Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

Cerca nel sito

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Per visualizzare il contenuto multimediale è necessario installare il Flash Player Adobe e abilitare il javascript

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute >>

XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 171 di martedì 5 maggio 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 11,35.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 30 aprile 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balocchi, Bindi, Boniver, Brugger, Cirielli, Cossiga, Galati, Jannone, Lo Monte, Lusetti, Mazzocchi, Melchiorre, Menia, Migliavacca, Molgora, Mura, Pescante, Ravetto, Rigoni, Saglia e Scajola sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative di competenza del Ministero per i beni e le attività culturali in merito al progetto di alienazione di quattro palazzi storici del comune di Verona - n. 3-00137)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Maria Giro, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Fogliardi n. 3-00137, concernente iniziative di competenza del Ministero per i beni e le attività culturali in merito al progetto di alienazione di quattro palazzi storici del comune di Verona (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, con riferimento all'interrogazione presentata dall'onorevole Fogliardi, concernente la vendita da parte del comune di Verona di palazzo Forti, palazzo Pompei, palazzo Gobetti e dell'ex convento di San Domenico, immobili di proprietà del comune di Verona soggetti alle disposizioni di cui all'articolo 55 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (codice dei beni culturali e del paesaggio), rappresento che la competente direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto, in data 9 gennaio 2006, su parere istruttorio favorevole espresso dalla soprintendenza di settore, ha autorizzato, ai sensi dell'articolo 57 del citato codice, l'alienazione rispettivamente di palazzo Pompei e di palazzo Gobetti.
L'autorizzazione è stata rilasciata alle seguenti condizioni: qualsiasi intervento dovrà essere preventivamente autorizzato ai sensi dell'articolo 21, comma 4, del codice dei beni culturali; eventuali interventi Pag. 2sia strutturali, sia di finitura, dovranno essere rivolti alla conservazione e all'utilizzo di materiali e tecniche compatibili con l'esistente; il mantenimento sia delle strutture portanti verticali e orizzontali, sia della suddivisione interna, laddove di importanza storica; dovranno essere autorizzati cambi di destinazione d'uso anche parziali; infine, dovranno essere conservati tutti gli elementi di interesse storico, artistico e architettonico, sia all'interno, sia sui prospetti, e rispettate le condizioni per l'inserimento degli impianti negli edifici tutelati ai sensi della normativa vigente e nel rispetto delle logiche distributive, al fine di non interferire con l'integrità delle strutture.
In data 25 settembre 2008 la direzione regionale ha autorizzato l'alienazione dell'immobile denominato ex convento di San Domenico, dando seguito, anche in questo caso, al parere istruttorio emanato dalla citata soprintendenza. Detta autorizzazione è stata rilasciata alle condizioni che di seguito si riassumono: obbligo di effettuazione, preliminarmente a qualsiasi intervento, di adeguati sondaggi e rilievi stratigrafici murali volti a ricostituire le fasi di evoluzione storica del complesso e la presenza di decorazioni o pitture al di sotto degli attuali intonaci o rivestimenti; cautele specifiche da porre in essere in occasione dei lavori, volte ad assicurare un adeguato inserimento degli impianti, e divieto di realizzare suddivisioni interne eccessive a favore della ricomposizione possibile degli spazi storici del complesso conventuale; in caso di scavi o interventi nel sottosuolo, gli stessi dovranno essere eseguiti sotto la sorveglianza della soprintendenza per i beni archeologici.
In relazione a quanto rappresentato, sottolineo che il soprintendente, ai sensi dell'articolo 55-bis del codice dei beni culturali, qualora verifichi l'inadempimento, da parte dell'acquirente, delle obbligazioni suddette, fermo restando l'esercizio del potere di tutela, darà comunicazione delle accertate inadempienze all'amministrazione alienante, ai fini della risoluzione di diritto dell'atto di alienazione.
In ordine al paventato rischio che «i suddetti spazi storici di interesse culturale siano soggetti ad alienazione, con destinazione d'uso residenziale, direzionale e commerciale», faccio presente che, come ho già detto, i provvedimenti autorizzativi prescrivono, tra l'altro, che i cambi di destinazione d'uso, anche parziali, degli immobili in questione debbano essere preventivamente autorizzati dalla competente soprintendenza per i beni architettonici, ai sensi dell'articolo 20, comma 1, del citato codice dei beni culturali, che non consente usi non compatibili con il loro carattere storico-artistico.
Per quanto riguarda palazzo Forti, rappresento che è stato sottoposto al procedimento di verifica di cui all'articolo 12 del codice dei beni culturali e del paesaggio, all'esito del quale la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto, con provvedimento del 3 giugno 2008, ne ha riconosciuto l'interesse culturale; che ha attualmente destinazione museale - vi ha sede la galleria comunale d'arte moderna - mentre alcune unità afferenti al complesso sono adibite ad uso residenziale e commerciale; in pendenza del predetto procedimento di verifica, il comune di Verona, con nota del 22 aprile 2008 indirizzata alla soprintendenza per i beni architettonici, ha presentato richiesta di autorizzazione ad alienare l'immobile in questione, ai sensi dell'articolo 55 del citato decreto legislativo n. 42 del 2004; all'esito dell'espletamento della fase istruttoria, la citata soprintendenza di settore ha espresso parere negativo all'alienazione delle parti del palazzo attualmente adibite a museo, nonché degli spazi promiscui, a garanzia delle uscite di sicurezza del museo stesso, mentre ha ritenuto di pronunciarsi favorevolmente in relazione alle parti dell'immobile adibite ad uso residenziale e commerciale.
La soprintendenza ha peraltro segnalato alla predetta direzione regionale del Veneto - organo competente ad adottare il provvedimento autorizzativo di alienazione, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, lettera h) del decreto del Presidente della Repubblica 26 novembre 2007, n. 233 - il Pag. 3perdurare di alcune carenze istruttorie nell'istanza del comune di Verona, non sanate dalle integrazioni fornite dall'amministrazione comunale con due comunicazioni datate 16 maggio e 30 giugno 2008. In particolare, la soprintendenza ha evidenziato come l'istanza in parola ometta o indichi in modo insufficiente il programma delle misure necessarie ad assicurare la conservazione del bene, gli obiettivi di valorizzazione che si intendono perseguire con l'alienazione, le modalità e i tempi previsti per il loro conseguimento nonché le modalità di fruizione pubblica del bene, anche in rapporto con la situazione conseguente alle precedenti destinazioni d'uso. A tale ultimo proposito, faccio presente che, a fronte delle richieste di integrazione formulate al comune di Verona, ad oggi non è stata rilasciata alcuna autorizzazione ad alienare l'immobile di palazzo Forti, attesa la necessità di acquisire ulteriori elementi tali da rendere la richiesta di autorizzazione conforme alle prescrizioni di cui all'articolo 55, comma 2, del predetto codice dei beni culturali.
Comunico, infine, che alcuni discendenti del professor Achille Forti, autore del lascito di palazzo Forti a favore del comune di Verona, nell'intento di opporsi all'alienazione, hanno adito il tribunale di Verona, attivando un procedimento ex articolo 700 del codice di procedura civile (causa n. 11892/2008), attualmente pendente davanti alla citata autorità giudiziaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Fogliardi ha facoltà di replicare.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto molto parzialmente, per non dire molto poco, in quanto la risposta del sottosegretario - che, in ogni caso, ringrazio - si riduce ad alcuni fatti che sono noti e conosciuti. Faccio presente che dalla data di presentazione sono passati diversi mesi. L'interrogazione è stata presentata in settembre, pertanto molti eventi si sono verificati nel frattempo: la causa pendente davanti al tribunale di Verona, promossa dall'erede Forti per il palazzo principale e più importante, è stata anche accompagnata da una raccolta di firme di migliaia e migliaia di cittadini veronesi, inorriditi di fronte a scelte di questo tipo. Stiamo parlando di palazzi di prestigio, di una valenza architettonico-culturale e di una destinazione pressoché uniche, direi, o quasi. È quindi relativa la risposta del sottosegretario, in quanto sarebbe bene capire come la soprintendenza e la direzione regionale competente intendano intervenire in questo caso, dal momento che a quest'ultima spetta l'ultima parola.
Mi fa piacere sentire riconosciuta la carenza di istruttoria e, quindi, la necessità della sospensione, in quanto tutta l'istruttoria presenta numerose carenze. Mi è parso, poi, di capire che si parla di parziali destinazioni d'uso. Il buonsenso, la prassi e la norma vogliono che quando si parla di parziali destinazioni ci si riferisca a quelle appendici, a quei servizi che possono essere collaterali, ma qui si parlava di destinare a negozi, bar e ristoranti palazzi di una bellezza e di una valenza uniche e incomparabili.
Pertanto, nel rinnovare il ringraziamento, auspico che la competente direzione regionale, e conseguentemente il Ministero ad essa preposta, possano esercitare quella attenzione, quella vigilanza e quel controllo fondamentali per una città come Verona. Mi permetto in questa sede di sottolinearlo, anche alla luce di una risposta scritta che ho ricevuto pochi giorni fa su un altro fatto molto grave che riguarda la città di Verona, vale a dire l'improvvisa soppressione di una mostra del Louvre a palazzo della Gran Guardia dopo che era stata pubblicizzata in mezzo mondo. Improvvisamente, ancora non ne conosciamo il motivo, è stata annullata, con ingenti spese affrontate e con un danno di immagine incommensurabile per la città di Verona. Questi eventi ulteriori, relativi a vendite di palazzi storici, si aggiungono ad un degrado culturale da parte di chi oggi ha la responsabilità amministrativa della città, e lasciano perplessi e stupiti non solo i cittadini veronesi, ma quanti hanno a cuore le bellezze Pag. 4del nostro Paese e, tra queste, le bellezze di una città come Verona. Essa giustamente è considerata una delle più belle città d'Italia e anche, mi permetto di aggiungere, una delle più belle città del mondo, che ha un afflusso e una risonanza se non altro legati alla struttura lirica dell'arena e alla piazza Bra, che sono alcuni dei massimi punti di attrazione.

