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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 235 di martedì 20 ottobre 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 11,05.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 15 ottobre 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Barbato, Barbi, Bernardo, Bindi, Brancher, Brugger, Cirielli, Conte, Fluvi, Fugatti, Giancarlo Giorgetti, Lo Monte, Malgieri, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Molgora, Nucara, Occhiuto, Pescante, Rigoni, Scajola, Stucchi e Ventucci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Attentato incendiario del 4 giugno 2009 contro la sede di CasaPound a Bologna - n. 2-00401)

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00401, concernente l'attentato incendiario del 4 giugno 2009 contro la sede di CasaPound a Bologna (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).
Onorevole Raisi, mi permetta di salutare gli alunni e gli insegnanti dell'istituto comprensivo Enrico Amante di Fondi, in provincia di Latina, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Come avrete capito, questa mattina l'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni: sono presenti in Aula il Governo e l'onorevole deputato interpellante, che illustrerà adesso il contenuto dell'interpellanza al Governo.
Prego, onorevole Raisi, è lei l'onorevole deputato interpellante!

ENZO RAISI. Signor Presidente, ha fatto bene a spiegarlo, perché spesso i visitatori non capiscono perché i deputati sono pochi in Aula, allora va spiegato anche il sistema di lavoro, perché forse non è ben percepito.
Il tema della mia interpellanza riguarda un attentato molto grave, che fortunatamente non ha avuto quei danni che poteva provocare anche in termini di vittime, visto che si tratta di un attentato incendiario fatto probabilmente non sapendo che dentro all'edificio c'erano delle persone che stavano dormendo. Queste persone casualmente si sono svegliate e hanno evitato il peggio, però l'attentato è molto grave, perché è un attentato incendiario in cui due persone rischiavano di essere coinvolte in tale incendio, e quindi Pag. 2di subire gravi ferite, se non addirittura qualcosa di ancor più grave.
Il fatto che ho sottolineato nella mia interpellanza e che vorrei anche qui evidenziare, e spero che il Governo mi sappia dare una risposta, è che da subito l'indagine avviata dalla procura di Bologna aveva ipotizzato il reato di danneggiamento. Vorrei capire come sia possibile quando taluno incendia un edificio dove dentro ci sono due persone che si possa parlare di un reato di danneggiamento. Io non sono un giurista, però la cosa mi è balzata agli occhi e mi ha un po' stupito. Pertanto, il motivo per cui ho presentato questa interpellanza è capire se questo è confermato ufficialmente dagli atti che poi il Governo vorrà esporre in questa sede, e soprattutto, se ciò venisse, a mio parere malauguratamente, confermato, capire quali siano i criteri attraverso i quali si arriva ad un'indagine su un reato di questo tipo, che ovviamente è un reato minore che non tiene conto della gravità dell'episodio.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, in risposta all'interpellanza dell'onorevole Raisi, posso far presente quanto segue, sulla base delle notizie fornite dal procuratore della Repubblica di Bologna.
Alle ore 4,50 del 4 giugno 2009, veniva appiccato il fuoco all'esterno della sede dell'associazione CasaPound, ove dimoravano Vigliani Alessandro, esponente della predetta associazione, e la compagna Siniscalchi Giorgia, in stato di gravidanza. Avvedutisi dell'incendio, entrambi si calavano dalla finestra, da un'altezza di circa 2 metri. La Siniscalchi veniva condotta al pronto soccorso e, dopo aver riscontrato la regolare evoluzione della gravidanza in atto, era dimessa con prognosi di sei giorni. Le fiamme, che avevano danneggiato il portone di accesso, una tettoia in plexiglas e annerito il muro esterno, venivano spente dal personale intervenuto in servizio di volante 113 con gli estintori in dotazione e risultavano, presumibilmente, innescate da liquido infiammabile contenuto in una tanica di colore bianco avvolta in un telo di stoffa. Tali reperti sono oggi all'analisi della polizia scientifica.
Sull'episodio è stato iscritto dalla procura di Bologna il procedimento penale n. 4674 del 2009, allo stato contro ignoti, per i delitti di cui agli articoli 424, comma 2, del codice penale (danneggiamento seguito da incendio), 635, comma 2, numero 3, del codice penale (danneggiamento di edifici con particolari destinazioni o ubicazioni) e 1 e 4 legge n. 895 del 1967 (violazioni della legge in materia di armi). Al momento sono in corso indagini tecniche di polizia scientifica sulle modalità di innesco dell'incendio e sulla sua potenzialità offensiva.
Il procuratore di Bologna ha, infine, precisato che le investigazioni sono condotte ad ampio spettro e riguardano anche settori tradizionalmente antagonisti rispetto alla predetta associazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.

ENZO RAISI. Signor Presidente, ovviamente ringrazio il Governo che ha trasmesso la comunicazione della procura, ma non mi ritengo soddisfatto di ciò che dice quest'ultima. Nei miei ricordi giovanili ho il bruttissimo episodio di Primavalle dei fratelli Mattei, cioè di un attentato simile in cui, purtroppo, però le vittime non si svegliarono in tempo ed è successo quello che è successo. Ora ci troviamo di fronte ad un attentato che è stato interrotto nella sua gravità perché casualmente le persone in quel momento erano sveglie, quindi si sono potute mettere in salvo. Pertanto, parlare di danneggiamento mi sembra offensivo nei confronti sia delle vittime di questo attentato, sia dell'intelligenza di chi sta parlando in questo momento. Tra l'altro, parliamo di una persona incinta che ha rischiato di perdere il nascituro o la nascitura, e dell'altra persona le quali, ripeto, se casualmente non fossero state sveglie in quel Pag. 3momento per altri motivi, probabilmente oggi saremmo qui a parlare di un'altra vicenda. Pensare che la procura della Repubblica di Bologna abbia aperto un'indagine unicamente sulla semplice ipotesi di reato di danneggiamento, a mio avviso, è inaccettabile per il buonsenso anche di chi sta parlando in questo momento.
Dunque, ovviamente ringrazio il Governo, in quanto capisco che non è altro che il portatore dell'informazione della procura di Bologna, ma ritengo veramente insoddisfacente la risposta della procura stessa.

(Intendimenti del Governo in merito all'introduzione nell'ordinamento italiano di una disciplina più puntuale dell'istituto della mediazione familiare - n. 3-00223)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Di Caterina n. 3-00223, concernente intendimenti del Governo in merito all'introduzione nell'ordinamento italiano di una disciplina più puntuale dell'istituto della mediazione familiare (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, con riferimento all'interrogazione dell'onorevole Di Caterina, si fa presente che la recente modifica della disciplina dei procedimenti di separazione e divorzio, prevista dalla legge 8 febbraio 2006, n. 54, meglio nota come legge sull'affidamento condiviso, ha introdotto, per la prima volta nel nostro ordinamento, un esplicito riferimento alla mediazione familiare. Tale strumento di risoluzione del conflitto nelle controversie familiari ha avuto un particolare sviluppo in gran parte dei Paesi europei, in quanto attraverso procedure che permettono alle parti di esprimere le proprie esigenze, consente, per mezzo dell'aiuto del mediatore, di raggiungere un punto di accordo; accordo che, proprio perché scaturito dalla formulazione delle richieste di ciascuno dei coniugi e dalla consapevole e reciproca rinuncia ad alcune istanze in favore di altre, permette di stemperare la conflittualità e di conseguire accordi che hanno maggiori possibilità di essere rispettati volontariamente. All'esito della mediazione vi sono maggiori probabilità che sia mantenuta una relazione non conflittuale tra i genitori, dato che presenta notevoli benefici quanto al mantenimento di un completo ruolo genitoriale di entrambi i coniugi nei confronti dei figli minori.
Proprio le peculiari caratteristiche della mediazione familiare hanno indotto il legislatore a non prevedere una disciplina rigida che potrebbe snaturarne contenuti ed obiettivi, in quanto i coniugi se costretti ad intraprendere un percorso di mediazione potrebbero non cogliere adeguatamente tale possibilità, limitandosi a trasferire nel contesto della mediazione la conflittualità presente nel procedimento giudiziario, senza poi conseguire gli esiti sperati.
Compito del giudice, in questo contesto, è quello di spiegare i benefici di un tale percorso e il consenso dei coniugi permette di garantire un consapevole accesso a un efficace strumento di risoluzione del conflitto. È una consapevolezza che, se mancante, potrebbe ridurre la mediazione ad un inutile dispendio di energie con ingiustificata dilatazione dei tempi del procedimento. Peraltro, dall'esame delle informazioni presenti sul sito Internet della Commissione europea, nella Rete giudiziaria in materia civile e commerciale, è possibile verificare che, esclusi i Paesi che ancora non prevedono una disciplina della mediazione familiare (Spagna, Grecia, Cipro, Lettonia, Slovenia), la maggior parte dei Paesi appartenenti all'Unione europea (ad esempio Francia, Germania, Belgio, Repubblica Ceca, Irlanda, Lussemburgo, Austria, Finlandia, Inghilterra) prevedono il ricorso alla mediazione solo sulla base dell'accordo delle parti.
Le riflessioni esposte sono altresì sottese all'opportunità di non disciplinare in maniera rigida le modalità procedimentali della mediazione e i tempi della stessa. Pag. 4Trattandosi di un complesso percorso di superamento del conflitto, ogni coppia potrebbe necessitare di proprie specifiche modalità operative e temporali, peraltro dipendenti anche dalle scelte professionali del mediatore. È compito del mediatore evitare che il percorso di mediazione possa risolversi in uno sterile espediente dilatorio e dovere del giudice verificare gli sviluppi di tale percorso, anche in considerazione del necessario rispetto del principio costituzionale della ragionevole durata del processo, da rispettare, con particolare urgenza, nei procedimenti di separazione e divorzio che coinvolgono minori.
Fermo restando, quindi, il forte interesse del Governo per la mediazione quale strumento alternativo di soluzione delle controversie in materia civile e commerciale, al momento non sono allo studio interventi normativi che abbiamo specificamente ad oggetto la mediazione familiare.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Caterina ha facoltà di replicare.

MARCELLO DI CATERINA. Signor Presidente, signor sottosegretario, non posso che dichiararmi pienamente soddisfatto per la risposta del Governo, che è articolata e dà il senso dell'approfondimento della materia, che sta a cuore a tante famiglie italiane e che noto che il Governo continua a seguire con grande attenzione.

(Iniziative di competenza del Ministro della giustizia in merito alla revoca del distacco presso il Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria di Genova nei confronti del vice sovrintendente del Corpo di polizia penitenziaria Roberto Martinelli - n. 3-00043)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Paladini n. 3-00043, concernente iniziative di competenza del Ministro della giustizia in merito alla revoca del distacco presso il provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria di Genova nei confronti del vice sovrintendente del Corpo di polizia penitenziaria Roberto Martinelli (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, in risposta all'interrogazione dell'onorevole Paladini, si fa presente quanto segue, sulla base delle notizie acquisite presso il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
Il signor Martinelli, benché distaccato da oltre un decennio presso il provveditorato di Genova, vi ha prestato effettivo servizio per limitatissimi periodi di tempo, in virtù di provvedimenti di assegnazione temporanea al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e, dal gennaio 2002, in forza di distacco sindacale in qualità di dirigente dell'organizzazione sindacale Sappe.
Nel mese di giugno 2007, il distacco sindacale del Martinelli ha avuto termine in coincidenza con la sua frequenza al corso per il conseguimento della qualifica di vice sovrintendente. A conclusione di tale periodo formativo, il signor Martinelli è stato assegnato, con la qualifica di vice sovrintendente, presso la casa circondariale di Genova Marassi, con provvedimento del 29 novembre 2007, emanato dalla direzione generale del personale e della formazione.
La suddetta direzione generale, nel citato provvedimento, ferme restando le assegnazioni previste, ha testualmente precisato che «...compatibilmente con le esigenze di servizio delle sedi di appartenenza, potrà essere ripristinato l'originario provvedimento di distacco...», in tal modo autorizzando i provveditori regionali ad adottare autonomi provvedimenti connessi alle necessità di funzionamento delle sedi provveditoriali.
Alla luce di tale previsione, il provveditore della Liguria ha disposto, con provvedimenti del 4 dicembre 2007 e sino al 31 marzo 2008, il distacco presso il provveditorato Pag. 5regionale dell'amministrazione penitenziaria di Genova delle unità, tra cui il signor Martinelli, che già vi avevano prestato servizio nella precedente qualifica e che erano transitate nel ruolo dei vice sovrintendenti. Si fa presente, inoltre, che, in considerazione delle perduranti esigenze di funzionamento del provveditorato, i citati provvedimenti sono stati confermati il 1o aprile 2008, limitatamente al periodo 1o aprile - 31 maggio 2008.
Il 30 maggio ultimo scorso, considerato che in favore del signor Martinelli era intervenuto un provvedimento di distacco sindacale con decorrenza dal precedente 12 maggio, il provveditore di Genova, in un primo momento, ha ritenuto di rinnovare i distacchi presso il provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria della Liguria dei soli tre vice sovrintendenti che potevano far fronte, in concreto, alle esigenze di servizio di quella sede, presupposto, questo, indispensabile per tutti gli atti da adottare in materia. Tuttavia, in seguito, per evidenti ragioni di perequazione, il provveditore ha ritenuto che il suddetto provvedimento di distacco non potesse che intendersi esteso, fino al 31 dicembre 2008, anche al vice sovrintendente Martinelli, anche se quest'ultimo, visto l'intervenuto distacco sindacale, non poteva essere concretamente utilizzato in termini operativi. Peraltro, si segnala che il provveditore regionale per la Liguria ha rinnovato di un anno, esattamente fino al 31 dicembre 2009, i provvedimenti di distacco presso la sede provveditoriale nei confronti di tutte e tre le unità transitate nel ruolo dei vice sovrintendenti, tra le quali è compreso anche Roberto Martinelli.
Il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, alla luce di tale ricostruzione dei fatti e dei provvedimenti adottati nei confronti del Martinelli, ha ritenuto che nella vicenda segnalata il provveditore della Liguria non ha posto in essere comportamenti illegittimi o in violazione della normativa a tutela dei dirigenti sindacali.

PRESIDENTE. L'onorevole Paladini ha facoltà di replicare.

GIOVANNI PALADINI. Signor sottosegretario, a me fa piacere che lei si faccia scrivere le risposte dagli uffici, ma, al di là del fatto che ha poco compreso la mia interrogazione, conosce anche poco, essendo il sottosegretario di quel Ministero, la sua amministrazione e la sua macchina, anzi direi che non la conosce per niente, e le spiego perché.
La mia interrogazione si basava esclusivamente e solamente sul fatto gravissimo e intimidatorio che ha messo in atto un provveditore regionale nei confronti di un dirigente sindacale, la massima espressione del sindacato, il segretario generale aggiunto nazionale del sindacato di polizia penitenziaria. Lei deve sapere che nell'ambito di tutte le forze di polizia sono previste delle aspettative sindacali - le chiami come vuole - per cui il personale, proprio per esigenze sindacali, viene messo a disposizione del sindacato e non dell'amministrazione. Questo avviene in tutte le amministrazioni. Il fatto grave è che, nonostante si sappia da circa trent'anni (la riforma delle forze di polizia vi è stata nel 1981), si hanno ancora questi atti nei confronti dei dirigenti sindacali.
Signor sottosegretario, lei nella sua risposta ha parlato di esigenze di servizio. Chi è in aspettativa sindacale non è in servizio: anche se, naturalmente, l'amministrazione lo reputa in servizio per l'aspetto numerico, è in distacco, e quindi a carico di quell'organizzazione sindacale.
Capisco che per lei, magari, questo sia un fatto negativo, perché vedete le organizzazioni sindacali come il fumo negli occhi, ma vi sono delle disposizioni molto chiare, tra cui l'articolo 36 del contratto di lavoro, recepito dal decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 2002, e l'articolo 6 dell'accordo nazionale siglato dai Ministeri della categoria nel 2004.
In base a ciò, le rappresentanze sindacali hanno diritto di stare in distacco e lei oggi non mi doveva dire che l'amministrazione non ha rilevato alcuna problematica in questo comportamento. È un comportamento gravissimo e antisindacale nel momento in cui un dirigente, finito un corso, doveva essere posto in aspettativa, Pag. 6così come previsto, e invece l'amministrazione lo ha addirittura trasferito ad altra sede, senza rinnovargli l'aspettativa. Credo che lei abbia ben poco compreso la mia interrogazione e quello che le ho detto, come lo ha ben poco compreso il Ministero.
Però si informi meglio, guardi meglio come funzionano le cose nel suo dicastero e soprattutto rispetti i dirigenti delle organizzazioni sindacali, che devono svolgere il proprio compito come tutti i cittadini all'interno di una questione che naturalmente è di carattere sindacale.
Credo si tratti di un problema molto importante, ma voi non lo avete compreso. Lei infatti ha preso la sua risposta dagli uffici - perché capisco che naturalmente non guarda tutto -, però è una risposta non solo che non mi soddisfa, ma che non tiene neanche assolutamente conto non delle esigenze, ma dei diritti. Essere rappresentante sindacale è infatti un diritto previsto dalla legge e la norma prevista deve essere applicata nei confronti dei rappresentanti sindacali di ogni specie e di ogni ruolo: non si può trasferire il dirigente sindacale oppure revocargli il distacco e accomunarlo agli altri tre vice-sovrintendenti spostati nell'ambito della semplice modalità concorsuale.
Secondo me ha poco compreso la situazione. La mia interrogazione è rivolta a chiedere attenzione, perché nell'amministrazione, nonostante vi sia stata la riforma nel 1981, avvengono ancora fatti intimidatori nei confronti delle organizzazioni sindacali e addirittura dei dirigenti nazionali, perché questa persona è un dirigente nazionale, cioè è il secondo, dopo il segretario generale, dirigente nazionale di quell'organizzazione sindacale. Non mi ritengo dunque assolutamente soddisfatto e soprattutto cercate di far funzionare nel dicastero le regole previste!

(Iniziative relative ai crediti vantati dalle comunità aderenti alla FICT, Federazione italiana comunità terapeutiche, nei confronti degli organi del Servizio sanitario nazionale e del Ministero della giustizia, con particolare riferimento al Centro calabrese di solidarietà di Catanzaro - n. 3-00399)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Tassone n. 3-00399, concernente iniziative relative ai crediti vantati dalle comunità aderenti alla FICT (Federazione italiana comunità terapeutiche), nei confronti degli organi del Servizio sanitario nazionale e del Ministero della giustizia, con particolare riferimento al Centro calabrese di solidarietà di Catanzaro (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni).

