Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 249 di mercoledì 18 novembre 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 15.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Bonaiuti, Brancher, Brunetta, Caparini, Capitanio Santolini, Carlucci, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Consolo, Cota, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Franceschini, Frattini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Iannaccone, Lorenzin, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Migliori, Molgora, Mussolini, Nucara, Leoluca Orlando, Palumbo, Pescante, Pianetta, Polledri, Razzi, Roccella, Ronchi, Rotondi, Saglia, Stefani, Stucchi, Vegas, Vito e Zampa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Dario Franceschini ha reso noto che in data 17 novembre 2009 l'assemblea del gruppo parlamentare Partito Democratico ha proceduto alla sua elezione a presidente del medesimo gruppo. Congratulazioni personali, anche a nome di tutti i colleghi, all'onorevole Franceschini.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1784 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (Approvato dal Senato) (A.C. 2897).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee.
Ricordo che nella seduta del 17 novembre 2009 il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A della seduta di ieri - A.C. 2897), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (vedi Pag. 2l'allegato A della seduta di ieri - A.C. 2897) (per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, vedi l'allegato A della seduta di ieri - A.C. 2897).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2897)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del Gruppo misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

KARL ZELLER. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i deputati delle Minoranze linguistiche voteranno contro la questione di fiducia posta dal Governo. Innanzitutto siamo contrari al metodo di imporre nuovamente, mediante l'ennesima fiducia su un decreto-legge, un'importante riforma senza reale possibilità di confronto parlamentare. Il nostro giudizio è poi contrario anche sul merito del provvedimento. La fiducia viene posta su un testo che soltanto formalmente richiama adempimenti comunitari perché la Corte di Lussemburgo anche di recente ha confermato la legalità di affidamenti in house che ora si vogliono eliminare. Per nessun motivo era quindi doveroso imporre ai comuni l'affidamento dei servizi a mezzo di gara, escludendo di fatto - salvo ipotesi marginali - l'affidamento diretto. Vorrei inoltre sottolineare che la scelta tra gara e affidamento diretto rientra nel campo dell'organizzazione amministrativa di competenza primaria delle regioni e delle province autonome e lo Stato può infatti disciplinare solamente gli aspetti attinenti alla concorrenza (ossia come debbano essere effettuate le gare) e non certamente imporre le scelte organizzative. La provincia autonoma di Bolzano nel 2007 ha peraltro già legiferato in materia e le disposizioni hanno superato persino il vaglio della Suprema Corte. Pertanto difenderemo le nostre competenze per garantire ai nostri enti locali, anche in futuro, la possibilità di scelta tra affidamento diretto e gara e ai nostri cittadini un servizio pubblico a tariffa bassa e di alta qualità.
Al fine di evitare un'interpretazione discriminatoria del contenuto del testo in esame nei confronti delle società interamente pubbliche abbiamo comunque chiesto ai Ministri competenti di includere tra i soggetti legittimati a partecipare alle gare anche le società a capitale interamente pubblico non operanti in house. Tale emendamento è stato ora trasformato in un ordine del giorno sul quale il Governo nel corso dell'esame in Commissione, per bocca dei ministri Fitto e del ministro Ronchi, ha manifestato la propria disponibilità all'accoglimento. Ciononostante, il nostro giudizio complessivo rimane negativo, anche perché temiamo che tale riforma produrrà un significativo aumento delle tariffe a carico dei cittadini e una qualità del servizio peggiore (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per la ventiseiesima volta il Parlamento di cui facciamo parte è costretto ad un approccio che definirei fideistico nei confronti dell'operato del Governo.
In quest'Aula non si discute più nulla, non si decide, ma nemmeno si contribuisce a rendere i provvedimenti migliori. Lo schema è tristemente consueto: decreto-legge omnibus con buona pace dei requisiti costituzionali per la sua adozione, fiducia blinda-tutto e rapido voto.
Noi Liberal Democratici, signor Presidente, abbiamo una diversa concezione delle istituzioni, segnatamente della democrazia parlamentare: crediamo che un Parlamento depauperato delle sue piene Pag. 3prerogative legislative e di controllo sull'operato del Governo rappresenti un grave pericolo per tutti i cittadini di questo Paese.
Questo provvedimento, seppur lodevole nelle sue finalità di evitare ulteriori procedure di infrazione a carico del nostro Paese, inserisce proditoriamente, con l'articolo 15, una norma di alto impatto in relazione alla liberalizzazione dei servizi pubblici locali, acqua compresa.
Ci avete detto che la fiducia si è resa necessaria per rispettare il termine di scadenza del decreto-legge, ma lo sapevate anche quando avete impiegato quarantacinque giorni per l'esame al Senato. I motivi sono altri: il Governo non si fida della propria maggioranza, e fa bene, soprattutto quando - sbrigativamente e senza contraddittorio - si affrontano temi delicati come quello legato al costo dell'acqua per ciascuno di noi.
Viene subito da chiedersi: la privatizzazione dell'acqua cui prodest? Mi sembra che il Governo in un business come quello dell'acqua, che vale qualcosa come 5 miliardi di euro l'anno, si sia una volta ancora dato da fare per regalare investimenti miliardari a pochi in danno di tutti gli altri. Si favoriscono le solite lobby nazionali, le multinazionali e la creazione di cartelli e di oligopoli che purtroppo, come nel campo della telefonia e - ahimè - della televisione, conosciamo bene.
Entrando nel merito, noi Liberal Democratici non vogliamo in maniera aprioristica respingere al mittente qualsiasi ipotesi di gestione di un soggetto privato nel servizio idrico, ma sappiamo anche che, ad esempio, l'affidamento del servizio idrico con procedure ad evidenza pubblica non è necessariamente sinonimo di qualità e non mette certo al riparo da furbate o fughe speculative.

PRESIDENTE. Onorevole Melchiorre, la invito a concludere.

DANIELA MELCHIORRE. Esiste ad oggi, nel nostro Paese, un sistema di controllo efficace che possa vincolare quel soggetto privato al rispetto dell'interesse generale? E poi, di che tipo di privatizzazione si tratta? Avremmo voluto dibattere su questioni come il controllo e le modalità di concessione e di gestione; noi Liberal Democratici siamo sì per un libero mercato, ma a condizione che questo sia trasparente, sano, con regole vere e certe, e così intendiamo giusto fare le riforme, non in questo modo apparente e sicuramente slegato da ogni logica nel concreto (senza contare neanche che non si è parlato minimamente del miglioramento della qualità del servizio e della qualità dell'acqua).

PRESIDENTE. Onorevole Melchiorre, deve concludere.

DANIELA MELCHIORRE. Questi sono i temi che dovrebbero essere stati discussi in quest'Aula, ma per l'ennesima volta ci è stato negato tutto ciò, ossia un confronto chiaro ed aperto su questioni fondamentali per l'intero Paese (tenuto conto che questo è il Paese, in Europa, nel quale i cittadini pagano il costo più basso dell'acqua). Ebbene, quale ricaduta avrà questo sulle tasche degli italiani? Sarà tutto a carico, ancora una volta, del contribuente, cioè di quello che non evade le tasse? Noi Liberal Democratici vogliamo un servizio idrico che sia efficiente in tutta Italia e per tutti i cittadini, ed è per questi motivi che negheremo la fiducia al Governo su questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-MAIE e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, il Partito Repubblicano Italiano voterà la fiducia al Governo su questo provvedimento, e lo farà per due ordini di motivi: il primo è di ordine generale e concerne l'impegno assunto all'inizio della legislatura con questa maggioranza (e i buoni repubblicani rispettano sempre gli impegni che prendono); l'altro è più specifico e riguarda la liberalizzazione dei Pag. 4servizi pubblici locali, che introduce la concorrenza nei servizi pubblici a cominciare dalla gestione dell'acqua.
L'acqua è un bene pubblico e tale rimane anche con questo provvedimento; è la gestione che deve essere privatizzata. Se gli amici del Governo mi ascoltano, invece di parlare, forse fanno una cosa utile e riescono a capire pure loro di che cosa stiamo discutendo.
Nelle reti idriche urbane, specialmente in quelle del Mezzogiorno, il 30, 40, 50 per cento dell'acqua si perde nelle reti stesse in quanto obsolete. È interesse del gestore dell'acqua far sì che non vi siano sprechi e che quindi...

PRESIDENTE. Onorevole Cota, non disturbi il Ministro Vito, che vuole ascoltare l'onorevole Nucara.

FRANCESCO NUCARA. Il Ministro Vito ci tiene ad ascoltarmi, spesso risponde negativamente alle mie interrogazioni, ma so che ci tiene ad ascoltarmi. Quando la gestione è privata è interesse del gestore evitare questi sprechi e recuperare acqua che può vendere. Sulla base di queste considerazioni noi riteniamo addirittura che questo provvedimento sia timido sul problema della liberalizzazione dei servizi pubblici locali. Avremmo voluto che anche le gestioni dell'elettricità, del gas, delle prigioni, dei servizi sociali fossero privatizzate. D'altra parte, già nella precedente legislatura si parlava delle lenzuolate di liberalizzazione, e già nella precedente legislatura l'onorevole Lanzillotta aveva presentato provvedimenti per la liberalizzazione dei servizi pubblici nel settore delle acque. Signor Presidente, noi non vogliamo una risposta ad interessi settoriali, di categoria, e puramente localistici, come strada attraverso la quale organizzare la raccolta delle adesioni elettorali (questa pratica resta un difetto assai diffuso). Bisogna recidere questo cordone clientelare e guardare all'efficienza e all'efficacia dei servizi per i consumatori e al contenimento dei costi. Diceva poco fa la collega Melchiorre che il costo dell'acqua in Italia è il più basso d'Europa, e questo non è un bene, è un danno perché in questo modo si spreca l'acqua, mentre se avessimo delle tariffe adeguate a quelle europee probabilmente l'acqua ci sarebbe per tutti e gli sprechi sarebbero minori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la conversione in legge del decreto-legge n. 135 del 2009, che riguarda l'attuazione di obblighi comunitari (quindi un atto dovuto), diventa un'ulteriore occasione di scontro e di polemica dentro e fuori da questa Aula dove i soliti tribuni di professione si sono esercitati al massimo nell'arte poco nobile della menzogna. Eppure il Paese avrebbe bisogno di una grande unità delle forze politiche, delle forze sociali e imprenditoriali per uscire dalle difficoltà legate alla crisi economica e finanziaria, che come una tempesta ha travolto l'economia di tutto il mondo. Un modello di sviluppo è entrato in crisi e uno nuovo ancora non è stato costruito. Tutti avvertiamo l'esigenza di applicare criteri etici all'economia soprattutto per tutelare le fasce più deboli della popolazione, ma troppo forti sono le resistenze da parte di chi questa crisi ha generato e da essa ha tratto enormi profitti. In un contesto così delicato e gravido di rischi per il nostro Paese e il nostro popolo appaiono maligne e meschine le polemiche e le strumentalizzazioni che l'opposizione fa di ogni vicenda. Noi abbiamo un primo dovere che poi riguarda tutti, compresi alcuni poteri previsti dalla Costituzione: rispettare la volontà del popolo sovrano che ha dato la maggioranza dei consensi a Berlusconi e ai suoi alleati, Lega ed MPA-Sud. È un attentato alla democrazia, all'autentica libertà che deve essere garantita a tutti, sovvertire con strumenti impropri il responso delle urne. Il voto non è un rito inutile. In esso vi è il sacro fuoco della democrazia e della libertà.
L'MPA-Sud è per la garanzia dei servizi pubblici ai cittadini, efficienti e poco onerosi. Pag. 5Lo Stato non può venir meno al principio di garantire beni essenziali a tutti, in modo particolare alle fasce più deboli della popolazione. Ma come non sottolineare che l'erogazione di alcuni servizi pubblici è diventata onerosa ed inefficiente? Troppi carrozzoni clientelari, troppi affari si sono consumati senza trasparenza a danno dei cittadini. Consigli d'amministrazione spendaccioni e incompetenti hanno dissipato grandi risorse. Il Governo, sulla scorta di precise direttive comunitarie, propone alcune rimedi per porre fine a questa situazione scandalosa.
Signor Presidente, in quest'Aula qualche mese fa si è tenuto un dibattito sulle liberalizzazioni, auspicate da tutti, ma ora l'opposizione assume una posizione diversa, agitando lo spettro della privatizzazione delle risorse idriche, non dicendo tutta la verità e cavalcando torbidi interessi. Vorrei sottolineare che il provvedimento non privatizza, come sostiene l'opposizione, le risorse idriche, la cui proprietà rimane un bene pubblico, bensì e solo in parte la gestione del servizio di distribuzione. Questo principio è già passato al Senato, stessa conferma è venuta dalla Conferenza Stato-regioni, che con l'accordo di province e comuni, quindi delle autonomie locali, ha dato indicazioni ben chiare sul percorso da condividere per l'elaborazione del regolamento di attuazione della nuova disciplina.
Il Movimento per l'Autonomia-Alleati per il Sud darà un contributo costruttivo, sostenendo il Governo e al tempo stesso impegnandosi a verificare, nell'interesse dei cittadini, che quei servizi pubblici locali che verranno in parte privatizzati siano più sufficienti e nello stesso tempo meno onerosi. È evidente che la presunta privatizzazione dell'acqua è solo un pretesto per ricoprire di ingiurie questa maggioranza e questo Governo. Il Movimento per l'Autonomia-Alleati per il Sud voterà con convinzione la fiducia al Governo, perché ha sempre riconosciuto a Berlusconi - a cui, colleghi del Popolo della Libertà e della Lega, riconfermiamo sentimenti di stima e di amicizia - il merito di aver impedito che la crisi producesse in Italia gli stessi effetti devastanti che ha avuto in altri Stati ed il merito di aver restituito prestigio internazionale al nostro Paese, come dimostrano i notevoli risultati del G8 e del G20 di L'Aquila.
Resta ancora da scrivere, signor Presidente del Consiglio, un'altra pagina che riguarda il Sud ed i giovani meridionali, che non hanno le stesse opportunità dei loro coetanei del Nord. Il Movimento per l'Autonomia-Alleati per il Sud chiede, a partire dalla prossima legge finanziaria, segnali forti ed univoci per colmare il divario tra Nord e Sud: ce lo chiede il nostro popolo, ce lo impone la nostra coscienza, è un dovere di tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Misto - Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Onorevole Presidente della Camera che ancora c'è e che viene ogni giorno mortificata, perché qualcuno al Governo vorrebbe che non ci fosse poiché la considera una presenza fastidiosa, siamo in presenza, onorevole Presidente della Camera che ancora per fortuna c'è, di uno stravolgimento e di una mortificazione del ruolo del Parlamento. Ancora una volta una votazione blindata dalla posizione della questione di fiducia, ancora una volta un pretesto per affrontare problemi diversi da quelli che interessano il Paese. Onorevole Iannaccone, non è l'acqua un pretesto, tutto il contrario: è l'Europa un pretesto per consegnare l'acqua nelle mani di speculatori mafiosi, camorristi e multinazionali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
La legge comunitaria non si approva di regola per decreto-legge, la legge comunitaria si approva per dar corso ad obblighi comunitari e dar seguito a sentenze, non certamente per inserire, in nome di questo pretesto europeo, norme sulla sicurezza ferroviaria con modifica della giurisdizione, norme sul codice dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, norme Pag. 6sul made in Italy e sui prodotti italiani, norme sulla liberalizzazione della Tirrenia, norme sul federalismo nelle infrastrutture (sarebbe interessante sapere l'opinione della Lega, se è vero come è vero che in queste norme sul federalismo delle infrastrutture vengono del tutto escluse le competenze delle regioni), norme sul risarcimento dei danni ambientali. Non si tratta, con questi interventi, di dar corso ad infrazioni o comunque non vi è certamente l'urgenza: si tratta invece di un ricorso assurdo e spregiudicato alla fiducia.
Con riferimento in particolare al tema dell'acqua siamo in presenza di una vera e propria scelta che costringerà l'acqua ad essere privata. Si impone una «tagliola» e si impone una tagliola non soltanto con riferimento all'acqua e alla sua gestione: è veramente ipocrita fare una differenza tra proprietà pubblica e gestione privata. Infatti, ditemi in cosa consiste la gestione privata, se non esattamente nel controllo monopolista di questo bene, che essendo un bene che non ha alternative - a differenza del petrolio piuttosto che della carne o della frutta - sostanzialmente realizza un doppio monopolio: un monopolio del soggetto privato che gestisce ed un monopolio per la natura del bene che viene gestito.
Abbiamo espresso la nostra convinzione in merito all'acqua e la esprimiamo anche in sede parlamentare, sostenendo un provvedimento, che vede come relatore un esponente dell'Italia dei Valori, l'onorevole Scilipoti, che corrisponde esattamente all'azione promossa dai cittadini che hanno presentato un progetto di legge d'iniziativa popolare; ma se non vanno avanti i progetti di legge di iniziativa parlamentare, figuratevi se verrà consentito a un provvedimento d'iniziativa popolare di avere corso in questa Camera, che ancora c'è e che qualcuno vorrebbe non ci fosse.
Con riferimento al tema dell'acqua, rispetto al quale si provvede all'intimazione e all'obbligo sostanziale di privatizzare, ci si muove in assoluta controtendenza con l'Europa, se è vero, come è vero, che il Belgio è ancora in Europa e l'acqua viene gestita da società per azioni in house tutte in mano ai comuni e se è vero, come è vero, che in Svizzera, noto Paese comunista, l'acqua e le reti idriche sono monopolio dello Stato non suscettibile di privatizzazione. Negli Stati Uniti d'America rifiutano di privatizzare la gestione della rete idrica tutti coloro che in quel Paese ricoprono incarichi di responsabilità e, infatti, in quel Paese l'acqua viene gestita dai municipi. Lo stesso avviene nei Paesi dell'America latina.
È notizia di questi giorni la conferma della decisione del sindaco di Parigi che ha disdetto il contratto con le multinazionali Veolia e Suez, in scadenza il 31 dicembre 2009. L'acqua a Parigi verrà gestita da un nuovo ente pubblico, Eau de Paris, e la città risparmierà trenta milioni di euro l'anno, bloccando inoltre le tariffe.
Questi dati dovrebbero essere sufficienti per rendersi conto di quale misfatto si renda responsabile il Governo con questo decreto-legge e con la questione di fiducia che è stata posta, che strozza il dibattito parlamentare e blinda l'intervento.
Nella storia di questo Paese è noto a tutti come sia proprio nel controllo dell'acqua che si è costruito il controllo del territorio da parte delle organizzazioni criminali. Adesso realizziamo un'operazione più sofisticata: consegniamo questo bene essenziale non più a criminali con la lupara e con la coppola, ma parimenti a criminali che appartengono a multiutilities o a multinazionali.
Credo che tutto questo sia inaccettabile ed è la ragione per la quale non soltanto voteremo con grande convinzione il nostro «no» alla fiducia, ma presenteremo degli ordini del giorno affinché sia chiaro in quest'Aula da che parte sta chi vuole aiutare gli speculatori, in danno dei cittadini che vedranno le tariffe aumentare in progressione pari agli interessi speculativi, e chi sta, invece, dalla parte di chi vuole che l'acqua sia un diritto, come è giusto che sia, e in quanto tale non oggetto di mercato (Applausi dei deputati del gruppo Pag. 7Italia dei Valori e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, signori Ministri, onorevoli colleghi, mi hanno procurato dei disagi le motivazioni addotte dal Ministro Vito al momento della posizione dell'ennesima questione di fiducia, così come ha rilevato ieri l'onorevole Vietti, come se adempisse a un rituale scontato.
L'avvicinarsi della scadenza del decreto-legge, anche se comporta adempimenti che il nostro Paese non può eludere, non può giustificare l'ennesimo atto di prevaricazione nei confronti della Camera, soprattutto se si vuole addossare a quest'Assemblea colpe che non le sono attribuibili.
Il fatto che questo decreto-legge sia stato trattenuto dal Senato per tre quarti del tempo utile per la sua conversione e che in quella sede si sia intervenuti pesantemente sul merito del provvedimento, accrescendone oltremodo l'eterogeneità e introducendo addirittura ex novo intere materie, ha prodotto, in buona sostanza, uno squilibrio fra i due rami del Parlamento, mettendoci oggi di fronte a un inaccettabile aut aut senza altre alternative se non quella del voto contrario alla questione di fiducia.
Abbiamo sostenuto con forza la presenza di diversi «vulnus» di costituzionalità, come ha dichiarato ieri l'onorevole Ria, che non possono essere taciuti, specie quando surrettiziamente si inseriscono norme che, evidentemente, non hanno potuto trovare collocazione nella legge finanziaria, con la grave differenza, rispetto ad essa, di fare entrare subito in vigore le norme all'atto dell'emanazione del decreto-legge.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 15,30)

