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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 231 di martedì 13 ottobre 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10,35.

GIACOMO STUCCHI, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'8 ottobre 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balocchi, Bindi, Brancher, Brugger, Cirielli, Gianni Farina, Fassino, Lo Monte, Lovelli, Lupi, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Molgora, Narducci, Nucara, Pescante, Razzi, Scajola e Toto sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 10,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Ritiro dell'interpellanza Garagnani n. 2-00425)

PRESIDENTE. Avverto che l'interpellanza Garagnani n. 2-00425, concernente iniziative per la modifica della disciplina in materia di sanzioni per le violazioni della legislazione scolastica, è stata ritirata in data odierna dal presentatore, che contestualmente ha presentato un'interrogazione a risposta scritta di analogo contenuto.

(Iniziative per accelerare l'immissione in ruolo degli insegnanti di strumento musicale - n. 3-00396)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Cera n. 3-00396, concernente iniziative per accelerare l'immissione in ruolo degli insegnanti di strumento musicale (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'onorevole interrogante richiede interventi in favore dei docenti abilitati nell'insegnamento dello strumento musicale nella scuola media iscritti nelle graduatorie ad esaurimento, ed in particolare, il ripristino della tabella di valutazione dei titoli per i docenti di strumento musicale nella scuola media allegato al decreto ministeriale n. 123 del 2000, ed inoltre assunzioni su tutti i posti disponibili.
In merito alla prima richiesta faccio presente che la nuova tabella allegata al decreto ministeriale n. 53 del 21 giugno Pag. 22007 riguarda le graduatorie d'istituto e risponde all'esigenza di unificare, quanto più possibile, i criteri di valutazione dei titoli professionali e di servizio di tutte le discipline scolastiche, salvo definire per l'insegnamento di strumento musicale l'ulteriore valutazione dei titoli artistici. Per quanto riguarda invece la procedura di reclutamento mediante graduatorie ad esaurimento è sempre in vigore l'allegato B del decreto ministeriale n. 123 del 27 marzo 2000.
In merito alle assunzioni in ruolo, faccio presente che esse vengono disposte per tutte le discipline, e quindi anche per l'insegnamento dello strumento musicale nella scuola media, sui posti annualmente autorizzati dal Ministero dell'economia e delle finanze, d'intesa con il Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione, che sono sempre inferiori ai posti disponibili in organico di diritto.
Per l'anno scolastico 2009-2010 sono stati autorizzati 16.000 posti per le nomine a tempo indeterminato (8.000 unità di personale docente ed educativo e 8.000 unità di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario, ai fini della stipula dei contratti a tempo indeterminato). Come precisato all'articolo 2, punto 1, del decreto ministeriale n. 73 del 4 agosto 2009, recante «Disposizioni sulle assunzioni con contratto a tempo indeterminato per il personale docente ed educativo ed amministrativo, tecnico ed ausiliario per l'anno scolastico 2009- 2010», il contingente di assunzioni per il personale docente ed educativo è definito in coerenza al reale fabbisogno di personale risultante dalla complessiva revisione dell'ordinamento scolastico, dalla modifica dei curricula e dei relativi quadri orario di tutti gli ordini di scuola e in relazione alla disponibilità dei posti residuati dopo l'espletamento delle operazioni di mobilità, tenendo conto dell'esigenza di non creare un soprannumero.
Per quanto riguarda le assunzioni dei docenti di strumento musicale della scuola secondaria di primo grado, esse sono destinate, in relazione alle effettive disponibilità, prioritariamente a tutti i docenti presenti nella seconda fascia (ex prima fascia) delle graduatorie ad esaurimento; le eventuali residue disponibilità sono ripartite tra i docenti inseriti in terza fascia (ex seconda fascia), secondo il criterio generale enunciato all'articolo 2, punto 1, del decreto n. 73 del 2009 di ripartizione dei posti.

PRESIDENTE. L'onorevole Cera ha facoltà di replicare, per cinque minuti.

ANGELO CERA. Signor Presidente, parlerò poco perché mi pare che la risposta sia del tutto insufficiente, anzi completamente insoddisfacente in relazione all'interrogazione da me posta. Naturalmente, per quanto riguarda i docenti di strumenti musicali, pare che lo Stato se ne sia completamente scordato, tant'è che si ha bisogno, per immaginare una loro collocazione nelle graduatorie, addirittura che si scomodi il Ministro dell'economia e delle finanze e per ultimo il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Naturalmente sono completamente allibito dalla risposta: non c'è risposta, si continua a rimandare in pieno oceano il problema, pertanto si continuerà ad aspettare. Nel frattempo tante speranze di inserimento nel mondo della scuola per molta gente scompariranno del tutto.

(Iniziative per garantire la piena funzionalità e la messa in sicurezza della strada statale n. 114 Catania-Siracusa - n. 2-00435)

PRESIDENTE. L'onorevole Berretta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00435, concernente iniziative per garantire la piena funzionalità e la messa in sicurezza della strada statale n. 114 Catania-Siracusa (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

GIUSEPPE BERRETTA. Signor Presidente, rinunzio ad illustrarla.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

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BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Onorevole Presidente e onorevole interpellante in merito alle lamentate difficoltà di circolazione sulla S.S. 114, «Orientale Sicula», in conseguenza della limitazione a senso unico del Ponte Primosole, disposta dall'ANAS, si precisa che la medesima società stradale ha istituito il senso unico lungo l'anzidetta statale tra i chilometri 109 e 110 per i veicoli provenienti da Siracusa e diretti a Catania, per la necessità di dare avvio alle attività strumentali al completamento del progetto definitivo del nuovo ponte sul Simeto.
Il 30 giugno scorso, infatti, nel corso della riunione congiunta tra i vertici dell'ANAS, della Prefettura e della Provincia di Catania, è stata valutata la possibilità di migliorare la fluidità della circolazione, permettendo sul Ponte Primosole il solo transito a senso unico esclusivamente per la direzione Siracusa-Catania.
Il 29 luglio scorso, il traffico sul ponte medesimo è stato interdetto per consentire la demolizione del manufatto attualmente ultimata.
Le limitazioni al traffico e le deviazioni di itinerario che sono state a suo tempo previste sono state debitamente segnalate sul sito internet dell'ANAS e al numero verde di ANAS.
Il progetto per la ricostruzione del ponte stesso è stato già approvato dall'ANAS, che ha stanziato i fondi anche per la demolizione, con previsione di ultimazione entro la fine del 2010. Il nuovo ponte avrà una luce maggiore per consentire l'allargamento degli argini e quindi eliminare rischi idrogeologici della zona.
Nello specifico, il lavori seguiranno la seguente tempistica: approvazione entro il 15 ottobre cui seguirà l'aggiudicazione dei lavori, a seguito della procedura ristretta per l'individuazione del contraente dei lavori entro il 30 novembre.
A seguire, si provvederà alla consegna delle attività ed all'ultimazione della progettazione esecutiva entro il 31 dicembre con la definitiva approvazione del progetto esecutivo e l'inizio dei lavori previsto per il 15 gennaio 2010.

PRESIDENTE. L'onorevole Berretta ha facoltà di replicare, per venticinque minuti.

GIUSEPPE BERRETTA. Signor Presidente, mi limito a tornare su questo tema, anche se ormai è superato; tuttavia, a mio avviso, la vicenda in sé è emblematica di una situazione complessiva che riguarda la viabilità in Sicilia.
In realtà, questo asse di collegamento tra Catania e Siracusa è stato inaugurato alcune centinaia di volte, ancora però non è fruibile nella sua interezza, anzi soltanto una piccola porzione è realmente completata.
Il problema - lo ripeto - è più complessivo. Nella fase in cui è stata presentata l'interpellanza in oggetto, in particolare, vi sono stati momenti di vera difficoltà per la popolazione delle due province, con una difficoltà di collegamento che è stata davvero macroscopica.
Quindi, lamentiamo un'inefficienza nella gestione di un momento talmente critico, che si è verificato anche in un momento specificamente destinato al turismo. Pertanto, vi è stata una programmazione dei lavori che, certo, non ha reso giustizia alle esigenze dell'economia siciliana. Il problema - lo ripeto - è più complessivo, ed è un problema che il Governo Prodi aveva tentato di risolvere, stanziando la somma di un miliardo di euro per la viabilità secondaria in Sicilia.
Quindi, non chiediamo grandi opere, ma un piano complessivo di ammodernamento, messa in sicurezza e manutenzione della viabilità, che costituisce una parte rilevante dell'intera rete viaria siciliana. Solo per le due province in questione, si era previsto uno stanziamento, per la provincia di Catania, di 157 milioni di euro, e per la provincia di Siracusa, di 100 milioni di euro.
Il Governo Berlusconi, come ben sappiamo, con il primo provvedimento, ha dirottato altrove questi fondi, penalizzando, ancora una volta, fortemente, la Sicilia. Di tali fondi vi è estremo ed urgente bisogno per garantire standard adeguati di sicurezza all'intera rete viaria Pag. 4siciliana e per non arrecare ulteriori danni ai cittadini e all'economia regionale, già fortemente in crisi. Un sistema come quello attuale, inadeguato, insufficiente e, addirittura, del tutto inesistente, rappresenta un ostacolo oggettivo alla crescita e allo sviluppo della nostra terra.
Il Presidente del Consiglio, più volte, ha rassicurato il presidente della regione che quei fondi sarebbero stati ripristinati e destinati nuovamente alla Sicilia. Sono trascorsi oltre dodici mesi e di quelle promesse, ancora una volta, non vi è traccia.
Pertanto, ci rimettiamo alle parole del Presidente Napolitano, le richiamiamo, ancora una volta, come parole sagge. Noi diciamo «no» ad opere faraoniche, e «sì» a tanti interventi che rendano la Sicilia più sicura e più vivibile. Le settecento famiglie e i cinquemila residenti di Vaccarizzo - una zona che è stata particolarmente penalizzata dagli interventi sull'asse viario - che vivono una situazione di profondo isolamento, hanno bisogno del ponte Primosole - ci dite che verrà realizzato in tempi brevi, lo speriamo, e verificheremo - non del ponte sullo Stretto di Messina.
In Sicilia, purtroppo, sono molto diffuse le realtà in cui la qualità della vita e le possibilità di sviluppo sono legate ad opere di modeste dimensioni: noi speriamo che si metta mano proprio a questo versante di intervento.
Per queste ragioni, signor Presidente e signor sottosegretario, sono profondamente insoddisfatto della risposta, ma più che altro, sono insoddisfatto delle politiche che sta attuando il Governo di centrodestra.

(Chiarimenti in merito al programma dei finanziamenti da erogare per il completamento infrastrutturale nella regione Sicilia, con particolare riferimento alla strada statale n. 115 Gela-Agrigento-Castelvetrano - n. 3-00615)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ruvolo n. 3-00615, concernente chiarimenti in merito al programma dei finanziamenti da erogare per il completamento infrastrutturale nella regione Sicilia, con particolare riferimento alla strada statale n. 115 Gela-Agrigento-Castelvetrano (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, in ordine al corridoio autostradale Gela-Agrigento-Castelvetrano, nonché al suo inserimento nel piano quinquennale ANAS 2007-2011, si precisa quanto segue.
Una prima parte dell'itinerario Gela-Agrigento-Castelvetrano, denominata «tratto Mazara del Vallo, variante alla strada statale n. 115 sud-occidentale sicula compresa tra lo svincolo Birgi sulla A/29 ed il collegamento alla strada statale n. 115 al km 48,000 in corrispondenza di Mazara del Vallo» è inclusa negli interventi di legge obiettivo.
L'iter approvativo previsto dalla legge obiettivo per tale infrastruttura è iniziato e il progetto è in corso di istruttoria presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in attesa dei pareri della regione siciliana e del successivo eventuale finanziamento da parte del CIPE.
Sulla restante parte dell'itinerario, da Castelvetrano a Gela, ANAS ha redatto uno studio di fattibilità che prevede diverse tipologie di intervento.
Lo studio è già stato inviato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e alla regione Siciliana e, allo stato, si è in attesa degli indirizzi da parte dell'ente regionale per procedere alla progettazione preliminare di tratti funzionali.
Il costo complessivo dell'intervento è stimato in oltre 4 miliardi di euro per la soluzione autostradale a quattro corsie ed in circa 1,5 miliardi di euro per la soluzione a due corsie.
Per quanto riguarda quindi, più in generale, gli interventi sulla rete viaria nella regione Sicilia, l'ANAS ha in corso di realizzazione o di prossimo avvio i seguenti interventi: sulla strada statale Pag. 5n. 626 diramazione «Licata - Torrente Braemi», l'ANAS ha aggiudicato l'appalto per la realizzazione del lotto 7 bis tra la località «la Callara» (lotto 8o - 1o stralcio) - ed il lotto 7o in provincia di Caltanissetta per l'importo di 8,2 milioni di euro; sulla strada statale n. 117 «Centrale Sicula», itinerario nord-sud S. Stefano di Camastra-Gela, sono stati aggiudicati tre appalti per lavori di sistemazione ed ammodernamento, tesi ad innalzare gli standard di sicurezza e per migliorare le condizioni di servizio di un'arteria strategica per la Sicilia, con un investimento complessivo superiore a 180 milioni di euro; sulla strada statale n. 284 «Occidentale Etnea» sono stati aggiudicati, con appalto integrato dell'importo di circa 24 milioni di euro, lavori nel tratto che va dal chilometro 20+000 all'abitato di Bronte, in provincia di Catania, finalizzati a migliorare i collegamenti dell'entroterra con il capoluogo etneo.
Nell'ambito dei lavori di manutenzione straordinaria, sono stati pubblicati i bandi di gara relativi alla strada statale n. 113 «Settentrionale Sicula», località Capo Schino. Per tale tratto, l'ANAS ha bandito, lo scorso 13 luglio, la gara per l'appalto di lavori di ricostruzione del corpo franato sulla statale 113 dal chilometro 87,4 in località Capo Schino, per un importo totale pari ad 1,5 milioni di euro.
Inoltre, sempre nell'ambito dei lavori di manutenzione straordinaria, l'ANAS ha previsto lavori di pavimentazione, segnaletica orizzontale in tratti saltuari delle statali n. 121 «Catanese», n. 192 «della Valle del Dittaino», n. 288 «di Aidone», n. 385 «di Palagonia», n. 124 «Siracusana», n. 117 bis «Centrale Sicula», e sulla statale n. 417 «di Caltagirone» nelle province di Caltanissetta, Catania, Enna, Messina e Siracusa, per un importo complessivo pari a 600 mila euro.
In tale ambito si sono incluse, inoltre, le seguenti statali: la strada statale n. 417, con lavori di riqualificazione della sovrastruttura stradale, in tratti saltuari, compresa l'esecuzione della segnaletica orizzontale lungo la strada statale n. 417 «di Caltagirone» in provincia di Catania. Tale intervento ha un importo complessivo di oltre 3,6 milioni di euro; la strada statale n. 113: primo stralcio dei lavori di manutenzione straordinaria del ponte Termini della strada statale n. 113 «Settentrionale Sicula», in provincia di Messina, per un importo complessivo di oltre 1,2 milioni di euro; la strada statale n. 114 «Orientale Sicula»: ANAS ha aggiudicato i lavori di messa in sicurezza della statale, consistenti nella realizzazione delle passerelle provvisorie adiacenti alla strada in prossimità dei ponti Agrò e Fimedinisi, in provincia di Messina. L'intervento ammonta a un milione di euro circa.
Per quanto riguarda, quindi, le autostrade siciliane, si ricorda che queste sono, come noto, in parte in gestione diretta di ANAS, in parte in concessione.
Si illustra di seguito la situazione degli interventi a partire dalle autostrade in gestione diretta da parte di ANAS: sull'itinerario Agrigento-Caltanissetta - A19 è previsto l'ammodernamento a categoria B del secondo tratto, dal chilometro 44+000 allo svincolo con la A19; l'intervento, inserito nella tabella relativa agli interventi di legge obiettivo programmati, è stato finanziato nella seduta del CIPE del 26 giugno 2009; sulla A19 Palermo-Catania, l'ANAS ha aggiudicato i lavori di risanamento del piano stradale e miglioramento funzionale della pavimentazione, mediante realizzazione di tappeti anti-skid e giunti su opere d'arte in tratti saltuari tra il chilometro 0+000 ed il chilometro 192+800 compresi i relativi svincoli e raccordi nelle province di Palermo, Caltanissetta, Enna e Catania. L'importo complessivo dell'intervento è di oltre 2,3 milioni di euro.
Sulle autostrade in concessione sono in corso di esecuzione e/o progettazione i seguenti interventi: sulla A18 Siracusa-Gela, la tratta Cassibile-Noto è stata aperta provvisoriamente al traffico in data 14 marzo 2008. La tratta Noto-Rosolini è stata aperta provvisoriamente al traffico in data 24 ottobre 2008; nella tratta Cassibile-Rosolini sono ancora in corso lavori di completamento degli impianti tecnologici Pag. 6e di realizzazione delle stazioni di esazione del pedaggio di Avola, Noto e Rosolini.
I progetti esecutivi relativi alla tratta Rosolini-Modica, approvati nel 2003 con copertura finanziaria a valere sulle disponibilità previste dalla legge n. 433 del 31 dicembre 1991, dalla legge 3 agosto 1998, n. 295, e dal decreto del Ministero dei lavori pubblici del 2 ottobre 2000, sono stati sottoposti a revisione.
Il Consorzio per le autostrade siciliane (CAS) ha avviato le procedure di acquisizione delle aree per il superamento delle interferenze, trasmettendo il 2 marzo 2009 all'ANAS i progetti revisionati e aggiornati, con maggiori costi, per i quali è pertanto necessario reperire i relativi finanziamenti.
Per la Tratta Modica-Ragusa è in corso la progettazione esecutiva. Per il terzo tronco Ragusa-Gela è in corso la progettazione esecutiva.
Sulla tratta Catania-Siracusa è in corso il completamento, previsto entro la fine dell'anno, per un importo pari a 723 milioni di euro. Sulla tratta Ragusa-Catania è previsto il ricorso allo strumento del project financing ed è già stato individuato il promotore.
Infine, si rappresenta che nel Piano quinquennale vigente (residuo 2007-2011) sono previsti a diversi livelli di progettazione interventi ordinari, di legge obiettivo e di finanza di progetto per oltre 3 miliardi di euro, a cui si darà concreto avvio in relazione ai flussi finanziari resi disponibili all'ANAS.
Quanto sopra esposto testimonia l'attenzione non solo dell'ANAS, ma del Governo per il Mezzogiorno in generale e per la regione Sicilia.

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario e i suoi uffici per avere fornito un'ampia risposta a un'interrogazione che io non ho presentato, perché in questa esposizione si parla, mi pare, di un piano triennale, del quale in tanti - o, almeno, io - veniamo a conoscenza adesso, così come di tutti i lavori che verranno realizzati in Sicilia. Le do atto di questo, signor sottosegretario, ma la mia interrogazione era molto precisa e chiedeva quale impegno si assumesse il Governo in merito all'autostrada Gela-Castelvetrano.
L'interrogazione che ho presentato verte su un fondamento importantissimo: nel 2003 è stato finanziato uno studio di fattibilità per questa opera di straordinaria importanza, che copre tre province e chiude l'anello autostradale in Sicilia. Tale studio di fattibilità è costato diverse centinaia di migliaia di euro ed è oggi a disposizione del Governo per tentare di dare una risposta e di intraprendere una strada, quella della fattibilità vera e concreta di un'opera molto importante per quei territori.
Non sto qui a dire, signor sottosegretario, in quale area ci troviamo: ci troviamo in un'area dove non ci sono porti, non ci sono aeroporti, non ci sono strade, non c'è nulla.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. A Gela c'è il porto.