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il CEIS è una delle più grandi organizzazioni del privato sociale che in Italia segue i problemi delle tossicodipendenze e si affianca naturalmente ad altre organizzazioni del privato sociale che operano nel settore. A me è particolarmente cara, perché Don Mimmo Battaglia (che l'interrogante conosce e con il quale anche domenica scorsa ho partecipato in provincia di Catanzaro ad una specifica assemblea pubblica dedicata ai temi dell'alcool-dipendenza, delle tossicodipendenze e degli incidenti stradali), che è responsabile della FICT ma anche del CEIS, è una delle persone più impegnate nel campo del recupero e della lotta alle tossicodipendenze.
Proprio con lui, nella sua veste di responsabile della rete del CEIS che presiede in tutta Italia, già nel luglio 2008 abbiamo cercato di affrontare questo problema, che affligge quasi tutte le comunità: le rette per il pagamento del soggiorno dei ragazzi ospitati sono a carico delle regioni e quasi tutte le regioni ritardano i pagamenti. Per quanto riguardava i ragazzi che venivano affidati dal Ministero della giustizia, il pagamento fino a ieri era di competenza dello stesso, tuttavia anche in questo caso adesso la competenza è passata alle regioni. Sia le regioni che il Ministero della giustizia abbiamo verificato Pag. 7che avevano grossi ritardi nei pagamenti, tali da mettere in difficoltà tutto il sistema delle comunità di recupero, perché le esposizioni bancarie rischiavano e rischiano di arrivare ad un livello tale da essere insopportabile, pur sapendo che prima o poi le somme dovute da parte degli enti pubblici, in particolare delle regioni, arriveranno.
Tale problema è stato oggetto, sia in queste riunioni con tutti gli enti all'inizio della legislatura, sia a Trieste, nell'ambito della quinta Conferenza nazionale sulle politiche antidroga, di una verifica e di un esame che ci ha portato a due tipi di attività.
La prima è stata quella di istituire presso il Dipartimento delle politiche antidroga un gruppo di lavoro insieme alle associazioni, che ha dato vita ad un'associazione su base volontaria rappresentativa di tutte le comunità terapeutiche che fosse in grado di offrire al Dipartimento il quadro dei ritardi di pagamento e consentire al Dipartimento stesso in via eccezionale (considerato che «purtroppo» il Titolo V della attuale Costituzione non consente interventi diretti del Governo rispetto a competenze che sono esclusivamente regionali) attraverso un'associazione almeno di pagare gli interessi bancari maturati e permettere così alle comunità di recupero terapeutico di non essere messe in difficoltà con le banche in attesa che arrivino i soldi delle regioni.
Devo dire però che qui le cose un poco si complicano, perché è chiaro che per versare queste somme abbiamo dovuto chiedere alle comunità di recupero il saldo delle esposizioni, sapere cioè quanti interessi debbono essere saldati per ricondurre i conti all'interno dei fidi disponibili (cosa che lodevolmente le comunità terapeutiche, compreso il CEIS, hanno fatto inviandoci i loro dati).
Naturalmente abbiamo poi dovuto far verificare tali dati da parte degli assessori competenti delle regioni interessate, ma coloro che hanno risposto - perché non tutti lo hanno fatto - ci hanno detto che non devono nulla alle comunità di recupero e che quindi non avrebbero pendenze da saldare.
A questo punto abbiamo chiesto di nuovo informazioni alle comunità di recupero, le quali ci hanno confermato le pendenze debitorie, e abbiamo nuovamente preso contatto con le regioni dicendo che intendevamo confrontarci con questi dati insieme alle comunità terapeutiche, perché non è possibile che enti credibili, certificati ed accreditati che documentano ciò che debbono avere poi non trovino corrispondenza nelle ammissioni da parte delle regioni circa il fatto che effettivamente questi pagamenti debbano essere conferiti.
Siamo quindi pronti ad intervenire, ma naturalmente vi è una contabilità pubblica che ci consente di farlo solo quando emerge che il credito è dovuto.
Anche sul fronte del Ministero della giustizia ci siamo immediatamente attivati e nel mese di maggio ci hanno confermato lo stanziamento di un milione e mezzo di euro sul capitolo 1762 (cosa che abbiamo riferito alle comunità) destinato alla copertura delle situazioni debitorie pendenti nei riguardi degli enti ausiliari e delle comunità terapeutiche, e credo che tali somme siano in corso di accreditamento e di versamento.
Anche a tale riguardo si apre però un problema perché, anche per quanto concerne i ragazzi agli arresti domiciliari o in condizioni di pendenze giudiziarie che vengono affidati alle comunità, la competenza relativa ai pagamenti è oramai passata alle regioni.
Da questo punto di vista nasce quindi un problema di fondo, che abbiamo affrontato a Trieste e - devo dire - con unanimità di consensi sia dal punto di vista dei SERT e delle associazioni del privato sociale, sia dal punto di vista politico. Si è registrata infatti un'adesione a 360o gradi da parte di tutte le forze politiche rispetto al fatto che, mentre il problema della droga e delle tossicodipendenze ha specificità regionali, ma anche caratteristiche comuni a tutto il territorio nazionale (perché il recupero in Trentino Pag. 8o in Sicilia risponde ad esigenze anche di tipo economico per supportare la benemerita attività delle associazioni laiche o cattoliche che si fanno carico del recupero dei tossicodipendenti), in realtà sul territorio nazionale vi sono regioni che accreditano le associazioni e regioni che non lo fanno, regioni che intervengono finanziariamente a supporto delle comunità e regioni che non lo fanno.
Si registra dunque sul territorio nazionale una disomogeneità assoluta di trattamento rispetto, magari, a comunità che fanno parte della stessa rete di associazioni, come il CEIS.
A Trieste abbiamo dunque affermato che non si può più rifare il Fondo nazionale, perché il fondo nazionale in vigore fino al 2001, oggi è precluso dalla riforma del Titolo V della Costituzione. Si può però collaborare con le regioni. Infatti, il 28 gennaio e successivamente il 5 maggio ho espressamente chiesto alla Conferenza Stato-regioni di discutere con priorità con le amministrazioni regionali l'idea di destinare una quota del Fondo nazionale sociosanitario, trasferita alle regioni, alle tossicodipendenze. Bisognerebbe stabilire che tutte le regioni destinino almeno l'1-l'1,5 per cento alla lotta alle tossicodipendenze, perché, purtroppo, il trasferimento attuale è assolutamente senza vincolo di destinazione. Quindi - lo ripeto - ci sono regioni che utilizzano una quota parte della spesa sociosanitaria trasferita per un'attività di supporto alle comunità di recupero, ve ne sono altre che, invece, non utilizzano assolutamente nulla. Purtroppo, queste mie richieste non hanno ancora trovato accoglimento perché, come è noto, la Conferenza Stato-regioni sta passando un momento di difficoltà anche per la sola convocazione. Sono in attesa, quindi, di andare a discutere con i presidenti delle regioni di ciò che a regime può diventare una soluzione della questione. Ho appena espresso all'onorevole Tassone le difficoltà che ci sono anche quando si vuole intervenire, quando si è pronti ad intervenire, anche quando, in maniera eccezionale, si trovano i fondi per fare fronte alle richieste pressanti di aiuto delle comunità, e tuttavia ci si trova di fronte ad un rapporto di difficile con le regioni senza il quale, però, non si può operare. Naturalmente, questo non disarma né noi, negli enti, né le comunità di recupero insieme alla quali affrontiamo queste battaglie.
Ribadisco che nella nostra impostazione di Dipartimento, caposaldo del SERT, i servizi pubblico e privato sociale sono ambedue importanti. Non facciamo differenze tra le tecniche di approccio al problema: ci stanno bene le ricette laiche di San Patrignano, la Cristoterapia di Don Gelmini, ci sta bene chi ritiene di fare uso del metadone a scalare, perché ritiene che per agganciare un tossico e recuperarlo pienamente bisogna passare attraverso questo meccanismo, e chi, invece, utilizza nelle comunità il divieto assoluto dell'uso del metadone o di altri meccanismi che consentono un recupero a scalare. Teniamo solo come punto politico fermo che, qualunque terapia venga usata, debba avere come finalità non la cronicizzazione, ma il completo recupero del tossicodipendente. Come don Mimmo Battaglia, il CEIS e tutte le altre comunità sanno bene, una delle politiche che stiamo portando avanti non è soltanto quella del recupero, ma anche quella del reinserimento nella società di chi viene completamente recuperato attraverso forme di sostegno che lo portino, magari prima attraverso cooperative sociali, poi attraverso meccanismi più raffinati, a farsi una famiglia, a trovare un lavoro stabile e ad un recupero completo.
Mi rendo conto che ci sono queste difficoltà e da questo punto di vista chiedo l'aiuto del Parlamento, di tutti i parlamentari, affinché, come a Trieste, si trovi un'unanimità di consensi e sia possibile, con un rapporto di leale collaborazione con le regioni, sostanziare le prospettive per il pagamento degli arretrati. Se non verranno pagati gli arretrati, rischiamo di trovare le comunità già fuori gioco anche allorché si dovesse destinare l'1-1,5, per cento della spesa sociosanitaria, perché chiaramente non possono fare fronte a questi oneri in maniera indefinita. Chiedo, quindi, l'aiuto di tutti i gruppi parlamentari per riuscire a razionalizzare questo Pag. 9rapporto nell'interesse di una rete di servizi privati nel sociale che è invidiata in tutto il mondo, perché l'approccio storico italiano al problema della tossicodipendenza, attraverso le strutture pubbliche e il privato sociale, è un modello che viene seguito e imitato in tutto il mondo.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione la risposta del sottosegretario Giovanardi che ringrazio. Ha fatto un'ampia disamina della situazione - credo - senza infingimenti, senza nascondere nulla.
Noi partiamo da una vicenda che riguarda il Centro di solidarietà di Catanzaro (cui faceva riferimento con ampio cenno la mia interrogazione), l'impegno di don Mimmo Battaglia e di tanti operatori che si trovano a dover fare i conti - come si suol dire - con una certa refrattarietà delle regioni e, quando facciamo riferimento a livello nazionale, anche del Ministero della giustizia (anche se prendo atto che a maggio già qualche soluzione si era trovata).
Tuttavia il problema che emerge da questa mia interrogazione è l'assenza di una chiarezza - è stato detto con molta puntualità - e di una politica seria per quanto riguarda la tossicodipendenza e il recupero dalla tossicodipendenza, perché un problema sociale, così grave, così drammatico e così tormentato viene affidato alla discrezionalità delle regioni.
Ecco perché si fa riferimento al Fondo e alla destinazione vincolata per quanto riguarda questi centri che operano contro la tossicodipendenza e per il recupero da essa, e si è vincolati dalla riforma Titolo V della Costituzione, nonché condizionati dalla disinvoltura e dall'approssimazione con cui si muovono alcune regioni del nostro Paese.
Allora certamente accolgo la sollecitazione fatta dal sottosegretario. Ritengo che il mio gruppo sia disponibile per vocazione, per storia, per scelte di vita sulle quali si è confrontato giorno per giorno, in questa Aula di Montecitorio e nell'altro ramo del Parlamento (mi riferisco all'Aula di Palazzo Madama), e anche nel Paese. Qui bisogna capire come uscire fuori da questa situazione.
Con riferimento alla Calabria il Governo sa qual è la situazione della sanità, e più volte ha indicato la via del commissariamento come il percorso giusto per mettere ordine nella realtà calabrese, ma c'è un problema - il sottosegretario lo diceva con particolare riferimento all'incontro di Trieste - di politica complessiva e generale.
Ciò che emerge da questo tipo di risposta è certamente il lavoro - lo riconosco - che il sottosegretario svolge rispetto a questi temi e a questi problemi, ma faccio riferimento all'assenza e all'apatia del Governo nel suo complesso.
Signor Presidente, credo che tutti quanti ci dobbiamo convincere, ma si deve convincere il sottosegretario. Lui ha avuto una delega importante, ma è un affidamento senza il supporto e senza un'azione forte. Non è possibile che ci si muova in un pantano come questo, caratterizzato da una serie di vicende, e certamente si tratta di un cane che si morde la coda: fino a quando non si ha il saldo non si possono avere altri finanziamenti; se non si accerta l'ammontare delle esposizioni poi molte regioni dichiarano che non debbono più dare.
Pertanto, si tratta di una situazione estremamente confusa. Che facciamo? Facciamo una legge di riforma costituzionale del Titolo V della Costituzione? Tante volte si parla di riforme, ma credo che questo sia un aspetto importante, ovverosia quello della salute e del recupero.
Signor Presidente, nel ringraziare il sottosegretario, ritengo che rimangano in ombra tutti quei problemi che noi avevamo ventilato ed evidenziato. Rimangono questi personaggi, come don Mimmo Battaglia (e come tanti altri), che hanno dedicato la loro vita a questo servizio importante e di grande risvolto morale.
Bisogna che questo tema ritorni ed è responsabilità - mi creda signor sottosegretario - Pag. 10del Governo porre in essere una questione forte al Parlamento e coinvolgere tutti i gruppi.
Certamente, se vi sarà questa azione rispetto ai clamori e alle miserie di questi giorni, essa troverà in Parlamento un atteggiamento di grande disponibilità e soprattutto una capacità corale di affrontare il tema.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto secondario di primo grado «San Giovanni Bosco» di Toritto (Bari), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Stanno assistendo ai lavori della nostra Assemblea anche gli studenti dell'Università di Richmond (USA).
È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 11,50, è ripresa alle 15,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Buttiglione, Caparini, De Biasi, Giancarlo Giorgetti, Jannone, Lombardo e Leoluca Orlando sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,11).

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, come lei sa, da questa mattina almeno 50 sindaci della comunità calabrese si trovano davanti a Palazzo Chigi e hanno chiesto da giorni di incontrare il Governo, la Presidenza del Consiglio, per interrompere quella barriera di silenzio che accompagna da alcune settimane la presenza di quella che dai giornalisti viene descritta come la nave dei veleni, una storia che ha innescato un sentimento di generale incertezza collettiva nella comunità calabrese e non solo in quella, direi in tutto il nostro Paese, ma che produce effetti disastrosi sull'economia della Calabria, oltre che allungare ed accrescere quel sentimento di sfiducia nei confronti delle istituzioni in generale, non solo di quelle che hanno responsabilità di risposta.
Noi in queste settimane abbiamo sollevato il problema in più occasioni, attraverso tutti gli strumenti di iniziativa parlamentare. Abbiamo proposto e chiederemo presto di discutere in Aula anche una mozione che specificamente cerca risposte concludenti su questo tema.
Però oggi pensiamo - e ci limitiamo a questo - di chiedere al Presidente della Camera di portare la questione all'attenzione del Presidente del Consiglio, del Governo, della Presidenza del Consiglio o del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (infatti abbiamo sentito dire che il Presidente del Consiglio non sia in sede). È indispensabile evitare che continui questo spettacolo disastroso di 70 o 50 sindaci con la fascia tricolore che da questa mattina sono fermi davanti a Palazzo Chigi, e addirittura nelle ultime ore si affacciava l'ipotesi di allontanarli dalla piazza.
Noi dobbiamo dare risposte ai sindaci. Abbiamo bisogno tutti, anche chi è all'opposizione, di avere un nesso di fiducia tra le comunità locali e le istituzioni di questa Repubblica.
Quindi, signor Presidente, le chiediamo con forza di fare un'iniziativa ed un passo che non sia solo un passo di cortesia: è un passo politico che chiediamo a lei in questo momento presso il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 11

PRESIDENTE. Onorevole Soro, riferirò ovviamente al Presidente della Camera quanto lei ha appena detto.

SESA AMICI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, vorrei portare all'attenzione sua e dell'Aula un fatto di estrema gravità che è successo all'alba di questa mattina nella città del comune di Fondi, in provincia di Latina: per una semplice casualità si è spenta la miccia, ma con un attentato si è tentato di incendiare due auto appartenenti a Bruno Fiore, coordinatore della locale sezione del PD di quel comune e coordinatore del comitato per la lotta contro le mafie.
È un attentato che si profila in tutta la sua gravità come un'intimidazione, alla luce anche dello spazio che ormai gran parte della stampa nazionale ha dedicato alla questione di Fondi.
Pochi giorni fa, l'8 ottobre, il Consiglio dei ministri ha deciso di non procedere allo scioglimento, così come richiesto dal Ministro Maroni, per infiltrazioni malavitose nel comune di Fondi. Lo ha deciso assumendo la categoria dell'opportunità, soprattutto perché sono sopravvenute le dimissioni del consiglio comunale e del sindaco.
La gravità di quella non decisione sta esponendo i cittadini, in particolare chi si è battuto fino in fondo affinché in quel comune venissero ristabilite le condizioni di una libera dialettica politica e democratica, anche con l'inganno di togliere la possibilità di attivare tutte le procedure per lo scioglimento del comune per questioni mafiose: oggi si stanno esponendo quei cittadini alla solitudine.
Noi non solo come Partito Democratico esprimiamo solidarietà, ma chiediamo che lei si faccia interprete affinché il Consiglio dei ministri riveda questa decisione, la riassuma nella sua stessa gravità, perché il clima di intimidazione e gli elementi che sottendono a quel tipo di attentato stanno a testimoniare che quel comune ha bisogno di serenità, di sicurezza, ma soprattutto della vicinanza dello Stato.
Pertanto, chiediamo che il Consiglio dei ministri possa pervenire ad una decisione diversa rispetto a quella presa, assumendosi anche la responsabilità di quanto affermato dal sottosegretario Nitto Palma che, rispondendo ad un'interpellanza urgente a firma mia e della collega Picierno, ha detto che nella decisione si è scelta un'opportunità politica. Alla luce di quanto è accaduto, quell'opportunità politica diventerebbe un elemento di maggiore gravità e discrezionalità.
Per questo motivo, chiediamo che il Consiglio dei ministri riveda la sua posizione e che, al più presto, possa venire in Aula anche per determinare le questioni relative al fenomeno accaduto. Per la lotta alle mafie, infatti, vi è bisogno di compattezza e di serietà, ma soprattutto, è necessario dare una certezza di sicurezza a tutti i cittadini, soprattutto a quelli di quella città e della provincia di Latina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei rifarmi a quanto detto dal presidente Soro. Ritengo che si stia prendendo, come si suol dire, alla leggera la vicenda del Tirreno cosentino. Sono state svolte delle interpellanze urgenti ed è stata presentata anche un'interrogazione a risposta immediata da parte dal collega Occhiuto, a cui il Governo ha risposto in termini non esaustivi.
Credo che vi sia una sottovalutazione della realtà, che è estremamente drammatica e grave. È partita una nave dell'ENI-Saipem, che dovrebbe fare dei rilievi: non sappiamo che fine abbia fatto. Inoltre, vi sono delle dichiarazioni inquietanti del direttore generale dell'AISE, Bruno Branciforte, secondo le quali vi sarebbero 55 navi affondate nel Mediterraneo e, quindi, in gran parte, nelle acque della Calabria. Inoltre, alcuni testimoni, e qualche pentito, parlano di altre navi oltre a quella Pag. 12avvistata a Cetraro. I sindaci stanno manifestando e li stanno trasferendo da una piazza all'altra.
Pertanto - così come è stato fatto - chiedo al Presidente della Camera di riferire la questione al Governo e al Presidente del Consiglio dei ministri. Si parla, infatti, di conseguenze drammatiche non solo per la salute, ma soprattutto, per la difesa della vita e per l'equilibrio del territorio. Si parla anche di conseguenze preoccupanti per l'economia di quel territorio.
Signor Presidente, non vorremmo che gli atti di sindacato ispettivo e le sollecitazioni fatte fossero sempre tenuti in una considerazione marginale, con delle conclusioni estremamente precarie.
Non vi è dubbio, signor Presidente, che la citata manifestazione dei sindaci debba essere valutata nel giusto significato: i sindaci sono venuti qui a manifestare, a chiedere e a sollecitare il Governo per un impegno più corale. Per tante altre situazioni vi è stata una grande mobilitazione. Qui non vi è una mobilitazione, non vi è una grande attenzione. Lo diciamo con molta chiarezza: non vi è una grande sensibilità.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIO TASSONE. Forse - e lo ripeto, signor Presidente - da parte del Governo vi è una sottovalutazione. Ciò senza parlare di errori macroscopici fatti, né di notizie errate, che certamente non confortano nessuno, aumentano la preoccupazione, e soprattutto, la sfiducia del Paese e del territorio del Tirreno cosentino nei confronti delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 134, recante disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010 (A.C. 2724-A) (ore 15,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 134, recante disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010.
Ricordo che nella seduta del 19 ottobre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2724-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2724-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 2724-A).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 2724-A).
Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, non previamente presentate in Commissione, in quanto non strettamente attinenti rispetto al contenuto del provvedimento: Borghesi 1.512, relativo all'utilizzo dei punteggi conseguiti nell'ambito dei corsi tenuti dalle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario; Cazzola 1.303, volto a modificare il decreto-legge n. 185 del 2008 in materia di banche dati relative agli ammortizzatori sociali, nonché il decreto legislativo n. 276 del 2003, relativamente alla borsa continua nazionale del lavoro; gli identici emendamenti Fallica 1.308 e Naro 1.310, volti a disciplinare gli effetti di provvedimenti giurisdizionali di annullamento di procedure concorsuali per dirigente scolastico; Lo Monte 1.300 e Vincenzo Antonio Fontana 1.305, volti a prevedere l'inserimento nelle graduatorie regionali degli aspiranti dirigenti scolastici che abbiano Pag. 13presentato ricorso giurisdizionale avverso le relative procedure di reclutamento; De Girolamo 1.306, volto a ad attribuire al personale docente che rassegni dimissioni volontarie un accredito figurativo ai fini del raggiungimento dei requisiti pensionistici.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi del punto 5.2 della circolare del 10 gennaio 1997 del Presidente della Camera, l'emendamento Bordo 1.301, in quanto modifica in modo del tutto frammentario e parziale disposizioni contenute in un decreto ministeriale.
Avverto, altresì, che, prima dell'inizio della seduta, sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti Braga 1.506, Motta 1.507, Bocci 1.509, Esposito 1.510, Mastromauro 1.513 e Viola 1.514.
Avverto che la Commissione ha presentato gli emendamenti 1.600 e 1.601 che sono in distribuzione. Il termine per la presentazione dei subemendamenti, già comunicato ai gruppi, è fissato per le ore 16,20.
Avverto che per un mero errore tipografico la sottoscrizione dell'onorevole Tassone è stata riferita all'emendamento Borghesi 1.500, anziché all'identico emendamento Delfino 1.501.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 2724-A), che sono distribuiti in fotocopia. La Commissione bilancio ha espresso un parere favorevole sul testo con una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine il gruppo Italia dei Valori è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Ha chiesto di parlare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevoli colleghi, approfitto di questa occasione per svolgere alcune brevi considerazioni.
Il problema del precariato che oggi affrontiamo ha origini lontane; è il frutto di svariati interventi legislativi che si sono succeduti negli anni e che, anziché alleviare o risolvere il problema, hanno di fatto prodotto un incremento del numero dei precari che l'organizzazione scolastica non è stata e non è tuttora in grado di soddisfare.
Per troppo tempo la scuola è stata considerata come un ammortizzatore sociale. Si è allargata a dismisura la pianta organica senza un preventivo confronto con i fabbisogni e si è scambiato l'aumento del numero dei posti e delle risorse con un aumento della qualità.
A distanza di dieci anni dobbiamo prendere atto che quella impostazione ha fallito. All'aumento delle risorse umane ed economiche impiegate nella scuola non è seguito un aumento della qualità. Sanatorie ope legis, l'istituzione delle graduatorie permanenti, la loro trasformazione, con la legge n. 124 del 1999, in graduatoria unica in cui sono confluiti sia gli iscritti nelle graduatorie dei precedenti concorsi, sia gli iscritti nelle graduatorie provinciali per il conferimento delle supplenze hanno allargato a dismisura la platea del personale aspirante alla stabilizzazione.
Non possiamo poi dimenticare l'istituzione delle cosiddette SSIS, le scuole di specializzazione per l'insegnamento nella scuola secondaria, che avrebbero dovuto operare in regime di programmazione del fabbisogno e che non hanno fatto altro che alimentare l'insorgenza di nuovo precariato visto che si è arrivati fino al paradosso di consentire l'iscrizione con riserva a coloro che erano iscritti al primo anno dei percorsi universitari di scienza della formazione. Pag. 14
Infine, oltre a questa alimentazione di precariato abilitato, si è consentito un ricorso smisurato alle supplenze temporanee nelle scuole a personale privo dei titoli di abilitazione. A partire dagli anni Settanta per questa platea sono stati istituiti i concorsi abilitanti speciali che, a loro volta, hanno fatto lievitare il numero del personale con aspirazione al posto fisso configurandosi di fatto come le sanatorie ope legis già ricordate.
Insomma, è evidente da questo quadro piuttosto desolante che la situazione è stata per anni senza controllo, è mancata una visione di insieme ed è mancata la capacità di fermare innanzitutto la nascita di nuovo precariato e di pensare e attuare politiche diverse dalle sanatorie ope legis che hanno fallito ogni obiettivo.
La totale assenza di programmazione rileva anche negli interventi legislativi in cui le predette graduatorie permanenti sono state trasformate in graduatorie ad esaurimento. Infatti, mentre si è deciso di non consentire più l'iscrizione nelle graduatorie, si è consentita la partenza del nono ciclo delle SSIS che non poteva che generare nuove aspettative destinate ad infrangersi.
Ancora un altro paradosso: si è consentita la partecipazione ad un ciclo biennale delle SSIS a giovani aspiranti all'insegnamento che non avrebbero avuto alcuna possibilità nemmeno di essere iscritti nelle graduatorie. È stato questo Governo, troppe volte accusato di precarizzare, che ha sanato la situazione di questi giovani includendoli nelle graduatorie.
In questo quadro è stato, credo, un atto di onestà intellettuale prima di tutto bloccare la già prevista la partenza del decimo ciclo delle SSIS per evitare l'insorgenza di nuovo precariato, visto che questo Governo ha ereditato circa 270 mila precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento di tutti i gradi di scuola e circa 300 mila precari iscritti nelle graduatorie di istituto privi di abilitazione.
Sono numeri credo impressionanti che si commentano da soli e che impongono una profonda riflessione e la capacità, unita alla maturità, di voltare pagina.
Sono d'accordo con il sindacato della UIL che in questi giorni ha ribadito come la scuola non possa essere un «graduatorificio» permanente. Bisogna evitare per il futuro la situazione in cui si trovano oggi migliaia di precari della scuola in fila da troppi anni in graduatorie infinite alle prese con l'accumulo di punti che consentano loro di scalare posizioni ed ottenere una nomina chissà quando.
Questo Governo non vuole essere responsabile o meglio corresponsabile dell'insorgenza di nuovo precariato. Ci sentiamo in dovere di individuare le soluzioni migliori possibili per sanare la situazione che abbiamo ereditato, ma allo stesso tempo questo Governo non si vuole limitare ad una visione di breve periodo, ma intende agire in profondità riformando il reclutamento, la formazione iniziale e dotando gli insegnanti italiani, come tutti gli insegnanti europei, della carriera e quindi di un avanzamento non solo legato all'anzianità di servizio, ma al merito. Tutte riforme urgenti e non più rinviabili che mi auguro possano trovare in Parlamento soluzioni ampiamente condivise.
Tuttavia, con il provvedimento che oggi esaminiamo vogliamo rendere operative le misure di urgenza per risolvere la situazione transitoria dei precari che per l'anno scolastico 2009-2010 non si troveranno nelle condizioni di veder rinnovato il contratto annuale.
Il decreto-legge oggi in Aula prevede, infatti, che le supplenze temporanee siano assegnate, con precedenza assoluta, al personale docente ed ATA iscritto, rispettivamente, nelle graduatorie ad esaurimento e permanenti già destinatario, nell'anno scolastico precedente, di supplenze annuali o fino al termine delle attività didattiche. In Commissione lavoro questa platea è stata ampliata e nel testo ora all'esame dell'Assemblea è prevista la possibilità di assegnazione delle supplenze temporanee, in via prioritaria, anche ai docenti inseriti nelle graduatorie che abbiano conseguito una supplenza di almeno 180 giorni. Condivido questa proposta della Commissione lavoro in quanto coinvolge, comunque, soggetti abilitati e consente di prendere in Pag. 15considerazione particolari situazioni della vita lavorativa e scolastica meritevoli di tutela. L'individuazione di questa platea risponde a molteplici finalità. Innanzitutto, si vuole assicurare la qualità e la continuità del servizio scolastico, con personale in possesso di titoli ed esperienze consolidate. Diversamente - e senza questo intervento legislativo - le supplenze temporanee avrebbero potuto essere assegnate anche agli insegnanti precari, privi di abilitazione, con l'effetto opposto rispetto a quello dichiarato di continuare ad ampliare la platea dei precari.
In secondo luogo, la particolare tutela per l'individuata platea di personale trova fondamento nella circostanza che nel prossimo anno scolastico (2010-2011) secondo le stime del turn-over si determineranno le condizioni per un sostanziale riassorbimento di tutte le attuali posizioni di contratto a tempo determinato.
Infine, le proposte contenute nel decreto-legge si pongono in coerenza con gli indirizzi del Governo di trasformare le politiche passive, di carattere assistenziale, in politiche attive del lavoro. Il personale interessato, infatti, in caso di mancato conferimento di un nuovo contratto di supplenza, almeno fino al termine dell'anno scolastico, avrebbe titolo, comunque, ad un'indennità di disoccupazione a carico dell'INPS. La proposta consente al personale individuato di essere destinatario di un maggior numero di occasioni di lavoro percependo, per queste supplenze, la retribuzione contrattuale e residualmente, per i periodi di non lavoro, l'indennità di disoccupazione.
Oltre ai descritti interventi sulle supplenze temporanee, il decreto-legge in esame prevede altre soluzioni. In particolare, abbiamo previsto all'articolo 1, terzo comma, la possibilità per le regioni di concorrere alla soluzione del tema del precariato, coinvolgendo i soggetti precari in progetti di carattere straordinario, anche ai fini dell'assolvimento dell'obbligo di istruzione. La norma prevede, infatti, che il personale insegnante ed ATA coinvolto in questo progetti conservi l'indennità di disoccupazione cui aggiungere ulteriori indennità di partecipazione al progetto, fino allo copertura del 100 per cento della retribuzione ordinaria. In questo modo trovano implicita ratifica quegli accordi già conclusi tra il Ministero e alcune regioni (penso alla regione Sardegna, alla regione Sicilia ma anche alla Campania, alla Lombardia, al Molise, al Veneto e alla Puglia). Le misure oggi in esame prevedono che il personale interessato da queste misure descritte avrà titolo alla valutazione dell'intero anno di servizio. Questo avviene per non penalizzare nessuno e per evitare tensioni sociali legate all'attuale crisi economica nonché per garantire, dunque, all'interno del sistema scolastico un clima più sereno.
I proficui lavori della Commissione hanno prodotto anche delle proposte di soluzione volte a superare il contenzioso determinatosi in materia di aggiornamento delle graduatorie, trasformate da permanenti ad esaurimento ad opera della legge finanziaria 2007. Oltre che su considerazioni di tipo legale, sono certa che in questa sede sia possibile trovare una soluzione di equilibrio e di compromesso fra le legittime aspettative di coloro che hanno da tempo scelto una provincia per l'inserimento nella graduatoria e la possibilità, per tutti, di scelte di inserimento ampliate, attraverso una maggiore possibilità di occasioni di lavoro soprattutto in quelle province in cui le graduatorie risultano meno affollate.
In questo caso sono certa che le soluzioni che verranno adottate consentiranno di assicurare l'ordinato svolgimento dell'anno scolastico in corso. Voglio ringraziare in questa sede il presidente Moffa perché la soluzione di mantenere l'inserimento in coda, con la possibilità di accesso a tre province per il prossimo biennio, ma dal 2011 il fatto di prevedere l'inserimento a pettine con una sola provincia, credo sia una soluzione equilibrata che contempla le diverse posizioni in gioco.
In conclusione, voglio dire che il mio auspicio è che oggi il Parlamento si confronti e adotti le soluzioni migliori per rispondere a questa emergenza, ma non deve mancare una visione di medio periodo. Pag. 16Dobbiamo andare oltre l'emergenza e oltre la demagogia. È il tempo delle responsabilità condivise e delle riforme non più rinviabili in materia di reclutamento, di carriera, di formazione iniziale e di valutazione. Abbiamo il dovere della chiarezza e della trasparenza. I giovani non vanno più illusi, ma messi finalmente nelle condizioni di programmare serenamente il loro futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, Ministro, non so se lei si rende conto di quanto deludente sia stato il suo intervento. Su una materia così complessa ed un tema così importante per il futuro del Paese non ha fatto un ragionamento su cosa intenda fare per il futuro della scuola italiana, né ha indicato una sua visione della scuola italiana. Ha fatto un elenco ragionieristico di un provvedimento emergenziale, seguito da un altro provvedimento emergenziale.
È stato veramente molto deludente e dimostra quanto in realtà ci ha confermato, ossia quanto siete lontani dalle reali esigenze del Paese e quanto siano finanziarie e non formative le ragioni all'origine della vostra azione. La vostra lontananza dalla realtà italiana, ma aggiungo anche dalla realtà europea, è impressionante, come lo è il fatto che oggi di nuovo questa Aula (questa volta su una materia scolastica), questo Governo ci faccia compiere un altro passo indietro. È un altro passo che ci allontana dai grandi obiettivi sociali europei e anche dalle migliori prassi politiche e che disattende di nuovo quanto affermate a livello europeo.
È evidente, infatti, che il provvedimento che lei oggi ci propone non ha nulla e non riprende nulla di quegli impegni della strategia di Lisbona in materia di formazione e istruzione che invece dite di voler sostenere. Esaminiamo un provvedimento sulle disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo.
Vorrei attirare la vostra attenzione su due termini del titolo di questo provvedimento: misure urgenti e servizio scolastico educativo. Signor Presidente, visto che è il primo intervento dell'opposizione se il Ministro - tra l'altro le farebbe bene perché una dimensione europea le manca - ascoltasse gli interventi dell'opposizione non sarebbe male (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Ministro, dov'è la prospettiva di lungo periodo? Non ha neppure parlato di lungo periodo, ma ovviamente di medio periodo, consapevole dei vostri limiti. Al di là della sua demagogia ancora oggi sul discorso dell'assistenzialismo o degli ammortizzatori sociali, qual è la sua visione per la scuola italiana di oggi e domani? Come colloca la scuola italiana nel contesto dell'Unione europea e dell'OCSE?
Anche le promesse che un anno fa aveva fatto sulle nuove forme di reclutamento, signor Ministro, dove sono andate a finire? Non vorrei ripetere quanto i miei colleghi hanno già detto ieri sulle possibili soluzioni che il Governo Prodi aveva proposto, dal quaderno bianco, al progetto di riforma scolastica inserita nella prima legge finanziaria, alla legge n. 244 del 2007 che ha previsto la stabilizzazione di quasi 30 mila unità di personale tra docenti e ATA.
Quello che mi preme sottolineare del precedente Governo è la ricerca di una soluzione che non fosse dettata dall'urgenza (lei invece oggi, signor Ministro, ci ha parlato solo di urgenze), ma che affrontasse il problema del precariato nella scuola nel suo insieme, dal punto di vista delle risorse ovviamente, ma anche da quello della riqualificazione e del reinserimento del personale e anche - aggiungo - degli obiettivi fissati a livello europeo, che sono molto semplici e che farebbero molto bene anche al nostro Paese: prediligere la stabilità, per quanto riguarda le figure professionali, investire in professionalità, privilegiare lo sviluppo del nostro sistema di istruzione. Pag. 17
Questo Governo invece non stanzia un euro aggiuntivo, scaricando sui bilanci delle regioni e degli enti locali. Non cerca una soluzione condivisa e complessiva, non ascolta l'opposizione qui in Assemblea (salvo che in questo momento), ci presenta con carattere di urgenza questa norma che non è altro che un tampone, un'ennesima toppa che questa maggioranza mette ai problemi senza cercare di affrontarli con la necessaria lungimiranza.
Non si cerca di trovare una soluzione al problema della scuola italiana, non si vuole condividere un'analisi e, tanto meno, un possibile rimedio con l'opposizione, neppure sugli aspetti più direttamente legati alle politiche europee, come purtroppo abbiamo di nuovo constatato nella XIV Commissione. Onorevoli colleghi, qui stiamo parlando della scuola, ovvero del nostro futuro, della coesione, ma anche della competitività del nostro Paese...

