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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 264 di martedì 12 gennaio 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 15,10.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Brugger, Caparini, Cirielli, Conte, Donadi, Leo, Leone, Lombardo, Lo Monte, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Molgora, Mura, Nucara, Pescante, Scajola e Stucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Su un lutto del deputato Roberto Menia.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Roberto Menia è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.
Al collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,12).

PAOLO FONTANELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, la richiesta deriva dall'esigenza di sollecitare il Governo in relazione alla grave calamità alluvionale che ha colpito diverse zone del Paese nei giorni di Natale. In Toscana, ma anche in Emilia e in Liguria abbiamo avuto situazioni assai pesanti. In modo particolare, quelle che riguardano la Toscana stanno generando una situazione di fortissimo disagio e di grande preoccupazione sia per le famiglie colpite, sia per le tante aziende e i lavoratori delle aziende che hanno subito danni notevolissimi da questo evento alluvionale.
Avete visto tutti le immagini alla televisione. C'è stata una capacità positiva di intervento nelle prime ore di emergenza, con la presenza importante anche della Protezione civile, ben coordinata da Bertolaso. Tuttavia, passati i giorni della prima emergenza, oggi come si esce da quella emergenza, a fronte di una situazione che ha lasciato grandissimi danni sul territorio? Si parla per quanto riguarda la provincia di Lucca - ho sentito le stime del Presidente della provincia - di circa 150 milioni di euro e non meno saranno quelli che riguardano la provincia di Pisa, perché un'intera zona industriale, con centoquarantasei aziende produttive, di cui una quindicina agricole, duemila lavoratori interessati, rischia di non ripartire. Stiamo ancora a togliere il fango. La preoccupazione quindi è gravissima.
Ad oggi, non c'è ancora la dichiarazione dello stato di calamità, che mette in moto Pag. 2tutti i provvedimenti necessari, e sollecito il Governo affinché provveda prima possibile. Inoltre, non c'è ancora un intervento organico. Noi pensiamo che sia necessario agire rapidamente, per dare una risposta alle grandi incertezze che ci sono, in termini sia di criteri per i risarcimenti, sia di azioni per riprendere le attività produttive, sia di sospensione degli obblighi fiscali, sia di interventi per rimettere in sicurezza una situazione che, dal punto di vista idraulico, è fortemente compromessa e precaria e ha bisogno di avere risposte immediate.
Guido Bertolaso ha parlato della possibilità di prevedere provvedimenti nell'ambito del decreto-legge che il Governo ha varato a fine anno, il n. 195 del 2009, che ahinoi è stato assegnato al Senato. Era forse meglio poterlo discutere alla Camera con più tempo e con più possibilità di intervento costruttivo. Comunque, in quel provvedimento ovviamente non sono previsti gli interventi per l'alluvione. Se si inseriscono lì, diventeranno efficaci solo al termine del procedimento, quando il provvedimento verrà approvato. I tempi sono troppo lunghi, incompatibili con l'emergenza. Abbiamo bisogno di un intervento immediato. Che sia un decreto-legge o un'ordinanza lo decida il Governo, ma abbiamo bisogno con grande rapidità di provvedimenti che prevedano la sospensione degli obblighi fiscali, i criteri per i risarcimenti, i primi interventi e le prime risorse per uscire dall'emergenza in attesa di un piano definitivo.
Questa è la sollecitazione che vogliamo fare al Governo e ci auguriamo che su questo siano date risposte in tempi brevissimi, altrimenti rischiamo che tante aziende e tanti lavoratori perdano la possibilità di ripresa, arrivando ad una situazione che, oltre ai disagi dell'alluvione, sarà di emergenza e di allarme economico e sociale assai pesante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di Sede tra il Governo della Repubblica italiana e il Network internazionale di Centri per l'Astrofisica Relativistica in Pescara - ICRANET, fatto a Roma il 14 gennaio 2008 (A.C. 2815-A) (ore 15,18).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di Sede tra il Governo della Repubblica italiana e il Network internazionale di Centri per l'Astrofisica Relativistica in Pescara - ICRANET, fatto a Roma il 14 gennaio 2008.
Ricordo che nella seduta dell'11 gennaio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che ha replicato il rappresentante del Governo, mentre il relatore vi ha rinunciato.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,20).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta che riprenderà alle 15,40.

La seduta, sospesa alle 15,20, è ripresa alle 15,40.

PRESIDENTE. Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che reca una condizione volta al rispetto dell'articolo 81, quarto comma della Costituzione, che sarà pertanto Pag. 3posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento (Vedi l'allegato A - A.C. 2815-A).

(Esame degli articoli - A.C. 2815-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2815-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, con una qualche tolleranza... Calma! Non abbiamo chiuso la votazione, adesso la apriamo ed invitiamo i colleghi che stanno ritirando le tessere ad affrettarsi, sulla base del principio che tutti i parlamentari presenti in Aula hanno diritto di votare, però hanno anche il dovere di farlo rapidamente.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ghiglia, Aprea, Vico, Rampi. Onorevole Coscia? Eccola, ha votato. Onorevole Capitanio Santolini, ma come, lei che è una scienziata! Onorevoli Zinzi, Lanzillotta. L'onorevole Capitanio Santolini continua a non votare: qualcuno la aiuti. Onorevole Vietti, anche lei? C'è per caso un'epidemia che colpisce l'UdC? Onorevoli Concia, Gasbarra. Ci siamo? Onorevole Miotto. Ha votato l'onorevole Miotto? Onorevoli Miglioli, Recchia, Capodicasa, Ferranti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 442
Maggioranza 222
Hanno votato
442).

Prendo atto che i deputati Monai, Porta, Nunzio Francesco Testa, De Poli, D'Antona, Formichella e La Loggia e Rosato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2815-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi... onorevole Vico... onorevole Sanga... onorevole Testa... onorevole Mantini... l'onorevole Naro ha votato... onorevole Castagnetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato
458).

Prendo atto che i deputati De Poli, Formichella e Minniti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2815-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

FRANCO NARDUCCI, Relatore. Signor Presidente, ieri nella relazione avevo fatto presente che questo testo di legge è stato licenziato in Commissione il 16 dicembre scorso, e quindi in data antecedente alla pubblicazione della legge n. 196 del 2009 che è entrata in vigore il 1o gennaio di quest'anno.
Alla luce di tutto ciò, quindi, la clausola di salvaguardia prevista al comma 2 dell'articolo 3 non appare conforme ai requisiti previsti dalle nuove norme. Al riguardo, abbiamo acquisito il parere della Pag. 4Commissione bilancio per cui, anche a nome del Comitato dei nove, propongo di fare proprie le considerazioni formulate dalla Commissione bilancio per garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, nel senso di sostituire al comma 1 dell'articolo 3 le parole: «valutati in» con le seguenti: «pari a» e, conseguentemente, al medesimo articolo 3, sopprimere il comma 2. A questo punto avremo in pratica assicurato il rispetto delle nuove normative e contestualmente, come detto, dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione.

PRESIDENTE. Ne desumo che il parere della Commissione sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, è favorevole. Qual è il parere del Governo?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo quindi ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lanzillotta... onorevole Zinzi... onorevole Ravetto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato
478).

Prendo atto che i deputati Zaccaria e Boccia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Poli, Mazzuca, Cesare Marini, Lanzillotta e Granata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 485
Maggioranza 243
Hanno votato
484
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Mussolini ha segnalato di aver espresso un voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole e che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2815-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non aggiungo altro a quello che ho espresso ieri in fase di discussione sulle linee generali, ma voglio sottolineare la mia duplice soddisfazione di deputato e di abruzzese, in quanto, grazie all'intuizione dell'allora amministrazione comunale di Pescara, si è insediato nella regione Abruzzo, favorendo il centro sud e tutta l'Italia, un organismo di eccellenza che finalmente ci riposiziona nel flusso delle grandi comunità scientifiche internazionali.
Questo accordo, che auspico che i due rami del Parlamento possano immediatamente approvare e far diventare concretamente Pag. 5operativo, soddisfa tutti gli aspetti, a partire da quello economico attraverso le poste di bilancio, che ritengo significative, anche se non sufficienti. Ritengo che un'attività del Governo e del Parlamento in questi termini ci debba anche aiutare a sottoscrivere un impegno di alto profilo morale e soprattutto istituzionale, affinché si utilizzi questa struttura con sede a Pescara per assicurare ai nostri giovani ricercatori la possibilità di utilizzare questa opportunità per la loro professionalità.
Mi auguro che questi talenti possano essere messi in circolo e che queste intelligenze, spesso sottovalutate o sottaciute nella nostra nazione, possano finalmente soddisfare le proprie esigenze, così come quelle della comunità scientifica nazionale. A tale riguardo voglio sottolineare che il direttore amministrativo dell'ICRANET avrà la possibilità non solo di occuparsi della normale amministrazione, ma anche di utilizzare fondi e risorse per implementare la capacità, la professionalità e le competenze dei talenti, soprattutto dei giovani talenti nazionali.
In conclusione, voglio ricordare un aspetto che mi sembra essenziale: questa presenza a Pescara avrà notevoli riflessi per tutto il centro-sud Italia, non solo per Pescara, per l'Abruzzo e per l'Italia, ma anche, e soprattutto, per lo sviluppo scientifico e culturale a livello internazionale. Il fatto che l'Italia possa avere questo punto di rappresentanza, questa opportunità, costituisce un momento fondamentale a cui dovremmo prestare la giusta attenzione anche per riorientare una serie di opportunità e di risorse nell'ambito di questa nuova e diversa presenza che, oltre a darci lustro e a rimetterci all'interno della comunità scientifica internazionale, ci porterà notevoli opportunità di carattere tecnologico, con ricadute anche a livello industriale. Per tutto ciò noi esprimiamo un parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, inizialmente voglio ricordare che il progetto dell'ICRANET nasce dall'iniziativa di due premi Nobel del 1985,Riccardo Giacconi ed Abdus Salam, a cui abbiamo aderito nel 2003. Questo network è finalizzato alla promozione della cooperazione scientifica internazionale e all'effettuazione di ricerche nel campo dell'astrofisica relativistica a cui hanno aderito anche l'Armenia, il Brasile, lo Stato della Città del Vaticano e tutti gli Stati caratterizzati da centri di osservazione astrofisica riconosciuti a livello mondiale.
La presenza particolare di un centro di eccellenza come questo a Pescara può essere catalizzatore di sviluppo per l'intera area centro-adriatica del nostro Paese, sul piano culturale e paesaggistico evidentemente, ma contribuisce e può contribuire allo sviluppo di un settore strategico quale è quello della ricerca, e sicuramente si avranno ricadute in termini di sviluppo tecnologico e turistico nell'intera area. Studiare la fisica del big bang sicuramente traccia una strada per arrivare a comprendere il funzionamento sistemico della natura e gli studi di questo centro possono essere messi in relazione con la frontiera degli studi che si sviluppando al CERN di Ginevra, rafforzando le indagini dell'origine dell'universo attraverso le sperimentazioni del super acceleratore LHC.
ICRANET è retto da un comitato di direzione composto da due rappresentanti del Ministero degli affari esteri, da un rappresentante del Ministro dell'economia e delle finanze, da un rappresentante per ogni università o centro di ricerca associato, da un rappresentante per la Specola vaticana e del Centro internazionale dell'astrofisica relativistica operante presso l'Università La Sapienza di Roma.
Siamo molto favorevoli all'approvazione di questo provvedimento perché i tre articoli che abbiamo già votato - lo voglio solo ricordare - recano l'autorizzazione alla ratifica dell'Accordo, l'ordine di esecuzione e (mi riferisco all'articolo 3, con le osservazioni fatte dal relatore) l'autorizzazione alla spesa di 440 mila euro. Si tratta di un'occasione importante non solo Pag. 6per la ricerca scientifica nel nostro Paese, ma anche - come abbiamo detto prima - per l'interno territorio di Pescara e dell'Abruzzo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.

FABIO PORTA. Signor Presidente, intervengo brevemente per annunciare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico alla ratifica di questo importante Accordo. Nel corso dell'intervento di ieri ho potuto esprimere con più calma i vari punti che ci sembrano di particolare importanza. L'Accordo riguarda oltre all'Italia l'Armenia, lo Stato della Città del Vaticano ed il Brasile, cosa che mi fa particolarmente piacere come parlamentare residente in quel Paese ed eletto in America meridionale, perché riconosce i risultati ottenuti dalla ricerca universitaria di Paesi emergenti.
Proprio oggi, signor Presidente, un grande quotidiano nazionale pubblicava in prima pagina i risultati di un'inchiesta che denuncia come l'Italia sia agli ultimi posti in Europa in materia di investimenti pubblici e privati proprio nella ricerca di base. Soltanto il 5 per cento dei fondi privati, appena un quarto di quelli pubblici, vanno infatti a questo importante settore. Vi è quindi un motivo di soddisfazione in più per ratificare un Accordo che punta alla ricerca pura, come in questo caso, quindi non soltanto alla ricerca applicata (cioè direttamente traducibile in nuovi prodotti industriali): si tratta di un fattore di sviluppo e di crescita del patrimonio di conoscenze di un Paese.
Mi permetto soltanto di segnalare però - l'ho già fatto ieri nel corso della discussione sulle linee generali - come purtroppo, a causa delle poche risorse destinate dal Ministero degli affari esteri alla ratifica dell'Accordo, siamo costretti a reperire i fondi che serviranno a garantire la copertura finanziaria di questo disegno di legge utilizzando quelli destinati alla lotta contro la desertificazione dei Paesi africani. Quindi chiederei al Governo la possibilità di rifinanziare al più presto, nell'ambito delle consentite manovre di riassestamento di bilancio, la legge n. 170 del 1997 al fine di non ridurre il contributo importante dell'Italia alla lotta contro la desertificazione.
Con questo invito e con questo auspicio, confermo il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Incecco. Ne ha facoltà.

VITTORIA D'INCECCO. Signor Presidente, intervengo soltanto perché sono pescarese e perché mi trovavo nella giunta D'Alfonso quando è stato deciso il provvedimento in esame, che spero sia approvato proprio per la sua importanza e perché sia l'Abruzzo sia l'Italia tutta possano trarre lustro dallo stesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aracu. Ne ha facoltà.

SABATINO ARACU. Signor Presidente, anch'io intervengo a nome del gruppo del Popolo della Libertà per confermare la soddisfazione per questa importante adesione e per la scelta di Pescara come centro internazionale di astrofisica. L'Abruzzo ultimamente è stato visto solo come terra di terremoti, ma è una regione che veramente dà molto, sia nelle zone interne, come L'Aquila, sia nelle altre, come Pescara, che è un po' il motore economico della nostra regione.
In questo momento Pescara aveva bisogno di tale riconoscimento, dimostrando così ancora una volta che è una città al centro dell'attenzione internazionale, dopo aver organizzato anche ultimamente i Giochi del Mediterraneo: una città quindi giusta, per un centro giusto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Pag. 7

(Coordinamento formale - A.C. 2815-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2815-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2815-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Traversa, Scilipoti, De Poli e Ruvolo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di Sede tra il Governo della Repubblica italiana e il Network internazionale di Centri per l'Astrofisica Relativistica in Pescara - ICRANET, fatto a Roma il 14 gennaio 2008) (2815-A):

(Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato
497).

Prendo atto che i deputati Galletti, Monai, De Pasquale e Velo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione delle mozioni Bernardini ed altri n. 1-00288, Vietti ed altri n. 1-00240, Di Stanislao ed altri n. 1-00301, Franceschini ed altri n. 1-00302 e Vitali, Brigandì, Belcastro ed altri n. 1-00309 concernenti la situazione del sistema carcerario italiano (ore 16,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Bernardini ed altri n. 1-00288, Vietti ed altri n. 1-00240 (Nuova formulazione), Di Stanislao ed altri n. 1-00301, Franceschini ed altri n. 1-00302 e Vitali, Brigandì, Belcastro ed altri n. 1-00309 concernenti la situazione del sistema carcerario italiano.
Ricordo che nella seduta di lunedì 11 gennaio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che è stato presentato l'ordine del giorno Farina Coscioni ed altri n. 1, il cui testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A - Ordine del giorno)

