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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 209 di lunedì 27 luglio 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 11,15.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 23 luglio 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Angelino Alfano, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Amico, Donadi, Renato Farina, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Lombardo, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliori, Milanato, Molgora, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,20).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ieri (o meglio nella notte fra sabato e domenica) a Marina di Massa, amena località turistica che ricade nel comune in cui sono nato, in cui abito e di cui da qualche anno ho la responsabilità di rappresentanza politica ed istituzionale, vi sono stati scontri che hanno riportato alla memoria quelli che erano i tipici anni Settanta, dove gli scontri erano tra i fascisti e i cosiddetti o presunti comunisti.
Quello che hanno riportato le cronache dà soltanto un'idea di quello che è successo. In verità, oltre ad una notte di guerriglia urbana, che ha visto coinvolti i turisti che erano seduti ai tavoli di un bar soltanto per gustare un gelato o una fetta di anguria, gli scontri sono proseguiti durante la notte: alle 4 della mattina è stata bloccata la stazione ferroviaria, in mattinata è stata assediata la questura, vi sono stati arresti, vi sono stati cinque feriti fra gli agenti di polizia, in un clima davvero irreale. Questo è il risultato delle cosiddette ronde volute dal Governo e volute in particolare dal Ministro Maroni, inserite nel dispositivo del cosiddetto pacchetto sicurezza.
Altro che sicurezza: qui si genera insicurezza, con il paradosso che l'altra notte la polizia, anziché inseguire i criminali, gli spacciatori e tutti coloro che delinquono anche nella riviera apuo-versigliese, hanno dovuto inseguire gli idioti vestiti di volta in volta o con la camicia verde o con la camicia rossa o con la Pag. 2camicia nera. Di fronte a tutto questo, che ha qualcosa anche di ridicolo, vi è il rischio di qualcosa di tragico, perché tornano appunto alla memoria anni passati, anni che non vogliamo rivivere. Infatti, quando con la camicia dello stesso colore poi ci si sbronza, ebbri di ideologia, poi non sappiamo cosa può succedere, anche perché proprio questo era uno dei punti critici evidenziati dalla lettera del Presidente Giorgio Napolitano alle alte cariche dello Stato e al Presidente Berlusconi, in cui si eccepiva sulla costituzionalità del provvedimento citato. Non si può rispondere ai rilievi del Presidente della Repubblica e ai fatti di ieri con l'ipocrisia del Ministro Maroni, che deve rispondere qui in Aula e dire come intende correggere quel provvedimento e come evitare che le ronde possano appunto degenerare in milizie e in squadracce di partito, nel momento in cui - lo voglio ricordare e concludo, signor Presidente - alla polizia spesso mancano i soldi per rifornire di benzina le volanti e per i pezzi di ricambio delle stesse automobili.
Mentre si danno 7 euro per gli straordinari a polizia e carabinieri, si danno poi invece 27 euro ai soldati che devono soltanto fare bella mostra di sé agli angoli di alcune poche grandi città (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, credo che le parole del collega Evangelisti diano un quadro esauriente non solo di quanto accaduto, ma anche di quanto l'opposizione ha tentato, in corso d'opera, di far presente al Governo e alla maggioranza: di quelli, cioè, che sarebbero stati i rischi della citata norma che - diciamolo - aveva creato anche qualche sofferenza all'interno della maggioranza.
Tutti noi avremmo auspicato che le prime risposte alla norma in oggetto fossero arrivate un pochino più tardi, magari, aspettando qualche mese; invece, i primi casi iniziano a manifestarsi non appena la legge è entrata in vigore, nonostante le osservazioni ed i rilievi del Capo dello Stato e nonostante le critiche che sono state rivolte sia all'interno di quest'Aula, che al suo esterno, anche da altri ambienti non propriamente politici.
Signor Presidente, è troppo semplice dire che l'avevamo detto noi. Quando si verificano questi fatti e, soprattutto, quando la polizia, o i carabinieri, invece di svolgere il loro mestiere, devono sedare le risse che scoppiano, inevitabilmente - non sarebbe non potuto accadere - tra diverse fazioni, che poi vengono appellate col nome di ronde (come piace tanto al Ministro Maroni), vi è qualcosa di più problematico che non l'ironia o, semplicemente, la facile frase «l'avevamo detto noi».
Se questo è l'inizio, credo che davvero possiamo aspettarci qualcosa di molto più preoccupante sia in termini di fenomeno, che di episodi. Ritengo, altresì, che sia bene non solo che il Governo venga in quest'Aula a riferire ma che, soprattutto, venga in quest'Aula, magari, smentendo il Ministro dell'interno Maroni, per farci sapere, prima che questi episodi si moltiplichino e la questione diventi più difficilmente contenibile, in quale modo si intende correggere una norma che, non solo non ha senso, ma come vediamo in questi casi, ha anche un senso deteriore.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, posso chiederle una precisazione? Lei avanza una richiesta formale di un'informativa urgente da parte del Governo?

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, chiedo scusa se non sono stato sufficientemente chiaro. Ho detto letteralmente che il Ministro Maroni deve dare un chiarimento qui in Aula: più che riferire o dare un'informativa sui fatti, mi interessa che il Ministro Maroni dia risposte ai rilievi mossi dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella sua lettera. Ovviamente, se il Ministro vorrà accompagnare questa precisazione ad un'illustrazione più compiuta e più puntuale dei fatti, non potremo che esserne lieti.

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PRESIDENTE. Grazie, onorevole Evangelisti. Forse, la stessa questione è stata già posta in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali (2561-A) (ore 11,28).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali.
Ricordo che nella seduta del 24 luglio 2009 è stata approvata la questione di fiducia posta dal Governo sull'emendamento Dis. 1.1, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2561-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2561-A).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto concernenti materie estranee rispetto al testo del provvedimento e agli emendamenti presentati, i seguenti ordini del giorno: Ghiglia n. 9/2561-A/34, finalizzato ad indire una lotteria i cui utili siano devoluti alle celebrazioni dei 150 anni dell'unità d'Italia; Palumbo n. 9/2561-A/41, che prevede lo svolgimento, in tempi brevi, delle procedure di reclutamento di professori e ricercatori universitari; Marinello n. 9/2561-A/110, volto ad escludere dall'ambito di applicazione delle norme in materia di produttività del lavoro pubblico la gestione degli ordini e collegi professionali; Biancofiore n. 9/2561-A/183, volto ad assicurare ai docenti transitati all'INPS il miglior trattamento economico goduto al momento del passaggio alla nuova amministrazione.
La Presidenza ritiene, infine, inammissibile l'ordine del giorno Lo Monte n. 9/2561-A/163, in quanto recante impegno al Governo volto a dare attuazione ad altri ordini del giorno presentati con riferimento ad altri provvedimenti.
L'onorevole Antonino Russo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/2561-A/32.

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, in un Paese normale non vi sarebbe bisogno di scrivere, presentare e chiedere di condividere un ordine del giorno come questo, presentato assieme ad altri parlamentari e, in particolar modo, all'onorevole Granata, che appartiene ad uno schieramento avverso al mio. Non ve ne sarebbe davvero bisogno, se vi fosse la naturale comprensione delle ragioni che poniamo. Solo in un Paese in cui i capricci prevalgono e si impongono come regola, come legge e come manifestazione del potere, solo dove essi sono sostenuti - in maniera interessata, quanto anche dannosa - da una fetta consistente, ma per fortuna non maggioritaria, della rappresentanza istituzionale del Paese, solo in un Paese così bisogna pretendere il rispetto di ciò che è normale, di ciò che è naturale che sia.
Noi riteniamo che la sede naturale per ospitare il Forum per il Mediterraneo debba essere Palermo, capoluogo della regione Sicilia - lo ricordiamo a chi, magari, a palazzo Mezzanotte non ha ampia comprensione di cosa siano il Mezzogiorno e le sue articolazioni - e una delle capitali naturali del bacino mediterraneo.
Ovviamente, non poniamo solo una ragione geografica, ma c'è un tema che, più Pag. 4complessivamente, riguarda quella che Fernand Braudel felicemente ha definito e forgiato negli annali della storia come civiltà mediterranea. Probabilmente è un concetto che sfugge al Governo, in particolar modo al Presidente del Consiglio e a quel gruppo di amici riunitisi a Palazzo Mezzanotte in occasione della seduta di qualche settimana fa del Forum per il Mediterraneo.
Quella porzione di mondo in cui è maturata la cultura occidentale, in cui è maturata una certa armonia durata per tantissimo tempo, è fatta di intrecci di culture, di rapporti umani, di costumi e perfino dalla mescolanza del sangue. Un Paese come il nostro deve avere chiaro tutto questo e deve esserne consapevole; non si può soltanto sostenere che il processo che si era avviato nel 1995 a Barcellona è stato bloccato dall'omicidio di Isaac Rabin e dagli attentati alle torri gemelle. Infatti, se si è coerenti fino in fondo, occorre sapere che il primo elemento per le decisioni non può essere l'egoismo territoriale, non possono essere neanche le ragioni puramente economiche e finanziarie di una parte del Paese. Deve trattarsi di fondamenta più solide, più responsabili, più nobili, quelle proprie di un Paese come dovrebbe essere l'Italia e che, purtroppo, per ora, non ci pare che sia.
Un Paese che nello scenario internazionale vuole esprimere la ricchezza, anche simbolica del suo patrimonio e del suo essere Paese, nel pieno senso del valore, da Bolzano a Lampedusa, non può operare scelte innaturali e mortificanti, sperando, magari, in un'infinita capacità di sopportazione che in questi mesi, in quest'ultimo anno è sconfinata forse persino nella rassegnazione. Ormai questa consapevolezza non è solo tra gli esponenti del Partito Democratico e del centrosinistra, ma, più in generale, è patrimonio culturale e - spero adesso, a partire dal voto su questo ordine del giorno - anche comportamentale anche di chi non accetta più di vedere mortificate i luoghi della propria vita e la stessa dignità del territorio in cui vive. Per questo motivo, non mi sento di dar torto ai ribelli o (come vengono definiti) ai «malpancisti» siciliani del Popolo della Libertà; certo, arrivano in ritardo, ma (come dire?) meglio tardi che mai. Non è certo con la promessa di qualche incarico in più, o di dare meno della metà del dovuto dei fondi FAS che Berlusconi può pensare di chiudere la partita e di poterli comperare. Mi auguro che tutto questo non finisca così.
Il nostro del giorno, peraltro, non chiede soldi, chiede soltanto che si rispetti ciò che è naturale che sia.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Russo.

ANTONINO RUSSO. Concludo, Signor Presidente. Già dal Forum del Mediterraneo dell'anno scorso, quello del 13 e 14 luglio tenutosi a Parigi, la mia regione aveva subito i segni e la mortificazione di alcune scelte, forse sottoscritte in maniera superficiale del Presidente del Consiglio.
Si tratta di spostare il Politecnico del Mediterraneo in Slovenia, una terra bagnata da soli 6 chilometri di mare. Adesso accadrebbe la stessa cosa: non possiamo accettare tutto questo e chiediamo di archiviare qualche stravaganza di troppo emersa a Palazzo Mezzanotte, che sicuramente non comprende le ragioni del Mezzogiorno, della Sicilia e in particolar modo di Palermo, che ha tutti i titoli per essere la capitale e la sede del Forum permanente sullo sviluppo dell'area del Mediterraneo.

PRESIDENTE. L'onorevole Pedoto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/95.

LUCIANA PEDOTO. Signor Presidente, sabato scorso sui quotidiani troneggiava il dossier del Governo sulla sanità. Il settore sanitario è incapace, al momento, di ridurre la spesa per la salute pubblica. Il deficit accumulato dalle aziende sanitarie è enorme e va coperto. Le imposte locali non riescono a farvi fronte, le aziende sanitarie continuano a presentare bilanci in rosso e la maggior parte delle ASL ha sforato i tetti di spesa negli ultimi anni. Pag. 5
A questo punto, chiedo al Governo come sia possibile prevedere di alimentare un fondo con economie derivanti dalla riduzione della spesa farmaceutica. Facciamo un passo indietro e ammettiamo per un momento che questa cosa sia possibile. Siamo alle solite: ogni volta ipotizziamo un risparmio eventuale da una parte che si traduce, dall'altra, in un aggravio di compartecipazione alla spesa sanitaria da parte dei cittadini, spesso malati o con redditi bassi. Direi che è il momento di smetterla di far fare sempre i sacrifici agli altri. Distogliere i fondi dalle aziende sanitarie equivale ad incrementare una situazione di deficit che le riguarda e ad aggravare una situazione che già oggi è senza soluzione. Chiedo, pertanto, al Governo che le risorse del fondo istituito dall'articolo 22 siano interamente utilizzate nel settore sanitario. Noi non vogliamo che abbiano altre destinazioni, non vogliamo che confluiscano nel Fondo degli interventi strutturali di politica economica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Lo Monte n. 9/2561-A/163, di cui è cofirmatario.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, le chiedo se l'ordine del giorno sia ammissibile.

PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, nella nuova formulazione, altrimenti non le avrei dato la parola.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor sottosegretario, nel nostro Paese esiste una sola grande questione nazionale che è la questione meridionale. Il tasso di occupazione giovanile nel 2008, risulta essere, al sud, per i giovani in età tra i 15 e i 24 anni, pari al 17 per cento mentre al centro-nord è pari al 30 per cento. Tra il 1997 e il 2008, circa 700 mila persone hanno abbandonato il Mezzogiorno. Il PIL per abitante, nel 2008, nel Mezzogiorno, è stato pari a circa il 59 per cento rispetto a quello del centro-nord. Queste sono le cifre drammatiche di una grande questione meridionale che non è solo tecnico-economica ma anche politica. Ritengo che sbagli sia l'opposizione ad individuare, in questo confronto che c'è all'interno della maggioranza, le prime crepe di tenuta di questa coalizione ma sbaglia anche chi nella maggioranza ritiene che parlare di sud significhi solo chiedere nuove risorse aggiuntive, come ha dichiarato il Ministro Brunetta o peggio ancora il tentativo di qualche esponente della classe dirigente meridionale di recuperare posizioni di potere.
Abbiamo presentato, signor Presidente, in questi mesi una serie di ordini del giorno che riguardavano la fiscalità di vantaggio, l'impegno del Governo a destinare correttamente i fondi FAS per l'85 per cento al sud e per il 15 per cento nelle aree del centro-nord, un rilancio del turismo anche attraverso l'apertura di casinò nelle grandi regioni meridionali, il finanziamento attraverso fondi della Cassa depositi e prestiti di iniziative in materia di energie rinnovabili da parte dei comuni, la fiscalità di vantaggio per i comuni montani del Mezzogiorno, il rifinanziamento di opere infrastrutturali indispensabili per lo sviluppo della Sicilia e della Calabria, il credito di imposta automatico per le imprese che investono nelle aree dell'obiettivo 1 e per le assunzioni aggiuntive a tempo indeterminato.
Insomma, abbiamo indicato una serie di questioni che riteniamo, se fossero state affrontate in maniera concreta dal Governo e dalla maggioranza, avrebbero potuto portarci molto più avanti rispetto alle questioni che stiamo affrontando.
In questi ordini del giorno ci sono molte delle questioni che potrebbero far parte di quel piano straordinario e innovativo per il sud di cui ha parlato il Presidente Berlusconi e che riteniamo sia assolutamente necessario e indispensabile.
Le popolazioni del sud sono stanche, c'è un clima sociale ormai prossimo a fenomeni di ribellione e dobbiamo intervenire soprattutto per dare una nuova speranza ai giovani meridionali. Il Movimento Pag. 6per le Autonomie-Alleati per il Sud, quando si è presentato alle elezioni nell'ultima tornata elettorale, ha spiegato che l'accordo di maggioranza era legato al raggiungimento di determinati obiettivi per le popolazioni meridionali, ed è per questo che abbiamo espresso un giudizio critico rispetto al cosiddetto decreto anticrisi e non abbiamo partecipato al voto di fiducia, ritenendo che questo provvedimento di una risposta solo ad una parte del nostro Paese e non vada incontro alle grandi, notevoli e pressanti emergenze che ci sono nel Mezzogiorno del Paese.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ARTURO IANNACCONE. Quindi, signor sottosegretario, rivolgo un appello anche a lei, affinché questo piano innovativo e straordinario per il sud diventi presto un'azione di Governo e possa dare risposte concrete alle popolazioni meridionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Farinone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/47.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, svolgerò un brevissimo intervento, ma chiedo alla Presidenza di poter lasciare agli atti il testo scritto molto più articolato delle poche parole che dirò per illustrare questo ordine del giorno. A me sembra che in questo decreto anticrisi, tra le tante cose discutibili, la più discutibile sia quella che riguarda l'Abruzzo.
Mi sembra assolutamente doveroso sottolineare l'inganno che viene perpetrato dal Governo nei confronti delle popolazioni terremotate d'Abruzzo. Mi sembra che più Berlusconi si reca a L'Aquila e garantisce con la sua parola che la ricostruzione avverrà con il contributo di tutta la comunità nazionale e con il massimo impegno del Governo e più in sede decisionale e legislativa accade il contrario ed il decreto-legge è qui a testimoniarlo.
Si chiede agli abruzzesi di pagare le tasse di quest'anno dal 1o gennaio del 2010, pur in presenza di un'economia ferma per evidenti ragioni (questo è incontrovertibile).
Si trattano gli abruzzesi diversamente da quanto è stato fatto in precedenti occasioni simili in altre parti d'Italia. Si dice loro che i soldi dell'imposizione fiscale saranno tutti reimpiegati per l'appunto in Abruzzo, ma intanto il Ministro Tremonti il vero deus ex machina di questo provvedimento assicura che quanto è stato destinato per quella regione è già ora sufficiente per la ricostruzione.
Temo, Presidente, che gli abruzzesi non potranno consolarsi sapendo che il Presidente del Consiglio trascorrerà le vacanze a Coppito, in caserma, invece che a Villa Certosa.
Ebbene, in questo quadro così sconsolante, il mio ordine del giorno si propone di interessarsi di una porzione piccola (si tratta del 5 per cento dei residenti a L'Aquila) di abruzzesi, ossia quelli che lavorano all'estero e che sono iscritti all'AIRE.
L'ordine del giorno, infatti, impegna il Governo a valutare la possibilità di estendere a questi cittadini iscritti all'AIRE che erano proprietari di immobili secondo il decreto-legge del 28 aprile 2009, n. 39, almeno la proroga - lo ripeto: almeno la proroga - dei termini relativi agli adempimenti ed ai versamenti dell'imposta comunale sugli immobili. Si tratta di un piccolo intervento, ma è un segnale di speranza che spero possa e voglia essere accolto dal Governo.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Farinone, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/149.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, questo ordine del giorno nasce dal Pag. 7fatto che il presidente dell'ABI Faissola aveva definito le modifiche che le Commissioni avevano apportato come punitive per le banche. Immediatamente, il fido Ministro Tremonti ha detto «sì», forzando ogni regolamento, forzando la situazione e gli accordi presi, e ha praticamente imposto la cancellazione di parte di quegli interventi che riguardavano le banche.
A noi pare, come dire, davvero singolare la posizione del Ministro Tremonti perché solo qualche settimana fa, citando Bertold Brecht, ha dichiarato: «È un crimine più grande rapinare o fondare una banca?». In un'altra occasione, sempre qualche settimana fa, ha detto: «Basta, togliamo la cassa alle banche, stop! Dalle Ferrovie, alla RAI, alle Spa pubbliche non potranno più detenere liquidità sui conti correnti bancari». È evidente che in questo modo si è accreditato agli occhi dell'opinione pubblica come il vero Ministro che farà correre dritte le banche e che riuscirà ad intervenire perché si comportino meglio nei confronti dei risparmiatori. Lo aveva già fatto un anno fa con la Robin tax, che in realtà poi hanno pagato i piccoli imprenditori e gli artigiani, con maggiori commissioni e maggiori interessi passivi.
Questa singolarità mi ha fatto venire in mente un passo di una nota canzone di Fabrizio De Andrè «La città vecchia», che parlando di un vecchio professore recita così: «Quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie, quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie». Ecco, a me pare che il professor Ministro Tremonti assomigli molto a quel professore di cui si parla: pronto a parlar male delle banche di giorno, ma poi pronto ad andare a letto con loro la notte.
Pertanto, noi chiediamo al Ministro Tremonti quale sia il prezzo in questo caso per aver tradito i cittadini, gli artigiani, i commercianti, i piccoli imprenditori, i risparmiatori, impedendo che essi possano conoscere realmente il costo del servizio bancario? Perché c'è da dire che in un anno di Governo il Ministro Tremonti ha dato tutto alle banche: denaro a buon mercato, scarsa trasparenza delle condizioni di mercato, più detrazioni fiscali, rinvio della class action, più deducibilità agli interessi passivi ed altro.
Mi pare che questo, però, sia la sintesi del modo di governare di questo Governo. Berlusconi a L'Aquila ha detto: «Sì, mi pento, troviamo i soldi per darli ai Paesi poveri»; ieri, di fronte ai problemi del sud ha affermato: «Sì, troviamo immediatamente i soldi per il sud».
Allora a me pare che anche il Ministro Tremonti, come il Presidente Berlusconi, agisca in realtà per slogan, per spot mediatici, per dichiarazioni roboanti, ma poi in concreto sono forti con i deboli e deboli con i forti.
Pertanto, chiediamo al Governo che si impegni, nel rispetto delle prerogative del Parlamento, ad introdurre criteri di massima trasparenza nei rapporti tra istituti di credito e utenti, prevedendo un chiaro ed unico indicatore che riunisca le diverse voci di spesa a carico del cliente.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/155.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole sottosegretario, nell'ordine del giorno si premette che all'articolo 13-bis si prevede un'imposta straordinaria sulle attività finanziarie e patrimoniali detenute all'estero e fatte rimpatriare, se detenute fuori dal territorio dello Stato nei Paesi non appartenenti all'Unione europea o regolarizzate se detenute in Paesi aderenti all'Unione europea oppure in Paesi aderenti allo spazio economico europeo che garantiscono un effettivo scambio di informazioni fiscali in via amministrativa.
Si premette, inoltre, che l'imposta si applica su di un rendimento lordo presunto in ragione del 2 per cento l'anno per i cinque anni precedenti il rimpatrio, con un'aliquota complessiva del 50 per cento annuo complessiva di interessi e sanzioni, senza diritto allo scomputo di eventuali ritenute o crediti (in pratica l'aliquota sarà solo del 5 per cento).
L'imposta si applica sulle attività finanziarie e patrimoniali detenute almeno fino Pag. 8al 31 dicembre 2008 e rimpatriate, ovvero regolarizzate a partire dal 15 ottobre 2009 fino al 15 aprile 2010. Per il rimpatrio si applicano le norme dei precedenti scudi fiscali contenuti nei decreti-legge n. 350 del 2001 e n. 12 del 2002.
Si prevede, inoltre, che il rimpatrio, ovvero la regolarizzazione si perfezionano con il pagamento dell'imposta e non possono in ogni caso costituire elemento utilizzabile a sfavore del contribuente in ogni sede amministrativa o giudiziaria, in via autonoma o addizionale.
Il gettito sarà inserito in una contabilità speciale e potrà essere utilizzato a partire dal 2010. Al nuovo scudo si estendono le garanzie previste per quello del 2001, fra cui la non applicabilità ad accertamenti per due anni.
Come osservato all'epoca dal Fondo monetario internazionale nel suo rapporto sull'Italia dell'ottobre 2002, al di là dei benefici del breve periodo, lo scudo può alimentare aspettative future di condoni fiscali, rendendo così più appetibile l'evasione con i conseguenti effetti negativi sul gettito di lungo periodo.
Inoltre, il provvedimento di sanatoria non permette di risalire alle fonti del denaro sporco (cogliendo in flagrante i responsabili) e crea al contrario l'aspettativa che sia possibile operare in nero, tanto prima o poi c'è una sanatoria. Anche perché con i Governi Berlusconi abbiamo visto il fiorire di condoni fiscali, condoni edilizi e indulti. Insomma, in Italia stiamo avendo il fiorire e «l'evviva» dei disonesti, degli imbroglioni, degli evasori e dei mafiosi.
Questa è la nostra contrapposizione come Italia dei Valori: noi vogliamo rappresentare l'altra Italia, quella dei cittadini onesti, dei contribuenti onesti, delle persone serie che lavorano e che pagano le tasse perché è giusto che si mantenga lo Stato e, quindi, il pagamento delle tasse è un atto innanzitutto di civiltà.
Inoltre, bisogna tener conto dei capitali regolarizzati che già nel precedente scudo erano pari a 29,872 miliardi di euro. La massa di quelli rimpatriati pari a circa 43 miliardi di euro era stata tale da poter innescare un circolo virtuoso senza uguali in Europa. Le aspettative del Ministro dell'economia e delle finanze sono state, invece, clamorosamente disattese: solo una parte dei capitali (talune stime parlano del 10 per cento) è andata a rafforzare la liquidità aziendale. Quindi, abbiamo verificato che anche questo aspetto in passato ha fallito.
La parte più cospicua dei capitali, invece, dopo essere stata lavata con il pagamento del conveniente 2,5 per cento del suo valore, ha fatto infatti ritorno alle destinazioni originarie, dove proficuamente continua ad essere detenuta ed impiegata con buona pace delle sbandierate aspettative di fiducia verso l'azione del Governo e di ritorno alla regolarità fiscale.
Non c'è, invece, sanatoria per i reati tributari del decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74, esclusi quelli di omessa o infedele dichiarazione di cui agli articoli 4e 5 dello stesso decreto.
Pertanto, si impegna il Governo a sanare le false o le omesse dichiarazioni solo nei limiti del reddito presunto di cui al comma 2 dell'articolo 13-bis, ad escludere dalla disposizione di cui al comma 3 dell'articolo citato i procedimenti giudiziari civili, penali, tributari e amministrativi in corso e, infine, a rivedere le disposizioni che garantiscono l'anonimato dei soggetti che usufruiranno della sanatoria di cui all'articolo 13-bis citato, chiedendo agli intermediari di comunicare all'amministrazione finanziaria l'ammontare delle attività rimpatriate ovvero regolarizzate, nonché il nominativo del soggetto residente in Italia per conto del quale è stato effettuato il rimpatrio ovvero la regolarizzazione, nonché gli estremi identificativi dei conti di provenienza.

PRESIDENTE. L'onorevole Codurelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/105.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno, chiediamo al Governo di aprire un confronto in Parlamento e nelle Commissioni di merito sulla Pag. 9riforma del sistema pensionistico e di un nuovo welfare inclusivo, perché, a nostro avviso, ma credo non solo, una materia di questo tipo, talmente importante e delicata, non può essere affrontata con la scorciatoia degli emendamenti.
Non è possibile passare attraverso gli emendamenti, perché i dati di cui siamo tutti in possesso, a sostegno della partecipazione al lavoro delle donne, che è presupposto fondamentale per la crescita civile e democratica del Paese, sono veramente sconfortanti.
Infatti, uno degli obiettivi più qualificanti della strategia di Lisbona è quello relativo all'occupazione femminile, che dovrebbe raggiungere il 60 per cento entro il 2010 in Italia, il cui tasso di occupazione femminile si attesta al 46,3 per cento.
Per il raggiungimento dei seguenti obiettivi, le priorità delle direttive europee sono chiare in materia: promozione e formazione professionale, accesso al lavoro, la retribuzione, regimi di sicurezza sociale, rappresentanza in tutte le sue forme, attraverso un piano articolato composto da azioni positive volte alla effettiva realizzazione della parità.
Innalzare il tasso di occupazione femminile significa elevare il potenziale di crescita - continuiamo a dirlo, ma occorre ribadirlo ancora, in una situazione di crisi quale quella che attraversa anche il nostro Paese - e garantire una più equa ripartizione delle risorse pubbliche, anche in funzione della sostenibilità futura dei sistemi previdenziale e di protezione sociale.
Insomma, parità salariale e accesso alle carriere significa tener conto che oggi abbiamo una carenza di servizi tale che i bambini che frequentano un nido pubblico sono solo il 6 per cento nel Mezzogiorno e il 15 per cento al nord, e sappiamo che il Consiglio europeo di Lisbona ha stabilito che entro il 2010 dovremmo avere una copertura del 33 per cento.
Devo far notare con molta amarezza che, dopo il piano straordinario del Governo Prodi per questi servizi, oggi assistiamo ad una messa in discussione anche delle «classi primavera», allora istituite, perché manca il trasferimento dei fondi da parte di questo Governo. Altro che quanto detto nell'opuscolo patinato distribuito dall'onorevole Carfagna! Credo che bisogna interrogarsi molto se andremo verso una chiusura anche di quei servizi allora istituiti.
Di fronte a tutto ciò, la priorità del Governo, invece, è stata quella di fare cassa sulla pelle delle donne, attraverso un emendamento al decreto-legge in esame. Per questo motivo, chiediamo un confronto vero, perché le disposizioni specifiche finalizzate al miglioramento della condizione di vita delle donne sono urgenti.
Occorre ripristinare il periodo flessibile di pensionamento, per le lavoratrici, garantire l'accesso al lavoro delle donne fino al raggiungimento su tutto il territorio nazionale degli obiettivi definiti dalla strategia di Lisbona, prevedere azioni finalizzate a superare gli svantaggi ai quali sono esposte le carriere delle lavoratrici, dare attuazione a un piano straordinario di servizi, anche in funzione dell'organizzazione dell'offerta formativa nella scuola per l'infanzia e nella scuola primaria e secondaria, promuovere e sostenere in via legislativa ed economica la condivisione dei carichi di cura tra uomini e donne, prevedere l'ampliamento degli interventi a sostegno della maternità, promuovere, infine, i congedi dal lavoro per impegni per la cura di altri congiunti, così come definiti dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104.
Rinnovo, pertanto, l'invito all'accoglimento del presente ordine del giorno, al fine di aprire un confronto vero e di merito in Parlamento e nelle Commissioni sulla parità sostanziale, non strumentale e penalizzante, come sta avvenendo ora in questo provvedimento.
Non vi è nulla di più ingiusto che «fare pari» in una situazione di così grossa disparità, come è quella delle donne oggi in Italia, che ho appena cercato di sottolineare in alcuni aspetti, ma sono molti di più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. L'onorevole Piffari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/158.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, questo ordine del giorno cerca di richiamare l'attenzione su un articolo che è stato spiegato agli italiani, anche su quotidiani nazionali, in due maniere diverse da due Ministri, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro per la semplificazione normativa, e che dovrebbe proporre soluzioni a questo ramo del Parlamento per trovare, eventualmente, il modo di semplificare procedure.
Permettetemi di leggere una parte dell'articolo 4, perché è breve: il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Ministro per la semplificazione normativa (quindi, questi tre Ministri devono parlare d'intesa con le regioni e le province autonome: non si parla di comuni e altri enti locali), individua gli interventi relativi alla produzione, alla trasmissione e alla distribuzione dell'energia elettrica.
Questo è il testo dell'articolo in oggetto; in base ad esso si dice: siccome vi sono da semplificare delle procedure, dove vi sono parecchi interessi privati e pubblici, dobbiamo assolutamente trovare la formula del commissario, cioè di un liquidatore, di qualcuno che deve assolutamente scavalcare modalità e procedure. Ciò in barba alla volontà di demandare alle regioni la scelta dei siti dove produrre energia elettrica, dato che ove più vicini possibili a dove si consuma energia elettrica e dove vi è bisogno è anche più facile digerire le centrali di produzione e vi è minor costo di trasmissione di energia elettrica lungo le reti relative. Sappiamo che vi è un deficit sulla rete nazionale, in particolare quella che lega il nord al sud o viceversa, oggetto anche di un blackout in mezza Italia qualche anno fa.
In funzione di questa deficienza, a cui bisogna rispondere in modo pratico, concreto e veloce, ci inventiamo un commissario, che potrà deliberare, in modo autonomo, anche in funzione della costruzione, ad esempio, di centrali nucleari. Abbiamo approvato il fatto che le centrali nucleari siano siti di interesse militare strategico; quindi, ci manderemo i soldati e un generale o un comandante che avrà il compito di realizzarle.
Mi pare una forzatura da parte del Ministro per la semplificazione normativa: forse, tale Ministro, a forza di semplificare, ha letto solo l'introduzione della brochure presente sulla Gazzetta Ufficiale, che spiega cos'è l'articolo 4, dove si afferma semplicemente che la norma reca misure per la realizzazione delle reti per trasmissione e distribuzione; si è dimenticata la produzione. In funzione dell'interpretazione a seguito della lettura veloce della Gazzetta Ufficiale, il Ministro per la semplificazione normativa dice: cosa raccontate, dobbiamo fare velocemente quattro linee elettriche (che pare, invece, in realtà siano già parzialmente risolte dal punto di vista amministrativo e autorizzativo).
Dall'altra parte, lasciamo fuori il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che con questo Governo ha fatto uno spoil system su tutto il corpo dei tecnici che devono fare la valutazione di impatto ambientale e ha garantito a questi tecnici, con degli acconti in anticipo alla firma dell'incarico e alla consegna del lavoro, il pagamento rispetto a prima, quando si pagava solo dopo la consegna delle relative valutazioni sull'impatto ambientale e ha di fatto stravolto e commissariato gli enti preposti alla salvaguardia ambientale, riorganizzando il sistema.
Dov'era il Ministro quando il Ministro della semplificazione presentava in Parlamento questi provvedimenti, che semplificavano la struttura per fare le centrali elettriche, infrastrutture che ormai sono sul nostro territorio da cento anni e dunque non è così complicato capire cosa sono? In precedenti interventi, peraltro, avevo già segnalato il danno che si arreca in questo modo quando questi vincoli rimangono: poiché alle volte poniamo vincoli ma poi gli impianti non si realizzano Pag. 11o vengono dismessi, ed essi restano solo a creare difficoltà per chi poi deve fare interventi infrastrutturali - metanodotti o altro - su queste linee.
Con questo ordine del giorno, impegniamo dunque il Governo a prevedere il pieno coinvolgimento del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché che i commissari straordinari agiscano nel rispetto della normativa comunitaria e statale in materia di sicurezza, e di tutela ambientale e del patrimonio storico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Giammanco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/29.