PRESIDENTE. Avrebbe potuto aggiungere che è una delle città che stanno a cuore alla letteratura europea: «Romeo, Romeo perché sei tu Romeo?»..

(Progetto di spostamento del comando artiglieria contraerea dell'Esercito da Padova a Sabaudia - n. 3-00193)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Giuseppe Cossiga, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ascierto n. 3-00193, concernente il progetto di spostamento del comando artiglieria contraerea dell'Esercito da Padova a Sabaudia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

GIUSEPPE COSSIGA, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, la questione sollevata rientra in un più ampio quadro relativo al processo di ristrutturazione e di snellimento dell'organizzazione militare volto ad ottimizzare tutte le componenti delle Forze armate, ossia quelle di vertice, quelle dell'area operativa e logistica, quelle dell'organizzazione territoriale e, naturalmente, anche quelle relative alla formazione.
In sostanza, come è noto, si intende perseguire soluzioni tese ad ottenere un migliore rapporto costo-efficacia attraverso la soppressione di strutture ormai non più funzionali e la ridefinizione delle funzioni di comandi e di enti, anche attraverso il loro accorpamento, per quanto possibile, in chiave interforze, e comunque al fine di perseguire l'assenza di sovrapponibilità funzionale e territoriale. Su questo processo di revisione organizzativa ha inciso di recente anche l'indirizzo adottato in tema di ottimizzazione ed efficientamento della spesa, che ha imposto di orientarsi sulle esigenze operative ritenute prioritarie.
In questo quadro, confermata la necessità di salvaguardare le capacità operative dello strumento, l'Esercito ha avviato un'azione di rimodulazione delle strutture territoriali, amministrative e di supporto accorpando, come si diceva, ove possibile, funzioni analoghe, allo scopo di adeguare il proprio assetto organizzativo ai nuovi limiti, sia di natura organica che di risorse finanziarie disponibili.
In questo contesto, si inserisce il progetto, che è nella fase terminale di studio e di definizione, volto a definire un comando artiglieria contraerea in Sabaudia, così da allocare in un'unica sede le funzioni del centro di addestramento e sperimentazione artiglieria contraerea, che è già qui stanziato, e quelle del comando brigata artiglieria contraerea, che attualmente è dislocato a Padova, al fine di ottimizzare le capacità che tali comandi esprimono e, allo stesso tempo, di realizzare delle economie in termini sia di strutture organizzative, sia di costi per il mantenimento delle infrastrutture.
Da questo punto di vista, come dicevo, si tratta ancora di un progetto che è nella fase terminale di studio. Tuttavia, lo spostamento del comando artiglieria contraerea da Padova a Sabaudia e la contestuale chiusura della caserma «Romagnoli» sono, in effetti, previsti entro l'anno corrente.
Si assicura, comunque, come è tradizione per le Forze armate e come è peraltro previsto da apposita normativa, che a premessa di ogni decisione non saranno naturalmente trascurate, fatte salve le esigenze operative, le particolari esigenze familiari rappresentate dal personale nonché l'area geografica di possibile gradimento per un eventuale futuro reimpiego del personale stesso.

PRESIDENTE. L'onorevole Ascierto ha facoltà di replicare.

Pag. 5

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, comincio la mia replica dalla parte conclusiva della risposta, per ringraziare il Governo per la sensibilità dimostrata nei confronti del personale. Possiamo anche pensare alla ristrutturazione e allo snellimento in termini di costi-efficacia, ma non possiamo dimenticare il fattore umano, che non ha nulla a che vedere con queste ristrutturazioni. Possiamo spostare dal nord al sud qualsiasi comando, chiudere qualsiasi caserma, ma non possiamo usare lo stesso sistema nei confronti delle persone, delle professionalità e, soprattutto, dei militari, che hanno una dignità e un senso di rispetto sociale che vanno oltre quelli che sono le infrastrutture e i mezzi.
Pertanto, apprezzo il fatto che saranno poste in evidenza le esigenze del personale di quei reparti che verranno chiusi e che, quindi, tali esigenze verranno soddisfatte. Quando si presta servizio e si ha una famiglia si tratta di un problema sociale importante: si acquista un immobile, se non vi è una casa dell'amministrazione, e, quindi, si affronta un impegno economico importante. Dunque, quando si chiude un reparto non è che possiamo dire: scusate, avete investito, non fa niente, ne riparleremo poi in seguito. Occorre rispetto delle esigenze sociali.
Nutro un po' di perplessità sulla ristrutturazione e lo snellimento, così come stanno avvenendo. Tuttavia, devo ammettere che a fronte delle esigenze di razionalizzazione qualche decisione va presa e, quindi, a volte le decisioni hanno proprie dinamiche.
Tuttavia, sul rapporto costi-efficacia nutro ancora dubbi maggiori. Questi immobili, soprattutto quelli del comando di Padova, hanno subito delle ristrutturazioni, perché si tratta di un palazzetto importante e storico. Abbiamo investito somme di denaro notevoli, e anche la stessa caserma «Romagnoli», che deve essere chiusa, in questi anni è stata oggetto di stanziamenti per ammodernamenti. Evidentemente, negli anni passati vi era sicuramente un'idea di razionalizzazione diversa rispetto a quella attuale che, quindi, rispetto come azione del Governo. Ma un comando, di solito, deve avere intorno i propri reparti, e la contraerea è formata da otto reparti (Padova, Rovigo, Ravenna, Mantova, Cremona, Bologna, Rimini e poi Sabaudia). Dove trasferiamo il comando? A Sabaudia, cioè nel posto più lontano rispetto ai reparti.
È vero che con la modernità vi sono addirittura - in settori non militari, ma civili - alcuni call-center che vengono installati in India, per rispondere poi alle esigenze dell'Italia: questo è tutto dire! Si potrebbe anche dire che Sabaudia va bene e che, grazie al cielo, vi sono le telecomunicazioni e, quindi, si può rimanere vicini. Ma l'azione di comando è fatta non solo di strumenti, in quanto essa si svolge anche attraverso l'esercizio e il rapporto tra gli uomini e, nella struttura militare gerarchica, è fondamentale il rapporto umano.
Allora mi domando se questa sia una razionalizzazione e se vi sia stato uno studio approfondito. Avevo chiesto uno studio approfondito ma, pur essendo stato in una struttura istituzionale militare, ammetto tranquillamente le mie lacune sulle strategie generali.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FILIPPO ASCIERTO. Tuttavia, con estrema semplicità posso capire e vedere che le cose in fondo non quadrano sotto il profilo tecnico e umano.

(Ragioni del diniego da parte dell'Agenzia italiana del farmaco dell'autorizzazione all'immissione in commercio di farmaci generici a base di omega 3 - n. 3-00415)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Francesca Martini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Vitali n. 3-00415, concernente ragioni del diniego da parte dell'Agenzia italiana del farmaco Pag. 6dell'autorizzazione all'immissione in commercio di farmaci generici a base di omega 3 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni).

FRANCESCA MARTINI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha precisato che nel corso del 2005 le aziende farmaceutiche Promedica, Master Pharma e Chiesi hanno presentato domanda di autorizzazione all'immissione in commercio per i rispettivi prodotti a base di omega 3, che venivano richiesti come «essenzialmente simili» al medicinale «Seacor» della società Pfizer, autorizzato in Italia dal 2001.
A tal riguardo, l'AIFA ha inteso sottolineare la volontà di completare e concludere l'iter procedurale delle autorizzazioni all'immissione in commercio nel più breve tempo possibile, fermo restando in ogni caso l'obbligo di effettuare tutte le fasi tecniche ed i passaggi amministrativi imposti dalla normativa in vigore.
La commissione tecnico scientifica dell'AIFA ha approvato le relative domande nel dicembre 2005, anche se le società richiedenti non avevano presentato il richiesto studio di bioequivalenza; tale studio è stato poi presentato nei primi mesi del 2006.
Successivamente, nel mese di aprile 2006, la CTS, dopo la verifica brevettuale e della bioequivalenza, esprimeva il proprio parere nella fase negoziale di determinazione del prezzo; nella seduta del 6 e 7 giugno 2006, sulla base di una nota di sommaria valutazione non firmata, si limitava a prendere atto della documentazione di bioequivalenza presentata dalle tre aziende.
A questi passaggi procedurali ha fatto seguito un periodo di silenzio amministrativo, correlato sostanzialmente al ricorso presentato presso il tribunale di Roma dalla società Pronova Biocare, che si opponeva al rilascio delle autorizzazioni all'immissione in commercio in quanto queste avrebbero costituito contraffazione al brevetto di cui la Pronova è titolare ed inoltre non sarebbe stata adeguatamente dimostrata la bioequivalenza tra il «Seacor» Pfizer (di cui la Pronova è concessionaria del brevetto) e i medicinali generici in questione.
L'AIFA, con una nota dell'8 maggio 2008, confermava la sospensione dell'iter procedurale, in attesa che il tribunale di Roma si pronunciasse in merito alla vertenza brevettuale; tuttavia, nel novembre 2008, con il consenso della CTS, ha richiesto un parere legale sulla problematica.
Tale parere (in data 16 dicembre 2008) evidenziava che la legge vigente non impone all'AIFA nessun obbligo di accertamento inerente alla sussistenza o meno di una valida privativa industriale, bensì stabilisce solo l'obbligo di verifica di tutti i requisiti richiesti per i medicinali generici, con particolare riferimento al fondamentale presupposto della bioequivalenza.
Pertanto, nel gennaio 2009 l'AIFA ha dato impulso all'iter procedurale delle autorizzazioni all'immissione in commercio dei medicinali generici suddetti, constatando, tuttavia, che lo studio di bioequivalenza non era stato ancora sottoposto alla valutazione che normalmente viene riservata a questa tipologia di studi.
La CTS, riconoscendo l'incompletezza della valutazione a suo tempo effettuata, nella seduta del gennaio 2009 ha deciso di affidare separatamente a due qualificati esperti la valutazione dello studio di bioequivalenza sui prodotti affermati «essenzialmente simili» al medicinale «Seacor».
Nell'ultima seduta dello scorso aprile, la CTS ha valutato il parere tecnico sullo studio di bioequivalenza reso dagli esperti ed ha richiesto all'azienda Chiesi chiarimenti ed alcune integrazioni, che sono state sottoposte agli stessi esperti per il parere conclusivo. Con l'acquisizione di tale parere, l'istruttoria tecnico-amministrativa da parte dell'AIFA è conclusa e le domande di autorizzazione potranno essere portate in CTS nella prossima seduta utile di maggio per la decisione definitiva.
Peraltro, appare opportuno evidenziare che il parere conclusivo - già acquisito formalmente e che andrà sottoposto alla prossima riunione della CTS - è negativo, Pag. 7nel senso che «la bioequivalenza tra formulazione test e reference non risulta dimostrata».

