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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 252 di mercoledì 25 novembre 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10,05.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Brugger, Buttiglione, Caparini, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cota, Craxi, Crimi, Donadi, Franceschini, Gibelli, Lo Monte, Lombardo, Lusetti, Martini, Mazzocchi, Menia, Milanato, Nucara, Pescante, Romani, Stefani, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge nn. 2131 e 2317 (ore 10,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.

Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge della quale la VII Commissione (Cultura) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
alla VII Commissione (Cultura):
S. 572. - Senatori CAFORIO ed altri: «Abrogazione dell'articolo 1-septies del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27, in materia di equipollenza di diploma di laurea in scienze motorie al diploma di laurea in fisioterapia» (Approvata dalla 7a Commissione permanente del Senato) (2131).

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Per consentire alla stessa Commissione di procedere all'abbinamento richiesto dall'articolo 77 del Regolamento è quindi trasferita in sede legislativa anche la proposta di legge EVANGELISTI ed altri: «Abrogazione dell'articolo 1-septies del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 febbraio 2006, n. 27, in materia di equipollenza del diploma di laurea in scienze motorie al diploma di laurea in fisioterapia» (2317), attualmente assegnata in sede referente alla medesima Commissione e vertente sulla stessa materia.

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Seguito della discussione delle mozioni Casini ed altri n. 1-00264, Ghiglia, Alessandri, Iannaccone ed altri n. 1-00270, Realacci ed altri n. 1-00272, Piffari ed altri n. 1-00273 e Zamparutti ed altri n. 1-00278 sui cambiamenti climatici e sulle connesse politiche pubbliche (ore 10,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Casini ed altri n. 1-00264, Ghiglia, Alessandri, Iannaccone ed altri n. 1-00270, Realacci ed altri n. 1-00272, Piffari ed altri n. 1-00273 e Zamparutti ed altri n. 1-00278 sui cambiamenti climatici e sulle connesse politiche pubbliche (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 13 novembre 2009, è stata presentata la mozione Zamparutti ed altri n. 1-00278, che verte su identico argomento e che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
Avverto, altresì, che è stata presentata la mozione Casini, Ghiglia, Realacci, Piffari, Zamparutti, Alessandri ed altri n. 1-00290, il cui testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A - Mozioni) e contestualmente tutte le mozioni all'ordine del giorno sono state ritirate dai presentatori.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulla mozione testè presentata.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, non posso che accogliere con soddisfazione il fatto che tutti i gruppi che erano stati presentatori di mozioni diverse, in vista soprattutto dell'appuntamento di dicembre a Copenaghen (la COP 15) sui cambiamenti climatici abbiano aderito a presentare un documento comune, che di fatto diventa anche una sorta di indicazione al Governo su quelle che il Parlamento ritiene essere priorità nella trattativa, verso un'intesa, che mi auguro possa essere trovata a Copenaghen sul post-Kyoto.
È evidente, quindi, che il parere del Governo è favorevole al documento che oggi porta la firma di tutti i presidenti di gruppo, primi firmatari, e degli altri sottoscrittori delle mozioni che erano state presentate.
In più voglio aggiungere una serie di notazioni che mi pare utile comunque fare per qualificare e dare il senso alla posizione che esprimo. In primis, come dicevo, l'appuntamento di Copenaghen è sentito come uno dei grandi appuntamenti dell'anno che si chiude, ma in particolare non vi è dubbio che oggi l'interesse planetario sia da una parte rivolto alla grande questione della crisi mondiale e dall'altra parte alla grande questione dei cambiamenti climatici.
L'Accordo, che si dovrebbe concludere a Copenaghen, dovrebbe essere finalizzato a conseguire, entro il 2050, una riduzione di emissioni a livello globale pari ad almeno il 50 per cento, in modo da limitare l'aumento della temperatura media del pianeta entro due gradi rispetto ai valori rivenienti dalla rivoluzione industriale.
Per raggiungere questo obiettivo, i Paesi sviluppati dovrebbero contribuire con una riduzione delle proprie emissioni stimata intorno all'85-90 per cento rispetto ai livelli del 1990, che sono stati presi come base anche nell'Accordo di Kyoto che, come è noto, prevede come termine finale il 2012. In questa prospettiva, quindi, dovevano essere fissati una serie di obiettivi intermedi, che sono quelli finalizzati al 2020.
Come sapete, già oggi, l'Unione europea ha concluso un Accordo, quello relativo al cosiddetto «20-20-20». Tuttavia, oggi, vi è una posizione europea della quale l'Italia è parte, che «spinge» e che è estremamente avanzata. Tale posizione, a proposito delle emissioni inquinanti, da una parte, richiama anche gli altri Paesi sviluppati, pur con responsabilità differenti Pag. 3che nascono dalle vicende storiche, dall'altra parte, si rivolge anche ai Paesi in via di sviluppo.
È necessario, dunque, raggiungere un accordo giuridicamente vincolante, che parta dal 1o gennaio 2013 e che si basi - come è ovvio - su quanto abbiamo già concordato e raggiunto con l'Accordo di Kyoto, ma che guardi oltre.
Come dicevo, l'Unione europea, in particolare, conferma l'impegno a passare, entro il 2020, ad una riduzione del 30 per cento rispetto ai livelli del 1990, ma si tratta di un'offerta condizionale rispetto al resto del mondo, perché vale fintanto che gli altri Paesi si impegnino, a loro volta, ad analoghe riduzioni di emissioni. È chiaro, infatti, che una scelta della sola Unione europea non sarebbe sufficiente e sarebbe, paradossalmente, anticiclica rispetto all'economia, se non vi fosse un parallelo disegno da parte degli altri Paesi.
A questo proposito, è giusto dare un quadro di ciò che accade nel mondo. Ad oggi, il Paese maggiormente inquinatore, tra i Paesi sviluppati, è gli Stati Uniti d'America. Sicuramente, vi è una posizione innovativa espressa dal Presidente Obama, ma alle posizioni innovative dichiarate, devono seguire, poi, posizioni concrete.
A proposito degli altri Paesi sviluppati, quindi, pur concordando gli stessi un obiettivo di riduzione delle proprie emissioni tra l'80 e il 90 per cento, non riconoscono un anno base comune, come quello che l'Unione europea prende a modello, cioè il 1990.
Il Giappone si è dichiarato disponibile ad un impegno di riduzione del 25 per cento, ma non chiarisce la scelta dell'anno base. Gli Stati Uniti hanno difficoltà tanto sulla scelta dell'anno base, quanto in merito alle procedure di approvazione (perché le dichiarazioni del Presidente devono, poi, essere confrontate con il Parlamento, con il Senato).
I Paesi in via di sviluppo, a cominciare dal Brasile, dalla Cina e dall'India, che sono, in futuro - perché questo è il trend - i maggiori inquinatori, non intendono assumere impegni vincolanti nel medio periodo, non ritengono che le proprie eventuali misure nazionali debbano essere sottoposte ad un meccanismo di verifica internazionale, e hanno difficoltà ad accettare un obiettivo al 2050, anche se si impegnano, unilateralmente, su politiche nazionali volte ad abbassare il proprio livello di emissioni. Questo è il quadro.
L'Italia ribadisce - ed è giusto che questo Parlamento dia un indirizzo al proprio Governo nel momento in cui si siederà al tavolo di Copenaghen - il suo impegno, all'interno dell'Unione europea, ad essere, comunque, la locomotiva che traina il treno della sfida. La sfida dei cambiamenti climatici - ripeto - è una delle grandi sfide dell'epoca: ne va del futuro del pianeta, ne va della nostra salute oggi, ma, soprattutto, di quella del pianeta e dei nostri figli.
Ritengo - e concludo - che l'indicazione che dà oggi il Parlamento con un documento comune sia estremamente importante, pertanto ribadisco il parere favorevole da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,20).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mereu. Ne ha facoltà.

ANTONIO MEREU. Signor Presidente, voterò a favore della mozione, condividendone Pag. 4il contenuto, a cui vorrei comunque aggiungere alcune mie personali considerazioni su un tema su cui tutti sembrano d'accordo, ma che poi, all'atto pratico, si rivela difficoltoso e poco percorribile, soprattutto quando i Paesi tendono a difendere i propri interessi particolari.
Oggi parlare di cambiamenti climatici significa porsi all'attenzione generale della gente che ha capito come sia ormai diventato necessario intervenire su tutte le attività dell'uomo, in particolare su quelle che più di tutto influiscono sulle emissioni di CO2, causa principale, universalmente riconosciuta, dell'aumento della temperatura della terra.
L'obiettivo, già prefissato dalla comunità internazionale, è quello di non superare l'aumento della temperatura del nostro pianeta di oltre 2 gradi centigradi. Per mantenerlo, l'Italia, l'Europa ed il resto del mondo dovranno prendere decisioni ed organizzare programmi che incideranno sul modo di produrre e consumare energia, e non solo; essi incideranno nel commercio, nei trasporti, ed altro ancora; ciò costituirà, per il nostro Paese, una grande sfida per la competitività della propria economia, la quale, a sua volta, dovrà confrontarsi con il mercato globale, perché globale deve essere l'attenzione ai problemi climatici: pensare di risolverli da soli, oltre che impossibile, è pura pazzia.
La vera capacità d'azione che dovrà mostrare il nostro Paese si vedrà da come il nostro Governo impiegherà le proprie decisioni con quelle degli altri Paesi. L'Unione europea ha varato sino ad oggi una serie di provvedimenti che fissano in maniera vincolante gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Ora, noi sappiamo che tutto questo ha un costo e, per essere accettato, dovrà garantire un reale sviluppo a chi questo costo si assume. Infatti, è altrettanto ormai assodato che se vogliamo - e non possiamo farne a meno - coinvolgere attivamente anche gli altri Paesi, specialmente quelli in via di sviluppo, dobbiamo rispettarne le esigenze, che hanno come presupposto l'andare insieme di ambiente e sviluppo.
Nel ricercare nuove strategie e nuovi strumenti da presentare al prossimo vertice di Copenaghen, il Governo deve porre la dovuta attenzione a non mettere in crisi la competitività delle nostre imprese, le quali sono spesso poste in seria difficoltà dall'azione europea attraverso meccanismi che ne condizionano la concorrenza internazionale, soprattutto quando si è in presenza di regole non perfettamente armonizzate tra i diversi Paesi.
Sul fronte degli accordi internazionali, il nostro Governo deve contribuire al coinvolgimento indispensabile dei Paesi emergenti in via di sviluppo, attraverso proposte di trasferimento di tecnologie da parte dei Paesi industrializzati, garantendo loro mezzi e strumenti per aiutarli a battersi contro i cambiamenti climatici. Un grande sforzo dev'essere fatto anche sul fronte della lotta alla deforestazione, che non può più essere tollerata.
Prima di terminare, onorevole Presidente, vorrei evidenziare anche come la politica per i cambiamenti climatici possa essere l'occasione per il riavvicinamento politico di nazioni avverse, costrette a prendere provvedimenti comuni in cambio di miglioramenti economici, sociali e individuali. Tutto questo è evidenza di quale importanza rivesta il vertice di Copenaghen.
Oggi nel mondo, ma soprattutto in un prossimo futuro, la sicurezza dell'approvvigionamento energetico, nonché la lotta al degrado ambientale, si legano alla stabilità internazionale e alla pace.
La maggioranza dei conflitti armati e delle crisi umanitarie sono ulteriormente aggravati dalla modifica geografica, dalla caduta delle piogge, dall'eccessivo sfruttamento del suolo produttivo con rischio di esaurimento delle risorse, da processi di desertificazione e dallo sfruttamento anomalo delle risorse idriche che determinano sbilanciamenti nella distribuzione della ricchezza. Questo determinerà grandi preoccupazioni sociali, oltre che ambientali, che causeranno forti migrazioni di persone che potranno determinare cambiamenti nei Paesi di accoglienza non facilmente controllabili. Pag. 5
È quindi importante che i mutamenti climatici siano efficacemente contrastati solo in un contesto globale, come dicevo, fatto di relazioni internazionali basate sul dialogo pacifico, sulla difesa della dignità dei popoli e dei diritti fondamentali di ogni individuo. Bisognerà sempre più trovare risposte ai bisogni e ai desideri delle persone, fuori da meccanismi incrementali di produzione di merci che necessitano di grandi input di materiali e flussi di energia.
Si impone, quindi, alla politica una sfida impegnativa e forte; occorre per questo impiegare le risorse finanziarie disponibili per attuare una riconversione dei sistemi energivori nei Paesi sviluppati e per aiutare i Paesi poveri a usare nuove tecnologie meno impattanti con l'ambiente.
Ci piacerebbe che in questo l'Italia fosse protagonista, per guardare e parlare con orgoglio ai giovani che ci guardano (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, la mozione Realacci n. 1-00272, presentata qualche giorno fa, costituisce un ulteriore atto del gruppo parlamentare del Partito Democratico promosso sui temi dello sviluppo sostenibile. Il più recente precedente risale al mese di febbraio, quando una mozione, ancora a firma dell'onorevole Realacci, fu assorbita da una mozione unitaria a prima firma dell'onorevole Alessandri e poi approvata all'unanimità, a conferma del fatto, ancora oggi verificato, che su questi temi è possibile trovare piena convergenza del Parlamento, della Camera e del Governo. Il merito della mozione è, infatti, quello di consentire una discussione sul pre-Copenaghen priva di pregiudizi di merito e in grado di fornire un contributo alla posizione che il Governo presenterà di qui a breve in quel di Copenaghen. È stato così possibile anche oggi giungere a una mozione firmata e sottoscritta da tutti i gruppi, con il parere favorevole del sottosegretario Menia, come abbiamo sentito.
Noi siamo convinti che a ogni generazione politica tocchi una sfida cruciale: quella di questa generazione è esattamente la lotta ai cambiamenti climatici. Copenaghen non può essere un'occasione perduta e lo dico nonostante il pessimismo suscitato dal recente incontro del G2 tra Cina e Stati Uniti.
C'è un pensiero pericoloso che va sconfitto: quello secondo cui l'emergenza economica e l'emergenza climatica siano in contraddizione l'una rispetto all'altra, cioè che per dare risposta alla prima non si possa contemporaneamente farlo con la seconda. Ciò è assolutamente sbagliato, come è stato detto da molti, meglio di tutti dal premio Nobel Al Gore sul New York Times del 9 novembre 2008.
Copenaghen è un appuntamento cruciale. Lo stesso Ministro Prestigiacomo di recente, nel corso di un'audizione presso la Commissione ambiente, ha sottolineato le aperture di Cina, Brasile e India; il G8 de L'Aquila ha stabilito l'obiettivo della riduzione dell'80 per cento delle emissioni entro il 2050 e l'Assemblea generale dell'ONU fa ben sperare, ma ci sono contraddizioni serie in fase negoziale, tra cui quella massimamente all'attenzione della pubblica opinione è stata prodotta proprio dall'incontro del G2 tra Cina e Stati Uniti.
Su questi temi l'Europa ha una leadership, confermata soprattutto lo scorso anno quando è stato ratificato l'impegno del cosiddetto «20-20-20», che, per quanto riguarda poi la riduzione delle emissioni, può salire anche al 30 per cento nel caso di comportamento analogo di altri Paesi.
Il cosiddetto green new deal è una priorità in Europa e nel mondo per leader progressisti come Obama, Gordon Brown e Zapatero e conservatori come Sarkozy, Merkel e Barroso. Anche da questo punto di vista, dunque, non è strano che oggi si voti all'unanimità.
L'Italia, però, deve fare la sua parte perché fin qui troppe cose non hanno funzionato. Infatti, rispetto all'obiettivo Pag. 6stabilito a Kyoto di ridurre del 6,5 per cento rispetto al 1990 - ed entro il 2012 - le emissioni siamo, nel 2008, a più 4,7 per cento. Se vi è stato un calo tra il 2008 e il 2007 ciò è avvenuto praticamente solo a causa della crisi economica. Dunque, bisogna andare avanti e fare di più. Bisogna fare molto di più.
Ancora nulla è stato fatto in questa legislatura sulle energie rinnovabili. Non vi è traccia del credito di imposta del 55 per cento per le ristrutturazioni nel segno dell'efficienza energetica né vi alcun incentivo per la mobilità sostenibile. Le risorse del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per la riduzione dell'inquinamento sono state molto più che dimezzate. Infatti, si è passati da 800 milioni dell'ultima finanziaria varata dal Governo Prodi, a 150 milioni di euro per il 2010; per lo sviluppo sostenibile da 300 milioni nel 2008 a 66 nel 2010; il Fondo rotativo di 600 milioni di euro per tre anni, stabilito nella legge finanziaria varata dal Governo Prodi nel 2007, è ancora inutilizzato e lo stesso Ministro Prestigiacomo ha affermato che l'utilizzo di tale Fondo potrebbe attivare ben tre miliardi di euro. Sono necessarie, inoltre, misure per i trasporti e la mobilità sostenibile, per il risparmio e la tutela delle risorse idriche, per la diffusione dei motori elettrici anche in settori diversi da quelli industriali nonché misure per la cogenerazione e per l'efficienza energetica nell'illuminazione e nel riscaldamento civile.
Mi accingo a terminare, signor Presidente. Copenaghen, dicembre 2009: un luogo e una data che devono essere cruciali e decisivi per l'umanità. L'Italia deve porsi all'avanguardia dell'Europa e non può essere alla retroguardia di questo vecchio continente, che secondo il preambolo della Costituzione, è «spazio privilegiato della speranza umana». L'Italia è all'altezza di questa definizione, ne ha le potenzialità e deve esplicarle fino in fondo. Il voto unanime di oggi della Camera va esattamente in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Togni. Ne ha facoltà.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, come è noto la Commissione europea ha presentato una serie di proposte riguardanti un nuovo Accordo internazionale con ambiziosi obiettivi di portata globale per la lotta contro i cambiamenti climatici. Il nuovo Patto dovrebbe essere concluso alla Conferenza sul clima COP 15 che si terrà a Copenaghen a dicembre. L'attuale percorso programmatico in materia di lotta ai cambiamenti climatici prevede che per contenere l'aumento della temperatura al di sotto della soglia dei 2 gradi centigradi i Paesi sviluppati e le istituzioni multilaterali dovranno stanziare finanziamenti molto più consistenti a favore dei Paesi in via di sviluppo. Però, è del tutto evidente che, anche a causa della crisi economica, i Paesi industrializzati non potranno da soli sostenere tale ambizioso programma di riduzione delle emissioni se non tramite la partecipazione attiva dei Paesi meno sviluppati e, in tal senso, diventa essenziale da un lato sviluppare concrete attività di cooperazione con tali Paesi e dall'altro lato sostenere interventi da attivare in favore del contrasto ai cambiamenti del clima.
Per affrontare le cause e gli effetti dei cambiamenti climatici nei prossimi decenni saranno necessari ingenti investimenti pubblici e privati. Gli investimenti saranno in ogni caso inferiori ai costi che dovremo sostenere se non ostacolassimo il processo alterante dei cambiamenti climatici. In particolare, l'obiettivo dell'Unione europea, condiviso dal nostro Governo, consiste nel limitare il riscaldamento globale a meno di 2 gradi centigradi al di sopra della temperatura del periodo pre-industriale. In caso contrario, si ipotizza che i cambiamenti climatici avrebbero conseguenze pericolose. L'Accordo di Copenaghen dovrebbe fissare obiettivi globali per ridurre le emissioni e gettare le basi per rafforzare la capacità dei Paesi di adattarsi ai cambiamenti climatici. Pag. 7
In un tale contesto, una più mirata azione politica, diretta al sostegno dell'economia ambientale, ossia dei sistemi volti all'efficienza e al risparmio energetico e all'utilizzazione delle fonti rinnovabili, compreso il nucleare civile, potrebbe costituire l'occasione per la nascita e la crescita di un nuovo settore economico basato sulle tecnologie verdi, la cosiddetta green economy, basata sulla ricerca e sperimentazione avanzate e sulla produzione di beni e servizi maggiormente sostenibili.
Ciò sarebbe strategico soprattutto per l'Italia che, in questo campo, dispone di conoscenza, di progetti, di tessuti di piccole e medie imprese flessibili e cultura tra le più avanzate oggi esistenti in ambito internazionale.
Ma, per attuare una concreta politica di lotta ai mutamenti del clima, bisogna fare investimenti e di certo il solo ricorso alle fonti energetiche rinnovabili, sia per la produzione di energia elettrica, sia per i trasporti, non potrebbe portare ad un risultato tangibile se non si punta a sistemi più robusti e meno aleatori di quelli che oggi possono offrire le agroenergie, le fonti naturali, le varie fonti energetiche rinnovabili in quanto esse, oltre che essere non costanti, sono anche troppo limitate.
Inoltre, è necessario fare un serio ragionamento sull'uso corretto delle biomasse e dei biocarburanti. Si tenga presente che, per restare al di sotto della soglia dei 2 gradi centigradi, le emissioni globali devono raggiungere il livello massimo entro il 2020 e poi, entro il 2050, devono essere ridotte almeno dell'80 per cento. Stime indipendenti prevedono che potrebbe essere necessario aumentare fino al 2020 gli investimenti netti globali di circa 175 miliardi di euro l'anno.
Riguardo all'Italia, oltre a sostenere le politiche verdi, il nostro Governo dovrebbe ancor più e con maggiore convinzione ricorrere all'energia nucleare sicura, di cui, purtroppo, non è presente alcun cenno nella mozione. Le scelte energetiche del nostro Paese non sono più rinviabili e, soprattutto ora che le instabilità geopolitiche dei Paesi nostri fornitori di fonti energetiche di origine fossile sono diventate pericolosamente critiche, si rende urgente decidere quali politiche di sviluppo della produzione di energia bisogna adottare, sia per raggiungere l'ambizioso obiettivo della riduzione di emissioni di anidride carbonica in atmosfera, sia per abbattere il gap negativo che le nostre industrie hanno per il costo dell'energia.
Il tema riguarda principalmente la generazione dell'energia elettrica e, in maniera meno preoccupante ma in ogni caso seria, i carburanti per i trasporti. L'Italia importa oltre il 90 per cento dell'energia elettrica e la propria produzione dipende per il 60 per cento dal gas. Siamo un Paese a forte rischio di approvvigionamento di energia e abbiamo un sistema di costi di generazione non controllabile a causa dei prezzi dei prodotti petroliferi in costante crescita.
Appare evidente che un ritorno al nucleare non sia più un tabù, ma una scelta appropriata, naturalmente con determinate condizioni di elevata sicurezza e di efficienza, tant'è che in un recente convegno svoltosi a Torino denominato Uniamo le energie, organizzato dalla regione Piemonte, lo stesso premio Nobel per la fisica, Carlo Rubbia, dopo averci illustrato la sua sperimentazione sull'energia solare che sta facendo in Spagna, ha dichiarato chiaramente che con l'attuale tecnologia le energie alternative rinnovabili possono coprire al massimo il 25 per cento del fabbisogno energetico e l'unica alternativa seria ai combustibili fossili per ridurre le emissioni è l'energia nucleare.
Uno sviluppo del nucleare si dovrà basare su presupposti chiari ed inderogabili, tra cui un forte sostegno alla ricerca scientifica e agli studi sulla sicurezza, ridando prestigio alle nostre facoltà di ingegneria nucleare, massimo impegno verso il nucleare di quarta generazione per portare almeno al 60 per cento il rendimento dell'uso dell'uranio e, parallelamente, verificare ed incentivare la ricerca su tecnologie che sostituiscano l'uranio stesso - che è un elemento raro e molto costoso - con altri elementi, ad esempio il torio, che è facilmente reperibile e poco costoso. Anche in questo caso il professor Rubbia Pag. 8sta studiando e sperimentando proprio in questa direzione. Bisogna recuperare le competenze pubbliche in materia di energia nucleare con l'istituzione dell'Autorità per la sicurezza nucleare.
Infine, occorrono certezze sulla modalità di smaltimento e stoccaggio delle scorie radioattive. La strada del nucleare di quarta generazione è sicuramente giusta. Oltre alla Francia storicamente schierata, anche la Gran Bretagna e la Germania hanno rivisto in maniera netta le posizioni e sono tornate ad incrementare la produzione di energia nucleare. In conclusione, è necessario che il problema dei mutamenti climatici sia affrontato senza preconcetti e pregiudizi sulle soluzioni proposte e a disposizione della tecnica attuale, ma è chiaro a tutti che se Paesi come la Cina, l'India e il Brasile e gli Stati Uniti del presidente Obama - così tanto osannato dalla sinistra nostrana per le sue idee ambientaliste e che oggi è autore di una clamorosa retromarcia proprio sul tema delle emissioni, e speriamo che tale retromarcia non rischi di compromettere il COP 15 - non sono disponibili ad impegnarsi concretamente sulla riduzione delle emissioni difficilmente gli sforzi italiani ed europei potranno essere incisivi.
Inoltre, le politiche sui cambiamenti climatici finalizzate alla mitigazione e all'adattamento debbono inquadrarsi in strategie più ampie che considerino l'aumento demografico, la sicurezza e l'emergenza alimentare, la lotta alla desertificazione e alla deforestazione, nonché la redistribuzione delle risorse a livello mondiale. Infine, si deve assolutamente intervenire per limitare e poi interrompere l'inquinamento marino, in quanto gli oceani sono i veri polmoni del pianeta.
La Lega Nord ha firmato la mozione unitaria perché attualmente è la miglior sintesi possibile tra le varie correnti di pensiero presenti e naturalmente voterà convintamente a favore di essa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, le aspettative che vengono riposte sui risultati del summit di Copenaghen sono altissime. Così come Rio de Janeiro nel 1992 costituì una grande speranza dopo la caduta del muro di Berlino di avere un nuovo equilibrio nel quale l'ambiente potesse essere non più solo un bene da difendere, ma parte integrante del percorso di sviluppo sostenibile, così Copenaghen viene considerato oggi il punto di svolta per una nuova rivoluzione energetica basata sull'efficienza e sullo sviluppo delle energie rinnovabili per superare l'era dei combustibili fossili. Abbiamo detto più volte che le crisi economica e climatica presentano moltissime analogie. I due maggiori problemi del nostro tempo - la lotta alla povertà nei Paesi in via di sviluppo e quella ai cambiamenti climatici - sono fortemente legati. Fallire in uno potrebbe pregiudicare seriamente i nostri sforzi per affrontare l'altro.
La sottovalutazione dei cambiamenti climatici produrrebbe un ambiente sempre più ostile per la riduzione della povertà, così come cercare di affrontare i problemi climatici soffocando crescita e sviluppo economico finirebbe per danneggiare, probabilmente in modo definitivo, proprio quella cooperazione fra Paesi in via di sviluppo e Paesi ricchi essenziale per il controllo del clima. Veniva ricordato l'impegno della Comunità europea, ma gli investimenti che Stati Uniti e Cina hanno messo in campo per contrastare la crisi sono già un dato di fatto che contribuirà a diminuire significativamente l'impatto dei gas sul clima.
Nel piano fiscale degli Stati Uniti tra incentivi e programmi di spesa per trasformare il sistema produttivo il Governo americano ha messo in campo circa 94 miliardi di dollari. La Cina, secondo una nota banca internazionale, ha investito in economia verde circa 220 miliardi di dollari. In Europa, la Germania ha messo a disposizione del cosiddetto green stimulus circa 14 miliardi di dollari. È certo che queste cifre paragonate a quelle presentate nella proposta di finanziaria che forse discuteremo prossimamente per le politi Pag. 9che ambientali ci indicano la distanza siderale che esiste tra l'Italia e i Paesi leader in questo campo.
In particolare, non si può non rilevare nella proposta di bilancio l'azzeramento della dotazione del capitolo per il Fondo rotativo per il finanziamento delle misure di riduzione dell'emissione dei gas ad effetto serra, per non parlare poi del fatto - così come ricordato dal Ministro Prestigiacomo in Commissione ambiente - che i precedenti decreti del Fondo rotativo per Kyoto (circa 600 milioni di euro), che dovrebbero muovere investimenti per 3 miliardi di euro sono fermi al Ministero dello sviluppo economico, mentre i 40 milioni di euro sulla mobilità sostenibile sono da molte settimane fermi presso il Ministero dell'economia e delle finanze.
Nonostante la forte latitanza del Governo su questi temi, il mondo produttivo nazionale sta rispondendo maniera straordinaria rispetto alla nuova sfida che abbiamo di fronte.
Siamo già al quarto posto nel mondo, dopo Stati Uniti, Spagna e Germania, nel mercato del fotovoltaico, questo secondo il presidente di Assosolare; l'università Bocconi riporta della possibilità di sviluppare circa 27 mila posti di lavoro; c'è un mercato molto sviluppato anche nel solare termico che nel 2020 può raggiungere i 3 miliardi di euro; per l'eolico si parla della possibilità di incrementare ancora l'occupazione di diverse migliaia di addetti. Senza contare poi le centinaia di aziende che già ora sono leader nel mercato e che hanno puntato sull'ambiente.
Quando si parla di clima, di generazioni future, di surriscaldamento del pianeta, si immagina sempre di parlare di situazioni lontane, poco concrete, che sì sono importanti ma non ci riguardano poi così da vicino. In realtà, senza scomodare gli scenari planetari, i grandi fenomeni migratori delle popolazioni che vivono in aree marginali, lo scioglimento dei ghiacciai o la perdita di biodiversità, basterebbe riflettere un attimo su che cosa sta succedendo già oggi nel nostro Paese. Pensiamo all'assetto idrogeologico legato anche alla vulnerabilità dei territori, come quelli di montagna e le zone costiere, che i cambiamenti climatici aggravano per l'estremizzazione degli eventi atmosferici; ad un fiume come il Po, che ha visto una diminuzione delle portate medie a mare e che nel delta presenta una risalita del cuneo salino che ormai interessa circa 30 mila chilometri quadrati; o agli enormi rischi sanitari causati da nuove specie animali che trasmettono virus o altri organismi letali che trovano in un leggero aumento delle temperature medie un posto favorevole in cui svilupparsi; o alla frequenza di ondate di calore estive che possono comportare gravi rischi per la salute di giovani e anziani, per non dire poi degli effetti sulle attività economiche, come l'agricoltura e il turismo, e sulla pianificazione urbana.
Per questi motivi io credo che in attesa degli interventi della cosiddetta mitigazione, come la chiamano gli esperti, che sono quelli che abbiamo indicato nella mozione e che servono a diminuire la produzione di gas serra in tempi medio brevi, è importante che l'Italia, così come ci viene indicato dalla Commissione europea, si doti di un piano strategico di adattamento in accordo con le regioni per affrontare oggi gli effetti dei cambiamenti climatici.
Concludo dicendo che è sicuramente positivo che anche oggi voteremo una mozione in maniera unitaria. Veniva anche ricordato nella discussione generale che altri importanti documenti sono stati approvati da questa Camera all'unanimità, soprattutto una mozione importante, ritengo, in occasione dell'approvazione a livello europeo del pacchetto del clima ed energia, il cosiddetto 20 e 20. Tuttavia penso che sia ormai giunto il momento di tradurre queste importanti indicazioni in fatti concreti, cosa che per il momento riteniamo che questo Governo non riesca e non voglia fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

