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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 248 di martedì 17 novembre 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 15,05.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Brancher, Brugger, Bruno, Caparini, Cenni, Cirielli, Donadi, Lo Monte, Mazzocchi, Melchiorre, Molgora, Mura, Pescante, Rigoni, Scajola, Stucchi e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Su un lutto del deputato Andrea Orsini.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Andrea Orsini è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,07).

LUISA BOSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUISA BOSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rubo qualche minuto ai lavori di oggi perché mi sembra necessario e doveroso richiamare in questo luogo il fatto che è stato aperto ieri a Roma, nella delusione e nell'amarezza generale, il vertice della FAO sulla sicurezza alimentare, un incontro importante per parlare di alimentazione, ma soprattutto di fame nel mondo, che poi significa materialmente che ci sono persone che rischiano di morire per mancanza di cibo, cioè, per dirla in modo ancora più semplice, gente che muore di fame.
Lo sappiamo tutti: ogni sei secondi muore un bambino per malnutrizione e, tuttavia, la partecipazione del mondo occidentale al vertice FAO per presenze, contenuti ed impegni non è stata incoraggiante. All'incontro hanno partecipato il Segretario generale dell'ONU, il Papa, sessanta Capi di Stato provenienti da tutto il mondo, ma il vertice è stato disertato dai grandi del pianeta, dai Paesi più ricchi, quelli che il problema della fame non ce l'hanno, ma che questo problema potrebbero aiutare a risolverlo.
È curiosa e drammatica questa diserzione, soprattutto perché si consuma in un momento storico in cui proprio in Occidente siamo impegnati in una battaglia, a volte estrema, a volte assurda, a difesa delle frontiere, quelle geografiche e quelle culturali.
Vogliamo stoppare l'immigrazione dei Paesi poveri con respingimenti e carcere, Pag. 2vogliamo difendere la nostra identità con le barricate ideologiche sul crocifisso e poi dimentichiamo che l'esodo dei poveri si può attenuare solo aggredendo la fame di questa gente, aiutandoli ad affrontare la vita quotidiana nei luoghi dove sono nati e dove vivono. Dimentichiamo che il crocifisso stesso è un simbolo di dolore, l'uomo che soffre, l'uomo che dal dolore risorge e, invece di onorarlo nell'aiuto e nella solidarietà, pensiamo sia sufficiente appenderlo ai muri.
Sulla questione della fame nel mondo i grandi avevano preso un impegno. Lo avevano fatto alla riunione del G8 a L'Aquila: 20 miliardi di dollari di aiuto sulla sicurezza alimentare per sostenere un programma di graduale riduzione delle morti per fame nei Paesi poveri. Quell'impegno non è stato mantenuto e al vertice FAO non sono venuti a spiegarne le ragioni né Obama, né Sarkozy, né altri Capi di Stato d'Occidente.
I cosiddetti «cinque principi di Roma» contenuti nel documento, in mancanza di aiuto concreto da parte dei Paesi ricchi, sembrano dunque solo buone intenzioni. I Paesi ricchi non sembrano intenzionati a mettere in gioco i loro soldi, a partire dall'Italia, che ha ridotto il suo sostegno alla cooperazione, invece che aumentarlo.
Nel corso dell'ultimo summit del G8 il Governo italiano si era impegnato a versare, entro la fine del mese di agosto, la propria quota al fondo globale per la lotta all'HIV, alla malaria e alla tubercolosi per un valore di 130 milioni di euro, al quale si sarebbe aggiunta un'ulteriore quota di 30 milioni di dollari per far fronte al deficit economico del fondo.
Ai primi di novembre al segretariato del Global found non è però ancora pervenuto alcun impegno formale di pagamento. Non c'è niente, non c'è traccia, neppure sul fronte della crisi alimentare dove pure il Governo si era impegnato a versare un contributo di 450 milioni di dollari in tre anni.
In conseguenza di ciò, l'Italia si attesta come ultimo paese dell'Europa dei 15 per il sostegno alla cooperazione.

PRESIDENTE. Onorevole Bossa, la prego di concludere.

LUISA BOSSA. Ho concluso. Noi non possiamo rimanere indifferenti. Signor Presidente, in questi giorni la Commissione affari sociali - è venuto anche lei - stiamo parlando di testamento biologico. Com'è noto, uno dei punti di cui più si discute è quello dell'alimentazione artificiale. È o non è una cura medica? Il paziente può o non può disporre liberamente? Si tratta di una discussione profonda e seria, che interroga le coscienze e le convinzioni profonde e che stiamo portando avanti con grande attenzione.
Mi chiedo però come ci si possa lacerare così profondamente sull'alimentazione artificiale, sottolineando la brutalità della morte per fame e poi rimanere inermi, immobili e silenti senza che la tanto citata coscienza soffra di fronte ad un miliardo di persone che nel mondo patiscono la fame e che - loro sì - muoiono tutti i giorni perché non hanno, non dico il sondino, ma nemmeno un pugno di farina.
Quindi, è per questo - e concludo - che, in concomitanza con il vertice FAO in corso a Roma, voglio sommessamente, ma con determinazione, invitare questo Parlamento a fare propria la vertenza dei paesi poveri del pianeta, a fare propria la grande questione della fame del mondo. Si è appena conclusa al Senato e sta per aprirsi alla Camera la sessione di bilancio con il voto sul disegno di legge finanziaria.

PRESIDENTE. Onorevole Bossa, dovrebbe concludere.

LUISA BOSSA. È qui che bisogna indicare risorse e impegni, su questi temi. È qui che dobbiamo lavorare. Mi rivolgo alle forze di maggioranza. Voi che così ostinatamente dite di voler proteggere le frontiere dall'immigrazione, voi che così ostinatamente saltate sulla sedia se qualcuno tocca i simboli dell'identità cristiana, voi che così duramente vi appellate alle radici cristiane e al diritto alla vita quando si parla di biotestamento...

Pag. 3

PRESIDENTE. Onorevole Bossa, il tema è di grandissimo rilievo, ma io debbo invitarla a concludere.

LUISA BOSSA....alzatevi - e per una volta con la stessa durezza - fate sentire la vostra voce anche sulla fame nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1784 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (Approvato dal Senato) (A.C. 2897) (ore 15,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 2897)

PRESIDENTE. Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali Vietti ed altri n. 1 e Zaccaria ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2897).
Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
L'onorevole Ria ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Vietti ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

