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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 202 di martedì 14 luglio 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 11,05.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 9 luglio 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balocchi, Bindi, Brancher, Brugger, Cirielli, Donadi, Gregorio Fontana, Leone, Lo Monte, Mazzocchi, Melchiorre, Menia, Migliavacca, Molgora, Nucara, Pescante, Scajola, Soro e Stucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,07).

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, intervengo brevemente per rendere ad un illustre cittadino l'onore che gli è dovuto e che gli è stato tolto. Voglio ricordare in quest'Aula che, esattamente un anno fa, venimmo tutti colti di sorpresa quando fummo informati che il presidente della regione Abruzzo, l'onorevole Ottaviano Del Turco, era stato arrestato all'alba e consegnato alla casa di reclusione di Sulmona per rispondere di gravi reati, tra cui quello infamante, per un uomo politico, di corruzione.
Allora, nonostante la procura di Pescara parlasse pubblicamente in conferenze stampa di prove schiaccianti, sostenni che si trattava di un nuovo caso Tortora, e credo che i fatti mi stiano dando ragione. Nonostante le proroghe e le rogatorie internazionali, la procura, in un anno, non è stata in grado di chiudere le indagini e di provare quei fatti esposti allora con tanta - forse con troppa - disinvoltura.
Il solo testimone di accusa è il dottor Vincenzo Angelini, il patron in difficoltà economica della sanità privata abruzzese, in pratica colui che, essendo il corruttore, avrebbe dovuto essere perseguito dalla giustizia. Tra l'altro credo di poter anche far notare che, se l'allora giunta dell'Abruzzo era in larga parte un'associazione a delinquere, è difficile che venisse perseguitato un solo imprenditore e che si chiedessero tangenti ad un solo imprenditore (da allora nessun altro si è fatto avanti per protestare e per ottenere giustizia, salvo appunto questo dottor Vincenzo Angelini, il quale ha oggi parecchi problemi aperti con la sua stessa attività in quella regione). Pag. 2
Ottaviano Del Turco, già Ministro delle finanze, parlamentare per diverse legislature e sindacalista, è oggi una persona sola ed isolata, impedita di difendersi nel processo e di riscattare l'onore violato.
È per questi motivi che voglio consegnare - da persona che gli è amica e che ha lavorato con lui tanto tempo - agli atti della Camera, che lo vide sui suoi banchi, la mia solidarietà ed anche la certezza che saprà far valere la propria innocenza.

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 11,09).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Problematiche inerenti la graduatoria su base interregionale per dirigente scolastico per l'anno 2008-2009 - nn. 2-00226 e 3-00357)

PRESIDENTE. Avverto che l'interpellanza Zazzera n. 2-00226 e l'interrogazione Borghesi n. 3-00357 concernenti problematiche inerenti la graduatoria su base interregionale per dirigente scolastico per l'anno 2008-2009, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).
L'onorevole Zazzera ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00226.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, con questa mia interpellanza - così come fa l'interrogazione dell'onorevole Borghesi - vorrei porre l'attenzione su una questione relativa ad un concorso per dirigenti scolastici, per presidi ordinari e per presidi riservati per incarico, su cui, a mio giudizio, si creano e si sono create questioni al limite della legittimità e della legalità che, soprattutto, hanno determinato grande sfiducia nelle istituzioni.
In particolare mi riferisco alla procedura concorsuale per dirigenti scolastici da assumere per l'anno scolastico 2008-2009 che, grazie alla possibilità dell'interregionalità, hanno potuto godere, nel concorso tenuto il 22 novembre 2004, della possibilità di andare a ricoprire posti e ruoli in altre regioni.
Tuttavia, con una nota del 29 luglio ultimo scorso, la direzione generale del personale della scuola del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha comunicato alla direzione regionale i nominativi dei neodirigenti scolastici che, poi, sarebbero stati nominati in ruolo in entrata negli uffici scolastici regionali per l'anno scolastico 2008-2009. Questi presidi erano i presidi ordinari presi dalla graduatoria che fa riferimento al corso-concorso del 22 novembre 2004. Questa graduatoria veniva pubblicata anche sul sito dell'Associazione nazionale dirigenti ed alte professionalità, per il conferimento di nuovi incarichi.
L'ufficialità della pubblicazione dell'elenco suddetto ha comprensibilmente creato legittime aspettative lavorative nei soggetti risultati idonei per la categoria di specie. La nomina in ruolo rappresenta davvero un'ancora di salvezza, è quasi un privilegio se riflettiamo sulla condizione di confusione e precarietà lavorativa che grava sul settore della scuola. Quindi, le aspettative rispetto a questa risposta erano notevoli in quelle persone.
Il fatto grave, a nostro giudizio, è che il 30 luglio, sul medesimo sito del MIUR, è apparsa una comunicazione della direzione generale del personale della scuola, in cui si rendeva nota, per la via breve, la sospensione della pubblicazione degli elenchi dei candidati idonei al concorso, ovvero di quei presidi ordinari che avevano partecipato al corso-concorso del 22 novembre 2004.
Ancor più grave è il fatto verificatosi successivamente, quando sul sito del MIUR è stata pubblicata una nuova graduatoria. In altri termini, quella precedente è stata messa da parte e cancellata (con le aspettative che ne derivavano) e ne è stata pubblicata una nuova consolidata, ove rientravano, però, candidati idonei relativi ad una procedura concorsuale diversa Pag. 3da quella in questione, cioè quella riferita ai presidi riservati, ovvero ai presidi incaricati, che avevano partecipato al corso-concorso tenuto il 3 ottobre 2006. È accaduto, dunque, che quanti sono risultati idonei in base alla graduatoria precedente, e regolarmente pubblicata, non si sono più riconosciuti nel successivo elenco apparso sul sito.
Onorevole sottosegretario, credo che sia necessario fare luce sulla questione e, quindi, chiarire se il Dicastero sia incorso nella violazione dell'ordine delle operazioni di nomina della fase interregionale. Come è noto, infatti - sicuramente il sottosegretario ne è a conoscenza - esiste una circolare, la n. 11439 dell'8 luglio 2008, relativa al conferimento di nuovi incarichi ai dirigenti scolastici idonei del concorso ordinario e dei concorsi riservati (anno scolastico 2008-2009), che stila l'ordine delle categorie dei candidati beneficiari delle suddette nomine. Inoltre, esiste un'ulteriore circolare ministeriale, la n. 40 del 26 aprile 2007, che prevede il preciso ordine delle operazioni di nomina della fase interregionale. Essa prevede che, per gli anni scolastici 2007-2008 e 2008-2009, si vada ad attingere dalla graduatoria dei presidi che fanno riferimento al corso-concorso del 22 novembre 2004.
Pertanto, signor sottosegretario, se da parte del Ministero vi è stata una violazione delle disposizioni sopra citate, è necessario un intervento per l'annullamento della graduatoria consolidata apparsa sul sito del Ministero, al fine di restituire a quei cittadini - cioè, agli idonei della prima graduatoria pubblicata - la legittima aspettativa lavorativa, anche per ripristinare una situazione di diritto, di legittimità e di legalità.
Come membro della Commissione cultura sono perfettamente consapevole delle difficoltà che la categoria interessata sta vivendo, perché ricevo quotidianamente richieste di intervento per normalizzare un settore molto importante per il Paese, ma che sembra in perenne crisi. Come accennato in premessa, quanto è accaduto nella fase di pubblicazione della graduatoria di questo concorso ha creato, a mio avviso, non soltanto grande confusione ed enormi danni ai partecipanti, ma anche un ulteriore senso di sfiducia nelle istituzioni.
Signor Presidente, ritengo che sia nostro preciso compito dare una compiuta e costruttiva risposta a coloro che si sono sentiti gravemente danneggiati nel diritto del loro lavoro.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, rispondo congiuntamente agli atti di sindacato ispettivo n. 2-00226 dell'onorevole Zazzera e n. 3-00357 dell'onorevole Borghesi, concernenti entrambi le operazioni di nomina dei dirigenti scolastici da assumere per l'anno scolastico 2008-2009 su base interregionale.
È noto che in materia c'è stata una notevole stratificazione normativa. In considerazione della complessità derivatane, il Ministero ha avvertito l'esigenza di fare chiarezza sulla sequenza delle operazioni da effettuare e a tal fine, con circolare n. 40 del 26 aprile 2007, alla quale si fa riferimento nell'interpellanza dell'onorevole Zazzera, sono state fornite agli uffici scolastici regionali indicazioni per l'attuazione delle complesse norme contenute nella legge n. 296 del 2006 e nella successiva legge n. 17 del 2007, che hanno comportato una serie di ricadute sul reclutamento dei vincitori di concorso in atto - corso-concorso ordinario (D.D.G. 22 novembre 2004) e corso-concorso riservato (decreto ministeriale 3 ottobre 2006), nonché sul corso-concorso riservato di cui al D.D.G. 17 dicembre 2002.
È poi intervenuto l'articolo 24-quinquies del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, introdotto in sede di conversione dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31. Questa disposizione stabilisce che, dopo la nomina dei vincitori del corso-concorso di formazione ordinario indetto con decreto direttoriale 22 novembre 2004 e del corso-concorso di formazione riservato, indetto Pag. 4con decreto ministeriale 3 ottobre 2006, nonché dopo la nomina dei soggetti aventi titolo ai sensi dei commi 605, lettera c) e 619 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni, «gli aspiranti utilmente inclusi nelle rispettive graduatorie, che non conseguono la nomina per carenza di posti nel settore formativo cui si riferisce la nomina stessa, possono chiedere di essere nominati, nell'ambito della medesima tipologia concorsuale cui hanno partecipato, a posti rimasti eventualmente vacanti e disponibili in un diverso settore formativo, previo inserimento alla fine della relativa graduatoria. La possibilità di nomina, previo inserimento alla fine della relativa graduatoria, in ordine al punteggio degli idonei afferenti al primo e al secondo settore formativo, è ammessa anche per la copertura di posti eventualmente vacanti e disponibili in altra regione».
La sopra riportata disposizione legislativa ha pertanto consentito agli idonei dei concorsi a dirigente scolastico di presentare domanda in altre regioni dove residuano posti e anche per settore diverso da quello per il quale si è sostenuto il concorso; e ciò, evidentemente, al fine di consentire agli interessati di essere nominati anche fuori della regione di appartenenza per ridurre le reggenze e le proroghe degli incarichi di presidenza.
Fatta questa necessaria premessa, vengo alla specifica questione sollevata, relativa agli elenchi pubblicati il 31 luglio 2008 che, secondo quanto affermato negli atti in discussione, non sarebbero legittimi in quanto, rispetto agli elenchi pubblicati il 29 luglio 2008, poi rettificati, gli idonei del secondo settore del concorso ordinario sono stati scalzati dai candidati idonei del primo settore dei concorsi riservati del 2006 e 2002. A tale proposito, chiarisco quanto segue.
Il Ministero ha predisposto un procedimento informatico per l'esame delle domande e la compilazione degli elenchi regionali dei beneficiari della suddetta disposizione della legge n. 31 del 2008. In data 29 luglio 2008 si è proceduto ad una prima pubblicazione degli elenchi degli aventi titolo alla nomina; tuttavia, essendosi riscontrati evidenti errori materiali nel software usato, si è reso necessario procedere in autotutela alle relative rettifiche, al fine di evitare l'insorgere di contenzioso nel quale l'amministrazione sarebbe prevedibilmente risultata soccombente.
Va precisato che la suddetta legge n. 31 del 2008 non altera i criteri indicati nella sopra citata circolare ministeriale n. 40 del 26 aprile 2007. Conseguentemente, nell'ambito di ciascuna delle categorie elencate nella stessa circolare, ha la precedenza il concorrente idoneo appartenente al settore formativo relativo al posto disponibile. Solo in caso di esaurimento o di mancanza di aspiranti, si passa all'assegnazione dei posti appartenenti agli altri settori formativi e, successivamente, agli aspiranti appartenenti alle categorie ulteriori.
In particolare, su un posto di primo settore vacante in una data regione, i primi a concorrere, ai sensi della legge n. 31 del 2008, sono gli idonei del concorso ordinario di primo settore. In mancanza di tali idonei, non si scorre la graduatoria del concorso ordinario del secondo settore ma devono essere presi in considerazione gli idonei del concorso riservato del primo settore.
Questo è quanto si è verificato nelle regioni in cui c'è stata una prevalenza di nomina di idonei del concorso riservato di primo settore a fronte di idonei del concorso ordinario ma del secondo settore, come nel caso cui si fa riferimento negli atti in discussione.

PRESIDENTE. L'onorevole Zazzera ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00226.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, ovviamente non sono assolutamente soddisfatto di una risposta che individua nel software il colpevole o l'esecutore di questo errore materiale. Evidentemente, stiamo parlando di due categorie di presidi ordinari e riservati differenti, con delle circolari ministeriali che parlano in maniera chiara. Voglio ricordare al sottosegretario che, riguardo a questa vicenda, Pag. 5che è molto delicata, è aperto un procedimento penale nei confronti della direzione generale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. È stato presentato un atto di diffida il 1o agosto 2008 alla procura di Torino, in cui si propone il ripristino della primitiva legittima graduatoria e la momentanea sospensione delle operazioni di nomina. Sono pendenti - lo dico alla pubblica amministrazione - avverso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca numerosi ricorsi al TAR di dirigenti scolastici che si sono sentiti defraudati di un diritto, che la pubblica amministrazione dovrà valutare attentamente, perché la perdita dei ricorsi al TAR significherà che Pantalone paga.
Il 3 settembre 2008 l'avvocato Varrone dell'ufficio legislativo del MIUR aveva già espresso al riguardo un parere, respingendo il quesito sollevato dai presidi professor De Carolis e professor De Giorgi in merito alla problematica delle nomine in ruolo dei presidi idonei al corso-concorso riservato a presidi incaricati. Ancora più interessante, onorevole sottosegretario, è leggersi l'interpretazione data dall'Avvocatura generale dello Stato al combinato disposto dei commi 605 e 619 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2007 che conferma come, per gli anni scolastici 2007-2008 e 2008-2009, potevano accedervi esclusivamente gli idonei e i dirigenti del corso-concorso bandito nel 2004. Dice l'Avvocatura dello Stato che, in primo luogo, sui posti vacanti e disponibili relativi agli anni scolastici 2007-2008 e 2008-2009 si deve procedere alla nomina degli idonei del corso-concorso bandito il 22 novembre 2004.
Una volta completate tali nomine devono essere assunti gli idonei del corso concorso bandito con decreto ministeriale 310 del 2006 ai quali sono destinati esclusivamente anche i posti vacanti per l'anno scolastico 2009-2010.
L'Avvocatura dello Stato fa presente ai presidi ordinari che non può nominarli oggi, nel 2009-2010, perché, così dice al Ministero: avreste dovuto farlo voi negli anni 2007-2008 e 2008-2009!
Siamo quindi di fronte a cittadini che non hanno più fiducia nelle istituzioni e vengono fregati due volte dallo Stato.

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00357.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, naturalmente anch'io mi dichiaro assolutamente insoddisfatto per la risposta del sottosegretario e non solo per i motivi di merito che il collega Zazzera ha chiarito in modo ampio e documentato, ma perché questo episodio rivela lo stato confusionale in cui versa il Governo nel settore dell'istruzione pubblica e in quel dicastero.
Certamente mi pongo una domanda, signor sottosegretario: posto che non è possibile che una pubblica amministrazione, che un Ministero emani una graduatoria senza averla verificata, i casi sono due: o ha ragione lei, ma mi pare che sul piano del merito sia stata data ampia documentazione del contrario, ma se avesse ragione, signor sottosegretario, qualcuno avrebbe dovuto perdere il posto.
I dirigenti che hanno commesso un atto che ricadrà, comunque vada, sui contribuenti e sulla pubblica amministrazione avrebbero dovuto perdere il posto. Risulta, invece, che nessuna delle persone che hanno avuto la responsabilità del procedimento sia stata neppure sospesa. Questa è la verità e questo è lo stato confusionale del Governo e del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Problematiche afferenti l'accesso all'insegnamento per i laureati in scienze politiche - n. 3-00056)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Volontè n. 3-00056 concernente problematiche afferenti l'accesso all'insegnamento per i laureati in scienze politiche (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

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GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, rispondo all'interrogazione dell'onorevole Luca Volontè n. 3-00056, concernente gli sbocchi professionali dei laureati in scienze politiche con specifico riferimento all'esercizio della professione di insegnante.
Va premesso che, in base al decreto legislativo n. 297 del 16 aprile 1994, i titoli di studio validi per il reclutamento del personale docente sono stabiliti con apposito decreto ministeriale, sentito il parere del Consiglio nazionale della pubblica istruzione (CNPI), individuando, tra tutti i titoli accademici previsti dall'ordinamento universitario, quelli i cui piani di studio sono considerati idonei per l'insegnamento delle relative discipline o aree disciplinari nella scuola secondaria.
Tale ordinamento è stato più volte oggetto di modifiche ed integrazioni con l'inserimento di nuove lauree e la soppressione di lauree già previste nonché con la richiesta di specifici piani di studi in aderenza alle sopravvenute esigenze della scuola.
I relativi aggiornamenti ed integrazioni sono stati curati da apposite commissioni ministeriali, costituite da personale esperto sia amministrativo che docente, sia di scuola secondaria che dell'università, con la collaborazione ed il coordinamento della segreteria tecnica degli ispettori.
Il decreto ministeriale n. 39 del 31 gennaio 1998 ha poi riunito in un testo coordinato, al fine di renderne più agevole la lettura, le disposizioni in materia di ordinamento delle classi di concorso a cattedre, rielaborando le norme preesistenti.
Per quel che riguarda specificamente la laurea in scienze politiche, ordinamento ante decreto ministeriale n. 509 del 1999 (regolamento recante norme concernenti l'autonomia didattica degli atenei), la stessa laurea, come è noto, con decreto ministeriale n. 231 del 1997 è stata considerata non idonea ai fini dell'insegnamento, se conseguita successivamente all'anno accademico 2000-2001.
Difatti, a seguito della liberalizzazione dei piani di studio universitari, non era più consentita la valutazione, a priori, del percorso formativo sottinteso ai titoli stessi ai fini della idoneità all'insegnamento di specifiche discipline, determinando di conseguenza l'impossibilità di inserire il titolo tra i requisiti richiesti.
È stato comunque consentito, a coloro che si fossero iscritti fino all'anno accademico 1997 e avessero completato il corso degli studi entro lo stesso anno 2000-2001, di accedere alle classi di concorso 19/A (discipline giuridiche ed economiche) e 36/A (filosofia, psicologia e scienze dell'educazione). Questi sono, dunque, gli attuali assetti.
Comunque, la questione prospettata potrà essere esaminata nel contesto della revisione dell'attuale assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del sistema scolastico prevista dall'articolo 64 del suddetto decreto-legge n. 112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 6 agosto 2008 che, proprio in vista della rivisitazione della materia, ha contestualmente disposto la sospensione delle procedure per l'accesso alle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario.
Infine, colgo l'occasione per informare che sulla legittimità delle disposizioni introdotte dal citato articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 si è recentemente pronunciata la Consulta che, con sentenza n. 200 del 24 giugno scorso, ha riconosciuto la legittimità costituzionale dell'impianto complessivo dello stesso articolo, avendo dichiarato non fondate le questioni di legittimità sollevate sul comma 3 e sul comma 4, lettere da a) a f).

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo brevemente. Colgo gli aspetti positivi della risposta del Governo per cui mi dichiaro parzialmente soddisfatto. Quali sono questi aspetti positivi? Sono quelli finali, non quelli sulla sentenza della Consulta alla quale va tutto il nostro Pag. 7rispetto, ma devo dire... anzi, non dico, per evitare polemiche con i giudici supremi.
Colgo parzialmente positivamente le ultime cose che sono state dette circa la rivalutazione che certamente si potrà fare grazie al decreto-legge n. 112 del 2008, perché non vi è dubbio che sospendere gli effetti positivi, ossia la possibilità di insegnamento ai laureati in scienze politiche a partire da un certo anno, possa lasciare più di una perplessità.
Ho calcato questa rappresentanza parlamentare negli anni di quelle riforme e posso dire, purtroppo, che tali riforme vennero fatte, alla fine degli anni Novanta, non solo per consentire una maggiore liberalizzazione da parte degli studenti, ma anche per consentire - così si diceva e noi ci opponevamo - una maggiore specializzazione nei corsi di laurea.
Quindi, paradossalmente, se andassimo a ricercare le motivazioni che spinsero taluni Governi a liberalizzare i piani di studio, dovremmo dirci che questa interrogazione trova conferma proprio negli atti parlamentari. Infatti, se si vuole mettere nelle condizioni gli studenti - come si diceva di voler fare - di approfondire meglio il loro piano di studio, studiare di più e meglio per essere all'altezza della concorrenza con gli altri laureati in scienze politiche nelle altre università europee, evidentemente questo di più e questo meglio dovrebbero portare ancor più automaticamente alla possibilità per questi studenti di insegnare.
Questo paradosso, che sta all'interno non tanto delle parole del Ministro ma dell'evoluzione del nostro sistema universitario, si ritrova nell'impossibilità, dall'anno accademico 2000-2001, per gli studenti di poter accedere all'insegnamento nelle scuole superiori.
Evidentemente, questa è una distorsione, che, tra l'altro, il Governo non nega, e positivamente do fiducia alle ultime affermazioni del sottosegretario.
Spero che questa rivalutazione per quanto riguarda la possibilità di insegnamento negli istituti superiori possa portare ad un ripensamento, come già è in parte presente nel decreto del 2008, non solo in ordine ai corsi di laurea, che ormai riguardano tutto lo scibile umano e alcuni di essi giustificano la messa in bando di posti di docenti universitari, ma anche in termini di rivalutazione positiva di questo tema che ho voluto porre all'attenzione di quest'Aula e del Ministero con tale interrogazione.
Si tratta di un tema che, oggettivamente, deve essere rivisitato con lungimiranza, senza cadere nella tentazione e nella contraddizione di mettere i lavori del Parlamento e le riforme universitarie in palese e paradossale contraddizione negli anni.
A questa valutazione di parziale soddisfazione voglio aggiungere tutti i migliori auspici al lavoro del sottosegretario e del Ministero, affinché questo tema possa essere valutato positivamente e, qualora si vogliano sospendere gli effetti di alcuni corsi di laurea per l'insegnamento, lo si faccia secondo criteri di qualità dell'insegnamento e non rispetto a criteri temporali; criteri di qualità rispetto ad alcune materie effettivamente sostenute positivamente attraverso gli esami per corsi universitari di ogni singolo studente, perché quelli sì possono qualificare, fin dall'inizio del percorso universitario, l'ambizione e il desiderio di insegnamento dei singoli studenti, che non può certo essere limitato o bloccato da una semplice apposizione di date o da un semplice spostamento della sessione di laurea.
La ringrazio, onorevole sottosegretario, e spero che lei si faccia protagonista, anche nella rivalutazione e nella riscrittura di cui ci ha parlato, di queste ragioni, che sono tutt'altro che repentine.

