Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 182 di martedì 26 maggio 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 12,05.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 21 maggio 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fallica, Fassino, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Malfa, La Russa, Leo, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Milanato, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Arturo Mario Luigi Parisi, Pecorella, Prestigiacomo, Ravetto, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Paolo Russo, Saglia, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Valducci, Vegas, Vitali, Vito e Zacchera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 25 maggio 2009, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VIII Commissione (Ambiente):
S. 1534 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile» (Approvato dal Senato) (2468) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Pag. 2

Annunzio della nomina di Viceministri.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 21 maggio 2009, la seguente lettera:
«Onorevole Presidente, informo la Signoria Vostra che con decreti del Presidente della Repubblica in data odierna, adottati su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, delle deleghe di funzioni conferite dai Ministri dell'economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti e del lavoro, della salute e delle politiche sociali, è stato attribuito il titolo di Viceministro ai rispettivi sottosegretari di Stato presso i medesimi Dicasteri onorevole dottor Giuseppe Vegas, senatore ingegnere Roberto Castelli e professore Ferruccio Fazio. Cordialmente, Silvio Berlusconi».

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 2259 e 2384-A.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei disegni di legge di ratifica è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 20 maggio 2009.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla Forza multinazionale di pace per l'Europa Sud-orientale, con cinque annessi, firmato a Skopje il 26 settembre 1998, del Protocollo aggiuntivo firmato ad Atene il 12 gennaio 1999, del secondo Protocollo aggiuntivo, con annessi, firmato a Bucarest il 30 novembre 1999, del terzo Protocollo aggiuntivo firmato ad Atene il 21 giugno 2000, del quarto Protocollo aggiuntivo, con allegati, firmato a Roma l'11 dicembre 2002 (A.C. 2259) (ore 12,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla Forza multinazionale di pace per l'Europa Sud-orientale, con cinque annessi, firmato a Skopje il 26 settembre 1998, del Protocollo aggiuntivo firmato ad Atene il 12 gennaio 1999, del secondo Protocollo aggiuntivo, con annessi, firmato a Bucarest il 30 novembre 1999, del terzo Protocollo aggiuntivo firmato ad Atene il 21 giugno 2000, del quarto Protocollo aggiuntivo, con allegati, firmato a Roma l'11 dicembre 2002.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2259)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Renato Farina, ha facoltà di svolgere la relazione.

RENATO FARINA, Relatore. Signor Presidente, questo Accordo sulla Forza multinazionale di pace per l'Europa Sud-orientale, che è stato firmato a Skopje nel 1998, è di certo una delle più importanti iniziative di cooperazione nella sicurezza della regione balcanico-adriatica ed è stata intrapresa, come altre, all'indomani della composizione del conflitto bosniaco, nella speranza di porre fine alla tragica serie di eventi della prima metà degli anni Novanta nei Balcani, per promuovere la stabilità regionale e i buoni rapporti di vicinato tra i Paesi dell'area, con un secondo obiettivo: sviluppare l'integrazione delle strutture di difesa dei Paesi interessati nell'ambito euro-atlantico.
In realtà, sei mesi dopo la firma dell'Accordo sulla Forza multinazionale di pace, la crisi del Kosovo, che era già in atto da tempo, e la conseguente guerra del Pag. 3Kosovo ponevano in una luce secondaria il processo intrapreso con l'incontro di Tirana dei Ministri della difesa del marzo 1996. Adesso, a distanza di diversi anni, ritorna di attualità per il Governo la ratifica dell'Accordo in esame e dei successivi quattro Protocolli, in una situazione che resta difficile: non è ancora possibile scommettere sull'assoluta pacificazione dei Balcani occidentali, ma la presenza internazionale ha di certo contribuito a mantenere un notevole tasso di stabilità.
Questo Accordo ed i successivi Protocolli sono stati firmati da Albania, Bulgaria, dall'ex Repubblica jugoslava della Macedonia, dalla Grecia, dall'Italia, dalla Romania e dalla Turchia, mentre Stati Uniti d'America, Ucraina, Croazia e Slovenia partecipano con lo status di osservatori.
Per quanto concerne le finalità dell'istituzione della Forza multinazionale di pace per l'Europa sud-orientale, dall'analisi dell'impatto della regolamentazione si evince che la Forza dovrà rendersi disponibile per contribuire ad operazioni di prevenzione dei conflitti ovvero di mantenimento, ristabilimento, consolidamento della pace, nonché per interventi prettamente umanitari nell'ambito di più vaste operazioni guidate dall'Alleanza atlantica o dall'Unione europea su mandato delle Nazioni Unite o dell'OSCE. Operando in ogni caso nello spirito del partenariato per la pace della NATO, la Forza potrà altresì essere messa al servizio di iniziative internazionali intraprese da un numero limitato di Stati, sul modello delle già sperimentate coalizioni di volenterosi.
Nella relazione che ho svolto in Commissione, ho evidenziato come vi sia una schematizzazione efficace della struttura di questa Forza e del contributo italiano ad essa. In particolare, la Forza multinazionale si articola in un Comitato direttivo politico-militare con un Segretariato a rotazione biennale tra i vari Paesi. Vi è una brigata, il cui comando ruota poi ogni quattro anni, e una brigata del genio per l'assistenza delle popolazioni, guidata durante l'operazione da una cellula di crisi. L'Italia contribuisce alla brigata con il 151o Reggimento di Fanteria «Sassari», nel quale verranno peraltro inquadrate una compagnia di fanteria albanese e una macedone, e fornisce una compagnia alla brigata del genio. Spettano inoltre all'Italia due posizioni nel comando di brigata, che hanno durata biennale, ma in caso di attivazione della brigata per operazioni o esercitazioni l'Italia invierà altri quattro ufficiali e due sottufficiali.
La struttura degli Accordi all'esame che qui presentiamo risulta molto complessa, a causa anche dell'elevato numero di Protocolli che corredano l'Accordo base.
L'Accordo del 1998 all'articolo II afferma esplicitamente la conformità con la Carta delle Nazioni Unite, e ciò dovrebbe tranquillizzare tutti quanti voteranno per la ratifica; prevede inoltre che la cooperazione intrapresa nel settore della difesa non è diretta contro alcuno Stato terzo, né mira a costituire un'ulteriore forma di alleanza militare, bensì è aperta ad altri Stati della regione partecipanti alla NATO o al Partenariato per la pace.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

RENATO FARINA, Relatore. Sottolineo che tale Accordo è stato di fatto suggellato da firme di tre Governi, dal Governo Prodi al Governo D'Alema al Governo Berlusconi: credo dunque che si possa procedere alla sua approvazione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, la Multinational Peace Force South-Eastern Europe è nata alla fine dello scorso decennio nell'ambito del processo di cooperazione regionale fra i Ministri della difesa che partecipano alla Southern Europe Defence Ministerial (SEDM), cioè Albania, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Croazia, FYROM, Grecia, Italia, Romania, Slovenia, Turchia, Stati Uniti ed Ucraina (Montenegro, Georgia e Serbia vi partecipano con lo status di osservatori). Pag. 4La forza multinazionale è il principale risultato della cooperazione politico-militare seguita alle violenze che hanno scosso i Balcani con la dissoluzione jugoslava, ed ha segnato il progressivo ristabilimento della fiducia reciproca fra i governi della regione. Si tratta di un regime di cooperazione multilaterale che ha favorito l'integrazione nel campo della sicurezza e difesa fra i Paesi della regione.
L'attività della SEDM - che si esplica in incontri in questo formato di cooperazione dei Ministri della difesa, Sottosegretari alla difesa, Capi di Stato maggiore - consiste nel favorire scambi informativi sulle iniziative di collaborazione, analisi della situazione generale e cooperazione finalizzata a favorire la stabilità dell'area balcanica e dell'Europa orientale.
Le unità operative della forza di pace multinazionale sono rappresentate da una brigata, la quale è stata utilizzata in Afghanistan in seno all'ISAF nel periodo febbraio-agosto 2006, come comando della Kabul Multinational Brigade.
La perdurante validità di questo formato di cooperazione è confermata dall'interesse di due dei Paesi con lo status di osservatori, Montenegro e Serbia, di aderire a pieno titolo all'organizzazione SEDM come viatico per lo sviluppo dei rispettivi processi di integrazione di Podgorica e Belgrado nelle istituzioni euro-atlantiche.
L'iter di ratifica del trattato è stato dilatato nel tempo in ragione del susseguirsi di cinque protocolli aggiuntivi riguardanti le procedure di accesso alla MPFSEE e delle strutture di comando della SEEBRIG. Le autorità competenti hanno inoltre più volte richiesto chiarimenti di natura giuridica, contabile e finanziaria che hanno inciso sul prosieguo dell'iter parlamentare. Nel corso degli anni, infine, a seguito di novelle legislative riguardanti le procedure di ratifica, si è reso necessario integrare con elementi tecnici la documentazione già fornita a sostegno del passaggio parlamentare.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, l'anno di svolta per la politica italiana nei Balcani è stato senza dubbio il 1997. In quell'anno, il nostro Paese ha assunto la guida dell'intervento militare internazionale in Albania, con l'operazione «Alba» così da tutti ricordata. In quell'occasione esso ha anche conquistato la posizione di primo partner commerciale di tutti i Paesi balcanici. Voglio ricordare in particolare che nel luglio di quell'anno fu portata a termine quella che, al netto di ogni strumentalizzazione politica che poi ne è seguita, rimane probabilmente ad oggi la più significativa operazione di privatizzazione nei Balcani: parlo di STET/Telecom Serbia, un'operazione stimata allora attorno ai millecinquecento miliardi di lire, attraverso la quale il nostro Governo da solo fece affluire 900 miliardi nelle casse del Governo di Belgrado in un momento critico per quest'ultimo. Nell'anno successivo, il 1998, l'Italia ha consolidato ulteriormente la sua presenza nella regione, accrescendo le proprie posizioni di partner commerciale e di fornitore di strutture militari in particolare in Bulgaria e in Macedonia, mostrandosi in grado di inserirsi in maniera consistente nello stretto gruppo di partecipanti ad importanti privatizzazioni e progetti infrastrutturali.
Per mantenere tali interessi occorreva dunque non solo un mantenimento, ma addirittura un'intensificazione della presenza italiana nella regione.
Ed è anche per questa ragione, e per interessi strategici, che il 26 marzo del 1998 a Skopje, la capitale della Macedonia, viene firmato un Accordo per la formazione della Forza multinazionale di pace balcanica, ultima tappa di un percorso di trattative avviato in precedenza con le Conferenze di Tirana del 1996 e di Sofia del 1997 nella speranza di porre fine alla tragica serie di eventi della prima metà degli anni Novanta in quella regione.
L'Accordo di cui stiamo discutendo ed i successivi Protocolli vengono firmati poi anche da Albania, Bulgaria, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Grecia, Romania e Turchia, mentre gli Stati Uniti, l'Ucraina, Pag. 5la Croazia e la Slovenia vi partecipano con lo status di osservatori. Ma come sappiamo, sei mesi dopo questa firma la crisi nel frattempo scoppiata in Kosovo - che in realtà si trascinava da tempo - sfociava in guerra, facendo passare in secondo piano tutti gli sforzi che avevano condotto a quell'Accordo.
Anche alla luce del fatto che i Balcani rappresentavano - e rappresentano - una regione di prioritario rilievo nella politica estera del nostro Paese, nonché l'area in cui si è manifestata con maggiore incisività e visibilità l'azione italiana per la soluzione delle crisi regionali, a distanza di diversi anni ritorna dunque di attualità la ratifica di questo Accordo sulla Forza multinazionale di pace per l'Europa Sud-orientale e dei successivi cinque Annessi e quattro Protocolli.
Nell'ultimo decennio l'Italia ha infatti svolto un ruolo determinante nell'area, sia nell'assistenza ed emergenza umanitaria, sia nel sostegno alla stabilizzazione ed allo sviluppo democratico.
In tale azione l'Italia si colloca come secondo Paese (anche se è difficile definirla secondo Paese, visto che, al primo posto, tra i donatori prima di noi figurerebbe soltanto l'Unione europea, che non è proprio un Paese, ma un insieme di Paesi), e se si parla di Forze armate siamo secondi dopo gli Stati Uniti nei contingenti multinazionali operanti in Bosnia-Erzegovina, in Kosovo e nell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia.
La vicinanza geografica, del resto, l'interdipendenza in materia di sicurezza e di flussi migratori, gli scambi commerciali e l'interesse condiviso a ridefinire in maniera reciprocamente vantaggiosa la mappa della cooperazione nella regione, sono gli elementi che concorrono a delineare l'importanza del Sud-est europeo per l'Italia.
I Balcani rappresentano dunque oggi non solo un problema di sicurezza, in particolare per quanto concerne le minacce del crimine transnazionale e dell'immigrazione clandestina, ma anche un'opportunità per il sistema Italia in termini di presenza e di iniziative economiche.
Allo stato attuale, dunque, siamo ancora in una situazione nella quale evidentemente non si può dire conclusa la pacificazione nei Balcani occidentali, e di conseguenza la presenza internazionale contribuisce ancora al mantenimento di un alto tasso di stabilità nell'area.
Con la ratifica di questo provvedimento - che ha lo scopo di garantire la sicurezza in quel quadrante dell'Europa e di stimolare la cooperazione regionale tra i Paesi dell'area - possiamo quindi contribuire ad operazioni di prevenzione dei conflitti attraverso il mantenimento, il ristabilimento ed il consolidamento della pace, ma anche attraverso interventi di carattere umanitario, e sono queste ragioni sufficienti per avere il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, vorrei svolgere alcune brevi considerazioni, anche se mi riservo di chiedere alla Presidenza, se mi consente, l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
Come abbiamo visto, stiamo ora discutendo della ratifica di un Accordo che ha avuto origine nel 1998 e che ha avuto una lunga gestazione, in considerazione anche dei quattro Protocolli aggiuntivi: siamo pertanto arrivati al 2009 per la ratifica di questo Accordo.
Innanzitutto, signor Presidente, vorrei premettere che di 35 missioni militari cui partecipiamo in giro per il mondo ben 12 sono presenti in quell'area (nell'area Sud-orientale dell'Europa, nell'area dei Balcani), per un totale - allo stato attuale - di 2.641 unità operative.
Con questo Accordo ora prevediamo di costituire una brigata operativa su chiamata ed anche un'ulteriore brigata del genio Pag. 6per scopi di aiuto alla popolazione civile.
Mi chiedo, allora, se la ratifica di questo Accordo ponga i presupposti affinché il Governo, già da ora, si impegni a garantire una determinata durata alle eventuali altre missioni di pace in quell'area (mi riferisco alle missione Kfor, Althea), dato che sappiamo quanto costano le missioni operative all'estero. È vero che questa missione è stata pianificata e che, quindi, in caso di bisogno, è pronto a partire il reggimento di fanteria Sassari, ma esiste comunque un impegno, anche da un punto di vista finanziario, non di poco conto. Mi domando se la politica estera del Governo intenda svilupparsi verso questo tipo di forza multinazionale oppure se resteranno entrambe le operatività.
Inoltre, poiché dal 2007 il comando, con sede a Istanbul, è sotto la responsabilità di un generale rumeno, e gli accordi sono stati ratificati anche da altri Paesi, mi chiedo come mai questa brigata di intervento sia composta, in questo momento, solamente da truppe italiane, macedoni e albanesi. Chiedo al Governo se gli altri Paesi che hanno ratificato questo accordo sono solamente degli «sponsor», o se sia prevista anche da parte loro una partecipazione attiva.
Signor Presidente, considerati anche gli ultimi discorsi ascoltati in televisione e alla radio, spero non si voglia che il Parlamento sia uso solo ratificare la politica estera, in quanto questa rimane in capo esclusivo al Governo. Chiediamo al Governo degli impegni precisi per quanto riguarda il futuro di tutte le forze impegnate nell'Europa sud-orientale e in particolare nella zona balcanica che sappiamo benissimo essere sì una zona di influenza economica per l'Italia, ma anche una zona che purtroppo, al momento, non ha trovato tra le sue componenti una posizione univoca sulla questione della pace.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna il testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, l'Accordo sulla forza multinazionale di pace per l'Europa Sud-orientale, è un atto complesso - come ha bene evidenziato il relatore - firmato a Skopje il 26 settembre 1998 con i relativi quattro Protocolli aggiuntivi. È un Accordo che costituisce un significativo strumento di cooperazione tra gli Stati firmatari - credo veramente che dobbiamo vederlo in questa luce -, alcuni dei quali sono partecipanti a pieno titolo (Bulgaria, Albania, l'ex Repubblica jugoslava, la Repubblica di Macedonia, Grecia, Italia, Romania e Turchia), altri con lo status di osservatore (Croazia, Slovenia, Stati Uniti e Ucraina). Si tratta di un Accordo che si pone l'obiettivo di contribuire alla sicurezza e alla stabilità della regione dell'Europa sud-orientale, che più di ogni altra è stata dal 1991 (inizio della disintegrazione della Federazione jugoslava) al centro dell'attenzione e delle preoccupazioni europee con un impegno politico e militare senza precedenti.
L'esperienza recente della guerra nella regione dei Balcani, e soprattutto nella ex Jugoslavia (un'area geografica, territorialmente e culturalmente vicina all'Italia e ad alcuni altri Stati membri dell'Unione europea come la Slovenia e la Grecia), ha reso una priorità strategica, nell'attuale scenario geopolitico, la predisposizione di strumenti di cooperazione in ambito militare volti a prevenire l'insorgere di conflitti e allo svolgimento di operazioni a supporto della pace e nelle attività di intervento umanitario. Ciò al fine di rendere più sicure le frontiere esterne dell'Unione europea nelle aree geografiche dell'Europa orientale, anche nella prospettiva di una possibile futura adesione all'Unione europea di alcuni Stati parte dell'Accordo (tra questi penso si debba sicuramente Pag. 7citare la Turchia che da tempo ha avviato un processo di avvicinamento in vista dell'adesione).
La finalità dichiarata nel preambolo dell'Accordo in conformità con gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni unite consiste, da una parte, nel garantire la sicurezza e la stabilità dell'Europa sud-orientale e, dall'altra, nel favorire il dialogo e i buoni rapporti di vicinanza tra gli Stati firmatari, in particolare tra Stati che in numerose occasioni hanno manifestato atteggiamenti di aperta ostilità tra di loro, o di egemonia in quella regione (si pensi ad esempio ai rapporti tra Grecia e Albania). Quindi l'Accordo in esame costituisce uno strumento di cooperazione regionale al servizio dei fini generali delle Nazioni unite, il mantenimento della pace, la prevenzione e la gestione dei conflitti.
Esso si inserisce anche nel contesto del Consiglio del partenariato euroatlantico ed agisce nello spirito del partenariato per la pace. Come affermato espressamente all'articolo 2, non si tratta di un'alleanza militare autonoma che si affianca alle organizzazioni di difesa esistenti, ma di un mero strumento di cooperazione regionale aperto alla partecipazione di altri Stati membri della NATO appartenenti ad una ben definita area geografica che si propone di sostenere i programmi del partenariato per la pace.
In questa prospettiva l'Accordo prevede che la forza multinazionale di pace per l'Europa sud-orientale sia utilizzata sotto la guida della NATO o dell'Unione europea su mandato delle Nazioni Unite o dell'OCSE. Il coordinamento che viene ad attuarsi su tali basi appare opportuno in vista di un più efficiente impiego delle risorse.
Si prevede tuttavia che la decisione di partecipare ad un'operazione proposta dal comitato direttivo politico-militare sia subordinata all'approvazione individuale dei singoli Stati parte, lasciando un margine di discrezionalità agli organi politici nazionali nella decisione sull'intervento da porre in essere. Inoltre, il meccanismo previsto dall'Accordo prevede la costituzione di una brigata - come è stato già evidenziato - formata da unità terrestri attivabili su chiamata. Quindi i contingenti di militari designati dai singoli Stati restano presso le loro sedi nazionali e sono mobilitati solo in caso di impiego effettivo o di esercitazione. Ciò comporta oneri minimi di gestione della struttura istituita dall'Accordo che fanno capo alle ordinarie disponibilità del Ministro della difesa finalizzate a tali tipi di attività.
I Protocolli aggiuntivi definiscono in maniera dettagliata la struttura prevista dall'Accordo, l'ubicazione e le regole di funzionamento, nonché le modalità di comando (assunto in base a un criterio di rotazione tra gli Stati parte) e lo status giuridico del personale di comando della brigata.
La cooperazione regionale si è dimostrata in generale uno strumento agile e in grado di realizzare meglio gli obiettivi previsti dalla Carta delle Nazioni Unite in quanto idonea a porre in essere interventi di difesa mirati e più vicini ai destinatari, quindi più efficaci. In quest'ottica l'Accordo, volto all'istituzione della forza multinazionale di pace per l'Europa sud-orientale, costituisce senz'altro un'iniziativa da sostenere e da implementare senza ulteriore ritardo.
Allo stesso tempo la ratifica dell'Accordo in esame si inserisce nell'auspicata creazione di una forza di pace europea ed è coerente con i fini indicati dal Trattato di Lisbona, il quale prevede la definizione progressiva di una politica di difesa comune che può condurre ad una difesa comune, rafforzando così l'identità dell'Europa e la sua indipendenza al fine di promuovere la pace, la sicurezza e il progresso nel nostro continente e nel mondo.
L'Italia ha sempre avuto un ruolo di primo piano, sia quale mediatore nei conflitti armati, anche in aree geografiche non europee, sia quale parte attiva nelle operazioni di peacekeeping condotte sotto l'egida delle Nazioni Unite e in altre operazioni realizzate dagli Stati parte della NATO.
Nell'area dell'Europa sud-orientale, nel contesto dell'accordo ora sottoposto a voto Pag. 8di ratifica, l'Italia potrà senz'altro offrire un contributo militare di difesa che, in prospettiva, potrà tradursi in un apporto anche politico alla costruzione di uno spazio europeo di reale convivenza pacifica, di prosperità e di crescita. Con la convinzione che la credibilità della politica estera europea dipenda dal consolidamento di quanto abbiamo realizzato nei Balcani, come si afferma nel documento Un'Europa sicura in un mondo migliore adottato dal Consiglio europeo del 12 dicembre 2003 a Bruxelles, noi parlamentari del Partito Democratico siamo favorevoli alla ratifica di questo Trattato. Investire in percorsi di pace in una regione che ha rappresentato lo spazio elettivo di sperimentazione del nuovo ordine internazionale della guerra e della pace è un'operazione strategica nella prospettiva della difesa, del diritto alla pace - sottolineo: diritto alla pace - in accordo con i diritti fondamentali dell'uomo come tale e dell'umanità nel suo complesso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche relatore e Governo - A.C. 2259)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Renato Farina.

RENATO FARINA, Relatore. Rinunzio alla replica e mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Rinunzio alla replica e mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno dell'Arabia Saudita nel campo della difesa, firmato a Roma il 6 novembre 2007 (A.C. 2384-A) (ore 12,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno dell'Arabia Saudita nel campo della difesa, firmato a Roma il 6 novembre 2007

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2384-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Barbi, ha facoltà di svolgere la relazione.

MARIO BARBI, Relatore. Signor Presidente, colleghi, l'Accordo con l'Arabia Saudita sulla cooperazione nel settore della difesa si inserisce in un ampio quadro di accordi di cooperazione in campo militare che l'Italia sempre più frequentemente conclude anche con l'effetto di dare impulso allo sviluppo dell'industria della difesa. I rapporti tra il nostro Paese e l'Arabia Saudita si stanno progressivamente espandendo e rafforzando a tutti livelli, non solo sul piano economico e commerciale: rappresentiamo infatti il quinto esportatore mondiale in Arabia Saudita ed il primo partner europeo per valore di interscambio. Si registra un crescente interesse per reciproci investimenti produttivi (con la creazione di società di servizi a ciò dedicate), mentre si intensificano i contatti politici e quelli a sostegno del dialogo interculturale.
In particolare in campo politico i due Paesi condividono la necessità di favorire Pag. 9la pacificazione e la stabilizzazione nel Medio Oriente e di procedere verso una maggiore integrazione nel contesto internazionale della penisola arabica e dell'Arabia Saudita in particolare, come si è evidenziato nel convinto sostegno offerto dal Governo italiano alla realizzazione di un accordo di libero commercio tra l'Unione europea ed il Consiglio di cooperazione del Golfo, all'attuazione di un pacchetto di misure di liberalizzazione e di integrazione derivanti dall'adesione di Riad all'Organizzazione mondiale del commercio e alle iniziative di contrasto del terrorismo internazionale.
Mi sembra inoltre opportuno sottolineare come, all'interno di un quadro istituzionale che permane profondamente autoritario - la monarchia saudita ha i tratti addirittura di una monarchia assoluta per certi versi - l'Arabia Saudita stia vivendo una stagione politica segnata da tentativi di riforma e da grandi aspettative di cambiamento. L'avvento del re Abdullah bin Abdulaziz Al-Saud nel 2005 ha infatti inaugurato una fase caratterizzata da una maggiore apertura dello spazio politico. Tentativi di riforma hanno riguardato l'avvio di un più assiduo confronto politico interno sulle questioni che interessano lo sviluppo del Paese all'interno del cosiddetto National Dialogue Project, il conferimento di maggiori libertà - o, meglio, di minori restrizioni - alle donne e l'indizione di elezioni municipali che hanno testimoniato la volontà di inclusione nei confronti di alcuni segmenti della popolazione tradizionalmente esclusi dalla partecipazione alla vita pubblica, in particolare gli sciiti delle regioni orientali.
L'intesa al nostro esame - sottoscritta nel corso della precedente legislatura - si ispira ai principi stabiliti dalla Carta delle Nazioni Unite (come si precisa nella relazione illustrativa del disegno di legge) e, nel rispetto delle rispettive normative nazionali e degli impegni assunti a livello internazionale, sostituirà - una volta entrato in vigore - il precedente Accordo tra le due parti stipulato nel 1993 e scaduto in quanto non conteneva la clausola di rinnovo automatico.
Quanto alla normativa nazionale da rispettare, ricordo la legge 9 luglio 1990, n. 185, che disciplina l'esportazione dei materiali di armamento e che prevede due procedure di autorizzazione: l'una ordinaria, che si caratterizza per una serie incisiva di controlli e di garanzie; l'altra semplificata, ove siano interessati Paesi membri dell'Unione europea o dell'Alleanza atlantica ovvero Paesi con cui siano intercorse «apposite intese intergovernative». Il tema è stato posto in Commissione. Sta al Governo - ci attendiamo che lo faccia - specificare quale delle due procedure si applichi all'Accordo in discussione.
Venendo ai contenuti dell'Accordo in esame, ricordo che esso si compone, oltre che di un breve preambolo, di sette articoli.
Il primo delinea le forme nelle quali la cooperazione si concretizzerà, tra le quali: elaborazione di programmi addestrativi di reciproco interesse; scambio di visite e di informazione nel settore addestrativo e dei materiali; scambio di informazioni tecniche per favorire le società produttrici di materiali per la difesa.
L'articolo 2 prevede l'istituzione di un comitato misto consultivo - le cui riunioni si svolgeranno alternativamente in Italia e in Arabia Saudita - con il compito di assicurare l'attuazione dell'accordo.
Con l'articolo 3 le parti si impegnano ad informare gli enti interessati e a fare in modo che essi onorino gli impegni contrattuali assunti, nell'ambito di quanto è oggetto dell'Accordo in esame. È prevista altresì l'assistenza delle parti ai contraenti dell'altra parte nella fase di negoziazione contrattuale.
L'articolo 4 disciplina la protezione dello scambio di informazioni, documenti e materiali classificati rinviando alle rispettive normative interne. L'articolo, inoltre, chiarisce che tali informazioni potranno essere utilizzate solo per le finalità delineate dall'Accordo e non potranno essere fornite a terzi senza l'assenso scritto della parte cedente.
Con l'articolo 5 le parti si riservano di integrare successivamente l'Accordo stesso Pag. 10attraverso la stipula di annessi su specifici aspetti. Inoltre, programmi di cooperazione di impegno rilevante potranno essere regolati da specifiche intese tecniche, che dovranno basarsi sui principi generali dell'Accordo.
Le controversie circa l'applicazione o l'interpretazione dell'Accordo saranno risolte dalle parti nell'ambito del comitato misto consultivo.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

