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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 223 di mercoledì 30 settembre 2009

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 18,20.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 28 settembre 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Bocci, Bonaiuti, Brancher, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cota, Craxi, Crimi, Donadi, Fallica, Fitto, Gregorio Fontana, Frattini, Gelmini, Gibelli, Giancarlo Giorgetti, Lucà, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Milanato, Molgora, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Ravetto, Romani, Rotondi, Soro, Stefani e Tremonti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1749 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 agosto 2009, n. 103, recante disposizioni correttive del decreto-legge anticrisi n. 78 del 2009 (Approvato dal Senato) (A.C. 2714) (ore 18,21).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 agosto 2009, n. 103, recante disposizioni correttive del decreto-legge anticrisi n. 78 del 2009.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A della seduta del 29 settembre 2009 - A.C. 2714), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (vedi l'allegato A della seduta del 29 settembre 2009 - A.C. 2714 - Per le proposte emendative presentate riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato vedi l'allegato A - A.C. 2714).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2714)

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà per tre minuti.

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SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, nel giudizio sul decreto che introduce misure correttive al provvedimento anticrisi e, dunque, sulla questione di fiducia prevale l'analisi delle disposizioni relative allo scudo fiscale. Nella sua impostazione iniziale, modificata con un emendamento sostenuto dal Governo e dalla sua maggioranza al Senato, lo scudo fiscale era contraddistinto da requisiti che noi consideravamo molto problematici ma che avrebbero consentito una valutazione meno pregiudiziale.
Le modifiche introdotte dal Senato preoccupano giacché estendono le possibilità di rimpatrio dei capitali o la regolarizzazione di attività finanziarie all'estero attraverso l'impunità per reati tributari e societari sino al falso in bilancio. Tali preoccupazioni non sono attenuate dal fatto che sono almeno esclusi coloro che hanno procedimenti in corso.
I requisiti e le modalità previste per coloro che detengono capitali all'estero, come la dichiarazione in forma anonima che non potrà essere adoperata contro il contribuente interessato né in sede amministrativa e tributaria né in sede giudiziaria, per tributi modesti previsti dal provvedimento e la diversità prevista fra il rimpatrio effettivo di capitali detenuti in paradisi fiscali e la regolarizzazione di attività finanziarie e patrimoniali detenute all'estero in realtà non garantiscono previsioni certe in ordine alle risorse che potranno essere recuperate.
Il Governo ha motivato l'introduzione di tale provvedimento con la necessità di garantire il finanziamento di politiche per settori importanti del Paese. Tuttavia, deve essere chiaro che ciò che rappresenta (come per i provvedimenti del 2001 e del 2003) un condono fiscale, per la sua presunta eccezionalità, non potrà destinare risorse ad interventi strutturali bensì solo a misure una tantum, mentre potrebbero essere rilevanti le conseguenze non a breve termine sul gettito fiscale.
Per questi motivi i deputati delle minoranze linguistiche voteranno contro la questione di fiducia posta dal Governo contestando un'altra volta la sottrazione di diritti fondamentali di ogni deputato che il ricorso sistematico alla fiducia rappresenta (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Minoranze linguistiche e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà per tre minuti.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento su cui oggi il Governo chiede la fiducia è un provvedimento che a noi Liberal Democratici - MAIE di fiducia non ne ispira affatto. Questo innanzitutto perché si tratta di un provvedimento a nostro avviso scandaloso, inefficace ed irresponsabile, non certo perché noi Liberal Democratici siamo aprioristicamente contrari a qualsiasi forma di provvedimento che consenta il rientro di capitali illegittimamente portati all'estero, bensì perché riteniamo che le modalità siano innanzitutto scandalose: infatti, il rientro dei capitali avviene a fronte di un misero pagamento di una finta sanzione di 5 euro per ogni 100 euro che rientrano. Come dire, tradotto in volgare: più evadi, meno paghi.
Pensate che negli Stati Uniti si pagano circa 35 euro per ogni 100 rimpatriati, mentre in Gran Bretagna addirittura 40, senza contare che il Senato ha allargato, più di quanto fosse lecito aspettarsi, le maglie delle impunità per coloro che utilizzeranno il condono con inclusione del falso in bilancio e di altri reati di particolare allarme sociale. Quindi, né sanzioni amministrative, né sanzioni penali, facendo in modo che possano anche rientrare quei capitali che sono il frutto di estorsione, ma tanto si sa che per molti pecunia non olet.
Si tratta, inoltre, di un provvedimento irresponsabile perché apre la strada ai grandi evasori rinnegando quei principi di giustizia sociale che sono anche alla base del pagamento delle tasse.
D'altronde, questo si inserisce in uno schema più ampio seguito in materia di politica fiscale da questo Governo che ha Pag. 3visto altri provvedimenti analoghi, sin dall'inizio della legislatura, quali, ad esempio, l'eliminazione della tracciabilità dei pagamenti ai professionisti, l'innalzamento della soglia dei pagamenti in contanti.
Senza contare poi l'inefficacia stessa di questo provvedimento che è fratello di ben altri due provvedimenti del genere che sono stati applicati nel 2001 e nel 2002 e che non hanno fruttato le cifre sperate, nonostante si stimino oltre 300 miliardi di euro i soldi o comunque i capitali che sono stati portati all'estero dagli evasori italiani. Non si ottiene più di tanto a fronte, comunque, di un'accertata evasione, di un aumento dell'evasione; quindi, vi è anche una contrarietà a quel principio cardine che era stato stabilito dall'inizio di questo Governo, cioè quello di abbassare le tasse. Come si fa ad abbassare le tasse se a pagarle non sono tutti, ma sempre e solo i soliti?
E veniamo, quindi, al principio di irresponsabilità che è contenuto in questo provvedimento: in questo modo non si farà altro che favorire ancora di più l'evasione. D'altronde noi Liberal Democratici-MAIE monitoreremo questo al termine di un anno dall'applicazione di questo scudo fiscale ed è per tale motivo che negheremo la fiducia al Governo su questo provvedimento scandaloso (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-MAIE e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baccini. Ne ha facoltà, per tre minuti.

MARIO BACCINI. Signor Presidente, signor Ministro, il Governo chiede la fiducia su un provvedimento così importante per il nostro Paese che, a nostro e a mio parere, completa i provvedimenti anticrisi di fronte ad un'esigenza molto forte da parte delle famiglie e delle imprese italiane. Il completamento dei provvedimenti anticrisi con la possibilità di rientro di risorse importanti dall'estero nei confronti del nostro Paese richiede al Parlamento, e in particolare alla Camera dei deputati, un atto di grande responsabilità e a questo atto noi vogliamo rispondere con altrettanta forza dando la fiducia al Governo.
Riteniamo, infatti, che l'indirizzo politico che è stato indicato dal Governo per le fasce più deboli del nostro Paese, per le famiglie, insieme ai provvedimenti di microcredito che potranno rimettere in piedi l'economia soprattutto per gli esclusi, per gli emarginati dal punto di vista finanziario, per le fasce più povere, siano la certezza che siamo finalmente entrati in una nuova economia etica ed in un'economia sociale di mercato. Per questa ragione, signor Presidente, il nostro voto sarà un voto di fiducia al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà, per sei minuti.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, ci troviamo dinanzi ad un ulteriore voto di fiducia e già in premessa confermo quello che dissi alcuni mesi fa. Caro Presidente Berlusconi, come Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud le assicuriamo la nostra lealtà e il nostro sostegno, e da parte nostra non arriveranno voti negativi alle richieste di fiducia del suo Governo, ma valuteremo le nostre posizioni esclusivamente sulla base del merito dei provvedimenti e della coerenza di questi con il programma di Governo con il quale insieme vincemmo le elezioni.
Da allora abbiamo assistito a tante belle parole sul Mezzogiorno, alle quali sono seguiti fatti ancora non adeguati alla grande scommessa che il sud dovrebbe rappresentare, a nostro avviso, per questo Governo.
Riteniamo che i parlamentari del Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud, certamente non da soli, abbiano avuto il merito di aver riposto al centro del dibattito la questione meridionale e di aver offerto la possibilità al Presidente Berlusconi di definirla come vera e principale questione nazionale. Ora, tuttavia, si tratta di fare sul serio e di evitare che Pag. 4intorno a questo dibattito riprendano forma luoghi comuni e tentazioni centraliste.
Il decreto-legge in esame non contiene provvedimenti sui quali il nostro Movimento ha motivo per esprimere giudizi negativi. Vorremmo solo che sullo scudo fiscale, compresa la sua estensione al falso in bilancio, si avesse la consapevolezza che, pur rappresentando un provvedimento già adottato da altri Paesi europei, si tratta comunque di un sistema per fare cassa. Se non se ne sottolinea l'unicità e l'eccezionalità, tale sistema finisce per non incentivare comportamenti virtuosi e, inoltre, sana l'illegittima esportazione di capitali che, è chiaro a tutti, in grande maggioranza provengono dal centro-nord del Paese.
Noi non abbiamo, quindi, particolari motivazioni per non esprimere un voto positivo. Vorremmo, però, utilizzare lo spazio che ci è concesso per spiegare ulteriormente la nostra posizione e la nostra determinazione.
Noi rappresentiamo territori che hanno sofferto una profonda discriminazione e una profonda disuguaglianza. Vi è anche colpa grave delle classi dirigenti del Mezzogiorno nei trascorsi decenni e per lo più si è trattato di una forma di ascarismo e di obbedienza al potere centrale. Colpe gravi che non possono essere ripetute, ma allo stesso modo non possono essere strumentalizzate per determinarne di nuove o per sminuire le colpe del potere centrale, così come non possono essere generalizzate.
Nel sud, caro Presidente della Camera, non c'è soltanto Bassolino, ma ci sono migliaia di amministratori onesti, giovani sindaci i quali giornalmente si confrontano in trincea e spesso rinunciano a quella misera indennità per togliere qualche giovane alla criminalità organizzata e alla mafia. Nessuno può sostenere, ad esempio, che gli oltre 20 miliardi di euro sottratti ai fondi FAS, quindi al sud, sono stati dirottati a causa della scarsa capacità del sud a spenderli. Quei fondi, infatti, non erano destinati alle regioni, bensì erano fondi che il Governo centrale avrebbe potuto spendere in progetti per il Mezzogiorno, utilizzando e indirizzando l'ANAS e le ferrovie. Non ci spieghiamo come i cantieri della Salerno-Reggio Calabria nella maggior parte siano fermi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-per le Autonomie-Alleati per il Sud). Non ci spieghiamo, inoltre, perché l'ANAS e le ferrovie non progettino l'alta velocità nel Mezzogiorno.
Certo, rispetto alla Francia e alla Germania l'alta velocità del nord ci è costata quattro volte, sei volte, rispetto a questi Paesi. Lì non si parla di sprechi, ma si confermano anzi i dirigenti che ormai quasi da decenni vengono riconfermati - parlo dell'ingegnere Moretti, del dottore Ciucci - anzi vengono proposti per altri incarichi forse ancora più importanti.
Adesso vi è la promessa di avviare un'Agenzia per lo sviluppo, una grande cabina di regia presieduta dal Presidente del Consiglio. Noi siamo disponibili a discuterne e anche a farne parte a condizione che l'impostazione e che l'anima sia federalista e non centralista e che sia moltiplicatore di investimenti e non un carrozzone clientelare. È tempo che le parole che sono state spese per il sud si trasformino in progetti, in investimenti, in riequilibrio delle risorse e anche in maggiori controlli.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARMELO LO MONTE. Concludo, signor Presidente. Credo che siamo stati chiari sul fatto che, se ciò non avverrà, saremo sempre schierati con gli interessi della gente dei nostri territori e nelle nostre regioni con la gente del sud. Il voto favorevole di oggi sulla fiducia è, quindi, un giudizio sul merito dell'attuale provvedimento sul quale non abbiamo obiezioni di rilievo, ma è anche un vero e proprio gesto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