PRESIDENTE. L'onorevole Vitali ha facoltà di replicare.

LUIGI VITALI. Signor Presidente, siamo soddisfatti per la tempestività della risposta, un po' meno per i contenuti, perché riteniamo che vi sia stata una risposta burocratica acquisita dalle informazioni assunte presso gli organismi competenti. Riteniamo che questo aspetto vada seguito con maggiore impulso e attenzione dal punto di vista politico, perché la spesa complessiva annua per questo tipo di medicinali per il Servizio sanitario nazionale ammonta a circa 85 milioni di euro e l'accettazione e l'approvazione delle richieste che giacciono ancora in istruttoria farebbe risparmiare il 30 per cento di questa spesa.
È evidente che non scopriamo l'acqua calda: si nascondono dietro queste procedure interessi economici molto elevati di aziende farmaceutiche, ma riteniamo che debba prevalere l'interesse collettivo - soprattutto quello dello Stato e della collettività - a pagare somme inferiori per fornire medesimi e ugualmente adeguati servizi sanitari.
Gli organismi preposti (CTS e AIFA) si sono voluti impelagare in un accertamento che non era loro dovuto, visto che l'accettazione e l'autorizzazione erano state sospese soltanto perché pendeva innanzi al tribunale di Roma un procedimento intentato da un'azienda che riteneva di poter essere danneggiata. All'esito di quel procedimento che - voglio ricordare, come diceva il sottosegretario, si è concluso con il rigetto di quella domanda - nessun altra verifica o accertamento doveva e poteva essere svolto. Invece, in maniera pervicace, secondo il sottoscritto, si continua ancora ad ostacolare una legittima richiesta delle aziende proponenti, allungando i tempi.
Ci auguriamo che il Ministero, senza invadere le competenze tecniche ed amministrative degli organi competenti, voglia approfondire politicamente la questione, perché c'è un interesse sicuramente della collettività e delle istituzioni che queste procedure si svolgano in tempi rapidi e, soprattutto, con esiti favorevoli se ne ricorrano le condizioni.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 14.

La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 14,15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Caparini, Casini, Leo e Lucà sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 733 - Disposizioni in materia di sicurezza pubblica (Approvato dal Senato) (2180-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Disposizioni in materia di sicurezza pubblica.
Ricordo che nella seduta del 30 aprile 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed ha avuto luogo la replica della relatrice per la I Commissione.

Pag. 8

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 2180-A)

PRESIDENTE. Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Soro ed altri n. 1 e Di Pietro ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2180-A), non preannunciate in sede di Conferenza dei presidenti dei gruppi.
A norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, le questioni pregiudiziali possono essere illustrate per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione possono intervenire, oltre ai proponenti di ciascuno degli strumenti presentati (purché appartenenti a gruppi diversi), un deputato per ciascuno degli altri gruppi.
Chiusa la discussione, vertendo entrambe le questioni pregiudiziali su motivi di costituzionalità, l'Assemblea deciderà con unica votazione.
L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Di Pietro ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, nel mondo che cambia, per quello che stiamo vivendo, di fronte a rivolgimenti impetuosi si può decidere di assumere gli atteggiamenti più diversi. Una comunità può scegliere di difendersi, tentando di regolare i cambiamenti che ha di fronte cercando di limitarli e contenerli, oppure può scegliere di assumere un atteggiamento progressivo e propositivo, probabilmente più complesso nel breve periodo, anche più rischioso se si vuole, ma sicuramente mirato allo sviluppo. Una scelta, questa, che non può che essere fondata sulla fiducia sulle proprie capacità e sulla propria identità. In un'ottica difensiva possono nascere idee come i dazi doganali, da porre magari nei confronti di nazioni, lo metto tra virgolette, come la Cina. Basta davvero poco, un minimo di intelligenza e di realismo, per comprendere come una scelta del genere appaia del tutto inefficace se adottata dall'Europa, addirittura ridicola se adottata da una piccola nazione, da un piccolo Paese come l'Italia.
Sempre in un'ottica difensiva, inevitabilmente destinata ad assumere un carattere ostile, si può pensare di limitare i flussi migratori, equiparando l'emigrazione ad un reato e costruendo un atteggiamento di diffidenza verso lo straniero, facendo dell'immigrazione una causa di insicurezza sociale. Anche in questo caso basta davvero poco per rendersi conto della banalità di tale impostazione. Alzare le barriere a difesa dei confini semplicemente non è possibile. Se è vero, come è vero, infatti, che il fenomeno dell'immigrazione clandestina nasce prioritariamente con una genesi di regolarità, ovvero attraverso un visto turistico, appare del tutto chiaro quanto sia davvero risibile pensare di poterlo emarginare alzando muri e barriere da parte di un Paese che del turismo fa una delle sue principali fonti di reddito.
Credo, dunque, che sia il caso di riflettere anche su alcuni termini che sono entrati nel lessico comune. Parlo, ad esempio, del termine flussi. Quando si parla di immigrazione, infatti, inevitabilmente si fa riferimento ai flussi che dovrebbero regolare la quantità di immigrati da immettere e da permettere nel territorio italiano. Certo, è uno strumento utile e necessario, ma quando si comincerà a discutere, ad esempio, dei flussi di energia e di risorse, cercando magari di immaginare una riduzione delle risorse che l'Occidente utilizza prelevandole dagli stessi territori da cui proviene la stragrande maggioranza dei migranti?
Quando si comincerà a parlare di regolamentare questi tipi di flussi? Quando cominceremo a prendere coscienza che una minoranza esigua di uomini utilizza più del 70 per cento delle risorse naturali del pianeta? Quando avremo l'onestà intellettuale di ammettere che questa strettissima Pag. 9minoranza accumula per sé ricchezza e benessere a scapito del resto della popolazione mondiale?
La sfida che abbiamo di fronte, dunque, è quella di rendere governabile un mondo che non è più quello di ieri; dobbiamo capire che se davvero vogliamo batterci per esportare i valori occidentali, la democrazia prima di tutto, ebbene dobbiamo sapere che la democrazia comporta, come suo fondamento principale, la consapevolezza individuale, ossia la possibilità che il singolo uomo divenuto cittadino conosca i propri diritti e possa su questa consapevolezza, su questa coscienza e conoscenza, migliorare la propria qualità di vita.
Esportare la democrazia, dunque, deve significare anche la capacità di esportare benessere; questo ci mette, però, di fronte alla necessità inevitabile di ripensare il modo di distribuzione delle ricchezze e, soprattutto, delle risorse, a livello planetario. Pensare un mondo diviso tra una minoranza barricata, chiusa, arroccata nel suo benessere a spese di una moltitudine di disperati, appare come il peggiore dei destini cui abbandonare i nostri figli. Nel mondo che sta nascendo è necessario un cambio di rotta ed il Presidente Obama è il primo non solo ad averne consapevolezza, ma anche ad aver assunto una responsabile politica.
La migrazione, dunque, non può essere considerata come un fenomeno oggi eccezionale da limitare e contenere, ma come una condizione strutturale che può diventare il fondamento di una nuova crescita e di uno sviluppo collettivo. Storicamente, infatti, i flussi migratori hanno rappresentato, nel medio e lungo periodo, una ragione di sviluppo e di crescita. Le tanto ricercate radici europee affondano anche nei movimenti migratori che hanno a più riprese caratterizzato il vecchio continente: quelle slave, sassoni, dei franchi, solo per citarne alcune, nonché, anche se meno significative, quelle dei celti. Oggi fare dell'immigrazione, invece che una risorsa, una minaccia, vuol dire destinarsi ad un futuro estremamente difficile.
Tutto ciò, naturalmente, non significa dire che i fenomeni migratori non devono essere governati; al contrario, necessitano di una costante e coerente politica migratoria, che non può essere, però, promossa da ogni singolo Stato in maniera autonoma e differente. Necessitiamo, al contrario, di politiche migratorie molto più attente e capillari, congegnate anche nell'ottica di evitare che il mancato governo e l'assenza di armonizzazione dei flussi migratori possano diventare origine di insicurezza per i cittadini.
L'immigrazione, infatti, genera delinquenza solo quando è vincolata ad una dimensione di emarginazione e di povertà. L'extracomunitario statunitense o canadese, infatti, non produce diffidenza, né tanto meno insicurezza, per questo motivo. I nostri padri costituenti avevano, ormai più di sessant'anni fa, congegnato un sistema che appare, ancora oggi, per molti versi più moderno delle posizioni di alcune forze politiche dell'attuale maggioranza, tanto che, per venire al punto, questo provvedimento appare, oltre che sbagliato politicamente e per molti aspetti evidentemente illogico, anche, e soprattutto, incostituzionale.
Faccio degli esempi. L'articolo 6 del disegno di legge oggi alla nostra attenzione impone la presentazione di un documento che attesti la validità del soggiorno nel territorio del nostro Stato da parte dello straniero che chiede di contrarre matrimonio in Italia. Si preclude, quindi, allo straniero irregolare la possibilità di creare una propria famiglia, che sarebbe, invece, il presupposto evidente di una concreta volontà di integrazione, sapendo che i delinquenti prediligono il patrimonio al matrimonio.
L'articolo 21 di questo stesso provvedimento introduce il reato di immigrazione clandestina e permanenza illegale, punendo l'ingresso e il soggiorno illegali nel territorio dello Stato. Con tale disposizione, pertanto, diventa reato non solo l'ingresso illegale, ma, da subito, anche la presenza sul territorio; si trasforma così in un reato quello che l'articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti del Pag. 10l'uomo sancisce come diritto, ovvero la possibilità di emigrare dal Paese di origine verso un altro Paese e, per gli stranieri ad oggi irregolarmente presenti sul territorio nazionale, si sanziona un comportamento che in base alle legislazione in vigore non permette la regolarizzazione.
Addirittura si potrebbe parlare di un effetto retroattivo di questa norma. È un procedimento, dunque, contorto e improduttivo, che appare incompatibile con l'articolo 24 della Costituzione e, inoltre, assolutamente inadatto a frenare l'immigrazione clandestina.
L'articolo 42, inoltre, subordina l'iscrizione e le eventuali variazioni anagrafiche alla verifica,da parte dei competenti uffici comunali, delle condizioni igienico-sanitarie degli immobili abitati dai soggetti richiedenti. Tale vincolo amministrativo si applica anche ai cittadini italiani. La residenza, lo voglio ricordare, è il fondamento di numerose ed irrinunciabili prerogative di diritti riconosciuti, prima ancora che al cittadino, alla dignità dell'essere umano. Il dispositivo proposto, invece, vincola di fatto il requisito della residenza alle condizioni economiche del soggetto richiedente, in palese contrasto con gli articoli 2 e 3 della Costituzione. Voglio ricordare che l'articolo 3 stabilisce che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Infine, l'articolo 45 del disegno di legge in esame interviene sull'impianto dell'articolo 6 del testo unico sull'immigrazione, rendendo obbligatoria l'esibizione del permesso di soggiorno per ottenere il rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri fondamentali atti amministrativi, che in genere sono le richieste che propriamente non vengono dai soggetti criminali. Tra questi, anche l'iscrizione all'anagrafe per i bambini figli di extracomunitari non in possesso del regolare permesso di soggiorno. Tale disposizione contrasta in maniera evidente e palese con l'articolo 3, appena citato, della Costituzione.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI. Concludo, signor Presidente. Inoltre, appare evidentemente lesiva dei diritti dei soggetti particolarmente deboli ed indifesi, come i minori, condannati di fatto ad un destino di «clandestinità» addirittura dalla nascita.
Mi consenta un'ultima considerazione. L'articolo 45, comma 1, lettera h-bis) dispone di estendere a centottanta giorni il periodo massimo di trattenimento nei centri di identificazione e di espulsione. Tale estensione, finalizzata alla necessità di riconoscimento degli stranieri fermati, è vincolata anche alla collaborazione e all'effettiva capacità collaborativa del Paese di origine dello straniero. Il sottosegretario Mantovano qualche giorno fa ad un'emittente radio ha confermato...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI. Concludo davvero, signor Presidente. Dicevo che il sottosegretario ha confermato che non c'è questa necessità, e comunque si introduce una variabile del tutto indipendente dalla responsabilità dell'immigrato straniero. Quindi, viene meno anche il principio della ragionevolezza.
Dunque, con questa questione pregiudiziale noi intendiamo proporre anche un invito all'Aula a votare prescindendo dalle logiche di schieramento.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Saluto la delegazione di deputati della Commissione affari interni, sport e integrazione del Parlamento del Land della Bassa Sassonia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Pag. 11