(Iniziative ispettive nei confronti di alcune università telematiche del centro sud e di scuole paritarie della provincia di Salerno in relazione ad irregolarità evidenziate da un'inchiesta giornalistica - n. 3-00382)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere Pag. 8all'interrogazione Goisis n. 3-00382, concernente iniziative ispettive nei confronti di alcune università telematiche del centro sud e di scuole paritarie della provincia di Salerno in relazione ad irregolarità evidenziate da un'inchiesta giornalistica (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, rispondo all'interrogazione dell'onorevole Goisis n. 3-00382, relativa a quanto segnalato nel corso della trasmissione televisiva di RAI 3, Presa diretta, andata in onda l'8 febbraio scorso, circa alcune istituzioni scolastiche paritarie ed università telematiche.
Per quanto si riferisce alle scuole paritarie, va preliminarmente precisato che il decreto ministeriale n. 267 del 29 novembre 2007, con il quale è stato adottato il regolamento recante la disciplina delle modalità procedimentali per il riconoscimento della parità scolastica e per il suo mantenimento, prevede che il gestore della scuola paritaria si impegni a «stipulare contratti individuali di lavoro per il coordinatore delle attività educative e didattiche e per il personale docente della scuola conformi ai contratti collettivi di settore».
Il suddetto regolamento dispone poi, all'articolo 3, comma 6, che: «L'ufficio scolastico regionale accerta comunque la permanenza dei requisiti prescritti mediante apposite verifiche ispettive che potranno essere disposte in qualsiasi momento».
La vigilanza sulle istituzioni scolastiche paritarie è esercitata dagli Uffici scolastici regionali, che ogni anno predispongono un piano di interventi atti ad accertare il permanere delle condizioni richieste dalla legge per il riconoscimento della parità scolastica.
Fatta questa preliminare precisazione, informo che, per un approfondimento di tutte le questioni che interessano questo delicato settore, è stato costituito un gruppo di lavoro tecnico di supporto alla parità, nel quale sono rappresentate le associazioni di gestori delle scuole paritarie maggiormente rappresentative.
Il coinvolgimento delle predette associazioni consentirà al Ministero di definire congiuntamente strategie di intervento per una valorizzazione della funzione svolta dalle scuole paritarie e per l'eliminazione delle cause che determinano discredito nell'opinione pubblica nei confronti delle stesse scuole.
Per quanto riguarda, in particolare, le scuole paritarie della Campania, e segnatamente le scuole paritarie della provincia di Salerno, cui è stato fatto riferimento nel corso della suddetta trasmissione televisiva, il competente direttore scolastico regionale ha fatto presente che in quella regione funzionano oltre mille istituzioni scolastiche paritarie, di cui circa duecento sono istituti di secondo grado mentre la restante parte è costituita da scuole dell'infanzia e da scuole primarie.
Le predette scuole sono visitate ciclicamente in modo programmatico e sono inoltre visitate, ovviamente, in relazione alle molteplici circostanze che postulano l'affidamento di incarico ispettivo a vario titolo; vi è poi, per gli istituti di secondo grado, l'occasione degli esami di Stato che consente un'osservazione più approfondita.
In occasione delle varie visite ispettive vengono esaminati gli atti relativi sia agli alunni che ai docenti; per questi ultimi si verifica il possesso del titolo professionale e la presenza del contratto di lavoro. Si controllano, altresì, i registri di presenza e quelli dei docenti. Appare invece problematico, come è evidente, verificare con i mezzi a disposizione dell'amministrazione scolastica, l'esistenza della grave circostanza, come illustrata nella trasmissione televisiva, che vede il docente acquiescente prestare servizio senza il corrispondente riconoscimento economico.
Ciò premesso, il direttore scolastico regionale per la Campania ha, tuttavia, disposto un'ulteriore visita ispettiva a tappeto per tutti gli istituti di istruzione secondaria di secondo grado della Campania, e non per la sola provincia di Pag. 9Salerno, per verificare la frequenza degli alunni, la presenza del contratto di lavoro, i registri e quant'altro il dirigente tecnico incaricato ritenga di verificare.
Il medesimo direttore, con nota del 1o aprile 2009, ha comunicato al Ministero che, a seguito delle visite ispettive effettuate, è stata decretata la revoca della parità scolastica, con decorrenza dall'anno scolastico 2009-2010, ad alcune istituzioni scolastiche paritarie delle province di Salerno e di Napoli. Inoltre, con successiva comunicazione del 29 maggio scorso, ha fatto presente, che via via che vengono presentate le relazioni da parte dei dirigenti tecnici incaricati di effettuare visite ispettive presso le istituzioni scolastiche paritarie di secondo grado, nei casi in cui è stata riscontrata la perdita di parte dei requisiti necessari per il mantenimento della parità, l'ufficio scolastico regionale ha avviato le rituali contestazioni finalizzate alla revoca dello status di scuola paritaria.
Il direttore scolastico regionale in parola ha, infine, riferito di avere interessato la direzione generale del lavoro della Campania e che risultano essere state avviate ispezioni da parte dell'ispettorato del lavoro.
Passando all'ulteriore questione segnalata, relativa alle università telematiche, va premesso che, in Italia, il sistema dell'«e-learning» è stato avviato con l'entrata in vigore del decreto interministeriale 17 aprile 2003, per effetto del quale sono state accreditate nel nostro Paese undici università telematiche, abilitate a rilasciare titoli aventi lo stesso valore legale delle università statali e non statali e soggette alle stesse regole in vigore per le università convenzionali (docenti e ordinamenti didattici).
Rispetto alle università non telematiche, la differenza attiene esclusivamente alle modalità di fruibilità delle lezioni da parte degli iscritti, non essendo prevista una presenza in sede, ma a distanza, attraverso corsi on line. L'unico momento in presenza previsto dal citato decreto del 2003 è costituito dagli esami, che si svolgono presso le sedi delle università stesse (articolo 4, comma 2) allo scopo di salvaguardare quelle garanzie che solo la partecipazione effettiva in sede è in grado di assicurare.
È evidente che lo studio a distanza consente, per sua stessa natura, di guardare con particolare attenzione ai problemi che alcuni studenti si trovano a dovere affrontare allorquando si avviano all'università, offrendo loro l'opportunità di portare avanti i corsi di studio intrapresi.
Si pensi, ad esempio, agli studenti lavoratori o comunque a tutti coloro che non possono dedicarsi a tempo pieno allo studio universitario per impegni familiari o altri impedimenti; agli studenti che risiedono in luoghi distanti rispetto alla sede universitaria (e in alcuni casi in aree isolate) e hanno, quindi, difficoltà a spostarsi frequentemente; ai portatori di handicap (disabili sia motori che sensoriali); agli studenti con difficoltà economiche che non possono sostenere la spesa di corsi in presenza (con tutti i connessi problemi di spostamenti, alloggio, difficoltà a conciliare impegni quotidiani, frequenza delle lezioni, e così via); agli adulti che, pur non avendo necessità particolari, intendono completare il loro percorso di studi per puro interesse personale, frequentando corsi di aggiornamento o tramite il conseguimento di un nuovo titolo di studio.
I procedimenti di accreditamento di nuove università telematiche abilitate al rilascio di titoli accademici sono stati sospesi (ai sensi dell'articolo 2, comma 148, del decreto-legge n. 262 del 2006, convertito dalla legge n. 286 del 2006), in attesa della prevista revisione del regolamento (di cui all'articolo 26, comma 5, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, finanziaria 2003) di disciplina dei criteri e delle procedure di accreditamento dei corsi universitari a distanza e delle istituzioni universitarie abilitate a rilasciare titoli accademici, prima di procedere a nuovi accreditamenti.
Detto questo, in merito alle problematiche sollevate nell'atto in discussione, il Ministero ha prontamente investito della questione le università interessate al fine Pag. 10di ottenere i dovuti chiarimenti. Sulla base delle informazioni fornite dagli atenei citati nell'interrogazione, non vi sarebbero irregolarità né di tipo funzionale, né di tipo organizzativo.
A tal proposito, sono state peraltro avviate le procedure di verifica in loco da parte del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario che provvederà ad effettuare una valutazione dei risultati conseguiti così come previsto dai decreti istitutivi delle università telematiche.
Quanto all'ulteriore tema oggetto dell'interrogazione (la formazione iniziale del personale docente), faccio presente che la materia sarà definita nell'ambito del regolamento da emanare ai sensi dell'articolo 64, comma 4, lettera a), del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008.
Sulla legittimità delle disposizioni contenute in questo articolo si è pronunciata la Consulta che, con la sentenza n. 200 del 24 giugno scorso, ha in buona sostanza riconosciuto la legittimità costituzionale dell'impianto complessivo dello stesso articolo 64, avendo dichiarato non fondate le questioni di legittimità sollevate sul comma 3 e sul comma 4, lettere da a) ad f).
Sempre in merito alla formazione, colgo l'occasione per informare che, nelle more del complessivo processo di riforma della formazione iniziale e del reclutamento dei docenti collegato all'emanazione del suddetto regolamento previsto dal citato articolo 64, è stato predisposto lo schema di decreto ministeriale recante il regolamento concernente «Definizione della disciplina dei requisiti e delle modalità della formazione iniziale del personale docente del sistema educativo di istruzione e formazione, ai sensi dell'articolo 2, comma 416, della legge 24 dicembre 2007, n. 244».
Infine, relativamente alla opportunità di creare un albo regionale degli insegnanti abilitati, vi sono iniziative parlamentari in tal senso che il Governo sta seguendo con la massima attenzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di replicare.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, chiaramente la ringrazio per l'esaustiva risposta che ha dato alla nostra interrogazione.
Devo dire che questa interrogazione era necessaria, se è vero, com'è vero, che ha dimostrato l'esistenza di un vaso di Pandora che si è scoperchiato e ha mostrato tutte le situazioni critiche presenti in diverse scuole della Campania.
Noi abbiamo parlato delle università telematiche, però, da quanto lei ha detto, questa situazione critica esiste in moltissime scuole, addirittura di istruzione secondaria superiore, se è vero, com'è vero, che a diverse di queste scuole è stata revocata la parità scolastica. Quindi, mi fa piacere che la nostra interrogazione sia servita a fare chiarezza anche su queste posizioni e su queste situazioni.
Però, la risposta non mi trova soddisfatta sull'argomento che noi abbiamo sollevato, che è appunto legato alle università telematiche. Infatti, è troppo facile chiedere chiarimenti agli interessati, cioè ai dirigenti e ai funzionari di queste università telematiche. Quando mai una persona interessata può affermare che la sua scuola o la sua università non agisce a norma? Questa inchiesta è stata sollevata da considerazioni e da affermazioni coadiuvate anche da una serie di documenti, che dimostravano come, purtroppo, in queste università ci fosse questo malcostume, addirittura questo caporalato, per cui tanti insegnanti precari erano costretti - poi lo accettavano volontariamente, ma era un'accettazione condizionata - ad insegnare magari per un intero anno senza ricevere il corrispettivo del lavoro svolto, in cambio di punteggi e di questi documenti.
Si potrebbe anche rispondere che ognuno è libero di fare le scelte che ritiene, che può anche sottostare a queste forme di caporalato, però, quando queste forme sono quasi obbligate, è evidente che gli individui si trovano in una situazione veramente precaria e di ingiustizia. Pag. 11
La cosa ancora più grave è che questi master e questi documenti danno diritto a punteggi e a titoli legali che poi sicuramente vanno a creare una situazione di ingiustizia, laddove questi stessi insegnanti, portando tutti i punteggi guadagnati in questo modo, possono inserirsi nelle famose graduatorie provinciali, andando quindi a scalfire situazioni di giustizia relative agli insegnanti del nord. È per questo che noi abbiamo presentato questa interrogazione.
È vero, come lei ha detto, che ci sono iniziative parlamentari che prevedono albi regionali (una proposta è proprio la nostra, quella della Lega Nord). Infatti, è effettivamente ora di mettere veramente ordine e giustizia anche nella pletora delle persone che si avvicinano legittimamente al desiderio e alla volontà di inserirsi nel mondo dell'insegnamento.
Però, è altrettanto vero che bisogna rispettare i ruoli, i titoli, le legittime aspettative, soprattutto quelle che tengano conto della legittimità del conseguimento di determinati titoli. Infatti, laddove i titoli non siano conseguiti in modo legittimo, è chiaro che qualcuno deve sottoporsi e accettare delle ingiustizie, che ci vengono indicate dai nostri professori o insegnanti che aspirano a diventare tali, di fronte ai quali noi non possiamo tacere.
La risposta in parte è soddisfacente anche dove parla di formazione iniziale, così come avevamo chiesto; però, noi avevamo chiesto anche la sospensione dell'inserimento di queste persone, che avevano ottenuto i titoli in questo modo, secondo noi illegittimo, proprio laddove veniva confessato che così era, nelle graduatorie, proprio per venire incontro ad esigenze di legittimità e di giustizia.

(Misure per la sicurezza nei luoghi di lavoro con particolare riferimento al territorio della Brianza - n. 3-00398)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Pasquale Viespoli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Farinone n. 3-00398, concernente misure per la sicurezza nei luoghi di lavoro con particolare riferimento al territorio della Brianza (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, il Governo, nella consapevolezza del rilievo che riveste la tematica della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, è impegnato, fin dal suo insediamento, a perseguire tutte le violazioni delle regole in materia, attraverso il rafforzamento delle attività di controllo che vengono esercitate dai nuclei ispettivi del Ministero del lavoro, dell'INPS, dell'INAIL e degli altri enti previdenziali e, prima ancora, attraverso un'attività di prevenzione dei rischi.
In quest'ottica, il Ministero, al fine di fornire concreta risposta ad alcune criticità emerse in sede di prima applicazione della normativa in materia, sulla base delle previsioni di cui all'articolo 1, comma 6, della legge n. 123 del 2007 (che prevede l'emanazione di «disposizioni integrative e correttive» al decreto n. 81 del 2008 entro l'anno dalla sua entrata in vigore), ha chiesto formalmente alle parti sociali di addivenire ad un «avviso comune» sulle possibili modifiche e/o integrazioni, da recepire integralmente in sede di «correttivo» al decreto legislativo n. 81 del 2008.
La prima riunione tra le parti sociali, con l'assistenza tecnica del Ministero, si è tenuta il 7 ottobre 2008, ed è stata seguita nei mesi di ottobre, novembre e dicembre da altri incontri nei quali si è concordato di cercare un'intesa sulle semplificazioni degli adempimenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Al termine di dette attività è stata predisposta una bozza di «avviso comune», relativa alle sole semplificazioni, che sono state inserite senza eccezioni nell'ambito delle «disposizioni integrative e correttive» al decreto legislativo n. 81 del 2008 approvate dal Consiglio dei ministri in data 27 marzo 2009, trasmesse alle Commissioni parlamentari, che proprio Pag. 12recentemente hanno concluso l'esame con l'approvazione di pareri importanti e significativi che dovranno essere recepiti in modo da individuare il percorso conclusivo di approvazione entro e non oltre il 16 agosto, essendosi verificate le condizioni per la proroga di tre mesi prevista dall'articolo 1, comma 5, della citata legge n. 123 del 2007.
In tale generale contesto, il provvedimento in parola riserva una particolare attenzione alla tutela dei lavoratori stranieri prevedendo che si debba tener conto della loro provenienza da altri Paesi, sia in sede di valutazione del rischio (articolo 28, comma 1) che al momento di realizzare l'attività di formazione prevista dalla legge, che deve avvenire «previa verifica della comprensione e conoscenza della lingua veicolare utilizzata nel percorso formativo» (articolo 37, comma 13).
In proposito, l'INAIL ha reso noto che, nel piano di azione 2008-2010, elaborato dall'istituto per lo sviluppo degli interventi in materia di sicurezza e salute sul lavoro nell'ambito dei compiti al medesimo assegnati dalla normativa di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008, è stata individuata l'area dei lavoratori immigrati quale area di intervento prioritario, in considerazione delle problematiche e delle specificità di tutela e di prevenzione che presenta.
I lavoratori immigrati, infatti, per caratteristiche di lingua, cultura, consuetudini, soprattutto nel primo periodo di permanenza e di impiego in Italia, presentano peculiarità ed esigenze differenti dai lavoratori italiani, delle quali occorre tenere conto al fine di ottenere una vera integrazione anche in termini di salute e sicurezza sul lavoro.
Occorre anche considerare che i lavoratori stranieri presentano un maggior rischio di infortunio, principalmente a causa dello svolgimento di prestazioni lavorative in attività a bassa specializzazione ed elevata rischiosità; della maggiore disponibilità ad accettare mansioni più pesanti o pericolose; della forte presenza di lavoro irregolare; della difficoltà di formazione ed informazione; delle differenze culturali che includono la comprensione della lingua e probabilmente una diversa percezione del rischio; delle situazioni di vita extralavorativa di elevata precarietà; delle difficoltà, di matrice soggettiva ed oggettiva, di accesso al sistema dei servizi pubblici e ad instaurare rapporti con la pubblica amministrazione.
L'INAIL ha, quindi, impostato il progetto di intervento su due direttrici di azione: rafforzamento sul territorio di una rete di protezione e sicurezza per i lavoratori immigrati attraverso interventi di formazione rivolti a quegli operatori che svolgono la funzione di orientamento dei lavoratori stranieri, quali i mediatori culturali e i responsabili delle organizzazioni delle principali etnie presenti sui territorio, i rappresentanti di associazioni e di organizzazioni rivolte alle problematiche dell'immigrazione, e degli operatori INAIL di front-line per l'acquisizione dei codici culturali necessari per realizzare le necessarie condizioni di dialogo e di intervento efficace, nonché di relazioni integrate e sistematiche; rafforzamento della percezione del rischio tra gli immigrati attraverso una campagna di informazione e sensibilizzazione per la conoscenza dei diritti-doveri e dei servizi previsti dalla normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro e l'apprendimento di comportamenti responsabili, attraverso un'ampia diffusione di materiale informativo «in lingua».
Le iniziative di sostegno descritte sono strutturate secondo le diverse culture e Paesi di origine di appartenenza dei lavoratori; l'esposizione al rischio è valutata per settori lavorativi e in relazione alla specifica nazionalità. È stata effettuata una «mappatura dei territori», in base a parametri che tengono conto dei profili occupazionali, degli andamenti infortunistici, in termini di frequenza e di gravità.
Il progetto è partito lo scorso 3 giugno in Lombardia, nelle province di Bergamo e Brescia, con azioni integrate di formazione e d'informazione diffusa, e si svilupperà fino al 2010, interessando in sequenza il Piemonte, il Lazio, la Campania, la Toscana, il Veneto e l'Emilia-Romagna, Pag. 13presidiato da un costante monitoraggio finalizzato non solo a valutare l'efficacia in corso d'opera dell'azione, ma anche a impostare le ulteriori fasi di «affondo» del progetto su altre aree territoriali e su altre etnie.
La Regione Lombardia, nel manifestare l'intento (stante l'ancora elevato numero di incidenti) di rafforzare ulteriormente l'impegno nello sviluppo di politiche ed azioni integrate e coordinate in materia di sicurezza e salute negli ambienti di lavoro, ha reso noto che, a seguito dell'intesa sottoscritta il 13 febbraio 2008 con il partenariato economico e sociale, le istituzioni e gli enti preposti all'attuazione ed alla vigilanza in materia di sicurezza del lavoro, è stato approvato dalla Giunta regionale (delibera della Giunta regionale n. 6918 del 2 aprile 2008) il Piano regionale 2008-2010 che delinea gli indirizzi strategici per la promozione della sicurezza e della salute negli ambienti di lavoro.
L'analisi e la verifica dei risultati del Piano sono effettuati da un'apposita cabina di regia, coordinata dalla direzione regionale della sanità e composta, inoltre, dagli enti istituzionali competenti in materia di lavoro (direzione regionale del lavoro, INPS e INAIL) e le parti sociali, in un'ottica di partenariato istituzionale e sociale. Le linee strategiche del Piano prevedono, per il triennio 2008/2010, la realizzazione degli interventi primari in tema di prevenzione e contrasto al lavoro sommerso ed irregolare, nonché attività di formazione in materia di sicurezza.
In conclusione, rassicuro l'onorevole Farinone in ordine all'attenzione per la tematica della sicurezza sul lavoro prestata dall'Esecutivo, anche con riferimento ai profili di criticità evidenziati. È evidente, infatti, che i diversi controlli incrociati posti in essere da parte dei soggetti istituzionali, a vario titolo preposti, hanno la finalità precipua di identificare correttamente i lavoratori in questione, anche per ragioni di pubblica sicurezza, al fine di verificare l'effettivo possesso dei requisiti richiesti per ottenere il permesso di soggiorno per motivi di lavoro.

PRESIDENTE. L'onorevole Farinone ha facoltà di replicare.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la cortese risposta, della quale mi ritengo parzialmente soddisfatto. Ricordo che avevo presentato l'interrogazione all'inizio di febbraio, a seguito di una serie di incidenti sul lavoro che si erano verificati nel territorio dal quale provengo, la Brianza, e di otto decessi avvenuti nel giro di otto mesi da quelle parti.
Mi avvalevo di questo dato per porre al Ministero il problema della tutela della sicurezza dei luoghi di lavoro, a fronte anche di un'azione del Governo mirante a modificare in maniera abbastanza significativa il decreto legislativo n. 81 del 2008; fatto salvo positivamente il tentativo che ha espresso ora il sottosegretario di verificare come vi possano essere dei passi in avanti sull'estensione della tutela della sicurezza, in modo particolare per i lavoratori stranieri, problema che ponevo nella mia interrogazione.
Mi ritengo, però, solo parzialmente soddisfatto perché vi sono altre questioni importanti nello schema di modifica proposto del decreto legislativo n. 81 rispetto alle quali sono significativamente preoccupato: soprattutto l'attività ispettiva, la valutazione dei rischi e il sistema sanzionatorio. Non vi è il tempo di affrontare tutte queste questioni, ma esse incidono poi nella realtà di tutti i giorni; e sappiamo che il tasso di infortunistica, anche grave, nel nostro Paese è molto elevato, ed è un dramma sociale con il quale dobbiamo assolutamente fare i conti.
Mi permetto, quindi, di sottolineare in questa sede brevissimamente al sottosegretario che, ad esempio, per quanto riguarda l'attività ispettiva, dal documento di programmazione dell'attività di vigilanza per il 2009 predisposto dal suo Ministero si capisce che l'attività ispettiva sarà ridotta del 24-25 per cento nel corso di quest'anno. Invece, la ratio della legge n. 123 del 2007 e del decreto legislativo n. 81 del 2008 stava proprio in un rafforzamento dell'attività ispettiva, che ritengo essenziale Pag. 14per diminuire la possibilità di omissione della norma e, quindi, i rischi maggiori per i lavoratori.
Ovviamente, siccome lo schema di decreto legislativo incide pesantemente sul decreto legislativo n. 81 del 2008, dal momento che ne modifica oltre un terzo degli articoli, oltre a questo tema vi sono gli altri due che ponevo: il primo è quello della valutazione dei rischi, che è un po' il cardine intorno al quale ruota tutto, perché, se si incide negativamente sulla valutazione dei rischi, prevedendo - come accade - alcune deroghe all'obbligo di redigere il documento di valutazione dei rischi, è evidente che soprattutto anche in questo caso, con riferimento a lavoratori stranieri, ma non solo, si diminuisce la forza preventiva che aveva - a mio parere - il decreto legislativo n. 81 del 2008.
Infine, vi è il problema del sistema sanzionatorio sul quale maggiormente si sono concentrate la stampa e l'opinione pubblica. A questo proposito è evidente che in questa proposta vi è una ridefinizione di aspetti sia qualitativi, che quantitativi: riduzione di pene e di ammende, la reintroduzione dell'alternatività tra arresto e ammenda nei casi gravissimi. Quindi, secondo me, si ritornerebbe alle insufficienti previsioni della nostra normativa previgente al decreto legislativo n. 81 del 2008.
In conclusione, credo che il decreto legislativo n. 81 del 2008 fosse stato ispirato al principio della modulazione delle sanzioni in relazione all'effettiva rischiosità della norma omessa. Vorrei sperare, anche attraverso questa interrogazione, di sottolineare nei confronti del sottosegretario - e, quindi, del Governo - l'opportunità che in sede di modifica del decreto legislativo n. 81 del 2008 si tenga conto di queste considerazioni, che evidentemente sono state effettuate nelle commissioni competenti. Infatti, il tema, come ci ha ricordato spesso il Presidente della Repubblica, è di un'importanza enorme e credo che sia uno dei temi più importanti sul tavolo del nostro Paese.
Quindi, ringrazio il sottosegretario, ma al tempo stesso lo sprono a fare in modo che si apportino alcune correzioni al decreto legislativo n. 81 del 2008, perché ritengo quelle effettuate lesive della bontà dell'operato di tale decreto legislativo.

(Iniziative per il potenziamento della presenza dei vigili del fuoco nella provincia di Foggia - n. 2-00066)

PRESIDENTE. L'onorevole Cera ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00066 concernente iniziative il potenziamento della presenza dei vigili del fuoco nella provincia di Foggia (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

ANGELO CERA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, oltre un anno fa - ciò è da stigmatizzare - proprio in questo periodo ho presentato questa interpellanza. La ritenevo importante ed urgente anche in ordine al problema posto, che è serio per la provincia di Foggia e riguarda il potenziamento del corpo dei vigili del fuoco. Duecento unità, di cui solo 35 da distribuire all'occorrenza sul territorio, sono una miseria rispetto ai grandissimi numeri relativi agli incendi boschivi nella provincia di Foggia.
Se immaginate che nella provincia di Foggia c'era la più grande comunità montana d'Italia (il Parco nazionale del Gargano) e una estesissima zona (il Subappennino Dauno) piena di boschi con delle difficoltà di ordine territoriale incredibili per il raggiungimento del territorio nell'eventualità di incendi, riteniamo risibile il numero assegnato alla provincia di Foggia di appena 200 unità - insisto -, di cui solo 35 operative sul territorio per interventi urgenti.
Tra l'altro, tali unità sono dislocate in maniera idonea in pianura, a Cerignola, a Manfredonia, a Lucera e a Foggia, mentre il Subappennino Dauno è privo di unità, essendo Lucera distante. In un'area vastissima come quella del Gargano, grande quanto l'intera regione Molise, vi è una sola postazione di vigili del fuoco a Vico del Gargano, che dista esattamente 1 ora 20 minuti da San Giovanni Rotondo, che Pag. 15è dalla parte opposta del Gargano, ed è difficilmente raggiungibile attraverso delle strade tortuose. Inoltre, in estate, tali strade diventano ancora più difficili da percorrere, visto l'arrivo di un grandissimo numero di turisti; la zona del Gargano nel periodo invernale è abitata da circa 200 mila abitanti, mentre nel periodo estivo ci vivono un milione di persone che rischiano in caso di incendi. Non dobbiamo dimenticare l'incendio di Peschici di alcuni anni, quando una vastissima zona boschiva di macchia mediterranea è stata totalmente distrutta.
Abbiamo apprezzato l'azione del responsabile provinciale della Protezione civile che aveva distaccato temporaneamente su San Giovanni Rotondo dieci unità, togliendole da altre postazioni operative, ma non sappiamo adesso se questa piccola pattuglia temporanea su San Giovanni Rotondo è stata confermata; in proposito, saremmo lieti se il rappresentante del Governo ci volesse dare una conferma.
Comunque, insisto ad affermare che il Gargano deve avere due postazioni fisse di vigili del fuoco che contemporaneamente possano intervenire da zone diverse per raggiungere il centro del Gargano, dove vi sono vastissime zone boschive (come la foresta umbra e Bosco Quarto), che sono ad altissimo rischio di incendi.
Vorremmo sapere in che modo, soprattutto dopo l'incendio di Peschici di qualche anno fa, il Governo intenda intervenire e soprattutto se intenda garantire personale aggiuntivo a quello che miseramente - miseramente rispetto al numero - è presente oggi su Foggia. Vorremmo avere certezze che il Governo abbia deciso di stabilire a San Giovanni Rotondo una postazione fissa di vigili del fuoco e se intenda potenziare la postazione di Vico del Gargano.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'adeguatezza delle dotazioni e delle risorse del Corpo nazionale dei vigili del fuoco costituisce una delle priorità del Governo, nella convinzione del fondamentale ruolo che il Corpo svolge da sempre nel più ampio sistema del soccorso pubblico della difesa e della Protezione civile.
Desidero, preliminarmente, evidenziare che con le risorse finanziarie disponibili stanziate dal decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, si intende procedere alla progressiva copertura del turn over anche mediante procedure di stabilizzazione.
Al riguardo, a seguito della conclusione del 66o corso di formazione per 1.300 unità di vigili permanenti assunti nello scorso mese di ottobre, sono in corso di definizione le procedure per l'assegnazione di contingenti di personale nei comandi provinciali che risultano maggiormente deficitari. Ciò consentirà una prima riduzione delle carenze a circa 2.000 unità, rispetto alle quali il Governo è impegnato nel progressivo e ulteriore ripianamento degli organici.
Tale iniziativa su scala nazionale consentirà anche un intervento migliorativo sull'organico del comando provinciale di Foggia: sono infatti in corso di assegnazione quindici unità di nuova immissione in servizio.
L'operatività del comando di Foggia, inoltre, verrà migliorata dall'imminente passaggio alla qualifica di capo squadra di sette unità operative.
Voglio rassicurare che la situazione della provincia di Foggia è alla particolare attenzione del Ministero dell'interno: essa, infatti, è stata oggetto di uno studio del Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, nell'ambito del progetto «Soccorso in Italia in 20 minuti», finalizzato all'attivazione di 292 nuovi distaccamenti dei vigili del fuoco, allo scopo di assicurare interventi di soccorso entro venti minuti dall'allertamento del 115.
Proprio nell'ambito di tale studio, dall'esame di alcuni parametri - quali, in particolare, il numero degli interventi di Pag. 16soccorso in rapporto alle caratteristiche del territorio e alla densità della popolazione di riferimento - è emersa la necessità di potenziare il comando provinciale dei vigili del fuoco di Foggia, mediante l'istituzione di ulteriori distaccamenti di vigili volontari (Bovino e Vieste) oltre ai due già esistenti ed attivi (Anzano e Deliceto).
Ciò consentirà di assicurare il soccorso tecnico urgente in tempi ancor più adeguati alle caratteristiche del territorio, in linea con gli standard europei.
A tal fine, i comuni presso cui verranno istituiti tali distaccamenti sono stati già invitati ad adottare i provvedimenti di rispettiva competenza.
Anche le specifiche esigenze del territorio del Gargano sono oggetto di particolare attenzione del Dipartimento dei vigili del fuoco del Ministero dell'interno: assicuro, innanzitutto, che proprio il progetto sopra menzionato prevede la costituzione di un ulteriore distaccamento misto nel comune di San Giovanni Rotondo. Comunque, per realizzare fin da subito l'apertura di distaccamenti stagionali a San Giovanni Rotondo e Vieste, è stato già autorizzato il richiamo di 100 unità di vigili volontari discontinui che contribuiranno, anche per la stagione estiva di quest'anno, al potenziamento dei dispositivi di intervento in tutta l'area del Gargano.
Tutto il territorio provinciale foggiano e, in particolare, quello del Gargano comunque beneficeranno anche quest'anno della particolare attenzione del sistema di prevenzione e di soccorso. Per il contrasto agli incendi boschivi della regione, infatti, è stata stipulata il 1o giugno scorso una specifica convenzione tra la regione Puglia, la direzione regionale dei vigili del fuoco e la prefettura di Bari che prevede, fra l'altro, il potenziamento del dispositivo di soccorso pubblico del comando di Foggia con due squadre operative aggiuntive costituite da personale permanente e da personale volontario discontinuo.
Inoltre, analogamente a quanto già avvenuto per la stagione estiva dello scorso anno, è previsto che una delle due squadre antincendio potrà essere dislocata, previe intese con l'amministrazione comunale, nel comune di Vieste, in una posizione considerata baricentrica e funzionale a ridurre i tempi di intervento dell'intera area garganica, caratterizzata da maggiore vegetazione e da insediamenti turistici.

PRESIDENTE. L'onorevole Cera ha facoltà di replicare.

ANGELO CERA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario. Prendo atto che il problema esiste e che il Governo pare avere le idee chiare rispetto alle cose da fare, però non sono altrettanto soddisfatto sull'immediato. Ritengo la risposta di un distaccamento temporaneo per San Giovanni Rotondo assolutamente insoddisfacente rispetto alla caratteristica propria del Gargano. Quando parlo di San Giovanni Rotondo (ma mi riferisco anche a San Marco in Lamis, a San Nicandro, a Cagnano), parlo di realtà che si trovano esattamente a quasi un'ora da Foggia e ad un'ora da Vico del Gargano, per cui a tutti gli effetti, trattandosi di montagna, quando partono i primi interventi dei vigili del fuoco l'intero Gargano è già incendiato.
La postazione di San Giovanni Rotondo diventa pertanto fondamentale da un punto di vista strategico, non in linea temporanea ma definitiva, come strumento di prevenzione degli incendi. Così come ritengo fondamentale e indispensabile un aumento di personale nonché di mezzi a Vico del Gargano; non dimentichiamo poi che i grossi mezzi non possono entrare nel sottobosco, in quanto si tratta di zone di montagna nelle quali occorre farlo con gli uomini e con i piccolissimi mezzi. Vi è dunque realmente bisogno di personale. Così debbo dire che a Vieste va potenziato ciò che attualmente è già presente (ed anche la temporaneità di Vieste deve essere colmata attraverso misure definitive).
Prendo atto delle quindici unità - che sono pochissime - per la provincia di Foggia, che dovrebbero essere quintuplicate (nemmeno triplicate), rispetto al personale assegnato. Infatti, vi è un'altra Pag. 17parte del Subappennino Dauno che, in questi periodi, è interessata da un continuo pullulare di incendi, che non solo ci causano tanto dispiacere per i boschi che perdiamo, ma che, contestualmente, rappresentano anche un pericolo per l'incolumità della gente che vi abita.