MARIO TASSONE. Il Governo sta, quindi, affinando le sue tattiche, i suoi escamotage e i suoi cavalli di Troia in virtù di una palese e autentica insofferenza nei confronti del Parlamento, ritenendo la nostra funzione un inutile appesantimento, peraltro duplicato, attese le critiche ormai diffuse al bicameralismo perfetto: non solo rappresentiamo un appesantimento del lavoro del Governo, ma il nostro appesantimento viene addirittura distribuito su due Camere.
Che il provvedimento contenesse molte norme estranee agli obblighi comunitari, se non fosse nella formulazione della rubrica, lo dimostra il fatto che la discussione si è incentrata proprio sull'articolo e su una materia che non era e non è interessata da procedure di infrazione da parte dell'Unione europea. Mi riferisco, ovviamente, al tema della liberalizzazione dei servizi pubblici contenuto nell'articolo 15, più volte richiamato in quest'Aula.
Rispetto a questo tema è nota la posizione del mio gruppo, ma non sono mancate nostre critiche sul modo in cui lo si è introdotto nel testo. Certamente, è stato fatto un passo avanti importante rispetto alla versione contenuta nell'articolo 23-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112. Ma è anche vero che in materie delicate e complesse, come quella in esame, ci si dovrebbe il più possibile astenere da interventi frammentari e rabberciati. L'esperienza mostra che nella gran parte dei casi è stato poi necessario tornare indietro, determinando una grave incertezza negli enti locali e nei privati.
Era necessaria una riflessione più approfondita e su questo ci eravamo trovati d'accordo anche con molti colleghi proprio sul tema dei servizi pubblici locali, facendo notare, ad esempio, che l'articolo 15 si applica a servizi diversi, ciascuno dei quali ha le proprie specificità delle quali sarebbe opportuno tenere conto, e che la norma esclude un settore importante come quello dell'energia. Sarebbe stato opportuna e necessaria, inoltre, una riflessione complessiva che sfociasse in un testo unico dei servizi pubblici locali individuando, una volta per tutte, i servizi che devono qualificarsi come tali. Pag. 8
Siamo consapevoli che occorre passare dal regime di monopolio alla concorrenza, ma questo obiettivo non si raggiunge con l'intervento previsto dal Governo in questo provvedimento che mantiene, comunque, un regime di monopolio.
Non basta la separazione tra le reti - che devono essere pubbliche - e la gestione - che deve essere curata da privati in concorrenza - ma occorre che l'affidamento della gestione avvenga mediante gara ad evidenza pubblica. Solo così ci si può avviare ad un percorso di vera liberalizzazione, mentre il ricorso a società miste, previste dall'articolo, non è una soluzione, perché mantiene la gestione al soggetto pubblico in regime di monopolio con un danno per il cittadino-utente. In definitiva, altro è privatizzare, altro è, invece, liberalizzare. Per ottenere concorrenza occorre liberalizzare un settore e non basta privatizzare le società che vi operano.
In tema di privatizzazione un altro tema importante è stato quello delle risorse idriche. Vi è una grande attenzione in queste ore nel Paese e anche fra i colleghi che sono intervenuti. Nessuno nega che l'accesso all'acqua sia un diritto non negoziabile né trattabile, ma occorre anche affrontare il problema di come tutelare questo bene, a fronte di un sistema che viveva di inefficienze e sprechi.
Pertanto, si pone il problema di come e di chi possa organizzare al meglio le risorse idriche, visti gli insuccessi degli attuali gestori. Non si può, cioè, rimanere inermi quando più di un terzo dell'acqua captata dagli acquedotti viene perduta. Servono più investimenti e meno assunzioni nonché una maggiore razionalizzazione del servizio che oggi manca. Quello che lamentiamo - e che abbiamo segnalato con una proposta emendativa - è la mancanza nel testo di un organismo di regolazione del settore che riorganizzi la materia soprattutto in tema di tariffe, un'authority sul modello di quella per l'energia.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, non ci è stato permesso di apportare un qualsiasi contributo costruttivo, se non durante la fase di dibattito. Si è impedito ai parlamentari, quindi, di intervenire su materie fondamentali che diventano fatti compiuti. Abbiamo detto del merito di questo provvedimento che nulla o poco ha a che fare con gli obblighi comunitari. Ma nell'esprimere il nostro voto contrario vogliamo ribadire la nostra condanna per l'ennesimo esproprio che ha subito questo ramo del Parlamento.
Non so se è proprio una confisca, Signor Presidente, delle sue facoltà, per il fatto che ai parlamentari sia stato impedito di intervenire nel merito di procedimenti normativi che incidono su questioni di straordinaria rilevanza ed importanza per il Paese.
Questi sono aspetti certamente preoccupanti, signor Presidente. Se c'era una materia che non doveva essere oggetto di fiducia o di blindatura era proprio questa. Il Governo lo ha fatto ed ecco perché la nostra opposizione è veramente sentita e avvertita con grande senso di responsabilità e di preoccupazione (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, è un voto di fiducia obbligato perché, finché non arriveremo a contingentare i tempi sui decreti-legge in scadenza, va da sé che bisognerà porre la questione di fiducia, visti anche i comportamenti, seppure legittimi, dell'opposizione. Ma non è neanche sufficiente porre la questione di fiducia. Infatti, basta presentare cento ordini del giorno e stare qui dieci giorni a discutere con il pericolo che il decreto-legge decada. Inoltre, dobbiamo metterci d'accordo per le dirette tv. Le dirette tv molto spesso - lo abbiamo sentito poc'anzi - servono ai catastrofisti per offendere la maggioranza degli italiani che a suo tempo ha votato per questo Governo. Abbiamo appena sentito (ma anche letto) le cassandre della politica, quelli che Pag. 9prevedono sempre sfortuna a piene mani per tutti; sono gli uomini delle terribili sventure.
Ebbene, le cassandre e gli avvoltoi però, di solito, non scrivono mai la storia, ma la subiscono. È quello che è successo circa un anno fa al centrosinistra, alleato con l'onorevole Di Pietro e il suo partito, quando è stato cacciato dal Governo del Paese dai cittadini perché era fallito l'Ulivo 2.
Oggi vengono a darci lezione di buon Governo. Si tratta degli stessi, tra l'altro, che hanno bloccato il rinnovamento del centrosinistra come soggetto politico nuovo proposto dall'onorevole Veltroni e oggi, non a caso, ripropongono l'Ulivo 3.

GIANNI FARINA. Ma che cosa stai dicendo?

LUCIANO DUSSIN. Visto che sarà destinato all'ennesimo fallimento, sperano di rimettersi in gioco a seguito magari delle azioni di qualche compagno magistrato, come avevano già sperato succedesse nel 1994 a Napoli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Allora, a tale riguardo, questa maggioranza non può più perdere tempo e deve concentrarsi sulle riforme: la riforma in senso federalista che sta procedendo per evitare il fallimento del Paese, ma soprattutto la riforma della giustizia, atteso che quello giudiziario è un ordine, ma non è un potere, peraltro troppo a lungo impunito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Allora, parlando di magistratura, ricordiamo due numeri, come quelli sui costi del funzionamento. In Italia il funzionamento della magistratura cosa 70 euro l'anno a cittadino; in Francia, dove funziona meglio, si spendono non 70 euro, ma 50. Un magistrato italiano guadagna il 40 per cento in più di quello tedesco. Nella graduatoria mondiale dell'efficienza, su 181 Paesi, siamo praticamente ultimi, al centocinquantesimo posto. Abbiamo 1300 tribunali mentre la Francia, la Spagna e l'Inghilterra ne hanno la metà.
Inoltre, non funziona niente. Spendiamo di più, ma non funziona assolutamente nulla. Il Consiglio superiore della magistratura ovviamente tollera tutto, addirittura tollera gli scarceramenti per decorrenza dei termini dei mafiosi, degli assassini, degli stupratori. L'importante è continuare a perseguire - come ho già detto - con processi snervanti gli uomini della Lega, ma soprattutto è importante continuare a processare il Presidente del Consiglio dei ministri, l'onorevole Berlusconi, che per loro è responsabile di tutti i mali dell'umanità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
C'è anche da metter mano e ragionare sul funzionamento della Corte costituzionale, che io ho già definito per il passato un secondo Parlamento, talvolta con comportamenti abusivi, che vale più di questo che è l'unico ad essere legittimato dal voto dei cittadini.
Si tratta di una Corte che boccia politicamente le leggi a maggioranza, come è successo di recente con quella che sospendeva per la legislatura in corso i processi alle alte cariche dello Stato, dopo che l'avevamo riscritta sotto dettato della Corte stessa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Quindi, c'è qualcosa che non funziona nella democrazia di questo Paese. Mi auguro anche che si possa arrivare un giorno a pretendere che, quando la Corte costituzionale arriva a bocciare una legge del Parlamento, almeno si esprima non a maggioranza semplice, ma dei due terzi, visto che sappiamo nomi e cognomi dei componenti e quale collocazione politica ricoprono.
Quindi, tornando comunque alle critiche politiche, chi critica l'attuale maggioranza dovrebbe ricordarsi che questa è stata legittimata a grande maggioranza dai cittadini elettori nel 2008. Siamo stati riconfermati, nonostante la crisi economica mondiale, alle europee del 2009, mentre chi ci critica e ci dà il buon esempio di Governo nel frattempo ha perso la guida della regione Friuli, della Sicilia, della Sardegna, dell'Abruzzo, del Molise, è riuscito a perdere città come Brescia e Roma e adesso, però, sfruttando Pag. 10questa legge (e dopo vedremo come), cerca anche di salvare se possibile la Puglia, la Campania e il Lazio.
La Campania è difficile salvarla dopo i disastri dei governatori Bassolino e Jervolino. Però, guarda caso, appena qualcuno del Popolo della Libertà si candida per correre contro il presidente uscente scatta subito la richiesta di arresto. Oggi leggiamo - non solo io - sui giornali che sembra pronta una richiesta di arresto, che magari arriverà una settimana prima di andare a votare, per il presidente della provincia di Napoli, guarda caso sempre un uomo del Popolo della Libertà.
Viceversa, chi ha dato origine per negligenze amministrative a colline di rifiuti, che hanno fatto uno scempio del nostro Paese di fronte al mondo intero, resta impunito e può continuare a far politica come vuole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Nel Lazio la partita è persa, la subiranno, ma Marrazzo l'ha fatta talmente grossa... Mi ricordo che, quando ascoltavo le sue vicende durante i telegiornali, se avevo a fianco mio nipote, dovevo spegnere la televisione per passare alla Playstation, in quei casi più educativa dei programmi televisivi. Quella è, quindi, una partita assolutamente persa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Resta la Puglia e in queste ore si sta cercando di salvare il governatore Nichi Vendola come il paladino dell'acqua pubblica, lui che ha un acquedotto che ha il record mondiale per la perdita di acqua lungo le condotte ed è un acquedotto - non l'ho scritto io, ma l'ho letto - che ha dato più da mangiare che da bere ai cittadini di quella regione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Allora, nel merito del provvedimento entrerà domani il presidente del gruppo, l'onorevole Cota, però non si può non ricordare quello che è scritto in questo decreto-legge. Sui servizi idrici è scritto che le risorse e le reti idriche debbono essere di piena ed esclusiva proprietà pubblica e saranno esclusivamente le istituzioni pubbliche a governare la qualità e il prezzo dell'acqua, garantendo il diritto alla universalità e alla accessibilità di questo servizio. Quindi, uno si chiede, che cosa stiamo leggendo sui giornali? Che cosa sente la gente a casa quando accende i telegiornali? Stiamo parlando di queste cose.
Solo la gestione potrà essere affidata a soci privati. Lo ripeto: la gestione, non la proprietà. Allora, a tal riguardo sul sito de la Repubblica, il 24 settembre 1996, al tempo dell'Ulivo 1, ricordavano che: «Il dado della privatizzazione è ormai tratto. Per l'acquedotto pugliese (...) cambia il quadro di riferimento delle competenze di responsabilità. (...) Si volta pagina. Il Ministro Di Pietro ha, infatti, predisposto uno schema di decreto della Presidenza del Consiglio che è stato già diramato ai dicasteri competenti per procedere alla privatizzazione dell'ente (...)» - (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). - «Il provvedimento prevede una nomina di un amministratore straordinario (...). Il processo di privatizzazione dell'ente si concluderà (...)». Dopo non si è concluso.
Ma, insomma, prima si propone una cosa, che comunque ha una sua legittimità, e poi la si strumentalizza, come si sta facendo in queste ore; così non si capisce più nulla, oppure si capisce e ognuno va per la sua strada. Sempre l'onorevole Di Pietro, intervistato sulla rivista Acqua e territorio, ricorda che, data la crisi idrica, è indispensabile far convergere le politiche di tutela e le politiche di gestione; più efficienza significa più infrastrutture ma anche riduzione degli sprechi. Dice l'onorevole Di Pietro, e concordiamo anche noi, che non è particolarmente rilevante la forma di gestione, non ci sono pregiudiziali nei confronti dei privati purché il loro interesse sia subordinato a quello generale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCIANO DUSSIN. Concludo. L'onorevole D'Alema ebbe a dire lo stesso, alla Fiera del Levante di Bari, per quanto riguardava le privatizzazioni dell'acquedotto della Puglia. Pag. 11
Quindi, per questa serie di ragioni, che non riusciamo ad approfondire per la ristrettezza dei tempi, e per quanto detto, il gruppo della Lega Nord riconferma la fiducia a questo Governo e si scansa dai bombardamenti della politica da parte di chi è confuso, politicamente parlando (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontanelli. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, colleghi, noi consideriamo grave la decisione di blindare nel lavoro della Camera questo provvedimento e poi il ricorso all'ennesima fiducia, come avviene oggi, la ventiseiesima. Una fiducia solo in apparenza dettata da necessità e urgenza, ma più esattamente dettata dal pressappochismo e dallo stato confusionale in cui versa la maggioranza di Governo. Sì, onorevoli colleghi, non si spiega altrimenti questa ennesima forzatura delle regole, questo continuo stravolgimento delle prassi e delle procedure legislative, questo uso reiterato e compulsivo della decretazione d'urgenza. C'è qualcosa che non funziona nei rapporti tra il Parlamento e il Governo. Dobbiamo renderci conto che non solo l'istituzione che rappresentiamo ma tutti noi, come singoli e come parlamentari di maggioranza e di opposizione, senza alcuna distinzione, usciamo diminuiti e umiliati da una situazione di questo genere. Ci è parso di cogliere segni di questa resipiscenza anche in alcuni deputati della maggioranza ieri. Ebbene, vogliamo dire, senza spirito di parte, che ciò che sta avvenendo rappresenta l'umiliazione del Parlamento ed è anche l'umiliazione della stessa maggioranza parlamentare.
Di tutto questo malessere è espressione certo anche la dichiarazione di ieri del Presidente del Senato: il semplice fatto che la seconda carica dello Stato paventi elezioni anticipate è segno di una tensione sempre meno gestibile e sempre più insostenibile dentro alla maggioranza. Una tensione che si sviluppa sul piano delle differenze politiche che emergono ormai su temi importanti come la giustizia, il testamento biologico, l'immigrazione, nonché sulla vicenda della finanziaria come si è sviluppata al Senato; anche sulle risposte da dare alla crisi abbiamo visto notevoli differenze.
Siamo di fronte ad un malessere reale che deriva da una politica di scarso respiro riformatore da parte della maggioranza, dal rincorrere le cose giorno per giorno con gli occhi perennemente puntati sugli spot propagandistici. Un malessere che, con il ricorso alla fiducia, si cerca di nascondere; un malessere che comunque produce una grave incertezza.
Proprio questa grave incertezza politica che vive il Paese è la ragione anche dell'imbarazzante e pericolosa incertezza legislativa che viviamo noi. Non si può affrontare la riforma dei servizi pubblici locali, un tema di importanza strategica per la modernizzazione del Paese, con un solo articolo incastonato dentro un decreto-legge che ha tutt'altra natura, tutt'altro oggetto e tutt'altre finalità. Noi qui denunciamo l'inganno di aver voluto inserire in un decreto sull'attuazione degli obblighi comunitari provvedimenti che niente hanno a che fare con gli obblighi comunitari. Noi avevamo proposto di stralciare l'articolo 15, quello che disciplina appunto i servizi pubblici locali, e avevamo dato la nostra parola per un'approvazione in tempi certi del restante decreto. Il Governo è stato sordo a questa nostra richiesta ed ecco oggi la ventiseiesima questione di fiducia.
Avremmo dovuto e potuto affrontare con la necessaria cura, il necessario studio e approfondimento, una riforma organica e puntuale del sistema dei servizi, una riforma collegata al riordino delle funzioni degli enti locali, alla definizione della Carta delle autonomie, più volte annunciata, e alla riorganizzazione delle funzioni stesse.
Avremmo dovuto e potuto, come Parlamento, svolgere un bel lavoro; invece, grazie alla fretta ed alla confusione del Pag. 12Governo ci troviamo di fronte ad un altro, l'ennesimo, pasticcio: un testo che deve correggere un altro testo, ossia la legge n. 133 del 2008 (così si è detto chiaramente), che anche allora giudicammo ispirata ad una ingiustificata fretta. Noi stiamo procedendo per progressive approssimazioni, per correzioni su correzioni, il Parlamento è obbligato ad approvare in tutta fretta testi sbagliati, testi confusi, testi contraddittori su cui poi bisogna ritornare.
È curioso che anche oggi, in sede di dichiarazione di voto, all'indomani della posizione della questione di fiducia da parte del Governo, esponenti della maggioranza, come ad esempio il vice capogruppo della Lega, Reguzzoni, dichiarino la volontà di rimettere le mani su questo stesso testo che oggi votiamo, con un apposito ordine del giorno perché già si evidenziano i limiti e le difficoltà di questo provvedimento. Siamo, quindi, al relativismo legislativo, signor Presidente: non c'è più niente di definitivo, tutto è provvisorio; lo Stato di diritto, nella certezza del suo fondamento, appare sempre più come la fotografia sbiadita e scolorita del tempo che fu.
Se lo scenario e il contesto politico è quello dell'incertezza, come ha autorevolmente scritto oggi su Il Corriere della sera un ben informato e ben quotato giornalista politico, noi non ci vogliamo sottrarre neppure ad una valutazione di merito del provvedimento, soprattutto dell'articolo 15, quello che tutti i cittadini conoscono come quello, perché viene così definito, della privatizzazione dell'acqua. Di questo testo noi denunciamo, innanzitutto, la parzialità: perché includere l'acqua, tenendo fuori l'elettricità, il gas, il trasporto ferroviario, le farmacie? Perché affrontare i servizi in modo così parziale? Perché questa approssimazione quando da tutti era stata riconosciuta, sia qui in Parlamento, sia fuori dal Parlamento, con le parti sociali, l'esigenza di una riforma organica, complessiva dell'insieme dei servizi pubblici?
E dire che proprio qui, in quest'Aula, a settembre abbiamo svolto una discussione importante, positiva su questo tema e tutti avevamo concordato, al di là delle differenze di valutazioni, sull'esigenza di una riforma organica del sistema dei servizi pubblici locali, ma così non è. A ben vedere, voi avete messo a tacere questa discussione e così facendo avete impedito un confronto reale, un confronto che puntasse ad un'effettiva liberalizzazione del sistema dei servizi pubblici locali in grado di aprire e costruire un mercato vero della concorrenza.
Tuttavia, a ben vedere, a voi la liberalizzazione non interessa, non è questo il centro del vostro provvedimento; a voi interessa solo la privatizzazione di settori quali i rifiuti, l'acqua, il trasporto su gomma, secondo una logica che non è quella del migliore e più efficiente servizio, ma quella del migliore e più facile utile o guadagno. L'effetto altamente probabile di questo provvedimento sarà quello di sostituire ai monopoli pubblici monopoli privati o, al meglio, monopoli misti, senza che questo produca o istituisca una qualche apertura dei mercati o l'avvio di una qualche positiva concorrenza, una migliore efficienza, una diminuzione degli sprechi che può invece venire da un vero processo di riforma.
Tutt'altra cosa era il disegno di liberalizzazione proposto dal Governo Prodi nella passata legislatura, era un altro progetto, che davvero puntava a favorire un processo di liberalizzazione. Non è così per il provvedimento in esame, che è parziale e, per di più, a differenza di quello di Prodi, contiene all'interno il tema delle risorse idriche, un tema che giustamente il disegno di legge presentato dal Governo Prodi escludeva. Sì, onorevoli colleghi, lo escludeva, perché i servizi, infatti, non sono tutti uguali, non possono essere trattati tutti in maniera uniforme: l'acqua è un servizio primario, essenziale, vitale, è una risorsa scarsa di cui bisogna avere cura, bisogna averne un consumo efficiente ed evitarne lo spreco.
Noi sappiamo che oggi c'è uno spreco enorme, che gli acquedotti perdono più del 30 per cento del loro carico, oggi c'è un'inefficienza insostenibile. Questo problema Pag. 13per essere risolto ha bisogno di una forte programmazione e di un serio impianto di investimenti. Credete davvero che questo deficit di investimenti potrà essere risolto con la privatizzazione?
Non a caso sui giornali già si parla delle tariffe, che saranno il vero incremento prodotto da questo decreto-legge. Ecco perché noi pensiamo che sia stata una scelta miope e limitata quella di volere negare la nostra richiesta di stralciare l'articolo 15 e di affrontare un confronto e una discussione per una riforma a tutto tondo e davvero organica del sistema dei servizi. In questo contesto appare evidente anche la scelta di non guardare tanto all'esigenza e ai problemi posti dagli enti locali che sembrano e appaiono mortificati e indeboliti da questo provvedimento.
Da tutto quanto detto, appare chiaro che la nostra non è una posizione ideologica né per un verso, né per un altro: noi non siamo fondamentalisti del pubblico come non siamo fondamentalisti del privato. Vogliamo essere persone di buonsenso e lungimiranti, soprattutto quando si parla di beni comuni fondamentali per la vita e la qualità della vita di tutti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PAOLO FONTANELLI. La nostra stella polare è e deve essere l'interesse dei cittadini. In conclusione, nel ribadire che noi votiamo «no» alla fiducia del Governo, invitiamo i colleghi della maggioranza a risolvere la diatriba di queste ore (dagli ammonimenti del Presidente Schifani al titolo de Il Giornale di questa mattina) che sta dividendo la maggioranza e tiene il Paese con il fiato sospeso. Votate «no» alla fiducia, così potrete regolare i vostri conti; votate «no» perché si tratta soprattutto di un provvedimento sbagliato e nocivo per i bilanci delle famiglie italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Formichella. Ne ha facoltà.