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,30).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame di questioni pregiudiziali - A.C. 2180-A)

PRESIDENTE. L'onorevole Bressa ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Soro ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, siamo arrivati al dunque: oggi comincia l'esame del disegno di legge recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica. Si tratta di una proposta che contiene alcuni articoli relativi alla presenza degli stranieri in Italia. Alla fine ci siamo arrivati. Dopo uno stillicidio di parole d'ordine che hanno prodotto una retorica costruita su fatti ed opinioni che scaricano sugli stranieri la responsabilità di molti problemi; dopo, quindi, un linguaggio che produce razzismo, in ordine al quale non dovremmo mai dimenticare la grande lezione di Adorno che l'antisemitismo è un mezzo di comunicazione di massa, e il razzismo è un mezzo di comunicazione politica che questa maggioranza utilizza scientificamente; dopo uno stillicidio di norme sparse (dalle impronte digitali ai minori alla stretta sui ricongiungimenti familiari), alla fine siamo arrivati al nucleo fondante la vostra politica sull'immigrazione.
Veniamo alla grundnorm, alla norma fondamentale: l'articolo 21 del disegno di legge, che voi rubricate «Ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato», ma che altro non è che l'introduzione nel nostro ordinamento del reato di clandestinità. Vale la pena riflettere su questo: se, prendendo a prestito una felice rappresentazione del professor Bettiol, il diritto penale è caratteristica espressione della fisionomia di una società in un determinato momento della sua evoluzione storica e culturale, il diritto penale è cultura, voi, con questa norma, esibite la vostra cultura.
E non solo: Kofi Annan, nel novembre 2002, presentava la dichiarazione dell'Aia sul futuro delle politiche migratorie, avvertendo che il modo in cui affronteremo la questione delle politiche migratorie rivelerà molto della nostra moralità e della sincerità del nostro impegno a favore della dignità umana e dell'eguaglianza tra le persone. Voi state rispondendo che la vostra moralità, il vostro impegno a favore della dignità umana, è considerare un irregolare un criminale, che deve essere punito ed emarginato. Badate, non stiamo parlando di uno straniero che delinque, ma di una persona che è tale perché non ha vinto la lotteria della regolarizzazione, che le attuali leggi della nostra Repubblica prevedono.
Lo sappiamo tutti, anche voi, che, per effetto delle norme vigenti, nel 2007, a fronte di 730 mila domande di regolarizzazione, sono stati dati solo 170 mila permessi di soggiorno. Le restanti 560 mila persone, che lavorano con noi, che lavorano per noi (statisticamente, colleghi della maggioranza, sicuramente anche qualcuno a casa vostra o dei vostri familiari), alle quali, dal 2007 ad oggi, molte altre decine di migliaia si saranno aggiunte, per effetto di questa vostra nuova legge, sono tutte perseguibili penalmente. Non importa se a loro affidiamo la cura dei nostri figli o dei nostri anziani, se ci aiutano a tenere aperta una pizzeria, a mandare avanti un'azienda agricola, artigianale o commerciale, o se fanno lavori che noi non vogliamo più fare. Non importa: sono clandestini e devono essere puniti.
Ma non finisce qui: per effetto di questa loro irregolarità, sanzionata penalmente, un anziano che ospita una badante Pag. 12in casa propria si macchia del reato di favoreggiamento di immigrazione clandestina. Soprattutto, se gli stranieri in Italia non sono in possesso di un titolo di soggiorno, non possono compiere atti dello stato civile e accedere ai servizi pubblici.
Le conseguenze di questa vostra vergognosa scelleratezza sono di una gravità eccezionale. I bambini non registrati alla nascita resterebbero senza identità, completamente invisibili. I bambini nati in ospedale potrebbero non essere consegnati ai genitori privi di permesso di soggiorno ed essere dichiarati, quindi, in stato di abbandono, inducendo così una madre irregolare a non recarsi in ospedale per partorire. I bambini che siano figli di irregolari, come ha fatto notare anche il Presidente Fini in una lettera al Ministro Maroni, per la paura dei genitori di essere denunciati, potrebbero non essere iscritti a scuola, perdendo il fondamentale diritto all'istruzione. Lo stesso, nonostante le modifiche apportate, potrebbe accadere per i ricoveri in ospedale. Non si potrebbero più sposare, tra stranieri ma nemmeno con italiani.
Tutto questo finisce con il comprimere diritti fondamentali in modo inaccettabile sul piano della moralità, della cultura e della civiltà, ma, soprattutto, è in palese violazione della nostra Costituzione, che prevede uno statuto fondamentale della persona umana, che tocca la tutela della salute, il diritto all'istruzione, il diritto-dovere di mantenere i figli, il dovere per la Repubblica di proteggere la maternità, l'infanzia e la gioventù. Quando la Costituzione parla di persona umana, a partire dalla fondamentale sentenza della Corte costituzionale n. 120 del 1967, nella quale si definisce il principio di uguaglianza alla luce degli articoli 3, 2 e 10 della Costituzione, non distingue tra cittadino e immigrato. Nessuna norma può violare questo statuto, anteponendo altri interessi, seppure legittimi, come la tutela della legalità e dell'ordine pubblico.
Per rendere costituzionale questa vostra nuova e ignobile legge, avete solo una strada: cancellare il reato di clandestinità. Solo così, tutte le abominevoli norme ad esso ricollegate potranno cadere. Solo così, non ci sono altri espedienti, che sarebbero solo delle ignobili patacche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Senza questo atto di civiltà e di responsabilità costituzionale, tutto il resto è niente, non serve a nulla.
La vostra resta un'accanita e irragionevole discriminazione nei confronti degli stranieri, ma non fatevi illusioni, perché se i numeri vi potranno dare ragione, la Corte costituzionale sanzionerà pesantemente queste vostre norme. Il giudizio di ragionevolezza, come giudizio costituzionale, può realizzare funzioni di riequilibrio sociale, economico e politico in ragione del rapporto che può stabilirsi tra il principio di ragionevolezza e il principio di uguaglianza in senso sostanziale.
La forza di penetrazione del giudizio di ragionevolezza fino al merito legislativo corrisponde alla pienezza delle funzioni di custodia della Costituzione affidate alla Corte costituzionale. Non ho dubbi che allora le nostre ragioni verranno riconosciute, perché non sono ragioni politiche di parte, ma sono le ragioni di principi costituzionali irrinunciabili a difesa dei diritti fondamentali, a difesa della dignità dell'uomo.
Per questo non ci arrenderemo mai di fronte a questa vostra scellerata offensiva politica: scellerata e inutile, perché gli sbarchi continuano ad aumentare vertiginosamente (sono cresciuti del 153 per cento, perché l'ISTAT certifica che il saldo migratorio nell'ultimo anno è stato di 400 mila persone, il doppio del numero di ingressi previsti dal decreto flussi); scellerata e inutile perché, anziché impegnarvi nei programmi europei come Frontex, vi inventate le ronde paesane, venendo meno a uno dei presupposti stessi dell'esistenza dello Stato moderno, il monopolio pubblico della forza e del suo uso; scellerata e inutile, perché non seguite le indicazioni della Commissione europea contenute nell'Agenda comune per l'integrazione, con la quale è stata individuata una serie di principi fondamentali comuni. Ne cito uno soltanto e lo cito alla lettera, per sfatare tutte le balle che state dicendo sul fatto Pag. 13che siete in Europa e siete in concordia con l'Europa: la Convenzione prevede questo, uno dei principi fondamentali della Carta per l'integrazione è questo: l'accesso degli immigrati alle istituzioni, nonché a beni e servizi pubblici e privati, su un piede di parità con i cittadini nazionali e in modo non discriminatorio, costituisce la base essenziale di una migliore integrazione.
Voi, invece, cosa state facendo? Anziché prestare fede a questi impegni sottoscritti in Europa, vi inventate un folle percorso ad ostacoli con l'unico obiettivo di allontanare ogni possibilità di integrazione per i residenti oggi in Italia.
Tutto questo lo fate - ed è questo che indigna profondamente - per raccattare qualche voto e siete anche capaci di litigare tra di voi per questo non invidiabile primato, per questo ignobile primato.
Non vi stupite, allora, se la nostra sarà un'opposizione dura e convinta. Non occorre conoscere Robert Dahl per sapere che la democrazia non si riduce solo ai processi politici. Essa è necessariamente anche un sistema di diritti fondamentali e tutti i diritti fondamentali sono le leggi del più debole.