Pag. 10

FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, la Conferenza delle Parti prevista a Copenaghen dal 7 al 18 dicembre è certamente una conferenza strategica e una tappa importante verso l'azione di contrasto della comunità internazionale rispetto al surriscaldamento del pianeta. Penso che il dato di fondo di questa discussione sia soprattutto la capacità del Parlamento, nelle sue componenti e nei vari partiti che lo compongono, di rinunciare magari a qualcosa delle rispettive specificità per consentire all'Italia e al suo Governo di arrivare con autorevolezza e peso specifico in questo importante consesso internazionale per far valere la propria voce e per dare degli indirizzi chiari.
A mio giudizio questo è un elemento di grande maturità perché tante volte, non soltanto in campagna elettorale, ogni giorno è buono per confermarlo, diciamo tra noi che la tutela dell'ambiente e quindi anche la tutela del clima non è né di destra né di sinistra, però troppo spesso queste petizioni di principio rischiano di diventare dei gargarismi dialettici e non si trasformano in atti compiuti. Questo è un momento importante, nel nostro percorso istituzionale ci sono state altre tappe importanti, ma finalmente si arriva al netto di alcune diversificazioni di opinioni alla composizione di una mozione sostanzialmente unitaria.
Ogni partito «ammaina» la propria mozione, la ricomprende in questo testo, un documento di sintesi.
Il primo dato di fatto che va inequivocabilmente sottolineato - ed è tutt'altro che pleonastico - è che esiste e non può più essere messa in discussione una correlazione tra i mutamenti climatici e l'azione umana. È rispettabile, quanto accademica, la posizione ampiamente minoritaria di diversi intellettuali che agiscono a diverse latitudini geografiche del pianeta e che negano che vi possa essere questa correlazione. Credo che ormai vada assolutamente preso come dato oggettivo di riferimento tutto quello che la comunità scientifica internazionale ha prodotto nei vari organismi di cui si compone, molto autorevoli e fortemente finanziati, quindi con risorse tali da poter fornire documenti sempre più aggiornati sulla materia. Si può discutere su quanto l'azione umana incida sul mutamento climatico, ma tale correlazione non si può mettere in discussione, come purtroppo capita di constatare anche leggendo quotidiani e riviste italiane.
La posizione dei negazionisti è del tutto trasversale, come è trasversale la posizione di chi, invece, vuole scendere in campo per la lotta ai gas ad effetto serra. Tuttavia, al mio partito e ai partiti che siedono in questo Parlamento, vorrei dire che è fuor di dubbio che ci sia una fortissima consapevolezza, un grande desiderio di operare e di battere la strada senza giustificazioni e senza alibi da parte delle destre occidentali. Questo non significa ovviamente che le sinistre le stiano a guardare, però con questa affermazione intendo dire che respingiamo al mittente quelle supposizioni, quelle illazioni che vogliono inchiodare ad una sorta di impostazione culturale rétro il Popolo della Libertà sulla materia della salvaguardia ambientale e, nella fattispecie, sulla materia dei mutamenti climatici.
Vale per la Francia di Sarkozy, vale in genere per la Gran Bretagna, quindi anche per il leader conservatore David Cameron, negli Stati Uniti d'America vale certamente per il Presidente neoeletto Barack Obama, ma anche per il repubblicano Arnold Schwarzenegger, governatore della California, vale anche per la popolare Angela Merkel, vale per il neo-Premier svedese conservatore che ha rotto un autentico monopolio socialdemocratico che durava da decenni nella penisola scandinava.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 10,50)

FABIO RAMPELLI. Vi è quindi una fortissima sensibilità anche in Italia che dobbiamo aiutare a svilupparsi, al di là di ogni steccato, di ogni barriera ideologica e di ogni appartenenza partitica perché la posta in gioco è importante.
Certamente talvolta la politica si arrende alla tentazione di avere a che fare Pag. 11con i fatti che accadono nel presente, mentre la previsione dei mutamenti climatici è a medio e lungo termine, quindi, da questo punto di vista, forse la questione è persino più inquietante perché, se non contrastiamo ora questi effetti e se non li contrastano le generazioni dell'oggi, ne pagheranno le conseguenze i nostri figli, i nostri nipoti e le generazioni del domani e non ci sarà forse più la possibilità di operare efficacemente l'azione di contrasto.
Sappiamo bene che queste alterazioni climatiche significano aumento della temperatura, incremento della frequenza degli eventi estremi, innalzamento del livello del mare, desertificazione, riduzione della biodiversità.
Sono tutti fenomeni che incidono certamente al Polo nord come al Polo sud, nel grande continente americano come nelle nazioni asiatiche, ma il loro tasso di incidenza più inquietante, paradossalmente, agisce sull'Europa e, nell'Europa, sull'Italia. Quindi, casomai roteasse sulla nostra testa il fantasma di qualche negazionista, dovremmo preoccuparci noi italiani e noi europei più e più volte, come di fatto l'Europa ha potuto mostrare con l'acquisizione di un'autentica leadership incontrastata su questo versante e su questo fronte e guadagnando letteralmente la trincea. Tuttavia, su questi ragionamenti la filosofia qui in Italia dovrebbe davvero tramontare, perché quando parliamo di desertificazione parliamo di un rischio importante per tutto il centro-sud dell'Italia. Quindi, non si tratta soltanto di un'astrazione o di un argomento generico piuttosto che scientifico con il quale teoricamente confrontarsi: ciò rappresenterebbe una ricaduta devastante per l'Italia.
Così come quando parliamo di innalzamento del livello del mare: penso che sia del tutto inutile precisare la conformazione geografica dell'Italia, così sottile, con tre lati bagnati dal mare e con due grandi isole. Non si tratta di un problema di carattere teorico e non è un'astrazione. Per l'Italia, per le forze politiche italiane, per le realtà culturali ed ecologiche che si muovono su questo campo si tratta anche un fatto di difesa della nostra sopravvivenza e di tutela della nostra vocazione e della nostra identità.
Così come l'incremento della frequenza degli eventi estremi: le caratteristiche morfologiche sismiche dell'Europa e dell'Italia nell'Europa stessa stanno lì a precisare che i coefficienti di attenzione per noi, per quello che riguarda i partiti di centrodestra o di centrosinistra, deve essere massimo. Anche su questo aspetto, infatti, non si tratta di fare dotta esibizione di dati e di nozioni a cospetto di una platea di accademici, ma di occuparci del destino del nostro popolo di qui ai prossimi decenni e ai prossimi secoli.
La stessa cosa si deve dire per l'aumento della temperatura, che è assolutamente connesso con alcuni dei fenomeni citati.
Dunque, è particolarmente importante e gradevole poter constatare che il Parlamento oggi riprende il filo del discorso, interrotto magari occasionalmente in una discussione parlamentare di circa un anno fa, per rimettersi all'opera. C'è un coefficiente di diversità, ma anch'esso - mi permetto di dirlo - trasversale sulla necessità, da un lato, certamente di incrementare l'energia pulita (quindi la produzione di energia dalle fonti rinnovabili) e di diminuire il più possibile il consumo. Se non lo faremo, comunque ci penserà la natura, perché i combustibili fossili sono risorse finite, non infinite.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, concludo. Tutti noi sappiamo, perché la scienza ci aiuta, che nei prossimi decenni andranno ad ultimazione le scorte di petrolio e di gas.
Svolgono l'ultima considerazione relativamente al nucleare.

PRESIDENTE. Onorevole, il suo tempo è proprio terminato.

FABIO RAMPELLI. Concludo, signor Presidente. Anche su questo aspetto c'è un minimo comune denominatore; quindi, Pag. 12anche la materia nucleare può essere elemento di confronto virtuoso. Sul nucleare di quarta generazione, sui reattori da fusione, ovvero sul nucleare pulito, c'è il parere positivo - e ci conforta - di tutte le forze politiche e di tutti gli organismi culturali che se ne occupano in Italia, che hanno un po' di coscienza civica e che traguardano il futuro, ovvero si preoccupano di provvedere all'approvvigionamento energetico della nostra nazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, siamo ben lieti di avere appreso che la mozione è stata accettata, ma sarebbe importante svolgere alcune riflessioni.
In fondo questa mozione che abbiamo presentato chiede di proseguire ed intensificare la politica per il risparmio energetico, incentivare l'uso diffuso delle nuove fonti energetiche rinnovabili, prevedere per i Paesi più industrializzati un impegno a ridurre le proprie emissioni, incrementare le risorse per la cooperazione internazionale allo sviluppo sostenibile e favorire iniziative per il contrasto alla deforestazione in atto e promuovere lo sviluppo di una mobilità sostenibile, favorendo il trasporto pubblico su rotaia.
Queste sono linee generali che possono essere accettate da tutti i parlamentari e condivise anche dal Governo. Però, andando ad esaminare attentamente le dichiarazioni del Ministro e dei rappresentanti del Governo riportate dai giornali, qualche volta dobbiamo non tanto ricrederci, ma quanto meno porre attenzione a quanto viene detto. Tutti i giornali qualche giorno fa titolavano «Più salato il conto di Kyoto» ovvero «L'eredità pesante di una logica sbagliata», perché, a parole, molte volte siamo tutti perfettamente concordi, però poi nello specifico qualcuno vuole tirare acqua al proprio mulino. Faccio questa riflessione per dire che la buona volontà si deve dimostrare non soltanto nella discussione, ma anche attraverso dati di fatto e comportamenti.
Si dice che la responsabilità dell'eredità di ciò che sta succedendo in questo momento è dovuta al passato Governo, in modo particolare all'ex Ministro, perché ha voluto stabilire delle indicazioni all'interno della Comunità europea, per far sì che ci fosse una diminuzione del quantitativo di immissione di gas serra nell'aria. L'Italia in quel momento ha preso una posizione ben chiara, forse si è spinta un po' più degli altri, ma questa è la grande responsabilità dell'ex Ministro e del Governo precedente.
Quando una dichiarazione del genere viene fatta da qualcuno, molte volte viene strumentalizzata per far capire a coloro i quali possiedono industrie e attività produttive in Italia che oggi, se ci dovessero essere delle difficoltà, sarebbero volute da un passato Governo. Però, non ci si rende conto di ciò che è successo nel passato e di ciò che succede giornalmente.
Faccio un riferimento chiaro ad un lavoro che l'Organizzazione mondiale della sanità ha presentato a Siracusa, proprio nella città del Ministro, in cui si parla di questioni riguardanti l'ambiente e la situazione del polo industriale Augusta-Priolo-Melilli. Questa relazione non è stata presentata da un'associazione, ma - lo ripeto ancora, per essere più chiaro e per capirci meglio - dall'Organizzazione mondiale della sanità, il 5 novembre 2009, in cui sono riportati alcuni passaggi fondamentali: i tumori nella provincia di Siracusa nel triennio 2000-2002 sono aumentati del 7 per cento rispetto al quinquennio 1995-1999; nell'area di Augusta-Priolo si è osservato un eccesso di patologie tumorali sia negli uomini che nelle donne. La relazione continua facendo riferimento alla mortalità per tumore, che passa, nel periodo 1989-1995, al 23,7 per cento in più.
Porto questi dati e faccio questa riflessione perché si fanno delle dichiarazioni sui giornali, in modo particolare da parte del Ministro o della Marcegaglia, che vogliono far capire quali sono le responsabilità per quanto sta accadendo oggi nel Pag. 13Paese, dicendo che noi italiani, le nostre industrie e coloro che operano nel settore industriale siamo stati penalizzati da un atteggiamento del Governo passato, perché aveva preso una posizione sul tasso di inquinamento, affermando che doveva essere ridotto di qualcosa in più (non del 5 per cento, ma del 10 per cento complessivamente).
Oggi si vuole dare la responsabilità a un Governo passato per dire che abbiamo una difficoltà: le quote che vengono a mancare e che dovrebbero essere caricate sugli industriali e sul Governo non sono un problema nostro, ma si dice che derivano dall'atteggiamento che un Governo passato ha tenuto. Questo non è continuità di Governo, non è dialogo per trovare una soluzione ai problemi e creare le condizioni per portare avanti tutto quanto viene detto a parole. Quando diciamo che dobbiamo ridurre i gas serra non possono essere solo parole, ma vi debbono essere fatti concreti.
I fatti concreti quali sono? Quelli per cui non possiamo far sì che in Italia il recupero degli pneumatici avvenga tramite un'industria in Lombardia che li mette all'interno dell'inceneritore, ma significa trovare delle soluzioni alternative credibili. Non si possono mandare agli inceneritori gli pneumatici recuperati su tutto il territorio nazionale, ma bisogna trovare soluzioni alternative. Non si può affermare, come fa qualcuno, che da qui a qualche giorno, in provincia di Latina, sarà aperta una centrale a carbone e parlare di carbone pulito. Non esiste il carbone pulito, ma esiste il carbone che produce inquinamento e conseguenzialmente CO2.
Dobbiamo cercare di dare senso alle parole e di non utilizzare solo queste, ma di dare anche una continuità ai fatti. Quando sentiamo parlare all'interno di quest'Aula in difesa del nucleare, come se la soluzione dei problemi e l'alternativa fosse utilizzare il nucleare, ci dimentichiamo che il nucleare darà tanti di quei problemi che oggi già abbiamo su tutto il territorio nazionale.
Negli interventi precedenti ho sentito il collega che faceva riferimento al nucleare e parlava della materia prima che dovrebbe far funzionare gli impianti nucleari. Parlava di uranio, però si è scordato di portare all'attenzione il fatto che siamo ai limiti, cioè che, come materia prima, l'uranio in questo momento è poco, ve n'è pochissima disponibilità.
Ma egli si è scordato anche di fare un'altra riflessione sui costi per la realizzazione, il mantenimento e lo smantellamento della centrale.
Ricordo ai colleghi presenti in Aula che i francesi, che sono stati punto di riferimento del nucleare, oggi, pubblicamente, affermano che vogliono trovare delle soluzioni idonee per garantire la sicurezza delle scorie. La soluzione idonea è quella di seppellire a una profondità di 500 metri questi sarcofagi, i contenitori di scorie nucleari, ricordando tuttavia che, una volta che avranno interrato le scorie, si dovrà continuare a verificare e a controllare per cento anni se i contenitori subiranno modifiche o alterazioni.