GABRIELLA GIAMMANCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante Governo, il mio ordine del giorno si propone di dare risposte chiare alla complessa realtà lavorativa che vede protagonista il personale impegnato in attività socialmente utili riconducibili alle funzioni di assistente tecnico amministrativo (ATA) nelle istituzioni scolastiche statali, con contratto di collaborazione coordinata e continuativa (in sostanza, si tratta del personale ex LSU con funzioni ATA).
Si tratta di quasi mille lavoratori, precari dal 1989, con una professionalità acquisita di settore per continuità lavorativa di tredici anni, che, nonostante la loro condizione lavorativa sia da tempo all'attenzione del MIUR, da circa vent'anni vivono in una situazione di particolare incertezza. Ad oggi, dopo tanti anni di precariato, per questi lavoratori non si prospetta ancora un percorso di stabilizzazione certo e definito.
La situazione si è peraltro ulteriormente complicata a seguito del trasferimento del personale ATA degli enti locali alle dipendenze dello Stato. A seguito di ciò, infatti, è risultata favorita la progressione di carriera del personale precario ATA di nuova assunzione, a discapito del personale precario presente già da parecchi anni nella istruzione scolastica. Quest'ultimo, malgrado l'esperienza acquisita, si è ritrovato nella paradossale condizione di essere scavalcato da soggetti aventi pochi mesi di servizio. Tutto ciò, in palese contraddizione con le disposizioni legislative che riconoscono un titolo di preferenza al richiamato personale Cococo con funzioni ATA (ex LSU).
Al riguardo, vorrei sottolineare come il personale in questione sia divenuto nel tempo difficilmente sostituibile, avendo maturato una significativa esperienza nel settore tecnico-amministrativo della scuola, grazie allo svolgimento costante di mansioni che hanno comportato l'assunzione di responsabilità di fatto equiparabili a quelle proprie dei lavoratori subordinati.
La questione prospettata coinvolge 490 lavoratori della regione Sicilia sulle complessive 970 unità dislocate sull'intero territorio nazionale. Si tratta perlopiù di lavoratori che hanno fra i 40 e i 50 anni, per i quali potrebbe prospettarsi una soluzione normativa tendente a favorirne una stabilizzazione part-time, con conseguente automatico arretramento della loro posizione rispetto ad altri lavoratori precari, assunti invece a tempo pieno.
Con questo ordine del giorno chiediamo dunque al Governo di impegnarsi a intraprendere iniziative che, con la dovuta gradualità, conducano alla definitiva stabilizzazione del personale della scuola con funzioni ATA impegnato in attività socialmente utili, di cui all'articolo 2 del decreto legislativo n. 81 del 2000, sulla base dei requisiti oggettivi di anzianità lavorativa effettivamente maturata. Data la serietà ed indifferibilità della questione, chiediamo in ogni caso all'Esecutivo di prevedere per il citato personale ATA ex LSU almeno una nuova proroga del contratto sino al 31 dicembre 2010, considerato anche che il problema è stato già posto all'attenzione della Commissione lavoro di cui faccio parte, la quale ha concluso l'esame in sede consultiva del decreto oggi in discussione con l'approvazione di un parere con osservazioni alle Commissioni bilancio e finanze. Tale parere conteneva una valutazione positiva della possibile concessione Pag. 12di una proroga dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa per il personale in questione.
In tal modo il Governo potrebbe, a mio avviso, manifestare con chiarezza la reale volontà di risolvere la problematica condizione occupazionale che ormai da venti anni affligge tanti lavoratori dislocati specialmente nelle aree meridionali e insulari del nostro Paese, dove è noto che la ricerca di occupazione si scontra sempre più spesso con una realtà difficile e troppo distante da quella che esiste nel resto dell'Italia. Sono certa quindi che il Governo affronterà la questione con la sensibilità e l'attenzione che fino ad oggi ha dimostrato di fronte alle necessità concrete della gente (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Sarubbi, che aveva chiesto di illustrare l'ordine del giorno Pes n. 9/2561-A/83, non è in Aula.
L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/141.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, questo ordine del giorno prende spunto, e ne chiede approfondimento, dalla lettura della tabella n. 3 allegata alla relazione introduttiva del disegno di legge di assestamento, nella quale si dà conto delle variazioni per atto amministrativo recate dal provvedimento stesso, nel periodo intercorrente tra gennaio e maggio dell'anno in corso. Tra queste figurano gli interventi effettuati a valere sul Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS) per un ammontare di 2 miliardi e 381 milioni, sia in termini di competenza che in termini di cassa. Detta variazione del FAS dovrebbe corrispondere alle coperture recate dai diversi provvedimenti approvati nel corso dell'esercizio finanziario 2008-2009 a valere sempre sul FAS.
Vengono tuttavia completamente ignorati gli effetti che si avranno sulla reale consistenza del FAS, sia in seguito all'adozione del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, e della relativa delibera CIPE del 6 marzo 2009, emanata per la riprogrammazione delle risorse disponibili del FAS, sia del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, relativo agli interventi per il terremoto dell'Abruzzo.
In particolare, l'articolo 18, comma 1, del decreto legge n. 185 del 2008, in considerazione dell'eccezionale crisi economica internazionale e della conseguente necessità della riprogrammazione nell'utilizzo delle risorse disponibili, ha demandato al CIPE il compito di assegnare una quota delle risorse nazionali disponibili del FAS verso tre direttrici: al Fondo sociale per l'occupazione e la formazione, istituito nello stato di previsione del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali (articolo 18, comma 1, lettera a); al Fondo infrastrutture, già istituito presso il Ministero per lo sviluppo economico, ai sensi dell'articolo 6-quinquies del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133; infine, al Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (articolo 18, comma 1, lettera b-bis).
Con delibera del CIPE 6 marzo 2009, è stata pertanto aggiornata la dotazione del FAS, di competenza nazionale e regionale, pari a 45 miliardi di euro, ed è stata ripartita la parte di competenza nazionale del FAS destinando 4 miliardi di euro al Fondo sociale per l'occupazione, 5 miliardi di euro al Fondo infrastrutture e 9 miliardi di euro al Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale.
Con il decreto-legge n. 39 del 2009, recante interventi per la ricostruzione post terremoto in Abruzzo, si prevede che nell'ambito della dotazione del Fondo per le aree sottoutilizzate, per il periodo di programmazione 2007-2013, siano destinate agli interventi di ricostruzione e alle altre misure di cui al citato decreto-legge un importo non inferiore a 2.000 milioni e Pag. 13non superiore a 4.000 milioni di euro, a valere sulle risorse assegnate al Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale e un importo di 400 milioni a valere sul Fondo infrastrutture. Non risulta però con la dovuta trasparenza contabile, dalle variazioni riportate nel disegno di legge di assestamento per l'anno 2009, la consistenza degli effetti delle disposizioni citate sulle risorse del FAS.
Nel corso degli ultimi mesi, la programmazione 2007-2013 del Fondo per le aree sottoutilizzate è stata caratterizzata da una grande incertezza, relativa sia all'entità delle risorse disponibili che alla loro destinazione, che ha di fatto annullato i benefici della programmazione unitaria delle risorse nazionali ed europee prevista nell'ambito del Quadro strategico nazionale 2007-2013 approvato nel dicembre del 2007.
I continui tagli operati alle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate e la sofferta riprogrammazione delle risorse nazionali del Fondo, avviata con il decreto-legge n. 112 del 2008 e conclusasi solo nel marzo del 2009, hanno reso molto incerto il quadro generale di utilizzo delle risorse del FAS, il quale rimane poco chiaro in assenza di una delibera del CIPE di aggiornamento del Quadro strategico nazionale 2007-2013.

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao, deve concludere.

AUGUSTO DI STANISLAO. Questa incertezza ha avuto come effetto quello di ritardare l'approvazione dei programmi attuativi di livello nazionale e regionale del FAS, nonché di posticipare l'avvio dei programmi operativi POR e PON.
In relazione a questo sintetico quadro di riferimento, con questo ordine del giorno si intende impegnare il Governo a fornire in maniera tempestiva chiarimenti sulle variazioni di bilancio necessarie, con particolare riferimento al FAS, un quadro aggiornato e dettagliato delle risorse del FAS per il periodo 2007-2013 e a fornire ai cittadini abruzzesi e all'intero Paese, la dovuta certezza, trasparenza ed evidenza contabile, degli interventi adottati dal Governo per far fronte agli interventi di ricostruzione nelle zone terremotate in base a quanto stabilito dall'articolo 14 del decreto-legge n. 39 del 2009.

PRESIDENTE. L'onorevole Baretta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/118.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, questo ordine del giorno si occupa dello scudo fiscale. Impregiudicato il giudizio complessivo sulla manovra, con questo ordine del giorno ci poniamo due obiettivi. Il primo è che il Governo chiarisca in maniera inequivoca che la tassa che viene imposta va intesa per un 5 per cento forfettario e non suddivisibile in ragione dell'1 per cento all'anno. La necessità di chiarire questo fatto deriva dalla lettura del testo e dalla discussione svolta. Il testo, all'articolo 13-bis, mentre nella lettera a) del comma 2, fa riferimento ad un'aliquota al 5 per cento, nella lettera b), del medesimo comma, la suddivide in ragione d'anno. Peraltro, lo stesso Governo interrogato su ciò ha affermato, in maniera pubblica, che l'aliquota va intesa al 5 per cento, salvo dimostrazione contraria. Penso che sarebbe utile che si tolga di mezzo questa ambiguità, in quanto qualcuno potrebbe interpretare che con questa manovra, sulla quale, peraltro, permangono le nostre opinioni negative, il rientro dei capitali sia tassato all'1 per cento.
Il secondo obiettivo che ci proponiamo è quello di impegnare il Governo a specificare la finalizzazione di queste risorse. Si era detto, sin dall'inizio, che lo scudo fiscale nasceva come un'opportunità legata al sisma dell'Abruzzo e che, quindi, si sarebbe potuto utilizzare questo rientro di capitali per mettere il ricavato delle tasse imposte a disposizione delle aree terremotate. Sappiamo, invece, che nel decreto-legge ai cittadini dell'Abruzzo viene anche chiesto di ripristinare il pagamento delle tasse, compresi gli arretrati. Crediamo che sia opportuno che il Governo si impegni, affinché almeno il ricavato dello scudo Pag. 14fiscale abbia questa esplicita finalizzazione per l'Abruzzo.
Questi due obiettivi, ovvero un chiarimento sulla procedura dell'imposta e la sua finalizzazione, sono quanto ci ripromettiamo con questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/144.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, il problema della non sufficienza nel nostro Paese deve essere affrontato, signor sottosegretario, soprattutto, con la convinzione che ogni persona disabile, di qualsiasi età, ha diritto a degli aiuti che gli diano la possibilità di sviluppare, innanzitutto, la propria personalità e che gli garantiscano anche l'inserimento sociale. È certo che la famiglia rappresenti, da sempre, il rimedio principale a disposizione delle persone disabili ed anziane, proprio per fronteggiare la non autosufficienza.
Si sa che l'assistenza di un familiare implica incombenze, fatiche, sacrifici che molti sostengono con tanta dedizione, rinunciando anche a quello che è un posto di lavoro. Purtroppo nelle strutture pubbliche o private i costi per l'assistenza agli anziani ed ai disabili sono altissimi, infatti partono da un minimo di 800 euro al mese ed arrivano a cifre ben più alte.
È evidente che si evita il ricorso a istituti privati o pubblici proprio perché i costi sono alti ed oggi le famiglie sono sempre più in difficoltà. Molti hanno anche un basso reddito e per questo preferiscono accudire da soli i propri cari che sono in difficoltà. Le famiglie italiane con almeno un disabile grave sono oggi circa un milione e mezzo, vale a dire quasi il 7 per cento delle famiglie italiane. I costi delle cure sono sostenuti in primo luogo dalle famiglie stesse, magari ricorrendo a parenti che possano assistere gli anziani, oppure al lavoro privato di cura che spesso risulta essere lavoro sommerso.
Le risorse assegnate annualmente al Fondo per la non autosufficienza, che sono sempre e comunque insufficienti e inadeguate, si esauriscono con il 2009 (questo lei signor sottosegretario lo sa). Per il 2010 non è stato infatti previsto da parte del Governo alcun finanziamento per questo Fondo. Questo è stato anche denunciato con forza e con determinazione dalla stessa Conferenza delle regioni. Quindi le regioni stesse chiedono al Governo che il finanziamento del Fondo nazionale per la non autosufficienza continui ad essere previsto anche nella finanziaria per il 2010 e nel programma pluriennale. Si tratta all'incirca di 500 milioni di euro di trasferimenti alle regioni che non sono stati confermati dal Governo a differenza degli anni precedenti. Nel 2009 infatti il finanziamento ammontava a 400 milioni di euro e nel 2008 a circa 300 milioni di euro. Quello che però è da tener presente è che la domiciliarità rappresenta una spesa molto inferiore per le casse pubbliche, ma soprattutto va apprezzata quella che è la centralità della famiglia nella quale l'anziano e il disabile vive, e vive soprattutto i suoi effetti. Per questo è importante la domiciliarità. Allora occorrono maggiori investimenti sui servizi domiciliari, soprattutto per potenziare le risposte alle persone non autosufficienti che rappresentano ancora un'emergenza sia per il sistema sociale sia per il Sistema sanitario nazionale.
A nostro avviso vi è ancora un solco molto profondo che sembra continui a tenere lontano il mondo della politica da quelli che sono i bisogni effettivi delle persone con disabilità. C'è da ricordare anche, sottosegretario, che è uno degli scopi fondamentale dello Stato è quello di supportare le famiglie che ospitano disabili o anziani non autosufficienti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANITA DI GIUSEPPE. È per questo che noi dell'Italia dei Valori, con questo ordine del giorno, vogliamo impegnare il Governo a prevedere fin dalla prossima legge finanziaria un incremento sensibile delle risorse destinate alle non autosufficienze. Vi chiedo di riflettere, sottosegretario, su questo ordine del giorno perché vi stiamo Pag. 15chiedendo di tutelare le famiglie che svolgono un ruolo molto importante quale è quello di garantire una vita dignitosa alle persone disabili e anziane. Una società sana e democratica deve poter garantire le pari opportunità a tutti i suoi componenti. Credo che questo debba essere il compito di noi tutti, ma sopratutto il compito di chi governa.

PRESIDENTE. L'onorevole Ferranti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/59.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, abbiamo visto in questo decreto-legge vari interventi che a nostro parere esulano dalla competenza oggettiva di questa manovra.
Abbiamo assistito al tentativo di inserirsi in maniera abbastanza pressante addirittura nella disciplina organizzativa della Corte dei conti, all'interno di un decreto-legge che fa riferimento ad una manovra sostanzialmente anticrisi. Tale tentativo è stato sventato per la parte eliminata nel maxiemendamento, dove addirittura si stabiliva l'obbligatorietà da parte del procuratore generale della Corte dei conti di promuovere l'azione disciplinare su indicazione del presidente della Corte dei conti e, inoltre, si individuava l'ambito di un controllo sull'organizzazione contabile e di gestione della Corte dei conti. A che cosa mira questo, signor sottosegretario? Mira al controllo diretto e indiretto dell'organo a cui, per la Costituzione, è affidato il controllo sulla spesa pubblica. È una cosa gravissima, è una cosa gravissima! Il fatto che quel tentativo, fortunatamente, anche grazie ai nostri interventi specifici, non sia passato sotto silenzio, ha consentito di evitare un ulteriore passo verso gerarchizzazioni degli organi di autogoverno, laddove si fa riferimento all'organo di autogoverno della magistratura contabile; nonché verso l'indiretta influenza e controllo del soggetto che deve essere controllato.
Per quanto riguarda la parte rimasta, noi in quest'ordine del giorno auspichiamo che il Governo abbia un ripensamento e possa guardare in faccia i cittadini in maniera limpida. Infatti, sulla base della relazione annuale della procura generale della Corte dei conti, vi è stata l'individuazione di un crescente e dilagante fenomeno di corruzione all'interno della pubblica amministrazione tanto da creare vere e proprie tasse occulte ai danni dei cittadini e addirittura vi è stato un dibattito aperto sul fenomeno. Dunque noi non capiamo: ho sentito esponenti autorevolissimi della maggioranza dire che è necessario andare verso una maggiore trasparenza, una maggiore responsabilità sia politica sia dei funzionari amministrativi. I cittadini sono stanchi di pagare tasse e di pagare gli esborsi ulteriori che aumentano sempre di più a fronte ad appalti pubblici dove, oltre al costo dell'appalto, si paga la tangente. Sono stanchi!
Dunque in tutto questo quale è stata la risposta del Governo, in maniera molto sottile, che non tutti sanno leggere? Si riduce la responsabilità contabile: è prevista una norma dove, in pratica, si riduce la possibilità di essere sottoposti al giudizio di responsabilità contabile per danno erariale a fronte del rapporto di servizio. Se il funzionario, la società che ha in appalto la gestione di servizi per lo Stato o per l'ente pubblico in genere, è legata da un rapporto di servizio e, quindi, è prevista una responsabilità contrattuale, in quel caso viene esclusa la responsabilità per danno erariale che, invece, in base a questa norma, si applica soltanto solo quando si può far riferimento all'articolo 2043 del codice civile, cioè alla responsabilità extracontrattuale da fatto illecito.
Mi auguro, dunque, che si tratti di un errore di forma. Da cittadina, oltre che da deputata, non posso pensare che sia stato qualcosa di voluto perché allora devo ritenere che anche questa è l'ennesima norma che si tira fuori sottobanco per facilitare e agevolare alcune manovre.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Ferranti.

DONATELLA FERRANTI. Con l'ordine del giorno n. 9/2561-A/59 a mia prima Pag. 16firma, a cui teniamo particolarmente, vogliamo che il Governo prenda atto che è sufficiente inserire un «anche» per i riferimenti all'articolo 2043. Infatti si ritorna a ciò che è: un danno che deve essere un danno erariale, causando la diminuzione del patrimonio dello Stato e anche dell'immagine dello Stato lesa da chi ha sfruttato indebitamente la sua posizione per produrre spese maggiori o comunque avere benefici personali.
Credo che su questo dobbiamo essere tutti d'accordo. Dobbiamo avere un'azione comune, se si vuole riportare il senso etico dello Stato, come condiviso e diffuso, presso tutti i cittadini. Quindi, mi auguro che il nostro ordine del giorno possa essere accolto.

PRESIDENTE. L'onorevole Palagiano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/143.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mio nome concerne la spesa sanitaria, i rapporti tra lo Stato e le regioni, i tagli che vi sono stati alla sanità. Ricordiamo che il decreto-legge n. 112 del 2008 ha consentito tagli di oltre 7 miliardi di euro, a cui sono da aggiungere - come diceva l'onorevole Di Giuseppe prima di me - i tagli ai fondi per le non autosufficienze.
Si tratta di un ordine del giorno credo abbastanza ragionevole, perché è vero che vi sono tagli, ma vi è da salvaguardare il rapporto tra lo Stato e le regioni: lo Stato ha una funzione di controllo sulle regioni, deve vigilare affinché tutte le prestazioni sanitarie abbiano un criterio univoco in tutte le parti d'Italia e abbiano una qualità identica in tutto il Paese.
Vi sono però alcune perplessità, in quanto il 1o ottobre scorso il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi aveva promesso di aprire un confronto con le regioni per il nuovo patto per la salute per il triennio 2010-2012. Sono trascorsi più di 9 mesi ma, nonostante le sollecitazioni da parte delle regioni - ricordiamo che il presidente Vasco Errani ha più volte richiesto, sottolineato e reiterato questa esigenza improcrastinabile - ancora niente è accaduto. Anzi, è accaduto qualcosa di un po' più grave, cioè che il Ministro del welfare Sacconi ha detto che è intenzione del Governo quella di procedere ad un nuovo patto per la salute per il prossimo triennio, con o senza il placet delle regioni.
Questo è il punto critico: secondo noi la sanità deve continuare ad essere di pertinenza delle regioni, perché vi sono diversità da territorio a territorio e l'esigenza del Governo e dello Stato è quella di vigilare affinché le regioni procedano adeguatamente, con un standard qualitativo elevato in tutte le parti d'Italia. Quindi, per noi è importante ed essenziale che si apra subito questo tavolo per discutere nel merito i problemi relativi alle risorse, alle norme e alle regole per il prossimo triennio. Risorse che sicuramente devono essere in qualche maniera controllate: non è possibile uno sperpero a livello regionale, ma è importante che i soldi vengano spesi con criterio ovunque.
A proposito di tagli, dobbiamo ricordare che il decreto-legge n. 112 del 2008 aveva disposto un taglio secco di 5 miliardi di euro soltanto nel biennio 2010-2011, tagli al finanziamento che lo Stato eroga al sistema sanitario nazionale. Poi dobbiamo anche aggiungere l'ulteriore limatura prodotta dal provvedimento che stiamo esaminando. Complessivamente quindi, come dicevo poc'anzi, il totale è di almeno 7 miliardi di euro in meno, cui bisogna aggiungere i fondi a cui si riferiva l'onorevole Di Giuseppe (fondi per le non autosufficienze).
Date queste premesse, con l'ordine del giorno in esame impegniamo il Governo ad aprire rapidamente il confronto con le regioni per un nuovo patto per la salute per gli anni 2010-2012, a trovare in tale ambito soluzioni condivise e concordate con gli enti locali, che tengano in primario conto che la Costituzione garantisce a tutti i cittadini il diritto alla salute pur nella consapevolezza della necessità di una riqualificazione della spesa sanitaria; infine ad affrontare il problema relativo ai livelli essenziali di assistenza, ai posti letto ospedalieri, ai criteri di organizzazione del Pag. 17sistema sanitario in ogni regione, affinché le prestazioni siano qualitativamente ineccepibili in ogni parte d'Italia.

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/101.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, anche questo ordine del giorno tocca il tema importante della salute, in particolare, considerando il profilo della prevenzione.
Il provvedimento in esame ha stabilito un fondo centrale per interventi sanitari di 800 milioni di euro, con riferimento al quale, già in un altro contesto, abbiamo avuto modo di esprimere al Viceministro Fazio tutto il nostro apprezzamento. Sappiamo, infatti, che una parte di questo fondo è stata destinata alle cure palliative e, quindi, a quelli che consideriamo pazienti in stato terminale.
Con questo mio ordine del giorno, invece, vorrei richiamare l'attenzione sulla vita nascente e, concretamente, sul fatto che vi sono, alla nascita, bambini che presentano patologie. Se potessimo diagnosticarle correttamente, potremmo intervenire riducendo sia il disagio e la sofferenza per loro e per le loro famiglie, sia i costi per il Sistema sanitario nazionale, ma anche e, soprattutto, dando atto ad uno sviluppo della cultura scientifica che intercetta gli aspetti clinici e trova una sua adeguata comprensione anche a livello politico.
Concretamente, vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che una legge quadro del 1992 fissa gli screening iniziali su base metabolica solo per tre malattie: l'ipotiroidismo, la fibrosi cistica e la fenilchetonuria, che, lo ricordo, se a qualcuno sfuggisse, è quel tipo di patologia che provoca un grave ritardo mentale per la carenza di un amminoacido. Se fosse possibile intervenire immediatamente e precocemente nella dieta dei bambini colpiti, compensando questa carenza, essi potrebbero, poi, avere uno sviluppo perfettamente normale.
Questi dati risalgono a circa 17 anni fa. Oggi, grazie agli studi e alle ricerche scientifiche, potremmo ampliare il tipo di patologie che potrebbero avvantaggiarsi profondamente da uno screening ben fatto e, soprattutto, reso obbligatorio, sul piano nazionale, per tutti bambini che si presentano a rischio.
Pertanto, la nostra richiesta, in questo senso, è innanzitutto di riconsiderare la norma della legge quadro del 1992, con questo tipo di limitazione che ci viene offerta, e di inserire, fra i livelli essenziali di assistenza, tutto ciò che può servire per venire incontro alle esigenze dei bambini.
Il secondo aspetto che affronta il presente ordine del giorno, riguarda un'altro tipo di disparità grave che si presenta al momento della nascita, con bambini che nascono - lo abbiamo detto, forse, in qualche altra occasione - gravemente sottopeso ed immaturi.
Le condizioni attuali e lo stile attuale della medicina materna infantile rendono sempre più facile la creazione di eventi nascita di questo tipo. Anche in questo caso, sappiamo che, se la terapia intensiva neonatale venisse garantita ai bambini, fin dal primo momento del loro nascere, le possibilità non solo di sopravvivenza, ma di godere di una qualità di vita pari a quella degli altri, crescerebbero in maniera esponenziale, fino a raggiungere l'80-85 per cento.
A nostro avviso, queste due richieste - riconsiderare, tra i livelli essenziali di assistenza, quali patologie metaboliche inserire come screening alla nascita, e potenziare e rafforzare la terapia intensiva neonatale, attraverso il citato fondo, che ha valore centrale e, quindi, detta se non le sue regole, le sue indicazioni alle regioni, anche attraverso il nuovo Patto per la salute - potrebbero rappresentare davvero un passo avanti per una sana cultura, non solo della vita, ma anche della cultura della vita. Potrebbero, altresì, creare quel punto di raccordo tra l'attenzione che intendiamo prestare alla cosiddetta etica di fine vita e il problema - che dovremmo porci in modo veramente serio - di etica di inizio vita. Il mio ordine del giorno Pag. 18punta semplicemente a ristabilire questo equilibrio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/148.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, l'ordine del giorno che illustro e che sottopongo all'attenzione del Governo, sperando che vi possa essere l'espressione di un parere favorevole, riguarda la drammatica situazione in cui si vengono a trovare migliaia e migliaia di lavoratori precari, ovvero quelli a tempo determinato.
Se mi è consentito, vorrei fare una breve premessa. Diversi tra i più importanti istituti di previsione - dalla Banca d'Italia, alla Confindustria fino agli enti di ricerca indipendenti - indicano, per il nostro Paese, un ulteriore aggravamento della crisi, con una caduta del prodotto interno lordo per il 2009 superiore al 5 per cento e un aumento della disoccupazione sopra l'8 per cento.
Oltre 1,2 milioni di lavoratori perderanno il posto di lavoro nel prossimo biennio, con conseguenze sociali devastanti e con un impatto sui consumi che farà da moltiplicatore della crisi.
Nelle piccole e medie imprese - ma soprattutto nelle piccole, che assorbono quasi il 90 per cento dell'occupazione del Paese - sono cominciati i licenziamenti e le cessazioni di attività.
Nel corso del presente anno 2009 arriveranno a scadenza più di 2 milioni di contratti di lavoro a termine. È, quindi, facile prevedere che la maggioranza di questi contratti non verrà rinnovata né confermata e, in assenza di ammortizzatori sociali, si tradurranno, di fatto, in licenziamenti.
È evidente che la crisi in atto aumenterà la precarietà del lavoro, rendendo sempre più imminente la necessità di adottare provvedimenti a favore di questa tipologia di lavoratori, i cosiddetti lavoratori atipici, che in tutte le loro articolazioni rappresentano una categoria in costante crescita. Si calcola, infatti, che il 12 per cento dell'attuale occupazione sia costituita da questi lavoratori a contratto e che tale tipologia di lavoratori atipici rappresenti quasi l'80 per cento della nuova occupazione.
Desidero evidenziare, inoltre, la condizione di circa due milioni di lavoratori precari che rischiano di essere totalmente esclusi da ogni forma di sostegno del reddito in caso di licenziamento. Manca, infatti, qualsiasi misura di sostegno a favore dei lavoratori a tempo determinato o parasubordinati, che non hanno diritto ad alcun tipo di ammortizzatore sociale in caso di sospensione o cessazione dal lavoro. La Banca d'Italia ha stimato che si tratta di circa un milione 600 mila lavoratori e ci ha ricordato che nelle famiglie in cui sono presenti solo lavoratori atipici l'incidenza della povertà è stimata al 47 per cento.
Inoltre, vogliamo sottolinearlo, le misure attivate dal Governo in questi mesi e anche in quest'ultimo provvedimento risultano del tutto inadeguate a mettere un argine alla crisi e ai fenomeni che ne derivano. Tra l'altro, con gli ultimi provvedimenti - il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito della legge n. 133 del 2008, e con il disegno di legge n. 1167 in discussione al Senato - è stato prima smantellato e poi abolito il processo di stabilizzazione del personale precario, quello che con le due leggi finanziarie del governo Prodi avrebbe potuto vedere la luce di una stabilizzazione. Questo, di per sé, determinerà la perdita di lavoro di oltre 160 mila lavoratori precari della pubblica amministrazione e, in particolare, della scuola.
Date queste premesse, chiediamo che il Governo si impegni a procedere ad una riforma organica degli ammortizzatori sociali; a disporre con la massima urgenza, per i prossimi 24 mesi, misure a sostegno del reddito finalizzate a mantenere in attività il maggior numero possibile di lavoratori dipendenti e parasubordinati. Invitiamo, inoltre, il Governo a procedere ad una riforma della cassa integrazione, che oggi ha ancora, pur dopo i provvedimenti sbandierati, gravi limiti di applicazione, Pag. 19allungandone la durata e portando il valore effettivo dell'indennità all'80 per cento dell'ultima retribuzione.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Evangelisti.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, concludo sul punto specifico che ha caratterizzato anche una mozione del gruppo dell'Italia dei Valori nelle scorse settimane. L'impegno principale che chiediamo al Governo è quello di assumere le opportune iniziative al fine di estendere tutte le tipologie di ammortizzatori sociali, attuali e future, a tutti lavoratori con contratto a tempo determinato o con altre forme di lavoro precario, quando siano stati superati i 36 mesi di lavoro comunque realizzati nell'arco degli ultimi cinque anni.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Incecco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/107.

VITTORIA D'INCECCO. Signor Presidente, signor sottosegretario, con questo ordine del giorno desidero esprimere la mia preoccupazione per la normativa che riguarda il pensionamento obbligatorio di chi ha quarant'anni di contributi, quella che qualcuno dei miei colleghi medici, con amara ironia, ha chiamato «rottamazione dei dirigenti». Se potesse dedicarmi un po' di attenzione, signor sottosegretario, vorrei fare alcune osservazioni. Con il pensionamento obbligatorio di chi ha quarant'anni di contributi, si penalizza paradossalmente chi ha fatto il proprio dovere, ha riscattato gli anni di laurea e si è laureato in tempo. Chi, invece, ha impiegato più tempo o non li ha riscattati può continuare a lavorare. Con tale disparità di trattamento, tra l'altro, andiamo a mettere in pensione persone che hanno accumulato molta esperienza e che, se si sono distinte perché si sono laureate in tempo, probabilmente sono anche brave.
Con il pensionamento obbligatorio di chi ha quarant'anni di contributi si mandano in pensione le persone a 57, 58 o 59 anni e ciò è decisamente contrario a tutte le direttiva europee che prescrivono esattamente il contrario, ovvero l'innalzamento dell'età pensionabile. Con il pensionamento obbligatorio di chi ha quarant'anni di contributi si trasferisce sugli enti previdenziali l'onere di pagare una pensione invece che uno stipendio e così si aumenta il baratro dei medesimi enti e si discriminano i medici ospedalieri, soggetti a tale norma, dagli universitari che, invece, ne sono esentati. Ciò ne determina una posizione di privilegio negli ospedali che sono clinicizzati e dove coesistono personale ospedaliero e personale universitario; quest'ultimo, pur avendo gli stessi ruoli e gli stessi compiti, ha una vita professionale maggiore di circa dieci anni.
Con il pensionamento obbligatorio di chi ha quarant'anni di contributi, si dà il colpo di grazia alla sanità pubblica, permettendo l'espulsione di migliaia di medici che non saranno sostituiti a causa del blocco del turnover presente in molte regioni. Non si creano quindi nuovi posti di lavoro ma si distrugge il sistema sanitario. Questi medici ancora giovani ed efficienti andranno a lavorare in cliniche private. Vogliamo favorire il privato? Qualcuno mi ha detto che in realtà queste cose il Governo le sa bene ma vuole farle per ridurre la spesa per il personale medico nel settore pubblico. Non ci posso credere, forse è stata una svista, signor sottosegretario. La grossa ingiustizia, per di più, è che - come dicevo prima - sono esclusi i magistrati, i professori universitari e i dirigenti medici responsabili di struttura complessa. Passi per i magistrati e i professori universitari ma i medici di struttura complessa non hanno gli stessi diritti degli altri medici? Vogliamo usare due pesi e due misure? Mi sembra un'evidente contraddizione e soprattutto si tratta di un provvedimento che non è giusto. La legge è uguale per tutti, mi sembra. Spero che il Governo rifletta e ci ripensi.

PRESIDENTE. L'onorevole Razzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/159.

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ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il 2 luglio scorso, il Parlamento ha approvato definitivamente il disegno di legge del Governo recante: «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica», in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, che configura come reato l'immigrazione clandestina (ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato).
La linea dura e intransigente decisa dal Governo nei confronti degli extracomunitari, ha però dovuto fare i conti con il problema, subito esploso, delle colf e delle badanti, ossia di quelle figure di lavoratori dei quali il nostro Paese ormai non può più fare a meno e che rappresentano oggi, sempre più spesso, l'unica speranza per molte famiglie italiane rispetto alla cura dei bambini e degli anziani autosufficienti e non.
Parliamo di oltre 1 milione di persone, soprattutto donne provenienti dai paesi dell'Est (Romania, Ucraina e Moldavia in testa), dalle Filippine e dal Sudamerica, che lavorano nelle case degli italiani per assistere persone anziane o bambini. Di queste circa la metà lavora in nero senza permesso di soggiorno. Solo nel 2008 le domande di regolarizzazione presentate sono state 430 mila.
Nella consapevolezza dell'importanza del lavoro in molti casi ormai insostituibile svolto da queste persone, e forse anche sotto la pressione di gran parte dell'opinione pubblica, il Governo, con una propria proposta emendativa approvata al disegno di legge in esame, ha introdotto un articolo con il quale viene prevista la regolarizzazione di cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari, ma unicamente per coloro che svolgono il lavoro di colf o badanti senza essere in regola.
L'individuazione di una o due sole categorie di lavoratori per le quali si applica la suddetta regolarizzazione rischia di introdurre una norma sicuramente discriminatoria e probabilmente incostituzionale. Si ricorda il precedente legislativo della legge n. 189 del 2002, la cosiddetta «Bossi-Fini», che aveva riguardato la sanatoria per le sole colf e badanti, subito seguita dal decreto-legge n. 195 del 2002 che disponeva e allargava l'estensione della sanatoria agli altri lavoratori extracomunitari.
Va inoltre segnalato che l'articolo 1-ter, comma 13, lettera b) del decreto-legge esclude dalla procedura di emersione tutti coloro che sono stati segnalati ai fini della non ammissione nel territorio dello Stato, in base ad accordi internazionali. Questa definizione non distingue però tra coloro che sono stati segnalati per ragioni legate al pericolo per l'ordine pubblico o per la sicurezza dello Stato italiano o di altro Stato membro dell'accordo di Schengen, da coloro che invece sono stati segnalati per esempio, per semplice soggiorno illegale, e in assenza quindi di qualunque pericolosità.
Il mio ordine del giorno impegna il Governo ad estendere anche alle altre categorie di lavoratori irregolari le disposizioni previste dal disegno di legge in esame in materia di procedure di emersione di lavoratori impiegati nel lavoro domestico, o in attività di assistenza per la famiglia e a prevedere che possano beneficiare della procedura di emersione anche quei cittadini stranieri che risultano segnalati in base ad accordi internazionali ai fini della non ammissione nel territorio dello Stato, se segnalati per fatti di lieve entità e in assenza quindi di pericolosità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Narducci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/48.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, molto velocemente vorrei lanciare un appello al Governo sulla questione dei piccoli azionisti dell'Alitalia, che molto ha fatto parlare. Vorrei ricordare in questa sede gli impegni che erano stati assunti direttamente dal Presidente del Consiglio al momento della presentazione del piano «la fenice».
Ci sono migliaia di risparmiatori piccoli azionisti che avevano investito i loro risparmi in una azienda di Stato ritenendo Pag. 21che questa fosse ed ubbidisse a principi etici diversi da quelli dell'impresa privata più legata alle dinamiche del mercato. Invece, il provvedimento in esame stabilisce delle condizioni che riteniamo assolutamente inique ed ingiuste verso questi cittadini italiani.
Anziché mantenere fede agli impegni assunti, costoro vengono ora puniti perché se allora erano state stabilite delle condizioni per il rimborso, ora invece si stabilisce che i titoli, le obbligazioni Alitalia, saranno in qualche modo preferiti rispetto a quelli che erano titoli azionari in borsa non mantenendo il parametro del 50 per cento del prezzo, come era previsto dal decreto-legge n. 5 del 2009, e comunque in misura non superiore ai 50 mila euro. Credo che questa previsione non renda assolutamente merito all'affetto, di cui dicevo poc'anzi, che molti cittadini italiani hanno dimostrato verso un'azienda di Stato.
Vi è poi il riferimento al lasso temporale di un mese che credo sia veramente ed assolutamente iniquo ed insignificante soprattutto rispetto alla storia di un'azienda che ha fatto parlare di sé in questo Paese per oltre sessant'anni. In fondo, chi ha investito su Alitalia non lo ha fatto per un mese, ma credendo nel futuro di questa azienda; allora credo che il Governo dovrebbe impegnarsi a prorogare questo termine fissato per il 31 agosto, anche tenendo conto del periodo in cui viviamo. Nel mese di agosto, infatti, molte persone non sono pronte, non possono far valere i loro diritti, quindi chiediamo che venga prorogato fino al 31 ottobre 2009.
Soprattutto, chiediamo al Governo di definire delle misure che permettano il rimborso integrale delle obbligazioni Alitalia, vincolando tale rimborso al valore medio delle azioni calcolato con riferimento temporale al primo trimestre 2008, senza riduzione e senza alcun limite per i piccoli azionisti risparmiatori. Questa decisione del Governo renderebbe giustizia e sarebbe coerente con gli impegni che il Governo stesso e il Presidente del Consiglio avevano assunto.
Qui c'è in gioco veramente il destino di tanti piccoli azionisti: credo che tutti i parlamentari, tutti coloro che sono in quest'Aula, abbiano ricevuto montagne di e-mail in cui si dice: ho investito tutti i miei risparmi, 70 mila-80 mila euro, su Alitalia e ora non so più come fare perché non ho più una riserva, non ho più qualcosa da destinare alla mia famiglia. Credo che un Governo che sia attento alle esigenze di queste piccole famiglie, che non hanno grandi risorse, non possa decidere come ha fatto in questo decreto-legge. Quindi, mi rendo conto che, avendo posto la fiducia, gli emendamenti che erano stati presentati non hanno alcun valore, ma l'ordine del giorno vuole dare un indirizzo al Governo affinché risolva questo nodo e si ponga seriamente questo problema.
Ritengo che i piccoli azionisti di Alitalia faranno come è avvenuto in Svizzera dove, quando fallì Swiss Air, si sono organizzati in gruppo, hanno portato avanti una battaglia a livello di magistratura, giudiziaria, ottenendo in fin dei conti qualche condizione migliore. Questo è un esempio che vorrei che venisse accolto in quest'Aula da parte del rappresentante del Governo affinché questo ordine del giorno produca un effetto nella direzione che ho illustrato.