(Iniziative per assicurare il coordinamento dell'azione del Corpo forestale dello Stato e delle altre forze di polizia per la prevenzione e la repressione degli incendi dolosi in Calabria - n. 2-00120)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00120, concernente iniziative per assicurare il coordinamento dell'azione del Corpo forestale dello Stato e delle altre forze di polizia per la prevenzione e la repressione degli incendi dolosi in Calabria (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, questa interpellanza è un po' datata, perché risale al 16 settembre scorso. Pertanto, nell'illustrazione farò qualche riferimento anche alla genesi del mio atto di sindacato ispettivo, con la speranza, che coltivo sinceramente, che il sottosegretario nella sua replica darà qualche notizia e qualche elemento utile, che, essendo avvertiti come esigenza fondamentale, sono stati espressi e richiesti nel mio atto di sindacato ispettivo.
Più volte, ci siamo interessati agli incendi boschivi. Poco fa, anche il collega Cera, parlando dei Vigili del fuoco, faceva riferimento agli incendi che hanno caratterizzato la realtà e il territorio del Gargano. Come dicevo, abbiamo avuto modo anche di confrontarci, nel tempo, su questi temi e su questi problemi. Vorremmo capire quali sono gli interventi e gli strumenti messi in atto dal Governo, considerato che, quando abbiamo affrontato tutta questa problematica, abbiamo ricevuto delle risposte, non dico esaustive, ma confortanti rispetto agli strumenti e ai mezzi che il Governo avrebbe dovuto predisporre.
Signor Presidente, onorevole sottosegretario, vi è un dato incontrovertibile e vi sono aspetti veramente preoccupanti. Puntualmente, ogni anno, la furia distruttrice del fuoco crea disastri formidabili anche nel nostro patrimonio boschivo.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 12,25)

MARIO TASSONE. Vorrei porre una domanda: sono incendi per autocombustione? Possiamo fare riferimento ad alcuni dibattiti che si sono svolti in sede di Commissioni di merito e in quest'Aula. Alcune volte, abbiamo avuto la possibilità di chiedere se questi incendi fossero determinati dall'autocombustione. Le prime volte era questa la tesi dominante. Successivamente, ma soprattutto negli ultimi tempi, abbiamo, invece, stabilito un dato: per il 98-99 per cento (alcuni escludono anche questo piccolo margine) gli incendi sono dolosi.
Pertanto, ho chiesto - come chiedo anche attraverso questo mio atto di sindacato ispettivo - quali sono gli strumenti e i mezzi messi in atto da parte del Governo. Ho anche fatto riferimento ad una richiesta avanzata, a suo tempo, dal comandante regionale del Corpo forestale dello Stato, l'ingegnere Vincenzo Caracciolo, che parlava chiaramente di un'utilizzazione del NIAB (Nucleo investigativo antincendi boschivi) per fronteggiare e contrastare, in termini preventivi, gli atti devastanti di progetti criminosi, che sono messi in atto da parte di una criminalità, sempre più presente, che domina, sempre più pericolosamente, il territorio meridionale.
Voglio fare anche riferimento all'OPCM del 28 agosto 2007, la n. 3606, che credo il sottosegretario ricordi bene. Essa fa riferimento alla serie di fatti e di dati drammatici che si sono verificati proprio nel 2007 e che hanno colpito alcune regioni meridionali (la Campania, la Puglia, la Calabria, la Sicilia e il Lazio) ed è certamente successiva alla legge quadro n. 353 del 2000 in materia di incendi Pag. 18boschivi. Tale legge ha istituito il NIAB e ha consentito di comprendere che non esiste un'autocombustione, ma che il colpevole o il responsabile può provocare dei disastri con delle cicche o con altro. Questo aspetto è stato ridimensionato e il dato vero è che opera una criminalità sempre più forte e sempre più pericolosamente attrezzata e organizzata, tanto è vero che programma sin dalla primavera i territori da colpire.
Quando parliamo di azione investigativa e di coordinamento del Corpo forestale dello Stato e delle altre forze di polizia, ma anche della magistratura, ciò non appare, e non credo che esistano dei dati forti. La nostra considerazione è che, purtroppo, il tema degli incendi viene ad essere considerato dai mass media, da noi e dalle istituzioni solo nel momento in cui si verificano questi drammi. Se ne parla sui giornali per quindici, venti giorni o per un mese, poi cade il sipario e si aspettano altri incendi nell'anno successivo, con la speranza che le contingenze e le situazioni favorevoli che si dovessero verificare siano portatrici di danni meno gravi e intensi.
Certamente non possiamo accettare tutto questo; ecco la ragione del mio atto di sindacato ispettivo in cui faccio riferimento al Corpo forestale dello Stato, che ha fatto per intero il suo dovere anche nel momento dell'emergenza. Qui, però, non dobbiamo parlare semplicemente di emergenza. Se richiamo l'ordinanza del Presidente del Consiglio, così come richiamo la legge quadro, è perché vi si parla soprattutto di prevenzione. Se interveniamo semplicemente sull'emergenza, certamente avremo bisogno che i Vigili del fuoco facciano per intero il proprio dovere e certamente avremo bisogno delle squadre degli operai NIAB che facciano altrettanto, così come i Carabinieri, la Guardia di finanza, la Polizia di Stato e la polizia municipale: tutti fanno il proprio dovere e io li ho visti impegnati. Non possiamo sperare di intervenire semplicemente con gli elicotteri, perché dall'aria non si spengono gli incendi: se ne rallenta il fronte, ma non si tratta di un intervento esaustivo.
Non vi è dubbio, allora, che il dato ritorna al momento investigativo. Visto e considerato che in alcune regioni - come dicevo poc'anzi - la criminalità (che è anche una criminalità organizzata o con raccordi con la criminalità mafiosa) programma la sua azione, sono stati messi in atto, questi strumenti investigativi e di prevenzione? Mi pare che sia un atto doveroso da parte nostra chiederlo attraverso questo atto di sindacato ispettivo, e, da parte del Governo, rilasciare una dichiarazione o quanto meno fornire notizie degli interventi e degli strumenti messi in atto per evitare di ritrovarci così come ci siamo trovati negli anni precedenti, soprattutto nel 2007: faccio riferimento ai molti territori (come ho ricordato poc'anzi) che sono andati distrutti, soprattutto nella Sila calabrese, dove è rimasto ben poco. Occorre capire se si tratti di un tema centrale su cui porre la nostra attenzione politica, oppure se, presi da altri problemi o da altri argomenti, esso cada sempre più nel dimenticatoio, soprattutto quando non si verificano eventi che possono suscitare l'interesse e l'attenzione dell'opinione pubblica e dei mass media.
Signor Presidente, signor sottosegretario, non c'è dubbio che gli atti di sindacato ispettivo hanno un loro significato e una loro valenza se poi ottengono delle risposte esaustive. Questo credo sia l'ennesimo - non ce l'ho con il sottosegretario, che viene per la prima volta - atto di sindacato ispettivo con il quale ci interessiamo, ci soffermiamo e argomentiamo su questi problemi.
Se ci interessiamo di questi argomenti - lo abbiamo fatto più volte - non ritengo che un giudizio e una valutazione approssimativi e generici possano essere soddisfacenti per me, come per nessuno. Dobbiamo andare ad un'accelerazione dei tempi, lo faccio ben volentieri e affettuosamente, così come ho fatto anche nel passato, e attendo la risposta del sottosegretario per l'interno.

Pag. 19

Sull'attentato verificatosi questa mattina in Afghanistan (ore 12,30).

PRESIDENTE. Devo adempiere al triste dovere di confermare all'Aula la notizia dell'avvenuto decesso, questa mattina, in Afghanistan, di un nostro militare, vittima di un attentato che ha provocato ferite a tre commilitoni. Dalle prime sommarie ricostruzioni, questa mattina una pattuglia di militari italiani della Folgore e del 1o Reggimento Bersaglieri, a 50 chilometri da Farah, è stata oggetto di un attentato e il veicolo sul quale viaggiavano i quattro nostri militari è stato raggiunto da un'esplosione. È purtroppo confermata la notizia del decesso nell'ospedale militare di Farah di un nostro militare e del ferimento degli altri tre. In questo momento, a nome certamente di tutta l'Assemblea, ritengo doveroso esprimere alle Forze armate e alla famiglia del caduto, oltre che alle famiglie dei tre militari feriti, il senso più profondo del cordoglio e della partecipazione. Il Governo, interpellato, riferirà all'Aula non appena sarà in condizione di fornire più precise notizie.
In segno di lutto, invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (Il Presidente si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo. L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi).

Si riprende lo svolgimento di interpellanze ed interrogazioni (ore 12,35).

(Ripresa svolgimento dell'interpellanza Tassone n. 2-00129)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, la fenomenologia degli incendi boschivi, come è noto, è presente in diverse aree del Paese ed è a volte espressione degli interessi illeciti di sodalizi organizzati che, a fini speculativi, non esitano a farvi ricorso, arrecando tra l'altro gravissimi danni all'ambiente. Anche per questo, nonostante la competenza prioritaria per la lotta attiva agli incendi boschivi sia stata affidata dalla legge-quadro 21 novembre 2000, n. 353, alle regioni, il Corpo nazionale vigili del fuoco e il Corpo forestale dello Stato, istituzionalmente deputati a garantire l'intervento per la sicurezza delle persone e dei beni, sono fortemente impegnati nella lotta al fenomeno che, come è evidente, coinvolge la vita e l'incolumità delle persone, l'integrità dell'ambiente, dei beni, degli investimenti, degli insediamenti e delle infrastrutture.
In ragione dei loro compiti istituzionali, il Ministero dell'interno e quello delle politiche agricole, alimentari e forestali, il 16 aprile 2008, hanno stipulato un apposito accordo quadro che definisce gli ambiti e i modelli organizzativi di intervento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e del Corpo forestale dello Stato, quando presenti sullo scenario operativo degli incendi boschivi.
Per rendere più incisiva la complessiva azione di contrasto nel settore, inoltre, la Polizia di Stato e il Corpo forestale dello Stato hanno concordato una cooperazione investigativa, riferibile agli eventi che paventino espressioni di criminalità.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 12,36)

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. In tale contesto, il servizio centrale operativo della Polizia di Stato ed il nucleo investigativo antincendi boschivi sono stati individuati quali referenti delle rispettive istituzioni. Inoltre, da tempo vengono attuate iniziative formative specialistiche congiunte tra le due forze di polizia.
Analogamente a quanto avvenuto per la stagione estiva dello scorso anno, il Ministro dell'interno, nell'ambito della campagna antincendi boschivi per l'estate 2009, Pag. 20a seguito della direttiva emanata lo scorso 11 giugno dal Presidente del Consiglio dei ministri, sta impartendo ai prefetti e ai direttori regionali dei vigili del fuoco - con apposita circolare in corso di adozione - indirizzi operativi per fronteggiare gli incendi e i conseguenti rischi.
In particolare, i prefetti vengono sollecitati a promuovere tutte le misure occorrenti per assicurare, da parte delle forze di polizia, un coordinato sviluppo delle attività di prevenzione e di contrasto del fenomeno, valorizzando i livelli di cooperazione interforze già attivi sul territorio e sviluppando le opportune sinergie con le strutture tecniche del soccorso e soprattutto con i comandi provinciali dei vigili del fuoco.
Nella citata direttiva è stata, inoltre, sottolineata la necessità di promuovere sinergie con le regioni e gli enti locali per il contrasto del fenomeno mediante la sottoscrizione di apposite convenzioni, in ambito regionale, da parte del Ministro, o per sua delega, dei prefetti, ai sensi dell'articolo 1, comma 439, della legge 27 dicembre 2006, n. 298. Tali sinergie si inquadrano nei modelli organizzativi e di intervento operativo previsti dalle disposizioni dell'accordo quadro già richiamato.
Il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, per parte sua, già dallo scorso anno ha previsto opportuni finanziamenti, per il contrasto dei crimini incendiari, per i comandi regionali del Corpo forestale dello Stato delle nove regioni e ventidue province maggiormente colpite dal fenomeno, tra le quali si evidenziano quattro province della regione Calabria: Cosenza, Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone.
Inoltre, nel mese di luglio 2008 presso la scuola del Corpo forestale dello Stato di Cittaducale si è tenuta una riunione operativa con i comandi regionali e provinciali del Corpo forestale sul rafforzamento delle misure finalizzate a migliorare l'azione di contrasto ai crimini incendiari. Nell'occasione è stato presentato il documento predisposto dal centro studi per la promozione scientifica e le tecniche di polizia giudiziaria ambientale del Corpo forestale dello Stato, diretto dal magistrato Maurizio Santoloci, finalizzato all'approfondimento dei principi di diritto sostanziale e delle norme procedurali da applicare alle attività di contrasto dei reati di incendio boschivo. Con questo studio sono state elaborate le linee guida tecnico-operative di lotta ai crimini incendiari per il personale operante.
In questi anni l'indirizzo dell'ispettorato generale delle foreste è stato finalizzato ad accrescere l'operatività dei comandi territoriali anche nel periodo di cessata emergenza. Infatti, l'attività di analisi e di ricerca investigativa viene effettuata soprattutto nel periodo in cui non si verificano gli incendi boschivi e gli uffici territoriali della forestale non sono impegnati nell'attività di protezione civile e soccorso pubblico.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, sono ampiamente soddisfatto per la buona volontà e ovviamente per il fatto che il sottosegretario abbia risposto alla mia interpellanza. Sul contenuto e sul tono della risposta non credo di potermi dire gioiosamente attestato su posizioni speranzose.
Signor sottosegretario, al di là delle notizie che ci ha voluto fornire sugli accordi quadro e soprattutto su quello scampolo di elementi che potrebbero aiutarci o quanto meno farci individuare qualche approccio serio di un'azione investigativa, ritengo che la sua risposta per alcuni versi sia deludente.
Ho fatto riferimento, nella mia interpellanza, al NIAB, che è stato istituito attraverso un provvedimento legislativo nel 2000 - con la legge quadro che è stata testé richiamata - e non c'è dubbio che vi sia bisogno di avere degli elementi in più.
Quali sono i risultati del NIAB? È stato coinvolto? Perché, soprattutto, quando facciamo riferimento all'OPCM e alla legge quadro, non si dà qualche dato sul catasto e sulla pianificazione che i comuni dovrebbero svolgere? La pianificazione ha una funzione di contrasto in termini preventivi. Pag. 21Ma questa funzione preventiva dovrebbe essere svolta in maniera strutturata: se non si prevedono gli strumenti e le strutture, si dà solo un'indicazione di massima senza grandi conseguenze.
Signor Presidente, per quanto riguarda il problema del catasto delle aree percorse dal fuoco, come sappiamo, i comuni che hanno assolto l'adempimento previsto dalla legge 353 del 2000 e dall'ordinanza 3606 del 2007, ad esempio in Calabria, sono sette su dieci. Dunque, il dato vero è che non bastano le ordinanze e le prescrizioni: servono anche tempi e sanzioni. Perché senza tempi e sanzioni, le ordinanze e le prescrizioni non hanno alcun significato. Credevo che i dati che lei ci avrebbe fornito sarebbero stati arricchiti da qualche azione robusta e soprattutto da qualche elemento di conoscenza in più. Mi pare invece che la sua risposta - lo dico anche per i solerti uffici - sia stata un po' ripetitiva rispetto alle cose affermate l'anno scorso: non credo che vi sia stata grande fantasia e creatività. Siamo in presenza di una legge e di un OPCM che individuano le cause degli incendi che distruggono il patrimonio boschivo e le macchie mediterranee nelle regioni del sud, ma non prevedono alcuna azione di contrasto sul piano dell'investigazione e della prevenzione di questi gruppi di criminalità organizzata. Insomma, non si dà notizia che è stata colpita qualche gang: e sappiamo tutti quali sono i delinquenti in Calabria, e lo sanno anche gli investigatori. Perché non vi sono notizie esaustive complete?
Signor Presidente, signor sottosegretario, siamo in presenza di situazioni veramente gravi. A meno che non si dica che il patrimonio boschivo non è importante e che sono altri i temi da affrontare. Perché non si potenzia di più il corpo forestale dello Stato che svolge per intero il proprio dovere? Perché il Ministro Zaia, di fronte ad un atto di sindacato ispettivo con cui chiedevamo il potenziamento del corpo forestale dello Stato, è stato così sprezzante e per alcuni versi così saccente nei confronti di un parlamentare e del Parlamento nel suo complesso? Perché questa saccenza? Perché questa scarsa attenzione, questa inanità? Noi aspettiamo gli eventi criminali e il fuoco senza fare nulla sul piano della prevenzione, a meno che non vi sia, signor sottosegretario, qualche interesse. L'interesse di coloro che gestiscono gli aeroplani Canadair o gli elicotteri, l'interesse delle strutture che agiscono e debbono agire nel momento dell'emergenza. Quindi la prevenzione è un fatto marginale. Invece, nella prevenzione dovrebbero essere protagonisti i comuni, attraverso il catasto e la pianificazione e, soprattutto, il coordinamento fra le forze di polizia.
Signor sottosegretario, cosa ce ne facciamo di questi accordi quadro?
Quali sono i risultati? Gli incendi ci sono, ma i risultati non ci sono. Qualcuno è stato colto con le mani nel sacco, come si suol dire, ma poi non abbiamo neanche saputo cosa è accaduto in seguito oppure se questo qualcuno è stato indagato fortemente per capire tramite chi agiva e per chi lavorava in Calabria. Allora, vi è inadempienza della magistratura e vi è inadempienza complessiva da parte del Governo. Il problema non è all'ordine del giorno della politica; non è questione di dichiararmi soddisfatto o insoddisfatto, poiché, dopo dieci mesi, al di là della buona volontà del sottosegretario, che io apprezzo e lo sa, non c'è una risposta alla mia interpellanza.
Signor Presidente dobbiamo rivedere l'OPCM del 28 agosto 2007, dobbiamo riconsiderare la legge quadro sugli incendi, dobbiamo fare qualcosa di più? Qui si è parlato moltissimo in questi giorni di intercettazioni: è possibile che le intercettazioni hanno funzionato per tutti e non funzionano per le cosche criminali che agiscono in questo settore e che hanno tutto l'interesse di ottenere dei ritorni economici per distruggere il patrimonio boschivo? C'è un disegno, tutti lo sanno e finalmente, come dicevo nella mia illustrazione, abbiamo capito che non si tratta di autocombustione, che la responsabilità dei disastri non è del mozzicone di sigaretta, che c'è un disegno doloso perverso, perpetrato e consumato nel tempo. Pag. 22
Certamente questo Paese ha delle forze di polizia attrezzate, che sono capaci, ma bisogna saperle coordinare, bisogna potenziarle e capire a cosa servono i NIAB: se non devono far nulla, eliminiamoli oppure potenziamoli. Io so che fanno parte dei NIAB persone di grande valore.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO TASSONE. Concludo, signor Presidente. Ecco perché l'ingegner Caracciolo, che è un bravissimo dirigente, ha chiesto l'intervento dei NIAB, ma è possibile che il Governo non si ponga questo tipo di problema che proviene dall'interno dell'amministrazione dello Stato?
Per tali ragioni, signor Presidente, non sono assolutamente soddisfatto; sono un po' deluso, ma ho la speranza, ovviamente, che possa non accadere l'irreparabile. Quest'anno vi sono stati pochi incendi perché è piovuto molto (c'è stata acqua fino a qualche giorno fa). Speriamo che l'aiuto della Provvidenza ci assista perché certamente camminiamo alla cieca, camminiamo a vista, non abbiamo avuto un'azione preventiva e vi sono gli operai dell'AIB, il Corpo forestale e tutte le forze di polizia che sono impiegate, al di là di ogni limite umano, nello spegnimento e nell'emergenza. Questo ovviamente è un fatto del tutto incivile che non possiamo più accettare.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14 con il seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge in materia di violenza sessuale.

La seduta, sospesa alle 12,50, è ripresa alle 14,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Caparini, Fallica, Lucà, Lusetti, Mura e Vietti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 13 luglio 2009, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha trasmesso al Presidente della Camera una lettera nella quale, facendo riferimento al question time svoltosi nella seduta dell'Assemblea dell'8 luglio scorso e alla risposta all'interrogazione avente oggetto iniziative per la realizzazione dell'aeroporto di Agrigento, presentata dall'onorevole Vincenzo Antonio Fortuna, fa presente che, per mero errore materiale, ha indicato come data di svolgimento di una riunione ministeriale il 30 giugno 2009, anziché il 30 gennaio 2009.
La Presidenza prende atto delle precisazioni contenute nella lettera del Ministro.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, l'11 luglio, sabato scorso, ricorrono i trent'anni dall'omicidio di Giorgio Ambrosoli, all'epoca liquidatore della Banca privata, milanese insigne e Pag. 23medaglia d'oro al valor civile. Credo che sia giusto ricordarne la memoria a trent'anni di distanza, proprio perché il lavoro svolto da Giorgio Ambrosoli può ancora oggi insegnarci molte cose. Grazie alla sua analisi svolta come commissario liquidatore nominato dalla Banca d'Italia emersero le gravi irregolarità di cui la Banca privata si era macchiata e le numerose falsità delle scritture contabili, facendo luce sui rapporti tra finanza e mafia e sul mondo che girava attorno al finanziere Sindona.
Contemporaneamente a quest'opera di controllo, Ambrosoli cominciò ad essere oggetto di pressioni e minacce. Se, tuttavia, lui si fosse fermato, lo Stato italiano per mezzo della Banca d'Italia avrebbe probabilmente risanato gli scoperti dell'istituto di credito e avrebbe evitato ogni coinvolgimento personale di Ambrosoli. Tuttavia, Ambrosoli non cedette, e sapendo di correre notevoli rischi qualche anno prima scriveva: «È indubbio che in ogni caso pagherò a molto caro prezzo l'incarico». La sera dell'11 luglio 1979 Ambrosoli, rincasando, viene freddato da un sicario, che poi si scoprì pagato dalla mafia.
Ebbene, mi sembra giusto ricordare le parole poste a motivazione della medaglia d'oro al valore civile: «Benché fosse oggetto di pressioni e minacce, assolveva l'incarico affidatogli con inflessibile rigore e costante impegno. Si espose sempre più a gravi intimidazioni, tanto da essere barbaramente assassinato prima di poter concludere il suo mandato, splendido esempio di altissimo senso del dovere e assoluta integrità morale».
È uscito in questi giorni un bellissimo libro del figlio Umberto, in cui si dice che questa è la storia di un uomo che come tanti conduceva una vita normale, aveva una bella famiglia e amava i propri cari e anche il senso di libertà, di coerenza e di responsabilità. Ebbene, credo che sia giusto che le istituzioni tributino a quest'uomo un pensiero riconoscente, perché citando altre frasi sempre del figlio Umberto: «Mio padre Giorgio sarebbe solo in questo momento, si dimostri che non è così». Non sarebbe solo, perché in questo Paese c'è chi ama la responsabilità e la libertà, ci sono tante persone per cui il sacrificio di Giorgio Ambrosoli non è stato vano. La storia ha gli ha dato ragione e credo sia giusto che anche questa istituzione ne ricordi l'altissimo valore.

PRESIDENTE. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 14,30.

La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 14,30.

Seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge: De Corato ed altri; Caparini ed altri; Lussana; Prestigiacomo; Angela Napoli; Pollastrini ed altri; Pelino ed altri; d'iniziativa del Governo; Saltamartini ed altri; Pelino e Sbai; Carlucci; Cosenza: Disposizioni in materia di violenza sessuale (574-611-666-688-817-924-952-1424-2142-2167-2194-2229-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge di iniziativa dei deputati De Corato ed altri; Caparini ed altri; Lussana; Prestigiacomo; Angela Napoli; Pollastrini ed altri; Pelino ed altri; d'iniziativa del Governo e dei deputati Saltamartini ed altri; Pelino e Sbai; Carlucci; Cosenza: Disposizioni in materia di violenza sessuale.
Ricordo che nella seduta dell'8 luglio 2009, dopo l'approvazione dell'articolo 10, si era passati all'esame dell'articolo 6, che era stato precedentemente accantonato. Dopo alcuni interventi per dichiarazione di voto sull'emendamento Ferranti 6.203, la Presidenza ha accolto la proposta della relatrice di accantonare nuovamente l'articolo 6 e gli emendamenti allo stesso riferiti.

Pag. 24

(Stralcio dell'articolo 6 - A.C. 574-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la relatrice, onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA, Relatore. Signor Presidente, intervengo per riferire all'Assemblea quanto è avvenuto in sede di Comitato dei nove, dove si è svolto un ampio e approfondito dibattito in merito alle osservazioni e ai rilievi che si erano manifestati in Aula, a seguito della discussione sull'articolo 6, cioè sull'introduzione nel nostro ordinamento giuridico della possibilità di affiggere dei rilievi fotografici dei latitanti per i reati di violenza sessuale nei luoghi e sui mezzi pubblici. La Commissione, dopo il dibattito, che - lo ripeto - è stato approfondito, ha deciso all'unanimità di aderire alla proposta del relatore di uno stralcio dell'articolo 6. Quindi, la proposta sui rilievi fotografici seguirà un iter autonomo, i cui tempi e modalità di discussione verranno poi decisi dalla Commissione referente, quindi dalla Commissione giustizia della Camera.
Signor Presidente, tengo a precisare, perché questo è stato poi l'accordo che si è raggiunto in sede di Comitato dei nove, che l'unanimità è stata raggiunta non tanto per questioni di merito - i gruppi poi manifesteranno i loro convincimenti di merito sull'opportunità o meno dell'introduzione dei rilievi fotografici nel nostro ordinamento in sede di discussione autonoma della proposta - ma proprio per una questione metodologica. Si è condivisa l'esigenza di una via autonoma, anche per non ostacolare il percorso di questo testo unificato sulla violenza sessuale, la cui urgenza e il cui iter accelerato sono condivisi da tutti i gruppi.
L'orientamento prevalente emerso dai vari gruppi è stato quello di non dover discutere dell'introduzione dei rilievi fotografici soltanto per quanto riguarda i latitanti per violenza sessuale, ma di prevedere tale disposizione anche eventualmente per altri reati, la cui pericolosità sociale è ritenuta meritevole magari di una disposizione forte come questa. Quindi, per ragioni non di merito, per le quali permangono i distinguo all'interno dei vari gruppi, che poi emergeranno - presumo - in dichiarazione di voto, la Commissione si è espressa all'unanimità per lo stralcio.

PRESIDENTE. Sulla proposta di stralcio testé avanzata dalla relatrice, darò la parola ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un oratore contro e ad uno a favore per cinque minuti.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Pongo in votazione la proposta di stralcio dell'articolo 6 del testo in esame.
(È approvata).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 574-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 574-A ed abbinati).
Avverto che è in distribuzione una nuova formulazione dell'ordine del giorno Pelino n. 9/574-A/17.
L'onorevole Mura ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/574-A/18.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, i dati statistici evidenziano come il fenomeno della violenza sessuale sia ben più esteso di quanto risulterebbe dal numero delle denunce: troppo spesso le vittime non denunciano le violenze nei loro confronti. Queste parole, che sono quelle pronunciate testualmente dalla relatrice onorevole Lussana nel corso dell'illustrazione del testo di legge in esame, descrivono un fenomeno di cui tutti siamo a conoscenza e che è alla base dell'ordine del giorno di cui sono firmataria.
Ho voluto citare testualmente le parole della collega Lussana per evidenziare che il problema dell'altissima percentuale di violenze che rimangono sommerse è un Pag. 25tema del quale la relatrice del testo, la maggioranza e l'opposizione sono ben consapevoli. Spero, dunque, che tale consapevolezza consentirà un accoglimento del mio ordine del giorno, che si propone di risolvere, almeno in parte, questo problema.
Sono 6 milioni 743 mila le donne italiane che, almeno una volta nella loro vita, sono state vittime di violenze e di abusi: solo una minima percentuale, che oscilla tra il 7 e il 10 per cento, decide di denunciare il reato subito. Tutte le altre preferiscono tacere e non denunciare chi ha inflitto loro una violenza tanto dolorosa quanto infame. Il perché questo accada dipende da diversi fattori, che vanno dalla vergogna ad un senso di colpa tanto ingiustificato quanto indotto da stratificati pregiudizi culturali, alla paura di dover rivivere un'esperienza psicologica devastante, senza che questo porti, magari, all'incriminazione del proprio carnefice.
Se sono così tante le donne che, dopo aver subito una violenza, rinunciano a denunciare il proprio carnefice, ciò significa che le vittime non si sentono tutelate: temono di dover subire ulteriori sofferenze di natura psicologica e morale, ma anche fisiche, magari a causa dello stesso aggressore. Mancano norme che difendano in maniera adeguata chi denuncia molestie o violenze da parte di un aggressore che rimane a piede libero. I processi sono troppo lunghi ed espongono la vittima a subire pressioni psicologiche troppo forti e dolorose.
Manca, soprattutto, una rete adeguata di assistenza qualificata per le vittime; serve un piano organico che investa nella prevenzione sotto il profilo culturale dell'educazione civile. In questa ottica, il testo che ci stiamo apprestando ad approvare continua ad essere carente. Esso, infatti, si concentra quasi esclusivamente sull'aspetto penale del reato, prevedendo un generale inasprimento delle pene; poco o nulla prevede, invece, per quanto riguarda la prevenzione, ma, soprattutto, per fare in modo che le vittime denuncino di più le violenze di cui sono state fatte oggetto.
Perché questo si verifichi, bisogna investire su un programma di formazione specifica per le forze di polizia, per fare in modo che le vittime, nel momento in cui trovano la forza di denunciare la violenza subita, si trovino di fronte degli operatori preparati, in grado di metterle a loro agio dal punto di vista psicologico, favorendo una narrazione dei fatti che sia il più completa e analitica possibile.
Si sarebbe dovuto investire...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, colleghi. Non riusciamo a sentire quanto l'onorevole Mura sta dicendo. Se qualcuno vuole chiacchierare, può, ovviamente, recarsi fuori dall'Aula. Prego, onorevole Mura.

