non possa esistere soltanto una soluzione militare per la stabilizzazione dell'Afghanistan. Inoltre vi sono cose che noi diciamo e condividiamo, ma che ha detto anche il Presidente Obama, che ha indicato l'inizio del disimpegno internazionale nel luglio del 2011, affermando che si tratta di una scelta ormai assunta, rispetto alla quale evidentemente dovremo riflettere sul come e non sul se attuarla; cosa questa che noi diciamo con altre parole: scusateci, ma la nostra identità la vorremmo anche mantenere rispetto alle argomentazioni che portiamo.
Quando parliamo di uscita strategica - che in inglese fa più effetto, quando si parla di exit strategy - evidentemente vogliamo dire che in quel percorso che ci porta all'uscita dobbiamo mettere quanti più contenuti possibili e quanti più contenuti condivisi, senza dividerci rispetto a questo, perché non facciamo né il bene degli afgani, né il bene delle missioni, né il bene dei nostri soldati che stanno lì a rischiare la vita.
Sono convinto che si tratta di mettere in campo una strategia che da oggi non è più open ended, come si dice, ma dotata di benchmark precisi, di una road map chiara, di limiti temporali e di obiettivi da realizzare entro quei tempi: questo abbiamo detto, cari colleghi della maggioranza e caro Governo. Queste parole abbiamo detto e sono le stesse parole che ha usato il Ministro Frattini nelle corso delle audizioni. Allora rispetto a questo come fa a non esservi condivisione sulla nostra impostazione?
Aggiungo che evidentemente ciò vuol dare all'opinione pubblica ed al Parlamento un messaggio molto chiaro: l'impegno per la sicurezza non può e non deve essere a tempo indeterminato.
Voglio concludere, signor Presidente, dicendo qualcosa che ci riguarda: nella mozione, negli impegni da prendere usiamo espressioni - con le nostre parole, con la nostra vocazione e con la nostra identità - che sono uguali, non simili, ma uguali a quello che ha chiesto il nuovo Pag. 6segretario generale della NATO, Rasmussen, quando parla di rinegoziare l'impegno NATO in Afghanistan e combattere la corruzione per essere più efficaci e chiede un impegno al Governo Karzai e a tutta la coalizione internazionale.
Quando noi diciamo di porre senza indugi, nelle sedi internazionali, l'esigenza di un riesame e di una modifica dei tempi della strategia di intervento al fine di ristabilire la pace e la democrazia, e quando parliamo di combattere tutte quelle situazioni di lotta alla corruzione e al crimine organizzato per dare stabilità politica e riconciliazione, diciamo le stesse cose che dice il Governo, le stesse cose che dice la maggioranza, le stesse cose che vuole sentir dire non solo il nostro Parlamento, ma anche il nostro Stato e i nostri concittadini...

PRESIDENTE. Grazie.