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ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio che non c'è - che, come sempre, quando viene qui a proporre una legge ad personam, si nasconde, lasciando a qualcun altro il compito di portare avanti norme che servono a lei - noi, anche oggi, le neghiamo la fiducia, perché non ci fidiamo affatto di lei, né sul piano politico né sul piano personale.
Non ci fidiamo di lei sul piano politico, perché lei sta umiliando il Parlamento con questo continuo ricorso al voto di fiducia, nonostante abbia una maggioranza schiacciante in Parlamento, e con questa sua furbata dell'ultima ora, quella di presentare un emendamento all'ultimo minuto, senza poter dare poi la possibilità di un dibattito per sessanta giorni su quello che lei vuol fare davvero. All'ultimo minuto inserisce qui un emendamento, che serve soltanto per giustificare quel che dal primo momento voleva portare avanti.
Questa pure è un'azione criminale, come ciò che egli si accinge a chiedere al Parlamento con questo voto di fiducia, cioè l'emanazione di una norma che trasforma quelli che finora erano due cardini della lotta alla criminalità organizzata: l'articolo 648-bis, recante il reato di riciclaggio, e l'articolo 648-ter, che prevede il reato di impiego di denaro di provenienza illecita.
Fino ad oggi, a norma di questi articoli, chiunque trasferisse denaro di provenienza illecita o lo impiegasse in attività commerciale ed economica era punito con una pena sino a dodici anni, oggi, grazie alla sua norma, che diventa l'articolo 648, comma Silvio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), lei e chiunque altro detenga denaro di provenienza illecita, qualora abbia applicato lo scudo fiscale, alias abbia pagato una tangente del 4 per cento allo Stato, può utilizzarlo, reinvestirlo e anche ritrasportarlo all'estero a suo piacimento, gradimento e godimento.
Questa è la norma che da domani varrà nel nostro Paese. Non ci si venga a dire, come ha detto il Ministro Tremonti, che in questo modo si recuperano 300 miliardi. Chi li recupera? Gli evasori fiscali, i delinquenti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Chi l'ha detto che li reinvestiranno in attività lecite, chi l'ha detto che reinvestiranno questi soldi? Semplicemente li sbiancheranno, li faranno diventare utilizzabili e poi magari li ritrasferiranno anche all'estero. Lo possono fare benissimo, perché nessuna norma impone che questo denaro debba essere reinvestito in attività che servono al nostro Paese. Servono soltanto a questi signori, per detenere lecitamente ciò che fino ad oggi detenevano illecitamente.
Ecco perché, signor Presidente del Consiglio che non c'è, lei ha emanato una norma criminale e non è vero quel che diceva Tremonti, ancora in questi giorni, ossia che questa norma non favorisce la criminalità. Infatti, se così fosse, non avreste inserito un'altra clausola, quella che elimina l'obbligo di denunciare i reati quando i fondi possano derivare da provenienza illecita.
Certo si dice che, quando il pubblico ufficiale sa che il denaro è di provenienza illecita, allora sì che lo deve denunciare. Ma voi pensate che nelle mazzette da 500 euro ci sia scritto: questo proviene da rapina, questo proviene da spaccio di droga, questo proviene da traffico di stupefacenti e da compravendita di armi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?
All'estero ci sono dei tesoretti, sui quali, quando vengono scoperti, bisogna fare delle indagini per sapere da dove provenga il denaro. Se voi impedite, in primo luogo, all'autorità giudiziaria di sapere chi sia il beneficiario di questo tesoretto e, in secondo luogo, come lo abbia acquisito, di fatto voi create un'impunità.
Ecco perché noi riteniamo che questa norma sia anche incostituzionale, soprattutto nella parte in cui avete previsto di estendere lo scudo fiscale anche al reato di falso in bilancio.
Lei lo sa bene, signor Presidente del Consiglio, cos'è il falso in bilancio. Lei lo sa bene che il falso in bilancio è un reato-mezzo Pag. 6per un reato-fine, è un reato contabile che serve come serve la pistola al rapinatore, serve per fare la rapina.
Allora, perché avete eliminato il falso in bilancio, che non c'entra nulla con il rientro dei capitali dall'estero e con l'evasione fiscale? Il falso in bilancio è un reato-mezzo che serve per coprire altri reati: i soldi per avere la provvista necessaria per pagare le corruzioni, per pagare l'appropriazione indebita, per pagare, magari, un po' di cocaina che serve alla bisogna e così via (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Noi riteniamo che questa norma sia una norma oltre modo criminale, fatta nell'interesse dei criminali e, per questa ragione, questo Parlamento si sta approntando ad approvare una norma che non è degna dei rappresentanti del popolo che vogliamo essere in questo Parlamento.
Questa norma è anche una norma che, ripeto, stabilisce un salvacondotto; un salvacondotto non solo per ciò che è stato fatto fino ad ora, ma anche per i reati futuri, perché stiamo già vedendo tutta una serie di persone che sono abituate a delinquere che si fanno il loro salvacondotto a futura memoria.
Ogni giorno che qualcuno verrà trovato con un pacco, come si dice, una «paccata» di soldi in mano, non dovrà dare più giustificazione di dove li ha presi, perché dirà: guarda questo documento, ho fatto lo scudo fiscale cinque anni fa. Tanto sulle mazzette non vi sarà mica scritto in quale giorno quella provvista è stata acquisita. Questa norma, quindi, servirà come salvacondotto per il passato e per il futuro.
È una norma criminale per soggetti criminali e chi si presta a questa norma è l'autore o il coautore o il fiancheggiatore o il compartecipe o il connivente o, quanto meno, l'utilizzatore finale di questa norma (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
È una norma che produce un'amnistia mascherata, perché, di fatto, cancellando il falso in bilancio e rendendolo non penalmente rilevante, mette in condizione il Presidente della Repubblica di dover controfirmare un'amnistia, pur non essendovi in Parlamento la maggioranza per farla.
È una norma che, ancora una volta, torno a ripetere, mette le autorità giudiziarie in condizione di non poter contrastare la criminalità. Forse non lo sapete, ma lo dico a chi ci ascolta anche fuori di qui: in questo momento, in queste ore, vi è un'enorme differenza tra il dire e il fare della maggioranza parlamentare che appoggia questo Governo che fa la norma criminale.
Proprio un'ora fa il presidente della Commissione antimafia, Pisanu, così concludeva la sua relazione: ogni anno le imprese criminali riversano sul paese fiumi di denaro sporco che inquinano l'economia, insidiano la vita pubblica, infangano la nostra reputazione nel mondo, e quindi questo mette in condizione di non essere economicamente rilevanti gli investimenti stranieri nel nostro Paese. La repressione di ogni attività criminale è oggi il più indispensabile atto per sanare quella che Aldo Moro chiamava la storica ingiustizia.
La storica ingiustizia è fra chi rispetta la legge e chi non la rispetta. Bene, preso atto di cosa ha detto l'Antimafia oggi, subito subito, un'ora dopo, fate una legge in cui lavorate a favore del crimine, a favore della criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Allora non potete dire che avete sbagliato un domani; dovete dire che siete conniventi, se non correi, di questa norma che state approvando e che pretendete che questo Parlamento approvi con il ricatto del voto di fiducia, perché anche il voto di fiducia è un ricatto.
È per questa ragione che noi dell'Italia dei Valori ci appelliamo al Capo dello Stato. Lo facciamo con senso di deferenza e di rispetto, però non crediamo più che sia il tempo della letterina di accompagnamento e del buffetto sulla guancia, dopo che si firmano provvedimenti iniqui e ingiusti, che non hanno senso e spazio in una democrazia moderna ed evoluta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Pag. 7
Noi ci appelliamo al Capo dello Stato affinché non faccia una ramanzina, che non serve a niente, perché questo Governo non ha alcun interesse a portare avanti, ma, esercitando i suoi poteri, rimandi indietro questa norma incostituzionale, fatta per i criminali e fatta semplicemente per ridurre il nostro Paese all'oblio, se non all'odio, da parte della comunità internazionale.
Signor Presidente della Repubblica, non firmi questa legge, non si faccia anche lei connivente di questo modo criminale di gestire la cosa pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori-Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, tralasciamo il fatto che questa è la venticinquesima fiducia, evitiamo questioni secondarie: arriviamo al nodo politico, perché è bene che gli italiani che ci ascoltano alla televisione sappiano qual è il nodo politico che comporta l'approvazione in questi termini dello scudo fiscale. Per mesi il Ministro Tremonti ha inondato televisioni e convegni spiegandoci che la crisi è frutto di mancanza di etica e di regole. Noi siamo d'accordo con Tremonti: la crisi economica e finanziaria, la truffa che si è perpetrata in tutto il mondo ai danni di milioni e milioni di risparmiatori indifesi è figlia della mancanza di moralità nell'economia, di mancanza di etica, di mancanza di regole.
Negli Stati Uniti Obama dice duramente queste cose, fa la voce grossa, e i grandi processi per i grandi truffatori si sono conclusi con condanne a 30 anni di galera per reati fiscali e finanziari. Qui, dopo tutta questa teoria sulla necessità dell'etica nel mercato, si violano le regole civili e tributarie: lo Stato è forte coi deboli e debole coi forti, lo Stato non dà il buon esempio; lo Stato che così si comporta non ha l'autorità per imporre niente a nessuno.
Qualche dubbio sull'opportunità di questo scudo fiscale, di questa versione dello scudo fiscale con una maxisanatoria, devono averlo avuto anche i promotori, se è vero che sembrano essersi vergognati di proporre un decreto-legge così. Perché si sono vergognati? Perché il testo del decreto-legge sullo scudo fiscale su cui si sono svolti i dibattiti parlamentari non è questo testo, e gli italiani lo devono sapere. Si è confinato nel solito emendamento provvidenziale, che noi abbiamo chiesto a più riprese al Presidente Berlusconi e al Ministro Tremonti di disconoscere.
Non vi è, onorevoli colleghi, non vi è, italiani, oggi in Parlamento una discussione sullo scudo fiscale, su cui si possono esprimere pareri positivi o negativi, ma che può avere una giustificazione per l'emergenza economica che stanno vivendo le società occidentali, e anche la nostra (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Non è, colleghi, una discussione, quella di oggi, sullo scudo fiscale. È in discussione invece una vergognosa sanatoria di reati odiosi perpetrati sulle spalle dei risparmiatori: falso in bilancio, falsa fatturazione, contratti per transazioni inesistenti, distruzione di documenti contabili; tra l'altro in questo modo creando una disparità di ordine costituzionale, perché chi ha compiuto questi reati per occultare proventi all'estero si può trovare in una condizione di privilegio rispetto a chi questi reati li ha compiuti, e per essi viene giudicato, sul territorio nazionale. Paradosso: lo scudo fiscale premia fra i disonesti i più disonesti (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori)! Noi oggi non stiamo premiando i disonesti: stiamo premiando i più disonesti tra i disonesti.
Tremonti ha detto: non rientreranno capitali frutto di operazioni criminali; ma io sommessamente vorrei dire al Ministro: questo è un dogma di fede, è una professione di speranza! Chi lo dice? Quali garanzie abbiamo che in realtà i frutti di proventi criminali non rientrino proprio approfittando di queste norme? E magari vengano «appoggiati» a soggetti diversi da coloro che hanno fatto l'operazione solo per evitare procedimenti in corso? Pag. 8
Le probabilità che la criminalità organizzata decida di aderire allo scudo fiscale sono altissime, così come sono altissime le probabilità che i capitali sporchi, una volta lavati con lo scudo, tornino all'estero. Se si volevano avere maggiori possibilità di far restare i capitali in Italia bisognava introdurre il sistema da noi proposto di emissioni speciali di debito pubblico da destinare a fini sociali, come il sostegno al reddito delle famiglie, gli ammortizzatori sociali, la patrimonializzazione delle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Onorevoli colleghi, si sta giustificando il tutto per un'esigenza di cassa, ma questo vuol dire che il nostro Stato baratta la sua credibilità, quella dei cittadini onesti, cancellando reati odiosi solo per un problema finanziario: se non si pongono limiti, questo è un percorso che non avrà fine e che porterà a giustificare tutto e tutti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Almeno mi auguro che da parte del Governo non si dica più «non faremo condoni», perché ormai nessuno crede a queste promesse; suggerisco al Ministro Tremonti di dire «non farò più condoni dopo il prossimo», perché questo risulterà molto più credibile agli occhi dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Onorevoli colleghi, però siamo tutti contenti perché c'è il pugno duro e perché certi poveracci vengono respinti in mare: questo è uno Stato, infatti, che con i poveracci sa fare rispettare le regole e fa la voce grossa, mentre con i grandi truffatori getta la spugna e gli consente di fare qualsiasi operazione alle spalle dei risparmiatori (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori)!
Onorevoli colleghi, è una pagina triste che piacerà solo agli italiani che evadono le tasse a scapito dei cittadini onesti e perbene, quelli che credono che lo Stato debba essere un qualcosa di serio, di credibile, di autorevole: ancora una volta, si è persa l'occasione per fare un provvedimento misurato, come altri Paesi occidentali hanno fatto.
Si è voluto arrivare a questa grande maxisanatoria che finisce per umiliare le persone perbene di questo Paese. Questa opposizione - l'opposizione che ho l'onore di rappresentare in questo Parlamento - all'inizio di questa vicenda ha detto al Ministro Tremonti: lo scudo fiscale con un'aliquota più alta e con una destinazione di scopo può essere un'operazione concepibile.
Oggi vediamo deturpata completamente l'operazione iniziale; oggi non si parla più di scudo fiscale sul modello occidentale ed europeo: si tratta di una maxisanatoria che deve far vergognare chi la propone e vergognare i cittadini onesti a cui noi diamo la solidarietà perché se la meritano. Questo Stato, no, non se lo meritano (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, in queste ore abbiamo assistito ad una serie di sfoghi, di offese e di menzogne nei confronti della maggioranza, e il tutto è offerto dai cosiddetti sostenitori della legalità, che raccontano di un Paese governato da dei delinquenti, peraltro così offendendo anche la maggioranza dei cittadini che ci hanno dato la loro fiducia e ce la hanno rinnovata di recente.
Questi atteggiamenti offensivi ed ingiusti sono tipici di chi attacca per primo perché teme che si parli dei propri peccati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). I figli residuali del compromesso storico ci accusano cioè di non fare gli interessi del Paese: loro, i signori delle svendite di pezzi dello Stato a prezzi di saldo ai soliti noti, alle solite famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Tutti si ricordano le privatizzazione della SME (le industrie agro-alimentari), delle concessioni telefoniche, tanto per citarne una, Infostrada (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), degli autogrill, delle autostrade: Prodi, De Mita, Pag. 9De Benedetti, sempre gli stessi nomi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Vendevano, lo Stato incassava uno e gli altri vendevano a dieci. Bravi!
Questo è proprio un bel esempio di corretta amministrazione della cosa pubblica.. Loro danno lezione di legalità quando, anche con la tolleranza del padrone del partito familiare, proposero e votarono l'indulto che ha scarcerato - questo sì - migliaia di ladri, imbroglioni, ed evasori già condannati e messi in galera (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sappiamo come rispondere, quindi, a queste menzogne e falsità. Si tratta delle stesse persone che oggi tifano per i giudici di sinistra che si rifiutano di applicare la legge dello Stato sul reato di clandestinità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), peraltro perseguito in Germania, Francia e Gran Bretagna.
Ricordo, allora, solo due cose di quanto ho già detto ieri, e dopo spiegherò cosa sta facendo questa maggioranza contro la malavita in questo Paese. Ci accusano di avere esteso l'abuso d'ufficio nello scudo fiscale, proprio quelli che nel 1999 (Governo Prodi), per arginare le conseguenze della vicenda SME, modificarono la legge per evitare che Prodi fosse chiamato a rispondere sul tentato arricchimento di De Benedetti - si trattava di miliardi a rate per comprare l'industria agroalimentare dello Stato - (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Allora a questo si oppose politicamente Craxi, ma anche la Ferrero, la Barilla, la Fininvest, la Confcooperative, e tre tribunali, per fortuna nostra, dettero ragione ai ricorrenti, e alla fine vinse, guarda caso, per una volta, lo Stato che, vendendo ad altri, incassò solo tre volte di più; giusto per ricordare come funzionano le cose (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Per evitare i processi, si cambiò la legge e fu reso perseguibile l'abuso d'ufficio solo se aveva provocato arricchimenti certi; era il 1999. Visto che De Benedetti non poté comprare, perché i tribunali lo impedirono, nessuno si arricchì, e tutto finì nella classica bolla di sapone di vecchia memoria. Per queste cose non siete credibili, il vostro è il solito catastrofismo tattico che ormai ha stancato e logorato il Paese.
Non siamo dei delinquenti e le prove stanno anche nelle bugie che stanno circolando in queste ore: gli scandali della Parmalat e di Cirio sono esclusi dallo scudo perché già attenzionati dalla guardia finanza, come i capitali della famiglia Agnelli. Semmai, è da chiedersi dove erano a quei tempi i giudici che in queste ore stanno criticando il Governo e la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Si continua con questa montagna di bugie. La verità sta nei dati, nei risultati alla lotta alla mafia di questo Governo, e dai record di risultati ottenuti dalla guardia di finanza in questi mesi. Con noi la guardia di finanza può lavorare contrariamente a quanto è successo in qualche circostanza quando governano gli altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ecco i risultati che porta questa maggioranza composta, a dir loro, da delinquenti: alla mafia in 15 mesi sono stati confiscati e sequestrati 4 miliardi e 500 milioni di euro; mai successo nella storia della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La guardia di finanza ci ricorda che nei primi cinque mesi del 2009 ha scoperto redditi nascosti al fisco per 13,7 miliardi di euro (si tratta di una manovra finanziaria), recuperi IVA per 2,3 miliardi di euro, e rilievi IRAP per 8,7 miliardi di euro. A fine settembre, in queste ore, sono stati recuperati alle indagini quasi 4 miliardi di euro nascosti all'estero. Il totale dell'accertato supera del 10 per cento l'accertato del 2008, che già deteneva il record degli ultimi decenni. Mi sembra che si possa dire di tutto, ma non che siamo dei delinquenti o che mettiamo dei freni ad apparati dello Stato, perché questi sono i risultati.
Tutti questi procedimenti della Guardia di finanza, che ho ricordato, sono iniziati e quindi sono tutti esclusi dallo scudo, scudo (peraltro aperto per due mesi) che non riguarderà le strutture fisse create per i fondi neri o per evadere perché queste di Pag. 10sicuro sono già oggetto di accertamenti pregressi, e che quindi è rivolto a chi ha commesso sporadiche irregolarità. Mi riferisco ai molti imprenditori - come ricordano autorevoli quotidiani economici anche oggi - fuggiti probabilmente dal fisco di Visco, dell'ultimo Governo Prodi, e che sono probabilmente intenzionati a rientrare e a portare capitali in questo Paese per rilanciare, per quel poco che si può, l'economia che sta languendo.
Ha ricordato proprio oggi il direttore della Agenzia delle entrate che sono esclusi dallo scudo, in ordine al rientro dei capitali, anche quelli che hanno ricevuto nei mesi scorsi il questionario del fisco relativo al redditometro (e sono altre migliaia di casi esclusi da questo scudo). Sempre lo stesso direttore ricorda che gli intermediari, tra chi chiederà di fare rientrare i capitali e lo Stato, hanno sempre l'obbligo di denuncia anche solo se hanno il sospetto che le attività oggetto di richiesta dello scudo siano frutto di reati diversi da quelli fiscali.
Altro che aiutare la mafia! Allora di cosa stiamo parlando? Vedete, i record di risultati della Guardia di finanza di questi mesi testimoniano che con noi questa può lavorare mentre, come ricordavo prima, ai vostri tempi, in Parlamento il Ministro Visco elogiava il generale Speciale (comandante della Guardia di finanza) per l'ottimo lavoro compiuto contro gli evasori, salvo poi «bruciarlo» quando questi indagò sulla Unipol (centrosinistra) che senza soldi voleva portarsi a casa un pezzo dello Stato, la Banca nazionale del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Allora visto che noi non siamo stinchi di santo ma neanche delinquenti e criminali continuiamo a dare la fiducia a questo Governo perché abbiamo la necessità di portare fuori il Paese dal pantano in cui lo abbiamo trovato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, i deputati del Partito Democratico voteranno contro la venticinquesima fiducia a sostegno dell'ennesimo regalo che questo Governo e questa maggioranza, rassegnata ed impotente, servono su un piatto d'argento a tutti gli evasori fiscali, a tutti i delinquenti che portano all'estero capitali illeciti ai fini di riciclaggio.
Il Ministro Tremonti ha affermato che questo scudo fiscale, questo condono - chiamiamolo col nome vero - si inserirebbe nell'ambito di quella vasta lotta ai paradisi fiscali decisa nei vertici internazionali; una battaglia a testa bassa per restituire fiducia nelle buone regole del mercato dopo le tragedie della crisi globale. Ma tutti noi sappiamo che non è vero. Nell'uso spregiudicato dei media tra verità preconfezionate e oscuramento scientifico di tutto quello che disturba la propaganda ormai di regime il Governo ha dimenticato di dire una cosa molto semplice: che negli altri Paesi, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, il rimpatrio dei capitali è almeno dieci volte più costoso che in Italia ed è accompagnato sempre, in modo rigoroso, da operazioni di trasparenza che costringono gli evasori a rivelare la propria identità e le modalità seguite nell'espatrio. La trasparenza - lo vorrei dire all'onorevole Luciano Dussin, forse nel suo manuale non c'è scritto - non è un superfluo accessorio, ma serve per impedire che in futuro le stesse persone possano commettere gli stessi reati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Questo decreto-legge per il quale, Presidente Fini, sommessamente ma fermamente la preghiamo di ripensare la prospettiva annunciata questa mattina di un'interruzione forzosa del dibattito che aprirebbe un precedente nella nostra vita parlamentare; un precedente che non si è mai verificato su un disegno di legge di conversione come questo che noi consideriamo una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Questo decreto-legge è anche - ed è peggio - un'autentica sanatoria tombale perché estende la non punibilità per chi esporta Pag. 11capitali all'estero per una gamma di reati che va dal falso in bilancio alla falsa fatturazione, all'occultamento o alla distruzione dei documenti contabili, alle false comunicazioni sociali, impedendo l'utilizzo degli elementi emersi anche nei processi che potranno essere avviati a carico dei beneficiari dello scudo fiscale.
Tutto ciò, insieme alla garanzia dell'anonimato, che permette di nascondere fondi neri, capitali di ogni provenienza, favorendo quindi anche il riciclaggio di denaro sporco fino al flusso di capitali che potrebbero servire ad alimentare il terrorismo internazionale. Altro che battaglia a testa bassa contro i paradisi fiscali! Voi, signori del Governo, state trasformando l'Italia in un vero e proprio paradiso fiscale che garantisce l'impunità più della Svizzera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Voi avete deciso l'amnistia, l'anonimato in cambio di un obolo modesto che non supera il 5 per cento: un vero incoraggiamento a delinquere. Siamo noi - vorrei dirlo al Presidente Berlusconi - che dobbiamo gridare vergogna, vergogna, vergogna, tre volte vergogna, vergogna tante volte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
L'insistenza e la perentorietà con la quale ieri sera il Ministro dell'economia e delle finanze ha negato davanti al Paese verità chiare e dimostrabili non è frutto di confusione o di incertezza ma risponde ad una decisione consapevole di mistificare la realtà, di disorientare l'opinione pubblica, di nascondere la mano con cui si è scagliato un sasso, un grosso sasso contro lo Stato di diritto, contro la moralità dell'ordinamento repubblicano. Questo decreto-legge genera illegalità perché fa capire agli evasori che lo Stato è pronto alla resa, che lo Stato ancora una volta si mostra debole con i forti, debole con i furbi, debole con i disonesti. Questa è una legge non soltanto incivile e ingiusta ma anche inutile rispetto alle finalità che voi avete propagandato. Certo con lo scudo fiscale un po' di capitali rientreranno ma molti usciranno di nuovo perché chi ha portato i soldi all'estero e non ha pagato le tasse viene premiato e quindi incoraggiato a continuare e altri capitali usciranno perché tutti confideranno nel prossimo condono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Voi, signori del Governo, che siete esperti in queste pratiche - intendo pratiche di condono - dovreste sapere che tutte le volte che si approva un condono si prepara il terreno per i successivi perché si scoraggia la fedeltà fiscale dei contribuenti. Nell'ultima campagna elettorale avevate assunto con gli italiani l'impegno solenne a non approvare altri condoni dopo quelli varati dal Governo Berlusconi nel 2001 e nel 2002. Ma ormai è dimostrato che i vostri impegni elettorali non contano niente e non ci sorprende neanche che Bossi, la Lega, dopo aver usato il tema dell'indulto come una clava ora siano silenziosamente complici di questa vergognosa amnistia e gli argomenti portati oggi certamente non li liberano dalla complicità che è presente con l'approvazione di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Qualche mese fa il Ministro Tremonti commentando l'ultima enciclica del Papa ha detto che le regole in economia non devono essere soltanto utili ma devono essere qualcosa in più: lo strumento che trasporta nel mondo dell'economia i valori, i principi e l'etica. Vorrei chiedere al Ministro Tremonti se pensa davvero che le regole scritte in questo decreto-legge trasportino nel mondo dell'economia i valori, i buoni principi, l'etica. Credo che sia una dimostrazione dell'affidabilità a questo punto anche personale di chi ha responsabilità di Governo. E questo baratto tra l'esigenza di fare entrare i soldi e la legalità voi lo ammantate con il velluto rosso di una nobile causa della destinazione dei proventi per le misure anticrisi: una crisi dovuta anche a quegli imprenditori senza scrupoli che adesso vi accingete a premiare. Bisognerà dire in questa circostanza che il Governo aveva la possibilità di fare manovre anticicliche anche in disavanzo: ne abbiamo parlato in passato. Non le ha fatte.
Ha preferito nascondere la verità agli italiani e lo fa ancora in queste ore: produrre uno dietro l'altro otto decreti Pag. 12assolutamente ininfluenti sui fondamentali dell'economia e per risolvere il disagio delle famiglie. Il risultato è che il nostro Paese sta peggio degli altri, pur non avendo vissuto crisi bancarie e bolle immobiliari, e questo per la solidità del sistema bancario, non certo per le vostre contraddizioni politiche, passate dalla «Robin tax» fino ai Tremonti-bond. Misure come questa in discussione peggiorano i conti pubblici, minano la credibilità del fisco e la sua capacità di raccolta.
Signor Presidente, votare «no» a questo ennesimo raggiro, a questa ennesima furbata, ci fa sentire con lealtà e onestà al servizio dell'Italia. Altro che antitaliani! Ci fa sentire dalla parte di coloro che vogliono una Repubblica fondata sul lavoro e non sulla rendita e sull'evasione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che vogliono un'Italia stimata e rispettata nel mondo e non dileggiata e irrisa come avviene ora.
Il Presidente del Consiglio, nei giorni scorsi, ha rivendicato con orgoglio di essere l'uomo politico che più a lungo ha governato l'Italia. In questa lunga permanenza al vertice del Governo ha fallito tutti i suoi obiettivi dichiarati: non ha ridotto le tasse, anzi queste sono aumentate; non ha tagliato la spesa pubblica, anzi è pericolosamente fuori controllo; è aumentata la disoccupazione e la ricchezza nazionale del Paese è diminuita del 5-6 per cento.
Forse l'onorevole Berlusconi guadagnerà la fiducia per questo suo decreto-legge, forse guadagnerà la fiducia dei deputati presenti in quest'aula, ma io penso che la fiducia degli italiani non sia altrettanto scontata, perché l'unico innegabile risultato che il Presidente del Consiglio e il suo Governo hanno perseguito e centrato è quello della riduzione della legalità, dello Stato di diritto, di una comunità nazionale legata da vincoli di coesione ed in cui tutti gli italiani si possono riconoscere. Ha centrato l'obiettivo di difendere gli interessi dei più forti, e sospettiamo a partire dai suoi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Per questo vogliamo dire al Presidente del Consiglio che il suo Governo, di fronte alla crisi economica più seria degli ultimi cinquant'anni, si è limitato a galleggiare, in attesa che passi la tempesta. Ora l'Italia comincia ad essere stanca delle sue bugie, del suo teatrino, non può più sopportare le menzogne. Noi pensiamo che gli italiani abbiano bisogno di una rotta nuova, che ci porti fuori da questo pantano e per una rotta nuova ci vuole un altro nuovo e più serio timoniere.
Per queste ragioni voteremo contro la richiesta di fiducia per questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al presidente Cicchitto, che è l'ultimo degli interventi previsti, mi permetta presidente Soro, vista l'amabilità con cui si è rivolto alla Presidenza, di farle notare poche e credo inoppugnabili cose. Credo che nessuno possa dubitare che con la nostra Costituzione la Camera ha il diritto di votare un decreto, questo come qualsivoglia altro decreto, e questo diritto è anche a garanzia di quel dovere che le istituzioni devono avvertire di essere trasparenti: ogni deputato, votando, si assumerà la responsabilità del proprio voto dinanzi al Paese.
La conseguenza di questa, credo inoppugnabile, affermazione, è che, come espressamente previsto dal nostro Regolamento, il Presidente della Camera ha il dovere di rendere possibile l'esercizio del voto da parte di ogni deputato e quindi ha la prerogativa di avvalersi di quelle norme che rendono vano il legittimo ostruzionismo politico, legittimo ma palesemente volto ad impedire che la Camera si pronunci ed il decreto decada.
È la ragione per la quale comprendo le ragioni...

ROBERTO GIACHETTI. Solo due giorni di discussione!

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la prego...

Pag. 13

ROBERTO GIACHETTI. Non è vero! Due giorni di discussione non è ostruzionismo!

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la prego...

EDMONDO CIRIELLI. Vergognati Giachetti!

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, non le consento di dire che il Presidente mente! Lei sa che non sono due giorni di dibattito (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e lei sa che non è responsabilità della Camera se il provvedimento è arrivato in questo ramo del Parlamento dopo cinquanta giorni dal momento della sua approvazione. Onorevole Giachetti, ha perso una buona occasione per tacere (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, abbiamo ascoltato con qualche curiosità ciò che ha detto Di Pietro in considerazione delle interessanti esperienze da lui fatte, quando ha dimostrato notevoli capacità di ottenere denaro a credito ad interessi zero (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

ANTONIO BORGHESI. Non hai argomenti!

FABRIZIO CICCHITTO. ...lo ha restituito in contanti dentro capaci scatole delle scarpe e ha utilizzato le conoscenze di amici benestanti, ancorché, poi, sottoposti ad indagini giudiziarie, dai quali ha ottenuto, gratuitamente, camicie, calzini, mutande, garçoniere e altri generi di conforto (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Per il resto, le deprecazioni dell'onorevole Di Pietro sono una spazzatura verbale che rimandiamo al mittente (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Dai banchi del gruppo dell'Italia dei Valori si grida: «P2, P2!»; l'onorevole Barbato espone un fazzoletto recante la scritta: «Giorgio non firmare!»)! Per comprendere la portata del provvedimento...

PRESIDENTE. Aspetti un momento onorevole Cicchitto. Onorevole Barbato, la prego di togliersi quell'oggetto dal volto. Prego, onorevole Cicchitto, prosegua.

FABRIZIO CICCHITTO. Per comprendere la portata del provvedimento, dobbiamo prendere in considerazione un orizzonte più vasto di quello che è stato esaminato, in questa sede, da alcuni colleghi.
Lo sviluppo della grave crisi internazionale ha imposto un forte ripensamento sugli assetti fiscali dei diversi Paesi. Nei confronti dei paradisi fiscali è iniziata una lotta decisa che ha portato alla compilazione di quelle black list che individuano coloro che sono tolleranti con i fenomeni di riciclaggio o di semplice esportazione illegale di capitali.
Il segreto bancario, fino a ieri punto di forza di tante realtà statuali, è stato ridimensionato e non costituisce più quello schermo opaco dietro al quale si nascondevano coloro che violavano il principio di lealtà fiscale nei confronti del proprio Paese. La lotta contro l'esportazione illegale di capitali si è intensificata al punto che l'Agenzia delle entrate ha predisposto una speciale task force con il compito di perseguire coloro che insistono in questa pratica.
Nelle riunioni internazionali che si sono susseguite, la posizione italiana non solo è stata ferma, ma il Ministro Tremonti si è adoperato al massimo per poter giungere ad una posizione condivisa. Va ricordato, infatti, che la lotta contro le esportazioni illegali di capitali può mietere successi solo nell'ambito di una cooperazione internazionale convinta. Senza l'appoggio dei diversi Stati, tutto diventa più difficile, dato il contrasto di interesse che esiste oggettivamente tra chi subisce il Pag. 14fenomeno e chi se ne avvantaggia, ricevendo sul proprio territorio risorse finanziarie aggiuntive.
Questo diverso contesto internazionale, più favorevole ad un'azione di contrasto ai danni di comportamenti, comunque, riprovevoli, marca la differenza rispetto al provvedimento preso negli anni precedenti e che, comunque, fece scuola anche nei confronti dell'estero. È, infatti, noto che il cosiddetto «scudo fiscale» fu allora imitato da diversi Paesi, che ritennero utile seguire l'esempio italiano.
Oggi il contesto è diverso, il mondo è cambiato. Si tratta, pertanto, di aprire vecchie partite e di voltar pagina. Già da oggi, sarà più difficile ripetere quanto avveniva in passato. In qualche modo, si è prosciugato lo stagno in cui nuotavano i pesci dell'illegalità, che avranno meno sponde per continuare i loro traffici ai danni dei contribuenti onesti e dell'economia nazionale. Esattamente l'opposto di ciò che hanno sostenuto qui l'onorevole Soro e l'onorevole Casini (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Nemmeno questa volta, infatti, l'opposizione ha voluto cogliere il senso più profondo dell'intera operazione.
Alla base delle critiche avanzate vi è innanzitutto un dato metodologico: la lotta all'evasione fiscale può essere solo il risultato di una strategia complessa che non si nutre né di demagogia, né di improvvise spallate, ma richiede strumenti complessi e la costruzione di un sistema di alleanze in grado di costringere progressivamente coloro che hanno comportamenti deviati ad emergere e ad abbandonare le pratiche illecite.
Sul finire di due legislature fa promuovemmo il condono. Fummo accusati, come adesso, di fare il gioco degli evasori. Nel 2006 le entrate tributarie subirono un vero e proprio balzo che alimentarono le risorse pubbliche del Governo Prodi, i suoi «tesoretti». Era il risultato di quei provvedimenti: coloro che avevano condonato erano emersi e non potevano di nuovo inabissarsi dopo essersi autodenunciati.
Ma la lotta all'evasione fiscale non può nemmeno portare alla paralisi economica, come tentò di fare Vincenzo Visco, burocratizzando l'economia italiana. Abbiamo bisogno di intelligence e non di uno Stato di polizia che costringe soprattutto il contribuente onesto a spendere di più per dichiararsi in regola che a pagare il giusto dovuto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Questa deve essere la filosofia che regola un apparato fiscale moderno, che esige dal cittadino il pagamento delle imposte, ma non lo costringe a defatiganti procedure per dimostrare la sua onestà fiscale. Questo è l'orizzonte all'interno del quale deve essere collocato il provvedimento al nostro esame. Abbiamo operato a livello internazionale per chiudere i «buchi» che consentivano, con relativa facilità, di collocare altrove i propri redditi e parte del proprio patrimonio. Diamo a coloro che in passato hanno adottato queste pratiche illegali la possibilità di tornare ad essere dei contribuenti reali e di far rientrare i capitali illegalmente esportati per riportarli nel circuito della produzione dell'economia.
In un momento in cui la stretta creditizia - ecco un altro campo in cui Giulio Tremonti sta portando avanti una lotta, purtroppo senza il contributo di un'opposizione rispettosa, molto rispettosa e ossequiente nei confronti di alcuni banchieri e del loro potere - toglie ossigeno alle imprese che intendono investire per rafforzare la propria posizione competitiva, l'opposizione, stando almeno alle critiche dei suoi dirigenti, ha cavalcato due obiezioni. Vincenzo Visco (per inciso: quali sono stati i risultati della sua lotta contro l'evasione?) ha parlato di un regalo a cui si aggiungeva l'amnistia, giudizio azzardato e incoerente. Se il Senato non avesse introdotto quella clausola di salvaguardia (vale a dire l'impunibilità per i reati contabili, che erano il presupposto logico dell'esportazione illegale di capitali) si sarebbe giunti all'assurdo di prevedere una facilitazione fiscale per gli evasori, accompagnata, tuttavia, da una vera e propria autodenuncia che avrebbe comportato conseguenze ben più gravi sul terreno giuridico e su quello penale, con il risultato Pag. 15di un vero e proprio flop: nessuno avrebbe rispettato la norma e lo stock di capitale esportato sarebbe rimasto più o meno dov'era, con grande compiacimento per quei Paesi costretti dalle pressioni internazionali sulla via della redenzione.
La Repubblica stima (parliamo di queste cifre per dimostrare l'incoerenza dell'opposizione) che le maggiori entrate possono essere calcolate in 3, 4 o 5 miliardi di euro. Quale che sia l'entità della cifra per le somme recuperate, ciò serve per far fronte ad alcune esigenze che questa crisi non ci ha consentito finora di affrontare. Come alternativa, noi stiamo ascoltando il nulla. Il contributo dell'opposizione, finora, non si è materializzato in nessuna proposta precisa.
E allora, a parte la demagogia di Di Pietro, che è la traduzione in un italiano approssimativo di ciò che si poteva ascoltare in alcune birrerie di Monaco all'inizio degli anni trenta (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), ciò che caratterizza la linea dell'opposizione è un misto di ipocrisia, di demagogia e di nullismo, il nullismo dei comizi contro l'evasione senza far nulla di reale per colpirla, l'ipocrisia e la demagogia della denuncia fine a se stessa, senza alcun risultato pratico.
Al contrario, il Governo, da una parte, ha offerto una possibilità a chi vuole avvalersene, regolarizzando la sua posizione, dall'altra, ha messo in atto un contrasto all'evasione che sta funzionando in modo eccellente, come dimostrano i dati che qui nessuno ha smentito.
Noi diamo atto al Presidente della Camera di essersi mosso con sensibilità istituzionale per fare in modo che il confronto sul provvedimento si sviluppi pienamente, dando al Presidente della Repubblica il tempo ragionevole per l'esame del medesimo. Per parte sua, l'onorevole Di Pietro si è specializzato nell'attaccare ed insultare tutte le cariche dello Stato, dal Presidente della Repubblica al Presidente della Camera e, ovviamente, al Presidente del Consiglio. Recentemente, a parte gli insulti quotidiani e ripetitivi nei confronti del Presidente del Consiglio, Di Pietro ha anche detto una frase in cui auspicava che il Presidente Berlusconi facesse la fine di Saddam Hussein...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABRIZIO CICCHITTO. ...una frase che non è solo ridicola ma anche inquietante, nell'esaltazione dell'esercizio della violenza contro il nemico politico. Si tratta di parole che sono pietre, perché ipotizzano un salto di qualità ulteriore nell'imbarbarimento dello scontro politico. È stato veramente spiacevole che nessun esponente della sinistra abbia preso le distanze da questo delirio (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia a nome dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta. Poiché la votazione per appello nominale è prevista alle ore 19,35, sospendo la seduta che riprenderà a tale ora con la chiama.