PRESIDENTE. Onorevole Gozi, mi scusi. Chiedo ai collegi di permettere che si svolga l'intervento dell'onorevole Gozi. Se qualcuno non è interessato può ovviamente accomodarsi in altro luogo a chiacchierare. Prego, onorevole Gozi...

SANDRO GOZI. La ringrazio, signor Presidente. Anche dal punto di vista della competitività, non si trova nessuna disposizione in questo provvedimento. Stiamo parlando della scuola italiana e delle sue risorse che non sono solo finanziarie, ma soprattutto e innanzitutto umane, soprattutto in un momento di crisi economica e finanziaria. Gli altri paesi occidentali, non solo europei, come gli Stati Uniti di Obama, ma anche la Francia di Sarkozy, per cercare di risollevare le economie nazionali hanno investito maggiori risorse in tempi di crisi sulla ricerca, sulla formazione e sull'istruzione.
Il nostro Governo invece taglia il personale, licenzia e la maggioranza con le grandi doti comunicative che la contraddistingue ha chiamato questa norma «salva precari». Complimenti: un bel lavoro da illusionisti, visto che in realtà state nascondendo alla gente e agli elettori il licenziamento di migliaia di persone. So dal dibattito di ieri in Assemblea che il termine «licenziamento» non piace alla maggioranza, ma concordo pienamente con i colleghi che ieri sono intervenuti e hanno giustamente motivato l'impiego, seppur molto scomodo per il Governo, di questo termine. Chiamiamo le cose con il loro nome, diciamo alla gente quello che veramente facciamo tra una fiducia e un decreto-legge.
Il dibattito sui giornali di questi giorni si svolge intorno all'introduzione o meno di una particolare ora di lezione. Si tratta di un dibattito certamente importante, ma è come se un architetto dibattesse della grondaia quando la casa, cioè la scuola, ha fondamenta molto instabili. Intanto, sotto la denominazione «riordino scolastico», anziché migliorare l'efficienza e la qualità dell'offerta formativa, il Governo mira unicamente a fare cassa attraverso tagli indiscriminati e creando gravi disparità di trattamento tra docenti.
Quindi, signor Ministro, chiamerei questo provvedimento non «salva precari», ma «salva discriminazioni», perché di discriminazioni ve ne sono eccome, innanzitutto tra i lavoratori. Introducete una discriminazione oggettiva tra lavoratori che esercitano lo stesso lavoro, ma che hanno diverse tipologie contrattuali e tra precari e superprecari a seconda della graduatoria nella quale sono inseriti per quanto riguarda gli scatti retributivi.
Introducete, inoltre, una discriminazione territoriale tra regioni. Il provvedimento in esame, non essendo il frutto di un accordo quadro con la Conferenza Stato-regioni, ma solo di accordi bilaterali tra Governo e alcune regioni, avrà evidentemente effetti diversi da una regione all'altra, a seconda delle disponibilità economiche delle regioni. È evidente che solo alcune regioni saranno capaci di far fronte ai nuovi impegni.
Vorrei poi riportare l'attenzione dell'Aula e del Governo in particolare sul problema della discriminazione tra lavoratori che con questo provvedimento viene reintrodotta e sul problema della compatibilità con la legislazione comunitaria. Mi Pag. 18riferisco in particolare al comma primo dell'articolo 1 che modifica la legge n. 124 del 1999 e che stabilisce che i contratti a tempo non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato e quindi consentire la maturazione di anzianità utile ai fini retributivi prima della immissione in ruolo.
Ecco Ministro, questa norma solleva fortissimi dubbi di compatibilità comunitaria con cui lei sicuramente dovrà, prima o poi, fare i conti perché con la direttiva sulla parità di trattamento, che avete totalmente ignorato, il legislatore europeo ha inteso affermare alcuni principi chiave relativi al progetto sociale comunitario per quanto riguarda i lavoratori. Questi principi sono innanzitutto la realizzazione del mercato interno che deve portare ad un miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori della comunità; tale processo dovrà avvenire mediante il riavvicinamento e il miglioramento delle condizioni del lavoro, soprattutto per quanto riguarda le forme a tempo determinato. Il secondo punto è migliorare la qualità del lavoro garantendo l'applicazione del principio di non discriminazione e creando un quadro per la prevenzione degli abusi derivanti dall'utilizzo di una successione di contratti o di rapporti di lavoro a tempo determinato. Il terzo punto è il fatto che i contratti a tempo indeterminato sono e continueranno ad essere la forma comune dei rapporti di lavoro. I contratti a tempo determinato sono delle eccezioni, da quanto si legge sui giornali sembra averlo capito addirittura il Ministro Tremonti, lei Ministro Gelmini ancora no, ma aspettiamo la sua conversione, che se avvenisse oggi non sarebbe tardiva.
Il punto giuridico è che è veramente molto difficile conciliare la norma che stiamo esaminando oggi in quest'Aula con quanto disposto dalle direttive europee, in particolare dalla direttiva n. 70 del 1999. In particolare vorrei ricordare che in base a questa direttiva, che si fonda su un accordo quadro delle parti sociali europee, la clausola relativa al principio di non discriminazione stabilisce che per quanto riguarda le condizioni di impiego i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo indeterminato comparabili. Nel caso del provvedimento oggi al nostro esame certamente vi è una ampia comparabilità tra le diverse categorie di lavoratori. Questo non è possibile a meno che non sussistano ragioni oggettive. Viene poi stabilito che le disposizioni per l'applicazione di questa clausola saranno definite dagli Stati membri previa consultazione delle parti sociali e che i criteri del periodo di anzianità di servizio relativi a particolari condizioni di lavoro dovranno essere gli stessi sia per i lavoratori a tempo determinato sia per quelli a tempo indeterminato, eccetto quando criteri diversi in materia di periodi di anzianità siano giustificati ancora una volta da motivazioni oggettive.
Invece queste ragioni oggettive per giustificare le discriminazioni tra diverse tipologie di lavoratori che voi introducete nel provvedimento non sono state dimostrate né in Commissione né in quest'Aula. Non sono state dimostrate perché non ci sono delle ragioni oggettive che giustificano la discriminazione che state introducendo. È evidente quindi che quando si tratta della stessa attività alla quale vengono applicate in modo ingiustificato regole diverse si arriva alla discriminazione. Questo punto, del resto, è già stato ricordato dalla Corte di giustizia che ha stabilito che la nozione di ragioni oggettive, le uniche che giustificano delle discriminazioni, deve essere intesa nel senso che essa non autorizza una differenza di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e lavoratori a tempo indeterminato per il solo fatto che quest'ultima sia prevista da una norma interna generale ed astratta, quale una legge, un contratto collettivo o una disposizione legislativa o regolamentare di uno Stato membro.
In Commissione la collega Centemero ha parlato di differenze oggettive per giustificare una differenza di trattamento tra questi lavoratori invocando elementi puramente formali e non invocando nessun elemento che dal punto di vista sostanziale potesse giustificare una simile disparità. Pag. 19
Di qui la nostra preoccupazione, che dovrebbe essere anche la vostra, di vedere ancora una volta, in quest'Aula, varare un provvedimento che è in contrasto con gli obiettivi e anche con alcune norme specifiche delle normative europee.
Purtroppo, non è la prima volta che questo accade dall'inizio della legislatura perché sono ormai innumerevoli i provvedimenti che avete varato in contrasto con i grandi orientamenti politici europei, non con norme secondarie: è capitato in materia di discariche, di immigrazione e sicurezza, e di scuola. Addirittura, avete varato la banca per il sud, stabilendo una clausola che prevede la possibilità che quel provvedimento entri in vigore solo in caso di non incompatibilità comunitaria; ma, cari Ministri, non avete ancora capito che queste verifiche vanno fatte prima di varare un provvedimento? I provvedimenti non possono entrare in vigore con questo tipo di clausole che creano un'ulteriore incertezza giuridica. Insomma, per voi l'Europa è molto lontana e la serietà in materia europea continua a farvi grave difetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. La ringrazio, signor Presidente.
Non credo che la mobilità di per sé sia un valore, penso che in strutture sociali come la nostra il posto fisso sia la base su cui organizzare il tuo progetto di vita e la tua famiglia. La stabilità del posto di lavoro è un obiettivo fondamentale, la mobilità per altri è un valore in sé, per me assolutamente «no»: peccato che queste parole non sono le mie, ma sono le parole del Ministro dell'economia di questo Governo.
Credo che poche volte sia capitato in questo Parlamento di discutere un provvedimento nel momento giusto, nel momento che consenta di illustrare ai cittadini italiani, ai docenti e non docenti della nostra scuola, agli studenti e alle nostre famiglie quale sia la situazione di menzogna e di bugia che quotidianamente viene trasmessa ai cittadini italiani da questo Governo.
Da ieri non si fa altro che parlare di come sia importante la realizzazione del posto fisso per tutti coloro che operano e vivono nel nostro Paese. Se il posto fisso è qualcosa di importante per tutti, ho la presunzione di dire che per chi si deve occupare con un obiettivo di medio e lungo termine dell'educazione e dell'istruzione dei nostri figli il posto fisso diventa un elemento indispensabile. Mi riferisco ai docenti precari della nostra scuola, per i quali chiedo solo una cortesia al Governo: di non continuare ad offenderli quotidianamente, non riconoscendo loro neanche la dignità di persone, utilizzando espressioni come «ammortizzatori sociali», «parassiti», «fannulloni», «incapaci» e «incompetenti», «politicanti da strapazzo» che devastano e degenerano le coscienze dei nostri studenti.
Questa gente ha lavorato nella nostra scuola per decenni ed ha educato ed istruito decine di generazioni di nostri figli. Trattarli in questa maniera, mentre si trasmette il messaggio che questo Governo pensa al posto fisso, significa che l'unica cosa che si fa in questo Parlamento è mettere la parola fine sul precario della scuola, non dandogli possibilità di avere un futuro avanti a sé, ma soltanto la dimostrazione che il proprio futuro è tutto sepolto nelle sofferenze, negli sforzi e nelle fatiche che hanno sopportato stando dentro a quello che la legge italiana prevedeva come sistema di reclutamento per la scuola.
Allora, non credo proprio che sia giusto che al comma 1 dell'articolo 1 di questo provvedimento, che ha trovato poi conferma nelle parole del Ministro, si utilizzi l'espressione, parlando dei precari: «(...) non possono in alcun caso trasformarsi in rapporto di lavoro a tempo indeterminato e consentire la maturazione di anzianità (...)».
Signor Presidente, quando il Governo si esprime in questi termini nei riguardi dei precari ha in testa una strategia precisa e credo che, come al solito anche se in Pag. 20maniera vivace, fastidiosa, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione ha detto veramente ciò che pensa dei precari della scuola: «Basta con libri, film e processioni dietro al carro di San Precario. «Questa cosa mi fa letteralmente schifo»; «mi fanno venire l'orticaria».
Ecco, credo che questo sia, molto probabilmente, il criterio guida: la solita doppiezza di questo Governo che dalla televisione, dai convegni e dagli incontri sindacali racconta agli italiani che si dimostra attenzione per il posto fisso, per la sicurezza e la certezza della famiglia, mentre in questo Parlamento porta avanti un provvedimento che non ha a cuore né il riconoscimento del lavoro svolto né delle professionalità acquisite e tratta i precari non come risorse umane di questa nostra scuola, ritenendoli soprattutto e soltanto frutto di un ammortizzatore sociale, gente che ha rubato lo stipendio, che è stata là dove non doveva essere e, se vi è un solo modo per renderli utili e funzionali al nostro Paese, è quello di espellerli dal nostro sistema di istruzione.
Perché ho detto che oggi si realizza un dibattito al momento giusto? Perché la differenza fra le parole di Tremonti, che volano nel vento, ed i fatti che, in questo momento, il Parlamento si appresta a discutere dà la dimensione della distanza che c'è tra la verità e la menzogna, mascherata da verosimiglianza, degli interventi del Governo.
Abbiamo fatto una scelta in questo Parlamento nel 2006: chiudere le graduatorie permanenti e trasformarle in graduatorie ad esaurimento. Era l'unico atto consapevole che un Parlamento, che ha rispetto della dignità della persona umana e della dignità dei professori, dei docenti e dei non docenti che operano nella nostra scuola da anni, poteva fare: quello di riconoscere il servizio prestato come una priorità nell'immissione in ruolo nel nostro Paese.
Abbiamo contemporaneamente approvato in questo Parlamento la delega per modificare il reclutamento, ma, anche in questo caso, il Governo non continui a prendere in giro i precari: se le graduatorie permanenti ogni giorno non sono più graduatorie ad esaurimento, ma si fanno nuove immissioni e si accetta ogni petizione, al di là di ogni diritto, l'idea è quella di sostenere che, di fatto, le graduatorie ad esaurimento sono rimaste graduatorie permanenti e, siccome la graduatoria permanente è una modalità di reclutamento, nel momento in cui si cambia reclutamento, quelle graduatorie ad esaurimento diventano graduatorie esaurite e quelle fatiche, quei sacrifici e quelle professionalità di tanti docenti e non docenti che da decenni operano nel nostro Paese vengono vanificate.
È un'enorme presa in giro perché viene loro detto di portarsi dietro il bagaglio dei propri punteggi non come una priorità, con un Parlamento che riconosce il lavoro e la professionalità acquisita; è, in realtà, semplicemente una comunicazione di uno sfratto da un sistema di reclutamento per entrare insieme con tutti gli altri, senza più alcun riconoscimento per i sacrifici e il lavoro che hanno svolto.
Di fatto, con questo decreto-legge, si apre la strada, come ha detto oggi il Ministro, alla trasformazione del sistema di reclutamento e a dare per chiuse le graduatorie ad esaurimento, senza più tener conto dei diritti acquisiti da quella gente, che con la legge, nel 2006, avevamo riconosciuto con la graduatoria ad esaurimento; ovvero sia il nuovo reclutamento entra in vigore soltanto dopo che le classi di concorso all'interno di quelle graduatorie saranno esaurite, avviando un processo che non farà mai più produrre precari al sistema di istruzione italiano, ma, senza per questo, togliere i diritti sacrosanti a coloro che da decenni hanno operato, e lo hanno fatto con capacità, all'interno della scuola italiana.
Questo è il motivo vero per cui si fa questo decreto-legge, altro che riconoscere, dare, fare! Non ci prendiamo in giro: mentre si annuncia il posto fisso, in questo Parlamento si cerca di mascherare il più grande licenziamento di massa. I 225 mila precari che sono all'interno delle graduatorie permanenti, che possono raggiungere i 270 mila, sanno che non hanno Pag. 21più alcun diritto consolidato da poter esigere dallo Stato per l'immissione in ruolo, perché si avvia una stagione di un nuovo reclutamento che passa avanti e va oltre i loro diritti, che si porteranno dietro in un generico curriculum di studio, in un generico curriculum di servizio.
Questa è la verità! D'altronde, non si spiega diversamente questo decreto-legge. Che senso ha mandare a casa quest'anno 30 mila docenti e non docenti che hanno un contratto annuale che costa, sostanzialmente, la stessa cifra che costerà l'indennità dell'INPS e che costeranno le supplenze che in questo decreto-legge sono previste? Perché mandarli a casa, se fosse vero che l'anno prossimo si proseguirà con un turnover che riconoscerà i loro diritti? Perché, parlando proprio di professionalità e di qualità, si intende oggi svalutare queste nostre risorse umane, mandarle a casa, avvilirle, deprezzarle, per poi chiamarle in ruolo l'anno prossimo?
Siccome è una cosa senza senso, se una cosa senza senso avviene, è perché è diversa la volontà che si vuole perseguire.
L'anno prossimo si intende - come è emerso chiaramente dalle parole del Ministro - trasformare le graduatorie ad esaurimento in graduatorie esaurite, avviare un nuovo reclutamento e contemporaneamente, come è già avvenuto per il secondo semestre del 2008 ed anche per tutto il 2009, sostanzialmente bloccare e rallentare il turnover e, in virtù del nuovo principio di posto fisso (ma, evidentemente, il Ministro Tremonti ha in considerazione il suo di posto come fisso e non quello dei precari della scuola), oltre ai tagli sugli organici di diritto per oltre 132 mila unità, si aggiungeranno anche i posti dei 25 mila del secondo semestre del 2008 e dei 42 mila circa dell'anno 2009 che non sono stati messi in ruolo (parlo solamente dei docenti).
Questa manovra a tenaglia, a schiaccianoci, ai danni della scuola italiana che, da un lato cambia il reclutamento e manda a casa sostanzialmente tutti i precari, privandoli dei diritti sui quali hanno costruito la propria carriera professionale e il proprio lavoro, che avrebbero consentito loro di essere immessi in ruolo con priorità all'interno della scuola italiano e che, dall'altra, provoca il rallentamento del turnover, ha poco a che vedere con la qualità della scuola e con i bisogni del Paese e soprattutto con il rispetto della dignità di coloro che, nella nostra scuola, hanno più capacità e hanno, con merito, lavorato in questi anni.
È del tutto evidente, mentre si parla dei tanti danni che nel passato sono stati provocati, porci una domanda: come potremmo migliorare la qualità dei nostri docenti e degli operatori non docenti della nostra scuola se non prevediamo mai per loro un discorso di aggiornamento e di riqualificazione? Come possiamo continuare a parlare di valutazione e di progressione della carriera se coloro che debbono far apprendere ai nostri figli un metodo di studio, ovvero l'imparare ad imparare, non li mettiamo mai in condizione di potersi riaggiornare e riqualificare, sapendo che questo costa e che ha poco a che vedere con una concezione della scuola che prevede, nel prossimo biennio, in aggiunta ai danni e ai tagli di quest'anno, una sostanziale deprivazione di risorse che non è compatibile con gli standard di qualità della nostra scuola?
Credo allora che oggi, quando andremo a votare la soppressione del comma 1 dell'articolo 1, si vorrà dare un segnale chiaro e forte su una cosa fondamentale: i diritti di coloro che hanno lavorato e lo hanno fatto con capacità e con passione all'interno della scuola italiana non possono essere cassati soltanto per avere l'ambizione di realizzare una manovra che ci porta ad un salto di 8 miliardi e 300 milioni di euro tale da poter ripianare il bilancio dello Stato.
Credo che questo abbia poco a che vedere con la necessità di una scuola diversa e migliore. Potremmo in quest'Aula discutere di come cambiare il reclutamento, di come far in modo che la scuola non produca più precari; potremmo discutere di come applicare la riforma degli istituti tecnici e professionali, senza riproporre anche nella scuola un lodo Alfano, perché se una buona Pag. 22riforma si applica in maniera sbagliata produce danni allo stregua di quelli che ha prodotto il lodo Alfano nel dire che la legge era uguale per tutti.
