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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 169 di giovedì 30 aprile 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 9,35.

ANGELO SALVATORE LOMBARDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Brunetta, Cicchitto, Colucci, Cota, Donadi, Gregorio Fontana, Alberto Giorgetti, La Russa, Leone, Lucà, Martini, Mazzocchi, Meloni, Pescante, Ravetto, Roccella, Soro, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 1994 (ore 9,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la VII Commissione (Cultura) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
FAVA: «Disposizioni per consentire la candidatura dell'Italia come Paese ospitante dell'edizione della Coppa del mondo di rugby degli anni 2015 e 2019» (1994).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Discussione del disegno di legge: S. 733 - Disposizioni in materia di sicurezza pubblica (Approvato dal Senato) (2180-A) (ore 9,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Disposizioni in materia di sicurezza pubblica.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta di ieri.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2180-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Unione di Centro e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento. Pag. 2
Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e II (Giustizia) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
La relatrice per la Commissione Affari costituzionali, onorevole Santelli, ha facoltà di svolgere la relazione.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione Signor Presidente, il disegno di legge all'esame di questa Assemblea costituisce un'articolata serie di risposte alla complessa domanda di sicurezza largamente avvertita in Italia. Il tema è declinato sotto vari aspetti, che vanno dalla cosiddetta sicurezza urbana alla criminalità organizzata, ad alcuni aspetti della gestione del fenomeno migratorio. Obiettivo fondamentale del disegno di legge è quello di rafforzare la tutela di tutti coloro che vivono e operano legalmente in Italia.
Essendo molteplici i fattori che incidono sulla percezione della sicurezza, anche le risposte si articolano su livelli diversi. Alla base è rintracciabile la lotta alla cosiddetta illegalità diffusa, cioè il rafforzamento delle tutele nei confronti di quei comportamenti che ledono il rispetto verso lo spazio pubblico e le cose altrui. Tale nucleo di norme è volto ad aggravare o a costituire nuove fattispecie di reato, per ipotesi quali il danneggiamento, il deturpamento e l'imbrattamento delle cose altrui, il decoro delle pubbliche vie e l'occupazione di suolo pubblico. Tali norme mirano a rafforzare il senso civico e la promozione della legalità diffusa.
Un secondo gruppo di norme è volto a rafforzare la tutela dei soggetti più deboli, quali gli anziani, i minori e i disabili. In tal senso, oltre alla costituzione di aggravanti specifiche per reati compiuti ai danni di queste categorie, è inserita una serie di aggravanti per reati compiuti in luoghi o situazioni particolarmente esposti o significativi, dagli istituti di credito e bancomat agli istituti scolastici per i reati compiuti a danno di minori. In tale ottica, viene anche rafforzata la tutela nei confronti dei furti e delle rapine, prevedendo l'allargamento delle ipotesi di arresto obbligatorio in flagranza e di arresto facoltativo per la violazione del domicilio privato.
Altre norme sottolineano la priorità della difesa del singolo rispetto agli usi e costumi delle comunità di appartenenza. Sono, in particolare, le previsioni relative al rafforzamento del contrasto al fenomeno dell'impiego dei minori nell'accattonaggio e alla tutela delle libertà delle donne straniere, sostanzialmente musulmane, in Italia, in relazione alla scelta di contrarre matrimonio. Di particolare rilievo è anche la norma relativa alla sottrazione di minori e di incapaci e alla sottrazione di minori all'estero. È una norma molto attesa, che mira a fornire uno strumento efficace nei confronti del fenomeno del cosiddetto rapimento legale.
Per ciò che attiene più direttamente alla competenza della I Commissione, possono essere enucleati tre gruppi di norme: quelle relative al rafforzamento della lotta nei confronti della criminalità organizzata, quelle relative al fenomeno migratorio e, infine, alcune norme relative alla cosiddetta sicurezza partecipata.
Rispetto alle norme relative alla lotta alle mafie, il disegno di legge all'esame dell'Aula si innesta in un percorso già iniziato con precedenti provvedimenti emanati nel corso di questa legislatura, su iniziativa del Governo, che incidono soprattutto su due aspetti: quello dell'aggressione ai patrimoni mafiosi e quello, più generale, di ordine preventivo.
Il disegno di legge potenzia alcuni aspetti relativi al sequestro e alla confisca dei beni provenienti da reati di tipo mafioso nella consapevolezza che la lotta alla criminalità organizzata passa soprattutto attraverso l'aggressione ai proventi economici di questa, sia al fine di depotenziare la capacità economica della criminalità sia al fine di riacquisire al patrimonio della collettività i proventi delle attività illecite e di dare a ciò un significato simbolico di lotta dello Stato verso queste forme di criminalità. In questa prospettiva, va rilevato che i numeri dei sequestri e delle Pag. 3confische operate in questi ultimi mesi costituiscono il risultato più evidente dell'iniziativa legislativa in tal senso.
Rispetto al ruolo della prevenzione, di particolare rilievo nel disegno di legge sono le norme che regolamentano i poteri di accesso dei prefetti sui cantieri, in questo regolamentando quello che è già in opera con l'utilizzo di protocolli di legalità, e le norme relative allo scioglimento dei consigli comunali per mafia. Già da qualche legislatura si discute della modifica dell'istituto dello scioglimento dei consigli comunali, soprattutto al fine di renderlo efficace, e a questo istituto si aggiunge oggi, oltre alla responsabilità degli enti, anche la responsabilità dei dirigenti e dei dipendenti amministrativi, oltre all'incandidabilità temporanea dei responsabili dello scioglimento del consiglio comunale.
Di particolare rilevanza nel provvedimento sono le norme relative al tema dell'immigrazione. La logica in cui si muove il disegno di legge è quella di distinguere nettamente il fenomeno dell'immigrazione clandestina da quello dell'immigrazione regolare e, all'interno di quella regolare, di costituire un sistema premiale nei confronti degli stranieri che vivono e operano nella legalità nel nostro Paese e, al contrario, un sistema di rigore nei confronti di chi, invece, infrange la legge.
L'Italia è il Paese d'Europa più esposto nei confronti del fenomeno migratorio, subendo una forte immigrazione sia da est sia da sud; ciò rende particolarmente complessa e difficile la gestione del flusso. Oltre a politiche in sede europea come Paese di frontiera, sono necessarie anche politiche interne, in maniera tale che il nostro Paese adegui almeno i propri strumenti di difesa verso l'immigrazione clandestina a quelli operanti negli altri Paesi, soprattutto del Mediterraneo.
Con questo disegno di legge si afferma una scelta definitiva in merito all'immigrazione clandestina, adeguandosi con ciò alla normativa vigente in molti Paesi europei, e cioè quella dell'istituzione del reato di immigrazione clandestina, sebbene sotto forma di contravvenzione non oblabile. Altre norme di particolare rilievo sono quelle volte a contrastare il fenomeno dei matrimoni di comodo, sia al fine di ottenere la cittadinanza sia al fine di ottenere il permesso di soggiorno, le nuove condizioni ostative per il rilascio del visto d'ingresso e l'allungamento, in casi eccezionali e sempre in regime di proroga, dei periodi di permanenza nei CIE. Il termine di centottanta giorni è previsto da una recente direttiva europea e, soprattutto, è considerato, come si legge dalle dichiarazioni del capo della polizia, il periodo minimo utile per ottenere dei regolari procedimenti di espulsione nei confronti di alcuni Paesi. Di rilievo, ancora, l'introduzione di test di conoscenza della lingua italiana per ottenere il rilascio del permesso di soggiorno di lungo periodo e, soprattutto, l'introduzione dell'accordo di integrazione.
Infine, norme rilevanti sono quelle relative alla cosiddetta sicurezza partecipata. Il disegno di legge incide sulla regolamentazione di due fenomeni già particolarmente diffusi: quello delle associazioni dei volontari della sicurezza e quello dei cosiddetti bodyguard delle discoteche. In tal senso, il disegno di legge mira a regolamentare entrambi gli istituti, che, allo stato, risultano privi di qualsiasi controllo dei requisiti nonostante, per esempio, le cosiddette associazioni dei volontari siano addirittura finanziate da alcune leggi regionali e da alcune amministrazioni locali.
Per quanto riguarda la parte relativa all'illustrazione specifica degli emendamenti, rimando alla relazione scritta.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative della mia relazione.

PRESIDENTE. Onorevole Santelli, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Il relatore per la II Commissione, onorevole Sisto, ha facoltà di svolgere la relazione.

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FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, il disegno di legge sulla sicurezza, come licenziato da un proficuo e faticoso lavoro nelle Commissioni (mai sinergia fu più utile per raggiungere un obiettivo conforme alle prospettive e alle obbligazioni che ci si proponeva con tale intervento), ha tenuto conto certamente di un leitmotiv proprio degli interventi in tema di giustizia: quello delle piccole riforme utili, che contribuiscano a rendere il flusso del plasma all'interno del sistema del diritto sostanziale e processuale più fluido, intervenendo sulla scorta dell'esperienza del diritto vivente su settori dell'ordinamento penale, civile, amministrativo, con degli interventi spesso «multimediali», che tengano cioè conto delle diverse situazioni, affinché sia garantito un obiettivo coerente ai principi giuridici, ma soprattutto costituzionali, del sistema.
Questo intervento dal punto di vista metodologico, che è quello che è stato particolarmente a cuore nel corso di questi lavori, non si sottrae a tale verifica. Una sicurezza efficace, coerente con il sistema, razionale con riferimento agli istituti: una sorta di complessità consapevole, orientata a garantire comunque una continuità e dei punti di riferimento di carattere istituzionale. Da questo punto di vista mi sembra che quello che ho prima chiamato il diritto vivente l'abbia fatta da padrone; e l'intervento su temi di diritto sostanziale penale, con l'introduzione di nuove fattispecie utili che possano garantire la presenza sul territorio di una copertura normativa in tema di tipicità sui dati, e di diritto processuale penale, mediante interventi sia sul processo sia sull'ordinamento penitenziario sia sul tema delle misure cautelari reali, credo si sposi con una sorta di modulazione di interventi di carattere amministrativo, che hanno riguardato i poteri dei prefetti, il codice della strada e le misure in tema di imprese e società. Non secondario infine, signor Presidente, è l'intervento sui temi dell'immigrazione, sui temi della mafia e su quello che può essere comunque collegato in qualche modo alla sicurezza.
Il percorso normativo seguito nell'esame del disegno di legge ha una sua progressione. L'esordio riguarda essenzialmente l'attenzione ai problemi della minorata difesa in tema di età: con la modifica del numero 5 dell'articolo 61 del codice penale si è prevista la necessità che chi approfitti delle condizioni di minorata difesa rivenienti dall'età, avanzata o no che sia, debba subire una sanzione di maggiore entità, perché questa è una gravissima situazione, che andava opportunamente stigmatizzata con un'aggravante.
Parimenti è stata disposta l'aggravante della clandestinità, se il colpevole ha commesso il reato mentre si trovava illegalmente sul territorio nazionale, restringendola però ai soli extracomunitari e agli apolidi, con una disposizione interpretativa che, in realtà, già era nello spirito della norma, ma che è stato opportuno precisare per evitare gli equivoci che molto spesso travagliano le interpretazioni di fattispecie così delicate.
Una completa new entry, o meglio una vecchia new entry, è quella dell'articolo 341-bis del codice penale, cioè il delitto di oltraggio a pubblico ufficiale. Si tratta di una fattispecie che è rientrata nell'ambito del penalmente rilevante; per la verità le condotte erano già protette, ma con una diversa fattispecie, punibile a querela. Si è ripristinata la procedibilità di ufficio, e la reclusione è fino a tre anni. È stata poi introdotta una duplice novità nell'ambito del tessuto connettivo della norma, cioè la causa di non punibilità, o meglio di estinzione del reato, derivante dal risarcimento del danno duplice, sia nei confronti dell'ente, di particolare significazione premiale, sia nei confronti della persona fisica; ed è stata ribadita la vigenza (vi era stato qualche problema sul punto) della vecchia causa di non punibilità, che non consentiva la punibilità del soggetto se vi fosse stato un atto arbitrario compiuto dal pubblico ufficiale, ormai non più esistente perché inglobata correttamente nel 341-bis, con Pag. 5tecnica normativa certamente apprezzabile per la chiarezza (non dimentichiamo che abbiamo approvato tempo fa una norma che ci imponeva una chiarezza nella formulazione delle fattispecie; anche in questo caso siamo stati tutti particolarmente attenti affinché vi fosse chiarezza). Procedo sinteticamente, e non mi soffermo sull'analitica descrizione delle fattispecie, che sarà di facile reperibilità nel testo normativo.
Si tratta comunque di due dati importanti: l'estinzione del reato derivante da una sicura resipiscenza del soggetto, un trend assolutamente moderno della dottrina penalistica, e l'attrazione nell'ambito di una fattispecie unitaria di una norma che, posta al di fuori dell'articolo 341-bis, poteva dare origine a dei problemi.
Altro step sicuramente importante è l'estensione della ritrattazione, fattispecie prevista dall'articolo 376 del codice penale. Anche questa previsione si sposa con la coerenza prevista per altri reati, di cui agli articoli 271-bis e 272, ed è di particolare rilevanza ed efficacia per il soggetto che, dismettendo una condotta illecita, ripristina ancora una volta per sé e per gli altri un onesto vivere sul piano della condotta del favoreggiamento.
Signor Presidente, mi limiterò ai segnali di più forte rilevanza sul piano della sicurezza, lasciando poi alla relazione che depositerò gli ulteriori dettagli che consentiranno più analiticamente, e più specificamente, di raccogliere le segnalazioni assolutamente sintetiche che mi sto permettendo di rappresentare all'Aula.
L'associazione per delinquere per determinati reati è stata integrata con un'ipotesi aggravata prevista dal sesto comma, inserendovi il delitto di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
All'articolo 2 sono state previste alcune modifiche alle disposizioni del codice di procedura penale, come ad esempio all'articolo 117, che riguardano l'attività di coordinamento riferita alle procure. L'articolo 3 prevede delle circostanze aggravanti per la tutela dei disabili e l'articolo 4 si occupa dello straniero che vuole contrarre matrimonio in Italia.
Credo che di particolare rilevanza, sul piano quantomeno della risposta a determinate domande della collettività, siano gli articoli che vanno dal 7 al 10, che si occupano di un fenomeno di illegalità diffusa, che incide sia sulla vivibilità dei centri urbani, sia sulle condizioni minime di cura del territorio. Mi riferisco al fenomeno dei cosiddetti writers o graffitari, che trovano una specifica, e dal punto di vista della sanzione, corretta stigmatizzazione di tipo penale, prevedendo la necessità che la sospensione condizionale sia condizionata al ripristino della situazione quo ante e, quindi, al venir meno dei danni che sono stati creati con quelle condotte (anche in questo caso, si chiede la resipiscenza).
L'articolo 11 si occupa di ribadire la responsabilità del correo maggiorenne con i minorenni, mentre l'articolo 12 fornisce nuovi poteri ai sindaci e ai prefetti. Credo che sia importante l'articolo 600-octies del codice penale, introdotto all'articolo 13, che prevede il delitto di impiego di minori nell'accattonaggio: un'esigenza di diritto vivente tradotta in una norma incriminatrice ad hoc. Lasciando l'analisi dell'articolo 602-bis alla lettura da parte dei pazienti interlocutori, mi preme ribadire la modifica dell'articolo 388 del codice penale: si tratta della mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, che finalmente lascia il lido del solo provvedimento di diritto civile, per inglobare in sé anche i provvedimenti del giudice amministrativo e contabile. Un altro elemento rilevante è quello dell'introduzione di nuove circostanze aggravanti del delitto di rapina.
Mi riferisco per esempio - è un dato che stava molto a cuore a chi ovviamente intendeva rispondere fattivamente ai temi della sicurezza - a quelle rapine che avvenivano in case, in abitazioni, in ville, in luoghi in cui la gente abitualmente deve stare tranquilla (ciò riguarda anche i mezzi pubblici di trasporto ovvero coloro che si trovino nelle vicinanze di Pag. 6istituti). Ebbene, in queste situazioni la pena si deve ritenere aggravata ma soprattutto non bilanciabile, nel senso che non si potrà usufruire di quel giudizio di bilanciamento che tanto spesso consente - qualche volta correttamente, ma in questi casi abbiamo ritenuto non correttamente e non conformemente alla gravità del fatto - di elidere le conseguenze particolarmente incisive di determinate condotte e, con riferimento all'anamnesi personale del soggetto, in determinate altre situazioni, di ripristinare la pena base della norma, non tenendo conto sostanzialmente di queste aggravanti.
Mi riferisco inoltre ad un'altra aggravante per il delitto di truffa, all'aggravamento della pena per il sequestro di persona ai danni di un minore e a una nuova disciplina del reato di porto illegale di armi in particolari situazioni che direi anche di pericolo concreto; in altre parole, una condotta che non solo si limita a creare un vulnus nel bene giuridico, ma attenta gravemente a determinati beni giuridici satellite ma non di minore rilevanza all'interno di certe condotte. Ciò costituisce nell'articolo 19 la ragione per cui si è aggravata, si è modificata la disciplina del porto illegale di armi. Si introduce un nuovo corso della competenza penale del giudice di pace, di cui ovviamente risparmierò in questo intervento la dettagliata esposizione. Vi sono nuove norme sul sequestro preventivo, mentre l'articolo 34 ha disciplinato la possibilità che vi sia un'esclusione della partecipazione a gare di appalto, forniture e servizi, affidamento, concessioni e subappalto per quei soggetti resisi imputati (cioè con almeno una richiesta di rinvio a giudizio) di reati di turbamento dell'attività di indagine afferente ad estorsioni o, comunque, a reati che coartano ai fini di ingiusto profitto la volontà di quei soggetti: se io sono stato bugiardo - uso un termine ovviamente banale - nei confronti del pubblico ministero, oppure ho reso falsa testimonianza, o mi sono macchiato del delitto di favoreggiamento, ebbene, questo comporterà (nel rispetto del diritto di difesa e comunque dell'articolo 111 della Costituzione) la chance che il soggetto perda la possibilità, per questa sua responsabilità, di poter partecipare alle gare di appalto. L'articolo 39 modifica il 41-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354.
L'articolo 40 invece si preoccupa di condotte che possono in qualche modo disturbare il rapporto tra i detenuti e l'esterno. Credo di dover rapidamente saltare all'articolo 54 per ribadire l'interesse che si ha alle disposizioni del Codice della strada e alla guida sotto l'influenza di alcol o in stato di alterazione per uso di sostanze stupefacenti. L'articolo 58 introduce un altro segnale di attenzione al diritto premiale, per la verità mutuato da vecchi orientamenti. Mi riferisco alla possibilità che, in caso il soggetto aiuti in maniera concreta le indagini della polizia giudiziaria (ma concreta vuol dire non soltanto formalmente, ma sostanzialmente, consentendo la ricostruzione dei fatti e l'individuazione dei responsabili se non la cattura), questo comportamento di sicura efficacia e controllata rilevanza potrà comportare degli sconti di pena. Si dà - lo ripeto - rilevanza a questo atteggiamento di carattere assolutamente premiale. L'articolo 59 amplia uno dei punti nodali della moderna lettura dell'interattività tra sistema penale e sistema amministrativo, ovvero il decreto legislativo n. 231 del 2001, che viene esteso con l'articolo 24-ter anche ai delitti di criminalità organizzata. È sempre opportuno che siano richiamati i segnali del decreto legislativo n. 231 in interventi normativi, perché un'impresa che abbia dei modelli organizzativi è un'impresa che in qualche modo è più forte all'interno e più credibile all'esterno, cioè sta sul mercato con una capacità di lettura, di autocontrollo e di eterocontrollo dall'esterno, certamente più tranquillizzante. Credo che da questo punto di vista debbo citare soltanto l'articolo 65 che rivaluta le pene pecuniarie e si occupa della legge n. 689 del 1981.
Una chiusa, Presidente, sulle scelte di questo disegno di legge mi sembra necessaria. Pag. 7Siamo ancora una volta in una dimensione in cui l'attenzione normativa e - direi - lo sforzo di tutti, nessuno escluso, ha consentito un risultato che non esito a definire buono. È ovvio, tutto è perfettibile e tutto deve essere sempre considerato come il massimo sforzo raggiungibile per poter ottenere risultati in linea con quelle che sono state le premesse. Ritengo che questo disegno di legge non si sottragga a questa diagnosi, che non è bonaria, ma è soprattutto ricognitiva degli sforzi di tutti. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della relazione.

