Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 197 di lunedì 6 luglio 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 16,05.

ANGELO SALVATORE LOMBARDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di lunedì 15 giugno 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Boniver, Bossi, Brambilla, Brunetta, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Amico, Renato Farina, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Guzzanti, La Russa, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Miccichè, Milanato, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Soro, Stefani, Tremonti, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, il senatore Andrea Pastore, in sostituzione del senatore Carlo Vizzini, dimissionario.

Discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2008 (Doc. VIII, n. 3); Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2009 (Doc. VIII, n. 4).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei documenti: Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2008 e Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2009.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame congiunto è pubblicato nel vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Ricordo che il termine per la presentazione degli ordini del giorno riferiti al progetto di bilancio è fissato alle ore 18 di oggi.

(Discussione congiunta - Doc. VIII, nn. 3 e 4)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta.
Ha facoltà di parlare il deputato questore Colucci.

Testo sostituito con errata corrige volante FRANCESCO COLUCCI, Questore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il progetto Pag. 2di bilancio interno per il 2009 e il bilancio pluriennale 2009-2011 oggi sottoposti al vostro esame si ispirano ad un criterio di innovazione nella continuità. L'elemento di continuità consiste nella prosecuzione della politica di rigore finanziario che caratterizza la gestione interna della Camera dei deputati oramai da diversi anni e che sembra ancora più appropriata nell'attuale e difficile congiuntura economica. Nuovo invece è il risultato che quella politica di rigore consente ora di raggiungere: la crescita zero della dotazione per il 2010 e per il 2011, ciò non accadeva dal 1960.
La crescita zero della dotazione, frutto di un'autonoma scelta della Camera dei deputati, si traduce in un risparmio per il bilancio dello Stato. Si tratta di circa 45 milioni di euro di minori trasferimenti nei prossimi due anni rispetto alle previsioni, senza tenere conto delle proiezioni per gli anni futuri. Se poi si prende in considerazione il sessennio 2006-2011 emerge come il limite che la Camera ha progressivamente posto alla crescita della propria dotazione abbia generato un risparmio complessivo per il bilancio dello Stato di circa 315 milioni di euro rispetto alle previsioni originarie.
Come è noto la dotazione costituisce la quasi totalità delle entrate effettive della Camera. La decisione di mantenerne immutato l'importo per tutto il triennio 2009-2011 rappresenta quindi un vincolo finanziario forte. Conseguentemente prosegue e si rinnova l'impegno a contenere le spese della Camera dei deputati; in particolare nel 2009 le spese effettive cresceranno dell'1,30 per cento rispetto all'anno precedente, il tasso più basso dell'ultimo decennio. Occorre tuttavia sottolineare ancora una volta, come abbiamo già fatto negli anni passati, che tale dinamica della spesa non è frutto di tagli indiscriminati degli stanziamenti di bilancio, bensì è il risultato di una continua e decisa opera di razionalizzazione dei fattori di costo. Ottenere risultati finanziari apprezzabili razionalizzando la spesa è senz'altro più difficile che brandire la scure, ma è anche l'unico modo per far sì che il vincolo di bilancio si coniughi con l'esigenza di disporre delle risorse necessarie per garantire alla Camera dei deputati il ruolo che le compete.
È questo il senso complessivo dei documenti sottoposti al vostro esame: la crescita della dotazione si arresta, la spesa complessiva rallenta anno dopo anno, ma nel bilancio sono state assicurate le risorse necessarie per far fronte agli indispensabili progetti di sviluppo, sia quelli a breve termine, sia quelli da realizzare in una prospettiva temporale più ampia.
I dati innanzitutto: la spesa effettiva nel 2009, come si è detto, avrà una crescita complessiva particolarmente contenuta pari all'1,3 per cento rispetto all'anno precedente. Il totale del Titolo I (Spesa corrente) è previsto in 1.045,57 milioni di euro, con una dinamica di crescita dell'1,80 per cento; mentre il Titolo II (Spesa in conto capitale) è pari a 37,28 milioni di euro, con una diminuzione dell'11,04 per cento rispetto al 2008.
Tra le misure che consentono questo risultato va ricordato il perdurante effetto del blocco quinquennale dell'indennità parlamentare previsto dalla legge finanziaria per l'anno 2008, a conferma del fatto che il contenimento della spesa è un obiettivo che coinvolge tutte le poste di bilancio. Tale blocco rende piatta, ossia pari allo 0 per cento, la crescita della spesa sia per l'indennità parlamentare sia per gli assegni vitalizi, e quindi l'andamento delle categorie I e II.
Quanto alla spesa per il personale perdura il blocco selettivo del turnover che ha consentito una significativa riduzione dei dipendenti in servizio, già scesi ad un numero che è il più basso dal 1987 e che si prevede possa diminuire ulteriormente nel corso del 2009. Il blocco del turnover, di cui viene confermato il carattere selettivo correlato alle esigenze di funzionalità dei diversi settori dell'amministrazione, fornirà senz'altro un contributo di rilievo al contenimento delle spese della categoria III, ma sarebbe sbagliato valutarne gli effetti nei soli termini finanziari perché la Camera dei deputati del futuro, qualunque possa diventare il quadro costituzionale e Pag. 3il numero dei suoi componenti, esprimerà una richiesta di servizi di supporto ai procedimenti legislativi, di documentazione e amministrativi non inferiore all'attuale.
La questione, allora, è come possa la struttura amministrativa della Camera confrontarsi con una richiesta di servizi costante o in prospettiva in crescita, avendo a disposizione minori risorse finanziarie e umane e mantenendo un elevato standard qualitativo. Si tratta di una sfida impegnativa e di ciò è consapevole l'amministrazione che, secondo il mandato ricevuto dall'Ufficio di Presidenza, è impegnata ad elaborare un complesso progetto di riorganizzazione, di razionalizzazione di processi di lavoro e di riqualificazione del personale e anche in questo caso la soluzione può venire dall'innovazione nella continuità.
La relazione sullo stato dell'amministrazione predisposta dal Segretario generale e allegata al progetto di bilancio ripercorre con chiarezza i passaggi che hanno condotto nell'ultimo decennio ad un modello organizzativo funzionale e flessibile, nonché ispirato alla sistematica integrazione e coordinamento fra le strutture. A questo punto occorre compiere un ulteriore passo in quella direzione, progettando un'amministrazione ridotta nelle sue dimensioni, ma ancor più qualificata dal punto di vista professionale, attenta ad ottimizzare l'impiego delle risorse umane, sempre più preziose, rapida nel procedere perché sempre più capace di programmare.
In questo disegno sarà cruciale il ruolo dell'informatica che dovrà contribuire all'obiettivo dell'efficienza con tutte le risorse offerte dallo sviluppo tecnologico, come pure dovrà essere semplificato il quadro normativo interno che è cresciuto negli ultimi anni in modo vistoso e, infine, ancora più drastica dovrà essere la semplificazione dei moduli di lavoro dai quali dovranno essere eliminati tutti gli adempimenti che comportino un costo amministrativo sproporzionato rispetto al beneficio atteso.
L'importanza di un'organizzazione orientata agli obiettivi, a fronte di una politica decisa a realizzare interventi strutturali, è dimostrata anche dai risultati conseguiti nelle spese per l'acquisto di beni e servizi. La spesa complessiva della categoria V resta sostanzialmente immutata nel 2009, nonostante in questo comparto la previsione nel precedente esercizio fosse già ridotta del 4,67 per cento. In questo caso ha influito positivamente la costante ricerca delle più favorevoli condizioni di mercato per l'acquisto delle diverse tipologie di beni e servizi e l'aggiornamento continuo delle clausole contrattuali.
Sottolineo anche che la riduzione della spesa nella categoria VII (Spese non attribuibili), in cui l'aumento di alcuni capitoli è largamente compensato dalla contrazione di altri. Il taglio è di oltre 9 punti percentuali. Nella categoria rientrano le spese per Commissioni permanenti e bicamerali, Giunte e Comitati, che nella gran parte si riducono o restano immutate (ad eccezione dei casi in cui negli atti istitutivi è stata fissata la dotazione di una specifica Commissione).
Desidero chiarire che il dimezzamento dei fondi previsti nel capitolo relativo alla Commissione antimafia è connesso unicamente all'attribuzione della presidenza ad un senatore, mentre nella precedente legislatura il presidente era un deputato, per cui la disponibilità finanziaria di tale organo resta immutata, essendo stabilita dalla legge. La Camera deve solo prevedere nel suo bilancio i fondi necessari a restituire a fine anno la metà delle spese sostenute dalla Commissione, così come verranno quantificate dal Senato.
Le spese per attività interparlamentari e internazionali sono in crescita, a causa dell'aumento da due a quattro delle delegazioni parlamentari presso Assemblee internazionali presiedute da deputati, così come cadono in questo esercizio finanziario i costi relativi all'organizzazione dei due eventi connessi alla Presidenza italiana del G8. Si tratta di un settore nel quale peraltro si sono registrate negli Pag. 4ultimi anni forti economie, anche grazie ad una diversa disciplina delle missioni e delle spese da essi derivanti.
Le previsioni delle spese in conto capitale registrano una diminuzione di 4,6 milioni di euro nel 2009. Questo dato rientra nella complessiva azione di contenimento della spesa e non impedirà di porre in essere gli investimenti necessari alla realizzazione di programmi di particolare rilievo, quali le opere di sicurezza e le infrastrutture tecnologiche per il canale satellitare.
La rigorosa e pluriennale politica di contenimento della spesa consentirà altresì nei prossimi esercizi la realizzazione di interventi straordinari in conto capitale senza gravare sui fondi del Ministero dell'economia e delle finanze.
Parallelamente, prosegue la collaborazione con il Provveditorato alle opere pubbliche, che sta curando alcuni interventi riguardanti la riqualificazione dell'auletta dei gruppi parlamentari, la compartimentazione antincendio del complesso del Seminario, il completamento della realizzazione dell'impianto di protezione dalle scariche atmosferiche di palazzo Montecitorio e del palazzo dei gruppi, nonché la riqualificazione del complesso di vicolo Valdina, ivi compresa la ristrutturazione dei locali dell'ex scuola Bernini, acquisiti dall'Agenzia del demanio per poi darli in uso alla Camera.
Sta inoltre per essere avviata, sempre a cura del Provveditorato alle opere pubbliche, la cantierizzazione dei lavori di restauro dei prospetti esterni del complesso del Seminario.
Le disponibilità del fondo di riserva di parte corrente e di quello di parte capitale, pari a circa 17 milioni di euro, rappresentano importi non elevati (1,56 per cento sul totale della spesa). Tali capitoli sono pertanto volti unicamente a precostituire un margine finanziario indispensabile per far fronte a spese allo stato non previste e non prevedibili.
In merito alle partite di giro, ossia alle poste relative alle somme che l'amministrazione incassa ed eroga per conto di terzi, va fatto presente che quest'anno sono state concentrate in un unico capitolo sia in entrata sia in uscita (cap. 401) tutte le somme relative alla quota - che si stima riferibile alle erogazioni di competenza della Camera - dello stanziamento recato dal capitolo 1638 del bilancio dello Stato per il 2009 per l'erogazione dei rimborsi ai partiti e movimenti politici delle spese per il rinnovo della Camera dei deputati, del Senato, del Parlamento europeo e dei Consigli regionali. L'importo dell'anzidetta quota parte è stato aggiornato, trattandosi di partite di giro, a 178,52 milioni di euro, a seguito della comunicazione del Dipartimento del tesoro in data 19 giugno 2009, in ordine all'intervenuta integrazione del ricordato capitolo del bilancio dello Stato con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze.
Per quanto attiene, infine, agli esercizi successivi compresi nel bilancio triennale, resta ferma la dotazione per il 2010 e per il 2011, con una crescita della stessa pari a zero, così come già evidenziato all'inizio della relazione.
La spesa effettiva prevista al netto delle partite di giro ammonta a 1.100,40 milioni di euro per il 2010 e a 1.117,12 milioni di euro per il 2011, comprensive di oltre 17 milioni di euro di fondi di riserva per ciascun esercizio, che rappresentano l'1,57 per cento e l'1,55 per cento del totale delle spese recate dai Titoli I e II.
Restano quindi valide anche per gli altri due anni del triennio le valutazioni positive sulla composizione degli aggregati di spesa che riteniamo di poter sottoporre all'Assemblea. Con riferimento al conto consuntivo per l'anno 2008, rinvio, innanzitutto, per maggiori precisazioni, alla relazione scritta.
A livello di aggregati maggiori, ricordo che il 79,3 per cento delle risorse finanziarie è stato assorbito dalle funzioni relative all'attività parlamentare in senso stretto, comprendente anche gli oneri sostenuti per le strutture destinate ad ospitare gli organismi bicamerali.
Le risorse destinate alle relazioni internazionali e all'attività di rappresentanza della Camera sono state il 3 per cento Pag. 5del totale, con iniziative volte a rafforzare la dimensione rappresentativa di organizzazioni internazionali ed intergovernative, dalle Nazioni Unite alla Nato, dal Consiglio d'Europa alla Banca Mondiale e al G8, e lo sviluppo di varie forme di collaborazione con i Parlamenti stranieri.
Per il servizio direttamente fruibile al pubblico sono state impiegate risorse pari al 9,7 per cento del totale. Rientrano in questa missione le attività volte ad avvicinare la Camera dei deputati ai cittadini mediante la messa a disposizione di strumenti quali il sito Internet, la Biblioteca e l'Archivio storico.
Per il 2008 vado a richiamare la costituzione del Polo parlamentare, finalizzato ad una progressiva integrazione tra le due biblioteche parlamentari di Camera e Senato. Questa iniziativa ha costituito, altresì, l'occasione per la riqualificazione artistica e funzionale di alcune aree della sede della Biblioteca e per l'apertura al pubblico di nuovi spazi e percorsi culturali.
L'apertura al pubblico, d'altro canto, rappresenta un indirizzo permanente di questa istituzione, come dimostrano gli eventi culturali che periodicamente si svolgono nelle sedi della Camera e l'ormai tradizionale iniziativa «Montecitorio a porte aperte».
Tra le innovazioni vi è da segnalare il progetto «Lezioni di Costituzione», la cui manifestazione conclusiva ha ospitato in quest'Aula circa 300 tra studenti e docenti in rappresentanza di 60 istituti di istruzione superiore delle diverse regioni italiane.
Nel complesso, il totale degli accessi ai palazzi della Camera per la XVI legislatura ha superato finora le 311 mila unità.
Apertura al pubblico e trasparenza sono anche principi cui si ispirano le più recenti innovazioni nella comunicazione istituzionale. Mi riferisco, a titolo di esempio, all'apertura di un canale dedicato alla Camera su YouTube, all'avvio della web-tv, alla prossima realizzazione di una sezione del sito Internet dedicata ai bambini, alla piattaforma didattica sulla Costituzione e allo sviluppo del canale satellitare. Infine, l'8 per cento delle risorse è stato destinato alla valorizzazione e alla riqualificazione del patrimonio immobiliare e mobiliare della Camera.
Passando ai dati finanziari dell'esercizio 2008, le entrate effettive, riferite, cioè, ai Titoli I e II, evidenziano accertamenti per 1.036,1 milioni di euro, con conseguenti maggiori entrate per 8,1 milioni di euro. Gli incassi, pari a 1.035,4 milioni di euro, hanno determinato residui attivi per 0,7 milioni di euro.
Il comparto della spesa effettiva, Titoli I e II, registra impegni per 1.025 milioni di euro, che costituiscono il 95,89 per cento della previsione iscritta per 1.069 milioni di euro, con conseguenti economie per 44 milioni di euro. I pagamenti, pari a 971,3 milioni di euro, rappresentano il 94,76 per cento delle somme impegnate, con conseguente formazione di residui passivi per 53,7 milioni di euro.
Passo ad illustrare quanto è stato fatto per dare corso agli ordini del giorno approvati nel corso del bilancio interno del 2008.
Quanto agli ordini del giorno Osvaldo Napoli n. 9/Doc. VIII, n. 2/1, Rosato 9/Doc. VIII, n. 2/6, Nucara n. 9/Doc. VIII, N. 2/2 e Iannuzzi 9/Doc. VIII, n. 2/14 in materia di reclutamento del personale, faccio presente che, con decisione dell'Ufficio di Presidenza, la graduatoria del concorso a quaranta posti di segretario parlamentare di II livello è stata prorogata al 20 ottobre 2009, e quella del concorso a sedici posti di documentarista al 6 dicembre 2009.
Con riferimento all'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/13, relativo alla prosecuzione della scelta dell'acquisizione in luogo delle locazioni, rammento che il tema è da tempo all'attenzione degli organi di direzione politica, ed è condiviso dal Collegio. Prosegue, infatti, l'attività di verifica dei presupposti per una sostituzione progressiva degli immobili in locazione con altri nella diretta disponibilità della Camera.
Quanto alla qualità dei servizi resi presso i palazzi Marini, oggetto dell'ordine giorno Giachetti n. 9/Doc. VIII, n. 2/3, Pag. 6osservo che l'Amministrazione è in costante contatto con la proprietà dei palazzi, e continuerà a verificare i servizi stessi al fine di esigere la massima qualità nella loro erogazione, fermo restando che le segnalazioni degli utenti rafforzano l'efficacia di tale costante verifica.
Passando alla questione del risparmio energetico, materia dell'ordine del giorno Stucchi 9/Doc. VIII, n. 2/4, faccio presente anzitutto che i consumi di energia elettrica hanno subito una riduzione di circa 3 milioni di chilowattora dal 2006 ad oggi. Inoltre, è stata studiata la fattibilità di un sistema di cogenerazione per l'autoproduzione di energia elettrica, termica e frigorifera, da sperimentare presso il palazzo Theodoli, entro il mese in corso sarà completata l'installazione di pannelli fotovoltaici sulla copertura di palazzo Montecitorio, mentre è allo studio la possibilità di installare analoghi pannelli su altri palazzi in uso alla Camera.
Sono state pressoché integralmente sostituite le lampade in uso con tecnologie da incandescente a fluorescente, di maggiore durata ed efficienza e dai consumi molto più contenuti; le lampade alogene e ad incandescenza sono ora di utilizzo assolutamente residuale. Sono state adottate politiche gestionali di attenzione al rendimento energetico degli impianti elettrici, di condizionamento e termoidraulici, e presso il palazzo ex Banco di Napoli è in corso un check up energetico degli impianti per individuare margini per una maggiore efficienza nella gestione del sistema energetico e dei consumi interni. Si è valutata la possibilità di installare sistemi di rilevazione automatica di presenza di persone negli uffici per regolare l'accensione delle lampade, ma l'ipotesi è risultata eccessivamente onerosa; tuttavia, gli assistenti parlamentari hanno il compito di accertare, alla chiusura degli uffici, che gli apparati di illuminazione e tutte le apparecchiature elettriche siano spenti. Il Collegio dei questori comunque ritiene fondamentale che tutti gli utenti adottino e promuovano comportamenti di risparmio energetico.
Quanto agli spazi destinati al gruppo Misto, oggetto dell'ordine del giorno Commercio n. 9/Doc. VIII, n. 2/19, ricordo che la delibera del Collegio dei questori del 21 maggio 2008 ha ripartito gli spazi secondo il criterio regolamentare della consistenza numerica dei gruppi e, conformemente ad una consolidata prassi, al gruppo Misto è stata attribuita una maggiore superficie in quota fissa proprio per tener conto delle esigenze connesse alle varie componenti politiche al suo interno.
L'ordine del giorno Antonione n. 9/Doc. VIII, n. 2/5 chiede di garantire alla Commissione affari esteri un'adeguata dotazione finanziaria per le missioni e di prevedere, per le missioni all'estero delle Commissioni, criteri e condizioni uniformi tra i due rami del Parlamento. Al riguardo osservo che la voce Spese di missione del capitolo 170 per il triennio 2009-2011 prevede un incremento della dotazione della III Commissione rispetto al 2008 leggermente superiore al 15 per cento. Inoltre, i criteri e le condizioni per le missioni restano quelli annunciati nella lettera inviata dai questori nella XV legislatura a tutti i deputati il 3 ottobre 2007, e confermati nella presente legislatura dal Presidente della Camera al fine di realizzare un contenimento delle relative spese: le spese di albergo nel corso delle missioni sono ammesse al rimborso solo se sostenute presso esercizi di categoria non superiore a quattro stelle; per i voli relativi alle missioni in ambito europeo e nel bacino del Mediterraneo deve essere utilizzata la classe economica alla tariffa più conveniente.
All'inizio della XVI legislatura, i Presidenti dei due rami del Parlamento hanno individuato criteri comuni, improntati a particolare rigore per lo svolgimento delle missioni di studio delle Commissioni permanenti.
Venendo al settore dell'informatica, l'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/12 chiede di ampliare e rendere fruibili anche agli utenti esterni le informazioni sulle attività degli eletti. Rammento che tali informazioni sono disponibili sul sito Internet della Camera e sono Pag. 7state ampliate, includendo i dati sulla partecipazione dei deputati alle votazioni. Le stesse informazioni saranno raggiungibili anche attraverso il portale destinato ai deputati, ai loro collaboratori e ai gruppi parlamentari.
Sempre mediante il portale sarà attuato l'ordine del giorno Lombardo n. 9/Doc. VIII, n. 2/15, che sollecita la possibilità di presentare agli uffici gli atti di iniziativa parlamentare attraverso la posta elettronica, valutando anche la possibilità di attuare la firma digitale. Mediante il portale, potranno essere forniti, oltre a strumenti per il lavoro individuale e di gruppo, anche servizi di trasmissione digitale dei documenti, a cominciare dagli atti di sindacato ispettivo e dagli emendamenti (e, per questi ultimi, in esito alla definizione degli aspetti regolamentari da parte degli organi competenti).
In relazione all'ordine del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 2/21 ricordo che nella XV legislatura ha avuto avvio la collaborazione fra il servizio studi e il servizio bilancio dello Stato della Camera e il servizio bilancio del Senato. La collaborazione ha consentito la pubblicazione di una nuova collana di dossier denominata «Documentazione di finanza pubblica», con la quale si è resa disponibile un'analisi comune per le Commissioni parlamentari dei due rami del Parlamento, che, in occasione dell'esame dei principali documenti sugli andamenti di finanza pubblica presentati dal Governo, tengono sedute congiunte. La collaborazione si è sostanziata nella pubblicazione di taluni dossier nella XV e XVI legislatura.
In conclusione, a nome del Collegio dei questori, auspico che lo sforzo fin qui descritto possa essere apprezzato e che si possa procedere con il più ampio consenso all'approvazione del progetto di bilancio interno oggi sottoposto all'Assemblea congiuntamente al conto consuntivo per l'anno 2008.
Infine, cari colleghi e signor Presidente, a nome del Collegio dei questori, ringrazio il Segretario generale per l'indirizzo impresso a tutti settori dell'Amministrazione. Parimenti, ringraziamo i vicesegretari generali, i capi servizio e tutti i dipendenti della Camera per il costante impegno profuso, che ci ha consentito di presentare un bilancio positivo sul piano politico e amministrativo (Applausi).
FRANCESCO COLUCCI, Questore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il progetto Pag. 2di bilancio interno per il 2009 e il bilancio pluriennale 2009-2011 oggi sottoposti al vostro esame si ispirano ad un criterio di innovazione nella continuità. L'elemento di continuità consiste nella prosecuzione della politica di rigore finanziario che caratterizza la gestione interna della Camera dei deputati oramai da diversi anni e che sembra ancora più appropriata nell'attuale e difficile congiuntura economica. Nuovo invece è il risultato che quella politica di rigore consente ora di raggiungere: la crescita zero della dotazione per il 2010 e per il 2011, ciò non accadeva dal 1960.
La crescita zero della dotazione, frutto di un'autonoma scelta della Camera dei deputati, si traduce in un risparmio per il bilancio dello Stato. Si tratta di circa 45 milioni di euro di minori trasferimenti nei prossimi due anni rispetto alle previsioni, senza tenere conto delle proiezioni per gli anni futuri. Se poi si prende in considerazione il sessennio 2006-2011 emerge come il limite che la Camera ha progressivamente posto alla crescita della propria dotazione abbia generato un risparmio complessivo per il bilancio dello Stato di circa 315 milioni di euro rispetto alle previsioni originarie.
Come è noto la dotazione costituisce la quasi totalità delle entrate effettive della Camera. La decisione di mantenerne immutato l'importo per tutto il triennio 2009-2011 rappresenta quindi un vincolo finanziario forte. Conseguentemente prosegue e si rinnova l'impegno a contenere le spese della Camera dei deputati; in particolare nel 2009 le spese effettive cresceranno dell'1,30 per cento rispetto all'anno precedente, il tasso più basso dell'ultimo decennio. Occorre tuttavia sottolineare ancora una volta, come abbiamo già fatto negli anni passati, che tale dinamica della spesa non è frutto di tagli indiscriminati degli stanziamenti di bilancio, bensì è il risultato di una continua e decisa opera di razionalizzazione dei fattori di costo. Ottenere risultati finanziari apprezzabili razionalizzando la spesa è senz'altro più difficile che brandire la scure, ma è anche l'unico modo per far sì che il vincolo di bilancio si coniughi con l'esigenza di disporre delle risorse necessarie per garantire alla Camera dei deputati il ruolo che le compete.
È questo il senso complessivo dei documenti sottoposti al vostro esame: la crescita della dotazione si arresta, la spesa complessiva rallenta anno dopo anno, ma nel bilancio sono state assicurate le risorse necessarie per far fronte agli indispensabili progetti di sviluppo, sia quelli a breve termine, sia quelli da realizzare in una prospettiva temporale più ampia.
I dati innanzitutto: la spesa effettiva nel 2009, come si è detto, avrà una crescita complessiva particolarmente contenuta pari all'1,3 per cento rispetto all'anno precedente. Il totale del Titolo I (Spesa corrente) è previsto in 1.045,57 milioni di euro, con una dinamica di crescita dell'1,80 per cento; mentre il Titolo II (Spesa in conto capitale) è pari a 37,28 milioni di euro, con una diminuzione dell'11,04 per cento rispetto al 2008.
Tra le misure che consentono questo risultato va ricordato il perdurante effetto del blocco quinquennale dell'indennità parlamentare previsto dalla legge finanziaria per l'anno 2008, a conferma del fatto che il contenimento della spesa è un obiettivo che coinvolge tutte le poste di bilancio. Tale blocco rende piatta, ossia pari allo 0 per cento, la crescita della spesa sia per l'indennità parlamentare sia per gli assegni vitalizi, e quindi l'andamento delle categorie I e II.
Quanto alla spesa per il personale perdura il blocco selettivo del turnover che ha consentito una significativa riduzione dei dipendenti in servizio, già scesi ad un numero che è il più basso dal 1987 e che si prevede possa diminuire ulteriormente nel corso del 2009. Il blocco del turnover, di cui viene confermato il carattere selettivo correlato alle esigenze di funzionalità dei diversi settori dell'amministrazione, fornirà senz'altro un contributo di rilievo al contenimento delle spese della categoria III, ma sarebbe sbagliato valutarne gli effetti nei soli termini finanziari perché la Camera dei deputati del futuro, qualunque possa diventare il quadro costituzionale e Pag. 3il numero dei suoi componenti, esprimerà una richiesta di servizi di supporto ai procedimenti legislativi, di documentazione e amministrativi non inferiore all'attuale.
La questione, allora, è come possa la struttura amministrativa della Camera confrontarsi con una richiesta di servizi costante o in prospettiva in crescita, avendo a disposizione minori risorse finanziarie e umane e mantenendo un elevato standard qualitativo. Si tratta di una sfida impegnativa e di ciò è consapevole l'amministrazione che, secondo il mandato ricevuto dall'Ufficio di Presidenza, è impegnata ad elaborare un complesso progetto di riorganizzazione, di razionalizzazione di processi di lavoro e di riqualificazione del personale e anche in questo caso la soluzione può venire dall'innovazione nella continuità.
La relazione sullo stato dell'amministrazione predisposta dal Segretario generale e allegata al progetto di bilancio ripercorre con chiarezza i passaggi che hanno condotto nell'ultimo decennio ad un modello organizzativo funzionale e flessibile, nonché ispirato alla sistematica integrazione e coordinamento fra le strutture. A questo punto occorre compiere un ulteriore passo in quella direzione, progettando un'amministrazione ridotta nelle sue dimensioni, ma ancor più qualificata dal punto di vista professionale, attenta ad ottimizzare l'impiego delle risorse umane, sempre più preziose, rapida nel procedere perché sempre più capace di programmare.
In questo disegno sarà cruciale il ruolo dell'informatica che dovrà contribuire all'obiettivo dell'efficienza con tutte le risorse offerte dallo sviluppo tecnologico, come pure dovrà essere semplificato il quadro normativo interno che è cresciuto negli ultimi anni in modo vistoso e, infine, ancora più drastica dovrà essere la semplificazione dei moduli di lavoro dai quali dovranno essere eliminati tutti gli adempimenti che comportino un costo amministrativo sproporzionato rispetto al beneficio atteso.
L'importanza di un'organizzazione orientata agli obiettivi, a fronte di una politica decisa a realizzare interventi strutturali, è dimostrata anche dai risultati conseguiti nelle spese per l'acquisto di beni e servizi. La spesa complessiva della categoria V resta sostanzialmente immutata nel 2009, nonostante in questo comparto la previsione nel precedente esercizio fosse già ridotta del 4,67 per cento. In questo caso ha influito positivamente la costante ricerca delle più favorevoli condizioni di mercato per l'acquisto delle diverse tipologie di beni e servizi e l'aggiornamento continuo delle clausole contrattuali.
Sottolineo anche che la riduzione della spesa nella categoria VII (Spese non attribuibili), in cui l'aumento di alcuni capitoli è largamente compensato dalla contrazione di altri. Il taglio è di oltre 9 punti percentuali. Nella categoria rientrano le spese per Commissioni permanenti e bicamerali, Giunte e Comitati, che nella gran parte si riducono o restano immutate (ad eccezione dei casi in cui negli atti istitutivi è stata fissata la dotazione di una specifica Commissione).
Desidero chiarire che il dimezzamento dei fondi previsti nel capitolo relativo alla Commissione antimafia è connesso unicamente all'attribuzione della presidenza ad un senatore, mentre nella precedente legislatura il presidente era un deputato, per cui la disponibilità finanziaria di tale organo resta immutata, essendo stabilita dalla legge. La Camera deve solo prevedere nel suo bilancio i fondi necessari a restituire a fine anno la metà delle spese sostenute dalla Commissione, così come verranno quantificate dal Senato.
Le spese per attività interparlamentari e internazionali sono in crescita, a causa dell'aumento da due a quattro delle delegazioni parlamentari presso Assemblee internazionali presiedute da deputati, così come cadono in questo esercizio finanziario i costi relativi all'organizzazione dei due eventi connessi alla Presidenza italiana del G8. Si tratta di un settore nel quale peraltro si sono registrate negli Pag. 4ultimi anni forti economie, anche grazie ad una diversa disciplina delle missioni e delle spese da essi derivanti.
Le previsioni delle spese in conto capitale registrano una diminuzione di 4,6 milioni di euro nel 2009. Questo dato rientra nella complessiva azione di contenimento della spesa e non impedirà di porre in essere gli investimenti necessari alla realizzazione di programmi di particolare rilievo, quali le opere di sicurezza e le infrastrutture tecnologiche per il canale satellitare.
La rigorosa e pluriennale politica di contenimento della spesa consentirà altresì nei prossimi esercizi la realizzazione di interventi straordinari in conto capitale senza gravare sui fondi del Ministero dell'economia e delle finanze.
Parallelamente, prosegue la collaborazione con il Provveditorato alle opere pubbliche, che sta curando alcuni interventi riguardanti la riqualificazione dell'auletta dei gruppi parlamentari, la compartimentazione antincendio del complesso del Seminario, il completamento della realizzazione dell'impianto di protezione dalle scariche atmosferiche di palazzo Montecitorio e del palazzo dei gruppi, nonché la riqualificazione del complesso di vicolo Valdina, ivi compresa la ristrutturazione dei locali dell'ex scuola Bernini, acquisiti dall'Agenzia del demanio per poi darli in uso alla Camera.
Sta inoltre per essere avviata, sempre a cura del Provveditorato alle opere pubbliche, la cantierizzazione dei lavori di restauro dei prospetti esterni del complesso del Seminario.
Le disponibilità del fondo di riserva di parte corrente e di quello di parte capitale, pari a circa 17 milioni di euro, rappresentano importi non elevati (1,56 per cento sul totale della spesa). Tali capitoli sono pertanto volti unicamente a precostituire un margine finanziario indispensabile per far fronte a spese allo stato non previste e non prevedibili.
In merito alle partite di giro, ossia alle poste relative alle somme che l'amministrazione incassa ed eroga per conto di terzi, va fatto presente che quest'anno sono state concentrate in un unico capitolo sia in entrata sia in uscita (cap. 401) tutte le somme relative alla quota - che si stima riferibile alle erogazioni di competenza della Camera - dello stanziamento recato dal capitolo 1638 del bilancio dello Stato per il 2009 per l'erogazione dei rimborsi ai partiti e movimenti politici delle spese per il rinnovo della Camera dei deputati, del Senato, del Parlamento europeo e dei Consigli regionali. L'importo dell'anzidetta quota parte è stato aggiornato, trattandosi di partite di giro, a 178,52 milioni di euro, a seguito della comunicazione del Dipartimento del tesoro in data 19 giugno 2009, in ordine all'intervenuta integrazione del ricordato capitolo del bilancio dello Stato con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze.
Per quanto attiene, infine, agli esercizi successivi compresi nel bilancio triennale, resta ferma la dotazione per il 2010 e per il 2011, con una crescita della stessa pari a zero, così come già evidenziato all'inizio della relazione.
La spesa effettiva prevista al netto delle partite di giro ammonta a 1.100,40 milioni di euro per il 2010 e a 1.117,12 milioni di euro per il 2011, comprensive di oltre 17 milioni di euro di fondi di riserva per ciascun esercizio, che rappresentano l'1,57 per cento e l'1,55 per cento del totale delle spese recate dai Titoli I e II.
Restano quindi valide anche per gli altri due anni del triennio le valutazioni positive sulla composizione degli aggregati di spesa che riteniamo di poter sottoporre all'Assemblea. Con riferimento al conto consuntivo per l'anno 2008, rinvio, innanzitutto, per maggiori precisazioni, alla relazione scritta.
A livello di aggregati maggiori, ricordo che il 79,3 per cento delle risorse finanziarie è stato assorbito dalle funzioni relative all'attività parlamentare in senso stretto, comprendente anche gli oneri sostenuti per le strutture destinate ad ospitare gli organismi bicamerali.
Le risorse destinate alle relazioni internazionali e all'attività di rappresentanza della Camera sono state il 3 per cento Pag. 5del totale, con iniziative volte a rafforzare la dimensione rappresentativa di organizzazioni internazionali ed intergovernative, dalle Nazioni Unite alla Nato, dal Consiglio d'Europa alla Banca Mondiale e al G8, e lo sviluppo di varie forme di collaborazione con i Parlamenti stranieri.
Per il servizio direttamente fruibile al pubblico sono state impiegate risorse pari al 9,7 per cento del totale. Rientrano in questa missione le attività volte ad avvicinare la Camera dei deputati ai cittadini mediante la messa a disposizione di strumenti quali il sito Internet, la Biblioteca e l'Archivio storico.
Per il 2008 vado a richiamare la costituzione del Polo bibliotecario parlamentare, finalizzato ad una progressiva integrazione tra le due biblioteche parlamentari di Camera e Senato. Questa iniziativa ha costituito, altresì, l'occasione per la riqualificazione artistica e funzionale di alcune aree della sede della Biblioteca e per l'apertura al pubblico di nuovi spazi e percorsi culturali.
L'apertura al pubblico, d'altro canto, rappresenta un indirizzo permanente di questa istituzione, come dimostrano gli eventi culturali che periodicamente si svolgono nelle sedi della Camera e l'ormai tradizionale iniziativa «Montecitorio a porte aperte».
Tra le innovazioni vi è da segnalare il progetto «Lezioni di Costituzione», la cui manifestazione conclusiva ha ospitato in quest'Aula circa 300 tra studenti e docenti in rappresentanza di 60 istituti di istruzione superiore delle diverse regioni italiane.
Nel complesso, il totale degli accessi ai palazzi della Camera per la XVI legislatura ha superato finora le 311 mila unità.
Apertura al pubblico e trasparenza sono anche principi cui si ispirano le più recenti innovazioni nella comunicazione istituzionale. Mi riferisco, a titolo di esempio, all'apertura di un canale dedicato alla Camera su YouTube, all'avvio della web-tv, alla prossima realizzazione di una sezione del sito Internet dedicata ai bambini, alla piattaforma didattica sulla Costituzione e allo sviluppo del canale satellitare. Infine, l'8 per cento delle risorse è stato destinato alla valorizzazione e alla riqualificazione del patrimonio immobiliare e mobiliare della Camera.
Passando ai dati finanziari dell'esercizio 2008, le entrate effettive, riferite, cioè, ai Titoli I e II, evidenziano accertamenti per 1.036,1 milioni di euro, con conseguenti maggiori entrate per 8,1 milioni di euro. Gli incassi, pari a 1.035,4 milioni di euro, hanno determinato residui attivi per 0,7 milioni di euro.
Il comparto della spesa effettiva, Titoli I e II, registra impegni per 1.025 milioni di euro, che costituiscono il 95,89 per cento della previsione iscritta per 1.069 milioni di euro, con conseguenti economie per 44 milioni di euro. I pagamenti, pari a 971,3 milioni di euro, rappresentano il 94,76 per cento delle somme impegnate, con conseguente formazione di residui passivi per 53,7 milioni di euro.
Passo ad illustrare quanto è stato fatto per dare corso agli ordini del giorno approvati nel corso del bilancio interno del 2008.
Quanto agli ordini del giorno Osvaldo Napoli n. 9/Doc. VIII, n. 2/1, Rosato 9/Doc. VIII, n. 2/6, Nucara n. 9/Doc. VIII, N. 2/2 e Iannuzzi 9/Doc. VIII, n. 2/14 in materia di reclutamento del personale, faccio presente che, con decisione dell'Ufficio di Presidenza, la graduatoria del concorso a quaranta posti di segretario parlamentare di II livello è stata prorogata al 20 ottobre 2009, e quella del concorso a sedici posti di documentarista al 6 dicembre 2009.
Con riferimento all'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/13, relativo alla prosecuzione della scelta dell'acquisizione in luogo delle locazioni, rammento che il tema è da tempo all'attenzione degli organi di direzione politica, ed è condiviso dal Collegio. Prosegue, infatti, l'attività di verifica dei presupposti per una sostituzione progressiva degli immobili in locazione con altri nella diretta disponibilità della Camera.
Quanto alla qualità dei servizi resi presso i palazzi Marini, oggetto dell'ordine giorno Giachetti n. 9/Doc. VIII, n. 2/3, Pag. 6osservo che l'Amministrazione è in costante contatto con la proprietà dei palazzi, e continuerà a verificare i servizi stessi al fine di esigere la massima qualità nella loro erogazione, fermo restando che le segnalazioni degli utenti rafforzano l'efficacia di tale costante verifica.
Passando alla questione del risparmio energetico, materia dell'ordine del giorno Stucchi 9/Doc. VIII, n. 2/4, faccio presente anzitutto che i consumi di energia elettrica hanno subito una riduzione di circa 3 milioni di chilowattora dal 2006 ad oggi. Inoltre, è stata studiata la fattibilità di un sistema di cogenerazione per l'autoproduzione di energia elettrica, termica e frigorifera, da sperimentare presso il palazzo Theodoli, entro il mese in corso sarà completata l'installazione di pannelli fotovoltaici sulla copertura di palazzo Montecitorio, mentre è allo studio la possibilità di installare analoghi pannelli su altri palazzi in uso alla Camera.
Sono state pressoché integralmente sostituite le lampade in uso con tecnologie da incandescente a fluorescente, di maggiore durata ed efficienza e dai consumi molto più contenuti; le lampade alogene e ad incandescenza sono ora di utilizzo assolutamente residuale. Sono state adottate politiche gestionali di attenzione al rendimento energetico degli impianti elettrici, di condizionamento e termoidraulici, e presso il palazzo ex Banco di Napoli è in corso un check up energetico degli impianti per individuare margini per una maggiore efficienza nella gestione del sistema energetico e dei consumi interni. Si è valutata la possibilità di installare sistemi di rilevazione automatica di presenza di persone negli uffici per regolare l'accensione delle lampade, ma l'ipotesi è risultata eccessivamente onerosa; tuttavia, gli assistenti parlamentari hanno il compito di accertare, alla chiusura degli uffici, che gli apparati di illuminazione e tutte le apparecchiature elettriche siano spenti. Il Collegio dei questori comunque ritiene fondamentale che tutti gli utenti adottino e promuovano comportamenti di risparmio energetico.
