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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 216 di giovedì 17 settembre 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 9,05.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione a partire dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Intendimenti del Governo in materia di cooperazione allo sviluppo, con particolare riferimento agli impegni assunti in sede internazionale e comunitaria - n. 2-00465)

PRESIDENTE. L'onorevole Quartiani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00465 concernente intendimenti del Governo in materia di cooperazione allo sviluppo, con particolare riferimento agli impegni assunti in sede internazionale e comunitaria (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente e rappresentanti del Governo, l'interpellanza urgente in esame vuole innanzitutto capire come il Governo si sia già mosso e intenda muoversi nel futuro, anche attraverso i passaggi parlamentari dei provvedimenti di legge dovuti, relativamente agli impegni che il Governo italiano ha assunto nella giornata conclusiva del G8 de L'Aquila, dove i leader mondiali hanno rilevato che «l'effetto combinato di investimenti poco mirati in agricoltura e sicurezza alimentare, l'aumento dei prezzi e la crisi economica» hanno fatto crescere la fame e la povertà dei Paesi in via di sviluppo.
Gli stessi leader mondiali in materia di cooperazione internazionale e di cooperazione allo sviluppo hanno dunque sottoscritto L'Aquila joint statement on global food security e preso l'impegno, che è stato sottoscritto come voi sapete anche dal Governo italiano, di «mobilitare 20 miliardi di dollari in tre anni» attraverso una strategia concordata, coordinata e integrata.
Signor Presidente, l'ultima legge finanziaria ha invece previsto un taglio degli stanziamenti che è stato pari al 56 per cento circa delle risorse che erano o che dovrebbero essere destinate alla cooperazione allo sviluppo, che sono così scese ad un ammontare di circa 322 milioni di euro per l'anno 2009 per quanto riguarda il nostro Paese. In questo modo si contribuisce pesantemente a depauperare le risorse pubbliche a favore dei Paesi in via di sviluppo, collocando l'Italia come fanalino Pag. 2di coda per gli stanziamenti alla cooperazione internazionale, per la lotta alle pandemie e per la sicurezza alimentare.
Credo che la sensibilità delle istituzioni rappresentative e di Governo del nostro Paese nel sostenere l'impegno civile diffuso che alimenta la cooperazione allo sviluppo del nostro Paese e che è determinata da un impegno ampio, da una presenza di volontariato, di associazioni, di organizzazioni non governative di alto contenuto anche professionale oltre che umanitario, sia una sensibilità alla quale non solo il Governo, ma anche il Parlamento deve riferirsi, al fine di fare in modo che venga invertita la tendenza alla riduzione degli stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo e dunque vi siano nell'immediato futuro impegni ben chiari, ben precisi, scritti nelle leggi, nelle norme, nelle decisioni del Governo italiano e negli atti di indirizzo e di legge che questo Parlamento intende e intenderà prendere.
È per questo, signor Presidente, che nell'interpellanza urgente in oggetto abbiamo chiesto, e chiediamo, al Governo italiano come intenda recuperare i gravi ritardi rispetto agli obiettivi dello 0,51 per cento del PIL per il 2010 e dello 0,7 per il 2015, nel dare seguito ai nuovi impegni assunti in occasione di un G8 che ha presieduto.
Chiediamo, altresì, come il Governo intenda adempiere agli impegni assunti per l'anno 2010, conseguentemente, come intenda prevedere nell'imminente manovra finanziaria i necessari stanziamenti, al contempo individuando le modalità e programmando le opportune risorse per il conseguimento, entro l'anno 2015, del rispetto di tutti gli impegni presi nelle sedi internazionali ed europee, nonché per dare attuazione agli obblighi che il Governo italiano ha assunto in occasione del vertice del G8 de L'Aquila.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Enzo Scotti, ha facoltà di rispondere.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, la contrazione dei fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo è dovuta ad esigenze di rigore di bilancio acuite dalle conseguenze della crisi finanziaria mondiale.
Il Ministero degli affari esteri ha lavorato ad una più puntuale e attenta ricognizione dei dati complessivi sull'aiuto allo sviluppo italiano, resa disponibile anche grazie alla costituzione del tavolo tecnico APS, un organismo di coordinamento in materia di dati cogestito dalla Farnesina dal Ministero dell'economia e delle finanze con l'amministrazione e gli enti erogatori di aiuto pubblico.
L'Italia, nella classifica dei principali donatori del Comitato aiuti allo sviluppo (DAC) dell'OCSE, nel 2008 è stata l'ottavo donatore su scala mondiale in valori assoluti (4.822,26 milioni di dollari) e il quart'ultimo in termini percentuali.
In più occasioni, e da ultimo, proprio nell'ambito del summit del G8 de L'Aquila, il Governo ha confermato l'intenzione dell'Italia di rispettare gli impegni assunti in materia di aiuto allo sviluppo. È, pertanto, allo studio un piano di progressivo riallineamento del rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo e reddito nazionale lordo rispetto agli obiettivi internazionali assunti dal nostro Paese, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e con l'andamento dell'economia internazionale.
È importante, però, anche approfondire il concetto di aiuto allo sviluppo onnicomprensivo, su cui altri donatori hanno aperto una riflessione. È un approccio basato sulla valorizzazione di tutte le fonti di finanziamento - da quelle tradizionali, come l'aiuto pubblico allo sviluppo, agli strumenti finanziari innovativi - e basato su responsabilità condivise fra tutti gli attori coinvolti, donatori e beneficiari, settore pubblico, settore privato e società civile, enti centrali e territoriali.
In linea con la crescente attenzione della comunità internazionale verso parametri qualitativi e non soltanto quantitativi dell'aiuto allo sviluppo, la Farnesina ha anche realizzato iniziative tendenti ad una maggiore efficacia e razionalizzazione della cooperazione italiana. Pag. 3
Ne cito due particolarmente significative. La prima è l'adozione, nel dicembre 2008, delle linee di indirizzo per il triennio 2009-2011, con cui si è effettuata un'accurata selezione delle priorità geografiche e settoriali, in un quadro di rinnovata programmazione strategica. La seconda è la recente approvazione (nella seduta del comitato direzionale del 14 luglio scorso) del Piano programmatico nazionale per l'efficacia degli aiuti, che individua principi guida operativi, azioni e scadenze della riforma gestionale della Direzione generale cooperazione allo sviluppo, necessaria ad allineare la cooperazione italiana ai principi adottati sul piano internazionale in materia di efficacia.
Il lavoro intrapreso ci viene riconosciuto. Dal punto di vista della qualità, l'Italia ha registrato un costante e significativo miglioramento, come ci è stato attestato in occasione della recente visita di un team del «Comitato aiuto pubblico allo sviluppo» dell'OCSE.

PRESIDENTE. L'onorevole Quartiani ha facoltà di replicare.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, dalle parole dell'onorevole Scotti, che rappresenta il Ministro degli affari esteri e il Governo, si evince che, ancora una volta, vi è un limite nell'approccio alla questione della cooperazione allo sviluppo e della destinazione dei fondi in quella direzione da parte dello Stato e del Governo.
È ben chiaro che il nostro Paese si trova in una situazione di grave crisi economica e di gravi difficoltà di bilancio. Tuttavia, sebbene non mi riferisca esclusivamente alla cooperazione allo sviluppo, ma anche ad altri settori importanti di intervento (ma in particolare alle questioni che riguardano la cooperazione allo sviluppo, visto che oggi abbiamo sollecitato la risposta del Governo), è singolare che ci si riferisca alla necessità di mantenere e di garantire una rigorosa politica di bilancio all'interno di questa crisi e di queste difficoltà.
È del tutto evidente che la rigorosa attività di bilancio non significa tagliare le risorse per la cooperazione allo sviluppo e, magari, lasciare che cresca la spesa corrente ordinaria della pubblica amministrazione e dei Ministeri. Significa, al contrario, ridurre rigorosamente gli sprechi e la crescita della spesa corrente ordinaria e destinare le risorse che da ciò si ricavano, ad esempio, alla cooperazione allo sviluppo, perché la cooperazione allo sviluppo, signor Presidente, rappresentanti del Governo, è una questione che riguarda non già solo coloro che vi sono impegnati, non già solo il gran numero di cittadini italiani che danno la loro disponibilità ad intervenire in questo settore, il loro impegno civile e morale, ma riguarda anche il buon nome e la possibilità di illustrare nell'agone internazionale e presso le istituzioni internazionali il buon nome del nostro Paese.
Indipendentemente dal colore politico dei Governi, quando si assumono impegni soprattutto in campo internazionale e su un tema così rilevante - non voglio fare un discorso esclusivamente riferito a questo Governo e a questa maggioranza, vale per tutti i Governi e per tutte le maggioranze -, che riguarda la vita o la morte di centinaia di milioni di persone, di bambini e di donne nel mondo, non solo devono essere mantenuti, ma devono essere incrementati.
Quando il capofila dei leader - in questo l'Italia al G8 - rilancia il proprio ruolo e la propria funzione in questo campo, mi attendo dal Governo un maggiore sostegno e una maggiore sensibilità proprio all'indirizzo dell'incremento delle risorse da qui al 2015, non il richiamo al rigore di bilancio. Il richiamo al rigore di bilancio è una manifestazione fredda non dico di insensibilità, ma di poca sensibilità a questa problematica.
Ecco perché penso che non ci si possa dichiarare soddisfatti della risposta del Governo. Certo, ci si può dichiarare in parte soddisfatti: la risposta del Governo è in parte soddisfacente ma, vedete, la sensibilità, alla quale mi richiamavo, delle istituzioni verso la cooperazione allo sviluppo è una sensibilità che il Parlamento non deve semplicemente vedere realizzata Pag. 4da parte del Governo, dell'Esecutivo. È anzitutto a noi stessi, a noi parlamentari, a noi istituzione rappresentativa della popolazione e dei cittadini italiani, che spetta la responsabilità di utilizzare tutti gli strumenti per garantire che la cooperazione allo sviluppo diventi una delle linee guida principali delle nostre priorità di intervento anche all'interno della manovra finanziaria e della legge finanziaria e di bilancio che affronteremo nei prossimi giorni e nei prossimi mesi. Lo possiamo fare con gli strumenti di cui disponiamo: gli strumenti di controllo nei confronti del Governo. Spero che il Governo mantenga l'impegno che qui è stato parzialmente ribadito, visibilmente all'interno di ciò che scriverà e apporterà in termini di risorse nel disegno di legge finanziaria e di bilancio che discuteremo. Credo però che il Parlamento non dovrà limitarsi a controllare che ciò che verrà scritto nella norma possa realizzarsi.
Il Parlamento a questo punto ha una necessità e cioè quella di adottare un atto formale, una mozione parlamentare ovvero un atto di indirizzo impegnativo verso il Governo e in questo spero il Governo collabori con il Parlamento: sto parlando della possibilità di elaborare una mozione, un atto di indirizzo, se non di tutto il Parlamento di tutti i gruppi parlamentari e almeno della grande maggioranza di questo Parlamento nella direzione del sostegno alla cooperazione allo sviluppo e al mantenimento degli impegni assunti dal Governo italiano e dagli altri Paesi sviluppati a L'Aquila con il G8.
Quindi mi riservo, signor Presidente, di utilizzare il favore della norma contenuta dall'articolo 138 del nostro Regolamento e di trasformare le richieste che abbiamo formulato al Governo e, in parte, alcuni elementi di risposta e di indirizzo del Governo in un atto di indirizzo attraverso una mozione parlamentare alla quale spero il Governo possa collaborare nelle sedi opportune della Commissione parlamentare e poi nell'Aula parlamentare. Ciò affinché si possa giungere, anche prima della legge finanziaria, a garantire la possibilità di verificare da parte nostra che gli impegni di cooperazione internazionale e allo sviluppo assunti dall'Italia vengano mantenuti ma anche che ci sia un impegno comune del Governo e delle istituzioni tutte, a cominciare da quelle rappresentative del Parlamento italiano, verso una grande necessità che sempre più cresce, proprio perché c'è la crisi. Ciò è necessario se vogliamo colmare il divario che esiste tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo ed evitare che nel futuro cresca la conflittualità nel mondo e che milioni di persone muoiano anche a causa di un'incapacità di intervento dei Paesi sviluppati che invece dovrebbero destinare sempre di più una parte del loro PIL nella direzione dello sviluppo compatibile e sostenibile di Paesi, popoli e realtà in via di sviluppo.
Signor Presidente, da questo punto di vista, l'impegno, almeno per quanto riguarda il mio gruppo e me personalmente, c'è e mi riservo di verificare che si traduca in un impegno bipartisan di tutto il Parlamento.