LORENZO RIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 135 del 2009, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia della Comunità europea, contiene norme eterogenee ed articoli che, a ben vedere, sembrano palesemente porsi in contrasto non solo con la giurisprudenza ormai consolidata della Corte costituzionale e con leggi ordinamentali, ma anche e soprattutto con taluni articoli della nostra Carta fondamentale, in particolare l'articolo 77, comma secondo, della Costituzione.
Il testo che ci accingiamo oggi ad esaminare presenta infatti diversi «vulnus» di costituzionalità. Il primo e fondamentale aspetto è ascrivibile alla mancanza dei presupposti di necessità e di urgenza che debbono al contrario assistere in ogni caso il ricorso alla decretazione. Un secondo è relativo all'eterogeneità del contenuto del decreto-legge n. 135. Ma procediamo con ordine.
Il primo aspetto: il decreto-legge non risponde alle norme per la decretazione d'urgenza stabilite dalla legge n. 400 del 1988 che, pur essendo una legge ordinaria, ha un valore ordinamentale in quanto norma preposta dal legislatore all'ordinato impiego della decretazione.
Da ciò ne discende un'evidente violazione dell'articolo 77 della Costituzione, in quanto il decreto-legge è sprovvisto dell'indicazione dei requisiti di straordinarietà, necessità ed urgenza che legittimano l'esercizio del potere del Governo di adottare atti aventi forza di legge.
Come è noto, infatti, la sussistenza di tali requisiti deve essere rilevabile nel preambolo, così come delineato dall'articolo 15 della legge n. 400 del 1988 e come ribadito dalla Corte costituzionale nella nota sentenza n. 171 del 2007 in cui, Pag. 4innovando la giurisprudenza costituzionale in tema di presupposti della decretazione d'urgenza, essa ha dichiarato l'incostituzionalità di un decreto-legge non a motivo della sua reiterazione bensì per la mancanza dei presupposti di cui all'articolo 77, comma secondo, della Costituzione, precisando che l'utilizzazione del decreto-legge non può essere sostenuta dall'evidente enunciazione dell'esistenza delle ragioni di necessità e di urgenza, né può esaurirsi nella constatazione della ragionevolezza della disciplina che è stata introdotta.
Nello specifico, in tale direzione occorre menzionare l'articolo 15 del decreto-legge in esame concernente l'affidamento dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. La rubrica dell'articolo evidenzia, infatti, l'intendimento assai indefinito di operare l'adeguamento alla disciplina comunitaria dell'attuale regolamentazione.
Ricordo che la Corte costituzionale con la sentenza n. 272 del 2004, nell'ambito di un giudizio concernente proprio disposizioni in materia di servizi pubblici locali, giunge ad affermare che la disciplina in esame non appare riferibile né alla competenza legislativa statale in tema di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, giacché riguarda precipuamente servizi di rilevanza economica e comunque non attiene alla determinazione dei livelli essenziali, né a quella in tema di funzioni fondamentali di comuni, province e città metropolitane, giacché la gestione dei predetti servizi non può certo considerarsi esplicazione di una funzione propria ed indefettibile dell'ente locale.
Viceversa, in relazione ai riferimenti testuali e soprattutto ai caratteri funzionali e strutturali della regolazione prevista, la medesima disciplina può essere agevolmente ricondotta nell'ambito della materia della tutela della concorrenza, riservata dall'articolo 117, secondo comma, lettera e), della Costituzione alla competenza legislativa esclusiva dello Stato.
La Corte costituzionale, nella medesima sentenza, afferma, inoltre che la tutela della concorrenza e l'inderogabilità della disciplina da parte di norme regionali sono però esplicitamente evocate in riferimento ai soli servizi pubblici locali attualmente classificati come di rilevanza economica, e non già in riferimento ai servizi privi di rilevanza economica.
Da ciò ne consegue quindi che per i servizi locali che, in relazione al soggetto erogatore, ai caratteri e alle modalità della prestazione e ai destinatari, appaiano privi di rilevanza economica ci dovrà essere spazio per una specifica ed adeguata disciplina di fonte regionale.
In tale direzione, infatti, non possiamo omettere di ricordare che il provvedimento - e passo così al secondo aspetto che riguarda le disposizioni contenute nel provvedimento oggi al nostro esame - reca norme i cui effetti paiono destinati a prodursi in un momento significativamente distanziato dalla loro entrata in vigore.
Quindi, il provvedimento si pone in violazione delle prescrizioni contenute nell'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 23 agosto 1988, secondo cui i decreti-legge devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo.
Nel decreto-legge in esame, poi, sono diversi gli interventi che o risultano in sovrapposizione alla legge comunitaria per l'anno 2009, approvata alla Camera e all'esame del Senato, o non hanno alcun collegamento con gli obblighi comunitari se non nella formulazione delle rubriche.
Nella fattispecie, nel decreto-legge in esame sono confluite tutte le modifiche legislative che evidentemente non hanno potuto trovare applicazione nella legge finanziaria, creando uno strumento che si pone del tutto fuori dal quadro costituzionale che finisce per assolvere il ruolo di sostituto funzionale della cosiddetta microlegislazione prima affidata alla finanziaria, con la grave differenza rispetto ad essa, di fare entrare subito in vigore le norme all'atto dell'emanazione del decreto.
Tra gli innumerevoli esempi che si possono citare, anche con riferimento alle Pag. 5modifiche apportate al Senato, ricordo l'inserimento dell'articolo 3-ter in materia di concessioni autostradali; l'inserimento dell'articolo 3-quinquies recante disposizioni per garantire la trasparenza e la libera concorrenza nella realizzazione delle opere e degli interventi connessi allo svolgimento di Expo Milano 2015, che attribuisce al prefetto di Milano poteri in materia di affidamento ed esecuzione di contratti pubblici connessi alla realizzazione dell'Expo Milano 2015.
Inoltre, vi è l'articolo 8-bis che modifica la destinazione di risorse al Centro nazionale trapianti; l'articolo 15, su cui mi sono brevemente soffermato, che introduce una nuova disciplina sui servizi pubblici locali; l'articolo 19-bis sul perseguimento degli obiettivi del patto di stabilità e di crescita e di modifica della legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale, con particolare riferimento ai tempi di attuazione della delega.
L'ultimo aspetto che mi preme sottolineare in questa sede riguarda lo svuotamento della legge comunitaria, la cosiddetta legge Buttiglione n. 11 del 2005, che consente, infatti, di adottare provvedimenti anche urgenti, ma nei confronti di obblighi statali di adeguamento solo qualora la scadenza risulti anteriore alla data di presunta entrata in vigore della legge comunitaria relativa all'anno in corso.
Ebbene, ancora una volta ci troviamo dinanzi ad una condotta interpretativa erronea di norme sostanziali: anche in questo caso, infatti, è stato attuato un uso, per così dire, da cavallo di Troia di questo articolo della legge Buttiglione per motivi che non sono utilizzabili strettamente secondo la logica di quella legge che ha un valore ordinamentale.
Ci troviamo, dunque - concludo - per l'ennesima volta, a fare i conti con quella che ormai potremmo definire come insofferenza autentica da parte del Governo nei confronti del Parlamento, per il lavoro parlamentare, per cui il ricorso alla forma della decretazione, non ossequiosa delle caratteristiche proprie dell'omogeneità, dell'urgenza e della necessità diviene il modo per bypassare il lavoro parlamentare, in una logica che ritiene appesantimento democratico la nostra funzione, peraltro duplicata attraverso le critiche ormai diffuse al bicameralismo perfetto; non solo rappresentiamo un appesantimento del lavoro di un Governo, ma figuriamoci se il nostro appesantimento viene addirittura distribuito su due Camere.
Per queste ragioni chiediamo di fermare l'iter di questo provvedimento che svuota di contenuti la legge comunitaria, che si è prestato ad un uso errato, direi quasi scorretto nei confronti dell'articolo 77 della Costituzione ma anche di due leggi ordinamentali: la legge n. 400 del 1988 e la legge n. 11 del 2005. Con questo argomento - adeguamento all'ordinamento comunitario - si può inserire qualsiasi norma dentro un decreto-legge del genere svuotando, a parte gli strumenti ordinari, soprattutto la legge comunitaria che trova nel nostro ordinamento questo precipuo e insostituibile ruolo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,25).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame questioni pregiudiziali - A.C. 2897)