Quanto agli spazi destinati al gruppo Misto, oggetto dell'ordine del giorno Commercio n. 9/Doc. VIII, n. 2/19, ricordo che la delibera del Collegio dei questori del 21 maggio 2008 ha ripartito gli spazi secondo il criterio regolamentare della consistenza numerica dei gruppi e, conformemente ad una consolidata prassi, al gruppo Misto è stata attribuita una maggiore superficie in quota fissa proprio per tener conto delle esigenze connesse alle varie componenti politiche al suo interno.
L'ordine del giorno Antonione n. 9/Doc. VIII, n. 2/5 chiede di garantire alla Commissione affari esteri un'adeguata dotazione finanziaria per le missioni e di prevedere, per le missioni all'estero delle Commissioni, criteri e condizioni uniformi tra i due rami del Parlamento. Al riguardo osservo che la voce Spese di missione del capitolo 170 per il triennio 2009-2011 prevede un incremento della dotazione della III Commissione rispetto al 2008 leggermente superiore al 15 per cento. Inoltre, i criteri e le condizioni per le missioni restano quelli annunciati nella lettera inviata dai questori nella XV legislatura a tutti i deputati il 3 ottobre 2007, e confermati nella presente legislatura dal Presidente della Camera al fine di realizzare un contenimento delle relative spese: le spese di albergo nel corso delle missioni sono ammesse al rimborso solo se sostenute presso esercizi di categoria non superiore a quattro stelle; per i voli relativi alle missioni in ambito europeo e nel bacino del Mediterraneo deve essere utilizzata la classe economica alla tariffa più conveniente.
All'inizio della XVI legislatura, i Presidenti dei due rami del Parlamento hanno individuato criteri comuni, improntati a particolare rigore per lo svolgimento delle missioni di studio delle Commissioni permanenti.
Venendo al settore dell'informatica, l'ordine del giorno Bernardini n. 9/Doc. VIII, n. 2/12 chiede di ampliare e rendere fruibili anche agli utenti esterni le informazioni sulle attività degli eletti. Rammento che tali informazioni sono disponibili sul sito Internet della Camera e sono Pag. 7state ampliate, includendo i dati sulla partecipazione dei deputati alle votazioni. Le stesse informazioni saranno raggiungibili anche attraverso il portale destinato ai deputati, ai loro collaboratori e ai gruppi parlamentari.
Sempre mediante il portale sarà attuato l'ordine del giorno Lombardo n. 9/Doc. VIII, n. 2/15, che sollecita la possibilità di presentare agli uffici gli atti di iniziativa parlamentare attraverso la posta elettronica, valutando anche la possibilità di attuare la firma digitale. Mediante il portale, potranno essere forniti, oltre a strumenti per il lavoro individuale e di gruppo, anche servizi di trasmissione digitale dei documenti, a cominciare dagli atti di sindacato ispettivo e dagli emendamenti (e, per questi ultimi, in esito alla definizione degli aspetti regolamentari da parte degli organi competenti).
In relazione all'ordine del giorno Quartiani n. 9/Doc. VIII, n. 2/21 ricordo che nella XV legislatura ha avuto avvio la collaborazione fra il servizio studi e il servizio bilancio dello Stato della Camera e il servizio bilancio del Senato. La collaborazione ha consentito la pubblicazione di una nuova collana di dossier denominata «Documentazione di finanza pubblica», con la quale si è resa disponibile un'analisi comune per le Commissioni parlamentari dei due rami del Parlamento, che, in occasione dell'esame dei principali documenti sugli andamenti di finanza pubblica presentati dal Governo, tengono sedute congiunte. La collaborazione si è sostanziata nella pubblicazione di taluni dossier nella XV e XVI legislatura.
In conclusione, a nome del Collegio dei questori, auspico che lo sforzo fin qui descritto possa essere apprezzato e che si possa procedere con il più ampio consenso all'approvazione del progetto di bilancio interno oggi sottoposto all'Assemblea congiuntamente al conto consuntivo per l'anno 2008.
Infine, cari colleghi e signor Presidente, a nome del Collegio dei questori, ringrazio il Segretario generale per l'indirizzo impresso a tutti settori dell'Amministrazione. Parimenti, ringraziamo i vicesegretari generali, i capi servizio e tutti i dipendenti della Camera per il costante impegno profuso, che ci ha consentito di presentare un bilancio positivo sul piano politico e amministrativo (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ringrazio il Collegio dei questori. Nell'apprezzare la proposta di bilancio che ci hanno illustrato, non posso esimermi dal sottolineare con compiacimento che l'intero impianto del conto consuntivo e del progetto di bilancio è ispirato ad una linea seria e rigorosa di contenimento dei costi delle istituzioni e per il funzionamento delle istituzioni parlamentari.
Sarebbe un bene che su tali questioni il Parlamento nella sua interezza camminasse in perfetta sintonia fra i suoi due rami, quello della Camera e quello del Senato, ancor più di quanto non si sia già realizzato negli ultimi tempi. La sinergia fra Camera e Senato, richiamata più volte nei bilanci precedenti e ancora oggi nella relazione dei deputati questori e nella relazione programmatica, è infatti decisiva al fine non solo del raggiungimento degli obiettivi di bilancio di entrata e di spesa, ma anche al fine di consolidare un rapporto di fiducia fra istituzioni parlamentari e cittadini, anche attraverso un preciso ed univoco comportamento al quale essi possono guardare e riferirsi.
I cittadini guardano infatti a noi con la speranza che, a maggior ragione in un periodo di grave crisi economica, le istituzioni parlamentari perseguano una condotta guidata da comportamenti costanti di sobrietà e di esemplare e verificabile riduzione dei costi di funzionamento delle istituzioni repubblicane, di tutte le istituzioni repubblicane, naturalmente a cominciare da quella nella quale esercitiamo la nostra funzione di rappresentanza, di controllo e di legislatori.
Anche se spesso ci giungono boati improntati al disprezzo per la politica, non per questo dobbiamo essere sordi ai richiami Pag. 8e alle sollecitazioni che ci giungono dall'opinione pubblica quanto alla riduzione dei costi della politica e del funzionamento delle istituzioni. Certo, è importante riuscire a distinguere la critica dall'insulto e concepire la critica alla stregua di una sollecitazione finalizzata ad adeguare e a migliorare quanto si è già positivamente fatto finora in materia (ad esempio, come ci è stato ricordato, in tema di indennità parlamentari, di assegni vitalizi, di blocco del turnover del personale, di esternalizzazione di alcuni servizi e di adeguamento delle contribuzioni pagate per i servizi resi).
Credo che tutte le sollecitazioni, quelle disinteressate, come quelle che contribuiscono talvolta a spargere veleni contro le istituzioni parlamentari e la funzione repubblicana della rappresentanza (che, è bene ricordare, si rispecchia nell'esercizio del mandato conferito agli eletti dai cittadini elettori indipendentemente dal sistema elettorale e dal metodo di assegnazione dei seggi, che ciascuno può volere più marcatamente maggioritario o proporzionale ovvero maggiormente ancorato all'esercizio di modalità di scelta degli eletti tramite liste plurinominali con preferenze o liste uninominali, anziché plurinominali bloccate), vanno assolutamente prese in considerazione: tutte le sollecitazioni, indipendentemente dagli intenti più o meno condivisibili.
Bisogna fornire risposte adeguate sia a domande degne di considerazione, sia a domande che reputiamo pericolose, perché queste se lasciate circolare senza risposta tendono a minare alla base la bontà dell'istituto parlamentare. È possibile, invece, ottenere un largo consenso nell'opinione pubblica sulla proposta di risanamento e di razionalizzazione dei bilanci pubblici, a cominciare da quello della Camera dei deputati, se rispondiamo con questa certezza e con questa fondatezza nelle risposte (così come ci è stato prospettato anche dal Collegio dei questori).
Per tutto ciò, è ancora più importante discutere e far conoscere il bilancio interno della Camera dei deputati. Tutte le sollecitazioni, dunque, ci chiedono di non sottrarci alla necessità di dare un esempio al Paese, proprio perché solo così, con serietà, trasparenza e sobrietà, forniamo risposte certe e rassicuranti ai cittadini, che percepiranno che non siamo sordi alle loro critiche, alle loro proposte e alle domande che dal Paese provengono per sottoporre ad un una cura dimagrante il bilancio delle istituzioni repubblicane, a cominciare da quella in cui esercitiamo il nostro mandato.
Risposte chiare e certe, anche attraverso il bilancio interno, sono di grande utilità. Indirizzi chiari e scelte certe, come quelli contenuti nella relazione dei questori e nel progetto di bilancio per il triennio 2009-2011, rendono leggibili i nostri sforzi per onorare un patto con i cittadini e con le altre istituzioni teso a moderare la spesa e ad invertire strutturalmente il segno di crescita della spesa che dal 1960 ad oggi ha accompagnato tutti i bilanci della Camera. Sono, perciò, convinto che solo così, su questa strada intrapresa, anche con questo progetto di bilancio, dimostrando che si può invertire una tendenza alla crescita della spesa senza far venir meno la funzione parlamentare, saremo forti nel respingere al mittente quegli attacchi preconcetti o viziati da disinformazione che si alzano da pulpiti poco credibili; attacchi che non sono critiche, ma spesso si manifestano sotto forma di gratuiti attacchi alle istituzioni della Repubblica, talvolta assumendo le sembianze di invettive antipolitiche, talaltra alimentando a man bassa qualunquismo e irresponsabilità civica.
Ma per poter isolare e ridurre qualunquismo e irresponsabilità dobbiamo fornire risposte certe e chiare al Paese, e con questo bilancio si forniscono risposte certe e chiare attorno agli intendimenti di spesa della Camera dei deputati. Si tratta di risposte leggibili come un segnale che il Parlamento non è stato sordo alle critiche che si muovono ad alcune spese per il funzionamento della Camera non più giustificabili nell'ambito delle prerogative parlamentari o ininfluenti al fine della garanzia dell'espletamento della funzione propria degli eletti. Tali spese vanno ancora Pag. 9ridimensionate, e sono già state ridimensionate (sono in via di notevole ridimensionamento), e queste spese hanno spesso rappresentato un ostacolo anche ad un sereno rapporto delle istituzioni con l'opinione pubblica del Paese, soprattutto per il peso negativo sull'equilibrio finanziario che esse esercitano.
Così ci propongono i questori nel progetto di bilancio, e credo che giustamente debbano trovare il massimo del sostegno e del consenso da parte della Camera dei deputati. L'efficienza e la produttività delle istituzioni, la loro sobrietà, il comportamento sobrio dei loro componenti, sono le parole guida di ogni singolo parlamentare, di ogni servitore dello Stato, di ogni istituzione. Guai a dimenticarcene o anche solo a dare l'impressione che il Parlamento se ne stia dimenticando. Non è così, e mi pare che abbiamo cominciato a camminare su una strada molto positiva. Mi pare che il bilancio oggetto dell'odierna discussione in Assemblea sia stato proposto, anzi, con piena coscienza di quello che ho testé detto.
Questo è un bilancio di svolta, avvia una netta controtendenza con i passati bilanci, anche se va ricordato che è figlio degli ultimi tre bilanci interni della Camera, l'esito cioè di un'iniziativa congiunta di più bilanci che si sono accuratamente occupati dell'adeguamento della spesa ad un'esigenza di moderazione della stessa. Non è un colpo di teatro, e accogliamo questo bilancio con grande e positiva disposizione a votarlo. Oggi si dichiara che si blocca e si vuole bloccare dal 2010 la dotazione al di sotto delle previsioni precedenti, proseguendo quell'opera di razionalizzazione della spesa e di sua qualificazione che il questore Colucci ci ha ricordato nella relazione.
A maggior ragione vorrei che restasse nella memoria della nostra discussione anche la considerazione che la riduzione delle spese non potrà mai avvenire a discapito della salvaguardia della funzione parlamentare, che a noi spetta difendere e promuovere anche attraverso scelte che talvolta possono apparire non propriamente popolari in quanto non assecondano l'opinione qualunquista o le mode dell'antipolitica, che possono minare alla base le istituzioni democratiche, le quali non devono piegarsi al populismo a buon mercato, alla denigrazione dell'autorità elevata a professione, alla facile penna o telecamera di chi ricerca successi e lustro personali in spregio alla precondizione deontologica di ogni mestiere che attiene alla formazione e all'orientamento dell'opinione comune e che porta il nome di responsabilità.
Sappiamo, come ci hanno ricordato i colleghi questori, che la spesa non va solo ridotta (ecco perché ricordavo tutto ciò), va anche riconvertita e va finalizzata a un migliore espletamento delle funzioni parlamentari. Infatti, vi sono attività del Parlamento che vanno potenziate e alle quali devono essere assegnate risorse il più possibile pesanti e qualche volta anche maggiori di quelle di cui si dispone. Tra queste vi sono le attività di controllo e le attività ispettive.
Mentre vi sono voci di bilancio che possono subire ancora tagli, ridimensionamenti e razionalizzazioni, vale a dire che possono essere sottoposte ad un'attenta ed accurata opera di riduzione degli impegni di spesa, soprattutto nell'ambito del funzionamento e dei costi amministrativi, tra i quali vanno annoverati quelli relativi al patrimonio edilizio e agli stabili di proprietà e in affitto. In tal senso, sono positive le esternalizzazioni di alcuni servizi o quelle della valorizzazione e della razionalizzazione del patrimonio, mentre vanno al contempo potenziate le professionalità interne e ridotte al minimo le consulenze esterne che, come è stato ricordato, sono state già tagliate - basta leggere i bilanci - di oltre il 20 per cento: tutte scelte contenute nel bilancio di cui si propone l'approvazione.
Anche l'Amministrazione della Camera, se sollecitata a porsi obiettivi di razionalizzazione, potrà continuare a contribuire - come già contribuisce e come dimostrano il programma delle attività amministrative allegate e i bilanci precedenti - al raggiungimento di obiettivi generali di riduzione dei costi e sono certo che, senza Pag. 10venir meno ai compiti di alto servizio verso il Parlamento, potranno definirsi, come già si sta facendo con maggior cura, obiettivi di riduzione e razionalizzazione della spesa che contribuiscano al raggiungimento di una dimensione di bilancio orientata al dimagrimento della dotazione nel tempo.
Non è qui in discussione l'alta professionalità e il merito che devono essere riconosciuti a tutto il personale della Camera che, anzi, voglio cogliere l'occasione per ringraziare. Negli anni passati è stata perseguita la moderazione salariale - questo è un punto importante che ci porta oggi a prendere atto di un bilancio che ferma la dotazione e persegue ulteriori risparmi di spesa - ottenuta con il consenso e per via concertativa, che ha responsabilizzato il personale nel più generale disegno di riduzione dei costi dell'istituzione. Allo stesso modo - a me piace ricordarlo, perché anche il questore Colucci vi si è soffermato nella sua relazione - per la prima volta dal 1987, si è bloccato il turn over che nel tempo a regime produrrà effetti per cui sarà strutturale la strada della riduzione della spesa.
Altro settore di spesa su cui incide la politica di risparmio - vorrei ricordarlo - è quello relativo ai gruppi parlamentari. Mi pare che nel bilancio non si preveda di procedere all'adeguamento ISTAT della contribuzione per il finanziamento dei gruppi parlamentari. Se è così, si tratta di una deliberata intenzione che apprezziamo e che, come tale, deve essere comunicata all'Assemblea e all'opinione pubblica per un'adeguata sua valorizzazione in quanto si tratterebbe del terzo anno consecutivo nel quale non si darebbe attuazione ad un'espressa delibera dell'Ufficio di Presidenza che prevedeva l'adeguamento annuale. Dunque, si tratta di un costo evitato e di un risparmio preventivo in deroga alla delibera che ho richiamato.
Dicevamo della scelta secondo la quale dal 2010 la dotazione sarà bloccata e resterà ferma ai 992 milioni di euro attuali, cioè non subirà adeguamenti all'inflazione programmata, come era stabilito già da alcuni bilanci, né, ancor meno, al progressivo adeguamento al PIL nominale, come era previsto nei bilanci precedenti riferiti al triennio che abbiamo alle spalle.
Questa è la grande novità, che occorre valorizzare, della proposta di bilancio che stiamo discutendo. Come è stato possibile e come sarà possibile mantenere fede a questa previsione? Anzitutto sappiamo che il preventivo fonda sulla certezza che sino al 2011 le indennità dei deputati saranno bloccate per effetto della legge finanziaria 2007 (e questa è una certezza). Di conseguenza, sono bloccati gli adeguamenti dei vitalizi. Nel 2006 - vorrei ricordarlo - le indennità e, di conseguenza, i vitalizi avevano già subito una decurtazione del 10 per cento.
Ma si è ottenuto un risultato decisivo per il bilancio anche grazie al ricordato blocco del turn over dei dipendenti, che nel tempo produrrà effetti ancor più apprezzabili di riorganizzazione dei servizi della Camera.
L'azione di razionalizzazione e di esternalizzazione dei servizi è un altro dei punti importanti che hanno consentito di produrre il più basso livello, soprattutto dal punto di vista numerico degli organici, dal 1987 ad oggi, se non vado errato (ricordo la relazione del questore). Si tratta di risultati ottenuti sempre - lo sottolineo - con il consenso e la codeterminazione dei dipendenti della Camera e di ciò va dato atto. Così come va rilevato con soddisfazione che i livelli di retribuzione dei dirigenti apicali della Camera si sono mantenuti al di sotto di quelli di altre istituzioni pubbliche comparabili e di quelli percepiti da altri manager pubblici. Il segno -0,01 nel bilancio si era già visto nel 2008, anno di transizione da una legislatura all'altra e si può dire che oggi può essere incrementato e che va assumendo i connotati di una tendenza strutturale credibilmente raggiungibile nei prossimi bilanci e che su questo occorre in maniera perdurante lavorare perché è si realizzi.
L'avanzo di amministrazione di 35 milioni di euro nel 2008 consente di decidere la svolta chiave, quella per cui la dotazione in previsione resti uguale per il 2010 Pag. 11e il 2011. La Camera dunque non chiede aumenti di dotazione per i prossimi anni finanziari. Ciò alleggerirà anche il bilancio consolidato dello Stato e lo aiuterà a mantenersi dentro gli obiettivi del patto di stabilità. È un risultato importante, che fa onore alla Camera, al nostro Parlamento, e rappresenta una condizione spesso auspicata e che oggi si materializza: adeguare le scelte che riguardano le condizioni di funzionamento delle istituzioni rappresentative al livello di impegno finanziario e fiscale che è richiesto dalle leggi e dal legislatore ai cittadini e ai soggetti economici e sociali ai quali si riferisce l'azione legislativa medesima. Vi sono tutte le condizioni affinché il progetto di bilancio preventivo, proprio perché fondato sulla novità sostanziale che non è cresciuta la spesa, raggiunga in pieno gli obiettivi in esso contenuti e presentati al Collegio dei questori. Il non adeguamento all'inflazione programmata potrà finalmente diventare una misura strutturale e non momentanea.
Proprio in virtù di questa novità, per consolidarla e renderla permanente, si potrebbero introdurre altri elementi di miglioramento delle spese, anzitutto relativamente al patrimonio utilizzato. Ad esempio, quanto al costo degli affitti, si potrebbe cominciare a porsi il problema di come a regime sarà possibile uscire dagli affitti e usare maggiormente e al meglio il patrimonio pubblico in genere o il patrimonio proprio in particolare, soprattutto in previsione di quando scadranno gli attuali vigenti contratti di affitto.
Si potrebbe usare l'avanzo di amministrazione, ad esempio, per dotarsi di un fondo per l'acquisto di immobili e palazzi per sedi proprie della Camera e dei suoi uffici, anche in partecipazione con altri soggetti pubblici, soprattutto con lo Stato e il demanio statale.
Per ora vi sono diversi affitti della Camera ubicati in vari siti, che valgono - se ho letto bene - circa 3 o 4 milioni di euro, dai quali è possibile uscire se si prevedono acquisti di sedi in proprietà dello Stato ovvero usando il proprio patrimonio e che, se il demanio acquista, la Camera potrebbe contribuire con un proprio fondo alla coproprietà. Ciò è oggetto anche di alcune nostre sollecitazioni, così come l'utilizzo degli spazi di palazzo Marini è oggetto di un ordine del giorno.
Altri progetti previsti nel bilancio vanno assolutamente sostenuti.
Si tratta di quelli relativi all'adeguamento della contribuzione ai servizi da parte degli utenti, a cominciare da quelli della ristorazione, che già è stato attuato positivamente, oppure dei progetti per il risparmio energetico (come per l'informatizzazione e la riduzione dell'uso della documentazione cartacea) e per la riduzione delle spese correnti, che è - e resta - il terreno principale su cui deve insistere ogni previsione di riduzione di spesa.
Con riferimento a questo bilancio, diamo tutto l'incoraggiamento ai questori e alla Presidenza, affinché si prosegua nella direzione intrapresa e indicata. Quanto detto mi consente di preannunciare il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico al conto consuntivo e al progetto di bilancio preventivo, un bilancio che è necessario far conoscere perché la sua attuazione consentirà non solo risparmi consistenti di spesa per la Camera dei deputati, ma ridurrà anche l'aggravio sulla fiscalità generale, portando, quindi, ad un beneficio anche per le tasche dei cittadini.
Siamo certi che a tutto ciò si darà seguito nel pieno rispetto dell'articolo 69 della Costituzione, che è e deve restare a presidio dell'autonomia dell'istituzione parlamentare, scevra, cioè, da condizionamenti da parte di qualsiasi altro potere istituzionale e non. Nessuna ragione economica è superiore all'autonomia dell'istituzione parlamentare. Conseguentemente, però, il Parlamento deve contemporaneamente rappresentare i cittadini ed essere in sintonia con essi, nel senso della responsabilità e dell'attenzione - come dicevo prima - al richiamo alla sobrietà, alla trasparenza dei bilanci e alla moderazione nell'uso delle risorse finanziarie pubbliche. Mi sembra che ci siamo incamminati sulla strada giusta. Pag. 12
Signor Presidente, è con questo spirito e con la consapevolezza che tutti i dipendenti e coloro che operano in questa istituzione lo fanno indipendentemente dalla propria collocazione di parte, che, in conclusione, voglio ringraziare tutto il personale della Camera dei deputati, in quanto il loro lavoro e la loro dedizione all'istituzione consentono alla stessa di ben funzionare. In particolare, il ringraziamento va al Segretario generale, ai vicesegretari generali, ai capi servizio, al personale delle Commissioni, degli uffici di supporto all'attività legislativa e del servizio studi, ai resocontisti, a tutti gli operatori e agli addetti tecnici. Naturalmente, il ringraziamento ed il sostegno vanno al Collegio dei questori, a cui è affidato, innanzitutto, il buon esito del nostro rilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, in questa sede, affrontiamo la discussione concernente il conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2008, il progetto di bilancio interno per l'anno finanziario 2009 e il bilancio pluriennale per gli anni 2009-2011.
La relazione approfondita e sobria del Questore anziano ci ha dato conto del lavoro importante svolto dal Collegio dei questori in ordine a tali documenti. È evidente, che anche il ritorno di stampa positivo, che vi è stato in questi giorni, ci conforta in ordine a quanto affermato in quest'Aula, in sede di discussione generale, dal Questore Colucci. In particolare, vi è stato l'apprezzamento per il blocco e la crescita zero della dotazione del bilancio della Camera per gli anni 2010 e 2011, per la crescita delle spese, per il 2009, dell'1,3 per cento (anziché dell'1,5 per cento) e per il risparmio di 45 milioni di euro fino al 2011, rispetto alle previsioni precedentemente svolte.
Da eletti, apparteniamo ad un'istituzione che svolge missioni assai complesse. Prima tra queste, è chiaramente l'attività parlamentare, ma ve ne sono altre non secondarie: le relazioni internazionali, la rappresentanza della Camera dei deputati in Italia e all'estero, i servizi al cittadino, la riqualificazione del patrimonio immobiliare della Camera stessa: tutti elementi su cui il Collegio dei questori, l'Ufficio di Presidenza e l'Amministrazione sono impegnati in un lavoro costante, continuo e quotidiano.
Fa piacere verificare l'importante impegno di spesa che mette al centro la prima di queste funzioni, la funzione legislativa, vale a dire l'attività parlamentare in senso proprio, a cui viene destinato il 79 per cento delle risorse a disposizione; il 3 per cento viene destinato alle relazioni internazionali e alla rappresentanza; quasi il 10 per cento è destinato ai servizi ai cittadini e circa l'8 per cento alla riqualificazione del patrimonio immobiliare.
Allo stesso modo, mi fa molto piacere che, tra i servizi ai cittadini, si registrino oltre 300 mila accessi alla Camera di cittadini che si avvicinano a questa istituzione, venendo a conoscerla da vicino e assistendo alle nostre sedute. Si tratta di studenti, borsisti o, semplicemente, di persone che per curiosità accedono ai nostri palazzi. Ritengo che questo meccanismo di trasposizione verso l'esterno e di trasparenza anche dell'attività legislativa sia molto importante e - anche se qui affrontiamo una serie di profili economici e finanziari - che forse sia addirittura più importante, per l'immagine della nostra istituzione, rispetto a molti altri aspetti di natura contabile.
Riteniamo che si debbano rendere noti anche sostanzialmente i numeri dell'attività parlamentare. Nel 2008 si sono tenute 124 sedute, di cui 16 nella XV legislatura e 108 nella XVI; sono stati licenziati 64 provvedimenti legislativi e gli emendamenti sono stati 8.057. Le Commissioni hanno convocato 2.421 sedute; 73 sono i provvedimenti licenziati in sede referente, 571 i pareri resi e 17 le indagine conoscitive, di cui 8 concluse. Vi è poi il lavoro delle Giunte e quello delle Commissioni bicamerali e d'inchiesta, che hanno convocato 278 sedute. Inoltre, 1.102 sono i Pag. 13dossier prodotti dal qualificatissimo Servizio studi della Camera dei deputati, al servizio dell'attività legislativa dei parlamentari e di tutti coloro che sono addetti ai lavori.
In un quadro di razionalizzazione dei processi del lavoro - come è stato esplicitato nella relazione del Questore Colucci - che nel blocco selettivo del turnover cerca di mantenere alti lo standard qualitativo dei servizi resi all'attività legislativa e il meccanismo qualitativo delle funzioni che questa Camera svolge, credo sia importante mantenere la rotta. I servizi al parlamentare per l'attività legislativa devono essere centrali e devono essere mantenuti alti, seppure nella necessità di una razionalizzazione dei processi del lavoro che già si è avviata e che lo stesso Collegio dei questori sostiene proseguirà per gli anni a venire.
Mantenendo questo elemento costante, questa attenzione centrale all'attività legislativa, manteniamo alto quel livello di eccellenza che per noi è il fiore all'occhiello rispetto al sistema pubblico, rispetto ad altre istituzioni e credo anche rispetto ad altri Paesi. Il livello qualitativo della Camera dei deputati e della sua Amministrazione è un livello del quale noi deputati per primi ritengo si debba essere orgogliosi.
In questo quadro, ritengo che anche l'implementazione informatica abbia un ruolo fondamentale. Alcuni degli elementi emersi sugli organi di stampa sono relativi all'incentivazione del processo informatico, che deve anch'esso essere al servizio del parlamentare, dell'attività legislativa, della trasparenza legislativa e amministrativa e della possibilità per chi proviene dall'esterno di conoscere il funzionamento interno. Deve essere, altresì, elemento di risparmio economico, se è vero - come è vero - che il 12 per cento degli stampati si riduce grazie all'implementazione informatica, che rappresenta, quindi, un altro elemento di risparmio.
Si tratta di un risparmio che nasce e si sostanzia in quest'anno di bilancio e in quelli a venire, in questo periodo di crisi finanziaria mondiale e di ripercussioni di questa crisi finanziaria sull'economia reale. Si tratta, quindi, di un periodo che impone sobrietà, risparmio, saggezza e rispetto del denaro pubblico, elementi che sembrano essere portanti, non solo nel rendiconto del 2008 e nel bilancio per l'anno in corso, ma anche come proiezione per gli anni futuri.
Ci tengo in questo senso a ringraziare, per tutto il Collegio dei questori, il questore Colucci che ha illustrato la relazione, per la sobrietà con la quale il Collegio si è fatto carico di rispondere a esigenze che sono provenute in questi anni dall'esterno, in alcuni tratti forse anche venate di elementi di antipolitica, di demagogia o di qualunquismo, ma dinanzi alle quali non si può far finta di non prestare ascolto. Se tanta demagogia, tanto qualunquismo hanno attecchito, evidentemente c'è un settore del quale non si può non tener conto e a questo settore si deve rispondere con sobrietà, serietà, rispetto della funzione del Parlamento e rispetto del denaro pubblico.
Quindi, in questo senso ritengo che la relazione del questore sia stata effettivamente una risposta chiara, concreta e seria al bisogno di questa istituzione di mantenere alto il proprio standard qualitativo, di rispetto della funzione legislativa, di garanzia di servizi ai parlamentari e ai cittadini per i quali tutti noi lavoriamo e uno standard elevato dell'amministrazione.
Credo ci siano stati processi di innovazione importanti anche semplicemente nell'attività legislativa. Pensiamo all'inserimento, quest'anno, del nuovo meccanismo del sistema di voto: si è trattato di un investimento che ha comportato un miglioramento dell'immagine di quest'istituzione.
Mi permetto, quindi, di ringraziare l'Ufficio di Presidenza, in particolare la Presidenza, il Presidente Fini per questa scelta che ha permesso anche a noi che ci occupiamo materialmente delle presenze in Aula dei nostri colleghi di poter effettivamente contare su uno strumento che ha fatto dimenticare, per fortuna, per la prima volta nella storia, l'immagine del «deputato pianista». Pag. 14Oggi i parlamentari votano perché effettivamente sono presenti e, a questo proposito, credo che lo stesso Ufficio di Presidenza possa valutare, nel quadro del successo di questa innovazione, anche l'ipotesi di trasformare il meccanismo del pulsante in interruttore, per giungere, ferma restando l'identificazione delle impronte, ad un'ulteriore facilitazione del sistema di voto.
Credo che ci siano stati dei passaggi importanti, che se ne debbano aggiungere altri, che si debba continuare su questa strada e andare avanti a testa alta nella consapevolezza di essere un'istituzione importante la cui attività non può essere considerata soltanto un costo, ma piuttosto una funzione democratica fondamentale per il nostro Paese a cui concorrono gruppi parlamentari, singoli deputati e personale dell'Amministrazione.
In conclusione di questo intervento, oltre a dichiarare una predisposizione favorevole ed il voto favorevole a questo bilancio del gruppo PdL, sento in cuor mio, di dover ringraziare, anche a nome del mio gruppo, a partire dal vertice dell'Amministrazione, tutti i dipendenti che non cito per funzione perché non vorrei dimenticare nessuno. Essi infatti danno modo ogni giorno a noi di svolgere la nostra funzione ed il nostro mandato parlamentare e a quest'Aula di poter essere all'altezza del compito che svolge insieme alle Commissioni ed a tutta la struttura amministrativa.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mario Pepe (PdL). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, onorevole questore, colleghi, la lunga relazione del questore Colucci, che si è abbattuta su di noi come una colata lavica di cose fatte, testimonia la politica di rigore che la Camera dei deputati sta perseguendo ormai da qualche anno. Io, che in passato non sono mai stato tenero con l'Ufficio di Presidenza e non ho mai fatto sconti, debbo ammettere con onestà che il taglio delle spese non ha comportato la riduzione dei servizi. Questi ultimi in alcuni casi sono migliorati. Mi riferisco, ad esempio, all'eccellente servizio informatica: il sito della Camera è visitato - come diceva prima il collega Baldelli - da migliaia di persone ed è eccellente anche la documentazione che si può consultare delle pregresse legislature. Ricordo le polemiche relative al servizio sanitario interno, un servizio costoso ed inefficiente. Oggi, quel problema è alle nostre spalle, grazie anche a quelle polemiche.
Questore Colucci, si può fare di più: le suggerisco, con una spesa irrisoria, di dotare ogni piano di un defibrillatore automatico, da affidare a personale laico, cioè ai commessi. Un defibrillatore automatico costa poco più di mille euro, è di facile uso, non è pericoloso e può far guadagnare dei minuti preziosi perché, comunque, l'équipe medica, per raggiungere il quinto piano, impiega qualche minuto e si tratta di minuti che potrebbero essere importanti.
Questore Colucci, vorremmo dire qualcosa a proposito del blocco del turnover: è stata una scelta dolorosa e lei stesso ha detto che bisognava farlo, per far quadrare i bilanci e per far risparmiare allo Stato 325-345 milioni di euro, la crisi del Paese lo impone. Però, signor questore, è proprio nei momenti di crisi che bisogna guardare in alto e lontano. Diceva Einaudi: le crisi sono il prezzo da pagare perché le nuove invenzioni, le nuove idee, i nuovi metodi di produzione e di organizzazione del lavoro possano attuarsi. La Camera dei deputati ha sempre reclutato e formato personale di altissimo livello. Oggi, questo non è più possibile a causa del blocco dei concorsi. Almeno cerchiamo di non disperdere quel patrimonio di esperienze di tanti collaboratori che collaborano con la Camera a tempo determinato, fino a quando non finisca questa eclissi dei concorsi.
Signor questore, credo che la diligenza dei questori possa trovare nuove occasioni di risparmio che non quella di accanirsi sui poveri ex parlamentari, come diceva il Presidente del Senato qualche mese fa. Sono venuti da me, capitanati dall'ex parlamentare Amabile, per consegnarmi la Pag. 15loro protesta ma anche un messaggio preso in prestito dal cimitero: quello che siete fummo, quello che siamo sarete. Sarete tutti ex parlamentari.
Il dibattito sul bilancio interno fornisce anche l'occasione per riflettere non solo sui problemi della nostra vita parlamentare ma anche del Parlamento più in generale, sulla sua crisi di rappresentanza. Ogni anno la domanda è sempre la stessa: quale Parlamento per quale Italia? Questo Parlamento fu voluto dall'Assemblea costituente, che era nata dalla lotta al fascismo e che volle esaltare quelle istituzioni contro le quali il fascismo si era accanito. Il fascismo prima umiliò il Parlamento e poi lo abolì. Non lo abolì la legge Acerbo, come diceva Calderoli. Con la legge Acerbo furono eletti gli aventiniani e Giolitti. Il Parlamento fu abolito nel 1928, quando si diede al Gran Consiglio la potestà di nominare i candidati da mettere nel «listone».
Mi avvio alla conclusione: è necessaria la riforma di questo Parlamento che, in sessanta anni, ha rivelato la sua inefficienza. L'aver dato, poi, alle Commissioni di merito la potestà legislativa, ha fatto sì che si creassero leggi, leggine e leggi di spesa e, se oggi abbiamo un debito pubblico con il quale dobbiamo fare i conti, lo dobbiamo a quell'assemblearismo creato da questo Parlamento. Quindi è importante la riforma del Parlamento e quella dei partiti.
I partiti debbano tornare ad essere strumento nelle mani dei cittadini e non i cittadini strumento nelle mani dei partiti.
Concludo, signor Presidente. Mi auguro che da settembre cominci una nuova stagione costituente e che questo Parlamento possa trovare la forza di autoriformarsi senza pensare a interessi di posizione e di parte perché qui non è in gioco solo il futuro di una classe politica, ma la sopravvivenza stessa delle istituzioni democratiche.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, mi associo al ringraziamento al Collegio dei questori e naturalmente a tutto l'Ufficio di Presidenza per il lavoro che svolge, che ha svolto e che svolgerà. Infatti, la filosofia di contenimento dei costi - condivisa dalla totalità o quasi dei colleghi all'interno dell'Ufficio di Presidenza - è giusta e da continuare a perseguire senza indulgere in esitazioni che potrebbero, invece, portare a un cambiamento di rotta, laddove la rotta individuata è quella giusta.
Quindi, credo che sia da rimarcare il fatto che il contenimento delle spese e il controllo dei risultati positivi sensibili e rilevabili dai documenti al nostro esame sia una filosofia, come dicevo all'inizio, da perseguire, e rivolgo un invito a continuare su questa strada. Tra parentesi, ringrazio i questori per aver dato piena attenzione all'ordine del giorno sul risparmio energetico che avevo presentato l'anno scorso. Si tratta di una questione - secondo me - importante e vedo che c'è stata la dovuta sensibilità e, quindi, è doveroso il ringraziamento.
Credo che, come dicevo prima, il contenimento della spesa (dovuto a tanti fattori, non da ultimo il blocco del turnover, come è stato accennato da altri colleghi) sia da perseguire anche in altri settori. A questo proposito, però, mi corre l'obbligo - prima di citare questioni che possono appartenere o toccare direttamente i colleghi, quindi i membri di questa Assemblea - di ringraziare naturalmente tutto il personale della Camera dei deputati per il lavoro che svolge all'interno dell'istituzione al servizio del Paese e nostro. Infatti, la professionalità che viene dimostrata è sicuramente elevata e va riconosciuto il merito dell'abnegazione e dell'impegno verso il dovere che sono chiamati a svolgere.
Si tratta di un risparmio che si formula con vari fattori ed elementi e che può essere formulato anche da interventi - per quanti ancora se ne possono fare - relativi alle prerogative dei parlamentari, in carica ed ex. Da questo punto di vista, mi distacco un po' dal collega Mario Pepe (PdL) che mi ha preceduto, nel senso che ritengo importante dare servizi ai parlamentari in Pag. 16carica e sicuramente anche dei riconoscimenti a coloro che sono stati parlamentari, ma non mi curo molto del mio futuro da ex parlamentare, nel senso che ritengo l'attività politica parlamentare un'attività di passaggio. Ognuno di noi dovrebbe avere una propria professione, senza pensare di poter essere politico per tutta la vita. Pertanto, anche su quell'aspetto bisognerà comunque intervenire in accordo con il Senato. Il Senato qualcosa ha già proposto, ma bisognerà farlo in modo comune per evitare sperequazioni e differenze tra i due rami del Parlamento.
Ritengo che il nostro lavoro debba essere improntato alla massima trasparenza. In chiusura di questo mio breve intervento vorrei naturalmente rilevare ancora una volta come il lavoro svolto trovi la condivisione di tutti e, quindi, all'interno di quest'aula credo che nessuno possa mettere la propria bandierina per far sì che venga pubblicamente riconosciuta a se stesso la bontà di un'iniziativa quale quella contenuta all'interno di questi documenti. Ci troviamo dinanzi ad un risultato positivo in termini economici nella gestione del bilancio della Camera, perché è comunque una scelta comune dovuta ad una gestione comune di questo bilancio.
Vorrei fare un passaggio sul discorso della trasparenza perché questa mattina sono rimasto meravigliato: infatti mi è stato segnalato che sul nostro sito non era possibile consultare i documenti di bilancio all'attenzione di quest'Aula oggi pomeriggio. Normalmente tutti i punti all'ordine del giorno possono essere visionati, per quanto riguarda la documentazione al nostro esame, anche dal cittadino comune. Sembra, e poi ho verificato di persona essere così, che per quanto riguarda i due documenti che oggi stiamo discutendo congiuntamente questa possibilità non ci sia; sul sito della Camera - mi riferisco alla fruizione pubblica, non per l'intranet della Camera, ma per il sito normale - non c'è la possibilità per il cittadino di conoscere in modo dettagliato le spese della nostra istituzione.
Siccome noi siamo per la piena trasparenza e per la piena apertura verso i cittadini, io ritengo che si sia trattato di una svista e mi auguro che domani ci sia a disposizione di tutti i cittadini la possibilità di consultazione di questi due documenti, considerato che il seguito del loro esame sarà inserito all'ordine del giorno della seduta di quest'Assemblea, per controllare la bontà del vostro e del nostro lavoro. Credo che non ci sia assolutamente nulla da nascondere. Dobbiamo essere, se mi passate il termine, orgogliosi di quello che abbiamo fatto in termini di risultati ottenuti e non abbiamo assolutamente nulla da temere. Vedo che i questori sono favorevoli a questa mia proposta. Si tratta di una massima apertura verso i cittadini perché, lo ripeto, non abbiamo assolutamente nulla da nascondere.
Chiudo con un augurio: è vero che in tempo di crisi bisogna tirare la cinghia, ma bisognerebbe tirare la cinghia ed evitare le spese inutili non soltanto in tempi di crisi bensì anche quando ci sono periodi - passatemi il termine che non è molto parlamentare - di «vacche grasse». Pertanto bisogna mantenere questa filosofia anche in futuro, qualora si dovesse addivenire ad una situazione economica complessivamente migliore rispetto a quella attuale, perché bisogna guardare alla qualità dei servizi e, se i servizi vengono forniti ad un certo costo per le casse pubbliche, non vedo perché, qualora ci dovesse essere un miglioramento dei conti pubblici, ci si dovrebbe aspettare una politica un po' meno rigorosa. No, la filosofia giusta è quella che stiamo seguendo ed è giusto che venga mantenuta a prescindere dalla situazione economica complicata e complessa come quella attuale, piuttosto che in una situazione più florida dal punto di vista delle casse pubbliche.
Concludo con un augurio: mi auguro che nessun collega, utilizzando gli ordini del giorno al bilancio, formuli delle richieste contrastanti con la filosofia che guida questi documenti sul bilancio, quella del rigore e del rispetto dei soldi pubblici. Questi ordini del giorno non sarebbero Pag. 17solo inopportuni, ma risulterebbero anche imbarazzanti per tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di iniziare a discutere del bilancio voglio anch'io rivolgere un ringraziamento non formale al questore Colucci, all'intero collegio dei questori e anche al personale della Camera per l'altissima professionalità che permette a questa istituzione e a noi parlamentari di svolgere al meglio il nostro lavoro.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17,25)

