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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 188 di martedì 16 giugno 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,35.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'11 giugno 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balocchi, Bindi, Brancher, Brugger, Buonfiglio, Cirielli, Donadi, Gregorio Fontana, Galati, Giancarlo Giorgetti, Lo Monte, Lupi, Mazzocchi, Melchiorre, Migliori, Milanato, Molgora, Nucara, Pescante, Rigoni, Scajola e Stucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sul ferimento di tre militari italiani nel corso di un conflitto a fuoco avvenuto a Farah, in Afghanistan.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul ferimento di tre militari italiani nel corso di un conflitto a fuoco a Farah, in Afghanistan.
Avverto che, dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro della difesa)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della difesa, Ignazio La Russa.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Signor Presidente, onorevoli colleghi, riferisco a nome del Governo sull'episodio avvenuto nella mattina dell'11 giugno scorso in Afghanistan in cui sono rimasti feriti tre militari del nostro contingente. La Camera mi ha chiesto un intervento immediato e io ho dato la mia disponibilità già dalla giornata del 12 giugno, ma la Camera era chiusa. Oggi, quindi, è stato il primo giorno possibile per venirvi a riferire e lo faccio volentieri, anche se la situazione non era tale da far prevedere che potessi dare notizie diverse da quelle obiettivamente già conosciute. Tuttavia, credo che sia sempre importante poter riferire all'Aula anche le modalità con cui le cose avvengono. Quindi, da parte mia vi è e vi è stata piena disponibilità.
Innanzitutto, mi consentirete di manifestare la mia personale e piena solidarietà e vicinanza ai tre militari e alle loro famiglie e di chiedere all'Assemblea di unirsi a me nell'espressione di questi sentimenti. Questa mattina, prima di venire in Pag. 2Aula sono stato al Celio a trovare due dei tre militari che sono lì in cura. Li ho trovati con il morale altissimo, mi hanno detto di portarvi il loro saluto e io ho portato il vostro ringraziamento, la vostra e la nostra vicinanza per quanto loro e i loro commilitoni fanno nell'espletamento del loro dovere.
Prima di fornire una ricostruzione della circostanza nella quale si è verificato il fatto oggetto dell'informativa, vorrei sottoporvi alcune brevi considerazioni di carattere generale. Sono stato informato costantemente e aggiornato sugli sviluppi dell'accaduto mentre ero impegnato a Bruxelles alla riunione dei Ministri della difesa della NATO e proprio da quest'ultima voglio partire.
La missione ISAF rappresenta oggi e nel futuro a breve e medio termine la priorità operativa dell'alleanza, così come è stato ribadito ancora una volta nel recente vertice dei Capi di Stato e di Governo di Strasburgo. Tutti i partner e in primis la nuova amministrazione del Presidente Obama si sono assunti l'impegno di compiere un ulteriore sforzo per la stabilizzazione e la ricostruzione dell'Afghanistan. Va da sé ricordare che quella è un'area di grande interesse strategico - e non mi riferisco solo all'Afghanistan, ma all'area più vasta che ormai si usa chiamare Af-Pak - per la stretta connessione con ciò che avviene nel Pakistan che, ricordiamo, è una nazione dotata di armi nucleari.
È convinzione ampia e consolidata che il problema Afghanistan, così come quello della gran parte delle aree a forte instabilità, può essere affrontato solo attraverso un'azione multidisciplinare ed è questa la direzione lungo la quale si muove il nostro Governo, in particolare in questo anno di presidenza del G8.
Resta di tutta evidenza il fatto che nell'ambito di quest'azione multidisciplinare la componente militare costituisce uno strumento fondamentale e decisivo per garantire condizioni di sicurezza e di controllo del territorio che sono indispensabili per procedere nell'opera di ricostruzione dello Stato e del Paese.
L'Italia, per il suo ruolo nell'ambito della comunità internazionale e nella NATO, continua ad essere uno dei principali Paesi contributori, oggi con circa 2.800 militari, senza contare l'aumento temporaneo che abbiamo previsto, del quale comunque ricorderò ancora la consistenza in concomitanza con le elezioni di agosto.
Ribadisco che questo Governo non ha nascosto la necessità di far ricorso, quando necessario, all'uso della forza giusta per conseguire l'obiettivo dell'assistenza e della ricostruzione.
L'azione dei nostri militari si è sempre comunque conformata a questo principio: difendersi efficacemente e tutelare la propria sicurezza di fronte ad attacchi ostili.
Per quanto riguarda, infine, le regole di ingaggio, nulla è cambiato dalle mie ultime informazioni, fornite anche nelle Commissioni, perché si valuta che mantengano inalterata ad oggi la loro validità.
Ricordo che l'ultimo remark non è più un caveat, ma una semplice nota e prevede che l'Italia sia informata con sei ore di anticipo nell'eventualità che sia richiesto l'intervento di nostri soldati fuori dell'area di nostra pertinenza, cioè l'area ovest. Ricordo, inoltre, che questa evenienza si è verificata pochissime volte e che, comunque, non c'è bisogno delle sei ore di preavviso ove si tratti della prosecuzione di un'azione in corso, nel qual caso la decisione spetta direttamente al comandante che sta svolgendo l'operazione.
Aggiungo che questo tempo corrisponde grosso modo al tempo di approntamento che sarebbe in ogni caso necessario e che, quindi, eliminarlo o meno ha una scarsa influenza. Ce l'ha solo da un punto di vista (e noi lo abbiamo voluto mantenere per quello), perché consente ai nostri comandi una maggiore informazione e capacità di gestire meglio il nostro contingente.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, fatta questa doverosa premessa, passo a descrivere i fatti, secondo la ricostruzione effettuata dai competenti organi tecnico-operativi.
Nella mattinata dell'11 giugno scorso, alle ore 12,24 ora locale (circa le 10 o 9,55 Pag. 3italiane) un dispositivo su due plotoni, appartenenti alla task force South, su base del centottantasettesimo reggimento paracadutisti della brigata Folgore, impiegato in supporto ad una compagnia di militari delle Forze armate afgane in attività di pattuglia e controllo stradale sulla strada 517, che collega Farah alla Ring road, è stato fatto segno a fuoco con razzi e armi leggere da parte di elementi ostili nei pressi di Shewan nei pressi del distretto di Bala Baluk, a circa 40 chilometri a nord est di Farah.
Esattamente l'attacco si è sviluppato all'inizio contro i mezzi dell'esercito delle Forze armate afgane, che guidavano le pattuglie che sono state bloccate, poi su un fianco si è sviluppato un fuoco molto intenso nei confronti dei nostri mezzi, dei Lince, che erano numerosi naturalmente, con grave pericolo soprattutto o esclusivamente per i militari che si trovavano in ralla, come si dice in gergo, cioè fuori del mezzo, con funzione di mitragliere o altra funzione.
I paracadutisti del centottantasettesimo reggimento, con il supporto di carri Dardo del primo reggimento bersaglieri, hanno risposto prontamente al fuoco, cercando di ripiegare su posizioni sicure.
Non si dispone, allo stato attuale, di un numero definitivo di perdite tra gli elementi ostili, ma è certo che il fuoco di risposta dei militari italiani ne abbia causate.
Tre militari italiani effettivi al centottantasettesimo reggimento paracadutisti della brigata Folgore hanno riportato ferite, di cui uno in maniera particolarmente seria.
In particolare, il 1o caporal maggiore Stefano Borghi, uno dei due che ho visitato questa mattina, è stato colpito da un proiettile che è penetrato nella parte sinistra del torace, fuoriuscendo sotto l'ascella. Quindi, è penetrato nel torace in maniera tangenziale e ha perforato da parte a parte il braccio sinistro all'altezza del bicipite, causando una lesione del nervo omerale.
Il militare è rimasto cosciente ed è stato sottoposto a stabilizzazione chirurgica presso il distaccamento medico di Farah e successivamente evacuato e trattato chirurgicamente presso il Role 3 britannico di Lash Kargah.
Devo dire che Stefano Borghi ha avuto parole di grande elogio e di grande apprezzamento per il gruppo di combat: sono dei commilitoni che svolgono anche un'azione, oltre che di combat, di vera e propria assistenza medica, pur senza essere a ciò preposti; tale gruppo è intervenuto nei primi dieci minuti, evitando conseguenze assai più gravi.
L'altro ferito è il 1o caporal maggiore Tommaso Angelini, che ha riportato la frattura del metacarpo della mano destra e una ferita da scheggia al braccio sinistro. È una vera e propria «cucchiaiata», per spiegarmi bene, che ha tolto una modesta, ma significativa, parte di osso della mano.
Il militare ha riportato anche abrasioni al viso ed è stato medicato presso il Role 2 di Farah, successivamente evacuato presso il Role 3 britannico, sempre di Lash Kargah, ed è stato trattato chirurgicamente per ridurre la frattura del metacarpo. Anche lui è stato adesso ricoverato al Celio a Roma.
Infine, il caporal maggiore scelto Alessandro Inghilterra ha riportato una ferita da scheggia tra il terzo e il quarto dito del piede destro, è stato medicato presso il Role 2 di Farah ed è stato subito dimesso.
I familiari dei feriti sono stati prontamente e costantemente informati dal comandante del nostro contingente, che ha anche fatto sì che gli stessi potessero collegarsi telefonicamente con i propri congiunti in teatro.
Mentre non è stato necessario procedere, come vi dicevo prima, all'evacuazione del caporal maggiore scelto Alessandro Inghilterra, gli altri due sono stati portati due sere fa con volo militare presso l'ospedale policlinico del Celio.
Il bollettino medico riporta che il Borghi presenta una ferita da arma da fuoco all'emitorace sinistro, braccio e avambraccio omolaterale con lesione dell'arteria omerale, trattata con by-pass venoso da arteria brachiale ad arteria radiale con vena cefalica presso le strutture sanitarie Pag. 4alleate in teatro. Presenta una fasciotomia al braccio e all'avambraccio sinistro per una vasta ferita della regione pettorale sinistra e deficit di muscoli flessori delle dita della mano sinistra, ma con conservata estensibilità. Nei prossimi giorni sarà sottoposto ad un intervento per la ricostruzione con innesto del nervo mediano e la chiusura con plastica cutanea dei tessuti molli del braccio sinistro e della breccia pettorale. Ho avuto buone informazioni riguardo alla concreta speranza di totale recupero, salvo complicazioni, certo, anche se i tempi di guarigione non saranno brevi. Comunque, Borghi è ancora ricoverato in terapia intensiva e la prognosi, come avviene in questi casi, è precauzionalmente riservata.
Il 1o caporal maggiore Angelini è, invece, ricoverato anch'egli al Celio, ma nel reparto di traumatologia, e presenta una frattura pluriframmista da scoppio alla mano destra con frattura del corpo della base rispettivamente del quinto e del quarto metacarpo, oltre a varie ferite superficiali al braccio e alla spalla.
Nei prossimi giorni è previsto un intervento di stabilizzazione ossea del quinto raggio della mano destra e plastica-cutanea per la sostituzione della perdita di sostanza. Il militare è in condizioni buone, cosciente e vigile e la prognosi è di centottanta giorni. Entrambi sono con il morale molto alto e di questo, glielo ho già detto, sono veramente orgoglioso.
Gli accertamenti condotti al rientro in patria hanno consentito di rilevare come i primi soccorsi portati dal nostro personale specialistico sanitario e i successivi interventi medico-chirurgici effettuati presso le strutture ospedaliere militari alleate sono stati condotti con prontezza, professionalità ed efficacia, consentendo di contenere al massimo le conseguenze delle ferite.
Queste sono le ultime informazioni, che posso confermarvi anche dopo la visita di cui vi ho appena parlato.
Questa vicenda, onorevoli colleghi, signor Presidente, rappresenta solo l'ultima di una serie di incidenti tra insorgenti, da una parte, e forze regolari afgane e nostri militari, dall'altra.
Come mia abitudine, credo che la trasparenza sia la cosa più importante, e quindi vorrei elencarle, anche se le conoscete, per non sottacere nulla.
Il giorno 4, nei pressi di Bala Murghab, si è verificato uno scontro a fuoco fra circa 300 elementi ostili e militari afgani supportati da forze italiane, con l'intervento di elicotteri A-129 Mangusta, con dispersione degli elementi ostili e nessuna conseguenza per i nostri militari.
L'indomani, nella giornata del 5, e poi in quelle del 6 e del 7, la base operativa avanzata italiana di Bala Murghab ha risposto efficacemente ad alcuni attacchi. Il 7 giugno i nostri militari sono intervenuti disperdendo gli elementi ostili su richiesta di una pattuglia della polizia afgana, attaccata presso un check point nei pressi di Bala Murghab.
Il 10 giugno circa 300 insorgenti hanno attaccato un dispositivo dell'esercito afgano protetto da unità italiane presso la città di Bala Murghab: lo scontro, durato diverse ore, ha causato ingenti perdite fra gli elementi ostili, il ferimento di 5 militari dell'esercito afgano e lievi danni a due elicotteri italiani A-129 Mangusta. Nella stessa giornata dell'11 giugno un posto di osservazione italiano nei pressi di Bala Murghab è stato oggetto di lancio di razzi RPG.
Azioni ostili sono state condotte dagli insorgenti anche successivamente alla giornata dell'evento del quale ho riferito: si è trattato in particolare di attacchi avvenuti sabato e domenica scorsi contro i key point delle forze ISAF dell'esercito afgano, per i quali comunque non si sono registrati danni al personale.
Questi episodi confermano che in tutto l'Afghanistan, da sud a nord, da est a ovest, vi è una fase di maggiore, accresciuta pericolosità, che è data da ragioni concomitanti anche se apparentemente diverse.
Innanzitutto la recrudescenza degli attacchi è certamente da mettere in relazione con le imminenti elezioni presidenziali, che si terranno il prossimo 20 agosto: vi è un tentativo di creare - ovviamente, Pag. 5è di tutta evidenza - una situazione di destabilizzazione, che appartiene alla strategia dell'insorgenza.
Più ancora che all'avvicinarsi delle elezioni, secondo le informazioni che abbiamo potuto elaborare, tale inasprimento va attribuito - ma l'una cosa è legata all'altra, naturalmente - all'accresciuta azione di controllo del territorio da parte dell'Esercito nazionale afgano, sostenuto dalla missione internazionale di ISAF, che si spinge in zone prima completamente nelle mani del terrorismo e dell'insorgenza.
In particolare, le forze afgane stanno cercando - ovviamente con il nostro supporto - di controllare strade finora interdette, di aprirle nel senso materiale del termine, e garantire la libertà di movimento e di circolazione agli afgani, prima di tutto, ma anche all'esercito e alla polizia afgana; due strade in particolare nella provincia di Bagdhis e Farah: la cosiddetta «Ring road», nel tratto che collega Qal-e-naw a Bala Murghab, e la 517 tra Farah e Bala Baluk. Due arterie importanti, che finora non erano controllate, oggi lo sono, e questo evidentemente non fa piacere a chi considerava queste zone come dei santuari inavvicinabili e inattaccabili.
Nella giornata precedente all'11, e cioè all'evento del quale vi sto riferendo, le truppe afgane hanno riconquistato tre dei quattro punti che erano nelle mani dei talebani a nord di Herat.
Contestualmente, nella zona di Farah l'accresciuta pressione nell'area meridionale dell'Afghanistan da parte della coalizione internazionale spinge le forze ostili a rifluire verso l'area dove sono presenti i nostri militari, cioè la zona ovest, accrescendo quindi le probabilità di contatti, e quindi di scontri. Non possiamo parlare quindi di una strategia mirata contro le forze italiane, ma di tentativi per impedire alle forze afgane, e quindi anche nazionali che lavorano ed operano a stretto contatto con quella afgane e con crescente sinergia, di estende ulteriormente il controllo del territorio da parte del legittimo Governo afgano. Questa è la ragione base che noi abbiamo cercato di illustrarvi.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio anzitutto dare atto ai nostri soldati, che stanno operando nelle condizioni che ho descritto, trovandosi ad affrontare attacchi proditori e veri e propri agguati (perché l'ultimo è stato un vero e proprio agguato!), di aver tenuto un comportamento assolutamente professionale ed eccezionale dal punto di vista della capacità militare, ma anche dell'equilibrio e della misura con cui è stato posto in essere.
In Afghanistan i nostri militari operano senza dubbio in un contesto difficile e complesso, ma lo stanno facendo - ripeto - con grande equilibrio, competenza e professionalità, e sono animati dalla convinzione dell'utilità del loro lavoro e del loro contributo per la stabilizzazione del Paese e per l'azione necessaria a contrastare il terrorismo.
È da dire inoltre che i nemici che essi incontrano, e che noi chiamiamo insorgenti, non sono soltanto i talebani: sono i trafficanti di oppio, sono i delinquenti comuni, sono coloro che per mille ragioni in una situazione di così alta incertezza ritengono di poter liberamente muoversi in quel Paese senza alcuna regola, senza alcuna legge o senza alcun obbligo nei confronti della comunità. Costoro, a volte, non sono meno pericolosi dei talebani.
Vero è, comunque, che un'azione, come quella su cui sto riferendo, costituisce un vero e proprio agguato organizzato. In particolare, mi è stato riferito dai ragazzi oggi - non era previsto nella mia informativa - di come essi siano stati sorpresi dalla capacità di mirare principalmente ai Lince, ai finestrini dove si trovavano i comandanti, probabilmente individuabili da segni che esistono e che non sta ora a me dover ripetere, ma che probabilmente costoro hanno compreso.
Confermo che l'intendimento del Governo è di mantenere l'impegno italiano per la stabilizzazione dell'Afghanistan. Pertanto, ritengo che bisogna affermare con chiarezza che gli eventi di questi giorni, che pure devono indurci a riflettere e a sempre meglio supportare il nostro contingente, non solo con l'addestramento ma anche con tutti i mezzi operativi Pag. 6necessari per ridurre al minimo il rischio di eventi luttuosi, non avranno alcuna ripercussione sulla presenza italiana in Afghanistan e sul nostro apporto alla missione ISAF della NATO.
La natura di quella missione non è cambiata ed è sempre stata pericolosa. Ora quella pericolosità è cresciuta, ma il normale ricorso alla memoria fa venire in mente che simili episodi, sia pure con minore frequenza, vi sono sempre stati anche sotto i precedenti Governi e quando ministri della difesa erano il mio collega Parisi e prima ancora Martino.
Confermo inoltre l'incremento delle forze in quel teatro in occasione delle elezioni della prossima estate nei termini da me recentemente esposti nel corso dell'audizione presso le Commissioni difesa riunite di Camera e Senato. Pure - anche se non conosco ancora i dettagli della visita del Presidente Berlusconi, e dunque è come se le mie considerazioni le avessi svolte ieri - voglio cristallizzare la situazione, poiché i giornali fanno un po' di confusione fra truppe da inviare e truppe già inviate. Ricordo che noi abbiamo al momento 2.800 uomini e che abbiamo autorizzato - ma non sono ancora partiti! - l'invio di 400 uomini e donne in occasione delle elezioni, i quali rimarranno in quel teatro, a seconda che vi sia o meno il ballottaggio, fino a settembre o ad ottobre. Ricordo inoltre che abbiamo autorizzato il completamento dell'invio dei tornado con altri due unità, non appena saranno garantite le necessarie condizioni tecnico-logistiche per la base di Herat. Ricordo inoltre che abbiamo previsto di inviare due C-27J o C-130, a seconda della disponibilità (si tratta di aerei da trasporto con 40 unità di personale) e di tre elicotteri per l'evacuazione medica con il relativo personale.
Ripeto notizie che ho già dato, così come ricordo che abbiamo disposto l'invio di altri 56 carabinieri per completare e rafforzare l'azione di addestramento della polizia afgana, alla quale siamo molto interessati, perché sia la capacità di addestrare la polizia, sia la capacità di dare sempre migliore qualità all'esercito afgano, sia anche le modalità con cui facciamo operare attualmente gruppi di nostri soldati insieme agli afgani, consentono di avvicinare la fase della completa «afganizzazione» della questione, che consentirà il graduale e poi speriamo definitivo ritiro dall'Afghanistan - quando sarà e nei tempi necessari - delle missioni internazionali, quando sarà completato.
Quindi, al momento - questa è la ragione per cui ho voluto sottolinearlo di nuovo, anche se non è oggetto di questa informativa - è vero che dobbiamo ancora inviare degli uomini, ma è stato già deciso lo stanziamento di 400 uomini (mentre ho visto che alcuni giornali fanno confusione tra ciò che è da decidere e ciò che è stato già deciso).
Credo di potermi avviare verso la conclusione, riferendomi alla necessità di portare a conoscenza del Parlamento la mia decisione a partire da oggi (oggi, come era già programmato, sarò in Kosovo, ma questo è meno importante) di recarmi in visita, in tempi ragionevolmente brevi e successivi, a tutte o alle principali missioni italiane per portare ai nostri soldati - e spero che nei vostri interventi me ne darete anche il mandato, se vorrete naturalmente - la vicinanza dell'Italia, del Parlamento e sicuramente il mio personale, grande apprezzamento, la mia solidarietà e la mia gratitudine agli uomini e alle donne con le stellette che, lontano dalla patria, stanno svolgendo una grande azione in difesa della nostra libertà, della pace nel mondo, della stabilizzazione di quel territorio contro un nemico subdolo che non indossa una divisa, che non ha un territorio preciso e che non ha una bandiera. A questi ragazzi, a queste ragazze e ai loro comandanti va il mio grazie più sincero e più profondo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori?

ROBERTO GIACHETTI. No, signor Presidente, per un richiamo al Regolamento, Pag. 7nella fattispecie all'articolo 24, comma 6 (me ne scuserà il collega Paglia).

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Onorevole Ministro, excusatio non petita, accusatio manifesta: lei ha fatto una premessa a questo dibattito, lasciando intendere - a quei pochi o tanti che ci ascoltano - che il Governo era pronto a venire a riferire subito e che addirittura, ha testualmente detto, la Camera era chiusa.
Vorrei farle presente che la Camera era stata convocata per giovedì in seduta antimeridiana, pomeridiana e notturna, venerdì in seduta antimeridiana, pomeridiana e notturna, nonché lunedì in seduta antimeridiana, pomeridiana e notturna. La collega Villecco Calipari aveva chiesto che il Governo venisse a riferire nella tarda mattinata di giovedì; ci è stato detto che il Governo sarebbe venuto giovedì alle ore 15 a riferire attraverso il suo collega di Governo, il sottosegretario Crosetto, ma poi ci è stato detto che questo non sarebbe accaduto e che sarebbe accaduto lunedì: lunedì non è accaduto ed è accaduto oggi! Siamo lieti che sia accaduto, però che lei lasci intendere che il Governo era pronto a venire a rispondere e che, magari a causa del fatto che il Parlamento non lavora, non è stato possibile ascoltarla, ciò non corrisponde al vero.
Diciamo semplicemente che per ragioni assolutamente valide e nobili il Governo ha ritenuto di venire a riferire in Aula martedì; la richiesta è stata fatta giovedì e nessuno di noi ha fatto una polemica, ma francamente la sua premessa è del tutto gratuita. Grazie.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Credo che lei, come al solito, abbia tutte le ragioni di voler esplicitare le sue ragioni, ma questa volta partono da un errore di fondo: lei confonde un atto di cortesia particolare con una mancanza. Ho solo voluto dire che eravamo pronti e che - come lei credevo sapesse (non l'ho detto e glielo dico adesso, ma in quel momento ero a Bruxelles per un compito istituzionale) - poteva venire nel pomeriggio un sottosegretario. Ho ritenuto però, come atto di cortesia, ma credevo fosse noto...

ROBERTO GIACHETTI. Ma non perché la Camera era chiusa!

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Glielo spiego, siccome rimane nel resoconto stenografico adesso lo dico!
Ho preferito, ritenendolo un atto di cortesia, che fosse il Ministro a venire a riferire e, quindi, mi sono dichiarato disponibile ad intervenire il venerdì. Le assicuro che venerdì - il giorno che era prevista la visita di Gheddafi - non era possibile svolgere l'informativa, perché non era prevista la seduta.

ROBERTO GIACHETTI. Non è così!

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Così mi è stato detto da una fonte molto autorevole della Camera (Commenti del deputato Giachetti). Mi lasci concludere, ma è così. Venerdì non era aperta l'aula. Dopodiché ho preferito svolgere l'informativa il martedì mattina, perché il lunedì pomeriggio di solito crea più problemi ai deputati recarsi in aula, nella speranza che vi fosse una maggiore affluenza. Mi pare una polemiche del tutto superflua. La mia premessa stava a significare un'altra cosa: io sono lieto di venire a riferire, però non è neanche immaginabile che tutte le volte che avviene un qualcosa che non modifica la natura della missione, che non ha bisogno di particolari informative, vi sia la corsa alla richiesta. Io verrò sempre, la mia era sola una sorta di invito a utilizzare la richiesta di informativa nelle occasioni che voi liberamente riterrete veramente necessarie.