MARIO BARBI, Relatore. Signor Presidente, mi avvio a concludere, la prego ancora di concedermi un minuto.
Solo in seconda istanza è previsto il ricorso ai canali ufficiali.
L'articolo 7 contiene le disposizioni finali relative all'entrate in vigore.
Consegnerò il testo completo, ma vorrei soltanto fare qualche riferimento ai quattro articoli del disegno di legge di ratifica, limitandomi a segnalare l'articolo 3, che disciplina la copertura degli oneri finanziari: nel testo iniziale era prevista la somma di 20.620 euro, in Commissione bilancio è stato scoperto che vi erano 2.000 euro in più rispetto a quanto la previsione del calcolo matematico avrebbe previsto e, quindi, in Commissione esteri è stata accolta la condizione posta dalla Commissione bilancio ed è stata modificata la somma prevista per l'applicazione dell'Accordo, che è tuttavia modesta (18.620 euro ogni due anni).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Barbi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Trattato di cooperazione nel campo della difesa, già ratificato da parte saudita, costituisce un fondamentale strumento per rafforzare i legami politici, aumentare la conoscenza dell'apparato di difesa saudita e facilitare la penetrazione dell'industria nazionale.
Il frequente scambio di visite degli ultimi mesi testimonia l'ottimo stato delle relazioni bilaterali: alla visita in Italia di Saud Al Faisal Bin Abdulaziz Al Saud, Ministro degli esteri saudita, svoltasi nel novembre del 2008, nel corso della quale il Ministro saudita ha incontrato il Presidente del Consiglio, onorevole Silvio Berlusconi, ed il Ministro degli esteri, onorevole Franco Frattini, sono seguite le visite del sottosegretario di Stato per il commercio internazionale, onorevole Adolfo Urso, e del sottosegretario di Stato agli affari esteri Stefania Craxi, a riprova di una rinnovata continuità degli incontri mediterranei a livello politico.
L'attenzione nei confronti del nostro Paese è rafforzata dalla convinzione, radicata a Riad, di avere nell'Italia un partner capace, più di altri, di comprendere le posizioni del mondo arabo.
L'Arabia Saudita rappresenta un Paese fondamentale per il mantenimento dell'equilibrio nell'area del Golfo ed è importante, in tale contesto, sviluppare azioni che facilitino il confidence building. Il nostro interesse è imprimere una sensibile accelerazione ai rapporti bilaterali, già in progressiva crescita e diversificazione, e il settore delle consultazioni politiche ha fatto apprezzare sintonie e potenziali sinergie meritevoli di approfondimenti.
L'Arabia Saudita, che custodisce le due sacre moschee, rappresenta una fabbrica di simbolismi per tutto il mondo arabo, con potere di tracimazione su tutti i Paesi islamici. La cooperazione con Riad - prevenzione del terrorismo, dialogo tra religioni e tra culture - è, dunque, suscettibile di avere eco su tutta l'area.
Membro più influente del Gulf Cooperation Council, è economicamente il Paese più importante dell'area, con un terzo delle riserve petrolifere mondiali e con lo status di guida religiosa del mondo musulmano. In ragione del forte surplus delle riserve monetarie a disposizione, negli Pag. 11anni, ha ampliato la sua influenza, rappresentando, inoltre, un Paese di notevole interesse per l'industria italiana della difesa, considerata la disponibilità finanziaria e la volontà di ammodernare le Forze armate saudite. In particolare, nel corso dell'ultima riunione bilaterale degli stati maggiori della difesa svoltasi a Roma lo scorso mese di marzo, la delegazione saudita ha espresso interesse per la portaerei «Cavour», assetto essenziale per un Paese che, non avendo sbocchi diretti e porti sull'Oceano Indiano a sud della Penisola arabica, necessita di una flotta in grado di esercitare un'adeguata copertura di quella aerea.
L'Accordo si prefigge, altresì, di consolidare le rispettive capacità nel settore della difesa e la cooperazione bilaterale tra le rispettive Forze armate. Una precisazione: nel corso dell'esame in sede di Commissione, il relatore, onorevole Barbi, ha chiesto al Governo chiarimenti in ordine all'applicabilità della procedura semplificata prevista dall'articolo 9 della legge 9 luglio 1990, n. 185. A nome del Governo, posso rispondere che alle trattative contrattuali, inerenti a progettate esportazioni di materiali di armamento verso l'Arabia Saudita, non si applicano le procedure semplificate, di cui all'articolo 9, comma 4, della legge n. 185 del 1990, bensì quelle ordinarie, valide per tutti Paesi extra Nato ed extra Unione europea, di cui al comma 2 del medesimo articolo. Lo stesso relatore ha preso atto che, a seguito del parere espresso dalla Commissione bilancio, che rilevava un mero errore materiale nella quantificazione degli oneri, il testo del disegno di legge è stato emendato in Commissione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, nell'ambito di un ampio quadro di accordi di cooperazione in campo militare, l'Italia ha stipulato, in questi anni, sempre più frequenti intese con altre nazioni per dare impulso allo sviluppo anche della propria industria della difesa. Tali intese prevedono la formazione dei militari, la possibilità di manovre militari congiunte, lo scambio di visite di cadetti delle accademie e iniziative per lo sviluppo e la produzione di sistemi d'arma.
La legge n. 185 del 1990 regolamenta il commercio degli armamenti e pone dei vincoli, quali il divieto di esportare verso Paesi belligeranti, oppure verso quei Governi che si sono resi responsabili di violazioni (ampiamente accertate da organismi come Amnesty International) delle Convenzioni internazionali dei diritti umani, oppure il divieto di esportare verso Paesi che attuino una politica in contrasto con i principi sanciti dalla nostra Costituzione o verso Paesi beneficiari della cooperazione allo sviluppo che, però, dimostrino eccessive spese militari. È da sottolineare che, contrariamente a queste disposizioni contenute nella nostra legge n. 185 del 1990, niente di tutto ciò è previsto nel testo che ci apprestiamo a ratificare. Questo deve essere un elemento di seria riflessione e valutazione.
Oggi discutiamo l'accordo che il nostro Paese ha stipulato nel 2007 con l'Arabia Saudita, un accordo che prevede lo sviluppo di programmi addestrativi e di collaborazione per l'acquisto di equipaggiamenti per la difesa e per l'assistenza tecnica, prevede inoltre scambi di informazioni nei settori addestrativo e dei materiali e di fornitura di tali servizi. Questo accordo ne sostituisce uno precedente, firmato nel 1993 all'indomani della guerra del Golfo e che è poi diventato legge nel 1998, e si inserisce in un quadro di fattivi rapporti bilaterali, con lo scopo di inviare un ulteriore segnale di attenzione del nostro Paese alle tematiche legate alla sicurezza nella Penisola arabica. Esso attribuisce all'Arabia Saudita un ruolo di assoluto rilievo nel delicato gioco degli equilibri peninsulare, soprattutto nel processo di pacificazione e stabilizzazione del Medio Oriente.
Sappiamo bene che per l'Arabia Saudita l'Italia rappresenta il quinto Paese per esportazioni, e addirittura il primo partner europeo a livello di interscambi, e conosciamo tutti l'importanza che quel Paese Pag. 12riveste nell'economia petrolifera; è, quindi, chiaro a tutti che l'accordo in questione rappresenta anche una maggiore opportunità per l'industria italiana nel suo insieme - e non soltanto per l'industria della difesa - per penetrare in quei mercati. Va, però, detto anche che, sia pure indirettamente, con questo accordo, anziché orientarci verso la riconversione produttiva dell'industria militare verso il settore civile, se ne rafforzano, invece, le potenzialità. Mi preme, pertanto, sottolineare - come già è accaduto in altre occasioni di ratifica di accordi con Paesi che, in quanto a garanzia sul rispetto dei diritti umani, lasciano un tantino a desiderare (usando un eufemismo) - che il Paese arabo in questione è retto da una delle ultime monarchie assolute della storia, in cui è vietata la costituzione di sindacati e partiti politici, ed è uno dei Paesi che utilizzano maggiormente il lavoro del boia: si calcola che vi siano almeno due esecuzioni capitali alla settimana. Certo, da parte del Regno dell'Arabia Saudita, come ricordava il sottosegretario, ci sono buoni rapporti e tutte le migliori intenzioni, anche verso il nostro Paese, nel rassicurare circa l'adesione ai principi dettati dalla Carta delle Nazioni Unite. Sappiamo dell'avvio di tentativi di riforme con grandi aspettative di cambiamento: penso, ad esempio, alle affermazioni che dovrebbero riguardare la maggior libertà delle donne, o - se vogliamo vederla più realisticamente - alle minori restrizioni e all'inclusione di queste alla partecipazione, così come alla partecipazione al voto di popolazioni normalmente escluse dalla vita pubblica, come gli sciiti orientali. Agli occhi di chi parla, però, il rischio è che ciò possa rappresentare un'altra occasione mancata.
Concludo rilevando che, al fine di ottenere la massima trasparenza, sarebbe quanto meno necessario prevedere almeno una relazione governativa annuale che illustri al Parlamento le attività svolte sulla base di accordi di questo tipo, così come è previsto dalla legge sul commercio delle armi.
Per queste motivazioni, non sono in grado, in questo momento, di assicurare il mio voto favorevole, ma posso anticipare che il gruppo dell'Italia dei Valori non farà mancare il proprio contributo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, nel dibattito relativo a questo accordo con l'Arabia Saudita, sia il Governo, sia coloro che mi hanno preceduto (il relatore e gli altri intervenuti) hanno sottolineato la poca democrazia che esiste ancora in quel Paese. Nonostante gli sforzi che ultimamente si stanno compiendo per portare ad un livello decisamente più elevato la situazione democratica, penso che ci sia ancora un lungo percorso da compiere. Certo è che questo Trattato è sottoposto alla ratifica del Parlamento principalmente per le questioni relative all'industria della difesa, è inutile nasconderlo.
Qui si tratta di cooperare per quanto riguarda uno scambio di interessi, visiting, e aspetti concernenti la questione della difesa, ma innanzitutto si vuol porre l'industria nazionale dei materiali di difesa in un rapporto prioritario con questo Paese arabo; quindi, in questo momento ci assumiamo una forte responsabilità.
Signor sottosegretario, non so chi abbia scritto la sua relazione, ma affermare nella relazione, giustamente, che l'Arabia Saudita rappresenta il massimo diffusore del simbolismo religioso (loro) è una cosa di fatto. Certamente, speriamo che questa massima diffusione di simbolismo religioso sia pacifica perché se nel prossimo futuro non fosse pacifica, considerando che andremmo a determinare una situazione non solo di cooperazione ma anche di ulteriore sviluppo di una politica che speriamo sia democratica e che lo diventi sempre di più, ma che comunque se va interpretata dal punto di vista della religione, ho la netta sensazione che ci conduca su un versante che per noi è un po' duro da recepire.
Signor Presidente, è certo che comunque siamo in una situazione al limite: capisco che dal punto di vista della cooperazione Pag. 13e degli scambi commerciali dell'Italia con l'Arabia Saudita ci troviamo in una buona posizione, posso capire tutto, ma comunque qui si parla sempre di armamento e di materiale bellico. Dunque, con tutte le cautele del caso, noi naturalmente saremo favorevoli alla ratifica di questo Accordo, però abbiamo bisogno di una serie di assicurazioni dal Governo affinché, come richiamato dal relatore con riferimento all'articolo 3 (se non erro) e come d'altronde riferito anche dal Governo, vi siano una serie di puntualizzazioni per quanto riguarda le esportazioni di questi prodotti tra virgolette.
Infine, signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento, preannunciando fin da adesso il voto favorevole della Lega Nord alla ratifica di questo Accordo con l'Arabia Saudita.

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Corsini. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, l'Accordo che ci apprestiamo a ratificare si inserisce, come bene suggeriva il relatore, onorevole Barbi, in un più ampio quadro di accordi di cooperazione in campo militare che l'Italia ha sempre più frequentemente concluso al fine di dare anche ulteriore impulso allo sviluppo dell'industria della difesa e da parte mia non sottovaluterò questo aspetto, anche in relazione ad alcune situazione di crisi che investono il nostro comparto. Penso in modo particolare, per un riferimento territoriale che mi è caro, alle condizioni di difficoltà in cui versa una storica industria bresciana, la Breda, e quindi non posso sottovalutare anche questi aspetti del problema.
Non intendo commentare o ripercorrere i testi dell'Accordo né ribadire le sue finalità; mi limiterò semplicemente, sulla base delle suggestioni che mi derivano dalla relazione del collega Barbi, dall'intervento del sottosegretario Pizza, ma anche da alcune considerazioni che ho testé ascoltato dall'onorevole Dozzo, a sottoporre alla sua attenzione, signor Presidente, e a quella dei colleghi alcune riflessioni in ordine a tre diversi ambiti di problemi.
In primo luogo, la valenza politica che questo accordo assume nel quadro di un'aspettativa condivisa di stabilizzazione di un'area. In secondo luogo, il significato di rafforzamento degli scambi economici del nostro Paese e poi la questione - cui faceva riferimento il collega Dozzo - del dialogo interreligioso ovvero delle politiche interculturali. Tuttavia, non posso non sottolineare come l'accordo si inserisca in un quadro all'interno del quale si vede l'Arabia Saudita impegnata a costruire un'imponente forza di sicurezza costituita da ben 35 mila uomini, impegnati a proteggere le infrastrutture del petrolio da eventuali attacchi terroristici. Sono forze che si stanno addestrando sull'uso di equipaggiamenti di sorveglianza, di gestione delle crisi e di eventuale organizzazione di contro misure, anche se la consistenza di questo corpo lascia intravedere una possibilità di ulteriore impiego: esso potrebbe cioè essere utilizzato per affrontare un problema sul quale anche la Commissione III (Esteri) e la Commissione IV (Difesa) della Camera si impegneranno prossimamente ovvero il tema della pirateria marittima, per la quale l'Arabia Saudita sta chiedendo aiuto anche alla NATO, cercando una collaborazione di lungo periodo.
Per venire invece ai tre temi di fondo che caratterizzeranno il mio intervento, non vi è dubbio che l'Arabia Saudita conservi e difenda strenuamente, oggi, la propria reputazione di Paese stabile, sullo sfondo di un Medio Oriente in balia di una nuova guerra fredda araba e di lotte intestine fratricide che caratterizzano la vita pubblica dell'Iraq e della Palestina, tanto per fare solo due esempi. Tuttavia, se si approfondisce l'indagine al di sotto di questa superficie di apparente stabilità e continuità al vertice del sistema politico, emerge un Paese che è scosso da profonde Pag. 14trasformazioni e dal rischio di deflagranti conflitti interni. Gli stessi elementi che rappresentano oggi la forza e la fonte di legittimazione del potere della monarchia saudita sono all'origine di tensioni che possono costituire una ragione di instabilità del regime.
Questi elementi includono la dipendenza quasi totale dalle entrate derivanti dalla vendita del petrolio, il ruolo che questo Paese ha di custode delle due maggiori città sacre della religione islamica, la Mecca e Medina e il sistema delle alleanze che ruotano attorno a Riad. Ebbene, analizzare questi elementi nel dettaglio e le loro correlazioni con i comportamenti e le aspirazioni dei principali protagonisti della politica interna saudita consente una chiarificazione più a fondo dei problemi.
Il collega Barbi ha già richiamato il significato che assume l'ascesa al trono del monarca saudita nel 2005, che certamente segna l'inaugurazione di una nuova fase caratterizzata da una maggiore apertura dello spazio politico. I tentativi hanno riguardato l'avvio di un più assiduo confronto interno sulle questioni che interessano lo sviluppo del Paese all'interno del cosiddetto National Dialogue Project, il conferimento di maggiore libertà alle donne e l'indizione di elezioni municipali che hanno testimoniato la volontà di inclusione nei confronti di alcuni segmenti della popolazione tradizionalmente esclusi dalla partecipazione alla vita pubblica, in particolare gli sciiti della regione. Tuttavia, il cammino delle riforme si è mostrato costellato di ostacoli derivanti dagli stessi rapporti di potere consolidati e la corrente liberal-riformista rappresenta la componente minoritaria all'interno della realtà saudita e si presenta profondamente divisa al proprio interno tra un'ala più radicale e dissidente e una che, pur nella propria volontà di favorire il cambiamento democratico all'interno del Paese, non è disposta a mettere in pericolo i pilastri che oggi reggono la monarchia. Non vi è dubbio che la stipulazione di un accordo e l'avvicinamento più stretto dell'Arabia Saudita ed un Paese quale l'Italia, che rispetta e valorizza standard democratici nell'organizzazione della vita pubblica, possa conferire un ulteriore slancio al processo riformatore.
Si tratta di un processo che, peraltro, si trova alle prese con crescenti problemi di natura socioeconomica e, in modo particolare, con una questione che rischia di essere dirompente per quanto attiene alla tenuta del legamento della società saudita, ovvero la questione generazionale. Il fatto che secondo fonti ufficiose l'inflazione (che è in crescita) e l'aumento dei livelli di disoccupazione (tra i più alti nella regione del Golfo) colpiscano soprattutto le giovani generazioni determina un gap generazionale che costituisce un elemento di grave instabilità.
Vi è un secondo tema che merita l'approfondimento e che è stato opportunamente richiamato anche dal collega Pizza (trovo una larga consonanza con le sue osservazioni). Un altro punto caldo della politica interna saudita, infatti, è rappresentato dal rapporto tra potere politico ed establishment religioso. Anche sotto questo profilo il rapporto con l'Italia - ovvero con un Paese che si sforza in tante esperienze locali e attraverso molteplici impegni di mondi vitali operanti nella società civile di governare il problema del rapporto interculturale - può costituire un fattore di riferimento significativo.
Noi non predichiamo il multiculturalismo senza multiculturalità, noi non pratichiamo l'assimilazionismo senza assimilazione, contrariamente a taluni orientamenti che provengono anche da settori del Governo. Proprio perché siamo consapevoli della complessità di questo problema, guardiamo con interesse a quanto si sta muovendo in Arabia Saudita. Da un lato, infatti, il clero conservatore wahabita svolge un'importante funzione di legittimazione religiosa del potere politico della famiglia Al Saud e controlla importanti istituzioni all'interno del Governo (quali il Ministero dell'istruzione e il Ministero del pellegrinaggio). Dall'altro lato, i timidi segnali di riforma della società e del sistema politico saudita sono entrati in rotta di collisione con lo strapotere della dimensione Pag. 15religiosa del Paese e sono stati da essa limitati. Basti citare a titolo di esempio i continui ritardi nelle trattative per l'accesso dell'Arabia Saudita nell'Organizzazione mondiale del commercio protrattesi per dieci anni a partire dal 1995 e che hanno mostrato la fragilità di un processo di riforma a causa delle pressioni di un clero conservatore.
Quindi, credo che anche sotto questo profilo fornire un riferimento, una sponda culturale e un orientamento politico - perché gli accordi di collaborazione militare hanno sempre anche una valenza politica, non limitata soltanto al significato per l'area strategica in questione - costituisca certamente un fattore che ha valenze positive sotto il profilo dell'acquisizione di valori di civiltà e di progresso.
Infine, espongo l'ultimo aspetto del problema. Non vi è dubbio che l'elezione di Obama negli Stati Uniti e gli annunciati cambiamenti in politica energetica da parte della nuova amministrazione americana accentuano l'esigenza saudita di partire con maggior decisione verso un processo di diversificazione dell'economia, un'economia che oggi è quasi totalmente dipendente dal petrolio. Questo processo di diversificazione si inserisce nella scia di altre economie, quali quelle degli Emirati Arabi Uniti, dell'Oman e del Qatar, che già da un quinquennio hanno imboccato un processo simile.
In modo particolare, è interessante l'impegno che l'attuale Governo saudita sta promuovendo in direzione del potenziamento del settore agricolo, della soluzione della questione dell'approvvigionamento delle risorse idriche e di un potenziamento diversificato delle politiche dei trasporti e delle politiche energetiche. L'Autorità saudita di investimento, che ha il compito di promuovere un ambiente più idoneo ed atto al rapporto con gli investitori esteri e di fornire servizi a chi intende investire, si sta impegnando molto nella promozione di particolari settori quali quelli energetico, dei trasporti e della ricerca.
Peraltro, in Arabia Saudita si sta edificando, con uno sforzo straordinario di 27 miliardi di euro, una nuova città, che sarà una città business, una città degli affari, una grande metropoli internazionale che ospiterà diverse attività economiche, entro le quali vi sarà spazio anche per investitori e per attori europei ed italiani.
Quindi, a me pare che, se collochiamo le nostre valutazioni e le proiettiamo sull'Accordo di difesa, su un quadro più ampio, l'Italia possa dare un contributo ad un processo di pace e di stabilizzazione che consenta l'acquisizione, anche per questo Paese, di fattori di sviluppo e di progresso che dicano di un grado di incivilimento e di affermazione di un principio democratico, che oggi è assolutamente assente in un Paese, certamente alle prese con processi di riforma, ma ancora consegnato al dominio di una monarchia assoluta, il che è sostanzialmente al di fuori di quelle conquiste di sviluppo politico che caratterizzano l'Europa occidentale e la vicenda pubblica del nostro Paese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà, mi permetto alcune considerazioni. Quando in Occidente si parla del Regno arabo saudita, si assiste normalmente ad una schizofrenia. Da una parte, si constata come questo Paese sia un solido alleato dell'Occidente, in una zona del mondo che è abbastanza avara di amicizia verso i Paesi della nostra area anche culturale; dall'altra, si constata come proprio questo Paese, pur essendo il più vicino di tutti all'Occidente, sia anche uno dei più lontani dal punto di vista dei diritti umani, del rapporto tra religione e politica, nel quadro del discorso sulla laicità dello Stato (figuriamoci!), sull'applicazione dei diritti umani verso i prigionieri e soprattutto sulla libertà religiosa. Per ragion di Stato, noi cerchiamo in ogni modo di consolidare questa posizione dell'Arabia Saudita positiva verso un equilibrio non nemico dell'Occidente.
Esiste poi una doppia schizofrenia: oltre a quella che ho appena citato, esiste la Pag. 16schizofrenia all'interno della stessa Arabia Saudita, che è stata evidenziata dal collega Corsini. Da una parte, si afferma in ogni modo la purezza dell'insegnamento islamico, al punto che la Costituzione dell'Arabia Saudita è lo stesso Corano e non si prevede di modificare questo particolare status giuridico, e dall'altra esiste un'emancipazione pratica, specialmente da parte di chi ufficialmente proclama la fermezza rispetto al passato, che alla fine non può che esplodere. Infatti, una distanza fortissima tra la pratica della vita e l'affermazione della propria fede o della propria morale non può che creare delle crepe in cui si infilano elementi pericolosissimi. Non è un caso, infatti, che proprio in Arabia Saudita siano maturate l'ideologia e la prassi di Osama Bin Laden e di Al Qaeda.
Vi è dunque questa distanza, questa separatezza tra la verità proclamata dalla Casa reale e poi il tessersi delle alleanze, tra cui il permettere che l'Arabia Saudita diventasse, addirittura, la base militare, la base aerea da cui partire per l'offensiva contro l'Iraq nel 1991.
In questo quadro, cosa fare? Credo che la scelta dell'Italia di partecipare attivamente le proprie risorse, di scambiare in tutti i sensi merci e cultura con l'Arabia Saudita sia positiva. Tutto questo appartiene alla nostra cultura profonda. Non sto a rievocare Marco Polo, ma l'idea è quella: siamo un Paese che ha una cultura totalmente portata all'universalità, allo scambio.
Dunque, anche attraverso questo Accordo militare, possiamo contribuire non solo a sancire un'alleanza granitica, ma in fondo fragile, visti i movimenti che vi sono in Arabia e nel mondo islamico, dove ancora adesso l'estremismo è egemonico, ma anche a garantire l'unica possibilità di cambiamento vero, che si attua quando vi è un rapporto tra le persone, tra persone che hanno per interesse il bene comune e che sinceramente e lealmente si paragonano, mettendo in campo anche la propria tradizione culturale, il senso positivo della vita e le preoccupazioni.
Questa ritengo essere la caratteristica del nostro Governo nell'approccio alle varie questioni internazionali. Credo che sia anche quello che si sta cercando di fare con l'Iran, nella difficoltà oggettiva di paragonarsi a un regime violentemente antisemita, ma che nasconde dietro la facciata delle realtà, specialmente giovanili, ben diverse.
Cosa dire e cosa fare? Credo che il nostro Governo, nel rapporto con l'Arabia Saudita e la sua classe dirigente, nel sostenere tutte le iniziative, come quella di circa un anno fa da parte del Governo saudita tesa a una soluzione molto positiva del conflitto arabo-israeliano, debba essere capace di porre delle questioni. Ad esempio, è ben noto come questo regime così filoccidentale finanzi movimenti estremisti e fondamentalisti, che mettono radici anche in Italia. La posizione wahabita è sostenuta dai Fratelli musulmani ed esistono finanziamenti sauditi alle moschee impiantate proprio da questa organizzazione in tutto il mondo.
Per cui la richiesta è anche quella di una reciprocità: la libertà religiosa è un bene universale, è ovvio che nessuno può minacciare gli arabi di non praticare in Italia la loro religione, ma dal punto di vista dei permessi, delle costruzioni e dei finanziamenti, credo che si debba far presente all'Arabia Saudita la necessità di un cambiamento.
Di recente, proprio il 1o maggio scorso, la Commissione degli Stati Uniti sulla libertà religiosa internazionale (USCIRF) ha esaminato ancora una volta l'Arabia Saudita; ha registrato dei progressi, però il rapporto riconosce, oltre al bene di qualche limitata riforma e della promozione del dialogo interreligioso, il fatto che il Governo vieta ancora ogni forma di espressione religiosa pubblica che non sia della scuola islamica sunnita, e secondo la particolare interpretazione ufficiale, quella wahabita. Inoltre, la Commissione accusa le autorità saudite di sostenere a livello internazionale i gruppi che promuovono «un'ideologia estremista, che contempla in qualche caso violenze contro i non islamici e contro i musulmani di scuola diversa». Pag. 17
Non possiamo essere schizofrenici: se vi è un incontro economico, questo deve anche trasformarsi in una comunicazione di cultura e di valori vissuti. Questo è quanto io credo: nel sostenere quindi questo Accordo e nell'annunciare voto favorevole ad esso, è la raccomandazione che mi permetto di fare al nostro Governo.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2384-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore ed il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta.

Modifica nella composizione del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione il senatore Massimo Livi Bacci, in sostituzione del senatore Carlo Pegorer, dimissionario.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 14.

La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 14,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Caparini, Casini, Conte, Lombardo, Lucà, Palumbo e Picchi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto, i deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,06).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 14,30.