AUGUSTO DI STANISLAO. E faremmo un grande servizio soprattutto a coloro i quali vanno in missione e rischiano la vita (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, credo che sia stato opportuno portare all'attenzione dell'Aula la questione dell'Afghanistan alla vigilia della conferenza di Londra che si terrà il 28 prossimo venturo. Certo è che questa conferenza molto attesa dovrà definire gli obiettivi concreti per la stabilizzazione, per il successo della missione, per il controllo del territorio ed anche per l'importante questione degli aiuti umanitari ad una popolazione fortemente stressata da anni di combattimenti e di guerre.
Vi è poi da procedere, come si è detto, per la ricostruzione. Vi sono anche i problemi che riguardano l'Italia, il nostro Paese, la protezione dei nostri contingenti militari: i nostri militari, purtroppo, hanno subito perdite abbastanza pesanti in Afghanistan. Mi sembra giusto ricordare che il Parlamento ha riconosciuto con grande partecipazione e con grande commozione la vicenda dei nostri militari in Afghanistan, trovando una straordinaria unità. Ritengo che con questa unità delle forze politiche intorno alla partecipazione militare dell'Italia si debba fare uno sforzo per cercare di comprendere e di essere molto compatti: ciò è molto importante proprio per il morale degli uomini, ma anche per le decisioni che il Governo deve assumere per dare più sicurezza ai nostri militari, i quali operano in un teatro ad alto rischio per la propria vita.
Voglio anche ricordare - e vorrei che il sottosegretario Mantica, che è persona attenta e che stimo, si facesse portatore presso il Governo del fatto che questo dibattito, senza nulla togliere al sottosegretario, avrebbe dovuto vedere la presenza dei Ministri che parteciperanno a questa conferenza - le condizioni del nostro contingente sotto il profilo della protezione giuridica dei militari.
Oggi noi viviamo una situazione intermedia: non si applica il codice militare di guerra; nello stesso tempo, al di là della parola «guerra» che spaventa le anime candide, quello italiano è un codice avanzatissimo, che offre grande protezione e tutela alla popolazione civile. Tuttavia, agire in un teatro così ad alto rischio, senza un codice di comportamento adeguato, è un elemento di pericolosità. Lo riconosceva in Commissione difesa anche il Capo di Stato maggiore della difesa ed io spero che il Governo assuma velocemente l'iniziativa di portare i nuovi codici militari all'approvazione delle Camere, perché di questo vi è urgente bisogno.
Poi vi è il problema degli equipaggiamenti.
Insomma, di problemi ve ne sono e vogliamo, come gruppo dell'Unione di Centro, fare pressione affinché questa nostra partecipazione sia la più importante, la più sicura e anche determinante per il successo della missione internazionale.
Devo anche aggiungere - e con ciò mi accingo a terminare il mio intervento, signor Presidente - che accetto questa Pag. 7riformulazione che, però, è più sintattica che sostanziale. Tuttavia, si deve stare attenti a non confondere, come mi sembra abbia fatto, in modo molto netto, l'Italia dei Valori, l'Enduring Freedom con la missione ISAF. Sono due concezioni diverse e non mi sembra assolutamente che la missione ISAF debba essere considerata, come si afferma nella mozione dell'Italia dei Valori, una prosecuzione dell'Enduring Freedom. Questo è francamente inaccettabile perché significherebbe che il mandato ricevuto dalle Nazioni Unite e votato all'unanimità dalle Nazioni Unite non viene realizzato.
Infatti, una cosa è la missione ISAF, che avviene proprio su mandato delle Nazioni Unite e altro è Enduring Freedom. È evidente che le due missioni sussistono ma, d'altro canto, non ci si può - e ciò che dico vale anche per la mozione del Partito Democratico - non caricare per intero di tutte le responsabilità e, nel contempo, affermare che l'Enduring Freedom non dovrebbe proseguire, quando sappiamo bene che in ambito internazionale molte nazioni, a cominciare dalla Francia, non vogliono che la missione Enduring Freedom termini proprio per non sovraccaricare i Paesi europei di eccessiva responsabilità in un contesto ad alta pericolosità.
Dunque, abbiamo osservazioni molto critiche sulla mozione dell'Italia dei Valori e qualche riserva sulla mozione del Partito Democratico, proprio in ordine alla natura delle due missioni. Auspichiamo che provenga dalla conferenza di Londra oltre a un ruolo attivo di protagonista dell'Italia una nuova e meglio definita strategia, affinché la missione in Afghanistan abbia successo, perché tutti sappiamo quanto sia importante per la credibilità del mondo occidentale.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo crede doveroso intervenire nel dibattito dopo l'intervento dell'onorevole Di Stanislao che ha mostrato aperture verso alcune considerazioni che il Governo ritiene condivisibili. D'altro canto, credo che lo sforzo debba essere diretto a dimostrare il maggior consenso possibile intorno all'azione del Governo da parte di tutte le forze politiche e, quindi, quanto ha detto l'onorevole Di Stanislao, secondo il Governo si può tradurre in una valutazione riguardo alla mozione Di Pietro ed altri n. 1-00239 che, attraverso una riformulazione, potrebbe essere accolta dal Governo.
Non voglio entrare nel merito delle premesse, dato che è evidente che le premesse dell'Italia dei Valori e del Governo sono diverse. Tuttavia, credo sia importante trovare una soluzione per quanto concerne il dispositivo, nella parte in cui la mozione impegna il Governo. Ora è vero, come dice l'onorevole Di Stanislao, che «exit strategy» è un'espressione che tradotta dall'inglese nel suo senso vero e proprio significa solo «strategia d'uscita». Però, è anche vero che nel linguaggio politico ormai «exit strategy» ha assunto un valore che va al di là di quella che è la sua definizione. Pertanto, il Governo vorrebbe evitare di inserire nel dispositivo della mozione tale definizione.
Dunque, rivolgo questa mia prima ipotesi all'onorevole Di Stanislao. Il secondo capoverso del dispositivo va bene così com'è e su questo non c'è discussione.
Del primo capoverso propongo la seguente riformulazione: «impegna il Governo a contribuire nelle sedi multilaterali all'aggiornamento e alla messa in opera della strategia di intervento per il ristabilimento della pace e della democrazia in Afghanistan, avviando un percorso di transizione e graduale trasferimento alle autorità di Kabul delle responsabilità di sicurezza, fermo restando il nostro impegno per la stabilizzazione e la ricostruzione dell'Afghanistan».
Se questa riformulazione può essere accettata dall'onorevole Di Stanislao, che parla a nome dell'onorevole Di Pietro, il Pag. 8Governo potrebbe anche esprimere parere positivo alla mozione Di Pietro ed altri n. 1-00239 (Nuova formulazione).
Sempre con lo spirito di avere un consenso il più possibile largo su un tema così delicato e così impegnativo come quello dell'Afghanistan e dell'impegno delle nostre truppe all'estero, sulla base di colloqui ufficiosi intervenuti propongo una riformulazione anche della mozione Fassino ed altri n. 1-00313.
Il Governo aveva e ribadisce l'opinione che si sia stemperata la differenza tra le due missioni Enduring Freedom e ISAF e per mantenere il valore di quanto scritto nella mozione, proporrei nelle premesse, al quarto paragrafo, la seguente riformulazione: «appare peraltro indispensabile avviare quanto prima nelle sedi internazionali un dibattito sul superamento delle missioni presenti in Afghanistan, stante il permanere delle diversità di fondo dei loro obiettivi» poi proseguendo con il testo presentato.
Ciò vuol dire, modificando il parere rispetto a quanto detto prima, che per quanto riguarda il primo capoverso degli impegni la nuova formulazione prevederebbe, dopo le parole «impegna il Governo», la soppressione delle parole: da «ad avviare» fino alla parola: «nonché» e, quindi il testo risulterebbe nel seguente modo: «impegna il Governo ad intensificare rispetto al passato la propria azione politica e diplomatica in sede NATO, così da assicurare» poi proseguendo con il testo presentato. Anche in questo caso, se la riformulazione fosse accolta dai presentatori, il parere del Governo sarebbe favorevole.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Di Stanislao se accetta la riformulazione della mozione Di Pietro ed altri n. 1-00239 (Nuova formulazione), accettata dal Governo, purché riformulata.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, accetto la riformulazione chiedendo se sulle premesse il sottosegretario ritenga che vi possano essere elementi per prevedere la formulazione di un diverso parere. Infatti credo che in premessa il richiamo a Rasmussen e ad Obama, che ha in una serie di precisazioni prima di chiederci mille uomini per andare in Afghanistan, vadano salvaguardati, sulla base delle considerazioni svolte prima.
Credo che potremmo essere distanti per l'aspetto che riguarda la considerazione delle due missioni, Enduring Freedom e ISAF, però possiamo lavorarci perché è un tema di generale coinvolgimento. Quindi, accetto la riformulazione e invito il Governo a riflettere su alcune parti della premessa che sono importanti e sono comuni.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo ha detto che ci rifletterà.
Prendo, inoltre, atto che l'onorevole Maran accetta la riformulazione della mozione Fassino ed altri n. 1-00313.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, la Lega Nord ovviamente voterà a favore della mozione Cicu, Gidoni ed altri n. 1- 00314 (che del resto ha sottoscritto) ed era fortemente orientata, in realtà, a votare contro la mozione Di Pietro ed altri n. 1-00239 (Nuova formulazione). Non ho ben compreso esattamente - spero che il giallo si risolva prima della votazione - se la versione riformulata dal Governo sia stata accettata o meno dall'onorevole Di Stanislao che vedo alle prese con una «trattativa diretta» con il rappresentante del Governo sulla questione.
In ogni caso, mi soffermo sulla formulazione iniziale, fino a quando non sarà chiarito questo aspetto. Voteremo a favore, lo ripeto, della nostra mozione e lo faremo convintamente, anche se il testo dell'atto di indirizzo dell'Italia dei Valori conteneva spunti che ci sono apparsi come un riconoscimento rispetto a quanto la Lega ha affermato la scorsa estate immediatamente dopo uno degli attacchi letali subiti dal nostro contingente.
Non c'è dubbio infatti che il nostro movimento sia sensibile ai sacrifici richiesti ai nostri soldati ed è sincera l'attenzione Pag. 9che il nostro segretario ha voluto manifestare anche successivamente al grave attentato costato la vita a ben sei militari italiani nella capitale afghana.
Non posso pensare che qualcuno nell'ambito del Consiglio dei ministri avesse davvero pensato di mandare i nostri soldati a morire, nessuno a cuor leggero può assumersi questa responsabilità. Tuttavia, da luglio ad oggi sono accadute diverse cose. Se è vero che le elezioni afghane sono state una tragica farsa, un barlume di democrazia si è comunque acceso a Kabul, come provano le difficoltà incontrate dal Presidente Karzai nel fare accettare dal Parlamento nazionale una parte significativa dei ministri da lui nominati. Si tratta di procedure nuove per questo Paese che certamente non esistevano al tempo dei talebani, e in ogni caso dimostrano che qualcosa si sta muovendo in quella delicata situazione.
Ci sembra che sia cambiata soprattutto la politica statunitense per l'Afghanistan che non implica più un impegno a tempo indefinito in quel Paese, ma inserisce invece nuovi rinforzi in un progetto di cui è parte anche la strategia di uscita dal pantano afghano. Ci sembra una differenza significativa che dà ragione ai dubbi che ci eravamo permessi di esprimere alcuni mesi fa. Quanto in effetti Obama aveva detto a suo tempo, a proposito dell'inopportunità di rimanere a tempo indefinito in Afghanistan, richiama in modo straordinario quanto noi, come Lega Nord, ci eravamo sommessamente permessi di sottolineare la scorsa estate, all'indomani degli eventi luttuosi di cui ho parlato. Come in Iraq nel 2007, la Casa Bianca si accinge ora a tentare il tutto per tutto con l'obiettivo di lasciare l'Afghanistan in condizioni migliori di quelle attuali e soprattutto di permettere alle autorità locali di mettere fine direttamente alla guerra civile che contrappone tra loro da almeno cinque anni (qualcuno sostiene addirittura da sedici, perché è difficile comprendere cosa è successo in quegli undici anni) parti significative della società afghana.
Gli Stati Uniti non solo hanno varato un nuovo piano a questo scopo, ma hanno chiesto a noi europei di fare la nostra parte. Pensiamo che per un anno, un anno e mezzo - tanto manca all'avvio del ritiro promesso dal Presidente Obama per il luglio 2011 -, valga la pena di fare uno sforzo ulteriore. Rinunciare a negare il nostro apporto avrebbe invece probabilmente generato pericolosi risentimenti, e di questo aspetto la mozione Di Pietro n. 1-00239 (Nuova formulazione) non parla.
Votando a favore della mozione di maggioranza la Lega confermerà oggi gli orientamenti anticipati alle Camere il 10 dicembre scorso e in occasione del voto espresso sul decreto-legge di proroga delle missioni varato dal Consiglio dei ministri il 17 seguente che è giunto in questo ramo del Parlamento per il previsto iter di conversione in legge. Chiederà altresì, con il proprio parere favorevole, che il Governo italiano agisca in occasione della prossima Conferenza di Londra affinché i Paesi impegnati in Afghanistan definiscano un'agenda degli obiettivi da perseguire, insieme ad una tempistica delle iniziative per ottenerli.
Concordiamo anche sulla necessità di esercitare pressioni sul Governo di Kabul affinché davvero si acceleri il percorso di riforma necessario a ristabilire il consenso di ampia parte della popolazione afghana verso il Presidente Karzai o verso le istituzioni democratiche che nel frattempo fossero scelte direttamente dai cittadini. Riteniamo tra l'altro che potrebbe essere interessante in questo quadro anche studiare la modalità di una trasformazione di questo in un Paese con forti forme di decentramento che sarebbero forse più rispettose della complessità etnica, religiosa e linguistica di un Paese in cui si parlano almeno trenta idiomi differenti.
Intendiamo respingere la mozione Di Pietro n. 1-00239 (Nuova formulazione), ma a questo punto aspettiamo di conoscere dal Governo le decisioni in merito alla riformulazione definitiva e all'eventuale Pag. 10parere favorevole sulla riformulazione della mozione presentata dall'onorevole Di Pietro.
La Lega avrebbe detto «no» ad un'ipotesi di ritiro immediato e unilaterale delle nostre truppe che, oltre a rappresentare un'indubbia vittoria per i terroristi, indebolirebbe certamente il tentativo statunitense e degraderebbe il complesso dei rapporti bilaterali intrattenuti dal nostro Paese con quelli che stanno pagando in Afghanistan i più elevati tributi di sangue. Non pensiamo solo agli americani in questo momento, ma ai britannici che hanno avuto più di 200 caduti, ai canadesi che ne hanno riportati 300, e anche a diversi altri Paesi alleati di piccole dimensioni, le cui perdite fanno meno impressione solo perché non le si rapportano alle dimensioni dei rispettivi Stati, si pensi alla Danimarca o all'Estonia.
Per queste ragioni, la Lega Nord voterà «sì» alla mozione presentata e sottoscritta dalla maggioranza. Ricordo che, dato che ci è stato chiesto un estremo sforzo al fine di creare le condizioni del ritiro successivo, nella speranza che le cose vadano come in Iraq, dove comunque la presenza militare straniera ha ormai i giorni contati, noi riteniamo sia utile che questo Paese si impegni per una soluzione e una prospettiva definitiva, soprattutto per cominciare a ragionare su una tempistica certa e sulle modalità del ritiro da Kabul, in una situazione nell'ambito della quale si possa pensare che in quel Paese possa nascere veramente una forza democratica che lo spinga, non dico ad adeguarsi ai modelli o agli stili occidentali, ma quanto meno ad essere più incline a quelle che dovrebbero essere le condizioni normali di un Paese civile e democratico (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFREDO MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, sarei disposto a proporre una riformulazione nella parte delle premesse della mozione Di Pietro n. 1-00239.