La seduta, sospesa alle 19,25, è ripresa alle 19,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2714)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 agosto 2009, n. 103, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno Pag. 16di voto di deputati, nonché ulteriori richieste avanzate da membri del Governo.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama inizio avrà dal deputato Portas.
Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 20,10)

(Segue la chiama)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 20,15)

(Segue la chiama)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge n. 2714, già approvato dal Senato: Conversione in legge del decreto-legge 3 agosto 2009 n. 103 recante disposizioni correttive del decreto-legge anticrisi n. 78 del 2009, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi il Governo ha posto la questione di fiducia.

Presenti e votanti 556
Maggioranza 279
Hanno risposto 309
Hanno risposto no 247

(La Camera approva).

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellotti Luca
Berlusconi Silvio
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bitonci Massimo
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Boniver Margherita
Bragantini Matteo
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brigandì Matteo
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Buonfiglio Antonio
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Caldoro Stefano
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria Pag. 17
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesaro Luigi
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Comaroli Silvana Andreina
Commercio Roberto Mario Sergio
Consiglio Nunziante
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Costa Enrico
Cota Roberto
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Desiderati Marco
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Dussin Luciano
Faenzi Monica
Farina Renato
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibelli Andrea
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Granata Benedetto Fabio
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Landolfi Mario Pag. 18
Lanzarin Manuela
La Russa Ignazio
Latteri Ferdinando
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Maccanti Elena
Malgieri Gennaro
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Maroni Roberto
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Martino Antonio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Meloni Giorgia
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Montagnoli Alessandro
Moroni Chiara
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Orsini Andrea
Pagano Alessandro Saro Alfonso
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Patarino Carmine Santo
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (PdL)
Perina Flavia
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pionati Francesco
Pirovano Ettore
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Rainieri Fabio
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Reguzzoni Marco Giovanni
Rivolta Erica
Roccella Eugenia Maria
Romani Paolo
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rondini Marco
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro Pag. 19
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Sbai Souad
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scandroglio Michele
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Taddei Vincenzo
Taglialatela Marcello
Terranova Giacomo
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Traversa Michele
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vegas Giuseppe
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vitali Luigi
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zorzato Marino

Hanno risposto no:

Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbato Francesco
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosy
Binetti Paola
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Brandolini Sandro
Bressa Gianclaudio
Brugger Siegfried
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calearo Ciman Massimo
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco
Cavallaro Mario
Ceccuzzi Franco
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Cimadoro Gabriele
Ciocchetti Luciano
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Corsini Paolo Pag. 20
Coscia Maria
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Giuseppe Anita
Dionisi Armando
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Donadi Massimo
Drago Giuseppe
Duilio Lino
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Favia David
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Formisano Aniello
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Froner Laura
Galletti Gian Luca
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Grassi Gero
Graziano Stefano
Guzzanti Paolo
Iannuzzi Tino
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lanzillotta Linda
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lo Moro Doris
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Messina Ignazio
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiti Aurelio Salvatore
Mogherini Rebesani Federica
Monai Carlo
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen Pag. 21
Mura Silvana
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Parisi Arturo Mario Luigi
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (PD)
Pes Caterina
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Quartiani Erminio Angelo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Romano Francesco Saverio
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Rota Ivan
Rubinato Simonetta
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Ruvolo Giuseppe
Samperi Marilena
Sani Luca
Santagata Giulio
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Sereni Marina
Soro Antonello
Sposetti Ugo
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Tidei Pietro
Tocci Walter
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verini Walter
Vico Ludovico
Vietti Michele Giuseppe
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Sono in missione:

Balocchi Maurizio
Bergamini Deborah
Bocci Gianpiero
Bossi Umberto
Bratti Alessandro
Crosetto Guido
Fallica Giuseppe
Farina Gianni
Fava Giovanni
Galati Giuseppe
Mecacci Matteo
Menia Roberto Pag. 22
Miccichè Gianfranco
Nucara Francesco
Palumbo Giuseppe
Pecorella Gaetano
Prestigiacomo Stefania
Rigoni Andrea
Scajola Claudio
Stucchi Giacomo
Tremonti Giulio
Volontè Luca
Zacchera Marco

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge in un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2714)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2714).
Avverto che l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/2714/65 è stato ritirato. Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto del tutto estranei alle disposizioni recate dal provvedimento in esame, i seguenti ordini del giorno: Catanoso n. 9/2714/1, concernente misure fiscali in favore di soggetti colpiti da calamità nella provincia di Catania; Di Biagio n. 9/2714/2, volto ad estendere ai cittadini residenti all'estero le detrazioni fiscali per carichi di famiglia; Caparini n. 9/2714/3 e Di Pietro n. 9/2714/4, relativi all'abolizione del canone RAI; Reguzzoni n. 9/2714/33, volto ad estendere le misure a tutela del settore alimentare ad altri settori produttivi; Polledri n. 9/2714/231, finalizzato a prevedere un'interpretazione autentica di disposizioni concernenti il trasferimento di azienda; Angeli n. 9/2714/233, volto ad estendere anche ai cittadini italiani residenti all'estero l'accesso a procedure fiscali semplificate.
L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/14.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, la lettera b) dell'articolo 1, comma 1, del decreto-legge in esame modifica la disciplina sullo scudo fiscale. Questa disciplina è stata introdotta dall'articolo 13-bis del precedente decreto-legge n. 78. Esattamente, questo comma interviene sul comma 3 dell'articolo 13-bis del decreto-legge n. 78, il quale prevede che il rimpatrio o la regolarizzazione non possono costituire elemento utilizzabile a sfavore del contribuente, in ogni sede amministrativa o giudiziaria, in via autonoma o addizionale. Le modifiche introdotte dispongono che la inutilizzabilità non ha efficacia sui procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del medesimo decreto-legge n. 78 (5 agosto 2008). Nel corso dell'esame del provvedimento presso il Senato, è stato approvato un emendamento che ha apportato delle modifiche fondamentali ed importanti. Infatti, in merito ai dati e alle informazioni fornite ai fini dell'adesione alle operazioni di emersione dei capitali, è stato specificato che la sede giudiziaria nella quale tali dati non possono essere utilizzati a sfavore del contribuente è quella civile, amministrativa e tributaria. In merito agli effetti penali, si rinvia alle disposizioni contenute nell'articolo 8 della legge n. 289 del 2002, recante integrazione degli imponibili per gli anni pregressi. In merito all'arco temporale entro il quale aderire alla emersione, il termine finale è stato anticipato dal 15 aprile 2010 al 15 dicembre 2009.
Infine, per quanto riguarda l'ambito di applicazione, è stato operato un ampliamento diretto ad includere anche i redditi realizzati da soggetti che detengono partecipazioni di controllo o di collegamento in società estere.
Visto che in Italia l'evasione fiscale supera di gran lunga quella presente in altri Paesi europei (questo purtroppo è noto a tutti), poiché appare chiaro che grazie allo scudo fiscale gli evasori possono far rientrare i loro capitali pagando un'esigua sanzione (perché si tratta di un'esigua sanzione), ed essendo evidente che le multe che questi evasori pagheranno Pag. 23per i milioni di euro evasi saranno - ahinoi - molto al di sotto di quello che avrebbero dovuto pagare regolarmente, il gruppo dell'Italia dei Valori desidera impegnare il Governo a presentare al Parlamento, con la massima sollecitudine, una relazione che contenga i dati relativi ai proventi derivanti dall'applicazione della norma sullo scudo fiscale. Ci sia dato almeno di conoscere questi dati.
Con questo ordine del giorno, quindi, vogliamo invitare il Governo ad una maggiore trasparenza: non basta sostenere che gli euro che rientreranno nelle casse dello Stato serviranno ad alimentare la nostra economia. In realtà, noi dell'Italia dei Valori non vogliamo che venga tolto l'essenziale a chi ha veramente bisogno per dare il superfluo a chi ha già tanto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)

PRESIDENTE. L'onorevole Libè ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/248.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, in una giornata sicuramente non molto gloriosa per i cittadini onesti di questo Paese, cerchiamo con questo ordine del giorno, nella speranza che il Governo lo possa accogliere, di recuperare qualcosa, perché i messaggi diseducativi che abbiamo dato oggi sono già stati evidenziati del nostro presidente e dai tanti interventi svolti in quest'Aula. Tali messaggi sottolineano che in questo Paese spesso chi è più furbo rischia di farla franca più facilmente: chi ruba una gallina finisce in galera a lungo, mentre chi porta all'estero capitali di dubbia provenienza riesce a riportarli in Italia, pagando un pegno molto basso o quasi nullo. In un momento di crisi in cui tanta gente non riesce ad arrivare a fine mese, la fa franca chi ha in spregio tutte le norme e il lavoro duro. Con il voto di fiducia e con la votazione di domani ci avviamo ad approvare una legge che sicuramente rimarrà nella storia di questo Paese come un basso momento. Con questo ordine del giorno, noi abbiamo dimostrato di avere ancora l'entusiasmo e la voglia di cercare di recuperare, perché ai messaggi diseducativi si può rispondere almeno con qualche iniziativa educativa. Chiediamo di utilizzare questi fondi non per l'ordinarietà, dato che saranno fondi straordinari, li vogliamo usare per lo straordinario. Che cos'è vi è di straordinario se non avviare finalmente un vero piano di bonifiche nel paese? Un piano che serva a ridare slancio, a dare entusiasmo ad un Paese che ha molto da dire, ma ha poco da fare. La tutela del territorio con la difesa vera, non dell'ambiente, ma dell'ecosistema, attraverso la bonifica di questo territorio che ci invidia tutto il mondo, è un'iniziativa economicamente utile per tutto il Paese. Abbiamo ricreato - credo giustamente - un Ministero del turismo, ma si vedono ancora pochissimi lavori in questo settore. Se ridiamo slancio economicamente a questo settore, facendo lavorare anche tante aziende in un momento di crisi (con le bonifiche si potrebbe creare tanto lavoro), avremo realizzato un'iniziativa straordinaria che rimette in competizione un Paese che anche sul piano turistico perde sicuramente appeal.
Sarebbe sicuramente un'iniziativa (al di là delle tante chiacchiere) che potrebbe servire a rimettere in moto anche il sud, e principalmente il sud perché è la zona del Paese che ha più bisogno di questi interventi. Noi abbiamo vissuto il problema dei rifiuti a Napoli, viviamo il problema dei depuratori sempre nella Campania, lo viviamo in tutte le aree del Mezzogiorno. E, non ultima, questa vicenda triste dell'affondamento delle navi a largo della costa calabra dimostra chiaramente che noi stiamo facendo di tutto per allontanare l'unica vera risorsa che ci è riconosciuta in tutto il mondo, risorsa non delocalizzabile che è quella del turismo. Dunque, signor rappresentante del Governo, le chiediamo di prestare ascolto al nostro appello perché noi vogliamo con questo dare un segnale importante all'economia del Paese, all'educazione dei nostri giovani. La difesa dell'ambiente sicuramente è un segnale di educazione rispetto al segnale diseducativo che abbiamo dato nelle ore precedenti. Vogliamo veramente Pag. 24attrarre tanta gente che possa venire da noi a investire, a fare vacanze, e a portare risorse. Dunque il nostro appello è un appello forte e importante perché questi soldi - il Ministro lo nega - guadagnati col malaffare possano ritornare per dare una soluzione ai tanti danni che proprio il malaffare ha creato in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Federico Testa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/5.

FEDERICO TESTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, questo ordine del giorno si occupa di un tema estremamente specifico ma che crediamo sia di assoluta rilevanza per il settore elettrico e per i suoi assetti più generali. Cercherò di spiegare la questione in termini sintetici e - spero - chiari. Nel nostro Paese esiste una normativa specifica, o, per meglio dire, esisteva una normativa specifica che riguardava le imprese di distribuzione dell'energia elettrica nelle isole, più precisamente nelle piccole isole, ovverosia in quelle realtà non connesse alla rete più generale per le quali si prevedeva un sistema di rimborso degli oneri di distribuzione sostanzialmente a piè di lista; ciò, in considerazione della realtà particolare inerente all'aspetto della rete di distribuzione.
Con il decreto di luglio, che il provvedimento in esame punta a correggere, si è estesa questa regolamentazione specifica delle piccole isole a tutte le imprese di distribuzione elettrica nel nostro Paese sotto i 5 mila punti di distribuzione gestite dagli enti locali. Quindi si è allargata una normativa estremamente specifica (e giustificata da motivi oggettivi e facilmente comprensibili) alla generalità delle imprese di distribuzione elettrica gestite dagli enti locali con meno di 5 mila punti di prelievo, che possono riferirsi a situazioni evidentemente disagiate ma che possono riferirsi a punti della rete dove non esiste nessuna problematica di distribuzione o di maggiori costi di ricostruzione. Inoltre evidentemente questa possibilità di ottenere il rimborso a piè di lista degli oneri di distribuzione finisce in bolletta. Quindi questa estensione generalizzata di questo obbligo viene fatta ricadere su tutti i cittadini italiani che utilizzano la rete di distribuzione elettrica.
Questo risulta essere un problema dal punto di vista dei costi che i cittadini si trovano a dover sopportare. Infine evidentemente c'è una discriminazione tra imprese con meno di 5 mila punti di prelievo e imprese con più di 5 mila punti di prelievo assolutamente in contrasto con tutte una serie di direttive dell'Unione europea che sono richiamate nell'ordine del giorno; in aggiunta c'è la discriminazione tra imprese di distribuzione con meno di 5 mila punti di prelievo gestite da enti pubblici locali e quelle gestite da soggetti imprenditoriali privati. Pertanto anche qui discriminiamo tra imprese a seconda del soggetto proprietario. Si tratta di una previsione normativa che interviene quindi a modificare norme che si ispiravano ad un criterio di oggettive peculiarità fisiche e tecniche che crea problemi e costi ulteriori a tutti gli utenti dell'energia elettrica italiana e che discrimina tra imprese.
Con il presente ordine del giorno chiediamo al Governo di ripristinare nelle forme e nei modi che saranno possibili la situazione precedente, sapendo che, comunque, nel momento in cui vi fossero imprese, a maggior ragione se di piccola dimensione, che si trovano in difficoltà o che hanno da sostenere particolari oneri per la distribuzione dell'energia elettrica esiste una norma di salvaguardia generale che prevede la possibilità di fare un'istanza all'autorità documentando i motivi per i quali si sostengono costi superiori a quelli previsti dall'autorità stessa e, quindi, accedendo ad un meccanismo di rimborso degli oneri sostenuti specifico per quella realtà. Pertanto ci pare che sia legittimo e sensato chiedere con questo ordine del giorno di superare la nuova normativa e di ritornare alla normativa precedente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 25

PRESIDENTE. L'onorevole Leoluca Orlando ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/29.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, certo fa una qualche sensazione parlare in quest'Aula semivuota, a quest'ora della sera, e parlare di un problema pur importante e significativo che però fa tanto assomigliare chi è qui presente ad illustrare gli ordini del giorno a coloro che cercavano disperatamente di salvare le sedie a sdraio sul ponte di un transatlantico che affondava nell'oceano. Infatti il tema è proprio questo: quel transatlantico è questo bruttissimo disegno di legge che è in corso di approvazione, questa mortificazione della legalità del nostro Paese, questo vero e proprio patto tra Stato e illegalità che noi ci auguriamo il Capo dello Stato non vorrà avallare rendendosi corresponsabile di questo gravissimo atto, ma tant'è. Avendo cercato di impedire che ci fosse l'affondamento della nave Italia, cerchiamo comunque di fare il nostro dovere limitando il danno con la votazione di questi ordini del giorno.
L'ordine del giorno che sarò chiamato ad illustrare non so esattamente se viene motivato da una svista del Governo o da una occulta manovra destabilizzante. Mi auguro che sia una svista e che l'ordine del giorno in oggetto possa essere un contributo ad eliminare tale svista. Infatti se non fosse una svista ma una scelta predeterminata sarà inutile anche questo tentativo di salvare qualche sedia a sdraio sul ponte della nave. Mi riferisco alla circostanza che l'articolo 1, comma primo, del decreto-legge in esame apporta alcune modifiche al decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78.
Com'è noto il decreto-legge che oggi verrebbe modificato prevede la possibilità, in casi di particolare necessità, di interventi di urgenza relativi alla produzione, alla trasmissione e alla distribuzione dell'energia.
In altre parole prevede, attraverso la nomina anche di un commissario, che si possa provvedere a mettere in moto meccanismi che sono utili per attivare - pensiamo noi - un generatore di energia, per attivare o ripristinare una centrale elettrica, per distribuire energia a seguito del crollo di un cavo di trasmissione. Ma il collegamento di questo articolo 1 all'articolo 4 precedente sostanzialmente induce un dubbio, che è un dubbio gravissimo. Questo Governo - e noi siamo contrari - ha fatto la scelta dell'energia nucleare: non vorrei che si procedesse a trasformare completamente il sistema della produzione di energia nel nostro Paese a colpi di commissari approvati in virtù della norma in esame. Infatti sarebbe certamente singolare se, a fronte della genericità dell'elencazione contenuta nella normativa così risultante, si potesse prevedere anche il riferimento agli impianti per la produzione di energia nucleare.
È per questo che l'ordine del giorno in esame mira a chiedere al Governo un chiarimento su tale aspetto e non potendosi presentare un emendamento, perché gli emendamenti sono stati impediti dalla blindatura del voto di fiducia, ci appelliamo al Governo affinché chiarisca se nel caso specifico sia stata una svista o se invece sia stata una gravissima manovra occulta per realizzare - e sarebbe certamente singolare - impianti di produzione di energia nucleare con strumenti straordinari, con nomina di commissari e senza alcuna garanzia della procedura. Nel senso sopra detto, mi auguro per il Paese e per il Governo che si tratti di una svista e che vi sia un chiarimento in sede di dichiarazione delle posizioni del Governo.

PRESIDENTE. L'onorevole Ciocchetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/256.

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, cerchiamo per l'ennesima volta di utilizzare uno strumento previsto dal Regolamento, gli ordini del giorno, per tentare di costruire un ragionamento ed un confronto che sono resi impossibili dalla ripetuta presentazione da parte del Governo di decreti-legge su cui viene posta la questione di fiducia. L'unica opportunità che ci rimane è quella di presentare ordini Pag. 26del giorno, in particolare sul decreto-legge in esame.
Noi esaminiamo una questione, così come denunciata dal presidente Casini in sede di dichiarazione di voto, che ha peggiorato in maniera significativa un articolo, l'articolo 13-bis del decreto-legge n. 78, che già presentava profonde preoccupazioni ed in relazione al quale il Governo e la maggioranza non hanno voluto accogliere le nostre proposte di destinare quello scudo fiscale, così come era stato previsto nel decreto-legge n. 78, ad interventi che avessero una finalità sociale importante in questo Paese.
Col provvedimento corretto oggi si favorisce una sanatoria di fatto per una serie considerevole di illeciti penalmente rilevanti: altro che le cose che abbiamo ascoltato oggi dagli autorevoli rappresentanti della maggioranza, che dicono quasi che si sia fatta una cosa utile per il Paese ed una cosa che colpisce ancora il crimine e le organizzazioni criminali. Credo che a volte occorra anche la capacità di assumersi le responsabilità fino in fondo: avete compiuto un atto grave e pesante, che chiaramente favorirà chi ha compiuto illeciti penalmente rilevanti. Questa è la verità e questo è ciò che in qualche modo avete fatto, con la scusa di poter ottenere introiti per le casse dello Stato, che consentano di effettuare una serie di interventi una tantum - perché chiaramente sono risorse che arriveranno per un anno, una volta soltanto e quindi con una necessità di fare poi spese che non potranno essere ripetute nel corso degli anni successivi - dimostrando così un'incapacità complessiva di poter programmare una spesa che sia in grado di dare risposte ai gravi problemi che nel nostro Paese si vivono.
Il nostro gruppo è intervenuto presentando gli ordini del giorno, per affrontare le grandi questioni aperte che vi sono sul tappeto e che cercheremo - questa notte e domani - di esporre. Chiediamo al Governo, almeno, di destinare i maggiori introiti a destinazioni utili e necessarie per far funzionare una serie di apparati del sistema Paese, in modo da dare risposte che, purtroppo, oggi non vi sono, e non sono previste, nei provvedimenti fiscali ed economici varati da questo Governo, né nella proposta di legge finanziaria per i prossimi anni.
In questi mesi, abbiamo assistito anche a dibattiti importanti sulla necessità di riscoprire l'etica in rapporto alle origini della crisi economico-finanziaria che ha colpito il mondo. Abbiamo assistito alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio all'ONU, che seguivano la stessa linea di quanto affermato dal Presidente degli Stati Uniti, in relazione ad una necessità di cambiare le regole dell'economia e di riportare etica e regole forti che consentissero a tutti di svolgere una funzione. Invece, attraverso questo provvedimento, si fa esattamente il contrario.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor rappresentante del Governo, con l'ordine del giorno in discussione, chiediamo di sostenere con una parte delle entrate - speriamo che, almeno queste, saranno cospicue, in modo da sostenere l'economia così messa male del nostro Paese - provvedimenti e settori importanti che riguardano la storia, la tradizione e la cultura di questo Paese. Arti e tradizioni che rappresentano la stessa forza dell'Italia e che, insieme al turismo - come ha detto, in precedenza, il mio collega Libè - possono rappresentare una forza in più per rilanciare questo Paese. È necessario, quindi, sostenere settori come il teatro, la danza, ed altri settori dello spettacolo che hanno subito profondi tagli dalle politiche di questo Governo e che oggi attendono un messaggio importante dal Parlamento.

PRESIDENTE. Deve concludere.