Pag. 8

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Paglia. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO PAGLIA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, vorrei in promessa ringraziare l'opposizione, perché anche questa volta ha dimostrato, comunque, un attaccamento ai soldati e a quello che sta realizzando il Governo. Questo è importante, perché di norma, molto spesso, l'opposizione non segue quello che viene realizzato dalla maggioranza e dal Governo, mentre ritengo che, almeno quando si parla dei nostri soldati, bisognerebbe farlo con un'unica voce, anche perché il Governo precedente insegna che sistematicamente tutte le volte che arrivava in Aula il provvedimento sul rifinanziamento delle missioni all'estero ci scappava l'attentato o il morto. Questo credo che sia una riflessione giusta.
Per quanto riguarda quello che è avvenuto in Afghanistan, il Ministro dell'interno afgano ha dichiarato che sarà un'estate di sangue (lo avevano dichiarato anche i nostri servizi); devo dare atto al Governo che non si è fatto trovare impreparato. Ci sono 2.800 uomini - come ha detto poc'anzi il Ministro -, ce ne saranno altri 400 che interverranno per le elezioni presidenziali che avranno luogo il 20 agosto. Questo significa sapere benissimo che la minaccia, purtroppo, è in fase crescente non solo per le elezioni, ma anche perché - come giustamente ha dichiarato il Presidente Obama - vi saranno 17 mila unità dell'esercito americano (di cui 12 mila combat ready) che andranno ad interessare la zona sud dell'Afghanistan. Inevitabilmente, quindi, la minaccia dovrà trovare uno sfogo, che sarà sicuramente nella zona nord-ovest dell'Afganistan: la nostra area di competenza.
Voglio anche sgomberare il campo da qualche dubbio: la nostra è una missione ISAF, quindi con Enduring freedom non c'entra assolutamente nulla. La missione ISAF è costituita da quattro pilastri fondamentali: la sicurezza, la ricostruzione, lo sviluppo e il controllo. Ricostruzione e sviluppo avvengono tramite due programmi: l'OMLT e il PRT. L'OMLT - come ha già detto il nostro Ministro - si occupa dell'addestramento fondamentale dei poliziotti e dei finanzieri afgani e una piccola aliquota si occupa anche dell'esercito afgano. Il PRT serve alla ricostruzione e quindi a creare quel consenso che è fondamentale per i nostri soldati. Da questo punto di vista, il nostro Governo e il nostro esercito si stanno attenendo scrupolosamente a quanto previsto dal mandato della NATO. Il mandato NATO, infatti, prevede esattamente che le nostro Forze armate devono condurre operazioni militari nella propria area di competenza, assistere il Governo afgano, e che per realizzare il mantenimento della pace è necessario farlo in appoggio all'esercito afgano; questo è scritto.
Inoltre, voglio anche aggiungere che, se in passato tutto ciò non è successo, è anche perché l'esercito afgano non era pronto a svolgere questo tipo di attività. Ora vi sono gli insorti e vi sono i talebani che sono due cose completamente diverse. I talebani rappresentano un'organizzazione terroristica che ha alla base mezzi e logistica e sono pronti anche a farsi saltare in aria. Gli insorti sono un'altra cosa e, purtroppo, adesso la minaccia sta provenendo da questi famosi insorti. Quindi, è meglio sgombrare dubbi e perplessità perché le nostre forze armate si stanno attenendo ad un mandato NATO.
Quindi - concludo signor Ministro, signor Presidente - la speranza è quella che comunque San Michele, patron dei paracadutisti, possa continuare ancora a non distrarsi ed a vegliare sui nostri militari (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Villecco Calipari. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, signor Ministro, premetto Pag. 9che nessuno aveva inteso fare polemica. Il collega Giachetti ha semplicemente voluto sottolineare che, in merito alla nostra richiesta, la nostra presenza poteva essere garantita in Aula fin da venerdì. Quindi non vi sono punte di polemica; si intendeva semplicemente descrivere in maniera evidente quanto era successo. Siamo comunque contenti che lei oggi sia qui, signor Ministro, anche perché io so che lei è sensibile al fatto di informare il Parlamento. Lo so perché lei, già nel 2001, in occasione di una risoluzione in materia di Afghanistan, sottoscrisse (credo in qualità di capogruppo di allora) un impegno rivolto al Governo affinché l'Esecutivo garantisse sempre e comunque l'informazione al Parlamento. In questo senso non credo che a questo punto vi sia una maggiore o minore opportunità. Ritengo invece che l'informativa richiesta dal Parlamento debba avvenire quando il Parlamento ritiene che questo sia necessario. La ringrazio perché ovviamente la nostra richiesta era mirata a comprendere innanzitutto quello che, in quelle ore di giovedì, sembrava un fatto molto grave e volevamo sapere soprattutto dello stato di salute dei nostri militari, delle modalità e della dinamica di quell'attentato. Infatti, quanto emergeva anche da fonti di stampa e da una fonte militare riferiva di un attentato meticolosamente - ripeto testualmente le parole del comandante militare in loco riportate dalla stampa - preparato nei confronti dei militari italiani. Tutto questo ovviamente destava la nostra preoccupazione, e quindi da questo motivo nasceva la nostra richiesta di una sua informativa. Ma sicuramente nasceva anche dalla recrudescenza, cui lei oggi ha fatto riferimento in Aula, anche se si tratta di un fatto che da mesi stiamo sottolineando, anche in relazione alle elezioni presidenziali prossime. Tuttavia, questa recrudescenza ha portato anche ad una risposta dei nostri militari che si è andata via via intensificando.
Voglio farle una premessa, signor Ministro, visto che lei ha fatto cenno anche al Ministro Parisi: noi in questa vicenda abbiamo sempre assunto una posizione ben chiara sulla nostra volontà di garantire il processo di ricostruzione e stabilizzazione dell'Afghanistan. Lo abbiamo fatto fin dal 2002, e abbiamo continuato a tenere tale atteggiamento in maniera chiara anche quando siamo stati noi al Governo. Questa è stata un'impostazione che abbiamo tenuto sempre con grande coerenza. Quello che vorrei rimarcare, in relazione a quanto lei oggi ci ha detto, è anche quanto il Consiglio supremo di difesa nell'aprile del 2007 ha sottolineato in relazione all'impegno in Afghanistan, e che poco fa il collega Paglia ribadiva, sul quale però noi intendiamo ancora oggi dare una particolare evidenza. Ci si è resi conto che, pur presentando questa situazione maggiori pericoli potenziali, vi è tuttavia la necessità di non alterare il carattere della missione così come è stato espresso dal mandato parlamentare che l'ha autorizzata.
Ci sta preoccupando la recrudescenza e l'intensificazione anche della risposta dei nostri militari. Il nostro contingente da quel che appare è sempre più in prima linea, e anche alcuni titoli di giornali - la ringrazio per averlo chiarito - parlano dei nostri militari in prima linea. Sicuramente quanto lei ci ha descritto sembra in effetti poter essere definito un conflitto ad alta intensità.
Lei stesso ha parlato di scontri grossi da parte dei nostri soldati e lei stesso, oltre ai sette combattimenti più rilevanti nel mese di maggio e alcuni nel mese di giugno (cinque già nel mese di giugno), ce ne ha fornito un elenco ancora più esteso. Credo che non sia irrilevante, dunque, sottolineare alcune sue dichiarazioni che onestamente ci lasciano un po' perplessi...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Villecco Calipari.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Mi perdoni, signor Presidente. La prima dichiarazione riguarda l'eventuale richiesta di nostre truppe. Lei un giorno prima che il Premier si recasse dal Presidente Obama ha sottolineato che i soldati sono pronti ad obbedire. L'impiego di soldati Pag. 10italiani tuttavia è sottoposto ad autorizzazione del Parlamento, e quindi non può essere frutto di un impegno preso dal Ministro della difesa né tanto meno dal Governo.
La seconda dichiarazione riguarda i caveat. Lei stesso oggi ci ha detto che, dopo la riduzione a sei ore, un caveat non è più tale ma è diventato un remake, una nota, nel senso che possiamo essere chiamati ad operare in qualunque zona dell'Afghanistan col semplice preavviso di sei ore, ma che questo significa approntare e così via: lo ha detto lei poco fa.
Questo insieme di fatti che le ho ricordato tuttavia sembrerebbe portare ad un cambiamento di strategia, che non può comportare un affievolirsi della responsabilità politica su quella puramente militare, soprattutto laddove vi sono cambiamenti al comando della struttura stessa, cioè dal momento che i cambiamenti avvenuti portano a far capire che non è un atto di ordinaria amministrazione spostare McKiernan e mettere McCrystal.
Le voglio ancor dire: è possibile lasciare ad un comandante in loco, quindi ad un comandante di operazioni, dirimere se si tratta di un'operazione difensiva od offensiva? Ritengo che questo sia un punto sul quale, signor Ministro, valga ben la pena discutere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al collega Gidoni, voglio ritornare sulla questione sollevata dalla collega Villecco Calipari dopo l'intervento del collega Giachetti, a proposito della presenza del Ministro della difesa, il quale ha inteso rispondere egli stesso, forse in memoria del fatto che è stato anche Vicepresidente della Camera. Vorrei soltanto puntualizzare che per quanto riguarda la giornata di venerdì scorso lei ha ragione nel dire che la seduta è sempre prevista nel calendario dei lavori. Ricorderà tuttavia che abbiamo esaurito i lavori nella giornata di giovedì. Non voglio con questo dire che non si poteva tenere l'informativa anche nella giornata di venerdì. Tuttavia la questione riguardante la presenza del Ministro è stata comunque gestita in maniera consensuale dalla Presidenza, senza alcuna mancanza di trasparenza e, come al solito, con tempestività. Vorrei evitare polemiche, tuttavia desidero precisare che i fatti si sono svolti in modo molto lineare (Commenti del deputato Giachetti). Forse il Ministro, nel momento in cui ha parlato di Camera chiusa, si riferiva al fatto che i lavori erano conclusi o gli è stato riferito in maniera diversa. Non voglio difendere nessuno, perché nessuno ne ha bisogno.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro, soprattutto per il richiamo alla trasparenza: ritengo che questa sia la parola giusta per descrivere i rapporti che intercorrono tra questo Governo, il Parlamento e, attraverso noi, il Paese intero: trasparenza nelle comunicazioni e trasparenza nei rapporti.
Quindi, colgo l'occasione per ringraziare non solo lei, ma anche il Presidente del Consiglio e il Governo intero, soprattutto per quel sostegno che stanno dimostrando a favore delle nostre Forze armate. Mi meraviglio poi che qualcuno si meravigli del fatto che in questo momento a Farah si combatta: ci è sempre stato detto, ma lo ha riferito anche lei più volte, che il rischieramento ed il riposizionamento delle nostre truppe andava su un teatro di operazioni che sicuramente era ad alto rischio (e quanto da lei riferito sugli ultimi scontri, che sono evidentemente i principali, non fa altro che dimostrare ciò che già si sapeva da qualche mese).
Esprimo la solidarietà del mio gruppo a tutti i ragazzi che sono in questo momento in Afghanistan, ma se lei mi permette vorrei esprimere anche solidarietà ai nostri alleati, che in questi ultimi mesi, a differenza nostra (San Michele ha guardato giù) purtroppo sono stati un po' meno fortunati. Quindi, ai ragazzi nostri alleati in tale operazione va in questo momento un deferente pensiero.
Credo anche che gli scontri di questi giorni dimostrino che tutto sommato siamo Pag. 11un esercito valido: a differenza di quanto magari anche qualche alleato aveva ventilato per il passato, abbiamo un esercito veramente in grado di combattere. Oggi nel teatro di Farah i ragazzi stanno combattendo, dimostrando ancora una volta di più che non siamo lì solo per fare numero, ma siamo lì con reparti di alta efficienza, di alta preparazione, che sono in grado sicuramente non solo di autodifendersi, ma anche di combattere.
Mi dispiace aver letto stamattina in aereo un articolo su un primario giornale, che si definisce «collaterale a sinistra», che ha descritto con parole quasi ironiche l'impegno, preannunciato dal nostro Premier Berlusconi nell'incontro con il Presidente americano Obama, ad aumentare il nostro contingente: tratta l'Italia un po' come se noi andassimo ad offrire come vassalli un contributo di soldati al re, mentre in realtà non è così; noi come Lega non la leggiamo così, ma riteniamo che se anche vi sarà un maggiore impegno ed un maggior contributo delle nostre Forze armate sul campo afgano non è per rendere omaggio alla potenza americana, ma è perché ne condividiamo gli obiettivi, abbiamo un esercito valido e scendiamo alla pari su un teatro dove si combatte.
È chiaro, signor Ministro, che certamente è il momento di non abbassare la guardia, e su questo noi come Lega Nord le siamo vicini e siamo vicini alle nostre Forze armate. Soprattutto abbiamo l'obbligo di rimanere lì, abbiamo l'obbligo perché - lo ha già preannunciato Obama - cambierà la strategia militare in Afghanistan; si avvicinano le elezioni - che noi speriamo portino il Paese verso un rinnovato cammino, verso la democrazia e la pace - e quindi vi è un obbligo ancora maggiore di esserci e di rimanere.
Concludo esprimendo, signor Ministro, apprezzamento per il fatto che finalmente si comincia a parlare di un ridimensionamento della nostra missione a Sarajevo, di un rientro dei nostri militari. Approfitto per segnalarle la posizione della Lega che, come lei ben sa, sulla missione in Libano ha chiesto più volte una riconsiderazione, perché come abbiamo già più volte avuto modo di dire forse gli obiettivi non sono più quelli iniziali, quindi magari una riconsiderazione pare opportuna, soprattutto proprio per recuperare risorse a favore di questa missione importante in Afghanistan. Ci permettiamo di richiamare la sua attenzione su una rivisitazione di tante piccole missioni che abbiamo in giro e che sembrano più di facciata che di sostanza.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Gidoni.

FRANCO GIDONI. Concludo citando - come ha già fatto anche il collega Paglia - uno dei quattro pilastri, che è quello della ricostruzione, su cui richiamiamo l'attenzione del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, non intendo riaprire la polemica rispetto ai rilievi che ha mosso il collega Giachetti sulla presenza in aula del Governo, però resti agli atti che la giustificazione della Presidenza rispetto a tali rilievi non ci soddisfa.
Ringrazio il Ministro per la sua puntuale presenza, anche oggi, per questa informativa su quanto sta accadendo in Afghanistan, e lo ringrazio anche per l'opportuna visita che ha reso ai nostri feriti al Celio e per il proposito di rendere visita ai nostri militari impegnati nelle diverse missioni di pace. Questo è un compito che spetta sicuramente al Ministro, ma nel farlo rappresenta non solo il Governo, ma tutto il Parlamento.
Colgo però l'occasione, per svolgere alcune riflessioni, perché è sotto gli occhi di tutti gli osservatori - lo ho ricordato anche lei oggi - che nelle ultime settimane in Afghanistan si registra una situazione di crescente criticità e tensione. Prima del ferimento dei tre paracadutisti della brigata Folgore avevamo infatti, sempre in quest'Aula, discusso dell'incidente che ha coinvolto i nostri militari con l'uccisione di una bambina afgana innocente, Benhooshahr. Pag. 12
La tensione e il pericolo sempre concreto degli incidenti non può però farci tornare indietro rispetto agli obblighi internazionali assunti e che da sempre contraddistinguono l'impegno del nostro Paese nel panorama internazionale. Lei, signor Ministro, ha esposto con dovizia di particolari i fatti, e proprio questa esposizione ci fa capire, se mai ce ne fosse stato bisogno, che il nostro impegno in Afghanistan ha prodotto un salto di qualità.
Oggi siamo impegnati in una fase attiva del controllo del territorio che comporta evidentemente rischi più alti del semplice presidio delle postazioni. Il nostro impegno sul campo è diventato ancora più versatile e dinamico, però è importante che si svolga alla luce del sole e con piena assunzione di responsabilità da parte del Governo, senza ricorrere a complesse formule per giustificare un simile impiego (faccio o non faccio, dico o non dico).
Come ha ricordato la collega Villecco Calipari, questo è il vero punto, al di là del meticoloso elenco degli scontri avvenuti, e che comunque preoccupano per la situazione che si sta verificando in Afghanistan. Lei stesso, signor Ministro, nei giorni scorsi ha preannunciato l'invio di un nuovo battaglione - e lo ha confermato oggi - per garantire la sicurezza delle elezioni presidenziali.
Si tratterebbe di un battaglione di 400 uomini e donne che sarebbe autorizzato solo per il periodo elettorale, ma siamo certi (ed è facile anche prevederlo) che il Presidente del Consiglio, di ritorno dagli Stati Uniti, annuncerà la nostra disponibilità, se non ad aumentare il nostro contingente, certamente a modificare i caveat, quindi le regole di ingaggio, e su questo argomento è bene che il Governo parli chiaramente anche al Parlamento.
Infatti, il Parlamento è pronto ad assumersi le sue responsabilità. Siamo convinti che su questo terreno una maggiore prudenza nelle dichiarazioni e una maggiore chiarezza sarebbero d'obbligo anche per il rispetto verso i nostri militari che stanno svolgendo in un terreno tanto difficile il loro lavoro con dedizione e professionalità e con la consapevolezza di andare incontro a pericoli di diversa natura. I nostri uomini sono altresì consapevoli di dover usare la forza quando necessario e quando è previsto dalle regole di ingaggio. L'Unione di Centro crede nelle missioni internazionali di pace. Siamo consapevoli che non c'è libertà senza giustizia e non c'è pace possibile finché il terrorismo può reclutare e addestrare i suoi uomini in diversi Paesi cavalcando la paura, la povertà e la miseria di tanti, troppi uomini nel mondo.
Anche per questo ci saremmo aspettati delle parole chiare e nette dal Governo, quando la scorsa settimana il leader libico Gheddafi ha provato con una certa temerarietà ad equiparare gli Stati Uniti ai terroristi e alle forze del terrorismo. A proposito - come diceva il collega della Lega - dell'omaggio reso agli Stati Uniti, ci scandalizza l'«omaggio» che invece il nostro Governo ha reso al leader libico.
La diplomazia della tenda, signor Ministro, e della pacca sulla spalla può essere simpatica, a volte perfino utile, ma certo non è rispettosa della dignità del nostro Paese e dell'impegno dei nostri militari all'estero che portano il tricolore. Noi li abbiamo sempre sostenuti, senza se e senza ma, quando siamo stati al Governo, quando siamo stati all'opposizione durante il Governo Prodi, e li sosteniamo oggi che siamo all'opposizione di questo Governo. Una cosa però va detta chiaramente: usare l'incidente del 3 maggio scorso o quello accaduto la settimana scorsa come pretesti per riconsiderare la nostra presenza in quella zona sarebbe da irresponsabili, perché significherebbe non comprendere le pericolose conseguenze che ne potrebbero derivare, non solo per i civili afgani, ma anche per la sicurezza internazionale.
Concludo, signor Presidente. L'Italia non si è tirata indietro, anche quando ha pagato a caro prezzo con gli uomini caduti a Nassiriya e in altre circostanze il rispetto degli impegni internazionali, e siamo certi che non lo farà oggi, ma continuerà a svolgere i suoi compiti delicati nel rispetto del popolo afgano. Su questo, signor Ministro, Pag. 13il Governo sappia fin d'ora che avrà il nostro sostegno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, voglio ringraziare il Ministro per l'informazione che ha voluto rendere al Parlamento, che non è formale, anche perché ha aggredito alcune delle questioni più importanti (ovviamente niente è più importante della vita e della salute dei nostri militari impegnati all'estero). Quindi, voglio prima di tutto esprimere davvero un augurio di pronta guarigione al primo caporalmaggiore Stefano Borghi, al primo caporalmaggiore Tommaso Angelini e un saluto anche ad Alessandro Inghilterra, che è stato prontamente dimesso.
Raccolgo anche l'invito del Ministro a portare, quando andrà in visita ai nostri militari impegnati nelle missioni all'estero, anche il saluto della Camera dei deputati, almeno il saluto del gruppo dell'Italia dei Valori. Si tratta di un saluto convinto ad una condizione, me lo permetta, signor Ministro: ho apprezzato lo sforzo che lei ha compiuto questa mattina, ma venirci a riferire che i ragazzi, pur feriti, hanno il morale alto... ci mancava aggiungesse che il rancio era ottimo e abbondante e avevamo completato il meccanismo della propaganda più antiquata.
Sono preoccupato anche di alcune sue espressioni, quando lei ha parlato di forza «giusta». Non mi piace questa aggettivazione. Che cosa significa forza «giusta» e guerra «giusta»? Deve essere tutto equilibrato e proporzionato, e soprattutto allora vorrei che lei ricordasse ai nostri militari impegnati all'estero che sono là impegnati in operazioni di peacekeeping. Da questo punto di vista, siccome c'è una grande attenzione da parte dei vertici militari anche a come escono le notizie, aver letto sui giornali che, in riferimento a quegli episodi e a quella serie di incidenti che lei ha ricordato del 4, 5, 6 e 7 giugno, le nostre truppe erano impegnate in operazioni di «rastrellamento», a me personalmente ha urtato, semplicemente.
Siccome le parole hanno un peso, siccome ha un senso l'operazione di peacekeeping anche se abbiamo il consenso e lavoriamo, come è stato ricordato, per costruire un consenso rispetto alla presenza, dobbiamo leggere l'aumento delle accresciute ostilità - quella che lei ha definito «l'accresciuta pericolosità della situazione» - perché oggi in Afghanistan purtroppo non c'è più nessuna distinzione né rispetto alla missione Enduring Freedom, né rispetto alla presenza nostra in ISAF. Quindi, quello che intendo dire è che in questa situazione così preoccupante non è con l'invio di nuovi Tornado che si sostengono le azioni di peacekeeping. Dunque, la ringrazio per aver precisato che è stato deciso l'invio di 400 unità soltanto per il periodo elettorale.
Però, torno ad essere di nuovo preoccupato quando lei dice che non parliamo più di caveat perché si tratta soltanto di remark, quindi, di che cosa stiamo parlando, quando invece sappiamo bene che abbiamo ridotto questi tempi di preavviso a 72 a 6 ore? Il problema è che questo cambiamento delle modalità operative può comportare il cambiamento dell'obiettivo stesso della nostra missione da peacekeeping a peace enforcing e a qualcosa di più e di peggio.
Abbiamo alle viste altre scadenze: il 26 giugno si riunirà a Trieste la conferenza di stabilizzazione Af-Pak (ovvero Afghanistan-Pakistan), perché ormai si fa sempre più fatica a ragionare di un solo teatro. Bisognerà incominciare ad immaginare una regia che investa almeno la regione. Non a caso a questo appuntamento di Trieste sarà invitata anche una delegazione iraniana, non a caso c'è un'accresciuta preoccupazione anche nelle parole del Presidente Obama per le tensioni nuove che si stanno determinando all'indomani delle elezioni in Iran. Quello che intendo dire è che o la soluzione sarà politica, o non sarà la risposta militare, più o meno giusta, a risolvere i problemi né dell'Afghanistan, né dell'intera regione.
Concludo con un auspicio, ripetendo quello che mi è già capitato dire più volte anche in Commissione. Pag. 14
Io non riesco a capire come si possa continuare a immaginare che l'intervento in Afghanistan possa essere un intervento di carattere militare senza andare a colpire la vera realtà che può far implodere o esplodere quella situazione: il traffico della droga. Possibile che in quel Paese, così fortemente caratterizzato dalla presenza militare nostra, degli alleati, eccetera, aumenti la produzione e il traffico della droga? Possibile che non si riesca a capire chi produce, dove transita questa droga e come fa ad arrivare da questa parte? Ma, soprattutto, circa i proventi di questi traffici che finiscono nelle banche: è in questi santuari che bisogna andare a colpire le reti di finanziamento ai talebani da una parte e a quelli che lei chiama insorgenti dall'altra (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, in primo luogo ringrazio il Ministro per le indicazioni puntuali su questo incidente, sulle sue conseguenze e per la sua personale presenza nell'Aula del Parlamento. Naturalmente la nostra solidarietà va ai paracadutisti della Folgore e in generale alle Forze armate impegnate in un compito molto difficile e delicato come quello di molti fronti internazionali, in particolare dell'Afghanistan.
Ho preso atto anche della dichiarazione del Ministro circa il rafforzamento del contingente italiano in vista delle elezioni: lei ha fatto la cifra di 400 soldati, uomini, donne, carabinieri. Sui giornali che riferiscono della visita del Presidente del Consiglio si legge una cifra di 600 soldati, ma il Ministro ha detto di non avere avuto ancora il resoconto dell'incontro di ieri tra il Presidente degli Stati Uniti e il Presidente del Consiglio e quindi probabilmente il Parlamento verrà informato di una eventuale indicazione che scaturirà da quei colloqui.
Infine, il Ministro ha accennato con preoccupazione e serietà ai crescenti rischi che incontrano le truppe impegnate nella missione in Afghanistan. Evidentemente questi rischi sono collegati in parte all'avvicinarsi delle elezioni: è chiaro che insorgenti, insorti, gruppi di talebani e così via, possono pensare di concentrare i loro sforzi nel rendere il clima di quel Paese più incandescente in vista di una normalizzazione che si spera possa venire dalle elezioni.
È chiaro però - ma non è questa la sede per affrontare il tema - che il problema dell'Afghanistan dovrà essere esaminato a fondo in sede internazionale, in sede NATO e anche dal nostro Parlamento nella seconda parte dell'anno. La questione di come si possa, non solo continuare lo sforzo, ma anche dare una prospettiva politica alla conclusione di questa difficile missione della NATO - possiamo dire la prima e più difficile missione internazionale della NATO, a parte il problema della Jugoslavia di qualche anno fa - è un tema che dovrà essere affrontato a suo tempo con molta serietà in tutti gli ambienti internazionali e anche nel nostro Parlamento.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14.

La seduta, sospesa alle 10,40, è ripresa alle 14,10.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Boniver, Caparini, De Biasi, Lucà, Mura, Ravetto, Paolo Russo, Valducci e Vietti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Pag. 15

Trasferimento a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge nn. 2120 e 1896.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge della quale la IV Commissione (Difesa) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
S. 1202. - Senatori CANTONI ed altri: «Modifica dell'articolo 6 del decreto legislativo 28 febbraio 2001, n. 82, in materia di arruolamento dei congiunti di appartenenti alle Forze armate vittime del dovere» (Approvata dalla 4a Commissione permanente del Senato) (2120).

A tale proposta di legge è abbinata la proposta di legge CIRIELLI: «Modifica all'articolo 6 del decreto legislativo 28 febbraio 2001, n. 82, in materia di arruolamento per chiamata diretta nominativa nel ruolo dei volontari di truppa in servizio permanente in favore dei congiunti delle vittime del dovere» (1896).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1534 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile (Approvato dal Senato) (A.C. 2468) (ore 14,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali ed hanno avuto luogo le repliche del relatore e del rappresentante del Governo.
Avverto che, prima della seduta, da parte dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro sono stati ritirati numerosi emendamenti.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già presentate in Commissione ed in tale sede dichiarate inammissibili, in quanto non strettamente attinenti alla materia oggetto del decreto-legge: l'emendamento Motta 6.53, nonché l'emendamento Rainieri 6.55 che, prevedendo la possibilità di convocare le elezioni amministrative alla data che sarà fissata dal Ministero dell'interno anche per quei comuni in cui a causa di irregolarità formali nella presentazione delle liste è stato impedito lo svolgimento delle suddette elezioni nei giorni del 6 e 7 giugno, non fanno riferimento ai comuni specificamente interessati dall'evento sismico ed individuati con ordinanza della Presidenza del Consiglio, potendo quindi avere portata estesa a tutto il territorio nazionale.
Avverto, infine, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative non previamente presentate in Commissione, che introducono argomenti nuovi, non strettamente attinenti alla materia oggetto del decreto-legge: l'emendamento Di Biagio 5.100, volto al rilascio del permesso di soggiorno con motivazioni umanitarie in favore dei cittadini extracomunitari residenti e in attività alla data del 5 aprile 2009 nelle aree colpite dal sisma; l'emendamento Rainieri 8.4, volto ad estendere anche ai comuni interessati dagli eventi sismici verificatisi il 23 dicembre 2008 nelle province di Parma e di Pag. 16Reggio Emilia le disposizioni riferite all'attuazione della politica agricola comune nella regione Abruzzo; l'emendamento Nucara 10.100, che destina due milioni di euro annui, a decorrere dall'anno 2010, al funzionamento del Comitato nazionale italiano per il microcredito. Tale proposta emendativa non è stata previamente presentata in Commissione ed è riferita ad una materia non ricompresa nel testo originario del provvedimento né nell'ambito degli emendamenti presentati Commissione; l'emendamento Libè 13.106, che destina, a tutte le regioni soggette ai Piani di rientro dai disavanzi sanitari, e quindi non soltanto alla regione Abruzzo, risorse per la copertura degli oneri derivanti dalla sottoscrizione dell'Accordo per l'erogazione delle prestazioni termali.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2468)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2468), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2468).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2468).
Ha chiesto di parlare il presidente della Commissione bilancio, onorevole Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, l'enorme mole degli emendamenti presentati a questo provvedimento - che apprendo essere ridotti in questo momento a seguito di numerosi ritiri - non hanno permesso alla Commissione bilancio di esaurire il proprio lavoro. Le chiederei una mezz'ora di tempo per svolgere il lavoro ulteriore e per permetterci di concludere quanto è il nostro dovere.

PRESIDENTE. Prendo atto della richiesta che mi sembra incontestabile. Quindi, avverto che sospenderò la seduta fino alle ore 15.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,16).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, negli ultimi giorni, dopo le elezioni in Iran, i mass media mondiali stanno diffondendo l'immagine di una sommossa popolare sollevatasi dopo la dubbia riconferma di Ahmadinejad alla Presidenza dello Stato.
Immagini terribili di violenza e scontri sono corsi sui nostri schermi, immagini che illustrano la volontà del regime di soffocare ogni tentativo di cambiamento. L'establishment iraniano non solo ha usato l'esercito contro i suoi stessi cittadini, ma ha attentato alla libertà d'informazione, impedendo l'accesso a Youtube, dove venivano mostrate immagini degli scontri a Teheran riprese con i cellulari. Troupe giornalistiche di tutto il mondo sono state aggredite con il sequestro delle riprese video. Kalameh Sabz, il giornale di Mir Hossein Mussavi, ex candidato moderato, è stato messo al bando. Il popolo, tuttavia, non si è arreso ed ha continuato a far sentire la sua voce: un'onda cavalcata principalmente dalla popolazione moderata dell'Iran, in particolare studenti e donne. I soldati sparano sulla folla e non si placano le violenze ai danni dei civili.
L'Italia e l'Europa non possono restare a guardare: devono sostenere con i mezzi e nei modi più opportuni questa primavera iraniana.
Mi rivolgo, allora, al Ministro degli affari esteri Franco Frattini affinché, come suo solito costume, ci informi su quanto sta Pag. 17accadendo a Teheran e sproni i ventisette Paesi membri dell'Unione europea ad assumere una posizione chiara e comune per salvaguardare i diritti umani e la libertà di informazione.
Non vogliamo assistere alle impiccagioni sommarie degli oppositori del regime per le strade del Paese. Non dobbiamo permettere che in sede internazionale vengano abbassati i riflettori su una popolazione che sta lottando con tutte le forze per uscire dalla spirale di oscurantismo e di estremismo in cui è relegata da un manipolo di fondamentalisti. Non lasciamo gli iraniani soli. Non lasciamo gli iraniani soli (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico)!

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, intervengo per associarci alla richiesta che l'Italia svolga in pieno il proprio ruolo in questo momento difficile per gli iraniani dopo elezioni che ormai si sono tenute diversi giorni fa e che certamente gettano un'ombra sulla trasparenza e probabilmente anche sulla gestione successiva in Iran sia dei risultati del voto, sia delle manifestazioni che l'opposizione ha messo in campo in questi giorni.
Crediamo che gli iraniani non debbano essere lasciati soli né dall'opinione pubblica italiana ed europea, né tanto meno dai Governi europei e dall'Unione europea in quanto tale.
Crediamo che sia giusto che l'Italia assuma tutte le iniziative utili nelle sedi internazionali per manifestare questa vicinanza al popolo iraniano innanzitutto, qualunque sia stata l'espressione della sua volontà politica; ciò affinché le istituzioni iraniane possano essere fedeli all'espressione del voto che gli iraniani hanno esercitato.
Pensiamo, inoltre, che possa essere utile e giusto che il Governo italiano venga in Parlamento per riferire delle iniziative prese in questi giorni e di quelle che intende assumere nei prossimi giorni sia in sede europea, sia nelle sedi internazionali.
È evidente, infatti, che in Iran vi è in questi giorni un'emergenza di democrazia, di trasparenza, di garanzia dei diritti civili e politici dell'opposizione e pensiamo che una grande democrazia, come quella italiana, insieme ad altre grandi democrazie, come quelle europee, non possa lasciare sola un'intera popolazione, che, evidentemente, sta vivendo un momento di grande, seria ed estrema difficoltà, che avrà anche un indubbio impatto sulle dinamiche degli equilibri internazionali per quanto riguarda la pace e lo sviluppo della regione mediorientale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori perché credo che su questo argomento intervenga il collega Mantini; abbiamo ascoltato la richiesta del presidente della Commissione bilancio, che ha ancora bisogno di mezz'ora o tre quarti d'ora.
Siccome mi risulta che vi è un impegno un po' trasversale ad accorciare il più possibile i tempi rispetto alla conclusione dell'esame di questo provvedimento, chiederei (ma non vorrei avanzare una proposta fuori dal Regolamento) che si potesse proseguire con la discussione sul complesso degli emendamenti: dato che più deputati hanno chiesto di parlare, guadagneremmo del tempo, che mi pare sia nell'interesse di tutti.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, intervengo solo per far presente che ieri, nella civilissima Milano, Pag. 18è stato impedito a un Ministro della Repubblica, il Ministro Gelmini, di prendere parte alla presentazione del libro di un direttore di un giornale che si sarebbe dovuta svolgere alle 18 presso la libreria Mondadori. Ciò è stato impedito da manifestanti facinorosi, che hanno dimostrato, con questo loro comportamento, quanto hanno a cuore la libertà, la democrazia e il dibattito sui fatti nel nostro Paese.
Ora, in democrazia tutto può dirsi delle riforme, che sono fatte bene o sono fatte male, che vanno nella direzione giusta o nella direzione sbagliata, ma la cosa più inaccettabile è che non a un Ministro, ma al pubblico che voleva sentire questo Ministro, ai comuni cittadini, sia stato impedito di prendere parte a un momento che celebrava comunque la democrazia e la libertà.
Credo che il Parlamento debba stigmatizzare con molta decisione comportamenti di questo genere, che pensavamo aver lasciato nel nostro passato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo brevemente solo per condividere le osservazioni fatte dalle colleghe Sbai e Mogherini Rebesani sul tema della compressione dei diritti politici, civili e umani in Iran.
È un tema che è sotto i nostri occhi: è molto chiaro quello che sta avvenendo in Iran. D'altra parte, il regime del presidente iraniano Ahmadinejad si era già dimostrato in passato per quel che era, soprattutto nel volto antisemita.
Devo dire che è particolarmente grave - lo dico anche come componente della delegazione OSCE - che le elezioni siano soggette a sospetti brogli e, soprattutto, a conseguenze e fatti repressivi di tale evidenza (Applausi del deputato Sbai).
Approfitto però anche per manifestarle, signor Presidente, l'assoluta condivisione dell'iniziativa che in questi giorni, in queste ore ha preso lei personalmente, ma riflettendo una consapevolezza diffusa nei gruppi parlamentari, a proposito della Libia e della tutela dei diritti umani in tutte le parti dell'emisfero; perché in un tempo in cui vorremmo regole diverse e migliori per il governo dell'economia, dobbiamo capire che i giusti interessi economici non devono essere disgiunti dalla tutela dei diritti civili, politici ed umani e dall'ampliamento della democrazia in tutto il mondo.
Mi auguro che questo impegno comune della Camera prosegua su tutti i temi, su tutti gli emisferi, senza reticenze, senza un eccesso di ragion di Stato.

LUCIA CODURELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, il marchio di clandestinità uccide. Mi rivolgo a lei, signor Presidente, perché recentemente, quando si è approvato in Aula il cosiddetto decreto-legge sicurezza, noi denunciammo con forza che esso conteneva delle norme che avrebbero ucciso persone.
Venerdì scorso una donna, una badante ucraina di 39 anni, incinta, è morta dissanguata in provincia di Bari. Questa donna è stata rinchiusa in casa, non si è rivolta a nessuno, tanto meno ha richiesto aiuto da parte dell'assistenza sanitaria perché era clandestina. Così è morta.
Credo che questi fatti non possano assolutamente rimanere sottaciuti. Quando allora denunciammo queste cose, siamo stati tacciati di faziosità. Questi sono fatti, e noi crediamo che in Italia, in un Paese civile, queste cose non possano e non debbano succedere.
Per questo mi appello a lei, come Presidente di questa Camera, affinché non si rimanga indifferenti, affinché si riesca a rimettere in qualche modo tutto ciò in Pag. 19discussione e a pensare che anche queste sono vite umane; si parla di vita in senso astratto, e poi non si pensa assolutamente al fatto che queste donne, che sono nel nostro Paese, che aiutano le nostre famiglie, che aiutano le persone anziane, sono considerate solo dei numeri, e non invece vita. Intervengo affinché questa voce non rimanga isolata: non possiamo assolutamente permetterci che avvengano altre morti di questo genere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, il mio intervento sarà brevissimo. Vorrei dare soltanto un'informazione, perché non l'avete letta sui giornali: un bambino palestinese è stato accusato di essere collaborazionista con Israele, ed è stato torturato e ucciso da suo padre e dallo zio.
Vorrei che queste notizie apparissero anche sui nostri giornali (io l'ho potuta leggere su un giornale israeliano), perché danno il segnale di un odio antisemita ancora veramente furibondo e bestiale: un bambino ammazzato dai suoi genitori, dalla sua famiglia, perché sospettato di essere collaborazionista con Israele.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2468)

PRESIDENTE. Avverto che i deputati della Lega Nord hanno anch'essi ritirato gli emendamenti presentati.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 14,30, è ripresa alle 15,20.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

PRESIDENTE. Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che saranno posti in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 2468).
Avverto, altresì, che sono stati ritirati dal presentatore gli emendamenti Di Biagio 3.100 e 5.100.
Passiamo agli interventi sul complesso delle proposte emendative presentate.
Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Incecco. Ne ha facoltà.