PRESIDENTE. L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, non sfuggirà ai nostri colleghi in Aula il fatto che noi ora stiamo illustrando una questione pregiudiziale con riferimento Pag. 6a un decreto-legge che in questa Camera sta passando come una meteora. In Commissione, abbiamo dedicato qualche ora (non dico qualche giorno) alla discussione, agli emendamenti e al voto e ieri lei, che era presente in quest'Aula, ha ascoltato la discussione sulle linee generali ricca di spunti di grande interesse. Ora, votiamo le questioni pregiudiziali di costituzionalità, ma la discussione animata tra i nostri colleghi è su quando verrà posta la questione di fiducia. C'è chi dice tra qualche minuto, c'è chi dice tra qualche ora, comunque il dibattito è incentrato su questo aspetto.
Tuttavia, noi dobbiamo interrogarci su altro. Come dicevo ieri - e oggi tornerò sull'argomento - credo ci si dovrebbe interrogare di più in quest'Aula sulle ragioni che conducono questa Camera a lavorare in maniera così disordinata. Capisco che questo argomento non sia il più appassionante, però quando la settimana scorsa la Camera è stata tenuta chiusa e l'opinione pubblica si interrogava sulle ragioni di una chiusura dell'Aula per un'intera settimana, si sono inseguite le indicazioni più suggestive. Qualcuno, infatti, ha anche adombrato che la Camera fosse chiusa per evitare il contagio della nuova influenza e che fosse, quindi, una mossa strategica raffinata. Poi i vari presidenti dei gruppi hanno stigmatizzato il fatto che si lavorasse un giorno, o un giorno e mezzo, con una produttività risibile. Voglio dirvi, tuttavia, di stare tranquilli, in quanto la produttività complessiva non scema affatto perché il decreto-legge che stiamo esaminando è un documento estremamente corposo e rilevante. All'interno, infatti, vi sono una serie di norme e disposizioni che sono vere e proprie leggi, come l'articolo 15 sulla riforma dei servizi pubblici degli enti locali. Penso, Presidente, che la prima affermazione da fare è che il vero profilo patologico di questa legislatura sia costituito non tanto, come erroneamente si pensa, dal numero dei decreti-legge. Per quei pochi appassionati di queste statistiche ricordo che siamo arrivati al numero di quarantotto decreti-legge in un anno e mezzo di legislatura. Tuttavia, la cosa che è veramente preoccupante, signor Presidente, è il peso e la quantità di norme racchiuse nei decreti-legge: posso dire tranquillamente che questo non era mai successo. Noi abbiamo dei decreti-legge che sono dei veri e propri container, dei TIR che contengono all'interno una quantità normativa eccezionale. Se voi avete la pazienza di guardare l'ultimo rapporto sullo stato della legislazione, troverete un dato raccapricciante: mettendo insieme le leggi di conversione e le quattro leggi collegate alla manovra di finanza pubblica (quelle omnibus dove c'era tutto e il contrario di tutto), questi due tipi di atti contengono circa il 70 per cento dell'attività normativa di questa Camera. Vorrei sfidare molti parlamentari a sapermi dire cosa ci sia nei decreti-legge che noi approviamo in questo modo. Questi dati devono preoccupare perché il fatto grave è che su questa quantità normativa così rilevante si discute in maniera tale da non consentire non solo la discussione vera e propria di sostanza, ma nessun potere emendativo.
Signor Presidente, a me non risulta, che abbiamo varato un sistema costituzionale monocamerale, a meno che qualcuno non ritenga che questo debba essere. Il Governo, come dicevo prima, si appresta a porre la sua ventiseiesima questione di fiducia: guardate che 26 questioni di fiducia in un anno e mezzo vogliono dire che noi viaggiamo ad una media di 80 fiducie a fine legislatura. Anche questo è un fatto estremamente preoccupante per la determinazione di cosa sia la forma di Governo, la questione di fiducia che diventa lo strumento ordinario dell'azione di Governo.
Tornando ancora a parlare di questi provvedimenti, ieri in aula li ho paragonati a quegli Eurostar che, passando per Modena - è qui con noi una collega modenese che comprende bene di cosa sto parlando -, sfrecciano di fronte alla banchina pieni di gente e luminosi, ma non si fermano; se i colleghi che stanno affluendo in Aula controllano il resoconto di ieri capiranno anche loro ciò che sto dicendo. Pag. 7
Da riminese vorrei fare un'altra citazione: negli anni in cui si girò Amarcord tutti potevano vedere il Rex che passava, ma nessuno era autorizzato a salirci. Ecco, noi stiamo esaminando dei provvedimenti di questo tipo. Guardate che il problema non è assolutamente di forma, non interessa a un costituzionalista o a qualche addetto ai lavori.
Ieri un giornale diceva: «Privatizzazione dell'acqua, chi muove all'assalto del business del secolo?», sono 60 i miliardi di investimenti previsti nel prossimo triennio. Come hanno sostenuto i colleghi Causi e Raffaella Mariani per l'ambiente, il problema non è quello di intervenire o meno in questa materia il problema è come si interviene: si interviene non solo liberalizzando ma privatizzando, si concede a chi sarà il beneficiario di queste concessioni di avere la possibilità di scaricare tutti i costi sulle tariffe, i cittadini non potranno fare niente, tutto si scarica sulle tariffe e non c'è un'authority che governa il settore; dunque è un problema enorme e noi non ne stiamo neppure discutendo.
Questa complessa disciplina, fatemi fare le uniche considerazioni di natura costituzionale, è stata inserita in un decreto-legge sugli obblighi comunitari. Il Ministro ha provato a dirci perché erano obblighi comunitari, non ha saputo rintracciare una sola direttiva e poi ha detto che in questo decreto-legge si ottempera ad una sentenza della Corte di giustizia. La sentenza però ha un difetto: è del 15 ottobre, mentre il decreto è del 25 settembre. Quindi si è fatto un decreto-legge per dare adempimento ad una sentenza che ancora non c'era. Allora bisogna dire che non reggono neppure le motivazioni collegate alla necessità ed urgenza perché c'era da emanare un regolamento, lo diceva il decreto-legge n. 112 del 2008, c'erano centottanta giorni, erano già scaduti e noi con questo decreto-legge rimettiamo il Governo in termini per emanare quel regolamento. Ma addirittura è stata prevista una proroga dal 2010 al 2011 riguardo alla cessazione delle gestioni in house o gestioni dirette; allora sarebbe stato sufficiente con l'articolo 15 prorogare quel termine. Guardate che questa era la strada da percorrere, si potevano con il decreto-legge prorogare soltanto i termini e poi intervenire nel merito con un disegno di legge; in effetti questo non è un decreto-legge relativo agli obblighi comunitari, questo è un provvedimento «mille proroghe» camuffato. Al Senato i colleghi lo hanno sapientemente battezzato «mille salva pseudo infrazioni», questa è la definizione esatta, «mille salva pseudo infrazioni». E allora io voglio dire, visto che lei mi invita a concludere, che voi avevate una grande opportunità di fare questo provvedimento insieme a noi data certa per la deliberazione. Avremmo varato il decreto-legge in un giorno, invece lo avete voluto fare voi da soli per poter dire: «Siamo noi che diamo questi benefici agli imprenditori privati», i quali magari stanno già dietro la porta aspettando di entrare nel grande business.
Però usate uno strumento del tutto improprio dal punto di vista costituzionale. Lo ha ricordato anche l'onorevole Ria: la Corte è intervenuta due volte, nel 2007 con la sentenza n. 171 e nel 2008 con la sentenza n. 128.
Vi dico: state attenti, perché adesso potrete bocciare la pregiudiziale di costituzionalità con i numeri che avete in quest'Aula, ma non bocciate la possibilità per chi sarà escluso da questo tipo di affare o anche per i cittadini danneggiati di andare domani dinanzi alla Corte costituzionale. Sarebbe la peggiore beffa: vincere qui in Parlamento ed avere, poi, la correzione degli errori da parte del giudice delle leggi. Vi è già successo! (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, purtroppo dobbiamo constatare che sta andando in onda l'ennesima fase di questo processo continuo di violenza verso la funzione e il ruolo del Parlamento. Ci troviamo davanti all'ennesimo provvedimento che sarà coperto, tra pochi minuti o poco più, dalla fiducia, all'ennesimo Pag. 8decreto-legge infondato che verrà imposto a questa Camera.
Dicevo che il ruolo del Parlamento viene svuotato perché questo provvedimento è arrivato in Commissione come un fulmine; addirittura, nella I Commissione ci ha costretto ad iniziare la discussione generale dopo il deposito degli emendamenti: un mostro che il Regolamento consente, ma che cozza con il comune buon senso.
Credo che sia indecoroso andare avanti in questo modo, con provvedimenti palesemente incostituzionali. Siamo a discutere la pregiudiziale di costituzionalità principalmente nei confronti dell'articolo 77 della Costituzione, in quanto non sono ravvisabili i requisiti di necessità e urgenza di questo decreto-legge, perché vi sono provvedimenti come, ad esempio, quello principale dell'articolo 15 sui servizi pubblici, che viene ritenuto da parte del Governo uno di quegli articoli che danno necessità ed urgenza al provvedimento, perché vi sarebbe la scadenza delle gestioni in house al 31 dicembre 2010.
Ebbene, invece di stare fermi una settimana e di tenere il provvedimento 45 giorni al Senato, si poteva benissimo, come avevamo proposto in Commissione e poi da ultimo ieri in Aula, stralciare l'articolo 15 e discuterlo con una legge apposita.
Ma un'altra causa di incostituzionalità e di illegittimità è la rilevantissima assenza di provvedimenti che riguardino infrazioni comunitarie o l'adempimento di sentenze delle Corti europee.
Francamente, ve ne sono pochissime, ci sono provvedimenti che riguardano tutt'altro; addirittura, vi sono proroghe previste per il 2011, che vengono spostate al 2012. Insomma, si tratta di un insieme di questioni che non c'entrano niente. Diceva giustamente l'onorevole Zaccaria che questo decreto è stato rinominato «super decreto milleproroghe». Aggiungo che al Senato è stato definito «provvedimento svuota comunitaria».
Dicevo che un'altra delle illegittimità è costituita dal fatto che il decreto-legge viene previsto come possibile in previsione di infrazioni comunitarie o quando non sia possibile inserirle nella comunitaria; non siamo assolutamente in questo tipo di prospettiva.
Vi è soltanto l'esigenza del Governo, insofferente al passaggio parlamentare, di imporre alcune norme che gli stanno a cuore, e quindi, per l'ennesima volta, vengono messe in campo queste procedure che violano completamente le competenze del Parlamento.
Vorrei dire ad esempio che gli articoli al Senato sono stati portati da 13 a 21, con la pessima abitudine di trasformare i decreti-legge, che ottengono una prima approvazione in un certo contenuto, in un qualcosa di completamente diverso.
Vorrei lamentare da ultimo la cosa più macroscopica, cioè la privatizzazione totale dei servizi pubblici. Non si tratta di una propensione alla concorrenza in questo settore. La dimostrazione più lampante è che manca completamente la previsione di un'authority: come possa un servizio pubblico essere privatizzato senza un'authority non è dato sapere. La cosa che ci spaventa di più è proprio l'assenza di tale previsione, quanto meno per l'acqua, bene essenziale della gestione pubblica: vorrei solo ricordare - e concludo, signor Presidente - che un anno fa al Senato questo Governo (ma se ne è dimenticato, evidentemente) ha accolto un ordine del giorno che escludeva «la soggezione dei servizi pubblici a carattere non commerciale e ad obiettivo sociale alle regole del mercato».