Noi siamo da questa parte: dalla parte della difesa dei diritti fondamentali e della dignità umana. Per questo la nostra è una battaglia necessaria: una battaglia parlamentare per difendere la democrazia, una battaglia nel Paese per difendere l'Italia, la sua civiltà giuridica e il suo futuro in Europa e nel mondo da questa vostra ignobile ordalia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà per cinque minuti.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, questo è un altro disegno di legge che rispetta le promesse fatte in campagna elettorale in materia di pubblica sicurezza da parte dell'attuale maggioranza.
I risultati che abbiamo ottenuto di recente, anche con l'approvazione dei primi decreti-legge, hanno già portato dei risultati evidentissimi: è la prima volta, nella storia della Repubblica, che in meno di un anno, a seguito di una legge specifica, si è riusciti a confiscare la bellezza di 4 miliardi di euro alle cosche mafiose. La via intrapresa, quindi, è quella giusta.
Con questo altro disegno di legge prevediamo una serie di inasprimenti di tutte le pene che riguardano i reati di maggiore impatto sociale, quindi i reati verso le persone deboli, gli anziani, i minori e le donne. Sono previste aggravanti per i furti, per le rapine, per i danneggiamenti. L'impianto è giusto e va nella direzione giusta.
Siamo poi anche consapevoli, studiati i dati elaborati dal Ministero dell'interno sui rapporti della criminalità in Italia riferiti alla presenza di cittadini extracomunitari, che bisogna fare qualcosa, e quindi siamo intervenuti anche in questo caso modificando alcuni articoli. Cosa afferma questo rapporto? Afferma che, a fronte di una popolazione di immigrati che oscilla tra il 6 e 7 per cento sul totale di quella italiana, essi commettono il 35 per cento dei reati: un omicidio su tre è opera loro, come il 70 per cento dei borseggi, il 51 per cento delle rapine in casa, il 40 per cento degli stupri, il 38 per cento dei furti d'auto; quindi bisogna intervenire, al di là di quanto abbiamo appena sentito dall'onorevole Bressa.
Con il disegno di legge in esame si modificano alcune norme per ripristinare il giusto equilibrio tra i diritti che dobbiamo garantire a chi rispetta le nostre regole e i doveri di chi ospitiamo: in questo senso siamo assolutamente intransigenti. Il fenomeno della clandestinità è deleterio perché fa saltare tutti i tentativi di regolare i problemi dell'immigrazione e finisce per colpire per primi proprio i cittadini extracomunitari che, rispettando le regole, cercano di vivere nel nostro Paese ottenendo i permessi e mettendosi in fila per le quote di ingresso; vanifichiamo tutto questo se non agiamo per arginare il fenomeno della clandestinità: tutti si presenterebbero come clandestini nel nostro Paese se i diritti fossero consegnati senza regole. Pag. 14
Nell'Unione europea, a fronte di 8 milioni di clandestini, nel 2008 - ricordiamolo - sono state approvate due direttive: una prevede le impronte e le fotografie per chi entra nell'Unione e europea, anche per i bambini sopra i sei anni, a tutela dei bambini stessi. Il permesso di soggiorno è legato ad un microchip e le banche dati interagiranno tra i vari Paesi.
La seconda direttiva prevede la detenzione amministrativa per i clandestini fino a 18 mesi. È giusto ricordare che altri Paesi civili già oggi hanno questo riferimento temporale: basta guardare la Germania. Vi sono addirittura altri tre Paesi civili nell'Unione europea (Danimarca, Inghilterra e Svezia), che prevedono il trattenimento per il riconoscimento ai fini dell'espulsione a tempo indeterminato.
Noi che cosa cerchiamo di fare, al di là delle questioni pregiudiziali? Cerchiamo di avvicinarci alle direttive dell'Unione europea, garantendo un trattenimento almeno di sei mesi. Introduciamo anche noi il reato amministrativo per la clandestinità e quindi va rigettata la pregiudiziale, perché dovrebbe essere presentata al Parlamento europeo e non a questo. Pretendiamo regole per le identificazioni certe, per i matrimoni, per la residenza, perché ci siano dei permessi «a credito» che vadano ad avvantaggiare chi rispetta le nostre regole.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIANO DUSSIN. Ho concluso, signor Presidente. Sarebbe da inviare agli 8 mila primi cittadini italiani il testo, il contenuto di quello che si chiede di respingere nelle questioni pregiudiziali in esame e sono sicuro che nove sindaci su dieci le rigetterebbero, come siamo pronti a fare noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel V secolo a.C., nel 445 a.C. se la memoria mi sorregge, i plebei qui a Roma conquistarono lo ius coniugii, cioè il diritto di contrarre matrimonio con i patrizi, che è il primo riconoscimento dell'eguaglianza umana, del fatto che siamo tutti membri della stessa specie umana e in quanto persone siamo eguali nella dignità.
Noi siamo preoccupati, nel mio gruppo, per il fatto che sembriamo fare un passo indietro rispetto a questo fondamentale riconoscimento. Noi togliamo al cittadino extracomunitario presente sul territorio italiano il diritto di contrarre matrimonio e colpiamo uno degli elementi fondanti della eguale dignità di tutti gli esseri umani: fuori dal territorio italiano egli può contrarre matrimonio con una cittadina italiana, nel territorio italiano ciò non è possibile.
Ciò si lega, signor Presidente, al fatto che neghiamo anche al bambino nato sul territorio italiano il diritto di essere riconosciuto, di essere iscritto all'anagrafe e di frequentare la scuola. Mi domando: questo cosa ha a che fare con la repressione del crimine? A mio parere, poco. È vero, onorevole Luciano Dussin, che il 35 per cento di molti reati in Italia viene commesso da stranieri, ma è anche vero che facciamo venire in Italia questa gente perché abbiamo bisogno del loro lavoro.
Senza il loro lavoro le piccole imprese del nord - che rappresentano la forza della nostra economia - non reggerebbero la competizione del mercato; noi vogliamo le braccia, ma non vogliamo le persone! Quando costoro arrivano e - oltre a portare le braccia - chiedono il riconoscimento di diritti, allora non li vogliamo. Vi sfido. Voi dite: rimandiamoli indietro. Rimandiamoli indietro tutti, moltiplichiamo le ispezioni dell'ispettorato del lavoro, identifichiamoli tutti - perché sappiamo dove sono - e mandiamoli indietro! Ma voi non li volete mandare indietro, bensì li volete tenere sul territorio italiano senza diritti, per creare un nuovo tipo di schiavi del secolo ventunesimo. Questo è inaccettabile! Se ne abbiamo bisogno, permettiamo che possano vivere come esseri umani con diritti sul nostro territorio. Pag. 15
A tale riguardo, signor Presidente, l'equivoco vero risiede nella legge Bossi-Fini. Non condivido il giudizio liquidatorio di questa legge che viene espresso dall'altra opposizione, però questa legge ha un difetto fondamentale: se il principio fondamentale della legge è quello per cui dove c'è il lavoro deve essere dato il permesso di soggiorno, allora a tanti che sono in Italia clandestini, ma che non sono delinquenti, che sono in Italia e sono clandestini, ma che sono lavoratori, che sono in Italia come clandestini, ma che fanno il bene loro, delle loro famiglie, dei loro Paesi ed anche dell'Italia, dobbiamo dare il permesso di soggiorno. Dobbiamo consentire la regolarizzazione, perché solo così avremo poi il diritto di usare il pugno di ferro contro gli altri, quelli che vengono per commettere reati.
Abbiamo un'ampia fascia di persone - non sappiamo quante, forse un milione di cittadini - che sono in Italia, che sono gente perbene, che lavorano e che non hanno diritti. Crescono fra di loro i delinquenti? Per forza! Studiate la storia dell'immigrazione italiana negli Stati Uniti: perché c'erano tanti delinquenti tra gli italiani? Perché quando al vedere un carabiniere non ti senti rassicurato, ma invece hai paura, quando non puoi andare al commissariato a denunciare i reati di cui se vittima, quando - se ti rubano le tue cose e se ti stuprano la moglie - non puoi ricorrere alla giustizia, cosa fai? Ti compri un coltello e ti difendi da solo, oppure - peggio - vai dal boss mafioso per chiedere protezione a lui.
L'unica via d'uscita è invece il riconoscimento per chi è qui per lavorare, che permette di usare il pugno duro con chi è qui per delinquere.
Aggiungo un'osservazione: pensate che bastino centottanta giorni nei centri di identificazione e di espulsione? Centottanta giorni non bastano, non li identifichiamo neanche in centottanta giorni perché, se non c'è la collaborazione dei Paesi di origine, l'identificazione non ha luogo!