Di queste cose potremo tuttavia parlare solo se questo Parlamento avrà - senza avere una reazione di orticaria ovvero senza considerare i precari alla stregua di gente che provoca una patologia o una malattia - il coraggio e la capacità di parlare delle speranze, dei sacrifici, delle sofferenze e delle professionalità di centinaia di migliaia di persone che hanno lavorato per la scuola italiana, per i nostri figli, con la convinzione non che il loro futuro è tutto dietro le spalle e che ormai resta solo una dismissione a carico dei servizi sociali della società ma che invece c'è una volontà di proseguire. E non ci si dica che non era possibile fare in altro modo perché nessuno ci aveva pensato: abbiamo lasciato un Quaderno bianco che credo che sia stato unanimemente riconosciuto come elemento di base importante per dare le linee guida di una programmazione della scuola.
L'errore, signor Ministro, non è quello di parlare di programmazione della scuola ma quello di pensare di avere la bacchetta magica e di poter programmare la scuola nel volgere di alcune decine di mesi invece che attraverso una programmazione che riguardi un quinquennio, poi un decennio e poi 15 anni così come era stata articolata nel Quaderno bianco e quello di non prendere in considerazione la necessità che, per sistemare tutti quei 270 mila precari presenti nelle graduatorie permanenti della scuola da noi dichiarate ad esaurimento, si poteva raggiungere il completamento nel 2012 e 2013, contemporaneamente andando avanti con un lavoro di collaborazione tra Governo, regioni, province, comuni e autonomie scolastiche, togliendo di mezzo ciò che è vero spreco e vero sperpero e abbattendo il rapporto alunno-docente dello 0,50 per cento.
Questa era una strada possibile attraverso la quale si poteva migliorare la qualità della scuola e le risposte offerte ai genitori, ai nostri studenti e ai nostri figli, e che contemporaneamente dava anche certezze a quelle risorse umane della scuola che in questo percorso non possono né essere considerate dannose né rimosse (come avviene invece con il decreto-legge in esame).
Allora, è vero che solo gli stupidi o chi è defunto non cambia idea; ma perlomeno, oggi che mettete la pietra tombale sulla speranza di un futuro per i nostri precari, non ci venite a raccontare anche che ciò che vi muove è la logica del posto fisso: forse è la logica del vostro posto fisso, non certo di quello dei docenti della scuola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signori Ministri, colleghe e colleghi, penso che oggi al banco del Governo manchi un Ministro, il Ministro Tremonti, che ha molto a che fare con la vicenda di cui stiamo discutendo, poiché ne rappresenta l'inizio ed anche la fine. Mi spiego meglio: per la verità, credo che dentro il Governo vi siano due Ministri, il Ministro Tremonti ed il Ministro Brunetta, che in realtà al mattino, quando si fanno la barba, non pensano alla giornata che avranno, ma cercano di pensare a cosa sparare di più grosso rispetto a quello che il collega ha sparato il giorno precedente.
Ciò avviene dall'inizio di questa legislatura, perché, quando il Ministro Brunetta è partito con la crociata contro i dipendenti pubblici che sarebbero tutti «fannulloni» (ma io definisco Brunetta il «Ministro con il rinculo», perché prima parte con la crociata, poi torna indietro e adesso ha detto che ritornerà in avanti, quindi staremo a vedere), gli ha risposto il Ministro Tremonti con le banche, il quale, dopo aver parafrasato Brecht per dire che forse c'è qualcosa di meglio che rapinare una banca, ossia fondarne una, ha emanato provvedimenti che alle banche consentono tutto e tutto il possibile a danno invece dei risparmiatori.
Allora, il Ministro Brunetta risponde con la riforma della pubblica amministrazione, Pag. 23quindi il Ministro Tremonti replica di voler fare la lotta ai paradisi fiscali e parla della caverna di Alì Babà e dei quaranta ladroni nella quale si nasconde il «tesoretto» dei paradisi fiscali, ma subito dopo concepisce questa vera ignominia dello scudo fiscale per permettere a tutti di portarsi via il tesoro dalla caverna pagando praticamente nulla.
A ciò risponde quindi il Ministro Brunetta con il colpo di Stato delle élite e finalmente, in questa singolar tenzone tra i Ministri Brunetta e Tremonti (e spero che l'arbitro non sia il Presidente del Consiglio Berlusconi, che è quello che ne spara più di tutti e più degli altri due Ministri messi insieme), arriva il Ministro Tremonti con la storia del posto sicuro.
È una vergogna che un Ministro sempre liberista, che ha aiutato gli evasori fiscali con lo scudo e che è all'origine del taglio di 8 miliardi che oggi costa un sacco di licenziamenti tra i precari della scuola, il giorno prima se ne esca così: signor Presidente, parlare di posto sicuro è una presa in giro di tutti i precari che saranno licenziati! Credo che il Ministro dovrebbe essere qui ad ascoltare quello che oggi stiamo discutendo, perché siamo convinti che la flessibilità sia oggi un'esigenza tanto delle imprese quanto delle attività poste in essere dalla pubblica amministrazione, ma ciò non ha nulla a che vedere con la precarietà.
La gente accetta anche lavori flessibili purché vi sia la garanzia del supporto dello Stato e degli ammortizzatori sociali tra un lavoro e l'altro, quindi smettiamola di prendere in giro la gente con la questione del posto sicuro! Ma qui si parla d'altro, si parla di precari e di licenziamenti dei precari, signor Ministro!
Trovo veramente assurdo che si discuta di un provvedimento che serve a dare più efficienza, mentre il Ministro Tremonti ha pianificato - ed ecco perché lo vorrei qui al banco non del Governo, ma degli imputati del provvedimento ora al nostro esame - un risparmio di 8 miliardi. Ma quando poi avete deciso dove andare a colpire, non siete andati a colpire i forti o le lobby di questo Paese, non siete andati a colpire, ad esempio, i costi della politica o i posti delle società pubbliche e delle società partecipate dagli enti locali, nelle quali sono presenti un sacco di posti assurdi che sono i posti della politica e di gente magari trombata alle elezioni che poi vive grazie proprio a quei posti!
Lì dovevate tagliare gli otto miliardi, non licenziando i precari della scuola. E non dite che l'avete fatto per avere più efficienza, perché questa è un'altra gigantesca balla: non si ottiene più efficienza con meno ore di insegnamento e più alunni per classe. Questo è esattamente il contrario di quello che si deve fare.
Chiunque abbia a che fare con la formazione, con l'insegnamento, sa che solo gruppi ristretti di persone possono apprendere bene. Se si caricano le classi di un numero spropositato di alunni, un risultato certo sarà l'abbassamento della qualità dell'apprendimento. Ecco perché avete la piena responsabilità di tagli che non colpiscono i più forti, ma i più deboli e, tra questi, i precari. Avete creato una lotta tra poveri che porterà molti precari assolutamente al di fuori di qualunque possibilità di sopravvivenza, e per alcuni di questi, per quelle decine di migliaia che altrimenti non avrebbero avevo avuto alcuna possibilità, adottate un intervento «tampone» che durerà per un po', che renderà, forse, per loro meno grave il licenziamento, ma sempre di licenziamento si tratta.
Certo, avete preferito colpire i più deboli, così come avete colpito i lavoratori ammalati (ecco ancora il Ministro Brunetta che toglie una parte dello stipendio ai lavoratori fin dal primo giorno di malattia). Avete colpito i soggetti disabili, facendoli rinunciare ad una possibile assistenza, solo per colpire gli abusi. Vi è un altro modo di colpire gli abusi ed è realizzabile attraverso interventi sui dirigenti che, invece, il Ministro Brunetta ha sempre salvato. Nell'unico caso in cui il Ministro ha portato in Aula un decreto-legge che conteneva norme contro i dirigenti, lo stesso Ministro ha poi presentato un emendamento che sopprimeva quelle norme stesse. Tutti sanno che per far Pag. 24andar meglio un'azienda, per far andar meglio anche la pubblica amministrazione, per la parte relativa alla erogazione dei servizi, si deve partire dai dirigenti, non dall'ultimo degli impiegati. Sono i dirigenti che vanno colpiti e mandati a casa. Quelli sono i dirigenti fannulloni, incapaci di motivare i lavoratori che dovrebbero governare. Da questi bisognava partire per rendere più efficiente la pubblica amministrazione, non, al contrario, riducendo l'orario di lavoro nella scuola ed aumentando il numero degli alunni per ogni classe. Anche i dirigenti del settore scolastico e dei ministeri non vengono mai toccati, pur avendo, evidentemente, le loro responsabilità. Voi quelli non li toccate perché sono una lobby che vi interessa.
Create una lotta tra poveri. Le disparità di trattamento presenti in questo decreto-legge sono evidenti. Si tratta di disparità di trattamento tra precari, perché quelli inseriti nelle graduatorie ad esaurimento sono preferiti a quelli inseriti nelle graduatorie degli istituti. È una disparità di trattamento perché trattate in modo diverso i lavoratori a tempo determinato da quelli a tempo indeterminato, nonostante una sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee abbia stabilito che quelli sono lavoratori che hanno il diritto al medesimo trattamento perché svolgono esattamente lo stesso lavoro.
Voi pretendete di trattarli diversamente, rinunciando all'articolo 53 della legge 11 luglio 1980, n. 312, che ne prevedeva un trattamento parificato. Anche riguardo all'articolo 53, che prevedeva la ricostruzione della carriera dopo l'immissione in ruolo, avete compiuto una disparità, ancora una abrogazione parziale, tanto che il Comitato per la legislazione vi ha chiesto di abrogarlo interamente. Ma sapete perché non lo abrogate? Perché, grazie a quell'articolo 53, la norma non vale per il personale non di ruolo che insegna religione; create un'ulteriore disparità di trattamento tra i lavoratori. Questo è il risultato che crea questo testo contro il quale ci opponiamo.
Signor Ministro, l'Italia dei valori ha la memoria degli elefanti. Noi le abbiamo chiesto in passato di darci conto - visto che parla così tanto di efficienza, di apprendimento e di altro - di un suo comportamento che sembra un po' anomalo, ovverosia quando ha deciso la via più breve, la via dalla furbizia, cioè quando è andata ha sostenere l'esame di abilitazione per avvocato in Calabria. Fin qui chi ha insegnato può solo ascriverla agli studenti che cercano la via dei furbi, agli studenti negligenti, agli studenti che non hanno voglia di studiare, ma pazienza, esistono anche questi studenti in Italia. Ma non ci ha risposto ad un'altra domanda. Non ha risposto alla domanda di dove lei fosse residente essendo la residenza obbligatoria, ed essendovi a quel tempo un commercio di residenze spesso finte. Noi aspettiamo ancora questa risposta, ma intanto diremo «no» a questo provvedimento che licenza migliaia di precari, che crea una disparità inaccettabile per i precari, e che anziché risolvere i problemi della scuola potrà soltanto aggravarli (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo disegno di legge ha un titolo che dà l'idea di un provvedimento positivo. Infatti il titolo è: «Conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2009 n. 134, recante disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010»; quindi rende proprio l'idea di un provvedimento che voglia far qualcosa di positivo per la scuola: garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo.
L'articolo 1 della nostra Costituzione recita testualmente, al primo comma, che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, e l'articolo 4, sempre della Costituzione, dispone, al primo comma, che la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ora, guardando il comma 1 del Pag. 25l'articolo 1 di questo disegno di legge ci chiediamo come tale provvedimento possa corrispondere sia all'articolo 1, sia all'articolo 4 della Costituzione, ma anche al titolo del disegno di legge stesso.
Infatti questo articolo 1, al comma 1, recita esplicitamente: «I contratti a tempo determinato stipulati per il conferimento delle supplenze (...), in quanto necessari per garantire la costante erogazione del servizio scolastico ed educativo,» - quindi si dà per scontato che questi contratti vengano fatti per garantire realmente l'erogazione del servizio e che siano utili, anzi indispensabili per il servizio scolastico - «non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato e consentire la maturazione di anzianità utile ai fini retributivi prima dell'immissione in ruolo». Ed è qui che si dimostra come il titolo di questo disegno di legge sia ingannevole e come questo disegno di legge non corrisponda affatto a quello che la nostra Costituzione prevede.
Quindi, in Aula, in questo momento, abbiamo un disegno di legge che non risponde ad un provvedimento «salva precari», ma è un disegno di legge, appunto, per creare per l'eternità - lo dico ovviamente tra virgolette - un ruolo di precari, quindi per precarizzare sine die persone che ovviamente servono (come si dice sempre nell'articolo) per il servizio scolastico.
Noi ovviamente avremmo già da discutere sul concetto di servizio scolastico perché pensiamo che la scuola sia molto di più, sia la base per creare i cittadini e le cittadine di domani e, quindi, non sia un servizio ma garantisca un reale diritto di cittadinanza. Non a caso, comunque, si è occupata di questo provvedimento la Commissione lavoro che ha deciso e scelto di lavorare in stretta sinergia e collaborazione con le colleghe e i colleghi della Commissione VII proprio perché è evidente che si pone, da un lato, il diritto al lavoro delle persone che lavorano all'interno della scuola e, dall'altro, il diritto all'istruzione. Noi ovviamente vogliamo tener conto di tutti e due questi diritti.
Ovviamente vorremmo che il comma 1 dell'articolo 1 venisse ritirato dal Governo o venisse bocciato da quest'Assemblea. Lo vorremmo perché, anche ascoltando la Ministra, non abbiamo condiviso affatto quanto lei ha detto.
È vero - questa è forse l'unica considerazione che condividiamo - che quello del precariato è un problema che esiste da anni nell'ambito della scuola. Tuttavia non condividiamo - e ci sembra gravissimo - che la Ministra possa dire che la scuola è stata vista negli anni come un ammortizzatore sociale. È stato detto qui in aula e ci sembra molto grave. Forse vorremmo che questo Governo capisse che cosa sono gli ammortizzatori sociali: sono la cassa integrazione, di cui c'è tanto bisogno in questo periodo, sono l'indennità di disoccupazione, di cui c'è altrettanto bisogno in questo periodo. Vorremmo che capiste che questi sono i veri ammortizzatori sociali. Da parte mia, che ho lavorato all'INPS per tanti anni, dico che anche la pensione di invalidità fino al 1984 poteva essere considerata un ammortizzatore sociale perché si riscuoteva in considerazione non tanto del livello di invalidità della singola persona ma per la sua ridotta capacità lavorativa e, oltre a quest'ultima, si andavano anche a vedere quali fossero le condizioni socio-economiche di quel territorio e, in base a quelle condizioni, se non era possibile garantire il lavoro, si poteva anche liquidare una pensione di invalidità. Questo è vero. Lo possiamo anche chiamare ammortizzatore sociale ma noi pretendiamo e vorremmo da chi fa il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca una spinta e uno scatto d'orgoglio: l'orgoglio di pretendere che il Governo e lo Stato spenda e investa per la scuola. Offende, quindi, pensare alla scuola come ammortizzatore sociale.
Cerchiamo di capire perché quest'anno sono di più gli insegnanti, i docenti e le docenti, gli ATA che perderanno il posto di lavoro e che vengono licenziati. Saranno di più perché il primo provvedimento di questo Governo, che era stato chiamato in modo altisonante «riforma della scuola», aveva addirittura camuffato la riduzione Pag. 26delle ore con una profonda discussione filosofica sul maestro unico; quindi, aveva camuffato l'esigenza dei bambini e delle bambine di avere il riferimento in classe di un docente o una docente. Aveva camuffato la riduzione di posti di lavoro dicendo che i bimbi e le bimbe hanno bisogno di un riferimento preciso e di un maestro unico. Non è vero. Il problema è stato che da 30 ore medie settimanali si è passati a 24 ore settimanali e quindi ciò ha voluto dire ovviamente che ogni tre classi si poteva risparmiare un insegnante: un precario in più da garantire a questa già enorme platea di precari.
Il secondo provvedimento, quello di aumentare il numero degli alunni per classe, ha visto ancora di più abbassare il numero dei docenti che servono nelle scuole. Aumentare poi il numero dei portatori di handicap per classe ha voluto dire ovviamente ridurre anche il numero di insegnanti di sostegno.
Dalla Ministra abbiamo sentito che questo Governo non vuole essere corresponsabile di creare nuovo precariato. Sarebbe stato semplice: bastava ovviamente lasciare le 30 ore settimanali, bastava aumentare le classi a tempo pieno, bastava dare agli studenti, agli alunni ed alle alunne con handicap un insegnante di sostegno. Questo sarebbe stato il modo vero per ridurre il precariato. Quindi, se vi è una manifestazione dei sindaci di fronte al palazzo del Consiglio dei Ministri, vediamo anche una manifestazione dei precari davanti a Montecitorio. Forse vale la pena ricordare che queste manifestazioni sono indispensabili, perché chi si vede togliere il posto di lavoro ha il diritto di protestare e di chiedere un posto di lavoro.
Nonostante la legge n. 296 del 2006 (la legge finanziaria per il 2007 del Governo Prodi) abbia previsto un piano programmatico di assunzioni di 150.000 unità di personale docente nel triennio 2007-2010, come autorizzato dal relativo decreto ministeriale, questo Governo ha autorizzato soltanto l'immissione in ruolo, per il 2009-2010, di sole 8.000 unità per il personale docente e di 8.000 ATA, non risolvendo né il problema del precariato, né il ricambio generazionale e lasciando così insolute almeno 72.000 assunzioni. Per di più, sebbene la legge n. 244 del 2007 abbia indicato un parametro preciso nella definizione dell'organico di diritto del personale docente specializzato e utilizzato sui posti di sostegno, da adottarsi nel triennio 2007-2010, ad oggi ne mancano più di 3.000 unità: mancano 3.000 unità di personale di ruolo sui posti di sostegno.
Abbiamo poi visto i tagli imposti dalla legge n. 133 del 2008, che hanno accresciuto il disagio delle famiglie e degli operatori della scuola, senza peraltro essere stati coperti da una corretta prassi normativa, come la sentenza n. 200 del 2009 della Corte costituzionale ha chiarito, mettendo in dubbio la potestà regolamentare dei decreti del Presidente della Repubblica n. 81 (organizzazione della rete scolastica) e n. 89 (revisione della scuola primaria) del 20 marzo 2009, contro cui si sono espresse le regioni. Quindi ovviamente abbiamo le regioni che subiscono questi tagli, ma soprattutto abbiamo i ragazzi, le ragazze e i docenti.
Nel complesso degli emendamenti presentati abbiamo previsto anche norme più favorevoli rispetto alla disoccupazione. Nella scuola è importante che si considerino i 180 giorni di lavoro, anziché le 52 settimane di lavoro come siamo abituati per tutti i settori del privato. Ovviamente è chiaro che soffriamo al pensiero che l'INPS si debba caricare oneri e costi per l'indennità di disoccupazione, quando sarebbe bastato che la Ministra Gelmini pretendesse dai colleghi di Governo che vi fosse una maggiore sensibilità nei confronti della scuola, come è giusto e doveroso che sia. Però è evidente che se già nella relazione che abbiamo ascoltato in aula oggi dobbiamo...