La seduta, sospesa alle 14,06, è ripresa alle 14,35.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa del disegno di legge n. 2321.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di disegno di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa del seguente disegno di legge, del quale la I Commissione (Affari costituzionali) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
S. 1107 - «Modifica della legge 5 ottobre 1993, n. 409, di approvazione dell'intesa tra il Governo della Repubblica italiana e la Tavola valdese, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (Approvato dalla 1o Commissione permanente del Senato) (2321).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Pag. 18

Seguito della discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00161, Iannaccone ed altri n. 1-00168, Vietti ed altri n. 1-00170, Cicchitto, Cota ed altri n. 1-00171 e Di Giuseppe ed altri n. 1-00172 concernenti iniziative volte a favorire l'inserimento dei giovani del Mezzogiorno nel mercato del lavoro.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00161, Iannaccone ed altri n. 1-00168, Vietti ed altri n. 1-00170, Cicchitto, Cota ed altri n. 1-00171 (Nuova formulazione) e Di Giuseppe ed altri n. 1-00172 concernenti iniziative volte a favorire l'inserimento dei giovani del Mezzogiorno nel mercato del lavoro (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di lunedì 11 maggio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Pasquale Viespoli, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, ai fini dell'economia dei lavori cercherò di esprimere dei pareri sintetici sul merito delle proposte individuate dalle mozioni presentate con l'auspicio che questa scelta non sia considerata come una diminuzione della portata del confronto e del dibattito che, meritoriamente, al di là del merito specifico, è stato da tutte le parti politiche sollevato per un recupero di attenzione su una questione centrale, che peraltro lega le varie mozioni, vale a dire l'investimento in risorse umane, dei giovani del Mezzogiorno come elemento fondamentale per la crescita non solo di carattere occupazionale.
A partire dalla mozione Franceschini n. 1-00161, è evidente che vi sono delle differenze profonde rispetto alle valutazioni, all'impostazione e direi allo stesso taglio della mozione. Pertanto, il parere del Governo non può che esprimersi in senso contrario, con la seguente considerazione di merito, per non sfuggire al tema proposto, quello per cui si intendeva impegnare il Governo in direzione di un piano per favorire l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro. In particolare, l'onorevole D'Antoni sa meglio di me che esistono già strumenti e risorse che possono essere correttamente utilizzati e finalizzati per raggiungere esattamente l'obiettivo proposto. Mi riferisco ad un corretto e qualificato utilizzo del Fondo sociale europeo che va esattamente in direzione della possibilità di prevedere stage nelle aziende ed interventi a sostegno e ad incentivazione dell'occupazione. Se vi fosse stato un intervento che coinvolgeva le regioni e l'utilizzo del Fondo sociale europeo, credo che la proposta sarebbe stata più puntuale e forse maggiormente ricevibile per un parere del Governo in termini positivi.
Per quanto riguarda la mozione Iannaccone n. 1-00168, ritengo che il dispositivo debba essere riformulato ed in tal caso il Governo esprimerebbe parere favorevole. La riformulazione del dispositivo dovrebbe essere nel senso di impegnare il Governo a rafforzare le iniziative già assunte in direzione del sostegno alle imprese private che assumono; delle iniziative autonome imprenditoriali dei giovani meridionali attraverso il meccanismo del finanziamento della microimpresa; dell'accelerazione degli investimenti già previsti per colmare il gap infrastrutturale del Mezzogiorno.
Propongo la soppressione della lettera d) del dispositivo, poiché di fatto risulta assorbito dal recente intervento del CIPE che ha già previsto risorse per garantire l'adeguamento sismico delle scuole. Infine, per quanto riguarda la lettera e), propongo che sia inserita la seguente definizione: nel quadro della sostenibilità finanziaria e nel rispetto del patto di stabilità, a verificare Pag. 19le possibilità di iniziative atte a migliorare i livelli qualitativi ed occupazionali della pubblica amministrazione.
Per quanto riguarda la mozione Vietti ed altri n. 1-00170, anche in questo caso proporrei la riformulazione della parte dispositiva nel senso di impegnare il Governo ad assumere iniziative finalizzate al miglioramento delle politiche attive del lavoro tali da determinare per i giovani del sud migliori opportunità occupazionali, e poi via di seguito, sostituendo solo il termine «opportunità» con «potenzialità» e aggiungendo infine il raccordo con il sistema produttivo e in particolare con la piccola e media impresa. Ciò riassumerebbe il primo e il secondo capoverso del dispositivo. Propongo inoltre di riformulare il capoverso successivo con un riferimento alla previsione di bonus assunzionali, lasciando inalterato l'ultimo capoverso.
Per quanto riguarda la mozione Cicchitto, Cota ed altri n. 1-00171 (Nuova formulazione), il parere del Governo è favorevole, se viene riformulato il terzo capoverso della parte dispositiva, poiché il riferimento alla formazione professionale è comprensibile, ma è noto che essa è di competenza non del Governo, ma delle regioni. Dunque, in quella parte del dispositivo, farei riferimento al «miglior utilizzo della leva delle politiche attive del lavoro», anziché ai «piani di formazione professionale». La parte restante del dispositivo resterebbe identica, con parere dunque complessivamente positivo.
Anche per quanto riguarda la mozione Di Giuseppe ed altri n. 1-00172 - e mi soffermo sempre sul dispositivo - ne propongo una riformulazione, che comprende e riassume i primi cinque capoversi, tranne l'ultimo che può restare inalterato. Dal momento, infatti, che tale mozione pone una questione importante e significativa, quella dei servizi, credo valga la pena di fare uno sforzo per individuare una sintesi che mi consentirebbe di esprimere sulla parte del dispositivo, non su tutto il resto, un parere favorevole. Propongo dunque di riformulare il dispositivo nel senso di impegnare il Governo ad assumere con regioni e province tutte le iniziative utili a migliorare i servizi dell'impiego in direzione in particolare delle fasce e delle aree territoriali più deboli, migliorando il raccordo con la scuola e il sistema produttivo, anche attraverso meccanismi incentivanti. Ciò mi pare riassuma i primi cinque capoversi della mozione, senza entrare in dettagli che mi porterebbero a dovermi esprimere in senso negativo. Lascerei invece inalterato l'ultimo capoverso del dispositivo, con il riferimento all'Università del mediterraneo, che mi sembra costituire un'indicazione utile così come è stata prospettata.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, per cortesia.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, vorrei chiedere al sottosegretario se l'unica mozione sulla quale esprime parere contrario è quella Franceschini ed altri n. 1-00161, perché non ho capito nella parte finale se vi è la richiesta di una nuova formulazione oppure se il parere è contrario. Chiederei pertanto chiarimenti al riguardo.

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, forse ha ragione l'onorevole D'Antoni. Non sono stato particolarmente chiaro sul punto, però credo di avere evidenziato nell'espressione del parere il fatto che, a mio avviso, la proposta così com'è - e da ciò deriva il parere contrario - anche nel dispositivo individua nel Governo nazionale il riferimento che invece andrebbe ricercato, ad avviso del Governo, innanzitutto e soprattutto nell'ambito regionale (e quindi in relazione alle regioni) per il miglioramento dell'utilizzo Pag. 20delle risorse e degli strumenti del Fondo sociale europeo che possono andare esattamente nella direzione degli auspici contenuti nel dispositivo previsto dalla mozione.
Per questo ho detto che, se vi fosse una riformulazione che impegna il Governo ad attivare le regioni per migliorare l'utilizzo del FSE in direzione di stage e di bonus occupazionali, capirei tale riferimento; ma se il riferimento è al Governo nazionale, credo che ciò correrebbe il rischio di diventare soltanto un elemento corretto di dialettica politica, ma non puntuale rispetto al soggetto con il quale istituzionalmente e principalmente interloquire.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, anche in ragione di quanto dichiarato adesso dal Governo vorrei farle presente ancora una volta - se lei ha avuto modo, come avrà avuto modo, di ascoltare le riformulazioni del sottosegretario - che sostanzialmente si tratta di riscritture totali dei dispositivi delle varie mozioni, e presumo che siano riscritture elaborate per poter modificare un parere che evidentemente sarebbe contrario se fosse mantenuto il dispositivo, compresa la mozione a prima firma dell'onorevole Cicchitto, che è del partito cui appartiene il sottosegretario.
Trovo davvero singolare, signor Presidente, che il sottosegretario ed il Governo si siano presentati in quest'Aula e si siano fatti carico, con un certo sforzo, di proporre loro una riformulazione su tutti i testi delle mozioni, ad eccezione di una, quella presentata dal Partito Democratico, nei confronti della quale adesso il sottosegretario si pone il problema, con una diversa riformulazione.
Credo che proprio dal punto di vista del galateo parlamentare, se vi è la possibilità, addirittura facendosene carico il Governo, di riformulare completamente i dispositivi, operando una sintesi con un lavoro sostanzioso per rimettere in piedi i dispositivi ed esprimere quindi un parere favorevole, ciò sia veramente qualche cosa di poco gradevole. Prendiamo dunque atto che il Governo, a prescindere da qualunque valutazione, intende esprimere parere contrario sulla mozione presentata dal Partito Democratico.
So che si tratta di un problema che non si risolve adesso, ma mi domando se prima o poi ci porremo il problema che questi sono atti di indirizzo che i gruppi e i deputati rivolgono al Governo, ed è abbastanza singolare che il Governo nella riformulazione stravolga completamente i dispositivi e se li riscriva per come meglio gli tornano.
Non voglio ovviamente arrecare danno ai colleghi che saranno contenti della riformulazione, in quanto riceveranno un parere favorevole, ma il sistema complessivamente, e nello specifico di questa vicenda, è davvero singolare.

PRESIDENTE. Lei comprenderà che la questione ha carattere più di natura politica che altro, così come comprenderà che nel momento in cui viene proposta una riformulazione il presentatore della mozione può tranquillamente rifiutarla. Questo è purtroppo il gioco delle parti, ma la sua è una riflessione che sicuramente può essere tenuta in considerazione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ho ascoltato il sottosegretario che, per quanto riguarda la mozione presentata dal nostro gruppo, ha suggerito degli aggiustamenti oppure una riformulazione. In questo caso debbo dire che da parte del sottosegretario vi è stata un'attenzione...

PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, per cortesia.

Pag. 21

MARIO TASSONE. Signor sottosegretario, sono lieto della sua riformulazione, perché in effetti più volte gli atti di indirizzo parlamentare da noi presentati non hanno un seguito nel Parlamento e nella capacità attuativa dei Governi. Da questa riformulazione, tuttavia, desidereremmo comprendere se esiste, in questo momento, un'indicazione nuova e discontinua rispetto al passato. Le mozioni sono delle proposte presentate dai parlamentari che devono trovare riscontro nel Governo e nel combinato disposto della volontà del Parlamento con le linee politiche di attuazione del Governo.
Se questo è il dato, allora la riformulazione assume una sua valenza, perché esprime la volontà di realizzare nuove misure, ma molte volte le riformulazioni sono un modo per sfuggire da parte del Governo - non è questo il caso, per carità - alle responsabilità oggettive per chiudere la partita della discussione delle mozioni e andare avanti. Invece, ritengo che su questa problematica vada posta un'attenzione particolare da parte del Governo: bisogna capire qual è la politica complessiva del Mezzogiorno rispetto all'inserimento produttivo dei giovani nel mondo del lavoro.
Non si tratta di ripercorrere le vecchie strade delle politiche svolte nel Mezzogiorno. Certo, partiamo dalla valutazione della situazione economica complessiva, dal divario enorme che esiste tra nord e sud, causato anche dalla crisi economica, dalle difficoltà dei giovani ad inserirsi nel mondo del lavoro, ma in questa mozione è presente un'indicazione importante: può realizzarsi una politica per il Mezzogiorno. Nella nostra mozione non abbiamo riproposto il vecchio schema di una popolazione «piagnona», ma abbiamo indicato quelle che sono le opportunità per fare del Mezzogiorno un momento di riferimento centrale anche per la formazione, la ricerca scientifica, il raccordo con l'Europa e - come proposto anche in altre mozioni - per realizzare una politica delle università del Mediterraneo.
Ritengo che questo sia un dato che si raccorda in questo momento con l'Europa, dove il Mezzogiorno trova un suo riscontro, un momento di realizzazione, in una politica nazionale ed europea che guardi al Mediterraneo in termini produttivi. Non siamo alla ricerca pietosa di un'elargizione, di una tantum o di un bonus; vogliamo comprendere, al di là degli sforzi che ha fatto il Governo nel proporre le riformulazioni, se esiste un indirizzo sul piano politico. Sappiamo bene che esiste il problema delle infrastrutture, che esiste il problema della realizzazione del ponte di Messina - lo abbiamo accolto anche in altre mozioni -, ma tutto questo come si lega alle scelte di politica nazionale che tengono in scarsa considerazione le piccole e medie imprese, il territorio e un ambiente dove manca una politica complessiva del Paese?
Si deve capire che questa non è una mozione rivolta soltanto ai giovani del Mezzogiorno e che esiste un tema che ritorna con molta forza, che è quello del Mezzogiorno nel suo complesso. Senza il Mezzogiorno il Paese non va avanti. Siamo lontani dalle vecchie letterature meridionaliste e «piagnone» che erano costituite da una pura rivendicazione e non individuavano con ingegno, fantasia e dignità, quella grande ed autorevole prospettiva che il Paese deve riacquistare.
Ci sono certamente delle intelligenze, ci sono certamente delle risorse. Se noi pensiamo che il Mezzogiorno è perso - è questo il dato, signor Presidente, signor sottosegretario - e che si tratta di un'area semplicemente da assistere in termini più o meno accentuati sul terreno delle clientele, avremo senz'altro determinato ancora una volta una svolta negativa rispetto agli obiettivi e ai traguardi che vogliamo raggiungere.
Allora - signor Presidente, lo dico a conclusione di questa mia dichiarazione di voto che è stata anche un'illustrazione - vorremmo capire come si raccorda questa politica con quella sulla ricerca e sull'università da parte del Governo e del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, rispetto anche ad alcuni impoverimenti (come si fa per Catanzaro) dell'università sul terreno della ricerca e delle Pag. 22specializzazioni, e come si accorda con un disegno complessivo dove certamente l'istruzione, la formazione e la ricerca sono le grandi sfide, ma anche un momento di integrazione e di sinergie che devono essere portate avanti e attualizzate.
C'è un aspetto. O chiudiamo la «vicenda» delle mozioni, signor Presidente, e facciamo realmente una riforma regolamentare, oppure ci assopiamo in un rituale che certamente non è esaltante. Oggi io ritengo che il Parlamento abbia la forza e la capacità di esprimere, al di là delle valutazioni negative e dei giudizi sprezzanti nei confronti del suo ruolo. Qui certamente c'è un momento fondamentale della democrazia dove convergono vaste opinioni, vaste realtà a confronto, e dove si deve trovare una sintesi sul terreno di una convergenza e di una grande solidarietà.
Noi ci attendiamo, al di là dei commenti che ha fatto il sottosegretario Viespoli (che stimo moltissimo), un'aggiunta rispetto alle cose che noi diciamo. Lei è meridionale come me e, come me, è convinto che il problema dei giovani, dell'inserimento, non si risolva né con i tremila euro, perché questo sa di antico e di vetusto, né con gli auspici che ognuno di noi può fare nelle mozioni. C'è invece bisogno di una politica che si costruisce attraverso la forza di tutti, attraverso le energie di tutti, attraverso il contributo di tutti.
Allora noi ci attendiamo - concludo, signor Presidente - che il sottosegretario dica qualcosa di forte anche sulle mozioni. Le mozioni sono l'occasione per riprendere un dibattito, non una partita amministrativa e burocratica da chiudere con il giudizio positivo o negativo, oppure con il suggerimento della riformulazione. Le mozioni sono la grande occasione del Parlamento per un indirizzo, che non sia tale da valere lo spazio di un mattino oppure da rappresentare semplicemente in queste due ore o un'ora e mezza di discussione, ma che incida profondamente nelle scelte politiche del Governo. Fino ad oggi queste politiche a favore dell'unità del Paese e del Mezzogiorno noi non le abbiamo intraviste. Ecco perché vorremmo capire qualcosa di più e vorremmo capire soprattutto qual è il valore, il significato, l'incidenza, l'autorevolezza del Parlamento attraverso gli atti di indirizzo parlamentare. Credo che questo sia un aspetto importante e fondamentale che va in direzione dell'economicità dei nostri lavori, e dell'autorità dei nostri lavori cui noi teniamo moltissimo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi, per cortesia, un po' di silenzio.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, tutti sappiamo che molti giovani, anche laureati, stentano a trovare un posto di lavoro e questo è ancora più evidente nel sud, ma ancora più evidente è il ritardo di produttività del nostro Mezzogiorno. La distanza dalla media Paese rimane superiore a 30 punti percentuali. Il Meridione allora è in una forte difficoltà nel promuovere soprattutto processi di sviluppo che poi risultino persistenti.
Certamente il Sud presenta ancora problemi grandi, forti, strutturali nella sua economia. Quello che a nostro avviso, però, è molto preoccupante è l'aggravamento del complesso di elementi che costituiscono la questione meridionale e che oggi si unisce, a nostro avviso, anche ad una questione che può dirsi «questione giovanile». La crisi economica globale ha inoltre accentuato il problema del Meridione: un problema, quindi, che si pone all'interno di altri problemi che se non verranno risolti, se non si deciderà presto come investire seriamente aiutando le famiglie e promuovendo un lavoro vero, di certo la questione del nostro Meridione diventerà ancora più preoccupante.
Inoltre nel Mezzogiorno è altissimo il tasso di inattività: la disoccupazione giovanile e femminile è molto alta e la condizione giovanile è segnata soprattutto dall'assenza di prospettive. La quota di disoccupazione è una palese conferma dell'assenza di sbocchi e soprattutto di raccordo Pag. 23non positivo tra percorsi di istruzione e possibilità lavorative. Secondo noi la preparazione che dà la scuola non sembra appropriata. Occorre un sistema scolastico migliore e oltretutto un sistema scolastico ed universitario molto più vicino al mondo del lavoro. Infatti, oggi scuola ed università devono preparare efficacemente i giovani all'inserimento nel mondo del lavoro. Tuttavia in Italia queste due realtà, scuola e lavoro, sono molto divise: sembrano molto divise, molto lontane. Sarebbe opportuno che proprio la formazione fosse maggiormente legata alla prassi lavorativa.
Altro dato preoccupante è che nelle regioni del sud si registra il più alto e il più elevato numero di ragazzi sottratti alla scuola dell'obbligo e la scuola molte volte si trova da sola a far fronte all'evasione scolastica e cresce anche sempre più il lavoro minorile. L'evasione scolastica e il lavoro minorile sono questioni molto importanti che possono essere risolte soltanto attraverso un'azione sinergica che interessi le forze istituzionali e sociali.
Inoltre, vi è da riflettere sul fatto che oggi non esiste un vero progetto che possa tamponare la dispersione scolastica. E pensare, sottosegretario, è una questione molto grave, che i tagli del Governo sono stati notevoli soprattutto nella scuola. Dunque, è necessario intervenire per migliorare il sistema formativo proprio perché ciò significa promuovere qualità e innovazione nel sistema economico e sociale. È chiaro che il livello di occupazione è maggiore, se è perseguita una idonea e continua formazione dei nostri giovani. Le stesse università del Meridione rischiano di diventare marginali nel sostegno allo sviluppo tecnico-scientifico e nella possibilità di giocare un ruolo attivo nei processi di sviluppo del nostro Sud.
Per tale motivo, per una maggiore comprensione tra quelle che sono le culture del nostro sud e per la formazione delle classi dirigenti, per noi dell'Italia del Valori è necessario creare nel nostro Meridione l'università del Mediterraneo, mettendo in rete le università del sud. Sarebbe bene che i servizi pubblici lavorino in sinergia con la scuola stessa, le strutture private e i servizi delle organizzazioni di impresa e sindacali, per promuovere un nuovo apprendistato utilizzando anche degli idonei stage.
Noi dell'Italia dei Valori riteniamo fortemente che non bisogna più attingere dalle risorse del FAS che dal 2003 costituisce lo strumento generale di Governo della politica regionale proprio per la realizzazione di interventi in aree particolari del Paese tra le quali chiaramente vi è anche il Meridione. Si rileva, in effetti, che buona parte delle risorse finanziare necessarie alle manovre politiche di questo Governo sia stata sottratta alla dotazione del FAS, compromettendo la capacità di sviluppo e, quindi, di occupazione del nostro Mezzogiorno.
Signor sottosegretario, credo che lei sappia molto bene che la disoccupazione è un problema che incide pesantemente sulla vita delle persone che ne sono coinvolte, sulle famiglie e sull'intera società. I nostri giovani sono in una fase di forte insoddisfazione, perché non vogliono lasciare i loro paesi, vogliono costruirsi una famiglia e sanno però di poterlo fare solo se riusciranno ad ottenere un lavoro. Il problema deve essere affrontato soprattutto con il sostegno di un Governo che sia sempre presente ed accorto rispetto a queste problematiche, un Governo che miri al benessere collettivo, che tenga presenti le necessità dei giovani, ma di tutti i giovani nel nostro Paese, e che consideri anche le evidenti difficoltà dei giovani del sud.
La disoccupazione, quindi, è una vera e propria piaga sociale, che non dà sicuramente certezza al futuro dei nostri giovani. Per questo la politica del Governo, a nostro parere, deve tendere ad evitare il rischio di emarginazione di una parte così importante del nostro Paese quale il Meridione. Quindi, solo una politica seria, l'impegno costante in grado di creare lavoro, sviluppo, occupazione potrà dare una risposta valida a questo problema, che si fa sempre più grave e sempre più preoccupante. Allora, il Governo faccia Pag. 24propria la situazione del Meridione, colga il senso della forte difficoltà che sta vivendo questa parte del nostro Paese.
Per questi motivi, signor Presidente, voteremo a favore della nostra mozione, chiaramente, così come è stata riformulata dal Governo, ma ribadiamo che il Governo stesso deve prestare attenzione al Mezzogiorno, ascoltando e riflettendo molto su quelle che sono state e saranno le nostre proposte (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, devo dire che, quando ho ascoltato le dichiarazioni pubbliche dell'onorevole Franceschini relative alla proposta portata avanti dal Partito Democratico, sono rimasto estremamente esterrefatto, perché ci troviamo in un periodo di crisi, dove i dati ISTAT dicono che l'identikit del disoccupato è un uomo dai 35 ai 54 anni del centronord, mentre oggi discutiamo una mozione che va ad escludere totalmente una parte del Paese in questo periodo di crisi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Credo che su questo ci debba essere una responsabilità e credo che quando Franceschini andrà a fare la propria campagna elettorale nelle nostre zone, nel nord, avrà la risposta che merita dai disoccupati e da chi è rimasto senza lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Su questo noi non possiamo transigere. Noi crediamo che l'equità sia un'equità per tutti: i nostri giovani del nord non crediamo siano giovani di secondo livello o giovani di serie B. Ricordo che quando abbiamo discusso l'atto Camera 1441-quater, dove proponevamo un'assunzione nei concorsi pubblici su base territoriale, la sinistra ci ha accusato di creare cittadini di serie A e di serie B, semplicemente per dire che i giovani possono rimanere a casa loro.
In questo caso, in cui vogliamo utilizzare fondi pubblici per pagare stipendi a chi lavora in aziende private, il Partito Democratico non vede la disparità? Non possiamo starci e su questo noi ci battiamo, perché riteniamo che le misure adottate nell'ultimo anno dal Governo e dall'attuale maggioranza siano quelle che vanno in una direzione unica per tutto il Paese, anche la misura degli ammortizzatori sociali, per cui la sinistra continua ad accusarci: sono 9 miliardi investiti in due anni (ripeto: investiti) per aiutare chi rimane senza lavoro. Invece, con queste misure spot non ci rimette soltanto la gente del nord che continua a pagare, ma anche i cittadini onesti del Mezzogiorno, che probabilmente non hanno l'amico imprenditore che li assume per prendere i soldi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Mi dispiace, signor Presidente, ma devo anche sottolineare la nostra disapprovazione nei confronti del dispositivo della mozione del Movimento per l'Autonomia che il Governo ha voluto riformulare e che stiamo valutando proprio in questo momento, visto il poco tempo a disposizione, ma non possiamo accettare lo sblocco del turnover nella pubblica amministrazione, oltre tutto soltanto per il Meridione.
Ricordo che al sud lavorano 4,2 addetti nella pubblica amministrazione ogni mille abitanti, mentre al nord 2,6. Ricordo che, in Sicilia, i dirigenti della regione sono 2.528, il 36 per cento del totale di dirigenti regionali di tutto il Paese. Ricordo che la Lombardia impiega 3 dirigenti ogni 100 mila abitanti, mentre il Molise 27 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per fare un paragone più congruo, prendiamo, ad esempio, due regioni: la Campania, che ha all'incirca 5 milioni di abitanti e il Veneto, che ne ha 4,5. Dunque, è un paragone compatibile. La Campania ha 10,3 dirigenti ogni 100 mila abitanti, mentre il Veneto 5, meno della metà. Se pensiamo di continuare ad utilizzare il pubblico impiego come ammortizzatore sociale, facciamo il danno del Paese e, prima di tutto, del Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Il Paese si aiuta con lo sviluppo Pag. 25e con le infrastrutture, anche nel Mezzogiorno, perché così si creano reali posti di lavoro e non si crea l'assistenzialismo per cercare di accaparrare qualche voto in campagna elettorale.
Credo che la responsabilità di questo Parlamento non possa far passare inosservato - e spero che anche i mezzi di informazione avranno la cortesia di evidenziarlo - quanto sta avvenendo nelle fila del Partito Democratico: le continue provocazioni, una continua propaganda elettorale, che sicuramente vanno contro l'interesse del Paese, dal nord al sud.
Signor Presidente, concludo, ricordando un'altra parte della mozione presentata dall'onorevole Franceschini, in cui si parla dell'istruzione del Mezzogiorno, che è sottofinanziata e che non funziona per colpa di questo Governo a causa dei tagli indiscriminati. Ricordo che gli atenei del centrosud - la maggior parte, almeno in due regioni - ricevono finanziamenti ben superiori rispetto a quelli che avrebbero dovuto avere dal Fondo di finanziamento ordinario per le università, mentre tutte le università del nord - tranne pochi casi - hanno meno di quanto gli spetta.
È chiaro che ciò non comporta nemmeno un miglior servizio: infatti, se più fondi corrispondessero ad una migliore istruzione, potremmo anche valutare l'ipotesi, ma non è così. Infatti, i cittadini provenienti - porto ad esempio la mia regione - dal Friuli Venezia Giulia sono secondi al mondo nelle materie scientifiche e terzi in quelle matematiche; quelli provenienti da Crotone, per esempio - sono dati presi dall'OCSE e, quindi, non inventati da Fedriga o dalla Lega - sono agli ultimi posti. Dunque, è evidente che, in questo caso, vi è un continuo finanziamento delle attività dei «baroni», del convegno dei «baroni», dell'assunzione degli amici degli amici, e non vi è un miglior servizio per gli studenti del Meridione. Pertanto, ben venga una razionalizzazione della spesa, che impegni le università a spendere nel modo giusto, e per gli studenti, i soldi a disposizione.
Signor Presidente, con queste premesse, annuncio il voto favorevole della Lega Nord sulla mozione di maggioranza Cicchitto, Cota ed altri n. 1-00171 (Nuova formulazione). Sulle altre mozioni presentate, stiamo facendo una valutazione ma, personalmente, ho qualche difficoltà ad avallare determinate proposte che, evidentemente, devono lasciare molti dubbi anche in quei cittadini che si pregiano di rappresentare il Meridione. Spero che anche loro vogliano rappresentare il Meridione produttivo, il Meridione che vuole lavorare, il Meridione che vuole confrontarsi con il nord, e non quello assistito che non aiuta nessuno e, in principale modo, i cittadini onesti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor sottosegretario, alla vigilia della celebrazione del centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia, rimangono problemi fondamentali di coesione nazionale. Non possiamo dimenticare che uno degli obiettivi dello Stato unitario è stato quello di realizzare una riunificazione anche economica del Paese. Siamo ancora molto lontano da questo ed io - lo ripeto - sono molto preoccupato da questa caduta di attenzione per il Mezzogiorno. Manca una visione nazionale, manca una politica nazionale per il Mezzogiorno.
Questo ha dichiarato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, durante la sua recente visita in Sicilia. Inoltre, il presidente Lombardo ha affermato a chiare lettere che non si possono realizzare i programmi di sviluppo, né le iniziative che sono necessarie per fronteggiare la crisi economica, se i fondi nazionali vengono sistematicamente ridotti e destinati altrove. È questo che impedisce di realizzare nuove infrastrutture, di ammodernare quelle già esistenti, di valorizzare i beni culturali ed ambientali; in altre parole, è ciò che impedisce ai nostri amministratori di governare nell'interesse Pag. 26del sud, della sua ripresa economica, del suo rilancio e dell'occupazione dei suoi giovani.
Signor sottosegretario, il Movimento per l'Autonomia valuta positivamente le proposte, da lei avanzate, di riformulazione della nostra mozione, perché riteniamo che, al di là delle questioni semantiche, interessi al Paese, al Mezzogiorno e a questo Parlamento la sostanza delle questioni. Desidero ricordare al collega della Lega nord che nel Mezzogiorno si registra un tasso di occupazione che è di 20 punti inferiore a quello del Settentrione; che il tasso di disoccupazione dei giovani meridionali è al 32,3 per cento; che ormai da molti anni è ripreso un forte movimento migratorio dal Mezzogiorno verso le regioni del centronord. Negli ultimi cinque anni, infatti, l'emigrazione interna ha comportato ogni anno per il Mezzogiorno una perdita di oltre il 2 per mille della popolazione, con valori intorno al 2,4-2,5 per mille abitanti a partire dal 2004, perdita particolarmente intensa in Campania (meno 4,3 per mille nel 2007), Calabria (meno 3,9) e Basilicata (meno 3,7).
Sono questi i dati drammatici che riguardano l'economia meridionale e, quindi, l'economia del Paese, rispetto ai quali è dovere di una classe politica e di un Parlamento offrire delle soluzioni. Il Movimento per l'Autonomia ritiene che tali soluzioni debbano riguardare tutte le questioni di fondo, a partire dagli investimenti per le infrastrutture e dallo stanziamento di adeguate risorse per favorire autonome iniziative imprenditoriali dei giovani meridionali, attraverso il meccanismo del finanziamento della microimpresa. Le predette soluzioni dovrebbero occuparsi anche di investimenti, dello stanziamento di risorse per l'adeguamento sismico degli edifici pubblici - in modo particolare delle scuole - e del risanamento idrogeologico del territorio.
Prendiamo atto, così come ha ricordato il sottosegretario, che il CIPE ha destinato finanziamenti per interventi in questa direzione. Invito, però, a riflettere su un dato: quando si torna a parlare di gabbie salariali e di salari regionali, per arrivare alla conclusione che, oltre a dover affrontare la disoccupazione, gli occupati del Mezzogiorno devono guadagnare meno e devono avere un reddito ancora inferiore rispetto a quello degli occupati del nord, ritengo che nel nostro Paese stiamo raggiungendo livelli preoccupanti di disattenzione e di distorsione rispetto ad una questione meridionale che, purtroppo, non è più un orizzonte ideale, ma si riduce troppo spesso a questioni di puro calcolo ragionieristico.
Invitiamo tutta quest'Aula, l'intero Parlamento e in modo particolare l'Esecutivo a non sprecare questa occasione, questa opportunità di discussione su mozioni che hanno tutte finalità apprezzabili e che si pongono un problema: il Mezzogiorno, all'interno di questa crisi economica internazionale e nazionale, sta pagando lo scotto più elevato perché, mentre sono stati assunti provvedimenti che riteniamo efficaci in merito alle difficoltà di altre aree del Paese, ancora nulla o molto poco è stato fatto per i giovani meridionali disoccupati e inoccupati.
Pertanto, la soluzione che abbiamo offerto con la nostra mozione - al di là delle proposte di riformulazione del sottosegretario che non ne alterano la sostanza e che quindi facciamo nostre - è la ricerca di opportunità da offrire ai giovani meridionali. Riteniamo che una simile risposta da offrire ai giovani meridionali non possa essere assolutamente isolata da un contesto di interventi di natura strutturale.
Il Mezzogiorno sta cambiando, sta offrendo anche dei livelli di qualità nell'esperienza di Governo che sono diversi rispetto al passato. Dovremmo dunque riflettere. Abbiamo discusso, in quest'Aula, di federalismo fiscale, abbiamo sottolineato che questa riforma deve servire a migliorare l'efficienza e l'efficacia della spesa, in modo particolare quella delle amministrazioni locali; abbiamo sottolineato, per quanto ci riguarda, che il federalismo fiscale non deve apparire come una riforma risarcitoria per il nord e punitiva per il sud, perché deve servire a tutto il Paese. Pag. 27
Per quale ragione un'amministrazione, che è stata capace di sperimentare una forte innovazione, come quella del Presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo, incontra difficoltà e non riesce a portare avanti la sua azione riformatrice, a causa di troppi ostacoli, blocchi e freni? Il nostro Mezzogiorno cambia anche se ci sono, in esso, governanti capaci di affrontare le sfide del cambiamento. Noi partiamo da quel modello di esperienza di governo per ribadire che si tratta di un'esperienza alla quale deve fare riferimento tutto il Mezzogiorno e non solo esso.
Per concludere, signor Presidente, dall'allarme lanciato dal Capo dello Stato emerge un dato preoccupante: siamo alla vigilia - come ho ricordato prima - della celebrazione del centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia; tuttavia, quell'unità che doveva essere anche economica, di opportunità, di possibilità, di futuro e di speranza, ancora non si è realizzata per il meridione. Noi del Movimento per l'Autonomia continueremo a condurre la nostra battaglia perché ciò - così come ha ricordato il Capo dello Stato - si realizzi.
Partendo dalla mozione che abbiamo presentato, rispetto ad altre aree del Paese dove è forte l'iniziativa privata e in ogni famiglia c'è il doppio, triplo e quadruplo reddito mentre le famiglie meridionali sono quasi tutte monoreddito, riteniamo che, al di là di una certa retorica che fa riferimento agli sprechi dell'azione pubblica nel Mezzogiorno, lo Stato debba fare fino in fondo la sua parte...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ARTURO IANNACCONE. ...anche attraverso un potenziamento della pubblica amministrazione. Quindi, noi voteremo chiaramente a favore sia della nostra mozione, sia della mozione presentata dal PdL e valuteremo con attenzione le proposte formulate dagli altri gruppi parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, con la nostra mozione abbiamo voluto sollevare una questione molto seria e molto importante che riguarda il Paese e, soprattutto, la parte più debole del Paese stesso. Abbiamo voluto fare ciò nel quadro di diverse proposte che il nostro partito sta portando avanti, proprio per affrontare la crisi e per dare un segno di «uscita in avanti» dalla crisi con un Paese più giusto e maggiormente in grado di affrontare le grandi sfide della competizione europea e mondiale. Un esponente della Lega poco fa, citando il rapporto dell'ISTAT, ha detto che il problema della crisi riguarda solo un'area del Paese.

