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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 168 di mercoledì 29 aprile 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,35.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bongiorno, Brancher, Brugger, Buttiglione, Caparini, Casero, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Crimi, Crosetto, De Biasi, Frassinetti, Gibelli, Giancarlo Giorgetti, Giro, Granata, Martini, Mazzocchi, Menia, Migliavacca, Milanato, Molgora, Mura, Palumbo, Pecorella, Soro, Torrisi, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente novantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge nn. 1800 e 1914 (ore 9,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposte di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa delle seguenti proposte di legge, delle quali la XII Commissione (Affari sociali) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
MUSSOLINI ed altri: «Modifica della denominazione e delle competenze della Commissione parlamentare per l'infanzia di cui all'articolo 1 della legge 23 dicembre 1997, n. 451» (1800);
CAPITANIO SANTOLINI: «Modifica della denominazione e delle competenze della Commissione parlamentare per l'infanzia, di cui all'articolo 1 della legge 23 dicembre 1997, n. 451» (1914).
(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Sull'ordine dei lavori (ore 9,38).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per far presente a lei, affinché se ne faccia interprete, un fatto che è avvenuto il 25 aprile. Quest'anno il 25 aprile, come hanno scritto tutti i giornali, si è distinto per la volontà di farlo diventare una ricorrenza condivisa da tutti. Ebbene anch'io, ovviamente, sono su questa posizione.
Voglio parlare però del fatto che un membro del Governo, il 25 aprile, è andato a commemorare questa data in un Pag. 2luogo molto significativo per la regione Friuli Venezia Giulia, ossia le malghe di Porzus, dove avvenne un eccidio molto grave e dove per vari motivi, anche ideologici, per molti anni le contrapposizioni sono state forti.
Ritengo che questa visita sia stata significativa, importante e opportuna, ma quando il Governo partecipa ufficialmente a qualche evento, in una giornata così importante, ritengo che sia quanto meno educazione, se non necessità e opportunità, avvertire almeno i parlamentari della zona. Era, comunque, una cerimonia ufficiale tanto più che io ed alcuni colleghi trasversalmente abbiamo firmato la richiesta di far diventare Porzus monumento nazionale, al punto tale che proprio oggi, in Commissione, credo che sarà approvata questa proposta e, finalmente, Porzus diventerà monumento nazionale come simbolo e come bandiera di quel periodo nefasto che, purtroppo, troppe volte si è voluto nascondere, se non addirittura cancellare.
Questo mio intervento intende sollecitare lei, signor Presidente, ad avvertire i membri del Governo affinché quando partecipano ad iniziative di questo tipo mettano in condizione tutti i parlamentari di parteciparvi, anche perché l'iniziativa e la visita sono condivisibili ed è auspicabile che si partecipi a tutti i livelli.
Peraltro - e concludo -, le cose che si fanno in fretta e furia finiscono male. Difatti la macchina che accompagnava il membro del Governo si è incendiata durante il tragitto. Questa è sicuramente soltanto una nota di cronaca non auspicabile, ma voglio sottolineare, signor Presidente, che, tenendoci molto personalmente a quella giornata, soprattutto, per ciò che rappresentano le malghe di Porzus, non solo per il Friuli Venezia Giulia ma per l'Italia, ci terrei a poter partecipare, sapendolo prima, a tutte le manifestazioni.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, speriamo che sia solo una nota di cronaca quella che lei ha sottolineato e non altro; altrimenti non passeremo più a stringerle la mano, caro onorevole Compagnon... La inviteremo tutti a tutti gli incontri che, non solo il Governo, ma tutti i colleghi parlamentari faranno in Friuli Venezia Giulia.

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 1441-bis-C) (ore 9,43).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile.
Ricordo che, nella seduta di ieri, è iniziato lo svolgimento degli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 38.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,45).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 38 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 38 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

Pag. 3

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, l'articolo 38 che abbiamo iniziato ad esaminare è dedicato a un tema di grande importanza nella vita politica, sociale e soprattutto economica del nostro Paese, ossia il tema della conciliazione tra i tempi di vita e i tempi di lavoro.
È già stata avanzata qualche critica sul fatto che in questo provvedimento omnibus tutto sia stato un po' frettolosamente affastellato. Indubbiamente, anche questo capitolo avrebbe meritato un esame, un confronto, un approfondimento ed anche delle misure più ampie e specifiche. Inoltre, la revisione dell'articolo 9 della legge n. 53 del 2000 avrebbe forse meritato una riscrittura basata sulla visione di una politica fondata sul gap che ancora certo sussiste nei confronti dell'accesso delle donne in modo particolare alle attività di lavoro sotto vari profili, al doppio carico che nella maggior parte dei casi grava sulle donne esattamente sotto il profilo delle mansioni familiari, in un Paese ancora essenzialmente privo di servizi alla famiglia, e delle difficoltà di inserimento nella vita produttiva.
Dunque, riteniamo che queste misure, per quanto lodevoli per diversi contenuti, siano un po' inadeguate e figlie del metodo dell'affastellamento tipico dei provvedimenti omnibus come quello in esame sullo sviluppo. In modo particolare, però, una critica va forse mossa al carattere indeterminato di queste previsioni perché, per quanto vengano dettagliati e articolati i campi e i settori su cui può e deve svolgersi la conciliazione tra i tempi di vita e i tempi di lavoro, ricordando diverse tipologie di progetti, di lavoro flessibile e di lavoro part-time, secondo le logiche correnti del mercato del lavoro, tuttavia è del tutto indeterminata la misura finanziaria che sostiene queste politiche.
Infatti, nel comma 1 del novellato articolo 9 si legge che a queste politiche è destinata una quota individuata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro delegato alle politiche per la famiglia: una quota per l'appunto indeterminata. Noi pensiamo che forse, con un ordine del giorno, se il Governo è sensibile (che non predetermini questa quota ovviamente, ma che possa indicare dei minimi e dei massimi o dei tetti o dare delle indicazioni), si possa meglio specificare un punto senza il quale non si comprende bene di cosa stiamo parlando.
Il secondo aspetto riguarda, invece, una migliore sistematica di questo testo.
Come gruppo dell'Unione di Centro abbiamo proposto un emendamento sul quale ci soffermeremo in seguito, che dà una migliore sistematica al comma 3, specificando che, dopo le parole: «figli minori», sia opportuno aggiungere le parole: «fino a dodici anni di età o fino a quindici anni in caso di affidamento o di adozione» in modo speculare a quanto è già previsto per i lavoratori dipendenti, ossia estendendo la previsione anche ai lavoratori autonomi e, quindi, ai professionisti.
Proprio in questo campo si ha spesso una sottovalutazione delle difficoltà delle donne nella vita professionale. Abbiamo più volte rilevato, anche in questo ramo del Parlamento, come esista una scarsa tutela della maternità per le professioniste, soprattutto in quella fase di formazione e di praticantato in cui le donne non sono iscritte alle casse di previdenza e non sono neanche tutelate da un rapporto di lavoro dipendente e, quindi, vi è una vera e propria lesione dei diritti costituzionali che garantiscono la maternità (solo per parlare di un tema e di un capitolo). Quindi, vi è una equiparazione tra le garanzie e i diritti previsti per i lavoratori dipendenti e quelli previsti per i lavoratori autonomi e i professionisti.
Inoltre, proponiamo una migliore formulazione dell'oggetto con la proposta di sostituire la parola «disabili», riferita alle politiche di conciliazione, con l'espressione più ampia e anche più esatta che considera le persone disabili o non autosufficienti, ovvero le persone affette da documentata grave infermità. Si tratta di una tipologia assolutamente più vasta alla quale riconoscere le garanzie previste dall'articolo 38 al nostro esame.
Spero che il dibattito e l'esame di questo articolo possano proseguire con la Pag. 4pacatezza e l'attenzione necessarie da parte dell'Assemblea e anche con qualche indicazione più specifica in sede di accoglimento degli ordini del giorno, perché credo che tutta l'Assemblea e il Parlamento abbiano a cuore la necessità di fare un passo in avanti sulla conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, che oggi costituiscono la principale penalizzazione per l'accesso delle donne al mondo del lavoro.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 38.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Poiché molti colleghi lo hanno chiesto, ricordo che alle ore 10,15 il Presidente della Camera commemorerà il collega e amico onorevole Gaspare Giudice.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, di cui all'articolo 49 del Regolamento, sospendo la seduta, che riprenderà alle 10,05.

La seduta, sospesa alle 9,55, è ripresa alle 10,10.

PRESIDENTE. Avverto che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paladini 38.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, innanzitutto voglio ancora una volta ricordare, qualora qualcuno se ne dimenticasse, che questo provvedimento, come è già stato detto nella discussione sulle linee generali e anche con riferimento alla discussione sul complesso degli emendamenti, articolo per articolo, è un provvedimento che definire omnibus è davvero troppo poco, perché al suo interno è stato messo di tutto, di più e qualche volta anche di meno, come in questa occasione.
Nell'articolo 38 constatiamo che viene modificato, riscritto, l'articolo 9 della legge n. 53 del 2000, che era stata condivisa da tutte le forze politiche non più tardi di nove anni fa e che riguardava il sostegno della maternità e della paternità, il diritto alla cura e alla formazione, ma anche al coordinamento dei tempi della città. Con ciò si intende conciliare i tempi della mamma o del papà con l'attività professionale, sia essa di lavoro dipendente o autonomo.
Ebbene, il Governo e la maggioranza, con questo articolo, riscrivono quella legge almeno rispetto alla questione dei tempi andando verso un appesantimento, tant'è che prima per la conciliazione dei tempi di lavoro era riservato almeno il 50 per cento del Fondo delle politiche per la famiglia, ora invece tale quota viene stabilita annualmente con provvedimento del Presidente del Consiglio dei ministri senza alcun vincolo. Si darà - è scritto nel disegno di legge - priorità ai progetti che prevedano di applicare, in aggiunta alle misure di flessibilità, sistemi per la valutazione della prestazione dei risultati; si spartiscono i programmi di formazione per il reinserimento dei lavoratori dopo il periodo di congedo; con decreto del Presidente del Consiglio si stabilirà la percentuale delle risorse da destinare a ciascuna tipologia progettuale.
Con questo emendamento noi chiediamo semplicemente che venga ripristinata Pag. 5la quota del 50 per cento del Fondo per la famiglia ai fini della conciliazione dei tempi di lavoro e di vita. Credo che questo sia il minimo di attenzione che l'Aula deve dedicare all'argomento, se si ha davvero a cuore la famiglia, la maternità e la paternità, se non si usano parole vuote, senza senso, o meglio, alle quali non si dà alcun peso.
È vero che questo Governo e il suo Presidente ci hanno abituato a considerare nei comportamenti la donna un oggetto o quasi, tant'è che gli ultimi comportamenti vengono definiti - non sono parole mie, come sanno bene tutti i colleghi - «ciarpame senza pudore per l'imperatore».
Ritengo che con l'emendamento in esame abbiamo un'occasione di riscrivere la norma, prestando un po' di attenzione verso la maternità e la paternità, ossia verso coloro che storicamente si sono sempre presi cura dei nostri figli, se non vogliamo costruire una società di sbandati che guardano più certi programmi televisivi che non hanno alcun valore e che non determinano alcun incremento in termini di valori nei nostri figli.
Allora, dedichiamo un momento di attenzione all'argomento: ripristiniamo questa quota del 50 per cento. Lo chiedo alla relatrice, al presidente della Commissione e al Governo.
Ciò non costa nulla, quindi poniamo questa attenzione verso i nostri genitori, verso le mamme e i papà, ma soprattutto verso i nostri figli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, debbo dire che l'emendamento che i colleghi dell'Italia dei Valori hanno presentato sarebbe degno di grande attenzione e anche di sostegno se avessimo le garanzie e se fossimo certi che questo Governo abbia intenzione di finanziare le politiche a sostegno della famiglia. Il guaio è che il Fondo per la famiglia, istituito dal Governo Prodi con la legge finanziaria per l'anno 2007 e incrementato con la finanziaria per l'anno 2008, è stato già fortemente ridimensionato con la prima finanziaria del Governo Berlusconi. Inoltre, il Fondo sarà ulteriormente ridimensionato nei due anni che abbiamo di fronte, ovvero nel triennio subirà un drastico ridimensionamento.
Allora, se davvero volessimo dare fiducia all'intenzione di questo Governo di mantenere almeno il Fondo per la famiglia, si potrebbe discutere sulla misura del 50 per cento da destinare al finanziamento dei progetti di conciliazione. Il guaio è che questo Fondo verosimilmente è destinato quasi ad azzerarsi. Di conseguenza, la garanzia del 50 per cento su una somma che si avvicina allo zero, come potete capire, otterrebbe addirittura un effetto perverso.
Capisco l'intenzione dei colleghi dell'Italia dei Valori, quindi sostengo la loro battaglia volta a difendere il finanziamento di queste politiche. Tuttavia, voglio denunciare un fatto. Con l'articolo 38 in verità si piega una legge importante - come è stato detto - come la n. 53 del 2000 a ragioni che hanno poco a che fare con la necessità di conciliare il lavoro e la maternità. Infatti, l'azione prioritaria della legge n. 53 del 2000, ovvero i progetti che possono consentire alle lavoratrici e ai lavoratori la flessibilità di orari e la flessibilità nell'organizzazione del lavoro, con l'ultima parte della lettera a) dell'articolo 38, primo comma, sono condizionati allo specifico interesse per i progetti che tendono ad applicare sistemi innovativi per la valutazione delle prestazioni e dei risultati.
Colleghi, non prendiamoci in giro e non venite a dire che questa è la nuova legge sulla conciliazione. La legge sulla conciliazione tra maternità e lavoro, infatti, ha a che fare con la produttività, ma non è prioritario l'obiettivo della produttività dell'azienda in questo caso per poter finanziare i progetti di conciliazione. È prioritaria, invece, l'esigenza della donna in questo caso di conciliare il lavoro e la famiglia. Qui, invece, si afferma il contrario in quanto si subordina la necessità della conciliazione alle esigenze di produttività dell'azienda. Pag. 6
Allora, questo è un provvedimento che guarda indietro e che fa fare passi indietro a tutta la cultura della conciliazione sviluppatasi con fatica in questi anni. Il problema non è di ridurre le risorse per queste iniziative, ma di commisurarle alle effettive iniziative e alle esigenze effettive che nascono dal territorio. Come tutti sanno, in questo campo le risorse sono state sempre sufficienti per finanziare i progetti, ma manca la cultura nelle aziende e, devo dire, perfino tra le forze sociali per ampliare queste iniziative.
Allora, colleghi, si deve pensare bene prima di approvare in quest'Aula questo articolo 38 - lo dico sin d'ora - e spero che, soprattutto, le donne che sono in quella parte dello schieramento di maggioranza ci pensino. Ci sono tre emendamenti, ripeto, che fanno regredire il nostro Paese. Non si aiuta la maternità; anzi, le donne vengono penalizzate con questi emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intervengo anch'io sull'emendamento da noi presentato all'articolo 38, perché ovviamente quello che viene affermato in quest'articolo ci interessa molto; ci interessa molto ribadire la bontà dell'emendamento proposto. Il problema, come è stato detto anche dai colleghi precedentemente, riguarda una sorta di equiparazione tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti; ciò non era stato fatto con legge n. 53 del 2000. Essa peraltro, è una buona legge; noi all'epoca appoggiammo il Ministro Turco, che per prima fece - bisogna darle atto - la proposta di cercare una seria conciliazione tra le esigenze della famiglia, le esigenze dello status di lavoratori e le esigenze delle imprese. Però, era una legge «monca», com'è noto, perché mancava tutto il comparto dei lavoratori autonomi. Provvedere in questa direzione è urgente e necessario, è buona cosa; ma bisogna vedere come si fa.
L'idea di riprendere e di ricalcare quello che era affermato nella legge n. 53 del 2000 ci sembra una cosa giusta, perché effettivamente va nella direzione di una equità sociale, di una pacificazione - se così posso dire - tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti. Peraltro, finalmente si prendono in considerazione le esigenze della famiglia. Quello che non comprendiamo è perché venga espresso parere contrario su questi emendamenti che tendono, ovviamente, a migliorare la normativa e certamente non a peggiorarla. Ove si tratti di famiglia, di figli, di disabili, di non-autosufficienti, di soggetti deboli, non capisco come mai si debbano respingere emendamenti che è interesse di tutti introdurre; ovvero interventi che siano più specifici, più precisi, più calzati sulla logica che dovrebbe guidare l'articolo 38.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 10,30)

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Noi avevamo chiesto di specificare l'età dei giovani dai 12 ai 15 anni, nel caso di affidamento o di adozione, e soprattutto abbiamo cercato di specificare «persone disabili non autosufficienti» affette da documentata grave infermità, per mettere dei paletti molto precisi e per permettere una applicazione più puntuale della legge. La formulazione troppo generica, troppo vaga, rischia di rendere una legge interpretabile in mille modi e, poi, alla fine inapplicabile.
Rifiutare questi emendamenti è il segno di una cattiva coscienza; quando si parla di queste questioni, insisto, dovrebbe esserci un consenso trasversale in Commissione, in Aula. Si tratta di una questione prima culturale, poi politica e poi ancora economica, perché si riescono a trovare le risorse per affrontare le esigenze previste in questo articolo. Sono d'accordo con la collega che mi ha preceduto: occorre partire dalla famiglia, delle esigenze delle madri, delle mogli e delle figlie - che sono, soprattutto, coloro che assistono i soggetti deboli; non bisogna partire dalle esigenze Pag. 7delle imprese. Quest'ultima, infatti, mi sembra un'ottica distorta, una visione miope, soprattutto se proiettata nel futuro, perché non rende giustizia a quelle mamme e quelle figlie, a quelle mogli che hanno un compito gravoso di assistenza quotidiana, faticosa, talvolta quasi eroica nei confronti dei loro assistiti e dei loro malati.
Allora, chiediamo davvero di ripensare a quel «no» che rifiuta i nostri emendamenti e di trovare un accordo, per una volta trasversale ed unanime su questioni che riguardano non solo le donne, le famiglie e i soggetti deboli, cui tutti sicuramente in quest'Aula siamo particolarmente attenti. Quindi, mi auguro davvero che ci sia un ripensamento e che il nostro emendamento possa essere approvato (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà, per un minuto.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per una chiosa all'intervento della collega Miotto, per dire che anche noi dell'Italia dei Valori siamo assolutamente d'accordo sulla necessità di rifinanziare gli interventi cui è destinato anche quest'articolo e lavoreremo certamente, con il Partito Democratico e con l'Unione di Centro, perché ciò avvenga. Il nostro emendamento aveva uno scopo più limitato, perché riguardava semplicemente ciò che residua e la sua gestione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 38.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Luciano Rossi, non riesce a votare? Hanno votato tutti i colleghi? Onorevole Calderisi? Onorevole Giammanco?

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 389
Votanti 386
Astenuti 3
Maggioranza 194
Hanno votato
181
Hanno votato
no 205).

Prendo atto che i deputati Barbato, Ferranti, Binetti, Mazzarella, Galletti, Occhiuto e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che i deputati Traversa, Giammanco, Vessa e Castiello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Barbareschi e Di Stanislao hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Avverto che l'emendamento Lo Moro 44.2 è stato ritirato.

Commemorazione del deputato Gaspare Giudice.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Onorevoli colleghi, vi prego di prestare un attimo di doverosa attenzione. Come sapete, nella giornata di ieri, si è spento a Palermo, dopo una lunga e grave malattia, il nostro collega Gaspare Giudice, nato a Canicattì, il 4 marzo 1943, componente di quest'Assemblea a partire dalla XIII legislatura.
L'onorevole Giudice ha ricoperto numerosi incarichi parlamentari: è stato, a partire dalla XIV legislatura, autorevole componente della Commissione bilancio, della quale ha anche ricoperto la carica di presidente del Comitato pareri e, in questa legislatura, quella di vicepresidente. Relatore in occasione dell'esame dell'ultima legge finanziaria e in passato di altri rilevanti provvedimenti, si è sempre contraddistinto per una speciale attenzione ai temi connessi allo sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno, nonché alla difesa Pag. 8del ruolo e delle prerogative del Parlamento nell'ambito dell'esame di provvedimenti aventi natura finanziaria. Nella XV legislatura, è stato presidente del Comitato per la legislazione, carica che ha ricoperto con grande equilibrio istituzionale, unanimemente riconosciuto, dando impulso anche a nuove e significative prassi procedurali. Se quanto detto testimonia l'intensa attività svolta dal collega Gaspare Giudice nella Camera dei deputati, ciò che mi preme ricordarne oggi è l'impegno, l'intelligenza e la dedizione, che egli ha profuso nel suo lavoro di deputato, il rigore e la puntualità con i quali assolveva ai suoi compiti, la passione politica e il profondo rispetto per l'istituzione, che ha animato tutto il suo percorso all'interno di quest'Assemblea. Partendo, in modo trasparente e leale, da posizioni di parte, Gaspare Giudice non ha mai fatto mancare il suo contributo di esperienza alle varie discussioni, ricercando sempre, ove possibile, un punto di sintesi e di equilibrio e riuscendo a farsi apprezzare da tutti i colleghi, indipendentemente dalle parti politiche di appartenenza. Vorrei concludere questo doveroso ricordo richiamando il suo tratto di grande signorilità, di profonda umanità e di piena fiducia nelle istituzioni, un atteggiamento che mantenne anche nel passaggio più difficile e doloroso della sua esperienza pubblica, un passaggio che certamente lo segnò profondamente nell'anima e nel corpo. Proprio il ricordo di questo passaggio, dell'impegno dell'onorevole Giudice, vivo nella memoria di tutti i colleghi che hanno avuto l'onore di conoscerlo, rende oggi ancora più intenso e profondo per tutta l'Assemblea il dolore per la sua scomparsa. Vi prego di ricordarlo con un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è mio dovere ricordare il collega Giudice perché la sua scomparsa rappresenta una gravissima perdita umana, ma ancor di più politica, per il nostro gruppo parlamentare e, credo, per l'intero Parlamento.
Si tratta di una perdita umana perché noi tutti abbiamo presente il tratto di cultura politica, di apertura al dialogo, di confronto e di capacità di ascolto che egli ha sempre manifestato, ma anche di una grave perdita politica perché nel nostro gruppo, in Parlamento, in Commissione bilancio, egli ha sempre dato voce a delle esigenze che sono presenti in questo Parlamento: quelle del Mezzogiorno, della politica meridionale, di un confronto con lo stesso Governo, di cui era forte sostenitore, sul terreno delle politiche economiche e sociali.
Abbiamo, quindi, avuto un grande parlamentare per il tratto umano che lo caratterizzava, ma ancor di più per la funzione politica che svolgeva fra di noi. Gli dobbiamo questo, gli dobbiamo questa testimonianza e un ricordo non convenzionale per il ruolo politico che egli ha svolto in questo Parlamento (Applausi).
Voglio aggiungere anche che, rispetto all'immagine che spesso all'esterno viene data del parlamentare e dei lavori parlamentari, Gaspare Giudice ha rappresentato la più grande negazione di quel cliché, perché lo abbiamo visto fra di noi anche fino a pochi giorni fa, segnato dalla malattia, ma sempre impegnato sui problemi, sulle questioni reali del Paese (Applausi).
Era una persona che riteneva, in sostanza, che uno dei tratti fondamentali della politica fosse la passione: passione per le proprie idee, per le popolazioni che egli rappresentava, per una cultura politica. Questa è anche la politica: la passione e l'impegno, che non è settarismo, ma neanche cinismo. Questo era Gaspare Giudice!
Non posso sottacere, perché ha costituito una delle ragioni drammatiche della sua vita e della sua esistenza, la vicenda giudiziaria che lo ha caratterizzato.
Vedete, colleghi, Gaspare Giudice ha attraversato un percorso drammatico e ha rischiato di essere oggetto di quella che è Pag. 9stata chiamata «la sentenza anticipata», cioè la sentenza che ti uccide e ti massacra sui giornali prima ancora che i giudici si pronuncino. Egli è passato attraverso questa sentenza e poi è stato assolto dopo molti anni dalla magistratura giudicante (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Noi non possiamo fare a meno, signor Presidente, di ricordare questo e di mettere insieme una serie di nomi, Tortora, Balzamo, Stefanini, Goria (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro), perché, indubbiamente, vi è un segno maledetto che ha caratterizzato come una pena di morte anticipata la vita di coloro i quali sono stati colpiti in modo strumentale dalla giustizia e ne sono usciti, ma, in certi momenti, segnati per la vita e per la morte da questa vicenda (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro).
E in questo quadro voglio anche ricordare, fortunatamente presente fra di noi, un collega che stimo moltissimo, anche se su diverse posizioni politiche: il collega Calogero Mannino (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro), che ha attraversato quel percorso, e porto nella memoria gli anni in cui egli sembrava trasformato, perché era colpito dalla vicenda giudiziaria ma anche da una malattia.
Questo è il dato. Onorevoli colleghi, credo che vi siano dei momenti nei quali dobbiamo riflettere su queste cose senza spirito di parte, quando soggetti che hanno questa statura politica impongono al Parlamento una riflessione e una rievocazione che non sia schematica, che non sia strumentale, che non sia di facciata. Noi dobbiamo a Gaspare una commemorazione che non sia ordinaria, ma a livello del grande personaggio che egli è stato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

GIANFRANCO MICCICHÈ, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO MICCICHÈ, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, al di là del dispiacere enorme e personale, la morte di Gaspare lascia dentro l'Aula un vuoto enorme, e credo non soltanto per noi deputati siciliani ma per tutti.
Vi sono momenti in cui la tristezza diventa, o sembra diventare padrona della nostra vita; poi per fortuna alcuni ricordi riescono ad avere il sopravvento anche sulla stessa tristezza: i ricordi di un uomo vero, merce rara oggi, di un gentiluomo, merce ancora più rara, mai arrabbiato, mai scortese, mai vendicativo, sempre gentile, sempre disponibile con tutti. Un gentiluomo di cui sentiremo la mancanza, un grande lavoratore, un parlamentare straordinario; ringrazio sia il Presidente Fini che il presidente Cicchitto per le parole che hanno voluto affermare questa che è veramente una grande verità: un parlamentare straordinario, un grandissimo lavoratore, punto di riferimento per tantissimi di noi.
La Commissione bilancio era diventata la sua casa qui a Roma. Presidente Giorgetti, se Gaspare fosse qui, mi chiederebbe certamente di ringraziarla per il rapporto di collaborazione enorme che lei ha creato con lui, di cui non faceva mai segreto: a proposito di qualsiasi argomento egli diceva sempre che l'onorevole Giorgetti lo avrebbe aiutato a risolvere il problema, se il problema era risolvibile. Io per questo la ringrazio sinceramente a nome di tutti noi (Applausi).
Fu accusato ingiustamente, e ha sopportato con rara pazienza e rara dignità otto anni e mezzo di processo, da cui venne fuori con un'assoluzione piena, ma ne venne fuori senza trionfalismi, soltanto con pochissime lacrime: io ero insieme a lui il giorno in cui arrivò l'assoluzione. Non so, Fabrizio, se la sua malattia possa avere un collegamento diretto con quanto Pag. 10lui ha passato in quegli otto anni e mezzo, ma è sicuro che da quell'esperienza ne uscì fortemente depresso, fortemente depresso nell'animo e nel fisico.
Poco fa, mentre parlava Cicchitto, un parlamentare - che sinceramente non conosco, chiedo scusa - si è avvicinato dicendomi: nel ricordare Gaspare, che cosa c'entra la vicenda giudiziaria? Credo che essa, nel ricordare Gaspare, non solo c'entri, ma c'entri perché questa è un'aula parlamentare, un'aula di dibattito, un'aula in cui tutti noi dovremmo avere il coraggio, la forza, la serenità e la tranquillità di discutere e di scoprire le cose che segnano la vita del nostro Paese e quel tipo di processo ha segnato la vita del nostro Paese, oltre che avere segnato personalmente la vita di Gaspare Giudice.
Lui si è impegnato spessissimo nella soluzione dei problemi dei precari di Palermo. Un giorno mi disse: mi considero anch'io un precario nel mio lavoro di imputato, ma spero di non avere mai la sfortuna di diventare impiegato a tempo indeterminato nel lavoro di imputato.
Fu segnato da quell'esperienza, onorevoli colleghi, fu segnato enormemente. Lui oggi lascia una moglie e tre splendide figlie - Domitilla, Costanza e Virginia -, tre ragazze intelligenti che conoscono le regole della vita e, quindi, conoscono anche le regole della morte, e che sanno quanto sia più naturale che siano i figli a perdere i genitori che non i genitori i figli. Chi perde un genitore diventa orfano, chi perde un figlio non ha neanche la possibilità di avere un vocabolo che lo qualifichi, tanto è innaturale nella vita.
Ed è per questo che chiedo alle tre figlie di Gaspare di capire le regole della vita e di farsi una ragione di questa morte prematura. Oggi perdiamo un parlamentare amato e apprezzato da tutti, in Sicilia perdiamo un gentiluomo, un gentiluomo vero. Alla famiglia di Gaspare rivolgo un abbraccio fortissimo mio personale, del Presidente Berlusconi e di tutto il Governo. Grazie (Applausi).

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, intervengo per ricordare l'onorevole Giudice ed anche per dare un'altra informazione all'Aula: credo che Giudice sarebbe contento di apprendere che il senatore socialista Pietro Pizzo, anche lui vittima di accuse infondate, dopo un'odissea durata oltre cinque anni è stato assolto perché il fatto non sussiste.
Vorrei aggiungere, essendo purtroppo esperto di questo argomento ed avendo scritto saggi sull'argomento, che esiste in verità un nesso preciso tra stress carcerario, tra stress per giustizia ingiusta e, possiamo dire, patologia (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico).

ANTONIO BORGHESI. Sciacallo!

GIANCARLO LEHNER. Vorrei ricordare non soltanto Tortora, non solo Goria...

FURIO COLOMBO. Falcone e Borsellino!

GIANCARLO LEHNER. ...ma vi esorterei a leggere un mio saggio intitolato Il caso Sergio Caneschi per comprendere quali danni può comportare la convinzione di una persecuzione giudiziaria con la consapevolezza di essere innocenti. Grazie.

Si riprende la discussione (ore 10,45).

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Lo Moro 44.2 è stato ritirato.

(Ripresa esame dell'articolo 38 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Ravetto 38.2.
Chiedo alla presentatrice se acceda all'invito al ritiro formulato dalle Commissioni.

Pag. 11

LAURA RAVETTO. Signor Presidente, prendo atto del parere contrario espresso dal Governo e dalle Commissioni sul mio emendamento e sono naturalmente pronta a ritirarlo ove persistesse questo parere. Tuttavia, ci tenevo a spiegare che l'emendamento mirava ad ampliare la platea dei beneficiari delle procedure di conciliazione, non limitando queste iniziative a quelle oggetto da accordi contrattuali e sindacali, ma presupponendo un finanziamento quando queste procedure sono oggetto di iniziative autonome del datore di lavoro. Non si tratta di creare nuove coperture finanziarie, ma soltanto di ampliare la platea dei beneficiari del Fondo.
A chi eccepisce che si darebbe troppo discrezionalità al datore del lavoro in modo unilaterale faccio presente che, da una parte, si tratta sempre, e comunque, di un'iniziativa a beneficio dei lavoratori (ne abbiamo esempi in altre norme come la detassazione dei premi aziendali) e, dall'altra, che comunque la norma prevede una Commissione ministeriale per la valutazione progetti. Chiedo, quindi, una riflessione in tal senso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, noi chiediamo invece al Governo e ai relatori di mantenere il loro parere contrario. Stiamo discutendo di misure per conciliare tempi di vita e di lavoro. L'articolo, infatti, si propone di erogare contributi in favore dei datori di lavoro privati o pubblici che attuino accordi contrattuali, iniziative in questo settore. L'emendamento vorrebbe introdurre, addirittura in via prioritaria rispetto all'accordo contrattuale, iniziative poste in essere dai datori di lavoro, quindi progetti unilaterali come condizione. Non possiamo essere d'accordo e nel caso la relatrice e il Governo modificassero il loro parere voteremmo contro l'emendamento e chiederemmo anche una riunione del Comitato dei diciotto.

PRESIDENTE. Onorevole Ravetto, se, come mi sembra di intuire dal loro silenzio, il relatore e il Governo non mutano il loro parere, insiste perché venga posto in votazione il suo emendamento?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, ma la pregherei di chiedere sollecitamente di parlare. Chi tace di solito...