SILVANA MURA. Si sarebbe dovuto investire anche sulle ASL, per creare unità specializzate su tutto il territorio nazionale che consentano di intervenire in maniera efficace per quanto riguarda il primo soccorso e l'assistenza alla vittima, ma anche per acquisire in maniera incontrovertibile le tracce del reato che saranno utilizzate successivamente come prova nell'indagine e nel processo penale.
L'ordine del giorno che ho presentato impegna il Governo ad istituire appositi sportelli di ascolto presso i reparti di pronto soccorso ospedalieri di maggiore affluenza, che devono avere il compito di ascoltare e offrire informazioni a tutte quelle donne e minori che presentano le caratteristiche tipiche della violenza e dell'abuso subito. Infatti, sempre le statistiche ci dicono che le donne e i minori che subiscono violenza, soprattutto in famiglia, e non la denunciano, mettono in atto una serie di comportamenti abbastanza tipici e ricorrenti. Uno di questi è quello di recarsi in ospedali molto distanti dalla propria abitazione e sempre diversi, per evitare di fare insorgere dei sospetti.
Altra caratteristica è quella che vede le vittime accompagnate di solito dal proprio carnefice, nei casi in cui quest'ultimo sia il marito o il padre della vittima. Si tratta di comportamenti inusuali e facilmente individuabili, da parte di un personale preparato in maniera specifica. Pag. 26
Signor rappresentante del Governo... almeno lei, signor rappresentante del Governo... grazie, almeno lei! Noi riteniamo che se si desse vita ad appositi sportelli di ascolto, almeno nei principali ospedali italiani, molti lividi, tagli ed escoriazioni in certe parti del corpo, attribuiti ad improbabili cadute, cesserebbero di essere registrati distrattamente sotto la voce «incidenti domestici», per passare alla voce «maltrattamenti, violenze e molestie». È per questo che mi auguro che il Governo voglia esprimere parere favorevole sull'ordine del giorno in esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/574-A/19.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, sarò molto breve, perché l'ordine del giorno è estremamente semplice. Esso richiede che si pongano in atto tutte le iniziative e le politiche possibili affinché nelle scuole venga illustrato ai giovani un corretto rapporto di genere, e vengano illustrate le ripercussioni psicologiche, sanitarie, mentali che vi sono sulla donna e sul soggetto colpito dalla violenza. Crediamo quindi che l'ordine del giorno sia meritevole di accoglimento: sarebbe opportuno approfondire questi temi e questi argomenti nei confronti di tutta la popolazione, ma sarebbe particolarmente opportuno e doveroso a livello scolastico, presso i giovani. Auspichiamo quindi che esso venga accettato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Monai ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/574-A/20.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, l'ordine del giorno presentato è molto simile a quello Favia n. 9/574-A/19, perché sostanzialmente chiede di vigilare affinché il materiale scolastico e didattico che viene adottato nelle varie scuole d'Italia sia in linea con tale finalità educativa, tesa a rimuovere quelle sacche di pregiudizio, di discriminazione e di prevaricazione tra i sessi, che tanta parte hanno nei fenomeni legati alla violenza sessuale, rispetto, appunto, ai fattori culturali e alla corretta percezione dei rapporti tra i generi. Da qui la necessità che attraverso le istituzioni scolastiche si verifichi la non presenza di stereotipi sessisti e discriminatori nell'ambito del materiale didattico utilizzato nelle scuole, e la promozione, piuttosto, di un concetto di pari dignità tra uomini e donne (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/574-A/21.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, la violenza sessuale non è più ormai un fatto privato: oggi c'è una maggiore sensibilità per questo argomento, di cui in passato poco si è parlato, se non quando è poi sfociato in omicidio. Con il provvedimento che stiamo trattando, sicuramente vi sarà l'inasprimento della pena, e chiaramente ben venga; ma, a nostro avviso, occorre una campagna di educazione e prevenzione che vada proprio nella direzione della sensibilizzazione al tema della violenza compiuta sulle donne e sui bambini: campagne educative ed iniziative che siano a carattere sociale, e che tendano a prevenire questo fenomeno. Alcuni giorni fa il Governo ha accolto le mozioni riguardanti le pari opportunità. Per garantire le pari opportunità bisogna soprattutto assicurare alle donne il diritto a vivere liberamente la propria sessualità, il proprio corpo, e ricordo che in quel giorno il voto è stato unanime.
La violenza contro le donne è dunque una grave violazione dei diritti umani, ed è per questo che occorre promuovere ed organizzare tutte quelle iniziative che tendano a prevenire questo fenomeno. Dobbiamo inoltre considerare quanto sia difficile per una donna che ha subito violenza ricostruire la propria autostima e riparare al trauma provocato dalla violenza. Pag. 27
Ebbene, noi dell'Italia dei Valori riteniamo che, per quanto riguarda la prevenzione, un ruolo importante e determinante debba essere svolto dalla scuola: una scuola che educhi le nuove generazioni al rispetto ed all'affettività. Ciò proprio perché la scuola è un luogo di incontro fra gli enti locali e le associazioni, che possono lavorare tutti sullo stesso binario e su uno stesso percorso che tenda alla prevenzione di questo fenomeno. Infatti, è coinvolgendo l'intera collettività che la scuola riesce a provvedere alla formazione dei nostri ragazzi: una formazione che viene poi spesa nel territorio, nella società stessa. Ciò soprattutto perché è proprio in età giovanile che si possono formare le menti e che si riesce ad insegnare ai ragazzi a confrontarsi sugli argomenti, sul proprio essere maschio e femmina, sul rispetto degli altri e della differenza. È, insomma, questo il luogo ove si promuove una cultura fondata sul rispetto.
Dunque, secondo noi la pena è giusta, ma è fondamentale anche prevenire e prevenire significa educare alla diversità di genere, soprattutto le nuove generazioni. Per tale motivo, con il presente ordine del giorno, l'Italia dei Valori desidera impegnare il Governo a valutare tutte le iniziative atte a prevedere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado elementi formativi che conferiscano agli studenti autonomia e - soprattutto - quegli elementi che giungano a promuovere una reale autodeterminazione dei generi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Codurelli n. 9/574-A/26.
Constato l'assenza dell'onorevole Giulietti, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/574-A/22: s'intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Paladini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/574-A/23.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, tra le cause principali del fenomeno della violenza sessuale assumono un rilievo determinante i fattori culturali e una scorretta percezione dei rapporti tra generi. Il contrasto e la prevenzione del fenomeno della violenza sessuale necessitano di un'azione di sensibilizzazione soprattutto a livello culturale, tale da promuovere, in particolare nei giovani, una reale autodeterminazione dei generi e un'effettiva educazione al rispetto dell'altro. Pertanto, con questo ordine del giorno noi vogliamo impegnare il Governo a promuovere l'introduzione nei programmi scolastici di elementi valoriali di contrasto alla violenza domestica, che rappresenta in percentuale la maggioranza dei casi di violenza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/574-A/24.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, questo ordine del giorno muove da una considerazione di natura statistica, e cioè che gli atti di violenza sessuale riguardano prevalentemente donne e minori e che è in aumento il rischio di adescamento di minori su Internet, dal momento che gli adolescenti - e anche i bambini - sempre più usano la rete per contattare amici e conoscere le persone. Vi è del resto anche un'indagine condotta per il Movimento italiano genitori che dimostra come negli ultimi tre anni sia radicalmente cambiato il rapporto fra i minori e il computer: se una volta il computer era visto più come un sussidio alle attività e alle ricerche scolastiche, oggi anche bambini e ragazzi molto piccoli lo utilizzano come strumento di social network.
Ciò porta con sé una serie di pericoli e per questo chiediamo al Governo di impegnarsi a valutare l'opportunità di prevedere in futuri provvedimenti misure detentive più severe per chiunque, allo scopo di abusare o sfruttare sessualmente un minore di anni sedici, intrattenga con lui, attraverso l'utilizzazione della rete Internet o di altre reti o mezzi di comunicazione (e quindi pure gli sms, tanto per Pag. 28intenderci, dal momento che anche questo è già avvenuto), una relazione diretta a sedurlo, ad ingannarlo e comunque a carpirne la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Palomba, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno: s'intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Cenni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/574-A/13.

SUSANNA CENNI. Signor Presidente, voglio ricordare che questo ordine del giorno è nato dalla richiesta avanzata dalla relatrice di ritirare un emendamento che era stato da me presentato come prima firmataria.
Già le colleghe, nel corso della discussione sulle linee generali, hanno precisato ed illustrato molto bene la scelta del Partito Democratico circa questa proposta e circa il testo che abbiamo discusso e votato la scorsa settimana. Vi è un grande limite che è stato sottolineato in più di un passaggio, quello per cui non si affronta e soprattutto non si combatte la violenza sessuale solo attraverso l'inasprimento delle pene: serve ben altro, servono prevenzione e un impegno serio per mutare la cultura del nostro Paese. Durante la discussione sulle generali è stato ricordato in più di un passaggio come solo nel 1996 la violenza sia diventata, a tutti gli effetti, un reato contro la persona.
Nella scorsa legislatura era stato avviato un importante lavoro da parte del Governo, che indubbiamente toccava anche le pene ma che, soprattutto, cercava di intervenire, coinvolgendo quei soggetti - e sono tanti - che quotidianamente sono impegnati sul campo: mi riferisco alle forze dell'ordine, ai servizi sociali, alla rete dei pronto soccorso, ai centri antiviolenza, alle case protette, agli uffici scolastici.
Vorrei ricordare come altri Paesi abbiano disciplinato tale tema proprio seguendo questo filo logico (mi riferisco soprattutto alla legge spagnola, che in questa materia è molto avanzata).
Si cercava quindi di agire sulla prevenzione, sulla sicurezza e sulla visibilità delle città, sull'accoglienza e sulla cultura del rispetto fra i generi (una cultura che si costruisce fin dall'infanzia).
Con quello che prima era un emendamento e il cui contenuto è stato poi trasfuso nell'ordine del giorno in esame, si cerca di ribadire questa impostazione, facendo riferimento alla realtà già in essere grazie a molte normative regionali che, in questi anni, hanno cercato con le loro leggi di organizzare al meglio il lavoro capillare nelle città e nelle realtà territoriali, in attesa di un passo avanti della normativa nazionale e dell'azione dei Governi che si sono succeduti.
Sono state varate molte leggi regionali e voglio ricordare in questa sede che la Basilicata, la Calabria, il Lazio, la Liguria, le Marche, il Piemonte, la Sardegna e la Toscana sono tutte regioni che hanno legiferato tra il 2007 e il 2009; ed altre regioni hanno varato piani legati ad altre normative, soprattutto quelle che riguardano il comparto dei servizi sociali (molte regioni, quindi, si sono messe in moto).
Voglio anche ricordare che, nella scorsa legislatura, sono stati varati alcuni protocolli-quadro tra le regioni e lo Stato per la sperimentazione di una strategia di supporto alle reti antiviolenza e per il sostegno alla rete di tutti i soggetti che ho richiamato.
L'impressione è che il testo di legge al nostro esame, per come l'Aula lo sta licenziando, stia abbondantemente ignorando tutto questo e credo che tale aspetto vada in qualche modo recuperato.
L'approvazione del mio ordine del giorno - che mi auguro vi sia, vista la richiesta da parte della relatrice - cerca appunto di impegnare il Governo ed i Ministeri competenti a recuperare su questo importante versante, anche perché ritengo che questo sia l'unico modo affinché tutti assieme possiamo dire alle donne italiane che, di fronte alla violenza, non sono sole e che il tema della violenza non è un loro problema, ma è un problema del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo accetta l'ordine del giorno Bitonci n. 9/574-A/1, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di sostituire le parole: «a volere prevedere l'istituzione, già avvenuta in molti altri Stati europei» con le seguenti: «a valutare la possibilità della creazione, già avvenuta in molti altri Stati europei», mantenendo inalterata la restante parte del dispositivo.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Bocciardo n. 9/574-A/2, Ciocchetti n. 9/574-A/3, Capitanio Santolini n. 9/574-A/4 e Anna Teresa Formisano n. 9/574-A/5.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Castellani n. 9/574-A/6, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di sostituire le parole: «a garantire l'adeguamento» con le seguenti: «ad assicurare l'adeguatezza», in quanto attualmente le sale sono adeguate, bisognerà vedere in futuro.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/574-A/7, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Angeli n. 9/574-A/8, in quanto la prima parte del dispositivo si riferisce ad una possibilità già esistente in base al nostro codice penale. Si tratta di una possibilità di intervento già vigente, in quanto il reato di violenza sessuale prevede l'arresto obbligatorio in flagranza. La seconda parte che introduce la possibilità di utilizzare strumenti di violenza o di forza tali da incidere sulle stesse attuali attenuanti generali previste dal codice (l'eccesso colposo di legittima difesa), andrebbe valutata e studiata da un punto di vista sistematico.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Lorenzin n. 9/574-A/9, Moffa n. 9/574-A/10, Saltamartini n. 9/574-A/11 e Frassinetti n. 9/574-A/12.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cenni n. 9/574-A/13, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di sostituire le parole: «a prevedere» con le seguenti: «a valutare la possibilità di prevedere», anche perché, con l'ultima parte del dispositivo, si mettono insieme corsi di formazione che riguardano la magistratura, gli uffici territoriali del Governo e i centri antiviolenza, le cui competenze sono ripartite tra più istituzioni, a partire dal Consiglio superiore della magistratura che non è neanche citato. Per questo mi limito a riformulare solamente il primo capoverso.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rossomando n. 9/574-A/14, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di sostituire le parole: «a realizzare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di prevedere».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ferranti n. 9/574-A/15, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di sostituire le parole: «a stanziare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di stanziare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Samperi n. 9/574-A/16, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di sostituire le parole: «a stanziare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di stanziare».
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Pelino n. 9/574/17 (Nuova formulazione), poiché non esiste più nelle scuole lo studio dell'educazione civica, ma esiste l'insegnamento «cittadinanza e Costituzione», il Governo accetta tale ordine del giorno, a condizione che il dispositivo venga riformulato come seuge: «a valutare l'opportunità di emanare linee-guida nazionali per l'introduzione nelle scuole primarie e secondarie di appositi programmi, nell'ambito dell'insegnamento cittadinanza e Costituzione, per educare i bambini e gli adolescenti, durante l'impegno scolastico».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mura n. 9/574-A/18, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di Pag. 30sostituire le parole: «ad istituire» con le seguenti: «a valutare la possibilità di istituire».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Favia n. 9/574-A/19, Monai n. 9/574-A/20, Di Giuseppe n. 9/574-A/21, Giulietti n. 9/574-A/22, mentre accetta l'ordine del giorno Paladini n. 9/574-A/23, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a promuovere l'introduzione nei programmi scolastici di elementi valoriali di contrasto alla violenza domestica». Quindi, si intende espungere dal dispositivo l'ultima espressione: «che rappresenta in percentuale la maggioranza dei casi di violenza». Infatti, si tratta di un dato stimato, ma che non abbiamo alcuna possibilità di valutare. Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Borghesi n. 9/574-A/24 ed accetta l'ordine del giorno Palomba n. 9/574-A/25, a condizione che il dispositivo venga riformulato, espungendo le parole: «una corretta informazione e», nel senso, quindi, di impegnare il Governo ad adottare misure atte ad individuare azioni e strumenti per un'adeguata prevenzione del fenomeno (...). Infatti, questo provvedimento è già stato adottato dal Governo con l'approvazione del disegno di legge Lanzarote. È per questo che chiediamo di riformulare l'ordine del giorno in tal senso. Il Governo infine accetta l'ordine del giorno Codurelli n. 9/574-A/26 (Nuova formulazione).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Bitonci accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/574-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo altresì atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Bocciardo n. 9/574-A/2, Ciocchetti n. 9/574-A/3 Capitanio Santolini n. 9/574-A/4 e Anna Teresa Formisano n. 9/574-A/5, accettati dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Castellani n. 9/574-A/6 e Di Biagio n. 9/574-A/7, accettati dal Governo, purché riformulati. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Angeli n. 9/574-A/8, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Lorenzin n. 9/574-A/9, Moffa n. 9/574-A/10, Saltamartini n. 9/574-A/11 e Frassinetti n. 9/574-A/12, accettati dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cenni n. 9/574-A/13, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Rossomando n. 9/574-A/14, proposta dal Governo.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, molto sinteticamente ho appuntato la riformulazione: «a valutare la possibilità di prevedere risorse per una maggiore presenza delle forze dell'ordine sul territorio», laddove vi è tutta l'argomentazione di una presenza maggiore, anche riqualificata quanto ad efficienza e a dislocazione. Mi chiedo se siamo ancora al punto di valutare la possibilità, lo dico senza alcuna polemica; almeno potremmo essere d'accordo sul rafforzare le risorse. Mi sembra il minimo.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Rossomando, insiste dunque per la votazione del suo ordine del giorno?

ANNA ROSSOMANDO. Si signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rossomando n. 9/574-A/14, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Vico... onorevole Castagnetti... onorevole Boniver... onorevole Nicolais... onorevole Naccarato... onorevole Ventucci.

Pag. 31

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 447
Votanti 444
Astenuti 3
Maggioranza 223
Hanno votato
206
Hanno votato
no 238).

Prendo atto che i deputati De Poli e Barbato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, che il deputato Taddei ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ferranti n. 9/574-A/15, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Samperi n. 9/574-A/16, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pelino n. 9/574-A/17 (Nuova formulazione), accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto, altresì, che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/574-A/18, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Favia n. 9/574-A/19, Monai n. 9/574-A/20, Di Giuseppe n. 9/574-A/21 e Giulietti n. 9/574-A/22, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paladini n. 9/574-A/23, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/574-A/24, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Palomba n. 9/574-A/25, accettato dal Governo, purché riformulato.
Infine, prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Codurelli n. 9/574-A/26 (Nuova formulazione), accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 574-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Constato l'assenza dell'onorevole Belcastro, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, la violenza sessuale è un delitto che fa permanere per molto tempo e forse in molti casi in modo indelebile i suoi effetti, che evidentemente non terminano con l'atto, di per sé barbaro, e diventano un fatto negativo e doloroso per la persona che l'ha subito.
Quindi, non vi può essere alcuna indulgenza per fatti di questo tipo: bisogna poterli reprimere con grande severità, bisogna essere in grado di assicurare alla giustizia il colpevole e di applicare e comminare pene che siano certe e severe, senza alcuna indulgenza, senza tolleranza.
Infatti, l'indulgenza potrebbe essere percepita come accettazione di comportamenti così odiosi, soprattutto in una fase, come quella che sta vivendo questa società, in cui spesso esiste una sorta di autorizzazione implicita a prendere tutto ragionando in termini secondo i quali i principi del piacere e del potere hanno sempre la meglio. Pag. 32
Pertanto, in una società che si caratterizza per modelli comportamentali di questo tipo, nei confronti di simili comportamenti, gravemente intrusivi della corporalità della donna e dei bambini, bisogna rispondere con severità, con rigorosità, con efficacia e con l'inesorabilità della sanzione. Quindi, «no» all'indulgenza e a qualunque forma di tolleranza: bisogna lanciare un messaggio inesorabile a chi volesse affermare ancora il proprio potere con una grande violazione dei diritti della donna e dei bambini.
Il provvedimento in esame, pur mutilato della parte già inserita in un altro decreto-legge, presenta, a nostro giudizio, luci e ombre.
Abbiamo apprezzato gli aspetti positivi: intanto il maggior rigore sanzionatorio e la maggior severità nell'applicazione della pena. Pensiamo che sia fortemente indicativo, educativo e pedagogico aggravare la sanzione nel caso di pedofilia, cioè per coloro che hanno commesso questo delitto, di per sé odioso, nei confronti di minorenni, ancor più quando tali minorenni hanno un'età anche inferiore ai dieci anni.
Abbiamo difeso anche il mantenimento del nuovo delitto di molestie sessuali, nonostante vi fossero opinioni che tendevano ad escluderlo: lo abbiamo difeso proprio perché, in una fase di prevenzione del crimine, anticipare la difesa sociale e la reazione anche in ordine ad atti che possono risultare preparatori ed incisivi rispetto a comportamenti che vanno nella direzione della violenza sessuale era un atteggiamento giusto. Quindi, abbiamo votato esplicitamente a favore dell'emendamento proposto dal Governo.
Siamo anche stati favorevoli alla questione dell'intervento in giudizio, mentre abbiamo ancora qualche perplessità in materia di interventi di prevenzione. Qui avevamo chiesto che si intervenisse in modo diverso, soprattutto alla luce della constatazione che spesso professionisti affermati, persone insospettabili, persone di famiglia, utilizzano reti come Internet o forme di comunicazione attraverso i cellulari, gli sms e le chat in modo da adescare i minorenni.
Sono forme nelle quali il minorenne viene prima blandito e avvicinato al colpevole, al possibile autore della violenza, a chi progetta violenza sessuale; per questo avevamo chiesto che fosse previsto anche il reato di adescamento di minorenne e per questo avevamo presentato delle nostre proposte in tal senso.
Avevamo presentato anche alcune proposte emendative che riguardavano il comportamento preventivo. Anche le Nazioni Unite e l'Unione europea hanno elaborato delle strategie importanti su questo tema, poiché è evidente che, attraverso l'informazione, le persone, rese consapevoli ed edotte dei pericoli che corrono e della possibilità che hanno di sfuggire a questi pericoli, si trovano ad affrontare la problematica in un modo certamente più consapevole.
Come dicevo, giudichiamo le luci molto più importanti delle nostre riserve, e per questo preannuncio il voto favorevole del nostro gruppo sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, nell'affrontare oggi il voto finale su questo provvedimento, vorrei sottolineare innanzitutto come l'Unione di Centro abbia valutato positivamente l'attenzione mostrata dal Governo, dal sottosegretario Caliendo, che ha seguito il provvedimento in ogni suo passo, e da tutti i partiti trasversalmente in Commissione, a cominciare dalla relatrice, l'onorevole Lussana, a cui diamo atto di avere evitato uno scontro, rinviando provvidenzialmente in sede di Comitato dei nove la discussione sull'articolo 6.
Come in altri casi, in Commissione è stata trovata la soluzione, ed abbiamo così evitato divisioni su un provvedimento che da questo Parlamento è - più che ampiamente - Pag. 33unanimemente condiviso, un provvedimento che riguarda il grave e preoccupante fenomeno della violenza sessuale.
Abbiamo, altresì, apprezzato la laicità e l'apertura che ha caratterizzato la quasi totalità degli interventi dei colleghi di maggioranza durante il dibattito in discussione generale della scorsa settimana e la disponibilità a valutare, nuovamente e opportunamente, in Commissione alcune questioni meritevoli di un ulteriore approfondimento, come dicevo, proprio per evitare divisioni e per favorire, invece, la più ampia convergenza su un testo di legge - uno dei pochi - che non viene dal Governo.
Lungi dall'alimentare preoccupazioni e paure, le istituzioni devono saper ascoltare il disagio e la sofferenza che segnano la vita quotidiana delle comunità e dei singoli, in questo caso delle donne. Consideriamo, quindi, preciso dovere di tutte le forze politiche adottare iniziative legislative ad hoc tese a restituire fiducia alla comunità e alle vittime di delitti così efferati, spesso abbandonate alla solitudine del loro dramma, e ciò al fine di garantire una risposta efficace e determinata da parte delle istituzioni, in ragione di una grave emergenza sociale.
Le cronache di questi giorni tornano ancora su gravi e inquietanti episodi accaduti nella città di Roma. Ancora una volta, dobbiamo essere grati al lavoro di magistrati e forze dell'ordine se si è riusciti con tempismo ad assicurare alla legge il presunto colpevole di tali barbari episodi.
Il fatto che il presunto colpevole si sia già macchiato in passato di analoghi tentativi di violenza ha riaperto nel nostro Paese il dibattito su quale forma di pena o (secondo altri) su quale forma di cura sia necessario adottare in questi casi, fino all'estrema ipotesi della castrazione chimica. È una questione che necessariamente non possiamo esaurire in questo testo, ma che andrà affrontata certamente dal lato della certezza della pena e della sua concreta effettività, ma anche della sua efficacia e della sua umanità.
Non vorremmo che un grande problema culturale, sociale ed educativo, quello appunto della violenza sessuale, si riducesse ad un banale problema di istinti da sedare farmacologicamente. Non vorremmo neppure lontanamente che nella discussione sull'efficacia della pena per gli autori della violenza sessuale si riaffacciasse l'idea del contrappasso, indifferente alla grande tradizione non solo cristiana, ma anche umanistica, del recupero del reo.
Va, però, anche detto che, oltre a provocare seri danni all'incolumità individuale, questi reati incidono anche sull'integrità psicologica della vittima, rischiando di provocare un danno permanente alla sua vita.
Occorre pertanto portare a compimento un processo culturale che sancisca l'assoluta inviolabilità del corpo della donna come parte essenziale della libertà femminile anche attraverso una riscoperta della dimensione educativa delle grandi agenzie di formazione della coscienza, dell'opinione e dello spirito pubblico.
Apprezziamo la differenza rispetto a quanto avvenuto con lo stalking. In quel caso avremmo senz'altro preferito l'adozione di un testo che unificasse le diverse proposte parlamentari sul tappeto piuttosto che assumerne una del Governo come testo base, per poi vederla assorbire interamente in un decreto su cui, infine, è stata perfino posta la questione di fiducia.
In questo caso, invece, il confronto bipartisan avvenuto in Commissione prima che il testo fosse licenziato per l'Aula è stato produttivo; e ci auguriamo che anche le prossime iniziative, in particolare quelle attinenti la riforma degli istituti e delle procedure relative all'amministrazione della giustizia, non seguano logiche blindate, ma possano essere interessate da una libera discussione parlamentare aperta al contributo dei gruppi di opposizione che spesso si è rivelato, tardivamente, come nel caso delle badanti, serio ed utile.
I diritti delle donne costituiscono parte integrante e inalienabile di quel patrimonio giuridico universale sul quale si fondano le moderne società democratiche. Pag. 34Nonostante ciò, la violenza fisica sessuale è ancora oggi una tra le forme di violazione di tali diritti più gravi e diffuse al mondo.
Signor Presidente, vengo a parlare della parte costruttiva di questo provvedimento che è stata svolta in sede di Commissione. Nella sua necessità e ispirazione il provvedimento in esame è senz'altro apprezzabile. È stato apprezzato e abbiamo dato il nostro contributo come Unione di Centro. Abbiamo condiviso, ma senza eccessi demagogici, gli inasprimenti sanzionatori, la previsione di nuove circostanze aggravanti - in particolar modo lo stato di gravidanza della donna e le condizioni di inferiorità fisica o psichica cui, a nostro avviso, sarebbe forse stato meglio aggiungere uno stato generale di disabilità - le norme sui maltrattamenti in famiglia e anche le misure predisposte per l'informazione e l'assistenza sociale delle vittime.
Avremmo, per la verità, gradito l'accoglimento di alcune nostre proposte migliorative del testo licenziato in sede di Commissione, indirizzate a determinare, con maggior nettezza, la nuova fattispecie penale, a raccordarla con maggiore omogeneità ai principi generali dell'ordinamento e, quindi, a renderla più incisiva nelle finalità preventive e sanzionatorie che si prefigge.
Infine, venendo alla dibattuta questione dell'emendamento cosiddetto «wanted», a nostro avviso si sarebbe trattato di un grave errore. È indubbio che ci saremmo trovati di fronte a uno strumento la cui filosofia, come altri provvedimenti del Governo, inneggia alla giustizia fai da te.
Il presidente Vietti ha sottolineato il forte legame, che sarebbe diventato palpabile appena queste norme fossero entrate in vigore, fra la questione delle ronde e i manifesti wanted, un legame che c'è nell'animo di molti e che non ci vuole molta fantasia a vedere.
È certamente difficile essere contrari all'adozione di ogni mezzo utile per difendere donne e bambini, ma non possiamo ignorarne i grandi rischi: la somiglianza dei volti, persone con tratti somatici simili, lo stesso taglio di capelli o lo stesso colore della pelle avrebbero potuto determinare aggressioni dall'esito imprevedibile.
Solo in questi giorni, sull'onda dell'emozione delle violenze a Tor Carbone, su Facebook - come ho già avuto modo di affermare durante l'esame degli emendamenti - sono sorti diversi gruppi all'insegna dell'«uccidete il maniaco sessuale». Forte sarebbe la tentazione in molti cittadini, giustamente colpiti dall'efferatezza e dalla violenza di tali episodi, di farsi giustizia da sé, incorrendo però in errori forse senza rimedio.
Diamo atto alla maggioranza di aver dimostrato serietà e sensibilità ai temi critici proposti dalle opposizioni, all'onorevole Costa e alla relatrice, che se ne è fatta carico con grande equilibrio, suggerendo la soluzione dello stralcio dell'articolo 6.
Sto per concludere, signor Presidente.
La norma wanted, ne siamo convinti, avrebbe determinato più rischi che vantaggi per la sicurezza dei cittadini che, invece, deve rimanere, a giudizio dell'Unione di Centro, garantita da chi costituzionalmente è preposto a ciò e con gli strumenti investigativi che più ritiene utili, quindi dallo Stato, senza degenerare nel far west.
L'Unione di Centro è forza che ha fatto dell'equilibrio uno dei suoi parametri di riferimento e, nella consapevolezza della responsabilità che investe tutte le forze politiche quando si tratta di realizzare riforme concrete nell'esclusivo interesse dei cittadini, dichiariamo il nostro voto favorevole su un provvedimento importante, fortemente richiesto dall'opinione pubblica del Paese, cui il Parlamento, per una volta unito, ha saputo dare una buona risposta (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

Annunzio di una informativa urgente del Governo.