(Problematiche e iniziative relative al tragico incidente ferroviario occorso presso la stazione di Viareggio il 29 giugno 2009 - n. 2-00454)

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00454 concernente problematiche relative al tragico incidente ferroviario occorso presso la stazione di Viareggio il 29 giugno 2009 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, la vicenda è fin troppo nota nei suoi tragici aspetti la riassumo per sommi capi: il 29 giugno alle ore 23,48 nella stazione ferroviaria di Viareggio si è verificato forse il più grave disastro ferroviario del nostro Paese. C'è stata la morte di 31 persone - nell'interpellanza avevo scritto 28 ma ad oggi il numero è aumentato - il ferimento di oltre 100 persone e ce ne sono molte che sono ancora in condizioni gravissime e tuttora in pericolo di vita. Si trattava di un treno merci proveniente dalla provincia Pag. 5di Varese e diretto a Gricignano, in provincia di Caserta, con quattordici cisterne, contenenti GPL, gas petrolio liquefatto. Il treno è deragliato subito dopo aver lasciato la zona passeggeri della stazione di Viareggio, si è rovesciato su un fianco, si è rotta una delle cisterne che conteneva GPL. Questo si è espanso e poi incendiato, causando esplosioni, crollo di palazzine e la morte e il ferimento di un grande numero di persone.
Le questioni che stanno sul tappeto sono diverse: oltre al danno irreparabile rappresentato dalla perdita di vite umane e dalle gravi conseguenze per i feriti sopravvissuti, molti gravemente ustionati, si pone il problema pressante della ricostruzione delle case demolite e del risarcimento degli altri ingenti danni materiali.
Vi è anche un problema di verità e di giustizia, nel pieno rispetto, ovviamente, del lavoro, delle indagini in corso e dell'autonomia dell'autorità giudiziaria. La catena di responsabilità, che qui ricordo brevemente, è quanto mai articolata e vede coinvolta una serie di soggetti: la raffineria Sarpom, da cui è partito il convoglio merci; la Aversana petroli di Casal di Principe, in provincia di Caserta; la Fs logistica, incaricata della spedizione; RFI, Rete ferroviaria italiana, gestore dell'infrastruttura; Trenitalia, titolare del trasporto, con personale e locomotiva propria (queste ultime tutte dentro l'ambito di Ferrovie dello Stato Spa); la società Gatx rail, proprietaria del carro-cisterna; la società Cima di Mantova, incaricata da Ferrovie dello Stato-Trenitalia della manutenzione sui carri; l'officina tedesca Junghenthal-waggon gmbh di Hannover, che ha effettuato la revisione di questi carri.
Tali complessi intrecci di interessi e legami contrattuali, affitti, leasing, appalti, subappalti, certificazioni e altro, sono resi possibili dalla politica, che in Europa è andata affermandosi sempre più, all'insegna della deregulation e della liberalizzazione. Chiaramente, noi aspetteremo di sapere quali sono le responsabilità, anche se sorprende il fatto che ad oggi non pare esservi responsabilità di alcuno, perché non un solo avviso di garanzia è stato emanato e nessuno è direttamente indagato.
Il dramma di Viareggio, ripeto, è troppo noto per stare ulteriormente ad insistere su questo. Richiamo, però, quello che è contenuto nel testo dell'interpellanza urgente, e cioè che nelle settimane immediatamente precedenti la strage di Viareggio vi erano stati altri incidenti del tutto analoghi e tutti sempre a causa del cedimento strutturale dei carrelli: il 19 maggio di quest'anno a Sesto Calende; il 25 maggio successivo a Borgo San Dalmazzo, vicino Cuneo; il 6 giugno a Pisa San Rossore, venti chilometri dopo Viareggio, forse meno; il 22 giugno 2009 a Vaiano, vicino Prato. Queste ultime località sono in Toscana ed è notizia dell'inizio di questa settimana che a Chiusi è deragliato l'intercity 703 Venezia-Roma. Anche qui, non si è fatto male nessuno, ma sono proprio questi incidenti «tranquilli» la spia che qualcosa non funziona a dovere.
Di fronte a tutta questa situazione, che chiama in causa anche l'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria, che non sembra essere del tutto autonoma dal Ministero e da RFI, da cui direttamente e indirettamente dipende, abbiamo, come gruppo dell'Italia dei Valori, presentato una serie di domande, che qui ripropongo, sperando che il Governo possa chiarire.
Le domande sono: quali iniziative di salvaguardia abbia assunto, nell'immediatezza dei gravi fatti di Viareggio, l'organismo investigativo permanente alle dirette dipendenze del Ministro interpellato e quali i provvedimenti ufficiali adottati a seguito degli episodi di altri incidenti che ho appena ricordato; quali iniziative si intendano adottare per la ricostruzione delle abitazioni e per garantire il risarcimento degli ingenti danni morali e materiali subiti dai cittadini. Lo voglio ricordare: il Governo, con un ritardo di due mesi, ha nominato nella figura di Claudio Martini, presidente della regione Toscana, il commissario incaricato della ricostruzione, il quale, però, si trova incaricato senza avere a disposizione le risorse necessarie. Pag. 6Si è parlato di un minimo di 15 milioni di euro, ma questi soldi ancora non sono giunti in Toscana.
Inoltre, chiediamo quali iniziative abbia assunto il gestore dell'infrastruttura nazionale, RFI, a seguito degli incidenti; se il Governo sia a conoscenza del contenuto del contratto stipulato con la Gatx rail di Vienna, del quale, tra l'altro, ho richiesto direttamente di avere copia e non si riesce, invece, ad averla; se il Ministro non ritenga necessario accertare, tramite gli organismi, se sussistano responsabilità oggettive in capo alle società del gruppo Ferrovie dello Stato; quali iniziative intenda assumere in materia di trasporto di merci pericolose su rotaia; se il Ministro non ritenga, nell'ambito della disciplina comunitaria e della clausola di salvaguardia, mantenere e sviluppare regole più severe di circolazione delle merci pericolose per garantire, sul territorio nazionale, i più alti standard di sicurezza.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, in conseguenza del gravissimo incidente ferroviario verificatosi il 29 giugno 2009 nella stazione di Viareggio, in provincia di Lucca, che ha provocato la distruzione e il danneggiamento di alcune abitazioni vicine al luogo del disastro e un elevato numero di sfollati e la perdita, purtroppo, di tante vite umane, in data 3 luglio 2009 il Consiglio dei Ministri ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza fino al 31 dicembre prossimo venturo.
Successivamente, d'intesa con la regione Toscana e all'esito di una serie di riunioni con i rappresentanti di tutte le amministrazioni interessate, è stata predisposta ed emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio n. 3800 del 2009, finalizzata a porre in essere tutte le idonee misure di messa in sicurezza dell'area interessata dall'evento in questione, nonché di tutte le iniziative di carattere straordinario volte al ritorno delle normali condizioni di vita della popolazione.
Il provvedimento emergenziale, nel nominare il presidente della regione Toscana commissario delegato ...

FABIO EVANGELISTI. Sottosegretario, mi dice la data, per favore?

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Il 6 agosto 2009. Il provvedimento emergenziale, nel nominare il presidente della regione Toscana commissario delegato, ha disposto che lo stesso provveda al completamento degli interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione, rimborsando le spese sostenute dal comune di Viareggio nella prima fase dell'emergenza nonché per le esequie solenni delle vittime.
In particolare, il predetto commissario deve assicurare la ripresa delle attività produttive mediante la concessione di contributi in favore dei titolari di imprese i cui immobili siano stati distrutti, danneggiati o resi inagibili dagli eventi del 29 giugno, per consentire la locazione di immobili da destinare temporaneamente allo svolgimento delle attività produttive nonché per il riacquisto dei beni mobili indispensabili per la ripresa delle attività.
L'ordinanza sopra citata ha previsto che il commissario delegato provveda alla progettazione degli interventi di messa in sicurezza ed all'eventuale bonifica del territorio interessato. Ove si tratti di aree pubbliche o, comunque, di competenza della pubblica amministrazione, provvederà anche all'esecuzione di tali interventi. Per le parti di proprietà privata, invece, procederà solo alla definizione della tempistica e delle modalità di esecuzione degli interventi necessari.
Inoltre, lo stesso commissario sta predisponendo un piano degli interventi finalizzati alla complessiva sistemazione dell'area interessata dalla catastrofe ed al ripristino degli edifici e dei beni mobili privati, nonché delle infrastrutture e dei beni di proprietà del comune di Viareggio Pag. 7distrutti o danneggiati, corredato del relativo cronoprogramma e della stima del fabbisogno delle risorse finanziarie occorrenti.
Per la realizzazione dei primi interventi l'articolo 7 ha stanziato la somma di 15 milioni di euro a carico del Fondo della protezione civile e di 1,5 milioni di euro a carico del bilancio della regione Toscana, autorizzando, altresì, il commissario delegato ad utilizzare le eventuali risorse finanziarie di competenza regionale, i fondi comunitari, nazionali, regionali e locali comunque assegnati o destinati per le finalità sopra descritte, nonché a ricevere risorse derivanti da donazioni ed atti di liberalità da impiegare nell'attuazione delle iniziative necessarie al rientro alla normalità.
Per quanto riguarda le attività dell'organismo investigativo questo, subito dopo l'incidente di Viareggio, ha posto in essere tutte le attività di propria competenza, nominando una commissione di indagine con lo scopo di individuare le cause degli incidenti e degli inconvenienti.
Con riferimento agli incidenti citati nell'interpellanza (quelli del 19 maggio del corrente anno a Sesto Calende, del 25 maggio a Borgo San Dalmazzo, del 6 giugno a Pisa San Rossore e del 22 giugno a Vaiano), le inchieste sono ancora in corso ad eccezione del primo incidente. Allo stato attuale degli accertamenti, tali incidenti paiono essere ascrivibili ciascuno a cause di natura diversa e in nessuno di essi si è registrata la rottura di un asse.
Si segnala inoltre che in ambito italiano, l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie ha provveduto a predisporre controlli straordinari di tutti gli assi che, per caratteristiche progettuali o produttive e manutentive sono accostabili a quello andato a rottura nel disastroso evento di Viareggio con un controllo straordinario degli assi dei carri equipaggiati con sale montate sottoposte ultimamente a revisione dalla officina tedesca che ha effettuato l'ultima revisione su quella andata a rottura a Viareggio e con sale montate realizzate con lo stesso disegno costruttivo.
L'Agenzia ha altresì disposto che tutte le matrici che esercitano il traino di convogli che trasportano merci pericolose devono essere attrezzate, senza ulteriori dilazioni, di sistemi di protezione della marcia del treno, cioè sistemi capaci di fermare automaticamente il freno in caso di errore del macchinista (superamento di un semaforo rosso, eccettera). Inoltre, in ambito europeo, ha sollecitato in seno all'ERA alcune misure di carattere tecnico che mirano ad intensificare i controlli sui carri e sulle singole parti degli stessi.
A seguito della conferenza sulla sicurezza ferroviaria, tenuta a Bruxelles l'8 settembre, l'ERA ha istituito infatti un apposito gruppo di lavoro per l'elaborazione di norme europee al fine di aumentare il livello di sicurezza delle infrastrutture, quello dei trasporti merci, la sicurezza da un punto di vista tecnico dei mezzi utilizzati.
Inoltre, l'Agenzia italiana proporrà sempre in sede ERA dove partecipa per il sottosistema «materiale rotabile carri merci», l'obbligo di installazione di un apposito rilevatore inerziale di svio a bordo dei singoli vagoni utilizzati per il trasporto delle merci pericolose capace di far arrestare il convoglio se una ruota perde il contatto con la rotaia.
Va poi evidenziato che il trasporto delle merci pericolose per ferrovia è soggetto al regolamento internazionale RID, per la parte che riguarda i sistemi di contenimento delle merci, e alla normativa generale di circolazione dei treni anch'essa riconducibile a norme regolamentari internazionali.
Già precedentemente all'incidente di Viareggio, il Ministero, nell'ambito delle attività attualmente in corso di riordino del quadro normativo nel settore della sicurezza ferroviaria, ha svolto un approfondito esame della materia del trasporto di merci pericolose per ferrovia attraverso l'istituzione di uno specifico gruppo di lavoro, anche al fine di identificare i soggetti cui attribuire specifiche responsabilità per ciascuna delle disposizioni previste dal regolamento internazionale RID Pag. 8che, come è noto, disciplina il trasporto internazionale delle merci pericolose per ferrovia.
Lo stesso rapporto conclusivo rassegnato dal suddetto gruppo di lavoro ha infatti ipotizzato un articolato quadro di ripartizione di attività e di attribuzione di responsabilità tra i soggetti competenti in materia. La definitiva attribuzione delle rispettive competenze, dopo il necessario confronto con tutti i soggetti interessati, dovrà avvenire con l'emanazione di una specifica disposizione normativa.
In quanto alle immediate disposizioni adottate a seguito dell'incidente, il Ministro Matteoli ha emanato il 29 luglio scorso una direttiva con la quale impegna il gruppo FS ad intensificare l'attività di controllo ed ad adottare misure al fine di mitigare i rischi derivanti dal trasporto merci pericolose per ferrovia unitamente ad altri adempimenti finalizzati al conseguimento, nel più breve tempo possibile, di un più elevato standard di sicurezza ferroviaria.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di anticipare l'applicazione di alcuni contenuti della direttiva 2008/110/CE (relativa alla sicurezza delle ferrovie comunitarie da attuare entro il 24 dicembre 2010) riguardanti i principi base di un sistema comune di certificazione dei soggetti responsabili della manutenzione dei carri merci, ha sottoscritto in data 14 maggio scorso un memorandum di intenti con altri nove Paesi della Comunità.
Ricordo all'onorevole interpellante che nel recente decreto approvato in Consiglio dei Ministri si prevede l'aumento del personale dell'Agenzia da cento a trecento persone.

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di replicare.

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, se mi dichiarassi soddisfatto direi una bugia e quindi farei peccato. Non volendo peccare mi permetta, signora Presidente, di replicare brevemente. Gli aspetti tecnici illustrati sono senza dubbio interessanti e ci stanno a dire che qualcosa si sta muovendo perché la gravità dei fatti accaduti a Viareggio ovviamente ha avuto un'eco che ha messo tutti sull'avvertito e sento che siamo tutti impegnati ad evitare il ripetersi di simili tragedie.
Tuttavia, le domande sono ancora molte. Ad esempio, soltanto per comodità di ragionamento, prendo l'ultima affermazione del sottosegretario, quando ha detto che l'agenzia incaricata dei controlli della sicurezza passerà da cento a trecento addetti. Il problema non è il numero, signor sottosegretario, ma l'autonomia di questo organismo: finché il personale continuerà ad essere sul libro paga di Ferrovie dello Stato non ci sarà quella terzietà che è l'unico elemento di garanzia perché i controlli possano essere efficaci ed effettivi.
Vedete, signor sottosegretario, signora Presidente, io l'8 settembre c'ero a Bruxelles a quella conferenza cui ha fatto riferimento il sottosegretario. Insieme a me, di fronte a questa iniziativa lodevole, lo voglio dire, del vicepresidente della Commissione europea onorevole Antonio Tajani, c'erano ovviamente il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, onorevole Altero Matteoli e il dottor Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie italiane, ma soprattutto c'erano i rappresentanti dei familiari delle vittime di quel disastro, il comitato di via Ponchielli, che è l'area maggiormente colpita dalla tragedia di Viareggio, e l'assemblea di Viareggio, che si è denominata 29 giugno. C'erano ancora i ferrovieri che sono stati, essi stessi, protagonisti e vittime della tragedia, il presidente della provincia di Lucca e il sindaco di Viareggio. Ci sono stati in quella occasione, come anche qui questa mattina, interventi seri e consapevoli. C'è stata la solidarietà ai rappresentanti delle vittime da parte dei membri dei 27 Paesi dell'Unione europea, contributi tecnici anche di rilievo, proposte e ipotesi di lavoro, iter normativi, come anche questa mattina.
Tutto bene, ma sono ancora tante e troppe le domande a Viareggio rimaste senza risposta, ad iniziare dall'accertamento della verità, dal bisogno di giustizia, Pag. 9dai tempi dei risarcimenti, dalla ricostruzione di quegli edifici. Mentre le case sono ancora lì nere di fumo e diroccate, davanti sfrecciano veloci i treni. Infatti, mentre non si è fatto nulla per le case, immediatamente con una velocità non usuale nel nostro Paese, in 48 ore è stata ripristinata la linea ferroviaria. Per carità, nessuno immagina che si dovesse bloccare la direttrice tirrenica e che si potesse interrompere il trasporto fra il nord e il sud, ma voglio sperare che, così facendo, non si siano tolti elementi importanti alle indagini per verificare le effettive cause dell'incidente.
Lo ripeto, abbiamo rispetto per l'autonomia della magistratura, per i tempi dei tecnici e delle procure, ma sono passati quasi 80 giorni da quella terribile notte in cui ci sono stati 31 morti e sono un po' troppi gli aspetti da chiarire - lo ripeto -, nonostante le rassicurazioni, i buoni intenti, le proposte migliorative emerse anche qui, questa mattina, dalla risposta del sottosegretario. Siccome ci sono queste realtà da verificare, siccome abbiamo registrato una forte volontà politica anche a modificare alcune regole per rafforzare l'Agenzie di sicurezza europea - l'ERA come con l'acronimo inglese, lei ha ricordato - e per armonizzare i certificati di sicurezza per le imprese ferroviarie, per l'introduzione di metodi comuni di sicurezza, non vorrei che tutto questo nascondesse un rimpallo di responsabilità iniziato nelle ore immediatamente successive al disastro.
Voglio, infine, richiamare un punto: questo francamente non l'avevo precisato nell'interpellanza urgente, ma è venuto fuori in queste settimane e, quindi, ad arricchimento della nostra riflessione ho già avuto modo di dirlo direttamente al Ministro Matteoli in occasione dell'incontro di Bruxelles.
È sorprendente che, mentre tutti siamo impegnati ad evitare il ripetersi di simili tragedie, il gruppo delle Ferrovie dello Stato intanto ha proceduto a licenziare una serie di rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza perché avevano denunciato i limiti e i rischi del sistema ferroviario e dei trasporti. I loro nomi magari dicono poco, ma Dante De Angelis, Roberto Santi, Beppe Pinto, Davide Leone, Filippo Cuffari, Alessandro Pelagatta, Ruggero D'Achille, delle più diverse città e regioni, attendono una risposta che non può venire soltanto dal giudice del lavoro. Signora Presidente, la ringrazio, e ringrazio il sottosegretario, sperando che nella prossima occasione si parli di drammi meno toccanti.