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, dipende da quale consenso si deve dare. Per evitare turbative ad un testo che è stato approvato dall'altro ramo del Parlamento, che contiene sicuramente qualche criticità, e rendendomi conto delle osservazioni sottese nell'emendamento presentato dall'onorevole Ravetto, credo che la cosa migliore sia che esso venga trasposto in un ordine del giorno che il Governo sarebbe disponibile ad accogliere.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Ravetto 38.2 lo ritira.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tassone 38.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, credo che già sia stato sbagliato aver respinto l'emendamento Paladini 38.1 che prevedeva che lo stanziamento a favore dei progetti innovativi e di flessibilità fosse almeno al 50 per cento per le piccole aziende. Vorrei ricordare, in particolare ai colleghi della Lega e a tutti colleghi del Veneto, che essere insensibili verso le piccole aziende non fa onore al Parlamento; nella mia provincia, quella di Bolzano, ad esempio, in presenza di 55 mila aziende attive solo 16 mila occupano dipendenti e ben 11 mila di queste occupano da uno a cinque dipendenti.
Per quanto riguarda l'emendamento Tassone 38.3, è ovvio che tutti i progetti di Pag. 12conciliazione servono proprio per favorire le situazioni delle famiglie nelle quali vi siano figli minori, persone disabili e non autosufficienti.
Quindi poiché riteniamo che l'articolo 9 della legge 8 marzo 2000, n. 53, promossa da Livia Turco, fosse sicuramente migliore di come viene modificato con questo provvedimento e poiché capiamo che prima delle elezioni europee il Governo ed alcuni ministri abbiano bisogno di entrare in campagna elettorale affermando che hanno fatto qualcosa, ci teniamo a dire che la modifica dell'articolo 9 della legge n. 53 tramite questo emendamento al disegno di legge n. 1441-bis peggiora tale articolo. Ci preme perlomeno sottolineare e appoggiare gli emendamenti che a nostro avviso sarebbero, comunque, almeno migliorativi rispetto alla situazione originaria. Per questa ragione abbiamo votato a favore dell'emendamento riferito al comma 1 dell'articolo 38. Ci dispiace che tutte le regioni che hanno piccole aziende non abbiano colto la necessità di votare a favore dell'emendamento.
Per quanto riguarda l'emendamento Ravetto 38.2, riguardo al quale è stato chiesto di trasfonderlo in un ordine del giorno, ci teniamo a dire che il fatto che le aziende attuino accordi contrattuali significa rendersi conto che le misure sulle quali si chiedono soldi e incentivi e, quindi, finanziamento da parte dello Stato, devono presupporre accordi contrattuali e quindi è evidente che si presuppone la condivisione. Con la modifica proposta dall'emendamento Ravetto 38.2 vediamo e anche temiamo che l'articolo 9 possa diventare un articolo in base al quale le aziende assumono iniziative e le propongono in modo favorevole alla conciliazione, anche se non è affatto detto che poi diventino anche misure a favore della conciliazione. Infatti, parlare di progetti nei quali si premiano anche orari di lavoro a tempo parziale o comunque orari di lavoro su sedi diverse che siano contrattati o condivisi all'interno dell'azienda, offre la garanzia che non si tratti di flessibilità di orario soltanto ed esclusivamente in momenti di crisi a favore della produzione o della situazione dell'azienda che agisce su sedi diverse.
Quindi, è ovvio che, se l'articolo 9 originario della legge n. 53 del 2000 offriva tutte queste garanzie, la modifica recata dall'articolo 38 del disegno di legge 1441-bis rischia di permetterne un utilizzo un po' arbitrario.
L'emendamento Tassone 38.3 - ho apprezzato anche l'intervento della collega Capitanio Santolini - ribadisce quanto già affermato ieri dalla collega Codurelli e dalla collega Miotto questa mattina. Come Partito Democratico siamo assolutamente a favore delle aziende, in particolare delle piccole aziende, perché possano attuare interventi a favore della conciliazione.
Pensiamo che l'articolo 9 della legge 8 marzo 2000, n. 53, di Livia Turco sia migliore e chiediamo, anche con questa modifica che in generale è peggiorativa, di tener conto dello spirito originario della legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, intervengo soltanto per illustrare brevemente il nostro emendamento 38.3 a mia prima firma. Facciamo riferimento... prego, se c'è un problema importante... lo sa che io sono paziente...

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, prosegua.

MARIO TASSONE. Chiedo scusa, signor Presidente. È una questione di fair play anche con i colleghi che hanno qualche problema.
Stavo dicendo che con l'emendamento 38.3, a mia prima firma, tentiamo di destinare la quota prevista dall'articolo 1, il fondo per la famiglia, ai progetti certamente volti per il sostegno alla famiglia sostituendo le parole «ovvero disabili» con le seguenti che ritengo molto più complete e che sono indirizzate verso Pag. 13l'obiettivo che mi auguro si prefiguri anche la maggioranza e il Governo, aldilà del parere contrario espresso sull'emendamento. Dunque la proposta propone di sostituire le parole «ovvero disabili» con le seguenti: «fino a dodici anni di età o fino a quindici in caso di affidamento o di adozione, ovvero con a carico persone disabili o non autosufficienti, ovvero persone affette da documentata grave infermità».
Voglio richiamare l'attenzione dei relatori e del Governo su tale aspetto: come si vede, tale dicitura risponderebbe a nostro parere allo scopo di questo comma dell'articolo 38. Vi è una platea molto più completa ed esaustiva: fare riferimento soltanto ai disabili rischia di tralasciare una realtà molto più bisognevole di attenzione, soprattutto con riferimento a questo fondo; quindi, in questo modo si darebbe senso e significato alla ratio che sottende a questo fondo e che sottende, a mio avviso, anche all'articolo 38.
Al di là di ciò, vi è una visione molto limitata che, soprattutto, lascia fuori da questi benefici e da questi progetti situazioni su cui bisognerebbe invece porre maggiore attenzione e di cui bisognerebbe avere maggiore cura.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tassone 38.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Virgilio, è riuscito?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 405
Votanti 400
Astenuti 5
Maggioranza 201
Hanno votato
192
Hanno votato
no 208).

Prendo atto che la deputata Coscia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole, e che la deputata Castiello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Mazzarella ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'articolo 38.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, impiego trenta secondi per dire che voteremo contro l'articolo in esame, perché peggiora notevolmente l'articolo 9 della legge n. 53 dell'8 marzo 2000, subordinando la conciliazione alle esigenze della produttività dell'azienda, cancellando la formazione (che è lo strumento utile e necessario per il rientro dopo la maternità e il concedo), nonché la lettera c), con riferimento alla sostituzione delle lavoratrici autonome che sono in maternità, e relegando tale questione ad una situazione residuale nella legge.
Inoltre, secondo voi la conciliazione si attua prioritariamente quando il lavoro di cura in famiglia per persone disabili e non autosufficienti è prioritario. In verità, la conciliazione nasce certo anche da tali situazioni, ma non è esclusivamente questa la condizione, nel senso che le misure di conciliazione tendono a non rendere crudele - come spesso accade - la scelta fra lavoro e maternità. Insomma, quella in esame è una legge che è contro la famiglia: altro che valorizzare la famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 38.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Hanno votato tutti i colleghi? Onorevole Angeli? Onorevole Cicu?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

Pag. 14

(Presenti 414
Votanti 411
Astenuti 3
Maggioranza 206
Hanno votato
211
Hanno votato
no 200).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare, che i deputati Cesa e De Poli hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi e che la deputata Castiello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 40 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 40 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 40.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Rossi?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 408
Votanti 407
Astenuti 1
Maggioranza 204
Hanno votato
407).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare, che i deputati Cesa e De Poli hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi e che le deputate Coscia e Castiello hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 41 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 41 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C) al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 41.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti? L'onorevole Scilipoti ha votato. Onorevole Razzi? L'onorevole Guzzanti ha votato? L'onorevole Guzzanti ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 410
Votanti 212
Astenuti 198
Maggioranza 107
Hanno votato
212).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare, che i deputati Cesa e De Poli hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi e che la deputata Castiello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 43 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 43 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C).
Cosa c'è, onorevole Vannucci?

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, poiché dobbiamo sostituirci con i colleghi della Commissione giustizia, le chiedo un minuto di tempo.

Pag. 15

PRESIDENTE. Sta bene, procediamo sollecitamente.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Palomba 43.1, 43.2 e 43.3.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario su tutte le proposte emendative.

PRESIDENTE. Avverto che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palomba 43.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, il cambio della guardia al tavolo del Comitato dei diciotto dimostra plasticamente la cesura che esiste in questo provvedimento omnibus, in cui una parte è dedicata all'economia ed un'altra alla giustizia. Caso strano, la giustizia non ricopre mai il ruolo che le spetta, un ruolo autonomo, non diciamo preminente.
Alcune miniriforme che sono state presentate pomposamente come riforme del processo civile sono state inserite alla chetichella in un provvedimento di carattere economico collegato alla legge finanziaria. Ciò ha impedito alla Commissione giustizia e al Parlamento, in prima lettura, sia alla Camera, sia al Senato, un adeguato approfondimento delle questioni relative alla giustizia. Ne è uscito un provvedimento ibrido, un provvedimento a «toppe», a «pezze», che dimostra l'assoluta mancanza di idee, di linearità e di coerenza del Governo nell'affrontare con determinazione e con chiarezza di idee la riforma della giustizia. Non solo, ma nel corso della prima lettura, qui alla Camera dei deputati, noi opposizioni - noi dell'Italia dei Valori - avevamo proposto molti emendamenti migliorativi, pur contestando il metodo. Nessuno di questi è stato approvato, neanche una virgola ci è stato consentito di cambiare e poi cosa succede? Succede che il provvedimento va al Senato, il quale introduce 32 nuovi articoli e 7 nuove deleghe, molte delle quali in tema di giustizia.
Signor Presidente, questo è un metodo che non va bene e che denota confusione nel Governo, che denota improvvisazione ed incapacità di programmare. Ecco perché abbiamo proposto questo emendamento soppressivo, non perché escludiamo di poter essere d'accordo su una parte del contenuto dell'articolo 43, ma perché respingiamo la cultura, o l'incultura, delle riforme fatte a pezzi o, per meglio dire, fatte a pezze.
Non possiamo accettare che il Parlamento sia chiamato ad affrontare la corsa di vagoncini che vengono aggiunti, una volta qui, una volta lì, senza un disegno coerente, ma soltanto come frutto dell'improvvisazione del momento.
Ecco perché, signor Presidente, su questo, come su altri articoli successivi, con i quali il Governo ci ammannisce pillole di pseudo-riforma della giustizia, non possiamo essere d'accordo.
Per tale ragione, per denunciare la mancanza di chiarezza, la mancanza di coerenza e la mancanza di linearità del Governo auspichiamo l'approvazione di questo emendamento soppressivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, in realtà la valutazione di queste norme dedicate alla riforma della giustizia civile è più complessa, perché abbiamo avuto un metodo parlamentare sicuramente molto discutibile, a partire dal fatto che la Commissione giustizia è stata inizialmente, come lei saprà, signor Presidente, Pag. 16addirittura esautorata completamente dall'esame. Ciò potrebbe apparire una boutade trattandosi di riforma del processo civile e dunque di materia fuor dalla discussione di competenza della II Commissione.
Si è dovuto a lungo penare per poter avere l'esame congiunto e per poter partecipare ai lavori della I Commissione e già questo denota qualcosa che, nel metodo e anche nella sostanza, non va bene.
Nel corso dei lavori vi è stato un confronto sempre molto utile perché è chiaro che il problema dello snellimento e della maggiore efficienza della giustizia civile è un problema dell'intero Paese. Spesso perdiamo tempo a ripeterci analisi sui problemi e sulle ricette e, quando è il momento di affrontare le questioni, vorremmo tutti essere operativi e costruttivi anche per risolvere quel vecchio brocardo italiano, uno dei tanti che circola in materia di giustizia, secondo cui l'Italia è la culla del diritto e perciò il diritto si è addormentato.
Devo dire che, forse, avremmo guadagnato tutti tempo se, in sede di primo esame di queste norme, ci fossimo concentrati sui suoi punti critici. Essi erano sostanzialmente tre: in particolare il filtro in Cassazione per i ricorsi, che appariva norma del tutto incostituzionale; il tema un po' originale dell'assunzione in forma scritta della testimonianza, molto innovativo e che avrebbe potuto, perché non è stato risolto neanche al Senato, essere scritto meglio, e il tema di questo processo sommario, cautelare, che meritava qualche precisazione.
Si tratta di temi sui quali erano state presentate idee e dibattiti alla Camera, ma si è preferito approvare il testo così come era, confidando nell'opera del Senato.
Credo che questa vicenda dimostri che, a volte, il bicameralismo imperfetto all'italiana lo facciamo funzionare noi, delegando problemi all'altro ramo del Parlamento. Adesso ci troviamo di nuovo ad esaminare il testo pervenutoci dal Senato, un testo che giunge un po' tardi e che contiene misure utili nella sostanza al processo civile, sebbene con una riforma da tutti definita certamente non organica e non all'altezza, tuttavia con una serie di misure sicuramente utili che esamineremo meglio nel prosieguo.
Con grande fatica siamo arrivati, però, a questo risultato e, quindi, credo che l'atteggiamento che oggi manifestiamo, che è di apertura nei confronti delle riforme utili che sono qui contenute, ma di fermo dissenso sul metodo, sia il segno di una posizione assolutamente costruttiva che anche i colleghi della maggioranza dovrebbero, nei fatti, apprezzare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, torna oggi in quest'Aula la riforma del processo civile e questa normativa ha preso avvio in questa Camera con un metodo completamente sbagliato, che abbiamo denunciato sin dall'inizio, sia per l'esautoramento della Commissione giustizia, sia perché quel testo, allora licenziato, non affrontava i tre nodi fondamentali del processo civile, vale a dire il riordino dei riti, la testimonianza scritta e il filtro in Cassazione.
Abbiamo chiesto fortemente in questa Aula, al Governo e alla maggioranza, di affrontare questi temi. Ci è stato impedito e il provvedimento è stato trasmesso al Senato con lacune notevoli, che il Senato ha colmato solo in parte. Tali lacune sono state colmate solo riguardo al riordino dei riti civili, con l'inserimento di una norma di delega che avevamo invocato sin dall'inizio; una norma di delega che adesso è inserita in questa normativa che, tuttavia, è perfettibile e che ha delle pecche di genericità ma che, comunque, rappresenta già un passo in avanti rispetto a quello che è stato fatto all'inizio dal Governo e dalla maggioranza. Questa disciplina è ritornata con una normativa sul filtro in Cassazione assolutamente insoddisfacente e con dei vizi di costituzionalità che solo, grazie alla nostra insistenza, all'insistenza del Partito Democratico, e anche alla disponibilità della maggioranza, è stato possibile modificare Pag. 17in questa Camera, con un testo che adesso è equilibrato, sufficiente e che consentirà alla Corte di Cassazione di essere al passo, sotto il profilo dell'efficienza, con le altre Corti di Cassazione europee. È un grande risultato che va al merito soprattutto della minoranza parlamentare in questo ramo del Parlamento.
Ma la normativa non è ancora sufficiente. Si tratta, infatti, di una normativa in altre parti lacunosa e pasticciata e la riforma del processo civile rischia di essere un'occasione mancata. Tuttavia, dobbiamo anche accontentarci in questo momento e cercheremo, ancora in quest'Aula, di migliorare il testo, con gli emendamenti che abbiamo presentato in quell'ottica di lavoro parlamentare, nell'interesse del Paese, dei cittadini, della giustizia e della sua efficienza.
Vi sono anche altre tre parti della riforma che riguardano il processo amministrativo. Al riguardo, la nostra posizione è di netta contrarietà al testo che è stato votato dalla maggioranza.
Poi vi è la disposizione in materia di Corte dei conti ed anche in questo caso dobbiamo denunciare un'occasione mancata. Il testo presenta alcuni aspetti positivi, ma anche una grave lacuna che è il mancato inserimento, nel procedimento presso la Corte dei conti, dei principi regolatori del giusto processo. Questa era l'occasione giusta per farlo, ma non è stato fatto e per tale ragione il nostro atteggiamento, su questa norma, sarà di astensione. Inoltre, credo che siano funzionali le norme che riguardano l'Avvocatura dello Stato che, peraltro, erano norme già discusse, approntate ed elaborate nella scorsa legislatura nel cosiddetto testo Nicolais.
Pertanto, la nostra valutazione atterrà al merito degli articoli e delle questioni affrontate, cercando anche in quest'Aula - e sperando nella collaborazione della maggioranza - di migliorare il testo sotto vari aspetti, sotto gli aspetti che sono rimasti aperti e che, se non modificati e non migliorati, saranno l'ennesima occasione mancata di una riforma della giustizia nell'interesse dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA. Signor Presidente, vorrei in questa occasione rivendicare il lavoro che è stato svolto per giungere ad un testo sulla giustizia civile equilibrato, innovativo e che punta alla velocizzazione ed all'efficienza del processo civile.
Si tratta di un provvedimento che è stato inserito nell'ambito di un collegato alla legge finanziaria proprio per segnalare l'urgenza di queste riforme e per fare in modo che queste riforme costituissero un segnale ai cittadini di intervento da parte del Governo e da parte del Parlamento.
L'onorevole Tenaglia prima ha richiamato il ruolo dell'opposizione sulla norma relativa al filtro in Cassazione. Nell'ambito dell'evoluzione di questa norma e di come si è strutturata l'evoluzione anche giuridica dell'approccio parlamentare a questa norma, voglio evidenziare il ruolo della Commissione giustizia, che ha costituito davvero il motore del provvedimento e ha saputo affiancarsi tecnicamente al qualificante ed importante lavoro svolto dalle Commissioni riunite I e V che avevano in sede referente il provvedimento.
La Commissione giustizia, in modo compatto ed unanime, ha saputo fare in modo che, con una condizione inserita nel parere da rendere al provvedimento, le Commissioni competenti prendessero atto di una modifica condivisa da tutti, apprezzata dall'opposizione, ma proposta dalla maggioranza con il ruolo propulsivo del Governo.
Penso che questo ruolo di motore della Commissione giustizia abbia qualificato il Parlamento e ancora di più che vada apprezzato il ruolo dei presidenti e dei relatori delle Commissioni referenti che hanno fatto propria questa indicazione.
Ringrazio, in questa sede - ci tengo a farlo veramente - l'onorevole Contento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), che ha saputo organizzare il lavoro su questa norma importantissima e Pag. 18qualificante che consentirà di sfoltire decisamente il lavoro della Corte di cassazione.
Nel nostro Paese, sia in materia civile, sia in materia penale, vi sono tantissimi procedimenti pendenti e tantissimo arretrato. Il Governo ha voluto dare un segnale in termini di velocizzazione in materia di giustizia civile, ma lo sta facendo anche in materia di giustizia penale, perché la riforma del processo penale è approdata al Senato e lì si sta svolgendo la fase istruttoria.
Su questi due binari paralleli è iniziata l'azione del Governo, che sarà difficile e complessa, perché ha a che fare con norme che forse sono farraginose e antiquate e da rimodernare, per rimanere in linea con le attese dei cittadini volte ad avere un processo rapido, veloce ed efficiente, che non faccia attendere chi vuole far valere i propri crediti, chi vuole difendersi, ma soprattutto chi è stato offeso da un reato.
Quindi, auspichiamo veramente che questo provvedimento diventi legge al più presto e, parallelamente, possa diventarlo anche il provvedimento al Senato. Apprezziamo - lo ripeto - il lavoro che è stato svolto congiuntamente, con un'azione parlamentare veramente qualificante, per quel che riguarda la norma sul filtro in Cassazione, di cui si è parlato in precedenza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 43.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Simeoni è riuscito.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 419
Votanti 243
Astenuti 176
Maggioranza 122
Hanno votato
24
Hanno votato
no 219).

Prendo atto che i deputati Calearo Ciman, Cesa e De Poli hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi, e che i deputati Ruben, Germanà e Castiello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 43.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesario.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 429
Votanti 247
Astenuti 182
Maggioranza 124
Hanno votato
24
Hanno votato
no 223).

Prendo atto che i deputati Calearo Ciman, Cesa e De Poli hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi e che i deputati Castiello e Ruben hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palomba 43.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, questo emendamento potrebbe realmente costituire una vera piccola riforma nel senso di una maggiore razionalizzazione della giurisdizione.
Con questo emendamento proponiamo che la Corte dei conti venga privata della competenza in materia pensionistica, la quale dovrebbe essere attribuita al giudice ordinario, così come è accaduto per le Pag. 19controversie in materia di lavoro pubblico, che prima erano di competenza del tribunale amministrativo regionale e ora sono, invece, della magistratura ordinaria del lavoro.
Nella Costituzione non è scritta tra le competenze della Corte dei conti quella di occuparsi di materia pensionistica. Se la Corte se ne occupa, è in virtù di una legge ordinaria, che però non ha più senso alla luce dell'evoluzione delle giurisdizioni ordinaria e contabile o amministrativa.
Sentiamo dire che si opporrebbe a questo disegno di razionalizzazione il fatto che la magistratura ordinaria è già oberata di lavoro, ma noi facciamo un semplice rilievo: se è giusto che la competenza o la giurisdizione sulla materia pensionistica passi alla giurisdizione ordinaria, si proceda in questo senso. Poi, per quanto riguarda i problemi del personale, è evidente che, se ci sarà un esubero nella Corte dei conti, si potrà fare in modo che il personale giudiziario transiti all'interno della giurisdizione ordinaria. Ciò è già avvenuto per molti magistrati militari e non comprendiamo perché non debba avvenire anche in questo caso.
Su questo aspetto proponiamo davvero una riforma, e non quella contenuta nell'articolo 43, che è una semplice razionalizzazione di una competenza che comunque la Corte dei conti dovrebbe perdere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 43.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi. Onorevole Cesario. Onorevole Zorzato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 427
Votanti 424
Astenuti 3
Maggioranza 213
Hanno votato
203
Hanno votato
no 221).

Prendo atto che i deputati Galletti, Zazzera, Delfino ed Enzo Carra hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Castiello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'articolo 43.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, vorrei che questa norma sulla Corte dei conti fosse presa ad emblema di un meccanismo di legiferare che naturalmente non può non preoccupare questa Assemblea.
Ricordo che sulla Corte dei conti interveniamo periodicamente, perché ogni mese approviamo una norma. Nel disegno di legge Brunetta ad un certo punto fu inserita una delega sulla Corte dei conti. Vorrei chiamarle deleghe «scappa e fuggi», perché praticamente queste deleghe compaiono improvvisamente al Senato e ho la sensazione che siano frutto di spinte corporative: una volta vince la Cassazione perché chiede il filtro in un certo modo, una volta vince il Consiglio di Stato.
Al Senato ha vinto la Corte dei conti, ma ha vinto con una delega, di cui non sentivamo la necessità se fatta in quel modo, in cui si è detto che d'ora in poi l'organo di garanzia e di autonomia della Corte dei conti è composto dal solo presidente. La settimana scorsa abbiamo eletto i componenti da parte di questo Parlamento ed è inutile dire che non conteranno nulla: mandiamo i rappresentanti del Parlamento dopo aver detto che non contano nulla.
Adesso si vara un'altra norma: c'è un altro treno che passa e si scrive un'altra disposizione sulla Corte dei conti rispetto alla quale si pongono dei grossi problemi. Il collega Palomba ha presentato un emendamento Pag. 20con il quale si dice che è inutile che la stessa si occupi di pensioni, visto che di questa materia si occupa il giudice ordinario. Naturalmente si è detto di no, ma la Costituzione non prevede questa competenza, la Corte fa di più di quanto dovrebbe fare e rischia di fare meno bene.
Vi è un grande problema, colleghi, quello dell'applicazione alla Corte dei conti del giusto processo: avete seguito qualche procedimento davanti alla Corte dei conti? Pensate che i principi costituzionali siano applicati in maniera integrale? Questa era l'occasione di riforma, invece facciamo passare queste deleghe «scappa e fuggi», perché di questo si tratta, in quanto non c'è responsabilità politica e sono frutto di pressioni sul Parlamento o sul Governo di istanze molto autorevoli e molto forti, di cui tutti abbiamo un po' bisogno. Quindi, per questo motivo credo che siano occasioni perse.
Noi non possiamo votare contro, ma ci asteniamo perché perdiamo le occasioni per essere protagonisti di riforme di istituti importanti del nostro ordinamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 43.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Delfino. Onorevole Cesario è riuscito a votare?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 424
Votanti 239
Astenuti 185
Maggioranza 120
Hanno votato
214
Hanno votato
no 25).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito a votare mentre avrebbe voluto astenersi e che la deputata Castiello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 44 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 44 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutte le proposte emendative.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Avverto che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative, la Presidenza le porrà in votazione.
Ricordo che l'emendamento Lo Moro 44.2 è stato ritirato. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Tassone 44.1 e Palomba 44.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, considerato che ci sono più emendamenti, non solo dell'UdC, che insistono sulla soppressione dell'articolo 44, vale la pena ricordare brevemente che siamo in presenza di un'altra incursione normativa nell'assetto e nell'organizzazione dell'Avvocatura dello Stato, materia che anch'essa meriterebbe un intervento organico.
Noi ci siamo abituati, per carità, anche intellettualmente a considerare ormai la legislazione e persino l'azione politica frutto della contingenza e dell'emergenza, Pag. 21però, pur non inseguendo disegni organici e totalizzanti, onnicomprensivi, un filo di sistematicità occorrerebbe anche nei confronti dei destinatari di queste norme.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,25)

PIERLUIGI MANTINI. In questo caso viene, in particolare, riformulato il meccanismo della redistribuzione dei compensi derivanti dall'attività professionale e difensiva che l'Avvocatura dello Stato svolge a favore degli enti pubblici, dello Stato in primo luogo, e non solo, attraverso un meccanismo di redistribuzione a pioggia anche al personale amministrativo di questi compensi derivanti da successi, cioè da liti vinte, sostanzialmente secondo il principio della soccombenza processuale.
Questa incursione dell'articolo 44 (in verità non è la sola) determina delle incongruenze, innanzitutto perché queste decisioni vengono assunte in mancanza di un organo di autogoverno dell'Avvocatura. Inoltre, questa misura è demotivante rispetto all'impegno professionale che ciascuno mette su base anche territoriale nella difesa di enti pubblici territoriali nella specifica attività e causa. Infine, determina una sproporzione e una sperequazione anche dal punto di vista della redistribuzione presso gli altri livelli amministrativi. Si tratta appunto di una redistribuzione a pioggia che, peraltro, non è prevista neanche nei contratti nazionali dei dipendenti pubblici delle amministrazioni e ciò genera problematiche anche verso gli altri dipendenti. Insomma, si tratta di una norma inopportuna di cui chiediamo la soppressione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,27)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, anche io vorrei illustrare brevemente, a nome dell'Italia dei Valori, questi emendamenti soppressivi, che si inseriscono in quel solco che abbiamo detto, ovvero il nostro totale rifiuto all'improvvisazione che il Governo e la maggioranza stanno dimostrando anche in questo disegno di legge. Il provvedimento in esame, infatti, a mano a mano si arricchisce di pezzettini, come in un vestito vecchio dove si mettono delle toppe con il rischio che poi tutto si strappi.
Ho apprezzato anche il candore con il quale il collega Costa ha difeso le prerogative della Commissione giustizia, ovvero un preteso ruolo importante della Commissione giustizia relativamente al disegno di legge n. 1441-bis-C. Tuttavia, devo ricordargli che tutti noi ci siamo guardati in faccia e ci siamo chiesti quale fosse il nostro ruolo in questa materia così importante: ebbene, non abbiamo avuto nessun ruolo. La Commissione giustizia, infatti, è stata espropriata delle sue funzioni fondamentali. Non lo abbiamo detto soltanto noi - magari io sono stato il primo a segnalarlo insieme a tanti altri colleghi - ma anche da parte di colleghi della maggioranza sono giunte severe critiche a questo metodo.
Con l'articolo 44, uno dei 32 nuovi articoli che il Senato ha aggiunto - o da senatori istigati dal Governo, o il Governo sostenuto da senatori - il provvedimento in esame sta diventando veramente un mostro. La norma sull'Avvocatura dello Stato non c'entra niente. Noi abbiamo un profondo rispetto dell'Avvocatura dello Stato, che svolge un ruolo importantissimo nel nostro sistema giuridico e nella difesa delle istituzioni e degli enti pubblici. Ma proprio per il rispetto che abbiamo per questa istituzione, pensiamo che non debba essere trattata così male, maltrattata e la cui riforma è ridotta ad un articolo con quattro commi, che sostanzialmente si occupa solo di questioni organizzative della stessa Avvocatura dello Stato.
Noi crediamo che se l'Avvocatura dello Stato abbia bisogno di una riforma e che Pag. 22questa debba essere affrontata organicamente in misura e in maniera confacente alla dignità di questo organismo. Di conseguenza, tutte le volte che sarà necessario voteremo contro, non su singoli aspetti dei diversi provvedimenti, bensì contro un metodo usato dal Governo e dalla maggioranza, che tende a nascondere una profonda incapacità del Governo di affrontare i problemi della giustizia e la necessità di una sua vera riforma.
In questo modo, cari amici del Governo, voi non risolverete i problemi della giustizia, ma alla fine della legislatura arriverete non con una riduzione del numero dei processi, bensì con un aggravamento. Non date i fondi per il personale e per le risorse, le vostre riforme sono fatte a pezzettini e mettono delle toppe in mancanza di un disegno organico. Purtroppo, dobbiamo constatare che non c'è niente di buono all'orizzonte per una vera riforma della giustizia. Ecco perché noi voteremo contro ogni riforma abborracciata e frutto di improvvisazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Tassone 44.1 e Palomba 44.3, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesario? Onorevole Di Virgilio? Onorevole Speciale?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 434
Votanti 267
Astenuti 167
Maggioranza 134
Hanno votato
43
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che il deputato Calearo Ciman ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 44.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pollastrini? Onorevole Soro? Onorevole Mele? Onorevole Pizzolante? Onorevole Bocciardo? Onorevole Pizzolante? Qualcuno proceda.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 434
Votanti 267
Astenuti 167
(Maggioranza 134
Hanno votato
43
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che il deputato Calearo Ciman ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 44.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bellanova? Onorevole Pollastrini? Onorevole Cesareo? Vogliamo procedere, per l'onorevole Pollastrini e per l'onorevole Nannicini?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 436
Votanti 265
Astenuti 171
(Maggioranza 133
Hanno votato
43
Hanno votato
no 222).

Prendo atto che il deputato Calearo Ciman ha segnalato che avrebbe voluto Pag. 23astenersi e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 44.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 435
Votanti 266
Astenuti 169
(Maggioranza 134
Hanno votato
43
Hanno votato
no 223).

Prendo atto che i deputati Calearo Ciman e Naccarato hanno segnalato che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Chiedo al presentatore dell'emendamento Palomba 44.10 se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

FEDERICO PALOMBA. Mi limiterò ad illustrare brevemente le ragioni di questo emendamento. L'Avvocatura di Stato produce proventi derivanti dalle cause vinte e dagli arbitrati. Si tratta di un'attività che viene svolta all'interno di un rapporto con funzionale con la pubblica amministrazione. Non c'è altra pubblica amministrazione che abbia un incentivo, che mantenga risultati positivi - anche in termini economici - dell'attività svolta. Non abbiamo niente in contrario, naturalmente, né riguardo agli avvocati dello Stato, né nei confronti del personale dell'Avvocatura dello Stato. Tuttavia, vorremmo affermare un principio; chiediamo se non sia giusto o logico che, ove dei funzionari dello Stato traggano proventi dalla loro attività, tali proventi possano in qualche modo, in parte essere redistribuiti al personale - non ci opponiamo a questo; nel nostro emendamento resterebbe l'80 per cento. Ci domandiamo se non sia giusto che una quota, una parte di questi proventi - prodotti dalla qualità di pubblica di pubblico funzionario - non debbano ritornare in favore della collettività.
Noi proponiamo che una quota venga redistribuita, che il 20 per cento di questi proventi vada a confluire nel Fondo unico per la giustizia. Riteniamo che questa sia una cosa giusta, tuttavia, vogliamo porre il problema e affermare un principio. Affinché non sembri che da parte nostra vi sia una volontà di contrapporci a niente e a nessuno, una volta affermato e consegnato il principio all'Aula, al Governo, alla maggioranza e all'opposizione, quindi ai parlamentari, ritengo di poter ritirare l'emendamento.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'emendamento Palomba 44.10 è stato dunque ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 44.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Onorevole Lanzillotta? Ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 438
Votanti 267
Astenuti 171
Maggioranza 134
Hanno votato
42
Hanno votato
no 225).

Prendo atto che il deputato Sposetti ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo 44.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

Pag. 24

MARIO TASSONE. Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto contrario su questo articolo 44. Ritengo che l'onorevole Mantini abbia già indicato il nostro atteggiamento, che ovviamente è la posizione espressa anche attraverso gli emendamenti. Approvando questo articolo 44, si fa un danno enorme all'Avvocatura dello Stato. Più volte ci siamo anche confrontati sul funzionamento e sulla delicatezza del ruolo dell'Avvocatura dello Stato, ma questo articolo non credo sia il modo migliore per affrontare tutta la problematica legata alla produzione, alla distribuzione degli incarichi, ai proventi e quindi alla funzionalità di questa importante struttura per la pubblica amministrazione.
Noi avevamo pensato e immaginato - ecco perché avevo richiesto la soppressione dell'articolo 44 - che l'Avvocatura dello Stato dovesse avere una sua configurazione autonoma, un provvedimento a sé stante. Questo è un modo di legiferare - lo abbiamo detto anche sul provvedimento in generale - in termini schizofrenici. In questo provvedimento, abbiamo inserito tutto e il contrario di tutto, anche la problematica dell'Avvocatura dello Stato, con riflessi e soprattutto con soluzioni che certamente ci lasciano estremamente perplessi.
Non credo che stiamo dando un aiuto né allo sviluppo economico né al funzionamento del nostro Paese, né alla semplificazione della vita nel nostro Paese, ma abbiamo arroventato moltissimi problemi che ci ritroveremo per intero anche dopo l'approvazione di questo provvedimento.
Voglio vedere cosa avremo di ritorno in termini negativi. Mi auguro che gli effetti negativi saranno attutiti e che, ovviamente, come cittadino italiano, ci siano effetti positivi. Presumo, però, che ci potranno essere grandi difficoltà nella gestione di questa materia, in questo caso nella gestione di tutto il tema dell'Avvocatura dello Stato. Mi dispiace che il Governo e la maggioranza abbiano dimostrato una certa miopia, non una visione larga e ampia rispetto ai temi che avevamo affrontato e indicato.
Ecco perché nella mia dichiarazione di voto contrario è implicito anche un invito ai colleghi dell'opposizione, ma soprattutto ai colleghi della maggioranza, a guardare veramente che cos'è l'articolo 44 e a capire che, anche per quanto riguarda la visione della gestione monocratica, dell'attribuzione degli incarichi, dei proventi della produzione e dei benefici economici, fuoriesce da tutto un sistema di garanzie che hanno la magistratura e altri organi dello Stato e certamente crea una disparità enorme.
Ma crea anche una disparità con l'avvocatura degli enti pubblici, INPS, INAIL, INPDAP, regioni, enti subregionali e locali. La disparità economica crea sempre un certo malessere e, se crea un certo malessere su una struttura delicata dello Stato (perché è una struttura della pubblica amministrazione, e quindi dello Stato), mi preoccuperei moltissimo, se vi è questo dislivello e questo squilibrio.
I dati delle ingiustizie e dei differenti trattamenti di carattere economico certamente producono effetti estremamente negativi. Ecco perché, signor Presidente, il mio invito e la mia sollecitazione - e con questo, ovviamente, ho finito - è di votare contro questo articolo 44 e di riprendere tutta la tematica dell'Avvocatura dello Stato in un'allocazione più naturale, in un provvedimento articolato in termini più razionali, invece che in questo provvedimento, che è onnicomprensivo e che parla di tutto e del contrario di tutto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 44.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calderisi? Qualcuno provveda per l'onorevole Pollastrini, perché credo abbia un problema. È riuscita a votare. I colleghi hanno votato? Pag. 25
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 433
Votanti 265
Astenuti 168
Maggioranza 133
Hanno votato
226
Hanno votato
no 39).