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della giustizia, onorevole Angelino Alfano, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni e sull'ordine del giorno presentato.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente e onorevoli colleghi, ringrazio innanzitutto il Parlamento e quest'Aula per aver dedicato uno spazio così importante del tempo dei lavori della Camera al tema dell'emergenza nelle carceri italiane e alla situazione nelle carceri italiane.
Dico preliminarmente che ho studiato con attenzione tutte le mozioni che sono state presentate all'attenzione del dibattito e non posso che rilevare la grande condivisione nella parte motiva, cioè nella parte che rende ragione della difficoltà della situazione attuale nelle carceri italiane.
Voglio esprimere immediatamente la mia gratitudine per un'analisi complessa che è stata svolta nell'ambito della premessa di tutte le mozioni presentate.
Vorrei iniziare dalla fine, dicendo che il Governo ritiene assolutamente grave la situazione nelle carceri italiane. Per intervenire Pag. 8con la dovuta immediatezza, con la dovuta urgenza e con la dovuta efficacia, annuncio in quest'Aula che domani mattina, proporrò in Consiglio dei ministri la dichiarazione dello stato di emergenza per quanto riguarda la situazione delle carceri italiane (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Partito Democratico). Confido che, domani mattina, il Consiglio dei ministri accolga questa mia richiesta, perché ritengo che solo attraverso questa via si possa riuscire a recuperare il vero significato dell'articolo 27 della nostra Costituzione.
La situazione delle carceri non rappresenta solamente un indice statistico che segnala il numero dei detenuti nel nostro Paese; nel nostro, ed in altri Paesi - direi, in tutti i Paesi democratici - essa rappresenta anche, e soprattutto, la cifra che segnala la civiltà democratica dei Paesi stessi. Ecco perché dobbiamo immaginare una strada diversa rispetto a quella percorsa in questi sessant'anni di storia repubblicana, in cui - vorrei ribadirlo e ricordarlo - si è dovuto sempre fare i conti con l'emergenza nelle carceri e con il loro sovraffollamento, individuando per tale problematica sempre la stessa risposta. Mi riferisco ai provvedimenti di amnistia e di indulto, che sono stati contabilizzati nel numero di trenta nell'arco dei sessant'anni di storia repubblicana.
Pertanto, l'intero Parlamento, insieme al Governo, si trova di fronte ad un bivio: percorrere nuovamente la strada di questi sessant'anni, sapendo che un provvedimento di questo genere attenuerebbe immediatamente il fenomeno, ma sapendo, altresì, che all'inizio del 2012, seguendo la statistica, ci troveremmo nuovamente nelle stesse condizioni, oppure, avviare una strada diversa, cioè quella che è stata segnalata in tutte le mozioni presentate in Parlamento.
Mi riferisco a una politica che valorizzi il sistema sanzionatorio alternativo alla detenzione; una politica che restituisca dignità al detenuto, anche attraverso il lavoro nelle carceri; una politica internazionale che affermi il principio per il quale il detenuto in Italia ha già fatto pagare al nostro Paese il costo di un giusto processo e un costo in termini di sicurezza e, pertanto, almeno, il vitto e l'alloggio della detenzione possono essere scontati in patria (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Una politica di questo genere è stata tentata da tutti i Governi che si sono susseguiti negli ultimi vent'anni, con una scarsa efficacia attuativa dei trattati e degli accordi internazionali. Una politica - aggiungo - che deve tenere conto di una condizione dinamica dell'Europa, che non ha competenze cristallizzate.
L'anno scorso ho lanciato il tema di una competenza europea in materia di istituti di detenzione, partendo dal presupposto che se il 37 per cento dei detenuti nelle nostre carceri è straniero, l'Europa non può disinteressarsi del problema. L'Europa deve aprire gli occhi rispetto a questa tematica.
È per tale ragione che, nel primo incontro che ho avuto con la delegazione dei parlamentari europei del nostro Paese, di tutti i partiti, ho chiesto loro di presentare una risoluzione al Parlamento europeo che tenesse conto proprio di questo presupposto. Ho patito qualche attacco in Italia da parte di chi riteneva che non si trattasse di una competenza europea.
Ebbene, registro con soddisfazione e comunico in quest'Aula che il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che prevede l'intervento dell'Europa in materia carceraria, sia per quanto riguarda i finanziamenti delle strutture, sia per quanto riguarda un protagonismo dell'Europa nella stipula e nella garanzia dei trattati internazionali. Non solo questo. Il tema delle carceri è stato inserito anche nel Programma di Stoccolma, che segna la rotta dell'Europa per il prossimo quinquennio.
Dico anche che la condivisione nelle mozioni di politiche anche di edilizia carceraria ci rallegra, perché questa è la strada che stiamo seguendo. Nei diciotto mesi trascorsi al Governo sono stati creati 1.600 nuovi posti nei nostri istituti di pena, un numero esattamente analogo Pag. 9a quello dei posti creati nei dieci anni precedenti. Ciò sta a significare che la risposta deve essere organica e non può vertere solo sull'edilizia o solo sulle sanzioni alternative.
A conclusione del mio intervento e prima di esprimere i pareri, desidero comunicare che domattina presenterò in Consiglio dei Ministri un piano delle carceri che, partendo dal presupposto della dichiarazione di stato di emergenza, contenga un piano di edilizia giudiziaria in grado di porre, finalmente, il nostro Paese al livello delle proprie necessità, prevedendo un livello di capienza dei nostri istituti di circa 80 mila posti. Un secondo pilastro di questo piano carceri, oltre all'edilizia, sarà quello di norme di accompagnamento che attenuino il sistema sanzionatorio per coloro che devono scontare un piccolissimo residuo di pena. Infine, un terzo pilastro sarà rappresentato da una politica del personale che preveda l'assunzione di duemila nuovi agenti di polizia penitenziaria per migliorare il lavoro di chi già opera nelle carceri nell'ambito di quel corpo di polizia e per migliorare la condizione complessiva delle nostre carceri (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Secondo un criterio di prevalenza dei contenuti delle singole mozioni, mi esprimo, dunque, sostanzialmente a favore di tutte le mozioni presentate.
Per quanto riguarda la mozione n. 1-00288 dell'onorevole Bernardini, che ringrazio anche personalmente per il continuo stimolo e pungolo da lei esercitato nell'ambito delle politiche sugli istituti di pena, sono prevalentemente d'accordo. La mozione contiene venti proposte e su almeno 11 di esse sono assolutamente d'accordo. È chiaro, onorevole Bernardini - e lo dico con la franchezza dovuta alla sua persona e anche al rispetto di quest'Aula - che in materia di sostanze stupefacenti, per quanto contenuto nella sua mozione, e in materia di 41-bis non ci intenderemo mai, ma su questo credevo di essere già stato chiaro in precedenza.
Per quanto riguarda le altre proposte contenute nel dispositivo della mozione, mi riferisco specificamente alle lettere a), b), d), e), f), g), h), n), o), p), q) ed u), esprimo un parere favorevole e in questo senso invito l'Assemblea a pronunciarsi in caso di votazione per parti separate.
Allo stesso modo, esprimo un parere favorevole sulla mozione Vitali, Brigandì, Belcastro ed altri n. 1-00309, ringraziando i firmatari per la compiuta analisi svolta nella premessa e per il sostegno offerto ad alcune linee di indirizzo politico che il Governo ha già espresso nelle sedi internazionali e nazionali e che domani mattina si tradurranno nella presentazione del piano delle carceri italiane.
Altrettanto favorevole è il parere sulla mozione Vietti ed altri n. 1-00240 (Nuova formulazione) e sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00302, sostanzialmente condivisa da me in tutte le sue parti. Vi è poi un tema, quello dell'istituzione della figura del garante dei detenuti, sul quale manifesto all'Assemblea le mie perplessità un po' federaliste. Infatti, essendo già presente un garante dei detenuti regione per regione, l'idea di individuare un altro soggetto, oltre a quelli regionali, è un'idea sulla quale non mi sento, in questa sede, di pronunciarmi immediatamente in senso positivo: approfondiamo la questione per evitare sovrapposizione tra i garanti regionali e il garante nazionale. Idem dicasi - sempre per un criterio di prevalenza - sulla mozione Di Stanislao ed altri n. 1-00301.
Ritengo di non aver dimenticato alcuna mozione, pertanto concludo ringraziando l'intero Parlamento per l'attenzione posta nei confronti del tema oggetto delle mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, in seguito l'onorevole Orlando svolgerà la dichiarazione di voto per il gruppo Pag. 10del Partito Democratico, adesso vorrei semplicemente anticipare, rispetto alla dichiarazione fatta dal Ministro della giustizia in ordine allo stato di emergenza nelle carceri italiane, che se questo, da un lato, riconosce le ragioni reali per cui abbiamo chiesto all'Assemblea di svolgere un dibattito su questo tema e di assumere delle determinazioni, dall'altro, però richiede - e vorrei che il Ministro mi ascoltasse - un'esplicita garanzia che la dichiarazione dello stato di emergenza non venga messa in campo per utilizzare lo strumento dell'ordinanza in deroga alle disposizioni legislative.
Poiché l'abuso o l'utilizzo eccessivo ed espansivo dell'ordinanza, come strumento per agire in deroga a tutte le disposizioni legislative, è stato da lei collegato anche al piano dell'edilizia carceraria, vorremmo la garanzia precisa che non vi sarà un abuso dell'utilizzo dello strumento dell'ordinanza in conseguenza della dichiarazione dello stato di emergenza, perché questo altererebbe profondamente la nostra valutazione sulle sue parole di poco fa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, proseguirò in questo modo. Darò la parola all'onorevole Mantini e all'onorevole Palomba e, se poi mi verrà chiesta, anche a un rappresentante dei gruppi della Lega Nord Padania e del Popolo della Libertà. Se poi il Ministro intenderà intervenire, gli concederò la parola. Poi seguiranno gli altri interventi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, signor Ministro, non dubitiamo del fatto che il tema delle carceri sia un tema storico e non facilmente attribuibile ad alcun Governo di turno. Prendiamo anche le sue parole come parole responsabili e appassionate. Però, qualche puntualizzazione va fatta.
Poche ore fa si è concluso nella Sala della Lupa, presso la Camera dei deputati, un convegno sugli strumenti legislativi e il Parlamento, con illustri presenze istituzionali e di studiosi. Ora quello che lei ci sta proponendo è un annuncio di dichiarazione di stato di emergenza o di stato di calamità naturale per un problema che, invece, non dipende dalla natura, ma dall'uomo ed esattamente, cioè, dalle inerzie di diversi Governi, non ultimo il suo. Infatti, è dall'inizio di questa legislatura che attendiamo e stimoliamo misure concrete che ancora vengono rinviate al giorno dopo.
Detto questo, è chiaro che non può coincidere la dichiarazione di stato di emergenza con un'ulteriore dichiarazione di stato di calamità naturale, nel senso dell'attivazione delle leggi del 1992 e dei poteri di deroga a qualunque meccanismo di concorrenza nella costruzione delle carceri. Se, insomma, questo suo annuncio è un'ammissione della gravità del problema e di un impegno forte del Governo sulla base delle mozioni parlamentari presentate - e che per l'Unione di Centro saranno ricordate dal collega Vietti - allora lo intendiamo come un atto di assunzione politica. Se, invece, è semplicemente un rinvio a «Protezione Civile Spa», cioè ad una società pubblica in via di istituzione che agisca fuori dalle regole delle istituzioni, dell'Europa e della concorrenza nei mercati francamente annunciamo, già da subito, la nostra delusione e la nostra preoccupazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, signor Ministro, la prima considerazione è ovviamente di apprezzamento perché finalmente il Governo, dopo quasi due anni da quando ha cominciato a lavorare, si occupa di questo tema. Ma, insieme all'apprezzamento vi è anche una nota critica.
Abbiamo dovuto attendere quasi due anni perché vi fosse un piano delle carceri. Ricordiamo numerosi dibattiti che si sono svolti in Commissione e anche in Aula ed anche impegni che sono stati assunti e ora Pag. 11abbiamo una «manifestazione di vita» del Governo il quale ci annuncia che domani sarà presentato il piano carceri.
Aspettiamo ad esprimere valutazioni, le faremo dopo che avremo preso visione di tale piano, perché attualmente non siamo in condizioni di dire nulla su questo piano carceri. Anzi signor Ministro, la pregheremmo di venire a riferire in Parlamento nei dettagli su come sarà questo piano carceri, affinché possa mettere in condizione l'Aula - che ella oggi ha apprezzato - di esprimersi compiutamente su tutti gli aspetti.
Vorremmo anche fare alcune considerazioni: la dichiarazione dello stato di emergenza non può diventare una franchigia per la realizzazione delle opere infrastrutturali, di ammodernamento e di adeguamento delle strutture penitenziarie in deroga alla normativa vigente. Abbiamo visto che ci sono degli strumenti normali di contrattualità, di appalto, di concorrenzialità, attraverso i quali è possibile, anche in tempi brevi, conseguire risultati importanti.
La invitiamo a far sì che il Governo si attenga alle leggi ordinarie, casomai utilizzando tutti quegli strumenti di incentivazione che possano favorire la realizzazione delle strutture penitenziarie. E poi francamente, signor Ministro, vorremmo dirle questo: non comprendiamo le ragioni per le quali oggi ci troviamo nella necessità di chiedere la dichiarazione dello stato di emergenza quando i fondi per la giustizia e, in particolare, i fondi per l'edilizia penitenziaria, sono stati sottratti.
Ricordiamo che uno dei primi provvedimenti che il Governo assunse fu quello del salvataggio di Alitalia. In quella occasione venne prosciugato il capitolo triennale, che era stato ereditato dal precedente Governo, che prevedeva 55 milioni di euro per la costruzione di nuovi edifici penitenziari, per salvare la cordata che poi avrebbe beneficiato del regalo di Alitalia.
Signor Ministro, aspettiamo di vedere nei fatti quello che sarà il piano carceri, aspettiamo di vedere quali stanziamenti verranno messi in campo per l'edilizia penitenziaria, aspettiamo di verificare che vi siano effettivi stanziamenti per l'assunzione di nuovo personale di polizia penitenziaria ed, inoltre, aspettiamo di vedere quali saranno gli strumenti normativi attraverso i quali il Governo ritiene che possa essere sostituita la detenzione con una misura rieducativa o alternativa.
Infatti, anche noi crediamo nella giustizia riabilitativa, crediamo nella giustizia riparativa e attendiamo soltanto di vedere gli strumenti concreti attraverso i quali questo risultato potrà, secondo il Governo, essere conseguito (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vitali. Ne ha facoltà.

LUIGI VITALI. Signor Presidente, avevo chiesto la parola per dichiarazione di voto e non in merito alla dichiarazione dello stato di emergenza, perché credo che, per quanto ci riguarda, si tratti di una azione consequenziale resasi necessaria per via della situazione per consentire la risoluzione immediata dei problemi, quindi mi riservo di intervenire in seguito.

PRESIDENTE. Le darò senz'altro la parola al momento opportuno. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bernardini su queste dichiarazioni di grande rilievo del Ministro della giustizia. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, le sue dichiarazioni intanto sono importanti perché finalmente in quest'Aula viene riconosciuta una vera e propria emergenza, ovvero quella dell'illegalità delle carceri italiane. La ringrazio, e voglio ringraziarla a nome di tutta la delegazione radicale e, credo, anche a nome di tutti i firmatari di questa mozione che appartengono a diversi gruppi politici (sono 93 i firmatari) per gli impegni, che ha detto di voler condividere, di questa nostra mozione.
Tuttavia, riferendosi al 41-bis e alla nostra proposta che puntava alla derubricazione, per la coltivazione domestica di cannabis per uso personale, a un reato amministrativo così come oggi previsto per la Pag. 12detenzione di sostanze stupefacenti, lei ci ha detto: «Su questo non ci intenderemo mai». La invito a riflettere: mai dire mai. Infatti, su questo nella nostra storia di radicali credo che abbiamo sempre cercato di documentare anche qual è la realtà di un Paese che, di fronte a scelte e a leggi proibizioniste, vede aumentare in modo incredibile il numero dei consumatori di sostanze stupefacenti, che vede persone recluse per il consumo di queste sostanze e per i reati che si commettono per lo stato di tossicodipendenza.
Allo stesso modo, «mai dire mai» su un'altra misura che noi siamo convinti che debba essere adottata e su questo vogliamo, con la nostra lotta, incalzare Governo e Parlamento: l'amnistia. Infatti, non è vero che l'amnistia non si fa in Italia: si fa in continuazione, ogni anno con le duecentomila prescrizioni dei processi penali. C'è un arretrato che lei riconosce di oltre cinque milioni di processi penali, c'è una giustizia ridotta allo stremo. Noi riteniamo che questo sia un provvedimento di responsabilità di una classe politica di fronte ad uno sfascio che non è stato determinato da questo Governo, ma che si trascina da sessant'anni di storia partitocratrica, come noi diciamo.
Per questo, signor Ministro, voglio ricordarle - in conclusione di questo intervento a nome della delegazione radicale - che c'è anche una risoluzione approvata dal Parlamento un anno fa, nel gennaio 2009, che impegnava il Governo a presentare una riforma organica della giustizia che prevedesse la separazione delle carriere, la responsabilità civile dei magistrati, la revisione del principio dell'obbligatorietà dell'azione penale, gli incarichi extragiudiziari, il sistema di elezione del Consiglio superiore della magistratura e via discorrendo. Ancora non abbiamo visto queste riforme strutturali presentate al Parlamento, la invitiamo a farle, consapevoli che quando si strappano dei risultati in quest'Aula poi bisogna lottare perché questi vengano effettivamente attuati. Quindi, anche le parti accettate della nostra mozione per noi sono un punto di partenza. Sapremo lottare, anche con la non violenza, perché siano effettivamente adottati (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Signor Ministro, intende intervenire brevemente a seguito di questo giro di interventi dei rappresentanti dei gruppi?