PRESIDENTE. Colleghi per cortesia!

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Se si fosse letto il rapporto dell'ISTAT, ahimè, il collega si sarebbe accorto che la crisi è profonda e riguarda tutto il Paese. Al contrario di quello che dice il Presidente del Consiglio, la crisi non è psicologica e frutto dei giornali e dei partiti di sinistra, ma è un dato reale che purtroppo finora questo Governo si rifiuta di affrontare.
Se l'esponente leghista avesse ascoltato le proposte dell'onorevole Franceschini riguardanti i disoccupati, come la proposta di un'indennità di disoccupazione pari al 60 per cento della retribuzione dell'anno precedente proprio per coprire i più deboli e i precari del mercato del lavoro rispetto alla crisi, non avrebbe detto le cose che ha detto. Onorevole Fedriga, noi siamo una forza nazionale e ci occupiamo di nord, di centro e di sud perché siamo una forza che vuole il bene di tutto il Paese e non solo di una parte, come invece è la vostra caratterizzazione e di questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti del gruppo Lega Nord Padania).
Se non volete ascoltare noi, ascoltate le parole del Papa, il quale domenica vi ha Pag. 28detto che è necessaria una politica condivisa, che affronti il problema della disoccupazione e che dia una risposta vera e autentica al dramma della disoccupazione. Se non volete ascoltare noi, ascoltate le parole del Presidente Napolitano, il quale dice che in questi mesi il sud è stato trascurato e che la parte più debole sta pagando un prezzo altissimo alla crisi.
Se non volete ascoltare noi, ascoltate le parole del presidente di Confindustria, Marcegaglia, la quale dice esattamente che non c'è nessuna crescita duratura se non si rimette in moto il sud. Il Papa, Napolitano, Marcegaglia non sono esponenti né di un giornale di sinistra, né di una forza di sinistra. Ma voi chi ascoltate? Chi state ascoltando in questo Paese?

MATTEO BRIGANDÌ. Bossi!

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Ecco ascoltate Bossi, giusto! La vostra mozione non dà nessuna risposta, anzi è un'analisi del mercato del lavoro e degli andamenti futuribili, ma noi abbiamo un problema e un dramma. Forse voi ascoltate Tremonti. Quest'ultimo ha dichiarato oggi che il dramma dell'Italia è il Mezzogiorno: forse questo lo ascoltate! Se il dramma dell'Italia e della sua disuguaglianza sono la parte debole e il rapporto forti-deboli, allora è necessaria una politica di coesione nazionale.
L'Italia se è unita avrà un forte futuro, ma se è spaccata e divisa non avrà nessun futuro. Vi illuderete di consegnare a voi stessi un Paese parcellizzato in cui le distanze aumentano, in cui i forti diventano più forti e i deboli diventano più deboli.
Noi abbiamo fatto una proposta concreta, che non ha nulla di assistenziale, caro sottosegretario. Cosa state applicando? Lo spieghi alla sua maggioranza, che non ha capito, non le mie parole, ma le sue. Lo spieghi alla sua maggioranza. Noi facciamo una proposta assolutamente di lavoro produttivo, di sperimentazione ai più alti livelli europei, in cui non c'è nulla di antico, non c'è nulla di pubblico impiego, non c'è nulla di assistenziale, niente di tutto questo. È una proposta assolutamente produttiva: 100 mila giovani, diplomati e laureati, vanno a lavorare in aziende private, così come si fa attraverso tirocini, e per le aziende che li assumono a tempo indeterminato vi è un bonus. Si tratta, quindi, di una proposta forte, produttiva e chiara, che costa 400 milioni.
Mi rivolgo a tutti voi: è possibile non dare una risposta su una proposta così concreta? Eppure non la date, perché voi siete quelli che, nel corso di quest'anno, dei 53 miliardi, che erano destinati alle zone deboli del Paese, ne avete lasciati soltanto 27, perché 26 li avete usati per coprire tutto ciò che c'era da coprire.
Mi rivolgo all'esponente leghista: quando con i soldi dei deboli avete pagato le multe delle quote latte per gli agricoltori che non rispettavano la legge, di cosa si trattava: di assistenza o di sviluppo (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Siccome avviene lì e siccome non rispettano la legge, per voi quello è sviluppo: ma quella è assistenza, non la proposta che facciamo noi! Quelli sono i vostri clienti, da cui dovete prendere i voti, mentre la nostra proposta si rivolge a tutti!
Ecco, questa è la differenza tra la nostra visione e la vostra. Ma c'è di più: la nostra proposta è immediatamente realizzabile e costa poco. Ventisei miliardi li avete sottratti alle aree deboli del Paese e l'onorevole Castelli ha dichiarato che, per una volta, il sud si può far carico dei problemi del Paese. Ebbene, è esattamente quello che sta avvenendo in una regione in cui avete ottenuto il 70 per cento dei voti, la Sicilia. Lì siete esplosi, proprio per questa ragione: perché, dovendo tagliare, voi avete tolto 26 miliardi al Mezzogiorno, mentre 27 miliardi sono delle regioni e non li potete toccare. Siccome non li potete toccare, cosa avete fatto? Li avete bloccati, così non prendono un euro e non si può fare un investimento. Quali infrastrutture? Di cosa parlate? Quali condizioni diverse, se non date un euro per fare nulla? Il problema è che questo è esploso nella regione dove avevate il più alto consenso. Un vostro sottosegretario, di Pag. 29questo Governo, collega dell'onorevole Viespoli, l'onorevole Miccichè, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al CIPE (se è al CIPE le cose le dovrebbe sapere), ha detto - non è una mia frase, quindi non assumo nessuna responsabilità - rivolto al coordinatore regionale del Popolo della Libertà siciliano: «È un farabutto, racconta minchiate all'onorevole Berlusconi e per questa ragione l'onorevole Berlusconi blocca i soldi al Mezzogiorno e alla Sicilia».

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Sciacallo!

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Questo è quello che ha detto l'onorevole Miccichè dell'onorevole Castiglione. Se questa è la vostra condizione, se ve lo dite fra di voi, cosa volete che ne pensiamo noi? Voi vi conoscete, quindi, se pensate questo fra di voi, vuol dire che siete arrivati ad un momento di esplosione, che non ce la fate più, che questa politica antimeridionale e anti-Paese non vi porta da nessuna parte.
Dunque, onorevole sottosegretario, penso che il problema sia nazionale e regionale, che occorra un'iniziativa del Governo nazionale insieme con le regioni. Quindi, se lei vuole, questo tipo di proposta è produttiva e forte, e può esser fatta insieme dal Governo nazionale e dai governi regionali.
Se non volete, perché la proposta è giusta, ma l'abbiamo fatta noi e per principio dovete dire «no», benissimo: prendiamo atto del vostro «no», ma continueremo la nostra battaglia per un Paese coeso e unito, che sia in grado di affrontare la crisi e di superarla.
Se aspettiamo le vostre iniziative, quelle di questa maggioranza, le distanze si allungheranno, il Paese non supererà la crisi e i drammi continueranno. Ecco perché ci vuole una svolta vera, una svolta politica; il nord, il centro e il sud possono crescere se vi è una politica di sviluppo per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, senatore Viespoli, a me dispiace iniziare così il mio intervento, però interventi come il suo, onorevole D'Antoni, rafforzano la nostra convinzione che, pur con tutti i nostri limiti, abbiamo fatto in quest'anno di Governo ciò che era possibile e comunque meglio di come avrebbe agito al nostro posto l'opposizione.
La proposta di oggi, illustrata nella mozione Franceschini ed altri n. 1-00161, ora ripresa dall'onorevole D'Antoni, arriva a valle di un duro atto di accusa nei confronti del Governo, che sarebbe responsabile «di una sistematica distrazione dei fondi ai danni del Mezzogiorno e di una miope politica di tagli per gli imprenditori meridionali, privi di ogni fiscalità di sviluppo e persino spogliati dei fondi a vario titolo destinati a quell'area del Paese».
Su questi punti una risposta della maggioranza è dovuta: l'ha già data dal canto suo, a nome del Governo, il senatore Viespoli, l'ha ripresa l'onorevole Iannaccone, quando ha ricordato il quadro programmatico degli interventi infrastrutturali 2009-2011 presentati dal Ministero competente al CIPE, e si avrà quando (questo lo ricordo io) arriverà in quest'Aula - credo sarà questione di giorni - il decreto-legge, già approvato dal Senato la scorsa settimana, sulla ricostruzione delle aree terremotate del Mezzogiorno.
Se gli interventi strutturali, ancorché presto cantierabili, si proiettano necessariamente su tempi medio-lunghi, è il caso di ricordare gli effetti di volano che avrebbe nella fase di transizione il varo, finalmente, del piano casa, sollecitato, peraltro, onorevole D'Antoni, anche dalla presidente Marcegaglia nella sua relazione la scorsa settimana. In proposito ricordo le stime del Cresme: se il piano casa arriverà al traguardo, stimolerà investimenti aggiuntivi per 42 miliardi di euro tra il 2009 e il 2012 e l'edilizia abitativa crescerà l'anno venturo del 27 per cento. Pag. 30
Quanto all'emergenza occupazionale determinata dalla crisi internazionale, si dovrà pur dare atto al Governo di avere operato insieme alle regioni in maniera pronta ed efficace grazie alle modifiche introdotte nel nostro sistema di sostegno al reddito per i lavoratori temporaneamente non occupati; un risultato questo, lo ripeto, riconosciuto anche dalla presidente Emma Marcegaglia nella sua relazione all'assemblea della Confindustria.
Come promesso, non abbiamo lasciato solo nessuno: intendo ribadirlo con forza, signor Presidente e signor rappresentante del Governo, perché per il Popolo della Libertà i lavoratori non sono zavorra. Noi siamo orgogliosi di essere il partito a cui guarda con fiducia la maggioranza del mondo del lavoro; così, onorevoli colleghi, interpretiamo l'alto monito del cardinale Bagnasco, come un invito a proseguire sulla strada che abbiamo intrapreso.
In tema di occupazione, prima di parlare dell'oggi sarà il caso di rendere giustizia ad un passato recente e alle riforme del mercato del lavoro. Come ha ricordato il presidente del CNEL in occasione della presentazione del rapporto della Commissione Carniti, in dieci anni l'occupazione è aumentata di circa tre milioni di posti di lavoro, un record mai registrato in passato. Il tasso di occupazione, che ha raggiunto il 58,7 per cento nel 2007, si è avvicinato alla media dell'Europa a 15, pur rimanendone lontano. Al contempo, la disoccupazione è scesa di quasi cinque punti percentuali, collocandosi di poco sopra il 6 per cento: una performance che neppure Germania e Francia hanno saputo realizzare in questi anni. Fin qui, il presidente Marzano.
Purtroppo, i dati stanno peggiorando; ma anche in un trend discendente, la disoccupazione da noi ha un tasso più ridotto di quello dei Paesi che da mesi vengono citati ad esempio dall'opposizione per aver stanziato, al dunque con risultati certamente non lusinghieri, più risorse di noi a sostegno dell'economia.
Ma torniamo al tema dell'occupazione dei giovani. Nel suo recente rapporto, presentato a Bari nel marzo scorso, il Consorzio interuniversitario Almalaurea ha tracciato un quadro attendibile per quanto riguarda l'occupabilità dei laureati. Secondo Almalaurea, la crisi pesa, purtroppo, anche su questo aspetto, ma la contrazione della quota di occupati non si è tradotta tuttavia in un minor numero di neodottori assorbiti dal mercato del lavoro in conseguenza del forte aumento dei laureati usciti in questo periodo dal sistema universitario. Resta altresì confermato che al crescere del livello di istruzione crescono anche l'occupabilità e il reddito.
La documentazione di Almalaurea conferma poi che a cinque anni dal conseguimento della laurea, la stragrande maggioranza dei laureati è inserito nel mercato del lavoro. Rimane tuttavia e si è accentuata la differenza territoriale tra nord e sud. Ad un anno dal conseguimento della laurea triennale, per esempio, dichiara di lavorare il 75 per cento dei residenti al nord e il 50 per cento dei residenti al sud. Si tratta di un deficit di carattere strutturale dipendente dal contesto socio-economico, che non si combatte, colleghi del Partito Democratico, creando in maniera estemporanea dei posti di lavoro finti e assistiti come sono gli stage da voi proposti, per i quali, come ricordava il sottosegretario Viespoli, esistono comunque da anni strumentazioni ordinarie. Non toccherebbe a noi dirlo, ma non ha senso implementare quello che voi chiamate precariato anche nel settore privato, dopo averlo fatto nelle amministrazioni pubbliche, specie del Mezzogiorno.
Qui sta la differenza tra la vostra proposta e quelle contenute nella mozione Cicchitto, Cota ed altri n. 1-00171 (Nuova formulazione), alla cui lettura rimando, limitandomi a richiamarne sinteticamente i capisaldi. Premesso che le nostre politiche economiche puntano ad invertire il declino del sud e a promuovere una trasformazione produttiva non solo dell'economia, ma di tutto il tessuto sociale meridionale, anche le politiche del lavoro devono servire a sostenere questo programma attraverso interventi formativi e di avviamento al lavoro che coinvolgono Pag. 31tutte le istituzioni e gli operatori interessati, allo scopo di rendere coerente l'offerta con la domanda di lavoro che verrà dai processi determinati dalle scelte di politica economica.
Quanto al lavoro e all'occupazione, la mozione indica due percorsi prioritari: la promozione di un progetto per fare impresa, concentrato prioritariamente nei settori del turismo, dei servizi alla persona, del privato sociale, della diffusione dell'alta tecnologia; il tutto da realizzarsi tramite l'avvenuto rifinanziamento del Fondo di garanzia, che - ricordo - è stato incrementato di 1 miliardo di euro per il periodo 2010-2012, per favorire l'accesso al credito delle piccole e medie imprese, nonché mediante ulteriori risorse tratte dalla riconversione di quelle usate per gli ammortizzatori sociali.
Si propone la sollecitazione di una rete di intese tra le parti sociali in grado di cogliere le opportunità offerte dal punto 16 dell'Accordo-quadro del 22 gennaio scorso, intervenuto tra la grande maggioranza delle organizzazioni sindacali e tutte le organizzazioni imprenditoriali, in conformità a quanto già in vigore nella contrattazione di alcune innovative categorie: intese per il governo delle situazioni di crisi e per lo sviluppo economico ed occupazionale del territorio, anche attraverso la modifica, in tutto o in parte, pure in via sperimentale e temporanea, di singoli istituti economici o normativi disciplinati dai contratti nazionali di lavoro.
Grande rilievo avrà poi, per le prospettive del tessuto economico meridionale, l'esito dell'operazione di politica industriale di portata storica in cui è impegnata la FIAT, visto che gli stabilimenti italiani più importanti si trovano nel sud. È veramente singolare che sia nella mozione per il mercato del lavoro nel Mezzogiorno, sia nella mozione del Partito Democratico per il settore manifatturiero non si faccia menzione dell'operazione FIAT, che è una delle più importanti per il futuro dell'occupazione e dello stesso sviluppo del settore manifatturiero.

PRESIDENTE. Onorevole Cazzola, la prego di concludere.

GIULIANO CAZZOLA. Non crediamo che una FIAT grande in Italia e piccola nel mondo abbia davanti a sé un futuro. Per essere forte e competitiva in Italia, la FIAT deve essere grande nel mondo. Il Governo però è tenuto ad operare per la salvaguardia del potenziale meridionale del gruppo automobilistico.
Signor Presidente, concludo accettando la riformulazione proposta dal Governo ed evidenziando che, a problemi di carattere strutturale, la mozione Cicchitto ed altri n. 1-00171 cerca di rispondere in maniera altrettanto strutturale e non con degli scoop di carattere estemporaneo. È per questi motivi che il Popolo della Libertà voterà a favore di questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Prima di passare alla votazione, stante l'articolazione delle riformulazioni e del parere del Governo e per dare ordine ai nostri lavori, chiedo al sottosegretario Viespoli di riepilogare il tutto.

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, per quanto riguarda la mozione Iannaccone ed altri n. 1-00168, la riformulazione del dispositivo che ho proposto è la seguente: «impegna il Governo a rafforzare le iniziative già assunte in direzione del sostegno alle imprese private che assumono, dell'accompagnamento attraverso meccanismi di finanziamento della microimpresa delle iniziative autonome imprenditoriali dei giovani del sud, dell'accelerazione degli investimenti già individuati per colmare il gap infrastrutturale; a prevedere, in un quadro di sostenibilità finanziaria e nel rispetto del Patto di stabilità, ogni iniziativa utile a migliorare la qualità ed i livelli occupazionali della pubblica amministrazione».
Per quanto riguarda la mozione Vietti ed altri n. 1-00170, la riformulazione del dispositivo proposta è la seguente: «impegna Pag. 32il Governo ad assumere iniziative di stimolo e coordinamento, nei confronti innanzitutto delle regioni, per la valorizzazione delle politiche attive del lavoro, al fine di dare alle giovani generazioni del sud maggiori e migliori opportunità occupazionali, permettendo così all'intero Paese di progredire attraverso la trasformazione del Mezzogiorno in una grande realtà produttiva capace di valorizzare le potenzialità offerte dal proprio territorio; a rafforzare le previsioni di bonus assunzionali per favorire la trasformazione dei rapporti di lavoro temporaneo». L'ultimo capoverso del dispositivo resterebbe inalterato.
Per quanto riguarda la mozione Cicchitto, Cota ed altri n. 1-00171 (Nuova formulazione), la riformulazione proposta del terzo capoverso del dispositivo è la seguente: «impegna il Governo a promuovere, insieme alle regioni e agli enti locali delegati e agli operatori pubblici e privati del settore, iniziative volte al migliore utilizzo delle leve di politiche attive del lavoro, affinché...». Quindi, si propone di sopprimere soltanto la parte contenente riferimento ai piani di formazione professionale.
Da ultimo, per quanto riguarda la mozione Di Giuseppe ed altri n. 1-00172, la riformulazione del dispositivo proposta è la seguente: «impegna il Governo ad assumere con regioni e province le iniziative utili a migliorare i servizi per l'impiego, soprattutto in direzione delle fasce sociali e delle aree territoriali più deboli, migliorando il raccordo con la scuola e il sistema produttivo anche attraverso meccanismi incentivanti». In tal modo si riassumono i primi cinque capoversi del dispositivo dell'originaria formulazione.
Infine, impegna il Governo «ad avviare ogni utile iniziativa volta a promuovere le opportune intese, anche internazionali (...), a proposito dell'Università del Mediterraneo».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori delle mozioni Iannaccone ed altri n. 1-00168, Vietti ed altri n. 1-00170, Cicchitto, Cota ed altri n. 1-00171 e Di Giuseppe ed altri n. 1-00172 accettano le riformulazioni proposte dal Governo e che i presentatori della mozione Franceschini ed altri n. 1-00161 non accettano la riformulazione proposta dal Governo.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00161, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti, onorevole Lunardi, onorevole Proietti Cosimi, onorevole Sardelli, onorevole Traversa, onorevole Vico, onorevole Perina.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 393
Maggioranza 197
Hanno votato 183
Hanno votato no 210
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Iannaccone ed altri n. 1-00168, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti, onorevole Sardelli, onorevole Razzi, onorevole Vico, onorevole Traversa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 393
Votanti 356
Astenuti 37
Maggioranza 179 Pag. 33
Hanno votato 180
Hanno votato no 176
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vietti ed altri n. 1-00170, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Simeoni, onorevole Traversa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 394
Votanti 188
Astenuti 206
Maggioranza 95
Hanno votato 177
Hanno votato no 11
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cicchitto, Cota ed altri n. 1-00171 (Nuova formulazione), nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Centemero...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 393
Votanti 387
Astenuti 6
Maggioranza 194
Hanno votato 211
Hanno votato no 176.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Giuseppe ed altri n. 1-00172, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Capano, onorevole Granata.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 391
Votanti 182
Astenuti 209
Maggioranza 92
Hanno votato 182.
(La Camera approva - Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Baldelli ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

Sull'ordine dei lavori (ore 16).

PAOLO FADDA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO FADDA. Signor Presidente, purtroppo ancora una volta dobbiamo prendere atto di una drammatica tragedia sul lavoro. In Sardegna, nello stabilimento della Saras, sono morte tre persone: tre morti bianche.
Credo che tutti noi dobbiamo ricordare le parole che il Presidente Napolitano disse il 1o maggio nel ricordare le morti bianche che avvenivano nel nostro Paese. Mi sia dunque concesso, signor Presidente, di chiedere a lei - dal momento che non sono ancora note quali siano le cause precise che hanno determinato queste morti - che il Governo riferisca appena possibile in Aula su di esse. Si tratta di due giovani e di un padre di famiglia.
Credo di interpretare anche i sentimenti del mio gruppo nel porgere alle loro famiglie il nostro cordoglio. Ancora una volta, come ha detto il Presidente Napolitano, dobbiamo dire che questo è un fenomeno dolorosissimo e che non si può e non si deve cadere nel sommerso (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fadda. La sua richiesta sarà rappresentata Pag. 34al Governo. La Presidenza e - ritengo - tutta l'Aula si associa alle sue parole di cordoglio.

Seguito della discussione delle mozioni Mancuso ed altri n. 1-00136, Farina Coscioni ed altri n. 1-00133, Livia Turco ed altri n. 1-00166, Nunzio Francesco Testa ed altri 1-00167 e Palagiano ed altri n. 1-00173 concernenti iniziative per la prevenzione e la cura dell'AIDS (ore 16,02).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Mancuso ed altri n. 1-00136, Farina Coscioni ed altri n. 1-00133, Livia Turco ed altri n. 1-00166, Nunzio Francesco Testa ed altri 1-00167 e Palagiano ed altri n. 1-00173 (Nuova formulazione) concernenti iniziative per la prevenzione e la cura dell'AIDS (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta dell'11 maggio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Viceministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Ferruccio Fazio, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

FERRUCCIO FAZIO, Viceministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole su tutte le mozioni presentate. Signor Presidente, devo articolare il parere?

PRESIDENTE. Come ritiene opportuno. Comunque, il parere è favorevole su tutte le mozioni?

FERRUCCIO FAZIO, Viceministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Sì, signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole su tutte le mozioni presentate.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, cercherò di essere sintetica. In questi ultimi anni si è molto persa l'attenzione alle problematiche legate all'AIDS. È vero che sotto l'aspetto della questione farmacologica si sono fatti grandi passi in avanti e per questo motivo si sono innalzate di gran lunga le attese di vita: da un'attesa di vita di dieci anni, a seguito delle cure si arriva oggi ad un'attesa di vita di circa trent'anni.
Voglio però rimarcare il fatto che oggi vi è una carente attenzione rispetto a questo fenomeno, che ci ha così coinvolti come Paese e come popolazione sul piano emotivo negli anni passati e nel decennio scorso. Oggi vi è un numero sempre più ampio di persone malate di AIDS non più riconducibili alle cosiddette categorie a rischio, quali, ad esempio, le persone legate alla tossicodipendenza. Oggi la diffusione dell'AIDS è presente anche tra categorie sociali diverse e tra persone eterosessuali con una estensione a macchia d'olio.
Signor Presidente, chiedo scusa ma c'è in Aula una confusione incredibile...

PRESIDENTE. Ha ragione. Colleghi, per cortesia.