Prendo atto che i deputati Barbareschi e Simeoni hanno segnalato che non sono riusciti a votare, che i deputati Calearo Ciman e Mazzarella hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi e che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

(Esame dell'articolo 45- A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 45 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C).
Avverto che, essendo stata avanzata specifica richiesta da parte del gruppo dell'Unione di Centro, che ha esaurito il tempo a sua disposizione, la Presidenza concede un ampliamento dei tempi per l'esame di questo provvedimento in ragione di un terzo di quelli originariamente previsti.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, l'articolo 45 prevede una delega al Governo per il riordino del processo amministrativo. Vorrei innanzitutto osservare, anche per i colleghi che meno si occupano del rito amministrativo, che il processo amministrativo, almeno dal punto di vista della principale patologia dei processi italiani, è un processo relativamente breve, che funziona almeno sotto il profilo dei termini processuali: vi è una media di 7-8 mesi per la sentenza in primo grado, mentre vi è una media non superiore ad un anno, a parte le misure cautelari, per il processo di appello dinanzi al Consiglio di Stato.
Vi sono, ovviamente, come in tutte le cose, aspetti che possono e devono essere migliorati, ma una delega così ampia - non vorrei che anche questa venisse intesa come una doglianza o un refrain da opposizione - è anch'essa senza principi e criteri per un motivo molto semplice: i criteri, per il vero, e alcuni principi vi sono, ma sono più sul processo, cioè sul rito processuale, mentre non vi è nulla sulla giurisdizione amministrativa, cioè sui confini delle materie di cui il giudice amministrativo deve occuparsi.
Ed è invece proprio questo il tema più sentito, frutto di scontri tra Consiglio di Stato e Cassazione, come sanno tutti gli operatori: il riparto della giurisdizione, l'esatta competenza del giudice amministrativo e di quello ordinario; soprattutto rispetto ad una serie questioni, che potrei citare ma che i colleghi conoscono in larga misura, in cui gli interessi legittimi e i diritti soggettivi un po' si accavallano, e quindi meriterebbero un solo giudice.
Su questo punto la delega assolutamente non dice nulla, ma si tratta di quello più delicato. Ricordo anche che la Corte costituzionale è già intervenuta alcune volte, in particolare con la sentenza n. 292 del 2000, giudicando l'illegittimità di una norma proprio per assenza di criteri di delega in materia di processo amministrativo; abbiamo quindi un precedente di incostituzionalità che dovrebbe allarmarci.
Nel merito, poi, direi che i criteri sono molto imprecisi: si insiste su alcune misure che sono già ampiamente praticate, come l'istanza di trattazione anticipata di merito o l'istanza cautelare ante causam: tutte cose che nella prassi già si fanno. Sembra invece spuntare una teoria della riduzione dei termini per l'azione. Anche qui, il termine ordinario per fare ricorso è di 60 giorni; già è stato ridotto in alcuni casi a 30 giorni, ma 60 giorni è un termine non così lungo per la decadenza del ricorso: è sufficiente per rendersi conto della lesione di un diritto, di un danno, per preparare un'azione. Non è un termine così lungo! Quindi, insistere troppo sulla riduzione del termine al ricorso, significa francamente entrare in conflitto Pag. 26con l'articolo 24 della Costituzione, ossia ridurre troppo i termini per la difesa dei propri diritti.
Devo poi dire che è sbagliato insistere sui riti speciali anche nel processo amministrativo: ritorniamo ad una congerie di riti diversi, ritorniamo a norme speciali per gli appalti, per le grandi infrastrutture. Anche per l'energia: anche qui vi è un tentativo, tutt'altro che depotenziato da queste norme, di attribuire troppa materia al TAR del Lazio. Penso alla norma contenuta nel provvedimento del Ministro Scajola sull'energia, che vorrebbe trasferire al TAR del Lazio tutte le controversie, anche quelle più modeste in materia di energia, in qualunque parte d'Italia si svolgano: anche quelle sul cosiddetto cappotto degli edifici, cioè quasi vertenze da condominio, tutte al TAR del Lazio.
V'è poi da dire che invece l'articolo 45 non tiene conto di una certa tensione sul personale, perché è il personale che in larga misura è sottratto ai compiti giurisdizionali: mi riferisco alla vexata quaestio dell'altissimo numero di consiglieri di Stato distaccati presso i gabinetti degli uffici legislativi, gli organi di Governo, il che ovviamente incide anche, in questa proporzione, sull'efficienza del rito di secondo grado in Consiglio di Stato. Mi riferisco anche al fatto che forse andrebbe affrontata con un certo coraggio l'ipotesi di attribuire ai TAR una funzione simile; di attribuirla o di non attribuirla: abbiamo sempre il problema della natura «anfibia» del giudice amministrativo, che da una parte offre consulenza, il Consiglio di Stato al Governo, e dall'altro è giudice. Se si sceglie questa strada, forse la si potrebbe, se la si conferma per il Consiglio di Stato, utilizzare opportunamente anche per i TAR: anche i giudici amministrativi dei TAR potrebbero essere organi consulenziali delle pubbliche amministrazioni locali e regionali. O per entrambi i livelli, oppure per nessuno dei due livelli; ma questi nodi vengono elusi, non trattati!
E poi devo dire che il passaggio finale è piuttosto bizzarro, perché abbiamo una riforma che l'articolo 45 affida, dal punto di vista della redazione delle norme, addirittura direttamente al Consiglio di Stato: va bene tutta l'autonomia normativa, le autodichie delle Camere, eccetera, ma insomma, immaginare che il Consiglio di Stato debba effettuare di per sé e con le proprie mani la redazione delle norme che lo riguardano, francamente è un passaggio che ci preoccupa; nel sommo rispetto che abbiamo del Consiglio di Stato, ovviamente.
Una cosa infatti è l'utilizzo delle competenze di consiglieri di Stato presso organi di Governo, altra cosa è che il Governo, e addirittura il Parlamento, si rimettano al Consiglio di Stato anche per la redazione delle norme legislative (che, peraltro, riguardano il medesimo organo).
Per tutte queste ragioni riteniamo inopportuna questa delega così ampia e non definita sui temi cruciali - che pure meritano l'intervento legislativo - del processo amministrativo, e avvertiamo veramente il Governo a procedere su questa materia con la dovuta delicatezza, che il testo in esame per ora non lascia intravedere.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del liceo «Carlo Urbani» di San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli, che sono in visita alla Camera dei deputati e che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Avverto che l'emendamento Vietti 47.5 è stato ritirato dal presentatore.
Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, il parere delle Commissioni sulle proposte emendative riferite all'articolo 45 è contrario, previo invito al ritiro, con l'eccezione dell'emendamento Ferranti 45.4, sul quale vi è un parere favorevole e con una richiesta di specificazione agli onorevoli presentatori, Gibiino e Zaccaria, sui rispettivi identici emendamenti 45.16 e 45.17 in ordine alla collocazione all'interno dell'articolo della locuzione «in quanto compatibili», di cui si chiede la soppressione.

Pag. 27

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo dunque ai presentatori degli identici emendamenti Gibiino 45.16 e Zaccaria 45.17 se intendano interloquire e rispondere alla richiesta avanzata dal relatore.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, si tratta semplicemente di una osservazione del Comitato per la legislazione; quando, con riferimento ai principi e criteri direttivi, si dice «in quanto compatibili», si dice di fatto al Governo: fai tu. Bisogna evidentemente espungere l'espressione «in quanto compatibili», perché così si ottiene un maggior vincolo; è chiaro infatti che ciò che non è compatibile non verrà applicato, ma in questo modo si lascia una discrezionalità smisurata. Occorre dunque eliminare tale inciso.

PRESIDENTE. Il relatore?

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, mi scuso con lei, con i colleghi e con gli onorevoli presentatori, ma non riesco a vedere questa locuzione: leggo la locuzione «in quanto applicabili», non quella «in quanto compatibili».

ROBERTO ZACCARIA. Mi scusi, signor Presidente, l'espressione è uguale: si tratta cioè di eliminare l'espressione «in quanto applicabili», di espungere quindi quella parte e di lasciare minore discrezionalità al soggetto che deve applicare.

PRESIDENTE. Credo che adesso la questione sia chiara. Onorevole relatrice, il parere rimane contrario?

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, per quanto mi riguarda, la spiegazione non è chiarissima e il parere resta contrario, previo invito al ritiro.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dalla relatrice, anche perché non capisco: se espungiamo la locuzione «in quanto applicabili» ciò significa che poi i criteri diventeranno ancora più ampi, e quindi tali emendamenti mi sembrano contraddittori.

PRESIDENTE. Sta bene.
Immagino che gli approfondimenti potranno aver luogo al momento del passaggio alla fase di votazione degli emendamenti in questione.
Ricordo che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palomba 45.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, l'articolo 45 è una di quelle «toppe» che il Governo e la maggioranza, nell'intercambiabilità dei ruoli, hanno messo (e non ci si dica il Senato o la maggioranza, perché la loro maggioranza è schiacciante e fanno quello che vuole il Governo, limitandosi la maggioranza a premere il ditino e basta), è uno di quei trentadue nuovi articoli introdotti al Senato, una di quelle sette nuove deleghe introdotte al Senato nel pieno disinteresse per la dignità della Commissione giustizia, alla Camera e al Senato.
Ci siamo visti scorrere il provvedimento sotto gli occhi senza avere nessuna possibilità di intervenire. Mi dispiace doverlo ricordare ancora all'onorevole Costa, ma non ha contato niente lui, né la sua maggioranza, né la Commissione giustizia, dove il Governo, così come nelle Assemblee parlamentari, è forte di una ampia maggioranza. Pag. 28
Non ci si vengano a raccontare «bubbole» che non esistono, che non sono vere. Dovremmo oggi collaborare ad un testo sul quale si rifiuta la nostra collaborazione. Sentite continuamente dire: parere contrario, parere contrario, parere contrario su tutti gli emendamenti, e noi amici dell'opposizione dovremmo accontentarci delle astensioni, dei pareri contrari, e di qualcosa che va bene. Noi rifiutiamo questo criterio politico per cui la maggioranza decide le sue misure, ammesso che ne abbia una visione chiara, e poi pretende di imporle agli altri e di avere la collaborazione. Noi non ci stiamo!
L'onorevole Mantini ha già spiegato le ragioni di merito per cui questo articolo 45 è un obbrobrio. Vorrei aggiungerne delle altre. M rivolgo alla maggioranza: il presidente Bruno ha svolto meritoriamente delle audizioni importanti, che si sono perlopiù risolte con giudizi severamente critici sulle novelle introdotto al Senato in modo particolare sull'articolo 45. Basti dire che il Governo rifiuta la sua azione necessaria di delega e appalta la delega, a sua volta, al Consiglio di Stato ovvero ad un organismo di grande autorevolezza quando pronuncia le sentenze, o quando è in sede consultiva, ma che non dovrebbe certamente, al di là di una funzione di consiglio e di collaborazione, essere delegato alla stesura del testo.
Signor Presidente, onorevoli amici e colleghi, queste ragioni ci inducono ad affermare che su questo provvedimento svolgeremo un'opposizione dura. Non siamo d'accordo con questo metodo che condurrà ancora la giustizia allo sfascio, perché non rappresenta niente di organico, né di propositivo, e soprattutto non prevede niente di organico e funzionale in termini di risorse per la giustizia ordinaria e amministrativa. Ecco perché confidiamo che tutte le forze di opposizione votino a favore di questo emendamento soppressivo per la dignità del Parlamento e della stessa giustizia amministrativa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 45.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pollastrini stiamo provvedendo. I colleghi hanno votato tutti? Onorevole Cosentino?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 422
Votanti 418
Astenuti 4
Maggioranza 210
Hanno votato
199
Hanno votato
no 219).

Prendo atto che il deputato Simeoni ha segnalato che non riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 45.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Onorevole Scilipoti? Vi è riuscito.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 424
Votanti 421
Astenuti 3
Maggioranza 211
Hanno votato
200
Hanno votato
no 221).

Prendo atto che i deputati Duilio e Calearo Ciman hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Simeoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 45.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione. Pag. 29
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi, ci riesce? L'onorevole Scilipoti c'è riuscito. Onorevole Barani... onorevole Castellani...... l'onorevole Castellani non ci riesce? C'è riuscita.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 428
Votanti 425
Astenuti 3
Maggioranza 213
Hanno votato
201
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che i deputati Duilio, Calearo Ciman e Galletti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Simeoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gibiino 45.16 e Zaccaria 45.17.
Come già precisato, ricordo che, per un errore tipografico, negli identici emendamenti Gibiino 45.16 e Zaccaria 45.17 le parole «in quanto compatibili» debbono intendersi sostituite dalle seguenti: «in quanto applicabili».
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, interverrò brevemente. A me pare che in questo caso si voglia concepire la delega come una sorta di supermercato: il Governo va ai banchi delle merci esposte e prende quelle che vuole. Non si può dire «in quanto applicabili» perché si lascia una discrezionalità enorme al Governo nello scegliersi autonomamente i criteri direttivi. Pertanto o si afferma che quelli sono i criteri direttivi e basta e qualcun altro penserà a sindacarne il rispetto oppure prevedere «in quanto applicabili» o «in quanto compatibili» è un non senso. Quindi facciano come vogliono, ma tengano conto che è un non senso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, anch'io intervengo su questi identici emendamenti per sottolineare anche come presidente del Comitato per la legislazione - lo dico all'indirizzo sia della relatrice sia del Governo - che evidentemente c'è stato un refuso per quanto attiene al testo. Il testo discusso nel Comitato è «in quanto applicabili». In particolare, il sottosegretario Vegas, che non mi sta ascoltando e che pregherei di ascoltare...

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La sto ascoltando!

LINO DUILIO. Lo dico non per fare polemica... ho capito, abbia pazienza, sottosegretario, lei un attimo fa ha detto che nel caso in cui si sopprima il riferimento «in quanto applicabili» si lascia una discrezionalità ancora maggiore. Mi permetto di osservare che è esattamente il contrario. Non esiste che il Parlamento faccia riferimento ad una normativa preesistente alla quale richiamarsi, lasciando poi al Governo la valutazione e l'opportunità di richiamarla o di non richiamarla in quanto valuterà il Governo.
Quando si conferisce una delega, come il sottosegretario e la relatrice sanno, si deve precisare con esattezza il principio di riferimento e, quindi, in questo caso il testo della legge 15 marzo 1997, n. 59, che è evocabile o meno. Se lasciamo l'inciso «in quanto applicabili» è previsto un riferimento molto generico che fa sì che la delega non sia qualificata con certezza. Questo è il motivo per cui è stata chiesta la soppressione. Ovviamente non ne faccio una questione di Stato ma vorrei puntualizzare al sottosegretario che è esattamente l'opposto di quanto detto e pertanto si ribadisce l'opportunità di sopprimere quel riferimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gibiino. Ne ha facoltà.

VINCENZO GIBIINO. Signor Presidente, l'emendamento rimane così.

Pag. 30

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, cosa significa «rimane così»? Cioè con quelle tre parole che non sono nel testo?

PRESIDENTE. Ho precisato che le parole «in quanto compatibili» debbono intendersi sostituite da «in quanto applicabili».

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Lei, signor Presidente, lo ha precisato ma il collega ha detto: «rimane così», ma cosa?

PRESIDENTE. Onorevole Gibiino, il presidente Bruno vorrebbe un intervento meno sintetico da parte sua.

VINCENZO GIBIINO. Signor Presidente, vi era già stato l'intervento dell'onorevole collega Zaccaria e del presidente del Comitato per la legislazione. Mi unisco al loro intervento. Pertanto l'emendamento, così come era formulato, per quanto ci riguarda, rimane in tal senso.

PRESIDENTE. Mi sembra chiaro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gibiino 45.16 e Zaccaria 45.17, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barani? Onorevoli Margiotta e Nannicini? Onorevole Barani, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 424
Votanti 419
Astenuti 5
Maggioranza 210
Hanno votato
200
Hanno votato
no 219).

Prendo atto che il deputato Simeoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 45.4, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
(Commenti del deputato Barani).

Non abbia questi brutti pensieri, onorevole Barani. Onorevole Nannicini, c'è riuscito?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 424
Votanti 423
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato
423).

Prendo atto che i deputati Razzi e Simeoni hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 45.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, impiegherò solo due minuti, perché stiamo per finire i tempi a nostra disposizione e chiederò l'autorizzazione a consegnare il testo scritto, che sintetizzo.
La questione in esame è una questione di enorme importanza, perché riguarda il riordino della competenza giurisdizionale tra Consiglio di Stato e Corte di cassazione. Su tale materia ho sottolineato - l'ha detto in parte il Comitato per la legislazione - che non si tratta di avere il dubbio se siano applicabili o compatibili: non vi sono criteri direttivi. Tutti coloro che si occupano di tale materia dicono in maniera molto chiara che non si può Pag. 31intervenire sulla delimitazione della giurisdizione del Consiglio di Stato rispetto alla Corte di cassazione dando al Consiglio di Stato, che è in contrapposizione alla Corte di cassazione, il compito di fissarsi la propria giurisdizione.
Qui siamo in una sorta di conflitto di interessi, perché sostanzialmente una delle parti in causa farà la delega, avrà la competenza a fare il decreto delegato. La Corte costituzionale è già intervenuta e ha bacchettato il Parlamento, dicendo che questa cosa non si può fare, mentre noi la stiamo rifacendo. Queste sono deleghe nell'interesse di una parte: stiamo molto attenti, perché il Parlamento deve essere al di sopra sia della Corte di cassazione sia del Consiglio di Stato.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Zaccaria, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 45.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi ritardatari? Onorevole Castellani? Onorevole Conte? Onorevole Simeoni?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 428
Votanti 427
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato
203
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito a votare, che il deputato Cristaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Cera ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Nannicini 45.6.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento 45.6 formulato dal relatore.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, l'attuale stesura dell'articolo 45, particolarmente al comma 2, lettera b), numero 1), su cui già si è soffermato anche il collega Zaccaria e con precisione anche l'onorevole Mantini, presenta una dizione troppo generica, cioè: «riordinando le norme vigenti sulla giurisdizione del giudice amministrativo, anche rispetto alle altre giurisdizioni», e tra l'altro con una delega con una formulazione molto ampia.
Il mio emendamento in esame cerca di riportare al merito di questa parte, essenzialmente richiamando e reagendo anche ad una sentenza innovativa, la n. 500 del 1999 della Corte di cassazione, che per prima aveva ritenuto l'autonoma risarcibilità del danno causato da lesioni di interessi legittimi e aveva attribuito la giurisdizione in materia al giudice amministrativo.
Questa legge va superata, perché, di fatto, la riserva tendenziale onnicomprensiva di giurisdizione al giudice amministrativo (ne restano esclusi ormai i soli comportamenti di mero fatto), ha in concreto ridotto, ben oltre il tollerabile, l'effettività della tutela risarcitoria per una molteplicità di ragioni sintetizzabili. Non intendo allungare la lettura di questo dispositivo, ma chiarire che il giudice naturale, quello ordinario, è molto più preparato sulla risarcibilità del danno rispetto al giudice amministrativo. Pertanto, credo che l'emendamento sia puntuale, ma, dopo l'espressione di tanti voti contrari, credo di dover ritirare l'emendamento, affinché almeno rimanga in vita il rispetto dell'articolo 24 e dell'articolo 112 della Costituzione e anche perché la speranza è l'ultima a morire e spero proprio Pag. 32che il Governo legga gli atti parlamentari e ci rifletta sopra. Non perché è stato presentato da me, ma credo che non meriti certamente un voto negativo un emendamento che entra nel merito e nella sostanza.
Il mio intervento, pertanto, è affinché ciò risulti agli atti, ma ritiro l'emendamento perché sicuramente - non per presunzione - non merita un voto contrario e la disattenzione che è stata mostrata sia dal relatore, sia dal Governo.

PRESIDENTE. L'emendamento Nannicini 45.6 è stato pertanto ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ferranti 45.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, intervengo brevemente soltanto per lasciar traccia di un tentativo che abbiamo cercato di compiere per dare compatibilità costituzionale a questa delega, una delega priva di qualsiasi riferimento, soprattutto in una materia così delicata. Si parla di riordino delle norme vigenti della giurisdizione del giudice amministrativo, anche rispetto alle altre giurisdizioni, quindi, quella ordinaria. Ci aspettavamo che il Governo e la relatrice recepissero questo riferimento, perché, in realtà, si tratta di quel principio che in una sua decisione la Corte costituzionale - relatore ed estensore il professor Vaccarella - ha indicato quale principio cardine della ripartizione della giurisdizione stessa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 45.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barani, onorevole Torrisi, onorevole Lunardi? I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 419
Votanti 400
Astenuti 19
Maggioranza 201
Hanno votato
184
Hanno votato
no 216).

Prendo atto che i deputati Razzi e Monai hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Tocci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 45.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Osvaldo Napoli? Onorevole Barani? Qualcuno provveda per l'onorevole Barani. L'onorevole Marinello ha votato. I colleghi hanno votato? Onorevole Tassone?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 430
Votanti 427
Astenuti 3
Maggioranza 214
Hanno votato
207
Hanno votato
no 220).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 45.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Alfano, onorevole Nannicini, onorevole Perina?
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 33
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 430
Votanti 427
Astenuti 3
Maggioranza 214
Hanno votato
207
Hanno votato
no 220).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 45.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Barani ha ancora difficoltà? Qualcuno provveda per favore! Io farei disabilitare la sua postazione! Onorevole De Camillis?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 433
Votanti 430
Astenuti 3
Maggioranza 216
Hanno votato
208
Hanno votato
no 222).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 45.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 432
Votanti 397
Astenuti 35
Maggioranza 199
Hanno votato
175
Hanno votato
no 222).

Prendo atto che i deputati Razzi e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 45.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Disattivate la postazione dell'onorevole Barani! Adesso è riuscito.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 437
Votanti 434
Astenuti 3
Maggioranza 218
Hanno votato
208
Hanno votato
no 226).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nannicini 45.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Zorzato? Onorevole Barani voti tranquillamente!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 434
Votanti 430
Astenuti 4
Maggioranza 216
Hanno votato
205
Hanno votato
no 225).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Barani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Pag. 34
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palomba 45.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, vorrei illustrare brevissimamente le ragioni di questo emendamento.
L'articolo 45, comma 4, stabilisce che: «(...) Il Presidente del Consiglio dei Ministri può delegare al Consiglio di Stato la stesura dell'articolato (...)».
Questa delega alla stesura dell'articolato è qualcosa che rifiutiamo totalmente e integralmente. Sarebbe come se, facendo la riforma dei Corpi di polizia, ne affidassimo la stesura ai prefetti o al corpo di polizia stesso. Così per l'esercito e per qualunque altro corpo e categoria dello Stato. È come se delegassimo la riforma degli appalti ai costruttori.
Signor Presidente, si tratta di un principio assolutamente inaccettabile e noi dobbiamo riaffermare la dignità del Parlamento e l'autonomia dell'Esecutivo rispetto ad ogni corporazione, indipendentemente dal fatto che nel Consiglio di Stato siano presenti magistrati validi. Non è questo il punto; si tratta di un problema di principio generale: ogni istituzione deve svolgere la sua funzione ed il suo ruolo. Altro è quello di avere dei consulenti e farsi dare consigli, altro è affidare addirittura la stesura integrale dell'articolato. È qualcosa che non sta assolutamente dentro la Costituzione!
Per questa ragione abbiamo proposto questo emendamento soppressivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, si tratta di una questione troppo importante. Stiamo attribuendo al Consiglio di Stato la possibilità di costruire e di preparare il decreto legislativo che lo riguarderà.
È come se facessimo la riforma della giustizia ordinaria, conferendo la delega per la preparazione del decreto legislativo ai giudici ordinari, e lo stesso per la magistratura penale.
Si tratta di un principio pericolosissimo! Non contesto che il Consiglio di Stato in astratto sia organo di consulenza, ma non sulle questioni che lo riguardano, perché, se il Consiglio di Stato preparasse il decreto legislativo, sostanzialmente avrà disciplinato la propria materia e su questo tema è pericolosissimo.
Pertanto, mi dispiace perché si tratta di un provvedimento nel quale avevamo fatto passare un principio importante con riferimento alle fasi preparatorie del processo elettorale, individuando una giurisdizione (ed è una soluzione che mancava da molti anni). Abbiamo contribuito a migliorare questo testo, ma dovremo esprimere voto contrario su questo articolo 45.

BRUNO CESARIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, da ieri la mia postazione non funziona. Ieri, il Presidente Fini ha provveduto a disabilitarla. Le chiedo la disabilitazione anche per oggi, perché non riesco a votare.

PRESIDENTE. Sta bene! Si provveda a disattivare la postazione dell'onorevole Cesario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 45.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 431
Votanti 428
Astenuti 3
Maggioranza 215
Hanno votato
206
Hanno votato
no 222).

Pag. 35

Prendo atto che il deputato Simeoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito a votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 45.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Onorevole Pagano?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 435
Votanti 432
Astenuti 3
Maggioranza 217
Hanno votato
206
Hanno votato
no 226).

Prendo atto che i deputati Razzi, Nunzio Francesco Testa, De Poli e Cesa hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 45, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pollastrini, la sua postazione è disattivata, può votare direttamente! Onorevole Nannicini?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 439
Votanti 436
Astenuti 3
Maggioranza 219
Hanno votato
229
Hanno votato
no 207).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 46 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 46 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, anche per una certa economia di tempo intervengo sul complesso delle proposte emendative relative all'articolo 46 ed anche a quello successivo, il 47, ma soprattutto per motivare un concetto che vorrei fosse piuttosto chiaro.
Non abbiamo risparmiato delle critiche, sia pure costruttive, ad alcuni punti di questo disegno di legge. Ora, invece, vorremmo dare atto che l'articolo 46, per quanto figlio anch'esso di una precarietà di metodo legislativo, introduce delle misure utili alla funzionalità della giustizia civile sotto vari profili. Si tratta dell'ampliamento delle competenze, per valore e per materia, del giudice di pace, dell'ordinanza di litispendenza e di litiscontinenza, fatte attraverso ordinanze e non attraverso sentenze, dell'anticipazione delle eccezioni di incompetenza territoriale, da presentare nella prima fase del processo e non nell'ultima, perché quando avviene - e succede spesso - si deve ricominciare tutto da capo in quanto si scopre solo al termine del rito processuale che il giudice non è quello competente per territorio. Inoltre, ricordo il dimezzamento di alcuni termini (per esempio, quelli relativi alla riassunzione del processo), una disciplina più severa nei confronti delle liti temerarie e sappiamo quanto sia importante questo punto perché viviamo in un Paese che produce il triplo delle cause civili rispetto agli altri Paesi comparabili (Spagna, Germania e Inghilterra). Pag. 36
Dunque, abbiamo un serissimo problema di accesso alla giurisdizione che diventerà un bene scarso, come accade in altri campi (per esempio per le risorse ambientali), perché non è vero che il servizio giustizia sia infinito e possa sostenere infiniti numeri di domande. Dunque, avremo un problema anche da affrontare con misure più drastiche rispetto a quanto non sia stato qui possibile e, in particolare, naturalmente con lo sviluppo di tutti i riti alternativi alla magistratura togata.
Abbiamo misure utili nell'introduzione delle notifiche in via informatica. Sappiamo bene che sempre si può migliorare, ma tuttavia questo articolo 46 - occorre darne atto - introduce con un lavoro che ormai è figlio di anni di riflessioni, di doglianze e di proposte da parte di tutte le categorie degli operatori del diritto e anche di proposte condivise da tutti i gruppi parlamentari, misure utili alla funzionalità della giustizia civile.
È stata anche definita sulle riviste di diritto una «miniriforma» della giustizia civile, a voler dire che si può pensare anche ad una grande riforma, ma comunque accontentiamoci per ora di questo risultato, dando atto che si tratta di misure, lo ripeto, utili alla maggiore efficienza e snellezza del processo civile.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 46 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutte le proposte emendative presentate.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, qual è il parere sull'emendamento 46.100 delle Commissioni?

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore per la I Commissione. Mi scusi, signor Presidente, le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 46.100.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Avverto che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Vietti 46.1 e Ferranti 46.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capano. Ne ha facoltà.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, non posso condividere l'ottimismo del collega Mantini, soprattutto in riferimento al primo comma dell'articolo 46 che attribuisce al giudice di pace la competenza sugli interessi o accessori nelle cause previdenziali. Peccato che, con il decreto-legge n. 112 del 2008, era stato sancito, invece, l'obbligo della riunione nelle cause previdenziali ove fossero state proposte autonomamente cause sorte su capitali, interessi e rivalutazione.
Ebbene, quell'obbligo di riunione, una volta che si attribuisce la competenza al giudice di pace, non può più essere osservato perché non è possibile applicare l'istituto della riunione a cause la cui la competenza è definita per materia. È un'altra delle illogicità dell'intervento del legislatore in materia di processo civile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Vietti 46.1 e ferranti 46.2, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 37

Onorevole Simeoni?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 422
Votanti 419
Astenuti 3
Maggioranza 210
Hanno votato
200
Hanno votato
no 219).

Prendo atto che i deputati Razzi e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare, che i deputati Scandroglio e Carlucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Genovese e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Favia 46.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, abbiamo la prova provata che non si vuole perseguire assolutamente alcuna forma di collaborazione con le opposizioni, ma si fa muro contro muro. Che la maggioranza si schianti pure sul muro: la giustizia resterà nella situazione disastrosa in cui si trova, ma noi non vogliamo avere responsabilità, e mi riferisco al voto sugli articoli ed in sede di votazione finale di questo obbrobrio, perché viene pomposamente definita una riforma, ma riforma non è assolutamente.
Abbiamo proposto alcuni emendamenti di natura esclusivamente tecnica e non di natura politica, ma neanche questi sono stati accolti.
Noi abbiamo ragionato esclusivamente nella logica della riduzione del danno, proponendo misure che possano evitare che questo provvedimento sia totalmente dannoso. Questo emendamento ne è un esempio e lo illustro, senza illustrare tutti gli altri. Sugli altri voteremo a favore, mentre il Governo e la maggioranza continueranno ancora a votare contro. Mi riservo di intervenire solo su un altro emendamento perché dimostra ancora la veridicità di ciò che sto dicendo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 46.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 407
Votanti 404
Astenuti 3
Maggioranza 203
Hanno votato
196
Hanno votato
no 208).

Prendo atto che i deputati Barbareschi, Simeoni e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti a votare, che i deputati Vannucci e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Di Caterina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Essendo stata avanzata specifica richiesta da parte del gruppo Italia dei Valori, che ha esaurito il tempo a sua disposizione, la Presidenza concede un ampliamento dei tempi per l'esame di questo provvedimento in ragione di un terzo di quelli originariamente previsti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 46.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 38

Onorevole Torrisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 414
Votanti 411
Astenuti 3
Maggioranza 206
Hanno votato
197
Hanno votato
no 214).

Prendo atto che i deputati Golfo, Barbareschi e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto, che il deputato Tenaglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Di Caterina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 46.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 419
Votanti 416
Astenuti 3
Maggioranza 209
Hanno votato
198
Hanno votato
no 218).

Prendo atto che i deputati Barbareschi, Razzi e Binetti hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Di Caterina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 46.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 418
Votanti 416
Astenuti 2
Maggioranza 209
Hanno votato
415
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Razzi, Barbareschi e Simeoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto, che i deputati Paladini, Picierno, Di Caterina e Scalera hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 46.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà per un minuto.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, la nostra dichiarazione di voto è contraria, proprio perché - a parte il metodo e il merito di alcuni interventi sempre settoriali - non condividiamo e non abbiamo condiviso il fatto che questo provvedimento, già sottratto alla Commissione giustizia, al Senato si sia arricchito, proprio in questo articolo, di un aumento delle competenza del giudice di pace, già oberato, sotto organico e bloccato in tutte le sue proroghe.
Si tratta di un giudice con delle gravi problematiche di funzionamento, a cui soltanto in maniera irrazionale vengono affidate le cause, scorporandole da quelle principali presso il giudice del lavoro, riguardanti il pagamento di interessi e di valutazione sulle prestazioni pagate in ritardo dall'INPS. Sarà sicuramente una risoluzione che non porterà ad un sistema più razionale e non ci sentiamo di addossarci questa responsabilità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 46, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 39

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 419
Votanti 397
Astenuti 22
Maggioranza 199
Hanno votato
219
Hanno votato
no 178).

Prendo atto che i deputati Razzi e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Di Caterina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Monai ha segnalato di non aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.

(Esame dell'articolo 47 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 47 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutte le proposte emendative.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è contrario su tutti gli emendamenti.

PRESIDENTE. Avverto che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 47.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 420
Votanti 418
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato
200
Hanno votato
no 218).

Prendo atto che i deputati Monai e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 47.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 405
Votanti 401
Astenuti 4
Maggioranza 201
Hanno votato
188
Hanno votato
no 213).

Prendo atto che i deputati Barbareschi, Razzi, Simeoni, Mario Pepe (PD) e Rampelli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che la deputata Mistrello Destro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 47.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione. Pag. 40
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 420
Votanti 416
Astenuti 4
Maggioranza 209
Hanno votato
199
Hanno votato
no 217).

Prendo atto che i deputati Barbareschi e Simeoni hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 47.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 416
Votanti 413
Astenuti 3
Maggioranza 207
Hanno votato
196
Hanno votato
no 217).

Prendo atto che i deputati Binetti e Tassone hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che l'emendamento Vietti 47.5 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 47.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Zorzato. Onorevoli Torrisi e Garofalo. L'onorevole Garofalo ha qualche problema alla postazione probabilmente. Provvederemo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 421
Votanti 399
Astenuti 22
Maggioranza 200
Hanno votato
218
Hanno votato
no 181).