PRESIDENTE. Chiedo scusa solo un secondo, onorevole Gnecchi. Chiedo ai componenti del Comitato dei nove: se avete necessità di riunirvi, chiedete di potervi riunire, altrimenti mi sembra che Pag. 27questo assembramento non sia utile agli altri colleghi per seguire il prosieguo del dibattito.
Prego onorevole, ha ancora circa due minuti.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, concludo comunque per dire che è con grande sofferenza che abbiamo sentito che la Ministra pensa alla scuola come ammortizzatore sociale e che sia stata un ammortizzatore sociale negli anni passati. Noi pretendiamo e vogliamo che il Governo ed in particolare chi ha la responsabilità per questo settore così delicato difenda la scuola, non ne parli male e non la indebolisca, come invece è stata indebolita dall'inizio di questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, onorevole Ministro, rappresentanti del Governo presenti in Aula, siamo chiamati ad affrontare l'esame di un provvedimento che viene definito «salva precari», ma che, in realtà, non salva i precari, né la scuola pubblica.
Dietro questo provvedimento vi è, ancora una volta, la conferma di un'idea di discussione minima, tutta legata a criteri contabili, che produce un effetto devastante su alcuni diritti costituzionalmente garantiti. Produce un effetto devastante sul diritto al lavoro: i soggetti interessati sono 42-43 mila docenti e 15 mila ATA per quest'anno, e 150 mila nell'arco degli anni successivi; sostanzialmente, si creano discriminazioni tra lavoratore e lavoratore; di fatto, si straccia il contratto collettivo di lavoro e si crea un forte condizionamento al funzionamento della scuola pubblica.
Desta qualche perplessità la circostanza che il Ministro Gelmini non parli mai di scuola privata. Non ha motivo di parlarne: basta uccidere la scuola pubblica, perché si sostenga, di conseguenza, la scuola privata.
Noi riteniamo che il provvedimento in oggetto non risolva i problemi della scuola pubblica e che, anzi, li aggravi ulteriormente. È un provvedimento nel quale, ancora una volta, si registra la doppia immagine di dottor Jekyll e Mr. Hyde del vero autore del provvedimento in esame, che è il Ministro Tremonti. Di fronte alla constatazione, ormai evidente, dei guasti che ha prodotto la sua impostazione, passivamente seguita dal Ministro Gelmini, proprio oggi, egli cerca di «buttare a mare» il Ministro Gelmini, salvandosi l'anima e parlando di posto fisso.
Tuttavia, stiamo parlando di una questione che non ha niente a che fare con il posto fisso. Succede sempre così: quando si commette qualcosa di cui si pensa di poter rispondere, si fa in modo che sia qualcun altro a pagare le conseguenze della propria scelta. Oggi, chi paga le conseguenze di questa scelta, non è il Ministro Gelmini, ma è la scuola pubblica nel suo complesso.
Il problema occupazionale che viene messo in discussione dal provvedimento in oggetto, e che viene aggravato, è di dimensioni enormi: nell'anno scolastico 2008-2009, risultano occupati nel nostro Paese 704.891 docenti e 167.123 ATA a tempo indeterminato, e 130.835 docenti e 78.152 ATA a tempo determinato, con incarico annuale dal 30 giugno al 31 agosto. Queste cifre danno la misura di una situazione. È certamente triste dover ricordare che, a chi verrà trattato meglio, spetterà un'indennità di 886 euro lordi, ma resterà anche il rammarico di uscire fuori dal sistema scolastico.
La legge del 2006 aveva previsto che si sarebbe dovuto procedere alla stabilizzazione delle 150 mila unità di personale docente nel triennio, ma quel processo è stato bruscamente interrotto da questo Governo.
Durante i lavori della Commissione sono emerse alcune criticità. L'Italia dei Valori ha presentato alcuni emendamenti migliorativi del testo, che sono stati sistematicamente rigettati e che ripresenteremo in quest'Aula. Tali emendamenti miravano a modificare il comma 1 dell'articolo 1 Pag. 28del provvedimento in oggetto, che, con una disposizione di carattere generale, denuncia quale sia l'intendimento di questo Governo. Esso parla di posto fisso ma, poi, stabilisce il divieto di trasformazione dei contratti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato e la mancata maturazione dell'anzianità utile ai fini retributivi prima dell'immissione in ruolo.
La nostra modifica prevedeva - pensate che cosa rivoluzionaria - che vi fosse il ricorso alla contrattazione collettiva per evitare che si verificasse quello che questo provvedimento determinerà, cioè la distruzione della contrattazione collettiva e la frammentazione delle posizioni giuridiche ed economiche dei lavoratori. Avevamo proposto di allargare la platea dei destinatari dei cosiddetti contratti di disponibilità e avevamo anche presentato delle proposte emendative per cercare di ricondurre ad unità, nella sede dei progetti della Conferenza Stato-regioni, i criteri di funzionamento del sistema cosiddetto «salva precari». Avevamo, altresì, previsto altri interventi affinché fosse garantita un'indennità a coloro che avessero maturato un'anzianità assicurativa che non fosse quella prevista da questo provvedimento.
Tutte queste proposte sono state rigettate e adesso le riproponiamo in Aula con un'osservazione che ci sembra doverosa in questa sede. Di fatto, con questo provvedimento, qualunque saranno gli emendamenti che verranno approvati, viene confermato l'impianto complessivo e tale impianto complessivo rappresenta un attentato molto forte a diritti costituzionalmente garantiti: un attentato forte al diritto al lavoro, alla contrattazione collettiva e all'uguale trattamento dei dipendenti con la costruzione di discriminazioni per cui, alla fine, avremo dipendenti di serie A e dipendenti di serie B e dipendenti più o meno fortunati degli altri in funzione delle regioni di riferimento. Le regioni, infatti, hanno un rapporto bilaterale con il Governo senza che vi sia una sede nazionale che riconduca ad unità e ad equilibrio gli interventi regionali.
Per queste ragioni abbiamo presentato delle proposte emendative e le presenteremo ancora, avendo chiesto, ritenendo che fosse la scelta migliore, il ritiro di questo provvedimento. Sappiamo, però, che questo Governo a tutto pensa tranne che a ritirare l'intera manovra del Ministro Gelmini, anche perché adesso si è messo a posto la coscienza, provocando prima il guasto e poi dichiarando di essere contrario al guasto stesso, proprio nel momento in cui lo sta commettendo, come dottor Jekyll e Mr. Hyde.
La scuola sarà solo per chi può permettersi di pagarla e toglieremo alla scuola pubblica quella che è la sua funzione essenziale: non soltanto la formazione delle nuove generazioni, ma anche la possibilità di crescita sociale dei meno fortunati. Ancora una volta, prevale la logica della casta e dell'appartenenza, che si registra tanto nella vicenda Alitalia (tanta è la confusione tra pubblico e privato), quanto con riferimento al tema della scuola (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Avverto che è stato ritirato dal presentatore l'emendamento Delfino 1.501.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, onorevole Ministro, colleghi, ci troviamo in una situazione che definirei beffarda. Abbiamo un Ministro come il Ministro Tremonti che propaganda il ritorno al posto fisso e quindi dichiara la sua vocazione di Ministro di lotta e di Governo, mentre altri Ministri del suo stesso Governo pensano ai licenziamenti, come sta capitando nella scuola e nella pubblica amministrazione, e pensano - come fa il Ministro Sacconi - che tutte le riforme del Governo Prodi che hanno portato a una logica di stabilizzazione del lavoro debbano essere cancellate o che sia necessario ingranare la retromarcia.
Non credo che tutto questo sia - come ha detto qualche collega - semplicemente demagogico o contraddittorio: credo che Pag. 29tutto questo sia offensivo nei confronti dei lavoratori che sono in cassa integrazione, dei lavoratori che sono in mobilità, dei lavoratori che perdono il lavoro e di coloro che sono licenziati. Sentire queste parole è una sorta di spregio nei confronti della condizione naturale delle persone. Come è stato ricordato, il Governo dovrebbe esaminare con attenzione la situazione della scuola.
Mi rivolgo al Ministro Gelmini, se ha il piacere di ascoltarmi, perché come ha ricordato il sottosegretario Bertolaso, nella scuola sarebbero necessari 13 miliardi di euro soltanto per mettere a norma gli edifici scolastici, quando soltanto un miliardo è stato devoluto; siamo di fronte ad una situazione disastrosa, quasi ad un «fai da te».
Tuttavia il non senso più grave consiste nel fatto che mentre aumentano gli allievi, diminuiscono le classi, c'è un taglio triennale di migliaia di posti, quest'anno verranno tagliati 42 mila docenti e 15 mila dipendenti ATA per un totale di 57 mila unità e tutto questo è profondamente, non solo iniquo, ma controproducente. Infatti meno classi, classi più numerose, meno personale, l'aumento certificato degli alunni disabili, l'aumento di alunni di cittadinanza non italiana portano la situazione ad un punto che diventa difficilmente governabile. È questa forse la qualità della scuola, dell'insegnamento, fondamentale per qualsiasi Paese evoluto, industrialmente avanzato, che stiamo perseguendo?
In Italia, come tutti sanno, abbiamo appena il 7,4 per cento delle risorse a bilancio, a fronte di una media del 9 per cento dell'OCSE e siamo al ventisettesimo posto su trentaquattro Paesi per quanto riguarda la percentuale di Prodotto interno lordo speso per la scuola.
Stiamo parlando del cosiddetto decreto «salva precari» e già questa denominazione la dice lunga: se vanno salvati vuol dire che sono sicuramente in pericolo. Perché questo decreto-legge non va? Perché ci opponiamo ad esso con chiarezza ed intransigenza? Perché non solo il decreto-legge «salva precari» ha una durata limitata nel tempo, ma è anche limitato il numero dei soggetti coinvolti: basta fare un piccolo calcolo per vedere che stiamo parlando del dieci per cento dell'intera platea.
In sostanza siamo di fronte ad un provvedimento tampone, ecco, così dovremmo definirlo, e siamo di fronte ad un intervento che discrimina profondamente tra lavoratore e lavoratore e come tutti sanno non si risolve il problema semplicemente con i cosiddetti contratti di disponibilità e con la disoccupazione, perché questo intanto vuol dire che non c'è nessuna risorsa aggiuntiva né c'è un ampliamento della platea coinvolta nelle tutele. Inoltre, basta guardare la circolare dell'INPS che afferma che questa convenzione si applica solo a coloro che hanno i requisiti previsti dall'INPS stessa per il sussidio di disoccupazione.
Quello che vorrei sottolineare, tuttavia, è un punto particolare di questo decreto-legge e mi auguro che il Ministro voglia ascoltarmi, visto che è occupata in altre conversazioni. Penso che in Aula sia importante un ulteriore approfondimento relativo al comma 1 dell'articolo 1, nel quale si prevede che «i contratti a tempo determinato stipulati per il conferimento delle supplenze previste dai commi 1, 2 e 3, in quanto necessari per garantire la costante erogazione del servizio scolastico ed educativo, non possono in alcun caso trasformarsi in rapporto di lavoro a tempo indeterminato e consentire la maturazione di anzianità utile ai fini retributivi prima della immissione in ruolo». Ecco, su questo punto vorrei soffermarmi perché abbiamo a lungo discusso in Commissione e, come è noto, vi sono fondati motivi per ritenere che questa norma sia in contrasto, non solo con la normativa europea, ma anche con quella italiana.
Inoltre vorrei richiamare una logica politica generale. Non penso all'esasperazione del concetto di Tremonti del posto fisso, sappiamo che dobbiamo stabilizzare il lavoro e che ci sono percorsi di flessibilità verso la stabilizzazione, ma qui si fa un'affermazione molto grave: si dice che Pag. 30questi posti che sono a tempo non possono trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato.
È un nucleo di ragionamento contraddittorio, grave e perentorio, che nega la possibilità di un percorso di stabilizzazione. Mi chiedo dove, nel diritto del lavoro, si ritrovi una ratio di questo genere. Come non guardare a quello che dice la Comunità europea quando afferma, con grande forza, che il lavoro a tempo indeterminato rimane l'obiettivo per quanto riguarda la salvaguardia del modello europeo. Credo che questo sia un punto assolutamente da affrontare e non ci convince assolutamente - lo voglio dire - che il correttivo che qualcuno propone sia di eliminare semplicemente le parole «in alcun caso» perché rimarrebbe, comunque, un punto essenziale, vale a dire che questi rapporti non possono trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato.
Pertanto, voglio concludere il mio intervento con quanto mi accingo a dire. Ricordo ancora le parole del Presidente del Consiglio che disse che in questa crisi nessuno verrà lasciato solo. Infatti, con questi provvedimenti del Governo non lasceremo soli i disoccupati e i precari dei settori privati, ma li accompagneremo con i precari e con i disoccupati del settore pubblico, della pubblica amministrazione e della scuola. Se questa è la soluzione, capisco il significato della frase del Presidente del Consiglio. In effetti, nessuno verrà lasciato solo perché avremo altri disoccupati di accompagnamento.
Dunque, credo che il Governo dovrebbe valutare, con grande forza, questo problema, di fronte ad una crisi che non è alle nostre spalle, ma di fronte a noi. Dunque, si facciano degli interventi immediati per quanto riguarda la gravità della situazione. Questo vale sia per i lavoratori dipendenti privati sia per i lavoratori dipendenti pubblici. Si raddoppi la durata della cassa integrazione ordinaria nei settori privati se non si vuole assistere al fatto che ormai consumati i dodici mesi di cassa integrazione si passa alla cassa integrazione straordinaria, alla mobilità e dietro l'angolo vi sono i licenziamenti. Si estenda l'indennità universale di disoccupazione al 60 per cento dell'ultima retribuzione ricordando, soprattutto, i dati forniti dalla Banca d'Italia, che indicano che quasi 2 milioni di lavoratori sono senza protezione e che i lavoratori a progetto, nel caso di perdita del lavoro, hanno soltanto il 20 per cento di protezione. Si dia stabilità ai precari della pubblica amministrazione e a quelli della scuola e non si dia una risposta attraverso i licenziamenti di massa. Credo che questa sia una scelta estremamente grave e controproducente, che contribuisce a chiudere quell'orizzonte necessario di certezze che tutti i lavoratori e tutte le famiglie italiane vorrebbero avere e che questo Governo, ancora una volta, ha il coraggio di negare non affrontando, nel modo adeguato, la situazione di crisi grave che si è determinata sul piano sociale e dell'economia. Siete ancora in tempo per fare marcia indietro, perché questo provvedimento è grave, è lesivo della dignità dei lavoratori e aumenterà la disoccupazione in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2724-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

Pag. 31

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, vorrei intanto svolgere un'osservazione di carattere generale e politico. La distrazione con cui soprattutto gran parte della maggioranza - devo dire - ha seguito l'intervento del Ministro francamente la dice lunga e si commenta da sé. Capisco che il Ministro aveva poca voce perché è raffreddata, però vedere l'Assemblea distratta su un problema del genere mentre il Ministro svolgeva il suo intervento credo che sia un fatto che anche gli italiani che forse stanno assistendo a questo dibattito potranno recepire con cognizione di causa.
Allora, signor Presidente, partirei dalle dichiarazioni, che non ho fatto io e che oggi su tutti i giornali sono la scoperta del giorno, ossia le dichiarazioni del Ministro Tremonti: credo al posto fisso, non alla mobilità; per il Ministro dell'economia l'incertezza del lavoro non è un valore in sé; dal boom all'articolo 18, il mito del lavoro sicuro; la crisi fa dire addio al posto fisso. Però c'è un sottotitolo: tre quarti dei nuovi contratti sono flessibili e non riconfermati. Sempre il Ministro Tremonti: il posto fisso è la base della stabilità sociale; la mobilità non è un valore; la globalizzazione per noi non va bene. Infine, Tremonti si schiera a difesa del posto fisso.
Perché ho letto queste dichiarazioni del Ministro Tremonti? Perché, quando in Aula abbiamo parlato della cosiddetta riforma Gelmini - continuo a chiamarla «cosiddetta» perché già all'epoca dicemmo che si scriveva «riforma Gelmini», ma si doveva leggere «riforma Tremonti» -, dicemmo che questo tipo di riforma avrebbe prodotto tagli inevitabili di posti di lavoro nel settore della scuola e ci fu risposto che non era vero e che serviva per migliorare la qualità della scuola italiana.
Ho ascoltato con attenzione, nonostante il rumore in aula, la relazione del Ministro Gelmini e mi sono soffermata su un passaggio che il Ministro ha fatto relativo ai fabbisogni della scuola italiana. Vorrei sommessamente chiedere al Ministro Gelmini: è stato fatto un confronto (quando e con quali risultati) con i fabbisogni della scuola italiana? Infatti, da questo dovrebbe partire una buona riforma del sistema scolastico.
Poi più volte (non solo in questo provvedimento, diciamo la verità) questo Governo si esalta parlando dell'aumento della qualità che si dovrebbe produrre nella scuola pubblica. Allora francamente, signor Presidente, mi sono distratta perché non riesco a capire, non riesco a comprendere fino in fondo quale sia l'aumento della qualità con questo tipo di provvedimento.
Vorrei, inoltre, sommessamente fare alcune osservazioni. Abbiamo più volte detto che la nostra non era una critica di fondo sulla questione del maestro unico e che potevamo anche essere d'accordo per alcuni aspetti. Probabilmente il Ministro, che è molto più giovane di me, non ricorderà quello che sto per dire, ma tanti colleghi in quest'aula concorderanno con le mie affermazioni. C'era una volta il maestro in questo Paese, c'era una volta la maestra, il professore e non rappresentavano soltanto una professione o un lavoro, ma anche un punto di riferimento della società, cui i giovani guardavano con grande devozione e con grande aspirazione. Chi di noi non ricorda il proprio maestro o la propria maestra o il proprio professore anche come una classe di una società che aveva un riferimento?
Mi chiedo e chiedo al Ministro: come fanno i giovani di oggi a guardare a queste categorie professionali come un punto di riferimento con gli stipendi che prendono, con la precarietà che incombe, con il risultato che questo provvedimento promuove oggi? Ho letto che verranno «salvati» quelli che hanno avuto la fortuna di insegnare centottanta giorni l'anno scorso; e quelli che hanno insegnato 175 giorni? E quelli che hanno insegnato 160 giorni? Sono inferiori rispetto a quelli che hanno lavorato per 180 giorni? Poniamocele queste domande, perché io credo che abbiano gli stessi diritti. Poniamoci questi quesiti, pensiamo magari ad una madre di famiglia che per due giorni si trova fuori da questa sanatoria. Se lo è chiesto qualcuno? Non credo. Pag. 32
Voglio dire un'altra cosa: quando il famoso «decreto-legge Gelmini-Tremonti» - così si deve chiamare per me - partì sul presupposto dei tagli lineari per rimettere a posto la spesa pubblica, dicemmo che una riforma della scuola senza un dibattito in quest'aula (che non c'è stato, caro Presidente), fatta solo sui tagli lineari, avrebbe rappresentato la morte della scuola italiana. Bene, questo è il risultato. Allora, spiegasse il Ministro Tremonti come fa a fare affermazioni di questo tipo, come fa a dire di essere per il posto fisso. Figuriamoci, chi non è per il posto fisso? Il problema è che oltre a fare le declaratorie bisogna metterci i fondi, bisogna fare le riforme e dimostrare con i fatti che si vuole tutelare il posto fisso, altrimenti a fare demagogia siamo bravi tutti! Se lui è una volta favorevole al posto fisso, noi lo siamo dieci volte, e se vogliamo fare la gara a chi è più favorevole al posto fisso, siamo pronti tutti, non ci costa nulla e facciamo contente tante persone.
La verità è un'altra: siccome ci si è accorti, sempre in ritardo, dei disastri che creava questa riforma, si sta cercando di mettere il cosiddetto pannicello caldo, che però va bene quando c'è una piccola malattia. Quando c'è una grande malattia non serve e questa riforma, signor Ministro, quando si parla di qualità, ha penalizzato in maniera indiscriminata anche quelle scuole virtuose che dovevano essere, secondo il vostro pensiero, premiate per qualità. Qui non c'è nessun premio per le scuole virtuose: sono trattate allo stesso modo.
Poi vi è un'altra domanda relativa ad un aspetto su cui mi piacerebbe avere una risposta che dalla relazione non ho colto: dov'è la continuità didattica? Chi si occupa di questo problema in rapporto agli alunni e alla famiglia? Qualcuno si è preoccupato di questo aspetto, che secondo me non è secondario parlando di scuola? Voglio fare un esempio difficile: che cosa crea ad un alunno diversamente abile, inserito nel mondo della scuola a grande fatica, il cambio di un insegnante o di insegnanti? Qualcuno si è posto questo problema? A me pare di no.
Quindi, signor Ministro, signor Presidente, chiudo con una previsione che, purtroppo, sarà una certezza: questo provvedimento, che chiamerei di misure palliative, sarà quello che passerà alla storia per aver creato e prodotto una miriade di ricorsi da parte degli esclusi. Lo prevedo da oggi, poi ne riparleremo fra qualche mese, perché se io fossi una di quegli insegnanti che ha lavorato 178 giorni, piuttosto che 180, farei il ricorso domani mattina.
Prevedo una serie di ricorsi e d'altronde siamo abituati anche a questo, alle prodezze di questo Governo che oramai va avanti con provvedimenti del meno peggio perché da quelli del meglio si è molto lontani (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho ascoltato l'intervento un po' sui generis del Ministro Gelmini quest'oggi e, se ho capito bene, lo riassumo in questi termini: «tutto sbagliato quello che i precedenti Governi hanno promosso sulla scuola, tutto smisurato, tutto all'insegna della lievitazione».
C'è un solo appunto da fare, signor Ministro, cioè che lei non si è accorta di aver detto esattamente il contrario: meno ore di insegnamento, meno docenti, meno risorse investite nell'istruzione e nella formazione, un solo segno più davanti, più alunni per classi, anche quando le classi sono meno sicure oltretutto. La domanda quindi è: è questa la politica giusta ed equilibrata messa in campo da questo Governo? Non c'è nessuna stabilizzazione del rapporto di lavoro e niente scatti di anzianità per i precari, di contro un'indennità di disoccupazione anche dopo vent'anni di servizio e l'anno prossimo tutto da capo; e per chi non rientra nelle norme pazienza, chi si è visto si è visto. Vanno così in fumo anche le speranze di quei precari che avevano avviato i ricorsi appellandosi al decreto legislativo n. 368 Pag. 33del 2001, quel decreto che disponeva e dispone ancora oggi che, una volta trascorsi 36 mesi comprensivi di proroghe e rinnovi, indipendentemente dai periodi di interruzione che intercorrono tra un contratto e l'altro, il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato, una norma che recepiva la normativa europea sul rapporto a tempo indeterminato.
Invece, cosa avete fatto per evitare l'immissione in ruolo di migliaia di docenti precari triennalisti? Avete prodotto questo atto, questo decreto-legge n. 134 che oggi stabilisce: i contratti a tempo determinato stipulati per il conferimento delle supplenze non possono in alcun caso trasformarsi in rapporto di lavoro a tempo indeterminato e consentire la maturazione di anzianità utile ai fini retributivi prima dell'immissione in ruolo, e così dicasi per gli scatti di anzianità. In questo modo certo che il fenomeno del precariato scomparirà con un colpo di spugna, perché non ci saranno più assunzioni. Con questa mossa il Governo, che già ha prodotto tagli che hanno messo in ginocchio la scuola italiana quanto a qualità, ha creato una manovra che produce anche disparità tra i precari e certo non è roseo il futuro di questi lavoratori condannati ad essere precari a vita.
Avete così dato vita al più grande licenziamento di massa nella storia del nostro Paese ed è un grande triennio quello che aspetta i nostri precari. Del resto questo stesso decreto-legge n. 134, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 25 ottobre, recando «disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010» già dalla data diceva tutto: un provvedimento intervenuto ad anno scolastico incominciato e qui oggi, alla fine di ottobre, siamo ancora a discuterne.
Nel valutare la situazione delle scuole all'inizio dell'anno scolastico 2009-2010 emerge una situazione diffusa di disagio e di difficoltà nella gestione e nell'erogazione del servizio scolastico su tutto il territorio nazionale. Le scelte effettuate da questo Governo sugli organici in tutti gli ordini di scuola hanno prodotto una rilevante riduzione delle risorse professionali disponibili nelle istituzioni scolastiche che incide negativamente sulla funzionalità e sull'efficacia dei servizi e compromette l'attuazione dell'offerta formativa della scuola pubblica. Basti pensare all'incremento generalizzato del numero degli alunni per classe, in molti casi oltre i limiti di accoglienza delle scuole e degli edifici scolastici; basti pensare alla diminuzione in diversi territori delle strutture disponibili per l'attività didattica e alla riduzione del personale docente e ATA: tutte questioni che incidono negativamente sulla quantità e sulla qualità delle attività scolastiche.
La completa scomparsa poi nelle scuole di personale con ore a disposizione utilizzabili anche per la sostituzione del personale assente per brevi periodi e l'inadeguatezza delle risorse assegnate in fase di programmazione per le supplenze e delle modalità e procedure per la nomina dei supplenti aggiungono difficoltà e producono problemi nella programmazione e nell'erogazione dei servizi. L'accumularsi di crediti delle scuole nei confronti del Ministero, la grave situazione di scarsa disponibilità di cassa di molte istituzioni scolastiche, la possibilità che anche per il 2010 non sia previsto alcun finanziamento per le spese di funzionamento sono fatti non sopportabili. Il Governo e il Ministero continuano così a non dare risposte adeguate alla gravità e alla dimensione dei problemi.
In questo contesto si inserisce questo provvedimento cosiddetto (quasi una beffa) «salva precari».
Il meccanismo previsto da questo decreto-legge copre solo una parte, infatti, dei precari, e inevitabilmente crea delle anomalie nelle graduatorie in quanto non copre tutta un'altra area di precari i quali l'anno scorso non hanno avuto un incarico annuale risultando fuori da ogni meccanismo. Così i docenti precari della scuola ammonterebbero complessivamente a circa 150 mila unità, mentre i beneficiari delle disposizioni di cui ai commi 2, 3 e 4 di questo decreto sarebbero non più di 10-12 mila unità. Pag. 34
In definitiva, si è introdotta soltanto una nuova graduatoria da utilizzare prioritariamente, prima delle graduatorie di istituto, per tutti i contratti stipulati nelle scuole in sostituzione del personale assente; nessuna risorsa aggiuntiva, dunque, ma semplicemente una diversa modalità di conferimento delle supplenze brevi che le scuole avrebbero comunque dovuto assegnare, probabilmente agli stessi aspiranti delle graduatorie di istituto. Il Governo, allora, non aggiunge nessuna risorsa, questo va detto, e per quanto attiene ai fondi per le supplenze tutto è demandato alle regioni, quindi lo Stato chiede alle regioni di supportare questo meccanismo con risorse proprie.
Durante il dibattito in Commissione sono emerse tutte le criticità del testo, e sono davvero tante, e già in quella sede il nostro gruppo, l'Italia dei Valori, ha cercato di contribuire al miglioramento del testo con emendamenti che oggi ripropone all'attenzione dell'Assemblea.
In sintesi, noi proponiamo modifiche al comma 1 dell'articolo 1, che con una disposizione di carattere generale stabilisce il divieto di trasformazione dei contratti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato e la mancata maturazione di anzianità utile ai fini retributivi prima dell'immissione in ruolo. La nostra proposta di modifica, invece, prevede il coinvolgimento nella contrattazione collettiva; infatti, con un intervento legislativo come il vostro, ci si intromette impropriamente sul trattamento economico dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche, in questo caso dei dipendenti del comparto scuola, dimenticando che la definizione del trattamento economico è materia di contrattazione collettiva di lavoro. Allora proponiamo, in deroga a quanto disposto dal vostro comma 1, la stabilizzazione e l'assunzione a tempo indeterminato di una buona parte dei precari.
Le nostre proposte emendative al comma 2 sono invece finalizzate ad allargare la platea dei destinatari dei cosiddetti contratti di disponibilità, andando chiaramente a modificare l'articolo 64 della legge n. 133 dell'anno scorso che, nell'ambito del contenimento della spesa per il pubblico impiego, prevede disposizioni in materia di organizzazione scolastica che si traducono, di fatto, in tagli e riduzioni di dotazioni organiche.
Al comma 3 interveniamo sì sul trattamento economico dei precari, ma solo di quelli coinvolti nei progetti regionali e anche sulla necessità di un coinvolgimento per questi progetti della Conferenza Stato-regioni, così come interveniamo sul fatto di affidare anche allo Stato il carico delle risorse necessarie per lo svolgimento dei progetti stessi.
Infine, siccome per avere diritto all'indennità di disoccupazione è necessario avere un'anzianità assicurativa di almeno due anni dalla data di cessazione dal lavoro, proponiamo, al comma 4, che il servizio prestato con i contratti di disponibilità nel corrente anno scolastico sia computato al suddetto fine, cioè al diritto all'indennità di disoccupazione.
Per tutti questi motivi, per queste proposte che ho appena illustrato, confermo la posizione fortemente critica del gruppo dell'Italia dei Valori sul provvedimento, una posizione che potrà modificarsi soltanto in base ad un esito positivo delle proposte emendative presentate. Il problema occupazionale che riguarderebbe quest'anno, cifra più cifra meno, fra i 13 mila e i 18 mila docenti e 7 mila ATA e che coinvolgerà nei prossimi due anni altre decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori, ci mettono in questa posizione di preoccupazione e di denuncia dei limiti dell'azione del Governo.
La situazione grave in cui versa la scuola non può essere affrontata con i tagli agli organici e con il più grande licenziamento di massa del dopoguerra, ma richiede, o meglio richiederebbe, la costruzione di nuove politiche sul reclutamento e sulla formazione del personale scolastico che chiaramente questo Governo non è in grado di assicurare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