VITTORIA D'INCECCO. Signor Presidente, l'impegno del gruppo del Partito Democratico, e degli altri colleghi dell'opposizione, al Senato, insieme alle proteste dei cittadini delle zone terremotate, hanno fatto sì che il Governo intervenisse sul decreto-legge inizialmente licenziato e portato al Parlamento e lo trasformasse in alcuni punti salienti. Nel decreto-legge del Governo, noi, come gran parte degli amministratori locali, delle forze economiche e sociali, dei cittadini dell'area colpita dal sisma, abbiamo segnalato, da subito, almeno due grandi problemi. Il primo... signor Presidente, non si sente, forse...

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole D'Incecco. Colleghi, per cortesia, chi non è interessato ad ascoltare la collega, che almeno faccia silenzio.

VITTORIA D'INCECCO. Il primo problema era quello di non riconoscere a chi ha avuto beni immobili (in particolare la casa di abitazione) distrutti e danneggiati, il diritto a un'integrale copertura delle spese necessarie a ricostruire o a riparare. Si tratta di un diritto che è stato sempre riconosciuto nelle emergenze precedenti a quella abruzzese e che, invece, proprio per la nostra regione, in maniera inversamente proporzionale all'esposizione mediatica, il Presidente del Consiglio aveva pensato bene di negare; oltretutto, si intendeva contribuire alle spese esclusivamente con il credito d'imposta e il finanziamento agevolato. Pag. 20
Il secondo problema è l'assoluta vaghezza in ordine alla copertura finanziaria dell'intera operazione. Grazie al lavoro intenso fatto dalle opposizioni, in particolare dal gruppo del Partito Democratico, al Senato, dagli amministratori locali, dalla gente di quei territori che ha fatto sentire la sua voce, sono state apportate delle modifiche che hanno cominciato a dare qualche risposta alle legittime preoccupazioni dei cittadini de L'Aquila e degli altri comuni colpiti dal sisma (specialmente per ciò che riguarda le case di abitazione principale). Molti altri dubbi, però, restano. Su questo il Partito Democratico alla Camera, nelle Commissioni e in Aula, ha fatto uno sforzo importante di progettazione e di protesta, sperando di riuscire ad aprire un varco di attenzione, di riflessione critica, anche dentro la maggioranza. Signor Presidente, ma se non mi stanno ad ascoltare...

PRESIDENTE. Vi prego, onorevoli colleghi. Onorevole D'Incecco, prosegua.

VITTORIA D'INCECCO. Purtroppo, ad oggi, non abbiamo avuto molta soddisfazione. Confidiamo nella capacità dell'Aula di cogliere la necessità di apporre correttivi nell'interesse esclusivo delle popolazioni abruzzesi colpite dal sisma.
Un punto su cui intervenire è sicuramente quello della copertura finanziaria. Tutto il capitolo della ricostruzione, con particolare riguardo alle abitazioni non principali e alle attività produttive, resta appeso ad un filo di vaghezza. Eppure si tratta, da una parte, della maggiore quantità di patrimonio distrutto, e dall'altra, del cuore attivo della ripresa di una vita normale.
Un altro punto su cui fare chiarezza è nel mancato equilibrio tra i poteri, tra il Commissario delegato alle funzioni di gestione dell'emergenza e gli enti locali. L'idea del Governo è che, non per i mesi dell'emergenza, ma per i prossimi anni, la gran parte delle funzioni di Governo nei territori colpiti dal sisma sarà nelle mani di un Commissario che, a prescindere da chi ricopre la funzione, è per sua natura un soggetto su cui non grava un vero controllo democratico e popolare (livello di responsabilità che, invece, esiste per gli enti locali). Per quanto possa essere grande la stima e la considerazione per il sottosegretario Guido Bertolaso, che ad oggi è titolare di tale funzione, riteniamo questa scelta un grave errore.
Non si può affidare ad una struttura commissariale tutto il governo di un territorio, sottraendo agli enti locali scelte urbanistiche, progetti di sviluppo, localizzazioni. Non si può far passare sopra la testa delle comunità locali decisioni che di fatto modificano identità, luoghi, territori. Sono i comuni i titolari esclusivi degli strumenti urbanistici. Lo dicono ripetute sentenze della Corte costituzionale, lo dice oltretutto il buonsenso. È giusto che una struttura rapida e snella come un commissariato gestisca la fase dell'emergenza al fine di garantire velocità di realizzazione, ma il quadro delle scelte della ricostruzione non può essere disegnato senza sentire i territori e i loro rappresentanti...io mi rifiuto di continuare così, signor Presidente...

PRESIDENTE. Onorevole D'Incecco, non posso costringere i colleghi ad ascoltarla. Posso solo invitare a fare silenzio, per cortesia.

VITTORIA D'INCECCO. Mi sembra che vi sia poca sensibilità, scusate...

PRESIDENTE. Prego, collega.

VITTORIA D'INCECCO. Appare curioso oltretutto che tale scelta arrivi da un Governo che sbandiera tanto le ragioni del federalismo e del governo dei territori. Appare davvero la scelta di chi vuole essere federalista un giorno e centralista un altro giorno, a seconda delle convenienze.
Vi sono anche molte altre questioni che devono essere affrontate meglio in questo disegno di legge e su cui abbiamo ritenuto di presentare proposte emendative. Esse riguardano, come detto, la copertura finanziaria, il coinvolgimento degli enti locali Pag. 21nelle scelte strategiche, ma anche manovre economiche più efficaci per far ripartire l'economia per le piccole e medie imprese, per i laboratori artigianali, per gli esercizi commerciali, per gli studi professionali, per tutti quei soggetti che operano, lavorano e producono reddito. Mi riferisco altresì alla questione delle abitazioni, per le seconde case dei residenti o per le case dei non residenti, agli interventi sui beni culturali che in una città d'arte come L'Aquila rappresentano non sola una questione di dignità dell'arte ma anche di investimento produttivo, essendo il turismo uno degli elementi fondanti dell'economia locale. Esiste poi una questione che riguarda i comuni, i loro bilanci, il patto di stabilità, il delicato equilibrio che si trovano a dover mantenere in una situazione che però ha travolto qualunque programmazione.
Anche in questo caso il Governo deve farsi carico di evitare il dissesto di enti locali che stanno sostenendo spese impreviste per un'emergenza che è superiore alle loro stesse capacità economiche e di gestione. Vi è il problema delle scuole. A settembre i ragazzi devono essere messi nelle condizioni di tornare in aula, di frequentare le loro classi. C'è una grande questione che riguarda l'inserimento scolastico dei figli degli sfollati che sono stati dirottati in altre zone.
C'è il problema più generale, ma importantissimo, delle verifiche antisismiche. Se la tragica occasione del terremoto poteva e doveva essere un'occasione per avviare un grande programma di adeguamento antisismico in tutte le zone a maggior rischio terremoto, questa occasione è perduta perché su questo - come sugli altri temi elencati - il disegno di legge in esame non dice parole adeguate, Presidente, non porta proposte sufficienti, non delinea una strategia convincente.
Io mi auguro, signor Presidente, onorevoli colleghi, che con la discussione in Aula si possa arrivare ad un testo veramente condiviso e soprattutto utile ad una gestione efficace e trasparente del dopo terremoto. Qualcosa al Senato si è mosso, ma non abbastanza. Poco altro è successo nelle Commissioni qui alla Camera. La parola adesso è all'Assemblea, dove ci auguriamo di trovare una maggioranza lungimirante e coraggiosa che sappia cogliere l'importanza delle nostre proposte che - è bene ricordarlo - arrivano dal basso, dalle popolazioni, dai territori, dalla gente. Non a caso siamo noi deputati abruzzesi a farcene portavoce (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, sottosegretario Menia, cari colleghi, senza retorica e senza polemica cercherò di ragionare sul passaggio parlamentare più impegnativo del dopo terremoto in Abruzzo, vale a dire sul momento della ricostruzione, reso ancora più delicato dal diffuso senso di smarrimento tra le persone accolte nelle tendopoli e dal rischio che con il trascorrere delle settimane i riflettori possano spegnersi, per riaccendersi occasionalmente solo in concomitanza di qualche visita istituzionale o del prossimo vertice internazionale dell'Aquila.
La prima considerazione che mi sento di fare è che per il processo di ricostruzione dei 49 centri abitati del cosiddetto cratere e dello stesso capoluogo abruzzese occorreranno anni, e ciò al di là delle buone cose fatte con professionalità e abnegazione dalla Protezione civile e anche dal Governo. Per ciò che riguarda la predisposizione e la consegna dei moduli abitativi prefabbricati, se per un verso ascoltiamo il Commissario Bertolaso affermare che spera di consegnarli alla metà di settembre, peraltro si osserva che i tecnici per il momento hanno soltanto individuato le aree dove edificarli. La situazione al momento è la seguente: nella provincia dell'Aquila sono circa 60 mila le persone assistite dalla Protezione civile, di cui 26 mila nelle tendopoli e poco più di 32 mila ospitate in strutture alberghiere, sulla costa oppure in case private. Gli appartamenti prefabbricati che la Protezione Pag. 22civile intende costruire a tempo di record potranno accogliere soltanto 12 mila persone. La radiologia sul patrimonio edilizio privato e pubblico rende l'idea della catastrofe: dai sopralluoghi effettuati nella provincia dell'Aquila risulta agibile soltanto il 53 per cento degli edifici; il 13,6 per cento degli stessi ispezionati risulta temporaneamente inagibile in tutto o in parte; il 24 per cento inagibile e quasi il 5 per cento da demolire. Anche il patrimonio artistico è stato profondamente colpito: la metà degli edifici è crollata o inagibile e tra questi vi sono 300 chiese su 650. Preciso che le cifre e le percentuali menzionate riguardano solo i 49 comuni del cratere ufficialmente censiti, lasciando esclusi quelli cosiddetti fuori perimetrazione, che non avranno diritto alle provvidenze e alle agevolazioni statali.
Appare molto critica anche la situazione degli edifici pubblici: è agibile infatti solo il 52 per cento delle scuole e il 43 per cento delle strutture sanitarie, senza dire che l'ospedale dell'Aquila, inaugurato due anni fa, è completamente evacuato e pieno di tendopoli all'esterno. Insomma i tempi per il ritorno ad una qualche forma di normalità andranno commisurati con la vastità e l'ingenza dei danni che ho appena riassunto e l'esperienza vissuta come cittadino e amministratore durante e dopo il terremoto del Friuli mi porta ad essere molto pragmatico. Nel caso del Friuli i senzatetto furono molti di più: 100 mila; 18 mila case andate completamente distrutte e 70 mila quelle danneggiate. I comuni interessati 137, sicuramente danni molto maggiori rispetto a quelli del terremoto del 6 aprile. In ogni caso la ricostruzione è stata completata nell'arco di ben 15 anni circa. Bisogna, quindi, avere il coraggio di dire parole di verità sulla ricostruzione in Abruzzo, sia per quanto riguarda la tempistica sia per quanto riguarda le reali risorse che servono e che qui sono state messe su un piatto. Sappiamo bene che il terremoto è anche una partita politica, con chi si vanta delle cose fatte bene e chi accusa ritardi ed errori. Nell'interesse delle comunità colpite, l'Unione di Centro ha scelto di restare fuori dalle polemiche, pur sollecitando Governo e maggioranza ad essere più realistici, poiché in caso contrario le migliaia di persone ospitate nelle tendopoli avranno la percezione di essere state illuse o, peggio ancora, prese in giro.
Entrando nel merito del provvedimento, in tutta onestà, ritengo che non si possa affrontare seriamente un processo di ricostruzione solo in termini di risarcimento degli immobili adibiti ad abitazione principale. Se l'articolo 3, comma 1, non dovesse essere corretto nel senso di ampliare la platea, si rischierà di compromettere gran parte della complessa opera di ricostruzione. Lo stesso discorso in misura amplificata vale per L'Aquila, che rischia di avere un centro storico groviera con case ristrutturate affianco a case abbandonate e con le deleterie conseguenze che possiamo immaginare.
In questo caso abbiamo gli esempi anche del Friuli, dove la prima e seconda casa sono state tutte recuperate, magari con percentuali diverse sui contributi che venivano dati. Il risarcimento significa ricostruzione del patrimonio abitativo e non soggettivo: vogliamo salvaguardare veramente storia e cultura e tradizioni di quella regione, come gran pare peraltro del nostro Paese.
Non è tutto: le misure contenute negli articoli 3, 4, 8 e 10 del decreto-legge in esame sull'Abruzzo non possono esaurire la politica di ricostruzione del Governo, dato l'impatto che l'evento sismico ha avuto sul territorio. Sarà necessario avviare un vero e proprio piano strategico, che ridisegni l'insieme del sistema economico, produttivo e commerciale della provincia aquilana e non solo. Non vi è riparazione di edificio privato che contribuisca ad avere un ritorno alla normalità se poi la fabbrica, il negozio, il laboratorio artigianale, lo studio professionale rimangono macerie o se gli allevatori o gli agricoltori arrivano a considerare antieconomico continuare ad accudire i propri animali oppure occuparsi dei campi coltivati. In gioco vi è il rischio della desertificazione di un intero territorio, che doveva fare i conti già prima con i ritardi strutturali, Pag. 23il suo spopolamento, la tentazione della sua comunità di emigrare verso altre province e regioni. I danni e le devastazioni che un evento sismico di queste proporzioni provocano all'integrità della vita, ai beni, agli insediamenti e all'ambiente sono tali e tanti che il Governo dovrebbe sentirsi impegnato soprattutto in termini economici a mettere in atto una politica di ricostruzione e di ampio respiro, dove l'operatività degli interventi non sia rimessa alle sole ordinanze del commissario delegato, ma rappresenti il risultato di una stretta collaborazione con la regione e soprattutto con la provincia ed i comuni interessati.
Nel corso dell'istruttoria legislativa del provvedimento al nostro esame, nonostante i miglioramenti apportati dal Senato, sul punto è riemersa da più parti la richiesta di bilanciare ulteriormente il testo, nei passaggi in cui sembra assegnare poteri illimitati alla protezione civile (e su questo punto tornerò alla fine). Condividiamo tale richiesta.
Noi riteniamo tra l'altro che le regioni, proprio in occasione delle calamità naturali, debbano partecipare direttamente, stante la propria disponibilità, alla realizzazione e alla consegna di un congruo numero di moduli abitativi prefabbricati di assoluta qualità, rispondenti ai più moderni standard di sicurezza, immediatamente fruibili e riutilizzabili eventualmente in prospettiva. Ciò rafforzerebbe quell'asse tra centralità e comunità intermedie, indispensabile a dare vera applicazione ai valori di solidarietà nazionale e sussidiarietà proclamati nella Costituzione. Proprio la straordinaria collaborazione tra le istituzioni centrali e le amministrazioni locali rappresentò la spina dorsale che sostenne l'opera di ricostruzione in Friuli, tanto che per ciò ottenne il coordinamento dei soccorsi, e si distinse soprattutto per un'attenta ed efficace gestione dei fondi statali.
Con estrema chiarezza, anticipo sin d'ora che il mio gruppo non ritarderà il cammino parlamentare del decreto-legge n. 39 del 2009 e ciò per rispetto delle vittime, delle loro famiglie e dell'intera comunità abruzzese. L'unico modo per onorare queste persone è dimostrare responsabilità istituzionale e lavorare per una ricostruzione certa e veloce, indicando i precedenti virtuosi ai quali ispirarsi per fare presto e bene e ripudiando al contrario quelli esecrabili come esperienze che noi conosciamo.
Non è quindi per campanilismo, ma solo per portare un contributo costruttivo al dibattito odierno, che torno a sostenere l'importanza di ispirarsi al modello seguito in Friuli, unanimemente giudicato dalle forze politiche italiane e non solo esemplare per efficienza e serietà. A partire dal 6 maggio del 1976, l'emergenza determinata da quell'evento sismico originò un approfondito dibattito istituzionale, che sfociò nel coinvolgimento dei sindaci e quindi nella delega agli stessi quali funzionari delegati per tutti gli adempimenti della ricostruzione.
Dentro e fuori il Parlamento siamo tutti consapevoli che non sono tanto i terremoti in quanto tali a provocare morte e distruzione, ma gli edifici che ci crollano in testa. Uso un paradosso perché vorrei portare il mio intervento sul tema centrale, ovvero la riduzione del rischio sismico, al quale l'articolo 1-bis introdotto al Senato - che anticipa al 30 giugno 2009 l'entrata in vigore della normativa antisismica sulle costruzioni - e l'articolo 11 hanno meritoriamente dedicato il giusto spessore.
Vi è, tuttavia, un rischio di sazietà verso un argomento tanto centrale, quanto usurato da discorsi spesso ripetitivi e da impegni politici quasi solo e sempre verbali. I terremoti, purtroppo, fanno parte della storia del nostro Paese. Non sono emergenze, sono violenze naturali antiche, che si affiancano alle violenze sociali, alle mafie, alla vecchia e nuova criminalità, alla corruzione, e a quant'altro. È tempo che l'Italia si doti di quell'etica antisismica fisiologicamente diffusa in Giappone e in California, mettendo in campo una squadra di legislatori antisismici - mi si passi questo termine - attenti ai catasti, agli uffici tecnici, ai cantieri, al lavoro degli assessorati all'urbanistica e a quello della Pag. 24sovrintendenza. Infatti, non è accettabile che esistano ancora regioni, peraltro altamente a rischio, dove le questure, le prefetture, i tribunali e anche gli ospedali e le residenze universitarie siano ospitati in edifici costruiti, magari, con la sabbia di mare, piuttosto che con il cemento armato.
Le norme antisismiche sono, al tempo stesso, prudenza e coraggio di vivere; sono la stabilità di un Paese instabile, la fermezza di una penisola ballerina. Sono come le strisce pedonali o la segnaletica stradale, che non evitano gli incidenti ma, qualche volta, ne limitano le conseguenze. Oggi, le norme antisismiche rappresentano l'unico strumento in grado di salvarci dall'altissimo costo di morti, di mutilati, di sradicati e dalla dilapidazione di risorse pubbliche. Peraltro, in misura maggiore di ogni altro luogo al mondo, in Italia vi sono bellezze, la ricca presenza di città d'arte, musei, passaggi, un autentico patrimonio dell'umanità, che avrebbe dovuto convincerci, da tempo, a sviluppare quell'etica antisismica che, invece, ancora non vi è dappertutto.
Concludo, signor Presidente, augurandomi con sincerità che, così come il nostro Paese riesce a dare il meglio del proprio carattere nazionale nelle peggiori tragedie, riuscirà anche a mettere maggiore coerenza tra le buone intenzioni ed i comportamenti. Per questo, l'Unione di Centro, offrendo al dibattito odierno e futuro argomenti concreti, al di là di retorica e polemiche, è pronto. Abbiamo bisogno di far maturare un'etica antisismica nazionale ad ogni livello e ciò sarà possibile solo se lavoreremo tutti insieme, legislatori, giudici, sovrintendenti, costruttori, scienziati, cittadini, ognuno in base al suo ruolo e alle sue responsabilità.
L'Unione di Centro ha ritirato oltre cento dei suoi emendamenti e spera che questo dibattito accolga le proposte emendative che abbiamo presentato e che si faccia tesoro degli esempi positivi del passato. Ci rendiamo conto che in questo provvedimento non tutto può essere esaustivo, ma si facciano delle previsioni e ci si impegni su provvedimenti successivi, tesi a dare miglioramento e risposte certe.
Questo Governo non si faccia prendere la mano, signor sottosegretario, dalle deleghe o dalle circolari. Se serve qualcosa di nuovo, e di meglio, per completare questo provvedimento, lo si faccia attraverso un provvedimento discusso all'interno di quest'Aula. Se il Governo dovesse scegliere la scorciatoia delle deleghe e delle circolari, a pagare saranno i cittadini abruzzesi sulla loro pelle e a rimetterci sarà anche l'immagine del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, colleghi, la presentazione da parte del Governo del decreto-legge n. 39 del 2009, relativo agli interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma nella regione Abruzzo, ha sollevato critiche, dubbi e forte preoccupazione, a cominciare dagli stessi cittadini e amministratori locali nei territori colpiti, che hanno, da subito, chiesto importanti correttivi al provvedimento.
Un testo iniziale, per certi versi inaccoglibile, che il Senato ha solo parzialmente migliorato in alcuni punti, lasciando, però, nel complesso un decreto-legge che risulta ancora fortemente e pesantemente insoddisfacente e lacunoso. Una sorta di «provvedimento cornice», con pochissime cifre certe, in cui gran parte delle decisioni saranno prese, come una sorta di delega in bianco al Governo, attraverso le ordinanze che, via via, si succederanno.
Tra l'altro, non è stato affatto sciolto il nodo principale del provvedimento, riguardante la copertura aleatoria degli interventi di emergenza, e in questo contesto la totale insufficienza delle risorse immediatamente disponibili e spendibili per la fase cruciale 2009-2010.
Vediamo rapidamente alcune delle principali criticità del decreto-legge. Uno Pag. 25dei principali e preoccupanti elementi deboli del decreto-legge rispetto agli annunci del Governo sta nella sostanziale mancata indicazione nero su bianco delle somme effettivamente messe a disposizione dei cittadini e dei comuni per l'emergenza e per l'immediata ricostruzione. Di fatto, sono indicate con precisione solo le risorse per le casette transitorie, facendosi per tutto il resto rinvio alle ordinanze di protezione civile future.
Si è, peraltro, di fronte ad un'inconsueta dilatazione dei tempi degli interventi, cui sono destinate somme variabili, secondo criteri ignoti, addirittura fino al 2033. Gran parte degli 8,5 miliardi annunciati, ammontanti però, realisticamente, a poco meno di 6 miliardi di euro, saranno disponibili solo nell'arco di tempo di 24 anni. Per il primo biennio è stata stanziata effettivamente la somma di 1,7 miliardi di euro. Per la ricostruzione o la riparazione di immobili distrutti o inagibili adibiti ad abitazione principale, ovvero per l'acquisto di nuove abitazioni sostitutive, il decreto-legge iniziale prevedeva la concessione di contributi parziali (all'articolo 3, dedicato alla ricostruzione), senza fare alcun riferimento ad una cifra specifica. Solo nella relazione tecnica allegata si ipotizzava la somma di 150 mila euro quale tetto massimo spettante ai singoli cittadini per la prima casa.
In pratica, non era previsto il risarcimento del 100 per cento dei danni subiti, bensì un contributo parziale, consistente in una buona parte non di soldi liquidi, ma di credito d'imposta, né veniva sancito che il contributo fosse a fondo perduto. Infine, sempre all'articolo 3 non si prevede alcun contributo per i danneggiamenti anche gravi che non abbiano comportato la distruzione o la dichiarazione di inagibilità, anche se si tratta di abitazioni principali.
E ancora: parte della copertura è realizzata attraverso l'utilizzo di fondi destinati ai bonus per le famiglie bisognose e ad una diversa modulazione del Fondo per le aree sottoutilizzate, già ampiamente saccheggiato dal Governo a copertura di altri provvedimenti. Peraltro, si tratta di fondi paradossalmente in parte già destinati all'Abruzzo. Inoltre, vi è un eccessivo accentramento dei poteri decisori e autorizzatori nelle mani del Governo centrale, che opera attraverso un commissario delegato dopo aver semplicemente sentito gli enti locali. Insomma, si tratta di un decreto-legge fortemente centralizzato e monocratico circa la definizione e gestione degli interventi per la ricostruzione dei comuni colpiti dal sisma. Ricordiamo che l'articolo 2 stabilisce che il commissario delegato provvede alla localizzazione delle aree destinate alla realizzazione dei moduli abitativi semplicemente sentiti i sindaci dei comuni interessati, con ciò marginalizzando, di fatto, il ruolo delle autonomie territoriali e conferendo un'amplissima discrezionalità al commissario delegato.
Ancora, per quanto riguarda edifici e servizi pubblici si rinvia il tutto ad un futuro provvedimento del Ministero delle infrastrutture, in cui si stabiliranno le modalità di predisposizione e di attuazione di un piano di interventi urgenti per il ripristino degli immobili pubblici, non d'intesa, ma sempre e solo sentiti i sindaci. La realizzazione degli interventi spetterà solo al commissario delegato. Inoltre, mancava, in quel testo, un potenziamento dei controlli sulle procedure dei subappalti, tenuto conto che questi potranno arrivare al 50 per cento delle opere - articolo 2, comma 9 - in deroga alla legislazione vigente. Mancano, altresì, indicazioni chiare sulle procedure e sull'entità dei contributi destinati alla ricostruzione degli immobili industriali e commerciali danneggiati. Non sono chiari i tempi di erogazione, né l'importo massimo. Anche in questo caso, non si tratterà in gran parte di soldi liquidi, bensì di finanziamenti indiretti attraverso il meccanismo del credito di imposta.
Vengo ora alle modifiche più significative apportate al decreto-legge durante l'iter al Senato. Accogliendo, seppur non integralmente, un principio fortemente voluto dalle opposizioni, viene ora finalmente previsto che il contributo dello Stato per le prime case distrutte, rese inagibili Pag. 26o anche danneggiate dal terremoto del 6 aprile sarà totale, in modo da coprire integralmente le spese per la riparazione e la ricostruzione o l'acquisto di un alloggio equivalente.
Vengono in tal modo accolti tre rilievi importanti di Italia dei Valori: l'estensione dei contributi anche alle case danneggiate, la copertura del 100 per cento dei danni e la specificazione che il contributo viene erogato a fondo perduto. Tuttavia, va sottolineato che la copertura integrale non vale per le abitazioni diverse da quella principale, anche qualora esse fossero state distrutte, né per altri immobili. Inoltre, non sono state previste maggiori risorse a copertura di questa norma, il che aggrava la scopertura evidente del provvedimento.
È stato innalzato da 5 a 10 mila euro il contributo per le piccole riparazioni, come proposto dalle opposizioni. Per la provincia de L'Aquila e i comuni colpiti dal terremoto viene prevista l'istituzione della zona franca. L'efficacia di tale norma, però, è subordinata alla preventiva autorizzazione comunitaria. Il relativo fondo, previsto nella legge finanziaria per il 2007 per le zone franche urbane viene così incrementato fino ad un limite annuale di 45 milioni di euro che, attualmente, è insufficiente ma costituisce il tetto di spesa massimo.
Viene specificato che i moduli abitativi destinati a una durevole utilizzazione potranno essere consegnati non solo ai residenti, ma anche a coloro che sono stabilmente dimoranti, per esempio studenti o anche chi si trova in quelle aree stabilmente per lavoro. E ancora, positiva è l'attribuzione del compito di attuazione dei piani di ricostruzione dei centri storici al comune. Si prevede, inoltre, che i sindaci, d'intesa con il presidente della regione, sentito il presidente della provincia e d'intesa con quest'ultimo, per le materie di sua competenza, potranno predisporre la ripianificazione del territorio comunale, con la definizione anche delle linee di indirizzo strategico per assicurare la ripresa socio-economica e un'armonica ricostruzione del tessuto urbano e produttivo, tenendo conto anche degli insediamenti abitativi. Questo emendamento, approvato al Senato, era stato richiesto dagli enti locali interessati per avere più voce in capitolo nel processo di ricostruzione.
Inoltre, grazie all'opposizione dell'Italia dei Valori, è stato possibile attuare lo stop alla proroga per l'entrata in vigore delle nuove norme antisismiche da rispettare nella costruzione dei nuovi edifici: nel testo viene sancito che a partire dal 30 giugno prossimo varranno per la ricostruzione di tutte le nuove abitazioni.
Ancora, viene istituito il Fondo per la prevenzione del rischio sismico, che avrà la seguente copertura: 44 milioni di euro per il 2010; 145 milioni di euro per il 2011; 195 milioni di euro per ciascuno degli anni 2012, 2013, 2014; 145 milioni di euro per il 2015; 44 milioni di euro per il 2016. L'istituzione del Fondo sostituisce integralmente l'articolo che stabiliva che sarebbe stata la Protezione civile ad avviare e realizzare, in termini di somma urgenza, un piano di verifiche e interventi per la messa in sicurezza degli immobili e delle infrastrutture. Con un blitz al Senato, poi - questa è la «perla» della maggioranza - il Ministro dell'ambiente istituisce la commissione nazionale per la vigilanza sulle risorse idriche, che subentra dunque nelle competenze già attribuite all'autorità di vigilanza sulle risorse idriche e sui rifiuti e successivamente attribuite al comitato per la vigilanza sull'uso delle risorse idriche, il Coviri, il quale a decorrere dalla medesima data è stato soppresso. Soppresso è anche l'osservatorio sui servizi idrici e dunque anche la vigilanza sulle tariffe e, più in generale, sulla qualità dei servizi erogati. Un emendamento approvato dal Senato che nulla ha a che fare - quindi una norma intrusa - con il decreto-legge cosiddetto terremoto ma che, ancora una volta, altro non vuole essere che l'ennesimo azzeramento di una commissione e la sua sostituzione con un'altra, decisa dall'attuale Governo.
Le questioni ancora irrisolte nel provvedimento in esame sono le seguenti, e concludo. Nella prima fase dell'emergenza è stato svolto un lavoro straordinario nel Pag. 27quale il servizio di Protezione civile ha potuto fornire un esempio di buona organizzazione ed efficienza della macchina operativa inerenti i primi soccorsi. Ora che i riflettori tendono a spegnersi sull'emergenza Abruzzo occorre ragionare su come affrontare la seconda fase, quella vera, della ricostruzione. In tal senso, risulta molto importante rimettere in moto il processo produttivo della realtà abruzzese.
In occasione del terremoto nelle regioni Umbria e Marche, a sostegno di un'effettiva ripresa delle attività produttive, turistiche e commerciali, erano state introdotte norme dirette a rifondere gli imprenditori non solo dei danni subiti, ma anche dei mancati guadagni sofferti a causa del terremoto e nonché dirette a fornire una sistemazione alle persone prive di alloggio. Occorre, quindi, avviare un processo di normalizzazione della realtà che comporti anche la ripresa delle attività scolastiche ed universitarie, onde evitare che solo chi non ha opportunità diverse si fermi in quei territori colpite dal sisma del 6 aprile.
%Occorre dunque assicurare che a settembre possa ripartire con regolarità l'anno scolastico.
Esiste poi un problema di governance. In tal senso le istituzioni locali devono svolgere un ruolo primario nella ricostruzione di quei territori, avendo la possibilità di contare non solo sui tributi locali nelle zone in cui operare, ma anche su entrate finanziare che al momento sono venute a mancare. Occorre inoltre essere consapevoli che, se veramente si vuol far rivivere i centri storici delle città e dei paesi danneggiati dal terremoto, occorre prendere in considerazione anche le seconde case, individuando meccanismi che coinvolgano quei soggetti che, non avendo la residenza in quei luoghi, non possono beneficiare dei contributi.
Rimane, infine, ancora aperto il problema di come assicurare che tutti gli edifici vengano messi in sicurezza rispetto al rischio sismico. Si ritiene in proposito che sia necessario al riguardo un coinvolgimento dei privati attraverso l'estensione del credito d'imposta del 55 per cento agli interventi di messa in sicurezza degli edifici contro il rischio sismico.
È da ultimo importante che gli indennizzi per gli espropri dei terreni siano rapportati al valore del bene attuale e non a quello antecedente all'evento sismico.
Concludo dicendo che il Parlamento oggi è chiamato a dare certezze sul piano normativo sia per quanto riguarda i tempi sia per quanto riguarda le risorse messe a disposizione della ricostruzione. Si ritiene pertanto che l'ipotesi prospettata di ulteriori provvedimenti per affrontare alcune questioni oggi non pienamente definite sia profondamente sbagliato. Questo, infatti, è il momento in cui è non solo opportuno, ma necessario definire un provvedimento organico capace di dare una risposta completa alle popolazioni abruzzesi e di scongiurare per sempre il rischio grave di una ricostruzione insufficiente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mastromauro. Ne ha facoltà.