PRESIDENTE. Onorevole Sisto, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, salvo poi intervenire nel corso del dibattito e tenuto conto della puntuale relazione svolta dai relatori, mi limito ad osservare che il disegno di legge all'esame oggi della Camera completa l'intervento complessivo del Governo e dell'attuale Parlamento in materia di sicurezza pubblica, tenuto conto che il provvedimento completa il decreto-legge sicurezza, approvato lo scorso anno, e il decreto-legge sulla violenza sessuale, approvato di recente dal Parlamento. Infatti, alcune norme introdotte dal Senato in questo disegno di legge sono state ora soppresse in sede di Commissione perché introdotte successivamente negli altri provvedimenti a cui si è fatto riferimento.
Il provvedimento nel suo complesso non soltanto si occupa di una devianza, a volte anche minorile, ma si occupa in particolare della criminalità organizzata in specie di tipo mafioso. Non soltanto vi è una riscrittura dell'articolo 41-bis ma, completando proprio l'intervento del decreto-legge cui facevo riferimento in precedenza, viene confermata la possibilità di applicare misure di prevenzione patrimoniali disgiuntamente dalle misure di prevenzione personali.
Con questo disegno di legge, si chiarisce definitivamente un aspetto che è stato alla base di una serie di revoche di misure di prevenzione basate sulla mancata valutazione della pericolosità sociale: oggi nell'articolo 36-bis del testo in esame viene specificato e precisato che dopo la parola «disgiuntamente» e, quindi, dopo l'applicazione possibile e disgiunta delle misure di prevenzione patrimoniale da quelle personali, sono inserite le seguenti: «e indipendentemente dalla pericolosità sociale del soggetto proposto per la loro applicazione al momento della richiesta della misura di prevenzione».
Ciò perché la misura di prevenzione patrimoniale può benissimo essere verificata sulla base di quell'accumulo di ricchezza in capo a determinati soggetti che hanno determinato precedenti penali per i quali è possibile l'applicazione della misura di prevenzione ma deve prescindere dalla valutazione della pericolosità sociale attuale.
Vi è una riscrittura complessiva dell'articolo 41-bis che determina una maggiore attenzione dello Stato, del complesso dell'ordinamento, nei confronti di autori di crimini mafiosi e vi è una maggiore severità, in modo tale che vi sia una risposta complessiva dello Stato a una delle piaghe del nostro tempo.
Devo inoltre sottolineare, in relazione ad un articolo che è stato da poco commentato dal relatore Sisto, che il testo pubblicato per l'Assemblea non riporta correttamente (si tratta di un evidente errore materiale) l'articolo 34, comma 1, lettera a). In chiusura di questa disposizione, infatti, si legge: «Il procuratore della Repubblica procedente comunica la richiesta di rinvio a giudizio dell'Autorità»: è evidente che vi è un errore materiale perché nel testo approvato al Senato era «all'Autorità di cui all'articolo 6». Non può essere la richiesta di rinvio a giudizio dell'Autorità dal momento che tale richiesta è del procuratore della Repubblica è non dell'Autorità. Pag. 8Quindi, per questo errore non so se sarà necessario riunire la Commissione oppure sia possibile un intervento di tipo correttivo.
Devo, inoltre, soffermarmi su tutte le polemiche che hanno accompagnato il disegno di legge sulla questione del fenomeno dell'immigrazione. Il disegno di legge si ispira ad un concetto preciso: nel nostro Paese qualsiasi cittadino straniero, extracomunitario o comunitario che sia, quando ha il rispetto delle regole che questo ordinamento e questo Stato si danno e al rispetto delle quali sono tenuti anche i cittadini, quando vi è il rispetto di tali regole non vi è nessuna differenza tra cittadini e stranieri.
Diverso è invece il caso della violazione delle regole proprie di un ordinamento, che non è poi un ordinamento avulso dal contesto europeo, tenuto conto delle indicazioni che vengono dalla Commissione europea e dal Parlamento europeo, specialmente negli ultimi tempi, in cui addirittura si parla di ripartire per quote nel nostro territorio europeo, a seconda degli Stati, il numero dei cittadini stranieri.
Io credo invece che, correttamente, il disegno di legge in esame ponga determinate regole, rispettando le quali un cittadino straniero viene ad essere - così com'è giusto che sia - accolto, non solo con quei doveri di solidarietà che normalmente devono caratterizzare l'attività dello Stato e delle società, ma essenzialmente avendo attenzione alle possibilità e alle necessità, che questo Paese ha, di avere una forte aliquota di cittadini anche extracomunitari, per le necessità della nostra economia e per il modo in cui la nostra società si è organizzata.
Ma da ciò a ritenere che vi sia l'inopportunità di una disciplina, di una regola che possa essere rispettata anche per inserire a pieno titolo e a pieno diritto il cittadino straniero nel nostro Paese, a parità di diritti dei cittadini italiani, ve ne passa. Credo che sia un errore dire: «Dimentichiamoci delle regole per i principi di solidarietà»: le due cose vanno necessariamente coniugate.
Solo uno Stato che non fosse attento ai diritti della persona in quanto tale può ignorare le responsabilità degli enti e degli Stati. In particolare, nel nostro Paese gli articoli 2 e 3 della Costituzione impongono il rispetto di diritti della persona e la rimozione degli ostacoli, in base all'articolo 3, affinché i diritti della persona possano essere realizzati. È proprio per questa ragione che serve una disciplina seria in relazione alla valutazione della possibilità di ottenere i diritti di cittadinanza, il diritto di lavoro, la possibilità di residenza effettiva nel nostro Paese: ciò s'ispira ad un'effettiva applicazione dei principi degli articoli 2 e 3 della nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Signor sottosegretario, volevo assicurarla: abbiamo accertato che si tratta di un errore materiale, al quale porremmo rimedio con un errata corrige.
Prima di dare la parola al primo oratore, che è l'onorevole Lo Moro, volevo far presente che i gruppi hanno segnalato per ogni oratore un tempo limitato nell'ambito del contingentamento. Mi permetterò, nel darvi la parola, di ricordarvi il tempo di cui ciascuno di voi dispone e di avvertire un minuto prima dello scadere del tempo.
È iscritta a parlare l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, vorrei partire dalle parole del sottosegretario; egli ha ricordato a tutti noi che uno Stato si fonda su regole e ha anche enunciato un principio che mi pare difficile da contestare, cioè che è giusto che le regole in uno Stato le osservino i cittadini, sia quelli che appartengono allo Stato medesimo sia i cittadini stranieri. Però, introducendo gli argomenti che il gruppo del Partito Democratico vuole portare qui all'attenzione dell'Assemblea sul disegno di legge in esame, voglio ricordare al sottosegretario che non bisogna confondere le regole con i valori. Lei ha citato anche la Costituzione, in particolare gli articoli 2 e 3, quindi ha citato regole che però sono essenzialmente i valori fondanti della nostra Pag. 9comunità. Le regole poi, le norme di legge, le emana il Parlamento. Il punto è stabilire oggi se queste future possibili regole che sono introdotte con il disegno di legge in esame contraddicono o meno i valori della nostra comunità.
Questo è il punto in cui le nostre posizioni, quella dell'opposizione, del gruppo del Partito Democratico, e quella della maggioranza si allontanano molto e ne vedremo le ragioni.
L'altra considerazione, sempre partendo da quanto ricordava il sottosegretario, riguarda il fatto che questa mattina il Governo ha qui sostenuto che con questo provvedimento si completa la normativa in materia di sicurezza. Voglio ricordare che recentemente abbiamo discusso di sicurezza, allorché la Camera ha licenziato la normativa sullo stalking. Ce ne siamo occupati ben due volte, ma in particolare, nell'ultima occasione, quando abbiamo parlato di quel decreto-legge sullo stalking, quest'Assemblea ha accantonato una delle norme sottoposte alla sua attenzione, quella che riguardava le ronde, e ha anche bocciato la norma che prevedeva il prolungamento della permanenza presso i CIE degli immigrati che si trovano in questi luoghi che appaiono sempre più come dei luoghi di detenzione.
Ebbene, non mi riferisco al piano della inammissibilità - perché ci rendiamo conto che si tratta di singole norme e non di progetti di legge -, ma non so se sul piano politico si rispettino le regole e se sia corretto ridiscutere oggi di queste norme - soprattutto di quelle che riguardano il prolungamento della permanenza nei CIE - a distanza di pochi giorni dalla data in cui quest'Assemblea si è pronunciata, con voto segreto, bocciandole.
I relatori del disegno di legge ne hanno correttamente illustrato il contenuto, che è molto vario; non dico eterogeneo, perché si tratta sempre di norme che attengono alla sicurezza, ma è senz'altro vario. Non voglio rappresentare il punto di vista del Partito Democratico - per cui, tra l'altro, interverranno altri oratori - in merito a norme sulle quali avrebbe potuto esserci una discussione. Ricordo a tutti che anche in Commissione abbiamo fornito il nostro contributo, ad esempio quando ci siamo opposti all'introduzione del reato di oltraggio, in ogni caso abbiamo fornito un contributo di cui vi è traccia anche nella proposta emendativa che è stata accolta dalla Commissione; così è stato anche per quanto riguarda l'articolo 34, quando abbiamo discusso delle imprese che, secondo la normativa originaria, avrebbero dovuto essere sospese dalla possibilità di contrarre con la pubblica amministrazione in circostanze che sono oggi codificate in maniera diversa. Non voglio riferirmi ai punti su cui avremmo potuto discutere, quali la criminalità organizzata e lo scioglimento per mafia, temi sui quali il gruppo del Partito Democratico in Commissione ha presentato le sue proposte emendative, sui quali, nel corso della discussione, ha dato dei contributi fortemente critici, e sui quali si può e si deve continuare a discutere. Voglio, invece, attrarre la vostra attenzione su alcuni punti sui quali vi è dissenso pieno, dissenso che non credo sia solo del Partito Democratico, ma che credo sia molto diffuso nel Paese. È, però, un dissenso pieno, perché le questioni a cui si riferisce tradiscono principi che per noi sono fondanti. Mi riferisco, innanzitutto, all'articolo che introduce il reato di immigrazione clandestina. In maniera critica vorrei anche sottolineare che, a distanza di poco tempo, si ritorna sull'aggravante della clandestinità, sentendo, evidentemente, il bisogno di precisazioni e di interpretazioni, poiché non si capisce bene di cosa si tratti.
Il Comitato per la legislazione ha avanzato dei rilievi critici su tale questione, ma questo è il segno di come siamo in presenza di una normativa che risponde più ad esigenze parziali di un «pezzo» del Paese e della popolazione, di un «pezzo» anche della maggioranza politica che governa il nostro Paese e che ha regole che sono, prima di tutto, avvertite nella cittadinanza. Tant'è, comunque, che l'articolo 21 di questo disegno di Pag. 10legge introduce il reato di clandestinità e quindi, con le parole del sottosegretario, dovrei dire che completa l'iter voluto dal Governo. Ebbene, noi siamo assolutamente contrari all'introduzione di questo reato, per motivi che hanno a che fare con i valori e anche con il rispetto della nostra Costituzione. Riteniamo, infatti, che introdurre un reato che colpisce non il comportamento di un soggetto, ma la semplice circostanza che egli si trovi in un territorio sia profondamente sbagliato, oltre che in contrasto con la nostra Costituzione.
Altri punti sui quali esiste una distanza abissale sono quelli che ci hanno portato, tra l'altro, mi rivolgo al Presidente Bruno, ad abbandonare i lavori della Commissione la sera in cui si stava completando l'iter del provvedimento in quella sede. In questo caso si tratta effettivamente di capire cosa si vuole fare del nostro Paese. Quest'Aula, ieri, ha votato all'unanimità una legge che riconosce il diritto di voto ai cittadini malati che non possono allontanarsi dal proprio territorio. Forse abbiamo parlato poco di questo, anche in Aula, perché quando si riconoscono diritti, forse, dovremmo alzare ancora di più la voce e capirne di più l'importanza. Invece, da questo punto di vista, rispetto agli immigrati si va oltre ogni limite. Significa introdurre delle regole stabilire una tassa o un contributo per ottenere il permesso di soggiorno? Significa introdurre delle regole pretendere da un cittadino che vuole sposarsi sul nostro territorio che sia in regola con il permesso di soggiorno? Significa introdurre delle regole pretendere dallo straniero che si trova nel nostro territorio che debba avere ed esibire il permesso di soggiorno per accedere agli atti dello stato civile e a tutti una serie di servizi, a parte quelli sanitari? Significa introdurre delle semplici regole pretendere che il cittadino straniero debba avere una casa che presenti determinati requisiti igienico-sanitari, quando sappiamo benissimo - ce lo dicono i fatti dell'Abruzzo - che le stesse strutture pubbliche sul nostro territorio spesso non hanno i medesimi requisiti di staticità ed igienico-sanitari? Riteniamo che questo modo di cercare di contrastare, di limitare, di contenere la presenza di cittadini immigrati nel nostro Stato sia sbagliato, perché non si tratta di norme che regolano i flussi migratori ma di norme lesive della dignità degli immigrati che si trovano sul nostro territorio, colpendo il diritto al matrimonio, alla dichiarazione di un proprio figlio, alla dichiarazione della morte, ad accedere a tutta una serie di servizi che dovrebbero essere riconosciuti a tutti. Da questo punto di vista riteniamo che su tali norme si possa continuare a discutere ma che non ci siamo punti di mediazione possibile quando si tratta di discutere di valori. Un altro tema della nostra discussione che ci trova profondamente contrari alla normativa che è stata introdotta...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DORIS LO MORO. ...è, per esempio - e concludo - quello relativo alle ronde. Non si tratta semplicemente di essere contrari. La relatrice Santelli ha parlato di sicurezza partecipata e anche noi, nel precedente Governo, ne abbiamo parlato. Occorre tuttavia capire cosa sia la sicurezza partecipata. Si può accettare che associazioni di cittadini e non di volontariato, come accade in tante altre parti del nostro Paese ma di semplici cittadini possano collaborare, ai fini del controllo del territorio, con le forze dell'ordine cui è stato affidato questo compito nel nostro ordinamento? Per noi tutto questo è inaccettabile, come è inaccettabile anche l'articolazione della normativa che è stata reintrodotta e che è peggiorativa rispetto al testo originario. È inaccettabile anche che tra queste associazioni si dia priorità alle associazioni di ex-poliziotti e di ex-carabinieri ed è inaccettabile soprattutto che una risposta che può piacere in alcune parti del nostro Paese e ad alcune forze politiche si proponga, invece, quale risposta generalizzata, senza pensare alle conseguenze che, in alcune zone, a partire da quelle meridionali, una regola di questo Pag. 11genere può determinare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà per diciannove minuti.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vediamo un po' cosa ci riserva il corso della seduta per quanto riguarda i tempi che il Presidente Bruno contestava. Ma purtroppo è così. Egli, del resto, è un uomo di grande pazienza, purché la cosa si concluda subito, pazienza, ovviamente. Signor Presidente, formulerò qualche riflessione su questo provvedimento, tentando di non raccogliere quelle che sono le polemiche di questi giorni, anche perché, tanto per recuperare un concetto espresso dalla collega Lo Moro, quello che balza all'attenzione dell'opinione pubblica sono sempre le polemiche.
Quando vi sono provvedimenti, anche di grande valore, predisposti e approvati all'unanimità tutto questo non ha alcun significato e non fa storia. Questo è il dato su cui vorrei richiamare l'attenzione dei pochi colleghi che sono presenti. Questo riferimento favorisce anche altre riflessioni sul provvedimento al nostro esame.
Signor Presidente, signor sottosegretario, non ho ricette o verità da esprimere, da sottoporre e da propinare, né qui, né altrove. Vi è il tema dell'immigrazione, fenomeno che è andato via via dilatandosi negli ultimi decenni e che ha avuto varie storie. Chi ha un po' di memoria ricorda che, quando vi furono i primi sbarchi, qualcuno in quest'Aula ha chiesto anche il cannoneggiamento delle imbarcazioni.
Sulle coste pugliesi vi fu anche una tragedia con dei naufraghi: una collisione tra una nostra nave della marina militare ed una imbarcazione di clandestini. Allora l'immigrazione proveniva dalle coste jugoslave ed albanesi. Non vi è dubbio che le ricette, come dicevo poc'anzi, non le ha nessuno ed è sempre difficile capire come ci si debba muovere.
Certo, anch'io sono convinto che bisogna assumere delle misure di controllo del territorio, della criminalità e di tutto quanto sottende e favorisce il condizionamento e le possibili violenze che si possono determinare all'interno di un territorio. Tuttavia, è sempre difficile e labile il confine tra la tutela del diritto (in questo caso non dell'immigrato, ma della persona umana) e la difesa dello Stato rispetto a ciò che può essere il consumarsi di atti criminosi. È sempre difficile.
Signor Presidente, forse lei, ma io certamente non ho le ricette e quando lei fa riferimento anche ad un dato economico che può interessare parte anche del nord, mi vengono in mente alcune realtà di oltreoceano (e, senza andare oltreoceano, anche dell'Europa) che riguardarono alcuni nostri emigranti alla fine dell'Ottocento e all'inizio del secolo scorso, i quali si trovarono senza alcuna tutela ed erano impiegati in condizioni pietose e miserabili. Anche in quel caso non c'era la tutela di alcun diritto della persona umana e nemmeno idonee condizioni ambientali ed igieniche.
Certamente creiamo degli anticorpi, delle contromisure e delle controspinte a questo fenomeno, ma fino a che punto sono giusti? Se, semplicemente, tutto ciò viene ad essere riferito alla disposizione - come ha detto e ricordato la collega Lo Moro - dell'articolo 21 (quello dell'introduzione del reato di immigrazione clandestina), il problema non è tanto quello della previsione di un reato e di tutto quello che sottende - anche perché la sanzione credo sia una ammenda - quanto il fatto stesso di essere concepito come un reato. Ciò significa che tutto quello che discende è un atto criminoso per cui chi è clandestino viene a trovarsi affievolito nei propri diritti, non come cittadino (perché non lo è), ma come persona umana.
Quindi, certamente deve essere fatto il riferimento alla Costituzione, ma non c'è bisogno di scomodare la Dichiarazione di indipendenza americana, la Dichiarazione dei diritti universali dell'uomo e del cittadino perché si tratta di un problema di diritto naturale. Pag. 12
Quando ci siamo opposti, ad esempio, alle norme sull'attestazione di certe condizioni per contrarre matrimonio o sulla dichiarazione di riconoscimento dei figli, ci siamo posti un problema, senza chiudere gli occhi di fronte al clandestino o alla madre clandestina: quello del diritto alla tutela dell'infanzia, del neonato, della mamma, del diritto quindi della persona umana. Questo credo che sia oggi in discussione, senza mettere ovviamente in forse le preoccupazioni che possono essere sollevate sul territorio. Ma le preoccupazioni del territorio non ci possono portare ad un'azione a volte dirompente che mette in discussione storie di civiltà che il nostro Paese ha acquisito e difeso nel corso degli anni, anche in momenti difficili della propria vita.
In quest'Aula vi erano delle grandi divisioni nel 1949, nel 1950, nel 1951, dei problemi di carattere esistenziale, problemi che comunque avvertivamo anche prima di quelle date per quanto riguarda i nostri immigrati. Ma, signor sottosegretario, in quegli anni del dopoguerra c'erano anche i problemi di quelle persone che tornavano dai campi di concentramento e che venivano ad essere depauperati dei loro diritti di permanenza e di sopravvivenza nel proprio territorio; il problema è sempre quello. E non credo, non ho mai creduto, che l'aumento delle sanzioni e delle aggravanti che possono essere previste nell'azione di difesa dello Stato, con il contrasto e la punizione, giusta che sia, possano rappresentare un fatto risolutivo, perché il problema dell'immigrazione coinvolge un aspetto fondamentale, quello dei rapporti internazionali, delle politiche di integrazione, della politica scolastica.
Quante difficoltà abbiamo avuto, ad esempio, per quanto riguarda l'integrazione dei rom, anche nel nostro Mezzogiorno, anche nella nostra Calabria, ma ciò non ha mai fatto scandalo; anche in alcuni territori del nord non ha mai fatto scandalo, ma abbiamo vissuto diversi problemi. Quanti problemi abbiamo avuto, ma non per questo abbiamo chiesto bombardamenti o l'estirpazione dei campi rom o particolari atti di persecuzione nei confronti di questi campi. Allora, bisogna capire dov'è il confine tra la sanzione e la persecuzione, perché è sempre ben presente alla nostra mente quanto è stato perpetrato nel duro, difficile, tragico secolo scorso nei confronti di alcuni etnie in determinate realtà della nostra Europa. Tante contrade furono insanguinate, vi furono tanti contrasti e per tale motivo bisogna trovare un giusto equilibrio.
Signor sottosegretario, non vivo sulla luna, non dico di «no», perché oggi sono all'opposizione, in minoranza, e perciò ho la lezioncina pronta: non ho la verità. Vi può essere un aggravio di sanzioni con tutte le misure di contrasto, ma come si possono prevedere in continuazione interventi legislativi, come stiamo facendo, svincolati gli uni dagli altri? Lei lo ha affermato con molta lucidità e con molta verità. Abbiamo dovuto estrapolare norme che erano già state approvate, con previsioni e fattispecie già previste, perché il legislatore era già intervenuto: ma, voglio capire, come si fa a legiferare in modo così svincolato e scoordinato?
Ad esempio, quando parliamo di mafia, c'è una nuova cultura che si diffonde nel Paese, quella dei testi unici di coordinamento di carattere legislativo: come si fa ad inserire, in termini di frazionamento, di allocazione provvisoria intermittente, sincopata, da un provvedimento ad un altro, previsioni legislative per contrasto alla mafia? Ma che significa contrasto alla mafia, pensate forse che la mafia abbia i distintivi? O forse che quello della mafia non è un problema che si lega al territorio, ad alcuni ambienti, ad alcuni uomini che non sono classificabili in quanto tali come mafiosi ma lo sono nella cultura e nel metodo, perché agiscono e consumano atti di violenza nella pubblica amministrazione e nella società? Io ritengo che sia così.
Il problema dell'immigrazione non lo leghiamo anche alla criminalità organizzata? Io ritengo di sì, ritengo che lo dobbiamo legare anche alla microcriminalità, che è costituita da chi distribuisce Pag. 13le droghe, da chi fa da logistica alla mafia; al riguardo è prevista una diversa legislazione perché c'è soltanto una normativa punitiva per i clandestini, ma costoro che fanno? Sono cittadini, allora dobbiamo scomodare anche il diritto romano, la figura del civis romanus, e credo che forse dovrebbe esserci qualche tipo di elemento in più rispetto a quanto accadeva nel territorio dell'impero dove alcuni diritti erano affievoliti ed altri, invece, erano diritti pienamente riconosciuti di cittadinanza, e quindi di agibilità all'interno di quel territorio.
Credo che sia questo l'aspetto più significativo che dobbiamo prevedere e questo è il motivo per cui noi siamo stati contrari ad alcuni provvedimenti tra i quali, come dicevo, quello che riguarda l'esibizione del permesso di soggiorno per il matrimonio, per la dichiarazione. Su tali argomenti si è svolta una discussione alla quale, sottosegretario Caliendo, non era presente lei, ma il suo collega Mantovano, che anch'io stimo, come stimo lei, il quale, al pari della relatrice, ha detto che per quanto riguarda tutti gli atti sull'anagrafe c'è già una tutela nella legislazione. Allora mi chiedo, visto e considerato che la norma non era chiara, non era intelligibile - forse lo era di più per il cittadino, ma non per me che provengo dalla cultura della Magna Graecia nella quale abbiamo bisogno di «prodotti in pillole», confezionati in modo molto chiaro - se vi è già un provvedimento che reca una tutela, che bisogno c'era di prevedere questo articolo?
Questa è la domanda che pongo: se già tutto era previsto e se questo articolo, come ci ha detto il sottosegretario Mantovano, è una conferma di una legislazione precedente o c'è un inghippo oppure è perfettamente inutile. Anche perché poi la lettera t), quella che concerne l'eliminazione della non obbligatorietà della denuncia da parte dei medici per quanto riguarda la clandestinità, è stata soppressa, ma quanto concerne la clandestinità con riferimento all'ordine dei medici pone anche altri problemi in termini di reato in relazione alla scuola, agli insegnanti, agli altri ufficiali addetti a pubblico servizio. Perciò occorre capire perché una previsione la si lascia nel provvedimento, mentre un'altra la si elimina, prego allora anche il sottosegretario, e soprattutto i relatori, che in sede di replica, chiariscano anche questa parte.
Vi è un altro aspetto che riguarda la lotta alla criminalità organizzata. Sono convinto, ma lo sono tutti, che la criminalità organizzata può essere sconfitta toccandola e soprattutto bloccando sulla ricchezza, sull'arricchimento illecito. Se si va ad arrestare i mafiosi e si fanno le retate, a loro non importa nulla, ma se li si tocca sulla ricchezza, sul guadagno, sull'investimento perché poi è sul guadagno che nasce l'organizzazione criminale, la devianza mentale, allora questo attacco crea certamente dei problemi.
Abbiamo detto più volte che dalla gestione del sequestro alla confisca, a causa delle procedure lunghe che vi sono, passano 12-13-14 anni. In questo provvedimento certamente si cerca di fare un aggiustamento, però abbiamo detto tutti - vi sono, a tal proposito, le relazioni della Commissione antimafia che, signor Presidente, anche quando approvano il documento all'unanimità sembrano che non abbiano buon destino - che l'Agenzia del demanio, pur meritevole per il lavoro che ha svolto, non è più idonea a fare un salto di qualità per quanto riguarda la gestione dei beni, ma soprattutto la loro utilizzazione.
Non vi è soltanto il problema del sequestro e della confisca, ma quello dell'utilizzazione sociale, ciò che risulta difficile è il rapporto con i comuni, il finanziamento anche di alcune opere a sfondo sociale, nonché la trasformazione di alcune di esse sul piano sociale. Allora non c'è dubbio che questo è un aspetto sul quale voglio richiamare l'attenzione. Ecco perché un emendamento mio e del mio gruppo, non ha avuto grande successo, quello che si riferiva alla costituzione dell'Agenzia per i beni sequestrati e confiscati. Pag. 14
Lo ripeto e lo ricordo ancora una volta fino alla noia, come era emersa dalla Commissione antimafia, ma soprattutto dal dibattito e dal confronto.
Io vedo qualcosa di importante per quanto riguarda lo scioglimento dei consigli comunali. Finalmente si riesce a capire che i mafiosi e i criminali non sono soltanto gli eletti. Noi abbiamo abituato, infatti, il nostro Paese a considerare che il fatto di essere deputato sia già per se stesso un elemento di sospetto. Quando poi si è sottosegretario questo aspetto aumenta, soprattutto se si è al Ministero della giustizia o dell'interno (ovviamente è una battuta). Quando si è parlamentare il sospetto aumenta, così come quando si è un amministratore locale. Infatti, cosa interessa a un sostituto procuratore della Repubblica portare avanti un'azione penale nei confronti del geometra del comune? Quello che fa più scalpore è il sindaco.
In ordine allo scioglimento dei consigli comunali, quando fu approvata la legge, moltissimi anni fa, ero presente e votai contro, ovviamente in disaccordo con il mio partito. Votai contro perché è una legge malfatta, malsana, crea un vulnus sulla rappresentanza in generale e soprattutto lascia in piedi tutta la intelaiatura su cui ovviamente si è costruito un rapporto di criminalità.
Aver previsto la responsabilità anche per gli organi amministrativi è importante, così come aver previsto la punibilità di chi è responsabile senza coinvolgere tutto il consiglio comunale. Ciò è in sintonia con una proposta dell'UdC presentata da me assieme al collega Romano e che rappresenta un buon percorso su cui le debbo segnalare i risultati e gli obiettivi raggiunti.
Vi è un altro problema, quello dei CIE. Mi chiedo se sia possibile, signor Presidente, che questo Parlamento debba essere mortificato. Noi abbiamo approvato un emendamento e forse si sarà verificato un delitto di lesa maestà. O si rispetta il pronunciato...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO TASSONE. Ho già terminato il tempo a mia disposizione? Allora mi avvio alla conclusione.
Sono contrario alle ronde perché nascono da una forte incultura. Le ronde rappresentano un fatto pericoloso che non riguarda né una maggioranza, né una minoranza. La sicurezza, infatti, deve essere intestata a capo dello Stato e non può essere delegata a nessuno, al di là dei processi e delle gerarchie che ne verrebbero. Le cosiddette ronde, o associazioni di volontari (chiamatele come volete), sono già appaltate da parte di alcune organizzazioni che con la civiltà e con il buon esempio non credo che siano illuminanti per i cittadini.
Poi, vi è tutto il problema relativo alla Direzione nazionale antimafia in ordine alla quale non abbiamo combinato niente. La DNA è un organismo inutile se è senza coordinamento. Si dà il coordinamento e l'impulso, ma poi vi è l'articolo 2. Lo ha detto anche Grasso, con cui per la verità non ho avuto mai una buona frequentazione. Tuttavia, forse in questo caso il procuratore Grasso ha presentato qualche elemento di ragionevolezza.
Allora, signor Presidente, concludendo il mio intervento, anch'io sempre ottimista do atto ai relatori della loro relazione e del loro lavoro che non è facile. Attendiamo la fase emendativa per poter dare un contributo, con l'auspicio che i nostri contributi non facciano la stessa fine di quelli proposti nella fase dei lavori presso le due Commissioni. In questo caso abbiamo anche la disponibilità e la serenità - come al solito e lo riconosciamo - del presidente della I Commissione che non lotterà con i tempi. Vedremo se potremo lottare, invece, con i temi e con i problemi. Con ciò si guadagnerebbe di più e sarebbe anche più serio.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, se dietro questo disegno di legge vi Pag. 15è un'ispirazione che possa sostenere la proposta di cui stiamo dibattendo, questa evidentemente è di carattere repressivo almeno quanto è forte l'intento propagandistico di alcune norme che vi sono contenute.
Queste norme sono inefficaci, produttive di situazioni di maggiore irregolarità, e incidono negativamente sulla condizione di vita degli immigrati e delle famiglie italiane. La sicurezza dei cittadini dello Stato è ovviamente un bene prezioso, che tutti dobbiamo concorrere a tutelare; ma alcune tra le norme contenute in questo testo influiranno - ne siamo convinti - in maniera assolutamente negativa sulla vita e sulla dignità delle persone e persino su quella sicurezza che, invece, voi della maggioranza, a parole, dite di voler preservare. La necessità di adottare politiche che incidano sul fenomeno dell'irregolarità, infatti - così penso io e così la pensa il gruppo dell'Italia dei Valori -, deve essere perseguita intanto attraverso una profonda revisione della normativa vigente, che, va ricordato, è la cosiddetta legge Bossi-Fini, legge che ha generato un aumento esagerato del numero degli immigrati che si trovano oggi in una posizione di irregolarità a causa, appunto, delle difficoltà poste all'ingresso regolare nel nostro Paese.
Siccome vi vantate, vi «sciacquate la bocca» delle vostre azioni contro gli immigrati clandestini, forse vale la pena ricordare che la più grande sanatoria fatta in questo Paese a proposito degli irregolari è stata varata dal Governo di centrodestra presieduto da Silvio Berlusconi, che in un colpo solo ne ha regolarizzati oltre 700 mila. Detto questo, sappiamo tutti che il vero problema per cui ci si trova in difficoltà di fronte al numero massiccio di immigrati - clandestini e non - nel nostro Paese deriva dal fatto che alcune delle norme - lo cito con regolarità, con precisione - sono del 1986 e riguardano, appunto, l'impossibilità di creare un accordo diretto tra domanda e offerta di lavoro.
Esse inducono anche chi è entrato regolarmente a trovarsi, poi, ben presto in una condizione di irregolarità. Cito a questo proposito, da La voce (www.lavoce.info), un articolo di Sergio Briguglio che ricorda esattamente, come una fotografia, ciò di cui stiamo discutendo: «Lo straniero in Italia entra per turismo; non sono quei disgraziati che arrivano a Lampedusa, che sono soltanto una minima parte di quelli che arrivano in Italia. Lo straniero entra in Italia per turismo; si trattiene anche dopo il termine del soggiorno autorizzato, trova occupazione grazie ad un incontro diretto con il datore di lavoro (il ristorante, la famiglia che ha bisogno di un badante, e via di questo passo), resta in Italia in condizioni di soggiorno illegale da cui poi emerge grazie a sanatorie o ad un uso «all'italiana» dei decreti di programmazione dei flussi. In cosa consistono? La domanda di autorizzazione all'ingresso viene presentata dal datore, fingendo che il lavoratore risieda ancora all'estero; ottenuta l'autorizzazione, il lavoratore ritorna in patria per rientrare, subito dopo, in Italia con un regolare permesso di lavoro. Più del 95 per cento degli immigrati oggi legalmente soggiornanti in Italia per lavoro sono pervenuti alla condizione di soggiorno formalmente legale attraverso questo meccanismo e, quindi, a valle di un periodo di soggiorno illegale. Se ne ricava» - questo il commento dell'Autore - «che fare la guerra all'immigrazione illegale senza modificare le norme sull'ammissione dei lavoratori stranieri è come far la guerra all'adolescenza. È vero che è un'età della vita problematica; ma ci devono passare tutti».
Ritorniamo quindi a noi: la maggioranza si era «sciacquata», si era «riempita la bocca» su come, nella sua prima versione, questo testo rappresentasse una sorta di adempimento di un contratto pubblico, stipulato con gli elettori, in cui, per l'appunto, la repressione cieca, irrazionale e spietata della situazione di clandestinità nel territorio dello Stato diventava uno dei punti fondamentali, una delle tante bandierine sventolate soprattutto Pag. 16dalla Lega. E poi, abbiamo visto, la norma che considerava come un delitto l'ingresso e il soggiorno illegale del territorio e dello Stato è ora derubricata a mera forma contravvenzionale. È infatti andata a sbattere contro le indicazioni europee, dopo che da più parti erano state avanzate critiche e perplessità sulla sua palese incostituzionalità, oltre che sulla sua inciviltà.
Detto questo e considerata la complessità del provvedimento in esame, voglio soffermarmi soltanto su alcuni punti qualificanti l'impianto stesso del disegno di legge.
L'articolo 4 e l'articolo 6, in particolare, intervengono in materia di cittadinanza, introducendo nuovi requisiti, più stringenti e più onerosi, per l'ottenimento della stessa, a seguito di matrimonio con cittadino italiano o per concessione. Quest'obbligo di dimostrare la regolarità del soggiorno per la celebrazione del matrimonio in Italia, purtroppo, concorre pesantemente con l'altra norma prevista dalla lettera f) dell'articolo 45, che di fatto rende impossibile il riconoscimento del figlio naturale da parte del padre clandestino, e contribuisce nella violazione del diritto di costituire una famiglia legittima, quando si voglia sposare una persona irregolarmente soggiornante. Qualunque sia la posizione amministrativa sul soggiorno, l'articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo recita: «Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia».
Mi chiedo: i credenti, coloro che spesso in quest'Aula si pavoneggiano di essere dalla parte dei credenti, non hanno proprio niente da dire su questo diritto intangibile, che deriva dalla sua elevazione a sacramento? Per il sultano presto verrà addirittura ripristinato il diritto allo ius primae noctis, per i disgraziati soltanto i bravi di Don Rodrigo.
L'articolo 21 introduce poi il reato di clandestinità, che uniforma in un unico trattamento sanzionatorio le posizioni di chi è entrato clandestinamente e di chi, pur essendo entrato regolarmente, si sia trattenuto in Italia più del consentito, anche se non sia incorso in provvedimenti sanzionatori o sia destinatario di un provvedimento di espulsione. Qui non è in questione il diritto dello Stato di regolare le migrazioni e di controllare le proprie frontiere, ma non si possono confondere i criminali con i migranti. In questo modo, se passasse questa norma, verrebbe meno qualsiasi controllo giurisdizionale, non sull'ingresso, ma anche sulla permanenza irregolare sul territorio, che sappiamo bene potrà verificarsi, oggi, ancor di più.
È una posizione, dunque, che si pone in contrasto insanabile con i principi fondanti del nostro Stato di diritto e di fatto sanziona una realtà soggettiva della persona e non una sua condotta. La presunzione di pericolosità dello straniero irregolarmente presente sul territorio dello Stato è una visione che è già stata respinta dalla Corte costituzionale con le sentenze n. 22 e 78 del 2007.
Insisto su questo punto, perché davvero è sorprendente quello che ci troviamo qui oggi a dover discutere. Infatti, con l'approvazione del corposo articolo 45, lettera f), come accennavo prima, verrebbe pregiudicato il compimento di atti di stato civile fondamentali, come ad esempio la richiesta di pubblicazioni per il matrimonio, gli atti di nascita di minori stranieri, con grave pregiudizio per la certezza stessa dei rapporti familiari, ostacolando pesantemente l'esercizio di diritti e doveri nascenti da una relazione di coppia. Allora, chiedo dove sono finiti quei colleghi parlamentari, quei famosi cento parlamentari della maggioranza che avevano scritto al Presidente del Consiglio e al Presidente della Camera di stralciare questi punti, insieme alla preesistente previsione per cui gli operatori sanitari dovevano denunciare chi faceva ricorso alle cure sanitarie. Oggi, quest'obbligo della denuncia non è più in carico ai sanitari, ma ai pubblici ufficiali. Si trasferisce, quindi, dal medico magari al responsabile amministrativo dell'ASL il compito della denuncia.
Dite che siete per la vita e per la famiglia e poi lavorate per dividere gli Pag. 17affetti e le vite delle persone. In questo modo, sarebbero resi inaccessibili agli stranieri regolarmente soggiornanti i servizi pubblici essenziali, con evidenti rischi per la propria vita e per la salute di tutti, senza, tra l'altro, alcun vantaggio per la pubblica sicurezza.
Alla lettera s) di questo articolo 45, viene previsto il rilascio del permesso di soggiorno ai minori al compimento della maggiore età solo se risultano affidati ad una famiglia ovvero alla maturazione di un soggiorno pregresso triennale, il che vanificherebbe l'orientamento giurisprudenziale sviluppatosi in questi anni e favorirebbe il ritorno in clandestinità di quei minori più grandicelli, rendendoli così facile preda delle organizzazioni criminali.
Addirittura, per approvare e sostenere questo disegno di legge, siete andati a tagliare i fondi del Ministero degli affari esteri. Cito dal parere che è stato espresso ieri dalla Commissione affari esteri, che ha posto una condizione all'espressione di un parere favorevole (ed è tutta «roba vostra»): la copertura finanziaria di cui all'articolo 67 sia riformulata evitando il ricorso ai fondi del Ministero degli affari esteri, il cui utilizzo difforme è tale da pregiudicare l'adempimento degli obblighi internazionali già sottoscritti ed impegnativi per il Paese.
Già, perché così come vengono tagliati i fondi al Ministero degli affari esteri, quelli che potrebbero servire, ad esempio, a sviluppare i rapporti di cooperazione per il rimpatrio, voi rispondete soltanto con il riferimento alla reintroduzione dei sei mesi di permanenza nei centri di identificazione ed espulsione.
A parte il fatto che è una vergogna riproporre la questione dopo che, dieci giorni fa, la Camera ha bocciato, con una votazione libera, democratica e segreta....

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI. Ho finito, signor Presidente. Questo è un insulto al Parlamento. Perché aumentate i termini della detenzione? Non perché vi sono problemi ad identificare. Lo dice il sottosegretario Mantovano, che l'altro giorno, rispondendo nel corso di un giornale radio, ha detto che l'identificazione si conclude di solito in tempi abbastanza brevi grazie alla collaborazione dei Paesi di provenienza degli stranieri e che, però, in alcuni di questi Paesi non si accetta la riammissione oltre un certo numero di espulsi per giorno.
La Tunisia, per esempio, secondo Mantovano, non ne accetta più di sette del giorno. Allora cosa si fa? Siccome non si possono rimpatriare, perché non si riescono a perfezionare questi accordi in quanto si tagliano anche i fondi, si allunga il tempo di permanenza.
Ci si nasconde dietro le volontà e le direttive europee. In verità, cosa si fa? Si posticipa, e quindi fra sei mesi avremo di fronte lo stesso identico problema, quella che oggi è un'impellenza per scadenze. Quando Maroni denuncia che siamo in presenza di una sanatoria, perché mille irregolari possono essere rimessi fuori da un giorno all'altro, questo problema ce lo avremo esattamente fra sei mesi.
Non posso, per motivi di tempo, dilungarmi ulteriormente sull'analisi complessa di questo provvedimento, su cui interverranno altri deputati del mio gruppo, ma certamente posso dire che questa maggioranza dimostra ancora una volta una scarsa dimestichezza con la concezione democratica e costituzionale dello Stato; fa bassa propaganda, mentre i cittadini chiedono sicurezza, quella vera.
Un'ultimissima battuta: signor Presidente, tolga un minuto al mio gruppo, sono stato autorizzato.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, le ho già dato un minuto in più. Gliene do due.