SILVANA MURA. Per quanto attiene alle previsioni definitive per il bilancio del 2009 si deve subito riscontrare - come tutti i colleghi che mi hanno preceduto hanno detto - il proseguimento del trend virtuoso avviato nel 2007 che ha visto ridurre progressivamente le spese effettuate. Non si è ancora raggiunto l'obiettivo fondamentale di ridurre le spese nel loro valore assoluto, ma negli ultimi tre anni la spesa è cresciuta percentualmente in misura inferiore rispetto all'anno immediatamente precedente.
Nelle previsioni per il 2009 le spese aumenteranno dell'1,3 per cento rispetto al 2008, un tasso di crescita che, come è stato detto dal questore Colucci nella sua relazione, è il più basso fatto registrare negli ultimi dieci anni: un dato significativo perché è il segnale che qualcosa di concreto si sta realizzando per contenere i costi della politica, eliminando quello che c'è di superfluo.
Però, a mio avviso, qui è necessario sottolineare qual è stata la causa prima che ha innescato un'opera di maggior controllo del contenimento delle spese. Non si può non dimenticare che le prime significative misure di contenimento furono adottate in occasione dell'ultimo bilancio elaborato nella XV legislatura a seguito della forte pressione operata sulla politica e sulle istituzioni dalla società civile, indignata per gli eccessivi privilegi e gli elevati costi prodotti dalla classe politica.
Quel movimento, come qualcuno che mi ha preceduto ha ricordato, fu definito in maniera dispregiativa con il termine antipolitica, ma evidentemente sosteneva delle istanze più che giuste, considerato che la Camera dei deputati ha ritenuto doveroso accoglierne più di una, ad iniziare dal blocco quinquennale delle variazioni dell'indennità dei deputati e dalla modifica delle regole per poter avere accesso al vitalizio. Si tratta di misure fondamentali per rompere un ghiaccio indurito negli anni e per aprire la strada che ha portato ad una maggiore attenzione nella modulazione della spesa corrente.
Aver bloccato per cinque anni ogni aumento dell'indennità dei deputati è stato, da un lato, un importante segnale del fatto che anche la politica compartecipava, anche se in minima parte, ai sacrifici che più volte sono richiesti ai cittadini e, dall'altro, ha consentito di segnare crescita 0 fino al 2011 su una delle voci più cospicue del bilancio della Camera. Certamente si poteva e si può fare di più; l'Italia dei Valori sostiene da anni una tesi dell'onorevole Borghesi, che anche in questa occasione mi preme riproporre come suggerimento, ovvero che si può agire in maniera retroattiva al ribasso anche sui vitalizi già maturati nelle precedenti legislature. Non si tratta, a nostro avviso, di toccare diritti già acquisiti, già maturati, perché i vitalizi non sono equiparabili alle pensioni vere e proprie, ma ad una semplice erogazione.
Sempre riguardo alle stesso tema, riteniamo che debba essere affrontata con determinazione la questione del rimborso spese per i deputati cessati dal mandato - mi dispiace non pensarla come l'onorevole Mario Pepe (PdL) - per i quali è stanziata la cifra di 1 milione e 200 mila euro l'anno per ognuno degli anni dal 2009 al 2011. In questi giorni si è fatto un gran parlare della decisione adottata dal Senato di Pag. 18ridurre le spese di viaggio per i senatori cessati dal mandato, imponendo un plafond annuale di viaggi e limitandolo alle sole due legislature successive a quella dell'ultimo mandato. Alla Camera è già stato imposto un plafond annuale ai rimborsi di viaggio per gli ex deputati (e di questo chiedo conferma ai questori), ma il punto è un altro ovvero è la non condivisione del principio che attribuisce un rimborso a chi non è più in carica. Il rimborso delle spese di viaggio, entro certi limiti, ha un senso per il deputato che sta svolgendo il proprio mandato; diventa privilegio difficile da spiegare in un altro modo se continua ad essere elargito a chi non è più in carica ed è dunque un privato cittadino. Proprio perché la Camera dei deputati si è incamminata con decisione sulla strada della riduzione delle spese e dei privilegi, l'Italia dei Valori ritiene necessario che si proceda all'eliminazione dei rimborsi di viaggi per i deputati cessati dall'incarico. Per coerenza con quanto sosteniamo da sempre l'Italia dei Valori su questo, sui vitalizi e anche sul calcolo della diaria, ha presentato i propri ordini del giorno.
Al di là di queste proposte che riteniamo doveroso avanzare, riconosciamo che anche in occasione del bilancio 2009 molto si è fatto per razionalizzare e per ridurre la spesa. In questo senso è molto significativo il risparmio previsto del 12 per cento in relazione alle voci di spese telefoniche; si tratta di un risultato che merita di essere sottolineato evidentemente perché è figlio del giro di vite operato sulla dotazione di apparecchi di servizio o sulla riduzione dei servizi forniti, penso, ad esempio, all'accesso ad Internet tramite il telefonino. È questa una strada sulla quale riteniamo si debba continuare.
Un'altra voce per la quale si prevede un considerevole risparmio pari ad 1 milione di euro è quella relativa alla stampa degli atti parlamentari. Il documento cartaceo svolge una funzione importante, in particolare per quanto riguarda il lavoro dell'Assemblea e delle Commissioni, ma nell'era di Internet è doveroso procedere, come del resto giustamente è stato fatto, ad un minore uso del materiale cartaceo.
Una strada è quella della digitalizzazione, che deve essere incentivata per quanto riguarda gli atti parlamentari, ma che deve riguardare anche la rassegna stampa e soprattutto l'invio di proposte di legge tra i vari deputati, in particolare per consentire il risparmio di un materiale del quale è doveroso non abusare come la carta, ma anche per favorire un più ampio utilizzo dei mezzi informatici all'interno della Camera dei deputati.
Ritengo importante sottolineare che il risparmio previsto per le forniture energetiche sarà pari all'1,71 per cento rispetto all'anno precedente. È chiaro che questo dato non è certo rilevante in valore assoluto, ma per il principio che afferma: la riduzione delle spese relative alla luce e al gas è un risultato virtuoso perché si verifica in un momento in cui l'aumento del costo delle materie prime impone politiche di risparmio ai cittadini nel settore energetico; in questo modo la Camera dei deputati offre concretamente il suo contributo e il suo esempio.
Da quanto sostenuto fino adesso, è evidente che, da parte dell'Italia dei Valori, c'è un giudizio positivo nei confronti del bilancio elaborato per il 2009, ma, proprio perché ci riteniamo soddisfatti della progressiva riduzione delle spese che la Camera dei deputati sta realizzando, ci sentiamo in dovere di sottolineare e portare all'attenzione di tutti le parti che, secondo noi, suscitano perplessità e quelle che, a nostro avviso, meritano dei chiarimenti, nell'unico intento di ottenere risultati sempre migliori.
La prima tra queste è l'aumento previsto della voce relativa alle spese per il funzionamento dei gruppi parlamentari, per i quali la Camera spenderà 35 milioni e 100 mila euro nel 2009, una cifra che, oltre ad essere superiore a quella spesa lo scorso anno, è superiore anche a quella spesa nel 2007, che fu pari a circa 34 milioni. È un aumento che è necessario capire da quali fattori dipenda, dal momento che dal 2007 ad oggi il numero dei gruppi parlamentari esistenti si è più che Pag. 19dimezzato. Ricordo a tutti che nella scorsa legislatura, compreso il gruppo misto, i gruppi presenti alla Camera erano quattordici ed oggi sono soltanto sei. Negli anni passati, a ragione, erano state rivolte dure critiche all'esistenza di gruppi parlamentari in deroga, additandoli come una delle principali voci di spesa che poteva essere evitata. Il problema, però, sta nel fatto che anche ora quella spesa continua a salire. Vorrei veramente un chiarimento, perché non riesco proprio a capire il perché. Certamente, questo non significa che voglio avvalorare la tesi che si stava meglio quando si stava peggio, ma è chiaro che bisogna individuare, in maniera serena e veramente esente da polemiche, i fattori che hanno fatto salire il costo dei gruppi parlamentari, anche quando i gruppi parlamentari si sono ridotti di numero. Fortunatamente, questa tendenza comunque sembrerebbe invertirsi, anche se moderatamente, sia per il 2010 che per il 2011, quando la spesa è destinata a diminuire.
Ci auguriamo che in questo settore si possa fare di più, proprio nell'ottica di quella razionalizzazione delle spese che si è adottata con successo per altre voci di bilancio. Stesso discorso vale anche per i costi di locazione che la Camera si trova a pagare ogni anno per le sedi esterne. Anche in questo caso, ci auguriamo che, alla dinamica determinata dal voto degli elettori, che ha ridotto notevolmente il numero delle forze politiche presenti in Parlamento, possa seguire quella di una riduzione delle spese per l'affitto di uffici e sedi.
In conclusione, signor Presidente, colleghi, l'Italia dei Valori riconosce che il bilancio del 2009 risponde nel suo complesso alla finalità di un progressivo contenimento delle spese e per questo esprimiamo un giudizio positivo, al quale uniamo, attraverso la presentazione di appositi ordini del giorno, l'invito a fare ancora di più per risolvere quei problemi che abbiamo adesso avuto modo di evidenziare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, il fatto che si sia scelto il lunedì quale giornata per la discussione del bilancio interno della Camera credo che la dica lunga sull'attenzione che si vuole porre su un atto fondamentale per questa istituzione.
Sappiamo tutti che il lunedì è una giornata in cui sono assenti molti parlamentari, i quali si trovano ancora nel loro collegio. Se si fosse voluto dare centralità a questo dibattito, questa discussione sarebbe stata calendarizzata in altri giorni della settimana perché la presenza dei deputati sarebbe stata sicuramente maggiore; sicuramente, in questo modo si sarebbe dato un segnale di quanto questa Camera consideri fondamentale far conoscere quanta attenzione i deputati stessi pongono su questo atto, che ritengo fondamentale.
Voglio richiamare una nostra proposta, una proposta radicale, della delegazione radicale all'interno del Partito Democratico, che è quella dell'anagrafe pubblica degli eletti, che non dovrebbe riguardare solamente quest'Aula, ma ogni livello istituzionale. Nel nostro progetto, infatti, includiamo anche i nominati dalle varie istituzioni, stiamo parlando di circa un milione di persone, delle quali vorremmo fosse conosciuta l'attività che svolgono, la propria dichiarazione dei redditi e gli interessi finanziari che gli eletti ed i nominati hanno nelle varie istituzioni.
Devo dire che qualche istituzione a livello locale ha voluto prendere in considerazione questa nostra proposta: mi piacerebbe che, da questo punto di vista, vi fosse anche un impulso da parte di quest'Aula; per dare impulso a questa che sarebbe una vera e propria rivoluzione nella trasparenza, bisognerebbe partire da quest'Aula.
Per partire da quest'Aula, riteniamo che il sito Internet della Camera dei deputati debba contenere tutta una serie di informazioni: non solo la composizione dell'istituzione, non solo le presenze e il Pag. 20comportamento dei deputati, ma andrebbe aggiunto, per esempio, anche il lavoro delle Commissioni.
Sappiamo che di alcuni lavori, anzi, della maggior parte dei lavori che si svolgono nelle Commissioni, non è dato sapere alcunché da parte dei cittadini. Per esempio, se è possibile rintracciare, in diretta o perché registrato, l'intervento audio-video di un parlamentare, sappiamo che ciò non è consentito per il lavoro prezioso svolto nelle Commissioni.
Anche in questo caso, credo che vi sia comunque una registrazione audio, che viene fatta. Mi chiedo perché questa registrazione audio, se è vero che viene realizzata, non venga messa a disposizione di tutti e non venga archiviata ed indicizzata, in modo che il cittadino abbia la possibilità di comprendere anche come si arriva, attraverso quale dibattito si arriva ad una decisione piuttosto che ad un'altra.
Dicevo prima quanto sia importante che on line vi sia la dichiarazione dei redditi e degli interessi finanziari, cioè l'anagrafe patrimoniale di ogni singolo deputato.
È vero che questa cosa viene fatta per alcuni giorni dell'anno: queste dichiarazioni dei redditi sono conoscibili, soprattutto dai giornalisti, e vediamo che periodicamente è possibile rintracciare questo tipo di articoli, ma perché il cittadino non deve sapere qual è la dichiarazione dei redditi di un eletto e, soprattutto, come questa possa cambiare nel tempo, così come possono cambiare nel tempo gli interessi finanziari del deputato?
Si tratta di una richiesta specifica, che noi avanziamo. Quando i radicali iniziarono a fare le dirette pirata della Camera dei deputati, perché era vietato (era il 1976, e i primi quattro deputati che entrarono in Parlamento in un modo arbitrario collegavano il telefono con radioaula e trasmettevano attraverso Radio Radicale), anche allora si disse: se i cittadini sentono quello che avviene in Aula (un'altra cosa è infatti il resoconto) succederà una grande confusione; e invece credo che in questi trent'anni abbiamo dimostrato che tale grande confusione non c'è, e che dare la possibilità ai cittadini di sapere esattamente che cosa dicono, con quale tono i deputati intervengono in Aula, è fondamentale per la democrazia di questo Paese. Così come, se può suscitare all'inizio una qualche morbosità andare a conoscere la dichiarazione dei redditi del singolo deputato, con il tempo ciò diventa un elemento di conoscenza che credo invece faccia bene alle istituzioni: noi dobbiamo infatti rispondere ai cittadini non solo nel momento elettorale, ma nel corso della legislatura.
Così come mi piacerebbe che nel sito della Camera dei deputati (che, devo dare atto, è molto migliorato negli ultimi anni, e soprattutto in quest'ultimo) fossero indicati le spese e i contributi che vengono ricevuti da ogni gruppo parlamentare, ed in modo dettagliato. Inoltre, noi come deputati abbiamo solamente l'indirizzo e-mail: forse si potrebbe aggiungere anche il telefono dell'ufficio e il fax. Si tratta di una serie di proposte che noi avanziamo. Ancora, chiediamo che il bilancio interno della Camera dei deputati sia messo on line non solo il giorno in cui si discute, ma permanentemente, e che vi siano tutti gli allegati.
Noi oggi non abbiamo avuto a disposizione - e credo che la cosa sia piuttosto grave, anche se su ciò non voglio far polemica - l'elenco delle ditte fornitrici: credo sia giusto che, in primo luogo, noi deputati, ma tutti abbiano la possibilità di conoscere quali sono le ditte che forniscono determinati beni e servizi alla Camera dei deputati.
L'onorevole Mura non c'è, ma noi abbiamo ripresentato l'ordine del giorno dell'anno scorso che riguardava la cessazione dei privilegi dei deputati che non sono più in carica: era stato presentato da noi radicali, ed era stato regolarmente bocciato; vi è tutta una serie di ordini del giorno, oltre quello che ho citato prima relativo ad una sorta di anagrafe pubblica dei deputati, con tutti gli elementi che prima ho ricordato. Abbiamo chiesto anche che sia documentata la spesa dei 4.190 euro che viene data a titolo di rimborso forfettario per le spese inerenti il rapporto tra Pag. 21eletto ed elettore, e che viene erogato tramite il gruppo parlamentare di appartenenza: credo che bisogna giustificare questa spesa, anche per evitare vessazioni nei confronti di collaboratori che vengono assunti in nero.
L'altra cosa che vogliamo sia documentata sono le spese telefoniche, le spese di trasporto: credo che tutto questo dovrebbe rientrare nella normalità, e invece ci vediamo costretti a presentare degli ordini del giorno.
Vorrei dire ancora una cosa a proposito del personale. Mi associo agli elogi fatti giustamente da tutti noi al personale che ci assiste nei lavori ad ogni livello, per la qualità del servizio fornito ai gruppi parlamentari e a ogni singolo parlamentare. Però, mi colpisce il fatto che vi siano lavoratori che si trovano vicino a noi - basta che entri nella porta dietro di me e li troverò - che svolgono funzioni spesso analoghe, ad esempio, a quelle dei commessi, ma che, poiché fanno parte del lavoro che è stato esternalizzato (sono dipendenti di cooperative) arrivano a prendere stipendi davvero irrisori.
Non qui dentro, ma ad esempio a palazzo Marini, ho ascoltato rimostranze, soprattutto da parte sindacale, perché portare avanti una famiglia con 700 euro al mese credo sia davvero troppo difficile. Dal momento che queste persone si trovano vicino a noi, credo che non possiamo non sentire il problema della disparità di trattamento. Riflettiamo su questo punto: si tratta di esseri umani che spesso entrano in queste sedi, magari puliscono i bagni, poi tolgono la divisa di lavoratore operaio, mettono quella da commesso, inviano i fax e svolgono diversi tipi di mansione per stipendi che sono davvero molto bassi e irrisori. Credo che questa vicinanza fra trattamenti così diversi debba essere presa in considerazione da tutti noi.
Concludo dando atto - come ho già fatto a proposito del sito della Camera dei deputati - della grande rivoluzione che si è fatta con l'introduzione del voto attraverso le impronte digitali, e per questo ringrazio il Presidente della Camera, Gianfranco Fini. All'inizio, si diceva che questa riforma avrebbe aumentato i tempi dei nostri lavori. Tutti possono riscontrare che in realtà, una volta conclusa la fase di rodaggio (che peraltro non mi sembra sia durata moltissimo), le nostre votazioni sono divenute addirittura più rapide. Ma, soprattutto, le nostre votazioni sono finalmente divenute vere: quello che si vota in quest'Aula, finalmente, corrisponde esattamente alla volontà di ogni singolo deputato, cosa che in passato non sempre è accaduta. Per questo, ringrazio la Presidenza della Camera e tutti coloro che hanno voluto attuare questa riforma.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta.