LAURA MOLTENI. In Italia abbiamo appunto circa 130 mila persone sieropositive, mentre i casi diagnosticati appaiono essere soltanto 65 mila.
Via via si è andato perdendo anche il valore di stili di vita salubri, riconducibili anche a condotte sessuali non occasionali e al rispetto delle persone con le quali si Pag. 35ha a che fare. Mi riferisco, a tale proposito, anche al rispetto delle persone che si trovano nell'ambito della propria famiglia perché, quando si hanno stili di vita riconducibili a situazioni di grande promiscuità e a pratiche sessuali poco consone e non si ha il rispetto delle persone che vivono all'interno della propria famiglia, si registra di conseguenza una diffusione della malattia anche nell'ambito di famiglie cosiddette «normali».
Bisogna educare anche i nostri giovani a una sessualità consapevole e responsabile; bisogna educare le persone al rispetto della vita in quanto tale.
Voglio anche ricordare che esiste una grande problematicità legata alla presenza di stranieri sul nostro territorio: anche queste persone devono sottoporsi, come noi tutti, ai test di accertamento. Non solo: credo ancora nell'efficacia del principio della segnalazione che veniva affermato inizialmente nel disegno di legge sulla sicurezza, perché non basta che vi siano i risultati di certi test sull'AIDS per avere la certezza che non vi sia una diffusione della malattia. È importante che chi è malato venga segnalato per evitare che vi siano degli untori occulti che si disperdono nel nulla, nel sottobosco delle città, in luoghi degradati.
Ribadisco, quindi, la necessità di quanto era previsto inizialmente dal disegno di legge sulla sicurezza, ovvero la segnalazione prescritta non solo per l'AIDS, ma anche per altre malattie quali la tubercolosi, affinché queste malattie non si diffondano a macchia d'olio senza alcun controllo. È necessario che si sappia dove e in quali condizioni le persone vivono. La segnalazione di una persona, anche clandestina, è importante proprio per evitare il diffondersi di certe malattie.
Volevo, inoltre, evidenziare la questione degli stili di vita. Le malattie infettive gravi e trasmissibili si contrastano con la prevenzione e con le vaccinazioni, ma quando sono in fase florida si procede con l'isolamento e la cura. Come si può pensare, allora, di portare avanti i trattamenti lunghi come quelli che servono ad esempio alla tubercolosi (il cui trattamento deve durare sei mesi) su pazienti che magari sono extracomunitari e dei quali non si sa neanche dove vivono? Come li controlliamo? Li lasciamo andare in giro per il Paese a fare gli untori? Credo di no.
Dal punto di vista sanitario, bisogna porsi il problema di principio se vale di più la tutela dell'individuo o quella della comunità in cui l'individuo vive. Da una parte, va tutelato l'individuo, che va curato, ma se l'individuo diventa fonte di trasmissibilità e di infezione, va tutelata anche la società e la comunità nelle quali l'individuo vive.
Un tale pericolo, quindi, va segnalato, come peraltro la legge prescrive da tempo (esiste infatti una lunga serie di patologie, oltre all'AIDS, che in base alle leggi attuali vanno segnalate comunque).
Voglio evidenziare che la Lega Nord si è battuta affinché la clandestinità diventasse un reato, e pertanto io credo che ancora oggi la sua segnalazione sia un dovere: è un dovere civico, un dovere responsabile, un dovere al quale tutti siamo chiamati a rispondere con senso di responsabilità verso la propria comunità, la comunità alla quale si appartiene, il territorio al quale si appartiene, la popolazione del territorio nel quale si vive; è un dovere da parte di chiunque e, soprattutto, da parte di chi svolge le funzioni di pubblico ufficiale; ai clandestini non viene negata l'assistenza sanitaria e né si favorisce in tal modo la diffusione del contagio di malattie infettive, le quali spesso vengono portate in Italia proprio da immigrati irregolari; sono, infatti, malattie che si diffondono a causa delle precarie situazioni e delle condizioni igienico sanitarie in cui essi vivono. I clandestini vanno segnalati.
Quindi, è con senso di responsività che abbiamo sottoscritto la mozione del Popolo della Libertà ed è con senso di responsabilità che chiediamo l'impegno del Governo affinché si operi a trecentosessanta gradi, con tutti i mezzi possibili, per far sì che sul piano della prevenzione si eviti la diffusione di queste malattie, si agisca nell'esclusivo interesse della comunità e a tutela della comunità insistente sul Pag. 36nostro territorio; ciò senza guardare in faccia nessuno, ma nel rispetto di tutte le persone che possono essere coinvolte o meno da questa gravissima malattia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, come abbiamo precedentemente esposto in sede di discussione sulle linee generali, il problema dell'AIDS rappresenta per la Comunità europea sicuramente un problema da risolvere o comunque da affrontare con determinazione.
La Comunità europea ha affrontato questo problema aumentando la sensibilizzazione, aumentando la concentrazione di interventi contro questa malattia, creando una rete per tutti coloro che lottano contro l'AIDS ed anche promuovendo raccolte di fondi che contribuiscono al Fondo mondiale per la lotta all'AIDS, che ha proprio come fine quello di ridurre l'incidenza della malattia sul globo.
Ricordiamo che esistono oltre 40 milioni di malati di AIDS, di cui soltanto 30 milioni in Africa, e che esistono milioni di bambini affetti da questa malattia. Il problema non è soltanto l'Africa, dove ogni minuto si ammalano di AIDS quattro bambini e ogni minuto muore un bambino a causa della stessa malattia.
Il problema sussiste anche nel nostro Paese in cui purtroppo c'è una cultura sbagliata, per la quale nelle scuole medie (secondo un'indagine svolta da Renato Mannheimer e promossa dall'Associazione italiana dei medici di pediatria), nella fascia di età media compresa tra i 14 e i 16 anni, considerata quella del primo rapporto sessuale, i ragazzi immaginano che l'AIDS venga contratto soltanto dagli africani o che si possa combattere con la pillola del giorno dopo (soprattutto considerando che questo primo rapporto avviene senza nessun sistema contraccettivo, quindi ad altissimo rischio).
È un problema di informazione. Noi siamo contenti per l'approvazione di queste mozioni trasversali perché crediamo che l'AIDS abbia bisogno di un approccio trasversale, perché è davvero la peste del secolo in cui viviamo.
È importante trasmettere l'informazione. Tutti noi politici, in un periodo in cui viviamo in cui la rete e la televisione hanno raggiunto anche i Paesi più poveri, dovremmo rifiutare almeno due minuti di interviste per poter far capire anche ai ragazzi che qualsiasi rapporto diventa promiscuo se non si conosce la condizione sierologica del partner, e per far sapere che ormai l'AIDS non è più la malattia dei tossicodipendenti, o degli omosessuali.
Si è visto come dal 1997 siano cambiate le percentuali. Ad ammalarsi sono gli eterosessuali come gli omosessuali, a prescindere dalla tossicodipendenza. Prima, secondo dati del 1997, il 75 per cento dei malati di AIDS era tossicodipendente, oggi lo è soltanto il 15 per cento. Pertanto, tutti quelli che hanno rapporti non protetti e quelli che hanno rapporti promiscui sono a rischio di AIDS.
Ritengo che l'informazione sia il punto chiave sollecitato da tutte le mozioni discusse in questa giornata e che per davvero debba essere promossa in campo nazionale.
Ricordo che l'informazione, che deve essere a favore dell'uso del profilattico, non è soltanto un problema legato all'AIDS: con il profilattico si riescono a prevenire le malattie sessualmente trasmissibili (sono circa un milione in Italia) che causano la sterilità; con il profilattico viene evitato il contagio anche dell'epatite B e dell'epatite C e, quindi, della sifilide: tutte malattie che vengono contratte. Oggi, grazie alla corretta informazione sull'uso del profilattico, è possibile comunque stabilire una barriera ed evitare il contagio, almeno quello trasmesso attraverso questa strada.
In Italia, come dicevamo, esiste una situazione abbastanza drammatica: non è un problema semplice, nonostante sia l'Africa il continente più infettato da questa peste dei nostri giorni. In Italia esistono 120 mila pazienti che hanno contratto il virus: 120 mila tra malati e sieropositivi. Sapete tutti che esiste una Pag. 37finestra da quando si viene in contatto con il virus prima che si sviluppino gli anticorpi. Ebbene, il 50 per cento dei nostri concittadini malati di AIDS non sa di aver contratto il virus. Quindi, si tratta di un numero elevatissimo di persone che non fanno il test, che hanno comportamenti sessuali assolutamente normali poiché pensano, non essendo tossicodipendenti né omosessuali, di poter avere una vita di relazione normale anche perché non avvertono i sintomi della malattia che sono piuttosto tardivi. Da questo dato ritorno ancora al problema dell'informazione e della campagna di educazione che tutte le forze politiche hanno sollecitato.
Non possiamo dunque tollerare, cari amici e onorevoli colleghi, che in questo millennio si possa morire di silenzio, di disinformazione e di ignoranza.
Un altro problema è dato proprio dalla tempestività della diagnosi. Se andiamo a controllare le ultime statistiche sul territorio nazionale, riscontriamo che la diagnosi, che è essenziale per poter accedere alla terapia antiretrovirale, avviene con una tempestività piuttosto diversa nelle varie parti dell'Italia: al Sud e nelle isole si arriva ad una diagnosi più tardiva e questo significa avere una malattia conclamata senza aver fatto alcuna cura e, quindi, il rischio di contagio è elevato.
Il rischio è ancora più elevato nelle persone che vengono dall'estero, al di là del fatto che siano clandestini o regolari: per questa categoria di cittadini purtroppo la diagnosi è ancora meno tempestiva e, quindi, il rischio di diffusione e di contagio è ancora più elevato.
In altri termini, quanto minore è il benessere sociale, quanto maggiore è la promiscuità e la precarietà, tanto maggiore è il rischio della malattia e tanto più difficile è fare una diagnosi tempestiva.
Abbiamo anche sottolineato, unitamente con la mozione dell'onorevole Livia Turco ed altri n. 1-00166, il problema dell'assistenza legale ai malati di AIDS. Infatti, nonostante esista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, molto spesso i malati di AIDS non sono considerati abbastanza umani per poter essere titolari di questi diritti e per meritare tale forma di rispetto. Ricordo che esistono sessanta Paesi in cui è impedito l'accesso, il soggiorno e la residenza ai malati di AIDS. Ritengo che l'assistenza legale, perlomeno nel nostro Paese, andrebbe sicuramente sollecitata per consentire ai malati, o comunque ai sieropositivi di accedere al lavoro, alle cure mediche, alla scuola e agli alloggi.
Un ultimo problema concerne gli interventi economici a favore del Fondo globale per la lotta all'AIDS, alla tubercolosi e alla malaria. È davvero un fondo importante che ha consentito oggi di salvare due milioni e mezzo di vite umane a fronte di uno stanziamento di 10 miliardi di dollari. L'Italia contribuisce a questo Fondo, ma i finanziamenti sono sempre un po' più diradati e anche i fondi della ricerca del nostro Governo sono sempre più diradati: ciò significa che la ricerca in Italia, che potrebbe per davvero essere di primo livello, non raggiunge l'eccellenza che invece potrebbe avere con fondi adeguati.
Quindi, è anche un invito al Governo a stanziare, così come si era impegnato a fare il precedente Governo Prodi, fondi adeguati per una ricerca nostrana e anche ad impegnarsi per un inserimento nei protocolli internazionali, che hanno come scopo non soltanto la creazione del vaccino e non soltanto la formazione di personale sanitario adeguato per combattere questa malattia, ma si propongono anche di fronteggiare altri problemi come, ad esempio, l'AIDS durante la gravidanza per evitare che i bambini nascano già di per sé contagiati.
Infatti, come tutti sappiamo, oggi esistono terapie che possono consentire alle donne gravide di avere un rischio di trasmissione verticale della malattia dello 0,5 per cento se si effettua un trattamento, contro il 20-30 per cento se, invece, non vengono adeguate le terapie.
Quindi, il problema dei fondi è molto sentito. Attualmente il fondo globale per la lotta all'AIDS, alla tubercolosi e alla malaria ha un bilancio negativo di 5 miliardi di dollari, il che significa che nei Paesi che Pag. 38purtroppo hanno più di noi il problema dell'AIDS non vi saranno risorse adeguate per garantire la sopravvivenza a quelle popolazioni e soprattutto ai bambini.
Per questo motivo abbiamo avanzato una serie di richieste al Governo, come anche le altre forze politiche, ed annunciamo un voto favorevole su tutte le mozioni in esame.
Abbiamo apprezzato gli interventi di chi ci ha preceduto e abbiamo condiviso anche la mozione dell'onorevole Livia Turco, che si propone di far pubblicare entro sei mesi le linee guida nazionali per l'AIDS, per poter individuare le classi più colpite da tale patologia.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

ANTONIO PALAGIANO. Quindi, in conclusione, per le ragioni esposte, l'Italia dei Valori voterà a favore di tutte le mozioni concernenti questa brutta malattia (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente e onorevoli colleghi, con le mozioni in esame affrontiamo un problema estremamente importante e che impone un'attenta riflessione, visti i dati relativi alla diffusione dell'AIDS, che colpisce drammaticamente anche l'Italia.
I numeri che rappresentano le vittime colpite dall'AIDS dall'inizio del suo propagarsi, dal 1981 ad oggi, sono sconcertanti. In Italia si sono registrati oltre 60.000 casi di AIDS. Nel decennio 1995-2005 il trend di crescita era rallentato, mentre oggi l'infezione ha ricominciato a propagarsi intensamente. Negli ultimi tre anni si sono registrati circa 4.000 nuovi casi di contagio all'anno.
Le mozioni in esame, pertanto, sono estremamente importanti proprio perché permettono di mantenere alta la vigilanza su un problema tutt'altro che risolto, ma anche di suggerire nuovi interventi che si impongano, vista la diversa epidemiologia attuale della malattia. È una malattia ormai endemica anche nella nostra nazione, come lo è in nord America, e non più epidemica come in altri zone quali l'Africa.
Signor Presidente, consegnerò agli atti una parte del mio intervento, che è più dettagliato e parla anche di numeri, e vado direttamente alle conclusioni perché, visto anche il parere del Governo su tutte le mozioni, ritengo sia importante giungere presto alla fine.
L'HIV summit Italia 2009, che peraltro si è tenuto a Roma nel marzo scorso, ha confermato la drammatica espansione di una malattia che oggi porta con sé anche il rischio dell'allarme sommerso, cioè costituito dal fatto che il 55 per cento dei sieropositivi, venendo a conoscenza del proprio stato già a malattia progredita, non solo non inizia le cure, ma causa il contagio inconsapevole.
Tutto ciò accade perché si è abbassata l'attenzione sul fenomeno, anche a causa di poche iniziative e ridotti canali di informazione volti a sensibilizzare l'opinione pubblica in materia di prevenzione e trattamento dell'HIV.
Non può essere sottovalutato neanche il problema dei neonati e dei minori esposti al rischio di contagio. L'allarme diffuso dall'UNICEF è alimentato dal fatto che, solo nel 2007, 290.000 piccole vittime dell'HIV hanno contratto il virus dalla madre durante la gravidanza, al momento del parto oppure in allattamento.
Attraverso la mozione in esame intendiamo promuovere, come Unione di Centro, campagne di sensibilizzazione e di informazione anche verso le future madri, in ordine alle possibilità e modalità di trasmissione.
Signor Presidente - e concludo - riteniamo necessario, attraverso la già prevista ricostituzione della Commissione nazionale per la lotta contro l'AIDS, adottare linee guida organiche e dettagliate, sostenendo ogni utile iniziativa volta ad aumentare l'attenzione nei confronti della sieropositività e a rendere più facile l'accesso ai test, Pag. 39strumenti essenziali per individuare e combattere la malattia sin dal suo primo manifestarsi.
Per queste motivazioni (una parte delle quali lascerò agli atti), l'Unione di Centro, non solo voterà a favore della propria mozione, ma voterà a favore anche di tutte le altre mozioni presentate sull'argomento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Livia Turco. Ne ha facoltà.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, è importante che il Parlamento discuta su un tema come la lotta all'AIDS, su cui è caduto un assordante silenzio. Il senso della nostra mozione è quello di sollecitare il Governo a riprendere un'iniziativa costante e puntuale, che punti sulla prevenzione, sull'informazione, sulla cura, sulla cooperazione e solidarietà internazionale e sulla ricerca, così come avevamo fatto durante la nostra esperienza di Governo di centrosinistra.
Prevenire le infezioni da HIV e combattere l'AIDS deve costituire sempre una priorità di un'efficace politica di sanità pubblica, perché l'HIV resta un virus che uccide. Dall'inizio dell'epidemia negli anni Novanta ad oggi sono morte 27 milioni di persone nel mondo. Anche in Italia e in Europa, dove lo scenario è meno allarmante, il numero di persone sieropositive continua ad aumentare, soprattutto nell'Europa dell'est. Ma è nel sud del mondo che la situazione resta drammatica e dove l'infezione ha provocato 2,5 milioni di nuovi casi solo nel 2008.
Vorrei richiamare l'attenzione proprio su questo aspetto, perché questi dati ci consegnano una riflessione più di fondo: ci dicono che dobbiamo vedere l'AIDS per quello che è diventato. È diventata la malattia dei poveri, la pestilenza di Paesi che aggiungono questo flagello alle già precarie condizioni di salute.
L'AIDS cambia la demografia di molti Paesi africani: il prolungamento dell'attesa di vita, guadagnato nei precedenti venti anni, viene vanificato in pochi anni e la mortalità infantile, che era stata ridotta di oltre il 50 per cento rispetto ai precedenti dieci anni, torna rapidamente a tristi valori di un tempo. In questo modo, l'epidemia diventa tra i principali impedimenti allo sviluppo. Per non parlare, poi, della situazione dei tanti bambini che restano orfani per colpa dell'AIDS.
Per questo motivo, se è vero che la mozione in esame mette l'accento su un aspetto particolare, cioè quello della prevenzione, tuttavia, voglio cogliere l'occasione per sollecitare il Governo a riprendere un'iniziativa forte di cooperazione internazionale per combattere questa che è diventata davvero una malattia della povertà.
Nella mozione in oggetto, vogliamo mettere l'accento sul sommerso della sieropositività, che è contenuta nel nostro Paese e sulla necessità di diffondere il test per la diagnosi precoce, come, peraltro, richiamato e raccomandato dalla Commissione europea e dal Consiglio dell'Unione europea nella Giornata internazionale di lotta all'AIDS del 1o dicembre 2008.
D'altra parte, è doveroso guardare in faccia ai dati, anche quelli di casa nostra. Nel 2007, le stime mostrano una sostanziale stabilità nel numero di nuovi casi di AIDS rispetto al 2006: segno che si è arrestata la tendenza al declino dell'incidenza di malattia conclamata che aveva caratterizzato l'era della terapia antiretrovirale combinata. Ciò dipende dal mancato accesso precoce alle terapie e consegue al ritardo nell'uso del test.
Ci sono, poi, altri aspetti che vogliamo mettere in risalto. La causa del ritardo risiede in una bassa percezione del rischio, soprattutto in persone che hanno acquisito l'infezione per via sessuale. Un'elevata percentuale di infezioni da virus HIV non è diagnosticata e le persone che ne sono Pag. 40affette, ignare del proprio stato, scoprono di essere sieropositive solo quando sono vittime di altre gravi patologie. Questa situazione potrebbe aggravarsi qualora fossero approvate norme che rendano più difficile l'accesso alle strutture del Servizio sanitario nazionale da parte di tutti coloro che illegalmente o irregolarmente si trovino sul territorio del nostro Paese.
Vogliamo ricordare che l'AIDS è una malattia trasmissibile; esiste, quindi, il grave rischio di contagio da parte di persone infette che non sanno ancora di esserlo, con grave danno alla salute pubblica. La riduzione degli ostacoli per l'accesso al test per l'HIV e le conseguenti diagnosi precoci sono, dunque, una strada auspicabile per assicurare adeguate possibilità di cura alle persone sieropositive, insieme alla indispensabile consapevolezza e tutela dei propri diritti, e per rallentare la diffusione della malattia. Per questo riteniamo importante che in tutte le mozioni presentate - oltre che nella nostra - si impegni il Governo ad assegnare alla Commissione nazionale per la lotta all'AIDS la definizione di linee guida per garantire, indurre e facilitare l'accesso al test, secondo le indicazioni che abbiamo illustrato nella nostra mozione. Vogliamo, però, anche sollecitare il Governo a realizzare un piano di prevenzione e diagnosi precoce e di terapia dell'AIDS, approntando misure specifiche (in particolare per la tutela dei minori sieropositivi), a stanziare risorse idonee per favorire la ricerca scientifica e la sperimentazione di nuovi trattamenti per le patologie sessualmente trasmissibili - in ottemperanza, peraltro, alla risoluzione del Parlamento europeo - e sollecitiamo il Governo a promuovere campagne di sensibilizzazione, informazione e prevenzione dell'AIDS, soprattutto in riferimento ai giovani, ricordando che l'educazione alla sessualità è fondamentale, come è fondamentale trasmettere un messaggio di cura della vita, di cura di se stessi e di cura dell'altro, e che un'educazione alla sessualità corretta che voglia perseguire l'obiettivo della cura della vita, della cura di se stessi e dell'altro, non può prevedere delle ipocrisie. Per questo è fondamentale che riprenda una campagna per l'uso del profilattico volta a prevenire la diffusione dell'AIDS.
Riteniamo, inoltre, importante contrastare ogni forma di discriminazione nei confronti delle persone affette da AIDS, in ottemperanza al dispositivo n. 8 contenuto nella risoluzione del Parlamento europeo.
Contano i farmaci, conta la prevenzione, conta l'educazione, conta il messaggio culturale e conta anche la qualità della presa in carico delle persone affette da AIDS. Riteniamo, quindi, di dover richiamare il Governo ad una iniziativa puntuale per l'integrazione socio-sanitaria, volta a garantire la continuità assistenziale e a migliorare la condizione di vita delle persone affette da AIDS. Questo richiede azioni mirate, ma richiede anche un adeguato finanziamento dei livelli essenziali di assistenza.
Quella contro l'AIDS è una battaglia di salute che deve partire dalla prevenzione - come indichiamo nella mozione -, è una battaglia per la dignità delle persone ed è una battaglia per una vera giustizia sociale. Per tali ragioni, come ripeto, mentre indichiamo una misura che riguarda «casa nostra» e la prevenzione dell'AIDS nel nostro Paese, vogliamo ricordare anche l'impegno per una battaglia globale volta a combattere quella che è diventata davvero una feroce malattia della povertà. Chiediamo, quindi, al Governo che, insieme alle misure di prevenzione, ci sia anche un rilancio delle misure di cooperazione internazionale.
A partire da questo obiettivo di una politica globale, voteremo a favore anche delle altre mozioni e non soltanto della nostra, perché ci sembra urgente in questo momento far uscire questo tema dal silenzio in cui è caduto, ci sembra urgente e importante rilanciare le politiche di prevenzione e fare emergere quel sommerso di cui parla la nostra mozione, ma che, positivamente, abbiamo riscontrato anche nelle altre mozioni presentate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 41

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, sottosegretario Fazio, onorevoli colleghe e colleghi, con la mozione n. 1-00136, a prima firma Mancuso, la Camera dei deputati intende rispondere alle richieste che le istituzioni europee hanno rivolto agli Stati membri, in particolare con la risoluzione del Parlamento europeo del 21 novembre 2008 sull'HIV/AIDS: diagnosi precoce e cure tempestive, adottata all'unanimità, e vuol ribadire con maggior forza l'impegno che chiede al Governo allo scopo di affrontare un tema complesso e dalle delicate sfaccettature. La mozione che vi invito ad approvare non si limita a proporre considerazioni, a lanciare semplici dichiarazioni di principio e a ribadire auspici, ma vuole essere sprone ad azioni precise e puntuali nel modellare l'approccio europeo alla realtà della nostra situazione nazionale, né più né meno dei colleghi che mi hanno preceduto.
Il primo passo concreto è la prevenzione attraverso campagne di informazione e prevenzione dell'HIV, in collaborazione con i medici sia di base, sia di medicina generale sia specializzati, coinvolgendo i docenti delle scuole secondarie. Se negli anni Novanta solo una persona su cinque - quindi il 20 per cento - veniva a conoscere il proprio stato di sieropositività al momento della diagnosi di AIDS, oggi questo avviene in più di un caso su due, in pratica quasi nel 60 per cento dei casi. Si stima che siano ben 120 mila gli italiani e le italiane sieropositivi che ignorano di esserlo e arrivano troppo tardi al test. Si tratta di un sommerso enorme che è stato messo in evidenza dagli organismi internazionali.
Anche la conoscenza degli adolescenti sull'AIDS è molto preoccupante e a volte è affrontata dagli stessi con una certa superficialità ed ignoranza. Ed è qui che dovrebbe inserirsi il ruolo dell'educazione sanitaria e sociale nelle ore di scuola, tra le priorità in vista della prevenzione e della spinta alla diffusione del test, con lo scopo di farlo diventare una parte normale degli standard di cura medica. Si tratta di una sfida strategica che ci sentiamo di condividere e che, se vinta, porterà anche a una fondamentale crescita culturale del Paese, con la graduale eliminazione dello stigma sociale che ancora, purtroppo, aleggia sulla malattia.
Altro passo concreto è la diagnosi precoce della sieropositività, che si potrà ottenere solo attraverso la diffusione del test, soprattutto all'interno delle strutture carcerarie, nel momento dell'accoglienza delle persone immigrate in situazione di conclamato disagio sociale.
È fortemente sentita l'esigenza di tenere alta la guardia contro HIV e AIDS, che continuano a mietere vittime in Italia, così come in Europa e nel mondo. Abbassare l'attenzione su un tema così importante per la salute pubblica ha, di fatto, generato una sorta di contagio inconsapevole, provocato dalle persone infette non diagnosticate. Qui, ovviamente, entra in campo il medico di medicina generale che, troppo spesso, non si avvede o non si ricorda della presenza in Italia di questa importante malattia. L'accesso al test per l'HIV di elevata qualità è essenziale perché nella maggior parte degli individui l'infezione da HIV rimane asintomatica. È una malattia seria che, non scoperta e non trattata, è trasmissibile sin dal primo giorno dell'infezione. Non è solo un problema di salute pubblica quello che vogliamo affrontare, ma anche di cura della persona malata ignara di esserlo.
Stime del reparto di epidemiologia del Dipartimento di malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità dicono che in Italia esistono in realtà almeno 130 mila sieropositivi, mentre i casi diagnosticati sono soltanto 65 mila. Quindi, esiste quasi il 50 per cento di sommerso. Il Centro europeo per il controllo delle malattie ribadisce che la consapevolezza della malattia attraverso la diagnosi precoce e l'accesso di routine ai testi dell'HIV portano alla riduzione del numero delle diagnosi tardive. Oltre alla diminuzione della diffusione dell'HIV, con la cura precoce si potrà tenere sotto controllo l'infezione nel Pag. 42paziente, tanto da non dare segni clinici evidenti e regalando al malato una vita normale e serena per decenni e decenni.
Per questo motivo, onorevoli colleghi, la nostra mozione impegna il Governo ad agire per definire strumenti chiari e modalità innovative per la garanzia e per l'accesso informato, quale l'introduzione di procedure standard nell'accettazione per il ricovero ospedaliero, offrendo la più ampia possibilità di effettuare il test, oltre che a promuovere la cultura della prevenzione per evitare che la malattia si diffonda.
Con la nostra mozione vogliamo tracciare una via da seguire. Nel nostro ordinamento esiste la Commissione nazionale per la lotta contro l'AIDS - organo tecnico del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali - che vede tra i propri membri i massimi esperti in materia di HIV e AIDS del mondo scientifico e sociale. Richiediamo che sia proprio questa Commissione a definire le linee guida nazionali, signor Viceministro, per garantire l'accesso al test, informare, prevenire e curare. Non è un compito semplice proprio per la sensibilità dell'argomento che tocca aspetti - quali il diritto alla riservatezza - che devono essere sempre tenuti presenti e rispettati. Alla Commissione verrà affidato il compito di individuare i gruppi di fragilità sociale verso i quali indirizzare le azioni strategiche.
Per ribadire l'impegno della Camera dei deputati a riportare nell'agenda politica italiana il problema dell'HIV-AIDS, noi richiediamo anche di essere messi a conoscenza con una relazione delle conclusioni prodotte dalla Commissione nazionale per la lotta contro l'AIDS sulle sunnominate linee guida. Vista l'importanza nell'agenda politica di questa mozione - che non vuole rimanere un semplice esercizio del Parlamento - vogliamo impegnare il Governo a comunicare lo stato della diffusione della malattia e le campagne di prevenzione adottate sul territorio nazionale attraverso una relazione annuale da presentare al Parlamento.
Infine, dobbiamo ricordare che l'HIV è un problema globale europeo e italiano. Non perdiamo l'opportunità che sia proprio il nostro Paese a mettere in atto azioni concrete ed efficienti per la diffusione del test. Ciò sarà una testimonianza di eccellenza del sistema sanitario del nostro Paese da portare alla prossima Conferenza internazionale sull'AIDS che si svolgerà a Vienna nel 2010. Il tema delle iniziative per la prevenzione e la cura dell'AIDS è importante e le mozioni degli altri gruppi che hanno preceduto la nostra apportano dei contributi. Pertanto, consideriamo queste mozioni meritevoli del nostro voto favorevole, in quanto su questo tema non ci può essere maggioranza o minoranza, in quanto è un tema di sanità pubblica e ovviamente tutto il Parlamento deve essere motivato e indirizzato alla prevenzione e alla cura precoce (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mancuso ed altri n. 1-00136, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi... onorevole Golfo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 365
Maggioranza 183
Hanno votato 365
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Nizzi e Sbai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Pag. 43
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Farina Coscioni ed altri n. 1-00133, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani... onorevole Coscia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 368
Votanti 365
Astenuti 3
Maggioranza 183
Hanno votato 365.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che la deputata Sbai ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Livia Turco ed altri n. 1-00166, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Coscia ...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 366
Votanti 364
Astenuti 2
Maggioranza 183
Hanno votato 361
Hanno votato no 3.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che le deputate Concia e Zamparutti hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Nunzio Francesco Testa ed altri n. 1-00167, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Foti... onorevole Mazzuca... onorevole Coscia... onorevole Centemero...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 369
Maggioranza 185
Hanno votato 369.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Palagiano ed altri n. 1-00173 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca... onorevole Coscia... onorevole Bocciardo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 371
Votanti 368
Astenuti 3
Maggioranza 185
Hanno votato 368.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Seguito della discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00165, Vietti ed altri n. 1-00178, Cota ed altri n. 1-00179, Cicchitto, Iannaccone ed altri 1-00180 e Borghesi ed altri n. 1-00181 concernenti iniziative a sostegno del settore manifatturiero (ore 16,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00165, Vietti ed altri n. 1-00178, Cota ed altri n. 1-00179, Cicchitto, Iannaccone ed altri 1-00180 e Borghesi ed altri n. 1-00181 concernenti iniziative a sostegno del settore manifatturiero (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Pag. 44
Ricordo che nella seduta del 18 maggio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni all'ordine del giorno.
Avverto che in data odierna, sono state ritirate le mozioni Cota ed altri n. 1-00179 e Cicchitto, Iannaccone ed altri n. 1-00180 e contestualmente è stata presentata la mozione Cicchitto, Cota, Iannaccone ed altri n. 1-00184 (Vedi l'allegato A - Mozioni).

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, in ordine alla mozione Franceschini ed altri n. 1-00165, il Governo accetta il primo e il secondo capoverso del dispositivo, accetta con riformulazione il terzo capoverso, mentre accetta il quarto capoverso.

PRESIDENTE. Può leggere la riformulazione del terzo capoverso?