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DAVID FAVIA. Credo che l'acqua, per il suo essere una risorsa vitale, entri palesemente in questo tipo di previsione, una previsione che, come per tante altre questioni, il Governo si è completamente dimenticato. Il voto del gruppo dell'Italia dei Valori sarà, pertanto, a favore delle questioni pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dal Lago. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento Pag. 9in esame intende intervenire con urgenza su alcuni settori che richiedono correttivi in materia comunitaria. Nella rubrica si parla di adempimento di obblighi comunitari in un'accezione estensiva del termine: in particolare, signor Presidente, il provvedimento è finalizzato a garantire l'adeguamento della normativa italiana alle sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, intervenendo in modo preventivo al fine di evitare successive sanzioni e pene a carico del nostro Paese. È evidente l'importanza di evitare future sentenze della Corte di giustizia, anticipando l'adeguamento normativo interno già in sede di «pre-infrazione».
È forse, credo, superfluo ricordare in Aula che attualmente risultano aperte 16 procedure di infrazione ex articolo 228 del Trattato che istituisce la Comunità Europea, alcune delle quali sono oggetto di specifiche disposizioni negli articoli del presente decreto-legge. In questi termini, esso segna una significativa inversione di tendenza nei rapporti tra Italia e Unione europea. Il nostro paese, signor Presidente, si è da sempre distinto per l'alto numero delle infrazioni comunitarie, per motivi legati anche alla complessità del procedimento legislativo italiano incentrato sul bicameralismo perfetto. Questa lentezza del nostro Paese nell'adeguamento alla normativa comunitaria ha prodotto, negli ultimi anni, rilevanti conseguenze di tipo economico, essendo stata riconosciuta alla Corte di giustizia delle Comunità europee la facoltà di applicare sanzioni finanziarie al momento della constatazione dell'infrazione. Tale evoluzione nel rapporto tra diritto comunitario e diritti interni impone quindi una più netta assunzione di responsabilità finalizzata ad adottare tempestivi correttivi.
La condizione poi di particolare urgenza che lega tali interventi consente, secondo noi, di ritenere fuorviante il riferimento alla legge n. 11 del 2005 contenuta nella questione pregiudiziale Vietti ed altri n. 1, in quanto non tiene del tutto conto (o meglio lo fa, ma implicitamente) delle ragioni di necessità che coinvolgono alcuni di questi articoli, anche se si tratta di materie trattate nella legge comunitaria. Per altro verso, la comune finalizzazione delle disposizioni del presente decreto-legge all'adeguamento agli obblighi comunitari rappresenta l'elemento che garantisce un'omogeneità di fondo al provvedimento, indipendentemente dai settori materiali su cui ciascun articolo insiste.
La possibilità di adottare decreti-legge plurisettoriali nel rispetto di un minimo comune denominatore non solo corrisponde ad una prassi legislativa ormai consolidata, ma anche sul piano tecnico risulta conforme ai requisiti di cui alla legge n. 400 del 1988, cosa che invece è contestata dalle questioni pregiudiziali presentate dai gruppi di opposizione ma in maniera, a nostro avviso, del tutto impropria.
Questa considerazioni, signor Presidente, ci consentono di ritenere automaticamente assorbiti i rilievi relativi alla presunta violazione dell'articolo 77 della Costituzione...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MANUELA DAL LAGO. ... sui requisiti di straordinaria necessità e urgenza richiesti ai fini della decretazione, violazione che ogni volta l'opposizione ci contesta, secondo noi più per partito preso che non per motivi reali attinenti al provvedimento del quale discutiamo. In particolare, nel caso di specie, risultano sostanzialmente rispettate le condizioni dettate dalla Corte Costituzionale con la famosa sentenza n. 171 del 2007, giacché anche le modifiche apportate dal Senato in sede di conversione del decreto-legge appaiono sostanzialmente conformi ai suddetti requisiti.
Inoltre, signor Presidente, ci sembra opportuno che debbano essere disattese le censure contenute nelle pregiudiziali in esame ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MANUELA DAL LAGO. ... sull'articolo 3-quinquies inserite in prima lettura al Senato e preordinate a garantire trasparenza Pag. 10e libera concorrenza nella realizzazione delle opere e degli interventi connessi allo svolgimento dell'Expo Milano 2015.
In conclusione, il provvedimento in esame costituisce per noi una diretta attuazione del vincolo costituzionale dell'adeguamento della legislazione nazionale e regionale agli obblighi comunitari.
Per tali ragioni, riteniamo infondate le argomentazioni sollevate e, come gruppo della Lega Nord Padania, conseguentemente dichiariamo il nostro voto contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

Sull'ordine dei lavori (ore 15,50).

CESARE DAMIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, vengo dal presidio dei lavoratori Eutelia che stanno occupando via del Corso. C'è il rischio di una carica della polizia. Mi rivolgo a tutti i rappresentanti del Governo: c'è una trattativa in corso con la Presidenza del Consiglio, ci sono diecimila lavoratori che corrono il rischio di perdere il lavoro e che da quattro mesi sono senza stipendio. È necessario che il Governo fissi una data, entro la prossima settimana, di convocazione delle parti sociali di questa azienda che sta facendo manovre finanziarie anziché piani industriali, mettendo a repentaglio l'occupazione di questi lavoratori.
È un appello che rivolgo al Parlamento: non è un problema né di destra, né di sinistra, né di centro, ma un problema che riguarda l'occupazione, la dignità e la tutela dei diecimila lavoratori e delle loro famiglie. È necessario che venga fissata una data, entro la prossima settimana, dalla Presidenza del Consiglio per convocare l'azienda e i rappresentanti dei lavoratori prima che sia troppo tardi e che avvenga l'irreparabile. Chiedo che questo argomento venga affrontato tempestivamente e lo chiedo perché abbiamo presente un'autorevole rappresentanza del Governo. Guai a noi se fossimo insensibili a questa richiesta dei lavoratori, guai a noi, perché la politica dimostrerebbe, ancora una volta, di essere distante dai problemi concreti e quotidiani delle persone e delle famiglie che soffrono di fronte al rischio della disoccupazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Non apriremo adesso un dibattito su tale tema ma proseguiremo invece con la discussione delle questioni pregiudiziali. Chi vuole intervenire su questo tema importantissimo potrà farlo dopo che sarà esaurito il punto all'ordine del giorno.