NICOLA FORMICHELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo ad approvare costituisce l'ennesima conferma dell'impegno del nostro Governo e della maggioranza per assicurare una tempestiva e sistematica attuazione degli obblighi comunitari da parte del nostro Paese. Il decreto-legge in esame adegua, infatti, il nostro ordinamento a ben tredici procedure di infrazione pendenti, di cui ben quattro per mancata attuazione di sentenze della Corte di giustizia. Con riferimento a queste ultime procedure, se il Governo non fosse intervenuto, la Corte avrebbe potuto comminare all'Italia ammende per un ammontare fino a 700 mila euro al giorno. In questo modo, prosegue la tendenza alla riduzione delle procedure di infrazione consolidatasi in questa legislatura grazie all'opera del Governo e delle Camere. Inoltre, il decreto-legge assicura l'attuazione di direttive e di regolamenti vigenti, prevenendo l'avvio di ulteriori procedure d'infrazione. Si tratta, dunque, di un passaggio essenziale per assicurare la conformità del nostro ordinamento a quello dell'Unione europea, proprio alla vigilia dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
Nel corso dell'esame in Commissione e della discussione sulle linee generali in Aula, alcuni colleghi dell'opposizione hanno, tuttavia, contestato il ricorso al decreto-legge cosiddetto salva infrazioni, rilevando, in particolare, che esso si sovrapporrebbe alla legge comunitaria pregiudicandone i contenuti e le funzioni. A questo riguardo, vorrei svolgere due considerazioni. In primo luogo, il ricorso a questo genere di decreti non costituisce certo una novità introdotta in questa legislatura; mi limito a ricordare che, nella passata legislatura, il Governo Prodi aveva anch'esso adottato, in poco meno di due anni, tre provvedimenti di questo genere. Evidentemente, il ricorso alla decretazione d'urgenza per l'adempimento degli obblighi comunitari evidenza l'obiettiva inadeguatezza della sola legge comunitaria in base alle procedure vigenti per assicurare la conformità del nostro ordinamento a Pag. 14quello europeo. La seconda considerazione, strettamente connessa alla prima, è che non è più rinviabile una riforma degli strumenti di attuazione degli obblighi comunitari.
Questa esigenza era del resto emersa con evidenza in sede di esame sia del disegno di legge comunitaria per l'anno 2008, sia di quello per l'anno 2009, i quali sono stati sottoposti alla Camera ben oltre il termine di presentazione del 31 gennaio prescritto dalla legge. La legge comunitaria per l'anno 2008 è stata approvata soltanto nella tarda primavera del 2009, mentre l'esame del disegno di legge comunitaria per l'anno 2009, approvato da questa Camera in prima lettura, è stato appena avviato al Senato. Ho già avuto modo di rilevare, in qualità di relatore del disegno di legge comunitaria per l'anno 2009, che questo ritardo discende soprattutto dall'assenza nei Regolamenti parlamentari di tempi certi e vincolanti per la conclusione dell'esame in ciascuna Camera.
Si tratta del resto di un fenomeno ormai endemico: nelle ultime tre legislature il disegno di legge comunitaria è stato approvato nell'anno di riferimento in sole due occasioni. L'esigenza, quindi, di una modifica della disciplina esistente è poi resa ancora più urgente dall'imminente entrata in vigore del Trattato di Lisbona, che consentirà alla Commissione europea di chiedere ed ottenere in tempi molto più ristretti la condanna pecuniaria per gli Stati che non adempiono agli obblighi europei. La Commissione Politiche ha già svolto una riflessione articolata su questo punto, attraverso un'apposita indagine conoscitiva sulla legge n. 11 del 2005. Ci apprestiamo, come gruppo del Popolo della Libertà, a presentare una proposta di modifica organica di tale legge. Analoghe proposte sono, peraltro, già state presentate da altri gruppi. Sono pertanto certo che, con il contributo del Governo, la Commissione XIV, in sede di esame delle proposte di legge in questione, saprà apportare al quadro normativo vigente le modifiche necessarie ad adeguare la tempestività e la qualità degli strumenti di attuazione degli obblighi comunitari. Non possiamo, tuttavia, nascondere che, mediante la riforma della legge n. 11 del 2005, si porranno soltanto i presupposti per un più efficace esame parlamentare degli strumenti legislativi di attuazione del diritto dell'Unione europea. Lo snodo decisivo a questo scopo è in realtà costituito dalla modifica delle disposizioni del Regolamento relative all'esame del disegno di legge comunitaria. Occorre, in particolare, alla luce dell'esperienza consolidata, operare almeno in due direzioni: in primo luogo, l'introduzione di tempi certi per l'esame in Aula del disegno di legge comunitaria sul modello della sessione di bilancio e, in secondo luogo, l'eventuale attribuzione di una competenza referente forte alla XIV Commissione.
L'attuale competenza referente debole della XIV Commissione, che può respingere gli emendamenti delle Commissioni di settore solo per incompatibilità manifesta con l'ordinamento comunitario, ovvero per motivi di coordinamento generale, non favorisce né la speditezza del procedimento né il rispetto del contenuto proprio del disegno di legge comunitaria.
Per questo motivo, in questo modo, il ricorso al cosiddetto decreto-legge «salva infrazioni» diverrebbe effettivamente residuale, configurandosi come extrema ratio in casi limitati. Subito dopo l'approvazione della riforma della legge n. 11 del 2005, intendiamo pertanto presentare anche proposte di riforma delle disposizioni del Regolamento della Camera su questa materia. In conclusione, signor Presidente, credo che il provvedimento che ci apprestiamo ad approvare, confermi pienamente l'efficacia e la tempestività dell'azione del Governo e della maggioranza nell'attuazione degli obblighi comunitari, che è testimoniata - voglio sottolinearlo - da un dato incontrovertibile: all'inizio di questa legislatura, erano pendenti nei confronti dell'Italia ben centosettantanove procedure di infrazione, ad oggi ne sono in corso soltanto centocinquanta. Si tratta del dato in assoluto più basso dal 2000. Abbiamo dunque risolto ventinove procedure in appena diciotto mesi e con il decreto-legge al nostro esame, nonché con Pag. 15le modifiche alla legge n. 11 del 2005, sono certo che miglioreremo ulteriormente la situazione. Per tutti questi motivi, annuncio il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà e la fiducia convinta al nostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto a nome dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2897)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati, nonché ulteriori richieste avanzate da membri del Governo.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato D'Alema.
Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 16,10)
(Segue la chiama)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.

Presenti e votanti 590
Maggioranza 296
Hanno risposto sì 320
Hanno risposto no 270.

(La Camera approva).

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Angeli Giuseppe
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa Pag. 16
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellotti Luca
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Berlusconi Silvio
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berruti Massimo Maria
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bitonci Massimo
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brancher Aldo
Brigandì Matteo
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Buonfiglio Antonio
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Caldoro Stefano
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Comaroli Silvana Andreina
Commercio Roberto Mario Sergio
Consiglio Nunziante
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Cota Roberto
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Desiderati Marco
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Dussin Luciano
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe Pag. 17
Farina Renato
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibelli Andrea
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Granata Benedetto Fabio
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
La Russa Ignazio
Latteri Ferdinando
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Maccanti Elena
Malgieri Gennaro
Mancuso Gianni
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Martino Antonio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Montagnoli Alessandro
Moroni Chiara
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nicolucci Massimo Pag. 18
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Orsini Andrea
Pagano Alessandro Saro Alfonso
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (PdL)
Perina Flavia
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pionati Francesco
Pirovano Ettore
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Rainieri Fabio
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Rivolta Erica
Roccella Eugenia Maria
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rondini Marco
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Russo Paolo
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Sbai Souad
Scajola Claudio
Scalia Giuseppe
Scandroglio Michele
Scelli Maurizio
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Taglialatela Marcello
Terranova Giacomo
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Traversa Michele
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vegas Giuseppe
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vitali Luigi
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zacchera Marco
Zorzato Marino

Hanno risposto no:

Adornato Ferdinando
Agostini Luciano Pag. 19
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbato Francesco
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bordo Michele
Bossa Luisa
Braga Chiara
Bratti Alessandro
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calearo Ciman Massimo
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco
Cavallaro Mario
Ceccuzzi Franco
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Ciccanti Amedeo
Cimadoro Gabriele
Ciocchetti Luciano
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Giuseppe Anita
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Donadi Massimo
Drago Giuseppe
Duilio Lino
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fassino Piero
Favia David
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Formisano Aniello
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Froner Laura
Galletti Gian Luca
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Genovese Francantonio Pag. 20
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Grassi Gero
Graziano Stefano
Guzzanti Paolo
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Laratta Francesco
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lo Moro Doris
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Messina Ignazio
Meta Michele Pompeo
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mogherini Rebesani Federica
Monai Carlo
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mura Silvana
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (PD)
Pes Caterina
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Quartiani Erminio Angelo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo Pag. 21
Rigoni Andrea
Romano Francesco Saverio
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Rota Ivan
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Ruvolo Giuseppe
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Scilipoti Domenico
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siragusa Alessandra
Soro Antonello
Sposetti Ugo
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Tidei Pietro
Tocci Walter
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verini Walter
Vernetti Gianni
Vico Ludovico
Vietti Michele Giuseppe
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Sono in missione:

Bosi Francesco
Brambilla Michela Vittoria
Brugger Siegfried
Buttiglione Rocco
Capitanio Santolini Luisa
Frattini Franco
La Malfa Giorgio
Maroni Roberto
Miccichè Gianfranco
Migliavacca Maurizio
Orlando Leoluca
Palumbo Giuseppe
Parisi Arturo Mario Luigi
Prestigiacomo Stefania
Razzi Antonio
Romani Paolo
Saglia Stefano
Tremonti Giulio

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 17,30).