(Replica dei deputati questori - Doc. VIII, nn. 3 e 4)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il questore, onorevole Albonetti.

GABRIELE ALBONETTI, Questore. Signor Presidente, desidero anzitutto ringraziare a nome dei colleghi questori tutti coloro che sono intervenuti e hanno fornito un contributo serio di arricchimento alla riflessione sul bilancio interno della Camera. Da alcuni anni a questa parte, a quello che purtroppo continua ad essere lo scarso affollamento dell'Aula quando discutiamo di questo argomento, non è più vero che corrisponda anche una scarsa attenzione dei cittadini e dell'opinione pubblica. Anzi, da alcuni anni a questa parte, quando discutiamo di questo argomento sappiamo che, fra coloro che ci ascoltano e coloro che leggeranno i giornali domani, vi sarà grande attenzione rispetto a ciò che i questori e i deputati che sono intervenuti avranno detto in questo dibattito.
Perciò il bilancio interno della Camera non è più solo uno strumento neutro di gestione di questa macchina complessa, di questa istituzione parlamentare così importante, ma è diventato per l'opinione Pag. 22pubblica uno dei campi di prova più allettanti per misurare se esiste e continua uno sforzo di riduzione dei costi della politica, uno sforzo per introdurre progressivamente in questa istituzione sobrietà e rigore. Attraverso il bilancio della Camera si danno segnali sostanziali, non solo simbolici o di immagine, benché in questi casi anche la simbologia sia importante per l'immaginario pubblico, tanto più un momento come questo, nel quale - come molti hanno ricordato - una profonda crisi economica e sociale sta attanagliando e attraversando la nostra comunità.
Sappiamo quanto la capacità di affrontare la riduzione dei costi, la sobrietà e l'eliminazione di privilegi ingiustificati possa essere di aiuto anche ad una ripresa del valore, del prestigio e dell'autorevolezza delle istituzioni democratiche, in particolare, per quanto ci riguarda, della democrazia parlamentare, della democrazia della rappresentanza, oggi sottoposta, per la verità non solo in Italia, a rilevanti difficoltà e travagli.
Naturalmente, non sono solo i costi che interessano i nostri cittadini, ma interessa anche l'efficienza della vita delle istituzioni, lo snellimento delle procedure, un nuovo ridisegno delle reciproche funzioni tra potere esecutivo e potere legislativo, che ci consegni più efficienza e tempestività nel governare, ma anche più forza di indirizzo e più capacità di controllo nelle Assemblee parlamentari. Non spetta oggi a noi questori in questa sede affrontare una tematica complessa, che da molti anni ci accompagna senza trovare ancora una soluzione, come quella delle riforme istituzionali, del bicameralismo perfetto, delle riforme elettorali e delle riforme dei Regolamenti. Noi ci occupiamo di bilanci, di amministrazione e di gestione della Camera, ma non possiamo non vedere che per l'opinione pubblica e per il Paese esiste un rapporto stretto tra costi e benefici e che anche la pur lodevole riduzione dei costi di funzionamento del Parlamento, se non è accompagnata da una maggiore efficienza, sarà giudicata dai cittadini sempre inaccettabile ed insufficiente.
Viceversa, siamo convinti che ogni riduzione e abolizione di spesa deve conseguire due obiettivi: da un lato, non deve indebolire la qualità dei servizi che supportano il funzionamento della democrazia parlamentare; dall'altro, se possibile, deve riuscire ad accrescere il rispetto e la salvaguardia delle funzioni del Parlamento e dei parlamentari, senza indulgere in una facile, ma pericolosa, deriva antiparlamentare, che talvolta vedo affacciarsi anche nell'opinione pubblica e nei nostri dibattiti. Chiunque di noi indulgesse a questa deriva antiparlamentare verrebbe meno al dovere di portare rispetto prima di tutto a se stesso e alla funzione che è stato chiamato a ricoprire. I due documenti in esame e che dovranno essere votati da quest'Aula, al termine della discussione, domani (il conto consuntivo per l'anno finanziario 2008 e il progetto di bilancio per l'anno finanziario 2009) hanno già avuto il viatico positivo unanime dell'Ufficio di Presidenza.
Rappresentano - come qualcuno ha già detto intervenendo nel dibattito, e come ha detto e ha sottolineato molto bene nella relazione il questore Colucci - uno snodo cruciale di una progressiva politica di rigore e di riorganizzazione di questa Camera iniziata già da alcuni anni, prima di tutto con la costante diminuzione, a partire dal 2003, dell'aumento della dotazione. Nel 2003 questa Camera legò l'aumento della dotazione alla crescita del PIL programmato; nel 2007 la collegò alla crescita dell'inflazione programmata, e abbiamo così avuto un vincolo finanziario crescente nel corso degli ultimi cinque anni che, aggiunto allo sforzo fatto negli anni scorsi per la riduzione del 10 per cento delle spese per beni e servizi che è stata attuata proprio sul preventivo 2008 per la prima volta, si è unito a due blocchi di spese che tendevano oggettivamente a crescere. Il primo, l'indennità dei parlamentari e i vitalizi degli ex parlamentari, che sono stati bloccati per cinque anni a partire dal 2006. Il secondo, il blocco Pag. 23selettivo del turnover del personale dipendente che oggi ci consente di registrare, dopo due anni di questo blocco, un numero di personale dipendente che è tornato ai livelli del 1987; un blocco scelto autonomamente dagli organi di direzione e di governo della Camera che intendiamo confermare nei prossimi anni, anche perché solo un'ulteriore riduzione consistente del numero del personale a fine legislatura (che si può immaginare possa arrivare a circa un quarto del personale che avevamo nel 2006) ci può consentire di affrontare altri obiettivi che in questo bilancio sono ricordati e ci siamo posti.
Infatti, solo una riduzione consistente del personale ci pone in modo impellente la necessità di continuare sulla strada della riorganizzazione dei servizi della Camera, cioè l'obiettivo di fare le stesse cose con la stessa qualità, e se possibile con maggiore qualità, con un numero di persone dipendenti molto inferiore, realizzando sempre più un maggiore equilibrio e un più proficuo equilibrio, soprattutto nei servizi di supporto all'attività e alla vita dei parlamentari, fra ciò che può e deve continuare ad essere prodotto internamente e ciò che può essere affidato all'esterno.
Naturalmente siamo anche noi consapevoli delle gravi differenze di trattamento tra il personale dipendente della Camera e il personale dipendente di ditte esterne che vincono le gare d'appalto e che pagano naturalmente il personale a contratto, con i contratti vigenti a livello nazionale. Questo pone un problema al legislatore, non al Collegio dei questori, cioè pone il problema di come, in questa crisi, ricominciare ad affrontare il tema dell'adeguatezza dei salari e dell'adeguatezza dei contratti sul mercato del lavoro nazionale, non all'interno della Camera.
Noi possiamo fare questo mix, questa costruzione di un maggiore e più proficuo equilibrio, solo se riusciamo a mantenere il controllo delle chiavi fondamentali di ogni servizio. Siamo naturalmente consapevoli che ai dipendenti che restano e che dovranno continuare a garantire che i servizi vengano svolti con la stessa e, se è possibile, con migliore qualità ed efficienza, noi chiediamo uno sforzo maggiore, già oggi giustificato dal loro trattamento economico e giuridico, ma chiediamo anche un arricchimento della loro professionalità che in un quadro di riforma dell'organizzazione, già allo studio dell'Amministrazione sotto la guida del Segretario generale, andrà loro riconosciuto quando questo si evidenzi.
In ogni caso, grazie ai macrointerventi sulle grandi voci di bilancio illustrati dal collega Colucci e perseguiti negli ultimi anni, siamo oggi in grado di raggiungere un risultato storico: bloccare per tre anni la richiesta di dotazione al livello del 2009. È un risultato storico, come ricordava il questore Colucci nel suo intervento: non succedeva dal 1960. Tale risultato è reso possibile - per questo ho parlato di snodo cruciale dei due documenti in esame - da una rigorosa gestione del bilancio 2008, che già in sede di bilancio preventivo prevedeva per la prima volta nel dopoguerra una riduzione, seppur impercettibile, della spesa.
Quel bilancio preventivo, pur in un anno elettorale, ha avuto una gestione talmente rigorosa che, in sede di consuntivo, si è potuto accertare un maggiore avanzo di amministrazione di circa 34 milioni. Quindi, ad un preventivo che già, per la prima volta nella storia del dopoguerra della Camera, registrava una diminuzione della spesa seppur impercettibile, si aggiunge un consuntivo, che voi dovete votare domani, che accerta su quel preventivo un ulteriore avanzo di amministrazione di 34 milioni di euro: questo è segno di una gestione rigorosissima dell'esercizio 2008. Peraltro, non metto la medaglia a nessuno, per così dire, perché si tratta di un esercizio bipartisan, per la prima parte dell'anno gestito dalla maggioranza precedente e, per la seconda parte, gestito da un'altra Presidenza.
Quello è il fatto che ci consente oggi di rinunciare ad ogni richiesta di aumento del fondo di dotazione per tre anni. Ci consente, inoltre, di approcciare e continuare intenti di politica della gestione patrimoniale che ci possono far uscire Pag. 24progressivamente dalle spese in affitto per le sedi degli uffici dei deputati e ci possono consentire di preparare il bilancio della Camera, di qui ad allora, quando sarà fuori dalla giurisdizione di questo Collegio e di questo Ufficio di Presidenza, qualunque decisione l'Ufficio di Presidenza e il Collegio dei questori di quel momento vorranno prendere quando scadranno i contratti dei palazzi oggi a disposizione dei deputati per i loro uffici.
Queste sono le grandi scelte macroeconomiche che configurano per noi oggi un bilancio sano, sobrio, che combatte gli sprechi. Un bilancio che realizza nel panorama dei costi delle istituzioni pubbliche una delle migliori performance: migliore nel tempo rispetto a tutti gli anni passati e migliore nello spazio dei palazzi romani (scusate, un minimo di orgoglio anche per i questori e l'Ufficio di Presidenza della Camera!), senza rinunciare alla crescita della qualità dei servizi e alla crescita della trasparenza delle attività parlamentari.
In questa Camera, da diversi anni, tutto va a gara sulla base del Regolamento. Tutto è visibile, oggi ancora di più, perché abbiamo moltiplicato le possibilità di accedere on line alle attività della Camera. Non c'è più soltanto il canale satellitare, ci sono il web, la chat-line, il sito Internet, molto ricco, sul quale il bilancio c'è - lo sottolineo: c'è - da questa mattina. Abbiamo moltiplicato la possibilità che il cittadino possa in diretta seguire non soltanto le attività dell'Aula ma le conferenze stampa, attraverso Internet, e l'attività delle Commissioni, che verrà sempre più diffusa attraverso il satellitare, il web, il sito Internet.
Siamo consapevoli che il Parlamento opera ancora in un assetto bicamerale. Dunque, sono necessarie e importanti tutte le modalità di confronto e di costruzione di sinergie con il Senato che riusciamo a mettere in campo. Il Collegio dei questori della Camera, insieme con i colleghi del Senato, sta lavorando da molto tempo per cercare di raggiungere risultati su questo terreno.
Vorremmo tuttavia che il confronto e le sinergie con il Senato si realizzassero prima di tutto su queste grandi scelte che, se perseguite con coerenza, possono consentire ad ambedue le Camere di ottenere - come si è visto - grandi risultati. Sono la collaborazione, la reale cooperazione e le sinergie che contano come, per esempio, nella gestione unificata delle due biblioteche parlamentari: in questo modo abbiamo la seconda biblioteca parlamentare del mondo, dopo quella del Congresso degli Stati Uniti; un milione e seicentomila volumi, che sono a disposizione non dei parlamentari - che pure, se vogliono, ne possono fare uso e potrebbero farne un uso maggiore -, ma della collettività: è un grande servizio che le Camere offrono alla comunità nazionale, agli studiosi, agli studenti, agli storici, ai legislatori, ai giuristi e a tutti coloro che quotidianamente, molto numerosi, affollano le stanze della nostra biblioteca.
Quindi, sono le sinergie che contano, è la convergenza complessiva tra Camera e Senato sulle politiche di bilancio e sulle politiche del personale che è importante e che può far compiere grandi passi avanti a tutto il Parlamento sulla strada dell'efficienza, della qualità della democrazia e della riduzione effettiva, e non simbolica, dei costi della politica. Sicuramente può farci fare grandi passi avanti, più dei risultati scarsi che talvolta si raggiungono con un'inutile e dannosa concorrenza sui mezzi di informazione nel tentativo di mettersi ciascuno qualche «medaglia».
Resta invece la necessità, al fondo di tutto, di riequilibrare le spese e i trattamenti tra le due Camere, ma, nelle condizioni in cui è il Paese e - come qualcuno intervenendo ha detto - anche quando tali condizioni saranno migliori, questo riequilibrio potrà avvenire solo uniformando le varie voci al livello più basso.
All'interno di tale argomento c'è anche un tema sollevato da diversi interventi che riguarda la riduzione dei rimborsi spese per gli ex parlamentari. Voglio ricordare a quest'Aula, perché era già contenuto nella relazione di almeno due degli anni scorsi, che noi avevamo già posto ai colleghi del Pag. 25Senato - non a voce, ma con delle lettere che sono depositate - tale tema, che non può che essere affrontato congiuntamente, perché non può esistere una lotteria tra chi esce dal Senato e chi esce dalla Camera come ultima legislatura. È del tutto evidente che i trattamenti devono essere uniformi. Quindi, per questa ragione avevamo chiesto ai colleghi del Senato in quella legislatura di affrontare insieme l'argomento. Ci fu risposto che il problema non era emerso nel dibattito sul bilancio del Senato.
Noi abbiamo continuato a mantenere questa posizione e ora ci troviamo in una situazione in cui il Senato sembra avere assunto autonomamente un orientamento, che ha valore dal 1o gennaio 2010 e quindi incide sul bilancio di previsione 2010, ma non sui documenti che avete in mano. Quindi, credo si ponga la necessità per il Collegio dei questori e l'Ufficio di Presidenza della Camera di riprendere le fila di un dialogo con il Collegio dei questori del Senato, l'Ufficio di Presidenza del Senato e l'Associazione degli ex parlamentari, che si è sempre dichiarata e dimostrata disponibile a prendere in esame una revisione di questi aspetti, per predisporre in sede di previsione del bilancio 2010 un risultato che possa sancire l'uniformità dei trattamenti tra Camera e Senato.
Non mi voglio dilungare oltre: saranno naturalmente l'esame degli ordini del giorno ed i pareri che verranno espressi per conto dell'Ufficio di Presidenza e del Collegio dei questori dal collega Mazzocchi ad affrontare anche le singole questioni più particolari, che sono state poste dal dibattito.
Prima di concludere, vorrei ringraziare il Segretario generale e tutta l'Amministrazione per la collaborazione che, anche in sede di redazione di questi documenti, ha dato al Collegio dei questori, come da ogni settimana e da ogni giorno per la gestione e l'amministrazione quotidiana della Camera. Senza tale collaborazione - che segnala, peraltro, l'esistenza, in questa sede, di una classe dirigente di altissimo livello, una delle classi dirigenti di più alto livello della pubblica amministrazione in Italia -, il nostro lavoro non potrebbe svolgersi. Quindi, come ha fatto il questore Colucci, vorrei cogliere anch'io questa occasione per ringraziarli.
Al di là delle differenziazioni che nel dibattito si sono manifestate, spero che si possa realizzare una convergenza. I risultati dei presenti documenti e lo snodo cruciale che essi rappresentano costituiscono, infatti, il risultato del contributo che hanno dato i molti interventi dei gruppi negli anni scorsi. Se abbiamo realizzato la diminuzione del 10 per cento della spesa per beni e servizi, lo dobbiamo anche all'insistenza che ha avuto il collega Borghesi, che so essere sempre critico sul nostro bilancio. Se abbiamo potuto realizzare, oggi, una decisione che ci porta a rinunciare all'aumento della dotazione, lo dobbiamo anche alle sollecitazioni, che vengono, sempre da più parti, dai gruppi più sensibili a questi argomenti, verso la sobrietà e la riduzione dei costi della politica.
Riterrei sbagliato che qualcuno pensasse di non intestarsi questi risultati. Se li abbiamo raggiunti, lo dobbiamo al contributo di tutti e prego tutti di fare in modo che, attraverso il loro voto, possano intestarsi il beneficio, la positività e la virtù dei risultati che abbiamo raggiunto (Applausi).

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Secondo quanto concordato per le vie brevi tra i gruppi, passeremo ora all'esame della proposta di modifica dell'articolo 12 del Regolamento.

Discussione del documento: Proposta di modificazione degli articoli 12, 153-ter e 154 del Regolamento (Modifica della disciplina dei ricorsi in materia di tutela giurisdizionale) (Doc. II, n. 13) (ore 18,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del documento: Proposta di modificazione degli articoli 12, 153-ter e 154 del Pag. 26Regolamento (Modifica della disciplina dei ricorsi in materia di tutela giurisdizionale).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali - Doc. II, n. 13)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il relatore, onorevole Leone, ha facoltà di svolgere la relazione.