FABIO EVANGELISTI. Sono pronto sulla questione delle ronde a fare mea culpa pubblicamente il giorno in cui le ronde sarete capaci di farle non a Vigevano o a Busto Arsizio - troppo facile - ma quando vedrò l'onorevole Borghezio a capo di una ronda a Secondigliano, dove vi Pag. 18sono furti, spaccio di droga, prostituzione e violenza, oppure quando l'onorevole Borghezio o qualcun altro con la camicia verde andrà a San Luca, nella Locride, a fare la ronda per restituire sicurezza ai cittadini italiani.
In quel caso, farò ammenda; in questo caso, siamo di fronte soltanto ad una pericolosa deriva autoritaria, di fronte ad un'abdicazione del compito e dei ruoli propri dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà per dieci minuti.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, vorrei soffermarmi su quelli che sono i punti che fondamentalmente non condividiamo e contestiamo di questo provvedimento.
Intanto, si tratta di un provvedimento che è per la sicurezza (così lo avete intitolato e ci avete spiegato); in questo essere per la sicurezza, si individua nel problema dell'immigrazione clandestina e nell'irregolarità un problema per la sicurezza.
Se il fine è contrastare l'irregolarità, perché nell'irregolarità si annida e nasce comunque anche l'illegalità, per perseguire tale fine voi ci proponete dei metodi e delle norme di cui contestiamo l'impostazione ideologica e metodologica.
In cosa noi siamo veramente diversi da voi? Noi siamo diversi su questo punto fondamentale: per noi contrastare l'illegalità significa agire sul piano dei diritti e dei doveri, strettamente collegati, mentre invece voi ci proponete una sequenza di norme che non hanno altro significato e altro effetto che quello dell'indebolimento dei diritti. Voi ci proponete di uscire dalla visibilità, ci proponete una soluzione che semplicemente oscura il problema, non l'affronta, e non soltanto attacca i diritti della persona ma respinge una quantità di soggetti in una zona grigia; e questo - è notorio per chiunque si occupi di sicurezza - è invece il primo problema sulla legalità.
Veniamo alle questioni sul tappeto. Innanzitutto il reato di clandestinità: molto si è detto sui profili di costituzionalità, e sul fatto che verrebbe ad essere sanzionata e punita una condizione e non un fatto. Il collega Zaccaria elegantemente ci ha spiegato in più occasioni che si passa dal diritto penale del fatto al diritto dell'autore; peraltro, ce l'ha anche rappresentato l'Unione delle camere penali in audizione informale.
Però la questione è anche metodologica e pratica; vorrei dirvi, cari colleghi della maggioranza, che noi intendiamo contestarvi ogni punto sul piano pratico, oltre che su quello dei principi, perché è troppo facile additarci e respingerci come i difensori di principi astratti, con cui però i problemi poi non vengono risolti. Siete voi che non risolvete e non affrontate assolutamente i problemi.
Mi soffermo sul reato di immigrazione clandestina, che è punito con una pena pecuniaria (si tratta di una contravvenzione penale). La funzione del reato è fondamentalmente dissuasiva. Questo primo requisito non è assolutamente soddisfatto. Qual è l'unica funzione che ha questo reato? Che, diventando un reato bagatellare, perché è una contravvenzione punita con pena pecuniaria, diventa di competenza - perché ce lo dite voi - del giudice di pace; e otteniamo così due risultati: in primo luogo, nessuna efficacia dissuasiva e intasamento della macchina giudiziaria; in secondo luogo, scardinamento di un sistema che è nato con tutt'altre funzioni (lo dice l'espressione stessa, «giudice di pace»), perché l'imputato verrebbe eventualmente trascinato davanti al giudice di pace con una sorta di giudizio direttissimo, che è veramente un innesto alquanto maldestro su una procedura completamente diversa e assolutamente priva di garanzie.
Vengo alla seconda questione, molto importante. Avete modificato, ritirandola, la norma obbrobriosa che eliminava il non obbligo di segnalazione dell'immigrato irregolare che usufruisce di strutture sanitarie. Peccato che introducendo il reato di immigrazione clandestina si applicano gli Pag. 19articoli 361 e 362 del codice penale, che riguardano l'omessa denuncia da parte del pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio, che fanno entrare non dalla finestra, ma dall'ingresso principale, e solennemente, tutta la fattispecie; e tutti ci hanno spiegato, in particolare i rappresentanti delle associazioni dei medici, quanto sia invece importante poter intervenire: importante innanzitutto per i diritti della persona, ma anche, nell'ambito di un concetto di sicurezza allargata e diffusa, per la tutela della salute di tutti i cittadini.
Ci hanno fatto un esempio molto calzante: nonostante siano aumentati i casi di tubercolosi nel Paese, non è aumentata assolutamente la diffusione della malattia. Mi dispiace che i colleghi della Lega siano presenti in pochi, ma visto che ieri abbiamo sentito parlare della «nostra gente» vorrei avvisarli che anche loro prenderanno i tram, i pullman e così via, e che quindi anche la «nostra gente» potrà incorrere in queste gravissime conseguenze.
Ho sentito parlare di regole: ma non è vero che avremo l'introduzione di regole secondo lo schema diritti-doveri, perché se noi dobbiamo contrastare l'irregolarità dobbiamo facilitare, sempre con corrispondenza ai diritti e ai doveri, la regolarizzazione. Noi, invece, introdurremo con questo provvedimento una serie di ostacoli alla regolarizzazione, tra l'altro con l'indebolimento di diritti che riguardano anche i cittadini italiani. Ne citerò solo alcuni. La questione della residenza: alla residenza è collegata la possibilità di usufruire di servizi e di tutele. L'ottenimento della residenza ora viene pesantemente condizionato dalle condizioni igienico-sanitarie dell'alloggio, e ciò riguarda anche la popolazione non immigrata. Il superamento del test di lingua italiana: sarebbe stato interessante discutere su come realizzare un'integrazione volta ad attuare l'idea di cittadinanza, che è un concetto unificante, che aiuta anche sul piano della sicurezza di tutti. È stata prevista, invece, una limitazione, non un'opportunità. Non ci proponete un apprendimento della lingua italiana, magari attraverso delle verifiche: al contrario, prevedete il superamento di un test all'inizio.
Per non parlare della tassa sul permesso di soggiorno, della quale con una modifica elegante avete cambiato la definizione, chiamandola «contributo». Avete aggravato la situazione perché, come spesso accade, volendo giustificare un misura, avete aggiunto una destinazione a quella che rimane una tassa con finalità tipicamente collettive (il permesso di soggiorno), laddove anche in altri Paesi, e potrebbe essere così anche nel nostro, si sarebbe potuto avere un esborso limitato, corrispondente al costo della pratica.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 11,05)

ANNA ROSSOMANDO. Invece, si introduce una tassa assolutamente discriminatoria. Per quanto riguarda i CIE, vi è stato un approccio assolutamente ideologico, estraneo alle finalità dei centri di identificazione e pericolosamente in conflitto con i principi di costituzionalità, perché riguardano le limitazioni delle libertà delle persone.
Infine, le ronde: sono quasi ammirata dall'abilità che dimostrate nell'appropriavi di termini che appartengono non a noi in quanto noi, ma ad un'altra impostazione. La «sicurezza partecipata» è un bellissimo termine per definire qualcosa che invece è assolutamente e completamente diverso. Innanzitutto, come ci hanno spiegato tutti i rappresentanti delle associazioni organizzate delle forze dell'ordine con grande preoccupazione, quando si parla di legalità è molto importante riferirsi al senso e alla difesa dello Stato, e non alla privatizzazione delle funzioni che ad esso competono.
In conclusione, vorrei dire soprattutto ai colleghi del Popolo della Libertà: voi ci parlate spesso di garanzie, un argomento sul quale sono molto sensibile, ma vorrei ricordare, però, a noi tutti che le garanzie Pag. 20se non sono collegate a un sistema di diritti diventano privilegi solo per alcuni; su questo noi saremo sempre fortemente contrari.
Mi rivolgo soprattutto ai colleghi della Lega: voi agite per suggestioni e per emozioni, e soprattutto su quei territori del nord, da cui anche molti di noi vengono e ai quali non intendiamo assolutamente rinunciare, vi proponete come quelli che possono anche sacrificare qualche principio, nobile, costituzionale, perché prevarrebbe il principio di realtà. Tutto quello che ci proponete è assolutamente estraneo al principio di realtà. Non avete assolutamente senso pratico, quindi noi vi contestiamo il fatto che di fronte ai fatti, di fronte a fenomeni che dovrebbero essere affrontati con disposizioni concrete e sistematiche, voi rispondete con suggestioni e con provvedimenti che non risolvono in alcun modo il problema. Per questo noi siamo fortemente contrari all'impianto di questo provvedimento. Abbiamo cercato una discussione, un terreno di condivisione e di modifica anche nelle Commissioni, ma su questo aspetto siete stati assolutamente indisponibili e non in sintonia con il Paese, che vi contesta pesantemente tutte queste norme che vi abbiamo appena illustrato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Commemorazione dell'onorevole Pio La Torre (ore 11,10).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed il rappresentante del Governo). Onorevoli colleghi, ventisette anni fa, il 30 aprile 1982, il deputato Pio La Torre e il suo collaboratore Rosario Di Salvo venivano barbaramente assassinati a Palermo in un agguato mafioso. La memoria di quel sacrificio deve sostenere ancora oggi il nostro comune impegno nell'azione di vigilanza e di contrasto alla criminalità, e deve rafforzarci nel dovere di non lasciare mai soli di fronte all'aggressività mafiosa gli amministratori locali, i magistrati, gli agenti delle forze dell'ordine, e tutti quei cittadini che con il loro impegno quotidiano garantiscono ed alimentano il ciclo virtuoso della legalità.
Il doveroso ricordo di Pio La Torre è anche quello del suo forte impegno parlamentare, specie nella sede della Commissione antimafia, dove fu evidente a tutti il suo alto senso dello Stato e della sua passione civile. Nel suo insegnamento c'è ancora oggi la consapevolezza che la violenza e l'arretratezza sociale si combattono vittoriosamente solo con la pratica quotidiana della legalità e promuovendo, attraverso lo sviluppo economico, l'elevazione materiale e morale delle persone. È forte, nella sua testimonianza, la fiducia nella legge e nella capacità delle istituzioni democratiche di garantire l'uguaglianza e la pari dignità tra le persone, attuando progressivamente il compito che l'articolo 3 della Costituzione assegna ai poteri dello Stato e, in primo luogo, al Parlamento nazionale.
Il sacrificio di La Torre e di tutti coloro che si sono immolati nella lotta alla mafia deve essere riconosciuto e rispettato nel tempo da tutte le generazioni. È questo il senso dell'iniziativa, che il Capo dello Stato ha inteso onorare con la sua presenza insieme ai familiari dell'eroico parlamentare, che saluto, di apporre all'ingresso principale di Palazzo Montecitorio una targa commemorativa che nel nome di Pio La Torre mantenga viva nella memoria collettiva la consapevolezza del valore e del significato del sacrificio di tutte le vittime della mafia, e confermi pubblicamente l'impegno del Parlamento contro ogni forma di criminalità organizzata.
Nella convinzione di esprimere il sentimento dell'intera Assemblea la Camera inaugurerà tra breve questo piccolo ma tangibile segno di riconoscenza verso questi uomini che fanno onore a tutto il Paese, con l'auspicio che il loro esempio di virtù e di dedizione possa continuare nel tempo a trasmettere a tutti, ed in particolare ai più giovani, coraggio e fiducia nella pratica quotidiana ed intransigente della trasparenza e della legalità Pag. 21(Generali applausi). Un particolare saluto va alla vedova, signora Giuseppina Zacco, e ai figli Franco e Filippo (Generali applausi).

TESTO AGGIORNATO AL 5 MAGGIO 2009

Si riprende la discussione.

(Ripresa della discussione sulle linee generali - A.C. 2180-A)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, la ringrazio delle parole appena espresse a nome di tutta l'Assemblea, alle quali naturalmente il nostro gruppo si associa, nel saluto alla vedova e ai familiari dell'onorevole La Torre, di cui parlerò anche nel seguito del mio intervento, dal momento che il provvedimento in esame riguarda, come molte questioni che stiamo affrontando in questi giorni in Assemblea, anche la lotta alla mafia.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,15)

Testo sostituito con l'errata corrige del 5 MAGGIO 2009 ROBERTO RAO. Ringrazio i relatori che hanno seguito da vicino il provvedimento nel percorso, purtroppo troppo breve, nelle Commissioni. Ringrazio anche il presidente Bruno e il sottosegretario Caliendo, che si è alternato con il sottosegretario Mantovano nell'assistere il percorso parlamentare di questo provvedimento. Ringrazio il collega Tassone che è qui, vicino a me, e che ha illustrato, sicuramente meglio di come avrei fatto io, una serie di criticità del provvedimento, su cui non tornerò. Ringrazio tutti i colleghi dell'opposizione che sono intervenuti, perché mai come in questo caso abbiamo sensibilità comuni contro il provvedimento in esame.
Il problema della sicurezza e delle politiche necessarie a tutelare i cittadini dai rischi di diventare vittime dei reati più o meno gravi, ma sempre e comunque odiosi, rappresenta, purtroppo, la sintesi delle contraddizioni interne e della confusione che regna all'interno della maggioranza, alla quale, per esprimere un progetto chiaro, un indirizzo politico coerente su un tema di tale rilevanza per i cittadini, non basta evidentemente il binomio di Governo che il Presidente Berlusconi sta sperimentando nella coalizione del Popolo della Libertà con la Lega.
Siamo ormai, infatti, al terzo provvedimento governativo in tema di sicurezza, nel solo primo anno di legislatura, senza dimenticare le norme stipate nei decreti-legge omnibus, prime tra tutte quelle finanziarie, prese nei famosi nove minuti che furono sufficienti al Governo per mettere in ginocchio l'operatività delle forze dell'ordine, i servizi degli enti locali, la scuola, l'università e quant'altro i cittadini si aspettano da una pubblica amministrazione efficiente.
Nella sostanziale indifferenza del Presidente del Consiglio agli strumenti della procedura legislativa - se possiamo permetterci di interpretare il suo pensiero, i disegni di legge dovrebbero essere soltanto di conversione di decreti-legge già adottati sotto l'autonoma e assoluta responsabilità del Governo - i provvedimenti si susseguono di emergenza in emergenza, sulla base dell'ultimo caso di cronaca. In questo modo nascono il decreto-legge sicurezza, il decreto-legge sicurezza 2 e così via.
Poiché la vera emergenza del terremoto abruzzese ha dirottato altrove la straordinaria - va riconosciuto - attitudine comunicativa del Premier, per dare qualche altra soddisfazione all'alleato leghista è venuto il tempo del disegno di legge ordinario, concepito sin dall'inizio della legislatura come il carro lento delle politiche della sicurezza, come un vecchio treno locale, destinato tuttavia a fare un percorso lungo quanto la transiberiana. Quando c'è qualcosa che non va, qualcosa su cui la maggioranza si divide, qualcosa che la Lega pretende ogni oltre ragionevole argomento, dall'alta velocità di un decreto-legge il pacco viene spostato Pag. 22sul treno merci del disegno di legge ordinario. In questo modo la Lega spunta un'approvazione in Commissione o, più difficilmente, nell'Aula di una delle due Camere, e la propaganda va. Ma poiché il treno arranca, il resto della maggioranza non sente sulla coscienza il peso di norme irragionevoli, propagandistiche, talvolta in odore di pregiudizio su base etnica.
Un disegno di legge ordinario sul tema della sicurezza pubblica presentato dal Governo all'inizio della legislatura avrebbe potuto essere una straordinaria occasione di discussione e di confronto parlamentare su scelte di fondo e interventi normativi destinati a durare, su indirizzi non contingenti e su scelte condivisibili dalla maggioranza e dalle opposizioni, su temi che non hanno ragioni di parte. Invece no, le contraddizioni interne alla maggioranza e il potere di condizionamento di cui gode la Lega in questo Governo, almeno sino all'esito del referendum Berlusconi-Guzzetta, ci costringe a discutere di un provvedimento confuso, in cui c'è tutto e il suo contrario, in cui, a seconda del livello di tolleranza che gli altri colleghi di maggioranza hanno nei confronti di quelli della Lega, entrano ed escono norme come in una porta girevole.
Ciò nonostante, il gruppo dell'Unione di Centro, e spesso anche i colleghi degli altri gruppi di opposizione - devo riconoscerlo -, continuano a cercare ostinatamente il confronto di merito su specifici contenuti del disegno di legge, su quello che c'è e quello che non c'è. In questo modo interpretiamo il nostro ruolo di partito della responsabilità nazionale, di partiti di opposizione costruttiva, che non hanno bisogno di schierarsi a priori di qua o di là per esprimere le proprie ragioni e per farle valere nell'opinione pubblica, così come nelle istituzioni votiamo «sì» o «no», se riteniamo una legge utile o meno agli italiani.
Una legge tempestiva, efficace, non demagogica: insomma, votiamo quando riteniamo che un provvedimento centri il cuore e gli interessi dei nostri concittadini.
Signor Presidente, nonostante la confusione della proposta, nonostante la fluidità della materia, soggetta a continue contrattazioni nell'ambito della maggioranza, nelle proposte di modifica dell'Unione di Centro non troverete un solo «no» che sia pregiudiziale. Non sono temi, questi, in cui possano valere pregiudizi e valutazioni di parte: la sicurezza dei cittadini sta a cuore a chiunque abbia una responsabilità pubblica e dunque sul merito dovremo confrontarci, con serenità e con obiettività.
Certo, nella domanda di sicurezza dei cittadini si riversano molti e diversi motivi di ansia e di preoccupazione, tanto più rilevanti quanto in una fase grave e dura di crisi economica come quella che stiamo vivendo, in cui molte famiglie sono strette dalla necessità di far quadrare i conti ed arrivare alla fine del mese. Non sembrino cose lontane dal provvedimento in esame: ci si sente più esposti non solo sul piano finanziario, ma anche su quello della sicurezza. La caduta della fiducia nel prossimo e nel futuro ci rende guardinghi e ci mette comprensibilmente in ansia. Chiusi a riccio, abbiamo paura di ciò che ci circonda e vorremmo che qualcuno venisse a difenderci. Ma è miope una politica che si accontenti di rispondere a queste ansie assecondandole e proponendo risposte facili e sbagliate, buone oggi a rassicurare gli animi ma incapaci domani e dopodomani di rimuovere le cause di quelle inquietudini, quelle reali e quelle percepite.
Dunque, guardiamoli in faccia i mille volti dell'insicurezza e diamo loro risposte appropriate, di maggiore protezione sociale, dove di questo si tratti, di riqualificazione urbana nelle periferie delle grandi città, di efficace prevenzione e repressione del crimine, quando l'insicurezza sia determinata da un'insufficiente risposta dello Stato e delle sue istituzioni.
Nelle nostre proposte di modifica troverete un indice di problemi - che è anche una scala di priorità - che speriamo possa essere largamente condiviso e non frustrato dall'ennesimo ricorso al voto di fiducia, che nasconde più la paura della Pag. 23libertà degli stessi parlamentari della maggioranza, magari nell'unico voto veramente libero, che è quello segreto, che l'incapacità al confronto costruttivo in Parlamento.
Non gettiamo fumo negli occhi: i problemi della criminalità sono davanti a noi: sono quelli della criminalità organizzata, quelli delle nuove forme di criminalità che si dispiegano attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, come Internet, su cui, per paura di non esserne capaci e per un complesso di inferiorità della politica verso questo strumento di innovazione e verso i suoi esperti ed operatori, si è rinunciato ad intervenire con un emendamento della stessa maggioranza.
E ancora: quelli della violenza sulle donne, quelli che hanno avuto come vittime soggetti deboli e indifesi a partire dai bambini e dai minori. Abbiamo già condiviso, anzi tutte le opposizioni hanno attivamente concorso alla definizione di un testo condiviso in materia di stalking e di violenza sulle donne e così ora vorremmo fare sugli altri temi alla nostra attenzione.
Per questo abbiamo proposto emendamenti finalizzati a restituire i poteri di coordinamento che devono essere propri del procuratore nazionale antimafia e, per questo, proponiamo una più compiuta regolazione dell'utilizzazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali. Proprio ora il Presidente Fini ha ricordato l'anniversario del barbaro omicidio, per mano mafiosa, di un nostro illustre predecessore, a cui ci inchiniamo, l'onorevole Pio La Torre, che ebbe il merito, trent'anni fa, di intuire e proporre a questa Assemblea la confisca dei beni come strumento di contrasto delle organizzazioni criminali. Anche nella memoria di chi ha dato la vita per combattere la mafia è nostra responsabilità valutare ed indicare i passi ulteriori che è possibile fare nel contrasto alla mafia, a partire dalla salvaguardia dei poteri del procuratore nazionale e dalla valorizzazione del patrimonio sottratto alle organizzazioni criminali. E così, occorre intervenire per una più attenta azione di contrasto della criminalità che si avvale degli strumenti informatici - e tra i nostri emendamenti troverete proposte misurate e necessarie -, ma neanche vanno trascurate le norme a tutela dei soggetti deboli, dei bambini costretti all'accattonaggio e più generalmente di coloro che subiscono reati nell'impossibilità di difendersi.
Come vedete, nulla di pretestuoso e nessuna volontà di sottrarsi al confronto, all'individuazione di soluzioni tecniche più efficaci alla prevenzione e alla repressione del crimine, come il nostro emendamento sulle armi da taglio, trasversalmente riconosciute pericolose perché usate dai nostri ragazzi a scuola e in discoteca.
Abbiamo letto interviste - da Rutelli ad Alemanno, fino a Maroni - in cui tutti sostengono che queste armi sono pericolose; poi, in Commissione, è stato bocciato un nostro emendamento che tendeva all'inasprimento delle pene per i detentori di queste armi, ad un controllo più severo nella vendita - che spesso viene avviene nei mercatini - e ad un controllo più severo nelle scuole che chiamasse alle proprie responsabilità chiunque operi negli edifici scolastici, dai professori ai bidelli.
Ma se tali questioni non entrano nel disegno di legge sulla sicurezza, questi emendamenti condivisi, dove li mettiamo? È proprio su questa base, pragmatica e responsabile, che non possiamo condividere le cadute demagogiche e censurabili di questo disegno di legge, come l'istituzione delle ronde - purtroppo torniamo sempre qui, signor Presidente -, l'ingiustificata e pericolosissima caccia alle streghe messa in atto contro gli immigrati privi di permesso di soggiorno. Lo stesso vale per la previsione del reato di immigrazione clandestina, per l'impedimento agli irregolari di compiere atti di stato civile, come la registrazione di una nascita o il riconoscimento di un figlio, anche se il sottosegretario Mantovano ha provato a dare un'interpretazione rassicurante - che però, purtroppo, non ci rassicura del tutto - e per la possibilità di denunciare i Pag. 24pazienti irregolari, norma uscita dalla porta girevole e che - chissà quando e dove - verrà reintrodotta.
Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Temo che queste norme che escono da una parte poi entrino dall'altra e, in particolare, ci preoccupa molto la norma sulla possibilità di denunciare i pazienti irregolari. Al riguardo, in I e in II Commissione si sono svolte delle audizioni di organizzazioni di medici che sono andate tutte nella stessa direzione. Temiamo un decreto sicurezza quater che si caratterizzi per questa norma: spero di no e spero che i colleghi relatori smentiscano questo mio timore, perché sono norme odiose e inaccettabili che tradiscono un sentimento di ostilità nei confronti degli stranieri e rischiano di causare danni assai più gravi di quelli che vorrebbero limitare, spingendo nella clandestinità la gravidanza, la maternità, l'infanzia o, addirittura, la malattia. In tal modo, verrebbero violati i diritti umani indisponibili che rappresentano la base della nostra Costituzione, dei nostri valori e della nostra convivenza civile, perché la salute è un bene indispensabile, ma anche indivisibile, come hanno detto con grande intuizione, in un'audizione, i rappresentanti di Medici senza frontiere. Queste parole, alla luce di quello che sta accadendo oltreoceano, sembrano ancora più significative.
Lo stesso si può dire a proposito delle ronde: a che servono e quanti problemi, invece, causeranno? Lo Stato non può abdicare alle sue funzioni fondamentali. La sicurezza è un compito dello Stato che non può essere devoluto ai privati senza causare infiniti problemi di regolazione e di controllo. Allora finiamola di inseguire la giustizia «fai da te» e diamo finalmente le risorse che servono alle forze di polizia, è questo ciò che chiediamo. Si tratta di una richiesta che viene da tutte le opposizioni, perché possano operare efficientemente, perché possano coprire gli organici e perché possano garantire quella sicurezza che è compito dello Stato garantire. Signor Presidente, è questo - e non può che essere questo - il punto di partenza, a nostro giudizio, di inefficace politica della sicurezza (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).
ROBERTO RAO. Ringrazio i relatori che hanno seguito da vicino il provvedimento nel percorso, purtroppo troppo breve, nelle Commissioni. Ringrazio anche il presidente Bruno e il sottosegretario Caliendo, che si è alternato con il sottosegretario Mantovano nell'assistere il percorso parlamentare di questo provvedimento. Ringrazio il collega Tassone che è qui, vicino a me, e che ha illustrato, sicuramente meglio di come avrei fatto io, una serie di criticità del provvedimento, su cui non tornerò. Ringrazio tutti i colleghi dell'opposizione che sono intervenuti, perché mai come in questo caso abbiamo sensibilità comuni contro il provvedimento in esame.
Il problema della sicurezza e delle politiche necessarie a tutelare i cittadini dai rischi di diventare vittime dei reati più o meno gravi, ma sempre e comunque odiosi, rappresenta, purtroppo, la sintesi delle contraddizioni interne e della confusione che regna all'interno della maggioranza, alla quale, per esprimere un progetto chiaro, un indirizzo politico coerente su un tema di tale rilevanza per i cittadini, non basta evidentemente il binomio di Governo che il Presidente Berlusconi sta sperimentando nella coalizione del Popolo della Libertà con la Lega.
Siamo ormai, infatti, al terzo provvedimento governativo in tema di sicurezza, nel solo primo anno di legislatura, senza dimenticare le norme stipate nei decreti-legge omnibus, prime tra tutte quelle finanziarie, prese nei famosi nove minuti che furono sufficienti al Governo per mettere in ginocchio l'operatività delle forze dell'ordine, i servizi degli enti locali, la scuola, l'università e quant'altro i cittadini si aspettano da una pubblica amministrazione efficiente.
Nella sostanziale indifferenza del Presidente del Consiglio agli strumenti della procedura legislativa - se possiamo permetterci di interpretare il suo pensiero, i disegni di legge dovrebbero essere soltanto di conversione di decreti-legge già adottati sotto l'autonoma e assoluta responsabilità del Governo - i provvedimenti si susseguono di emergenza in emergenza, sulla base dell'ultimo caso di cronaca. In questo modo nascono il decreto-legge sicurezza, il decreto-legge sicurezza 2 e così via.
Poiché la vera emergenza del terremoto abruzzese ha dirottato altrove la straordinaria - va riconosciuto - attitudine comunicativa del Premier, per dare qualche altra soddisfazione all'alleato leghista è venuto il tempo del disegno di legge ordinario, concepito sin dall'inizio della legislatura come il carro lento delle politiche della sicurezza, come un vecchio treno locale, destinato tuttavia a fare un percorso lungo quanto la transiberiana. Quando c'è qualcosa che non va, qualcosa su cui la maggioranza si divide, qualcosa che la Lega pretende ogni oltre ragionevole argomento, dall'alta velocità di un decreto-legge il pacco viene spostato Pag. 22sul treno merci del disegno di legge ordinario. In questo modo la Lega spunta un'approvazione in Commissione o, più difficilmente, nell'Aula di una delle due Camere, e la propaganda va. Ma poiché il treno arranca, il resto della maggioranza non sente sulla coscienza il peso di norme irragionevoli, propagandistiche, talvolta in odore di pregiudizio su base etnica.
Un disegno di legge ordinario sul tema della sicurezza pubblica presentato dal Governo all'inizio della legislatura avrebbe potuto essere una straordinaria occasione di discussione e di confronto parlamentare su scelte di fondo e interventi normativi destinati a durare, su indirizzi non contingenti e su scelte condivisibili dalla maggioranza e dalle opposizioni, su temi che non hanno ragioni di parte. Invece no, le contraddizioni interne alla maggioranza e il potere di condizionamento di cui gode la Lega in questo Governo, almeno sino all'esito del referendum Berlusconi-Guzzetta, ci costringe a discutere di un provvedimento confuso, in cui c'è tutto e il suo contrario, in cui, a seconda del livello di tolleranza che gli altri colleghi di maggioranza hanno nei confronti di quelli della Lega, entrano ed escono norme come in una porta girevole.
Ciò nonostante, il gruppo dell'Unione di Centro, e spesso anche i colleghi degli altri gruppi di opposizione - devo riconoscerlo -, continuano a cercare ostinatamente il confronto di merito su specifici contenuti del disegno di legge, su quello che c'è e quello che non c'è. In questo modo interpretiamo il nostro ruolo di partito della responsabilità nazionale, di partiti di opposizione costruttiva, che non hanno bisogno di schierarsi a priori di qua o di là per esprimere le proprie ragioni e per farle valere nell'opinione pubblica, così come nelle istituzioni votiamo «sì» o «no», se riteniamo una legge utile o meno agli italiani.
Una legge tempestiva, efficace, non demagogica: insomma, votiamo quando riteniamo che un provvedimento centri il cuore e gli interessi dei nostri concittadini.
Signor Presidente, nonostante la confusione della proposta, nonostante la fluidità della materia, soggetta a continue contrattazioni nell'ambito della maggioranza, nelle proposte di modifica dell'Unione di Centro non troverete un solo «no» che sia pregiudiziale. Non sono temi, questi, in cui possano valere pregiudizi e valutazioni di parte: la sicurezza dei cittadini sta a cuore a chiunque abbia una responsabilità pubblica e dunque sul merito dovremo confrontarci, con serenità e con obiettività.
Certo, nella domanda di sicurezza dei cittadini si riversano molti e diversi motivi di ansia e di preoccupazione, tanto più rilevanti quanto in una fase grave e dura di crisi economica come quella che stiamo vivendo, in cui molte famiglie sono strette dalla necessità di far quadrare i conti ed arrivare alla fine del mese. Non sembrino cose lontane dal provvedimento in esame: ci si sente più esposti non solo sul piano finanziario, ma anche su quello della sicurezza. La caduta della fiducia nel prossimo e nel futuro ci rende guardinghi e ci mette comprensibilmente in ansia. Chiusi a riccio, abbiamo paura di ciò che ci circonda e vorremmo che qualcuno venisse a difenderci. Ma è miope una politica che si accontenti di rispondere a queste ansie assecondandole e proponendo risposte facili e sbagliate, buone oggi a rassicurare gli animi ma incapaci domani e dopodomani di rimuovere le cause di quelle inquietudini, quelle reali e quelle percepite.
Dunque, guardiamoli in faccia i mille volti dell'insicurezza e diamo loro risposte appropriate, di maggiore protezione sociale, dove di questo si tratti, di riqualificazione urbana nelle periferie delle grandi città, di efficace prevenzione e repressione del crimine, quando l'insicurezza sia determinata da un'insufficiente risposta dello Stato e delle sue istituzioni.
Nelle nostre proposte di modifica troverete un indice di problemi - che è anche una scala di priorità - che speriamo possa essere largamente condiviso e non frustrato dall'ennesimo ricorso al voto di fiducia, che nasconde più la paura della Pag. 23libertà degli stessi parlamentari della maggioranza, magari nell'unico voto veramente libero, che è quello segreto, che l'incapacità al confronto costruttivo in Parlamento.
Non gettiamo fumo negli occhi: i problemi della criminalità sono davanti a noi: sono quelli della criminalità organizzata, quelli delle nuove forme di criminalità che si dispiegano attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, come Internet, su cui, per paura di non esserne capaci e per un complesso di inferiorità della politica verso questo strumento di innovazione e verso i suoi esperti ed operatori, si è rinunciato ad intervenire con un emendamento della stessa maggioranza.
E ancora: quelli della violenza sulle donne, quelli che hanno avuto come vittime soggetti deboli e indifesi a partire dai bambini e dai minori. Abbiamo già condiviso, anzi tutte le opposizioni hanno attivamente concorso alla definizione di un testo condiviso in materia di stalking e di violenza sulle donne e così ora vorremmo fare sugli altri temi alla nostra attenzione.
Per questo abbiamo proposto emendamenti finalizzati a restituire i poteri di coordinamento che devono essere propri del procuratore nazionale antimafia e, per questo, proponiamo una più compiuta regolazione dell'utilizzazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali. Proprio ora il Presidente Fini ha ricordato l'anniversario del barbaro omicidio, per mano mafiosa, di un nostro illustre predecessore, a cui ci inchiniamo, l'onorevole Pio La Torre, che ebbe il merito, trent'anni fa, di intuire e proporre a questa Assemblea la confisca dei beni come strumento di contrasto delle organizzazioni criminali. Anche nella memoria di chi ha dato la vita per combattere la mafia è nostra responsabilità valutare ed indicare i passi ulteriori che è possibile fare nel contrasto alla mafia, a partire dalla salvaguardia dei poteri del procuratore nazionale e dalla valorizzazione del patrimonio sottratto alle organizzazioni criminali. E così, occorre intervenire per una più attenta azione di contrasto della criminalità che si avvale degli strumenti informatici - e tra i nostri emendamenti troverete proposte misurate e necessarie -, ma neanche vanno trascurate le norme a tutela dei soggetti deboli, dei bambini costretti all'accattonaggio e più generalmente di coloro che subiscono reati nell'impossibilità di difendersi.
Come vedete, nulla di pretestuoso e nessuna volontà di sottrarsi al confronto, all'individuazione di soluzioni tecniche più efficaci alla prevenzione e alla repressione del crimine, come il nostro emendamento sulle armi da taglio, trasversalmente riconosciute pericolose perché usate dai nostri ragazzi a scuola e in discoteca.
Abbiamo letto interviste - da Rutelli ad Alemanno, fino a Maroni - in cui tutti sostengono che queste armi sono pericolose; poi, in Commissione, è stato bocciato un nostro emendamento che tendeva all'inasprimento delle pene per i detentori di queste armi, ad un controllo più severo nella vendita - che spesso viene avviene nei mercatini - e ad un controllo più severo nelle scuole che chiamasse alle proprie responsabilità chiunque operi negli edifici scolastici, dai professori ai bidelli.
Ma se tali questioni non entrano nel disegno di legge sulla sicurezza, questi emendamenti condivisi, dove li mettiamo? È proprio su questa base, pragmatica e responsabile, che non possiamo condividere le cadute demagogiche e censurabili di questo disegno di legge, come l'istituzione delle ronde - purtroppo torniamo sempre qui, signor Presidente -, l'ingiustificata e pericolosissima caccia alle streghe messa in atto contro gli immigrati privi di permesso di soggiorno. Lo stesso vale per la previsione del reato di immigrazione clandestina, per l'impedimento agli irregolari di compiere atti di stato civile, come la registrazione di una nascita o il riconoscimento di un figlio, anche se il sottosegretario Mantovano ha provato a dare un'interpretazione rassicurante - che però, purtroppo, non ci rassicura del tutto - e per la possibilità di denunciare i Pag. 24pazienti irregolari, norma uscita dalla porta girevole e che - chissà quando e dove - verrà reintrodotta.
Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Temo che queste norme che escono da una parte poi entrino dall'altra e, in particolare, ci preoccupa molto la norma sulla possibilità di denunciare i pazienti irregolari. Al riguardo, in I e in II Commissione si sono svolte delle audizioni di organizzazioni di medici che sono andate tutte nella stessa direzione. Temiamo un decreto sicurezza quater che si caratterizzi per questa norma: spero di no e spero che i colleghi relatori smentiscano questo mio timore, perché sono norme odiose e inaccettabili che tradiscono un sentimento di ostilità nei confronti degli stranieri e rischiano di causare danni assai più gravi di quelli che vorrebbero limitare, spingendo nella clandestinità la gravidanza, la maternità, l'infanzia o, addirittura, la malattia. In tal modo, verrebbero violati i diritti umani indisponibili che rappresentano la base della nostra Costituzione, dei nostri valori e della nostra convivenza civile, perché la salute è un bene indispensabile, ma anche indivisibile, come hanno detto con grande intuizione, in un'audizione, i rappresentanti di Medici senza frontiere. Queste parole, alla luce di quello che sta accadendo oltreoceano, sembrano ancora più significative.
Lo stesso si può dire a proposito delle ronde: a che servono e quanti problemi, invece, causeranno? Lo Stato non può abdicare alle sue funzioni fondamentali. La sicurezza è un compito dello Stato che non può essere devoluto ai privati senza causare infiniti problemi di regolazione e di controllo. Allora finiamola di inseguire la giustizia «fai da te» e diamo finalmente le risorse che servono alle forze di polizia, è questo ciò che chiediamo. Si tratta di una richiesta che viene da tutte le opposizioni, perché possano operare efficientemente, perché possano coprire gli organici e perché possano garantire quella sicurezza che è compito dello Stato garantire. Signor Presidente, è questo - e non può che essere questo - il punto di partenza, a nostro giudizio, di efficace politica della sicurezza (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Stracquadanio, al quale do la parola. Al contrario degli altri colleghi, non vi è un limite al suo intervento, se non quello dei 30 minuti. Desidero, però, avvisarla che non oltre le ore 11.45 dovremo sospendere i nostri lavori per accogliere il Presidente della Repubblica. Le chiedo se è possibile continuare il suo intervento nei 19 minuti circa che ci separano dalle 11,45.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signora Presidente, 30 minuti sarebbero insopportabili anche per me e intendo limitarmi a dieci; anzi, la prego di darmi un leggero avviso quando ne saranno trascorsi 8, perché io possa giungere alle conclusioni.
Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi relatori, desidero intrattenermi solo su una parte del provvedimento, quella relativa alle norme sull'immigrazione, per tentare di contrastare alcuni argomenti che sono stati messi in campo dall'opposizione; ultimo, in ordine di tempo, dal collega Rao, che ha svolto una serie di considerazioni meritevoli di essere contraddette e considerate per la loro gravità nelle espressioni.
Vorrei partire da una considerazione generale che spesso viene fatta da parte di chi si oppone a una stretta nei confronti dell'immigrazione clandestina, sostenendo, sostanzialmente, due argomenti.
È stato detto che si tratta di norme disumane. Si afferma, nelle discussioni politiche, che dal momento che gli italiani, in passato, hanno avuto necessità di emigrare in tutto il mondo, perché mancava il lavoro, perché erano alla ricerca di opportunità, perché il Paese non produceva sufficiente ricchezza per sfamare tutti i suoi figli, dovremmo essere più comprensivi rispetto a chi, oggi, si trova nella condizione in cui noi ci trovavamo Pag. 25ieri. Condividerei questo argomento e altri argomenti di questo tipo se le situazioni fosse paragonabili. Che cosa intendo dire? Che cosa abbiamo di fronte? Si tratta, per caso, di un fenomeno migratorio fatto di liberi cittadini che, non trovando lavoro nel proprio Paese, decidono autonomamente di prendere qualche mezzo di trasporto, legare con lo spago una valigia di cartone, impiegare i propri risparmi per comprare un biglietto per un aereo o una nave e venire a cercare fortuna altrove? O ci troviamo di fronte al più ignobile e inaccettabile traffico, che è quello delle persone, la tratta dei poveri, dei miseri del mondo, fatta ad opera di organizzazioni criminali spietate e senza alcun rispetto della vita e della dignità umana e che, solo grazie al fatto che trovano nel nostro Paese una legislazione meno intransigente, più permeabile e più penetrabile, possono permettersi di estorcere i risparmi di una vita e di una famiglia e promettere a un disperato che lo porteranno in un posto dove potrà trovare lavoro e opportunità per il suo futuro, per poi cacciarlo nelle mani della criminalità organizzata, dello sfruttamento del lavoro nero, di ogni genere di indegna, inaccettabile e, questa si, disumana condizione dello straniero in Italia? Tutto ciò perché noi, spesso, con l'alibi dell'accoglienza, diventiamo, come nazione e come Stato, complici obiettivi degli sfruttatori e dei mercanti di uomini: è quanto il provvedimento in esame vuole impedire e vuole contrastare, innalzando innanzitutto nei confronti dei trafficanti di persone, la barriera della legge dicendo loro: «Sappiate che, d'ora in poi, l'Italia non tollererà che continuiate nei vostri immondi traffici, perché renderemo come è stato detto e scritto, impossibile la clandestinità, qui». Ciò perché la clandestinità è la grande opportunità dei mercanti di uomini e non la condizione dello straniero libero. Non abbiamo migranti con la valigia di cartone, abbiamo ostaggi della criminalità mondiale e contrastare tale fenomeno è un dovere che dovrebbe essere innanzitutto di chi afferma che i diritti dei più poveri del mondo vanno garantiti. Colleghi dell'opposizione, l'Italia è l'unico Paese che non sceglie di adottare una politica dell'immigrazione che renda possibile capire cosa vogliono quanti vengono qui e che cosa dobbiamo chiedere loro. Discutiamo, a volte astrattamente, della necessità di concedere o meno la cittadinanza, dopo quanti anni essa vada concessa o se agli stranieri vada riconosciuto il voto nelle elezioni amministrative: si tratta di cose che allo straniero che cerca lavoro non interessano nemmeno un po'. Esse interessano soltanto all'ideologia o alle strutture paraideologiche e a volte organizzative e di gestione di denaro pubblico che si costituiscono intorno a una nuova forma di sfruttamento dell'immigrazione. Infatti, c'è lo sfruttamento dei mercanti e lo sfruttamento di un certo tipo di assistenza, che ha bisogno di avere dei clandestini o dei paraclandestini per poter drenare le risorse pubbliche dell'assistenza, con le quali si alimentano strutture che sono vere e proprie organizzazioni le quali svolgono poi un'azione politica, culturale e ideologica nelle nostre città.
Tutto questo è inaccettabile. Dovremmo assumere, invece, la logica del Governo socialista spagnolo che, di fronte ad una crisi del mercato del lavoro, ha preso i lavoratori stranieri regolari che venivano espulsi dal mercato del lavoro per il fallimento delle aziende e, invece di dare loro un ammortizzatore sociale per rimanere nel Paese, gli ha dato un contributo intero per tornare nel Paese d'origine, dove è possibile aprire un'attività, cercare di guadagnare qualcosa per loro e la loro famiglia invece di andare verso una deriva che, inevitabilmente, è quella della criminalità, piccola o grande che sia.
Questo ha fatto il Governo socialista spagnolo: ha preso un po' di risorse per mandare via l'immigrato che rimane disoccupato. Cosa abbiamo proposto in questo Paese e cosa abbiamo sentito proporre? Che dobbiamo lasciare gli immigrati due anni qui senza lavoro nella Pag. 26speranza che ne trovino un altro. Sono follie ideologiche che alimentano i mercanti di morte.
Allora, colleghi della sinistra, da parte vostra dovreste interrompere con questa rappresentazione falsa della realtà perché, vedete, è proprio nei quartieri dove avevate una forte percentuale di voto che la rabbia contro la criminalità che nasce dalla gestione criminale dell'immigrazione si sta rivoltando nelle forme che rischiano di assumere tratti razzisti. Ciò avviene per una vostra responsabilità per cui giustificate ideologicamente la tratta degli uomini.
Inoltre, sapete perché accade in quei quartieri? Perché solo chi non può acquistare sicurezza supplementare con il danaro ed è costretto ad accontentarsi della sicurezza che noi gli diamo - ed è una sicurezza che non esiste perché consentiamo al clandestino, cioè a chi sta delinquendo, di prosperare nel delinquere - si ribellerà, tanto è vero che i dati elettorali testimoniano come nei quartieri popolari questi argomenti (e a volte argomenti anche più forti) contro la clandestinità e contro l'immigrazione si fanno strada.
Signora Presidente, non c'è nulla di disumano in questo, se non il continuare ad accettare che, in virtù di norme che, sotto l'alibi dell'accoglienza, accolgono la clandestinità come dato di normalità, creano la complicità con i criminali internazionali. Questo Parlamento ha cominciato a rispondere attraverso i Trattati con i Paesi rivieraschi che devono imporre il pattugliamento delle coste. Dobbiamo chiedere all'Europa di contribuire economicamente al pattugliamento di tutte le coste per respingere con qualunque forza chi cerchi di entrare in Italia fuori dalla legge per evitare che in questo Paese nasca quel razzismo per il quale anni fa si pensava che gli albanesi fossero tutti criminali o si tende a pensare che i romeni siano tutti criminali.
Sa perché accade questo, signor Presidente (su questo concludo)? Perché un malcelato senso di accoglienza fa sì che alcuni Paesi rovescino nella nostra terra le loro galere e, se anche noi rovesciassimo le nostre galere o le avessimo in passato rovesciate negli altri Paesi per diminuire i nostri costi di sicurezza e scaricarli su qualcun altro, chiunque avrebbe potuto pensare che gli italiani sono un popolo criminale.
Questa politica dell'immigrazione, che è stata seguita fino ad adesso, che non parte dalla realtà, ma da assunzioni false e nega tutto quello che i Paesi a guida socialista hanno fatto in Europa, è una follia da cui dovreste presto allontanarvi prima che si allontanino da voi tutti gli elettori (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Buonanno che ha a disposizione 20 minuti. Ne ha facoltà, però le ricordo, come ho già accennato, che alle 12,45 devo sospendere la seduta. Pensa di poter intervenire in soli dieci minuti?