(Iniziative per tutelare i diritti dei passeggeri in relazione al trasporto aereo dei bagagli - n. 2-00457)

PRESIDENTE. L'onorevole Baldelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00457, concernente iniziative per tutelare i diritti dei passeggeri in relazione al trasporto aereo dei bagagli (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, il gruppo del Popolo della Libertà con il sottoscritto, il collega Garofalo e l'onorevole Biasiotti, capogruppo in Commissione trasporti, ha inteso sottoporre al Governo in questa interpellanza urgente la questione, ritornata di scottante attualità questa estate, dello smarrimento e della perdita dei bagagli negli aeroporti italiani. In ordine a questa circostanza il vicepresidente della Commissione europea, il commissario con delega ai trasporti onorevole Antonio Tajani, ha lanciato addirittura la proposta di un'authority nei diversi Paesi europei, quindi anche in Italia, che si occupi dello smarrimento e della perdita dei bagagli.
Abbiamo un quadro statistico su cui riflettere, abbiamo la presenza, che ci sarà garantita nei prossimi tempi, di un nuovo sistema di tracciabilità dei bagagli, con chioschi self service per rintracciarli anche sul web. Sappiamo che nella giornata di ieri c'è stato un incontro tra l'ENAC e gli handler, cioè le società che gestiscono i servizi di assistenza a terra, e conosciamo l'interesse che il Ministro Matteoli ha espresso personalmente nel corso di questo Pag. 10ultimo mese in cui si sono registrati (mi riferisco al mese di agosto), con il picco del traffico estivo, episodi di grande disagio.
Apprezziamo la sensibilità del sottosegretario Giachino, per la sua presenza e per la prontezza con cui il Governo sta rispondendo. Crediamo che si debba intervenire, e quindi chiediamo conto al Governo dell'incontro che c'è stato ieri con le società di gestione, affinché ci spieghi in Parlamento e ci dia un chiarimento su che cosa è stato pattuito, concluso, realizzato, programmato, e su quali siano le intenzioni del Governo per il futuro su questo problema, sapendo che da qui al ponte dell'Immacolata e alle vacanze tra Natale e Capodanno ci sarà un altro picco di traffico.
Sappiamo benissimo che dobbiamo intervenire, perché, al di là degli strumenti previsti (l'ENAC può irrogare sanzioni, togliere le licenze, alcune sanzioni sono state irrogate), le associazioni dei consumatori chiedono maggiori interventi anche in termini di sanzioni nei confronti delle società di servizi a terra. Sappiamo benissimo che abbiamo il dovere di garantire ai cittadini passeggeri che quando si trovano di fronte a questo nastro vuoto che gira e al fatto che il bagaglio non gli viene restituito ci sia la possibilità di ritrovarlo in tempi certi, e qualora non venga ritrovato di avere un rimborso economico commisurato al danno che essi stessi hanno subito. Ma, soprattutto, è necessario garantire che si faccia di tutto affinché i servizi di terra, i servizi negli aeroporti delle società esterne, siano efficienti, efficaci e che si faccia di tutto per garantire l'arrivo puntuale dei bagagli.
Questa non è soltanto una questione di civiltà, di rispetto dei diritti del cittadino passeggero, ma è anche una questione di immagine, perché noi siamo un Paese che vede il turismo come una risorsa non certo secondaria ed evidentemente fatti come quelli che si sono verificati questa estate, cioè di smarrimento, di perdita e di ritardi nella consegna dei bagagli, ma anche quelli accaduti in passato, come i furti, addirittura documentati con videocamere ed inchieste, insomma fatti del genere verificatisi sui bagagli dei passeggeri certamente ledono l'immagine del nostro Paese.
Siamo certi dell'attenzione del Governo, e in particolare del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, su questo tema, e attendiamo una risposta, perché crediamo che il cittadino passeggero, il cittadino consumatore, debba essere messo sempre al centro e che gli si debba dare sempre la possibilità di rivolgersi a qualcuno in tempi chiari, qualcuno che sia presente e che dia risposte certe e in tempi certi.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli interpellanti, come è noto, i ritardi negli investimenti infrastrutturali nel nostro Paese sono una delle cause che negli ultimi dodici anni hanno fatto crescere molto poco la nostra economia. Su questi ritardi che provocano disagi in diversi punti logistici e trasportistici del nostro Paese, dagli aeroporti ai porti ad altre situazioni, il Governo in questi quindici mesi di attività sta intervenendo puntualmente.
In occasione del periodo estivo 2009, lo scorso giugno è stato istituito un comitato di monitoraggio sui disservizi relativi alla puntualità dei voli, alla loro regolarità e all'attività di assistenza a terra (restituzione bagagli). A seguito di tali controlli sono state rilevate anomalie per le quali l'ENAC ha puntualmente applicato le disposizioni previste dal nuovo codice della navigazione infliggendo, per il periodo considerato, un totale di 114 sanzioni nei confronti delle società di handling di Fiumicino.
Inoltre, come è noto, ieri, 16 settembre, presso la direzione generale dell'ENAC, si sono svolte una serie di riunioni tecniche ed istituzionali in merito ai disservizi verificatisi quest'estate nell'aeroporto di Fiumicino ed alle misure e strategie da adottare Pag. 11per risolvere le criticità registrate. All'esito di queste riunioni i vertici ENAC hanno indicato la data dell'8 dicembre come il termine entro cui sarà valutata l'efficacia delle azioni poste in essere dagli operatori aeroportuali, con l'intento di riconsiderare gli interventi per minimizzare i disservizi durante il periodo natalizio.
Infine, si aggiunge che è in fase di elaborazione una relazione riguardante l'analisi dei dati raccolti durante il monitoraggio estivo ed il dettaglio delle azioni correttive proposte dagli operatori ed accettate dall'ENAC, i cui contenuti verranno resi noti dopo la validazione da parte del consiglio di amministrazione dell'ente.
Assicuro che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non ha tralasciato alcuna azione per monitorare e individuare le misure maggiormente idonee alla risoluzione delle problematiche che sono state evidenziate dagli onorevoli interpellanti. Ricordo che nel DPEF si prevede un aumento di poteri, di uomini e di sanzioni per l'ENAC proprio per intervenire meglio e con molta più incisività in questa situazione.
Il Ministro Matteoli ha personalmente garantito il proprio attivo interesse a seguire la questione adoperandosi in prima persona sia con l'ENAC sia con i diversi gestori dei servizi aeroportuali, intervenendo, in particolare, sugli aeroporti di Roma e Milano per la presentazione di piani di investimento e sull'ENAC per un'azione di monitoraggio sui gestori e sugli handler. La società Aeroporti di Roma ieri ha dichiarato che metterà a disposizione una task force di cento persone; quindi, ripartono gli investimenti e si verificherà con un numero più elevato di persone e con più poteri la gestione delle compagnie e degli handler. Credo che questo sia un intervento organico che penso darà dei frutti positivi, rispondendo positivamente anche all'interpellanza degli onorevole Baldelli, Garofalo e Biasotti.

PRESIDENTE. L'onorevole Garofalo, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.

VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, intanto ringrazio il sottosegretario Giachino che, a nome del Governo, ha risposto in maniera molto tempestiva alla nostra interpellanza urgente. Abbiamo voluto formulare in maniera urgente tale interpellanza proprio perché da troppi anni, da troppe estati, da troppi periodi in cui è prevedibile un incremento di esigenze di personale e di servizi più efficienti negli aeroporti si verificano questi disservizi. Quindi, la nostra interpellanza aveva ed ha avuto lo scopo soprattutto di far comprendere che attorno a questo servizio si gioca non solo il buon nome degli aeroporti italiani, ma del nostro Paese, che tende a confrontarsi con il resto del mondo anche in settori dove ormai il passeggero pretende di avere ciò che paga anticipatamente.
La risposta del Governo ci dà uno spiraglio di grande soddisfazione, soprattutto nella parte finale, che, di fatto, nell'interpellanza noi non abbiamo voluto sottolineare. Tuttavia, è insita la riflessione che troppo spesso le società di handling pensano al profitto o alle economie a discapito dei servizi, quindi mettendo tante volte nei servizi meno personale di quello che probabilmente consentirebbe la riduzione dei disservizi stessi.
Prendiamo atto dell'assicurazione data dal Ministero sul tempestivo intervento del Ministro Matteoli e dei sui collaboratori nei confronti dell'ENAC. Siano consapevoli che nel DPEF gli interventi previsti a favore dell'accrescimento dei poteri sanzionatori dell'ENAC sono certo un segnale di grande importanza richiesto, peraltro, da tutte le associazioni a difesa dei consumatori. Siamo convinti che il monitoraggio vada fatto in tutti gli aeroporti italiani, mentre bisogna verificare in quali aeroporti il sistema funziona al fine di trasferirlo dove le cose non vanno bene.
L'aumento di personale previsto dall'AdR (la società che gestisce l'aeroporto di Roma) è certo uno degli interventi che riteniamo semplici ma di impatto probabilmente immediato e più efficace. Quindi, ci auguriamo che il Ministero continui con la sua task force a seguire attentamente Pag. 12questo fenomeno che potrebbe essere seguito non isolatamente, ma anche insieme ai servizi di check-in e a tutti gli altri servizi a terra che spesso lasciano i passeggeri insoddisfatti e incerti sui tempi di partenza e arrivo e su un servizio che, ripeto, viene pagato anticipatamente. Ringrazio ancora il sottosegretario per la risposta (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative per la messa in sicurezza della strada statale n. 166 «degli Alburni» in provincia di Salerno - n. 2-00462)

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (PdL) ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00462, concernente iniziative per la messa in sicurezza della strada statale n. 166 «degli Alburni» in provincia di Salerno (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, signor sottosegretario, gli interpellanti intendono richiamare l'attenzione del Governo sulla grave situazione delle infrastrutture nel Mezzogiorno d'Italia in generale, ma in particolare su una situazione che ormai è diventata paradossale. Mi riferisco alla strada stradale n. 166 «degli Alburni», in provincia di Salerno, che è tormentata da continue frane e dissesti a causa della natura dei luoghi e della tortuosità, che hanno fatto di questa strada una delle più pericolose del territorio nazionale.
La strada è stata trasferita alla gestione dell'ANAS dalla regione Campania all'inizio del 2007, anche al fine di favorire interventi di riqualificazione tramite fondi statali. Tuttavia, nel mese di dicembre 2008 vi è stata una rivolta di sindaci dei comuni interessati che hanno protestato con una lettera aperta all'ANAS per il prolungarsi dei lavori di ripristino, chiedendo interventi risolutivi finalizzati alla messa in sicurezza della strada. L'ANAS, dopo alcuni interventi minimi, ha dichiarato di non disporre a breve di ulteriori fondi per la riqualificazione dell'arteria.
A tutt'oggi risultano ancora restringimenti di carreggiata in corrispondenza delle località di Aquara, Bellosguardo, Corleto Monforte, San Pietro al Tanagro, San Rufo e Roccadaspide. Nei tratti interessati dai lavori, la circolazione procede a senso unico alternato regolato da semaforo; in particolare, in località Sette Luci è consentito l'attraversamento di un ponte a senso unico alternato alle sole autovetture, mentre pullman e camion sono dirottati su un percorso alternativo di oltre cento chilometri. La statale n. 166 percorre il Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, uno dei parchi più frequentati d'Italia; ma oltre questo, costituisce la via diretta di comunicazione utilizzata dagli studenti, da quanti hanno bisogno di cure ospedaliere e da tutti coloro che quotidianamente si recano dagli Alburni al Vallo di Diano o intendano raggiungere l'autostrada Salerno-Reggio Calabria o la Basilicata. Per l'anno scolastico 2009-2010 i mezzi del trasporto pubblico locale, utilizzati in particolare da studenti, saranno obbligati ad allungare di ore i tempi di percorrenza. La situazione è tale da ledere i principi del diritto allo studio e delle pari opportunità economiche tra cittadini.
Chiediamo al Ministro interpellato se non ritenga opportuno intervenire presso l'ANAS in termini di urgenza al fine di installare un ponte provvisorio, anche di tipologia militare, nella località interessata, per rendere percorribile quel tratto di strada anche ai mezzi pesanti e, in particolare, ai pullman che trasportano studenti e pendolari, e se il Ministro interpellato non ritenga indispensabile ed urgente intervenire nei confronti dell'ANAS, al fine di destinare ulteriori fondi al ripristino della statale n. 166 «degli Alburni».