PRESIDENTE. Facendo seguito a quanto già preannunciato questa mattina dal Presidente della Camera, comunico che Pag. 35nella seduta di domani, alle ore 16, il Ministro della difesa, onorevole La Russa, svolgerà un'informativa urgente sul grave attentato in Afghanistan che ha causato la morte del caporal maggiore Alessandro Di Lisio nonché il ferimento di tre paracadutisti italiani.
Il Ministro La Russa sarà, quindi, presente in Aula domani alle ore 16.
Questa mattina il Presidente della Camera ha già espresso il cordoglio di tutta l'Assemblea ai familiari delle vittime e al nostro esercito.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 574-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il gruppo Lega Nord Padania voterà a favore di questo provvedimento in materia di violenza sessuale consapevole che la giustizia deve camminare al passo con i tempi e che, quindi, anche questo delicato settore andava rivisto alla luce di cambiamenti culturali e di una diversa e maggiore sensibilità nei confronti di una tipologia di reati infamanti per chi li compie e devastanti per chi li subisce, e verso i quali vi deve essere tolleranza zero.
Numerose sono state le proposte di legge su questa materia presentate da parlamentari appartenenti a gruppi diversi. Il testo unificato predisposto dal relatore è stato accettato ed ha costituito la base per l'analisi attenta e comparata delle varie osservazioni ed emendamenti.
L'obiettivo è quello di ridurre drasticamente i casi di violenza sessuale che quotidianamente vengono commessi e peraltro solo una piccola percentuale di questi è oggetto di denuncia.
Molto spesso chi le subisce, quasi sempre donne, preferisce non adire l'Autorità giudiziaria per i più svariati motivi: per paura di essere giudicate male, altre volte per un certo senso di colpa, ma più spesso per scarsa fiducia nella giustizia.
Se, da un lato, dobbiamo mettere chi subisce violenza sessuale nelle condizioni di ritenere giusto e necessario sporgere denuncia, dall'altro, chi compie un reato così infamante deve pagarne le conseguenze, deve cioè avere una pena certa e adeguata alla gravità del comportamento.
A tal fine, è previsto l'aumento del periodo di reclusione: chi commette tale delitto è punito con la reclusione da sei a dodici anni, ma è anche previsto che nei casi di minore gravità la pena della reclusione sia da due a sei anni.
Aumentare la pena ha un effetto deterrente per chi è intenzionato a commettere il reato, ma sta anche a significare la forte volontà politica di contrastare comportamenti criminosi che hanno effetti devastanti sulla qualità della vita della persona. Spesso, infatti, chi subisce violenza porta con sé una ferita psicologica che dura tutta la vita.
Proprio perché si tratta di un reato così grave e nei cui confronti vi è una forte repulsione sociale, vengono aumentate le pene anche per le circostanze aggravanti ed introdotte ulteriori fattispecie, tra le quali l'aver commesso il fatto nei confronti di una donna in stato di gravidanza.
Per evitare che qualsiasi tipo di comportamento, anche quello meno grave nel quale non c'è minaccia o violenza, venga punito come violenza sessuale, il reato di molestie sessuali consistenti in un atto o comportamento a contenuto sessuale prevede la reclusione da sei mesi a due anni.
Possiamo osservare come gli atti criminosi che riguardano la sfera sessuale vengano qualificati con una particolare attenzione, al fine di punire severamente quelli più gravi e con meno severità quei comportamenti che possono offendere la persona, che sono comunque da condannare, ma che non sono tali da ingenerare nella persona offesa un trauma. Pag. 36
Vi è nei confronti di questa tipologia di reati un forte ribrezzo, non dimentichiamo il reato di violenza sessuale di gruppo, tanto che l'articolo 8 del testo al nostro esame prevede la possibilità per l'ente locale e il centro antiviolenza impegnati per l'assistenza della persona offesa, come pure per la Presidenza del Consiglio dei ministri nel caso di reati commessi in danno di minori o nell'ambito familiare, di intervenire in giudizio.
Ciò significa che ogni qual volta questi soggetti individuano in un reato un comportamento di particolare disvalore sociale possono intervenire.
Si ritiene, dunque, che questi reati coinvolgano interessi che superano quelli strettamente personali. Se l'introduzione di nuove fattispecie di reato, la loro migliore qualificazione e un più attento bilanciamento tra la gravità del fatto delittuoso e la pena sono importanti, la Lega Nord ritiene fondamentale che sia garantita la certezza della pena. È questa una delle questioni più discusse, su cui tutti a parole sono d'accordo, ma nei fatti - come vedremo - non è così. Certezza della pena sottintende che vi sia un processo e, quindi, sia stato individuato il presunto colpevole, ma questo non sempre avviene; e così la persona che ha fatto la denuncia perde fiducia nelle istituzioni, in particolare nella giustizia, ma deve essere certo che chi sbaglia paga per il suo errore.
In secondo luogo, i tempi per lo svolgimento del processo debbono essere non dico veloci (in questo momento sarebbe chiedere troppo), ma almeno accettabili. Se una sentenza arriva dopo quattro, cinque o più anni, perde la sua efficacia deterrente nei confronti di chi intende compiere un reato e ci sarà sempre chi pensa di poterla fare franca, non solo perché spesso la vittima tace (non fa la denuncia), ma soprattutto perché c'è la reale possibilità che il reato cada in prescrizione.
Certezza della pena significa poi che chi viene condannato paghi fino in fondo e sconti tutta la pena. Ma tra sconti di pena e indulti c'è la possibilità che chi ha commesso un reato, anche grave, resti ben poco tempo in carcere.
L'indulto approvato circa tre anni fa a larga maggioranza del Parlamento ha prodotto effetti nefasti. L'obiettivo di questo provvedimento era di ridurre il numero dei detenuti nelle carceri, visto che era stato superato il limite regolamentare. Solo la Lega Nord allora ha votato compatta contro l'indulto, ben sapendo che il risultato sarebbe stato disastroso, come puntualmente è avvenuto: oltre 20 mila detenuti sono usciti dal carcere, molti dei quali appena fuori hanno commesso altri reati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Così non solo le carceri sono di nuovo stracolme, ma sono stati commessi reati, anche efferati, che hanno prodotto dolore e a volte lutti.
Voglio solo ricordare un fatto accaduto nel trevigiano, dove una coppia di coniugi è stata barbaramente trucidata da chi aveva usufruito dell'indulto. In quel caso, il colpevole era - come spesso avviene - un immigrato clandestino. Ma se chiedete in giro chi è il padre di quel provvedimento d'indulto state pur certi che non lo trovate. Eppure, come dicevo, fu votato a larga maggioranza del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ora c'è tolleranza zero nei confronti dell'immigrazione clandestina, che finalmente è reato, come già avviene in altri Stati europei. Lo Stato, infatti, ha il diritto di difendersi da quella che era diventata ormai un'invasione, ma soprattutto ha il dovere e l'obbligo di difendere la sicurezza dei cittadini, impedendo che vi sia chi arriva in Italia non per lavorare, ma per delinquere.
Per inciso, oltre un terzo dei reati viene commesso da immigrati quasi sempre clandestini. Eppure il centrosinistra si è scandalizzato per l'approvazione del reato di clandestinità.
Riguardo ai reati attinenti la sfera sessuale, va tenuto in considerazione un altro aspetto, quello culturale: la prevenzione. Occorre creare le condizioni affinché questi reati subiscano una drastica Pag. 37riduzione. Ciò significa rafforzare, innanzitutto nei ragazzi, il principio della parità tra uomo e donna e inculcare il rispetto della persona.
Un emendamento che è stato approvato ha proprio questa valenza: condividiamo, infatti, che è necessario fare prevenzione. Solo così il numero dei reati potrà diminuire in maniera sensibile: la scuola, la famiglia e le istituzioni debbono intervenire informando e formando nella consapevolezza che così sarà più facile ottenere i risultati sperati.
La proposta di legge costituisce un ulteriore e prezioso tassello delle riforme inerenti la giustizia in generale. Altri provvedimenti sono già stati approvati (ricordiamo lo stalking, concernente la stessa materia) e altri ancora riguardanti il processo civile. Nel nostro Paese, il numero delle cause civili e penali pendenti è più elevato che nel resto d'Europa e non è degno di un Paese civile.
La crisi della giustizia non tocca solo gli interessi dei singoli cittadini, ma riguarda la credibilità dell'intero Paese. La malagiustizia è un handicap, un freno allo sviluppo economico, un limite per chi vuole investire in Italia.
È necessario, quindi, porre mano all'intero sistema per ridurre i tempi processuali e per essere in grado, come avviene in altri Stati, di fare giustizia.
Ma non è solo la normativa che va modificata per adeguarla ad una società che è profondamente cambiata e sta evolvendo rapidamente; infatti, occorre anche responsabilizzare chi amministra la giustizia, premiare chi non merita e punire chi, magari ripetutamente, sbaglia.
Tuttavia, c'è chi vuole mantenere lo status quo e chi frena sulle riforme, chi ha paura di cambiare e chi si arrocca su posizioni di privilegio. La Lega Nord ritiene che sia giunto il momento di voltare pagina anche in questo delicato settore che tocca da vicino la vita, o meglio, la qualità della vita dei cittadini, di ogni singolo cittadino.
La separazione delle carriere, la responsabilità di chi decide, o a volte pretende di decidere, in nome del popolo italiano, sono alcuni temi di cui dobbiamo discutere e la Lega Nord si pone, ancora una volta, in prima linea, per dare il proprio contributo, mettendo sul tavolo le proprie proposte consapevole che l'attuale situazione del sistema giustizia non è più sostenibile.
Concludendo, signor Presidente, se il provvedimento in esame costituisce un prezioso tassello, la riforma della giustizia sarà un'ulteriore tessera del più grande mosaico dove troviamo già il federalismo, la sicurezza e la semplificazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la discussione, prima in Commissione giustizia, poi in quest'Aula, del testo unificato sulla violenza sessuale sicuramente rappresenta una forte testimonianza dell'attenzione di questo Parlamento alla problematica dei comportamenti di violenza sessuale e delle molestie a sfondo sessuale, di cui risultano vittime milioni di donne e di minori, senza contare tutti i numerosi casi in cui le condizioni personali, socioambientali, familiari o la paura impongono di tacere.
I fatti di cronaca che registrano il crescente aumento di episodi di violenza sessuale ne testimoniano l'efferatezza e costituiscono il risvolto di un'emergenza sociale che spesso si consuma nella segretezza degli ambiti familiari, lavorativi e scolastici. Deve farci riflettere il fatto che, pur dopo l'approvazione di quella legge del 1996, che comunque rappresentò un momento culturale di estrema rilevanza e che ricondusse alla sezione dedicata ai delitti contro la persona le condotte di violenza sessuale, i comportamenti punibili che ledono la sfera sessuale attualmente, dopo quindici anni, non si sono ridotti né con riguardo al numero né riguardo alla gravità.
Cos'è che non ha funzionato? L'operato delle forze dell'ordine, della magistratura? Pag. 38In realtà, sappiamo tutti che non siamo alle prese solo con un problema di repressione o di ordine pubblico, ma di una problematica più complessa che ha radici antiche, socioculturali, di un pesante fardello che la coscienza civile si porta dietro, non essendo ancora riuscita appieno a metabolizzare il rispetto delle libertà personali, dell'inviolabilità e dignità della persona, della libertà di autodeterminazione nelle proprie scelte sessuali.
In Europa, la maggior parte dei Paesi nel corso degli anni ha affrontato il complesso delle situazioni intervenendo con inasprimenti della pena, ma anche sul terreno della prevenzione, dell'educazione e del rispetto della persona. In Italia si continua ad avere un approccio settoriale: si è recentemente approvata, con il contributo di tutte le forze politiche, la legge contro gli atti persecutori, si sta discutendo il testo unificato contro la pedofilia in Commissione giustizia, si sta per votare oggi, in questo ramo del Parlamento, un testo unificato sulla violenza sessuale, ma si fa fatica a riconoscere come prioritario un piano integrato di interventi, che operi contestualmente in riferimento alle misure di informazione, sensibilizzazione e di prevenzione della violenza, dagli strumenti per il contrasto e la repressione a quelli per la tutela e il sostegno delle vittime.
Il testo che era uscito dalla Commissione era improntato prevalentemente a riconsiderare alcuni strumenti normativi di repressione, a rideterminare i minimi e i massimi della pena, a correggere alcune storture del sistema in materia di recidiva, ad integrare le previsioni carenti in tema di circostanze aggravanti, sottolineando, tra l'altro, la gravità di comportamenti commessi da chi abbia con la vittima un rapporto privilegiato, anche e soprattutto di tipo familiare, poiché tale condizione normalmente crea un affidamento con conseguente abbassamento del livello di guardia nella vittima, individuando così situazioni di particolare prevaricazione sulla persona offesa.
Vi era solo un timido riconoscimento, però, delle istanze di prevenzione e tutela: l'intervento in giudizio dell'ente locale e del centro antiviolenza che presta assistenza; la prescrizione che il Ministro per le pari opportunità, avvalendosi dei suoi organi, presenti al Parlamento una relazione sull'attività di coordinamento e di attuazione delle azioni contro gli atti persecutori e gli atti di violenza sessuale; misure da parte delle autorità pubbliche per la sensibilizzazione e informazione sugli strumenti previsti a legislazione vigente in favore delle vittime di violenza.
In Aula sono stati accolti alcuni dei nostri ordini del giorno che vanno in questo senso. Penso, in particolare, all'impegno del Ministro per le pari opportunità e del Ministro della giustizia di assicurare con cadenza almeno biennale la rilevazione statistica del fenomeno, al fine della progettazione e della realizzazione di efficaci politiche di contrasto. Penso all'impegno del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di promuovere, nelle scuole e nell'ambito dei programmi scolastici, iniziative di informazione e formazione contro la violenza e la discriminazione sessuale. Penso alla promozione di protocolli di intesa ad opera delle prefetture tra i soggetti istituzionali e del volontariato, a percorsi educativi e formativi per realizzare quell'efficace sostegno delle vittime nelle diverse ma pur sempre dolorose fasi che seguono l'episodio di violenza.
Certo, ci saremmo aspettati di più, e cioè degli interventi e delle aperture non solo programmatici ma di sistema, con una specifica destinazione di risorse economico-finanziarie per il funzionamento dei centri antiviolenza, per la formazione multidisciplinare interattiva degli operatori socio-sanitari della polizia giudiziaria, per l'istituzione di reti operative tra soggetti istituzionali e appartenenti al privato-sociale, che consentano di realizzare un intervento strutturato e articolato per l'effettivo sostegno della vittima.
Il nostro sarà un «sì» a questo provvedimento legislativo che vuole testimoniare impegno e responsabilità della politica, al di là degli schieramenti, perché è solo in questo modo che si affronta un tema così importante e carico di significato Pag. 39quale quello del contrasto ad ogni forma di violenza, di prevaricazione e di negazione del diritto di disporre della propria libertà sessuale.
Tuttavia, si tratta di un voto favorevole che ha una valenza politica importante e che deve far riflettere la maggioranza. Questo voto è la dimostrazione che la nostra opposizione non è mai fine a se stessa o sorda rispetto ai problemi reali del Paese, ma che anzi si vuole far carico fino in fondo di questi problemi, laddove in quest'Aula ci si confronti su testi scevri da norme-manifesto o da norme-slogan che incitano alla giustizia fai-da-te e che non risolvono concretamente i problemi della sicurezza dei cittadini.
Vuole essere un voto favorevole di condivisione di un ulteriore passo verso la realizzazione di traguardi concretamente più efficaci, che ci consentano di vincere davvero la battaglia contro la violenza e tutte le forme di coartazione della libertà. In questo senso ci auguriamo che gli impegni assunti dal Governo nell'accoglimento degli ordini del giorno si traducano in azioni positive con il reperimento di fondi necessari, di risorse umane ed economiche specificatamente dedicate al contrasto della violenza e al sostegno delle vittime (Applausi dei deputati del gruppo del Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN. Cari colleghi e colleghe, è con grande piacere che oggi ci apprestiamo a votare una legge che - ci tengo a dirlo in modo particolare - non è una legge di genere. È una legge di civiltà.
Sono passati solo tredici anni, come è stato rilevato negli interventi precedenti, dall'approvazione della legge del 1996, che ha istituito la violenza sessuale come reato contro la persona e non più come reato contro morale, tredici anni che segnano un'epoca. Lo abbiamo già affermato nel dibattito generale ed è un fatto che è emerso anche nella discussione, interessante ed articolata, avvenuta in Commissione giustizia.
Tredici anni, tuttavia, che hanno segnato un cambiamento culturale fortissimo nel nostro Paese. Basti pensare ai toni del dibattito del 1996, basti pensare ai decenni precedenti di lotte e di rivendicazioni. Dietro questa legge c'è la sofferenza di tantissime donne, c'è una cultura che si è consumata.
Pensiamo soltanto che fino a pochi decenni fa era considerato normale il ratto a fine di matrimonio e si parlava del ratto a fine di libidine. Soltanto alla fine degli anni Ottanta, mentre molti di noi andavano all'Università e vivevano in un mondo in cui la musica, il dibattito culturale, la cinematografia parlavano di eguaglianza e pariteticità tra uomini e donne, ci fu nel nostro Paese una sentenza che fece clamore, in cui venne assolto uno stupratore perché era stato «stimolato» dalla minigonna della vittima.
Non è una sentenza degli anni Quaranta o Cinquanta, ma risale a poco meno di un decennio fa. Allora, pensate quanta strada è stata fatta, ma quanta ancora deve essere fatta. In Parlamento oggi questo provvedimento è stato condiviso - ci tengo a dirlo - in Commissione giustizia da testi che sono venuti da tutte le parti politiche e con il lavoro della relatrice, ma è stato anche fortemente voluto dalle donne di questo Parlamento e dalle donne della maggioranza di cui faccio parte. Quindi, credo che il provvedimento segni un passaggio importante.
Proprio in questa legislatura il Governo Berlusconi e il Ministro Carfagna hanno dimostrato di avere una volontà ferrea nell'affrontare il tema della violenza contro le donne e la violenza tout court. Si citava la legge sullo stalking contro gli atti persecutori, oggi abbiamo rivisto la legge sulla violenza sessuale. Spero che tra breve porremo mano ad altre forme di violenza, non solo con la legge sulla pedofilia, ma anche violenze più subdole che gravano contro le donne come quelle che avvengono nel mondo del lavoro e che si consumano tutti i giorni con una disparità salariale e di accesso alle opportunità professionali. Pag. 40
Ma il termine della violenza che affrontiamo nel provvedimento in esame non è soltanto un inasprimento delle pene. Badate che anche se fosse stato solo questo, sarebbe stato un atto e un passaggio in avanti non soltanto della nostra legislazione, ma nella cultura che sta dietro la violenza sessuale. Pensiamo al fatto che probabilmente non c'è nessuna pena che potrà ripagare una donna della ferita grave e indelebile di essere stata violata in quanto più c'è di intimo, che non è semplicemente la violenza della propria sessualità, ma la violenza della propria dignità di persona, della propria autonomia, della propria capacità di rivendicazione della propria azione.
Ciò da solo sarebbe il motivo giusto per approvare questo provvedimento, ma non abbiamo fatto solo questo. Dopo tredici anni, senza dogmatismo e con un approccio intellettuale libero (e ci tengo a sottolinearlo) da condizionamenti ideologici, abbiamo provato a fare dei correttivi e ad andare incontro alla società, purtroppo, considerando gli aspetti più distorsivi del nostro tessuto sociale.
Siamo intervenuti sullo stupro di gruppo, che è un fenomeno nuovo così come si presenta e come si è presentato alle cronache italiane negli ultimi mesi, ma siamo intervenuti non sull'onda dell'emotività della cronaca. Ci tengo a sottolinearlo: non si tratta di una «legge manifesto», in quanto nasce dalla sintesi di varie proposte depositate in questi anni da colleghe attente alla materia e al problema.
È un provvedimento che ha voluto andare incontro non soltanto alla trasformazione di fenomeni purtroppo sociali che hanno visto un cambiamento anche del tessuto sociale e un nuovo rapporto con alcune fasce dell'immigrazione, con problematiche legate ad una crescita della violenza nella nostra società, che ci deve preoccupare, italiani e non. Si tratta di un provvedimento che risponde all'esigenza formativa. Infatti, quando ci si riferisce alla formazione nelle scuole si introduce il concetto di formare i nostri studenti contro la cultura dell'odio, che ha come oggetto un soggetto più debole (ad esempio, il bullismo o fenomeni di razzismo sociale, religioso e in extremis anche sessuale). Credo che incidere sulla formazione delle nostre generazioni future sia quel passaggio culturale che ci mancava e che segna la rottura di un argine innanzitutto intellettuale per cui la violenza contro una donna era qualcosa che poteva essere in qualche maniera, non detta e non esplicitata, giustificabile.
Uno degli aspetti più interessanti del provvedimento è l'introduzione del reato di molestie sessuali, che ne costituisce l'ultimo aspetto, dove noi andiamo a rivendicare nel codice penale - che ha un suo significato e una sua stigmatizzazione non soltanto dal punto di vista della pena, ma soprattutto da quello sociale - il fatto che una donna non solo non possa essere fatta oggetto di persecuzione o di violenza, ma che è violenza anche pensare di poterne violare la dignità con atti o comportamenti.
Questo poi è il frutto di questa legge. Ogni anno, nel nostro Paese, si consumano centinaia di migliaia di atti di violenza. Vi dico soltanto un numero, perché le cifre hanno forse un impatto emotivo che le percentuali non possono avere: sono circa 6 milioni 743 mila le donne che dai sedici ai settanta anni hanno subito, almeno una volta, nella propria vita violenza sessuale.
Questi sono i dati con i quali noi ci confrontiamo come Parlamento e con i quali si confrontano poi le forze che devono contrastare questa forma estrema e terribile di coercizione della personalità umana. Soltanto il 7 per cento delle donne che subiscono violenza domestica, all'interno della propria famiglia, ha il coraggio di denunciare l'atto di violenza. Dal Governo, prima, con il disegno di legge sulla sicurezza, e da noi ora con questa norma, è stata introdotta una serie di fattori, ossia il patrocinio gratuito per le donne, la possibilità di far parte di una rete protettiva sociale, l'aiuto agli enti locali, che sono prioritari nelle battaglie da fare nel territorio, nell'azione educativa, formativa e di prevenzione. Pag. 41
Ma se si pensa che con una legge si sia risolto il problema della violenza, abbiamo sbagliato tutti. La legge è uno strumento, ma ciò che è più importante è quello che stiamo compiendo oggi in questo Parlamento, ossia cambiare tutti insieme la cultura del nostro Paese. Occorre educare il Paese e farlo essendo convinti che le leggi che riguardano le donne non sono leggi di genere, ma - lo ribadisco - leggi di civiltà, che fanno progredire l'Italia nel consesso delle nazioni civili.
Mi accingo a concludere, facendo soltanto un passaggio: noi abbiamo provato ad introdurre un elemento innovativo, quello dei rilievi fotografici. Ci abbiamo lavorato sopra come Commissione, anche con l'aiuto del Governo. Sui giornali abbiamo letto di tutto: la proposta wanted e tante altre cose. Abbiamo deciso per lo stralcio, ma dietro questa norma non c'era nessun intento persecutorio o vendicativo, quanto la volontà di fornire all'autorità giudiziaria nuovi strumenti innovativi per ricercare i mostri, come quello di Roma, arrestato fortunatamente pochi giorni fa, che continuano a terrorizzare la vita di tante donne. Speriamo di andare avanti con leggi come questa, per fare di questa legislatura la legislatura delle donne (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

CAROLINA LUSSANA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA, Relatore. Signor Presidente, vorrei ringraziare tutti i gruppi parlamentari che hanno collaborato alla stesura di questo testo unificato e all'approvazione unanime. Oggi penso che il Parlamento dia un segnale importante al Paese su un tema come quello del contrasto alla violenza sulle donne - per i dati che sono stati riportati dai colleghi e dalle colleghe che sono intervenuti - che ha purtroppo un così forte impatto di allarme sociale. È importantissimo il segnale unanime di contrasto che noi tutti, qui, oggi lanciamo.
Questo testo unificato completa un percorso già avviato dal Parlamento e dal Governo per il contrasto dei reati particolarmente odiosi. Ho ricordato l'introduzione delle nuove norme contro lo stalking, ricordiamo anche il decreto-legge «anti stupri», perché leggi come queste servono anche a portare avanti nel Paese una cultura del rispetto e ad educare anche l'orientamento della giurisprudenza. Vorrei ricordare il caso della signora Reggiani: in primo grado vi è stata una sentenza con condanna a ventinove anni; dopo il decreto-legge «anti stupri», che ha previsto l'ergastolo nei casi in cui alla violenza sessuale faccia seguito l'omicidio della vittima, in appello l'assassino della signora Reggiani è stato condannato all'ergastolo.
Dunque, ringrazio tutti per questa legge, che ha sì un aspetto repressivo importante per il contrasto alla violenza sessuale, ma che ha anche la finalità di educare: educhiamo nelle scuole, a partire da ogni ordine e grado, alla cultura del rispetto, al rispetto della parità tra uomo e donna, perché solo in questo modo potremo spegnere sul nascere i focolai di violenza (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

(Coordinamento formale - A.C. 574-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 574-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Pag. 42
Avverto che, a norma dell'articolo 51, comma 2, del Regolamento, il presidente del gruppo del Partito Democratico ha chiesto che la votazione finale sul provvedimento abbia luogo a scrutinio segreto. Tale richiesta può essere accolta in base ad un giudizio di prevalenza.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato dei progetti di legge 574-A ed abbinati, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Traversa, Mondello, Vincenzo Fontana, Vico? Onorevole Vico, ogni tanto lei ritorna su questi schermi! Onorevole Vincenzo Fontana? Hanno votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni in materia di violenza sessuale» (574-611-666-688-817-924-952-1424-2142-2167-2194-2229-A):

Presenti e votanti 476
Maggioranza 239
Hanno votato 447
Hanno votato no 29
(La Camera approva - Applausi - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito a votare.