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, intervengo solo per una replica dovuta all'onorevole Franceschini e agli altri colleghi che hanno affrontato il tema dell'emergenza. Onorevole Franceschini, onorevoli colleghi, noi abbiamo realizzato - lo ripeto - in 18-20 mesi, con grandi sforzi, 1.600 nuovi posti; nei dieci anni precedenti ne erano stati costruiti circa 1.600. Lo stato di emergenza non è il preludio di un abuso, è uno strumento di efficienza. Noi non intendiamo abusare di niente, intendiamo nel 2010, partendo dal presupposto che vi è stato nei due anni precedenti un saldo attivo di incremento della popolazione detenuta di 700 o 800 unità al mese, realizzare un numero di posti che ci consenta di tamponare l'emergenza affiancando una serie di norme che deflazionino la presenza in carcere: questa è la strategia, non abusando dello strumento, ma usandolo ai fini dell'efficienza che, sempre nella nostra visione delle cose, si coniuga alla trasparenza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, colleghi, il gruppo dell'Italia dei Valori fa affidamento su una pronta risposta in termini non solo parlamentari, anche con un'espressione forte e autorevole di un Governo all'altezza del proprio ruolo e della propria posizione su un tema Pag. 13quale quello del sistema carcerario italiano. Occorre certamente fare uno sforzo per superare posizioni ideologiche a favore di una necessaria, oltre che giusta e adeguata, sensibilità per far sì che l'umanità contenuta all'interno delle carceri possa trovare finalmente accoglimento da parte di tutte le istituzioni preposte.
La situazione delle nostre carceri in Italia era, ed è purtroppo, in una fase di continua emergenza. Chiarisco che l'emergenza riguarda soprattutto le soluzioni, oltre a quelle a cui faceva cenno il nostro Ministro: dal surplus di detenuti alla fatiscenza degli istituti di pena, alla carenza di organico. È già stato detto abbondantemente in sede di discussione generale, non voglio tornare sulle argomentazioni che ho proposto con i miei continui richiami, così come abbiamo fatto come Italia dei Valori all'Unione europea circa le decisioni prese a Stoccolma per il prossimo quinquennio che ci dovranno dire qual è la cifra della maturità, della consapevolezza e della concretezza di questo Governo.
La popolazione delle carceri purtroppo, Ministro, continua a crescere con tutte le valenze connesse al pericolo di maltrattamento e gli agenti penitenziari sono costretti a lavorare in condizioni sempre peggiori, così come gli educatori, gli psicologi e i medici. Sono in costante aumento gli attacchi al personale, che è ormai demotivato, stanco e anche mal pagato. Su tutto il territorio nazionale si registrano manifestazioni e proteste giustificate dalle condizioni di insicurezza in cui sono costretti a lavorare: mediamente un agente deve sorvegliare cento detenuti al giorno, circa duecentocinquanta nei turni notturni. Per garantire le traduzioni il personale è costretto a viaggiare anche per venti ore consecutive su mezzi non idonei.
Il dato più preoccupante è che, a fronte di un annunciato piano carceri - oggi ce lo ha ribadito anche il Ministro -, non disponiamo di alcuna certezza sulla copertura finanziaria e sull'avvio del piano stesso, malgrado solo pochi mesi fa la Corte europea dei diritti dell'uomo abbia condannato l'Italia a risarcire con mille euro un detenuto costretto a stare per due mesi e mezzo in una cella sovraffollata, pena finanche troppo simbolica, ma che mette in evidenza una terribile realtà.
Le condizioni in cui sono costretti a vivere tanto i detenuti quanto chi ci lavora sono continuamente evidenziate da denunce, rapporti, visite di parlamentari. Proprio lo scorso anno nel mese di agosto si è svolta un'iniziativa a carattere nazionale, «Ferragosto in carcere», che ha visto coinvolti deputati, senatori, consiglieri regionali di tutt'Italia e di tutte le forze politiche. L'obiettivo di tale iniziativa era quello di verificare e di conoscere meglio le condizioni tanto dei detenuti quanto dei direttori, degli agenti, dei medici, degli psicologi e degli educatori che lavorano all'interno delle carceri al fine di poter formulare proposte legislative o organizzative finalmente adeguate.
Tra suicidi, morti, vite salvate, evasioni tentate, evasioni compiute e spazi che mancano nelle nostre prigioni è sempre più evidente, come ricordavo all'inizio del mio intervento, un'emergenza: quella delle soluzioni.
A fronte di questa spaventosa e preoccupante situazione tutto il personale penitenziario è chiamato, tra l'altro, ad operare senza alcuna linea guida, senza mezzi idonei e con scarsissime risorse. Quindi, ben vengano iniziative di questo genere che sono servite, e continuano a farlo, a dare luce ad una realtà penitenziaria taciuta, ignorata o dimenticata, spesso emarginata e abbandonata per mettere in evidenza le emergenze del sistema delle carceri, con il rischio delle sommosse e quello di morte, presente ogni giorno. È un sistema che alimenta gli effetti criminogeni delle pene, un sistema che non vede pienamente applicato tanto l'articolo 27 della nostra Costituzione, che prevede che l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva e che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato, quanto l'articolo 64 della Costituzione europea, che Pag. 14stabilisce che nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o a trattamenti inumani o degradanti.
I diritti delle persone sottoposte a procedimento giudiziario, a misure penali o detenute vanno tutelati senza eccezioni e senza timori. La dignità umana non può essere calpestata in alcuna circostanza. L'esperienza europea degli ultimi anni ci suggerisce l'attivazione di organismi indipendenti di nomina parlamentare che abbiano poteri informali divisi tra il controllo dei luoghi di detenzione. Tali organismi svolgono una funzione di riconciliazione sociale, di mediazione e di soluzione in chiave preventiva dei conflitti. Si tratterebbe di una sorta di difensori istituzionali dei diritti in carcere, per i quali va data altresì piena attuazione - questo sì, Ministro - sia alla sentenza della Corte costituzionale del febbraio 1999, che prevede la tutela giurisdizionale dei diritti dei detenuti, sia al nuovo regolamento di esecuzione che nelle sue forme vuole migliorare la qualità della vita nelle carceri.
Lotta al razzismo, libera circolazione delle coppie senza discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale e difesa delle donne, dei minori e degli immigrati: è quanto chiede il Parlamento per lo spazio europeo di giustizia auspicando più diritti e, soprattutto, la messa a disposizione da parte dell'Unione europea di sufficienti risorse finanziarie per la costruzione di nuove strutture detentive negli Stati membri che accusino un sovraffollamento delle carceri e per l'attuazione di programmi di reinserimento sociale.
L'attuale legge sull'ordinamento penitenziario stabilisce le misure alternative alla detenzione. Esse danno la possibilità di scontare le pene non in carcere, vengono concesse solo a determinate condizioni e si applicano esclusivamente ai detenuti definitivi. Le misure alternative sono numerose, con caratteristiche peculiari, ciascuna tendente comunque alla risocializzazione del condannato. Pensiamo all'affidamento in prova al servizio sociale (pena residua di tre anni); alla detenzione domiciliare (pena residua di quattro anni o, nei casi di condizioni di salute incompatibili con il regime detentivo, pena residua anche superiore ai quattro anni); alla semilibertà (metà pena o i due terzi se si tratta di reati gravi o sei mesi solo dalla libertà); alla liberazione condizionale o alla sospensione della pena per gravi motivi di salute. Queste misure, però, non possono essere la soluzione concreta e definitiva dell'emergenza carceri e del sovraffollamento.
Al di là di ciò, aspettando il piano carceri, è necessario avviare una riflessione e pensare ai processi brevi e alla certezza della pena dando strumenti ed anche risorse. In sostanza, il carcere-servizio pubblico deve essere un luogo che produce sicurezza collettiva nel rispetto della dignità dei detenuti. Credo che in relazione a tutti questi aspetti dobbiamo trovare una sintesi importante affinché la calendarizzazione odierna di queste mozioni costituisca un banco di prova su cui testare la concreta volontà del Governo e dei parlamentari tutti per tentare di risolvere il dramma che quotidianamente si consuma dentro le prigioni italiane.
In conclusione, signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, è necessario che il Parlamento, e soprattutto il Governo, che lei, Ministro, rappresenta autorevolmente, e la maggioranza definiscano un vero e proprio «Piano Marshall» per le carceri. Solo attraverso ingenti finanziamenti in termini di risorse, mezzi e tecnologie, attraverso una vera riforma della giustizia sarà possibile porre rimedio a ciò che oggi appare irrimediabilmente compromesso.
Questo è il nostro contributo, quello dell'Italia dei Valori, e mi auguro che il Parlamento possa trovare una sintesi unitaria, a partire dalle cose che lei diceva, perché bisogna dare una risposta non solo in termini politici e istituzionali, ma anche in termini di innovazione e di modernizzazione. Dobbiamo pensare anche a queste vite spezzate e dare loro una soluzione di carattere culturale e sociale. Credo che oggi l'impegno del Governo, in particolare del Ministro, venga tardi ma venga bene. Sappia affrontare e venga a riferire in Parlamento l'impegno preso, perché noi Pag. 15saremo tranquilli solo quando verrà in Parlamento a dirci cifre, impegni e capacità in termini di politica carceraria, affinché si dia una risposta definitiva e questo Paese diventi finalmente europeo e maturo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei manifestare al Ministro il nostro apprezzamento per le parole che ha appena pronunciato. Abbiamo condiviso e condividiamo il suo intervento e in modo particolare vogliamo esprimere la nostra gratitudine per il lavoro che fino ad oggi ha svolto in questi diciotto mesi per affrontare un tema tanto delicato quanto drammatico, quale il problema delle carceri nel nostro Paese.
Questo perché un Paese civile e democratico come l'Italia non può permettersi di avere carceri non all'altezza di quella che viene unanimemente considerata la patria del diritto, che annovera il lombardo Cesare Beccaria tra i suoi più illuminati pensatori. È una questione di civiltà, ma anche e soprattutto di rispetto della vita e della dignità dell'essere umano, anche se detenuto. Chi sbaglia paga, chi sbaglia deve giustamente scontare ed espiare interamente la propria pena per risarcire la comunità danneggiata dal proprio comportamento delittuoso, ma mai la comunità stessa deve rendersi responsabile dell'annichilimento dell'individuo, seppur riconosciuto colpevole. I dati sul sovraffollamento carcerario sono noti e purtroppo drammatici: 65 mila detenuti, un quarto tossicodipendenti, il 50 per cento dei detenuti in attesa di giudizio, il 46 per cento sconta una pena definitiva e ciò significa che nel nostro Paese è più facile scontare una misura di custodia cautelare preventiva in carcere che una pena definitiva. Ma soprattutto il dato allarmante è rappresentato dai detenuti stranieri: circa il 40 per cento del totale della popolazione penitenziaria, circa 24 mila detenuti, di cui 19 mila sono extracomunitari, 6 mila provenienti dall'Albania e dalla Romania. Ma il dato è ancora più significativo e drammatico se guardiamo agli istituti penitenziari presenti al nord, dove la popolazione carceraria straniera raggiunge picchi da 70 per cento. Addirittura a Padova la popolazione straniera raggiunge l'83 per cento, ad Alessandria e a Brescia circa il 72 per cento. I problemi delle carceri sono altrettanto noti: il sovraffollamento degli istituti, la carenza organica del personale di polizia penitenziaria, l'elevato numero di suicidi, settantadue solo nel 2009, la carenza del personale amministrativo e penitenziario, la presenza di settantuno bambini all'interno delle nostre carceri, la carenza di educatori, assistenti sociali e psicologi, figure assolutamente fondamentali per garantire la necessaria funzione rieducativa della pena, nonché l'elevato tasso di detenuti stranieri, elemento questo che ha ulteriormente potenziato una situazione già al limite del tollerabile e che ha determinato l'implosione di un sistema già fortemente precario.
Il tema delle carceri - voglio ricordarlo - è sempre stato ben presente nell'agenda politica dei Governi di centrodestra. Lo è stato nel 2001-2006 con il Ministro Castelli, lo è oggi con il Ministro Alfano. Anche la Commissione giustizia ha giustamente dedicato spazio ed attenzione al tema delle carceri. Voglio infatti ricordare la recente audizione in Commissione del dottor Ionta, capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, e in data 9 dicembre, circa un mese fa, l'audizione dello stesso Ministro Alfano, nel corso della quale il Guardasigilli, ricordando gli ambiti di intervento del Governo in materia di giustizia, ha opportunamente menzionato il problema delle carceri come una delle criticità maggiormente significative, oggetto di intervento attraverso il piano carceri e lo stanziamento di risorse, 500 milioni di euro nella legge finanziaria, per incrementare politiche di edilizia carceraria, da un lato, e per determinare l'assunzione straordinaria di circa 2 mila agenti di polizia penitenziaria, dall'altro. Pag. 16
Presso la Commissione giustizia, inoltre, è in fase di definizione e di avvio la costituzione di un «comitato carceri», con lo scopo di monitorare e indicare i livelli di intervento nei confronti delle situazioni di maggiore criticità. Le criticità delle carceri italiane sono ormai note a tutti: hanno raggiunto un livello di cronicità ormai drammatico e vanno pertanto affrontate in modo strutturale, senza demagogia, senza strumentalizzazioni, ma, soprattutto, senza atti di buonismo ingiustificato.
La storia recente ci insegna che il problema del sovraffollamento delle carceri non può essere affrontato e risolto a colpi di indulto. Gli indulti, gli atti di clemenza generalizzati e le amnistie sono stati un'indecenza politica e un totale fallimento operativo.
Infatti, l'indulto ha rappresentato una resa incondizionata della comunità, della collettività e dello Stato nei confronti dell'individuo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Barbato). L'indulto è stato chiaramente un errore politico, una beffa per tutti i cittadini onesti e per tutte le vittime di reati, anche particolarmente odiosi e gravi, che ha visto solo il gruppo della Lega Nord votare contro e opporsi con forza all'entrata in vigore della legge stessa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il dottor Ionta, nella sua relazione alla Commissione giustizia il 7 ottobre, ha decretato «senza se e senza ma» il totale fallimento dell'indulto. Infatti, più di un terzo dei detenuti che hanno beneficiato di questo provvedimento sono incorsi nella recidività del reato, tornando pertanto a delinquere e a occupare nuovamente le patrie galere.
Quindi non solo l'indulto non ha risolto il problema del sovraffollamento delle carceri, ma, riversando nel tessuto sociale delinquenti non adeguatamente recuperati, ha determinato nuove situazioni di disagio per i cittadini e nuove sacche di delinquenza, aggravando ulteriormente le condizioni di sicurezza dei nostri territori.
Finché la Lega sarà al Governo, non vi saranno indulti-manifesto o, peggio ancora, indulti mascherati, convinti che il problema delle carceri vada affrontato con lo spirito e con le iniziative messe in campo dal Ministro e dal Governo, ovvero attraverso un serio piano di edilizia carceraria di implementazione delle strutture esistenti, attraverso la costruzione di nuove carceri (già all'epoca il Ministro Castelli stanziò mille miliardi di vecchie lire per l'edilizia carceraria), attraverso interventi di natura economica, come sta facendo il Governo, e attraverso la sollecitazione dell'intervento serio e di una partecipazione costante anche da parte della comunità europea.
Sappiamo e abbiamo apprezzato il fatto che il Ministro Alfano, insieme al Ministro Maroni, in sede di Consiglio GAI, abbia portato con determinazione e fermezza il problema delle carceri italiane, chiedendo un intervento immediato e risoluto delle istituzioni europee.
Riteniamo, infatti, che una delle vie principali per risolvere il problema delle nostre carceri sia rappresentata dalla necessità di far scontare integralmente ai detenuti stranieri la pena nei loro Paesi di origine (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
A tale proposito, voglio citare una significativa risoluzione, adottata, grazie anche all'intervento di un nostro collega parlamentare della Lega, l'onorevole D'Amico, dall'Assemblea parlamentare dell'OSCE in seduta plenaria in materia di estradizione, al fine, appunto, di far scontare la pena detentiva di un cittadino di uno Stato membro nel Paese di origine.
I detenuti stranieri, infatti, hanno già fatto scontare allo Stato italiano due tipi di costo: quello relativo alla sicurezza e un costo economico per la celebrazione del processo. Pertanto, mutuando le parole che poc'anzi ha pronunciato il Ministro Alfano, che aveva già ribadito durante la risposta ad una nostra interrogazione parlamentare, il terzo costo, quello relativo al vitto e all'alloggio, sia almeno di competenza del Paese di origine. Serve quindi - chiediamo per questo motivo un intervento Pag. 17e un'ulteriore sollecitazione al Ministro Alfano - una migliore applicazione delle convenzioni già stipulate dall'Italia, ad esempio con la Repubblica di Romania e con quella di Albania, ma anche la stipula di nuovi trattati e accordi bilaterali con i Paesi del nord Africa e con altri Paesi extracomunitari.
In conclusione, la Lega Nord è quindi pronta a raccogliere tutte le sfide in tema di giustizia: non solo quelle relative alle carceri, dove sosterremo lealmente e con spirito di responsabilità le scelte del Governo mirate a ridare dignità all'individuo, però all'insegna della certezza della pena, ma anche la sfida di una riforma organica, complessiva e di sistema della giustizia italiana; riforme ormai improcrastinabili e quanto mai necessarie, nell'interesse dei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Orlando. Ne ha facoltà.