Di norma ritengo che le premesse siano l'espressione di una valutazione politica, quindi è difficile che il Governo possa modificarle; tuttavia, se l'onorevole Di Stanislao la accettasse, propongo una riformulazione del primo capoverso delle premesse, perché secondo il Governo contiene un'affermazione un po' forte e francamente, secondo noi, nemmeno veritiera.
Il primo capoverso, in base alla riformulazione proposta del Governo, diventerebbe il seguente: «premesso che: il nostro Paese è da lungo tempo impegnato in missioni internazionali di stabilizzazione e di mantenimento della pace: dalla prima missione in Libano del 1982 a quella in Afghanistan iniziata nell'agosto del 2003 in ambito ISAF (NATO)» con la soppressione delle righe successive. Le altre valutazioni, che il Governo non condivide ma che - lo ripeto - fanno parte della logica di un dibattito politico, le possiamo lasciare. Direi che, in questo caso, anche sulla mozione che ha come primo firmatario l'onorevole Di Pietro il Governo esprime un parere favorevole.
Signor Presidente, lo sforzo che stiamo facendo è dettato dal fatto che il Governo, al di là delle premesse (che, come ho già detto, riportano le valutazioni autonome e legittime di ogni gruppo politico) auspica, perché lo ritiene importante, che si giunga alla formulazione di impegni che il Governo possa mantenere in maniera unanime e questo rafforzerebbe anche la nostra posizione, sia alla Conferenza del 28 gennaio, sia nell'azione che dobbiamo svolgere in Afghanistan.
Anche per dare un altro contributo al dibattito attualmente in corso, svolgo un'osservazione a chiusura del mio intervento. Come ha già detto il Ministro Frattini, peraltro, nelle audizioni presso le Commissioni, oggi il problema è strettamente politico e riguarda il Governo Karzai. Abbiamo sostenuto, e sosteniamo, che non è possibile continuare a firmare cambiali in bianco e che la Conferenza di Londra avrà successo a condizione che i Pag. 11patti reciproci tra la comunità internazionale e il Governo Karzai abbiano un valore concreto, una programmazione, delle scadenze e degli impegni reciproci: questo è lo spirito con cui andiamo alla Conferenza del 28 gennaio. Ovviamente i giochi sono aperti, perché al momento non pare che tutte le premesse che abbiamo richiesto per il successo della Conferenza stessa siano realizzate, ma questo è lo spirito con cui l'affrontiamo.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione della mozione Di Pietro n. 1-00239, accettata dal Governo, purché riformulata.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, colleghi, proprio l'altro ieri, lunedì, i talebani hanno attaccato il centro di Kabul con un'azione spettacolare: i guerriglieri hanno dimostrato di poter colpire nel centro ben sorvegliato dei palazzi del Governo, sotto le finestre di Karzai, a dieci giorni dalla Conferenza di pace di Londra. È verosimile che, senza la complicità ed il sostegno di elementi ben inseriti nel sistema di sicurezza del Paese, un attacco così complesso e articolato non sarebbe stato possibile, il che la dice lunga sulle difficoltà e sul deterioramento della situazione in Afghanistan.
Otto anni fa ci eravamo illusi di aver vinto quella che Bush aveva enfaticamente chiamato la «guerra al terrore» e oggi più di metà del territorio afgano è controllato dall'opposizione antigovernativa e l'intera area a cavallo del confine con il Pakistan è sottratta al controllo dei due Governi. Ciò senza contare che l'allargamento della presenza talebana e il deterioramento delle condizioni di sicurezza hanno contribuito ad alimentare la debolezza endemica delle istituzioni dello Stato.
Nonostante i progressi realizzati in questi anni, che pure ci sono stati - mi riferisco alla riapertura delle scuole, al riavvio della ricostruzione, al ritorno dei profughi afgani - la situazione della popolazione afgana resta drammatica, soprattutto al sud e a sud est. I tassi di mortalità sono altissimi, la denutrizione è diffusa, vaste aree del territorio continuano a non essere collegate alla rete elettrica. Meno di un afgano su quattro dispone di acqua potabile, quasi uno su due non ha un'alimentazione sufficiente, appena uno su otto può ricevere cure mediche adeguate. Il numero dei bambini che vanno alle scuole elementari è salito circa del 50 per cento dal 2005, da quattro milioni a sei milioni, però oltre quattro milioni sono maschi ed appena due milioni sono femmine; nelle classi mancano all'appello almeno due milioni di bambine.
Intanto, la produzione di oppio nel Paese si è impennata, raggiungendo le 6.900 tonnellate lo scorso anno e mettendo nelle mani delle forze antigovernative tra i 200 e i 400 milioni di dollari.
È diventato sempre più evidente che l'opzione militare, che finora ha assorbito la maggior parte dell'assistenza esterna, non ha ottenuto risultati rilevanti, anzi ha alimentato con i suoi effetti collaterali l'ostilità verso le truppe straniere, quindi verso il Governo, generando, di converso, simpatia per l'opposizione antigovernativa. Si è finalmente fatta strada la convinzione che la risoluzione della crisi afgana debba essere spostata sul terreno politico e socio-economico. Come in tutte le situazioni di guerriglia, infatti, il successo o l'insuccesso dell'azione di contrasto dipende, alla fine, dalla capacità di assorbire elementi dell'opposizione nell'assetto politico e di assicurarsi il consenso della popolazione.
Dunque, è urgente e necessario proseguire sulla via della ridefinizione della strategia della presenza internazionale dell'area per avvicinare il momento in cui gli afgani saranno in grado di governare e di gestire autonomamente, da soli, la sicurezza nel Paese. La crisi afgana non ha facili vie di uscita e noi non abbiamo la bacchetta magica.
Nella mozione ci siamo soffermati su una serie di aspetti dalla attività di cooperazione al processo di «afganizzazione» della sicurezza dell'area e adesso voglio soffermarmi in particolare su due questioni. L'intreccio di interessi che accompagna Pag. 12la situazione rende comunque essenziale elaborare una soluzione negoziale del conflitto su base regionale, e su questo si è anche soffermato il collega Tempestini nella discussione sulle linee generali. Si tratta di una soluzione negoziale del conflitto su base regionale che favorisca la collaborazione tra tutti i Paesi contigui all'Afghanistan su sfide e interessi comuni e miri a risolvere i dissidi tra i diversi Stati che motivano le interferenze esterne nella situazione afgana. Ci deve essere uno sforzo diplomatico in questa direzione e deve necessariamente affrontare il dissidio tra Pakistan e India, tenendo conto che, per convincere i vertici militari pakistani a rinunciare alla carta estremista e far sì che collaborino attivamente alla guerra al terrore, occorre andare incontro ai loro interessi e comprendere i loro timori, ed è essenziale anche il coinvolgimento dell'Iran.
In ordine alla seconda questione, si è parlato a lungo della necessità di cooptare i talebani nella struttura di potere. Come si è fatto presente da più parti, c'è la necessità di cooptare nell'assetto politico locale la militanza locale, quella distinta dai militanti di Al Qaeda, che decidesse di abbandonare la rete terrorista. La promessa dell'inclusione politica, infatti, ha il fine di separare le due componenti e, in ogni caso, sarebbe proficuo dissociare dall'opposizione antigovernativa i guerriglieri accidentali, come li chiama il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti, ovvero coloro che aderiscono per motivi non ideologici alla guerriglia. Per fare ciò, bisogna affrontare di nuovo le loro motivazioni, in primo luogo l'ostilità verso un Governo che sembra avallare tattiche militari costose in termini di vite umane; la percezione di uno squilibrio etnico nelle istituzioni sfavorevole ai pashtun e, soprattutto, la delusione per il mancato sviluppo.
Questo, colleghi, è forse il nodo di fondo. Basta considerare che la Conferenza internazionale ruoterà intorno alla proposta inglese di costituire un fondo fiduciario per pagare i talebani che deporranno le armi. Il Ministro degli esteri inglese, David Miliband, si dice sicuro che il programma di reintegro, come lo definisce, convincerebbe i guerriglieri che non combattono per ideologia ad abbandonare i talebani.
Per questo motivo, riteniamo che il Governo debba riferire, come si è impegnato a fare, non solo sull'evoluzione della situazione afgana, ma debba riferire prima dello svolgimento della prossima Conferenza di Londra sulle linee politiche che intende sostenere in occasione della Conferenza. Ciò proprio allo scopo di porre le Camere nella condizione di esercitare un effettivo controllo sulla qualità della nostra presenza in Afghanistan, sulle modalità con cui operano i nostri contingenti e sulle misure eventuali che il Governo intende adottare per rafforzare la protezione dei nostri soldati nello svolgimento della missione.
Il nodo resta quello dello sbocco politico della vicenda e non quello dell'impegno che il nostro Paese sostiene in modo solidale. La nostra preoccupazione resta quella di sempre, ossia come poter garantire al tempo stesso la capacità di tenuta delle fragilissime - ripeto: fragilissime - strutture democratiche del Governo di quel Paese ed evitare che questo avvenga soltanto sul terreno militare, che si è rivelato del tutto insufficiente.
La presenza militare internazionale appare ancora indispensabile. L'Afghanistan resta l'epicentro dell'estremismo violento praticato da Al Qaeda e in Afghanistan è in gioco la nostra sicurezza. Il ritiro rischierebbe di dare vita ad una guerra civile secondo linee etniche che potrebbe proseguire indefinitamente con il supporto dei Paesi regionali per l'una o l'altra fazione, come è avvenuto negli anni Novanta.
Identificare, però, una cornice temporale, un time frame - come ha fatto il Presidente Obama a West Point - per il trasferimento completo della responsabilità agli afgani, ha un senso molto chiaro. Il Presidente Obama ha affermato che deve essere chiaro che gli afgani devono assumere la responsabilità della loro sicurezza e che l'America non ha alcun interesse a combattere una guerra senza Pag. 13fine in Afghanistan. Obama ha sostenuto: «Come Presidente, mi rifiuto di stabilire obiettivi che vanno oltre la nostra responsabilità, i nostri mezzi e i nostri interessi». Noi ci aspettiamo che il Governo del nostro Paese faccia altrettanto e che in Parlamento indichi obiettivi in relazione alle nostre responsabilità, ai nostri mezzi e ai nostri interessi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, credo che oggi, in quest'Aula, si sia raggiunto un risultato straordinario. Finalmente, attraverso un approfondimento ed un confronto che nascono dalle fasi preliminari che abbiamo vissuto nelle Commissioni difesa ed affari esteri, si può arrivare ad una posizione unitaria, anche attraverso le riformulazioni proposte ed uno sforzo comune che mira ad una condivisione.
Credo, però, che la scommessa sia per tutti noi fondamentale, centrale e importante: la politica deve abbandonare qualsiasi aspetto ideologico e qualsiasi intento strumentale di partito. Credo sia fondamentale richiamare la strategia politica che il Governo italiano ha perseguito in tutto questo percorso, incidendo profondamente e dando il suo contributo in termini di qualità, ma anche di capacità di visione alla Comunità internazionale, la quale sta attuando un processo volto a rafforzare una strategia politica. Questo processo guarda a tre linee fondamentali, a tre «binari» (come li abbiamo definiti), che si possono così riassumere.
Sicuramente, una linea di indirizzo è quella che vede la restituzione agli afgani dell'Afghanistan, ossia la capacità di incidere fortemente nella costruzione di un progetto afgano a livello istituzionale: noi partecipiamo alla realizzazione della formazione delle leggi afgane e della pubblica amministrazione e alla selezione della nuova classe dirigente afgana; partecipiamo all'edificazione del codice che riguarda le norme e le regole, ossia la giustizia afgana, ma incidiamo fortemente e profondamente anche nella formazione del nuovo esercito afgano, che - fatto nuovo e straordinario - parteciperà insieme a tutti gli altri eserciti, finalmente, alla realizzazione dell'obiettivo strategico della garanzia e della tutela soprattutto della popolazione civile.
Uno degli aspetti fondamentali è il fatto che noi guardiamo a quelle donne, a quegli uomini e a quei bambini afgani, che riteniamo obiettivo fondamentale in termini di sicurezza e di garanzia, ma è chiaro che non si può realizzare un obiettivo così straordinario ed importante se non teniamo conto di ciò che avviene nei territori confinanti.
È per tale motivo che, in questa strategia, l'Italia e la Comunità internazionale guardano al rapporto con il Pakistan, ossia con quel territorio dove la transizione e l'individuazione di siti terroristici alimentano un certo tipo di preoccupazione, così come vogliamo realizzare la condizione che nei confini dell'Iran vi siano una garanzia, un rafforzamento ed una valutazione ulteriore di posizionamento dei garanti della pace e della libertà nel mondo.
È evidente, quindi, che oggi quest'Aula, in maniera consapevole, seria e forte, realizza la condizione grazie alla quale si può dire insieme, in maniera unitaria, che questi tre binari vogliono e devono esistere. Non è l'indicazione del rafforzamento dell'invio solo di uomini e di militari che può incidere sulle divisioni, ma quell'invio costituisce un rafforzamento del coraggio e dell'impegno straordinario che i nostri militari dimostrano continuativamente, realizzando peraltro la condizione di lavorare non solo come militari, ma anche e soprattutto nel settore dell'edificazione del nuovo Afghanistan.
Pensiamo alle scuole, all'elettricità, alla formazione nel settore agricolo, anche e soprattutto agli ospedali e alla sanità. L'Italia ha inciso e incide fortemente nella realizzazione di opere straordinarie. In conclusione, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, non voglio Pag. 14esimermi dal ricordare che in questo momento in Afghanistan c'è la Brigata Sassari, il cui motto inizia così: sa vida pro sa patria, la vita per la patria. Questo è un simbolo che costituisce sostanzialmente un valore che ci riunisce tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Saluto gli studenti e i docenti della scuola media Centro Studi L'Agorà di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Pietro ed altri n. 1-00239 (Nuova formulazione), nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gottardo, Fallica, Maran, D'Incecco, Lanzillotta, Scilipoti, Occhiuto, Sbai, Zinzi, Galletti, Cicu e Bachelet...
Dichiaro chiusa la votazione.
Presenti 476
Votanti 454
Astenuti 22
Maggioranza 228
Hanno votato 452
Hanno votato no 2
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Stasi, Castiello, Cavallaro, Cesare Marini e De Pasquale hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che la deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita a votare mentre avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fassino ed altri n. 1-00313, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo, Follegot, Fidei, Scilipoti, Trappolino, Vico, Marco Carra e Dell'Elce...
Dichiaro chiusa la votazione.
Presenti e votanti 480
Maggioranza 241
Hanno votato 479
Hanno votato no 1
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Stasi, Castiello, Cavallaro, Cesare Marini e Tocci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che la deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita a votare mentre avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cicu, Gidoni ed altri n. 1-00314, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Calearo, Scilipoti, Lanzillotta, Traversa, Pes, Zinzi, Consolo, Galletti, Santagata, Tidei, Colaninno, Capodicasa e Santelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Presenti 487
Votanti 485
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato 484
Hanno votato no 1
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Stasi, Castiello e Cavallaro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Pag. 15
Prendo atto che la deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita a votare mentre avrebbe voluto astenersi.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bosi ed altri n. 1-00315 (Nuova formulazione), nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Zorzato, Calearo, Lanzillotta, Scilipoti, Trappolino, Cesare Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