LUCIA CODURELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, volevo portare all'attenzione del Parlamento il fatto che da lunedì scorso un insegnante di Calolziocorte, in provincia di Lecco, ha iniziato lo sciopero della fame e lo ha dovuto fare per vedere applicato un diritto che viene negato agli insegnanti, poiché non viene riconosciuto il buono pasto nell'ora di supporto agli scolari durante Pag. 22la mensa, come previsto dal contratto di lavoro. Non è un fuori orario, ma è un orario di lavoro.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,32)

LUCIA CODURELLI. Questo viene negato alla luce di una presa di posizione netta da parte di un sindaco leghista, che ha affermato con molto vigore di essere stanco di pagare al posto di uno Stato inadempiente per mancati trasferimenti. Infatti i comuni si trovano a dover sopperire e a dover provvedere a tutto il materiale inerente al buon funzionamento della scuola, anche ai prodotti igienici. Queste sono le sue parole.
Anche poco fa in quest'Aula si è continuato a negare e si continuano ad attribuire all'opposizione strumentalizzazioni, ma da un anno a questa parte il PD in più occasioni ha posto l'attenzione, attraverso mozioni ed interrogazioni, sui tagli effettuati alla scuola, risorse che ormai non vengono più trasferite e che ne mettono veramente in forse il buon funzionamento. Siamo di fronte a mancati trasferimenti - per la regione Lombardia si parla di 110 milioni di mancati trasferimenti, per il solo comune di Lecco si parla di 8 milioni in meno - ai comuni per l'abolizione dell'ICI e vi è un patto di stabilità non rivisto: questo mette in ginocchio il funzionamento delle nostre istituzioni scolastiche.
Siamo arrivati al punto che un lavoratore, un insegnante, deve fare lo sciopero della fame per veder riconosciuto un diritto, a causa dell'inadempienza e per una negazione da parte di questo Governo verso l'istituzione scolastica, da una parte, ed i comuni, dall'altra.
Signor Presidente, anche se ho presentato un'interrogazione, comunque questo è un fatto increscioso: per mancanza di rispetto si negano diritti fondamentali e soprattutto si mette in forse il buon funzionamento della scuola. Signor Presidente, di fronte allo sciopero della fame di questo insegnante, Le chiedo veramente che si possa in qualche modo mandare un messaggio affinché venga assunto un impegno preciso da parte di questo Governo di rispettare quanto promesso e quanto dovuto alle istituzioni scolastiche, da una parte, ed ai comuni, dall'altra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Codurelli, riferirò al Presidente quanto da lei affermato.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo sullo stesso argomento che reputo sia stato posto impropriamente, perché per prassi questo genere di interventi deve essere svolto a fine seduta.
Poiché sono state fatte affermazioni pesanti nei confronti di un sindaco che invece fa il suo dovere, il sindaco di Calolziocorte, voglio dichiarare che è invece un ottimo sindaco e fa bene a lamentarsi della struttura dello Stato che ha ereditato e che noi cerchiamo di gestire in maniera, credo, intelligente e appropriata. L'ottimo lavoro svolto dal Ministro Gelmini lo testimonia e credo che la risposta alla mancanza di trasferimenti e ai problemi che è Roma a dover risolvere anche per una scuola di Calolziocorte verranno risolti, finalmente, con l'approvazione del federalismo fiscale che questa maggioranza e questo Governo stanno portando a casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Si riprende la discussione.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2897)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2897). Pag. 23
Nessuno chiedendo di illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GIUSEPPE COSSIGA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo chiede una breve sospensione per poter valutare tutti gli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo chiede una breve sospensione per poter esprimere compiutamente pareri sugli ordini del giorno presentati.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, capisco che il Governo sia impegnato in altre faccende in questo periodo, però, come sappiamo, gli ordini del giorno, come deciso dalla Conferenza dei presidenti di gruppo che si è tenuta ieri, sono stati presentati entro le ore 11 di questa mattina. Il Governo ha avuto a disposizione otto ore per valutare quarantanove ordini del giorno. Se non è in grado di fare il suo mestiere ce lo dica, ed eventualmente possiamo ricominciare domani mattina: noi siamo pronti a cominciare domani mattina, è chiaro questo? Non è possibile che un Parlamento che ha organizzato i suoi lavori dipenda dalla disponibilità o meno di un sottosegretario alla lettura di ordini del giorno che avrebbero dovuto essere letti e valutati dal sottosegretario stesso da otto ore.
Signor Presidente, non credo che possiamo concedere alcunché: il sottosegretario è in grado di esprimere i pareri, quindi li dia, dopodiché si aprirà la discussione necessaria.

PRESIDENTE. Mi sembra che la sua posizione sia molto chiara, onorevole Quartiani.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, mi riallaccio all'osservazione dell'onorevole Quartiani. Durante la Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, proprio ai gruppi di opposizione è stato chiesto di avanzare delle proposte che avessero un senso dicendo che sarebbero state accolte, a fronte di una posizione della maggioranza che di solito non agisce così.
È stato quindi stabilito che gli ordini del giorno, che peraltro sono pochi, sarebbero stati discussi questa sera fino alle ore 21,30, come ha già osservato chi mi ha preceduto, e il giorno dopo, cioè domani, avrebbero avuto inizio le dichiarazioni di voto, a partire dalle ore 9, con l'ultima ora in diretta televisiva, e infine il voto finale. Noi abbiamo accettato, anche a fronte di esigenze e richieste diverse che l'opposizione aveva presentato, per un rispetto nei confronti della Conferenza dei presidenti di gruppo, ma soprattutto per un rispetto nei confronti di questa Assemblea.
Ora, scaduto il termine di presentazione degli ordini del giorno già da ore, ci sentiamo dire dal Governo che ha bisogno di tempo per leggersi gli ordini del giorno. È veramente inaccettabile nel vero senso della parola, perché significa avere la massima disistima nei confronti di questa opposizione e di questa Camera. Sono già tante le cose che succedono in quest'Aula per opera di questo Governo e di questa maggioranza e che non sono comprensibili, ma dopo un accordo e una disponibilità dimostrata ieri a livello di Conferenza dei presidenti di gruppo, la richiesta del Governo significa veramente avere il disprezzo massimo per noi che eravamo presenti alla Conferenza, per i gruppi che rappresentiamo e per questa Assemblea.
Per questi motivi, concordo sul fatto che o il Governo è in grado di esprimere in questo momento i pareri - come peraltro abbiamo concordato oggi, a fronte di un possibile allungamento dei tempi - altrimenti, si riprendono i lavori domani mattina e il Governo si assume le sue responsabilità. Credo di poter dire, alla Pag. 24fine, caro collega, che anche questa volta il Governo ha perso una buona occasione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, mi sembra che non vi siano grandi questioni - tra l'altro, vedo presente il ministro Fitto - e, quindi, credo che il Governo sia pressoché pronto ad esprimere i pareri sugli ordini del giorno che, peraltro, sono in numero tale per cui, evidentemente, anche l'impegno del tempo di stasera da parte dell'Assemblea sarà relativo, visto che non vi sono state illustrazioni e siamo passati direttamente alla fase dei pareri.
Il mio intervento, comunque, è giusto per precisare che ieri nella Conferenza dei presidenti di gruppo - e questo forse può essere il motivo per cui il Governo ha chiesto qualche minuto in più in maniera, tra l'altro, anche molto cortese - si era detto che si sarebbe cominciato a votare forse un po' più tardi prevedendo, peraltro, di arrivare alle 21,30. Pertanto, cominciamo prima ma forse in questo quadro non è sbagliato che il Governo chieda qualche minuto in più per approfondire gli ordini del giorno e valutarli meglio. Infatti, ho motivo di ritenere che una valutazione più approfondita da parte del Governo convenga a tutti, perché forse vi sono ordini del giorno che potrebbero, in maniera superficiale, essere tout court non accettati e, invece, forse con un approfondimento maggiore, signor Presidente, il Governo può valutare l'idea di accoglierli.
Pertanto, auspico che si proceda ad una discussione il più possibile serena su ordini del giorno che pure non sono in una quantità tale da rivelare intenti ostruzionistici o di qualsivoglia natura. Sono, evidentemente, ordini del giorno che entrano nel merito della vicenda e del provvedimento che conosciamo e ritengo che la richiesta del Governo, di avere qualche minuto in più per l'approfondimento, sia del tutto legittima e non pretestuosa e, quindi, non debba essere in alcun modo attaccata perché, come ricordava anche l'onorevole Compagnon, ieri in seno alla Conferenza dei presidenti di gruppo sono stati presi accordi tali per cui si passava al voto sugli ordini del giorno in una fase leggermente posticipata rispetto a quella attuale. Invece, affrontiamo subito gli ordini del giorno ed è evidente l'auspicio che il Governo li approfondisca in modo tale da poter esprimere un parere maggiormente consapevole sia sul testo degli ordini del giorno presentati dai colleghi dell'opposizione sia su quelli, eventualmente, presentati dai colleghi della maggioranza.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non per essere capzioso, ma nella comunicazione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri si dice testualmente: «domani, dopo il voto di fiducia ...».

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI. ... si dice (leggo testualmente quanto riportato): «domani, dopo il voto di fiducia, si passerà all'esame degli ordini del giorno fino alle 21,30». Vi è, inoltre, un altro punto - che rappresenta un vincolo accettato dalle opposizioni - che afferma che «il termine per la presentazione degli ordini del giorno è stabilito alle ore 11 di domani». Dunque, è dalle ore 11 di stamattina che il Governo, come ricordava il collega Quartiani, ha avuto l'opportunità di esaminare 49 ordini del giorno e non 2.643.
Ciò detto, però, comprendo che se il Governo su due, tre o quattro ordini del giorno non ha ancora deciso quale parere dare può, intanto, fornire il parere sugli ordini del giorno su cui ha già deciso. Possiamo iniziare a votare tali ordini del giorno e quando abbiamo finito si darà il Pag. 25parere sugli ultimi ordini del giorno e li voteremo, senza interrompere inutilmente i lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Mi sembra una proposta ragionevole, però vorrei ascoltare l'opinione del Ministro Fitto, in modo da proseguire nei nostri lavori. Si tratta di valutare la possibilità di procedere all'accantonamento di qualche ordine del giorno, procedendo con l'esame di quelli sui quali sono stati forniti i pareri. Successivamente potremmo riprendere l'esame degli ordini del giorno accantonati. Comunque, chiedo al Ministro Fitto l'opinione del Governo.

RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni. Signor Presidente, così come è stato poc'anzi detto, su alcuni ordini del giorno riusciremo a dare il parere nei prossimi minuti. Nel frattempo, iniziamo con l'espressione del parere sugli altri.

PRESIDENTE. Sta bene.

RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Brugger n. 9/2897/1.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zeller n. 9/2897/2.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/2897/3 purché sia riformulato nella parte dispositiva aggiungendo dopo le parole: «citata in premessa» le parole, «anche al fine di evitare ulteriori proroghe».
Andrebbe eliminata la parte relativa all'adozione in tempi rapidi di ulteriori iniziative normative volte a sopprimere tale disposizione. Quindi, il dispositivo sarebbe riformulato nei seguenti termini: «impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni di cui all'articolo 20-bis del decreto, con riguardo in primo luogo a quanto dispone la direttiva 2002/58/CE citata in premessa, anche al fine di evitare ulteriori proroghe».
Il Governo accetta, dunque, l'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/2897/3, purché riformulato, mentre non accetta l'ordine del giorno Peluffo n. 9/2897/4.
Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Marinello n. 9/2897/5, Cosenza n. 9/2897/6, Cota n. 9/2897/7, Reguzzoni n. 9/2897/8, Nicola Molteni n. 9/2897/9 e Vanalli n. 9/2897/10.
Il Governo non accetta i successivi ordini del giorno Vannucci n. 9/2897/11, Scilipoti n. 9/2897/12, Messina n. 9/2897/13, Piffari n. 9/2897/14, Leoluca Orlando n. 9/2897/15 e Favia n. 9/2897/16. Tornerò in seguito sugli ordini del giorno Di Pietro n. 9/2897/17 e Monai n. 9/2897/18. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/2897/19.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, siccome abbiamo diversi ordini del giorno presentati dall'onorevole Borghesi ma, oltre a lui, ci sono altri cofirmatari, vorrei capire, essendo io il terzo firmatario, se il Ministro fa riferimento al mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Ministro ha chiesto di accantonare l'ordine del giorno Monai n. 9/2897/18, sottoscritto anche dagli onorevoli Borghesi, Cimadoro e Favia. Prego, Ministro Fitto.

RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni. Torno sugli ordini del giorno appena accantonati perché nel frattempo abbiamo completato il nostro lavoro. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Di Pietro n. 9/2897/17 e Monai n. 9/2897/18. Inoltre, il Governo non accetta i successivi ordini del giorno Borghesi n. 9/2897/19, Paladini n. 9/2897/20, Evangelisti n. 9/2897/21 e Donadi n. 9/2897/22.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mariani n. 9/2897/23, purché il dispositivo sia così riformulato: «impegna il Governo a considerare il potenziamento della funzione di regolazione volta al contenimento delle tariffe e all'effettiva promozione Pag. 26della concorrenza, anche valutando l'opportunità di istituire un'apposita Autorità di regolazione».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Bratti n. 9/2897/24 e Viola n. 9/2897/25, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno De Micheli n. 9/2897/26. Il Governo accetta l'ordine del giorno Damiano n. 9/2897/27, purché il dispositivo sia così riformulato: «impegna il Governo a monitorare i processi di liberalizzazione in corso al fine di tutelare i lavoratori dalle conseguenze derivanti dall'eventuale manifestarsi di esuberi occupazionali».
L'ordine del giorno Bellanova n. 9/2897/28 ritengo sia assorbito dal precedente, così come riformulato.

PRESIDENTE. Signor Ministro, mi scusi, ma gli ordini del giorno Damiano n. 9/2897/27 e Bellanova n. 9/2897/28 sono leggermente diversi. Quindi, si intende che, se riformulato, il parere è favorevole anche sull'ordine del giorno Bellanova n. 9/2897/28?

RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni. Sì, con la riformulazione dell'ordine del giorno Damiano n. 9/2897/27.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Margiotta n. 9/2897/29, a condizione che nel dispositivo le parole «novanta giorni» siano sostituite con le parole «centottanta giorni» e che vengano cassate le parole da «anche fornendo adeguate linee guida» fino alle parole «a detta sentenza».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Causi n. 9/2897/30 e Lovelli n. 9/2897/31.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Fluvi n. 9/2897/32 e Fiorio n. 9/2897/33.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Servodio n. 9/2897/34 e Oliverio n. 9/2897/35.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Zucchi n. 9/2897/36, Marco Carra n. 9/2897/37.
Il Governo accetta l'ordine del giorno De Camillis n. 9/2897/38 e non accetta l'ordine del giorno Rubinato n. 9/2897/39.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Libè n. 9/2897/40, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole «impegna il Governo» le parole «ad adottare ogni iniziativa utile».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Galletti n. 9/2897/41.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Tassone n. 9/2897/42, a condizione che il dispositivo venga riformulato nei seguenti termini: «impegna il Governo a considerare il potenziamento della funzione di regolazione del settore volta al contenimento delle tariffe e alla effettiva promozione della concorrenza, anche valutando l'opportunità di istituire un'apposita Autorità di regolazione».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Ciccanti n. 9/2897/43.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/2897/44.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Compagnon n. 9/2897/45.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Ruvolo n. 9/2897/46, Gozi n. 9/2897/47 e Delfino n. 9/2897/48.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Narducci n. 9/2897/49.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Brugger n. 9/2897/1, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brugger n. 9/2897/1, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Essendo il primo voto aspettiamo un attimo i colleghi. Onorevole Compagnon... onorevole Casini... onorevole Goisis... onorevole Pag. 27Ravetto... onorevole Siragusa... onorevole Lusetti... onorevole Scelli... onorevole Mazzucca... L'onorevole Goisis non riesce a votare, si è impallato il sistema, la aspettiamo e poi chiudiamo la votazione. Onorevole Castagnetti... onorevole Fassino...Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro, Italia dei valori e Misto-Minoranze linguistiche) (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 472
Maggioranza 237
Hanno votato
239
Hanno votato
no 233).

Prendo atto che i deputati Siragusa, Albonetti, Gozi, Boccia e Compagnon hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che i deputati Porcu, La Loggia, Simonetti e Dima hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Lamorte, Marsilio, Antonio Pepe, Fioroni e Brigandì hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zeller n. 9/2897/2, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/2897/3, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Peluffo n. 9/2897/4, non accettato dal Governo (Commenti). Se qualcuno ha delle osservazioni, le fa chiedendo la parola e non venendo al banco della Presidenza.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Peluffo n. 9/2897/4, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... onorevole Castagnetti... onorevole Berardi... onorevole Goisis... onorevole Conte... onorevole Consolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato
254
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che il deputato Dima ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/2897/5, accettato dal Governo.

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, prima ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori perché, quando lei ha dichiarato chiusa la votazione, io e altri colleghi abbiamo tolto il dito, con il risultato che il suo macchinario ha chiuso la votazione qualche secondo dopo, e quindi risulta che noi non abbiamo votato. Pertanto, la pregherei di ripetere la votazione del primo ordine del giorno ovvero di modificare il sistema, perché non è un caso singolo, Presidente, siamo in molti ad aver riscontrato questo problema, che non è un problema nostro, ma della Presidenza.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, per lo stesso problema?

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. No, signor Presidente, è molto peggio, perché Pag. 28mentre il dito premeva sul pulsante rosso, a me - ma è successo anche al sottosegretario Casero - è stata azzerata la luce, quindi non so se il voto sia stato registrato o meno. Però, Presidente, siccome sono venuto ad interloquire con lei al banco della Presidenza, e lei mi ha detto di tornare al posto per parlare da lì, se lei apre la votazione nel frattempo, io non riesco a comunicare con lei prima di poter votare.

PRESIDENTE. Va bene.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cosenza n. 9/2897/6, accettato dal Governo.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, la ringrazio, sono felice che finalmente mi abbia ascoltato. Purtroppo anch'io, invano, ho chiesto la verifica della mia postazione al primo voto, ero presente, non ho potuto esprimere il voto contrario in aderenza al gruppo. Quindi, Presidente, la prego di ...

PRESIDENTE. Va bene, onorevole D'Ippolito Vitale, registreremo questa sua dichiarazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cota n. 9/2897/7, accettato dal Governo.

CARMELO PORCU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMELO PORCU. Signor Presidente, intervengo semplicemente perché rimanga agli atti che lo stesso incidente denunciato dai colleghi è capitato anche a me che ho chiuso la votazione prima che lei dicesse che era chiusa; quindi non ho potuto esprimere il mio voto correttamente. Quindi, segnalo che mi è accaduta la stessa cosa del collega Brigandì e degli altri colleghi che hanno parlato prima.

PRESIDENTE. Va bene, mettiamo agli atti anche la dichiarazione dell'onorevole Porcu.
Ricordo a tutti che quando viene proclamata chiusa la votazione, occorre tenere il dito sul pulsante e sullo schermo deve apparire la scritta «votazione chiusa»: è in quel momento che si può togliere il dito dal pulsante.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/2897/8, accettato dal Governo.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Presidente!

PRESIDENTE. Prego, onorevole Reguzzoni, parli così l'ascolto.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, sull'ordine del giorno Cota n. 9/2897/7 ha chiesto di intervenire l'onorevole Montagnoli.

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, il Governo ha accettato tale ordine del giorno, non è stato chiesto di metterlo in votazione e dunque siamo passati all'ordine del giorno successivo. Il Governo ha accettato l'ordine del giorno Reguzzoni n. 9/2897/8, e anche in questo caso non è stata chiesta la votazione; se uno dei presentatori la chiede, poi segue la dichiarazione di voto.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/2897/9, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vanalli n. 9/2897/10, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Vannucci n. 9/2897/11, non accettato dal Governo.

Pag. 29

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo di riconsiderare il parere perché un parere contrario così netto non me l'aspettavo e chiude anche la possibilità di approfondire lo studio di questa materia, che riassumo brevemente. Attualmente è data facoltà ai comuni soltanto fino a mille abitanti di continuare a gestire il servizio idrico in economia, sempre che vi sia il consenso da parte dell'autorità e solo per i comuni montani, all'interno della comunità montana. La sperimentazione è andata bene, fa riferimento ad una norma del 2006 ed il giudizio è positivo. I comuni sotto i mille abitanti ovviamente sono pochi, con il mio ordine del giorno chiedevo di estendere questo limite ai comuni con popolazione fino a tremila abitanti. Pertanto, magari inserendo nel dispositivo la formula «a valutare la possibilità» si poteva approfondire la materia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo al riguardo?