GIUSEPPE RUVOLO. Ora vengo al dunque, perché io conosco il territorio molto meglio di lei. Un'importante strada di collegamento come questa diventerebbe una delle infrastrutture necessarie per rilanciare almeno uno sviluppo minimale di quelle aree.
Lo studio di fattibilità prevede tre ipotesi con valori diversi e con realizzazioni diverse. Mi spiego meglio: una prima ipotesi ha un valore complessivo di spesa pari a un miliardo di euro e consiste in un ammodernamento; una seconda ipotesi, che i tecnici suggeriscono all'ANAS, prevede la realizzazione di una doppia carreggiata e ha un costo complessivo di 3 miliardi e mezzo di euro; infine, la realizzazione dell'autostrada, che potrebbe essere l'anello di congiunzione finale, costerebbe intorno a 4 miliardi di euro.
Ma qui nessuno, con grande senso di responsabilità, dice di volere un'autostrada Pag. 7che costa 4 miliardi di euro: nella maniera più assoluta! Questo studio prevede i macro-lotti e le punte critiche di questo asse e si potrebbero tranquillamente realizzare almeno le parti relative alle necessità più importanti e ai punti più critici.
Tuttavia, dobbiamo partire da un altro presupposto. Lo studio di fattibilità è uno strumento importantissimo che - lo ripeto - è costato tanti soldi, prelevati dalle tasche degli italiani. Esso non dovrebbe diventare un foglio o, comunque, un attrezzo da biblioteca, ma dovrebbe essere qualcosa di più importante e concreto.
Vorremmo almeno - e questo punto non è presente nella risposta su cui le esprimerò poi, signor sottosegretario, anche qual è il mio grado di soddisfazione - iniziare con la progettazione, che è prevista per un importo di 34 milioni di euro, e anche su tale aspetto vi sono delle ipotesi e si possono tranquillamente realizzare degli stracci di progetto e per le aree critiche di cui parlavo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIUSEPPE RUVOLO. Sto per terminare, signor Presidente. Mi dia l'opportunità almeno di replicare rispetto a ciò che ha detto il Governo.
Proprio ieri, 12 ottobre 2009, si è svolto, nella città di Agrigento, un incontro tra tutti i consigli provinciali delle province di Agrigento, Caltanissetta e Trapani, presieduto dai presidenti delle province. Essi hanno chiesto esattamente quello che sto chiedendo io. Arriveranno al suo Ministero, al Governo, al Presidente Berlusconi per chiedere quale è lo stato dell'arte e ricordare le necessità di quel territorio. Una risposta di questo tipo, purtroppo, ci mette nelle peggiori condizioni.
Infatti, signor sottosegretario, nonostante tutto lo sforzo che è stato fatto da lei e dai suoi uffici, non ha minimamente risposto a nessun punto della mia interrogazione. Non solo sono insoddisfatto, ma anche deluso e amareggiato, perché ancora una volta questo Governo lavora sempre con l'obiettivo di penalizzare questo Mezzogiorno e le aree estreme della Sicilia.
Questo è il dato che vogliamo oggi manifestare con grande serenità, ma anche con grande spirito di collaborazione. Ma almeno il Governo abbia la sensibilità di porre le infrastrutture in Sicilia tra i punti essenziali all'ordine del giorno dei lavori che dovrà realizzare.
Le assicuro, signor sottosegretario, che questa è una priorità assoluta, voluta fortemente da tre province che oggi da qui si muoveranno (proprio da questo mio intervento), giorno dopo giorno, affinché il Governo riesca a capire di che cosa stiamo parlando. A questa interrogazione non vi è alcuna risposta e, pertanto, siamo davvero amareggiati e delusi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

(Iniziative di competenza nei confronti di Ferrovie dello Stato per garantire alle persone con disabilità motoria la piena fruibilità del servizio di trasporto ferroviario - n. 3-00646)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Vietti n. 3-00646, concernente iniziative di competenza nei confronti di Ferrovie dello Stato per garantire alle persone con disabilità motoria la piena fruibilità del servizio di trasporto ferroviario (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, caro onorevole Vietti, il servizio di assistenza alla clientela disabile è attualmente fornito in un circuito di 252 stazioni abilitate. Il servizio è coordinato e organizzato da 14 centri di assistenza denominati «Sale blu», che costituiscono il punto di riferimento per tutte le esigenze di viaggio della clientela disabile. Le Sale blu, aperte tutti giorni dalle ore 7 alle ore 21, assicurano i servizi per informazioni e prenotazioni di pasti, eventuali messa a disposizione di sedie a rotelle, guida in stazione, accompagnamento al treno, guida fino all'uscita Pag. 8di stazione ad altro treno coincidente, salita e discesa con carrelli elevatori per i clienti su sedia a rotelle, eventuale servizio (a richiesta e gratuito) di portabagagli a mano.
Attraverso tale servizio viene assicurata, nel pieno rispetto dei requisiti di sicurezza previsti dalla normativa vigente, la mobilità ai viaggiatori disabili sia tra stazioni di grandi e medie dimensioni della rete ferroviaria, in cui viene effettuato oltre l'80 per cento di interventi di assistenza richiesti, sia tra quelli di dimensioni minori.
Nel corso del 2008 sono stati erogati oltre 154 mila interventi di assistenza su tutta la rete nazionale con un incremento, nell'ultimo quinquennio, di circa il 40 per cento e di questo circa 60 per cento per accedere a treni di media e lunga percorrenza e circa il 40 per cento per l'accesso ai servizi del trasporto regionale.
È, inoltre, in corso un ulteriore investimento per il potenziamento e il rinnovamento delle attrezzature (sedie a rotelle e carrelli elevatori).
Con riferimento al materiale rotabile, va evidenziato che circa 3.200 treni (tra media/lunga percorrenza e regionali) sono oggi attrezzati per il trasporto di viaggiatori con mobilità ridotta. Per quanto attiene, in particolare, al materiale rotabile impiegato per il trasporto regionale, l'accesso al treno per la clientela con ridotte capacità motorie è attualmente possibile su tutti i convogli Minuetto, TAF, Vivalto e TSR (questi ultimi impiegati su alcune direttrici della Lombardia), nonché su alcune vetture semipilota attrezzate.
Peraltro, tutti i treni di nuova generazione - già immessi in servizio o che entreranno in esercizio prossimamente - prevedono allestimenti appositamente strutturati per le esigenze dei viaggiatori disabili (accessi, posti, toilette). Ferrovie dello Stato fa conoscere che è prevista una Carta Blu (e non Gialla) che è riservata alle persone con disabilità titolari dell'indennità di accompagnamento, gratuita e nominativa, e che può essere utilizzata per tutte le categorie di treno, compresi gli Intercity ed Eurostar.
Per quanto riguarda le strutture esistenti presso le stazioni ferroviarie, si riferisce che per favorire la mobilità e l'uso dei servizi nelle stazioni da parte dei clienti con disabilità, il gruppo FS sta realizzando un programma di interventi di natura strutturale e tecnologica in tutti gli impianti. Nelle 13 grandi stazioni sono in corso alcuni interventi importanti per il superamento delle barriere architettoniche e sensoriali mentre, nelle 2.170 stazioni medio-piccole e piccole, oltre che nelle 103 stazioni medio-grandi, è stato avviato un programma per la realizzazione di marciapiedi e sottopassi privi di barriere architettoniche, compatibilmente con i vincoli presenti (strutturali, architettonici, logistici) insieme ad interventi di riqualificazione e potenziamento.
Tutte le nuove stazioni in fase di progettazione e realizzazione disporranno da subito di strutture per facilitare l'accesso alle persone con disabilità. Nelle stazioni esistenti, per la realizzazione degli interventi di superamento delle barriere architettoniche e sensoriali, è prevista una spesa fino a circa 15 milioni di euro l'anno.
Gli adeguamenti strutturali in fase di realizzazione in programma si aggiungono a quelli già realizzati negli ultimi anni, e cioè: l'adeguamento di sportelli di biglietteria, in 269 stazioni su 465 operative, e di servizi igienici pubblici, in 340 stazioni su 660 aperti al pubblico; l'installazione di 337 ascensori e 153 rampe fisse nei sottopassaggi, e passerelle aeree per consentire l'accessibilità ai binari in 270 stazioni; la creazione di percorsi tattili per disabili visivi in 150 stazioni; l'innalzamento di 200 marciapiedi di stazione a 55 cm (anziché a 25 cm) sul piano del ferro, per permettere a tutti i viaggiatori l'accesso a raso a treni specializzati per il trasporto regionale e metropolitano e consentire ai disabili motori su sedia a ruote l'accesso autonomo ai treni TAF, Minuetto e Vivalto.
La quasi totalità delle stazioni classificate come Platinum, Gold e Silver è dotata di posti auto riservati alle persone con disabilità ed è attrezzata per consentire Pag. 9l'accesso ai disabili motori almeno fino al primo marciapiede. In merito agli standard ed alle normative da adottare, RFI, con la collaborazione delle principali associazioni che rappresentano la clientela disabile, ha redatto ed emanato specifiche linee guida per la progettazione da utilizzare per la realizzazione degli interventi di superamento delle barriere architettoniche e sensoriali nelle stazioni, ed è inoltre impegnata nel gruppo di lavoro, coordinato dalla capogruppo Ferrovie dello Stato, con le associazioni delle persone con disabilità su tutte le tematiche dell'accessibilità nelle stazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Vietti ha facoltà di replicare.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, ovviamente la mia soddisfazione va alla cortesia con cui il sottosegretario ha risposto, ma non altrettanto al merito della risposta.
Signor sottosegretario, nell'agosto di quest'anno la Consulta per le persone in difficoltà, che è una ONLUS, ha scritto all'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato una lettera nella quale segnalava un episodio, che le rassegno in quanto particolarmente significativo anche per spiegare le ragioni della nostra interrogazione, secondo il quale Gabriele Piovano, un ragazzo costretto fin dalla nascita sulla sedia a rotelle a causa di una grave patologia, aveva tentato di procurarsi un biglietto per Milano su un convoglio regionale. Era luglio ed egli si stava muovendo per una visita medica prevista a settembre. Nonostante questo largo anticipo, le Ferrovie dello Stato gli hanno risposto che la richiesta non era esaudibile in quanto nessun vagone risultava dotato di un posto per passeggeri disabili. Dunque, non c'erano alternative se non quelle di pagare un Eurostar per sé e il proprio accompagnatore.
Sempre la Consulta per le persone in difficoltà, in questa lettera alle Ferrovie, sostiene che l'80 per cento dei treni regionali è tuttora inaccessibile alle persone con disabilità. Dunque, credo che forse, anziché annacquare qualche piccolo risultato dentro una marea di dati, alcuni anche inconferenti, sarebbe stato meglio che la risposta si limitasse a sottolineare quel poco che effettivamente era stato fatto. Il fatto che vi siano Sale blu per dare informazioni ai disabili in stazioni non accessibili agli stessi mi pare francamente poco rilevante. Gli investimenti che lei cita nella sua risposta non sono facilmente riferibili all'eliminazione delle barriere architettoniche e, in particolare, non c'è una chiara possibilità di distinguere ciò che avviene sulle tratte nazionali e ciò che viene sul trasporto regionale. Le confesso che i riferimenti ai convogli Minuetto mi richiamano piuttosto questo balletto di cifre che fa il Governo, ma poco mi dicono sulla effettiva utilizzabilità di questi treni.
Il resto della risposta è fatta di verbi al futuro: «entreranno in esercizio», «sta realizzando un programma di interventi», «sono in corso interventi», «è stato avviato un programma», «stazioni in fase di progettazione disporranno». Noi avremmo voluto non tanto e non solo sapere quello che si farà, ma quello che è stato fatto in questi mesi e quello che si intende fare. Infatti, le disabilità sono particolarmente gravi ed urgenti e non possono attendere i tempi della burocrazia.
In questo momento, anche nel dibattito parlamentare, siamo molto sensibili alle esigenze di tante categorie che vantano diversità. È una sensibilità apprezzabile, ma credo che la prima e fondamentale attenzione dobbiamo averla nei confronti delle categorie di questi cittadini, i quali sono impediti ad esercitare quelle elementari attività di mobilità che sono invece consentite a tutti noi.
Quindi, nel dichiarare la mia insoddisfazione, raccomando al Governo non soltanto una sensibilità più attenta a questo tema, ma anche una concretezza e una puntualità maggiori nel fornire risposte a questa categoria particolarmente disagiata (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

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PRESIDENTE. Onorevole Vietti, sono latore di un messaggio da parte del sottosegretario Giachino, che si impegna a organizzare un incontro nel suo ufficio tra le Ferrovie dello Stato, lei e la Consulta per le persone in difficoltà.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.

La seduta, sospesa alle 11,15, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Caparini e Castagnetti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

SILVIA VELO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, proprio nei giorni in cui viene assegnato il premio Nobel per l'economia ad una donna, proprio nell'anno in cui ci sono cinque donne assegnatarie di premi Nobel, proprio quando i commentatori, gli intellettuali, gli studiosi festeggiano questi eventi come un fatto straordinario, un'innovazione e un passo in avanti per la nostra civiltà, proprio quando - come ha detto domenica scorsa su Il Sole 24Ore Moisés Naìm - «si chiama donna il mondo globale» perché mai nel pianeta erano esistiti tempi così favorevoli al potere e al lavoro femminile, proprio in questa epoca in Italia siamo tristemente costretti a commentare un fatto gravissimo avvenuto sulla televisione nazionale nei giorni scorsi che ha visto come protagonisti il Presidente del Consiglio e l'onorevole Bindi, Vicepresidente della Camera: protagonisti, naturalmente, uno in negativo e l'altro in positivo.
Come tutti sapete il Presidente del Consiglio ha rivolto affermazioni offensive, insulti sprezzanti nei confronti dell'onorevole Bindi. Lo ha fatto nei confronti di una collega parlamentare, nei confronti di una donna, e si è rivolto con quel tono a lei chiaramente in quanto donna; certamente, non avrebbe mai usato quei termini, quegli apprezzamenti e quegli insulti nei confronti di un collega maschio.
Noi ci chiediamo, intanto, cosa dicono le colleghe del centrodestra su questo argomento, su una grave offesa alle donne e alla democrazia. Ci chiediamo qual è la loro reazione in difesa di tutte le donne e delle istituzioni democratiche.
Intervengo oggi poi per chiedere, attraverso di lei, al Presidente della Camera una presa di posizione in merito nei confronti di una collega che è stata difesa da tanti sui giornali, ma sicuramente non in quest'Aula, non nella sede propria, non nel luogo che l'onorevole Bindi, come tutte noi, rappresenta anche al di fuori di qui. Ci sembra un fatto gravissimo e riteniamo che l'Aula se ne debba occupare con impegno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

ELISABETTA RAMPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sullo stesso argomento?

ELISABETTA RAMPI. Intendo rivolgere un'espressione di solidarietà a titolo personale.

PRESIDENTE. Sullo stesso argomento non le posso dare la parola: è già intervenuta per il suo gruppo la collega Velo.

BEATRICE LORENZIN. Chiedo di parlare.

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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, onorevole Velo, ho ascoltato con attenzione la discussione che ha aperto e ci terrei a rispondere come donna, come esponente del centrodestra e prima di tutto come politico.
Troppo spesso - e questo è un errore che facciamo come donne - invochiamo una difesa di genere non sulle questioni di fatto, ma spesso cadiamo nella tentazione (che non fa il gioco delle donne) di attaccarci ad elementi strumentali che fanno il gioco di una mera lotta partitica che nulla ha a che vedere con la questione femminile e del rispetto delle donne nel nostro Paese (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI. Ma cosa stai dicendo?

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

BEATRICE LORENZIN. Questa mancanza di rispetto si vede nel fatto che prima avete invocato e avete richiesto una risposta dalle donne di centrodestra e, nel momento in cui le donne di quest'area del Parlamento vi stanno rispondendo, non siete neanche capaci di starle ad ascoltare. E questo è il vostro atteggiamento sempre, nelle piazze, in quest'Aula, nelle Commissioni e sui giornali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
L'onorevole Bindi è un esponente di spicco del centrosinistra è, innanzitutto, un politico, che ricordo, fin da bambina, capace di combattere in modo agguerrito, forte, accettando lo scontro durissimo, essendo essa stessa dura nello scontro politico verbale e non verbale, in ogni luogo, in televisione, alla radio, sulla stampa, nei comizi politici. Quello a cui noi abbiamo assistito è stato semplicemente un momento forte - non dico che non sia stato forte, lo è stato - di dibattito e di scontro tra un esponente di maggioranza e un esponente di minoranza che nulla ha a che vedere con l'appartenenza di genere.

ROBERTO GIACHETTI. Ma che stai dicendo?

BEATRICE LORENZIN. Mi chiedo, care colleghe, cari colleghi, dove eravate con la vostra indignazione quando esponenti donne di questo Governo sono state insultate in ogni modo, con violenza, con pervicacia, con un modo cannibale dalla stampa, da esponenti della vostra stessa opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ANNA PAOLA CONCIA. Io l'ho difesa la Carfagna!

BEATRICE LORENZIN. Dove eravate?

ANNA PAOLA CONCIA. Io c'ero!

BEATRICE LORENZIN. Allora, per la causa delle donne facciamo un momento un passo indietro e se vogliamo fare veramente il bene delle donne lavoriamo in queste Aule, nelle nostre Commissioni per portare fatti, leggi a favore delle pari opportunità, a favore del lavoro, contro la violenza, contro la cultura dell'odio, per il rispetto e la dignità della nostra azione politica.
Dobbiamo essere valutate per quello che siamo capaci di fare. In uno scontro politico e dialettico con un mio collega uomo non avrei alcun timore a confrontarmi, non mi sento offesa. Mi sento offesa quando mi vogliono mettere in un ghetto, in un ghetto che non mi appartiene che è quello della minoranza.
Cari colleghi, diciamoci la verità: qui non ha niente a che vedere lo scontro politico verbale tra il Presidente Berlusconi e l'onorevoli Bindi; qui siamo di fronte ad un scontro tutto partitico, tutto di parte, dove non siete capaci di portare un fatto, un'azione, una proposta di governo in questo Parlamento e vi state attaccando a qualsiasi argomento pur di creare scontro nel nostro Paese. E questo non ha niente a che fare con il tema delle donne e della questione femminile in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

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Seguito della discussione delle mozioni Lolli ed altri n. 1-00244, Mantini ed altri n. 1-00247, Pelino, Alessandri, Iannaccone ed altri n. 1-00249, Di Stanislao ed altri n. 1-00250 e Zamparutti ed altri n. 1-00251 concernenti misure a favore delle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo (ore 15,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Lolli ed altri n. 1-00244, Mantini ed altri n. 1-00247, Pelino, Alessandri, Iannaccone ed altri n. 1-00249, Di Stanislao ed altri n. 1-00250 e Zamparutti ed altri n. 1-00251 concernenti misure a favore delle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo (Vedi l'allegato A -Mozioni).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 5 ottobre 2009, è stata presentata la mozione Zamparutti ed altri n. 1-00251 (Vedi l'allegato A -Mozioni) che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
Avverto altresì che in data odierna la mozione Lolli ed altri n. 1-00244 è stata riformulata e con l'accordo dei presentatori deve intendersi a firma Alessandri, Pelino, Lolli, Mantini, Di Stanislao ed altri (Vedi l'allegato A -Mozioni). Le ulteriori mozioni, ad eccezione di quella a prima firma Zamparutti n. 1-00251, si intendono ritirate.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo che esprimerà altresì il parere sulle mozioni presentate.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Alessandri, Pelino, Lolli, Mantini, Di Stanislao ed altri n. 1-00244 (Nuova formulazione), mentre esprime parere contrario sulla mozione Zamparutti ed altri n. 1-00251 per le parti che non assorbite dalla prima mozione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto voglio esprimere una valutazione positiva sulla decisione di accorpare le mozioni, quindi di arrivare ad una larga convergenza in questo Parlamento sulle questioni relative alla ricostruzione in Abruzzo.
Dobbiamo registrare che il nostro Paese è estremamente fragile dal punto di vista della tenuta del territorio. Eventi sismici e calamità naturali mettono a rischio, purtroppo, non solo le cose ma anche la vita delle persone.
In modo particolare, per quanto riguarda la ricostruzione in Abruzzo, dobbiamo sottolineare che il Governo ha fatto fino in fondo la sua parte e che i risultati ottenuti in così poco tempo ci possono consentire l'affermazione che rispetto al passato non sono stati compiuti gli errori di una ricostruzione che, partita male, poi si è protratta nel tempo.
L'impegno del nostro Governo ha determinato riconoscimenti da parte dell'opinione pubblica non solo nazionale, ma anche le istituzioni europee e i Governi d'oltreoceano hanno apprezzato la capacità e lo sforzo compiuto in Abruzzo e la straordinaria efficacia nel coordinamento dei primi soccorsi e nell'opera di ricostruzione.
Inoltre, voglio sottolineare che è stata una grande intuizione l'idea di tenere il vertice del G8 a L'Aquila, risparmiando risorse che sono state investite delle zone terremotate e portando all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale il dramma vissuto dalle popolazioni colpite dal sisma.
Evidentemente tutto questo ha avuto delle conseguenze positive in termini di prestigio internazionale e di aiuti economici provenienti da altri Stati. La sola Unione europea ha erogato 493 milioni di euro e molti Stati si sono offerti di contribuire Pag. 13direttamente al recupero dei beni culturali più importanti.
Quindi, proprio in virtù di questo ulteriore passo in avanti chiediamo al Governo di proseguire nella sua opera ma, soprattutto, chiediamo al Governo di sviluppare un impegno straordinario nella tutela del nostro territorio.
In modo particolare, chiediamo di predisporre d'intesa con le regioni un grande piano per la tutela di quelle parti del nostro Paese che sono le più soggette ai rischi legati ad eventi climatici e atmosferici non prevedibili.
Vogliamo anche in questa occasione ribadire il nostro apprezzamento per l'opera che porta avanti il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, il dottore Bertolaso (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alessandri. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, intervengo per ringraziare lo spirito con cui si è giunti a questa mozione unitaria n. 1-00244 (Nuova formulazione), nata come mozione Lolli ed altri che, a seguito di una riformulazione, ora deve intendersi a prima firma Alessandri, Pelino, Lolli, Mantini, Di Stanislao ed altri. Tale mozione rappresenta un lavoro cominciato la settimana scorsa con uno spirito condiviso insieme anche al Governo, e questo è l'aspetto fondamentale.
Tutti insieme abbiamo cercato di dare seguito ad una serie di impegni che il Governo e la maggioranza avevano assunto nell'arco di questi mesi. In questa mozione viene ricordato come ventidue giorni dopo l'evento disastroso, che non è stato una semplice calamità, bensì un vero e proprio disastro, il Governo sia subito intervenuto come forse non era mai accaduto nella storia dopo una calamità di questo tipo.
Pertanto, ci sembrava giusto che tutti gli impegni assunti avessero un loro seguito e che fossero rimarcati oggi in quest'Assemblea, compatibilmente con la finanza pubblica e nei limiti della realizzabilità degli stessi, e che fossero portati a compimento nel più breve tempo possibile.
Voglio ringraziare tutti i colleghi, in particolare gli onorevoli Lolli, Di Stanislao, Pelino e Mantini, che hanno collaborato in queste ore. Ringrazio, inoltre, il sottosegretario Casero per la disponibilità nel riuscire a conseguire tale risultato.
L'obiettivo di oggi era quello di ottenere un testo condiviso che fosse un segnale, anche esterno, dell'impegno unitario nel dare risposte urgenti e puntuali a un popolo che sta attraversando un momento davvero difficile, ma che può contare su uno Stato e su un Parlamento unito nel fornire tali risposte. Il mio ringraziamento, dunque, è davvero complessivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dell'UdC si è fatto parte diligente per addivenire ad una mozione unitaria sui temi dell'Abruzzo. Siamo convinti da sempre che, dinanzi ad una tragedia di queste proporzioni, occorra un forte senso di responsabilità, uno spirito unitario nazionale e una collaborazione tra tutte le forze politiche.
Per tali motivi, il tentativo di racchiudere questi temi in una cornice comune, nella mozione unitaria illustrata dal presidente Alessandri, è senz'altro lodevole.
Naturalmente, pur considerando utile tale mozione, non la riteniamo sufficiente perché L'Aquila non è il palcoscenico di una vittoria da festeggiare, bensì una terra piena di sofferenze e di problemi irrisolti.
Forse sfugge a qualche collega o anche a parte dell'opinione pubblica che il cosiddetto «Progetto CASE» riguarda solo un quarto degli sfollati, 4500 alloggi, e che permangono moltissimi problemi irrisolti a partire dal fatto che quasi trentamila cittadini terremotati sono e resteranno ancora sulla costa, distanti dunque da una Pag. 14prospettiva di rientro in città. Forse sfugge che il centro storico de L'Aquila, il più importante figlio di un'eredità culturale di primissimo piano, di stampo rinascimentale, è tuttora in via di puntellamento dinanzi alle intemperie che provocheranno o rischiano di provocare nuovi danni, che le attività economiche sono, comprensibilmente (ma fino ad un certo punto) sostanzialmente bloccate e dunque occorrono misure più concrete ed effettive se si vuol dar seguito, dopo l'emergenza, ad una fase di ricostruzione che sia all'altezza di tali problemi.
Abbiamo espresso in tante occasioni la nostra gratitudine alla Protezione Civile, al Commissario Bertolaso, al Governo, che ha mostrato molta diligenza e attenzione, soprattutto nelle persone del Presidente del Consiglio dei Ministri e del sottosegretario Letta, ma riteniamo che, se deve esserci un gioco di squadra (come dovrebbe accadere), si debba non solo gioire insieme dei successi parziali, ma anche riconoscere le questioni aperte, i nodi irrisolti, i molti problemi che ancora attendono una risposta.