ANDREA ORLANDO. Signor Presidente, signor Ministro, facendo due conti, quest'anno il numero dei detenuti è aumentato di circa 6-7 mila unità, come lei ha ricordato; lo stesso si prevede che avvenga per il prossimo anno. Se domani, come noi auspichiamo, il suo piano carceri verrà approvato, il primo carcere utilizzabile (sfidiamo persino il buonsenso) credo sarà disponibile nel 2012, anno nel quale i detenuti, stando ai trend di cui stiamo parlando, saranno circa 80 mila. Svolgo questo ragionamento perché ritengo che, per quanto domani lo sforzo possa essere grande, continueremo a correre dietro ad un processo che non riusciamo assolutamente a seguire.
Signor Ministro, noi abbiamo evitato nella nostra mozione di richiamare questo tema, o meglio l'abbiamo soltanto evocato, ma una cosa che ci saremmo aspettati da lei è un ripensamento complessivo delle ragioni che generano questo tipo di fenomeno. Voi avete deciso di utilizzare il carcere come pena principe per qualsiasi intervento di carattere repressivo: vi siete però dimenticati di costruire le carceri e di assumere i poliziotti. Anche le cifre che lei indica, infatti, quelle 2 mila unità, non tengono conto del fatto, in primo luogo, che una serie di vincoli faranno sì che il prossimo anno le assunzioni possibili saranno soltanto 350; in secondo luogo, soprattutto di quanti sono gli esodi, le cessazioni avvenute, che nel 2008 sono state 720, nel 2009 saranno al saldo finale 800, forse di più nel 2010. Dov'è questo sbandierato incremento, con il quale si ritiene di dover far fronte alla crescita del numero dei detenuti?
Svolgo tale ragionamento semplicemente per dire che probabilmente un ripensamento di carattere generale sarebbe necessario, sul modo in cui si intende proseguire la politica giudiziaria e la politica della pena, perché diversamente indulto e amnistia, ai quali noi siamo contrari, ed intervento straordinario ed eccezionale sono due facce della stessa medaglia, due interventi in un sistema che non si riesce a riequilibrare, un sistema che genera una situazione che lei stesso ha dichiarato al di fuori della Costituzione. Citare l'articolo 27 della Costituzione nel quadro generale delle carceri italiane appare quasi un'ironia involontaria: sono stati 72 i suicidi dello scorso anno, e soltanto nei primi giorni di quest'anno sono stati 4.
Lei ieri ha ricordato che l'Europa ci chiede di accelerare i tempi del processo. Cosa dice l'Europa del modo in cui vengono attuate le pene nel nostro Paese? Della sostanziale inesistenza di una sanità penitenziaria, rispetto alla quale attendevamo impegni più stringenti per quanto riguarda il passaggio dalle regioni allo Stato? Della sostanziale cancellazione dei servizi psicologici interni al carcere? Della fine del lavoro interno al carcere, che si è materializzato in questi anni? E ancora, dei tagli che sono stati prodotti al sistema degli asili nido, che consentono - ahimè - ancora il protrarsi di una barbara abitudine, quella di tenere i bambini in carcere a fianco dei loro genitori? Insomma, tutte Pag. 18domande alle quali noi abbiamo provato a dare una risposta che lei ha accolto, e ne siamo felici.
Il punto però è che oggi sarebbe importante dire la verità sugli organici, dire la verità rispetto al piano carceri, avere misura nell'indicare le possibilità di intervento, perché le risorse di cui sappiamo il Governo dispone sono assolutamente insufficienti rispetto a quelle che tutti dicono essere necessarie per far fronte alla crescita del numero dei detenuti.
In questo senso ritengo importante che il piano carceri sia commisurato alle risorse e privilegi gli strumenti di ristrutturazione piuttosto che la realizzazione di nuove carceri; soprattutto mi auguro che, come ha detto l'onorevole Franceschini, la dichiarazione dello stato di emergenza non sia un modo per evitare le procedure di carattere concorsuale per l'assegnazione delle carceri, che sono comunque opere pubbliche.
Per compiere dei passi in avanti sarebbe importante un impegno esplicito del Governo ad un utilizzo della cassa delle ammende per le misure alternative; sarebbe poi importante che si facesse chiarezza su come queste somme nella disponibilità dello Stato possano essere utilizzate per i laboratori e per il lavoro in carcere.
Non pretendiamo un ripensamento complessivo della politica giudiziaria del Governo, la situazione è così grave che oggi tutto ci consiglia di inserire nella mozione misure che possano essere condivise.
È per questa ragione che chiediamo alle altre forze politiche di non utilizzare questa discussione per introdurre surrettiziamente questioni che non sono attinenti al carcere: nella mozione del PdL vi è un accenno ai tempi del processo, che chiaramente non hanno nulla a che fare con la discussione di quest'oggi e su cui per questo esprimeremo un voto contrario in sede di votazione per parti separate; nella mozione dei colleghi radicali vi è un richiamo alla modifica dell'articolo 41-bis, che a nostro avviso non ha nulla a che vedere con la questione del carcere e che comunque saremmo contrari a riconsiderare; vi è poi un accenno all'indulto e all'amnistia. Tale ultimo punto non è che non c'entra niente, semplicemente non siamo d'accordo perché vogliamo uscire dalla logica dell'emergenza per entrare in una fase nella quale, rivedendo le modalità dell'applicazione della pena, si eviti che il sistema produca costantemente squilibri per i quali si renda necessario poi introdurre il commissario straordinario o ricorrere a misure di carattere straordinario.
Signor Ministro, credo poi - ma naturalmente ciò è rimesso alla sensibilità politica del Governo ed alla sua - che questa poteva essere anche un'occasione per dire qualche parola sul caso Cucchi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): dico questo perché ritengo che il velo di omertà che è calato e che è stato denunciato dal nostro vicesegretario nazionale con una lettera al Presidente del Consiglio in qualche modo andrebbe strappato, per iniziare a fare luce complessivamente su quel mondo.
Voi avete messo in campo una rappresentazione che si intitola «legge ed ordine», ma vi siete dimenticati - con lo spirito televisivo che spesso vi caratterizza - che poi questa «legge ed ordine», per così dire, riempie i sottoscala dei prodotti di questo tipo di intervento.
Occuparsi dei sottoscala non è prerogativa di chi ha particolare attenzione alle ragioni del garantismo; anche una destra autoritaria forse si sarebbe posta questo problema: il fatto che voi non vi poniate questo problema credo che riproporrà in futuro le condizioni che oggi si sono generate. Non ne possiamo discutere oggi, ma prima o poi credo che questa discussione dovremo farla perché davvero non possiamo proseguire in questa direzione, ossia quella per cui le leggi vengono approvate più secondo il criterio del titolo che determineranno sul giornale il giorno dopo piuttosto che quello degli effetti che produrranno concretamente nella realtà: siccome la realtà e gli effetti di cui stiamo parlando sono uomini, donne, vite umane, persone e destini, credo che davvero questo Pag. 19ripensamento sia urgente e mi auguro che oggi si possa compiere il primo passo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il Ministro Alfano sa quanto sia un estimatore della sua intelligenza, della sua competenza, e da questa sera debbo dire che anche la mia stima nei confronti della sua fantasia è straordinariamente aumentata. Signor Ministro, lei nella migliore tradizione di questo Governo, ha ritenuto di prendere in contropiede la Camera parlando, prima che si entrasse nel merito della discussione sull'emergenza delle carceri, di una condizione di eccezionalità e di straordinarietà che in qualche modo sarebbe equiparabile ad una sventura di carattere naturale e che esigerebbe interventi di natura straordinaria. Comprendo perfettamente l'esigenza che il Governo e il Ministro avevano di uscire da un cul de sac in cui si erano infilati da più di un anno. Il Ministro sa bene che di questo piano carceri, che dovrebbe risolvere l'emergenza carceraria, si parla da più di un anno, addirittura le prime notizie risalgono al novembre 2008, quando il Ministro annuncia che al piano stanno lavorando il Ministero della giustizia e il Ministro Matteoli. Poi, nel gennaio 2009, il Consiglio dei ministri annuncia che viene dato il via libera al piano carceri. Nel febbraio vengono avanzati dubbi sulla copertura finanziaria. Il 27 febbraio 2009 sembra che sia la data di nascita del famigerato piano perché viene reso noto il programma di massima. In aprile il Commissario Ionta annuncia che verrà ridisegnata la mappa degli istituti di pena. Il 22 aprile si dice che nei primi giorni di maggio sarà presentato il piano carceri. Il 14 maggio si annuncia l'ipotesi delle carceri galleggianti. Il 15 maggio si annuncia che la manodopera per le nuove carceri sarà reclutata anche fra i detenuti. Il 17 giugno il Ministro dice che il piano straordinario sarà presto consegnato a Berlusconi. Il 16 agosto si annuncia che per il 15 settembre il piano carceri sarà in Consiglio dei ministri e l'11 settembre si annuncia che per il piano si lavorerà giorno e notte. Il 2 ottobre il Presidente Berlusconi annuncia un piano carceri modello Abruzzo che avrebbe previsto subito 20 mila posti. L'11 ottobre il Presidente Berlusconi annuncia: in settimana sarà pronto il piano carceri per 20 mila nuovi posti. Il 28 ottobre il Ministro Alfano annuncia: il nuovo piano per le carceri è in dirittura di arrivo. Il 3 novembre il Ministro annuncia: entro i prossimi due Consigli dei ministri vareremo il piano carceri. Il 27 novembre il Ministro annuncia: per il piano carceri, la prossima settimana sarà decisiva. Il 3 dicembre il Ministro annuncia: il piano carceri presto sarà in Consiglio dei ministri.
So che parlo di cose a lei ben note, signor Ministro, anche perché mi sono limitato a fare una citazione per mese (in realtà sarebbe stato possibile farne qualche decina a proposito degli ultimi 12 mesi). Agli annunci non è seguito nulla. Tuttavia, signor Ministro, voglio fare con lei un ragionamento diverso. Lasciamo perdere le polemiche sugli effetti annuncio e sulla necessità di archiviare un imbarazzante piano carceri che avrebbe dovuto risolvere la situazione. La invito a fare con me un semplice ragionamento numerico: quando il 27 di febbraio viene annunciato il piano carceri (anzi, come ho ricordato, il primo annuncio è del novembre) i detenuti sono 56 mila, ovvero 13 mila più della capienza regolamentare, ma 8 mila in meno della cosiddetta capienza tollerabile.
Oggi, a distanza di più di un anno, i detenuti sono 66 mila, cioè nel frattempo sono cresciuti di 10 mila, sono 23 mila in più del consentito e sono passati addirittura in eccesso rispetto al cosiddetto dato del tollerabile. In altre parole in questi dodici mesi di annuncio del piano (di cronaca di un piano annunciato) la metà del lavoro ipotizzato nel piano carceri e la metà del suo costo, cioè 750 milioni di euro, Pag. 20risulterebbe già praticamente spesa senza aver risolto il problema. Per fortuna - c'è da dire - che il piano carceri non è venuto perché almeno non abbiamo buttato 750 milioni di euro. Se il ritmo di crescita della popolazione carceraria non cambierà (e nulla ci lascia pensare che cambierà) a fine 2010 l'intero piano carceri risulterà annullato: un miliardo e mezzo di euro che, se davvero anche fossero stati sborsati o se mai in quest'anno venissero sborsati, non servirebbero a risolvere il problema e ci troveremmo al punto di partenza. A parte, signor Ministro, che - come lei sa bene - le carceri non basta costruirle e noi sappiamo che i tempi dell'edilizia carceraria si misurano in decenni, non in mesi, ma poi le carceri non possono funzionare vuote. Dov'è il personale necessario per far funzionare queste fantasiose nuove carceri? Negli ultimi otto anni gli agenti della polizia penitenziaria sono diminuiti di oltre 5 mila unità. Nel prossimo triennio si prevede che diminuiranno di altri 2.500 uomini. Allora come e dove reperire un personale che non è neppure sufficiente a coprire un organico che a sua volta è divenuto ampiamente sufficiente rispetto all'attuale numero dei detenuti? Allora, Ministro, non è che si risolve il problema passando dal piano carceri all'emergenza, o passando dalla nomina del commissario Ionta capo del Dipartimento alla nomina, magari, dell'onnipresente sottosegretario Bertolaso a sovraintendere anche alle carceri. In altre parole non è che trasformando questo ennesimo problema in una emergenza il Governo ancora una volta pensa che gli si tolgano le castagne dal fuoco. È vero che stiamo assistendo a fuochi d'artificio continui. Per non parlare della crisi economica si parla dell'abbassamento e della riduzione delle aliquote. Per non parlare delle questioni della giustizia si parla delle riforme costituzionali. Per non parlare del problema del carcere si parla o si inventa l'emergenza carceri. Allora, signor Ministro, ovviamente non le faccio carico della disponibilità di una bacchetta magica che so bene che non ha e non può avere per risolvere un problema che certamente ha radici antiche, però voglio sottolineare la contraddizione della politica giudiziaria del Governo rispetto al problema carcerario. Non è possibile che nell'ultimo anno non solo le carceri non siano state costruite ma sia stata introdotta nell'ordinamento una serie innumerevole di nuove fattispecie di reato. Noi non possiamo continuare a criminalizzare comportamenti i quali comporterebbero la pena della detenzione e poi lamentarci che le carceri scoppiano, e poi essere condannati dalla Corte europea perché neppure rispettiamo quegli spazi di sopravvivenza elementare di 4,5 metri quadrati per detenuto che l'Europa richiede (lo standard minimo). Ministro, lei sa bene che se non si ricorre alle pene alternative, almeno per chi ha condanne inferiori a tre anni (sono quasi 20 mila i detenuti con pena inferiore a tre anni), se non si limitano i casi per cui è prevista la custodia cautelare in carcere (30 mila detenuti in attesa di giudizio, di cui due terzi accusati di reati minori, di cui le statistiche ci dicono che il 40 per cento è destinato ad essere assolto e che poi costano allo Stato anche in termini di risarcimento per l'ingiusta detenzione), e se invece a fronte di questo si continua a moltiplicare le fattispecie di reato, la via d'uscita non è né promettere le carceri fantasma né inventarsi l'emergenza per cui dovrebbe arrivare il mago Merlino al posto del commissario per risolvere il problema.
Il Presidente della Repubblica, nel messaggio di fine anno, ci ha dato un segnale che è un monito su cui tutti dobbiamo riflettere: in carcere non si vive decentemente, non ci si rieduca. Questo vuol dire che il nostro sistema carcerario viola gli articoli 27 e 32 della Costituzione. Questo non è degno di un Paese civile.
Signor Ministro, da questa situazione dobbiamo uscire non con i colpi di teatro, ma con una decisione concreta, seria, percorribile e programmabile, rispetto alla quale, se lei ce la sottoporrà, l'Unione di Centro certamente non sarà assente nel confronto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

Pag. 21

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vitali. Ne ha facoltà.

LUIGI VITALI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, impiego qualche minuto per dare il dovuto risalto ad un'iniziativa dei colleghi radicali che ha «imposto» che tutti i partiti e che tutti i gruppi rappresentati in Parlamento presentassero una mozione, enunciando in maniera chiara quale fosse la loro posizione su un problema che ci trasciniamo dietro da anni, assumendosi delle responsabilità. Infatti, signor Ministro in queste mozioni, sulle quali ella ha espresso ampiamente il giudizio positivo, vi sono richieste nei confronti del Governo di assunzione di impegno, che lei sicuramente saprà rispettare per dare una risposta chiara e definitiva.
Nella discussione che vi è stata ieri non ho colto alcuno spirito polemico, né atteggiamenti preconcetti da parte di coloro che sono intervenuti. Mi sarebbe piaciuto che questo fosse rimasto il clima anche oggi, nel momento in cui esprimiamo le dichiarazioni di voto.
Mi rivolgo all'onorevole Vietti: è ingeneroso quello che egli ha detto nei confronti di questo Governo e del Ministro Alfano. È vero: il problema dell'affollamento delle carceri è un problema che ci portiamo dietro da molti anni, ma diverso è stato l'approccio dei vari Governi e dei vari Ministri nell'affrontare tali problemi. Se valutiamo quello che è successo dal 1996 ad oggi, dobbiamo arrivare al 2001, durante il secondo Governo Berlusconi, Ministro della giustizia Castelli, per vedere mille miliardi di vecchie lire investiti nell'attività di realizzazione dell'edilizia penitenziaria. Nel Governo successivo, quello Prodi, nonostante lo stesso fosse avvantaggiato da un indulto votato per senso di responsabilità anche dall'allora opposizione, e nonostante che le carceri furono svuotate di 25.000 unità, nessun intervento - lo sottolineo: nessun intervento - è stato affrontato.
In questo Governo, con il Ministro Alfano, vi è stato un impegno di 500 milioni di euro per adeguare il piano carceri che, onorevole Vietti, non è stato presentato prima proprio perché questo Governo vuole affrontare con serietà, impegno e concretezza questi problemi. Se il Ministro Alfano lo avesse presentato prima, sicuramente qualcuno avrebbe detto che non vi sarebbe stata la copertura finanziaria. Invece noi nella legge finanziaria abbiamo previsto 500 milioni di euro. È stata prevista anche un'assunzione straordinaria di 2.000 agenti di polizia penitenziaria - lo dico all'onorevole Andrea Orlando - che saranno assunti nel 2010, perché si farà ricorso alle graduatorie aperte dei concorsi precedenti per agenti della polizia penitenziaria.
Vi sono le risorse, vi è la copertura finanziaria, vi è l'impegno e vi sarà l'assunzione di 2.000 agenti di polizia penitenziaria. Basta leggere la mozione che è stata presentata dai partiti di maggioranza per verificare che questo è soltanto il primo passo. In quella mozione vi è l'impegno per il Governo di procedere all'assunzione di ulteriori agenti di polizia penitenziaria, che oggi hanno un ammanco negli organici di 6.000 unità.
Ma non solo: si chiede al Governo di procedere anche all'assunzione di 3.800 amministrativi e di adeguare le piante organiche degli assistenti sociali e degli psicologi, che sono assolutamente necessari per far sì che la pena, oltre ad essere repressiva, possa avere anche un carattere di recupero dell'individuo nel percorso sociale.
In questo Governo, da parte di questo Ministro, per la prima volta, vi è stato il merito di rappresentare un'emergenza a livello continentale, presso l'Unione europea, che si è impegnata ad essere vicina a quei Paesi, come l'Italia, che hanno un affollamento penitenziario derivato dal fatto che oltre il 37 per cento dei detenuti è costituito da extracomunitari. Questo non può essere un problema dell'Italia, ma deve essere - e l'Unione europea si è impegnata in tal senso - un problema dell'Unione europea stessa. Pag. 22
Nelle mozioni in oggetto e nel dibattito che si è svolto, vi è stata una voce univoca e ci auguriamo che vi possa essere un voto unanime.
Con riferimento alle perplessità sollevate dal rappresentante del Partito Democratico - che sicuramente ha letto in una condizione del dispositivo della mozione presentata dai gruppi di centrodestra qualche fine recondito, qualche possibilità di costruirsi un alibi - chiedo al Ministro di riformulare la lettera f) del dispositivo della mozione a mia prima firma n. 1-00309, nel senso di impegnare il Governo «ad adottare iniziative normative che comportino la semplificazione dei meccanismi processuali nel solco del principio della ragionevole durata dei processi, allo scopo di rendere più rapida ed efficiente la risposta alle istanze di giustizia dei cittadini». In questo modo, scomparirebbero i limiti di tempo alla celebrazione dei processi.
La Corte europea dei diritti dell'uomo, infatti, ci ha condannato per le condizioni di detenzione di un recluso extracomunitario, ma ci ha anche reiteratamente condannato per la lungaggine dei processi nel nostro ordinamento. Anche questo è un problema che dobbiamo affrontare e che è strettamente collegato alla detenzione penitenziaria. La pena infatti è soltanto l'ultimo anello di un procedimento che nasce con il processo penale. Abbattere i tempi del processo non concerne soltanto quanto sta per discutersi presso l'altro ramo del Parlamento: significa rendere più agevole il processo penale, renderlo più snello, evitare le lungaggini ed i meccanismi che sono sovrabbondanti.
Signor Ministro, con le mozioni in oggetto, ella ha il mandato di affrontare una riforma organica che possa esercitare un'inversione di tendenza rispetto a quanto si è verificato negli ultimi quindici anni, in cui tutto è stato reso penalmente rilevante: un «panpenalismo», per cui ogni comportamento ed ogni condotta, che non rientravano in alcuni canoni, sono stati ritenuti meritevoli di una sanzione penale. Questo ha appesantito il nostro sistema e le conseguenze si sono pagate anche all'interno dei nostri istituti carcerari.
È stato affrontato - e si deve affrontare - il problema dei detenuti extracomunitari, come giustamente ha rappresentato il nostro Ministro nelle sedi comunitarie. Sarebbe sufficiente che il 37 per cento degli extracomunitari fosse costretto a scontare la pena nei loro Paesi ed oggi non parleremmo di affollamento delle nostre carceri.
Signor Ministro, ella ha un ulteriore mandato. Con riferimento alla realizzazione del piano carceri, il nostro Paese non ha bisogno soltanto di penitenziari nel senso tecnico e classico del termine, ma ha bisogno di strutture a detenzione alleggerita, all'interno delle quali possano essere collocati i tossicodipendenti. Essi, infatti, rappresentano il 24 per cento della popolazione dei detenuti, che non ha niente a che vedere con i criminali che scontano le pene negli istituti penitenziari, e che, molte volte, rappresentano i serbatoi all'interno dei quali viene reclutata la manovalanza da parte della criminalità.
Signor Ministro, noi le chiediamo di organizzare un piano di edilizia penitenziaria che tenga conto di queste necessità. Si possono realizzare strutture di accoglienza degli extracomunitari che sono costretti a rimanere in carcere perché non hanno una residenza, né un domicilio dove poter scontare una pena alternativa.
Non significa soltanto costruire delle carceri: vogliamo costruire delle strutture che ci mettano agli stessi livelli dei Paesi più avanzati in questo settore, dove si possano vedere delle espiazioni differenziate a seconda della personalità e a seconda dei reati che vengono commessi.
Noi vorremmo, signor Ministro, che tra qualche mese il nostro Governo venisse nuovamente in quest'Aula a fare il punto della sua politica penitenziaria e vorremmo che alcuni dati possano essere invertiti; ad esempio, che dall'attuale 50 per cento della popolazione detenuta che è in attesa di giudizio, rispetto al 46 per cento che sconta una pena definitiva, si possa arrivare ad invertire queste cifre e Pag. 23ad avere nelle carceri coloro che scontano una pena. Anche questo va nel senso di chiedere la certezza della pena, laddove oggi, invece, è più facile stare in carcere per scontare una misura cautelare preventiva, piuttosto che una pena definitiva. Tutto questo ha bisogno di impegno, di risorse e di affrontare in maniera concreta le problematiche connesse all'esubero di detenuti nelle nostre carceri.
Per concludere, signor Ministro, da un'indagine svolta dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria è risultato che il 20 per cento dei reclusi soffre di turbe psichiche, cioè è affetto da problemi psichici. Noi riteniamo che questa gente non debba stare in carcere e che debba, invece, essere assegnata a strutture dove le loro patologie possano essere curate.
Signor Ministro, esprimiamo dunque la proposta di modificare la condizione espressa nella lettera f) della nostra mozione affinché le mozioni siano approvate unanimemente, perché anche questo è un segnale importante che il Paese aspetta ed anche il mondo che ruota intorno alle problematiche penitenziarie. Ella oggi, assumendosi l'impegno di rispettare le indicazioni di queste mozioni, si assume una grande responsabilità che, noi siamo convinti, le auguriamo di poter rispettare.
Per questo motivo le auguriamo buon lavoro, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Chiedo al Ministro di esprimere il parere sull'ordine del giorno Farina Coscioni n. 1.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'ordine del giorno della collega Farina Coscioni n. 1 e informo l'onorevole Farina Coscioni e gli altri firmatari che, in riferimento a questa materia, abbiamo già degli studi che potrebbero essere satisfattivi. Comunque, se tali studi interni al Ministero, che mi premunirò di fornire all'Assemblea e all'onorevole Farina Coscioni, dovessero essere insufficienti, provvederemo ad aggiornare il dato ministeriale.

PRESIDENTE. Passiamo alle votazioni.
Se ho ben inteso, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288 il Governo esprime parere favorevole in relazione alla premessa e alle lettere a), b), d), e), f), g), h), n), o), p), q) ed u) del dispositivo. Pertanto, il parere è contrario in relazione alle lettere c), i), l), m), r), s), t) e v).
Avverto che è stata richiesta dal gruppo parlamentare del Partito Democratico la votazione per parti separate della mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, nel senso di votare, con riferimento alla premessa, l'undicesimo capoverso separatamente rispetto alla restante parte motiva e, con riferimento al dispositivo, di votare separatamente la lettera c), su cui il Governo ha espresso parere contrario, le lettere a), b), d), e), f), g) e h), su cui il Governo ha espresso parere favorevole, le lettere i), l) ed m), su cui il Governo ha espresso parere contrario, le lettere n), o), p), q) ed u), su cui il Governo ha espresso parere favorevole, le lettere r), s) e t), su cui il Governo ha espresso parere contrario, e la lettera v), su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Indìco...

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, chiedo una riformulazione della lettera f) della mozione Vitali ed altri n. 1-00309. Dopo le parole: «semplificazione dei meccanismi processuali» chiedo di aggiungere le seguenti: «nel solco del principio della ragionevole durata dei processi» e di sopprimere le parole: «ed impongano limiti di tempo alla celebrazione dei processi». Si tratta di una riformulazione che consiglio ai colleghi nello sforzo unificante del voto di queste mozioni che credo tutti abbiamo compiuto in questa sede.

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PRESIDENTE. Signor Ministro, in realtà credo abbia fatto un piccolo «strappo» alla regola, perché in fase di votazione non avrei dovuto concederle la parola. Tuttavia, vi era un accordo precedente ed era quindi opportuno che i deputati avessero piena cognizione del quadro prima di iniziare le votazioni.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, limitatamente alla premessa, ad eccezione dell'undicesimo capoverso, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia...

LUIGI VITALI. Signor Presidente! La votazione è stata indetta in maniera errata. Il Governo è contrario, non favorevole. Questa è la proposta del Partito Democratico e non del Ministro!