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti...

DOMENICO SCILIPOTI. Mi accingo a concludere, signor Presidente. Non è solo questo, non è solo il nucleare che ci porta a fare una riflessione o gli pneumatici presenti sul territorio nazionale o la situazione in questo momento di Melilli e Siracusa; vi sono tantissimi altri argomenti.
Noi ci auguriamo che quello che è stato detto all'interno di quest'Aula possa essere vero e reale, cioè che alle parole seguano i fatti e si assumano posizioni concrete per cercare di risolvere effettivamente un problema grave, che potrebbe determinare, da qui a trent'anni o a quarant'anni, una catastrofe o delle catastrofi naturali, che si verificano solo per incuria e per il mancato rispetto dell'ambiente da parte dei cittadini e dei Governi che li rappresentano.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Mi auguro, signor Presidente, che la nostra disponibilità Pag. 14e quella del Governo non si concludano con una dichiarazione di facciata, ma siano effettivamente un atteggiamento che verrà assunto a Copenaghen, tenendo in giusta considerazione quali sono state le responsabilità da parte dei Paesi industrializzati sino ad oggi, e quali dovrebbero essere gli impegni che potrebbero essere presi anche dai Paesi emergenti, in modo particolare da quelli indicati con la sigla BRIC, cioè a dire quei Paesi che sino ad oggi hanno subito e non hanno avuto alcun tipo di ritorno. Spero che, attraverso l'incontro di Copenaghen, l'Italia potrà esercitare il giusto ruolo che dovrebbe esercitare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, come radicali abbiamo deciso di sottoscrivere la mozione congiunta in esame, ma dobbiamo rilevare che manca, a nostro avviso, un punto importante: la questione demografica. Noi pensiamo che questo sia un punto rilevante rispetto al dibattito che si svolgerà a Copenaghen, perché non condividiamo quello che alcuni ancora si ostinano a credere, vale a dire che 6 o 8 miliardi di persone consentano ancora uno sviluppo sostenibile. Noi pensiamo che sia un dato di fatto - disconosciuto certo, ma un dato di fatto, ed è un dato all'origine anche del disastro ecologico - l'esplosione demografica: all'inizio del secolo scorso eravamo un miliardo e mezzo, oggi siamo 6 miliardi e mezzo di persone, con una popolazione tuttora in crescita di 60 milioni l'anno.
Noi crediamo che questo sia un punto importante da affrontare, attraverso politiche di controllo delle nascite. Sappiamo di non essere soli in questa analisi: lo stesso rapporto del Fondo delle Nazioni unite per la popolazione dimostra che è in questo senso che si deve procedere, e appunto in vista di Copenaghen una parola chiara da parte del nostro Governo su questo tema sarebbe stato oltremodo importante oltre che necessaria.
Devo anche dire che quella che, a nostro avviso, è la principale fonte energetica, e cioè l'efficienza energetica, avrebbe meritato un'analisi più approfondita, in particolare rispetto alle politiche da perseguire in ambito europeo, dove precedenti interventi di miei colleghi hanno già ricordato come il dibattito sia tuttora aperto e debba affrontare punti estremamente importanti, e come sia importante avere una posizione chiara su questo tema anche in ambito nazionale. In particolare, l'obiettivo dell'efficienza energetica è da sempre ridotto dal rango di obiettivo quantitativo a quello di una delle varie politiche di intervento per l'ottenimento degli altri obiettivi e ciò sminuisce le ambizioni di competitività e di praticabilità effettiva dell'intera strategia europea, oltre a rendere più difficoltoso e oneroso il raggiungimento degli obiettivi nazionali per le fonti rinnovabili.
Sappiamo che, nell'ambito dell'efficienza energetica, sono molte le voci di industriali e non che concordano nel fare dell'efficienza energetica una scelta prioritaria, finalmente condivisa, con cui l'Italia potrebbe affermare una propria leadership politica e tecnologica, e dare un contributo alla soluzione della crisi globale. Dicevo soggetti industriali e non: vi sono le valutazioni del potenziale di risparmio energetico effettuate da Confindustria e dall'ENEA, oltre che nell'ambito del Piano nazionale di efficienza energetica adottato nel luglio del 2007, che evidenziano un cospicuo potenziale derivante da interventi in tale settore.
Si tratta di interventi economicamente convenienti perché un punto da tenere presente è la recente valutazione dell'ENEA dei costi di abbattimento delle emissioni in Italia per il 2020 che documenta che le uniche opzioni tecnologiche con benefici sociali netti o con costi minimi sono quelle riconducibili al miglioramento dell'efficienza energetica nell'industria, nel terziario, nel trasporto, nell'edilizia residenziale e nella produzione e trasmissione di elettricità. Insomma, l'apporto dell'efficienza energetica è prioritario Pag. 15e non dilazionabile rispetto alle altre opzioni di intervento per la riduzione dei gas serra.
È per questo che nel decidere di ritirare la mozione che come membri radicali insieme ad alcuni colleghi del Partito Democratico avevamo presentato, allo scopo di consentire l'adozione, come è giusto che sia, di una mozione congiunta in vista della Conferenza che si terrà a Copenaghen, annuncio tuttavia la ripresentazione della medesima mozione, perché ritengo importante che il Governo chiarisca quale posizione intenda assumere in merito al tema dell'efficienza energetica, magari dopo l'esito della Conferenza di Copenaghen, per capire quali obiettivi e quali posizioni intenda sostenere in ambito europeo e che cosa intenda fare riguardo a questo importantissimo settore in ambito interno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Tortoli, che aveva chiesto di parlare per dichiarazioni di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, ritengo che il documento sul quale oggi stiamo discutendo sia da considerare importante. Ed è importante che in quest'Aula ci si sia ritrovati, rinunciando ad alcune posizioni particolari, su una mozione unica in vista della Conferenza di Copenaghen, una mozione che dimostra che sempre maggiore è la condivisione sulla presa d'atto di quanto sta avvenendo e che viene scritto sui giornali, viene rilanciato nei vari convegni e che molti scienziati ci raccontano come frutto del loro studio.
Dico questo perché, dal momento che le divisioni sono notevoli non solo nel mondo politico ma anche all'interno del mondo scientifico - ed io non mi classifico sicuramente tra i catastrofisti - ritengo non fosse scontato ritrovarci qui oggi a capire e ad affermare che i cambiamenti climatici che sono sotto gli occhi di tutti sono reali e non finti.
Ho sempre il terrore di come vengono affrontate le cose, perché i catastrofisti le utilizzano per portarci su certe strade, ma anche coloro che fanno finta di niente, i qualunquisti, rischiano di indurci a non affrontare i problemi. Dunque noi oggi - dobbiamo ribadirlo - ci ritroviamo su alcuni punti comuni, che non sono pochi, ma restano anche alcuni punti di divisione.
Tuttavia credo che in una giornata come questa, nella quale l'unità la fa da padrone in vista di un vertice internazionale che è considerato importante (anche se un po' meno di quello che ci aspettavamo), dobbiamo trovare motivi di unione e mi sono meravigliato di tanti interventi polemici che sono andati, peraltro, un po' fuori dal seminato dal momento che stiamo discutendo di una mozione, dei suoi contenuti e di quello che vogliamo fare.
Certo, qualche divisione c'è e dovremmo affrontarla perché esiste il problema del sostegno al mondo produttivo, quello delle modalità per conciliare la tutela dell'ambiente con lo sviluppo (e non tutti capiscono che questa è un'esigenza importantissima), ed esiste la divisione sulla questione nucleare, perché anche quelli che vengono a parlare di nucleare di quarta generazione, anche da alcuni settori del centrodestra, dovrebbero pensarci bene; infatti, in politica bisogna avere il coraggio di dire o «sì» o «no»: chi parla del futuro fra cinquant'anni dica «no» e abbia il coraggio di affrontare la platea politica, altrimenti si rischia solo di raccontare bugie (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Siamo in vista di questo appuntamento internazionale, però tra l'annuncio dell'appuntamento del Vertice di Copenaghen e l'avvenimento in quanto tale vi sono alcuni eventi e noi dobbiamo valutarli, dato che siamo in Parlamento anche politicamente e non solo tecnicamente. Io non sono tra quelli che vedono con grande entusiasmo gli esiti di questo vertice Cina-Stati Uniti e non vedo nemmeno come entusiasmanti tutti gli investimenti che sono stati annunciati da Cina e Stati Uniti, anche perché, Pag. 16secondo me, nella stessa politica di Obama - andrò un po' controcorrente - i fatti non rispondono, non dico minimamente, ma ampiamente, alle dichiarazioni di intenti ed alle volontà che sono state prese ad esempio all'interno di questo Parlamento anche nei mesi scorsi da parte delle frange più ambientaliste. Il problema economico esiste ed il problema del rapporto tra Cina e Stati Uniti esiste, il problema del debito pubblico degli Stati Uniti esiste, non è un problema di cui discutere qua, però è un problema anche nostro, perché «a cascata» ci troviamo un po' tutti nelle difficoltà.
In tutto questo il rischio è che si dimostri che quanto viene annunciato è vero, cioè che l'Europa in tutta questa partita sia irrilevante. L'Europa sembra che giochi una partitina all'interno dei propri confini, ma non riesce - e mi auguro che non succeda ancora così - ad essere incisiva sul futuro di queste tematiche, che sono tematiche ambientali, ma come ripeto - ci tengo a ripeterlo - anche economiche.
Dunque serve molto, molto, molto lavoro politico. L'Europa ha necessità di tornare ad essere il motore, la guida in questo settore, perché sarebbe la guida in un settore che significa sviluppo. L'Europa ha bisogno di tornare culturalmente ad essere unita nella sostanza, non solo a parole, per dare e dire la propria opinione e per far sì che questa opinione sia rilevante. Però purtroppo, come è stato detto anche prima, l'Europa compete tra Stato e Stato sugli investimenti alle poche rinnovabili che vengono messe in cantiere; l'Europa compete su chi ha un po' più o un po' meno nucleare; l'Europa compete su chi deve fare un poco di più e un poco di meno sacrifici, ma l'Europa sullo scacchiere internazionale, almeno in questo campo, non sta «toccando palla», come si suol dire.
L'Italia, all'interno dell'Europa, ha anch'essa grossi problemi. L'Italia credo che abbia non il diritto, non l'opportunità, ma il dovere di tornare ad essere protagonista. Ricordiamoci che la grande rinascita di questo Paese nel dopoguerra è stata basata sulla forza di lavoro, sulla capacità dei nostri cittadini e sulle idee, che erano tante. Noi abbiamo un po' abdicato alle idee, ci siamo adeguati in qualche caso alla competizione con i Paesi emergenti sulla produzione di magliette, ma rischiamo veramente di lasciare ad altri la guida tecnologica del rinascimento ecologico, ambientale ed economico del mondo intero. Questa è un'occasione ed i leader europei - e parlando per il nostro Paese, c'è un impegno in questo senso con la mozione in esame - devono tornare a lavorare per unire, unire come hanno fatto quei leader europei nel dopoguerra quando hanno voluto l'Europa, quei leader che devono parlare ormai con tutto il mondo per creare una rete.
Infatti, il problema climatico - dico sempre climatico-economico - non riguarda solo il nostro Paese. Non basta - permettetemi l'unica nota polemica - parlare con Putin o con Gheddafi: bisogna parlare con tutti, anche con chi ha un ruolo minore per metterlo in gioco. Se saremo noi a mettere in gioco il mondo intero, questo ruolo poi, ci verrà riconosciuto, e non solo a parole. È ciò che il nostro Paese ha sempre sostenuto. Da anni e anni, crediamo nel multilateralismo, nella necessità del dialogo e nella necessità di costruire. Dato che in questo campo, ciò che succede in casa non solo del vicino, ma anche del «lontano», ci riguarda perché ricade su di noi, credo che il multilateralismo sia ancora più importante.
Come dicevo, dunque, dobbiamo essere noi a non chiuderci nei rapporti tra Putin e Gheddafi, a parlare con tutti e a farci anche motore non solo con i Paesi in via di sviluppo, ma anche con i Paesi che sono molto più indietro, per aiutarli e per stabilire delle collaborazioni che servano, poi, ad avere delle ricadute meno pesanti sui nostri territori. L'esito del vertice FAO - ahimè, purtroppo - ci dimostra che siamo ancora molto lontani da questo, non solo nel campo della questione alimentare, ma in tutto il campo delle questioni agricole ed ambientali.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

Pag. 17

MAURO LIBÈ. Dobbiamo fare politica e dobbiamo dare delle direttive: abbiamo scritto gli impegni tecnici nella mozione in oggetto. L'Italia deve essere alla guida, perché siamo il motore - non mi stancherò di ripeterlo - turistico del mondo intero: abbiamo una concentrazione di bellezze storiche, culturali ed ambientali, che ci invidiano tutti. Non sappiamo valorizzarle, è un problema economico. Mi rivolgo anche al Ministro Brambilla: bisogna lavorare per ottenere risorse, non per essere supini in questo Governo; bisogna lottare per dare soluzioni di cambiamento.

PRESIDENTE. Deve concludere.

MAURO LIBÈ. Migliorare il territorio, migliorare l'ambiente e migliorare il clima vuol dire creare opportunità nuove anche per avere nuove persone che portino denaro liquido in questo Paese.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Libè.

MAURO LIBÈ. Abbiamo bisogno di ambiente. Certo - concludo, signor Presidente, e la ringrazio - le tabelle contenute nel disegno di legge finanziaria non ci portano ad essere ottimisti. Proprio con riferimento alla mozione in oggetto, rivolgo un appello a tutti i parlamentari, specialmente dell'opposizione: lottiamo insieme per migliorare questa legge finanziaria, per dare più risorse ad un Ministero che ha bisogno di risorse per intervenire. Noi lavoriamo sicuramente per migliorare: visto che non riusciamo a migliorare il clima politico, almeno, lavoriamo insieme per migliorare il clima naturale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, sappiamo che le mozioni valgono quello che valgono, ma questo è lo spazio in cui ci è dato di agire in questo Parlamento, e non vorrei sottovalutare la mozione che, oggi, ci apprestiamo a votare assieme.
Abbiamo sentito parole largamente convergenti, e personalmente ho condiviso anche i giudizi espressi dal sottosegretario Menia. Vorrei anche dire ai colleghi, con franchezza, che questo non è lo spazio dei buoni sentimenti, non è lo spazio in cui ci rivolgiamo alle future generazioni e a coloro che hanno a cuore i valori, mentre, poi, la politica si occupa d'altro. Quello di cui stiamo parlando oggi - lo ricordava il collega Margiotta - è il cuore delle sfide politiche del futuro e incrocia molte questioni centrali per il Parlamento, per il Governo e per il nostro Paese.
Quando Stati Uniti e Cina mandano in pensione il G8 e fanno capire che il clima è cambiato, che le situazioni decisionali sono altre e che l'Europa è chiamata a fare uno scatto in avanti, si parla sicuramente di clima, ma si parla anche di molto altro. Sul clima, l'Europa ha giocato una delle sue partite principali. Se vi è un terreno nel mondo, in cui il nostro continente, l'Unione Europea, ha giocato un ruolo di primo piano è questo e, quindi, farla indietreggiare rappresenta un problema molto serio.
Ma non è soltanto di geopolitica che si parla! Non si parla soltanto del ruolo che dobbiamo avere e che richiede un'Unione europea molto più forte - aggiungo - anche molto più forte sotto il profilo delle nomine che recentemente sono state fatte! Stiamo parlando anche del profilo della nostra economia ed anche in questo caso non vorrei ripetere le cose dette dai colleghi, perché non è questa la sede.
È ovvio che siamo di fronte ad un problema complicato, è ovvio che c'è una sfida davanti a tutti noi, è ovvio che ci sono dei pericoli! Personalmente non ho mai amato gli scenari catastrofisti, anche perché essi disarmano: se pensassimo che tutto è perduto, se pensassimo che non c'è più niente da fare, non avrebbe neanche senso occuparsi di questo tema. Invece, il rischio è molto forte: lo vediamo da infiniti Pag. 18indicatori anche appartenenti alla nostra quotidianità, pensiamo ai ghiacciai che arretrano, al clima che cambia...

PRESIDENTE. Colleghi, scusate, un po' di silenzio in Aula! Prosegua pure, onorevole Realacci.