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo discutendo il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 39 del 2009 relativo a «interventi urgenti a favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile».
Si tratta di un provvedimento attesissimo dalle popolazioni colpite dal sisma che con grande dignità e compostezza hanno subito questo evento calamitoso di proporzioni inimmaginabili, ma anche da tutti coloro che hanno manifestato solidarietà, anche con gesti concreti come tutti noi.
Come è stato detto il tributo di vite umane è stato altissimo per non parlare dei feriti e degli abitanti rimasti privi della loro abitazione che sono circa 63 mila. Superata la fase dell'emergenza immediata attraverso lo strumento delle ordinanze, questo decreto-legge indicherà gli indirizzi generali, gli ambiti e le coperture finanziarie Pag. 28dell'intervento statale nella fase dell'emergenza ordinaria e poi della ricostruzione.
Riteniamo un errore che il Governo abbia scelto di non adottare un disegno di legge condiviso, ragionato e il più possibile esaustivo degli interventi da mettere in campo, ma abbia preferito un decreto-legge con il limite di tempi strettissimi per la sua approvazione e della qualità della normazione che di solito risente della frettolosità con cui si concepisce.
Sarebbe stata necessaria una discussione ampia e serena su una questione così delicata come la ricostruzione di una città capoluogo di regione, città monumentale tra le più importanti in Italia e città universitaria, nonché delle altre città danneggiate.
Come ha avuto modo di dire il collega Lolli è ora fondamentale migliorare il più possibile questo decreto-legge scrivendo in modo chiaro e inequivocabile quali sono i principi e i diritti che devono essere rispettati e nell'ambito dei quali verranno emanate le ordinanze. Infatti, come abbiamo più volte fatto rilevare le ordinanze non potranno andare oltre e soprattutto autorizzare spese per le quali il decreto-legge non preveda copertura finanziaria.
Noi del Partito Democratico con spirito responsabile, costruttivo e collaborativo, riconosciutoci dai colleghi di maggioranza e dal sottosegretario Menia, abbiamo affrontato questa discussione in cui, non vi è dubbio, deve prevalere non il pensiero dell'una o dell'altra parte politica, ma l'interesse generale delle popolazioni colpite ed il loro sacrosanto diritto a tornare quanto prima alla normalità. Abbiamo proposto una serie di emendamenti, prima più ampia e poi più ristretta come richiestoci dalla maggioranza.
La selezione è stata fatta anche sulla base delle risultanze delle audizioni dei rappresentanti delle istituzioni locali interessate che, meglio di chiunque altro, hanno il polso della situazione e conoscono i reali bisogni delle popolazioni colpite.
Si tratta di pochi emendamenti, ma essenziali e largamente condivisi e sui quali pertanto il Governo dovrebbe responsabilmente dare risposte positive. Cito i più importanti: sul tema della casa si è chiesto che si risarciscano interamente anche le seconde case, come è stato anche per gli altri terremoti. Le seconde case sono il 40 per cento delle case in città e il 60-70 per cento nei borghi. Senza di esse la ricostruzione sarebbe davvero limitata e penalizzerebbe non solo i cittadini abruzzesi che, in cerca di lavoro si sono dovuti spostare in altre città, ma anche quei tanti turisti proprietari di case che danno un contributo importante all'economia di quei territori.
Vi è poi il tema della governance e in particolare dei comuni, esclusi totalmente dalla ricostruzione e a cui è affidato un ruolo di semplice coordinamento. La trasparenza è una priorità assoluta in una situazione come quella specifica in cui il Governo ha deciso di accentrare incarichi, risorse e responsabilità ad un'unica entità (mi riferisco alla Protezione civile e al suo responsabile) estromettendo di fatto le amministrazioni locali che non hanno alcun potere. Eppure, sono le amministrazioni locali ad avere un contatto diretto e privilegiato con la popolazione ed è certamente alle amministrazioni locali che la popolazione, specie in caso di ritardi, lamentele e rimostranze, si rivolge.
I comuni non riscuotono più tasse e tributi, sono sull'orlo del collasso e vanno anch'essi immediatamente finanziati, perché possano continuare ad erogare servizi indispensabili ai cittadini. E poi il ruolo della provincia a cui si è tolta impropriamente la competenza di ricostruire le scuole a vantaggio del provveditorato delle opere pubbliche, che di ciò non si è mai occupato. Vi è il tema importantissimo delle attività produttive. È stata istituita una zona franca, ma con un finanziamento talmente irrisorio (45 milioni di euro) che la rende inefficace. Abbiamo chiesto di incrementarlo ragionevolmente.
Abbiamo proposto procedure semplificate per permettere ai titolari di attività produttive di richiedere ed ottenere i rimborsi previsti dalla legge. Sul tema della scuola e dell'università abbiamo proposto Pag. 29una serie di emendamenti per velocizzare il più possibile la loro riapertura. Sul tema della ricostruzione dei centri storici e del patrimonio artistico e culturale abbiamo chiesto maggiori garanzie, soprattutto relativamente alle coperture. Solo per L'Aquila la Sovrintendenza ha stimato la necessità di 3 miliardi di euro per ripristinare i beni monumentali del suo centro storico.
Altra questione importante è la messa in sicurezza degli edifici. Anche qui abbiamo chiesto che lo Stato garantisca di impegnarsi con risorse proprie e non lasci questo onere agli enti locali o alle regioni che dispongono di risorse limitate e, pur volendo, finirebbero per non occuparsene. Si tratta davvero di prevenire nuove catastrofi e la prevenzione - lo ha dichiarato lo stesso Bertolaso - è una priorità assoluta.
Abbiamo chiesto poi un riconoscimento al lavoro svolto egregiamente dai vigili del fuoco accanto alla Protezione civile, colmandone il deficit di organico, prevedendo qualche finanziamento per le loro strutture ed attività e dando loro anche un sostegno al reddito ove possibile.
Cari colleghi, non proseguirò nell'elenco degli emendamenti che andremo ad esaminare fra poco. Voglio solo dire che, a fronte del nostro sforzo fatto in Commissione per contenere il numero degli emendamenti, essi ci sono stati tutti bocciati in attesa di verificare le maggiori coperture finanziarie che comporterebbero.
In quest'Aula oggi ci aspettiamo dal Governo e dalla maggioranza segnali positivi. Sappiate che non ci accontenteremo della nota di Palazzo Chigi, né dell'approvazione di semplici ordini del giorno. Una nota di Palazzo Chigi, sia pure forte della sua ufficialità, credo che non possa in alcun modo bastare. Non è sufficiente ad assumere degli impegni.
Perché lasciare che questi impegni vengano fissati in una nota? Perché, visto che si tratta (come si spera) di provvedimenti certi, cui il Governo terrà fede, non si provvede ad inserire questi punti nel decreto-legge? E perché non in questo, piuttosto che far passare altro tempo ed essere poi costretti a prevederne un altro?
Affidare questo impegno ad una nota è come liquidare la questione con una stretta di mano o con una pacca sulle spalle. La popolazione d'Abruzzo ha bisogno di altro, pretende fattività, concretezza, serietà; ha bisogno di sicurezze, di certezze, dopo che quelle che avevano sono andate distrutte con il terremoto. Certezze che solo una norma di legge può dare. Né possiamo affidarci alla credibilità di un uomo, Bertolaso, che pure la merita tutta ma che, lo ribadiamo, con tutta la buona volontà non potrà intraprendere iniziative senza che vi sia adeguata copertura finanziaria.
Il Governo deve dare un segnale forte a questa gente, impegni certi e tempi stretti. Bisogna avere chiara una cosa in questo momento: le popolazioni d'Abruzzo, colpite da un sisma che ha sconvolto le loro vite e che pure hanno affrontato con ammirevole dignità, non possono in alcun modo essere disilluse. Di più, non meritano un tradimento da parte del Governo e delle istituzioni o delle promesse a metà. Non è il caso di fare liti su un tema come questo, né di acuire divisioni, bisogna anzi procedere facendo uno sforzo di unità, di compattezza, di univocità di azione e di attenzione, perché forse mai come in questa occasione si decide, anzi stiamo decidendo di fatto, del futuro di quelle popolazioni. Dobbiamo aiutarle a credere che, pur ripartendo da zero, perché hanno perduto familiari, redditi, attività e patrimoni, ce la possono fare a ricominciare. Dobbiamo fare il possibile per alleviare la loro silenziosa sofferenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Schirru. Ne ha facoltà.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo sul complesso degli emendamenti. Il provvedimento oggi in esame è di fondamentale importanza per garantire aiuto, sostegno e Pag. 30soprattutto per restituire la sicurezza di un ritorno alla normale quotidianità della popolazione dell'Abruzzo, così gravemente colpita da un evento tragico come quello della recente calamità naturale, con il suo carico pesante di vittime e di distruzione. Un atto dovuto, abbiamo detto, quello di una rapida ricostruzione delle abitazioni e degli edifici, delle infrastrutture, delle comunicazioni, che deve avvenire, come esplicitato nei nostri emendamenti, nel rispetto dell'identità storica, architettonica e paesaggistica della regione e dei comuni colpiti, tenendo in debito conto l'adeguamento delle strutture alle regole antisismiche e all'accessibilità per tutti, anche in merito all'auspicato abbattimento di ogni barriera architettonica. Un impegno che deve essere il più possibile concreto da parte del Governo.
Ecco perché, pur avanzando delle richieste di modifica con alcuni emendamenti che andrò ad illustrare brevemente, il gruppo del Partito Democratico condivide la necessità e l'urgenza del presente provvedimento. Ma solo per inciso voglio far notare che tale provvedimento, adottato per fronteggiare l'emergenza sisma, è stato sensibilmente migliorato al Senato anche grazie al contributo costruttivo dei gruppi di opposizione le cui proposte emendative sono state accolte però solo in parte. Pertanto ci siamo sentiti in dovere anche alla Camera, come parlamentari sardi e di minoranza, di impegnarci al fine di apportare le opportune modifiche al testo in esame, soprattutto nell'ottica di rendere più efficaci le disposizione contenute.
Già prima di me nella seduta di ieri hanno preso la parola due parlamentari sardi, l'onorevole Melis e l'onorevole Calvisi, ribadendo ciò che ho affermato: siamo con il popolo abruzzese. Da sardi e da democratici abbiamo, come il resto degli italiani, portato il nostro contributo alle popolazioni in difficoltà, ci siamo mobilitati per solidarietà, per vicinanza, per quel sentimento di comunità che lega ancora il nostro Paese, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà.
Premesso questo, però, non possiamo assistere immobili ed inermi a quanto, con l'articolo 17 del provvedimento in esame, si sta proponendo.
In particolare, il riferimento è allo spostamento del G8 inizialmente previsto nell'isola de La Maddalena e poi dirottato in Abruzzo. Proprio perché siamo solidali con l'Abruzzo e ci preoccupiamo dei tempi e delle modalità della sua rapidissima ricostruzione, abbiamo dubitato, e dubitiamo ancora fortemente, di una scelta improvvisata che rischia soltanto di accrescere il malessere in quella regione senza apportare alcun beneficio.
Molto si è detto rispetto a quella decisione: una soluzione ballerina ed estemporanea in balia delle elezioni e della propaganda che nelle parole del Presidente del Consiglio è volata via dalla nostra isola per passare prima a Napoli con il problema dei rifiuti, per depositarsi poi sulla terra abruzzese. Ma non voglio perdere tempo sull'irrazionalità e incoerenza di quella decisione, voglio solo ribadire come essa rischi di arrecare danno sia all'Abruzzo sia alla Sardegna se non introduciamo alcuni correttivi.
Da una parte è evidente come una regione tanto ferita non possa per il momento e nelle condizioni attuali trarre alcun beneficio concreto dall'ospitare un evento come il G8: mancano le strutture e i collegamenti sono compromessi, gli investimenti nonché tutte le forze e le risorse finanziarie e umane andavano impiegate soprattutto per la ricostruzione delle abitazioni, degli ospedali e di tutto quello che è necessario per la vita normale della regione e della città. Dall'altra parte, lo stop del G8 alla Sardegna arriva già quando i lavori in loco di opere e di strutture hanno avuto inizio. Alcune opere sono state completate, altre invece rischiano di restare incomplete in una stagione, come quella estiva, che lascerà nell'incertezza sia le imprese appaltatrici e subappaltatrici sia i tantissimi operatori del settore turistico, che avevano investito molto e che ora sono costretti a riprogrammare la stagione su altre priorità, spesso licenziando il personale inizialmente Pag. 31previsto, dunque, un intero indotto che gravitava sul G8 sardo e una fetta dell'economia regionale che dipendeva fortemente da quell'evento.
Nel decreto-legge in esame i finanziamenti previsti per la ricostruzione sono ancora una volta insufficienti e, soprattutto, non sono idonei ad assicurare la ripresa delle attività economiche, amministrative, culturali e sociali della regione abruzzese e, insieme, il finanziamento degli ulteriori interventi previsti nel provvedimento all'articolo 17, che vanno ad incidere su altre aree territoriali, come appunto la Sardegna, per il completamento delle opere.
Per questi motivi, e di conseguenza, abbiamo - lo ripeto - ritenuto doveroso mantenere alcuni dei tanti emendamenti presentati all'articolo 17 che si proponeva e si propone in teoria di garantire alla Sardegna il completamento delle opere in corso di realizzazione e già programmate. In particolar modo, chiediamo che venga confermata e inserita nel provvedimento la sede de La Maddalena e della Sardegna per il prossimo vertice mondiale dell'ambiente con finanziamenti delle risorse nel Fondo infrastrutture e non nei limiti delle risorse della regione e degli enti locali, così come è scritto.
Chiediamo che si limiti il ricorso alle ordinanze d'urgenza.
Noi riteniamo improprio rimettere, infatti, con tale strumento al Presidente del Consiglio dei ministri, nonché al commissario delegato, quelle decisioni di gestione e di riprogrammazione degli interventi. Queste, al contrario, incidono su risorse rientranti nella disponibilità della regione Sardegna (o dell'Abruzzo), le cui competenze al riguardo non dovrebbero essere messe in discussione. Gli enti locali, così come stanno denunciando, devono essere difesi dal rischio di una possibile espropriazione delle loro prerogative, funzioni e competenze che, invece, devono essere legittimamente esercitate nella forma di raccordo, soprattutto nei processi di programmazione delle opere, nella ricostruzione e in particolar modo in tutte le decisioni che devono essere assunte per dare un servizio migliore ai cittadini.
Ribadiamo e auspichiamo che vengano garantite le risorse per la realizzazione e il completamento degli interventi, ad esempio quelli della Sassari-Olbia, Sassari-Arzachena, Olbia-San Teodoro, gli interventi portuali e sul lungomare, l'allungamento della pista dell'aeroporto Costa Smeralda, lo spostamento della stazione ferroviaria di Olbia, la realizzazione del molo di levante di Porto Torres.
Il comma 3 fa venir meno il riconoscimento delle percentuali di corrispettivo riconosciute agli appaltatori a titolo di maggiorazione per le lavorazioni eseguite su più turni e di premio di produzione sui lavori contabilizzati a decorrere dal 1o marzo 2009; come ugualmente sulla parte del medesimo comma che prevede una rinegoziazione a ribasso dei corrispettivi dovuti per le prestazioni di opera professionale. Tutto ciò produrrà gravi conseguenze anche sui livelli occupazionali delle imprese coinvolte che saranno spinte ad adottare, così come già sta succedendo, provvedimenti di licenziamento con conseguente ulteriore aumento del ricorso alla cassa integrazione e alla disoccupazione. Per questo motivo proponiamo con gli emendamenti una rinegoziazione dei contratti in essere entro un limite massimo del 20 per cento. Inoltre, chiediamo che la data di contabilizzazione sui lavori sia spostata a decorrere dall'entrata in vigore del presente decreto-legge, anziché a decorrere dal 1o marzo 2009. Occorre, inoltre, prestare attenzione al mancato guadagno dei servizi alberghieri e turistici che hanno bloccato l'attività delle imprese in quanto prenotati per il G8. Chiediamo che possano essere rimborsati almeno fino al 50 per cento a decorrere dal 1o gennaio 2010.
In ultimo, facendo un passo indietro sull'articolo 8 e sulle previdenze in favore delle famiglie dei lavoratori, delle imprese e delle zone colpite dal sisma, proponiamo che la proroga della indennità ordinaria di disoccupazione sia estesa anche a chi Pag. 32possiede requisiti ridotti e non solo a chi ha i requisiti normali con il riconoscimento della contribuzione figurativa.
In conclusione, ribadiamo la nostra volontà ad esprimere un parere favorevole sul decreto-legge in esame, ma difenderemo con forza gli emendamenti presentati perché tale provvedimento sia di beneficio alla ricostruzione in Abruzzo e, nel contempo, non arrechi danno, ma preservi e difenda ciò che in Sardegna si è già attuato con enormi costi in termini di lavoro, di investimenti, di impresa e di riqualificazione dell'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, l'onorevole Compagnon ha già illustrato la nostra posizione, che, peraltro, in Commissione è stata seguita dall'onorevole Mantini, per cui rinuncio a ribadire le cose che i colleghi, con molta più conoscenza di me, hanno illustrato.
Vorrei, però, rivolgermi particolarmente alla Presidenza. Prima di tutto le esprimo un dispiacere: abbiamo avuto passerelle di ministri a L'Aquila e in Abruzzo. Oggi il dibattito è stato seguito dall'onorevole Menia, che è sicuramente una persona di primissima categoria, oltre che, per quanto mi riguarda, un amico, ma avrei gradito che in un passaggio così delicato la presenza del Governo fosse stata adeguata al dramma che abbiamo vissuto (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).
Secondo punto, ai colleghi del Popolo della Libertà voglio dire una cosa: a parte questa premessa, che può sembrare polemica, il resto del mio intervento non è affatto polemico, perché credo che il rispetto per le vittime imponga a tutti noi di non essere polemici, ma costruttivi.
Nessuna forma di ostruzionismo potrebbe essere consentita in quest'Aula in un caso di questo tipo, ma, signor Presidente, neanche alcun inganno. Vi è bisogno di verità e di trasparenza: noi dell'Unione di Centro siamo disponibili a ritirare immediatamente tutti i nostri emendamenti.
Vorrei dire al rappresentante del Governo che li ritiriamo ad una sola condizione, che secondo me è una condizione seria perché richiesta da tutti: dal presidente della regione Chiodi, dal presidente della provincia e dal sindaco.
Vi sono impegni solenni che sono stati presi dal Presidente del Consiglio in ordine alla ricostruzione e si riferiscono ai contributi, articolo 3, che in questo disegno di legge sono stati garantiti esclusivamente ai residenti.
Sapete che per i piccoli paesi della provincia de L'Aquila, oltre che per la città de L'Aquila, garantire contributi solo ai residenti significa, nella migliore delle ipotesi, una ricostruzione a groviera, perché sia nei paesini sia nel centro storico de L'Aquila le abitazioni sono almeno metà e metà.
Ebbene, chiediamo che il comunicato che ieri ha emesso la Presidenza del Consiglio per garantire che con le ordinanze si sarebbe provveduto a questo problema sia sancito nella legge.
Stiamo facendo una legge, come furono fatte per il Friuli-Venezia Giulia e per altre aree del Paese. L'ordinanza, onorevole Presidente, non può modificare la legge.
Chiediamo due cose: la prima, che si modifichi l'articolo 3 e si garantisca a tutti i cittadini de L'Aquila e dei comuni limitrofi la possibilità di ricostruire l'abitazione, siano essi residenti o non residenti, condizione minimale che fu assicurata in Friuli-Venezia Giulia, come ha ricordato l'onorevole Compagnon; seconda cosa, e ho terminato (vedete, sono stato rapidissimo): l'emergenza è stata affrontata dalla protezione civile.
Diciamo grazie alla protezione civile perché ha fatto un lavoro splendido e il dottor Bertolaso è stato in prima fila a guidarlo, ma come l'emergenza è stata giustamente affrontata dalla protezione civile, così il post-emergenza, quello della ricostruzione, deve essere affidato a regione, Pag. 33provincia e comune (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Non si possono delegittimare gli enti locali, perché una diversa procedura sarebbe assai perniciosa e rischia nei prossimi mesi di essere duramente pagata. Onorevoli colleghi, credo che più costruttivi di così non si possa essere.
Credo che il Governo abbia la possibilità di convertire il comunicato stampa di ieri della Presidenza del Consiglio in un impegno legislativo, come si fa in ogni Paese serio.
Residenti e non residenti a pari titolo devono essere risarciti, come è stato fatto per tutti i terremoti in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, nelle ore passate in Commissione, là dove è possibile interloquire col Governo, noi abbiamo rappresentato per intero tutte le intenzioni positive, per far sì che il decreto-legge in esame sia una risposta reale e non virtuale alla domanda di solidarietà che viene da parte delle popolazioni abruzzesi nei confronti dello Stato. Noi in questo momento siamo lo Stato, che cerca di definire risposte concrete, al di là degli annunci, nei confronti di una popolazione che soffre in queste ore un disagio altissimo, che nessuna solidarietà a parole può attenuare; e neanche una legge puntuale e precisa può farlo, perché il danno ricevuto dalla comunità aquilana è un danno gravissimo delle popolazioni, delle persone, delle famiglie, di cui comunque, anche quando dovessimo dare risposte puntuali a tutte queste domande, rimarrà nella storia personale di queste famiglie una memoria terribile.
E tuttavia in questi giorni abbiamo cercato di definire e di individuare la strada attraverso la quale era possibile, è possibile intervenire, con le risorse reali, con quelle concrete, con soldi veri, facendo selezione fra la spesa pubblica del nostro Paese, non pensando di utilizzare il bilancio dello Stato come un collante dentro il quale sta tutto e niente, cercando di mettere dietro le voci di un articolato di legge anche delle risorse certe in tempi reali. Abbiamo trovato in Commissione risposte negative, e abbiamo manifestato in queste ore al Governo l'esigenza di non ricorrere, come pure era stato in qualche modo ipotizzato, ad un voto di fiducia, proprio per cercare in Aula quella soluzione concreta che non vi è stata in Commissione e che non vi è stata nella prima lettura al Senato.
Noi riconfermiamo l'intenzione di concorrere positivamente ad una risposta seria. Abbiamo ritirato oltre la metà degli emendamenti presentati; non intendiamo ritirarne altri, perché pensiamo che dietro ognuno di quegli emendamenti vi sia un interesse vero del Paese, non nostro, non di parte: non abbiamo bisogno di alzare bandiere su questa materia. Saremmo felici di poter votare a favore di un decreto-legge di questo Governo, ma nel quale vi siano risposte che vanno ai cittadini abruzzesi: non abbiamo interesse a votare contro, tanto per segnare la nostra distanza. Ma non possiamo consentire che dietro il decreto-legge in esame si mascheri una soluzione irresponsabile di Governo, nei confronti di una comunità che in questo momento ha bisogno di tutto fuorché dei giochi della politica.
Abbiamo letto il 30 maggio su tutti i quotidiani (lo traggo da Il Tempo abruzzese, che non è un giornale di estrema sinistra) che il Presidente del Consiglio si impegna a riconoscere modifiche sostanziali al decreto-legge licenziato dal Senato, a cominciare dal riconoscimento dei danni totali per chi ha la seconda casa all'interno del centro storico: lo Stato pagherà il 100 per cento. Sono parole del Presidente del Consiglio dei ministri!
A queste parole non è seguito un emendamento rispetto al testo del Senato, e la proposta avanzata dal Presidente Casini è stata anche la nostra in queste ore. Non consideriamo risolutiva di tutti i problemi quella dichiarazione, quella nota di Palazzo Chigi, ma pensiamo che non si possa dare più affidamento ad una nota di Pag. 34Palazzo Chigi di quanta non se ne possa dare alle parole del Presidente del Consiglio rilasciate in Abruzzo. Noi chiediamo, affinché il processo di esame della legge avvenga in un clima di grande solidarietà, che l'emendamento dell'Esecutivo raccolga e recepisca quella nota di Palazzo Chigi, di modo che vi siano previste le altre misure concrete rispetto alle quali il Governo si è impegnato in Abruzzo, e la copertura finanziaria sia una copertura vera.
Il Governo si industri e trovi i modi per dare risposte vere. Non abbiamo nessuna intenzione di consentire che sulla testa degli abruzzesi si consumi un'operazione di cinica speculazione politica: noi non la facciamo, ma non consentiamo neanche al Governo di farla (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, credo che in questa circostanza le opposizioni abbiano davvero dato un segnale di grande responsabilità. Anche il gruppo dell'Italia dei Valori, così come gli altri gruppi di opposizione, ha ritirato in queste ore parte degli emendamenti presentati (nel nostro caso si tratta, credo, di quasi l'80 per cento delle proposte emendative presentate).
Abbiamo limitato il numero degli emendamenti residui a quelli che riteniamo possano rappresentare davvero un contributo utile al confronto parlamentare e, se il Governo avesse davvero una disponibilità nel merito, anche ad un miglioramento effettivo del contenuto di questo decreto-legge.
Ci siamo fatti carico di quello che è un interesse non solo di quest'Aula, ma credo di ognuno dei 60 milioni di cittadini italiani. Dopo una grave sciagura, una delle più gravi degli ultimi decenni, che rileva anche dal punto di vista del valore culturale della ricostruzione e del valore ambientale ed architettonico (oltreché ovviamente - è inutile sottolinearlo - da quello di una piccola e parziale riparazione di quel dramma umano che migliaia e migliaia di persone hanno vissuto), e che, come dicevo, è resa ancora più forte e significativa dal punto di vista culturale trattandosi, nel caso de L'Aquila, di un capoluogo di regione e di una città simbolica non solo per i suoi cittadini ma per un'intera parte del Paese, occorre che questa ricostruzione avvenga, sia vera, sia effettiva ed importante.
È inutile sottolineare, come è stato fatto prima di me (ma il dato è davvero preoccupante), che la norma attuale che prevede la ricostruzione a L'Aquila soltanto degli edifici dei residenti configura qualcosa che, come opposizione responsabile, non possiamo accettare. Pensare che nel momento in cui andremo a ricostruire questa città girando per le vie del centro, così come per le vie di tutta la città, si debba dire degli edifici: «questo sì e questo no», in una surreale immaginazione di una città mezza ricostruita e, chissà ancora per quanti anni, mezzo devastata, costituisce una scelta che davvero non ha senso né logica e che un Parlamento responsabile non può accettare.
Anche noi ci uniamo, così come le altre opposizioni, nella decisione di illustrare nel modo più rapido e sintetico i nostri emendamenti senza sottrarre nemmeno un minuto all'attività di questo Parlamento, per dare un contributo di responsabilità.
Chiediamo però che anche il Governo dia un contributo di responsabilità, perché non è possibile trattare sempre tutto e qualsiasi questione (si tratti di una questione di politica estera, di una questione di politica nazionale o, come quella presente, di una questione che riguarda la vita ed il futuro di migliaia di persone, di una città e di una regione) sempre e soltanto in termini di propaganda elettorale.
Qui servono soldi veri e siamo sicuri che gli italiani - che sono un popolo unito, che ha la coscienza di un'identità collettiva forte e che nei momenti delle calamità non ha mai fatto sentire in difetto il proprio senso di unità nazionale - accetterebbero e comprenderebbero gli sforzi che il Paese, Pag. 35il Governo e il Parlamento decidessero di fare per dare davvero sostanza e contenuto alla ricostruzione de L'Aquila.
Chiediamo al Governo di presentare un emendamento che consenta una ricostruzione integrale e gli chiediamo di farlo oggi, subito; non si può rinviare tutto, non si può rinviare il «come», il «quando» ed il «con quali soldi» di una ricostruzione che oggi è soltanto una lettera ed una petizione di principio contenuta in un decreto-legge ai futuri provvedimenti che verranno emanati dalla Protezione civile e dal Governo.
Non accettiamo questa logica, crediamo che sia perseguita in danno delle popolazioni dell'Abruzzo e restiamo in attesa - ma sarà l'ultima attesa, prima di denunciare con forza le carenze di questo Governo - che arrivi un segnale di buona volontà (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sul complesso delle proposte emendative.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare sull'ordine di lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, anche per un fatto di educazione meriteremmo una risposta. Abbiamo svolto tre considerazioni, se il Governo ritiene che siamo completamente inutili, ce lo può dire (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori). Dato che abbiamo rispettosamente rivolto una richiesta al Governo, volevamo una risposta. Credo che un tema così importante, evidenziato da domande rivolte con estrema educazione, lo meriterebbe (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Onorevole Casini, avevo già chiesto in precedenza al Presidente Leone se replicare immediatamente o farlo comunque in sede di espressione del parere sugli emendamenti subito dopo il relatore; nel merito la sostanza non sarebbe cambiata.
Vorrei velocemente, e con argomenti, replicare comunque a quanto è emerso in questa discussione sia dagli ultimi che dei precedenti interventi. Prima di tutto voglio fornire alcuni dati, perché è stata riportata una serie di dati e di fatti che sono palesemente inesatti. Visto che qualcuno notava che il Governo è presente con il solo umile sottosegretario, l'umile sottosegretario fa notare che ieri in Aula in sede discussione sulle linee generali - come è prassi e come è noto a chi frequenta queste Aule - tutta questa attenzione non era testimoniata dalla presenza dei colleghi: ieri, se non mi sbaglio, erano solamente otto i colleghi presenti in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
In sede di discussione sulle linee generali, ho potuto fornire una serie di dati, di atti, di fatti e di numeri, che manifestavano la posizione del Governo, e quanto il Governo ha realizzato fino ad oggi, e quanto ha intenzione di fare. Tutto ciò dimostra che non si prende in giro nessuno. Il Governo non è composto da irresponsabili - come è stato affermato -, e afferma, con responsabilità, una serie di cose.
Come è stato costruito questo decreto-legge e assumendo quali priorità? La prima priorità è quella di garantire una casa a tutti. Attualmente, perché si sappia, non è vero che ci sono 65 mila persone assistite dalla protezione civile; questi erano i dati di un mese fa. A ieri sera, la popolazione assistita è di 55.596 unità. Ciò vuol dire che già 10 mila persone, rispetto a un mese fa, hanno potuto fare ritorno nelle proprie case (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). In particolare, Pag. 36un mese fa avevamo 33 mila persone nelle tende e 32 mila negli alberghi, oggi abbiamo 31 mila persone negli alberghi e 24 mila nelle tende. Questo significa che si sta procedendo ad assistere la popolazione (con un costo di circa 3 milioni di euro al giorno). Questo modo di procedere funziona, e funziona anche bene.
Affermare il principio che prima di tutto la gente deve tornare a casa, è, com'è evidente, affermare il principio della residenza: prima di tutto dobbiamo ridare una casa ai residenti. Sempre sulla base dei numeri: ad oggi abbiamo certificato 54.311 schede che si riferiscono agli esami di staticità e di abitabilità degli edifici. Sappiamo che ad oggi il 53 per cento degli edifici è già agibile e considerando anche le categorie «b» e «c» (che significano temporaneamente inagibili, ma agibili con provvedimenti di pronto intervento ed edifici solo parzialmente inagibili, ma immediatamente attivabili) si possono aggiungere un altro 17 per cento di abitazioni.
Questo significa che noi realisticamente possiamo dire che il 70 per cento delle persone attualmente assistite sarà in grado di rientrare a breve a casa propria. Ne rimangono fuori indicativamente 12-13 mila (è un conto numerico matematico sulla base di queste proiezioni). Questi dati peraltro si riferiscono anche a tante altre cose. Sono anche specifiche dedicate alle strutture sanitarie e dedicate alle scuole. Non è vero, per esempio, quanto è stato affermato prima, che vi è incertezza assoluta sulle scuole. L'80 per cento delle scuole - lo voglio dire - è immediatamente praticabile, e questo sulla base dei dati che abbiamo (posso fornirvi tutti i dati). Qual è la scommessa che il Governo ha fatto? Si poteva decidere che queste 12, 13 o 15 mila persone per i prossimi mesi o per i prossimi anni stessero prima nelle tende, poi nei container, poi nelle baracche. Abbiamo deciso di fare un'altra cosa, e non in spregio ai sindaci come si è detto, perché anche qua mi pare che qualcuno non abbia percepito la differenza che vi è tra l'emergenza ordinaria e il fatto della ricostruzione. È evidente che la ricostruzione è totalmente affidata ai sindaci e agli enti locali, e questo è quanto prevede l'articolo 14, al comma 5-bis, che se volete vi posso anche citare, e che affida proprio ai sindaci, d'intesa con il Commissario e con il presidente della provincia, per quanto di sua competenza, la ricostruzione dei centri storici. Cosa differente è la localizzazione delle venti aree sulle quali si creano delle piastre di cemento sulle quali poi vengono costruite le cosiddette casette, che comunque hanno anche una loro dignità abitativa, e che verranno realizzate (le gare sono già state fatte) entro gli 80 giorni (termine che è stato fissato anche nei bandi di gara). Questo vuol dire che per ottobre noi saremo in grado di aver assicurato un tetto ed una abitazione vera ad ognuno, perché le case che si andranno a costruire su quelle venti piattaforme di cemento, individuate nelle aree localizzate dal Commissario - questo sì, perché siamo in fase di emergenza - ma comunque sentiti i sindaci, saranno abitazioni che avranno comunque la dignità di casa. Tra l'altro, le stesse hanno una serie di requisiti di qualità, mi riferisco a norme di sanitaria vigente, elevati livelli di qualità, innovazione tecnologica, autosufficienza impiantistica, protezione dalle azioni sismiche ed altro (sono case in grado di resistere anche ad ulteriori terremoti, che speriamo non debbano avvenire).
Questo decreto-legge poi che cosa ha fatto? Sul principio della residenza e quindi del voler affermare il diritto di tutelare comunque per tutti immediatamente il ritorno a casa, ha garantito all'articolo 3, comma 1, il principio per il quale per la prima casa è garantito il ristoro al 100 per cento, o con contributo diretto, o con il credito d'imposta, sia per le case distrutte, sia per quelle inagibili, sia per quelle solo lesionate, cosa che all'inizio - come è noto, non c'era. Quindi questo è stato l'atto principe con il quale si è chiusa anche la discussione al Senato.
Sulla vicenda delle seconde case come interviene questo decreto-legge? Interviene sempre all'articolo 3, con la lettera e) che vi voglio citare, quella cioè che Pag. 37prevede la concessione di contributi anche con le modalità del credito d'imposta, per la ricostruzione o riparazione di immobili diversi da quelli adibiti ad abitazione principale, nonché immobili ad uso non abitativo distrutti o danneggiati.
Faccio di nuovo riferimento all'articolo 14, comma 5-bis, quello stesso che citavo a proposito della governance sulla ricostruzione, che considera i sindaci dei comune di cui all'articolo 1 comma 2, cioè quelli inseriti nel cratere sismico. A proposito del cratere sismico permettetemi l'apertura e la chiusura di una breve parentesi. Qualcuno ha falsamente affermato che chi è fuori dal cratere sismico non ha diritto ad alcunché.
Anche su questo chi lo afferma è smentito dagli atti e dai fatti e soprattutto dal testo normativo il quale, all'articolo 1, comma 3, afferma che: «Gli interventi di cui all'articolo 3, comma 1, ad eccezione di quelli di cui alla lettera f), possono riguardare anche beni localizzati al di fuori dei territori dei comuni di cui al comma 2 del presente articolo, in presenza di un nesso di causalità diretto tra il danno subito e l'evento sismico, comprovato da apposita perizia giurata». Ciò significa che non è assolutamente vero che se qualcuno, pur stando fuori dal cratere sismico, si è trovato la casa distrutta, non sia coperto.
All'articolo 14, comma 5-bis, l'attuazione del piano messo in atto dai sindaci per la ricostruzione nei centri storici d'intesa con il presidente della regione Abruzzo, Commissario delegato, e d'intesa con il presidente della provincia nelle materie di sua competenza, avviene secondo la seguente disposizione: «Ove» i beni «appartengano alla categoria di cui all'articolo 10, comma 3, lettera a) del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, ovvero in caso di particolare interesse paesaggistico attestato dal competente vice commissario d'intesa con il sindaco, gli edifici civili privati possono essere ricostruiti a valere sulle predette risorse nei limiti definiti con ordinanza adottata ai sensi dell'articolo 1, comma 1». Cosa significa? Significa che nel testo del decreto-legge che intendiamo convertire è in realtà presente quanto affermato nella famosa nota di Palazzo Chigi oggi citata. In essa si dice che le seconde case ubicate nel centro storico de L'Aquila e degli altri comuni colpiti dal sisma saranno ricostruite a spese dello Stato; secondo quanto espressamente stabilito dal decreto-legge in corso di conversione, la ricostruzione a spese dello Stato avrà ad oggetto non solo gli edifici di riconosciuto valore storico e artistico ma anche quelli che rivestono a giudizio dei sindaci e della sovrintendenza rilievo ambientale e paesaggistico. È noto a tutti che in questa categoria rientra la maggior parte degli edifici ubicati nei centri storici e, quindi, anche quelli dei non residenti. In analogia a quanto disposto in occasione degli eventi sismici che colpirono l'Umbria e le Marche, sarà stabilito il concorso alle spese da parte dei proprietari tenendo conto della loro situazione economica.
Su questo agisce un'ordinanza. Sempre con ordinanza - è un altro argomento di cui si è parlato - in via di perfezionamento sarà disposto anche che i comuni riceveranno dallo Stato le somme che essi non hanno potuto incassare a causa della sospensione del pagamento dei tributi.
Sulla base di tutto questo, ritengo di poter dire che in questo testo è già contenuto quanto di fatto è stato sollecitato nei diversi interventi e si tratta di un decreto-legge nel quale, a mio modo di vedere, il Governo si assume le sue responsabilità; è un decreto-legge che è tutt'altro che uno scherzo come qualcuno ha detto ed è tutt'altro che irresponsabile. È ovvio d'altra parte che in politica si danno valutazioni: tutto è perfettibile e tutto potrebbe essere migliorato. Questa tuttavia rimane la posizione espressa dal Governo e ritengo di averla legittimata con dei dati o quantomeno con un ragionamento che ha la dignità della logica, sul quale si può assentire o dissentire.
Come è noto, parte degli emendamenti, circa 50, che andremo ad esaminare - di fatto anticipo la mia posizione - hanno ricevuto un parere contrario della Commissione Bilancio; motivo per il quale su Pag. 38essi il Governo esprime un invito al ritiro. Per il resto il Governo intenderebbe comunque chiudere la lettura nel secondo ramo del Parlamento, alla Camera, approvando il testo che era uscito dal Senato e nel quale comunque sono state già apportate tutte quelle innovazioni e quei miglioramenti che erano stati richiesti e che hanno avuto soprattutto il contributo dell'opposizione e che comunque, a mio modo di vedere, ad oggi hanno già contribuito ad elaborare un testo sufficientemente di garanzia e ed equilibrato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, per la prima volta avrei auspicato e addirittura ero contento del fatto che si violasse sistematicamente il nostro Regolamento esprimendo in sede di pareri valutazioni politiche in risposta al dibattito. Voglio dire che se ciò avesse portato il collega Menia a rispondere al quesito principale che era stato posto, probabilmente ci avrebbe aiutato. Vorrei semplicemente dire all'onorevole Menia al quale, ho dato atto, come credo tutti, della serietà con la quale, sin dal Senato, ha seguito il dibattito e - detto tra noi - anche della difficoltà nella quale si trova, che tuttavia tutte le informazioni che ha fornito - che sono certamente importanti anche per delineare un quadro aggiornato della situazione - non hanno risposto ad una sola domanda.
La domanda principale che era stata posta da tutti coloro che sono intervenuti, al di là delle argomentazioni che hanno dato, è la seguente: per quale motivo, date le parole del Presidente del Consiglio, che non si è limitato a dire di prevedere il pagamento del 100 per cento del rimborso anche per le seconde case, ma che ha detto che ciò sarebbe avvenuto attraverso la modifica del decreto-legge, tale modifica del decreto-legge non avviene e noi dovremmo accontentarci di un comunicato stampa di Palazzo Chigi?
Questo è il quesito che è stato posto e in ragione del quale l'atteggiamento citato in Aula da tutti i gruppi ovviamente sarebbe molto più sereno e costruttivo rispetto a questa situazione. Si vuole capire e si vuole sapere il motivo, salvo che non si inganni un po' tutti quanti. Qui nessuno mette in discussione le buone volontà, il fatto è che quelle buone volontà perché diventino cogenti devono essere trasformate in norme che vanno inserite all'interno di una legge e non si fanno attraverso comunicati stampa di Palazzo Chigi, che saranno pure autorevoli, ma ancora - ancora, non si sa mai - non sono norma di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, diamo per letto l'elenco degli emendamenti ritirati, che sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO TORTOLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario su tutte le proposte emendative, pur formulando un invito al ritiro per gli emendamenti su cui la Commissione bilancio ha espresso parere contrario.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Lolli 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocci. Ne ha facoltà.