(Esame dell'articolo 48 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 48 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà, per un minuto.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, il Partito Democratico voterà a favore di questo articolo che contiene la nuova formulazione del filtro in Cassazione. Il problema non era: filtro sì, filtro no, bensì filtro «come».
Il Partito Democratico è stato il primo ad avanzare una proposta precisa; la proposta del Governo e della maggioranza era quella di un filtro affidato alla discrezionalità della Cassazione e a tre giudici scelti discrezionalmente dal presidente e contro di esso ci siamo battuti dall'inizio. Tale filtro, peraltro, registrava la contrarietà di tutta la magistratura, di tutta l'avvocatura, nonché di tutto il personale giudiziario. Esso è stato modificato solo perché avete avuto un muro contro, quindi l'opera che è stata svolta in questa Camera è meritoria e darà alla Cassazione uno strumento efficace per deflazionare il carico.
Certo, sarebbe stato meglio uno stralcio della norma e un maggiore approfondimento, ma a volte il meglio è nemico del bene e quindi ci dobbiamo accontentare di questo. Tuttavia, dobbiamo denunciare, ancora una volta, che anche in questo caso siamo di fronte ad un Governo che non ha una politica della giustizia, ma che anzi in questa vicenda ha svolto la funzione del Ponzio Pilato, lavandosi le mani. Infatti, è solamente grazie all'opera dell'opposizione Pag. 41che si è riusciti ad arrivare ad un testo «commestibile» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente e solo per annunciare che anche il gruppo dell'UdC voterà a favore dell'articolo 48. Tutta la pagina e l'esperienza parlamentare del filtro in Cassazione non è stata una bella pagina: lo abbiamo detto in più occasioni e lo ha ricordato ora il collega Tenaglia.
Tuttavia, vi è un lavoro fin troppo lungo e reso necessario da una visione, da parte della maggioranza, non solo ondivaga, ma anche poco attenta ai principi costituzionali contenuti negli articoli 111 e 24 della Costituzione. C'è voluta, quindi, una certa fatica per ritornare ad un testo molto più equilibrato di cui diamo atto, peraltro, al collega Contento che lo ha proposto con il consueto impegno. Resta il fatto che se un pericolo è stato scongiurato e una norma più equilibrata è stata individuata, in Italia vi è certamente in generale un'esigenza di revisione del sistema delle impugnazioni nei processi, che spesso sono troppo numerose e sono concausa dei ritardi che registriamo nella giustizia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, il voto favorevole dell'Italia dei Valori sull'articolo 48 rappresenta la Caporetto del Governo e della maggioranza, i quali si erano intestarditi a non volere accettare le critiche costruttive, istituzionali e costituzionali che avevamo sollevato durante la prima lettura alla Camera. Il Governo e la maggioranza, invece, hanno insistito nel mantenere un testo sicuramente incostituzionale, come illustri esponenti della stessa maggioranza hanno riconosciuto. Questa è la maggiore dimostrazione del fatto che il Governo e la maggioranza quando vogliono fare da soli fanno deragliare il treno.
L'Italia dei Valori vota a favore di un proprio testo e non a favore di un testo proposto dal Governo e dalla maggioranza. Anzi, sono il Governo e la maggioranza che votano a favore di un testo predisposto dalle opposizioni! Questa è la nostra vittoria e la dimostrazione che quando la maggioranza e il Governo accettano di collaborare e accettano un dialogo con noi, riducono il danno che con tutto il resto del provvedimento, invece, stanno causando.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, credo che vada ricostruita la verità di tutta questa vicenda. Se in un primo tempo, correttamente come è stato ricordato, sono state mosse delle critiche al testo così come era maturato in sede parlamentare, credo di dover ricordare che queste critiche sono giunte anche da larghi strati della maggioranza che non si riconoscevano in quel testo e che, nel passaggio al Senato, hanno invitato il Governo ad intervenire per ricondurlo a principi coerenti con il quadro costituzionale.
Debbo anche ricordare per correttezza che proprio in quest'Aula il Governo si impegnò a rivedere quella norma e tentò di farlo al Senato presentando un emendamento migliorativo che, però, non venne posto ai voti perché ritirato. Fu sulla scorta di quell'impegno del Governo che in questa sede il Popolo della Libertà ricordò che quell'impegno era stato assunto pubblicamente di fronte ai rappresentanti della Camera dei deputati. Sulla scorta di quell'impegno noi ci adoperammo insieme alle opposizioni per cambiare quel testo.
Rivendicare un ruolo preminente credo che possa essere frutto di confronto politico, ma la verità è che senza l'apporto determinante della maggioranza questo testo non sarebbe stato varato. Ora lasciamo da parte i meriti di ciascuno. Pag. 42
Quello che possiamo rivendicare è che, alla fine, il lavoro del Popolo della Libertà con le opposizioni ha ricomposto un quadro che ha permesso al Governo - e ringrazio anche la collega Casellati - di tornare sui suoi passi e mantenere fede all'impegno; che ha permesso ai partiti rappresentati in quest'Aula di lavorare insieme per costruire un testo che, comunque, sicuramente è migliore e rispettoso della Costituzione; che ha permesso ai presidenti delle Commissioni referenti di svolgere un ruolo non facile, per rimettere al Presidente una questione delicata, dal momento che soltanto attraverso l'unanimità dei partiti rappresentati in quest'Aula avremmo potuto raddrizzare una situazione che sembrava compromessa.
Credo di poter dire, quindi - e ringrazio anche i capigruppo del Popolo della Libertà della Commissione giustizia e della Commissione affari costituzionali - che si è trattato di un lavoro di squadra, che ha scritto ancora una volta una pagina importante in sede parlamentare. Se oggi tutti rivendicano la paternità di quella norma, significa che soltanto il lavoro comune, fatto dalla maggioranza insieme all'opposizione, ha consentito di portare a casa un risultato che non è nell'interesse dei partiti, ma è nell'interesse della giustizia e degli operatori di giustizia.
Sulla scorta di queste considerazioni, penso che il voto espresso dal Popolo della Libertà a favore di questa disposizione così corretta sottolinei ancora una volta l'importante ruolo che svolge il Parlamento.
Mi sia consentito, signor Presidente, concludere questo intervento con un invito. Abbiamo l'esigenza che i provvedimenti rimessi all'attenzione delle Commissioni tengano conto non soltanto di concetti, ormai vetusti, della prevalenza della materia, ma anche delle competenze. Infatti, soltanto se aspetti delicati sono rimessi alla valutazione delle Commissioni competenti, si possono limitare gli errori e anche diminuire i conflitti e i contrasti.
Voglio prendere spunto, in via definitiva, per dire che questo esempio che abbiamo costruito insieme può essere anche uno stimolo. Mi rivolgo all'opposizione, che troppo spesso rimane ancorata a determinati aspetti, non certo in questo caso, ma in altri. Sono convinto che, per il bene della giustizia, la collaborazione sui temi fondanti che si affrontano in una materia tanto delicata sia fondamentale per ricostituire il tessuto tra politica, magistratura e cittadini, indispensabile di fronte ai problemi gravi. Non sono problemi della maggioranza, ma sono problemi della giustizia, quindi del Paese e quindi dei cittadini; necessita, per farvi fronte insieme, di un quadro di riforma e di rinnovamento, di cui questo Paese ha forte bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 48.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 417
Votanti 416
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato
416).

Prendo atto che i deputati Simeoni, Anna Teresa Formisano, Vannucci, Valducci, Misuraca e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, quindi non tolgo tempo che, immagino, dovrà essere occupato per chiudere questo provvedimento. Lo faccio perché credo che, mentre noi lavoriamo, incomba su Pag. 43quest'Aula il giudizio e il senso di alcune dichiarazioni che il Presidente del Consiglio ha ritenuto di rilasciare in quel di Varsavia, dove è impegnato in un lavoro internazionale.
Signor Presidente, lo dico in presenza del Ministro per i rapporti con il Parlamento, approfittando del fatto che il Ministro Vito mi stia seguendo, spero, perché vorrei in questo chiedere un chiarimento.

PRESIDENTE. Onorevole Santelli, non distragga il Ministro.

ROBERTO GIACHETTI. Mai come in questo momento credo che la presenza del Ministro non solo sia preziosa, perché sta votando questo provvedimento, ma perché ci potrebbe illuminare meglio su alcune considerazioni che mi portano a intervenire, perché le vivo proprio come una questione personale. Riguardano la dignità di tutti i parlamentari e, in particolare, di alcuni che vengono chiamati in causa - come se non si volesse citarne il nome - e che potrebbero essere colpiti da queste dichiarazioni.
Signor Presidente, cosa dice il Presidente del Consiglio? «Noi vogliamo rinnovare la nostra classe politica con persone che siano colte, preparate e che garantiscano la loro presenza a tutte le votazioni». Su ciò nulla quaestio, atteso che il candidato principale in tutte le circoscrizioni è uno che non andrà mai al Parlamento europeo per incompatibilità. Ma questo è un altro paio di maniche. La cosa grave (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)... vi pregherei... la cosa grave è che il Presidente del Consiglio aggiunge...

PIETRO LAFFRANCO. Ma che dici? Non c'entra niente!

MAURIZIO BIANCONI. Che vuoi? Non c'entra niente con quello che stiamo facendo!

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Onorevole Giachetti, eviti i commenti personali.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non faccio commenti. Il Presidente del Consiglio aggiunge: «e che magari non siano maleodoranti e malvestite, come certi personaggi che circolano nelle aule di Montecitorio». Signor Presidente, prendo la parola e chiedo anche l'intervento del Ministro per i rapporti con il Parlamento, perché tutti i colleghi che un po' hanno a che fare con me sanno che sono una persona che ha il limite di non vestirsi bene e il collega Versace lo sa meglio di me. Che il Presidente del Consiglio associ al fatto che uno si vesta male il fatto che puzzi e sia maleodorante, come lei capirà bene, è una questione che ci crea dei problemi. Io ho passato alcuni anni a spiegare ai miei elettori e ai miei figli che non ho mangiato bambini, vorrei chiedere, se fosse possibile, al Ministro Vito di garantirci che quella «e» diventi una «o», in modo che possiamo distinguere quelli che sono malvestiti da quelli che puzzano. Ognuno di noi potrà, così, avere la dignità di presentarsi ai suoi elettori senza che immediatamente pensino che, siccome è malvestito, puzzi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Diamo la parola all'onorevole Vietti, che, come tutti sanno, è sempre ben vestito. Onorevole Vietti, ha facoltà di parlare.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, apprezzo particolarmente questo suo commento. Intervengo molto brevemente su questa vicenda, che francamente si può derubricare a barzelletta, ma in realtà non lo è. È una dichiarazione che merita qualche attenzione. Apprendiamo dal Presidente Berlusconi che, dopo la categoria dei parlamentari che non parlano e non votano, viene dettata anche la linea in termini di igiene personale.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Basta, gli tolga la parola!

Pag. 44

MAURIZIO BIANCONI. Lo deve fare a fine seduta!

PRESIDENTE. Onorevole Vietti, le chiedo scusa. Onorevole Napoli, ho dato la parola - credo che sia nella facoltà del Presidente - sull'ordine dei lavori all'onorevole Vietti. Consiglierei, data la delicatezza della materia, di ascoltare (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, evidentemente queste dichiarazioni qualche imbarazzo nei banchi della maggioranza lo creano (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Se ci lasciate finire, poi potrete fare le vostre considerazioni. Personalmente, sono favorevole ad un buon rapporto con la doccia e con il sarto, ma non è accettabile che, all'interno di una strategia, che purtroppo annovera una serie ininterrotta di episodi di denigrazione dell'istituzione parlamentare, si introducano elementi di discriminazione estetico-olfattiva, che in realtà, oltre che essere di cattivo gusto, sono assolutamente poco rispettosi, per usare un eufemismo, della dignità dei partiti, dei parlamentari e del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, in quest'Aula ne abbiamo viste e sentite diverse, non ultimo il fatto che, spesso e volentieri, si tenta di prendere la parola sull'ordine dei lavori per questioni che non sono propriamente attinenti all'ordine dei lavori, come è chiaro in questo caso.
Credo che le questioni estetiche o di odore personale riguardino quello che ciascuno ritiene opportuno mettersi addosso o quanto intende frequentare i servizi igienici. Ritengo, però, che questo non possa essere utilizzato come strumento né di dibattito politico in quest'Aula, per dignità dell'Aula stessa, né come strumento per attaccare il Presidente del Consiglio di fronte a una battuta.
Credo che stiamo facendo un dibattito di natura politica (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vedo che il collega Giachetti ride, perché è riuscito, ancora una volta, grazie a un atteggiamento accondiscendente della Presidenza, a trasformare un dibattito che in questo momento era serio, su temi importanti, in quest'Aula, in un giro di tavolo che tende ad attaccare il Presidente del Consiglio per una sua dichiarazione.

TERESA BELLANOVA. Vergogna!

SIMONE BALDELLI. Credo che ciascun partito abbia il diritto di selezionare come meglio crede i propri candidati e credo che questa sia un'Assemblea politica che in questo momento sta affrontando un tema politico importante.
Credo che si debba continuare ad affrontare questo tema importante senza cercare, come spesso accade, di prendere una battuta, portarla in quest'Aula e trasformarla in uno stupido momento di scontro politico tra maggioranza e opposizione, quando c'è un Paese che, francamente, credo debba avere il diritto di avere un Parlamento che si occupa di cose serie.
Credo che questo sia un tema serio: stiamo dibattendo il collegato alla finanziaria che riguarda la giustizia di questo Paese. Ciascuno si vesta come vuole e ciascuno cerchi di fare il proprio dovere in quest'Aula, senza strumentalizzare dichiarazioni estemporanee, cercando di trasformare un lavoro nobile che il Parlamento sta facendo in questo dibattito poco serio (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo perché davvero non ho Pag. 45capito il senso del richiamo che l'onorevole Baldelli ha voluto rivolgere al Presidente dell'Assemblea. Il Presidente dell'Assemblea sta conducendo con estrema correttezza i lavori del nostro confronto parlamentare; quindi, davvero questo mi è sembrato fuori luogo.
Per il resto, l'onorevole Baldelli è persona estremamente simpatica, arguta, capace anche di sorridere alle battute; evidentemente «papi Silvio», questa volta, con lui non c'è riuscito.

(Esame dell'articolo 49 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 49 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Ferranti 49.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il parere del Governo è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Ferranti 49.1 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 49.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Onorevole Torrisi? Onorevole Gioacchino Alfano? Onorevole Carlucci, ha trovato un sistema particolare per votare? Non vorrei sindacare!

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, per poter votare e fare anche altre cose bisogna comunque identificarsi con la propria impronta digitale. Poi si può mettere un supporto per mantenere il voto, così si possono fare le altre cose.

PRESIDENTE. Onorevole Carlucci, considero abbastanza discutibile questo sistema, ma comunque va bene; valuteremo in Ufficio di Presidenza (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). È davvero singolare che si debba votare e fare altre cose.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 408
Votanti 404
Astenuti 4
Maggioranza 203
Hanno votato
188
Hanno votato
no 216).

Prendo atto che i deputati Razzi e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 49.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 404
Votanti 402
Astenuti 2
Maggioranza 202
Hanno votato
402).

Prendo atto che i deputati Razzi, Bernini Bovicelli, Misiti e Ferranti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Pag. 46

GABRIELLA CARLUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Carlucci, le do la parola, però mi consenta, prima di farlo, di premettere che eventuali proposte di variazioni sui sistemi di voto potranno essere avanzate all'Ufficio di Presidenza, ma attualmente il fatto di poter ricorrere ad un supporto che tenga premuto al posto della mano il tasto non è consentito. E siccome sono qui per applicare il Regolamento, glielo devo rammentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Ricordo che lo stesso Presidente ha esplicitamente richiamato qualche suo collega in proposito.
Onorevole Carlucci, le do la parola, ma la prego di non aprire una polemica su una questione che non ha motivo.

GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, siccome lei ha detto: non capisco perché, anziché votare, fa un'altra cosa, io sto raccogliendo le firme per un'interpellanza urgente alla quale desidero che mi venga risposto (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Secondo poi, sto preparando un ordine del giorno che devo presentare, e ho presentato adesso: siccome tra un voto ed un altro vi sono pochissimi secondi di tempo, lo sto facendo proprio nei minuti che mi restano con le due mani. Visto che per votare bisogna identificarsi, non è che faccio votare un'altra persona: mi sono identificata, dopo di che sto cercando di fare quest'altro lavoro, sempre per il mio lavoro di parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Onorevole Carlucci, il fatto che lei stia facendo cose parlamentari egregie va sicuramente a suo merito, ma quando si vota si vota e non si ricorre ad altri strumenti. Dopodiché valuteremo in Ufficio di Presidenza (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). No, è inutile che facciate così.

(Esame dell'articolo 50 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 50 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Palomba 50.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la I Commissione.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Palomba 50.1 formulato dal relatore per la I Commissione.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prima di porre in votazione l'articolo 50, saluto gli studenti e i docenti della Scuola media Primo Levi, in visita alla Camera. Sono dell'Impruneta, in provincia di Firenze, le classi III C e III G.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 50.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Pag. 47

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 410
Votanti 409
Astenuti 1
Maggioranza 205
Hanno votato
408
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere il voto e che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 52 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 52 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, prendo la parola per una dichiarazione di voto contrario, in quanto questo è l'esempio oggettivo e documentale di ciò che non ha funzionato. Mi riferisco evidentemente, questa volta, a quanto ha auspicato l'onorevole Contento, per tutta la riforma che riguarda la giustizia e quant'altro: in realtà qui abbiamo visto l'introduzione di un processo di cognizione sommaria, cioè un ulteriore rito, da parte del Governo nella prima fase di «andata» del provvedimento in esame, e poi al «ritorno» al Senato, con una contraddittorietà tipica di questo Governo, soprattutto evidenziata in questa proposta, si è introdotta una delega per la semplificazione dei riti civili. Forse si poteva evitare di introdurre un altro rito oltre i 20 che già esistono.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 52.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 412
Votanti 395
Astenuti 17
Maggioranza 198
Hanno votato
221
Hanno votato
no 174).

Prendo atto che le deputate Binetti e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riuscite a votare.

(Esame dell'articolo 53 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 53 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sulle proposte emendative riferite all'articolo 53.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la I Commissione.

PRESIDENTE. Avverto che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative, la Presidenza le porrà in votazione. Passiamo alla votazione dell'emendamento Palomba 53.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

Pag. 48

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, non avevo dubbi che il ritornello sarebbe stato sempre questo: invito al ritiro o parere contrario. Siccome noi non ritiriamo però i nostri emendamenti, salvo qualcuno per fare una cortesia a qualcuno, debbo intervenire per dire una semplice cosa.
L'udienza di programma aveva costituito oggetto di un nostro emendamento dell'Italia dei Valori presentato in questa Camera nel corso della prima lettura, ma voi lo avete bocciato. Che cosa avete fatto poi? Al Senato, in piena confusione mentale, politica, organizzativa e strutturale, ci ripensate e varate una norma che prevede l'udienza di programma: mi sapete dire che cos'è questo, se non grave confusione mentale? Mi sapete dire perché se una cosa la propone l'opposizione dite che non va bene, se invece la proponete voi poi ci ripensate e dite: sì, forse avevano ragione, ma se la proponiamo noi è meglio?
Questo è il modo con il quale state procedendo: ci chiedete collaborazione ma collaborazione non ne date, non siete disposti a riconoscere neanche un minimo di ciò che in una sede tecnica le opposizioni potrebbero apportare, del contributo importante che potrebbero arrecare. Il sottosegretario Alberti Casellati ricorderà esattamente tale circostanza, e cioè che avevate bocciato l'emendamento sull'udienza di programma. Lo avete riproposto, e ci fa piacere: noi voteremo a favore perché l'udienza di programma è una misura essenziale per ridurre i tempi del processo, però non possiamo non denunciare il fatto che in un primo tempo avete bocciato un nostro emendamento e poi invece lo avete riproposto.
Detto questo in premessa, il nostro emendamento tende a confermare questa previsione ma, in qualche modo, anche a modificarla, offrendo un contributo di miglioramento ad una norma che per noi va bene dal momento che la avevamo già proposta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 53.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 410
Votanti 407
Astenuti 3
Maggioranza 204
Hanno votato
190
Hanno votato
no 217).

Prendo atto che i deputati Anna Teresa Formisano, Sbai, Valducci, Delfino e Torrisi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Cristaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 53.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 411
Votanti 408
Astenuti 3
Maggioranza 205
Hanno votato
193
Hanno votato
no 215).

Prendo atto che i deputati Pelino e Cristaldi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Sbai, Valducci e Bragantini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 53.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione. Pag. 49
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 390
Votanti 387
Astenuti 3
Maggioranza 194
Hanno votato
179
Hanno votato
no 208).

Prendo atto che i deputati Bragantini, Mario Pepe (PD) e Mazzarella hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 53.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Onorevole Concia? Onorevole Cenni?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 411
Votanti 409
Astenuti 2
Maggioranza 205
Hanno votato
408
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Damiano ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 55 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 55 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutte le proposte emendative.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario su tutte le proposte emendative.

PRESIDENTE. Avverto che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 55.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi? L'onorevole Torrisi ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 413
Votanti 411
Astenuti 2
Maggioranza 206
Hanno votato
196
Hanno votato
no 215).

Prendo atto che il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 55.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 50

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 406
Votanti 403
Astenuti 3
Maggioranza 202
Hanno votato
188
Hanno votato
no 215).

Prendo atto che il deputato Valducci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, che il deputato Misiti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 55.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Torrisi sta votando... l'onorevole Cristaldi?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 415
Votanti 412
Astenuti 3
Maggioranza 207
Hanno votato
193
Hanno votato
no 219).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Valducci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capano 55.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capano. Ne ha facoltà per non più di un minuto, perché il suo gruppo ha esaurito il tempo a propria disposizione.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, questo emendamento tenta di evitare una contraddizione: così come è nel testo, con la delega al Governo per la semplificazione dei riti si dà la possibilità di introdurre un ennesimo rito accanto agli altri, il procedimento monitorio, senza possibilità di conversione. Credo che sia un errore e, quindi, non capisco il parere espresso dalle Commissioni e dal Governo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capano 55.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 415
Votanti 412
Astenuti 3
Maggioranza 207
Hanno votato
194
Hanno votato
no 218).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e che i deputati Lainati e Scalera hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capano 55.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capano. Ne ha facoltà per un minuto.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, con la delega si dà la possibilità di ricondurre al rito ordinario, o al giudice di pace, tutti i riti suscettibili di una trattazione ordinaria. Anche in questo caso si tratta di un'evidente contraddizione contro l'intento di unificazione e semplificazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capano 55.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Pag. 51
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Cristaldi è riuscito a votare.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 407
Votanti 404
Astenuti 3
Maggioranza 203
Hanno votato
190
Hanno votato
no 214).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare, che la deputata Golfo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Tassone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capano 55.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capano. Ne ha facoltà.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, con la delega si prevede la possibilità di mantenere la diversificazione di alcune norme. È un fatto assolutamente contraddittorio rispetto ad una delega volta all'unificazione. La proposta allora non è quella di mantenere norme processuali, ma di contemplare all'interno del nuovo unico procedimento gli interventi del giudice relativi ad azioni speciali che non possono produrre i medesimi effetti nell'ambito del giudizio ordinario.
Anche in questo caso si tratta di un intento di razionalizzazione rifiutato dal Governo e dalle Commissioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capano 55.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro aperta la votazione. Onorevole Torrisi... onorevole Golfo....
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 409
Votanti 406
Astenuti 3
Maggioranza 204
Hanno votato
187
Hanno votato
no 219).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 55.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 403
Votanti 400
Astenuti 3
Maggioranza 201
Hanno votato
185
Hanno votato
no 215).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare, che il deputato Lunardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Cimadoro e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capano 55.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capano. Ne ha facoltà per trenta secondi.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, il punto è particolarmente importante, perché, per come è formulata la norma, non si provvede all'unificazione del rito relativo Pag. 52alla separazione, al divorzio e ai diritti dei figli naturali: un elemento di assoluta contraddittorietà e, peraltro, la diversa disciplina in tema di separazione, divorzio e filiazione naturale rispetto a quella legittima è anche in dubbio di costituzionalità. Mi pare assurdo che in un momento in cui si delega il legislatore all'unificazione si mantenga invece un trattamento differenziato.
Anche in questo caso il parere di Governo e Commissione è assolutamente incomprensibile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capano 55.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Santagata... onorevole Binetti... ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 409
Votanti 405
Astenuti 4
Maggioranza 203
Hanno votato
187
Hanno votato
no 218).

Prendo atto che il deputato Cimadoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capano 55.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 413
Votanti 410
Astenuti 3
Maggioranza 206
Hanno votato
193
Hanno votato
no 217).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 55.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 413
Votanti 410
Astenuti 3
Maggioranza 206
Hanno votato
194
Hanno votato
no 216).

Prendo atto che il deputato Lunardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capano 55.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capano. Ne ha facoltà per trenta secondi.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, l'emendamento in esame tende a rendere applicabile da subito l'unificazione altrimenti, poiché ciò che ha prodotto la coesistenza di tre riti diversi è proprio la diversa entrata in vigore delle varie norme processuali, anche con il provvedimento di unificazione rimarremo con una diversificazione tra i riti prodotta dalla diversa vigenza. Quindi, anche la proposta emendativa in questione mira semplicemente a ricondurre tutti i giudizi pendenti ad un unico rito.

Pag. 53

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capano 55.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 410
Votanti 407
Astenuti 3
Maggioranza 204
Hanno votato
190
Hanno votato
no 217).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capano 55.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 407
Votanti 404
Astenuti 3
Maggioranza 203
Hanno votato
189
Hanno votato
no 215).

Prendo atto che i deputati Mazzarella e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 55.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 405
Votanti 402
Astenuti 3
Maggioranza 202
Hanno votato
187
Hanno votato
no 215).

Prendo atto che i deputati Naccarato, Delfino e Sanga hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo 55.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, per l'economia dei lavori e anche perché i tempi disposizione del gruppo dell'Unione di Centro sono sostanzialmente esauriti non sto intervenendo neanche sugli emendamenti correttivi e migliorativi proposti dal gruppo. Qui mi corre solo l'obbligo, in due parole, di annunciare il voto di astensione sull'articolo 55, che ha anch'esso il difetto dell'indeterminatezza della delega sui principi e i criteri e che, tuttavia, è una novità rispetto ai precedenti, nel senso che dal Senato ci è arrivata, dopo molte nostre sollecitazioni e proposte, una delega per il riordino dei procedimenti dei riti civili. Dunque, con questa relativa fiducia e pur lamentando l'assenza di principi e criteri direttivi più esatti, ci asterremo.
Soprattutto vorrei dire, da un punto di vista di metodo, che abbiamo presentato, con atteggiamento assolutamente costruttivo, proposte emendative di tipo tecnico - perché la materia è tale - e non ci piace ovviamente né la prassi della bocciatura più o meno a priori e neanche quella delle rivendicazioni. Quando la maggioranza modifica il proprio parere e assume - come è capitato nel provvedimento in esame su importanti punti - proposte dell'opposizione, credo che sia un fatto fisiologico del confronto parlamentare e Pag. 54che non vi sia bisogno di dar luogo a rivendicazioni su chi abbia fatto o proposto prima.
Dunque, vorrei sottrarci a ciò, credendo, come gruppo dell'Unione di Centro, nel valore del confronto parlamentare e un po' meno nel gioco delle polemiche e delle rivendicazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tenaglia. Ne ha facoltà.

LANFRANCO TENAGLIA. Signor Presidente, voteremo contro l'articolo in esame perché la finalità di ridurre i riti civili rischia di essere vanificata da una delega assolutamente generica e indeterminata. I nostri emendamenti, che miravano ad evitare ciò, sono stati tutti respinti. La norma in esame rischia di incorrere negli stessi vizi di costituzionalità che hanno riguardato le norme sul rito societario e le norme sulle sezioni specializzate della proprietà industriale e intellettuale. Sarà un'ennesima occasione mancata, se non dovesse essere ulteriormente modificata con la specificazione dei criteri direttivi di delega.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Tenaglia, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, Italia dei Valori voterà contro l'articolo in esame. Noi non daremo la nostra complicità né all'articolo in esame né ad un provvedimento fatto male. Abbiamo presentato tredici proposte emendative e abbiamo sentito riprodurre sempre lo stesso disco: «parere contrario, salvo invito al ritiro». Non è stata accolta neanche una nostra proposta emendativa. Noi non collaboriamo minimamente in questa situazione e non ci renderemo complici di una riforma che non riforma niente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 55.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Concia?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 403
Votanti 382
Astenuti 21
Maggioranza 192
Hanno votato
211
Hanno votato
no 171).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 57 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 57 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 57.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 403
Votanti 399
Astenuti 4
Maggioranza 200
Hanno votato
385
Hanno votato
no 14).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

Pag. 55

(Esame dell'articolo 59 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 59 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C ).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni invitano al ritiro dell'unico emendamento soppressivo del comma Capano 59.1, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capano 59.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi, onorevole Tommaso Foti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 400
Votanti 396
Astenuti 4
Maggioranza 199
Hanno votato
190
Hanno votato
no 206).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 59.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 400
Votanti 208
Astenuti 192
Maggioranza 105
Hanno votato
207
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Argentin e Ciccioli hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Verini e Tassone hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 13,30)

(Esame dell'articolo 61 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 61 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 61.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Hanno votato tutti? L'onorevole Torrisi, l'onorevole Iapicca... l'onorevole Bocchino, ce l'ha fatta? Anche l'onorevole Cicchitto e l'onorevole Barbato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 398
Votanti 397
Astenuti 1
Maggioranza 199
Hanno votato
397).

Pag. 56

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame dell'articolo 62 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 62 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C).
Avverto che, a seguito dell'eventuale approvazione dell'emendamento Ferranti 62.1, interamente sostitutivo dell'articolo 62, non si procederà alla votazione dell'articolo stesso.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole all'emendamento Ferranti 62.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, anche il Governo esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ferranti 62.1, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 400
Votanti 398
Astenuti 2
Maggioranza 200
Hanno votato
393
Hanno votato
no 5).

Prendo ato che i deputati Razzi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
È così preclusa la votazione dell'articolo 62.

(Esame dell'articolo 63 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 63 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 63.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 397
Votanti 394
Astenuti 3
Maggioranza 198
Hanno votato
393
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Porcu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Argentin e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 64 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 64 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 64.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi? Onorevole Osvaldo Napoli? Onorevole Ravetto? Pag. 57
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 401
Votanti 400
Astenuti 1
Maggioranza 201
Hanno votato
400).

Prendo atto che i deputati Razzi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 65 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 65 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 65.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Miotto? Ha votato
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 395
Votanti 394
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato
394).

Prendo atto che i deputati Razzi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 66 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 66 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 66.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi? Onorevole Palmieri?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 397
Votanti 394
Astenuti 3
Maggioranza 198
Hanno votato
394).

Prendo atto che i deputati Razzi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 67 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 67 e delle delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C).
Nessuno chiedendo di parlare invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 67.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Ricordo che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative, la Presidenza le porrà in votazione. Pag. 58
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Marinello 67.1 lo ritira.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, facciamo nostro l'emendamento Marinello 67.1. È un grande onore quello che il presentatore, l'onorevole Marinello, mi concede!

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, il presidente del suo gruppo sostiene la richiesta?

MARIO TASSONE. Sì, signor Presidente. Non potrei prendere una tale iniziativa senza prima aver avvisato il mio presidente.

PRESIDENTE. Non avevo dubbi.

MARIO TASSONE. Ci sono regole che rispettiamo, signor Presidente!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marinello 67.1, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo Unione di Centro, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Golfo, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 397
Votanti 393
Astenuti 4
Maggioranza 197
Hanno votato
25
Hanno votato
no 368).

Prendo atto che i deputati Argentin e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sull'emendamento Mazzocchi 67.2 l'onorevole Tassone. Revoco pertanto l'indizione della votazione.
Prego, onorevole Tassone, ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ritengo che stiamo votando senza approfondire l'argomento in oggetto. Si tratta di una vecchia questione, quella dei «novantini» che a suo tempo parteciparono ad un concorso notarile e, pur avendo conseguito novanta punti alle prove scritte, non risultarono idonei perché non avevano acquisito il punteggio di 105 per sostenere l'esame orale.
Nel corso degli anni, nel 2006, una legge ha riformato la materia: chi raggiunge i 30 punti in ciascuna delle tre prove scritte può sostenere la prova orale.
Questi «novantini» stanno chiedendo di poter sostenere l'esame orale anche perché hanno raggiunto un'idoneità così come riconosciuto dalla nuova normativa e non ritengo che ciò debba creare fermento o nervosismo.
Ci sono dei problemi e non so quante persone siano interessate; certo, chi è interessata è la corporazione dei notai, per cui credo che si ponga un grosso problema in quest'Aula, certamente molto grosso, a prescindere dall'uno o due minuti in più che possiamo perdere. Tutti, infatti, sostengono di aver ragione, ma non c'è una volontà raccolta e convergente volta a fare giustizia su un problema che credo meriti grande attenzione e considerazione in quest'Aula.
Lo ripeto e concludo: non si tratta semplicemente dei «novantini» o del concorso, sono le corporazioni che si muovono, che gestiscono e soprattutto che determinano anche all'interno del Parlamento italiano. Abbiamo il coraggio di dirlo Pag. 59e soprattutto di riconoscerlo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)!

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, il suo gruppo ha esaurito anche i tempi aggiuntivi. Per i successivi interventi concederò un minuto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzocchi 67.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 386
Votanti 374
Astenuti 12
Maggioranza 188
Hanno votato
30
Hanno votato
no 344).

Prendo atto che i deputati Razzi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo all'emendamento Di Caterina 67.3.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Caterina. Ne ha facoltà.