Devo dire che in questo senso la mozione conferma una serie di auspici e di impegni da parte del Governo, alcuni anche solennemente già assunti. Mi limito a ricordare quelli più cogenti: l'impegno preso dal Ministero dell'economia e delle finanze, dal Ministro Tremonti, di prorogare il pagamento delle tasse e dei tributi e di equiparare il trattamento dei cittadini del terremoto abruzzese a quello dei cittadini del terremoto delle Marche e dell'Umbria. Questo è stato un impegno solenne, ma ancora non vediamo né una norma che garantisca questa certezza, né risorse adeguate sugli altri capitoli. È stato preso l'impegno solenne in quest'Aula e di nuovo in altre occasioni da parte del Presidente del Consiglio dei ministri a garantire la ricostruzione del centro storico, comprese le seconde case o le case dei non residenti. Sono questioni diverse, su cui ci siamo soffermati altre volte, ma anche su questo impegno non ci sono garanzie concrete. Per avere un'informazione corretta, basti pensare - non lo dico con l'animo di chi vuole drammatizzare i fatti, perché la complessità dei problemi è grande per tutti - che ancora non partono neppure i lavori di ripristino e di messa in sicurezza praticamente su nessuno degli alloggi e degli edifici danneggiati, oppure stanno partendo solo in questi giorni, neppure per le tipologie cosiddette B e C, che sono 8.000 o 9.000 edifici, quindi il doppio di quelli realizzati con il progetto case. Dunque, è di queste preoccupazioni che ci facciamo carico. Allo stesso modo, nella mozione dell'Unione di Centro, avevamo proposto l'indicazione di un floor, di un minimo di finanziamento per la zona franca, per attrarre più concretamente investimenti e progetti industriali nei comuni colpiti dal terremoto. Avevamo proposto una cifra indicativa di non meno di 300 milioni per il prossimo quinquennio, ma il Governo ci ha chiesto di toglierlo, trasformandolo in un impegno più generico. Tuttavia, vogliamo avere fiducia e lasciare il pessimismo a tempi migliori, come è scritto sulle magliette dei comitati dei terremotati dell'Aquila, e avere fiducia e incalzare anche il Governo, le istituzioni e noi stessi a mantenere le responsabilità e gli impegni assunti, sapendo - lo ripeto - che la scena dei comuni del cratere è tuttora dolorosa, su cui occorre che le istituzioni siano vicine, non solo con annunci televisivi e buoni propositi, ma con misure che diano garanzie e certezze che incoraggino la ricostruzione e la ripresa produttiva.
Abbiamo anche chiesto alcune misure, di cui vi è traccia nella mozione, che auspichiamo davvero che vengano tradotte in modo concreto dall'azione di governo, sul tema del trattamento e del riconoscimento delle indennità straordinarie per i vigili del fuoco, che, in modo assolutamente ammirevole, come riconosciuto anche in occasione dei premi conferiti dal Capo dello Stato, hanno operato ed operano tra mille difficoltà sulla scena del terremoto e che pure non si vedono riconosciuti i diritti essenziali che competono da contratto, da legge e direi da Costituzione. Pag. 15
Abbiamo chiesto il riconoscimento - e su questo vi è un impegno che speriamo sia concreto - dell'equiparazione delle vittime del terremoto ai feriti, agli infortunati e alle vittime sul lavoro, ai fini dell'indennità civile. Abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere soprattutto che gli enti locali vengano messi nelle condizioni di poter operare.
Siamo ormai a più di sei mesi dal tragico sisma del 6 aprile. Stiamo passando - lo diciamo in più occasioni - dalla fase della prima emergenza a quella della seconda emergenza. Adesso dovremmo avviarci nel pieno della nuova fase della ricostruzione.
Per fare questo, però, occorre che gli enti locali, ad iniziare dalla regione Abruzzo, dal comune capoluogo de L'Aquila, dalla provincia e così via, siano messi in condizione di poter operare, di alzare il livello delle responsabilità, di avere le risorse e le strutture professionali, tecniche e amministrative idonee a guidare, ovviamente insieme al Governo e, mi auguro, alla solidarietà internazionale, la complessa fase della ricostruzione, che è fatta da piani direttori della ricostruzione, da strutture di grande efficienza e qualità che possano garantire le gare e la concorrenza negli affidamenti delle opere pubbliche e dei lavori; è fatta, dunque, da un insieme di organismi di qualità e di risorse professionali che devono essere incentivate, sostenute e garantite dal Governo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIERLUIGI MANTINI. Su questa fase non vediamo alcun impegno concreto: abbiamo visto, certamente, un po' di parole e di ragionamenti, ma ci chiediamo: quanto durerà in Abruzzo il governo Bertolaso? Quando gli enti locali potranno avere almeno il ripristino delle risorse perdute per non poter incassare l'ICI e la Tarsu... . Forse, mancando il sottosegretario Bertolaso, che, tuttavia, sarebbe stato certamente gradito in questo dibattito in Aula, proprio per la delicatezza dei temi che stiamo affrontando, sarebbe bene che almeno il sottosegretario Casero...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

PIERLUIGI MANTINI.... rinviasse le felicitazioni, che sono di tutta l'Aula, credo, al collega Pescante ad un altro momento.
Dunque, quanto durerà il Governo Bertolaso in Abruzzo? Quando il Governo potrà garantire in modo concreto, al di là di lodevoli impegni che tutti condividiamo con questa mozione unitaria che oggi approveremo nell'Aula della Camera, che al comune capoluogo de L'Aquila e agli altri comuni siano almeno restituite le risorse che i comuni non possono incassare..

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIERLUIGI MANTINI. ...dall'ICI e dalla Tarsu? Signor Presidente, onorevoli colleghi, partecipiamo a questo voto, ripeto, con convinzione, ottimismo e responsabilità, ma con la piena consapevolezza che qualcosa di importante è stato fatto, ma molto resta da fare (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,30).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi e Governo, l'Italia Pag. 16dei Valori ha prodotto a suo tempo una mozione che definisco buona e seria, aderente alle richieste che da più parti muovono dalle aree terremotate, facendosi carico di temi e problemi tuttora aperti e a cui, senza clamori, vorremmo contribuire a dare risposte.
È vero, restano ancora aperte tante questioni: il rimborso per quanto riguarda le seconde case; la governance, che è un tema attualissimo e di grande prospettiva; il ruolo futuro della Protezione civile, che è stata determinante e encomiabile, ma se si protrae oltre il 31 dicembre 2009 rischia di diventare un'anomalia tutta italiana; il protagonismo delle istituzioni territoriali, che è ancora di là da venire; il rilancio dell'economia e dell'occupazione nell'area del cratere; la sospensione delle tasse e dei tributi.
Bene, così come abbiamo fatto con la nostra mozione, abbiamo fatto diventare utile la mozione unitaria. Insieme, anche se vi è ancora molto da fare, abbiamo cercato di andare al sodo. Con la volontà comune, pur nel rispetto della specificità politica di ognuna delle parti, abbiamo cercato di raggiungere risultati spendibili e concreti nel rispetto delle volontà delle popolazioni e delle istituzioni colpite dal sisma.
Abbiamo volutamente puntato su questioni concrete, con l'idea di impegnare il Governo su questioni incontrovertibili; non sul tutto, che spesso significa niente, ma su talune parti, la cui soddisfazione e riconoscimento ci potranno ragionevolmente condurre, nei tempi, nei modi e con le risorse dovute, ad ottenere opportunamente anche il tutto.
Sono soddisfatto, noi di Italia dei Valori siamo soddisfatti: abbiamo fatto un buon lavoro, scrupoloso, sia con la nostra mozione che ora con il lavoro migliorato nella mozione unitaria, nel concordare e condividere con altri partiti un documento unitario, che riconcilia la politica e il Parlamento con le buone prassi e con le soluzioni concrete. La realtà, cari colleghi, non è un'opinione; ed in virtù di questa considerazione tanto la nostra mozione quanto quella unitaria riteniamo che siano un atto dovuto: dovuto alla gente che ha subito il terremoto, dovuto al loro coraggio e alla loro grande dignità, dovuto alla loro smisurata capacità di sopportazione, dovuto alla loro ineguagliabile voglia di riscatto, dovuto alla loro fortissima voglio di ricominciare.
La mozione unitaria, positiva e propositiva, ci induce a riportare all'attenzione nazionale, dell'Aula il già fatto e quanto c'è ancora da fare, sgombrando il campo da venature polemiche inutili e odiose. Atti, fatti e comportamenti però ci dicono che non va abbassata la guardia, che non ci si può e non ci si deve accontentare: la missione possibile deve essere quella di dare un tetto a tutti, evitando gli effetti speciali, e di «controcostruire» un percorso di certezze senza lasciare indietro nessuno. Vorrei ricordare ai colleghi, per quanto riguarda la situazione aquilana, che vi sono ancora 24.700 persone che sono situate sulla costa, che attendono risposta e sono negli alberghi: 9.000 sono nelle case private, altri sono nelle tendopoli. A queste persone che aspettano da tanto tempo bisogna dare delle...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, apprezzate almeno lo sforzo che fa il collega nel tentativo di farsi sentire!

AUGUSTO DI STANISLAO. Credo, colleghi, che per rispetto delle popolazioni colpite, non tanto per sentire me, ma per sentire le loro ragioni, dovremmo cercare anche di capire lo sforzo e la bontà delle iniziative (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico) che abbiamo fatto insieme, maggioranza e opposizione, nel rinunciare ad alcuni elementi contenuti negli impegni delle nostre mozioni pur di concretizzare gli aspetti che riguardano non le parti ideologiche, le parti politiche, ma le risposte alle tante centinaia e migliaia di persone che aspettano concretamente che qualcuno si dia da fare. Questo è stato il nostro impegno, e noi vorremmo il rispetto per questo; altrimenti chi non è interessato può anche uscire dall'Aula. Vorrei però ricordarvi anche alcuni aspetti che ritengo assolutamente dirimenti. Pag. 17
Abbiamo fatto un buon lavoro, ricordava il presidente Alessandri, ma restano ancora in piedi talune situazioni che segnalano alcune responsabilità e alcune risposte che tardano ad arrivare. Credo che in relazione ad alcuni elementi che riguardano per esempio l'università de L'Aquila, dove oggi sono crollate le iscrizioni, che da 6 mila sono diventate 3 mila, dovremmo dare qualche risposta: come ci dice il rettore dell'università, forse dovremmo dare il via alla costruzione dei moduli abitativi provvisori e dei moduli abitativi rimuovibili, per cercare di fare in modo che tutto questo patrimonio non sfugga al territorio; e non sfugga nemmeno tutta questa grande economia, che ha significato per la storia de L'Aquila, e per le sue prospettive, una grande opportunità in termini economici e occupazionali, ma anche in termini di unità: ricordo che l'università de L'Aquila è una delle prime università nazionali, e in questo momento rappresenta il segmento medio-alto per quanto riguarda la capacità formativa e la capacità di dare risposte in termini di preparazione.
Vi dico questo, cari colleghi, perché credo che non ci dovremmo assolutamente dimenticare alcuni elementi. Sarò brevissimo; vi vorrei però ricordare che la mozione in esame individua e segnala questioni aperte, ma segnala anche modalità concrete di risoluzione onde evitare i vizi antichi, annunci e mai soluzioni, e non incantesimi, tenendo nella dovuta considerazione le cose positive e concrete prodotte da questo Governo.
E vi ricordo, e ricordo a tutta l'Aula, che non vuole probabilmente ascoltare questo deputato, qual è stata la storia; e a futura memoria traggo un passaggio da quanto scritto da Ignazio Silone in occasione del terremoto di Avezzano del 13 gennaio 1915 (quindi poco più di 90 anni fa, non 3 mila anni fa) che distrusse gran parte della Marsica e che sembra purtroppo, più che un passato remoto, un presente vivo e doloso: «Nel terremoto morivano ricchi e poveri, istruiti e analfabeti, autorità e sudditi; nel terremoto la natura realizzava quello che la legge a parole prometteva e nei fatti non manteneva: l'uguaglianza. Passata la paura, la disgrazia collettiva si trasformava in occasione di più larghe ingiustizie».
Ebbene, cari colleghi, sottosegretario, signor Presidente, proprio sulla scorta di questo passato sempre presente e di queste parole che suonano come ammonimento, con questa mozione unitaria vorremmo che si determini l'uguaglianza nella ricostruzione e si eviti l'ingiustizia nelle decisioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, intervengo solo per comunicare il ritiro della mozione della delegazione radicale del gruppo del Partito Democratico e l'aggiunta della mia firma alla mozione comune nel testo riformulato. Prendo la parola anche per dire che quello che noi proponevamo era focalizzato su due punti: il primo era quello relativo alla necessità di avviare già dall'Abruzzo quel processo di rottamazione edilizia che significa anche monitorare e adeguare l'intero patrimonio edilizio, a partire da quanto accaduto in Abruzzo, per farne un laboratorio da realizzare poi sull'intero piano nazionale. Il secondo punto era quello relativo alla trasparenza. In particolare proponevamo l'istituzione di un Osservatorio della ricostruzione. Ritengo che, comunque, la formulazione della mozione congiunta sia, da questo punto di vista, soddisfacente visto che si prevede la pubblicazione su Internet di una serie di informazioni, tra le quali anche quell'elenco di fornitori che facciamo invece ancora così fatica ad ottenere per quanto riguarda l'elenco dei fornitori dei servizi della Camera dei deputati. Per queste ragioni ritiro la mozione e sottoscrivo quella congiunta.

PRESIDENTE. La presidenza prende atto del ritiro della mozione Zamparutti Pag. 18ed altri n. 1-00251. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lolli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, cari colleghi, permettetemi, a nome dei miei concittadini, prima di tutto di esprimere la solidarietà alle popolazioni di Messina colpite dall'alluvione. Ho sentito - lo abbiamo letto - che il Presidente del consiglio, recatosi in Sicilia, ha detto che bisogna ripetere lì il miracolo fatto a L'Aquila. Credo, più modestamente, che il miracolo qui lo dobbiamo fare noi, traendo lezione da questi avvenimenti e decidendo di cambiare radicalmente la cultura con la quale affrontiamo questi problemi. Ci vantiamo, a ragione, di avere la Protezione civile più efficiente del mondo, come dire che siamo i più bravi del mondo a risolvere e a riparare i danni. Dovremmo forse riflettere sul fatto che gli altri Paesi hanno meno ragioni di essere tanto bravi come noi a riparare i danni perché sono molto più bravi di noi a prevenirli. Allora dovremmo assumere in questa sede degli impegni concreti: mai più condoni, mai più sanatorie, mai più lesinare o addirittura tagliare le risorse per la difesa del suolo, piuttosto fare di questi punti delle priorità e farlo insieme, perché io sono molto convinto del fatto che i cittadini si aspettano da noi che su cose di questo genere non facciamo questioni di propaganda politica ma piuttosto di assunzione di responsabilità. È con questo spirito che abbiamo presentato la mozione sul terremoto ed è per questo che abbiamo accolto in maniera molto favorevole - ringrazio il Governo e i colleghi - la possibilità che abbiamo adesso di presentare una mozione unitaria. Noi volevamo segnalare dei problemi concreti e proporre delle soluzioni - se mi permettete di dire così -, lasciare un po' sullo sfondo i miracoli e occuparci di più dei problemi terreni della gente in carne ed ossa, problemi che ci sono, cari colleghi. Perché, guardate, lo hanno detto anche i colleghi che mi hanno anticipato, all'Aquila è stato realizzato un grande lavoro, si sono ottenuti anche ottimi risultati ma tanta strada ancora è da fare e, nel corso di questo lavoro, ci sono stati limiti e anche errori, com'è normale quando si deve far fronte ad una situazione così complessa. Il problema è adesso quello di correggere ed aggiustare il possibile. Ma prima di tutto vorrei che a quest'Assemblea fosse presente esattamente qual è la situazione che c'è oggi a L'Aquila.
Credo che tutti voi abbiate visto in televisione la consegna delle prime 400 case e sapete che nelle prossime settimane altre case verranno via via consegnate: sono tutti fatti che ci hanno riempito di piacere, però dovete sapere che il numero delle famiglie che ha bisogno di una casa si è rivelato di molto superiore rispetto alle previsioni che erano state elaborate.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia...