PRESIDENTE. L'onorevole Froner ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/39.

LAURA FRONER. Signor Presidente, con questo ordine del giorno sottoscritto da me e dall'onorevole Gnecchi vogliamo rilevare come con l'articolo aggiuntivo all'articolo 9 si sia previsto che, sentita la Conferenza Stato-regioni e acquisito il parere del tavolo di confronto tra province autonome e Stato, previsto dalla legge sul federalismo, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, siano adottati i criteri per la rideterminazione, a decorrere dall'anno 2009, dell'ammontare dei proventi spettanti a regioni e province autonome, ivi compresi quelli afferenti la compartecipazione ai tributi erariali statali, compatibilmente con gli statuti speciali. Pag. 22
Tale norma è volta a garantire disponibilità finanziarie complessivamente non inferiori a 300 milioni di euro annui. La norma prevede, altresì, l'assegnazione delle predette risorse ad un fondo per le attività di carattere sociale di pertinenza regionale, da istituire nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze.
In sede di Conferenza Stato-regioni sono stabiliti, entro 30 giorni dall'entrata in vigore del decreto di rideterminazione dei proventi, i criteri e le modalità per la distribuzione delle risorse tra le regioni e le province autonome, da effettuarsi con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze.
Come è già stato sollevato da me e da altri colleghi nella fase della discussione sulle linee generali, con l'introduzione di questo emendamento aggiuntivo si apre un problema serio per tutte le regioni che diventa ancora più grave per le regioni e le province autonome, e a proposito di queste ultime cercherò di spiegarmi meglio.
Per quanto la norma contenga un inciso secondo cui la sua applicazione deve essere compatibile con gli statuti speciali, essa appare in conflitto con lo statuto di autonomia che al titolo VI definisce il quadro della finanza della regione e delle province autonome, riconoscendo loro autonomia finanziaria. La norma richiede, inoltre, necessariamente un preventivo accordo tra il Governo e la regione (o le province autonome) per quanto di rispettiva competenza per introdurre con legge ordinaria modificazioni al predetto titolo VI.
Si tratta di un accordo che non c'è stato e vorrei ricordare come non si possa modificare l'assetto finanziario delle autonomie speciali con una legge ordinaria. Servono, infatti, le norme di attuazione come prevede anche la legge sul federalismo fiscale.
Qualora si agisca diversamente, come in questo caso, si presta il fianco inevitabilmente ad un ricorso alla Corte costituzionale. Sulla base di tali motivazioni chiediamo, quindi, con l'ordine del giorno n. 9/2561-A/39 a mia firma, che la questione sia ricondotta nei limiti costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Cambursano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/153.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, l'ordine giorno a mia prima firma e sottoscritto dal collega capogruppo in Commissione finanze, l'onorevole Messina, parte dalla considerazione - che ormai credo sia ben nota a tutti fuori e dentro il Parlamento - che la pubblica amministrazione, nell'accezione ampia del termine, è debitrice nei confronti delle imprese per cifre spaventose (si parla di 60,70 miliardi di euro e qualcuno addirittura arriva a ipotizzare 80 miliardi di euro).
Ciò ci spinge ad interrogarci su cosa fare per far sì che le pubbliche amministrazioni (quindi lo Stato, le regioni, le province e i comuni) provvedano in un tempo congruo intanto a recuperare il pregresso, quindi, a erogare quanto dovuto ad una serie di imprese (piccole e grandi che siano) per far sì che si sani da parte della pubblica amministrazione un debito. Ciò anche per dare la possibilità a queste aziende, che hanno erogato servizi e appalti di ogni genere rivolti alle persone anziché verso interventi più strutturali, di portare a casa quanto loro dovuto per far sì che non manchi in un momento come questo quella liquidità vitale alle necessità delle aziende stesse.
Sappiamo, Presidente e onorevole Viceministro, che le aziende, soprattutto le medie e le piccole più direttamente coinvolte nell'erogazione di servizi o nella realizzazione di opere minori commissionate e appaltate da parte degli enti locali, hanno bisogno più di altre di disponibilità finanziare.
Credo sia ben nota a tutti la situazione in particolare nel nord del Paese, dove c'è una crisi devastante che sta già colpendo e colpirà soprattutto nelle prossime settimane e nei prossimi mesi alla riapertura dopo le vacanze estive. Tale crisi rischia di Pag. 23mettere in ginocchio e di non far più aprire le porte di tante piccole e medie aziende e di far loro, purtroppo, avanzare l'ipotesi addirittura di fallimento.
Il Governatore della Banca d'Italia Draghi al Senato ha detto chiaramente che il numero di queste imprese è in forte aumento e che, quindi vi è la necessità di farsi - come sono solito dire io - «la punta al cervello», per trovare soluzioni ovviamente idonee e compatibili con le leggi vigenti, e per dare risorse finanziarie a queste imprese, onde evitare che chiudano e soprattutto che ricorrano, come stanno facendo - è sempre il Governatore Draghi che lo dice - addirittura all'usura, per far fronte ai pagamenti dovuti.
Ricorderemo tutti il fatto drammatico di quel piccolo imprenditore veneto, che non riuscendo più a pagare gli stipendi dei suoi impiegati e dei suoi operai ha pensato bene di passare a miglior vita. Non vorremmo appellarci a questi fatti drammatici, ma dovremmo venirne fuori molto prima, se vogliamo evitare non solo l'usura, ma anche che tante aziende passino addirittura di mano (è sempre il Governatore che lo denuncia; peraltro un mio intervento in Aula di ottobre o novembre dello scorso anno anticipava quanto il Governatore ha detto la scorsa settimana al Senato). E chi compra? Coloro che hanno i quattrini. E chi oggi ha i quattrini, se non le tante mafie?
Allora, onde evitare che il riciclaggio diventi lo strumento per ripulire il denaro e che aziende produttive in difficoltà finanziaria momentanea passino nelle mani alla malavita organizzata, credo che dovremmo, per l'appunto, farci tutti insieme «la punta al cervello».
Con questo ordine del giorno, che peraltro ricalca il contenuto di un emendamento non accolto, noi suggeriamo l'istituzione di un fondo da parte della Cassa depositi e prestiti, a cui gli enti locali, ma anche la pubblica amministrazione nell'accezione generale, possano attingere e pagare quanto dovuto, per poi recuperare da parte dei comuni con l'avvento auspicabile di tempi migliori.

PRESIDENTE. L'onorevole Gnecchi ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Madia n. 9/2561-A/73, di cui è cofirmataria.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno vogliamo sottolineare la situazione grave nella quale si trovano i precari senza stabilizzazione. Si continua a dire che si vogliono stabilizzare i giovani e le persone precarie, ma poi, nella sostanza, vediamo che in questo provvedimento, sul quale avete posto la questione di fiducia, un decreto-legge da convertire, ma in un maxiemendamento, ci sono molte cose strane: si stabilisce l'estensione dell'incentivo, previsto per i datori di lavoro che assumono lavoratori destinatari per gli anni 2009 e 2010 di ammortizzatori sociali in deroga, anche al lavoratore destinatario del trattamento di sostegno al reddito, nel caso in cui lo stesso ne faccia richiesta per intraprendere un'attività autonoma, per avviare una auto o una micro impresa o associarsi in cooperativa.
Si prevede questo in un momento in cui le piccole e piccolissime aziende sono in forte difficoltà. Quindi, stabilire che il lavoratore, successivamente all'ammissione al beneficio e prima dell'erogazione, debba dimettersi dall'impresa di appartenenza è sicuramente una misura di dubbia efficacia.
Inoltre, si deve considerare l'esiguità delle cifre liquidate, a fronte degli investimenti necessari per l'avvio di un'attività autonoma. Quindi, da un lato, si pensa di utilizzare ammortizzatori sociali per favorire un'autoimprenditorialità, dall'altro, rispetto ai precari, si pensa ad un percorso di reclutamento speciale per il triennio 2010-2012, fondato sul concorso pubblico per il personale che, pur avendo i requisiti previsti dalle citate leggi finanziarie, non può beneficiare dei percorsi di stabilizzazione previsti, essendo la vigenza degli stessi limitata sino al 31 dicembre 2009.
È evidente che tali misure rischiano di risultare quasi del tutto inefficaci per moltissime amministrazioni, laddove permanga il blocco del turnover del 10 per Pag. 24cento. Ma tante sono le contraddizioni anche in questo decreto-legge, convertito in legge con la fiducia, cosa che continuiamo a condannare.
Vediamo che si pensa di aumentare l'età pensionabile delle donne e, contemporaneamente, come abbiamo già sentito dal collega poco fa e come probabilmente sentiremo anche nell'intervento della collega Miotto, vediamo che si mandano in pensione in modo coatto tutti quelli che hanno 40 anni di contributi.
Oltretutto, si era riusciti a pensare che questi 40 anni fossero 40 anni di servizio effettivo; abbiamo poi visto, invece, che le interpretazioni sono state varie e adesso si peggiora ancora di più la situazione.
Da un lato, si costringono le donne a lavorare sino a circa i 65 anni, dall'altro, si mandano in pensione uomini anche a 58 anni di età anagrafica. Ricordo che nel privato si poteva iniziare a lavorare a 14-15 anni, passare nel pubblico, come categoria operaia (quindi con mansioni di elettricista o, comunque, con qualifiche di manovalanza), e avere oggi dai 55 anni in su per poter andare in pensione con 40 anni di contributi effettivi, perché i ricongiungimenti erano contemplati.
Se poi pensiamo che, per quanto riguarda le donne, in questi ultimi anni tutti gli interventi che vi sono stati sulle pensioni sono andati a peggiorare fortemente la condizione delle pensioni delle donne...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIALUISA GNECCHI. ...ci rendiamo, ovviamente, conto di quante contraddizioni vi siano in questa legge.
È evidente, quindi, che noi pensiamo che si debbano dare delle risposte serie ai precari e si debba andare verso una loro reale stabilizzazione.
Pensiamo che debbano esistere ammortizzatori sociali seri e che, in questo momento, chiedere almeno il raddoppio degli ammortizzatori sociali in termini sia di importi sia di durata del periodo sia il minimo di cui ci si deve rendere conto.
Infine, soprattutto per quanto riguarda le donne, pensiamo che non si possa continuare a dire che ci si vuole muovere per aumentare l'occupazione femminile e per migliorare la condizione di occupazione delle donne, e poi, nella realtà, continuare, provvedimento dopo provvedimento, a renderle più precarie e deboli nella società tutta e nel mercato del lavoro in generale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Paladini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/142.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'articolo 24, commi 74 e 75, del provvedimento in esame, autorizza la proroga del piano di impiego delle Forze armate nel controllo del territorio in concorso con le forze di polizia.
Il piano di impiego può essere prorogato per due ulteriori semestri, incrementando l'attuale contingente di 3 mila militari e di ulteriori 1.250 unità, interamente destinate a servizi di perlustrazione e pattuglia in concorso e congiuntamente alle forze di polizia.
Il Governo spesso è intervenuto con provvedimenti specifici in alcuni casi particolarmente pubblicizzati proprio sulla questione della sicurezza e sono state prese iniziative che hanno suscitato non poche perplessità, anche a livello europeo.
Anche il Presidente della Repubblica, nell'atto di promulgare la legge sulla sicurezza, ha espresso non poche perplessità e preoccupazioni sull'istituzione di associazioni tra cittadini per segnalare alle forze di polizia anche locali eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio, ne ha sollecitato la definizione di limiti e compiti e ha espresso anche rilievi sull'uso dello spray al peperoncino a scopo di autodifesa.
Tutto questo perché ha eccepito che l'uso di tale spray da parte dei componenti di tali associazioni confligge con la disposizione che vorrebbe tali associazioni formate da cittadini non armati.
Resta fondamentale garantire il potere dissuasivo della legge, mantenere la certezza Pag. 25comune secondo cui chi infrange la legge è destinato ad assumersene le responsabilità. Per questo è fondamentale investire su quei comparti che garantiscono quotidianamente con il loro lavoro la sicurezza dei nostri concittadini ed è necessario investire su quelle professionalità che, a rischio spesso della propria incolumità e della propria vita, si impegnano a garantire la sicurezza delle nostre città e dei nostri paesi. Verso questi uomini e donne abbiamo tutti un debito di riconoscenza morale.
La Polizia di Stato, l'arma dei Carabinieri, la Guardia di finanza, e con loro tutte le forze dell'ordine, sono corpi formati da uomini e donne capaci, impegnati tutti i giorni sul territorio. A loro dobbiamo rispetto: non è accettabile mortificarli e non si può ricorrere a continui richiami retorici. Servono interventi seri che dimostrino concretamente l'impegno ed il sostegno delle istituzioni nei loro confronti; servono investimenti concreti, non i richiami all'istituzione di fondi generici.
Le misure economiche prese nei confronti delle forze dell'ordine e della sicurezza pubblica dal Governo comportano tagli per i prossimi tre anni per quasi tre miliardi di euro, prevedendo al contempo l'istituzione di fondi di carattere troppo generico.
Tale situazione è aggravata dai tagli disposti al personale che si trova ad affrontare nuove e delicatissime funzioni nella gestione dell'ordine pubblico, senza avere né le risorse economiche necessarie a coprire i nuovi e ulteriori compiti loro attribuiti, né le risorse umane atte a garantire un'efficace copertura delle nuove funzioni.
La criminalità organizzata, problema gravissimo del nostro Paese, non si combatte certamente smantellando le forze dell'ordine sul territorio e finanziando le ronde. Da una parte, si varano provvedimenti specifici sulla sicurezza, dall'altra, contemporaneamente si tagliano i fondi alle forze dell'ordine. Soprattutto, non si pagano gli straordinari: siamo arrivati ormai a tre mesi prima che essi vengano legittimamente pagati.
I tagli finora attuati hanno già portato alla diminuzione di 40 mila unità nell'organico complessivo di tutte le forze dell'ordine, del comparto sicurezza e difesa, ci sono problemi gravi per la manutenzione dei mezzi, per l'acquisto della benzina, nonché per l'acquisto delle divise ed anche dei giubbotti antiproiettile.
Si evidenzia come le riduzioni paiano aver colpito con particolare gravità anche il settore dei consumi intermedi, entro cui ricadono voci critiche, come quelle della formazione e dell'addestramento del personale militare, nonché la manutenzione dei sistemi d'arma, con effetti a medio e lungo termine sulle capacità e la sicurezza del personale in missione non difficili da immaginare.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIOVANNI PALADINI. Concludo, signor Presidente. Con questo ordine del giorno, si impegna il Governo ad intervenire in tempi rapidi per adottare gli opportuni provvedimenti, in particolare rimodulando il settore degli investimenti, garantendo l'obiettivo del mantenimento delle attuali capacità operative, ritenute irrinunciabili per far fronte efficacemente alle crescenti e sempre più diversificate esigenze di presenza internazionale dell'Italia.

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/2561-A/199, di cui è cofirmatario.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, prego il signor Viceministro onorevole Vegas di prestarmi pochi minuti di attenzione.
Con questo ordine del giorno, si solleva una questione sulla quale siamo tutti d'accordo. Mi riferisco a quella dei gruppi del genio campale che svolgono attività a sostegno delle esigenze logistiche necessarie per le attività delle Forze armate dislocate a Vicenza, Ciampino e Bari. Pag. 26
Quando dico che siamo tutti d'accordo mi riferisco al fatto che il Ministero della difesa, attraverso un suo sottosegretario, aveva detto alcune settimane fa che era d'accordo e che in Commissione difesa all'unanimità sono stati presentati emendamenti a questo decreto-legge a firma Cicu e Villecco Calipari. La questione è stata, inoltre, riproposta su più provvedimenti al nostro esame, compreso quello stralciato da questo decreto e all'esame in sede legislativa.
Il punto è che non si capisce per quale ragione queste centinaia di lavoratori edili che operano presso il gruppo del genio campale dell'aeronautica non sono messe nella condizione di avere una tranquillità minima che è indispensabile.
Così come attraverso questo ordine del giorno - dato che con la conversione in legge del decreto-legge in esame le norme introdotte in materia di utilizzo di lavoro flessibile nella pubblica amministrazione rimettono alla discrezionalità del Ministero competente la possibilità di avvalersi di contratti a tempo determinato non più condizionati da un limite temporale - si impegna il Governo (aggiungo, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica) a prorogare o rinnovare, per una o più volte, il contratto di lavoro a tempo determinato per i lavoratori edili che operano nel Genio campale dell'Aeronautica nella condizione degli adempimenti previsti dalle norme contenute nel decreto-legge in esame.
In conclusione, siamo tutti d'accordo ma la misura non è stata adottata e questa potrebbe essere la volta buona, a partire dall'ordine del giorno in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole De Camillis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/116.

SABRINA DE CAMILLIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, con il disegno di legge di conversione del decreto-legge al nostro esame tentiamo di spingere le imprese ad investire e a fare innovazione per uscire con più forza da questa difficile fase di crisi e per agganciare, preparate e competitive, il nuovo sistema economico globale che ne verrà fuori da qui a qualche mese.
Tra i diversi strumenti previsti, particolarmente importante ed utile è quello relativo alla detassazione degli investimenti produttivi come mezzo per favorire la riqualificazione del nostro sistema produttivo e quindi il miglioramento della sua competitività nel mercato globale. In questo contesto però, mi sembra limitativo utilizzare tale strumento soltanto ai fini degli investimenti in macchinari ed apparecchiature, mentre a mio avviso sarebbe opportuno estendere tali incentivi anche agli investimenti in software (e quindi, in un settore altamente innovativo).
Pertanto con questo ordine del giorno si chiede al Governo di trovare lo strumento adeguato, anche in altro provvedimento, per estendere la detassazione agli investimenti in software.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Scilipoti, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/154: s'intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Miotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/102.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, intervengo sulla questione che è già stata affrontata questa mattina da due colleghe, le onorevoli D'Incecco e Gnecchi, che riguarda il pensionamento coatto di molti dipendenti della pubblica amministrazione.
Voglio ricordare che su tale argomento l'Aula si era già pronunciata favorevolmente su un emendamento da me presentato insieme ad altri colleghi, e che la norma che conteneva il pensionamento obbligatorio da parte della pubblica amministrazione per i pubblici dipendenti al compimento del quarantesimo anno di contribuzione era stata modificata con il voto della Camera e, successivamente, anche del Senato. Pag. 27
È sorprendente questo ripensamento da parte della maggioranza, che non accetta nemmeno di discutere il merito di tale questione perché, come tutti sappiamo, non abbiamo potuto neppure discutere gli emendamenti modificativi o soppressivi di questa norma.
Allora non possiamo che affidarci ad un ordine del giorno non senza dover rilevare che per effetto di questa norma si danneggiano, anche sul piano economico, molte persone e molti dipendenti pubblici.
Come è già stato rilevato, queste persone spesso hanno riscattato i periodi di laurea e di specializzazione e, quindi, vanno in pensione con una retribuzione inferiore a quella che avrebbero raggiunto se non avessero onerosamente riscattato tali periodi. La stima è stata già fatta: sono circa 3 mila euro di buonuscita e circa mille euro all'anno per la pensione; è un danno grave.
Ma, come è già stato fatto notare, vi è anche una grave discriminazione, perché il pensionamento obbligatorio nella pubblica amministrazione non vale per tutti, vi sono alcune eccezioni. Si deve spiegare per quale ragione un primario ospedaliero viene esonerato da questa norma, la cui non applicabilità è prevista per i professori universitari, i magistrati, i primari ospedalieri, ma non per i colleghi dello stesso corso di laurea che semplicemente non hanno un incarico di dirigente di struttura complessa, pur essendo dirigenti del servizio sanitario nazionale. Che differenza vi è tra un primario che dirige un reparto ospedaliero (che può restare in servizio anche oltre i 40 anni contributivi) e il suo collega che, magari, è primario del laboratorio o di un servizio di fisica nucleare nella stessa azienda sanitaria, e che verrà «rottamato» come prevede la norma?
Si tratta, insomma, di una norma gravemente discriminatoria, che, in questo senso, è in contrasto con le normative europee le quali non ammettono le discriminazioni per età che si avranno se verrà approvata. È un provvedimento, quindi, soggetto ad impugnativa e ad essere annullato. Ma perché questo accanimento nei confronti dei pubblici dipendenti? Sono gli stessi pubblici dipendenti che, peraltro, in base all'articolo 22 vengono mantenuti in servizio anche oltre il limite precedentemente fissato a 60 anni. Signor sottosegretario, provi rispondere a questo dubbio che mi è stato rivolto ieri da un'insegnante di 60 anni che maturerà quarant'anni di contributi nei primi quindici giorni di gennaio: in base all'articolo 17 riceverà una lettera di preavviso per essere collocata in pensione tra sei mesi, ma in base all'articolo 22, per adempiere alla sentenza della Corte di giustizia europea che chiede di aumentare l'età pensionabile, questa stessa professoressa dovrà restare in servizio oltre i sessant'anni.

PRESIDENTE. Onorevole Miotto, deve concludere.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Penso che quell'istituto scolastico dovrà adottare forse una soluzione salomonica, ancorché ridicola: in base all'articolo 17, quell'insegnante il lunedì sarà collocata in pensione, ma il martedì lo richiameranno in servizio e così a giorni alterni; è una cosa ridicola. Questo provvedimento è ridicolo e in cinque articoli, dal 17 al 22, non mantiene un filo di logicità, ed è contraddittorio con la politica previdenziale proclamata non solo da questo Governo, ma che si fa avanti in tutta Europa. Temo che vi sia la discriminazione di una classe di dirigenti e di dipendenti pubblici che hanno l'unico torto di essersi laureati attorno agli anni Sessanta o Settanta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Barbareschi che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2561-A/42, non è in Aula.
Avverto che nel terzo capoverso delle premesse e nella parte dispositiva dell'ordine del giorno Narducci n. 9/2561-A/48 le parole: «delle obbligazioni Alitalia» devono intendersi sostituite dalle seguenti: «delle azioni Alitalia».
Preciso, altresì, che per un errore materiale nel fascicolo non è riportata la nuova formulazione dell'ordine del giorno Pag. 28Lo Monte n. 9/2561-A/163, già illustrato dall'onorevole Iannaccone, che come tale è da ritenersi ammissibile.
Essendo conclusi gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/2561-A/1 e Giorgio Merlo n. 9/2561-A/2, mentre accetta l'ordine del giorno Quartiani n. 9/2561-A/3, purché riformulato nel senso di sostituire, nel dispositivo, le parole «impegna il Governo ad», con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di».
Il Governo altresì accetta l'ordine del giorno Vignali n. 9/2561-A/4, purché riformulato nel senso di inserire, nel dispositivo, dopo le parole «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di». Il Governo inoltre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Follegot n. 9/2561-A/5, mentre accetta gli ordini del giorno De Biasi n. 9/2561-A/6 e Vanalli n. 9/2561-A/7.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bernardini n. 9/2561-A/8, mentre accetta l'ordine del giorno Lo Presti n. 9/2561-A/9, purché riformulato nel senso di sostituire, nel dispositivo, le parole «impegna il Governo ad», con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di». Il Governo altresì accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/2561-A/10, purché riformulato nel senso di sostituire, nel dispositivo, le parole «impegna il Governo ad», con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Centemero n. 9/2561-A/11, Realacci n. 9/2561-A/12, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zeller n. 9/2561-A/13. Il Governo altresì accetta gli ordini del giorno Cazzola n. 9/2561-A/14, Patarino n. 9/2561-A/15 e Vannucci n. 9/2561-A/16.
Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Lovelli n. 9/2561-A/17, purché riformulato nel senso di espungere, nel primo capoverso del dispositivo, le parole da «nonché a promuovere» fino alle parole: «all'esame della Camera».
Il Governo altresì accetta l'ordine del giorno Mazzoni n. 9/2561-A/18, nonché l'ordine del giorno Massimo Parisi n. 9/2561-A/19, purché riformulato nel senso di inserire, nel dispositivo, dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo inoltre accetta gli ordini del giorno Versace n. 9/2561-A/20, Della Vedova n. 9/2561-A/21, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Albonetti n. 9/2561-A/22. Il Governo accetta l'ordine del giorno Savino n. 9/2561-A/23, purché riformulato nel senso di inserire, nel dispositivo, dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di», mentre accetta gli ordini del giorno Di Biagio n. 9/2561-A/24 e Angeli n. 9/2561-A/25.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Picchi n. 9/2561-A/26, mentre accetta l'ordine del giorno Vincenzo Antonio Fontana n. 9/2561-A/27, nonché l'ordine del giorno Renato Farina n. 9/2561-A/28, purché riformulato nel senso di inserire, nel dispositivo, dopo le parole «a reintegrare», le seguenti: «compatibilmente con l'attuale situazione della finanza pubblica».
Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Giammanco n. 9/2561-A/29, purché riformulato nel senso di sostituire, nel dispositivo le parole «impegna il Governo ad» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di», mentre accetta l'ordine del giorno Toccafondi n. 9/2561-A/30, purché riformulato nel senso di sostituire, nel primo capoverso del dispositivo, le parole «entro il mese di ottobre 2009» con le seguenti: «al più presto».
Il Governo altresì accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Cardinale n. 9/2561-A/31 e Antonino Russo Pag. 29n. 9/2561-A/32, mentre accetta gli ordini del giorno Saltamartini n. 9/2561-A/33 e Ghiglia n. 9/2561-A/34...

PRESIDENTE. Sottosegretario, l'ordine del giorno Ghiglia n. 9/2561-A/34 è stato dichiarato inammissibile.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, ove fosse stato ammissibile l'ordine del giorno Ghiglia n. 9/2561-A/34 sarebbe stato accettato dal Governo.
Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Tommaso Foti n. 9/2561-A/35, purché riformulato nel senso di sostituire, nel dispositivo, le parole «impegna il Governo ad», con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di», mentre accetta gli ordini del giorno Reguzzoni n. 9/2561-A/36, Castellani n. 9/2561-A/37, Lupi n. 9/2561-A/38, e accoglie l'ordine del giorno Froner n. 9/2561-A/39 come raccomandazione.
Il Governo altresì accetta gli ordini del giorno Frassinetti n. 9/2561-A/40 e Palumbo n. 9/2561-A/41...

PRESIDENTE. Sottosegretario, anche quest'ultimo ordine del giorno è stato dichiarato inammissibile.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, chiedo scusa, ma purtroppo non ho l'elenco degli ordini del giorno dichiarati inammissibili.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Barbareschi n. 9/2561-A/42, purché riformulato nel senso di sostituire, nel dispositivo, le parole «impegna il Governo ad», con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di», mentre accetta l'ordine del giorno Caparini n. 9/2561-A/43. Il Governo accetta l'ordine del giorno Bonavitacola n. 9/2561-A/44, purché riformulato nel senso di sostituire, nel primo capoverso del dispositivo, le parole «entro il 31 ottobre 2009» con le seguenti: «in tempi brevi».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Burtone n. 9/2561-A/45 e Cuomo 9/2561-A/46. Il Governo, invece, accetta l'ordine del giorno Farinone n. 9/2561-A/47. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Narducci n. 9/2561-A/48, nel testo corretto, e Maran n. 9/2561-A/49.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Tempestini n. 9/2561-A/50, Rugghia n. 9/2561-A/51 e Minniti n. 9/2561-A/52.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Amici n. 9/2561-A/53, Recchia n. 9/2561-A/54, Motta n. 9/2561-A/55, Bratti n. 9/2561-A/56 e Mariani n. 9/2561-A/57.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Peluffo n. 9/2561-A/58, purché sia riformulato sostituendo nel dispositivo, le parole «ad approntare», con le seguenti: «a valutare l'opportunità di approntare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ferranti n. 2/2561-A/59; il Governo accetta l'ordine del giorno Ginoble n. 9/2561-A/60, purché sia riformulato aggiungendo nel dispositivo, dopo le parole «impegna il Governo a», le seguenti: «valutare l'opportunità di».
Allo stesso modo il Governo accetta l'ordine del giorno Lolli n. 9/2561-A/61 purché sia riformulato aggiungendo nel dispositivo, dopo le parole «impegna il Governo a», le seguenti: «valutare l'opportunità di» e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Tenaglia n. 9/2561-A/62, purché sia riformulato aggiungendo nel dispositivo, dopo le parole «impegna il Governo a», le seguenti: «valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Scarpetti n. 9/2561-A/63. Il Governo, invece, accetta l'ordine del giorno Duilio n. 9/2561-A/64. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Bressa n. 9/2561-A/65 e Calvisi n. 9/2561-A/66, mentre accetta l'ordine del giorno Viola n. 9/2561-A/67.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fiano n. 9/2561-A/68, purché sia riformulato aggiungendo nel dispositivo, dopo le parole «impegna il Governo a», le seguenti: «valutare l'opportunità di». Pag. 30
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Bellanova n. 9/2561-A/69, Damiano n. 9/2561-A/70, Gatti n. 9/2561-A/71, Mattesini n. 9/2561-A/72, Madia n. 9/2561-A/73, Mastromauro n. 9/2561-A/74 e Braga n. 9/2561-A/75, mentre, non accetta l'ordine del giorno Margiotta n. 9/2561-A/76.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Ghizzoni n. 9/2561-A/77, Coscia n. 9/2561-A/78, Siragusa n. 9/2561-A/79, Fioroni 9/2561-A/80, De Torre n. 9/2561-A/81, De Pasquale n. 9/2561-A/82, Pes n. 9/2561-A/83, Fluvi n. 9/2561-A/84, Causi n. 9/2561-A/85 e D'Antoni n. 9/2561-A/86.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Federico Testa n. 9/2561-A/87, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Fadda n. 9/2561-A/88 e Vico n. 9/2561-A/89.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Calgaro n. 9/2561-A/90, limitatamente alla prima parte del dispositivo, vale a dire all'impegno di «individuare tutte le risorse finanziarie necessarie affinché nei tempi stabiliti si possa addivenire alla stipula del nuovo Patto per la salute», mentre accoglie come raccomandazione la seconda parte del dispositivo.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Sbrollini n. 9/2561-A/91 limitatamente al primo capoverso del dispositivo, mentre accoglie come raccomandazione il secondo capoverso del dispositivo.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Argentin n. 9/2561-A/92, Lenzi n. 9/1061/93 e Grassi n. 9/2561-A/94, mentre non accetta l'ordine del giorno Pedoto n. 9/2561-A/95. Il Governo accetta l'ordine del giorno Livia Turco n. 9/2561-A/96, purché le parole «impegna il Governo ad» siano sostituite dalle seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Schirru n. 9/2561-A/97 limitatamente al primo capoverso del dispositivo, purché le parole «non leda i diritti delle persone disabili» siano sostituite con le seguenti: «tuteli i diritti delle persone effettivamente disabili», mentre accoglie come raccomandazione il secondo capoverso del dispositivo.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Bossa n. 9/2561-A/98 e Murer n. 9/2561-A/99, mentre accetta l'ordine del giorno Bucchino n. 9/2561-A/100.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Binetti n. 9/2561-A/101.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Miotto n. 9/2561-A/102, purché riformulato, sostituendo, nella parte dispositiva, le parole: «impegna il Governo ad adottare» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Sanga n. 9/2561-A/103, Marchioni n. 9/2561-A/104 e Codurelli n. 9/2561-A/105.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Lulli n. 9/2561-A/106. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno D'Incecco n. 9/2561-A/107.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Barani n. 9/2561-A/108, purché riformulato, sostituendo, nella parte dispositiva, le parole: «impegna il Governo ad adottare» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Nicco n. 9/2561-A/109. L'ordine del giorno Marinello n. 9/2561-A/110 è inammissibile. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Carlucci n. 9/2561-A/111.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fallica n. 9/2561-A/112 purché riformulato, sostituendo, nella parte dispositiva, le parole: «impegna il Governo a prorogare», con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di prorogare». Il Governo accetta l'ordine del giorno Terranova n. 9/2561-A/113 purché riformulato, sostituendo, nella parte dispositiva, le parole: «impegna il Governo ad adottare», con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare». Il Governo accetta gli ordini del Pag. 31giorno Romele n. 9/2561-A/114, Porcu n. 9/2561-A/115 e De Camillis n. 9/2561-A/116.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gibiino n. 9/2561-A/117, purché riformulato, sostituendo, nella parte dispositiva, le parole: «impegna il Governo ad introdurre» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di introdurre».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Baretta n. 9/2561-A/118, Fontanelli n. 9/2561-A/119, Touadi n. 9/2561-A/120, Ceccuzzi n. 9/2561-A/121, Fogliardi n. 9/2561-A/122 e Vietti n. 9/2561-A/123.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Volontè n. 9/2561-A/124, purché riformulato, sostituendo, nella parte dispositiva, le parole: «impegna il Governo a valutare» con le seguenti: « impegna il Governo a valutare l'opportunità di valutare».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Romano n. 9/2561-A/125, Anna Teresa Formisano n. 9/2561-A/126 e Ruggeri n. 9/2561-A/127.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Poli n. 9/2561-A/128.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Mannino n. 9/2561-A/129 e Delfino n. 9/2561-A/130. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ciccanti n. 9/2561-A/131.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Tassone n. 9/2561-A/132 purché il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole: «impegna il Governo a prevedere» con le seguenti: « impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere». Con la stessa modifica è accettato anche l'ordine del giorno Ruvolo n. 9/2561-A/133.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Occhiuto n. 9/2561-A/134.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Corsaro n. 9/2561-A/135 e Mantini n. 9/2561-A/136.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Galletti n. 9/2561-A/137.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Bernardo n. 9/2561-A/138 mi risulta che ci sia un nuovo testo: l'ordine del giorno in questione è accolto.

PRESIDENTE. Mi scusi, il Governo intende proporre una riformulazione?

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Sì, Presidente.