MARCELLO DI CATERINA. Signor Presidente, accolgo l'invito del Governo e del relatore e ritiro l'emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Vannucci 67.5.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, intervengo per annunciarle che intendo ritirare i successivi emendamenti, 67.6, 67.7 e 67.8, di cui sono primo firmatario.
Tuttavia, insisto per la votazione di questo emendamento, il 67.5, che reca la mia prima firma, sperando in una più attenta valutazione. Mi rifaccio a quanto già detto. In Italia vi sono 4.723 notai in servizio, a fronte di una pianta organica di 6.500 notai. Vi sono, pertanto, 1.800 posti scoperti. L'emendamento in esame si propone il raddoppio delle sottocommissioni e fissa un tetto, in via transitoria, per coprire questa carenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma a questo emendamento che mi sembra di assoluto buonsenso e molto razionale. Esso dovrebbe trovarci tutti d'accordo.
Inoltre, intendo chiedere al Governo e alla persona del sottosegretario, che come al solito non ascolta, se fosse possibile essere gratificati, come parlamentari, almeno delle ragioni, che credo saranno ottime, per cui il parere è contrario. Almeno questo! Si esprime parere contrario, ma almeno si spieghi per quale motivo, visto che questo emendamento è di una banale, diciamo così, razionalità e ragionevolezza. Comunque, aggiungo la mia firma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro esprimerà voto favorevole su questo emendamento, a prima firma Vannucci. Certamente avremmo preferito e preferiamo che la materia delle sedi notarili fosse inserita in un contesto più proprio di riforma delle professioni. In quella sede abbiamo da tempo presentato una norma che vuole che vi sia un numero di posti a concorso fisso ogni anno, di modo che si sappia esattamente qual è la programmazione in accesso. Questa è una misura un pochino più emergenziale, un po' meno Pag. 60concordata e definita anche con il Consiglio nazionale del notariato. Tuttavia, è vero che vi è una quota di posti non coperta e che vi è un'esigenza di accesso che va recuperata, anche in termini di una migliore programmazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vannucci 67.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lehner!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 379
Votanti 372
Astenuti 7
Maggioranza 187
Hanno votato
175
Hanno votato
no 197).

Prendo atto che i deputati Argentin e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto e che il deputato Di Cagno Abbrescia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Ricordo che gli emendamenti Vannucci 67.6, 67.7 e 67.8 sono stati ritirati.
Passiamo a i voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 67.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 381
Votanti 379
Astenuti 2
Maggioranza 190
Hanno votato
378
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Calearo Ciman, Razzi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 68 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 68 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 68.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Luciano Rossi ha votato! Onorevole Calderisi? L'onorevole Ravetto ha votato!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 382
Votanti 365
Astenuti 17
Maggioranza 183
Hanno votato
365).

Prendo atto che i deputati Calearo Ciman, Argentin e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 72 - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 72 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 72.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 61

Onorevole Zorzato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 381
Votanti 206
Astenuti 175
Maggioranza 104
Hanno votato
205
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Razzi e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Castiello e Baldelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Sospendo l'esame del provvedimento che riprenderà alle ore 16, dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, con l'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale sul disegno di legge A.C. 1441-bis-C.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (ore 13,45).

GIANNI MANCUSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere un suo autorevole intervento presso il Governo. In data 16 giugno ho presentato un atto ispettivo relativo alle lungaggini delle chiusure dei passaggi a livello lungo la linea ferroviaria Novara-Mortara e nei giorni scorsi c'è stato, purtroppo, un altro morto. Si è trattato di un malato che non ha potuto essere soccorso dall'ambulanza che è rimasta ferma venti minuti al passaggio a livello.
Siccome questi casi ciclicamente si ripropongono, a quasi un anno di distanza dalla presentazione dell'atto di sindacato ispettivo, chiedo alla Presidenza di attivarsi perché il Governo intervenga presso le Ferrovie per cercare di trovare una soluzione tecnica.
Sicuramente, vi sarà la possibilità, prima di realizzare un sottopasso o un sovrappasso, anche di regolare l'innalzamento e l'abbassamento delle sbarre in modo da consentire anche alle popolazioni di questi piccoli centri - che si trovano tagliati fuori dalla viabilità a causa di questo passaggio a livello - di avere la garantita di un'assistenza sanitaria, così come tutti gli altri italiani.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, ho chiesto la parola a fine seduta per riferirmi alla questione che prima ha visto una breve querelle tra la Presidente Bindi e la collega Carlucci in ordine al modo di votare della collega Carlucci.
Signor Presidente, la collega Carlucci ha fatto presente che votava, con il pulsante premuto da un dispositivo, dopo essersi fatta identificare con il nuovo sistema, potendo in tal modo svolgere altre attività politico-parlamentari concernenti il suo mandato.
Il punto chiave è questo: la Presidente ha detto che è vietato votare in modi diversi che tenendo la mano per tenere premuto il pulsante. Ora, le modalità di voto, con l'innovazione della rilevazione delle impronte, salvo per coloro i quali hanno deciso di non concedere le minuzie (tra cui me), prevedono che il tenere premuto il tasto per l'intero procedere della votazione non abbia più senso.
Infatti, si deve tenere premuto il tasto fino a quando il voto viene dichiarato chiuso in ragione del fatto che, in questo modo, si viene limitati nella possibilità di votare per i colleghi eventualmente assenti ed i vicini. Ma, nel momento in cui ormai l'identificazione del voto è assolutamente certa, fatta eccezione per quelli come me, è evidente che dovremmo disabilitare, per coloro i quali hanno abilitato il sistema di rilevamento delle minuzie, l'obbligo di tener premuto il pulsante a lungo. Pag. 62
Trovo, peraltro, signor Presidente (su questo la vorrei richiamare ad una considerazione di carattere generale), non molto delicato da parte del Presidente Bindi che si richiamano i colleghi a non svolgere altre attività durante le votazioni.
Infatti, francamente votare i provvedimenti in Assemblea non richiede - grazie a Dio - tutte le nostre performance intellettuali e manuali e possiamo meglio utilmente svolgere il nostro mandato di parlamentari, rispondendo a tutti i cittadini che ci scrivono nella posta elettronica, partecipando a tutte le attività in qualche modo di diffusione del pensiero e di ciò che si svolge in quest'aula. Infatti, se dobbiamo ridurre l'aula del Parlamento ad un «votificio», questo mi sembra trascini con sé ulteriore discredito sullo svolgimento dei lavori parlamentari.
Non ci si stupisca poi se si dice, con qualche buona ragione, che sarebbe meglio che votassero solo i presidenti dei gruppi.

PRESIDENTE. Onorevole Stracquadanio, capisco il suo punto di vista e mi riferisco solo e soltanto alle modalità di voto. Sul resto non metto lingua. Le dico che non è una questione che può essere sottoposta in Assemblea, né tanto meno alla Presidenza di turno, ma all'Ufficio di Presidenza.

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, vorrei sollecitare la risposta ad alcune interrogazioni. In particolare, le chiederei di sollecitare la risposta all'interrogazione n. 4-02637 presentata dal sottoscritto in data 25 marzo 2009 e alle interrogazioni nn. 5-00738 e n. 5-00737 a risposta in Commissione che riguardano la situazione degli obbligazionisti dell'Alitalia. Si tratta di un tema che spesso ha anche avuto l'onore di essere citato sui mezzi di comunicazione. La prego di sollecitare la risposta a queste interrogazioni.

PRESIDENTE. La Presidenza si farà carico di sollecitare le risposte del Governo.
La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro dell'interno.

(Iniziative per sostenere la ripresa dell'attività delle piccole e medie imprese e degli artigiani in Abruzzo - n. 3-00505)

PRESIDENTE. L'onorevole Scelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicchitto n. 3-00505, concernente iniziative per sostenere la ripresa dell'attività delle piccole e medie imprese e degli artigiani in Abruzzo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MAURIZIO SCELLI. Signor Presidente, signor Ministro, la presente interrogazione ha una drammatica premessa, quella della situazione determinatasi nella provincia dell'Aquila, a seguito del recente tragico terremoto che richiede numerosi e diversificati interventi volti a garantire una rapida ripresa anche del comparto industriale e, in particolare, di tutte le piccole e medie imprese e delle attività artigianali operanti nelle aree colpite dal sisma.
La tragedia del terremoto in Abruzzo, purtroppo, non ha solo spezzato vite umane, distrutto famiglie, azzerato amicizie, ma ha anche causato gravi danni Pag. 63all'economia locale e la perdita di numerosi posti di lavoro determinata dall'inagibilità di quasi tutte le aziende. Tra gli obiettivi prioritari che il Governo dovrebbe porsi, in coerenza con quanto di grande ha realizzato finora, vi è proprio quello di provvedere ad un concreto sostegno alle attività delle imprese locali, così da ripristinare, quanto prima, la piena operatività delle aziende e garantire un aiuto concreto a chi ha subito notevoli danni economici, oltre alla perdita degli affetti più cari.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Governo è intervenuto tempestivamente nelle zone colpite dal sisma per garantire il più rapido superamento dell'emergenza. Con il decreto-legge approvato la scorsa settimana a L'Aquila, definito d'intesa con la regione Abruzzo, sono stati stanziati 5,8 miliardi di euro, di cui 1,2 per il 2009, per l'emergenza e la ricostruzione, nonché ulteriori fondi, fra 2,5 e 4,5 miliardi di euro per la ricostruzione e le attività produttive. Pertanto, sono state complessivamente attivate risorse che vanno da un minimo di 8,3 ad un massimo di 10,3 miliardi di euro. Questo è importante dirlo per fare chiarezza anche sui numeri, vista la confusione che circolava.
A sostegno delle imprese, nell'ambito del Fondo centrale di garanzia, abbiamo istituito un'apposita sezione destinata ad accelerare da subito la concessione gratuita di garanzie per le piccole e medie aziende abruzzesi, comprese quelle commerciali, turistiche e di servizi, nonché per gli studi professionali. Potranno contare su più consistenti volumi di finanziamento resi possibili dall'innalzamento del tetto massimo dei prestiti garantiti da 500 mila a 1,5 milioni di euro.
Tra i fondi destinati alle imprese, abbiamo previsto il finanziamento per circa 400 milioni di euro per accordi di programma mirati a settori strategici dell'industria abruzzese, come la farmaceutica, l'agroalimentare, la chimica, l'automotive, la microelettronica e l'edilizia sostenibile.
Per evitare la perdita di agevolazioni e di altre misure di incentivazione che erano in corso sono stati sospesi e prorogati i termini di scadenza sugli strumenti di programmazione negoziata ai progetti regionali sui distretti industriali cofinanziati e a tutte le misure di incentivazione di competenza del Ministero dello sviluppo economico.
Analogamente, abbiamo sospeso il pagamento delle rate dei mutui e dei finanziamenti di qualsiasi genere, nonché dei diritti annuali delle camere di commercio. In collaborazione con Invitalia lunedì, apriremo a L'Aquila uno sportello di primo intervento che fornirà alle imprese abruzzesi supporto sulle misure di incentivazione.
Da ultimo, in raccordo con l'Unione europea istituiremo nell'area del sisma una zona franca urbana analoga a quella già varata in ventidue città ad alto disagio occupazionale.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Concludo, signor Presidente. Voglio ricordare l'impegno delle aziende energetiche, postali e di telecomunicazione che hanno scongiurato il verificarsi di incidenti e assicurato il servizio anche nei giorni dell'emergenza. In particolare, su iniziativa del Ministero, in coordinamento con la Protezione civile, i principali operatori di telefonia hanno messo a disposizione 30 mila ricariche da distribuire ai cittadini sfollati.

PRESIDENTE. L'onorevole Scelli ha facoltà di replicare.

MAURIZIO SCELLI. Signor Presidente, signor Ministro, se è vero che noi parlamentari rappresentiamo la gente che ha voluto che fossimo qui, noi oggi le diciamo grazie. Diciamo grazie al Presidente del Consiglio, al Governo, a ciascuno di voi che, per le singole materie di competenza, Pag. 64siete riusciti a creare quella lunghezza d'onda che ha portato a fare della solidarietà istituzionale un progetto di condivisione.
Credo che l'Abruzzo, oggi come mai, si senta nel cuore del Governo e sia riuscito a toccare con mano non solo quelle parole che si dicono anche bene nei momenti di dramma, di difficoltà e di sofferenza. Siete riusciti ad aprire uno squarcio di luce nel buio che avevano davanti tantissime persone, peraltro non abituate agli stenti, che hanno perso la casa, l'ufficio e qualsiasi punto di riferimento. Il modo con cui siete intervenuti, con passione istituzionale oltre che con competenza, vi dà il merito di poter proseguire su questa strada.
Soprattutto dal punto di vista tecnico mi permetterei di fare una piccola proposta: sulle zone franche dobbiamo oggi evitare il campanile, evitare che qualcuno possa tentare di volere quello cui forse non ha diritto. Dobbiamo, invece, concentrare tutto su chi è stato direttamente colpito dal dramma del terremoto. Quindi, se la zona franca potesse essere estesa a tutta la provincia de L'Aquila e anche alle città vicine della provincia di Teramo (ovvero a chi è stato colpito indirettamente), potrebbe esser una buona cosa. Di conseguenza, evitiamo rivalità, in quanto possiamo arrivare in maniera più compiuta e puntuale a soddisfare i bisogni di tutta la collettività (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Conferimento dell'incarico di commissario straordinario per la variante di valico Firenze-Bologna - n. 3-00502)

PRESIDENTE. L'onorevole Viola ha facoltà di illustrare l'interrogazione Mariani n. 3-00502, concernente il conferimento dell'incarico di commissario straordinario per la variante di valico Firenze-Bologna (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, signor Ministro, noi abbiamo appreso dagli organi di stampa in questo periodo che il Governo, su sua proposta, è intenzionato a conferire l'incarico di commissario straordinario per il completamento dei lavori della Firenze-Bologna all'attuale responsabile dell'ispettorato ANAS. La questione è particolarmente delicata visto il susseguirsi di norme che questo Governo ha adottato dal suo insediamento lo scorso anno, le quali hanno di fatto sterilizzato e reso il comparto del sistema delle concessioni autostradali completamente fuori da un mercato vero. Inoltre, il ruolo del controllo che dovrebbe svolgere ANAS è oggi assolutamente superfluo e in qualche misura contraddittorio rispetto al suo ruolo di concessionario da parte dello Stato.
Nel caso specifico, ancora di più, la persona che sarebbe incaricata - e vorremmo sentire notizie da lei proprio su questo aspetto - svolge anche il ruolo di presidente di CAL, società molto importante che ha la gestione di importanti tratte autostradali della regione Lombardia. Le chiediamo quali sono i criteri alla base di questa sua proposta.

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, ha facoltà di rispondere.

ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per correttezza di informazione devo specificare che l'incarico di commissario straordinario per la realizzazione della variante di valico non è in fase di assegnazione, ma è già stato da tempo assegnato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 1o aprile 2005, registrato dalla Corte dei conti l'8 giugno 2005, che non ha rilevato alcun profilo di illegittimità. Non vi è, quindi, alcun rapporto diretto tra la nomina di commissario straordinario per la variante di valico e le designazioni dei cosiddetti commissari sblocca cantieri, in base alle modifiche al decreto-legge n. 185 del 2008.
Le ragioni che hanno indotto nel 2005 al conferimento dell'incarico, che persistono attualmente anche oggi, risiedono nella considerazione che l'attribuzione di Pag. 65detto incarico richieda necessariamente una profonda conoscenza dei problemi esistenti, degli enti e degli operatori e delle procedure da attuare, unite ad ampia competenza professionale e capacità organizzativa, requisiti e qualità riconosciuti all'attuale commissario.
D'altronde, i risultati dell'attività svolta dal commissario straordinario in questi quattro anni hanno pienamente confermato le ragioni della scelta. In ordine ai prospettati conflitti di interesse, per il sovrapporsi delle funzioni di commissario straordinario e di responsabile dell'Ispettorato di vigilanza concessioni autostradali dell'ANAS, si deve chiarire che, ai sensi della legge 23 maggio 1997, n. 135, il commissario svolge unicamente una funzione costante di stimolo all'attività del concessionario autostradale, di ausilio e raccordo con gli enti pubblici coinvolti nelle procedure amministrative che devono essere espletate per la realizzazione delle opere. Non agisce, comunque, né come struttura sostitutiva del commissario autostradale, né interferendo con le attività da esso svolte in adempimento degli obblighi di concessionario. Così delineato l'ambito di attività del commissario straordinario, si evidenzia, semmai, che esso va ad integrare e non a confliggere con le attività svolte dall'Ispettorato di vigilanza.
Anche per quanto attiene all'incarico ricoperto dal commissario straordinario di presidente di CAL Spa, richiamato dall'interrogante, si deve evidenziare l'assenza di incompatibilità, evidenziando che CAL Spa non è una concessionaria, benché ente concedente.
Infine, un'ultima considerazione per dovuta completezza di informazione: il commissario non percepisce alcuna retribuzione o compenso integrativo per tale incarico né per quello di presidente di CAL.

PRESIDENTE. L'onorevole Mariani ha facoltà di replicare.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, noi abbiamo presentato quest'interrogazione per sollevare un problema ben preciso, sul quale più volte, anche nelle discussioni degli scorsi mesi, dall'inizio di questa legislatura, stiamo tornando. Per questo motivo, ci diciamo insoddisfatti rispetto alle risposte del Ministro. Noi abbiamo più volte sottolineato come, nelle successive modifiche dell'ordinamento che si sono succedute dall'inizio del 2008, si sia andati nella direzione di favorire, in un certo senso, soltanto una parte, cioè i concessionari, anche semplificando, ma cercando di ridurre di molto il ruolo dell'ente che vigila, in questo caso di ANAS.
Abbiamo fatto rilevare questa situazione sia al momento in cui si è deciso di far approvare una convenzione unica, con tutta la discussione che c'è stata per i concessionari che avessero già sottoscritto uno schema di convenzione, quando si è tolto un ruolo di verifica e di controllo al CIPE e al NARS, sia al momento della discussione del decreto-legge n. 185 del 2008, definito anti-crisi, in cui si introduceva di nuovo il ruolo dei commissari sblocca cantieri, che noi riteniamo possa funzionare, così come ha funzionato, ad esempio, per il passante di Mestre, quando sono state investite di una responsabilità le strutture territoriali. In quel caso, si è trattato di una funzione attribuita all'assessorato, al funzionario regionale, e questo non ha sicuramente sminuito il ruolo di chi deve far sì che le procedure funzionino. Però, la cosa più delicata, che noi riteniamo vada sottolineata ogni volta, signor Ministro, riguarda il ruolo regolatorio e di vigilanza dell'ANAS. Noi contestiamo che l'ANAS possa continuare a svolgere questo ruolo, giocando più parti in commedia.
Come lei ha ribadito, l'ANAS sta, come concedente e come concessionario, in altre situazioni. Noi riteniamo che, affinché questo diventi un Paese moderno, l'autorità che deve vigilare dovrebbe essere simile all'Autorità per l'energia elettrica e il gas, all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, cioè ad un ente indipendente e autonomo, che possa fare l'interesse non solo dei concessionari, ma anche dei cittadini. Pag. 66
Abbiamo avuto un periodo di sospensione delle tariffe di quattro mesi e tutti i giornali, in queste settimane, sottolineano che ci sarà un incremento delle tariffe dovuto a una regolare applicazione dei meccanismi tariffari.
Vorremmo saperne un po' di più, per esempio, sul piano degli investimenti delle società concessionarie (se ne parla spesso, si parla di miliardi, che, invece, in questo momento mancano allo Stato per le note situazioni), affinché sia chiaro quali saranno gli investimenti entro la fine di questo anno.

(Misure a favore del comparto degli autotrasportatori, con riferimento agli effetti conseguenti all'allargamento dell'Unione europea alla Slovenia e ai Paesi dell'Est - n. 3-00503)

PRESIDENTE. L'onorevole Monai ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Pietro n. 3-00503, concernente misure a favore del comparto degli autotrasportatori, con riferimento agli effetti conseguenti all'allargamento dell'Unione europea alla Slovenia e ai Paesi dell'Est (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

CARLO MONAI. Signor Ministro, intanto la ringrazio per la sua presenza, ma vorremmo che lei fosse più presente - mi permetta una piccola nota critica - nell'ottica di tutelare gli autotrasportatori nazionali, che, non più tardi di tre settimane fa, hanno manifestato davanti a Montecitorio proprio per rimarcare un'inadempienza di quel Protocollo che lei, insieme al sottosegretario Giachino, andò a firmare il 25 giugno 2008.
Questa parte sostanziale del Protocollo merita maggiore attenzione, anche perché il tema è quello di una forte delocalizzazione, di una forte riduzione di occupati in questo settore strategico per il nostro Paese, che vede di fronte a sé una competizione selvaggia dei sette nuovi Paesi che, a seguito del 1o maggio, andranno a competere nel settore del cabotaggio.
Cos'è il cabotaggio? Lo sappiamo tutti: è la possibilità di effettuare trasporti nazionali interni all'Italia da parte di operatori stranieri. Il settore rivendicava alcune misure di protezione: noi siamo per le liberalizzazioni, ma non per un liberismo dissennato. Chiedevamo e chiediamo che il Governo sia più solerte nel predisporre degli strumenti di salvaguardia quali quelli contenuti nel citato Protocollo.

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, ha facoltà di rispondere.

ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, la libertà del cabotaggio determinata dall'allargamento dell'Unione europea alla Slovenia e ad altri Paesi dell'Est ha indubbiamente creato nel settore dell'autotrasporto degli effetti negativi in termini sia di concorrenza sia di controlli.
Ciò ha già dato origine ad una proposta di regolamento comunitario che modifica la disciplina del cabotaggio stradale di merci, attualmente contenuta in un regolamento del 1993, che ha avuto il voto favorevole del Consiglio dei Ministri dei trasporti e del Parlamento europeo.
Al fine di arginare tempestivamente i possibili effetti negativi dell'apertura del cabotaggio ai nuovi Paesi, l'amministrazione, con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il 3 aprile di quest'anno ha impartito le disposizioni concernenti l'esecuzione in territorio italiano delle attività di cabotaggio stradale di merci, riproducendo, sostanzialmente, le imminenti prescrizioni europee, ma rendendole più restrittive.
Tale maggiore restrizione fa sì che il settore dell'autotrasporto italiano goda, sia pure transitoriamente, di una maggiore tutela nei confronti dei Paesi neocomunitari, a riprova del fatto che per il Governo gli autotrasportatori sono una risorsa da difendere e da promuovere in quanto essenziali per l'economia del Paese.
In merito ai controlli, gli stessi sono già aumentati del 24 per cento nel 2008; verranno ulteriormente incrementati del 50 per cento quest'anno. Pag. 67
Per quanto riguarda la cosiddetta norma sul meccanismo gasolio, su mia richiesta il Governo, nella legge 9 aprile 2009, n. 33, di conversione del decreto-legge n. 5 del 2009, ha inserito una disposizione che, in attesa dell'operatività dell'Osservatorio della consulta generale dell'autotrasporto e della logistica, attribuisce al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il compito di elaborare gli indici del costo del carburante e le relative quote di incidenza con riferimento alle diverse tipologie di veicoli ed alla percorrenza chilometrica.
Al momento, si è in attesa di conoscere le proposte delle associazioni di categoria dei vettori e della committenza.
Infine, l'impegno del Governo nei confronti della categoria si è altresì concretizzato con una riduzione dei premi INAIL per un importo di 133 milioni di euro, con la liquidazione delle risorse destinate agli incentivi per l'acquisto dei mezzi pesanti «euro 5» pari a 70 milioni di euro negli anni 2007-2008, che sarà ultimata entro l'anno in corso.

PRESIDENTE. Signor Ministro, deve concludere.

ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Grazie infine ai nuovi strumenti elaborativi della Commissione europea sarà possibile anche in Italia, con apposita direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri, l'adozione di misure di aiuto straordinario nei limiti di 500 mila euro per impresa per il triennio 2008-2010.

PRESIDENTE. L'onorevole Monai ha facoltà di replicare.

CARLO MONAI. Signor Ministro, apprezzo alcuni sforzi che lei ha citato e ricordo che il decreto che lei ha sottoscritto il 3 aprile del 2009 entra in vigore, guarda caso, proprio oggi, ma è in qualche modo la morte dell'autotrasporto nazionale. Ci si aspettava da lei una maggiore sensibilità, per esempio nel prescrivere l'obbligo della domiciliazione fiscale degli operatori stranieri nel nostro Paese, piuttosto che una restrizione maggiore sul tempo destinato al cabotaggio dei competitori esteri.
Ricordo, per esempio, che in Austria il termine per la concessione di questo cabotaggio straniero è di sessanta giorni, in Francia di quarantacinque; in Italia abbiamo invece largheggiato e concesso sei mesi. Tale circostanza si coniuga peraltro con la mancanza sostanziale di controlli: prendo atto che c'è questa volontà di intensificarli, ma rimane il fatto che le forze dell'ordine sono sotto organico e che bisogna ovviamente dotarsi non solo di stazioni mobili, ma anche di personale adeguato.
Resta tuttavia il fatto che la disposizione contenuta nel decreto del 3 aprile del 2009 è insoddisfacente rispetto alle pressanti richieste delle categorie interessate che ricordo, solo nella mia regione, il Friuli-Venezia Giulia, hanno visto ridursi al 10 per cento (rispetto al 70 per cento che detenevano cinque anni fa) il solo volume di traffico internazionale rispetto alla concorrenza slovena.

PRESIDENTE. Onorevole Monai, deve concludere.

CARLO MONAI. Adesso che, dal 1o maggio, sarà aperta la competizione di Paesi quali l'Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Polonia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l'Ungheria, vi è il rischio che, se abbiamo dato - o meglio, se avete dato - i Tremonti bond alle banche, questa inefficienza rischia di diventare il «Matteoli tomb» per l'autotrasporto nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Problematiche relative al servizio offerto da Alitalia-CAI con riguardo ai collegamenti da e per la Sicilia - n. 3-00504)

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare l'interrogazione Commercio n. 3-00504, concernente problematiche relative al servizio offerto da Pag. 68Alitalia-CAI con riguardo ai collegamenti da e per la Sicilia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor Ministro, come lei sicuramente sa da troppo tempo ormai i passeggeri da e per la Sicilia che viaggiano con i vettori della nuova Alitalia sono costretti a subire gravi disagi a causa di ritardi (di dodici, a volte di ventiquattro ore) o per le frequenti cancellazioni dei voli.
La nuova compagnia aerea, pur avendo numerosi slot, ha drasticamente ridotto il numero dei voli da e per la Sicilia, con conseguenze gravi per il turismo e l'economia siciliana.

PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, deve concludere.

ARTURO IANNACCONE. Le chiediamo di sapere se ha già promosso o intenda promuovere una serie di interventi per segnalare agli organismi di controllo questa situazione, e se il Governo non intenda eventualmente affidare ad altri operatori gli slot non utilizzati dall'Alitalia.

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, ha facoltà di rispondere.

ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Onorevole collega, in seguito alle segnalazioni pervenuteci - che hanno interessato i voli operati dal vettore Alitalia sulle rotte da e per la Sicilia - l'ENAC ha già disposto l'effettuazione delle necessarie verifiche per determinare le possibili cause di tali eventuali inefficienze.
Innanzitutto si vuole appurare che la compagnia abbia dato piena applicazione al Regolamento comunitario n. 261 varato nel 2004; in caso contrario saranno avviati i relativi procedimenti sanzionatori.
Al contempo, al fine di verificare che tali episodi non siano da imputare a fattori organizzativi, l'ENAC ha convocato i vertici della compagnia per la prossima settimana.
Per quanto riguarda il riferimento specifico ai collegamenti con la sponda sud del Mediterraneo, citati dagli interroganti, si evidenzia che gli stessi si stanno orientando verso una piena liberalizzazione. Così è già il caso dei collegamenti con il Marocco, mentre con l'Algeria è in corso di perfezionamento una proposta volta ad incrementare gli scali di destinazione e a raddoppiare le frequenze. Parimenti con la Tunisia è in fase di finalizzazione un'analoga iniziativa per sviluppare in senso liberale i rapporti aeronautici oggi impossibili, in quanto le autorità tunisine, che sono state fino ad ora orientate ad un regime di monodesignazione, hanno adottato una visione più aperta.
Per gli aspetti afferenti l'assegnazione degli slot, si rappresenta che la modalità di assegnazione delle bande orarie è definita dal regolamento CE n. 793 del 2004 (in Italia, la Assoclearance, associazione dei vettore aerei e gestori aeroportuali, è stata incaricata della applicazione dello stesso). Pertanto, qualsiasi possibilità di interventi ulteriori rispetto a quelli regolamentari che interferiscono in particolare sull'utilizzazione degli slot da parte del vettore assegnatario verrebbe ad integrare una fattispecie di illegittimità nei riguardi della normativa comunitaria.
Sebbene vada osservato che l'operatività del vettore Alitalia-CAI è rimessa esclusivamente alle strategie di sviluppo che esso intende attuare, scegliendo liberamente le rotte sulle quali operare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti si riserva di intervenire nell'ambito dei propri poteri di vigilanza, anche tramite ENAC, affinché sia sempre assicurata e garantita un'adeguata copertura delle rotte aeree sull'intero territorio nazionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di replicare.

ARTURO IANNACCONE. Signor Ministro, le do atto che la questione da noi sollevata è stata da lei già affrontata e che, Pag. 69per le cose che abbiamo ascoltato, altri interventi da parte del suo Ministero puntano a superare la situazione che le abbiamo segnalato. Voglio ricordare che in una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio, a lei, e ai presidenti della CAI e dell'ENAC, il presidente Lombardo aveva evidenziato e sottolineato questa situazione di grave disagio nella quale versano i passeggeri siciliani che intendono recarsi in altre parti del nostro Paese.
Il presidente Lombardo auspicava in questa lettera un intervento decisivo da parte del Governo, al fine di superare le disparità di trattamento, affinché gli abitanti della Sicilia e del Meridione possano sentirsi a pieno titolo italiani. È evidente che, se dovesse perdurare questa situazione che le abbiamo segnalato, torneremo a chiedere a lei ed all'intero Governo un intervento molto più incisivo, perché è intollerabile che il Mezzogiorno, e la Sicilia in modo particolare, debbano subire, a causa di inefficienze che possano essere superate, gravi conseguenze per il suo sviluppo economico, per lo sviluppo del turismo e dei servizi essenziali per i cittadini del sud e della Sicilia.

(Misure per garantire adeguate risorse umane e finanziarie a favore del servizio svolto dai vigili del fuoco, con particolare riferimento alla situazione del comando provinciale di Torino - n. 3-00501)

PRESIDENTE. L'onorevole Vietti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00501, concernente misure per garantire adeguate risorse umane e finanziarie a favore del servizio svolto dai vigili del fuoco, con particolare riferimento alla situazione del comando provinciale di Torino (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, signor Ministro, il Corpo dei vigili del fuoco da una lato svolge funzioni sempre più insostituibili e indispensabili, dall'altro è affetto da una cronica mancanza di uomini, di mezzi e di tecnologia. Penso proprio al caso di Torino in cui la centrale operativa del comando dei vigili del fuoco è mancante di tutta la parte tecnologica, e si vede costretta a ricorrere sempre più all'opera dei vigili del fuoco volontari che a loro volta incontrano non poche difficoltà a svolgere il proprio compito (in particolare mi riferisco al blocco della convenzione per le visite mediche dei vigili volontari che di fatto impedisce l'accesso dei nuovi iscritti). Credo che, da un lato, l'importanza e la rilevanza sempre più ampia di queste funzioni che questo corpo viene a svolgere, dall'altro, la difficoltà di farlo nelle condizioni migliori richieda da parte del Governo un impegno e un intervento.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, le questioni poste dall'onorevole Vietti sono assolutamente fondate. Adeguare le dotazioni e le risorse del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è una delle priorità del mio mandato ministeriale e - direi - dell'intero Governo. Rispetto alle questioni sollevate però qualche cosa è stata fatta, e credo che sia qualcosa di importante.
Per quanto riguarda le dotazioni organiche, sin dall'ottobre scorso è stata avviata l'assunzione di 1.300 nuove unità che saranno a breve immesse nel servizio dei comandi provinciali che risultano maggiormente carenti. Ciò consentirà una prima riduzione delle carenze che ammontano a circa 2 mila unità, rispetto alle quali il Governo è impegnato al ripianamento degli organici. Abbiamo già formulato la proposta - che presenterò al Governo domani - dell'assunzione di ulteriori 1.200 unità dei vigili del fuoco (al Corpo nazionale va ovviamente il riconoscimento mio, del Governo, e - credo - di tutti i cittadini per l'azione che stanno svolgendo nelle zone colpite dal terremoto).
In particolare, per il comando provinciale di Torino voglio anticipare che entro la fine del mese di maggio verranno as Pag. 70segnate 100 unità di nuovo personale. Per le altre questioni, in particolare per quanto concerne la sala operativa del comando, sono stati installati dal 2007 apparati informatici e server che consentono l'utilizzo dei più aggiornati programmi per la gestione degli interventi, ed è in corso il progetto esecutivo per la realizzazione dei nuovi sistemi integrati di gestione delle telecomunicazioni. In merito alla questione relativa alla componente volontaria del corpo nazionale (una componente assolutamente fondamentale per l'operatività del Corpo nazionale stesso), e in particolare per quanto riguarda gli accertamenti previsti dal protocollo sanitario, sono lieto di annunciare che la convenzione con Rete ferroviaria italiana (RFI) è stata attivata, e che pertanto sono riprese le visite mediche del personale sanitario.
Da ultimo, nel pacchetto che ho predisposto e che sottoporrò all'approvazione del Governo, oltre alle nuove assunzioni è previsto anche un contributo di 10 milioni di euro per la manutenzione e l'acquisto di nuovi mezzi al Corpo nazionale dei vigili del fuoco e la relativa gestione, e lo stanziamento a decorrere dal 2009 di 15 milioni di euro da destinare alla speciale indennità operativa per il servizio di soccorso tecnico urgente. Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco certamente se lo merita.

PRESIDENTE. L'onorevole Vietti ha facoltà di replicare.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la sensibilità dimostrata sul tema e anche per le risposte concrete che ha fornito, sia per quanto riguarda la centrale operativa, sia per quanto riguarda gli organici, sia per quanto riguarda la convenzione dei volontari. Ovviamente ci auguriamo che alle parole seguano i fatti e ci uniamo nell'apprezzamento alla funzione importante dei Vigili del fuoco, sia effettivi che volontari.
I Vigili del fuoco sono in prima fila in tutti gli eventi che mettono a repentaglio la sicurezza dei cittadini, dagli incendi tradizionali, fino ormai a tutte le calamità naturali, dal terremoto dell'Abruzzo all'alluvione che il Piemonte sta vivendo in questi momenti, in una condizione di drammatica emergenza (noi ovviamente ci uniamo, con la nostra solidarietà, a tutti coloro che hanno patito danni morali e materiali).
In questo quadro di emergenza ovviamente il ruolo dei Vigili del fuoco è ancora più importante proprio per l'interesse della collettività.
Queste richieste di forze, di energie e di tecnologie si fanno evidentemente non per ragioni corporative ma perché i Vigili del fuoco, effettivi e volontari, siano messi in condizione di svolgere il proprio compito con l'adeguatezza di risorse necessaria per poter far fronte a questo campo di emergenze sempre più vasto che si offre di fronte a loro.
Teniamo conto che la categoria patisce anche un trattamento economico ridotto rispetto al personale di altre Forze di polizia e questo è un tema che pure rassegno al Ministro e al Governo e che prima o poi dovrà essere affrontato.