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Ne do lettura: «all'introduzione di quote riservate alle piccole e medie imprese negli appalti pubblici indetti dai comuni con meno di 5 mila abitanti per la fornitura di beni e servizi nei limiti imposti dalla normativa europea».
Il Governo esprime parere favorevole sul quarto e quinto capoverso del dispositivo, mentre esprime parere negativo sul sesto capoverso del dispositivo, perché disperderebbe tra troppi soggetti le risorse disponibili. Il Governo esprime parere favorevole sul settimo, ottavo e nono capoverso del dispositivo.
Per quanto concerne la mozione Vietti n. 1-00178, il Governo esprime parere favorevole sul primo, secondo e terzo capoverso del dispositivo. Il Governo esprime parere favorevole sul quarto capoverso del dispositivo nei limiti imposti dalla normativa comunitaria.
Il Governo esprime parere contrario sul quinto capoverso del dispositivo, mentre esprime parere favorevole sul sesto capoverso del dispositivo limitatamente al 2008. Il Governo esprime parere favorevole sul settimo capoverso, mentre esprime parere contrario sull'ottavo capoverso del dispositivo. Il Governo esprime parere favorevole sul nono capoverso del dispositivo.
Per quanto concerne la mozione Borghesi n. 1-00181, il Governo esprime parere favorevole sul primo, secondo, terzo e quarto capoverso del dispositivo. Con riferimento al quinto capoverso, vanno valutate le compatibilità finanziarie.

PRESIDENTE. Quindi?

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Il Governo esprime parere contrario sul quinto e sesto capoverso, mentre esprime parere favorevole sul settimo, ottavo, nono, e decimo capoverso del dispositivo.
Il Governo esprime parere favorevole sull'undicesimo capoverso del dispositivo, purché riformulato. Leggo la riformulazione: «di fronte alle difficoltà delle piccole e medie imprese di accedere al credito bancario, ad adottare iniziative volte a disporre l'incremento dei fondi di garanzia per le piccole e medie imprese (cosiddetto "fondo Bersani") e presso Confidi».
Per quanto riguarda la mozione Cicchitto, Cota, Iannaccone ed altri n. 1-00184, il Governo esprime parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

Pag. 45

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questa mozione l'Unione di Centro ha voluto richiamare l'attenzione del Governo sulle evidenti difficoltà incontrate dalle imprese del settore manifatturiero, per la gran parte rappresentato da piccole e medie realtà imprenditoriali, se pensiamo ai poli e ai distretti industriali, alle eccellenze che più di ogni altro subiscono la concorrenza.
Nonostante le dichiarazioni ottimistiche del Governo, l'unico vero dato oggettivo con il quale stanno facendo i conti le nostre aziende è il crollo di cinque punti percentuali di PIL registrato nel primo trimestre del 2009.
Solo ad aprile per i metalmeccanici si sono registrati 38 milioni di ore di cassa integrazione, con una crescita dell'800 per cento, equivalente alla sospensione di 220 mila lavoratori.
Bastano questi numeri (e sono solo parziali) per comprendere che, prima ancora di parlare di ripresa, oggi dobbiamo affrontare un'emergenza straordinaria dalla quale, senza provvedimenti altrettanto straordinari, non sarà facile far uscire le piccole e medie imprese; e non dimentichiamo che otto lavoratori su dieci sono espressione delle piccole e medie imprese.
La lista delle cose da fare sarebbe lunga, ma mi limiterò a ricordare solo quegli aspetti che, a nostro avviso, richiedono una particolare attenzione. Innanzitutto, l'accesso al credito. Considerati gli aiuti ricevuti dalle banche, ci saremmo aspettati un diverso atteggiamento di queste ultime nei confronti delle imprese: ad esempio, delle procedure di offerta creditizia snelle e veloci, a tassi particolarmente vantaggiosi a breve, medio e lungo termine, finalizzati al sostegno delle loro esigenze gestionali e di riequilibrio finanziario. Invece, i tassi sui prestiti pagati dalle imprese italiane sono i più alti della zona euro: il divario è di 70 punti base rispetto alla Spagna, di 82 punti base rispetto alla Germania, addirittura di 134 punti base rispetto alla Francia. Le rassicurazioni fornite dall'ABI non giovano affatto alle nostre imprese, le quali non percepiscono i benefici delle recenti riduzioni del costo del denaro decise dalla BCE; e sullo spread potremmo aprire un lungo discorso. È un fatto che gli istituti di credito stiano richiedendo rientri anticipati dei finanziamenti, pretendendo maggiori garanzie, imponendo allungamenti dei tempi di istruttoria e soprattutto contraendo le disponibilità dei capitali finanziati richiesti. È preoccupante che tante piccole e medie aziende vengano fatte rientrare anche per 5, 8, 10 mila euro; e certamente, con quello che le banche hanno avuto, non dovrebbero nemmeno permettersi di fare certe cose!
Un altro aspetto critico sono i crediti vantati dalle aziende dei confronti della pubblica amministrazione: come lo ha giustamente definito la presidente di Confindustria, si tratta di una patologia reale della nostra economia. Le stime degli industriali parlano di 60 miliardi di sospesi; il Ministro dell'economia e delle finanze li valuta in soli 30 miliardi, ma anche 30 miliardi sono tanti, o meglio sono troppi. Si tratta di ritardi gravissimi, con punte anche di 600 giorni ed un pregresso che vale il 3 per cento circa del PIL: in tali condizioni anche l'azienda più sana sarebbe «saltata» dopo un anno di crediti non pagati.
Passiamo poi agli studi di settore. A marzo 2009, il saldo tra nuove imprese iscritte e imprese cancellate è negativo per oltre 10 mila unità: in queste condizioni, non si possono mantenere immutati i coefficienti di calcolo. Leggiamo che a giorni verrebbe finalmente reso disponibile il software applicativo dei nuovi coefficienti, che consentirebbe di mitigare gli effetti negativi della crisi. Tuttavia, i diretti interessati sostengono che, nell'ambito di una crisi così profonda, non esistano correttivi che tengano; e qui dovremmo chiederci dove sono finiti gli impegni o le propagande elettorali.
La verità è che a questo Paese per ripartire non bastano agli incentivi a favore della grande industria, e mi pare che anche in questo caso si possa dire: abbiamo già dato. Servono soprattutto mirati, efficaci e concreti interventi a sostegno Pag. 46delle piccole e medie imprese, a presidio di un comparto che sappiamo tutti essere il cuore del nostro sistema industriale, a differenza peraltro di Paesi come la Francia e la Germania.
Risposte semplici, mi rendo conto anch'io, non ve ne sono; tuttavia, il Governo non può aspettare che il diluvio passi da solo, come qualcuno ha detto, e anzi in questi casi sarebbe meglio trattenere certe dichiarazioni e misurare le parole.
Mai come in questa fase la tempestività degli interventi (e nello specifico l'avvio di vere riforme strutturali) si impone. Mi riferisco alla riforma delle pensioni, degli ammortizzatori sociali, della revisione degli studi di settore e ad un vero sistema di controllo dei flussi di credito e così via.
A questo proposito, mi rifaccio al discorso di prima, secondo il quale i propositi elettorali, quando non sono fondati, creano grosse aspettative e non danno nessuna risposta. Non dimentichiamo nemmeno il richiamo - che ci fa meditare - della CEI quando dice giustamente che i lavoratori espulsi dal circolo produttivo, o momentaneamente sospesi, non possono essere scarti e, tantomeno, zavorre.
Signor Presidente, concludo dichiarando che l'Unione di Centro è responsabile e costruttivamente pronta a fare la propria parte per il bene del Paese e vorremmo davvero che questa non fosse semplicemente l'ennesima mozione accettata, ma che il Governo avesse il coraggio di passare dalle dichiarazioni e dagli spot ai fatti concreti. È per questo motivo, oltre che ovviamente a dichiarare il voto a favore della nostra mozione, pur trovando nelle altre mozioni alcune cose anche non condivisibili, ma nella sostanza la volontà di tutte di dare una risposta o, meglio ancora, di impegnare il Governo a dare una risposta concreta a questo mondo, che dichiaro a nome dell'Unione di Centro il voto favorevole anche su tutte le altre mozioni e di accettare le riformulazione così come proposta dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, nella discussione sulle linee generali abbiamo già svolto un'ampia disamina delle problematiche poste dalle mozioni e, in particolare, dalla nostra. Abbiamo suggerito al Governo numerose questioni che possono essere prese in seria considerazione per dare un contributo alla ripresa economica, partendo proprio dal sostegno alle piccole e medie imprese. Abbiamo, in particolare, insistito sulla crescita dimensionale delle piccole e medie imprese, in quanto le dimensioni delle piccolissime imprese possono costituire oggi un ostacolo alla ristrutturazione e, quindi, al miglioramento della qualità dei prodotti e, pertanto, possono essere una spinta per il miglioramento e anche il rinnovamento della qualità dei prodotti e anche della competitività delle nostre piccole e medie aziende. Quindi, questo è un presupposto per avere uno sviluppo dell'innovazione tecnologica, altrimenti è impossibile per le piccole imprese.
Un altro punto che abbiamo suggerito è ridurre drasticamente - su questo punto non si è fatto abbastanza - il peso della burocrazia, per quanto riguarda le piccole e medie imprese. Infine, chiediamo anche la garanzia di un credito certo, perché - come ha giustamente detto il dottor Draghi in un'audizione presso una delle Commissioni della nostra Camera - le piccole e medie imprese soffrono, perché le banche sono restie a fornire crediti in quanto non sarebbero garantite dal patrimonio di esse.
Quindi, un aiuto in questa direzione va sollecitato da parte dello Stato in questo periodo di difficoltà. Dato che il manifatturiero è una struttura portante dell'economia italiana negli ultimi anni è chiaro che in moltissimi comparti del manifatturiero è necessario quanto noi suggeriamo in questa mozione.
Avevamo suggerito anche, con qualche giusto dubbio, di introdurre ove possibile - sottosegretario Giachino, se mi ascolta le Pag. 47voglio dare un suggerimento - quote riservate alle piccole e medie imprese negli appalti pubblici per la fornitura di beni e servizi. Il sottosegretario, a una richiesta di impegno su questo punto fatta nella mozione Franceschini, ha riformulato la proposta, dicendo giustamente che era necessario fare riferimento, nei comuni con meno di 5 mila abitanti, alle direttive europee. Mi sembra che questo sia giusto, ma mi sembra sbagliato invece che lo stesso impegno richiesto nella nostra mozione - noi avevamo detto: ove possibile, intendendo proprio la riformulazione del sottosegretario Giachino - non sia stato accolto, quando invece è stato accolto con riformulazione nella mozione Franceschini.
Non si capisce perché non è stato accolto l'altro punto, quello del sostegno alle piccole e medie imprese: anche con opportuni meccanismi premianti, dicevamo noi, al fine dell'adeguamento e del rispetto degli obiettivi posti dall'Unione europea in tema di clima e di energia. Ciò ha un significato preciso: intendiamo seguire la linea Obama per la ripresa, ormai vincente negli Stati Uniti, la quale premia le imprese che contribuiscono al miglioramento del clima attraverso un risparmio energetico ottenuto grazie al corretto svolgimento delle attività economiche loro proprie. Penso che il Governo dovrebbe essere interessato a seguire questo indirizzo, invece mi meraviglia il mancato accoglimento di questi due punti.
Per il resto non posso che dare atto al sottosegretario di aver accolto l'insieme della mozione, circa il 90 per cento delle richieste che erano state avanzate, e ringraziarlo per aver accettato questi punti che mi sembrano importanti, se portati avanti veramente. Tuttavia temo che si accettano gli impegni, anche se poi all'atto pratico la loro attuazione lascia sempre a desiderare; questo è un elemento negativo che in tutte le mozioni purtroppo abbiamo potuto verificare nel nostro Parlamento. Pertanto ringrazio il sottosegretario Giachino, ma sono convinto che l'Assemblea appoggerà quanto la mozione ha chiesto al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, preannunciando il voto favorevole del mio gruppo alla mozione Cota, Cicchitto ed altri, ritengo che per capirla si debba partire dalla crisi. La crisi che noi viviamo deriva da questa globalizzazione finanziaria e speculativa. Invito i colleghi a riflettere sul fatto che lo sviluppo di questa globalizzazione deriva in maniera consistente da un indebitamento spropositato, tanto somigliante allo sviluppo italiano degli anni Ottanta, drogato da un debito che paghiamo ancora oggi e pagheremo a lungo.
Ma la cosa più grave è la qualità di questo debito planetario che non ha sostenuto l'impresa e il lavoro, bensì la speculazione. In realtà questa globalizzazione è stata un'enorme deregulation, sconfinata poi nell'illegalità. Si sono delocalizzate produzioni laddove non c'erano regole, inquinando, sfruttando i lavoratori come schiavi, vendendo in Occidente merce spesso pericolosa per gli stessi consumatori, il tutto arricchendosi.
Dunque la soluzione non può che essere il ritorno al lavoro, e il lavoro non può prescindere dalla comunità, cioè dalle regole.
Ed il binomio lavoro-comunità, cioè impresa-comunità, è da sempre alla base dell'azione della Lega Nord, il movimento che si rifà all'uomo e alla comunità, ai loro bisogni e alle loro tradizioni, che sono anche quelle del lavoro e della solidarietà. Si capiscono allora le proposte di questa mozione: chi riceve aiuti dalla Repubblica, cioè dai suoi cittadini, non può usarli per delocalizzare, cioè per togliere lavoro ai nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Dunque, è necessario sostenere l'occupazione ed estendere gli ammortizzatori sociali, perché non possiamo abbandonare Pag. 48chi ha creato ricchezza in questo Paese; modernizzare e ridurre la burocrazia, perché il pubblico è a servizio del privato e non viceversa; rispettare i tempi dei pagamenti dei fornitori, specialmente quelli della pubblica amministrazione, poiché non si possono utilizzare gli studi di settore e poi ignorare i propri debiti con i privati, altrimenti, è lo Stato che diventa evasore; concretizzare il sostegno al credito alle imprese, anche attraverso i confidi; operare affinché si giunga ad accordi per la riduzione del peso dei finanziamenti, anche attraverso la moratoria di un anno dei pagamenti; sostenere le reti di impresa; aprire consistentemente il finanziamento alla ricerca, anche alle piccole e medie imprese, perché esse non devono esistere soltanto quando vi sono da pagare le tasse; ridurre il carico fiscale, in primis gli oneri sociali, perché non si può tassare il lavoro prima che abbia reso un reddito.
Quindi, sintetizzando, dobbiamo sostenere la nostra comunità e il nostro lavoro, poiché solo i nostri lavoratori e le nostre imprese producono reddito, non così la finanza globale e speculativa. Scegliamo il campo giusto: sosteniamo la nostra gente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colaninno. Ne ha facoltà.

MATTEO COLANINNO. Signor Presidente, onorevoli deputati, la crisi economica globale ha sconvolto una parte consistente del settore manifatturiero italiano, che rappresenta una parte assai rilevante e strategica del prodotto lordo nazionale, ma ancor di più rappresenta l'ancoraggio insostituibile per il futuro economico dell'Italia. Nonostante da più parti si tenti di avanzare un timido ottimismo, peraltro in una serie di considerazioni e previsioni confuse e contraddittorie, per le piccole e medie imprese, così come per i grandi gruppi, il peggio non è certamente passato.
Non intendo qui riproporre la sequenza numerica delle più autorevoli analisi congiunturali e tendenziali, sia a livello macro che a livello microeconomico, che fotografano perfettamente la severità della situazione. Mi limito a dire che semplicemente non esiste alcuna proiezione significativa che smentisca le nostre preoccupazioni sullo stato dell'economia italiana e del suo divenire nel medio termine. L'ingentissimo calo della produzione industriale, la proiezione della crescita negativa, la contrazione delle vendite estere, l'esplosione della cassa integrazione, la forte contrazione dell'accumulazione del capitale, la decelerazione dei prestiti bancari, la lunga e grave caduta dei consumi costituiscono un quadro estremamente grave cui è seguita una risposta del tutto lacunosa sia in quantità che in qualità.
Se vi è stata indubbiamente una sistemica e generale sottovalutazione dei rischi, non vi è dubbio che oggi non dobbiamo - non dovete - assumere il rischio di una sottovalutazione dell'ampiezza e della profondità della crisi in atto. Il 12 ottobre 2008 è stato evitato il collasso del sistema monetario internazionale e non oso pensare che cosa sarebbe successo del debito sovrano italiano in assenza dell'euro. Ma a marzo i problemi di fondo del sistema finanziario non risultano risolti. Negli attivi delle grandi istituzioni finanziarie esiste una enorme massa di bad asset, certamente congelati ma non estirpati.
Esiste un quadro economico-finanziario internazionale che presenta gravi squilibri e persistenti debolezze. L'unico segnale positivo percepito è un'iniziale rimbalzo dei corsi azionari sui mercati finanziari internazionali, ma è irrilevante rispetto alla distruzione di capitalizzazione avvenuta negli ultimi dieci mesi.
Più aumenta la crisi, dunque, più i suoi effetti retroagiscono sull'economia produttiva e materiale, e di nuovo questa sui mercati finanziari. L'immediata conseguenza - e oggi vera emergenza per le nostre imprese, soprattutto di piccola dimensione - è il peggioramento delle condizioni nella concessione e del merito di credito, soprattutto per le piccole imprese.
Anche il Governatore della Banca d'Italia, nella sua audizione dinanzi alla Commissione finanze della Camera il 17 Pag. 49marzo, ha confermato che il credito delle banche italiane nei confronti delle imprese ha decelerato nettamente, colpendo particolarmente i prestiti alle imprese con meno di 20 addetti e all'industria manifatturiera.
A ciò si aggiunge il fatto che in Italia le imprese sono creditrici, soprattutto le piccole e medie, nei confronti dello Stato per cifre intorno ai 60 miliardi di euro. Oggi ho visto che è andato di moda citare la relazione del presidente della Confindustria e la citerò anch'io: giovedì scorso ha classificato il fenomeno dei crediti delle imprese verso la pubblica amministrazione come un fenomeno di scandalo e di vergogna nazionale.
La crisi si fa pesantemente sentire anche nei confronti dei distretti industriali, che sono stati e sono tuttora - e francamente penso che siano - la vera ancora di salvezza per il futuro del nostro sistema produttivo, in particolare nella declinazione delle filiere, con la percezione di una grave crisi generalizzata.
Si registra un generale deterioramento di tutti i parametri economici a tutti i livelli distrettuali, dal distretto del tessile di Prato a quello della ceramica di Sassuolo (42 mila dipendenti occupati nel distretto, 4 miliardi di euro di avanzo commerciale della bilancia, 5 mila lavoratori sospesi), dal distretto dell'oreficeria di Valenza, di Vicenza e di Arezzo a quello della occhialeria, della nautica da diporto, al settore del vetro, al conciario, al calzaturiero: è un vero bollettino di guerra.
Ciò è, a mio avviso, doppiamente preoccupante non solo per la situazione che si è venuta a creare ad oggi nel sistema dei distretti produttivi italiani, ma anche e soprattutto per la dinamica che si svilupperà nei prossimi 3-5 anni.
I principali operatori industriali italiani ed europei stanno costruendo i propri piani strategici su assunzioni di budget che prevedono un mercato europeo sostanzialmente stabile o regressivo, un mercato del Brasile in forte crescita, un mercato dell'Asia in forte crescita, un mercato dell'Africa in crescita e un mercato degli Stati Uniti d'America selettivo, sensibile ai prezzi e all'innovazione tecnologica.
Da tutto questo ne deriva che le strategie dell'impresa manifatturiera dei medi e grandi gruppi italiani - e quindi, di conseguenza, l'impatto che questi avranno sul sistema delle filiere e sui distretti italiani - imporranno un cambio di strategia obbligato.
L'orientamento prevalente - e le azioni che verranno messe in campo - sarà quello di essere presenti con propri impianti produttivi su tutti i mercati crescenti per coprirsi dalla condanna di un mercato saturo per molti settori produttivi.
Vi sarà un cambio di strategia nel mercato globale che riguarderà il sistema delle forniture e quindi la necessità di incentivare ed aiutare i distretti e le filiere produttive italiane, un cambio di strategia nella cultura delle risorse umane e un cambio di strategia che peserà meno nelle esportazioni e più sulla presenza del sistema produttivo direttamente con produzione propria sui mercati che sono crescenti.
Vi rendete conto che tutto questo comporterà degli sconvolgimenti nelle strategie e nell'organizzazione aziendale e che avrà un impatto molto pesante sul sistema produttivo italiano? Riteniamo che non è attraverso l'immobilismo o la speranza di essere trascinati dalle ricette degli altri Paesi che si mettono in sicurezza i conti pubblici e l'economia del Paese.
La gravità della recessione impone immediati e pesanti stimoli fiscali per famiglie ed imprese e per questo crediamo che il migliore contributo alla stabilità dei conti pubblici sarebbe quello di far ripartire la crescita economica. Tutto ciò sarebbe possibile solo attraverso una politica economica di comune assunzione di responsabilità di maggioranza e opposizione, che fosse in grado di mettere in campo risorse ben più rilevanti di quelle finora stanziate. Il Fondo monetario internazionale ha parlato di risorse per l'Italia pari a un decimo rispetto al benchmark, al confronto, con Pag. 50altri Paesi europei che hanno stanziato tra il 3, il 4 e il 5 per cento del PIL, contro il nostro 0,2-0,3 per cento.
Ringrazio il Governo per aver accolto, in larga parte, la nostra mozione, tuttavia, riteniamo che fosse utile anche accogliere la parte che riguardava la rimodulazione delle accise per rimettere in equilibrio soprattutto le piccole e medie imprese che si trovano oggi discriminate nel rispetto alle accise che riguardano i consumi di energia. Per questo ribadiamo il forte invito al Governo ad aprire alle misure proposte dal Partito Democratico, non per mettere blasoni a qualcuno, ma per il bene del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mozione presentata dal Popolo della Libertà, dalla Lega Nord e dal Movimento per l'Autonomia parte dall'ovvio riconoscimento di una situazione di oggettiva difficoltà della nostra economia, come ha ben ricordato nella discussione sulle linee generali l'onorevole Cazzola.
Il forte rallentamento della domanda mondiale a seguito del deflagrare della grave della crisi finanziaria ha provocato ovvie ripercussioni sulla nostra economia, la contrazione del fatturato delle imprese e del credito, che provoca a sua volta inevitabili contraccolpi alla produzione e costituisce una minaccia all'occupazione.
Noi non sottovalutiamo assolutamente la crisi, onorevole Colaninno, così come non l'ha sottovalutato il Governo, che fin dall'inizio si è mosso con intelligenza, efficacia e, non ultimo, con grande responsabilità. Non sottovalutiamo la crisi, ma neppure la ingigantiamo, né cediamo al catastrofismo che spesso contraddistingue certi interventi. Si tratta di un catastrofismo a cui questo Paese è purtroppo abituato.
Negli anni del secondo Governo Berlusconi (dal 2001 al 2006) abbiamo ascoltato evocare catastrofi a fini di propaganda, con frasi come queste: la maggior parte del nostro sistema dei distretti non ha futuro; perdiamo costantemente quote di mercato globale; mentre l'Europa cresce, noi non cresciamo. Successivamente, tutti gli italiani hanno scoperto che il sistema dei distretti ha tenuto, anzi è cresciuto, ha innovato e si è internazionalizzato. Abbiamo scoperto che abbiamo sempre avuto una crescita in termini assoluti nel mercato globale e che crescevamo meno di altri Paesi perché la nostra era una crescita sana, causata dal lavoro e non drogata dalla finanza.
In questi mesi, l'opposizione ha continuato, invece, nella sua opera di catastrofismo. Oggi poi l'onorevole Franceschini ha dichiarato ai giornali che il Governo non governa, ed ha pensato anche di usare la Conferenza episcopale contro il Governo. Non gli rispondo io, ma il Segretario generale della CEI, Monsignor Crociata, che ha affermato: «noi constatiamo che ci sono difficoltà e problemi, la crisi è una realtà che sta dinanzi ai nostri occhi; con questo non vogliamo dire che il Governo non ha fatto nulla, sarebbe una menzogna o una strumentalizzazione scorretta» (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Il Governo infatti in questo anno ha fatto moltissimo e senza aumentare il debito pubblico (perché questo sarebbe stato colpevolmente responsabile verso le giovani generazioni, verso i nostri figli); e lo ha fatto senza aumentare le tasse, misura che invece di solito rappresenta la ricetta che ci siamo sempre sentiti dire: debito pubblico e tasse, tasse e debito pubblico.
A questo proposito faccio presente che una delle situazioni che stanno aggravando e che aggraveranno la situazione delle nostre imprese è un capolavoro contenuto nell'ultima finanziaria di Prodi, Padoa Schioppa e Visco, che è riuscita nel miracolo di trasformare in reddito imponibile i costi che le imprese pagano per gli oneri finanziari per il 70 per cento. Questo, unito al calo di fatturato e all'aumento dell'esposizione verso le banche, è una vera e propria bomba. Basta leggere anche oggi Pag. 51il Corriere della sera (a pagina 22): a parità di reddito le tasse raddoppiano. Se togliamo alle nostre imprese le risorse che servono per vincere la crisi e le persone, forse su questo dovremmo fare una riflessione e metterci una mano sul cuore.
Il Governo ha fatto molto perché le persone, a partire da coloro che hanno a carico familiari, non perdessero il lavoro. È stata data per la prima volta nella storia della Repubblica italiana la cassa integrazione alle piccole imprese, che sono il vero motore di questo Paese. Si è intervenuti perché le imprese non soffrissero per mancanza di credito, per dare impulso alla domanda su importanti filiere del manifatturiero (l'auto, la moto, l'arredo, il tessile). Al fondo c'è una ragione culturale ben precisa, una ragione antropologica, una concezione antropologica assai diversa dalla vostra. Noi pensiamo che l'economia non sia appena un universo matematico e meccanico fatto di aggregati che si muovono indipendentemente dall'intervento statale. Noi pensiamo che il motore dell'economia siano le persone, siano la loro libertà e la loro responsabilità. Il motore dell'economia è la tensione ideale dei nostri micro, piccoli e medi imprenditori, che rischiano in proprio, che investono sulle persone, che non lasciano nulla di intentato pur di non licenziare.
Da questo punto di vista, è emblematico quello che è successo a Treviso la settimana scorsa, quando un piccolo imprenditore, che sarebbe stato costretto a licenziare otto persone, si è impiccato. Questo è il modo con cui i nostri imprenditori pensano alle persone che lavorano per loro.
Così come il motore dell'economia, dalle imprese alla pubblica amministrazione, sono quei lavoratori e lavoratrici che si concepiscono imprenditori di sé stessi, senza dimenticare la grande riserva strategica che è il mondo del no profit, quelle persone che si mettono insieme per dare risposte organiche ai bisogni, come tutti abbiamo potuto ammirare con gratitudine nei terribili giorni dell'Aquila.
Per noi, la centralità della persona e la sussidiarietà sono il criterio di ogni politica, anche di quella economica, perché le risorse e le energie per la ripresa non stanno appena nel bilancio dello Stato, ma prima di tutto nella passione di questi uomini e di queste donne, e solo dopo stanno in quello che lo Stato può fare per aiutarli. Anche il piano casa segue questa logica. Lasciamo che le famiglie investano e che investendo rimettano in moto la filiera lunghissima di PMI oltre a patrimonializzarsi e senza aumento - anche questa volta - della spesa pubblica.
La nostra mozione parte da questa cultura e non dallo statalismo. Il Governo ha fatto moltissimo. Oggi siamo a chiedergli un ulteriore sforzo. Siamo a chiedergli l'impegno ad attuare per primo in Europa lo Small business act, per riconoscere finalmente il valore delle nostre micro, piccole e medie imprese e a rendere la loro esistenza meno complicata (per questo però consentitemi anche di ringraziare il comportamento dei deputati della X Commissione che hanno avuto un atteggiamento assolutamente costruttivo che ha portato al voto all'unanimità su questo importante atto); siamo a chiedere altresì al Governo l'impegno a velocizzare gli interventi già approvati favore dell'occupazione, a dare sostegno ai distretti, ad accelerare i pagamenti della pubblica amministrazione, a certificarli per renderli bancabili, a sostenere ulteriormente il credito, ad intensificare la semplificazione, a emanare al più presto il regolamento delle imprese in un giorno e a ridurre gli oneri contributivi ed INAIL al settore artigiano.
In conclusione, signor Presidente, dopo anni in cui la sinistra che oggi apprezzabilmente fa proposte assolutamente condivisibili e bene ha fatto il Governo a recepirle, dopo anni che, coadiuvata da zelanti maître à penser, ha demonizzato le micro e piccole imprese accusate di nanismo e familismo - c'è stato un Viceministro del Governo Prodi che in un convegno (l'ho sentito con le mie orecchie) ha detto che le piccole imprese sono un assurdo e al massimo si possono considerare un ammortizzatore sociale - e ha considerato gli imprenditori come avidi, evasori, sfruttatori, forse è venuto il momento - ed è Pag. 52questo! - di dire ai nostri imprenditori un grande grazie a nome di tutto il Paese, di dirgli che siamo con loro, di dirgli di tenere duro.
È venuto il momento di valorizzare questa straordinaria ricchezza per tutti ed è venuto il momento di sostenerli ancor più decisamente. Il Governo lo sta facendo al meglio e noi lo ringraziamo a nome del Paese per il suo impegno di questi mesi e per i nuovi impegni che con questo voto si assume (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per chiedere, per quanto attiene alla mozione presentata da me e da altri colleghi n. 1-00181, se è possibile un voto in blocco per tutti gli impegni accettati dal Governo e un voto separato su quelli che non sono stati accettati dal Governo.