PRESIDENTE. Onorevole Vitali, non posso concederle la parola, stiamo votando!
Faccio presente che, a termini di Regolamento, quando un gruppo parlamentare chiede la votazione per parti separate e vi è un'autonomia logica della parti in cui è divisa la mozione, si procede alla votazione per parti separate. Questo è ciò che stiamo facendo in questo momento.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 532
Votanti 530
Astenuti 2
Maggioranza 266
Hanno votato
506
Hanno votato
no 24).

Prendo atto che il deputato Terranova ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Proietti Cosimi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, limitatamente all'undicesimo capoverso della premessa accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Vitali, Della Vedova, Vico, Consolo, Iannuzzi, Sardelli, Stagno D'Alcontres, Berretta, Corsaro e Follegot.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 538
Votanti 531
Astenuti 7
Maggioranza 266
Hanno votato
322
Hanno votato
no 209).

Prendo atto che il deputato Proietti Cosimi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, limitatamente alle lettere a), b), d), e), f), g) ed h) del dispositivo, accettate dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Della Vedova, onorevole Cristaldi, onorevole Vico, onorevole Sardelli, onorevole Lanzillotta, onorevole Nizzi, onorevole Piso.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti 533
Votanti 532
Astenuti 1
Maggioranza 267 Pag. 25
Hanno votato
530
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Barbareschi, Proietti Cosimi e Cesare Marini hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, limitatamente alla lettera c) del dispositivo, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi, onorevole Mazzuca, onorevole Vico, onorevole De Micheli, onorevole Sardelli, onorevole Lo Monte, onorevole Golfo, onorevole Maria Rosaria Rossi, onorevole Cesare Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 538
Votanti 536
Astenuti 2
Maggioranza 269
Hanno votato
261
Hanno votato
no 275).

Prendo atto che il deputato Proietti Cosimi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, limitatamente alle lettere i), l) ed m) del dispositivo, non accettate dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi, onorevole Della Vedova, onorevole Perina, onorevole Romele, onorevole Donadi, onorevole Bernardini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 536
Votanti 531
Astenuti 5
Maggioranza 266
Hanno votato
19
Hanno votato
no 512).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, limitatamente alle lettere n), o), p), q) ed u) del dispositivo, accettate dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi, onorevole Vico, onorevole Traversa, onorevole Golfo, onorevole Sardelli, onorevole Lanzillotta, onorevole De Micheli, onorevole Armosino, onorevole Ceroni, onorevole Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 537
Votanti 536
Astenuti 1
Maggioranza 269
Hanno votato
535
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, limitatamente alle lettere r), s) e t) del dispositivo, non accettate dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi, onorevole Vico, onorevole Sardelli, onorevole Mazzuca, onorevole Pionati, onorevole Palumbo, onorevole Bellotti, onorevole Cesare Marini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 538
Astenuti 1
Maggioranza 270 Pag. 26
Hanno votato
265
Hanno votato
no 273).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, limitatamente alla lettera v) del dispositivo, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi... Onorevole Cesare Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 538
Votanti 531
Astenuti 7
Maggioranza 266
Hanno votato
17
Hanno votato
no 514).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 17,35)

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vietti ed altri n. 1-00240 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Presti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 531
Astenuti 3
Maggioranza 266
Hanno votato
531).

Prendo atto che il deputato D'Antoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Stanislao ed altri n. 1-00301, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... Onorevole Follegot... Onorevole D'Antoni... Onorevole Zinzi... Onorevole Damiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 537
Votanti 536
Astenuti 1
Maggioranza 269
Hanno votato
536).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00302, ad eccezione del diciassettesimo capoverso del dispositivo della medesima, che risulta precluso dall'approvazione della lettera p) del dispositivo della mozione Bernardini ed altri n. 1-00288, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 535
Astenuti 4
Maggioranza 268
Hanno votato
531
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Stradella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Cuomo ha segnalato che non è riuscito a votare.

Pag. 27

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vitali, Brigandì, Belcastro ed altri n. 1-00309, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Damiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 541
Maggioranza 271
Hanno votato
541).

Prendo atto che il deputato Cuomo ha segnalato che non è riuscito a votare.
A questo punto dobbiamo porre in votazione l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 1, accettato dal Governo.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Farina Coscioni n. 1, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 537
Votanti 534
Astenuti 3
Maggioranza 268
Hanno votato
533
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Zucchi ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole. Prendo atto che la deputata Zampa ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione delle mozioni Ghiglia ed altri n. 1-00269, Piffari ed altri n. 1-00303 e Libè ed altri n. 1-00306 concernenti iniziative per la riduzione delle emissioni di gas-serra, con particolare riferimento allo sviluppo delle reti di ricarica dei veicoli elettrici sul territorio nazionale (ore 17,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Ghiglia ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione), Piffari ed altri n. 1-00303 e Libè ed altri n. 1-00306 concernenti iniziative per la riduzione delle emissioni di gas serra, con particolare riferimento allo sviluppo delle reti di ricarica dei veicoli elettrici sul territorio nazionale (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo all'Assemblea che alle ore 18 è prevista la votazione della questione pregiudiziale presentata sul disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2009, n. 193, recante interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario. Data l'ora, chiedo ai rappresentanti dei gruppi se non ritengano opportuno sospendere la seduta per quindici minuti... Prendo atto che essi ritengono di procedere come da ordine del giorno.
Ricordo che nella seduta di lunedì 11 gennaio 2010 si è conclusa la discussione sulle linee generali. Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali è stata presentata la mozione Margiotta ed altri n. 1-00310 (Vedi l'allegato A - Mozioni).

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
Onorevole rappresentante del Governo? Vi è qualche rappresentante del Governo? Vedo che sono numerosi, ma c'è qualcuno che intenda prendere la parola? Pag. 28
Per cortesia! Chiedo ai rappresentanti del Governo di interloquire con la Presidenza!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo per farle presente che il Parlamento non è un votificio e basta! Abbiamo seduti al tavolo del Governo circa quindici rappresentanti, fra Ministri e sottosegretari; sono in discussione mozioni importanti che riguardano il clima e l'utilizzo delle energie alternative, soprattutto nel settore dei trasporti, e non c'è un rappresentante del Governo in grado di dire una parola relativamente a queste mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Avevo chiesto di continuare, ma se il Governo ha bisogno di un momento ulteriore di riflessione, a meno che non ci sia un Ministro o un sottosegretario che si prestino ad avviare la discussione, non ho nessuna contrarietà a procedere ad una sospensione dei lavori. A questo punto però, signor Presidente, deve essere chiaro che la sospensione non è stata chiesta da nessun parlamentare, ma è l'esito di un atteggiamento deplorevole del Governo!

PRESIDENTE. Il concetto è chiaro, onorevole Quartiani. A questo punto pregherei il Ministro per i rapporti con il Parlamento che è sopraggiunto di fornire quanto la Presidenza ha richiesto, vale a dire il parere del Governo sulle varie mozioni. Prego, onorevole Ministro.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, la questione è molto semplice. Per il Governo, come è noto, aveva interesse a seguire l'esame delle mozioni il Ministro Prestigiacomo, che si era organizzata per essere qui presente oggi pomeriggio. In questo momento, però, come è evidente, al Ministro non è stato possibile raggiungere l'Aula. Si tratta, perciò, di una decisione che compete anche ai gruppi perché, dai contatti avuti con alcuni esponenti di essi, si preferiva che fosse il Ministro Prestigiacomo a seguire l'esame delle mozioni e ad esprimere il parere, cosa che naturalmente in questo momento non è possibile.
Se, invece, si preferisce che intervenga un altro rappresentante del Governo, anche se non ha competenza specifica in materia, il Governo comunque è in grado di esprimere i pareri. Si tratta di intendersi sulla base dei contatti che ci sono stati tra i gruppi.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, sono semplicemente basito dalle parole del Ministro per i rapporti con il Parlamento, innanzitutto perché quando noi, in circostanze simili, chiedevamo la presenza di un Ministro a qualificare gli interventi e l'azione del Governo in Aula, ci è stato spiegato ripetutamente che il Governo può rispondere come vuole, quando vuole, con qualunque rappresentante. Quindi, non vedo per quale motivo in questa occasione non possa accadere altrettanto, soprattutto perché, signor Presidente, che all'ordine del giorno ci fosse questo tema e queste mozioni lo sapevamo da prima delle lunghe vacanze natalizie.
Capisco che il Ministro Prestigiacomo è particolarmente impegnata in un'attività nazionale ed internazionale, ma forse sarebbe stato opportuno ricavare del tempo nel quale adempiere ai propri doveri in Parlamento e far funzionare i lavori dell'Aula. Diversamente, considerato che qualche informatore mi dice che tra poco procederemo anche al rinvio di un altro provvedimento, non so cosa facciamo in quest'Aula: siamo tornati dopo un mese e forse sarebbe utile che, grazie anche all'apporto del Governo, potessimo continuare a lavorare.

PRESIDENTE. Nel frattempo ho visto che il sottosegretario Brancher è in grado Pag. 29di fornire il parere, quindi lo invito a procedere in tal senso.
Ha facoltà, dunque, di parlare il sottosegretario Brancher che esprimerà il parere sulle mozioni presentate.

ALDO BRANCHER, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Ghiglia ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione), mentre esprime parere contrario sulle mozioni Piffari ed altri n. 1-00303, Libè ed altri n. 1-00306, Margiotta ed altri n. 1-00310.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Onorevole Piffari ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, volevo intervenire prima, ma visto che il Governo ha risposto non ho altro da dire.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, veramente mi ero preparato ad intervenire in un modo costruttivo nei confronti di questo Governo; invece, mi trovo ad ascoltare dei pareri che francamente mi lasciano esterrefatto e penso che lascino esterrefatti tutti i componenti dell'Aula, compresi tanti esponenti della maggioranza.
Ieri l'onorevole Ghiglia ci ha fatto una lezione su quello che dovrebbe essere il modo di operare in questo Parlamento, dicendo che l'approvazione delle mozioni, che erano in linea di massima condivise perché si è anche parlato di una disponibilità a trovare una serie di punti di incontro, è un fatto importante. Invece, oggi ci troviamo con il Governo che prende una posizione totalmente diversa, anzi, peggio ancora. Onorevole Ghiglia - mi rivolgo a lei che ieri ha detto che la mozione è un atto importante, vincolante, che dovrebbe unire il Parlamento (con la nostra responsabilità unirà ugualmente questo Parlamento) - il Governo con i Ministeri competenti non è nemmeno presente: questo è il rispetto che il Governo porta alla sua mozione e alla sua maggioranza!
Nonostante questo, noi continuiamo sulla nostra strada, siamo convinti che si debba operare per realizzare qualcosa in questo campo. L'ho detto ieri e lo ripeto oggi: voi iniziate dalla coda, ma noi daremo il nostro assenso anche all'iniziare dalla coda. Certamente i problemi ci sono: sorrido leggendo che le vostre premesse, che condivido, prendono atto che il problema del surriscaldamento esiste e che il problema dei gas serra esiste, ma forse dovreste spiegarlo al presidente della Commissione ambiente al Senato, che è del vostro partito, che continua a sostenere il contrario. Tuttavia, noi non siamo catastrofisti, siamo d'accordo nell'intervenire perché, come abbiamo detto, i problemi ci sono.
Non siamo per passare all'eccesso opposto, ma siamo per costruire. Abbiamo presentato una nostra mozione che dovrebbe mettere le premesse al vostro intervento. Infatti, voi parlate di interventi sulle colonnine e siamo d'accordo - poi ci interesserebbe anche capire se ci sono delle aziende in Italia che le producono e quante sono o se dobbiamo per caso rivolgerci all'estero, come è già successo per il fotovoltaico, con il contributo dei soldi degli italiani - però, come dicevo, noi mettiamo un cappello, che è la premessa a ciò che avreste dovuto fare e che avreste dovuto indicarci. La premessa è che noi dobbiamo creare una filiera di industrie che investa realmente nell'innovazione tecnologica, che costruisca i prodotti in Italia. Parlo prima di tutto delle celle, delle batterie, di quei prodotti che purtroppo vengono realizzati ancora all'estero. Anche la nostra industria automobilistica si deve rivolgere in predominanza ai mercati non italiani. Pag. 30
Chiediamo al Governo - ci meraviglia questo parere negativo sulla nostra mozione, che probabilmente non è stata neanche letta - di intervenire proprio per dare sviluppo alla politica di tutela ambientale e alla famosa green economy, alle opportunità che avete sbandierato per tanto tempo. Quando era il momento di dare un segnale positivo, un impegno reale e vero, come ci dicevamo ieri in fase di discussione sulle linee generali, vi siete tirati indietro. Continuo a ribadirlo, convinto che probabilmente le mozioni non le avete nemmeno lette e che avete dovuto dare dei pareri come capitava.
Però, stiamo attenti: dobbiamo lavorare per costruire una filiera che tuteli la salute delle generazioni future, che tuteli l'ambiente in questo momento, che cerchi di migliorarlo, ma che investa anche per dare risorse al nostro sistema produttivo. Dobbiamo investire per tutelare l'ambiente e creare posti di lavoro. Stiamo attenti a investire queste risorse nel modo migliore, perché dopo i grandi Soloni del catastrofismo, ci sono i Rifkin di turno, e faccio anche i nomi: la BMW quindici giorni fa ha annunciato di ritirarsi dal grande progetto sull'idrogeno che aveva perseguito e nel quale aveva investito tanto, finanziando anche tanti tecnici che venivano a insegnarci la strategia per uscire da questi problemi.
Noi continuiamo su questa strada: abbiamo chiesto e chiediamo ancora al Governo, caro sottosegretario, che l'impegno non ci sia solo in questo campo, ma nel campo complessivo della mobilità, per esempio per quello che non stiamo ancora facendo relativamente alle ferrovie. Sarà una divagazione, ma il Ministro ci aveva promesso e aveva promesso al Paese il famoso ferro-bonus. In finanziaria non abbiamo visto niente e penso che non vedremo niente ancora a lungo, perché purtroppo le risorse non riuscite a trovarle o almeno non riuscite a drenarle e a destinarle nel modo migliore per il futuro del nostro Paese.
Dunque, proprio per quella responsabilità che ci porta a criticare i comportamenti di un Governo che oggi non ho paura a definire irresponsabile, perché ha dato solo dei pareri politici senza entrare nel merito, nonostante questo, noi voteremo a favore della mozione presentata dall'onorevole Ghiglia, anche se si parte dalla coda. Infatti, noi non facciamo selezione in base al nome di chi presenta le mozioni, ma cerchiamo di entrare nei contenuti e di valutare quello che veramente serve per questo Paese.
Voi oggi avete dato un segnale negativo a questo Paese. Credo che l'industria dell'innovazione abbia bisogno di un sostegno vero. Dal Governo mi aspettavo non solo un parere favorevole o contrario in base alla faccia del presentatore, ma anche una piccola valutazione di merito - che poteva fare il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ma anche il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dei trasporti o il Ministero dell'economia e delle finanze, perché le mozioni vengono troppo spesso, se non sempre, prese sotto gamba - e una valutazione di ordine economico.
C'è la compatibilità economica per andare in modo forte verso questa strada? Noi crediamo di sì, ma il Governo, nel dare i pareri, deve anche dirci come prendere le risorse, da dove e come destinarle. Questa è la strada giusta!
Noi oggi, come UdC, diamo un altro segno di responsabilità verso questo Governo: voteremo le mozioni, perché guardano tutte, in modo più o meno diverso, alla difesa dell'ambiente e alla tutela del nostro futuro, però la nostra responsabilità non è stata sicuramente contraccambiata. Grazie lo stesso e buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guido Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, non si è trovata un'intesa su un'unica mozione all'interno dei gruppi in questo Parlamento, e questo ci dispiace. Le risorse, d'altronde, sono ed erano limitate - lo si sapeva - per quanto riguarda la mobilità sostenibile. Pag. 31
Bisogna, quindi, avere la responsabilità, come gruppi e come parlamentari, di sostenere questa iniziativa, la mobilità sostenibile, che oggi abbiamo proposto con la nostra mozione, a prima firma dell'onorevole Ghiglia, che anche il gruppo della Lega ha sostenuto.
Credo che sia giusto e necessario approvare quella mozione, che il Ministero poi potrà finanziare. È per questo che siamo favorevoli su questa mozione e non sulle altre due, sulle quali daremo un voto contrario. Ma invito anche i colleghi, per quanto riguarda il tema della mobilità sostenibile, perché è sempre più necessario trovare delle intese.
Copenaghen ha dato degli obiettivi per il 2020 e abbiamo visto che l'Europa ha trovato una sua intesa. Abbiamo visto che quella che diventa la propaganda nel nostro Parlamento, in Italia, si è poi scontrata a livello internazionale con altre realtà, che non l'hanno sostenuta, non hanno sostenuto la mobilità sostenibile.
Noi partiamo dalla infrastrutturazione delle reti elettriche per quanto riguarda un settore che trova un'ampia espansione in questo momento, un'espansione dell'auto ibrida, della mobilità sostenibile elettrica dei motocicli. Sicuramente, avremo un'opportunità in più nei prossimi anni di abbattere gli inquinatori, in modo particolare l'inquinamento da CO2, ma non solo, anche di tutelare la qualità della vita che nelle nostre città tutti quanti noi ricerchiamo e perseguiamo con vari provvedimenti.
Proprio per questo motivo siamo favorevoli alla mozione dell'onorevole Ghiglia, che dà una risposta. Ringrazio il sottosegretario Brancher, che ha dato l'opportunità, con la sua presenza, di procedere in questo momento alla votazione della mozione, che verrà poi conseguita con atti e provvedimenti da parte del Governo, in modo particolare dal Ministro Prestigiacomo. Grazie fin d'ora al collega Ghiglia per avere presentato questa mozione, anche insieme al nostro gruppo. Noi la sosterremo; per questo, esprimeremo un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, chiedo scusa per l'equivoco di prima. L'Italia dei Valori ha presentato una mozione sempre su questo argomento, impostandola da un punto di vista diverso.
Noi abbiamo voluto evidenziare che, naturalmente, è importante mostrare il danno che i gas serra stanno facendo all'ambiente, e quindi sostenere la proposta dell'auto elettrica; su questo, assolutamente, confermiamo anche noi la nostra posizione, però abbiamo ricordato anche la necessità di seguire in modo organico gli interventi in questa materia, perché abbiamo indicato qual è il danno che i gas serra procurano alla salute: non c'è solo il CO2, che intacca il riscaldamento della terra, ma c'è l'effetto delle polveri sottili, c'è l'effetto sulla salute pubblica, sulla salute delle future generazioni, cioè dei giovani, che sono i primi a subire il danno sui bronchi, dal punto di vista tumorale e anche al cuore.
Non erano quindi solo questi gli obiettivi da salvaguardare.
Ma noi abbiamo ricordato che vi è al Governo, vi è in Parlamento una programmazione dettata da una legge finanziaria che segnala degli interventi in modo più organico: in particolare mantenere il Fondo per la mobilità sostenibile, che è uno strumento fondamentale per le politiche di mobilità urbana. Il Fondo finanzia una serie di interventi, tra i quali il potenziamento dell'efficienza dei mezzi pubblici, con particolare riguardo naturalmente a quelli che non inquinano, l'incentivazione dell'intermodalità, la valorizzazione degli strumenti di mobility management e del car-sharing, la riorganizzazione e la razionalizzazione del settore del trasporto e consegna delle merci, anche attraverso la realizzazione ed il potenziamento della rete di distribuzione del gas metano, del GPL e dell'idrogeno, nonché la promozione di reti urbane e percorsi destinati a mobilità ciclistica; quindi non solo la valorizzazione delle auto elettriche. Pag. 32
Se naturalmente togliamo i soldi da questo capitolo, come è stato fatto col provvedimento del 2009, il decreto-legge n. 5, per dire che sosteniamo la vendita delle macchine a gas o a metano, in realtà facciamo girare una carta su più tavoli, ma il tavolo che contiene tutti gli interventi è questo. Il Governo quindi dovrebbe agire in modo organico, non solo in un settore di nicchia, penalizzando gli altri. Abbiamo ricordato in sede di discussione sulle linee generali la necessità di completare la rete, in Italia, dei distributori di metano: vi sono regioni, come la Campania, che hanno un distributore solo, o come la Sardegna che non ne hanno ancora alcuno; eppure il mercato ha risposto, perché degli ultimi sei mesi il 30 per cento delle auto, le auto più vendute in Italia, sono quelle a gas e a metano, non sono le auto a benzina. Tale settore va quindi assolutamente sostenuto.
L'Italia dei Valori si asterrà sulla mozione del PdL, proprio perché capiamo le buone intenzioni di agevolare il sistema di trasporto urbano dell'auto a motore elettrico; ma è altrettanto necessario avere un quadro, una visione generale e intervenire senza danneggiare altre azioni che negli anni passati, e anche attualmente si stanno facendo. Pertanto voteremo a favore delle altre mozioni, come quelle dell'UdC o del PD, perché le riteniamo tutte sensate negli obiettivi da esse posti. Ci dispiace che il Governo abbia mancato una discussione, che avrebbe potuto rappresentare una valorizzazione di questi nostri interventi; speriamo che in futuro, quando arriveranno azioni concrete, potremo magari in quel momento avere un'ulteriore modalità di confrontarci. Ci dispiace perché veramente questa non era una questione solo del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ma era una questione del Governo, era una questione di tutto un insieme di ministri che dovevano assolutamente prendere la parola per difendere un intervento di tal genere. Questo non è successo; ci dispiace che ci sia stata data una risposta solo tecnica, e solo con la tecnica non progrediamo. Ringraziamo comunque per lo sforzo fatto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, è davvero sconcertante il modo nel quale questa sera stiamo conducendo il dibattito su questioni ambientali delicate ed importanti. Lo è vieppiù se paragonato con quanto accaduto subito prima: è stato svolto alla presenza del Ministro Alfano un dibattito serio su di una questione seria; al di là del merito della valutazione delle posizioni del Ministro, abbiamo tutti apprezzato il modo nel quale si è lavorato, giungendo a votare diverse mozioni. Purtroppo in questo caso, quando il tema diventa l'ambiente, non abbiamo in seno al Governo né il Ministro né il sottosegretario ad ascoltare le nostre ragioni, a dibattere con noi, a discutere; peraltro è la prima occasione, nel «post-Copenaghen», in cui questo ramo del Parlamento ha la possibilità di approfondire questi temi in modo concreto e serio.
Sono stati assenti ieri il Ministro, il sottosegretario, nel corso della discussione sulle linee generali; oggi è accaduta la stessa cosa. Non è per noi una novità. Per noi membri della Commissione ambiente risulta sempre complicatissimo avere un confronto con il Ministro: abbiamo atteso un anno per lo svolgimento di un'audizione, e dopo che l'audizione si è svolta siamo in attesa da due mesi di ottenere le risposte alle domande che avevamo posto.
E così questioni fondamentali quali la situazione occupazionale all'ISPRA, l'assetto idrogeologico e gli stessi temi di Copenaghen non riescono ad essere affrontate in questo Parlamento con la serietà, il rigore ed il tempo a ciò necessari.
Peraltro, con tutto il rispetto per il parere espresso dal sottosegretario Brancher inviterei tutti i deputati che ne avessero tempo e voglia a confrontare il testo della nostra mozione con quello della mozione presentata dal collega Ghiglia, o Pag. 33comunque a valutare nel merito ciò che abbiamo scritto in quella mozione, affinché ciascuno possa rendersi conto del fatto che è stato espresso un parere contrario su questioni assolutamente di buon senso, che peraltro abbiamo unanimemente condiviso proprio in quest'Aula (non voglio sottacere che per ben due volte, nel febbraio e nel novembre dell'anno scorso, abbiamo trovato il modo di votare all'unanimità, da parte di tutte le forze politiche unitariamente, mozioni che riguardavano i temi dello sviluppo sostenibile e del cambiamento climatico).
Vi erano tutte le condizioni, anche questa volta, per compiere un lavoro approfondito, unitario e coeso, ma ciò non è stato possibile solo perché si è registrata un'assenza da parte del Governo, da parte del Ministro e del sottosegretario: ciò è davvero sconcertante - ripeto - perché mostra in quale riguardo questo Governo tiene il Parlamento e in quale riguardo ancor minore tiene le questioni ambientali.
Non mi sottrarrò in ogni caso dall'esprimere alcune considerazioni di merito, pur a questo punto vanificate da un atteggiamento di chiusura pregiudiziale da parte del Governo che non ci saremmo attesi.
Come ricordavo in premessa, siamo alla fase successiva alla conferenza di Copenaghen, alla COP-15 (ho avuto l'onore di far parte della delegazione che ha rappresentato la Camera in quella sede): è stato un vertice dal quale certamente ci aspettavamo di più, un vertice che non ha prodotto le concrete risposte e proposte che attendevamo.
Importanti, ma insufficienti - o almeno così sono stati giudicati da parte del G-77 guidato dalla Cina - sono stati gli impegni assunti da Obama (il meno 17 per cento di emissioni rispetto al 2005, che è pari al meno 4 per cento rispetto al 1990); vi è stata una chiusura netta da parte della Cina sulla richiesta di poter monitorare l'efficienza, l'efficacia e soprattutto la legittima destinazione dei 100 miliardi di dollari che i Paesi più ricchi hanno deciso di investire nei Paesi in via di sviluppo. Soprattutto, vi è stato l'errore di metodo con il quale quattro Paesi (India, Sudafrica, Cina e Stati Uniti) hanno redatto un documento e trovato l'accordo sullo stesso, del quale gli altri Paesi hanno potuto soltanto prendere nota (take note, come è scritto nel documento stesso).
La leadership europea al riguardo è uscita francamente appannata, nonostante gli interventi coraggiosi di leader conservatori e progressisti quali Merkel e Sarkozy, Gordon Brown e Zapatero. Bene ha fatto la Merkel a proporre che a Bonn nel giugno del 2010 abbia luogo un incontro preventivo rispetto alla COP-16 di Città del Messico. Questo è un giusto tentativo di riprendere un protagonismo che l'Europa su questi temi vanta; l'Europa lo deve fare ribadendo ancora una volta il proprio impegno sul pacchetto «clima-energia» e sull'obiettivo del «20-20-20» entro il 2020.
Però sarebbe un errore valutare solo negativamente Copenaghen, che invece porta con sé una serie di aspetti positivi. Intanto, 138 Paesi hanno ritenuto cruciale e non rinviabile questo tema. È stato sconfitto - per fortuna definitivamente - il negazionismo, nonostante persino in Italia e nel Parlamento italiano (per la verità al Senato, più che alla Camera) su questi temi alberghi un grumo abbastanza sedimentato di negazionismo. Soprattutto, su questi temi è stato deciso e stabilito un impegno concreto, quantificato in 100 miliardi di dollari, in vista del finanziamento a favore dei Paesi più deboli da parte dei Paesi più ricchi. Dunque ve ne è abbastanza per non mollare, ma per rilanciare con rinnovata lena - sperando che l'assenza in quest'Aula non corrisponda a disinteresse su questi temi - l'impegno dei Governi e del Governo italiano e quindi il lavoro sul cambiamento climatico.
Qualcosa negli ultimi anni è stato fatto, soprattutto per merito del Governo Prodi: le agevolazioni sugli interventi di ristrutturazione energetica degli edifici, il sostegno alle energie rinnovabili.
Nella nostra mozione chiediamo al Governo di essere parte integrante del blocco europeo, di esserne all'avanguardia, e non Pag. 34in retroguardia, di incentivare la green economy, e le imprese che vi operano in modo virtuoso, creando profitto, produzione e occupazione. È realizzabile - ce lo ricorda The United Nations Conference on Environment and Development nel cosiddetto Green job report - la possibilità di sviluppare posti di lavoro attraverso una sana applicazione della green economy.
Il settore della mobilità, venendo al più specifico tema di questa mozione, rappresenta uno dei campi in cui bisogna agire per ridurre le emissioni, non solo attraverso interventi così specifici e riduttivi quali quelli contenuti nella assolutamente residuale e insufficiente mozione Ghiglia, ma guardando anche a quegli aspetti in un contesto più generale di politiche per la mobilità. Anche noi siamo d'accordo su questi temi, e abbiamo presentato un progetto di legge, di cui è primo firmatario l'onorevole Lulli, su questi temi (è inutile dire che anche quel progetto di legge giace senza che vi sia il giusto impulso perché sia approvato). Si tratta di un progetto di legge per favorire i veicoli ad emissione zero, e in particolar modo i veicoli elettrici. L'87 per cento dei tragitti in Europa ha una lunghezza minore di 60 km, questo significa che con l'autonomia di 150, 200 chilometri che è già possibile conseguire attraverso i motori elettrici, si possono coprire tantissimi di questi percorsi. Certo, perché vi sia un serio sviluppo dei veicoli a motore elettrico, che sono più efficienti (hanno il 90 per cento di rendimento contro il 30 per cento), sono più silenziosi e non producono polveri sottili, bisogna investire su infrastrutture di ricarica, su dei miglioramenti agli incentivi all'acquisto, su politiche locali di mobilità elettrica.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SALVATORE MARGIOTTA. In conclusione, signor Presidente, tutto questo non è sufficiente se non si diminuisce il trasporto privato e non si incentiva il trasporto pubblico, se non si investe sulle infrastrutture alternative come le idrovie, le tramvie, sulle piste ciclabili, se non si realizzano politiche virtuose a tutto tondo nel settore dei trasporti pubblici; questo è ciò che chiediamo.