(Iniziative in materia di permanenza degli immigrati clandestini nei centri di identificazione ed espulsione - n. 3-00500)

PRESIDENTE. L'onorevole Cota ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00500, concernente iniziative in materia di permanenza degli immigrati clandestini nei centri di identificazione ed espulsione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ROBERTO COTA. Signor Presidente, i fatti sono noti e si riferiscono al decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11 in relazione al quale è stato approvato un emendamento a prima firma Franceschini che si concretizza come un vero e proprio indulto per i clandestini.
Infatti, si è puntualmente avverato il 26 aprile quanto aveva previsto il Ministro Maroni: oltre mille clandestini sono oggi liberi di girare sul nostro territorio grazie Pag. 71a questo emendamento. Premessa la valutazione negativa per quanto accaduto, che denota oggettivamente una totale irresponsabilità di chi ha proposto e votato quell'emendamento, dal momento che su temi così importanti non si gioca, non si brinda e si dovrebbe anche smettere di fare buonismo da quattro soldi, chiediamo al Ministro Maroni che cosa intenda fare il Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, la strategia di contrasto all'immigrazione clandestina si articola in una serie di misure che il Governo ha individuato circa un anno fa. Nei primi provvedimenti contenuti nel pacchetto sicurezza alcune di queste misure sono già divenute operative e sono state convertite in legge, ma, purtroppo, non è stato così per la disposizione che prolunga il tempo di trattenimento nei centri di identificazione e di espulsione. Si tratta di una norma assolutamente fondamentale. Il capo della polizia sul piano tecnico ha certificato che in soli due mesi - termine oggi previsto per il trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione - è praticamente impossibile identificare ed espellere la stragrande maggioranza dei clandestini.
Cito un dato: dal 1o gennaio di quest'anno al 27 aprile sono transitati nei centri di identificazione e di espulsione 4.474 clandestini. Ebbene, i termini così ristretti ci hanno consentito di identificarne e rimpatriarne effettivamente soltanto 1.640: un numero considerevole ma che avrebbe potuto essere maggiore se la norma di prolungamento a sei mesi presentata dal Governo fosse stata approvata.
Ricordo che vi sono molti Paesi europei che hanno già anticipato il contenuto della direttiva europea sui rimpatri che prevede il trattenimento sino a diciotto mesi. Uno di questi Paesi è Malta. A Malta i clandestini sono trattenuti nei centri diciotto mesi mentre in Italia due. È chiaro che le rotte che provengono in particolare dalla Libia sono influenzate anche da questa situazione. Ho citato la Libia per annunciare che la nostra strategia di contrasto si fonda naturalmente anche sulla collaborazione e cooperazione con i Paesi da cui provengono i clandestini. Abbiamo stretto un accordo con la Libia che finalmente e faticosamente sta entrando in vigore. Il 15 maggio partirà - questo è l'impegno - il pattugliamento. Oggi, proprio poche ore fa, sono arrivati i responsabili libici che dovranno essere a bordo delle sei motovedette che abbiamo pronte per il pattugliamento. È una svolta importante che mi fa pensare che, finalmente, questo accordo verrà attuato entro poche settimane e potrebbe essere davvero un punto di svolta nella prevenzione dei flussi.
Rimane, però, fondamentale che il Parlamento approvi rapidamente questa norma che prolunga il trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione ad almeno sei mesi, per consentirci di rimpatriare effettivamente tutti i clandestini che oggi vi sono trattenuti.

PRESIDENTE. L'onorevole Cota ha facoltà di replicare.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, siamo soddisfatti sia della risposta, sia dell'azione che il Ministro Maroni sta portando avanti: un'azione complessiva, decisa e chiara di contrasto all'immigrazione clandestina, fatta di provvedimenti che sono stati proposti in questo Parlamento, di un'azione puntuale delle forze dell'ordine sul territorio e anche di un'azione condotta a livello internazionale, proprio attraverso questo accordo con la Libia che, finalmente, verrà fatto rispettare con il pattugliamento congiunto, e anche attraverso la presa di posizione che vi è stata in sede di Unione europea, a fronte delle persistenti violazioni degli accordi da parte di Malta.
Finalmente, abbiamo fatto sentire la nostra voce e finalmente passa il messaggio che non devono venire tutti da noi, perché, fino ad oggi, tutti hanno pensato di poterlo fare perché tanto eravamo disponibili ad accogliere tutti, indipendentemente Pag. 72dal rispetto delle regole. Questo Ministro e questo Governo stanno facendo capire che la musica è cambiata.
Signor Ministro, noi del gruppo parlamentare della Lega Nord Padania faremo la nostra parte, e speriamo che si possa approvare entro pochi giorni questa norma, all'interno del disegno di legge sulla sicurezza, che consente il trattenimento fino a sei mesi. La invitiamo ad andare avanti come sta facendo, perché non solo ha il nostro consenso, ma anche il consenso della gente, che è molto più importante (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Caparini, Casero, Cicchitto, Colucci, Conte, Cosentino, Cota, Donadi, Jannone, Lombardo, Lusetti, Mazzocchi, Migliori, Pescante, Romani, Soro e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge n. 1441-bis-C.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-bis-C).
Avverto che gli ordini del giorno Catanoso n. 9/1441-bis-C/1 e Stucchi n. 9/1441-bis-C/9 sono stati ritirati dai presentatori.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno, in quanto del tutto estranei rispetto alla materia trattata dal provvedimento: Caparini n. 9/1441-bis-C/8, relativo ai comuni imbriferi montani; Favia n. 9/1441-bis-C/25, volto a prevedere il rispetto per l'entrata in vigore della class action; Carlucci n. 9/1441-bis-C/27, relativo alla semplificazione della procedura per l'esercizio della vendita dei dvd.
L'onorevole Golfo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-bis-C/5.

LELLA GOLFO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno che ci accingiamo a votare riguarda l'articolo 18 del disegno di legge collegato alla finanziaria n. 1441-bis-C, che modifica l'articolo 9 della legge 8 marzo 2000, n. 53, introducendo modifiche volte a implementare il sistema di progetti conciliativi tra vita privata e lavoro.
La legge n. 53 del 2000 è una delle migliori e più avanzate in Europa sotto il profilo della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Si pensi che il Parlamento europeo, soltanto agli inizi del mese corrente, aprile 2009, ha deliberato l'innalzamento del periodo obbligatorio di maternità da quattordici a diciotto settimane ininterrottamente. L'Italia, invece, riconosce alle donne in maternità ventuno settimane e l'80 per cento dello stipendio, con garanzia del divieto di licenziamento da parte del datore di lavoro. Da questo punto di vista, dunque, siamo stati e siamo tuttora un modello in Europa e un esempio di processo civile e giuridico.
L'articolo 9 della legge sui congedi riguarda l'adozione di misure per conciliare tempi di vita e di lavoro, attraverso accordi contrattuali che prevedano progetti ad hoc, per la cui realizzazione lo Stato assegna finanziamenti a valere sul Fondo delle politiche per la famiglia. Con Pag. 73le modifiche apportate al medesimo articolo 9, viene sensibilmente ed ulteriormente migliorata una legge di per sé ottima. Nello specifico, le previsioni di maggior rilievo della novella legislativa riguardano l'introduzione del riferimento al part-time reversibile e alle azioni volte a favorire il reinserimento delle lavoratrici e dei lavoratori dopo il congedo parentale.
Queste ultime previsioni normative vanno nella direzione, più volte auspicata, dell'incremento delle politiche per le pari opportunità nel nostro Paese. Sappiamo, infatti, che sono in maggior numero le donne a fruire del part-time, che costituisce una flessibilizzazione degli orari di lavoro e il miglior aiuto per la conciliazione con la vita privata dell'opportunità di carriera cui le donne aspirino. Sappiamo anche che il part-time femminile è poco diffuso al sud, contro una tendenza positiva del nord che tocca il 34 per cento e che, spesso, le donne lavoratrici, al rientro dal periodo di congedo parentale non ritrovano la stessa posizione lavorativa lasciata.
In considerazione di questi problemi, con l'ordine del giorno a mia firma si chiede al Governo di prevedere, nella determinazione della quota di fondo da assegnare ai soggetti previsti dalla legge, meccanismi premiali per i datori di lavoro privati, in particolare del Mezzogiorno, che attuino accordi contrattuali tendenti a sviluppare il part-time reversibile.
Infine, allo scopo di conservare un ambiente lavorativo accogliente e disincentivare comportamenti discriminatori, soprattutto nei confronti delle donne, si chiede un impegno del Governo a riconoscere l'attribuzione di quote maggiori del fondo a soggetti che adottino regolamenti e pratiche interne volte a garantire alle lavoratrici e ai lavoratori di ritorno dal congedo parentale il recupero della posizione lavorativa effettivamente ricoperta nel periodo antecedente.

PRESIDENTE. L'onorevole Bernardini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-bis-C/2.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, in realtà intendo illustrare l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/1441-bis-C/3,

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, le faccio presente che lei non ha sottoscritto l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/1441-bis-C/3 e pertanto non può illustrarlo. Intende illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1441-bis-C/2?

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, illustrerò entrambi.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, lei non può illustrare l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/1441-bis-C/3 perché non lo ha firmato.

RITA BERNARDINI. Ho comunque la parola?

PRESIDENTE. Lei ha la parola, intende aggiungere la firma?

RITA BERNARDINI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, credo che con questo ordine del giorno si tratti un problema molto importante per quel che riguarda la gestione della giustizia nel nostro Paese. Infatti, sempre più spesso problemi importanti vengono affidati alla magistratura onoraria, che non ha più certo un ruolo complementare e occasionale nell'amministrazione della giustizia.
È sicuramente un dato di fatto l'aumento delle competenze dei giudici di pace previsto dal provvedimento al nostro esame, però queste aumentate competenze contrastano sicuramente con l'insoddisfacente livello qualitativo assicurato dai giudici di pace e, più in generale, con la qualità del servizio fornito dai magistrati onorari.
Se non può non condividersi l'obiettivo di dar vita ad una sorta di giustizia conciliativa volta alla bonaria risoluzione Pag. 74dei conflitti fra i cittadini, non può non rimarcarsi come l'assenza di professionalità specifica in capo ai giudici di pace comporti spesso il totale fallimento delle procedure conciliative previste dal codice di rito.

PRESIDENTE. Onorevole Bernardini, il suo gruppo ha esaurito il tempo a disposizione.

RITA BERNARDINI. È già finito?

PRESIDENTE. Si, onorevole Bernardini, anzi le ho concesso almeno trenta secondi in più. Quindi, la invito a concludere.

RITA BERNARDINI. Non sapevo che il tempo a mia disposizione fosse così breve, comunque concludo ricordando all'Aula un dato: è indubbio che nel nostro Paese c'è un arretrato di processi civili e penali che non ha paragone con nessun altro Stato europeo; se la giustizia deve essere affidata ai cosiddetti magistrati onorari, e in particolare ai giudici di pace, è bene prevedere una loro formazione che dia maggiori garanzie ai cittadini italiani (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, esprimerò il parere sugli ordini del giorno di mia competenza.
L'ordine del giorno Catanoso n. 9/1441-bis-C/1...

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Catanoso n. 9/1441-bis-C/1 è stato ritirato.

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Bernardini n. 9/1441-bis-C/2, perché si anticipa una volontà legislativa che non è presente e che non si è formata su questo punto. Non ritengo che su un tema così delicato, che tocca la famiglia e i figli e, dunque, il complesso sistema dei rapporti sui quali si fonda la nostra società, il punto qualificante e centrale possa essere quello dei numeri che, peraltro, abbiamo tenuto in grande considerazione, avendo ben presente il rapporto Cepej e il grave stato di inefficienza del processo civile per i nostri cittadini, sul quale stiamo proprio cercando di incidere attraverso la riforma del processo civile stesso.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/1441-bis-C/3, a condizione che nel dispositivo le parole «ad adottare» siano sostituite dalle seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Vannucci n. 9/1441-bis-C/16, a condizione che nel dispositivo le parole «ad operare per risolvere» siano sostituite con le seguenti «a valutare l'opportunità di risolvere».
Il Governo invita al ritiro il presentatore dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/1441-bis-C/17. È in corso la modifica delle competenze del giudice di pace e della magistratura onoraria e, pertanto, ritengo sia meglio, al momento, soprassedere.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Paladini n. 9/1441-bis-C/22, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole «ad adottare le opportune iniziative normative» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di iniziative normative».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Mura n. 9/1441-bis-C/23.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Palomba n. 9/1441-bis-C/24, a condizione che nel dispositivo le parole «ad adottare» siano sostituite dalle seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».

PRESIDENTE. Invito il sottosegretario Vegas ad esprimere il parere sui restanti ordini del giorno.

Pag. 75

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Cazzola n. 9/1441-bis-C/4, Golfo n. 9/1441-bis-C/5 e Taglialatela n. 9/1441-bis-C/6.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/1441-bis-C/7, a condizione che sia riformulato nel senso di dire, nel dispositivo, che impegna il Governo «a valutare l'opportunità di...».

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Caparini n. 9/1441-bis-C/8 è stato dichiarato inammissibile e che l'ordine del giorno Stucchi n. 9/1441-bis-C/9 è stato ritirato dai presentatori.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Peluffo n. 9/1441-bis-C/10, mentre accetta l'ordine del giorno Duilio n. 9/1441-bis-C/11.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1441-bis-C/12, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di dire «impegna il Governo a valutare la possibilità di...», mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Sbrollini n. 9/1441-bis-C/13, Turco n. 9/1441-bis-C/14, Miotto n. 9/1441-bis-C/15, Borghesi n. 9/1441-bis-C/18, Piffari n. 9/1441-bis-C/19, Monai n. 9/1441-bis-C/20, Palagiano n. 9/1441-bis-C/21 e Zazzera n. 9/1441-bis-C/26.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Valducci n. 9/1441-bis-C/29 a condizione...

PRESIDENTE. Mi scusi, l'ordine del giorno Lovelli n. 9/1441-bis-C/28?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, sull'ordine del giorno Lovelli n. 9/1441-bis-C/28 si pronuncerà tra breve la collega Alberti Casellati, intanto finisco.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Valducci n. 9/1441-bis-C/29, a condizione di sopprimere nel primo inciso del dispositivo le parole «del Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS)», mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Codurelli n. 9/1441-bis-C/30 se il dispositivo viene riformulato nel senso di dire che impegna il Governo «a valutare l'opportunità di...» e, con la stessa modifica, accoglie come raccomandazione, se riformulato, l'ordine del giorno Gnecchi n. 9/1441-bis-C/31. Il Governo, infine, accetta l'ordine del giorno Ravetto n. 9/1441-bis-C/32 che corrisponde ad un emendamento ritirato.

PRESIDENTE. Sottosegretario Alberti Casellati, qual è il parere sull'ordine del giorno Lovelli n. 9/1441-bis-C/28?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Lovelli n. 9/1441-bis-C/28 perché l'oggetto di questo ordine del giorno è già previsto nel testo di legge, laddove si stabilisce proprio la possibilità del trasferimento delle sedi che non è un'obbligatorietà, ma una possibilità.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/1441-bis-C/2.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capano. Ne ha facoltà.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, questo ordine del giorno invita il Governo ad adottare tutte le procedure per giungere a una semplificazione del rito in materia di divorzio. A questo proposito, poiché lo scopo del provvedimento è quello di giungere ad una semplificazione di tutte le procedure, ivi incluse quelle in materia di separazione, divorzio e famiglia, vorrei precisare che c'è un punto che abbiamo lasciato un po' oscuro e che forse il Governo dovrebbe chiarire anche nell'ambito della delega che gli abbiamo conferito per il procedimento di unificazione, che riguarda il procedimento sommario. Pag. 76
Ai fini dell'introduzione del procedimento sommario la parte convenuta ha solo dieci giorni di tempo prima dell'udienza per costituirsi. Ove mai il giudice, come prevede la norma, non ritenesse che quella causa debba essere trattata con rito sommario, la disposizione prevede che fissa l'udienza ai sensi dell'articolo 183 del codice di procedura civile.
Quello che invece non prevede la norma è che, nel fissare quell'udienza, rimetta in termini le parti al fine di preservarle dalla decadenza. Io credo che questo come volontà del legislatore debba essere ricostruito e rimanere agli atti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/1441-bis-C/2, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 317
Votanti 314
Astenuti 3
Maggioranza 158
Hanno votato
142
Hanno votato
no 172).

Prendo atto che i deputati Argentin e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Sbrollini e Calearo Ciman hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i deputati Pini, Sbai e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Compagnon ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/1441-bis-C/3, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cazzola n. 9/1441-bis-C/4, Golfo n. 9/1441-bis-C/5 e Taglialatela n. 9/1441-bis-C/6, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/1441-bis-C/7, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Peluffo n. 9/1441-bis-C/10, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Duilio n. 9/1441-bis-C/11, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1441-bis-C/12, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Sbrollini n. 9/1441-bis-C/13 e Livia Turco n. 9/1441-bis-C/14, accolti dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n. 9/1441-bis-C/15, accolto dal Governo come raccomandazione.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, mi perdoni, ma vorrei un attimo l'attenzione del sottosegretario, perché il Governo ha accolto come raccomandazione il mio ordine del giorno n. 9/1441-bis-C/15. Faccio notare che su altro ordine del giorno riguardante la stessa materia, invece, ha espresso un parere favorevole, ovvero sull'ordine del giorno Ravetto n. 9/1441-bis-C/32. Il combinato disposto dei due ordini del giorno fa sì che venga totalmente cambiato anche il senso del n. 9/1441-bis-C/15, ovvero quello da Pag. 77me presentato. Intendo dire che la presenza delle organizzazioni sindacali e datoriali, per quanto riguarda i progetti di conciliazione, sono indispensabili. Infatti, quando si riorganizza il lavoro per una donna in maternità questo ha delle conseguenze nell'organizzazione del lavoro di quella azienda.
Quindi, il rapporto non è privato fra la donna lavoratrice e il suo datore di lavoro, ma deve coinvolgere per forza le organizzazioni sindacali nella riorganizzazione del lavoro di quella azienda. Debbo dire, peraltro, che qui diamo valore alla maternità non solo come una scelta personale e individuale, ma anche come un fatto sociale e sarebbe davvero singolare che chi è portatore poi di interessi generali non potesse - come in questo caso - essere coinvolto come forma di garanzia nei progetti di riorganizzazione aziendale e flessibilità e, quindi, tutti i processi che hanno a che fare con i diritti delle persone.

PRESIDENTE. Onorevole Miotto, non insiste per la votazione?

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, avevo chiesto al Governo di modificare il parere.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non modifica il parere espresso. Ricordo che se il presentatore insiste per la votazione il parere del Governo è da intendersi contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Miotto n. 9/1441-bis-C/15, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lehner, onorevoli Capitanio Santolini e Mario Pepe (PD), onorevole Barbato, onorevole Fontanelli.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 355
Maggioranza 178
Hanno votato
168
Hanno votato
no 187).

Prendo atto che i deputati Scilipoti e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Galletti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Scalera ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vannucci n. 9/1441-bis-C/16, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Garagnani n. 9/1441-bis-C/17 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Borghesi n. 9/1441-bis-C/18 e Piffari n. 9/1441-bis-C/19, accolti dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/1441-bis-C/20, accolto dal Governo come raccomandazione.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo solo un minuto per chiedere al sottosegretario Vegas di riconsiderare la formulazione del parere non come mera raccomandazione, ma come un importante spunto perché il Governo, nell'ambito di quell'articolo 18 che prevede la stesura di protocolli Stato- regioni-enti locali nella promozione turistica in una logica di sussidiarietà verticale, che è anche un elemento di rafforzamento delle politiche turistiche in una logica di sistema, privilegi la tutela dei siti Unesco. L'Italia è il Paese con il numero maggiore di siti tutelati come patrimonio mondiale dell'umanità rispetto a tutte le altre nazioni del mondo. È opportuno che il Governo di questa Pag. 78responsabilità si faccia carico e sappia esplicitare una tutela più pregnante e più degna di quanto sia stato fatto fino ad oggi.
Quindi chiedo che sia accolto non come raccomandazione ma tout court.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, se il presentatore è disposto a modificarlo inserendo all'inizio del dispositivo l'espressione «impegna il Governo a valutare l'opportunità di...» lo posso accettare.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/1441-bis-C/20, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/1441-bis-C/23, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mura n. 9/1441-bis-C/23, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 361
Votanti 355
Astenuti 6
Maggioranza 178
Hanno votato
155
Hanno votato
no 200).

Prendo atto che i deputati Scilipoti e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare, che i deputati Margiotta e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Lisi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Palagiano n. 9/1441-bis-C/21, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paladini n. 9/1441-bis-C/22, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Palomba n. 9/1441-bis-C/24, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/1441-bis-C/26, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Lovelli n. 9/1441-bis-C/28, formulato dal Governo.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, mi sembra di aver capito dal parere che ha dato il sottosegretario che l'invito al ritiro deriva dal fatto che la norma viene considerata in modo non cogente.
Quindi il sottosegretario ha detto che l'ordine del giorno non è necessario perché il contenuto dell'articolo 65 non porta necessariamente a prendere decisioni che vanno in quella direzione. Dunque, se questa è l'interpretazione del Governo, prendo atto che il contenuto dell'articolo 65 per quanto riguarda le sezioni staccate dei servizi di pubblicità immobiliare porta a salvaguardare le sedi che hanno un'importanza territoriale notevole, a prescindere dall'esistenza di una sede dei tribunali circondariali. Quindi, se è così, posso anche ritirare l'ordine del giorno, ma vorrei avere la rassicurazione del Governo che questa è l'interpretazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 79

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, credo che più che una rassicurazione del Governo ci debba essere una rassicurazione del dettato letterale della norma, laddove afferma che: «le sedi delle sezioni staccate dei servizi di pubblicità immobiliare istituiti ai sensi (...) possono» - lo ripeto - «possono essere trasferite presso gli uffici provinciali dell'Agenzia del territorio da cui dipendono per competenza». Ciò significa che non è obbligatorio, è una mera possibilità che viene determinata dalle esigenze specifiche territoriali. A me sembra che questa sia proprio l'interpretazione letterale.

PRESIDENTE. Onorevole Lovelli?

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, per concludere, non insisto per la votazione del mio ordine del giorno, ma l'interpretazione del sottosegretario è che nel caso specifico la norma viene interpretata nel senso che il termine «possono» diventa: «non si fa» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che l'ordine del giorno Lovelli n. 9/1441-bis-C/28 è stato ritirato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Valducci n. 9/1441-bis-C/29, accettato dal Governo, purché riformulato sopprimendo il riferimento al Fondo FAS.

MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, sono da questa parte, ci sono Vannucci e Valducci, si sbagliano anche i giornalisti.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Valducci.