ERMETE REALACCI. La ringrazio, signor Presidente, il voto è vicino e i disinteressati rientrano, ma non è importante: noi parliamo per i colleghi interessati ed anche per coloro che sono fuori da questo Parlamento e che da esso aspettano un atteggiamento rivolto al futuro e non soltanto alle vicende più interne.
In realtà, stiamo parlando di una questione chiave anche dal punto di vista del profilo della nostra economia e non alludo solo alle questioni che sono state già sollevate da molti colleghi. È chiaro che parlare oggi di fonti rinnovabili e di risparmio energetico chiama in ballo le prospettive di sviluppo di settori di grandissima importanza: penso non solo alle fonti rinnovabili (poi avremo una battaglia - come ricordava il collega Libè - anche nell'esame del disegno di legge finanziaria, per evitare che vi sia un indebolimento di queste politiche); penso al rischio - ricordato oggi su Il Sole 24 Ore - di un'aggressione ai finanziamenti alle fonti rinnovabili, dell'estensione della detrazione d'imposta del 55 per cento per la riqualificazione energetica al settore dell'edilizia (quest'ultima è una misura che ha messo in moto migliaia di imprese e decine di migliaia di posti di lavoro in un settore di grande importanza per il nostro Paese, e che è anche molto importante per abbassare la bolletta energetica del Paese e delle famiglie); ma penso anche a tanti settori in cui - come ricordavano molti colleghi - l'imprenditoria italiana, che scommette sull'innovazione e sulla qualità, può svolgere un ruolo importante anche dal punto di vista competitivo.
Badate, quando parliamo di green economy, di economia verde, non parliamo solo di questioni direttamente collegate all'ambiente, ma parliamo di questioni trasversali (vedo qui il viceministro Urso con cui, di recente, abbiamo organizzato un appuntamento su questa materia).
Vorrei fare alcuni esempi: nel nostro Parlamento adesso è in discussione un disegno di legge, a prima firma del collega Reguzzoni, sulla questione della tutela del made in Italy. Mi sembra un disegno di legge condiviso, ma come si difende oggi il made in Italy? È soltanto un problema di tutela delle origini, o c'è anche un problema di tutela della qualità dei nostri prodotti? In tanti settori questa barriera della competitività, che è collegata al risparmio energetico e agli standard ambientali, è essenziale per rendere forte i nostri prodotti nel mondo. È seguendo questa strada, che in alcuni campi abbiamo una leadership mondiale.
Vorrei fare esempi apparentemente distanti. Oggi siamo leader nel campo delle rubinetterie: l'Italia è l'unico Paese al mondo in grado di fare rubinetti senza piombo. La California recentemente ha abbassato il piombo dei rubinetti per tutelare la salute dei cittadini e i funzionari della California sono venuti in Italia per capire se l'Italia poteva garantire questi rubinetti e se poteva difendersi anche dalla concorrenza sleale che arriva dall'est europeo e che, al contrario, non garantisce quegli standard ambientali. Ciò vale per il piombo dei rubinetti, vale per gli elettrodomestici, vale per tanti settori.
Di recente, il primo Ministro cinese è venuto in Italia ed è andato in una conceria di Santa Croce sull'Arno, da cui noi esportiamo pelli conciate in Cina: anche in quel caso gli standard ambientali, la sfida della qualità e dell'innovazione - che rappresentano un pezzo della green economy, che sono una parte delle cose che l'Italia può mettere in campo per affrontare la crisi e per rendere più competitiva la nostra economia - sono una componente che ci fa fare, all'ombra dei campanili, cose che piacciono al mondo, come diceva Carlo Maria Cipolla.
Ciò vale anche per l'agricoltura: si incardina oggi una proposta di legge sul «chilometro zero», che è stato firmato trasversalmente (io sono il primo firmatario, ma lo hanno firmato colleghi di tutti Pag. 19i gruppi). Il «chilometro zero» non è solo uno slogan in sintonia con quello che la crisi ci propone, ossia un'attenzione alla qualità, alla difesa dei territori e alla qualità delle nostre produzioni, ma allude ad un'agricoltura - quella italiana - che compete (come ricordava prima anche il collega Rampelli), se difende la propria identità, il proprio orgoglio territoriale ed una qualità che evolve.
Allora, ad esempio, quando si parla di tutela del made in Italy, di tutela alla frontiera dei nostri prodotti, di impedire che prodotti contraffatti con marchio italiano vengano venduti nel mondo e di impedire che prodotti con standard sanitari inferiori a quelli italiani entrino in Italia si parla di una parte importante della competizione del nostro Paese.
Il Presidente del Consiglio Berlusconi si è recato nei giorni scorsi in Arabia Saudita e ha dichiarato che vi vuole portare le imprese italiane. Ha ragione, ma ce ne sono già tantissime di imprese italiane che operano in Arabia Saudita. Vorrei citare un caso: c'è una piccola impresa di Cattolica che utilizza dei brevetti che abbassano molto il consumo energetico dell'illuminazione stradale. Questa piccola impresa di Cattolica nei mesi scorsi ha vinto appalti per oltre centomila punti luce in Arabia saudita, inclusa La Mecca e Medina. Oggi Cattolica illumina La Mecca; è un problema di toponomastica, ma è anche una dimostrazione di come le nostre imprese, quando si muovono nella giusta direzione, non hanno paura di nessuno.
È per questo che a Copenaghen, un appuntamento che arriva in un momento politicamente positivo, perché è cambiata l'amministrazione americana, è cambiata l'amministrazione giapponese e la Cina sta realizzando formidabili investimenti in materia, ma che è tutt'altro che semplice - è probabile che ci sia un impegno politico, ma non una serie di misure cogenti e stringenti con meccanismi di controllo -, si avvia un percorso che per noi è fondamentale, non solo per difendere il futuro, ma per avere un'Italia all'altezza delle sfide del futuro.
La convinzione che io e molti altri abbiamo (penso anche a colleghi della maggioranza) è che l'Italia è forte se fa l'Italia e fare l'Italia significa accettare le sfide dell'innovazione, della ricerca e della conoscenza, ma rimanere su un terreno, quello della qualità legata al territorio, che è quello che rende forte il nostro Paese nel mondo. È questo di cui stiamo discutendo quando parliamo di Copenaghen, non di un appuntamento astratto, ma del profilo concreto delle politiche del Paese.
Poco fa con il sottosegretario Saglia parlavamo, ad esempio, di una misura che va cambiata, la misura che il Governo ha introdotto - per sbaglio, immagino - che penalizza i cogeneratori delle nostre imprese industriali. La cogenerazione riduce i consumi, riduce la bolletta delle aziende e rende più competitive le nostre imprese. Tutte queste politiche sono il retroterra di questa mozione, tutte queste politiche sono una scommessa sul futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di rivolgere un saluto al direttore e ai partecipanti del XXV corso di alta formazione presso la Scuola di perfezionamento per le Forze di polizia, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ieri e nella mattinata di oggi abbiamo lavorato con alcuni colleghi per addivenire a una mozione unitaria su un tema così importante, così controverso e anche così complesso, sul quale troppo spesso è facile fare semplificazioni, avere approcci superficiali e parlare in modo ideologico, tecnicamente e scientificamente infondato. Si tratta di un tema nel quale molto spesso si dà più valore e più spazio a un'impostazione immaginifica, quando non addirittura onirica, di una società che oggi, invece, si trova ad affrontare una grave contingenza economica mondiale e si trova a fare i conti con le nuove povertà, con un incremento Pag. 20esponenziale della disoccupazione e con una profonda riflessione sul proprio futuro.
Per questo motivo abbiamo scelto, tutti insieme, di trovare la sintesi in un testo che facesse prevalere gli aspetti che ci uniscono rispetto alle tante differenze che ci contraddistinguono, anche per dare al Governo italiano la possibilità di presentarsi, grazie ad una mozione unitaria della Camera, più forte al Vertice di Copenaghen. Abbiamo, quindi, creduto, con questo lavoro, anche di far prevalere l'interesse nazionale e l'immagine dell'Italia rispetto a tutte le differenze culturali che su alcuni punti ci diversificano e ci pongono spesso in contrasto.
È evidente che vi è una correlazione tra le attività umane e i cambiamenti climatici ed è altrettanto evidente, però, che a mio avviso non è che sia sbagliato parlare di posizioni maggioritarie e minoritarie ma è improduttivo, perché rispetto ai cambiamenti del clima, rispetto all'attività antropica e rispetto a ciò che l'uomo fa per provocare dei mutamenti ambientali occorre avere un atteggiamento estremamente laico, guardare l'evoluzione scientifica e basarsi esclusivamente su quello che la scienza ci dice in progress, senza fossilizzarci su posizioni che rischiano, con il passare del tempo, di rivelarsi esclusivamente ideologiche e, quindi, vecchie, non appropriate né adeguate ad un'evoluzione che non è solo culturale ma è soprattutto tecnica e scientifica.
Abbiamo, come Popolo della Libertà, accettato di espungere da questo testo l'opzione nucleare sulla quale il Governo Berlusconi è fortemente impegnato e su cui presto il Ministro Scajola indicherà le linee di indirizzo sul programma di attuazione del nucleare di terza generazione. Anche in questo campo qualche scelta va compiuta e questo Governo le ha fatte. Queste scelte sono state votate e su questo, evidentemente, il Popolo della Libertà non intende né cambiare posizione né tanto meno deflettere da una linea che riteniamo irrinunciabile e strategica per il diverso approvvigionamento energetico della nostra nazione rispetto ad altre che sono già più avanzate. Ma per tornare, invece, al nostro tema, altri Paesi consentono alle loro aziende, già da oggi, una maggiore competitività perché l'occhio della politica non deve soltanto tracciare delle strade futuribili ma ha il dovere di occuparsi dell'oggi e, quindi, ha il dovere di garantire primariamente la competitività delle imprese che, specialmente in un momento come questo, significa garantire l'occupazione e che non si continui con un'eccessiva delocalizzazione verso i Paesi che non si riconoscono - e lo hanno già annunciato - o che pensano di non potersi riconoscere neanche nei vecchi impegni sul «20-20-20».
Bisogna, quindi, insistere su un approccio realistico al tema e non occorre solo inseguire ciò che si pensa ma si deve avere un occhio attento alla realtà.
Noi abbiamo il dovere prioritario di pensare oggi alle nostre imprese, ai nostri lavoratori e alle nostre famiglie, avendo anche ovviamente a cuore l'obiettivo di domani di un'energia più pulita, delle fonti rinnovabili, ma anche di tutte quelle fonti di produzione energetica che ci consentano un abbattimento dell'inquinamento.
In questa mozione, quindi, abbiamo fatto prevalere le ragioni del sì alle ragioni del forse e alle ragioni del no, e questo credo sia stato un grande atto di responsabilità da parte di tutto il Parlamento. Abbiamo insistito negli impegni al Governo per la definizione di un quadro di interventi in materia di educazione ambientale, a partire dalle scuole, come avevamo già fatto.
Continuiamo ad insistere: occorrono dei programmi, occorre creare una cultura ambientale, una sensibilità ambientale, non basta solo parlarne nelle aule, non basta soltanto fare i convegni, non basta solo ogni tanto approvare delle mozioni. Abbiamo chiesto al Governo un impegno per realizzare - e già lo si sta facendo - delle politiche volte alla tutela del suolo contro i fenomeni di erosione, di perdita di materiale organico in modo da prevenire eventi catastrofici. Pag. 21
Abbiamo chiesto al Governo di porre, anche con questa mozione, l'Italia in una posizione di avanguardia rispetto a tutti gli sforzi europei per combattere i mutamenti climatici, ma anche di cavalcare la tigre dello sviluppo economico pulito che può, questo sì, creare nuova occupazione. Abbiamo chiesto al Governo di promuovere interventi per rendere anche gli incentivi alla rottamazione e all'auto, collegati ad una produzione nazionale, ma anche finalizzati alla produzione di auto a basso impatto ambientale.
Abbiamo chiesto di sostenere la mobilità basata sulle energie alternative: il metano, il GPL, ma anche l'elettrico. Abbiamo chiesto di sostenere le piccole e medie imprese, che sono largamente prevalenti nel sistema produttivo nazionale, attraverso la piccola cogenerazione distribuita. Abbiamo cercato, quindi, con questa mozione, che è sul clima, di coniugare la tutela dell'ambiente allo sviluppo. Credo, quindi, che questo voto unitario possa dare un mandato forte e chiaro al Governo italiano per muoversi lungo queste linee direttrici (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Saluto gli studenti e i docenti della scuola elementare «Gianni Rodari» di Manziana e della scuola media «Tommaso Tittoni» di Manziana. Saluto, altresì, un gruppo di studenti, accompagnati dal professor Paolo Armaroli, dell'Università di Genova, facoltà di scienze politiche, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Casini, Ghiglia, Realacci, Piffari, Zamparutti, Alessandri ed altri n. 1-00290, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico, onorevole Simeoni, onorevole Cuomo, onorevole Zinzi, onorevole Ravetto, onorevole Cambursano, onorevole Miotto, onorevole Ferranti, onorevole Sposetti. I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 512
Astenuti 6
Maggioranza 257
Hanno votato
512).

Seguito della discussione del disegno di legge: Nuova disciplina del commercio interno del riso (A. C. 1991-A) (ore 11,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Nuova disciplina del commercio interno del riso.
Ricordo che nella seduta del 16 novembre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed ha avuto luogo la replica del rappresentante del Governo, mentre il relatore vi ha rinunziato.

(Esame degli articoli - A.C. 1991-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 1991-A).

Pag. 22

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1991-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1991-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... onorevole Sposetti... onorevole Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 514
Votanti 511
Astenuti 3
Maggioranza 256
Hanno votato
511).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1991-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1991-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO ROSSO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 2.100 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Nola 2.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANTONIO BUONFIGLIO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... onorevole Sposetti... onorevole Ferranti... onorevole Latteri... onorevole Zinzi... onorevole Conte... onorevole Franceschini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 515
Astenuti 2
Maggioranza 258
Hanno votato
515).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nola 2.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sposetti... onorevole Ferranti... onorevole Zinzi... onorevole Latteri... onorevole Nizzi... onorevole Girlanda...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 510
Astenuti 3
Maggioranza 256
Hanno votato
509
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 23

Onorevole Vico... onorevole Ferranti... onorevole Oliverio... onorevole Cesa... onorevole Scilipoti... onorevole Boniver... onorevole Zinzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 516
Votanti 514
Astenuti 2
Maggioranza 258
Hanno votato
514).

Prendo atto che il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1991-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1991-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO ROSSO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Nastri 3.1 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione alla tabella aggiunta dalla parte conseguente: le parole «Riso Karnak» sono sostituite dalle parole «Riso Carnaroli grezzo»; conseguentemente al medesimo allegato 4 di cui al comma 3, quarta colonna, le parole «Riso Carnaroli» sono sostituite dalle seguenti «Riso Carnaroli speciale».
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANTONIO BUONFIGLIO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Onorevole Nastri, accetta la riformulazione del suo emendamento 3.1?

GAETANO NASTRI. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento sapendo che stiamo affrontando un provvedimento per alcuni versi anche tecnico, tuttavia ciò non deve esimerci dall'avanzare alcune riflessioni. Noi siamo molto contrari a questo emendamento: bisogna sapere che in Italia noi coltiviamo 70 varietà di riso diverse, ma non vendiamo con denominazioni diverse 70 varietà di riso; non produciamo 70 denominazioni di vendita, ma tendiamo ad accorpare queste varietà che coltiviamo in una serie di denominazioni che nel corso degli anni hanno incontrato il gusto dei consumatori e sono in grado di stare sul mercato con risultati particolarmente positivi.
Questo emendamento interviene a distruggere un provvedimento su cui tutta la filiera risicola ha trovato il più avanzato punto di mediazione possibile. Il riso Karnak è figlio del riso Carnaroli, è una varietà avanzata prodotta dalla ricerca italiana della pianta Carnaroli che produce esattamente lo stesso riso: il chicco che produce ha gli stessi livelli biometrici, ha la stessa qualità nella cottura, non esistono differenze ed è già da tre anni che i decreti ministeriali, che ogni anno definiscono gli accorpamenti delle varietà di vendita, accorpano il Karnak al Carnaroli senza che succeda nulla nel commercio del riso, senza che succeda nulla nei confronti dei produttori.
Non si capisce la ragione per cui in questo provvedimento, nel quale si cerca di portare a sistema e quindi di stabilizzare queste 12 denominazioni di vendita, bisogna fare questa distinzione introducendo un ulteriore segmento commerciale, i cui esiti nessuno oggi è in grado di sapere quali Pag. 24saranno, né per quanto riguarda i produttori di Karnak, né per quanto riguarda i produttori di Carnaroli. Voglio dire all'Aula che il Karnak e il Carnaroli insieme fanno il 12 per cento dei consumi italiani e si equivalgono sia in numero di produzione, sia in numero di quintali prodotti e sono stati insieme, accorpati, fino ad ora.
Voglio anche dire che se applicassimo questo principio al riso Arboreo esso morirebbe, perché oggi in Italia non si produce quasi più: si produrranno scarsamente mille ettari di riso Arborio eppure i nostri supermercati sono pieni di riso Arborio perché nel frattempo la ricerca ha perfezionato una nuova pianta che si chiama Volano e il riso Volano finisce nella scatola dell'Arborio, perché è lo stesso riso.
La stessa cosa dovrebbe accadere per il riso Carnaroli: qui, invece, non è così. Non so in base a quali pressioni si voglia compiere questa distinzione, però resta il fatto che questo provvedimento, che ha trovato un equilibrio tra i produttori e i trasformatori, rischia di essere definitivamente ucciso perché si apre a valanga un problema di questo tipo: perché il Carnaroli e il Karnak si differenziano e l'Arborio e il Volano no? Perché Roma non deve differenziarsi dalle altre varietà? Su questa strada potremmo arrivare a confezionare settanta scatole di prodotti diversi. Non ha senso quello che stiamo facendo, quindi noi voteremo contro perché questa operazione è drammaticamente sbagliata.
Voglio ancora aggiungere che la ragione vera e la necessità vera per la stabilizzazione delle denominazioni di vendita è anche quella di indirizzare la nostra ricerca. Il settore del riso promuove ogni anno la ricerca di varietà e ogni anno potremmo immettere sul mercato nuove varietà; se noi definiamo una griglia di denominazioni commerciali che possono stare sul mercato indirizziamo e favoriamo la ricerca. Certo è che se indichiamo per il Karnak un appellativo del riso Carnaroli in deminutio, cioè riso Carnaroli grezzo, che non si capisce neanche cosa voglia dire, diciamo alla ricerca che è inutile che prosegua su quella strada e compiamo davvero due operazioni incomprensibili. Noi voteremo contro l'emendamento in esame per queste ragioni, spero che l'Aula le abbia comprese, anche se molto tecniche, e che mi dia ragione votando a favore della mia posizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, anche il gruppo dell'Italia dei Valori voterà contro l'emendamento Nastri 3.1 perché già l'articolo 3 disciplina in maniera molto dettagliata la classificazione del riso e le denominazioni di vendita, quindi il comma 3 riserva le denominazioni di vendita che sono già elencate nell'allegato 4 e tutte le denominazioni storiche del riso presenti da decenni sul nostro mercato. Per tutte le altre varietà presenti sempre sul nostro mercato, ma diverse da quelle elencate nell'allegato 4, la denominazione di vendita, in base al comma 4 dell'articolo 3, è costituita proprio dal raggruppamento di cui al comma 1 dello stesso articolo 3 e si riferisce ai parametri biometrici del riso; quindi perché modificare ulteriormente l'articolo 3 con questo emendamento?
D'altronde le componenti della filiera risicola hanno condiviso il provvedimento così com'è, se ci sono delle modifiche tecniche, delle modifiche più specifiche, comunque devono essere interpellate tutte le associazioni competenti del settore. Non può accadere che a causa solo di alcune associazioni che non condividono questo provvedimento si apportino delle modifiche specifiche, quindi secondo noi devono essere ascoltati tutti i componenti della filiera. È per questo motivo che voteremo contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

Pag. 25

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, intervengo per confermare quello che hanno già detto i colleghi che sono intervenuti. Noi abbiamo lavorato molto in Commissione agricoltura su questo provvedimento, abbiamo lavorato per tanto tempo e si era trovato il punto di incontro, tant'è che su questo provvedimento vi era da parte della Commissione e del Comitato dei nove ampia convergenza.
Non comprendiamo per quale ragione sia stato presentato questo emendamento, che va, di fatto, a sconvolgere il nostro lavoro, dopo avere audito tutta la filiera dell'industria, dagli agricoltori alle organizzazioni professionali. Non so ancora quale sia la ragione - qualcuno ce la deve pure spiegare - per la quale bisognerebbe aggiungere quest'altra denominazione di vendita. Peraltro, vorrei anche far presente ai colleghi che il Carnaroli e il Karnak derivano sostanzialmente dalla stessa pianta: una è più lunga, l'altra è più corta, ma ciò deriva solo da una ricerca e da un'innovazione attenta. Per queste ragioni voteremo contro questo emendamento.

ROBERTO ROSSO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROSSO, Relatore. Signor Presidente, è abbastanza sconcertante quello che si ascolta questa mattina perché, in realtà, noi ci troviamo davanti a qualità di riso diverse e dobbiamo cercare di denominarle in modo diverso affinché i consumatori sappiano cosa mangiano. L'industria risiera, invece, ci chiede di chiamare nello stesso modo produzioni diverse di riso. Io vengo dal Piemonte, quindi per quanto riguarda il vino noi abbiamo quattro vini che derivano dallo stesso vitigno (il Nebbiolo) e sono: il Barolo, il Barbaresco, il Ghemme e il Gattinara. È come se l'industria ci chiedesse di chiamare Barolo tutte e quattro le specialità di vino e la cosa abbastanza sconcertante è che sia gli esponenti del Partito Democratico, sia quelli dell'Italia dei Valori, sia quelli dell'UdC dicono che è giusto qualificare come vino rosso Barolo quattro specialità di vino tra loro diversissime. La stessa cosa vale per il riso: siccome il Carnaroli e il Karnak non sono lo stesso prodotto, l'onorevole Nastri aveva proposto inizialmente di distinguere le due varietà. Noi abbiamo fatto qualcosa di più limitato, in quanto abbiamo stabilito soltanto di dire almeno al consumatore che un prodotto è diverso dall'altro, che c'è un Carnaroli speciale e un Carnaroli grezzo. Questo è il massimo che possiamo fare ed è come se si dicesse di vendere il Barolo grezzo e il Barolo speciale; almeno così facciamo sapere al consumatore che su questo piano c'è una differenza.
Come dicevo, ciò è incredibile e sconcertante perché spesso dalla sinistra arrivano al Governo e alla maggioranza sollecitazioni ad avere la tracciabilità e l'identificazione del prodotto. In questo caso, su sollecitazione dell'industria risiera, si propone l'esatto contrario: che il prodotto non sia identificabile e che l'industria possa mettere sul mercato prodotti diversi con lo stesso nome, in barba evidentemente al consumatore. Ciò dispiace perché abbiamo trovato un accordo quadro su tutta la normativa, siamo andati d'accordo, era una norma tecnica che poteva essere posta tranquillamente in sede legislativa e su sollecitazione degli organismi di tutela del prodotto abbiamo cercato di identificare meglio quello che il consumatore può trovare sul mercato. Ci dispiace che la posizione della sinistra sia in controluce rispetto alle sue posizioni originarie; noi invece teniamo fede a ciò che abbiamo domandato, chiedendo di esprimere voto favorevole sull'emendamento Nastri 3.1.

GIUSEPPE RUVOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Ruvolo, non posso darle la parola perché ha già parlato in questa fase. L'onorevole relatore non ha riaperto la discussione; lei potrà intervenire, se lo ritiene, in sede di dichiarazione di voto sull'articolo 3. Pag. 26
Saluto gli studenti e i docenti del Liceo scientifico De Carlo, di Giugliano in Campania, in provincia di Napoli, e quelli della scuola Falerone, di Fermo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nastri 3.1, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Coscia, Vico, Morassut, Pizzolante, Zinzi, Ferranti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 520
Votanti 514
Astenuti 6
Maggioranza 258
Hanno votato
263
Hanno votato
no 251).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Latteri, Sardelli, Vico, Sposetti, Ferranti, Luciano Rossi e Mariarosaria Rossi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 516
Astenuti 2
Maggioranza 259
Hanno votato
513
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che i deputati Toto e Rampelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiorio. Ne ha facoltà.

MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, l'articolo 3 rappresenta il cuore di questo provvedimento. È questo il luogo in cui il settore del riso è adeguato alla normativa europea, che distingue il prodotto in tondo, medio e lungo, rendendo facoltativa l'indicazione precedente. Lo abbiamo detto a più riprese.
Certamente questa classificazione rischia di comprimere la ricchezza della produzione italiane. Per questo motivo, le principali denominazioni italiane, che hanno rilevanza dal punto di vista commerciale, divengono denominazioni di vendita. Queste denominazioni erano stabilite finora con apposito decreto ministeriale; ora - noi lo riteniamo importante - vengono stabilizzate attraverso l'allegato 4.
Questa classificazione è importante, perché comporta la corrispondenza tra la fase commerciale del prodotto e la fase di orientamento dei programmi di ricerca e di miglioramento genetico, che sono predisposti dagli organi competenti, al fine di correlare le sempre più specifiche richieste dei consumatori al mondo della produzione. Per questo motivo, noi riteniamo che la differenziazione tra Carnaroli grezzo e Carnaroli speciale, ovvero tra varietà Carnaroli e varietà Karnak, che è una derivazione diretta del Carnaroli - l'ha spiegato bene il collega Zucchi - sia artificiosa e addirittura pericolosa per il settore.
Lo abbiamo spiegato nella discussione dell'emendamento in questione: i decreti che annualmente definivano le denominazioni non contenevano questa differenziazione. Durante le audizioni, questo tema non è mai stato esplicitamente sollevato. Noi riteniamo che, introducendo questa differenziazione, rischiamo di compromettere una parte rilevante del settore dal punto di vista commerciale. Pag. 27
Per questa ragione, voteremo «no» a questo articolo. Lo dico con delusione, perché rischiamo di compromettere tanto di questo provvedimento e di allontanarlo dalla realtà produttiva. Lo dico anche con sconcerto rispetto all'intervento dell'onorevole Rosso, che in qualche modo correlava la produzione del riso a quella del vino. Infatti, se seguiamo l'indicazione del collega Rosso, dovremmo in qualche modo incentivare le produzioni di Carnaroli nelle derivazioni del DOP, cioè attraverso disciplinari adeguati. Questa normativa, introdotta dall'alto, senza sentire adeguatamente le sollecitazioni venute anche nelle audizioni, è pericolosa per tutto il sistema. Quindi, voteremo «no» all'articolo 3 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per dichiarare il voto contrario del gruppo dell'Unione di Centro su questo articolo.
Vorrei ricordare al relatore che sconcertante forse è questa decisione che la maggioranza sta assumendo, per una ragione semplicissima: abbiamo audito tutta la filiera, abbiamo concordato il testo, si poteva concludere con qualche votazione senza discutere, perché c'era ampia convergenza. Penso che questa espressione non sia consona né a quest'Aula né al provvedimento. Comunque, noi voteremo contro l'articolo 3.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, intervengo per dichiarare anche il nostro voto contrario, soprattutto perché non ci è piaciuto il metodo.
In Commissione, abbiamo ascoltato tutte le associazioni del settore risicolo, che ora, con questo emendamento, si ritroveranno il provvedimento stravolto, irriconoscibile perché diverso.