PRESIDENTE. Concluda onorevole Margiotta.

SALVATORE MARGIOTTA. Concludo, ribadendo la delusione per non aver potuto sviluppare questi aspetti alla presenza del Dicastero interessato. Sono deluso, inoltre, per il fatto che si è voluto dare un parere contrario a questa mozione in pochi secondi, senza il giusto approfondimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garofalo. Ne ha facoltà.

VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, la mozione unica della maggioranza, illustrata ieri in maniera puntuale dall'onorevole Ghiglia, interviene esclusivamente nell'ambito delle iniziative necessarie per la riduzione delle emissioni di gas serra, con particolare riferimento allo sviluppo delle reti di alimentazione di ricarica dei veicoli elettrici nel territorio nazionale. È noto a tutti che in Italia la modalità stradale rappresenta ancora oggi la principale modalità di trasporto, soprattutto nelle aree urbane. Difatti, proprio nelle città si è registrato negli ultimi anni il maggiore aumento del traffico automobilistico che sovente obbliga l'amministrazione comunale ad intervenire con strumenti ormai poco efficaci. Mi riferisco soprattutto all'interdizione al traffico privato di porzioni di città che generano soltanto una maggiore congestione di traffico in alcune aree, non contribuendo in maniera decisiva e determinante al miglioramento della qualità dell'aria. Questo genere di iniziative, pertanto, non riesce ad offrire un valido strumento per raggiungere gli obiettivi sottoscritti dal Governo nel dicembre 2008 per la riduzione del 20 per cento delle emissioni di CO2, per l'incremento di efficienza energetica del 20 per cento e per l'aumento, sempre del 20 per cento, della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili. Pag. 35
Ebbene noi riteniamo che per raggiungere tali obiettivi bisogna realizzare degli interventi diversi, come può essere insistere nel promuovere ed incentivare l'utilizzo di veicoli a trazione elettrica. Soltanto insistendo nell'impiego di nuove tecnologie possiamo fornire una risposta concreta ed efficace alla lotta contro l'inquinamento ambientale. L'impiego di veicoli elettrici a batteria è, a nostro avviso, una delle soluzioni già tecnicamente disponibili ed in grado di raggiungere almeno due obiettivi: ridurre le emissioni inquinanti in atmosfera e garantire enormi risparmi energetici. Sono sempre più frequenti le manifestazioni nelle quali le case automobilistiche presentano prodotti nuovi, veicoli a trazione elettrica, con batterie sempre più evolute ed in grado di garantire un'autonomia di percorrenza tale da rendere questo genere di veicoli attraenti per tutti quegli utenti sensibili ai temi del risparmio energetico e della salvaguardia dell'ambiente.
Non esistono più pertanto limiti di carattere tecnologico che possono frenare lo sviluppo dell'auto elettrica. Per tale motivo è stato ritenuto necessario presentare questa mozione che impegna il Governo ad adottare tutte quelle iniziative, attraverso un'azione coordinata tra Stato, regioni ed enti locali oltre ad industria e a gestori di reti autostradali, finalizzata a creare un sistema di ricarica dei veicoli con caratteristiche tali da garantire un servizio compatibile con le regole del libero mercato e con costi di ricarica equi. La mozione impegna inoltre il Governo a dotare il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di risorse in grado di cofinanziare, fino ad un massimo del 50 per cento, le spese sostenute per l'installazione degli impianti e per i progetti presentati dalle regioni e dagli enti locali relativi allo sviluppo di infrastrutture per la ricarica dei veicoli; infine impegna il Governo a prevedere che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con i Ministeri dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti predisponga le regole per garantire lo sviluppo unitario delle reti di ricarica sul territorio nazionale.
Crediamo che sia opportuno in altre occasione confrontarci sui temi della mobilità sostenibile in senso più ampio. Ringraziamo il Governo per aver espresso il parere favorevole sulla mozione e ringrazio anche i colleghi della Lega e dell'MpA per aver sottoscritto insieme a noi questa mozione che ovviamente noi voteremo in maniera favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, come Radicali, di tutta evidenza noi guardiamo con favore allo sviluppo della mobilità e delle auto tanto elettriche quanto ibride, ma questo non nella prospettiva - che vedo contenuta nella mozione della maggioranza - che ancora continua a favorire l'acquisto di seconde o terze auto familiari e di ulteriori auto aziendali, quindi andando ad aumentare o comunque contribuendo ad aumentare ulteriormente il parco circolante che è già molto esteso. Noi siamo il Paese che in Europa ha il parco macchine più numeroso rispetto agli altri Paesi. Questo è un vero e proprio problema su cui occorre incidere in una maniera che per essere credibile non può che riguardare prioritariamente misure relative al rafforzamento del trasporto pubblico. Inoltre ci sono degli obblighi a livello europeo che impongono chiari limiti ad una improvvisa crescita della penetrazione dell'elettricità negli usi energetici, per cui sarebbe stato auspicabile che, pur a fronte di uno scenario di possibile diffusione dell'auto elettrica, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare realizzasse una valutazione ambientale strategica atta ad assicurare un eventuale sviluppo di questa forma di mobilità in compatibilità con gli obiettivi nazionali su energie rinnovabili, clima ed efficienza Pag. 36energetica. Inoltre credo che sarebbe stato importante anche spiegare come queste centraline verranno alimentate indicando, almeno in una prospettiva al 2020, che l'alimentazione delle centraline avverrà attraverso fonti rinnovabili. Per queste ragioni, come delegazione Radicale, noi ci asterremo sulla mozione a firma Ghiglia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, bene ha fatto l'onorevole Margiotta a partire da Copenaghen. Evidentemente il problema della mozione in esame è importantissimo. Il Ministro - lo scopro oggi in quest'aula, perché il collega Margiotta ce lo ha fatto sapere e lo ha fatto sapere a tutta l'aula - è un anno che non va in Commissione e non ritiene opportuno venire a riferire in Parlamento ed ai parlamentari su una mozione così importante. Credo che se lei avesse la forza del Parlamento e delle Commissioni insieme per ottenere quello che vorrebbe ottenere per il suo Ministero (soldi e risorse) sarebbe qui e penso che la voce del Parlamento e di tutti i parlamentari sia più importante. Il fatto che non sia qui oggi a sostenere queste mozioni dimostra che evidentemente non ha la fiducia del Parlamento e del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghiglia ed altri n. 1-00269 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 531
Votanti 312
Astenuti 219
Maggioranza 157
Hanno votato
312).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Piffari ed altri n. 1-00303, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Damiano, è riuscito a votare? Onorevole Berretta?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 532
Votanti 530
Astenuti 2
Maggioranza 266
Hanno votato
257
Hanno votato
no 273).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Libè ed altri n. 1-00306, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Girlanda?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 532
Astenuti 2
Maggioranza 267
Hanno votato
254
Hanno votato
no 278).

Pag. 37

Prendo atto che i deputati Damiano e Capitanio Santolini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Margiotta ed altri n. 1-00310, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 532
Maggioranza 267
Hanno votato
254
Hanno votato
no 278).

Prendo atto che il deputato Mosella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2009, n. 193, recante interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario (A.C. 3084) (Esame e votazione di una questione pregiudiziale) (ore 18,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2009, n. 193, recante interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario.