PRESIDENTE. Onorevole Buttiglione, deve concludere.

ROCCO BUTTIGLIONE. Il cammino da percorrere è un altro ed è quello - da me più volte indicato - di una conferenza dei Paesi rivieraschi del Mediterraneo per combattere l'immigrazione clandestina, ma anche per aprire i canali dell'immigrazione legale. È l'unica via umana, non è la via che ha scelto questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, vorrei limitarmi a rispondere alle pregiudiziali di costituzionalità valutando, prima di tutto, come le disposizioni di questo provvedimento siano rivolte a colpire l'immigrazione clandestina e non quella regolare (se magari a qualcuno fosse sfuggito).
Sotto questo profilo, anche l'aspetto relativo al matrimonio - di cui parlava il collega Buttiglione - non credo che possa essere considerato un attentato all'articolo 29 della Costituzione solo perché si richiede che chi vuole sposarsi produca un documento e sia quindi regolare, cosa che si potrà fare, ad esempio, anche attraverso un semplice visto per turismo oppure per un ingresso a scopi turistici.
Lo stesso avviene per quanto riguarda il reato di immigrazione clandestina, che colpisce la permanenza irregolare e la violazione delle norme dello Stato e, soprattutto, permette tranquillamente un sistema di difesa. Non esiste, quindi, alcuna violazione dell'articolo 24 della Costituzione, dal momento che l'interessato si può difendere di fronte al provvedimento attraverso la convalida per l'espulsione e, se espulso, non subisce alcuna condanna perché il procedimento si arresta immediatamente.
Lo stesso deve dirsi in ordine alla proroga del periodo di permanenza nei centri di identificazione ed espulsione. Sono le stesse osservazioni dell'opposizione che denotano l'irragionevolezza di un termine troppo breve, perché sono Pag. 16proprio gli aspetti relativi ai rapporti con gli altri Paesi stranieri che richiedono accertamenti che potrebbero essere facilitati dal diretto interessato. Se ci fosse la collaborazione, e quindi fosse più facile pervenire al provvedimento di espulsione, si ridurrebbe automaticamente anche la permanenza nei centri di identificazione.
Non esiste, quindi, violazione del principio di ragionevolezza, così come non esiste violazione della riserva di legge di cui all'articolo 10 della Costituzione da parte dell'articolo 47 del provvedimento. Una delle questioni del dibattito politico infatti è relativa all'ottenimento e al mantenimento del permesso di soggiorno e averlo collegato anche all'impegno da parte dell'immigrato regolare alla conoscenza della lingua italiana è un comportamento corretto. Questa previsione mi sembra che rappresenti la migliore possibilità per arrivare eventualmente ad un provvedimento di concessione della cittadinanza che tenga conto del percorso che l'immigrato ha fatto nel nostro Paese, magari facilitando, in un secondo tempo, oltre al riconoscimento del permesso di soggiorno, anche quello del diritto di cittadinanza.
Sulle associazioni di volontariato che collaborano con i sindaci per ragioni di sicurezza, mi sembra che non vi sia alcuna violazione all'esclusiva responsabilità dello Stato nella tutela della sicurezza, perché i compiti delle forze di polizia e degli organismi deputati a svolgere queste attribuzioni non vengono toccati e quindi la stessa responsabilità rimane in capo a quegli organismi.
Un'ultimo punto, signor Presidente, riguarda le questioni relative ai diritti di cittadinanza collegati all'anagrafe. Per quanto riguarda i requisiti per l'iscrizione all'anagrafe, in particolare per quelli abitativi, mi permetto semplicemente di ricordare che nell'attuale quadro normativo esiste già una disposizione del regolamento dell'anagrafe che prevede che gli immobili rispondano a determinati requisiti sanitari. Aver rafforzato, quindi, quel richiamo per quanto riguarda l'iscrizione all'anagrafe non confligge con la norma costituzionale, ma anzi rende obbligatorio l'accertamento del comune sulla presenza di quei requisiti. Credo sia un principio di dignità quello di evitare, come purtroppo accade spesso, che all'interno di abitazioni vengano racchiuse e ospitate decine di persone senza rispetto di quella dignità che da parte molto spesso dell'opposizione si vorrebbe difendere e che invece è frustrata.
Ma la questione più rilevante, è quella che anche lei, signor Presidente, ha sollevato con la lettera inviata al Ministro Maroni. Noi aderiamo all'interpretazione che lei vorrebbe condividere e, quindi, siamo dell'opinione che l'articolo 38 del Testo unico delle leggi in materia di immigrazione salvaguardi il diritto fondamentale del minore all'istruzione.
Sulla scorta di tutto ciò, voteremo contro le pregiudiziali, ma non ho difficoltà a dire che, qualora fosse possibile correggere questa norma per andare ancora più incontro a questa interpretazione, saremmo i primi, come uomini e donne del Popolo della Libertà, a sostenere la possibilità di una correzione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Testo sostituito con errata corrige volante PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Prego i colleghi di prendere posto.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Soro ed altri n. 1 e Di Pietro ed altri n. 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Calderisi, ha votato? Onorevole Latteri?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 481
Votanti 475
Astenuti 6
Pag. 17 Maggioranza 238
Hanno votato 212
Hanno votato no 263
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Coscia e Bonavitacola hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole; prendo altresì atto che i deputati Barbareschi, Lunardi e Sbai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Zampa, Simeoni e Gibiino hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prima di passare all'esame degli articoli del disegno di legge e degli emendamenti che sono stati presentati, ha chiesto di parlare il presidente della I Commissione (Affari costituzionali), onorevole Donato Bruno. Ne ha facoltà.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Prego i colleghi di prendere posto.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Soro ed altri n. 1 e Di Pietro ed altri n. 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calderisi, ha votato? Onorevole Latteri?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 481
Votanti 475
Astenuti 6
Pag. 17Maggioranza 238
Hanno votato 212
Hanno votato no 263
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Coscia e Bonavitacola hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole; prendo altresì atto che i deputati Barbareschi, Lunardi, Gibiino e Sbai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Zampa e Simeoni hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prima di passare all'esame degli articoli del disegno di legge e degli emendamenti che sono stati presentati, ha chiesto di parlare il presidente della I Commissione (Affari costituzionali), onorevole Donato Bruno. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, oggi il Comitato dei diciotto si è riunito ritualmente per valutare gli emendamenti presentati per l'Aula. Da parte della maggioranza vi era stata una richiesta di accantonamento degli articoli 34 e 35, o meglio degli emendamenti ad essi riferiti, mentre la minoranza aveva chiesto un'ulteriore riflessione, atteso l'atteggiamento dei relatori che era nel senso del diniego all'approvazione delle proposte emendative riferite agli articoli 21 e 22, nonché all'articolo 42, e in particolare dell'articolo aggiuntivo Lovelli 12.02.
In seguito, vi è stata una riunione del gruppo di maggioranza; quindi si è sospeso il lavoro del Comitato dei diciotto che non ha ripreso i suoi lavori, considerato che l'Assemblea era fissata per le ore 14. A questo punto le chiederei una sospensione dell'esame del provvedimento per dare la possibilità al Comitato dei diciotto di riunirsi e di definire gli emendamenti, eventualmente pronti per l'esame in Aula, su cui i relatori e il Governo dovrebbero eventualmente convergere per un parere favorevole o contrario. Per fare ciò, Presidente, non le nascondo che il tempo necessario è abbastanza lungo. Poiché non sono in condizione di dirle se si tratta di mezz'ora, di un'ora o di due ore, suggerirei - ma sarà chiaramente lei a deciderlo - di passare eventualmente ad altro argomento all'ordine del giorno, con l'impegno da parte delle Commissioni I e II di riunirsi questa sera o al massimo domani, per consentire e dare la possibilità all'Assemblea di avere il provvedimento pronto nella giornata di domani.