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, per agevolare i lavori sono anche disposto ad aspettare dopo la visita del Presidente della Repubblica per non fare tutto di fretta, visto che si tratta di una visita importante.

PRESIDENTE. Sì, è anche vero, però, che tutto il tempo che abbiamo a disposizione sarebbe bene utilizzarlo...

GIANLUCA BUONANNO. Come preferisce, signor Presidente, se vuole faccio il mio intervento lo stesso.

PRESIDENTE. Svolga pure il suo intervento. La prego però, se possibile, di contenerne i tempi.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, magari dopo che sente quello che dico non vorrebbe più che iniziassi a parlare, ma comunque va bene lo stesso!
Per quanto riguarda il tema della sicurezza, credo che tutto vada ripreso da quello che è stato a giudizio mio e della Lega l'indulto del 2006, quando purtroppo, grazie al voto parlamentare di molti Pag. 27gruppi di sinistra e anche in parte del centrodestra e di centro, si è avuta la pessima situazione che 27 mila delinquenti sono usciti di galera e sono andati a scorrazzare in giro per tutto il Paese. Di questi una parte già significativa sono tornati alle patrie galere, proprio perché evidentemente l'indulto non è stata la soluzione ottimale, anche perché avere l'indulto significa pensare che, facendo uscire la gente dal carcere, si risolve il problema delle carceri. Magari se si sfruttassero un po' di più le carceri che sono state fatte e mai aperte, oppure se ne costruissero di nuove, forse sarebbe meglio per i cittadini italiani.
Dico questo perché credo che il cittadino abbia sempre di più una visione delle istituzioni molto lontana e non le ama più di tanto, proprio perché vede da parte della politica nazionale (e non solo) un atteggiamento come se - l'ho già detto in altre occasioni - in questo palazzo e in tanti palazzi dello Stato si vive su Marte, mentre il pianeta Terra sta fuori dai palazzi e la gente non capisce.
Ad esempio, oggi ho letto sul giornale che è uscito di galera tale Bommarito, che è stato condannato a 22 anni di pena, mafioso, che è stato purtroppo alle cronache ricordato per colui che sciolse nell'acido un bambino solo perché aveva la disgraziata situazione, lo dico tra virgolette, di un padre pentito. Adesso è fuori dal carcere. Oppure anche solo leggendo una notizia di ieri: un gioielliere di Cinisello, massacrato di botte da un albanese per una rapina, è stato indagato perché si difese un po' troppo. Se si guardano la foto del gioielliere e ci si accorge di come era stato, diciamo così, sistemato dal rapinatore, ci si chiede se l'Italia è un Paese normale oppure «no», se in certi casi purtroppo sembra di essere in una Repubblica delle banane, lo dico sempre tra virgolette, dove cioè si vede che quello che subisce il torto alla fine diventa quello che subisce anche i problemi della giustizia.
Quindi, in questo Paese, non ci si può sentir dire dalla sinistra che dobbiamo dare più soldi per la sicurezza, quando è la sinistra stessa che ha voluto per prima l'indulto e negli anni 2007 e 2008 ha tirato via molte centinaia di milioni di euro proprio sulla sicurezza. È come se io sono uno che si sta facendo una dose di eroina e sgrido un signore di fronte a me che fuma la sigaretta perché gli fa male. La sostanza ogni volta è sempre quella: qui in quest'Aula come in tante aule in giro per l'Italia c'è troppa ipocrisia, si parla tanto in una certa maniera, ma poi nella realtà dei fatti questo non avviene, anzi accade esattamente il contrario.
Questa è, a mio giudizio, una situazione che fa pensare alla gente sempre più distaccata dalla politica. Ma ci rendiamo conto che, con tutti i problemi reali che ha questo Paese, in questi ultimi due giorni si è parlato di veline, di che cosa ha detto il Presidente del Consiglio e del problema di che cosa ha detto sua moglie? Tra poco ci andranno a chiedere quante volte il Presidente del Consiglio va in bagno, perché, per certi personaggi, l'importante è parlare di queste cose. Ma alla gente interessa altro, qualcosa di più concreto, avere più sicurezza per la strada e fare in modo che i delinquenti rimangano in galera. I delinquenti devono rimanere in galera, non bisogna avere troppo buonismo, così come per l'immigrazione clandestina.
Non più tardi di quindici giorni fa cosa è avvenuto in questo Parlamento? A seguito della proposta dell'onorevole Franceschini è successo che dal 26 aprile sono usciti dai centri di accoglienza 1.038 clandestini. Queste persone dove sono andate? Cosa faranno? Già oggi in Italia per chi ha tutti i documenti in regola è molto complicato trovare un posto di lavoro, figurarsi per chi è clandestino. Quale futuro avrà il clandestino per poter campare (perché tutti devono campare)? O andrà a rubare, o a spacciare, o magari ci saranno ulteriori donne che si dovranno prostituire o ci saranno ancora più stupri.
Questo è il futuro purtroppo e queste cose non le dice mai nessuno perché i politici, i politicanti, sono quelli che vivono nei quartieri in delle città o dei Pag. 28comuni, che vivono con le auto blu, con le scorte e con quello che gli porta la valigetta, e a loro non capiterà mai nulla. Mentre i clandestini o i delinquenti, che siano italiani o non italiani questo poco importa, continueranno a fare quello che meglio fanno, cioè i delinquenti. Perché tanto sanno che molti dei loro reati rimangono impuniti e anche quando li prendono (le forze dell'ordine lo dicono costantemente) fanno in tempo le forze dell'ordine a tornare in caserma che i delinquenti sono già fuori, perché magari non vengono nemmeno processati o se anche vengono processati non vanno in galera, perché ci sono delle leggi troppo permissive.
Noi purtroppo viviamo in un Paese dove non esiste che chi si comporta bene deve essere tutelato e chi si comporta male deve essere punito. Il risultato è che chi non ha niente da perdere, ahimè, e quello che gode meglio della situazione. L'Italia ha bisogno, a mio giudizio, di un salto di qualità importante. Basta ipocrisia, basta con il fatto che tutti vengono qui e dicono delle cose bellissime o comunque fanno tutti la morale, e poi però quando si va fuori sulla strada dalla gente comune, la gente comune che cosa pensa del Parlamento, cosa pensa dei politici, cosa pensa di una classe dirigente italiana che molto spesso non fa quello che la gente si aspetta?

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIANLUCA BUONANNO. Va bene Presidente. Come lei mi ha suggerito sarò ligio al dovere. Sugli stupratori mi risulta veramente assurdo che ci siano dei deputati in quest'Aula che parlano in difesa di chi ha un occhio nero in carcere e si dimenticano, ad esempio, di chi è stata stuprata, di chi ha subito una violenza incredibile che gli rimarrà per tutta la vita. Qui ci sono dei deputati che dicono: siamo andati in galera e abbiamo visto uno con un occhio nero e non sappiamo cosa gli è successo. Ma gli italiani cosa possono pensare di una classe politica del genere?
In conclusione, visto che non posso fare altro - ma per rispetto per il Presidente della Repubblica questo ed altro -, dico che, se vogliamo cambiare l'Italia, bisogna fare qualcosa di diverso e che ci sia meno ipocrisia e più voglia di fare in quest'Aula, senza tante polemiche.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bonanno della sua disponibilità.
Sospendo la seduta che riprenderà alle 12,15.