Presenti 486
Votanti 484
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato 483
Hanno votato no 1

Prendo atto che i deputati Catanoso, Stasi, Castiello e Cavallaro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, mentre la deputata Bossa ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

Per la risposta a uno strumento del sindacato ispettivo (ore 11,09).

FABIO GAVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO GAVA. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola. Vorrei sollecitare la Presidenza perché intervenga presso il Governo per una risposta ad un'interpellanza che è stata presentata all'inizio di ottobre in materia di donazione del cordone ombelicale e di conservazione del relativo sangue nelle banche del sangue.
Si tratta di un'interpellanza che riguarda le linee politiche che il Governo intenderà assumere su questa materia e che è molto attesa. La prego, quindi, di chiedere che il Governo, attraverso il Ministro della salute, fornisca una risposta quanto prima a questa interpellanza, che è stata annunciata nella seduta dell'8 ottobre.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,10).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, voglio cogliere l'occasione della presenza dell'onorevole Mantica per ricordare che oggi i giornali riportano alcune notizie e ieri ne riportavano altre: continuano gli scontri e le intolleranze religiose nei confronti non solo dei cristiani in Malesia e in Nigeria, ma anche, purtroppo, dobbiamo dirlo, gli scontri basati su incomprensioni di origine religiosa.
In Nigeria abbiamo visto, proprio sui giornali di oggi, che vi sono 600 morti tra i cristiani, 180 tra i musulmani e 800 feriti. Il nostro Paese è impegnato, lo sappiamo, a sollecitare tutti i Paesi europei a porre in essere un'azione multilaterale, affinché il diritto di libertà religiosa venga rispettato in tutto il mondo nei confronti di tutte le religioni, a partire, purtroppo, dobbiamo dirlo, dal triste record che appartiene ai cristiani, ma non solo.
Colgo, quindi, l'occasione della presenza dell'onorevole Mantica per chiedere, per l'ennesima volta, al Governo un maggiore impegno e una maggiore concertazione su scala europea, affinché anche la nuova rappresentante della politica estera europea, ogni qual volta lo ritenga opportuno - finora non ha mosso ciglio, né aperto bocca - possa intervenire con la forza e l'autorevolezza propria dell'Unione europea nei confronti di questi Paesi, che, purtroppo, sempre più, consentono, e a volte stimolano, la violenza Pag. 16nei confronti delle religioni, dei cristiani e anche dei musulmani, come abbiamo visto in Nigeria.

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, vorrei cogliere questa occasione per ricordare l'onorevole Marino Calvaresi, che si è spento qualche settimana fa. Concittadino di grande prestigio, di grande importanza e significato politico per la sua storia passata, oltre che di parlamentare nelle legislature che vanno dal 1958 al 1968, è stato anche vicepresidente della provincia di Ascoli Piceno; ma va, in primo luogo, rammentato per la sua attività di partigiano durante la seconda guerra mondiale, sindacalista per il riscatto delle popolazioni più indigenti, soprattutto quelle contadine, ed esempio di integrità morale e coerenza politica.
Lo vorrei ricordare perché Marino Calvaresi è stato un grande esponente del Partito Comunista, quando io giovane iniziavo la militanza nella Democrazia Cristiana nel 1971. Ho ritenuto Calvaresi un avversario politico di rispetto e di coerenza, e vorrei che la Camera lo ricordasse, come abbiamo ricordato altri deputati deceduti, proprio per il suo profilo morale e politico, da una parte che gli è stata avversa, ma che gli ha sempre riconosciuto questi meriti e questi valori, che vorrei fossero sempre meriti e valori di ogni persona impegnata in politica (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza naturalmente si unisce alle sue parole nel ricordo del collega.

LUCIANO AGOSTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO AGOSTINI. Signor Presidente, prendo la parola sempre sullo stesso argomento così come ha fatto l'onorevole Ciccanti. Marino Calvaresi si è spento il 29 dicembre del 2009: i familiari, gli amici, i compagni di partito, i cittadini del territorio piceno lo ricordano con particolare intensità ed affetto.
Marino si iscrisse al Partito Comunista dopo il 1940. Partecipò giovanissimo alla Resistenza ed ai fatti accaduti intorno al Colle San Marco; alla fine della seconda guerra mondiale ricevette il riconoscimento di partigiano. La sua attività politica è stata molto intensa e ricca di importanti ruoli ricoperti, prima come consigliere comunale ad Ascoli Piceno, poi come segretario della federazione provinciale del Partito Comunista, e nel 1958 è stato eletto deputato nel Parlamento nazionale e vi è rimasto nella terza e quarta legislatura, fino al 1968 come membro della Commissione trasporti della Camera dei deputati. Successivamente ha svolto il ruolo di consigliere provinciale e vicepresidente dell'amministrazione provinciale di Ascoli Piceno. Ha chiuso la sua attività politica, ricoprendo l'incarico di presidente del comitato di controllo di Ascoli Piceno.
La sua attività politica è stata molto legata al territorio: era persona conosciuta ed apprezzata da tutti per il senso di equilibrio e di onestà, e per la dedizione all'attività di amministratore pubblico che svolgeva con immensa passione e non risparmiando ore di lavoro, spesso tolte agli affetti della famiglia ed a sé stesso. La stessa attività all'interno del partito è stata di grande importanza per la crescita del PCI nel suo territorio e dei suoi gruppi dirigenti, portando il suo impegno politico sempre nell'interesse collettivo, sempre per la crescita del territorio piceno, che soprattutto negli anni postbellici ha vissuto periodi travagliati di grande trasformazione.
Marino Calvaresi era una persona semplice nei gusti, nei modi di fare, nello stile di vita; al tempo stesso, poiché era una persona riflessiva, non superficiale nella considerazione del mondo, degli altri e di sé stesso, non era sempre facile capirne i sentimenti e le preoccupazioni. Era una Pag. 17persona umile nell'agire politico; verso noi giovani era prodigo di consigli, a volte più paterni ed affettuosi che freddi e distaccati. Ho avuto modo di conoscerlo: ho un grande ricordo dell'uomo e del politico.
Aveva, come tutti, pregi e difetti, ma sono convinto che sia gli uni che gli altri sono stati sempre messi in campo perché tutti si impegnassero per una società migliore, che, come aveva spesso modo di ricordare, tornasse ad essere più simile a quella della sua giovinezza, dura e difficile, ma così piena di passioni e di ideali che, ritornarci con la memoria, era uno dei pochi piaceri cui si è dedicato fino all'ultimo dei suoi giorni.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 11,20, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bernini Bovicelli, Brugger, Cicchitto, Cirielli, De Biasi, Gregorio Fontana, Franceschini, Frassinetti, Lo Monte e Migliavacca sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Iniziative volte a prorogare oltre i termini stabiliti dalla normativa vigente l'erogazione delle indennità di disoccupazione e della cassa integrazione ordinaria - n. 3-00839)