LUCIANO CIOCCHETTI. Pertanto, speriamo che una parte di tali risorse potranno essere, almeno, destinate a recuperare le risorse perse in questi settori così importanti (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 27

PRESIDENTE. L'onorevole De Pasquale ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/34.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, siamo di fronte alla terza sanatoria in nemmeno dieci anni. Dopo quelle del 2001 e del 2002, l'onesto contribuente ha poco da rallegrarsi. Si possono lanciare proclami e fare grandi battaglie su fannulloni, burocrati incalliti, caste e baroni, ma quando si tratta di evasori, una soluzione «premia furbi» il Governo presieduto dal cavalier Berlusconi riesce sempre a trovarla.
Il Ministro Tremonti ha affermato che il cosiddetto «scudo fiscale» - un condono, chiamiamolo con il suo nome vero - si inserirebbe nell'ambito di quella vasta lotta ai paradisi fiscali decisa nei vertici internazionali. Tutti noi sappiamo che non è vero. Negli altri Paesi, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, il rimpatrio dei capitali è almeno dieci volte più costoso che in Italia ed è accompagnato sempre, in modo rigoroso, da operazioni di trasparenza, che costringono gli evasori a rivelare la propria identità e le modalità seguite nell'espatrio.
La trasparenza non è un superfluo accessorio, ma serve per impedire che, in futuro, le stesse persone possano commettere gli stessi reati.
Il decreto-legge in oggetto è anche - ed è peggio - un'autentica sanatoria tombale, perché estende la non punibilità a chi esporta capitali all'estero per una gamma di reati che va dal falso in bilancio, alla falsa fatturazione, all'occultamento o alla distruzione dei documenti contabili, alle false comunicazioni sociali, impedendo l'utilizzo degli elementi emersi anche nei processi che potranno essere avviati a carico dei beneficiari dello scudo fiscale. Tutto ciò, insieme alla garanzia dell'anonimato, che permette di nascondere fondi neri, capitali di ogni provenienza, favorendo, quindi, anche il riciclaggio di denaro sporco.
Ma, colleghi, non sarebbe molto più etico, giusto, corretto, buono, vero, condivisibile, sostenibile e in grado di riportare pace e giustizia sociale usare tutte le energie, le norme, le potenzialità, gli espedienti giuridici, gli accordi, la condivisione e la politica per intraprendere una forte, grande, determinata, condivisa, intelligente e attenta lotta all'evasione fiscale?
Solo la percezione di un fisco equo, attento e serio indurrà gli esportatori di capitale a pagare strutturalmente più di quel 5 per cento di sanzioni oggi proposto, che rappresenta, di per sé, un'ammissione di debolezza dello Stato e porterà noi tutti a pagare un po' meno.
Sarebbe, tuttavia, illusorio pensare di porre fine agli scandali fiscali senza uno scatto di civiltà e un ampio recupero di moralità. Deve mutare il giudizio circa il comportamento del singolo evasore, perché uno Stato, anche il meglio strutturato, nulla può se l'illecito viene condonato già all'origine, nella coscienza comune come in quella individuale, e se il comportamento di chi evade le tasse viene tollerato e a volte sostenuto nel giudizio della stessa parte defraudata, cioè lo Stato.
Ci sono in gioco i principi dell'etica sociale, dell'onestà, della trasparenza e della responsabilità che non possono più essere trascurati e attenuati in un'ulteriore devastante concessione ad un imperante individualismo che non sa più distinguere e scegliere il bene comune.
La comunità nazionale deve saper alzare uno scudo - questo sì uno scudo - di giudizio morale ed economico a difesa di risorse che appartengono a tutti. Questi soldi devono essere destinati ai servizi essenziali, ai miliardi necessari alle grandi riforme strutturali del nostro welfare, alle innovazioni per garantire uno sviluppo sostenibile e a sostegno e alla crescita delle nostre piccole e medie imprese, oltre che alle risorse necessarie per l'istruzione, l'università, la ricerca e la cultura, ai nostri istituti scolastici da mettere in sicurezza, da rendere funzionali e belli per i nostri ragazzi, il nostro futuro.
In conclusione, signor Presidente, questo chiediamo nel presente ordine del giorno: come può respingerlo il Governo, Pag. 28come può non ascoltare questa richiesta dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. L'onorevole Cambursano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/20.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, questo è il mio terzo intervento in merito al presente decreto-legge sul quale è stata posta la fiducia. Credo che, a conclusione di questa partita, io debba trarre delle considerazioni finali, che spero vengano ancora ascoltate e così, per mezzo delle radio che sono sintonizzate, rapportarmi con i cittadini. Vorrei dire loro che il più grande evasore fiscale in Italia, il più grande truccatore di bilanci di società, quotate e non, il più grande corruttore di testimoni e di magistrati oggi si fa un altro regalo. È il regalo forse più grande di questo suo essere Presidente del Consiglio, cioè quello di mettere una pietra tombale su ciò che ha fatto negli anni passati, come a dire: io ho portato all'estero fior di quattrini, ho truccato i bilanci e adesso, con la modica cifra dell'1 per cento (non del 5 per cento, ma dell'1) sano tutto quello che è stato il mio pregresso, che ho dovuto nascondere, perché se gli italiani avessero saputo quello che ho fatto - è sempre il nostro Presidente del Consiglio che parla - si vergognerebbero del consenso che mi hanno dato e si vergognerebbero di essere cittadini di questo Paese, governato da simili personaggi.
Costoro si avvalgono, quale Ministro dell'economia e delle finanze, del più grande esperto di paradisi fiscali, del più grande assistente tributario e fiscale per coloro che volevano portare i quattrini all'estero illegalmente, si avvalgono della consulenza tecnica di un Ministro dell'economia e delle finanze che va in giro per il mondo a dire che bisogna applicare degli standard etici visto quello che è capitato nella finanza internazionale, ma poi arriva in Italia e che cosa fa? Adotta i più vergognosi provvedimenti di natura fiscale che siano mai stati adottati nella storia di questo Paese: tre scudi fiscali in sette anni. Evidentemente aveva un impegno preciso con i suoi clienti a cominciare dal Presidente nel Consiglio. Chiedo allora a coloro che hanno dato la fiducia, non più tardi di un'ora fa, ai parlamentari del Popolo della Libertà, ma questo è tempo perso, mi rivolgo particolare ai parlamentari della Lega Nord: con quale faccia vi presentate al Nord che lavora e che fatica a dire che avete dato il vostro consenso e la vostra fiducia su un provvedimento che fa il più grande regalo agli evasori fiscali e non solo ad essi, ma ai truccatori di bilanci, a coloro che hanno esportato all'estero fior di quattrini frutto dei più grandi reati che possano essere immaginati. Mi riferisco naturalmente all'impunità per i trafficanti di droga, di armi, di persone umane, ai sequestratori di persone e delinquenti di varia natura. Io dico che se i cittadini italiani si rendessero davvero conto di quello che sta facendo oggi il Parlamento dovrebbero far proprio, sul fronte del pagamento delle tasse e delle imposte, esattamente quello che Il Giornale di proprietà del Presidente del Consiglio va dicendo in questi giorni e cioè: «Per una trasmissione, quella di Annozero, non pagate il canone».

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RENATO CAMBURSANO. Io dico ai cittadini italiani: non pagate più le tasse perché voi, che siete onesti, continuate a sostenere i delinquenti italiani che sono protetti da questo Governo! Allora con questo ordine del giorno vi invitiamo ad informare esattamente le Camere sulle analoghe misure adottate in altri Paesi e a non nascondervi dietro un dito dicendo che state seguendo esattamente quello che fanno in altri Paesi: questa è una falsità enorme e gli italiani lo devono sapere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Coscia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/35.

MARIA COSCIA. Signor Presidente, abbiamo presentato questo ordine del giorno Pag. 29per chiedere che almeno una parte delle risorse, che si ritiene possano rientrare nel Paese a seguito dell'adozione di questo provvedimento gravissimo, siano destinate ai lavoratori precari che non abbiano ottenuto il rinnovo del contratto. Si impegna questo Parlamento ad esaminare provvedimenti di questa natura così grave invece di metterlo in grado di affrontare i temi della crisi economica che sta toccando la vita di centinaia di migliaia di famiglie. Sono previsti un milione di disoccupati e tra questi, in modo particolare, circa 30 mila lavoratori precari nella scuola non hanno ottenuto, quest'anno, il rinnovo del contratto. È dunque evidente la distanza tra i bisogni reali del Paese e le scelte del Governo che non affronta quindi i problemi reali del Paese e che ci propone un provvedimento che addirittura, nel testo originario presentato al Senato, prevedeva che, nella pratica del rimpatrio dei capitali, non potesse assolutamente essere utilizzabile ogni procedimento reale per qualunque reato in qualunque stato e grado del giudizio. Almeno questa norma così spudorata e incostituzionale è saltata ma quello che resta purtroppo non è molto meglio: si introduce una causa di non punibilità per tutta una serie di reati, mutuandola peraltro da un condono che già il Governo di centrodestra aveva attuato nel 2002, facendo venir meno, tanto per cambiare, la promessa solenne di non approvare mai più un condono in questo Paese ad opera di un Governo Berlusconi, promessa puntualmente smentita.
Con questa disposizione il Governo vuole far rientrare in Italia capitali portati illegalmente all'estero, facendo pagare solo il cinque per cento e facendo in modo che, qualora si venisse a scoprire che, con queste operazioni, sono state violate norme molto gravi del nostro sistema, queste non siano punibili. Ma che segnali diamo al Paese, ai milioni di disoccupati? Come si può pensare di chiedere ai normali cittadini di rispettare le regole se poi, ancora una volta, le scelte che questo Governo fa sono quelle di difendere i più forti e i più furbi e di penalizzare i più deboli e chi rispetta le leggi? Come si può giustificare tutto questo, ad esempio, di fronte a quei lavoratori a cui vengono detratti tutti i mesi pesanti aliquote fiscali che voi, nonostante le promesse, non avete diminuito? Fate pagare il 5 per cento a chi riporta i capitali dall'estero e invece tasse elevate magari ad un imprenditore serio che continua ad investire per lo sviluppo del nostro Paese. E come non pensare ad un semplice lavoratore che va in pensione e a cui viene tassata al 27 per cento la liquidazione.
Insomma, noi ci troviamo veramente di fronte ad un provvedimento gravissimo perché dà segnali ai cittadini italiani onesti che mettono in discussione quella che deve essere la funzione delle istituzioni di questo Paese, cioè quella della certezza del diritto con la punizione di chi contravviene alla legge. Invece, in questo caso, avviene esattamente il contrario. Siamo veramente in una situazione incredibile, con un Governo che continua a non considerare la politica come punto di riferimento per i cittadini con dei valori, con un etica, con il rispetto delle regole e del diritto.
Ecco perché noi, pur non condividendo questo provvedimento che consideriamo di una gravità inaudita, tuttavia chiediamo che, almeno, qualora rientrino questi capitali, almeno una parte di essi sia destinata, come è giusto che sia, a quei lavoratori che non hanno più lavoro e che soffrono: i lavoratori precari della scuola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/28.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, questa sera sta per essere issata sul pennone di Montecitorio l'ennesima bandiera dell'illegalità: una vergogna, questo scudo fiscale, che si aggiunge ad altre, troppe, vergogne. Una sorta di «lodo Tremonti» lo abbiamo chiamato, un lodo a beneficio dei grandi evasori fiscali, quelli che hanno portato all'estero i loro capitali. Pag. 30Un lodo, questo di Tremonti, che, al pari del lodo Alfano, violenta la Carta costituzionale e quel suo caposaldo democratico che si trova scritto a chiare lettere nell'articolo 3, secondo il quale i cittadini italiani dovrebbero essere, dico io, ma lì c'è scritto sono, tutti uguali davanti alla legge.
Nel merito qui dentro sappiamo di cosa stiamo discutendo, sappiamo di che cosa si tratta, forse non così chi ci ascolta a casa. Allora, diciamolo a chi ci ascolta da casa: è iniziato ieri l'altro, si è sviluppato ieri e si sta sviluppando in queste ore un duro confronto parlamentare in un'Aula semivuota, perché non c'è nessuno nei banchi della maggioranza, sono impegnate soltanto le forze politiche che sono all'opposizione. Si tratta di un duro confronto parlamentare che, dopo l'ennesimo voto di fiducia che è stato appena espresso, porterà entro domani sera all'approvazione definitiva di quello che sarà il terzo condono fiscale varato dal Governo Berlusconi in sette anni, con un decreto-legge che da subito noi dell'Italia dei Valori - ma per la verità poi anche l'Unione di Centro e il Partito Democratico hanno convenuto - abbiamo giudicato palesemente in contrasto con la nostra Carta costituzionale e, per evidenziarlo, abbiamo anche presentato una pregiudiziale per motivi di costituzionalità e chiesto, come continuiamo a chiedere, al Capo dello Stato di noi firmarne la promulgazione.
Di fatto, voi della maggioranza, per arginare il deficit e per fare cassa, ripianando qualche buco di bilancio, avete stravolto una disciplina, quella sullo scudo fiscale, che voi stessi, con un altro voto di fiducia, avevate appena approvato alla fine di luglio con un precedente decreto, dando il via ad un gigantesco condono per il rientro dei capitali esportati illegalmente all'estero. Altro, dunque, che «tutti uguali di fronte alla legge». Dopo quel lodo Alfano che aveva reso immuni le quattro cariche più alte dello Stato da eventuali procedimenti giudiziari, siamo di fronte ad un'altra pesantissima spallata alla Costituzione.
Infatti, con un emendamento che avete presentato al Senato, in uno spasmodico e pasticciato, (ovviamente uso un eufemismo) modo di fare, avete inserito una vera e propria amnistia per una serie di reati, fra cui il falso in bilancio, così come per tutti i reati fiscali e societari commessi al fine di evadere il fisco e trasferire il denaro all'estero: l'emissione e l'utilizzazione di false fatture, i reati di dichiarazione fraudolenta, di occultazione o distruzione di documenti finalizzata all'evasione delle imposte sui redditi o dell'IVA. Tutto questo sulle spalle dei lavoratori, dei pensionati, degli artigiani, dei commercianti, dei professionisti onesti. In più avete fatto saltare anche l'obbligo per intermediari e professionisti di segnalare non solo le operazioni sospette ai fini di antiriciclaggio, ma anche quelle legate al possibile finanziamento del terrorismo.
Insomma, avete combinato un'altra delle vostre porcate, avete dato un altro duro colpo alla Costituzione, perché essa all'articolo 79 prescrive che, affinché un provvedimento di amnistia si possa deliberare, esso deve essere approvato dai due terzi dei componenti di ciascuna Camera e non certo attraverso l'utilizzo della decretazione d'urgenza, senza dimenticare che tutti siamo tenuti a concorrere alla spesa pubblica in ragione della nostra capacità contributiva, come afferma l'articolo 53 della Costituzione. Per questo, per la violazione di questi capisaldi della nostra Costituzione insistiamo, chiediamo al Presidente Giorgio Napolitano di non firmare la promulgazione di questo decreto.
Le stime di Bankitalia dicono che gli evasori italiani nascondono all'estero un capitale di circa 600 miliardi di euro, quasi tutti in quei paradisi fiscali molto frequentati anche dall'onorevole Silvio Berlusconi dai tempi del conto All Iberian che è servito per pagare prima Craxi e poi l'avvocato Mills. Per favorire il rientro parziale di una cifra così considerevole, secondo le nuove disposizioni basterà il versamento di una semplice multa pari appena al 5 per cento della somma dichiarata Pag. 31per consentire a questi evasori di essere equiparati a chi, invece, si è sempre comportato nel rispetto delle leggi.
Per capire quanto è grande questa porcata, questa gigantesca «lavanderia statale» per riciclare il denaro sporco, forse anche di sangue, basti pensare che appaiono più onesti persino i trafficanti di droga colombiani che, quando ripuliscono il loro denaro a Miami, pagano almeno il 50 per cento del totale.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI. Concludo, signora Presidente. Immaginiamo il coro di «grazie» che si leverà soprattutto da parte delle famiglie calabresi e siciliane, ma anche delle banche che già sgomitano per accaparrarsi una fetta di questi capitali da rimpatriare. Si tratta dunque del condono con le condizioni più favorevoli finora realizzato nel nostro Paese, un riciclaggio di Stato a prezzo stracciato contro il quale avevamo presentato una serie di ordini del giorno sui quali spero che il Governo vorrà esprimere un parere favorevole, ma non ci credo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/253.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, la nostra contrarietà a questo provvedimento l'abbiamo argomentata in maniera puntuale, determinata e documentata nelle Commissioni competenti, nel corso della discussione sulle linee generali e delle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Con questo ordine del giorno vogliamo invitare il Governo a svolgere una riflessione su quali siano i soggetti a cui giova la crisi, perché questo è un provvedimento anticrisi. Allora, il giudizio che esprimiamo sul provvedimento è che, ancora una volta, si premia l'illegalità. Chi sono i beneficiari di questo provvedimenti? Sono gli evasori, coloro che hanno eluso le tasse, coloro che hanno frodato il fisco, coloro che hanno portato illegalmente fuori dal nostro Paese delle risorse indispensabili per far sì che il nostro Paese avesse l'opportunità di un grande sviluppo. Quindi, la crisi non fa male a tutti; infatti, con i provvedimenti anticrisi varati dal Governo, quest'ultimo e la maggioranza danno sicuramente un grande beneficio a quell'area dell'illegalità di cittadini e imprenditori italiani che hanno eluso.
A fronte di questo, vi sono coloro che patiscono la crisi: le piccole e medie imprese agricole, artigianali, commerciali, industriali, quelli che lavorano, quelli che non hanno tutta la capacità finanziaria e tutto il tempo per andare a portare i loro capitali all'estero.
Chi patisce? Patisce il lavoro dipendente, la famiglia e, soprattutto, quella numerosa con più figli. Allora, davanti a questa tenace e determinata volontà del Governo e della maggioranza di varare provvedimenti su cui siamo totalmente contrari, vorremmo che almeno il Governo redima un poco se stesso. Vorremmo, inoltre, che il Governo sia coerente con tutti gli impegni che ha assunto - come richiamiamo con questo ordine del giorno - in quanto oramai i soldi sono «scappati», ma servono alle piccole e medie imprese, alle famiglie e ad aumentare gli ammortizzatori sociali. Noi, quindi, con questo ordine del giorno n. 253, invitiamo il Governo a far sì che, con una parte consistente delle risorse, che il Governo dice entreranno nelle casse dello Stato, vengano avviate delle misure fiscali agevolative a favore della famiglia e, in particolare, di quella con più figli. È, infatti, indubbio che siamo davanti ad una realtà sociale del Paese in cui la forbice tra i percettori a reddito fisso e quelli a reddito autonomo si sta dilatando, mentre le fasce più deboli (i pensionati, il mondo dei lavoratori dipendenti, la famiglia con più figli) versano in uno stato di grandissima difficoltà.
Quindi, crediamo e speriamo che il Governo, lo dico francamente, al di là dell'atteggiamento forte e di grande contrarietà che abbiamo espresso, assuma un impegno formale affinché, anche con riferimento Pag. 32alle dichiarazioni più volte rese in questi giorni di voler intervenire (e le abbiamo ascoltate in Aula e nei vari programmi radiofonici e televisivi), dimostri una certa coerenza, destinando effettivamente, con una fiscalità diversa, una parte significativa di queste risorse alla famiglia perché è questa la cellula vitale della nostra comunità. In questa direzione noi daremo un segnale: anche se si tratta di un provvedimento iniquo, motivato, secondo il Governo, da uno stato di necessità dell'economia nazionale, noi come Governo e come Parlamento, tuttavia, destiniamo al sistema familiare una parte significativa di queste risorse.
Noi ci crediamo perché questi impegni erano scritti anche nel programma, sottosegretario, della sua parte politica e di questa maggioranza e speriamo veramente che vi sia coerenza una volta per tutte affinché nessuno rimanga indietro, come dice sempre il Presidente del Consiglio. Quindi, chiediamo con forza un'attenzione a questo ordine del giorno, con la speranza che il Governo lo voglia accogliere (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole De Biasi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/36.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, su questo decreto-legge si sono già dette moltissime cose e ne vorrei aggiungere un paio, associandomi alle considerazioni che hanno svolto finora tutti i colleghi.
Allo stato attuale, a me pare che l'esigenza principale di questo Governo sia quella di fare cassa purché sia, prendendo da qualunque parte e utilizzando una strategia davvero contraria a qualunque principio di trasparenza. Ciò che accade, infatti, è davvero piuttosto singolare, perché, da una parte, vi è il decreto sulle intercettazioni (quindi la garanzia di anonimato) e, dall'altra, questa garanzia di anonimato viene, a sua volta, utilizzata per consentire il ritorno degli evasori e la non trasparenza rispetto alla potenziale criminalità che si annida dietro il ritorno di questi signori e dei loro soldi nelle casse italiane e nelle banche italiane.
Il secondo elemento è che, dietro le scelte del Governo, non mi pare vi sia un progetto, ma solo la tendenza alla monetizzazione. Ciò è tipico di questo Governo: i soldi purché sia, ma è una cultura che noi conosciamo e che non posso assolutamente condividere.
Anche perché, dopo tutti i proclami di Tremonti dell'anno scorso su Robin Hood, il risultato è il seguente: lo 0,3 per cento di spesa nel prodotto interno lordo è per la cultura, in un Paese che possiede più del 50 per cento del patrimonio culturale e artistico mondiale, evidentemente non solo europeo, mentre alla scuola pubblica sono destinati 8 miliardi in meno, per essere buoni, per non andare nel dettaglio. Allora, vi inventate che negli altri Paesi, quando vi fa comodo, si fa la stessa cosa, come lo scudo fiscale, a parte che non è così, per le ragioni che sono state spiegate dai miei colleghi, ma non voglio e non ho tempo di entrare nel merito. Mi piacerebbe, però, che all'estero si guardasse anche ad altre esperienze e non solo a quelle che consentono il rientro dei capitali illeciti. Penso, per esempio, a Obama che piace così tanto - sono contenta che piaccia così tanto - a questo Governo, che, non appena iniziata la crisi, ha investito 800 milioni di dollari in educazione, a Sarkozy, che certamente non è un pericoloso estremista di sinistra, che ha investito 1 miliardo in ricerca e università, e alla Merkel, vittoriosa peraltro in Germania, che ha investito 5 miliardi e mezzo sulla scuola e la ricerca, mentre voi avete tagliato 8 miliardi sulla scuola, più un paio di «miliardini» sulla ricerca e sull'università.
Quindi, risulta del tutto evidente che vi è uno squilibrio molto forte tra le vostre intenzioni e la realtà e questo è molto grave, in presenza di una situazione - penso in particolare alla scuola - davvero drammatica, non soltanto perché le scuole sono indebitate, non soltanto perché il funzionamento delle scuole è messo in predicato dalla riduzione del tempo Pag. 33scuola. Sono costi anche questi, è denaro anche questo, ma è denaro che serve a garantire la convivenza civile in questo Paese e un livello civile di educazione e di inclusione sociale a tutti, secondo il dettato della Costituzione.
Siamo poi in presenza del più grande licenziamento di massa della storia italiana: 150 mila precari licenziati in tre anni. Penso che sia molto difficile sostenere la validità di un provvedimento come lo scudo fiscale, senza che in cambio vi sia la minima trasparenza sui progetti e sulle azioni che questo Governo intende intraprendere. Voi tagliate inutilmente sui capitoli che non dovrebbero essere spesa ma investimento. Voi investite sulla non trasparenza e sul capitale illecito, sulle leggi che peraltro avete voluto, per esempio come il falso in bilancio. Questi sono gli investimenti. Non mi pare che questo Paese sia destinato alla crescita, se andiamo avanti con questa idea di denaro e di utilizzo del denaro.
Oggi il Ministro Gelmini, bontà sua, si è concessa un lusso, cioè quello di dire che una parte dello scudo fiscale sarà utilizzata certamente per la ricerca. Mi piacerebbe e ne sarò lieta quando vedrò una qualche carta scritta, perché fino ad oggi il Ministro Gelmini ha solo tagliato e passerà alla storia come il Ministro che ha distrutto la scuola pubblica. Ne sarete tutti più lieti, ma io penso che la civiltà del Paese ci perda.
Ma proprio per questo - ed è il motivo per cui chiedo l'accettazione di questo ordine del giorno - noi e voi dobbiamo fare uno sforzo in più. Insomma, occorre dire che dal male può nascere anche il bene. Quindi, una parte dei proventi dello scudo fiscale che serva almeno a prolungare il contratto di quei precari della scuola, di quei docenti, che sono persone laureate, che hanno faticato, hanno studiato e vogliono insegnare ai nostri ragazzi, sempre che la cosa ovviamente vi interessi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Monai ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/21.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, questo ordine del giorno muove da una preoccupazione che è insita in una conseguenza implicita in questo scudo fiscale.
Come abbiamo già detto in vari interventi in quest'Aula, questo scudo fiscale, per le modalità con le quali viene decretato, introduce una lesione molto forte nel principio di capacità contributiva e nell'equità fiscale tra coloro che hanno rispettato la legge e pagato le tasse e i grandi evasori che hanno costituito fondi e patrimoni importanti all'estero, e adesso si trovano nella condizione di ripulire tali ingenti patrimoni con questa banale tassa del 5 per cento.
Vi è anche una conseguenza preoccupante, che mina, se vogliamo, la credibilità del mercato azionario e del sistema liberale di un'economia di mercato, che vede nell'evasione fiscale un elemento fortemente perturbatore, di concorrenza sleale, che, in qualche modo, lo scudo fiscale finisce per assecondare e per blandire, a tutto scapito di quel principio liberale che, spesse volte, evoca lo stesso Presidente del Consiglio come una caratteristica fondamentale della parte politica che voi rappresentate.
Le norme che avete approvato, che intendete approvare e fare diventare legge, inizialmente assicuravano una specie di non punibilità solo per i casi di dichiarazione infedele o omessa dichiarazione fiscale.
Con l'emendamento che avete voluto approvare, adesso la non punibilità viene estesa a tutta una serie di ipotesi di reato piuttosto gravi, punite con pene detentive fino a sei anni di reclusione, relative alla dichiarazione fraudolenta, commessa sia attraverso l'inserimento di fatture false sia mediante altri artifici, e, addirittura, all'occultamento e alla distruzione di scritture contabili.
Siccome la soppressione e l'occultamento di scritture contabili sono spesso Pag. 34comportamenti che si realizzano anche mediante la commissione di altre violazioni penali, la scelta del Governo è quella di assicurare la copertura anche per questi reati, se commessi per eseguire o occultare altri illeciti penali tributari ovvero per conseguire il profitto di queste violazioni e siano riferiti alla stessa pendenza o situazione tributaria.
Così verrebbero in qualche modo «abbuonate» fattispecie penali assai gravi come la falsità materiale e ideologica, punita dagli articoli 482 e 483 del codice penale, o l'uso di atto falso o la soppressione, la distruzione e l'occultamento di atti veri, documenti informatici e copie autentiche, articoli 490 e 492 del codice penale, oltre che le false comunicazioni sociali.
In queste vicende lo scudo fiscale rischia di escludere anche le azioni di responsabilità verso soci di società che effettuano lo scudo, che partecipavano, magari, alla gestione della società stessa, da parte dei soci ignari dell'esistenza di queste somme all'estero provenienti dall'attività dell'impresa, così come sono escluse azioni di responsabilità nei confronti di amministratori di società che effettuino lo scudo da parte di soci inconsapevoli dell'esistenza di somme all'estero.
Ricordo alcuni casi abbastanza clamorosi di società televisive che, per esempio, fatturavano fittiziamente ingenti ammontari delle società loro collegate nelle isole Cayman o in altri paradisi fiscali per frodare il fisco e costituire ingenti disponibilità liquide di milioni di euro a danno dell'erario doppiamente beffato, perché veniva sistematicamente gonfiata la spesa che gravava sul bilancio societario, comportando sia un'evasione fiscale per le somme portate all'estero sia una diminuzione uguale e contraria del reddito sociale che veniva, poi, tassato effettivamente; quindi, una doppia fregatura per il fisco e per gli italiani che pagano le tasse, perché venivano, di fatto, beffati due volte.
In queste situazioni ammettere una sorta di scudo fiscale, che diventa uno scudo penale che si trasforma anche in uno scudo commerciale e civile, ci sembra che mini nelle fondamenta il principio dello Stato liberale e il principio del mercato, che sono principi a cui anche noi dell'Italia dei Valori vogliamo riferirci. È un mercato delle regole, è un mercato orientato dalla trasparenza dei comportamenti, del rispetto della normativa fiscale, che voi, invece, in questo modo, andate a minare alle fondamenta.
Da qui un ordine del giorno che chiede iniziative, anche legislative, al fine di tutelare, almeno nella logica commerciale e civilistica, questi soci che, magari, hanno anche venduto le loro azioni, pensando di avere a che fare con una società che faceva pochi utili o, addirittura, faceva perdite e oggi scoprono, magari, di trovarsi con patrimoni occultati e tenuti all'estero, nascosti dalle loro tasche, che vengono sanati a loro danno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Cera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/257.