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Pag. 13Presidente, relativamente ai dissesti sulla strada statale n. 166 «degli Alburni», strada riclassificata statale e, quindi, rientrata nella gestione ANAS dal 20 dicembre 2006, l'ANAS, al fine di colmare il ritardo manutentivo relativo al periodo 2001-2006, ha avviato una prima attività mirata ad un miglioramento preliminare delle condizioni di sicurezza tra il gennaio ed il maggio 2007, che ha comportato interventi di risagomatura del piano viabile, ripristino di barriere incidentate, pulizia di opere idrauliche (tombini, cunette e così via) ed il ripasso della segnaletica orizzontale lungo la statale.
Nel contempo, la società stradale ha avviato anche una serie di attività straordinarie finalizzate alla redazione di un programma di interventi che includesse, in una primissima fase, l'eliminazione di un fenomeno di dissesto geologico che aveva interessato il corpo stradale della strada statale n. 166 al chilometro 21,220 in località Cesine del comune di Roccadaspide. Tale problematica è stata oggetto di vari incontri con gli amministratori locali, in quanto la frana al chilometro 21,220 comportava gravi problemi di collegamento tra i comuni che sono presenti lungo la strada regionale (ex strada statale n. 488) con la strada statale n. 18 «Tirrena inferiore», e quindi con la città di Salerno.
Per risolvere la suddetta situazione, il compartimento ANAS per la Campania ha predisposto un progetto esecutivo per la statale n. 166 avente per oggetto: «Lavori di manutenzione straordinaria per la sistemazione del piano viabile, ivi compresi i tratti in frana e la sistemazione idraulica, l'adeguamento della segnaletica verticale e orizzontale e delle barriere stradali», dell'importo complessivo di oltre 2 milioni di euro.
I lavori, appaltati nel 2007, hanno avuto termine lo scorso mese di aprile. Con intervento di urgenza, si è proceduto alla sistemazione di un muro di valle, interessato nella scorsa stagione invernale da un improvviso cedimento al chilometro 56,250, consentendo così la riapertura dell'arteria nel dicembre 2008, dopo circa trenta giorni di chiusura totale.
Per l'anno in corso, l'ufficio periferico ANAS ha predisposto due nuovi progetti. Il primo riguarda la messa in sicurezza delle aree interessate dai dissesti e dai movimenti franosi lungo l'arteria che va dal chilometro 22 (abitato di Roccadaspide) al chilometro 61,275 (in agro del comune di Atena Lucana). Il secondo progetto riguarda gli interventi di sistemazione di frane e dissesti presenti lungo il tracciato, ricadenti nel territorio comunale di Corleto Monforte. Per entrambi i progetti si è proceduto ad avviare le gare di appalto e sono in corso le attività di rito.
Oltre a tali progetti, il compartimento ANAS svolge regolarmente le ordinarie attività manutentive, il pronto intervento, il ripasso di segnaletica orizzontale, il ripristino di barriere incidentate, nei limiti delle disponibilità finanziarie.
Nello specifico, il caso segnalato dall'onorevole interpellante fa riferimento alle piogge eccezionali dei giorni 27 e 28 aprile ultimo scorso, che hanno causato una frana in corrispondenza del km 27,650 della statale. In tale occasione, l'ufficio ANAS di Salerno è immediatamente intervenuto per ripristinare il transito almeno su una corsia, per tenere in esercizio un collegamento, seppur precario, delle zone limitrofe al tratto in questione.
Sono stati eseguiti lavori di pulizia, di sistemazione dei tratti adiacenti, il posizionamento delle barriere di sicurezza e la segnaletica di rito, e si è consentito il transito in sicurezza ai soli veicoli di massa inferiore a 35 quintali.
Poiché il movimento franoso è stato molto ampio, a seguito delle risultanze dei rilievi e sondaggi, è stato necessario predisporre un progetto di risanamento del tratto di strada in questione, che prevede lo spostamento dell'asse viario verso monte, al fine di ripristinare il transito sull'intera carreggiata.
Detto progetto è in procinto di essere trasmesso al comune di Aquara, competente per territorio, per l'acquisizione dei Pag. 14pareri degli enti territoriali, al fine di avviare tempestivamente le procedure di appalto, atteso che l'intervento medesimo è inserito all'interno del piano di appaltabilità 2009.
Si rappresenta, infine, che la richiesta di installazione di un ponte provvisorio anche di tipologia militare, a parere di ANAS non può essere soddisfatta poiché sui luoghi di cui trattasi non esiste alcun manufatto o opera d'arte che possa consentire l'installazione di una struttura provvisionale, in quanto il fenomeno franoso può essere risolto solo attraverso attività di consolidamento, per garantire la circolazione stradale in sicurezza. Va valutato - e io propongo all'onorevole interpellante un incontro con i tecnici dell'ANAS - l'eventuale allargamento con espropri dei terreni limitrofi, con un intervento, magari, della Protezione civile. Altre soluzioni metterebbero a repentaglio l'incolumità pubblica.

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (PdL) ha facoltà di replicare.

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, innanzitutto, desidero ringraziare il sottosegretario, soprattutto per questa idea di fare intervenire la Protezione civile. Sentiremo parlare ancora di questa strada quando la frana avrà inghiottito completamente quell'unica corsia ed interrotto completamente la circolazione: purtroppo, signor sottosegretario, le frane non si fermano di fronte alle procedure di appalto e alla burocrazia dell'ANAS. Per cui, la ringrazio, soprattutto, per questa idea di far intervenire la Protezione civile.
Voglio approfittare, signor sottosegretario, anche per rivolgerle un appello, e richiamare la sua attenzione sull'arteria Fondovalle Calore che dovrebbe risolvere definitivamente il problema della viabilità in questa zona. Vorrei, soprattutto, chiederle il passaggio all'ANAS di questa strada (che ora è nelle mani della provincia) e che venga dichiarata di interesse nazionale, perché non solo interrompe l'isolamento dell'intera vallata, ma potrebbe essere anche un percorso alternativo alla Salerno-Reggio Calabria nei periodi invernali, soprattutto nei tratti più critici. Io sono certo che il Governo non lascerà cadere nel vuoto questo appello.

(Iniziative del Governo nei confronti della CAI e delle società aeroportuali, al fine di assicurare l'efficienza del trasporto aereo e la tutela dei diritti dei passeggeri - n. 2-00464)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00464, concernente iniziative del Governo nei confronti della CAI e delle società aeroportuali, al fine di assicurare l'efficienza del trasporto aereo e la tutela dei diritti dei passeggeri (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, svolgerò una valutazione iniziale complessiva sulla presente interpellanza che ritengo focalizzi una situazione che abbiamo più volte dovuto registrare e che è rimbalzata continuamente all'attenzione non soltanto attraverso i media, ma anche attraverso i disagi ed i racconti dei passeggeri che hanno sempre, con maggiore incisività, descritto una realtà del trasporto aereo nel nostro Paese, soprattutto della CAI, ai limiti della sostenibilità.
Voglio ricordare al Governo, signor Presidente, che sul tema Alitalia il Parlamento si è interessato più volte. Si è passati attraverso fasi e vicende tormentate, con problemi e rischi di cedimenti complessivi dell'allora Alitalia. La soluzione che è stata trovata ha suscitato anche da parte di alcuni settori di questo Parlamento perplessità; perciò la situazione anche in quell'occasione fu descritta con grande puntualità. Da parte del Governo ci fu sempre data una forte assicurazione. Ma noi chiedevamo soprattutto che, nel momento in cui si costituiva questa nuova società del trasporto aereo, del vettore, all'interno del nostro Paese, si tenesse in grande considerazione una riforma portata avanti qualche legislatura fa riguardante il trasporto aereo all'interno del nostro Paese. Pag. 15
Il trasporto aereo ha una sua potenzialità che deve essere sostenuta affinché sia completamente espressa e che risiede su tre fondamentali pilastri: i vettori, le società aeroportuali e le regole. In questa vicenda non ha funzionato e non funziona la CAI e questa armonizzazione tra i tre momenti essenziali per il trasporto aereo denota una insufficiente attualizzazione ma soprattutto una carenza di realizzazione.
Il trasporto, dunque, non funziona perché la CAI non funziona: infatti, si è trattato di un'operazione di carattere finanziario e certamente nessuno può pretendere che questo Parlamento possa concedere ulteriori elargizioni o soprattutto ulteriori aperture di credito. Infatti, la vicenda che ha riguardato e riguarda la CAI dimostra chiaramente come ormai il trasporto aereo per alcuni versi smentisce se stesso e viene meno la ratio del trasporto aereo. I cittadini utilizzano il velivolo per mantenere gli impegni, per poter affrontare una giornata con una maggiore articolazione, con una maggiore tranquillità, invece i ritardi enormi determinano vere e proprie violenze nei confronti del passeggero.
Ho visto negli aeroporti di Fiumicino, ma anche in altri, famiglie con bambini e credo che questa sia una violenza e che siamo veramente al limite di una vicenda che richiama e deve richiamare il rispetto dei diritti umani. Parliamo continuamente della persona umana. Questo Parlamento si sta continuamente interessando di vari problemi e anche ieri ci siamo interessati dei farmaci palliativi. Tuttavia, in questo caso per davvero si registra il tentativo di considerare il passeggero semplicemente un oggetto, una merce utile al bisogno, ma di sicuro all'ordine del giorno non è posto sotto attenzione il ruolo del passeggero ma soprattutto la sua dignità. Si è partiti da una serie di considerazioni: la CAI non funziona; aveva promesso più velivoli invece abbiamo 90 aeromobili in meno. Vi è stata una diminuzione sempre maggiore. Inoltre, vi è un'altra situazione che crea allarme e disagio perché gli equipaggi sono diminuiti da 6 a 4 e perché i tempi di transito sono ridotti a 45 minuti. Per un aeroporto normale 45 minuti sono sufficienti ma in un hub, in un grande aeroporto sono insufficienti. E questo lo abbiamo detto con estrema chiarezza ma poi vi sono le società di gestione degli aeroporti.
Quando parlavo di questi tre riferimenti, di questi tre pilastri (vettori, società aeroportuali e regole), facevo riferimento anche alle società aeroportuali. Molte volte i ritardi vengono imputati ai servizi di terra, al cattivo funzionamento degli hangar e si è parlato poco prima anche del problema dei bagagli, una vera e propria tragedia. Queste società aeroportuali, che hanno concessioni per quarant'anni, ritengono che, poiché gli aeroporti sono di proprietà, non devono rispondere a niente; vi sono semplicemente operazioni di carattere finanziario.
Chi deve controllare tutto questo se non il Governo? Chi deve controllare questo se non l'ENAC? Ma da quando sta controllando, vi è forse qualcuno che tira l'ENAC «per la giacchetta»? Allora qui saltano anche le regole, le regole del controllo, ma saltano anche norme ben precise e ben puntuali, che sono scritte e che danno un ruolo di controllo ed eventualmente anche di sanzione nei confronti degli aeroporti e dei vettori. Qui vi è la libertà assoluta. Di fatto si consuma una serie di reati nei confronti dei cittadini, ma vi è una libertà assoluta.
Signor Presidente, mi voglio augurare - altrimenti scade anche il Parlamento, più di quanto non stia già scadendo - che il Governo ci venga a riferire cose concrete, non rassicurazioni di carattere generico. Qui occorre difendere gli interessi e la credibilità del Paese. Questa CAI non ha un progetto, non ha una strategia di alleanze: questa CAI è un fallimento completo, dove i responsabili ovviamente si aggiornano volta per volta per capire chi debbano condizionare o chi debbano avvicinare senza comprendere e senza dare uno straccio di ipotesi e di programma di piano industriale serio e credibile.
Vogliamo capire perché sono stati messi in cassa integrazione un sacco di Pag. 16piloti. Era stato promesso che sarebbero aumentati i piloti, mentre mi pare che siano 800 i piloti in cassa integrazione. Erano inutili allora? Allora, perché, se si era detto chiaramente prima che si aumentava il personale, adesso il personale non si aumenta, anzi si riduce? Una chiarezza non l'abbiamo mai avuta. Eppure, quella riforma che il Parlamento fece attribuì al Governo un ruolo importante.
Mi dispiace che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti questa estate, invece di mettersi a fianco dei cittadini, dei lavoratori e delle famiglie, abbia di fatto recitato un ruolo (non vorrei dirlo, lo rispetto molto e sono molto amico del Ministro): ha recitato il ruolo della difesa comunque, dicendo che le vicende e i disagi di quest'anno erano attutiti ed erano minori rispetto agli anni precedenti. Questa è veramente un'alterazione della realtà che non fa onore né al Governo, né ad un Ministro di una Repubblica democratica - almeno lo è, lo diciamo e lo ricordiamo continuamente - fondata sul rapporto fiduciario e quindi sul rispetto delle istituzioni che presiedono alla vita dei cittadini.
Signor Presidente, mi auguro che il Governo risponda.
Poi vi è il problema che è stato posto e che ha generato l'interpellanza urgente in esame (qualche perplessità l'ho riscontrata in qualche giornale ed in qualche dichiarazione). Quando parlo di sicurezza - e nell'interpellanza urgente in esame parliamo di sicurezza insieme al collega Vietti - non dico che gli aerei non sono sicuri, ma tutto ciò, la confusione che esiste e questo processo di decadimento continuo porta ad avere dubbi e perplessità ed a porci interrogativi. Ad esempio, per quanto riguarda la manutenzione, noi facciamo una manutenzione su una tipologia enorme anche di aerei. Quando vi è una manutenzione su una tipologia enorme di aerei certamente la manutenzione soffre e, soffrendo la manutenzione, soffrono ovviamente le operazioni di puntuale intervento per quanto riguarda alcuni inconvenienti sugli aeromobili. Poi vi sono state varie vicende: mi riferisco ad un volo di Napoli, di Mosca, ad un problema di bilanciamento, ad un altro di pressione rapida e poi vi sono altre cose che si sanno ed altre che non si sanno, ma vi è un clima che terrorizza oggi il personale dell'Alitalia.
Nessuno deve parlare nemmeno degli inconvenienti, perché vi è una mannaia, ovviamente padronale, che condiziona la vita anche all'interno di Alitalia e del suo personale.
Signor Presidente, ciò significa che parliamo di un settore e di un servizio pubblico fondamentale ed essenziale. Nessuno può pensare di essere padrone e gestore di un esercizio commerciale, di un negozio di alimentari, di una piccola impresa o di una piccola fattoria. Si tratta di un servizio pubblico fondamentale di cui il Paese deve farsi carico, come ha sempre fatto, con grande forza.
Ecco perché queste sono occasioni per ottenere risposte e valutazioni complessive da parte del Governo. Siamo stati giornate intere, in questa sede, ad affrontare il problema di Alitalia. Ricordo bene - come ricorderanno molti colleghi - quali sono state le assicurazioni e come sia stato manifestato da parte di alcuni un clima di euforia e di grande entusiasmo.
Signor Presidente, attenderò fiduciosamente la risposta del sottosegretario, anche se lui avrà uno schema già prestabilito e preconfezionato.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO TASSONE. Successivamente, nella mia replica, signor Presidente, farò presente le mie considerazioni, fermo restando - e concludo - che vi sono considerazioni che non deve svolgere solo il deputato attraverso gli atti di sindacato ispettivo, ma che deve svolgere la Camera nel suo complesso. Dopo il mio intervento, vi sarà l'interpellanza urgente a prima firma del deputato Occhiuto - che siede qui accanto a me - che tratta di una questione importante e grave, quella concernente le navi affondate nelle acque calabresi che trasportano rifiuti tossici. Pag. 17Vedremo se il Governo darà una risposta, oppure se anche questa occasione di sindacato ispettivo sarà tradotta in un passaggio burocratico senza storia e, soprattutto, senza entusiasmo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, carissimo onorevole Tassone, sa benissimo che non diamo risposte burocratiche e che nel nostro lavoro ci mettiamo l'anima, ma sa anche bene che, con riferimento al tema dei trasporti e delle infrastrutture, paghiamo anni di scelte sbagliate e di investimenti rinviati, che hanno contribuito - mi riferisco ai trasporti e all'energia - a far crescere di meno il nostro Paese negli ultimi dodici, quindici anni.
I problemi di Alitalia vengono da lontano, lei lo sa. Altri Governi non hanno deciso. Il Governo ha seguito una strada che, alla lunga, secondo me e secondo il Ministero, darà risultati positivi alla nostra economia.
CAI è una scommessa da vincere nell'interesse del Paese. Dai nostri esami, i ritardi stanno diminuendo. Per i ritardi che vi sono ancora e che vi sono stati, per quanto mi riguarda chiedo scusa al Paese, ma lei ha citato tre interlocutori con i quali il Governo si confronta. Vorrei che prendesse nota che il Dpef interviene e prevede iniziative importanti da questo punto di vista. Per quanto riguarda i ritardi, le cito la mia esperienza personale soltanto di ieri pomeriggio.
Alle 16,30 sono uscito dal Senato, sono salito in macchina e sono andato all'aeroporto; ho preso l'aereo delle 17,30, sono arrivato a Milano e mi sono recato al centro della città per partecipare ad una conferenza sulla sicurezza stradale. Alle 20,20 si è conclusa la conferenza e sono tornato in aeroporto, dove alle 21,30, puntualmente, ho ripreso l'aereo e sono tornato a Roma.