FURIO COLOMBO. Presidente, si assicuri che questo messaggio venga portato alla Presidenza della Camera!

Si riprende la discussione (ore 15,53).

(Ripresa esame questioni pregiudiziali - A.C. 2897)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bernini Bovicelli. Ne ha facoltà.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI. Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto contrario del gruppo del Popolo della Libertà alle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate dai gruppi di opposizione, per le ragioni che - lo anticipo, ma naturalmente lo motiverò brevemente nel prosieguo - hanno animato sia la discussione in Commissione presso questa Camera sia quella in Assemblea nella giornata di ieri, nonché il dibattito tra maggioranza ed opposizione che si è evidentemente articolato su di un ambito temporale molto più ampio presso il Senato della Repubblica e che quindi (come hanno qui ricordato alcuni colleghi, da ultima, l'onorevole Dal Lago, ma anche alcuni colleghi in Commissione ed il Ministro Pag. 11Fitto, che ha assistito alla nostra discussione articolo per articolo del provvedimento di cui oggi si tratta) è stato oggetto di mediazioni e discussione tra i diversi gruppi della maggioranza e dell'opposizione, che dobbiamo ora in parte riassumere.
Due sono le contestazioni che vengono mosse dai gruppi di opposizione nelle pregiudiziali di costituzionalità al nostro esame. La prima è un'opposizione di carattere oggettivo che riguarda il canale, il contenitore degli obblighi comunitari che attraverso questo provvedimento stiamo recependo (non perché lo vogliamo, ma perché dobbiamo recepirli).
Abbiamo 155 procedure di infrazione avviate presso la Commissione e la Corte di giustizia dell'Unione europea (il Governo precedente ne aveva quasi 280 e quindi la situazione è già in parte migliorata), sia per violazione del diritto comunitario (mancato adattamento del diritto domestico al diritto comunitario), sia per mancato recepimento di direttive comunitarie non autoapplicative.
Tutto questo significa che qualunque canale, qualunque contenitore - di matrice anche e soprattutto «urgenziale», soprattutto ora, come si è dimostrato in Commissione - deve valere a sanare questa patologia: una patologia che vuole che si blocchino le procedure di infrazione, si fermino le sanzioni che sono state comminate al nostro Paese dalla Corte di giustizia e si adatti il nostro ordinamento al diritto comunitario, ove difforme.
E tutto ciò deve avvenire rapidamente, perché l'Unione europea non ha tempo. Noi tutti sappiamo che il Trattato di Lisbona - che abbiamo fortissimamente voluto, recepito all'unanimità e che entrerà in vigore il 1o dicembre di quest'anno - reca prescrizioni di matrice vincolante, così come vorrei ricordare (e riporto solamente un'osservazione che è stata più volte richiamata nel corso della discussione anche in quest'Aula) che anche le sentenze della Corte di giustizia, che decidono dei casi contestati in cui uno Stato membro applica la normativa comunitaria attraverso un recepimento interno patologico, rappresentano disposizioni precettive.
Lo strumento del decreto-legge che stiamo impiegando non è quindi uno strumento solo opportuno ma doveroso, e peraltro è stato impiegato pro tempore anche dal Governo precedente per ben due volte (con il decreto-legge n. 10 del 2007 e con il decreto-legge n. 59 del 2008): stesso strumento quindi, stessa formula, stessa modalità di contenitore soggettivamente politematico.
E qui passiamo alla seconda contestazione che i gruppi di opposizione nelle loro questioni pregiudiziali di costituzionalità muovono al nostro provvedimento: un provvedimento che vuole sanare attraverso un adattamento contestuale le patologie di discrasia tra diritto domestico e diritto comunitario è inevitabilmente, necessariamente, giocoforza politematico.
Sono stati richiamati anche alcuni oggetti: lo hanno fatto i colleghi del gruppo dell'Unione di centro, del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori, che hanno riportato tematicamente, secondo la loro interpretazione, alcune patologie di contenuto citando, ad esempio, Expo Milano 2015 che, vorrei ricordarlo, era identicamente contenuto anche nel decreto-legge n. 10 del 2007 posto in essere dall'allora Governo Prodi.

PRESIDENTE. Onorevole Bernini Bovicelli, deve concludere.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI. Il decreto-legge del 2008 recava ugualmente delle disposizioni pluritematiche, che l'opposizione definirebbe eterogenee, però «allegando» un elemento di problematicità non si vuole risolvere un problema. Noi non riteniamo che questo rappresenti un problema perché il comune denominatore, il collante fortissimo, l'elemento assolutamente indiscutibile di questo provvedimento, è il nuovo approccio, rapido e preventivo, del nostro Governo, della nostra maggioranza, e del nostro Paese all'adattamento e all'adeguamento del diritto interno alla normativa comunitaria. Pag. 12Ricordiamoci, cari ricolleghi, che non necessariamente quello che non ci piace è in se stesso incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Vietti ed altri n. 1 e Zaccaria ed altri n. 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Cesare Marini, Cristaldi, Mazzuca, Ghizzoni, Zucchi, Vico, Cambursano, Sposetti, Martinelli, Ceccacci Rubino...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 549
Votanti 548
Astenuti 1
Maggioranza 275
Hanno votato
260
Hanno votato
no 288).

Prendo atto che i deputati Ruggeri e D'Antona hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori (ore 16).

LEOLUCA ORLANDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, abbiamo partecipato al sit in dei lavoratori davanti a Palazzo Chigi, e abbiamo ottenuto, per quanto riguarda l'Eutelia e le aziende del gruppo, la convocazione del tavolo per il 27 novembre a Palazzo Chigi. Abbiamo anche chiesto di attivare le misure di amministrazione straordinaria per sottrarre questa azienda ad una proprietà incapace e, comunque, non capace di presentare un piano industriale per garantire gli stipendi e un acquirente degno di fare l'imprenditore.
Mi sembrava doveroso informare di questo la Camera, chiedendo che Lei voglia rappresentare questa richiesta, peraltro già espressa dall'onorevole Damiano, al Presidente della Camera e al Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Orlando, la Presidenza ha già provveduto ad interessare il Governo per acquisire delle informazioni sulla vicenda. Se vi saranno elementi di novità rilevanti, procederemo a comunicarli nel corso della seduta.

Si riprende la discussione (ore 16,03).

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2897)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2897), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2897).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2897).
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2897).
Avverto, inoltre, che è stato ritirato dal presentatore l'articolo aggiuntivo Compagnon 20-ter.0.100.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7 del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in Commissione: Mariani 3.2, che incide sull'articolo 122, comma 7-bis, del codice degli appalti; Viola 3-ter.7, volto ad affidare all'Autorità garante della concorrenza Pag. 13e del mercato compiti non strettamente conseguenti alle misure oggetto dell'articolo 3-ter; Lulli 16.5 volto a precisare che i decreti che definiscono le modalità di applicazione delle disposizioni in materia di tutela del made in Italy debbano avere particolare riguardo a specifiche certificazioni sociali.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, in quanto non strettamente attinente rispetto al contenuto del provvedimento, l'emendamento Ciccanti 3-ter.100, in materia di modalità di affidamento della realizzazione della pedemontana Fermo-Teramo, non previamente presentato in Commissione.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2897)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Vito (Commenti). Ne ha facoltà.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, considerata la ravvicinata data di scadenza del decreto-legge, che comporta adempimenti del nostro Paese ad obblighi comunitari che non possiamo eludere, autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti ed articoli aggiuntivi dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 135 del 2009, nel testo approvato dalla Commissione che è identico a quello approvato dal Senato della Repubblica (Applausi polemici dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MASSIMO VANNUCCI. Vergogna!