MARIO VALDUCCI. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Codurelli n. 9/1441-bis-C/30, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, l'accoglimento con raccomandazione mette ancor di più in forse questo provvedimento, considerate anche le perplessità che abbiamo espresso negli interventi sia di ieri sia di oggi. Anche riferendomi a quanto ha detto prima l'onorevole Miotto, non si riesce a capire circa l'erogazione dei contributi perché o i contributi non ci sono - questa è la perplessità che veramente aumenta - o altrimenti diciamo che gli stessi devono essere finalizzati veramente alla conciliazione, a quei progetti che la favoriscono. Diversamente il dubbio è che si chiedono risorse, ci sono delle risorse, ma senza risorse quei provvedimenti, quei progetti non si possono realizzare. Dunque, chiedo un ripensamento al Governo altrimenti insisto per il voto.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, se anche in questo caso si premette... Onorevole Codurelli, se posso avere la sua attenzione... Se anche in questo caso si premette al dispositivo: «a valutare l'opportunità di prevedere...» il Governo può accettare tout court il suo ordine del giorno, senza raccomandazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Codurelli n. 9/1441-bis-C/30, accettato dal Governo, purché riformulato nei termini testé espressi dal sottosegretario.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gnecchi n. 9/1441-bis-C/31, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ravetto n. 9/1441-bis-C/32, accettato dal Governo. Pag. 80
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, adempio al compito di spiegare le ragioni per le quali l'Italia dei Valori voterà contro questo disegno di legge.
Il disegno di legge in esame rappresenta un Giano bifronte, se vogliamo ricorrere alle figure mitologiche: se lo si guarda da una parte è una cosa, ma se lo si guarda dall'altra è una cosa completamente diversa. Esso presenta, infatti, due aspetti nettamente distinti tra loro: quello economico che è stato prevalente (tanto che ha attratto a sé la competenza come Commissione) e un altro attinente alla giustizia. Non diciamo che si tratta della riforma della giustizia, perché abbiamo già contestato la legittimità dell'uso da parte del Governo e della maggioranza di un'espressione così impegnativa. Si tratta di alcune modifiche prevalentemente al codice di procedura civile nel frattempo arricchitesi, o meglio che nel frattempo hanno visto affastellate e raffazzonate altre norme. Ciò in un viaggio senza obiettivo e indirizzo percorso tra la Camera, prima, il Senato, poi, la Camera di nuovo oggi e il Senato di nuovo domani o dopodomani.
Da questo connubio mostruoso è nato un ibrido e, come si sa, gli ibridi sono sterili. Questo è un provvedimento sterile sia nella parte economica, sia in quella concernente la modifica normativa sulla giustizia.
Non siamo noi a dire che questo provvedimento presenta degli aspetti che non ci convincono. Lo ha affermato stamattina con molta sincerità il sottosegretario Vegas, il quale ha detto che è vero che questo provvedimento contiene qualche criticità. Riteniamo che l'espressione usata sia un eufemismo e un modo per dire che questo provvedimento è un guazzabuglio normativo e legislativo: da una parte, troppo pretenzioso rispetto agli obiettivi che si prefiggeva e, dall'altra, inconcludente.
Basti pensare che, nel tragitto dalla Camera al Senato, esso ha riportato l'aggiunta di altri 32 nuovi articoli e che dal Senato alla Camera abbiamo riportato sette ulteriori deleghe rispetto a quelle già proposte alla Camera. Quando si agisce per improvvisazione, per pezze e per rattoppi vuol dire che si hanno le idee poco chiare sia sotto il profilo relativo all'aspetto economico, sia sotto l'altro profilo relativo all'aspetto della giustizia.
L'aspetto economico riguarda molti dei provvedimenti pervenuti dal Governo. Si tratta di provvedimenti affrettati, spesso frutto di una legislazione di emergenza e spesso carenti delle relazioni tecniche necessarie al corredo degli articoli e degli emendamenti.
Navighiamo a vista e ciò si riflette in una mancanza di coerenza in ordine alla chiarezza e alla limpidezza delle fonti normative, soprattutto quelle finanziare. Non si capisce bene da dove vengono presi i soldi e assistiamo più che altro ad uno spostamento di fondi da un posto all'altro; in tal modo, navighiamo con una totale inaffidabilità sulla rotta da perseguire.
Si dice che ci sono sempre fondi freschi, ma, restano fermi solo alcuni grandi affari, alcune grandi opere, alle quali questo Governo non rinuncia, dall'Alitalia al ponte sullo stretto, alla questione nucleare che - crisi o non crisi - devono essere necessariamente finanziate. Se si trascura questo aspetto, alcune fonti finanziarie che sono sempre sicure e saranno indefettibili, tutte le altre sono fonti finanziarie soggette a condizione risolutiva, nel senso che sono provvisorie.
Se ci sono altre esigenze esse vengono rimosse, vengono spostate, operando così una continua fluttuazione, una continua ricollocazione di soldi, che sono sempre gli stessi, ma con un obiettivo finale, quello di non dare certezza alle spese che si devono affrontare. Pag. 81
In parte, le risorse finanziarie vengono acquisite attraverso i fondi FAS, i fondi per le aree sottoutilizzate, che vengono impiegati non per lo sviluppo delle aree sottoutilizzate, ma per le più disparate ragioni. In questo modo, il processo di sviluppo dell'impresa e dei territori viene fortemente depotenziato.
Un'altra fonte è quella degli interventi strutturali di politica economica e della riduzione lineare delle autorizzazioni di spesa, ma il tutto - lo ripetiamo - nell'ambito di una incertezza sulla collocazione effettiva dei fondi che è veramente preoccupante e denota improvvisazione.
Sarà forse per questo, per un'incapacità di affrontare la spesa e la risoluzione della crisi, che il debito quest'anno sta galoppando verso il 115 per cento e nel 2010 è previsto che vada verso il 121 per cento.
Tutto ciò è conseguenza di una evidente mancanza di chiarezza nell'affrontare la crisi. Abbiamo solo spot, imbonimenti ed edulcorazioni della situazione, ma non è chiara poi l'impostazione del Governo per quanto riguarda il contrasto all'evasione fiscale.
Mettiamo su articoli su articoli, norme su norme, affastellate, ma non abbiamo nessuna speranza che ci possa essere un aumento dei fondi da questa fonte.
Signor Presidente, se lei mi invita a concludere, come mi è parso di capire, lo faccio subito, dicendo che noi non possiamo serenamente votare un provvedimento di questo genere, che sotto il profilo economico resterà privo di qualunque effetto e che, sotto il profilo delle piccole modificazioni alla giustizia, risente di una improvvisazione e della mancanza di un quadro chiaro di riferimento.
Pertanto, questo provvedimento certamente non avrà alcun effetto benefico né sull'economia né sulla giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge esaminato ed ora al voto dell'Assemblea è intitolato «Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, nonché in materia di processo civile». È un titolo indubbiamente molto ampio e molto impegnativo in una fase di crisi economica globale, che incide in modo assai grave sulle imprese, i lavoratori e le famiglie italiane.
Il pressing della FED sulle principali banche statunitensi, affinché rafforzino le riserve patrimoniali, in base ai nuovi requisiti stabiliti dalle autorità di vigilanza, sta a dimostrare come, ai bagliori di luce che si intravedono per l'uscita dal tunnel della crisi nel 2010, si accompagni il persistere di nubi ancora dense e minacciose.
Il Governo si appresta, con l'imminente trimestrale di cassa o, come si chiama ora, con la relazione unificata sull'economia e sulla finanza, a ridurre di quasi 2 punti la stima sulla crescita dell'economia italiana: dal meno 2 per cento al meno 3,5 o 4 per cento.
Quanto al deficit, si prospetta un ritocco delle previsioni dal 3,7 al 5 per cento. Le vendite al dettaglio, secondo l'ISTAT, sono crollate del 3,1 nel mese di febbraio, mentre il debito pubblico nazionale sarà nel 2010 di nuovo oltre il 120 per cento del PIL.
Non siamo catastrofisti e, per indole e volontà, neppure pessimisti; siamo, dunque, pronti a cogliere anche qualche positivo trend, ad esempio nella pur debole ripresa dell'export.
In sostanza, onorevoli colleghi, la crisi è ancora molto profonda e molto seria e avremmo auspicato una manovra per lo sviluppo meno altisonante e pasticciata e più concreta, efficace e condivisa dinanzi alla sofferenza vera che c'è nel Paese.
In questo disegno di legge sono stati toccati molti punti e altri sono stati stralciati. Abbiamo costruttivamente illustrato, come gruppo dell'UdC, nel corso del dibattito nelle Commissioni ed in Aula, le nostre proposte migliorative, tutte ispirate dal rifiuto di un'opposizione pregiudiziale e dalla ricerca delle politiche più utili per il Paese: sulla semplificazione normativa, Pag. 82che è necessaria, ma è talvolta realizzata in modo davvero complicato; sulla pubblica amministrazione, la certezza dei tempi di conclusione dei procedimenti e la conferenza dei servizi, nella convinzione che la pubblica amministrazione debba tornare ad esser vista non solo come un vincolo o un impaccio, ma anche come una grande risorsa per le politiche pubbliche nazionali e che il procedimento amministrativo debba tornare ad essere, anche sotto il profilo della cultura giuridica ed istituzionale, quello che è stato, cioè un grande strumento di mediazione sociale che consente partecipazione dei cittadini, trasparenza ed efficienza della pubblica amministrazione.
È stato toccato in modo insufficiente il tema del turismo e dei consigli di amministrazione dell'ENIT. Siamo tutti molto convinti che il turismo meriti una politica più intensa e più nazionale, non succube delle piccole patrie, degli sprechi e dei localismi, ma, invece, delle sfide che la competitività richiede.
È stato toccato il tema delle politiche di conciliazione, ma non abbiamo avuto il bene, però, di capire quale sia la quota riservata a queste politiche, il che ci lascia ovviamente perplessi.
Abbiamo assistito anche all'inserimento di ulteriori deleghe contenute in questo provvedimento, tutte deleghe in bianco, prive di principi e criteri direttivi, e dunque in contrasto con la lettera e con lo spirito della Costituzione, come nel caso della delega ambientale o della delega per il riordino dei riti del processo civile (deleghe troppo ampie, che eludono il contributo del Parlamento), nonché, dice il provvedimento in esame, sulla giustizia: grande malata, che certamente c'entra molto anche con la competitività generale del Paese.
Abbiamo assistito ad un inutile andirivieni tra la prima e la seconda lettura, insomma la classica navetta, che poteva essere ridotta nei tempi, se si fosse ascoltato il contributo dell'opposizione nella prima lettura sui nodi critici: il filtro in Cassazione, che infatti, alla fine, è stato corretto con un'opera faticosa (e non ci piace il gioco delle rivendicazioni, perché siamo convinti che quando la proposta utile emerge dal confronto, pur serrato, tra opposizione e maggioranza, non vi sia da rivendicare alcunché, ma solo da rivendicare l'utile funzionamento del confronto parlamentare); la prova testimoniale, che poteva essere meglio definita, magari raccolta da entrambi gli avvocati, con uno strumento più garantista; la miniriforma del processo civile, che reca norme utili, come abbiamo sottolineato, sia pur parziali, per l'efficienza della giustizia e la riduzione dei termini, un orizzonte più ordinato ed efficiente per ridurre i tempi del processo civile, che ci fa guadagnare moltissime condanne in sede europea.
Dunque vi sono norme utili ed anche misure che potevano esservi, e che non vi sono. Abbiamo in sostanza con senso di responsabilità contribuito a questo provvedimento, come si addice ad un'opposizione repubblicana che ricerca nel confronto parlamentare le migliori soluzioni per il Paese.
Per questo il gruppo dell'UdC si asterrà sul voto finale di questo disegno di legge, un'astensione tutt'altro che agnostica o povera di contenuti. Al contrario, si tratta di un voto convinto con il quale diamo il nostro contributo allo sviluppo del Paese e ricordiamo a noi stessi, agli italiani che ci guardano e a questo Governo troppo spesso propenso al conflitto e alle decisioni in solitudine, che si può e si deve fare di più, non solo con il sostegno urgente alle imprese e alle famiglie, ma anche con il coraggio delle riforme, con le liberalizzazioni nei settori imbrigliati dal capitale pubblico, con un nuovo patto generazionale per pensioni più giuste e più risorse per i giovani, le donne, i servizi alle famiglie, l'equità, con un nuovo fisco basato sul conflitto di interesse e sul quoziente familiare, con meno province e più risorse da investire nella green economy: in sostanza, con più coraggio riformatore sui temi che i democratici di centro propongono da tempo e con convinzione per Pag. 83l'agenda di Governo del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord esprimerà convintamente un voto favorevole all'approvazione del disegno di legge al nostro esame, un disegno di legge complesso, articolato, anche diversificato, che ha un obiettivo comune, ovvero dare risposte concrete e normativamente certe e chiare in un momento di difficoltà e di crisi congiunturale, all'insegna di una parola e di un concetto imprescindibile per la Lega Nord: modernizzare il Paese anche e soprattutto con benefici per la parte più ricca e produttiva dello stesso, ovvero il nord.
Questo disegno di legge esprime chiaramente la volontà politica e lo sforzo amministrativo di dotare il nostro Paese di strumenti più adeguati alla crescente domanda di giustizia, alla domanda di servizi per le imprese e per i cittadini, alla domanda di semplificazione della nostra pubblica amministrazione.
Semplificazione, razionalizzazione, rilancio dell'economia reale e dei ceti produttivi, soprattutto del nord del Paese, attraverso un sistema di giustizia civile più rapido, più celere, più efficace, più snello e semplice sono le parole d'ordine di questo provvedimento.
Soprattutto nell'ambito della giustizia civile, questi principi trovano e devono trovare necessariamente attuazione e compimento, e quanto previsto in questo provvedimento rappresenta una seria e concreta applicazione di quanto manifestato proprio qui nell'Aula della Camera durante la sua relazione sull'amministrazione della giustizia nell'anno 2009 dal Ministro Alfano, mantenendo a tal proposito l'impegno assunto, di cui noi abbiamo espresso all'epoca - e confermiamo oggi - vivo compiacimento.
Si tratta di una risposta necessaria soprattutto per rilanciare economia e investimenti in un momento di crisi e di difficoltà per le nostre imprese, e per ridare ai nostri cittadini - i veri e principali fruitori di giustizia - fiducia nei confronti di un sistema giurisdizionale oggi sicuramente malato e affetto da gravi patologie.
Infatti non vi è imprenditore, non vi è artigiano o commerciante - ovvero il nostro ceto produttivo che abbiamo il dovere di tutelare, di proteggere e di rilanciare anche attraverso una migliore funzionalità del sistema giustizia - che non si renda conto di quanto la giustizia, soprattutto quella civile, sia indispensabile, se esercitata in modo corretto, per realizzare in maniera competitiva la propria attività.
Alcuni numeri sono impietosi, alcuni dati devono far riflettere: 5 milioni di cause civili pendenti, 960 giorni per la definizione di una causa civile in primo grado, 1.509 giorni per una causa in appello, 181 condanne inflitte all'Italia dalla Corte dei diritti umani causate dalla lentezza dei processi.
E sempre a causa di tali lungaggini processuali, l'Italia si colloca al 156o posto, su 181 Paesi, per la durata dei processi, come emerge dalla relazione della Banca mondiale illustrata in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario dal presidente della Suprema Corte, dottor Carbone. L'Italia da questo punto di vista sta addirittura peggio di Egitto, Angola e Gabon. In Italia per recuperare un credito, che deriva da una disputa di tipo commerciale, ci vogliono 1.210 giorni, in Francia 331, in Giappone 394. Si tratta di dati allarmanti, preoccupanti, direi vergognosi, assolutamente non in linea per un Paese civile e moderno come dovrebbe essere il nostro. Nasce da qui l'esigenza di un intervento serio, risoluto, ma soprattutto non più differibile nel tempo. Il pacchetto di interventi contenuti in questo provvedimento si propone l'obiettivo e lo scopo di rispondere a tale emergenza attraverso misure volte a ridurre i tempi del processo, ad introdurre procedure abbreviate e semplificate, e soprattutto a garantire ai cittadini la certezza di una sentenza, di una decisione, in tempi ragionevoli. Pag. 84
Abbiamo aumentato la competenza per valore del giudice di pace. L'occasione mi consente nuovamente, come ho già sottolineato in altri provvedimenti, di ribadire che per la Lega - lo abbiamo più volte espresso - la magistratura onoraria è ormai indispensabile e assolutamente funzionale per l'amministrazione della giustizia. È, quindi, necessario qualificare questa figura in grado di liberare i giudici togati da un gran numero di cause. Abbiamo valorizzato il principio di lealtà processuale e abbiamo semplificato la decisione della lite; i tempi per il compimento di singole attività processuali sono state razionalizzati, accelerati e in moltissimi casi addirittura dimezzati. Abbiamo introdotto un istituto che svolgerà una funzione acceleratrice e semplificatrice con ritorni anche da un punto di vista economico. Infatti, grazie agli emendamenti che sono stati presentati, abbiamo emendato l'istituto della prova testimoniale scritta. Questo significherà che decine di migliaia di lavoratori, di artigiani e di piccoli imprenditori, non perderanno intere giornate lavorative solo per confermare una fattura o una ricevuta fiscale. Ciò non soltanto costituisce un fatto di civiltà giuridica, di diritto e di correttezza di comportamenti processuali, ma significa soprattutto che questi lavoratori possono continuare a dedicarsi produttivamente alle loro attività e allo sviluppo delle loro imprese.
Abbiamo introdotto il filtro in Cassazione con le opportune indicazioni, e correzioni - come è stato già oggi ribadito -, volute dalla Commissione giustizia, ascoltando i suggerimenti degli operatori del diritto sulla falsariga di quanto accade in altre importanti nazioni di diritto. Il tutto è avvenuto senza limitare il diritto di difesa, ma con una necessaria e funzionale attività deflattiva del carico processuale. Nessuno, infatti, voleva, e vuole, comprimere il diritto a ricorrere, ma semplicemente, in un sistema che dà certezza delle condizioni di ammissibilità, si vuole evitare che il Supremo Collegio sia soffocato da una serie infinita di questioni minori e bagatellari, palesemente inammissibili di per sé, ma che intralciano in modo significativo il corso del giudizio.
Abbiamo avviato quello che forse sarà uno dei passaggi fondamentali della riforma del processo civile: la semplificazione e la riduzione dei riti che oggi sono circa trenta e che se il Governo opererà in conformità alla delega si ridurranno a tre: il rito del lavoro, il rito ordinario di cognizione, il rito sommario di cognizione. Ciò significa che ne avremo eliminati più di venti rispetto alla situazione attuale, dando certezza, chiarezza e tempistiche decisamente più pratiche per la tutela dei diritti dei nostri cittadini e delle nostre imprese.
Viene incentivata la soluzione delle controversie in sede conciliativa. Viene introdotto il procedimento sommario di cognizione e viene prevista la delega per l'emanazione di norme istitutive dell'istituto della mediazione in materia civile e commerciale, e molto altro ancora.
L'obiettivo è quello di far funzionare il sistema giustizia in maniera efficiente, introducendo disposizioni processuali ispirate a criteri di razionalità e di semplificazione, che non scardinino il sistema esistente ma che tuttavia permettano un'accelerazione dei tempi del processo civile.
Concludo Presidente, ricordando che la Lega siede qui in Parlamento e da anni si batte per modificare uno status quo ormai vecchio, vetusto e farraginoso, che tanta inefficienza e sacche di improduttività ha creato nel Paese. Siamo qui per semplificare e tagliare leggi e norme inutili e costose, che hanno il solo effetto di complicare la vita dei cittadini e delle nostre imprese. Siamo qui per razionalizzare e migliorare la funzionalità della giustizia. In una parola siamo qui per cambiare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Grazie all'imminente approvazione del federalismo fiscale e a provvedimenti come quello di oggi io credo che si sia imboccata la strada giusta, la strada del cambiamento, la strada indicata dai cittadini, da sempre voluta e sostenuta dalla Pag. 85Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, nell'esprimere una valutazione conclusiva su questo disegno di legge che reca la denominazione, quale atto Camera, 1441-bis-C (il titolo non lo cito neppure perché negli ultimi provvedimenti ho notato che il titolo è sempre lo stesso, quindi non aiuta, è meglio il numero) dobbiamo innanzitutto riflettere sul significato di questi collegati alla finanziaria. Era uno, atto Camera 1441, il collegato alla finanziaria originario. Si è triplicato, sono diventati tre. Conteneva dieci deleghe. Anche queste si sono quasi triplicate. Conteneva settanta articoli, sono diventati centotrenta sommando gli articoli contenuti nei provvedimenti contrassegnati, come atto Camera, 1441-bis, 1441-ter e 1441-quater.
Che cosa vuol dire collegato alla finanziaria? Noi abbiamo visto quello in materia di federalismo fiscale, un collegato alla finanziaria omogeneo, complesso, ma che abbiamo potuto giudicare e sul quale abbiamo espresso un voto di astensione. Ma che cosa vuol dire collegato alla finanziaria rispetto ad un'impostazione della finanziaria stessa che si svolge tutto l'anno? Nel 2008 ci hanno detto che il decreto-legge n. 112 era la vera finanziaria. Poi abbiamo approvato alla fine dell'anno una finanziaria che era definita come «finanziaria mini»; poi, questi collegati che sono (è difficile definirli) dei provvedimenti omnibus, fortemente eterogenei. Il simbolo lo abbiamo avuto qui. Mi riferisco al fatto che nelle Commissioni Affari costituzionali e Bilancio si è discussa la riforma della Corte dei conti, del processo civile e del processo amministrativo (si tratta delle Commissioni I e V). Sono venuti sugli strapuntini quelli della Commissione giustizia (li ringraziamo) ma qui abbiamo ascoltato molti colleghi - e ora li citerò - che hanno detto: «noi a questo provvedimento non abbiamo potuto neanche collaborare». Ormai - guardate il lavoro delle Commissioni - lavora prevalentemente la I Commissione, mentre le altre fanno attività consultiva, non più attività referente per l'Assemblea.
Questo testo parla di chiarezza normativa. È una battuta, perché l'articolo 3 parla di questo ma poi tutta la struttura del testo è clamorosamente una smentita di questa impostazione. È un testo assolutamente criptico, illeggibile da qualsiasi persona. Mi diceva una collega che, con riferimento ad alcune norme sugli enti di ricerca, neanche gli addetti ai lavori sono informati, non riescono a capire cosa succede.
Si tratta di semplificazione legislativa caotica e senza certezze. Noi modifichiamo i seguenti testi: Codice dei contratti pubblici (modificato indirettamente); Codice dell'amministrazione digitale; Codice di procedura civile (modificato «di traverso»). Inoltre, si provvede anche in tema di enti di ricerca, i quali vengono modificati ma il testo base, nel decreto-legge n. 112, rimane lì; lo stesso avviene per quanto riguarda la conciliazione, nel mondo del lavoro, tra famiglia e lavoro (articolo 38).
Il problema principale sono le troppe deleghe. Prima facevamo una riflessione sul fatto che in un anno, in dieci mesi, abbiamo convertito quaranta decreti-legge. Non è tanto grave il numero di quaranta decreti legge ma i decreti-legge vanno pesati più che contati. Abbiamo sotto forma di decreto-legge l'80 per cento della normazione. Sottolineo: l'80 per cento della normazione.
Ma cosa accade delle deleghe? Ho fatto fare un calcolo: sino a questo momento formalmente sono state approvate sei deleghe ma tra Camera e Senato ne abbiamo pendenti altre quaranta, compreso questo provvedimento nel quale ne sono contenute una dozzina. Quaranta deleghe prevalentemente in bianco, senza criteri direttivi.
In occasione della legge finanziaria del 1997 il Presidente Berlusconi ha alzato il tiro contro il Governo di allora sostenendo Pag. 86che, dato che in quella manovra erano contenute trentaquattro deleghe - sottolineo: trentaquattro mentre qui noi siamo in presenza di quarantasei deleghe - allora si diceva con toni alti che veniva espropriato il Parlamento e che addirittura era a rischio la democrazia: parole riportate su Il Sole 24 Ore. Dunque cosa dobbiamo dire noi oggi se procediamo solo con decreti-legge, leggi di conversione e con una serie di deleghe che la Camera vota senza criteri direttivi? Questo è un problema grave per il sistema democratico.
Quante leggi ordinarie abbiamo approvato in questo periodo? Dobbiamo riflettere: abbiamo approvato quattro leggi in un anno: la cosiddetta «legge Alfano», legge elettorale europea e le leggi per l'istituzione di due Commissioni di inchiesta. Ora si è aggiunta la cosiddetta «legge Brunetta». Questo è un problema enorme per il modo di lavorare: infatti non lavorano le Commissioni e non lavorano i soggetti competenti.
Accenno ad alcuni problemi di merito. Afferma la collega Lanzillotta, con riferimento all'articolo 7, che è prevista una garanzia per la certezza dei tempi del procedimento però poi non si prevede il risarcimento. Quindi è una norma che rimane lì appesa e non ha nessuna garanzia di effettività come invece voleva fare il Ministro Nicolais con altra struttura normativa.
Riguardo alla delega ambientale, afferma Realacci e aggiungono Bratti e Margiotta che si prevedono cinque anni di delega, a partire dal 2004; deleghe primarie e deleghe correttive. Noi facciamo le deleghe delle deleghe. Sostanzialmente abbiamo approvato tre deleghe integrative e correttive, naturalmente tagliando fuori le Commissioni e il Parlamento. Ieri si è assistito a quella sceneggiata inaccettabile in cui la relatrice ha detto «sì» quando un emendamento era presentato dalla maggioranza mentre ha detto «no» allo stesso testo quando era presentato dall'opposizione: anche questo la dice lunga sulla possibilità di dialogare.
Sul turismo dice l'onorevole Marchioni che vi sono 48 milioni di euro e suggerisce di destinarli a riqualificare le strutture turistiche. Risposta: no. Dice l'onorevole Lulli molto chiaramente che vi è un vuoto di politiche sul turismo. Si affronta il problema dell'ENIT, con un assurdo commissariamento, siamo in presenza di un atteggiamento inqualificabile. Si tende a riorganizzare il settore senza linee guida. Aggiunge il collega Vico: le regioni in questa materia dovrebbero essere coinvolte in qualche modo e, invece, non lo sono. Ancora la collega Lanzillotta: trasparenza delle retribuzioni. La legge finanziaria del governo Prodi aveva posto un tetto alle retribuzioni dei manager e noi abbiamo assistito invece nella XVI legislatura a continui rinvii di queste norme. Dunque ci si prende in giro e anche il Ministro Brunetta dice una cosa e ne fa un'altra. Sempre la collega Lanzillotta, con riferimento alla riorganizzazione del CNIPA, afferma che si tratta di una delega assolutamente in bianco. Ormai le deleghe sono solo in bianco: non c'è altro modo per qualificarle. Qui abbiamo duplicazioni e sprechi, si trascura l'indagine conoscitiva della I Commissione. Sugli enti di ricerca Ghizzoni, De Biasi, Bachelet hanno detto che sostanzialmente si capovolge il decreto-legge n. 112 e si ipotizza per la prima volta la soppressione degli enti di ricerca o si minacciano di soppressione enti ancora non nati come l'Agenzia per le valutazioni, fatto gravissimo.
Naturalmente poi la norma sulla conciliazione nel mondo del lavoro lascia forte discrezionalità all'impresa e sostanzialmente si riduce il principio con riferimento alla normalità delle situazioni familiari; dice la collega Miotto, che ha parlato insieme alla collega Codurelli: qui i soldi non ci sono e si dice che si scende del 50 per cento; ma il 50 per cento di una cosa che non c'è, è meno di nulla; fate voi.
Concludo ricordando che sulle parti del provvedimento relative alla Corte dei conti, al Consiglio di Stato e al processo civile i colleghi Tenaglia, Ferranti e Capano hanno già spiegato i motivi per cui nutriamo delle riserve su questo modo di Pag. 87procedere: il procedimento sommario di cognizione è inserito in maniera incomprensibile nel testo complessivo e la prova testimoniale scritta presenta numerosi rischi, e l'unico aspetto positivo è che abbiamo contribuito a costruire un filtro migliore in Cassazione. Queste sono le ragioni del nostro voto contrario a questo atipico - lo ripeto - atipico collegato alla finanziaria, che tocca tutto e non tocca nulla. Esso contiene un numero preoccupante di deleghe in bianco che espropriano il Parlamento, esso contiene nei settori indicati scelte oscure e pericolose: no, non c'è una politica-manifesto, qui le vere scelte si fanno sotterranee, assolutamente ambigue, non esplicitate e non chiarite.
Quando vorrete confrontarvi in Parlamento, nel merito, sulla semplificazione vera, sulla riforma vera della pubblica amministrazione, non sui proclami e sui rinvii, ma sugli interventi in materia di ambiente che non siano solo le norme di deroga che finora abbiamo conosciuto, sul lavoro e sulla conciliazione tra famiglia, donna e mondo del lavoro e, infine, sulla Corte dei conti e sul processo civile e amministrativo, allora noi ci saremo, ma non ci saremo certamente alle condizioni che oggi ci proponete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernini Bovicelli. Ne ha facoltà.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI. Signor Presidente, riceviamo questo provvedimento - il secondo collegato alla finanziaria, come è stato opportunamente descritto dai colleghi che mi hanno preceduto - in terza lettura e questo è un dato che vorrei sottolineare, perché considero particolarmente rilevante per revocare in parte quanto è stato detto dai colleghi dell'opposizione circa una scarsa collaborazione sul suo articolato.
Sia in prima lettura alla Camera dei deputati, sia nell'arricchimento del dibattito di Commissione e di Assemblea del Senato della Repubblica, il testo è stato oggetto di convergenze ed esami che hanno portato ad un ampliamento dell'articolato particolarmente significativo, di cui si è tenuto conto anche in questo terzo passaggio che ora commentiamo e celebriamo.
Si tratta di un provvedimento, - questo è vero, ed è comprensibile perché è motivato da un obiettivo unificante - politematico e multiforme. Esso nasce - lo abbiamo detto - come sequenza di provvedimenti di sostegno e di salvataggio di un sistema economico già ansimante che, a partire dal mese di giugno, il Governo vara a vantaggio dei cittadini e delle imprese, a vantaggio dei rapporti tra gli stessi e la pubblica amministrazione per operare semplificazioni, riduzione di tempi e di costi e, soprattutto, maggiore agibilità dei servizi.
Per quanto riguarda, in particolare, i tratti caratterizzanti di questo provvedimento, come dicevo, purtroppo le patologie che ne costituiscono i presupposti sono vieppiù conclamate, si sono purtroppo aggravate rispetto al momento in cui il provvedimento ha cominciato il suo iter parlamentare. Parliamo di una crisi non più congiunturale, ma strutturale, di una crisi di sistema che lambisce il mondo economico e finanziario: ne abbiamo ampiamente dibattuto sia in Commissione, sia in discussione sulle linee generali. Essa interessa, quindi, il mondo sociale e il sociale, quindi il mondo del servizio giustizia per l'accesso alla giurisdizione ordinaria e amministrativa. Tutto questo richiede risposte chiare, anticicliche e soprattutto efficaci.
I tratti caratterizzanti di questo provvedimento si possono riassumere in quattro fondamentali ambiti di operatività: il settore dell'innovazione ed insieme delle privatizzazioni, che sono toccate da questo provvedimento, attraverso alcuni articoli che poi hanno avuto un seguito, che si è manifestato proprio in queste aule, con provvedimenti ad hoc; il settore del piano industriale della pubblica amministrazione che, anche in questo caso, è stato oggetto di un provvedimento che è già stato licenziato dal Parlamento; e ancora il settore Pag. 88della semplificazione che, com'è stato giustamente e opportunamente ricordato in questi giorni, ha avuto inizio a partire dal 2005 con la legge 28 novembre 2005, n. 246, che ha l'obiettivo di operare nel tempo, per fasi successive, una ripulitura del nostro ipertrofico corpus normativo e ordinamento giuridico, da quelle norme che risultano ormai inutili od obsolete, implicitamente o tacitamente abrogate o addirittura anticostituzionali, in quanto spesso precedenti alla Costituzione. La semplificazione tocca anche l'attività di normazione secondaria del Governo, anche in questo caso dando seguito ad un'opera di semplificazione che vive di obiettivi unificanti, ossia sgravare sia i soggetti agenti sia i fruitori dei servizi da inutili emorragie di tempi e di costi.
Gli interventi che vi sono stati hanno come scopo quello di comportare un risparmio, compresi quelli sul settore della giustizia, che sono stati oggetto di alcuni commenti da parte dei colleghi che mi hanno preceduto. Vorrei sottolineare il costo economico del contenzioso, che è stato più volte contestato all'Italia e più volte evidenziato come una patologia, un handicap, un elemento anticompetitivo anche e soprattutto per i nostri imprenditori, ma prima ancora per i cittadini che chiedono giustizia e la ricevono tardiva (e ricevere giustizia tardiva significa non riceverla). In questo caso il filo rosso, il comune denominatore, l'elemento unificante di questo provvedimento è proprio quello di risparmiare e semplificare, in procedure, tempi e modalità operative.
Vorrei solo ricordare, a questo proposito, come si sia fortemente valorizzato, in un'ottica che non è partita in questa legislatura ma che ha un'esperienza risalente di implementazione da parte di questo Parlamento, un filtro precontenzioso, conciliativo e mediatorio, non aggiudicativo e non avversariale, di accesso alla giustizia togata, per fare in modo che alcune cause, non solo e non necessariamente bagattellari, non arrivino al giudice ma siano composte in uno stadio antecedente, con soddisfazione per le parti. Litigare costa, in termini economici, finanziari e, naturalmente, sentimentali ed umani.
Un altro punto che vorrei sottolineare allo scopo di evidenziare quanto il filo rosso, il comune denominatore di questo provvedimento abbia coerenziato tutto il suo testo, pur nell'approccio politematico che esso certamente presenta, perché sono tante le risposte che deve dare il più efficacemente e chiaramente possibile, come ho premesso, è rappresentato dal cosiddetto filtro di Cassazione, che vuole semplificare e, per certi versi, limitare la procedura di accesso di contenzioso alla suprema Corte. In questo senso vorrei ricordare, anche per ridimensionare le accuse di scarsa collaborazione che abbiamo ascoltato in quest'Aula, sia nel corso della discussione sugli emendamenti sia ora nella fase delle dichiarazioni di voto, che proprio l'articolo 48, relativo al filtro di Cassazione, è stato oggetto e occasione di un importante momento di collaborazione e concordia unanime di questo Parlamento che, attraverso il lavoro e il comune sforzo delle Commissioni I, II e V, è riuscito, soddisfacendo, come è stato evidenziato dai colleghi che mi hanno preceduto, le esigenze degli operatori giuridici di settore, ad ottimizzare un testo che presentava degli elementi di opacità.
Va ringraziato, quindi, chi ha contribuito a quello che rappresenta un ulteriore momento di evoluzione della giustizia, di uno degli apparati che compongono il nostro sistema Paese e che devono essere, ora come mai, implementati. Ciò al fine di consentire che il nostro Paese riesca ad avere lo sviluppo economico e al fine di dare un potente aiuto allo sviluppo economico tante volte invocato, ma che deve essere aiutato dal legislatore e dagli operatori che tramite il legislatore riescono più agevolmente a muoversi nei loro ambiti di operatività. Lo sviluppo economico, che porterà il nostro Paese ad essere realmente competitivo in ambito domestico-comunitario e internazionale, certamente attraverso questo provvedimento si gioverà di strumenti di agevolazione operativa. Pag. 89
Per questo motivo convintamente il gruppo del Popolo della Libertà esprimerà voto favorevole sul disegno di legge 1441-bis-C (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma - A.C. 1441-bis-C)

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, all'allegato 1 annesso al presente disegno di legge, volto a modificare l'allegato 1 annesso al decreto-legge n. 200 del 2008, nel testo risultante dall'approvazione dell'emendamento 4.100 delle Commissioni, devono intendersi espunte le voci 10.423 e 10.513 in quanto le medesime già non figurano nell'elenco delle leggi da abrogare di cui allo stesso allegato 1 annesso al citato decreto-legge, essendo già state soppresse dalla relativa legge di conversione.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal presidente della I Commissione si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1441-bis-C)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n.1441-bis-C , di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Iannuzzi... onorevole Mario Pepe (PD)... i colleghi hanno votato? Onorevole Fogliardi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni per lo sviluppo economico la semplificazione, la competitività, nonché in materia di processo civile» (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (1441-bis-C):

Presenti 410
Votanti 395
Astenuti 15
Maggioranza 198
Hanno votato 222
Hanno votato no 173
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

Discussione della proposta di legge: Modifiche all'articolo 1 del decreto-legge 3 gennaio 2006, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 gennaio 2006, n. 22, in materia di ammissione al voto domiciliare di elettori affetti da infermità che ne rendano impossibile l'allontanamento dall'abitazione (907-A) e dell'abbinata proposta di legge: Galletti ed altri (1643) (ore 17,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge: Modifiche all'articolo 1 del decreto-legge 3 gennaio 2006, n. 1, convertito, con modificazioni, Pag. 90dalla legge 27 gennaio 2006, n. 22, in materia di ammissione al voto domiciliare di elettori affetti da infermità che ne rendano impossibile l'allontanamento dall'abitazione; e dell'abbinata proposta di legge d'iniziativa dei deputati Galletti ed altri.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta di ieri.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 907-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Maurizio Turco, ha facoltà di svolgere la relazione.

MAURIZIO TURCO, Relatore. Signor Presidente, in modo inusuale vorrei iniziare dai ringraziamenti, che rivolgo innanzitutto al presidente della Commissione affari costituzionali, il presidente Bruno, che ha voluto calendarizzare questa proposta di legge e mi ha fatto l'onore di nominarmi relatore, al presidente della Commissione bilancio Giancarlo Giorgetti e al sottosegretario Davico, che hanno davvero creduto che fosse possibile, in questi tempi, approvare questa proposta di legge, e a tutti i colleghi della Commissione affari costituzionali che, in 15 sedute, hanno potuto discutere approfonditamente questa proposta.
Mi spiego con un esempio per spiegare di cosa stiamo parlando. Sono 61 anni che è stata approvata la Costituzione. L'articolo 48, quarto comma, recita così: «Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge».
Già nel 2006 il Ministro dell'interno, Pisanu, diede la possibilità ai malati dipendenti in modo continuativo e vitale da apparecchiature elettromedicali di poter votare nella propria dimora. Oggi, con questa legge (direi la legge di Luca Coscioni, di Piero Welby, di Severino Mingroni e, per ultimo, di Paolo Ravasin) anche gli elettori affetti da gravissime infermità, tali che l'allontanamento dall'abitazione in cui dimorano risulti impossibile, potranno votare nelle proprie dimore.
Stiamo, con 61 anni di ritardo, dando effetto all'articolo 48 della Costituzione. Non è l'unico articolo della Costituzione che non ha ancora trovato una sua applicazione e credo che, proprio per questo, la proposta di legge, che immagino da quello che è stato il dibattito in Commissione approveremo all'unanimità, rivesta un suo particolare interesse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo ha seguito costantemente l'iter parlamentare del provvedimento né ha mai fatto mancare di dare il proprio contributo ai lavori. È chiaro che il decorso del termine di 40 giorni a partire dal quale è possibile la presentazione della domanda di votazione domiciliare da parte di queste persone inamovibili è già iniziato lo scorso 28 aprile. Ciò sta a significare che le procedure elettorali sono tutte avviate.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,35)

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Dunque, si potranno realizzare alcune difficoltà organizzative alle quali, comunque, si cercherà di fare fronte, se questa è la reale volontà del Parlamento. Assicuro che lo stesso impegno con cui il Governo si è impegnato qui alla Camera proseguirà con l'iter del provvedimento al Senato (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 91

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, il mio gruppo è fra i presentatori, insieme alla collega Bernardini, delle due proposte di legge che sono state unificate in un testo unico della Commissione. Penso che sia un grande atto di civiltà quello che stiamo facendo per giungere finalmente, dopo 61 anni - come ricordava il relatore - che è in vigore la Costituzione, al riconoscimento pieno del diritto di voto anche a quei malati che fino ad oggi non hanno potuto recarsi al seggio.
Aggiungo che, oltre ad essere un atto di civiltà, si tratta di un ulteriore atto di rispetto della vita. La vita si rispetta fino al suo ultimo atto, e quindi è giusto che questi cittadini che sono sofferenti possano, anche alla fine della loro vita e fino all'ultimo atto della loro vita, essere considerati a tutti gli effetti cittadini italiani e titolari di tutti i diritti che hanno avuto durante il corso della loro vita.
Concludo rivolgendo un appello alla Presidenza della Camera perché si faccia promotrice di un'iniziativa presso la Presidenza del Senato affinché a questo provvedimento sia data una corsia preferenziale in modo che, già dalle prossime elezioni, possa essere applicato nella maniera più vasta e completa possibile, prendendo anche atto con soddisfazione delle parole del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, anch'io voglio ringraziare tutti coloro che in questi giorni - c'è stata anche un'iniziativa non violenta - hanno voluto richiamare l'attenzione del Parlamento su questo tema e ricordare che fin dall'inizio, fin da quando abbiamo depositato questa proposta di legge, abbiamo voluto raccogliere le firme di tutti i gruppi parlamentari. Infatti, siamo sempre stati convinti che non ci poteva essere qualcuno in disaccordo.
È stata depositata un anno fa, l'iter è stato lungo, e voglio dedicare - come ha già fatto il relatore Maurizio Turco - questa proposta di legge a chi ci ha anche sensibilizzato su questo tema, a partire da Luca Coscioni, da Piergiorgio Welby e da Severino Mingroni. Quest'ultimo è un personaggio - per me una personalità - che vorrei farvi conoscere. È una persona completamente immobilizzata, che riesce a parlare solamente con movimenti impercettibili del capo e scrive così su una tastiera virtuale e comunica con la madre e con gli altri.
Questa persona, sottoponendosi l'anno scorso ad una vera e propria tortura - noi l'abbiamo chiamata «tortura democratica» - è andata a votare per le elezioni in Abruzzo, però ha detto che sarebbe stata l'ultima volta. Si è rivolto così al Presidente del Consiglio il quale, tramite l'onorevole Valentino Valentini, ha fatto sapere a Severino Mingroni che la proposta di legge da me presentata sarebbe stata seguita con il massimo impegno in tutte le fasi dell'iter parlamentare e che il Presidente Berlusconi conosceva il problema e desiderava che venisse risolto con priorità.
Insomma, credo che se oggi riusciamo a dare questo voto positivo onoriamo questo Parlamento, quel che dice l'articolo 48 della Costituzione e tutte le persone che si trovano nelle condizioni di Severino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, sarò brevissima perché è stata una giornata faticosa sicuramente per tutti in quest'Aula. Però, credo che sia necessario da parte mia ringraziare l'onorevole Bernardini (ma non solo lei: anche la componente radicale nel gruppo del Partito Democratico) che hanno per le persone senza voce usato uno strumento di forza e di volontà per cambiare le cose e per riconoscere i diritti di tutti. Pag. 92
Voglio ringraziare anche il relatore e il Governo per non aver pensato che questa sia una norma trasversale, ma per aver pensato invece che sia una norma necessaria, concreta e reale con la quale fare i conti. Infine, vorrei dire una sola cosa. Colgo questa occasione, prego di ascoltarmi sia lei che il Governo, per dirle che le persone che hanno difficoltà collegate ai respiratori, che vivono in casa e non si possono muovere sono moltissime, ma ce ne sono moltissime...

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiederei di liberare l'emiciclo...

ILEANA ARGENTIN. Ci sono moltissime persone che non possono adempiere al dovere di votare perché magari non ci sono mezzi di trasporto accessibili o perché ancora i seggi vengono considerati accessibili a tutti, ma molte volte si tratta di quelle vecchie scuole con le scale o di situazioni che non permettono di accedere agli edifici. Le assicuro che è veramente umiliante trovarsi a votare in mezzo alla strada. A me è capitato varie volte. Infine, vi è il fatto che i non vedenti ancora non trovano l'occasione per poter avere in braille la possibilità di votare e, quindi, si debbono affidare a chi li accompagna all'interno. Credo che sia doveroso oggi ricordarci dei soggetti in condizioni gravissime che non ce la fanno e, quindi, dare priorità a loro, ma senza dimenticare che vi è ancora tutto un mondo ancora fuori da questo diritto.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti e pertanto dichiaro conclusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 907-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.

(Esame degli articoli - A.C. 907-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 907-A).
Avverto, inoltre, che la Commissione ha presentato l'articolo aggiuntivo 2.0100 che è in distribuzione ed al quale non sono stati presentati subemendamenti.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 907-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 907-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MAURIZIO TURCO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Favia 1.20 e Favia 1.21.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Favia 1.22.

PRESIDENTE. Il Governo?

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Favia 1.20. Chiedo all'onorevole Favia se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 1.20.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, prendo atto dei pareri del relatore e del Governo e approfitto dell'illustrazione di questo emendamento anche per dare il nostro supporto e preannunciare il nostro voto favorevole a questo disegno di legge Pag. 93assolutamente lodevole, in quanto consente l'esplicazione di un diritto costituzionale fondamentale, quale l'espressione del voto, anche a quelle persone...

PRESIDENTE. Onorevole Favia, mi scusi. Stiamo parlando del suo emendamento 1.20? Perché il parere è favorevole solo per l'emendamento Favia 1.22...