ANTONIO LEONE, Relatore. Signor Presidente, riferisco sulla proposta di modifica al Regolamento n. 13, licenziata dalla Giunta per il regolamento all'unanimità il 16 giugno scorso.
Il percorso della proposta nasce da un documento, il n. 11, a mia prima firma (ma sottoscritto da tutti i membri dell'Ufficio di Presidenza), volto ad una limitata ma necessaria revisione dell'articolo 12, comma 6, del Regolamento della Camera.
L'Ufficio di Presidenza della Camera, nei mesi scorsi, ha svolto un approfondimento sul sistema di tutela giurisdizionale interna, anche alla luce di alcuni ricorsi presentati innanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo, che lamentavano la violazione delle disposizioni della Convenzione europea dei diritti dell'uomo relative al diritto di accesso ad un tribunale indipendente, imparziale e costituito per legge e ad un equo giudizio.
All'esito di tale istruttoria, nella riunione dell'11 marzo 2009, l'Ufficio di Presidenza ha approvato, in linea di principio, un complesso di modifiche normative da apportare ai regolamenti interni in materia di tutela giurisdizionale, per armonizzare il sistema di giurisdizione domestica con i princìpi enunciati nell'articolo 6, comma 1, della Convenzione europea. Tali interventi presuppongono una modifica dell'articolo 12 del Regolamento della Camera - che, nell'attuale formulazione, attribuisce all'Ufficio di Presidenza la competenza a giudicare, in via definitiva, sui ricorsi giurisdizionali -, al fine di prevedere una distinzione tra l'organo titolare del potere normativo interno e l'organo giurisdizionale interno competente in sede di appello.
Facendo seguito alla discussione svoltasi, tutti i componenti dell'Ufficio di Presidenza hanno presentato la proposta di modifica al Regolamento della Camera n. 11, avanzando in essa le modifiche prospettatesi come necessarie per i fini sopra descritti.
Mi sembra importante sottolineare come tale proposta sia stata avanzata e condivisa dai gruppi parlamentari l'11 marzo scorso, cioè in data anteriore a quella della decisione sui ricorsi da parte della II sezione della Corte europea dei diritti dell'uomo, depositata, invece, il 28 aprile di quest'anno.
La Giunta per il Regolamento, lo scorso 16 giugno, ha condiviso all'unanimità la proposta, con alcune necessarie integrazioni di coordinamento da me avanzate, e ha licenziato per l'Assemblea la proposta n. 13, il cui contenuto mi accingo brevemente ad illustrare.
La proposta stabilisce che l'Ufficio di Presidenza, in ossequio alla sua competenza in materia sancita dal comma 3, istituisce gli organi interni di primo e di secondo grado che giudicano in via esclusiva sui ricorsi giurisdizionali. Nel confermare l'attuale regime secondo cui gli organi giurisdizionali sono composti da deputati in carica (circostanza la cui piena legittimità è stata ora confermata dalla Corte di Strasburgo), la proposta in esame reca la previsione dell'incompatibilità tra l'incarico di membro dell'Ufficio di Presidenza e quello di componente degli organi di tutela giurisdizionale; si tratterebbe di una sorta di identificazione tra il controllore e il controllato, per dirla «in soldoni».
La modifica ha dunque lo scopo, da un lato, di radicare nella fonte primaria dell'ordinamento parlamentare l'istituzione degli organi giudicanti della Camera dei deputati e, dall'altro, di eliminare la competenza dell'Ufficio di Presidenza a giudicare Pag. 27in via definitiva sui ricorsi giurisdizionali, rispondendo così pienamente ai rilievi contenuti nella richiamata sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, con cui sono stati decisi i ricorsi pendenti, che si incentrano sul profilo della non imparzialità del solo organo d'appello, ravvisandosi la violazione dell'articolo 6 della Convenzione proprio in quanto esso sarebbe identificabile con l'organo titolare dei poteri normativi all'interno della Camera.
Ricordo che la Giunta non ha ritenuto di estendere l'incompatibilità con l'ufficio di membro degli organi giurisdizionali interni ad altre cariche interne della Camera, né ha ritenuto di includere nel Regolamento della Camera disposizioni relative alle modalità di nomina dei componenti degli organi giurisdizionali, ritenendola materia di competenza dei regolamenti interni - i cosiddetti regolamenti minori rispetto al Regolamento maggiore, che stiamo per modificare - e che, quindi, sarebbero da valutare in quella sede. La questione sarà comunque sottoposta alla Giunta in sede di esame delle proposte di principi e criteri direttivi presentati.
Osservo che, una volta intervenuta l'approvazione della modifica del Regolamento della Camera, seguiranno alcuni interventi normativi riguardanti i regolamenti interni, di competenza dell'Ufficio di Presidenza, da sottoporre alle organizzazioni sindacali dei dipendenti, finalizzati a procedere ad un necessario adeguamento del sistema giurisdizionale interno ai principi recati dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Può essere utile ricordare che la Corte di Strasburgo non ha accolto i ricorsi ad essa presentati con riferimento ad altre due doglianze. Quanto al rilievo che gli organi di tutela giurisdizionale interni possano essere considerati alla stregua di giudici stabiliti per legge, giacché le fonti giuridiche che li prevedono non sono leggi statali, ma regolamenti interni ad un ramo del Parlamento, la Corte non ha ravvisato la violazione dell'articolo 6 della Convenzione, sottolineando come questa richieda sì che le controverse tra cittadini o tra cittadini ed enti siano esaminate da giudici indipendenti, ma non obbligatoriamente da giudici incardinati nella formale nozione di potere giudiziario. D'altronde, la fonte di emanazione degli organi giudicanti in questo ambito è considerata dalla Corte equipollente alla legge e del tutto legittima, giacché finalizzata, in ultima analisi, a garantire l'indipendenza delle Camere quali organi costituzionali.
Inoltre, i ricorrenti avevano lamentato la scarsa conoscibilità di tali fonti regolamentari, non pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica. La Corte non ha ravvisato neppure su questo punto la violazione dell'articolo 6 della Convenzione, giacché i Regolamenti parlamentari in materia sono, in definitiva, sufficientemente conoscibili, quanto meno da chi si rapporta direttamente con le Camere come i dipendenti o aspiranti tali, cioè i fruitori di questa giustizia domestica che investe alcuni organi costituzionali come il nostro, come tutti sanno.
Dal complesso di queste autorevoli argomentazioni della Corte emerge come il principio dell'autodichia in quanto tale, fondato sulla previsione dell'articolo 64 della Costituzione, non sia stato oggetto di censura da parte della Corte stessa, né sia stato messo in discussione dal punto di vista costituzionale. Anzi, tale istituto ha acquisito oggi una maggiore rilevanza e autorevolezza, in quanto non gode soltanto della copertura della consolidata giurisprudenza della Corte costituzionale, ma può giovarsi di una legittimazione a livello comunitario grazie a questa pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo.
La modifica regolamentare che oggi si propone è pienamente coerente con il necessario mantenimento di tale principio costituzionale, che, lungi dal costituire un privilegio dell'istituzione parlamentare, rappresenta ancora oggi uno strumento fondamentale a tutela dell'autonomia e dell'indipendenza delle Camere quali espressione della sovranità popolare.
Segnalo che la proposta avanzata dalla Giunta per il Regolamento prevede anche una norma transitoria collocata all'articolo 154, al fine di evitare che, nel periodo Pag. 28intercorrente tra l'entrata in vigore della riforma dell'articolo 12, comma 6, e la data in cui saranno approvate dall'Ufficio di Presidenza le conseguenti modifiche ai regolamenti interni sulla tutela giurisdizionale, si crei un vuoto di tutela. Ciò in quanto sarebbe già venuta meno la competenza in appello dell'Ufficio di Presidenza, ma non sarebbe ancora stato istituito il nuovo organo di tutela competente in secondo grado, istituzione demandata appunto ai regolamenti cosiddetti minori, ovvero interni.
Infine, è prevista una norma sull'entrata in vigore della riforma, collocata nel nuovo articolo 153-ter, fissata nel giorno successivo a quello della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, al fine di consentire all'Ufficio di Presidenza un rapido avvio della procedura di revisione dei regolamenti interni sulla tutela giurisdizionale di sua competenza.
Colgo l'occasione per anticipare come si renda opportuna una riformulazione di mero coordinamento del testo, nel senso di richiamare nell'articolo 153-ter l'intero contenuto della proposta (comprendendovi, cioè, anche lo stesso articolo 153-ter) e non solo le modifiche di cui agli articoli 12 e 154 attualmente previste, al fine di evitare che ci sia un vuoto regolamentare in attesa dell'approvazione dei regolamenti minori.
Nel sottolineare, ancora una volta, l'unanimità delle decisioni assunte dalla Giunta, rassegno all'Assemblea questa proposta, di cui raccomando una rapida approvazione.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, posto che - come è stato bene illustrato dal relatore - si tratta di una proposta approvata all'unanimità, sulla quale c'è ampia condivisione, credo che l'unica questione sia quella di sottolinearne proprio la ratio che intende essere ribadita e che quindi ne raccomanda l'approvazione. Credo che la ratio sia riassumibile in due punti: infatti, in tutti i casi in cui si parla di giurisdizione domestica con riferimento ad un organo, in questo caso elettivo, ci sono due aspetti, ossia quello della tutela dell'autonomia e indipendenza, che fonda e giustifica il fatto che all'interno dell'organo stesso sia collocato l'organo giudicante, e l'aspetto più delicato, che è quello dell'imparzialità.
Questa modifica risponde ad entrambe le esigenze, quella della conferma e del radicamento di questa autonomia ed indipendenza, in quanto la Camera è organo che esprime la sovranità popolare, e quello della necessità invece di distinguere, che spetta all'Ufficio di Presidenza al fine di prevedere l'incompatibilità tra coloro che ne fanno parte e quelli che poi fanno parte dell'organo giudicante.
Aggiungo, osservando come, proprio questa dialettica tra vari organi e poteri, anche fuori da questa Camera sarebbe auspicabile perché, tra l'altro, si salvaguarderebbe l'autonomia di altri organi che hanno funzioni istituzionali e che spesso vengono tacciati di assetto e visione corporativi, mentre basterebbe riuscire ad individuare questo tipo di distinzioni per salvaguardare quell'autonomia e indipendenza alla quale siamo tutti molto sensibili. Per questo motivo, naturalmente, ne ribadiamo e raccomandiamo l'approvazione (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è noto che è giunta in Aula la proposta di modifica del Regolamento in quanto la Corte europea dei diritti dell'uomo, con provvedimento del 28 aprile scorso, ha dichiarato illegittimo l'organo d'appello delle controversie interne (che era l'Ufficio di Presidenza) in quanto non lo ha ritenuto sufficientemente autonomo per giudicare.
È stata accertata la violazione da parte dello Stato italiano, e per esso della Camera dei deputati, dell'articolo 6, comma 1, della Convenzione europea dei diritti dell'uomo del 1950 che, come noto, prevede Pag. 29il diritto ad un equo processo ad opera di un giudice terzo e imparziale stabilito per legge.
La Corte, con riferimento ad un ricorso di alcuni partecipanti ad un concorso della Camera dei deputati, ha ravvisato la violazione dell'articolo 6 della Convenzione, ad onor del vero, con riferimento al solo organo d'appello, cioè la sezione giurisdizionale dell'Ufficio di Presidenza, in quanto l'organismo d'appello, come detto, sarebbe identificabile con quello titolare dei poteri normativi ed amministrativi della Camera.
Per il resto, come diceva giustamente il relatore, il nostro sistema è stato ritenuto corretto in quanto l'articolo 6 della Convenzione richiede sì che le controversie tra i cittadini o tra cittadini ed enti siano esaminate da giudici indipendenti, ma non obbligatoriamente da giudici incardinati nella formale nozione di potere giudiziario.
Quindi, sotto il profilo generale l'autodichia in quanto tale non è stata oggetto di censura, né è stata messa in discussione dal punto di vista costituzionale; anzi, come è stato ricordato, questo istituto acquisisce oggi una maggiore rilevanza ed autorevolezza, in quanto non gode soltanto, per così dire, della copertura della consolidata giurisprudenza della Corte costituzionale, ma può giovarsi per relationem della legittimazione a livello comunitario grazie alla recente pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo.
Con riferimento, però, all'unico punto sul quale si è incentrata la sentenza di condanna, ossia quello relativo alla non imparzialità dell'organo di appello in quanto identificabile con quello titolare dei poteri normativi e amministrativi della Camera, va modificato l'articolo 12 del Regolamento.
È pur vero, come diceva il relatore, che la proposta dell'Ufficio di Presidenza di istituire con proprio regolamento gli organi interni di primo e di secondo grado che giudicano in via esclusiva sui ricorsi giurisdizionali è stata recentemente approvata all'unanimità. Il testo in esame propone l'incompatibilità tra l'incarico di membro dell'Ufficio di Presidenza e quello di componente degli organi di tutela giurisdizionale.
Avendo il gruppo di Italia dei Valori, nella mia persona, espresso voto favorevole su questa proposta di modifica, è chiaro che riteniamo sufficiente la proposta stessa, ma dato il quadro generale crediamo che si potrebbe intervenire in modo ancora più incisivo.
Recenti accadimenti istituzionali di inaudita gravità ci fanno capire come il bisogno di assoluta imparzialità del giudice sia tanto insopprimibile quanto sempre in pericolo. Per questo motivo il gruppo Italia dei Valori propone di estendere l'incompatibilità dei membri degli organi di tutela giurisdizionale interna anche ai capigruppo e ai presidenti di Commissione ed abbiamo depositato degli emendamenti in tal senso che saranno esaminati dalla Giunta per il Regolamento domani.
In particolare riteniamo che l'incompatibilità della carica di capogruppo è data dal particolare ruolo di espressione di indirizzo politico che quest'ultimo riveste e che mal si presta, come è facilmente comprensibile, ad una posizione all'interno di un organo che, per sua natura, deve essere imparziale ed indipendente. Tale indipendenza, come dicevamo, a prescindere dal fatto che questo organo interno non è pienamente giurisdizionale, la si può ritenere correttamente esistente sulla scorta del sorteggio che è stato apprezzato dalla Corte europea che ha giudicato.
Inoltre, si potrebbe anche intervenire nel senso di prevedere che i membri degli organi di tutela giurisdizionale interna vengano sorteggiati, magari a partire da liste preparate dal Presidente della Camera dei deputati, dal Segretario generale e dalle organizzazioni sindacali del personale, come accade attualmente per l'organo di giudizio di primo grado.
Le stesse motivazioni della sentenza della Corte contengono, infatti, un giudizio di apprezzamento per il sorteggio quale modalità di nomina dei componenti degli organi di primo grado, caratteristica che Pag. 30potrebbe essere riferita opportunamente, come è ovvio, anche all'organo di appello. Tale modalità di scelta dei membri di tutela giurisdizionale sarebbe, infatti, quella più prossima al principio di individuazione del giudice naturale. Quest'ultimo punto, se non sarà oggetto di una modifica del Regolamento della Camera, potrebbe comunque essere preso in considerazione quale principio direttivo per l'adozione in seno all'Ufficio di Presidenza del regolamento istitutivo del nuovo organo giurisdizionale.
In sostanza, pur ritenendo la proposta il minimo che si possa fare sulla base del provvedimento della Corte europea, noi riteniamo che potrebbe essere fatto un qualcosa di più, se non nel senso letterale delle nostre proposte, delle quali comunque domani in Giunta parleremo, del principio generale che non può esserci indipendenza ed autorevolezza di un organo di fatto giurisdizionale, qualora il giudice, per così dire, abbia degli incarichi quali non solo l'essere membro dell'Ufficio di Presidenza come organo legislativo e giudiziario (ciò è stato bocciato), ma anche degli incarichi di natura politica che, in qualche modo, ne inficino l'autorevolezza e l'indipendenza, ovviamente al di là dell'autorevolezza della persona e del ruolo che andrebbe a ricoprire.
Saremmo lieti che ci fosse una riflessione perché, visto che la Corte europea ci ha chiamato a modificare il Regolamento, una volta che lo facciamo, sarebbe bene farlo nel miglior modo possibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare brevemente l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà, anche se non ha rispettato i tempi regolamentari dell'iscrizione a parlare.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, mi scuso, ma quale componente della Commissione giurisdizionale per il personale volevo solo sottolineare come questa proposta risolva effettivamente un problema. Con il Presidente Leone, nella passata legislatura, e con il Presidente Lupi, in questa legislatura, abbiamo più volte dibattuto sulla necessità di risolvere questo problema e, quindi, volevo solamente ringraziare il Presidente Leone per il lavoro che ha svolto, in quanto ci darà la possibilità di trovare la «quadra» su una questione che, non sto a ripetere quanto altri colleghi hanno già spiegato e illustrato, naturalmente in primis il relatore Leone, ci obbliga a trovare una soluzione. Questo porterà dei benefici non solo all'Ufficio di Presidenza e ai componenti della Commissione giurisdizionale attuale, ma a tutta l'Assemblea, anche in termini di credibilità della nostra istituzione.

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Replica del relatore - Doc. II, n. 13)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Leone.

ANTONIO LEONE, Relatore. Signor Presidente, intervengo brevemente per ringraziare i colleghi intervenuti. Ringrazio il collega Favia tra l'altro per l'attenzione posta sui punti che aveva portato all'attenzione della Giunta, anche in maniera forse più completa ed esaustiva, e che domani saranno oggetto di riflessione in Giunta, che potrà essere utile sotto alcuni aspetti forse solo e soltanto per una parte.
Ribadisco una posizione che ho già assunto in Giunta, ma che ritengo di dover mantenere, che è quella dell'incompatibilità legata anche ad altri ruoli istituzionali che i colleghi, oltre a quelli dell'Ufficio di Presidenza, hanno in Parlamento. Non a caso nella relazione ho sottolineato che la ratio della sentenza, sul punto che ci interessa naturalmente, è legata al fatto che non ci può essere un organo, che è l'Ufficio di Presidenza, che un domani potrebbe in appello decidere su questioni scaturenti da deliberazioni assunte dallo stesso Ufficio di Presidenza.
L'incompatibilità è legata a questo motivo, e sull'estensione tout court rispetto ad altri incarichi che i colleghi hanno in Pag. 31questo ramo del Parlamento, e quindi sul mancato accesso alla composizione del collegio in sede di appello, si dovrebbe svolgere una riflessione molto più approfondita, considerato anche che si è sempre e soltanto alla ricerca del fatto che i componenti, sia di primo che di secondo grado, abbiano un minimo di requisiti legati alla conoscenza del diritto, (lo prevede lo stesso Regolamento, tra l'altro).
Ringrazio per l'intervento, che sarà oggetto di attenzione; ho voluto soltanto ribadire che, forse, con qualche sfumatura diversa, una riflessione più approfondita sugli emendamenti e sui «principi» proposti dal collega Favia potrà essere fatta.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del testo unificato dei progetti di legge: De Corato ed altri; Caparini ed altri; Lussana; Prestigiacomo; Angela Napoli; Pollastrini ed altri; Pelino ed altri; d'iniziativa del Governo; Saltamartini ed altri; Pelino e Sbai; Carlucci; Cosenza: Disposizioni in materia di violenza sessuale (574-611-666-688-817-924-952-1424-2142-2167-2194-2229-A) (ore 18,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato dei progetti di legge di iniziativa dei deputati De Corato ed altri; Caparini ed altri; Lussana; Prestigiacomo; Angela Napoli; Pollastrini ed altri; Pelino ed altri; d'iniziativa del Governo e dei deputati Saltamartini ed altri; Pelino e Sbai; Carlucci; Cosenza: Disposizioni in materia di violenza sessuale.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 2 luglio 2009.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 574-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
La relatrice, onorevole Lussana, ha facoltà di svolgere la relazione.

CAROLINA LUSSANA, Relatore. Signor Presidente, il testo unificato oggi all'esame dell'Assemblea, rappresenta un ulteriore tassello di un più ampio e complesso disegno volto a garantire adeguate forme di tutela per le vittime di violenza sessuale, reato la cui gravità è tale da condizionare negativamente il resto della vita di chi lo subisce.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 18,37)