ROBERTO ROSSO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROSSO, Relatore. Signor Presidente, intendo confermare la giustezza di questo articolo e il fatto che la Coldiretti, che non è l'ultima organizzazione di questa nostra nazione, e il Consorzio per la tutela del riso hanno detto esplicitamente di distinguere le due fattispecie, perché non sono la stessa cosa.
C'è la sinistra che si propone improvvisamente di fare l'interesse di un solo settore della filiera, quello industriale, anziché quello dei produttori. Ben venga per loro, ma noi andiamo per la nostra strada.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, in un minuto cercherò di spiegare perché le semplificazioni dell'onorevole Rosso sono davvero inconsistenti.
Vorrei dire all'Aula che è da tre anni che i decreti del Ministero accorpano queste due varietà, il Carnaroli e il Karnak, perché il riso che producono queste due piante è esattamente lo stesso: lo stesso chicco, gli stessi valori nutritivi, la stessa rispondenza alla cottura. Non vi è distinzione alcuna e questo sta accadendo da tre anni. Non è la sinistra che oggi scopre tale questione: da tre anni, compresi i due anni dei decreti ministeriali firmati dal Ministro Zaia, sta accadendo questa cosa.
Quindi, lasciamo stare la demagogia, restiamo al merito della questione. Evitiamo queste scorciatoie e queste posizioni suggestive, che non hanno proprio niente a che fare con la vicenda della quale discutiamo e che riguarda la denominazione di vendita commerciale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 28
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sposetti, Vico, Ferranti, Concia, Cesa, Boniver, Sardelli, Zinzi e De Torre. Hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 514
Votanti 507
Astenuti 7
Maggioranza 254
Hanno votato
262
Hanno votato
no 245).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1991-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1991-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO ROSSO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 4.100.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

ANTONIO BUONFIGLIO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sposetti, Vico, D'Ippolito Vitale, Ferranti, Latteri, Zinzi, Scilipoti e Girlanda.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 512
Astenuti 5
Maggioranza 257
Hanno votato
512).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Boniver, Zinzi, Latteri, Vico, Sposetti e Ferranti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 508
Astenuti 2
Maggioranza 255
Hanno votato
508).

Prendo atto che i deputati Vico, Lo Monte e Marinello hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1991-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 1991-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sposetti, Latteri, Vico, Servodio, Miglioli, Lo Monte, Mondello e Galletti. Pag. 29
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 516
Astenuti 2
Maggioranza 259
Hanno votato
516).

Saluto gli studenti e i docenti del Liceo scientifico «Giotto Ulivi» di Borgo San Lorenzo, Firenze, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1991-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1991-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO ROSSO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 6.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANTONIO BUONFIGLIO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiorio. Ne ha facoltà.

MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, riteniamo che il tema delle sanzioni sia importante, e fondamentale per la tutela del settore agroalimentare e più in generale per la tutela del made in Italy. Siamo altresì convinti che la modifica, che apportiamo oggi con l'emendamento in esame, abbia una certa rilevanza: crediamo che la soluzione cui siamo arrivati in esso, anche attraverso la mediazione del presidente della Commissione agricoltura, sia il primo passo e che debba essere incrementato nel prosieguo.
Come gruppo del Partito Democratico abbiamo proposto di affrontare la questione nel provvedimento A.C. 2260, sul rafforzamento della competitività del settore agricolo. Crediamo sia utile cominciare ad affrontarla rifacendoci alle norme di riferimento, il decreto legislativo n. 109 del 1992, che riguarda le norme in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari. Esprimeremo quindi voto favorevole sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, anche noi dell'Italia dei Valori voteremo a favore dell'emendamento in esame, perché le sanzioni previste dalla legge n. 325 del 1958 sono piuttosto irrisorie.
Il provvedimento che stiamo esaminando prevede proprio il superamento della legge n. 325 del 1958, che non è più adeguata alle esigenze del mercato e alle normative comunitarie. L'emendamento della Commissione si adegua quindi alle sanzioni proprie del decreto legislativo n. 109 del 1992, prendendo però in considerazione quelle maggiori.

ROBERTO ROSSO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROSSO, Relatore. Signor Presidente, d'intesa con tutti i gruppi parlamentari abbiamo elevato le sanzioni, che prima erano veramente irrisorie: come però diceva giustamente Fiorio, vi è la volontà di tutti i gruppi ad elevarle non solo per il riso, ma anche per gli altri prodotti agricoli, per evitare impostazioni fraudolente, che purtroppo ancora sono Pag. 30frequenti nel commercio interno dei prodotti alimentari nel nostro Paese. Vi è quindi un ordine del giorno comune, che prevede appunto la richiesta che non solo per il riso, ma per tutti gli altri prodotti agricoli, vi sia un'ulteriore elevazione delle sanzioni previste.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.100 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Sposetti, Cristaldi, Latteri, Boniver, Ferranti, Armosino, Nicolais e Lo Monte.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 516
Votanti 513
Astenuti 3
Maggioranza 257
Hanno votato
513).

Prendo atto che il deputato Tullo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Sposetti, Ferranti, Cristaldi, Consolo, Latteri, Sbai e Girlanda.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 514
Astenuti 3
Maggioranza 258
Hanno votato
514).

Prendo atto che il deputato La Loggia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1991-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 1991-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sposetti, Ferranti, Cesa, Moffa, Volpi e Sardelli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 517
Astenuti 2
Maggioranza 259
Hanno votato
517).

Prendo atto che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 1991-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 1991-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Cristaldi, Mazzuca, Sposetti, Miglioli, Boniver, Ferranti, Verini, Zinzi, Franceschini e Oliverio.
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 31
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 515
Astenuti 2
Maggioranza 258
Hanno votato
515).

Prendo atto che il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 1991-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A - A.C. 1991-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevoli Cristaldi, Vico, Sposetti, Ferranti, Boffa e Razzi.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 516
Astenuti 2
Maggioranza 259
Hanno votato
516).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1991-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1991-A).
L'onorevole Zamparutti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1991-A/1.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, con l'ordine del giorno in oggetto ho posto una questione grave che è quella relativa a un decreto adottato dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali il 31 marzo 2009, che autorizza l'estensione dell'impiego, per contrastare un parassita del riso, per un periodo di 120 giorni, di un prodotto fitosanitario che si chiama Contest.
Il problema nasce dal fatto che questo prodotto contiene un principio attivo che si chiama alfa-cipermetrina gravemente dannoso per l'ambiente, in particolare per quello acquatico e molto pericoloso per chi lo utilizza o ne viene in contatto.
La gravità del fatto è riconducibile all'utilizzo del medesimo prodotto in acqua perché l'etichetta apposta sul prodotto specifica che non deve esserne contaminata l'acqua, trattandosi di un prodotto altamente tossico per gli organismi acquatici e può provocare, a lungo termine, effetti negativi per l'ambiente acquatico.
Atteso che in Italia il riso è coltivato proprio in acqua, perché le nostre risaie sono in sommersione e occupano un'estensione di 240 mila ettari, concentrati soprattutto in Lombardia e in Piemonte, e considerato che, peraltro, in queste zone vengono anche adottate delle misure per tutelare, con alcuni incentivi economici, comportamenti virtuosi per salvaguardare la biodiversità, mentre l'utilizzo di questo prodotto è in contrasto anche con quanto dispone la «direttiva habitat», con l'ordine del giorno in oggetto intendiamo impegnare il Governo a non ripresentare un analogo decreto di deroga per l'anno 2010, in modo da salvaguardare il più possibile la biodiversità ed evitare di peggiorare ulteriormente lo stato di naturalità delle aree nelle quali si coltiva il riso. Mi auguro pertanto che il mio ordine del giorno possa essere accolto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ANTONIO BUONFIGLIO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione Pag. 32l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/1991-A/1 e accetta l'ordine del giorno Paolo Russo n. 9/1991-A/2.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1991-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, l'importanza del provvedimento in esame è stata sottolineata, come dicevo anche prima, dalle associazioni competenti nelle audizioni che si sono tenute in Commissione agricoltura. Comunque l'esigenza primaria è proprio quella di superare la legge n. 325 del 1958, che non è più adeguata sia alle esigenze di mercato sia alle normative comunitarie.
Altro obiettivo del provvedimento in esame è quello di tutelare e valorizzare la grande qualità del riso italiano, prestando attenzione anche alle varietà che la classificazione comunitaria non consentiva di avere. Il dibattito della filiera risicola vi è stato e si sono presi in esame ed in considerazione sia l'aspetto agronomico sia l'aspetto commerciale. Il provvedimento in esame stabilisce anche i parametri biometrici che individuano in maniera precisa le caratteristiche dei risi greggi che possono essere oggi utilizzati.
In Commissione alcune associazioni hanno sottolineato che il disegno di legge ha bisogno di una revisione che renda l'effettivo valore delle varietà tipiche e maggiormente apprezzate in Italia e all'estero e che occorre concedere poi la giusta importanza alla purezza varietale del riso. Inoltre, hanno anche addotto alcune considerazioni in merito alla classificazione della tabella 4, che è allegata al provvedimento stesso, soprattutto per il riso arboreo ed il carnaroli. Ma, nonostante tutte queste osservazioni, il provvedimento in esame, che riguarda proprio la nuova disciplina del commercio interno del riso, è a nostro avviso completo, proprio perché la stragrande maggioranza delle associazioni e dei produttori lo ha accolto positivamente.
A nostro avviso, comunque, il provvedimento in esame costituisce soltanto un primo passo per offrire stabilità a quello che è considerato l'immenso patrimonio risicolo del nostro Paese. Sicuramente occorrono altre modifiche e sarà opportuno, come ci teniamo a sottolineare, il confronto di filiera: sarà fondamentale ascoltare la voce delle associazioni, perché la filiera risicola riveste un ruolo molto importante nell'intera economia del Paese e nell'agricoltura stessa.
Però l'emendamento proposto dall'onorevole Nastri non è stato condiviso, come dicevo nel precedente intervento, con tutta la filiera. Per questo motivo il nostro sarà un voto di astensione. Sarebbe stato opportuno attendere prima di apportare subito cambiamenti al provvedimento. Voglio ricordare che abbiamo votato a favore dell'emendamento proposto dalla Commissione all'articolo 4, comma 4, che prevede il parere delle Commissioni parlamentari per la modifica degli allegati annessi al disegno di legge in esame. A nostro avviso, prima di apportare modifiche ad un provvedimento che interessa un settore così vasto, bisogna assolutamente sentire anche - oltre al parere della competente Commissione, che in questo caso è la Commissione agricoltura - gli addetti ai lavori. Con l'emendamento all'articolo 3 questo non si è verificato e, pur ritenendo importante il provvedimento in esame, il gruppo dell'Italia dei Valori ha deciso, lo ripeto, il voto di astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, annuncio l'intenzione di consegnare Pag. 33il mio intervento e dichiaro il voto di astensione del gruppo dell'Unione di Centro.
Pur condividendo l'impostazione complessiva dell'articolo 3 del provvedimento in oggetto, abbiamo dichiarato che non siamo - e non siamo stati - d'accordo; anzi, ci auguriamo e auspichiamo che al Senato tale articolo possa essere rivisto. Pertanto, ribadisco il voto di astensione sul provvedimento in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Signor Presidente, chiedo quindi che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Ruvolo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Negro. Ne ha facoltà.

GIOVANNA NEGRO. Signor Presidente, a nome del mio gruppo, dichiaro il voto favorevole sul provvedimento in oggetto.
A livello mondiale, il riso è la coltura che, più di ogni altra, nel tempo, ha costituito la principale risorsa alimentare per il maggior numero di persone. L'Italia, come è noto, è il primo produttore europeo di riso, ma non è questo l'elemento che caratterizza la nostra risicoltura. La nostra principale peculiarità, infatti, è da ricercare nella concentrazione delle coltivazioni e nella grande diversificazione e qualità delle varietà coltivate. La quasi totalità della risicoltura italiana si concentra in Piemonte e in Lombardia e, addirittura, per il 15 per cento, in una sola provincia, quella di Novara.
Il significato di tali dati deve far riflettere, in quanto evidenzia che in due regioni padane si concentra quasi il 50 per cento della produzione europea di riso e che, nelle aree in cui si pratica la risicoltura, la presenza di questa coltivazione è talmente rilevante ai fini delle dinamiche economiche, sociali ed ambientali nei territori interessati, da far sì che la tutela del riso ivi prodotta sia una priorità strategica, non solo per l'agricoltura, ma anche e, soprattutto, per gli interi sistemi socio-economici dei medesimi territori.
La grande diversificazione e la qualità delle varietà di riso coltivate è tale da caratterizzare la nostra risicoltura, a livello mondiale, quale un settore capace di esprimere, pressoché ovunque, prodotti di assoluta eccellenza. Si pensi, ad esempio, alla ridotta estensione delle risaie in Veneto ed alle varietà di assoluta qualità e di grande notorietà - quali, ad esempio, il vialone nano - che in tali regioni si riescono ad ottenere.
È proprio in virtù di questi due elementi caratterizzanti la nostra risicoltura - ossia del legame con il territorio e dell'elevata qualità della nostra produzione - che si rendono necessarie specifiche misure di tutela del nostro riso.
Giova precisare che, quando parliamo di tutelare il nostro riso, non ci riferiamo all'idea di adottare misure di protezione che, oltre ad essere contrarie alle norme comunitarie ed internazionali sulla libera concorrenza, non renderebbero, di certo, un buon servizio al riso italiano che, infatti, non ha tanto bisogno di essere protetto, quanto di essere adeguatamente riconosciuto dal consumatore italiano sul mercato italiano.
I valori qualitativi del nostro riso e la posizione che esso riveste nella nostra tradizione culinaria e, quindi, nella storia del nostro costume, sono noti a chiunque e non sono in discussione, anche perché la produzione dei mercati di riso in Italia è così caratterizzata dalla peculiarità territoriale e qualitativa, di cui dicevamo prima, da essere di per sé la principale e la migliore forma di produzione del nostro riso rispetto ai prodotti provenienti dai Paesi terzi.
Quel che oggi è importante e che, come esigenza, è stato pienamente colto dal presente provvedimento, è di mettere a disposizione del consumatore italiano le informazioni che gli consentano di poter consapevolmente orientare le proprie scelte di acquisto. In questo senso, riteniamo che il provvedimento in oggetto Pag. 34risponda, in primo luogo, alle esigenze di novellare la legislazione nazionale sul commercio del riso e, nel contempo, di favorire il riconoscimento del prodotto nazionale e delle varietà tradizionali, attraverso informazioni al consumatore sicuramente assai più chiare di quelle di cui può attualmente disporre.
Poiché questa era la principale esigenza cui il Governo si proponeva di far fronte attraverso il presente provvedimento, riteniamo che l'obiettivo sia pienamente raggiunto, e pertanto, dichiariamo il voto favorevole del gruppo Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucchi. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, avremmo voluto votare a favore del provvedimento in oggetto per come era arrivato in Commissione, e per come aveva trovato, nella risiera agricola e risicola, un punto di mediazione ed un'unità di intenti, in una discussione che era durata qualcosa come dieci anni.
Forse questa cosa accade solo in Italia, tuttavia la filiera risicola ha impiegato dieci anni per mettere a sistema una legge che regolamenta il commercio del riso italiano, legge che è datata 1958 e che, naturalmente, dimostra gli anni. Ci avevano impiegato dieci anni e noi pensavamo che fosse un buon segno, in quanto non è sempre così facile, soprattutto nel settore agricolo e agroalimentare, che la filiera trovi ragioni per tenere dentro gli interessi spesso confliggenti dei produttori, dei trasformatori e di chi, alla fine, commercializza.
Nel corso dell'esame nella nostra Commissione, questo provvedimento è stato peggiorato - direi radicalmente peggiorato - poiché si introduce un principio che, di fatto, scardina completamente le basi dell'accordo che la filiera aveva raggiunto e che potrebbe avere dei riflessi su tutte le altre denominazioni di vendita. Queste ultime, probabilmente, potrebbero trovare - quando questo disegno di legge verrà affrontato in Senato - valide ragioni per venirci a chiedere perché il carnaroli e il karnak si separano e la stessa cosa non avviene per le altre undici denominazioni di vendita che raggruppano al loro interno diverse varietà. Quindi, in qualche modo, depotenziamo e mettiamo a rischio questa ipotesi di stabilizzazione che serviva al nostro sistema.
Il settore della risicoltura in Italia è leader europeo, ma noi per il consumo interno produciamo il 30 per cento e ne esportiamo due terzi. Oggi stiamo parlando di quel 30 per cento; non stiamo parlando neanche dei prodotti DOP o IGP, i quali hanno scelto un'altra strada, ossia quella della denominazione di origine, della tutela e dei disciplinari. Quest'ultima, secondo me, è la strada che avrebbero dovuto imboccare quei produttori di carnaroli che hanno, evidentemente, fatto sentire la loro voce così forte da giungere fino in Commissione e indurre la maggioranza e il relatore a cambiare opinione rispetto ad un disegno di legge, a prima firma del Ministro Zaia, che è un disegno di legge governativo e che oggi, paradossalmente, io mi trovo a difendere e loro si trovano a smontare per una ragione che ancora non comprendo.
Pertanto, se i produttori - o alcuni produttori - di carnaroli volevano difendere la specificità della loro varietà, la strada da imboccare era quella della denominazione, non ne esistono altre. Vorrei ricordare, infatti, che i produttori di carnaroli hanno gli stessi diritti che hanno anche gli altri produttori; il karnak non è una varietà di riso estera perché contiene la «k» nel nome, ma è una varietà di riso italiana nata, in provincia di Pavia, da una ricerca volta a migliorare la produttività e la resistenza anche agli elementi patogeni delle nostre piante di riso: è, quindi, giusto che essa trovi uno sbocco commerciale, così come è giusto dare uno sbocco commerciale a tutta la nostra ricerca.
Dunque, si è voluto peggiorare il testo, ma questo provvedimento contiene anche alcuni elementi positivi per cui alla fine ci asterremo. Spero che il Senato sia nelle Pag. 35condizioni di approfondire la questione, di lasciarsi meno suggestionare da furori ideologici a difesa di prodotti di nicchia e cerchi di ricondursi a quello che la filiera, in qualche modo, ci aveva indicato.
Vorrei anche aggiungere che gli elementi positivi ci sono: intanto, ci adeguiamo ad una normativa europea e, essendo noi il primo Paese europeo di produzione di riso, ci arriviamo per ultimi, ma, come dire, non è mai troppo tardi (e questo ci porta a considerarlo quale elemento positivo); inoltre, stabilizziamo le altre undici denominazioni di vendita (ed anche questo, quindi, è un elemento positivo).
In conclusione, noi ci asterremo su questo provvedimento e non potremo votare a favore, in quanto esso è stato profondamente modificato. Penso che al Senato si faranno altri ragionamenti, penso che la filiera - che rappresenta i 240 mila ettari di terreno su cui produciamo - si farà sentire e non solo quei pochi produttori, i quali magari coltivano pochi ettari, ma sono venuti fin qui, hanno alzato la voce e qualcuno ha pensato che quella voce rappresentasse tutti. Non è così: quella voce non rappresentava tutti. Probabilmente al Senato quella voce farà cambiare idea a molti. Per questo motivo, ci asteniamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Beccalossi. Ne ha facoltà.

VIVIANA BECCALOSSI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà in relazione a questo provvedimento, che è stato approvato nel dicembre scorso dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro Zaia. È un provvedimento che si pone l'obiettivo di disciplinare il mercato interno del riso, nel territorio italiano.
Mi preme ricordare quanto il settore risicolo, esattamente come tanti, se non tutti, gli altri settori agricoli, sta vivendo un periodo di particolare difficoltà dal punto di vista economico. Si tratta di un settore per noi straordinariamente importante. L'Italia, infatti, benché abbia solo tre province vocate alla risicoltura, è leader in questo settore a livello europeo e non solo in termini quantitativi, ma anche in termini qualitativi.
L'obiettivo della Commissione agricoltura, quindi, non è solo quello di garantire l'adeguamento alla normativa europea, ma, nel contempo, anche quello di garantire la tutela e la protezione delle diverse varietà di riso che coltiviamo sul nostro territorio. Se è vero che il riso è una delle coltivazioni più frequenti in tanti Paesi, è altrettanto vero che, per come viene coltivato e soprattutto per come viene consumato nel nostro Paese, esso vede diverse varietà. Con questo provvedimento abbiamo cercato anche di garantire la specificità delle varie tipologie di riso coltivate nel nostro Paese, anche dando una sorta di garanzia al mondo dei consumatori, perché è bene che essi sappiano cosa vanno a mettere nel carrello della spesa quando scelgono questo o quel tipo di riso.
Mi preme anche ricordare quanto sia importante la risicoltura non solo dal punto di vista economico-agricolo, ma anche dal punto di vista ambientale. In effetti sappiamo che, laddove si coltiva riso, tornano a vivere determinate specie di animali e di piante; quindi si tratta di una di quelle colture che hanno anche un aspetto ambientale da non sottovalutare.
Per queste ragioni, ritengo che la Commissione agricoltura abbia apportato sì delle modifiche, ma certamente positive a un provvedimento che è stato sottoposto all'attenzione di tutto il settore agricolo e di tutte le organizzazioni professionali agricole che hanno espresso parere favorevole.
È quindi con convinzione che dichiaro il voto favorevole del gruppo che rappresento, il Popolo della Libertà, su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

PAOLO RUSSO, Presidente della XIII Commissione. Chiedo di parlare.