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, è veramente strano l'atteggiamento del Pag. 39Governo, anche alla luce delle iniziative di queste ore, cioè quello di esprimere parere contrario ad un emendamento che è un semplice atto dovuto da parte delle istituzioni.
L'emendamento in esame sostanzialmente dice che nel dare attuazione al provvedimento che stiamo votando e approvando, quando si metterà mano alle ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri, vi sia un'intesa con gli enti locali. In altre parole, il Governo decide di dare un parere contrario alla possibilità, alla necessità, al dovere, prima di assumere ordinanze che riguardano quei territori, quelle città, quelle popolazioni, di fare alcune intese con chi rappresenta democraticamente quelle realtà. È un atteggiamento grave sul piano anche democratico, perché la possibilità di realizzare una ricostruzione di qualità in tempi certi dipende molto dalla capacità e dalla funzionalità degli enti locali.
Chi rappresenta l'interlocutore principale di quei cittadini? Il sindaco e le amministrazioni comunali. Il Governo decide che quelle città, quei sindaci e quelle amministrazioni comunali sono irrilevanti rispetto alle decisioni che verranno prese. È veramente un atto grave: non si giustifica un parere contrario; credo che iniziamo male, proprio in un confronto in quest'Aula che dovrebbe invece portare alla luce e valorizzare i protagonisti della ricostruzione in Abruzzo, nelle città colpite dal terremoto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Avverte che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lolli 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Romele, onorevole Traversa, onorevole Barba, onorevole Pollastrini, onorevole Misiani, onorevole Vico, onorevole Berardi. L'onorevole Barba ha votato? Tutti hanno il diritto di votare.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato
212
Hanno votato
no 233).

Prendo atto che i deputati Libè e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Speciale ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lolli 1.10 e Lo Monte 1.101.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lolli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, cercherò di mitigare una certa enfasi, ma tutto il problema mi tocca personalmente e, quindi, mi potete capire. Vorrei chiedere un momento di attenzione, perché stiamo affrontando, forse, l'emendamento più importante, quello che è stato oggetto delle discussioni precedenti.
Mi rivolgo al sottosegretario, che - voglio dirlo pubblicamente - in tutta questa vicenda si è mosso con grande disponibilità ed anche con grande competenza. Caro sottosegretario e cari colleghi, vi è un emendamento presentato dal Governo (e passato al Senato) che esclude i non residenti, perché l'intero decreto-legge vale per le persone «ivi» residenti.
Vorrei che provaste a capire di cosa stiamo parlando, perché quel pezzo d'Italia è un po' diverso rispetto ad altre parti. Vorrei fare riferimento alla città, ai borghi attorno alla città e, soprattutto, ai centri storici. A L'Aquila i non residenti sono circa il 40 per cento, nei borghi sono il 60, il 70 per cento. Pensate che vi è un paese, che si chiama Ovindoli, dove su 128 abitazioni lesionate, 126 appartengono a non residenti e 2 a residenti. Cerchiamo quindi di capire chi sono i non residenti. Pag. 40
In gran parte, si tratta di emigranti, di persone che sono andate a lavorare all'estero, o altrove in Italia, che hanno grande legame con questo territorio e che lì, con le proprie fatiche, hanno ristrutturato la casa. In altri casi, si tratta anche di cittadini romani o, addirittura, di cittadini stranieri, attirati da un turismo di qualità. Quella zona d'Italia ha la più alta percentuale di parchi. Siamo stati noi a volere in quei luoghi non un turismo «mordi e fuggi», ma un turismo che si svolge nelle case. Se si perde questa possibilità, si infligge un danno economico enorme a quel territorio. Infine, lasciatemelo dire: immaginate come è fatto il centro storico de L'Aquila o dei paesi. Si prenda, ad esempio, la mia casa, che si trova nel corso della città. Poiché si tratta di una città di impianto medievale, la mia casa non è isolata, ma è attaccata e legata con altre decine di abitazioni. Solo attorno a casa mia, tre persone sono non residenti. La mia casa è stata classificata come «E», come le case vicino. Cosa dovrò fare io (e tanti altri come me), se si impedirà una ricostruzione che valga anche per i non residenti?
Questo ragionamento è talmente di buon senso che è stato riconosciuto non solo, clamorosamente e pubblicamente, dal Presidente del Consiglio - che ne ha fatto oggetto di un'intervista pubblica, dicendo che il decreto-legge, su questo punto, sarebbe stato cambiato - ma è stato riconosciuto anche in Commissione da tutti quanti. Addirittura, ieri è diventato oggetto di una dichiarazione pubblica della Presidenza del Consiglio. La domanda è: giacché siamo d'accordo, perché non si può scrivere nel testo del provvedimento? Perché non si può cambiare l'emendamento che avete inserito al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
Vorrei ragionare pacatamente. Si dice che, poi, si agirà attraverso le ordinanze. No: la contraddizione è troppo grande. Avete detto e ci avete spiegato che il provvedimento è fatto in questo modo: una legge di principi, da applicare, poi, attraverso le ordinanze. Giusta o sbagliata che sia questa strada, se questa è una norma di principi, tali principi debbono essere scritti in modo chiaro.
Questo è un principio essenziale e voi lo negate. Per questo motivo esso rappresenta il cardine di tutto il provvedimento e, se accetterete questo emendamento, davvero tutto il resto diventerà molto più semplice e lineare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della Villanova University di Philadelphia, Stati Uniti d'America, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, oltre ai casi che ha appena prospettato il collega Lolli, vorrei ricordare che esistono anche le abitazioni dei non residenti che, come nel mio caso - ma spero che non si debba parlare di conflitto di interessi -, rappresentano semplicemente la casa di famiglia, del padre o della madre che non l'abitano più, che non vi sono più residenti. Esse sono parti integranti del tessuto storico di questa città meravigliosa, rinascimentale e medievale, dove il 50 per cento degli edifici del centro storico, per l'appunto, appartiene a persone che non sono direttamente residenti.
Quando si assume l'impegno per la ragionevole ricostruzione del centro storico, solennemente assunto dal Presidente del Consiglio dei ministri dinanzi a 300 morti - voglio dirlo qui senza alcuna retorica - e ribadito anche nella nota di ieri sera, dobbiamo capire se vogliamo affidarci solo ed esclusivamente ai comunicati stampa o se, invece, riteniamo di essere responsabili dinanzi a cittadini sofferenti per un'immane tragedia e di dover fissare, nell'unico atto che questo Parlamento può fare per offrire una garanzia, ossia nella legge, il principio di cui stiamo discutendo e su cui tutti conveniamo.
Non si tratta di dare subito tutti i soldi e pensare che si possano compiere miracoli ricostruendo tutto; vi prego di lasciare questo tipo di polemica ad altre occasioni, Pag. 41perché nessuno è così folle da pensarlo. Tutte le forze politiche sono state responsabili e assolutamente collaborative, pronte a riconoscere l'importante lavoro svolto dalla Protezione civile e a collaborare in tutte le sedi, anche oggi nella conversione del decreto-legge. Però, l'impegno solennemente assunto è il minimo che si possa prevedere nel provvedimento e non solo affermare nei comunicati stampa. È quello che oggi chiedono cittadini angosciati da moltissimi altri problemi, dalla perdita del lavoro, dalla perdita del futuro, persino della speranza: essi chiedono di mantenere esattamente e di riversare nella legge l'impegno solennemente assunto.
Ciò vale anche per gli immobili produttivi, come diremo in seguito. A proposito di tali immobili, infatti, non è previsto assolutamente nulla. Si stabilisce che chi riceve l'indennizzo per l'abitazione principale, non lo riceve per l'immobile produttivo - cioè per un capannone distrutto, uno studio o un negozio -, oppure lo riceve, ma soltanto in misura non superiore a 80 mila euro. Questo significa negare un indennizzo, negare l'aiuto dello Stato dinanzi a questa tragedia, negare il futuro e negare la ripresa produttiva.
Voglio soffermarmi un solo istante ancora sul merito del comunicato di ieri. Tale comunicato della Presidenza del Consiglio ha dei contenuti allarmanti anche nel merito, poiché ribadisce sì l'intenzione di ricostruire il centro storico a carico dello Stato, però afferma anche che saranno ricostruiti solo gli immobili vincolati e quelli ritenuti di interesse storico, artistico e paesaggistico dai sindaci e dalle sovrintendenze. Ammette lo stesso comunicato - con delle perifrasi, è universalmente noto che la maggior parte di questi immobili sono quelli che formano il centro storico - che non tutto il centro storico sarà ricostruito e, soprattutto, che non saranno riconosciuti gli indennizzi a coloro che hanno subito dei danni su beni esclusi dalla categoria dei beni storico-artistici vincolati.
Avverrà ancora che, nei casi di beni storico-artistici riconosciuti tali perché hanno un vincolo oppure perché riconosciuti dai comuni, vi saranno ricostruzioni a carico dello Stato.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIERLUIGI MANTINI. Chi sta a 100 metri da quel perimetro non avrà nulla, neanche un indennizzo. Vi prego, manteniamo questo impegno. Ieri - ho concluso, signor Presidente - la speaker Nancy Pelosi ha portato al Presidente Berlusconi, negli Stati Uniti, la solidarietà del Congresso americano ai terremotati de L'Aquila. Vorrei che la medesima solidarietà e attenzione non fossero negate dal Parlamento italiano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, colleghi, il contenuto di questi identici emendamenti ricorreva anche nei nostri, in parte ritirati. È la chiave della questione di fondo: stiamo soltanto affrontando l'emergenza, e quindi i problemi della casa e del lavoro, o stiamo pensando al rilancio e alla ricostruzione de L'Aquila e di queste comunità? Se vogliamo fare questo, dobbiamo dare una certezza su tutto l'intervento e su tutta la struttura dei centri storici e delle attività produttive, non solo quindi a chi lì, in questo momento, ha la residenza, ma anche a chi lì va a studiare, a chi porta risorse, e quindi solidarietà, e a chi lì ha una casa perché l'ha voluta mantenere, andando a lavorare all'estero e investendo i propri guadagni ancora nella propria terra e nelle proprie radici.
Credo che sia sbagliato come Parlamento, massima rappresentanza dello Stato, non dare delle certezze, non dico in termini di valori assoluti di risorse, ma di regole e obiettivi. Se queste certezze passano solo attraverso i comunicati stampa o gli annunci televisivi del Premier, credo che poco riusciremo a trasmettere a quelle comunità sul fatto che il Parlamento e lo Stato italiano sono con loro, se devono Pag. 42pensare solo alla volontà che può esprimersi attraverso ordinanze, non sempre controllabili, ignorandone il quando e il come.
Il nostro compito invece è stabilire tali regole e dare queste certezze. Ciò vale indipendentemente da quante risorse riusciamo a trovare. Nel decreto-legge in esame, invece, si dà certezza alla prima casa, pur sapendo che, più che la prima casa, la gente vuole la propria città, vuole riprendersi i propri borghi e ritornare a vivere dentro le città, con delle certezze nei tempi. Oggi non diamo certezze sui tempi e, purtroppo, le vicende passate non hanno dato segnali positivi in questo senso.
Spero che il Governo, in questo o in altri emendamenti simili ancora in discussione, prenda la strada e la decisione di dare certezze affinché quelli che protestano fuori, quelli che stanno in questo momento in Abruzzo, che stanno facendo fatica e non vedono speranze le possano avere da questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, non ho nessun dubbio - lo dico sinceramente - che il sottosegretario Menia e il sottosegretario Bertolaso sappiano cosa è necessario fare. Il problema è che, in questo provvedimento, non c'è garanzia che ciò venga fatto.
Lo ricordava prima il collega Lolli: è improprio parlare di seconde case; qui stiamo parlando di case di non residenti. Tutti noi abbiamo esperienza della straordinaria bellezza dei centri italiani e dei centri minori, non solo il centro de L'Aquila. Conosco quei piccoli comuni che sono stati colpiti dal terremoto: o si ricostruiscono insieme o non si ricostruiscono. La condizione per ricostruirli è che tutte le case e tutto quello straordinario tessuto vengano ricostruiti. Noi chiediamo - è una richiesta chiara - che in questo provvedimento ci sia certezza perché ciò accada. Oggi, così non è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, vorrei soltanto chiedere al Ministro Vito per quale ragione non sia favorevole a questi emendamenti. Infatti, il suo contenuto è di tale buonsenso che sembra veramente incredibile che il Governo, che notoriamente fa tutte cose di buonsenso, si opponga ad un emendamento di buon senso come questo.
Qual è la ragione? Non la esplicitate, non l'ha detta il sottosegretario e non la dice lei: qual è il motivo? C'è un comunicato della Presidenza del Consiglio, ma probabilmente il vero motivo non potrete dirlo, ossia che chi comanda veramente è il Ministro dell'economia ed è stato lui ad opporsi e a non voler ricostruire le zone terremotate. Quindi, è per questa ragione che siete costretti ad opporvi ad emendamenti di tale buonsenso?
Penso che dobbiate riflettere! Chiamate il Ministro dell'economia e delle finanze e fate preparare a lui un comunicato ed esprimetevi a favore di questi emendamenti! Forse in questo modo ci guadagnerà tutta l'Italia, non solo le zone terremotate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Unione di Centro)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, vorrei intervenire a titolo personale perché credo che a questo punto possiamo ribadire anche un altro concetto fondamentale, ossia che nel centro storico non abitano solo persone abili che possono muoversi o che da sole possono affrontare questioni di fruibilità del territorio.
Signor sottosegretario, non ho presentato alcun emendamento in proposito perché ritengo che sia soltanto una riflessione Pag. 43da mettere a verbale e credo che il buonsenso possa far cambiare qualsiasi decisione riguardo a questo aspetto. Mi chiedo se sia possibile dare priorità alle persone che hanno dei deficit o sono collegati ad apparecchiature elettroniche per vivere, a degli strumenti salvavita. Chiaramente queste persone saranno costrette ad affrontare delle spese.
Non voglio fare una distinzione tra cittadini di serie A e cittadini di serie B, però immagino che sia, non un luogo comune, né tanto meno retorica, ma che sia necessario tenere presente che ci sono delle difficoltà che impongono un'attenzione diversa.

ROBERTO TORTOLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO TORTOLI, Relatore. Signor Presidente, mi premeva specificare alcuni aspetti. I colleghi sanno, perché è emerso nel dibattito, come questo tema, al pari di altri che verranno affrontati successivamente, sia un tema di merito che ha la sua importanza.
Ciò che si dimentica - e probabilmente ce ne dimentichiamo tutti - è che la ricostruzione dell'Abruzzo, de L'Aquila e dei centri storici impegnerà il nostro Paese, lo Stato, i sindaci, i presidenti di provincia, la regione, le varie Presidenze del Consiglio e questo Parlamento per tanti anni.
Vi ricordo che in Umbria, dove è stato fatto un eccellente lavoro, sono passati dodici anni e ancora le seconde case non sono state ricostruite.
Credo che questo provvedimento, che posso accettare anche in qualche sua carenza e imprecisione, vada visto in termini emergenziali. Il fatto che si siano privilegiati nel provvedimento i residenti e che si sia specificato da parte della Presidenza del Consiglio di stare tranquilli perché in effetti questo riguarderà anche i non residenti, e il motivo per cui probabilmente c'è la parola «residenti» è perché per questi ultimi, dato il dramma vero, occorreva una sorta di automatismo a prescindere da tutto, dalle condizioni economiche e da qualunque altro tipo di aspetto. I residenti sono stati inseriti proprio con riferimento all'automatismo e il sottosegretario Menia ha cercato di spiegare che c'è stata una logica.
Affrontare i temi dell'Abruzzo ci impegnerà per tanti anni e, se voi esaminate gli altri casi di terremoto, vi renderete conto che sono stati emanati vari decreti-legge nei quali, rispetto a quello al nostro esame, c'è stato un minore stanziamento di risorse. Proprio l'aver stanziato maggiori risorse è un fatto che va maggiormente apprezzato anche in considerazione della crisi che stiamo attraversando.
L'ho già detto: l'opposizione guarda il provvedimento come un bicchiere mezzo vuoto, noi invece lo guardiamo come un bicchiere mezzo pieno. Tuttavia, tengo a precisare che gli aspetti che voi evidenziate e non trovate nel provvedimento in effetti ci sono, magari non sono chiariti bene o specificati, ma devo dire all'Aula che il provvedimento, pur nella celerità con cui è stato predisposto, da parte di molti è stato considerato come un provvedimento che tiene conto di tutte le complessità del terremoto in Abruzzo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sereni. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, intervengo solo perché il relatore Tortoli ha fatto riferimento all'esperienza umbro-marchigiana che è stata molto diversa. Noi abbiamo iniziato con molte ordinanze e, solo dopo un certo periodo, avendo acquisito tutti gli elementi necessari ad impostare la ricostruzione, abbiamo provveduto in quest'Aula e in questo Parlamento a una legge che è una buona legge e ci ha consentito una buona ricostruzione.
Voglio dire però che il tema delle seconde case nei principi è sempre stato previsto come finalizzazione della ricostruzione. Nel caso dell'Abruzzo, e in particolar modo nel caso de L'Aquila, siamo in presenza di una particolarità: molte Pag. 44case di residenti non sono ricostruibili se escludiamo i non residenti. È vero che in Umbria e nelle Marche i non residenti erano l'ultima priorità, ma le case dei non residenti dell'Umbria e delle Marche in gran parte (non dappertutto, ma in gran parte) erano case isolate.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARINA SERENI. Invece qui si tratta di contemperare la possibilità di costruire i centri storici laddove s'intenda tenere insieme residenti e non residenti. Quindi il caso dell'Umbria e delle Marche in questo specifico argomento non può essere richiamato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, la proposta emendativa in esame è fondamentale. Siamo, per la prima volta dopo il terremoto di Messina, di fronte ad un terremoto urbano che ha distrutto una città. Ieri lo abbiamo visto insieme: vi è stata la devastazione completa del centro storico. Con questo provvedimento oggi stiamo fissando i diritti e i principi che consentiranno la graduazione nel tempo della ricostruzione.
Tuttavia, se non mettiamo oggi i principi nel provvedimento, quei diritti e quella ricostruzione non ci saranno. Se oggi non scriviamo che il diritto spetta anche ai non residenti quelle case non verranno ricostruite.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LANFRANCO TENAGLIA. Onorevole Tortoli, ammiro la sua capacità di cercare di spiegare, ma questo non è un bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Questo è un bicchiere, per le popolazioni aquilane e abruzzesi, completamente vuoto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per un minuto a titolo personale anche se può sembrare una questione di lana caprina. Vorrei dire all'onorevole Tortoli che forse neanche in preda al peggiore degli strabismi riusciremmo a vedere quello che egli riesce a vedere in questo provvedimento.
Mi limito semplicemente a ribadire - lo dico anche al sottosegretario - che in realtà quello che è stato fatto al Senato con una previsione emendativa da parte del Governo è stato l'inserimento di una norma di esclusione. Questo accade.
Invece, per quanto riguarda le altre vicende c'è stata una gradualità e credo che neanche il collega Lolli, che è il più appassionato, possa credere che domani mattina tutte le case saranno finanziate per la ristrutturazione. Il problema è che lì si metteva tutto e c'erano una gradualità e una priorità, a partire ovviamente dalle prime case dei residenti, ma vi era una previsione anche per le altre. Oggi, stiamo decidendo che nel provvedimento in esame sia contenuta un'evidente ed esplicita esclusione.
Dite che poi in un altro provvedimento sarà inserita una norma, ma dovete consentirci, con tutta la collaborazione che abbiamo, di voler vedere adesso quello che non solo noi, ma anche qui fuori, qualcuno chiede, poiché la previsione non costa nulla e l'esclusione costa molto, anche tanta illusione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lolli 1.10 e Lo Monte 1.101, non accettati dalla Commissione né dal Governo, e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 45

Onorevoli Zorzato, Paolini, Martella, Belcastro, Sardelli, Aprea, Coscia, Frassinetti, Traversa, Jannone.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 439
Votanti 437
Astenuti 2
Maggioranza 219
Hanno votato
213
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che i deputati Zinzi, Mazzarella e Tenaglia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Coscia, Frassinetti, Cicchitto, Traversa, Vico, Razzi, Berardi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 440
Maggioranza 221
Hanno votato
206
Hanno votato
no 234).