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 3084)

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la questione pregiudiziale Palomba e Donadi n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3084) che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
L'onorevole Palomba ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, abbiamo presentato la questione pregiudiziale di costituzionalità in oggetto con spirito costruttivo: vogliamo mettere in guardia il Governo dal rischio di approvare un provvedimento che presenta numerosi profili di incostituzionalità.
Non contestiamo che vi sia una drammatica urgenza, e perciò apprezziamo anche che il Governo si sia fatto carico di proporre un ulteriore provvedimento su questo tema. È noto che vi sono molte sedi disagiate che non possono essere coperte perché non vi sono vocazioni, né richieste di trasferimento o di assegnazione presso di esse.
Questo problema si è già presentato in altre occasioni, nelle quali il Governo ritenne di proporre una soluzione: noi dell'Italia dei Valori dichiarammo, da subito, che sarebbe stata inefficace. La soluzione consisteva nel dare incentivi economici ai magistrati. In quella circostanza dichiarammo che gli incentivi economici non si addicono a figure professionali come quelle in discussione. Raramente un magistrato sotto la lusinga di un incremento patrimoniale può lasciare la propria sede e trasferirsi presso un'altra.
Pertanto, in questo caso, non contestiamo - come, invece, abbiamo fatto con riferimento a molti altri provvedimenti - l'urgenza, né la necessità del provvedimento in oggetto. Contestiamo, invece, le modalità attraverso le quali il Governo ritiene che il problema possa essere risolto. Il Governo, infatti, ritiene che si possa agire sulla base di un trasferimento d'ufficio di magistrati dalle sedi vicine.
Noi riteniamo che il provvedimento in discussione lambisca i principi di costituzionalità, ed anzi, che, in modo evidente, ne violi due. Il primo, è quello che riguarda Pag. 38l'articolo 107, primo comma, della Costituzione, che concerne la tutela dell'inamovibilità dei giudici. L'inamovibilità è una prerogativa attribuita non al singolo magistrato, ma alla funzione giurisdizionale, in quanto tutela l'indipendenza del magistrato. Infatti, se il magistrato fosse amovibile, potrebbe esservi il rischio che i magistrati scomodi, o che trattano determinati affari sensibili, possano essere trasferiti al solo scopo di lasciare la trattazione di tali affari.
Il provvedimento in oggetto prevede il trasferimento d'ufficio sulla base di una platea di magistrati che potrebbero essere trasferiti così ampia da rasentare la discrezionalità, se non sprofondare nell'arbitrio. A nostro avviso, il fatto che il trasferimento d'ufficio sia attribuito alla competenza del Consiglio superiore della magistratura non evita il rischio di incostituzionalità, perché è possibile, con legge, determinare i criteri attraverso i quali effettuare il trasferimento d'ufficio.
In questo caso, però, riteniamo che i criteri siano talmente ampi (poiché riguardano migliaia di magistrati, con esclusione soltanto di coloro che non hanno ancora superato la prima valutazione di professionalità) da fare sprofondare questa disposizione molto chiaramente nella incostituzionalità, in quanto lascia al Consiglio superiore della magistratura dei criteri estremamente ampi e variabili al punto di rasentare l'arbitrio.
A parte il profilo di incostituzionalità, riteniamo anche che vi sia il rischio grave di un contenzioso enorme non solo sotto il profilo della questione di costituzionalità, ma anche un contenzioso ordinario presso i tribunali amministrativi regionali. Il magistrato trasferito, infatti, potrebbe chiedersi, in molti casi, perché è stato trasferito e tanti altri, che pure erano nelle stesse condizioni, no. Questo determinerebbe (come ha già determinato in tante altre situazioni) una paralisi di fatto dell'amministrazione della giustizia.
Il secondo profilo di incostituzionalità è rappresentato dalla irragionevolezza. Si vogliono coprire sedi disagiate scoperte e per fare questo ne vengono scoperte altre. È evidente che se un magistrato viene trasferito da una sede ad un'altra, è costretto a lasciare la cura e lo studio di tanti processi, procedimenti e affari giudiziari che ha già studiato e che dovranno essere studiati da un altro magistrato, probabilmente appartenente allo stesso ufficio, che vedrà raddoppiato il proprio ruolo. In alternativa, c'è il rischio che questi affari vengano lasciati da parte per l'impossibilità degli uffici a trattarli. Tutto ciò si risolverebbe in una disparità di trattamento dei cittadini, tra i quali coloro i cui affari sono trattati da magistrati non trasferiti vedono andare avanti i loro casi e non invece gli altri.
Il profilo delle irragionevolezza è ancora più evidente se si considera che il problema può essere risolto in altro modo, come noi ripetutamente abbiamo suggerito, ossia eliminando l'impossibilità di assegnazione agli uffici monocratici dei magistrati che hanno superato il concorso in magistratura. In fondo si tratta di un'ammissione di secondo grado, si tratta di magistrati che hanno superato un concorso e un tirocinio a cui, pertanto, possono ben essere assegnate funzioni monocratiche. In modo particolare, vorrei ricordare che nessun ostacolo si rileverebbe per gli uffici del pubblico ministero, in quanto l'attuale conformazione gerarchica del pubblico ministero, alla luce dell'ordinamento giudiziario vigente, consentirebbe al capo dell'ufficio di selezionare gli affari da assegnare e quindi anche di seguire il magistrato nella sua attività; non vi sarebbe, quindi, alcuna controindicazione.
Considerati questi gravi rischi di incostituzionalità, proponiamo al Governo di ritirare il provvedimento e di provvedere, invece, ad eliminare la disposizione che vieta l'assegnazione dei magistrati di prima nomina anche agli uffici monocratici, in particolar modo agli uffici di procura. Questo è il senso della questione di pregiudizialità che abbiamo presentato, quello di un contributo al Governo affinché apra gli occhi e consideri che questo provvedimento, così come è stato strutturato, si presterà facilmente a lesioni della Carta costituzionale che sicuramente verranno Pag. 39rilevate dalla Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord è contrario alla questione pregiudiziale di costituzionalità sul decreto-legge che interviene in materia di copertura di vuoti di organico nelle cosiddette sedi disagiate.
Il decreto-legge prevede che il Consiglio Superiore della Magistratura possa procedere a trasferimenti d'ufficio per colmare i circa 150 posti vacanti in circa 80 sedi giudiziarie, concentrate soprattutto nelle regioni Calabria, Sardegna e Sicilia. Tutto questo è stato fatto per rendere efficienti queste sedi nel lavoro di contrasto che svolgono contro le organizzazioni criminali che interessano quei territori.
Ricordo che per sopperire a queste mancanze recentemente era stato approvato un altro decreto-legge che prevedeva dei benefici per arrivare ad ottenere dei trasferimenti volontari dei giudici in quelle sedi disagiate. Parzialmente, con i risultati conseguenti, si era riusciti a dare delle risposte che ovviamente non erano esaurienti. Da qui è sorta la necessità e, soprattutto, anche l'urgenza di intervenire con un altro decreto-legge che fa in modo che - lo ripeto - sia il Consiglio Superiore della Magistratura ad ordinare d'ufficio lo spostamento di sede proprio per andare a coprire queste vacanze di organico.
Dispiace che da parte del Consiglio Superiore della Magistratura vi siano state delle critiche anche se a dire il vero siamo abituati a questo, perché quasi sistematicamente, ad ogni proposta del Governo o a qualsiasi proposta di legge, anche di iniziativa parlamentare della maggioranza, il Consiglio Superiore della Magistratura sembra mettersi di traverso, ossia non collabora. Sembra anzi attestato su posizioni conservatrici, cercando di tutelare il sistema. Ma il sistema che dovrebbe garantire il funzionamento della magistratura in questo Paese non funziona. Esso non funziona non per mancanza di organico, perché primeggiamo nel numero di addetti in magistratura, ma perché mancano le risorse. Infatti, questo è un Paese che rispetto alla media europea investe di più per far funzionare la giustizia. Il sistema della giustizia non funziona per una serie di motivi che ovviamente questo decreto-legge non risolve, perché entra nel merito specifico di un'urgenza da cui deriva tutta la piena costituzionalità dell'intervento del Governo. Ovviamente dovranno seguire altri provvedimenti di legge per rimettere in moto la macchina della giustizia che, come ne serba ricordo il sottoscritto, arranca pesantemente senza dare risposte, nonostante i grandi investimenti statali. Prova ne sono i 10 milioni di processi, sia nel civile sia nel penale, di arretrato che condizionano la vita quotidiana non solo dei nostri cittadini ma anche del mondo imprenditoriale che opera nel nostro Paese.
Per questi motivi, pur non entrando nel merito della questione, che può riguardare nella generalità i problemi del funzionamento della giustizia e che sarà materia di altri provvedimenti e di altre discussioni in quest'Aula, ribadisco che per il nostro gruppo la costituzionalità del provvedimento è piena e, pertanto, voteremo contro la questione pregiudiziale in discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il punto delicato di questo decreto-legge, come è evidente a tutti, è quello che introduce il trasferimento coattivo dei magistrati nelle sedi disagiate negli uffici di procura. È evidente che con questo provvedimento il Governo prende atto che vi è un problema e che il decreto legislativo n. 160 del 2005, che ha introdotto una serie di divieti per le coperture di quei posti, non funziona e che quelle sedi sono vuote.
Questo vuol dire che la norma che ha causato questa vacanza negli organici è Pag. 40una norma sbagliata. Allora, signor Ministro, credo che, anziché prevedere un termine a dicembre del 2014, ossia cinque anni di regime transitorio in cui deportiamo i magistrati, era sufficiente che lei esprimesse per conto del Governo il parere favorevole alla proposta di legge che l'Unione di Centro ha presentato con cui si modificava il decreto legislativo n. 160 del 2005 e si rimuoveva il divieto di destinare i magistrati di prima nomina agli uffici di procura delle sedi disagiate.
Questo non lo si è voluto fare e si è ricorso ad una via che, quanto meno, è una via tortuosa. Perché? Perché rimane molto difficile immaginare quali sarebbero gli eventi che da qui al 2014 dovrebbero far sì che quelle sedi nel frattempo vengano coperte con le vie ordinarie e dal 2015 non sia più necessario ricorrere alla deportazione.
Il Consiglio Superiore della Magistratura nel suo parere senza parlare in modo diretto ed esplicito di incostituzionalità rileva, tuttavia, dei profili di irrazionalità e di violazione delle norme di buona amministrazione, proprio per il fatto che ad una emergenza strutturale si risponde con un intervento una tantum che, per il momento arriva al 2014, ma nessuno dice che non potrà essere prorogato.
I profili di irrazionalità sono molti e non c'è tempo di illustrarli: i cento chilometri che sono un dato alquanto fantasioso e che hanno l'unico effetto di rendere poco compatibile con la vita familiare dei magistrati il trasferimento; la platea dei magistrati a cui si attinge che, di fatto, destina a quegli uffici quelli che non hanno esperienze né di giudice penale, né di requirenti; la minore anzianità di ruolo come criterio di scelta, che - è vero - ha un effetto di automatismo che limita la discrezionalità, ma nello stesso tempo non consente di selezionare chi può essere trasferito senza danno e chi no; gli ambiti circoscritti: sembrerebbe che Sicilia e Calabria debbano provvedere alle proprie emergenze criminali con magistrati limitrofi in una logica «endomeridionale», ma poi i parametri che vengono messi sono tutti fatti per fare in modo che questo non avvenga (a parte il fatto che questo induce a un principio molto discutibile secondo il quale mafia e 'ndrangheta sarebbero fatti solo della Sicilia e della Calabria che si debbono risolvere tra loro è con le loro risorse umane).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Tralascio la notazione di irragionevolezza sulla prossimità territoriale per cui la Sicilia sarebbe limitrofa alla Sardegna, ma non viceversa, e Reggio Calabria sarebbe limitrofa a Catania, ma non viceversa (onorevole Tassone, la informo).
Detto tutto questo, a nostro parere i profili di dubbio ci sono; tuttavia, signor Ministro - onorevole Santolini, se non disturba il Ministro mi consente almeno di farmi sentire; ho capito, il Ministro ha ragione: imputet sibi per il gruppo dell'UdC, non c'è dubbio - dal momento che in questo decreto-legge, oltre a questa norma discussa e discutibile, ci sono proroghe per i magistrati onorari, aumento delle sedi disagiate, digitalizzazione, razionalizzazione e processo telematico...

PRESIDENTE. Deve concludere.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Ebbene, per tutte queste ragioni, in una logica di prevalenza degli elementi positivi rispetto a quelli negativi faremo finta di non vedere i profili, che pure ci preoccupano, di dubbia costituzionalità della parte relativa al trasferimento d'ufficio e anche per non gravare il nostro atteggiamento anche rispetto alla vicenda delle carceri e rispondere anche alla disponibilità del Ministro, ci asterremo su questa prima questione di pregiudizialità (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, anche noi abbiamo ritenuto di non proporre la pregiudiziale di costituzionalità, non perché in qualche modo non Pag. 41percepiamo le linee di fondo che ha voluto esporre l'Italia dei Valori, ma perché abbiamo ritenuto che fosse più adeguata a questo provvedimento una linea di confronto e di dibattito nel merito delle scelte governative adottate, per l'appunto, con questo decreto-legge, n. 193 del 29 dicembre 2009, intitolato «interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario».
Anche perché - questo spiegherà anche il nostro voto di astensione - questo decreto-legge non riguarda soltanto la copertura dei posti vacanti negli uffici giudiziari, ma riguarda un'altra importante scadenza, ovvero la proroga dei magistrati onorari che sono scaduti il 31 dicembre 2009 (quelli in servizio: giudici onorari e viceprocuratori onorari), che, in attesa di una definitiva riforma della magistratura onoraria, anch'essa urgente ed essenziale allo svolgimento razionale del nostro sistema della giustizia, non poteva non essere oggetto di una proroga da parte del Governo.
Inoltre, questo decreto-legge, da ciò deriva questa nostra maturata convinzione di non proporre la questione pregiudiziale, riguarda anche le finalità inerenti il completamento del sistema di digitalizzazione della giustizia di cui parleremo in Commissione.
Il decreto-legge si fa carico dell'esigenza della copertura delle sedi disagiate. Vi è ormai un problema urgentissimo: la scopertura degli uffici giudiziari di procura, scopertura che si riscontra soprattutto nelle aree meridionali, ma non solo (la cosiddetta desertificazione degli uffici di procura). Si tratta di un problema per il quale, tra l'altro, abbiamo proposto al Ministro qualche tempo fa, prima dell'estate, una specifica interrogazione a risposta immediata. Con questo provvedimento il Governo - devo dire - ha il coraggio di fare un passo indietro rispetto a quella norma introdotta con il decreto-legge 16 settembre 2008, n. 143, convertito dalla legge 13 novembre 2008, n. 181, che aveva coniato un sistema basato su alcune sedi disagiate ed altre a copertura immediata e sugli incentivi economici.
Si rende conto del fallimento di quel sistema, che noi avevamo tra l'altro previsto in quest'Aula e per questo avevamo più volte richiamato il Governo stesso ad una modifica. Aumenta, e quindi potenzia, l'istituto del trasferimento d'ufficio che già esiste nella nostra normativa (è stato previsto dalla legge del 1998), fa riferimento ad un numero maggiore di sedi, 80, fino a 150 magistrati. Finché ci si rende conto di questo aumento, nulla quaestio. È un problema sul quale lavoreremo e ci auguriamo che il Governo e la maggioranza tengano conto di questa nostra posizione, perché dobbiamo lavorare in Commissione ed in Assemblea per modificare queste scelte di potenziamento di tale sistema parallelo al trasferimento di ufficio, che potrebbe andare a scardinare quel principio costituzionale della inamovibilità della magistratura come principio cardine così fissato dall'articolo 107 della Costituzione, che è derogabile - dice la Corte costituzionale - solo per ragioni contingenti volte ad assicurare la continuità e la prontezza della funzione giurisdizionale, ma che non può essere un sistema che poi, attraverso una serie di proroghe, va a regime. Deve essere un sistema che in qualche modo deve essere comunque cambiato. Quindi, noi lavoreremo e siamo convinti che vadano individuate una serie di criticità, perché non comprendiamo quali sono il passo e la finalità verso i quali il Governo sta andando.

PRESIDENTE. Onorevole Ferranti, la prego di concludere.

DONATELLA FERRANTI. Senz'altro, signor Presidente. Quindi, vogliamo evitare che con questo decreto-legge sostanzialmente si cerchi di tirare una coperta troppo corta, non rimuovendo la causa principale che è quella delle impossibilità...

PRESIDENTE. Onorevole Ferranti, la ringrazio...

DONATELLA FERRANTI. ...di destinare i magistrati di prima nomina alle sedi di procura.

Pag. 42

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Papa. Ne ha facoltà.