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PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

PAOLA PELINO, Relatore. Signor Presidente, il Comitato dei nove si è riunito oggi e ha esaminato gli emendamenti presentati. Per ragioni di economia e razionalità dei lavori procedo, quindi, ad indicare esclusivamente gli emendamenti sui quali il Comitato dei nove ha formulato un parere favorevole.
Si tratta degli identici emendamenti Borghesi 1.17 e Maurizio Turco 1.18 e delle seguenti proposte emendative: 1.600 della Commissione, Cazzola 1.194, 1.601 della Commissione, Goisis 1.302, Zeller 1.195, nonché dell'emendamento 1.1000 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, di recepimento della condizione della V Commissione. Sulle restanti proposte emendative vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
Vorrei, però, soffermarmi infine, per una precisazione, sull'emendamento De Pasquale 1.360. In proposito, segnalo che il Ministero ha fatto presente di avere già inserito tali disposizioni nella bozza di decreto ministeriale attuativo, contemplando, tuttavia, una serie di casistiche contrattuali e di tutela sociale molto più ampia rispetto a quanto proposto dall'emendamento. Il Governo si è quindi dichiarato disponibile ad accogliere un ordine del giorno sulla materia.

PRESIDENTE. Onorevole Pelino, questo lo dirà il Governo.

PAOLA PELINO, Relatore. Analoga riflessione vale per l'emendamento Delfino 1.62 in materia di insegnanti di sostegno, per il quale lo strumento dell'ordine del giorno appare preferibile, trattandosi di indicare un indirizzo attuativo all'interno degli istituti.
Ricordo, infatti, che già l'articolo 2, comma 413, della legge finanziaria per il 2008, n. 244 del 2007, ha disposto la regola di un insegnante di sostegno ogni due disabili.

PRESIDENTE. Quindi, per gli emendamenti Delfino 1.62 e De Pasquale 1.360 vi è un invito al ritiro e a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.
Qual è il parere del Governo?

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Ricordo che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Delfino 1.2, Borghesi 1.3 e Madia 1.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, il comma 1 del provvedimento al nostro esame stabilisce che i contratti a tempo determinato non possono in alcun caso trasformarsi in rapporto di lavoro a tempo indeterminato né consentire la maturazione di anzianità utile ai fini retributivi prima dell'immissione in ruolo. Il medesimo comma è, a nostro avviso, contrario a ciò cui il Governo si appella ovvero alla sentenza della Corte giustizia europea del 13 settembre 2007 e viola gli indirizzi comunitari in materia di rapporto di lavoro esattamente per ciò che riguarda la direttiva 1999/70/CE. Esso non rispetta neanche quella sentenza della Corte di giustizia europea che rimarca la parità di trattamento nel pubblico impiego e la clausola 4, punto 1, dell'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato del 1999 che impedisce, lo ripeto, l'introduzione di una disparità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato. La stessa clausola dispone che i lavoratori a tempo determinato non possano subire trattamenti diversi da quelli a tempo indeterminato a meno che non vi siano ragioni oggettive. A questo punto ci sembra che, a parte la Pag. 36disparità di trattamento, i precari non abbiano ottenuto davvero molto dopo anni di lavoro svolto nella scuola. Chiediamo la soppressione di questo comma perché dispone anche la non possibilità, per il docente che abbia ottenuto una supplenza per l'anno in corso, di maturare l'anzianità di servizio utile ai fine retributivi prima dell'immissione in ruolo. Quindi, riteniamo il medesimo comma 1 non giustificabile per il ruolo che riveste la supplenza del nostro sistema scolastico: essa non garantisce soltanto un servizio o semplicemente la copertura della classe e chi vive il mondo della scuola questo lo sa, ma garantisce anche e soprattutto un servizio pubblico essenziale, un servizio fondamentale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, è noto che oggi siamo davanti ad un provvedimento che cerca in qualche misura da un lato di attuare quel grande taglio che la legge 6 agosto 2008, n. 133 aveva definito quale taglio triennale per oltre 130 mila lavoratori tra insegnanti e personale ATA, anche se poi sulle cifre vi sono sempre delle diversità. Comunque, la sostanza è che, da un lato, c'è questo provvedimento che impone una grande ristrutturazione, dall'altro, ci sono le grandi criticità che l'inizio dell'anno scolastico ha evidenziato con tutta la sua forza. Allora, come abbiamo detto in sede di discussione sulle linee generali, siamo davanti ad provvedimento tampone che cerca, da un lato, di superare le criticità e, dall'altro, non rappresenta quella risposta urgente, quella soluzione concreta e tempestiva alle criticità stesse che il sistema scolastico ha dimostrato nel suo avvio per l'anno 2009-2010.
Abbiamo proposto questo emendamento soppressivo che sta a monte del conferimento degli incarichi annuali delle supplenze: è una norma di blindatura, che assolutamente esclude ogni possibilità per quanti siano nella situazione di precari di maturare non solo quel diritto - che altra normativa di questo Parlamento aveva approvato - ad un inserimento definitivo nella scuola ma che addirittura va ad incidere - questo io credo sia veramente incomprensibile - sui diritti dei lavoratori riconosciuti dal contratto collettivo nazionale per il comparto scuola.
Queste norme hanno trovato già nel loro percorso e nei ricorsi alla giustizia amministrativa conferma del fatto di essere palesemente inadeguate e sicuramente, signor Ministro, determineranno gravi conseguenze per l'erario. Devo dire che il Governo, nel corso dell'esame in Commissione, con il sottosegretario Pizza, ma anche il relatore, avevano assunto un atteggiamento ed una disponibilità ad una riflessione ferma rispetto a tali temi. Soltanto spostando la questione con norme di questo tipo non è possibile risolvere i problemi, ma semmai gli stessi vengono ad incancrenirsi.

PRESIDENTE. Onorevole Delfino, deve concludere.

TERESIO DELFINO. Pertanto, esprimiamo una grande preoccupazione su un provvedimento che mortifica i precari e che, allo stesso tempo, non dà garanzie all'erario dello Stato, e dunque su di esso esprimeremo convintamente un voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, intervengo a sostegno degli identici emendamenti soppressivi del comma 1 perché ritengo che questo comma non abbia assolutamente nessun diritto di comparire in un provvedimento del genere. Con questa norma si colpiscono tutti i precari della scuola mentre l'intero provvedimento è relativo ad una platea molto definita e molto piccola di precari. Pag. 37
Inoltre, in questo comma vengono affermate due cose gravi. La prima è che i rapporti di lavoro a tempo determinato non possono mai trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato; al comma 4 dello stesso articolo 1, tuttavia, ai lavoratori che svolgono le supplenze vengono attribuiti dodici punti utili ai fini della graduatoria proprio per veder trasformato il loro posto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato: quale è dunque la coerenza di tutto questo? Vi è poi, a mio avviso, la previsione gravissima contenuta nell'ultima parte del comma 1 laddove si afferma che questo lavoro non è utile essenzialmente per la maturazione degli scatti di anzianità, determinando così una discriminazione gravissima con i lavoratori che insegnano religione nella scuola, i quali hanno invece diritto agli scatti di anzianità.
Signor Presidente, abbiamo scoperto che l'articolo 53 della legge n. 312 del 1980 è ancora in vigore e che nel contratto collettivo nazionale vi è una sequenza contrattuale che funziona in questo modo: per tali motivi vi chiedo di votare a favore della soppressione del comma 1 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, sostanzialmente proprio il comma 1 è estraneo a tutto il resto del provvedimento. Come ricordava e in aggiunta a quanto diceva la collega Gatti, ci troviamo di fronte ad un provvedimento che vorrebbe sanare eventuali denunce presso la Corte di giustizia europea, ma in realtà si sta pianificando la violazione delle direttive comunitarie e lo si sta facendo con un gioco subdolo. È sempre lo stesso gioco dell'ufficio legislativo del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca che già in diverse occasioni ha avuto modo di sbagliare e di perdere cause, ed è per questa ragione che voteremo contro; ma soprattutto, vorremmo che il Ministro Gelmini si rendesse conto della gravità di questa azione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Governo chiede la sospensione dell'esame del comma 1 per cercare di giungere ad una riformulazione.

PRESIDENTE. Il relatore?

PAOLA PELINO, Relatore. Signor Presidente, concordo con la proposta del Governo.

PRESIDENTE. Il Governo chiede dunque l'accantonamento del comma 1. Evidentemente ciò significa che viene richiesto l'accantonamento di tutti gli emendamenti riferiti al comma 1, sino all'emendamento Maurizio Turco 1. 304.
Questa è, ovviamente, la proposta del relatore e del Governo.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, poiché si tratta di un decreto-legge composto da un solo articolo, chiedere, come ha fatto il Governo, l'accantonamento del comma 1, significa ammettere che bisogna far ritornare in Commissione il provvedimento. Delle due l'una: o il Governo ci rappresenta il fatto che sta ravvisando l'opportunità di cambiare il testo, quindi di venire incontro alle nostre osservazioni, oppure ci sono delle condizioni diverse che vorremmo comprendere per poi pronunciarci sull'opportunità dell'accantonamento o di un rinvio in Commissione.

Pag. 38

PRESIDENTE. L'osservazione che è stata rappresentata, alla quale il relatore e il presidente dovranno risponderci, è su come proseguire nei nostri lavori. Qualora, si andasse verso la proposta di accantonamento degli emendamenti riferiti al comma 1, la richiesta è quella di una sospensione dei lavori dell'Assemblea, per eventualmente formulare un'ipotesi di riformulazione del comma 1 o è quella di un accantonamento per passare agli altri emendamenti riferiti ai successivi commi? Questo è ciò a cui il presidente, in particolare, e il relatore devono rispondere. Di conseguenza prenderemo le nostre decisioni.

SILVANO MOFFA. Presidente della XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, credo che sia ragionevole sospendere i nostri lavori per avere modo di approfondire eventuali modifiche.

PRESIDENTE. Per quanto tempo dobbiamo sospendere i nostri lavori: 10 minuti, mezz'ora o un'ora? A seconda del tempo necessario, sarebbe ovviamente diversa l'organizzazione dei nostri lavori.

SILVANO MOFFA. Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, chiedo una sospensione di 15 minuti.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, mi affido alla sua saggezza: abbiamo appena cominciato a lavorare, e già sospendiamo i lavori, per accantonare il primo comma del provvedimento subito dopo la chiusura della discussione sul complesso di emendamenti. Ci vuole un po' di serietà che voi avete, ma che non avete esercitato nei lavori dell'Aula oggi pomeriggio (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Allora, la richiesta del presidente della Commissione è quella di sospendere i nostri lavori, per dare la possibilità al Comitato di nove di confrontarsi e per elaborare un'eventuale proposta alternativa: sospendo...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, è possibile conoscere quali siano le modalità e i termini della sospensione e del lavoro del Comitato dei nove, perché non vorrei trovarmi di fronte, visto che ci sono anche manifestazioni all'esterno, a tattiche dilatorie, che ci facciano ritrovare qui tra un quarto d'ora ed apprendere che non si è concluso nulla.
Chiedo formalmente al Governo, e al relatore, l'impegno a tornare in Aula con un testo modificato che venga incontro anche alle proposte dell'opposizione (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, se al primo momento in cui dobbiamo svolgere una votazione, già chiediamo una sospensione, mi chiedo se non valga la pena di far ritornare il provvedimento in Commissione. Forse è lì che andrebbe chiarito il testo. Lo abbiamo fatto la settimana scorsa per un altro provvedimento, nulla vieta che lo si faccia anche questa volta.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi è la richiesta da parte del presidente della Commissione, e del relatore, di sospendere per circa un quarto d'ora i lavori. Se non vi Pag. 39sono obiezioni procediamo alla sospensione dei lavori, oppure mettiamo in votazione la proposta del presidente della Commissione.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, atteso che stiamo qui da parecchio tempo, e che tutti abbiamo appreso adesso di questa iniziativa del Governo: votiamo.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, è chiara la richiesta dell'onorevole Quartiani, ma io non posso sostituirmi al Governo. È evidente. L'onorevole Quartiani ha chiesto un impegno da parte del Governo. Se questo non avviene poniamo in votazione la richiesta.
Chiedo ai colleghi di prendere posto. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta avanzata dal presidente della XI Commissione e dal relatore di sospendere i nostri lavori per 20 minuti.
Onorevole Cristaldi. Facciamo settore per settore chi non riesce a votare. Onorevole Foti, onorevole Pionati, onorevole De Micheli. Un attimo, arriviamo a tutti, non vi preoccupate. Onorevole Miglioli, faccia segno se lei ha votato. Onorevole Gatti, onorevole Franceschini, onorevole Vico, onorevole Sposetti, onorevole De Micheli, non ha ancora votato.

ROBERTO GIACHETTI. Presidente, chiuda la votazione!

PRESIDENTE. Onorevole Di Caterina ... (Commenti).
(È respinta).

La Camera respinge per dieci voti di differenza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Dai banchi del gruppo Italia dei Valori si grida: Dimissioni! Dimissioni!).
Allora vorrei sapere dal presidente e dal relatore se rimane l'ipotesi di accantonamento e quindi di procedere, senza la sospensione, alla votazione degli emendamenti riferiti al comma 2, oppure se dobbiamo ripartire dagli emendamenti riferiti al comma 1.

ANTONELLO SORO. Ripartiamo dal primo comma!

ROBERTO GIACHETTI. Adesso si voti!

PRESIDENTE. Dovete dircelo voi perché comunque in ogni caso... (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Scusate, in ogni caso rimane... (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori) scusate ovviamente mi stanno dicendo...

ROBERTO GIACHETTI. Dobbiamo ripartire dagli emendamenti riferiti al comma 1!

PRESIDENTE. Chiedo scusa, non c'era alcuna... (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)... Con calma, se ci tranquillizziamo forse riusciamo a votare.
Ripartiamo dagli emendamenti riferiti al comma 1. Come giustamente mi confermano, ci sono state le dichiarazioni di voto per quanto riguarda gli identici emendamenti soppressivi Delfino 1.2, Borghesi 1.3 e Madia 1.4.
Poniamo in votazione gli emendamenti Delfino 1.2, Borghesi 1.3 e Madia 1.4...

MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente! Presidente!

PRESIDENTE. Cosa c'è onorevole Fedriga? Mi dica (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Scusate voglio sapere che cosa chiede l'onorevole Fedriga.

Pag. 40

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intendo intervenire sull'ordine dei lavori (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Sull'ordine del lavori. Prego...

ANTONELLO SORO. Basta! Dobbiamo votare! Siamo in fase di votazione!

ROBERTO GIACHETTI. Può parlare solo per dichiarazione di voto!

PRESIDENTE. Scusi, le dichiarazioni di voto sono concluse.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo, infatti, di intervenire sull'ordine dei lavori. L'ho chiesto esplicitamente, Presidente, perché c'è stato... (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Presidente...

ANTONELLO SORO. Non si può, Presidente! Non si può fare così!

MASSIMO POLLEDRI. Ma dove vai Soro? Come ti permetti? Allontanati dalla Presidenza! (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Scusate un attimo. Onorevole Soro, mi dica qual è l'obiezione, mi faccia capire. Vada al microfono e me lo dica (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Scusate, vorrei sapere qual è l'obiezione che viene fatta, se qualcuno...

ANTONELLO SORO. Basta! Dobbiamo votare!

PRESIDENTE. Onorevole Soro, se me lo dice al microfono forse riesco a saperlo (Commenti del deputato Soro). Mi scusi onorevole Soro, ho capito l'obiezione, potete andare a rivedere il resoconto stenografico.
Ci sono state le dichiarazioni di voto. Stavamo per procedere alla votazione, quando il Governo e il relatore hanno chiesto l'accantonamento. Di fronte alla richiesta di accantonamento e di sospensione, non posso permettere che sia minimamente messa in discussione la mia imparzialità rispetto al mio ruolo di Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Dunque sfido chiunque ad andare a rivedere il resoconto stenografico.
Ribadisco la fase del procedimento a cui eravamo arrivati: il Governo ha chiesto l'accantonamento; il relatore e il presidente della Commissione non solo hanno chiesto l'accantonamento ma la sospensione dei lavori. Abbiamo votato il respingimento della proposta di sospensione. Adesso si vota, ma la votazione non era assolutamente ancora aperta per quanto riguarda gli identici emendamenti soppressivi del comma 1. Prima di aprire la votazione l'onorevole Fedriga mi ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori: ritengo che l'intervento possa essere consentito (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico). Prego, onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, in realtà il mio intervento doveva essere sull'ordine dei lavori proprio per cercare di rendere più facili i lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Si attenga all'ordine dei lavori.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Dunque, signor Presidente, le chiedo, perché non mi è chiaro, e per questo intervengo sull'ordine dei lavori, perché si è votato contro la sospensione dei lavori, ma mi domando se l'accantonamento delle proposte emendative riferite al comma 1, per quindi passare all'esame delle proposte emendative riferite al comma 2, come l'Assemblea intenda...

PRESIDENTE. Non si possono votare le proposte emendative riferite al comma 2 perché siamo in votazione degli identici emendamenti soppressivi del comma 1 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 41

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

SILVANO MOFFA. Presidente della XI Commissione. Sempre sull'ordine dei lavori, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, questo provvedimento è molto complesso e delicato; rispetto ad esso è stato svolto un lavoro intenso in seno alla Commissione e quel lavoro ha portato anche ad alcune intese che, ovviamente, nel corso dei nostri lavori emergeranno. Sia dunque chiaro che se questo significa far saltare quelle intese andremo avanti con il provvedimento così com'è e ognuno si dovrà assumere la propria responsabilità. Per questo era stata chiesta una sospensione. Non è stata approvata...

PRESIDENTE. Presidente Moffa, su questo l'Assemblea ormai ha già deciso. Può aver sbagliato o meno ma l'Assemblea ormai ha già deciso (Commenti).

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Consenta al sottoscritto di rilevare questo elemento che ha una sua sostanza politica.

PRESIDENTE. Possiamo procedere, allora, alla votazione.

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo? (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

GIULIANO CAZZOLA. Sull'ordine dei lavori, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. È stato riconosciuto alla Commissione e al presidente della Commissione di aver operato per arrivare a soluzioni condivise. Ritengo che sia sbagliato...

PRESIDENTE. Onorevole Cazzola, lei ritorna su un punto su cui l'Assemblea ha già deciso in modo sbagliato oppure no (Commenti).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Delfino 1.2, Borghesi 1.3 e Madia 1.4, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi... onorevole Vico... onorevole Strizzolo... onorevole Boccuzzi... onorevole Naccarato... coloro che sono in aula hanno tutti il diritto di votare... onorevole Andrea Orlando... onorevole Vernetti... onorevole De Micheli... onorevole Miglioli... onorevole Cota, chi non ha votato? Onorevole Lussana, prego può votare (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico)... Andrea Orlando ancora fa fatica a votare... vedete dunque che, alla fine, chi è in Aula ha diritto di votare... onorevole Orlando, ha votato?

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Vedi votazioni).

(Presenti 542
Votanti 540
Astenuti 2
Maggioranza 271
Hanno votato sì 269
Hanno votato
no 271).

Pag. 42

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, noi non siamo abituati a contestare la Presidenza della Camera neanche quando la Presidenza della Camera lascia trasparire le umane e personali inclinazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Oggi lei ha fatto una cosa scorretta!

PRESIDENTE. No, le chiedo...

ANTONELLO SORO. Di una scorrettezza che non ha precedenti!

PRESIDENTE. No, assolutamente no!