MARCO MINNITI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO MINNITI. Signor Presidente, ho considerato opportune le parole del presidente Bruno, poiché si giunge all'esame di questo provvedimento con un'istruttoria insufficiente (si è corso molto nelle Commissioni riunite), e - come giustamente è stato osservato - il Comitato dei diciotto non ha espresso il parere su alcuni articoli particolarmente rilevanti. Penso, quindi, che, prima di iniziare l'esame in Aula, bisognerebbe avere il quadro chiaro della situazione, anche alla luce delle valutazioni che lei ha svolto, signor Presidente, sulla costituzionalità di alcune parti di questo disegno di legge. Ciò che, tuttavia, mi appare inaccettabile (sono fermamente contrario su tale aspetto) è il fatto di procedere con un cambiamento nell'ordine dei lavori. Infatti, come è del tutto evidente, la Camera è interessata a questo tema. Si è incardinato il provvedimento, ma, come è noto, non volevamo che venisse fatto così in fretta. L'idea adesso di esaminare altri provvedimenti nei ritagli di tempo per poi tornare all'esame del suddetto provvedimento mi sembra un'ipotesi illogica che rischia anche di vanificare il lavoro delicato che si sta svolgendo anche per comprendere quali possano essere gli esiti di un provvedimento così complesso e difficile come quello che stiamo cominciando ad esaminare. Quindi, per riassumere in maniera telegrafica la mia valutazione, ritengo che sia un bene la sospensione, mentre Pag. 18esprimo un «no» molto netto e molto vigoroso sull'inversione dell'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ho ascoltato la proposta del presidente Bruno. Non vi è dubbio che, di fronte alla mole degli emendamenti presentati, abbiamo compiuto un lavoro, persino notturno, serrato, come si suol dire, per rispettare la decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo, tant'è che abbiamo anche discusso se fosse opportuno procedere ad un'accelerazione delle procedure, ma vi era la decisione, come ha ricordato sempre il presidente Bruno, della Conferenza dei presidenti di gruppo. Ho avuto qualche perplessità al riguardo, tant'è vero che avevo anche proposto di far presente alla Conferenza dei presidenti di gruppo, come si conviene e com'è previsto che possano fare le Commissioni permanenti, che non vi era un sufficiente lasso di tempo per approfondire gli emendamenti.
Il fatto vero è che dovremmo chiarire quale tipo di rinvio si decide, se un'inversione dell'ordine del giorno e quali sono i problemi che si pongono. Questa mattina si è riunito il Comitato dei diciotto e, in seguito, vi è stata una sospensione: sussistono questioni importanti sul piano politico che possono riguardare maggioranza e minoranza ma, soprattutto, la maggioranza.
Pertanto, ritengo che sia opportuno uno sforzo in più per chiarire le varie posizioni politiche, nonché per dare contezza all'Assemblea di decidere in termini complessivi. Non si tratta del fatto tecnico di decidere il rinvio di un'ora, di due ore o di una mezza giornata. Qui vi sono questioni politiche importanti e significative che abbiamo discusso anche durante il dibattito svoltosi nelle Commissioni riunite I e II e non vi è dubbio che la proposta del presidente Bruno nasce da questo tipo di esigenza.
Non vorrei aprire al riguardo un dibattito politico ma è opportuno uno sforzo in più sempre per chiarire quale tipo di rinvio deve essere deciso e per quale motivo. Certamente non ci possiamo opporre ad una richiesta di rinvio o ad una perdita di vista del provvedimento. Certamente, visto e considerato che si tratta di sicurezza e che avevamo accelerato approfonditamente le procedure legislative, non vi è dubbio che sia doveroso un chiarimento. Il dato infatti è politico e non è un dato tecnico. Non accetto che venga ridotto ad un fatto semplicistico o ad un fatto rituale e burocratico concernente l'interpretazione del Regolamento della Camera.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, in una condizione normale non vi sarebbe alcuna difficoltà ad accettare la proposta così come è stata formulata dal presidente Bruno. Poiché su questo provvedimento è del tutto evidente che vi sono profonde divisioni non soltanto tra maggioranza ed opposizione ma all'interno della stessa maggioranza che porta avanti questo provvedimento e sostiene il Governo, la proposta che è stata appena presentata sembra proprio l'apertura di uno spazio necessario ai tecnici del Governo per predisporre un maxiemendamento su cui porre la questione fiducia.
Per tale motivo, il gruppo del l'Italia dei Valori non è assolutamente d'accordo su questo rinvio. Siamo tutti qui, in aula, ed è presente il Governo schierato con grande evidenza. Iniziamo il dibattito e interveniamo sui singoli emendamenti. Siamo tutti capaci di intendere e volere e di pronunciarci sul merito delle singole questioni. Per noi, dunque, si va avanti.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

Pag. 19

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei sottoporle il seguente quesito: il presidente Bruno ha proposto alla Presidenza di procedere ad una sospensione motivata, più che nel merito, da una giustificazione che ha la caratteristica di essere tutta legata ai tempi necessari ai quali ci ha richiamato il presidente per poter far lavorare il Comitato dei diciotto.
Naturalmente questo richiamo si pone nei termini per i quali una sospensione - come lei sa, signor Presidente - deve consentire al Comitato dei diciotto di lavorare nel momento in cui l'Aula è chiamata a votare. Ciò non è possibile, se si tratta di sospensione, ed è del tutto evidente che l'Aula dovrà attendere la conclusione dei lavori del Comitato dei diciotto per poter riprendere.
Diversamente, la proposta di sospensione del presidente Bruno si configurerebbe differentemente da una richiesta di sospensione, considerato che è stato successivamente richiesto dal presidente Bruno l'inversione dell'ordine del giorno: è del tutto evidente che la sospensione non può stare insieme all'inversione dell'ordine del giorno, a meno che il presidente Bruno voglia fare riferimento, dal punto di vista regolamentare, non ad una sospensione, ma al rinvio del provvedimento in Commissione.
Pertanto, signor Presidente, se si tratta di rinvio del provvedimento in Commissione, credo che tutti i parlamentari, non solo delle Commissioni di merito, ma anche tutti gli altri membri di questo Parlamento, debbano avere la possibilità di assistere e partecipare ai lavori delle Commissioni di merito, giacché si tratta non di qualche generica e parziale riformulazione, se i tempi sono così ampi; ciò detto, lo ripeto, se il presidente Bruno in realtà si riferisce con il termine sospensione ad una richiesta di rinvio in Commissione che configura una rilettura abbastanza importante del provvedimento in esame.
Solo sulla base dello scioglimento di questo problema è possibile capire se si può procedere in un modo piuttosto che nell'altro.

PRESIDENTE. Credo che il presidente Bruno sia stato molto chiaro nell'affermare che la richiesta avanzata alla Presidenza è una richiesta di sospensione per consentire al Comitato dei 18 di riunirsi e non di rinvio in Commissione. Quindi, se così è e se così ho ben inteso, non vi è motivo per chiedere al presidente Bruno di esplicitare ulteriormente la sua richiesta. È altresì evidente alla Presidenza che le motivazioni addotte dal presidente Bruno sono motivazioni che meritano di essere accolte, ma non si può dar corso ad un'inversione dell'ordine dei lavori in quanto, come il presidente Bruno ha detto chiaramente, al momento non è lecito sapere di quanto tempo avrà necessità il Comitato dei diciotto per fornire i pareri sugli emendamenti.
In ragione di queste considerazioni e in ragione di quanto previsto dal nostro Regolamento, il dibattito è rinviato alla seduta di domani con inizio alle ore 9.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Martedì 6 maggio 2009, alle 9:
(ore 9 e ore 16).

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 733 - Disposizioni in materia di sicurezza pubblica (Approvato dal Senato) (2180-A).
Relatori: Santelli, per la I Commissione; Sisto, per la II Commissione.

2. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
PIZZOLANTE; PINI: Distacco dei comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, Pag. 20San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione (63-177-A).
Relatore: Dal Lago.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Volontè ed altri n. 1-00152, Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00154, Maurizio Turco ed altri n. 1-00156, Di Giuseppe ed altri n. 1-00159 e Soro ed altri n. 1-00160 concernenti iniziative in materia di parità scolastica.

4. - Seguito della discussione dei progetti di legge:
S. 586-905-955-956-960 - d'iniziativa dei senatori: LI GOTTI ed altri; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; d'iniziativa dei senatori: COMPAGNA; VALDITARA; RUTELLI e ZANDA: Adesione della Repubblica italiana al Trattato concluso il 27 maggio 2005 tra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica d'Austria, relativo all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale (Trattato di Prüm). Istituzione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA. Delega al Governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria. Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale (Approvati in un testo unificato dal Senato) (2042);
e dell'abbinata proposta di legge: MINNITI e AMICI (2069).
Relatori: Contento, per la II Commissione; Maran, per la III Commissione.

(ore 15).

5. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 15,10.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO FABIO EVANGELISTI IN SEDE DI ESAME DI QUESTIONI PREGIUDIZIALI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 2180-A