PRESIDENTE. Deve leggerla.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Bernardo n. 9/2561-A/138, purché riformulato, aggiungendo alla fine delle premesse: «è necessario venire incontro alle richieste di varie imprese per fronteggiare la crisi della filiera produttiva relativa alla costruzione dei mezzi di trasporto commerciale» e, alla fine della parte dispositiva: «... ad includere, nell'ambito della portata dell'articolo 5 del presente decreto, anche il codice 251100, attrezzature avicole, nonché ad estendere la portata di tale norma anche ai veicoli commerciali leggeri Euro4 ed Euro5 e ai veicoli industriali Euro4 ed Euro5, rimorchi e semirimorchi con massa superiore a dieci tonnellate». Lascio la proposta di riformulazione agli atti.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zazzera n. 9/2561-A/139.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Messina n. 9/2561-A/140, Di Stanislao n. 9/2561-A/141, Paladini n. 9/2561-A/142, Palagiano n. 9/2561-A/143, Di Giuseppe n. 9/2561-A/144, Mura n. 9/2561-A/145 e Donadi n. 9/2561-A/146.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Monai n. 9/2561-A/147, purché riformulato, tenendo presente che però la prima parte dell'impegno è stata già realizzata. Inoltre, il secondo capoverso del dispositivo andrebbe riformulato nel senso di sopprimere, dopo le parole: «ad adottare ogni iniziativa utile a ridurre e contrastare l'evasione fiscale,» le parole da: «provvedendo altresì», fino a «del 2008,». Pag. 32
Il Governo accoglie come raccomandazione i successivi ordini del giorno Evangelisti n. 9/2561-A/148, Borghesi n. 9/2561-A/149, Cimadoro n. 9/2561-A/150 e Rota n. 9/2561-A/151, mentre non accetta l'ordine del giorno Palomba n. 9/2561-A/152, perché il testo contiene un'altra misura. Il Governo non accetta, altresì, l'ordine del giorno Cambursano n. 9/2561-A/153.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/2561-A/154, mentre non accetta l'ordine del giorno Barbato n. 9/2561-A/155.
Il Governo accoglie come raccomandazione i successivi ordini del giorno Di Pietro n. 9/2561-A/156, Leoluca Orlando n. 9/2561-A/157, Piffari n. 9/2561-A/158, Razzi n. 9/2561-A/159, Porcino n. 9/2561-A/160, Giulietti n. 9/2561-A/161 e Pisicchio n. 9/2561-A/162.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Lo Monte n. 9/2561-A/163 (Nuova formulazione) se il dispositivo fosse riformulato nel senso di sostituire le parole: «impegna il Governo a», con le parole: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di», il Governo lo accetterebbe tout court, altrimenti sarebbe accolto come raccomandazione.
Il Governo accoglie come raccomandazione i successivi ordini del giorno Zamparutti n. 9/2561-A/164 e Strizzolo n. 9/2561-A/165.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zaccaria n. 9/2561-A/166, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «impegna il Governo ad», con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione i successivi ordini del giorno Berardi n. 9/2561-A/167, Ceccacci Rubino n. 9/2561-A/168 e Cota n. 9/2561-A/169. Il Governo accoglie, altresì, come raccomandazione l'ordine del giorno Montagnoli n. 9/2561-A/170, purché riformulato, sostituendo, nella parte dispositiva, le parole: «impegna il Governo a», con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione i successivi ordini del giorno Laura Molteni n. 9/2561-A/171, Rivolta n. 9/2561-A/172 e Polledri n. 9/2561-A/173. Il Governo accetta l'ordine del giorno Togni n. 9/2561-A/174, purché riformulato, sostituendo, nella parte dispositiva, le parole: «impegna il Governo ad», con le seguenti: « impegna il Governo a valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione i successivi ordini del giorno Comaroli n. 9/2561-A/175, Alessandri n. 9/2561-A/176, Forcolin n. 9/2561-A/177, Bragantini n. 9/2561-A/178, Allasia n. 9/2561-A/179, Bitonci n. 9/2561-A/180 e Simonetti n. 9/2561-A/181. Il Governo accetta l'ordine del giorno Cesare Marini n. 9/2561-A/182.
L'ordine del giorno Biancofiore n. 9/2561-A/183 è stato dichiarato inammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Oliverio n. 9/2561-A/184, mentre accoglie come raccomandazione i successivi ordini del giorno Rubinato n. 9/2561-A/185, Marrocu n. 9/2561-A/186, Fiorio n. 9/2561-A/187, Servodio n. 9/2561-A/188, Dal Moro n. 9/2561-A/189, Zucchi n. 9/2561-A/190, Agostini n. 9/2561-A/191, Marco Carra n. 9/2561-A/192, Cenni n. 9/2561-A/193, Brandolini n. 9/2561-A/194 e Buonanno n. 9/2561-A/195.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Stucchi n. 9/2561-A/196, purché riformulato, sostituendo, nella parte dispositiva, le parole: «impegna il Governo a», con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Nizzi n. 9/2561-A/197 e Lorenzin n. 9/2561-A/198.
Il Governo accoglie come raccomandazione i successivi ordini del giorno Villecco Calipari n. 9/2561-A/199 e Granata n. 9/2561-A/200, mentre accetta l'ordine del giorno Mario Pepe (PdL) n. 9/2561-A/201.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 33

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non me ne voglia se torno sempre sul medesimo argomento; non lo faccio perché spero che questo risolverà la questione, ma perché ritengo che essa, prima o poi, dovrà essere affrontata.
Stiamo configurando, ormai, due fattispecie di riformulazione, signor Presidente. La prima è quella classica, che risponde anche etimologicamente alla parola riformulazione, per la quale il rappresentante del Governo si esprime nel senso dell'inserimento nel testo di alcune frasi che lo modificano in parte, lasciando però il testo originario. Ci sono poi le riformulazioni che il Governo produce riscrivendo, sostanzialmente, degli ordini del giorno, che non spetta al Governo riscrivere.
Faccio riferimento, in particolare, alla riformulazione del dispositivo dell'ordine del giorno Bernardo n. 9/2561-A/138 (non me ne voglia il collega Bernardo), in cui il Governo smonta completamente il dispositivo e, per poter accettarlo, lo riscrive. È un servizio che, magari, a questo punto, il Governo potrebbe rendere anche all'opposizione e non soltanto alla maggioranza, così possiamo goderne tutti.
Se esiste un centro studi, un ufficio studi del Governo al quale spieghiamo il nostro obiettivo e ci fornisce una formulazione materiale dell'ordine del giorno con la quale automaticamente esso viene accolto - magari anche pagando qualche euro -, siamo anche disposti a farlo. A parte gli scherzi, non può non essere preso in considerazione, anche dal punto di vista regolamentare, il fatto che stiamo modificando delle procedure che, a mio avviso, andrebbero riportate al loro quadro originario. Fa onore al Governo, sforzarsi di predisporre, per i deputati della maggioranza, dei testi ammissibili sui quali esprimere parere favorevole, però è un torto ai nostri Regolamenti e soprattutto ai deputati dell'opposizione, che non hanno questo privilegio.

PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Giachetti per avere riproposto il problema, anche se forse in questa occasione si è verificato solo per par condicio, per un bilanciamento! Soltanto nel caso di un ordine del giorno si sarebbe verificato quello che, secondo la sua interpretazione, è accaduto e non dovrebbe accadere. La ringrazio comunque per aver sottoposto il problema.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16. Le votazioni avranno comunque luogo non prima delle 16,30.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 16,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boniver, Brancher, Buttiglione, Jannone, Lucà, Mura, Pescante e Vietti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, lunedì 27 luglio 2009, la VII Commissione permanente (Cultura) ha approvato, in sede legislativa, il seguente progetto di legge: Riconoscimento della personalità giuridica alla scuola per l'Europa di Parma (2434).

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta ha avuto luogo l'illustrazione degli ordini del giorno ed è stato espresso il relativo parere dal rappresentante del Governo.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Pag. 34

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,12).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,13).

LUCIO BARANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per chiederle che il Ministro dell'interno venga a riferire sui gravi fatti di Massa Carrara, dove si sono scontrate ronde e contro-ronde in località La Partaccia, una località balneare dello stesso comune, dove sono state battezzate le prime contro-ronde proletarie di matrice comunista, che hanno attaccato e quasi distrutto alcuni locali pubblici, la scorsa notte, scontrandosi violentemente anche con le forze dell'ordine: cinque agenti sono rimasti feriti anche se leggermente. Non contenti, domenica mattina, queste contro-ronde hanno occupato i binari della linea ferroviaria tirrenica, alla stazione di Massa Carrara, provocando enormi disagi ai viaggiatori, con ritardi di tre ore a tutti i treni dell'importante linea che collega Torino e Genova a Roma, Napoli e Reggio Calabria e con notevoli danni economici ai cittadini e a Trenitalia spa. Questi esponenti comunisti si sentono i padroni del territorio e quello che è più grave si credono immuni perché per loro simpatizzano politicamente il sindaco di Massa Carrara, Pucci e il Presidente della regione, Martini, che da sempre, partecipa a manifestazioni con il gonfalone della regione Toscana organizzate da sigle di disobbedienti.
Non è tollerabile che lo Stato sia in ginocchio di fronte a queste gravissime e violente organizzazioni che si definiscono contro-ronde proletarie; pertanto, chiedo il suo autorevole intervento presso il Ministro dell'interno per fare intervenire concretamente la questura di Massa Carrara, allo scopo di impedire che simili atti si ripetano e che venga messa a repentaglio l'incolumità di inermi cittadini e le loro proprietà, mobili o immobili. Chiedo, inoltre, che venga nominato il prefetto di Massa Carrara, carica vacante ormai da diversi mesi, affinché, tramite convocazione della Commissione per l'ordine e la sicurezza pubblica, predisponga interventi di prevenzione e repressione per la sicurezza dei cittadini e che il sindaco e il presidente della regione vengano richiamati al loro dovere: nessuno può infatti arrogarsi il diritto di occupare dei binari e impedire il transito dei treni per qualsiasi motivo.

PRESIDENTE. Onorevole Barani, è già stata inoltrata analoga richiesta questa mattina per gli stessi fatti, che avrà il suo seguito. Comunque, le ricordo che ha a disposizione strumenti di sindacato ispettivo per eventuali argomenti che possano esulare da un'informativa.

MARIA GRAZIA GATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire soltanto per precisare che sarebbe il caso che il Ministro dell'interno venisse a riferire su quello che è successo a Massa, ma mi sembra molto grave che si possano lanciare accuse di collateralità e di protezione di certe situazioni al sindaco di Massa e soprattutto al presidente della regione Toscana che ha utilizzato il gonfalone della regione solo in situazioni assolutamente istituzionali e condivise dalla maggioranza del popolo toscano.
Quindi, penso che ci si dovrebbe veramente rendere conto di quello che si dice e di che tipo di affermazioni si fanno. Comunque, sono assolutamente d'accordo sul fatto che il Ministro venga a rispondere rispetto a quello che è successo ieri a Pag. 35Massa dove si sono scontrate due ronde, lo dico tra virgolette, con i pericoli che avevamo già sottolineato, delle quali una aveva la sigla SSS.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per dire che questa mattina, già in apertura di seduta, ci siamo occupati della questione. Se, magari, siamo in quindici a chiedere che il Ministro dell'interno venga a riferire, spero che egli si senta più motivato a farlo, ma è stato già chiesto che il Ministro venga a rispondere non solo su quanto accaduto, ma soprattutto sulle ragioni che lo hanno determinato, ossia l'iniziativa, voluta nel decreto sicurezza, di istituire le ronde. Mi auguro che il Ministro venga a rispondere, altrimenti ciascuno di noi che ha parlato stamattina si sentirà un po' inferiore, nel senso che c'è una richiesta formale...

PRESIDENTE. Non si senta inferiore. Ho ricordato al collega Barani che erano già state formulate altre richieste in tal senso questa mattina.

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, questa mattina sono state già inoltrate richieste rispetto ai fatti che sono avvenuti a Massa e devo dire che ho sentito dei colleghi richiamare questi fatti come una conseguenza del pacchetto sicurezza che abbiamo votato. Credo che le bugie abbiano le gambe corte, visto che i colleghi - che stamattina si sono definiti rappresentanti politici e istituzionali di quelle aree - sanno benissimo che i fatti di ieri non hanno nulla a che vedere con quanto verrà normato attraverso le fasi attuative del decreto sicurezza.
Lo ripeto: indubbiamente le richieste lecite di sentire il Ministro su quei fatti saranno sostenute anche da noi, perché le teppaglie di tutte le parti, rosse e nere, le vogliamo conoscere, ma non hanno nulla a che vedere con quello che stiamo facendo per dare regolarità alle ronde.

PRESIDENTE. Non dobbiamo svolgere un dibattito al riguardo, deve concludere.

RAFFAELE VOLPI. Concludo, signor Presidente, poiché è da questa mattina - presiedeva lei - che ascoltiamo queste cose (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16,30.

La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 16,35.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2561-A)

PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/2561-A/77 è stato ritirato dalla presentatrice.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,36).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, le chiedo scusa se mi permetto un intervento sull'ordine dei lavori. Onorevoli colleghi, vi chiedo solo un secondo di attenzione. Il dibattito giornalistico del sabato e domenica può essere più o meno Pag. 36rilevante, ma lo è senz'altro quando incide e investe questioni nazionali di primo piano. Tra sabato e domenica autorevoli ministri della Lega Nord hanno ipotizzato un ritiro dei nostri militari non solo dall'Afghanistan, ma anche da altri scenari, come il Libano ed i Balcani. Tutto ciò accade mentre si intensificano i rischi primari per i nostri militari nell'ambito della missione multinazionale in Afghanistan.
Signor Presidente, chiediamo al Governo una parola di chiarimento e di certezza non sui giornali, ma qui, nella sede solenne del Parlamento, che ha deciso di dare il via alle missioni militari di pace. Chiediamo questa parola del Governo in nome della serietà della politica e del rispetto per i nostri militari, che devono essere sostenuti da un Parlamento serio e compatto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Dovremmo passare all'ordine del giorno...

MARINA SERENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, vorremmo associarci alla preoccupazione espressa dal presidente Casini. Il silenzio o l'imbarazzo in queste ore non vanno bene: noi abbiamo migliaia di ragazzi e di donne schierati in importanti missioni all'estero. Alcune di queste sono molto rischiose, come quella in Afghanistan. Alcune di esse riguardano teatri strategici per la sicurezza del Mediterraneo e anche del nostro Paese come quelle in Libano e in Medio Oriente.
Noi non possiamo accettare che una componente di questo Governo, con due ministri, prosegua a delegittimare queste missioni, ad immaginare che l'Italia si possa deresponsabilizzare da quei teatri, assistendo ad un dibattito tutto sui giornali e le televisioni. Non è possibile: in questo Parlamento il Governo deve dire una parola chiara. Deve dire, a nome di tutto il Parlamento, che c'è il sostegno ai nostri militari impegnati all'estero, che l'Italia è un Paese serio, che rispetta i suoi impegni internazionali e che non si può fare propaganda su tutto, tanto meno sulla vita e sulla dignità delle nostre Forze armate all'estero (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, vorrei rivolgermi direttamente a lei, signor Presidente. Ciò che hanno detto l'onorevole Casini e, in questo momento, l'onorevole Sereni non dovrebbe essere trattato come una routine, parole che cadono nell'aula e poi prendiamo l'ordine del giorno e andiamo avanti. Ci deve essere un suo intervento, signor Presidente. Ci deve essere una sua parola, che congiunga ciò che avviene in quest'aula a ciò che avviene fuori. La prego di farsi portatore di questa parola.

BRUNO TABACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, sono rimasto per un attimo colpito dal modo in cui si è quasi inteso liquidare la questione sollevata. Noi siamo il Parlamento della Repubblica, ma non siamo insensibili a ciò che accade nel paese e alle discussioni che avvengono, al fatto che vi sono ministri della Repubblica che prendono posizione mentre i nostri soldati sono esposti in aree di crisi molto difficili e delicate.
Non è che questo elemento può essere derubricato come se fosse un'iniziativa assolutamente rituale di un esponente del Governo o del Parlamento e non è che la cosa può essere liquidata.
Lei, Presidente, la settimana scorsa ha difeso la qualità dell'azione parlamentare, lo ha fatto in una maniera che noi le Pag. 37abbiamo tutti riconosciuto, però, di fronte ad un passaggio come questo, lei non può pensare che si passi all'ordine del giorno. Secondo me lei deve richiamare ognuno dei responsabili all'attenzione rispetto a questo punto e lei in prima persona lo deve fare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, innanzitutto ci fa piacere che questa preoccupazione provenga dalla sinistra, oltre che da partiti che hanno sempre sostenuto le missioni militari all'estero, perché noi, in altri momenti, all'interno di questo Parlamento, a situazioni invertite, ci siamo trovati, invece, con un centrosinistra in difficoltà a garantire quel profondo sentimento di tutto il Parlamento ai nostri soldati impegnati nelle missioni all'estero per propri problemi interni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ANGELO ZUCCHI. L'abbiamo sempre avuto!

ITALO BOCCHINO. Se oggi sentiamo provenire da sinistra questa preoccupazione abbiamo forte il sospetto che vi sia più l'intento di andare alla ricerca di divisioni all'interno della maggioranza su questo argomento che quello di trovarsi, invece, realmente al fianco del Governo e della maggioranza nel sostenere con forza, con i provvedimenti legislativi e con lo stanziamento di risorse, l'impegno dei nostri soldati che sono impegnati in molti teatri operativi, in tutti i teatri operativi in giro per il mondo.
Allora, noi confermiamo in Aula, come Popolo della Libertà, quello che è stato detto nel corso del dibattito giornalistico del week end, come lo ha definito il presidente Casini: il Ministro Bossi ha parlato a titolo personale, non a nome del Governo, e ha espresso un parere del momento. Il Ministro della difesa La Russa ha chiarito che non cambiano gli impegni del Governo italiano, dell'esercito italiano, delle nostre Forze armate nei teatri internazionali e tutti gli esponenti della maggioranza hanno ribadito questa tesi. Quindi, c'è da stare tranquilli.
Ci auguriamo che, da oggi in poi, questa preoccupazione, che speriamo sia politica, culturale e non sia solo un tentativo di creare divisioni nella maggioranza, ci farà avere il vostro consenso, il vostro voto quando andremo ad affrontare tutte le questioni che riguardano i nostri soldati impegnati in tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, vorrei tranquillizzare chi da sinistra spera che vi sia qualche contrasto all'interno della maggioranza perché questo contrasto non c'è (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Non c'è alcun contrasto, la Lega ha sempre mantenuto gli impegni assunti dal Governo e lo farà ancora.
Umberto Bossi ieri ha aperto una riflessione giusta che, peraltro, è in corso in molti Paesi impegnati in Afghanistan. Lo stesso Presidente Obama lo ha fatto con riferimento al coinvolgimento degli Stati Uniti, facendo chiaramente intendere che la loro presenza lì non è a tempo indeterminato. Aggiungo che, proprio in una zona dove si trovano i nostri militari, è stata appena raggiunta una tregua che dovrebbe permettere il regolare svolgimento delle elezioni presidenziali in programma per il 20 agosto.
L'auspicio è che questo accordo sia il primo di una serie e, dopo le elezioni presidenziali afghane vi sarà l'occasione per riflettere. Ora noi chiediamo una cosa: basta con le polemiche strumentali (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà)!

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

Pag. 38

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, l'onorevole Cota era un po' in affanno, non so se per via di una corsa (Commenti dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà)...
O forse perché c'è davvero una difficoltà ad affrontare un tema che è tremendamente serio e non si può prestare a semplificazioni. Qualche giorno fa in quest'Aula abbiamo commemorato il caporal maggiore De Lisio morto in Afghanistan. In quell'occasione sono stati evidenziati tutti i dubbi per quanto riguardava i mezzi e la messa in sicurezza della nostra presenza in Afghanistan, ma si è discusso anche del significato politico oggi della nostra presenza in quella sede. Di fronte all'informativa del Ministro La Russa c'è stato - e sono contento che oggi l'onorevole Cota lo abbia ricordato - chi ha richiamato l'intervento del Presidente statunitense Barack Obama, che per la prima volta ha parlato della necessità di una exit strategy in Afghanistan; della necessità, quindi, di cominciare ad immaginare e a pensare a qualche cosa per il dopo 20 agosto, ovvero il giorno dopo le elezioni presidenziali.
Tuttavia, non si può oggi far finta che non sia accaduto nulla nel fine settimana. L'autorevolezza del Ministro Bossi non si può liquidare dicendo che è un padre di famiglia o che ha parlato a titolo personale. A rincarare la dose, infatti, sono intervenuti altri Ministri della Lega che hanno chiaramente manifestato una divergenza sul tema. Ad aggravare le cose ci hanno pensato il Ministro Frattini prima e il Ministro La Russa ancora prima, quando addirittura hanno ipotizzato l'uso dei Tornado per proteggere le nostre missioni e la presenza dei nostri convogli. È una cosa che non sta in piedi né dal punto di vista tecnico, né tanto meno da quello politico, perché se siamo lì a fare delle operazioni di peacekeeping, come abbiamo detto fin dall'inizio, non si può immaginare l'uso dei bombardieri in quel teatro.
Vi è il rischio che davvero, come ha denunciato il sottosegretario Crosetto qualche giorno fa, lì non siamo più ad agire in un'operazione di peacekeeping, ma in un teatro di guerra, e in guerra siamo. Se siamo in guerra, allora siamo in presenza della violazione dell'articolo 11 della Carta costituzionale e ciò impone a tutti noi una seria riflessione. Questo è un punto ineludibile.
L'altro aspetto da evidenziare è che due anni fa in questa stessa Aula, quando Rifondazione comunista eccepiva sul senso della missione, l'onorevole Bocchino si alzava e chiedeva le dimissioni del Governo. Oggi che il tipo di riflessione che faceva Rifondazione comunista lo propone la Lega non è giusto e non è legittimo, responsabilmente, da parte dell'UdC, dell'Italia dei Valori e del Partito Democratico, chiedere al Governo qual è il senso oggi della nostra presenza in Afghanistan? Ciò non per preannunciare ritiri unilaterali, ma per discutere insieme agli alleati il senso e il significato della presenza. È un dibattito che noi ci apprestavamo a proporre dopo il 20 agosto, ma i Ministri della Lega hanno inteso anticiparlo. Benissimo, il Governo venga a riferire in Aula, non soltanto sulla base di un'informativa del Ministro della difesa, ma vengano qui il Presidente del Consiglio e il Ministro degli esteri a chiarire il senso della presenza dei nostri militari in Afghanistan.
Non c'è soltanto l'Afghanistan, perché il Ministro Calderoli ha chiesto un disimpegno non soltanto dall'Afghanistan, ma anche dai Balcani e dal Libano dove siamo a capo della missione. Quindi, vi è qualcosa di profondamente contraddittorio nelle manifestazioni poste in questi giorni. È su questo aspetto che le chiediamo, signor Presidente, di farsi interprete della necessità che il Parlamento sappia e possa discutere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).

ALESSANDRO MARAN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 39

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, colleghi, la questione è molto semplice, a mio modo di vedere. Non è in discussione l'atteggiamento del Partito Democratico e dei gruppi di opposizione in relazione al sostegno all'impegno del nostro Paese e dei nostri soldati nei teatri e negli scenari prima descritti. L'onorevole Bocchino non si può sostituire al Governo: noi oggi riteniamo che il Governo debba chiarire in Aula e in Parlamento qual è la posizione complessiva dell'Esecutivo e della maggioranza e qual è l'impegno che il Governo intende mantenere e sostenere nell'attività internazionale del Paese. Non è in discussione l'attività ed il pensiero dell'opposizione, bensì quello della maggioranza e del suo Governo.
Prima viene in Aula a chiarire cosa intende fare e come intende mantenere gli impegni che ha assunto a livello internazionale, meglio è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prima di riprendere l'esame degli ordini del giorno, ricordo ai colleghi, che credo ne siano perfettamente consapevoli, che è buona e antica prassi che la Presidenza della Camera comunichi al Governo le richieste che i deputati, a prescindere dalla loro autorità o autorevolezza, rivolgono al Governo medesimo, ogni qual volta prendono la parola in Aula. Certamente, lo sa bene il Presidente Casini. Aggiungo che non c'era motivo di dubitare che la Presidenza lo avrebbe fatto anche in questa circostanza.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2561-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n.9/2561-A/1, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giorgio Merlo n.9/2561-A/2, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Quartiani n.9/2561- A/3, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vignali n.9/2561-A/4, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Follegot n.9/2561-A/5, accolto dal Governo come raccomandazione.
Onorevole De Biasi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2561-A/6, accettato dal Governo?

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, in primo luogo ringrazio il Governo, perché c'è un passo in avanti nella disponibilità per il finanziamento alla cultura. Questo lascia ben sperare, dopo una fase triste per il mondo della cultura e dello spettacolo. Questo è un ordine del giorno bipartisan, che è stato firmato da esponenti dell'opposizione e della maggioranza e mi sembrerebbe un bel gesto, da parte dell'Aula, esprimere un consenso effettivo, oltre al parere del Governo. Quindi, penso che sarebbe opportuno porlo in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Biasi n. n.9/2561-A/6, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Beccalossi, Traversa, Speciale, Compagnon, Aprea...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 40
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Presenti 405
Votanti 396
Astenuti 9
Maggioranza 199
Hanno votato
386
Hanno votato
no 10).

Prendo atto che i deputati Bruno, Lisi, Vannucci e Coscia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, e che il deputato Di Stanislao ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vanalli n.9/2561-A/7, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n.9/2561-A/8, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lo Presti n.9/2561-A/9, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Maurizio Turco n.9/2561-A/10, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Centemero n. 9/2561-A/11, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Realacci n.9/2561-A/12, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zeller n.9/2561-A/13, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cazzola n. 9/2561-A/14, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Patarino n. 9/2561-A/15, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vannucci n. 9/2561-A/16, accettato dal Governo.
Onorevole Lovelli, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2561-A/17, accettato dal Governo, purché riformulato?

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, vorrei che l'Aula valutasse con attenzione quest'ordine del giorno.
Dati i tempi imposti dalla discussione di questo decreto anticrisi - l'ennesimo decreto-legge posto alla nota attenzione che si rivela non risolutivo dei problemi veri che abbiamo di fronte - che hanno portato all'accantonamento anche di emendamenti importanti, non è stato possibile, in sede di dibattito sugli emendamenti e di discussione sulle linee generali, che comunque è stata interrotta, fare un'analisi adeguata di alcune problematiche, una delle quali voglio, con questo ordine del giorno, sottoporre all'attenzione dell'Aula.
Mi riferisco alla tematica generale dei trasporti, della regolamentazione del settore dei trasporti, della sicurezza dei trasporti e delle infrastrutture. Si tratta di un tema di grande importanza, perché il recente disastro ferroviario di Viareggio ha posto alla nostra attenzione una questione in un settore che, forse, ritenevamo più al riparo rispetto ad altre modalità di trasporto. Normalmente, quella di cui si discute di più è la sicurezza stradale, con giusta motivazione, perché le stragi continuano, ma, su questo versante, proprio la Commissione trasporti ha dato una risposta importante nei giorni scorsi, approvando, pressoché all'unanimità, un nuovo testo sulla sicurezza stradale. Questo fatto va sottolineato e indicato all'Aula come meritevole di attenzione, perché dimostra che, quando è possibile, nelle sedi giuste, cioè nelle Aule parlamentari, affrontare le questioni su cui l'opinione pubblica richiede Pag. 41la nostra attenzione, si possono dare anche delle risposte efficaci.
Invece, così non avviene con il decreto alla nostra attenzione; non avviene, in particolare, sulla questione specifica che voglio porre all'attenzione dell'Aula, che è la sicurezza dei trasporti ferroviari. A questo proposito, con un emendamento avevo richiesto di istituire un fondo nazionale per l'avvio di un programma di interventi volti alla realizzazione di opere di prevenzione e messa in sicurezza delle stazioni, delle abitazioni e degli edifici ricadenti in aree limitrofe al sedime ferroviario. Perché questa richiesta? Perché la situazione di Viareggio, come lei sa, signor Presidente, è una situazione che è condivisa, purtroppo, da decine di città in Italia, che richiedono un'attenzione particolare.
È utile e necessario che le società ferroviarie affrontino questa tematica, sia per quanto riguarda la gestione dei trasporti pericolosi sia per quanto riguarda la gestione dell'infrastruttura ferroviaria nell'attraversamento dei centri abitati. È necessario un mix di interventi che riguardi le caratteristiche delle infrastrutture che attraversano le nostre città e la gestione di quel tipo di trasporti che, se non viene fatta con attenzione, può causare le conseguenze che purtroppo abbiamo visto a Viareggio.
Avevamo chiesto con un emendamento l'istituzione di un fondo apposito; chiediamo, con questo ordine del giorno, che si intervenga accelerando l'attuazione delle direttive europee sulla sicurezza ferroviaria e l'istituzione di un'autorità di regolazione nazionale.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO LOVELLI. Il sottosegretario ha espresso parere favorevole, proponendo una riformulazione. Naturalmente, se la riformulazione è nel senso di non prevedere l'autorità di regolazione, insisto per la votazione e non accetto la riformulazione proposta dal Governo.

PRESIDENTE. Sta bene. Prima di passare alla votazione, pregherei i commessi di ritirare la scheda dell'onorevole Pirovano (I commessi ottemperano all'invito del Presidente).
Ricordo che non si vota per interposta persona, in particolar modo per quei colleghi che non hanno accettato di sottoporsi al sistema di votazione (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lovelli n. 9/2561-A/17, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Traversa, Castagnetti, Leo, Compagnon, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 420
Votanti 419
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato
199
Hanno votato
no 220).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mazzoni n. 9/2561-A/18, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Massimo Parisi n. 9/2561-A/19, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Versace n. 9/2561-A/20 e Della Vedova n. 9/2561-A/21, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Albonetti n. 9/2561-A/22, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la Pag. 42votazione dell'ordine del giorno Savino n. 9/2561-A/23, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Di Biagio n. 9/2561-A/24 e Angeli n. 9/2561-A/25, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Picchi n. 9/2561-A/26, accolto dal Governo come raccomandazione.

GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, questo ordine del giorno viene presentato oggi per la terza volta. È curioso che in un'occasione il Governo abbia espresso parere favorevole e in altre due lo abbia accolto come raccomandazione. Noi continueremo a presentarlo, ma questa volta, ovviamente, non insistiamo per la votazione. Aspettiamo però che il Governo risolva finalmente il problema di fondo cui l'ordine del giorno si riferisce: ossia che le persone che - come me - sono residenti all'estero siano esentate dall'ICI sulla prima casa.

PRESIDENTE. Dunque, i presentatori non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vincenzo Antonio Fontana n. 9/2561-A/27, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Renato Farina n. 9/2561-A/28, Giammanco n. 9/2561-A/29 e Toccafondi n. 9/2561-A/30, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cardinale n. 9/2561-A/31, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/2561-A/32, accolto dal Governo come raccomandazione.

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, mi rallegro per l'accoglimento di questo ordine del giorno da parte del Governo, sia pure come raccomandazione. Mi pare però che in questa circostanza ciò sia un po' poco. Occorre maggiore nettezza rispetto a un tema che è netto: o si vuole o non si vuole che Palermo possa rappresentare la capitale per il Forum del Mediterraneo. Vorremmo dunque che il Parlamento si esprimesse con maggiore nettezza, anche alla luce del dibattito nuovo che in queste settimane, e soprattutto in questi ultimi giorni, si è venuto a determinare in una parte del Paese e in particolar modo nel PdL rispetto alle tematiche del necessario ritorno della questione meridionale nell'agenda politica del Paese.
Per questo, noi chiediamo che questo ordine del giorno sia condiviso. Del resto, esso è già stato condiviso da taluni esponenti del PdL (i firmatari siamo due, io e l'onorevole Granata). Esso è infatti un modo per dare un segnale di attenzione a una parte del Paese che in questo caso non chiede risorse o fondi, ma chiede il riconoscimento di una cosa naturale: ossia di poter rappresentare il Paese nel quadro della ripresa delle politiche per il bacino del Mediterraneo, assumendo Palermo come il luogo più appropriato di capitale per rappresentare il Forum nei prossimi anni. Per questo, chiediamo il voto.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, se il presentatore è disponibile a riformulare il dispositivo nel senso di: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di proporre la città di Palermo», il parere diventerebbe favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Antonino Russo?

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, ritengo davvero che già l'ordine del giorno rappresenti un impegno a valutare e che il Pag. 43Governo dovrebbe esprimersi con maggiore nettezza anche in questa circostanza. Nei giorni scorsi vi è stata un'espressione del Governo e non mi pare che sia stata controbilanciata. Non credo però che vi sia un impegno reale e chiedo dunque il voto del Parlamento, che può aiutare in questa direzione.

GIUSEPPE FALLICA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo pertanto atto che i presentatori non accettano la riformulazione proposta dal Governo ed insistono per la votazione dell'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/2561-A/32. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/2561-A/32, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Castagnetti... onorevole Mondello... onorevole Traversa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Vedi votazioni).

(Presenti 432
Votanti 426
Astenuti 6
Maggioranza 214
Hanno votato
216
Hanno votato
no 210).

Prendo atto che il deputato Granata ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Saltamartini n. 9/2561-A/33, accettato dal Governo, mentre ricordo che l'ordine del giorno Ghiglia n. 9/2561-A/34 è inammissibile. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Tommaso Foti n. 9/2561-A/35, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo altresì atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Reguzzoni n. 9/2561-A/36, Castellani n. 9/2561-A/37 e Lupi n. 9/2561-A/38, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Froner n. 9/2561-A/39, accolto dal Governo come raccomandazione e che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Frassinetti n. 9/2561-A/40, accettato dal Governo. Ricordo che l'ordine del giorno Palumbo n. 9/2561-A/41 è inammissibile. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Barbareschi n. 9/2561-A/42, accettato dal Governo purché riformulato, e che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/2561-A/43, accettato dal Governo. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Bonavitacola n. 9/2561-A/44, accettato dal Governo, purché riformulato.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, questo ordine del giorno impegna il Governo alla presentazione di una relazione sullo stato di utilizzazione del Fondo per le aree sottoutilizzate. La questione delle risorse del FAS è stata oggetto di una riflessione nonché di un confronto talvolta polemico in sede politica in questi ultimi mesi, in particolare a seguito dell'utilizzazione di questo Fondo attraverso vari provvedimenti legislativi per finalità non sempre strettamente riconducibili alla sua legge istitutiva, la n. 289 del 2002 (la legge finanziaria per il 2003).
In particolare, allarma l'utilizzo di questo Fondo per finalità diverse da quelle della legge istitutiva, con particolare riferimento al rischio concreto che venga Pag. 44violato il principio della ripartizione dell'85 per cento di queste risorse in favore del Mezzogiorno. Noi riteniamo che questo rischio, più che una paventata possibilità sia già un accadimento reale, e quindi con questo ordine del giorno abbiamo previsto di impegnare il Governo a presentare una relazione dettagliata con la quale indicare lo stato di utilizzazione di questo Fondo, in particolare l'entità delle somme distratte da questa destinazione per altre finalità, e dimostrare il rispetto del vincolo dell'85 per cento in favore del Mezzogiorno.
Si chiede una riformulazione in base alla quale il termine del 31 ottobre da noi proposto per la presentazione da parte del Governo di una relazione al Parlamento venga sostituito dall'espressione «in tempi brevi», se non ricordo male.
Credo che anche prevedendo un lasso temporale più ampio, sia giusto che il Parlamento possa avere una data di riferimento, perché il concetto di brevità del tempo aprirebbe ad infinite interpretazioni di scarsa certezza giuridica. D'altronde, il mancato rispetto del termine previsto nel provvedimento non potrebbe essere collegato a particolari sanzioni: si tratta di un termine obbligatorio di indirizzo politico. Se questo termine viene prolungato anche al 31 dicembre va bene lo stesso, ma non credo che possiamo prevedere in modo indefinito dei tempi brevi perché questo non darebbe contezza dell'adempimento previsto dal Parlamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bonavitacola n. 9/2561-A/44, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Castagnetti... onorevole Cazzola.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 428
Maggioranza 215
Hanno votato
204
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che i deputati Coscia e Rigoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Gibiino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Burtone n. 9/2561-A/45 e Cuomo n. 9/2561-A/46, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Farinone 9/2561-A/47, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Narducci n. 9/2561-A/48, nel testo corretto, e Maran n. 9/2561-A/49, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto, che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Tempestini n. 9/2561-A/50, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tempestini n. 9/2561-A/50, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Castagnetti... onorevole Traversa... onorevole Mondello... onorevole Coscia... onorevole Tassone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 433
Maggioranza 217
Hanno votato
206
Hanno votato
no 227).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rugghia n. 9/2561-A/51, non accettato dal Governo. Pag. 45
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rugghia n. 9/2561-A/51, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mondello... onorevole Giammanco... onorevole Martinelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 434
Maggioranza 218
Hanno votato
208
Hanno votato
no 226).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Minniti n. 9/2561-A/52, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Minniti n. 9/2561-A/52, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... onorevole Traversa... onorevole Mondello... onorevole Mura... onorevole Cesaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 431
Maggioranza 216
Hanno votato
208
Hanno votato
no 223).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Amici n. 9/2561-A/53, Recchia n. 9/2561-A/54 e Motta n. 9/2561-A/55, accolti dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bratti n. 9/2561-A/56, accolto dal Governo come raccomandazione.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, chiedo al Governo di rivedere la sua posizione, perché mi sembra che questo ordine del giorno sia un ordine del giorno assolutamente sensato e utile.
Infatti noi siamo favorevoli alla proposta, contenuta nell'articolo 14-bis, di introdurre questo sistema di tracciabilità e di informatizzazione legato alla raccolta e alla gestione dei rifiuti. Considerata la drammaticità, ancora non risolta, della situazione della Campania rispetto al tema dei rifiuti, visto il fatto che in Calabria è stato proclamato lo stato di emergenza, e considerato che in Sicilia la situazione è drammatica riguardo al tema della gestione e della raccolta dei rifiuti stessi, e che le infiltrazioni della criminalità sono sempre più massicce, al Governo si chiedeva semplicemente un impegno per far sì che tutta la normativa riguardo al tema fosse in qualche modo razionalizzata all'interno della revisione del Codice unico ambientale. Ricordo anche che il Codice, visto che è stata conferita una delega al Governo, allo stato attuale è nelle mani del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Quindi, la richiesta relativa a questo ordine del giorno - che io chiedo di porre in votazione - serviva semplicemente ad impegnare il Governo a dare un'uniformità alle politiche della gestione integrata dei rifiuti, perché credo che questa sia ormai diventata un'esigenza non rimandabile.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bratti n. 9/2561-A/56, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Castagnetti... onorevole Coscia... onorevole Mondello...
(Segue la votazione).