Prendo atto che i deputati Zinzi, Tenaglia e Mazzarella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 1.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Coscia, Traversa, Latteri, Renato Farina, Vico, Lunardi, Delfino.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato
206
Hanno votato
no 233).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lolli 1.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, il comma 2 dell'articolo 1 giustamente delimita la zona maggiormente colpita dal sisma, la zona del cosiddetto cratere, e lo fa sulla base dell'intensità della scala Mercalli. In pratica sono inclusi in tale area tutti i comuni in cui l'intensità della scossa è stata superiore o uguale al sesto grado. Si tratta di un tema delicatissimo, perché chiunque abbia esperienza di eventi sismici (io, per esempio, ne ho vissuto uno nella mia regione quando ero adolescente) sa che tutti i comuni guardano a questa inclusione come ad una sorta di risultato da ottenere a tutti i costi, pena l'esclusione da incentivi, benefici e vantaggi che in talune zone, in particolare del Mezzogiorno, sono visti come una delle possibilità storiche per cercare non solo di riparare i danni ma anche di produrre sviluppo.
Ovviamente il principio della delimitazione però è sacrosanto, perché, soprattutto in presenza di scarsità di risorse, solo non estendendo a tutti i comuni i vantaggi si riescono a concentrare le risorse esattamente laddove c'è né più bisogno. Tuttavia, se questo principio è giusto, è altrettanto giusto che coloro i quali hanno subito danni a causa del terremoto debbano avere un ristoro degli stessi, indipendentemente dal fatto se i propri beni immobili siano all'interno o all'esterno della zona del cratere. Pag. 46
Ecco perché il testo effettivamente, lo ricordava il sottosegretario prima, emenda questo aspetto prevedendo che, comunque, laddove ci siano stati dei danni riconducibili con un nesso di causalità diretto o indiretto al sisma, lo Stato provvederà. Però - il sottosegretario non l'ha letto - anche laddove il comune non entri a far parte del cratere, vi è un'esclusione da questa previsione di intervento per gli incentivi alle attività economiche che, invece, fossero state effettivamente danneggiate dal sisma.
L'emendamento Lolli 1.14 tende, invece, a stabilire un principio sacrosanto, ossia che qualsiasi attività pubblica o privata, sia interna o esterna al cratere, deve ricevere ristoro, laddove sia stata effettivamente danneggiata dal sisma con un nesso di causalità diretto o indiretto. In pratica noi sosteniamo che, ove ci sia un danno subito a causa del sisma, su esso bisogna intervenire esattamente allo stesso modo in cui si sarebbe agito se l'oggetto del danno fosse stato all'interno del cratere.
Il nostro è un emendamento di assoluto buonsenso che non costerebbe tantissimo, perché è evidente che i danni all'esterno del cratere sarebbero assolutamente puntuali. Ancora una volta, purtroppo, ci troviamo di fronte ad un inopinato e assolutamente incomprensibile parere contrario del Governo. Speriamo almeno che i singoli deputati vogliano esprimere un voto in tutta libertà e in tutta coerenza con la necessità di essere vicini ai cittadini e alle imprese che abbiano sofferto e subito un danno a causa di questo terremoto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo ora su questo emendamento che pone una questione del tutto analoga a quella sollevata dalla mia precedente proposta emendativa 1.15, su cui non sono intervenuto per economia di tempo, perché qui, evidentemente, bisogna avere un certo pudore persino nel discutere i pochi emendamenti fondamentali dinanzi ad una sciagura nazionale come questa. Quindi, tutti noi diamo grande prova di comprensione, di non dilatazione dei tempi, però, veniamo ripagati con la moneta dell'assoluta sordità.
La questione che si pone con l'emendamento in esame, così come il precedente di cui ero firmatario, è la seguente: fuori dal cosiddetto cratere dei quarantanove comuni ci sono stati o meno danni reali causati dal terremoto? Immaginare che si ampli l'area dei comuni interessati, e quindi che si vada oltre i quarantanove citati inserendone altri, come pure si è tentato di fare con qualche emendamento al Senato, è probabilmente sbagliato perché si complica moltissimo la governance e si incide sulle aspettative e sui soggetti in campo. Tuttavia, i diritti dei cittadini devono essere tutti uguali anche dinanzi alla Costituzione.
Dunque, l'eccezione che si prevede al comma 3 dell'articolo 1 con l'esclusione delle attività produttive afferisce al principio che ricordava bene poc'anzi il collega Margiotta, ossia che deve essere ben chiaro nel testo normativo che tutti i danni creati dal terremoto e dimostrati con perizia giurata sono coperti dalle risorse che prevedono indennizzi, indipendentemente dal fatto che l'immobile sia dentro o fuori il cratere.
La questione emergenziale vale certamente con priorità per i comuni più colpiti, e quindi ha una sua logica, ma quella dell'indennizzo non può prevedere cittadini di serie A e di serie B. Quindi, questi emendamenti tendono tutti alla chiarezza di un principio che credo sia innegabile: chi ha subito danni dimostrati attraverso perizie giurate dal terremoto, deve ricevere l'indennizzo da parte dello Stato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lolli 1.14, non accettato dalla Com Pag. 47missione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Coscia... onorevole Vico... onorevole Lo Monte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato
199
Hanno votato
no 228).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Stanislao 1.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, in questo caso non chiediamo risorse, ma vogliamo solo avere la certezza del rispetto delle regole. I morti sul lavoro purtroppo sono un terremoto costante per l'Italia e ancora ieri abbiamo visto cosa è successo a Imperia. Chiediamo semplicemente di non applicare deroghe alle materie di sicurezza sui cantieri che vengono e verranno avviati nei prossimi giorni in funzione di questo decreto-legge. Penso che ribadire questa condizione non fosse un costo, né un aggravio per le casse dello Stato. Ci meraviglia che vi sia un parere contrario su una questione tanto semplice ed elementare, ma fondamentale proprio per evitare altri terremoti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,30)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... onorevole Bocciardo... onorevole Traversa... onorevole Lo Monte... onorevole Vico... onorevole Delfino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 433
Maggioranza 217
Hanno votato
201
Hanno votato
no 232).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantini 2.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, affronto questo emendamento e anche il successivo sempre per compiacenza nei confronti della presunta economia dei nostri lavori parlamentari, però sperando di lucrare almeno la compiacenza dell'attenzione su qualche tema fondamentale della ricostruzione di questi territori.
Con questi due emendamenti ci siamo permessi di proporre esattamente una tesi. Attualmente il tema della ricostruzione è dominato da un'espressione apparentemente paradossale, ovvero quella di: «moduli abitativi durevoli». È la prima volta che compare nella scena e nel lessico della, purtroppo, non povera nostra storia di eventi sismici. Moduli abitativi durevoli: questa è la scelta fatta dalla Protezione civile con pochi consulenti, quindi non assistita da una particolare intelligenza sul piano tecnico.
Questi moduli abitativi durevoli sono «piazzati», è il caso di dire, su delle piastre di cemento lunghe venti metri per cinquanta ed è la prima volta che compare questa idea di piastra che tiene insieme i Pag. 48moduli abitativi durevoli. Saranno 150 piastre di cemento che è giocoforza mettere in piano su terreni che sono naturalmente declivi e non piani. Quindi, sarà un'attività di movimento-terra molto complesso. Si tratta di 150 mega lastre di cemento su cui si avvitano questi moduli abitativi durevoli.
Ora è evidente che siamo combattuti, da una parte, dall'esigenza di dare un tetto a chi non ce l'ha, di togliere dalla tenda chi non può stare nella tenda, e, dall'altra, dal timore che affligge tutti gli aquilani che questi moduli abitativi durevoli siano L'Aquila definitiva del futuro, L'Aquila di domani, che L'Aquila di domani sia fatta definitivamente da questi moduli abitativi durevoli.
Non vi è un minimo di programmazione urbanistica, di habitat, cioè di attrezzature, di verde, di servizi, un'idea di piazza, di mercato, di parcheggi; vi sono solo moduli abitativi durevoli. Con questo emendamento, e qui mi fermo (magari riprendo il discorso con il prossimo emendamento), vorremmo semplicemente una dizione che non costa nulla, che è quella che propone che questi moduli siano considerati anche transitori, non durevoli, utilizzabili dai residenti che hanno perso l'abitazione di proprietà o in regime di locazione, da destinare, successivamente alla ricostruzione, all'attività di campus universitario, servizi di utilità pubblica e residenze stabili, conformi alle norme antisismiche e di risparmio energetico.
È una formulazione che apre ad un futuro possibile, ossia alla trasformabilità di questi moduli non come le future residenze stabili, definitive e durevoli degli aquilani, ma come moduli, volumetrie, come si dice in gergo, reintegrabili nel tessuto urbano.
Scriviamolo da subito, non costa nulla: è un principio di una politica urbanistica che non può rimanere nelle mani di Bertolaso e della Protezione civile, la quale può occuparsi dell'emergenza, ma non può e non deve occuparsi della ricostruzione, perché questa compete agli enti locali ed anche a un mercato intelligente, che per ora viene tenuto fuori e distante dal territorio aquilano.

PRESIDENTE. Salutiamo l'onorevole Graham Watson, presidente del gruppo liberale al Parlamento europeo, che è venuto oggi a visitarci (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, anche noi, come Italia dei Valori, avevamo presentato emendamenti in questo senso: considerare il concetto di questi moduli abitativi come temporalità, e quindi durevoli, che vanno in là nel tempo, concetto che può andar bene per gli elementi costruttivi, ma sicuramente non per l'uso per cui verranno costruiti.
Credo che la temporaneità e la scadenza legata al fatto dell'emergenza debbano essere richiamate in questo decreto-legge, comunque ribadite, anche, eventualmente, se non con il decreto-legge, con un ordine del giorno, ma è fondamentale che il concetto di durevole non sia nel modulo in quanto struttura abitativa, ma essenzialmente negli elementi di costruzione e basta, e solo in questi, in termini di qualità e di efficienza, ma non nella durata del tempo dell'abitazione stessa, perché è allora altrettanto vero che si deve pensare che bisogna abitare in quei moduli per molto e molto tempo.
Credo che questo non lo vogliamo noi, non lo voglia il Governo e non lo voglia lo Stato italiano; questo concetto è ribadito in tanti emendamenti presentati dall'Italia dei Valori che sono stati ritirati. Volevo ribadirlo perché abbiamo fatto un sacrificio in tal senso, ma chiediamo al Governo una presa di posizione al riguardo, perché non costa niente (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vico, Traversa, Calderisi, Milanese? Gli onorevoli Calderisi e Milanese Pag. 49hanno votato. Tutti abbiamo votato? Sembra di sì. Onorevoli Coscia e Ciriello? Perfetto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 443
Maggioranza 222
Hanno votato
211
Hanno votato
no 232).

Prendo atto che i deputati Garavini e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Di Biagio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantini 2.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, è solo la prosecuzione rapida della riflessione di prima, che può essere tradotta in un emendamento che per comodità ricordo ai colleghi. Il principio che chiediamo di inserire è che i comuni del cratere individuati promuovano speciali programmi integrati di intervento, definiti «programmi di recupero dell'emergenza», al fine di reintegrare i moduli abitativi nel tessuto urbano conservato, anche attraverso il trasferimento e la compensazione delle volumetrie. Si tratta di fissare solo un principio, già previsto dalla maggior parte delle regioni italiane, per promuovere una politica, che naturalmente spetta ai comuni svolgere (qui si indica solo un principio), di recupero del provvisorio. Il tema del costruire oggi pensando al recupero del provvisorio, e quindi al recupero della città dell'emergenza, è un tema che può apparire accademico in questa sede, ma non lo è, perché è sulla base di alcuni principi di politiche che si può iniziare a meglio effettuare le localizzazioni degli espropri, gli interventi, avendo un'idea di città e di futuro. È solo un principio, non costa nulla, e sembrerebbe un tema che intanto rende più consapevole il Parlamento del futuro urbanistico della ricostruzione, e non solo, ripeto, la Protezione civile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 2.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico? Onorevole Napoli? Onorevole Mondello? Onorevole Rossi? Onorevole Coscia? Ha votato. Onorevole Traversa? Bene, ecco che l'onorevole Traversa ha votato. Onorevole Ciriello? Bene. Onorevole Fogliardi? Ha votato anche lui.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 436
Votanti 262
Astenuti 174
Maggioranza 132
Hanno votato
30
Hanno votato
no 232).

Prendo atto che il deputato Maurizio Turco ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Garavini e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che il deputato Di Biagio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata D'Incecco ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantini 2.18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà (Commenti). Per favore! Prego, onorevole Mantini.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, sono abbastanza divertito, alle 5 pomeriggio o giù di lì, 6 meno un quarto, di questa scarsa tenuta dei colleghi, perché Pag. 50abbiamo iniziato a lavorare da due ore (Commenti). Si trattano non di un problema privato, o di altro: si tratta di un problema serio (Commenti). Adesso capisco...

PRESIDENTE. Cari colleghi, questo è un libero Parlamento, e l'onorevole Mantini ha pieno diritto di esprimere le sue valutazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PIERLUIGI MANTINI. La ringrazio, signor Presidente, ma mi scuso io se mi sono permesso di rivolgermi al loggione tra colleghi.
Detto ciò, vorrei dire solo questo, signor Presidente: vi è un problema che si usa dire di governance. Naturalmente abbiamo tutti chiaro che l'emergenza è di competenza della Protezione civile, vi era anche bisogno di una certa unicità del comando, e ciò non meraviglia nessuno.
L'articolo 2 in questione, però, prevede che il commissario delegato, prima di esprimersi su alcuni temi, debba sentire una Conferenza dei servizi (esso recita: sentita la Conferenza dei servizi).
Allora forse è il caso di precisare nella legge da chi è composta la Conferenza dei servizi, perché attualmente tale previsione non è contenuta nel decreto-legge al nostro esame. Da chi è composta la Conferenza dei servizi? Se non sospettassi che questa domanda possa essere di scarsissimo interesse per l'Aula, avrei addirittura l'ardire di chiederlo al Governo, al sottosegretario. L'articolo 2 recita infatti: il commissario delegato, sentita la Conferenza dei servizi. Ma mi chiedo: da chi è composta la Conferenza dei servizi? È composta con ordinanza, con regolamento interno? Da chi è composta? È composta per via politica? L'emendamento in esame tende allora semplicemente a chiarificare questo punto e propone testualmente che la Conferenza dei servizi possa essere composta dal presidente della regione Abruzzo, o da un suo delegato, dal presidente della provincia de L'Aquila e dal sindaco del comune competente, e che sugli interventi in deroga agli strumenti urbanistici abbia valore decisorio, e cioè decida, in questa composizione, circa le varianti.
Non ci sembra un emendamento costoso, ma volto piuttosto a chiarire un punto della cosiddetta governance; se non si vuol fare neanche questo rimarranno delle norme oscure, ma sembra che questo sia il desiderio perché, lasciando le cose come stanno, resta una struttura quasi militarizzata e molto accentrata e resta l'idea di una ricostruzione assolutamente nelle mani della Protezione civile. Rimarranno così le doglianze sulla mancata condivisione di potere e collaborazione con gli enti locali, come pure una serie di lamentele e di problemi seri non affrontati, che evidentemente non si vogliono affrontare.
Sarei grato al sottosegretario se volesse darmi una risposta su questo punto: quando si dice sentita la Conferenza di servizi, vorremmo sapere da chi è composta questa Conferenza dei servizi.

ROBERTO TORTOLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO TORTOLI, Relatore. Signor Presidente, rendo una breve risposta all'onorevole Mantini. Si sta parlando di un fatto che purtroppo è già avvenuto perché si sta parlando della localizzazione dei blocchi di case temporanee ma tale localizzazione è già stata individuata ed è già stata tenuta la Conferenza dei servizi, quindi si tratterebbe - accettando questo emendamento, che posso anche apprezzare - di far decadere le ordinanze che sono state emanate per l'assegnazione delle gare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 2.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 51

Onorevole Coscia... onorevole Traversa... onorevole Vico... hanno votato tutti? Prendo atto che ora anche gli onorevoli Mondello e D'Incecco hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 443
Votanti 442
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato
210
Hanno votato
no 232).

Prendo atto che la deputata Garavini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole, che il deputato Garagnani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Stanislao 2.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, vorrei dire al relatore, che ho ascoltato prima rispondere all'onorevole Mantini, che con questo emendamento si vuole ribadire un concetto fondamentale: pochi mesi fa abbiamo discusso di un federalismo che sarà il futuro, la luce, l'uscita dai tanti guai che l'Italia ha. In questo caso, però, caliamo dall'alto le scelte sul territorio. Impediamo ai sindaci di individuare, insieme ai presidenti di provincia e della regione, e di concerto con il Commissario, le aree dove ricostruire e far ripartire le attività, le abitazioni, le residenze, i luoghi di vita comune; mi pare una forzatura.
Una questione è se nel tempo non si riesce a risolvere l'emergenza, un'altra è chi deve suggerire, decidere, chi deve andare ad espropriare delle aree, affermando: queste aree oggi servono alla collettività. Credo che queste comunità, che da sempre hanno programmato l'uso del loro territorio, anche in una situazione di emergenza, abbiano titolo ad avere la precedenza rispetto ad un Commissario che esercita questa attività da militare che occupa un'area, più che da rappresentante tecnico del Governo che aiuta le comunità a risolvere questa disgrazia immensa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 2.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Sempre l'onorevole Coscia: bisognerebbe riparare in modo radicale la sua postazione. Onorevole Vico... onorevole Traversa... onorevole Mazzuca... onorevole Lunardi... onorevole Mondello... onorevole D'Incecco.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 440
Maggioranza 221
Hanno votato
214
Hanno votato
no 226).

Prendo atto che la deputata Garavini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Galati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantini 2.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, l'emendamento in esame è molto semplice. Il testo attuale prevede che gli atti di acquisizione dei terreni espropriati per la localizzazione di questi moduli abitativi, sono acquisiti al patrimonio indisponibile della regione o di un altro ente pubblico. Noi chiediamo in modo più esplicito che, invece, i terreni espropriati per la localizzazione dei moduli abitativi siano acquisiti nel patrimonio del comune Pag. 52dov'è insediato il modulo abitativo. Questi terreni, quindi, anziché finire nel patrimonio indisponibile della regione, dovrebbero restare in quello del comune.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 2.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Coscia... onorevole Tommaso Foti... onorevole Antonino Foti... onorevole Lo Monte... onorevole Vico.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato
209
Hanno votato
no 230).

Prendo atto che le deputate Argentin e Garavini hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Micheli 2.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... sempre gli onorevoli Vico, Coscia, Mondello... onorevole Simeoni... onorevole Grimaldi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 438
Maggioranza 220
Hanno votato
210
Hanno votato
no 228).

Prendo atto che i deputati Argentin, Garavini e Rugghia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lolli 2.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Farina... onorevole Coscia... onorevole Sardelli... onorevole Latteri. Ecco, l'onorevole Sardelli ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 438
Maggioranza 220
Hanno votato
210
Hanno votato
no 228).

Prendo atto che le deputate Argentin e Garavini hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 2.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa, onorevole Vico, onorevole Mondello, onorevole Lo Monte, onorevole Delfino. L'onorevole Lo Monte ha votato? Abbiamo votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato
214
Hanno votato
no 231). Pag. 53

Prendo atto che le deputate Argentin e Garavini hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pili 2.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Napoli... onorevole Centemero... onorevole Moles... onorevole Delfino... onorevole Coscia... onorevole Ciriello. Ci siamo tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 444
Votanti 443
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato
214
Hanno votato
no 229).

Prendo atto che la deputata Garavini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantini 2.51. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo anche per il successivo emendamento Libè 2.50, per economia di tempo. Vogliamo solo una correzione e mi auguro sia utile a futura memoria. È quella di favorire la presenza, nella ricostruzione, di fondi istituzionali che operano a totale carico dei privati e non dello Stato, con conseguenti possibilità di partecipare ad alcuni sgravi fiscali. Parlo di fondi istituzionali sotto il controllo della Banca d'Italia e della Consob che attraverso SGR e altri strumenti hanno già dato prova, normalmente nelle attività di riqualificazione urbanistica e urbana, di poter essere i soggetti di operazioni complesse, e quindi nella ricostruzione noi non possiamo stare fermi ad una scena che vede da una parte la Protezione civile, l'Esercito, insomma lo Stato con le sue stellette, e dall'altra un mercato considerato solo come appaltatore, magari anche in odore di mafia. Occorre che sia stimolata la partecipazione dei soggetti che in Italia e in tutto il mondo operano per attività complesse di ricostruzione. Questo è il senso dell'emendamento in esame e del successivo Libè 2.50.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 2.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vico... onorevole Coscia... onorevole Napoli... onorevole Lunardi... onorevole Mondello... onorevole Ventucci... onorevole Delfino... onorevole Traversa. Ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato
217
Hanno votato
no 231).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 2.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... onorevole Traversa... onorevole Nizzi... onorevole Rampelli... l'onorevole Traversa ha votato... Onorevole Delfino, di nuovo? Onorevole Centemero...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 54
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato
216
Hanno votato
no 230).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lolli 2.47.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ginoble. Ne ha facoltà.

TOMMASO GINOBLE. Signor Presidente, questo semplice emendamento è utile per rappresentare un elemento di grande attenzione per il mondo del lavoro e dell'imprenditoria locale. L'emendamento riguarda l'articolo 2, per intenderci quello concernente i moduli abitativi durevoli.
Il comma 9 disciplina l'affidamento di tali interventi e in particolar modo chiediamo che nell'ultimo periodo, dove si prevede che, in deroga all'articolo 118 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, è consentito il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento, sia aggiunto «, prioritariamente alle imprese aventi sede od operanti, alla data del 6 aprile 2009, nei comuni di cui all'articolo 1, comma 2 e della provincia de L'Aquila, ed in subordine a quelle aventi sede od operanti nella regione Abruzzo».
In altro senso è risaputo che quando si verifica un terremoto c'è la perdita di molte cose ma anche quella del senso della comunità, del lavoro, dell'ordinarietà di alcuni gesti. Favorire le imprese locali da questo punto di vista significa restituire un po' di certezza a quel senso di comunità e di appartenenza. Crediamo che avendo ascoltato su questo argomento dichiarazioni in questo senso, il Governo, almeno su questo emendamento, esprima parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lolli 2.47, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia... onorevole Traversa... onorevole Proietti Cosimi e onorevole Mondello.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato
214
Hanno votato
no 231).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Stanislao 2.41.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Con questo emendamento - prego l'attenzione del Governo e del relatore perché vorrei che cambiassero opinione su esso - chiediamo semplicemente di dare priorità alle imprese del luogo a parità di offerta e di condizioni di gara. Ritengo che laddove già prevediamo in via eccezionale deroghe, in quanto è ammesso il subappalto fino al 50 per cento, chiedere questo non sia esagerato. Primo aspetto, non costa niente; secondo aspetto, ricordo parecchi colleghi appartenenti specialmente al gruppo della Lega Nord Padania rivendicare in quest'Aula, quando parlavamo del piano casa, il diritto dei residenti e degli autoctoni ad avere priorità sull'assegnazione di case o di immobili.
In questo caso credo che non vi sia una questione solo di concorrenza del mercato, ma vi è una necessità di incentivare le imprese, danneggiate da questo terremoto, di poter operare in casa loro, laddove vi sono tutte le garanzie del caso, a parità, ripeto, di condizioni economiche e di altri parametri. Ringrazio, se si possa eventualmente rivedere il parere espresso su questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 55
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 2.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Tenaglia? Onorevole Traversa? Onorevole Coscia? Onorevole Mondello? Hanno votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato
208
Hanno votato
no 231).

Prendo atto che il deputato Calearo Ciman ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 2.52, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia? Onorevole Lo Monte? Onorevole Sardelli? Onorevole Delfino? Onorevole Mondello? Onorevole Proietti Cosimi? Onorevole Traversa? Onorevole Vella?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato
209
Hanno votato
no 230).

Prendo atto che i deputati Paladini e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lolli 2.56.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, con l'emendamento in esame vogliamo precisare alcune possibilità che al commissario delegato sono date in merito al reperimento di alloggi per le persone sgomberate, anche individuando immobili non utilizzati, così come recita appunto il comma 10 dell'articolo 2 del provvedimento in esame.
Questa possibilità data e diciamo anche questa necessità, a cui il commissario deve dare una risposta, dal nostro punto di vista richiede alcune precisazioni. Come abbiamo detto tale norma deve prevedere anche la garanzia per alcuni diritti e nel nostro emendamento si fa riferimento al corrispettivo d'uso per l'utilizzo di alcune abitazioni, che debbano appunto essere messe a disposizione di coloro che in questa fase così delicata devono poter trovare un alloggio anche di emergenza per alcuni mesi. Vorremmo che tale corrispettivo d'uso dovesse essere comunque contemperato all'interno di un range, di un valore che sia non inferiore al valore medio di mercato alla data del 31 marzo 2009.
Infatti, col provvedimento in esame dobbiamo contemperare due esigenze: rispondere ad un'emergenza forte alla quale i cittadini si trovano soggetti e quindi individuare in questo caso subito gli alloggi, ma anche, dal punto di vista economico e finanziario, poter comprendere che le esigenze di coloro che mettono a disposizione le loro strutture, si tratti sia di imprese sia di cittadini singoli, possano avere un ristoro adeguato.
In tal senso vogliamo indicare al commissario alcuni «paletti» abbastanza precisi, affinché questo intervento, che dal nostro punto di vista è un aiuto economico anche a coloro che per fortuna non hanno visto deteriorati i loro beni, ma che devono comunque metterli a disposizione, consenta a costoro di trovare una sorta non di incentivo, ma un ristoro giusto e anche una forma di riconosciuta esenzione di ogni imposizione sui corrispettivi d'uso.
Ciò fa parte di un tema più ampio, che è stato sollevato anche per altre situazioni non Pag. 56di emergenza. Noi abbiamo anche l'esigenza in qualche modo di incentivare la possibilità di affittare abitazioni.
Mai come in questo caso, sarebbe necessario che tutte fossero messe a disposizione, non solo attraverso ordinanze che, in qualche modo, agiscono d'imperio, ma anche per risollevare un mercato dell'abitazione che, sicuramente, in quella regione, avrà subito un trauma fortissimo, e rispetto al quale è necessario ricostruire, anche con un sistema più equo e più giusto nel rispetto dei diritti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lolli 2.56, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia, onorevole Traversa, onorevole Proietti Cosimi, onorevole Causi? Abbiamo votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 442
Maggioranza 222
Hanno votato
212
Hanno votato
no 230).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 2.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia, onorevole Simeoni, onorevole Delfino?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 440
Maggioranza 221
Hanno votato
212
Hanno votato
no 228).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lolli 2.61.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, ancora una volta, pare che l'orientamento del Governo sia di respingere anche questo emendamento, che contiene una proposta che va a valorizzare e a riconoscere il ruolo delle autonomie locali e dei sindaci in particolare.
Vale la pena ricordare a quest'Assemblea che, in questi anni, esponenti autorevoli non solo del centrosinistra, ma anche del centrodestra, in più occasioni, hanno citato ad esempio il modello di ricostruzione del Friuli. Come ha ricordato bene in precedenza il collega Compagnon, quell'esperienza e quel modello, basato proprio sull'attribuzione di poteri a comuni, province e alla stessa regione, hanno consentito di avviare un percorso di ricostruzione legato alle vere istanze del territorio, garantendo anche una promozione di sviluppo economico e sociale.
Oggi invece, così facendo, il Governo ha dato un'impostazione esattamente contraria, portando ad una forte centralizzazione dei provvedimenti e creando le condizioni per un pasticcio, che non consentirà una ricostruzione adeguata e, soprattutto, in tempi ragionevoli.
Per questo motivo, ancora una volta, come hanno fatto in precedenza diversi colleghi, invito il Governo a riconsiderare la sua posizione. Invito, dunque, il sottosegretario Menia, che conosce il «modello Friuli» (provenendo anche lui dalla regione Friuli-Venezia Giulia) a riconsiderare tale impostazione, che va in una direzione esattamente contraria rispetto a quel modello e - se mi è consentito - anche rispetto al tanto declamato federalismo, di cui si è parlato nelle scorse settimane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 57

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lolli 2.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa, onorevole Proietti Cosimi, onorevole Tommaso Foti? In via del tutto eccezionale, il meccanismo della collega Coscia ha funzionato, ci rallegriamo con i servizi tecnici. Onorevole Lo Monte? Abbiamo votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato
215
Hanno votato
no 230).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantini 2.63.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo l'istituzione di un gruppo di coordinamento per la ricostruzione, composto dal commissario delegato, da quattro vicecommissari, dal presidente della regione, dal presidente della provincia e dal sindaco de L'Aquila. Chiediamo, insomma, l'identificazione di un gruppo per la ricostruzione, basato su un modello di governance di condivisione di alcune scelte strategiche. Ci sembra la soluzione più semplice in assoluto.
Si potrebbe obiettare che già esistono buone relazioni e già questi soggetti sono in contatto tra loro, ma, a mio avviso, si tratta di un modo sbagliato di procedere. Infatti, una cosa sono le buone relazioni politiche, altra è identificare in un organismo partecipato anche dagli enti locali a pieno titolo i soggetti della ricostruzione, almeno nelle linee fondamentali. È un emendamento che non costa nulla e che ha una sua logica, anche di efficienza istituzionale. Esso, inoltre, estende la democrazia, che oggi è concentrata ancora in poche stanze della Protezione civile e non ci sembra un modello adeguato per gli impegni che abbiamo dinanzi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 2.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa, onorevole Perina, onorevole Proietti Cosimi, onorevole Mondello, onorevole Lo Monte! L'onorevole Lo Monte ora ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 435
Maggioranza 218
Hanno votato
206
Hanno votato
no 229).