La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 12,15.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Melis. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, sotto un titolo unitario il provvedimento oggi all'esame della Camera ingloba una grande quantità di materie, talvolta solo indirettamente riconducibili al concetto di sicurezza pubblica, con un metodo legislativo, che mi permetto di definire pessimo, che è diventato in questo primo scorcio di legislatura una vera e propria patologia: non si fanno più leggi, tanto meno grandi legge come occorrerebbe per la sicurezza, si fanno «spezzatini» di norme.
Dico subito che tra queste norme ve ne sono anche molte che noi condividiamo: in Commissione abbiamo proposto, per bocca dell'onorevole Zaccaria, di stralciare dal provvedimento il nucleo riguardante l'immigrazione per poter poi discutere serenamente il resto, però di accordi, specie se ragionevoli, con la maggioranza attuale evidentemente non se ne possono contrarre, sì che siamo qui a dire tutta la nostra opposizione al provvedimento così com'è. Sono appunto le disposizioni sull'immigrazione che noi giudichiamo non solo sbagliate, ma pericolose per la tendenza autoritaria che rivelano e per i diritti costituzionali che mettono seriamente a repentaglio.
Il grande fenomeno dell'immigrazione, destinato a segnare di sé l'intera epoca Pag. 29nella quale viviamo, non nasce dalla malvagità degli uomini né, come ci vuol far credere una propaganda rozza quanto intellettualmente disonesta, nasce dalla debolezza dei Governi passati. L'immigrazione nasce - esistono in materia interi scaffali di studi - dai grandi squilibri economici e culturali del mondo contemporaneo, dalla somma ingiustizia che ha sin qui governato, e che tuttora governa, la distribuzione delle risorse su scala planetaria, dall'inaccettabile condizione di povertà estrema nella quale vivono intere aree del pianeta, a cominciare dall'Africa. Se non si parte da questo dato obiettivo, se non si ragiona freddamente e ci si lascia guidare dall'emotività elettoralistica difficilmente sarà possibile venire a capo del problema.
Noi siamo convinti che, viceversa, di qui occorra partire puntando al governo intelligente del fenomeno e, se possibile, alla sua razionalizzazione nel tempo, soprattutto cogliendo le opportunità che l'immigrazione può offrire piuttosto che erigere impossibili muri protezionistici e ricorrere a politiche repressive o addirittura persecutorie in contrasto con la Costituzione democratica, perché questo prevede il presente disegno di legge.
Il provvedimento mette a punto un sistema più o meno coordinato (io dico scoordinato) di misure persecutorie nell'intento trasparente quanto vano di ricacciare indietro l'immigrazione. Si va, dunque, dalla riforma dell'articolo 116 del codice civile, facendo dipendere l'eventualità del matrimonio di stranieri dal possesso di un documento attestante la regolarità del soggiorno, quando tutti sappiamo che proprio il matrimonio è sovente il passaggio naturale per la regolarizzazione dell'immigrato, per il suo radicamento e che l'impianto di una famiglia costituisce la migliore terapia sociale all'emarginazione e allo sbandamento, sino all'introduzione di quello che, seppure è punito con ammenda da 5 mila a 10 mila euro - si badi all'esosità ingiustificata di queste ammende - costituisce un vero e proprio reato d'immigrazione clandestina esteso, per di più, non solo a chi entra clandestinamente nel Paese, magari con l'intento di mettersi subito in regola per poter sostare, ma anche a chi, essendovi rientrato con permesso regolare, perde, per così dire, la condizione per scadenza del permesso. Ciò accade in moltissimi casi concreti, come sappiamo, e a lavoratori stranieri, spesso anche occupati nelle aziende o nelle famiglie italiane.
Si prevedono una vasta congerie di disposizioni, anche minute, un vero e proprio armamentario, un decalogo della non accoglienza come unica risposta che questo disegno di legge dà all'immigrazione. L'espulsione è sottratta alla valutazione dell'autorità giudiziaria il cui nullaosta non è più richiesto; l'iscrizione all'anagrafe, o anche la sola richiesta di variazione anagrafica, sono sottoposti ad un accertamento preventivo delle condizioni igienico-sanitarie dell'alloggio. Ricordo che la Commissione affari sociali in sede consultiva ha posto una specifica condizione, ossia ha espresso parere favorevole, purché all'articolo 42, comma primo, capoverso, le parole: «sono subordinate» siano sostituite dalle seguenti: «possono dar luogo» e sia soppresso tutto il secondo periodo. Sarei interessato a sapere cosa pensa il Governo di questo parere della Commissione affari sociali.
Poi ancora vi è il pagamento del contributo, l'ha già detto l'onorevole Rossomando, l'arresto fino ad un anno e un ammenda fino a 2 mila euro che colpiscono chi non ottemperi all'ordine di esibire il passaporto, nonché pene elevate per chi violi l'ordine di espulsione.
Vi è poi l'accordo d'integrazione a punti come per la patente che incombe sullo straniero regolare munito di permesso di soggiorno e perfino l'accesso alle prestazioni sanitarie. Mi riferisco alla denuncia della nascita di un bambino, oltre che alla richiesta di pubblicazione per il matrimonio subordinati a condizione per la piena regolarità. Uno straniero che vive nel nostro Paese, sia pure nell'attesa dei tempi burocratici necessari per il rilascio del permesso di soggiorno - magari anche con un lavoro regolare e senza che abbia Pag. 30commesso specifici reati - per il fatto stesso di essere in questa condizione transitoria d'irregolarità, è in pratica un soggetto senza diritti e invisibile all'ordinamento come fosse un'ombra.
Abbiamo sentito nelle audizioni e letto nei documenti un coro unanime di critiche a queste disposizioni. Raramente capita di registrare tanta concordanza da parte di tanti soggetti diversi. Inoltre, ho lasciato per ultimi i due punti forse peggiori del provvedimento: ancora una volta le ronde e la detenzione nei centri di espulsione estesa ai centottanta giorni. Su questi due punti ormai abbiamo detto tutto ciò che c'era da dire. L'abbiamo fatto in occasione della discussione sulle misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale licenziate quindici giorni fa.
Con ostinazione pari solo all'arroganza, gli articoli che il Parlamento boccia (magari anche con voto segreto) vengono poi impudicamente riproposti in altri provvedimenti successivi, come se nulla fosse. È ciò che avete fatto in quest'occasione con sovrano disprezzo delle Camere. Sulle ronde non ho che da ripetere ciò che abbiamo detto. La nascita in Europa dello Stato moderno coincide storicamente con l'esercizio del monopolio della forza pubblica in capo allo Stato o agli enti delegati dallo Stato. Altri modelli, quelli della giustizia fai da te, delle polizie private, degli sceriffi, del controllo del territorio da parte di organizzazioni di cittadini variamente reclutati e legittimati (ovvero dilettanti allo sbaraglio) contrastano non solo con la Costituzione, ma con l'idea stessa dello Stato di diritto.
Ancora più grave, se possibile, è la detenzione nei centri di persone giunte clandestinamente in Italia, cui non si può addebitare alcun reato specifico ad eccezione di quello dell'ingresso clandestino. Ho visitato in Sardegna uno di questi centri (per la verità prima che diventasse un centro di espulsione), ma già in quella situazione ne ho tratto un'impressione negativissima. Sono veri e propri luoghi di incarceramento: persone che si vorrebbero trattenere per sei mesi senza diritto (perfino con meno diritti dei carcerati condannati) in vere e proprie condizioni di cattività e come sospesi nel possesso dei propri diritti, ovvero dei diritti delle persone assicurati dalla Costituzione italiana.
Signor Presidente, in conclusione consideriamo tutta questa serie di misure vessatorie, inutili, dannose, produttrici di ulteriori problemi, aggravanti la situazione e non migliorative. Siamo convinti che una politica moderna rivolta ai flussi di immigrazione debba mirare all'integrazione nella comunità nazionale, favorendo l'uscita dallo Stato dolorosa e socialmente pericolosa della clandestinità a favore di una regolarizzazione che non può che coincidere con l'attribuzione agli immigrati dei pieni diritti di cittadinanza. I fondamenti per mettere in atto queste politiche esistono, a nostro avviso, tutti nell'attuale situazione, a patto che vi sia la volontà politica di farlo e che non si dimentichi mai che l'Italia è una democrazia basata sulla Costituzione democratica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Favia. Ne ha facoltà per sedici minuti.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, credo che questo provvedimento come al solito e come ci ha abituato questa maggioranza - alla quale diamo scherzosamente atto che per fortuna non siamo in presenza della conversione di un decreto-legge, bensì di un disegno di legge - contiene poche cose buone. Infatti, è per lo più infarcito di spot ideologici ed elettoralistici. Il provvedimento è anche infarcito di una cattiveria e di una sorta di odio razziale nei confronti dell'immigrazione del quale parlerò tra breve.
Credo sia necessaria, infatti, una premessa metodologica ed una politica, la prima ovviamente figlia ed influenzata dalla seconda. Pag. 31
Abbiamo ancora negli occhi l'uscita irata del gruppo della Lega dall'Aula, pochi giorni or sono, quando la Camera dei deputati ha bocciato la previsione dell'estensione fino a centottanta giorni della permanenza nei CIE degli immigrati che non collaborino alla propria identificazione. Ciò per dire che la Lega condiziona i tempi del Governo e di questo Parlamento con i propri spot elettorali. Abbiamo visto come, a causa della bocciatura della previsione dei centottanta giorni, stava addirittura per cadere il Governo.
Per rimediare a questa problematica politica, che la dice lunga sui rapporti all'interno della maggioranza, il Presidente del Consiglio ha dichiarato, scaturendo ancora una volta ira da parte della Lega, che voterà «sì» al referendum del 21 giugno, che, nelle sue intenzioni, se passasse, potrebbe consentirgli di fare a meno della Lega, che così pesantemente incide sull'immagine di questo Governo.
Siamo stati costretti - lo dico come capogruppo dell'Italia dei Valori in I Commissione - a esaminare gli emendamenti a questo provvedimento in meno di sei ore. Abbiamo lavorato addirittura fino all'una di notte, poi abbiamo abbandonato l'aula, perché non c'è stata data la possibilità di continuare a discutere. È stato completamente strozzato il dibattito su una legge voluta per motivi politici dalla Lega, su cui l'Associazione nazionale dei magistrati dice che c'è un massiccio ricorso alla sanzione penale per comportamenti di scarsa o nulla offensività.
Vi è un contrasto all'immigrazione attraverso sanzioni e non affrontando la stessa in maniera più strutturale, non attraverso investimenti per la sicurezza, perché ci siano più case, più scuole e più insegnanti, sia per gli immigrati che per gli italiani, perché ci sia più integrazione, perché l'immigrazione venga interpretata come una risorsa, come in tanti Paesi civili, dove oltre alle problematiche della sicurezza, che vanno doverosamente affrontate anche nell'immediato, vi è un investimento sull'integrazione, sulla multirazzialità e sulla multietnicità, che sono, come dicevo, una risorsa.
Qui il contrasto all'immigrazione avviene anche con cose esilaranti. Vi è l'espulsione sottratta al controllo dell'autorità giudiziaria, l'impossibilità di ottenere la cittadinanza se manca l'igienicità di un alloggio. Come si può pensare che un immigrato povero possa non avere un alloggio anti igienico? Avviene anche il contrario, ma è normale che sia così. Non si può denunciare la nascita di un bambino. Vi è un dibattito proprio in materia di cittadinanza: vi sono nazioni civilissime in cui il solo nascere in quel territorio dà la cittadinanza. Ovviamente, su questo bisognerebbe aprire un dibattito, ma chiudersi, nella maniera in cui con questo provvedimento ci si sta chiudendo nei confronti dell'immigrazione, ci sembra piuttosto pesante.
Si potrebbe ragionare di più e fare meglio. Come dicevo prima, la Lega condiziona i tempi e le modalità di azione di questa maggioranza e di questo Governo. Vi è stata la reimmissione, con un oltraggio nei confronti del Parlamento, della previsione relativa alla permanenza per centottanta giorni nei CIE, che era stata bocciata.
Poi si può discutere sulla bontà o meno del provvedimento, ma fatto sta che un provvedimento bocciato da questa Camera, quindi - diciamo così - uscito dalla porta principale, è stato fatto rientrare dalla finestra. Avevamo ottenuto, con una pesante opposizione, che le cosiddette ronde fossero stralciate dal decreto-legge sulla sicurezza; ora, per imposizione della Lega, vengono reinserite.
Si parla di sicurezza, ma non la si finanzia. Ho avuto modo ultimamente di partecipare a dei congressi di sindacati di polizia: vi è una grande scontentezza. La sicurezza e le forze di polizia non vengono finanziate, non vengono fatte assunzioni sufficienti e si va a ricadere su questa cosa delle ronde, che è veramente da Paese del terzo mondo.
I sindacati di polizia ci dicono che la polizia, oltre a doversi occupare delle Pag. 32ordinarie problematiche di istituto (si dice così, tecnicamente), quindi di sicurezza, che è il proprio mestiere e riguarda la propria professionalità, deve stare attenta anche a quello che fanno le ronde, perché spesso e volentieri sono le ronde stesse che mettono a rischio la sicurezza nelle nostre città.
Piegare gli interessi della nazione e del Governo ad uno spot elettorale della Lega ci sembra un modo poco serio di fare politica. Ho accennato prima al trattenimento fino a centottanta giorni nei CIE: è stato reinserito a forza in questo provvedimento. Dicevamo prima che si può discutere sulla bontà o meno della sanzione nei confronti di chi non collabora per la sua identificazione, ma ci sembra sbagliato imporre a questa Camera un provvedimento che questa Camera stessa ha bocciato pochissimi giorni or sono.
Ci viene anche da pensare che questa sorta di carcerazione preventiva sia forse incostituzionale, forse illegittima; forse, sarebbe più opportuno pensare ad altri strumenti, come l'allontanamento o l'espulsione, probabilmente meno lesivi della dignità personale.
Citerò alcune delle cose che contestiamo di questo disegno di legge, anche se ce ne sono molte (poi un approfondimento lo farà il collega Borghesi).
È stato inventato un contributo per ottenere la cittadinanza: parliamo di un contributo economico. Ci sfugge, francamente, cosa sia il contributo da un punto di vista giuridico; non ci risulta che esista un istituto giuridico denominato «contributo».
In ogni caso, vi è la mercificazione - la riduzione a moneta di molte cose, ne dirò poi un'altra - dell'ottenimento della cittadinanza, al di là del normale rapporto tra il cittadino e lo Stato, che spesso e volentieri viene condizionato all'apposizione sull'istanza di un bollo; non si capisce perché, in questo caso, debba essere gravato di circa dieci volte (si può arrivare fino a 200 euro). Francamente, ci sembra un'ulteriore attività ingiustificata di contrasto nei confronti dell'immigrazione.
Un altro istituto giuridico, un reato che viene introdotto e che francamente è poco comprensibile - ne abbiamo parlato anche in Commissione - è il reato di chi cede in locazione un immobile a uno straniero senza permesso di soggiorno. La sanzione è da sei mesi a tre anni, quindi un reato non importantissimo, ma di una certa consistenza, che si configura anche al momento del rinnovo del contratto di locazione.
Faccio due eccezioni; essendo avvocato ho un po' di esperienza in questa materia. Come tutti sanno, spesso e volentieri il rinnovo di un contratto di locazione è automatico: se non viene disdettato nei sei mesi precedenti, la scadenza si rinnova automaticamente. Inoltre, il locatore dell'immobile può abitare altrove rispetto al luogo ove si trova l'immobile. Ci piacerebbe capire come si fa ad imporre un onere di difficile soluzione ad una delle parti; come fa la parte locatrice, alla quale il contratto si rinnova automaticamente, ad occuparsi di sapere se, nel momento specifico in cui si matura il rinnovo, in quel preciso giorno, il locatario sia in regolare possesso del permesso di soggiorno: ci sembra un appesantimento del rapporto commerciale di locazione veramente insopportabile.
Ma vado ad esaminare anche un altro caso, più umano: il rapporto tra gli anziani e i, o le, badanti non in regola, che sappiamo in Italia essere istituto diffusissimo. Spesso e volentieri queste badanti convivono con l'anziano: avremo probabilmente i tribunali intasati di anziani, che - penso - molto spesso affronteranno il processo in contumacia. Proprio ieri, abbiamo approvato una legge che consente agli infermi gravi di esplicare il diritto di voto; in questi giorni approverete probabilmente una legge che a questi medesimi infermi gravi infliggerà una sanzione penale, probabilmente in contumacia, per aver ospitato persone non in regola, magari a loro insaputa: pensate se un anziano può occuparsi di capire qual è la situazione giuridica della propria badante! Pag. 33
Quindi, come vedete, sono tutti provvedimenti che gettano fumo negli occhi degli elettori, dei cittadini che saranno poi toccati pesantemente dalla loro applicazione, che comprenderanno quanto dietro a delle parole, pubblicitarie ed elettorali, vi sia di inapplicabile e pesante.
Avete reintrodotto il reato di oltraggio; c'era già l'ingiuria aggravata per colpire questo tipo di reato. E poi vorrei parlare di una cosa che francamente non mi piace della norma che avete introdotto, e che fa parte di ciò di cui parlavo prima, della mercificazione. Per fortuna tale norma è stata modificata: parlo della norma che funge da scriminante nei confronti del reato, nel caso in cui venga risarcita (così avevate previsto prima) la persona offesa dal reato di oltraggio. È stato poi aggiunto, ed è un piccolo miglioramento, il fatto che dev'essere risarcito anche l'ente di cui fa parte il pubblico ufficiale offeso dall'oltraggio e questo ovviamente completa positivamente un disegno, che però è in sé sbagliato, nel senso che scappare da un reato o tenere una scriminante...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DAVID FAVIA. Ho finito o ho un minuto ancora, signor Presidente? Un minuto, la ringrazio. Cercherò di concludere.
Introdurre una scriminante sul dato economico mi sembra francamente incostituzionale, perché chi non si può permettere di pagare viene condannato, chi si può permettere di pagare non viene condannato. In genere il risarcimento del danno, com'è previsto dal nostro codice penale, è un'attenuante, non una scriminante, quindi sarebbe stato molto più opportuno non introdurre tale norma.
Finisco rapidamente.
Come diceva il collega che mi ha preceduto, siamo all'assurdo per cui non ci si può sposare se non si ha il permesso di soggiorno: a parte i casi di strumentalità, ci sfugge cosa un sentimento abbia a che vedere con la perfezione davanti allo Stato della presenza in quel Paese, e ci fa ricordare un po' i bravi di Don Rodrigo o cose di questo genere.
Nel provvedimento in esame si prevedono addirittura la chiusura per più giorni di un esercizio anche in caso di una piccola illegittimità come l'occupazione abusiva di piccola parte di suolo pubblico, l'introduzione del reato di clandestinità, il non finanziamento del fondo per le vittime della criminalità organizzata, al punto tale che gli enti locali che si costituiscono parte civile non possono ottenere da questo fondo il risarcimento del danno, ma soltanto quello delle spese legali.
Che dire poi - e concludo davvero - dell'immorale tentennamento che vi è stato sul concedere o meno ai medici la facoltà di denuncia dei clandestini? Per fortuna rispetto a tale norma non avete avuto il coraggio di andare fino in fondo e ce ne rallegriamo.
In definitiva, quello al nostro esame è un disegno di legge fatto in fretta e male, che contiene principi non positivi, un disegno di legge dettato dall'ira di un partner importante di Governo sotto la minaccia di far cadere il Governo medesimo. Non credo che in questo Parlamento si possa andare avanti con questo tipo di rapporti politici all'interno della maggioranza e tra maggioranza e opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Calvisi. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, tralascio le questioni di merito che sono state sollevate dai colleghi della I e della II Commissione, ma intervengo per sollevare solo alcune questioni politiche che la discussione e l'approvazione di questo provvedimento ci impongono di affrontare.
La prima considerazione è questa: il nostro Paese ha bisogno di nuove leggi sull'immigrazione? La risposta del Partito Democratico è «sì»: questo non è più il Paese della legge Bossi-Fini, né il Paese della legge Turco-Napolitano. Ricordo che allora, quando furono approvate queste leggi, avevamo nel nostro Paese una percentuale di presenze straniere inferiore Pag. 34alla media europea (sia nel 1996, sia nel 2001), mentre oggi registriamo una presenza straniera superiore alla media europea.
Vi è quindi bisogno di interventi, di misure e di leggi (di un pacchetto di leggi, e non solo di un intervento); visto però che stiamo discutendo di questioni relative alla sicurezza, rispondo anche all'altra domanda: c'è bisogno di nuovi interventi in materia di contrasto all'immigrazione irregolare? Penso di sì, e tutti gli Stati europei - e non solo gli Stati europei - lo stanno facendo (del resto, noi abbiamo già depositato in questa legislatura dei progetti di legge alla Camera ed al Senato, e su questo punto saremmo stati disponibili al confronto con la maggioranza).
Del resto, da quando siete ritornati al Governo, tutti i provvedimenti che ci avete proposto partono sempre dallo stesso presupposto, e cioè che cresce il numero degli sbarchi, cresce l'immigrazione clandestina nel nostro Paese e la presenza irregolare: sono dati oggettivi, e su questi dati eravamo disponibili a confrontarci ed a promuovere una discussione di merito sulle misure che potessero mettere il nostro Paese nella condizione di disporre di misure più efficaci per il contrasto dell'immigrazione irregolare.
Benissimo, però voglio ricordare che - ad onor del vero - la legge vigente in questo Paese non l'avete ereditata dal centrosinistra, ma è la legge Bossi-Fini, una legge che avete approvato nel 2001, avete implementato ed applicato per cinque anni e che poi, dopo che siete tornati al Governo, avete ulteriormente applicato ed implementato.
Non sono certo i venti mesi del Governo Prodi ad essere la causa del venire meno degli strumenti di contrasto all'immigrazione irregolare. Questo è il punto politico da cui partire per onorare la verità.
Alcuni colleghi hanno sollevato delle questioni di merito che non riprenderò: l'allungamento della permanenza nei centri per gli immigrati irregolari; l'obbligo di esibire il permesso di soggiorno anche per iscrivere il proprio figlio all'anagrafe o per potersi sposare; il permesso di soggiorno a punti (come se vivere nel nostro Paese fosse l'equivalente di guidare); l'esame di italiano per accedere alla carta di soggiorno, senza misure di integrazione che accompagnino questo provvedimento (sarebbe un ostacolo, allo scopo di non far prendere a nessuno la carta di soggiorno).
Questa normativa allarga la differenza politica e culturale tra noi e voi. Per noi il tema del governo dell'immigrazione è un problema complesso - direi quasi epocale - tipico delle nostre società moderne e la dimensione pubblica, quando pensa di dover intervenire sul tema dell'immigrazione, deve farlo mettendo insieme una serie di strumenti, di politica internazionale e di politica estera. Certo, sono necessari strumenti anche di lotta alle condizioni di clandestinità (in particolare di lotta dura ai trafficanti, ai criminali che lucrano sul traffico delle persone), politiche di inclusione, di integrazione, di riforma del mercato del lavoro e di welfare, politiche di sicurezza e di convivenza nelle scuole. Il nostro Paese non può andare avanti senza un modello di integrazione che tutti i Paesi avanzati hanno sperimentato e perseguito.
L'immigrazione non è un settore, è un problema trasversale ai grandi temi dello Stato. Non esiste il settore dell'immigrazione, esistono i grandi problemi dello Stato che si debbono misurare con i problemi dell'immigrazione. La politica deve mettere in campo un mix di interventi incentrati su questa visione strategica del problema dell'immigrazione. Voglio ricordare che sono tutte considerazioni - è presente il sottosegretario Mantovano - che quando avete approvato la legge Bossi-Fini condividevate a parole, e che poi avete smentito nelle norme e, infatti, noi abbiamo votato contro anche in quell'occasione. A parole riconoscevate che l'impostazione giusta sul problema dell'immigrazione era questa.
Ora, davvero, fate un salto di qualità in avanti: per voi, dopo l'approvazione di questo provvedimento, l'immigrazione è Pag. 35solo un problema di sicurezza. La risposta all'immigrazione avviene solo sul versante degli interventi di polizia, istituendo un diritto speciale per tutti gli immigrati, non solo quelli irregolari (basta guardare bene le norme che cosa prevedono), e abbassando la soglia dei diritti fondamentali delle persone. Non ve lo diciamo noi, ma ve l'ha detto l'ex Ministro dell'interno Pisanu in un'intervista al Corriere della sera: attenti, ha dichiarato, voi state perseguendo una politica di abbassamento dei diritti fondamentali delle persone incompatibile con il nostro essere Stato democratico; in tutti i Paesi democratici, ha aggiunto, i meccanismi di contrasto dell'immigrazione irregolare si inceppano perché tutti gli Stati democratici hanno una soglia invalicabile, che è quella del rispetto dei diritti fondamentali delle persone.
Da oggi, se dovesse essere approvata questa misura, l'immigrazione in questo Paese diventerebbe un mero settore della politica di sicurezza, una sorta di politica amministrata da un dipartimento del Ministero dell'interno. Altro che politica estera, altro che politiche di welfare, altro che politiche che ci portino nel mondo globale e che pongano il nostro Paese nella condizione di inserirsi in un processo di Governo mondiale internazionale su un tema così complesso e difficile.
Il Presidente Fini ha affermato: la legge Bossi-Fini ha bisogno di alcuni ritocchi (ha usato proprio questa espressione). Ricordo ciò perché è presente anche il sottosegretario Mantovano, che fu uno dei protagonisti della scrittura di quella legge. Voglio dire al Presidente Fini, ma soprattutto al sottosegretario Mantovano, che ricopre incarichi di Governo (il Presidente Fini ricopre altri incarichi), che dopo questo provvedimento la legge Bossi-Fini non esisterà più.
Con il collega Touadi ci siamo detti: ma dopo questo provvedimento che tipo di legge esisterà? Esisterà la Bossi-Bossi, la Bossi-Fini non c'è più in questo Paese, esiste - lo ripeto - la Bossi-Bossi, esiste una legge interamente voluta dal centrodestra e interamente concepita dalla Lega, e che la maggioranza, per ricatto, deve approvare per soddisfare in qualche modo un'esigenza politica posta dalla Lega.
In conclusione, signor Presidente, intendo svolgere due ultime considerazioni. Vorrei che voi lasciaste fare a questo Parlamento un dibattito libero, su alcuni punti fondamentali della legge in esame. Spero che non vi sia il ricorso al voto di fiducia. Spero che voi vi misuriate con questo Parlamento almeno su tre temi. Questo lo dovete al Parlamento. Vedete, voi avete detto che reintroducete di nuovo la norma dei sei mesi, dopo che due rami del Parlamento ve l'hanno bocciata. Almeno fate in modo che il Parlamento si pronunci di nuovo liberamente su questo tema, perché voi su questo punto non avete la maggioranza, avete dimostrato di non avere la maggioranza, così come io penso che voi non avete la maggioranza in materia di esibizione del permesso di soggiorno per iscrivere i figli all'anagrafe, così come non avete la maggioranza in materia di esibizione del permesso di soggiorno per permettere alle persone di sposarsi. Se questa è la nostra considerazione misuriamoci, confrontiamoci. Fate esprimere liberamente il Parlamento su questo aspetto.
Un'ultima cosa la voglio dire al collega Stracquadanio, che prima ha parlato tanto bene di Zapatero. Ha detto: Zapatero è bravo, Zapatero ne sa di immigrazione, Zapatero è moderno. E ha aggiunto: vedete, Zapatero in Spagna ha previsto delle misure per permettere agli immigrati di rientrare volontariamente nel loro Paese di origine. Voglio ricordare al collega Stracquadanio che nel provvedimento che stiamo analizzando non c'è traccia di rimpatri volontari, e che forse c'è ne è traccia in qualche emendamento che noi dell'opposizione abbiamo presentato e che voi avete bocciato. Lo ripresenteremo in Aula, e vedremo se saprete essere coerenti con questa apertura che avete fatto al nostro compagno e amico Zapatero (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

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PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Narducci. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, purtroppo si continua ad affrontare la questione sicurezza ancora con toni decisamente pieni di aspetti demagogici, direi pre-elettorali, e si continua a cercare il consenso con l'enfasi dell'emergenza. Il provvedimento in discussione è tutto proteso ad un esibizionismo simbolico delle norme sulla sicurezza, che forse ha portato a trascurare il fatto che l'ordine pubblico, nella misura in cui riassume al suo interno i valori fondamentali dell'organizzazione politica ed economica della società, è l'ordine costituzionale. Cavalcando l'onda di un'immagine falsata dell'immigrato, che lo assimila al delinquente, poiché spesso nella realtà di tutti i giorni ci viene proposta una figura di immigrato da considerarsi estraneo e perturbante, in modo da diventare destinatario di pregiudizi, il Governo ci presenta un disegno di legge che potrebbe essere benissimo ribattezzato «anti-immigrati». Abbiamo vissuto poche settimane fa la scena, in questa Camera, di come è stata abbandonata l'Aula perché era prevalsa la ragionevolezza dei colleghi deputati.
Si ripropone, nonostante la bocciatura di qualche settimana fa, l'istituzione di ronde di volontari a tutela della sicurezza nella città. Si tratta di un atto che rappresenta un'abdicazione dello Stato di diritto, poiché la sicurezza deve essere tutelata realmente, e non solo a parole, dalle autorità costituite. Ci batteremo affinché prevalga di nuovo il buon senso che aveva portato questa Camera a stralciare la questione ronde, poiché di fronte ai pericoli reali di devianza che possono essere insiti nella formazione di ronde di cittadini di difficile controllo le istituzioni sono chiamate ad atti responsabili. Con il modo di fare del Governo si rischia solo di insinuare la cultura del sospetto, del nemico e della repressione, che non hanno nessuna capacità di invertire l'intolleranza che si è creata nel nostro Paese, grazie anche alla cassa di risonanza dei mass media. Piuttosto che una giustizia fai da te sarebbe opportuno un adeguato finanziamento delle forze dell'ordine. Si utilizzino appieno i poliziotti che sono stati formati per fare servizio in strada e che invece sono relegati negli uffici.
Lo sviluppo democratico e l'andamento del mercato del lavoro determinano società sempre più multietniche. Bisogna riconoscerlo, come hanno fatto altri Paesi prima del nostro (purtroppo, la limitatezza del tempo a mia disposizione non mi consente di fare paragoni con le analoghe leggi vigenti in Germania, in Svizzera, nel Regno Unito e così via), affinché non si determinino situazioni in cui l'uno si mette contro l'altro, i nativi contro gli immigrati, anziché fugare ogni soluzione che possa alimentare il germe della cultura del sospetto.
Meno male che di fronte all'incombente minacciata pandemia è prevalso il buon senso e il ritiro della norma che elimina il principio di non segnalazione alle autorità per gli immigrati irregolari che si rivolgono ad una struttura sanitaria, salvaguardando con ciò il significato profondo dell'articolo 32 della Costituzione. Ma anche questo punto positivo è, in realtà, vano se non vengono cancellati altri aspetti di questo provvedimento, che rischia di far diventare l'essere uomini un reato, con l'introduzione del reato di clandestinità, con le difficoltà connesse ai ricongiungimenti familiari, a contrarre matrimonio, e con la trasformazione dei centri di identificazione ed espulsione, di fatto, in carceri vere e proprie. Non da ultimo, va segnalata l'impossibilità di registrare i figli degli immigrati irregolari, negando al minore il diritto di essere registrato immediatamente al momento della sua nascita, il diritto ad un nome e ad acquisire una cittadinanza e a preservare la propria identità.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Narducci.

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FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, il Governo ha detto ripetutamente che è dalla parte della vita: ebbene, noi ora chiediamo che lo sia veramente, di esserlo nei fatti, di evitare che donne, immigrate irregolari incinte, abortiscano perché spinte a ciò in realtà da una legge che le perseguita. Onorevoli colleghi, la sicurezza si costruisce anche attraverso la lotta al lavoro nero, nei cantieri, attraverso un'urbanistica che sappia allontanare l'idea del ghetto dalle nostre città, attraverso una normativa che non sia discriminatoria e che favorisca la stabilità familiare. Ma voi della maggioranza, da un lato dite che siete dalla parte della famiglia e dall'altro rendete più difficile il ricongiungimento familiare.
Lo dico affinché tali contraddizioni vengano al pettine e gli italiani sappiano, oppure è un atteggiamento che mostrate soltanto nei confronti degli immigrati, ed allora state promuovendo quel clima di intolleranza e discriminazione che tutti dobbiamo combattere insieme, per costruire una società più coesa, più sviluppata e più giusta. Non si possono usare due pesi e due misure, come per l'aggiunta di tasse amministrative, oltre a quelle che l'immigrato paga al momento della richiesta del permesso di soggiorno.
Chiedo ai colleghi che conservano saldi legami con la tradizione di solidarietà della nostra nazione, laica prima che religiosa, di fermare questo percorso che ci allontana dalla strada dell'integrazione e della giustizia. Infatti, soltanto una legge giusta potrà garantire la vera sicurezza nel nostro Paese. Ogni scelta politica su temi che non possono prescindere da un realismo capace di risolvere i problemi piuttosto che inasprirli non guarda al futuro e, quindi, ad un'adeguata efficacia nel rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, vorrei fare una premessa: Italia dei Valori da quando esiste ha sempre attribuito grande importanza alle questioni della sicurezza dei cittadini, tant'è che il programma elettorale del lontano 2001, alla cui stesura ebbi modo di partecipare, comprendeva una parte molto importante su tale questione, nella quale si chiedeva la tolleranza zero, uno stretto controllo dei flussi dell'immigrazione e così via.
Ritengo tuttavia che vi siano questioni che attengono alla disumanità di una norma. Dico questo perché ritengo che ogni norma dovrebbe subire un processo cosiddetto di impact analysis, volto a verificare quali sono le conseguenze che la norma porta con sé, che dovrebbe essere assolutamente necessario.
In questo caso tale analisi non è stata fatta, oppure è stata fatta, il che è molto peggio, perché vorrebbe dire che vi è malafede. Se non è stata fatta, la mia esortazione è affinché si cerchi invece di porre rimedio, e lo faccia la stessa maggioranza. Qualche giorno fa, magari con colpevole ritardo, abbiamo cercato di analizzare le conseguenze, e siamo giunti alla conclusione che ci ha portato a dire che forse stiamo passando dai medici-spia ai presidi-spia. Non mi rassicurano affatto le considerazioni che dal Governo sono venute, cioè che si tratta di una cattiva interpretazione. Se è un'interpretazione cattiva è perché la norma permette di avere un'interpretazione di quel tipo. Dunque, se è così è meglio che poniamo rimedio e che poniate rimedio, che lo facciate con emendamenti, e che facciate in modo che la norma sia chiara.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 13)

ANTONIO BORGHESI. Mi riferisco - ed è su questo che incentro la mia attenzione - all'articolo 45, comma 1, lettera f). Abbiamo appena approvato un provvedimento che parla di semplificazione, Pag. 38ma non v'è niente di più oscuro del modo in cui scrivete queste norme: alla faccia della semplificazione legislativa, che continuate a porre come un problema che va risolto.
La verità è che la norma di cui l'articolo 45, lettera f), reca la modifica, tradotta in pratica, prevede in sostanza che, fatta eccezione per i provvedimenti che riguardano attività sportive e ricreative a carattere temporaneo e per quelle inerenti agli atti di stato civile o all'accesso ai pubblici servizi, la carta e il permesso di soggiorno debbano essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione, al fine del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni e altri provvedimenti di interesse dello straniero, comunque denominati. In sostanza, la lettera di questo articolo elimina dalle eccezioni all'obbligo di esibizione gli atti di stato civile o relativi all'accesso ai pubblici servizi. Dunque, è evidente che l'impatto di tale esclusione è un impatto che porta, a mio modesto avviso, ma non credo solo a mio modesto avviso, effetti che sono davvero da considerare aberranti.
Penso, in particolare, a bambini appena nati: ma che colpa hanno? Ma è possibile che possiamo immaginare uno Stato così assurdo, che attua nei confronti di bambini e di neonati atti di vendetta trasversale, che sono esattamente uguali a quelli che sono praticati dalle associazioni mafiose?

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANTONIO BORGHESI. Come?

PRESIDENTE. Mi spiace, ha trenta secondi di tempo per concludere il suo intervento. Io sono appena arrivato, non volevo interromperla, ma avvisarla che deve concludere.