PRESIDENTE. L'onorevole Cambursano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00839 concernente iniziative volte a prorogare oltre i termini stabiliti dalla normativa vigente l'erogazione delle indennità di disoccupazione e della cassa integrazione ordinaria (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, signor Ministro, la Banca d'Italia nel suo ultimo bollettino ha calcolato il tasso di disoccupazione sulla base dei criteri dell'Organizzazione internazionale del lavoro insieme ad altri due indicatori della quantità di lavoro disponibile inutilizzato; ha inoltre certificato che il tasso di disoccupazione è al 10,2 per cento, molto più alto di quanto vada dicendo il Governo.
A me, signor Ministro, più che le percentuali interessano i disoccupati, nel loro insieme e singolarmente. 2,6 milioni di italiane e di italiani non fanno più parte del ciclo produttivo: un esercito di disperati, una mina vagante per il Paese. C'è una dispersione di risorse umane e di esperienze che non ha pari.
Le chiedo, signor Ministro, se e quando intenda prorogare oltre i limiti stabiliti dalla normativa vigente l'erogazione delle indennità di disoccupazione e di cassa integrazione e soprattutto cosa intenda fare il Governo per sostenere l'occupazione.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, rispondo innanzitutto all'interrogante a proposito dei dati. La discussione Pag. 18ha un senso perché serve ad orientare le politiche che si devono realizzare per affrontare i diversi livelli di disagio sociale. Non si possono pertanto sommare elementi tra di loro non comparabili, come i cassintegrati con i disoccupati o con un altro fenomeno ancora, difficilissimo da calcolare, quello dei cosiddetti scoraggiati, quelli cioè che non si offrono sul mercato del lavoro perché pensano che tanto non troverebbero un lavoro, e perciò non risultano disoccupati. L'esercizio fatto dalla Banca d'Italia di mettere insieme tutto quanto non aiuta.
Un cassintegrato non cerca un nuovo lavoro, ha bisogno semmai di una formazione mirata per salvare le sue competenze anche nella fase di attesa della ripresa dell'attività lavorativa; ma egli è collegato all'azienda e rimane titolare di un rapporto di lavoro. Ciò è dovuto soprattutto al fatto che noi abbiamo utilizzato molto lo strumento della cassa integrazione e pertanto, in una caduta della domanda globale generalizzata, abbiamo mantenuto inalterata o quasi la base occupazionale e insieme ad essa la base produttiva del Paese. È una scelta che abbiamo compiuto con CISL, con UIL, con UGL, con CONFSAL, con tutte le organizzazioni, tranne quella a cui l'interrogante fa molto riferimento, la CGIL. Queste organizzazioni insieme ci dissero che era doveroso scegliere la cassa integrazione e i contratti di solidarietà, piuttosto che l'indennità di disoccupazione, perché se avessimo scelto quest'ultima avremmo incoraggiato la rottura dei rapporti di lavoro in presenza di una caduta della domanda e quindi della produzione.
Per l'anno che viene la cassa integrazione può andare avanti, teoricamente senza limiti temporali. Le risorse sono consistenti, abbiamo speso molto meno di quello che temevamo, per fortuna, e quindi sono più che sufficienti. I meccanismi inoltre sono stati resi flessibili: la cassa integrazione ordinaria si calcola per giorni e non per settimane, quindi è impiegabile per un periodo più lungo; ma ad essa si può aggiungere senza soluzione di continuità la cassa integrazione speciale, senza identificare necessariamente ipotetici esuberi strutturali di lavoratori; così come si può congiungere con contratti di solidarietà. Quindi, se si mantiene inalterato il rapporto di lavoro, la protezione del reddito può andare avanti senza limiti temporali: questa è la scelta che abbiamo compiuto.
Per quanto riguarda invece il disoccupato, cioè colui che ha visto interrompersi il rapporto di lavoro, abbiamo scelto di incentivare la riassunzione con varie misure contenute nell'ultima manovra finanziaria.
Abbiamo anche ampliato ai cosiddetti collaboratori a progetto, o almeno a coloro che per una parte del periodo hanno lavorato anche con il cosiddetto Co.co.co., la possibilità di accedere all'indennità di disoccupazione, ma soprattutto abbiamo incentivato l'assunzione del percettore dell'indennità, in quanto adesso anche l'indennità passa al datore di lavoro se questo assume un lavoratore che si trova in quella condizione.

PRESIDENTE. L'onorevole Cambursano ha facoltà di replicare, per due minuti.

RENATO CAMBURSANO. La ringrazio, signor Presidente. Signor Ministro, innanzitutto mi dispiace che lei abbia fatto riferimento ad una sigla sindacale, quando nel mio intervento ed anche nel testo dell'interrogazione proprio non ne ho fatto cenno, ma è uno stile che voi avete.
Signor Ministro, non sono affatto soddisfatto perché quasi tutta la sua risposta è concentrata a confutare i dati della Banca d'Italia. Come la mettiamo, però, con i 10 mila lavoratori di Eutelia-Agile, Omega, Phonemedia che stanno perdendo il lavoro? Come la mettiamo con i 10 mila lavoratori della FIAT di Termini Imerese e di Pomigliano d'Arco, con i lavoratori della Dalmine di Livorno e di Bergamo, dei cantieri navali di Castellammare di Stabia e di Palermo, con i lavoratori della Sipra e di Mediaset che stamani hanno manifestato Pag. 19qui, davanti a Montecitorio? E naturalmente potrei continuare a lungo.
Tre mesi fa l'OCSE ha fotografato la situazione dei senza lavoro nel nostro Paese dicendo che per l'Italia il peggio doveva ancora arrivare e che il tasso di disoccupazione, nei primi mesi del corrente anno, sarebbe tornato oltre il 10 per cento e ci siamo. È così, perché anche il Fondo monetario internazionale - quindi non stiamo citando solo la Banca d'Italia - ha detto qualche giorno fa ...

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. No, non è così.

RENATO CAMBURSANO. Non scuota la testa, Ministro, ho qui tutti i dati, so leggerli io come lei, probabilmente, solo che lei non vuole vederli. Il Fondo monetario ha detto che la disoccupazione in Italia è al 10,5 per cento proprio nei primi mesi dell'anno, io invece mi ero fermato alla percentuale del 10,2.
Su Panorama, un giornale che lei conosce poiché è anche un settimanale di famiglia, sta scritto che tra le paure degli italiani per l'anno appena iniziato la prima è la disoccupazione.

PRESIDENTE. Deve concludere.

RENATO CAMBURSANO. Concludo Presidente, ma mi ha interrotto. Il segretario generale dell'OCSE ha detto che i Governi devono assumere rapidamente delle misure decisive, che il lavoro è il cuore della crisi attuale ed una delle preoccupazioni principali dev'essere quella di aiutare chi cerca lavoro. Di vostre decisioni di aiuto a chi cerca lavoro non c'è traccia; voi vi preoccupate, piuttosto, dell'immunità del vostro capo, vi preoccupate dei «lodi» Alfano uno, due, tre, dei processi, ma non vi preoccupate assolutamente dei problemi dei cittadini che rischiano di perdere il lavoro e non ce la fanno a sostenere le loro famiglie e i loro figli. Questo dovrebbe farvi vergognare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

(Attività di vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali finalizzata al contrasto del lavoro nero, con particolare riferimento alla regione Calabria - n. 3-00840)

PRESIDENTE. L'onorevole Laratta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00840, concernente attività di vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali finalizzata al contrasto del lavoro nero, con particolare riferimento alla regione Calabria (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, i fatti di Rosarno in Calabria sono certamente legati alla massiccia presenza di lavoro nero, in particolare nel comparto agricolo, lavoro svolto in condizioni disumane e soggetto al controllo della 'ndrangheta, nonché gestito totalmente dai caporali nell'indifferenza generale, nella profonda sottovalutazione degli uffici dello Stato.
In materia di lotta al sommerso e alla illegalità diffusa, il Governo parla spesso di «tolleranza zero», ma nel documento di programmazione dell'attività di vigilanza per il 2009 il numero delle aziende soggette a controlli è stato ridotto del 17 per cento e addirittura del 46 per cento per quanto riguarda la Calabria. Ci aspettavamo maggiori controlli, invece ne sono stati fatti molti di meno; tuttavia, solo una seria politica di lotta al lavoro nero e all'irregolarità può evitare che accadano altri fatti drammatici come quelli di Rosarno.
Chiediamo, quindi, al Governo come intenda agire affinché ci sia maggiore presenza dello Stato in Calabria a tutela della legalità e del lavoro: più legalità e più lavoro, più tutela delle imprese sane e maggiore lotta all'illegalità diffusa per consentire l'affermazione di un'economia sana, che esiste e che produce con trasparenza e nel rispetto delle leggi.
Legalità e lavoro, e lotta al sommerso è quello che chiede la Calabria onesta.