ALDO BRANCHER, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Vannucci n. 9/2897/11.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vannucci n. 9/2897/11, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/2897/12, non accettato dal Governo.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiedo che il Governo riveda la posizione assunta perché, in fondo, non chiediamo altro che impegnare il Governo a valutare la possibilità per gli enti locali di scegliere liberamente la forma più appropriata della gestione dei propri servizi idrici, secondo la realtà territoriale locale. Quindi, è solo una riflessione che porto all'attenzione del Governo per far sì che possa rivedere la propria posizione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo conferma il parere contrario espresso.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/2897/12, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Coscia, Benamati, Nannicini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 520
Votanti 485
Astenuti 35
Maggioranza 243
Hanno votato
228
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che il deputato Fallica ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Dima e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Messina n. 9/2897/13, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Messina n. 9/2897/13, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Coscia, Vico, Scilipoti, Romele, Armosino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 30
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 524
Votanti 495
Astenuti 29
Maggioranza 248
Hanno votato
228
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che i deputati Dima e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/2897/14, non accettato dal Governo.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno al Governo chiediamo semplicemente di impegnarsi a valutare seriamente la questione dell'acqua di cui all'articolo 15, alla luce anche del fatto che è depositata ormai da tre anni una proposta di iniziativa popolare in tal senso. Quindi, non possiamo prendere con leggerezza questo argomento. Con questo ordine del giorno si chiede che, sull'argomento dell'acqua, si prenda in considerazione l'opportunità di soprassedere con riferimento al provvedimento che dovremo votare, adottando successivamente una legge ordinaria per operare una riforma così radicale come, di fatto, andiamo a fare su questo tema attraverso l'articolo 15 del provvedimento in esame.
Consideriamo la questione dell'acqua come un diritto di tutti e un bene non trasferibile e non trasformabile in un valore economico. Attraverso questo articolo, invece, noi di fatto stravolgiamo un principio fondamentale non del diritto italiano o europeo, ma di quello internazionale. Persino negli Stati dell'America latina questo interesse è stato colto come un diritto di tutti e, quindi, non alienabile e non trasformabile in un'operazione di business. Ricordo non solo i 400 mila firmatari della proposta di legge di iniziativa popolare, ma anche i 40 mila che, nel giro di una settimana, hanno raccolto una serie di firme su una petizione che chiedeva la stessa cosa.
Prendiamo fiato, non dobbiamo avere fretta con un provvedimento d'urgenza, come con il decreto-legge in esame, con la posizione della questione di fiducia, quale quella di pochi minuti fa, trasformando i termini della questione, che deve essere valutata con serenità e calma, attraverso un dibattito sereno dentro il Parlamento, che è sovrano in materie come questa. Non credo che spostare di qualche mese la soluzione della questione dell'acqua sia di fondamentale importanza per la sopravvivenza del Governo. Affrettarsi in queste decisioni è assurdo, ma non volersi neanche impegnare a valutare l'opportunità - quindi non a fare ma a valutare l'opportunità da parte del Governo - ci sembra proprio una forzatura, che non c'entra niente con un decreto-legge per rispondere alle esigenze dell'Europa di trasparenza, concorrenza e libertà sul mercato. Qui si risponde solo ad esigenze di lobby di interessi, che sono criminose e mafiose, ma non c'entrano niente con gli interessi dei cittadini italiani. Mi dispiace che il Governo non voglia rivedere questa posizione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Signor Presidente, onorevoli colleghi, avevo tentato sino all'ultimo di far riflettere il Governo, ma ho visto che non ha alcuna intenzione di prendere in seria considerazione una problematica che interessa tutti i cittadini, almeno con l'approvazione di un ordine del giorno. Questo mi dispiace. Il mio intervento è volto a rafforzare l'intervento del collega Piffari e ad invitare ancora il Governo, che vedo molto distratto e non interessato al dibattito all'interno di quest'Aula, a prendere in seria considerazione la problematica dell'acqua. Mi rivolgo in modo particolare non soltanto al Governo, ma a tutti i colleghi presenti in quest'Aula, in modo particolare ai leader dei partiti, da Bossi a Casini, a Pag. 31Bersani, a Lupi e a tutti gli altri, affinché capiscano che la problematica dell'acqua è delicatissima, ma non per la privatizzazione fine a se stessa, ma perché la gestione dell'acqua pubblica è veramente un atto non dico vergognoso, ma di grande irresponsabilità.
Infatti, gestire l'acqua, affidandola alle mani delle multinazionali, di un gruppo di potere, senza dare la possibilità ai cittadini e ai governi locali di garantire un bene primario, è veramente qualcosa di pesante ed assurdo. Dunque, prego i colleghi presenti in Aula, che molte volte intervengono a titolo personale per dichiararsi contro la gestione, la privatizzazione dell'acqua, di venire fuori, al di là dei partiti, e di prendere in giusta considerazione l'argomento di cui stiamo parlando, per esprimere un voto a sostegno e a difesa dell'essere vivente.
Signor Presidente, mi vedrò costretto a chiedere di intervenire su ogni ordine del giorno a titolo personale, per un minuto, per ribadire questo concetto. Vi prego cortesemente di prendere coscienza di questo argomento e di esprimere un voto secondo la vostra coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo per preannunziare il voto favorevole dell'Unione di Centro su questo ordine del giorno, ma con motivazioni esattamente opposte. Nel senso che noi siamo dell'idea che il bene acqua sia intangibile, però dobbiamo chiarirci bene cosa vuol dire privatizzazione. Noi siamo per le liberalizzazioni, che sono una cosa diversa. Crediamo che il Governo debba rivedere la posizione per un motivo: trattandosi di un tema così importante, bisogna che, prima in Commissione e poi in quest'Aula, se ne discuta approfonditamente. Ciò anche perché, per procedere a liberalizzazioni importanti e vere su questi temi, occorre una serie di pesi e contrappesi che vanno discussi insieme. È vero che l'acqua è il bene più importante in assoluto, ma proprio per questo dobbiamo gestirlo bene e con i dovuti controlli. Il pubblico deve controllare, però il bene deve essere erogato da chi lo sa fare meglio al prezzo migliore (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carlucci. Ne ha facoltà.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, desidero prendere la parola per rispondere all'onorevole Scilipoti. Io sono eletta in Puglia e l'acquedotto pugliese è un acquedotto pubblico. Peccato che questo acquedotto pugliese perda l'80 per cento dell'acqua che deve essere erogata ai cittadini nel corso della distribuzione. Questo acquedotto non è stato mai risistemato o restaurato. L'acquedotto pugliese (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché l'onorevole Scilipoti sta parlando del fatto che non bisogna privatizzare le società erogatrici di acqua, è un acquedotto del Meridione, un acquedotto pubblico, che non riesce ad erogare completamente il suo servizio.
D'estate la Puglia è a rischio siccità: l'acqua viene interrotta agli uffici, ai negozi, ai bar, proprio perché questo acquedotto non riesce a fare fronte al compito per cui dovrebbe essere pagato da tutti i cittadini, ovvero perde la sua acqua nel corso della distribuzione.
Perché l'acquedotto pugliese non viene finalmente risistemato? Il presidente Fitto aveva cercato nella sua gestione di privatizzarlo (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico). La cosa non riuscì e l'acquedotto è rimasto pubblico, però, in tutto questo tempo, in questi cinque anni di gestione Vendola a conduzione pubblica, l'acquedotto pugliese non ha assolto al suo ruolo di erogare l'acqua ad un prezzo decente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

Pag. 32

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, intervengo solo per puntualizzare che la Puglia è una grande regione, che acquista l'acqua dalla Basilicata, che ha le dighe, che ha una grande rete. Il più grande acquedotto europeo è quello pugliese, che ha delle perdite non superiori al 30 per cento, ed è un fatto grave che bisognerà correggere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, voglio innanzitutto ricordare che l'acquedotto pugliese è una società per azioni, è vero, cosiddetta in house, perché la totalità della proprietà è della regione Puglia.
Voglio ricordare, però, all'onorevole Carlucci, che certamente lo sa, che il Governo Fitto è autore, insieme all'allora presidente dell'acquedotto pugliese, di un bond, cioè di un derivato, che costringe i cittadini pugliesi a pagare i debiti voluti da quel Governo di centrodestra e che costringe noi pugliesi a pagare cara quell'acqua.
Chiediamo una gestione pubblica dell'acquedotto pugliese, pubblica nella proprietà e pubblica nella gestione della rete, perché riteniamo che si possa dare un servizio di qualità anche controllando gli sprechi, quegli sprechi che il Governo di centrodestra, con il bond da 800 mila euro, ha determinato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (PdL). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, intervengo solo un minuto per dire che in Puglia si diceva che l'acquedotto pugliese in mano pubblica ha dato più da mangiare che da bere. Il riferimento è al malaffare che si è sviluppato sulla gestione pubblica dell'acquedotto. Mi auguro che ciò non possa succedere in futuro con questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montagnoli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, intervengo per fare un po' di chiarezza sulla gestione dei servizi pubblici locali. È un dato di fatto che la differenza dal Nord al Sud delle aziende pubbliche è qualcosa di spaventoso: negli ultimi cinque anni la media degli utili delle aziende del nord è di 369 mila euro, la media delle perdite delle aziende del sud è di 251 mila euro.
È un dato di fatto che le aziende del Nord hanno aumentato del 159 per cento gli utili, mentre le aziende del Sud hanno aumentato le perdite del 18 per cento. Per cui, la differenza la fanno le gestioni; oltretutto, la paga degli amministratori delle aziende del Sud è notevolmente più alta di quella del Nord.
Se poi andiamo a vedere l'acquedotto pugliese, che ha una perdita del 50,3 per cento, diciamo a Vendola, invece di pubblicizzare, di andare a casa, perché fa il danno dei cittadini pugliesi e la differenza la fa la gestione.
Nell'ordine del giorno, accettato dal Governo, presentato dalla Lega si dice che bisogna che venga valutata l'economicità, la gestione, la trasparenza e la responsabilità: in poche parole, il federalismo. Se ci fosse stato da tempo - Bossi è l'unico leader politico che ha capito la differenza - non avremmo società gestite bene ed altre gestite male. È questo che chiediamo al Governo, con forza, anche per l'acqua (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, l'acquedotto pugliese aveva delle pecche quando la gestione era in mano a Pag. 33Fitto e le avrà sicuramente adesso, perché nessuno ha la bacchetta magica. Però proprio l'intervento del collega della Lega riporta al nodo del problema: con questa legge non stiamo discutendo di intervenire dove le gestioni pubbliche sono inefficienti e di cambiarle.
Ciò è ovviamente interesse di tutti, ed è vero che mediamente le gestioni inefficienti sono più a Sud che non a Nord. Stiamo obbligando le gestioni pubbliche efficienti a svendere il loro servizio ai privati: tale è il senso della legge in esame, e per questo è assolutamente sbagliato approvarla in questa maniera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franzoso. Ne ha facoltà.

PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, diventa anacronistico quanto sento dire da alcuni colleghi della sinistra sul problema dell'acquedotto pugliese in Puglia, specie quando si parla di privatizzazione: evidentemente qualcuno, con la memoria eccessivamente corta, dimentica che il Governo D'Alema aveva già svenduto l'acquedotto pugliese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), e che grazie al Governo Berlusconi esso fu donato (diciamo così), fu dato gratis alla regione, con l'impegno che poi si sarebbe dovuto, una volta risanato, proseguire il consolidamento delle reti, perché le reti dell'acquedotto pugliese hanno una perdita di oltre il 50 per cento. Il dramma qual è? Che l'acquedotto pugliese, con il governo regionale Vendola, non solo non ha proceduto al consolidamento della condotta Pavoncelli, delle reti di distribuzione, ed esso continua ancora a perdere regolarmente acqua potabile, con un aggravio di costi; la cosa grave è che, mentre il governo Fitto aveva messo i fondi disponibili, i POR, i fondi comunitari, questo governo regionale, con questa gestione ad amministratore unico della regione Puglia, ha dimostrato non di saper fare altro che una cosa: perdere anche i fondi POR, i fondi europei messi a disposizione dal governo Fitto per risanare le reti, e dare quindi maggiore acqua a disposizione della collettività pubblica, della collettività pugliese con minor costo. Oggi abbiamo quindi maggiori costi, perdite di acqua dalle reti come un colabrodo, con fondi che erano a disposizione, e che oggi purtroppo dobbiamo dire che sono oramai persi, e che l'acquedotto e la regione Puglia non sono stati in grado di utilizzare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rota. Ne ha facoltà.

IVAN ROTA. Signor Presidente, sono inaccettabili queste motivazioni che affermano: tutti responsabili, nessun responsabile. Va bene, contenti in maniera bipartisan; io non posso accettare questo tipo di atteggiamento, però mi ricollego all'intervento dell'onorevole Carlucci.
Per fare un po' di chiarezza: questo Governo e questa maggioranza tendono a privatizzare gli utili e a socializzare le perdite. Le perdite della rete, onorevole Carlucci (e lo dico a voi, signor Presidente, onorevoli colleghi), rimarranno in carico, nella sostituzione, al pubblico: stiamo parlando di privatizzare la gestione, che è cosa diversa. Quindi, privatizziamo e affidiamo la gestione dell'acqua, che è un bene ed un diritto pubblico di tutta la collettività e di tutti i cittadini, ad aziende che andranno, come per l'Alitalia, a prendere la polpa, ma le reti, onorevole Carlucci e onorevoli colleghi, rimarranno in carico al pubblico, ed è il pubblico che dovrà intervenire per pagare i costi di una cattiva e malagestione di qualunque Governo, mentre la responsabilità di averlo fatto è di tutti! Non si risolverà il problema, e quindi finiamola di prenderci in giro! Questo è un Governo che privatizza gli utili e li dà ai soliti amici, e socializza le perdite e i costi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

Pag. 34

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Distaso. Ne ha facoltà.

ANTONIO DISTASO. Signor Presidente, prendo la parola giusto per puntualizzare alcune questioni; premesso che sulla questione credo che non si debba avere un approccio ideologico, e spesso facciamo confusione, dimenticando che, evidentemente, in questo momento stiamo semplicemente parlando di privatizzazione della gestione, e non certo di intaccare la proprietà pubblica dei beni. Per quanto riguarda la questione specifica dell'acquedotto pugliese, vorrei ricordare alcuni fatti, perché, nel rispetto di tutti e del ruolo che abbiamo, ciascuno può dire parole in libertà, ma poi le parole devono essere confrontate con atti che esistono.
Il governo regionale di centrodestra, presieduto dall'allora presidente Fitto, nel 2003 concluse un accordo di programma con il Ministero dell'economia e delle finanze ed altri Ministeri competenti, che prevedeva la dotazione per la regione Puglia di un miliardo di euro per opere infrastrutturali nel sistema idrico a beneficio del soggetto gestore dell'acquedotto pugliese.
Ad oggi la Puglia, che necessita ancora di opere infrastrutturali e che quindi lamenta questo grave deficit, non ha beneficiato di gran parte di questi fondi che, tra l'altro, in parte sono fondi pubblici, europei e statali e, in parte, sono quote di cofinanziamento del soggetto gestore, E ciò perché vi è stato, evidentemente, il mancato utilizzo dei fondi stessi. Oggi la Puglia e il Mezzogiorno d'Italia hanno perso centinaia di milioni di euro, che forse potrebbero essere recuperati con la nuova programmazione comunitaria, ma certamente sono soldi assolutamente già sprecati.
Partendo dai dati di fatto, dovremmo fare insieme una riflessione: obiettivamente non è una questione ideologica quella che oggi ci dovremmo porre, ma una questione di conoscenza delle reali problematiche. Ad oggi l'esperienza pugliese, purtroppo, è assolutamente negativa e credo che, invece, la conversione di questo decreto-legge ci aiuti quantomeno a razionalizzare la materia in maniera più utile (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzarella. Ne ha facoltà.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, intervengo solo per dire che, alla luce di alcune delle argomentazioni che ho ascoltato per giustificare il provvedimento del Governo, dovremmo privatizzare anche l'erogazione dell'aria da respirare, perché in tal modo, aumentando le bollette, i privati ce la dovrebbero fornire - si pensa - con meno smog. C'è stato già un film di pura fantascienza sull'argomento del quale consiglio la visione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, intervengo per ricordare che la modalità con la quale si sta svolgendo questo dibattito è fortemente viziata da una ricostruzione sbagliata della storia di questo Paese negli ultimi quindici anni.
Non è vero, infatti, che nel settore idrico abbiamo assistito, come ha detto il Ministro Fitto, ad una vergognosa politica di pubblicizzazione. Le gestioni idriche in Italia sono 114, delle quali 58 sono pubbliche e 56 sono concesse con gara o gestite con società miste. Quindi dalla «legge Galli» in poi, in questi quindici anni, abbiamo sperimentato molti modelli sia pubblici, sia con gara, sia con società miste. Tra l'altro, dei 58 ATO industriali pubblici, ben 47 sono al centro-nord e sono lì soprattutto le comunità locali preoccupate della necessità di prendersi soci privati anche se non lo desiderano.
Ribadiamo qui che il nostro punto di vista non è ideologico - privatizzazione o pubblicizzazione -, ma si chiede la libertà di scelta per il miglior modello di affidamento alle comunità locali e ai loro rap Pag. 35presentanti democraticamente eletti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, volevo solo riferire alla collega della Lega Nord che da qualche anno, in Puglia, la gestione dell'acquedotto pugliese a livello dirigenziale è guidata da uomini del nord. Pertanto, mi permetto di suggerire ad entrambi gli schieramenti che c'è in Puglia gente che può fare tranquillamente quello che hanno fatto finora, in maniera magistrale (nel senso che hanno indebitato e messo nei guai la Puglia), tanto lo schieramento di centrosinistra che quello di centrodestra, andando a ricercare nella managerialità pugliese gli uomini che possano dirigere l'acquedotto pugliese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mastromauro. Ne ha facoltà.