PRESIDENTE. Prendo atto della posizione della questione di fiducia da parte del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Sereni. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, ci aspettavamo questo intervento, e devo esprimere grande sconcerto, rammarico e anche un'arrabbiatura profonda per le parole del Ministro Vito e per il modo in cui il Ministro Vito, per la ventiseiesima volta e per la diciottesima in questa Aula),è venuto qui e, come se fosse una pratica burocratica qualsiasi, ci ha spiegato che il Governo pone la questione di fiducia. Tutti contenti i deputati che hanno guadagnato qualche ora di passeggiata romana. Noi no, e guardate, per un motivo molto semplice (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ebbene, abbiate almeno la bontà di sedere o di uscire silenziosamente, cari colleghi. Questo è un Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Questa è la più alta istituzione democratica di questo Paese.

PRESIDENTE. Prego i colleghi di lasciar parlare la collega.

MARINA SERENI. Voi la state dileggiando. Vi state abituando ad una pratica che è anche contro di voi, contro la vostra libertà di giudizio, contro la vostra dignità di parlamentari della maggioranza. Questo provvedimento sarebbe stato approvato in pochissimo tempo, con un voto unanime di questo Parlamento, se voi aveste accettato di stralciare l'articolo 15, un articolo importante che riguarda i servizi pubblici locali, che voi non avete il coraggio di discutere, non volete discutere. Voglio capire come farete ad andare a spiegarlo ai sindaci, ai vostri comuni...

SIMONE BALDELLI. Ci si rivolge alla Presidenza!

PRESIDENTE. Onorevole Sereni, si rivolga alla Presidenza per favore.

MARINA SERENI. Signor Presidente, hanno davvero passato il segno e mi dispiace di essermi accalorata così, però - guardate - si sta parlando di un tema molto importante che riguarda le comunità locali, che riguarda i cittadini, che Pag. 14riguarda le tariffe dell'acqua, che riguarda gli affari di pochi grandi gruppi. Questo provvedimento farà fare grandi affari a pochi grandi gruppi, e metterà in capo ai cittadini e agli utenti gli aumenti delle tariffe (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Voi non avete il coraggio di discutere. Questo è il punto. Allora questa fiducia non nasconde l'ostruzionismo dell'opposizione. No cari colleghi, no caro Ministro Vito, questa fiducia nasconde ancora una volta il vostro disprezzo per il Parlamento e la vostra scarsa fiducia verso i vostri parlamentari. Noi denunceremo ancora una volta questo fatto. Prendiamo atto che davvero in questo Parlamento e in questa legislatura la possibilità di discutere e di decidere in quest'Aula si sta riducendo in una maniera drammatica, drammaticamente pericolosa, e vorrei sentire una voce, almeno una voce, libera da parte della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, per la diciottesima volta in questa legislatura umiliate il Parlamento, offendete la democrazia, ormai senza più alcun ritegno. Ormai è diventata davvero una formalità burocratica: il Ministro Vito viene qui, con aria distratta ci dice che ancora una volta in questo Parlamento non si discute dei problemi del Paese e una maggioranza «appecorata» si guarda tutta contenta, perché per una giornata non lavora (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Questo è il livello a cui abbiamo ridotto i lavori parlamentari!

GIACOMO CHIAPPORI. Basta! Vergogna!

PRESIDENTE. Onorevole Donadi, la invito a tenere un linguaggio più consono alla dignità dell'Aula.

MASSIMO DONADI. Sì signor Presidente, però vorrei invitare questa maggioranza ad assumersi le sue responsabilità, perché non è possibile che quando il Governo non ha provvedimenti da portare in Aula il Parlamento chiuda, perché questa maggioranza non ha iniziative, non ha proposte, quando il Parlamento dovrebbe discutere di problemi essenziali come quelli che affronta il provvedimento in esame. Infatti, con il provvedimento in esame stabiliamo che quello che dovrebbe essere un diritto sacrosanto di ogni essere umano, cioè il poter disporre di ciò che gli serve per vivere come l'acqua, in realtà viene dato a poche lobby multinazionali. Così trasformiamo in un bene anche le risorse essenziali per la vita e prendiamo in giro i cittadini dicendo che il controllo resta pubblico perché pubblica è la rete: questo è un grande inganno e dobbiamo dire ai cittadini italiani che allo Stato, ai comuni, agli enti pubblici resteranno soltanto i costi di manutenzione di una rete idrica che già oggi fa acqua da tutti i lati nel vero senso della parola e lasceremo il rubinetto - ma non quello dell'acqua, quello dei soldi - a poche aziende multinazionali, che sulla pelle degli italiani lucreranno.
Voi avete paura di voi stessi, avete paura delle vostre divisioni, di una maggioranza che giorno dopo giorno scricchiola sempre più e ormai non è d'accordo su nulla, se non su una cosa soltanto: garantire sempre e comunque la ragione di esistenza stessa della vostra coalizione, che è tenere il Presidente del Consiglio lontano dalle aule giudiziarie. Per il resto non avete un'idea comune del Paese, non avete idea di come portarci fuori dalla crisi economica, non avete idea di come gestire i servizi fondamentali in questo Paese. Ancora una volta si perde una grande occasione di confrontarsi, ancora una volta davanti agli italiani questa maggioranza fa vedere un Parlamento che simbolicamente chiude i battenti e attacca un catenaccio, perché questo Parlamento ha smesso di pensare, ha smesso di ragionare, ha smesso di essere il luogo dove Pag. 15si fa democrazia in questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente e colleghi, per la verità basterebbe probabilmente un richiamo all'ultimo intervento che abbiamo fatto in occasione dell'ultima questione di fiducia posta dal Governo, perché ormai la litania è costante e vi è una coazione a ripetere da un lato da parte del Governo e dall'altro lato da parte dell'opposizione. Però credo che sia nostro dovere di parlamentari non lasciar passare sotto silenzio questo ennesimo atto di prevaricazione nei confronti della Camera.
Signor Ministro per i rapporti con il Parlamento, lei ci ha detto che la questione di fiducia viene posta perché il tempo residuo per convertire il decreto-legge è troppo breve per consentirci di discuterlo. Bene. Io pongo a lei e alla Presidenza della Camera - prego il Vicepresidente di turno di farsene carico con il Presidente Fini - se è normale, in un assetto bicamerale come è quello del nostro Parlamento, che un decreto-legge venga trattenuto da una delle Camere per 45 giorni, che quella Camera intervenga pesantemente sul merito del provvedimento accrescendone vieppiù l'eterogeneità, introducendo addirittura ex novo intere materie, e poi questa Camera...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Vietti. Per la regolarità dei lavori chiedo ai colleghi di sgombrare l'emiciclo. Chi è in uscita esca e si tenga un contegno consono alla dignità dell'Aula per permettere di seguire l'intervento dell'onorevole Vietti. Prego, onorevole Vietti.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Grazie, signor Presidente, capisco che ormai questi interventi sulla fiducia fanno parte della ritualità, ma credo che sarebbe bene non assuefarci troppo ad essi.
Come dicevo, credo che al di là delle questioni che abbiamo posto con la nostra questione di pregiudizialità, che sono state allegramente superate con un voto certamente non troppo meditato, esista un problema di equilibrio tra i due rami del Parlamento. Non è possibile che l'uno trattenga il provvedimento per quarantacinque giorni, cioè per quasi l'intero spirare del termine utile per la conversione, lo manipoli pesantemente, introduca ex novo intere materie e poi lo passi a questa Camera, che si trova messa di fronte all'alternativa o la fiducia o niente.
In questo provvedimento, dove si toccano temi di straordinario rilievo come l'energia, l'agricoltura, i servizi pubblici locali, la sanità, le autostrade e l'Expo, il tutto sotto il tetto ipocrita del recepimento degli obblighi comunitari che, francamente, con queste materie non ha assolutamente nulla a che fare, ci viene impedito di apportare qualunque contributo costruttivo, a parte quelli che gli amici del nostro gruppo, in primis l'onorevole Tassone e tutti gli altri componenti della Commissione affari costituzionali, hanno apportato durante la fase istruttoria. Oggi, in Aula, è impedito ai parlamentari di intervenire su materie fondamentali che diventano per noi fatti compiuti.
So bene, signor Presidente, che lo dico solo per il resoconto, ma credo che per la dignità di questo Parlamento dobbiamo ribadire, per l'ennesima volta, che non è possibile che la Camera sia espropriata completamente delle sue facoltà e che ai parlamentari sia impedito di intervenire nel merito di procedimenti normativi che incidono su questioni di straordinaria rilevanza per il Paese.
Prego la Presidenza di evitare che si ripeta questa condizione di squilibrio che penalizza straordinariamente questo ramo del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 16