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PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Mario Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, sono innanzitutto sconcertato perché l'interrogante dimostra di non aver letto la direttiva data ai servizi ispettivi dall'inizio di questa legislatura. La direttiva dice ai servizi ispettivi: «dovete concentrare tutta la vostra attività sulle violazioni sostanziali a partire da quelle correlate con un rapporto di lavoro totalmente irregolare. Andate a cercare gli elefanti e non andate, invece, a limare le unghie alle zanzare, come troppo spesso l'attività ispettiva ha fatto». Abbiamo detto, quindi, di concentrare l'attività anche nelle aziende nelle quali i servizi ispettivi vanno e alle quali si rivolgono attraverso un'attività di intelligence, cioè un'attività di selezione preventiva degli obiettivi, in modo da colpire le violazioni gravi. Gli stessi ispettori sono valutati proprio in base a questo criterio di violazioni sostanziali gravi accertate (in primo luogo il sommerso), piuttosto che di violazioni formali minime che venivano, invece, prima confuse in un unico calderone nel momento della valutazione dell'attività ispettiva.
A proposito della Calabria, la riduzione delle attività ispettive è stata del 17 per cento e non del 46 per cento, perché a fronte di 11.304 aziende sottoposte ad ispezione nel 2008, nel 2009 sono state 9.354 che, a casa mia, fa il 17 per cento, come avevamo detto in generale per concentrare l'obiettivo laddove c'è la violazione patente. Cosa succede in Calabria e in molta parte del Mezzogiorno? Una combinazione paradossale di due fenomeni: da un lato, molti lavoratori italiani falsamente iscritti come lavoratori (i falsi braccianti, le false cooperative senza terra con esercizio anche di mediazione abusiva e di caporalato); dall'altro, l'uso di immigrati non sempre clandestini, anzi molto spesso non clandestini, in attività assolutamente sregolate e sommerse. Noi abbiamo svolto attività ordinaria e straordinaria di vigilanza e stiamo partendo con un'operazione vasta su Campania, Calabria, Sicilia e Puglia all'insegna della tolleranza zero verso tutti i fenomeni di irregolarità totale. Non ci sono alibi per i datori di lavoro e la forza lavoro è disponibile. Si pensi che nello sportello unico di Reggio Calabria sono disponibili 60 posti nei flussi stagionali in ingresso, quindi non c'è stata carenza di quota di flussi stagionali che potesse «giustificare» il ricorso alla clandestinità. Come è noto, in queste terre c'è una grande disponibilità di manodopera disoccupata a cui dovrebbero essere offerte opportunità anche nell'ambito dell'agricoltura, in quanto lavorare è sempre meglio che non lavorare.
Quindi, noi ovviamente contrasteremo ancor di più questo fenomeno. Le Rosarno, purtroppo, sono più di una e in questo momento, se non avessi avuto questo principale dovere parlamentare di rispondere, io sarei dovuto andare a Caserta con il collega Maroni. Ci sono i miei ispettori perché Castelvolturno è un altro obiettivo e ne stiamo individuando altri ancora, secondo una linea di sradicamento anche attraverso i buoni prepagati. Si tratta di una soluzione agevole e conveniente per chi percepisce reddito e per il datore di lavoro e che può essere ancora più diffusa nelle raccolte brevi in agricoltura. Dalla proposta da me fatta stamattina al congresso della UIL dei lavoratori dell'agricoltura e dell'industria alimentare, si intende realizzare la rete degli enti bilaterali, ovvero degli enti prodotti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori in modo da affiancare al controllo istituzionale quello sociale, per fare crescere un'agricoltura moderna e regolata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Moro, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, Ministro, ad essere sorpresi, per la verità, siamo noi e devo dire immediatamente che la matematica dà gli stessi risultati dappertutto. Pag. 21Lei è in palese errore anche per quanto riguarda la dichiarazione non solo dei principi, ma anche delle cifre. Secondo i dati del Ministero del lavoro (e non quelli del gruppo del Partito Democratico), per quanto riguarda le ispezioni in Calabria nell'anno 2008 si è trattato di 17.268 ispezioni, mentre nell'anno 2009 sono state previste 9.200 ispezioni. Ciò significa che la riduzione è del 46,7 per cento e non del 17,7 per cento che, invece, è un dato relativo alla vicina Basilicata.
Non è lo spirito polemico che ci ha portato qui, ma uno spirito costruttivo, per capire come si corregge il tiro, se c'è stata una sottovalutazione - penso personalmente che la sottovalutazione sia generale - e come si possa invece invertire la rotta. Quello che è successo a Rosarno - come ancor prima a Castelvolturno, ma voglio parlare della Calabria e di Rosarno perché oggi di questo stiamo parlando - interroga tutti, soprattutto sul piano della tutela dei diritti. Lì abbiamo trovato centinaia di migliaia di lavoratori immigrati, la gran parte dei quali, secondo il suo collega, il Ministro dell'interno, regolari con permesso di soggiorno e senza contratto. Vorremmo capire che nuove direttive dà ai suoi ispettori in Calabria per aiutarli ad arrestare un fenomeno che non riguarda quattro o dieci imprese, ma una miriade di imprese. Infatti, migliaia di persone sono destinate dai caporali e dalla 'ndrangheta, come correttamente ha denunciato prima il collega Laratta, alla coltivazione di centinaia di appezzamenti di terreni e non a qualche decina di grosse imprese. Allora, si tratta di sapere come correggere. Siccome è lei oggi a rispondere, ci interessava sapere non solo come si fa a correggere questa battaglia, ma soprattutto come si fa a tutelare i diritti. Il suo collega, che ha guardato il problema sotto il profilo dell'ordine pubblico, ha sgomberato e deportato centinaia di persone, che - lo ribadisco - erano lì senza contratto e senza diritti, ma muniti di un regolare permesso di soggiorno. Questo la dovrebbe riguardare anche come Ministro delle politiche sociali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per garantire un nuovo accesso al lavoro per i disoccupati e misure per accrescere la base occupazionale, con particolare riguardo ai giovani - n. 3-00841)

PRESIDENTE. L'onorevole Formichella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00841, concernente iniziative per garantire un nuovo accesso al lavoro per i disoccupati e misure per accrescere la base occupazionale, con particolare riguardo ai giovani (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

NICOLA FORMICHELLA. Signor Presidente, signor Ministro, sappiamo che le ingenti risorse finanziarie messe a disposizione dal nostro Governo nel 2009 hanno contribuito a mantenere vivi i rapporti di lavoro e sicuramente per questo motivo in Italia la disoccupazione è cresciuta di meno rispetto agli altri Paesi. Sappiamo che c'è un diretto coinvolgimento tra la formazione e l'occupazione. Sappiamo anche che molte regioni fanno un utilizzo forse troppo autoreferenziale della formazione e sappiamo delle iniziative che il Governo ha posto in essere negli ultimi mesi. La mia domanda riguarda quali iniziative ancora il Governo vuole adottare nel 2010 per garantire un maggiore allargamento della base occupazionale, con particolare riguardo ai giovani.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'interrogante ha ragione quando sottolinea la necessità di collegare, soprattutto nel complesso anno nel quale siamo da poco entrati, gli strumenti di protezione del reddito con quelli che arricchiscono le competenze delle persone. Nel corso di quest'anno, potrebbe allungarsi il periodo di inattività di molte persone, anche se rimane vivo il rapporto di lavoro e se ne sostiene il reddito. Proprio per questo, abbiamo convocato un tavolo negoziale tra Pag. 22Stato, regioni e parti sociali per concertare le linee guida che possano orientare in particolare le regioni, che hanno competenza in materia di formazione o di spesa pubblica per la formazione, le stesse parti sociali, che gestiscono risorse significative attraverso il prelievo dello 0,30 per cento sul monte salari, e gli enti chiamati fondi interprofessionali per la formazione continua.
Abbiamo proposto alle regioni e alle parti sociali di sollecitare una rivisitazione del modo di fare formazione - circa 2 miliardi e mezzo risulterebbero disponibili nel 2010, tra residui del passato e flussi di quest'anno, quindi ingenti risorse - in modo che davvero si incrementino le competenze e non si faccia sono la festa dei formatori, come purtroppo spesso è accaduto con la spesa per la formazione. Allora, questo significa analizzare frequentemente ed efficacemente i fabbisogni in ciascun territorio, cioè quali mestieri servono in quel mercato del lavoro. La Confartigianato nei giorni scorsi ci ha detto che in questo momento il 25 per cento dei lavori che le sue imprese stanno cercando non vengono trovati, che quei mestieri mancano.
Allo stesso tempo, bisogna fare in modo che la formazione sia compiuta in ambienti produttivi, cioè che non sia fatta con un metodo scolastico. I cassa integrati che vengono portati in una classe per studiare inglese e informatica non diventano per questo più occupabili; hanno piuttosto bisogno di incrementare le competenze pratiche, il mestiere nell'ambito di realtà produttive. Quindi, per questo, abbiamo anche detto: consegniamo direttamente anche alle parti sociali, alle imprese e ai lavoratori la capacità di orientare la formazione, ovvero realizziamo questa sussidiarietà perché funzioni.
Certo, qualche regione potrebbe far fatica a cedere questo potere, ma credo che lo si debba fare se al centro mettiamo la persona che ha il diritto alla conoscenza, all'accesso alle competenze, e che ha la possibilità di essere, per questa strada, realmente occupato in modo che, quando è necessario, si garantiscono i pesci (e noi al riguardo abbiamo previsto ingenti risorse a disposizione delle forme di integrazione del reddito), ma anche tante canne per pescare quali sono le forme di apprendimento che possono essere organizzate efficacemente se si riconoscono dei metodi idonei, degli obiettivi coerenti con le caratteristiche del mercato del lavoro, nonché un ruolo delle aziende che non deve essere misconosciuto da pregiudizi ideologici che danneggiano i lavoratori (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Formichella ha facoltà di replicare.