Pag. 36

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO, Presidente della XIII Commissione. Signor Presidente, intervengo telegraficamente solo per ringraziare tutti i colleghi e gli uffici che non si sono sottratti a una valutazione ad alto contenuto tecnico e lo hanno fatto tenendo presente le due questioni inerenti al provvedimento che stiamo per votare: da una parte, l'atteso e necessario obbligo di trasparenza nei confronti del consumatore e, dall'altra parte, l'esigenza di non abbandonare i produttori di un settore così importante per il sistema produttivo del nostro Paese, volgendo un'attenzione permanente alla parte agricola, a quella parte del made in Italy che è troppo spesso dimenticata.
In questo senso, mi permetto di ringraziare davvero tutti, i colleghi della maggioranza come quelli dell'opposizione.

(Coordinamento formale - A.C. 1991-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1991-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1991-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... onorevole Buonanno... onorevole Cristaldi... onorevole Abelli... onorevole Palumbo... onorevole Ferranti... onorevole Scilipoti... onorevole Rubinato... l'onorevole Scilipoti ha votato? Non riesce a votare... Ha votato? I colleghi hanno votato!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Nuova disciplina del commercio interno del riso» (1991-A):

Presenti 507
Votanti 263
Astenuti 244
Maggioranza 132
Hanno votato 263
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che la deputata Mariani ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,50).

ANTONIO PEPE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, intervengo per evidenziare una forte preoccupazione per la protesta che si leva dal mondo agricolo per la grave crisi che interessa il loro settore. Alcuni braccianti agricoli e alcuni agricoltori hanno bloccato tratti dell'autostrada Bari-Napoli, tratti dell'autostrada Foggia-Bari e minacciano di bloccare strade provinciali. È annunciato per oggi a Cerignola uno sciopero generale. La crisi e la protesta interessa anche il nord del Tavoliere e altre realtà pugliesi, campane e si sta estendendo anche ad altre regioni.
So che il Governo ha in agenda un piano per affrontare i problemi del mondo agricolo ...

PRESIDENTE. Onorevole, la prego!

ANTONIO PEPE. ... e che il Ministro molto opportunamente ha convocato un tavolo con le regioni per risolvere la crisi. Vedevo un attimo fa il sottosegretario Pag. 37Buonfiglio - che vedo in Aula - e approfitto del fatto che il sottosegretario è presente per ...

PRESIDENTE. Onorevole, riprendiamo l'argomento a fine seduta!

ANTONIO PEPE. Ho quasi terminato il mio intervento, signor Presidente. Invito dunque il sottosegretario a farsi portavoce di queste proteste per affrontare e risolvere, magari con la prossima legge finanziaria, questa grave crisi.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (A.C. 2836-A/R) (ore 12,52).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Ricordo che nella seduta del 9 novembre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che nella seduta del 12 novembre sono stati approvati gli articoli 1 e 2 e, dopo l'inizio degli interventi sul complesso degli emendamenti presentati all'articolo 3, l'Assemblea ha deliberato il rinvio nelle Commissioni del testo del disegno di legge.
Ricordo, altresì, che come costantemente affermato dalla Presidenza, per un principio di continuità del procedimento, l'esame in Assemblea - dopo il rinvio in Commissione - riprende dal punto in cui esso si era interrotto con lo stesso rinvio e, quindi, dall'esame dell'articolo 3.

(Ripresa esame degli articoli - A.C. 2836-A/R)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo delle Commissioni.
Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 2836-A/R).

(Ripresa esame dell'articolo 3 - A.C. 2836-A/R)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2836-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

MARIAROSARIA ROSSI, Relatore per la II Commissione. Le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 3.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCESCA MARTINI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi, onorevole Servodio, onorevole Golfo, onorevole Ciccioli, onorevole Boniver, onorevole Ruvolo, onorevole Landolfi, onorevole Mazzuca, onorevole Zinzi. Pag. 38
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 477
Astenuti 8
Maggioranza 239
Hanno votato
477).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Zinzi, onorevole Cesa, onorevole Lo Monte, onorevole Golfo, onorevole Sposetti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 482
Astenuti 5
Maggioranza 242
Hanno votato
482).

Prendo atto che il deputato Rota ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2836-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2836-A/R), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Misiani, onorevole Nola, onorevole Bianconi, onorevole Buonanno. I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 485
Astenuti 4
Maggioranza 243
Hanno votato
485).

Prendo atto che i deputati Bellotti e Di Staso hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2836-A/R )

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 2836-A/R ), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sposetti, onorevole Agostini, onorevole Aprea, onorevole Bernardini, onorevole Cenni, onorevole Mondello.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 489
Astenuti 4
Maggioranza 245
Hanno votato
489).

Prendo atto che il deputato Tocci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2836-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 2836-A/R ), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti. Pag. 39
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sposetti, onorevole Oliverio, onorevole Coscia, onorevole Agostini, onorevole Bersani, onorevole Moles, onorevole Rosso, onorevole Girlanda.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 492
Astenuti 4
Maggioranza 247
Hanno votato
492).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 2836-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 2836-A/R ), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sbai, onorevole Ghiglia, onorevole Girlanda, onorevole De Camillis.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 488
Astenuti 4
Maggioranza 245
Hanno votato
488).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 2836-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 2836-A/R), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sbai, onorevole Moffa, onorevole Sposetti, onorevole Lo Monte.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 493
Astenuti 3
Maggioranza 247
Hanno votato
493).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2836-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2836-A/R). Nessuno chiedendo di parlare, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

FRANCESCA MARTINI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Compagnon n. 9/2836-A-R/1, purché riformulato nel senso di sopprimere il primo capoverso delle premesse.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2836-A-R/2. Il Governo accetta gli ordini del giorno Giammanco n. 9/2836-A-R/3 e Cazzola n. 9/2836-A-R/4. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Mannucci n. 9/2836-A-R/5 e Ceccacci Rubino n. 9/2836-A-R/6. Il Governo accetta gli ordini del giorno Cimadoro n. 9/2836-A-R/7, Stefani n. 9/2836-A-R/8 e De Angelis n. 9/2836-A-R/9.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Catanoso n. 9/2836-A-R/10, a condizione che sia riformulato nel senso di sopprimere l'ultima parte del dispositivo poiché Pag. 40in contrasto con l'ordine del giorno Stefani n. 9/2836-A-R/8, accettato dal Governo.
Il Governo accetta, infine, l'ordine del giorno Follegot n. 9/2836-A-R/11.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Compagnon accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2836-A-R/1, accettato dal Governo purché riformulato. Prendo atto che l'onorevole Evangelisti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2836-A-R/2, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che gli onorevoli Giammanco e Cazzola non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno n. 9/2836-A-R/3 e n. 9/2836-A-R/4, accettati dal Governo.
Prendo atto che gli onorevoli Mannucci e Ceccacci Rubino non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno n. 9/2836-A-R/5 e n. 9/2836-A-R/6, accolti come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che gli onorevoli Cimadoro, Stefani e De Angelis non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno n. 9/2836-A-R/7, n. 9/2836-A-R/8, n. 9/2836-A-R/9, accettati dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Catanoso accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2836-A-R/10, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Follegot non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2836-A-R/11, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2836-A-R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, chiedo ai colleghi 3 minuti in più rispetto ai 22 anni di ritardo che abbiamo rispetto a questa Convenzione. Se vi chiedo troppo, allora smetto e consegno il testo. Questo è il dato (Commenti). Però volevo segnalare un aspetto al sottosegretario, che è stato molto disponibile, e anche alla maggioranza, che credo sia insensibile a questo punto, laddove abbiamo dato disponibilità, come Italia dei Valori, ad andare avanti su questo provvedimento e abbiamo incontrato qualche altro tipo di impedimento.
Credo che, invece, si debba richiamare la nostra disponibilità agli approfondimenti chiesti dal nostro presidente rispetto al provvedimento e, se oggi siamo qui, lo si deve anche alla disponibilità del gruppo Italia dei Valori. Voglio dire che tutto questo lavoro è stato fatto in tutti questi anni ed è stato paradossalmente per i ritardi del Parlamento, preceduto da molte regioni italiane che hanno attivato questo tipo di legge, fra le quali l'Abruzzo e per la quale anch'io ho firmato un provvedimento di legge in questo senso in materia di prevenzione del randagismo.
Voglio anche dire che il disegno di legge del Governo - per riconoscere il lavoro che è stato fatto e che finalmente viene fuori - interviene a colmare i vuoti normativi delle norme sanitarie e introduce specifiche sanzioni amministrative in capo a tutti i soggetti coinvolti nella filiera dell'illegalità (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Chi non vuole ascoltare può uscire!
Sono sanzionate in via amministrativa, con importi che possono arrivare fino a mille euro per ogni animale, coloro che effettuano i trasporti o che cedono a titolo oneroso animali introdotti illecitamente nel nostro Paese. Tale normativa consente, dunque, al nostro Paese, cruciale luogo di scambio di questi traffici, di adeguare la propria normativa e mette a disposizione delle autorità sanitarie e di controllo strumenti adeguati al fenomeno e capaci di ristabilire una regolare condizione di mercato degli animali. Sono due i punti di particolare e positivo interesse che si possono cogliere nell'articolato del disegno di legge in esame. Pag. 41
L'articolo 3, in particolar modo, interviene a reprimere pericolose consuetudini che possono mettere a repentaglio la vita e la fisiologia dei cani. Talune pratiche inaccettabili di cui ho parlato nel precedente intervento, unanimemente alla recisione delle corde vocali, all'asportazione delle unghie o dei denti per gli animali da compagnia come cani e gatti, sono questioni che avrebbero già dovuto trovare soluzione da oltre vent'anni se fosse stata tempestivamente ratificata questa Convenzione.
Particolarmente stringente, sempre all'interno dell'articolo 3, è l'equiparazione di queste condotte a quelle di maltrattamento comune, individuate dall'articolo 544-ter del codice penale inserito da questo Parlamento nel 2004 a stragrande maggioranza.
Un altro punto è quello che afferisce al traffico dei cuccioli, un problema non solo di carattere etico ma anche di carattere sanitario e addirittura fiscale. Ogni giorno migliaia di cuccioli di cani e gatti vengono importati nel nostro Paese illegalmente, la loro provenienza è per lo più dai Paesi dell'est Europa. La maggior parte dei cuccioli è trasportata in piena clandestinità senza documentazione di viaggio; per quelli regolari, tra virgolette, l'irregolarità si concretizza all'arrivo qui in Italia, quando la documentazione del Paese di origine viene strappata e sostituita con una nuova documentazione, nuovi vaccini, nuova data di nascita, nuovo chip: gli animali vengono in tal modo naturalizzati italiani. Tutto questo è reso possibile dal lavoro, tra virgolette, di vere e proprie organizzazioni criminali che gestiscono il traffico dei cuccioli.
Il disegno di legge del Governo introduce in tal senso uno specifico reato di traffico illecito di animali da compagnia per reprimere un fenomeno ormai non arginabile con le sole norme di carattere sanitario, finalizzato alla repressione di organizzazioni criminali a tutela del mercato degli animali. Il traffico dei cuccioli nasconde un vero e proprio business da 300 milioni di euro l'anno, associato alla vendita degli animali. Questi infatti sono importati per il valore economico che acquisiscono nel momento in cui diventano italiani. I cuccioli clandestini sono acquistati dall'importatore a prezzi irrisori, circa 60 euro, e poi venduti in Italia a prezzi 20-30 volte superiori, una volta trasformata la loro origine da est europea in italiana.
I rischi sanitari conseguenti derivano dal fatto che i cuccioli presentano una pluralità di patologie: si va dal cimurro alla rabbia paravirosi, conosciuta anche come gastroenterite trasmissibile, fino a diversi tipi di parassiti, rogne, epatite infettiva canina, malattie in aumento anche in nuove forme proprio a causa di questa attività, o altre malattie. Queste patologie costituiscono un rischio sanitario anche per gli essere umani.
Per tutti questi motivi il gruppo dell'Italia dei Valori esprime dunque il proprio giudizio favorevole auspicando la celere ratifica della Convenzione dopo che, come tutti sappiamo, ha dovuto fare ritorno in Commissione per superare l'impasse che si era venuta a creare la scorsa settimana in Aula. Gli aggiustamenti finali del testo sono da ritenersi un buon compromesso che soddisfa anche le varie associazioni che si occupano degli animali e del loro benessere in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, sento che c'è un «calore» affinché faccia un lungo intervento, per cui sarò molto breve. La posizione dell'Unione di Centro rispetto a questa ratifica sottolinea il fatto che purtroppo questa ratifica importante arriva dopo oltre vent'anni, e questo è uno dei motivi che ci deve far riflettere. Comunque va a sistemare e a normare alcuni aspetti nel rapporto con gli animali che sicuramente era opportuno definire anche prima. I principi fondamentali sono il benessere degli animali per il loro mantenimento, il divieto di interventi destinati a modificarne il mero Pag. 42aspetto di animale da compagnia, toccano anche finalmente quel passaggio che riguarda gli animali randagi che purtroppo quotidianamente vediamo in gran numero. Ma soprattutto si va a normare il traffico illecito di cuccioli e quindi anche il commercio illecito di questi animali.
Ho ricordato solo questi tre passaggi per sottolineare che durante la discussione in quest'Aula e anche in Commissione si è notato che su questo argomento c'è la necessità di un approfondimento e di un altro atteggiamento normativo rispetto a questo comparto. Concludo dicendo: a fronte di proposte di legge depositate, di una delle quali il sottoscritto è primo firmatario, perché non affrontiamo questo problema in quest'Aula in via definitiva, invece di continuare con decreti e ordinanze, cercando di essere più belli e più bravi degli altri su singoli argomenti che toccano questo mondo? Affrontiamo questi argomenti in Aula con i provvedimenti che sono già depositati, facciamo uno sforzo per unificarli e diamo una risposta definitiva affinché non succeda quello che è successo anche la scorsa settimana quando abbiamo discusso alcuni emendamenti sulle modifiche genetiche degli animali. In ogni caso, a parte queste considerazioni, dichiaro il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, preannuncio che consegnerò l'intervento a sostegno del voto favorevole da parte del gruppo della Lega, ma mi conceda qualche secondo per ringraziare sia il presidente Stefani sia il sottosegretario Martini per l'ottimo lavoro di mediazione che sono riusciti a fare dopo che la settimana scorsa erano emerse posizioni divergenti. È un ottimo lavoro di mediazione, che ha portato finalmente ad ascoltare e ad accettare anche le ragioni che il mondo venatorio ha portato all'interno di quest'Aula.
Signor Presidente, chiedo, dunque, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Pini, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, anch'io sarò breve nel dichiarare il voto del gruppo del Partito Democratico. I colleghi che mi hanno preceduto hanno esposto argomenti convincenti anche in relazione al tema che è all'origine della discussione, cioè la ratifica di una Convenzione che ormai è di venti anni fa.
Questa ratifica, come del resto accade per tutte le ratifiche, ci vede impegnati a esprimere un giudizio positivo, anche se probabilmente in vent'anni i temi che sono contenuti in questo provvedimento sono cambiati, sono mutate le dinamiche. Ad esempio, noi ci occupiamo del traffico internazionale, ma, come è noto e come ricordato anche dai colleghi che sono intervenuti in una seduta precedente, vi è anche il tema del traffico degli animali all'interno del nostro Paese, nonché una serie di tematiche che sono aperte su questo argomento e che necessitano certamente di un intervento a livello nazionale. Credo che il sottosegretario sia intenzionato a produrre un testo unico proprio per mettere insieme le varie problematiche che si pongono in questa materia e ritengo che ciò non potrà che essere qualcosa di utile perché, lo ripeto, al di là della Convenzione, abbiamo il problema di dare organicità agli interventi in un settore così importante.
Per il resto, il voto del gruppo del Partito Democratico è favorevole, anche alla luce dell'emendamento che è stato predisposto dalla Commissione e che abbiamo votato precedentemente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 43

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giammanco. Ne ha facoltà.

GABRIELLA GIAMMANCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Viceministro, sottosegretario, il disegno di legge di ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia rappresenta da oltre vent'anni un atto dovuto al Consiglio d'Europa.
La sensibilità, raggiunta nell'attuale contesto sociale nei confronti del mondo animale, fa di questo testo normativo una nuova conquista da parte del nostro Paese nel campo della tutela giuridica degli animali. Il rispetto nei confronti di tutti gli esseri viventi, soprattutto di quelli più deboli, umani o animali che siano, contraddistingue i Paesi più evoluti e con questo disegno di legge, dunque, l'Italia compie un ulteriore passo in avanti nel cammino di civiltà che la storia ci impone.
Se si è arrivati a tale importante traguardo lo dobbiamo a una straordinaria azione di Governo, alla compattezza e all'unione di intenti che ha contraddistinto il lavoro di chi ha fortemente voluto il testo che ci accingiamo a votare. Ringrazio, quindi, il Ministro Franco Frattini, il Viceministro Ferruccio Fazio e il sottosegretario Francesca Martini, che hanno mostrato grande attenzione nei confronti di tematiche che, troppo a lungo, sono state trascurate dal legislatore.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia...

GABRIELLA GIAMMANCO. Colleghi, permettetemi di svolgere qualche breve considerazione. Un ringraziamento va anche ai componenti della Commissione giustizia, a quelli della Commissione affari esteri...

PRESIDENTE. Colleghi, abbiate pazienza!

GABRIELLA GIAMMANCO. Presidente, io continuo... e ai colleghi del gruppo del Popolo della Libertà che si occupano della tutela degli animali. Tutti, con grande sensibilità, hanno lavorato al disegno di legge per migliorarne l'impianto originario, contribuendo, con il loro prezioso impegno, a salvaguardarne lo spirito. Permettetemi anche di ringraziare, in modo particolare, gli onorevoli Ceccacci Rubino, Antonione, Repetti, Rossi e Contento, che nelle scorse settimane, in modo costruttivo, hanno animato il dibattito nelle Commissioni.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Giammanco. Colleghi, capisco che tutti abbiamo voglia di concludere i lavori, ma l'onorevole Giammanco ha diritto a svolgere il suo intervento per dichiarazione di voto per dieci minuti, quindi questo sottofondo veramente non è gradevole. Prego, onorevole, prosegua (Applausi).

GABRIELLA GIAMMANCO. Grazie, Presidente. Il disegno di legge che oggi votiamo, oltre a ratificare e dare esecuzione alla Convenzione europea del 1987, introduce nella legislazione italiana alcune importanti novità.
Il delitto di maltrattamento di animali, previsto dal nostro codice penale, è stato completamente riscritto. Sono state previste pene più severe per chi maltratta un animale e, per la prima volta, le medesime sanzioni penali saranno dirette a punire anche chi sottopone un animale a interventi chirurgici non terapeutici destinati a modificarne l'aspetto, come il taglio o l'amputazione della coda o delle orecchie, la recisione delle corde vocali, l'asportazione delle unghie o dei denti. Da oggi, tali condotte saranno considerate forme di maltrattamento alla stessa stregua delle sevizie, della somministrazione agli animali di sostanze stupefacenti e di tutti quei trattamenti che procurano loro un danno alla salute. La punibilità sarà esclusa solo per interventi terapeutici o destinati a impedire la riproduzione dell'animale e nei casi stabiliti da un apposito regolamento che emanerà il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali sentita la Federazione nazionale degli ordini dei veterinari.
Il disegno di legge si pone, inoltre, l'obiettivo di reprimere il triste fenomeno Pag. 44del mercato clandestino dei cuccioli, introducendo in Italia una nuova fattispecie di reato: il traffico illecito di animali da compagnia. È un traffico che nasconde un giro di affari da 300 milioni di euro l'anno, gestito da organizzazioni criminali alle quali è possibile contestare, oltre al reato di maltrattamento di animali, i reati di falsificazione di documentazione, frode in commercio, truffa, esercizio abusivo della professione di medico veterinario.
Ritengo, inoltre, importante ribadire alcuni dei principi fondamentali che la Convenzione europea ha fissato per tutelare il benessere degli animali. Il testo, oltre a vietare l'abbandono di un animale da compagnia (fattispecie già sanzionata dal nostro codice penale), vieta che gli si possano causare dolori e sofferenze. Ciò, unitamente a pene più severe previste per il reato di maltrattamento, ai necessari controlli sanitari e a ispezioni delle forze dell'ordine frequenti e accurate, scoraggerà la condotta di chi, senza scrupoli, gestisce da anni canili e allevamenti lager, dove gli animali sono costretti a vivere qualunque tipo di violenza. La Convenzione vieta, inoltre, ogni forma di addestramento dannosa per la salute dell'animale, soprattutto se lo si costringe a prestazioni al limite delle sue capacità naturali. La Convenzione stabilisce che gli animali da compagnia non possano essere impiegati in pubblicità, spettacoli, esposizioni, competizioni, qualora in tali attività ne venga messo a rischio il benessere. Di fondamentale importanza, a tale proposito, dovranno essere i controlli e le verifiche, in particolar modo nei circhi, nelle mostre, nelle esposizioni itineranti, nelle gare sportive e nelle manifestazioni pubbliche popolari. La Convenzione, poi, impegna le parti contraenti ad avviare programmi d'informazione ed educazione per promuovere tra le organizzazioni e gli individui interessati al mantenimento, all'allevamento, al commercio o alla semplice custodia di animali da compagnia, la conoscenza dei principi in essa contenuti. In particolare, si dovrà scoraggiare il dono di animali da compagnia come premio, ricompensa o omaggio, oltre che l'acquisto irresponsabile o da parte dei minori di sedici anni senza il permesso dei genitori, che porta inevitabilmente all'aumento degli animali abbandonati (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Va bene che parliamo di cani, ma gli ululati non sono degni dell'Aula. Onorevole, ha ancora cinque minuti, prego può proseguire.