GIOVANNI LOLLI. Le famiglie che vivono in abitazioni classificate come E o F, cioè totalmente inagibili o nelle zone rosse, sono 12.500: di queste, secondo il censimento della Protezione civile, più di 7 mila hanno fatto domanda di ingresso nelle abitazioni del piano CASE e già in questo potete comprendere come vi sia uno squilibrio. È vero che in questi giorni è stata predisposta la possibilità di ampliare il numero di altre 1.000 case per arrivare così a poco più di 5 mila unità, ma capite che proprio non ci siamo. A ciò dovete aggiungere che nella città de L'Aquila sono presenti circa 10 mila famiglie che risiedono in abitazioni classificate come B o C, cioè danneggiate da lesioni meno gravi, che tutti pensavano - ce lo aveva detto qui Bertolaso - che sarebbero rientrate entro l'autunno e per le quali si registra invece un ritardo enorme.
Come ho detto, si tratta di 10 mila famiglie, ma coloro che hanno fatto domanda per accedere alla possibilità di svolgere i lavori sono poco meno di 1.300; anche in un'ipotesi ottimistica, dobbiamo quindi calcolare che a quelle famiglie di prima si aggiungeranno altre migliaia di famiglie che bisognerà in qualche modo sistemare: questa è la grande emergenza che c'è. Pag. 19
D'altra parte - lasciatemelo dire non per polemica, ma per capire quanto dobbiamo aggiustare il tiro - qualcosa non ha funzionato anche nel decreto-legge. Come cercammo di dirvi fin da allora, escludere per ragioni, capisco, di risparmio le seconde case o le case dei non residenti (che rappresentano più del 50 per cento delle abitazioni di quella città) significa aver creato le premesse per le difficoltà presenti, perché i proprietari delle case escluse dai benefici ovviamente non hanno iniziato i lavori perché non sanno come gli stessi verranno risarciti, e le persone che abitano in queste case, magari come affittuari, oggi sono interamente a carico della Protezione civile.
Sapete quanto costa al giorno tenere in albergo una persona? Costa 55 euro. Una famiglia di quattro persone ci costa 6 mila euro al mese, moltiplicati per tutti i mesi in cui queste persone sono state e dovranno rimanere in albergo: capite quanto sarebbe stato più logico impiegare quelle risorse per risarcire le seconde case. Purtroppo, in questa situazione oggi migliaia di persone si trovano ancora nelle tende (e vi annuncio che questa mattina le montagne intorno a L'Aquila sono piene di neve), con la prospettiva di essere trasferite in albergo anche a cento chilometri di distanza.
A tutto questo, come ricordava il collega Di Stanislao, dovete aggiungere anche quanto ha denunciato il rettore dell'università de L'Aquila, e cioè il problema degli studenti universitari, che quest'anno si sono di nuovo iscritti ed immatricolati a migliaia nella nostra università e per l'alloggio dei quali niente è stato previsto.
Naturalmente ho segnalato questi problemi per ricordarvi che essi sono di fronte a tutti noi e, soprattutto, alla Protezione civile e al sindaco de L'Aquila, il quale è lì a caricarsi delle proprie responsabilità tutti i giorni, dopo aver da tempo richiesto che venissero predisposti strumenti alternativi che adesso, in affanno, stiamo insieme cercando di determinare.
Vi ho parlato di questo aspetto perché esso non è compreso all'interno della mozione unitaria che oggi ci accingiamo a votare, ma siccome lo ritengo molto importante spero che avremo la possibilità - e comunque noi ci adopereremo perché ciò avvenga - di poter parlare di queste cose, così come di una legge sul centro storico e di una diversa norma che regoli, quando sarà andata via la Protezione civile, i poteri e le responsabilità degli enti locali.
Tuttavia, anche con queste esclusioni la mozione unitaria che oggi ci apprestiamo a votare è importante, cari colleghi, perché presenta indicazioni serie e solenni per il Governo. In primo luogo, con questa mozione - e vorrei che tutta l'Aula riflettesse su tale punto - chiediamo unitariamente al Governo di correggere l'errore che è stato compiuto a luglio con l'adozione del decreto-legge anticrisi, quando avete chiesto ai terremotati aquilani, diversamente da quanto avvenuto per tutti gli altri terremotati, di rientrare a partire da gennaio con le tasse non pagate al 100 per cento. A tale proposito, chiediamo unitariamente al Governo un nuovo strumento che permetta, intanto, di dilazionare il non pagamento delle tasse e di stabilire il risarcimento in termini analoghi a quanto è avvenuto per l'Umbria e le Marche.
Altre misure importanti sono previste per quanto riguarda le attività economiche, a partire dalla zona franca (che deve essere - come noi chiediamo - finanziata di più, altrimenti è uno strumento che non può essere operativo), o anche la proroga, il prolungamento degli indennizzi per le attività degli artigiani, delle imprese che hanno visto la loro attività bloccata e che hanno avuto indennizzi solo per quattro mesi, o la proroga degli 800 euro per i dipendenti e per i titolari delle imprese di commercio che ancora si trovano chiuse. Poi vi è la parte relativa alla scuola. Noi vi chiediamo in questa mozione quello che la VII Commissione della Camera unitariamente ci ha chiesto, cioè che il decreto-legge n. 112 del 2008, quello che taglia gli insegnanti, venga sospeso per la provincia de L'Aquila fino a quando durerà l'emergenza.
Infine, vi sono due punti ai quali io tengo moltissimo. Il primo riguarda le Pag. 20famiglie dei morti e dei feriti, che recentemente sono venute alla Camera e ci hanno detto che si sentono abbandonate. Per queste famiglie si deve prevedere - come si chiede in questa mozione e come avvenuto per tutti gli altri terremoti - l'equiparazione ai morti e agli invalidi del lavoro. Un ultimo argomento riguarda i vigili del fuoco. Noi abbiamo insieme speso parole, encomi, riconoscimenti, ma i vigili del fuoco ancora non hanno visto un euro in più. Ebbene, oggi il Parlamento chiede al Governo almeno di riconoscere ai vigili del fuoco l'indennità festiva e l'indennità notturna pari a quella riconosciuta alle altre forze dell'ordine.
Sono misure concrete e ragionevoli, che il Parlamento solennemente chiede al Governo. Ora spetta al Governo, a partire dalla finanziaria, produrre norme che traducano in fatti concreti questi strumenti. Signor Presidente, io non voglio neanche pensare che il Governo, dopo un atto unitario e solenne della Camera, si voglia sottrarre al suo dovere. Certamente noi saremo qui, costruttivamente ma anche tenacemente, a ricordare nei prossimi giorni al Governo di fare quanto oggi la Camera voterà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, se ho ben capito vi sembra normale questo insopportabile sottofondo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, il grave sisma che ha colpito l'Abruzzo il 6 aprile scorso ha provocato numerose vittime e distrutto in modo rilevante il patrimonio pubblico e privato. Sono stati inoltre riscontrati gravi danni anche al patrimonio culturale, artistico e architettonico. Entro le prime 24 ore dal tragico episodio sono state montate tende per 5 mila persone, mentre 15 mila terremotati sono stati trasportati negli alberghi della costa. Un'opera di soccorso, quindi, di grande consistenza che ha visto la Protezione civile in primo piano intervenire a soli tre minuti dal sisma.
Va dato atto alla Protezione civile di essere appunto intervenuta da subito con grande tempestività, mentre efficace ed efficiente è stata l'azione del Governo e del Presidente del Consiglio che si è speso in prima persona coniugando l'impegno istituzionale con quello personale. Infatti, la presenza personale del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che è rimasto nelle zone terremotate durante tutte le fasi dei soccorsi ed è tornato in Abruzzo per ben dodici volte nei successivi due mesi, ha dimostrato una vicinanza non solo istituzionale ma anche umana nei confronti della popolazione colpita.
A qualche mese dal sisma le prime case sono già state consegnate ai cittadini abruzzesi, e questo è di grande importanza perché dimostra come l'azione di coordinamento del Governo sia stata esemplare non ripetendo i tragici errori fatti nel passato, quando molte volte in casi simili i lavori di ricostruzione sono durati molti anni. In questo caso si è proceduto con grande senso di responsabilità e con grande celerità nell'affrontare da subito i problemi legati alla ricostruzione, elargendo una grande quantità di risorse economiche, nonostante la grave crisi economica internazionale che ha colpito il nostro Paese e che costringe l'Esecutivo a limitare gli impegni di spesa.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

PAOLA PELINO. Molti e svariati sono stati gli interventi effettuati in vari settori, dalla ricostruzione del patrimonio immobiliare agli interventi per le aziende, alla concessione degli ammortizzatori sociali per i lavoratori.
In particolare si ricordano il pagamento a fondo perduto e al 100 per cento per la ricostruzione e la riparazione della prima casa danneggiata e distrutta; il pagamento sino a 10 mila euro per le riparazioni delle case lesionate e un contributo di 2.500 euro per unità abitativa per lavori condominiali; l'esclusione dal Patto di stabilità interno 2009-2010 delle spese sostenute dalla regione Abruzzo e dalla provincia de L'Aquila e dai comuni Pag. 21danneggiati per fronteggiare gli eventi sismici; la sospensione del pagamento delle imposte e dei contributi; l'applicazione di ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori autonomi, commercianti, artigiani e liberi professionisti che hanno perso il lavoro per effetto del terremoto; la destinazione di 226 milioni per l'edilizia scolastica e numerosi altri interventi per il settore della scuola; l'istituzione presso il Ministero dell'economia e delle finanze di un fondo per la prevenzione del rischio sismico. Si tratta, quindi, di aiuti di grande consistenza economica che hanno permesso agli abruzzesi di affrontare le problematiche connesse alle difficoltà iniziali e di guardare con più fiducia al proprio futuro.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, collega Pelino. Colleghi, volete liberare l'emiciclo, per favore...se volete bloccare i lavori, ditemelo!

PAOLA PELINO. L'opera svolta dal nostro Governo è stata elogiata sia dall'opinione pubblica nazionale e internazionale sia dalle istituzioni europee e internazionali proprio per la dimostrazione di efficienza ed efficacia nell'affrontare la drammatica situazione.
Si sono, inoltre, riconosciute le capacità e l'immenso sforzo della Protezione civile, dei vigili del fuoco e di tutto il personale impiegato nell'opera di soccorso. Giusta anche la scelta di spostare il G8 nella città de L'Aquila, perché ha permesso di elargire risorse economiche per la ricostruzione. Sono quindi da elogiare tutti quanti sono intervenuti con grande umanità nell'opera dei primi soccorsi e della successiva ricostruzione: opere fatte a tempo di record, con grande capacità e senso di responsabilità.
Va dato atto alla popolazione abruzzese di grande compostezza nell'affrontare i terribili momenti del sisma e i successivi momenti in cui le difficoltà sono state grandi. Ma la forza di volontà della gente d'Abruzzo accanto alle persone che sono state impegnate da subito e in modo continuativo nell'affrontare le problematiche ha prodotto risultati molto positivi e incoraggianti per il futuro.
Oggi in quest'Aula ci troviamo ad approvare un atto di indirizzo che coniuga le esperienze di tutti gli schieramenti politici. Questo è un grande risultato per il nostro Parlamento, perché al di sopra degli schieramenti politici si è addivenuti ad un consenso unanime sul testo preparato. Va dato atto quindi a tutte le forze politiche presenti in questo Parlamento di aver mostrato un grande senso di responsabilità nel concordare un'azione univoca fondamentale per la ricostruzione d'Abruzzo. Così come va dato atto al Governo di essere riuscito, con grande sforzo per la grave crisi economica internazionale, ad impegnare ingenti risorse economiche necessarie per la ricostruzione.
Oggi dobbiamo essere soddisfatti di questa condivisione politica perché si è riusciti, maggioranza e opposizione, a fare un ottimo lavoro comune per i nostri concittadini d'Abruzzo. Il ringraziamento finale va quindi a tutti coloro che hanno partecipato e partecipano all'opera di ricostruzione, alle istituzioni e a tutte le forze politiche che compongono i diversi schieramenti e che, al di là delle innegabili divisioni ideologiche, hanno dimostrato in questo frangente una grande prova di maturità e un forte senso di responsabilità. Affidiamo a questo Governo, il Governo del fare, la questione Abruzzo, perché ha dimostrato agli abruzzesi e agli italiani di saper mantenere tempi e promesse (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 22Alessandri, Pelino, Lolli, Mantini, Di Stanislao ed altri n. 1- 00244 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi...onorevole Coscia...onorevole Palumbo...onorevole Tullo...onorevole Napoli...onorevole Benamati...onorevole Perina...onorevole Cicchitto...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato
506).

Prendo atto che il deputato Gibiino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Concia ed altri; Di Pietro e Palomba: Modifica all'articolo 61 del codice penale, concernente l'introduzione della circostanza aggravante relativa all'orientamento o alla discriminazione sessuale (1658-1882-A) (ore 16,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Concia ed altri; Di Pietro e Palomba: Modifica all'articolo 61 del codice penale, concernente l'introduzione della circostanza aggravante relativa all'orientamento o alla discriminazione sessuale.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali ed hanno avuto luogo le repliche della relatrice e del Governo.
Ha chiesto di parlare il presidente della Commissione giustizia, onorevole Bongiorno. Ne ha facoltà.

GIULIA BONGIORNO, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, volevo fare presente innanzitutto che - chi ha partecipato ai lavori dell'Aula certamente lo saprà - ieri è mi è pervenuta una lettera dal Ministro Carfagna, il quale mi ha rappresentato l'opportunità di un ulteriore approfondimento in Commissione, al fine di dare vita ad un testo più ampio in tema di aggravanti, che facesse riferimento ai reati commessi per finalità di discriminazione, recependo l'articolo 19 del Trattato di Lisbona. Il Ministro ha richiamato quelle discriminazioni che la normativa italiana non prevede come aggravanti, come quelle fondate sull'età, sulla disabilità, sul sesso e sulle convinzioni personali, che si dovrebbero pertanto aggiungere a quelle relative all'orientamento sessuale già previsto dal testo unificato. Nella lettera del Ministro si fa anche riferimento all'importanza di prevedere una tutela penale per i transessuali, che non è prevista dal testo unificato in esame.
Si è riunito oggi il Comitato dei nove e vorrei fare presente che è stato chiesto il rinvio in Commissione, anche alla luce del parere della I Commissione, da parte del PdL, della Lega e dell'UdC. Il PD e l'Italia dei Valori invece hanno espresso parere contrario al rinvio in Commissione. Il PD però ha fatto riferimento al fatto che potrebbe essere favorevole al rinvio in Commissione qualora vi fosse una nuova ed immediata calendarizzazione. Pertanto, all'esito di queste articolate posizioni, sottopongo la questione all'Assemblea.

PRESIDENTE. Sulla proposta di rinvio del testo in Commissione testé avanzata dal presidente della Commissione giustizia, vista anche la rilevanza dell'argomento, ai sensi degli articoli 41 e 45 del Regolamento darò la parola ad un oratore per gruppo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, mi rivolgo al centrodestra per chiedere: perché avete fatto questo voltafaccia? Pag. 23Abbiamo lavorato un anno in Commissione per pervenire ad un testo minimale, scritto a quattro mani, due delle quali appartenenti ad Enrico Costa per il Popolo della Libertà ed a nome della Lega. Noi dell'Italia dei Valori avremmo voluto un testo più severo, con l'estensione all'omofobia ed alla transfobia delle sanzioni previste dalla legge Mancino per le espressioni di odio razziale. Lo volevamo perché la matrice è la stessa: è quella di chi massacrava i negri e gli ebrei ed oggi è xenofoba ed aggredisce i diversi, gli omosessuali ed i transessuali, in nome di un tragico odio che contraddice il rispetto della diversità e del valore originario di ogni persona umana. Tutto questo accade a Roma più ancora che altrove. Ma dove è andata a finire la sbandierata sicurezza del sindaco Alemanno?
Signor Presidente, non stiamo decidendo, in questa sede, cosa è bene e cosa è male tra omo ed eterosessualità. Non stiamo indicando come preferibile uno stile di vita. Stiamo solo chiedendo che il Parlamento punisca più severamente i reati ispirati dall'omo e dalla transfobia, perché più vergognosi e più gravi degli altri, in quanto ispirati dall'odio, che genera sofferenza e sopraffazione. Amici del centrodestra, oggi, battete, poco dignitosamente, in precipitosa ritirata. Volete rinviare il provvedimento in Commissione solo per affossarlo, neanche per stravolgerlo, perché meno di così non si può. Noi dell'Italia dei Valori non crediamo che lo ripresentereste in Aula, perché la lobby omofoba è sempre in agguato e vi soffocherebbe. Oggi vi rimangiate la vostra stessa creatura e battete in una ritirata poco dignitosa.
Volete rinviare il provvedimento in Commissione non certo per migliorarlo o per trasformarlo. Infatti, la Ministra Carfagna - che oggi si è associata alla proposta di rinvio in Commissione - aveva tutto il tempo per presentare i propri emendamenti e le proprie proposte di modifica - e ce l'ha ancora - ma qui in Aula, e non rinviando il provvedimento in Commissione. È qui, di fronte all'opinione pubblica e alla società civile italiana che ci guarda e che vi guarda, che dovete avere il coraggio delle vostre azioni e delle vostre opinioni.
Non so - e non sappiamo - come faranno i cattolici del centrodestra a prestarsi ad una simile operazione, che contraddice il valore originario della persona umana e che si oppone ad ogni messaggio di civiltà ispirato dal rispetto del valore di ogni persona umana. Come faranno i cattolici del centrodestra, quelli che dovrebbero ispirarsi all'umanesimo integrale di Jacques Maritain e al personalismo di Emmanuel Mounier, se non, infine, alla legge evangelica dell'amore? Come faranno i liberali del centrodestra a prestarsi ad un'operazione così illiberale?
Noi vi chiediamo di affrontare la realtà a viso aperto. Abbiate il coraggio delle vostre azioni: rispondete qui, in Aula, alle attese dell'opinione pubblica e non rinviate il testo in oggetto in Commissione per consegnarlo all'oblio o al buio.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Non possiamo sottrarci al dovere di dire che il Parlamento italiano respinge e rifiuta ogni ipotesi di odio e di sopraffazione, che genera sofferenza e disgregazione sociale.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FEDERICO PALOMBA. Pertanto, faccio appello alla coscienza degli amici del centrodestra: scrutatela, guardatela ed ascoltatela e, se saprete ascoltarla, vi accorgerete che da qui dobbiamo mandare un segnale fortissimo di rispetto della persona umana, del diverso, perché ha diritto ad esprimersi come crede, perché è uguale a noi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, come giustamente ha sottolineato l'onorevole Palomba, stiamo discutendo di Pag. 24una questione la cui delicatezza e la cui importanza sono del tutto ed assolutamente evidenti. Riteniamo che il dibattito che si è svolto in quest'Aula ieri sia stato vero e sincero, e che non vi siano secondi fini da parte di chicchessia.
La questione che abbiamo davanti è estremamente delicata: mi chiedo se stiamo discutendo di un problema che può essere ulteriormente e meglio specificato con una breve riflessione da parte della Commissione.
Noi siamo d'accordo se breve riflessione sarà, e se questo provvedimento ritornerà in Aula inserito nel calendario dei lavori per il mese di novembre. Questa è la condizione che poniamo ed è una condizione assoluta, perché si possa discutere seriamente di questo problema. Se tale garanzia non ci fosse, il nostro atteggiamento non potrebbe che essere conseguente, chiederemmo, cioè, di discutere immediatamente il provvedimento, ma riteniamo che quest'Assemblea abbia a cuore quanto è stato detto nel dibattito di ieri e che abbia ragionevolezza e senso di responsabilità affinché questo lo stesso possa diventare, finalmente, una legge della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Unione di Centro ha tenuto in questa vicenda un comportamento di assoluta coerenza, come credo debbano dare atto i colleghi delle altre parti politiche. Eravamo contrari a costruire sull'omofobia un reato autonomo: prendiamo atto con soddisfazione che tutti hanno convenuto che questa non era una strada percorribile. Eravamo contrari a prevedere nella norma, come formula di aggravante, il riferimento all'identità di genere: prendiamo atto con soddisfazione che l'identità di genere è stata abbandonata strada facendo.
Abbiamo chiesto anche di eliminare dalla formula dell'aggravante il riferimento all'orientamento sessuale, perché riteniamo che l'espressione sia incostituzionale e comunque pericolosa: rileviamo con soddisfazione che la I Commissione (Affari costituzionali) ha dato un parere in cui condiziona il suo giudizio positivo a una migliore determinazione della fattispecie, che dunque viene giudicata, come noi sostenevamo, indeterminata. Siamo preoccupati perché un generico riferimento all'orientamento sessuale come aggravante rischia, cari colleghi, di ricomprendere in sé anche l'orientamento eterosessuale. Fino a prova contraria, infatti, orientamento sessuale non è soltanto quello omosessuale, ma è anche quello è eterosessuale, anzi, continuo a immaginare che sia quello prevalente. Allora, cosa vorremmo fare, immaginare che ci sia l'aggravante anche quando la vittima è un eterosessuale? Mi sembra francamente una cosa stravagante che forse va anche al di là delle intenzioni degli stessi autori della proposta.
Inoltre, questa condizione che si chiede di mettere come aggravante è una condizione totalmente soggettiva, a differenza di tutte le altre aggravanti che il nostro codice penale conosce, da quelle che riguardano i pubblici ufficiali, i ministri di culto, gli ambasciatori e i diplomatici, fino alle stesse aggravanti previste dalla cosiddetta «legge Mancino», tutte oggettivate, mentre qui introdurremo una previsione che si affida a una totale valutazione soggettiva che affidiamo alla interiorità del soggetto offeso.
Infine, prendiamo atto con soddisfazione che il Ministro Carfagna rileva che nella formulazione che era giunta all'esame della Camera si trascurano altre categorie di soggetti deboli rispetto alle quali si dovrebbero prevedere aggravanti: gli anziani, i malati, i disabili. Perché questa discriminazione, che poi diventa una violazione dell'articolo 3 della Costituzione sul principio di uguaglianza per cui privilegeremo soltanto l'inclinamento sessuale rispetto a queste altre fattispecie?
Dunque, l'Unione di Centro è favorevole al ritorno del provvedimento in Commissione; ovviamente è un ritorno che non può essere condizionato, come il collega Pag. 25Bressa sa bene, perché l'Assemblea è chiamata a votare sul ritorno in Commissione o meno, mentre la decisione sul prosieguo dei lavori è affidata alla Conferenza dei Presidenti di gruppo, che in sede autonoma deciderà come ricalendarizzare questo provvedimento. Diversamente, è qui pendente oggi la questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dal nostro gruppo, su cui abbiamo chiesto il voto segreto dell'Assemblea, affinché i parlamentari possano in assoluta libertà manifestare il proprio parere su una questione di tale rilevanza (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del Liceo scientifico «Pascal» di Pompei, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA. Signor Presidente, ci troviamo di fronte a un argomento importante, delicato che tocca le sensibilità di molti.
Proprio di fronte a questo tema la Commissione giustizia ha lavorato intensamente cercando di affrontare in modo molto approfondito gli aspetti che toccavano una semplice norma, un testo di legge molto breve ma con una serie di riflessi di una fortissima intensità dal punto di vista giuridico e sociale.
Siamo partiti da un testo, quello dell'onorevole Concia, che prevedeva una fattispecie autonoma di reato unita ad un'aggravante comune; per questa aggravante era prevista la non bilanciabilità con le attenuanti che potessero essere presenti. Il dibattito in Commissione ha portato ad una posizione diversa anche da parte del relatore: il testo che è emerso dall'esame effettuato da parte dei gruppi prevede una semplice attenuante. Inoltre si tiene anche conto delle considerazioni emerse sui reati ai quali dovrebbe andare ad attagliarsi: quindi non è prevista per tutti i reati, bensì solo per una serie di reati contro la persona.
Il lavoro svolto è stato proficuo, tuttavia noi riteniamo che sia necessaria ancora una riflessione ulteriore che si è determinata alla luce del parere della Commissione Affari costituzionali che ha toccato un punto nevralgico, il cuore del provvedimento: il concetto di «orientamento sessuale», evidenziando dei rischi di incostituzionalità perché questa norma non rispetterebbe il principio di tassatività o rischierebbe di non rispettarlo in quanto troppo vaga e troppo generica. Le norme penali, infatti, non devono essere affidate all'interpretazione discrezionale, ma devono dire al cittadino in modo chiaro ciò che è consentito e ciò che non lo è. La Commissione Affari costituzionali, con un parere molto complesso e completo, ha fornito alla Commissione giustizia un percorso da seguire che riteniamo utile svolgere in Commissione, in modo sereno e riflessivo.
Il Ministro Carfagna ha portato il suo contributo in sede di discussione sulle linee generali evidenziando anche l'opportunità di valutare l'articolo 19 del Trattato di Lisbona che di questo tema si occupa associandolo ad altri profili di discriminazione. Ebbene non disperdiamo il lavoro svolto. Il gruppo del Popolo della Libertà ha sempre fornito al relatore, alla Commissione e a tutti coloro che vogliono arrivare ad un testo condiviso il suo contributo. Riteniamo di poterlo ancora fare nel prosieguo dei lavori in Commissione e per questo motivo siamo favorevoli ad una sospensione dell'esame in Aula del provvedimento per un maggior approfondimento nella Commissione giustizia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, proprio perché il tema è importante e particolarmente delicato il gruppo della Lega ritiene opportuno che su questo provvedimento ci possa essere la massima riflessione, la massima analisi per produrre un elaborato giuridico coerente che possa avere un'efficacia permanente nel tempo. Devo dire che il gruppo della Lega all'interno della Commissione giustizia ha sempre tenuto una posizione estremamente Pag. 26chiara, non condividendo sin da subito l'impostazione iniziale di questo provvedimento. Come diceva il collega Costa l'impostazione iniziale del provvedimento prevedeva una fattispecie di reato autonomo che andava ad incidere sulla cosiddetta «legge Mancino», una legge che da sempre la Lega ha avversato perché rischiava e rischia tutt'oggi di andare a punire delle condotte semplicemente legate a delle manifestazioni del pensiero.
Quindi la Lega fin dall'inizio ha tentato da subito di smontare la proposta iniziale, di opporsi e di manifestare in maniera chiara e non contraddittoria la propria contrarietà nei confronti della stessa.
Grazie alla posizione della Lega e grazie alla posizione dei colleghi del PdL è stata formulata una nuova proposta che prevede questa aggravante comune, in merito alla quale noi, sin dall'inizio, pur condividendo e pur apprezzando il lavoro svolto in Commissione dalla relatrice, la collega Concia, abbiamo manifestato alcune perplessità giuridiche, in merito a definizioni che rischiavano di creare una confusione giuridica ulteriore. In particolare, in merito alla definizione di orientamento sessuale si rischiava di creare una posizione tale per cui poi non risultasse chiaro e definito quale fosse questa nozione, violando anche il principio della tassatività della fattispecie penale. Mancava una nozione definita e vi era una indeterminatezza totale riguardo a tale concetto ed è per questo che il gruppo della Lega ha sin dall'inizio invitato ad una migliore definizione. Ciò poi è avvenuto anche grazie ad un parere importante, pesante, autorevole che, proprio in quanto tale, non può non essere tenuto in considerazione, ovvero il parere della I Commissione che, in maniera chiara, ponendo una condizione al suo parere, ha chiesto una migliore definizione del concetto di orientamento sessuale.
Quindi, proprio per questo, per dare una formulazione giuridica più attinente e più consona, il gruppo della Lega, concordemente agli amici e ai colleghi del PdL, ha chiesto che questo provvedimento potesse ritornare in Commissione per poter svolgere quegli approfondimenti necessari e utili. Dunque, confermiamo tutto quello che abbiamo sostenuto all'interno della Commissione giustizia; chiediamo quindi che il provvedimento possa tornare in Commissione, dove si faranno tutti gli approfondimenti utili e necessari e solo qualora ci sarà una definizione e una formulazione chiara della fattispecie si potrà finalmente portare il testo in Aula.
Se così non sarà, ritengo che la Commissione dovrà lavorare fin quando questa formulazione non assumerà i connotati di chiarezza tali da poter esaminare un provvedimento serio che non venga lasciato ad una valutazione discrezionale da parte di altri soggetti. Quindi confermiamo quanto espresso in Commissione, ovvero la volontà di riportare il provvedimento all'intero dalla Commissione stessa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Non vi sono altri colleghi che intendono parlare.
Passiamo, dunque, ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del testo unificato delle proposte di legge nn. 1658-1882-A formulata dal presidente della Commissione giustizia.
Prego i colleghi di prendere posto. Onorevole Trappolino, onorevole Lo Presti, onorevole Osvaldo Napoli, onorevole Lolli, onorevole Oliviero...
Colleghi, si sta votando la proposta di rinvio o meno in Commissione del provvedimento. Onorevole Laura Molteni... (Commenti). Colleghi, chiedo scusa, qual è il problema? Chiedo scusa, qual è il problema? Colleghi se fate un attimo di attenzione...
C'è stata una richiesta di rinvio in Commissione del provvedimento da parte del presidente della Commissione giustizia. Ci sono stati gli interventi a favore o meno da parte dei rappresentanti dei gruppi e ora stiamo votando sulla proposta di rinvio.