Pag. 46

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 434
Maggioranza 218
Hanno votato
210
Hanno votato
no 224).

Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Mariani n. 9/2561-A/57, accolto dal Governo come raccomandazione.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, intendo invitare il Governo a rivedere il parere su questo ordine del giorno. Si tratta infatti di una raccomandazione che facciamo noi al Governo circa il disastro di Viareggio. Dal nostro punto di vista si chiedeva soltanto di garantire l'individuazione e l'immediata disponibilità delle risorse finanziarie per gli interventi di ricostruzione degli immobili devastati, ma anche per dare un supporto economico alle famiglie e alle attività economiche e professionali che hanno subito il grave danno. Naturalmente tutto questo si aggiunge all'incalcolabile perdita che hanno subito le famiglie e al dolore per le vittime. Guardate, in questo momento sarebbe molto importante dare un segnale di vicinanza e di prossimità a quelle famiglie per far sì che, fatta un'analisi certa dei costi e valutate le competenze anche delle altre istituzioni, si potesse con una certa immediatezza - questo disastro è avvenuto il 29 giugno - dare il segnale che vi è la vicinanza dello Stato. In questo senso chiedo al Governo di rivedere il proprio parere e di dare un parere favorevole sull'ordine del giorno in esame. Credo che rappresenterebbe un segnale da tutto il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il Governo è disponibile a modificare il parere espresso, purché sia accettata una piccola correzione nel testo che consisterebbe nel sopprimere le parole: «e l'immediata disponibilità» in modo da garantire l'individuazione delle risorse finanziarie con i necessari tempi.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mariani n. 9/2561-A/57, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Peluffo n. 9/2561-A/58, accettato dal Governo, purché riformulato. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Ferranti n. 9/2561-A/59, accolto dal Governo come raccomandazione.

DONATELLA FERRANTI. Signor presidente, tengo presente questo parere di accoglimento come raccomandazione dell'ordine del giorno in esame, e credo di poter interpretare tale parere come un atto di ravvedimento da parte del Governo. Tra l'altro queste norme sono state introdotte nelle Commissioni con un emendamento molto insidioso, che contrasta anche con la materia di questo decreto-legge. Si tratta di un decreto-legge cosiddetto anticrisi, che prevede, attraverso la modifica del concetto di danno erariale e di esercizio dell'azione di responsabilità contabile, sicuramente un minore introito delle risorse finanziarie per le casse pubbliche.
Si tratta di una norma che crea indiscriminatamente zone franche nella responsabilità amministrativo-contabile e nella gestione delle risorse pubbliche; viola il principio di buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione e, soprattutto, viola quel principio di responsabilizzazione degli amministratori e dei dipendenti pubblici richiamato dall'articolo 97 della Costituzione che tanto questo Governo, anche tramite altra azione, ha Pag. 47voluto sbandierare. Pertanto ritengo che l'accoglimento come raccomandazione si debba concretamente esplicitare, nel testo che andrà al Senato, con una soppressione della norma che per davvero costituisce un attacco alla ragionevolezza e ai diritti di tutti i cittadini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ferranti 9/2561-A/59, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Coscia... onorevole Moles... onorevole Beccalossi... onorevole Giammanco...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 435
Maggioranza 218
Hanno votato
210
Hanno votato
no 225).

Prendo atto che i deputati Mazzarella e Cesare Marini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Ginoble n. 9/2561-A/60, accettato dal Governo, purché riformulato.

LANFRANCO TENAGLIA. Sì, signor Presidente, accettiamo la riformulazione e non insistiamo per la votazione mentre prenderò la parola sul successivo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Lolli n. 9/2561-A/61, accettato dal Governo, purché riformulato.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,25)

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, ritengo che l'ordine del giorno in questione necessiti di una rivisitazione del parere espresso da parte del Governo. Non crediamo che sia possibile accettare la riformulazione nel senso di valutare l'opportunità di prevedere una equiparazione, sotto il profilo del pagamento dei tributi, dei terremotati di Abruzzo rispetto alle altre situazioni di calamità naturale.
Di questo problema abbiamo parlato nelle Commissioni, mentre non è stato possibile farlo in Aula, ma noi chiediamo l'equiparazione, da disporsi con un provvedimento successivo o comunque entro il 31 dicembre, ma non perché lo chiediamo noi. Vi leggo quali sono state le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Berlusconi in una delle tante visite a L'Aquila, il 16 luglio scorso, quando ha testualmente affermato: «Non sarà così. Non è mai stato così. Adotteremo per L'Aquila la stessa disciplina adottata in occasione di altri eventi simili». Questo ordine del giorno non fa che mettere in pratica quanto il Presidente del Consiglio ha affermato, vale a dire che i terremotati abruzzesi pagheranno le tasse come le hanno pagate gli altri terremotati e, pertanto, non a partire dal 1o gennaio 2010, senza abbattimenti e solo con una rateizzazione per 24 mesi. Ciò infatti comporterebbe che le aziende e le persone fisiche in Abruzzo pagheranno le tasse nel momento di maggior bisogno, cioè nel momento in cui vi sarà l'impatto massimo del terremoto sulle loro attività che si sono fermate.
Per davvero non si capisce per quale motivo il Governo debba valutare l'opportunità di prevedere tale equiparazione. Chiediamo l'accettazione di questo ordine del giorno così com'è, ma non perché lo chiediamo noi, onorevole sottosegretario. È stato il Presidente del Consiglio ad affermarlo. Badi che questa è anche una normativa incostituzionale. Possiamo girarla come volete: se i terremotati abruzzesi adottano la disobbedienza fiscale non al fine di non pagare il canone televisivo, ma al fine di non pagare le tasse in uno stato di necessità, non violano l'articolo 53 Pag. 48della Costituzione, ma difendono altri diritti: il diritto ad avere la possibilità di fare libera impresa. Non possiamo comprimerglielo persino non accettando un ordine del giorno.
Il Presidente del Consiglio concludeva quella dichiarazione invitando gli abruzzesi e la popolazione abruzzese - lo cito ancora testualmente - a restare serena. Ecco: credo che almeno un ordine del giorno per cominciare a stare sereni questo Parlamento lo debba a quelle popolazioni che l'articolo 25 del decreto-legge anticrisi ha così duramente penalizzato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIOVANNI DELL'ELCE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DELL'ELCE. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Angelis. Ne ha facoltà.

MARCELLO DE ANGELIS. Signor Presidente, sottoscrivo l'ordine del giorno in esame ed anche il successivo, visto che sono conformi agli emendamenti da me presentati in Commissione. Voterò a favore e invito anche gli altri colleghi abruzzesi del Popolo della Libertà a fare altrettanto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Camillis. Ne ha facoltà.

SABRINA DE CAMILLIS. Signor Presidente, sottoscrivo anch'io l'ordine del giorno in esame e voterò a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castellani. Ne ha facoltà.

CARLA CASTELLANI. Signor Presidente, anch'io sottoscrivo l'ordine del giorno in esame e dichiaro il mio voto favorevole.

AUGUSTO DI STANISLAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, io e gli onorevoli Di Giuseppe e Razzi chiediamo di sottoscrivere l'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Catone. Ne ha facoltà.

GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno in esame. Invito il Governo a ripensarci. Date le dichiarazioni antecedenti a questa votazione e quindi la volontà di andare incontro alle esigenze dell'Abruzzo, credo che sarebbe un bel gesto da parte del Governo ripensarci ed esprimere parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma, a nome del mio gruppo, all'ordine del giorno in esame: lo sottoscriviamo e voteremo a favore.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, vorrei precisare qual è la situazione in materia fiscale (Commenti), se interessa a qualcuno. Se non interessa non vi sono problemi.

Pag. 49

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Tengo a precisare che l'articolo 25 è stato scritto per evitare che i cittadini abruzzesi dovessero pagare immediatamente le imposte. Quindi, le polemiche che vi sono e di cui si è sentita l'eco anche qui sono puramente pretestuose, perché la portata dell'articolo 25 è esattamente contraria.
Che poi il Governo abbia assoluta intenzione di regolamentare la questione fiscale dei cittadini abruzzesi in senso ancora più favorevole di quanto previsto nella norma, anche questo è stato affermato dal Presidente del Consiglio e quindi non mi tocca assolutamente ribadire una cosa che è già in sé (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Gli ordini del giorno sono scritti male ed andavano corretti, ma vista la sensibilità dell'Aula il Governo non ha alcuna difficoltà a rimettersi all'Assemblea, con una valutazione sostanzialmente favorevole nel merito. Nel disposto vi è qualcosa che andrebbe corretto, ma forse la questione è troppo lunga ed è meglio lasciare le cose così come stanno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Quindi, se ho ben compreso, signor Viceministro, ritira la richiesta di riformulazione.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Ritiro la richiesta di riformulazione per l'ordine del giorno Lolli 9/2561-A/61.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, volevo dire al Governo e rimarcare ancora una volta che ci sembra strano che una norma di legge venga poi, come dichiarato dal sottosegretario, ampliata dal Governo. Solitamente una norma pone alcuni paletti e il Governo, all'interno di tali paletti, si muove. Il fatto che voi ci diciate che questa norma è scritta in un certo modo, ma che il Governo prende l'impegno di ampliarla in modo più favorevole per i cittadini abruzzesi ci sembra francamente anacronistico e contrario al buon senso (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno in oggetto e per annunciare il mio voto a favore.

PRESIDENTE. Viceministro Vegas, se ho ben capito, il parere è favorevole?

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lolli n. 9/2561-A/61, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Castagnetti... onorevole Coscia... onorevole Traversa... onorevole Moles... onorevole Girlanda... onorevole Martinelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi).

(Presenti e votanti 436
Maggioranza 219
Hanno votato
430
Hanno votato
no 6).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 50

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le parole testé pronunciate dal Viceministro Vegas, con riferimento all'ordine del giorno appena votato, sono singolari. In sede di espressione dei pareri sui nostri ordini del giorno, come ho cercato di stigmatizzare questa mattina, l'onorevole Vegas, per consentire che fosse accolto un ordine del giorno di un deputato della maggioranza, lo ha smontato e riformulato dalla prima all'ultima riga.
Che ora il Viceministro Vegas dica che l'ordine del giorno su cui è intervenuto il collega Tenaglia sarebbe stato formulato male e che si sarebbe dovuta cambiare una riga, quando aveva tranquillamente la possibilità di farlo da stamattina, come ha fatto per tutti gli altri, è davvero singolare. Il collega Vegas dica che si è ravveduto; ne siamo contenti (anche perché, su questo tema, anche molti colleghi della maggioranza hanno fatto capire al rappresentante del Governo che era il caso che si ravvedesse), ma non dica che siamo noi a dover riformulare gli ordini del giorno, quando è lui a svolgere questo compito per i deputati della maggioranza, dalla mattina alla sera.

PRESIDENTE. Chiedo, dunque, ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Tenaglia n. 9/2561-A/62, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, credo che anche questo ordine del giorno non possa risolversi in una raccomandazione.
Si parla della zona franco-urbana e degli stanziamenti che nel decreto-legge concernente l'Abruzzo sono stati giudicati da tutti insufficienti. Quindi, crediamo che il Governo debba provvedere aumentando i citati stanziamenti o, comunque, che debba accettare l'ordine del giorno in esame, impegnandosi a valutare la possibilità e l'opportunità di farlo.
Pertanto, non accetto l'accoglimento come raccomandazione; eventualmente, accetterei che l'ordine del giorno in esame fosse accettato con una riformulazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, con la già enunciata riformulazione del dispositivo nel senso di impegnare il Governo «a valutare l'opportunità di», l'ordine del giorno può essere accettato.
Onorevole Tenaglia, accetta, dunque, la riformulazione proposta dal rappresentante del Governo?

LANFRANCO TENAGLIA. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Scarpetti n. 9/2561-A/63, accolto dal Governo come raccomandazione e Duilio n. 9/2561-A/64, accettato dal Governo.

MARIA GRAZIA GATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Bressa n. 9/2561-A/65 e al successivo ordine del giorno Calvisi n. 9/2561-A/66.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno, Bressa n. 9/2561-A/65 e Calvisi n. 9/2561-A/66, accolti dal Governo come raccomandazione, e Viola n. 9/2561-A/67, accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Fiano accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2561-A/68, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bellanova n. 9/2561-A/69, accolto dal Governo come raccomandazione.

Pag. 51

TERESA BELLANOVA. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TERESA BELLANOVA. Signor Presidente, mi permetto di avanzare una proposta di raccomandazione al Governo e, quindi, non accetto quella che è stata fatta.
La raccomandazione è nel senso di inserire al Senato il testo di questo ordine del giorno all'interno del provvedimento in esame, perché abbiamo posto all'attenzione del Governo - ed ora dell'Assemblea - un tema di grande delicatezza.
C'è un incremento fortissimo del ricorso alla cassa integrazione ordinaria: nei primi sei mesi di quest'anno è cresciuto del 50,2 per cento. La stragrande maggioranza dei distretti produttivi e delle piccole e medie imprese non dispongono di alcun ammortizzatore sociale per far fronte alla crisi che sta devastando il tessuto produttivo.
Ciò considerato, la proposta che abbiamo avanzato è quella di incrementare le settimane di cassa integrazione, passando dalle attuali 52 nel biennio a 104 settimane nel biennio. La proposta emendativa è stata bocciata: non avete inserito nel testo questo suggerimento. L'ordine del giorno, allora, vi invita, per il 2009 e il 2010, a dare al sistema produttivo la possibilità di utilizzare uno strumento di sostegno al reddito. Con questo provvedimento daremmo risposta ai lavoratori che rimangono senza tutele e alle piccole imprese, che ne ricaverebbero abbattimento dei costi; infatti, utilizzare la cassa integrazione straordinaria - per le imprese che possono avvalersi di questo strumento - comporta comunque un aggravio dei costi. Esso consentirebbe, inoltre, di dare un'alternativa a tutte quelle imprese - che sono la stragrande maggioranza nel nostro Paese - che occupano meno di 15 dipendenti, consentendo loro di disporre di uno strumento per sostenere il reddito delle persone e non attivare il licenziamento. Infine, al sistema Italia darebbe l'opportunità di mantenere nelle imprese quelle professionalità assolutamente indispensabili al fine di essere pronte nel momento in cui dovesse avviarsi una ripresa produttiva.
Inoltre, voglio far riflettere il Governo su un ultimo elemento. La stragrande maggioranza delle piccole e medie imprese del nostro Paese in questo momento non sono in condizioni di sopportare i costi dell'attivazione di una procedura di licenziamento. Accettate questo ordine del giorno incrementando le settimane di cassa integrazione ordinaria, sapendo che, per quanto riguarda la parte economica, non vi è un aggravio a carico dello Stato. L'INPS ha infatti dichiarato, il mese scorso, di disporre di un attivo di bilancio, un avanzo, pari a 11 miliardi di euro.
Pertanto, invito il Governo a rivedere il proprio parere, passando da una raccomandazione ad un accoglimento; in alternativa, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non chiede di intervenire.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bellanova n. 9/2561-A/69, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
L'onorevole Castagnetti ha votato... Onorevole Coscia... Onorevole Traversa... Onorevole Cesario... Onorevole Mondello.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 440
Votanti 439
Astenuti1
Maggioranza 220
Hanno votato
212
Hanno votato
no 227).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi Pag. 52ordini del giorno Damiano n. 9/2561-A/70, Gatti n. 9/2561-A/71, Mattesini n. 9/2561-A/72, Madia n. 9/2561-A/73, Mastromauro n. 9/2561-A/74 e Braga n. 9/2561-A/75, accolti dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Margiotta n. 9/2561-A/76, non accettato dal Governo.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, siamo giunti a un ordine del giorno molto delicato, perché riguarda un contrasto aperto in seno al Governo, del quale molto si è letto in questi giorni, in particolare su Il Corriere della Sera, ma un po' su tutta la stampa.
Siamo all'articolo 4 del decreto-legge in esame, che prevede la nomina di commissari straordinari per l'approvazione di opere di infrastrutturazione energetica, sostanzialmente sopprimendo qualsiasi ruolo del Ministro dell'ambiente, il quale ha vibratamente protestato.
Il dispositivo del nostro ordine del giorno non fa altro che riprendere testualmente le parole del Ministro - si tratta di una sua dichiarazione, che noi sposiamo perché la condividiamo totalmente - e fa riferimento a questa norma, che è deleteria per l'ambiente, per la salute dei cittadini e persino per la stessa semplificazione, perché è fonte certa di contenzioso amministrativo e comunitario e quindi di blocchi delle procedure.
Non è un parere del Partito Democratico, sono le parole del Ministro Prestigiacomo che il Partito Democratico, per una volta, condivide totalmente. Ebbene, il Governo esprime parere contrario rispetto alla posizione di un suo componente, ovvero a quella netta ed esplicita del Ministro Prestigiacomo. Abbiamo letto - ad essa facevo riferimento all'inizio del mio intervento - di questa differenziazione piena di posizioni tra Calderoli, da un lato, e la Prestigiacomo da un altro.
Che cosa significa questo parere contrario? Significa che prevale nel Governo totalmente la linea Calderoli? Che il decreto-legge non sarà cambiato? Che il Ministro dell'ambiente sarà espropriato di queste funzioni? Che le opere energetiche non saranno soggette a valutazione di impatto ambientale e a VAS e che, dunque, saranno costruite senza tener conto della tutela ambientale? Il Senato non modificherà dunque questo decreto-legge?
Se così fosse, noi del Partito Democratico continueremmo a gridare la nostra contrarietà, a solidarizzare con il Ministro, che questa volta ha assunto una posizione netta e precisa, e a chiarire che peraltro questa norma è in totale dispregio della normativa dell'Unione europea, che non prevede per opere di questo tipo la possibilità di nominare commissari e di azzerare il ruolo del Ministero dell'ambiente.
Il Governo ci spieghi se, non accettando questo nostro ordine del giorno, non solo ha voluto precisare che non tiene in nessun conto e in nessuna considerazione i temi della tutela ambientale, della salute dei cittadini e del rispetto degli enti locali, ma anche che ha voluto sconfessare totalmente, in maniera brutale, le parole e l'operato di un proprio componente, il Ministro Prestigiacomo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Margiotta n. 9/2561-A/76, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pepe Mario (PdL)... Onorevole D'Antoni... L'onorevole Mondello ha votato. Onorevole Decorato ...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 440
Votanti 435
Astenuti 5
Maggioranza 218
Hanno votato
214
Hanno votato
no 221). Pag. 53

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Ricordo che l'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/2561-A/77 è stato ritirato.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Coscia n. 9/2561-A/78, accolto dal Governo come raccomandazione.

MARIA COSCIA. Signor Presidente, chiedo al Viceministro di rivalutare la sua posizione e accettare questo ordine del giorno, perché parliamo di un tema importante su cui credo sia comune la preoccupazione, cioè quella di garantire un ordinato inizio dell'anno scolastico nella regione Abruzzo, dove sappiamo che ci sono diversi problemi ancora aperti. Ovviamente il valore dell'ordine del giorno è quello che è, tuttavia mi sembra meriti qualcosa in più rispetto ad una raccomandazione.

PRESIDENTE. IL Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Ci sono alcuni punti dell'ordine del giorno che sarebbero immediatamente obbligatori. Il Governo potrebbe accettare il medesimo ordine del giorno se al dispositivo fosse premessa la consueta clausola: «a valutare l'opportunità di».

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Coscia n. 9/2561-A/78, accettato dal Governo, purché riformulato.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per chiedere una cosa che appare ovvia, ma, quando si trasforma la clausola di impegno in «valutare l'opportunità di» e l'impegno riguarda una certa questione, è chiaro, ma chiedo al Governo se l'espressione: «valutare l'opportunità di» vale per tutti i sei impegni oppure se si tratta di una formulazione articolata, nel senso che alcuni impegni possono essere assunti così come sono, mentre rispetto ad altri il Governo «valuta l'opportunità di».
Aggiungo un'altra considerazione per chiarezza. Se usiamo la formula a termini regolamentari, «valutare l'opportunità di» significa che, quando il Governo accoglie l'ordine del giorno, è impegnato nella valutazione e quindi deve poi ad un certo punto rispondere all'Aula e ai proponenti dell'ordine del giorno se quella valutazione ha avuto un riscontro positivo o negativo ed in tempi congrui, cioè non nei tempi che si misurano negli anni e nei mesi, ma in un periodo nel quale si può dare la misura e contezza dell'ordine del giorno e della sua attuazione.
Per cui è chiaro che, quando il Governo indica una disponibilità, anche attraverso una formula che appare una attenuazione dell'ordine del giorno, in realtà non lo è, perché altrimenti non si capirebbe quale è la diversità che esiste tra la raccomandazione e la formulazione dell'espressione: «a valutare l'opportunità di».
È chiaro che la valutazione dell'opportunità appartiene al Governo, ma la valutazione dell'opportunità, all'interno di un ordine del giorno che è assunto dal Governo e che quindi l'Aula è messa nelle condizioni di verificare nei termini dell'impegno del Governo a seguire l'andamento dell'ordine del giorno e la sua attuazione, è differente dalla raccomandazione, perché è sempre un impegno anche in sede giurisdizionale del quale il Governo è tenuto a dare conto.

PRESIDENTE. La proposta è lessicale ed è quella di accettare o meno una riformulazione in tal senso. È molto sottile il suo rilievo e la ringrazio, ma penso che la Presidenza non possa fare nient'altro.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Siragusa n. 9/2561/79, accolto dal Governo come raccomandazione.

Pag. 54

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, chiedo al Governo un ripensamento, non soltanto perché un altro ordine del giorno analogo, quello della collega Giammanco, il n. 9/2561-A/29, è stato accettato, purché riformulato, ma anche per i motivi che cercherò brevemente di spiegare. Si tratta di quasi ventimila lavoratori precari che lavorano nelle scuole (co.co.co ed LSU in cooperative) transitati ai sensi della legge n. 24 del 1999 dagli enti locali alle scuole, i quali da marzo non percepiscono lo stipendio.
Infatti, le risorse che sono state trovate in precedenza dal Governo erano assai insufficienti e limitate a 110 milioni (inoltre terminavano a marzo). In più devo dire che avevamo appreso con un certo piacere da un'agenzia, il 12 marzo, che l'onorevole Marco Milanese stava per presentare un emendamento al decreto incentivi proprio per il pagamento e la stabilizzazione di questi lavoratori.
La stessa Ministra Gelmini, sempre nella stessa data, dichiarava che l'inserimento nel decreto incentivi di risorse destinate all'assunzione di lavoratori socialmente utili nella scuola era la dimostrazione dell'interesse della maggioranza verso il mondo dei precari e dei lavoratori. Anche il 27 marzo sempre il Ministro Gelmini dichiarava che l'inserimento nel decreto incentivi di risorse destinate all'assunzione di lavoratori socialmente utili nella scuola era una dimostrazione dell'interesse della maggioranza verso il mondo dei precari e dei lavoratori.
In una fase di difficoltà economica internazionale è importante, ove il bilancio dello Stato lo consenta, intervenire a sostegno del lavoro precario. Infatti, questi fondi - siamo stati poi avvisati - erano stati reperiti nelle conversione in legge con modificazioni del decreto-legge 10 febbraio 2009 n. 5 recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi e, in particolare, con l'inserimento dell'articolo 7-quinquies.
Ci risulta, quindi, assai strano che il Governo accetti solo come raccomandazione un ordine del giorno che chiede di provvedere allo stanziamento di certi fondi che almeno teoricamente, almeno per le dichiarazioni di agenzia di Ministri e di colleghi deputati di questa Camera, erano stati già reperiti ormai (la legge è del 9 aprile di quest'anno) - e che invece non sono stati fatti transitare con il decreto del Ministro dell'economia necessario al Ministero dell'istruzione perché procedesse ai pagamenti.
Il risultato di questa situazione, anche se il Viceministro Vegas non mi ascolta minimamente... Signor Presidente, la pregherei...

PRESIDENTE. Viceministro Vegas, è richiesta la sua attenzione...

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Viceministro, scusi se la disturbo. Il risultato della situazione è che teoricamente esistono le risorse e sono previste in sede di conversione del decreto-legge «incentivi» che ho citato. Il Ministero dell'economia non provvede al decreto che li mette a disposizione del Ministero dell'istruzione ed i suddetti lavoratori non soltanto non vengono stabilizzati, ma non vengono neanche pagati. In una Repubblica fondata sul lavoro non è possibile che alcune migliaia di lavoratori lavorino senza essere pagati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Siragusa insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2561-A/79.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Siragusa n. 9/2561-A/79, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... Onorevole Traversa... Onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 55
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 437
Maggioranza 219
Hanno votato
213
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che il deputato Mario Pepe (PdL) ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che l'onorevole Fioroni non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2561-A/80, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo all'onorevole De Torre se insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2561-A/81, accolto dal Governo come raccomandazione.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, ci stupisce che un ordine del giorno simile venga accolto soltanto come raccomandazione. Esso, infatti, chiede di mettere in sicurezza gli edifici scolastici dell'Abruzzo e de L'Aquila, poiché le risorse fino ad ora stanziate sono largamente insufficienti. Il Governo ha accolto come raccomandazione l'ordine del giorno Coscia n. 9/2561-A/78 che parla anche di edilizia scolastica; ma, tanto più dovrebbe accettare questo ordine del giorno che parla della messa in sicurezza degli edifici scolastici, come minima condizione di civiltà. Quindi, chiediamo al Governo se può ripensare ed accogliere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, va bene se la presentatrice modifica il dispositivo dell'ordine del giorno nel senso di inserire la solita formula: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di (...)». Faccio presente all'onorevole Quartiani che «valutare l'opportunità» non costituisce una impropria inversione dell'onere della prova, ma è un meccanismo di valutazione interno del Governo.

PRESIDENTE. Onorevole De Torre?

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione, sperando che l'opportunità sia valutata positivamente per quanto riguarda la messa in sicurezza.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro per la delucidazione, ma è del tutto evidente che non si tratta tanto di un'opportunità, ma di una responsabilità che il Governo si assume di valutare, perché attraverso l'ordine del giorno assume un impegno nei confronti di tutto il Parlamento e dei presentatori dell'ordine del giorno.
Dunque, non è un optional valutare o «no», ma è un obbligo, una volta che lo si assume nell'ordine del giorno nella formulazione «valutare». Il valutare significa che poi alla fine della valutazione il Governo riferirà ai proponenti e comunque al Parlamento e agli uffici che seguono il sindacato ispettivo, anche con riferimento a tutte le iniziative interne alla Camera di controllo dell'attività del Governo, di modo che l'Assemblea e i presentatori sappiano quale è la conclusione della valutazione del Governo, essendo a quel punto assunto nell'ordine del giorno non come una possibilità, né un'opportunità, ma come una necessità e un obbligo del Governo il «valutare».

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole De Pasquale se insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2561-A/82, accolto dal Governo come raccomandazione.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, signor Viceministro, chiedo la possibilità di una rivalutazione del parere espresso su questo ordine del giorno. Esso, infatti, mira ad eliminare una sperequazione forte fra gli abilitati con riserva ai Pag. 56sensi del decreto ministeriale n. 85 del 2005, la cui abilitazione è stata fatta salva da un emendamento introdotto, proprio da questo Governo, nella legge n. 14 del 27 febbraio 2009, e coloro che, nella stessa situazione, vengono normati dal decreto ministeriale n. 21 del 2005. L'unica differenza tra gli abilitati con riserva del decreto ministeriale n. 85 del 2005 e quelli del decreto ministeriale n. 21 dello stesso anno, cioè quello preso in considerazione da questo ordine del giorno, è che si tratta, con riferimento ai secondi, di abilitati insegnanti tecnici e di specializzati per il sostegno.
Il decreto ministeriale n. 21 ha la stessa stranezza del decreto ministeriale n. 85 perché pone come termine ante quem per la possibilità di presentare la domanda e di accedere ai corsi abilitanti una data ampiamente precedente a quella di pubblicazione. Questo ordine del giorno, e l'emendamento che ancor prima avevamo presentato, mira proprio ad evitare un'ulteriore discriminazione tra questi docenti. Vista quindi la particolarità e la delicatezza della materia, chiedo che l'ordine del giorno venga accolto nella sua interezza.

PRESIDENTE. Viceministro Vegas?

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, anche questo ordine del giorno se venisse modificato, come quello precedente, nel senso di inserire nel dispositivo le parole: «a valutare l'opportunità di (...)» potrebbe essere accettato.

PRESIDENTE. Onorevole De Pasquale, accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2156-A/82, accettato dal Governo, purché riformulato?

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, accolgo la riformulazione formulata dal Governo e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Pes n. 9/2561-A/83, accolto dal Governo come raccomandazione.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, ho chiesto di parlare, ma in realtà sarebbe molto più interessante che parlasse il Governo, per spiegarci il perché del suo parere così incerto; il Viceministro Vegas, infatti, ci ha detto di essere disponibile ad accettare questo ordine del giorno soltanto come raccomandazione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 18)

ANDREA SARUBBI. Il dispositivo, lo ricordo all'Aula e al Viceministro, impegna il Governo a «valutare l'opportunità di intraprendere gli sforzi necessari a garantire la ripresa immediata delle attività didattiche e delle attività dell'amministrazione scolastica» nelle zone terremotate. Chiediamo, insomma, che si prenda un impegno serio per mandare i ragazzi aquilani a scuola, visto che manca un mese e mezzo all'inizio dell'anno scolastico.
Vorrei fare un passo indietro e tornare al decreto-legge sull'Abruzzo, di qualche settimana fa. Capisco che il terremoto è passato e che, quindi, non interessi molto all'Aula, però vorrei tornare sull'argomento. Ne parlammo a lungo in Commissione cultura e lo scorso 20 maggio ci fu una nostra missione nelle zone terremotate - una missione bipartisan - in cui ci si rese conto della gravità della situazione anche nei settori di nostra competenza: i beni culturali, naturalmente, e la scuola.
Arrivò il momento del parere sul decreto-legge sull'Abruzzo e decidemmo - tutti d'accordo - di condizionare il nostro parere favorevole ad alcune garanzie. Volevamo, in sostanza, che il Governo facesse uno sforzo supplementare per garantire un regolare inizio dell'anno scolastico 2009-2010: «nelle zone colpite dagli eventi sismici», cito il resoconto dell'intervento della presidente Valentina Aprea, non quello di un esponente dell'opposizione!, «sia prevista l'immissione in ruolo di personale docente e personale amministrativo tecnico ausiliare nella disponibilità del turnover; la conferma dell'incarico per il personale con contratto a tempo determinato». Pag. 57Può darsi che il Viceministro Vegas non sappia nulla di tutto ciò, perché la Commissione ambiente decise di conferire mandato al relatore prima che il nostro parere arrivasse (e noi ce la prendemmo molto, come i miei colleghi di Pdl e Lega ricorderanno!) però un rappresentante del Governo era presente al dibattito in Commissione cultura: era il sottosegretario Pizza, che ci diede ragione. Cito testualmente il resoconto di giovedì 11 giugno: «Il sottosegretario Giuseppe Pizza fa presente che le comunicazioni del presidente Aprea sono condivise dal Governo». Cosa vuol dire in italiano? Vuol dire: «Avete ragione, è giusto che per far riprendere l'anno scolastico nelle zone terremotate immettiamo in ruolo del personale e confermiamo almeno per un altro anno i precari».
Due giorni dopo, in Aula, traducemmo il parere in un ordine del giorno a prima firma Aprea. Oltre alla presidente della Commissione cultura, firmarono Lolli, Granata, Ghizzoni, Goisis, Ciocchetti, Zazzera, Latteri, Frassinetti, Coscia, Mazzarella e Nicolais, per chiedere tutti insieme (Pdl, Pd, Lega, Udc e Italia dei Valori) al Governo «risorse aggiuntive da destinare al settore scolastico per le popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto».
Il Governo lo accettò con la riformulazione consueta: «valutare l'opportunità di». Stavolta, signor Viceministro, la riformulazione ce l'abbiamo messa direttamente noi per risparmiarvi la fatica. Ora, è vero che un ordine del giorno non si nega a nessuno, ma siccome stiamo giocando sulla pelle dei terremotati, vorrei ricordare che qui non è una questione di galateo istituzionale, ma di fatti. E per questo, oggi, torniamo educatamente alla carica con un ordine del giorno a base di fosforo, nel caso in cui il Governo abbia perso la memoria.
Il dispositivo - che ho citato poco fa in apertura del mio intervento - chiede in sostanza al Governo di valutare l'opportunità di sospendere nelle zone terremotate i tagli alla scuola previsti dal decreto-legge n. 112 dello scorso anno: di non ridurre, insomma, nelle province colpite dal terremoto l'organico del personale docente e di quello amministrativo tecnico ausiliare.
Dal punto di vista pratico, la ripresa della scuola a L'Aquila e dintorni ha bisogno di più personale rispetto all'anno scorso, non di meno personale. Dal punto di vista economico, per riavviare l'economia in Abruzzo c'è bisogno di più lavoro (non di meno lavoro) e, in un momento in cui le attività imprenditoriali faticano, aggiungere a tutto ciò la perdita del posto di lavoro per chi finora poteva contare su un'occupazione rischia di trascinare centinaia di famiglie al di qua della terza settimana.
Chiudo con il valore simbolico di questo ordine del giorno: nella missione a L'Aquila del 20 maggio diversi deputati versarono lacrime di dolore e commozione, promettendo un impegno concreto. È vero che nelle zone del sisma c'è bisogno di tutto, ma vi sono parecchie persone in grado di usare Internet, dunque di leggere i resoconti della Camera. Quindi, se il parere del Viceministro (che spero mi ascolti) rimarrà quello già espresso (ovvero se ci si ferma alla raccomandazione) in tanti capiranno finalmente che la maggioranza sarà pure capace di belle parole, ma di fronte agli impegni seri cerca sempre un modo per svicolare, sperando che non se ne accorga nessuno.
Per questo motivo, sperando che qualcuno se ne accorga, chiederei che questo ordine del giorno venisse messo ai voti a meno che, come mi auguro, il Viceministro non voglia cambiare parere quindi accettare l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pes n. 9/2561/83, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... onorevole Traversa... onorevole Giammanco... Pag. 58
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 439
Votanti 436
Astenuti 3
Maggioranza 219
Hanno votato
212
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fluvi n. 9/2561-A/84 e Causi n. 9/2561-A/85, accolti dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno D'Antoni n. 9/2561-A/86, accolto dal Governo come raccomandazione.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, non posso accettare questa impostazione del Governo che accoglie l'ordine del giorno come raccomandazione perché siamo nel pieno di un dibattito ripreso nel Paese che vede protagonista il Presidente del Consiglio sulla questione meridionale. Quindi, sarebbe stato quanto meno opportuno da parte del Governo, se voleva dare un segnale di coerenza con le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, accettare almeno questo ordine del giorno che altro non fa che tentare di impegnare il Governo sul futuro. Vorrei, infatti, che tutta l'Aula sapesse che con la norma che si approva nella cosiddetta Tremonti ter, in sostanza si allungano le distanze nel nostro Paese. Sui due miliardi di euro di investimenti previsti da parte del Governo come copertura alla cosiddetta Tremonti ter, con certezza, stante l'attuale situazione del dislivello economico del nostro Paese, un miliardo e 800 milioni di euro vanno alle zone forti del Paese, mentre solo 200 milioni di euro alle zone deboli. Ciò significa allungare le distanze.
Chiedevamo anche in Commissione - anche esponenti della maggioranza - un segnale di differenziazione. Siccome la norma prevede che si abbatte del 50 per cento la detassazione, chiedevamo di aumentarla all'80 per cento per le zone deboli, quelle di convergenza. Era un segnale! Il Governo, che si scopre che sta preparando piani operativi, che altro non sono che ulteriori tagli, da quello che si capisce, che si prepara a tagliare il ponte sullo stretto, che si prepara a fare il disastro che sta facendo, almeno questo segnale poteva darlo, ma si ostina a non darlo. Vorrei che si sottolineasse che i meridionali, che tanto discutono nella maggioranza di partiti del sud, di leghe, di questo e di quell'altro, si accorgessero che, di fronte alle cose concrete, il Governo ha una sola risposta: no, no, no (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che l'onorevole D'Antoni insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2561-A/86.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mannino. Ne ha facoltà.