FABIO EVANGELISTI. Onorevoli colleghi, nel mondo che cambia per quello che stiamo vivendo di fronte a rivolgimenti impetuosi, si può decidere di assumere atteggiamenti diversi.
Una comunità può scegliere di difendersi, cioè di tentare di regolare i cambiamenti che ha di fronte cercando di limitarli e contenerli, oppure può scegliere di assumere un atteggiamento progressivo e propositivo, probabilmente più complesso nel breve periodo, anche più rischioso, ma mirato allo sviluppo.
Una scelta questa che non può che essere fondata sulla fiducia sulle proprie capacità e sulla propria identità.
In un'ottica difensiva possono nascere idee come i dazi doganali da porre magari nei confronti di «nazioni» come la Cina.
Basta davvero poco, un minimo di intelligenza e di realismo, per comprendere come una scelta del genere appaia del tutto inefficace se adottata dall'Europa, addirittura ridicola se adottata da una piccola nazione come l'Italia.
Sempre in un'ottica difensiva, inevitabilmente destinata ad assumere un carattere ostile, si può pensare di limitare i flussi migratori, equiparando l'emigrazione ad un reato e costruendo un atteggiamento di diffidenza verso lo straniero, facendo dell'immigrazione una causa di insicurezza sociale.
Anche in questo caso, basta davvero poco per rendersi conto della banalità di tale impostazione. Alzare le barriere a difesa dei confini è semplicemente non Pag. 21possibile. Se è vero, com'è vero, che il fenomeno dell'immigrazione clandestina nasce prioritariamente con una genesi regolare, visto turistico, appare chiaro quanto sia davvero risibile pensare di poterlo emarginare alzando muri e barriere.
Onorevoli colleghi, credo sia il caso di riflettere anche su alcuni termini che oramai sono entrati nel lessico comune.
Ad esempio i flussi.
Quando si parla di migrazione, inevitabilmente si fa riferimento ai flussi, che dovrebbero regolare la quantità di immigrati da immettere nel territorio italiano.
Certo è uno strumento utile e necessario, ma quando, ad esempio, si comincerà a discutere dei flussi di energia e di risorse, cercando magari di immaginare una riduzione delle risorse che l'occidente utilizza prelevandole dagli stessi territori da cui provengono la stragrande maggioranza dei migranti?
Quando si comincerà a parlare di regolamentare questo tipo di flussi?
Quando cominceremo a prendere coscienza che una minoranza esigua di uomini utilizza più del 70 per cento delle risorse naturali del pianeta?
Quando avremo l'onesta intellettuale di ammettere che questa strettissima minoranza accumula per sé ricchezza e benessere a scapito del resto della popolazione mondiale?
La sfida che abbiamo di fronte, dunque, è quella di rendere governabile un mondo che non è più quello di ieri.
Dobbiamo capire che se davvero vogliamo batterci per esportare i valori occidentali, la democrazia, prima di tutto, ebbene dobbiamo sapere che la democrazia comporta, come suo fondamento principale la consapevolezza individuale, la possibilità cioè che il singolo uomo, divenuto cittadino, conosca i suoi diritti e possa su questa consapevolezza, su questa conoscenza, migliorare la sua vita, la qualità della sua vita.
Esportare democrazia deve significare esportare benessere!
Questo ci mette di fronte alla necessità, inevitabile, di ripensare il metodo di distribuzione delle ricchezze e soprattutto delle risorse a livello planetario.
Pensare un mondo diviso tra una minoranza barricata, chiusa, arroccata, nel suo benessere, a spese di una moltitudine di disperati, appare come il peggiore dei destini a cui abbandonare i nostri figli.
Nel mondo che sta nascendo è necessario un cambio di rotta. Obama è il primo ad esserne consapevole, la migrazione non può essere considerata come un fenomeno eccezionale da limitare e contenere, ma come una condizione strutturale che può diventare il fondamento di nuova crescita e sviluppo collettivo.
Storicamente i flussi migratori hanno rappresentato, nel medio e lungo periodo, un ragione di sviluppo e di crescita.
Le tanto ricercate radici europee affondano anche nei movimenti migratori che hanno a più riprese caratterizzato il nostro continente.
Quelle slave, quelle dei sassoni, dei Franchi, solo per citarne alcune. Meno significative quelle celtiche!
Oggi fare dell'immigrazione, invece una risorsa che una minaccia vuole dire destinarsi ad un futuro estremamente difficile.
Tutto questo non vuoi dire che i fenomeni migratori non debbano essere governati.
Al contrario necessitano di una costante e coerente politica migratoria, che non può essere destinata e promossa da ogni singolo stato in maniera autonoma e differente.
Necessitiamo di politiche migratorie molto più attente e capillari, congeniate anche nell'ottica di evitare che il mancato governo ed armonizzazione dei flussi migratori possa diventare origine di insicurezza per i cittadini.
L'immigrazione, infatti, genera delinquenza solo quando è vincolata ad una dimensione di emarginazione e di povertà.
L'extracomunitario statunitense o canadese non produce diffidenza né, tanto meno, insicurezza. Pag. 22
I padri costituenti avevano ormai, più di 50 anni fa, congeniato un sistema che appare, ancora oggi, per molti versi, più moderno delle posizioni di alcune forze politiche dell'attuale maggioranza.
Tanto che questo provvedimento appare oltre che sbagliato politicamente, per molti versi evidentemente illogico e incostituzionale.
Ad esempio, l'articolo 6 del disegno di legge impone la presentazione di un documento che attesti la validità del soggiorno nel territorio del nostro Stato da parte dello straniero che chiede di contrarre matrimonio in Italia.
Si preclude, quindi, allo straniero irregolare la possibilità di creare una propria famiglia, presupposto evidente di una concreta volontà d'integrazione.
L'articolo 21 del disegno di legge in esame introduce il reato di immigrazione clandestina e permanenza illegale punendo l'ingresso e il soggiorno illegali nel territorio dello Stato.
Con tale disposizione diventa reato, non solo l'ingresso illegale, ma da subito anche la presenza sul territorio, si trasforma così in reato quello che l'articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo sancisce come diritto, cioè la possibilità di emigrare dal Paese di origine verso un altro Paese e, per gli stranieri ad oggi irregolarmente presenti sul territorio nazionale, si sanziona un comportamento che, in base alla legislazione in vigore, non permette regolarizzazione.
Un Procedimento contorto ed improduttivo che appare incompatibile con l'articolo 24 della Costituzione.
Ed inoltre assolutamente inadatto a frenare immigrazione clandestina.
L'articolo 42 poi, subordina l'iscrizione e le eventuali variazioni anagrafiche alla verifica, da parte dei competenti uffici comunali, delle condizioni igienico sanitarie degli immobili abitati dai soggetti richiedenti.
Tale vincolo amministrativo si applica anche ai cittadini italiani.
La residenza, onorevoli colleghi, è il fondamento di numerose ed irrinunciabili prerogative e diritti riconosciuti, prima ancora che al cittadino, alla dignità dell'essere umano!!
Il dispositivo proposto vincola, di fatto, il requisito della residenza alle condizioni economiche del soggetto richiedente, in palese contrasto con gli articoli 2 e 3 della Costituzione.
L'articolo 45, comma 1, lettera f), del disegno di legge interviene sull'impianto dell'articolo 6 del testo unico sull'immigrazione, rendendo obbligatoria l'esibizione del permesso di soggiorno per ottenere il rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri fondamentali atti amministrativi.
Tra questi anche l'iscrizione all'anagrafe per i bambini figli di extracomunitari non in possesso del regolare permesso di soggiorno.
Tale disposizione contrasta in maniera evidente e palese con l'articolo 3 della nostra Costituzione.
Inoltre appare a dir poco lesiva dei diritti di soggetti particolarmente deboli ed indifesi come i minori, condannati di fatto ad un destino di «clandestinità» addirittura dalla nascita.
Si attribuiscono colpe a bambini appena nati!!
E li si condanna allo stato di abbandono.
Appare evidente l'illogicità di tale provvedimento, che ottiene il fine di creare e produrre clandestinità!!
Una norma del genere è anche in palese contrasto con la Convenzione dell'ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 20 novembre 1989 che riconosce a ogni minore, senza discriminazioni di alcun genere, «il diritto di essere registrato immediatamente al momento della sua nascita» nonché il diritto ad un nome e quello ad acquisire una cittadinanza.
Siamo riusciti ad evitare che i medici italiani fossero costretti ad un destino da «spie» a quanto pare al loro posto dovranno essere costretti ad operare i presidi scolastici ed i dirigenti delle ASL! Pag. 23
L'introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato pone preoccupazioni in relazione anche ai suoi aspetti applicati.
Si tratta del cosiddetto «reato di clandestinità» che uniforma in un unico trattamento sanzionatorio le posizioni di chi, pur entrato regolarmente, si sia trattenuto in Italia più del consentito, pur senza mai aver disobbedito ad un provvedimento di espulsione.
Accomunate tutte le situazioni di soggiorno irregolare diverrà giuridicamente impossibile trattare in modo differenziato la badante che lavora onestamente da coloro che costituiscono davvero un problema per la sicurezza dei cittadini.
È previsto, infatti, che l'obbligatorietà della prosecuzione sia sospesa per quanti facciano richiesta di riconoscimento della protezione internazionale, fino alla decisione definitiva.
È difficile immaginare come questo provvedimento possa essere attuato quando centinaia di cittadini fanno contemporaneamente ingresso in Italia arrivando a Lampedusa.
Il testo della norma lascia immaginare che si dovrebbe immediatamente procedere alla denuncia di reato per tutti indiscriminatamente, salvo poi sospendere il procedimento di fronte ad una richiesta di asilo.
La norma desta perplessità anche in relazione alla sua applicazione nei confronti di quanti si trovino già in Italia ma senza un valido permesso di soggiorno.
L'introduzione del reato di soggiorno irregolare, infatti, amplia in modo sostanziale i possibili soggetti perseguibili, includendo anche quanti si trovano nel Paese già da molti anni.
È questo il caso, per esempio, di molti membri delle comunità rom, nati e cresciuti in Italia, che si troverebbero ora a dover abbandonare il Paese in cui hanno vissuto tutta la propria vita.
Inoltre, se questa norma fosse approvata, lo Stato sarebbe costretto a celebrare con inutile spesa decine di migliaia di processi che si concluderanno, in caso di condanna, con la comminazione di una sostanziosa pena pecuniaria di fatto inesigibile a carico di persone non abbienti che non di rado sono giunte nel nostro Paese sospinte da necessità gravi, spesso anche a rischio della vita.
Ma ciò che deve preoccupare maggiormente è l'uso dei reati di diritto penale per finalità strettamente connesse a politiche d'ingresso e soggiorno di immigrati irregolari nel territorio dello Stato.
Pur riconoscendo il diritto sovrano dello Stato di regolare l'ingresso e il soggiorno degli stranieri si deve temere che l'applicazione inappropriata del diritto penale a immigrati irregolari, in connessione con il diritto sull'immigrazione, possa condurre a limitazioni nell'esercizio e nel godimento di diritti umani.
Infatti, la nuova procedura penale accelerata davanti al giudice di pace no protegge sufficientemente il diritto alla parità delle armi, un aspetto essenziale del diritto ad un equo processo che richiede eguale accesso alla documentazione e l'opportunità di contestare ogni argomento e prova addotti.
Ma, il tempo concesso alla difesa secondo la nuova procedura, di sette giorni o 48 ore in particolari casi di urgenza, sia insufficiente per il rispetto delle obbligazioni della Repubblica italiana (contenute nell'articolo 6 CEDU).
Una lettura sistematica del nuovo reato combinata con il TU sull'immigrazione suggerisce che l'introduzione di tale reato sia concepita primariamente non come un reato ordinario di diritto penale, ma come un meccanismo per accelerare l'espulsione di stranieri irregolari.
Infine l'articolo 45,1 lettera h-bis, dispone di estendere a 180 giorni il periodo massimo di trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione.
Tale estensione, finalizzata alla necessità di riconoscimento degli stranieri fermati, è vincolata anche alla collaborazione ed alla effettiva capacità collaborativa del Paese di origine dello straniero.
Ne consegue che quest'ultimo è fermato per un tempo più o meno lungo nei CIE in virtù di una variabile del tutto indipendente Pag. 24dalla sua responsabilità. L'impianto di tale norma è, dunque, in palese contrasto con il principio della ragionevolezza di cui all'articolo 3 della nostra Costituzione.
L'impianto generale del provvedimento appare, quindi, in più punti, lesivo della dignità umana e dell'impianto di garanzia di diritti e libertà civili, voluto e prescritto dalla nostra Costituzione.
Per questo abbiamo posto la pregiudiziale che invitiamo l'Aula a votare prescindendo dalle logiche di schieramento!!!

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 30 aprile 2009, a pagina 24, seconda colonna, prima riga, la parola: «inefficace» si intende sostituita dalla seguente: «efficace».

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2180-A - quest. preg. nn.1 e 2 481 475 6 238 212 263 42 Resp.