Pag. 27

(La Camera respinge - Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 1658-1882-A)

PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale di costituzionalità Vietti ed altri n.1 (vedi allegato A - A.C. 1658-1882-A), non preannunciato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.
Ricordo altresì che i tempi per l'esame delle questioni pregiudiziali sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione sulle linee generali.
A norma del comma 3, dell'articolo 40 del Regolamento la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
Da parte del presidente del gruppo dell'UdC è stata avanzata richiesta di votazione a scrutinio segreto. Ricordo preliminarmente che il voto sulle questioni pregiudiziali, potendo determinare la reiezione dell'intero provvedimento e avendo in tal caso natura di deliberazione definitiva sul merito, deve essere effettuato con le stesse modalità adottabili per la votazione finale del progetto di legge. Quanto alla richiesta di scrutinio segreto, essa può essere accolta. Il testo è volto, infatti, ad introdurre nel codice penale, novellando l'articolo 61, una nuova circostanza aggravante comune consistente nell'aver commesso il fatto per finalità inerenti l'orientamento con la discriminazione sessuale della persona offesa.
Il provvedimento, pertanto, incide, nel senso chiarito dalla Giunta per il Regolamento nelle sedute del 7 febbraio e del 7 marzo 2002, sul principio di legalità di cui all'articolo 25 della Costituzione, richiamato dall'articolo 49 del Regolamento tra le materie sottoponibili a scrutinio segreto. Tale decisione è, pertanto, conforme ai precedenti.
L'onorevole Vietti ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se posso chiedere la sua collaborazione, Presidente...

PRESIDENTE. L'unico modo è sospendere la seduta perché non vedo come possa fare.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Non esageriamo, mi pare che abbiano già fatto abbastanza confusione.

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di fare silenzio.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Ho rivendicato prima la coerenza del comportamento del gruppo dell'UdC sia in Commissione, sia in Aula su questo provvedimento. Rispetto all'intervento precedente mi permetto di aggiungere che la nostra coerenza è confermata dal voto che abbiamo appena effettuato. Infatti, siamo l'unico gruppo che ha dichiarato che votava a favore del rinvio in Commissione e lo ha fatto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Dopo di che abbiamo preso atto che tutti gli altri...chiedo scusa, anche gli amici della Lega hanno votato a favore del ritorno in Commissione del provvedimento. PdL e PD avevano detto che avrebbero votato a favore del rinvio in Commissione, invece hanno votato il contrario. Non ho capito questo strano gioco delle parti che poi li ha visti uniti.
Presidente, dovrei in gran parte ripetere ciò che ho detto nell'intervento precedente, quindi non lo farò perché tutti i colleghi lo hanno sentito. Mi limito a richiamare le ragioni di incostituzionalità che, a nostro parere, sono insite in questa proposta di legge. La prima sta nel parere reso dalla Commissione Affari costituzionali, la quale ha detto che era necessario specificare (Commenti)...

Pag. 28

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. È veramente impraticabile l'Aula in questo modo.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. La Commissione Affari costituzionali ha detto che era impossibile formulare una previsione legislativa in cui si parlasse genericamente di orientamento sessuale senza chiarire quale era la nozione che mettevamo dentro questa espressione.
Come è noto, le fattispecie penali devono rispondere al principio di tassatività a tutela di tutti i cittadini; chi viola una legge deve sapere perché e come la viola, dunque non è ammesso dalla nostra Costituzione formulare incriminazioni attraverso l'uso di espressioni generiche e che non facciano riferimento a comportamenti percepibili nella loro determinatezza dalla generalità dei consociati.
In secondo luogo, ammettere che esista una aggravante in connessione a finalità inerenti l'orientamento sessuale della vittima è un'espressione che porta ad un risultato paradossale, dal momento che l'orientamento sessuale, come è noto, può essere diverso - e non ce ne scandalizziamo -, ma chiediamo che si dia atto che, almeno fino a ieri, quello considerato prevalente era l'orientamento eterosessuale e dunque se si ammette che è aggravato il fatto commesso per finalità inerenti all'orientamento sessuale, se il mio orientamento sessuale di vittima è quello eterosessuale io cado egualmente nella previsione di tale fattispecie, tanto quanto ci cade l'omosessuale, o il pedofilo, o il sadico, o il necrofilo e così via. Pertanto, ritengo che le intenzioni del legislatore siano modellare l'aggravante secondo l'orientamento sessuale purché sia di qualunque soggetto vittima del reato. Cerchiamo di ragionare, altrimenti si rischia di creare norme in preda all'emotività o sull'onda di singoli casi enfatizzati dalla stampa, senza espletare il nostro dovere di legislatore che deve scrivere regole generali ed astratte.
In terzo luogo, ritengo che la previsione di tale aggravante legata alle finalità sia assolutamente rimessa alla valutazione soggettiva di chi ne usufruisce poiché, se chi riceve l'atto offensivo crede che quell'atto sia motivato da ragioni che attengono alla sua inclinazione sessuale, che magari non è nota alla gente, ma è percepita come offensiva solo dal destinatario, in questo caso si innesca un circolo perverso per cui nei tribunali si andrà a discutere se chi ha fatto l'atto poteva o non poteva prevedere che il soggetto destinatario aveva delle caratteristiche sessuali tali da percepire quell'atto come aggravato, cioè come suggerito da una motivazione particolarmente negativa.
In ultimo mi domando perché non si prevedano altre condizioni soggettive. Lo ha suggerito anche il Ministro Carfagna e credo abbia ragione, non possiamo creare una legge monca. La Convenzione di Lisbona ci chiede di tener conto di altre categorie di soggetti a rischio: degli anziani, cioè della discriminante dell'età, dei malati, cioè della discriminante della salute, dei disabili, cioè della discriminante di chi non è egualmente abile. Allora, se il provvedimento si deve prevedere in un quadro di rispetto delle normative europee, si prevedano tutte queste categorie. Diversamente, non vedo perché non dovremmo prevedere a questo punto che qualcuno di noi si senta offeso da un reato di cui è destinatario, magari perché ritiene di appartenere alla religione cattolica e la gente non lo sapeva, ma poiché è un reato commesso ai miei danni, voglio che sia aggravato perché sono cattolico. È un ragionamento paradossale, ma ritengo che questo provvedimento si ponga su quella strada. Dunque, la palese incostituzionalità di tale provvedimento, peraltro sancita implicitamente dal parere della Commissione affari costituzionali, merita un voto favorevole alla nostra questione pregiudiziale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, ci accingiamo ad esprimere una valutazione su una pregiudiziale di costituzionalità che noi riteniamo francamente impraticabile e neanche adeguata al livello Pag. 29giuridico di chi l'ha proposta. Ci accingiamo a discuterne, dopo una sorpresa in Aula, che ha visto il Popolo della Libertà, che in Commissione aveva chiesto il rinvio del provvedimento, smentire clamorosamente se stesso, insieme alla Lega Nord, e anche smentire clamorosamente la presidente stessa della Commissione. Se questa è coerenza siamo profondamente confusi, così come confusa è la pregiudiziale di costituzionalità. È paradossale il primo dei punti posti a fondamento, cioè l'articolo 3 della Costituzione, ossia il principio di eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, senza distinzione di sesso e di condizioni personali. Questa è proprio la norma sulla quale noi abbiamo fondato un provvedimento di punizione dei comportamenti ispirati all'omofobia e alla transfobia. Francamente, i funambolismi rivolti a dire che l'articolo 3 direbbe qualcosa di diverso da quello che in realtà dice si commentano da sé. Vorrei, invece, soffermarmi di più sul secondo dei punti posti a fondamento della pregiudiziale, cioè quello relativo all'articolo 25, che riguarderebbe una pretesa indeterminatezza della fattispecie penale. Noi non siamo d'accordo sotto diversi profili. In primo luogo, esiste già un decreto legislativo che sanziona penalmente i comportamenti dei datori di lavoro che ispirano la loro azione a discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale. L'orientamento sessuale è già una categoria giuridica che esiste nel nostro ordinamento e che è posta a fondamento di una sanzione penale, quindi non comprendiamo per quali ragioni questa dizione, già contenuta in un provvedimento normativo, non possa invece essere contenuta in quest'altro provvedimento normativo.
Ma noi abbiamo un'altra obiezione da fare: l'Italia dei Valori ha presentato un emendamento che è volto a sostituire l'espressione orientamento sessuale con omofobia e transfobia. In questo modo, noi abbiamo pensato che, accogliendo il nostro emendamento, si potrebbe ovviare a due difficoltà, a due problemi e a due criticità di questo provvedimento. Il primo problema consiste nel fatto di non aver previsto, accanto all'omofobia, anche la transfobia. La transessualità è una condizione personale che pone i soggetti in una condizione ancora più pesante di quella che riguarda i soggetti omosessuali.
Il secondo risultato che avremo ottenuto sarebbe stato quello di sostituire un'accezione che taluno vuole indeterminata, ma che in altro provvedimento normativo approvato da questo Parlamento è invece considerata determinata, conferendo una maggiore determinatezza, prevedendo insieme omofobia e transfobia.
Quindi, noi consideriamo questa pregiudiziale di costituzionalità assolutamente strumentale e non vorremmo che questa si prestasse ad operazioni di tipo trasversale, nel senso che possa, a voto segreto, trovare il consenso di diverse parti degli schieramenti. Noi ci rivolgiamo, invece, allo schieramento di centrodestra, invitandolo a respingere questa pregiudiziale, facendo riferimento alle diverse culture che hanno ispirato la Costituzione e che qui sono presenti: la cultura cattolica e la cultura liberale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, questo provvedimento ha avuto effettivamente un andamento che lascia sconcertati, perché basta rileggere l'iter dei lavori in Commissione e vediamo come la maggioranza si sia convogliata, con il parere del capogruppo in Commissione giustizia sia del Popolo della Libertà sia della Lega Nord Padania, oltre, ovviamente, che del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori, per una determinatezza della fattispecie che potesse consentire di fare la sintesi delle varie sensibilità.
Poi, a un certo punto, vi è stato un parere della Commissione affari costituzionali che ha individuato delle perplessità riferite al fatto che il termine «orientamento sessuale», pur determinato attraverso fonti internazionali e comunitarie di immediata efficacia, sarebbe stato per la prima volta presente nel nostro sistema ordinamentale, e quindi, per la prima Pag. 30volta, avrebbe costituito una fattispecie penale.
Di qui si aggancia una strumentale e non condivisibile questione pregiudiziale presentata dall'UdC che vorrebbe che si dichiarasse non conforme alla Costituzione per indeterminatezza della fattispecie una circostanza aggravante che non è un'autonoma fattispecie di reato, una circostanza aggravante che ha in sé tutte le caratteristiche di determinatezza. È una strumentalizzazione perché questa fattispecie, questa circostanza, questa espressione «orientamento sessuale» la troviamo in atti che sono immediatamente efficaci nel nostro ordinamento.
Non è vero e nessuno si è mai sognato di porre la questione pregiudiziale di costituzionalità quando abbiamo aderito e ratificato il famoso Trattato di Lisbona, che, proprio all'articolo 19, si esprime e fa riferimento al Parlamento affinché utilizzi tutti gli strumenti per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza, l'origine etnica, la religione, l'età e l'orientamento sessuale. Ma, ugualmente, troviamo la stessa espressione "orientamento sessuale" già nel nostro ordinamento. In esso esiste una norma, introdotta nel 2003, quindi di recente, da un decreto legislativo che riguarda la materia del lavoro, che vieta alle agenzie per il lavoro discriminazioni non soltanto per condizioni politiche, religione e credo, ma anche per l'orientamento sessuale.
Infatti, questo decreto legislativo vieta alle agenzie per il lavoro e agli altri soggetti pubblici e privati indagini sulle opinioni, tra l'altro, sull'orientamento sessuale. E cosa fa questo testo? Impone una sanzione penale ai sensi dell'articolo 38 della legge n. 300 del 1970, lo Statuto dei lavoratori, e punisce, e quindi incrimina, il comportamento che discrimina e crea una situazione di sbarramento con riferimento all'orientamento sessuale.
Allora, che fondamento può avere una questione pregiudiziale di costituzionalità che fa riferimento all'indeterminatezza della fattispecie? Sappiamo che non può esistere una questione pregiudiziale che non riguarda il cuore del provvedimento, l'essenza di questo testo normativo, ma che riguarda soltanto un'espressione...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DONATELLA FERRANTI. ...che deve e può essere riempita di contenuto attraverso l'interpretazione, attraverso l'affermazione del principio costituzionale di uguaglianza, che non è soltanto l'uguaglianza sostanziale, ma è anche, e soprattutto, quell'uguaglianza che deve prevedere tutte le attività di promozione rivolte a superare le differenze, la posizione dei disuguali.
Questa è la lezione di vita quotidiana che dobbiamo trarre, e questo è il contesto sociale all'interno del quale valutare la questione pregiudiziale in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, prendo la parola per esprimere, in merito al provvedimento in esame, la posizione tenuta dalla Lega Nord. Noi siamo stati coerenti fin dall'inizio della discussione in Commissione della proposta di legge: abbiamo detto un «no» deciso alla proposta iniziale, che prevedeva l'introduzione nel nostro ordinamento di un nuovo reato, di un reato ad hoc, l'omofobia, che tra l'altro andava ad incidere fortemente sui principi di libertà e di espressione delle persone, perché nel testo originario si ritoccava la legge Mancino, sulla quale anche nelle passate legislature la Lega Nord aveva fatto delle forti battaglie, proprio perché è una legge che, purtroppo, lascia ancora nel nostro Paese la possibilità di prevedere un reato di opinione, e ciò non è conforme ai nostri principi costituzionali.
Abbiamo comunque lavorato insieme a tutti i gruppi, dobbiamo dirlo; dobbiamo anche ringraziare la relatrice per lo sforzo per addivenire ad un testo diverso, che potesse tenere conto di alcune delle considerazioni che erano condivise anche da noi in Commissione. Si è arrivati alla formulazione nel testo di un'aggravante; Pag. 31non ci convinceva completamente, l'abbiamo detto più volte, l'ha detto anche nell'intervento precedente il collega Molteni: abbiamo sempre manifestato perplessità sul termine «orientamento». Perché? Perché vedevamo l'indeterminatezza di questo termine sotto il profilo giuridico, è difficile andare ad accertare il profilo soggettivo, tanto più poi quando si parla di un'aggravante. Il termine «orientamento», che non esiste ad esempio nella nostra Costituzione, dove si parla sì di discriminazioni, ma non quelle fondate sull'orientamento, potrebbe anche prestarsi a interpretazioni fuorvianti.
Noi, dagli atti della nostra Commissione, dalle intenzioni dei proponenti leggiamo nel termine «orientamento» la tendenza sessuale, eterosessuale o omosessuale, ma non avete voluto scriverlo esplicitamente; e nel termine «tendenza sessuale», come è stata evidenziato da alcuni colleghi, potrebbe rientrare anche l'amore per i bambini, la pedofilia! Queste non sono delle nostre invenzioni: abbiamo già visto, l'esperienza europea ce lo insegna, come si tenta anche di giustificare giuridicamente tali forme di amore diverso, di tendenza sessuale.
Oggi abbiamo tenuto, come sempre, un atteggiamento coerente: avevamo votato per il ritorno in Commissione del provvedimento, accogliendo anche un'indicazione pervenuta dal Ministro Carfagna, della quale fra l'altro ci eravamo già fatti portavoce in Commissione, perché ad esempio aveva voluto inserire il termine, non solo di discriminazione per orientamento, ma di discriminazione sessuale, di discriminazione basata sul sesso. Ma nonostante questo, il testo che oggi viene propinato è per noi inaccettabile, perché crea comunque una discriminazione a contrario: discrimina fra chi subisce forme di violenza, perché vi è una tutela rafforzata in base appunto al motivo, all'odio che si viene a definire come omofobia, rispetto invece a chi subisce altre forme di violenza e ciò sicuramente è inaccettabile, visto che viola palesemente l'articolo 3 della nostra Costituzione, e quindi il principio di uguaglianza.
Visto dunque che non vi è stata la maggioranza per riportare il provvedimento in Commissione, per riaprire eventualmente delle questioni e riesaminare i punti sui quali noi abbiamo avanzato qualche perplessità (tant'è che abbiamo presentato sia l'emendamento soppressivo dell'intera ipotesi di aggravante, sia emendamenti soppressivi della parola orientamento), con chiarezza diciamo che noi, relativamente a tale aggravante, siamo contrari, per cui la Lega Nord voterà a favore della pregiudiziale di costituzionalità presentata dall'UdC (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, comincio col dire che - come si è notato anche ieri nel lavorio politico che c'è stato prima dell'appuntamento di oggi - sono d'accordo al 100 per cento sulla necessità di introdurre all'interno della normativa italiana un'aggravante nei confronti di coloro che commettono reati sulla base di una discriminazione nei confronti di gay, lesbiche e transessuali. Dico questo perché mi sembra una cosa giusta che, se una persona, fuori da un locale frequentato da gay, viene aggredita per quella ragione e in quel momento gli viene detto «sporco omosessuale», sia prevista un'aggravante, così come è prevista dalla legge Mancino un'aggravante se lo stesso episodio è commesso ai danni di una persona di colore o con una discriminazione di tipo religioso. Premetto questo proprio perché noi siamo d'accordo nel merito, così come il Governo, che lo ha ribadito ieri con l'intervento del Ministro Carfagna.
Qual è il punto però? Mentre siamo d'accordo sul principio riteniamo questo testo al momento carente, innanzitutto perché, come ha detto il collega Vietti, elaborare una norma per combattere una sola discriminazione non è razionale da parte del Parlamento. Le discriminazioni sono tante, qualcuno ci ha anche indicato quali sono quelle da combattere con maggiore Pag. 32efficacia. L'articolo 19 del Trattato di Lisbona elenca sei fattori discriminanti da colpire con delle aggravanti: tre di questi fattori sono già previsti dalla nostra normativa con la legge Mancino, tre non sono ancora previsti.
Ieri, il Ministro Carfagna ha detto che, nel momento in cui andiamo a prevedere delle aggravanti, possiamo farlo per questo tipo di reati ma anche, come dice il Trattato di Lisbona, per discriminazioni dovute all'età (cioè nel caso qualcuno picchi un minore perché è piccolo o un anziano chiamandolo «sporco vecchio») ovvero alla disabilità (se una persona fa violenza nei confronti di un portatore di handicap dicendogli «sporco handicappato, cosa stai a fare qui, ti do un pugno in testa»). Dunque siamo favorevoli ad affrontare tali questioni e ieri il Ministro e noi, deputati della maggioranza, abbiamo convenuto di rinviare il testo in Commissione per rivedere tutto.
L'UdC ha posto una questione che non è di poco conto: è vero che il Trattato di Lisbona parla di orientamento sessuale ma le lingue ufficiali sono l'inglese e il francese e, purtroppo, non l'italiano. Gli orientamenti sessuali sono due: omosessualità ed eterosessualità. Significa che prevedere un'aggravante sull'orientamento sessuale è come non prevederla, perché nella vita o si è omosessuali o si è eterosessuali e, quindi, prevedere l'aggravante è irrilevante perché non si va a colpire chi commette reati nei confronti di una categoria più debole. Troviamo allora la formula - i giuristi possono indicarcela - da scrivere all'interno del provvedimento.
Detto questo, se volevamo il rinvio in Commissione perché abbiamo votato contro? La ragione è semplicissima: questo provvedimento è all'ordine del giorno dell'Assemblea su richiesta del gruppo del Partito Democratico, nella quota prevista a tutela dell'opposizione. Non è giusto che la maggioranza, solo con i propri voti, privi l'opposizione di un suo diritto che è sancito dal nostro Regolamento. Eravamo d'accordo sul rinvio in Commissione ma nel momento in cui l'opposizione ovvero il Partito Democratico non è d'accordo, non capisco quale sia la ragione per la quale la maggioranza debba coartare la volontà dei proponenti, per poi, domani, farvi scrivere sui giornali che noi volevamo affossare il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ITALO BOCCHINO. Allora, se volete affrontare la normativa, andiamo avanti, c'è un parere della I Commissione che pone dei problemi. I deputati singolarmente, come è opportuno rispetto al voto segreto, prenderanno la loro decisione sulla questione pregiudiziale.
Ma noi riteniamo che, nel caso in cui l'iter del provvedimento non vada avanti, il Governo si debba far carico di un disegno di legge che adegui la nostra normativa a tutto ciò che è previsto dal Trattato di Lisbona, in modo che si possa procedere, magari in futuro, ad approvare una legge fatta bene, evitando di fare una legge contro le discriminazioni, discriminando noi per primi gli anziani o i disabili e favorendo un soggetto debole rispetto ad un altro.
Questa è la ragione per cui adesso ci troviamo in questa situazione: ci dispiace; se voi foste stati più attenti e con noi aveste votato il rinvio in Commissione, probabilmente in poco tempo avremmo portato all'attenzione dell'Aula un testo condivisibile da tutta l'Assemblea in grado di essere approvato e diventare legge, e non una bandiera politica come voi volevate fare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e di deputati della Lega Nord Padania).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