Seguito della discussione delle mozioni Oliverio ed altri n. 1-00196, Beccalossi ed altri n. 1-00197, Delfino ed altri n. 1-00205, Fogliato ed altri n. 1-00207 e Di Giuseppe ed altri n. 1-00217 concernenti misure a favore del settore agroalimentare e della pesca.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Oliverio ed altri n. 1-00196, Beccalossi ed altri n. 1-00197, Delfino ed altri n. 1-00205, Fogliato ed altri n. 1-00207 e Di Giuseppe ed altri n. 1-00217, concernenti misure a favore del settore agroalimentare e della pesca (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta del 13 luglio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Antonio Buonfiglio, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

ANTONIO BUONFIGLIO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, prima di esprimere il parere sulle mozioni faccio delle brevi considerazioni rispetto alla discussione sulle linee generali di ieri, perché vi sono state delle critiche un po' ingenerose sull'operato del Governo e del Ministro, soprattutto in considerazione della scarsa attenzione che l'Aula avrebbe riservato all'agricoltura, mentre ricordo ai rappresentanti dell'opposizione che, in questa legislatura, già alcune volte il tema dell'agricoltura è stato introdotto specificatamente in questa Aula, più un'altra serie di provvedimenti puntuali.
Peraltro, queste critiche non rendono neanche il merito del giusto lavoro svolto non solo dal Governo e dal Ministro, ma anche dalle Commissioni parlamentari, per cui, prima di rendere il parere, e continuando nello spirito che vi è stato richiesto, cioè quello che si vuole fare di più, si condivide sicuramente il dispositivo delle mozioni, mentre vi è una richiesta di votazione per parti separate per quanto riguarda le premesse.
Vi è sicuramente un parere favorevole sulla mozione Beccalossi ed altri n. 1-00197 e sulla mozione Fogliato ed altri n. 1-00207, con la riformulazione mentre vi è una richiesta, anche da parte dei gruppi, di votazione per parti separate per quanto riguarda le mozioni Oliverio ed altri n. 1-00196, Delfino ed altri Pag. 43n. 1-00205 e Di Giuseppe ed altri n. 1-00217, sulle quali, limitatamente al dispositivo, il parere del Governo è favorevole.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda la votazione per parti separate, sarà poi compito dei gruppi o dei deputati eventualmente richiederla. Quindi, il Governo accetta limitatamente al dispositivo le mozioni Oliverio ed altri n. 1-00196, Delfino ed altri n. 1-00205 e Di Giuseppe ed altri n. 1-00127, mentre non ne accetta la parte motiva.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le anticipo che in relazione alle dichiarazioni del Governo chiediamo la votazione per parti separate, premessa e dispositivo, della mozione Oliverio ed altri n. 1-00196 nonché delle altre richiamate del sottosegretario.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, prendo volentieri la parola sulle mozioni in esame, sapendo che poi il collega presidente di gruppo in Commissione agricoltura esprimerà più puntualmente la dichiarazione di voto per il gruppo UdC.
Partendo proprio dalla lettura degli atti del dibattito avvenuto ieri che ho avuto modo di effettuare, penso che la considerazione espressa dal sottosegretario, di scarsa attenzione all'agricoltura, non sia certamente un elemento che in sede di Commissione noi abbiamo tralasciato di rappresentare: non tanto nella convinzione che il Governo sia stato inerte, quanto davanti all'impossibilità che il Governo e la maggioranza hanno dimostrato, o quanto meno alla grande difficoltà, signor sottosegretario, che il Governo ha dimostrato, anche solo nel riproporre le misure a sostegno del comparto agricolo che, oramai da anni, andavano avanti senza particolari obiezioni da parte del Ministero dell'economia e delle finanze. Noi abbiamo certamente visto una difficoltà maggiore per l'attenzione al Fondo di solidarietà, per quanto riguarda le agevolazioni previdenziali, e per tutta un'altra serie di aiuti che in qualche modo già erano nella prassi dell'attenzione e dell'azione del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali a favore dei produttori di questi importanti settori.
Non siamo mai per negare, signor Presidente, signor sottosegretario, l'impegno; però non possiamo non misurare la risposta ai temi che abbiamo sollevato in Parlamento con l'approvazione della legge finanziaria prima, con l'attenzione ai diversi provvedimenti che sono venuti in Aula e che sono poi stati, anche dopo essere stati approvati, svuotati in passaggi successivi dei loro contenuti.
Noi riteniamo quindi che si possa, ma vorrei dire che si debba, fare di più per l'agricoltura, partendo da una comune condivisione che il Parlamento ha sempre avuto su questi temi: nella convinzione - come affermiamo anche nella mozione - della centralità dell'agricoltura e del sistema agroalimentare e della pesca. Tale centralità non può essere soltanto declamata, conclamata, ma dev'essere attivamente supportata; e allora a me piace richiamare l'attenzione del sottosegretario sulla nostra mozione, che prevede tanti dispositivi, stante anche l'adesione positiva che ha dato al nostro dispositivo, l'attenzione ad accelerare il pieno ed efficiente utilizzo degli stanziamenti previsti dal Piano nazionale irriguo, nonché all'utilizzo di tutte le risorse che sono stata allocate negli anni per quanto riguarda il lavoro di ISA, l'Istituto per lo sviluppo agroalimentare, e di Buonitalia.
Questi sono strumenti sui quali e attraverso i quali si deve avere la capacità di fare un balzo in avanti in termini di efficienza dell'utilizzo delle risorse. Pag. 44
Più in generale, signor sottosegretario, noi riteniamo che vi è stata una buona tenuta da parte del nostro sistema agricolo e agroalimentare, ma con la nostra mozione rileviamo taluni elementi di preoccupazione che desidero richiamare con forza. Il primo è il calo del reddito dei nostri produttori agricoli ed ittici, poiché questo è un dato certificato da tanti istituti economici: si tratta di un 18 per cento in meno che non può non suscitare preoccupazione. Il secondo è l'andamento dei prezzi, con una squilibrata distribuzione del valore all'interno delle filiera. Da anni - lei lo sa bene - su questo tema vi è l'impegno dei Governi e del Parlamento: vi è però una situazione di fatto, certificata anche in questo caso dagli studi economici di settore che dicono che su 100 centesimi, 60 vanno alla distribuzione, 23 all'industria di trasformazione e solo 17 ai produttori agricoli. Sono dati sui quali non possiamo chiudere gli occhi. L'ultimo grande elemento di preoccupazione è che in questo tempo di crisi diminuisce anche la capacità di spesa delle famiglie per i prodotti del settore agroalimentare ed ittico. Tutti questi elementi portano certamente a nuove difficoltà, che si sommano a quelle più generali dell'economia del credito.
Vi è una condivisione larga, come ella l'ha definita nell'espressione dei pareri, da parte del Governo di tutte queste mozioni nei loro dispositivi. Io credo che sia un impegno forte quello che il Governo si assume, per far sì che quelle ipotesi e proposte di intervento vadano a tradursi effettivamente in provvedimenti operativi. Il problema è che, quando come Parlamento ci confrontiamo con il Ministero delle politiche agricoli e forestali, noi abbiamo risposte positive; ma quando ci confrontiamo con il Governo nel suo complesso, e con il suo «superministro» dell'economia, ahimè, le risposte sono assai inferiori alle attese.
Ecco perché noi abbiamo voluto essere presenti in questo dibattito: come lei ha sollecitato anche nella sede delle Commissioni parlamentari competenti, daremo senz'altro il nostro contributo perché questo settore - che è un settore vitale che ha dimostrato di potere reagire anche in questo periodo di crisi - possa godere di tutti gli strumenti che possano rilanciarlo e che possano continuare a dare garanzie ai produttori e sicurezza alimentare e tutela ambientale al nostro bel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e della deputata Servodio).

ANTONIO BUONFIGLIO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BUONFIGLIO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Signor Presidente, desidero solo leggere la riformulazione che era stata proposta del sesto capoverso del dispositivo della mozione Fogliato ed altri n. 1-00207: «ad avviare un profondo ripensamento del complesso delle agevolazioni fiscali, contributive e tariffarie di cui beneficia il settore agricolo».

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fogliato. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO FOGLIATO. Signor Presidente, il sistema agroalimentare italiano rappresenta una realtà particolarmente articolata e complessa, le cui componenti produttive sono costituite non solo dall'agricoltura e dall'industria alimentare, ossia dalle due attività economiche cui sono riferibili le attività di produzione e trasformazione delle materie prime, ma anche dei settori che si collocano a monte e a valle di questa attività.
Ne discende che una corretta valutazione dell'effettiva rilevanza economica del settore agro-alimentare deve essere necessariamente effettuata considerando il complesso delle attività che costituiscono le cosiddette filiere agro-alimentari, e che vanno dalla fornitura dei fattori produttivi agricoli al consumo finale dei prodotti agro-alimentari. Pag. 45
Operando tale valutazione ci rendiamo conto che nel suo complesso il nostro sistema agro-alimentare vale circa 240 miliardi di euro, che a loro volta corrispondono a circa il 15 per cento del nostro prodotto interno lordo.
Al centro di questo complesso e più che rilevante sistema vi è indiscutibilmente l'agricoltura, senza la quale tutto quanto verrebbe meno. Nessuno può infatti realisticamente pensare che si possa rinunciare ai prodotti della nostra agricoltura o al ruolo che essa svolge su di un territorio come il nostro che - giova sottolinearlo - è costituito per oltre il 76 per cento da aree collinari e montane e per più dell'80 per cento da aree rurali, dove l'agricoltura, anche quando non è in grado di svolgere un ruolo economicamente decisivo, contribuisce comunque a determinare le caratteristiche sociali, ambientali e paesaggistiche.
Da tempo la nostra agricoltura è in grave affanno, a causa principalmente di antichi problemi strutturali che oggi trovano la loro più evidente rappresentazione nella squilibrata distribuzione del valore all'interno delle filiere agro-alimentari che, per ogni euro speso per il consumo di beni alimentari, vede 60 centesimi andare a retribuire la fase della distribuzione, 23 quella dell'industria alimentare e appena 17 centesimi la fase agricola.
Tale squilibrata distribuzione del valore ha stretto l'agricoltura in una morsa di progressivo peggioramento delle ragioni di scambio che, a sua volta, ha dato luogo ad un crescente squilibrio di forza contrattuale che nel tempo ha sensibilmente accresciuto la difficoltà dell'agricoltura ad ottenere livelli di reddito sufficienti per remunerare adeguatamente la propria fase produttiva.
In questo quadro, il rafforzamento della componente agricola all'interno delle filiere agro-alimentari è da considerare una priorità di politica economica generale in quanto, come abbiamo prima evidenziato, l'agricoltura è la componente centrale di un sistema socio-economico complesso, che include un sistema di attività economiche dal valore di circa 240 miliardi di euro.
Il Governo, il Ministro Zaia, in questo primo anno di legislatura, hanno mostrato grande sensibilità ed attenzione nei confronti dell'agricoltura e del ruolo non solo economico, ma anche sociale ed ambientale, che la stessa è in grado di svolgere.
A prova di ciò è sufficiente ricordare l'impegno profuso ed i brillanti risultati raggiunti nelle sedi comunitarie ed internazionali e, in campo nazionale, gli importanti spazi riservati nell'ambito dei provvedimenti di politica economica generale (si pensi, ad esempio, ai risultati raggiunti con l'accordo dell'health check o con quello raggiunto a conclusione del G8 agricolo, al consolidamento dell'aliquota agevolata IRAP dopo più di un decennio di proroghe, al rafforzamento del sistema di controlli a tutela della qualità dei nostri prodotti e della salute dei consumatori). Potremmo continuare, ma non siamo qui solo per ricordare quanto fatto dal Governo, bensì per evidenziare che proprio l'attenzione che fino ad oggi è stata manifestata nei confronti dell'agricoltura costituisce la migliore garanzia per richiedere e per attendersi un impegno ancora maggiore. Ma non solo; l'attenzione manifestata in questo primo anno è anche indicativa del fatto che il Governo ha piena consapevolezza sia del ruolo sociale, economico e territoriale della nostra agricoltura, sia della centralità che essa rappresenta nei confronti di quel complesso di attività che costituiscono il nostro sistema agro-alimentare che, come abbiamo visto, valgono 15 punti del nostro prodotto interno lordo.
La nuova politica agricola comune ha ormai definitivamente tracciato il suo percorso futuro. Gli aiuti diretti si affiancheranno, in modo sempre più stretto e complementare, alle misure di sviluppo rurale: ciò, tra le altre cose, significa che la concessione degli aiuti comunitari sarà sempre più legata sia ai comportamenti che gli agricoltori si impegneranno ad Pag. 46assumere, sia alle funzioni non solo produttive che l'agricoltura è in grado di svolgere.
Si tratta di un'evoluzione importante, che se da un lato rende visibili ai contribuenti i motivi per i quali è giusto e giustificabile sostenere l'agricoltura, dall'altro impone un generale adeguamento, affinché gli interventi a sostegno del settore siano sempre più finalizzati al perseguimento di obiettivi di interesse generale che vanno dalla tutela dell'ambiente, del paesaggio alla sicurezza alimentare, dalla qualità dei prodotti alla possibilità di fronteggiare i grandi problemi dell'umanità, primi fra tutti il rischio climatico e l'abbattimento della povertà e della fame nel mondo.
In questo spirito, riteniamo che la nostra mozione, e quella degli amici del Popolo della Libertà, impegnano il Governo riguardo a tutti i principali aspetti per i quali è necessario profondere un nuovo impegno che, partendo dalla solida base degli ottimi risultati conseguiti in questo primo anno, possa indirizzare e sostenere il futuro sviluppo del nostro sistema agroalimentare.
Per questo annunciamo il nostro voto favorevole alla mozioni della Lega Nord e del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, abbiamo voluto presentare questa mozione per dare il nostro contributo ad una materia alquanto tralasciata da questo Governo. Abbiamo tentato in tutti i modi nelle sedi opportune - mi riferisco alle Commissioni - di dare il nostro contributo ad un settore in grande difficoltà.
Difficoltà dovute, soprattutto, alla crisi di mercato e al crollo dei prezzi dei prodotti (dei cereali, della frutta fresca, dell'olio). Da una parte vi è il produttore che ha a che fare con i prezzi alla produzione che crollano oltre il 40 per cento, dall'altra vi è il consumatore che deve pagare addirittura prodotti a prezzi cresciuti di oltre il 200 per cento. Abbiamo dei costi di produzione, ad esempio quelli dei fertilizzanti, aumentati del 63 per cento, quelli dei carburanti che in questo periodo registrano una crescita compresa tra il 20 e il 40 per cento, nonché oneri previdenziali tra i più alti in Europa.
Vi sono, inoltre, altri aspetti che vogliamo evidenziare circa il rapporto con la grande distribuzione organizzata. Vogliamo che vi sia l'impegno del Governo, anche grazie a questa discussione, affinché vengano accorciate le filiere per evitare che vi siano processi di speculazione vera per i prodotti dell'agroalimentare. Bisogna fermare le speculazioni con misure molto, ma molto severe, e garantire la produzione lungo la filiera. I dati che ci forniscono la Banca d'Italia e la guardia finanza confermano, ancora una volta, che è in atto una grande speculazione tra i prodotti alla produzione e quelli al consumo.
Vorremmo anche in quest'occasione sottolineare, signor sottosegretario, se mi dà la possibilità di essere ascoltato, che sul piano irriguo nazionale siamo all'anno zero. Dopo un anno dall'insediamento di questo Governo, nessuna opera è stata avviata sul piano irriguo nazionale. Anzi, il Ministro deve ancora varare il decreto di attuazione di una norma approvata dal Parlamento all'unanimità, sia alla Camera, che al Senato, per costituire un Fondo per la progettazione per le aree sottosviluppate di sistemi idrici e irrigui. Vorremmo avere anche su ciò delle risposte molto chiare. Invece, avete solo provveduto a ridurre di 70 milioni di euro l'investimento in ordine al piano irriguo nazionale.
Chiediamo con forza e con determinazione che venga rivisitato il sistema del credito agrario per fare ripartire l'impresa agricola. C'è necessità, e c'è l'asfissia anche per questo settore, per il settore dell'agricoltura; all'impresa agricola bisogna concedere dei prestiti e delle garanzie, offerti anche da Ismea e da fonti di garanzia. Occorrono questi strumenti. Occorre soprattutto investire in ricerca e innovazione Pag. 47per migliorare i prodotti e per ridurre i costi. È una sfida che si chiama competitività: noi ci crediamo ciecamente.
Noi siamo pronti a collaborare su questi temi, a cominciare da quello dell'etichettatura. Siamo davvero contenti e soddisfatti del risultato ottenuto per quanto attiene all'etichettatura sull'olio d'oliva. Vogliamo che questo si ripeta per tutti gli altri prodotti, per evitare che un miliardo e 300 mila chilogrammi di latte in polvere, che erano pronti ad essere utilizzati, possano essere trasformati in formaggi e mozzarelle. Si tratta di un'azione forte che prevede anche un intervento serio e puntuale per quanto riguarda la contraffazione.
La meccanizzazione agricola, signor sottosegretario, signor Presidente, in Italia ha trenta anni. In altre parole, non viene rinnovato il parco macchine da circa trenta anni; dobbiamo creare, dovete creare le condizioni perché questo parco si rinnovi, altrimenti anche qui flettiamo in quanto non ci sono le condizioni per migliorare e per fare impresa.
Siamo pronti a confrontarci su questo tema, a dare il nostro modesto contributo. Tutti hanno investito in tempo di crisi, dagli americani ai francesi; in Italia l'agricoltura rappresenta ancora la cenerentola dell'economia, pur essendo l'unico comparto che ha registrato una crescita del 2,4 nel 2008. Questo ci deve fare riflettere.
Colgo l'occasione ancora una volta - altri lo hanno fatto prima di me - per accennare al Fondo di solidarietà per le calamità. Per coloro i quali non seguono questa materia ricordo che è dal 2008 (e per tutto il 2009) che il Governo non mette un soldo sul Fondo di solidarietà per le calamità. Fino a ieri l'altro il maltempo ha colpito tutto l'intero Paese; la produzione di frutta e tutte le produzioni cerealicole (ma anche e soprattutto quelle orticole) sono andate distrutte. Allora questo si riverbera sugli agricoltori i quali hanno stipulato una polizza il cui costo è integralmente ed esclusivamente a carico delle imprese agricole. Volete darci (ve lo chiedo per l'ultima volta), dopo tante promesse, una risposta riguardo al Fondo di solidarietà nel provvedimento anticrisi? Lo chiediamo con forza ancora una volta. È dal 2008 che chiediamo, che gridiamo, che vogliamo e che creiamo anche le condizioni di collaborazione con il Governo, ma ancora oggi non abbiamo avuto alcuna risposta.
Per quanto riguarda la pesca abbiamo sempre chiesto il regime agevolato dell'IVA, pari a quello dell'agricoltura. Chiediamo solo questo perché è lo strumento per agevolare il sistema della pesca. Abbiamo anche detto di sterilizzare l'IVA per gli acquisti di carburante. Speriamo che vi siano risposte nel prossimo provvedimento che di qui a qualche giorno sarà all'attenzione dell'aula, qui alla Camera. Me lo auguro perché un disegno di legge di iniziativa governativa si è impantanato in Commissione agricoltura, qui alla Camera, e non capiamo ancora le ragioni, pur avendo tante volte chiesto i motivi per cui questo disegno di legge non procedeva (peraltro di iniziativa governativa).
Concludo dicendo che all'agricoltura serve più innovazione, più ricerca, più investimenti, meno burocrazia e più competitività. Al Ministro Zaia vorrei dire che l'agricoltura è una serie infinita di specialità, dal nord al sud, che fanno grande il made in Italy.
Signor Ministro, qualche volta, osservi dall'alto in basso e dal basso in alto, che l'agricoltura è una e una sola, e che il made in Italy è uno e uno solo.
Abbiamo bisogno che anch'egli intervenga in questo senso e tenga in considerazione anche altre zone del Paese, che hanno eccellenze e che hanno bisogno anche di essere incentivate e stimolate. Non abbiamo bisogno di un'agricoltura assistita, ma di un'agricoltura che fa impresa e che si adegua ai tempi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, l'evidente crisi economica internazionale ha coinvolto anche il nostro Paese, signor sottosegretario, ma, nonostante Pag. 48questa crisi economica, dobbiamo dire che l'agricoltura ha mostrato una lieve tenuta, anche perché l'agricoltura italiana ha il suo vero motore in oltre un milione di imprese, con un valore di 220 miliardi di euro, con un'incidenza di circa il 15 per cento del prodotto interno lordo.
In un contesto come quello dell'agricoltura, che è segnato da grandi difficoltà e negatività, la maggiore tenuta del settore dovrebbe far contenti gli agricoltori. Ma purtroppo non è così, perché la situazione attuale non fa di certo stare tranquilli gli agricoltori: i costi produttivi e gli oneri sociali, come lei ben sa, sono raddoppiati. Quindi, anche per l'agricoltura come per gli altri settori è un momento difficile, aggravato da un trend di costi che sono sempre più alti e da redditi che sono sempre più in picchiata. Le imprese agricole segnalano questi momenti negativi, perché i costi produttivi e contributivi sono ormai divenuti insostenibili per le stesse imprese agricole e sono oneri che comprimono pesantemente le capacità imprenditoriali, vanificando poi ogni sforzo teso allo sviluppo ed alla competitività stessa del settore. Dunque, è necessario intervenire con misure che siano forti e in grado di risollevare le aziende agricole.
D'altronde l'agricoltura in Italia, come in Francia, in Germania e negli Stati Uniti, è un settore rilevante dell'economia. È per questo che lo Stato non può far mancare la sua attenzione al mondo agricolo. Si sa che i redditi degli agricoltori, dopo il leggero aumento che è stato evidenziato nel 2008, sono ovunque in calo. Tale calo comporta anche grossi problemi all'occupazione anche in questo settore dell'economia italiana. Però, a differenza degli altri Paesi europei, che hanno adottato misure più incisive, fra le misure anticrisi dell'attuale Governo per l'agricoltura vi è molto poco.
In effetti cosa chiedono gli addetti ai lavori? Maggiori sgravi fiscali, poi soprattutto, come hanno detto i colleghi precedentemente, il rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale, proprio per dare una piena attuazione ai meccanismi di gestione del rischio in agricoltura. Infatti la natura è così: a volte è ingrata, signor sottosegretario, con gli agricoltori. Però facciamo in modo che non sia lo Stato ad essere ingrato con gli agricoltori. Quindi, questo fondo di solidarietà deve essere rimpinguato: non abbiamo fatto altro che chiedere ciò al Governo in Commissione agricoltura. Sfortunatamente, quando calano i redditi degli agricoltori cala anche l'occupazione in agricoltura e peggiora anche il disavanzo commerciale del settore. Purtroppo, una scarsa attenzione vi è stata, perché nei provvedimenti trattati, che sono arrivati in Aula, per l'agricoltura vi è stato molto poco, signor sottosegretario (ricordiamo proprio il Fondo di solidarietà nazionale).
Noi dell'Italia dei Valori chiediamo un piano di promozione efficace per il biologico, che sia serio e con obiettivi molto chiari e definiti per questo settore.
Infatti, l'importanza del tema della sicurezza alimentare, l'attenzione sempre crescente per un'alimentazione corretta e la sempre più diffusa domanda di qualità che si richiede a questo settore hanno determinato, negli ultimi anni, un incremento del consumo di prodotti da agricoltura biologica. Nel settore biologico c'è sicuramente bisogno di compiere un ulteriore sforzo, e questo spetta soprattutto al Governo, che è chiamato a promuovere le scelte degli agricoltori che si dedicano alle coltivazioni biologiche. Qual è lo sforzo che deve compiere il Governo? È quello di rendere i consumatori più consapevoli. Come ho affermato anche ieri, ciò può essere attuato anche dalla scuola. Occorre investire molto nella scuola per diffondere la cultura del biologico e per promuovere l'educazione alimentare nelle scuole e la qualità del pasto scolastico.
Per quanto attiene ai prodotti di qualità, sicuramente il nostro Paese non è inferiore a nessuno, come è confermato dai riconoscimenti da parte dell'Unione europea ai nuovi prodotti tipici che sono stati premiati con marchi IGP e DOP. È chiaro, allora, che bisogna puntare molto sulla sicurezza alimentare e ambientale con maggiori controlli, assicurando la tracciabilità dei prodotti. Occorre, quindi, Pag. 49raggiungere una sicurezza alimentare durevole e un'agricoltura sostenibile; dovrebbero essere questi, a nostro avviso, due degli obiettivi fondamentali del Governo.
La produzione agroalimentare, oltre a costituire un fondamentale comparto economico, è anche una chiave di lettura fondamentale per interpretare l'identità del nostro territorio. È vero, il cibo è uno stile di vita, ma è anche una fonte di preoccupazione per la salute individuale e per questo occorre promuovere la qualità, per tutelare i consumatori.
Noi dell'Italia dei Valori, con la mozione che abbiamo presentato, abbiamo voluto impegnare il Governo proprio ad adottare interventi che rilancino il settore agricolo, mirando al sostegno e alla valorizzazione della produzione biologica; a rafforzare il sistema delle denominazioni di origine protetta e delle indicazioni geografiche protette, anche favorendo la capacità di aggregare i diversi soggetti della filiera e di concentrare il maggior quantitativo di prodotti possibile; ad incentivare la crescita di servizi che orientino e sostengano le imprese agricole nella scelta delle strategie di qualità.
Infine, la pesca è anch'essa un settore importante della nostra economia, su cui, però, grava molto l'elevato costo del gasolio. Per rilanciare questo settore il Governo deve intervenire con misure ed incentivi adeguati, anche per favorire la ristrutturazione e il salvataggio delle imprese della pesca che sono in crisi. Chiediamo anche la rimodulazione degli investimenti strutturali del Fondo europeo della pesca, una Unione europea che deve guardare attentamente a questo settore dell'economia. In materia di infortuni e sicurezza sul lavoro, occorre, inoltre, promuovere la sicurezza sul lavoro nel settore della pesca, che è definito come una delle attività economiche più pericolose, e occorre attivarsi per il suo inserimento tra le categorie cosiddette usuranti.
Infine, in Italia si registra una scarsa presenza di giovani dediti alle attività agricole. In questo ultimo anno, però, registriamo dei dati confortanti: 100 mila aziende sono guidate da giovani imprenditori. A tal proposito, signor sottosegretario, desidero ricordare ciò che il Ministro Zaia ha affermato, e lo leggo testualmente: «A noi il compito di sostenere ed aiutare i giovani imprenditori agricoli. Insieme dobbiamo restituire a questo settore strategico per l'economia italiana il ruolo e l'immagine autorevole che gli spetta. I nostri territori producono qualità ed è questa la chiave per affrontare le nuove sfide del futuro. Abbiamo costi di produzione altissimi e viviamo in un mercato che oggi ci penalizza, ma i giovani che desiderano dedicare la loro vita all'agricoltura sono tanti e io ho fiducia in loro». Queste sono parole pronunciate dal Ministro Zaia, allora io voglio chiedere a lei e al Ministro: potranno i giovani avere, di contro, fiducia nel Governo? Riuscirà questo Governo, con interventi mirati, seri ed efficaci, a risollevare il sistema agroalimentare del nostro Paese?
Sto per concludere, signor Presidente. Le mozioni presentate hanno messo in evidenza un settore in difficoltà. Spetta al Governo tener presenti le richieste e le proposte contenute nelle nostre mozioni che poi sono, in fondo, soltanto ed esclusivamente le stesse richieste che giungono dal mondo agricolo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Oliverio. Ne ha facoltà.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, con questa mozione vogliamo scuotere il Governo dal suo persistente torpore, dare all'Esecutivo una scrollata per fargli lasciare un bel po' di risorse, che non sono solo interventi monetari, ma un complesso di misure che definiscano un piano strategico di rilancio e sviluppo di un settore che rappresenta il 16 per cento delle imprese italiane e vale qualcosa come 220 miliardi di euro.
La prima preoccupazione che abbiamo è quella di evitare che nella crisi ci sia un settore più sfortunato di altri. L'agricoltura non è figlia di un dio minore. Si parla Pag. 50legittimamente, figuriamoci, di difficoltà delle aziende manifatturiere, delle fabbriche di auto, degli istituti di credito, delle società che offrono servizi ma di agricoltura sempre poco e sempre, quando viene citata, in coda. Adesso non occorre certo aprire una guerra tra settori. Sarebbe però davvero espressione di cecità dimenticare le difficoltà ed i rischi che sta affrontando il comparto agricolo e le ricadute che questi hanno sull'industriale alimentare, sull'occupazione e sui consumi dei cittadini. È vero che il tessuto agricolo, e più in generale il sistema agroalimentare nazionale, stanno mostrando, anche in questa difficilissima congiuntura economica internazionale, una capacità di tenuta che non ha avuto uguali negli altri settori produttivi del Paese. Il valore aggiunto è cresciuto dal 2007 al 2008 di circa 4 punti e il fatturato dell'industria agroalimentare di oltre il 5 per cento. Emergono, tuttavia, tendenze ed insidie non trascurabili, i cui effetti non stanno tardando a manifestarsi. Si registrano, infatti, cali della produzione e perdite di valore, seppure inferiori a quelli registrati in altri comparti. Il sistema agroalimentare sta vivendo una stagione di profondi mutamenti, che produce l'intensificarsi di spinte competitive. Il nuovo corso della politica agricola comunitaria sta costruendo un nuovo paradigma dell'intervento pubblico, che tende progressivamente a ridurre il sostegno al profilo produttivo per privilegiare il ruolo del settore agricolo quale fornitore di servizi pubblici. Siamo di fronte ad una nuova stagione che, da un lato sollecita la realizzazione di economie di scala, dall'altro processi ad elevata differenziazione, che rispondono ad un'articolata segmentazione dei mercati.
Recenti indagini testimoniano come in molte aree del mondo i nostri prodotti alimentari rappresentano la prima categoria merceologica che richiama il concetto di made in Italy. Anche per questo bisogna mettere in campo politiche dedicate alla crescita strutturale e organizzativa, all'integrazione, agli strumenti di difesa dai rischi, tanto più che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni di volatilità dei prezzo mai sperimentati prima e che possono mettere a repentaglio la sopravvivenza di porzioni del tessuto imprenditoriale.
Lo slancio assestato dal Governo Prodi ai processi di riorganizzazione aziendale, all'internalizzazione dell'innovazione, alle politiche per i giovani imprenditori e alle tematiche infrastrutturali è stato interrotto dal nuovo corso, in cui appare evidente, purtroppo, l'assenza di una strategia. Questa legislatura è stata contraddistinta da tagli rilevanti alle risorse e dalla completa assenza di misure per fronteggiare la crisi, contrariamente a quanto fatto in altri Paesi come la Francia, che ha deciso di sostenere con 250 milioni di euro il reddito dei propri agricoltori. Basta solo pensare che in quest'Aula, signor Presidente, sono stati discussi solo due provvedimenti che riguardano l'agricoltura, due decreti-legge, il primo è stato approvato al fotofinish, l'altro, la sanatoria degli splafonatori delle quote latte, è stato conglobato in un'altra legge «trenino».
È per questo che abbiamo voluto che quest'Aula si occupasse almeno della discussione della mozione sull'agricoltura. Ora però la situazione sta diventando insostenibile e sono più che mai necessarie politiche concrete per rilanciare tutto il comparto, in particolare quello meridionale per valorizzare il nostro patrimonio agroalimentare ed ittico.
Il gruppo del Partito Democratico ritiene urgenti per la tenuta competitiva del settore alcuni punti. Il primo è l'attivazione di tutti gli ammortizzatori sociali necessari per governare la crisi del settore agroalimentare e della pesca. So che qualcosa in questi giorni si sta facendo: la conferma biennale degli sgravi contributivi per contenere il costo del lavoro nelle zone svantaggiate e garantire stabilità fiscale per l'agricoltura e l'attivazione del credito di imposta ha messo in campo gli strumenti per attuare una politica per l'accesso al credito degli imprenditori agricoli ed ittici. La conferma del sistema assicurativo e di rifinanziamento urgente del Fondo di solidarietà nazionale, volta a dare piena attuazione ai meccanismi di Pag. 51gestione del rischio in agricoltura e a potenziare il ruolo delle polizze assicurative per far fronte alle crescenti emergenze climatiche sono questioni su cui finora abbiamo registrato solo promesse e promesse di marinaio.
Il gruppo del Partito Democratico chiede di adottare quattro misure straordinarie per il rilancio competitivo del comparto: l'incentivazione, anche mediante una rinegoziazione in sede comunitaria, della normativa sugli aiuti di Stato e la razionalizzazione della filiera agricola, troppo spesso lunga e causa di insopportabili aumenti di prezzo, aiuti straordinari al processo di internazionalizzazione della rete distributiva dell'agroalimentare italiano e aiuti straordinari per l'innovazione delle imprese impegnate in nuovi processi produttivi. Questi devono tendere, da un lato all'autoriduzione dei costi di produzione attraverso il risparmio energetico ed idrico, e dall'altro ad incrementare il valore del prodotto attraverso strategie di rafforzamento, lotta alla contraffazione e tutela della salute alimentare, anche avviando concretamente l'Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, infine il finanziamento di piani speciali di riconversione basati su rigorosi piani industriali pluriennali.
Signor Presidente abbiamo bisogno di un'inversione di tendenza, di passare dalle parole ai fatti e di avviare un ragionamento anche condiviso, magari convocando una conferenza nazionale dell'agricoltura con tutte le parti sociali che possa permetterci di aprire una nuova stagione di politiche nazionali per difenderci dalle congiunture negative e cogliere appieno le opportunità per rafforzare in ambito europeo le ragioni dell'agricoltura, che deve essere certamente più competitiva. Questa è la sfida che ci attende!
Con questa mozione, che mi auguro possa essere approvata, abbiamo voluto accendere un faro sulle tante emergenze che caratterizzano il settore ed individuare strategie che possano dare risposte di prospettiva al comparto agricolo, che poi deve rappresentare un volano di crescita.
È anche per questo motivo che esprimeremo voto favorevole sulle mozioni Delfino ed altri n. 1-00205 e Di Giuseppe ed altri n. 1-00217 e che, pur votando contro le premesse delle mozioni Beccalossi ed altri n. 1-00197 e Fogliato ed altri n. 1-00207, esprimeremo voto favorevole sulle parti dispositive con la riformulazione proposta dal Governo sulla mozione Fogliato ed altri n. 1-00207.
Signor Presidente, il Partito Democratico ha presentato proposte organiche e complete, abbiamo offerto una piattaforma praticabile, non «ponti sullo Stretto» buoni per la propaganda e nient'altro, abbiamo formulato opportunità che consentano sia di rinnovare le aziende di processi produttivi sia di agevolare l'ingresso nel settore di nuove generazioni, con il loro portato di idee indispensabili ad una ripresa anche nel senso dell'attività agricola. A noi democratici, signor Presidente, onorevoli colleghi, sta a cuore l'agricoltura e stanno a cuore le donne e gli uomini che vi si dedicano con passione e fatica. Non lasceremo nulla di intentato nella nostra azione e lavoreremo perché l'agricoltura sia sempre meno considerata come la Cenerentola del mondo produttivo italiano. Con questo impegno, signor Presidente, la ringrazio, anche per la sua attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Beccalossi. Ne ha facoltà (Commenti). Chiedo un po' di attenzione per cortesia!