CALOGERO MANNINO. Signor Presidente, condivido le valutazioni dell'onorevole D'Antoni. Appongo la mia firma al suo ordine del giorno e dichiaro, a nome del gruppo Unione di Centro, che voteremo a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno del collega D'Antoni, atteso che in Commissione avevamo presentato un emendamento, che andava in quella direzione, a quell'articolo 5 che ci è stato impedito di discutere nella sede istituzionale. Pertanto, sottoscriviamo l'ordine del giorno e voteremo favorevolmente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Antoni n. 9/2561-A/86, non accettato dal Governo. Pag. 59
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Coscia, Mondello, Cicchitto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato
208
Hanno votato
no 221).

Prendo atto che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Federico Testa n. 9/2561-A/87, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fadda n. 9/2561-A/88, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vico n. 9/2561-A/89, accolto dal Governo come raccomandazione.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Calgaro n. 9/2561-A/90, vi è una prima parte non accettata dal Governo ed una seconda parte accolta dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, pensavo fosse scontato: se l'ordine del giorno è stato diviso in due parti - sulla prima vi è un parere contrario e sulla seconda un accoglimento come raccomandazione - insisto, a nome dei presentatori, solo per la votazione della parte non accettata dal Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, grazie per il suggerimento. Giustamente, mi fanno osservare che o si decide una riformulazione, per cui alla fine si può accogliere o votare complessivamente, altrimenti votare sulla prima parte mi sembra alquanto complicato. Sentiamo il Governo: è un suggerimento al Governo per vedere se riusciamo a trovare una riformulazione che permetta di giungere ad una soluzione.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, la questione mi sembrava semplicissima; l'ordine del giorno andrebbe riformulato nel modo seguente: «impegna il Governo a stendere un nuovo decreto del Presidente del Consiglio...». In tal caso, verrebbe accolto come raccomandazione, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, è difficile da comprendere. Innanzitutto le vorrei fare presente, che, siccome i pareri li dà il Governo, non può essere fatto carico a noi di come votiamo. Se il Governo non accetta una parte ed accoglie come raccomandazione l'altra parte, o il Governo trova una linearità nel dare il parere, oppure non posso che fare questo. Per quanto riguarda la riformulazione, non ho ben compreso se il Governo accetta o accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno riformulato.

PRESIDENTE. Il problema è che, se andiamo alla votazione, si può votare per parti separate o quant'altro, oppure non si vota. Mi sembra che il Governo abbia proposto una riformulazione. Si chiede di votare o si accetta la riformulazione? Con la riformulazione, l'ordine del giorno viene accolto come raccomandazione nel suo complesso. Questo è il parere del Governo. Si insiste per la votazione?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 60

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, avendo il Governo già dato i pareri, deve risultare evidente che, alla luce della discussione e della rivisitazione del testo, il Governo rivede il parere precedente e, con la riformulazione proposta, dà un parere di accoglimento come raccomandazione; altrimenti, si potrebbe intendere...

PRESIDENTE. Si intende in questo modo.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, anche a norma del Regolamento, mi pare evidente che, di fronte a un parere che il Governo aveva dato all'Aula, che consisteva in una negatività rispetto a una frase e in un accoglimento come raccomandazione della restante parte dell'impegno, e a fronte della richiesta dell'onorevole Giachetti per il gruppo del Partito Democratico di votare per parti separate, il Governo non risponde - ovviamente, perché non spetta al Governo accedere alla votazione per parti separate, ma spetta alla Presidenza - ma propone una riformulazione.
Se propone una riformulazione, deve, evidentemente, darsi il caso che anche dal resoconto deve risultare che il Governo ha cambiato opinione. Ne prendiamo atto positivamente e ringraziamo anche il Viceministro, perché è uno dei pochi componenti del Governo che sta seduto in quest'Aula e discute con i parlamentari nel merito degli ordini del giorno. Forse, sarebbe stato meglio farlo anche sugli emendamenti, senza ricorrere sempre al voto di fiducia, perché questo dimostra che il Parlamento funziona.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Calgaro n. 9/2561-A/90, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Passiamo all'ordine del giorno Sbrollini n. 9/2561-A/91. Ci troviamo nella medesima situazione. Chiedo al Governo se, in questo caso, vi è una proposta di riformulazione.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, senza che ciò presupponga il fatto che il Governo ha cambiato opinione, perché non l'ha cambiata, l'ordine del giorno si può riformulare nel senso di espungere il primo capoverso del dispositivo e mantenere il secondo. In questo caso, l'ordine del giorno è accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Sbrollini n. 9/2561-A/91, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.

DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, non accetto la riformulazione, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELA SBROLLINI. Signor Viceministro, non sono d'accordo, ovviamente, con la riformulazione che propone il Governo, perché credo che verrebbe meno l'impianto di questo ordine del giorno, che, a mio avviso, è uno degli ordini del giorno più importanti per quanto riguarda il welfare e le politiche sociali.
Chiedo ancora al Governo e al Viceministro un ripensamento, perché in questo caso parliamo di politiche sociali, di disabilità, di enti locali che sono in grandissima difficoltà e del fondo per la non autosufficienza. È chiaro, quindi, che siamo di fronte a domande importanti, sulle quali non si possono dare risposte approssimative. Per cui, se il Governo non dà su questo un impegno concreto, insisto per la votazione del mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sbrollini n. 9/2561-A/91, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 61

Onorevoli Mondello, Traversa, Giammanco, Latteri... gli onorevoli Giammanco e Latteri hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 431
Votanti 430
Astenuti 1
Maggioranza 216
Hanno votato
206
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che i deputati Poli, Misiti e Mazzarella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Galati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Argentin n. 9/2561-A/92, accolto dal Governo come raccomandazione.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, non capisco come funzionano i giudizi del Governo. Mi pare, signor Viceministro, che ci stiate un po' tenendo buoni con le raccomandazioni. Credo che le raccomandazioni in questo contesto non vi possano essere. Non so se ve ne siete resi conto, ma abbiamo appena respinto una proposta in favore dei disabili gravi e le loro famiglie: il Governo Berlusconi e la sua maggioranza hanno appena detto di essere contrari a stare accanto a queste famiglie quando esse non ce la fanno più. Allo stesso modo, ora accogliete questo ordine del giorno come raccomandazione, quando con esso noi neppure chiediamo fondi, ma chiediamo solo un supporto normativo perché, dove vi sono i capitoli di bilancio sia regionali sia a livello di amministrazioni locali, le norme vengano messe in atto.
Noi sappiamo che in ogni regione e in ogni comune vi sono norme - nel caso del Lazio, ad esempio, sulla base della legge n. 162 del 1998 - che prevedono di dare risposte economiche alle persone non autosufficienti. Oggi mi dite che questo non si può fare e accogliete l'ordine del giorno come raccomandazione, quando di fatto vi chiediamo soltanto che esistano i presupposti normativi per convalidare le norme già esistenti da parte di comuni e regioni. Insomma, siano comuni e regioni a prendersi la responsabilità di dire di no, ma non possiamo pensare che sia il Governo a dire di no. Faccio opposizione e questo è il mio lavoro, ma mi sembra una contraddizione in termini che vi sia gente che dice di no quando di no lo devono dire altri soggetti.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, a volte gli ordini del giorno esprimono finalità assolutamente condivisibili ma sono redatti secondo modalità non condivisibili. Ora, questo ordine del giorno potrebbe essere accettato se il dispositivo venisse riformulato nei seguenti termini: «impegna il Governo ad adeguare congruamente il finanziamento del Fondo sulla non autosufficienza...». Così come è scritto, non può essere accettato. Se dunque il presentatore è disponibile a tale riformulazione, il Governo non ha difficoltà ad accettare questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Argentin n. 9/2561-A/92, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Lenzi n. 9/2561-A/93 e Grassi n. 9/2561-A/94, accolti dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Pedoto n. 9/2561-A/95, non accettato dal Governo.

LUCIANA PEDOTO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Pag. 62

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANA PEDOTO. Signor Presidente, io ho un brutto sospetto. Noi ci troviamo di fronte ad un ulteriore taglio dei trasferimenti alle regioni, peraltro in contrasto con il federalismo fiscale. Il mio sospetto è che le regioni saranno indotte ad aumentare i ticket sanitari. Dunque, siamo di nuovo lì: da una parte il Governo ipotizza un risparmio eventuale e dall'altra parte vi è un aumento certo della compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini. E di quali cittadini si tratta? Dei cittadini malati e di quelli con i redditi medio-bassi. Chiedo al Governo se non sia il caso di farla finita di far risparmiare sempre gli altri.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pedoto n. 9/2561-A/95, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moroni... onorevole Tommaso Foti... onorevole Traversa... onorevole Latteri... onorevole Misiani... onorevole Guzzanti... onorevole Speciale... onorevole Ravetto... gli onorevoli Ravetto e Speciale hanno votato... onorevole Reguzzoni... onorevole Naro, provi senza stare al telefono...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

Presenti e votanti 430
Maggioranza 216
Hanno votato
205
Hanno votato
no 225).

Prendo atto che i deputati Calearo Ciman e Zucchi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Scelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Livia Turco n. 9/2561-A/96, accettato dal Governo, purché riformulato.
Passiamo all'ordine del giorno Schirru n. 9/2561-A/97.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, prima avevo espresso un parere favorevole a condizione di una modifica sul primo capoverso del dispositivo ed un accoglimento come raccomandazione sul secondo capoverso del medesimo, ma al fine di semplificare il parere stesso, se al secondo capoverso del dispositivo si premette: «a valutare l'opportunità di», il parere diventa favorevole su tutto l'ordine del giorno, e così risolviamo il problema.

PRESIDENTE. Onorevole Schirru?

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, accetto l'accoglimento come raccomandazione dell'ordine del giorno, però voglio chiedere...

PRESIDENTE. Onorevole Schirru, con la riformulazione del Governo il parere diventa favorevole su tutto l'ordine del giorno.

AMALIA SCHIRRU. Va bene, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Schirru n. 9/2561-A/97, accettato dal Governo, purché riformulato.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 63

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, volevo ringraziare il Governo e dire che parlando poi ci si capisce, e così magari per le prossime volte basterà semplicemente confrontarsi sulle riformulazioni ed il problema è risolto.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bossa n. 9/2561-A/98, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Murer n. 9/2561-A/99, accolto dal Governo come raccomandazione.

DELIA MURER. Signor Presidente, ringrazio per l'accoglimento come raccomandazione, vorrei però dire al Governo che a tale accoglimento seguirà una verifica seria e concreta da parte nostra su ciò che avverrà, perché l'attuale provvedimento reca un percorso di regolarizzazione delle figure professionali di colf e badanti, ma sappiamo che ciò non è esaustivo per il rapporto tra immigrazione e mondo del lavoro. Questo ordine del giorno chiede che chi ha perso il lavoro veda un'estensione dell'attuale durata del permesso di soggiorno per evitare di ricadere nella condizione di clandestinità.
Vorrei dire al Governo che in passato su un ordine del giorno analogo aveva espresso un parere contrario; già nel provvedimento che modifica le azioni del Governo nei confronti di colf e badanti notiamo un'attenzione diversa al problema dell'immigrazione, ma vorremmo che non ci si fermasse qui e che si cogliessero anche gli atti che devono impedire l'ingresso in clandestinità di chi è qui e lavora, e magari perde il lavoro ma ha già percorso un cammino di inclusione.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Murer n. 9/2561-A/99, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bucchino n. 9/2561-A/100, accettato dal Governo, e che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Binetti n. 9/2561-A/101, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n. 9/2561-A/102, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Sanga n. 9/2561-A/103, accolto dal Governo come raccomandazione.

GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, chiedo al Governo di rivedere il parere su questo ordine del giorno, non ci basta il semplice accoglimento come raccomandazione. È importante che il Governo e il Parlamento si facciano carico della situazione di difficoltà in cui versano tante famiglie italiane. L'INPS paga le indennità derivanti dalla cassa integrazione con mesi di ritardo, i lavoratori restano senza reddito per diverso tempo e si trovano così a dover far fronte ad un futuro dai contorni sempre più incerti (per non parlare della cassa integrazione in deroga dove la situazione appare, a livello regionale, ancora più preoccupante).
Con questo ordine del giorno noi chiediamo al Governo degli interventi per abbreviare, ridurre, i tempi per l'utilizzo della cassa integrazione e degli ammortizzatori sociali; interventi per favorire un maggiore impegno del sistema bancario; interventi per sostenere le intese tra le parti sociali nelle aree di maggiore difficoltà del Paese. Per tutto questo un semplice accoglimento come raccomandazione non ci può bastare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sanga n. 9/2561-A/103, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 64

Onorevole Traversa... onorevole Mondello... onorevole Nizzi... onorevole Girlanda...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 436
Maggioranza 219
Hanno votato
205
Hanno votato
no 231).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare, che i deputati Gianni Farina e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marchioni n. 9/2561-A/104, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Codurelli n. 9/2561-A/105, accolto dal Governo come raccomandazione.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, esprimo grosso rammarico per la posizione espressa dal Governo, che non ha espresso parere favorevole su questo ordine del giorno, che lo impegnava ad aprire un confronto - lo voglio sottolineare - parlamentare. Si trattava di aprire un confronto di merito sulla vita lavorativa e sociale delle donne italiane, dopo che il Governo, attraverso la scorciatoia di un emendamento e la posizione della questione di fiducia, ha previsto l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne. Tutto questo avrà delle implicazioni sulla situazione, già difficile, delle donne italiane. Non c'è cosa peggiore di voler far credere che questa decisione sia dovuta ad una questione di parità. Non vi è nulla di più ingiusto in una situazione così impari per le donne, in una situazione così difficile. Un'ulteriore ingiustizia viene aggiunta senza prevedere di migliorare le condizioni per l'inserimento al lavoro, senza prevedere interventi per la carenza di parità salariale, per la conciliazione e così via. Mi appello pertanto al Governo affinché riveda questa posizione e accetti questo ordine giorno, che credo sia condiviso da gran parte della maggioranza stessa, perché chiede un confronto parlamentare in merito a queste tematiche condivise (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, ma io ho chiesto al Governo di rivedere il suo parere.

PRESIDENTE. Onorevole Codurelli, il Governo non ha cambiato parere.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Codurelli n. 9/2561-A/105, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... onorevole Baldelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 434
Votanti 431
Astenuti 3
Maggioranza 216
Hanno votato
203
Hanno votato
no 228).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Lulli n. 9/2561-A/106, non accettato dal Governo.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, premetto che ritirerò il mio ordine del giorno n. 9/2561-A/106. Tuttavia, vorrei richiamare, brevemente, l'attenzione del Governo su questo aspetto: siamo in una situazione che nei prossimi mesi vedrà un aggravamento del contesto produttivo e occupazionale, soprattutto nelle aree delle Pag. 65piccole imprese, delle aziende artigiane. Vi saranno delle difficoltà, e le condizioni di lavoro di molte lavoratrici e lavoratori si aggraveranno.
Siamo in presenza altresì di una situazione, riguardo alla spesa pubblica di questo Paese, assolutamente deficitaria. Allora il punto è: quali strumenti noi mettiamo a disposizione per tentare di salvaguardare il patrimonio produttivo e occupazionale del Paese nei tanti territori? Qui è avanzata, per carità, una proposta, che è quella di utilizzare strumenti societari che possano intervenire anche a termine per cercare di valorizzare il patrimonio di tutte queste piccole imprese e per consentire di «passare la nottata». Questo avrebbe il vantaggio di non esporre le finanze pubbliche del Paese e allo stesso tempo di aprire un ragionamento virtuoso nel sistema creditizio del Paese e di dare la possibilità di sollevare tante realtà produttive che non riescono neppure ad avere i soldi per chiudere la propria attività. Si ritiene che questa strada non sia perseguibile. Per carità, non voglio su questo tema fare un ragionamento e porre una questione per ottenere il rifiuto da parte del Governo. Credo che su questa questione sia utile riflettere, perché siccome noi abbiamo un problema molto serio, che nei prossimi mesi aumenterà di livello, e credo che nello stesso tempo - come ho già detto - non avremo le risorse pubbliche per intervenire, occorre far lavorare la fantasia e cercare di ottimizzare le risorse che sono a disposizione (e ce ne sono tante nel nostro Paese). Quindi, se il Governo mantiene l'opinione contraria io ovviamente ritirerò l'ordine del giorno in esame, perché ritengo che su questo aspetto vi sia la necessità di svolgere un confronto vero in Parlamento e nei confronti del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene, prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Lulli n. 9/2561-A/106 lo ritirano. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno D'Incecco n. 9/2561-A/107, accolto dal Governo come raccomandazione.

VITTORIA D'INCECCO. Signor Presidente, ringrazio il signor Viceministro per l'accoglimento del mio ordine del giorno, seppur come raccomandazione. Vuol dire che lui ha prestato attenzione alle importanti motivazioni che io ed altri colleghi abbiamo adotto. Mi permetto però di segnalare l'urgenza di modificare questa normativa da subito. Infatti, se così non fosse alcune persone si troverebbero già fra qualche giorno, o fra qualche mese, nelle condizioni previste da questa normativa, e andrebbero in pensione irreversibilmente, arrecando, per esempio nel caso della sanità, un gravissimo danno per il Servizio sanitario nazionale. Infatti, migliaia di medici andrebbero via senza poter essere sostituiti per il blocco del turnover presente in molte regioni, e non si creeranno nuovi posti di lavoro (ma si distruggerebbe il Servizio sanitario nazionale). Inoltre è importante - e di questo mi raccomando - che vi sia una linea comune uguale per tutti, senza differenze.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Incecco n. 9/2561-A/107, accolto dal Governo come raccomandazione. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Barani n. 9/2561-A/108, accettato dal Governo, purché riformulato.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, noi volevamo, anche a nome di tutta la Commissione affari sociali, sottolineare il fatto che per quanto riguarda il cosiddetto decreto anticrisi - forse per sbaglio, considerato che sia il Ministro Sacconi sia gli autorevoli sottosegretari alla Presidenza del Consiglio la pensano ovviamente come noi, sulla falsariga dell'ordine del giorno precedente - non riusciamo a capire il motivo per cui chi non è laureato nella pubblica amministrazione è avvantaggiato, chi non è specializzato è avvantaggiato, ma soprattutto chi non ha servito la patria, e Pag. 66quindi non ha svolto il servizio militare, è avvantaggiato sui quarant'anni per il pensionamento obbligatorio su base contributiva e non sull'effettiva effettività degli anni di lavoro svolto.
Chiediamo al Viceministro che al fine di evitare le disparità segnalate e, quindi, evitando di aggravare i costi del sistema pensionistico nazionale, la norma introdotta venga rivista velocemente perché, altrimenti, ci ritroveremo centinaia, migliaia di persone appartenenti al sistema, soprattutto medici e ingegneri, che saranno obbligati ad andare in pensione a 58-60 anni. Addirittura è discrezione della pubblica amministrazione se mandarli in pensione o no. Sappiamo che in molte regioni ovviamente fanno eccezione i primari, i responsabili di unità operativa complessa, che lo sono non per concorso, ma per la tessera di partito che possiedono.
C'è, dunque, una contraddizione in termini: nello stesso decreto-legge si porta l'età pensionabile della donna fino al compimento dei 65 anni di età, ma è stabilito il principio che la donna medico deve andare in pensione a 57-58-59 anni. Il Governo deve risolvere questa contraddizione. Il Governo deve cercare di porvi rimedio immediatamente, perché la maggioranza dei parlamentari e dei senatori è contraria all'inserimento abnorme di tale disposizione, fatto non si sa bene da chi, ma da qualcuno che sicuramente non rappresenta la maggioranza del Governo. Tuttavia, ce la siamo ritrovata in un decreto-legge cosiddetto anticrisi che se ci fosse stata data la possibilità di modificare, un emendamento sarebbe stato approvato a stragrande maggioranza. Quindi, anche a nome di tutta la Commissione affari sociali, chiediamo che la disposizione venga rivista e chi parlerà dopo di me, altro autorevole membro della stessa Commissione, sarà ancora più esplicito nel fare una proposta ai parlamentari e al Parlamento.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Barani, pertanto lei non accetta la riformulazione proposta dal Governo? Lei infatti è il primo firmatario dell'ordine del giorno n. 9/2561-A/108.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno n. 9/2561-A/108, a mia prima firma, ma insistiamo per la votazione allo scopo di dare più vigore all'impegno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione, ma insiste per la votazione dell'ordine del giorno Barani n. 9/2561-A/108, accettato dal Governo, purché riformulato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, dopo quanto detto dall'onorevole Barani, che condivido perfettamente, voglio richiamare l'attenzione di tutti i deputati, di qualsiasi orientamento, su una disparità di trattamento che grida vendetta. Pochi mesi fa il Governo aveva approvato una normativa in base alla quale si andava in pensione con i 40 anni, esclusi i riscatti.
Ora si vogliono penalizzare alcune componenti, ricordate dall'onorevole Barani, ma aggiungerei anche i biologi, i veterinari, i chimici e così via, che vanno in pensione in controtendenza proprio nel momento in cui si vuole aumentare l'età della pensione. Per questo chiediamo al Governo di ripensare questa normativa e vorremmo che la Camera appoggi la nostra richiesta con un voto su questa disposizione suggeritaci dal Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, come hanno già detto i colleghi, questo ramo del Parlamento aveva già votato la norma che ora, in maniera improvvida, viene cambiata. Hanno ragione i colleghi nel dire che il Governo deve assolutamente porre rimedio a un'ingiustizia Pag. 67molto grave. È un'ingiustizia all'interno della pubblica amministrazione con altre figure e altri comparti ed è un'ingiustizia anche all'interno dello stesso sistema sanitario. Inoltre è una palese discriminazione per età, che non trova riscontro nella nostra normativa ed è in contrasto con la normativa europea.
Devo anche aggiungere che è fortemente contraddittoria e già lo dicevo stamani. Si darà il caso che una professoressa, un'insegnante di scuola di 60 anni, dal 2 gennaio prossimo dovrà lavorare, forse, a giorni alterni: un giorno, cioè, dovrà essere pensionata in maniera coatta e il giorno successivo dovrà rientrare in servizio, perché in base all'articolo 22-ter dovrà lavorare sino a 65 anni.
Siamo davvero di fronte ad una contraddizione insopportabile. Inoltre, il primario di chirurgia dell'ospedale «X» potrà restare in servizio, mentre il suo collega con pari servizio, della stessa età e con gli stessi anni di laurea sarà collocato a riposo. Non solo: il primario di laboratorio dello stesso ospedale, poiché non è medico, ma magari è un biologo, non potrà godere dello stesso riconoscimento che viene riservato con la norma in esame ai primari medici e quindi dovrà essere «rottamato».
Come vede, signor Presidente e signor viceministro, siamo di fronte ad un pasticcio colossale: prima si rimedia e meglio è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, intervengo brevemente: questo è un problema che riguarda tutti i pubblici dipendenti e non solo i medici, anche se per i medici si pone una questione particolare, com'è stato rilevato dai colleghi che mi hanno preceduto. Si tratta di una norma che resta in vigore solo tre anni, come è scritto nell'articolo approvato col voto di fiducia, però indubbiamente rappresenta una grave discriminazione, anche se è un provvedimento provvisorio. Voglio solo far notare che in un Paese come l'Italia, dove il licenziamento è tutelato, in quanto deve avvenire solo per giusta causa o per giustificato motivo, per un triennio, a danno di tutti i dipendenti pubblici - non solo per i medici e non solo per i dirigenti, non dimentichiamolo - praticamente si inserisce il licenziamento ad nutum. Il fatto che diventi una giusta causa o un giustificato motivo di licenziamento l'aver compiuto quarant'anni di anzianità contributiva mi pare proprio un assurdo e una violazione dell'ordinamento giuridico (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (PDL). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, vorrei esprimere il mio punto di vista su questa situazione. Vorrei invitare la Commissione di inchiesta sugli errori sanitari (infatti questa è una norma fatta soprattutto per i medici), fresca di nomina, con i suoi vicepresidenti, segretari e tutto l'ambaradam che ancora non ha prodotto nulla, a visitare il Policlinico di Roma: in questi giorni il policlinico di Roma è nelle mani degli specializzandi! I ricercatori non ci sono! La norma del Ministro dice che le amministrazioni possono giovarsi dell'aiuto di chi lavora, ma quelli che non lavorano, come succede al Policlinico di Roma, è bene che vadano in pensione! Noi stiamo mantenendo un carrozzone che non funziona! Onorevole Di Virgilio, lei è lontano dalla sanità, perché sono tre volte che fa il deputato come me, ma vada al policlinico di Roma a vedere: 4 lavorano e 2.000 non fanno nulla (Applausi di deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, vorrei riprendere quanto detto Pag. 68dalla collega Miotto e poi dal collega Cazzola. Vorrei che il Governo riflettesse: ha una possibilità di cambiare la norma in esame al Senato. Questa è una norma gravissima: al di là delle battute, è una norma che consente per tre anni, in settori delicati come la scuola, la sanità, la pubblica amministrazione e l'Agenzia delle entrate, di avere il licenziamento senza giusta causa. È la prima introduzione di vera modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che questo Parlamento fa, con l'intera Aula o quasi - grande parte della maggioranza e tutta l'opposizione - contro. Solo il voto di fiducia vi ha consentito di far passare una norma assurda, che distruggerà la scuola e la sanità e darà un potere incredibile a chi gestirà questa cosa, potendo scegliere: se hai gli occhi celesti e sei con me, ti tengo, mentre se hai gli occhi verdi e non sei con me, vai via.
È un assurdo che un Parlamento democratico non dovrebbe permettere! Spero che questo Governo al Senato faccia cambiare questa assurdità, che deve essere cancellata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, non vorrei che una norma che sembra fatta per liberare la pubblica amministrazione dai lavoratori che costano di più finisca per danneggiare un ente previdenziale come l'INPDAP, che ha già delle difficoltà, e che, quindi, quanto si risparmia da una parte, magari nelle ASL o nella scuola, venga, poi, pagato da un'altra parte del sistema.
La norma in esame contiene un'aggravante - mi riferisco a quanto detto dall'onorevole Mario Pepe (PdL) in precedenza - perché salva proprio i dirigenti responsabili dell'organizzazione. Infatti, vengono salvati i primari, i professori universitari e i magistrati. Se dovessi scrivere la norma, la scriverei al contrario: mandiamo a casa loro con quarant'anni di contributi e teniamo tutti gli altri. In questo caso, vi sarebbe la vera possibilità di cambiamento: cambiando chi dirige quei settori e non togliendo tutti coloro che li tengono in piedi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno in oggetto.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, oltre a sottoscrivere l'ordine del giorno Barani n. 9/2561-A/108, vorrei motivare il mio intervento spiegando ciò che sta accadendo in molte situazioni.
Alcuni dirigenti, nella fase intermedia, sono stati licenziati, hanno fatto ricorso e sono stati riassunti. Ora cosa accade? Rischiano di essere, di nuovo, licenziati? Che gioco è questo che si sta facendo nella pubblica amministrazione? Quale qualità di pubblica amministrazione stiamo definendo?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barani n. 9/2561-A/108, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... Onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 428
Votanti 421
Astenuti 7
Maggioranza 211
Hanno votato
415
Hanno votato
no 6).

Pag. 69

Prendo atto che i deputati Lulli e Pini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nicco n. 9/2561-A/109, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo all'onorevole Carlucci se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2561-A/111, accolto dal Governo come raccomandazione.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, accetto l'accoglimento del mio ordine del giorno come raccomandazione, perché è sempre meglio di niente. Tuttavia, vorrei sottoporre all'attenzione del Governo il problema degli esercizi commerciali che si trovano sul demanio pubblico e che hanno subito, grazie alla legge finanziaria per il 2007, l'aumento del 100 per cento del loro canone.
Ciò significa che gli stabilimenti balneari, ma si pensi anche ai piccoli ristoranti che si trovano sulle coste di tutte le regioni del meridione, e non solo (io mi occupo delle regioni del meridione e raccolgo le loro richieste e le loro esigenze), si trovano a pagare un aumento del 100 per cento del loro canone.
Oggi, i comuni non concedono il rinnovo del canone demaniale, perché i titolari degli esercizi commerciali non possono pagare il 100 per cento in più di quello che hanno pagato negli anni passati.
Visto che stiamo parlando di misure anticrisi, queste sono piccole attività commerciali, che sostengono la nostra economia nelle regioni del meridione, e non solo. Pertanto, accetto l'accoglimento come raccomandazione del mio ordine del giorno, perché è meglio non buttare via nulla, tuttavia chiedo al Governo un impegno. Infatti, alcuni di questi esercizi vivono e svolgono la loro attività commerciale solo durante i tre mesi dell'estate, ma, ora, poiché sono nell'impossibilità di pagare il canone e verranno multati, non potranno continuare la loro attività.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fallica n. 9/2561-A/112, accettato dal Governo, purché riformulato.

SALVATORE CICU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, desidero aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Fallica n. 9/2561-A/112.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Terranova n. 9/2561-A/113, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Romele n. 9/2561-A/114, Porcu n. 9/2561-A/115 e De Camillis n. 9/2561-A/116, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gibiino n. 9/2561-A/117, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto, altresì, che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Baretta n. 9/2561-A/118, Fontanelli n. 9/2561-A/119 e Touadi n. 9/2561-A/120, accolti dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/2561-A/121, accolto dal Governo come raccomandazione.

FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, mi rivolgo al Governo, perché il contenuto di questo ordine del giorno riprende il comma 1 dell'articolo 2, che è stato cancellato dal maxiemendamento del Governo. Infatti, in quel testo si prevedevano le disposizioni che sono contenute nella direttiva 2007/64/CE, che, tra l'altro, dovrà entrare in vigore a partire dal 1o novembre.
Sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze era stato pubblicato lo schema di regolamento concernente l'attuazione Pag. 70della direttiva nel nostro ordinamento, ma il link a quel regolamento da qualche giorno non si trova più.
Tuttavia, si tratta di un regolamento che è già stato inviato in consultazione e che prevede delle disposizioni molto più vantaggiose per i clienti delle banche, in particolare il fatto che, da qui al 2012, la valuta e la disponibilità dei versamenti - in particolare dei bonifici - debbano coincidere e non possano superare i tre giorni di tempo, salvo dover andare oltre per il massimo di un giorno.
Il testo al quale si era giunti nelle Commissioni finanze e bilancio, con il consenso di tutti i parlamentari di maggioranza e opposizione, è stato cancellato. Ridurre quelle disposizioni unanimi ad una semplice raccomandazione, a mio parere, non è accettabile; quindi chiedo che si passi ai voti e che il Governo riveda il proprio orientamento, poiché altrimenti si dichiarerebbe contrario al recepimento di una direttiva che deve entrare in vigore dal prossimo 1o novembre.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/2561-A/121, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... Onorevole Traversa... Onorevole Mondello... Onorevole Vella, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 426
Maggioranza 214
Hanno votato
203
Hanno votato
no 223).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Fogliardi n. 9/2561-A/122, accolto dal Governo come raccomandazione.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor Presidente, desidero intervenire su un aspetto che, come nel caso dell'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/2561-A/121, molto probabilmente fa parte di quell'articolo che è stato stralciato.
In ogni caso, mi meraviglia l'accoglimento come raccomandazione, quando si chiede di rivedere la disciplina in materia di commissione di massimo scoperto. Chi ha occasione di leggere gli estratti conto delle varie imprese - grandi e piccole, ma in modo particolare delle piccole - si renderà conto come spessissimo gli istituti di credito, su questa materia, traggano vantaggi numerosissimi. La materia è stata discussa e - lo ripeto - meraviglia l'accoglimento come sola raccomandazione.
Un giorno ho sentito da un collega della Lega in quest'Aula un bell'intervento, in cui faceva riferimento a quei tanti piccoli imprenditori, con le mani sporche di un unto, che spesso si recano in banca a parlare con i loro direttori e ne escono stralunati per il riferimento continuo a norme e a cavilli. Alla fine, novelli Lorenzo Tramaglino, escono dall'avvocato Azzaccagarbugli.
Dobbiamo fare in modo che queste normative siano chiare ed inequivocabili e che non vi sia come sempre una normativa che dà ragione al potente - in questo caso l'istituto di credito - e penalizza fortemente le piccole e medie imprese.
Per questo motivo insisto per la votazione del mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fogliardi n. 9/2561-A/122, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... Onorevole Castagnetti... Onorevole Coscia... L'onorevole Vico ha votato. Onorevole Nizzi... Onorevole Stradella... Onorevole Martinelli. Pag. 71
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 431
Maggioranza 216
Hanno votato
205
Hanno votato
no 226).

Prendo atto che il deputato Galati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vietti n. 9/2561-A/123, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Volontè n. 9/2561-A/124, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Romano n. 9/2561-A/125, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/2561-A/126, accolto dal Governo come raccomandazione.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, francamente sono non meravigliata, di più. Non capisco per quale ragione il mio ordine del giorno sia stato accolto solo come raccomandazione. È vero che non fa differenza perché tanto, ormai, non facciamo altro che litigare sull'accoglimento dell'ordine del giorno semplice o come raccomandazione, però francamente questo mi sembra veramente troppo.
Il senso di questo ordine del giorno è che esso intende tutelare i diversamente abili in una questione che per costoro è di fondamentale importanza, cioè il lavoro. Noi chiediamo di derogare al blocco delle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni per le categorie dei diversamente abili, che aspettano e sperano nel famoso e mitico posto di lavoro.
Se non si ha la sensibilità di accogliere questo ordine del giorno quale invito al Governo in favore di una categoria di persone, che ha grande necessità del lavoro (perché se per una persona cosiddetta «normo-dotata» il lavoro è importante, per i diversamente abili lo è di più) insisto, signor Presidente, per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/2561-A/126, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ravetto... Onorevole Coscia... Onorevole Cazzola... Onorevole Jannone... Onorevole Grassi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 428
Maggioranza 215
Hanno votato
204
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che i deputati Consolo e La Loggia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Samperi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ruggeri n. 9/2561-A/127, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Poli n. 9/2561-A/128, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Mannino n. 9/2561-A/129 e Delfino n. 9/2561-A/130, accettati dal Governo, e Ciccanti n. 9/2561-A/131, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Tassone Pag. 72n. 9/2561-A/132 e Ruvolo n. 9/2561-A/133, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Occhiuto n. 9/2561-A/134, accolto dal Governo come raccomandazione.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, in merito alla materia trattata da questo ordine del giorno, credo che l'accoglimento da parte del Governo come mera raccomandazione sia insufficiente. Noi abbiamo chiesto, già in sede di esame del decreto anticrisi, che ci fosse un impegno preciso nella direzione di ripristinare il credito d'imposta per gli investimenti in ricerca da parte dell'impresa e per modificare questo credito d'imposta affinché non venisse erogato in ragione di criteri cronologici. A maggio, quando il credito di imposta in questione è stato erogato, in 35 secondi sono state esaurite tutte le domande.
Noi chiediamo, con questo ordine del giorno, che le risorse vengano assegnate sulla base della qualità dei progetti.
Inoltre abbiamo chiesto anche che ci fossero, da parte del Governo, risorse aggiuntive per investimenti in ricerca nel Mezzogiorno. L'ultimo rapporto dello Svimez ha detto al Paese quanti giovani laureati stanno abbandonando il Mezzogiorno e stanno trasferendosi nelle regioni del Nord per costruire i gruppi dirigenti che mancano al Mezzogiorno d'Italia.
La dimensione di questo fenomeno ci dice, onorevole Viceministro, che su questo argomento una semplice raccomandazione non basta (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Occhiuto n. 9/2561-A/134, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Rizzoli... Onorevole Traversa... Onorevole Frassinetti, la stiamo vedendo, prego. Onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 426
Votanti 425
Astenuti 1
Maggioranza 213
Hanno votato
206
Hanno votato
no 219).