GABRIELLA GIAMMANCO. Grazie, signor Presidente. Come dicevo, la Convenzione vieta anche l'acquisto da parte dei minori di sedici anni senza il permesso dei genitori di animali da compagnia, cosa che porterà inevitabilmente all'aumento degli animali abbandonati se non fosse messa in atto. In seguito alla ratifica di questa Convenzione, ci auguriamo, infine, che si possa dare attuazione all'articolo 5 della legge n. 189 del 2004, che prevede l'integrazione nei programmi didattici delle scuole di attività formative che possano educare i più piccoli al rispetto degli animali.
Per tutti questi motivi, certa che quest'Aula saprà esprimere un voto unanime superando le divisioni politiche pur presenti, dichiaro che il voto del gruppo Popolo della Libertà sarà favorevole al disegno di legge di ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia (Applausi).

PRESIDENTE. Questo applauso ha ampiamente ripagato per tutti i disturbi che ci sono stati.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, ringrazio naturalmente anch'io il sottosegretario, che ha dato la disponibilità all'accoglimento dell'ordine del giorno. Tuttavia, chiedo una puntualizzazione minima e una certa attenzione rispetto ai regolamenti che dovranno essere emanati relativamente al sequestro non solo dei Pag. 45cani o dei gatti, ma di tutti gli animali. Credo che in questo sistema ci sia un punto d'attenzione da cogliere.
Chi subisse il sequestro per effetto di denunce che qualsiasi persona può fare, diventa di fatto un bersaglio facile. A fronte di denunce di associazioni animaliste - ve ne sono parecchie in giro per l'Italia - a volte anche infondate, il sequestro riesce a produrre denaro, che va poi nelle casse di queste associazioni, che sono referenziate dal Ministero. Credo che questo meccanismo vada un po' sistemato e perfezionato, in modo da non renderlo automatico, perché qualsiasi denuncia può produrre un sequestro e il mantenimento da parte di questa associazione, che prende già i soldi dal Ministero. Credo anche, per me che vengo dal mondo cattolico, che il principio fondamentale che andava chiarito - che ci sono dei rapporti, c'è l'uomo e c'è l'animale - vada compendiato e accolto, come è stato fatto.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 2836-A/R)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2836-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2836-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Cesare Marini, Sposetti, Rosso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno» (2836-A/R):

Presenti 473
Votanti 467
Astenuti 6
Maggioranza 234
Hanno votato 466
Hanno votato no 1.

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Brugger, Buonfiglio, Cirielli, Cota, Donadi, Duilio, Gregorio Fontana, Franceschini, Lo Monte, Martini, Menia, Migliavacca, Migliori, Milanato, Pescante, Saglia, Stefani, Urso e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 46

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, il Ministro per le pari opportunità, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e il Ministro per la semplificazione normativa.

(Modalità con le quali il Governo intende far conoscere ai cittadini e agli operatori i contenuti della riforma della pubblica amministrazione - n. 3-00790)

PRESIDENTE. L'onorevole Palmieri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00790, concernente modalità con le quali il Governo intende far conoscere ai cittadini e agli operatori i contenuti della riforma della pubblica amministrazione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO PALMIERI. Signor Ministro, lei come noi e più di noi è convinto assertore del fatto che la pubblica amministrazione debba diventare un fattore di sviluppo decisivo sia per uscire dalla crisi, sia per portare finalmente il nostro Paese nell'alveo delle democrazie più moderne nel mondo.
Ciò premesso, poiché la riforma che porta il suo nome è da ormai poche settimane già diventata definitivamente operativa, a me preme sapere in che modo la comunicazione di questa riforma arriverà in due direzioni: la prima, nei confronti dei cittadini, in modo tale che essi possano esserne a conoscenza ed esigere i loro diritti; la seconda, non meno importante, nei confronti dei dipendenti della pubblica amministrazione stessa, molti dei quali sono oggetto da parte nostra di grande attenzione, perché questa riforma punta a valorizzare il merito di coloro i quali lavorano bene. Sotto questi due punti di vista, il nostro gruppo ha ritenuto utile e opportuno interrogarla per sapere come intenda muoversi.

PRESIDENTE. Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, ha facoltà di rispondere.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, come è noto il decreto legislativo n. 150 del 2009 introduce importanti novità nella disciplina del lavoro pubblico, finalizzate a migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione.
Attraverso un portale della riforma, consultabile all'indirizzo Internet www.riformabrunetta.it, abbiamo voluto realizzare uno strumento moderno e inedito che consentirà a cittadini, pubblici dipendenti e imprese non solo di conoscere i diversi aspetti della riforma, ma anche di monitorarne in tempo reale l'andamento.
Il portale della riforma si articola in tre sezioni: Conoscere, Seguire e Partecipare. La sezione Conoscere raccoglie documenti, studi, analisi e articoli di stampa sulla riforma e le disposizioni legislative di riferimento su performance, valutazione, premi, dirigenza e sanzioni disciplinari, nonché tutte le circolari attuative.
La sezione Seguire è dedicata allo stato di attuazione della riforma: offre un diagramma interattivo, «Riforma a colpo d'occhio», che raccoglie le tappe fondamentali della riforma ed elenca i vari provvedimenti che ne derivano.
La sezione Partecipare è la sezione più interattiva del sito, poiché raccoglie tutte le informazioni sui protocolli di attuazione firmati con i soggetti istituzionali (regioni, province e comuni), nonché sugli incontri dedicati alla riforma e alla formazione.
Dal primo giorno di apertura del portale, circa il 16 novembre, ad oggi abbiamo già avuto oltre 52 mila contatti: un dato molto positivo, che dimostra l'interesse dei cittadini e dei pubblici dipendenti verso la totale accessibilità e trasparenza del lavoro svolto dalla pubblica amministrazione.
Tale attenzione ci spinge, dunque, a proseguire sulla strada già intrapresa di Pag. 47una veloce e incisiva riforma dell'amministrazione. Ricordo, inoltre, che per un mio impegno ogni sei mesi riferirò al Parlamento sullo stato di attuazione della riforma stessa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Palmieri ha facoltà di replicare.

ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, signor Ministro, condivido il suo giudizio sul fatto che è importante ed innovativo usare uno strumento come il portale, che lei ha appena descritto nelle sue principali articolazioni, per informare sia i cittadini, sia le imprese, sia soprattutto i dipendenti della pubblica amministrazione, che, come dicevamo prima, devono essere i protagonisti di questa riforma. Accanto a ciò, quindi, posso dire a nome del nostro gruppo e dell'intero PdL che non mancherà da parte nostra, anche con gli strumenti informatici in nostro possesso, il contributo ad agevolare e convogliare il traffico su questo portale, perché è giusto ed opportuno che la maggior parte delle persone possa godere di tali informazioni.
Lei ha parlato di accessibilità e di trasparenza: ho il piacere di render merito di un'altra iniziativa del suo Ministero, un altro portale www.accessibile.gov.it, dove finalmente abbiamo rimesso in essere un sistema di coinvolgimento dei cittadini disabili per segnalare le barriere digitali architettoniche che impediscono loro di fruire compiutamente dei servizi della pubblica amministrazione sia centrale che periferica in tutti i vari siti.
Il portale della riforma e questo portale dedicato alle segnalazioni delle questioni che non vanno, quindi, sono due strumenti importantissimi non solo per informare, ma anche per coinvolgere i cittadini. Credo che una democrazia moderna, con gli strumenti che oggi la tecnologia mette a disposizione di chi governa e, soprattutto, dei cittadini, debba continuare in questa direzione di informazione, partecipazione e coinvolgimento. Quindi le rivolgo un grazie sincero, un sincero «in bocca al lupo»: noi saremo con lei (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Problematiche inerenti alla riduzione degli stanziamenti previsti in capo al Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri - n. 3-00791)

PRESIDENTE. L'onorevole Mosca ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00791, concernente problematiche inerenti alla riduzione degli stanziamenti previsti in capo al Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ALESSIA MARIA MOSCA. Signor Presidente, signor Ministro, la questione che solleviamo oggi riguarda la decurtazione di risorse, che abbiamo realizzato essere stata attuata proprio in questi giorni durante l'esame del disegno di legge di bilancio: è previsto, a quanto ci consta, un taglio netto dell'80 per cento delle risorse previste per il Ministero per le pari opportunità (da 29 milioni di euro si passa ad oggi, secondo quanto stabilito nel disegno di legge di bilancio, a 4 milioni di euro): un taglio quindi veramente molto grave, considerate le competenze che il Ministero ha su alcuni temi che sono particolarmente cari.
La domanda quindi che noi poniamo oggi al Ministro è quali azioni intenda attuare per fare in modo che tale decurtazione non avvenga; riteniamo infatti che il compito di questo Ministero sia particolarmente importante e vorremmo fare in modo che possa essere svolto con tutte le risorse finanziare necessarie.

PRESIDENTE. Il Ministro per le pari opportunità, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in merito ai Pag. 48quesiti posti dall'onorevole Mosca, preciso che non ho mai sottovalutato l'importanza di disporre di risorse adeguate per il raggiungimento degli obiettivi che rientrano nella competenza del Ministero per le pari opportunità. Proprio per questo, mi sono adoperata affinché i finanziamenti previsti dalla legge finanziaria per l'anno 2008 e destinati al Fondo contro la violenza alle donne, azzerati con il decreto-legge n. 93 del 2008, venissero ripristinati in fase di conversione del citato decreto-legge nella legge 24 luglio 2008, n. 126.
Sempre in tema di violenza contro le donne, non solo è stata prevista un'autorizzazione di spesa aggiuntiva pari ad 1 milione di euro per l'istituzione del numero verde nazionale a favore delle vittime degli atti persecutori, così come anche evidenziato dall'interrogante, ma all'articolo 6 della legge citata sono stati destinati altri 3 milioni di euro al Fondo nazionale conto la violenza sessuale e di genere, per sostenere e diffondere sul territorio i progetti di assistenza, di protezione e di tutela delle vittime di violenza sessuale e di genere.
Inoltre, per contribuire alla ricostruzione dei centri di aiuto alle donne dell'Abruzzo distrutti dal terremoto, il cosiddetto decreto-legge Abruzzo ha previsto un ulteriore stanziamento di 3 milioni di euro.
Per quanto riguarda il Piano per gli asili nido, il 13 novembre scorso, insieme al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione e al sottosegretario per le politiche per la famiglia, ho siglato un protocollo di intesa che ha per oggetto l'attivazione di un insieme coordinato di azioni e di interventi per la realizzazione, presso tutte le pubbliche amministrazioni, di nidi e di altri servizi socio-educativi per l'infanzia, al fine di favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle dipendenti pubbliche.
Le risorse per questa ed altre azioni per la conciliazione verranno reperite anche attraverso i risparmi che deriveranno dall'attuazione della riforma sull'età pensionabile, pari a più di 2 miliardi di euro in dieci anni, e che confluiranno in un fondo per il finanziamento di interventi dedicati a politiche sociali e familiari. Parte di queste risorse, valutabili in circa 30-50 milioni di euro l'anno, saranno utilizzate per aumentare l'offerta pubblica di asili nido.
Il tema della conciliazione, d'altra parte, è oggetto di grande attenzione da parte del Ministero per le pari opportunità e in proposito l'interrogante menziona i 40 miliardi di euro destinati ad attuare interventi volti a favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, erroneamente affermando che ad oggi non esisterebbero tali risorse. Mi preme sottolineare, al contrario, che tali risorse esistono e finanziano le iniziative del piano di intervento per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, già trasmesso alla Conferenza unificata per l'acquisizione dell'intesa. Nel piano sono indicate le linee di intervento per la sperimentazione dei servizi innovativi di cura dell'infanzia (come, per esempio, le mamme di giorno), per la diffusione dei voucher introdotti dalla «legge Biagi», per il sostegno del telelavoro e della formazione, per il reinserimento delle donne nel mercato del lavoro dopo i periodi di congedo parentale.

PRESIDENTE. Ministro Carfagna, la prego di concludere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, ho concluso. È chiaro che ciò non esclude il mio costante impegno volto a reperire nuove risorse per sostenere quelle politiche di pari opportunità che, secondo noi, in questo momento sono più che mai urgenti e necessarie.

PRESIDENTE. L'onorevole Mosca ha facoltà di replicare.

ALESSIA MARIA MOSCA. Signor Presidente, constatiamo che per l'ennesima volta il Governo, anche in un campo così delicato - peraltro, mi dispiace aver sollevato tale questione in occasione della ricorrenza della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne - sta facendo in Pag. 49questo caso, come in altri, il gioco delle tre carte perché le risorse che vengono tolte da una parte magicamente vengono spostate in altri settori, ma si tratta sempre delle stesse risorse e non si capisce bene quale sia effettivamente l'utilizzo che ne venga poi fatto. Peraltro, il Governo lo fa con una mancanza di trasparenza totale, in modo da confondere le cittadine e i cittadini soprattutto riguardo al fatto che alla fine i servizi non vengono erogati e non viene, di fatto, garantito loro ciò di cui hanno bisogno.
Stiamo parlando di promesse, ancora una volta di annunci di ciò che verrà fatto. È stato promesso più di una volta, dai Ministri Carfagna e Sacconi, un grande piano per l'occupazione. Tale piano non si riduce e non si risolve negli asili nido, che sappiamo bene essere molto importanti, ma che non risolvono la situazione di crisi nella quale versa l'occupazione femminile. Questa crisi si è andata aggravando con la crisi economica che ha coinvolto tutti, ma che sta toccando particolarmente le donne. Crediamo che quanto sta facendo il Governo non sia assolutamente sufficiente per dare la priorità ad una delle risorse principali delle quali disponiamo in Italia e che sono sottoutilizzate.
Come Partito Democratico abbiamo avanzato una serie di proposte, siamo disposti a mettere a disposizione del Governo anche i nostri suggerimenti per fare in modo che tali situazioni vengano risolte, perché crediamo che il nostro Paese non possa più permettersi di avere dei numeri, che fanno il quadro della situazione delle donne, che ci rende simili ai Paesi del Terzo Mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Chiarimenti in merito agli effetti sulla gestione della protezione civile e del personale pubblico di disposizioni contenute in una bozza di decreto-legge che inciderebbe su tali materie - n. 3-00792)

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Pietro e Borghesi n. 3-00792, concernente chiarimenti in merito agli effetti sulla gestione della protezione civile e del personale pubblico di disposizioni contenute in una bozza di decreto-legge che inciderebbe su tali materie (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro, noi dell'Italia dei Valori le chiediamo se sia vero che in uno dei tanti, troppi decreti-legge allo studio sia prevista la costituzione di una società per azioni per lo svolgimento di funzioni strumentali al Dipartimento della Protezione civile - tra cui la progettazione, la scelta dei contraenti, la direzione dei lavori, la vigilanza, l'acquisto di forniture e servizi - e se sia prevista effettivamente la stabilizzazione di 1.200 persone e l'assunzione di 50 dirigenti presso la predetta società.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, posso subito confermare all'onorevole Borghesi che il Dipartimento della Protezione civile sta effettivamente studiando e valutando alcune soluzioni normative relative alla cessazione dello stato di emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania e all'avvicendamento delle funzioni del commissario delegato per il sisma dell'Abruzzo del 6 aprile 2009, il dottor Bertolaso, con il commissario delegato, il presidente della regione Abruzzo. Tutto ciò ha il fine di consentire che i predetti procedimenti possano avvenire in modo ordinato e coerente, senza che ne derivi alcuna soluzione di continuità a detrimento del complesso di iniziative poste in essere per il superamento di entrambi i contesti emergenziali.
Circa quanto da lei richiesto, onorevole Borghesi, in ordine alla ventilata adozione della normativa in oggetto mediante la forma del decreto-legge, posso dirle che allo stato ancora nulla è stato deciso e che spetterà al Consiglio dei ministri, qualora tale Pag. 50proposta venga avanzata, valutare l'opportunità dell'impiego di un tale strumento normativo in relazione alle esigenze di natura temporanea e alle condizioni di fatto sussistenti.
Per quanto riguarda un altro aspetto della sua interrogazione, sono attualmente al vaglio del competente ufficio legislativo del Dipartimento della Protezione civile alcune misure atte a consolidare e migliorare la capacità di risposta del Dipartimento stesso nella tutela delle primarie esigenze delle popolazioni colpite da disastri tali da richiedere la dichiarazione dello stato di emergenza.
A tale proposito, non si può escludere che nell'intervento normativo in corso di confezionamento vi possa essere anche spazio per l'inserimento di disposizioni aventi ad oggetto il personale del Dipartimento della Protezione civile, così come - eventualmente - anche una nuova strutturazione dello stesso Dipartimento.
Circa il personale, che da tutti - anche a livello internazionale - è riconosciuto come particolarmente motivato e qualificato nella gestione delle emergenze, si sta valutando la possibilità di attuare procedure di reclutamento nei ruoli della pubblica amministrazione; e circa l'eventuale costituzione di una società in house con compiti prettamente strumentali essa risponderebbe alle medesime finalità di efficacia, efficienza ed economicità dell'azione propria del Dipartimento della Protezione civile.
In ogni caso, ribadisco che si tratta di norme che sono ancora in fase di studio e di riflessione: dunque non è possibile in questa sede giungere a indicazioni o a conclusioni sulle ricadute di un'eventuale tale normativa che sarà conclusivamente adottata, né è possibile prefigurare adesso valutazioni sul merito degli orientamenti che saranno infine prescelti e che naturalmente saranno portati a conoscenza del Parlamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare.

ANTONIO BORGHESI. Signor Ministro, lei non conferma e non smentisce, ma poiché circola già l'articolato - si tratterebbe dell'articolo 11 di un decreto-legge che dovrebbe essere approvato domani - noi dell'Italia dei Valori le diciamo che dopo la privatizzazione dell'acqua saremmo di fronte ad un provvedimento di privatizzazione della protezione civile, che rappresenta una delle funzioni più delicate e più importanti in uno Stato moderno: una funzione che, proprio perché deve intervenire sulle emergenze, spesso può farlo al di fuori delle regole e dei controlli.
Noi ne parliamo in un momento in cui, in Abruzzo, già si sta assistendo ai primi arresti per la gestione degli appalti del dopo-terremoto, dopo che questo Governo ci aveva garantito una particolare prevenzione, che, evidentemente, è fallita.
Con un provvedimento come questo vi saranno eventualmente ancora meno controlli e quindi ancora più tangenti; inoltre, ci troviamo di fronte ad un meccanismo che si colloca al di fuori di tutte le regole che il Ministro Brunetta - che non c'è più e se ne è andato - chiede invece di far rispettare. Ma così andremmo alla stabilizzazione di tanti precari e di tanti dirigenti - amici evidentemente di Bertolaso -, senza una valutazione di merito e senza un concorso: ci chiediamo che cosa potrebbe raccontare poi il Ministro Gelmini a tutti i precari della scuola che hanno perso il loro lavoro!
Concludo: complimenti, ancora una volta siamo e saremo in presenza, se venisse confermato questo provvedimento, di interessi privati in atti d'ufficio.
Noi dell'Italia dei Valori, signor Ministro, ve lo diciamo con forza: prima o poi dovrete rispondere al Paese del modo disinvolto con cui state trattando le cose pubbliche come se fossero affari privati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola media dell'Istituto comprensivo «Giovanni XXIII» di Monte Sant'Angelo in provincia di Foggia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

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(Chiarimenti in merito all'efficacia e alla necessità del vaccino contro l'influenza A/H1N1 - n. 3-00793)

PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00793, concernente chiarimenti in merito all'efficacia e alla necessità del vaccino contro l'influenza A/H1N1 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole Ministro, le recenti prese di posizione del Ministro della sanità polacco, insieme al ricorrente allarme sull'efficacia, se non addirittura sulla tossicità, del vaccino contro l'influenza A/H1N1, hanno creato nella cittadinanza una condizione di pericoloso disagio e di disorientamento, soprattutto se messa in relazione all'informazione contraddittoria propagata dai mass media che, da un lato, descrivono una situazione di pericolosa pandemia, mentre contemporaneamente tendono ad assicurare il pubblico con le dichiarazioni delle autorità sanitarie. Allora, intendo domandare al Ministro se non intenda, a sua volta, assumere iniziative volte a chiarire all'opinione pubblica se vi è efficacia o meno da parte di questo vaccino e sulla necessità dello stesso vaccino, tenuto conto del fatto che, peraltro, è pagato dai contribuenti.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio l'onorevole Pisicchio che mi consente, a nome del Governo, di fornire ancora dei chiarimenti su un tema così all'attenzione dell'opinione pubblica. Ribadisco innanzi tutto che il Governo ha immediatamente assunto tutte le misure necessarie per fronteggiare la diffusione di questo nuovo virus con una strategia vaccinale a tutela dei soggetti a rischio.
Relativamente all'efficacia del vaccino utilizzato in Italia, che è uno dei quesiti posti dall'onorevole Pisicchio, preciso che lo stesso è stato autorizzato dalla Commissione europea sulla base di dati scientifici e rilevabili da studi clinici valutati dagli organi tecnici comunitari. Alcuni vaccini pandemici, come è noto, tra cui quello attualmente somministrato in Italia, contengono un adiuvante per ridurre la quantità di antigene virale da utilizzare, potendo così sia conseguire una risposta più efficace da parte del soggetto vaccinato, sia produrre un maggior numero di dosi di vaccino. Gli adiuvanti utilizzati nei vaccini per l'influenza pandemica sono stati già autorizzati per l'utilizzo in altri vaccini (per esempio quelli contro l'epatite virale B e i vaccini antinfluenzali stagionali) ed hanno superato, con successo, studi clinici per la valutazione della loro sicurezza.
Al momento, i quantitativi di vaccino pandemico previsti dalla fornitura in base al vigente contratto sono sufficienti ad immunizzare la quota di popolazione italiana prevista (il 40 per cento) nel rispetto dei profili di efficacia e sicurezza.
Da parte di tutte le istituzioni sanitarie interessate è stata avviata, con tempestività, la sorveglianza dell'epidemia tramite la rilevazione da parte della rete dei medici sentinella dei casi registrati fra i propri assistiti e dei dati sui virus circolanti tramite la rete dei laboratori accreditati. Per quanto riguarda il monitoraggio di eventuali reazioni avverse, l'Agenzia per il farmaco ha predisposto un piano nazionale di farmacovigilanza per il monitoraggio della sicurezza dei vaccini pandemici e degli antivirali nel corso della pandemia influenzale.
In conclusione, anche qui rispondo allo specifico quesito dell'onorevole Pisicchio, secondo i dati dell'OMS, mentre all'influenza stagionale si attribuisce un tasso di incidenza sulla popolazione pari al 10 per cento, per l'influenza pandemica si ipotizzano, invece, dei tassi superiori al 30 per cento.