PRESIDENTE. Sta bene, anche se l'onorevole Misiti aveva chiesto...

ANTONIO BORGHESI. Chiedo scusa, avevo avanzato tale richiesta perché l'onorevole Moroni mi aveva chiesto se ero disponibile in tal senso. Tuttavia, se già vi è qualche dichiarazione precedente di un collega, va bene quanto dichiarato dal collega in precedenza.

PRESIDENTE. Sta bene.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei comunicarle che noi accettiamo la riformulazione del capoverso come espressa dal Governo e, a questo punto, chiediamo la votazione per parti separate: una votazione su tutta la mozione con esclusione dell'unica parte non accettata dal Governo.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Franceschini ed altri n. 1-00165, nel senso di votare separatamente le parti accettate dal Governo da quelle non accettate dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00165, nel testo riformulato, ad eccezione del sesto capoverso del dispositivo, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moles, onorevole Cicu.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 376
Votanti 371
Astenuti 5
Maggioranza 186
Hanno votato 371.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00165, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Napoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e Votanti 373
Maggioranza 187 Pag. 53
Hanno votato 176
Hanno votato no 197
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Vietti ed altri n. 1-00178, nel senso di votare separatamente le parti che il Governo ha accettato da quelle che il Governo non ha accettato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vietti ed altri n. 1-00178, nel testo riformulato, ad eccezione del quinto e dell'ottavo capoverso del dispositivo, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 373
Votanti 360
Astenuti 13
Maggioranza 181
Hanno votato 360.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vietti ed altri n. 1-00178, limitatamente al quinto e all'ottavo capoverso del dispositivo, non accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ferranti? Onorevole Pollastrini?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 374
Maggioranza 188
Hanno votato 178
Hanno votato no 196.
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Sisto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Avverto che i presentatori della mozione Borghesi ed altri n. 1-00181 hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo, nel senso di sopprimere il quinto e il sesto capoverso del dispositivo e di riformulare l'ultimo.
Passiamo ai voti.
Indìco pertanto la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-00181, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Proietti Cosimi? Onorevole Ferranti? Onorevole Barbato? Onorevole Pollastrini? Onorevole Sardelli? Onorevole Consiglio?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 376
Votanti 362
Astenuti 14
Maggioranza 182
Hanno votato 356
Hanno votato no 6.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cicchitto, Cota, Iannaccone ed altri n. 1-00184, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pollastrini, onorevole Sardelli, onorevole Martinelli?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 376
Votanti 369
Astenuti 7
Maggioranza 185
Hanno votato
369). Pag. 54

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla Forza multinazionale di pace per l'Europa Sud-orientale, con cinque annessi, firmato a Skopje il 26 settembre 1998, del Protocollo aggiuntivo firmato ad Atene il 12 gennaio 1999, del secondo Protocollo aggiuntivo, con annessi, firmato a Bucarest il 30 novembre 1999, del terzo Protocollo aggiuntivo firmato ad Atene il 21 giugno 2000, del quarto Protocollo aggiuntivo, con allegati, firmato a Roma l'11 dicembre 2002. (A.C. 2259) (ore 17,42).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla Forza multinazionale di pace per l'Europa Sud-orientale, con cinque annessi, firmato a Skopje il 26 settembre 1998, del Protocollo aggiuntivo firmato ad Atene il 12 gennaio 1999, del secondo Protocollo aggiuntivo, con annessi, firmato a Bucarest il 30 novembre 1999, del terzo Protocollo aggiuntivo firmato ad Atene il 21 giugno 2000, del quarto Protocollo aggiuntivo, con allegati, firmato a Roma l'11 dicembre 2002.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunziato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 2259)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2259), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Martinelli, onorevole Pollastrini, onorevole Ferranti, onorevole Soro?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 371
Maggioranza 186
Hanno votato
371).

Prendo atto che il deputato Trappolino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2259), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 365
Maggioranza 183
Hanno votato
365).

Prendo atto che i deputati Lunardi e Galati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2259), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Martinelli, onorevole Coscia?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 372
Maggioranza 187
Hanno votato
372).

Pag. 55

Prendo atto che i deputati Lunardi e Borghesi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2259)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, se me lo permette, vorrei rifarmi all'intervento che ho svolto in sede di discussione sulle linee generali, con il quale avevo già annunciato il voto favorevole - che confermo - dell'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, analogamente al collega Evangelisti, rimando all'articolato intervento che ho svolto questa mattina, per annunciare il voto favorevole del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Anche per quanto mi riguarda - altrimenti qui non mi difenderebbe nessuno! - intervengo per dichiarare il voto favorevole dell'Unione di Centro.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2259)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2259, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lehner? L'onorevole Pollastrini mi sembra che abbia votato, onorevole Martinelli? Onorevole Capodicasa? Adesso sì.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla Forza multinazionale di pace per l'Europa Sud-orientale, con cinque annessi, firmato a Skopje il 26 settembre 1998, del Protocollo aggiuntivo firmato ad Atene il 12 gennaio 1999, del secondo Protocollo aggiuntivo, con annessi, firmato a Bucarest il 30 novembre 1999, del terzo Protocollo aggiuntivo firmato ad Atene il 21 giugno 2000, del quarto Protocollo aggiuntivo, con allegati, firmato a Roma l'11 dicembre 2002» (2259):

Presenti e votanti 375
Maggioranza 188
Hanno votato 375.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno dell'Arabia Saudita nel campo della difesa, firmato a Roma il 6 novembre 2007 (A.C. 2384-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno dell'Arabia Saudita nel campo della difesa, firmato a Roma il 6 novembre 2007.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

Pag. 56

(Esame degli articoli - A.C. 2384-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2384-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi? Onorevole Capodicasa? Onorevole Marco Carra?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 371
Votanti 369
Astenuti 2
Maggioranza 185
Hanno votato
369).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2384-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi? Onorevole Pollastrini? Onorevole Sardelli?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 370
Votanti 369
Astenuti 1
Maggioranza 185
Hanno votato
369).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2384-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Virgilio? Onorevole Barbareschi? Onorevole Razzi? Onorevole Pollastrini?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 369
Votanti 368
Astenuti 1
Maggioranza 185
Hanno votato
368).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2384-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi? Onorevole Martinelli? Onorevole Osvaldo Napoli?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 369
Votanti 368
Astenuti 1
Maggioranza 185
Hanno votato
368).

Prendo atto che i deputati Trappolino e Lunardi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 2384-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 2384-A). Pag. 57
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, l'ordine del giorno Mecacci n. 9/2384-A/1, in quanto estraneo rispetto al contenuto del provvedimento in esame.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2384-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, so che corro un rischio, quello di un'ovazione bipartisan. Per evitarlo dico che, in coerenza con quanto ho cercato di spiegare nell'intervento nel corso della discussione sulle linee generali, ci sarà un voto quanto meno articolato, perché il gruppo dell'Italia dei Valori non ha obiezioni sostanziali sulla ratifica di questo atto, tra l'altro voluto nel 2007 dal precedente Governo. Ci può essere, però, qualche espressione e valutazione di carattere personale e in questo mi affido alla sensibilità dei colleghi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsini. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, nonostante le sollecitazioni insistenti dell'onorevole Ciriello, non intendo sottoporre i colleghi alla tortura di una replica all'intervento di ventitré minuti di questa mattina. Mi limito pertanto ad annunciare il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anche su questo punto all'ordine del giorno dichiariamo il voto favorevole dell'UdC.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, intervengo solo per informare l'Aula che il mio ordine del giorno n. 9/2384-A/1, che è stato dichiarato inammissibile, riguardava la situazione dei diritti umani in Arabia Saudita. Non capita tutti i giorni che in quest'Aula o in Senato si discuta dei rapporti del nostro Paese con l'Arabia Saudita. Si parlava della questione della pena di morte: l'Arabia Saudita è il terzo Paese al mondo per esecuzioni pubbliche, con decapitazioni che lì avvengono. La situazione dei diritti della donna nel medesimo Paese è davanti agli occhi di tutti. Spero che, nell'ambito dei rapporti bilaterali del nostro Paese con l'Arabia Saudita e anche all'interno delle istituzioni internazionali che sono competenti in questa materia, ci sia un'attenzione e una sensibilità che, purtroppo, in questo tipo di dibattito, non possiamo certo dire di aver avuto.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 2384-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2384-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2384-A, di cui si è testé concluso l'esame:
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 58

Onorevole Martinelli... onorevole Nicolucci...

Dichiaro chiusa la votazione.
Colleghi, vi prego di rimanere seduti.
Comunico il risultato della votazione:
«Ratifica ed esecuzione dell'accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno dell'Arabia Saudita nel campo della difesa, firmato a Roma il 6 novembre 2007» (2384-A).

Presenti 371
Votanti 369
Astenuti 2
Maggioranza 185
Hanno votato 369
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Discussione di un documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione (ore 17,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento:
Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti dell'onorevole Francesco Caruso (Doc. IV-quater, n. 12).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento non concernono opinioni espresse dall'onorevole Francesco Caruso nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

(Discussione - Doc. IV-quater, n. 12)

PIERLUIGI CASTAGNETTI, Presidente della Giunta per le autorizzazioni. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI, Presidente della Giunta per le autorizzazioni. Signor Presidente, vorrei informare l'Assemblea che dai quotidiani del 17 maggio scorso si è appreso che le parti sono ormai in procinto di concludere un accordo transattivo per definire stragiudizialmente la vicenda.
Proprio stamane ho ricevuto dal difensore di Francesco Caruso una lettera nella quale egli mi comunica che nell'udienza odierna dinanzi al tribunale di Bologna verrà chiesto un rinvio proprio per consentire la conclusione formalizzata di questo accordo. Credo, quindi, opportuno un rinvio in Giunta per le autorizzazioni del procedimento, poiché il collegio avrebbe la possibilità di constatare in seguito l'effettivo raggiungimento dell'accordo transattivo; ciò sarebbe anche conforme a diversi precedenti. Devo, peraltro, aggiungere che di recente e con soddisfazione presso la Giunta sono state promosse diverse conciliazioni stragiudiziali che hanno consentito di non presentare all'Assemblea proposte di deliberazioni su questa materia e verosimilmente, in qualche caso, di evitare costose procedure contenziose dinanzi alla Corte costituzionale. Quindi, chiedo il rinvio del procedimento presso la Giunta per le autorizzazioni.

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole, su cosa?

MAURIZIO TURCO. Sull'intervento del presidente della Giunta per le autorizzazioni.

PRESIDENTE. Vi è una proposta da parte del presidente Castagnetti e qualsiasi decisione dell'Assemblea potrebbe essere pregiudiziale a ciò che lei intende dire. Quindi, posso solo dare la parola ad un oratore contro e uno a favore, poi passare alla votazione. Lei intende parlare contro?

MAURIZIO TURCO. Sì.

PRESIDENTE. Bene, ne ha facoltà.

Pag. 59

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, personalmente non sono contrario alla soluzione stragiudiziale di questo tipo di controversia e sono anche un fautore del dibattito politico più ampio e se serve più aspro possibile. Ciò che non trovo tollerabile è che quando si partecipa alla contesa politica e mediatica lo si faccia senza assumersi dei rischi. Chi polemizza e chi sostiene le proprie convinzioni deve sapere sia che vi è un limite alle espressioni che può usare, sia che si corrono dei rischi a oltrepassarlo. Non è possibile che membri del Parlamento si rifugino (spesso sistematicamente) dietro lo scudo dell'immunità.
Voglio che rimanga agli atti che la Giunta per le autorizzazioni, sia pure con qualche incertezza e qualche distinguo, sta finalmente percorrendo il cammino della responsabilità e del rigore così come stabilito dalla Costituzione. Credo che dovrebbe essere l'Assemblea a decidere, così come ha già fatto la Giunta. C'era il tempo per la soluzione stragiudiziale, non c'è un problema di costi sopravvenuti o che potrebbero sopravvenire. La Giunta si è espressa e noi siamo nelle condizioni di decidere di votare. In un secondo tempo si potrà sempre tranquillamente giungere ad una soluzione stragiudiziale (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

MAURIZIO PANIZ. Chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, nel nostro sistema processuale ci sono illeciti che sono perseguibili d'ufficio e illeciti che sono, invece, perseguibili a querela di parte, ovvero illeciti rispetto ai quali la volontà delle parti stesse diventa prevalente. Credo che sia molto superiore per la dignità del Parlamento un'intesa piuttosto che una decisione che, comunque, inquina l'immagine di uno dei parlamentari. Visto che le parti sono oltremodo vicine ad un'intesa, come il presidente Castagnetti ha già annunciato, mi pare che un differimento della decisione, un trasferimento presso la Giunta e una valutazione dell'eventuale conclusione delle trattative delle parti si imponga nel caso in questione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta del presidente Castagnetti di rinviare gli atti alla Giunta per le autorizzazioni.
(La Camera approva).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse, l'ulteriore argomento iscritto all'ordine del giorno è rinviato ad altra seduta. Dobbiamo ora passare, secondo quanto concordato all'unanimità in Conferenza dei presidenti di gruppo, ad un trasferimento in sede legislativa di un disegno di legge.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa del disegno di legge n. 2262 (ore 18).

PRESIDENTE. Comunico che la I Commissione (Affari costituzionali) ha chiesto, con le prescritte condizioni, a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento, il trasferimento in sede legislativa del disegno di legge n. 2262, recante «Modifica della legge 22 novembre 1988, n. 516, recante approvazione dell'intesa tra il Governo della Repubblica italiana e l'Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del VII giorno, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione» (approvato dalla I Commissione permanente del Senato).
La Presidenza, data l'urgenza del provvedimento e acquisito l'assenso di tutti gruppi, derogando al termine di cui al comma 1 dell'articolo 92 del Regolamento, ne Pag. 60propone l'assegnazione in sede legislativa alla I Commissione (Affari costituzionali).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Proposta trasferimento in sede legislativa di proposte di legge.

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della prossima seduta l'assegnazione, in sede legislativa, delle proposte di legge nn. 44, 419, 471, 649, 772, 844, 965, 1075, 1101, 1190, 1469, 1488, 1717, 1737, 1766, 1998, 2177, 2299, 2322 e 2406, recanti disposizioni in materia di sicurezza stradale, delle quali la IX Commissione (Trasporti), cui erano state assegnate in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che propongo alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento (la Commissione ha elaborato un testo unificato).

TESTO AGGIORNATO AL 27 MAGGIO 2009

Testo sostituito con l'errata corrige del 27 MAGGIO 2009 Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di giugno 2009 e conseguente aggiornamento del programma. Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di giugno 2009 e conseguente aggiornamento del programma.

Martedì 9 giugno (antimeridiana):
Discussione sulle linee generali della mozione Franceschini ed altri n. 1-00185 sull'abrogazione della legge n. 124 del 2008 (lodo Alfano), sulle riforme costituzionali e sugli interventi in tema di giustizia.

Martedì 9 (votazioni dalle 14,30 alle 20,30), mercoledì 10 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 11 giugno (votazioni dalle 9,30 alle 14,30, con eventuale prosecuzione nella giornata di venerdì 12 giugno, con votazioni dalle 9,30 alle 14):
Seguito dell'esame della mozione Franceschini ed altri n. 1-00185 sull'abrogazione della legge n. 124 del 2008 (lodo Alfano), sulle riforme costituzionali e sugli interventi in tema di giustizia.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1415 ed abbinate - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

Lunedì 15 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2468 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile (Approvato dal Senato - scadenza: 27 giugno 2009).

Discussione sulle linee generali della mozione Mogherini ed altri n. 1-00174 concernente iniziative per il disarmo e la non proliferazione nucleare in vista del prossimo vertice del G8.

Martedì 16 (votazioni dalle 14,30 alle 20,30), mercoledì 17 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 18 giugno (votazioni dalle 9,30 alle 14,30). Ai fini della conclusione dell'esame del disegno di legge di conversione, ove necessario, i lavori potranno proseguire, con votazioni, nel pomeriggio di giovedì e nella giornata di venerdì 19 giugno:

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2468 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 aprile Pag. 612009, n. 39, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile (Approvato dal Senato - scadenza: 27 giugno 2009).

Seguito dell'esame della mozione Mogherini ed altri n. 1-00174 concernente iniziative per il disarmo e la non proliferazione nucleare in vista del prossimo vertice del G8.

Nel corso della settimana avrà luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 22 giugno (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge n. 1441-ter-B - Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia (collegato alla manovra di finanza pubblica) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato);
proposta di legge n. 611 ed abbinati - Disposizioni in materia di violenza sessuale;
proposta di legge n. 1090 - Delega al Governo per la riforma della disciplina delle persone giuridiche e delle associazioni non riconosciute, di cui al titolo II del libro primo del codice civile.

Martedì 23 (votazioni dalle 14,30 alle 20,30), mercoledì 24 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 25 giugno (votazioni dalle 9,30 alle 14,30, con eventuale prosecuzione nella giornata di venerdì 26 giugno, con votazioni dalle 9,30 alle 14):

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 1441-ter-B - Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia (collegato alla manovra di finanza pubblica) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato);
proposta di legge n. 611 e abbinati - Disposizioni in materia di violenza sessuale;
proposta di legge n. 1090 - Delega al Governo per la riforma della disciplina delle persone giuridiche e delle associazioni non riconosciute, di cui al titolo II del libro primo del codice civile.

Nel corso della settimana avrà luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

La proposta di legge n. 44 ed abbinate - Disposizioni in materia di sicurezza stradale sarà inserita in calendario ove non si perfezionino le condizioni per il trasferimento alla sede legislativa.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al Resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi relativi all'esame della proposta di legge n. 611 ed abbinati sarà pubblicata successivamente, sulla base del testo che verrà licenziato dalla Commissione.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Testo sostituito con l'errata corrige del 27 MAGGIO 2009 PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di giugno 2009:
Martedì 9 giugno (antimeridiana):
Discussione sulle linee generali della mozione Franceschini ed altri n. 1-00185 sull'abrogazione della legge n. 124 del 2008 (lodo Alfano), sulle riforme costituzionali e sugli interventi in tema di giustizia.

Martedì 9 (votazioni dalle 14,30 alle 20,30), mercoledì 10 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 11 giugno (votazioni dalle 9,30 alle 14,30, con eventuale prosecuzione nella giornata di venerdì 12 giugno, con votazioni dalle 9,30 alle 14):
Seguito dell'esame della mozione Franceschini ed altri n. 1-00185 sull'abrogazione della legge n. 124 del 2008 (lodo Alfano), sulle riforme costituzionali e sugli interventi in tema di giustizia.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1415 ed abbinate - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

Lunedì 15 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2468 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile (Approvato dal Senato - scadenza: 27 giugno 2009).

Discussione sulle linee generali della mozione Mogherini ed altri n. 1-00174 concernente iniziative per il disarmo e la non proliferazione nucleare in vista del prossimo vertice del G8.

Martedì 16 (votazioni dalle 14,30 alle 20,30), mercoledì 17 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 18 giugno (votazioni dalle 9,30 alle 14,30). Ai fini della conclusione dell'esame del disegno di legge di conversione, ove necessario, i lavori potranno proseguire, con votazioni, nel pomeriggio di giovedì e nella giornata di venerdì 19 giugno:

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2468 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 aprile Pag. 612009, n. 39, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile (Approvato dal Senato - scadenza: 27 giugno 2009).

Seguito dell'esame della mozione Mogherini ed altri n. 1-00174 concernente iniziative per il disarmo e la non proliferazione nucleare in vista del prossimo vertice del G8.

Nel corso della settimana avrà luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 22 giugno (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge n. 1441-ter-B - Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia (collegato alla manovra di finanza pubblica) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato);
proposta di legge n. 611 ed abbinati - Disposizioni in materia di violenza sessuale;
proposta di legge n. 1090 - Delega al Governo per la riforma della disciplina delle persone giuridiche e delle associazioni non riconosciute, di cui al titolo II del libro primo del codice civile.

Martedì 23 (votazioni dalle 14,30 alle 20,30), mercoledì 24 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 25 giugno (votazioni dalle 9,30 alle 14,30, con eventuale prosecuzione nella giornata di venerdì 26 giugno, con votazioni dalle 9,30 alle 14):

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 1441-ter-B - Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia (collegato alla manovra di finanza pubblica) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato);
proposta di legge n. 611 e abbinati - Disposizioni in materia di violenza sessuale;
proposta di legge n. 1090 - Delega al Governo per la riforma della disciplina delle persone giuridiche e delle associazioni non riconosciute, di cui al titolo II del libro primo del codice civile.

Nel corso della settimana avrà luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

La proposta di legge n. 44 ed abbinate - Disposizioni in materia di sicurezza stradale sarà inserita in calendario ove non si perfezionino le condizioni per il trasferimento alla sede legislativa.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al Resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi relativi all'esame della proposta di legge n. 611 ed abbinati sarà pubblicata successivamente, sulla base del testo che verrà licenziato dalla Commissione.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Pag. 62
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di giugno 2009:

Martedì 9 giugno (antimeridiana):
Discussione sulle linee generali della mozione Franceschini ed altri n. 1-00185 sull'abrogazione della legge n. 124 del 2008 (lodo Alfano), sulle riforme costituzionali e sugli interventi in tema di giustizia.

Martedì 9 (votazioni dalle 14,30 alle 20,30), mercoledì 10 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 11 giugno (votazioni dalle 9,30 alle 14,30, con eventuale prosecuzione nella giornata di venerdì 12 giugno, con votazioni dalle 9,30 alle 14):
Seguito dell'esame della mozione Franceschini ed altri n. 1-00185 sull'abrogazione della legge n. 124 del 2008 (lodo Alfano), sulle riforme costituzionali e sugli interventi in tema di giustizia.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1415 ed abbinate - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

Lunedì 15 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2468 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile (Approvato dal Senato - scadenza: 27 giugno 2009).

Discussione sulle linee generali della mozione Mogherini ed altri n. 1-00174 concernente iniziative per il disarmo e la non proliferazione nucleare in vista del prossimo vertice del G8.

Martedì 16 (votazioni dalle 14,30 alle 20,30), mercoledì 17 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 18 giugno (votazioni dalle 9,30 alle 14,30). Ai fini della conclusione dell'esame del disegno di legge di conversione, ove necessario, i lavori potranno proseguire, con votazioni, nel pomeriggio di giovedì e nella giornata di venerdì 19 giugno:

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2468 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 aprile Pag. 612009, n. 39, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile (Approvato dal Senato - scadenza: 27 giugno 2009).

Seguito dell'esame della mozione Mogherini ed altri n. 1-00174 concernente iniziative per il disarmo e la non proliferazione nucleare in vista del prossimo vertice del G8.

Nel corso della settimana avrà luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 22 giugno (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge n. 1441-ter-B - Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia (collegato alla manovra di finanza pubblica) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato);
proposta di legge n. 611 ed abbinati - Disposizioni in materia di violenza sessuale;
proposta di legge n. 1090 - Delega al Governo per la riforma della disciplina delle persone giuridiche e delle associazioni non riconosciute, di cui al titolo II del libro primo del codice civile.

Martedì 23 (votazioni dalle 14,30 alle 20,30), mercoledì 24 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 25 giugno (votazioni dalle 9,30 alle 14,30, con eventuale prosecuzione nella giornata di venerdì 26 giugno, con votazioni dalle 9,30 alle 14):

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 1441-ter-B - Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia (collegato alla manovra di finanza pubblica) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato);
proposta di legge n. 611 e abbinati - Disposizioni in materia di violenza sessuale;
proposta di legge n. 1090 - Delega al Governo per la riforma della disciplina delle persone giuridiche e delle associazioni non riconosciute, di cui al titolo II del libro primo del codice civile.

Nel corso della settimana avrà luogo l'eventuale seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

La proposta di legge n. 44 ed abbinate - Disposizioni in materia di sicurezza stradale sarà inserita in calendario ove non si perfezionino le condizioni per il trasferimento alla sede legislativa.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al Resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi relativi all'esame della proposta di legge n. 611 ed abbinati sarà pubblicata successivamente, sulla base del testo che verrà licenziato dalla Commissione.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Pag. 62

Sull'ordine dei lavori (ore 18,05).

LAURA MOLTENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo prendendo spunto da un fatto di cronaca di sabato 23 maggio 2009, che ribattezzerei un ennesimo caso di chi fa politica a scuola. Nella fattispecie, voglio sottolineare che la scuola è il luogo dell'educazione, della cultura, dell'istruzione e della formazione, non il luogo della politica.
Ebbene, cartelli anti-Gelmini, leggo qui. In un'elementare la DIGOS li fa rimuovere. È polemica. Milano, la protesta anti-Gelmini scompare da scuola su invito della polizia. Ieri mattina quattro agenti in borghese hanno fatto visita alla elementare di viale Puglie, in zona Corvetto, dove le insegnanti avevano esposto cartelli alle finestre con scritto «meno 1». Una protesta contro il fatto che nell'istituto, per effetto dei tagli all'istruzione, l'anno prossimo vi sarà un insegnante in meno.
«Sono arrivati all'inizio delle lezioni, dicendo che i cartelloni li avremmo dovuti mettere fuori da scuola, non appesi ai vetri - raccontano le insegnanti - due di loro hanno detto di essere della DIGOS». Dopo aver chiesto le generalità alla vicepreside, gli agenti le avrebbero chiesto di far rimuovere i cartelli. Avvisata del fatto, la preside ha ordinato che tutti i fogli fossero fatti sparire, lì e nell'altra scuola elementare che dirige, nella vicina via Martinengo. La notizia, confermata da diverse maestre presenti all'arrivo della polizia, è comparsa sul sito internet Retescuole.net, portale animato da famiglie e insegnanti impegnati «in difesa della scuola pubblica», e via di seguito. Voglio far presente questo: spesso e volentieri dalla stampa apprendiamo che molti docenti e dirigenti fanno politica, anziché svolgere in pieno il loro ruolo istituzionale. Questo ha il sapore di essere un vizio ereditato dal 1968 (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ma se nelle elementari vi è l'autonomia scolastica, tale autonomia non significa anarchia. Nella scuola dovrebbero essere esposti principi e quant'altro in un'ottica di pluralismo, mentre le idee politiche e la politica vanno svolte fuori dai cancelli dagli istituti scolastici.
Che si sia arrivati a tanto, al punto di un intervento di solerti poliziotti, di appartenenti alle forze di polizia, di poliziotti della DIGOS, in questo caso, perché leggo che si tratta di uomini della DIGOS, la dice lunga sullo status delle nostre scuole. Chiedo che siano inviati gli ispettori in questa scuola in merito a questa faccenda e che, una volta individuate le responsabilità o anche la sussistenza di altri fatti, che si sono succeduti, magari, nel corso del tempo, siano prese le dovute misure disciplinari del caso, che possono, ricordo, arrivare fino alla sospensione degli insegnanti.
Mi stupisce che solo all'arrivo dei poliziotti ci si sia accorti che in ben due scuole c'erano questi cartelli appesi al di qua dei vetri delle scuole. Invece ringrazio le forze di polizia, ringrazio i solerti uomini che presiedono il nostro territorio, che ascoltano il nostro territorio, che sono quotidianamente impegnati, anche, in questo caso, nel ripristinare le regole. Il ruolo che dovrebbe svolgere la scuola è quello dell'educazione e della formazione, non certo della politica. A questi poliziotti esprimo un plauso. Se, dall'altra parte, chiedo un'ispezione, con la valutazione di eventuali provvedimenti del caso, per questa parte ci vorrebbe un encomio, perché è ora di finirla con il perdurare di polemiche politiche che creano disorientamento alle famiglie. Fare politica nelle scuole non è eticamente corretto.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LAURA MOLTENI. Certe situazioni sono oggetto di contrattazione in sede sindacale e non attengono alla formazione, all'educazione e all'istruzione scolastica da svolgersi internamente alle scuole.

Pag. 63

PRESIDENTE. Onorevole Molteni, ricordo che lei può anche presentare un atto di sindacato ispettivo sull'argomento.