Prendo atto che i deputati Cesare Marini, Narducci e Galletti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lolli 2.65.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lolli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, mi attengo sempre al costume di parlare di questioni molto concrete e spero ragionevoli. Ci riferiamo sempre al tema della governance e del coinvolgimento degli enti locali.
L'ottimo sottosegretario, al quale continuo ad esprimere la mia simpatia e la mia solidarietà, ci ha spiegato poco fa che Pag. 58al Senato, con un emendamento, è stato introdotto il comma 5-bis all'articolo 14, con il quale si è risolto questo problema. Il comma 5-bis, cari colleghi, prevede che spetta ai sindaci, d'intesa con il presidente della regione e con il presidente della provincia nelle materie di sua competenza, predisporre i piani di recupero dei centri storici. È un ottimo risultato, ma immaginiamoci il contrario: c'è forse chi pensa che possa spettare a qualcuno che non sia il sindaco occuparsi del piano di recupero del centro storico, al Parlamento, al Governo o a un commissario?
Apprezzo questo risultato, ma stiamo solo applicando una legge della Repubblica. Possiamo fare un passo in più, se ci riusciamo. Poiché qui si parla della governance attuale, relativa cioè a questa fase, e poiché si prevede che il commissario Bertolaso, a cui vanno tutte le nostre lodi, venga coadiuvato da tre vicecommissari (che ora sono quattro), noi proponiamo di farlo coadiuvare anche dal presidente della regione, dal presidente della provincia e dal sindaco e il motivo è che in questo modo si eviterebbero delle fesserie.
Il commissario Bertolaso emana molte ordinanze, molte sono perfette e tutte in ottima fede. Dio ce lo ha mandato, anzi, ce lo avete mandato voi e ve ne siamo grati. Però, ogni tanto, ha emanato anche delle ordinanze totalmente sbagliate, tanto che se le è dovute rimangiare.
Pensate che ad un certo punto ha emesso un'ordinanza nella quale diceva che tutte le funzioni connesse a L'Aquila capoluogo venivano portate in altre città e tutti i dipendenti andavano al seguito. Stava scoppiando una rivoluzione e se l'è dovuta rimangiare.
Poi ha adottato un'altra ordinanza - l'onorevole Scelli ne ha qualche cognizione - in cui ha sospeso i benefici fiscali a favore di tutti i comuni della provincia de L'Aquila e se la è dovuta rimangiare. Ad un certo punto, hanno fatto un'ordinanza in cui dicevano che entro 15 giorni la gente doveva rientrare a casa, senza sapere che non c'erano gli allacci del gas.
Non sono cose fatte in cattiva fede, sono solo cose fatte da un signore bravissimo, circondato da altri signori altrettanto bravi, che però non sono proprio de L'Aquila, di quel territorio. Quindi, se condividessero queste scelte insieme a quelli che sul territorio ci stanno, sarebbe meglio e funzionerebbe tutto meglio. Non so se vi sembrano cose irragionevoli, a me sembrano cose di buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, capisco che stiamo andando avanti da parecchio e può esserci un po' di stanchezza, ma vorrei semplicemente dire a tutti i colleghi e anche al sottosegretario Menia che questa modifica non rientra in quelle che sono sotto pressione di Tremonti, perché non comporta alcun tipo di esigenza finanziaria. È semplicemente una questione, se non disturbo, di politica e di riorganizzazione della governance a costo zero. È quindi una di quelle questioni sulle quali probabilmente, se si volesse fare uno sforzo per venire incontro alle richieste non tanto di chi sta qui parlando, ma soprattutto di chi sta manifestando qui fuori - e non ci sono i sindaci soltanto di centrosinistra ma anche quelli di centrodestra -, si potrebbe dare una risposta a costo zero, dimostrando buona volontà e di venire incontro alle richieste un po' di tutti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lolli 2.65, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Proietti Cosimi, onorevole Traversa, onorevole Mondello, onorevole Delfino, onorevole Lo Monte, onorevole Pag. 59Codurelli. L'onorevole Delfino ha votato. Onorevole Aprea. Hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato
213
Hanno votato
no 234).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantini 2.64.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, questo emendamento insiste sul medesimo tema e presenta una versione ancora più chiara, e cioè propone l'istituzione di una conferenza territoriale per la ricostruzione, composta dal commissario delegato, dai rappresentanti degli enti locali e dai sindaci dei comuni terremotati.
Cerchiamo spesso di semplificare la giungla dei poteri amministrativi e di trovare momenti di convergenza istituzionale, di collaborazione e cooperazione tra enti locali. Credo che una conferenza territoriale per la ricostruzione, cui partecipino i sindaci interessati e gli enti locali, sia un momento dovuto, quasi scontato. Chi dovrebbe farla questa ricostruzione, se non anche i soggetti titolari dei poteri locali?
Allora c'è un evidente equivoco, un malinteso - voglio immaginare che sia così - che porta ad una chiusura anche su questo emendamento di buonsenso ed è il seguente: l'emergenza, tutto sommato, dura ancora.
Su questo punto, onorevole sottosegretario, prima o poi, in questo passaggio parlamentare o dopo, dovremo chiarirci, nell'interesse stesso del Governo, della chiarezza, dei fondi e delle risorse dedicate, dell'efficienza del G8, eccetera. Dobbiamo capirci su quando l'emergenza in qualche modo termina.
So bene che, fino a pochi giorni fa, si sono registrate ancora scosse e lo sciame sismico, ma dobbiamo capirci sul quando finisce la fase dell'emergenza e inizia quella della ricostruzione.
Infatti, non possiamo pensare di estendere sine die la fase dell'emergenza e quindi anche i poteri speciali che qualche volta assumono delle forme un filino militarizzate. A proposito delle azioni non sempre giuste che intraprende Bertolaso - il pur bravo Bertolaso - permettetemi di esprimere stupore per una circolare della Protezione civile che vieta la diffusione di documenti nelle tende. È dell'altro ieri sera: mi auguro che non siano sospesi i diritti civili e costituzionali nelle tende degli sfollati o, se posso permettermi, come ho sentito amano definirsi, dei «diversamente alloggiati». Mi auguro che non ci sia il divieto di circolazione della stampa, eppure c'è una circolare della Protezione civile che dice questo.
Se vogliamo continuare con questa gestione monocratica, assolutistica e anche un po' discutibile, nonostante i meriti che tutti riconosciamo, facciamolo pure, però ve ne assumerete una responsabilità anche gratuita, perché non costa nulla immaginare l'istituzione di una conferenza territoriale per la ricostruzione, con la partecipazione degli enti locali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 2.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa, ogni volta la guardo sperando sia la volta buona ed invece non lo è! Onorevole Bocciardo, onorevole Vico, onorevole Lo Monte.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 436
Votanti 435
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato
205
Hanno votato
no 230). Pag. 60

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Micheli 2.67, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa, onorevole Lo Monte, onorevole Dionisi, onorevole Proietti Cosimi, onorevole Mondello, onorevole Vico.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 436
Maggioranza 219
Hanno votato
206
Hanno votato
no 230).

Prendo atto che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Marinello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Mantini 2-bis.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho posto il problema, che ci poniamo tutti, della copertura delle risorse.
Francamente se c'è un tema che non è il caso neppure di discutere è il fatto che si vogliano tutti i soldi per la ricostruzione, magari hic et nunc, subito, immediatamente spendibili. Non è questa la nostra visione e nessuna persona di buon senso può immaginare che sia questa la migliore programmazione; tuttavia, sappiamo che sono uscite dal Senato coperture traballanti per quel miliardo e duecento milioni di euro, che pure sono stati impegnati, e che vi sono diritti fondamentali negati e non riconosciuti, che continueremo a prendere in esame a proposito dell'articolo 3. Si tratta di una popolazione sofferente e colpita, abbandonata al di là, pure, delle intenzioni del Governo, forse, che continua a emanare comunicati stampa per un tema che riguarda risorse e copertura.
Allora, chiedo (e ce lo siamo chiesti tutti e di qui la proposta emendativa che ho sottoscritto insieme al collega Libè) se non sia possibile pensare ad un contributo di solidarietà una tantum per la ricostruzione dell'Abruzzo. Non stiamo parlando di mettere le mani in tasca agli italiani, né di odiosi balzelli fiscali, ma se non parliamo di solidarietà dinanzi a queste sciagure nazionali, quando dovremmo farlo?
Gli italiani hanno dimostrato in mille modi, attraverso mille gare di solidarietà, sms e tutte le altre forme possibili, di non essere insensibili, ma tutt'altro, nei confronti delle persone colpite da drammi come questi.
Il contributo di solidarietà che qui si propone naturalmente è un contributo una tantum ed a partire dai redditi più alti (sopra i 120 mila euro) e credo sia una misura assolutamente da prendere in considerazione, insieme al sostegno alle ONLUS ed anche ad un altro emendamento per la destinazione volontaria del 5 per mille per la ricostruzione in Abruzzo, in grado di sostenere il profilo delle coperture finanziarie e delle disponibilità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Mantini 2-bis.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Monte, onorevole Traversa, onorevole Girlanda, onorevole Proietti Cosimi. Ci siamo tutti? Onorevole, perché si lamenta? La sua lucetta è accesa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato
208
Hanno votato
no 231). Pag. 61

Prendo atto che i deputati Vannucci e Garavini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Stanislao 3.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, non vi stancherò, ma qui andiamo a riprendere l'argomento cruciale di questi emendamenti all'interno del provvedimento in esame, ossia la questione delle seconde case e delle attività produttive di chi non è residente a L'Aquila, in queste città e nei centri storici.
Si tratta di garantire le risorse (anche gradualmente) anche a queste attività, perché la città non può risorgere per categorie, ma deve risorgere e ricostruirsi nell'insieme. È impensabile entrare in un centro storico e di costruire solo il 15 per cento di una casa, lasciando il resto a provvedimenti successivi.
Nella proposta emendativa in esame si ribadisce la necessità di includere nelle categorie che hanno questi diritti anche le seconde abitazioni (così definite). Ma lo ripeto: non si tratta di seconde abitazioni nel senso di proprietari plurimi. Molti di questi proprietari sono addirittura italiani all'estero che hanno immobili all'estero e in questi luoghi hanno voluto reinvestire i loro risparmi.
Però, simili categorie oggi non le vogliamo tenere in considerazione e preferiamo lasciarle all'estero, tanto lì votano, lì hanno la cartolina, da lì possono mandare il loro voto in Italia e quindi altri problemi non devono averne. Credo che trattare così queste categorie di aquilani voglia dire dimezzare (se non ridurre ancora meno) le possibilità di rinascita e di ricostruzione dell'Aquila in quanto comunità e centro di attività economiche e sociali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 3.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia, onorevole Traversa, onorevole Vico, onorevole Proietti Cosimi, onorevole Palumbo, onorevole Mondello, onorevole D'Incecco.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 438
Maggioranza 220
Hanno votato
208
Hanno votato
no 230).

Prendo atto che le deputate De Torre e Garavini hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole e che i deputati Barbareschi e Polidori hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Ricordo che l'emendamento Mantini 3.3 è stato ritirato. Colgo l'occasione per ricordare che sono stati altresì ritirati dai presentatori gli emendamenti Pili 17.13 e Testoni 17.11.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lolli 3.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, torniamo su uno dei punti chiave di questo provvedimento, ossia il problema delle case dei non residenti e della relativa copertura finanziaria.
Immagino che ci sia un parere contrario della Commissione bilancio su questo emendamento, che torna sulla questione e tende a dare copertura alla possibilità di ricostruire le case anche per i non residenti. Pag. 62
Vorrei però invitare l'Aula a riflettere su un dato: quando è stato presentato il primo emendamento in materia, quello che tendeva ad escludere i non residenti dal rimborso per i danni subiti dal terremoto, anche in quel caso c'è stato un parere negativo della Commissione Bilancio, che sappiamo essere diretta da un parlamentare molto serio come l'onorevole Giorgetti. Perché? Se fosse vero quello che sostiene il sottosegretario Menia o quello che sostiene il relatore Tortoli, cioè che il provvedimento così com'è garantisce già i residenti, il parere negativo della Commissione Bilancio non aveva senso. Invece, qual è il motivo di questo parere negativo? Sappiamo tutti qual è l'oggetto del contendere: i soldi sono pochi, non bastano per garantire le case ai non residenti, non bastano per garantire - come ricordava anche il collega Piffari poco fa - anche le attività economiche che sono state colpite.
C'è un grande assente in questa discussione, il Ministro Tremonti. Ora tutti noi conosciamo dall'infanzia il valore pedagogico dell'uomo nero: quando uno deve indirizzare il bambino evoca l'uomo nero. Qui però siamo in una sede dove si dovrebbe parlare di impegni con il Paese, di politiche e di futuro. Il Ministro dovrebbe dirci quali sono le risorse attivabili, ma noi dobbiamo anche indicare qual è la risposta da dare alle esigenze delle popolazioni colpite, quella stessa risposta che il Presidente del Consiglio si è impegnato a dare poco tempo fa.
Allora torno su questo tema. Credo che molti colleghi conoscano l'area colpita, si tratta di un'area di straordinaria bellezza e interesse, penso non solo alla città de L'Aquila ma anche agli altri comuni. Lo dico senza tema di smentita, è un'area che non ha nulla da invidiare ad altre aree notissime del Paese, penso alla Toscana che conosco molto bene, all'Umbria, alle Marche e a tante zone dell'Italia centrale che nella ricchezza di questi piccoli paesi hanno una straordinaria scommessa per il futuro. Quei paesi stavano rialzando la testa, alcuni di questi paesi erano riemersi dall'oblio, come ad esempio, tra alcune esperienze note e positive, quella di Santo Stefano di Sessanio in cui era stato realizzato un recupero e una ristrutturazione così ben fatta che in quel paese, pur essendo nell'area del cratere, non è crollato nulla (l'unica cosa che è crollata è una torre ristrutturata male dalla sovrintendenza, perché ha sbagliato a mettere il cemento armato dove non andava messo) o quella di paesi sempre nell'area del cratere, anche se nella provincia di Teramo, come Castelli dove esistono attività fiorenti, ci sono delle ceramiche straordinarie, o quella di piccoli paesi ancora poco noti ma che sono di una struggente bellezza e che hanno una storia e le caratteristiche per emergere e che oggi sono in pericolo per il loro futuro, come Castelvecchio Calvisio e tanti altri.
In questi paesi si devono recuperare anche le case dei non residenti, cioè di chi era emigrato ed ha mantenuto la casa nel paese, di chi viveva in quel paese e si è trasferito a L'Aquila o a Roma, come anche le case di chi, non per fare una speculazione con decine di unità immobiliari, ha voluto recuperare centri che hanno un'intensità di bellezza, di storia, di vita e che non sono riproducibili. Essi non sono fuori dall'Italia, perché l'Italia è un paese fantastico da questo punto di vista; anche in tante zone d'Italia sono state messe risorse per tenere in vita i paesi. Se non si recuperano quelle case, questi posti non torneranno a vivere, non saranno dei posti così belli e saranno privati del loro futuro.
Per questo motivo con questo emendamento noi tendiamo a garantire le risorse per affrontare il nodo vero. Non è vero che in questo provvedimento viene garantito il recupero delle case dei non residenti, non è vero perché le risorse sono scarse. Con questo emendamento noi tendiamo a reperire risorse per permettere di dare una risposta vera, non falsa, non parlando con la lingua biforcuta alle istituzioni e ai cittadini de L'Aquila (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 63
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lolli 3.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Coscia, Mondello, Vico, Giammanco, Lunardi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato
212
Hanno votato
no 227).

Prendo atto che i deputati Traversa, Rampelli e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lolli 3.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lolli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, io vorrei riprovare ad affrontare l'argomento perché siamo sempre intorno alla questione di chi sono i possessori del diritto ad essere risarciti.
Faccio notare che la mia proposta emendativa propone di sopprimere alcune parole frutto di un emendamento inserito dal Governo durante l'esame al Senato, con cui si è voluto stabilire con precisione che quando si parla di abitazione principale si fa riferimento al decreto legislativo n. 504 del 1992 che istituì l'ICI.
In quel provvedimento l'abitazione principale è definita - vado a memoria - come l'abitazione nella quale il proprietario risiede stabilmente. Se ci atteniamo a questa interpretazione così stretta e così rigida impediamo al nostro grande, comune e magnifico amico, Bertolaso, di poter realizzare con le sue ordinanze quello che voi avete scritto che farà, perché se agisse così andrebbe contro una norma che, non a caso secondo me, avete inserito al Senato in maniera così stringente. Non lo può proprio fare, perché non può interpretare come abitazione principale in un modo che non sia quello strettamente connesso alla legge; magari non sarà così, ma allora, a beneficio di tutti, se si cancellassero queste parole non si produrrebbe alcun danno e magari potremmo stare tutti più tranquilli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lolli 3.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesare Marini... onorevole Coscia... onorevole Traversa, di nuovo? Onorevole Mondello... Onorevole Latteri... ha votato. Onorevole Vico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 434
Maggioranza 218
Hanno votato
212
Hanno votato
no 222).

Prendo atto che i deputati Rampelli e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Stanislao 3.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche con questo nostro emendamento affrontiamo il problema che è stato ampiamente dibattuto nella giornata di oggi, ma che non trova una soluzione Pag. 64legislativa. Si dichiara che si vuole realmente ricostruire tutte le abitazioni che effettivamente vengono utilizzate, però, nei fatti, ciò non sta scritto da nessuna parte.
Noi rileviamo che il concetto di abitazione principale è abbastanza controverso e comunque poco chiaro perché per le imposte dirette, ad esempio, assume un connotato diverso rispetto a quello che è preso in considerazione dalla norma istitutiva dell'ICI che fa riferimento infatti «all'unità immobiliare adibita ad abitazione principale del soggetto passivo intendendosi per tale, salvo prova contraria, quella di residenza anagrafica».
Allora noi chiediamo, invece, che si faccia riferimento alla norma prevista ai fini delle imposte dirette e che, pertanto, si sostituiscano le parole: «ai sensi del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504» con le parole: «ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917». Infatti, questo decreto, che è il Testo unico delle imposte dirette, all'articolo 10, comma 3-bis recita: «per abitazione principale si intende quella nella quale la persona fisica che la possiede a titolo di proprietà o altro diritto reale o i suoi familiari dimorano abitualmente».
Questo tipo di precisazione permetterebbe, se non di risolvere il problema della seconda casa nella sua totalità, quanto meno di risolverne uno che è molto frequente. Sono stato a L'Aquila due settimane fa e ho incontrato molte persone che hanno questo tipo di problema, con la residenza in un altro comune, ma per ragioni di lavoro stanno a L'Aquila nella loro abitazione presso cui evidentemente non hanno la residenza ma, vivendoci tre o quattro giorni alla settimana, vi hanno la loro dimora abituale.
Allora, noi non riusciamo a comprendere, ancora una volta, perché il Governo sia totalmente sordo quando poi il Presidente del Consiglio dichiara continuamente che è d'accordo anche lui, ma poi non fa nulla per risolvere i problemi della gente in Abruzzo (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore.

ANTONIO BORGHESI. Allora, chiediamo che almeno in questo caso si dia un voto favorevole ad una modalità che permette di avvicinarci molto alla soluzione del problema (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 3.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Marini Cesare... onorevole Traversa... onorevole Vico... onorevole Coscia... onorevole Bellotti... onorevole Sanga... onorevole Lo Monte... onorevole Briguglio... Sardelli... Casini... onorevole Barba... onorevole Mondello... onorevole Delfino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 437
Votanti 436
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato
208
Hanno votato
no 228).

Prendo atto che la deputata Zampa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che i deputati Rampelli e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lolli 3.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lolli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, colleghi non votate contro questo emendamento e vi prego di riflettere un attimo sul fatto che io, con disciplina, mi sono semplicemente limitato a tradurre alla Pag. 65lettera le dichiarazioni che il Presidente del Consiglio è venuto a fare qualche giorno fa a L'Aquila. In una conferenza stampa egli ha detto, andando anche al di là delle mie personali aspirazioni e aspettative, che sarebbe stato rimborsato il 100 per cento delle abitazioni del centro storico, anche se si tratta di seconde case.
Allora, mi sono limitato a scrivere nell'emendamento, esattamente tradotto in norma, quello che il Presidente del Consiglio ha detto, ovvero che nei centri storici, ove definiti da strumenti urbanistici, si rimborsa il 100 per cento del costo delle case. Prima di votare contro, svolgete una piccola riflessione anche sul vostro personale futuro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lolli 3.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Vico... onorevole Proietti... onorevole Coscia... onorevole Santelli... onorevole Lo Monte... onorevole Sardelli... onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 442
Maggioranza 222
Hanno votato
213
Hanno votato
no 229).

Prendo atto che le deputate Zampa e D'Antona hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole e che i deputati Barbareschi e Rampelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Narducci 3.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo di riconsiderare il parere contrario. Ci sono decine di migliaia di abruzzesi emigrati all'estero e qui non stiamo parlando di seconde case, ma della prima casa di un cittadino emigrato e iscritto all'AIRE che risiede nei comuni distrutti dal sisma. Sono questi cittadini, insieme a tanti altri, che in questo momento sono impegnati in una gara di solidarietà straordinaria in ogni parte d'Europa e del mondo per raccogliere fondi a favore delle popolazioni dell'Abruzzo colpite dal sisma.
Questa gara di solidarietà riceve veramente uno schiaffo morale da parte del Governo, che boccia questo emendamento e lascia molti dubbi interpretativi. Credo che questa sia veramente un'offesa per tanti cittadini italiani che non hanno mai fatto mancare la loro solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Narducci 3.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Traversa, Vico, Cesare Marini, Proietti Cosimi, Lo Monte, Sanga, Mondello, Delfino? Abbiamo votato tutti? Onorevole Santelli? Aspettiamo solo l'onorevole Santelli. Qualcuno intervenga, faccia qualcosa. Ecco, brava onorevole Santelli. Ci siamo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 439
Votanti 438
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato
213
Hanno votato
no 225). Pag. 66

Prendo atto che la deputata Mattesini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che i deputati Barbareschi e Rampelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantini 3.28. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, con questo emendamento vogliamo consentire l'estensione o la deducibilità fiscale dal reddito per coloro che affittano le seconde case agli sfollati. Vorremmo, cioè, favorire il fatto che le seconde case fossero rimesse in circolo con limitate misure di deduzione fiscale.
È un modo per affrontare un problema vero, che riguarda sia l'emergenza che la fase della post emergenza, cioè delle riparazioni per le case lesionate categorie B e C, che pure impiegano qualche mese per essere ricostruite e sistemate.
Con una piccola spesa relativa alla deducibilità dei proventi dell'affitto, con uno stimolo fiscale molto limitato, si fanno risparmiare moltissimi soldi allo Stato, perché si rimettono in circolo e in affitto migliaia di appartamenti. A L'Aquila sono calcolati tra mille e 1.500 appartamenti sfitti, ma se si va nel perimetro immediatamente vicino, nel territorio, i numeri salgono notevolmente, considerando anche alcuni comuni turistici non distanti che hanno molte disponibilità.
Se si utilizzasse, cioè, di più il patrimonio disponibile sfitto esistente, anziché spendere moltissimi soldi per fare moduli abitativi con impatti assolutamente incerti sul futuro e sulla qualità di cui già abbiamo parlato, francamente, con una piccola riduzione di entrate fiscali, metteremmo in circolo un patrimonio molto importante e significativo, con grandi risparmi di oneri per lo Stato.
Affido questo emendamento alla vostra coscienza, che so che c'è, ma tuttavia politicamente non la manifestate e questo, dinanzi a problemi così seri, è piuttosto grave.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 3.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa, ci provi almeno! Onorevole Coscia? Onorevole Mondello? Onorevole Lo Monte? Onorevole Fogliardi? Onorevole Delfino? Ci siamo tutti? Onorevole Lazzari?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 440
Maggioranza 221
Hanno votato
211
Hanno votato
no 229).

Prendo atto che il deputato Realacci ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole. Prendo atto altresì che i deputati Barbareschi e Rampelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantini 3.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, concedetemi veramente solo 30 secondi di attenzione.
Come mai si può pensare che noi, col decreto-legge in esame, ce la caviamo senza offrire un indennizzo certo, o almeno un principio di indennizzo certo, a chi ha avuto distrutti immobili produttivi, i capannoni industriali, i negozi, gli studi professionali? L'emendamento chiede semplicemente - e non so se posso ancora una volta fare appello alla vostra attenzione e alla vostra cortesia - il principio, non i soldi cash, della copertura al 100 per cento dell'immobile produttivo distrutto, cioè dell'immobile commerciale, del capannone Pag. 67industriale, del negozio, dello studio professionale. È chiedere troppo? In cosa dovrebbe manifestarsi la solidarietà e l'aiuto dello Stato, se non nel soccorso al ripristino delle attività produttive? Dopo in generale possiamo pensare tante cose, anche diverse e confuse; se andassimo a vedere e ad immaginarci per un attimo la realtà concreta del singolo commerciante, dell'artigiano, del barbiere, del piccolo professionista che vive solo di quello e del suo lavoro, a cui lo Stato nega in queste circostanze un aiuto, ci dovremmo mettere le mani nei capelli!
L'ordinanza che il 9 aprile il Presidente del Consiglio dei ministri ha firmato dice che l'indennizzo per gli immobili produttivi è alternativo in sostanza all'indennizzo per l'abitazione principale: o l'abitazione principale, o il capannone industriale, il negozio, lo studio professionale; e che in ogni caso tale indennizzo non può essere superiore a 80 mila euro. Cari colleghi, non pizzico le corde della retorica, non voglio neanche alzare la voce, neanche provocare polemiche; però dovremmo vergognarci veramente di uscire dal provvedimento e di scrivere un sacco di promesse al vento sui comunicati stampa, di trasformare una società civile in una telecrazia, negando i diritti assoluti, minimi a chi lavora! Dovreste per lo meno dire che oggi non è possibile, sarà per un altro giorno; vorrei che queste parole fossero chiare e forti, perché di fatto state uccidendo il tessuto produttivo di questa già martoriata città e popolazione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Pili 4.21 è stato ritirato dal presentatore, e così anche l'emendamento Gibiino 8.100.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 3.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia? Onorevole Traversa? Onorevole De Cesare? Onorevole Tommaso Foti? Onorevole Mondello? Onorevole Bernardi? Onorevole Proietti? Onorevole Sanga? Ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 442
Maggioranza 222
Hanno votato
213
Hanno votato
no 229).

Prendo atto che il deputato Delfino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lolli 3.34. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lolli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, chiedo un attimo di attenzione perché si tratta di una cosa molto seria e molto concreta (Commenti)... Non vorrei che qualcuno si infastidisse, ma tenete presente, colleghi, che in Commissione abbiamo trovato un accordo e che l'opposizione ha ritirato moltissime proposte emendative senza fare ostruzionismo proprio perché eravamo d'accordo che avremmo discusso nel merito degli emendamenti che sarebbero rimasti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Per la verità vedo molti colleghi attenti, e di ciò li ringrazio, ma mi rivolgo a tutti quanti, perché stiamo parlando di cose serie e li pregherei di permetterci di parlarne con una certa tranquillità.
Stiamo parlando delle attività produttive. Nel decreto-legge - che ovviamente critichiamo, ma che contiene anche molte parti interessanti e positive - grazie anche ad una positiva modifica introdotta con un emendamento al Senato viene spiegato bene che per i beni mobili delle imprese è previsto, previa presentazione di una perizia Pag. 68giurata, un risarcimento che verrà poi precisato con un'ordinanza (e ritengo questo un fatto molto positivo).
Per i beni immobili però, e cioè per il capannone, per il negozio, per la bottega, è prevista in effetti alla lettera e) dell'articolo 3, nel quadro della fattispecie più generale di abitazione non attribuibile a prima casa, la possibilità di un risarcimento anche per quelli danneggiati, ma non viene precisato che ciò avverrà con perizia giurata. Questa precisazione permetterebbe invece a tante imprese - vi assicuro - di rientrare subito spendendo loro stesse i soldi e di rimettersi a lavorare, purché con questo decreto-legge fossero certe che poi con un'ordinanza vi sarà un risarcimento al 100 per cento come dice Mantini (o se volete all'80, al 70 o al 50 per cento); ma fin quando non lo vedono scritto non rientrano e non riparte l'attività.
L'emendamento in esame si preoccupa quindi semplicemente di precisare anche alla lettera e) ciò che avete stabilito alla lettera g) dell'articolo 3, ossia la previa presentazione di una perizia giurata. Questa sarebbe una misura che aiuterebbe molto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lolli 3.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Stasi... onorevole Sanga... onorevole Delfino... onorevole Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 438
Maggioranza 220
Hanno votato
208
Hanno votato
no 230).

Prendo atto che la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Stanislao 3.36. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, colleghi, credo di poter dire con tranquillità che abbiamo di fronte un Governo con le orecchie sorde. Purtroppo ci troviamo in questa condizione ed ancora una volta ribadiamo, con l'emendamento in esame, la necessità di dare priorità a quella ossatura dell'Abruzzo formata dai piccoli professionisti, le piccole imprese, i piccoli artigiani, ossia da quelle attività a volte non codificate neanche nei codici internazionali in termini di attività vere e proprie ma che producono comunque sempre un piccolo reddito (da quelle attività che a volte sono anche di affittanza di camere e di case in favore di quella gioventù che frequenta le scuole a L'Aquila e che le ha dato un'ossatura anche economica).
In questo emendamento rintracciamo le risorse e la possibilità di dare copertura a questa spesa che, come già prima richiamavano i colleghi Mantini e Lolli, allo stato non viene garantita, mentre è assolutamente necessario individuare anche tali categorie come beneficiarie dei contributi al 100 per cento per la ricostruzione, per il riavviamento delle attività, per la ricostruzione delle scorte e dei macchinari. Osservo però che rispetto a tali attività non vogliamo assolutamente affrontare una necessità prioritaria per l'Abruzzo e questo mi dispiace.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 3.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Coscia... onorevole Mondello... onorevole Delfino... onorevole Bocciardo... Pag. 69
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 426
Maggioranza 214
Hanno votato
200
Hanno votato
no 226).

Prendo atto che i deputati Vannucci e Fadda hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Barbareschi, Simeoni e Barbaro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lolli 3.37.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, con questo emendamento affrontiamo il problema degli immobili destinati ad attività di impresa, o professionali, condotti in locazione prima del terremoto. Abbiamo già detto - siamo tutti d'accordo - che questo è un terremoto che ha colpito una città con una forte concentrazione di studi professionali e di attività commerciali nel centro storico (nel centro storico de L'Aquila ci sono circa 300 studi di avvocati completamente distrutti, crollati o lesionati). Questo emendamento mira a ristorare immediatamente il danno che ha subito chi conduceva in locazione l'immobile destinato alla propria attività a causa del terremoto. Esiste per molti la necessità di trovare un nuovo immobile in una città gravemente distrutta e che ha una capacità di strutture da destinare ad attività professionali, o commerciali, molto ristretta rispetto alla struttura originaria. Molti, quindi, avranno la necessità di accedere a condizioni di mercato più onerose rispetto a quelle che avevano avuto prima del terremoto. Il ristoro che chiediamo è limitato alla differenza nel canone di locazione tra il canone dell'immobile condotto in locazione prima del terremoto e quello che invece si deve sopportare in conseguenza della nuova locazione. Tutto ciò è necessario per consentire alle attività commerciali e professionali di riprendere immediatamente il lavoro, altrimenti avremo un tessuto economico e produttivo che ha già subito dei danni molto pesanti, che probabilmente, senza questi aiuti, sarebbero irreparabili. Questo è un emendamento necessario, come lo erano i precedenti sugli immobili di proprietà dei professionisti o delle imprese, e di buon senso che in altre occasioni, in altre tragedie simili è stato condiviso in Parlamento; chissà come mai il terremoto dell'Abruzzo è diverso, è di serie C, perché sicuramente non è uguale a quelli che abbiamo affrontato negli anni scorsi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lolli 3.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Mondello... onorevole Berruti... onorevole Marini Cesare... onorevole Proietti Cosimi... onorevole Simeoni... onorevole Bocciardo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 429
Maggioranza 215
Hanno votato
206
Hanno votato
no 223).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bocci 3.103.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocci. Ne ha facoltà.

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente l'emendamento in esame ha la stessa natura Pag. 70che è stata più volte ricordata in questo dibattito. In altre parole si tratta di dare ai cittadini delle zone colpite dal terremoto dell'Abruzzo gli stessi benefici e gli stessi diritti che hanno avuto altri cittadini in occasione di altre tragedie. È un emendamento con il quale si vuole chiedere al Governo di prendere atto che quando vi è un evento come quello in discussione oggi in questa Aula con un danno diretto, che colpisce i cittadini, le case e le imprese, e con un danno altrettanto pesante che colpisce le imprese che subiscono, dopo eventi così drammatici, un calo significativo del proprio fatturato.
È facile capire il senso di questo emendamento. Un imprenditore del turismo dopo l'evento sismico sicuramente non avrà più quella domanda che ha avuto prima dell'evento. Vi è un calo di fatturato, vi è un danno che si aggiunge a quello materiale. Sono danni che rischiano non soltanto di impoverire il tessuto sociale ed economico di questa realtà, ma anche di mettere in crisi numerosi piccole e medie aziende.
Sostanzialmente si chiede al Governo di assumere questo emendamento prendendo così una decisione di giustizia. Altri eventi come quello dell'Abruzzo sono stati trattati diversamente, e questo beneficio è stato riconosciuto. Non si comprende perché alle imprese abruzzesi non debba essere riconosciuto. Nello stesso tempo si offre la possibilità a un tessuto in crisi, fortemente colpito nel cuore, la possibilità di ripartire e di ritornare alla normalità. Del resto, passata la fase dell'emergenza, l'obiettivo è proprio quello di ritornare alla normalità e alla normalità si arriva dando una sistemazione migliore ai cittadini che sono stati colpiti e che hanno perso la casa e anche attraverso il rilancio delle imprese che hanno subito danni diretti e indiretti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bocci 3.103, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Marini... onorevole Mondello... onorevole Beccalossi... onorevole Lo Monte... onorevole Delfino. Ci siamo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 425
Maggioranza 213
Hanno votato
200
Hanno votato
no 225).