CAROLINA LUSSANA, Relatore. Fra l'altro dobbiamo dire che Governo e Parlamento sono intervenuti nel contrasto di reati molto gravi attraverso la discussione, ad esempio, in Commissione giustizia di provvedimenti contro la pedofilia e l'approvazione dell'introduzione nel nostro ordinamento del reato di stalking avvenuto con il «decreto-legge antistupri». In quel decreto-legge, che trattava del tema della sicurezza, oltre ad essere recepita la disciplina del delitto degli atti persecutori, che era già stata approvata dalla Camera per ragioni di anticipazione dell'entrata in vigore di norme che non erano più prorogabili, sono state anche rafforzate alcune disposizioni in materia di violenza sessuale.
Ecco perché, prima di passare all'esame del testo, occorre fare qualche breve cenno alle disposizioni in materia di violenza sessuale che sono già legge, attraverso l'utilizzo della decretazione d'urgenza, considerato che deve ritenersi un intervento unitario, coordinato, effettuato semplicemente in tempi diversi. Tenendo conto, infatti, che la Commissione giustizia Pag. 32della Camera lavorava già da tempo su progetti di legge in materia di violenza sessuale, si è deciso di lasciare alla legge ordinaria le modifiche alla normativa sostanziale penale in materia di violenza sessuale, ed utilizzare il decreto-legge per misure tampone che servivano ad affrontare alcune emergenze.
Così nel decreto sono stati previsti interventi urgenti volti ad assicurare senza indugi il colpevole alla giustizia. Mi riferisco alla presunzione di pericolosità per l'applicazione di misure cautelari e detentive; al dare certezza alla pena comminata, con l'applicazione delle misure alternative alla detenzione solo nei casi di concreto e reale accertamento del recupero psicologico del condannato, e a fornire comunque e sempre assistenza legale alle vittime, con il gratuito patrocinio scollegato dai limiti di reddito.
Mi sono soffermata, sia pure molto brevemente, su disposizioni inserite in un altro provvedimento in quanto, lo ribadisco, queste devono essere considerate come parte integrante dell'intervento sulla violenza sessuale che il Parlamento e il Governo hanno inteso effettuare senza distinzione politica. Ciò è tanto vero che le disposizioni introdotte nel «decreto-legge sicurezza» facevano parte del testo unificato che avevo intenzione di sottoporre alla Commissione giustizia e che aveva già avuto un consenso di massima da parte delle forze politiche.
Ora, con il testo unificato in esame, che recepisce le proposte presentate dai vari gruppi, nonché un'iniziativa governativa, si sta completando l'intervento affrontando anche tematiche inerenti alla pena e alla formulazione della fattispecie dei reati di violenza sessuale, fino a prevederne una nuova. Il testo unificato, comunque, non si limita al diritto penale sostanziale, ma affronta questioni diverse.
Prima di illustrare il testo vorrei svolgere anche alcune considerazioni sulle ragioni che hanno indotto la Commissione a mettere la violenza sessuale tra le sue priorità. I dati statistici evidenziano come il fenomeno della violenza sessuale sia ben più esteso di quanto risulterebbe dal numero delle denunce; troppo spesso le vittime non denunciano le violenze nei loro confronti. Da parte di tutte le forze politiche vi è la consapevolezza della gravità del fenomeno e proprio per questa ragione, finora, la questione della tutela giuridica della donna contro gli atti di violenza sessuale è stata affrontata in Parlamento e nel Paese in maniera trasversale, tanto da arrivare anche a miglioramenti sotto il profilo culturale.
Tuttavia, emerge ancora un disagio familiare che determina una sempre maggiore estensione del fenomeno della violenza contro le donne; occorre, pertanto, portare a compimento un processo culturale che sancisca l'assoluta inviolabilità del corpo della donna. In primo luogo, anche in considerazione dell'aumento di episodi di violenza commessi in danno di vittime indifese, è necessario dare un segnale di forza e di intransigenza verso chi si rende colpevole di reati tanto infamanti. Il decreto-legge è stato il primo passo; ora dobbiamo proseguire.
Questi reati, oltre che provocare seri danni all'incolumità individuale, incidono anche sull'integrità psicologica della vittima, rischiando di provocare un danno permanente alla sua vita. Nella relazione ad una proposta di legge da me presentata ho parlato, infatti, di una vera e propria «morte psicologica» della vittima, che difficilmente riuscirà a tornare alla sua vita normale dopo aver subito violenza. Addirittura avevo prefigurato, pur sapendo della difficoltà di un tale percorso per gli ostacoli culturali e ideologici che sarebbero stati posti anche da alcune forze politiche, una scelta sistematica di fondo volta ad inserire i reati di violenza sessuale tra quelli contro la vita e l'incolumità individuale, anziché tra quelli concernenti i delitti contro la libertà individuale, al pari, quindi, dell'omicidio e delle lesioni personali.
La via che si è scelta in Commissione non ha portato a scelte sistematiche, ma si è preferito modificare alcune fattispecie di reato sia sotto il profilo della formulazione che sotto quello della pena. Inoltre, si è introdotto un nuovo reato diretto a punire le Pag. 33cosiddette molestie sessuali che si sostanziano in comportamenti o atti o meglio anche in un singolo atto a contenuto esplicitamente sessuale senza, tuttavia, arrivare alla violenza sessuale.
Una discussione molto interessante si è svolta poi sull'opportunità di rivedere integralmente la nozione di violenza sessuale, differenziandola tra diverse ipotesi di reato in base al livello di gravità. Da parte di alcuni si è fatto notare, infatti, che, a seguito della riforma del 1996 e del superamento della distinzione tra violenza carnale e atti di libidine violenta, la nozione di violenza sessuale è tanto ampia da comprendere qualsiasi contatto fisico non voluto dalla vittima compreso il cosiddetto palpeggiamento. Su questo aspetto la Corte di cassazione è chiara: «il concetto di atti sessuali nella sua accezione penalmente rilevante comprende, oltre ad ogni forma di congiunzione carnale, qualsiasi atto che risolvendosi in un contatto corporeo tra soggetto attivo e soggetto passivo, ancorché fugace ed estemporaneo, sia finalizzato e normalmente idoneo a porre in pericolo la libertà di autodeterminazione del soggetto passivo nella sua sfera sessuale. Anche i palpeggiamenti e i toccamenti possono costituire un'indebita intrusione nella sfera sessuale e il riferimento al sesso non deve limitarsi alle zone genitali, ma comprende pure le cosiddette zone erogene ovvero quelle parti del corpo ritenute stimolanti dell'istinto sessuale dalla scienza medica, psicologica, antropologica e sociologica». Questo è quanto ha affermato la sezione terza della Cassazione nella sentenza n. 30851 del 23 luglio 2008.
Si è quindi sostenuto che sarebbe più corretto e aderente alla realtà dei fatti punire con reati diversi fatti diversi che, oggi, invece, sono puniti dall'articolo 609-bis del codice penale che si limita a prevedere un'attenuante nei casi di minore gravità. Intraprendere tale strada non è stato possibile in quanto erano troppi i rischi di non essere compresi; si è voluto evitare di superare la nozione di violenza sessuale, in quanto si sarebbe potuto interpretare tale operazione come un passo indietro rispetto al 1996 ed un sostanziale riaffermarsi del reato di atti di libidine violenta.
Per la medesima ragione non è stato possibile neanche distinguere normativamente, attraverso la collocazione in articoli diversi, il reato base di violenza sessuale dall'ipotesi attenuata che, al momento, è prevista dal comma 3 dell'articolo 609-bis del codice penale. Tale distinzione dal punto di vista della diversità degli articoli da applicare sarebbe servita a far risultare, anche dal casellario giudiziale (su questo aspetto abbiamo molto dibattuto in Commissione), sulla base della condanna, cioè degli articoli del codice applicati, se un soggetto fosse stato condannato per l'ipotesi base o per le ipotesi attenuate.
Ora questa distinzione non è possibile, poiché viene fatto riferimento all'articolo 609-bis nel complesso, anche se si tratta di ipotesi di minore gravità. Le modifiche apportate al reato di violenza sessuale dall'articolo 1 sono l'una diretta sull'articolo 609-bis, l'altra indiretta, andando ad incidere su una norma processuale che rinvia all'articolo 609-bis. La prima incide sulle pene delle ipotesi base, di quelle attenuate, le quali sono aumentate, la seconda riguarda l'articolo 407, comma 2, lettera a), del codice di procedura penale, in tema di durata delle indagini preliminari. Il testo unificato, nella sua formulazione originaria, andava a modificare l'articolo 99, quinto comma, del codice penale, ove si prevedeva l'aumento di pena obbligatoria in caso di recidiva, aggiungendo ai reati richiamati dall'articolo 407 del codice di rito anche l'articolo 609-bis del codice penale. Pertanto, la recidiva obbligatoria si sarebbe applicata anche nel caso in cui si trattasse di un reato non aggravato. Si trattava di un punto qualificante dell'intero intervento, in quanto chi ha già commesso un qualsiasi atto di violenza sessuale, anche se non aggravato e ne commette uno nuovo, deve essere punito in maniera anche più severa di chi abbia commesso un primo atto di violenza, poiché la ripetizione dell'atto sta a significare una pericolosità del soggetto, che Pag. 34deve essere punita in quanto tale, senza lasciare alcuno spazio alla discrezionalità del giudice.
Il testo al nostro esame raggiunge sempre questo obiettivo, senza modificare formalmente il quinto comma dell'articolo 99 del codice penale, bensì modificando l'articolo 407 del codice di procedura penale, inserendovi l'articolo 609-bis del codice penale. Considerato che il quinto comma dell'articolo 99 del codice prevede l'aumento obbligatorio di pene per coloro che abbiano commesso uno dei delitti di tale gravità da essere previsti nell'articolo 407 del codice di procedura penale, in materia di indagini preliminari, quali reati per i quali si prevede la possibilità di svolgere indagini preliminari per un periodo maggiore rispetto a quello ordinario, è apparso più corretto inserire il riferimento all'articolo 609-bis del codice penale nell'articolo 407 del codice di rito, anziché nell'articolo 99. In questo modo, sia è mantenuta l'impostazione dell'articolo 99 (la recidiva obbligatoria solo per reati di gravità tale da essere meritevoli di un tempo supplementare per le indagini) e si è raggiunto l'obiettivo della recidiva obbligatoria per l'ipotesi base di violenza sessuale. Rispetto all'articolo 609-ter, che disciplina le ipotesi di violenza sessuale aggravata, si è proceduto ad un duplice intervento: innalzamento delle pene e previsione di nuove ipotesi di aggravanti, come quella della donna in stato di gravidanza. Una questione rimasta aperta, non tanto per valutarne la fondatezza quanto per trovare una formulazione adeguata, è quella relativa ad un'aggravante per i fatti posti in essere da parte di un soggetto che si trovi in una situazione di superiorità nei confronti della vittima a causa di un rapporto di lavoro. Che si tratti di un'ipotesi di gravità tale da essere punita come aggravante ad effetto speciale dall'articolo 609-ter si è tutti d'accordo. Vi è da risolvere il problema del rapporto con l'aggravate generale prevista al numero 11 dell'articolo 61, che si riferisce al caso in cui il fatto sia stato commesso con abuso di autorità o di relazioni domestiche, ovvero con abuso di relazioni d'ufficio, di prestazione d'opera, di coabitazione e di ospitalità.
Forse occorre trovare un elemento ulteriore che, in ambito lavorativo, faccia considerare ancora più grave il fatto di violenza sessuale, quindi meritevole di essere punito sulla base di una ulteriore aggravante rispetto a quella prevista dall'articolo 61, numero 11, del codice penale.
Come si è detto, si è introdotto il reato di molestia sessuale, pertanto, salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque arrechi molestia a taluno mediante un atto o un comportamento a contenuto esplicitamente sessuale è punito con la reclusione da sei mesi a due anni e con la multa da 1.000 a 3.000 euro.
Dal combinato disposto con l'articolo 609-bis, risulta evidente che si tratta di un atto o comportamento che non si traduce in un'ipotesi, sia pure meno grave, di violenza sessuale, la cui ampia nozione ho già citato. Più ampia è tale nozione, minore è il campo di applicazione del nuovo reato. Ciò significa che questo punisce sostanzialmente un atto o un comportamento che non implica un contatto fisico con la vittima, ma che abbia un contenuto esplicitamente sessuale. Non rincorre neanche l'abitualità del reato di atti persecutori, così come gli effetti che questi devono avere sulla vittima. Ciò che deve essere ben chiaro è che il nuovo reato non tocca assolutamente la tematica degli atti di libidine violenta, che continueranno ad essere puniti come violenza sessuale ai sensi dell'articolo 609-bis.
Il reato di violenza di gruppo è stato rivisto, sia innalzando le pene, sia precisando che questo è commesso da coloro che vi partecipano. Tale precisazione serve ad evitare dubbi interpretativi nell'applicazione del reato nei confronti di chi assiste, senza commettere concretamente l'atto nei confronti della vittima.
Naturalmente, la nozione di partecipazione alla violenza è di portata ampia, fino a ricomprendervi l'azione di colui che non tocchi fisicamente la vittima, ma, attraverso incitamenti o altri comportamenti adesivi all'atto violento, abbia una sia pur Pag. 35minima parte attiva nella commissione del fatto. Il termine di prescrizione dei reati di violenza sessuale è stato raddoppiato in ragione della gravità del fatto.
Una novità non sul piano penale sostanziale, ma su quello delle attività di ricerca dei colpevoli di reati di violenza sessuale, è stato il prevedere la possibilità per il questore di disporre la collocazione, in tutto o in parte del territorio di competenza, in luoghi o esercizi pubblici, nonché sui mezzi di trasporto, di rilievi fotografici dei latitanti nei confronti dei quali si procede per i delitti previsti dagli articoli 609-bis, 609-quater e 609-octies del codice penale, quando vi sia il sospetto che questi ultimi possano trovarsi nel territorio provinciale stesso.
Questa è una norma che è stata un po' contestata, però nasce da un emendamento che è stato votato, in Commissione, dalla maggioranza della Commissione stessa. Vorrei precisare che, per poter applicare tale disposizione, non è sufficiente che siano state avviate le indagini, ma occorre che sia stato adottato da parte del giudice uno di quegli atti dai quali deriva lo stato di latitanza di un soggetto.
Abbiamo anche preso in esame il fenomeno, purtroppo assai triste, come dicevo in precedenza, della violenza sessuale in ambiti familiari, quindi della cosiddetta violenza domestica, andando a rivedere la fattispecie penale del maltrattamento in famiglia. In sede di Comitato dei nove, potremo anche rivedere, eventualmente, la formulazione, laddove viene escluso il riferimento al maltrattamento di un minore degli anni 14.
Una disposizione molto importante del testo è quella che disciplina l'intervento in giudizio degli enti locali in caso di processi per reati di violenza sessuale. Si prevede, infatti, che l'ente locale impegnato direttamente o tramite i servizi per l'assistenza della persona offesa e il centro antiviolenza che presta assistenza alla persona offesa possano intervenire in giudizio ai sensi degli articoli 91 e seguenti del codice di procedura penale.
Non si tratta di una norma inutile, come hanno detto alcuni, considerando che alcuni enti locali già procedono in tal senso. La norma, infatti, ha la sua valenza nel prevedere tale principio in via generale, eliminando tutti quei dubbi che portano alcuni a ritenere che gli enti locali non abbiano alcuna legittimazione ad intervenire in giudizio per reati che toccano così in profondità la sfera intima di una persona.
Inoltre, si prevede che nei procedimenti per i delitti di violenza sessuale, se commessi in danno di minori o nell'ambito familiare, la Presidenza del Consiglio dei ministri, anche attraverso l'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, possa intervenire in giudizio ai sensi degli articoli 91 e seguenti del codice di procedura penale. Si tratta di una norma che ha una forte valenza culturale.
Sono poi previste misure per l'informazione e l'assistenza sociale delle vittime di violenza. Le autorità pubbliche, ciascuna nell'ambito delle proprie competenze, promuovono campagne di sensibilizzazione e di informazione sulle misure previste dalla legislazione vigente in favore delle vittime delle violenze e dei maltrattamenti e sui servizi e sui centri antiviolenza che hanno competenze e funzioni socio-assistenziali, facilmente individuabili e raggiungibili dalle vittime.
I servizi sociali garantiscono alle persone vittime di violenze le cure, le soluzioni di emergenza e il sostegno necessari ai fini di un loro totale recupero.
Vi è poi la disponibilità - lo vedremo in sede di esame degli emendamenti da parte dell'Assemblea - a recepire delle norme che prevedano anche nelle scuole, a partire dalle scuole di ogni ordine e grado, dei corsi che educhino al contrasto del fenomeno della violenza sessuale e alla cultura del rispetto.
Dico questo perché una delle obiezioni che è stata fatta, anche se, ripeto, il clima all'interno della Commissione è stato propositivo e costruttivo da parte della sinistra, è quello di aver previsto una normativa che ha in sé solo l'inasprimento delle pene e la repressione sotto il profilo sanzionatorio penale. Pag. 36
Non è così, perché nel testo unificato dei progetti di legge, vi sono norme di significato culturale molto importante, come quella sull'intervento in giudizio degli enti locali e dei centri antiviolenza, e quindi anche norme di prevenzione.
È già stata data la disponibilità, sia da parte mia sia da parte del Governo, a recepire un emendamento che preveda anche il coinvolgimento del Ministero dell'istruzione nell'attuazione di questi programmi antiviolenza.
Da ultimo, al fine di consentire al Parlamento di valutare se lo Stato fornisca nel suo complesso un adeguato sistema di lotta alla violenza sessuale e agli atti persecutori, si è previsto che, entro il mese di febbraio di ciascun anno, il Ministro per le pari opportunità, avvalendosi dell'Osservatorio Nazionale istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, presenti al Parlamento una relazione sull'attività di coordinamento e di attuazione delle azioni contro gli atti persecutori e contro gli atti di violenza sessuale.
Concludo la relazione, auspicando che il clima sereno e di collaborazione che è stato riscontrato in Commissione possa essere confermato dall'Aula, che vi possano essere ulteriori modifiche, chiaramente migliorative, che non stravolgano il testo approvato in Commissione, e che su questo tema così importante tutti, maggioranza e opposizione, diamo il segnale chiaro al Paese di essere uniti.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, l'Italia dei Valori ha collaborato attivamente e collaborerà per reperire tutti i mezzi e tutti gli strumenti necessari per prevenire e per reprimere uno dei delitti più odiosi: quello della violenza sessuale, dell'intrusione violenta nella corporeità, nella fisicità, ma anche nello spirito delle donne, giovani, anziane, dei bambini.
La violenza sessuale è un delitto che fa permanere per molto tempo, e forse in molti casi indelebilmente, i suoi effetti: essi non si concludono con la fine del barbaro atto della violenza, ma diventano una connotazione negativa, dolente e dolorosa della persona che li ha subiti. Perciò non ci può essere alcuna indulgenza nei confronti di fatti di questo genere: ci vuole la capacità di reprimere con severità comportamenti di questo genere; ci vuole anche la capacità di assicurare alla giustizia il colpevole e di applicare e comminare pene certe e severe. Senza indulgenze, perché l'indulgenza potrebbe essere percepita come una licenza verso comportamenti tanto odiosi; soprattutto in una fase di questa società caratterizzata quasi da una licenziosità, quasi da un'autorizzazione implicita a prendere tutto, a ragionare secondo il principio del piacere e del potere (perché la violenza sessuale questo è: un'affermazione di potere su un'altra persona). Un invito quasi, nei messaggi che questa società manda, a violare il corpo della donna e il corpo dei bambini: basta guardare i segnali che indirettamente provengono da una certa televisione spazzatura per capire come molto cospiri in questa società per deprimere, per abbattere, per abbassare il livello di rispetto nei confronti della donna e nei confronti del bambino. Ad una società quindi caratterizzata da modelli comportamentali che sembrano indulgere nei confronti di comportamenti intrusivi, gravemente intrusivi nella corporalità della donna e dei bambini, occorre contrapporre una severità, una rigorosità, un'efficacia, un'inesorabilità della sanzione, una non indulgenza, anche relativamente all'applicazione delle attenuanti e con esclusione del giudizio di comparazione tra attenuanti ed aggravanti, che serva a dare un messaggio inesorabile a chi volesse affermare ancora il proprio potere con grave violazione dei diritti della donna e dei bambini.
Il testo che è stato licenziato dalla Commissione, sebbene mutilato di una parte che è già divenuta legge per effetto del suo inserimento all'interno di un decreto-legge Pag. 37che anche noi abbiamo votato e che quest'Aula ha approvato all'unanimità, presenta delle luci e delle ombre. Secondo noi, prevalgono le luci: ma vi sono alcuni elementi che possono essere migliorati, eliminati o aggiunti.
Di questo testo abbiamo apprezzato alcuni aspetti positivi. Per cominciare, apprezziamo il maggiore rigore sanzionatorio e la maggiore severità nell'applicazione della pena: abbiamo anzi presentato molti emendamenti tesi a dare un segnale di rigore e severità attraverso l'aumento delle sanzioni. In modo particolare, pensiamo che sia fortemente indicativo, educativo e pedagogico l'aggravamento della sanzione per i casi di pedofilia, cioè per chi ha commesso questo odioso delitto nei confronti dei minorenni, e ancor più severamente per chi lo ha commesso nei confronti di chi non ha ancora compiuto i dieci anni.
Noi abbiamo difeso il mantenimento del nuovo delitto di molestie sessuali, nonostante vi fossero opinioni che tendevano ad escluderlo. Lo abbiamo difeso perché è necessario, anche in una fase di prevenzione del crimine, anticipare la difesa sociale e la reazione anche in ordine ad atti che possono risultare preparatori ed incisivi rispetto a comportamenti che possono sfociare nella violenza sessuale. Abbiamo dunque esplicitamente votato a favore dell'emendamento del Governo sull'inserimento delle molestie sessuali e ci siamo invece opposti alla posizione di taluni componenti della Commissione che lo volevano escludere. Secondo noi è importante anticipare la difesa sociale e la reazione anche attraverso questa norma.
Allo stesso tempo, però, non possiamo approvare questo provvedimento per intero. Ad esempio, l'articolo 6, quello che riguarda i rilievi fotografici, ci sembra introdurre ingiustamente e eccessivamente una prassi che forse andava bene nel far west, quando vi erano i ricercati, i wanted, ma che introdurrebbe nel nostro costume sociale un imbarbarimento che non condividiamo affatto. Lo Stato non ha bisogno di fare gogne mediatiche e comunicative nei confronti delle persone, ma deve adoperare i propri strumenti e le proprie strutture operative per conseguire gli obiettivi. Casomai, ci sembra che sia peggio limitare le intercettazioni che possono assicurare alla giustizia i colpevoli e gli indagati, soprattutto se latitanti, per delitti gravi come quelli di violenza sessuale, piuttosto che ricorrere a simili strumenti che noi giudichiamo incivili e che non hanno dignità nel nostro costume sociale, che si fida degli apparati dello Stato e non vuole vellicare la volontà vendicativa e guardona delle nostre comunità.
Siamo molto favorevoli sulla questione dell'intervento in giudizio, mentre abbiamo qualche riserva e perplessità in materia degli interventi di prevenzione, un fronte sul quale crediamo che si sarebbe potuto fare molto di più. In questo senso, noi abbiamo presentato diversi emendamenti.
Alla fine della discussione in Aula, vedremo se al nostro spirito collaborativo, che vuole andare oltre i confini di maggioranza e opposizione, risponderà un'effettiva capacità di venire incontro alle nostre proposte emendative migliorative, volte alla collaborazione per un testo migliore.
Esiste un pacchetto di nostri emendamenti che riguardano un inasprimento delle sanzioni, seppure minimo, ma significativo sotto il profilo dell'esemplarità, e ve ne sono degli altri che ci sembrano parimenti importanti, come, per esempio, quello che prevede un'aggravante ulteriore nei confronti della persona colpevole che sia il coniuge o il convivente, o comunque collegato alla vittima attraverso una stabile relazione affettiva anche senza convivenza. Abbiamo proposto l'inserimento di un'ulteriore circostanza aggravante, mutuata dalle situazioni che la cronaca drammatica di questi giorni ci sta ponendo all'attenzione, ovvero l'approfittamento di condizioni di tempo e di luogo tali da ridurre la capacità di difesa della vittima. Abbiamo presentato, inoltre, un emendamento che tende a prevedere delle pene accessorie aggiuntive, come l'interdizione dai pubblici uffici, da una professione o da un'arte, la decadenza dalla potestà genitoriale, Pag. 38la sospensione dall'esercizio di una professione o di un'arte, nonché interventi incisivi sulla potestà genitoriale nel caso in cui il delitto sia commesso nei confronti di figli minori o di persone che fanno parte della famiglia. Abbiamo proposto un emendamento che esclude il giudizio di prevalenza o di equivalenza tra attenuanti e aggravanti, perché riteniamo che le aggravanti debbano essere valutate per ultime, una volta visto il risultato sanzionatorio delle operazioni precedenti.
Abbiamo presentato in Commissione un emendamento, che ripresenteremo anche in Aula, al quale noi attribuiamo un'importanza pressoché determinante circa il nostro atteggiamento di voto finale, che prevede l'inserimento del delitto di adescamento di minorenni. Abbiamo visto come professionisti affermati, persone insospettabili, persone di famiglia, attraverso la rete Internet e altre forme di comunicazione come gli sms e le chat, svolgono azioni di adescamento nei confronti di minorenni. Si tratta di forme attraverso la quali il minorenne viene blandito, viene man mano avvicinato al colpevole, al possibile autore di una violenza, a chi progetta una violenza sessuale. Si tratta di un atto preparatorio di un'estrema gravità e noi vogliamo che questo delitto sia inserito nel nostro ordinamento e sanzionato gravemente. Lo chiediamo allo stesso modo in cui abbiamo difeso l'inserimento del delitto di molestie sessuali all'interno del nostro ordinamento. A questo teniamo in modo particolare. L'adescamento di minorenni in alcuni casi, come tra coetanei, può essere considerato un atto di bullismo (anche se è tutto da dimostrare che sia solo un atto di bullismo e di esibizionismo, in quanto in molti casi abbiamo visto che esso è preparatorio a violenze di gruppo, commesse anche nella scuola).
Ma molto spesso queste forme di comunicazione adescativa sono forme di una gravità straordinaria, perché man mano inducono nel minore una disponibilità ad incontrare l'adescatore e a mettersi in condizioni di accertarne le offerte. All'inserimento di questo delitto noi attribuiremo molta importanza per valutare quale sarà il nostro voto finale.
Abbiamo proposto la soppressione dell'articolo 6, quello della gogna in effige, o quanto meno ne abbiamo proposto la limitazione alle sole ipotesi in cui la latitanza non sia collegata con le indagini ma sia collegata con gli ordini di cattura che intervengono quando la sentenza di condanna è diventata definitiva.
Abbiamo pensato di proporre anche alcuni emendamenti che riguardano il comportamento preventivo. Conosciamo gli orientamenti che sono propri delle sedi internazionali, non solo delle Nazioni unite ma anche dell'Unione europea, le quali in tema di prevenzione hanno elaborato delle teorie e delle dottrine molto chiare e molto nette, per cui si ritiene che la prima prevenzione è quella esercitata da ciascun cittadino, da ciascuna persona, la quale, resa consapevole ed edotta dei pericoli che corre e delle possibilità che ha di sfuggire a questi pericoli prima di tutto non mettendosi in certe condizioni che possono favorire il compimento di reati da parte di altri, può riuscire a sfuggire (ciò vale per la generalità dei cittadini) ad un maggior numero di reati.
Crediamo che questa forma di prevenzione debba essere studiata dal Ministero dell'interno, e che tale Ministero possa aiutare le persone a capire quali sono le forme di autotutela, quali sono le situazioni nelle quali è opportuno non mettersi. Il Ministro Carfagna parla di autodifesa, e non so se questo implichi anche i corsi di karate, ma noi intendiamo qualcosa di diverso, perché i corsi di karate una persona li può seguire per conto proprio, sempre che li voglia seguire. Noi alludiamo proprio a quella tecnica di prevenzione che è rappresentata dalla consapevolezza delle situazioni in cui ci si può trovare, e quindi alla tecnica che tende ad evitare che ci si trovi in queste condizioni.
Un'ultima notazione, questa volta di carattere politico, che prescinde da questo testo. Vorrei ricordare che questa forma di criminalità, la criminalità sessuale, è in aumento. Vorrei ricordare che in meno di Pag. 39due mesi, dal 17 gennaio 2009 alla fine del mese di febbraio, si sono verificati in Italia venti casi di stupro. Quando parliamo di cifre dobbiamo avere presente che vi è il numero oscuro, cioè un numero, grande, di delitti che (soprattutto in questa materia) non vengono denunciati. Ma soprattutto è impressionante la concentrazione di delitti di violenza sessuale che si sono verificati a Roma o nelle vicinanze di Roma. Si tratta di dieci casi: aprile 2009, violentata studentessa africana appena scesa dal treno nella zona di La Storta; 23 agosto 2009, aggredita coppia olandese - la donna è stata violentata - in via Portuense, a Ponte Galeria; 31 dicembre 2008, violentata ragazza di 25 anni nella nuova fiera di Roma; 21 gennaio 2009, donna di 41 anni violentata alla fermata dell'autobus nel quartiere Primavalle; 23 gennaio 2009, aggredita una coppia a Guidonia, la ragazza è stata violentata; 14 febbraio 2009, coppia di giovani aggredita nel parco della Caffarella, la ragazza è stata violentata; 4 giugno 2009, stuprata giornalista di 34 anni nel quartiere della Bufalotta; 6 giugno 2009, stuprata ragazza di 21 anni in via Sommer, zona Tor Carbone; 2 luglio 2009, violentata una studentessa di 20 anni in zona Tor Carbone-Ardeatina.
Vorrei dunque ricordare che la campagna elettorale del centrodestra e del sindaco Alemanno è stata basata sulla reazione alla violenza sessuale. Il 30 ottobre 2007 era stata stuprata, e purtroppo uccisa, Giovanna Reggiani, fuori dalla stazione di Tor di Quinto, a Roma. Il centrodestra, il sindaco Alemanno e il Governo hanno vinto queste elezioni sulla base della constatazione dell'insicurezza e sulla base di una promessa di sicurezza. Questa promessa è clamorosamente fallita, come i dati che ho riportato fanno chiaramente capire. Dunque, abbiamo necessità di capire quale può essere il significato di questo fallimento sotto un profilo politico: in politica, quando si promette, si mantiene, e chi non mantiene va a casa. Noi ci poniamo un semplicissimo problema. Se il sindaco Alemanno ha detto che di fronte ad una o a due violenze sessuali avrebbe messo le cose a posto - tolleranza zero -, avrebbe prevenuto e avrebbe punito e sanzionato gravemente le violenze sessuali, allora vogliamo sapere qual è la conseguenza per il caso in cui il sindaco Alemanno non abbia mantenuto la sua promessa di prevenire e reprimere le violenze sessuali, come sta accadendo. Per Roma sta girando un killer seriale che va in cerca delle donne per violentarle, non è un pericoloso africano, ma una persona che parla con accento romano.
Dunque, signor Presidente, bisogna esser coerenti in politica. Naturalmente il mio rimprovero non riguarda lei, signor Presidente, ma chi fa le promesse e non le mantiene, riguarda chi fa assicurazioni di sicurezza e clamorosamente non le mantiene. Dunque, il sindaco Alemanno che non ha mantenuto questo impegno: forse non dovrebbe dimettersi? Forse lo stesso ragionamento potrebbe essere fatto per il Ministro dell'interno, il quale parla di sicurezza, il quale anch'esso ha fondato la sua campagna elettorale, insieme al centrodestra, sul mantenimento dell'impegno per la sicurezza, e tutto ha fatto fuorché garantire la sicurezza: ha tolto fondi alle forze di polizia, ha depauperato il personale, nel senso che ha ridotto le forze di polizia, ha abbattuto i finanziamenti per far funzionare le forze di polizia. Noi, che siamo abituati a pretendere l'osservanza di quanto si promette, oggi possiamo dire che l'insicurezza dei cittadini è molto più forte di quanto non fosse un tempo. Dunque, riteniamo di essere autorizzati a chiedere le dimissioni, oltre che del sindaco Alemanno, anche del Ministro Maroni.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, il provvedimento all'ordine del giorno, recante disposizioni in materia di violenza sessuale, è il risultato di un lungo lavoro da parte della Commissione giustizia, che ha operato sulla base di una serie di progetti di legge presentati da vari gruppi parlamentari e anche di una proposta da parte del Governo. Grazie all'opera del Comitato ristretto, dopo l'analisi Pag. 40in Commissione e la comparazione dei testi, si è giunti a quello unificato, oggetto di un'attenta e puntuale valutazione. Con l'apporto di tutti si è arrivati ad una normativa che ha nettamente migliorato quella in vigore e che ora ci troviamo a discutere in quest'Aula. Sarà proprio a seguito del dibattito odierno e dell'esame degli emendamenti proposti che potrà avere veste definitiva, che ci auguriamo sia condivisa.
L'obiettivo delle proposte è stato adeguare le vigenti disposizioni alle aspettative dei cittadini e ad una diversa e maggiore sensibilità nei confronti di un reato, la violenza sessuale, che viene considerato odioso e nefasto per la nostra società. Una sensibilità diversa, una sensibilità più attenta e più vicina a chi è oggetto di atti inaccettabili e violenti.
La nostra è una società che sta evolvendo rapidamente anche sotto l'aspetto culturale e in cui sono esaltati alcuni valori che vengono ritenuti fondamentali ed essenziali. Uno di questi è sicuramente la parità tra uomo e donna, che in questi anni ha trovato risalto nelle cosiddette pari opportunità. La condizione della donna negli ultimi decenni è profondamente cambiata: da una società patriarcale fino agli anni Cinquanta, dove convivevano vari nuclei familiari, si è via via passati ad una famiglia formata da un solo nucleo (marito, moglie e figli), per la verità e purtroppo sempre meno.
In questo passaggio, la figura della donna ha assunto un ruolo sempre più importante all'interno della società e della famiglia stessa, fino a diventarne punto di riferimento. Come si sa, il reato di violenza sessuale viene consumato prevalentemente nei confronti delle donne: sono queste che subiscono una violenza che è fisica e psicologica nello stesso tempo e che quasi sempre lascia un segno indelebile per tutta la vita della persona. È un orrore che si è consumato nel tempo e che è giusto superare definitivamente. La normativa che andremo ad approvare sarà ancora più incisiva, e certo non sarà sufficiente se non accompagnata da una formazione più attenta al rispetto di ogni persona.
La violenza sessuale è un reato di cui non si conosce la reale portata: molto spesso, infatti, chi la subisce non denuncia il fatto, per timore o perché chi lo compie è una persona che fa parte dello stesso nucleo familiare o un conoscente, e quindi diventa difficile denunciarlo all'autorità preposta, o ancora perché si ha paura, come se una specie di marchio rimanesse sulla pelle per tutta la vita, o infine perché vi è scarsa fiducia nelle istituzioni. Così gran parte di tali odiosi reati non viene conosciuta e il crimine continua ad essere perpetrato senza che chi l'ha commesso ne paghi le conseguenze. È anche su questo che bisogna agire: mettere chi subisce il reato nelle condizioni di ritenere giusto e doveroso denunciarlo, di sentirsi, insomma, dalla parte della ragione e di avere, soprattutto, la forza di farla valere. Serve un passaggio culturale di non poco conto, su cui peraltro bisogna agire, come dicevo prima, dando ai nostri giovani una preparazione e una formazione più attente al rispetto degli altri.
Da un'indagine ISTAT risulta che sono quasi dieci milioni le donne tra i 14 e i 59 anni che dichiarano di aver subito almeno una molestia a sfondo sessuale. Risulta altresì che circa il 40 per cento di abusi sessuali avviene da parte di conoscenti, siano essi amici o colleghi di lavoro, e che meno del 10 per cento delle donne denuncia la violenza tentata o consumata.
È per questi motivi, per questa nuova coscienza sociale, per questo oserei dire patto sociale, che tutti si è stati concordi nel rivedere le norme inerenti i reati che riguardano la sfera sessuale, da un lato prevedendo l'aumento della pena nel minimo e nel massimo per il reato stesso di violenza sessuale, e dall'altro individuando altre fattispecie di reato, come lo stalking, che ha trovato ampia condivisione ed è stato definitivamente approvato dal Parlamento.
Il fatto che la materia sia stata fatta propria da un decreto-legge e inserita all'interno di un provvedimento molto più Pag. 41ampio non ha certo scalfito l'ottimo risultato raggiunto: l'aver accelerato i tempi di approvazione ha consentito, infatti, a chi è stato oggetto di questo reato di poter usufruire di una legge ad hoc immediatamente operativa. Non servono più tempi lunghi per avere una risposta da parte delle istituzioni. L'ammonimento nei confronti dell'aggressore è un forte deterrente per chi intende continuare a perseguitare la vittima. I perseguitati, per lo più donne, non sono più lasciati soli: lo Stato interviene in modo diretto e immediato, è vicino al cittadino e gli dà quell'aiuto indispensabile che fa la differenza. Bisogna arrivare peraltro a processi più rapidi, per consentire a chi subisce il reato di avere una risposta definitiva in tempi accettabili.
Solo così, si avrà la piena consapevolezza che chi sbaglia paga tutto e subito. Questo è un ottimo deterrente per chi è intenzionato a delinquere.
Per quanto riguarda la violenza sessuale, come dicevo, la pena viene aumentata, ottenendo così un giusto equilibrio tra la pena prevista e la gravità del fatto criminoso. In sostanza, è prevista la tolleranza zero nei confronti di chi commette un reato così odioso, infamante per chi lo commette e doloroso, quasi feroce, per chi lo subisce.
Se la fattispecie resta pressoché uguale al testo vigente, ora la pena prevista per il delitto di violenza sessuale è la reclusione da 6 a 12 anni, con un aumento sensibile. Nei casi di minore gravità, peraltro, la pena prevista è la reclusione da 2 a 6 anni. Alcuni emendamenti proposti in Commissione, che prevedevano pene maggiori, sono stati cassati e non può essere diversamente. Anche questo reato fa parte di un sistema giuridico complesso, in cui i crimini previsti hanno una loro specificità e le pene devono essere giuste e, quindi, commisurate alla gravità del fatto criminoso.
In questo momento, vi è una forte sensibilità nei confronti di questo reato, ma ciò non può comportare un irrigidimento delle pene che non trovi conforto nel sistema giuridico. Il legislatore non può e non deve lasciarsi prendere la mano neppure quando alcuni fatti particolarmente gravi spingerebbero in questa direzione.
Le pene sono aumentate anche con riferimento alle circostanze aggravanti. Attualmente, la pena prevista risulta essere da 7 a 15 anni per alcune ipotesi, tra cui aver commesso il delitto nei confronti di donne in stato di gravidanza; da 8 a 16 anni se il fatto è commesso in casi più gravi, ad esempio, a danno di una persona che non ha compiuto dieci anni, o in presenza di due o più delle circostanze indicate.
Viene, altresì, prevista la pena dell'ergastolo se dal fatto derivi la morte della persona offesa, e la pena non inferiore ad 8 o 10 anni, a seconda che alla persona offesa derivi una lesione personale grave oppure gravissima. Viene, poi, modificata la configurazione della violenza sessuale di gruppo, di cui all'articolo 609-octies del codice penale. Ora, la fattispecie riguarda non più chiunque commette atti di violenza, ma chiunque partecipa ad atti di violenza, accentuando, ancor più, la valenza dell'atto criminoso commesso da più persone riunite. Attualmente, la pena prevista è da 7 a 16 anni, con la previsione di alcune circostanze aggravanti.
Rimando alla relazione del relatore l'intervento relativo alle molestie sessuali di cui all'articolo 3 del provvedimento in oggetto.
L'articolo 8 rappresenta un'altra importante parte del testo approvato in Commissione. Nei procedimenti per i delitti di cui agli articoli 609-bis, 609-ter, 609-quater, 609-quinquies e 609-octies, si prevede per l'ente locale e per il centro antiviolenza impegnati per l'assistenza della persona offesa, come pure per la Presidenza del Consiglio dei ministri, nel caso di reati commessi in danno di minori o nell'ambito familiare, la possibilità di intervenire in giudizio, ai sensi dell'articolo 91 del codice di procedura penale. Prevedere la possibilità significa che, ogni qual volta questi soggetti individuino in un reato citato un comportamento di particolare disvalore Pag. 42sociale, possono intervenire. Un reato a sfondo sessuale coinvolge, dunque, interessi che superano quelli personali.
Il provvedimento in esame non ha come finalità la prevenzione in senso stretto dei reati, ma non possiamo dimenticare che, se vogliamo sradicare i reati attinenti alla sfera sessuale, dobbiamo intervenire nei programmi della scuola, soprattutto di primo e di secondo grado, promuovendo corsi che rafforzino nei ragazzi il rispetto della persona e il principio della parità fra uomo e donna, contro ogni forma di violenza sessuale. La perdita di valori e l'immagine mediatica della donna non aiutano di certo. L'aspetto culturale assume, in questo ambito, rilevanza particolare e fondamentale.
La VII Commissione, nell'esprimere il parere favorevole, pone due condizioni: in primo luogo, prevedere forme adeguate di educazione e sostegno ai temi della cultura e del rispetto nell'ambito della scuola e delle agenzie educative in generale; in secondo luogo, prevedere un'adeguata campagna di informazione radiotelevisiva sulle problematiche connesse alle violenze sessuali.
Troviamo un'analoga osservazione nel parere della XII Commissione, in cui si chiede di valutare l'opportunità di integrare l'articolo 9 con la previsione che le campagne di sensibilizzazione e di informazione in esso previste contemplino il coinvolgimento delle istituzioni scolastiche sul tema della cultura del rispetto, segnali che indicano la via da seguire per ottenere risultati concreti e definitivi.
La certezza della pena è un elemento essenziale, se si vuole che le norme approvate siano efficaci. La condanna ha un effetto deterrente solo se chi la subisce sa di dover scontare la pena fino in fondo. Prevedere pene elevate per un determinato comportamento, di per sé, non è sufficiente; occorre la certezza della pena e, prima ancora, la certezza che chi ha commesso il reato sarà sottoposto ad un processo in tempo reale. Ma non sempre è così. Il numero dei processi in Italia è più elevato che in ogni altro Paese europeo. Le cause penali pendenti sono oltre tre milioni e spesso i reati cadono in prescrizione. Occorre una riforma complessiva della giustizia che ridia dignità al settore e permetta al cittadino di avere fiducia nelle istituzioni. Troppi processi pendenti e tempi lunghi per avere una sentenza definitiva, di fatto, impediscono al cittadino di far valere il proprio diritto e spesso, come abbiamo visto, il cittadino non denuncia neppure il fatto criminoso.
In questo contesto, occorre porre fine allo scontro tra politica e magistratura. L'autonomia non è messa in discussione, ma ognuno deve fare la propria parte. C'è chi approva le leggi e chi deve applicarle e nel mezzo c'è il buonsenso e - perché no? - un minimo di collaborazione, ma siamo lontani da questo traguardo.
Altro fatto che sicuramente non ha contribuito alla certezza della pena è stata l'approvazione dell'indulto, avvenuta circa tre anni fa, ad opera di una larga maggioranza del Parlamento. Si è trattato di un errore madornale che ha fatto tornare in libertà oltre ventimila detenuti. L'obiettivo era quello di ridurre il numero dei carcerati e di rientrare nei parametri previsti in termini di capienza delle strutture carcerarie. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ora le carceri sono di nuovo sovraffollate: oltre sessantamila detenuti, circa ventimila oltre il limite.
Altrettanto evidenti sono le conseguenze. Chi è rientrato in carcere da recidivo ha commesso un nuovo reato a danno dei cittadini; talvolta si è trattato di un fatto efferato, come nel caso di quanto è avvenuto a Gorgo al Monticano, in provincia di Treviso, dove un detenuto che aveva usufruito dell'indulto, insieme a dei complici, ha ucciso due coniugi con modi e modalità atroci. Sicuramente tutto questo non ha contribuito a dare fiducia ai cittadini nei confronti della giustizia, della politica e delle istituzioni in genere.
Anche certe sentenze dei giudici non sono assolutamente condivise dai cittadini. Le pene troppo miti che rompono il giusto equilibrio tra la pena prevista dalla sentenza e la gravità del reato commesso fanno venire meno la fiducia nei confronti della magistratura. Pag. 43
Nel terminare il mio intervento, signor Presidente, mi auguro che la discussione sulle linee generali e le proposte emendative presentate in Aula siano oggetto di ampia considerazione da parte di tutti, così come è avvenuto in Commissione. Il dibattito che ne è scaturito ha permesso di approvare in Commissione un testo largamente condiviso che migliorerà in maniera consistente la normativa vigente: è e sarà un provvedimento che va oltre le logiche di parte, perché interessa indistintamente tutti i cittadini. Su questioni di tale sorta è importante lavorare per ottenere il miglior risultato possibile.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi del Partito Democratico, insieme ai colleghi e - soprattutto - alle colleghe della Commissione giustizia, abbiamo aperto una riflessione che ha voluto essere approfondita e puntuale sui fatti e sui fenomeni di violenza sessuale nei confronti delle donne, anche con riferimento all'aumento e al clamore di alcuni efferati episodi.
Mai come in questo tipo di situazioni l'analisi della realtà che sta avvenendo e dei rimedi, della risposta dello Stato - e in particolar modo, della legislazione penale e della risposta sanzionatoria, punitiva e anche preventiva dello Stato - ha ragione di essere interrogata.
Infatti, certamente a una distanza di tempo apprezzabile dal momento in cui è entrata in vigore questa legge - che era stata molto meditata e frutto di discussioni e ripensamenti (un'ottima legge a nostro avviso) - era giunto il momento di fare il punto, per capire e decidere che cosa poteva essere migliorato.
In Aula arriva un testo che, a parte alcuni ritocchi e interventi (ad esempio, quelli relativi all'acquisizione della prova con incidente probatorio e a una migliore disciplina che guarda anche ai casi di maggiore vittimizzazione di chi subisce il fatto), sostanzialmente interviene sulle pene, le quali erano già state elevate con riferimento a questi reati.
Pensiamo che tale risposta sia ancora molto insufficiente da questo punto di vista e pertanto anticipo che mi ha fatto piacere e mi ha in certo qual modo piacevolmente sorpreso l'intervento che mi ha preceduto, nel quale ho sentito invocare l'approvazione di emendamenti con riferimento specifico all'azione di prevenzione. Al riguardo ci sono molti emendamenti del Partito Democratico. A volte mi sembra che dalla maggioranza la questione della prevenzione venga affrontata con un po' di sufficienza, come se vi fosse una cultura che, a fronte di problemi, riprende il tema della prevenzione quale evocazione astratta. Credo che in questo caso, molto più che in altri casi, sia necessario entrare nel merito, valutando invece un aspetto importantissimo, ovvero quello del sostegno alle vittime dei reati. Se, come ritengo, il problema principale nel prevenire, affrontare e perseguire questi reati non è costituito tanto dalla definizione della sanzione in astratto, ma innanzitutto dal fatto che le denunce vengano fatte, dall'acquisizione della prova e dalla conservazione della medesima, il sostegno alla vittima del reato non è tanto l'importantissimo sostegno del quale, comunque, tutte le vittime di reati (e, in particolar modo, di quelli connotati da peculiare violenza) necessitano e che segna anche un approccio alla sicurezza e al diritto penale, relativamente al quale riscontriamo alcune lacune nella tutela della vittima del reato. In questo caso, infatti, più che in altri, tale sostegno è strettamente collegato a dare effettività all'accertamento del reato, così come al processo, ossia a rendere effettivamente utile il medesimo processo ai fini dell'accertamento di responsabilità e dell'erogazione della pena.
In questo caso più che in altri il sostegno alle vittime ha a che vedere con l'efficienza e l'efficacia del processo e quindi, eventualmente, con l'irrogazione di una pena. Per questo motivo riteniamo che tale risposta sia ancora insufficiente, se non verranno approvati una serie di emendamenti che abbiamo proposto e che attengono proprio a questo specifico tema, ossia Pag. 44al delicatissimo momento in cui un fatto si è verificato. Se le persone con le quali, per prime, la vittima viene a contatto, dal personale sanitario alle forze dell'ordine, non hanno una struttura sia materiale che di approccio, di preparazione e di specializzazione, si renderà assolutamente tutto inutile. C'è quindi il problema - lo ripeto per un'ultima volta - da un lato, di denuncia e raccolta della prova, dall'altro, di conservazione della medesima, che è un elemento molto delicato in questo tipo di reati, per quanto riguarda l'aspetto strettamente collegato al processo.
Vi è poi tutta una parte, sulla quale soprattutto le donne hanno molto riflettuto, con la proposizione di emendamenti sotto questo profilo molto meditata e puntuale: si tratta della cultura di una società. Vi sono emendamenti che guardano innanzitutto all'istituzione scolastica nella quale vengono trasmessi i primi messaggi, che riassumiamo con un'educazione contraria alle discriminazioni, ma soprattutto alla sopraffazione e alla violenza, e a favore della pari dignità degli esseri umani e della persona, indipendentemente dal sesso o dagli orientamenti sessuali.
Infine, sempre per la particolarità di questi fatti - l'assunto vale per tutti, ma con particolare riferimento a tali fatti - l'approccio include anche l'autore del fatto reato, perché comunque (e in questo le donne propongono a tutti noi un approccio e una cultura nuovi e diversi) non ci si può accontentare della sanzione in quanto tale, che non soddisfa, perché è necessario poter recuperare il soggetto e che, comunque, questi fatti non si ripetano più. Quindi mai come in queste situazioni l'efficacia dissuasiva della pena è particolarmente importante.