PIER FERDINANDO CASINI. Sull'ordine dei lavori, per una questione procedurale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 33

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, il mio gruppo si è intestato la richiesta di scrutinio segreto, ma poiché riteniamo che questo rischi di essere un «valzer degli equivoci» e pensiamo che la trasparenza sia la prima questione che dovrebbe stare a cuore a ciascuno di noi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Lega Nord Padania), noi che abbiamo assunto una posizione chiara e trasparente a favore della questione pregiudiziale di costituzionalità ritiriamo la richiesta del voto segreto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prendiamo atto della rinuncia da parte del gruppo dell'UdC alla richiesta di votazione segreta.
Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti. Colleghi, vi chiedo solo un momento perché è necessario riconvertire il sistema di votazione.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo? Siamo in fase di votazione, andiamo avanti (Commenti dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

ANTONIO DI PIETRO. No!

PRESIDENTE. Non è lei che decide se è «sì» o «no»!
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di costituzionalità Vietti ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... onorevole Lupi... onorevole Bruno... onorevole Barani... onorevole Osvaldo Napoli... onorevole Vico... onorevole Coscia... hanno votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 520
Votanti 507
Astenuti 13
Maggioranza 254
Hanno votato 285
Hanno votato no 222
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).
Il testo unificato delle proposte di legge si intende pertanto respinto.
Prendo atto che il deputato Romele ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: Donadi ed altri: Modifiche agli articoli 114, 117, 118, 119, 120, 132 e 133 della Costituzione, in materia di soppressione delle province (1990); e delle abbinate proposte di legge: Casini ed altri; Pisicchio (1989-2264) (ore 16,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale d'iniziativa dei deputati Donadi ed altri: Modifiche agli articoli 114, 117, 118, 119, 120, 132 e 133 della Costituzione, in materia di soppressione delle province; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati Casini ed altri; Pisicchio.
Ricordo che nella seduta del 12 ottobre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed ha avuto luogo la replica del Governo, mentre il relatore vi ha rinunziato.

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(Esame di una questione sospensiva - A.C. 1990)

PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione sospensiva Bianconi ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1990). Avverto che i tempi per l'esame della questione sospensiva sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione sulle linee generali.
Ricordo che a norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la questione sospensiva può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
L'onorevole Stracquadanio ha facoltà di illustrare la questione sospensiva Bianconi ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, le chiedo se può pregare per cortesia i colleghi...

PRESIDENTE. La prego di continuare onorevole, oggi bisogna fare un «corso di sopravvivenza» prima di parlare in Aula.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Non si preoccupi signor Presidente, spero di avere argomenti sufficientemente pacati per rendere serena questa seduta.
Ci troviamo di fronte ad una proposta di legge costituzionale e ieri si è svolta la relativa discussione sulle linee generali. Anche questa è una proposta di legge rientrata nella quota riservata alle proposte dell'opposizione. Nonostante fossero presenti in Commissione altre proposte di legge di altri gruppi, l'Italia dei Valori ha voluto insistere affinché tale proposta arrivasse in Aula. Questo è accaduto sebbene altri gruppi, proponenti progetti di legge analoghi, avessero disabbinato la proposta.
Siccome tale provvedimento non è privo di interesse e di fondatezza...

PRESIDENTE. Colleghi, onorevole Lupi, onorevole Buttiglione per cortesia.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Siccome si tratta dunque di un dibattito che viene da lontano e che interessa l'assetto e l'organizzazione dei poteri locali nella Repubblica, tema sul quale discutiamo da diversi anni e in merito al quale abbiamo già introdotto importanti modifiche di natura costituzionale e di natura fiscale (ricordo la legge sul federalismo fiscale approvata in questa legislatura), è evidente che una proposta di abolizione delle province non possa non essere considerata con grande attenzione.
Tuttavia questa proposta, così come è stata formulata, si articolava per ora solo in un progetto - per così dire - di «decostituzionalizzazione» dell'ente provincia. In altre parole il testo del progetto di legge giunto in Assemblea si limita a cancellare la parola provincia in tutte le evenienze in cui ricorre nella Costituzione, rinviando poi ad una legge costituzionale (da emanarsi entro un anno) il riordino delle competenze che oggi sono in capo alla provincia. Noi abbiamo ritenuto che questo modo di procedere non favorisca gli obiettivi che i proponenti vogliono realizzare, che è quello di rendere più efficace, più efficiente e più trasparente l'azione delle autonomie locali e l'organizzazione dei servizi a rete sul territorio. Abbiamo ritenuto che sia urgente raggiungere quegli obiettivi, ma che sia opportuno farlo nel modo migliore possibile. Chiedo anche ai colleghi del mio gruppo di consentirmi di andare avanti in questa esposizione.
Siccome noi abbiamo in questa fase all'attenzione della Conferenza unificata il disegno di legge di riordino delle autonomie locali (la cosiddetta Carta della autonomie locali), che il Governo ha presentato e sottoposto secondo la procedura dovuta alla Conferenza unificata e sul quale la Conferenza stessa non si è ancora pronunciata, è evidente - credo a tutti - che, nel momento in cui noi procediamo in modo disallineato dalle altre istituzioni, rischiamo di creare caos normativo e non riforme efficaci.
Proprio per questa ragione, per non trovarci a dover respingere la proposta in Pag. 35questo o in quell'altro aspetto, a non dover fare qui una battaglia che è puramente di bandiera cercando invece di fare in modo che il lavoro del Parlamento giunga agli obiettivi che tutti intendono condividere (cioè quello di ridurre la spesa pubblica, aumentare l'efficienza dei servizi a rete sul territorio e di disboscare la giungla di enti che si è stratificata nel tempo), noi chiediamo di sospendere l'esame di questa proposta; nel momento in cui la Carta della autonomie locali avrà concluso il suo iter, possiamo quindi raccordare questo ragionamento sulle province con quanto dispone la Carta delle autonomie e con la più generale riforma del federalismo fiscale. Poiché i colleghi dell'IdV all'epoca hanno dato un voto di favore a tali riforme, chiedo anche a loro di approvare la questione sospensiva avente ad oggetto la loro proposta, che non è finalizzata a respingerla ma, tutt'altro, significa dare a questa proposta di legge l'importanza e il valore che essa, a nostro avviso, riveste.
Per questo chiedo a tutto il Parlamento di non legiferare in modo caotico ma di ragionare e di fare, per la prima volta su questo argomento, un ragionamento comune che possa portarci verso i risultati che tutti i cittadini ci chiedono (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, noi dell'Italia dei Valori insistiamo affinché il Parlamento si assuma la propria responsabilità in ordine ad un quesito che ormai da decenni ci poniamo come argomento di discussione, ma che mai viene affrontato in Parlamento, dicendo sempre che ne discuteremo più avanti in modo compiuto: a forza di rinviare in modo compiuto resterà una «grande incompiutezza».
Stiamo parlando dell'abolizione delle province perché, non da oggi ma sin dal tempo della Costituzione, lo si è ritenuto un ente dispendioso, un inutile carrozzone, una burocrazia che raddoppia i tempi, le spese, le procedure. La soppressione delle province è un provvedimento che noi dell'Italia dei Valori riteniamo doveroso prendere al più presto, perché consente la realizzazione di un assetto politico-istituzionale più lineare, più funzionale. Infatti permetterebbe un enorme risparmio per le casse dello Stato e, al riguardo, mi preme segnalare che stiamo parlando di ben 13-15 miliardi di euro l'anno, l'importo di una legge finanziaria in un anno. Stiamo parlando di 2900 consiglieri e di 900 assessori; stiamo parlando di 50 presidenti e vicepresidenti di provincia; stiamo parlando di oltre 100 presidenti di giunta; stiamo parlando di miliardi di euro per spesa corrente che potrebbero essere risparmiati proprio in quella logica di lotta agli sprechi, alle spese pubbliche pazze e ai doppioni che tutte le forze politiche ripetono di voler abolire durante le elezioni, ma il giorno dopo tendono a mantenere perché sono fonte per sistemare questo o quel notabile politico del territorio.
Per questo motivo noi dell'Italia dei Valori vogliamo passare dalle parole ai fatti e vedere sino a che punto in quest'Aula esiste una volontà politica che corrisponde alle dichiarazioni elettorali. Siamo stufi di sentirci dire di rinviare ad un momento più importante e ad una valutazione più compiuta.
Da ultimo faccio presente che il Governo, affermando di voler rinviare la nostra proposta a quando discuterà della Carta delle autonomie locali, non ha detto che questa sarà una legge ordinaria, mentre ciò che noi proponiamo è una legge che funge da presupposto per fare in modo che le leggi ordinarie possano riguardare la strutturazione delle province. Si tratta cioè di una legge costituzionale (di questo stiamo parlando), che pone come punto di riferimento le modifiche all'articolo 114, 117, e 119 della Costituzione nella parte in cui parlano dell'esistenza delle province come strutture ordinamentali dello Stato. Dunque la legge che noi proponiamo è una legge che serve come presupposto per fare proprio quelle riforme che voi dite di voler fare ma che Pag. 36non approvate, rinviandole ad una discussione cosiddetta compiuta che da cinquant'anni a questa parte dite ma non fate.
La verità è una e una sola: in realtà mentite al vostro elettorato quando gli dite che bisogna fare questo. Al riguardo mi permetto di ricordare che non io, ma il Presidente del Consiglio Berlusconi, durante la campagna elettorale, ha detto testualmente: delle province non parlo, perché tanto vanno abolite. Questa è stata la campagna elettorale del centrodestra: abolire le province. Gli ha risposto l'allora segretario del Partito Democratico il 22 marzo 2008, dicendo: la riduzione della spesa pubblica è necessaria e per me significa due cose concrete: riduzione dei costi della politica e abolizione delle province. Quindi, piaccia o non piaccia, entrambi i maggiori partiti presenti in questo Parlamento hanno promesso ai loro elettori che avrebbero messo al primo posto l'abolizione delle province (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Se ci vuole un provvedimento ordinario per abolire le province ci sia, ma prima del provvedimento ordinario ci vuole un provvedimento di revisione costituzionale, cioè la Costituzione deve prevedere l'abolizione delle province.

PRESIDENTE. Devo concludere, onorevole.

ANTONIO DI PIETRO. La nostra proposta è proprio questa, e la ragione per cui vogliamo che oggi qui una decisione venga presa è perché oggi vogliamo sapere se in questo Parlamento vi sono partiti che prendono in giro i loro elettori o se vi sono partiti che mantengono le promesse elettorali. Questa è una decisione caotica e irragionevole, non la nostra; creare caos rispetto alla verità dei fatti. La nostra è una proposta-verità, una proposta che mette in condizione il Paese di sapere da che parte sta il Parlamento: se vuole ridurre le spese e gli sprechi o se vuole mantenere congreghe e prebende di propri notabili (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, molto rapidamente, perché cinque minuti non consentono di fare grandi discorsi: oggi abbiamo otto livelli di amministrazione tra il cittadino e lo Stato, con le circoscrizioni, i comuni, i consorzi, le comunità montane, le città metropolitane, le province, le regioni e quant'altro; 107 province e, se fossero approvate tutte le proposte giacenti in Parlamento, avremmo 134 province. Costano 16 miliardi all'anno, il personale politico 115 milioni all'anno.
Noi vorremmo un riordino delle autonomie, e mi fa piacere che oggi tutti ci rinviino al riordino delle autonomie: guardate caso, quando abbiamo chiesto di procedere prima al riordino delle autonomie e poi coi progetti di federalismo, ci è stato detto che non era importante e che il codice delle autonomie sarebbe seguito. Ebbene, oggi siamo noi su quella lunghezza d'onda - poiché riteniamo questo un espediente piccolo per evitare di assumersi la responsabilità di procedere all'adempimento di promesse elettorali come quella dell'abolizione delle province - e diciamo: siamo disponibili dopo, intanto oggi procediamo, perché il codice e la carta delle autonomie non parlano delle province. Intanto adempiamo una volta tanto gli impegni che sono stati assunti con gli elettori.
Ho avuto la fortuna - insieme al Presidente Berlusconi e all'onorevole Veltroni - di essere tra coloro che hanno fatto la campagna elettorale come candidato Premier: tutti noi in tutti i dibattiti abbiamo espresso l'impegno comune all'abolizione delle province. Oggi, a distanza di un anno, la maggioranza si è dimenticata di questo impegno e l'opposizione del PD pure, perché mi sembra che proceda ad un voto per il mantenimento delle province. Poiché però non c'è la capacità politica e anche la dignità di assumersi le proprie responsabilità, sia PDL sia PD vorrebbero oggi il sotterfugio di un voto sostanzialmente di rinvio. Noi, come per Pag. 37l'omofobia, così per le province, ci assumiamo le nostre responsabilità. È una scelta giusta? È una scelta sbagliata? Onorevoli colleghi, vi vorrei dire una cosa: è addirittura secondario se sia una scelta giusta o sbagliata, perché qui vi è una scelta prioritaria rispetto alla discussione se sia giusto o sbagliato: questo è un adempimento di un impegno preso davanti al corpo elettorale! Si doveva pensare prima se era giusto o sbagliato, quando si è andati in televisione a dire che bisognava procedere all'abolizione delle province (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)!
Onorevoli colleghi, mi auguro che i tanti che hanno espresso un giudizio positivo su questa idea, a partire dall'onorevole Versace e da onorevoli che sono liberi pensatori in quest'Aula, vogliano associarsi al nostro voto. Il nostro è un voto per riordinare in Italia le autonomie locali, che si stanno moltiplicando a scapito di un corretto rapporto tra i cittadini e la politica. È un voto per dare chiaramente un segnale. Consentitemi di dire che nel Comitato ristretto si era deciso di svolgere un lavoro - l'onorevole Tassone l'aveva detto ieri in Aula - ma poi il Comitato ristretto ha fatto perdere le proprie tracce, perché non si è più lavorato.
Noi non siamo dei demagoghi, infatti abbiamo proposto di studiare la trasformazione della provincia in un ente di secondo livello, pertanto non vi è demagogia. Vi è semplicemente la volontà, purtroppo maggioritaria in questo Parlamento, di lasciare così inalterate le cose e non procedere ad una riforma indispensabile. Ci dispiace perché è un'occasione persa, ma l'Unione di Centro è intenzionata a mantenere gli impegni che ha preso davanti agli elettori (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord è a favore della questione sospensiva presentata al provvedimento in oggetto volto a sopprimere le province. Ricordiamo benissimo cosa è accaduto: chi proponeva di abolire le province ha usato tale proposta come spot elettorale durante la campagna elettorale del 2008, ma era più uno spot che un intervento sostanziale.
Tutti siamo perfettamente d'accordo che è necessario rivedere la spesa della pubblica amministrazione, che in questo Paese assorbe oltre il 50 per cento del prodotto interno lordo; tuttavia, siamo convinti che, al di là degli spot, servano risposte, proposte complessive e, soprattutto, mirate.
Vorrei ricordare, citando alcuni dati, quale valenza hanno le province nella spesa pubblica. È giusto ricordare a tutti che la spesa pubblica complessiva dello Stato è gestita in questo modo: il 60 per cento è gestito a livello centrale, il 23 per cento dalle regioni e il 15 per cento è speso dai comuni; le province gestiscono solo il 2 per cento della spesa complessiva e, con riferimento alla voce relativa al personale, la spesa delle province incide solo per l'1,7 per cento.
Da questi dati si comprende come sia necessario considerare un'ottica complessiva molto più aperta, altrimenti si aboliranno le province, senza spostare una virgola della spesa pubblica di questo Paese. I risparmi si ottengono agendo sui grandi numeri, ad esempio sul numero dei parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ricordo che nel 2006 avevamo modificato la Costituzione, nel senso di far scendere, dalla prossima legislatura, il numero complessivo dei parlamentari di quasi 200 unità, ma alcuni partiti furono contrari ed anche i cittadini bocciarono tale modifica con un referendum popolare.
Inoltre, vorrei ricordare che le regioni, che gestiscono una buona fetta della spesa complessiva, hanno un numero di consiglieri regionali irrazionale: nel Veneto, che ha 5 milioni di abitanti, ve ne sono 60, e in una regione confinante, che ha un quarto degli abitanti del Veneto, vi è lo stesso numero di consiglieri regionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ciò vale anche per le regioni che Pag. 38non confinano con la mia. È lì che bisogna intervenire, perché i numeri delle province sono numeri piccoli. In più, sappiamo benissimo che il citato 2 per cento di spesa che gestisce la provincia viene speso per interventi sulle strade (di competenza provinciale) e per i problemi delle scuole secondarie. Se questo 2 per cento non fosse gestito dalle province probabilmente verrebbe speso dalle regioni e dai comuni.
Le risposte complessive, allora, quali sono? Innanzitutto, un nuovo codice delle autonomie. Il Ministro Calderoli sta lavorando per sopprimere tremila enti, quindi 30 mila posti inventati su consigli di amministrazione, e il risparmio che potrebbe portare questa riforma, a regime, dovrebbe essere di 15 miliardi di euro.
Vi è poi il federalismo fiscale, con la conseguente responsabilità di spesa. Proprio in questi giorni l'Unioncamere del Veneto ha portato ad esempio il modello di funzionamento della pubblica amministrazione gestita da regione, province e comuni del Veneto che, se entrasse a regime in tutto il Paese, comporterebbe un risparmio complessivo di 30 miliardi di euro l'anno. È a questo che dobbiamo mirare, in questo caso si tratta di copiare, senza sparare nel mucchio delle province abolendo quelle che vanno bene e quelle che vanno male, a prescindere, altrimenti non diamo una risposta al Paese.
La riforma costituzionale è un altro passaggio importantissimo, con il Senato federale come compimento del federalismo che è già legge ordinaria del Paese. Lo ricordava anche Il Sole 24 Ore di pochi giorni fa, che affermava: «se il federalismo (...) ci rendesse tedeschi risparmieremmo quasi 50 miliardi all'anno»; altro che abolire le province come intervento spot.