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, non so se la mia voce sia, come diceva l'onorevole Sereni, una voce libera, ma certamente è una voce che rappresenta il mio gruppo in questo dibattito.
Credo, signor Presidente, che siamo di fronte a una situazione per alcuni aspetti già vista, quella in cui il Governo pone la fiducia senza accampare altre questioni rispetto a quelle che esistono nei fatti. Il Ministro Vito, molto correttamente, ha fatto presente che è molto ravvicinata la data di conversione del testo, in ordine al quale in quest'Assemblea sono stati presentati circa 180 emendamenti, e ha posto la questione di fiducia, autorizzato dal Consiglio dei Ministri. È evidente che tutto il resto lascia un po' il tempo che trova, nel senso che potrebbe essere trasfuso in questa fiducia da ben altri resoconti parlamentari relativi a fiducie precedenti.
Mi preme di aggiungere una considerazione sul merito del provvedimento, visto che è stata fatta un'analisi che sostiene che vi siano interessi dietro e che esso nasconda chissà quale «gabola» o chissà quale losco intento affaristico. Vorrei dire intanto che al Senato della Repubblica c'è stato certamente un clima più collaborativo e, tra l'altro, nella elaborazione del testo sono stati accolti alcuni emendamenti provenienti proprio dall'opposizione.
Per altri aspetti invito la collega Sereni e gli altri che hanno espresso perplessità molto forti sul testo di questo provvedimento a confrontare le loro opinioni personali con il parere espresso qualche giorno fa dalla Conferenza unificata, la quale si è appunto espressa favorevolmente, seppure con osservazioni e con raccomandazioni, che però, sostanzialmente, danno il via libera al testo. Evidentemente, quindi, anche sul merito c'è poco da eccepire. Certo, si sarebbe potuto discutere e approfondire molti aspetti.
Sappiamo benissimo - mi rifaccio alle considerazioni espresse nella giornata di ieri in sede di discussione generale dall'ottimo collega Calderisi - che quando un ramo del Parlamento si sofferma in maniera più approfondita su un testo, avendo un decreto-legge 60 giorni per essere convertito, evidentemente l'altro ramo del Parlamento ha meno tempo per poter intervenire. Spesso poi, ci si trova con il provvedimento in scadenza e con l'acqua alla gola e si è costretti a porre la questione di fiducia, come in questo caso.
Ritengo però, sempre citando il collega Calderisi, che possano esserci soluzioni alternative e le riproponiamo qui per l'ennesima volta, sapendo che non è questa la sede in cui approfondire questi termini, ma la Giunta per il Regolamento. Si potrebbero studiare meccanismi di accelerazione di alcuni provvedimenti, in particolare quelli che riguardano procedure di infrazione che vanno «coperte» in tempi brevi come in questo caso, oppure attraverso quella che l'onorevole Calderisi, nell'intervento di ieri, chiamava la corsia preferenziale di spadoliniana memoria, ossia una corsia preferenziale che dia certezza dei tempi.
Se vogliamo rivendicare, non a chiacchiere e in maniera assolutamente retorica, la centralità di questo Parlamento, giustamente richiamata anche quest'oggi dal Capo dello Stato, e veramente dare centralità a questo Parlamento o, meglio ancora, ai parlamentari, perché sono i parlamentari che costituiscono l'anima e il corpo del Parlamento, dobbiamo dotarlo di nuove regole per impedire che il processo decisionale si allontani da questa Assemblea per essere svolto altrove, ossia nelle sedi governative, attraverso i decreti-legge, attraverso regolamenti attuativi e tutte quelle formule, signor Presidente, che sono cosa altra dal dibattito parlamentare.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SIMONE BALDELLI. Esse in qualche modo scavalcano o aggirano un Parlamento che, se non si dà regole certe per far affrontare in tempi certi i provvedimenti, rischia di diventare un elemento di blocco dell'attività decisoria.
Siccome il Parlamento ha tutto il dovere di partecipare alle decisioni e all'iniziativa legislativa, ecco che si impone una riflessione seria, serena, senza accuse pregiudiziali Pag. 17e costruttiva sul processo decisionale e sulla riforma dei nostri Regolamenti. Abbiamo depositato dei testi e siamo pronti a confrontarci su questo concretamente nella Giunta per il Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,15).

ROBERTO SIMONETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, poiché siamo a fine seduta, volevo intervenire anche io in riferimento alla manifestazione che fuori viene attuata dai dipendenti della Phonemedia, viste le sollecitazioni e, tra le righe, le critiche del Partito Democratico a questa maggioranza in riferimento alla gestione di tale manifestazione.
Voglio dire che anche a Biella hanno manifestato. A Biella i lavoratori della Phonemedia sono venuti in consiglio provinciale - sono il presidente della provincia di Biella - ed è anche venuto il Gabibbo di Striscia la notizia perché Biella è stata scelta come il simbolo di questa grande manifestazione che oggi si riversa in quel di Roma.
Ebbene, dalle promesse siamo passati ai fatti, non come la regione Piemonte che ha convocato i lavoratori solo per dire loro che si sarebbe eventualmente interessata a fare l'incontro con il Governo, un interessamento a fare un incontro e non a dare sussidi o finanziamenti.
Nella piccola provincia di Biella, il presidente che cosa ha fatto? Ha chiamato le banche locali attorno al tavolo e sulla stampa di oggi è scritto che si sblocca il prestito ai lavoratori. La provincia di Biella garantirà, insieme alla fondazione delle due banche locali, un prestito per le persone più bisognose che, come detto da loro stesse, devono andare nelle mense pubbliche per riuscire ad avere il sostentamento quotidiano. Quindi, si passa dalle parole ai fatti quando la Lega è al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, volevo far presente a lei e a quest'Aula una situazione di disagio che è diventata ormai insostenibile a livello nazionale, e cioè il disagio dei trasporti aerei.
È ormai da lungo tempo che parliamo qui e in Commissione delle cose che non funzionano, di un trasporto che non funziona, dei disagi e dei disservizi. Nella giornata di ieri, in assenza di informazioni utili a capire, anche se era il caso di non andare in aeroporto a prendere l'aereo, ci sono state una serie di cancellazioni certamente non giustificabili.
Parlo dell'esperienza che personalmente ho vissuto e di altre che oggi ho sentito qui in Parlamento. Non parlo di ritardi di mezz'ora, ma di due, tre, addirittura tre ore e mezza di ritardo che gli aerei hanno riportato prima della cancellazione dei voli. Ieri sera, rientrando a casa, non essendo potuto venire a Roma, ho cercato di capire nei telegiornali le motivazioni di tale disagio, che peraltro si è manifestato già da parecchio tempo a questa parte. Debbo dire che la perplessità che mi è sorta è di non trovare in tutti i telegiornali pubblici e privati una notizia - se non una piccolissima - che giustificasse e che spiegasse le motivazioni di tali disservizi. Mi sono trovato ad ascoltare per lungo tempo molti servizi sulle performance del leader libico Gheddafi, la serenità che molte giovani hostess hanno trovato nel ricevere 75 euro e l'omaggio del Corano, ma poche cose sulla non funzionalità dei servizi del trasporto aereo nazionale.
Dico questo per chiedere a lei, signor Presidente, che si faccia carico con il Presidente della Camera, affinché il Governo - una volta per tutte e in definitiva - venga in quest'Aula a dirci la verità sul Pag. 18trasporto aereo, a dirci veramente come stanno le cose, perché le ore continuano a non funzionare con la scusa di qualche assemblea o di problemi tecnici che si assommano ad altri problemi tecnici. Si tratta di questioni che a questo punto fanno veramente pensare e preoccupare rispetto anche alla sicurezza, se sono sempre presenti questi problemi tecnici, e sono anche volte - mi faceva anche notare un collega oggi - a tutelare quei parlamentari che in questo senso si impegnano per cercare di capire come funzionano le cose e che vengono in qualche modo intimiditi da azioni che partono dal vertice della nuova Alitalia.
Non torno a sottolineare tutti gli aspetti negativi di questa vicenda. Dico solo che una volta per tutte questo Governo, che ha sicuramente miracolato questa compagnia in mille modi, venga a dirci quale è la verità affinché si concludano questi disservizi a discapito dell'utenza del trasporto aereo nazionale.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, la Presidenza, provvederà certamente a riferire al Governo questa domanda che lei formula. Le suggerisco però anche la presentazione di un atto di sindacato ispettivo, che è la forma corretta affinché il Governo renda conto al Parlamento.

GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, porto a conoscenza dell'Assemblea una situazione che penso sia comune un po' in tutta Italia, cioè il problema dell'ENEL-GAS. Si tratta di un ente che distribuisce metano, ma che nella realtà fa una distribuzione malvagia nei confronti dei cittadini. Infatti, innanzitutto ha come epicentro Potenza e, quindi, noi del nord ci troviamo anche solo per le semplici questioni di tutti giorni a dover aspettare giorni e settimane, magari anche mesi, perché da Potenza devono arrivare poi le informazioni, ma la cosa più negativa è il fatto che la bollettazione dell'ENEL-GAS, in un momento così difficile per le nostre famiglie, viene fatta, praticamente due volte l'anno. Le cito gli esempi del mio territorio: ultima bollettazione del marzo-aprile 2009. Adesso arriva una seconda bollettazione, dove ci sono delle cifre che variano dai 1.000, ai 1.500, ai 2.000 euro perché praticamente conguagliano tutto e, quindi, le famiglie si trovano in grosse difficoltà a dover pagare e, se non pagano, come capita ormai sempre più spesso, non viene più erogato il metano.
Allora vi chiedo se questo è un Paese normale, dove è possibile che succedono cose del genere. Cito un altro esempio, sembra di essere veramente nella «Repubblica delle banane». Un imprenditore della mia zona ha chiesto l'allacciamento all'Enel-gas e dopo un mese e mezzo non glielo hanno ancora fatto; adesso ha i suoi dipendenti al freddo perché l'Enel-gas non gli fa l'allacciamento e non si sa neanche quando lo farà, mentre i dipendenti devono lavorare al freddo perché l'Enel-gas dorme in piedi.
Un'altra situazione paradossale si verifica quando uno, per ragguagli o per reclami, deve andare necessariamente all'ufficio più vicino. Dalle nostre parti, cioè in Valsesia, gli uffici sono ubicati a Biella o a Vercelli. Bisogna andare personalmente in questi uffici perché non si può telefonare. Se questa è l'innovazione del nostro Paese pertanto, sollecito Lei, Presidente, nella sua autonomia e autorità, a fare in modo che questa Enel-gas si svegli e capisca che i cittadini non sono lì a fare i loro servi, ma vogliono essere aiutati e non possono pagare bollette così alte per colpa della disorganizzazione o, forse addirittura, della razionalizzazione delle spese della bollettazione.
Chiudo il mio intervento con un argomento che non c'entra niente con Enel-gas, ma che mi sembra doveroso citare. Perché il nostro Paese deve far pagare il latte in polvere il 50 per cento in più rispetto agli altri Paesi? Anche in questo caso, le famiglie italiane devono sempre essere prese a calci nel sedere? Le donne italiane che hanno delle difficoltà, in Pag. 19quanto non possono allattare direttamente i propri figli, perché devono pagare il 50 per cento in più il latte in polvere?
Signor Presidente, anche in questo caso, in un momento di crisi economica, dobbiamo chiamare ogni volta il «Gabibbo»? Alla fine gli italiani credono di più ad un pupazzo che a determinate istituzioni. Vorrei che veramente il Parlamento e le forze importanti di questo Paese facessero in modo che certe cose non accadano più.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 16,28).

GIANNI MANCUSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a fornire una risposta ad una mia interrogazione a risposta in Commissione, la n. 5-00758 a firma mia e dell'onorevole Lo Presti. Abbiamo presentato questa interrogazione ormai un anno fa, il 10 dicembre 2008, ed è relativa ai medici veterinari che sono assegnatari di borse di studio per la frequenza di corsi di dottorato di ricerca. Si chiede sostanzialmente al Governo di mettere ordine nella materia in oggetto per evitare che si continui ad applicare il principio del versamento previdenziale all'INPS quando questi professionisti hanno la loro cassa di riferimento che è l'ENPAV. Questa duplice posizione contributiva appare in contrasto con lo scopo stesso con cui è stata istituita la gestione separata INPS.
Quindi il combinato disposto dell'articolo 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995 e dell'articolo 6, comma 1, del decreto ministeriale n. 281 del 1996 ha proprio questa funzione: l'iscrizione e il versamento dei contributi alla gestione separata è obbligatorio unicamente per i soggetti che siano lavoratori autonomi o collaboratori coordinati e continuativi, i cui redditi non siano assoggettati ad altro titolo a contribuzione previdenziale obbligatoria.
I medici veterinari sono iscritti all'ordine provinciale dei veterinari e automaticamente, come prevede la legge n. 136 del 1991, hanno l'iscrizione alla propria cassa di previdenza. Quindi segnalo la necessità di dare una risposta in tempi accettabili a questo quesito che evidenzia questioni di buonsenso.

MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta ad un paio di interrogazioni a risposta scritta, ed è la seconda volta che lo faccia in Aula. Si tratta della n. 4-02180 del 2 febbraio 2009 e della n. 4-02846 del 22 aprile 2009.

PRESIDENTE. Onorevole Fugatti, la Presidenza provvederà a sollecitare il Governo.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,30).

PRESIDENTE. Al fine di definire l'ulteriore seguito dell'esame del provvedimento, a seguito della posizione della questione di fiducia la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 17 presso la biblioteca del Presidente.
Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà al termine della predetta riunione.

La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 17,45.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

PRESIDENTE. Comunico che la Conferenza dei presidenti di gruppo si è testé riunita per definire l'organizzazione del dibattito conseguente alla posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, Pag. 20dell'articolo unico del disegno di legge n. 2897 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (Approvato dal Senato - scadenza 24 novembre 2009), nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
Poiché la questione fiducia è stata posta alle ore 16 di oggi, la votazione per appello nominale avrà inizio alla stessa ora di domani, mercoledì 18 novembre. Le dichiarazioni di voto, a norma dell'articolo 116, comma 3, del Regolamento, avranno inizio domani, alle ore 15, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Domani, dopo il voto di fiducia, si passerà all'esame degli ordini del giorno, fino alle ore 21,30.
Giovedì 19 novembre, la seduta avrà inizio alle ore 9. Alle ore 12 avranno luogo le dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Seguirà la votazione finale del disegno di legge di conversione.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è stabilito alle ore 11 di domani.
Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time), già previsto per domani, alle ore 15, avrà luogo giovedì alla stessa ora. Seguirà lo svolgimento di interpellanze urgenti.
A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato altresì stabilito che i termini per l'esame in sede consultiva e per l'esame in sede referente dei disegni di legge finanziaria e di bilancio (A.C. 2936 e 2937), assegnati nella giornata di ieri, sono fissati, rispettivamente, al 25 novembre e al 4 dicembre 2009.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 18 novembre 2009, alle 15:

Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1784 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (Approvato dal Senato) (2897).
Relatore: Bernini Bovicelli.

La seduta termina alle 17,50.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2897 - quest. preg. nn. 1 e 2 549 548 1 275 260 288 32 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.