Abbiamo pertanto proposto e riproponiamo una graduazione in tutta la fase dell'esecuzione della pena, ossia un rapporto tra pena, percorsi riabilitativi e attivazione dell'autore del reato, che riteniamo particolarmente pregnante e importante soprattutto per questo tipo di reati.
Sotto questo profilo abbiamo riscontrato una certa attenzione in Commissione, ma non abbiamo ancora riscontrato una disponibilità piena da tradurre in un testo che già potesse arrivare in Aula in questo modo. Queste per noi sono ovviamente delle condizioni imprescindibili proprio perché, come abbiamo più volte ripetuto, fanno parte delle azioni di contrasto a questo tipo di fatti.
Ci sembra del tutto insufficiente intervenire sulla pena; questa legge meritava e merita una rivisitazione e una rimeditazione per fare in modo di renderla più efficace e pienamente funzionante, guardando innanzitutto la realtà, partendo da essa ed analizzandola. Credo che, quando parliamo di concretezza, sia esattamente questo ciò che i cittadini ci chiedono e si aspettano da noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto, visto che come esponente del gruppo del PdL ho partecipato in questi mesi a questo dibattito importante in Commissione giustizia, ci terrei in modo particolare a ringraziare il relatore per lo sforzo fatto e per il lavoro di sintesi di tante e diverse proposte pervenute in questi anni da vari ambiti e dai vari esponenti di diversi partiti politici su questo tema, così come vorrei ringraziare anche il Governo per l'attenzione che ha rivolto alla stesura del provvedimento.
Ci tengo a dirlo perché ci accingiamo a discutere una nuova stesura della legge sulla violenza sessuale e lo facciamo - lo noto veramente con favore - in un clima politico e culturale profondamente diverso da quello in cui nel 1996, il 15 febbraio (sono solo 13 anni fa, ma sembra veramente che sia passata un' epoca, un'era) venne approvata finalmente questa legge.
È profondamente cambiato il contesto culturale, in quest'Aula e nel Paese, e molte delle battaglie che in tutto il secolo scorso hanno animato il dibattito politico sui diritti delle donne sono fortunatamente oggi state elaborate e metabolizzate dal Pag. 45tessuto sociale e culturale dell'Italia. Questo non significa, però, che il tema della violenza sia venuto meno. Purtroppo, infatti, sia le cronache italiane di questi ultimi tempi, così come quelle internazionali, ci portano tristemente a dover affrontare primati di violenza, sessuale e non, che vedono ancora oggi nella donna il soggetto debole e più vulnerabile della nostra società.
Per questo motivo questa maggioranza, sia il Governo, sia i lavori che nascono dal Parlamento e dai nostri gruppi, ha ritenuto di dover affrontare in modo puntuale il tema della violenza contro le donne in tutti i suoi aspetti.
Abbiamo ottenuto finalmente un risultato positivo: l'approvazione della legge sullo stalking, quella sugli atti persecutori. Oggi stiamo ridiscutendo sulla legge sulla violenza sessuale e abbiamo promosso iniziative contro la violenza tout court e contro quella cultura dell'odio che è il tema centrale nel dibattito moderno sulla nuova frontiera dei diritti umani e civili, sia in ambito nazionale che internazionale, con l'approvazione anche di un'importante mozione che ci vedrà poi protagonisti nei prossimi mesi nell'ambito dei lavori del G8.
Sembra, quindi, veramente lontano il 1977. Mi permetto di fare dei cenni storici forse perché ritengo che, quando si va a toccare una legge dietro la quale ci sono state la sofferenza ed il dolore di intere generazioni, sia importante anche capire, contestualmente e storicamente, da dove siamo partiti, dove vogliamo arrivare e dove probabilmente andremo nel prossimo futuro. Quindi, come dicevo, sembra veramente lontano il 1977, quando venne presentata la prima proposta dall'onorevole Angela Maria Bottari. Ricordo anche il nome perché, al di là delle appartenenze partitiche diverse, credo che questa sia stata una battaglia che ha visto insieme tutte le donne italiane e che metteva in discussione la normativa così come era stata disciplinata dal codice Rocco. C'era quasi una discrasia tra il tentativo di superare l'impostazione che veniva data dall'antico codice del 1930 e quella che era l'attualità di quegli anni in cui si viveva una liberazione della donna, una libertà sessuale, una rivendicazione di diritti che stridevano in un contrasto fortissimo con la disciplina dell'epoca.
Basti pensare - è già stato detto, ma ricordiamolo, perché è importante ricordare - che i reati di natura sessuale, dalla violenza carnale, agli atti di libidine, al ratto al fine di matrimonio, erano inseriti nel titolo VII del libro II, tra i delitti contro la moralità pubblica e il buon costume. Quindi, la violenza personale non era un reato contro la persona, non offendeva la persona nella sua integrità, ma, coartando la libertà, ledeva semplicemente quella che veniva considerata la moralità pubblica; il bene che veniva tutelato da quel codice non era la persona, ma il buon costume sociale.
In quegli anni accadeva un po' di tutto nel nostro Paese e dobbiamo pensare che, mentre questa era la disciplina dei codici, sono avvenuti delitti che, tra l'altro, hanno scosso le coscienze sociali. Penso a uno per tutti: l'episodio del massacro del Circeo, dove tutta l'opinione pubblica rimase all'epoca scossa e ferita dalla ferocia e dalla gravità di una violenza così brutale dalla quale scampò purtroppo soltanto una delle vittime, la Colasanti, che riuscì miracolosamente a sopravvivere ai suoi aguzzini.
Questo per dire che in seguito a quel delitto e al dibattito che ci fu nel 1980 venne presentata una proposta di legge popolare con oltre trecentomila firme e, nonostante la mobilitazione sociale, ci sono stati vari passaggi in Parlamento falliti prima di arrivare alla legge. Penso a quelli del 1984, del 1985 e, ancora, del 1986. Se penso a tutto ciò, rileggendo anche gli atti parlamentari di quel periodo, fa veramente molto impressione. Eravamo alla fine degli anni Ottanta; come molti della mia generazione eravamo dei bambini o dei ragazzini e qualcuno di noi era già alle scuole superiori e tutta l'impostazione culturale, il mondo in cui vivevamo, i film, i libri, la musica, cose che davamo per scontate, erano totalmente in contrasto con la normativa vigente. Pag. 46
Siamo dovuti arrivare al 1996, con l'approvazione di una legge che fu sottoscritta da 320 deputati e che riuscì a passare grazie all'impegno e alla lotta delle donne presenti in questo Parlamento, a prescindere dall'appartenenza politica di origine. Oggi, debbo dire che registro un cambiamento culturale molto importante. Non possiamo negare che questo tema è stato affrontato, anche oggi, in particolar modo dalle parlamentari donne di tutti i gruppi rappresentati ed è stato questo un dibattito vivace che ci ha visto a volte anche su posizioni e riflessioni culturali diverse, in cui abbiamo provato ad aprire delle porte per vedere che cosa poteva accadere e, quindi, a valutare intellettualmente se ci potevano essere dei passaggi ulteriori.
Voglio dire però che abbiamo trovato, nonostante questo dibattito sia stato stimolato dalla rappresentanza femminile, una piena condivisione tra tutti i nostri colleghi che, se hanno sollevato delle questioni, lo hanno fatto soltanto per ragioni di natura procedurale, per dare un contributo all'attuazione fattiva della norma, senza alcun tipo di obiezione sul piano colturale. Questo lo dobbiamo tenere ben presente e la stessa cosa l'ho potuta registrare anche in occasione della discussione sulla legge sullo stalking, perché soltanto se c'è e ci sarà, come pare ora, nella maturità di un sostrato culturale e sociale del Paese cambiato, un'alleanza vera tra uomini e donne per affrontare la nuova frontiera, che è quella della piena e completa attuazione dei diritti civili delle donne nel nostro Paese così come nel mondo, probabilmente riusciremo a fare anche in questa legislatura dei passaggi in avanti ancora più importanti contro altri tipi di violenze che, oggi, continuano a ferire la dignità delle donne con discriminazioni che subiscono quotidianamente: penso nell'ambito del lavoro, all'accesso al lavoro, alla parità salariale, nel rispetto della promozione delle pari opportunità nelle istituzioni e negli organi dirigenziali.
Credo che questo sia un passaggio culturale molto importante. Se andiamo ad analizzare il dibattito che c'è stato solo tredici o vent'anni fa in questa Camera, possiamo registrare un cambiamento importante di atteggiamento, di cultura e di pensiero, che segna veramente un passo positivo in avanti nella nostra società, perché siamo tutti abituati a guardare le cose negative che accadono, ma non dobbiamo dimenticare il passato, perché solo ricordando il passato possiamo proiettarci nel futuro in modo anche più positivo e puntuale.
Come dicevo, l'approvazione della legge n. 66 del 1996 fu una vera rivoluzione socioculturale. Il punto più qualificante del nuovo impianto è stato senza dubbio la riscrittura delle condotte punibili che ledono la sfera sessuale nella sezione dedicata ai delitti contro la persona. In questo modo la violenza sessuale cessa di appartenere a quel generico patrimonio collettivo della moralità e del buon costume, mentre viene affermato il diritto della persona umana che ne è esclusivamente titolare senza nessuna valutazione moralistica. In questo modo la donna, quando la donna è il soggetto, viene riconosciuta come vittima principale della violenza e, pertanto, tutta la disciplina è imperniata sull'intento di riconoscere piena dignità alla donna.
Un aspetto fondamentale della norma fu quello di eliminare la distinzione tra violenza carnale e atti di libidine, come ricordava prima la relatrice Lussana, assimilando la fattispecie sotto un'unica figura di reato. La pena edittale diventa quindi unica, mentre la gradazione viene determinata in relazione alla gravità del reato. Abbiamo deciso di lasciare così questo impianto, nonostante ci sia stata una riflessione sull'opportunità o meno di rivederlo, anche per non dare adito a che ci potesse essere un'interpretazione distorsiva di quello che è semplicemente un tentativo di miglioramento della norma, sicuramente non di peggioramento.
Con questo intervento la donna - questo è quello che accadeva - non doveva più sottoporsi ad estenuanti ed umilianti indagini in sede giudiziaria per ricostruire esattamente la modalità del fatto e ricondurlo a violenza carnale o agli atti di libidine. Pag. 47A questo proposito, dato che sono cose accadute solo pochi anni fa, è bene ricordare alcune sentenze, per esempio della Cassazione, su dispute che oggi possono sembrare assurde: si dibatteva, per esempio, se la penetrazione parziale fosse sufficiente per affermare l'ipotesi di una violenza carnale o un atto di libidine violenta. Questo era il tema su cui concretamente le donne dovevano misurarsi.
Ci sono stati ulteriori passaggi in avanti, come finalmente l'abrogazione di reati anacronistici, quali il ratto a fine di libidine e il ratto a fine di matrimonio. Basta ricordare che il ratto a fine di matrimonio era considerato meno grave del ratto a fine di libidine, poiché il matrimonio riparatore veniva considerato come esimente. Voglio ricordare il coraggio di una ragazza siciliana che si chiamava Franca Viola, che è rimasta nella storia delle battaglie per le donne nel nostro Paese. Nel 1965 la sua storia fece scandalo perché si rifiutò di sposare il reo, il violentatore che aveva abusato di lei.
La famiglia, nel suo contesto sociale, riteneva che lo dovesse sposare per poter riparare a quell'atto perché in quel caso la donna, pur essendo vittima, aveva ferito e disonorato non soltanto se stessa, ma la sua intera famiglia.
Ora questi sembrano fatti accaduti veramente in un altro secolo, invece sono passati pochi anni. La considerazione di tali episodi, ma anche dei miti a cui ancestralmente le nostre strutture, la nostra società fanno riferimento, come i miti greci, da quello di Europa che venne rapita da Zeus e che generò poi tre figli a quello di Dafne (mi sto inoltrando nella mitologia ma c'è un motivo), ci fa riflettere sul fatto che alcune questioni, che ancora oggi sono salienti e principali, come quella della violenza domestica, sono molto connaturate e radicate nel tessuto ancestrale della nostra società. Nonostante abbiamo compiuto dei passi avanti rispetto ad un'intera epoca, come ho detto all'inizio del mio intervento, tali questioni continuano a persistere sotto forma diversa ed emergono forse non con una vera consapevolezza da parte anche del tessuto sociale.
Si è svolto un lungo dibattito durato più di un secolo sul fatto se la violenza all'interno delle mura domestiche fosse tale o meno, tant'è che le riviste scientifiche di giurisprudenza anche inglesi o francesi in quel periodo (e parliamo del positivismo ottocentesco) ritenevano che la violenza subita dalla moglie da parte del marito non fosse tale, perché il matrimonio stesso obbligava all'adempimento dell'atto sessuale.
Allora, se questo è stato il dato di partenza, il punto a cui siamo arrivati oggi, cioè il fatto che la violenza domestica è considerata un reato dal nostro ordinamento, non ci deve far abbassare la guardia sulla necessità di una continua sensibilizzazione culturale, affinché il rapporto tra uomo e donna nel nostro Paese (ma io direi nel mondo, perché questa diventa una questione culturale globale) sia caratterizzato dal rispetto dell'altra persona e della specificità di una relazione che riconosce l'altro come individuo e riconosce, altresì, la sfera dei diritti soggettivi individuali umani. Questo è forse il nostro compito principale.
Noi siamo partiti da alcuni dati, che sono quelli dell'ISTAT, che ci forniscono una fotografia veramente inquietante sulla situazione delle violenze nel nostro Paese. Colleghi, sono 6 milioni 743 mila (lo ripeto perché quando si citano i dati in percentuale non hanno lo stesso corpo, la stessa valenza di quando li si cita in termini numerici), sono 6 milioni 743 mila le donne italiane tra i sedici e i settanta anni che, almeno una volta nella loro vita, sono state oggetto di violenza, 6 milioni 743 mila.
Solo il 7 per cento delle donne che ha subito violenza da parte di un partner lo denuncia: questo è un altro aspetto che rimanda a quel profilo antropologico, ancestrale del problema che è così profondamente radicato, da spingere ancora la donna quasi a sentirsi in uno stato di vergogna, quando subisce la violenza in famiglia. Il relatore parlava di tutti i dati Pag. 48che abbiamo a disposizione, quindi anche dell'impatto socioculturale e sanitario che una violenza produce non solo sulla donna, ma nel contesto sociale, e faceva riferimento alla ferita psicologica, psichica e fisica che rimane permanentemente. A tal proposito, è vero che abbiamo lavorato sull'inasprimento delle pene, ma non credo che ci sia una pena che possa riparare fino in fondo una ferita così grande alla dignità, all'integrità, alla fiducia nell'altro che una persona vittima di violenza può subire.
Noi abbiamo scritto una legge che voleva apportare delle migliorie e voglio sottolineare che l'abbiamo fatto non sull'onda della cronaca, perché i progetti di leggi depositati negli ultimi anni sono stati tanti, presentati da diverse colleghe anche prima che avvenissero fatti sconcertanti che hanno cambiato in tutti noi la percezione della violenza sessuale, così come si stava rimodulando nel contesto sociale. Mi riferisco soprattutto a quella che avviene fuori dall'ambito familiare, e con l'esigenza di rimettere mano ad una nuova norma dopo tredici anni. Questa ricostruzione storica su cui mi sono dilungata, e me ne scuso con i miei colleghi, è per far capire cosa c'è dietro una norma di questo genere.
Noi abbiamo cercato di rimettere tutti insieme mano a questa norma in un testo unificato e la relatrice ha svolto un lavoro di sintesi sicuramente difficile e molto apprezzabile. Abbiamo puntato non soltanto sull'inasprimento delle pene, come è stato ricordato, ma sull'individuazione di nuove fattispecie di reato, sulla questione dello stupro di gruppo, che ci aveva tutti così colpito, abbiamo integrato le attività previste dal Governo sia nel decreto-legge che nel disegno di legge sulla sicurezza.
Non ripeterò la spiegazione degli articoli, che è stata fatta in modo esauriente dalla relatrice, ma ci terrei a specificare altri due punti salienti, che sono scaturiti anche dal contributo degli emendamenti di tutti quanti noi. Mi riferisco all'introduzione del reato di molestie sessuali, che apre un nuovo capitolo nella sfera della violenza contro le donne, sancendo soprattutto un percorso, un nuovo tassello, punendo penalmente un atteggiamento, un atto, che è quello del mancato rispetto della donna, dell'altro, non soltanto sul piano fisico, ma anche sul piano dell'offesa della dignità e della lesione della persona. Questo delle molestie è un dato estremamente importante, così come è importante tutta la parte riguardante i minori, ma anche il diritto di famiglia.
Ho ascoltato con estremo interesse l'intervento della collega del Partito Democratico che mi ha preceduto, soprattutto quando riguardava la questione della raccolta della prova. Ricordo anche l'emendamento del nostro collega, onorevole Contento, che ha dilatato a due anni i tempi per poter svolgere le indagini, permettendo quindi un'ulteriore attenzione nella raccolta delle prove. Prima è stato citato l'emendamento dell'onorevole Rossi - dico anche i nomi, perché dietro ognuno di noi c'è un lavoro fatto e mi sembra giusto riconoscerlo - che è stato definito «wanted», che sicuramente potrà essere modificato, aggiustato e rivisto, ma che introduce un elemento di modernità nella ricerca dei latitanti, cioè di persone ricercate in quanto pericolose, come può avvenire per altri reati. Ricordo, come già citato, la violenza di gruppo e la parte che riguarda la costituzione di parte civile degli enti locali.
Spero che verranno accolti dal Governo quegli emendamenti che noi abbiamo pensato di introdurre, sia sul piano della valenza di alcune questioni, come per l'aggravante ad effetto speciale per quanto riguarda i casi in cui la violenza avviene tra persone tra cui intercorre un rapporto di lavoro subordinato, sia per tutta la parte che riguarda l'istruzione, quindi la sensibilizzazione dei giovani e la costruzione di una cultura contro la violenza, nel rispetto della persona e dell'altro, che sia il Popolo della Libertà e la Lega, ma anche il Partito Democratico, hanno steso in formulazioni diverse.
Da questo punto di vista non c'è «gelosia» se una cosa è stata scritta da uno o dall'altro, ma spero veramente che nella stesura finale riusciremo a trovare la sintesi Pag. 49migliore per fare di questa legge un ulteriore passo in avanti in un processo veramente decennale, ancora vivo tra tutti quanti noi, sulla costruzione di un rapporto più valido, che tuteli le donne nel loro complesso.
Credo, senza polemiche, che questo sia stato l'aspetto migliore di tutto questo dibattito. Non posso non rispondere all'onorevole Palomba e apro un «file» a parte sulle provocazioni che ha fatto sul sindaco di Roma. È difficile parlare di queste cose, quando c'è un violentatore seriale che si aggira per la capitale. Non so se Palomba sia pratico di libri gialli, però certamente non è che Alemanno, per quanto sia un sindaco sportivo e aitante, si possa trasformare in un eroe della fiction americana CSI, raccogliere le prove della scientifica in ventiquattr'ore e rintracciare un violentatore seriale.
Queste cose accadono nei telefilm, di solito lo fanno personaggi che si occupano delle indagini e non i sindaci. Questa mi sembra una questione molto seria e spero si risolva presto. Ho molta fiducia nella giustizia romana, nella capacità delle forze di polizia di indagine di rintracciare questa persona. Sicuramente, tutte le donne romane, in questo momento, stanno vivendo un momento di paura, perché siamo di fronte ad un maniaco che ha dei modelli di comportamento non equiparabili a quelli della criminalità comune. Quindi, siamo di fronte ad un'altro tipo di fatto e dobbiamo prepararci a questo.
Detto ciò, per quanto riguarda, invece, la questione della sicurezza della nostra città, purtroppo la capitale si è trovata a dover gestire un'immigrazione non controllata, ingestibile, con più di 35 mila persone in campi e baraccopoli annidate nei parchi romani, lungo le rive del Tevere o nei parchi del litorale, e persone di sesso maschile, spesso provenienti da regioni e aree geografiche ad alto tasso di ruralità, cioè di cultura rurale, in cui, molto spesso, a causa proprio dell'appartenenza territoriale, la figura della donna non è vista né concepita come la vediamo noi, ma come un oggetto di cui si può fare liberamente uso, con il quale si ferisce e si dimostra una forma di possesso nei confronti, in questo caso, del maschio italiano, cioè della figura maschile antropologica del Paese ospitante.
Qui si innescano dei meccanismi terribili sulla violenza in questo tipo di fenomeni, che riguardano tutto un altro aspetto, che, secondo me, andrebbe affrontato molto seriamente, anche nella costruzione dell'urbanistica e delle misure di sicurezza della propria città.
Certamente, il sindaco starà facendo, adesso, un piano di illuminazione: non ci metterà 6 mesi, non ce ne metterà 9, ma probabilmente tra i 24 e i 30 mesi; tuttavia, non è neanche questo che risolve un problema molto più complesso come quello dell'integrazione, con nuovi flussi migratori maschili, non controllati, nelle grandi aree urbane; è un problema che oggi affronta Roma, che affrontano le grandi aree, che hanno affrontato Parigi, Vienna, Berlino, Atene, Barcellona, Madrid e gli Stati Uniti prima ancora.
Sono temi molto difficili: credo che potremo affrontarli in un altro contesto. Invece, registro con grande favore un clima culturale e sociale che ci ha permesso di arrivare in tempi brevissimi alla stesura di una nuova legge come questa, che rimette mano, dopo 13 anni, alla normativa sulla violenza sessuale.
Signor Presidente chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Lorenzin, la Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, visti l'ora e i tempi mi accingo a consegnare, se lei lo consente, gran parte del mio intervento, non dopo aver fatto alcune brevi riflessioni.
Intanto, condivido l'approccio laico che ha avuto la collega Lorenzin nel raccontare anche l'evolversi di questo provvedimento: come si è arrivati ad esso e come lo si è difeso, nonostante, in buona parte, Pag. 50fosse stato svuotato da altre norme che sono state, nel frattempo, varate dal Parlamento.
Nell'affrontare la questione della violenza sessuale, mi preme sottolineare, innanzitutto, come l'Unione di Centro abbia valutato positivamente l'attenzione che il Governo ha mostrato e che si è registrata in Commissione trasversalmente da parte di tutti i partiti, a cominciare dalla relatrice, la collega Carolina Lussana, che si è impegnata, devo dire, sempre con grande garbo, ma anche con grande attenzione, per cercare di ottenere la più ampia convergenza possibile su questo testo, ben coscia delle difficoltà che potevano nascere anche di fronte ai tanti emendamenti e ai tanti suggerimenti migliorativi, o comunque modificativi, che sono stati posti in essere e che ancora, secondo me, all'esame dell'Aula, vedranno un ulteriore, spero, miglioramento del testo.
Il fenomeno è grave e preoccupante, e questo ovviamente è stato riconosciuto da tutti. Ci troviamo a legiferare, oltretutto, sull'onda emozionale di fatti di cronaca sempre crudeli, odiosi e, purtroppo, molto frequenti, di grande impatto nei confronti dell'opinione pubblica, nonostante le statistiche dicano che il fenomeno è formalmente in diminuzione.
Ma la lettura dei giornali e la visione dei telegiornali ci porta a dire che questi atti sono sempre frequenti e hanno nei confronti degli italiani un grande impatto. Il legislatore deve mantenere in questi casi obiettività e lucidità, senza sottrarsi, ovviamente, alle proprie responsabilità di legiferare in un settore così delicato.
Le cronache di questi giorni, dicevo, tornano ancora su gravi ed inquietanti episodi accaduti proprio nella città di Roma, e non è nostro costume alimentare preoccupazioni e paure: le istituzioni devono saper ascoltare il disagio e la sofferenza che segnano la vita quotidiana delle comunità e dei singoli, in questo caso soprattutto delle donne, e valutare se e come sia necessario approntare risposte più incisive, nel nostro caso risposte preventive e repressive di casi comunque gravi, gravissimi, di violenza contro la libertà delle donne e dei minori.
Lo scorso 28 gennaio la Camera dei deputati ha approvato all'unanimità, ricordo, tre mozioni con le quali impegnava il Governo a porre in essere tutte le iniziative finalizzate alla prevenzione e alla repressione del fenomeno della violenza sessuale, nel riconoscimento delle prioritarie esigenze di sicurezza dei cittadini dei territori coinvolti da tali drammatici episodi. E a questo punto è giunto il momento di dar loro un seguito coerente, e questo ci accingiamo a fare proprio alla Camera. Ma oltre a ciò, consideriamo preciso dovere di tutte le forze politiche interrogarsi su quali iniziative legislative sia necessario intraprendere per restituire fiducia alla comunità e alle vittime di delitti così efferati, spesso abbandonate alla solitudine del loro dramma, dopo essere state ricercate insistentemente dalle luci dell'informazione. E ciò al fine di garantire una risposta efficace e determinata da parte delle istituzioni in ragione di una grave, sempre più grave, emergenza sociale. Insomma, un insieme di norme - chiediamo - che non sia solo repressiva, ma che promuova una nuova cultura del rispetto, dell'attenzione e della non violenza.
Questi reati infatti, oltre a provocare seri danni all'incolumità individuale, incidono anche sull'integrità psicologica della vittima, rischiando di provocare un danno permanente alla sua vita. Occorre, quindi, portare a compimento un processo culturale (ne hanno parlato diversi interventi che mi hanno preceduto), che sancisca l'assoluta inviolabilità del corpo della donna e completi il percorso portato comunque avanti negli anni dal legislatore italiano per liberarsi da antiquati e malsani stereotipi comportamentali.
Il corpo della donna, dicevamo, come parte essenziale della libertà femminile, ormai da tutti riconosciuta, ma il percorso non è stato semplice né breve, anche attraverso una riscoperta della dimensione educativa delle grandi agenzie di formazione della coscienza, dell'opinione e dello Pag. 51spirito pubblico: il rispetto della persona umana, della dignità di ciascuno, della libertà di tutti, uomini, donne e bambini, deve ispirare una morale condivisa, di cui ciascuno può essere testimone e di cui i grandi mezzi di formazione dell'opinione pubblica è auspicabile che siano responsabili comunicatori. In particolare, emerge la necessità che la magistratura possa disporre di norme che assicurino non solo la certezza della pena e la sua funzione di deterrenza: pur nel rispetto della propria autonomia, la magistratura deve disporre di norme che riducendo la discrezionalità, e quindi la complessità, del singolo giudizio, garantiscano rapidità e certezza della pena, insieme alla piena sicurezza della comunità e alla tutela della dignità delle vittime e delle relative famiglie.
A differenza di quanto avvenuto con lo stalking - avremmo senz'altro preferito in quell'occasione l'adozione di un testo che unificasse le diverse proposte sul tappeto, su cui già in Commissione, come ricordano i miei colleghi in Commissione giustizia, si stava verificando un'ampia convergenza, piuttosto che assumerne una del Governo come testo base - in questo caso apprezziamo il costruttivo confronto bipartisan avvenuto in Commissione prima che il testo fosse licenziato per l'Aula.
Ci auguriamo che anche le prossime iniziative, in particolare quelle attinenti alla riforma degli istituti e delle procedure relative all'amministrazione della giustizia, non seguano logiche blindate, ma siano esaminate dalla Commissione di merito e possano essere interessate da una libera discussione parlamentare aperta ai suggerimenti (che spesso, devo dire, si sono rivelati preziosi) dei gruppi di opposizione, ma anche di tanti, tanti colleghi della maggioranza. Il nostro atteggiamento sarà, come sempre, disponibile alla collaborazione, senza alcuna forma di subalternità verso la maggioranza, perché siamo consapevoli di una responsabilità che investe tutte le forze politiche, quando si tratta di realizzare riforme concrete nell'esclusivo interesse dei cittadini.
Signor Presidente, se lei mi consente, consegnerò il testo della parte restante dell'intervento, in cui mi dilungo sui vari emendamenti che abbiamo presentato e su alcune nostre riserve sul provvedimento, e mi riservo di intervenire nel prosieguo della discussione. Chiedo, pertanto, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Rao, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritta a parlare l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, dirò poche cose, che consentano di capire qual è la posizione del Partito Democratico, che è stata già illustrata dall'onorevole Rossomando in maniera esaustiva.
Il mio sarà soltanto un intervento ulteriore per testimoniare la presenza e la particolare partecipazione del Partito Democratico a una proposta che è in difesa delle donne, dei minori e di tutti i soggetti deboli che subiscono una violenza sessuale e sono quindi particolarmente vulnerabili, sia per ciò che hanno subito, sia per ciò che devono attraversare nel processo di ricerca della prova, accertamento del reato e affermazione della responsabilità del colpevole.
Come è stato detto dalla relatrice e dagli interventi che mi hanno preceduto, il testo che arriva in Aula ha visto una condivisione di alcuni punti, poiché ha tratto spunto da una serie di proposte pervenute dai vari gruppi parlamentari. In particolare, condividiamo sicuramente la scelta che è stata fatta relativa a un rigore non esasperato della pena per le fattispecie base, riguardanti la violenza sessuale, e soprattutto per l'individuazione e l'ulteriore specificazione delle circostanze aggravanti. Ci convince, infatti, l'aver individuato come ipotesi autonoma di aggravamento della pena, per la quale è prevista una pena autonoma rispetto al reato base, il fatto che la violenza sessuale si rivolga nei confronti di persona di cui il colpevole sia l'ascendente, il genitore adottivo o il tutore. Pag. 52Rientrano in queste fattispecie tutte le situazioni in cui ci si approfitta di minori, nell'ambito della famiglia e dei rapporti affettivi, creando traumi irreversibili. Ciò riguarda anche la donna in stato di gravidanza o la persona portatrice di handicap. Su questo punto, vorremmo anzi modificare il numero 7) dell'articolo 609-ter.
Con riferimento alla nuova fattispecie individuata dall'articolo 609-ter.1, quella cioè di molestie sessuali, noi siamo consapevoli che essa (che ovviamente ricorrerà là dove non vi sia un reato più grave) debba riguardare soltanto i casi che non rientrerebbero nel reato di violenza sessuale, il quale - come sappiamo - nell'evoluzione che vi è stata nella giurisprudenza, riguarda fatti che implicano un contatto fisico anche in forma lieve. Laddove dunque si escluda il reato di violenza sessuale (poiché non bisogna fare un passo indietro rispetto alla storia che è stata ripercorsa anche nell'intervento che mi ha preceduto, dall'onorevole Lussana e dall'onorevole Lorenzin) e si tratti invece di atti di esibizionismo, voyeurismo, forme che - anche nelle interpretazioni della giurisprudenza più avveduta - non integrano ipotesi di violenza sessuale, ma di molestia sessuale (che comunque ha un rilievo più acceso e più rilevante, anche perché più offensivo rispetto alla semplice molestia), riteniamo che questo nuovo reato possa avere una sua credibilità e una sua valenza.
A questa ipotesi, che è stata congegnata anche d'intesa con il Governo, ci siamo infatti permessi di presentare un emendamento che esplicita ancora di più il fatto che si tratta di comportamento a contenuto esplicitamente sessuale che non coinvolga la corporeità sessuale della persona offesa. Questo perché quello che compiamo è un passo in avanti solo se ci riferiamo a comportamenti che non realizzano un contatto fisico con la vittima, poiché allora questa nuova previsione rappresenta veramente un estensione (e quindi un maggior rigore sanzionatorio) rispetto all'attuale fattispecie prevista dall'articolo 660, che riguarda il reato di molestia.
Una tale misura non rappresenterebbe un passo avanti se, invece, sanzionasse in forma lieve quelle molestie che riguardano la sessualità fisica e che dovrebbero rientrare comunque, in ogni caso, nelle ipotesi della violenza sessuale, sia pure sottoposte al vaglio del giudice nelle ipotesi attenuate.
Sicuramente positiva è la norma del provvedimento legislativo volta a precisare, e ad attribuire una maggiore responsabilità, a chi partecipa ad una violenza sessuale di gruppo. Sappiamo quanto sia odiosa, traumatica, quanto sia da reprimere e da prevenire con una fattispecie incriminatrice adeguata, la condotta di un gruppo che assale o che partecipa insieme ad un atto sessuale, anche nelle ipotesi in cui non tutti i correi partecipino materialmente. Poiché il legislatore nel concepire le fattispecie criminose deve avere riguardo a comportamenti generali ed astratti, abbiamo ritenuto opportuno in Commissione reintrodurre l'ipotesi di una partecipazione attenuata o indotta di soggetti che siano a loro volta, rispetto al gruppo, o al capo del gruppo, in una condizione di inferiorità psichica o psicologica.
Ci convince, inoltre, la misura dell'aumento del termine della prescrizione, anche se non ci convince l'impianto attualmente in vigore sul termine della prescrizione; stiamo riflettendo su questo punto. In Commissione, comunque, vi è una proposta di nostra iniziativa volta proprio a non agire, come si sta facendo, con le misure cautelari personali. Non a tutti i reati si attaglia il termine di prescrizione generale previsto dalla legge del 2005, che non consente una ragionevole durata rapportata alla gravità dei reati in corso di accertamento. Siamo favorevoli, quindi, a questa previsione, ma non ci convince la metodologia.
Sicuramente è positivo che da parte della relatrice Lussana vi sia stata la sensibilità di cogliere, nell'ambito delle proposte al vaglio, la possibilità di inserire degli interventi in giudizio da parte degli Pag. 53enti locali impegnati direttamente, o tramite i servizi del centro antiviolenze per l'assistenza alle persone offese; è stata garantita, quindi, la possibilità di intervenire in giudizio ai soggetti che sono portatori della tutela generalizzata dei soggetti vittime di violenze. È un segnale di sensibilità che tutti abbiamo condiviso.
È stato previsto, inoltre, che le autorità pubbliche, ciascuna nell'ambito delle proprie competenze, promuovano campagne di sensibilizzazione e informazione sulle misure previste dalla legge in favore delle vittime dei maltrattamenti, sull'individuazione dei centri antiviolenza, e sulle competenze funzionali e assistenziali, così da creare un'informazione (molte volte proprio la conoscenza degli strumenti aiuta la vittima a venirne fuori).
Non siamo assolutamente favorevoli - né possiamo dare un giudizio di modernità come quello espresso in precedenza dell'onorevole Lorenzi - all'articolo 6 che è stato introdotto con un emendamento e che riguarda l'esibizione nei mezzi di trasporto e negli esercizi pubblici, ad opera del questore, delle foto dei latitanti che hanno compiuto i delitti in questione.
Per i latitanti esiste già una normativa, che prevede, per tutti latitanti, per tutti i ricercati, per tutti coloro sui quali vi siano indagini in corso e laddove l'autorità giudiziaria ne riconosca l'utilità, la possibilità di pubblicarne la foto. Quindi, si crea una norma di questo genere, laddove esiste un motivo di ordine pubblico, legato a indagini e alla sicurezza, che può essere vagliato, e questo può riguardare tutti i reati. Non dobbiamo fossilizzarci creando ulteriori binari di accertamento di reati, o norme processuali e quant'altro a seconda dei momenti e delle figure delittuose.
Questa norma ha veramente un senso di non assoluta modernità (per usare la stessa espressione già utilizzata). Si tratta di un indietreggiamento nel tempo, all'epoca del far west, dove si attaccavano i manifesti con la taglia sull'uomo ricercato. Tale situazione non soltanto può portare (si pensi ai mezzi pubblici e ai luoghi pubblici frequentati da anziani, minori, adolescenti) un sentimento comune di incitamento al linciaggio e all'odio, che non giova a nessuno Stato democratico, ma può anche creare nelle generazioni più fragili, perché in corso di formazione della loro personalità, stati d'animo sicuramente non adeguati.
Noi abbiamo presentato un emendamento soppressivo nei confronti di questa norma (e anche correttivo) proprio perché ritengo che non si possa lasciare alla sensibilità dei questori (i quali sicuramente l'avranno, e non daranno esecuzione a questa norma, considerato che, meno male e per fortuna, dispone la possibilità di «disporre la collocazione») l'applicazione di questa disposizione, anche perché ancorata al sospetto che i soggetti si possano trovare nel territorio. È una norma veramente mal costruita, con una finalità non comprensibile.
Se anche la legge in esame poteva diventare con ulteriori aggiustamenti e miglioramenti una legge condivisa (con il tentativo della maggioranza e dell'opposizione di raggiungere un obiettivo comune), essa presenta tuttavia questa impronta in cui francamente non ci riconosciamo, considerate la cultura e l'idea di sicurezza e del compito dello Stato per garantirla che abbiamo.
Veniamo alla parte che ci sembra mancante. Come dicevo l'articolo 9, che rivela sicuramente una sensibilità particolare e peculiare di chi ha elaborato il testo su cui abbiamo discusso, è un segnale, ma è un timido segnale, su quanto vi è da fare. Questa poteva essere un'occasione forte per cercare di investire risorse economiche per la tutela delle donne, dei minori, di tutte le vittime di atti così forti come la violenza sessuale.
In questa legge in primo luogo non sono previsti (evidentemente non si sono potuti prevedere) stanziamenti di risorse. Ci risulta anche che per i centri antiviolenza non siano stati previsti quegli stanziamenti di risorse necessari per il loro funzionamento. Mi auguro che nei prossimi provvedimenti finanziari questo sia previsto, perché altrimenti mi troverò a dover constatare che mentre vi è una continua affermazione di principi sicuramente Pag. 54condivisibili, poi però le azioni concrete sono sostanzialmente distanti dal raggiungimento degli scopi indicati.
Infatti sappiamo che affinché si realizzi un'effettiva tutela delle vittime delle violenze sessuali non è sufficiente prevedere norme incriminatrici e nemmeno prevedere un'azione informativa generica, ma è necessario avere programmi specifici, azioni concrete da finanziare e, da un lato, prevedere che si intervenga nella formazione: prendo atto che vi è una disponibilità anche da parte del Governo, come già è emerso in Commissione, ad approvare un emendamento, di cui noi come Partito Democratico siamo presentatori, nel quale si prevede una formazione specifica nelle scuole di ogni ordine e grado per creare una cultura della non violenza sessuale e quindi una cultura che non miri alla discriminazione sessuale. Questo è un aspetto sicuramente importante.
Vi è poi l'altro aspetto riguardante l'attività di accertamento di questi reati e, quindi, l'intervento di tutti gli operatori che sono normalmente coinvolti e che portano alla luce questi reati, quando vengono perpetrati nei confronti di minori o donne nell'ambito della famiglia e vi sono difficoltà di accertamento oppure quando intervengono (come sta avvenendo nel caso degli episodi che si stanno ripetendo a Roma da parte di soggetti allo stato ancora ignoti che sorprendono le vittime al rientro in casa il sabato sera, a notte, nei garage) ponendo in essere una serie di comportamenti che presentano modalità operative di un certo livello e per i quali la previsione normativa non risolve la problematica.
In questa sede siamo legislatori anche per cercare di trovare strumenti adeguati - a mio avviso su questo punto la legge è carente - che anzitutto devono prevedere una formazione specifica per le forze di polizia. Faccio riferimento ad uno studio effettuato dall'associazione Donne in rete contro la violenza, ONLUS che, attraverso i dati e l'esperienza acquisita dalla rete di avvocati presenti nelle varie realtà che operano nel settore della violenza domestica, ha individuato i punti carenti. Di essi alcuni riguardano l'organizzazione degli uffici giudiziari di cui parlerò; altri riguardano l'insufficiente sensibilità da parte delle forze di polizia nel momento di raccolta della denuncia per maltrattamenti in famiglia, l'insufficiente specializzazione nel raccogliere la denuncia da parte della polizia giudiziaria che non tende a stimolare una narrazione analitica da parte della vittima degli episodi di violenza abituale per la ricostruzione della vicenda; talvolta quando i fatti sono lontani nel tempo in pratica non si coglie l'aspetto necessario dell'intervento. Altre volte si verifica un mancato coordinamento tra autorità giudiziaria, polizia giudiziaria e servizi sociali.
In fase di attività giudiziaria e di organizzazione degli uffici giudiziari, la particolarità del reato viene segnalata soltanto in alcuni uffici: ad esempio soltanto a Milano e a Bari esistono sezioni specializzate del tribunale che trattano i maltrattamenti e le violenze sessuali e ugualmente avviene presso la procura della Repubblica. Manca anche un'apprezzabile capacità di compiere la fase delle investigazioni e, quindi, anche i contatti con il pubblico ministero con una tempestività e secondo un protocollo di intervento che poi tutelerà la vittima successivamente.
Infatti, in questo campo servono moduli operativi - qui si ricollegano i nostri emendamenti, che speriamo e ci auguriamo vengano accolti -, perché noi vogliamo votare il provvedimento in esame, ma laddove vi sia il segnale che la maggioranza non si fa prendere dal fatto che una cosa non si può fare perché non è stata prevista, un'altra non si può fare perché occorre che il Ministro di competenza ci dica cosa ne pensa e via dicendo.
Insomma, siamo su una strada con troppi paletti. In una materia come questa, se veramente si vuole arrivare ad un risultato, a produrre cioè qualcosa che serva alle vittime delle violenze sessuali, dobbiamo superare gli ostacoli burocratici e fare una legge che preveda protocolli di intesa tra i vari operatori interessati e una formazione adeguata di polizia giudiziaria, magistrati ordinari e magistrati onorari. Pag. 55Infatti, di solito poi le accuse in dibattimento - tranne in alcuni casi - vengono sostenute dai viceprocuratori onorari e questo è un altro dato che è risultato da uno studio che è stato fatto in materia. Parimenti occorre individuare all'interno dei pronto soccorso e presso le ASL unità di intervento che siano specializzate. Insomma, bisogna creare protocolli e moduli operativi che consentano, in tutto il territorio nazionale, di intervenire adeguatamente per dare il primo ascolto, per dare il primo soccorso, per acquisire e conservare le tracce del reato, per accompagnare la vittima e far sì che sia possibile accertare con sicurezza e definitività la responsabilità del colpevole. Non vi è nulla di peggio per una vittima che essere esposta ad un processo nato male, che è viziato all'origine, che ha lacune investigative, perché magari vi sono lacune anche di sapere investigativo. Quella vittima così verrà colpita due volte: è ovvio che ripercorrerà comunque quel dramma, ma un conto è sapere che quel dramma viene ripercorso perché vi è poi la certezza che giustizia viene fatta, mentre è diverso quando ci si espone ad un percorso incerto e lacunoso anche per le carenze del sistema.
Quindi, anche su questo aspetto ci siamo fatti carico di presentare un emendamento complesso (non nella sostanza, ma perché riguarda varie norme), che risistema e rivede in maniera organica l'incidente probatorio, con riguardo soprattutto ai minori di 14 anni, cerca di dare attuazione alla sentenza della Corte di Strasburgo che fa riferimento ai soggetti deboli, che devono essere sentiti, e quindi coglie la necessità per i minori, per le vittime di violenza, per le donne anche maggiorenni parti offese, per i minori degli anni 14 per ogni tipo di reato e per i minori infradiciottenni per i reati a sfondo sessuale, di evitare che la persona offesa sia sottoposta a continue sollecitazioni e dichiarazioni. Dunque, occorre fare in modo che il primo intervento sia quello del pubblico ministero se vi è l'urgenza o meglio, se ne sono sussistono i presupposti, del giudice. Infatti, il giudice deve raccogliere la prova con le forme dell'incidente probatorio, in modo tale che la difesa e il pubblico ministero abbiano così la possibilità di essere presenti e fare il loro controesame o l'esame incrociato, se è possibile, altrimenti l'esame protetto laddove il giudice lo ritengo opportuno. Si deve cristallizzare la prova, ma con tutte le garanzie possibili, per evitare anche che vi siano errori processuali, che poi portano ad individuare un colpevole che tale non è. Le garanzie non sono cose che si commisurano a seconda del tipo di reato, bensì esistono per tutti i cittadini e per tutti i tipi di reato e devono essere adeguate, commisurate e calibrate.
Gli strumenti processuali devono essere rivisti. Vorrei accennare solamente in questa sede - vista anche la presenza del rappresentante del Governo - a quella pericolosa norma, presente in un disegno di legge governativo che è all'esame del Senato, in cui si impedisce ad un pubblico ministero, che agisce ancora a garanzia della legalità e dei diritti della vittima e dell'indagato, di ricevere una notizia di reato. Se verrà approvato quel provvedimento, pensate a cosa accadrà in processi per violenza carnale, pedofilia e quant'altro. Il pubblico ministero non potrà intervenire nell'immediatezza dei fatti perché bisognerà aspettare l'intervento della polizia giudiziaria, del maresciallo della stazione o dell'ispettore del tal commissariato.
Senza nulla togliere a queste figure preziosissime di aiuto all'investigatore, ritengo che tutti - avvocati, magistrati, cittadini e politici - sappiano cogliere quanto sia importante la presenza di operatori della polizia giudiziaria, della magistratura e dell'avvocatura; quanto sia importante che tali soggetti, aiutati da psicologi ed esperti - questo è previsto anche nella nostra proposta emendativa - possano acquisire gli elementi veri, in modo da tirar fuori dalla parte offesa, attraverso una testimonianza o un riconoscimento, quella che è stata la realtà degli accadimenti; dopodiché, essi possano effettuare tutte le altre indagini di riscontro, cercando, però, di non interrompere quel Pag. 56processo di cicatrizzazione di una ferita che è importante si chiuda al più presto.
Pertanto, noi del Partito Democratico confidiamo che il percorso che vi sarà in Aula ci porti a dire che, come auspicava l'onorevole della maggioranza, veramente si sia fatto un passo avanti. Altrimenti, ci verrà detto che, rispetto al testo attuale, che costituì una svolta storica, culturale e politica, ci siamo limitati a rivedere le pene.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 574-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice rinunzia alla replica.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, vorrei sottolineare che il percorso storico-legislativo che è stato da poco richiamato dall'onorevole Lorenzin, ci porta a dire che nel 1996 venne realizzato e attuato uno dei principi dell'articolo 2 della Costituzione sui diritti della persona e, finalmente, nel nostro Paese venne riconosciuta la libertà di autodeterminazione della donna.
Tuttavia, come ha ricordato l'onorevole Lussana, questo provvedimento va inserito e letto in unione sia con altre norme che sono già diventate legge (mi riferisco al provvedimento sullo stalking e alle norme che riguardavano la violenza sessuale inserite quel provvedimento), sia con altre norme inserite nel provvedimento che ratifica la Convenzione di Lanzarote (mi riferisco a quanto detto dall'onorevole Palomba per quanto concerne l'adescamento di minori).
Da ultimo, devo tener conto di un'iniziativa parlamentare di tutti i gruppi, che denuncia come, anche dopo l'intervento legislativo del 1996, di fatto, non faccia ancora parte della cultura generale e della generalità dei cittadini quel rispetto della libertà di autodeterminazione della donna a cui facevo riferimento.
Se così è, allora è vero che la normativa oggi all'esame del Parlamento da un lato inasprisce le sanzioni, ma non va vista sotto questo aspetto. L'inasprimento delle sanzioni va considerato sotto l'aspetto di una capacità di induzione di una nuova cultura nel nostro Paese, di una cultura che diventi patrimonio comune; perché ciò accada, occorre anche che ciascuno di noi abbia l'intelligenza politica di rinunciare a delle correzioni.
Nonostante sull'articolo 6, cui ha fatto riferimento, da ultimo, l'onorevole Ferranti, abbia espresso parere contrario in Commissione, mi adoperò per cercare di modificarlo e di correggerlo in modo che si possa pervenire ad un'approvazione - mi auguro - unanime da parte del Parlamento, non per una questione di privilegio di questa normativa o perché vi sia la necessità di un consenso unanime, ma perché vi sia la percezione da parte di tutti del disvalore, che diventa generalmente accettato da tutti, di quello che è un comportamento particolarmente odioso. Infatti, come viene denunciato e come è stato messo in evidenza in molti degli interventi, l'emersione di questo fenomeno è soltanto una minima parte di quanto si verifica nella quotidianità.
Affinché ciò venga, quindi, realizzato, occorre che vi sia da parte di tutti la percezione che vi è un'effettiva volontà politica generale, e tale effettiva volontà politica generale si ricava da alcune norme - che sono state già illustrate dalla relatrice e in alcuni degli interventi - che evidenziano una diversa attenzione al fenomeno non solo della violenza sessuale, ma anche della violenza di gruppo - come riportato dalla relatrice -, con le diversità che non consentono più interpretazioni di comodo.
Credo che la norma sulla molestia sessuale, che il Governo ha ripreso da un'iniziativa parlamentare, trasformando soltanto l'indicazione di atto, portandola al singolare anziché al plurale, sia volta proprio Pag. 57ad evitare quella possibile distorsione cui faceva riferimento l'onorevole Ferranti. Con la formulazione attuale presentata dal Governo non è più consentita una diversa interpretazione, ma se vi fosse spazio per una ulteriore precisazione, credo che saremmo tutti d'accordo.
È con questo che concludo, sperando che vi sia la possibilità di ulteriori interventi modificativi sotto il profilo cui ha fatto riferimento l'onorevole Lussana, volti a far crescere anche nelle scuole la cultura diversa che è stata sì affermata nel 1948 dalla Costituzione, ma che ha dovuto attendere quasi 50 anni per trovare la prima applicazione pratica nel 1996. Con questo spirito, mi auguro che ci si accinga tutti a valutare le ipotesi di emendamenti e di dibattito che seguirà con la disponibilità a trovare soluzioni condivise.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Martedì 7 luglio 2009, alle 16:

1. - Seguito della discussione congiunta dei documenti:
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2008 (Doc. VIII, n. 3).
Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2009 (Doc. VIII, n. 4).

2. - Seguito della discussione del documento:
Proposta di modificazione degli articoli 12, 153-ter e 154 del Regolamento (Modifica della disciplina dei ricorsi in materia di tutela giurisdizionale) (Doc. II, n. 13).
- Relatore: Leone.

3. - Seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge:
DE CORATO ed altri; CAPARINI ed altri; LUSSANA; PRESTIGIACOMO; ANGELA NAPOLI; POLLASTRINI ed altri; PELINO ed altri; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; SALTAMARTINI ed altri; PELINO e SBAI; CARLUCCI; COSENZA: Disposizioni in materia di violenza sessuale (574-611-666-688-817-924-952-1424-2142-2167-2194-2229-A).
- Relatore: Lussana.

La seduta termina alle 20,50.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO BEATRICE LORENZIN IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL TESTO UNIFICATO DEI PROGETTI DI LEGGE N. 574-A ED ABBINATI

BEATRICE LORENZIN. Durante l'esame degli emendamenti, alcune problematiche che meritano ancora riflessione, sono state accantonate in vista del dibattito in Assemblea. Mi riferisco in particolare all'ipotesi di inserire un'aggravante ad effetto speciale, quando la violenza viene commessa nei confronti di persona legata all'autore del reato da rapporto di lavoro subordinato, ma anche all'ex articolo 8 che promuoveva campagne di sensibilizzazione contro la violenza sessuale, specialmente in ambito scolastico.
A tal riguardo, credo che si debba tener conto che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministero delle pari opportunità hanno stilato un Protocollo per l'istituzione di una settimana nazionale dedicata alla formazione e informazione sul tema della violenza e discriminazione , in particolare sulla violenza sessuale. Pertanto, sarebbe in linea con la politica del Governo inserire l'articolo accantonato in Commissione prevedendo specificatamente delle misure ed azioni nelle scuole di ogni grado.

Pag. 58

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO ROBERTO RAO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL TESTO UNIFICATO DEI PROGETTI DI LEGGE N. 574-A ED ABBINATI

ROBERTO RAO. Signor Presidente, signor sottosegretario Caliendo, onorevoli colleghi, nell'affrontare oggi la discussione generale su questo provvedimento, mi preme sottolineare innanzitutto come l'Unione di Centro abbia valutato positivamente l'attenzione mostrata dal Governo e, in Commissione, da tutti i partiti trasversalmente, a cominciare dalla relatrice Carolina Lussana, in merito al grave e preoccupante fenomeno della violenza sessuale definita da una relazione approvata dall'Organizzazione delle Nazioni Unite nel 2006 come «ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o nel privato».
Ci troviamo a legiferare sull'onda emozionale di fatti di cronaca crudeli e odiosi e purtroppo molto frequenti, di grande impatto sull'opinione pubblica, nonostante le statistiche dicano che il fenomeno è in diminuzione, sui quali il legislatore deve mantenere obiettività senza sottrarsi alle proprie responsabilità.
Le cronache di questi giorni tornano ancora su gravi e inquietanti episodi accaduti nella città di Roma. Lungi dall'alimentare preoccupazioni e paure, le istituzioni devono saper ascoltare il disagio e la sofferenza che segnano la vita quotidiana del comunità e dei singoli, in questo caso delle donne, e valutare se e come sia necessario approntare risposte più incisive, nel nostro caso: risposte preventive e repressive di casi comunque gravi di violenza contro la libertà delle donne e dei minori.
Lo scorso 28 gennaio la Camera dei deputati ha approvato all'unanimità tre mozioni con le quali impegnava il Governo a porre in essere tutte le iniziative finalizzate alla prevenzione e alla repressione del fenomeno della violenza sessuale, nel riconoscimento delle prioritarie esigenze di sicurezza dei cittadini e dei territori coinvolti da questi drammatici episodi. È ora di dar loro un seguito coerente.
Ma, oltre a ciò, consideriamo preciso dovere di tutte le forze politiche interrogarsi su quali iniziative legislative sia necessario intraprendere per restituire fiducia alla comunità e alle vittime di delitti così efferati, spesso abbandonate alla solitudine del loro dramma. Ciò, al fine di garantire una risposta efficace e determinata da parte delle istituzioni, in ragione di una grave emergenza sociale.
Insomma, un insieme di norme che non sia solo repressivo ma che promuova una nuova cultura del rispetto, dell'attenzione, della non violenza.
Questi reati infatti, oltre a provocare seri danni alla incolumità individuale, incidono anche sulla integrità psicologica della vittima, rischiando di provocare un danno permanente alla sua vita.
Occorre pertanto portare a compimento un «processo culturale» che sancisca l'assoluta inviolabilità del corpo della donna e completi il percorso portato comunque avanti negli anni dal legislatore italiano per liberarsi di antiquati e malsani stereotipi comportamentali.
Il corpo della donna, dicevamo, come parte essenziale della libertà femminile, anche attraverso una riscoperta della dimensione educativa delle grandi agenzie di formazione della coscienza, dell'opinione e dello spirito pubblico. Il rispetto della persona umana, della dignità di ciascuno, della libertà di tutti (uomini, donne e bambini) deve ispirare una morale condivisa di cui ciascuno può essere testimone e di cui i grandi mezzi di formazione della opinione pubblica è auspicabile che siano responsabili comunicatori.
In particolare, emerge la necessità che la magistratura possa disporre di norme che assicurino non solo la certezza della Pag. 59pena e la sua funzione di deterrenza, pur nel rispetto della propria autonomia, ma che, riducendo la discrezionalità e quindi la complessità del singolo giudizio, garantiscano rapidità e certezza della pena, insieme alla piena sicurezza della comunità e la tutela della dignità delle vittime e delle relative famiglie.
A differenza di quanto avvenuto con lo stalking - avremmo senz'altro preferito in quell'occasione l'adozione di un testo che unificasse le diverse proposte sul tappeto, su cui già in Commissione si stava verificando una ampia convergenza piuttosto che assumerne una del Governo come testo-base - apprezziamo adesso il costruttivo confronto bipartisan avvenuto in Commissione, prima che il testo fosse licenziato per l'aula.
Ci auguriamo che anche le prossime iniziative, in particolare quelle attinenti la riforma degli istituti e delle procedure relative all'amministrazione della giustizia, non seguano logiche blindate, ma siano esaminate nella Commissione di merito e possano essere interessate da una libera discussione parlamentare aperta ai suggerimenti, che spesso si sono rivelati preziosi, dei gruppi di opposizione.
Il nostro atteggiamento sarà come sempre disponibile alla collaborazione, senza alcuna forma di subalternità verso la maggioranza, ma perché siamo consapevoli della responsabilità che investe tutte le forze politiche quando si tratta di realizzare riforme concrete nell'esclusivo interesse dei cittadini. I diritti delle donne costituiscono parte integrante ed inalienabile di quel patrimonio giuridico universale su cui si fondano le moderne società democratiche.
Nonostante ciò, la violenza fisica e sessuale è, ancora oggi, una tra le forme di violazione di tali diritti più gravi e più diffuse nel mondo.
Prima dell'intervento riformatore del 1996, la materia dei «reati sessuali» era inserita all'interno del titolo IX, libro II del codice penale, significativamente dedicato ai «Delitti contro la moralità pubblica e il buon costume». Si trattava, in realtà, di una disciplina che risentiva notevolmente del clima politico-ideologico e degli assetti sociali entro i quali essa era maturata, come, tra l'altro, appariva chiaro sia dalla sua collocazione sistematica, segno evidente di una pronunciata «pubblicizzazione» dell'oggetto della tutela che portava ad assorbire la libertà sessuale nella moralità pubblica, sia dal contenuto che dallo stesso nomen iuris di alcune fattispecie incriminatrici che già da tempo trovavano scarsa corrispondenza sul concreto piano empirico-criminologico.
Nell'abrogare le precedenti incriminazioni, attraverso la legge 15 febbraio 1996, n. 66, il legislatore ha finalmente provveduto a rivedere completamente l'intera materia, procedendo anzitutto ad allocare le fattispecie di nuovo conio entro l'alveo dei delitti contro la libertà personale: sede, questa, senz'altro più consona non soltanto alla mutata sensibilità sociale ma, ancor più, all'ispirazione personalistica della Costituzione repubblicana.
Le modifiche introdotte, tuttavia, pur avendo segnato un momento certamente importante nella lotta contro questo orribile delitto, non sono, ad oggi, ed è evidente dalla lettura delle cronache, sufficienti a reprimere un fenomeno che continua a manifestarsi con una frequenza sconcertante, tanto da costituire una vera e propria piaga della collettività che degenera nella xenofobia e nell'allarme sociale: si registra infatti un'escalation di violenza che, senza eccezioni e riserve, colpisce donne e minori dovunque, con raid criminali perpetrati anche in branco, perfino alla presenza di congiunti delle vittime, altrettanto oggetto di sevizie e traumi di ogni genere. Violenze queste in alcuni casi concluse con l'omicidio della vittima.
Allarmanti sono i dati del rapporto Istat 2007, per la prima volta interamente dedicato al fenomeno della violenza fisica e sessuale contro le donne, secondo cui ammontano a 6.743.000 le donne tra i 16 e i 70 anni di età che hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita e a circa 1 milione quelle hanno subito stupri o tentati stupri. Il 14,3 per cento delle donne ha subito Pag. 60almeno una violenza fisica o sessuale nell'ambito della relazione di coppia, il 24,7 per cento da un altro uomo. Numeri questi che comunque non possono essere considerati esaustivi, dal momento che molte vittime scelgono di non denunciare la violenza subita.
Al di là di questo puro dato statistico (che, secondo i dati diffusi quest'anno dal Dipartimento della Pubblica sicurezza del ministero dell'Interno, avrebbe registrato un lieve calo) vi sono i volti e le storie delle donne maltrattate e abusate. Vittime troppe volte silenti, la cui esistenza difficilmente tornerà ad essere quella di prima e alle quali, come ho già detto prima, siamo chiamati a dare risposte veloci e concrete, al fine anche di evitare un senso di impotenza frustrante della comunità, oppure, forse peggio, la giustizia sommaria, «fai da te».
Nella sua necessità e nella sua ispirazione il provvedimento in esame è senz'altro apprezzabile da parte del gruppo dell'Unione di Centro.
Condividiamo gli inasprimenti sanzionatori, la previsione di nuove circostanze aggravanti (in particolar modo lo stato di gravidanza della donna e le condizioni di inferiorità fisica o psichica cui, a nostro avviso, è opportuno aggiungere lo stato di disabilità, più facilmente definibile oggettivamente), le norme relative ai rilievi fotografici e ai maltrattamenti in famiglia, nonché le misure predisposte per l'informazione e l'assistenza sociale delle vittime.
Qualche perplessità suscita la nuova formulazione dell'articolo 609-octies, che punisce «chiunque partecipa ad atti di violenza sessuale di gruppo», definita a sua volta (sia dal testo in vigore che da quello proposto) quale «partecipazione da parte di più persone riunite, ad atti di violenza sessuale». In sostanza, si punisce la partecipazione ad una partecipazione.
Inoltre, l'articolo 3 che introduce la fattispecie di «molestie sessuali», punisce chiunque «arreca molestia a taluno mediante atti o comportamenti a contenuto esplicitamente sessuale».
Ferma restando l'assoluta opportunità dell'introduzione di una fattispecie che possa sanzionare quelle situazioni intermedie tra la ben più grave violenza sessuale (da cui il nuovo delitto si distingue per l'assenza di violenza o minaccia) e la più modesta ipotesi, contravvenzionale, delle generiche molestie ex articolo 660 codice penale, l'espressione appare troppo ampia, non essendo agevole - in patente violazione del principio costituzionale di tassatività e determinatezza - attribuire alla locuzione utilizzata un contenuto univoco.
È opportuno segnalare, inoltre, che la fattispecie non sembra porre alcuna relazione finalistica o causale tra gli atti o comportamenti a contenuto sessuale, da una parte, e la molestia arrecata dall'altra. In ipotesi, si potrebbe quindi porre il caso in cui la persona offesa riceva «molestia», ad esempio per una sua particolare «sensibilità», da un atteggiamento a contenuto sessuale che l'agente abbia sì voluto porre in essere, ma non indirizzare alla persona offesa.
Sulla base di queste ultime riflessioni, da parte nostra ci sarà qualche proposta migliorativa del testo licenziato in Commissione, indirizzata a determinare con maggiore nettezza la nuova fattispecie penale, a raccordarla con maggiore omogeneità ai principi generali dell'ordinamento e, quindi, a renderla più incisiva nelle finalità preventive e sanzionatorie che si prefigge.