ANGELO CERA. Signor Presidente, con il mio ordine del giorno chiedo al Governo di destinare risorse sufficienti a valere sul gettito atteso dall'entrata in vigore dello scudo fiscale per stabilizzare la misura del 5 per mille, agevolazione attesa da organizzazioni di volontariato, enti di ricerca scientifica e sanitaria ed associazioni ambientaliste e di promozione sociale, ma che lamentano forti ritardi nell'erogazione del contributo.
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, i dibattiti che hanno interessato le origini della crisi si sono soffermati spesso sull'aspetto dei comportamenti e sulla amoralità di fondo che li ha originati. Tra i capitali all'estero, dei quali si consente il rientro, non vi sono solo quelli derivanti dall'evasione fiscale, ma anche quelli derivanti dalle attività della criminalità organizzata. Con lo scudo fiscale, così come modificato al Senato dall'emendamento Fleres, il Governo ha sbattuto la porta in faccia all'etica, ha dato un pugno nei denti alle persone oneste, uno sputo alla povera gente. Pag. 35
Questa maggioranza ha perso il limite della ragionevolezza, del pudore. Uno schiaffo simile squalifica il nostro Paese agli occhi dei cittadini onesti e agli occhi dell'Europa, che ci guarda sempre più con preoccupazione e sdegno. Una volta tanto, dimostrate un volto diverso, preoccupatevi e tutelate chi non ha santi in paradiso: la povera gente, quella gente che in questa Assemblea non ha voce!
Vorrei tanto che il Ministro Brunetta, che si è affannato a ricercare i tanti responsabili della legge n. 104 del 1992, il protettore della moralizzazione italiana, quello che si è affannato a mettere il «ticket per la presenza», ci venga a dare in questa occasione una sua valutazione sul provvedimento; e poi vedremo realmente da quale parte sta la verità!
Così come non possiamo accettare che, da un lato, si proteggono i superladroni, dall'altro, questo Governo mette da parte 30 mila giovani professionisti laureati nel mondo della scuola: non è possibile che, da un lato, si proteggono categorie di ladroni, come dicevo prima e, dall'altro, questo Governo infierisca così, in maniera umiliante, nei confronti di chi evidentemente non ha santi in paradiso.
E, allora, chiedo al Governo di guardare bene il mio ordine del giorno, che va esattamente nella direzione di dare voce a chi non riesce più a trovare una giusta via di dialogo con questo Governo nazionale che sta mortificando sempre di più le piccole categorie, la gente perbene, la gente onesta, la gente che si alza la mattina per andare a guadagnare un tozzo di pane. Preoccupatevi di quelli che perdono il posto di lavoro!
In realtà non ve ne preoccupate, perché ho la sensazione che è solo una scusa quella di dire: recuperiamo da chi ha portato all'estero fondi che potevano essere investiti meglio nella nostra nazione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANGELO CERA. La verità è che vi preoccupate di proteggere come al solito i soliti noti, e anche in questa vicenda purtroppo si conoscono nome e cognome (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Bachelet ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/37.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, il mio ordine del giorno ovviamente dà per certo che il decreto-legge in esame verrà convertito in legge. Questa condizione naturalmente è tale da provocare dispiacere e da rendere anche paradossale il tipo di ordine del giorno che siamo costretti a presentare. I nostri ordini del giorno sono infatti del tipo seguente: abbiamo legalizzato le rapine in banca, ma speriamo che una parte del ricavato venga dato alle persone che ne hanno bisogno (questo purtroppo è quello che siamo ridotti a fare dopo un simile colpo di mano).
Nel merito, il mio ordine del giorno auspica che, una volta ammesso che questa tragica scelta del Governo e della maggioranza sia diventata legge, almeno un'adeguata quota del gettito che si produrrà dall'applicazione del cosiddetto scudo fiscale possa servire a una delle misure che sono state irresponsabilmente tagliate, serva cioè in via straordinaria per l'anno 2010 ad aumentare le risorse a sostegno delle iniziative volte a prorogare i contratti del personale precario insegnante di sostegno.
Infatti, come forse già hanno notato alcuni di quelli che ci ascoltano fuori da quest'Aula, anche sul personale insegnante di sostegno sono stati operati tagli gravi e non è più vero quanto avveniva fino all'anno scorso, e cioè che per ogni persona non autonoma e diversamente abile vi fosse un insegnante (adesso ce n'è uno anche quando ne sono presenti due e questo, per chi ha un bambino in difficoltà, ha un significato diverso rispetto a chi traccia una riga su una voce di bilancio).
Signor Presidente, mi permetta tuttavia di dire che un altro aspetto paradossale di questo decreto-legge è che esso era nato per tutt'altra causa: esso era nato per Pag. 36correggere un altro decreto-legge. È un po' il simbolo di questo Governo che imbavaglia il Parlamento, legifera in modo sgangherato per decreti-legge e questioni di fiducia e che, a questo punto, avendo cortocircuitato il Parlamento, ha anche evitato la via maestra per correggere i provvedimenti, che è quella di discuterli ed emendarli (e quindi si trova a dover correggere, se la correzione è urgente, le corbellerie del decreto-legge approvandone un altro).
Lo scopo dichiarato del decreto-legge al nostro esame era appunto quello di correggere alcune brutture riguardanti la Corte dei conti, l'energia, l'ambiente: questa era la giustificazione quando, a fine luglio, il Presidente della Repubblica lo ha emanato.
Invece, signor Presidente, quale beffa per il Paese, per il Parlamento e per le più alte istituzioni dello Stato è quella di un decreto-legge che aveva un'altra ragione ma che viene sostanzialmente modificato perché vi viene inserito un diabolico emendamento, in base al quale un'ampia gamma di reati gravi (non solo quelli tributari o il falso in bilancio, che pure sono gravi, ma anche il riciclaggio e la corruzione) sono di fatto amnistiati.
A questo punto ci domandiamo se per caso, qualora anche questa volta tale enormità dovesse essere considerata un errore, il Governo ha pensato di adottare un altro decreto-legge con il quale abolirà alcune delle cose inaccettabili di questo scudo fiscale.
Siamo giunti ad una situazione insopportabile. Qualcuno ci accusa di non condurre una opposizione abbastanza decisa: signor Presidente, spero che almeno quelli che ci ascoltano si rendano conto che il problema, da parte degli elettori, è stato quello di votare una maggioranza che disprezza le istituzioni democratiche e incoraggia i reati. Spero che i nostri elettori possano aiutare l'Italia a uscire da questa situazione drammatica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Piffari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/26.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, colleghi, vi sembrerà strano che, mentre tutto il dibattito è concentrato sul danno che lo scudo fiscale sta arrecando agli italiani, io vi parli di qualcos'altro.
Con questo ordine del giorno vorremmo impegnare il Governo a prevedere che i provvedimenti attuati dai commissari in deroga alle disposizioni vigenti - poi specificherò questo aspetto - debbano comunque rispettare non solo la normativa comunitaria sull'affidamento di appalti, ma anche - specialmente - le norme di tutela del patrimonio storico ed artistico-ambientale, delle norme poste a salvaguardia dell'ambiente e della salute pubblica e dei principi generali dell'ordinamento.
Con questo decreto-legge correttivo del decreto legge n. 78 del 1o luglio 2009, di fatto, andiamo anche a ritoccare una materia che pare marginale: quella della realizzazione degli impianti elettrici, dalla produzione, quindi le centrali elettriche e nucleari (anche queste sono centrali elettriche), alle reti di distribuzione e adduzione dell'energia elettrica (specialmente le reti ad alta tensione).
La cosa strana è che nel decreto-legge n. 78 del 1o luglio del 2009 viene deciso che è necessario nominare dei commissari straordinari per deliberare delle autorizzazioni per la realizzazione di centrali e di linee elettriche, come se esistesse un'emergenza, come se in Italia non si riuscisse ad autorizzare la realizzazione di linee elettriche e centrali elettriche.
Tutto ciò sembrerebbe poco, ma in quel decreto-legge si esclude anche l'intervento del Ministro dell'ambiente. A tale proposito il Ministro dell'ambiente aveva rilasciato delle dichiarazioni pesanti, non in sede di Consiglio dei ministri, ma attraverso la stampa, dichiarando di volersi dimettere dal Governo se non fosse stato ripristinato il proprio diritto di dire la sua in una materia così importante. In quello Pag. 37stesso periodo, il Presidente del Consiglio rispose che la questione sarebbe stata sistemata, e con questo testo viene sistemata quella situazione ridicola.
Ma la cosa ancora più grave è che il Ministro dell'ambiente aveva affermato: cosa c'è di così urgente? Abbiamo una serie di autorizzazioni in corso di valutazione dell'impatto ambientale che sono in via di conclusione (aveva anche elencato le quattro linee ad alta tensione che stavano concludendo il loro iter autorizzativo).
Malgrado ciò, questa previsione è rimasta ed, inoltre, con questo provvedimento correttivo abbiamo elevato al rango importante anche il Ministro per la semplificazione normativa, come se fosse necessario intervenire sulla materia autorizzativa dove la concertazione e la discussione con i territori e le popolazioni, non solo con gli enti locali, è assolutamente indispensabile. Invece, prevediamo uno spauracchio, minacciamo il territorio e le popolazioni dicendo: se non fate così, lo faremo noi, utilizzando dei commissari che hanno poteri anche di derogare alle leggi italiane di tutela e di salvaguardia.
Vorrei ricordarvi che nei più di trenta decreti-legge che avete varato (di cui questo è il venticinquesimo con la fiducia) avete previsto anche lo spoil system delle commissioni di valutazione di impatto ambientale con la scusa di ridurle da sessanta a cinquanta. Avete nominato tutti tecnici di vostra fiducia. Forse il Ministro per la semplificazione normativa si è accorto che mettere solo dei raccomandati e non fare delle valutazione in funzione dei curricula crea danni perché non si riesce a concludere gli iter? Oppure esiste una mancanza di fiducia in tutte quelle che sono le autonomie locali.
Questi sono i dubbi che abbiamo verso questo uso prepotente di tale normativa. È inutile prevedere delle leggi che regolamentano la salvaguardia dell'ambiente e del patrimonio architettonico se si nomina un commissario per procedere alla svelta (su poi cosa non lo sappiamo).
Da questa materia molto delicata non abbiamo escluso le centrali nucleari. Spero che il Governo non arrivi attraverso lo strumento del commissario a deliberare delle autorizzazioni pesanti che metterebbero contro i suoi provvedimenti tutte le popolazioni e i territori locali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Bosi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/260.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, credo che non sia inutile ricordare il fatto che il provvedimento che stiamo discutendo rappresenti una modifica del decreto-legge n. 78 del 2009 - com'è stato ricordato - soprattutto per quanto riguarda l'articolo 13-bis, e abbia introdotto una sanatoria per una serie considerevole di reati penalmente rilevanti. Attraverso la presentazione di emendamenti abbiamo fatto riferimento proprio alla mancanza di etica che ha originato questa modifica. Certamente il decreto va esattamente contro le più elementari nozioni di etica, in quanto si consente un premio a coloro i quali hanno esportato capitali detenuti all'estero che hanno origini (con un modo di dire più elegante) dubbie. Sicuramente si parla di questioni di natura penalmente odiosa e rilevante, ma si può parlare anche di criminalità organizzata, si può parlare di mafia. Qui, con la giusta preoccupazione di far rientrare i capitali dall'estero, ci si è dimenticati che noi viviamo in un Paese che ha diritto a delle regole certe e che non può permettersi di premiare coloro i quali le infrangono nella maniera più macroscopica e più clamorosa. Quindi la questione etica è una questione che permane sullo sfondo di questo provvedimento. Certamente noi non possiamo non riconoscere l'importanza dell'esigenza di far rientrare questi capitali nel nostro Paese, per gli investimenti, per affrontare gli elementi di crisi che esistono nel nostro Paese in questo particolare momento. Ma allora ci domandiamo come mai non si sia provveduto a disciplinare le modalità di impiego di questi capitali che dovrebbero rientrare. Le modalità di impiego non sono secondarie, sono fondamentali perché già altri Pag. 38Paesi della Comunità europea (per non parlare degli Stati Uniti), nel momento in cui si sono accinti ad avviare questa iniziativa importante per riportare capitali frutto di un'evasione fiscale, si sono preoccupati anche di vedere come reimpiegare questi capitali.
Allora l'ordine del giorno che io ho sottoscritto (così come quelli di altri colleghi dell'Unione di Centro, e vorremmo che questi ordini del giorno fossero esaminati con attenzione e con serietà) sollecita il Governo a prevedere che l'utilizzazione sia indirizzata, proprio tenendo conto di questi aspetti di valore etico, verso finalità positive rispetto a questioni che interessano in modo forte la sensibilità sociale del Paese. L'ordine del giorno che ho sottoscritto prevede proprio un vincolo, un impegno del Governo ad utilizzare queste risorse per sostenere le forze di polizia e le Forze armate. Voglio ricordare la grande crisi. Abbiamo un vanto nazionale, quello di essere protagonisti in missioni internazionali all'estero, però questo togliere risorse ordinarie alle Forze armate e alle forze di polizia, in modo da creare situazione di crisi, ci preoccupa veramente. Vorremmo che queste risorse fossero impiegate in questa direzione. Mi riferisco ad un potenziamento, così come ha deliberato il Parlamento con un ordine del giorno, con il quale unitariamente, all'unanimità, tutto il Parlamento ha detto: non sottraiamo risorse - ero tra i firmatari - alle Forze armate, alle forze di polizia, e cerchiamo di dare a questo Paese una solidità, una forza, e una rispettabilità anche per affrontare le sfide del futuro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Levi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/40.

RICARDO FRANCO LEVI. Signor Presente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, l'ordine del giorno che intendo illustrare attiene, come quelli illustrati in precedenza, al tema dello scudo fiscale. Già altri, prima di me, a partire dal presidente Soro per il gruppo del Partito Democratico, sono intervenuti per sottolineare quanto questo provvedimento si ponga non soltanto in contrasto con i più elementari principi di equità e di buona amministrazione ma anche con gli orientamenti e le procedure specifiche adottate dagli altri Paesi europei, e non soltanto europei, impegnati come l'Italia, come il nostro Paese, a contrastare il fenomeno dell'esportazione illecita di capitali e favorirne il rientro in condizioni peraltro di trasparenza e di ben diversa onerosità.
Tante voci, come ho detto, si sono già levate dai banchi nostri e da quelli degli altri partiti dell'opposizione per sottolineare quanto sia inaccettabile il provvedimento che il Parlamento si prepara ad approvare. Non mi soffermerò dunque oltre su questo punto. Ciò che con questo ordine del giorno chiediamo al Governo è dunque questo: il Governo e la sua maggioranza affermano che con lo scudo fiscale otterranno un aumento delle entrate fiscali. È così, vero? Ebbene si impegni allora il Governo a destinare una significativa quota - ripeto: una significativa quota - del gettito addizionale che si produrrà a seguito dell'introduzione dello scudo fiscale all'incremento per l'anno 2010 delle risorse a sostegno delle iniziative destinate a contrastare il fenomeno della dispersione scolastica. Questo Governo si è distinto nel taglio feroce delle risorse a favore della scuola. Per questa scelta controcorrente rispetto a quanto stanno facendo tutti i Paesi impegnati a porre le basi per la fuoriuscita dalla crisi e per una più solida stagione di crescita in futuro, la giustificazione è stata trovata e presentata dal Governo nello squilibrato stato delle finanze pubbliche.
Ebbene, nel momento in cui il Governo e la sua maggioranza impongono al Parlamento e all'Italia un provvedimento come lo scudo fiscale, invocando per questo ragioni di cassa e prefigurando sostanziosi aumenti del gettito fiscale, coerenza e decenza impongono che le nuove risorse così prodotte siano almeno destinate ad uno scopo virtuoso. A nome del Partito Democratico ribadisco la richiesta di un Pag. 39impegno a destinare una quota significativa dell'extragettito dello scudo fiscale al contrasto della dispersione scolastica: che dal male venga almeno un po' di bene e cosa ci può essere di più buono dello sforzo teso a garantire che i nostri giovani restino nella scuola per tutto il tempo necessario a completare i loro studi? Cosa c'è di più buono, di più importante per il futuro dell'Italia dell'impegno teso a garantire un'educazione adeguata ai nostri giovani sottraendoli ad un precoce e per questo quasi sempre poco qualificato ingresso nel mondo del lavoro, quando non addirittura alla strada e alla seduzione della criminalità? Signor sottosegretario, il Governo di cui lei è parte è l'unico Esecutivo tra quelli dei Paesi industrializzati che, a fronte della crisi economica, ha scelto di non fare nulla. Ha scelto di lasciare agli altri l'impegno di tirarci fuori dalle difficoltà. Con questo non soltanto una volta di più ha immiserito il ruolo e il prestigio della nazione sulla scena internazionale, ha anche - e questo è ancor più grave - scaricato sui più deboli, sulle persone e sulle regioni più deboli, il peso della crisi.
Ebbene, almeno con l'utilizzo delle risorse prodotte dallo scudo fiscale, almeno con questo il Governo provi a riconquistare una briciola, almeno una briciola del prestigio perduto e dimostri il suo interesse al bene comune, almeno questa volta, almeno una volta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/19.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, il collega Evangelisti che mi ha preceduto ha detto che sul pennone del Parlamento sventola da stasera la bandiera dell'illegalità. Io andrei oltre: sul pennone del palazzo del Parlamento sventola da stasera la bandiera pirata, perché certamente pirata è chi ha pensato al provvedimento di legge in esame, pirata è chi lo ha votato e pirata è chi usufruirà dei benefici di esso, considerato che va a beneficio di chi, commettendo illeciti e con denari probabilmente di provenienza illecita, ha pensato di sottrarsi alla tassazione italiana per portarli all'estero. Oggi questi pirati della finanza, ma anche della malavita italiana, vengono premiati con un bonus, in quanto si dice loro di rientrare pagando solo il 5 per cento.
In questi giorni vi sono interventi del direttore generale delle entrate tali che a sentirli, se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere. Attilio Befera ha infatti dichiarato: «Il destino dei paradisi fiscali è ormai segnato». Probabilmente sì: l'Italia da oggi è il più grande paradiso fiscale del mondo, gli altri devono essere preoccupati. E ancora: «Gli accertamenti della guardia di finanza e dell'agenzia delle entrate rappresentano con lo scudo fiscale la cerniera per mettersi in regola, al fine di evitare le conseguenze degli interventi che si stanno mettendo in campo».
Questo è stato detto anche per il condono precedente e devo dire che a chi ha saputo aspettare, a chi ha avuto anche la forza e il coraggio - ovvero l'aveva commessa talmente grossa da non sentirsela di rientrare l'altra volta - è andata ancora meglio, per cui in questo senso credo che forse convenga aspettare, perché magari tra qualche mese o tra qualche anno vi sarà uno scudo fiscale ancora più vantaggioso.
«Nessun rifugio per gli evasori», ma è fin troppo evidente: chi può evadere, visto che ormai non si pagano le tasse in Italia? Infatti abbiamo scoperto che chi illecitamente si procura il denaro e lo porta all'estero le tasse non le paga.
Sono 300 i miliardi all'estero (125 in Svizzera, 86 in Lussemburgo). Lo scudo fiscale in altri Paesi è stato fatto, ma non viene conservato l'anonimato di chi non ha pagato le tasse, perché bisogna anche sapere chi è che non paga. Infatti, se io entro in contatto con un imprenditore voglio sapere se è un imprenditore che come me paga le tasse, se come me si pone il problema di rispettare le istituzioni ovvero non intende farlo: devo essere libero di scegliere. Pag. 40
Negli altri Paesi (Regno Unito e Stati Uniti) si paga il 50 per cento, non il 5 per cento: è questione di uno zero, ma messo al posto giusto moltiplica per 10 ciò che deve essere pagato.
Aggiungo un ulteriore elemento: che ne faranno dei nostri soldi? Ascoltavo con trasporto e quasi con tenerezza gli interventi di molti amici e colleghi del Partito Democratico, che chiedevano di destinare le somme a qualcosa. Ma fino ad oggi le somme dello Stato italiano sono state destinate da questo Governo a petrolieri e banche: pensate che possano andare alle scuole e ai disoccupati? Nessun impegno è stato preso e nessun impegno verrà preso. Bisogna provarci, ma noi siamo contro ogni tipo di scudo fiscale anche perché non vogliamo farci prendere in giro sull'utilizzo dei soldi che ne verrà fatto. È un premio non più ai furbi (prima si premiavano i furbi, era un luogo comune in Italia), perché oggi addirittura si premia chi delinque, perché è previsto che venga depenalizzato il falso in bilancio. Ciò significa che non solo chi ha evaso, ma anche chi ha cambiato le carte della propria azienda viene premiato.
Possiamo dire - e non è una battuta - che il provvedimento in esame è incostituzionale, perché viola l'articolo 3 della Costituzione, creando una diseguaglianza e una disparità di trattamento tra evasori. Sostanzialmente se io evado in Italia e non porto i capitali all'estero poi devo pagarci tutte le tasse con le sanzioni (qualcosa come il 50-60 per cento); se invece evado ma mi porto i capitali all'estero pago soltanto il 5 per cento.
Francamente, è una bella invenzione a danno di chi onestamente paga le tasse. Al contrario, il fisco colpisce con grande forza chi non riesce a pagare le tasse, chi non arriva a fine mese, pignorandogli la casa o la macchina, coloro che, quando arriva la busta nera a casa, magari, non sanno come fare per pagarla. Al contrario, chi delle buste nere se ne frega e porta i capitali all'estero, alla fine, viene premiato con un bel 5 per cento. Questo è necessario prendere in considerazione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione, ma, la prego, mi lasci terminare il concetto.
Vorrei fornire un dato. Lo scaglione più basso della tassazione per un italiano onesto che paga le tasse, con un reddito fino a 15 mila euro, è del 23 per cento. Se si ha un reddito fino a 15 mila euro, si paga il 23 per cento, mentre se si evade e si portano i capitali all'estero, si paga il 5 per cento.
Vorrei rivolgere un ultimo appello al Presidente Napolitano, e ho veramente concluso. Chiedo - noi chiediamo - che questa volta non elargisca consigli, che non dia raccomandazioni, ma faccia sentire la sua voce. Sia il Presidente di tutti gli italiani o, almeno, una volta per tutte chiarisca di essere il Presidente degli italiani onesti che, ancora, con sofferenza, rispettano le istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/251.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, signor sottosegretario, la prima considerazione è la seguente. Si parla, ormai, da giorni di «scudo fiscale»: francamente, lo avrei chiamato «scudo illegale», perché di fiscale vedo poco.
Vorrei che questo Governo si fosse chiesto - ma, probabilmente, non si è posto queste domande - cosa pensano del provvedimento in oggetto i tanti italiani onesti che pagano le tasse; cosa pensano di questo decreto-legge, peraltro, così come verrà convertito in legge (il voto di fiducia la dice lunga), i tanti operai che vivono con 1.000, 1.100, 1.200 euro al mese; cosa pensano di questo decreto-legge gli insegnanti, che il Ministro Gelmini ha tanto premiato, ai quali, dopo anni di studio, è stato detto che è necessario ridurre le spese, perché la scuola non serve a questo Paese; cosa pensano le tante famiglie che hanno un diversamente abile da curare e che non ce la fanno ad arrivare alla fine Pag. 41del mese. Certamente non pensano bene, perché con il decreto-legge in oggetto, state premiando i più disonesti di questo Paese.
Signor Presidente, vorrei fare una considerazione. Le persone che ho citato - che definiamo «i deboli» del nostro Paese - vorrebbero avere uno Stato vicino, che li aiuti. Invece, si ritrovano uno Stato che premia chi non ne ha bisogno; anzi, uno Stato che premia chi dovrebbe essere punito dallo Stato. Il ritornello è lo stesso: lontano dai deboli e vicini ai forti, perché, chiaramente, i deboli non hanno lo stesso potere che hanno i forti.
In questi giorni - anzi, direi in questo anno - la parola «etica» è stata più volte evocata, sostenendo che una delle motivazioni per cui si è arrivati alla crisi in Italia, in Europa e nel mondo è stata la mancanza di etica. Ebbene, il provvedimento in oggetto è l'esempio di cosa significhi «etica» per questo Governo. Questo provvedimento, così com'è stato proposto, è l'esatto contrario della parola «etica».
Quindi, è stata inventata la trovata: facciamo finta che i capitali servono per risollevare la crisi nel nostro Paese, diciamo che il maggior gettito in entrata servirà ad aiutare la crisi che vi è nel nostro Paese e inventiamo una tassa ridicola - perché il 5 per cento è veramente ridicolo - premiando tutti coloro che, in questi anni, non hanno fatto il bene del Paese, perché non solo non hanno pagato le tasse, ma le hanno evase, e sono andati contra legem. Siamo veramente all'assurdo: premiamo persone che hanno commesso reato e hanno portato i capitali all'estero, facendogli pagare una tassa una tantum.
Alle domande che sto per fare, nessuno risponde: sappiamo da dove provengono questi capitali? Potrebbero essere frutto di malaffare? Potrebbero essere frutto di racket della prostituzione o di smercio di droga?
A questa domanda nessuno risponde, perché è insita la risposta e diremmo che è una domanda retorica. Ma la cosa più bella e che nessuno vuole ammettere, è che giorno dopo che questi signori avranno pagato il 5 per cento potranno riportare gli stessi capitali all'estero, magari di più, perché ora hanno più libertà di farlo.
Signor Presidente, noi abbiamo cercato di sollevare alcuni problemi e abbiamo provato anche a chiedere, in questo marasma, che per lo meno una parte dei capitali che rientreranno vengano destinati a scopi migliori rispetto a quelli cui, immaginiamo, potranno essere destinati. Al nome del gruppo dell'Unione di Centro ho avanzato la proposta di destinare questi proventi a favore delle piccole e medie imprese, quelle piccole e medie imprese fatte spesso di un'organizzazione familiare, quelle piccole e medie imprese dove l'imprenditore, se licenzia un operaio, soffre come se si trattasse di un figlio, perché vede, signor Presidente, l'Italia è anche la patria del diritto e c'è quell'Italia buona che non vuole assolutamente rassegnarsi a questo tipo di legge. Noi continueremo su questa strada e su queste battaglie (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Mazzarella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/42.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, legum omnes servi sumus ut liberi esse possimus: siamo tutti servi delle leggi per poter essere liberi. Sta scritto nelle nostre aule di giustizia e sotto è raffigurata la bilancia. Tanti anni fa, ho trovato questa massima nell'aula magna della facoltà di giurisprudenza della mia università. Oggi vedo che in Parlamento, il luogo dove si fanno le leggi, con uno squallido gioco delle parti tra Governo e maggioranza, inserendo in un provvedimento fiscale già costituzionalmente dubbio elementi certi di depenalizzazione di fattispecie francamente criminali, si emenda in peggio il testo del Governo; il tutto sulla fiducia, una parola ormai da cancellare dal vocabolario morale, visto l'uso che se ne fa.
Il risultato netto è la traduzione, in romanesco ministeriale, di quell'aulica Pag. 42massima giuridica nel suo contrario: siamo tutti liberi dalle leggi per poter essere servi. È questo, infatti, che sta succedendo nel nostro Paese per colpa di questo Governo, un asservimento morale e materiale che si respira in quest'Aula e che è frutto della mela avvelenata di esimerci dalle leggi ogni volta che sia possibile e ogni volta che convenga a qualcuno o a strati sociali che contano davvero.
Non è poi neanche vero che siamo tutti liberi dalle leggi e, nel caso di specie, dall'obbligo di fedeltà fiscale, perché i tanti poveri cristi di lavoratori onesti, di salariati e di pensionati che le tasse le pagano fino all'ultimo centesimo, nessun vantaggio traggono dal vedere premiati dal solito condono i soliti e stavolta grandi furbi.
Con la solita demagogia economica, il Ministro Tremonti, per trovare una motivazione spendibile allo sconcio che opera per mezzo di quel decreto-legge, sostiene che lo scudo sarà di vantaggio alle imprese, che potranno far rientrare capitali per investire e mantenere i livelli di occupazione. Evidentemente, questa è la politica industriale che il Governo è in grado di mettere in campo.
Personalmente ritengo, non da economista, che sarà più facile che in Italia circoleranno più liberamente capitali grigi e neri per fare, magari, shopping di imprese sane in difficoltà. Ancora una volta, un cedimento a ciò che di peggio c'è nella nostra società e su cui si fa ogni volta conto di trarre un vantaggio.
Benché si dica che in questo momento di crisi del Paese nessuno sarà lasciato indietro (è il refrain che di continuo ascoltiamo dal Presidente del Consiglio) in realtà, qualcuno lo stiamo lasciando indietro, anzi qualcosa, senza mai fargli da scudo o da riparo: stiamo lasciando indietro il cittadino onesto, che è qualcuno, e l'onore del Paese, che è qualcosa. Sarebbe ora di farla finita con questo andazzo.
Passando all'illustrazione del senso, oggettivamente minimale, dell'ordine del giorno che presento, perché, in realtà, si farebbe volentieri a meno di raccomandazioni di questo tipo.
Visto lo sconcio che stiamo perpetrando, che almeno il Governo un'adeguata quota del gettito che produrrà l'applicazione dello scudo fiscale la usi per incrementare in via straordinaria, per l'anno 2010, le risorse a sostegno delle iniziative volte ad incrementare le risorse per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico. Visto che questo presente, questo Paese, in questo momento, non lascerà cosa degna di essere conservata, almeno qualche spicciolo per conservare meglio quello che altri Governi in altri tempi hanno fatto, varrebbe la pena spenderlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Zazzera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/11.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo all'ennesimo voto di fiducia, di fronte a una «legge vergogna» di un Governo criminale. Con questa legge, ancora una volta, premiate i furbi, ancora una volta le persone oneste sono i fessi.
Con l'ordine del giorno in esame vogliamo discutere di quell'articolo 1, comma 1, lettera b) che prevede espressamente che l'adesione allo scudo fiscale comporti effetti estintivi, signor sottosegretario, in relazione ad alcune fattispecie di reato di falsità in atti contemplati del codice penale, nonché per i reati di dichiarazione fraudolenta, occultazione o distruzione di documenti finalizzati all'evasione delle imposte sul reddito o dell'IVA e infine per i reati di false comunicazioni sociali, il cosiddetto «falso in bilancio», disciplinati dagli articoli 2621 e 2622 del codice civile che, come è noto, consistono in una rappresentazione non veritiera e corretta dei fatti aziendali accaduti e che dovrebbero essere espressi nel bilancio e nella nota integrativa.
Per questi reati penali, che voi avete anche depenalizzato, ci dovrebbe essere Pag. 43l'arresto fino a due anni per falso in bilancio, salvo quanto disposto dall'articolo 2622. La punibilità è esclusa se la falsità o le omissioni non alterano in modo sensibile la rappresentazione della situazione economica, patrimoniale o finanziaria della società.
Con questo provvedimento, quindi voi permettete ai delinquenti di assumere la patente di persone oneste, permettete il rientro di capitali illeciti provenienti da reati quali il traffico di droga e di armi, da speculazioni, tangenti, operazioni illecite e permettete la violazione delle regole del mercato. Le aziende oneste saranno penalizzate, le aziende criminali, come per esempio Mediaset, saranno premiate. Con questa legge si dà un segnale molto chiaro a chi delinque: «Fatelo, continuate a farlo, tanto non vi succederà nulla». Siete i ragionieri contabili di Matteo Messina Denaro, di Bernardo Provenzano, di Totò Riina. Questo è un Governo che firma il «papello» con la mafia, le fa un favore e le stringe la mano. L'evasione fiscale nel nostro Paese è pari al triplo di quella presente nei Paesi europei più abili nella lotta all'evasione e al doppio della media europea: l'ISTAT l'ha stimata in 100 miliardi di euro, considerato che tale norma può essere percepita dai contribuenti come un segnale di indebolimento della lotta all'evasione fiscale.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIERFELICE ZAZZERA. Con l'ordine del giorno in esame chiediamo quindi di dare un segnale chiaro - sappiamo che chiediamo l'impossibile - perché si possa sopprimere quanto previsto dai decreti-legge n. 112 e n. 185 del 2008, al fine di recuperare risorse ingenti da destinare a interventi urgenti per lo sviluppo economico e sociale.
Faccio appello - come ha fatto l'onorevole Evangelisti - con estremo rispetto per le istituzioni, al Presidente Giorgio Napolitano perché non firmi questa legge criminogena. Sommessamente riporto quanto disse Martin Luther King: «Non è grave il clamore chiassoso dei violenti, bensì il silenzio spaventoso delle persone oneste». E Napolitano è una persona onesta (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori, Partito Democratico e Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Zinzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/238.