Prendo atto che la deputata Samperi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Corsaro n. 9/2561-A/135 e Mantini n. 9/2561-A/136, accettati dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Galletti n. 9/2561-A/137, accolto dal Governo come raccomandazione.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, è strano che nei nostri dibattiti denunciamo sempre la scarsità del sistema del welfare italiano e diciamo sempre che sulle donne ricade il doppio lavoro, quello del lavoro normale che fanno tutti i giorni più quello della cura dei figli e degli anziani. Andiamo a rivedere un sistema pensionistico dove diciamo che le donne che lavorano nel pubblico devono essere equiparate agli uomini, e su questo siamo tutti d'accordo, ma ad una condizione però: che alle donne con figli riconosciamo in parte quel lavoro che quotidianamente svolgono - e siamo noi ad ammetterlo - per i figli e per gli anziani.
Allora, se questo discorso fila, non c'è dubbio che le donne che hanno dei figli e che si occupano degli anziani non autosufficienti in casa debbono avere un privilegio rispetto alle altre perché, se così non è, non si spiega tutta la normativa. Con questo ordine del giorno diciamo semplicemente che le donne che hanno dei figli o che hanno curato degli anziani non autosufficienti durante il loro percorso di vita possono andare in pensione prima delle altre. Pag. 73
In Commissione di questo emendamento del Governo non abbiamo discusso perché non abbiamo fatto in tempo, ma se lo avessimo discusso, c'erano degli emendamenti presentati dalla maggioranza - cito quello dell'onorevole Mazzuca - che andava assolutamente in questo senso. Allora, siamo d'accordo, chiedo al Governo di rivedere il proprio parere e di impegnarsi almeno a valutare l'opportunità di mandare in pensione prima le donne che hanno dei figli e che hanno svolto nella loro vita lavorativa la cura di anziani non autosufficienti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, credo che su tali questioni dovremmo davvero riflettere con molta attenzione. Infatti, ogni tanto in Aula arrivano dei provvedimenti che riguardano le donne e, in genere, siamo tutti d'accordo nell'approvare le proposte che vengono fatte.
Qui il Governo ha previsto un aumento dell'età pensionabile solamente per le donne dipendenti nel settore pubblico - per quanto diluito nel tempo, ma comunque ha iniziato un percorso - sul quale non siamo pregiudizialmente contrari, ma vorremmo che contemporaneamente a questa parificazione delle pensioni delle donne con gli uomini partisse anche una politica di sostegno al lavoro doppio e triplo che le donne svolgono nella loro vita, soprattutto se hanno figli, carichi familiari, anziani, disabili o non autosufficienti.
Tutto questo non è avvenuto, perché il Governo non si occupa di queste questioni, parte con dei provvedimenti che possono essere - lo ripeto - condivisi, ma non ci sono poi i contrappesi su queste iniziative.
Mi viene da chiedere una cosa: quando il ministro Tremonti pensa di sostenere le imprese che reinvestono i loro capitali nelle attività dell'azienda, potrebbe fare lo stesso ragionamento con le famiglie che reinvestono il loro capitale nei figli, cioè una sorta di Tremonti-ter per le famiglie.

PRESIDENTE. Onorevole Capitanio Santolini, la prego di concludere.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Tutto questo non avviene, quindi si potrebbe chiedere che questa raccomandazione, che non si nega a nessuno, diventi almeno una cosa un po' più vincolante come ordine del giorno. Sono d'accordo, questo è troppo poco.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galletti n. 9/2561-A/137, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ravetto... Onorevole Stradella... Onorevole Franzoso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 423
Votanti 411
Astenuti 12
Maggioranza 206
Hanno votato
188
Hanno votato
no 223).

Prendo atto che l'onorevole Bernardo accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2561-A/138, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Zazzera non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2561-A/139, accettato dal Governo.
Chiedo all'onorevole Messina se insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2561-A/140, accolto dal Governo come raccomandazione.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, credo che il Governo non abbia letto il nostro ordine del giorno, perché, se lo avesse fatto con attenzione, si sarebbe reso conto di essere in palese contraddizione Pag. 74col Presidente del Consiglio dei ministri e con le dichiarazioni che oggi il Presidente stesso ha fatto. Nell'ordine del giorno chiedevamo esclusivamente di garantire, a proposito dell'assegnazione dei fondi FAS (mi rivolgo ai colleghi del sud che tanto in questi giorni hanno parlato), che le risorse disponibili siano riservate essenzialmente alle finalità istituzionali proprie del Fondo stesso e a porre in essere ogni atto di competenza finalizzato a ripristinare il prima possibile le risorse sottratte al Fondo per le aree sottoutilizzate: sostanzialmente una promessa a rimettere i Fondi sottratti al FAS stesso.
Il Governo non vuole fare nemmeno questo e non si capisce per quale motivo sullo scudo fiscale si è certi, si interviene, si prendono impegni e non sui fondi FAS. Non si capisce per quale motivo questo Governo preferisca prendere impegni precisi, favorendo chi ha deliberatamente violato la legge, sottraendosi alla tassazione italiana, favorendo mafia, camorra, 'ndrangheta, che hanno costituito capitali all'estero, facendo dell'Italia il più grande paradiso fiscale del mondo e non nei confronti delle popolazioni del sud.
Cito proprio il Presidente del Consiglio che oggi ha detto: «Insieme ad alcuni ministri stiamo lavorando per mettere a punto un piano innovativo per il sud». È così che comincia a porre il piano innovativo, negando i fondi o dobbiamo seguire quello che ha detto Alemanno di rifare la Cassa del Mezzogiorno o la Banca del sud? L'avevamo già fatta, ma non ne avete fatto niente. In realtà non è più facile, anziché inventare carrozzoni sperimentati, ripristinare i fondi per il sud? Chissà perché, quando c'è da togliere al sud si è decisi, si vedano i provvedimenti precedenti (ICI e cassa integrazione). Quando c'è da dare ciò che è riconosciuto dalla legge non accade altrettanto.
Basta con le prese in giro sui giornali e gli spot elettorali. Se nemmeno si accoglie, rappresentanti del Governo, un ordine del giorno, figuriamoci se si farà qualcosa di concreto per il sud. Mi spiace, ma il sud non può accontentarsi di una raccomandazione: il Governo in questa sede deve dire se si impegna o «no» e che cosa realmente vuole fare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma a questo ordine del giorno e per dire che questa è un'occasione per tutti quelli che parlano di partito del sud e del Mezzogiorno. Si tratta di un'occasione concreta per testimoniare a favore dei nostri territori del Mezzogiorno un impegno concreto per ripristinare quei fondi FAS che sono stati sottratti al Mezzogiorno d'Italia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Messina n. 9/2561-A/140, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... Onorevole Tommaso Foti... Onorevole Frassinetti... Onorevole Mondello... Onorevole Vinci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 425
Votanti 423
Astenuti 2
Maggioranza 212
Hanno votato
204
Hanno votato
no 219).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Di Stanislao n. 9/2561-A/141, Paladini n. 9/2561-A/142, Palagiano Pag. 75n. 9/2561-A/143, Di Giuseppe n. 9/2561-A/144 e Mura n. 9/2561-A/145, accolti dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Donadi n. 9/2561-A/146, accolto dal Governo come raccomandazione.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno si chiede al Governo di prestare un'attenzione maggiore su un tema che riteniamo sia davvero centrale in questo decreto-legge.
Con il provvedimento in esame, nel nostro ordinamento giuridico si introduce il principio, anche se applicato solo ad una parte delle lavoratrici italiani, dell'equiparazione dell'età pensionabile tra uomini e donne, in particolare, per quanto riguarda il testo in oggetto, con riferimento alle lavoratrici delle pubbliche amministrazioni. Credo che questa norma, alla quale, lo premetto, l'Italia dei Valori non è pregiudizialmente contraria, attui un'equiparazione che, tuttavia, mai come in questo caso, non elimina le disparità. La realtà, infatti, è che le disparità tra uomo e donna nel mondo del lavoro in questo Paese ci sono, sono enormi, e riguardano le facoltà di accesso al lavoro, il trattamento economico, le condizioni sociali, la possibilità per le donne di mantenere il loro posto di lavoro quando diventano madri a parità di condizione degli uomini.
Signor Presidente, questo provvedimento del Governo, che pure prevede di mantenere all'interno, diciamo così, dello Stato sociale, con un'attenzione per la famiglia, i risparmi di spesa che deriveranno, non ci pare che convinca fino in fondo perché manca, anche dopo l'approvazione di questa norma, quell'equiparazione del nostro Paese agli standard di tutela sociale delle madri lavoratrici che, solo qualora vi fosse, potrebbe davvero portare a ritenere che anche nel nostro Paese si stia realizzando una vera equiparazione dei diritti.
Allora, con questo ordine del giorno, che spero possa ricevere anche un apprezzamento o quanto meno un'attenzione da parte dei parlamentari della maggioranza, chiediamo che si vada in questa direzione, che i risparmi che questa norma comporterà vengano impiegati per rafforzare gli istituti di garanzia durante il periodo di maternità per trovare misure adeguate per il reinserimento delle donne nel mondo del lavoro, quando vi rientrano dopo un periodo di maternità, perché il part time sia un diritto e non soltanto una facoltà lasciata al buon cuore del datore di lavoro e perché vi sia un incremento del reddito del nucleo familiare quando uno dei due coniugi, appena nasce un figlio, vi si deve dedicare.
Chiediamo, in sostanza, che anche l'Italia si doti di quello Stato sociale che riguarda la donna nel momento in cui diventa madre, oltre che lavoratrice, e che ci portino allo stesso livello degli altri grandi Paesi europei. Crediamo che questo sia il modo per un Governo serio di dimostrare che con questo provvedimento non si vuole soltanto fare cassa a danni delle donne, ma che si vuole davvero creare equità fino in fondo. Pertanto, non accetto quella che sarebbe un'inutile raccomandazione; questa cosa o si vuole fare o non si vuole fare ed insisto per la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Donadi n. 9/2561-A/146, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Beccalossi... onorevole Jannone... onorevole De Angelis... onorevole Oliverio ...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 422
Maggioranza 212
Hanno votato
196
Hanno votato
no 226).

Pag. 76

Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/2561-A/147, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo altresì atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2561-A/148, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/2561-A/149, accolto dal Governo come raccomandazione.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, veramente non sono soddisfatto del fatto che il Governo accolga l'ordine del giorno solo come raccomandazione perché la questione riguarda i rapporti con le banche.
Il Ministro Tremonti ha tentato di accreditarsi come quello che alle banche faceva pagare un prezzo. Basti ricordare che qualche settimana fa, addirittura citando Bertold Brecht, si è chiesto se sia meglio rapinare una banca o fondarne una nuova. In un'altra occasione ha detto: «Basta con la cassa alle banche, le imprese pubbliche non devono depositare più una lira». Allora, se è bastato che il presidente dell'ABI abbaiasse perché lui si mettesse a cuccia, mi viene il sospetto che il suo rapporto con le banche sia come quello del professore di cui parla Fabrizio De André in una sua canzone che si chiama «La città vecchia», quando dice: «Quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie, quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie» (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Allora, mi chiedo quale sia il prezzo che il Ministro Tremonti paga per tradire i piccoli imprenditori e i cittadini nel loro rapporti con le banche e per impedire che vi sia una reale trasparenza nel mercato del credito (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/2561-A/149, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Gioacchino Alfano... onorevole Traversa... onorevole Tommaso Foti... onorevole Mondello... onorevole Contento...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 414
Votanti 409
Astenuti 5
Maggioranza 205
Hanno votato
188
Hanno votato
no 221).

Prendo atto che i deputati De Pasquale e Volontè hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cimadoro n. 9/2561-A/150 e Rota n. 9/2561-A/151, accolti dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Palomba n. 9/2561-A/152, non accettato dal Governo.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo solo per dire che non si capisce il motivo del parere contrario a questo ordine del giorno. Noi non vogliamo che i comuni abbiano la possibilità di contrarre nuovi mutui e, quindi, di andare in dissesto. Noi diciamo soltanto che in una situazione di gravissima crisi economica bisogna utilizzare tutte le risorse, soprattutto quelle giacenti e i residui passivi per immettere denaro fresco nell'economia. Ecco perché noi non condividiamo assolutamente il parere contrario del Governo.
Chiediamo che ai comuni sia consentito di sforare il Patto di stabilità per il 10 per cento, ma soltanto con riferimento ai residui passivi. Francamente, non crediamo Pag. 77che accettare questo ordine del giorno e incamminarsi su questa strada potrebbe significare aumentare le possibilità di dissesto. Potrebbe significare, invece, imprimere una svolta virtuosa, nel senso di consentire ai comuni con disponibilità giacenti di immettere nuovo denaro nell'economia reale, soprattutto per opere importanti come quelle di viabilità e di manutenzione del territorio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palomba n. 9/2561-A/152, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Pelino... onorevole Leo... onorevole Jannone... onorevole Speciale... onorevole Tremaglia... onorevole Simeone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 415
Maggioranza 208
Hanno votato
196
Hanno votato
no 219).

Prendo atto che la deputata Ravetto ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Tocci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Cambursano n. 9/2561-A/153, non accettato dal Governo.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, intanto constato con piacere - lo dico ovviamente in modo ironico - che non sono un raccomandato, così come non lo erano i colleghi Palomba e Barbato. Non chiedo, quindi, un ripensamento al Governo, ma constato semplicemente che su 201 ordini del giorno i pareri contrari sono soltanto otto, di cui ben tre sugli ordini del giorno dell'Italia dei Valori.
Evidentemente, c'è un'attenzione particolare del Governo rispetto alle cose che diciamo, cioè l'esatto contrario. Tradotto: qui si propone di dare risorse ai comuni e alle pubbliche amministrazioni per rispondere alle esigenze giuste delle imprese che hanno lavorato, hanno fornito servizi e hanno necessità, quindi, di venire a capo dei loro crediti. Facciamo una proposta concreta, ma il Governo non l'accetta. Ne devo trarre le conclusioni che non vuole risolvere i problemi né dei comuni né delle imprese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cambursano n. 9/2561-A/153, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Moles, Saglia, Mondello, Tassone e Leone.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 414
Votanti 413
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato
189
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che la deputata Laganà Fortugno ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Scilipoti n. 9/2561-A/154, accolto dal Governo come raccomandazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Scilipoti n. 9/2561-A/154, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Leo, Leone...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 78
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato
190
Hanno votato
no 220).

Prendo atto che il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Barbato n. 9/2561-A/155, non accettato dal Governo.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, penso che questo parere contrario - che è uno dei rarissimi pareri contrari, che abbiamo ricevuto io, il collega Cambursano e qualcun altro di noi - non sia tale perché siamo quelli dell'opposizione più dura e intransigente, ma perché con questi provvedimenti, in particolare con il decreto-legge anticrisi, vengono fuori la vera natura e il vero profilo del Governo Berlusconi. Infatti, noi in buona sostanza chiedevamo di rivedere le disposizioni che garantiscono l'anonimato dei soggetti che usufruiranno della sanatoria, di conoscere gli intermediari, che comunicassero all'amministrazione finanziaria l'ammontare delle attività rimpatriate, il nominativo del soggetto residente in Italia per conto del quale è stato effettuato il rimpatrio, nonché gli estremi identificativi del conto di provenienza, cioè volevamo conoscere di più, volevamo più trasparenza. E pensare che questo Governo sta magnificando le sue proposte per l'evasione fiscale, in cui consentirà all'Agenzia delle entrate di accedere direttamente alle banche dati di Bankitalia e dell'Isvap, mentre addirittura per chi viene dall'estero a portare del denaro che ha dubbia provenienza ciò non è possibile!
Allora, sta venendo fuori il vero profilo di questo Governo, perché abbiamo conosciuto un ampio repertorio di queste leggi «ad vergognam». Abbiamo conosciuto le leggi ad personam, le leggi «ad aziendam», oggi invece ci propongono un nuovo catalogo, quello delle leggi «ad delinquentiam», perché con questo provvedimento si crea negli italiani un'aspettativa di delinquere, di fregare il fisco, di andare contro le leggi, di essere disonesti. Questa è la vera natura del Governo Berlusconi, questo è il suo profilo! È un Governo «criminogeno», che praticamente sta dando un profilo dell'Italia che ci sta facendo vergognare dappertutto (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'onorevole Barbato sta concludendo l'intervento. Onorevole Barbato, la prego di concludere.

FRANCESCO BARBATO. Alla fine, questo provvedimento anticrisi premia gli evasori e i mafiosi, a discapito dei terremotati abruzzesi, che invece vengono fregati. I mafiosi vengono premiati, mentre i terremotati abruzzesi vengono fregati! Ecco perché Berlusconi ha le ore contate...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Barbato. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbato n. 9/2561-A/155, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Castagnetti, Porcino, Garagnani... gli onorevoli Pelino e Saltamartini hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 418
Votanti 368
Astenuti 50
Maggioranza 185
Hanno votato
137
Hanno votato
no 231).

Prendo atto che il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Pag. 79
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Di Pietro n. 9/2561-A/156 e Leoluca Orlando n. 9/2561-A/157, accolti dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/2561-A/158, accolto dal Governo come raccomandazione.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intervengo velocemente per invitare il Governo a rivedere il proprio parere, perché su questa cosa, altrimenti, dovremo chiedere a gran voce le dimissioni del Ministro Prestigiacomo, visto che è stato chiarito che esiste il commissariamento per realizzare le centrali elettriche e le linee elettriche.
Dopo tutte le dichiarazioni del Ministro per la semplificazione normativa e del Ministro dell'ambiente, credo che, forse, valga la pena di accettare questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piffari n. 9/2561-A/158, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Coscia, Porcino, Tassone, Oliverio, Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 417
Maggioranza 209
Hanno votato
191
Hanno votato
no 226).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare e che la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Razzi n. 9/2561-A/159 e Porcino n. 9/2561-A/160, accolti dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Giulietti n. 9/2561-A/161, accolto dal Governo come raccomandazione.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, ringrazio il Governo, non insisto - colleghi, prendo pochissimi secondi - perché è stato accolto all'inizio un ordine del giorno sul tema della cultura, curato con grande passione dall'onorevole De Biasi, ma anche da colleghi di altro schieramento (Barbareschi, Carlucci, Granata) e dall'onorevole Veltroni; però, signor Presidente, rappresentante del Governo, vi è un punto che vi devo porre: erano stati assunti degli impegni, lo sapete, molto delicati, anche di fronte al Presidente della Repubblica, sul fondo per la cultura italiana.
Se non si indica in tempi brevi in quale provvedimento il Ministro Bondi e voi intendete porre le risorse per tanta parte dell'industria della cultura e dello spettacolo italiano, vi è il rischio concreto - so che non vi è tempo oggi - che moltissime imprese italiane e moltissimi artisti, ai quali, magari, battiamo le mani la sera, siano costretti a chiudere i loro palcoscenici.
Vi è il rischio che la Mostra di Venezia diventi un luogo più di discussione che non di creazione e liberazione dei talenti. Non credo che questa grande impresa della cultura possa essere considerata al numero 101 nelle priorità del Paese. È un fatto rischiosissimo, pericolosissimo, anche per il segnale che si dà. Chiudo con un appello, accogliendo l'invito, signor Presidente. Lo dico senza elementi strumentali e polemici: all'inizio di questa legislatura, signor Presidente, abbiamo discusso tre giorni di un ramo di azienda, di un ramo dell'azienda Mediaset, Retequattro.
Ve lo dico in modo non polemico: vorrei che un centesimo di quella passione civile fosse presente al momento dell'assestamento di bilancio e che a migliaia di imprese italiane fosse dedicata la stessa Pag. 80attenzione e la stessa passione che avete dedicato ad un ramo di una sola impresa italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giulietti n. 9/2561-A/161, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione...

BENEDETTO FABIO GRANATA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Onorevole Granata, ha facoltà di parlare.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, telegraficamente, le motivazioni e la forma con cui è stato espresso l'ordine del giorno ricalcano esattamente le posizioni del Ministro Bondi rispetto al FUS. In questo senso, credo che da parte del Parlamento possa esserci una percezione positiva, perché è un impegno a provvedere normativamente al reintegro del FUS.
Si tratta di qualcosa che abbiamo detto tutti in tutte le forme, a partire dal Ministro Bondi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giulietti n. 9/2561-A/161, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Grassi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Vedi votazioni).

(Presenti 418
Votanti 417
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato
208
Hanno votato
no 209).

Prendo atto che la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Pisicchio n. 9/2561-A/162, accolto dal Governo come raccomandazione.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, sarò estremamente breve: sono moderato nel dire e anche nei tempi. Non insisto per la votazione, poiché interpreto l'accoglimento come raccomandazione come un ravvedimento operoso rispetto all'articolo 17, così controverso soprattutto con riferimento ai compiti sottratti alla Corte dei conti: il cosiddetto lodo Bernardo. Io credo che il collega Bernardo, cui va la mia considerazione, possa immaginare di iscrivere il proprio nome nell'empireo dei grandi Bernardi: Bernardo da Chiaravalle, campione di pensiero e di ascesi; il paguro Bernardo, campione in biologia per la nota simbiosi organica; e lei, caro collega, benemerito del Berlusconi-ter. Rispetto alla profusione di così illustre impegno, mi accontento dell'accoglimento come raccomandazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lo Monte n. 9/2561-A/163 (Nuova formulazione), accettato dal Governo, purché ulteriormente riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zamparutti n. 9/2561-A/164, accolto dal Governo come raccomandazione.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, a seguito delle intese intercorse noi Pag. 81abbiamo modificato l'orario di svolgimento di una riunione dei nostri gruppi. Tali intese prevedevano che ci si fermasse alle 19,30, e sono le 19,35. Mi pare il caso che gli accordi siano rispettati.

PRESIDENTE. In effetti, onorevole Borghesi, avevamo detto che avremmo fatto una verifica alle 19,30 e sono le 19,30. Mancano però solo 35 ordini del giorno e mi risulta che siano pochissimi i deputati che intendono intervenire. Comunque, se i gruppi chiedono di interrompere, la Presidenza aderisce; ma credo che in un quarto d'ora avremo finito.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo dal momento che sono stato io a farmi carico di trovarne un'intesa. Va rispettato il fatto che da subito l'Italia dei Valori ha detto che alle 19,30 avrebbe avuto un problema. Nel momento in cui vengono incontro a questa esigenza non possiamo gridare contro di loro.

PRESIDENTE. Naturalmente è così. L'onorevole Borghesi non ha ovviamente conto di quanto manca. Se l'Italia dei Valori ci chiede di sospendere sospendiamo. Dunque... (Commenti). Chiedo scusa: mi sembra che l'onorevole Giachetti abbia posto la questione in maniera corretta. Chiedo un attimo di attenzione: come ho segnalato, so che il gruppo dell'Italia dei Valori aveva una riunione che è stata posticipata. Se vi è l'accordo da parte di tale gruppo, dunque, si può andare avanti per un quarto d'ora o venti minuti; altrimenti, aggiorniamo la nostra seduta. Vorrei dunque sentire il presidente del gruppo...vi sono comunque altri interventi sull'ordine dei lavori.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, sono testimone del fatto che quanto diceva l'onorevole Giachetti è verità, però credo che bisogna tener conto anche dell'economia dei lavori di quest'Aula e di quella complessiva. Inviterei pertanto a proseguire i lavori per concludere questa sera l'ordine del giorno senza dover tenere domani una seduta apposta (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Popolo della Libertà e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Scusate, il gruppo del Partito Democratico chiede di chiudere i lavori rispettando gli accordi ed abbiamo detto che, se il gruppo Italia dei Valori chiede di confermare la conclusione dei lavori, essi si concluderanno.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, a me sembra inutile discutere sul fatto che vi possano essere accordi per le vie brevi tra i gruppi, rispetto ai quali la Presidenza decide. È del tutto evidente però, signor Presidente, che era stata sottoposta da parte di un gruppo un'esigenza e che tutti gli altri avevano fatto presente, anche a lei, che sarebbe stato opportuno concludere i lavori questa sera per riprendere domani mattina l'esame dei pochi ordini del giorno che restano. Domani mattina abbiamo tutto il tempo per esaminarli e votare: il Parlamento è convocato per votare e domani si vota (Commenti).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, chiedo scusa all'Aula, ma non vogliamo arrecare danno alla volontà, che mi pare comune, di tutti gli altri gruppi e di cui prendiamo quindi atto. Vorrei solo sottolineare Pag. 82il fatto che ci era stato detto in modo chiaro ed esplicito che alle ore 19,30 non si sarebbe proceduto ad una verifica, ma che avremmo terminato i lavori. Ribadisco però che non abbiamo la minima intenzione di forzare la volontà, che mi pare sia mutata, di tutto il resto del Parlamento: ne prendiamo atto ed accettiamo di concludere i lavori (Applausi).

PRESIDENTE. Sta bene. Ringrazio e devo confermare che c'era, da parte appunto del gruppo dell'Italia dei Valori, quanto abbiamo detto. Andiamo avanti.
Chiedo dunque al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Strizzolo n. 9/2561-A/165, accolto dal Governo come raccomandazione (Commenti)... Colleghi, se ascoltiamo velocemente diamo anche la possibilità a chi vuole di intervenire.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, chiedo scusa, ma intendo intervenire brevemente, anche perché ho presentato questo ordine del giorno a seguito del fatto che un emendamento, che era stato segnalato nelle Commissioni, non è stato poi esaminato a causa della chiusura, ad una certa ora, dei lavori delle Commissioni (e quindi tutta una serie di emendamenti e di articoli non sono stati oggetto di approfondimento presso le Commissioni riunite bilancio e finanze).
Chiedo al Governo se è possibile accettare questo ordine del giorno non come una semplice raccomandazione, anche perché la formulazione impiegata è quella classica: «a valutare l'opportunità di».

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, se il presentatore accetta la soppressione nella prima riga del dispositivo delle parole: «di una tempestiva ed adeguata» residuando così: «a valutare l'opportunità di un'iniziativa legislativa» e, infine, delle parole: «anche mediante una modifica dell'articolo 37-bis (...)», il parere può essere favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo?

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, accolgo la riformulazione proposta, ribadendo però la necessità che vi sia un intervento legislativo per rendere più chiaro in questo nostro Paese un complesso di norme che riguardano il contrasto all'abuso del diritto e all'elusione fiscale. Ciò serve per dare certezza non solo ai contribuenti ma anche all'amministrazione finanziaria chiamata poi a dare applicazione a queste norme, che sono state oggetto (Commenti)... Rispondo ai colleghi che stanno ululando che questo è un argomento molto serio...

PRESIDENTE. Ha ragione...

IVANO STRIZZOLO. ...che non è stato possibile affrontare nelle Commissioni perché qualcuno ha posto la mannaia sugli emendamenti e sugli articoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Chiedo pertanto che in questo campo vi sia un intervento legislativo così come è stato sollecitato da associazioni di categoria, che sia in grado di mettere in chiaro un settore che è stato oggetto in questi ultimi mesi di sentenze tra loro contrastanti della suprema Corte di Cassazione.

PRESIDENTE. Prendo atto, dunque, che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Strizzolo n. 9/2561-A/165, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Zaccaria n. 9/2561-A/166, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Berardi n. 9/2561-A/167, accolto dal Governo come raccomandazione.

Pag. 83

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, non insisto e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Di Biagio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Ceccacci Rubino n. 9/2561-A/168 e Cota n. 9/2561-A/169, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Montagnoli n. 9/2561-A/170, accettato dal Governo, purché riformulato.

ALBERTO FLUVI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, volevo un chiarimento sull'ordine del giorno Cota n. 9/2561-A/169, per capire se era stato accettato o accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Onorevole Fluvi, l'ordine del giorno Cota n. 9/2561-A/169 è stato accolto come raccomandazione.

ALBERTO FLUVI. L'ordine del giorno Cota n. 9/2561-A/169, quello sul condono...

PRESIDENTE. Il testo lo conosciamo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Laura Molteni n. 9/2561-A/171 e Rivolta n. 9/2561-A/172, accolti dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Polledri n. 9/2561-A/173, accolto dal Governo come raccomandazione.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, chiedo che il Governo accetti questo ordine del giorno anche attraverso una riformulazione, perché stiamo parlando di qualcosa di importante: la chiusura del petrolchimico annunciata qualche giorno fa. Credo che non sia possibile che in un Paese, un giorno, si alzi un amministratore delegato e comunichi che un pezzo di un'azienda strategica come il petrolchimico chiuda dall'oggi al domani.
L'ordine del giorno in questione è frutto anche di un dibattito importante in Commissione - lo dico ai colleghi che hanno fretta - e riporta la centralità del Parlamento e del Governo sull'adozione di misure importanti che comportano la perdita di asset strategici per il nostro Paese.
Per questo credo che con una riformulazione da parte del Governo, questo ordine del giorno possa essere accettato non solo accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Il Governo potrebbe riformulare l'ordine del giorno Polledri n. 9/2561-A/173 al fine di accettarlo pienamente nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di invitare il consiglio di amministrazione (...)» e così via fino al termine.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Polledri n. 9/2561-A/173, accettato dal Governo, purché riformulato.

LUDOVICO VICO. Chiedo di parlare sull'ordine del giorno Polledri n. 9/2561-A/173.

PRESIDENTE. Onorevole Vico, non può parlare per dichiarazione di voto su un ordine del giorno che non viene posto in votazione.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, vorrei solo apporre la mia firma, se mi consente, all'ordine del giorno Polledri n. 9/2561-A/173.

PRESIDENTE. Sta bene.

Pag. 84

GIULIO CALVISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, vorrei apporre la mia firma, naturalmente escludendo i primi due capoversi della premessa, che sono un peana alla politica industriale del Governo.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Togni n. 9/2561-A/174, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Comaroli n. 9/2561-A/175 e Alessandri n. 9/2561-A/176, accolti dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Forcolin n. 9/2561-A/177, accolto dal Governo come raccomandazione.

GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, chiedo se è possibile riformulare il mio ordine del giorno n. 9/2561-A/177 nel senso di sostituire le parole: «a prevedere un innalzamento del valore» con le seguenti: «valutare la previsione di un innalzamento del valore».

PRESIDENTE. Onorevole Forcolin, è il Governo che può riformulare gli ordini del giorno, non lo può fare lei. Lei, quindi, chiede una riformulazione al Governo.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Forcolin n. 9/2561-A/177 qualora il dispositivo sia riformulato nel senso suggerito dal presentatore, che è condivisibile.
Avendo la parola, approfitto per dichiarare che il Governo potrebbe accettare l'ordine del giorno Bragantini n. 9/2561-A/178 qualora il dispositivo sia riformulato nel modo seguente: «valutare la possibilità di non assoggettare a tassazione le eventuali plusvalenze derivanti dalla cessione (...)» e così via fino al termine.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano rispettivamente le riformulazioni testé illustrate dal Viceministro e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Forcolin n. 9/2561-A/177 e Bragantini n. 9/2561-A/178, accettati dal Governo, purché riformulati. Prendo atto che i presentatori non insistono rispettivamente per la votazione degli ordini del giorno Allasia n. 9/2561-A/179, Bitonci n. 9/2561-A/180, Simonetti n. 9/2561-A/181, accolti dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cesare Marini n. 9/2561-A/182, accettato dal Governo. Ricordo che l'ordine del giorno Biancofiore n. 9/2561-A/183 è stato dichiarato inammissibile. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Oliverio n. 9/2561-A/184, accettato dal Governo. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Rubinato n. 9/2561-A/185, accolto dal Governo come raccomandazione.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, il fatto di dover chiudere l'esame entro questa sera non implica che non si possa parlare di temi che comunque sono rilevanti e importanti per i cittadini, le imprese e i professionisti, come quello degli studi di settore e della loro valenza probatoria.

PRESIDENTE. Prego, ci mancherebbe altro.

SIMONETTA RUBINATO. Prendo atto che il Governo fa un passo in avanti rispetto ad altre posizioni contrarie che aveva espresso riguardo a testi analoghi di ordini del giorno già presentati, tuttavia non comprendo il motivo dell'accoglimento come semplice raccomandazione, Pag. 85tanto più che il tema è particolarmente caldo in questo momento di crisi (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Colleghi, questo non è ammissibile, vi è il diritto da parte di ogni collega di intervenire. Anche se abbiamo deciso di andare avanti non è ammissibile. Sta alla responsabilità di ognuno, e l'onorevole Rubinato sta illustrando un ordine del giorno importante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

SIMONETTA RUBINATO. Si tratta di uno dei temi che misurano la correttezza del rapporto tra fisco e contribuente e quindi tra Stato e cittadino, e che soprattutto misurano la coerenza delle norme e dell'applicazione delle norme del nostro ordinamento rispetto a quello che è lo Statuto del contribuente. Allora in questo momento di crisi abbiamo ad esempio l'assurdità del fatto che piccole imprese, che stringono i denti e provano a salvare il posto dei loro dipendenti, per non licenziarli e tirare avanti il più possibile si trovano ad essere non congrui. Considerato che il Governo è confortato oggi tra l'altro dalla relazione dell'ufficio del massimario della Corte di cassazione, che ha passato in rassegna venti anni di giurisprudenza e di dottrina sul tema degli accertamenti presuntivi, credo che il risultato autorevole cui è arrivata la Corte di cassazione rassicuri in pieno sulle indicazioni che richiediamo al Governo. Chiediamo che dia precisi indirizzi agli uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate per chiarire una volta per tutte qual è la valenza probatoria degli studi di settore, e cioè che da soli costituiscono semplici presunzioni e non sono presunzioni legali.
Soprattutto che si chiarisca, come precisa la Cassazione, non in un'unica sentenza ma in una disamina delle rassegne degli ultimi venti anni della giurisprudenza sul tema, che l'accertamento da studi di settore non può fondarsi sul solo scostamento tra quanto dichiarato e i livelli di congruità previsti in via generalizzata. Al contrario - e mi pare un passaggio molto importante - ciò deve essere confortato da elementi ulteriori che emergono anche in occasione del contraddittorio con il contribuente. Non solo: nel contrasto tra fisco e contribuente se il cittadino o il suo consulente propone all'ufficio le proprie deduzioni la motivazione dell'eventuale avviso di accertamento deve contenere un'adeguata replica, e in sua assenza l'atto impositivo è nullo per difetto di motivazione. Credo che questa presa di posizione della giurisprudenza avrà delle ripercussioni anche sui contenziosi in atto, e credo che sia corretto che questo Parlamento dia un'indicazione - concludo - in via generale al Governo affinché tutte le Agenzie territoriali si comportino nel medesimo modo. In un momento di crisi, con le difficoltà che hanno le aziende e la crisi di liquidità in atto, si tratta di non fondare un accertamento, che poi magari potrà anche essere annullato dalla giurisprudenza, ma che in questo momento consente all'Agenzia di iscrivere a ruolo il 50 per cento della maggiore imposta presuntivamente dovuta. Credo che se il Governo darà indicazioni chiare farà una cosa buona e giusta, corretta e che verrà salutata in modo positivo dai contribuenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Rubinato, insiste dunque per la votazione del suo ordine del giorno?

SIMONETTA RUBINATO. Sì, signor Presidente.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per chiedere di apporre la mia firma all'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti. Pag. 86
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rubinato n. 9/2561-A/185, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mondello... onorevole Grassi... onorevole Boccuzzi... onorevole Tassone... onorevole Palmieri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 405
Votanti 402
Astenuti 3
Maggioranza 202
Hanno votato
187
Hanno votato
no 215).

Prendo atto che il deputato Mosella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Marrocu n. 9/2561-A/186, Fiorio n. 9/2561-A/187, Servodio n. 9/2561-A/188, Dal Moro n. 9/2561-A/189, Zucchi n. 972561-A/190, Agostini n. 9/2561-A/191, Marco Carra n. 9/2561-A/192, Cenni n. 9/2561-A/193, Brandolini n. 9/2561-A/194 e Buonanno n. 9/2561-A/195, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Stucchi n. 9/2561-A/196, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Nizzi n. 9/2561-A/197 e Lorenzin n. 9/2561-A/198, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/2561-A/199, accolto dal Governo come raccomandazione.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Presidente, vorrei capire dal Governo per quale motivo l'ordine del giorno in oggetto, riguardante i lavoratori del Genio campale che sono intervenuti con un certo tipo di tutela della sicurezza, sia all'estero su aree oggetto di missioni internazionali sia in Abruzzo, è stato accettato nell'esame del provvedimento sull'Abruzzo mentre ora il Governo lo derubrica ad un accoglimento come raccomandazione, quando c'è stato un tavolo con il Governo stesso e con il sottosegretario Crosetto, che era d'accordo addirittura per quanto riguardava l'emendamento all'articolo e nonostante la presentazione di un emendamento firmato dai due capigruppo, sia di opposizione sia di maggioranza. Non riesco a capire per quale motivo il Governo non possa almeno accettare l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, il problema è che in questo caso si tratta di proroghe di contratti di lavoro a tempo parziale. Il fatto che l'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/2561/199 sia stato accolto come raccomandazione non significa che il Governo non lo possa poi attuare; altrimenti passa una vulgata inesatta dei pareri espressi dal Governo in relazione agli ordini del giorno.
Per semplificare, il Governo accetta l'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/2561-A/199 purché sia riformulato aggiungendo dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di».