STEFANO ALLASIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, cercherò di essere brevissimo. Il mio intervento è riferito a degli atti gravissimi che sono avvenuti qualche minuto fa. Per quello vi era la mia insistenza nell'intervenire, ma non volevo interrompere lo svolgersi e il corretto funzionamento dei lavori dell'Aula.
Si tratta di un attentato che vediamo ormai ripetersi a Torino per l'ennesima volta, perché in queste settimane costantemente, più volte alla settimana, abbiamo avuto visita nelle nostre sedi da parte (ne abbiamo adesso la conferma, essendovi le prove video) di frequentatori di centri sociali. Ma il fatto più grave non è tanto quello di domenica, aver fatto irruzione all'interno della sede di via Poggio, la principale di Torino, ma quello di qualche minuto fa, perché due gruppi di frequentatori di centri sociali (e non uso altri nomi, perché non so come meglio identificarli) hanno spaccato le vetrina e sono entrati all'interno delle sedi di Largo Saluzzo e di Via Cenischia a Torino, buttando poi all'interno dei candelotti fumogeni.
A mio avviso vi dovrebbe essere un interessamento immediato del Ministro dell'interno. E chiedo a lei, signor Presidente, di farsi portavoce di questa nostra istanza come gruppo della Lega Nord, per ristabilire le normali dialettiche, specialmente in campagna elettorale, e affinché episodi del genere si interrompano del tutto; anche perché fatti simili risultano spiacevolissimi proprio a Torino, dove decenni fa si è visto l'inizio di un periodo drammatico della storia della Repubblica italiana. Chiedo perciò alla Presidenza della Camera il suo interessamento; e chiedo scusa per l'interruzione del normale andamento dei lavori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Allasia, la sua richiesta sarà accolta.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, devo dire con un certo rammarico che le argomentazioni portate dalla deputata Molteni sull'episodio che riguarda la scuola richiedono necessariamente un commento, perché abbiamo un ricordo nella nostra storia dei cartelli affissi in cui si diceva: «Qui non si fa politica». E quando si è scritto negli ambienti pubblici «Qui non si fa politica», vi è stato il fascismo; mi auguro che non vogliamo arrivare lì, naturalmente.
In secondo luogo, vorrei ricordare all'onorevole Molteni che, per quanto possa essere discutibile la scelta degli insegnanti, la valutazione circa questo comportamento rientra nelle prerogative del consiglio d'istituto e dell'autonomia scolastica, che (capisco dia molto fastidio all'onorevole Molteni) è parte della Costituzione italiana, e quindi non può essere sottoposta alle forze di polizia, alle forze dell'ordine, che - mi permetto di dire - hanno ben altro da fare che non occuparsi di quattro cartelli nelle scuole, che non fanno altro che esprimere un'opinione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Si può discutere sul buon gusto o meno, ma esprimono un convincimento su provvedimenti che peraltro, come sappiamo, portano qualche piccolo problema alla scuola: 8 miliardi di tagli, 40 mila insegnanti in meno solo per quest'anno, per non parlare degli anni prossimi, 20 mila in meno del personale tecnico-amministrativo; scuole indebitate fino al collo, riduzione del tempo scuola, dalle scuole materne fino ad arrivare agli istituti tecnici, insegnanti che non si trovano, tempo pieno abolito, le famiglie che per il 95 per 100 scelgono viceversa il tempo pieno.
E allora, cara onorevole Molteni, parliamoci molto chiaro e parliamo con chiarezza Pag. 64al Paese: finiranno queste elezioni, e potremo finalmente scoprire che non avete un contenuto sulla scuola? Perché non ho avuto il piacere di sentire dalle sue parole nulla che abbia a che fare con la didattica, con la scuola, col sapere, ma solo ed esclusivamente ancora una volta il divieto, la polizia e l'ordine. Si fidanzi con una ronda padana così siamo tutti più contenti, e la scuola forse migliorerà, tanto più che magari avrà altro di cui occuparsi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Per la risposta ad uno strumento di sindacato ispettivo.

MAURIZIO FUGATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, prendo la parola per sollecitare la risposta ad un'interrogazione, la n. 4-02180, presentata dal sottoscritto lunedì 2 febbraio 2009.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 27 maggio 2009, alle 9,30:

1. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge nn. 44, 419, 471, 649, 772, 844, 965, 1075, 1101, 1190, 1469, 1488, 1717, 1737, 1766, 1998, 2177, 2299, 2322, 2349 e 2406.

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

(ore 15)

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PROPOSTE DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA
alla IX Commissione (Trasporti):
ZELLER e BRUGGER: «Modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di limitazioni nella guida e di sanzioni per talune violazioni» (44).
CONTENTO: «Disposizioni per accrescere la sicurezza della circolazione stradale mediante l'utilizzo della segnaletica orizzontale» (419).
ANNA TERESA FORMISANO: «Modifica all'articolo 126 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di conferma della validità della patente di guida per soggetti post-comatosi» (471).
META ed altri: «Disposizioni in materia di circolazione e di sicurezza stradale» (649).
CARLUCCI: «Modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di guida in stato di ebbrezza o di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti, nonché di iscrizione delle violazioni nell'anagrafe nazionale degli abilitati alla guida» (772).
LULLI ed altri: «Modifica dell'articolo 78 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, per la semplificazione delle procedure relative alla modifica delle caratteristiche costruttive dei veicoli a motore» (844).
CONTE: «Modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di regole di comportamento nell'esecuzione dei servizi di polizia stradale, di limiti all'utilizzo di apparecchi per la rilevazione della velocità e di destinazione delle entrate derivanti dalle sanzioni per la violazione dei limiti di velocità» (965).
VELO ed altri: «Modifiche agli articoli 186 e 187 del codice della strada, di cui al Pag. 65decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di confisca dei veicoli in caso di guida in stato di ebbrezza o di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti» (1075).
BOFFA ed altri: «Introduzione dell'articolo 126-ter del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di certificato a punti di idoneità alla guida di ciclomotori» (1101).
VELO ed altri: «Modifiche agli articoli 188 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e 74 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, in materia di contrassegni per la circolazione e la sosta dei veicoli al servizio delle persone invalide» (1190).
VANNUCCI: «Modifica all'articolo 116 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, per l'introduzione della prova pratica per il conseguimento del certificato di idoneità alla guida di ciclomotori» (1469).
LORENZIN ed altri: «Modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di guida accompagnata dei minori di anni sedici e di esercitazioni di guida» (1488).
MOFFA ed altri: «Disposizioni per il miglioramento della segnaletica stradale e delega al Governo per la riforma del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285» (1717).
MINASSO ed altri: «Modifica dell'articolo 78 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, per la semplificazione delle procedure relative alla modifica delle caratteristiche costruttive dei veicoli a motore» (1737).
GIAMMANCO: «Modifiche agli articoli 186 e 187 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di omicidio commesso a causa della guida in stato di ebbrezza o di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti» (1766).
GUIDO DUSSIN ed altri: «Modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e altre disposizioni in materia di circolazione delle biciclette e di caratteristiche tecniche delle piste ciclabili» (1998).
COSENZA: «Modifiche agli articoli 186 e 187 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di guida in stato di ebbrezza o di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti» (2177).
BARBIERI: «Modifica degli articoli 72, 75, 76, 78, 79 e 80 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di equipaggiamento dei veicoli e di omologazione degli stessi e delle loro dotazioni» (2299).
D'iniziativa del CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO: «Disposizioni per la disciplina e la diffusione della pratica del guidatore designato» (2322).
D'iniziativa del CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO: «Disposizioni in materia di bevande alcoliche e interventi per il miglioramento della sicurezza stradale» (2349).
STASI: «Modifiche agli articoli 126-bis e 208 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di superamento dell'esame per il recupero del punteggio della patente nonché di adempimenti degli enti locali in ordine ai proventi delle sanzioni amministrative» (2406).

(la Commissione ha elaborato un testo unificato).

La seduta termina alle 18,15.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO GIANPAOLO DOZZO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2259

GIANPAOLO DOZZO. L'Accordo sulla Forza multinazionale di pace per l'Europa Pag. 66sud-orientale è stato firmato nel 1998, all'indomani della fine del conflitto in Bosnia, nella speranza di essere avviati verso un periodo di stabilità nei Balcani, e nell'ottica (a posteriori rivelatasi decisamente troppo ambiziosa) di sviluppare l'integrazione delle strutture di difesa dei paesi interessati nell'ambito euro-atlantico. Tutto ciò è passato in secondo piano con l'acuirsi della crisi serbo-kosovara nel 1998-1999.
Il Governo ripropone ora la ratifica dell'Accordo, benché la pax balcanica non possa dirsi raggiunta, alla luce della forzatura dell'indipendenza del Kosovo e delle tensioni mai sopite in Bosnia.
L'Accordo e i successivi Protocolli sono stati firmati da Albania, Bulgaria, Macedonia, Grecia, Italia, Romania e Turchia, mentre gli Stati Uniti, l'Ucraina e la Slovenia partecipano con lo status di osservatori.
La forza multinazionale stabilita dall'Accordo dovrà rendersi disponibile per contribuire a operazioni di prevenzione dei conflitti ovvero di mantenimento, ristabilimento, consolidamento della pace, nonché per interventi prettamente umanitari, nell'ambito di più vaste operazioni guidate dall'Alleanza atlantica o dall'Unione europea su mandato delle Nazioni Unite o dell'OSCE (Organizzazione sulla sicurezza e la cooperazione in Europa).
Operando in ogni caso nello spirito del «Partenariato per la pace» della NATO, la Forza potrà altresì essere messa al servizio di iniziative internazionali intraprese da un numero limitato di Stati, sul modello delle già sperimentate «coalizioni dei volenterosi».
La forza multinazionale si articola in un Comitato direttivo politico-militare, con un segretariato a rotazione biennale tra i vari Paesi; nella Brigata, il cui comando ruota ogni quattro anni, in una brigata del genio per l'assistenza alla popolazione civile, guidata durante le operazioni da una cellula di crisi. L'Italia contribuisce alla Brigata con il 151o reggimento di fanteria «Sassari» - nel quale verranno peraltro inquadrate una compagnia di fanteria albanese e una macedone -, e fornisce una compagnia alla brigata del genio. Inoltre spettano all'Italia due posizioni nel Comando della Brigata, che hanno durata biennale, ma in caso di attivazione della Brigata per operazioni o esercitazioni, l'Italia invierà altri quattro ufficiali e due sottufficiali.
La forza multinazionale non è diretta contro alcuno Stato terzo né mira a costituire un'ulteriore forma di alleanza militare, bensì è aperta ad altri Stati della regione partecipanti alla NATO o al «Partenariato per la pace».
Sulle questioni finanziarie è previsto che mentre i costi di avviamento del Quartier generale della forza saranno a carico della nazione ospitante (4 anni a testa a rotazione), i costi di esercizio e mantenimento della struttura saranno suddivisi tra le parti in proporzione alla rispettiva partecipazione all'organico del Quartier generale. Gli equipaggiamenti acquistati con fondi comuni saranno di proprietà comune delle parti, diversamente dalle retribuzioni, le indennità di vitto e alloggio, le spese di trasporto, da addebitare alle singole nazioni.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO MARIO BARBI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2384-A

MARIO BARBI, Relatore. Onorevoli colleghi, l'Accordo con l'Arabia Saudita sulla cooperazione nel settore della difesa si inserisce in un più ampio quadro di accordi di cooperazione in campo militare che l'Italia ha sempre più frequentemente concluso anche con l'effetto di dare impulso allo sviluppo dell'industria della difesa.
I rapporti tra il nostro Paese e l'Arabia saudita si stanno progressivamente espandendo e rafforzando a tutti i livelli, non solo sul piano economico e commerciale: rappresentiamo infatti il quinto esportatore mondiale in Arabia Saudita ed il primo partner europeo per valore di interscambio. Pag. 67Si registra un crescente interesse per reciproci investimenti produttivi (con la creazione di società di servizi a ciò dedicate), mentre si intensificano i contatti politici e quelli a sostegno del dialogo inter-culturale.
In particolare in campo politico i due paesi condividono la necessità di favorire la pacificazione e la stabilizzazione del Medio Oriente e di procedere verso una maggiore integrazione nel contesto internazionale della penisola arabica e dell'Arabia saudita in particolare, come si è evidenziato nel convinto sostegno offerto dal Governo italiano alla realizzazione di un accordo di libero commercio tra l'Unione europea ed il Consiglio di cooperazione del Golfo, all'attuazione di un pacchetto di misure di liberalizzazione e di integrazione derivanti dall'adesione di Riad all'Organizzazione mondiale del commercio ed alle iniziative di contrasto del terrorismo internazionale.
Mi sembra inoltre opportuno sottolineare come, all'interno di un quadro istituzionale che permane profondamente autoritario - la monarchia saudita ha i tratti di una monarchia assoluta - l'Arabia saudita stia vivendo un'interessante stagione politica segnata da tentativi di riforma e da grandi aspettative di cambiamento. L'avvento del re Abdullah bin Abdulaziz Al-Saud nel 2005 ha infatti inaugurato una nuova fase caratterizzata da una maggiore apertura dello spazio politico. I tentativi di riforma hanno riguardato l'avvio di un più assiduo confronto politico interno sulle questioni urgenti che interessano lo sviluppo del paese all'interno del cosiddetto National Dialogue Project, il conferimento di maggiori libertà - o forse è meglio dire di minori restrizioni - alle donne e l'indizione di elezioni municipali che hanno testimoniato la volontà di inclusione nei confronti di alcuni segmenti della popolazione tradizionalmente esclusi dalla partecipazione alla vita pubblica, in particolare gli sciiti delle regioni orientali.
L'intesa al nostro esame - sottoscritta nel corso della precedente legislatura - si ispira ai principi stabiliti dalla Carta delle Nazioni Unite (come si precisa nella relazione illustrativa del disegno di legge) e, nel rispetto delle rispettive normative nazionali e degli impegni assunti a livello internazionale, sostituirà - una volta entrato in vigore - il precedente accordo tra le due Parti stipulato nel 1993. Quanto alla normativa nazionale da rispettare ricordo la legge 9 luglio 1990, n. 185, che disciplina l'esportazione dei materiali di armamento e che prevede due procedure di autorizzazione: l'una ordinaria, che si caratterizza per una serie incisiva di controlli e di garanzie; l'altra semplificata, ove siano interessati paesi membri dell'Unione europea o dell'Alleanza atlantica ovvero paesi con cui siano intercorse «apposite intese intergovernative». Il tema è stato posto in Commissione. Sta al Governo specificare quale delle due procedure si applichi all'accordo in discussione.
Venendo ai contenuti dell'Accordo in esame, ricordo che esso si compone, oltre che di un breve Preambolo, di sette articoli.
L'articolo 1 delinea le forme nelle quali la cooperazione si concretizzerà, tra le quali: elaborazione di programmi addestrativi di reciproco interesse; scambio di visite e di informazioni nel settore addestrativo e dei materiali; scambio di informazioni tecniche per favorire le società produttrici di materiali per la difesa.
L'articolo 2 prevede l'istituzione di un Comitato Misto Consultivo - le cui riunioni si svolgeranno alternativamente in Italia e in Arabia Saudita - con il compito di assicurare l'attuazione dell'Accordo.
Con l'articolo 3 le Parti si impegnano ad informare gli Enti interessati e a fare in modo che essi onorino gli impegni contrattuali assunti, nell'ambito di quanto è oggetto dell'Accordo in esame. È altresì prevista l'assistenza delle Parti ai contraenti dell'altra Parte nelle fasi di negoziazione contrattuale.
L'articolo 4 disciplina la protezione dello scambio di informazioni, documenti e materiali classificati rinviando alle rispettive normative interne. L'articolo, inoltre, chiarisce che tali informazioni potranno Pag. 68essere utilizzate solo per le finalità delineate dall'Accordo e non potranno essere fornite a terzi senza l'assenso scritto della Parte cedente.
Con l'articolo 5, le Parti si riservano di integrare successivamente l'Accordo stesso attraverso la stipula di Annessi su specifici aspetti. Inoltre, programmi di cooperazione di impegno rilevante potranno essere regolati da specifiche intese tecniche che dovranno basarsi sui principi generali dell'Accordo.
Le controversie circa l'applicazione o l'interpretazione dell'Accordo saranno risolte dalle Parti nell'ambito del Comitato misto consultivo. Solo in seconda istanza è previsto - eventualmente - il ricorso ai canali ufficiali (articolo 6).
L'articolo 7 contiene le disposizioni finali relative all'entrata in vigore e alla denuncia dell'Accordo, la cui durata è di cinque anni, rinnovati di cinque anni in cinque anni se nessuna delle due Parti lo denuncia (almeno sei mesi prima della scadenza). L'articolo precisa che l'Accordo rinnova, come accennato, il precedente Accordo fra Italia e Arabia saudita del 17 febbraio 1993.
Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica si compone di quattro articoli. I primi due recano, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione; il quarto fissa invece l'entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica il giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
L'articolo 3 disciplina la copertura degli oneri finanziari derivanti dall'attuazione dell'Accordo. Accogliendo una condizione posta dalla Commissione Bilancio, con un apposito emendamento, gli oneri sono stati valutati in 18.620 (duemila in meno di quanti indicati erroneamente nel testo iniziale) ad anni alterni - a cui si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2009-2011, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, con parziale utilizzo dell'accantonamento relativo al Ministero degli Affari esteri. Tali oneri, come precisato nella relazione tecnica, sono da ricondursi all'invio di funzionari - ogni due anni - alle riunioni in Arabia saudita del Comitato misto consultivo di cui all'articolo 5 dell'Accordo.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO GIANPAOLO DOZZO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2384-A

GIANPAOLO DOZZO. L'Accordo con l'Arabia Saudita sulla cooperazione nel settore della difesa si inserisce nell'ampio quadro di accordi di cooperazione in campo militare che l'Italia ha sempre più frequentemente concluso anche al fine di dare impulso allo sviluppo dell'industria della difesa.
L'intesa si ispira ai principi stabiliti dalla Carta delle Nazioni Unite (come si precisa nella relazione illustrativa del disegno di legge) e, nel rispetto delle rispettive normative nazionali e degli impegni assunti a livello internazionale, sostituirà - una volta entrato in vigore - il precedente accordo tra le due Parti stipulato nel 1993.
La cooperazione militare si concretizzerà nella elaborazione di programmi addestrativi di reciproco interesse; scambio di visite e di informazioni nel settore addestrativo e dei materiali; scambio di informazioni tecniche per favorire le società produttrici di materiali per la difesa.
È prevista la costituzione di un Comitato misto consultivo - le cui riunioni si svolgeranno alternativamente in Italia e in Arabia Saudita - per l'attuazione dell'Accordo, e le cui spese costituiscono l'unico onere finanziario del provvedimento, valutato in 20.620 euro ad anni alterni (per pagare il viaggio ai componenti fino in Arabia Saudita).

Pag. 69

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO ANGELO COMPAGNON SULLE MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE PER LA PREVENZIONE E LA CURA DELL'AIDS

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con le mozioni in esame affrontiamo un problema estremamente importante e che impone un'attenta riflessione visti i dati relativi alla diffusione dell'AIDS che colpiscono drammaticamente anche l'Italia.
I numeri che rappresentano le vittime colpite dall'AIDS dall'inizio del suo propagarsi dal 1981 ad oggi, sono sconcertanti. L'HIV ha fatto registrare in Italia oltre 60 mila casi di AIDS. Nel decennio 1995-2005 il trend di crescita era rallentato, mentre oggi l'infezione ha ricominciato a propagarsi intensamente. Negli ultimi tre anni si sono registrati circa quattromila nuovi casi di contagio l'anno.
Queste mozioni sono estremamente importanti proprio perché permettono di mantenere alta la vigilanza su un problema, tutt'altro che risolto, ma anche per suggerire nuovi interventi, che si impongono, vista la diversa epidemiologia attuale della malattia. È una malattia ormai endemica anche nella nostra nazione, come in nord America, e non più epidemica come in altre zone quali l'Africa.
Nell'Africa subsahariana vive il 67 per cento delle persone sieropositive (33 milioni a livello mondiale, in aumento rispetto ai 29,5 del 2001). Il virus però dilaga sempre più anche in Paesi come India e Cina, nelle aree dove le nuove sacche di povertà restano più esposte al rischio di contagio e pesano le condizioni di indigenza e la mancanza di prevenzione.
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità il test precoce e l'immediata terapia antiretrovirale per i diagnosticati positivi potrebbe ridurre le infezioni del 95 per cento in dieci anni.
Le organizzazioni non governative, in occasione della Giornata mondiale di lotta all'AIDS hanno sollecitato i Governi a rispettare gli impegni presi per il 2010, data fissata dall'Onu per il raggiungimento del sesto obiettivo del Millennio, vale a dire rendere possibile l'accesso universale ai servizi di prevenzione, cura e supporto per HIV/AIDS.
Il problema purtroppo, non è circoscritto solo ad alcuni Paesi teatro originario della malattia, ma si è drammaticamente esteso anche ai Paesi occidentali dove le cure sono accessibili; la questione è resa ancor più grave dai nuovi contagi, dovuti al fatto che si sta abbassando la guardia tra gli eterosessuali e le persone prima ritenute meno a rischio.
Purtroppo, non è irrilevante il fatto che il quadro, se prima era composto soprattutto da una popolazione omosessuale, adesso è formato da una maggioranza di popolazione eterosessuale, con implicazioni nel turismo sessuale. Per esempio, i dati dicono che dal 1985 al 1999 il 58 per cento dei sieropositivi era formato da tossicodipendenti e soltanto il 21 per cento erano eterosessuali. Dal 2000 al 2008 i numeri di questa popolazione sono cambiati e, attualmente, la percentuale degli eterosessuali è del 65 per cento e solo il 16 per cento sono gli omosessuali. Vi è quindi un cambiamento dell'epidemiologia.
Nei Paesi occidentali, i farmaci e la terapia antiretrovirale hanno permesso una sopravvivenza maggiore di questi malati e un maggior controllo della malattia; aumentando però il numero dei malati, che nel 2001 erano sessanta e adesso sono cento, è aumentata anche la possibilità di trasmissione del virus.
In Europa occidentale e centrale, dall'inizio dell'epidemia ad oggi, sono circa 740 mila le persone infettate dal virus dell'HIV e di queste 165 mila sono morte.
Le relazioni di Euro HIV e UNAIDS (il programma congiunto delle Nazioni Unite sull'HIV e l'AIDS) confermano che il numero di nuovi contagi continua a crescere «ad un tasso preoccupante» nell'Unione europea e che in alcuni Paesi il numero di persone che si stima siano contagiate dall'HIV «è di quasi tre volte superiore alle cifre ufficiali». Pag. 70
Tuttavia, nonostante l'aumento del numero di infezioni da virus dell'HIV, si registra una costante diminuzione del numero di casi di AIDS nell'Unione europea, rispetto al 1999, dovuto proprio alle nuove cure.
Si impone un'alta vigilanza su questo problema proprio perché la malattia è trasmissibile e i malati sono più numerosi. Si impongono anche nuove strategie, come la diffusione del test prevista dalle mozioni, per giungere a una diagnosi e, soprattutto, a una diagnosi precoce.
L'HIV summit Italia 2009, che si è tenuto a Roma il 19 marzo scorso, ha confermato la drammatica espansione di una malattia che porta con sé, oggi anche il rischio dell'«allarme sommerso», costituito dal fatto che il 55 per cento dei sieropositivi, venendo a conoscenza del proprio stato già a malattia progredita, non solo non inizia le cure ma causa il contagio inconsapevole.
Tutto ciò accade perché si è abbassata l'attenzione sul fenomeno, anche a causa di poche iniziative e ridotti canali di informazione volti a sensibilizzare l'opinione pubblica in materia di prevenzione e trattamento dell'HIV.
Non può essere sottovalutato neanche il problema dei neonati e dei minori esposti al rischio di contagio. L'allarme diffuso dall'Unicef è alimentato dal fatto che solo nel 2007, 290 mila piccole vittime dell'HIV hanno contratto il virus dalla madre nella gravidanza, al parto oppure in allattamento.
Attraverso la mozione in esame, intendiamo promuovere campagne di sensibilizzazione e di informazione, anche verso le future madri, in ordine alle possibili modalità di trasmissione.
Signor Presidente, riteniamo necessario, attraverso la già prevista ricostituzione della Commissione nazionale per la lotta contro l'AIDS, adottare linee guida organiche e dettagliate, sostenendo ogni utile iniziativa volta ad aumentare l'attenzione nei confronti della sieropositività e a rendere più facile l'accesso ai test, strumento essenziale per individuare e combattere la malattia sin dal suo primo manifestarsi.

Pag. 71

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Mozione n. 1-00185 - Abrogazione della legge n. 124 del 2008, riforme costituzionali e interventi in tema di giustizia

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 18 minuti
Partito Democratico 1 ora e 7 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 18 minuti
Movimento per l'Autonomia 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Ddl n. 1415 e abb. - Intercettazioni telefoniche

Seguito dell'esame: 14 ore.

Relatore per la maggioranza 30 minuti
Relatori di minoranza 30 minuti (complessivamente)
Governo 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 2 ore
Interventi a titolo personale 1 ora e 57 minuti (con il limite massimo di 17 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 8 ore e 23 minuti
Popolo della Libertà 2 ore e 19 minuti
Partito Democratico 2 ore e 23 minuti
Lega Nord Padania 1 ora e 12 minuti
Unione di Centro 59 minuti
Italia dei Valori 56 minuti
Misto: 34 minuti
Movimento per l'Autonomia 16 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 6 minuti

Pag. 72 Mozione n. 1-00174 - Iniziative per il disarmo e la non proliferazione nucleare in vista del prossimo vertice G8

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 18 minuti
Partito Democratico 1 ora e 7 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 18 minuti
Movimento per l'Autonomia 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 73 Ddl n. 1441-ter-B - Disposizioni in materia di imprese ed energia (collegato)

Tempo complessivo: 18 ore e 30 minuti, di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 12 ore e 30 minuti.
  Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 30 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   1 ora
Interventi a titolo personale 56 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 57 minuti (con il limite massimo di 17 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 14 minuti 8 ore e 23 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 4 minuti 2 ore e 19 minuti
Partito Democratico 56 minuti 2 ore e 23 minuti
Lega Nord Padania 37 minuti 1 ora e 12 minuti
Unione di Centro 34 minuti 59 minuti
Italia dei Valori 33 minuti 56 minuti
Misto: 30 minuti 34 minuti
Movimento per l'Autonomia 15 minuti 16 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti 6 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti 6 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 5 minuti 6 minuti
Pag. 74

Pdl n. 1090 - Persone giuridiche e associazioni non riconosciute

Tempo complessivo: 13 ore e 30 minuti, di cui:

  • discussione generale: 6 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame: 7 ore.
  Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici   30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 4 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 39 minuti 4 ore e 36 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 14 minuti 1 ora e 22 minuti
Partito Democratico 1 ora e 5 minuti 1 ora e 11 minuti
Lega Nord Padania 40 minuti 38 minuti
Unione di Centro 36 minuti 33 minuti
Italia dei Valori 34 minuti 32 minuti
Misto: 30 minuti 20 minuti
Movimento per l'Autonomia 15 minuti 8 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti 4 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti 4 minuti
Repubblicani, Regionalisti, Popolari 5 minuti 4 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Franceschini e a 1-161 393 393 197 183 210 79 Resp.
2 Nom. Moz. Iannaccone e a 1-168 rif. 393 356 37 179 180 176 79 Appr.
3 Nom. Moz. Vietti e a 1-170 rif. 394 188 206 95 177 11 79 Appr.
4 Nom. Moz. Cicchitto,Cota e a 1-171 n.f. 393 387 6 194 211 176 79 Appr.
5 Nom. Moz. Di Giuseppe e a 1-172 rif. 391 182 209 92 182 79 Appr.
6 Nom. Moz. Mancuso e a 1-136 365 365 183 365 79 Appr.
7 Nom. Moz. Farina Coscioni e a 1-133 368 365 3 183 365 79 Appr.
8 Nom. Moz. Livia Turco e a 1-166 366 364 2 183 361 3 79 Appr.
9 Nom. Moz. N. F. Testa e a 1-167 369 369 185 369 79 Appr.
10 Nom. Moz. Palagiano e a 1-173 n.f. 371 368 3 185 368 79 Appr.
11 Nom. Moz. Franceschini e a 1-165 p I rif. 376 371 5 186 371 79 Appr.
12 Nom. Moz. Franceschini e a 1-165 p II 373 373 187 176 197 79 Resp.
13 Nom. Moz. Vietti e a 1-178 p. I rif. 373 360 13 181 360 79 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 25)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Moz. Vietti e a 1-178 p. II 374 374 188 178 196 79 Resp.
15 Nom. Moz. Borghesi e a 1-181 rif. 376 362 14 182 356 6 79 Appr.
16 Nom. Moz. Cicchitto e a 1-184 376 369 7 185 369 79 Appr.
17 Nom. ddl 2259 - articolo 1 371 371 186 371 79 Appr.
18 Nom. articolo 2 365 365 183 365 79 Appr.
19 Nom. articolo 3 372 372 187 372 79 Appr.
20 Nom. ddl 2259 - voto finale 375 375 188 375 79 Appr.
21 Nom. ddl 2384-A - articolo 1 371 369 2 185 369 79 Appr.
22 Nom. articolo 2 370 369 1 185 369 79 Appr.
23 Nom. articolo 3 369 368 1 185 368 79 Appr.
24 Nom. articolo 4 369 368 1 185 368 79 Appr.
25 Nom. ddl 2384-A - voto finale 371 369 2 185 369 79 Appr.