ANTONELLO SORO. Lei ha violato la volontà del Parlamento, lei ha fatto una cosa gravissima, per la quale il suo profilo di Presidente di questa Camera è d'ora in avanti inaffidabile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Onorevole Soro, possiamo avere pareri discordi, ma quando io presiedo quest'Aula sono imparziale come sempre deve essere chiunque presiede quest'Aula. Posso capire le sue motivazioni e le sue reazioni istintive. La invito ad andare a rivedere puntualmente i resoconti di quanto è accaduto e vedrà. Se rileverà scorrettezze da parte del Presidente, io stesso le chiederò scusa laddove avessi commesso queste scorrettezze.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, come lei ha ben evidente bastava una persona per cambiare l'esito di questo voto. C'è chi è arrivato a votazione praticamente chiusa ed ha avuto tutto il tempo, con il cappotto in mano (cosa che di solito non è ammessa in quest'aula), di votare: questa è la verità (Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Pertanto credo che sia stata una votazione quanto meno inficiata da qualche voto che non doveva essere presente in questa votazione (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, innanzitutto volevamo ricordare ai colleghi del Partito Democratico che è buona abitudine prendere atto quando si è in minoranza e festeggiare quando si è in maggioranza, come è accaduto sulla votazione della proposta di sospensione dei lavori. Ma l'aggressione verbale nei confronti di chi presiede l'Assemblea è un atto inqualificabile, che mette in discussione le regole di convivenza e di dibattito democratico all'interno del Parlamento, specialmente se viene da un presidente di gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Noi, quando siamo andati in minoranza nella votazione sulla sospensione ne abbiamo preso atto: vi sono le regole, vi sono le tattiche parlamentari, dopodiché non si può accusare il Presidente se si è due di meno in aula. Non credo che il Presidente abbia responsabilità.
Sarebbe opportuno, quando presiedono dei vicepresidenti della Camera, evitare contrapposizioni che tentino di affibbiare una giacca politica a chi deve svolgere in quel momento un ruolo imparziale. Quindi, nel ribadire la fiducia al Presidente Lupi per la correttezza con cui ha proceduto (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)... Lo so, va bene, ma non vi piace perché avete perso: se vincevate eravate convinti che era stato perfetto e nella vita bisogna poi prenderne atto. Pag. 43
Sarebbe opportuno che si evitasse un contrasto nei confronti della Presidenza: contrastiamoci e scontriamo con i numeri e con le tesi in Aula, ma evitiamo di aggredire la Presidenza, perché questo non è utile per il processo democratico di formazione delle leggi che dobbiamo portare avanti.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi richiamo all'articolo 8 del Regolamento in quanto tale articolo le dà, ovviamente a prescindere dalla casacca che porta - io sono convinto che lei si è sempre distinto per agire in quest'aula in modo imparziale - la responsabilità di guidarci nei lavori dell'aula e la grande responsabilità anche di indicarci i tempi rispetto alle votazioni e rispetto ad ogni fase del aula.
Signor Presidente, penso che lei abbia compiuto un gravissimo errore. Quello che è accaduto è testimoniato in parte da fatti percepibili, e in parte, purtroppo, da fatti non percepibili, che però hanno visto tutti.
Vi è stata una prima votazione su come procedere nei lavori in quest'Aula, in cui la maggioranza, onorevole Bocchino, era in minoranza, con dieci voti in meno. Quando si è constatato ciò - proprio perché la votazione procedurale andava oltre il tema che l'onorevole Fedriga aveva proposto - si doveva semplicemente passare alla votazione della proposta emendativa in esame. Se si fosse passati a tale votazione nei tempi normali, la maggioranza sarebbe andata di nuovo sotto con i voti, ma si è occupato il tempo con una serie di argomentazioni. Il Presidente Lupi valuterà, nella sua personale rivisitazione di questo momento, se i tempi sono stati effettivamente funzionali ai lavori dell'Assemblea, oppure se, paradossalmente o anche realmente, hanno consentito ad alcuni deputati di entrare in quest'Aula. Tuttavia, vorrei dire che la questione non è questa, perché, comunque, non sarebbero stati sufficienti.
La questione è un'altra ed è a questo proposito che lei, signor Presidente, ha commesso un grave errore e, forse, dovrà valutare quanto supportato a dovere. Signor Presidente, quando il tabellone delle votazioni si accende e si illumina la scritta «votazione nominale n. 1», la votazione è aperta. Quando la votazione è aperta, lei non può dare la parola a nessuno, neanche per un richiamo al Regolamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Nessuno, in questo momento, oltre ai colleghi che lo hanno visto - e mi auguro che vi sia qualche persona di onestà intellettuale anche dall'altra parte dell'emiciclo - potrà esimersi dal constatare che il tabellone fosse illuminato e che fossimo in fase di votazione.
Signor Presidente, lei ha dato la parola a tre persone per intervenire sull'ordine dei lavori, quando poteva darla ad una sola, perché si trattava dello stesso identico tema. Vi sono stati una serie di errori che hanno portato il capogruppo Soro a stigmatizzare un andamento della conduzione dei lavori dell'Assemblea, che, casualmente, signor Presidente, ha palesemente facilitato la maggioranza. Sappiamo benissimo di essere in minoranza in questo Paese rispetto alle elezioni, ma quando in quest'Aula siamo in maggioranza, abbiamo diritto che si voti esattamente come quando siamo in minoranza. Non saranno né l'onorevole Bocchino, né qualche ragionamento un po' contorto della Presidenza, a mettere in evidenza che, in questa sede, oggi, noi avevamo la maggioranza. La maggioranza ed il Governo hanno vinto per il voto di un deputato che è entrato in Aula e si è andato a sedere al suo posto. Signor Presidente, si ricorderà, invece, che la volta scorsa, le dissi che non aveva consentito ad alcune persone di votare mentre stavano per farlo. Allora, mi disse che non avrei mai potuto dire una cosa del genere, mentre oggi ha legittimamente atteso che un deputato, che si è affacciato dalla porta, andasse verso il suo scranno, votasse e determinasse il voto.
Per quanto mi riguarda, tutto questo è frutto di un gravissimo errore: glielo devo Pag. 44dire, perché questo gravissimo errore ha cambiato il risultato che vi sarebbe stato in quest'Aula su una proposta emendativa delle opposizioni, dopo cui, probabilmente, sarebbero cambiate le cose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e Italia dei Valori).

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 17,47)

ROBERTO COTA. Signor Presidente, vorrei precisare soltanto un fatto che, altrimenti, non avrei evidenziato. La deputata in questione che è entrata in Aula è l'onorevole Lussana. Premetto che il suo voto non sarebbe stato determinante. Comunque, l'onorevole Lussana è entrata un po' lentamente - e il Presidente Lupi ha aspettato - perché è incinta all'ottavo mese (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, dato il clima che vi è nel Paese in relazione alla dignità delle donne, mi auguro che, almeno in questo Parlamento, se non da altre parti, si rispetti la dignità delle donne e dell'onorevole Lussana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che non deve farsi usare per fini politici (Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prego.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Posso andare avanti, signor Presidente?

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di mantenere un contegno e consentire all'onorevole De Biasi di proseguire.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Grazie, signor Presidente. La pensiamo diversamente, questo mi sembra del tutto ovvio: io non considero la maternità una malattia e non la considera l'onorevole Lussana, che ha una sua dignità, ha una sua dignità! Mettetevi in testa che le donne hanno una dignità, che è una cosa che voi non potete capire. Vergognatevi, vergognatevi di usare questo argomento, dovete solo vergognarvi (Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Pregherei l'Assemblea, anche per ritrovare un minimo di coesione e di accordo, di salutare Sua Maestà il re di Giordania, Abdullah II, in visita ufficiale in Italia, che assiste ai nostri lavori (Generali applausi - L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi).
Al mio collega, il Presidente dell'Assemblea giordana Abdul Hadi Al-Majali, non posso far altro che mettere in evidenza come la passione del dibattito italiano non abbia nulla da invidiare alla passione con cui in Giordania e in Medio Oriente si seguono quotidianamente le vicende della politica. Un saluto anche al Presidente del Senato, Sen Zaid al-Rifai.
Proseguiamo con i nostri lavori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stracquadanio, ma se l'onorevole Stracquadanio, l'onorevole Vietti e l'onorevole Fioroni non hanno nulla in contrario (ma avendo chiesto la parola ho il dovere di rivolgermi loro), credo che si possa procedere con un ordinato svolgimento dei nostri lavori ed eventualmente, se i colleghi intendono intervenire nuovamente sulle vicende che sono state richiamate nei precedenti interventi, avranno modo di farlo, ai sensi del nostro Regolamento, al termine della seduta.
L'onorevole Vietti dissente, quindi ha tutto il diritto di prendere la parola.
Prego ha facoltà di parlare.

Pag. 45

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, chiedo scusa, ma sommessamente e senza alcuna polemica, mi permetto di prendere comunque la parola, perché il nostro gruppo non è intervenuto finora con nessun parlamentare su quanto è accaduto.
Ho apprezzato la fortunata coincidenza in cui ella ha immediatamente approfittato della presenza di illustri ospiti, che hanno visto un applauso trasversale dell'Assemblea, che ha avuto anche l'effetto miracolistico di distrarci dalla vicenda che ci occupava, ottenendo un consenso ampiamente superiore a quello che il Presidente Lupi aveva avuto poco prima.
Tuttavia, signor Presidente, non posso sottrarmi, pur con la pacatezza che è succeduta alle precedenti fasi più concitate, di far notare che da parte nostra, ovviamente, confermiamo il massimo rispetto per la Presidenza della Camera da chiunque è esercitata e dunque anche dal vicepresidente Lupi. Ringraziamo l'onorevole Bocchino che ci ha richiamato a questo rispetto istituzionale, dal quale peraltro noi non ci discostiamo mai: saremo lieti se l'onorevole Bocchino avrà occasione di ricordarlo anche nelle sue file e ai responsabili di primo piano del suo partito.
La notazione, signor Presidente, lo ripeto soltanto per lei che non era presente, mi pare incontrovertibile: la Camera ha votato su una richiesta di sospensione, che è stata respinta, e dunque l'opposizione ha prevalso in quel voto. Avrebbe dovuto far seguito contestualmente, senza scansioni temporali, la votazione sull'emendamento, che viceversa è stata differita in modo da consentire l'ingresso di parlamentari della maggioranza che hanno sovvertito l'esito del voto.
Questo è il dato di fatto che rassegniamo alla Presidenza, le valutazioni stanno nei fatti e quindi a nostro modo di vedere non hanno bisogno di commenti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

GIUSEPPE FIORONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, vorrei solo rassegnare alle sue riflessioni il fatto che l'emendamento in discussione era un emendamento che riguardava la vita di 270 mila persone in questo Paese e che la sapiente gestione ed il professionismo del Presidente Lupi nel far trascorrere il tempo ha cambiato la loro vita, facendo passare il loro futuro dietro le loro spalle (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il fatto che la maggioranza si sia impegnata su ciò credo sia un fatto grave, che deve essere ricordato da tutti noi perché quelle persone non avranno altra occasione di avere un futuro per quel tempo che sapientemente e molto cattolicamente, l'onorevole Lupi ha fatto passare sulla loro vita (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Berretta 1.316.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, questo è uno dei tanti emendamenti che abbiamo sottoposto al Governo e alla maggioranza in Commissione per cercare di modificare in meglio un comma del quale vorrei chiarire ai colleghi il significato reale. Così com'è scritto attualmente, l'articolo 1, comma 1, di questo decreto-legge sancisce che chiunque abbia lavorato nella scuola come precario non può vedere la propria vita lavorativa proseguire nell'ambito scolastico; non potrà mai, si dice, in nessun caso, vedere trasformato il proprio contratto a termine in un contratto a tempo indeterminato.
Non paghi di ciò, si afferma anche che non potrà mai vedere riconosciuto lo scatto di anzianità retributiva e il punteggio Pag. 46collegato nel passaggio dalla carriera di precario alla carriera di insegnante. Infatti, abbiamo imparato anche che per aggirare una sentenza della Corte europea siamo arrivati a sancire che chi insegna latino e greco come professore di ruolo svolge una professione che si chiama insegnante, mentre chi insegna latino e greco con incarico annuale fa un altro mestiere non meglio definito, se non quale garante della continuità della funzione didattica scolastica.
Credo che i colleghi facciano bene a capire come stanno votando. Credo che il collega Fioroni non abbia esagerato quando ha detto che più di 250 mila persone si vedono espulse dal percorso ordinario che porta all'immissione in ruolo. Nessuno ci ha detto chiaramente, se non nei corridoi, che il Ministero sta predisponendo una nuova forma di reclutamento. Allora credo che le questioni andrebbero discusse contestualmente: se c'è una nuova forma di reclutamento bene, diteci però qual è e come, chi fino ad oggi ha lavorato nella scuola, possa essere inserito.
Con questo emendamento tocchiamo poi un altro punto. Oggi si mantiene una discrepanza nel mondo del precariato sul punto del riconoscimento delle anzianità che viene riconosciuta ai soli insegnanti di religione. La motivazione era chiara: gli insegnanti di religione non avevano accesso al ruolo e quindi non avrebbero mai potuto vedere ricostruita la loro carriera.
Abbiamo chiesto e chiediamo, con questo emendamento, che a tutti i lavoratori della scuola venga riservato lo stesso trattamento. Non abbiamo chiesto né chiederemo di togliere un diritto agli insegnanti di religione ma chiediamo, invece, di estendere lo stesso diritto a tutti i precari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, credo che l'emendamento Berretta 1.316 possa essere sostenuto, anche perché fa riferimento alla possibilità di trasformare i rapporti di lavoro dei precari in rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Dopo la proposta che il Ministro dell'economia e delle finanze ha fatto in questi giorni credo che ormai abbiamo la soluzione del problema, vero Ministro Brunetta? Ci hanno assicurato che in via XX Settembre pagheranno tutti gli stipendi e, quindi, tutti gli italiani non hanno più nulla da temere. In realtà, mi è parsa una scivolata di natura tardo-comunista che, considerato il modo con cui viene utilizzato questo argomento, è veramente sintomatica.
Ho sentito che il Ministro Brunetta ha fatto riferimento al Novecento. Penso che il modo immaginifico con il quale il Ministro dell'economia e delle finanze affronta le cose richiederebbe una sobrietà e una precisione istituzionale adeguata. Siamo passati dalla banca del sud alla soluzione di tutti i problemi di coloro che sono a tempo determinato. Penso che non si possa scherzare con le difficoltà delle persone, né si possa giocare nell'illusione di contare qualche voto in più.
Dunque, il mio invito è rivolto ad essere molto seri. Il Ministro dell'economia e delle finanze non può permettersi di dire che lui è a favore della stabilità del posto di lavoro, perché credo che o dica una cosa ovvia o dica, cinicamente, una cosa molto delicata. Pertanto, con l'emendamento in esame - sul quale esprimeremo voto favorevole - vi è un giudizio molto critico nei confronti della posizione espressa dal Ministro Tremonti in queste ore. Ormai ci ha abituato a tutti i colpi di teatro, ma con questo ha davvero passato il segno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà, per un minuto.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, intervengo per ricordare all'Assemblea, ma soprattutto al Ministro, che questo è Pag. 47l'emendamento che potrebbe evitare al Ministero dell'istruzione di continuare a perdere le cause. Ne avete già perse tre, avete pagato, non avete presentato ricorso e avete accettato che decine e decine di migliaia di precari possano, da domani, ricorrere al tribunale del lavoro. Continuerete a perdere e con queste nuove disposizioni raddoppierete il contenzioso, perché si aprirà il fronte europeo. Forse lei ha ragione quando dice, all'inizio del suo intervento, che il problema del precariato nella scuola ha origini lontane. Condividiamo questa sua valutazione ma, allora, il precariato va governato, né rimosso né rinviato alle aule giudiziarie perché quel contenzioso ricadrà sulla vostra responsabilità, non solo... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Maurizio Turco.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà, per un minuto.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, signor Ministro, veramente non sappiamo come spiegarle e come farle capire che state di nuovo mettendovi in un tunnel che vi porterà a violare degli impegni giuridicamente vincolanti a livello europeo. Non ci avete spiegato, né in commissione né oggi in Aula, quali sono le ragioni oggettive sulle quali vi basate per stabilire questa distinzione tra lavoratori che, dal punto di vista sostanziale, svolgono le medesime attività. Se queste ragioni oggettive alla base della discriminazione che state portando avanti non le spiegate, né in quest'Aula né nel provvedimento, dovrete poi farlo dinanzi alla Corte di giustizia, che ha già emanato una sentenza molto chiara al riguardo.
È evidente che vi state mettendo in una situazione di infrazione e che state incorrendo di nuovo nella possibilità di una nuova condanna e di un'ulteriore causa che il Ministero della pubblica istruzione perderà, con piena consapevolezza perché abbiamo spiegato, in tutti i modi, che state violando direttiva, sentenza e accordi delle parti sociali europee.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, le agenzie hanno battuto in questi minuti una dichiarazione del Presidente del Consiglio Berlusconi, il quale dice di essere assolutamente d'accordo con il Ministro Tremonti sulla questione del posto fisso. Allora, a questo punto, mi chiedo se il parere contrario del Governo in questo momento sull'emendamento in esame vada inteso come un voto di sfiducia del Governo al proprio Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'istituto Mattei, di Eboli, in provincia di Salerno, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Coscia. Ne ha facoltà.

MARIA COSCIA. Signor Presidente, stiamo esaminando un emendamento di estrema importanza perché vuole ripristinare la legalità che già la Corte europea aveva invitato l'Italia a praticare. Infatti, non è possibile negare a dei lavoratori a contratto a tempo determinato gli stessi diritti dei lavoratori a tempo indeterminato.
Dunque, con questo emendamento, cerchiamo di dare corpo al riconoscimento di questi diritti prevedendo anche una copertura finanziaria adeguata con un fondo specifico, individuando con attenzione da dove recuperare le risorse. Quindi, non possiamo sostenere una sorta di discriminazione, perché il diritto ad avere lo stesso trattamento economico...

PRESIDENTE. Deve concludere.

Pag. 48

MARIA COSCIA. ...dei lavoratori, come prevede anche la normativa...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Coscia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, è evidente come il provvedimento del Governo non sia atto a salvare i precari, ma sia un provvedimento tampone. È un provvedimento, tra l'altro, inadeguato e in contrasto con la normativa italiana ed europea e con qualsiasi logica del diritto del lavoro perché nega di fatto la possibilità di un percorso di stabilizzazione.
Con questo emendamento si potranno evitare ulteriori contenziosi e dare finalmente risposte adeguate alle tante lavoratrici e ai tanti lavoratori che, svolgendo le stesse funzioni dei propri colleghi, si vedono negare il diritto sacrosanto a una parità di trattamento. Pertanto occorre ripristinare la legalità, mettere in campo risorse adeguate e dare risposte a questi lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rossa. Ne ha facoltà.

SABINA ROSSA. Signor Presidente, l'introduzione del comma 14-bis all'articolo 4 della legge n. 124 del 1999, ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge che stiamo esaminando, viola palesemente la normativa comunitaria, ovvero la direttiva della Comunità europea del 28 giugno 1999 che vieta ad ogni Stato membro di predisporre iniziative legislative finalizzate a realizzare disparità di trattamento tra personale a tempo determinato e personale a tempo indeterminato.
Anche le recenti sentenze della Corte di giustizia europea confermano tale indirizzo e sanzionano l'Italia condannandola al risarcimento delle spese e alla trasformazione del contratto di lavoro. Non è un caso se per adeguarsi alla normativa comunitaria la legge finanziaria per il 2007 predispose, a suo tempo, tale stabilizzazione, consentendo a chi ha avuto un contratto triennale a tempo determinato l'immissione in ruolo come in Europa.

PRESIDENTE. Deve concludere.

SABINA ROSSA. A questo proposito, questo emendamento...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rossa. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, sono rimasta davvero colpita dalle parole del Ministro Tremonti che dice che la flessibilità non è un valore in sé, dopo che per anni e anni da parte di molti esponenti di questo Governo - e anche dei Governi della legislatura 2001-2006 - la flessibilità è stata considerata il totem delle virtù.
Dovevamo essere flessibili tutti e su tutto. Adesso si scopre, invece, che è quasi un errore e si dice che il posto fisso è un valore, perché conferisce stabilità alle persone e permette loro di guardare al futuro. Allora delle due l'una: o sbaglia il Ministro Tremonti o sbaglia lei, Ministra Gelmini, perché in questo provvedimento voi, in realtà, stabilizzate - per dirla così - 16 mila precari, tutti gli altri vanno a casa, cioè perdono il lavoro, saranno licenziati. Quindi, vorrei avere una parola chiara da lei, se possibile.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Motta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mosca. Ne ha facoltà.

ALESSIA MARIA MOSCA. Signor Presidente, il fatto che il Governo non voglia approvare questo emendamento che stiamo presentando è l'ennesima dimostrazione di come questo Governo si riempia la bocca di slogan che servono per andare sulle prime pagine dei giornali, ma Pag. 49poi di fatto approvi tutta una serie di provvedimenti che vanno nella direzione esattamente opposta. Questa è la situazione che sta avvenendo con tutta quella platea di lavoratori cosiddetti precari di cui il Governo prima dice di volersi occupare attraverso una serie di provvedimenti o intenzioni di provvedimenti fumosi all'interno del libro bianco di Sacconi, e poi nega addirittura l'esistenza, come da una serie di dichiarazioni fatte in passato dal Ministro Brunetta. Infine, vi è questa ultima dichiarazione proprio di ieri del Ministro Tremonti, ricordata più di una volta nel dibattito, che evoca un posto fisso e che dimostra come questo Governo sia completamente fuori della realtà e utilizzi solo demagogicamente alcune argomentazioni.
Inoltre, è l'ennesima dimostrazione di come si voglia utilizzare l'Unione europea, à la carte...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mosca.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Schirru. Ne ha facoltà.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, voglio ricordare a questo proposito che il contratto a termine, così come è regolato dal nostro ordinamento, definisce delle apposizioni del termine di contratto di lavoro, è subordinato anche a limiti quantitativi e di eccezionalità ed è rimesso, come è stato ricordato, alla contrattazione integrativa differenziata ed utilizzato solo per ragioni occupazionali e di sostegno a soggetti deboli.
È previsto, però, dal nostro ordinamento il divieto di assunzione a termine in caso di sostituzione di lavoratori, unità di lavoro soggetti a licenziamento collettivo impegnati nelle stesse mansioni, come in questo caso. Siamo, infatti, di fronte a dei licenziamenti di massa e per questo il provvedimento in esame va modificato. Si configurano tra l'altro rapporti nei quali sono necessari sistemi di proroga per ragioni contingenti come malattia, maternità e per assicurare nello stesso tempo la continuità didattica. Per questo è indispensabile disciplinare...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Schirru.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pes. Ne ha facoltà.

CATERINA PES. Signor Presidente, intervengo per dire che è evidente che stiamo assistendo ad una sorta di schizofrenia dove, da una parte, il Governo con il Ministro Tremonti e con il Presidente del Consiglio dicono che il futuro si muoverà verso il lavoro a tempo indeterminato e che questa è cosa buona e giusta. Viceversa, contemporaneamente, dall'altra parte noi, qui in aula, con il voto della maggioranza cui abbiamo assistito prima, in realtà stiamo andando a votare un articolo di legge nel quale, invece, si rende definitiva la condizione di precarietà degli insegnanti che, fino ad oggi, si trovavano nelle cosiddette graduatorie ad esaurimento. Diciamo questo perché è evidente che a loro non viene garantita nessuna progressione di carriera. Ecco questo lo troviamo un aspetto...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pes.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mattesini. Ne ha facoltà.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, questo emendamento dell'onorevole Santagata potrebbe essere firmato dal Ministro Tremonti, che oggi, infatti, ha parlato del lavoro stabile e dell'utilità sociale della stabilità del lavoro. Si tratta di parole che sicuramente sono state dette per sviare l'attenzione dell'opinione pubblica dalle questioni che in questi giorni l'onorevole Berlusconi ha posto, mi riferisco al tema della giustizia e all'attacco furibondo alla Costituzione. Ma tant'è, sono abituata a dare valore anche alle parole ed allora quello che oggi viene fatto qui con questo decreto è esattamente il contrario di quanto detto dal Presidente Berlusconi e dal Ministro Tremonti. In Pag. 50particolare al comma 1 si cancella una possibilità per circa 270 mila persone che hanno dedicato anni di vita e di professionalità alla scuola, Ministra Gelmini, non sono persone che sono state assistite o hanno fatto assistenza, ma persone di grande personalità che hanno dato tanto alla scuola...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mattesini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, voglio dire all'onorevole Gelmini che credo che questa scelta fatta oggi sia contraddittoria. Sono anni che continuiamo a tagliare sul sociale moltissime risorse, anche per gli insegnanti di sostegno e in tutto il mondo del precariato che vive all'interno delle scuole, professionalità che si rivolgono alle persone più svantaggiate; su questo non è stata fatta una differenza, un sostegno, una diversificazione. Credo che dovremmo cominciare a cambiare la nostra posizione e ricordarci che il posto fisso non deve essere solo per alcuni privilegiati ma deve essere per tutti, al di là delle capacità, dei fini e degli obiettivi che vanno rincorrendo. Credo che la contradditorietà con Tremonti che parla di posto fisso, mentre lei vagheggia la necessità di poter buttar fuori tante persone sia in qualche modo la lettura di pensiero del vostro stesso partito...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Argentin.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Pasquale. Ne ha facoltà.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, avrei voluto parlare del comma 1, ma ci sarà occasione di farlo di nuovo in quest'Aula. L'onorevole Argentin mi ha fatto venire in mente una domanda che voglio rivolgere al Ministro, approfittando della sua presenza qui in Aula, cosa così rara e parca purtroppo, magari è presente in altre sedi ma non qui in Parlamento. Voglio porle una domanda: vorrei sapere, signor Ministro, dove sono stati assegnati i 5 mila posti di insegnanti di sostegno in più che lei ha sostenuto, sia in varie conferenze stampa sia in Commissione cultura, di avere dato sull'organico di diritto? Ci sorge il dubbio che lei abbia fatto il gioco delle tre carte, li abbia tolti dall'organico di fatto e li abbia invece messi sull'organico di diritto, per cui non sono 5 mila posti in organico di sostegno in più, ma 5 mila posti «riciclati», tanto è vero che...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Pasquale.
Saluto i docenti e gli studenti del Liceo classico «Bertrand Russel» di Cles (TN) e dell'Istituto tecnico commerciale «Savoia-Benincasa» di Ancona, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Torre. Ne ha facoltà.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, dagli interventi in discussione sulle linee generali si è affermato che il disegno sulla scuola di questo Governo è assolutamente diverso da quello del Governo precedente e questo è assolutamente vero, purtroppo. Il Governo immagina una scuola che abbia al centro la comunità educante. Però mi chiedo: allora come mai, proprio per questo comma 1, alcuni dei lavoratori...