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/2561-A/199, accettato dal Governo, purché riformulato.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Sì, signor Presidente, accolgo la riformulazione, ringraziando il Governo, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Bosi chiede di aggiungere la sua firma all'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/2561-A/199.

Pag. 87

GABRIELLA CARLUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa?

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, non ho fatto in tempo a fermarla prima quando ha preso atto dell'accettazione da parte del Governo dell'ordine del giorno Lorenzin n. 9/2561-A/198, al quale volevo aggiungere la mia firma.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Granata n. 9/2561-A/200, accolto dal Governo come raccomandazione.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, se ho capito bene l'ordine del giorno n. 9/2561-A/200, a mia prima firma, non è stato accolto come raccomandazione ma è prevista una riformulazione, anche se la sostanza è identica, se ho ben capito: la formulazione prevede di sostituire la parola «adottare» con la parola «valutare». Vorrei capire meglio dal Governo.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Se i presentatori sono d'accordo, il Governo accetta l'ordine del giorno Granata n. 9/2561-A/200 purché sia riformulato sostituendo la parola «adottare» con «valutare».

PRESIDENTE. Onorevole Granata?

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, si tratta di un ordine del giorno che ha un contenuto particolarmente delicato. Non si tratta di ripristinare semplicemente le competenze di un Ministero, ma di salvaguardare l'intera normativa in materia di tutela ambientale vigente. Quindi alla luce di questa posizione responsabile del Governo e di ciò che ha dichiarato pubblicamente il Presidente del Consiglio, chiedo che questo intendimento venga rafforzato dal voto del Parlamento perché l'impegno che ne consegue è più forte.

PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Carlucci e De Angelis aggiungono la firma all'ordine del giorno Granata n. 9/2561-A/200.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Granata n. 9/2561-A/200 nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Golfo? Onorevole Boccuzzi?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 404
Votanti 393
Astenuti 11
Maggioranza 197
Hanno votato
372
Hanno votato
no 21).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mario Pepe (PDL) n. 9/2561-A/201, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Ricordo che, come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo riunitasi il 23 luglio 2009, la votazione finale del disegno di legge di conversione avrà luogo nella seduta di domani, martedì 28 luglio, intorno alle ore 13, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 12 con ripresa televisiva diretta. L'inizio della seduta è stabilito alle ore 11,45.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,58).

MARCELLO DE ANGELIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 88

MARCELLO DE ANGELIS. Signor Presidente, vorrei anticipare all'Aula una notizia che arriva dall'ANSA, molto positiva per la popolazione aquilana, ma credo anche per l'Aula tutta, che proprio poco fa si è espressa quasi all'unanimità su un ordine del giorno proprio su questa materia: il Governo ha accettato di rinviare la riscossione dei tributi che era prevista dal decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Vi è stato l'accordo tra il Ministro Tremonti e il commissario Bertolaso, per cui verrà posticipato l'inizio della riscossione e la rateizzazione verrà più che raddoppiata. Credo di poter esprimere, a nome di tutta quanta la popolazione de L'Aquila e dei comuni circostanti, la nostra gratitudine al Governo per la comprensione e anche a noi che abbiamo votato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

LANFRANCO TENAGLIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, questa sarebbe stata una notizia vera se fosse arrivata tre o quattro ore fa, ma è arrivata alle 19,02, cioè è un ravvedimento operoso: dopo che il Parlamento si è espresso, prendiamo atto che il Ministro Tremonti ha eseguito quello che il Parlamento gli aveva ordinato. Fino ad oggi il Governo su questi banchi aveva sostenuto il contrario e comunque aspettiamo sempre che quanto affermato nell'ordine del giorno Lolli n. 9/2561-A/61 venga trasfuso in un provvedimento legislativo che contenga esattamente le norme che erano contenute nei provvedimenti legislativi che hanno riguardato l'Umbria e le Marche, cioè il pagamento delle tasse dopo 12 anni, l'abbattimento al 40 per cento e la rateizzazione per 40 rate. Questo è ciò che il Parlamento ha chiesto al Governo di fare. Per adesso è un ravvedimento operoso ed è un piccolo passo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, non devo far riferimento a fatti che possono dare soddisfazione e quindi rilevare positività. Il 14 luglio il sottosegretario Davico ebbe a rispondere ad una mia interpellanza urgente sugli incendi boschivi. Come era chiaro e come rilevavo anche nella mia interpellanza, gli incendi proprio in questi giorni si sono manifestati in tutta la loro pericolosità e drammaticità, in Sardegna come in Calabria, in provincia di Reggio Calabria e a Gerace in particolare. In quella interpellanza, signor Presidente, noi chiedevamo un'ulteriore azione di prevenzione e quindi ovviamente un'azione per quanto riguarda l'individuazione dei responsabili di questi atti criminosi, perché per il 98-99 per cento questi incendi sono di origine dolosa.
Signor Presidente, credo moltissimo nel sindacato ispettivo... Se è possibile colloquiare con lei, visto e considerato...

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Tassone, il tema è importante e la seguo con attenzione.

MARIO TASSONE. Per carità, signor Presidente, tanto si capisce che è tutta una routine e che è necessario sbarcare il lunario.
Come dicevo, credo moltissimo nel sindacato ispettivo. Pertanto, chiedo, se è possibile, che il Governo venga a riferire, anche in qualche ritaglio di tempo, su quali azioni sta mettendo in atto. Infatti, con il citato atto di sindacato ispettivo, abbiamo chiesto che la struttura di prevenzione - e, soprattutto, la struttura del Corpo forestale dello Stato preposta all'investigazione - avesse qualche tipo di utilizzazione, visto che vi è un personale all'altezza (come si sono dimostrati all'altezza, in queste ore, non solo gli uomini e il personale del Corpo forestale dello Stato, ma anche quelli della Polizia di Stato e, soprattutto, del Corpo dei Vigili del fuoco). Non vi è stato alcun coordinamento, Pag. 89ma una grande indolenza da parte delle istituzioni nel loro complesso preposte a questa azione.
Ritengo che il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e il Ministero dell'interno dovrebbero venire a riferire in Aula. Altrimenti, occuperemo il tempo - come abbiamo occupato tutta la giornata di oggi con gli atti di indirizzo parlamentare, come gli ordini del giorno - senza giungere a nessun tipo di soluzione definitiva del problema.
Pertanto, aspetto che lei, signor Presidente, dia questa disponibilità. Eventualmente, possiamo andare verso (Commenti)...

PRESIDENTE. Prego, onorevole Tassone, concluda.

MARIO TASSONE. Vorrei sapere se il collega ha l'amabilità di ascoltare, visto che vi è un deputato che sta parlando di una situazione drammatica. Poi, ci dirà quali grandi problemi avesse. Sto parlando di morti e di tragedie legati agli incendi che si sono verificati in Sardegna e in Calabria. Non sto parlando di cose inesatte, superficiali o marginali. Perché dovete fare arrabbiare le persone? Vi è veramente indolenza ed insensibilità.
Signor Presidente, si legga il testo del resoconto stenografico e veda se può raccogliere la sollecitazione che un deputato sta avanzando. Vogliamo che il Governo venga in questa sede per rispondere degli incendi e per capire quali atti di prevenzione abbia messo in atto. Ritengo che questo sia un atto doveroso. Possiamo anche sospendere il corso dei lavori parlamentari per qualche ora, non per avere un'informativa rituale, ma per capire se il Governo abbia gli strumenti, le strutture idonee e la volontà politica per intraprendere un'azione di prevenzione.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, ci siamo informati durante il suo intervento e possiamo darle la notizia che il Governo riferirà in Aula su questi temi mercoledì prossimo alle ore 13, con il sottosegretario Bertolaso. È talmente importante la sollecitazione che ha rivolto, che ritengo giusto che il Governo venga in Aula a riferire. Inoltre, giustamente, lei ha sollecitato l'argomento perché, anche nei giorni precedenti, erano state presentate alla Presidenza numerose sollecitazioni in proposito.

AUGUSTO DI STANISLAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, se sono vere le parole pronunciate dal collega De Angelis, vorrei compiacermi del fatto che il Governo - nelle persone del Ministro Tremonti e del sottosegretario Bertolaso - abbia avuto questo ravvedimento in fase finale. Venga tardi, ma venga bene.
Mi auguro che ci siano le condizioni affinché le stesse modalità, gli stessi provvedimenti, le stesse risorse e le stesse scansioni temporali vengano concesse all'Abruzzo nella stessa misura in cui sono state concesse alle Marche e all'Umbria. Credo che vi siano tutti gli elementi per poter affermare che, almeno in questo caso, il Parlamento è stato ascoltato e che il lavoro svolto dall'opposizione, dall'Italia dei Valori, con alcune proposte emendative presentate proprio da me, che sono un deputato abruzzese, abbia trovato accoglienza.
Finalmente, qualche elemento di concretezza viene messo in campo, ragione per cui esprimiamo soddisfazione e ci auguriamo che sia l'apertura per un nuovo e diverso percorso con tante risorse per l'Abruzzo e soprattutto per L'Aquila.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, la scorsa notte, sulla strada statale 434 in provincia di Verona, tre Pag. 90ragazzi di 20 anni hanno perso la vita, come è stato reso noto sia dalla televisione, sia dalla stampa.
In Commissione abbiamo approvato all'unanimità un testo molto importante sulla sicurezza stradale. Relativamente a questa arteria, che collega Verona a Rovigo, dove negli ultimi 15 anni ci sono stati più di un centinaio di morti - tra l'altro, ho già presentato alcune interrogazioni a riguardo - penso che anche la Presidenza debba intervenire per sollecitare il Ministero delle infrastrutture ad effettuare una verifica che riguardi le strade italiane di maggior rilievo per la sicurezza stradale e dove si verificano più casi di incidentalità e di mortalità, per far sì che non solo i gestori a cui chiediamo la manutenzione, ma anche le società dirette dallo Stato, impegnino risorse volte a far sì che dei giovani non perdano la vita, come in questo caso.
È una questione che deve essere messa al primo punto. Il Governo giustamente vuole realizzare tante opere pubbliche, ma prima c'è la manutenzione delle strade già esistenti. Per questo motivo, invito la Presidenza a sollecitare a dare una risposta alle famiglie di questi giovani e a tutti quelli che ogni giorno sono sulla strada, e a far sì che vengano monitorate le strade più pericolose - nel caso della strada statale 434, le assicuro che verte in condizioni veramente difficili - con la speranza che non facciano più vittime. Sono tanti i sindaci che vi stanno lavorando, ma occorre un tavolo fra Stato, regioni e comuni per cercare di salvare delle vite umane. Nel caso della strada statale 434 è fondamentale che ciò avvenga.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo brevemente in merito all'ordine del giorno Lulli n. 9/2561/106, poiché non ho potuto farlo in precedenza, considerato che il primo firmatario, l'onorevole Lulli lo ha ritirato. Intendo dare conto della saggezza di tale ritiro e del fatto che le motivazioni in esso contenute necessitano davvero di essere attentamente valutate da parte del Governo.
Anche a nome della Lega chiediamo al Governo un impegno a rendere possibile, per le regioni, operazioni di sostegno all'economia reale, come quelle ipotizzate nell'ordine del giorno a prima firma Lulli.

Annunzio di un'informativa urgente del Governo (ore 20,09).

PRESIDENTE. Avverto che nella seduta di domani, dopo lo svolgimento della discussione sulle linee generali sul Documento di programmazione economico-finanziaria, orientativamente alle ore 19, avrà luogo un'informativa urgente del Governo sugli intendimenti in materia di partecipazione delle Forze armate italiane alle missioni internazionali.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani

Martedì 28 luglio 2009, alle 11,45:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali (2561-A).
- Relatori: Moroni, per la V Commissione; Fugatti, per la VI Commissione.

(ore 15)

2. - Discussione del documento (per la discussione sulle linee generali):
Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013 (Doc. LVII, n. 2).

Pag. 91

3. - Informativa urgente del Governo sugli intendimenti in materia di partecipazione delle Forze Armate italiane alle missioni internazionali.

La seduta termina alle 20,10.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO ENRICO FARINONE IN SEDE DI ILLUSTRAZIONE DEGLI ORDINI DEL GIORNO RIFERITI AL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2561-A

ENRICO FARINONE. Ormai il sistema lo conosciamo: prima c'è un decreto privo degli interventi più importanti (che si conosceranno solo in un secondo tempo) che viene discusso in sede consultiva nelle diverse Commissioni. Poi nella Commissione competente vengono presentate dal relatore (in conto del Governo, ma non lo si dice) emendamenti corposi per rilevanza che danno un peso al decreto ben diverso da quello iniziale. Accanto a questi, centinaia di emendamenti della maggioranza che si sommano a quelli, più contenuti, della minoranza così che si possano creare le condizioni - urgenza temporale - per porre la fiducia. Così il lavoro nella Commissioni consultive è sostanzialmente risibile; resta solo la Commissione bilancio a fare un lavoro puntuale (che peraltro può essere superato da un maxiemendamento del Governo) e l'Aula - per parte sua - viene espropriata del suo diritto a modificare i provvedimenti con il voto di fiducia. Così va la democrazia in questo Parlamento. Questo è un provvedimento manutentivo, non strategico. Con alcuni interventi di struttura (penso alle pensioni) che vengono fatti passare come emendamenti! Ma soprattutto è un provvedimento che non affronta e tanto meno risolve il suo oggetto: la crisi economica. Un decreto anticrisi che non vuole ammettere la gravità della crisi e prosegue con la filosofia che ha animato questo Governo in questi dieci mesi - «la crisi un po' c'è ma passerà. Attendiamo fiduciosi». Il tratto fondamentale di questo decreto è la sua inadeguatezza. A fronte di una crisi, onorevole rappresentante del Governo, che da settembre rischia seriamente di divenire più pesante. Per le imprese, per i lavoratori. E con la Cassa Integrazione Ordinaria terminata per interi settori produttivi (per questo il PD ne ha chiesto il raddoppio) la crisi minaccia di farsi ancora più drammatica. Ora, la vera misura che servirebbe - cioè far ripartire i consumi aiutando i più deboli, ormai anche presenti nel ceto medio, che non riescono più a spendere e sono quantitativamente numerosi, quindi in grado di «spingere» l'economia reale - ebbene la sua misura di rilancio in una fase come l'attuale non c'è. Non c'è. È questo l'assurdo. È questo che invochiamo da mesi, senza risultato.
Certo, mancano risorse. Dopo che se ne sono sprecate, nel 2008, per finzione i provvedimenti per Alitalia e per l'abolizione dell'ICI prima casa anziché investirle - anche aumentando dell'1 per cento, o qualcosa in più il rapporto fra deficit e prodotto interno lordo per offrire un immediato sostegno all'economia.
Se avesse agito così il Governo avrebbe posto da subito le basi per fruire una più veloce ripresa economica. È mancata, in quest'anno di crisi, la necessaria spinta innovativa che pone le situazioni di crisi in genere favoriscono. La difficoltà aguzza l'ingegno, si dice. Qui per la verità l'ingegno era stato impegnato, col decreto-legge 112 che a suo modo si proponeva di avviare, di impostare un'azione di riforme. Peccato che lo facesse in un contesto economico che a breve sarebbe mutato e di molto. Tipico esempio è il fallimento della Robin Tax. Fatemi dire: ci sarebbe voluto un 112 della crisi. Contestabile, magari. Ma almeno consapevole della gravità della situazione e della inevitabilità di doverla affrontare di petto.
Invece, al contrario, il Governo pare affrontare la crisi «a puntate», con interventi che prefigurano una linea di politica economica, come dire, «manutentiva», non risolta. Nel corso dell'ultimo anno, infatti, il Governo ha emanato ben quattro provvedimenti di urgenza in materia economica e finanziaria, adottando quindi Pag. 92provvedimenti spot, di carattere sostanzialmente propagandistico, Interventi che, lungi da essere inquadrabili in una visione lunga e sistematica hanno essenzialmente inteso rispondere a questa o quella sollecitazione (vogliamo chiamarla «azione di lobbying»?) proveniente di volta in volta dagli operatori economici. Così è stato il provvedimento sulla rottamazione di autoveicoli, ad esempio. E ora questo decreto cerca di rispondere al presente invito - diciamo così - dalla Presidenza di Confindustria, che nel corso dell'Assemblea di Assolombarda avrebbe intimato al Presidente Berlusconi di porre in essere misure di sostegno all'imprenditoria «entro cento giorni», ricordate tutti, ipotizzando in particolare una nuova edizione degli sgravi fiscali per gli investimenti produttivi. Peraltro bisogna riconoscere che la decisione di non affrontare gli aspetti più complicati della situazione economica rappresenta una costante del Ministro dell'economia e delle finanze. Ricordate? Già nella crisi del 2001 seguita all'11 settembre il Ministro Tremonti immaginava di affrontare il tema asfissiante la nostra economia - ovvero l'elevato rapporto deficit - PIL e il debito abnorme - con interventi di cosiddetta «finanza creativa» a fronte di un'economia non in fase espansiva. Il risultato è stato l'aumento della spesa pubblica. È il ricorso a interventi di carattere non strutturale attraverso condoni fiscali, condoni edilizi, cartolarizzazioni e quant'altro in assenza di una effettiva azione di contenimento della spesa pubblica.
Questa linea di azione politica, direi questa «filosofia» la ritroviamo oggi nel presente decreto.
Io francamente ritengo assurdi questi comportamenti da parte di un Governo all'inizio del suo mandato, ottenuto con un largo consenso elettorale, con un Premier che ogni due per tre vanta tassi di popolarità elevatissimi: tutte condizioni che dovrebbero dare a Berlusconi il coraggio dello statista, che invece non ha (e si vede).
Il coraggio di investire questo capitale politico, a inizio legislatura, in una condizione difficile per la nazione, in una coraggiosa aperta azione riformatrice, strutturale, disegnata per costruire il futuro.
Nulla di tutto questo.
E allora il Presidente Berlusconi ha un'altra opzione: abbia il coraggio di dichiarare che le riforme non servono, che basta l'ordinaria amministrazione, che le cose si sistemeranno da sole.
Lo dica, invece di accusare l'opposizione di pessimismo. Lasci all'opposizione il ruolo dell'opposizione! Lui pensi a governare, e non a galleggiare. La forza che ha in Parlamento glielo impone. Onori, ma anche oneri.
È finalmente venuto alla luce il DPEF. Sarà l'ultimo. Ma in ogni caso l'esigenza di avere dei numeri previsionali rimarrà. E quindi l'analisi, ancorché cruda, dovrà continuare ad essere effettuata.
Ebbene, i dati del DPEF sono allarmanti.
I dati macro, invece, sono pesanti e finalmente sono stati riconosciuti anche dal Governo in sede di DPEF. Complice una crisi economica reale che Berlusconi ha minimizzato per mesi, deficit e debito pubblico arrivano a livelli impensabili sino a un anno fa, assolutamente preoccupanti. Defiti/PIL al 5 per cento (ricordate il 3 per cento parametro di Maastricht?) e debito che dal già grave 115,7 per cento schizzerà al 118,2 per cento nel 2010.
Quando nelle considerazioni finali, il 31 maggio, il Governatore della Banca d'Italia prevedette il crollo del PIL dal 5,2 per cento venne criticato dagli ambienti governativi, sostenitori della tesi che la crisi era ormai alle spalle.
E invece i fatti si incaricano di dare ragione a Via Nazionale, al Fondo monetario internazionale, all'OCSE: istituti che hanno per tempo allertato il nostro Governo delle difficoltà crescenti dalla nostra finanza pubblica.
La situazione è delicata, perché alle tradizionali nostre debolezze si assommano ora i problemi derivanti dalla crisi internazionale.
Ecco perché insistiamo nel dire che l'ottimismo ostentato dal Premier, i suoi insulti a quelli che secondo lui spargono Pag. 93pessimismo che invece è mera analisi della realtà, non aiutano, non mettono l'economia del Paese sulla strada della ripresa.
Negli ultimi dieci anni se ne sono andati 10 punti percentuali di avanzo primario, cioè dell'utile che il Paese produce al netto della spesa per interessi.
Il rapporto deficit/PIL così elevato ci riporta indietro di molti anni. Il debito si riallontana e di molto dalla quota psicologica - 100 - che sembrava raggiungibile facilmente solo 15-20 mesi fa.
La spesa pubblica - per la verità caratteristica dei Governi Berlusconi - si imperna e rischia di andare fuori controllo.
Cifre che nel loro insieme parlano di un paese in difficoltà. Ancor più preoccupanti, ove si consideri che negli ultimi anni la spesa per interessi si è ridotta in virtù del calo dei tassi di mercato e che - non me ne voglia il rappresentante del Governo! - in questi mesi l'Italia, al contrario di quanto hanno fatto altri paesi, non ha messo, di fatto, soldi freschi in politiche anticicliche. E se le entrate, diminuite nel primo trimestre dell'anno del 2,8 per cento in ragione della crisi economica, preoccupano ancor di più desta preoccupazione l'aumento considerevole della spesa pubblica, pari al 4,6 per cento su base annua.
Si rischia - così proseguendo - un avanzo negativo di 8-10 punti percentuali!
Insomma, signori del Governo, non è più il caso di fare dell'ironia verso chi legge i numeri per quelli che sono o di minacciare la libera stampa che pubblica i dati reali. Qui si tratta finalmente di intervenire con politiche di sostegno della domanda, in modo particolare di quella delle famiglie e del ceto medio.
Non è sufficiente attendere che la notte passi - come dà l'idea di pensare il ministro del tesoro - senza provare a cambiare politica. Il futuro del paese dipenderà dal suo tasso di crescita, il denominatore (il PIL) dovrà riprendere il crescere: ma perché ciò accada bisogna porsi con determinazione quell'obiettivo, cosa che non si è vista fino ad ora. E che non ci mostra neppure questo decreto.
Che torna al contrario a un vecchio leit-motiv dei Governi Berlusconi, il condono fiscale, per fare un po' di cassa continuando a confermare nell'opinione pubblica che questo è un paese per i furbi e non per le persone serie, per gli egoisti e non per chi ha il senso della comunità nazionale, per i ricchi evasori e non per le personali normali e oneste nei confronti del fisco, cioè dello Stato.
Lo scudo fiscale presentato come emendamento al decreto anticrisi cos'è se non un condono, l'ennesimo. E sì che Tremonti aveva detto che non se ne sarebbero fatti più!
Pagando un'aliquota complessiva del 5 per cento chi deteneva illegalmente attività finanziarie o patrimoniali all'estero potrà rimpatriarle e regolarizzarle, mantenendosi l'anonimato e garantendosi la non applicabilità ad accertamenti per due anni. La stima del gettito è simbolicamente fissata in un euro ma sarà contabilizzata e utilizzata il prossimo anno.
«Il vero beneficio di questo provvedimento - ha detto il ministro Tremonti, che pure all'inizio della legislatura aveva detto che non sarebbe ricaduto nella tentazione dei condoni - è chiudere la caverna di Alì Babà , perché è inutile fare finta di contrastare l'evasione fiscale quando si lasciano aperti i paradisi fiscali».
Ma io vorrei fare mia la domanda inevasa di quel giornalista americano che ha chiesto al ministro come mai si possa conciliare lo scudo fiscale, ovvero un condono, con la lotta all'evasione. Già, come si può?
No, è chiaro che non si può.
Tanto più se si rimane protetti dall'anonimato, come nel caso in specie.
Si dirà che lo scudo genera una duplice entrata per lo Stato: rientrano nel Paese risorse che possono rientrare nel circolo virtuoso dell'economia e il fisco ricava una entrata straordinaria, in un primo tempo.
In una seconda fase le somme che hanno riattraversato la frontiera saranno investite in attività economiche o in titoli di Stato, o in immobili. E ciascuno di questi investimenti, in base al rendimento Pag. 94generato, sarà di nuovo sottoposto a specifica tassazione, generando così un ulteriore gettito per lo Stato.
La verità però è che - così come fu per gli scudi fiscali del 2001-2003 - quanti pagano il 5 per cento sui capitali rimpatriati o regolarizzati avranno il beneficio della preclusione di ogni accertamento, non ancora prescritto: in pratica un condono fiscale per tutto il periodo 2004-2008.
Chi sarà sottoposto ad un accertamento, di qualsiasi genere, potrà infatti opporre il certificato di «scudo» alla Guardia di finanza e bloccare l'operazione fino al limite della cifra protetta dallo scudo.
Insomma, siamo alle solite. E il risultato è che la fedeltà del fisco viene pagata dai soliti noti, lavoratori dipendenti, con un carico impositivo maggiore, oggettivamente eccessivo.
Perché vede, onorevole rappresentante del Governo, uno dei risultati della vostra azione è che nei primi cinque mesi del 2009 le entrate fiscali sono calate del 3,2 per cento, 4,5 miliardi di euro. Perché?
Perché in troppi hanno compreso da subito che il nuovo Governo, al di là degli usuali programmi, avrebbe allentato le misure antievasione (e così fu, con i decreti dell'estate e autunno scorsi).
Ma li avete letti i dati? Gli ultimi? Anche se in realtà questi dati scandalosi sono una cancrena nel corpo della nazione da troppo tempo!
Di fronte a questi dati riproporre un condono, signor sottosegretario, è francamente scandaloso. Scandaloso. Inaccettabile.
E comunque, per concludere sul tema, vedremo l'esito dello scudo. L'impressione è che le imprese interessate alla sanatoria potrebbero essere quelle medio-piccole. Cioè quelle che stanno incontrando difficoltà nell'accesso al credito.
Mi permetto di ricordare, però, che occorre un ok dell'Europa, e questo via libera è tutt'altro che scontato.
Mi sembrano questi, in sostanza, i dati salienti di questo provvedimento.
Un condono scandaloso tanto più in un momento di grande difficoltà per milioni di famiglie italiane.
Un'inadeguata incisività nel profondo della crisi, tanto che alla fine - come per i precedenti interventi in materia, nei mesi scorsi - il tutto si riduce al confidare che la situazione migliorerà, che il peggio è già passato.
Un ulteriore passo nella direzione ormai presa del Governo, e del resto pure teorizzata dal Premier, di uno svuotamento delle funzioni parlamentari. E questa è una questione che riguarda la democrazia e non solo l'economia.
C'è poi - e mi sembra assolutamente doveroso sottolinearlo - l'inganno alle popolazioni terremotate d'Abruzzo. Più Berlusconi si reca all'Aquila e garantisce con la sua parola che la ricostruzione avverrà con il contributo di tutta la comunità nazionale e con massimo impegno del Governo e più in sede decisionale e legislativa accade il contrario.
Ora si chiede agli abruzzesi di pagare le tasse di quest'anno dal 1o gennaio 2010, pur in presenza di un'economia ferma per evidenti ragioni; lì si tratta diversamente da quanto è stato fatto in precedenti occasioni simili in altre parti d'Italia; si dice loro che i soldi dell'imposizione fiscale saranno tutti reimpiegati in Abruzzo ma intanto il Ministro Tremonti assicura che quanto è stato destinato per quella regione è già ora sufficiente per la ricostruzione.
Naturalmente gli abruzzesi potranno consolarsi sapendo che il Presidente del Consiglio trascorrerà le vacanze a Coppito, in caserma, invece che a Villa Certosa.
Vorrei affrontare un ultimo punto, Presidente, in ragione della mia appartenenza alla XIV Commissione.
Uno dei punti più rilevanti di questo decreto, infatti, deriva da una sentenza della Corte di giustizia europea. Ed è una sorta di riforma delle pensioni. Fatta con un emendamento a un decreto. Incredibile!
Cosa sostiene la Corte?
La Corte ci contesta, in particolare, la funzione suppletiva, o compensativa che in Pag. 95Italia, di fatto, svolge la differenza di età pensionabile tra uomini e donne. È un «risarcimento» che non è considerato idoneo e sufficiente né a garantire un'effettiva parificazione tra uomini e donne, né ad assicurare il rispetto delle norme europee che mirano a garantire generali e concrete condizioni di vere pari opportunità.
Per realizzare quella parità effettiva di condizioni lavorative tra uomini e donne di cui all'articolo 141, comma 4, la Corte autorizza gli Stati membri a mantenere o adottare misure che prevedano vantaggi specifici, diretti a evitare o compensare svantaggi nelle carriere professioni, al fine di assicurare una piena uguaglianza tra uomini e donne. Da questo è chiaro come la differenza tra uomini e donne in età pensionabile non svolga una funzione suppletiva o compensativa minima sufficiente, e che, in base ai trattati comunitari e secondo l'interpretazione della Corte, al fine di creare un'effettiva parità vada introdotto un sistema sociale e di welfare che fornisca quei servizi minimi che mancano in Italia e la cui mancanza va a netto svantaggio delle lavoratrici.
Ora, sul punto è importante essere precisi perché non vorrei che l'utilizzo strumentale che il Governo ha fatto di questa sentenza gettasse un'ombra di ulteriore sfiducia se non di discredito sull'Unione europea, che già vive un momento difficile per conto suo.
Bisogna dire che le istituzioni comunitarie sono state e sono fortemente impegnate nella promozione della parità di trattamento e dei divieti di discriminazione.
Lo spirito della sentenza della Corte di giustizia è a favore delle donne e si potranno scegliere altri strumenti - rispetto a quelli scelti dal Governo - per favorire la pari opportunità contro le discriminazioni.
Per le lavoratrici del pubblico impiego alza l'età delle pensioni da 60 a 61 anni dal prossimo 1o gennaio. Proseguirà l'aumento di un anno ogni biennio fino ad arrivare all'età di 65 anni. L'uso strumentale della sentenza è palese poiché questo caso specifico ha subito un'accelerazione mai vista in casi simili.
E teniamo presente che il caso italiano si caratterizza anche sul piano della discriminazione economica: infatti da noi la donna che va in pensione cinque anni prima dell'uomo versa cinque anni in meno di contributi (considerato che mediamente il livello retributivo femminile è inferiore a quello maschile) determinando così una pensione più bassa.
Se confrontiamo l'Italia con gli altri principali Paesi europei, scopriamo che da noi sussiste la maggiore differenza di entità delle pensioni fra uomini e donne, calcolata come percentuale sull'ultima retribuzione (64 per cento uomini, 46 per cento donne), rispetto alla media europea.
In realtà la parte essenziale della sentenza è relativa alle misure di sostegno alle donne lavoratrici: è utile rammentare che la Unione europea considera di fondamentale importanza l'affermazione di politiche di pari opportunità quale strumento essenziale per la crescita.
E poiché nel nostro Paese la discriminazione non è solo relativa all'età anagrafica bensì è anche e soprattutto economica e di opportunità.
Ecco perché noi proponiamo un'età pensionabile in un range compreso tra i 60 e i 70 anni, all'interno del quale prevedere la massima flessibilità.
Chi vorrà andare in pensione prima potrà farlo volontariamente, con le ovvie conseguenze economiche. Così come - per l'aspetto delle opportunità - bisognerà lavorare per conciliare le responsabilità famigliari con le politiche del lavoro.
In conclusione, signor Presidente, il tema che pone questo decreto è importantissimo. È un peccato che il Governo non voglia cogliere almeno qualcuno dei suggerimenti, delle proposte elaborate dall'opposizione.
Stiamo parlando della vita quotidiana degli italiani e il Parlamento intero deve poter esercitare il diritto di discutere a fondo prima di decidere.
Con questo Governo non è più possibile. Pag. 96
Arriveremo con questa alla ventitreesima fiducia posta da un Governo che ha una maggioranza parlamentare molto ampia.
Noi continueremo, con caparbietà, a lottare in quest'Aula a batterci per il rispetto integrale delle competenza del Parlamento, che è e resta il massimo emblema della democrazia.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO ALDO DI BIAGIO IN SEDE DI ESAME DEGLI ORDINI DEL GIORNO RIFERITI AL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2561-A

ALDO DI BIAGIO. Onorevoli colleghi, ringrazio il viceministro Vegas per l'attenzione riservata alla tematica energetica.
Infatti il nostro esecutivo ha mostrato in più occasioni una forte attenzione ed una sentita sensibilità nei confronti della questione energetica, individuando adeguati provvedimenti rispondenti alle esigenze energetiche italiane.
Mi preme però evidenziare che le disposizioni tracciate nell'ordine del giorno in esame, qualora venissero accolte, favorirebbero la produzione ed il consumo di energia elettrica prodotta da impianti a fonte rinnovabile, riducendo i costi relativi al consumo di energia elettrica di almeno il 15 per cento.
È opportuno sottolineare che l'introduzione di una specifica disposizione normativa condurrebbe ad un incremento dell'efficienza e della concorrenza nel mercato dell'energia elettrica senza alcun onere a carico dello Stato.
Mi auguro che su questi auspici e su queste prospettive vi possa essere una condivisione da parte del Governo che porti a soluzioni concrete sul fronte energetico per il nostro Paese.
L'obiettivo che, mi auguro trovi piena realizzazione nei futuri provvedimenti, è quello di approdare ad una strategia energetica in linea con le direttive e le prospettive internazionali e comunitarie. Che superi gli interessi di grandi realtà energetiche, che mirano a creare piccoli monopoli in un settore in cui dovrebbe essere sollecitata la piena concorrenza di mercato.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2561-A - odg 9/2561-A/6 405 396 9 199 386 10 62 Appr.
2 Nom. odg 9/2561-A/17 420 419 1 210 199 220 61 Resp.
3 Nom. odg 9/2561-A/32 432 426 6 214 216 210 60 Appr.
4 Nom. odg 9/2561-A/44 428 428 215 204 224 60 Resp.
5 Nom. odg 9/2561-A/50 433 433 217 206 227 60 Resp.
6 Nom. odg 9/2561-A/51 434 434 218 208 226 60 Resp.
7 Nom. odg 9/2561-A/52 431 431 216 208 223 60 Resp.
8 Nom. odg 9/2561-A/56 434 434 218 210 224 60 Resp.
9 Nom. odg 9/2561-A/59 435 435 218 210 225 61 Resp.
10 Nom. odg 9/2561-A/61 436 436 219 430 6 60 Appr.
11 Nom. odg 9/2561-A/69 440 439 1 220 212 227 58 Resp.
12 Nom. odg 9/2561-A/76 440 435 5 218 214 221 58 Resp.
13 Nom. odg 9/2561-A/79 437 437 219 213 224 57 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/2561-A/83 439 436 3 219 212 224 57 Resp.
15 Nom. odg 9/2561-A/86 430 429 1 215 208 221 56 Resp.
16 Nom. odg 9/2561-A/91 431 430 1 216 206 224 55 Resp.
17 Nom. odg 9/2561-A/95 430 430 216 205 225 55 Resp.
18 Nom. odg 9/2561-A/103 436 436 219 205 231 55 Resp.
19 Nom. odg 9/2561-A/105 434 431 3 216 203 228 55 Resp.
20 Nom. odg 9/2561-A/108 428 421 7 211 415 6 55 Appr.
21 Nom. odg 9/2561-A/121 426 426 214 203 223 55 Resp.
22 Nom. odg 9/2561-A/122 431 431 216 205 226 55 Resp.
23 Nom. odg 9/2561-A/126 428 428 215 204 224 55 Resp.
24 Nom. odg 9/2561-A/134 426 425 1 213 206 219 55 Resp.
25 Nom. odg 9/2561-A/137 423 411 12 206 188 223 55 Resp.
26 Nom. odg 9/2561-A/140 425 423 2 212 204 219 55 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 36)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/2561-A/146 422 422 212 196 226 55 Resp.
28 Nom. odg 9/2561-A/149 414 409 5 205 188 221 55 Resp.
29 Nom. odg 9/2561-A/152 415 415 208 196 219 55 Resp.
30 Nom. odg 9/2561-A/153 414 413 1 207 189 224 55 Resp.
31 Nom. odg 9/2561-A/154 410 410 206 190 220 55 Resp.
32 Nom. odg 9/2561-A/155 418 368 50 185 137 231 55 Resp.
33 Nom. odg 9/2561-A/158 417 417 209 191 226 55 Resp.
34 Nom. odg 9/2561-A/161 418 417 1 209 208 209 55 Resp.
35 Nom. odg 9/2561-A/185 405 402 3 202 187 215 55 Resp.
36 Nom. odg 9/2561-A/200 rif. 404 393 11 197 372 21 55 Appr.