NICOLA FORMICHELLA. Signor Ministro, sono molto soddisfatto della sua risposta perché finalmente in materia di formazione si trova del puro buonsenso che è ciò che serve al nostro Paese. Abbiamo bisogno, come diceva lei, di una formazione continua.
Sono soddisfatto anche del tavolo tra il Governo, le parti sociali e le regioni. Credo che sia fondamentale analizzare i bisogni del settore formativo in modo tale da formare persone che sono poi utili al sistema di mercato del nostro Paese. Vi è bisogno, soprattutto, di una formazione fatta più che in aula, in ambienti di lavoro, in modo tale da avere una formazione completa e fattiva per le esperienze future.
In ultimo, credo che il tavolo sia molto importante perché inaugurare un nuovo modo di fare formazione nel nostro Paese è utile anche per evitare quello che, purtroppo, fino ad oggi è avvenuto in moltissime regioni del sud, mi riferisco alla mia regione Campania, dove la formazione è stata più un veicolo per fare clientela che non per formare veramente i giovani (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Italia dei Valori).

(Orientamenti del Governo in merito a misure fiscali a favore delle famiglie, con particolare riferimento all'introduzione del quoziente familiare - n. 3-00842)

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti Pag. 23n. 3-00842 concernente orientamenti del Governo in merito a misure fiscali a favore delle famiglie, con particolare riferimento all'introduzione del quoziente familiare (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, l'UdC, da sempre, e senza riserve, sostiene la necessità di una riforma fiscale che riconosca il ruolo della famiglia con figli a carico. La sollecitazione che oggi facciamo trae motivo da una grande preoccupazione, perché vediamo che il Governo, che ha inserito nel suo programma elettorale come un elemento fondante il sistema del quoziente familiare, oggi propone altre soluzioni. Noi riteniamo che dobbiamo porre fine al balletto delle dichiarazioni e chiediamo al Governo di impegnarsi veramente non per soluzioni più alte e ambiziose, ma per soluzioni concrete, perché quella è la risposta che la famiglia italiana, in un momento di grande difficoltà, di grandi problemi occupazionali, si attende, soprattutto la famiglia che ha dei figli a carico. Noi vorremmo che si ponesse fine - consentitemi la battuta - agli spot pubblicitari, e che si trovasse veramente la capacità di avviare concretamente a soluzione il problema nella direzione che condividiamo, come il Governo ha previsto nel suo programma elettorale.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, rispondo all'interrogante che il Governo è ugualmente impegnato a costruire una fiscalità favorevole alla famiglia. Lo ha dichiarato anche nei giorni scorsi il Ministro dell'economia e delle finanze, in più occasioni annunciando l'apertura di un cantiere, quello di una complessiva riforma del nostro sistema fiscale che assuma a riferimento alcuni fondamentali criteri tra i quali la scelta di alcuni valori che meritano considerazione premiale da parte dell'amministrazione fiscale e alcuni disvalori che invece meritano una considerazione di segno opposto. Tra i valori fondamentali individuati dal Ministro dell'economia e delle finanze c'è la famiglia; tra i disvalori vi è, per esempio, la speculazione. Quindi, il ridisegno deve essere complessivo. Come si realizza un favore fiscale per la famiglia? Sono opinabili i modi. Il Forum delle famiglie parla di deduzioni, cioè di abbattimento della base imponibile in relazione ai familiari a carico, ovvero alla composizione del nucleo familiare. Lo stesso Governo nel suo programma ha il quoziente familiare (come lei ha detto). Quello che conta è avere tre obiettivi: incentivare il matrimonio; incentivare la procreazione; incentivare la partecipazione di tutti e due i coniugi al mercato del lavoro. Questi devono essere i tre obiettivi e la fiscalità deve essere favorevole ad essi.
I disegni di legge all'esame del Parlamento hanno oneri stimati che vanno dagli otto ai quindici miliardi di euro perché, più o meno, questa è la dimensione di un intervento di fiscalità premiale. È ovvio che, quindi, dovendosi realizzare un ridisegno dell'assetto fiscale a parità di stabilità di bilancio come risultato complessivo, in un Paese dal forte debito, in un contesto di mercati finanziari non del tutto stabilizzati, e in un Paese che solo quest'anno, come ha affermato il Ministro Tremonti, emetterà quasi 500 miliardi di euro di titoli, il percorso - è ovvio - deve essere realizzato con equilibrio di finanza pubblica e tale da spostare il prelievo fiscale dai disvalori ai valori. Ricordo come un valore sia stato riconoscere la componente premiale del salario già detassandola al secco 10 per cento, sottraendo quindi questa parte del salario alla progressività.
Altre misure di tipo prestazionale sono state rivolte alle famiglie anche nella recente legge finanziaria, ma - insisto - il Governo conviene che la principale misura per sostenere la natalità - e quindi la vitalità demografica e con essa della società, come presupposto della sua vitalità economica e sociale - sia senza dubbio Pag. 24una fiscalità di vantaggio. Pertanto, il cantiere è aperto e ci auguriamo di poter lavorare insieme alla realizzazione di questo non facile ma necessario percorso di riforme (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di replicare.

TERESIO DELFINO. Signor Ministro, noi ancora una volta prendiamo atto delle buone intenzioni del Governo sulla famiglia. Prendiamo atto della disponibilità a lavorare, ma non registriamo alcun impegno concreto sui tempi. Registriamo il fatto che davanti a tutti gli italiani vi è il debito pubblico e tante difficoltà. Ma la famiglia porta avanti le sue difficoltà da decenni. Eravamo veramente e siamo tutt'ora convinti che oggi vi è un'emergenza non più rinviabile. Avremmo voluto, signor Ministro, un impegno che ponesse sul piano dell'attenzione concreta il tema del matrimonio, gli incentivi a far mettere insieme le persone, la natalità. In tal senso, riteniamo il quoziente familiare come un'esemplificazione concreta, declinata anche gradualmente, come avevamo chiaramente indicato nella nostra sollecitazione. Noi non vediamo tutto ciò; vediamo delle parole che ci trovano concordi sugli obiettivi, ma che ci lasciano fortemente delusi rispetto ad un impegno che invece riguarda il Governo da anni. Mi riferisco a questo Governo e a questa maggioranza, perché ricordo che negli anni, con un'altra situazione e un'altra collocazione da parte nostra, noi già avevamo insistito molto.
Ci sono sempre difficoltà come, ad esempio, il fatto che le misure costano troppo (lei è avvocato) e tanti miliardi sarebbero necessari. Non credo che per quanto riguarda la famiglia possiamo mettere davanti tante difficoltà. Oggi abbiamo tutti, il Parlamento in primis ma anche il Governo a cui spetta la gestione di questa delicata materia fiscale, il dovere di porre davanti a noi obiettivi anche scadenzati, anche con tempi certi. Per tale ragione, non avendo avuto alcuna indicazione, non avendo avuto una risposta puntuale rispetto al cammino che si vuole intraprendere...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Delfino.

TERESIO DELFINO. ...esprimiamo la nostra delusione e la nostra insoddisfazione per la sua risposta (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

(Iniziative in merito alla crisi industriale dell'azienda Maflow di Trezzano sul Naviglio (Milano) - n. 3-00843)

PRESIDENTE. L'onorevole Gibelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota ed altri n. 3-00843 concernente iniziative in merito alla crisi industriale dell'azienda Maflow di Trezzano sul Naviglio (Milano) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, onorevole Ministro, la ditta Maflow di Trezzano sul Naviglio ha messo a rischio 350 posti di lavoro e questa problematica non si inquadra nel normale e triste andamento delle crisi internazionali, ma semplicemente è dovuta al fatto che la BMW, unica fornitrice degli ordini per questa azienda fortemente specializzata, ha deciso di sospenderli e da informazioni che abbiamo raccolto il Governo tedesco incentiva il trasferimento della produzione a ditte nazionali. Questo viola, se corrispondesse al vero, qualunque regola europea in materia di mercato e di concorrenza, rappresentando un elemento gravissimo per quanto riguarda l'occupazione nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, vorrei anzitutto rassicurare il presidente Gibelli sul fatto che il Governo segue con la Pag. 25massima attenzione la vicenda richiamata dalla sua interrogazione e che ha già attivato strumenti previsti dall'attuale quadro normativo come ora mi accingo a riferire.
La società, che è attiva nel settore dei componenti per autoveicoli, ha già visto attivare in particolare la procedura di amministrazione straordinaria, che si è aperta il 30 luglio 2009, con il relativo programma di cessione dei complessi aziendali, che è stato presentato il 20 novembre 2009 e successivamente integrato lo scorso 22 dicembre. Nell'ambito della procedura di vendita dei complessi aziendali, i soggetti interessati stanno svolgendo le necessarie attività di analisi dei dati disponibili. È in corso inoltre l'iter istruttorio in ordine a tali documenti che devono essere sottoposti al preventivo parere del comitato di sorveglianza istituito con decreto ministeriale del 18 gennaio del 2010. I commissari hanno rappresentato in particolare l'urgenza della vendita, pena, come lei ha ricordato, onorevole Gibelli, la perdita dei principali crediti del gruppo Volkswagen-Audi e BMW. Si segnala effettivamente la grave situazione dello stabilimento di Trezzano sul Naviglio, che lei ha richiamato, dovuta alla progressiva riduzione degli ordini da parte dei clienti storici e tra questi della BMW. Lo stabilimento di Trezzano vede oggi al lavoro solo 30 dei suoi 350 lavoratori, determinando quindi una grave situazione sociale che senz'altro costituisce motivo di preoccupazione per il Governo. Il Ministero dello sviluppo economico, accogliendo l'invito delle organizzazione sindacali, ha organizzato per lo scorso 17 dicembre un apposito incontro.
I commissari, in raccordo con il Ministero, stanno cercando quindi di ottenere nuove commesse anche da altri clienti storici tra quali il gruppo FIAT, oltre che naturalmente favorire la continuazione delle commesse della BMW.
Il Ministro dello sviluppo economico ha garantito la massima attenzione alla vicenda e si è impegnato ad aggiornare a breve il tavolo di confronto. Aggiungo, infine, che anche la prefettura di Milano, sensibilizzata dai commissari e dalle rappresentanze sindacali, ha preso contatto con la BMW, la quale, a fronte della garanzia del proseguimento della produzione, si è impegnata a valutare un'eventuale ripresa anche parziale del flusso delle commesse.
Naturalmente, onorevole Gibelli, il Governo continuerà a vigilare al fine di una positiva soluzione della vicenda ed è disponibile ad eventuali aggiornamenti che saranno richiesti da lei anche in altre sedi del Parlamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Gibelli ha facoltà di replicare.

ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, ritengo la risposta del Ministro Vito ampiamente soddisfacente per la puntualità con cui è stata descritta. In realtà, le condizioni che ha elencato in questa sede dimostrano quanta sensibilità gli esponenti di questo Governo stanno dimostrando nella vicenda.
L'aver scelto di interrogare il Governo attraverso il question time e non un'interrogazione ordinaria in realtà pone un'altra questione, che non è oggetto dell'interrogazione ma che diventa un fatto politico, l'ho accennato nella premessa: sembra che il trasferimento di parte della produzione in Germania non sia dovuto al fatto che questa azienda sia in amministrazione controllata (infatti ha sempre onorato i propri ordini con la casa madre); semplicemente pare che il Governo tedesco - e qui si apre una questione che il Governo valuterà nel modo migliore - abbia garantito forme incentivanti affinché parte della produzione destinata in Italia venga trasferita a sostegno dell'occupazione tedesca. Questa cosa è inaccettabile, perché apre una condizione di concorrenza assolutamente sleale, tenendo conto che gli incentivi sono per la compensazione dei costi.
Se questo accade, vengono meno le condizioni di libero mercato e di concorrenza che erano alla base di contratti e di ordini che erano stati sottoscritti. Ciò non toglie che la BMW, come qualunque altro Pag. 26soggetto, abbia la libertà di scegliere la propria partnership industriale. Quello che ritengo grave e che deve essere ricordato qui politicamente è che questa opportunità pare che non sia legata a logiche industriali, ma legata a ciò che il Governo tedesco influenza attraverso quello che dovrebbe essere un libero mercato. Quindi, questo è un elemento che ci ha portato, come gruppo Lega Nord, a porre la questione direttamente in Aula attraverso il sindacato ispettivo. La ringrazio nuovamente per la puntuale risposta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Dati relativi ai contributi erogati al gruppo FIAT, ai sensi della legge n. 488 del 1992, anche in relazione alla prospettata ipotesi di chiusura dello stabilimento di Termini Imerese - n. 3-00844)

PRESIDENTE. L'onorevole Commercio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lo Monte n. 3-00844, concernente dati relativi ai contributi erogati al gruppo FIAT, ai sensi della legge n. 488 del 1992, anche in relazione alla prospettata ipotesi di chiusura dello stabilimento di Termini Imerese (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Onorevoli colleghi, il gruppo FIAT, nel corso della sua lunga storia aziendale, è stato ripetutamente beneficiato dal sostegno economico pubblico, al punto che oggi è difficile delineare il quadro complessivo degli aiuti ricevuti dalle istituzioni per costruire o implementare i suoi stabilimenti. L'azienda torinese infatti, più volte sull'orlo della crisi economica, è abilmente ricorsa alla strategia che da molti è stata definita della socializzazione delle perdite e della privatizzazione dei profitti. L'incertezza delle notizie circa la sorte dello stabilimento siciliano di Termini Imerese sta provocando gravi preoccupazioni in tutto il tessuto sociale e grande apprensione nelle famiglie, dal momento che non è dato conoscere soluzioni che in prospettiva garantiscono il futuro dei lavoratori. Chiediamo al Governo a quanto ammonta il totale dei contributi elargiti nell'ultimo decennio al gruppo FIAT, grazie al ricorso alla legge n. 488 del 1992 sul rilancio delle aree depresse.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in relazione a quanto da lei richiesto, onorevole Commercio, con l'interrogazione sottoscritta anche dall'onorevole Lo Monte, cioè circa il totale dei contributi concessi dal Ministero dello sviluppo economico al gruppo FIAT ai sensi della legge n. 488 del 1992, informo lei ed il Parlamento che, a partire dal 1996, anno in cui la legge è diventata operativa, sono stati concessi al gruppo FIAT contributi per complessivi 208 milioni di euro. In particolare, per Termini Imerese risulta essere stato agevolato un investimento di 48,27 milioni di euro.
Si fa inoltre presente che la delibera CIPE n. 36 del 2009 ha disposto l'assegnazione di altri 300 milioni di euro, a valere sul Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale, per il finanziamento di strumenti di intervento agevolativi volti a fronteggiare numerose realtà produttive, fra le quali anche quelle degli stabilimenti FIAT di Pomigliano d'Arco e di Termini Imerese.
A valere su tale stanziamento complessivo, hanno già acquisito il parere favorevole della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano tre proposte di contratto di programma, presentate nel 2008, relative proprio a tre società del gruppo FIAT (Iveco, Sevel e Fiat Powertrain), che, ove approvate definitivamente dal CIPE, comporteranno complessivamente agevolazioni per 52,47 milioni di euro e un'occupazione aggiuntiva di 717,9 unità lavorative annue. L'ulteriore corso delle proposte suddette è, peraltro, attualmente, Pag. 27sottoposto all'attenzione del Ministro dello sviluppo economico.
Per quanto riguarda le preoccupazioni da lei espresse relative alle dichiarazioni della FIAT di volere, comunque, chiudere lo stabilimento di Termini Imerese, nonostante gli incentivi di cui detta società ha già beneficiato, il Ministro dello sviluppo economico si è battuto, e si sta battendo, per scongiurare tale ipotesi.
Il Ministro ha convocato, infatti, nuovamente, per il prossimo 29 gennaio, il tavolo dell'auto, nominando una task force tecnica, che sta già lavorando in stretto raccordo con la regione Sicilia, con il compito di analizzare la situazione dello stabilimento in questione. Tale task force dovrà valutare le diverse proposte di utilizzo del polo industriale sulla base dei contatti che i dirigenti del Ministero hanno avuto, nelle ultime settimane, con imprese e soggetti potenzialmente interessati. Nei prossimi giorni, la stessa task force avrà incontri con la FIAT e con altre realtà imprenditoriali nazionali e straniere.
Termini Imerese, onorevole Commercio, resta per questo Governo una realtà produttiva essenziale per tutto il territorio nazionale, e non solo per quello regionale. Una realtà, quindi, da tutelare, per quanto possibile, nella sua vocazione originaria, ricercando solo come estrema ratio soluzioni alternative.
Per questo motivo, è stato chiesto alla FIAT - che, come giustamente hanno sottolineato gli interroganti, tanto ha avuto in Sicilia e nel resto del Paese - di rivedere le proprie posizioni. Termini Imerese rimane un importante polo industriale e può continuare ad operare nell'ambito dell'automobile. Si sta, quindi, lavorando per garantire un futuro ad un'area che ha a disposizione tante e qualificate risorse umane.

PRESIDENTE. L'onorevole Commercio ha facoltà di replicare.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la chiarezza. Lei ha dato ragione agli interroganti e al Movimento per le Autonomie in ordine alle preoccupazioni e alle ragioni stesse per le quali abbiamo presentato la nostra interrogazione a risposta immediata.
È necessario, però, adesso, che governo regionale e Governo nazionale facciano fronte comune per limitare i danni di una desertificazione industriale che in Sicilia, oramai, si sta concretizzando sempre più.
A completezza di informazione, aggiungiamo che sarebbe pari a 425 milioni di euro, approssimati per difetto, la cifra stanziata dall'istituzione siciliana negli ultimi anni per sostenere il distretto industriale di Termini Imerese, attraverso anche la realizzazione di infrastrutture, quali le banchine portuali, le linee ferrate, la riconversione delle centrali elettriche, e via dicendo. Ai suddetti importi, vanno aggiunti, oggi, 400 milioni di euro che la regione siciliana è pronta ad investire: 200 milioni ancora in infrastrutture e 200 milioni in innovazione tecnologica.
Sarebbe grave, signor Ministro, se rispondesse al vero la notizia che fra tante dichiarazioni ve ne sia stata una tendente a rassicurare i lavoratori di altri stabilimenti, a scapito di quelli siciliani, perché ricorderebbe la odiosa strategia del divide et impera, la lotta tra poveri.
Immemore dell'enorme debito morale con lo Stato italiano, pari almeno ai finanziamenti diretti e indiretti ricevuti nel corso degli anni, con alchimie pretestuose la FIAT dichiara che la produzione presso lo stabilimento di Termini Imerese non è competitiva, ricorrendo così all'ausilio delle inesorabili leggi di mercato per giustificare il blocco della produzione di auto in una regione, la Sicilia, che sicuramente rappresenta la base logistica più grossa del Mediterraneo.
Quello di Termini Imerese - e mi avvio alla conclusione, signor Presidente - non può essere visto esclusivamente come un problema siciliano avulso dalla politica nazionale, per questo ci auguriamo che il Governo risponda concretamente a tale atteggiamento, non concedendo alcuna forma di incentivo alla produzione FIAT in assenza di una revisione delle posizioni assunte dal suo attuale management, e Pag. 28avvii un fruttuoso percorso di dialogo fra azienda, regione Sicilia e parti sociali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Dimissioni del presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, il senatore Francesco Rutelli ha rassegnato le proprie dimissioni da presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, di cui rimane componente.

Integrazione nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera pervenuta in data odierna, ha reso noto che il deputato Bruno Tabacci è stato nominato vicepresidente del gruppo in rappresentanza della componente politica Alleanza per l'Italia.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 21 gennaio 2010, alle 9:

1. - Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.

2. - Informativa urgente del Governo sugli eccezionali eventi meteorologici che hanno colpito le regioni Emilia-Romagna, Liguria e Toscana (a partire dalle ore 15, dopo la conclusione del punto precedente).

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 15,50.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 4)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Di Pietro e a n. 1-239 rif. 476 454 22 228 452 2 63 Appr.
2 Nom. Moz. Fassino e a n. 1-313 rif. 480 480 241 479 1 63 Appr.
3 Nom. Moz. Cicu, Gidoni e a n. 1-314 487 485 2 243 484 1 62 Appr.
4 Nom. Moz. Bosi e a n. 1-315 rif. 486 484 2 243 483 1 62 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.