DOMENICO ZINZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con l'ordine del giorno che poniamo alla vostra attenzione cerchiamo di affrontare un tema molto importante per i cittadini. Premettendo l'assoluta contrarietà alle disposizioni contenute nel decreto-legge in discussione, proviamo in qualche modo ad indirizzare l'azione del Governo per destinare una parte dei proventi a coprire quei capitoli di bilancio relativi alle infrastrutture primarie per il nostro Paese. In particolare ci riferiamo al trasporto su rotaia e con maggior riferimento al finanziamento della rete ferroviaria regionale che, ad oggi, continua a essere non all'altezza di un Paese europeo sviluppato e assomiglia sempre più a quella di un Paese del terzo mondo.
Al di là dei proclami e degli annunci che questo Governo ha fatto e continua a fare sul tema è innegabile come ad oggi nessun vero passo operativo e strategico sia stato fatto per favorire una politica di miglioramento strutturale di tutta la rete ferroviaria regionale, rete che costituisce il cardine del trasporto giornaliero per milioni di cittadini e di lavoratori che si vedono costretti ad affrontare innumerevoli e fastidiosi disagi quotidiani, inaccettabili per un Paese come il nostro. Ritardi, sporcizia, scarsa manutenzione dei treni, mancanza dei minimi standard di ristoro, problematiche legate alla sicurezza, che giornalmente si ripetono come se rappresentassero la normalità, necessitano di un impegno serio e della destinazione di risorse volte a garantire il miglioramento dell'efficienza, degli standard minimi di qualità e di sicurezza sui quali la nostra rete ferroviaria dovrebbe viaggiare.
È di ieri l'ultima notizia di un disagio avvenuto su un treno di pendolari: alcuni Pag. 44passeggeri hanno rischiato di perdere la vita per l'apertura improvvisa di una porta a motrice in movimento. Questo è solo l'ultima di migliaia di segnalazioni di disservizi che colpiscono il trasporto ferroviario e, continuo a ripetere, tutto ciò è inaccettabile. Il Governo ha preso impegni seri con i cittadini, garantendo risorse da destinare al potenziamento dell'intera rete ferroviaria nazionale, con particolare attenzione ai cosiddetti treni dei pendolari, per avere in tempi brevi una flotta nuova ed efficiente. Ma di là di tutto ciò ad oggi non c'è nulla di concreto, solo proclami e una situazione che i cittadini continuano a subire ormai quasi rassegnati.
Ecco perché crediamo che, pur nell'assurdità di questa norma sullo scudo fiscale, se lo vogliamo cogliere, un aspetto positivo è quello di poter in definitiva disporre di nuovi fondi da poter destinare a settori che soffrono e che negli ultimi tempi hanno visto l'assoluto disinteresse, sia politico che finanziario, da parte degli ultimi Governi che si sono succeduti nel Paese. Riteniamo pertanto opportuno - ed è questo l'obiettivo del nostro ordine del giorno - destinare una parte delle risorse che rientrano con questo provvedimento al settore del trasporto ferroviario, in particolar modo per il miglioramento della rete del trasporto regionale (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Nicolais ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/43.

LUIGI NICOLAIS. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, sono stato sottoscrittore dell'ordine del giorno che impegna il Governo a fugare le preoccupazioni nascenti dall'applicazione del comma 1, lettera a), dell'articolo 1 del provvedimento in esame che prevede modifiche all'articolo 4 del decreto-legge n. 78 del 2009, con cui sono state adottate misure di semplificazione per gli interventi di produzione, trasmissione e distribuzione di energia. Infatti, la correzione introdotta con il provvedimento in esame non sembra sufficiente a dare le necessarie garanzie di equilibrio tra l'opportunità di realizzare interventi di infrastrutturazione del sistema energetico e l'esigenza di salvaguardare una corretta e sostenibile utilizzazione del territorio.
Inoltre bisogna tener conto che la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell'energia rientrano tra le materie di legislazione concorrente elencate dall'articolo 117, terzo comma della Costituzione e, pertanto, l'esclusione delle regioni dalle procedure relative agli interventi di produzione e trasmissione non sembra coerente con la ripartizione di competenze attribuita dal Titolo V in materia di energia.
Per questi motivi con l'ordine del giorno presentato mi prefiggo l'obiettivo di impegnare il Governo ad elaborare annualmente il quadro degli interventi che si prevede di realizzare in attuazione dell'articolo 4 del decreto-legge n. 78 del 2009 e di avviare tavoli bilaterali di concertazione con le singole regioni interessate.
Tuttavia, la riflessione sul mio ordine del giorno non può non tenere conto della grave situazione che si registra in questi giorni in Parlamento. Oggi abbiamo espresso il venticinquesimo voto di fiducia dall'inizio di questa legislatura, un record negativo per questo Governo che spoglia delle sue funzioni fondamentali il nostro Parlamento. È ancora più grave che questa volta sia stata posta la questione di fiducia su un argomento fondamentale che riguarda la vita dei cittadini ed i servizi che sono resi agli stessi, il pagamento delle imposte. Con l'introduzione del cosiddetto scudo fiscale si introduce un principio di ingiustizia che rompe il vincolo di fiducia tra cittadini e Stato: chi con sacrificio quotidiano paga le giuste imposte per i redditi che percepisce, assiste allo scempio di un condono che consente che coloro che delinquono, evadono e giocano la parte dei furbetti del Paese vengano premiati con l'approvazione di una legge aberrante come questa. È uno scandalo. La frattura che si è creata in questo rapporto fiduciario tra cittadini e Stato è la conseguenza di una strategia culturale, Pag. 45prima che di governo, che subdolamente, ma inesorabilmente, per anni ha creato una mentalità per cui la furbizia paga più dell'onestà.
Oggi assistiamo ad un duplice e grave errore di questo Governo e della sua maggioranza, duplice perché, da un lato, si continua a violare la funzione costituzionale che viene assegnata al Parlamento come legislatore ordinario, attraverso l'approvazione dei soli provvedimenti di conversione dei decreti-legge con continui voti di fiducia e, dall'altro, estendendo oltre ogni regola di buon senso la portata di questa sanatoria fiscale. Come si può, in particolare, pensare che la grande sanatoria possa estendersi anche all'articolo 10 del decreto legislativo n. 74 del 2000, quello che, per intenderci, punisce coloro che al fine di evadere occultano e distruggono le scritture contabili e i documenti?
Il provvedimento al nostro esame ha iniziato il suo iter parlamentare ponendosi l'obiettivo di introdurre correttivi al decreto-legge n. 78 del 2009, il cosiddetto decreto-legge anticrisi, approvato prima della pausa estiva, ma come ormai avviene quasi normalmente i decreti-legge approvati dal Consiglio dei Ministri vengono poi stravolti lungo l'iter parlamentare. Così è avvenuto anche questa volta. Nonostante queste preoccupazioni la maggioranza oggi continua a subire passivamente i diktat imposti dal Governo: è possibile che neanche gli autorevoli interventi espressi da esponenti di altissima levatura morale della società civile in queste ore, le perplessità manifestate dai magistrati italiani facciano sorgere il dubbio di doversi fermare per un esame più ponderato degli effetti di queste misure (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/31.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, francamente devo confessarvi che, per quanto questo ordine del giorno che mi accingo ad illustrare contenga un argomento che in un Paese normale sarebbe terribilmente e drammaticamente importante, mi sento come quelle riserve che entrano in campo a cinque minuti dalla fine della partita. Siamo in presenza, infatti, di un provvedimento che introduce normative terrificanti e che rappresenta un assist alla criminalità organizzata, cosa alla quale siamo abituati da parte di questo Governo che, da un anno, non scioglie il consiglio comunale di Fondi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori), nonostante il prefetto di Latina abbia più volte e reiteratamente dichiarato, a seguito di indagini delle forze dell'ordine, che è totalmente in mano alla criminalità organizzata. Evidentemente c'è una vicinanza con questo settore oscuro della società, in quanto, con una legge come questa, si consente di riciclare (un riciclaggio di Stato) denaro sporco. È un provvedimento che rappresenta una lesione costituzionale in quanto è un'amnistia mascherata fatta senza rispettare le maggioranze previste dalla Costituzione.
Già in una discussione su una normativa precedente avevamo affrontato la riduzione dei poteri della Corte dei conti e delle sue procure in materia di risarcimento di danno all'immagine e di competenza ad attivare azioni di risarcimento per il danno alla pubblica amministrazione. Evidentemente, non pago il Governo e non paga questa maggioranza, hanno pensato di riformulare in senso ancora più restrittivo la norma nei confronti dei poteri delle procure. Quindi, per quanto riguarda l'azione per il risarcimento del danno all'immagine, il nuovo testo conferma la previsione in virtù della quale le procure possono esercitare la relativa azione solo in caso di sentenza penale irrevocabile di condanna pronunciata nei confronti del dipendente pubblico per delitti contro la pubblica amministrazione. Ciò, in spregio totale di una sentenza, si badi bene, a sezioni unite civili della Corte di Cassazione del 1977, in cui si diceva esattamente il contrario.
È del tutto ovvio che un'amministrazione, per riparare il danno all'immagine, che sia anche conseguente ad un fatto non Pag. 46reato, impegni denari pubblici. Quindi, restringere la facoltà della procura di attivarsi e della Corte dei conti di pervenire alla condanna soltanto ai casi in cui a monte vi sia una condanna in sede penale passata in giudicato, è chiaramente restrittivo. È restrittivo per quanto riguarda la tempistica, in quanto si impegnerebbe un tempo successivo alla condanna penale passata in giudicato che è già lungo di per sé. Si badi che non si può attivare l'azione, quindi si tratta di un tempo lunghissimo. Inoltre, si perpetra anche in sé un'ingiustizia perché il danno potrebbe essere conseguente anche ad un fatto non reato e questo è palese. Quindi, questa restrizione delle possibilità date alla Corte dei conti è un'altra attività di questo Governo contro la normale sensibilità dei cittadini e contro l'interesse e le casse dello Stato.
Pertanto, chiediamo al Governo di valutare se adottare opportune iniziative legislative affinché l'azione per il risarcimento del danno all'immagine sia esperita in via autonoma e non solo dopo una sentenza penale irrevocabile di condanna (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Capitanio Santolini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/258.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, ascoltando i colleghi parlare in queste ore, mi sono accorta che ognuno di noi chiede al Governo di destinare le risorse che rientreranno nel Paese in base a questo scudo fiscale per cose che sono tutte assolutamente importanti, legittime e anche prioritarie. Quindi, ci si chiede come si possa fare a distribuire questi miliardi che sono ingenti (certamente non pochi). Ognuno chiede risorse per comparti dello Stato, della pubblica amministrazione, per il funzionamento di questa nazione ed io mi aggiungo a questo coro, sperando che il Governo ascolti con attenzione i nostri richiami, vagliando con serietà gli ordini del giorno e le richieste che - lo ripeto - sono tutte legittime e corrette. Io mi aggiungo, segnalando il problema della scuola, che non è un piccolo problema.
È iniziato l'anno scolastico e conosciamo tutti le difficoltà in cui versano le scuole: vi sono scuole - sono andata in giro in questi giorni e lo so in presa diretta - che non sanno come fare ad affrontare le ore di non copertura da parte di docenti che sono assenti per motivi di salute, perché non vi sono più le cosiddette ore a disposizione. Quindi, i presidi non sanno proprio come fare e non sanno come affrontare una serie di emergenze, perché i provvedimenti del Ministro Gelmini lo impediscono. Allora, è strano che in questa situazione dobbiamo registrare che sono praticamente senza lavoro circa 150 mila persone, i famosi precari, che stanno manifestando in tutta Italia, perché non sono stati assunti per mancanza di risorse, con grave danno in ordine al funzionamento della scuola e alle famiglie, perché, dietro a questi precari, non c'è solamente il problema della scuola ma ci sono le famiglie. Ho saputo di casi drammatici, che si stanno verificando in giro per l'Italia, di persone che avevano investito il loro futuro nell'insegnamento e speravano di rientrare in qualche modo nelle assunzioni che riguardavano le scuole e si trovano improvvisamente senza nulla, neanche con gli ammortizzatori sociali, perché il Ministro Gelmini li ha promessi ma ancora non ne abbiamo visto la luce, senza un paracadute, come si suol dire, per garantirgli un futuro minimamente sereno.
Allora, è lecito ed è possibile chiedere al Governo che questi soldi entrino anche nel filone della scuola per dare un po' di respiro a questo Ministero e a queste persone che sono in grandi difficoltà?
Il Governo ha dato un pessimo esempio ai giovani con questo provvedimento, un pessimo esempio contro l'onestà, la serietà, l'impegno, il rigore. Il Ministro Gelmini continua a parlare di merito e impegno, quando vediamo che poi i più furbi e i più disonesti sono quelli che vengono premiati con cifre sostanziose e pesanti. Lo Stato ha dato un pessimo esempio, Pag. 47perché ai giovani non si può chiedere di essere seri e rigorosi e di meritare le cose che hanno, se lo Stato poi si comporta nella maniera assolutamente opposta; si tratta di una controtestimonianza gravissima che noi stiamo dando ai nostri giovani. Allora, è possibile chiedere allo Stato di farsi perdonare in qualche modo, di investire su quei giovani cui ha dato un pessimo esempio, ed è possibile chiedere allo Stato che si impegni a non farlo più, a dare davvero una svolta seria a questo Governo, perché non dia più questi esempi e non si muova più in questa direzione, che certamente non farà bene né alle famiglie né alla scuola né ai giovani (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Pes ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/44.

CATERINA PES. Signor Presidente, naturalmente ci troviamo di fronte all'ennesimo atto di questo Governo che affronta temi così importanti ricorrendo, come sempre, alla fiducia, e quindi, in qualche modo, costringendo il Parlamento a presentare le proprie obiezioni soltanto attraverso il ricorso agli ordini del giorno. Eppure, questi ordini del giorno per noi sono importanti in questo momento, perché sono l'unico strumento che abbiamo per esprimere la nostra opposizione a quanto si sta facendo per l'ennesima volta.
Lo hanno già detto i miei colleghi: contestiamo il metodo, che, evidentemente, è quello di cui ho appena parlato, ma contestiamo anche il merito e sullo scudo fiscale mi aggiungo a quanto hanno detto precedentemente i colleghi in questi due giorni.
Evidentemente, si tratta di una vera e propria amnistia: si concede a chi ha truffato lo Stato ogni tipo di sanatoria possibile e immaginabile; però, in questo decreto-legge, vi sono anche altri punti che sono molto importanti e che, a nostro avviso, paventano altri aspetti comunque discutibili su come si pensa di gestire il territorio e la nazione, il cosiddetto bene pubblico.
Per esempio, alla lettera a) del comma 1 dell'articolo 1 del provvedimento in esame si prevedono alcune modifiche all'articolo 4 del decreto-legge n. 78 del 2009 e si introduce il concerto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro per la semplificazione normativa sulle procedure di urgenza relative alla realizzazione di impianti per la produzione di energia elettrica.
Detto in altre parole, si reintroduce il ruolo e il parere importante e vincolante del Ministero dell'ambiente per quanto riguarda anche le scelte di politica energetica che si fanno nel nostro Paese, che sono scelte che, in qualche modo, hanno delle ricadute sul piano ambientale. Ancora, si prevede che i poteri del commissario di Governo intervengano solo qualora le amministrazioni pubbliche non abbiano rispettato i termini previsti dalla legge circa l'autorizzazione degli interventi.
In altre parole, si limita, in buona misura, il ruolo degli enti locali nella realizzazione, ma direi anche nell'accettazione delle procedure per la costruzione di questi impianti. Ciò che si nasconde dietro questo provvedimento, al di là del legittimo intervento del parere del Ministero dell'ambiente - non si capiva, infatti, per quale motivo questo fosse stato lasciato fuori, data anche la grande importanza dal punto di vista ambientale ed ecosostenibile di ogni tipo di investimento energetico che si fa in questo Paese - ciò che non si capisce e che, in realtà, a nostro parere, rappresenta l'aspetto più pericoloso, è che viene soppresso l'obbligo di intesa con le regioni per gli interventi relativi alla trasmissione e alla distribuzione di energia.
Riteniamo che questa sia una scelta gravissima, perché non si può pensare che in questo Paese si possano costruire, e comunque progettare interventi di natura energetica di grande portata, anche dal punto di vista ambientale, senza l'intesa con le regioni, con gli enti locali e con le autonomie locali.
Questa mattina il Ministro Scajola ha detto chiaramente che, quando si tratta di Pag. 48grandi opere, come il nucleare, per esempio, di opere di interesse nazionale, allora anche gli interventi e i pareri degli enti locali vengono lasciati in secondo piano e sono di minore importanza. Per noi questo è un aspetto gravissimo, che non si può certamente tralasciare e che paventa una sorta di autoritarismo di Stato rispetto alle legittime esigenze dei singoli territori.
Proprio in questi giorni nella mia regione si sta pensando di costruire una grande centrale eolica off shore con 80 pale eoliche a un miglio dalla spiaggia e del mare, senza l'intesa vincolante delle province e delle regioni. Riteniamo che questa sia una cosa gravissima (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Rota ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/25.