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. Signor Presidente, senza alimentare una polemica che mi sembra sia quasi da campagna elettorale, volevo solo aggiungere, per chi non ne fosse a conoscenza (e mi sembra che l'onorevole Carlucci e gli altri colleghi della maggioranza che sono intervenuti non ne siano a conoscenza), che la giunta regionale recentemente ha approvato una delibera che prevede - oltre alla rimunicipalizzazione dell'azienda idrica - una modifica del sistema delle tariffe, che viene basato sul reddito familiare (in modo che a redditi bassi corrispondano conti più bassi).
Credo che una delibera di questo tipo debba essere valorizzata, perché va nella direzione della tutela dell'acqua come bene comune, e che sia un tipo di delibera che può assumere soltanto una gestione pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, in pochissime battute, a me sembra che l'ultimo intervento provenga davvero dal «paese delle meraviglie»: si tratta di chiarissime carenze di carattere dirigenziale, di un difetto notorio e genetico di programmazione e di gestione, che certo non può essere salvato con una delibera populista e dell'ultimo momento! Mi sembra che le carenze dell'acquedotto pugliese affondino le proprie radici in una incapacità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piffari n. 9/2897/14, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Coscia, Iannuzzi, Oliverio, Armosino, Trappolino, Vico, Franceschini, Fogliardi, Antonino Russo e Dussin.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 518
Astenuti 9
Maggioranza 260
Hanno votato
252
Hanno votato
no 266).

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/2897/15, non accettato dal Governo.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, con questo ordine del giorno abbiamo avanzato una timidissima richiesta, ossia quella di valutare l'opportunità di escludere l'acqua dalla gestione privata. Ma il Governo non ha ammesso neanche Pag. 36questo, cioè di «valutare l'opportunità». Allora, con questo intervento noi dell'Italia dei Valori non speriamo di ottenere un cambiamento, una resipiscenza del Governo, perché sappiamo che sarebbe chiedere troppo sul piano del metodo e su quello della sostanza.
Sul piano del metodo questo Governo ci ha oramai abituato non solo ai decreti-legge e ai voti di fiducia, ma anche ad un'altra pessima prassi, quella cioè di far partire un trenino, di far emanare dal Presidente della Repubblica un testo e poi, man mano, di aggiungere gli altri vagoncini, in modo da poter dire dunque al Presidente Repubblica: come fai a non firmare, se nel frattempo si sono consolidate delle posizioni?
Questa è una prassi indecente, una mancanza di rispetto verso il Parlamento e verso il Presidente della Repubblica (ve lo abbiamo detto tante volte, quindi non abbiamo la pretesa che voi cambiate).
Ma vi è anche un aspetto sostanziale sul quale avete davvero un vizio che crediamo sia ormai irrecuperabile. Il difetto è il seguente: voi avete deciso una politica dilapidatoria nei confronti di tutti i beni pubblici su cui pensate di poter mettere le mani.
Avete recentemente approvato una legge sul nucleare che distrugge l'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) e saranno le prossime generazioni a risentire dei danni di quanto state facendo (che state facendo per ragioni puramente economiche, di speculazione economica).
Adesso volete mettere le mani - o far mettere le mani dai vostri amici - anche su un bene prezioso come quello dell'acqua, che è un bene insostituibile.
Voi escludete dai servizi pubblici altri beni, altri servizi che sono fungibili, come quello del gas. Nel riscaldamento sappiamo che ci sono diverse fonti di energia alternative e voi pure escludete tale settore. Invece, per quanto riguarda l'acqua no, l'acqua è un bene unico e voi proprio per questo pensate di poterlo privatizzare.
Credo che non vi sia sfuggito il fatto che qualche anno fa c'è stata un'attesissima riunione del WTO, dell'Organizzazione mondiale del commercio, in cui si è discusso proprio questo, il problema della privatizzazione dell'acqua come bene ma anche della gestione dell'acqua. C'è stato un accesissimo confronto e la posta in gioco era se consentire a poche multinazionali di condizionare l'umanità attraverso l'acquisizione di un bene così prezioso e così insostituibile. Evidentemente la vostra cultura è questa. Pur di far piacere ai vostri amici siete disposti anche a mettere a repentaglio non una questione ideologica (perché bere e dissetarsi non è una questione ideologica), ma siete disposti ad esporre al ricatto e al condizionamento l'umanità di fronte ad un bene così prezioso.
Allora, cari amici, noi dell'Italia dei Valori con sgomento assistiamo a questo fatto. Vi abbiamo già detto che proporremo un referendum contro questa legge, però vorrei dirvi adesso che - raschiando, raschiando - vi è restato poco da privatizzare.
Voglio dire allora agli amici da questa parte dell'emiciclo (a partire dall'Unione di Centro in qua): amici, prepariamoci perché tra poco troveremo una norma che riguarderà la privatizzazione dell'aria (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Scilipoti, le ricordo - approfitto così per ricordarlo anche agli altri colleghi - che, ai sensi dell'articolo 88, comma 1, terzo periodo, del Regolamento, ciascun deputato può dichiarare il proprio voto sugli ordini del giorno con un unico intervento sul loro complesso per non più di cinque minuti, o con non più di due interventi distinti per una durata complessiva ovviamente non superiore ai cinque minuti. È dunque possibile - lo dico a ciascun deputato e a condizione che lo stesso non abbia precedentemente esaurito il tempo a sua disposizione - prendere nuovamente la parola per dichiarazione di voto sugli ordini del Pag. 37giorno soltanto per una volta. Poiché lei, onorevole Scilipoti, è già intervenuto due volte per dichiarazione di voto sugli ordini del giorno e ha superato abbondantemente i cinque minuti non posso darle la parola.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, intervengo per una ragione. In questi giorni siamo stati tutti - credo anche voi, colleghi della maggioranza - raggiunti da centinaia e centinaia di e-mail di cittadini preoccupati per quello che questa Assemblea avrebbe deciso sulla questione dell'acqua.
Voi siete consapevoli - ne sono certa - tanto quanto noi che l'accesso all'acqua è un diritto fondamentale e che noi, in realtà, oggi non stiamo discutendo degli acquedotti. Voi avete parlato dell'acquedotto della Puglia, ma potremmo decidere di parlare di quello della Sicilia, tanto per fare la gara su quale funziona peggio. Ma non è questo il tema! Quello che è preoccupante è che si cerchi di mistificare un'altra volta la realtà, cioè di raccontare agli italiani che noi qui stiamo cercando di risolvere la questione che tanto li angoscia, attinente ai motivi per cui gli acquedotti funzionano male. Voi qui oggi state facendo un'altra cosa. Voi mettete la fiducia su un provvedimento impedendo la discussione su un diritto fondamentale, quale l'accesso all'acqua potabile, che mette in discussione la vita degli esseri umani.
Il provvedimento in esame andava discusso con l'opposizione e dovevamo assumere un impegno con tutti i cittadini, perché noi siamo qui a rappresentarli, non a fare questo o quell'interesse: noi siamo qui a discutere degli interessi dei cittadini italiani.
Vedete, durano poco le mistificazioni: voi potete raccontare che avete risolto oggi la questione dell'acquedotto della Puglia, però si accorgeranno da soli del fatto che non avete risolto il problema della Puglia. La mistificazione non paga, perché prima o poi la verità viene a galla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, ho ascoltato le argomentazioni della collega e voglio permettermi di dire che la collega ha parlato d'altro, così come di altro stanno parlando alcuni media in questi giorni, che per affrontare il tema in discussione, cioè l'affidamento della gestione dei servizi idrici a società attraverso gare d'appalto, come avviene in buona parte d'Europa, hanno scomodato la questione dell'acqua in Sudamerica e delle multinazionali: hanno parlato d'altro!
Nel decreto-legge in esame è specificato ad abundantiam - perché non ce n'era bisogno e perché non era in questione - che la proprietà dell'acqua resta pubblica. Abbiamo accettato questo ordine del giorno ma non ve ne era bisogno, perché non è di questo che si tratta. Rimaniamo ai fatti, cari colleghi.
Lei ha detto che l'acqua è un diritto fondamentale; io mi permetto di dire, almeno in questa parte del mondo, che l'acqua è un diritto fondamentale come ormai lo è la comunicazione, come lo è l'energia elettrica e nessuno si sognerebbe di dire che bisogna tornare alla fornitura di quei servizi garantita dallo Stato.
Di questo esclusivamente stiamo discutendo, cioè della possibilità e dell'opportunità che la gestione industriale della distribuzione dell'acqua sia affidata a società. Scambiare questo - su cui si può anche non essere d'accordo perché si ritiene che lo Stato faccia meglio tutto - per una discussione sul diritto fondamentale all'acqua è semplicemente falso, sbagliato e non è nelle cose.
Per questo, voterò contro l'ordine del giorno in esame, ribadendo cosa è in questione: la gestione industriale dei servizi idrici, che io credo, come altri servizi pubblici, debba essere gestita in un sistema di mercato e di concorrenza attraverso società specifiche e, forse, in quel caso, lo Stato, le regioni, gli ATO, le province e i comuni, anziché gestire questi servizi in conflitto di interesse, avranno il Pag. 38tempo, le energie e le modalità di verificare la qualità e di censurare il fatto che i servizi non siano resi in modo adeguato, cosa che oggi non fanno, palesemente in conflitto di interesse, perché gestiscono le società che danno i servizi pessimi a cui in buona parte del Paese assistiamo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, qui rischia di diventare davvero un dibattito ideologico, perché l'onorevole Della Vedova avrebbe ragione se si fosse applicato lo schema che avevamo proposto noi. Qui invece parliamo di servizi pubblici e facciamo confusione su questo, dicendo che il bene pubblico è quello che eroghiamo. No: in dottrina economica si chiamano «beni pubblici» perché pubblica è la rete con cui rendiamo quel servizio, cioè il bene pubblico davvero sono i tubi dell'acqua, sono le reti su cui passa l'elettricità, le discariche, perché quelli sono irripetibili in natura. Quindi, noi dovremmo mantenere pubblici quelli e privatizzare la gestione, ma con quello che stiamo facendo adesso privatizziamo tutto. Allora, vogliamo stabilire un criterio? Noi avevamo presentato un emendamento secondo cui tutte le reti sono pubbliche e la gestione è privata: noi ci stiamo.
Qui stiamo facendo un'altra cosa, perché quando andiamo a privatizzare, quando andiamo a vendere le quote delle società quotate in borsa, stiamo vendendo anche parte delle reti, stiamo privatizzando e stiamo lasciando il monopolio intatto. Noi stiamo trasferendo il monopolio pubblico a un monopolio pubblico-privato, ma privato non nell'interesse dei cittadini, bensì nell'interesse di alcuni che compreranno la quota della società mista. E il cittadino dov'è, dove rimane alla fine di questa filiera, dove il bottino che era pubblico se lo spartiscono il pubblico e il privato? Il cittadino cosa ci guadagna? Nulla, perché la concorrenza - che non è un valore, ma è uno strumento, solo uno strumento in cui crediamo - applica quello che ricordava l'onorevole Della Vedova. È la sussidiarietà il valore, dove il pubblico fa il pubblico, controlla e regola, e il privato gestisce. Qui non è così, qui il privato controlla, regola e gestisce. Il monopolio resta e sapete cosa succede al cittadino, alla fine della fiera? Resta con costi alti e con il servizio che non funziona. Fate quello che volete (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montagnoli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, intervengo per concludere l'intervento di poco fa. Innanzitutto, quanto afferma il rappresentante dell'Unione di Centro non corrisponde al vero. Al Senato è stato approvato un emendamento il quale afferma chiaramente che la proprietà è pubblica, soprattutto quella delle risorse idriche. Inoltre, invito tutti colleghi a leggere soprattutto l'ordine del giorno Cota n. 9/2897/7 presentato dal gruppo della Lega Nord e che è stato accolto dal Governo, in cui si chiede che il parere dell'Antitrust non sia vincolante, ma che si demandi ai regolamenti la definizione di soglie minime basate su criteri ben chiari di efficienza. Noi abbiamo proposto al Governo che tali criteri siano la chiusura di bilanci inutili, il reinvestimento di almeno l'80 per cento degli utili per l'intera durata dell'affidamento, l'applicazione di una tariffa media - pensando ai cittadini - inferiore alle medie di settore o il raggiungimento di costi operativi medi annui con un'incidenza sulla tariffa che si mantenga al di sotto delle medie di settore. Con criteri di efficienza basati su queste logiche l'in house è possibile. È questo che dobbiamo dire ai cittadini e questo la Lega l'ha chiesto con forza al Governo, che lo ha accettato. È questa la base: efficienza, trasparenza e responsabilità, non altre cose, non quello che dice l'Unione di Centro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

Pag. 39

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gottardo. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, colleghi, a me pare che in questa discussione si stia nascondendo quello che è il vero problema italiano, ovvero la terzietà del soggetto pubblico nel controllo del servizio erogato, terzietà che deve garantire il cittadino. La domanda che dobbiamo porci è se i comuni e i soggetti pubblici sono attrezzati culturalmente, come mentalità e come strutture professionali, a diventare soggetti di controllo del servizio per conto del cittadino, indipendentemente dal fatto che questo servizio sia erogato dal pubblico o dal privato.
Ciò che non ha garantito il cittadino in questi anni è che molto spesso, che la gestione fosse pubblica o privata, egli non era tutelato rispetto ai propri diritti e rispetto a ciò che aveva diritto di pretendere con il pagamento della bolletta. Immaginare che, perché il servizio è pubblico, il cittadino sia tutelato non è vero, perché la realtà è di fronte agli occhi di tutti.
Approvata questa legge, il vero problema è che i comuni devono attrezzarsi, da soli o in consorzio, e costituire dei nuclei e delle professionalità in grado di controllare che, una volta indetto il bando e la gara, i requisiti previsti siano rispettati e gli investimenti che sono a carico delle bollette non per effetto di questa legge, ma andiamo vedere la legge «Galli» cosa prevedeva, siano effettivamente rispettati.
Questo mi pare il punto centrale, altrimenti continuiamo a coprire le nostre carenze, tutte italiane, di fronte a delle supposizioni che non stanno in piedi, perché il cittadino è insoddisfatto del servizio. Le reti sono inadeguate e gli investimenti non sono stati effettuati, molto spesso, purtroppo, anche quando la gestione era privata (non solo pubblica), perché chi doveva controllare non ha esercitato la sua funzione e il suo dovere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, questa discussione risente un po' troppo, a mio parere, di pregiudizi ideologici. Bisognerebbe restare al concreto.
L'onorevole Causi ha detto poco fa che, a seguito della cosiddetta legge Galli, in Italia vi è una situazione disomogenea nei diversi territori. Infatti, in tante situazioni gli ATO hanno deliberato di affidare il servizio a società pubbliche e, in tante altre, a società private. Se si procede ad una disamina seria ed accurata dei risultati si vedrà che sono stati ottenuti esiti positivi o non positivi indipendentemente, molto spesso, dal fatto che le società fossero pubbliche o private. Vi sono società pubbliche che hanno lavorato benissimo nell'intero territorio nazionale e non solo al nord. In Basilicata, ad esempio, Acquedotto lucano ho ottenuto ottimi risultati.
Questo provvedimento impone in maniera centralistica - e davvero non capisco, o meglio, capisco le difficoltà della Lega ad accettarlo fino in fondo - che debba necessariamente entrare un socio privato, anche laddove vi sia una società pubblica che gestisce benissimo il servizio, che mantiene le tariffe basse e che effettua investimenti. Anche in questo caso si dovrà necessariamente fare entrare un privato. Perché mai, se quei territori si sono autodeterminati e hanno trovato un sistema positivo pubblico di gestione del servizio? È questo che contestiamo, è questo che ci sembra un'aberrazione e una forzatura oltre all'altro problema serio, vale a dire quello dell'authority. Avevamo presentato degli emendamenti in tal senso, in particolare con l'onorevole Mariani. Esiste un problema in ogni caso, che sia pubblico o privato il gestore. Vi è un problema serio di controlli e, da questo punto di vista, è assolutamente giusto e opportuno - e su questo punto vi è un ordine del giorno, in parte accolto dal Governo - che vi sia un'autorità regolatrice.
Faccio queste brevissime considerazioni, anche riallacciandomi a quanto detto dall'onorevole Galletti, perché questo Pag. 40è davvero un tema che andrebbe affrontato con raziocinio e al di fuori di scontri pregiudiziali, tenendo a cuore il merito delle questioni: quello che questo Governo, imponendo un decreto-legge e imponendo la questione di fiducia su questo argomento, non ci ha consentito di fare stasera in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, forse i colleghi non si rendono conto che quando parliamo di acqua parliamo di un monopolio naturale, dove la concorrenza si può esplicare solo per il mercato e non nel mercato. Non possiamo limitarci a regolare e a vigilare attraverso l'Antitrust le forme e le modalità con cui scegliamo il gestore, ma dobbiamo necessariamente porre in essere delle forme di controllo che regolino l'attività del gestore, perché la concorrenza dentro il mercato non può esservi. Pertanto, mi sembra assurdo pensare di tagliare con l'accetta una questione complicata come la gestione di un monopolio naturale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/2897/15, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia ... onorevole Vico... onorevole Concia... onorevole Simeoni... onorevole Valducci... onorevole Briguglio... l'onorevole Briguglio ha votato... onorevole Andrea Orlando... l'onorevole Cimadoro ha votato ... hanno votato tutti? Aspettiamo l'onorevole Di Pietro... prego onorevole Di Pietro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 521
Votanti 512
Astenuti 9
Maggioranza 257
Hanno votato
249
Hanno votato
no 263).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Favia 9/2897/16, per la quale i presentatori insistono.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà. Aspettavamo tutti il suo intervento.