GIUSEPPE RUVOLO. È stato fortunato!

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Non penso si sia trattato di un caso isolato, penso invece che la situazione stia migliorando. Accettiamo, in ogni caso, tutti i suggerimenti, soprattutto da chi ha avuto importanti incarichi di Governo e li ha svolti bene, perché ci possono aiutare nel lavoro che svolgiamo.
Gli elementi che illustro vanno integrati e posti in relazione a quelli che ho illustrato nella risposta all'interpellanza urgente del vice capogruppo del Popolo della Libertà, onorevole Baldelli, e degli onorevoli Garofalo e Biasotti.
Anche queste ulteriori informazioni testimoniano l'impegno del Governo. Invito una persona autorevole e seria come l'onorevole Tassone a non interpretare male le frasi pronunciate dal mio Ministro, che è invece attivamente impegnato, sia sul fronte dei porti, sia sul fronte degli aeroporti, delle autostrade e delle ferrovie. Il Governo sta profondendo un impegno notevole per risolvere le problematiche relative al settore del trasporto aereo e, in particolare, anche i disagi che si sono creati per l'utenza in seguito alla creazione della nuova compagnia CAI Alitalia. Il Governo, anche attraverso l'ente deputato al controllo sul trasporto aereo, l'ENAC, non ha tralasciato e non tralascerà alcuna iniziativa volta ad affrontare le criticità e a individuare le possibili soluzioni.
Ho ricordato poco fa, in risposta all'interpellanza urgente dell'onorevole Baldelli, il risultato dell'incontro importante di ieri per quanto riguarda gli investimenti che le società aeroportuali si sono impegnate a fare, i rapporti con le società di handling e l'intervento e il monitoraggio dell'ENAC.
Attraverso verifiche ispettive l'ENAC monitora costantemente - e lo farà ancora di più - l'attività degli scali delle compagnie aeree. Pag. 18
Ciò premesso, è importante evidenziare che le disfunzioni alle quali fa riferimento l'onorevole Tassone non hanno mai avuto riflessi sulla sicurezza del volo.
Sul punto si aggiunge che i livelli di sicurezza degli aeroporti italiani e delle compagnie aeree nazionali raggiungono i più alti standard europei, così come è peraltro evidenziato nel rapporto per l'anno 2008 che l'ENAC ha presentato presso il Senato della Repubblica lo scorso 14 maggio e che è consultabile presso il sito istituzionale dell'ente e del Senato.
Circa la vicenda della presunta scadenza del certificato di aeronavigabilità a bordo del veicolo al quale fa riferimento l'onorevole Tassone, va chiarito che quanto è accaduto è frutto di un mero disguido provocato dal sistema informatico che gestisce l'archivio delle registrazione e delle certificazioni. In realtà, il rinnovo del certificato di aeronavigabilità è avvenuto nel rispetto dei tempi ordinari.
In relazione alle problematiche generali dei servizi CAI, come è noto, dall'inizio di maggio l'ENAC ha instaurato un tavolo tecnico di monitoraggio della puntualità e della regolarità dei voli di Alitalia e AirOne che si riunisce settimanalmente per esaminare i dati sui ritardi, le cancellazioni e gli inconvenienti tecnici che procurano disagio ai passeggeri.
In particolare, riguardo alla questione riportata dall'onorevole Tassone, l'ENAC ha invitato CAI a ridurre i tempi di risoluzione di tali malfunzionamenti, con specifico riferimento anche al ripristino dei servizi igienici degli aeromobili. Si aggiunge, inoltre, che l'ENAC applica puntualmente le disposizioni previste per le violazioni del regolamento della Commissione europea n. 261 del 2004, infliggendo le relative sanzioni a quei vettori che hanno mostrato carenze ed inefficienze nell'erogazione del servizio.
In conclusione, si ricorda che l'ENAC, seguendo l'indicazione dell'Unione europea, ha redatto la Carta dei diritti del passeggero, uno strumento di informazione e aggiornamento sui diritti e sulle forme di tutela previsti per i viaggiatori in caso di disservizi nel trasporto aereo che racchiude le normative nazionale, comunitaria e internazionale.
Tutto ciò premesso, il Ministro Matteoli ha chiesto ai vertici dell'ENAC di essere costantemente aggiornato sull'evoluzione della situazione e sui risultati dell'azione di monitoraggio.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, devo dire al sottosegretario Giachino che la sua risposta è corretta, certamente dal suo punto vista, signor sottosegretario, lo è. Forse non sono riuscito nella mia illustrazione a chiarire qual è la filosofia che sottende l'atto di sindacato ispettivo: qui ci sono due modi di capire e pensare. So bene, signor sottosegretario, che Alitalia ha attraversato vicende antiche di cattiva gestione, tanto è vero che uno dei dati che viene fuori dall'esperienza, in particolare dalla mia che lei amabilmente ricordava e ovviamente la ringrazio per questo, è che alcuni disservizi e disfunzioni venivano ad essere imputati al fatto che si trattasse di una società per azioni con la partecipazione maggioritaria del Ministero dell'economia e delle finanze.
Si tratta di due visioni diverse: avrei preferito che su alcuni punti che poi sono rimbalzati sulla stampa, lei avesse detto chiaramente che oggi esiste una situazione di difficoltà. Non può il Ministero trincerarsi dicendo che la situazione sta migliorando e che tutto va bene mentre lei ci racconta una sua esperienza personale come viaggiatore che è unica e rara e che non può essere portata nelle aule parlamentari come una dimostrazione del buon funzionamento del trasporto aereo. Qui non ci sono da fare giochetti o da dare i numeri, c'è soprattutto da denunciare una situazione del trasporto aereo che non va. Desidero capire quali reali poteri il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti abbia per garantire o per intervenire seriamente e con forza per quanto riguarda la situazione del trasporto aereo. C'è da capire se questa vicenda possa essere riassorbita Pag. 19in termini diversi e se il Governo abbia qualche potere, perché ritengo che i finanzieri che sono oggi i gestori di Alitalia siano insofferenti ad essere non dico governati ma inseriti in un contesto complessivo di politica nazionale del nostro Paese e così anche i gestori delle società aeroportuali. Questo è il problema, sottosegretario Giachino, questo è il tema che verrà presentato al Ministro Matteoli quando verrà. Il Ministro Matteoli non può dare ordini in giro dicendo: «Annacquiamo tutto», «Non amplifichiamo», «Non è successo niente», «Tutto va bene». Ritengo che questa sia una mancanza di considerazione non soltanto del ruolo del Parlamento ma della situazione del Paese. Lei, signor sottosegretario, solleva il problema della sicurezza. Io l'ho posto nell'interpellanza in termini garbati, ho detto che c'è una confusione e che tutto questo implica una riduzione del numero degli aeromobili, degli equipaggi e dei tempi di transito che sono insufficienti per gli hub e di creare nel futuro una situazione di insicurezza, come dimostrano tutte queste notizie relative al trasporto aereo.
Questo non lo dico io, signor sottosegretario, lo afferma una lettera datata 31 agosto 2009 da parte dei dipartimenti tecnici piloti Alitalia ed Air one, FIT CISL, UIL trasporti e UGL T.A. che cito testualmente riservandomi di consegnargliene una copia: « Con la presente, i dipartimenti tecnici piloti delle scriventi organizzazioni sindacali, alla luce dei recenti accadimenti tecnici che hanno visto interessati aeromobili di compagnia, sono a richiedervi un urgente incontro per esaminare congiuntamente gli attuali livelli di sicurezza nelle operazioni di volo. In attesa di un vostro cortese sollecito riscontro, cogliamo l'occasione per porgervi distinti saluti». Naturalmente i saluti si porgono sempre!
Questa lettera è indirizzata a Guanziroli, a Borgna, a Germano, a Mischiati, a Colautti e per conoscenza all'amministratore delegato Sabelli, al responsabile di produzione Schisano e al responsabile del progetto ground Di Francesco.
Non lo dico io, quindi, ma la lettera da parte dei sindacati e dei dipartimenti tecnici e ciò non era mai accaduto perché so bene qual è l'attuale livello di sicurezza, lo conosco bene, abbiamo lavorato tutti affinché si raggiungesse questo livello standard, tuttavia c'è un clima di rilassamento.
Ad esempio, signor sottosegretario, se prima le gomme degli aeromobili avevano qualche problema venivano immediatamente sostituite mentre adesso la tendenza è a farli volare ancora una volta anche se le condizioni non sono perfette. Certo questo non inficia la sicurezza, ma siamo veramente di fronte un trend diverso, a una tipologia diversa di sicurezza. C'è sicurezza, non c'è dubbio, ma nella confusione tutto questo a cosa porta? Porta evidentemente ad un futuro incerto.
La ringrazio per aver chiesto scusa per i disservizi e questo denota una sua sensibilità, ma a cosa serve chiedere scusa oggi, il 17 settembre 2009, quando abbiamo questi amministratori di Alitalia e di Air One che sembrano aver fatto una concessione per il semplice fatto di aver investito del denaro e per questo non devono più essere disturbati e poi ci sono i padroni delle società aeroportuali? C'è un istituto della recessione o della revoca della concessione? Esiste questo istituto? Ci sono delle sanzioni previste, degli step e dei controlli?
Si tratta di un settore che non è controllato da nessuno e il Ministro non può far finta di controllare questo settore difendendolo perché così facendo dimostra di non voler risolvere i problemi del trasporto aereo all'interno del nostro Paese.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO TASSONE. Concludo, signor Presidente. Lei mi ha chiesto se mi dichiaro soddisfatto o insoddisfatto. Sono disorientato perché sono insoddisfatto, ma dovrebbe essere insoddisfatto, e ho cercato di dimostrarlo, lo stesso Governo per come è trattato dai padroni del vapore.
È un Governo che non ha potere pur esistendo una legge che gli conferiva questo Pag. 20potere, ciò perché certamente la grande economia così disinvolta prende il sopravvento su un servizio pubblico fondamentale essenziale per il presente ed il futuro del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

(Iniziative di competenza per agevolare interventi immediati ed efficaci da parte della polizia giudiziaria e della magistratura nel caso di episodi di stalking - n. 2-00415)

PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00415, concernente iniziative di competenza per agevolare interventi immediati ed efficaci da parte della polizia giudiziaria e della magistratura nel caso di episodi di stalking (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo anche se, con rammarico, devo prendere atto che questa interpellanza urgente è stata presentata il 1o luglio 2009 e corredata da 71 firme di parlamentari, rappresentanti di tutti i gruppi presenti in questa Aula. Dunque, ho anche l'onore di rappresentare tutti i gruppi, come dicevo, in quanto l'episodio è gravissimo. Infatti, si tratta di un omicidio, avvenuto a Milano il 23 giugno 2009, in cui è stata uccisa la signora Monica Morra, di 33 anni, davanti all'asilo mentre accompagnava il suo bambino (si trattava di un asilo nido per un bambino di soli due anni). L'ex marito la ha aspettata davanti all'asilo con un braccio ingessato (naturalmente questo era l'escamotage per nascondere il coltello) e l'ha presa a coltellate in presenza delle mamme davanti alla scuola che accompagnavano, a quell'ora, i bambini. Questo episodio ha suscitato grande allarme non solo a Milano - che oltretutto è anche la mia città - ma in tutta Italia per la veemenza e la violenza con la quale è stato perpetrato.
Questo è il punto centrale di questa interpellanza urgente che, a mio avviso, serve anche per fare chiarezza sulle modalità di questa nuova fattispecie di reato, lo stalking, introdotta finalmente dopo tanti anni a tutela delle donne e degli uomini, anche se le donne rappresentano l'80 per cento delle vittime di queste violenze e che ha proprio nella prevenzione il suo dato fondante. Infatti Monica alcuni giorni prima dell'aggressione, in data 18 giugno e poi successivamente il 19 giugno 2009, dopo avere ricevuto pesantissime minacce dall'ex marito, che la aspettava sotto casa, sradicava il citofono, prendeva a calci la porta, la aggrediva verbalmente e non solo (era dal 2007 che questa situazione andava avanti) era molto rasserenata dal fatto che finalmente vi fosse un reato adatto a contrastare questo tipo di minacce e di persecuzioni e questo aspetto, dal punto di vista umano, è ciò che mi ha colpito di più. Pertanto, la procura della Repubblica pare che solamente in data 23 e 24 giugno, a distanza di cinque giorni, avesse ricevuto il primo esposto della vittima. Cinque giorni sono indubbiamente molto pochi, ma questo reato ha senso ed avrà la possibilità di camminare con le proprie gambe solamente se questa apparente brevità di tempo verrà annullata con la tempestività dell'intervento, perché cinque giorni possono essere pochi ma possono essere troppi, anche un'eternità, per queste persone particolarmente aggressive, che fanno proprio della persecuzione la loro condotta.
Pertanto, in considerazione delle circostanze denunciate dalla donna alla polizia del commissariato di Lambrate e delle gravi e reiterate minacce e violenze perpetrate dall'aggressore potrebbero essersi verificate - chiedo nella mia interpellanza urgente - forse delle omissioni da parte del commissariato al quale le due denunce erano state rivolte.
Abbiamo indubbiamente nel primo comma dell'articolo 347 del codice di procedura penale una mancata individuazione del termine perentorio per la trasmissione della notizia di reato al pubblico ministero. Si prevede, infatti, che la polizia giudiziaria, «senza ritardo», riferisca al Pag. 21pubblico ministero la notizia di reato. L'inciso «senza ritardo» è l'unico appiglio che abbiamo in questa fattispecie giuridica. È chiaro che sulla tempestività della trasmissione, come dicevo prima, vi è una valutazione discrezionale della stessa polizia giudiziaria, che in base alla gravità dei fatti e dei rischi è tenuta ad intervenire. Pertanto, si tratta di una discrezionalità che diventa, però, momento dirimente importantissimo per determinare l'arresto della persona pericolosa.
Purtroppo sono frequenti i casi in cui le autorità competenti non riescono ad intervenire prontamente per evitare il verificarsi di questi episodi di aggressione, che spesso degenerano in tragici omicidi. Il 5 per cento degli omicidi ha come prologo episodi di stalking e questo è sicuramente un dato allarmante.
La legge sullo stalking, da poco approvata da questo Parlamento, ha proprio lo scopo principale di tutelare le persone vittime di comportamenti persecutori, rendendoli perseguibili per legge e consentendo, altresì, da parte delle autorità di polizia la possibilità di un pronto intervento, onde evitare che i predetti comportamenti - che di solito si esplicano in insulti, minacce, sms sui telefoni, telefonate - sfocino in reati più gravi.
Questo tragico episodio di Milano è sicuramente un caso che ha commosso e preoccupato tutti per la violenza, per la modalità con cui è stato eseguito e per il fatto che ci fosse il bambino di due anni ad assistere a questa scena che probabilmente avrà davanti agli occhi per tutta la vita. Quindi, c'è un allarme sociale connesso a questi atti che rimane altissimo e bisogna avere la prontezza e la determinatezza di intervenire in maniera idonea da parte degli organi competenti.
Quindi ritengo che la delicatezza della materia in oggetto debba far sì che le istituzioni siano tenute a monitorare costantemente tutte le vicende connesse a questi fenomeni, concretizzando opportuni interventi al fine di raggiungere livelli di sicurezza sempre più alti.
L'interesse della sottoscritta e degli altri settanta deputati che hanno firmato questa interpellanza urgente è proprio quella, vista la delicatezza del caso, di sapere se nel caso che si è verificato a Milano con riguardo all'omicidio di Monica Morra le autorità competenti abbiano fatto tutto il necessario perché l'episodio non si verificasse.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli interpellanti, leggo la risposta dell'onorevole Mantovano.
La successione dei fatti culminati con il tragico assassinio della signora Monica Morra, avvenuto il 23 giugno scorso, coincide con la ricostruzione sommariamente rappresentata dagli interpellanti.
Voglio innanzitutto premettere che sulle relative vicende il Capo della polizia ha disposto un'inchiesta interna, all'esito della quale il questore di Milano ha avviato le procedure per i conseguenti addebiti disciplinari nei confronti dei responsabili dei ritardi. Inoltre, l'autorità giudiziaria competente è stata informata sui tempi di deposito delle denunce da parte del commissariato di Lambrate. La vittima aveva sporto denuncia-querela già nel pomeriggio del precedente 18 giugno nei confronti dell'ex convivente Massimo Merafina, presso il commissariato di pubblica sicurezza di Lambrate per atti persecutori, minacce e lesioni.
Il successivo 19 giugno, la stessa aveva presentato un seguito di denuncia perché l'ex convivente la sera precedente, dopo diverse telefonate, aveva preso a calci la porta della sua abitazione. In tale ultima occasione, non hanno avuto esito positivo gli accertamenti immediatamente effettuati dal personale del commissariato di Lambrate, finalizzati a rintracciare l'uomo nei pressi dell'abitazione della vittima. Nella successiva giornata del 20 giugno, è stata redatta la notizia di reato all'autorità giudiziaria che, tuttavia, è stata depositata Pag. 22in procura solo nella mattinata del 23 giugno.
Una prima motivazione di quello che appare un indubbio ritardo, comunque, è stata riferita alla circostanza che nella giornata della domenica non sarebbe stato comunque possibile consegnare in procura la notizia di reato (poiché nei giorni festivi vengono depositati solo gli atti relativi ad arresti, fermi di polizia giudiziaria, sequestri penali e perquisizioni) e dalla carenza di personale, dal 20 al 22 giugno, in concomitanza dell'impegno ai seggi elettorali di gran parte dei dipendenti del commissariato.
L'oggettivo ritardo che ha caratterizzato la vicenda è, peraltro, in contrasto con le direttive impartite dal Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno all'indomani dell'approvazione delle norme di legge anti-stalking.
Infatti, la Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato - proprio al fine di dare la massima compiuta attuazione al decreto-legge n. 11 del 23 febbraio 2009, convertito con la legge n. 38 del 2009, concernente misure urgenti in materia di sicurezza pubblica, di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori - ha tempestivamente diramato alle questure un'apposita circolare per sensibilizzare le articolazioni periferiche, affinché venissero adottati tutti gli opportuni dispositivi di tipo preventivo e di contrasto al reato di atti persecutori, introdotto dalla legge con un apposito nuovo articolo del codice penale, il 612-bis.
Alle medesime articolazioni periferiche sono state impartite, altresì, direttive per monitorare costantemente il fenomeno, anche con riferimento ai provvedimenti di ammonimento, previsti dall'articolo 8 della stessa legge e rivolti proprio alla prevenzione di ulteriori e più gravi situazioni delittuose.
Infatti, al 31 agosto scorso i questori hanno già adottato, complessivamente, 568 provvedimenti di ammonimento, mentre sono state denunciate 2.950 persone per il reato di atti persecutori previsto dal nuovo articolo 612-bis del codice penale di cui 520 sono state arrestate. Le persone assoggettate alla misura di divieto di avvicinamento sono 756.
Ritengo altrettanto doveroso evidenziare che l'omicida, sin dal giorno precedente il delitto, era attivamente ricercato dal personale del commissariato di polizia di Quarto Oggiaro, che doveva dare esecuzione ad un provvedimento del tribunale di sorveglianza di Milano, con il quale era stata disposta la sospensione dell'affidamento terapeutico del Merafina per inadempienza degli obblighi imposti. Tale attività di ricerca è proseguita anche nella mattinata del 23 giugno presso l'abitazione ed i luoghi abitualmente frequentati dall'uomo.

PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di replicare.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, mi ritengo soddisfatta per la puntualità contenuta nella risposta del Governo, da cui si evincono - anche con dovizia di dati e particolari - le sollecitazioni che sono state fatte dalle autorità competenti e sono anche contenta che, paradossalmente, ci sia stata una ricerca dei responsabili di queste omissioni. Debbo però fare qualche riflessione.
Nella risposta si parla di oggettivo ritardo, quindi c'è un riconoscimento del ritardo in questa situazione. D'altra parte c'è anche la consapevolezza che il commissariato di Quarto Oggiaro avesse iniziato le ricerche e l'amarezza di verificare che il ritardo sia legato al fatto che fosse una domenica e la burocrazia vuole che solo alcuni tipi di reato nei giorni festivi possano essere trasmessi all'autorità giudiziaria. Penso che bisognerà in sede normativa, anche interna all'attività giudiziaria, fare sì che anche il reato di stalking, che ha come natura proprio la tempestività, possa essere trasmesso all'autorità competente anche nei giorni festivi, altrimenti si vanifica la natura di questa fattispecie legislativa. Poi anche la coincidenza con le elezioni ha rallentato, per carenza di personale, un intervento che poteva essere tempestivo. Pag. 23
Indubbiamente, mi ripeto, l'introduzione del reato di stalking all'articolo 612-bis del nostro codice penale sotto la rubrica «atti persecutori» rappresenta sicuramente un passo avanti nella lotta contro questo tipo di azioni consistenti in appostamenti, minacce ripetute, persecuzioni nei confronti soprattutto degli ex partner. Lo scopo e la funzione principale di queste norme è proprio quello di consentire all'autorità di intervenire in maniera efficace.
Quindi il dato della prevenzione diventa fondante, portante, determinante, caratteristico e ineludibile per questa nuova fattispecie di reato che è andato a colmare una carenza legislativa che vedeva solamente nel reato di molestie l'unico strumento che le vittime avevano a loro disposizione; ma si trattava di uno strumento inefficace che spesso non dava alcun tipo di risultato; infatti, in passato alcune situazioni non hanno potuto essere contrastate proprio per questa carenza legislativa.
Da ciò è nata la necessità di creare una nuova fattispecie in grado di dilatare e al contempo anticipare la tutela della vittima. Però per fare questo c'è bisogno di un intervento concreto delle autorità competenti, soprattutto delle autorità di polizia che sono la cinghia di trasmissione con l'autorità giudiziaria. In questo caso abbiamo visto che il fatto che ci fosse di mezzo una festività è stata una causa del ritardo. Nei fenomeni di stalking noi abbiamo a che fare con delle persone pericolose, spesso e volentieri si tratta di persone che hanno dei grossi problemi anche di tipo psicologico, e quindi la tutela dell'incolumità psicofisica delle vittime è fondamentale.
Concludo con un auspicio: auspico che tutte le autorità e le istituzioni concorrano al successo di questa nuova norma che sicuramente era attesa da centinaia di migliaia di persone che sono vittime ogni giorno di questo reato; anche i dati forniti dal sottosegretario sono significativi al riguardo. Da questa capacità di intervento si capirà se lo stalking potrà davvero limitare questo fenomeno o rimarrà una norma manifesto.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,59).

PRESIDENTE. Colleghi, purtroppo a Kabul si è verificato un attentato nel quale è stato coinvolto anche un convoglio di soldati italiani. Le prime notizie non sono ancora precise sul numero delle vittime, ma le immagini e le notizie che sono pervenute riferiscono di morti anche tra i soldati italiani.
A questo fine, in attesa che il Governo venga a riferire in Aula, sospendiamo i nostri lavori in segno di lutto e di solidarietà.

La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 11,40.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Sul grave attentato verificatosi questa mattina in Afghanistan.

PRESIDENTE. (Restando in piedi - L'Assemblea ed i membri del Governo si levano in piedi). Onorevoli colleghi, come è già noto, le nostre Forze armate hanno pagato questa mattina un ulteriore pesante tributo di sangue alla causa della libertà e della democrazia dei popoli. Sei militari italiani sono stati uccisi in un attentato, che li ha coinvolti nella strada che porta all'aeroporto di Kabul, e tre sono rimasti feriti. La Camera dei deputati si stringe attorno alle famiglie di questi uomini e alle Forze armate italiane. Il Ministro della difesa, Ignazio La Russa, alle ore 18, riferirà in Aula, per mettere il Parlamento a conoscenza degli elementi che saranno in quella circostanza a disposizione del Governo. Invito i colleghi ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio).
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 18.

La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 18,10.

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Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sul tragico attentato al contingente militare italiano a Kabul (ore 18,12).

PRESIDENTE. Avrà ora luogo lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul tragico attentato al contingente militare italiano a Kabul.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Tempi aggiuntivi sono attribuiti alle componenti politiche del gruppo Misto.