ANTONIO BORGHESI. Avevamo chiesto un ampliamento. Ma è possibile accettare che si arrivi a conclusioni di questo tipo nei confronti di bambini che sono messi nelle condizioni di nascere - perché per fortuna le prestazioni sanitarie si possono rendere a chiunque - ma di non poter poi essere denunciati all'ufficiale di stato civile? E quando un extracomunitario irregolare muore, cosa facciamo? Lo diamo in pasto ai pesci portandolo in mare, posto che non possiamo, in virtù di questo articolo, chiedere né la sepoltura né la cremazione? Siamo a queste aberranti conclusioni?
Dunque questa è la mia conclusione: vi prego e vi esorto, perché la sicurezza dei cittadini si fa in altro modo e non così, a porre rimedio a tale situazione e all'impatto che queste norme porteranno alla gente (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, il nemico è semplicemente l'altro, lo straniero: sono le parole di Carl Schmitt, del lontano 1932, parole che colgono uno dei tratti essenziali del rapporto tra la politica e la paura. La paura è in effetti uno dei tratti essenziali della vostra politica. Questo vale per tutto il provvedimento in esame. Vorrei soffermarmi su alcuni aspetti, su cui da tempo dibattiamo.
Voi continuate ad affermare che opporsi ad un aumento dei tempi massimi di permanenza nei centri di identificazione ed espulsione - nel caso specifico, da due a sei mesi - pone l'Italia fuori dall'Unione europea. Ciò è sbagliato nel merito, poiché non abbiamo alcun obbligo di farlo, ed è sbagliato nell'atteggiamento, poiché continuate a strumentalizzare l'Unione europea per nascondere il vostro vero fine, che è quello della criminalizzazione dello straniero.
Veniamo a uno dei punti specifici che avete spesso invocato riferendovi alla cosiddetta direttiva rimpatri: mi riferisco alla norma che estende il termine massimo della detenzione nei CIE dagli attuali 2 ai sei mesi, in caso di difficoltà nell'accertamento dell'identità e della nazionalità, ovvero nell'acquisizione dei documenti per il viaggio. La direttiva che Pag. 39voi invocate a sostegno di questa modifica prevede che il termine massimo - stabilito a 18 mesi - valga per i casi di resistenza all'identificazione, il che è ben diverso dalla semplice difficoltà nell'accertamento. Si legittimerebbe, altrimenti, una detenzione amministrativa di un anno e mezzo per un requisito (la difficoltà di identificazione) che può essere del tutto estraneo al comportamento individuale. Inoltre, la stessa direttiva sancisce il carattere di extrema ratio del trattenimento, da adottarsi sono se non possano essere efficacemente applicate altre misure sufficienti, ma meno coercitive. È questo l'aspetto più grave: voi non invocate l'intera direttiva, non la attuate per intero, ma ne prendete una parte - quella dell'extrema ratio - dimenticando tutto quello che precede quella misura estrema e, innanzitutto, la nuova politica dei rimpatri assistiti e volontari (da cui deriva la definizione «direttiva rimpatri») che dovrebbe essere collegata ad una rete di accordi di riammissione e ad un nuovo legame tra politiche di cooperazione e sviluppo e politiche dell'immigrazione, ciò che è, invece, totalmente assente.
L'estensione della durata massima della detenzione amministrativa nei CIE dagli attuali 60 giorni ai vari mesi che voi prevedete, non è solamente inefficace, ma anche di forte, dubbia legittimità comunitaria. Peraltro, vari lavori relativi ai centri hanno dimostrato che quasi mai i tempi tecnici per l'identificazione dello straniero superano i 60 giorni. La detenzione nei CIE per 18 mesi non avrebbe, quindi, alcun effetto ai fini di una migliore identificazione dell'emigrante, ma differirebbe solo il momento del rilascio. Pertanto, come si potrebbe giustificare la reclusione - sia pur qualificata come amministrativa - per un anno e mezzo o per sei mesi - come nel caso specifico - di chi non abbia commesso alcun reato, motivata solo da circostanze estranee alla condotta individuale, quali l'indisponibilità dei documenti di viaggio o l'impossibilità di identificare lo straniero, anche nel caso in cui quest'ultimo collabori con l'autorità? Ma c'è di più: la direttiva reca un allegato in cui si stabilisce chiaramente che tale provvedimento non può venire invocato per introdurre a livello nazionale misure meno favorevoli ai soggetti a cui si applica, che è invece esattamente quanto il Governo vuole fare. Occorrerebbe spiegare come nasce la direttiva che voi invocate: essa nasce non facendo riferimento al caso italiano, ma facendo riferimento a casi come quello della Danimarca, ove non esisteva alcun limite alla detenzione nei centri. Proprio in quanto frutto di un difficile compromesso politico, la direttiva reca questo allegato firmato all'unanimità da tutti i governi. Ancora una volta, il nostro Governo a Bruxelles dice una cosa e a Roma ne fa un'altra.
Parlare di indulto, quindi, in riferimento all'ultima vicenda svoltasi in Aula a proposito dei CIE, come ha fatto il Ministro Maroni, significa fare del populismo per nascondere evidenti difficoltà a gestire il fenomeno. Se bastassero due mesi in più nei centri per vincere la lotta contro l'immigrazione clandestina saremmo tutti d'accordo, ma così non è e dobbiamo denunciare all'opinione pubblica la mancanza di una vera strategia, al di là delle dichiarazioni roboanti di questa maggioranza.
C'è anche un altro aspetto relativo alla permanenza nei CIE, ovvero la condizione di promiscuità al loro interno di persone che si trovano in situazioni completamente diverse, sia sotto il profilo giuridico che dell'ordine pubblico. È questo l'aspetto sul quale occorre intervenire perché, in larga misura, da questa promiscuità spesso deriva la devianza criminale. Eppure, su questo il Governo non interviene. Nei centri dovrebbero rimanere solo alcune figure, i clandestini, per il cui rimpatrio occorre anche fare ricorso ai nuovi strumenti che l'Europa ci offre, come i rimpatri volontari assistiti o i nuovi accordi con i Paesi extraeuropei, paesi di origine o di transito. Ma anche su questo l'azione Governo è del tutto assente. Che dire inoltre di un altro aspetto ovvero della proposta dell'allontanamento Pag. 40dei minori, cittadini dell'Unione europea, non accompagnati e che esercitano la prostituzione. Anche su questo ci esponete al rischio di nuove condanne, in quanto tale disposizione contrasta palesemente, a nostro parere, con il divieto di discriminazione sancito nei Trattati comunitari e anche con varie convenzioni del Consiglio d'Europa, nella misura in cui impone al minore straniero, ma cittadino dell'Unione europea, un trattamento deteriore rispetto ai cittadini italiani, disponendone l'espulsione anche in assenza delle ragioni di pubblica sicurezza e ordine pubblico che, sole, legittimano l'allontanamento dei cittadini comunitari. Non siamo contrari alla lotta contro la prostituzione ma certamente non è in questo modo, introducendo nuove discriminazioni tra cittadini europei che la si combatte né, a tal fine, varrebbe invocare la previsione secondo cui il rimpatrio dovrebbe comunque corrispondere all'interesse del minore. È, infatti, evidente che un minore costretto dalla sua famiglia a venire in Italia per esercitare la prostituzione non potrebbe che essere ulteriormente pregiudicato qualora venisse consegnato ai suoi nel suo Paese.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SANDRO GOZI. Sto per concludere, signor Presidente. L'attuale maggioranza ha strumentalizzato i temi dell'immigrazione e della sicurezza all'eccesso durante l'ultima campagna elettorale. Ora mostra crescenti difficoltà a gestirli e continua a farne un motivo di scontro con l'opposizione, mentre essi andrebbero affrontati con molta meno demagogia, meno improvvisazione e più reale volontà di cooperare con tutte le forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Laganà Fortugno. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, il disegno di legge sul quale siamo chiamati a discutere è pervenuto a quest'Assemblea dopo che le Commissioni affari costituzionali e giustizia sono intervenute sul testo trasmesso dal Senato apportandovi significative modifiche e integrazioni. Esse riguardano anche disposizioni che quest'Aula ha già bocciato, come il prolungamento della permanenza dei migranti nei centri di identificazione ed espulsione, dei quali si è già ampiamente parlato o come le ronde, tenacemente difese. Oltre a questo, vorrei attirare l'attenzione anche su altri elementi che il disegno di legge in esame contiene o che invece sono assenti, dalla riduzione dei poteri della DNA sulle indagini patrimoniali alla mancanza di nuove norme sui testimoni di giustizia. In merito agli articoli del provvedimento in esame che riguardano le ronde o addirittura la sola proposta di istituirle, se fosse successo in qualsiasi altro Paese al mondo, il primo a ribellarsi sarebbe stato il Ministro dell'interno in carica e non li avrebbe difesi come è avvenuto qui da noi. Infatti, cosa altro significa istituire le ronde se non che l'apparato dello Stato preposto alla sicurezza dei cittadini non sta funzionando, non garantisce la libertà di godersi la propria città e i suoi spazi senza timori? Di chi è questo compito se non delle forze dell'ordine? Se poi queste ronde devono essere finanziate dallo Stato direttamente o con i fondi delle amministrazioni locali, siamo veramente di fronte all'assurdo di uno Stato che non riesce a pagare gli straordinari agli agenti di polizia e alle forze dell'ordine ma trova le risorse per le ronde private. Pertanto manteniamo la nostra contrarietà ad uno strumento che può rivelarsi pericoloso anche sotto altri aspetti, in particolare nel sud Italia, dove c'è il timore fondato che con la pettorina delle ronde vadano in giro le sentinelle dei clan o gli esattori del racket.
E questo, signor Presidente, signor sottosegretario, è un grave rischio sul quale vogliamo attirare l'attenzione delle prefetture Pag. 41che, nel caso in cui questa norma dovesse essere approvata, saranno chiamate ad un lavoro molto delicato.
Nel provvedimento in esame vi sono, poi, molte norme utili alla lotta alla mafia come la riforma dell'articolo 41-bis della legge n. 354 del 1975, varata grazie ad emendamenti presentati dal Partito Democratico al Senato. Tuttavia, è stata inserita anche una norma che limita i poteri della direzione nazionale antimafia sulle indagini patrimoniali, poteri che gli erano stati concessi proprio con un provvedimento approvato meno di un anno fa. La misura introdotta da meno di un anno subisce, inopinatamente, una sostanziale modifica che ne riduce l'operatività in maniera talmente drastica da vederne sostanzialmente compromessa la funzione originaria. Con l'articolo 2, comma 2, del provvedimento in esame, infatti, si introduce una modifica all'articolo 371-bis del codice di procedura penale. In sostanza, l'attività di coordinamento della procura nazionale antimafia risulta drasticamente ridimensionata, se dovesse essere approvato l'emendamento aggiuntivo; al contrario, il potere di coordinamento della procura nazionale antimafia può dispiegarsi in maniera ampia ed incisiva, così fornendo un effettivo contributo al buon esito delle proposte, soprattutto quelle di carattere patrimoniale. Si pensi all'ipotesi, sempre più frequente in questi tempi, di indagini patrimoniali che riguardano esponenti di cosche mafiose che operano non solo in un unico territorio ma su tutto il territorio nazionale, avendo essi investito in immobili, aziende, attività imprenditoriali e commerciali presenti in più territori e ricadenti nella competenza di procure diverse.
Occorre, pertanto, sopprimere l'intero articolo 2, comma 2, del provvedimento in esame per riportare l'articolo 371-bis del codice di procedura penale alla formulazione voluta dal legislatore del 2008. D'altra parte, non si riesce a capire né si vede quali siano state le nuove circostanze e le valutazioni che possono aver determinato un cambiamento tanto sostanziale a distanza di meno di un anno dall'introduzione della norma, tanto più che tale norma si trova ancora nella fase di sperimentazione.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Sto per concludere. Come dicevo, la norma è in una fase di prima attuazione e non risultano siano intervenuti inconvenienti di alcun genere. So che il procuratore Grasso, in audizione presso le Commissioni congiunte Affari costituzionali e Giustizia, ha rivolto questa richiesta. Spero che questa sua richiesta non venga disattesa.
Per finire, vorrei affrontare solo un altro tema anche se, forse, sarebbe stato necessario più tempo. Il tema che voglio ora affrontare è quello dei testimoni di giustizia, signor sottosegretario. Al termine della scorsa legislatura la Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari aveva approvato, all'unanimità, una relazione che si concludeva con una serie di proposte di modifica, tendenti a garantire un vero riconoscimento, da parte dello Stato, del grande contributo che i testimoni hanno dato e che continuano a dare alla lotta alla criminalità organizzata. Ora, invece, sono di questi giorni notizie di testimoni di cui è stata rilevata l'identità (non sappiamo se per incapacità o altro), la località in cui vivono sotto protezione, di testimoni cui è stata tolta la scorta e di altri che vedono la loro vicenda resa pubblica negli atti dei processi. Tutto ciò non fa altro che aumentare la sfiducia nei confronti dello Stato e della lotta alle mafie e rende, ai loro occhi, la scelta di svolgere appieno il loro dovere di cittadini un errore.
In nessuno di questi provvedimenti sulla sicurezza il Governo ha ritenuto di dover inserire una sola norma che riguardasse il miglioramento delle leggi attuali. Anche una proposta semplice come l'assunzione dei testimoni che ne fanno richiesta alle pubbliche amministrazioni Pag. 42ha trovato la totale chiusura da parte del Governo e della maggioranza. Dobbiamo, però, ricordare che l'attività della precedente Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari si è conclusa con una relazione, approvata all'unanimità, la cui relatrice era proprio una collega dell'attuale maggioranza. Era con questo rilievo che intendevo terminare il mio intervento e soprattutto lanciare un appello perché, su questo tema, si riesca a trovare un'intesa, per dare una risposta diversa e far vedere veramente, con i fatti, che i testimoni di giustizia sono una risorsa preziosa nella lotta alle mafie.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, il titolo di questo disegno di legge è all'insegna della sicurezza dei cittadini.
Qualche deputato intervenuto prima di me ha richiamato, rimproverandolo ai Governi precedenti e al Parlamento delle legislature precedenti, il provvedimento di indulto che - voglio ricordarlo - è stato approvato con una maggioranza qualificata, così come prevede la Costituzione. Ma con quel provvedimento, che ha riportato, se non altro per pochi mesi, nella legalità le carceri italiane, considerate incostituzionali dal nostro Ministro della giustizia - non è una mia definizione, ma è quella del Ministro della giustizia -, la classe politica, le istituzioni e il Parlamento si sono assunti di fronte all'opinione pubblica e ai cittadini una responsabilità.
Nessuno racconta ed ha il coraggio di dire ai cittadini che è in corso una amnistia strisciante che si verifica ogni anno: quella delle prescrizioni. Se parliamo di sicurezza e non parliamo anche di questo e quindi non parliamo dello stato della giustizia nel nostro Paese raccontiamo grandi balle ai cittadini italiani: 3 milioni e 200 mila processi penali arretrati e ogni anno tra le 120 mila e le 140 mila prescrizioni di reati. È un'amnistia strisciante della quale nessuno si assume la responsabilità. Così come abbiamo visto che in questo Parlamento, fino a questo momento in questa nuova legislatura, la maggioranza non ha voluto assumersi la responsabilità di una riforma della giustizia.
Che cosa si propone ai cittadini italiani che richiedono maggiore sicurezza e certezza della pena? Si propongono maggiori pene e nuove fattispecie di reato, solo che coloro che violano le leggi occorrerebbe assicurarli alla giustizia secondo il procedimento previsto, ma in realtà tutto questo non avviene. Sappiamo che molti reati non vengono nemmeno perseguiti; ad esempio, il 95 per cento di reati come il furto non viene perseguito.
È questa la sicurezza che si vuole dare ai cittadini italiani? La sicurezza è quella che ci è stata venduta con l'accordo con la Libia? Ci era stato detto che, a seguito di quell'accordo molto oneroso per il nostro Stato, non ci sarebbero stati più sbarchi e invece abbiamo visto che addirittura sono aumentati. Questa è la risposta? Ci troviamo a firmare accordi con Stati totalitari che violano le norme elementari di democrazia e di libertà all'interno del loro stesso Stato: parliamo di Gheddafi, ossia di un dittatore che terrà e continuerà a tenere sotto ricatto il nostro Paese.
La verità che dobbiamo raccontare ai cittadini italiani è che, in realtà, ce la prendiamo con i più deboli. Ricordatevi: «partono i bastimenti per terre assai lontane». E chi sono queste persone che vengono nel nostro Paese per cercare di dare un futuro ai loro figli? Che colpe hanno coloro che assicurano e stanno assicurando il poter andare avanti, in questo momento di contingenza economica così difficile, a tante piccole e medie imprese nel Nord? Sono clandestini certo, ma svolgono un lavoro, che spesso è sottopagato.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, dovrebbe concludere.

RITA BERNARDINI. Voi sapete che sono necessari alla nostra economia, così Pag. 43come lo sono coloro i quali assistono i familiari anziani e disabili. Ecco perché, con questo tipo di normativa, che poi analizzeremo via via con l'esame delle proposte emendative, in realtà si getta fumo negli occhi ai cittadini italiani, senza essere capaci di dare risposte in grado di soddisfare quel senso di insicurezza che sicuramente è presente nel nostro Paese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Touadi. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, signor sottosegretario, cari colleghi, nel corso delle audizioni e nell'intervento di molti colleghi è stato più volte messo in evidenza un elemento di profonda criticità che contraddistingue questo provvedimento in esame. Siamo di fronte ad una iniziativa eterogenea, che, come troppe volte accade in tema di sicurezza, tende a rispondere a manifestazioni di emotività, piuttosto che ad un chiaro progetto politico e culturale.
In questo provvedimento sulla sicurezza mettete insieme di tutto e di più, avendo già anticipato tra l'altro parte dei contenuti in altri provvedimenti passati all'esame della Camera. È facile, quindi, dire che manca una visione organica del problema e, soprattutto, che concepite la sicurezza esclusivamente in termini di maggiore repressione, senza minimamente contemplare anche la dimensione sociale che dovrebbe caratterizzare una moderna concezione di sicurezza pubblica. Ma più grave ancora è che confondete pericolosamente problemi sociali gravi con problemi di ordine pubblico. Gli immigrati, le persone senza fissa dimora e altri tipi di marginalità subiscono un trattamento all'insegna della repressione, mentre la loro condizione meriterebbe da parte dello Stato un trattamento inclusivo. Infatti, lo ricordo a tutti noi, una città sicura è una città giusta.
Vorrei poi ricordare l'altro principio della sicurezza urbana partecipata, di cui il Ministro Maroni si è riempito la bocca in questi ultimi tempi. Secondo il manifesto di Saragozza, la sicurezza urbana partecipata è fatta di riqualificazione urbana in termini di sicurezza (più illuminazioni, più decoro urbano), di mediazione sociale in contesti territoriali complessi e, soprattutto, di educazione alla legalità. In questo provvedimento l'eterogeneità proprio dei temi trattati rischia di affievolire - questo è più grave ancora - la dimensione costituzionale dei diritti di libertà, che vengono ad essere compressi da un approccio esclusivamente punitivo in materia di sicurezza.
In tal senso occorre ricordare che il tema della sicurezza viaggia di pari passo con il tema dei diritti di libertà. Si tratta di un problema, di un equilibrio e di un dosaggio difficili, ma che dobbiamo trovare se vogliamo ritenerci una democrazia. Il Presidente Bush lo aveva sbrigativamente risolto con Guantanamo, grazie a Dio; Barack Hussein Obama ha ripristinato l'egemonia della Costituzione e della garanzia delle libertà rispetto alle esigenze della sicurezza. Le esigenze di sicurezza non possono e non debbono trasformarsi in una fobia sociale perché a pagarne il prezzo più alto sarebbe proprio la libertà di tutti i cittadini: laddove la libertà di uno è toccata, è la libertà di tutti che ne patisce, proprio di coloro nel cui interesse bisognerebbe predisporre serie politiche di sicurezza da non intendersi esclusivamente in chiave di ordine pubblico.
Accanto all'eccessiva eterogeneità del provvedimento in esame, occorre anche rilevare che questo provvedimento rappresenta l'ennesimo intervento in materia di sicurezza, tale da mettere in luce una iperproduttività normativa che genera un immane confusione nel nostro ordinamento giuridico.
L'eccesso di produzione normativa impone agli operatori del diritto una continua capacità di riadattamento tale da generare rischi oggettivi di confusione organizzativa da un lato, ma ancor di più teleologica e interpretativa delle norme stesse. Tutto il nostro ordinamento soffre di questa iper produttività normativa, ma Pag. 44proprio nel campo della sicurezza voi avete il record, e non è un record positivo: troppe norme poste in essere in un quadro non organico producono solo disorientamento e confusione in tutti coloro che poi tali norme dovrebbero far rispettare e applicare. Le stesse Camere penali, che abbiamo udito, denunziano con chiarezza il consueto - cito - procedere impulsivo e disorganico tale da creare nel sistema penale motivi di evidente irragionevolezza e frattura, mentre l'opinione pubblica chiede a questa maggioranza - e questa è una sfida - processi in tempi veloci e soprattutto certezza della pena.
Ma questa maggiore repressione non sembra essere omogeneamente intesa piuttosto, per quanto attiene ai profili soggettivi dei destinatari di questa repressione, è lampante che la vostra attenzione si rivolga in maniera ossessiva verso gli immigrati. Ancora una volta nella vostra impostazione della questione sicurezza si utilizza il paradigma del potenziale pericolo da legare indissolubilmente alle persone provenienti da Paesi stranieri. Ricordo a tutti noi, a me stesso in primis, che nel nostro ordinamento giuridico l'articolo 27 della Costituzione dichiara che la responsabilità penale è sempre personale e non è estensibile ad un'etnia o ad una nazionalità.
Queste norme, quindi, sono infestate da questo intento punitivo nei confronti del diverso, dello straniero, esclusivamente per questa sua condizione soggettiva di diversità etnica. Così noi veniamo a ritrovarci con dei residenti senza diritti. Tutte le norme - sulle quali non tornerò, altri colleghi hanno insistito in modo più approfondito - fanno in modo che nel nostro Paese esisteranno dei residenti senza diritti, degli individui senza personalità giuridica. Nessuno ovviamente vuole nascondere il problema della clandestinità, nessuno vuole una politica sull'immigrazione sostanzialmente lassista, un lasseiz-faire. Io sono il primo a sostenere che all'immigrazione serva un approccio integrato - lo ha magnificamente illustrato il collega Calvisi - che tenga insieme, da un lato, una ferma gestione degli ingressi tale da non ingenerare paura e timore nei cittadini italiani; dall'altro lato, occorre una politica altrettanto seria di integrazione dei cittadini (ripeto, dei cittadini migranti e non solo dei clandestini; è diventato una specie di luogo semantico dove si mette tutto e il contrario di tutto) che, in ultima istanza, dovrà condurci a riconoscere a coloro che voi chiamate clandestini e che noi chiamiamo cittadini migranti una piena cittadinanza, il cui punto finale d'arrivo sarà anche il diritto di voto amministrativo.
Ecco perché non è credibile che sia questo Governo a parlare di combattere la clandestinità quando ha fallito nel contrasto all'immigrazione clandestina; infatti sono raddoppiati gli sbarchi e da gennaio ad oggi sono 6 mila in più rispetto a 3 mila dell'anno scorso; è un Governo che ha fallito nello stipulare accordi bilaterali e soprattutto un Governo che ha tagliato drasticamente i fondi della cooperazione. Quindi, il nostro Paese non fa cooperazione; per diminuire a monte i fattori di espulsione, non fa integrazione.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

JEAN LEONARD TOUADI. Mi avvio a concludere, signor Presidente. La storia insegna che i Paesi e i sistemi che si sono aperti hanno potuto raccogliere succulenti frutti in termini di arricchimento e di crescita; i Paesi che si sono chiusi, fossilizzati e atrofizzati, hanno ignorato la novità dell'innesto.

PRESIDENTE. Deve concludere.

JEAN LEONARD TOUADI. Noi contrasteremo questo provvedimento in tutte le sedi, qui in Parlamento e nel Paese, per non lasciare che il cattivismo del Ministro Maroni faccia precipitare il nostro Paese nell'anarchia delle norme e nella mancata garanzia delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

Pag. 45

DONATA LENZI. Signor Presidente, abbiamo idee diverse su quale debba essere l'impegno dello Stato per la sicurezza e un dibattito in Aula avrebbe anche potuto essere l'occasione non solo per motivare il nostro «no» forte e convinto, ma anche per declinare un'idea diversa di sicurezza. Lo Stato per noi deve soprattutto difendere l'incolumità, la vita delle persone, i diritti umani fondamentali di chi si trova per motivi di sangue, di storia, di casualità sul suo territorio, italiano o straniero che sia... Io capisco che siamo in pochi, Presidente, ma comunque, a maggior ragione, desidererei avere l'attenzione del sottosegretario...
Avere uno Stato che difende l'incolumità di tutti, italiano o straniero che sia, non è quello che la storia ci ha consegnato, è un punto di arrivo, una conquista di civiltà esito di un lungo confronto, di una lunga affermazione dell'importanza dei diritti umani fondamentali.
Nella nostra idea di sicurezza è necessario allora che sia affermato, prima di tutto, un principio di legalità: la legge vale per tutti, la si rispetta sempre, anche quando non ci piace, e fa parte di una politica della sicurezza l'educazione alla legalità nella scuola, nelle istituzioni, nei comuni, nelle famiglie. La nostra idea di sicurezza riconosce l'esercizio della forza solo a coloro che hanno e sono chiamati a questo compito, quindi alle forze dell'ordine, e l'esercizio della giustizia a coloro che si assumono questa responsabilità.
Sicurezza per noi è lotta al lavoro nero perché è nel lavoro nero, sottopagato, insicuro, che si forma e si trovano ragioni per la clandestinità; è il lavoro nero che chiama braccia di uomini e di donne nel nostro Paese; è il lavoro nero che è concorrenza sleale tra italiani e stranieri sul posto di lavoro.
Allora, ci si chiede perché mentre si continuano a varare provvedimenti sul tema della sicurezza si allentano le maglie dei controlli sul tema gravissimo per il nostro Paese del lavoro nero, come ha fatto la circolare n. 27 di quest'anno del Ministero del lavoro, oltre a non provvedere alle assunzioni previste e finanziate degli ispettori.
Sicurezza è certezza della pena. È consapevolezza condivisa di quest'Aula quanto il tema della giustizia sia importante, una giustizia più efficace, più celere, più giusta, ma mi permetto di nutrire dei dubbi che ci si arrivi con un provvedimento al mese di microriforma che si somma, ormai, in un sistema «a spezzatino» (non so neanche se ci sia qualcuno in grado di ricostruirlo alla fine e di darcene un quadro completo), mentre tutta l'attenzione si concentra sull'emergenza, sul controllo del territorio, sulla cultura del sospetto e sono più deboli, invece, la legalità e la giustizia.
Sicurezza è avere in giro per le nostre strade meno uomini giovani, privi di una famiglia, di una donna affianco e della responsabilità dei figli. Sicurezza per noi è sapere chi nasce e chi muore, e riguardo al bambino che è nato vorremmo anche conoscere chi se ne prende cura, con quali mezzi e con quali risorse, perché abbiamo una responsabilità di fronte a quel bambino indipendentemente dal fatto che sia cittadino italiano o meno.
Ho letto nella discussione in Commissione l'illustrazione svolta dal sottosegretario della lettera f) dell'articolo 45, mi sembra però che alla fine, a parte la poca chiarezza, alla madre non rimanga che la scelta tra l'autodenunciarsi per aver già commesso un reato, quello di immigrazione clandestina, e il morire di parto e nascondere il bambino. Se non abbiamo capito bene, forse è meglio uscire dal copia-incolla legislativo e scrivere meglio la disposizione, visto che nessuno l'ha interpretata in altro modo.
Riguardo all'attenzione posta sull'anagrafe, questa dagli anni Cinquanta ha il compito di descrivere i fatti perché solo con la trasparenza, la comprensione, il sapere cosa è successo è possibile intervenire efficacemente; ebbene, qui diventa, invece, la porta d'accesso alla personalità giuridica, al riconoscimento da parte dello Stato. Pag. 46
Si tratta di un limite e di un discrimine tra chi è iscritto e chi non lo è e che non esiste (si potrebbe quasi dire che non è al mondo). Ciò colpisce gli immigrati ma anche gli italiani poveri quando l'iscrizione è subordinata alle condizioni igienico-sanitarie dell'alloggio e magari per dargli la social card non li si trova. Mi chiedo se in questo Parlamento, con la maggior presenza di imprenditori dalla fondazione della Repubblica ad oggi, nessuno si sia mai fatto da solo e sia partito da difficili condizioni familiari, abitative e dalla povertà. Mi chiedo se adesso vogliamo condannarli a prescindere, levandogli quell'elemento essenziale per trovare un lavoro che è la residenza.
Se noi andiamo su questa strada e se l'anagrafe è la porta d'accesso al paradiso dei diritti e non più la registrazione dei fatti (neanche quello così semplice della nascita), fuori c'è l'inferno di chi non esiste, il giro ne dei dannati e dei clandestini che non possono che aumentare in queste condizioni. Quando quest'ultimi cercheranno lavoro, un ricovero e persino una cura sanitaria - nonostante abbiate accolto dopo tante pressioni le nostre proposte - la paura li porterà ad andare verso l'unico in grado di garantire un'alternativa. Mi riferisco alla criminalità organizzata che nel nostro Paese è un fenomeno che certo non ha bisogno di ulteriori braccia e risorse.
Stiamo creando una bolla di illegalità rischiosa e pericolosa per la sicurezza di tutti. Lo stiamo facendo discriminando tra diritti di persone che non sono più tali, ma sono semplicemente registrate o meno come cittadini italiani; persino quando arrivano con un master gli poniamo dei vincoli. Si tratta di persone che negli altri Paesi verrebbero chiamate nelle loro università, mentre noi gli centelliniamo i mesi di permanenza. Così si diventa un Paese chiuso, senza futuro e senza sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 2180-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice per la I Commissione, onorevole Santelli.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, vista l'ora cercherò di essere il più possibile sintetica. Partirei dagli ultimi due interventi, in quanto non ho ben compreso se l'opposizione a questo provvedimento dipenda dal fatto che esso sia, come affermato da alcuni, microsettoriale, o troppo complesso. In realtà, questo è un disegno di legge composto da 66 articoli che riguarda la sicurezza e affronta una serie di temi: la sicurezza pubblica, i reati di cosiddetto maggiore allarme e la criminalità organizzata (che rappresentano i macrotemi), ma anche quelle norme sull'immigrazione che purtroppo rimangono border-line rispetto alle problematiche di sicurezza.
Dovrò necessariamente concentrare la replica esclusivamente sulle norme sull'immigrazione, in quanto sostanzialmente quasi tutti gli interventi di oggi hanno affrontato esclusivamente questa materia. Innanzitutto, vorrei sottolineare che il reato di immigrazione clandestina credo che non possa essere a nessun titolo considerato un cosiddetto delitto d'autore. È evidente che ad essere incriminato non è un modo di essere, ma un comportamento che oggi viene a costituire una contravvenzione e che già la legge italiana considera un illecito.
Chi, infatti, viene oggi sul nostro territorio senza avere un regolare permesso o un visto (quindi tutti gli strumenti che consentono un ingresso legale) si pone al di là della legalità. Credo che ciò dovrebbe essere, almeno per tutti, un punto di partenza comune e condiviso, almeno fintanto che - e finora nessuno lo ha fatto rispetto alle varie maggioranze succedutesi al Governo - non intervenga una legge volta a stabilire che l'ingresso in Italia è totalmente libero e senza Pag. 47alcuna condizione. Nessun Governo succedutosi in questo Paese ha mai affermato ciò; pertanto, è illecito il comportamento, non la persona.
In più aggiungo, perché diventa un punto base: collega Touadi, è chiaro, come ha detto prima il collega Calvisi, che la politica di contrasto all'immigrazione clandestina è composta da una serie di misure. Credo che poi, meglio di me, il sottosegretario Mantovano, nel prosieguo dei lavori, potrà spiegare alcune di queste misure, che già sono state più volte illustrate in Parlamento, misure a livello europeo.
Utilizzo questo strumento anche per rivolgere un nuovo appello, affinché l'intero Parlamento italiano possa essere d'aiuto al Governo nelle sedi europee, per far sì che l'immigrazione clandestina, per un Paese di frontiera come l'Italia, non sia considerata solo un problema italiano, ma divenga un problema realmente europeo.
Il contrasto all'immigrazione clandestina si realizza con una serie di misure: ovviamente, la politica sull'immigrazione è la scommessa del futuro; soprattutto essa è, da un lato, contenimento del numero degli immigrati e, dall'altro, integrazione, ma una buona politica di integrazione passa soprattutto per il contenimento dei numeri.
Per quanto riguarda alcune richieste che sono state effettuate: la collega Lo Moro ha chiesto specificamente perché in questo provvedimento si ritornava a specificare, relativamente all'aggravante di clandestinità, quali fossero i soggetti nei cui confronti potesse essere applicata. Riteniamo che la disposizione legislativa attualmente vigente sia assolutamente chiara, parlando di ingresso illegale nel nostro territorio, quindi non può certamente essere riferita al comunitario o all'apolide, ma, siccome ci sono stati problemi in questa materia, si è ritenuto di chiarire interpretativamente, se ciò potesse dar luogo a malinteso.
Altrettanto, in ciò replico al collega Favia, per quanto riguarda l'alloggio agli immigrati clandestini. È accaduto che, in vigenza della norma, in alcune sentenze, alcuni tribunali abbiano ritenuto che il reato fosse di tipo permanente e che, quindi, si venisse a configurare anche qualora il contraente fosse un immigrato con regolare permesso di soggiorno, ma questo fosse scaduto nella durata del contratto. Evidentemente ciò costituiva un grosso problema, che credo sia condivisibile da tutti, per cui era necessario un intervento interpretativo.
Svolgo una penultima replica, per quanto riguarda il problema dei cosiddetti diritti: ci sono materie in cui abbiamo l'obbligo di essere particolarmente chiari e per chiarezza non si intende una polemica effettuata sui giornali, ma la chiarezza interpretativa delle leggi. L'ultima cosa che si può dire è che questo provvedimento impedisca ai genitori clandestini in Italia di iscrivere i propri figli all'anagrafe, anche perché la legge italiana, in ossequio a tutte le convenzioni internazionali e soprattutto nell'interesse del minore, permette a qualsiasi donna clandestina, che sia partoriente o abbia un figlio fino a sei mesi, non solo di iscrivere il figlio all'anagrafe, ma, così facendo, di ottenere un regolare permesso di soggiorno. Questa è legge vigente; è una legge specifica su cui non ci sono dubbi interpretativi di sorta. Credo, infatti, che, sfidando qualsiasi teoria di interpretazione della legge, una norma specifica non possa essere derogata da una norma generale che non la abroghi. Credo che faremmo un buon servizio se, perlomeno da quest'Aula, arrivasse un'interpretazione univoca.
Allo stesso modo, vorrei chiarire un dato sul cosiddetto diritto al matrimonio. In questo disegno di legge si interviene specificando che chi vuol contrarre matrimonio in Italia deve avere un documento regolare, attestante il soggiorno nel nostro Paese.
Credo che la piaga delle giovani che arrivano in Italia, spesso anche vittime di tratta, per contrarre matrimonio solo al fine di ottenere un permesso di soggiorno dovrebbe essere di interesse dell'intero Parlamento. Siccome, ovviamente, non possiamo controllare la volontà specifica delle Pag. 48persone che contraggono matrimonio, possiamo, però, inserire dei paletti specifici perché questo mercimonio termini.
Concludo, infine, su un dato su cui almeno possiamo, penso, convergere tutti: capisco la polemica politica sulle cosiddette associazioni di volontari, ma è evidente a tutti, al Governo come alla maggioranza, che alla sicurezza dello Stato provvedono solo ed esclusivamente le forze dell'ordine.
Non riesco però a comprendere, da un lato, come si possa temere il fatto che dei cittadini volontari semplicemente partecipino o assumano il dovere civico di assistere e di controllare, pur non avendo, ovviamente, alcun potere coercitivo, e dall'altro, perché oggi tutto ciò divenga scandalo e diventi scandalo la regolamentazione di questo fenomeno, quando sinora non solo lo si è tollerato, ma da una serie di amministrazioni, anche di centrosinistra, lo si è finanziato.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia alla replica.