ALFONSO PAPA. Signor Presidente, signor Ministro, signori membri del Governo, colleghi, noi per la verità siamo particolarmente stupiti per questa pregiudiziale, atteso che gli stessi presentatori concordano sulla necessità ed urgenza e sulla gravità della situazione connessa alla incapacità di riuscire, con le forme amministrative ordinarie e dell'autogoverno, a coprire le sedi disagiate.
Questo problema è antico e per la prima volta viene affrontato in questa legislatura con questi provvedimenti che tendono a dare un'effettiva risposta ad una serie di istanze che vengono spesso portate avanti anche dall'opposizione in ordine alle necessità di copertura delle sedi. La copertura delle sedi è stata affrontata sempre sulla base della procedura che vedeva il Consiglio superiore come organo deputato a ciò. In tema di incentivi economici ricordiamo all'onorevole Palomba che il massimo di incentivo economico che si è raggiunto per le sedi cosiddette disagiate corrispondeva alla somma di 800 mila delle vecchie lire.
Per quel che riguarda il tema dell'ampliamento delle sedi disagiate, questo provvedimento recepisce quello che è un rapporto di collaborazione che si porta avanti da tempo ormai tra Consiglio superiore della magistratura e Ministro. Questa volta esso viene recepito in un provvedimento che tende a consolidare a livello di norma quell'istanza, che periodicamente proviene dal Consiglio, per l'aumento delle sedi considerate disagiate.
Ma chi è che procede al trasferimento e a questa valutazione? Il Consiglio superiore della magistratura. Questo provvedimento salva le prerogative del Consiglio superiore della magistratura là dove prevede che il Consiglio possa procedere in maniera coattiva, come si è detto, sulla base di criteri preordinati, che sono indicati nella norma, alla copertura di queste sedi che destano necessità cogenti proprio a causa di situazioni di grave allarme.
Per questo motivo, siamo stupiti del richiamo all'articolo 107 della Costituzione che appunto demanda al Consiglio superiore della magistratura la potestà di procedere al trasferimento di magistrati sulla base di criteri prestabiliti e indicati dalla legge. Da questo punto di vista, sia consentito dire che, sotto certi aspetti, volgare appare il richiamo, contenuto in questa questione pregiudiziale, alla necessità di evitare che i magistrati considerati scomodi e non malleabili possano essere trasferiti, visto che l'organo deputato è appunto il Consiglio superiore della magistratura. Queste considerazioni portano quindi a chiedere ai presentatori di questa questione se essi considerino l'organo di autogoverno della magistratura soggetto sospetto perché capace di trasferire magistrati non malleabili.
Queste sono delle valutazioni del tutto estranee ai profili di costituzionalità lamentati, sui quali devo dire che dottamente l'onorevole Vietti, che ha una significativa esperienza proprio in sede di autogoverno, si è limitato ad esprimere dei dubbi. In realtà noi ravvisiamo invece che quello che è stato fatto sia un primo significativo passo per consentire la reale soluzione di un problema nel rispetto della normativa e per evitare che contenziosi nascano, come nascono, proprio a seguito delle graduatorie e dell'attività amministrativa che svolge il Consiglio superiore, oggi in assenza di una normativa, cosa che ha dato vita proprio a contenziosi.
Per questo motivo il Popolo delle Libertà voterà contro questa pregiudiziale di costituzionalità, ritenendo che questa sia invece la strada da percorrere per iniziare un'attività seria di riforma che molti all'interno della politica, e soprattutto all'interno della magistratura, aspettano dal Ministro e da questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Palomba e Donati n. 1. Pag. 43
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 530
Votanti 300
Astenuti 230
Maggioranza 151
Hanno votato 22
Hanno votato no 278.
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Cesare Marini, Damiano e Iannuzzi, hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi e che la deputata Roccella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Essendo stata respinta la questione pregiudiziale, la discussione sulle linee generali del provvedimento avrà luogo in altra seduta.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Angeli; Angeli; Bressa ed altri; De Corato ed altri; Fedi ed altri; Ricardo Antonio Merlo ed altri; Santelli; Cota ed altri; Paroli; Sbai; Di Biagio ed altri; Sarubbi e Granata; Mantini e Tassone; Sbai; Garagnani: Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza (A.C. 103-104-457-566-718-995-1048-1592-2006-2035-2431-2670-2684-2904-2910-A) (ore 19).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Angeli; Angeli; Bressa ed altri; De Corato ed altri; Fedi ed altri; Ricardo Antonio Merlo ed altri; Santelli; Cota ed altri; Paroli; Sbai; Di Biagio ed altri; Sarubbi e Granata; Mantini e Tassone; Sbai; Garagnani: Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza.
Ricordo che nella seduta del 22 dicembre 2009 si è svolta la discussione sulle linee generali e che i relatori ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi relativi al seguito dell'esame è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea.
Avverto che la Commissione ha presentato gli articoli aggiuntivi 1.0100, 1.0101, 4.0100, 4.0101 e 4.0102, nonché l'emendamento 4.100, e che è stato presentato il subemendamento Mantini 0.1.0101.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, vorrei informare l'Assemblea che su questo provvedimento, sia in sede di discussione generale, sia soprattutto questa mattina, in cui la Commissione è stata impegnata nel voto sugli emendamenti, da parte della maggioranza in particolare, è emersa la seria volontà di approfondire il testo stesso. Anzi, non solo il testo, ma anche gli emendamenti, in special modo nella parte che riguarda i minori, che credo sia un po' il punto nodale di questo provvedimento, oltre alle altre considerazioni che poi i colleghi esporranno meglio.
Da quanto, lo ripeto, è emerso in Commissione, credo - questa è la richiesta che le formulo, signor Presidente - che sia il caso che il provvedimento ritorni in Commissione al fine di essere approfondito in maniera diversa da quello che è stato fatto, nonostante il tempo e il ringraziamento che sento di rivolgere alla relatrice, la collega Bertolini, la quale si è molto impegnata anche per trovare un testo che potesse in qualche modo essere condiviso dalla stragrande maggioranza delle forze politiche che sono presenti in Commissione. Tuttavia, abbiamo registrato che nonostante questo sforzo - lo ribadisco - c'è ancora molto da fare perché il tema è delicato e deve essere affrontato anche con un clima politico diverso da quello che si è potuto riscontrare in Commissione. Pag. 44Pertanto, la richiesta che le formulo, Presidente, è di rinviare in Commissione l'esame del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bruno. Onorevoli colleghi, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del nostro Regolamento darò ora la parola ad un oratore contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno, per pronunciarsi sulla proposta avanzata dal presidente Bruno.
Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, quando il Partito Democratico chiese in quota della minoranza la calendarizzazione di questo provvedimento partivamo da una convinzione, ossia quella che i diritti fondamentali umani, civili e politici non possono essere considerati fuori dall'agenda politica; anzi, chiedono alla politica e ai suoi rappresentanti un'assunzione di responsabilità nell'essere fino in fondo classe dirigente.
È con la stessa convinzione che oggi noi respingiamo la richiesta di rinvio formulata dal presidente della I Commissione, Donato Bruno; lo facciamo non solo alla luce di questa convinzione, ma anche perché il dibattito nella discussione generale ha rilevato questioni intorno alle quali, già da oggi, è possibile avviare una discussione nel merito e noi eravamo disponibili a questo. Tuttavia, signor Presidente, in quella discussione generale è già stato scritto l'epilogo di questa richiesta e lo ha fatto il collega vicepresidente del gruppo del PdL, l'onorevole Bocchino, quando ha detto che sarebbe stato opportuno che il tema venisse affrontato dopo le elezioni regionali perché si sarebbero costruite le condizioni politiche di una ripresa di merito.
Questo è del tutto inaccettabile. C'entra poco la questione dei diritti, una questione che si è imposta all'attualità politica per la presenza di tanti, soprattutto delle nuove generazioni di stranieri, che si sentono italiani, ma che vorrebbero esserlo anche in nome della legge. Ebbene, avete richiesto il rinvio della discussione a dopo le regionali, motivandolo con la necessità di un serio approfondimento. Non ci convincete, non ci avete persuaso nella discussione sulle linee generali e ancor meno ci avete persuaso allorquando questa mattina abbiamo sentito per la prima volta le richieste e le argomentazioni del rappresentante del Governo, che ha chiesto esplicitamente che l'approfondimento avvenisse intorno a questioni nodali, a iniziare proprio dai minori, ipotizzando il conferimento della cittadinanza come una concessione a quei minori che potrebbero esercitare i loro diritti, i diritti civili e politici, solo al compimento del diciottesimo anno di età. A questo punto la cittadinanza sarebbe superflua e basterebbe agire per via amministrativa. Noi non abbiamo l'idea che la cittadinanza sia un elemento di concessione. C'è il diritto soggettivo, c'è la persona, la sua umanità, le sue relazioni, i suoi stili di vita ed è intorno a questo che vorremmo ragionare. Quella dichiarazione del rappresentante del Governo ci preoccupa, perché temiamo che l'approfondimento non sia serio ma semplicemente dilatorio. Per questo, in maniera convinta, votiamo contro il rinvio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Dopo l'intervento dell'onorevole Cota, che parlerà a favore della proposta del presidente Bruno, avvalendomi di quanto previsto dall'articolo 45, comma 1, del Regolamento, darò la parola anche ai rappresentanti degli altri gruppi che intendano intervenire sulla questione. Hanno chiesto di parlare, dopo l'onorevole Cota, gli onorevoli Favia, Vietti e Cicchitto.
Prego, onorevole Cota, ha facoltà di parlare.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, ringrazio il presidente Bruno per il suo intervento e condivido la proposta che ha fatto all'Aula. Noi abbiamo sempre detto con grande coerenza che la discussione in Pag. 45quest'Aula di nuove norme sulla cittadinanza non era una priorità, perché nel Paese tra la gente non si respira certo questa esigenza. Non si respira l'esigenza di fare nuove norme sulla cittadinanza, ma altre esigenze: la necessità di fare le riforme, l'esigenza e la necessità di intervenire per far riprendere la nostra produzione, l'esigenza di tutelare il lavoro della nostra gente. Queste sono esigenze alle quali correttamente il Governo e questa maggioranza stanno dando delle risposte.
In più, devo dire che questa legge è stata portata in Aula dalla sinistra, che ha richiesto con forza la calendarizzazione del provvedimento. Questa è una vecchia battaglia ideologica che la sinistra sta portando avanti da anni sistematicamente, presentandosi come il partito degli immigrati e volendo proporre un modello di cittadinanza breve, che peraltro risulta incomprensibile anche alla stragrande maggioranza degli immigrati, che sanno bene di vivere in un Paese che non è secondo a nessuno, in Europa e nel mondo, quanto ad accoglienza. Introdurre nel nostro ordinamento la cittadinanza facile sarebbe un grave errore che noi assolutamente vogliamo e dobbiamo evitare, perché introdurre la cittadinanza breve vorrebbe dire mettere una potente calamita in grado di attrarre milioni di immigrati che noi non possiamo assolutamente accogliere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Garagnani). Parlare di accoglienza è fuori luogo, perché l'accoglienza si fa quando è possibile, altrimenti non è accoglienza, ma semmai sfruttamento. Dunque, noi siamo contenti di questo rinvio ma anche del fatto che - devo dirlo per ringraziare i colleghi del Popolo della Libertà - la linea che è uscita in maniera molto chiara dalla Commissione, con il testo che è giunto in Aula, non è la linea della cittadinanza breve che volevate voi.
È la linea della cittadinanza giusta, con il mantenimento del principio dello ius sanguinis, senza introdurre lo ius soli, per cui si darebbe la cittadinanza a chiunque nasca, anche per caso, sul nostro territorio; linea che mantiene il termine di dieci anni, aggiungendo un percorso di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per questi motivi, riteniamo che il testo debba essere rinviato in Commissione e che l'Aula si occupi in questi mesi di altro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il voto del gruppo dell'Italia dei Valori sarà contro il rinvio, poiché le motivazioni che vengono addotte a sostegno di esso non ci convincono minimamente: volendo essere buoni, sono soltanto motivazioni tattiche.
Il nostro presidente di Commissione afferma che c'è una seria voglia di approfondire: è un anno che stiamo parlando di questa legge. Abbiamo discusso approfonditamente in Commissione e non c'è stata la benché minima apertura da parte della maggioranza, se non da parte di alcune sue componenti, subito represse per amor di patria, la loro patria «maggioranza».
Non si è riusciti in alcun modo a trovare un accordo. Crediamo che bisognerebbe dire con molta sincerità che questo rinvio nasconde o tenta, per meglio dire, di nascondere i dissidi interni alla maggioranza in periodo elettorale, che tenta di rimandare la palla in tribuna per superare le elezioni, perché crediamo che sarà molto difficile trovare un accordo.
Che ci sia una rottura è provato dai giornali di oggi: su Il Foglio si dice che Alemanno e Mantovano tentano una terza via sulla cittadinanza, che in sostanza è quella di cercare di mandar via il più possibile gli immigrati dall'Italia, mentre sul Secolo d'Italia il collega Granata, in un'intervista, afferma che alcuni passaggi testimoniano che nel PdL le posizioni di apertura sui minori sono maggioritarie.
Chiediamo allora ad Alemanno e a Mantovano, ma anche a Granata, per quale ragione non possiamo andare avanti Pag. 46su una legge che è stato detto che non è nel programma della maggioranza, che è stato detto che è nata come è nata - fortunatamente, una delle poche nata come proposta di legge parlamentare - che non è vincolata alle regole della maggioranza. Perché non si può andare avanti e trovare, come sarebbe normale che fosse, una maggioranza in Parlamento?
È stato trovato un accordo al ribasso nel testo proposto dalla relatrice: non so cosa si voglia sperare di ottenere rinviando, se ci sarà una ripresa, a dopo le elezioni regionali, quando non vi è alcun tipo di accordo nella maggioranza o tra sue parti e l'opposizione. Oppure c'è sottotraccia un accordo, come si può pensare, ma questo accordo non lo si vuole manifestare in periodo elettorale? Qualunque lettura vogliamo dare di questa richiesta di rinvio, è una lettura assolutamente negativa, dalla quale il Parlamento, ma soprattutto la maggioranza, escono male.
Non riusciamo a trovare un accordo nemmeno sugli immigrati nati in Italia o sugli immigrati entrati in Italia in periodo prescolare. È ovvio che essi sono del tutto uguali ai nostri figli e nei corridoi ce lo diciamo anche con i deputati della maggioranza, ma questa cosa non vogliamo concederla e dirla. Oggi stesso è stato approvato in Commissione un emendamento della relatrice, che mi ha colpito molto, che allunga - per carità, apparentemente è anche corretto - di tre anni il periodo di analisi della richiesta di cittadinanza per motivi di sicurezza.
Apparentemente è giusto, ma è contraddittorio col fatto che nel testo base la relatrice concede, rispetto al termine di dieci anni, di anticipare a otto anni la richiesta, dimodoché giustamente allo scadere dei dieci anni la cittadinanza possa essere concessa.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DAVID FAVIA. Concludo in dieci secondi, signor Presidente. Non vi è una sanzione nel caso in cui ciò non avvenga; aggraviamo ulteriormente tale richiesta, nonostante vi siano due anni di tempo per esaminare i problemi di sicurezza. Credo che vi sia poca volontà di trovare un accordo: probabilmente vi è la volontà o di respingerlo completamente, o di arrivare ad un accordo al ribasso. Voteremo contro la richiesta di rinvio in Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, l'UdC è solita affermare che è la Lega che detiene le chiavi della maggioranza e detta l'agenda del Governo (Applausi polemici dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ne diamo atto volentieri; non è uno slogan polemico, è un fatto che si sostanzia di avvenimenti parlamentari quotidiani: giorno dopo giorno, assistiamo alla dimostrazione che ciò che la Lega non vuole non si fa, neanche nella maggioranza, neanche nel Governo.
Oggi abbiamo avuto la rappresentazione plastica di questa affermazione: l'onorevole Bruno ha motivato la richiesta del rinvio in Commissione con argomentazioni che richiamavano l'esigenza di trovare più ampie convergenze, approfondimenti; motivazioni un po' ipocrite, ma tutto sommato che potevano anche essere condivise. L'intervento dell'onorevole Cota ha squarciato il velo di tale ipocrisia. L'onorevole Cota ha detto: non si fa il rinvio in Commissione, si suona la campana a morto per il provvedimento sulla cittadinanza, ed ha avuto - debbo dargli atto - l'onestà intellettuale di dirlo esplicitamente; anzi, per la verità ha avuto la bontà anche di anticiparlo in un'intervista a La Stampa di oggi, con un titolo a tutta pagina: «Nessuno pensi di cambiare la legge sulla cittadinanza» (Applausi polemici dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

GIANLUCA BUONANNO. Bravo!

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. No, bravi voi: la mia ammirazione va a voi, il mio rimpianto va ad un'occasione perduta, e il mio sommesso richiamo va a quella parte Pag. 47della maggioranza che su questo tema si era molto spesa, che su questo tema aveva impiegato parole anche forti, che su questo tema aveva impegnato anche l'autorevolezza del vertice istituzionale di questo ramo del Parlamento. Bene: amici della maggioranza che credete non sia necessario sempre piegarsi ai diktat della Lega, forse è il momento di battere un colpo, prima che sia troppo tardi (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, l'onorevole Vietti ci ha offerto un'anticipazione ed uno scampolo della campagna elettorale che farà in Piemonte contro l'onorevole Cota (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Faccio a Cota i miei migliori auguri, ma comunque è evidente che anche Vietti si batte abbastanza bene.
Detto ciò, vorrei anche ribadire che a me dispiacciono le autocitazioni: citerò quindi il collega Bocchino che, come me, nell'intervento che facemmo nel dibattito in Aula, già aveva detto che si poneva il problema di un rinvio in Commissione, perché ritenevamo una forzatura fatta dall'opposizione quella di portarci in Aula in una situazione che, su una tematica nella quale la demagogia dovrebbe essere accompagnata da un grandissimo senso di responsabilità, richiedeva degli approfondimenti che riguardavano tutta la tematica nel suo complesso.
Abbiamo svolto in Aula un confronto interessante tra due opposte visioni generali, in un certo senso quasi culturali: quella che ritiene che la cittadinanza sia uno strumento di integrazione e quella, come sostengono il sottoscritto ed altri, che considera invece la cittadinanza il coronamento di un'integrazione perseguita da quella parte di immigrati che su questo ritengono di voler richiedere al territorio nel quale si trovano tale tipo di riconoscimento. Su questo vi è stato un confronto.
Poi vediamo anche che la realtà che ci circonda mette specialmente in evidenza - in tutti i suoi aspetti, positivi ed anche drammatici e negativi - la questione dell'immigrazione in quanto tale. Tutto ciò richiede quindi una riflessione anche perché, a mio avviso, se noi portassimo avanti questa riflessione incrociando non una sfida, come dire, del tutto demagogica sui tempi, ma una riflessione che combini assieme i tempi che siano, diciamo così, quelli dei dieci anni reali ed una riflessione che è stata fatta anche all'interno di una proposta di legge presentata dall'altra parte sugli aspetti qualitativi della cittadinanza (attraverso quindi una combinazione tra aspetti qualitativi ed aspetti quantitativi della cittadinanza, dando alla cittadinanza non un termine automatico ma un termine di vera assimilazione culturale, personale, psicologica), vedremmo che si potrebbe avviare un lavoro politico ed una riflessione politica al di fuori delle opposte propagande.
Così come credo che alcune riflessioni fatte dal Governo in sede tecnica per quello che riguarda i minori e possibilità di ulteriori riflessioni per ciò che riguarda i minori ci offrirebbero il campo di fare non uno scontro di propaganda elettorale, che rinvio alle piazze, ma un confronto su una tematica che è drammatica, lacerante e rispetto alla quale credo che dovremmo fare i conti con una realtà circostante che presenta tali aspetti.
Abbiamo definito una linea nella posizione della relatrice Bertolini. Vi sono tematiche parallele a questa linea, vi sono questioni che con il tempo potrebbero essere risolte: la nostra linea allora non è quella di un puro e semplice rinvio, ma deriva dalla consapevolezza espressa dal Presidente Bruno che la maturazione complessiva e seria di questa tematica non è stata raggiunta dal Parlamento.
Siccome vogliamo affrontare questa tematica al di fuori dei manicheismi inevitabili della campagna elettorale, questa è la ragione per cui siamo favorevoli al rinvio di questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Pag. 48

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Della Vedova?

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, chiedevo se era possibile intervenire trenta secondi a titolo personale.

PRESIDENTE. Mi dispiace, ma lei sa che il Regolamento non me lo consente. Può intervenire sull'ordine dei lavori, se vuole un suggerimento.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori (Commenti).

PRESIDENTE. Ricordo a tutti il Regolamento, che l'onorevole Della Vedova conosce bene. Prego, onorevole Della Vedova, ha facoltà di intervenire.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Ringraziando il capogruppo Cicchitto per le parole che ha testé pronunciato, volevo dire che voterò a favore del rinvio in Commissione proprio perché ritengo che la questione della cittadinanza sia una questione cruciale che riguarda il rapporto tra l'Italia, gli italiani e milioni di persone che vivono, lavorano e contribuiscono al benessere di questa Repubblica.
Credo che vi siano i tempi giusti e che questo non è il tempo giusto per affrontare questa situazione, per evitare speculari strumentalizzazioni. Ma, onorevole Cota, e concludo, il rinvio non è la pietra tombale di cui parlava Vietti, il rinvio è una assunzione di responsabilità da parte di tutti rispetto ad un tema che è ineludibilmente centrale per la vita dell'Italia dei prossimi anni. Grazie (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del testo unificato delle proposte di legge in esame.
(È approvata).

La Camera approva per 32 voti di differenza.
Avverto che lo svolgimento del seguito della discussione della mozione concernente iniziative per favorire l'occupazione nel Mezzogiorno avrà luogo nella seduta di domani.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 13 gennaio 2010, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione delle mozioni Iannaccone ed altri n. 1-00265, D'Antoni ed altri n. 1-00300, Leoluca Orlando ed altri n. 1-00304, Moffa ed altri n. 1-00305, Pezzotta ed altri n. 1-00307 e Barbato ed altri n. 1-00308 concernenti iniziative per favorire l'occupazione nel Mezzogiorno.

(ore 12)

2. - Informativa urgente del Governo sull'esplosione di un ordigno presso la Procura generale di Reggio Calabria, verificatasi il 3 Gennaio 2010.

(ore 15)

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 19,25.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2815-A - articolo 1 442 442 222 442 54 Appr.
2 Nom. articolo 2 458 458 230 458 54 Appr.
3 Nom. em. 3.100 478 478 240 478 51 Appr.
4 Nom. articolo 3 485 485 243 484 1 51 Appr.
5 Nom. Ddl 2815-A - voto finale 497 497 249 497 48 Appr.
6 Nom. Moz. Bernardini e a. 1-288 p. I 532 530 2 266 506 24 39 Appr.
7 Nom. Moz. Bernardini e a. 1-288 p. II 538 531 7 266 322 209 38 Appr.
8 Nom. Moz. Bernardini e a. 1-288 p. III 533 532 1 267 530 2 38 Appr.
9 Nom. Moz. Bernardini e a. 1-288 p. IV 538 536 2 269 261 275 38 Resp.
10 Nom. Moz. Bernardini e a. 1-288 p. V 536 531 5 266 19 512 38 Resp.
11 Nom. Moz. Bernardini e a. 1-288 p. VI 537 536 1 269 535 1 38 Appr.
12 Nom. Moz. Bernardini e a. 1-288 p. VII 539 538 1 270 265 273 38 Resp.
13 Nom. Moz. Bernardini e a. 1-288 p. VIII 538 531 7 266 17 514 38 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 23)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz. Vietti e a. 1-240 n.f. 534 531 3 266 531 39 Appr.
15 Nom. Moz. Di Stanislao e a. 1-301 537 536 1 269 536 39 Appr.
16 Nom. Moz. Franceschini e a. 1-302 539 535 4 268 531 4 39 Appr.
17 Nom. Moz. Vitali e a. 1-309 541 541 271 541 38 Appr.
18 Nom. odg Farina Coscioni n. 1 537 534 3 268 533 1 38 Appr.
19 Nom. Moz. Ghiglia e a. 1-269 n.f. 531 312 219 157 312 33 Appr.
20 Nom. Moz. Piffari e a. 1-303 532 530 2 266 257 273 33 Resp.
21 Nom. Moz. Lib[e92065] a. 1-306 534 532 2 267 254 278 33 Resp.
22 Nom. Moz. Margiotta e a. 1-310 532 532 267 254 278 33 Resp.
23 Nom. Ddl 3084 - quest. pregiudiz. n. 1 530 300 230 151 22 278 30 Resp.