PRESIDENTE. Scusi un attimo, onorevole De Torre. Pregherei gli onorevoli Moffa e Cicchitto di non sostare presso i banchi del Governo, grazie. Prego, onorevole De Torre.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Dicevo che l'attuale Governo vuole mettere al centro della scuola la comunità educante, ma allora come mai considera dentro questa comunità educante alcuni dei docenti diversi dagli altri, come viene detto nella relazione, con un rapporto diverso dagli altri? Pag. 51
Che cosa significa? Un domani prenderemo persone esterne assolutamente estranee alla comunità educante per fare supplenza ai ragazzi? Prenderemo dei badanti degli studenti? Il Governo precedente, invece, voleva...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole De Torre.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, vorrei porre una domanda alla Ministra, dato che abbiamo questa occasione. È vero che con il comma 1 dell'articolo 1, laddove si dice che non vengono maturati gli scatti di anzianità, non stiamo parlando degli scatti di anzianità durante il contratto a termine, stiamo dicendo che non si ha alcuna intenzione, neanche al momento del passaggio in ruolo, di fare la ricostruzione della carriera?
Ebbene, se il comma 1 significa questo, bisogna avere il coraggio di dirlo agli insegnanti, bisogna avere il coraggio di dire che si stanno cambiando le regole del reclutamento in corsa, che non si sta facendo un servizio alla scuola italiana, che si stanno condannando i precari ad essere precari a vita e si stanno licenziando, invece, un numero di precari che in questo momento sono tutti quelli che l'anno scorso hanno fatto le supplenze temporanee (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PIERO FASSINO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, vorrei richiamare la sua attenzione e quella di tutti i colleghi su una cosa abbastanza sconcertante. Vorrei che anche il Ministro dell'istruzione ci desse retta perché...

MARIASTELLA GELMINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Sono qui da tutto il giorno!

PIERO FASSINO. No, signor Ministro, io ho chiesto la parola esattamente per questa ragione: stiamo esaminando un provvedimento di estrema delicatezza, stiamo esaminando degli emendamenti impegnativi, ci sono interventi dei parlamentari, lei tutto fa meno che seguire la discussione. Questo è inaccettabile, è inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)! No, è inutile che fa così, signor Ministro, così lo faccio io, lei ha il dovere di ascoltare quest'Aula, lei ha il dovere di ascoltare quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
Lei non si può permettere di non rispettare l'Aula perché lei risponde a quest'Aula dei provvedimenti che assume (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Codurelli. Ne ha facoltà, per un minuto.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, Ministra Gelmini, anche se in questa discussione tanti colleghi l'hanno già sottolineato, vorrei ancora rimarcare quanto è stato detto ieri nella discussione sulle linee generali, ossia che anche il Comitato per la legislazione ha ricordato che questo provvedimento aveva bisogno, e avrebbe bisogno, di un ulteriore approfondimento, oggi ancora di più. Lei, infatti, non può venire in quest'Aula, che è l'Aula del Parlamento, a dire che noi stiamo, in qualche modo, affrontando in maniera demagogica il problema di tanti e tanti licenziati! Voi non potete prendere l'Aula del Parlamento come un luogo dove non ascoltare e poi andare all'esterno, mi riferisco ad un Ministro del Governo di cui lei fa parte, e dire tutt'altra cosa! Mettetevi d'accordo, dite cosa volete, se volete il posto fisso o se invece questi sono licenziamenti puri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Miglioli. Ne ha facoltà.

IVANO MIGLIOLI. Signor Presidente, vorrei che fosse compreso da parte del Ministro, ma mi rivolgo anche al presidente della Commissione competente, nonché ai colleghi della XI e della XII Commissione, il motivo della nostra insistenza sull'emendamento in esame. Stiamo parlando del comma 1 dell'articolo 1, cioè del punto più controverso del provvedimento perché in esso si afferma che i contratti a tempo determinato non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti a tempo indeterminato e consentire la maturazione di anzianità. Dunque, siamo di fronte ad una palese discriminazione, oltre che ad una contraddizione con quanto avete affermato.
Colleghi, considerato che questo provvedimento era stato inserito inizialmente nel cosiddetto decreto Ronchi, e poi per estraneità di materia si è adottato un decreto ad hoc, e che anche nelle forze della maggioranza è noto che questo sia un aspetto controverso, sarebbe utile ritirare questa disposizione. Abbiamo chiesto la soppressione, almeno se ne prenda atto e si stralci la disposizione.
Bisogna essere coerenti e Tremonti, che dice...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Miglioli.

IVANO MIGLIOLI. ...che vuole il posto fisso, dovrebbe dare il buon esempio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciriello. Ne ha facoltà.

PASQUALE CIRIELLO. Signor Presidente, al di là degli aspetti di sostanza incisivamente evidenziati nell'intervento dell'onorevole Fioroni, volevo sottolineare come la normativa in questione presenti anche degli evidenti problemi di legittimità. Questo è un campo su cui la maggioranza non ha sinora brillato: abbiamo esordito sollevando, prima dell'estate scorsa, un conflitto di attribuzione, mi permetto di dire, ridicolo, per una presunta invasione del potere giudiziario, che ci è stato immediatamente restituito, fino all'ultima decisione sul lodo Alfano.
Per come è scritta la normativa non vi è alcuna motivazione della discriminazione operata a danno di questa categoria di lavoratori. Sembra quasi che questi docenti siano stati raggiunti da un anatema biblico, se non da una fatwa. Non appartiene alla discrezionalità di questo Parlamento, e comunque non gli fa onore, operare in maniera così cervellotica ed arbitraria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, intervengo solo per una precisazione: i colleghi che hanno ricordato che alcuni tribunali di merito hanno condannato l'amministrazione a pagare e che l'amministrazione ha pagato si sono dimenticati di aggiungere che le sentenze erano provvisoriamente esecutive, e quindi l'amministrazione non poteva non pagare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cenni. Ne ha facoltà.

SUSANNA CENNI. Signor Presidente, mi rendo conto che non sarò originale nel sottolineare il tempismo delle dichiarazioni del Ministro Tremonti sul posto fisso - anche se ho il legittimo sospetto che forse si riferiva al suo posto, quello di Ministro dell'economia e delle finanze - ed il contrasto con le scelte che si stanno facendo adesso in quest'Aula e in questo Paese. Credo che sin dall'inizio della legislatura sia stato piuttosto chiaro il messaggio del Governo: non investire sulla scuola pubblica, non valorizzare le competenze e le professionalità di chi da anni Pag. 53lavora nella scuola, non investire sul futuro del Paese, non dare chance reali ai ragazzi che vengono qui ad assistere alle nostre sedute.
Vi farei un invito, francamente, a dire la verità agli italiani: in questo provvedimento non vi è alcuna garanzia e voi scegliete chi garantire e chi tenere fuori da ogni garanzia possibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Farinone. Ne ha facoltà.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, francamente mi meraviglio moltissimo che il Governo non si renda conto che questa disposizione prevista dal comma 1 dell'articolo 1 rappresenta non solo un'ingiusta penalizzazione nei confronti dei docenti a tempo determinato, ma, soprattutto, presenta una palese incompatibilità con la normativa comunitaria.
Questo, lo ricordava prima l'onorevole Gozi, ci porterà inevitabilmente incontro ad una procedura di infrazione. Lo abbiamo sottolineato in Commissione con determinazione e chiedo al Governo, finché è in tempo, di fermarsi, perché andare incontro ad una procedura di infrazione comporta un'ennesima brutta figura in Europa, della quale il nostro Paese sicuramente non ha assolutamente bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, più che sull'ordine dei lavori intervengo sull'ordine dell'Aula. Comprendo che il Governo stia intrattenendo rapporti e relazioni con colleghi della maggioranza e forse anche dell'opposizione per capire se vi possano essere iniziative migliorative del provvedimento, tuttavia, come lei può notare, sono in corso tre o quattro riunioni con i ministri. Per cui, delle due l'una: o si chiede, anche da parte del Governo, il tempo necessario per verificare e anche per spiegarci quali sono i motivi per i quali sono in corso discussioni che possono portare alla revisione del testo oppure credo che bisogna procedere regolarmente.

PRESIDENTE. Pregherei i colleghi di non intrattenere i rappresentanti del Governo in colloqui onde consentire uno svolgimento ordinato dei lavori dell'Assemblea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Madia. Ne ha facoltà.

MARIA ANNA MADIA. Signor Presidente, in un comma di sei righe vi sono quattro discriminazioni. La prima è stata fatta presente da molti colleghi: si tratta di una negazione tassativa e perentoria (neanche il Ministro Brunetta sulla stabilizzazione della pubblica amministrazione, ed è noto anche per la sua violenza contro i precari, era arrivato a tanto) tale per cui non si può in alcun caso trasformare un rapporto a tempo determinato in rapporto a tempo indeterminato. Si tratta di una discriminazione non per merito, signor Ministro, ma per assoluta casualità. Abbiamo lavoratori che fanno lo stesso lavoro, svolgono la stessa funzione per lo stesso tempo, con gli stessi obblighi e per alcuni, per quelli in ruolo, è prevista la possibilità della progressione retributiva, per altri, per il solo fatto di non avere un contratto a tempo indeterminato, non esiste la medesima progressione. Addirittura con il dubbio interpretativo - su questo il Governo anche in sede di Commissione è stato in silenzio - tale per cui la progressione retributiva potrebbe non valere neanche dopo l'immissione in ruolo, quindi bloccando qualunque tipo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Madia.

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Chiedo di parlare.

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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, ho chiesto la parola perché al punto cui siamo arrivati nella discussione su questo decreto-legge e sui relativi emendamenti, credo sia oggettivamente necessario fare il punto.
Signor Presidente, abbiamo svolto un grande lavoro in sede di Commissione con il concorso anche della minoranza e abbiamo affrontato anche questioni delicate rispetto alle quali si è individuato un percorso che ha portato, in alcuni casi, a risolvere alcune questioni aperte e in altri a definire comunque la volontà di arrivare alla risoluzione del problema. Ciò significa che siamo arrivati in Aula, come maggioranza ma, debbo dire anche come minoranza, con la volontà di trovare un'intesa o un accordo. Ritengo che, al di là di quello che è successo poc'anzi, credo sia obiettivamente necessario, proprio per la ragionevolezza che in questi casi deve intervenire, rivolgere un appello perché si possano sospendere i lavori della nostra Assemblea, riunire il Comitato dei nove e verificare se ancora vi siano le condizioni - sulla base anche di quello che diceva poc'anzi il collega Quartiani - per trovare un punto di incontro e poi tornare in Assemblea.

PRESIDENTE. La proposta che il Presidente della XI Commissione avanza, come i colleghi hanno inteso, è quella di sospendere la seduta per consentire al Comitato dei nove di riunirsi. Vi sono pareri dissenzienti?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, siamo di fronte ai guasti che sta provocando ed ha già provocato questo decreto-legge (si tratta infatti di un decreto-legge e dunque di un provvedimento già in vigore che in questi giorni dobbiamo convertire in legge al fine di assicurarne la vigenza nel tempo). Tali guasti provengono da un'iniziativa del Governo che ha comportato tagli assai rilevanti non solo mettendo in discussione le condizioni di vita di centinaia di migliaia di persone, ma anche costringendo la scuola italiana a lavorare con una discontinuità nelle classi e nella presenza dei docenti, senza quindi quella regolarità necessaria all'inizio dell'anno scolastico già avviatosi (vi sono ancora innumerevoli scuole al nord, al centro e al sud che non sono in grado di fornire una risposta alla domanda di scuola e di regolarità).
Ciò detto, poiché in questo caso non vi è stato un misunderstanding bensì una discussione poco seguita dalla maggioranza e dal Governo, se si tratta di sospendere la seduta per un quarto d'ora, venti minuti o mezz'ora per dare modo al Comitato dei nove di tornare oggi in Assemblea con una proposta, se esiste cioè una proposta già confezionata del Governo e della maggioranza che provveda a far sì che gli errori compiuti siano in qualche modo rimessi in discussione da una nuova norma, allora si può consentire purché sia chiaro che si ritorna oggi in Assemblea. Diversamente, signor Presidente, credo che occorra formulare una proposta di rinvio in Commissione in modo che tutti i commissari di maggioranza e di opposizione lavorino insieme e si prendano il tempo necessario per giungere ad una norma condivisa che riapra una discussione complessiva anche in quest'Aula.

PRESIDENTE. Il presidente Moffa ha inteso quanto sostenuto dall'onorevole Quartiani: è sufficiente una sospensione di mezz'ora per il Comitato dei nove?

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 19.

La seduta, sospesa alle 18,35, è ripresa alle 19,35.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta sono stati votati gli identici emendamenti Delfino 1.2, Borghesi 1.3 e Madia 1.4 e che il presidente della Commissione lavoro ha chiesto la sospensione della seduta per consentire la riunione del Comitato dei nove.
Chiedo quindi al presidente o alla relatrice di riferire all'Assemblea gli esiti della riunione del Comitato dei nove.

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, voglio informare l'Assemblea e ovviamente il Presidente che nell'ambito della Commissione...

PRESIDENTE. Faccio fatica ad ascoltarla quindi chiedo ai colleghi un po' di silenzio per favore.

SILVANO MOFFA, Presidente della XI Commissione. Nell'ambito della Commissione si è ricreato quel clima di grande collaborazione che ha portato anche ad affrontare alcune questioni, in primis quella riguardante il comma 1 dell'articolo 1, sul quale si è già raggiunta un'intesa. Vi sono ancora alcuni aspetti che vanno meglio definiti. Pertanto, mi permetto di chiedere a lei, signor Presidente, di rinviare la seduta a domani mattina anche per i passaggi necessari che debbono essere compiuti nel Comitato dei nove e per poter chiudere l'esame del decreto-legge nella giornata di domani.

PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, se ho ben capito, c'è una proposta da parte del Comitato dei nove all'unanimità che, in sintesi, è fatta propria dal presidente della Commissione di rinviare i lavori a domani mattina.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ritengo che sia necessario rispettare il lavoro che i colleghi dell'opposizione e anche della maggioranza hanno svolto e stanno svolgendo nel Comitato dei nove: è un lavoro di merito che dovrebbe portare - se ho ben compreso dalle parole del presidente della Commissione - a una revisione anzitutto del comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge che il Governo ha proposto all'attenzione del Parlamento. Come sappiamo il comma 1 costituisce una parte assai rilevante, perché interviene sulle carriere future dei supplenti. Così com'è scritto trasforma il rapporto di lavoro in una condizione tale per cui in futuro non si garantisce assolutamente che il rapporto di lavoro possa svolgersi a tempo indeterminato; è un comma che incide sulla maturazione dell'anzianità utile a fini retributivi delle immissioni in ruolo. Si può dire che è il cuore di un provvedimento che il Partito Democratico e l'opposizione tutta hanno chiesto insistentemente di modificare e che da tempo i rappresentanti dei lavoratori, degli insegnanti e dei supplenti stanno chiedendo a gran voce di modificare.
Se questa è la condizione, io la apprezzo, perché è diversa dal modo con cui ieri, già nel corso della discussione sulle linee generali, la maggioranza e il Governo erano entrati in quest'aula, facendo balenare la possibilità di usare ancora una volta un voto di fiducia per convertire un decreto-legge; se si allontana dall'orizzonte il possibile strumento dell'uso della questione di fiducia per imporre al Parlamento nel merito e nei contenuti ciò che invece, come si vede, è possibile cambiare e migliorare, noi, il nostro gruppo non ha nulla in contrario al fatto che, come richiesto, prosegua il lavoro del Comitato dei nove e della Commissione, affinché domani mattina venga presentato un lavoro compiuto sul quale il Parlamento si possa esprimere liberamente.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, se la Presidenza mi avesse dato la parola prima della sospensione come avevo ripetutamente chiesto - ma evidentemente il nostro gruppo, sempre così equilibrato, non suscita abbastanza l'attenzione della Presidenza - non saremmo arrivati adesso a discutere di questa richiesta avanzata dal presidente della Commissione. Infatti, era la proposta che volevo fare io.
Abbiamo fatto due votazioni, una delle quali sulla proposta di sospensione e la maggioranza è andata sotto; nella seconda, relativa agli identici emendamenti soppressivi del comma 1 dell'articolo 1, si è salvata per due voti.
La materia è seria, delicata e tutto il Paese sta guardando quello che fa il Parlamento oggi. Quindi è ovvio che vi è la necessità, se vogliamo produrre qualcosa di serio, di un approfondimento e di un confronto che cerchi di trovare la sintesi, che mi pare si possa trovare. Pertanto, noi non abbiamo nulla in contrario, anzi siamo d'accordo sulla sospensione dell'esame del provvedimento fino a domani mattina, purché si ricreino le condizioni di serietà e anche di rispetto delle proposte che la minoranza, almeno per quanto riguarda la nostra parte, ha presentato durante la discussione.

PRESIDENTE. Non mi sembra quindi che vi siano obiezioni rispetto alla proposta fatta dal Comitato dei nove e dal presidente della Commissione e, pertanto, rinviamo a domani mattina il seguito della discussione sul provvedimento in oggetto.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 19,43).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, trovo necessario chiedere alla Presidenza che intervenga affinché il Ministro dell'economia e delle finanze risponda ad un'interpellanza che è stata depositata più di un mese fa, la n. 2-00456 del 14 settembre, relativamente alle interpretazioni sull'interpello.

PRESIDENTE. Sarà compito della Presidenza sollecitare il Ministero dell'economia al riguardo.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,45).

RENZO CARELLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO CARELLA. Signor Presidente, alle 11 di questa mattina 1.300 lavoratori della Videocon di Anagni hanno occupato l'autostrada A1 per circa due ore per rappresentare un disagio che dura ormai da quattro anni e mezzo. Quell'azienda, che è stata per il sud del Lazio e per il Lazio una grande azienda, la Videocolor, che ha dato lavoro fino a 5.000 persone, è stata messa in mano ad un imprenditore indiano che ha preso i soldi dalla vecchia Thompson, poi dallo Stato italiano e dalla regione Lazio per riconvertire quell'azienda (lo Stato ci ha messo quattro anni e mezzo di cassa integrazione) e che ieri, in maniera unilaterale, ha annunciato la chiusura dello stabilimento a partire dal 1o gennaio 2010. Per 1.350 persone è finita ormai ogni possibilità di lavoro e di riconversione di quell'azienda.
Credo che da parte del Governo e soprattutto da parte del Ministro dello sviluppo economico Scajola vi sia stata nel corso di questi mesi una sottovalutazione. Dunque la preghiera è la stessa del prefetto di Frosinone di questa mattina, che ha convinto gli operai, dopo due ore, a liberare l'autostrada (c'era una coda di circa 30 chilometri). Per evitare che questi episodi si possano ripetere chiedo che il Governo conduca questa trattativa, perché una soluzione è possibile e quella fabbrica potrebbe avere un futuro e un avvenire. Quindi, la mia preghiera e il mio invito è affinché il Governo, nella persona del Pag. 57Ministro dello sviluppo economico, si faccia carico di aprire una vertenza con questi imprenditori, per cercare di dare un futuro alla Videocon e soprattutto a 1.350 lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, intervengo a fine seduta, perché avevo aderito alla richiesta del Presidente Fini di un gentlemen's agreement per rinviare la discussione dell'argomento alla fine dei nostri lavori. Ho scoperto di essere l'unico ad avere aderito a tale gentlemen's agreement, ma ne sono fiero.
Ho chiesto la parola solamente per replicare pacatamente e serenamente al collega Giachetti, il quale aveva sostenuto, nelle fasi concitate di prima, che la votazione era aperta, perché il tabellone recava la scritta «votazione nominale n. 1». Signor Presidente, lei può confermarmi - anche se è per darle atto della sua estrema correttezza - che il Regolamento prevede che la votazione si apre quando il Presidente la dichiara aperta. Ella non aveva ancora dichiarato aperta alcuna votazione.
Vorrei aggiungere che, non di rado, è prassi che, nel caso in cui il Presidente di turno - chiunque egli o ella sia - si accorge, non tempestivamente, che un deputato ha chiesto la parola per una questione incidentale, anche se ha già dichiarato aperta la votazione, la sospende momentaneamente per conoscere la rilevanza della questione incidentale; cosa che, peraltro, non è avvenuta.
Pertanto, il suo comportamento, signor Presidente - sono contento che sia lei a presiedere ora la seduta, perché voglio dargliene atto di persona di fronte all'Assemblea, e perché sia riportato nel resoconto - è stato, oltremodo, aderente ai termini del Regolamento. Il fatto che sul tabellone fosse illuminata la scritta «votazione nominale n. 1» non significa nulla ai fini del rispetto del Regolamento, che è stato integrale ed impeccabile (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

ANTONELLO IANNARILLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO IANNARILLI. Signor Presidente, intervengo per parlare del problema di Videocolor, già accennato dal collega Carella.
Si tratta di un problema che stiamo vivendo, in particolare, in questi momenti. Vi sono ancora degli operai sopra il tetto della fabbrica. Oggi, sono stato sul luogo insieme al prefetto, e ho contattato il Ministero competente guidato dal Ministro Scajola, che ha sbloccato, oggi stesso, altri 30 milioni di euro per la cassa integrazione. Quindi, sicuramente si continuerà l'attività e non si darà luogo alla mobilità, come aveva accennato il collega Carella.
Da mesi, il Governo sta lavorando ad un tavolo permanente per trattare di una nuova società che possa gestire quell'impianto. Quindi, stiamo lavorando, il Governo sta lavorando per cercare una soluzione, ma bisogna trovare una soluzione concreta, un piano aziendale che possa rilanciare quell'attività. Se tutto ciò non accadrà entro giovedì, si rischia una nuova occupazione dell'autostrada.
Pertanto, chiedo anch'io al Governo un incontro o con il Ministro Scajola, già da me contattato, o con un sottosegretario competente della materia. Quindi, rivolgo un appello alla Presidenza, affinché entro domani, possa comunicarci un incontro ufficiale con i vertici del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Iannarilli, vale anche per lei quanto detto all'onorevole Carella. Sarà compito della Presidenza sollecitare al riguardo.

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Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 21 ottobre 2009, alle 10:

(ore 10 e ore 16)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 134, recante disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010 (2724-A).
- Relatore: Pelino.

2. - Seguito della discussione delle mozioni Quartiani, Volontè, Evangelisti ed altri n. 1-00253 e Boniver, Stefani, Iannaccone ed altri n. 1-00254 concernenti iniziative in materia di cooperazione allo sviluppo.

(ore 15)

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 19,50.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2724 - A - em. 1.2, 1.3, 1.4 542 540 2 271 269 271 50 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.