VIVIANA BECCALOSSI. Signor Presidente, ringrazio innanzitutto la Conferenza dei presidenti di gruppo che, come raramente avviene, a prescindere da chi governa questo Paese, ha deciso di dedicare una piccola parte dei lavori dell'Assemblea della giornata odierna al dibattito sul tema dell'agricoltura.
Si tratta di un tema caro a questo Governo più ancora che al precedente, sapendo che l'agricoltura non è solo un comparto economico fondamentale per il nostro Paese. Mi preme ricordare che oltre 70 mila sono le imprese agricole italiane che danno da lavorare ad oltre 270 mila italiani. Pag. 52Il settore agroalimentare rappresenta il 15 per cento del PIL nazionale ed è solo secondo al settore manifatturiero. Non solo, ritengo che il settore agroalimentare rappresenti - come e più di altri - davvero l'eccellenza del made in Italy. Quando nel mondo si parla di agroalimentare di eccellenza si parla di Italia. Quindi, se è vero, come è vero, che l'eccellenza va mantenuta, occorre fare investimenti in tal senso.
Le mozioni, presentate sostanzialmente da tutti i partiti rappresentati in Assemblea, hanno di positivo a mio avviso, al di là delle critiche che giustamente e doverosamente l'opposizione fa all'azione di Governo, una visione molto simile di quello che deve essere il rilancio del settore agricolo nostro Paese. È chiaro che noi che governiamo, in particolare il Popolo della Libertà, non può assecondare chi vorrebbe colpevolizzare il Governo Berlusconi di tutti mali dell'agricoltura, come a dire che fino a due anni fa tutto andava bene e poi, da quando governa questo Esecutivo, il settore agricolo è andato in crisi.
Noi riteniamo che da un lato l'agricoltura stia pagando da un lato un momento economico difficile, come tutti gli altri settori dell'economia italiana, dall'altro un cambiamento enorme che c'è stato in questo settore, aiutato meno dagli aiuti di Stato rispetto al passato e con un mutamento enorme anche a livello di quadro legislativo non tanto e non solo nazionale, bensì europeo. Ci sono però, a mio avviso, anche lati positivi di questo mutamento del mondo agricolo. Chi avrebbe pensato un tempo di immaginare un agricoltore anche produttore di energia? In tal senso, mi permetto di dire, anche se non è scritto nella mozione, che forse il Governo dovrebbe ragionare in maniera un po' più concreta rispetto al riconoscimento del mondo agricolo come produttore di energia.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANFRANCO FINI (ore 16,45)

VIVIANA BECCALOSSI. Chi avrebbe pensato che il mondo agricolo si sarebbe occupato anche della tutela del nostro paesaggio? Basta leggere la riforma della politica agricola comune per capire che oggi il mondo agricolo è chiamato anche a fare questo, oltre che a produrre alimenti che siano sani e sicuri. Tutto questo che una volta veniva dato per scontato - la sicurezza alimentare - credo che da quale anno - dai tempi della BSE - è stato messo in dubbio. Oggi il mondo agricolo è chiamato a confermare e garantire che ciò che noi donne più che gli uomini andiamo a mettere nel carrello del supermercato sia assolutamente sicuro. Ciò comporta dei costi assolutamente inaspettati rispetto al passato.
Quindi, se i dati oggi ci dicono che i costi di gestione di un'azienda agricola sono aumentati del 7 per cento rispetto agli anni precedenti, è altrettanto vero che il prezzo riconosciuto al mondo agricolo della frutta e della verdura, piuttosto che del latte, è senz'altro diminuito. Per chi si occupa di andare a fare la spesa, oggi un litro di latte rispetto allo scorso anno costa certamente di più - sia che si vada a comperarlo all'Esselunga piuttosto che alla Coop - eppure al mondo agricolo viene riconosciuto un prezzo al litro sempre inferiore rispetto agli anni passati. Che cosa possono e debbono fare il Governo e la politica per aiutare il mondo agricolo?
Pur condividendo molte delle affermazioni che ho avuto modo di ascoltare nell'ampio dibattito che tutto sommato si è svolto anche oggi, considerato che si tratta solo di dichiarazioni di voto, credo però che nessuno abbia riflettuto sul fatto che molte delle competenze del mondo agricolo sono ormai passate alle regioni. Quindi, ritengo che questo Governo, se vuole intervenire in maniera forte e coesa sul mondo agricolo, non può prescindere dal sistema regionale.
Molte delle risorse che l'Europa ha affidato all'Italia per investimenti nel mondo agricolo passano attraverso il sistema regionale, attraverso i piani di sviluppo rurali; sono pochissime le risorse di cui il Governo dispone rispetto a ciò che hanno in mano le regioni. Io certamente, da amministratore regionale per tanti Pag. 53anni, mai e poi mai potrei immaginare di andare a togliere al sistema regionale risorse, e soprattutto competenze, che ormai lo stesso ha imparato a gestire nel corso degli ultimi anni. Mi permetto, però, di dire che il Governo può comunque intervenire su alcune misure che sono di sua competenza e sono quelle che poi hanno già citato i vari rappresentanti sia della maggioranza che dell'opposizione, sia quando si parla di oneri fiscali, sia quando si discute appunto di previdenza o, ad esempio, di Fondo di solidarietà.
Proseguendo, anche se capisco che probabilmente molti deputati si sono già annoiati da tempo, vorrei approfittare dell'intervento per ringraziare il sottosegretario Buonfiglio che è presente qui con noi stasera, così come lo è stato in Commissione in tante occasioni in cui maggioranza e opposizione si sono confrontate su queste tematiche. Signor sottosegretario, ritengo che la prima sfida che dobbiamo portare avanti sia quella del Fondo di solidarietà.
A me interessa, essendo oltretutto prima firmataria di un emendamento simile, se non identico, a quello presentato dall'Italia dei Valori, dalla Lega Nord e dal Partito Democratico, che passi la proposta emendativa a favore del Fondo di solidarietà. Forse parlerò contro l'interesse del mio partito, ma l'importante - lo chiedono, infatti, tutti gli agricoltori: quelli della Coldiretti, così come quelli della Confagricoltura, quelli della CIA come quelli di COPAGRI - è che finalmente questa promessa fatta dal Governo venga mantenuta perché all'interno del decreto-legge anticrisi venga accolta questa proposta di emendamento dell'intero Parlamento. Infatti, è finito il tempo in cui basta una pacca sulle spalle e sentir dire: «Avete ragione, prima o poi provvederemo». Ritengo che su questo tema ci sia bisogno di concretezza.
Faccio politica da troppo tempo per non sapere che una mozione approvata o bocciata ha poco valore politico, ma ritengo che se, come sarà, ci divideremo sulle premesse delle nostre mozioni, ma voteremo tutti insieme a favore di ciò che è contenuto nel dispositivo, allora saremo sulla buona strada per cominciare ad avere magari non una visione uguale dell'agricoltura, ma qualche proposta di risoluzione per affrontare le tematiche che l'affliggono.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

VIVIANA BECCALOSSI. Concludo, signor Presidente. Superato lo scoglio del decreto-legge anticrisi - già oggi ho letto alcune delle dichiarazioni del presidente della Commissione bilancio di apertura rispetto a questa possibilità di approvazione - forse potremo tutti insieme, in un clima tutto sommato positivo e diverso rispetto a quelle di altre Commissioni, come quello di collaborazione che si respira in Commissione agricoltura, ritengo che siano maturi i tempi per dare vita agli stati generali dell'agricoltura, non più e non solo organizzati da un partito o da un'associazione sindacale agricola, amica di questo o di quel partito, di questo o di quel Ministro, ma una conferenza nazionale dell'agricoltura che finalmente metta sul tavolo i problemi di questo settore, ma soprattutto le sue proposte di risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere la votazione per parti separate tra premessa e dispositivo delle mozioni presentate dai gruppi PDL e Lega.

In ricordo dell'onorevole Giuseppe Alessi.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed i membri del Governo).

Nella giornata di ieri è deceduto all'età di centotré anni l'onorevole Giuseppe Alessi, già membro della Camera dei deputati nella V legislatura. Entrò giovanissimo a far parte del Partito popolare italiano e fu Pag. 54poi tra i fondatori della Democrazia cristiana. Componente della Consulta regionale per la compilazione dello statuto della regione siciliana e della Commissione paritetica per l'attuazione dello statuto stesso, fu strenuo sostenitore dell'autonomia dell'isola e a seguito delle prime elezioni dell'Assemblea regionale, tenutesi il 20 aprile 1947, divenne il primo presidente della giunta regionale siciliana, incarico che poi fu ricoperto anche nel 1955 e nel 1956. Successivamente fu anche presidente dell'Assemblea regionale siciliana. Componente per molti anni del consiglio nazionale e della direzione della Democrazia cristiana, venne eletto senatore nel 1963 nel collegio di Caltanissetta e poi deputato del 1968. In tale qualità, svolse tra il 1969 ed il 1970 le funzioni di presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli eventi del giugno-luglio 1964, la cosiddetta Commissione SIFAR, e fu vicepresidente della Commissione giustizia, ove ebbe particolarmente modo di manifestare le sue fini qualità giuridiche. Anche nell'ultima parte della sua lunga vita sono stati numerosi e di prestigio gli incarichi pubblici da lui ricoperti. Ricordo, in particolare, quello di presidente dell'Istituto dell'enciclopedia italiana dal 1972 al 1992. Mai vennero meno la sua passione ed il suo impegno politico, a tal punto che, pochi mesi prima di morire, con legittimo orgoglio affermò la sua volontà di continuare la battaglia politica nelle stesse fila in cui l'aveva iniziata ottant'anni prima. Credo che sia un esempio di coerenza quale nessun altro uomo politico abbia avuto modo di dare, con il suo comportamento, in una vita lunga oltre un secolo. Ho già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al dolore che desidero ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
(Generali applausi).

Si riprende la discussione.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Avverto che con riferimento alle mozioni Oliverio ed altri n. 1-00196, Delfino ed altri n. 1-00205, Di Giuseppe ed altri n. 1-00217, è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente i dispositivi dalle premesse.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 16,55)

PRESIDENTE. Se la Presidenza ha ben inteso, l'onorevole Borghesi ha chiesto la votazione per parti separate anche delle mozioni presentate dal gruppo PdL, Beccalossi ed altri n. 1-00197, e dal gruppo della Lega, Fogliato ed altri n. 1-00207, nel senso di votare distintamente i dispositivi dalle premesse.
Passiamo alla votazione del dispositivo della mozione Oliverio ed altri n. 1-00196.
Avverto che ove venisse approvato tale dispositivo, la lettera a) del primo capoverso dello stesso assorbirebbe la lettera a) del primo capoverso del dispositivo della mozione Delfino ed altri n. 1-00205 e la lettera c) del primo capoverso dello stesso assorbirebbe la lettera c) del primo capoverso del dispositivo della mozione Delfino ed altri n. 1-00205.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Oliverio ed altri n. 1-00196, limitatamente al dispositivo, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Valentini... onorevole Lanzillotta... onorevole Coscia... onorevoli Vico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato
469).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 55Oliverio ed altri n. 1-00196, limitatamente alla premessa, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... onorevole Traversa... onorevole Moffa... onorevole Oliverio... onorevole Lanzillotta... onorevole Coscia... onorevole Paglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 474
Votanti 472
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato
225
Hanno votato
no 247).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Beccalossi ed altri n. 1- 00197, limitatamente al dispositivo, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole La Malfa... onorevole Porcino... onorevole Paglia... onorevole Vico... onorevole Lanzillotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato
473
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Beccalossi ed altri n. 1- 00197, limitatamente alla premessa, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... onorevole Traversa... onorevole Porcino... onorevole Speciale... onorevole Lanzillotta... onorevole Tocci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 475
Votanti 471
Astenuti 4
Maggioranza 236
Hanno votato
246
Hanno votato
no 225).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Delfino ed altri n. 1-00205, limitatamente al dispositivo per le parti non assorbite, accettate dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Tassone... onorevole Cesa... onorevole Coscia... onorevole Oliverio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato
473
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Delfino ed altri n. 1-00205, limitatamente alla premessa, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Porcino... onorevole Traversa... onorevole Speciale... onorevole Mondello... onorevole Paglia... onorevole Coscia... onorevole Pes...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 56
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 474
Votanti 468
Astenuti 6
Maggioranza 235
Hanno votato
224
Hanno votato
no 244).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fogliato ed altri n. 1-00207, limitatamente al dispositivo, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Traversa, Fogliato, Vico, Oliverio, Nicodemo, Mura, Porcino, Coscia, Lanzillotta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 471
Votanti 470
Astenuti 1
Maggioranza 236
Hanno votato
469
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Testoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fogliato ed altri n. 1-00207, limitatamente alla premessa, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli, Fogliato, Coscia, Lanzillotta, Castagnetti, Traversa, Rosato, Gasbarra, Paglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 469
Astenuti 4
Maggioranza 235
Hanno votato
246
Hanno votato
no 223).

Prendo atto che la deputata Boniver ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Giuseppe ed altri n. 1-00217, limitatamente al dispositivo, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Fogliato, Traversa, Coscia, Lanzillotta, Porcino, Oliverio, Paglia, Buttiglione...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 474
Votanti 469
Astenuti 5
Maggioranza 235
Hanno votato
468
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Mazzuca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Giuseppe ed altri n. 1-00217, limitatamente alla premessa, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Traversa, Castagnetti, Lanzillotta, Porcino, Mondello, Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 470
Astenuti 3
Maggioranza 236
Hanno votato
224
Hanno votato
no 246).

Pag. 57

Prendo atto che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione delle mozioni Maran ed altri n. 1-00140, Pianetta, Dozzo, Lombardo ed altri n. 1-00209, Vietti ed altri n. 1-00210 ed Evangelisti ed altri n. 1-00215 concernenti iniziative volte a sostenere il processo di riconciliazione nazionale in Somalia (ore 17,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Maran ed altri n. 1-00140, Pianetta, Dozzo, Lombardo ed altri n. 1-00209, Vietti ed altri n. 1-00210 ed Evangelisti ed altri n. 1-00215, concernenti iniziative volte a sostenere il processo di riconciliazione nazionale in Somalia (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta del 13 luglio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, sulla mozione Maran ed altri n. 1-00140 il Governo esprime parere favorevole con la richiesta di quattro modifiche formali.
Al primo capoverso del dispositivo si propone di sostituire le parole: «a farsi promotore» con le seguenti: «a continuare a farsi promotore». Nel secondo capoverso, si propone di sostituire le parole: «a sostenere un'azione sinergica fra Nazioni Unite, Igad e Ipf» con le seguenti: «a sostenere un'azione sinergica fra le Nazioni Unite e tutte le competenti organizzazioni internazionali», perché in Somalia non sono impegnate soltanto le due organizzazioni indicate nella mozione, ma anche altre organizzazioni internazionali, quali la UE, l'Unione Africana, la Lega Araba, l'Organizzazione della Conferenza Islamica ed altre.
Con riferimento al quarto capoverso del dispositivo, l'ipotesi di una nomina di un rappresentante speciale è già all'esame dell'Unione europea, e quindi proporrei di sostituire le parole: «a farsi promotore, in sede europea, della nomina» con le seguenti: «a sostenere, in sede europea, l'ipotesi di nomina».
Al quinto capoverso del dispositivo si propone di sostituire le parole: «a rilanciare il ruolo» con le seguenti: «a proseguire nel rilancio del ruolo». Con queste modifiche formali, il Governo esprime parere favorevole.
Il parere del Governo è favorevole sulla mozione Pianetta, Dozzo, Lombardo ed altri n. 1-00209.
Sulla mozione Vietti ed altri n. 1-00210 il parere è favorevole a condizione di accettare queste modificazioni.
Nel secondo capoverso del dispositivo sostituire le parole «a promuovere» con le seguenti: «a proseguire nell'azione volta a promuovere». Nel secondo capoverso del dispositivo, lettera a), sostituire le parole: «sollecitando l'Unione europea, a valutare l'opportunità di prevedere la nomina» con le seguenti: «a sollecitare l'Unione europea, a valutare l'opportunità della nomina». Chiederei all'onorevole Vietti la soppressione della lettera c) o una sua riformulazione, perché non è chiaro quale sia l'intento.
Sulla mozione Evangelisti ed altri n. 1-00215, infine, il parere è favorevole, a condizione della soppressione dell'ultimo capoverso del dispositivo, posto che il problema di una conferenza di pace allargata a tutta la regione non è una questione, in questo momento, possibile a realizzarsi.
Il riferimento a Trieste sulla questione africana è improprio, perché quella non è stata una conferenza di pace, ma una riunione del G8 allargata con la presenza di tutti gli altri, e una vera e propria conferenza di pace per la Somalia, in questo momento, credo che sia una proposta che non trovi possibilità concrete di Pag. 58realizzazione. È una questione auspicabile e, in quanto tale, vorrei pregare l'onorevole Evangelisti di sopprimere tale capoverso. Per il resto, il parere è favorevole.

PIERGUIDO VANALLI. Bravo Scotti!

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, con riferimento alla mozione Vietti ed altri n. 1-00210 lei ha chiesto una riformulazione. Deve essere una proposta che fa il Governo. Il Governo riformula in che maniera?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. La richiesta del Governo è la soppressione.

PRESIDENTE. Sta bene.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, premesso che la soppressione di un paragrafo della mozione Vietti ed altri n. 1-00210 è stata sentita solo dal sottosegretario, perché non l'ha capita nessuno di noi, sarebbe utile che, magari, invece di discutere con gli altri colleghi, il sottosegretario dicesse più chiaramente cosa vorrebbe sopprimere della nostra mozione.

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario Scotti, l'onorevole Volontè chiede la sua attenzione.

LUCA VOLONTÈ. Eccellenza, volevo chiederle se, magari, ci potesse ripetere qual è il paragrafo da sopprimere della nostra mozione, quando le è più comodo e quando le sarà data la parola, evidentemente.
La nostra mozione, signor Presidente, vuole porre in evidenza, come le altre qui presentate dai colleghi Maran e Fassino, Pianetta e Dozzo e dai colleghi dell'Italia dei Valori, Evangelisti ed altri...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Volontè, anche per comodità e per un più puntuale intervento da parte sua, invito l'onorevole sottosegretario a precisare il paragrafo da sopprimere.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Lo leggo: «promuovendo una forte iniziativa che favorisca un cambiamento dell'operato delle Nazioni Unite, con il coinvolgimento diretto dei Paesi e delle istituzioni che possono guidare e sostenere il processo di stabilizzazione e pacificazione».

PRESIDENTE. Il Governo chiede di sopprimere la lettera b) del dispositivo.
Prego, onorevole Volontè, può proseguire nel suo intervento.

LUCA VOLONTÈ. Potrei cominciare, se mi permette, signor Presidente.

PRESIDENTE. Può cominciare il suo intervento.