IVAN ROTA. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, pochi, a dire il vero, pochi temerari disposti a fare le ore piccole per cercare di tenere sveglie le coscienze; altri, quelli che hanno votato «sì» alla fiducia sono comodamente seduti a tavola, magari sono a qualche festino a ridersela alla faccia degli italiani perché anche questa volta stanno facendo passare a loro piacimento una vergogna. E ci dispiace, mi dispiace, dispiace a noi dell'Italia dei Valori che vi siano degli esempi italiani dei nostri idoli che non hanno avuto abbastanza fiducia in questo Governo; si sono affrettati, magari spontaneamente, a pagare 35 milioni di tasse su 112, quando invece oggi avrebbero pagato tranquillamente 5 milioni: il povero Valentino Rossi domani sarà disperato per aver buttato via 30 milioni dei suoi danari per avere avuto fretta e per non aver avuto fiducia in questo Governo, che gli avrebbe consentito oggi di pagare 5 milioni anziché i 35 che ha versato all'erario per sanare la sua posizione.
Ma veniamo all'ordine del giorno. Nelle disposizioni relative allo scudo fiscale è confermato il non obbligo, da parte degli intermediari, di segnalare i capitali sospetti; inoltre è prevista la possibilità di effettuare il rimpatrio anche alle imprese estere controllate. Questa maggioranza e questo Governo, ad avviso del presentatore, non si smentiscono mai, e anche in questo caso approvano un'ennesima «norma-vergogna» che costituisce uno schiaffo ai cittadini onesti e ai contribuenti che pagano regolarmente le tasse: i colpevoli di una serie di gravi reati fiscali saranno impuniti sotto il profilo penale e avranno liberamente e senza vergogna evaso le tasse. Ormai la certezza del diritto in Italia è una chimera. Il furbo la fa sempre franca: arriva sempre il Governo di centrodestra ed anche nella sua passata legislatura aveva già provveduto ad approvare una sanatoria in barba agli italiani.
Entrando nel merito dell'esame del testo, esso prevede che l'effettivo pagamento dell'imposta comporti, in materia di esclusione della punibilità penale, limitatamente al rimpatrio, l'applicazione della disposizione di cui all'articolo 8, comma 6, lettera c), della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni; resta ferma l'abrogazione dell'articolo 2623 del codice civile disposta dalla legge finanziaria per il 2006.
In sintesi, per far capire magari un domani agli italiani, fuori dai tecnicismi, in sostanza, si esclude la punibilità penale in caso di reati tributari come la dichiarazione fraudolenta, l'infedele dichiarazione, l'omessa dichiarazione, l'occultamento o la distruzione di documenti contabili (quest'ultimo reato fortemente connesso con i reati societari); ed indirettamente si arriva al falso in bilancio: il salvacondotto vale anche per i reati societari, tra cui il falso in bilancio, quando questi siano stati commessi per eseguire od occultare reati tributari. Tra questi ci sono le false comunicazioni sociali in danno della società, dei soci e dei creditori, la falsità ideologica commessa da privati in atto pubblico, la falsità in notificazioni in scrittura privata, l'uso di atto falso.
Insomma, per tutti coloro che, per spostare i capitali all'estero, hanno commesso questi reati, la norma varata dalla Pag. 49maggioranza - da questa maggioranza di centrodestra, PdL, ex AN ormai sciolta nell'immoralità di altri personaggi del loro schieramento politico e la connivenza dei puri e duri, una volta, della Lega - garantisce l'impunità. Questa misura, senza andare troppo per il sottile, mira solo a fare cassa. I principi di correttezza ed equità vengono spesso evocati da questo Governo e dalla sua maggioranza, ma non sono mai praticati.
La norma che è stata approvata pone dei grandi dubbi interpretativi, da cui deriverà inevitabilmente un contenzioso che farà sì discutere ma, nel contempo, aprirà a tanti evasori e delinquenti una scappatoia.
Con queste premesse e con questo ordine del giorno quello che si vuole chiedere al Governo - e al sottosegretario, che ha avuto la pazienza di essere presente in quest'Aula ad ascoltare ciò che non riteniamo giusto del suo Governo - è di chiarire al più presto i dubbi interpretativi della norma citata in premessa, anche al fine di limitarne le conseguenze negative ai fini della lotta alla criminalità organizzata (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Drago, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/252: s'intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Picierno ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/45.

PINA PICIERNO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Partito Democratico è sempre stato molto critico nei confronti dell'idea dello scudo fiscale, sin da quando essa ha cominciato, in qualche modo, a fare capolino nelle dichiarazioni di qualche esponente del Governo e della maggioranza. È evidente che questa sera il nostro giudizio di contrarietà si è incredibilmente e notevolmente rafforzato perché il Governo, ancora una volta, ha posto l'ennesima questione di fiducia, impedendo ancora una volta la discussione e il diritto - sottolineo, il diritto - di quest'Aula ad intervenire nel merito delle questioni di un provvedimento così delicato e, come è stato detto, così pericoloso.
Più volte, anche questa sera, abbiamo in qualche modo denunciato le ragioni della nostra contrarietà: si tratta di ragioni di merito che tenterò di richiamare brevemente nel mio intervento. Innanzitutto, voglio ricordare l'assoluta inefficacia di questo strumento per le imprese oneste e il suo effetto drammatico rispetto alla credibilità del nostro Paese agli occhi degli osservatori internazionali ed anche - è bene ricordarlo - dei contribuenti onesti, di quelli che pagano regolarmente le tasse.
I soggetti in qualche modo beneficiati da questo provvedimento saranno protetti non solo da illeciti amministrativi, come è stato ricordato, ma anche da illeciti penali. Si tratta incredibilmente - sottolineo, incredibilmente - di una vera e propria amnistia, perché è sotto gli occhi di tutti il fatto che così si fanno assolutamente venir meno le ragioni della punibilità di alcuni reati che sono assolutamente, particolarmente odiosi nei confronti del nostro Paese e della comunità dei nostri cittadini. Di fatto, si va ad equiparare chi, non pagando le tasse, ha commesso un atto illecito a chi ha onestamente rispettato le leggi.
Inoltre, lo voglio dire con molta chiarezza, esiste un rischio concreto e forte che si vadano a contraddire normative europee in materia di antiriciclaggio e di lotta al terrorismo. Mi chiedo allora, e chiedo questa sera al Governo: quale credibilità da oggi in avanti avrà il nostro Paese agli occhi degli osservatori internazionali? Con quale credibilità i nostri Ministri si siederanno ai tavoli dove siedono gli esponenti di altri Paesi? Con quale faccia i Ministri del nostro Paese parteciperanno alla costruzione di nuove regole per l'economia globale e per il contrasto alla criminalità organizzata ed ai reati connessi alla criminalità organizzata?
Questa norma trasmetterà un messaggio di opportunismo, un messaggio chiaro Pag. 50di invito all'illegalità: il messaggio che oggi il Governo ha consegnato ai cittadini del nostro Paese è che pagare le tasse in qualche modo è inutile, ingenuo e tutto sommato assolutamente antieconomico. La cosa più grave che, però, intendo richiamare è che ciò costituirà una forma di favoreggiamento incredibile nei confronti di tutta la criminalità organizzata, perché questo è il vero dramma del provvedimento al nostro esame.
I capitali che sono stati fino adesso regolarmente detenuti all'estero potevano tranquillamente rientrare, quelli che non potevano rientrare erano, invece, quelli a cui l'accesso era impedito dalle forze dell'ordine, trattandosi di capitali perseguibili dal codice penale.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PINA PICIERNO. Mi riferisco a reati come il riciclaggio del denaro sporco. Da oggi in poi non sarà più così. Certo, il Governo ci ha spiegato che in qualche modo restituiremo così un po' di soldi al bilancio pubblico in difficoltà, ma mi chiedo e chiedo al Governo: a quale prezzo?
È uno schiaffo ai contribuenti onesti, alle imprese che hanno lavorato nella legalità, ed è un aiuto forte alla criminalità organizzata che questo Governo si affanna a dire di voler combattere.
Voglio ricordare che la criminalità organizzata, le mafie, non sono delle entità informi, hanno dei nomi, dei cognomi, dei volti, e spesso hanno il volto di quegli imprenditori che portano il denaro all'estero. La dobbiamo smettere, allora, con questo atteggiamento del Governo forte con i deboli e debole con forti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/255.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, ho avuto modo già ieri sera, dopo che il Ministro Vito aveva posto la fiducia, di fare alcune considerazioni di grande preoccupazione rispetto al ruolo di questo Parlamento relegato dal Governo e dalla maggioranza in un angolo della democrazia.
Questa sera, quindi, nell'illustrare il mio ordine del giorno voglio svolgere soltanto una riflessione sul cuore di questo decreto-legge, soprattutto sul cuore di quello che è stato l'emendamento Fleres che di fatto è stata una correzione al decreto-legge che, a sua volta, era stato già una correzione del decreto-legge principale.
Sicuramente, esiste una volontà nascosta di fare delle cose, facendo finta che non si fanno o dando la colpa agli altri.
Ebbene quest'ennesima correzione, questo emendamento, fa sì che si escluda dalla punibilità tutta una serie di reati tributari e societari. Li voglio elencare: la falsità materiale, la falsità ideologica in atto pubblico, la falsità in scritture private, la soppressione e l'occultamento di atti, le false comunicazioni sociali e il falso in bilancio. Alla faccia della tolleranza zero nei confronti della criminalità tanto sbandierata dal Ministro Maroni, dalla maggioranza e dalla Lega in particolare, al punto tale che si chiedeva perfino ai medici di denunciare gli ammalati clandestini.
Il mio pensiero va, dunque, ai tanti azionisti, agli obbligazionisti, ai risparmiatori, piccoli e medi, che ha hanno visto vanificare i risparmi del lavoro di una vita a causa di quelli che hanno volutamente fatto del falso in bilancio la loro azione professionale.
Lo Stato chiede giustamente il rispetto delle regole, e le istituzioni, che dovrebbero essere un riferimento, chiedono a tutti un comportamento regolare. Tuttavia, a fronte di ciò che avviene a chi non rilascia uno scontrino per un caffè o un gelato (gli viene comminata una multa di 142 euro), abbiamo un Governo e una maggioranza che permettono a tutti quelli che commettono i reati che ho elencato (soprattutto il falso in bilancio) di diventare Pag. 51persone per bene, e di riportare in Italia dei fondi che sicuramente hanno una provenienza illecita.
A fronte di ciò noi, con questo ordine del giorno, chiediamo al Governo e alla maggioranza di valutare l'opportunità di utilizzare una parte dei fondi - dico valutare l'opportunità per non toccare e offendere la suscettibilità di questo Governo, non vorremmo impegnarlo troppo perché magari potrebbe sentirsi in difficoltà rispetto a quelle che prima abbiamo elencato essere persone poco credibili e poco attendibili per il nostro Paese - e, quindi, di impegnare una parte delle risorse negli ammortizzatori sociali in modo tale che possano essere impiegati a favore di quei lavoratori con contratto a tempo determinato o con altre forme di lavoro precario che ne sono attualmente sprovvisti.
Sappiamo che quello attuale è un momento di grossa difficoltà economica, che l'espulsione dai posti di lavoro è quotidiana e che chi ci rimette di più è la persona che non ha un lavoro certo, precaria, e che quindi è ancora più debole. Se dovesse per caso veramente verificarsi che l'ingresso di questi capitali - senza tornare sulla motivazione precedentemente esposta - dovesse dare un risultato estremamente positivo, almeno che il Governo pensi di utilizzare questi fondi proprio a favore di quella parte del Paese che è la parte più debole, a favore di quella parte del Paese che paga di più questo insulto fatto agli italiani con questo decreto-legge.
Tutto qui, con grande rispetto - per l'amor di Dio - di questo Governo e di questa maggioranza, ma con la consapevolezza che anche questa volta abbiamo perso l'occasione, o meglio il Governo e questa maggioranza hanno perso l'occasione di essere corretti, di essere onesti e di essere sinceri nei confronti degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Rossa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/46.

SABINA ROSSA. Signor Presidente, colleghi, signor sottosegretario, il decreto correttivo in esame con l'articolo 1, comma 1, lettera a), che prevede modifiche all'articolo 4 del decreto-legge n. 78 del 2009, ritocca una materia importante e strategica, quella legata alla gestione delle reti elettriche e degli impianti di produzione di energia elettrica e di gas.
Si corregge per riparare ad un errore che aveva causato imbarazzo al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel luglio scorso, quando era stato escluso nella prima stesura del provvedimento il concerto del Ministero dell'ambiente relativamente agli interventi che riguardano la trasmissione e la distribuzione dell'energia, nonché relativamente alla scelta di nomina dei commissari straordinari per la soluzione di problemi motivati da carattere d'urgenza.
Il problema non è nel fatto che si escluse allora con quel decreto-legge il Ministro dell'ambiente e che oggi si ripropone, aumentando così il valore del Ministro per la semplificazione normativa. Piuttosto, con questo decreto-legge si avalla una scelta che conferisce solo al Governo, senza indicazioni di sorta, il mandato di nominare i commissari, i quali possono intervenire in spregio a qualsiasi normativa e direttiva europea, scavalcando qualsiasi principio di federalismo nonché qualsiasi concetto di relazione tra gli enti e di partecipazione dei territori a tali scelte.
Di fatto nel settore dell'energia vengono assegnati poteri ulteriori ai commissari per le reti di distribuzione e di trasporto di energia elettrica e di gas, nonché relativamente alla vicenda dell'individuazione dei siti di produzione.
Ci si orienta così in un modo autoritario verso quella che dovrebbe essere una scelta del Paese. Non ci si affida ad una politica di programmazione, ad un piano energetico, per una definizione comune con il Governo, con il Parlamento, con gli enti locali, le regioni, le società e le aziende che operano all'interno del settore, per convenire ad una decisione di comune interesse per tutto il Paese, ma si Pag. 52applica una logica ed una politica dirigista che si affida unicamente alla necessità del momento.
Si istituiscono commissari con poteri speciali che possono forzare la situazione ignorando la necessità di definire politiche convergenti e scelte comuni fra Stato, regioni ed enti locali. Il Titolo V e l'articolo 117 della Costituzione ci riconducono alla necessità di riscrivere le norme secondo quanto scritto nella Carta costituzionale, e poiché il trasporto, la distribuzione e la produzione di energia sono questioni riconducibili ai poteri concorrenti non possono riguardare solo lo Stato centrale.
In questa direzione occorre ricordare quanto deciso dalla sentenza n. 6 del 2004 nella quale la Corte aveva individuato un meccanismo idoneo e volto a garantire un adeguato livello di partecipazione delle regioni nelle materie di legislazione concorrente. Con questo ordine del giorno torno quindi a chiedere al Governo di esprimere l'intesa agli enti locali interessati agli interventi relativi alla trasmissione dell'energia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/24.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, colleghi, Governo, un italiano su cinque è a rischio povertà; il 20 per cento della popolazione è a rischio povertà contro il 17 per cento della media europea. In Olanda e Repubblica Ceca solo una persona su dieci è povera e solo Paesi come la Bulgaria, la Romania e la Lettonia stanno peggio di noi. Il 9,5 per cento è il livello di disoccupazione verso cui stiamo approdando. 774 sono i morti sul lavoro in questo inizio d'anno. 774.200 sono gli infortuni sul lavoro. Una famiglia su quattro non arriva alla terza settimana del mese. Un milione circa sono le richieste di indennità di disoccupazione presso l'INPS. Questo è il quadro di riferimento all'interno del quale il Governo istruisce la pratica dello scudo fiscale introdotto per la terza volta come terza amnistia in sette anni ed è peraltro molto più favorevole ai contribuenti, lo dico tra virgolette, rispetto a quella adottata dagli altri Paesi per fronteggiare la crisi. Faccio alcuni esempi: l'Inghilterra con una tassazione al 44 per cento per far rientrare i capitali illecitamente messi da parte; gli Stati Uniti con una tassazione al 49 per cento; la Francia con una tassazione al 100 per cento. In nessun Paese del mondo lo Stato garantisce l'anonimato agli evasori siano essi persone o società e, ancora, in nessun Paese del mondo lo Stato prevede il condono tombale per falso in bilancio, falsa fatturazione e così via. L'operazione coinvolgerà si stima circa 300 miliardi di euro così suddivisi: 125 miliardi provenienti dalla Svizzera; 86 miliardi dal Lussemburgo e 89 da altri Paesi e imporrà agli evasori fiscali che intendono mettersi in regola di pagare una penalità: una tassazione di appena il 5 per cento di quanto intendono dichiarare, peraltro rateizzata, senza considerare che la loro identità rimarrà segreta. Per chiarire ai colleghi, al Governo e al Presidente: il 5 per cento delle tasse sui capitali rientrano pagate dagli evasori; milioni di lavoratori pagano di tasse sulle liquidazioni dal 23 per cento al 33 per cento; i titolari di BOT e CCT pagano di tasse il 12,5 per cento. I gravi reati per i quali si introduce la non punibilità sono gli stessi del caso Sindona e sono riconducibili all'occulto intreccio tra capitali illeciti, malaffare e malavita organizzata a dimostrazione che il Governo non ha fatto tesoro e non ha appreso nulla dei tragici errori del passato.
Spetta al legislatore che introduce un nuovo caso di non punibilità di volta in volta contemperare i valori che entrano in gioco e dirimere questioni molto delicate ma nel caso in esame il recupero di patrimoni all'estero e l'obiettivo di fare cassa non giustifica assolutamente il sacrificio di principi di etica e di legalità su cui si fonda lo Stato. Il Governo compie tutto ciò con leggerezza e mancato senso di responsabilità ed equità nei confronti dei cittadini e dei contribuenti onesti premiando al contrario tutti coloro che evadono Pag. 53le tasse. Un fisco equo sarebbe fondamentale per garantire una più equa distribuzione e consentire allo Stato una politica di interventi per attenuare il malessere sociale. Un concetto non socialista né comunista ma liberale espresso a più riprese da una persona che si chiama Luigi Einaudi. Ma al Governo di idee illuminate ancorché liberali non importa assolutamente nulla perché è un Governo sleale che ha tradito il rapporto fiduciario con gli italiani.
Ancora: l'insieme di queste norme reca un danno enorme ai principi fondamentali della convivenza civile e della solidarietà nazionale. È sorprendente che il Governo che in tante occasioni si è battuto sui temi della legalità e della sicurezza dia il proprio vaglio a norme che pregiudicano seriamente la lotta alla criminalità organizzata.
Il decreto-legge correttivo del decreto anticrisi fa parte della politica economica del Governo, che è costellata di provvedimenti che si vorrebbero leggeri ed improntati alla semplificazione, ma che in realtà finiscono per essere come la manovra finanziaria di luglio: insufficienti dal punto di vista delle risorse stanziate. Si tratta di un provvedimento che non ha connotato etico e che si pone in aperto contrasto con la Costituzione e con la direttiva europea in materia di lotta al terrorismo.
Con l'ordine del giorno in esame, signor Presidente e colleghi, impegniamo il Governo a conseguire almeno un risultato significativo per la tutela della comunità nazionale e per la sicurezza dei cittadini italiani, prendendo le opportune misure al fine di contrastare l'utilizzo dello scudo fiscale da parte di organizzazioni terroristiche (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Galletti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/250.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, stime abbastanza precise e che ritengo credibili ci dicono che con lo scudo fiscale rientreranno nel nostro Paese circa 100 miliardi di euro di capitali che erano stati esportati illegalmente. Coloro che hanno esportato illegalmente tali capitali, su questi 100 miliardi hanno evaso imposte per circa la metà, cioè 50 miliardi di imposte: questo è ciò che manca al nostro Stato a seguito di quella evasione.
Noi stiamo chiedendo oggi una piccolissima percentuale a questi evasori: chiediamo il 5 per cento. Ciò vuol dire che rispetto a quei 50 miliardi ci accontentiamo di incassarne 5, lasciando nelle loro tasche i 45 miliardi rimanenti. Non solo: lo facciamo anche che se costoro, per fare questa evasione, hanno commesso reati gravi come - li voglio ricordare - il falso in bilancio, le false comunicazioni sociali, la distruzione di documenti; parliamo di coloro che vanno di notte in azienda e distruggono i documenti contabili al fine di non farli ritrovare alla finanza il giorno dopo. Stiamo parlando di reati gravi: il falso in bilancio è una truffa ai danni dei piccoli risparmiatori e dei soci di minoranza, sono utili che sono stati sottratti a loro. Noi premiamo queste persone, che hanno commesso questi reati gravi, con un'amnistia e regalando loro 45 miliardi di euro.
Penso che uno Stato che abdica a far rispettare le regole che esso stesso impone è uno Stato debole, è uno Stato che dà un esempio sbagliato ai propri cittadini. Chi ha famiglia sa che la cosa migliore che si può fare rispetto ai figli è quella di dare un buon esempio; l'esempio conta molto di più delle parole rispetto ai figli e ed è la stessa cosa in uno Stato: conta molto di più l'esempio di qualsiasi parola possiamo dire nei dibattiti o in televisione. Col provvedimento in esame stiamo indebolendo il nostro Stato, che da domani sarà meno credibile di quello che è oggi.
Con una serie di emendamenti il mio gruppo, l'Unione di Centro, ha chiesto una cosa molto semplice, cioè che almeno quei 100 miliardi di euro che dovranno passare dai conti correnti bancari italiani li si facesse rimanere qui in Italia, ad incremento dell'economia del nostro Paese. Non ci sembrava di chiedere una cosa Pag. 54assurda. Avevamo anche identificato una possibilità tecnica: voi portate in Italia questi soldi, sottoscrivete una parte di debito pubblico che comunque dobbiamo emettere e quindi non aggiuntivo rispetto a quello che avremmo emesso, casomai con un tasso un po' più basso rispetto a quello normale, in modo che ci restituite un po' di quei 45 miliardi che vi siete messi in tasca negli anni precedenti e destiniamo quei soldi a fini sociali.
Abbiamo delle emergenze nel nostro Paese: abbiamo ammortizzatori sociali da rafforzare, abbiamo il reddito delle famiglie da sostenere, abbiamo le nostre imprese da ricapitalizzare. Ebbene, non è stato accettato neanche questo minimo sacrificio da far fare agli evasori ed ai delinquenti che hanno commesso questi reati. Penso che questa sia stata una grandissima occasione persa. Ci voleva poco, altri Paesi d'Europa lo hanno fatto: ricordo il Portogallo e il Belgio, che hanno fatto questo tipo di interventi con ottimi risultati. Noi nel panorama europeo siamo il Paese che ha applicato l'imposta minore, ha chiesto meno sacrifici ai contribuenti e ha dato loro la copertura penale più ampia. Penso davvero che da domani il nostro Stato sarà più debole nei confronti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Antonino Russo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/47.