Prendo atto che i deputati Sarubbi e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lolli 3.58.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, l'emendamento in esame non aggiunge alcuna spesa. È un emendamento che scrive meglio quanto è già scritto nel decreto e che riguarda la ricostituzione delle scorte, delle attività commerciali o il riacquisto dei beni mobili strumentali all'attività di impresa. Si tratta solo di chiarire come questo avvenga e quale sia l'estensione del ristoro. Non aggiungiamo nulla a quello che è già previsto, lo scriviamo solo meglio. È un emendamento di buon senso che non dovrebbe provocare nessun problema, ma qui neanche sul buon senso ci si trova d'accordo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lolli 3.58, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 71

Onorevole Cesare Marini... onorevole Coscia... onorevole Mondello... onorevole Traversa. L'onorevole Traversa ha votato. Abbiamo votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato
198
Hanno votato
no 220).

Prendo atto che i deputati Barbareschi, Reguzzoni, Saglia e Vessa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Delfino, Corsini e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lolli 3.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Traversa... onorevole Pollastrini... onorevole Rampelli... onorevole Delfino... onorevole Mondello... onorevole Lo Monte... onorevole Fallica... tutti hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 432
Maggioranza 217
Hanno votato
206
Hanno votato
no 226).

Prendo atto che i deputati Barbareschi e Rampelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Scilipoti e Mazzarella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Stanislao 3.80.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, colleghi, questo emendamento mira a portare in capo alla regione Abruzzo l'autonomia nella programmazione e nel controllo degli interventi. Quale futuro dobbiamo avere in questa regione se abbiamo dubbi sulla capacità della regione stessa di controllare e vigilare sugli interventi, di programmare le priorità e di concordare con i comuni i relativi interventi? Queste sono operazioni che costano zero. In realtà spostano da un sistema quasi militare, come qualcuno richiamava prima, ad un sistema ordinario dove è necessario ridare fiducia agli amministratori dell'Abruzzo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 3.80, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Coscia ha votato... l'onorevole Lo Monte invece non ha votato... onorevole Delfino... onorevole Rivolta... l'onorevole Traversa ha votato. Hanno votato tutti? Onorevole Rivolta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 428
Maggioranza 215
Hanno votato
202
Hanno votato
no 226).

Prendo atto che i deputati Barbareschi e Fugatti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantini 3.90. Pag. 72
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, si tratta di un emendamento molto semplice. Attualmente l'articolo 3, comma 5, dispone che chi riceve un indennizzo per due anni non può vendere l'immobile. Proponiamo forse con un eccesso di prudenza e di realismo di portare questo termine da due anni ad un anno. Vorrei soltanto spiegare la logica perché questa ha a che fare con quanto stiamo organizzando per il futuro. Infatti ciò che ci immaginiamo per la ricostruzione deve anche essere sostenibile in concreto.
Se un cittadino de L'Aquila riceve un indennizzo e per due anni non può vendere l'immobile, è assolutamente escluso o perlomeno è molto difficile che possa cedere l'immobile con l'indennizzo ad una società - si presuppone - che organizzi, nelle forme di mercato più evolute, la ricostruzione de L'Aquila. Non tutti ricostruiranno in proprio: è impensabile immaginare una cosa del genere, cioè che ciascuno ricostruisca in proprio la propria abitazione, esattamente com'era.
Se le volumetrie dell'immobile danneggiato con l'indennizzo non sono cedibili a chi magari quest'opera di ricostruzione la fa su basi professionali e ovviamente imprenditoriali, noi rischiamo inutilmente di frenare senza avere qui costi per lo Stato: imponiamo solo un divieto che è illogico e contrario al normale andamento del mercato, costringiamo cioè ciascuno a doversi ricostruire l'immobile, sapendo di non poter cedere l'immobile danneggiato con indennizzo.
Noi chiediamo almeno di abbassare questo limite di due anni ad un anno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 3.90, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Marini? Onorevole Barbareschi?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 431
Votanti 429
Astenuti 2
Maggioranza 215
Hanno votato
199
Hanno votato
no 230).

Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Stanislao 3.94.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, noi pensiamo che vi sia un principio che deve essere rispettato anche in una situazione grave come quella che si è prodotta ed è il principio che chi ha infranto le regole non possa in qualche modo essere premiato. Noi ci riferiamo a situazioni di abusivismo edilizio e con questo nostro emendamento in esame cerchiamo di regolare le questioni connesse a eventuali abusi edilizi. Ovviamente sono tanto più gravi quelli che dovessero essere stati realizzati dopo il 6 aprile, pertanto prevediamo con il nostro emendamento che non possano essere completati, utilizzati, oggetto di sanatoria, né può essere concesso cambio di destinazione d'uso dei terreni sui quali dette opere insistono.
Ovviamente tali opere non possono beneficiare in alcun modo dei contributi previsti dal provvedimento in esame e la loro eventuale avvenuta realizzazione dovrà comportare la restituzione completa dei contributi, qualora già parzialmente o totalmente liquidati, maggiorati degli interessi legali, da versare alle entrate del bilancio dello Stato. È evidente che comunque tali contributi non potranno essere neppure assegnati a opere edilizie abusive non condonate, realizzate anche anteriormente alla data del 6 aprile 2009.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 73
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 3.94, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato
201
Hanno votato
no 226).

Prendo atto che la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Lunardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Stanislao 3.102.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, colleghi, con l'emendamento in esame si vogliono rendere possibili gli interventi laddove le proprietà degli immobili non sempre concordano nella loro interezza sugli interventi da fare. Prevediamo, qualora siano nominati dei procuratori e vi sia più del 51 per cento, si possa procedere, riferendosi naturalmente alle superfici abitative e non solo abitative.
Vi sarebbe, tuttavia, un problema, qualora questa percentuale non venisse raggiunta e fosse indispensabile e necessario recuperare i centri edilizi della città e dei paesi intorno. In questo caso, quindi, sarebbe necessario delegare il comune - dopo il tempo concesso per adottare eventuali provvedimenti e per approvare gli interventi - ad intervenire, proprio per evitare che le città e i centri storici muoiano.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 3.102, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Proietti Cosimi, onorevole Giammanco? Abbiamo votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 425
Maggioranza 213
Hanno votato
199
Hanno votato
no 226).

Prendo atto che i deputati Cesare Marini e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Lunardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Lolli 3.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocci. Ne ha facoltà.

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo in esame è importante se si vuole una ricostruzione di qualità e dai tempi certi.
Con esso si propone di rafforzare un carattere di unitarietà degli interventi, soprattutto all'interno dei programmi di recupero, valorizzando elementi di integrazione tra gli edifici pubblici e gli edifici privati, in modo che vi sia un carattere di omogeneità della ricostruzione e vi possa essere anche un'accelerazione sul versante dei tempi dell'opera di consolidamento. Ciò vale, in maniera particolare, per i centri storici e per i nuclei urbani e rurali. È un articolo aggiuntivo lavorato, perché è il frutto dell'esperienza di altre situazioni verificatesi a seguito di eventi sismici.
Come si evince dalla proposta emendativa, vengono fissati tempi certi. Laddove si verifichino delle inadempienze, ad esempio, sul versante dell'approvazione dei programmi di recupero da parte dei comuni, ovvero da parte dei privati, attraverso consorzi obbligatori, si dà la possibilità ai comuni stessi e alla regione di Pag. 74sostituirsi a coloro che risultano inadempienti nell'opera di ricostruzione e nel rispetto dei tempi.
Credo che l'approvazione di questo articolo aggiuntivo - che non comporta un costo aggiuntivo e, quindi, non si capisce perché il Governo non dovrebbe dare la propria disponibilità ad approvarlo - dia alla ricostruzione in Abruzzo un carattere di funzionalità e di celerità, che credo sia quanto si aspettano i terremotati di quest'area (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lolli 3.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzoni, onorevole Lo Monte, onorevole De Corato, onorevole Paglia, onorevole Concia? Abbiamo votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 430
Maggioranza 216
Hanno votato
203
Hanno votato
no 227).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Lolli 3.02.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lolli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo in esame porta la mia sola firma e, quindi, lo dico subito, non impegna il mio gruppo. Tuttavia, ho ritenuto un dovere morale, oltre che una mia profonda convinzione, presentarlo, sapendo che le convenienze e le opportunità politiche che tutti quanti possiamo e dobbiamo valutare di fronte a quanto è accaduto (almeno per me che sono coinvolto personalmente) hanno un valore - vi assicuro - molto relativo.
In questo articolo aggiuntivo si parla dei beni culturali e monumentali della mia città e dei borghi attorno.
Recentemente, come VII Commissione della Camera siamo stati in visita a L'Aquila e abbiamo incontrato il sovrintendente, il quale ci ha spiegato che in quella città 1700 beni monumentali, pubblici e privati, sono stati colpiti dal sisma. È un numero imponente ed è stato valutato dalla sovrintendenza che il costo per ripristinare tali beni non sarà inferiore ai tre miliardi. Potete descrivere questo articolo aggiuntivo e le sue coperture con il massimo di ottimismo possibile, ma nessuno di voi, onestamente, può affermare che questi tre miliardi sono indicati nel decreto-legge. Non ci sono, e io mi sono sentito in dovere di indicare una procedura attraverso la quale trovare questo denaro.
La procedura è quella di imporre una tassa sui redditi IRPEF superiori ai 120 mila euro l'anno e di imporre un'accisa molto limitata sui carburanti, come già è avvenuto in passato. Vorrei ricordare che il Governo Berlusconi e il Ministro Tremonti, in occasione dell'alluvione di Alessandria, imposero una tassa e raccolsero - a mio avviso, giustamente - 11 mila miliardi di lire. Vi ricordo, inoltre, che noi cittadini italiani stiamo ancora pagando l'accisa sulla benzina per i fatti del Belice. Francamente, non capisco perché per il caso di cui stiamo discutendo non si possa fare altrettanto. Attenzione, non ho chiesto di prevedere una tassa per provvedere alle prime o alle seconde case, perché ciò sarebbe sbagliato: ne chiedo semplicemente una per i beni culturali e monumentali, cioè per qualcosa che non appartiene ai cittadini aquilani, ma appartiene all'Italia, rappresenta cioè un patrimonio di questo Paese, per cui ritengo che sarebbe moralmente giusto e, tra l'altro, condivisibile dai cittadini che lo capirebbero perfettamente, che i redditi più alti possano contribuire a risolvere questo problema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 75

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lolli 3.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Monte? Onorevole Proietti Cosimi? Prego l'onorevole Landolfi di non ostruire la visuale, altrimenti non vedo la domanda di aiuto dell'onorevole Proietti Cosimi. Sembra che ci siamo tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 430
Votanti 426
Astenuti 4
Maggioranza 214
Hanno votato
205
Hanno votato
no 221).

Prendo atto che i deputati Landolfi e Brigandì hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Duilio e Mecacci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Lolli 3.03.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, siamo ancora sull'argomento dei beni culturali. Ha ragione l'onorevole Lolli - lo ha dichiarato con passione, essendo nato in quella città - a ricordare che un aspetto peculiare di questo terremoto e della ricostruzione ad esso connessa è esattamente legato al numero di beni culturali di cui è ricca L'Aquila e di cui sono ricchi i tantissimi centri minori del cratere. Tutti i centri storici italiani, per fortuna, ne sono provvisti, ma davvero in questo caso vi è una peculiarità, un particolare in più.
È di tutta evidenza che non potrà esserci piena ricostruzione di quei territori, non potrà esserci sviluppo e rinascita economica della società abruzzese, se non si provvederà al recupero architettonico e funzionale di tutto il patrimonio edilizio e culturale. Peraltro, è la vera ricchezza d'Italia, la ricchezza d'Abruzzo, irrinunciabile per i cittadini d'Abruzzo e per tutti noi. Ecco perché questo articolo aggiuntivo è tutto dedicato al recupero e alla valorizzazione del patrimonio culturale e del patrimonio edilizio di pregio. L'articolo aggiuntivo prevede il rilevamento analitico del danno e la redazione, da parte della regione, di un piano di misure di ripristino, recupero e restauro del patrimonio culturale.
In merito, desidero fare una breve riflessione e naturalmente questo vale sia per i beni immobili di proprietà pubblica che per quelli di proprietà privata. In questo contesto si innesca il discorso che abbiamo già affrontato a proposito degli immobili di proprietà dei non residenti. Nel caso degli edifici di pregio molto spesso vincolati questo aspetto ha un rilievo sul quale bisogna davvero soffermarsi. Capiterà, ove non siano adottati provvedimenti di natura finanziaria che aiutano i proprietari, che il recupero del centro storico de L'Aquila e dei piccoli comuni avverrà a chiazze: ogni qual volta ci sarà un immobile di pregio, ove i cittadini non avranno i soldi per poter intervenire, quei fabbricati, magari i più belli del centro storico, rimarranno non recuperati, in stato di degrado, e questo sarà un vero peccato per l'Abruzzo e per l'Italia. Certo si tratta di una proposta emendativa che costa, non c'è dubbio. C'è tuttavia un dovere per il nostro Paese, per l'Italia, che è quello di non disperdere il bene più prezioso di cui disponiamo, che è esattamente questo bellissimo patrimonio storico, culturale e architettonico che abbiamo il dovere di preservare, anche in caso di tragedie e di eventi disastrosi come questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 76

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Lolli 3.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Delfino, onorevole Lo Monte. Ci siamo tutti? Onorevole Proietti. Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 431
Maggioranza 216
Hanno votato
204
Hanno votato
no 227).

Prendo atto che i deputati Sbrollini e Damiano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Di Stanislao 3.05.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, colleghi, questo articolo aggiuntivo richiama l'attenzione su una categoria di cittadini che hanno investito una parte delle proprie risorse - alcuni tutte le proprie risorse - per alcuni interventi per i quali la legge dello Stato prevedeva una ricompensa ove rientrassero nelle relative graduatorie: è il caso dell'eliminazione dell'amianto, della realizzazione di impianti con pannelli fotovoltaici o solari per la propria energia elettrica o il riscaldamento dell'acqua e per il risanamento igienico-sanitario dell'immobile.
Questa proposta emendativa intende, trovando le risorse necessarie, restituire, a rate o in una rata unica, l'eventuale indennità che le stesse leggi dello Stato prevedevano per garantire, quanto meno, il rientro di spese fatte in base a norme nostre, ovvero leggi dello Stato, che assicuravano vantaggi dei quali, in questo momento, i beneficiari non possono godere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Stanislao 3.05, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Proietti, onorevole Lo Monte, onorevole Sanga. L'onorevole Lo Monte ha votato. L'onorevole Sanga ha votato. Hanno votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 433
Maggioranza 217
Hanno votato
207
Hanno votato
no 226).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Micheli 4.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Lo Monte e l'onorevole Lunardi hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 432
Maggioranza 217
Hanno votato
205
Hanno votato
no 227).

Prendo atto che il deputato Ruvolo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lolli 4.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà.

Pag. 77

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, rimaniamo in tema di beni ed attività culturali. Oltre al centro storico de L'Aquila, sono stati colpiti altri centri storici che hanno tanti immobili di pregio culturale.
Con questa proposta emendativa chiediamo che la programmazione e la predisposizione della ristrutturazione di questi immobili che sono di proprietà privata vengano svolte sentiti i sindaci dei comuni interessati in modo da predisporre un piano generale.
Mi pare che il coinvolgimento degli enti locali in questo tipo di attività sia necessario e indispensabile al fine di consentire una maggiore efficacia dell'intervento e di sentire coloro che rispetto al territorio hanno il polso della situazione e la capacità di incidere e di sapere quali sono le necessità.
Anche questa proposta emendativa non comporta alcun tipo di spesa aggiuntiva e quindi non incorre nella «mannaia tremontiana»: si tratta solo di riconoscere un ruolo agli enti locali.
Qualche mese fa, in quest'Aula, ci siamo riempiti la bocca del ruolo degli enti locali, delle loro nuove funzioni e della bontà e delle meraviglie del federalismo fiscale e appena si presenta l'occasione, di fronte ad un evento che dovrebbe vederli coinvolti in prima persona, non solo non riconosciamo agli enti locali più funzioni, ma addirittura gliele sottraiamo.
Questa proposta emendativa non fa che ripristinare funzioni e competenze che gli enti locali saprebbero svolgere al meglio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lolli 4.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Monte, onorevole Frassinetti, onorevole Proietti Cosimi. Gli onorevoli Proietti Cosimi e Lo Monte hanno votato. Onorevole Berardi? Mi pare che abbiano votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 428
Maggioranza 215
Hanno votato
201
Hanno votato
no 227).

Mi è stato comunicato che è intercorso un accordo tra i gruppi per chiudere la seduta alle ore 19,45.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo perché so che ci sarà un tripudio di consenso e approfitto del «metodo Boccia» che lei ricorderà.
La pregherei di tener conto che oggi abbiamo votato per cinque ore consecutive senza poterci muovere. Domani la seduta dovrebbe iniziare alle 9 e terminare alle 14,30; pertanto la pregherei di prevedere, a metà della seduta, la possibilità di concedere un quarto d'ora o venti minuti di sospensione a tutti in modo che possiamo respirare.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, informerò il Presidente della Camera della sua richiesta. A me pare che fossero già intercorsi precedentemente degli accordi in questo senso, ma comunque domani saprò essere più preciso.
Avverto che sono stati ritirati dal presentatore gli emendamenti Lo Monte 8.102, 10.104 e 14.100.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, sospendo a questo punto l'esame del provvedimento, il cui seguito è rinviato alla seduta di domani a partire dalle ore 9.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza Pag. 78il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite II (Giustizia) e III (Affari esteri):
«Conversione in legge del decreto-legge 15 giugno 2009, n. 61, recante disposizioni urgenti in materia di contrasto alla pirateria» (2511) - Parere delle Commissioni I, IV (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), V e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,47).

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, so che siamo tutti molto stanchi, però penso che sia importante ricordare in quest'Aula la scomparsa di Nina Vinchi Grassi, una donna di straordinaria cultura, fondatrice con Paolo Grassi e Giorgio Strehler del Piccolo teatro di Milano nell'immediato dopoguerra, una donna davvero di straordinaria ironia, simpatia umana e intelligenza.
A lei dobbiamo lo sviluppo dell'idea di un teatro d'arte che sia per tutti, le esperienze dei teatri tenda, l'espansione della cultura dal centro alla periferia. Io voglio ricordarla come amante del teatro e desidererei che quest'Aula, pure nella stanchezza e nella distrazione, potesse associarsi al cordoglio per la scomparsa e al ricordo di una donna fra le più importanti del secondo Novecento italiano (Applausi).

PRESIDENTE. Mi associo alle sue parole anche a nome di tutta l'Assemblea.

ANDREA SARUBBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, approfitto di un minuto per far pervenire attraverso di lei i ringraziamenti alla Presidenza della Camera nella persona del Presidente Fini per aver difeso la dignità di questa istituzione la scorsa settimana, quando per un convegno si attendeva qui il leader libico Gheddafi, il quale non si è presentato per niente, nonostante due ore di ritardo.
Ero firmatario, insieme ad alcuni esponenti del PdL, dell'UdC, dell'Italia dei Valori e del Partito Democratico, con in testa la delegazione radicale, di una lettera aperta al Presidente della Camera in cui gli chiedevamo di fare presenti le nostre ragioni - noi che ci eravamo opposti al trattato di amicizia Italia-Libia - e che il Presidente della Camera ponesse l'accento sui diritti umani.
Non solo il Presidente Fini non ha ricevuto Gheddafi qui alla Camera, ma abbiamo saputo da fonti di stampa che nel suo discorso aveva fatto riferimento al tema dei diritti umani. Questo per noi è motivo di doppio ringraziamento perché, al di là delle opinioni politiche, crediamo che in questa occasione (e in altre, per dire la verità) il Presidente Fini stia svolgendo al meglio un ruolo super partes in difesa di tutta l'istituzione.

RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, spero che sarà possibile ricordarlo meglio, ma intanto vorrei dare la notizia ed esprimere il mio personale dolore per la scomparsa di Massimo Caprara, per molte legislature deputato del Partito Comunista alla Camera e segretario particolare di Palmiro Togliatti. È morto oggi a ottantasette anni e posso dire adesso che questa sua scomparsa mi riempie personalmente di dolore e credo meriti un ricordo certamente più meditato (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Renato Farina, mi associo a nome di tutta Pag. 79l'Assemblea. È stata una grande personalità, di grandi passioni civili. Credo che rimanga nella memoria di tutti noi.

ALESSANDRO BRATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, vorrei chiedere alla Presidenza di farsi parte diligente e attiva nei confronti del Ministero dell'ambiente riguardo ad una richiesta che è stata fatta in Commissione concernente un atto tecnico della Commissione, una valutazione di impatto ambientale. A questa richiesta il sottosegretario Menia - mi dispiace che sia andato via - aveva risposto che questo documento poteva essere assolutamente dato ai richiedenti, ma sono passati quasi due mesi.
L'argomento riguarda la valutazione di impatto ambientale di una centrale in un'area molto delicata nel golfo di Adria, a Porto Tolle. Avevo chiesto la possibilità di avere questo documento. Si tratta di un documento che può essere acquisito con un semplice accesso agli atti, però visto il ruolo e vista anche la necessità di avere ulteriori informazioni attraverso le procedure del sindacato ispettivo, visto che la questione è molto delicata, chiederei alla Presidenza di fare in modo che questo documento al più presto venga consegnato a me e al mio gruppo per poter poi presentare le richieste conseguenti.

PRESIDENTE. La Presidenza provvederà a far pervenire la sua richiesta al Ministro competente.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 17 giugno 2009, alle 9:

(ore 9 e ore 16,30)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1534 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile (Approvato dal Senato) (2468).
- Relatore: Tortoli.

2. - Seguito della discussione delle mozioni Mogherini Rebesani ed altri n. 1-00174, Evangelisti ed altri n. 1-00190 e Pianetta, Dozzo, Iannaccone ed altri n. 1-00191 concernenti iniziative per il disarmo e la non proliferazione nucleare in vista del prossimo vertice del G8.

(ore 15,30)

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 19,50.

PROPOSTE EMENDATIVE RITIRATE

Proposte emendative ritirate dai deputati del gruppo PdL:
Pelino 1.11, 3.46, 4.1, 4.100, 6.11 e 7.2;
Castellani 2-bis.70, 4.10, 4.04, 4.05, 6.100, 6.101, 8.20, 8.23 e 12.50;
Di Biagio 3.100 e 5.100;
Toto 4.9, 6.8, 6.9, 6.22, 6.42 e 6.44;
Tommaso Foti 12.13;
Barani 13.102, 13.101 e 13.103;
Laboccetta 13.100;
Bergamini 7.010, 7.030 e 7.04;
Catanoso 14.105.

Pag. 80

Proposte emendative ritirate dai deputati del gruppo IdV:
Di Stanislao 1.100, 1.1, 1.12, 1.17, 1.22, 2.1, 2.4, 2.7, 2.10, 2.15, 2.17, 2.21, 2.29, 2.40, 2.46, 2.58, 2.66, 2.68, 2-bis.03, 3.13, 3.31, 3.33, 3.52, 3.55, 3.101, 3.65, 3.66, 3.68, 3.79, 3.81, 3.83, 3.85, 4.5, 4.6, 4.14, 4.102, 4.23, 4.24, 4.28, 4.40, 4.43, 4.06, 4.0100, 6.19, 6.14, 6.12, 6.13, 6.30, 6.45, 6.47, 6.56, 6.57, 6.58, 7.1, 7.16, 7.4, 7.02, 7.03, 8.3, 8.10, 8.14, 8.13, 9.2, 10.2, 10.6, 10.103, 10.18, 11.1, 11.3, 14.3, 14.8, 14.9 e 16.04;
Pisicchio 3.1, 3.26, 3.70, 4.46, 5.3, 5.4, 5.6, 6.1, 6.3, 6.62, 8.1, 10.9, 15.6, 15.7 e 16.3;
Di Giuseppe 6.05;
Scilipoti 9-bis.100 e 9-bis.3;
Palomba 14.2, 14.1, 14.16, 17.15 e 17.16.

Proposte emendative ritirate dai deputati del gruppo LNP:
Guido Dussin 7.80 e 10.01;
Lanzarin 12.12, 12.02 e 16.1;
Laura Molteni 13.105.

Proposte emendative ritirate dai deputati del gruppo UdC:
Libè 1.23, 1.2, 1.24, 1.25, 1.26, 1.27, 2.13, 2.14, 2.16, 2.23, 2.48, 2.57, 3.9, 3.15, 3.18, 3.25, 3.43, 3.54, 3.63, 3.78, 3.89, 4.4, 4.18, 4.29, 6.2, 6.21, 6.16, 6.29, 6.32, 6.61, 6.04, 8.22, 9.1 e 10.15;
Mantini 1.4, 1.6, 1.7, 1.8, 1.13, 1.16, 1.20, 1.19, 1-bis.01, 2.11, 2.25, 2.26, 2.28, 2.33, 2.43, 2.36, 2.39, 2.45, 2.42, 2.55, 2.59, 2-bis. 02, 3.7, 3.6, 3.8, 3.2, 3.4, 3.14, 3.23, 3.19, 3.35, 3.39, 3.40, 3.41, 3.45, 3.47, 3.48, 3.50, 3.51, 3.53, 3.57, 3.59, 3.60, 3.61, 3.62, 3.64, 3.110, 3.67, 3.69, 3.76, 3.75, 3.77, 3.74, 3.73, 3.82, 3.84, 3.86, 3.88, 3.87, 3.91, 3.93, 3.04, 4.3, 4.17, 4.30, 4.33, 4.35, 4.38, 4.39, 4.07, 4.02, 5.2, 5.5, 5.9, 6.15, 6.20, 6.17, 6.24, 6.27, 6.28, 6.35, 6.34, 6.50, 6.51, 7.3, 7.6, 8.6, 8.8, 10.3, 10.5, 10.11, 10.10, 10.12, 10.22, 10.23, 11.6, 11.8, 12.10, 13.14, 13.02, 13.04, 14.20, 14.12, 14.14, 14.01, 14.03, 15.4, 15.5, 16.5 e 16.02;
Compagnon 2.6 e 2.9.

Proposte emendative ritirate dai deputati del gruppo PD:
Lolli 2.3, 2.12, 2.22, 2.27, 2.37, 2.38, 2.53, 2.62, 3.32, 3.42, 3.49, 3.21, 3.71, 3.72, 3.92, 4.2, 4.7, 4.44, 4.03, 6.25, 6.39, 6.37, 6.36, 6.38, 6.49, 7.14, 8.5, 10.20, 16.4, 16.01 e 16.03;
Ginoble 3.38, 4.8, 6.7, 6.10, 6.23, 6.26, 6.46 e 6.64;
Bocci 3.104, 3.105 e 10.102;
Mariani 4.101, 8.103, 8.101, 14.11, 16.100 e 17.100;
De Micheli 4.45, 6.02, 6.03, 7.01 e 8.21;
Giovanelli 6.66;
Schirru 8.104, 17.4 e 17.17;
Velo 8.11, 10.13 e 10.14;
Madia 11.0100;
Marchignoli 12.1, 12.6, 12.11 e 12.5;
Cenni 13.104;
Livia Turco 13.7;
Vannucci 14.4 e 17.0100;
Calvisi 17.5;
Parisi 17.6.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 2468 - em. 1.3 445 445 223 212 233 62 Resp.
2 Nom. em. 1.10, 1.101 439 437 2 219 213 224 62 Resp.
3 Nom. em. 1.9 440 440 221 206 234 62 Resp.
4 Nom. em. 1.15 439 439 220 206 233 62 Resp.
5 Nom. em. 1.14 427 427 214 199 228 62 Resp.
6 Nom. em. 1.21 433 433 217 201 232 61 Resp.
7 Nom. em. 2.2 443 443 222 211 232 60 Resp.
8 Nom. em. 2.5 436 262 174 132 30 232 60 Resp.
9 Nom. em. 2.18 443 442 1 222 210 232 60 Resp.
10 Nom. em. 2.20 440 440 221 214 226 60 Resp.
11 Nom. em. 2.32 439 439 220 209 230 60 Resp.
12 Nom. em. 2.30 438 438 220 210 228 60 Resp.
13 Nom. em. 2.31 438 438 220 210 228 60 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.44 445 445 223 214 231 60 Resp.
15 Nom. em. 2.34 444 443 1 222 214 229 60 Resp.
16 Nom. em. 2.51 448 448 225 217 231 60 Resp.
17 Nom. em. 2.50 446 446 224 216 230 60 Resp.
18 Nom. em. 2.47 445 445 223 214 231 60 Resp.
19 Nom. em. 2.41 439 439 220 208 231 60 Resp.
20 Nom. em. 2.52 439 439 220 209 230 60 Resp.
21 Nom. em. 2.56 442 442 222 212 230 60 Resp.
22 Nom. em. 2.60 440 440 221 212 228 60 Resp.
23 Nom. em. 2.61 445 445 223 215 230 60 Resp.
24 Nom. em. 2.63 435 435 218 206 229 59 Resp.
25 Nom. em. 2.65 447 447 224 213 234 59 Resp.
26 Nom. em. 2.64 436 435 1 218 205 230 59 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 2.67 436 436 219 206 230 59 Resp.
28 Nom. em. 2-bis.01 439 439 220 208 231 58 Resp.
29 Nom. em. 3.5 438 438 220 208 230 57 Resp.
30 Nom. em. 3.10 439 439 220 212 227 57 Resp.
31 Nom. em. 3.11 434 434 218 212 222 57 Resp.
32 Nom. em. 3.12 437 436 1 219 208 228 57 Resp.
33 Nom. em. 3.16 442 442 222 213 229 57 Resp.
34 Nom. em. 3.17 439 438 1 220 213 225 57 Resp.
35 Nom. em. 3.28 440 440 221 211 229 57 Resp.
36 Nom. em. 3.30 442 442 222 213 229 56 Resp.
37 Nom. em. 3.34 438 438 220 208 230 56 Resp.
38 Nom. em. 3.36 426 426 214 200 226 56 Resp.
39 Nom. em. 3.37 429 429 215 206 223 56 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 3.103 425 425 213 200 225 55 Resp.
41 Nom. em. 3.58 418 418 210 198 220 55 Resp.
42 Nom. em. 3.20 432 432 217 206 226 55 Resp.
43 Nom. em. 3.80 428 428 215 202 226 55 Resp.
44 Nom. em. 3.90 431 429 2 215 199 230 55 Resp.
45 Nom. em. 3.94 427 427 214 201 226 55 Resp.
46 Nom. em. 3.102 425 425 213 199 226 55 Resp.
47 Nom. articolo agg. 3.01 430 430 216 203 227 55 Resp.
48 Nom. articolo agg. 3.02 430 426 4 214 205 221 54 Resp.
49 Nom. articolo agg. 3.03 431 431 216 204 227 53 Resp.
50 Nom. articolo agg. 3.05 433 433 217 207 226 53 Resp.
51 Nom. em. 4.12 432 432 217 205 227 53 Resp.
52 Nom. em. 4.13 428 428 215 201 227 53 Resp.