PRESIDENTE. Deve concludere.

LUCIANO DUSSIN. Bisogna avere le idee chiare, e soprattutto proporre soluzioni fattibili. Noi abbiamo il nostro progetto e voglio ricordare che nel programma dell'attuale maggioranza, proposto ai cittadini elettori e votato dai cittadini elettori, non era scritto che bisognava abolire le province tout court, ma l'impegno era quello di rivedere la forma complessiva della spesa dello Stato, di approvare una legge sul federalismo fiscale e di modificare, conseguentemente, anche la Costituzione. Sono questi gli orientamenti proposti, votati dai cittadini elettori, che siamo determinati a rispettare, pertanto approveremo la proposta di sospensiva e continueremo a lavorare affinché metà della ricchezza prodotta dai cittadini italiani che lavorano non sia bruciata da una pubblica amministrazione che ha tanto da imparare all'estero e molto da dimenticare di quello che finora ha proposto ai cittadini del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, credo che questa sia un'occasione importante per fare chiarezza su un tasso di demagogia che è molto forte in quest'Aula. Vorrei leggere il punto 9 del programma elettorale che era stato sottoscritto dal Partito Democratico, dal Partito Radicale e dall'Italia dei Valori in occasione delle elezioni politiche che hanno portato alla formazione di questa Camera. Il punto 9 così recitava: «Eliminazione, entro un anno, di tutti gli ambiti territoriali ottimali, settoriali e non, attribuendo le loro competenze alle province. Eliminazione delle province laddove si costituiscano le città metropolitane». Questo è l'impegno che abbiamo preso davanti agli elettori e che ha preso anche l'onorevole Di Pietro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e questo è quello che confermiamo oggi in quest'Aula.
Pochi giorni fa, durante il congresso nazionale dell'ANCI, è stato rieletto per acclamazione il presidente Chiamparino. Il presidente Chiamparino è stato eletto sulla base di un programma elettorale di attività per i prossimi anni dell'ANCI e c'è un passaggio importante che vorrei riportare in quest'Aula. Il presidente dell'ANCI Chiamparino diceva quanto segue: «bisogna finalmente fare un passo in avanti e Pag. 39smetterla con la propaganda. Nella maggioranza dei Paesi esiste un ente intermedio fra regione e comune, quindi io propongo di ragionare non sulla questione relativa alla soppressione delle province, quanto sull'opportunità, per l'efficienza della democrazia locale, di collegare più strettamente tale ente con le realtà comunali del territorio.» Su questa relazione c'è stato un voto unanime di tutti gli amministratori d'Italia, di tutti i partiti rappresentati e non in questo Parlamento.
Allora smettiamola con la demagogia, la Costituzione è estremamente chiara: l'articolo 114, primo comma, esplicitamente dice che la Repubblica è costituita dai comuni, province, città metropolitane, regioni e Stato, su un piano di equiordinazione. All'articolo 118 sono stati introdotti tre fondamentali principi per quanto riguarda la distribuzione delle funzioni amministrative: i principi di sussidiarietà, di differenziazione e di adeguatezza. Questo è il dettato della Costituzione, noi vogliamo che venga attuato e vogliamo smetterla con la demagogia e con i discorsi a vanvera. Se vogliamo essere coerenti con i principi di sussidiarietà, di adeguatezza e di differenziazione, una volta cancellate le province dovremmo costituire dei nuovi enti intermedi, perché ci sono delle funzioni che non possono essere assolte interamente dai comuni o dalle regioni. La cosiddetta «area vasta», l'ente intermedio, così come c'è in tutta Europa, deve continuare ad esistere e noi abbiamo in Costituzione le province.
Il tema è questo, non altro, fuori di qui si ragiona solo di propaganda. Noi vogliamo che la Costituzione venga attuata e, finalmente, vengano definite, in modo chiaro, quali siano le funzioni fondamentali delle province, quelle proprie e, se vogliamo, anche quelle libere. Deve essere, inoltre, definito in modo chiaro il rapporto con i comuni e le regioni, lasciando alla regione il compito di fare le leggi e le politiche di indirizzo e di sviluppo regionale, e lasciando ai comuni e alle province le funzioni amministrative, così come le leggi di riforma Bassanini avevano fortemente anticipato. Ma da quel momento in poi non c'è stato neanche un intervento di legge che abbia consentito di attuare il dettato costituzionale; anche il ritardo con cui questo Governo sta portando in quest'Aula il nuovo codice delle autonomie, il nuovo Testo Unico, la dice lunga. Questo ritardo dà spazio a provvedimenti di questo tipo che ci vedono chiaramente e dichiaratamente contrari.
Ciò detto, siccome siamo per la salvaguardia dei diritti delle opposizioni, e questa è una proposta avanzata da un gruppo dell'opposizione, così come pochi istanti fa l'onorevole Bocchino diceva che non si può consentire il rinvio se chi l'ha proposto non è d'accordo, noi voteremo contro questa sospensiva proprio perché il gruppo dell'Italia dei Valori è contrario, ed esso ha comunque il diritto che quest'Aula oggi affronti questo tema. Poi sul merito, come ho detto chiaramente, noi siamo contro questa proposta demagogica e inutile che creerebbe solo confusione: anziché essere un risparmio per le casse dello Stato si trasformerebbe in un aggravio di costi e di disfunzionalità amministrative (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà per tre minuti.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, come è noto la posizione del Partito Repubblicano per quanto riguarda l'abolizione delle province è antica e risale ai tempi di Ugo La Malfa. Con l'istituzione delle regioni nel 1970, infatti, furono presentati i primi disegni di legge per l'abolizione delle province. Quindi sarebbe interesse dei repubblicani spingere perché rapidamente si arrivi ad una rapida conclusione di questo percorso. Io stesso, non solo come deputato ma come segretario del Partito Repubblicano Italiano, ho portato all'attenzione della Commissione competente il disegno di legge per l'abolizione delle province.
Tuttavia, come si dice sempre dalle parti più moderate della politica italiana e del Parlamento, le riforme costituzionali Pag. 40devono essere condivise il più ampiamente possibile. Ci sono in Commissione circa 5 o 6 disegni di legge in materia di abolizione delle province, quindi pensare che due sole componenti di questa Camera, autorevoli quanto vogliamo, come l'Unione di Centro e l'Italia dei Valori, possano portare a compimento questo percorso di abolizione delle province ci sembra un po' velleitario.
Noi siamo per la sospensiva e lo dico come segretario del Partito Repubblicano oltre che come deputato presidente della componente politica Misto-Repubblicani, Regionalisti, Popolari. Lo dico perché sono convinto che, come mi ha detto il presidente della Commissione, onorevole Donato Bruno - a cui credo conoscendo il suo prestigio sia come tecnico, sia come deputato, sia come persona - egli porterà un testo unificato delle varie proposte di legge all'esame del Parlamento.
Quindi come repubblicano, come segretario del Partito Repubblicano - che parla per il mio tramite essendo io il rappresentante, diciamo anche legale oltre che politico di tale partito - preannuncio che voteremo a favore della sospensiva in esame.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, prego i colleghi di prendere posto. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione sospensiva Bianconi ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesa, onorevole Barani, onorevole Formichella, onorevole Ceroni, onorevole Briguglio, onorevole Ascierto, onorevole Paladini, onorevole Castagnetti... Onorevole Briguglio... Hanno votato tutti? No, aspettiamo.

PIER FERDINANDO CASINI. Presidente, non possiamo stare qui un'ora.

PRESIDENTE. Abbia pazienza, onorevole Casini.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 516
Votanti 514
Astenuti 2
Maggioranza 258
Hanno votato
261
Hanno votato
no 253).

La discussione della proposta di legge costituzionale n. 1990 e delle abbinate proposte di legge nn. 1989 e 2264, è pertanto sospesa nei termini previsti dalla questione sospensiva testé approvata.
Prendo atto che il deputato Palomba ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 17,30).

LAURA MOLTENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, vorrei intervenire oggi su un fatto gravissimo che si è verificato ieri a Milano: l'attentato alla caserma «Santa Barbara» di piazzale Perrucchetti. È un attentato che solleva una situazione molto preoccupante legata alla questione del terrorismo di matrice islamica; è un fatto preoccupante di una gravità assoluta e se non c'è scappato il morto dobbiamo ringraziare i militari di quella caserma, ai quali esprimo tutta la mia solidarietà, so che uno di loro si è ferito e mi auguro che guarisca a breve.
Si è parlato, tra ieri e oggi, di «lupi solitari», cani sciolti, nemici invisibili. Ebbene, con questo attentato, se non sbaglio, a Milano siamo giunti al terzo caso da quando nel maggio 2002 un siciliano convertito all'Islam pose una bombola a gas nel metrò. Ma l'attuale attentatore era poi veramente un «lupo solitario»? Pag. 41
Questo attentatore, che fino a ieri era considerato un «lupo solitario», oggi pare non esserlo più; nella nottata sono stati individuati due complici e due complici e un attentatore fanno una cellula. Nella nottata sono state anche scoperti oltre 40 chili di nitrato di ammonio, componente utile per la fabbricazione di materiale esplodente; il nitrato di ammonio è un componente utile, lo ribadisco, per la fabbricazione di materiale esplodente, insieme ad altri composti chimici. Ma cosa c'è dietro l'attentato? Di ipotizzato non c'è solo fanatismo, ma anche mancata integrazione. L'attentatore era sul nostro territorio da almeno cinque anni ed era visto dai più, da chi lo conosceva nel quartiere, come un moderato.
Voglio ricordare che l'integrazione, se da un lato passa per il rispetto della legalità, dall'altro passa dalla volontà vera dello straniero di volersi integrare.
L'integrazione non passa per le bombe a casa nostra. Quanto successo a Milano ci deve far riflettere anche sui tempi e sulle modalità di concessione della cittadinanza che qualcuno vorrebbe dimezzare dagli attuali dieci anni a cinque anni. L'attentatore era sul nostro territorio da circa cinque anni e se fino all'altro ieri era considerato un moderato, ieri ha manifestato il suo vero sentire di fondamentalista con un attentato. Noi dobbiamo dire «no» ad un modello di cittadinanza facile e senza che vi sia la testimonianza di un percorso di integrazione. Prima di concedere la cittadinanza è importante che si verifichi una reale volontà di volersi integrare, anche sulla base di un percorso ad hoc che passi dal rispetto di leggi, norme, consuetudini che insistono sul nostro territorio. Per questo motivo, a parere mio, il termine di dieci anni previsto dall'attuale legge per la cittadinanza è appena sufficiente.
Quanto è accaduto deve anche farci riflettere sulla necessità di maggiori controlli nei luoghi di incontro di islamici - moschee, madrasse, associazioni culturali - visto che l'attentatore appunto frequentava la moschea di viale Jenner. Quanto accaduto apre certo scenari inquietanti sul terrorismo, fatto anche di kamikaze. Quello che è successo ieri mattina alla caserma di piazzale Perrucchetti è anche un preoccupante segnale di una malattia nefasta, che si chiama terrorismo di matrice islamica. Il terrorismo lo si affronta anche con una politica efficace di contrasto all'immigrazione clandestina, così come ha sempre detto la Lega. Sono anni che denunciamo il pericolo dell'estremismo islamico. Nel caso di Milano l'attentatore frequentava la moschea di viale Jenner.
Cari colleghi, bisognerebbe avere il coraggio di espellere dal nostro Paese tutte le persone legate al fanatismo islamico. Ma cosa sono le moschee? In parte luoghi di culto, in parte sedi di incontro di una comunità, luoghi di proselitismo, sedi di trasmissione dei principi coranici e di un ordinamento giuridico fuso nella religione...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LAURA MOLTENI. Un ordinamento giuridico spesso in contrasto per molteplici aspetti con il nostro. A Milano le moschee sono state anche punto di riferimento di cellule fondamentaliste legate ad Al Qaeda. Questa volta ribadisco: l'attentatore frequentava viale Jenner, e noi dovremmo dire «sì» a Milano a nuove moschee? Noi della Lega diciamo «no» ad altri viali Jenner a Milano, «no» ad altre moschee, «no» a luoghi di fondamentalismo e di trasmissione di principi che non vanno certo nell'ottica dell'integrazione. L' integrazione non passa per le bombe (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, intanto esprimo, anche a nome del Partito Democratico, l'augurio che il militare ferito ieri nell'attentato di piazzale Perrucchetti a Milano, alla caserma «Santa Barbara», esca ovviamente senza conseguenze Pag. 42dal ferimento pur leggero causato dallo scoppio dell'ordigno. Ho appena sentito una spiegazione, una teoria dalla collega Molteni della Lega su quanto accaduto che, se non vado errato, dice sostanzialmente questo: anche l'attentato di ieri è figlio di una politica troppo lassista nei confronti dell'immigrazione clandestina e nei confronti della scelta di permettere la realizzazione e la costruzione di moschee nelle nostre città per l'esercizio del culto, della professione di fede islamica. Forse vale la pena di ricordare alla collega Molteni che l'attentatore non era un immigrato clandestino, ma era regolare e in possesso del permesso di soggiorno. Di conseguenza, collega Molteni, il primo punto del suo teorema decade. Il problema, infatti, è più complesso di quello che lei ha qui rappresentato, cioè immigrazione clandestina più moschee uguale terreno fertile di coltura del terrorismo.
Io penso che dobbiamo essere molto preoccupati di quello che è successo ieri. È un segnale preoccupante; forse altrettanto preoccupante a quello che sarebbe potuto scaturire qualora gli inquirenti avessero potuto stabilire che l'attentatore libico facesse parte, fosse inserito in una rete organizzata di terrorismo islamico come Al Qaeda.
Il fatto che lo stesso, a giudizio degli inquirenti di Milano, facesse parte semplicemente di un gruppo di due o tre «amici», che rientri cioè in quella categoria di terroristi cosiddetti «fai da te», non ne diminuisce la pericolosità, al contrario, se mi è consentito, ritengo che debba farci preoccupare maggiormente. In primo luogo, perché sulle reti Internet oggi viaggiano istruzioni, presumibilmente in lingua araba, che permettono a chiunque di realizzare ordigni altamente esplosivi e pericolosi, mediante l'uso di prodotti chimici reperibili in commercio, per esempio nei negozi dove si vendono i fertilizzanti per l'agricoltura.
In secondo luogo, è evidente che la realizzazione di tali ordigni rudimentali è di tipo dilettantesco ma essi sono ugualmente pericolosi: quei tre o cinque chili di nitrato di ammonio se ieri fossero esplosi, avrebbero potuto causare danni molto ingenti alle cose e alle persone.
Ma non credo sia utile al nostro Paese tradurre quanto accaduto - la pericolosità dovuta sia al senso di emulazione sia alle migliaia di informazioni sull'integralismo islamico diffuse attraverso la rete Internet - con l'idea che non si costruiscano più moschee, che non si facciano più politiche di integrazione, che debbano mandarsi fuori dal nostro Paese tutti gli immigrati. Credo che sarebbe un errore. Penso, invece, si debba combattere il terrorismo con grande forza, contrastare con grande forza il propagarsi della rete di terrorismo internazionale basate sul fondamentalismo islamico come Al Qaeda, monitorare costantemente il nostro territorio, difendere i nostri obiettivi sensibili, ma fare anche politiche di integrazione per quegli islamici e quegli stranieri che sono nel nostro Paese - e sono la stragrande maggioranza - per vivere quietamente insieme a coloro che sono nati nel nostro Paese. Non bisogna fare di tutta l'erba un fascio, non bisogna farsi confondere dalla giustissima preoccupazione per la gravità dell'attentato ed anche perché quello di ieri è simile ad altri che per fortuna sono stati sventati. Ho fiducia nel costante monitoraggio da parte delle forze dell'ordine e di sicurezza dello Stato del tessuto dove sorgono questi nuclei di terrorismo fai da te.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