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, vorrei fare subito una riflessione che ha poco a che vedere con l'ordine del giorno in oggetto, ma con la serietà e la credibilità del nostro Governo nel nostro Paese.
Se il nostro Paese avesse un Governo responsabile, oggi non vi sarebbe stata la venticinquesima questione di fiducia e non vi sarebbe il rito degli ordini del giorno (perché è saltato l'esame degli emendamenti e non si può minimamente correggere il testo). Se questo fosse accaduto, anche nel recente passato, probabilmente, non ci saremmo trovati a dover discutere testi di legge che correggono precedenti testi che, a loro volta, correggevano altri testi di legge.
Se il nostro Paese avesse un Governo all'altezza delle migliori aspettative degli italiani, anche il mio ordine del giorno non avrebbe motivo di esservi, così come non avrebbero motivo di esservi tanti altri atti parlamentari di molti altri deputati che sono presenti stasera e che erano presenti prima, quando hanno svolto il loro intervento. Inizio a pensare che tali atti abbiano un valore minimo, forse quello - qualcuno diceva - di tenere sveglie le coscienze, vista l'ora, ma forse - anzi, certamente - non produrranno alcun effetto.
Stasera non discutiamo di un provvedimento che riguarda soltanto delinquenti, criminali e ladri, che si fanno le leggi per sanare il proprio patrimonio portato all'estero (immagino che vi sia una notevole presenza di soggetti di questo tipo). Noi discutiamo anche di qualcosa che difficilmente ci si potrebbe aspettare, cioè dei capricci e dei soprusi tra Ministri, che si trovano all'interno di un Governo - probabilmente, loro stessi non capiscono come - e che si divertono a giocare, a rincorrersi e a tirarsi i capelli.
Ad esempio, una parte del decreto-legge in oggetto riguarda la correzione e il superamento della lite che vi fu a luglio tra il Ministro Calderoli e il Ministro Prestigiacomo. Vi fu una «furbata» del Ministro Calderoli che, con un vergognoso, quanto spregiudicato ed irresponsabile, colpo di mano in Consiglio dei ministri, anche per disattenzione - va detto - del Ministro Prestigiacomo, esautorava il Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare da competenze proprie. Oggi non discuteremo neanche di questo.
A mio avviso, stiamo perdendo tempo per sanare delle marachelle che vi sono state. Non credo che ciò sia di grande valore per un Parlamento come quello del nostro Paese. Credo che sia davvero eccessivo dedicare tanto tempo alla beffa di Calderoli e al Ministro Prestigiacomo, che ha iniziato a «strillare» attraverso comunicati Pag. 55stampa, fino ad ottenere il cambiamento e la revisione delle prerogative che le erano state tolte e sottratte.
Che sia ben inteso: condividiamo la necessità di ripristinare le competenze e le prerogative del Ministero dell'ambiente in materia di tutela e per una sostenibile e corretta utilizzazione del territorio. Tuttavia, non ci sembrano sufficienti le garanzie che il testo di legge assicura al doveroso coinvolgimento degli enti locali e delle regioni. Del resto, la stessa Prestigiacomo, nei numerosi comunicati stampa che produsse a fine luglio, sostenne che, a seguito di quell'intervento, più di 280 contenziosi si erano già aperti tra gli enti locali e il Ministero.
Crediamo che ciò non debba accadere. Per questo, è necessario che il Governo accolga le nostre osservazioni, che erano contenute, prima che in un ordine del giorno, in un emendamento.
Il comma 3 dell'articolo 117 della Costituzione prevede che la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell'energia rientrino tra le materie di legislazione concorrente. Per questo motivo, o assumiamo fino in fondo l'impegno di concertare, di raggiungere un accordo con gli enti locali e con le regioni, altrimenti i contenziosi aumenteranno e vorremmo che questo si evitasse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Paladini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/16.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questa Aula molti hanno già detto quello che anche io sto per dire, però la ventitreesima fiducia non è un fatto simbolico, ma è una realtà. Saltano tutti gli emendamenti, non si accoglie nessuna modifica proposta dall'opposizione e questo la dice lunga su quelle che potevano essere le attribuzioni e la volontà, anche dell'opposizione, di poter interagire in quello che voi avete definito un provvedimento che dovrebbe essere uno scudo fiscale.
L'articolo 1, comma 1, lettera b) del provvedimento in esame prevede espressamente che l'adesione allo scudo fiscale comporti effetti estintivi in relazione a numerose fattispecie di reato. Tale norma può essere interpretata dai contribuenti come un segnale di indebolimento delle politiche adottate sino ad oggi per contrastare l'evasione fiscale.
L'evasione fiscale continua a crescere nel nostro Paese perché l'Italia si conferma primatista europeo con il 51 per cento del reddito imponibile non dichiarato. Credo che questi siano dati da tenere in considerazione, importanti, e che non abbiano logica se non si intraprende una seria attività di contrasto all'evasione fiscale. Questo è quanto emerge da un'indagine di Contribuenti.it, l'Associazione contribuenti italiani, diffusa a Capri nel corso del convegno «Tax compliance ed evasione fiscale», condotta su dati divulgati dalla polizia tributaria degli Stati europei.
Vorrei citare alcuni dati che ritengo interessanti e che credo la gente, i cittadini, ma anche e soprattutto il Governo debbano tenere in considerazione. Nella classifica degli evasori, come afferma una nota diffusa il 30 giugno scorso, l'Italia è seguita solamente dalla Romania (42,7 per cento del reddito imponibile non dichiarato), dalla Bulgaria (39,2 per cento), dall'Estonia (37,6 per cento) e dalla Slovacchia (34,1 per cento).
In Italia i principali evasori sono gli industriali (32,7 per cento), seguiti dai bancari e dagli assicurativi (28,4 per cento), dai commercianti (11,9 per cento), dagli artigiani (10,9 per cento), dai professionisti (8,8 per cento) e, infine, dai lavoratori dipendenti (7,3 per cento).
Signor Presidente, onorevoli colleghi, Governo, il dato interessante che molti non conoscono è che si sta avviando un provvedimento con il quale ai lavoratori si chiede il 30 per cento, mentre agli evasori se ne chiede il 5. Credo che ciò debba essere tenuto in forte considerazione. Inoltre, la bellezza è che si vuole finanziare, con i soldi provenienti dal recupero dell'evasione fiscale, la possibilità di assumere i precari. Pag. 56
Come incentivo e come premio si dà l'anonimato, chiamandola amnistia o condono.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIOVANNI PALADINI. Concludo. Penso che impegnare il Governo a provvedere alla pubblicazione delle statistiche relative alle attività di contrasto all'evasione fiscale condotte dalle Agenzie fiscali e dalla Guardia di finanzia, con particolare riferimento alle attività intraprese ai fini di controllo, indagini e verifiche effettuate, evidenziando la congruità delle politiche adottate dal Governo in relazione al contrasto dell'evasione fiscale, farebbe venire meno uno Stato debole, sarebbe meno di cattivo esempio e accrescerebbe sicuramente la credibilità di questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mantini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/247.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, su questo decreto-legge scandaloso è stato detto tutto nel corso della giornata di oggi e forse non ancora abbastanza, non ci sono parole sufficienti per dire di una decisione che è figlia di una triade, la solita, che abbiamo visto in questi mesi di legislatura: l'unione tra un decreto-legge, un voto di fiducia e un emendamento correttivo accompagnato in questo caso da un meccanismo di tagliola sugli ordini del giorno e sugli emendamenti. C'è una deriva del regime parlamentare che denunciamo con pacatezza e fermezza da tanto tempo e tuttavia si continua a percorrere questa strada.
Negando il confronto parlamentare e ogni possibilità di approfondimento si vara una norma che è palesemente incostituzionale, lo abbiamo già detto in modo approfondito: c'è un contrasto evidente di questo decreto-legge con la sentenza n. 128 del 2008 della Corte costituzionale per il difetto dei presupposti di necessità e urgenza della decretazione d'urgenza e con la sentenza chiarissima della Corte costituzionale n. 171 del 2007 per la totale assenza di una motivazione.
C'è poi un'evidente incostituzionalità, forse non tale da poter essere osservata dal Capo dello Stato che fa un altro tipo di analisi, ma che tuttavia sarà certamente rilevata dalla Corte costituzionale in proseguo, perché non è certo pari alla ragionevolezza prescritta dall'articolo 3 della Costituzione il fatto che sia impunito il falsificatore di bilanci che esporta capitali all'estero e sia invece punito per la stessa fattispecie chi tiene le stesse somme in Italia.
È un decreto incostituzionale ma è anche un decreto anomalo, lo hanno ricordato tutti i colleghi. C'è stato uno scudo per il rientro dei capitali dall'estero, ma solo in Italia è tassato al 5 per cento, negli Stati Uniti la tassa è al 49 per cento, nel Regno Unito al 44 per cento, in Francia addirittura al 100 per cento; in nessun Paese del mondo lo Stato garantisce l'anonimato agli evasori, alle persone o alle società, e in nessun Paese del mondo c'è il condono tombale per falso in bilancio, false fatture eccetera.
Sarebbe almeno necessario - e qui mi rivolgo davvero al Governo - che fosse confermata la piena validità di quella circolare del 2007 che consente alle banche di comunicare i nominativi dei soggetti scudati all'anagrafe centralizzata dei rapporti finanziari istituita presso l'Agenzia delle entrate e di rendere quindi accessibili tramite codici convenzionati anche alla magistratura questi nominativi. D'altronde cosa temere se vi è la piena impunità per i reati specifici. Però questo tipo di informazioni sono fondamentali per contrastare invece il rientro di capitali criminali e spesso mafiosi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIERLUIGI MANTINI. Concludo, Presidente. Con l'ordine del giorno che illustro abbiamo richiesto di dare almeno una destinazione etica a questo rientro di capitali. Abbiamo proposto - non da oggi per il vero, il presidente Casini l'ha fatto mesi fa con un'altra concezione di questo Pag. 57scudo fiscale già illustrata dai colleghi - e chiediamo oggi con questo ordine del giorno di destinare almeno una percentuale dei proventi che deriveranno alla ricostruzione del centro storico de l'Aquila, cioè alle zone terremotate. Nonostante i parziali, parzialissimi successi e l'eccesso di enfasi che c'è sull'Abruzzo, non ci sono le coperture finanziarie sulle seconde case, sugli immobili produttivi, sul recupero dei beni storico-artistici e queste sono cose note, persino certificate. Si dice che le coperture ci saranno, questo rientro di capitali dall'estero poteva essere un'ottima occasione per destinare una percentuale almeno di questi proventi ad uno scopo etico e che resta assolutamente urgente non nell'interesse dei terremotati o di una parte del Paese, ma per la dignità stessa di questo Paese e delle sue istituzioni (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Sarubbi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2714/48.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, mi è stato dato il compito di spegnere le luci stasera qui alla Camera; prima, però, vorrei trattare diversi temi, alcuni che riguardano il provvedimento in generale, lo scudo fiscale in generale, altri che riguardano proprio nello specifico questo ordine del giorno.
Per quanto riguarda lo scudo fiscale, mi vengono in mente almeno tre questioni. La prima è che in un momento in cui i BOT sono ormai a rendita zero, in un momento in cui anche il mercato immobiliare ha qualche difficoltà, il Governo ci ha spiegato un modo infallibile per far fruttare i propri investimenti. È quello di portare i soldi all'estero, poi aspettare un condono come questo e riportarli in Italia in maniera tale che si risparmia in media il 43 per cento di tasse e con un 5 per cento ce la caviamo. Questo è davvero un grandissimo investimento, quindi ringrazio tutti gli economisti del Governo che hanno pensato insieme a questo sistema che farà scuola anche nei prossimi anni, immagino, come hanno fatto scuola tutti i condoni che nel corso degli anni sono stati decisi e concessi.
Il secondo aspetto che vorrei sottolineare è che purtroppo non si tratta di un unicum in questo inizio di legislatura (anche se ormai è passato un anno e mezzo): mi riferisco ad un caso che ricordo molto bene, di qualche mese fa, quello delle quote latte. Anche in quel caso c'è stato un decreto-legge con apposizione della questione di fiducia, perché altrimenti sarebbe stata dura da reggere con l'opinione pubblica. In quel decreto-legge si dice che chi ha pagato è stato poco furbo e invece chi non ha pagato, chi ha resistito, chi ha fatto il furbo, alla fine viene premiato. Adesso c'è lo scudo fiscale, lo facciamo per gli esportatori dei capitali, prima le quote latte per i furbetti della mangiatoia, come li avevamo chiamati.
La terza questione che vorrei affrontare sul provvedimento in generale è che proprio non mi riesce di capire come possa coesistere un provvedimento del genere con tutti quegli appelli alla moralità, tutte le battaglie che lo stesso Ministro Brunetta fa sui fannulloni, sui burosauri, sulle caste, sui baroni, ecco tutto questo mi sembra davvero in controtendenza rispetto invece al provvedimento che stiamo esaminando in questo momento.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno, esso muove da una notizia, davvero non molto esaltante, cioè il fatto che lo scudo fiscale prevede che per gli impianti di produzione di energia, quando lo ritenga necessario, il Governo può nominare un commissario e questo commissario può scavalcare le competenze degli enti locali. Sappiamo che questo Governo è uno specialista dei commissari - c'è il Commissario Bertolaso che è commissario di tutto, nella sua vita ha fatto anche il commissario per i mondiali di ciclismo a Varese e alcuni commissariamenti li ha dovuti lasciare, come quello per le sovrintendenze archeologiche di Roma e di Ostia perché non poteva fare ventidue cose insieme - e qui infatti si prevedono nuovi commissari che quando si tratterà di installare un impianto che produce energia Pag. 58potranno decidere autonomamente senza consultare gli enti locali. Si dice: va bene, noi indeboliamo un po' le norme democratiche, però gli impianti alla fine si faranno.
Invece no, perché stiamo capendo proprio in questi giorni che la via autoritaria non può portare buoni frutti e basta vedere quello che sta accadendo in materia di nucleare. Il Governo ha deciso che le centrali potranno essere costruite senza il consenso degli enti locali, perché sa benissimo che questo consenso difficilmente arriverebbe. Tutti, infatti, siamo capaci di dire sì al nucleare, ma quando ci accorgiamo che la centrale ce la costruiscono nel cortile di casa qualche dubbio ci comincia a venire. Insomma, sul nucleare sta succedendo il finimondo. Nessun altro Governo occidentale ha fatto una cosa del genere, quindi il nostro Presidente del Consiglio tra i vari record che colleziona può vantare adesso anche questo, però i frutti si vedono. I frutti di questo atteggiamento si vedono perché dieci regioni hanno già fatto ricorso.
Allora, concludo dicendo che noto anche qui uno squilibrio ovvero una cosa un po' strana. Perché quando i rappresentanti del Governo vanno in giro per l'Italia - penso a Berlusconi in Sardegna e al Ministro Scajola in Puglia - tutti dicono che qui non si faranno le centrali nucleari, però alla fine da qualche parte le dovranno mettere. Siccome le bugie hanno le gambe corte, prima o poi i cittadini lo capiranno. Per questo motivo in questo ordine del giorno chiediamo che quando si tratta di installare degli impianti di produzione di energia, l'intesa venga estesa anche agli enti locali interessati (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle 9 con lo svolgimento di ulteriori interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno presentati.

Programma dei lavori dell'Assemblea per il periodo ottobre-dicembre 2009 e calendario dei lavori per il mese di ottobre 2009.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, terzo periodo, del regolamento, il programma dei lavori per il periodo ottobre-dicembre 2009.
Inoltre, per quanto riguarda la seduta di domani, giovedì 1o ottobre, è stato stabilito che dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question-time), previsto per le ore 17,30, avrà luogo l'esame della nota di aggiornamento al documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013 (Doc. LVII, n. 2-bis). Successivamente figurerà all'ordine del giorno il seguito dell'esame del disegno di legge recante istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza (A.C. 2008 ed abbinate).
Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo venerdì 2 ottobre (antimeridiana).
L'organizzazione dei tempia dei tempi per l'esame della nota di aggiornamento al DPEF sarà pubblicata in calce al Resoconto stenografico della seduta odierna.
Do quindi lettura del programma:

Ottobre
Eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti nel precedente calendario e non conclusi.

Esame dei disegni di legge di ratifica:
n. 2718 - Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno dell'Arabia Saudita per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e prevenire le evasioni fiscali (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione); Pag. 59
n. 2719 - Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno Hascemita di Giordania per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);
n. 2540 - Adesione della Repubblica italiana alla Convenzione sulla responsabilità civile per i danni dovuti a inquinamento da combustibile delle navi (ove concluso dalle Commissioni);
n. 2674 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e le Nazioni Unite sullo status dello Staff College del Sistema delle Nazioni Unite in Italia (ove concluso dalla Commissione).

Esame della mozione Lolli ed altri n. 1-00244 concernente misure a favore delle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo.

Esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 1658 ed abbinata - Modifiche alla legge 13 ottobre 1975, n. 654, e al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, in materia di reati commessi per finalità di discriminazione o di odio fondati sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere;
disegno di legge n. 2260 - Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare;
proposta di legge costituzionale n. 1990 ed abbinate - Modifiche agli articoli 114, 117, 118, 119, 120, 132 e 133 della Costituzione, in materia di soppressione delle province;
disegno di legge n. 2724 - Conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 134, recante disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010 (da inviare al Senato - scadenza: 24 novembre 2009).

Esame della mozione Quartiani ed altri concernente iniziative in materia di cooperazione allo sviluppo (in corso di presentazione).

Esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 2555 - Legge di contabilità e finanza pubblica (Approvata dal Senato);
disegno di legge S. 1773 - Conversione in legge del decreto-legge 18 settembre 2009, n. 131, recante ulteriore rinvio delle consultazioni elettorali amministrative nella provincia di L'Aquila (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 20 novembre 2009).

Novembre

Con l'inizio della sessione di bilancio non potranno essere esaminati dall'Assemblea, salvo accordo unanime, provvedimenti onerosi, con l'eccezione degli atti dovuti.

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nel calendario di ottobre e non conclusi.

Esame dei disegni di legge:
S. 1784 - Conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 24 novembre 2009);
S. 1691 - Istituzione del Ministero della salute e incremento del numero complessivo dei Sottosegretari di Stato (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione).
Esame delle proposte di legge:
n. 457 ed abbinate - Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza; Pag. 60
n. 82 ed abbinate - Norme in favore dei lavoratori che assistono familiari gravemente disabili.

Esame dei disegni di legge:
n. 1741 - Delega al Governo per il riordino della legislazione in materia di gestione delle crisi aziendali;
S. 1167 - Delega al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, nonché misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico, di controversie di lavoro e di ammortizzatori sociali (collegato alla manovra di finanza pubblica) (Approvato dalla Camera - ove modificato dal Senato).

Dicembre

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti per il mese di novembre e non conclusi.

Esame dei disegni di legge S. 1790 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2010) e S. 1791 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio 2010-2012 (ove trasmessi dal Senato).

Esame delle proposte di legge:
n. 1672 ed abbinate - Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per la lotta contro la pedofilia e lo sfruttamento sessuale dei minori, nonché per la tutela dei minori nei procedimenti penali;
n. 2350 ed abbinate - Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento (Approvata dal Senato);
n. 1090 - Delega al Governo per la riforma della disciplina delle persone giuridiche e delle associazioni non riconosciute, di cui al titolo II del libro primo del codice civile.

Nell'ambito del programma è inoltre previsto lo svolgimento di atti del sindacato ispettivo e potrà aver luogo l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

A seguito dell'odierna riunione della Conferenza è stato inoltre predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di ottobre 2009:

Lunedì 5 ottobre (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:
n. 2718 - Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno dell'Arabia Saudita per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e prevenire le evasioni fiscali (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);
n. 2719 - Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno Hascemita di Giordania per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);
n. 2540 - Adesione della Repubblica italiana alla Convenzione sulla responsabilità civile per i danni dovuti a inquinamento da combustibile delle navi (ove concluso dalle Commissioni);
n. 2674 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e le Nazioni Unite sullo status dello Staff College del Sistema delle Nazioni Unite in Italia (ove concluso dalla Commissione).

Discussione sulle linee generali della mozione Lolli ed altri n. 1-00244 concernente misure a favore delle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo.

Pag. 61

Martedì 6 (votazioni dalle 15,30 alle 20,30), mercoledì 7 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 8 ottobre (votazioni dalle 12,30 alle 18, con eventuale prosecuzione nella giornata di venerdì 9 ottobre):

Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:
n. 2718 - Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno dell'Arabia Saudita per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e prevenire le evasioni fiscali (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);
n. 2719 - Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno Hascemita di Giordania per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);
n. 2540 - Adesione della Repubblica italiana alla Convenzione sulla responsabilità civile per i danni dovuti a inquinamento da combustibile delle navi (ove concluso dalle Commissioni);
n. 2674 - Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e le Nazioni Unite sullo status dello Staff College del Sistema delle Nazioni Unite in Italia (ove concluso dalla Commissione).

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nel calendario di settembre e non conclusi (Nota di aggiornamento al documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013 (Doc. LVII, n. 2-bis) e disegno di legge n. 2008 ed abbinate - Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza (A.C. 2008 ed abbinate).

Seguito dell'esame della mozione Lolli ed altri n. 1-00244 concernente misure a favore delle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo.

Lunedì 12 ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
proposta di legge n. 1658 ed abbinata - Modifiche alla legge 13 ottobre 1975, n. 654, e al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, in materia di reati commessi per finalità di discriminazione o di odio fondati sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere;
disegno di legge n. 2260 - Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare;
proposta di legge costituzionale n. 1990 ed abbinate - Modifiche agli articoli 114, 117, 118, 119, 120, 132 e 133 della Costituzione, in materia di soppressione delle province.

Martedì 13 (votazioni dalle 15,30 alle 20,30), mercoledì 14 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 15 ottobre (votazioni dalle 12,30 alle 18, con eventuale prosecuzione nella giornata di venerdì 16 ottobre):

Seguito dell'esame:
proposta di legge n. 1658 ed abbinata - Modifiche alla legge 13 ottobre 1975, n. 654, e al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, in materia di reati commessi per finalità di discriminazione o di odio fondati sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere;
disegno di legge n. 2260 - Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare;
proposta di legge costituzionale n. 1990 ed abbinate - Modifiche agli articoli 114, 117, 118, 119, 120, 132 e 133 della Costituzione, in materia di soppressione delle province.

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Nel corso della settimana avrà luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 19 ottobre (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2724 - Conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 134, recante disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010 (da inviare al Senato - scadenza: 24 novembre 2009).

Discussione sulle linee generali della mozione Quartiani ed altri concernente iniziative in materia di cooperazione allo sviluppo (in corso di presentazione).

Martedì 20 (votazioni dalle 15,30 alle 20,30), mercoledì 21 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 22 ottobre (votazioni dalle 12,30 alle 18, con eventuale prosecuzione nella giornata di venerdì 23 ottobre):

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2724 - Conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 134, recante disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010 (da inviare al Senato - scadenza: 24 novembre 2009).

Seguito dell'esame della mozione Quartiani ed altri concernente iniziative in materia di cooperazione allo sviluppo (in corso di presentazione).

Nel corso della settimana avrà luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 26 ottobre (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
proposta di legge n. 2555 - Legge di contabilità e finanza pubblica (Approvata dal Senato);
disegno di legge S. 1773 - Conversione in legge del decreto-legge 18 settembre 2009, n. 131, recante ulteriore rinvio delle consultazioni elettorali amministrative nella provincia di L'Aquila (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 20 novembre 2009).

Martedì 27 (votazioni dalle 15,30 alle 20,30), mercoledì 28 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 29 ottobre (votazioni dalle 12,30 alle 18, con eventuale prosecuzione nella giornata di venerdì 30 ottobre):

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 2555 - Legge di contabilità e finanza pubblica (Approvata dal Senato);
disegno di legge S. 1773 - Conversione in legge del decreto-legge 18 settembre 2009, n. 131, recante ulteriore rinvio delle consultazioni elettorali amministrative nella provincia di L'Aquila (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 20 novembre 2009).

Nel corso della settimana avrà luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

L'eventuale prolungamento notturno delle sedute potrà essere previsto in relazione all'andamento dei lavori.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.

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Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi relativi all'esame della mozione concernente iniziative in materia di cooperazione allo sviluppo sarà pubblicata successivamente alla sua presentazione.

Ordine del giorno
della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 1o ottobre 2009, alle 9:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1749 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 agosto 2009, n. 103, recante disposizioni correttive del decreto-legge anticrisi n. 78 del 2009 (Approvato dal Senato) 2714).
- Relatori: Moroni, per la V Commissione; Fugatti, per la VI Commissione.

2. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (previsto per le ore 17,30).

3. - Esame della nota di aggiornamento al documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013 (Doc. LVII, n. 2-bis).

4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza (2008-A).
e delle abbinate proposte di legge: BOCCIARDO; DE POLI; PISICCHIO; PALOMBA; VELTRONI ed altri; IANNACCONE ed altri; COSENZA (127-349-858-1197-1591-1913-2199).
- Relatori: Calabria, per la I Commissione; Castellani, per la XII Commissione.

La seduta termina alle 00,10 del 1o ottobre 2009.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA NOTA DI AGGIORNAMENTO AL DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA

Tempo complessivo: 1 ora e 52 minuti (*).

Gruppi
Popolo della Libertà 33 minuti
Partito Democratico 28 minuti
Lega Nord Padania 15 minuti
Unione di Centro 13 minuti
Italia dei Valori 12 minuti
Misto: 11 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 5 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 2 minuti

(*) Il tempo complessivo è stato ripartito attribuendo a ciascun gruppo una quota fissa pari a 10 minuti ed una quota proporzionale alla consistenza degli stessi.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Ddl di ratifica nn. 2718, 2719, 2540 e 2674

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatori 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 18 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 22 minuti
Popolo della Libertà 22 minuti
Partito Democratico 22 minuti
Lega Nord Padania 11 minuti
Unione di Centro 10 minuti
Italia dei Valori 9 minuti
Misto: 8 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 2 minuti

Mozione n. 1-00244 - Misure a favore delle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 18 minuti
Partito Democratico 1 ora e 7 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 18 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

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Pdl n. 1658 e abb. - Reati commessi per finalità di discriminazione fondati sull'orientamento sessuale

Discussione generale: 7 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 7 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 3 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 25 minuti
Partito Democratico 1 ora e 14 minuti
Lega Nord Padania 42 minuti
Unione di Centro 37 minuti
Italia dei Valori 35 minuti
Misto: 30 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 15 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 5 minuti
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Ddl n. 2260 - Competitività del settore agroalimentare

Tempo complessivo: 15 ore, di cui:

  • discussione generale: 7 ore;
  • seguito esame: 8 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 10 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 2 minuti 5 ore
Popolo della Libertà 1 ora e 21 minuti 1 ora e 23 minuti
Partito Democratico 1 ora e 16 minuti 1 ora e 24 minuti
Lega Nord Padania 41 minuti 42 minuti
Unione di Centro 38 minuti 36 minuti
Italia dei Valori 36 minuti 33 minuti
Misto: 30 minuti 22 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 15 minuti 10 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti 4 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti 4 minuti
Repubblicani, Regionalisti,
Popolari
5 minuti 4 minuti
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Pdl cost. n. 1990 e abb. - Soppressione delle province

Discussione generale: 7 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 7 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 3 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 25 minuti
Partito Democratico 1 ora e 14 minuti
Lega Nord Padania 42 minuti
Unione di Centro 37 minuti
Italia dei Valori 35 minuti
Misto: 30 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 15 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti
Repubblicani, Regionalisti,
Popolari
5 minuti
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Pdl n. 2555 - Legge di contabilità e finanza pubblica

Tempo complessivo: 23 ore, di cui:

  • discussione generale: 7 ore;
  • seguito esame: 16 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 30 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 2 ore
Interventi a titolo personale 1 ora e 7 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 2 ore e 25 minuti (con il limite massimo di 23 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 3 minuti 10 ore e 25 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 25 minuti 3 ore e 6 minuti
Partito Democratico 1 ora e 14 minuti 2 ore e 41 minuti
Lega Nord Padania 42 minuti 1 ora e 26 minuti
Unione di Centro 37 minuti 1 ora e 16 minuti
Italia dei Valori 35 minuti 1 ora e 10 minuti
Misto: 30 minuti 46 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 15 minuti 22 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti 8 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti 8 minuti
Repubblicani, Regionalisti,
Popolari
5 minuti 8 minuti