(Intervento del Ministro della difesa)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della difesa, Ignazio La Russa.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a differenza di quanto ho fatto questa mattina parlando a braccio al Senato, ho preferito affidarmi ad un testo scritto, che vi leggerò e che può forse mitigare la commozione, che altrimenti è più forte di quello che uno vorrebbe mostrare. Riferisco quindi a nome del Governo sul gravissimo attentato avvenuto questa mattina in Afghanistan, nel centro di Kabul, con la conseguente morte di sei nostri soldati e il ferimento di altri quattro nostri militari.
In questa dolorosa e triste circostanza mi sia consentito innanzitutto esprimere il più profondo cordoglio ai familiari dei giovani militari deceduti e la più sentita partecipazione al loro immenso dolore, e di manifestare la mia personale vicinanza ai quattro militari feriti e alle loro famiglie, chiedendo all'Aula di unirsi a me per un cordoglio che so essere di tutto il Parlamento (Il Presidente si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo - Generali applausi). Siamo tutti vicini alle Forze armate, che oggi hanno tributato un altro sacrificio al sacro valore della difesa della patria, dello Stato.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio descrivere i fatti secondo una primissima ricostruzione, effettuata sulla base delle notizie sinora pervenute, che - voglio dire subito - hanno ancora un margine di approssimazione per quanto riguarda i dettagli.
Questa mattina alle ore 9,30 circa (ora italiana: erano le 12 a Kabul) due Lince (sono dei veicoli tattici leggeri multiruolo) dell'Italian Battle Group di stanza a Kabul in trasferimento dall'aeroporto Kaia al comando di ISAF sono stati coinvolti in una violenta esplosione avvenuta nel centro della città, a circa un chilometro a sud della sede del comando di ISAF. Il dispositivo era costituito da quattro Lince e due veicoli cingolati, un autocarro pesante scarrabile per un totale di 34 uomini, ed era stata inizialmente dislocato presso l'aeroporto con il compito di prelevare il personale nazionale che rientrava dalla licenza e personale anche di nuova assegnazione presso i reparti nazionali di stanza nel teatro operativo. Dei 34 militari, 4 sono appartenenti allo staff in ambito di comando ISAF, di cui 3 rientranti dalla licenza e 1 di nuova assegnazione; gli altri 30 in servizio presso l'Italian Battle Group a Camp Invicta.
Per agevolare il trasferimento del personale ed evitare il movimento di tutto il convoglio, dapprima verso il comando ISAF e successivamente verso Camp Invicta, il comandante del dispositivo, il tenente Antonio Fortunato, ha deciso di distaccare due Lince dal dispositivo complessivo, quello che vi ho appena descritto, per trasferire i quattro militari del comando di ISAF, due per ciascun veicolo, Pag. 25presso il loro comando, e successivamente ritornare (era questa l'intenzione) all'aeroporto, ricongiungersi ai rimanenti mezzi e procedere quindi per la destinazione finale, cioè Camp Invicta, che si trova a circa dieci chilometri ad est dal comando di ISAF.
Mentre i due Lince effettuavano il citato trasferimento presso il comando, a circa 200 metri a nord di Massoud Ring, Piazza Massoud, zona diplomatica di Kabul (non è proprio la green zone, ma insomma, è molto vicino) venivano coinvolti da una violenta esplosione causata presumibilmente da una attentatore suicida - vi è un'ipotesi alternativa, anche se meno probabile, che si sia trattato invece di un esplosivo, che comunque è sull'ordine dei 150 kg, azionato manualmente su un mezzo senza suicida - a bordo di un'autovettura, come dicevo prima, imbottita con almeno 150 chilogrammi di esplosivo, che, al sopraggiungere dei due Lince, è uscito - secondo la ricostruzione che prevede l'azione suicida - da un parcheggio e si è lanciato contro il primo mezzo, causando il decesso del cinque occupanti a bordo.
L'esplosione ha investito in misura meno violenta anche il secondo Lince, provocando però ugualmente il decesso di un militare e il ferimento, per fortuna, lieve degli altri quattro occupanti. A causa dell'attentato che ho appena descritto sono deceduti i seguenti sei militari: il comandante del distaccamento, il tenente Antonio Fortunato, nato a Lagonegro (Potenza) il 31 luglio del 1974 (coniugato con un figlio), effettivo al 186o reggimento paracadutisti «Folgore», sempre dello stesso reggimento, il primo caporalmaggiore Matteo Mureddu nato ad Oristano il 7 agosto del 1983 (celibe), il primo caporalmaggiore Davide Ricchiuto nato in Svizzera il 15 febbraio 1983 (celibe), effettivo anch'egli del 186o reggimento della Folgore. Inoltre, è deceduto il primo caporalmaggiore Massimiliano Randino, nato a Pagani (Salerno) il 16 agosto 1977 (coniugato), effettivo al 183o reggimento paracadutisti «Folgore», e il sergente maggiore Roberto Valente, nato a Napoli il 13 maggio 1972 (coniugato con un figlio), effettivo al 187o reggimento paracadutisti «Folgore». Inoltre, è deceduto il primo caporalmaggiore Giandomenico Pistonami nato ad Orvieto il 15 maggio 1983 (celibe), effettivo al 186o reggimento paracadutisti «Folgore»; quest'ultimo paracadutista era sulla ralla del secondo mezzo coinvolto, mentre i primi cinque deceduti che ho elencato viaggiavano sul primo automezzo, quello direttamente colpito dall'esplosione. Inoltre, sono rimasti feriti quattro militari che si trovavano a bordo del secondo Lince, come vi ho ricordato.
I familiari di tutte le vittime sono stati informati dell'accaduto non appena è stato possibile contattarli, mentre i quattro feriti hanno personalmente informato le rispettive famiglie sulle loro condizioni di salute. La procura di Roma ha, ovviamente, aperto un fascicolo sull'attentato.
Non abbiamo notizie precise, ma è forte ed uguale il nostro cordoglio sul numero delle vittime e dei feriti civile afgani che, secondo le prime notizie, ammonterebbero a 15 morti e 60 feriti. L'esplosione ha provocato ingenti danni anche alle abitazioni e alla struttura viaria lì dove l'attentato è avvenuto.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, come già avevo sottolineato durante la precedente informativa del 15 luglio scorso, questo episodio conferma che in tutto l'Afghanistan, dal sud al nord, da est ad ovest, permane una situazione di evidente pericolosità che è data da ragioni concomitanti, anche se apparentemente diverse. Innanzitutto, la recrudescenza degli attacchi è da mettere in relazione con le recenti elezioni presidenziali e con il tentativo, quindi, di creare una situazione di ulteriore destabilizzazione che non è venuta meno con il cessare delle operazioni di voto, atteso che si è ancora nella fase, in sostanza, della conta e del commento dei voti espressi. Più ancora, però, a nostro avviso, tale inasprimento va attribuito all'accresciuta azione di controllo del territorio da parte dell'esercito nazionale afgano sostenuto dalla missione internazionale ISAF. Pag. 26
Non possiamo parlare - l'avevo già detto a luglio e lo dico anche in questa occasione, a ragion veduta - di una strategia contro le forze italiane, ma di tentativi per impedire alle forze afghane e a quelle internazionali di ISAF, che lavorano ed operano a stretto contatto con crescente sinergia, di estendere ulteriormente il controllo del territorio da parte del legittimo Governo afghano. Anche in questo mese sono caduti, e abbiamo provato forte sentimento di vicinanza e di cordoglio, soldati del contingente internazionale (tra agosto e settembre) di altre nazioni.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, di cui vi porto anche personalmente la vicinanza (ho avuto con lui una telefonata molto toccante, e come sempre ha saputo toccare le corde della nostra sensibilità, e anche di questo gli sono grato), nell'esprimere profonda emozione per la perdita dei sei militari italiani e il ferimento degli altri quattro, ha voluto indirizzare ai nostri valorosi militari che rappresentano l'Italia in questa difficile missione internazionale per la pace e la stabilità l'espressione della riconoscenza e della vicinanza del Paese.
Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, con cui pure, in maniera più facile, essendo in Italia, ho avuto subito contatti telefonici, come li ho avuti con il Presidente del Senato Schifani, nell'esprimere il suo profondo cordoglio personale e quello dell'intero Governo al Capo di stato maggiore della difesa, generale Camporini, ha riferito che il Governo italiano è vicino alle famiglie delle vittime, condivide il loro dolore in questo tragico momento, ed esprime la sua solidarietà a tutti i componenti della missione italiana in Afghanistan impegnati a sostegno della democrazia e della libertà di questo sfortunato Paese.
Vado verso la conclusione dando atto del meritorio comportamento dei nostri militari in Afghanistan dove operano senza dubbio in un contesto che ho già ricordato essere non solo difficile e complesso ma ogni giorno più pericoloso in questo ultimo anno, e che stanno svolgendo il loro compito con grande equilibrio, competenza e professionalità. Sono animati dalla convinzione dell'utilità del loro lavoro, del loro contributo per la stabilizzazione del Paese. Io ho detto prima al Senato, questa mattina, che ho avuto occasione di conoscerli personalmente, questi ragazzi. Molti li ho conosciuti in Italia, era andato a salutarli quando erano in procinto di partire, poi li ho rivisti a Farah come ad Herat, e ho visto in loro una determinazione, una consapevolezza, una forte motivazione morale che inorgoglisce ciascuno di noi, e che comunque ha inorgoglito me. Anche le parole della moglie di uno dei caduti che le agenzie già hanno riportato - «mio marito era uno della Folgore, era un soldato, io sono orgogliosa di essere sua moglie, orgogliosa del suo impegno» - hanno sicuramente toccato le corde profonde della nostra sensibilità. Questo non fa venir meno il nostro impegno ad esaminare con attenzione quello che possiamo fare fino in fondo per rendere meno pericoloso il loro lavoro. Mi conforta la vicinanza di tutto il Parlamento; voglio dare atto della telefonata dell'onorevole Fassino a nome del Partito Democratico, della vicinanza della stragrande maggioranza dei gruppi parlamentari che hanno voluto esprimere, mio tramite, ai soldati la loro vicinanza.
La nostra unità - come ha detto il Presidente Napolitano: questo è il momento del cordoglio e dell'unità - poi avremo tempo e spazio per verificare, per discutere, per approfondire il significato di questa missione e il modo per essere sempre più vicini ai nostri soldati che concretamente nel teatro la debbono svolgere; voglio però fin d'ora affermare che l'intento del Governo è quello di continuare ad essere solidali con gli organismi internazionali che l'hanno determinata e che non intendono farsi intimidire e condizionare dalla recrudescenza della violenza.
Parlando a braccio ho usato il termine pesante - me ne rendo conto - di «vigliacchi» nei confronti di coloro che oggi hanno colpito in maniera subdola i nostri soldati, come nel corso di questi mesi Pag. 27hanno colpito altri uomini del contingente. Ritengo che la risposta che i nostri ragazzi danno con il loro coraggio e la loro determinazione debba trovare qui nell'Aula del Parlamento un riflesso di dignità e di orgoglio per quanto fanno ma soprattutto in questa occasione un riflesso di cordoglio unitario e condivisione. Vi ringrazio per la vostra vicinanza (Generali applausi).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO PAGLIA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, per me oggi forse è ancora più difficile trovare le parole in quanto i ragazzi caduti sono quelli del mio reggimento, della mia brigata, della mia «Folgore». Tuttavia le parole vanno trovate. Come giustamente ha detto lei, signor Ministro, oggi è il momento del silenzio e del cordoglio. Forse è anche il momento di rispondere con fermezza a chi - magari perché non è in grado di contare fino a dieci - si è permesso di rilasciare dichiarazioni inerenti il ritiro del nostro contingente. Si è parlato di exit strategy, forse perché il termine inglese fa più effetto, senza neanche capirne il significato.
Penso che in questo momento i nostri soldati abbiano bisogno di tutt'altro. Hanno bisogno che vi sia non un Governo ma uno Stato vicino. Qui non c'è una questione di Governo di centrodestra o di centrosinistra. I nostri soldati sulla mimetica hanno il tricolore, non hanno i simboli politici e ciò non va dimenticato. Sono lì per portare la pace e questo ha un prezzo. La moglie del caduto ha detto giustamente di essere «orgogliosa e fiera» e lo siamo tutti noi. In questo momento la cosa più importante è far capire ai nostri soldati che non sono e non saranno mai lasciati soli. Quindi l'appello che rivolgo a tutti i colleghi presenti in quest'Aula è di evitare strumentalizzazioni di ogni genere e di ogni tipo e di avere rispetto per chi si è sacrificato per la propria patria e per coloro che rientreranno dall'Afghanistan in una cassa avvolta dal tricolore. Il Popolo della Libertà è con lei signor Ministro e con il Governo perché sa che questa missione deve continuare. Chi si diverte a farci saltare in aria deve sapere che i nostri soldati e che l'Italia intera non si tirerà mai indietro e domani i nostri uomini e le nostre donne che indossano l'uniforme continueranno a uscire dalle nostre basi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Arturo Mario Luigi Parisi. Ne ha facoltà.