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PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di replicare.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Ministro ed aggiungo che avrei davvero desiderato ascoltare una risposta capace di togliere a me, e a tutti gli italiani, ogni ombra di dubbio.
Purtroppo mi consentirà di dire che qualche elemento di perplessità comunque esiste. Per esempio, per quale ragione è stata dichiarata una pandemia così importante per un'influenza di questo tipo quando invece ciò non è stato fatto per l'influenza stagionale che comunque fa un miliardo di malati all'anno con un milione di decessi? Ancora, esistono test clinici sufficientemente comprovanti l'assoluta innocuità di questo vaccino? Come mai in Germania, Paese peraltro differente dal nostro, vi è un'ipersensibilità dal punto di vista della risposta della popolazione alle sollecitazioni relative ai vaccini antinfluenzali, mentre a fronte dei 50 milioni di vaccini che sono stati distribuiti soltanto cinque milioni sono stati utilizzati? Insomma, sono punti di domanda che restano in noi anche relativamente ad un aspetto. Già oggi c'è un picco importante di questa influenza. Non c'è ancora una copertura della popolazione, e allora chi oggi fa la vaccinazione per quale ragione la fa? Mi permetterà, io evidentemente non ho le cognizioni scientifiche per poter contestare un allarme di dimensioni così ampie, tuttavia ho la perplessità - credo a questo punto giusta - sul fatto che le scelte compiute dalle industrie farmaceutiche e imposte ai Governi in qualche modo abbiano una loro ragione.

(Risultanze dei lavori della Commissione di alta consulenza costituita presso il Ministero della difesa per la messa a punto del nuovo modello di difesa - n. 3-00794)

PRESIDENTE. L'onorevole Gidoni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00794, concernente risultanze dei lavori della Commissione di alta consulenza costituita presso il Ministero della difesa per la messa a punto del nuovo modello di difesa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, signor Ministro, risulta agli interroganti che sarebbero giunti a delle conclusioni i lavori della commissione di alta consulenza costituita presso il Ministero della difesa per mettere a punto il nuovo modello di difesa. Inoltre nel disegno di legge finanziaria è prevista l'istituzione della società Difesa servizi Spa. Chiediamo dunque di conoscere quali siano in sintesi le conclusioni della commissione e se e quando il Governo intenda riferirne dettagliatamente alle Camere, con particolare riferimento alla volontà di utilizzare la costituenda società Difesa servizi Spa per contribuire al finanziamento delle trasformazioni richieste dalla realizzazione del nuovo modello di difesa.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispetto a quest'ultimo aspetto della domanda dell'onorevole Gidoni, che ringrazio, a quanto mi risulta il Ministro della difesa, onorevole La Russa, ha dato la disponibilità per svolgere un'audizione presso le Commissioni congiunte Difesa di Camera e Senato nel mese di dicembre. In quella sede sicuramente potrà essere molto più esaustivo di quanto non possa fare io in questa sede. L'onorevole ha fatto giustamente riferimento ai lavori della commissione di alta consulenza e studio per ridefinire il sistema della sicurezza e della difesa nazionale. Io offro alcuni cenni sui lavori di tale commissione, che naturalmente ha dovuto innanzitutto tenere conto dell'attuale congiuntura economica non propriamente favorevole. Si è così assunto il vincolo di prevedere un livello di risorse coerente con gli obiettivi della finanza pubblica. Naturalmente tale vincolo richiede comunque la certezza di risorse Pag. 53disponibili per il futuro. La commissione ha considerato inoltre la possibilità di utilizzare in maniera flessibile le risorse a disposizione, ripartendole di volta in volta nelle aree ritenute prioritarie. Si deve comunque precisare che la commissione non è pervenuta alla conclusione che sia necessario un cosiddetto nuovo modello di difesa, ma in particolare ha segnalato la necessità della riorganizzazione complessiva del Dicastero che assicuri il pieno esercizio delle attribuzioni che la legge conferisce al Ministro della difesa. In compiuta applicazione, nello spirito e nella lettera, di quanto sostenuto dalla commissione, tale riorganizzazione delle aree tecnico-operative e tecnico-amministrative deve prevedere la certezza di un afflusso ininterrotto di personale giovane che sia attratto da prospettive chiare di prosieguo della carriera nella difesa o in un'altra amministrazione.
Per quanto riguarda poi l'istituzione della società Difesa servizi Spa, è opportuno sottolineare che si tratta di pervenire alla costituzione di una società funzionale all'esigenza di creare valore aggiunto mettendo a reddito alcune prestazioni fornite dalle Forze armate.
Tale istanza, come ricordava l'onorevole interrogante, è stata recentemente recepita con un emendamento nel testo del disegno di legge finanziaria 2010, come licenziato dal Senato della Repubblica. Tale testo è attualmente in discussione alla Camera. È un tema che naturalmente non faceva parte degli approfondimenti condotti dalla Commissione, ma che certamente va nella direzione auspicata di valorizzare potenzialità interne alle Forze armate con un ritorno diretto coerente in ogni caso con gli obiettivi della trasformazione futura. Comunque - ripeto - il Ministro La Russa riferirà alle Commissioni competenti su altri aspetti e sarà lieto di poter rispondere alle richieste di approfondimento che gli onorevoli interroganti vorranno rivolgergli.

PRESIDENTE. L'onorevole Gidoni ha facoltà di replicare.

FRANCO GIDONI. Signor Ministro, la ringrazio per la risposta. Comincio dalla fine: sulla Difesa servizi Spa la Lega aveva già avuto alcune perplessità. Avremmo affrontato volentieri il progetto di legge al Senato ma per priorità, considerati i tempi e le difficoltà di bilancio che lei giustamente ha citato, ben venga questa istituzione all'interno della prossima legge finanziaria. Certo, constatiamo che quello che pensavamo essere in termini militari una buona pallottola in realtà si è trasformata più in un colpo a salve perché è stata un po' svuotata di quelli che dovevano essere i suoi contenuti principali. Tuttavia a tal proposito, durante la discussione della legge finanziaria, la Lega Nord Padania presenterà alcuni emendamenti migliorativi proprio nel senso della collaborazione, nella direzione che lei ha detto.
Per quanto riguarda il modello di difesa e gli studi della Commissione, ben venga l'audizione perché vi sarà molto da dire dal momento che, al di là dei tagli dolorosi ma dovuti data la situazione finanziaria, non è che concordiamo moltissimo con l'idea che il modello non debba essere rivisto ma ne discuteremo e ne parleremo in audizione, anche perché dobbiamo comunque tener presente che il nostro esercito è sempre meno di leva e sempre più richiesto nei teatri di missione. Lei sa benissimo che stiamo cercando di sganciarci da alcune missioni, ma purtroppo i nostri militari sono troppo bravi e, come lei saprà, la Serbia ci chiede di rimanere in Kosovo; sul fronte libanese vi sono molte richieste perché il nostro esercito ci rimanga; in Afghanistan è notizia di queste ore che il presidente Obama probabilmente chiederà anche agli alleati un maggiore impegno e, nel quadro afghano, il nostro esercito sta lavorando bene ed è uno di quelli che probabilmente verranno chiamati ancora una volta a dare il loro contributo e, quindi, l'Italia e l'esercito italiano ancora una volta, con nostro piacere ma, dal punto di vista finanziario, nostro malgrado, sarà chiamato ad adempiere ancora a questo suo ruolo di missione di pace.

Pag. 54

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Gidoni.

FRANCO GIDONI. E questo ovviamente pone un problema: infatti, posta cento la base che ci è assegnata in bilancio, queste risorse devono essere allocate al meglio e, quindi, ritengo che una revisione del modello che si basava sulla vecchia leva debba per forza essere affrontata.

(Problematiche inerenti alla recente approvazione da parte del Consiglio dei ministri del disegno di legge di riforma in materia di autonomie locali - n. 3-00795)

PRESIDENTE. L'onorevole Occhiuto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti n. 3-00795, concernente problematiche inerenti alla recente approvazione da parte del Consiglio dei ministri e del disegno di legge di riforma materia di autonomie locali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, il Consiglio dei ministri qualche giorno fa ha licenziato approvandolo un disegno di legge che avrebbe dovuto riformare il sistema delle autonomie degli enti locali. Questo disegno di legge contiene al suo interno la cosiddetta Carta delle autonomie, che noi abbiamo sempre auspicato fosse approvata addirittura prima del federalismo fiscale. Con la presente interrogazione esprimiamo al Governo qualche preoccupazione: la prima in ordine alla mancata soppressione delle province, che tutti quanti avevamo invocato come un punto fondamentale nella campagna elettorale per le ultime elezioni, ma poi nessuno ha avuto il coraggio di essere conseguente sopprimendo le province. La seconda preoccupazione che raccogliamo nell'interrogazione è stata sollevata dal sistema delle autonomie, che sostiene in sostanza che questo disegno di legge non vada nella direzione di rendere effettivamente sostenibile il federalismo fiscale, si limiti ad una sorta di restyling della pubblica amministrazione, ma non consenta un effettivo coordinamento dei livelli di governo presenti nel Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro per la semplificazione normativa, Roberto Calderoli, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, la modifica del titolo V della Costituzione del 2001 ha attribuito allo Stato la potestà legislativa esclusiva in materia di funzioni fondamentali di comuni, province e città metropolitane. Dal 2001 ad oggi nessuno - e sottolineo nessuno - ha definito tali funzioni, lasciando un vuoto normativo che ha favorito duplicazioni e sperperi di risorse pubbliche. La nostra proposta di riforma va a riempire tale vuoto e definisce puntualmente, e per la prima volta, le funzioni fondamentali degli enti locali, risolvendo una volta per tutte l'annoso problema del chi fa che cosa, cosa che si è resa ancor più necessaria per la realizzazione del federalismo fiscale e quindi la riforma non è, come dice l'interrogante, in rotta di collisione con il federalismo fiscale, ma ne rappresenta un elemento imprescindibile per la sua realizzazione.
A proposito, non corrisponde a verità sostenere, come fatto dagli interroganti nella loro premessa, che il decreto Ronchi abbia prorogato il termine per l'emanazione del primo decreto attuativo, che era e resta fissato a maggio 2010. È vero invece che non si sono abolite le province, cosa che non sarebbe stato possibile fare con legge ordinaria come quella in oggetto (ci sarebbe voluta una legge costituzionale), ma ne proponiamo una riduzione nel numero ed una loro razionalizzazione, coerentemente con il programma di questa maggioranza, che parla di abolizione non delle inutili province, ma delle province inutili, che è quello che stiamo realizzando.
Forse meno coerenti sono state le forze politiche che hanno chiesto l'abolizione delle province ed hanno poi candidato in ogni provincia d'Italia propri esponenti Pag. 55alla carica di presidente di provincia, ma non sempre la coerenza è d'obbligo. Abbiamo proposto però l'abolizione di altri enti o figure inutili: le comunità montane a livello di legislazione statale, i consorzi di funzioni, i difensori civici comunali, le circoscrizioni di decentramento. Abbiamo ridimensionato il numero dei consiglieri comunali, provinciali e di circoscrizione, passando dagli attuali 130.341 consiglieri a 93.795 a regime. Abbiamo ridimensionato le giunte comunali e provinciali, passando dagli attuali 21.355 assessori ai futuri 14.757, quindi con un saldo complessivo di 51.303 poltrone in meno ed un risparmio, a regime, di centinaia di milioni di euro.
Appare infine curioso parlare di sottrazione di sovranità ai comuni e di svuotamento del ruolo del sindaco come nella premessa: il sindaco, con questa riforma, esce rafforzato. Nei piccoli comuni potrebbe addirittura amministrare facendo a meno della giunta ed il consiglio comunale torna finalmente ad avere un suo ruolo ed una sua dignità.
Una precisazione per concludere: il Ministero o il Ministro per la semplificazione amministrativa, a cui è diretta l'interrogazione, non esiste nell'attuale compagine di Governo.

PRESIDENTE. L'onorevole Occhiuto, ha facoltà di replicare.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, chiaramente non posso ritenermi soddisfatto della risposta del Ministro Calderoli. Che dal 2001 ad oggi non sia stata fatta la riforma del sistema delle autonomie e che non sia stata approvata la carta delle autonomie è una cosa che noi per primi abbiamo contestato: il Ministro ricorderà che, in occasione del dibattito sul federalismo fiscale, noi sostenevamo che era necessario intanto occuparsi del federalismo amministrativo, proprio perché era necessario risolvere i problemi che richiamava il Ministro, e poi finanziare i fabbisogni, stabilire prima come ridurre il numero dei livelli di governo in questo Paese - che sono troppi: le regioni, le province, i comuni, i consigli di quartiere - come stabilire quali dovessero essere le funzioni da assegnare a ciascun livello di governo e poi finanziare queste funzioni. Infatti ai cittadini, che vogliono il federalismo fiscale, interessa che lo Stato costi di meno. Se non si riducono i livelli di Governo e se non si riordinano le funzioni in seno a ciascun livello di Governo lo Stato non costa di meno, e con il federalismo fiscale costerà di più.
Mi permetta Ministro: noi siamo stati gli unici a proporre una legge di riforma e di soppressione delle province. È vero, abbiamo partecipato alle elezioni provinciali con nostri candidati.
Lei forse non ha seguito, come è legittimo, la campagna elettorale dell'Unione di Centro perché in tutte le province ci siamo presentati con un programma che aveva per oggetto la riduzione degli assessorati e delle funzioni delle province, nella direzione di devolvere tali funzioni anche a livelli sussidiari di intervento.
Ebbene, siamo stati gli unici ad andare fino in fondo. Altri, che avevano nel programma la soppressione delle province, non sono stati poi conseguenti, dopo le elezioni. Ci preoccupa questo modo di procedere.
Abbiamo già detto in altre occasioni che siamo per un federalismo che funzioni e che riduca i costi dello Stato, ma il federalismo che voi avete proposto, quello fiscale, è stato finora solo uno spot per le elezioni europee. Ora ci sono le elezioni regionali e ci preoccupa che si possa procedere nella direzione di riformare con finte riforme lo Stato al fine di fare di provvedimenti importanti dei veri e propri spot.
In conclusione, mi consenta di ricordare che lei, signor Ministro, ha affermato qualche giorno fa, in una sua dichiarazione alla stampa, che era necessario mantenere le province perché sono stati soppressi gli enti inutili. Chiariamoci: o le province sono inutili e, se sono inutili, vanno soppresse oppure - non so che algebra utilizzino il Governo e il Ministro Calderoli - non si può ritenere che, sommando Pag. 56funzioni di enti inutili ad altri enti inutili, come le province, si faccia di più enti inutili un ente utile.
Ebbene, riteniamo che questo modo di procedere sia assolutamente insoddisfacente e non dimostri nemmeno il senso di responsabilità che deve avere chi, invece, vuole regolare lo Stato su materie così importanti come l'architettura istituzionale.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 26 novembre 2009, alle 10:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 15,45.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIUSEPPE RUVOLO SUL DISEGNO DI LEGGE N. 1991-A

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il testo in esame è finalizzato a prevedere una nuova disciplina del commercio interno del riso, intervenendo in favore di un settore importante per il Paese ma anche esso colpito dalla crisi economica internazionale. Il provvedimento si è reso necessario per rispondere a esigenze della filiera interessata all'aggiornamento dei criteri di riconoscimento conseguenti alle forme di etichettatura delle molteplici varietà di riso coltivate in Italia. Il provvedimento abroga in tal modo la vecchia normativa definita con la legge del 18 marzo 1958, n. 325. Quest'ultima prevede una classificazione del riso in quattro gruppi: comune, semifino, fino, superfino. La legge attuale prevede, inoltre, che le diverse varietà di riso greggio possono essere vendute con la denominazione che viene fissata annualmente da apposito decreto del Ministero delle politiche agricole di concerto con il Ministero dello sviluppo economico. Durante questi anni la legge è stata modificata nel 1962 e nel 1992 con il decreto legislativo n. 109 che attua le direttive comunitarie in materia di etichettatura di prodotti alimentari. Quest'ultima modifica ha di fatto reso facoltativa l'indicazione del gruppo varietale, quello che comunemente vediamo sulle scatole del riso nei nostri supermercati, perché non più compatibile con la normativa comunitaria che nel frattempo è entrata in vigore, come previsto dal Regolamento CE 1234/2007, che classifica diversamente i risi in tondi, medi e lunghi, come diceva giustamente il relatore, ma abbiamo però mantenuto l'obbligo di indicare nella denominazione di vendita la varietà stabilita con un decreto annuale.
Il provvedimento in esame cerca di rispondere e soprattutto di raggiungere alcuni obiettivi. Uno è quello di adeguarci alla normativa comunitaria, il secondo è quello di promuovere una legge che sia trasparente , che introduca criteri definiti in uno dei comparti del settore agroalimentare in cui l'Italia si contraddistingue a livello produttivo. Un altro obiettivo che il disegno di legge persegue è quello di garantire e difendere la produzione italiana. Si è insomma cercato di garantire al consumatore di disporre di risi di alta qualità e per i quali non sono ammesse miscele di varietà diverse, o immissioni in commercio di sottotipi con qualità inferiori. Occorre sottolineare il parere favorevole riscontrato durante le audizioni in Commissione agricoltura delle varie organizzazioni rappresentative della filiera stessa. Esse considerano la legge una buona mediazione che tiene conto dei diversi interessi. Per tutte queste ragioni esprimo a nome del mio gruppo il voto di astensione sul provvedimento.

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TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIANLUCA PINI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2836-A/R

GIANLUCA PINI. Giungiamo all'approvazione di questo provvedimento che ha avuto un iter più tribolato di quanto inizialmente tutti forse si aspettavano. Devo quasi dire che la cosa mi fa piacere, considerato che di norma le ratifiche destano purtroppo scarso interesse in questa Assemblea.
Io ritengo che sia da salutare con grande soddisfazione il fatto di essere giunti alla ratifica della Convenzione visto che essa è stata firmata ben ventidue anni fa e fino ad ora era rimasta in una specie di limbo, almeno per quel che riguarda l'adeguamento da parte del nostro paese. Credo davvero che, indipendentemente dai contenuti, ventidue anni siano davvero troppi, nel presupposto che quando il Governo aderisce ad un trattato internazionale lo fa nel pieno delle sue facoltà, sia dal punto di vista del diritto che dal punto di vista politico, ed il ritardo del Parlamento nel completare l'iter di ratifica dovrebbe avere dei limiti.
Nonostante comunque questo strumento sia stato sottoscritto nel 1987, restano di tristissima attualità episodi di maltrattamento e di abusi sugli animali, di tanto in tanto vengono scoperti dalle forze dell'ordine del nostro civilissimo paese animali vengono che tenuti in condizioni inaccettabili, segno che moltissimo resta ancora da fare e che soprattutto a livello culturale il rispetto degli animali non è purtroppo da considerarsi come acquisito.
La Lega Nord, che ha seguito con attenzione non superficiale l'iter di modifica di questo disegno di legge, voterà convintamente a favore della ratifica, anche alla luce di alcuni miglioramenti al testo a cui abbiamo contribuito anche a favore del mondo venatorio.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Casini,Ghiglia ed a. n.1-290 518 512 6 257 512 50 Appr.
2 Nom. Ddl 1991-A - articolo 1 514 511 3 256 511 49 Appr.
3 Nom. em. 2.100 517 515 2 258 515 49 Appr.
4 Nom. em. 2.1 513 510 3 256 509 1 49 Appr.
5 Nom. articolo 2 516 514 2 258 514 49 Appr.
6 Nom. em. 3.1 rif. 520 514 6 258 263 251 48 Appr.
7 Nom. em. 3.100 518 516 2 259 513 3 48 Appr.
8 Nom. articolo 3 514 507 7 254 262 245 47 Appr.
9 Nom. em. 4.100 517 512 5 257 512 47 Appr.
10 Nom. articolo 4 510 508 2 255 508 47 Appr.
11 Nom. articolo 5 518 516 2 259 516 47 Appr.
12 Nom. em. 6.100 516 513 3 257 513 47 Appr.
13 Nom. articolo 6 517 514 3 258 514 47 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 25)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 7 519 517 2 259 517 47 Appr.
15 Nom. articolo 8 517 515 2 258 515 47 Appr.
16 Nom. articolo 9 518 516 2 259 516 47 Appr.
17 Nom. Ddl 1991-A - voto finale 507 263 244 132 263 47 Appr.
18 Nom. Ddl 2836-A/R - em. 3.100 485 477 8 239 477 47 Appr.
19 Nom. articolo 3 487 482 5 242 482 47 Appr.
20 Nom. articolo 4 489 485 4 243 485 47 Appr.
21 Nom. articolo 5 493 489 4 245 489 47 Appr.
22 Nom. articolo 6 496 492 4 247 492 47 Appr.
23 Nom. articolo 7 492 488 4 245 488 47 Appr.
24 Nom. articolo 8 496 493 3 247 493 47 Appr.
25 Nom. Ddl 2836-A/R - voto finale 473 467 6 234 466 1 47 Appr.