DAVID FAVIA. Troppo buono, signor Presidente, grazie.
Incuranti che in Paesi come la Svizzera, gli Stati Uniti e l'America latina la gestione dell'acqua sia pubblica e del fatto che sia in atto nel Paese una mobilitazione popolare contro la gestione privata dell'acqua, nonostante voi diciate - con la bocciatura del precedente ordine del giorno lo avete confermato - che la gestione dell'acqua deve essere privata e che (così non è di fatto) la proprietà delle reti rimane pubblica, ma sapete perfettamente che quando la gestione è privata è difficile esercitare un controllo, pur rimanendo la proprietà pubblica, avete espresso un parere contrario come Governo.
Chiedo al Governo di rivedere il proprio parere per un minimo di possibilità di controllo pubblico sulla gestione privatistica dell'acqua. Sebbene per le prime liberalizzazioni previste dalla legge n. 481 del 1995 fosse previsto che, in caso di privatizzazioni, fossero istituite delle autorità di controllo e di regolazione economica per controllare anche la qualità del servizio e il livello tariffario e quindi nonostante il fatto che siano state istituite Autorità di regolazione per l'energia elettrica e per il gas, con recente provvedimento (il decreto-legge n. 39 del 2009) avete soppresso il comitato di vigilanza sui servizi idrici e l'osservatorio sui servizi idrici. Pag. 41
Non c'è nessuna autorità, nessun osservatorio, nessun comitato che si curi di controllare in maniera stringente ed efficace la gestione, quella che voi chiamate essere solo la gestione pubblica dell'acqua. Allora noi chiediamo qualcosa di veramente minimo, cioè che sia valutata l'opportunità di prevedere adeguati strumenti di regolazione economica dei diversi settori del mercato delle utilities, ovviamente con particolare riferimento all'acqua.
Credo che questo ordine del giorno - prego il sottosegretario Brancher di ripensarci - possa essere accettato come indicazione a regolamentare questo mercato che rimarrebbe l'unico completamente non regolamentato, nonostante sia probabilmente il più importante, come dimostra il fatto - lo dicevo all'inizio e così concludo - che ci sia in atto una rivolta nel Paese e una mobilitazione popolare proprio per evitare l'abuso della gestione privatistica dell'acqua.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Favia n. 9/2897/16, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Concia, onorevole Gasbarra, onorevole Codurelli, onorevole Franceschini, onorevole Lanzarin, collega Caparini, maratoneta.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 524
Astenuti 3
Maggioranza 263
Hanno votato
259
Hanno votato
no 265).

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/2897/17, non accettato dal Governo.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, questo ordine del giorno riguarda il tema del federalismo infrastrutturale e vorrei ricordare che esso contiene una norma fortemente limitativa di quel federalismo infrastrutturale che era stato avviato nella scorsa legislatura.
È incomprensibile che di fatto si vada a limitare la possibilità di costituire società miste tra ANAS e le regioni interessate, semplicemente perché l'infrastruttura riguarda più di una regione.
Credo che, così come è di facile comprensione la suddivisione dei proventi sulla base di autostrade già esistenti che attraversano più regioni e che, sulla base degli ingressi, si vadano a dividere le entrate e i compensi relativi tra varie società autostradali, non si capisce per quale ragione questo fatto rappresenterebbe una limitazione. È veramente grave. Voglio ricordare che la norma è stata leggermente corretta per la mobilitazione generale che c'è stata da parte di molti sindaci, in particolare del Veneto, che vedevano fortemente compromessa in un altro caso quella società tra ANAS e regione Veneto, ad esempio, che gestisce il passante di Mestre, che è stata fortemente voluta dal Ministro Di Pietro nella scorsa legislatura in (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Certo colleghi! Certo colleghi e io vorrei capire come sia possibile che la Lega Nord Padania fra poco voti contro un impegno al Governo che dice «a porre in essere ogni atto di propria competenza finalizzato a garantire il pieno rispetto del principio del cosiddetto federalismo infrastrutturale». È difficile immaginare che si voti a favore di una legge sul federalismo fatta ad oggi solo di principi e di nessun effetto pratico e si vada a votare contro un ordine del giorno che chiede semplicemente il rispetto di un principio di federalismo infrastrutturale già introdotto e che sta portando al Veneto - come alla Lombardia, al Molise e a tutte le regioni dove la società mista ANAS-regione è stata realizzata - una serie di benefici sul territorio. Pag. 42
Signor Presidente, credo che il Governo - vedo qui il sottosegretario Brancher, che, tra l'altro, è veneto - dovrebbe capire di cosa stiamo parlando, dovrebbe alzarsi in piedi e dire che accetta quest'ordine del giorno che per noi è fondamentale perché il federalismo non sia di parole, ma di fatti, come quello sulle infrastrutture realizzate in alcune regioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Pietro n. 9/2897/17, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Santelli... Onorevole Rossi... Onorevole Gava... Onorevole Di Virgilio... Onorevole Conte... Onorevole De Girolamo... Onorevole Toccafondi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 521
Astenuti 4
Maggioranza 261
Hanno votato
256
Hanno votato
no 265).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/2897/18, non accettato dal Governo.

CARLO MONAI. Signor Presidente, chiederei al Governo di riflettere sull'opportunità di accogliere, quanto meno come raccomandazione, questo ordine del giorno, non fosse altro perché davanti alla X Commissione permanente di questa Camera è in discussione il provvedimento a firma dell'onorevole Reguzzoni e di colleghi di diverse forze politiche, che riguarda proprio il made in Italy nel settore tessile, calzaturiero e delle pelletterie. Si tratta di un provvedimento normativo che vuole essere proprio complementare a quello previsto dall'articolo 16 di questo decreto-legge, nel quale si parla del prodotto tutto italiano.
Viceversa, nel provvedimento Reguzzoni, cui è abbinata una serie di altre proposte di legge sullo stesso argomento, sono contenute norme tese a dare questo marchio di made in Italy al prodotto prevalentemente costruito o realizzato in Italia.
Da qui la proposta di questo ordine del giorno affinché il Governo, al di là della formulazione (che può forse essere eccessivamente vaga) della lavorazione del prodotto in Italia, individui una serie di altre normative tese a garantire la maggiore tracciabilità del prodotto e a preservare questa idea del prodotto e dello stile italiano anche in settori più specifici, come quelli che ho citato e che sono previsti dalla proposta di legge Reguzzoni.
Oltre a questo c'è l'auspicio di una previsione finanziaria tesa a garantire le risorse che tendano poi a rendere effettiva questa normativa in chiave di controlli. Non ha senso, se non invocando grida manzoniane, sancire con legge alcune norme e alcuni precetti, se poi non vi sono i controlli di natura investigativa e di polizia giudiziaria tesi a garantire l'efficacia delle normative.
Pertanto questo ordine del giorno non fa altro che chiedere una maggiore articolazione di tutela sul made in Italy, così come peraltro stiamo facendo in X Commissione.
Si chiedono inoltre delle risorse che, se non con la legge finanziaria per il 2010, nel momento più opportuno vengano messe in bilancio per garantire l'efficacia di questa normativa. L'auspicio è che il Governo quantomeno valuti l'opportunità di accogliere questo ordine del giorno come raccomandazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Monai n. 9/2897/18, non accettato dal Governo. Pag. 43
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ravetto... onorevole Di Girolamo... onorevole Mosca... onorevole Coscia... onorevole Cristaldi... onorevole Andrea Orlando... onorevole Trappolino... onorevole Bordo... onorevole Oliverio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 524
Maggioranza 263
Hanno votato
261
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che il deputato Calvisi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/2897/19, non accettato dal Governo.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, il made in Italy rappresenta per l'opinione pubblica mondiale oramai un marchio di eleganza, di qualità, di stile, di professionalità e di tutto ciò che può essere il buono e il bello che riusciamo a produrre in Italia. Questo ordine del giorno tende a stabilire che il disegno, la progettazione, la lavorazione e il confezionamento dei prodotti siano compiuti esclusivamente sul territorio nazionale.
Spero che qualcuno del Governo mi stia a sentire. Signor Presidente, se avessi avuto l'attenzione del Governo non l'avrei disturbata, ma siccome anche il Governo è impegnato a parlare...

PRESIDENTE. Onorevole Brancher, per cortesia.

GABRIELE CIMADORO. Credo che sia interesse di tutti, soprattutto della maggioranza, in un periodo come questo dove facciamo fatica a far fronte alla crisi, considerando il fatto che il made in Italy è un prodotto perfetto ed esportabile, stabilire che venga fatto in un certo modo, perché è la garanzia per poter esportare un prodotto firmato made in Italy che ne certifica la qualità.
Noi chiediamo soltanto che venga introdotta nell'ordinamento una disposizione che non riesca a far passare nelle maglie del regolamento europeo quello che sta accadendo ancora oggi e che riesca a filtrare e comunque a tamponare la situazione per dare la possibilità alle nostre imprese di immettersi sul mercato con un marchio perfetto, di qualità, ossia il made in Italy (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/2897/19, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ravetto, Rossi, Mazzuca, Colucci, Boniver, Iapicca, De Angelis, Agostini, Vico, Sposetti e Fedi. Onorevole Napoli, ha votato? Hanno votato tutti? Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori) (Vedi votazionia ).

(Presenti 530
Votanti 529
Astenuti 1
Maggioranza 265
Hanno votato
265
Hanno votato
no 264).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Paladini n. 9/2897/20, per la quale i presentatori insistono.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Vi rinunzio, signor Presidente.

Pag. 44

PRESIDENTE. Sta bene.

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, chiederei alla Presidenza di poter osservare i risultati delle votazioni per qualche secondo in più, perché lì si accende e si spegne...

PRESIDENTE. Va bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paladini n. 9/2897/20, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Sposetti, Oliverio, Franceschini, Trappolino e Pionati. Nessun altro chiede di votare...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 530
Maggioranza 266
Hanno votato
264
Hanno votato
no 266).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2897/21, non accettato dal Governo.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per ricordare che l'ordine del giorno che stiamo per votare si riferisce indirettamente alla tragedia di Viareggio. Il 29 giugno di quest'anno sono morte 31 persone, vi sono stati 50 feriti e un intero isolato a monte della stazione di Viareggio è stato distrutto per un incidente ferroviario.
Da quella vicenda è emersa con chiarezza la necessità di distinguere e rendere autonome e indipendenti le funzioni dell'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria. Con questo ordine del giorno si chiede al Governo di andare avanti su questa strada; non capisco come si faccia a non accettare tale ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2897/21, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Colucci, Cristaldi, Ceccacci Rubino, Boniver, La Loggia, Marini, Scandroglio, De Camillis e Bellotti. Hanno votato tutti in questo settore. Onorevoli Lo Monte e Vico. Alla mia sinistra hanno votato tutti? Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 532
Votanti 531
Astenuti 1
Maggioranza 266
Hanno votato
265
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Donadi n. 9/2897/22, non accettato dal Governo.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Donadi n. 9/2897/22, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Sposetti, Castagnetti, Coscia, Trappolino, Moles...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 45
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 530
Maggioranza 266
Hanno votato
264
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mariani n. 9/2897/23, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Bratti n. 9/2897/24, non accettato dal Governo.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, questo ordine del giorno, tra l'altro in un provvedimento che richiama nel titolo l'«attuazione di obblighi comunitari», chiede al Governo di porre l'attenzione su due questioni che riguardano questa importante autorizzazione, ovvero l'autorizzazione ambientale integrata.
In primo luogo, si chiede di adottare gli opportuni provvedimenti in merito alla procedure di infrazione europea perché l'autorizzazione ambientale integrata non è stata applicata con la tempistica adeguata. Quindi, mentre alcune regioni, come l'Emilia Romagna, hanno adempiuto al 100 per cento l'obbligo di approvare autorizzazioni molto importanti come queste, il Governo non è riuscito a farlo ed ha compiuto un'infrazione. Quindi, con l'ordine del giorno si chiede di mettere in atto tutti quei provvedimenti per fare in modo di superare questa infrazione comunitaria.
In secondo luogo, si chiede di qualificare questa commissione con le professionalità adeguate. Voglio anche ricordare che proprio in questi giorni vi è stata una sentenza del TAR che ha annullato le proclamazioni fatte dal Ministro Prestigiacomo.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, calmati un po' gli animi dall'esultanza dell'ordine del giorno in cui la maggioranza è andata sotto, vorrei far rilevare a tutti quelli che hanno esultato la portata dell'ordine del giorno stesso. Mentre tutti vogliamo tutelare il made in Italy, qualcuno dice...

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole. Siamo in fase di dichiarazione di voto sull'ordine del giorno Bratti n. 9/2897/24, il cui tema è l'autorizzazione integrata ambientale. Quindi, se lei vuole fare una dichiarazione di voto su questo argomento va bene, ma non si può ritornare su un voto già espresso.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Non si tratta di ordine dei lavori (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bratti n. 9/2897/24, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Brancher, Cristaldi, Girlanda, Fontana, Rossi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 534
Maggioranza 268
Hanno votato
269
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Viola n. 9/2897/25, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti. Pag. 46
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Viola n. 9/2897/25, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Sposetti, Cesare Marini, Castagnetti, Coscia, Pizzetti, Galletti, Romele, Lo Monte Chiappori...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro - Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 534
Maggioranza 268
Hanno votato
269
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno De Micheli n. 9/2897/26, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Damiano n. 9/2897/27, accettato dal Governo, purché riformulato.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, il tema è molto delicato e, se ho capito bene, la riformulazione impegna il Governo ad un semplice monitoraggio. Noi abbiamo il timore che, di fronte a queste liberalizzazioni, si metta in discussione il problema dell'occupazione di fronte a...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Damiano, io faccio fatica ad ascoltarla. Vorrei chiedere innanzitutto ai colleghi di permettere non solo al Presidente, ma anche al Governo, di ascoltare. Onorevole Mario Pepe (PdL)... Onorevole Damiano, prego.

CESARE DAMIANO. Non sono d'accordo sulla riformulazione ed insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, attesi i risultati di queste votazioni, vorrei preannunziare il mio voto favorevole e invitare i miei colleghi di maggioranza a votare anch'essi a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, credo che l'ordine del giorno che ci occupa non possa non essere commentato, per il fatto che è un anacoluto. Si parla di contratti collettivi di lavoro del personale occupato nelle imprese operanti nell'ambito dei servizi pubblici che prevedono l'integrale applicazione degli istituti di salvaguardia di disoccupazione e mobilità.
Intanto occorre che i contratti collettivi siano recepiti dai datori di lavoro. Quindi, colui che ha redatto questo ordine del giorno dovrebbe spiegare a quale titolo il contratto collettivo viene recepito dal datore di lavoro, cioè se come diretto firmatario, ad esempio, oppure se come recezione di un contratto collettivo.
Credo che, per quanto riguarda il caso di specie, non sia ipotizzabile l'applicazione del contratto collettivo ai sensi e per gli effetti dell'articolo 36 della Costituzione, che, come è noto, è applicabile esclusivamente per ciò che riguarda la parte economica e non già per la parte normativa.
Per cui, gli istituti di salvaguardia di disoccupazione e mobilità non possono essere recepiti se non in virtù della prima o della seconda ipotesi, cioè della redazione diretta del contratto collettivo o del suo recepimento diretto da parte del datore di lavoro.
Se così è, vorrei capire come e in quali termini il Governo potrebbe intervenire per far sì che due parti contrattualmente libere possano insieme concludere un contratto. Mi spiego: fino a prova contraria, il contratto collettivo di lavoro, proprio perché Pag. 47è un contratto, fa parte del diritto privato e non del diritto pubblico. Se così è, signor Presidente...

PINA PICIERNO. Vergogna! Basta!

PRESIDENTE. Permettete all'onorevole Brigandì di concludere il suo intervento. Mancano ancora due minuti e 12 secondi. Onorevole Brigandì, per l'anacoluto del suo intervento ha tutto il tempo a disposizione.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, stavo dicendo che, nel caso della contrattazione collettiva, proprio perché è contrattazione, bisogna andare a far comporre insieme due volontà di carattere privatistico o di carattere pubblicistico nella misura in cui questo contratto privatistico si svolga in un regime di parità fra entrambi i contraenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Se così è, signor Presidente, non possiamo pensare ad alcuna ipotesi di intervento del Governo atta a realizzare quello che in questo ordine del giorno si vuole. Per questi motivi, molto convintamente e impegnando il mio gruppo, credo che voteremo in maniera contraria su questo ordine del giorno, che, ripeto, è «anacoluto» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

RENATO FARINA. Sei forte!

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non vorrei che il mio intervento apparisse troppo anacoluto, ma vorrei dirle che, siccome siamo in un momento nel quale forse è utile anche trarre dei bilanci, non vorremmo creare ulteriori problemi alla maggioranza, che oggi ha scricchiolato un pochino e che sembra un pugile suonato che si rialza, fa due voti e dopo un voto ricade per terra.
Non ricordo se è andata sotto cinque o sei volte e adesso è arrivato anche l'esercito, con il Ministro La Russa, e siamo un po' preoccupati. Signor Presidente, volevamo suggerire, non avendo problemi e poiché non stiamo facendo alcun tipo di ostruzionismo, se vi sono problemi così evidenti, onde evitare, magari, che il Consiglio dei ministri venga a riunirsi qui per mantenere la maggioranza, che siamo disponibili anche a rinviare a domani mattina il prosieguo dei nostri lavori, così finisce questa sceneggiata poco apprezzabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sull'ordine dei lavori (ore 19,30).

MASSIMO ENRICO CORSARO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, la ringrazio per avermi concesso la parola. Approfitto di questo momento di temporanea interruzione del dibattito parlamentare per dare all'Aula una comunicazione che ritengo importante e che credo dia grande soddisfazione a chi attribuisce un significato importante alla battaglia per la dignità e per il rispetto delle regole internazionali.
Voglio dare alla Camera un'informazione che mi ha appena trasmesso il Ministro La Russa, che mi dice che la Corte brasiliana ha appena dato il suo ok per l'estradizione di Cesare Battisti (Vivi e prolungati applausi cui si associano i membri del Governo).

PRESIDENTE. Credo che l'applauso unanime della Camera dei deputati non abbia bisogno di alcun commento.

OLGA D'ANTONA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 48

OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, ho chiesto la parola proprio per la stessa ragione.

PRESIDENTE. Permettete di far intervenire l'onorevole D'Antona, per cortesia.