ARTURO MARIO LUIGI PARISI. Ben altri, signor Presidente, sarebbero dovuti essere oggi i numeri di cui avremmo voluto discutere. Il 17 settembre era infatti da tempo atteso come il giorno nel quale a partire dalla proclamazione dei risultati delle elezioni presidenziali e a partire dalle relazioni della commissione elettorale indipendente e della commissione per i reclami elettorali avremmo dovuto valutare con il dovuto rigore lo stato di avanzamento del nostro lavoro: l'avanzamento o il ritardo nel radicamento della nuova democrazia afghana. Invece del numero dei voti ci troviamo, cari colleghi, di fronte alla drammatiche cifre di questa strage, per noi la più grave dopo Nassiriya.
Sedici morti e ventinove feriti tra civili e militari, militari italiani e militari afgani, cercati a freddo, come leggiamo nella rivendicazione diffusa da Al Jazeera, per dimostrare agli afgani e al mondo che in Afghanistan nessuno deve sentirsi sicuro; e, soprattutto, a non doversi sentire sicuri, nelle intenzioni degli attentatori, devono essere quelli che al rafforzamento del quadro di sicurezza del popolo afgano si sono votati in risposta ad un appello dell'ONU.
È per dimostrare questo che sei fratelli e nostri figli oggi sono stati assassinati. Per questo il loro sangue è stato mescolato con quello dei fratelli afgani. Pag. 28
Questo è il momento del cordoglio, del dolore, del lutto per la morte di quelli che spesso, a dispetto della loro età matura, ci ostiniamo a chiamare ragazzi, ma che ragazzi hanno cessato di essere nel momento in cui hanno messo la loro giovinezza e la loro vita a disposizione della Repubblica.
Il nostro pensiero va innanzitutto a loro ed ai feriti. Il nostro pianto va a loro e a loro il nostro cordoglio. Il nostro affetto va alle famiglie duramente provate, ai commilitoni della Folgore, alla grande famiglia dell'Esercito che proprio in queste ore avrebbe dovuto festeggiare la sua perdurante vitalità, col passaggio del comando del generale Castagnetti al generale Valotto, alla grande famiglia delle Forze armate, a lei stesso, signor Ministro.
Io so cos'è per un Ministro un soldato che muore. So il peso di dar conto di come abbiamo speso la sua vita. Ogni giorno nostri concittadini muoiono a migliaia e tra loro ragazzi italiani a centinaia solo in incidenti stradali, morti delle quali abbiamo, in ognuna, una qualche parte di responsabilità: tutti nostri fratelli e figli.
Quelli che sono morti stamani a Kabul sono, tuttavia, morti diversi, direi morti speciali: sono soldati. Se la morte li ha colti sulla strada di Kabul non è perché si trovavano là per turismo o per caso, no: Antonio, Davide, Giandomenico, Massimiliano, Matteo e Roberto - fatemeli chiamare per nome - erano là perché là li avevamo mandati noi.
Non è oggi il giorno per approfondire il tema dei mezzi. Noi che abbiamo la responsabilità del fine della missione abbiamo, tuttavia, il dovere di interrogarci sui mezzi che abbiamo messo a loro disposizione per raggiungerlo. I soldati ci mettono la vita, la disponibilità a perderla. Questi nostri concittadini la vita l'hanno persa. E noi l'abbiamo persa con loro.
Assieme alla riflessione sui mezzi dovrà venire anche il giorno nel quale dovremo tornare a ragionare sui fini: noi sappiamo da sempre che, pur guidata da fini di pace e di pacificazione, la missione si svolge, infatti, in un ambiente nel quale altri perseguono finalità di guerra, finalità che non sono nella nostra disponibilità. E verrà il giorno nel quale, assieme ai nostri alleati, oltre che del fine, ci auguriamo si possa discutere della fine, di come mettere fine a quello che abbiamo iniziato. Se c'è un giorno sbagliato per discutere di ciò, quel giorno è tuttavia oggi: questo è un giorno di lutto, il giorno della nostra unità nel dolore (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente e colleghi, innanzitutto vorrei esprimere in quest'Aula, come hanno fatto i miei colleghi, il cordoglio del gruppo della Lega Nord per le vittime di questo vigliacco attentato, la vicinanza alle famiglie ed anche la vicinanza alle nostre unità che sono presenti in quel contesto così difficile.
Penso che oggi non sia il momento per parlare di un ritiro delle nostre truppe, perché farlo vorrebbe dire cedere alla logica dell'intimidazione. Oggi, invece - come hanno detto altri colleghi - è il momento di restare compatti e di dare un segnale in questo senso anche a livello di Parlamento nel rapporto con il Governo, perché quando si è attaccati bisogna «fare quadrato».
Ancora una volta, questo attentato ha evidenziato un fatto: i rischi enormi collegati al terrorismo internazionale e il rischio internazionale di matrice islamica, rischi che non possiamo far finta di non vedere sia all'esterno, sia quando ragioniamo per la sicurezza del nostro territorio.
Il Governo farà le sue valutazioni. Abbiamo fiducia nel Governo: condivido quanto ha detto il Ministro La Russa e condivido quanto ha detto oggi il Ministro Maroni. Quello che chiediamo al Governo - e siamo certi che lo farà - è di pensare alla sicurezza dei nostri soldati, nei limiti del possibile. Noi chiediamo di fare anche l'impossibile, ma ci rendiamo conto. Anche le riflessioni che avevamo svolto sulla situazione dell'Afghanistan erano tutte collegate a questa paura, a questa preoccupazione, Pag. 29all'analisi di questo contesto. Chiediamo di porre tale valutazione come priorità assoluta: chiediamo di farlo negli organismi internazionali e, prima di tutto, all'interno della NATO. Sappiamo, infatti, che esiste un vincolo e un'alleanza e in quella sede dobbiamo discuterne.
Si discuterà - come è stato detto - circa i tempi e i modi della nostra presenza e circa le garanzie collegate ad essa. Abbiamo fiducia nell'azione del Governo e ringraziamo il Ministro per questa tempestiva informativa (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, unisco anch'io la voce del mio partito, dell'Unione di Centro, nell'esprimere solidarietà alle Forze armate, alle famiglie, in particolare, ai bambini, che in queste tragedie sono quelli che pagano sempre il prezzo maggiore - penso ai bambini che rimarranno orfani - e anche ai cittadini afgani che sono caduti in questa giornata.
Le parole dell'onorevole Paglia e dell'onorevole Parisi sono state molto belle e credo che, al pari dell'intervento del Ministro La Russa, abbiano concorso a dare dignità a questo momento che il Parlamento sta vivendo.
Il Parlamento oggi è lo Stato, lo Stato con la «S» maiuscola, lo Stato che nei momenti più drammatici - penso alla strage di Nassirya - riesce a dare al Paese l'idea di una classe dirigente all'altezza con le aspettative e con la drammaticità del momento.
Non possiamo rendere inutili queste morti. Non possiamo oggi dar vita al momento usuale delle dissociazioni, delle furbizie e dei ripensamenti. Non è il momento delle divisioni tra maggioranza e opposizione ed è per questo che all'elenco delle solidarietà, voglio aggiungere la solidarietà che il mio gruppo indirizza nei confronti del Governo. In questo momento, infatti, siamo tutti con il Governo della Repubblica italiana che affronta l'emergenza Afghanistan.
Signor Ministro La Russa, a luglio abbiamo discusso insieme in quest'Aula, in Parlamento, anche delle nuove e più ampie protezioni interne, di equipaggiamento e di mezzi che è necessario mettere a disposizione dei nostri militari per garantire la vita umana e per assecondare, purtroppo, queste drammatiche nuove esigenze che la situazione afghana, dopo le elezioni presidenziali, mostra ogni giorno di più.
Vorrei ricordare che siamo lì, in quel Paese, nel contesto di un impegno contratto con la comunità internazionale, in sede ONU, per impegni precisi e per responsabilità precise che ci derivano dalla nostra appartenenza alla NATO. Discutiamo, dunque, nei prossimi giorni di tutto: della situazione del Paese, dell'Afghanistan, nella nuova strategia militare che, secondo alcuni, si dovrebbe adottare, di eventuali cambiamenti di strategia, se è necessario, ma evitiamo di dare idee sbagliate a chi pensa di farci deflettere dai nostri impegni internazionali. L'Italia oggi, nell'onorare questi militari caduti, deve riscoprire l'orgoglio del grande Paese che è e di cui tante volte, forse, colpevolmente ciascuno di noi si dimentica (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Popolo della Libertà, Partito Democratico, Italia dei Valori e Misto-Repubblicani, Regionalisti, Popolari).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, oggi è giorno di lutto, è giorno di dolore, per questo aggiungiamo le nostre parole di commozione ai sentimenti di solidarietà già espressi nei confronti dei nostri militari e la vicinanza alle famiglie delle sei povere vittime e dei feriti.
Ringrazio, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, il Presidente della Camera per la sensibilità con la quale questa mattina ci ha subito informati, decidendo poi di sospendere i nostri lavori, invitando il Governo a riferirne con urgenza. Ringrazio Pag. 30anche il Ministro della difesa per la dettagliata ricostruzione del sanguinoso attentato.
Tuttavia, i sentimenti di solidarietà che oggi rinnoviamo in quest'Aula impongono, con il cuore gonfio di angoscia, un interrogativo di fondo. In questi anni, in cui abbiamo contato la morte di ventuno soldati italiani, di centinaia di soldati dei Paesi alleati, di migliaia di innocenti vittime civili afgane, non è che abbiamo perso anche la coscienza e la conoscenza delle ragioni per le quali ci siamo andati in Afghanistan, ragioni che all'inizio potevano essere ed erano certamente nobili, ma che oggi meritano di essere riverificate?
La dobbiamo, questa domanda e il tentativo di una risposta - che non deve venire qui oggi, perché sull'onda dell'emozione non si possono dare risposte così impegnative - ai troppi Antonio, Matteo, Davide, Massimiliano, Roberto e Giandomenico che là sono morti, non per il sacro valore della difesa della Patria. Se oggi, infatti, agli italiani venisse rivolta la domanda «cosa ci fanno i soldati italiani ancora in Afghanistan?» la maggioranza non saprebbe rispondere. Noi abbiamo, invece, il dovere e il compito di darla questa risposta, anche noi che abbiamo sempre ripudiato e ripudiamo, per ragioni di principio, la violenza e la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti. È una domanda che ci poniamo e ci siamo posti anche quando la risposta ci è apparsa persino scontata. Ma ora che le condizioni della permanenza in quel Paese si vanno rapidamente modificando, ora che le elezioni presidenziali si sono svolte, ora che per la prima volta, dal tempo dei re e dei presidenti che non venivano eletti, che non venivano rinnovati nel loro mandato, finalmente si è raggiunto un obiettivo importante e significativo ma, ovviamente, non ancora sufficiente, ora che si vanno profondamente trasformando le ragioni della presidenza della NATO e della missione sotto l'egida dell'ONU, perché nel tempo anche i protagonisti hanno cambiato pelle, la domanda ce la dobbiamo porre tutti.
Coloro che un tempo sembravano battersi per la libertà del loro popolo e la democrazia, ora appaiono ai nostri occhi, a quelli della comunità internazionale e anche del popolo che volevano liberare dal tiranno solo un cambio della guardia, di un regime che sostituisce un altro regime. Insomma, a nostro avviso, lì sta cambiando il quadro di riferimento rispetto alle aspettative iniziali e quindi non c'è più solo in atto una guerra di liberazione del popolo afgano dai terroristi, dai fondamentalisti talebani, c'è qualcosa di più e di peggio: in Afghanistan c'è una guerra guerreggiata tra opposte fazioni dove si intrecciano sia le vie dell'oppio che quelle del petrolio. Lo dimostra il fatto che nonostante ci siano appena state le elezioni, la conta delle schede elettorali ha evidenziato che oltre un milione e mezzo di queste sarebbero false o comunque coartate. Non lo diciamo noi, lo evidenziano le Commissioni internazionali inviate dall'ONU e dall'Unione europea.
Allora dobbiamo chiederci: la nostra missione in Afghanistan è ancora davvero e soltanto una missione di peace keaping ovvero di mantenimento della pace oppure si sta trasformando, contro la nostra volontà, alle nostre spalle e, soprattutto, sulla pelle dei nostri soldati, in qualche cosa d'altro, in un'azione di protettorato in favore di una fazione contro un'altra?
Noi siamo andati in Afghanistan per aiutare il popolo afghano e non...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho finito ... e non il tiranno di turno a sbarazzarsi dei suoi avversari.
Oggi dicevo è giorno di lutto e dolore, non di polemiche, ma proprio la morte dei nostri ragazzi impone la domanda. Non c'è nessuna strumentalizzazione in questo, nessuna polemica, c'è anzi un grande rispetto per i nostri militari. Proprio in virtù del rispetto che dobbiamo loro ci dobbiamo interrogare. Una situazione complessa necessita di una risposta articolata e non semplicistica, ma noi questa domanda l'avevamo già posta a luglio, perciò la ribadiamo oggi...

Pag. 31

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI. Chiediamo al Parlamento di aprire nel Paese un dibattito serio e una riflessione approfondita su questi interrogativi di fondo: cosa stiamo a fare in Afghanistan? Qual è il reale scenario politico...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti, il suo tempo è scaduto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà per tre minuti.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, ritengo che non soltanto questo Parlamento, ma il Paese intero, onori i suoi soldati caduti in Afghanistan in difesa della libertà e contro il terrorismo. Una mano fanatica e assassina ha deciso in modo orribile di troncare la vita di giovani che, lontani dalla propria terra, erano lì per sostenere il valore universale della democrazia e del diritto internazionale.
Ne conveniamo, signor Ministro: questo è il momento del dolore e del cordoglio. Il nostro dovere di Parlamento democratico è quello di fare sentire la nostra vicinanza alle famiglie colpite da un lutto così terribile e, al contempo, quello di dare al Paese un forte esempio di unità e di compattezza al fianco dei nostri soldati, che ogni giorno rischiano la loro vita in difesa di valori universali.
Ogni incertezza, ogni polemica, in questo momento è sicuramente fuori luogo. Per adesso, il Paese si unisce da destra a sinistra, da nord a sud, in tutti i suoi ceti sociali, per salutare i suoi soldati, i suoi ragazzi, i suoi eroi che, per difendere i diritti di popoli lontani, hanno perso la loro vita. L'Italia piange sei giovani militari e contemporaneamente è orgogliosa del loro sacrificio, che rappresenta sicuramente la parte migliore del nostro Paese, quella capace di senso del dovere, di solidarietà e di difesa sempre più costosa della pace (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà per due minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, signor Ministro della Difesa, onorevoli colleghi, desidero esprimere il cordoglio e la solidarietà del Partito repubblicano italiano a lei, signor Ministro, e per suo tramite alle Forze armate per la tragica perdita di vite umane, per la morte di sei nostri valorosi soldati ed il ferimento di altri quattro che operano in Afghanistan sulla base di un mandato delle organizzazioni internazionali.
Attualmente noi prendiamo atto dell'impegno suo e del Governo di cercare sempre più e sempre meglio modi per garantire il massimo di sicurezza possibile per il nostro contingente, ma naturalmente sappiamo e dobbiamo sapere che il problema non è risolvibile in via assoluta attraverso la sicurezza. Quella è una situazione militare e vi sono rischi ineliminabili nel terreno di guerra come quello nel quale i nostri valorosi soldati sono impegnati.
Quello che il Parlamento deve fare nei confronti del Governo ed il Governo deve fare nei confronti del Paese e delle sue Forze armate è garantire che non cessi in alcun momento la riflessione sui problemi politici in cui si colloca l'intervento dei Paesi democratici in Afghanistan, la ricerca del significato politico degli obiettivi della missione e dei modi per portarla a termine in modo positivo per noi e per quel disperato Paese.
Gli uomini delle Forze armate debbono sapere che la politica, Parlamento e Governo, riflettono attentamente e seriamente su questi problemi e che le loro vite non sono impegnate se non su obiettivi che hanno la forza ed il significato del più alto impegno che l'Italia ha nella difesa della pace, della libertà e della democrazia nel mondo. Se possiamo assicurare questo, onorevoli colleghi, come Parlamento...

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PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIORGIO LA MALFA. ...se il Governo, signor Ministro, può assicurare questo le Forze armate sapranno di avere dietro di loro il Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Repubblicani, Regionalisti, Popolari, Popolo della Libertà, Partito Democratico, Lega Nord Padania e Unione di Centro).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo. Lo svolgimento delle altre interpellanze urgenti all'ordine del giorno è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 21 settembre 2009, alle 15:

1. - Discussione della mozione Galletti ed altri n. 1-00202 concernente iniziative per la liberalizzazione dei servizi pubblici locali.

2. - Discussione della mozione Casini ed altri n. 1-00224 concernente iniziative per il rispetto dei diritti umani e del diritto di difesa in Russia.

3. - Discussione della mozione Ghizzoni ed altri n. 1-00229 concernente misure a favore del personale precario della scuola.

4. - Discussione del disegno di legge:
Ratifica ed esecuzione del Protocollo V della Convenzione sulla proibizione o limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate dannose o aventi effetti indiscriminati (Convention on Certain Conventional Weapons - CCW), fatta a Ginevra il 10 ottobre 1980, relativo ai residuati bellici esplosivi, fatto a Ginevra il 28 novembre 2003, nonché modifiche alla legge 7 marzo 2001, n. 58, recante istituzione del Fondo per lo sminamento umanitario (2675)
e dell'abbinata proposta di legge: SARUBBI ed altri (1076).
- Relatore: Narducci.

La seduta termina alle 18,55.