EMANUELE FIANO. Ma ho presente anche il tessuto dove sono nate tali condizioni, dove viveva questo personaggio. Mi auguro che sapremo distinguere le politiche di integrazione giuste per chi ne ha diritto dalla giusta repressione e contrasto degli elementi di terrorismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Onorevoli colleghi, quanto accaduto ieri nella caserma «Santa Pag. 43Barbara» di piazzale Perrucchetti a Milano impone di prendere provvedimenti seri che non possono essere più rimandati. Da anni, e non a caso, denunciamo il pericolo dell'estremismo e del terrorismo; quei musulmani moderati che da anni richiamano l'attenzione dei vari Ministri, anche del precedente Governo, sull'estremismo e sul terrorismo.
L'episodio di ieri spero abbia aperto gli occhi a tutti; è ora di agire energicamente. Chiediamo l'immediata espulsione di tutti coloro comunque legati al terrorismo e all'estremismo. Altro che terrorismo fai da te (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Questo non è terrorismo fai da te, queste sono organizzazioni terroristiche legate anche ad Al Qaeda e al terrorismo di altri Paesi del nord Africa.
Le prime dichiarazioni rilasciate oggi hanno parlato di Mohamed Game, libico di trentacinque anni, come di un cosiddetto cane sciolto. Su questo faranno luce le indagini degli inquirenti. Eppure, alcuni indizi non devono essere sottovalutati. Game ha seguito un piano studiato a tavolino, frutto di tempo e di appostamenti. Ha scelto l'obiettivo, simboli della missione militare italiana in Afghanistan, il giorno 12, che ricorda il 12 novembre 2003, il giorno dell'attentato a Nassiriya, e l'ora in cui agire, qualche minuto prima delle 8, quando il cancello della caserma rimane aperto per fare entrare i militari che raggiungono gli uffici per l'alzabandiera. Per questo, chiedo al Ministro dell'interno di intervenire urgentemente, al fine di identificare ed isolare alcuni centri in cui si predica l'odio - ne abbiamo già fatto una lista e un censimento, che abbiamo dato al Ministro, che spero ne faccia buon uso - e al tempo stesso di dare spazio e voce ai centri di culto moderati, come la grande moschea di Roma. Basta con i seminatori dell'odio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Basta con l'estremismo integralista terrorista, che parte tutto dal nostro Paese. Il nostro Paese è il punto di riferimento in tutto il mondo. Partono tutti dall'Italia, da Milano, da viale Jenner, da quei centri che ormai fanno il lavaggio del cervello ai ragazzi di venti ed a persone di quarant'anni, come a questo signore, in quaranta giorni. Basta con quanti rappresentano un pericolo per il nostro Paese e per tutta la comunità musulmana, che vive invece integrata in Italia. Infine, esprimiamo tutta la nostra solidarietà alle Forze armate, che si trovano a combattere in prima linea per difendere i cittadini e la democrazia, il cui lavoro si svolge sotto silenzio, ma con continui sacrifici (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro esprime la solidarietà piana al militare ferito e naturalmente viva preoccupazione ed apprensione per l'attentato alla caserma "Santa Barbara" di Milano. Ci sembra che siano del tutto inutili in questi frangenti letture e strumentalizzazioni di questi fatti, che destano in tutti, a partire dai livelli istituzionali fino alle forze politiche e ai cittadini, la giusta apprensione. Il Ministro Maroni ha riunito il Comitato per la sicurezza e c'è un buon coordinamento con la magistratura milanese, che ha elevati livelli di efficienza su queste indagini. Appare per ora verosimile la definizione che alcuni giornali hanno dato dell'episodio, come di un terrorismo fai da te, ma è chiaro che non ci accontentiamo delle definizioni in prima lettura e che le indagini saranno approfondite, anche per esorcizzare, prevenire e contrastare quei rischi che la collega Sbai appunto evocava poc'anzi, che vi siano invece reti terroriste legate ai mondi integralisti, sufficientemente nascoste anche dinanzi ai più efficienti mezzi di indagine. Tuttavia, la nostra è una società esposta a questi rischi. Ovviamente, non abbiamo alcuna necessità né intenzione di abbassare, in alcun modo, i livelli di guardia, attraverso le forze di polizia, i servizi e la magistratura. Dunque, Pag. 44questo caso sarà approfondito anche per capire meglio le connessioni con altri analoghi episodi, per esempio uno di Parigi, in cui c'è questa propensione ad un'autonomia nel portare avanti attentati di questo tipo e di questa natura.
Però, oltre al livello di preoccupazione, ripeto, è chiaro che il nostro Paese deve rimanere ben saldo nel contrasto del terrorismo internazionale in tutte le sue forme, vigilando anche su possibili episodi di integralismo e di incitamento all'odio che possono verificarsi nelle moschee.
Vi sono stati alcuni episodi preoccupanti nella stessa moschea di viale Jenner, però questi fatti non ci fanno deviare dai principi fondamentali della nostra civiltà e dalle giuste politiche di integrazione.
Credo che la risposta migliore sia quella data dal consiglio comunale di Milano, che, proprio in quelle ore, aveva in discussione una delibera sulla localizzazione, anche urbanistica, delle moschee a Milano, e che ha inteso, nonostante la gravità del fatto, procedere in questo esame, perché il contrasto del crimine, il contrasto fermo del terrorismo e l'integrazione sono due facce della stessa medaglia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e del deputato Sbai).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il tema è assolutamente delicato e credo che, come in altre terribile stagioni che abbiamo vissuto nel nostro Paese, quello che serve sia essere uniti di fronte ad ogni minaccia di tipo terroristico.
Sono rimasto colpito, devo dire, questa mattina, scorrendo le prime pagine dei giornali, a vedere non soltanto le ricostruzioni, ma già le analisi di quello che stava dietro il fatto accaduto: l'individuazione non solo del colpevole, ma delle sue relazioni e dei suoi collegamenti, e, addirittura, le responsabilità italiane per il fatto che questa persona risiedeva in Italia, aveva un'occupazione in Italia, aveva sposato una donna italiana, aveva dei figli nati in Italia, e doveva, comunque, essere messo sotto attenzione, «attenzionato», come dicono i verbali di polizia, per il semplice fatto di essere uno straniero.
Tra l'altro, era uno straniero figlio di una terra che, una volta, qualcuno di noi considerava propria, con la quale recentemente siamo stati degli avanguardisti rispetto ad altri Paesi occidentali; davvero, quindi, non vi erano le condizioni né oggettive né soggettive per immaginare quello che è successo.
Soprattutto, bisogna evitare che al fanatismo si contrapponga fanatismo: quello che serve è la massima allerta, la massima attenzione. In questa, come in altre situazioni, è importante e determinante l'attività investigativa, ma, soprattutto, l'attività di prevenzione. Un'adeguata attività di prevenzione non può prescindere dall'uso delle intercettazioni telefoniche. Io, a mia volta, non voglio riaprire polemiche e questioni già discusse tante volte. So bene che nei provvedimenti e nelle intenzioni del Governo, quando si è messo in discussione lo strumento delle intercettazioni, si è sempre messa da parte ogni attività ed ogni ristrettezza per quanto riguarda le indagini in materia di terrorismo e di lotta alla mafia, però, quando si mettono dei vincoli, poi si utilizzano male questi stessi strumenti.
Quello che chiediamo al Governo è di mantenere alta l'attenzione e la guardia e di tenere costantemente informato il Parlamento, ovviamente con il rispetto delle diverse competenze, sugli sviluppi delle indagini e delle inchieste e, soprattutto, vedere se si riesce davvero a individuare non solo l'attentatore, ma il nucleo che pare essere stato dietro questo attentato, perché è importante che vi sia una corretta informazione sull'accaduto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, le agenzie di stampa danno Pag. 45conto di un'importante operazione di polizia di contrasto del traffico di droga che ha portato oggi all'arresto di 75 persone. L'operazione, denominata «Pavone», conferma il ruolo centrale di Milano nel traffico di droga a livello internazionale.
Le organizzazioni criminali sono radicate nel territorio: zone come Quarto Oggiaro sono sotto un vero e proprio controllo mafioso, ha affermato oggi il colonnello Mario Parente, vicecomandante dei ROS.
L'operazione, come dicevo, ha portato a 75 arresti in tutta Italia, è durata tre anni e si è occupata del traffico di droga in Lombardia, in Campania e in Puglia. Sono coinvolti tre gruppi criminali, uno composto da appartenenti alla camorra e gli altri due da membri della criminalità organizzata pugliese. Le indagini erano partite dalle attività di Gerardo Gadaleta, esponente di spicco della criminalità pugliese a Milano. Il gruppo Gadaleta si riforniva di hashish e cocaina in Spagna, che smerciava soprattutto in Puglia; la loro attività era collegata a quella di un secondo sodalizio, con base a Quarto Oggiaro.
Noi rivolgiamo quindi le congratulazioni alle forze di polizia per l'efficacia di questa operazione; ma vorrei qui aggiungere che proprio sulla situazione di Quarto Oggiaro abbiamo depositato un'interrogazione, come gruppo del Partito Democratico, di cui sono primo firmatario insieme ai colleghi Andrea Orlando e all'onorevole Marco Minniti, la n. 4-01860, che è dell'11 dicembre dello scorso anno, ed è stato delegato a rispondere il Ministero dell'interno in data 17 dicembre 2008 dello scorso anno. Chiedo quindi, signor Presidente, il suo autorevole intervento presso il Governo affinché finalmente, a un anno di distanza, risponda a tale interrogazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il suo sollecito sarà rappresentato.

RICCARDO MIGLIORI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, vorrei con questa mia breve dichiarazione informarla che questo pomeriggio ho presentato un'interrogazione urgente all'attenzione del Ministro dell'interno, per i gravi accadimenti che nel pomeriggio di domenica si sono registrati nel centro della città di Pistoia, dove una ventina di persone a volto scoperto ha fatto irruzione all'interno di una sede di un organismo politico-culturale della destra distruggendola, mentre i due giovani che erano all'interno solo illesi per puro caso, essendosi rinchiusi in una stanza che non è stata forzata dall'esterno.
La questione purtroppo non è finita qui, perché addirittura nella nottata di domenica, dopo che la Polizia aveva provveduto a tre fermi nei confronti di tre persone che avevano posto in atto l'aggressione, appartenenti secondo la questura ad una formazione dell'ultrasinistra denominata CARC, un centinaio di persone ha di fatto occupato la strada prospiciente la questura, pretendendo il rilascio delle persone che vi si trovavano. Non solo: nella giornata di ieri un gruppo di facinorosi, chiedendo la liberazione chi è in stato di fermo, ha fatto irruzione all'interno del consiglio comunale di Livorno, provocando addirittura l'interruzione dei suoi lavori.
Si sta registrando, signor Presidente, una situazione preoccupante, che non a caso stamattina Giampaolo Pansa, sul Corriere della sera, ha tenuto a bollare come estremamente pericolosa, perché riecheggiante i peggiori anni Settanta. Ritengo che le forze politiche responsabili debbano, chiunque sia colpito, qualunque sia il gruppo, il movimento politico oggetto di aggressione e di limitazione alla libertà di esistere nel nostro Paese, reagire con forza, coerenza e dignità rispetto a tale sfida. Per questo mi sono permesso, signor Presidente, di richiederle di fare autorevolmente pressione sul Governo affinché possa rispondere il prima possibile in Aula alle iniziative che reputo siano urgenti al fine di ricreare un clima di civile convivenza Pag. 46politica non solo in Toscana, ma nelle altre parti d'Italia ove eventualmente si stiano registrando eventi di questa grave caratura (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, mi associo innanzi tutto alle parole del collega, anche perché in diverse parti del Paese si stanno verificando degli episodi che lasciano perplessi: anche Pansa, sul Corriere della sera di oggi, accennava agli anni Settanta come un momento nel quale ci si dirigeva verso periodi molto più brutti della nostra Repubblica.
Il motivo del mio intervento è comunque un altro: vorrei sollecitare l'interrogazione n. 4-00885 al Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, presentata nel luglio dell'anno scorso e non riscontrata.
Con l'occasione, signor Presidente, faccio presente che un parlamentare come me, che presenta non troppe, ma mediamente 2-3 interrogazioni al mese, quindi un numero direi giusto e soltanto su problemi importanti, vede che siamo a molto meno del 50 per cento del numero delle risposte rispetto alle interrogazioni presentate. Mi chiedo perché - questa è la mia proposta signor Presidente - la presidenza della Camera, passato un periodo fisso di tempo, ipotizziamo sei mesi dalla presentazione degli atti, non passi d'ufficio a un sollecito ai diversi Ministeri per avere delle risposte. Ritengo che altrimenti l'attività parlamentare di sindacato ispettivo con interrogazioni e interpellanze viene a decadere interamente nel suo interesse, perché non possiamo richiamare in Aula tutte le interrogazioni cui non si risponde. Tuttavia ritengo che sarebbe un cosa doverosa (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, sono assolutamente d'accordo con il senso e il contenuto dell'intervento del collega Zacchera, proprio perché era questo l'oggetto anche del mio intervento. Sollecito una risposta a un'interrogazione a risposta scritta presentata il 24 settembre 2008, la n. 4-01115, che aveva ad oggetto un errore che probabilmente l'INPS di Varese aveva commesso nei confronti di una pensionata cui non è stata pagata la pensione per due mesi. Questo accadeva però l'anno scorso. Ci sono altre due interrogazioni sempre rivolte al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali e sempre presentate in quel mese a prima firma Nicola Molteni, che anche io avevo sottoscritto, le n. 4-00943 e n. 4-00944 che giacciono lì da più di un anno. Quindi è senz'altro condivisibile l'intervento del collega Zacchera. Condivido anche però l'intervento dell'onorevole Peluffo, nel senso che bene ha fatto ad elogiare il lavoro delle forze di polizia che hanno sgominato un'attività criminale che aveva sede nella periferia milanese proprio in queste ore, ed in particolare tale attività aveva sede a Quarto Oggiaro. Mi meraviglio però anche della posizione che taluni rappresentanti del partito politico rappresentato dall'onorevole Peluffo portano avanti, perché solo qualche settimana fa ipotizzavano il trasferimento del centro di viale Jenner ad Opera, per esempio. Quindi, è sul fatto di non capire la pericolosità e l'inadeguatezza sociale di alcune associazioni e di alcuni centri e di voler sempre spedire in periferia per toglierli dalla vista. Su questo bisogna essere coerenti. Credo che la posizione e la politica che sta portando avanti il Governo in questo senso sia invece di assoluta coerenza e di assoluta lealtà nei confronti di tutti i cittadini, anche quelli di Quarto Oggiaro e di Opera (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

GIANNI MANCUSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 47

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, anch'io desidero sollecitare una risposta all'interrogazione a risposta scritta n. 4-00983, annunciata nella seduta del 5 settembre 2008 e rivolta al Ministero dell'interno. Questa interrogazione è relativa alla caserma dei Carabinieri di Trecate. Brevemente, nel merito, credo sia importante sollecitare perlomeno una risposta su questo intervento perché si tratta del secondo o terzo comune più popolato della provincia, che ha parecchi problemi di sicurezza e che ha oggettivamente bisogno che venga messa mano a questa importante infrastruttura. Faccio mie le parole del collega Zacchera che ha puntualmente richiamato la lentezza con cui riceviamo la risposta alle interrogazioni - anche io sono tra quelli che ne presentano solo qualcuna, non moltissime, credo 40-50 dall'inizio della legislatura - e registriamo ritardi veramente abissali. Questa interrogazione in particolare risale a più di un anno fa e richiedeva semplicemente una risposta scritta. Mi appello alla sensibilità della Presidenza.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo anch'io per sollecitare una risposta alla mia interrogazione a risposta scritta n. 4-02671, del 27 marzo di quest'anno. Potrei quasi dire «mal comune mezzo gaudio» visto che anche i colleghi della maggioranza lamentano i lunghi e gravi ritardi del Governo nel rispondere alle interrogazioni. Con questa interrogazione chiedevo di avere precisazioni e chiarimenti sul viaggio inaugurale del treno Frecciarossa Milano-Roma presentato in pompa magna.
Approfitto della richiesta di sollecito, volta ad ottenere risposta a questa interrogazione, per preannunziare che domani ne presenterò un'altra per segnalare un fatto vergognoso accaduto oggi (e purtroppo non è un fatto isolato), quando questa mattina, assieme a tanti altri cittadini di questo Paese, dovevo prendere il trenino che dall'aeroporto di Fiumicino conduce al centro di Roma. Ebbene, vi è stato un ritardo di un'ora e non è la prima volta che ciò capita, ma la cosa veramente inaccettabile è che, quando sono andato a chiedere spiegazioni, un addetto mi ha risposto che l'annuncio del ritardo veniva comunicato di quarto d'ora in quarto d'ora. Allora gli ho domandato perché non avessero annunciato che era prevista un'ora di ritardo e mi è stata data la risposta «ordini superiori», per non creare malcontento negli utenti (mentre così il malcontento diventa ancora più forte).
Il treno, tra l'altro, era di una sporcizia assolutamente incredibile ed allora ai vertici delle Ferrovie e di Trenitalia dico di vergognarsi di presentare al Paese un servizio di questo tipo, con cittadini stranieri che salivano sul treno inorriditi per le condizioni del treno ed anche per il grave ritardo (che, qualora annunciato da subito, avrebbe consentito alle persone di potersi organizzare diversamente).
Non so da chi sono stati nominati questi mega manager, questi grandi dirigenti delle Ferrovie dello Stato (non mi interessa se dal centrodestra o dal centrosinistra); mi auguro solo che al prossimo rinnovo non vengano confermati.

GABRIELLA MONDELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, chiedo l'attenzione unicamente per sollecitare la risposta scritta a due interrogazioni a risposta scritta. La prima, che porta la firma di parecchi deputati (ho presentato oggi anche il sollecito per iscritto), è la n. 4-02611 presentata il 23 marzo 2009 a prima firma dell'onorevole Ettore Rosato (sottoscritta anche da me e da molti altri colleghi). La seconda interrogazione, sempre a risposta scritta, è la n. 4-03334 presentata il 24 giugno 2009, concernente il riconoscimento per la prevenzione e i diritti dovuti all'esposizione Pag. 48all'amianto della categoria dei marittimi. Abbiamo necessità di una risposta perché le categorie interessate ce la sollecitano.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, solo pochissime parole semplicemente per corrispondere a quanto detto nell'intervento del collega Migliori. Non conosco e non conoscevo l'episodio, però posso garantire che il mio gruppo ed io personalmente siamo assolutamente solidali; soprattutto, in qualunque occasione intervenga la violenza a sostituire il confronto e le parole ciò non può che essere condannato da un partito che si chiama democratico (ma, credo, da qualunque soggetto politico che si trovi dentro o fuori di qui).
Purtroppo quello che è accaduto a Livorno succede in tante altre realtà. Parlo della mia città, dove ciò spesso accade e dove in non poche occasioni mi sono trovato ad esprimere solidarietà anche a parti avverse, così come parti a noi vicine, che sono state colpite. Ma credo che debba unirci - tanto più alla luce di fenomeni ben più gravi che in questo momento stanno colpendo il nostro Paese - la convinzione che di fronte alla violenza vi debba essere un coro unanime di contrarietà e di respingimento al mittente di qualunque iniziativa che voglia mettere in discussione la libertà di ciascuno. Non conosco la dinamica, ripeto, ma non posso che unirmi alle parole del collega intervenuto.

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, vorrei associarmi alle ultime parole dell'onorevole Giachetti perché, al di là del merito dell'episodio, ogni qual volta un qualsiasi elemento di contrapposizione sfocia nella violenza e nell'aggressione non può trovare nessuna forma di copertura da parte di alcuno, e quindi su questo mi pare che non ci possa essere distinzione.
Invece, signor Presidente, conoscendo la sua sensibilità e quella dell'Assemblea, voglio richiamare la sua attenzione sul tema delle morti sul lavoro. Lei sa che domenica c'è stata la Giornata nazionale organizzata con grande passione civile, come sempre, dall'Associazione degli invalidi sul lavoro. Purtroppo il contatore della morte continua a salire. Sono circa 850 i morti e, attenzione, parliamo soltanto dei morti compresi nelle statistiche, non di quelli che derivano da malattie di lungo raggio derivanti dagli infortuni (pensi al tema dell'amianto). Ieri vi sono stati altri tre morti, Presidente, due tra l'altro - se non ricordo male - nella provincia di Latina.
Dico tutto questo per porle una questione delicata. Noi votammo all'unanimità una risoluzione che chiedeva una campagna di informazione ossessiva su questi temi («ossessiva» nel senso migliore): non la commozione derivante dal funerale, ma la prevenzione, la capacità di informare, di far conoscere le norme, di farle arrivare soprattutto nei cantieri dell'edilizia, laddove ci sono i subappalti, e in particolare nei confronti di quei cosiddetti extracomunitari i quali (non possiamo dimenticarlo) spesso sono portatori di ricchezza e pagano un prezzo altissimo di morti e sono quelli più esclusi talvolta dalla prevenzione. Quindi, le chiederei di risollecitare alla stessa Commissione parlamentare di vigilanza l'attenzione su questi temi.
Concluderò con una battuta così è più comprensibile. Se si dedicasse al tema della prevenzione la stessa attenzione che si è dedicata a tre delitti privati (si pensi ad esempio ai tempi dedicati al caso di Garlasco), legittimamente, sarebbe possibile organizzare una grande campagna civile sul tema delle morti sul lavoro. Le chiederei di rappresentarlo anche alla Commissione di vigilanza con la passione che so le è propria su questi temi.

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PRESIDENTE. Onorevole Giulietti, la Presidenza si associa alle sue considerazioni e farà i passi opportuni per arrivare all'efficacia di quella risoluzione votata da tutta l'Aula.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani, avvertendo che l'organizzazione dei tempi di esame dei disegni di legge di ratifica sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Mercoledì 14 ottobre 2009, alle 11:

(ore 11 e ore 16)

1. - Discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Moldova per l'assistenza giudiziaria e per il riconoscimento e l'esecuzione delle sentenze in materia civile, fatto a Roma il 7 dicembre 2006 (2696-A).
- Relatore: Biancofiore.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, con Allegato, adottata a Parigi il 2 novembre 2001, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (2411-B).
- Relatori: Biancofiore, per la III Commissione; Centemero, per la VII Commissione.

S. 1694 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui trasporti aerei tra la Comunità europea e gli Stati membri, da una parte, e gli Stati Uniti d'America, dall'altra, con allegati, fatto a Bruxelles il 25 aprile 2007 e a Washington il 30 aprile 2007 (Approvato dal Senato) (ove concluso dalla Commissione) (2721).

2. - Discussione di un documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Ronchi (Doc. IV-quater, n. 13).
- Relatore: Lo Presti.

(ore 15)

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 18,10.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEI DISEGNI DI LEGGE DI RATIFICA NN. 2696, 2411-B E 2721

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatori 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 18 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 22 minuti
Popolo della Libertà 22 minuti
Partito Democratico 22 minuti
Lega Nord Padania 11 minuti
Unione di Centro 10 minuti
Italia dei Valori 9 minuti
Misto: 8 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 3)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Alessandri e a - n. 1-244 n f 506 506 254 506 59 Appr.
2 Nom. T.U. 1658-1882-A - quest. preg. 520 507 13 254 285 222 51 Appr.
3 Nom. Pdl 1990 ed abb. - quest. sospen. 516 514 2 258 261 253 50 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.