OLGA D'ANTONA. Credo che sia una vittoria per l'Italia, per il sistema della giustizia tutto (Applausi). Questo dimostra che quando il Governo, seguito dalla forza di tutti i cittadini e di tutto il Parlamento, mette in atto tutto il suo potere, tutta la sua forza e tutto il suo impegno nei confronti di un altro Paese, riesce ad ottenere giustizia.
Mi auguro a questo punto che anche per il caso Petrella il Governo metta lo stesso impegno, perché non è accettabile che un Paese dell'Unione europea come la Francia neghi l'estradizione di Marina Petrella adducendo motivi umanitari (Generali applausi). Aggiungo di più: se veramente lo stato di salute di Marina Petrella è tale da non consentire un immediato trasferimento, noi accettiamo un differimento. Quello che non possiamo accettare è che venga negata l'estradizione di Marina Petrella per motivi umanitari: l'Italia è un Paese che rispetta i diritti civili. Certo, il caso Cucchi non ci aiuta, e proprio per questo credo che debba essere fatto ogni passo, così come il Governo sta facendo, per chiarire quel tristissimo episodio; ma al di là di questo, noi siamo comunque un Paese che garantisce i diritti umani e che rivendica quindi rispetto da tutti i Paesi dell'Unione europea e da tutti gli altri Paesi a livello internazionale (Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2897)

PRESIDENTE. Ricordo che l'onorevole Damiano insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2897/27 e non accetta la riformulazione.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA RONCHI, Ministro per le politiche europee. Signor Presidente, faccio all'Aula una proposta, anche su sollecitazione di vari parlamentari di maggioranza e di opposizione: il Governo può accogliere i vostri ordini del giorno come raccomandazione. Penso che questo possa essere un ragionamento che speriamo possa essere condiviso (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Quindi, siccome stiamo all'ordine del giorno Damiano n. 9/2897/27, vi è una proposta del Governo di accoglierlo come raccomandazione nel testo originario; più in generale, vi è una proposta complessiva del Governo di accogliere come raccomandazione tutti gli ordini del giorno sui quali non vi è un parere favorevole.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei innanzitutto rimarcare, affinché rimanga agli atti dell'Aula, che noi prendiamo ovviamente atto di una decisione politica del Ministro per le politiche europee. Probabilmente, se questo orientamento, che nasce dal fatto che la maggioranza è andata sotto sei volte, fosse emerso a priori, avrebbe consentito, approfondendo gli ordini del giorno, di non dare un giudizio sugli stessi che quanto meno era avventato.
Diciamo allora la verità: il Governo è stato costretto a cambiare il parere e noi ne prendiamo atto, ovviamente, salvando quelli su cui è stato formulato parere favorevole, sui quali tale parere rimane.
Avendo fatto un rapido consulto, se non vi sono obiezioni da parte dei colleghi firmatari dei restanti ordini del giorno, noi accogliamo questa richiesta da parte del Pag. 49Governo, sottolineando però ancora una volta come in questo procedimento, dopo la fiducia, dopo lo strozzamento dei tempi, dopo tutto quanto è successo, forse nel formulare il parere su 49 ordini del giorno ci si poteva arrendere dieci voti prima, senza bisogno di stare qui fine alle sette e mezza di sera.

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori accoglie la proposta del Ministro Ronchi. Nel farlo, però, non possiamo non sottolineare che questa proposta, oltre ad avere una valenza parlamentare relativamente all'accoglimento degli ordini del giorno, ha anche una valenza politica ben precisa, perché il Governo, nella persona di un Ministro, riconosce che oggi, in quest'Aula, la maggioranza parlamentare non c'è (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico), riconosce che ormai da giorni questa maggioranza vive un travaglio profondo che credo non casualmente si traduca oggi in minoranza parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, ovviamente anche il gruppo dell'UdC accoglie la proposta del Ministro, secondo la quale gli ordini del giorno sono accolti dal Governo come raccomandazione.
Ovviamente è chiaro che questo cambiamento di parere del Governo non dipende dal fatto che il Ministro Ronchi, in modo più attento e illuminato, ha valutato diversamente la materia di questi ordini del giorno, ma dal fatto che il Governo, responsabilmente e prudentemente, ha preso atto che non c'era più la sua maggioranza. Dunque, è chiaro che noi attribuiamo a questa modifica del parere del Governo non tanto e non solo una differente valutazione sul merito del contenuto dei singoli ordini del giorno, ma una resa del Governo che non riesce a garantire la sua maggioranza in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Se non ci sono obiezioni da parte dei presentatori, gli ordini del giorno sui quali il Governo ha espresso parere favorevole si intendono accettati; quelli sui quali vi è parere contrario si intendono accolti come raccomandazione. Prendo dunque atto che i presentatori non insistono per la votazione dei restanti ordini del giorno.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,35).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per eccepire il modo, il tono e anche le maniere che lei ha usato nel togliere la parola all'onorevole Dozzo quando cercava solo di esprimere la propria posizione sull'ordine del giorno in argomento. Credo che questo fatto, che si è ripetuto due volte nell'arco della seduta, non faccia onore alla competenza e alla maestria che lei ha sempre dimostrato nel presiedere quest'Aula.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, prima è stata posta la questione da Pag. 50parte di qualche collega che, pur avendo votato, non ha visto registrata la votazione. Faccio presente che almeno cinque o sei volte ho chiesto perché non si faccia in modo che una volta espresso il voto resti palese fino a votazione chiusa. Tuttavia, se lo diciamo ma nessuno fa nulla, non serve.
Ciò premesso, sollecito l'intervento del Governo per la risposta a una serie di interrogazioni che ho presentato nella primavera scorsa circa i metodi con i quali l'Agenzia delle entrate determina gli studi di settore e, in particolare, quali siano state le risultanze degli studi di settore nelle diverse province d'Italia in rapporto alle persone - mi riferisco al numero di agenti dell'Agenzia delle entrate - che operano in questo senso.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta del Governo ad una interrogazione mia e dell'onorevole Cardinale sulla crisi agricola in Sicilia. Il settore agricolo è molto importante e coinvolge migliaia di addetti, nell'indotto ma anche diretti, e oggi è in grande difficoltà, purtroppo, per le conseguenze della crisi economica globale, ma anche per problemi contingenti legati al territorio e alla negligenza delle politiche regionali.
Gli agricoltori hanno protestato energicamente nelle scorse settimane.
Anzi, proprio in questi giorni sono arrivati a Roma con i propri trattori quasi ignorati dagli organi di stampa per chiedere al Governo interventi seri, impegni per la ristrutturazione aziendale, controllo dei prezzi (purtroppo bassissimi nell'acquisto del prodotto ed altissimi per i consumatori).
Essi chiedono inoltre ammortizzatori sociali per fronteggiare le difficoltà di reddito; tra l'altro, tutto ciò avviene nel pieno silenzio della regione siciliana che non spende le proprie risorse (ma anche quelle europee). Signor Presidente, rinnovo pertanto questa sollecitazione molto forte ed avvertita in Sicilia da parte degli agricoltori per una risposta del Governo volta a fronteggiare la grave crisi agricola che ha colpito il territorio siciliano.

CARMINE SANTO PATARINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la discussione di una mozione, che ho presentato assieme ad altri colleghi nel lontano mese di febbraio, riguardante la questione ambientale di Taranto, una questione seria e molto importante che desta enormi preoccupazioni non soltanto nella città ma in tutto quanto il territorio della provincia.
Signor Presidente, trattandosi di una mozione presentata nel mese di febbraio la pregherei pertanto di sollecitare il Governo affinché se ne venga a discuterne in Aula.

MARIO LOVELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, vorrei far rilevare alla sua attenzione che, essendosi deciso ad un certo punto della seduta che non venissero più affrontati nel dettaglio gli ordini del giorno che rimanevano ancora da esaminare, si è verificato un fatto naturalmente importante dal punto di vista politico ma anche, aggiungerei, del merito dei singoli ordini del giorno.
Nel mio caso avevo presentato un ordine del giorno che chiedeva al Governo di impegnarsi per adottare apposite iniziative normative, al fine di superare adeguatamente i rilievi della Commissione europea in materia di accesso all'infrastruttura ferroviaria e di apertura del mercato dei trasporti, promuovendo l'istituzione di una autorità amministrativa indipendente per la regolazione e l'uso di tutte le infrastrutture di trasporto. Pag. 51
Dato che il Governo su questo ordine del giorno aveva espresso parere contrario e alla fine lo ha accolto come raccomandazione, si è verificato un cambiamento di rotta importante che voglio sottoporre all'attenzione dell'Aula, anche perché nel mio ordine del giorno si richiamava esplicitamente il fatto che su questa materia è depositata - anzi è incardinata - presso la IX Commissione trasporti una proposta di legge che istituisce l'autorità dei trasporti (l'atto Camera 1057).
Con la decisione che è stata assunta oggi e con l'intervento del Governo credo che, a partire dalla prossima seduta della Commissione, debba riprendere l'iter dell'esame della citata proposta di legge e che quindi l'autorità amministrativa indipendente che chiediamo con quel provvedimento venga finalmente presa in esame, si superi il limite che è contenuto nella legge di conversione che oggi stiamo esaminando e si operi quindi un intervento utile per migliorare l'efficienza del sistema dei trasporti, rispondere alle esigenze dei pendolari e all'esigenza forte, che naturalmente è alla base di un sistema di regolazione, di favorire non solo l'apertura del mercato ma anche la sostenibilità ambientale del sistema dei trasporti (possiamo cioè così mettere un tassello per fare in modo che l'accesso, ad esempio di nuove imprese nel settore merci, sposti la mobilità dalla gomma alla rotaia).
È una questione importante e penso che, sulla base dell'accoglimento come raccomandazione che ha dichiarato il Governo su questo ordine del giorno, si possa riprendere la proposta di legge ed arrivare al suo esame e alla sua approvazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi dispiace intervenire alla fine della seduta e alla fine della serata, ma la prassi e il Regolamento sono questi. Infatti intendevo intervenire per qualche minuto per fare alcune riflessioni nei confronti dei colleghi che sono intervenuti in questo dibattito parlamentare, durante il quale si è sostenuto di tutto, e mi riferisco in modo particolare al fatto che qualcuno ha parlato come se il tema acqua fosse solo ed esclusivamente il tema della Puglia, e come se il tema dell'acqua fosse solo un problema da affrontare e da risolvere come tanti altri problemi.
Vedete, a mio giudizio, una prima riflessione che andrebbe fatta è sotto il profilo etico. Si può mai pensare che lo Stato (quando parliamo di Stato ci riferiamo alle regioni, alle province, ai comuni) possa avere un guadagno su quello che è un bene essenziale, l'acqua. Invece, a differenza di quello che dovrebbe fare lo Stato, vi è il privato, il quale ha come ottica e interesse solo il profitto, il ritorno dal punto di vista economico. Allora oggi - non soltanto in quest'Aula, ma a livello nazionale ed europeo - vi sono due grandi blocchi che si stanno scontrando (è questo il tema della riflessione), un blocco di pensiero che vede solo ed esclusivamente nel dio denaro, nel ritorno economico e nella mentalità del profitto un modo di comportarsi e di sviluppare tutto un processo politico e sociale; vi è poi un mondo, che deve stare dall'altra parte, ma che ha la difficoltà di farsi riconoscere, di porsi all'attenzione del cittadino; un blocco che dovrebbe parlare di solidarietà sociale, di rispetto per i più deboli, e di garanzia dei beni essenziali del cittadino. Questo per qualcuno è veramente difficile da comprendere, ma per altri invece è qualcosa di facilissimo (l'hanno interpretato e lo stanno attuando), però vi è una grande difficoltà all'interno di questo Parlamento - e anche fuori - ovverosia quella di far capire e di sponsorizzare il nostro pensiero nel modo più concreto e più corretto possibile. Allora mi rivolgo ai parlamentari che sono rimasti in questa Aula durante il mio intervento, affinché dicano cosa pensano Pag. 52della questione della privatizzazione dell'acqua in Africa, dove le multinazionali hanno istituito delle cartelline prepagate, delle cartelline come quella del telefono, con le quali si comprano 30-40 euro di acqua, e nel momento in cui questa cartellina non ha più disponibilità economica la multinazionale taglia l'acqua. È concepibile che ciò si possa verificare all'interno, non dell'Italia, ma di un mondo che si rispetti, di un mondo in cui dovrebbero essere punti di riferimento la solidarietà, il rispetto per l'essere umano, e il rispetto per tutti coloro i quali sono esseri viventi?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Allora attraversiamo un momento di grande difficoltà e quando parliamo - concludo, signor Presidente - della Puglia ci scordiamo di parlare di Firenze (e di ciò che succede giornalmente in quella città), ci scordiamo di parlare di Agrigento dove ci sono paesi che, a causa del fatto che l'acqua è privata, vengono riforniti con le cisterne e con un pagamento di 35 centesimi al litro. Mi riferisco a tante altre situazioni, come quella di Latina, che esistono su tutto il territorio nazionale. Concludo dicendo che mi dispiace che i colleghi abbiamo accettato quanto è stato detto dalla maggioranza e dal Governo in merito agli ultimi ordini del giorno, perché questo era un modo per sfuggire alla battaglia e al confronto politico all'interno di questa Aula.

PRESIDENTE. Deve concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Se ci fosse stata - concludo signor Presidente - veramente una presa di posizione e di coscienza da parte del Governo avrebbe dichiarato le proprie opinioni all'inizio. A tal proposito mi dispiace in modo particolare per coloro i quali stanno dall'altra parte della barricata, che dovrebbero difendere la solidarietà sociale e gli interessi dei cittadini, mentre invece qualche volta si confondono nel fare politica o nel tenere atteggiamenti che possono essere conformi solo ed esclusivamente alla maggioranza e al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo anch'io per sollecitare - ed è credo la seconda o terza volta - la risposta ad una mia interrogazione di qualche mese fa relativa ai problemi legati al servizio del trasporto ferroviario nel nostro Paese. Quotidianamente si ricevono lamentele da parte soprattutto di pendolari per ritardi nei treni, la scarsa qualità della pulizia all'interno delle carrozze viaggiatori e credo che tutto questo non possa essere nascosto a fronte dei proclami di cui si è letto in questi giorni da parte dell'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, che vanta grandi risultati. Se grandi risultati si conseguono a spese degli utenti, dei pendolari e dei cittadini che usufruiscono del servizio pubblico ferroviario credo che valga la pena invece di intervenire in maniera diversa. Quindi, sollecito tramite lei, signor Presidente, una risposta del Governo a questa mia interrogazione.

PRESIDENTE. Solleciteremo in merito.

GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, volevo solo sottolineare la notizia che è stata data prima per la questione che riguarda quel criminale delinquente che non ho difficoltà a definire bastardo che è Cesare Battisti, il quale oltre a fare lo sciopero della fame mi auguro che quando tornerà in Italia - con la firma del Presidente brasiliano, poiché manca ancora quella - possa capire che in questo Pag. 53Paese ci vuole la giustizia e uno che ha commesso delitti efferati, come questo criminale delinquente di nome Battisti, deve rimanere in cella finché campa, perché questo è quello vuole il Paese e quello che vogliono le vittime ed i loro familiari, che hanno subito quello che hanno subito.
Ricordo solo quello che è stato il delitto più efferato: il delitto dell'orefice Reggiani, che per questo è morto ed il figlio è su una sedia a rotelle per tutta la vita. Il signor Battisti Cesare è solo un bastardo terrorista, che una volta veniva definito un compagno che sbagliava!

PRESIDENTE. Onorevole, usiamo un linguaggio consono.

GIANLUCA BUONANNO. Quello deve rimanere in galera tutta la vita, se lo ricordino tutti quelli che sono stati brigatisti e come è stato ricordato prima anche la Petrella deve ritornare in Italia e deve marcire in galera, perché quello è il loro destino per tutto quello che hanno combinato quando erano terroristi (Applausi del deputato Zacchera)!

FRANCO CECCUZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, mi rivolgo a lei per chiedere il rispetto di una risoluzione parlamentare che è stata approvata in Commissione trasporti il 24 febbraio scorso, naturalmente con il parere favorevole del Governo e con l'unanimità dei componenti. Con tale risoluzione, il Governo si impegnava a garantire sulla tratta direttissima Firenze-Roma il transito dei treni Intercity, la tipologia e la quantità dei servizi a disposizione dei pendolari, che in particolare su tre province (Arezzo, Siena e Terni) hanno a disposizione soltanto questa tipologia di servizio perché sono escluse dall'alta velocità.
Abbiamo notizie che ancora una volta Trenitalia RFI, con il Governo inerme, sta cercando di disporre arbitrariamente delle tracce orarie in modo da espellere dalle tratte i treni Intercity. Molti pendolari si troveranno costretti a stare 14 ore fuori di casa per passare 7 ore al lavoro nella città in cui si devono trasferire. La pregherei di intervenire presso il Governo per esigere il rispetto di questa risoluzione, dal momento che RFI dispone di reti che sono esclusivamente pubbliche e non si può addurre rispetto a questo un'estraneità di competenza del Governo.

PRESIDENTE. Sarà compito della Presidenza sollecitare riguardo al tema e al contenuto della risoluzione approvata dalla Commissione trasporti.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, intervengo in qualità di proponente insieme all'onorevole Cazzola della mozione che questa Camera ha votato a febbraio all'unanimità per chiedere che il Governo facesse tutto il possibile per l'estradizione di Battisti.
Vorrei innanzitutto ringraziare il Governo per l'azione che ha svolto prudentemente, lasciando che un Paese amico svolgesse le proprie procedure secondo il proprio codice e cercando di segnalare solo un fatto, che il Tribunale supremo federale di Brasilia ha anch'esso accertato che Battisti è responsabile di crimini comuni.
Vorrei anche chiedere scusa a Battisti per gli insulti che gli sono stati rivolte in quest'Aula, perché la nostra Costituzione, all'articolo 27, afferma che la responsabilità penale è personale, ma afferma anche che la pena deve tendere alla rieducazione del detenuto e mai andare contro il senso di umanità. Credo che anche i molti che in questo Paese sono morti vittime del terrorismo, magistrati, politici e giornalisti, sono morti per questa Costituzione e non per la vendetta.

Pag. 54

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 19 novembre 2009, alle 9:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1784 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (Approvato dal Senato) (2897).
- Relatore: Bernini Bovicelli.

(ore 15)

2. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,55.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2897 - odg 9/2897/ 1 472 472 237 239 233 19 Appr.
2 Nom. odg 9/2897/4 510 510 256 254 256 19 Resp.
3 Nom. odg 9/2897/12 520 485 35 243 228 257 18 Resp.
4 Nom. odg 9/2897/13 524 495 29 248 228 267 18 Resp.
5 Nom. odg 9/2897/14 527 518 9 260 252 266 18 Resp.
6 Nom. odg 9/2897/15 521 512 9 257 249 263 18 Resp.
7 Nom. odg 9/2897/16 527 524 3 263 259 265 18 Resp.
8 Nom. odg 9/2897/17 525 521 4 261 256 265 18 Resp.
9 Nom. odg 9/2897/18 524 524 263 261 263 19 Resp.
10 Nom. odg 9/2897/19 530 529 1 265 265 264 19 Appr.
11 Nom. odg 9/2897/20 530 530 266 264 266 19 Resp.
12 Nom. odg 9/2897/21 532 531 1 266 265 266 19 Resp.
13 Nom. odg 9/2897/22 530 530 266 264 266 19 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 15)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/2897/24 534 534 268 269 265 17 Appr.
15 Nom. odg 9/2897/25 534 534 268 269 265 17 Appr.