LUCA VOLONTÈ. Sono procedure un po', diciamo così, estemporanee.
Signor Presidente, vorrei dire che le mozioni in esame rivestono una particolare importanza (abbiamo qui il sottosegretario per gli affari esteri che l'ha confermato con i suoi autorevoli pareri), perché vengono discusse in questo momento. Noi abbiamo potuto inserire tra le altre cose nella nostra mozione un particolare non indifferente, che purtroppo non ho trovato in altre, e cioè il riferimento alla decapitazione, che avveniva proprio nei giorni in cui si presentavano le mozioni in esame, di sette cittadini somali per il semplice fatto che erano cristiani: è un'emergenza, quella della difesa dei diritti e delle libertà religiose in molti Paesi e in molti regimi arabi dove vige la sharia.
Perché vige la sharia in Somalia? Tutte le mozioni svolgono puntuali ricostruzioni di quanto è accaduto in quel tormentato Pag. 59Paese dalla missione Restore Hope in poi, e i vari tentativi che la comunità internazionale, anche in collaborazione con l'Unione europea, con le comunità africane, hanno cercato di mettere in atto. Purtroppo bisogna segnalare che tutti gli sforzi effettuati dagli anni Novanta in poi non hanno portato a un benché minimo risultato, che abbia accresciuto le strutture amministrative, le istituzioni, i diritti costituzionali e la partecipazione dei popoli al governo di quella martoriata nazione: elementi fondamentali, come dice anche non solo il deliberato del G8, ma anche la recente enciclica Caritas in veritate, affinché essa, come i Paesi in via di sviluppo, possa prendere in mano il proprio destino e realizzare, insieme all'azione internazionale, il proprio sviluppo e la propria stabilizzazione.
Noi abbiamo voluto portare una testimonianza con la mozione in esame, perché non oltre sette giorni fa, come sa benissimo il sottosegretario, si è votato in Aula il via libera alla missione di pattugliamento dei mari nel Corno d'Africa. Già allora l'onorevole Tassone aveva avuto la cortesia di segnalare al Governo, oltre al nostro voto favorevole, anche la richiesta di un più ampio intervento da parte dell'Esecutivo sul piano dell'iniziativa diplomatica internazionale, di proposta affinché quel Paese fosse aiutato sotto il piano degli aiuti umanitari, sotto il piano politico, ma anche e in particolare attraverso un sostegno a quelle debolissime istituzioni interne che (come purtroppo stiamo vedendo, anche in questo fine settimana) sono sotto attacco sistematico da parte delle milizie interne e internazionali di Al Qaeda.
L'Occidente - diciamolo senza peli sulla lingua - ha pensato che il sostegno alimentare potesse di per sé superare una crisi endemica delle istituzioni, dell'autogoverno, della possibilità di rappresentanza internazionale di quel Paese. Tutto ciò si è rivelato un fuoco fatuo: il tentativo di aiutarlo solo sotto il piano alimentare ci dimostra come quell'unica prospettiva di aiuti non porti né alla stabilizzazione, né al rispetto dei diritti umani, né ad un ruolo più incisivo di quelle popolazioni. Quindi già allora, una settimana fa, proponemmo al Governo di assumere un'iniziativa diplomatica in quella direzione, come facciamo anche con questa mozione.
Chiediamo dunque, onorevole sottosegretario, che su questo fronte sia coinvolto tutto l'Esecutivo e in prima persona il Ministro Frattini, per far sì che ciò che sta accadendo - l'emergenza di questi giorni, la decapitazione dei cristiani, il mancato rispetto dei diritti umani, la battaglia che ancora una volta si sta svolgendo in queste ore a Mogadiscio - possa essere condotto a termine. Un termine che si otterrà non solo con gli aiuti umanitari e - mi permetta di dirlo, sottosegretario Scotti, lei che spesso rappresenta il nostro Governo nei consessi internazionali - non solo con bei dibattiti internazionali e con un'alzata di mani da parte dei vari Segretari generali che di volta in volta lamentano che vi sono troppe vittime, troppi bambini morti, troppi civili uccisi, ma che non si può far nulla e che sono inerti. Non è più possibile, dopo vent'anni, fermarsi di fronte alla Somalia e alzare le mani lamentando una sorta di impotenza generalizzata! Vi è bisogno di più responsabilità! Vi è bisogno di più iniziativa politica: un'iniziativa politica seria nei contesti internazionali.
Non ci troviamo di fronte ad una crisi regionale: ci troviamo di fronte al tentativo di al Qaeda di conquistare e confermare il proprio potere e il proprio intervento anche nel Corno d'Africa. Di fronte alle centinaia di migliaia di morti, di fronte alla fuga di intere popolazioni dalla Somalia che, inevitabilmente, non potranno che sbarcare verso il continente europeo, di fronte all'insicurezza delle rotte mercantili, vi è la necessità di una maggiore attenzione - mi si consenta - da parte dell'Esecutivo e di un maggiore sostegno da parte internazionale per soluzioni che siano durature, responsabili ed accompagnate dal contesto internazionale.
Spero che, fra i tanti lavori che stanno occupando lei e il Ministro degli affari esteri, anche la questione della Somalia - per la particolare funzione di protagonismo che il nostro Paese può avere in Pag. 60quella situazione - possa interessare lei, l'Esecutivo e tutti noi. E ciò non solo per le cronache macabre che leggiamo quotidianamente, ma anche per qualcosa di positivo che il nostro Paese ha voluto dimostrare di voler intraprendere anche attraverso il G8. Ecco, in questa circostanza il nostro voto può mettere l'Esecutivo nelle condizioni di dire quelle parole e fare quei fatti che quella popolazione si attende in maniera definitiva dall'Occidente (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, la mia sarà una dichiarazione di voto breve. Non posso però non iniziare esprimendo il nostro cordoglio verso il militare italiano che oggi è stato colpito a morte in Afghanistan in una missione che deve essere di pace e che noi vogliamo continui ad essere di pace, così come di pace vi è bisogno anche in altre parti del mondo, come in una realtà estremamente difficile qual è quella del corno d'Africa e in particolare della Somalia, su cui noi oggi rivolgiamo la nostra attenzione.
Questo riferimento, doveroso, dovuto e sentito all'attentato di oggi che è costato la vita a un militare italiano e ha provocato il ferimento di altri tre non è soltanto il frutto di una pura coincidenza temporale, visto che il nostro dibattito si svolge proprio oggi, ma è anche perché vi è una qualche affinità fra le due situazioni. Proprio ieri, con un azzardo lessicale, mi ero permesso di dire che, per quanto riguarda la Somalia, bisogna intervenire rapidamente per evitare un nuovo «Afghanistan africano», per evitare cioè una «talebanizzazione» del territorio del corno d'Africa, poiché quello che sta accadendo in Somalia è che Al Qaeda sta organizzandosi, infiltrandosi e azionando soprattutto sulle nuove leve dei giovani di Shabaab.
Signor Presidente, non posso non apprezzare l'intervento che ieri è stato svolto in quest'Aula dal sottosegretario Scotti, però si tratta ancora di un intervento tutto sommato di corto respiro e in un'ottica non proprio approfondita rispetto alla realtà: si sono ricordate le tappe, gli aiuti umanitari, gli incontri politici e gli ultimi stanziamenti da parte del Governo italiano, ma quello che si chiedeva - e quello che chiedono le mozioni oggi alla nostra attenzione - è un di più di iniziativa politica e diplomatica affinché, appunto, non succeda che la Somalia ed il Corno d'Africa possano diventare un nuovo Afghanistan.
Per questo, vi è un'altra considerazione che è opportuno richiamare e ripetere: la realtà è tale per cui ormai la crisi e le violenze sono debordate dalla Somalia, hanno investito altri Paesi dell'area e coinvolgono anche Paesi lontani, o relativamente lontani, come l'Arabia Saudita, il Kuwait e lo Yemen, perché ciò che passa lì è l'idea della nuova jihad.
A fronte di questo, voglio anche esprimere un ringraziamento nei confronti del sottosegretario per il parere favorevole, anche se con una riformulazione, che ha espresso sulla mozione presentata a nome del gruppo dell'Italia dei Valori. Mi sia però consentito, signor Presidente, ricordare al sottosegretario che la parte da espungere che lui ha richiesto sulla nostra mozione, poi la ritrovo nelle considerazioni che il sottosegretario stesso ha fatto ieri nel corso del suo intervento, là dove ha detto che «vanno, infine, segnalate le conclusioni sulla Somalia dell'Unione africana e dell'IGAD, nonché le parti relative alla stessa Somalia nelle dichiarazioni approvate dal G8, sotto Presidenza italiana» e che «nel comunicato finale di Trieste si reitera il sostegno al Governo federale transitorio».
Il senso della mozione era questo: elaborare e trovare le modalità, poi certo la formula - è chiaro - non potrà essere quella del G8, bensì l'idea di una conferenza che coinvolga i Paesi viciniori e che veda un'azione incisiva dell'Italia al fine di promuovere una conferenza di pace. Questo Pag. 61è lo scopo; se siamo d'accordo su questo, non vi sono problemi di sorta ad accettare la riformulazione.
Concludo con due ultimi riferimenti: il primo - e mi sembra che anche in ciò siamo d'accordo - concerne la necessità di prendere atto che in quella realtà non si può prescindere da un coinvolgimento, nel Governo della transizione, delle componenti moderate delle ex corti islamiche; il secondo riguarda il doveroso ricordo dei sedici marinai a bordo del mercantile Buccaneer, di cui dieci italiani, che da mesi sono nelle mani dei pirati somali.
Anche a tale proposito invito il Governo a fare di tutto perché vi possa essere al più presto una soluzione positiva della vicenda del mercantile e questi dieci marinai italiani possano presto tornare alle proprie famiglie, come felicemente abbiamo letto, l'altro giorno, con riferimento ad Eugenio Vagni, rapito nelle Filippine (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, con le mozioni oggi all'ordine del giorno il Parlamento pone l'attenzione nei confronti di un Paese martoriato da decenni di guerre tra fazioni tribali, da corruttele e da tutta una serie di situazioni veramente al limite della sopportazione. Vi sono ormai un caos ed un isolamento internazionale che hanno portato la Somalia ad essere una terra di nessuno.
Il portavoce della fazione integralista Al Shabaab, in un comunicato di oggi, ha posto l'accento sulla situazione in questi termini: a partire da oggi, la prima fase della guerra contro il Governo e l'Amisom è finita; vedrete la seconda fase con conseguenze più sanguinose, prenderemo di mira, in maniera particolare, i 4.300 militari africani che in questo momento sono in Somalia.
Se a questa situazione aggiungiamo i fenomeni di pirateria che ormai da parecchio tempo imperversano in quella zona (basti pensare che nel 2008 ci sono stati 293 atti di pirateria, con 889 membri di equipaggio presi in ostaggio, con 32 feriti e 21 persone delle quali, al momento, non si sa più nulla), ci rendiamo conto che questa è una zona in cui la nostra presenza e attenzione deve essere molto elevata. Va ricordato, inoltre, che per quanto riguarda il contrasto alla pirateria il Governo italiano si è già impegnato con la missione delle forze marittime (Atlanta), che abbiamo discusso la settimana scorsa, ponendo l'accento su un maggiore impegno dell'Unione europea. Non bisogna, infine, dimenticare un milione di sfollati che in questi anni si sono avuti in quelle terre e il conseguente traffico di esseri umani.
Ringraziando il Governo per aver accettato i forti impegni previsti nella nostra mozione, voglio anche ricordare l'azione del Governo che negli ultimi tre anni si è impegnato con lo stanziamento di 30 milioni di euro per l'aiuto ai cittadini somali e con la riapertura dell'ambasciata a Mogadiscio (un segno particolare di attenzione che l'Italia pone nei confronti di questo Stato). Certo, occorre non essere soli in questo impegno, e per questo abbiamo richiamato la risoluzione delle Nazioni Unite e quella del Consiglio d'Europa.
Signor sottosegretario, pensiamo che vi siano più aspetti da sottolineare: quello politico, quello della sicurezza e quello umanitario. Occorre sostenere, come abbiamo previsto nella mozione, la nomina di un rappresentante speciale dell'Unione europea nel Corno d'Africa, anche perché se andiamo a vedere gli impegni che il Governo ha sottoscritto, vi è anche quello di sostenere iniziative per la costruzione delle strutture di Governo del Paese: non dimentichiamoci che in questo momento ci sono qualcosa come 280 parlamentari su 550 inviati in missione all'estero (cifre che denotano la scarsa sicurezza esistente in quel Paese e la mancanza di strutture democratiche). Sostenere e ricostruire il tessuto economico e sociale è una questione vitale perché, come ricordavo prima, c'è un milione di sfollati. Pag. 62
Il voto della Lega sarà favorevole su queste mozioni, perché, in sostanza, tutte le mozioni presentate dai gruppi parlamentari hanno un unico fine: quello di riportare una parvenza di democrazia e, comunque, di dare un aiuto alla popolazione somala; questo è il nostro impegno.
Quindi, ringrazio il sottosegretario per aver accolto questa nostra mozione. Impegniamoci ancora di più in futuro a far sì che ci siano ulteriori aiuti mirati a questa parte di Africa martoriata, rispetto alla quale le nostre ascendenze, anche storiche, pongono l'Italia in una posizione privilegiata per quanto riguarda i rapporti con questo Stato.
Quindi, ringrazio il sottosegretario e mi auguro, signor Presidente, che da oggi inizi un nuovo iter per quanto riguarda la Somalia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, dico subito che accolgo le proposte di riformulazione avanzate dal sottosegretario Scotti. Quando abbiamo presentato la nostra mozione, molto tempo fa, nel marzo scorso, noi ci proponevamo infatti di sollecitare l'attenzione del Parlamento e di stimolare l'iniziativa del Governo, e le correzioni proposte dal sottosegretario vanno anche nella direzione di aggiornare il testo, proprio perché la situazione si è deteriorata molto negli ultimi mesi (è molto peggiorata in questi mesi). Ciò è dipeso dagli errori commessi dalla dirigenza somala, ma è dipeso anche dalle solite lentezze della comunità internazionale, dall'ottusità di Ould-Abdallah che non ha messo in campo nessuna iniziativa tendente a coinvolgere nel processo altri gruppi e altre personalità. C'è stata quindi una mancanza di leadership adeguata da parte delle Nazioni Unite, e pare che ci sia consapevolezza di questo anche a New York.
C'è stata anche una sottovalutazione del contesto regionale etiopico-eritreo che continua ad essere trascurato, e una sottovalutazione anche di quanto sia composito il fronte delle opposizioni, di quanto sia differenziato all'interno. Rispetto a questi elementi di criticità, sui quali ci siamo soffermati nel corso della discussione sulle linee generali, va però sottolineato l'elemento positivo rappresentato dalla nuova posizione americana. Il nuovo Assistant Secretary for African Affaire, Carson, in numerose prese di posizione pubbliche, ha sottolineato la necessità di sostenere più fattivamente il Governo, ma allo stesso tempo ha anche detto che bisogna mantenere il processo aperto a quanti siano disposti a scegliere l'opzione politica e ad esplorare le possibilità di dialogo con l'Eritrea, ed è giunto perfino a definire pubblicamente un errore l'intervento militare etiopico. Tutto questo, a nostro giudizio, conferma gli spazi e la necessità di una più incisiva azione europea, che attraverso il rappresentante per l'Eritrea, potrebbe interagire con gli Stati Uniti, con l'Unione Africana, stimolando l'iniziativa delle Nazioni unite, e in ogni caso portando - è questo il nodo - ad un livello politico adeguato il crescente coinvolgimento materiale dell'Europa. Sotto questo profilo non è un caso che Solana abbia inviato il 28 maggio scorso una lettera ai 27 Ministri degli affari esteri e della difesa europei, e che in questa lettera prendesse spunto dai buoni risultati dell'operazione Atlanta e dalla necessità di rafforzarla, e che al tempo stesso la lettera proponesse ulteriori sei linee di azione. C'è inoltre un riferimento alla consapevolezza che il problema della pirateria a lungo termine può essere risolto soltanto a terra e che l'Unione europea, dopo i nuovi impegni assunti, deve adeguarsi a questo livello della sfida. Le sue linee sono queste: la possibile nomina di uno Special representative for the region dell'Unione europea; lo sviluppo di una capacità regionale nel settore marittimo; un maggior supporto per Amisom, supporto al capacity building per il settore di sicurezza somalo, che vuol dire esercito, forze di polizia e guardia costiera; significa strategia di assistenza a lungo termine e infine anche il Pag. 63rafforzamento della cornice giuridica internazionale allo scopo di aumentare i rischi e di diminuire il profitto delle azioni di pirateria.
In seguito a questa lettera è stato preparato poi un option paper sul quale è iniziata la discussione negli organismi europei competenti. Questo apre uno spazio per l'iniziativa dell'Italia, uno spazio che noi abbiamo sollecitato, e il fatto che l'impostazione da noi abbracciata con la mozione abbia registrato una convergenza così ampia con le altre mozioni presentate fa ben sperare affinché l'Italia possa operare in seno all'Unione europea in favore della pace in maniera efficace, e in particolare nel Corno d'Africa a favore della stabilizzazione e della pace in quella area (Applausi dei deputati del gruppo la Partito Democratico)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boniver. Ne ha facoltà.

MARGHERITA BONIVER. Signor Presidente, mi sembra di capire che oltre all'assenso alla mozione Pianetta, Dozzo, Lombardo ed altri n. 1-00209, il Governo ha ottenuto quelle modifiche che riteneva utili sulle altre mozioni che riguardano la Somalia. Credo che questo sarà un segno estremamente concreto e positivo di una vera e propria agenda di interventi politici e di cooperazione che questa Camera vorrà indicare al Governo in carica.
È stato già detto tutto su quello che è il quadro disastroso della Somalia, sia nelle mozioni che sono state illustrate ieri, sia anche nella cronaca quotidiana circa il susseguirsi degli eccidi e delle decapitazioni per mano degli estremisti dei cosiddetti giovani Shabaab, un movimento infiltrato da Al-Qaeda, che probabilmente si riferisce ad Al-Qaeda e che sta lentamente conquistando, non soltanto territorialmente, tutta la Somalia meridionale e centrale. Infatti, quando oggi parliamo del Governo transitorio federale somalo parliamo di un Esecutivo che è stato nominato qualche mese fa, ed è il quindicesimo tentativo di dare un assetto istituzionale ad un Paese che ne è privo da 18 anni. Questo Esecutivo controlla a malapena qualche quartiere a nord di Mogadiscio e soprattutto continua a mantenere il controllo del porto e dell'aeroporto di Mogadiscio, ma se dovesse cedere anch'esso ci dovremmo chiedere quale altra azione politica, diplomatica e soprattutto di intervento per la sicurezza saremmo chiamati a concludere.
La Somalia in questo momento è soprattutto una catastrofe da un punto di vista politico - come è sotto gli occhi di tutti - e della sicurezza, perché le infiltrazioni delle milizie estremiste islamiste non concedono tregua, ma soprattutto producono un effetto domino che potrebbe riversarsi anche sugli altri Paesi limitrofi, che già vedono l'invasione di centinaia di migliaia di profughi, frutto diretto di questa catastrofe umanitaria che è stata evocata anche da altri colleghi e che vede la popolazione somala sostenuta per il 40 per cento dagli aiuti internazionali.
Non c'è più un'economia in Somalia, vi sono soltanto attività criminali. Vi è innanzitutto la pirateria, che come è stato ricordato ha fatto circa 300 ostaggi, fra i quali i 10 ostaggi italiani che sono prigionieri sul Buccaneer dall'11 di aprile, di cui il Governo italiano si sta occupando dal primo momento e di cui si aspetta la liberazione di ora in ora; questo è stato anche il motivo di una mia visita nella parte centrale della Somalia, a Garowe, nel Puntland, proprio per poter ottenere dalle autorità della regione semiautonoma del Puntland di intervenire nel modo più efficace possibile, escludendo evidentemente sia il blitz sia altrettanto chiaramente qualsiasi forma di riscatto per ottenere la liberazione dei nostri ostaggi e di tutti gli altri ostaggi.
La pirateria in questo momento ha una sorta di tregua, dovuta soprattutto ai monsoni, che impediscono queste attività terroristiche ed illegali, ma nondimeno continua tale vera e propria piaga, alla quale si affianca anche la piaga della compravendita degli esseri umani. Infatti, nei porti del Puntand ed altrove in Somalia vi sono veri e propri uffici dove le persone Pag. 64che vogliono essere transitate attraverso il Golfo di Aden e poi diventare clandestini e arrivare sulle coste dell'Europa meridionale e quindi anche in Italia pagano cifre ingenti e sono persone che fuggono da situazioni da un punto di vista economico ed umanitario assolutamente disastrose.
Il Governo transitorio somalo ha ottenuto recenti e significativi sostegni.
Sappiamo che quei 67 milioni di dollari che sono stati devoluti nella Conferenza di Bruxelles alla fine di aprile sono il più chiaro e significativo riconoscimento della bontà di questo tentativo. L'Italia, tra questi Paesi, è stata un donatore generoso e, addirittura, negli incontri del contact group che si sono svolti alla Farnesina all'inizio di giugno, sono stati destinati ulteriori 4 milioni di euro per la stabilizzazione della Somalia.
La Somalia rappresenta non soltanto un interesse molto spiccato sull'agenda internazionale del nostro Paese e dell'Unione europea; essa ha visto anche l'intervento fallimentare - purtroppo - di diverse missioni dell'ONU. Vorrei qui ricordare che tra i nostri colleghi c'è Gianfranco Paglia, medaglia d'oro al valor militare per aver partecipato alla battaglia di Mogadiscio.
Onorevole Presidente e onorevole sottosegretario, vorrei concludere affermando che l'importanza della questione della Somalia non può essere elusa, da nessun punto di vista. Mi rallegro molto anche del fatto che si sia concesso l'assenso all'attività della Somali women agenda, che rappresenta un importante esempio di come le donne, di come la questione di genere, soprattutto nei paesi africani, possano avere un ruolo preminente. Sono convinta che il ruolo italiano, che è un ruolo di grande rilievo e che domani potrebbe essere addirittura di facilitator nella pace e nella stabilità della Somalia, venga ogni giorno rafforzato. Credo che questo voto, che si predispone pressoché unanime, sarà un importantissimo segnale in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della mozione Maran ed altri, n. 1-00140.
Avverto che, ove venisse approvata la mozione Maran ed altri n. 1-00140, il terzo capoverso del dispositivo della stessa assorbirebbe il sesto capoverso del dispositivo della mozione Pianetta, Dozzo, Lombardo ed altri n. 1-00209 e il quarto capoverso del dispositivo della stessa, come riformulato su richiesta del Governo, assorbirebbe il settimo capoverso del dispositivo della mozione Pianetta, Dozzo, Lombardo ed altri n. 1-00209.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Maran ed altri n. 1-00140, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Castagnetti... onorevole Vico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato
426
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Lanzillotta non è riuscita a votare.
Prendo altresì atto che i deputati Fugatti, Di Biagio e Genovese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Capodicasa ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, per le parti non Pag. 65assorbite, sulla mozione Pianetta, Dozzo, Lombardo ed altri n. 1-00209, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lanzillotta... onorevole Castagnetti... onorevole Girlanda... onorevole Paglia... onorevoli Bocchino e Rossi... onorevole Bosi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 443
Maggioranza 222
Hanno votato
442
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Genovese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vietti ed altri n. 1-00210, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Rossi Luciano... onorevole Vico... onorevole Lanzillotta va bene e onorevole Castagnetti va bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato
444
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Porfidia e Genovese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Evangelisti ed altri n. 1-00215, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Castagnetti... onorevole Lanzillotta... onorevole Vico... onorevole Testa... onorevole Girlanda... onorevole Aprea... onorevole Mondello... onorevole Pizzolante, ce l'ha fatta? Deve allenarsi un po' di più!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 448
Votanti 444
Astenuti 4
Maggioranza 223
Hanno votato
443
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Sarubbi, De Angelis, Porfidia e Genovese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Proposta di assegnazione a Commissioni in sede legislativa di una proposta di legge (ore 17,48).

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, che proporrò alla Camera a norma del comma 1 dell'articolo 92 del Regolamento:

alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa):
CIRIELLI e STEFANI: «Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali» (2602) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII e XIV.

Pag. 66

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (17,50).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, molti di noi hanno apprezzato, senza «se» e senza «ma», l'invito del Capo dello Stato di qualche giorno fa. Dobbiamo prendere atto tutti che la prima occasione di un confronto per il bene del Paese di una migliore civiltà politica all'interno di quest'Aula, al di là della grande attenzione, è quella che si svolgerà sul decreto anticrisi che domani comincia il suo iter nelle Commissioni riunite V e VI e che al momento trova mille e più emendamenti proposti da molti colleghi, ma soprattutto trova una spiffero di voce da parte dell'Esecutivo su una reale intenzione di porre la questione di fiducia sul disegno di legge di conversione del decreto-legge fin dai primi giorni della prossima settimana. In questo particolare frangente e nella disattenzione che caratterizza quest'Aula, che fanno il paio con il silenzio e l'applauso che si fa al Capo dello Stato davanti a questi inviti, vorrei permettermi di far presente all'Esecutivo, alla maggioranza e anche alle altre forze di opposizione, di poter mettere nelle condizioni di quest'Aula e le Commissioni fin dalle prossime ore di poter contribuire attivamente ad un confronto su un particolare provvedimento, che riguarda l'interesse del Paese e non di una parte e che può trovare nel confronto aperto da parte della maggioranza e dell'opposizione un terreno proficuo per rendere non solo più civile il confronto politico della nostra Aula, ma anche produrre un risultato positivo per gli interessi degli italiani. Questo vuol dire nascondere lo spiffero di voler porre la questione di fiducia da un lato, nonché l'assunzione di responsabilità da parte dei presentatori, di conciliare un giusto protagonismo con il realismo di poter discutere attivamente dei propri emendamenti.
Confido che questo consiglio del Capo dello Stato, applaudito da tutti, trovi concretamente un applauso anche nei comportamenti e mi affido a lei perché possa vigilare affinché ciò sia possibile.

LINO DUILIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, sarò telegrafico: vorrei sollecitare anzi sollecitare nuovamente, visto che l'ha già fatto tre settimane fa, la risposta a delle interrogazioni.
Ancora una volta ripeto che mi risulta, avendolo sentito alcuni colleghi, che non sono l'unico che non ha avuto risposta da parte del Governo. Per quanto mi riguarda, tengo particolarmente a due interrogazioni, di cui una verte sul tema dei danneggiati da vaccinazione obbligatoria. Abbiamo posto la domanda del Governo e vorrei ottenere una risposta, perché si tratta di una questione molto delicata rispetto alla quale vi sono delle attese di persone che si trovano in situazione di grande bisogno.
La seconda interrogazione riguarda il reperimento di documenti nell'Archivio centrale dello Stato, qui a Roma, che avviene in condizioni che ci risultano molto peggiorate. Anche in questo caso si parla tanto di ricerca e ci risulta che sia reso più difficoltoso l'accesso ai documenti che consentono il lavoro dei ricercatori.
Confido, anche per il fatto che lei è sicuramente sensibile a questi temi, che si farà parte diligente, che ci sarà una risposta a queste interrogazioni.

PRESIDENTE. Onorevole Duilio, sarà compito della Presidenza sollecitare nella direzione da lei richiesta.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Anche lei sull'ordine dei lavori?

DAVID FAVIA. Sì, signor Presidente.

Pag. 67

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, come previsto dal Regolamento, al termine della seduta intervengo per segnalare alla Presidenza, e tramite la Presidenza, al Governo e alla competente Commissione giustizia, la drammatica situazione che, nell'ambito di una condizione pesantissima che coinvolge gli agenti di custodia italiani, si è venuta a verificare nel carcere di Pesaro.
Qui tutti gli agenti di custodia sono da giorni autoconsegnati, nel silenzio più totale degli organi deputati in quanto, a seguito del blocco dei distacchi disposto dal Governo, si è venuta a palesare in tutta la sua pesantezza, la mancanza di cinquanta unità in pianta organica. Ciò comporta un rischio enorme nel controllo dei detenuti tra i quali ce ne sono diversi di pericolosi.
Oggi abbiamo approvato la legge sulla violenza sessuale ed è stata ricordata una delle sue vittime più note e proprio l'autore di quella violenza, Mailat, che è stato condannato all'ergastolo, sconta la sua pena in quel carcere.
Quindi c'è un'impossibilità di controllo dei bracci interni al carcere ed un rischio enorme di sicurezza per gli operatori e anche per i detenuti a causa del pericolo di risse che scattano tra loro, oltre ad un forte rischio di evasioni. Non c'è possibilità di controllo, né interno, né esterno del carcere e segnalo che lunedì gli agenti di custodia si incateneranno fuori dalla prefettura di Pesaro, il tutto nel silenzio assordante delle autorità competenti.
La prego di rendersi interprete di questa situazione drammatica presso il Ministro Alfano e presso il DAP, il dipartimento competente del Ministero, affinché questa situazione trovi al più presto una soluzione perché ne va della sicurezza di onesti lavoratori e servitori dello Stato e anche dei detenuti che sono in assoluto sovrannumero rispetto alla capienza di quel carcere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, vorrei intervenire proprio sull'organizzazione dei nostri lavori per esprimere il mio modestissimo dissenso su come si stia procedendo nell'organizzazione dei lavori della Camera da alcune settimane a questa parte.
È perfettamente inutile convocare la Camera con votazioni sino al venerdì se poi il martedì sera si va a casa e non capisco perché si debba smettere di lavorare alle 18 o perché non si possa fare un uso più prezioso del tempo, più pianificato, in modo che tutti possiamo organizzarci e svolgere diverse attività.
La settimana scorsa ho chiesto se si poteva sapere se la prima settimana di agosto si sarebbe stati a casa oppure no. La risposta sibillina è stata: «Forse». Allora, a me non cambia la vita, perché tanto sarò a lavorare lo stesso, però se i nostri lavori fossero effettivamente più compattati, finalmente fino al venerdì, ma poi stando a casa una sera - o una settimana se serve - penso che guadagneremmo: in tempo tutti, in minori trasferte, in risparmio di tempo e per i costi della Camera dal punto di vista generale. Inoltre, occorre anche considerare un po' l'immagine nel Paese: se qualcuno va a controllare cosa stiamo effettivamente facendo, mi sembra che il lavoro produttivo parlamentare non sia eccelso in questa legislatura (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, lei sa che in merito all'organizzazione dei lavori l'organo competente è la Conferenza dei presidenti di gruppo. Quindi, potrà sicuramente rivolgere queste sue osservazioni al suo capogruppo. Detto questo, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo avevamo anche concordato che questa settimana si potesse lasciare spazio al lavoro delle commissioni, proprio perché il decreto-legge cosiddetto anticrisi è all'esame delle Commissioni V e VI riunite e, su richiesta unanime dei presidenti di gruppo, si era quindi deciso di andare in quella direzione.

Pag. 68

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 15 luglio 2009, alle 10:

(ore 10 e al termine del punto 6)

1. - Assegnazione a Commissioni in sede legislativa della proposta di legge n. 2602.

2. - Seguito della discussione delle mozioni Buttiglione ed altri n. 1-00192, Barani, Laura Molteni, Commercio ed altri n. 1-00211, Farina Coscioni ed altri n. 1-00213, Mura ed altri n. 1-00214 e Livia Turco ed altri n. 1-00221 concernenti iniziative volte a contrastare l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Ghizzoni ed altri n. 1-00204, Garagnani, Goisis, Latteri ed altri n. 1-00206, Zazzera ed altri n. 1-00216 e Capitanio Santolini ed altri n. 1-00218 concernenti misure a favore della scuola pubblica.

4. - Seguito della discussione delle mozioni Borghesi ed altri n. 1-00203, Pezzotta ed altri n. 1-00208, Cazzola, Caparini ed altri n. 1-00212, Damiano ed altri n. 1-00219, Zamparutti ed altri n. 1-00220 e Lo Monte ed altri n. 1-00223 concernenti iniziative per l'estensione degli ammortizzatori sociali ai lavoratori precari.

(ore 15)

5. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16)

6. - Informativa urgente del Governo sul grave attentato in Afghanistan che ha causato la morte del caporal maggiore Alessandro Di Lisio, nonché il ferimento di tre paracadutisti italiani.

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa):
CIRIELLI e STEFANI: «Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali» (2602) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII e XIV.

La seduta termina alle 17,55.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 13 luglio 2009, a pagina 44, prima colonna, quinta riga, prima della parola: «Concludo», si intende inserito il nome: «LUISA CAPITANIO SANTOLINI.».

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. T.U. 574 ed abb. - A - odg n. 14 447 444 3 223 206 238 71 Resp.
2 Segr T.U. 574 ed abb. - A - voto finale 476 476 239 447 29 67 Appr.
3 Nom. Moz. Oliverio e a 1-196 I p. 469 469 235 469 67 Appr.
4 Nom. Moz. Oliverio e a 1-196 II p. 474 472 2 237 225 247 67 Resp.
5 Nom. Moz. Beccalossi e a 1-197 I p. 474 474 238 473 1 67 Appr.
6 Nom. Moz. Beccalossi e a 1-197 II p. 475 471 4 236 246 225 67 Appr.
7 Nom. Moz. Delfino e a 1-205 I p. 474 474 238 473 1 67 Appr.
8 Nom. Moz. Delfino e a 1-205 II p. 474 468 6 235 224 244 67 Resp.
9 Nom. Moz. Fogliato e a 1-207 I p. 471 470 1 236 469 1 67 Appr.
10 Nom. Moz. Fogliato e a 1-207 II p. 473 469 4 235 246 223 67 Appr.
11 Nom. Moz. Di Giuseppe e a 1-217 I p. 474 469 5 235 468 1 66 Appr.
12 Nom. Moz. Di Giuseppe e a 1-217 II p. 473 470 3 236 224 246 66 Resp.
13 Nom. Moz. Maran e a 1-140 427 427 214 426 1 65 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 16)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz. Pianetta e a 1-209 443 443 222 442 1 64 Appr.
15 Nom. Moz. Vietti e a 1-210 rif. 445 445 223 444 1 65 Appr.
16 Nom. Moz. Evangelisti e a 1-215 rif. 448 444 4 223 443 1 64 Appr.