(Annunzio di questioni pregiudiziali - A.C. 2180-A)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Soro ed altri n. 1 e Di Pietro ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2180-A).
Poiché tali questioni pregiudiziali non sono state preannunciate nella Conferenza dei presidenti di gruppo, in sede di definizione del calendario, esse saranno discusse e votate prima di passare all'esame degli articoli del provvedimento.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di maggio 2009 e conseguente aggiornamento del programma (ore 13,55).

PRESIDENTE. Comunica che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di maggio 2009:

Lunedì 4 maggio (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
proposta di legge n. 63 ed abbinata - Distacco dei comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione;
disegno di legge n. 2042 ed abbinata - Adesione della Repubblica italiana al Trattato concluso il 27 maggio 2005 tra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica d'Austria, relativo all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale (Trattato di Prüm). Istituzione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA. Delega al Governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria. Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale (Approvato dal Senato).

Martedì 5 (votazioni dalle 14,30 alle 20,30), mercoledì 6 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 7 maggio (votazioni dalle 9,30 alle 14,30):

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 2180 - Disposizioni in materia di sicurezza pubblica Pag. 49(Approvato dal Senato) (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali presentate);
proposta di legge n. 63 ed abbinata - Distacco dei comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione.
Seguito dell'esame delle mozioni Volontè ed altri n. 1-00152, Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00154, Maurizio Turco ed altri n. 1-00156, Di Giuseppe ed altri n. 1-00159 e Soro ed altri n. 1-00160 concernenti iniziative in materia di parità scolastica.
Seguito dell'esame disegno di legge n. 2042 ed abbinata - Adesione della Repubblica italiana al Trattato concluso il 27 maggio 2005 tra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica d'Austria, relativo all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale (Trattato di Prüm). Istituzione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA. Delega al Governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria. Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale (Approvato dal Senato).

Lunedì 11 maggio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione congiunta sulle linee generali del disegno di legge n. 2320 - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2008 (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione) e del doc. LXXXVII, n. 1 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2007.
Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
n. 2226 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa sulla cooperazione nella lotta alla criminalità (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);
n. 2294 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Belarus per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);
n. 2363 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Croazia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo e Scambio di Note correttivo (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);
n. 2362 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Slovenia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione).
Discussione sulle linee generali delle mozioni:
Franceschini ed altri n. 1-00161 concernente iniziative volte a favorire l'inserimento dei giovani del Mezzogiorno nel mercato del lavoro;
Mancuso ed altri n. 1-00136 e Farina Coscioni ed altri n. 1-00133 concernenti iniziative per la prevenzione e la cura dell'AIDS; Pag. 50
Cota ed altri n. 1-00076 concernente una moratoria per la costruzione di nuove moschee e centri culturali islamici.

Martedì 12 (votazioni dalle 14,30 alle 20,30), mercoledì 13 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 14 maggio (votazioni dalle 9,30 alle 14,30):

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2320 - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2008 (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione) e del doc. LXXXVII, n. 1 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2007.
Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 2226 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa sulla cooperazione nella lotta alla criminalità (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);
n. 2294 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Belarus per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);
n. 2363 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Croazia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo e Scambio di Note correttivo (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione);
n. 2362 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Slovenia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo (Approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione).
Seguito dell'esame delle mozioni:
Franceschini ed altri n. 1-00161 concernente iniziative volte a favorire l'inserimento dei giovani del Mezzogiorno nel mercato del lavoro;
Mancuso ed altri n. 1-00136 e Farina Coscioni ed altri n. 1-00133 concernenti iniziative per la prevenzione e la cura dell'AIDS;
Cota ed altri n. 1-00076 concernente una moratoria per la costruzione di nuove moschee e centri culturali islamici.

Nel corso della settimana avrà luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 18 maggio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali delle mozioni:
Coscia ed altri concernente iniziative volte a rendere la scuola pubblica sicura, autonoma e di qualità per tutti (in corso di presentazione);
Palumbo ed altri n. 1-00124 sulle iniziative per sostenere la partecipazione di Taiwan all'Assemblea dell'Organizzazione mondiale della sanità in qualità di osservatore.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 44 ed abbinate - Disposizioni in materia di sicurezza stradale.

Martedì 19 (votazioni dalle 14,30 alle 20,30), mercoledì 20 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 21 maggio (votazioni dalle 9,30 alle 14,30):

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1415 ed abbinate - Norme in materia Pag. 51di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.
Seguito dell'esame delle mozioni:
Coscia ed altri concernente iniziative volte a rendere la scuola pubblica sicura, autonoma e di qualità per tutti (in corso di presentazione);
mozione Palumbo ed altri n. 1-00124 sulle iniziative per sostenere la partecipazione di Taiwan all'Assemblea dell'Organizzazione mondiale della sanità in qualità di osservatore.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 44 ed abbinate - Disposizioni in materia di sicurezza stradale.

Nel corso della settimana avrà luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 25 maggio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
proposta di legge n. 611 ed abbinati - Disposizioni in materia di violenza sessuale;
proposta di legge n. 1672 ed abbinate - Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per la lotta contro la pedofilia e lo sfruttamento sessuale dei minori, nonché per la tutela dei minori nei procedimenti penali;
proposta di legge n. 624 ed abbinate - Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alle terapie del dolore;
disegno di legge n. 2008 ed abbinate - Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza (ove concluso dalle Commissioni).

Martedì 26 (votazioni dalle 14,30 alle 20,30), mercoledì 27 (votazioni dalle 9,30 alle 14 e dalle 16 alle 21) e giovedì 28 maggio (votazioni dalle 9,30 alle 14,30):

Seguito dell'esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 611 ed abbinati - Disposizioni in materia di violenza sessuale;
proposta di legge n. 1672 ed abbinate - Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per la lotta contro la pedofilia e lo sfruttamento sessuale dei minori, nonché per la tutela dei minori nei procedimenti penali;
proposta di legge n. 624 ed abbinate - Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alle terapie del dolore;
disegno di legge n. 2008 ed abbinate - Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza (ove concluso dalle Commissioni).

Nel corso della settimana avrà luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.
Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).
Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al Resoconto stenografico della seduta odierna.
L'organizzazione dei tempi relativi all'esame della mozione concernente iniziative Pag. 52volte a rendere la scuola pubblica sicura, autonoma e di qualità per tutti sarà pubblicata successivamente alla sua presentazione.
L'organizzazione dei tempi relativi all'esame del disegno di legge n. 611 ed abbinati e della proposta di legge n. 1672 ed abbinate sarà pubblicata successivamente, sulla base del testo che verrà licenziato dalla Commissione.
Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.Lunedì 4 maggio 2009, alle 15:

1. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
PIZZOLANTE; PINI: Distacco dei comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione (63-177-A).
- Relatore: Dal Lago.

2. - Discussione dei progetti di legge:
S. 586-905-955-956-960 - d'iniziativa dei senatori: LI GOTTI ed altri; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; d'iniziativa dei senatori: COMPAGNA; VALDITARA; RUTELLI e ZANDA: Adesione della Repubblica italiana al Trattato concluso il 27 maggio 2005 tra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica d'Austria, relativo all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale (Trattato di Prüm). Istituzione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA. Delega al Governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria. Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale (Approvati in un testo unificato dal Senato) (2042).

e dell'abbinata proposta di legge: MINNITI e AMICI (2069).
- Relatori: Contento, per la II Commissione; Maran, per la III Commissione.

La seduta termina alle 14.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO JOLE SANTELLI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE N. 2180-A.

JOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Mi accingo ora ad illustrare gli articoli che investono principalmente la competenza della I Commissione, vale a dire gli articoli 4, 5-bis, 9-bis, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 27, 28, 29, 30, 35, 36, 36-bis, 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 50, 51, 52, 53, 55, 56, 57, 60, 61, 62 e 66.
L'articolo 4 modifica in alcune parti la legge n. 91 del 1992 in materia di cittadinanza, introducendo nuovi requisiti - più stringenti o comunque più onerosi - per l'ottenimento della cittadinanza italiana a seguito di matrimonio con cittadino italiano e per concessione.
Rispetto al testo del Senato, nel corso dell'esame in Commissione è stata rivista la disciplina relativa alla tassa a carico degli stranieri per le pratiche relative al riconoscimento della cittadinanza, il cui gettito è stato destinato - oltre che alla cooperazione internazionale coi Paesi di emigrazione, come già previsto dal Senato - anche al finanziamento delle spese connesse alle attività istruttorie relative alle pratiche in questione; conseguentemente Pag. 53la tassa è stata qualificata come «contributo». Si intende in questo modo rafforzare le strutture amministrative preposte al disbrigo delle pratiche relative alla cittadinanza, che sono inadeguate agli attuali flussi delle domande.
Inoltre, per esigenze di coordinamento interno del testo, la novella viene spostata dall'articolo 5 della legge n. 91 del 1992 all'articolo 9-bis della medesima legge, che si introduce con il provvedimento in esame.
È stato inserito nel testo, con un emendamento dei relatori, un nuovo articolo 5-bis, volto a chiarire meglio la fattispecie di reato consistente nel dare alloggio a stranieri senza permesso di soggiorno. Si tratta della fattispecie introdotta nel testo unico dell'immigrazione con il primo decreto-legge in materia di sicurezza (il decreto-legge n. 92 del 2008).
La disposizione è stata interpretata da taluni nel senso che il reato sussiste anche se lo straniero è privo del permesso di soggiorno per averlo perduto. È pertanto opportuno precisare - ed in tal senso si muove la novella introdotta nel testo dalle Commissioni - che il reato sussiste solo se lo straniero è privo del permesso di soggiorno al momento della stipula o del rinnovo del contratto di locazione. Diversamente, si imporrebbe ai proprietari di case di effettuare una verifica permanente che evidentemente non possono e non devono essere chiamati a svolgere.
È stato poi inserito nel testo, con un emendamento dei relatori, un nuovo articolo 9-bis, che disciplina la figura degli addetti ai servizi di controllo o d'ordine nelle attività di intrattenimento e spettacolo, i cosiddetti «buttafuori». Si tratta di figure non regolamentate, la cui attività si pone al limite della legalità. Il personale in questione risulta infatti formalmente assunto per svolgere funzioni diverse da quelle che in effetti svolge: funzioni intermedie tra quelle delle guardie giurate e quelle di controllo agli accessi proprie degli steward in occasione delle manifestazioni calcistiche. A differenza, però, di queste ultime figure, per quelle dei «buttafuori» non è prevista un'autorizzazione. Si rende pertanto necessario colmare una lacuna che rischia di avere ripercussioni sulla sicurezza, come dimostrano alcuni episodi di violenza che hanno visto il coinvolgimento di buttafuori.
La disposizione obbliga quindi i soggetti interessati all'impiego di questo tipo di personale ad avvalersi esclusivamente degli addetti in possesso di specifici requisiti e iscritti in un apposito elenco tenuto dal prefetto. I requisiti per l'iscrizione, le modalità e i termini di impiego del personale in questione saranno definiti da un decreto del Ministro dell'interno. Per la violazione delle disposizioni illustrate è prevista, salvo che il fatto costituisca reato, una sanzione amministrativa.
L'articolo 20, non modificato rispetto al Senato, affida a un regolamento del Ministro dell'interno il compito di definire le caratteristiche tecniche degli spray di autodifesa a base di oleoresin capsicum (olio di peperoncino).
L'articolo 21, non modificato rispetto al Senato, configura come reato l'ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato: si tratta di una fattispecie non applicabile allo straniero respinto al valico di frontiera. L'articolo interviene inoltre sul procedimento applicabile, disciplina l'esecuzione dell'espulsione dello straniero denunciato per il medesimo reato, prevede la sentenza di non luogo a procedere nei casi di esecuzione del respingimento o dell'espulsione, disciplina gli effetti sul procedimento della presentazione di una domanda di protezione internazionale e, infine, estende al caso di condanna per il reato in esame la facoltà per il giudice di sostituire la pena dell'ammenda con l'espulsione.
L'articolo 22, non modificato rispetto al Senato, attribuisce alla competenza del giudice di pace i procedimenti relativi al reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato. Esso, inoltre, introduce un nuovo modello di procedimento davanti al medesimo giudice di pace e prevede l'applicazione da parte del medesimo della sanzione sostitutiva dell'espulsione nei casi previsti dalla legge. Pag. 54
L'articolo 23 attribuisce al prefetto, al fine di prevenire infiltrazioni mafiose nei pubblici appalti, il potere di disporre accessi ed accertamenti nei cantieri avvalendosi dei gruppi interforze di cui all'articolo 5, comma 3, del decreto ministeriale 14 marzo 2003. Le modalità per il rilascio delle relative comunicazioni e informazioni sono rimesse a un regolamento di delegificazione da emanare entro tre mesi. L'unica modifica apportata dalle Commissioni al testo del Senato è volta ad aggiungere il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti tra i ministri il cui concerto è previsto ai fini dell'adozione del predetto regolamento.
L'articolo 24, non modificato rispetto al Senato, ricomprende i soggetti contemplati dalla normativa antiriciclaggio nell'elenco di quelli presso i quali l'Alto commissario antimafia può svolgere accessi e accertamenti al fine di verificare se ricorrano pericoli di infiltrazione da parte della delinquenza di tipo mafioso.
L'articolo 25, non modificato rispetto al Senato, estende l'applicazione della legge n. 575 del 1965 (relativa alle misure di prevenzione antimafia) ai soggetti indiziati di trasferimento fraudolento di valori e modifica la rubrica della medesima legge aggiungendo il riferimento alle organizzazioni criminali di tipo mafioso anche straniere.
L'articolo 27, non modificato rispetto al Senato, integra il catalogo dei beni di cui il questore può vietare il possesso o l'utilizzo a persone condannate per reati non colposi e che hanno ricevuto il cosiddetto avviso orale del questore stesso. L'articolo prevede, in particolare, che il questore possa inibire a tali soggetti anche il possesso di armi a modesta capacità offensiva, riproduzioni di armi - comprese le armi-giocattolo - spray urticanti non idonei ad arrecare offesa alle persone, prodotti pirotecnici di qualsiasi tipo, nonché sostanze infiammabili e altri mezzi comunque idonei a provocare lo sprigionarsi delle fiamme.
L'articolo 28, non modificato rispetto al Senato, interviene sui poteri del questore di applicare il sopra richiamato divieto di possedere determinati oggetti, estende al direttore della Direzione investigativa antimafia alcune competenze in materia di procedimenti di prevenzione e chiarisce la procura competente all'attivazione di una serie di poteri di impulso previsti dalla medesima legge.
L'articolo 29, non modificato rispetto al Senato, interviene sulla disciplina relativa alla cosiddetta confisca di valori ingiustificati ed in particolare sui criteri per determinare il valore delle utilità da confiscare nel caso di «confisca per equivalente».
L'articolo 30, non modificato rispetto al Senato, interviene sulla disciplina relativa al contenuto e alla modalità di tenuta dei registri dei procedimenti di prevenzione previsti dall'articolo 34 della legge n. 55 del 1990.
L'articolo 35, non modificato rispetto al Senato, novella la legge n. 575 del 1965, recante disposizioni contro la mafia, modificando il procedimento di destinazione dei beni immobili e dei beni aziendali confiscati alle organizzazioni criminali mafiose.
L'articolo 36, non modificato rispetto al Senato, determina limiti ulteriori alla concessione dei benefici di legge ai superstiti delle vittime della criminalità organizzata, al fine di escludere l'attribuzione dei medesimi a soggetti comunque legati alla criminalità organizzata.
L'articolo 36-bis, introdotto dalle Commissioni, modifica la legge n. 575 del 1965, recante disposizioni contro la mafia, stabilendo che le misure di prevenzione personali e patrimoniali possono essere richieste e applicate, oltre che disgiuntamente, come già oggi previsto, anche «indipendentemente dalla pericolosità sociale del proposto al momento della richiesta della misura di prevenzione».
L'articolo 42, non modificato rispetto al Senato, prevede che l'alloggio del quale lo straniero che richiede il ricongiungimento familiare deve dimostrare la disponibilità sia conforme ai requisiti igienico-sanitari e di idoneità abitativa e subordina l'iscrizione anagrafica e le relative richieste di variazione alla verifica delle condizioni Pag. 55igienico-sanitarie dell'immobile in cui il richiedente intende fissare la propria residenza.
L'articolo 43, non modificato rispetto al Senato, obbliga gli agenti in attività finanziaria che prestano servizi di pagamento nella forma dell'incasso e trasferimento di fondi (il cosiddetto money transfer) ad acquisire e conservare per 10 anni copia del titolo di soggiorno se il soggetto che ordina l'operazione è un cittadino extracomunitario. In mancanza del titolo, gli agenti effettuano (entro 12 ore) una apposita segnalazione all'autorità locale di pubblica sicurezza, trasmettendo i dati identificativi del soggetto. Il mancato rispetto di tale disposizione è sanzionato con la cancellazione dall'elenco degli agenti in attività finanziaria.
L'articolo 44, non modificato rispetto al Senato, modifica alcune disposizioni del decreto legislativo n. 231 del 2007, relative, in particolare, all'attività della Unità di informazione finanziaria per l'Italia (UIF), istituita presso la Banca d'Italia.
L'articolo 45 reca numerose modifiche al testo unico sull'immigrazione.
La lettera a) rende più restrittive le condizioni per l'ingresso dello straniero in Italia, aggiungendo altre due condizioni ostative: vale a dire la condanna non definitiva per determinati reati gravi o la condanna definitiva per determinati reati in materia di tutela del diritto di autore e per contraffazione di marchi o prodotti industriali.
La lettera b) sottopone la richiesta di rilascio e di rinnovo del permesso di soggiorno al versamento di un contributo (tra gli 80 e i 200 euro) da fissarsi con decreto del Ministro dell'economia.
La lettera b-bis), introdotta dalle Commissioni, prevede che il rinnovo del permesso di soggiorno sia richiesto dallo straniero al questore almeno sessanta giorni prima della scadenza e che sia sottoposto alla verifica delle condizioni previste per il rilascio e delle diverse condizioni previste dal testo unico dell'immigrazione.
La lettera c) inserisce, tra gli elementi da considerare ai fini della revoca o del diniego di rinnovo del permesso di soggiorno per motivi familiari, le condanne per reati rispetto ai quali è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza.
La lettera d) prevede che il permesso di soggiorno sia rifiutato o revocato quando si accerti la violazione del divieto di richiedere il ricongiungimento del familiare quando questi sia coniugato con un cittadino straniero regolarmente soggiornante con altro coniuge nel territorio nazionale: si tratta di un nuovo divieto, introdotto dal comma 1, lettera p) dello stesso articolo 45.
La lettera e) prevede che la pena della reclusione da 1 a 6 anni, già prevista per la falsificazione dei documenti di ingresso e soggiorno, si applichi anche per la mera utilizzazione di tali documenti.
La lettera f) modifica l'articolo 6, comma 2, il quale prevede che, salve determinate eccezioni, la carta ed il permesso di soggiorno devono essere esibiti agli uffici della pubblica amministrazione ai fini del rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero. La lettera elimina dalle eccezioni all'obbligo di esibizione gli atti di stato civile o relativi all'accesso a pubblici servizi e vi inserisce quelli inerenti all'accesso alle prestazioni sanitarie per gli stranieri non iscritti al Servizio sanitario nazionale.
La lettera g) aumenta la pena per la mancata ottemperanza all'ordine di esibizione del passaporto o del permesso di soggiorno.
La lettera h) prevede che il rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo sia subordinato al superamento di un test di conoscenza della lingua italiana, da disciplinarsi con decreto ministeriale.
La lettera h-bis), introdotta dalle Commissioni, integra la disciplina del testo unico in materia di esecuzione dell'espulsione. L'articolo 14 del testo unico prevede i casi in cui il questore può disporre il trattenimento dello straniero in un centro di identificazione e di espulsione, precisando che «la convalida della misura restrittiva comporta la permanenza nel Pag. 56centro per un periodo di complessivi trenta giorni» e che «qualora l'accertamento dell'identità e della nazionalità ovvero l'acquisizione di documenti per il viaggio presenti gravi difficoltà, il giudice, su richiesta del questore, può prorogare il termine di ulteriori trenta giorni. Anche prima di tale termine, il questore esegue l'espulsione o il respingimento, dandone comunicazione senza ritardo al giudice». Con la novella proposta dalle Commissioni si prevede che «trascorso tale termine, in caso di mancata cooperazione al rimpatrio del cittadino del Paese terzo interessato o di ritardi nell'ottenimento della necessaria documentazione dei Paesi terzi, il questore può chiedere al giudice di pace la proroga del trattenimento per un periodo ulteriore di sessanta giorni. Qualora non sia possibile procedere all'espulsione in quanto, nonostante sia stato compiuto ogni ragionevole sforzo, persistono le condizioni di cui al periodo precedente, il questore può chiedere al giudice una ulteriore proroga di sessanta giorni. Il periodo massimo complessivo di trattenimento non può essere superiore a centottanta giorni. Il questore, in ogni caso, può eseguire l'espulsione ed il respingimento anche prima della scadenza del termine prorogato, dandone comunicazione senza ritardo al giudice di pace».
La lettera i) reca una riformulazione, nel complesso più restrittiva, dei reati legati all'inottemperanza all'ordine di lasciare il territorio dello Stato.
La lettera l) istituisce presso il Ministero dell'interno un Fondo rimpatri per finanziare le spese di rimpatrio degli stranieri, cui è assegnato la metà del gettito del contributo per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno di cui alla precedente lettera b).
La lettera m) precisa le condizioni per l'irrogazione da parte del giudice dell'espulsione a titolo di sanzione sostitutiva della detenzione.
La lettera m-bis), introdotta dalle Commissioni, interviene sulla disposizione che vieta l'espulsione di uno straniero perché convivente con un parente di nazionalità italiana, restringendo il grado di questa parentela dal quarto al secondo grado.
La lettera n) estende agli studenti stranieri che hanno conseguito in Italia il dottorato o il master universitario la possibilità di iscriversi, per 12 mesi, all'elenco anagrafico delle persone in cerca di lavoro, oppure di chiedere la conversione del permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
La lettera o) integra la disciplina sulle tipologie di lavoratori c.d. «fuori quota», sostituendo la richiesta di nullaosta al lavoro con una semplice comunicazione da parte del datore di lavoro per alcune categorie di lavoratori, quali dirigenti, tecnici, professori universitari e personale specializzato.
Le lettere da p) a q) dispongono: che non è consentito il ricongiungimento del familiare quando questi sia coniugato con un cittadino straniero regolarmente soggiornante con altro coniuge nel territorio nazionale; che, ai fini del ricongiungimento del genitore naturale al figlio minore soggiornante in Italia, il figlio deve essere regolarmente soggiornante con l'altro genitore (è eliminata la possibilità di dimostrare il possesso dei requisiti di disponibilità di alloggio e di reddito entro un anno dall'ingresso in Italia); che il nulla osta al ricongiungimento familiare debba essere rilasciato entro 180 giorni dalla richiesta (è eliminata la possibilità che, trascorsi i 180 giorni, l'interessato possa ottenere il visto di ingresso direttamente dalle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane).
La lettera s) modifica la disciplina sul rilascio del permesso di soggiorno ai minori non accompagnati al compimento della maggiore età, prevedendo che questi per avere diritto al permesso di soggiorno debbano risultare affidati ad una famiglia, ovvero sottoposti a tutela.
La lettera t) è stata soppressa dalle Commissioni: essa abrogava la disposizione in base alla quale l'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero irregolare non può comportare la sua segnalazione all'autorità. Pag. 57
L'articolo 46, che autorizzava i comuni, ai fini della tutela della sicurezza urbana, ad impiegare sistemi di videosorveglianza nei luoghi pubblici o aperti al pubblico, è stato soppresso dalle Commissioni a seguito dell'approvazione di un emendamento del Governo. La soppressione è motivata dal fatto che la disposizione è già contenuta nell'articolo 6 del decreto-legge n. 11 del 2009, come modificato in sede di conversione (la relativa legge è in corso di pubblicazione).
L'articolo 47, non modificato rispetto al Senato, introduce nel testo unico sull'immigrazione la definizione di «integrazione» e prevede, ai fini del rilascio del permesso di soggiorno, l'obbligo per lo straniero di stipulare un «accordo di integrazione», articolato su crediti, la cui disciplina è rimessa a un emanando regolamento. La perdita integrale dei crediti comporta la revoca del titolo di soggiorno e l'espulsione amministrativa dello straniero.
L'articolo 48, non modificato rispetto al Senato, interviene sulla disciplina del favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, in particolare ridefinendo le condotte che ne integrano la fattispecie (differenziate essenzialmente per le modalità con cui vengono effettuate), modificando le pene e intervenendo sulle aggravanti. La medesima disposizione, inoltre, oltre a confermare l'obbligatorietà dell'arresto in flagranza e della confisca del mezzo di trasporto, in relazione al reato compiuto con particolari modalità, prevede, in presenza di gravi indizi di colpevolezza, la regola dell'applicazione della custodia cautelare in carcere.
L'articolo 50, non modificato rispetto al Senato, introduce l'obbligo per le persone senza fissa dimora, che chiedono l'iscrizione nel comune ove hanno stabilito il proprio domicilio, di fornire all'ufficio di anagrafe gli elementi necessari ai fini dell'accertamento dell'effettiva sussistenza del domicilio. Istituisce inoltre presso il Ministero dell'interno il registro nazionale delle persone senza fissa dimora.
L'articolo 51, non modificato rispetto al Senato, modifica il Regolamento anagrafico della popolazione residente (decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1989) in materia di cancellazione anagrafica dello straniero.
L'articolo 52, relativo a quelle che correntemente sono state definite «ronde», è stato riscritto dalle Commissioni. Nel testo approvato in sede referente si prevede che i sindaci, previa intesa con il prefetto, possono avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini non armati al fine di segnalare alle forze di polizia dello Stato o locali eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale. Le associazioni devono essere iscritte in un apposito elenco tenuto a cura del prefetto, previa verifica da parte dello stesso, sentito il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, dei requisiti previsti da un apposito decreto del Ministro dell'interno, che dovrà determinare gli ambiti operativi della disciplina in questione e i requisiti per l'iscrizione nell'elenco. II prefetto provvede, poi, al periodico monitoraggio, informando dei risultati il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. È precisato che tra le associazioni i sindaci si avvalgono, in via prioritaria, di quelle costituite tra gli appartenenti, in congedo, alle forze dell'ordine, alle forze armate e agli altri Corpi dello Stato. Le associazioni diverse da queste ultime sono iscritte negli elenchi solo se non siano destinatarie, a nessun titolo, di risorse economiche a carico della finanza pubblica.
L'articolo 53, non modificato rispetto al Senato, prevede che le disposizioni relative al rimpatrio assistito possono essere estese anche ai minori cittadini dell'Unione europea non accompagnati che esercitano la prostituzione. Tale procedura deve essere applicata nell'interesse del minore e in ogni caso secondo quanto previsto dalla Convenzione sui diritti del fanciullo.
L'articolo 55, non modificato rispetto al Senato, interviene sul testo unico in materia di stupefacenti per prolungare il termine di possibile sospensione della patente di guida o di ogni altro titolo di abilitazione alla guida in caso di illecita Pag. 58detenzione di stupefacenti, nonché la durata massima della misura di sicurezza del divieto di guidare veicoli a motore in caso di illecita detenzione di stupefacenti.
L'articolo 56, non modificato rispetto al Senato, apporta modifiche alla disciplina relativa ai requisiti morali per il rilascio e la revoca dei titoli abilitativi alla guida (articolo 120 del codice della strada); e introduce inoltre il divieto di guidare autoveicoli con potenza specifica superiore alla misura indicata, per i primi tre anni dal rilascio della patente di guida, nei confronti delle persone sottoposte alla sanzione amministrativa del divieto di conseguire la patente, per la commissione di illeciti amministrativi connessi con il possesso di sostanze stupefacenti o psicotrope.
L'articolo 57, non modificato rispetto al Senato, modifica la disciplina del Fondo contro l'incidentalità notturna, prevede l'aggravante della guida notturna per i reati di guida sotto l'influenza di alcool e di guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, aumenta negli stessi casi le sanzioni amministrative previste per una serie di altri illeciti, prevedendo inoltre che l'incremento della sanzione amministrativa sia destinato, attraverso riassegnazione, al Fondo contro l'incidentalità notturna.
È stato soppresso dalle Commissioni l'articolo 60, che prevedeva, tra l'altro, il potere del Ministro dell'interno di emettere un decreto per imporre ai providers, allo scopo di interrompere l'attività di apologia o istigazione a mezzo Internet, l'obbligo di utilizzare appositi strumenti di filtraggio.
Parimenti, è stato soppresso l'articolo 61, che recava disposizioni in merito ai programmi innovativi in ambito urbano «Contratti di quartiere Il» e al programma di edilizia residenziale destinato a dipendenti delle amministrazioni dello Stato impegnati nella lotta alla criminalità organizzata, per il quale viene prevista la riapertura di alcuni termini relativi agli accordi di programma ed alle convenzioni urbanistiche.
L'articolo 62 modifica la normativa in materia di scioglimento dei consigli comunali e provinciali a causa di infiltrazioni e di condizionamenti di tipo mafioso, introducendo in particolare l'incandidabilità temporanea dei responsabili dello scioglimento e alcune misure sanzionatorie nei confronti dei dirigenti e dei dipendenti dell'ente locale, allo scopo di contrastare il manifestarsi di fenomeni di collegamento di questi ultimi con la criminalità mafiosa.
L'articolo è stato modificato dalle Commissioni, con un emendamento del Governo, nella parte relativa alle nuove elezioni del consiglio dopo lo scioglimento: si prevede che le elezioni degli organi disciolti si svolgono in occasione del turno annuale ordinario di cui all'articolo 1 della legge 7 giugno 1991, n. 182. Nel caso in cui la scadenza della durata dello scioglimento cada nel secondo semestre dell'anno, le elezioni si svolgono in un turno straordinario da tenersi in una domenica compresa tra il 15 ottobre e il 15 dicembre. La data delle elezioni è fissata ai sensi dell'articolo 3 della citata legge 7 giugno 1991, n. 182.
La modifica si è resa necessaria al fine di evitare una onerosa parcellizzazione delle consultazioni elettorali, che potrebbe comportare lo svolgimento di elezioni in diverse domeniche dell'anno.
L'articolo 66, che reca la quantificazione degli oneri e la relativa copertura finanziaria, è stato ridefinito in conseguenza delle modifiche apportate al testo.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO FRANCESCO PAOLO SISTO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE N. 2180-A.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore per la II Commissione. L'articolo 1 apporta principalmente delle modifiche al codice penale.
In primo luogo, si interviene sull'articolo 61 del codice penale, in tema di circostanze aggravanti comuni, modificando la circostanza aggravante della minorata Pag. 59difesa prevista al n. 5. Con la finalità di ampliare gli strumenti di tutela, non solo per gli anziani - come previsto dal Senato - ma più in generale per le persone in ragione della loro età, viene precisato che l'ipotesi di «minorata difesa» può configurarsi anche nel caso in cui l'autore del reato abbia profittato dell'età della persona che ha subito il danno.
Il Senato ha poi inteso circoscrivere l'aggravante di clandestinità, ovvero la circostanza che il colpevole abbia commesso il reato mentre si trovava illegalmente sul territorio nazionale, ai soli extracomunitari e agli apolidi. Tale precisazione è da ricondurre alla ratio dell'aggravante, che si colloca nell'ambito del contrasto alla criminalità connessa all'immigrazione clandestina da parte di soggetti extracomunitari.
Sempre il Senato ha reintrodotto, con talune modifiche rispetto al testo previgente, il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, punendolo con la reclusione fino a 3 anni. Nel corso dell'esame presso le Commissioni riunite I e II si è inserita una particolare causa di estinzione del reato, che si verifica quando l'imputato, prima del giudizio, abbia riparato interamente il danno, mediante risarcimento di esso sia nei confronti della persona offesa sia nei confronti dell'ente di appartenenza della medesima. Si è inoltre ritenuto di inserire direttamente nel codice penale la causa di punibilità, prima prevista dal decreto legislativo luogotenenziale n. 288 del 1944, degli atti arbitrari compiuti dal pubblico ufficiale, dall'incaricato di pubblico servizio o dal pubblico impiegato, anche per escludere ogni dubbio circa la sua applicabilità al reato di oltraggio a pubblico ufficiale.
È stata quindi ampliata la causa di non punibilità costituita dalla ritrattazione, comprendendovi anche il favoreggiamento personale (articolo 378 del codice penale) senza che la condotta di questo - come invece previsto nel testo del Senato - debba riferirsi esclusivamente al delitto di estorsione.
In tema di associazione per delinquere è integrata l'ipotesi aggravata prevista dal sesto comma per determinati reati inserendovi l'ipotesi di delitto di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina compiuto con particolari modalità.
L'articolo 2, introdotto dal Senato, apporta modifiche ad alcune disposizioni del codice di procedura penale relative al procuratore nazionale antimafia. Il comma 1 interviene sull'articolo 117 del codice procedura penale, in tema di richiesta di copie di atti da parte del pubblico ministero per aggiungere la possibilità per il procuratore nazionale antimafia di accedere ai registri per le annotazioni relative ai procedimenti di prevenzione, istituiti presso le segreterie delle procure della Repubblica e presso le cancellerie dei tribunali. Il comma 2 novella l'articolo 371-bis del codice di procedura penale, relativo alle attività di coordinamento del procuratore nazionale antimafia, specificando che la sua competenza riguarda esclusivamente i procedimenti avviati a seguito della proposta avanzata dai procuratori distrettuali e dunque non tutti i procedimenti antimafia, escludendo ad esempio quelli in cui la proposta di adozione della misura di prevenzione sia venuta dal questore o dal direttore della Direzione investigativa antimafia ai sensi dell'articolo 2 della legge n. 575 del 1965.
L'articolo 3 mira ad ampliare la tutela penale prevista dall'ordinamento a favore dei disabili, intervenendo sulla circostanza aggravante prevista dall'articolo 36, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, estendendone l'ambito di applicazione a tutti gli altri delitti non colposi contro il patrimonio. La ratio è la medesima della modifica dell'articolo 61 del codice penale: rafforzare la tutela delle persone che sono più esposte ad episodi di criminalità in ragione della loro ridotta capacità di difendersi. È inoltre sostituito il riferimento alla «persona handicappata» con «persona portatrice di minorazione fisica, psichica o sensoriale».
L'articolo 6 modifica l'articolo 116 del codice civile al fine di prevedere che lo straniero che vuole contrarre matrimonio in Italia debba esibire - oltre al nulla osta Pag. 60dell'autorità competente nel proprio paese - un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano.
Nel corso dell'esame presso le Commissioni I e II, è stato inserito un nuovo secondo comma, volto ad evitare che il nulla osta dell'autorità competente del paese di provenienza dello straniero possa essere negato per motivi contrari all'ordine pubblico italiano e quindi con lo scopo di superare taluni ostacoli di natura discriminatoria alla possibilità dello straniero di contrarre matrimonio con un cittadino italiano. Si pensi al caso della donna straniera mussulmana alla quale è vietato dal suo Paese d'origine il matrimonio con il cittadino cattolico.
Gli articoli da 7 a 10 del disegno di legge introducono disposizioni contro la cosiddetta illegalità diffusa piuttosto che contro la criminalità diffusa, ovvero contro fattispecie che, pur considerate minori, secondo la relazione del Governo al disegno di legge «incidono notevolmente non tanto sulla vivibilità dei centri urbani, quanto su quelle condizioni minime di cura del territorio dalle quali partire per reimpostare politiche attive di risanamento e di promozione della legalità».
In particolare, gli articoli 7 e 8 mirano alla repressione del fenomeno dei cosiddetti writers o graffitari ovvero gli autori di murales e scritte su muri di edifici pubblici e privati, su autobus, treni ed, in generale, su beni mobili ed immobili altrui. Anche se nel nostro sistema penale non esiste un reato specifico in materia, l'illecito è attualmente punibile a titolo di danneggiamento oppure di deturpamento e imbrattamento di cose altrui. Si prevedono particolari aggravanti a seconda dell'oggetto che viene danneggiato. Inoltre, per il danneggiamento aggravato si prevede che la concessione della sospensione condizionale della pena sia subordinata all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato, ovvero, se il condannato non si oppone, alla prestazione di attività non retribuita a favore della collettività per un tempo determinato, comunque non superiore alla durata della pena sospesa, secondo le modalità indicate dal giudice nella sentenza di condanna. Si introduce anche un nuovo illecito amministrativo consistente nella vendita a minori di bombolette spray contenenti vernici non biodegradabili (sanzione amministrativa fino a 1.000 euro).
In tema con i precedenti articoli sono gli articoli 9 e 10 che fanno riferimento alla nozione di insozzamento che forse andrebbe rivista. L'articolo 9, introdotto nel corso dell'esame al Senato, prevede che le sanzioni amministrative pecuniarie dettate da regolamenti ed ordinanze comunali per chiunque insozzi le pubbliche vie non possano essere inferiori a 500 euro. L'articolo 10, anch'esso introdotto dal Senato, completa l'intervento del precedente articolo 8 relativo al decoro delle pubbliche vie modificando il Codice della strada (decreto legislativo n. 285 del 1992) con l'introduzione di un nuovo illecito amministrativo consistente nello «insozzare» le strade pubbliche gettando rifiuti od altri oggetti dai veicoli sia in sosta che in movimento. L'illecito è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 1.000 euro.
L'articolo 11 del disegno di legge modifica il regime delle circostanze aggravanti applicabili nel caso di concorso nel reato, con l'intento di aggravare la pena applicabile al correo maggiorenne. Secondo la relazione di accompagnamento dell'originario disegno di legge del Governo, infatti, solo un'azione decisa nei confronti dei correi maggiorenni potrebbe realizzare quella deterrenza aggiuntiva che occorre per bloccare il fenomeno prima che l'effetto emulazione e l'evoluzione delle condotte violente che si vanno diffondendo in età scolare rendano il fenomeno inarrestabile, costringendo a scelte punitive forti nei confronti dei delinquenti minorenni.
L'articolo 12 prevede e disciplina nuovi poteri dei sindaci e dei prefetti in materia di occupazione abusiva del suolo pubblico, prevedendo che possono ordinare l'immediato ripristino dello stato dei luoghi a spese degli occupanti.
L'articolo 13 del disegno di legge introduce nell'ordinamento il delitto di impiego Pag. 61di minori nell'accattonaggio (articolo 600-octies del codice penale) sanzionato con la reclusione fino a tre anni, salvo che il fatto costituisca più grave reato. Si ricorda che attualmente vige nel nostro ordinamento una omonima contravvenzione, prevista dall'articolo 671 del codice penale. Il nuovo reato consiste nell'avvalersi per mendicare di una persona minore degli anni quattordici o, comunque, non imputabile, ovvero nel permettere che tale persona, ove sottoposta alla sua autorità o affidata alla sua custodia o vigilanza, mendichi, ovvero permettere che altri se ne avvalgano per mendicare. Il delitto sembrerebbe avere un ambito di applicazione più ampio dell'attuale contravvenzione, in quanto la prima delle condotte che lo integrano - l'avvalersi per mendicare di una persona minore degli anni quattordici o, comunque, non imputabile - prescinderebbe dal fatto che tale persona sia sottoposta all'autorità del soggetto attivo o affidata alla sua custodia o vigilanza. Tale elemento permane invece con riferimento alle altre due condotte (il permettere che tale persona mendichi ovvero che altri se ne avvalga per mendicare).
La lettera b) introduce nel codice penale l'articolo 602-bis, che dispone l'applicazione di una pena accessoria (rispettivamente, perdita della potestà del genitore o interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente all'amministrazione di sostegno, alla tutela e alla cura) nel caso in cui i reati di cui agli articoli 583-bis del codice penale (Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili), 600 del codice penale (Riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù), 601 del codice penale (Tratta di persone) e 602 del codice penale (Acquisto e alienazione di schiavi), 609-bis (Violenza sessuale), 609-quater (Atti sessuali con minorenne), 609-quinquies (Corruzione di minorenni) e 609-octies (Violenza sessuale di gruppo) siano commessi dal genitore o dal tutore.
L'articolo 14 mira ad offrire una maggiore tutela ai minori attraverso la previsione di una aggravante comune consistente nell'aver commesso un delitto contro la persona ai danni di un soggetto minore all'interno o nelle adiacenze di istituti di istruzione o di formazione.
Viene poi esteso l'ambito di applicazione dell'articolo 388 del codice penale (Mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice) prevedendo l'applicazione del primi due commi al caso di mancata esecuzione di obblighi non solo civili (come attualmente previsto) nascenti da un provvedimento dell'autorità giudiziaria, nonché all'elusione dell'esecuzione di un provvedimento non solo del giudice civile (come attualmente previsto), ma anche del giudice amministrativo e contabile, che concerna l'affidamento di minori o di altre persone incapaci, ovvero prescriva misure cautelari a difesa della proprietà, del possesso o del credito.
Gli articoli 15 e 16 intervengono su alcuni delitti contro il patrimonio che destano forte allarme sociale, quali la violazione di domicilio, il furto e la rapina. Per il primo si fissa un minimo edittale a sei mesi e l'arresto facoltativo in flagranza. Per il secondo si prevede in casi particolari aggravati l'arresto obbligatorio in flagranza nonché si prevedono due nuove circostanze aggravanti se il fatto è commesso all'interno di mezzi di pubblico trasporto o nei confronti di persona che si trovi nell'atto di fruire ovvero che abbia appena fruito dei servizi di istituti di credito, uffici postali o sportelli automatici adibiti a prelievo di denaro. Si tratta di fattispecie che generano un forte allarme sociale. Il comma 2, introduce all'articolo 628 del codice penale tre nuove circostanze aggravanti del delitto di rapina, se il fatto è commesso nei luoghi di cui all'articolo 624-bis codice penale (ossia edifici o altri luoghi destinati in tutto o in parte a privata dimora o pertinenze di essa); all'interno di mezzi di pubblico trasporto; nei confronti di persona che si trovi nell'atto di fruire ovvero che abbia appena fruito dei servizi di istituti di credito, uffici postali o sportelli automatici adibiti al prelievo di denaro. La pena è della reclusione da quattro anni e sei mesi a venti anni e della multa da euro 1.032 a euro 3.098. Il comma 2-bis, introdotto dalle Commissioni I e II, introduce infine Pag. 62un quarto comma all'articolo 628 del codice penale, in base al quale le circostanze attenuanti, diverse da quella prevista dall'articolo 98 (relativa alla minore età), concorrenti con le aggravanti di cui al terzo comma, numeri 3, 3-bis, 3-ter e 3-quater, non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto a queste e le diminuzioni di pena si operano sulla quantità della stessa risultante dall'aumento conseguente alle predette aggravanti.
L'articolo 17, inserito nel corso dell'esame in Senato, introduce una nuova circostanza aggravante del delitto di truffa, di cui all'articolo 640 del codice penale, se il fatto è commesso in presenza della circostanza di cui all'articolo 61, primo comma, n. 5). Si tratta della circostanza aggravante comune della cosiddetta minorata difesa, ossia «l'avere profittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona tali da ostacolare la pubblica o privata difesa». Come sopra illustrato l'articolo 1 del disegno di legge in esame prevede una riformulazione di tale circostanza, che fa riferimento anche al caso in cui l'autore del reato abbia profittato dell'età avanzata della persona che ha subito il danno.
Anche l'articolo 18 è stato inserito nel corso dell'esame in Senato. In primo luogo è modificato l'articolo 605 del codice penale in materia di sequestro di persona. È disposto un significativo inasprimento della pena se il fatto è commesso in danno di un minore, prevedendo in particolare la reclusione da tre a dodici anni (in luogo della reclusione da sei mesi a otto anni prevista per la fattispecie ordinaria). La pena è ulteriormente aumentata (reclusione da tre a quindici anni) se il fatto è commesso in danno di un ascendente, discendente o coniuge ovvero da pubblico ufficiale con abuso dei poteri inerenti le sue funzioni, se si tratta di minore di quattordici anni o se il minore sequestrato è condotto o trattenuto all'estero.
È poi prevista una nuova fattispecie di reato, rubricata «Sottrazione e trattenimento di minore all'estero».
L'articolo 19, inserito nel corso dell'esame in Senato, al comma 1, modifica la disciplina delle circostanze aggravanti per il reato di porto illegale di armi o parti di esse, munizioni, esplosivi, aggressivi chimici e congegni micidiali.
L'articolo 22 introduce una serie di modifiche al decreto legislativo n. 274 del 2000 relativo alla competenza penale del giudice di pace, in particolare coordinandone il testo con l'avvenuta introduzione dell'articolo 10-bis nel testo unico immigrazione (vedi articolo 21 del disegno di legge). Come prima novità, il giudice di pace attrae alla sua competenza i procedimenti relativi all'ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, ovvero il nuovo reato contravvenzionale introdotto nel decreto legislativo n. 286 del 1998 dal citato articolo 10-bis.
La seconda novità consiste nell'introduzione di un nuovo modello di procedimento davanti al medesimo giudice di pace (in due versioni: ordinaria e abbreviata). In materia di sanzioni applicabili dal giudice di pace, si prevede che il giudice di pace, nelle ipotesi previste dalla legge, applichi a titolo di sanzione sostitutiva la misura dell'espulsione di cui all'articolo 16 del testo unico sull'immigrazione. La norma va letta in relazione alle novelle introdotte dall'articolo 21, comma 1, lettera b), e dall'articolo 45, comma 1, lettera m) del disegno di legge in esame al richiamato articolo 16. In base al testo novellato, viene estesa alla sentenza di condanna per il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato (di cui al nuovo articolo 10-bis del testo unico) la facoltà di sostituire la pena con la misura dell'espulsione per un periodo non inferiore a cinque anni, qualora non ricorrano le cause ostative indicate nell'articolo 14, comma 1, del medesimo testo unico che impediscono l'esecuzione immediata dell'espulsione con accompagnamento alla frontiera a mezzo della forza pubblica.
L'articolo 31 detta una nuova e molto più dettagliata formulazione dell'articolo 104 delle norme di attuazione del codice di procedura penale relativo al sequestro Pag. 63preventivo (lettera a) e introduce nelle stesse norme un nuovo articolo 104-bis (lettera b). Fermo restando l'obbligo di trasmissione del provvedimento che dispone la misura sia all'organo che deve provvedere all'esecuzione sia (se si è nella fase delle indagini preliminari) al PM richiedente, il riformulato articolo 104 (ora rubricato «Esecuzione del sequestro preventivo ») stabilisce specifiche differenti modalità di esecuzione del sequestro preventivo in relazione alla natura del bene stesso.
L'articolo 34 modifica l'articolo 38 del cosiddetto Codice dei contratti pubblici (decreto legislativo n. 163 del 2006). In particolare, amplia la platea dei soggetti che, a causa della mancanza di determinati requisiti di ordine morale, sono esclusi dalla partecipazione a gare di appalto, forniture e servizi, da affidamento di concessioni, da subappalti e dalla possibilità di stipula dei relativi contratti.
L'articolo 38 prevede che quando si procede per un delitto consumato o tentato con finalità di terrorismo anche internazionale e sussistono concreti e specifici elementi che consentano di ritenere che l'attività di organizzazioni, di associazioni, movimenti o gruppi favorisca la commissione dei medesimi reati, può essere disposta cautelativamente dal giudice la sospensione di ogni attività associativa.
L'articolo 39 modifica la disciplina del regime carcerario speciale di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, in particolare ampliandone i presupposti di applicazione, attribuendo anche al Ministero dell'interno il potere di iniziativa per l'adozione del decreto ministeriale che lo dispone, intervenendo sulla durata, sulla proroga, sulla revoca anticipata e sulla procedura di impugnazione del medesimo provvedimento, e, infine, inasprendo ulteriormente il contenuto delle restrizioni.
L'articolo 40 introduce nel codice penale la nuova fattispecie delittuosa di agevolazione ai detenuti e internati sottoposti a particolari restrizioni delle regole di trattamento e degli istituti previsti dall'ordinamento penitenziario di cui al nuovo articolo 391-bis codice penale La nuova fattispecie punisce con la reclusione da 1 a 4 anni chi consente a un detenuto sottoposto al regime carcerario speciale di cui all'articolo 41-bis della legge n. 354 del 1975 (modificato dal precedente articolo 39) di comunicare con altri in elusione delle prescrizioni all'uopo imposte. Se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale, da un incaricato di pubblico servizio ovvero da un soggetto che esercita la professione forense si applica la pena della reclusione da 2 a 5 anni.
L'articolo 49, inserito nel corso dell'esame in Senato, inserisce il riferimento alle fattispecie di reato in tema di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina in presenza di determinate modalità, previste dal comma 3 dell'articolo 12 del testo unico dell'immigrazione di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998 (come riformulato dall'articolo 48 del provvedimento in esame) all'interno dell'articolo 407, comma 2, lettera a), n. 7-bis) del codice di rito, relativo ai termini di durata massima delle indagini preliminari. In conseguenza di tale novella, le indagini preliminari per i delitti di cui al comma 3 dell'articolo 12 del testo unico dell'immigrazione, possono durare fino a due anni. Inoltre, in virtù del rinvio contenuto nell'articolo 303 codice procedura penale, in tema di durata massima della custodia cautelare, all'articolo 407, comma 2, lettera a), dal combinato disposto delle due disposizioni deriva anche un prolungamento della durata massima della custodia cautelare.
L'articolo 54 novella varie disposizioni del codice della strada, prevedendo, nel caso di guida sotto l'influenza dell'alcool e in stato di alterazione per uso di sostanze stupefacenti, un raddoppio della durata della sospensione della patente se il veicolo con il quale è stato commesso il reato appartenga a persona estranea al reato (articoli 186 e 187); prevedendo la confisca amministrativa del veicolo, nel caso di circolazione con documenti assicurativi falsi o contraffatti e la sospensione della patente di guida per un anno nei confronti di colui che abbia falsificato o contraffatto i documenti (articolo 193); disciplinando il Pag. 64ritiro, la sospensione e la revoca del certificato di idoneità alla guida (nuovo articolo 219-bis).
L'articolo 58 introduce una nuova attenuante per i delitti di cui agli articoli 600, 600-bis, 600-ter, 600-quater, 600-quinquies, 600-sexies, 600-septies, 600-octies, 601, 602 e 416, sesto comma, del codice penale. In particolare, le pene sono diminuite fino alla metà nei confronti dell'imputato che si adopera per evitare che l'attività delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori aiutando concretamente l'autorità di polizia o l'autorità giudiziaria nella raccolta di elementi di prova decisivi per la ricostruzione dei fatti e per l'individuazione e la cattura di uno o più autori dei reati ovvero per la sottrazione di risorse rilevanti alla consumazione dei delitti.
L'articolo 59 inserisce nel decreto legislativo n. 231 del 2001, in materia di responsabilità amministrativa degli enti, un nuovo articolo 24-ter, che prevede sanzioni pecuniarie e interdittive a carico dell'ente in relazione alla commissione di delitti di criminalità organizzata.
L'articolo 63 destina parte dei proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie per violazioni previste dal codice della strada all'assistenza e previdenza del personale, oltre che dei Corpi già previsti, anche della Polizia penitenziaria e del Corpo forestale dello Stato, proporzionalmente all'entità dell'ammontare delle violazioni accertate da tali Corpi. L'articolo 64 introduce una nuova circostanza aggravante dei delitti di lesioni e omicidio preterintenzionale, se il fatto è commesso da persona travisata o da più persone riunite, e stabilisce che le aggravanti previste da tale disposizione si applicano anche al delitto di mutilazioni genitali femminili (articolo 585 del codice penale).
L'articolo 65 rivaluta direttamente l'entità delle pene pecuniarie previste da alcune disposizioni del codice penale e della legge n. 689 del 1981 e reca una delega per l'adeguamento complessivo delle sanzioni penali pecuniarie e delle sanzioni amministrative pecuniarie frutto di depenalizzazioni.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Pdl n. 63 e abb. - Distacco di Comuni

Tempo complessivo: 11 ore di cui:

  • discussione generale: 5 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame: 5 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 50 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 50 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 50 minuti 3 ore e 35 minuti
Popolo della Libertà 52 minuti 1 ora e 5 minuti
Partito Democratico 48 minuti 56 minuti
Lega Nord Padania 35 minuti 30 minuti
Unione di Centro 33 minuti 26 minuti
Italia dei Valori 32 minuti 24 minuti
Misto: 30 minuti 14 minuti
Movimento per l'Autonomia 16 minuti 7 minuti
Liberal Democratici - MAIE 8 minuti 4 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 3 minuti

Ddl n. 2042 e abb. - Ratifica Trattato di Prüm

Tempo complessivo: 13 ore e 30 minuti di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 7 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatori 20 minuti
(complessivamente)
20 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti
20 minuti
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Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 56 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 5 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 14 minuti 4 ore e 35 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 4 minuti 1 ora e 16 minuti
Partito Democratico 56 minuti 1 ora e 19 minuti
Lega Nord Padania 37 minuti 40 minuti
Unione di Centro 34 minuti 33 minuti
Italia dei Valori 33 minuti 31 minuti
Misto: 30 minuti 16 minuti
Movimento per l'Autonomia 16 minuti 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 8 minuti 4 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 3 minuti

Ddl n. 2180 - Sicurezza pubblica

Tempo complessivo: 29 ore di cui:

  • discussione generale: 7 ore;
  • seguito dell'esame: 22 ore (*).
Discussione generale Seguito esame
Relatori 20 minuti 50 minuti
Governo 20 minuti 50 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 15 minuti
Tempi tecnici 3 ore
Interventi a titolo personale 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 3 ore e 14 minuti (con il limite massimo di 27 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 3 minuti 13 ore e 51 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 21 minuti 3 ore e 51 minuti
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Partito Democratico 1 ora e 17 minuti 3 ore e 57 minuti
Lega Nord Padania 41 minuti 1 ora e 59 minuti
Unione di Centro 38 minuti 1 ora e 38 minuti
Italia dei Valori 36 minuti 1 ora e 32 minuti
Misto: 30 minuti 54 minuti
Movimento per l'Autonomia 16 minuti 27 minuti
Liberal Democratici - MAIE 8 minuti 17 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 14 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 30 aprile 2009.

Mozione n. 1-00152 e abb. - Iniziative in materia di parità scolastica

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 19 minuti
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 17 minuti
Movimento per l'Autonomia 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*)I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 27 aprile 2009.

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Ddl n. 2320 - Legge comunitaria per il 2008 e Doc. LXXXVII, n. 1 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2007

Discussione congiunta sulle linee generali

Tempo complessivo: 6 ore e 30 minuti.

Relatori 20 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 2 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 38 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 13 minuti
Partito Democratico 1 ora e 6 minuti
Lega Nord Padania 39 minuti
Unione di Centro 36 minuti
Italia dei Valori 34 minuti
Misto: 30 minuti
Movimento per l'Autonomia 16 minuti
Liberal Democratici - MAIE 8 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti

Ddl n. 2320 - Legge comunitaria per il 2008

Seguito dell'esame: 8 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 10 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Pag. 69
Gruppi 5 ore
Popolo della Libertà 1 ora e 23 minuti
Partito Democratico 1 ora e 25 minuti
Lega Nord Padania 43 minuti
Unione di Centro 36 minuti
Italia dei Valori 33 minuti
Misto: 20 minuti
Movimento per l'Autonomia 10 minuti
Liberal Democratici - MAIE 6 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti

Doc. LXXXVII, n. 1 - Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2007
Seguito dell'esame: 3 ore.

Relatore 10 minuti
Governo 10 minuti
Richiami al Regolamento e tempi tecnici 10 minuti
Interventi a titolo personale 27 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 3 minuti
Popolo della Libertà 37 minuti
Partito Democratico 32 minuti
Lega Nord Padania 17 minuti
Unione di Centro 14 minuti
Italia dei Valori 14 minuti
Misto: 9 minuti
Movimento per l'Autonomia 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Pag. 70

Ddl di ratifica nn. 2226, 2294, 2363 e 2362
Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 19 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 21 minuti
Popolo della Libertà 22 minuti
Partito Democratico 23 minuti
Lega Nord Padania 11 minuti
Unione di Centro 10 minuti
Italia dei Valori 9 minuti
Misto: 6 minuti
Movimento per l'Autonomia 2 minuti
Liberal Democratici - MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti

Mozione n. 1-00161 - Inserimento giovani del Mezzogiorno nel mercato del lavoro

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 19 minuti
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Pag. 71
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 17 minuti
Movimento per l'Autonomia 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Mozione n. 1-00136 e abb. - Prevenzione e cura dell'AIDS

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 19 minuti
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 17 minuti
Movimento per l'Autonomia 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Mozione n. 1-00076 - Moratoria per la costruzione di nuove moschee

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Pag. 72
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 19 minuti
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 17 minuti
Movimento per l'Autonomia 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Mozione n. 1-00124 - Partecipazione di Taiwan all'Assemblea dell'OMS
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 19 minuti
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto: 17 minuti
Movimento per l'Autonomia 9 minuti
Liberal Democratici - MAIE 5 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

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Pdl n. 44 e abb. - Sicurezza stradale

Tempo complessivo: 16 ore e 30 minuti, di cui:

  • discussione generale: 6 ore e 30 minuti;
  • seguito dell'esame: 10 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 30 minuti
Governo 20 minuti 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 29 minuti (con il limite massimo di 13 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 39 minuti 6 ore e 21 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 14 minuti 1 ora e 54 minuti
Partito Democratico 1 ora e 5 minuti 1 ora e 38 minuti
Lega Nord Padania 40 minuti 53 minuti
Unione di Centro 36 minuti 46 minuti
Italia dei Valori 34 minuti 44 minuti
Misto: 30 minuti 26 minuti
Movimento per l'Autonomia 16 minuti 13 minuti
Liberal Democratici - MAIE 8 minuti 8 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 5 minuti

Ddl n. 1415 e abb. - Intercettazioni telefoniche

Seguito dell'esame: 14 ore.

Relatore per la maggioranza 30 minuti
Relatori di minoranza 30 minuti
(complessivamente)
Governo 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 2 ore
Pag. 74
Interventi a titolo personale 1 ora e 58 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 8 ore e 22 minuti
Popolo della Libertà 2 ore e 20 minuti
Partito Democratico 2 ore e 25 minuti
Lega Nord Padania 1 ora e 12 minuti
Unione di Centro 59 minuti
Italia dei Valori 56 minuti
Misto: 30 minuti
Movimento per l'Autonomia 16 minuti
Liberal Democratici - MAIE 8 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti

Pdl n. 624 e abb. - Cure palliative e terapie del dolore

Tempo complessivo: 15 ore di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 9 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 56 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) 1 ora e 21 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 14 minuti 5 ore e 49 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 3 minuti 1 ora e 45 minuti
Partito Democratico 57 minuti 1 ora e 30 minuti
Lega Nord Padania 37 minuti 49 minuti
Unione di Centro 34 minuti 42 minuti
Italia dei Valori 33 minuti 40 minuti
Pag. 75
Misto: 30 minuti 23 minuti
Movimento per l'Autonomia 16 minuti 12 minuti
Liberal Democratici - MAIE 8 minuti 7 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 4 minuti

Ddl n. 2008 e abb. - Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza
Tempo complessivo: 13 ore e 30 minuti di cui:

  • discussione generale: 6 ore;
  • seguito dell'esame: 7 ore e 30 minuti.
Discussione generale Seguito esame
Relatori 20 minuti (complessivamente) 20 minuti (complessivamente)
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 40 minuti
Interventi a titolo personale 56 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 14 minuti 4 ore e 52 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 4 minuti 1 ora e 21 minuti
Partito Democratico 56 minuti 1 ora e 23 minuti
Lega Nord Padania 37 minuti 42 minuti
Unione di Centro 34 minuti 34 minuti
Italia dei Valori 33 minuti 32 minuti
Misto: 30 minuti 20 minuti
Movimento per l'Autonomia 16 minuti 10 minuti
Liberal Democratici - MAIE 8 minuti 6 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 4 minuti