DAVID FAVIA. Lo so, sto intervenendo sull'emendamento 1.20. Ne approfitto anche per parlare dell'altro emendamento così dopo non intervengo più.

PRESIDENTE. Va bene.

DAVID FAVIA. Quindi, stavo dicendo che la legge consente il riconoscimento e l'espletamento del diritto di voto, che è fondamentale e costituzionale, anche a quelle persone affette da infermità tali che impediscano l'espressione del voto.
Raccolgo e faccio mio anche l'intervento della collega Argentin per ricordare che purtroppo il diritto di voto viene impedito in tante parti d'Italia, in tante sezioni elettorali dove le barriere architettoniche sono invalicabili; credo che bisognerà prossimamente occuparsi anche di questo problema.
Auspico inoltre che qui venga approvato il quarto emendamento, di cui il relatore ha preannunciato la presentazione, che renderà la legge esecutiva al momento della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Auspichiamo che il Senato possa approvarla in tempi rapidissimi affinché questa legge possa essere attuata fin dalle prossime elezioni.
Venendo all'emendamento sul quale è stato espresso l'invito al ritiro, penso che questa legge avrebbe potuto essere un pochino più coraggiosa, perché indubbiamente rimuove delle problematiche importantissime, quelle che impediscono sostanzialmente il voto alle persone affette da gravissime infermità; abbiamo sentito nel corso della discussione sulle linee generali il riferimento a infermità di straordinaria gravità e già questo, lo ripetiamo, è una cosa importante e lodevole. Crediamo che si potrebbe essere più coraggiosi abrogando l'aggettivo «gravissime», parlando quindi di infermità tali da impedire l'allontanamento, infermità quindi non permanenti ma che egualmente impediscono o rischiano di impedire in tante occasioni, a tanti elettori, l'espressione del voto. Questo è il motivo per cui ci siamo permessi di proporre questo emendamento ed è il motivo per cui chiediamo il voto all'Assemblea. Permane comunque il nostro voto favorevole a questa legge che è una legge di civiltà.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Binetti, onorevole Carra.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 378
Votanti 363
Astenuti 15
Maggioranza 182
Hanno votato
13
Hanno votato
no 350).

Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Favia 1.21 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 94

Onorevole Ravetto, onorevole Zorzato, onorevole Di Virgilio.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 385
Votanti 370
Astenuti 15
Maggioranza 186
Hanno votato
15
Hanno votato
no 355).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 1.22, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Virgilio, onorevole Torrisi, onorevole Razzi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 383
Votanti 382
Astenuti 1
Maggioranza 192
Hanno votato
381
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Sbai ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Virgilio, onorevole Ghiglia.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 387
Votanti 386
Astenuti 1
Maggioranza 194
Hanno votato
386).

Prendo atto che la deputata Sbai ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che i deputati Mazzarella e Simeoni hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 907-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 907-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'articolo aggiuntivo 2.0100 della Commissione.

MAURIZIO TURCO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 2.0100.

PRESIDENTE. Il Governo?

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Osvaldo Napoli? Onorevole Torrisi?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 392
Maggioranza 197
Hanno votato
392).

Pag. 95

Prendo atto che la deputata Sbai ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0100 della Commissione, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi? Onorevole Napoli? Onorevole Soglia?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 391
Maggioranza 196
Hanno votato
391).

Prendo atto che il deputato Scandroglio ha segnalato che non è riuscito a votare.
Non essendo stati presentati ordini del giorno passiamo direttamente al voto finale.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 907-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastore. Ne ha facoltà.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, come la Costituzione ci insegna, sono elettori tutti i cittadini. Mi sembra quindi doveroso, con questo provvedimento, riconoscere anche a coloro che sono affetti da infermità la possibilità di partecipare al più importante istituto di partecipazione, di adempiere al diritto-dovere di esprimere, attraverso il voto, le proprie convinzioni, nonché la necessità di essere presenti nella vita amministrativa e politica. Per questo, con un intervento molto breve, mi limito ad annunciare il voto favorevole della Lega Nord (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Farina Coscioni. Ne ha facoltà.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, con il nostro «sì» che sono certa, anzi certissima, sarà condiviso, potremo garantire la libertà di quell'esercizio di voto di tutti i cittadini italiani senza discriminazione alcuna. Credo che abbiamo da sempre dato al concetto di disabilità un valore concreto e reale, senza strumentalizzazioni, partendo proprio dalle istanze di chi per anni ha dovuto subire la negazione di del diritto ad esercitare il proprio voto e, quindi, non ha potuto vedere garantito il suo diritto costituzionalmente garantito dall'articolo 48.
Con questo «sì» oggi facciamo la differenza, proprio a partire dalle prossime consultazioni elettorali. Consentitemi di ringraziare personalmente tutti i colleghi deputati che hanno da subito consentito questo processo di approvazione della nostra proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole la Loggia. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, utilizzerò solo pochi secondi per esprimere un forte compiacimento per questa iniziativa, lo faccio anche come cofirmatario di questa proposta di legge. Credo che da oggi la Camera possa fregiarsi di aver compiuto nel nostro Paese un vero e proprio salto di civiltà. Questo va ad onore di questo ramo del Parlamento, ma credo che vada ad onore anche di tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

Pag. 96

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, anch'io intervengo per esprimere il compiacimento dell'UdC per la rapida approvazione di questa proposta di legge che fa onore al Parlamento e che certamente sarà accolta con grande favore anche dall'opinione pubblica. È, infatti, un atto di civiltà doveroso che davvero ha aspettato troppo tempo per essere approvato.
Si tratta di un gesto doveroso nei confronti di coloro che già hanno tante difficoltà e a cui va tutto il nostro rispetto, tutta la nostra solidarietà e comprensione e che in qualche modo sono messi in condizione di esprimere i loro diritti di cittadinanza davanti alle elezioni. Quindi, si tratta di una cosa che credo vada ad onore del Parlamento e a dimostrazione che quando ci sono delle proposte vere e che vanno nella direzione giusta non ci sono divisioni e contrapposizioni, ma il voto unanime nelle Commissioni e in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 907-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 907-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 907-A: Modifiche all'articolo 1 del decreto-legge 3 gennaio 2006, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 gennaio 2006, n. 22, in materia di ammissione al voto domiciliare di elettori affetti da infermità che ne rendano impossibile l'allontanamento dall'abitazione, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Camillis... onorevole Leo... onorevole Milanese...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 387
Maggioranza 194
Hanno votato 387
(La Camera approva - Applausi - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Zucchi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
È così assorbita la concorrente proposta di legge n. 1643.
Colleghi, dovremmo passare alla mozione Franceschini ed altri n. 1-00148. Tra pochi minuti giungerà in Aula il sottosegretario Roccella, anche al fine dell'espressione del parere.
Dunque, sospendo la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 17,55 è ripresa alle 18,05.

Seguito della discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00148, Pezzotta ed altri n. 1-00153, Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00155 e Misiti ed altri n. 1-00158 concernenti iniziative per il contrasto della povertà e dell'emarginazione (ore 18,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00148, Pezzotta ed altri n. 1-00153, Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00155 e Misiti ed Pag. 97altri n. 1-00158, concernenti iniziative per il contrasto della povertà e dell'emarginazione (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 27 aprile 2009, è stata presentata la mozione Misiti ed altri n. 1-00158, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di tutto ci sembra necessario concordare sui numeri. Secondo i dati forniti dalle nuove elaborazioni ISTAT sulla povertà, presentati il 22 aprile, su rilevazioni che riguardano il 2005, le famiglie povere sono 975 mila e 2 milioni 475 mila sono le singole persone in stato di povertà. Il dato rimane stabile anche per gli altri anni presi in esame dall'ente, cioè 2006 e 2007.
Inoltre, anche secondo il servizio studi della Banca d'Italia, come il suo direttore, dottor Brandolini, citato nella mozione a firma Misiti ed altri, ha spiegato anche nel corso di un'audizione presso la Commissione lavoro al Senato, negli ultimi 15 anni non sono aumentate le diseguaglianze.
D'altra parte, anche i numeri della spesa sociale vanno considerati con precisione, quando ci si propone di implementare il fondo sociale. A fronte, infatti, di una riduzione del fondo sociale, le risorse per le regioni sono state, però, contemporaneamente riequilibrate dall'aver mantenuto e incrementato altri fondi sempre destinati all'area sociale, come quello per la non autosufficienza e quello per infanzia e adolescenza.
La somma di questi tre fondi, cui bisognerebbe anche aggiungerne altri, per esempio quello per la famiglia, benché non di competenza del nostro Ministero, al netto della quota del fondo sociale destinata all'INPS per i diritti soggettivi, è stata di 714 milioni nel 2008 e di 964 milioni nel 2009, con un evidente e consistente incremento. Se ai fondi ripartiti tra le regioni aggiungiamo anche le risorse stanziate per la carta acquisti, la spesa sociale, finalizzata in prevalenza a fronteggiare problemi di povertà e non autosufficienza sale, per il 2009, in modo notevole rispetto agli anni precedenti.
Questo Governo si è posto tempestivamente il problema di affrontare la povertà come fenomeno multidimensionale, dunque sia come obiettivo ordinario che straordinario, cioè per quei fenomeni di impoverimento oggi in crescita, che sono legati più specificamente alla crisi economica che il Paese sta attraversando.
La carta acquisti è il frutto del tentativo di dare risposte immediate ai bisogni più legati alla contingenza economica, costituendo una sorta di canale di comunicazione diretto tra le istituzioni e questa fascia esposta di popolazione e anche tra quest'ultima e i donatori, come ENI o ENEL, i cui contributi non indifferenti si aggiungono alle risorse messe a disposizione dal Governo e, quindi, andrebbero comunque considerati.
È una platea di beneficiari la cui definizione può essere ancora estesa e affinata, come ha spiegato il Ministro Sacconi, rispondendo a un'interrogazione sui costi della carta acquisti, e che può rivelarsi un elemento di conoscenza e uno strumento prezioso di intervento anche nel futuro.
Non stiamo a ricordare nel dettaglio tutte le misure messe in atto da questo Governo, sia in funzione anticrisi, sia a sostegno delle famiglie, dai mutui sulla prima casa al bonus straordinario, al prestito agevolato per le famiglie con nuovi nati, fino alle tariffe ridotte per alcuni servizi.
Ricordiamo, invece, che il terremoto in Abruzzo ha ovviamente creato una nuova e gravissima emergenza da affrontare, ponendo un ulteriore e urgente problema di disponibilità di risorse che il Governo ha Pag. 98intenzione di reperire senza gravare sulle spalle dei cittadini con nuove imposte.
È sempre per questo motivo che non riteniamo rispondente né a criteri di equità né a criteri di efficacia la misura proposta dalla mozione Franceschini ed altri n. 1-00148, cioè l'ipotesi di una tassazione una tantum sui redditi superiori a 120 mila euro.
Con riguardo alla politica di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, in modo da reperire risorse da destinare a politiche perequative di sostegno del reddito e di solidarietà sociale, precisiamo che attraverso vari interventi legislativi, varati negli ultimi mesi, il Governo ha già messo in atto una serie di misure volte al miglioramento dell'attività di controllo e accertamento.
Si è stimato che tali interventi possano comportare nel triennio 2009-2011 un recupero delle entrate del bilancio dello Stato pari a circa 7,5 miliardi di euro.
Tra i provvedimenti adottati, l'articolo 32, comma 7, del decreto-legge n. 185 del 2008 ha inasprito il meccanismo di riscossione delle somme derivanti dai condoni fiscali della legge n. 289 del 2002 non versate dai contribuenti, poiché viene facilitata l'aggressione del patrimonio immobiliare, riducendo il limite di importo al di sotto del quale l'agente della riscossione non può procedere all'espropriazione.
Inoltre, si consente di avviare direttamente tale espropriazione... (Commenti del deputato Luciano Dussin).

PRESIDENTE. Collega, per favore.

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. L'intervento del Governo è stato rimandato...

PRESIDENTE. Sottosegretario Roccella, prego, continui.

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Abbiamo la necessità di rispondere a quello che è stato detto.
Dicevo che si consente di avviare direttamente tale espropriazione senza preventiva iscrizione di ipoteca, anche quando il credito da riscuotere non supera il 5 per cento del valore dell'immobile da vendere all'asta.
Infine, scaduto il termine di 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale, è possibile effettuare immediatamente l'accesso da parte dell'agente della riscossione ai dati relativi ai rapporti finanziari, ivi compresi quelli riguardanti i conti correnti bancari e postali.
Ricordo, inoltre, il bonus famiglia, la cui modalità di fruizione come contributo include fra i beneficiari gli incapienti. Fra gli interventi mirati in favore dei lavoratori inquadrati con contratti atipici, che in precedenza erano esclusi dalle forme di tutela del reddito, il decreto-legge n. 185 del 2008, modificato e integrato dalla legge n. 33 del 2009, ha disposto a favore dei lavoratori inquadrati con il contratto di apprendisti, in via sperimentale per il triennio 2009-2011, nei casi di sospensione per crisi aziendale, occupazionale o in caso di licenziamento, un intervento di integrazione salariale pari all'indennità ordinaria di disoccupazione con requisiti normali.
Vi sono poi interventi a favore dei collaboratori coordinati e continuativi: il Governo ha disposto la liquidazione di una somma in un'unica soluzione pari al 20 per cento del reddito percepito l'anno precedente e, in favore dei lavoratori apprendisti, la possibilità di essere indennizzati con il ricorso alle risorse finanziarie destinate agli ammortizzatori in deroga alla vigente normativa.
Queste misure andranno comunque a integrarsi con altri interventi che saranno previsti nel Libro bianco. Ringrazio anche il collega Pezzotta per aver ricordato il Libro bianco come un'occasione importante di un dibattito comune: ricordo che attualmente è in corso di stesura definitiva.
Ringrazio anche l'onorevole Cicchitto e i firmatari della mozione n. 1-00155 per aver sottolineato lo sforzo compiuto dal Governo insieme alle regioni per difendere Pag. 99l'occupazione, primo vero argine al diffondersi e all'aggravarsi dei fenomeni di povertà, grazie anche alla predisposizione di una rete di sicurezza più ampia di ammortizzatori sociali.
Ricordiamo, inoltre, che la creazione di fondi dedicati, come quello proposto dalla mozione Franceschini n. 1-00148, deve essere valutata alla luce dell'articolo 117 della Costituzione, che ha affidato alle regioni la competenza esclusiva sul sociale.
La possibilità di usare in modo più incisivo la leva fiscale a favore delle famiglie resta un obiettivo fondamentale di questo Governo, che va considerato, però, all'interno delle concrete realtà della crisi in atto e dell'emergenza che il Paese si è trovato a dover affrontare.
Ai firmatari della mozione Pezzotta ed altri n. 1-00153 vorrei ricordare che il Governo mi sembra si sia impegnato con forza sul piano della difesa della vita e che il riconoscimento della centralità della persona rimane il punto cardine della sua azione.
Il Governo esprime, quindi, parere favorevole sulla mozione Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00155, mentre esprime parere contrario sulle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00148, Pezzotta ed altri n. 1-00153 e Misiti ed altri n. 1-00158.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, vorrei ringraziare il sottosegretario per la spiegazione, naturalmente non soddisfacente nel merito ma sufficientemente dettagliata, e chiedere scusa ai colleghi parlamentari della Lega se impegniamo alcuni minuti dell'Aula per un provvedimento a favore delle fasce più povere: quelli che non ce la fanno ad arrivare a fine mese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sopportate qualche minuto!
Siamo in una strana situazione comunicativa, questa veramente tutta italiana: di fronte alla crisi globale, nei primi mesi, il Governo italiano, unico Governo tra tutti i Governi del mondo, al di là del colore che rappresentano, ha passato settimane a negarne l'esistenza, a nasconderla, a minimizzarla, perché si voleva impedire che un dato di percezione individuale diventasse un fenomeno sociale, la consapevolezza dell'esistenza di una crisi profonda, vera; a differenza di tutti gli altri Governi che, invece, hanno coinvolto le loro opinioni pubbliche, le hanno responsabilizzate, per chiedere poi un impegno di tutti i cittadini per fronteggiare l'emergenza.
Improvvisamente, da questo lungo periodo di tempo in cui la crisi è stata negata, si è passati alla crisi superata, ormai alle nostra spalle: siamo oltre il tunnel! Queste le dichiarazioni rese in questi giorni dai ministri, che dicono una cosa altrettanto infondata. Infatti, se è vero che si intravedono alcuni primi segnali di ripresa, che testimoniano che probabilmente l'inversione di tendenza si concretizzerà nel 2010 (e riguarda comunque, ad oggi, la finanza globale, i mercati), è anche vero che alle persone che sono sprofondate in una situazione di disperazione e di difficoltà, che esisteva già prima ma che è stata accentuata dalla crisi globale e dal suo impatto sull'economia italiana, è difficile rispondere: tranquilli, perché stiamo uscendo dalla crisi. Ciò perché chi non ha un reddito con il quale affrontare il giorno dopo difficilmente può aspettare l'anno dopo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
La filosofia di fondo, evidentemente non dichiarata ma che sta caratterizzando l'azione del Governo e della destra italiana, è una filosofia del tipo: la crisi è globale, e quindi le risposte non possono che essere globali. Noi abbiamo l'assoluta consapevolezza che vi è un livello di decisioni che ormai spetta inevitabilmente ad uno spazio sovranazionale, ma altrettanto non vi è dubbio che la crisi «impatta» nella vita delle famiglie, nella vita delle imprese in modo diverso a seconda delle misure che i singoli Governi nazionali Pag. 100prendono per fronteggiare la crisi globale. È esattamente con questo spirito che noi, da quando è scoppiata la crisi, abbiamo messo in campo una serie proposte per aiutare i più deboli. In questo non c'è un residuo ideologico, perché non dovrebbe valere né la destra, né la sinistra, né i conservatori né i progressisti: dovrebbe essere semplicemente una scelta di buon senso, nel momento in cui la crisi entra così prepotentemente in una società, in un'economia, che chi governa si occupi di chi da solo non ce la fa, delle fasce più deboli.
È esattamente con questo spirito che in queste settimane abbiamo messo in campo molte proposte, sulle quali purtroppo abbiamo ricevuto troppi «no». Abbiamo detto che i più deboli sono i lavoratori precari, quelli che hanno un contratto di collaborazione professionale, i lavoratori a tempo determinato, che nel momento in cui perdono il posto di lavoro non hanno nessuna forma di ammortizzatore sociale, non hanno la cassa integrazione, e si trovano di colpo, dopo essere già stati svantaggiati quando lavoravano, a zero euro: e finire a zero euro significa di colpo trovarsi in una condizione di povertà.
Abbiamo detto che le piccole imprese sono più deboli rispetto alle grandi; abbiamo proposto un emendamento, naturalmente finalizzato a fronteggiare l'emergenza. Peraltro, tutte le proposte che abbiamo avanzato in queste settimane non hanno alcuna ambizione di essere proposte strutturali per uscire dalla crisi, ma sappiamo che in attesa delle risposte strutturali bisogna anche adottare provvedimenti per fronteggiare l'emergenza di quanti sono in difficoltà, appunto dei più deboli. E i più deboli sono le piccole imprese, che temono di non farcela con l'acconto delle imposte di giugno, perché non riescono più a ricevere credito dalle banche; mentre le grandi imprese vedono aumentare i loro affidamenti, esse si vedono rifiutare tremila o cinquemila euro, e temono di avere le risorse per pagare l'acconto delle imposte di giugno.
Abbiamo detto: dimezziamo al 20 per cento l'acconto delle imposte di giugno. Abbiamo presentato, e votato, in Aula, una mozione sull'allentamento del Patto di stabilità dei comuni che avrebbe l'effetto immediato di far ripartire l'edilizia, e non con la demagogia del primo piano casa. Ciò avrebbe fatto ripartire i cantieri, avrebbe consentito di pagare i debiti nei confronti delle piccole e medie imprese con risorse che gli enti locali hanno in cassa, ma che non possono spendere perché il Patto di stabilità lo impedisce. Quella mozione è stata votata, ma immediatamente dopo, nella traduzione legislativa, è stata palesemente violata e tradita. Vigileremo perché quell'impegno del Parlamento venga tradotto in norme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
I più deboli sono i ragazzi del Mezzogiorno. Abbiamo presentato una mozione sulla quale chiederemo un vostro voto, anche su quella. Si tratta di un piano per 100 mila giovani disoccupati e laureati del Mezzogiorno che preveda uno stage di sei mesi per entrare in un'azienda con 400 euro a carico dello Stato, nella fase di entrata, e un bonus per le aziende che li assumono di 1.000 euro per il primo anno dopo l'assunzione. È un modo per aiutare le imprese e per dare un po' di fiato e di speranza ai giovani del Mezzogiorno che sono più deboli rispetto ai ragazzi del nord. Su questo chiederemo un altro voto. È un'operazione che costa 450 milioni di euro: quanto avete buttato via per avere rifiutato di svolgere l'election day (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. È una balla, è una bugia! Sei un bugiardo!

DARIO FRANCESCHINI. Ciò rappresenterebbe una risposta ai 100 mila ragazzi del Mezzogiorno. Potrete rispondere a questa proposta (il piano per i giovani del Mezzogiorno) con un «sì» o con un «no», ma non ci potrete dire non ci sono risorse, perché ai ragazzi del sud non si può dire che non vi sono 500 milioni di euro per farli rimanere nella loro terra a lavorare. Pag. 101
Soprattutto i più deboli sono i poveri che esistono in Italia e che si nascondono. Sono stati ricordati i dati: esistono 975.000 famiglie povere sotto la fascia di povertà assoluta; 2,5 milioni di persone che hanno difficoltà a trovare le risorse per mangiare, per vestirsi, e che non sanno dove dormire. Parliamo della povertà estrema!
Allora, non è giusto, non è moralmente e politicamente corretto, chiedere a chi ha un reddito annuo superiore a 120 mila euro (dal reddito dei parlamentari compresi in su) di dare un contributo pari a due punti di IRPEF, solo due punti di IRPEF straordinari per il 2009, unendo questa previsione alla tracciabilità dei pagamenti per contrastare anche quella fascia di evasione alta? Tali misure consentirebbero di trovare 500 milioni di euro da indirizzare alle associazioni che si occupano di povertà, quelle che gestiscono le mense, i dormitori. Ciò consentirebbe di finanziare quei 300 milioni di euro che avete svuotato completamente, che avete tolto ai comuni, privandoli dello strumento principale per affrontare la povertà nel loro territorio. Perché dirci di «no»? Perché esprimere un parere contrario? Ci sono centinaia di migliaia di italiani che hanno bisogno di un aiuto dello Stato per vivere, che non gridano, che non hanno organizzazioni o sindacati che li tutelano e che li rappresentano, ma che chiedono che la politica e lo Stato non si dimentichino di loro, non li nascondano, non neghino la loro esistenza. Hanno bisogno di poco per vivere, non ci chiedono molto. Si tratta dei poveri. Questa parola che è uscita troppo in fretta dalla politica italiana. I poveri esistono.
È solo questo quello che proponiamo. Una cosa semplice, una cosa di buonsenso e giusta a cui voi rispondete di «no»; in un momento di crisi e di difficoltà chiediamo che i più ricchi aiutino i più poveri (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, con il suo permesso, intratterrò qualche minuto i colleghi citando qualche dato relativo agli esiti dei principali provvedimenti del Governo previsti nel pacchetto anticrisi volti a contrastare le situazioni di particolare disagio sociale.
Si è trattato di prime misure di esperienze di welfare inclusivo, sicuramente innovative in un Paese come il nostro solitamente attento alla lotta all'esclusione sociale più a parole che nei fatti. Su due di queste misure si concentrò a suo tempo non solo l'impegno finanziario più rilevante del Governo, ma anche il dibattito e, di conseguenza, gli apprezzamenti e le critiche.
Intendo riferirmi - lo ha già fatto il sottosegretario a nome del Governo - al bonus famiglia e alla social card. È a questo proposito che mi permetto di citare qualche dato preso, pari pari, dal coordinamento dei centri di assistenza fiscale dove hanno molta voce in capitolo i centri fiscali delle organizzazioni sindacali.
Mettendo insieme dati certi e stime attendibili il coordinamento calcola che circa quattro milioni di famiglie usufruiscono del bonus. Per quanto riguarda la social card la fonte citata calcola in 600 mila le tessere rilasciate. Onestamente credo che vada riconosciuto che si tratta di risultati da non sottovalutare, che testimoniano un utilizzo di massa di queste misure che hanno potuto alleviare almeno in parte il disagio e le sofferenze di una quota consistente e significativa della società italiana. Con altrettanta onestà, tuttavia, dobbiamo riconoscere - lo dico in primo luogo al Governo e alla maggioranza - che i cittadini e le famiglie che hanno ottenuto il beneficio sono visibilmente inferiori a quanto previsto (ai calcoli fatti nelle previsioni). Non è la prima volta che un fenomeno siffatto si verifica. Non è la prima volta che, quando si adottano provvedimenti a favore dei poveri, capiti che non si riescano a spendere tutte le risorse stanziate, poche o tante che siano. E questo rischia di succedere anche questa volta. Fu così nel 2001, quando le pensioni minime furono elevate a un milione Pag. 102di lire mensili, nel senso che rispetto a quello stanziamento restarono 600 miliardi di lire che vennero utilizzati ad altri fini. Lo stesso avvenne quando furono adottati benefici a favore dei cosiddetti incapienti. Eppure, proprio perché - come ricordava l'onorevole Franceschini - i poveri esistono, non credo sia giusto accettare che risorse stanziate per la lotta alla povertà si traducano in risparmi. Perché questo avviene? Si possono sicuramente, onorevoli colleghi, migliorare i criteri ed i requisiti con cui vengono riconosciuti e concessi i benefici, ma il problema è un altro. Ci aiuta a capire il perché di questa situazione la recente indagine dell'ISTAT sulla povertà assoluta, e non più sul fallace indice della povertà relativa. Da tale indagine emerge una realtà del disagio sociale intessuta di situazioni differenti per età, tipologia familiare, grado di istruzione, know-how professionale, ripartizione geografica e addirittura comune di residenza (se questo è un grande comune o un piccolo comune).
Giustamente ha scritto Chiara Saraceno, che non è senz'altro una simpatizzante del Popolo della Libertà, su la Repubblica del 23 aprile scorso: compito dei policy makers - leggo testualmente - dovrebbe essere quello di basare le proprie scelte di contrasto alla povertà non su chi sono i poveri, ma di effettuare una scelta sul livello di povertà che ritengono inaccettabile, e poi indirizzare i propri strumenti verso coloro che si trovano sotto quel livello. Ed è appunto non solo il nuovo criterio adottato dall'ISTAT, su suggerimento e su indicazione del Governo, ma anche la filosofia del Libro verde del Ministro Sacconi.
Sicuramente - la mozione lo riconosce - negli ultimi tempi le difficoltà sono diventate maggiori, ma le valutazioni meno pessimistiche, onorevole Franceschini, non sono soltanto le nostre ma degli osservatori internazionali e della Banca d'Italia. Il sottosegretario ha citato un'audizione della Banca d'Italia a cui ha preso parte - a nome appunto dell'istituto - il dottor Andrea Brandolini, e io mi permetto di abusare della vostra pazienza ricordando quello che in quella sede, in una sede ufficiale, ha dichiarato a nome dell'istituto che rappresentava: non vi è evidenza nei dati campionari sulla distribuzione dei redditi di un aumento delle diseguaglianze, di un assottigliamento dei ceti medi, o di un impoverimento delle famiglie; le distanze, prese nel loro complesso, appaiono piuttosto stabili.
Per concludere, signor Presidente, onorevoli colleghi, due ultime considerazioni. Lo diceva il sottosegretario, lo dice la mozione Cicchitto ed altri n. 1-00155: è il lavoro il migliore antidoto contro la povertà. Noi - lo diciamo con orgoglio perché ci viene riconosciuto anche dalle controparti sociali - abbiamo difeso il lavoro con le misure e gli stanziamenti assunti sugli ammortizzatori sociali. Lo abbiamo fatto in una situazione di crisi profonda. Quanto alla proposta forte della mozione Franceschini ed altri n. 1-00148, solo pochi dati dimostrano come sia ben poco equa. Onorevole Franceschini posso fare molto poco, sono molto meno autorevole di lei, tuttavia mi assumo la responsabilità di spiegare perché diciamo di «no» alla soprattassa sui redditi superiori a 120 mila euro.
I motivi sono i seguenti: in primo luogo, perché si tratta di una platea di contribuenti inferiore allo 0,5 per cento di tutti i 40 milioni di contribuenti italiani. In secondo luogo, perché questi contribuenti sono per due terzi lavoratori dipendenti e pensionati, come dicono i dati dell'Agenzia delle entrate. In terzo luogo, perché questi contribuenti sono contribuenti onesti, corretti e non sono evasori. In quarto luogo, perché questi contribuenti in numero così esiguo denunciano un reddito imponibile per il 5,6 per cento del totale. Infine questi contribuenti - pochi, onesti, corretti, lavoratori dipendenti e pensionati - versano al fisco un gettito pari al 12 per cento dell'intero gettito dell'imposta sul reddito. Riteniamo, quindi, che non sia equa una misura di tal genere e che sia frutto della distorsione del nostro sistema fiscale e per tutte queste ragioni, signor Presidente e onorevoli colleghi, il gruppo del Popolo della Libertà voterà a favore della mozione Pag. 103Cicchitto, Cota e Lo Monte ed altri n. 1-00155, illustrata in Assemblea nella discussione sulle linee generali dall'onorevole Benedetto Della Vedova (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intanto cercherò di non rubare troppo tempo all'Aula dal momento che è stato approfondito il discorso. Tuttavia ritengo che certe precisazioni siano necessarie perché è difficile accettare discorsi strumentali che continuano ad arrivare dalla sinistra - in questo caso dall'onorevole Franceschini - che non riconoscono nemmeno i molti sforzi compiuti da questa maggioranza per affrontare il periodo di crisi. Come ha ricordato l'onorevole Cazzola, vorrei rimarcare che nel pacchetto anticrisi sono stati previsti bonus straordinari di 2,4 miliardi di euro, agevolazioni per i nuovi nati, tariffe agevolate per luce e gas e molto altro ancora, proseguendo con la social card per non ricordare i miliardi di euro investiti - ripeto: investiti - negli ammortizzatori sociali.
Vorrei oltretutto ricordare, sempre alla sinistra, che i lavoratori precari non sono stati dimenticati. Sono convinto che sia necessario stare loro più vicino e aiutarli di più. Tuttavia questo Governo e questa maggioranza hanno dato il 20 per cento dello stipendio percepito nell'anno precedente ai precari che non hanno visto rinnovato il contratto, cosa che la sinistra non ha fatto negli anni precedenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Inoltre vorrei rimarcare che la Lega è stata sempre contraria alle misure assistenzialiste: misure che la sinistra continua a proporre. Sono misure che semplicemente mirano a creare sacche di mantenuti e ad incentivare il lavoro nero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Per tale ragione appoggiamo con convinzione il libro verde che prevede un'altra concezione del sociale, un'altra concezione del welfare, un welfare to work, un welfare che deve riportare il lavoratore in una società attiva. Vogliamo superare la concezione della sinistra che ha visto l'individuo come un mero numero inserito in una classe sociale. Vogliamo ridare centralità alla persona. Proprio in questa direzione si stanno indirizzando le riforme promosse da questo Governo e da questa maggioranza.
Tuttavia, ritengo che in un periodo di crisi occorra considerare alcune prospettive. Quella a medio e lungo termine, considerato che i dati ISTAT vanno a considerare gli anni compresi tra il 2005 e il 2007, periodo in cui non si parlava di crisi; e per quella a medio e lungo termine riteniamo che l'unica e reale soluzione sia quella di andare, finalmente, ad eliminare gli sprechi vergognosi che continuano a persistere in questo Paese. La soluzione ce l'abbiamo ed è in questi giorni all'esame del Senato: si chiama federalismo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Esistono, però, anche delle misure immediate e mi dispiace che nessuno ne abbia parlato. Il nostro Stato sta pagando miliardi di euro per continuare a finanziare un'immigrazione incontrollata che entra nel mercato del lavoro con una concorrenza sleale verso i nostri lavoratori. Di questo nessuno ha voluto parlare, nessuno ha voluto dire che i nostri lavoratori percepiscono uno stipendio più basso perché subiscono la concorrenza sleale portata avanti da immigrati irregolari (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La Lega ha una soluzione molto chiara, che non vuole assolutamente andare a penalizzare qualcuno, ma mira ad affermare un concetto di priorità, e tale priorità è data dai cittadini del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Chiediamo con convinzione che questa maggioranza porti avanti delle proposte che vedano, in via prioritaria - non dico esclusiva, ma prioritaria - alloggi residenziali per la nostra gente, priorità del lavoro per la nostra gente, priorità Pag. 104nell'assistenza per la nostra gente: è questo che ci chiede il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

FURIO COLOMBO. Chi è la nostra gente?

MASSIMILIANO FEDRIGA. La nostra gente sono coloro che hanno creato il nostro Paese, lo hanno sviluppato e in cui hanno pagato le tasse, onorevole Colombo!

FURIO COLOMBO. Sarebbe a dire che l'altra non è gente? Razzista!

PRESIDENTE. Vada avanti, onorevole Fedriga.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Ringrazio l'onorevole Colombo per l'educazione, signor Presidente.
Concludo il mio intervento sottolineando un altro dato ISTAT che non è stato portato all'attenzione dell'Assemblea. Le ultime analisi ISTAT ci dicono che, a parità di povertà, al nord è più costoso andare a recuperare una persona dalla povertà assoluta. Ciò significa che servono più risorse e si ribadisce quanto ha sempre sostenuto la Lega nord, cioè che deve esserci un salario che non vada semplicemente a calcolare la quantità oggettiva dei soldi percepiti, ma la capacità di acquisto del consumatore. Se non si arriva a questa riforma, vuol dire che avremo un Paese dove le persone non saranno sullo stesso piano, ma ci saranno persone che si potranno permettere di più ed altre che si potranno permettere di meno e le persone che potranno permettersi di meno si troveranno al nord, dove il costo della vita è più alto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo Lega Nord alla mozione Cicchitto, Cota e Lo Monte ed altri n. 1-00155, rimarcando la nostra intenzione di portare avanti, insieme al Governo, una manovra anticrisi che continui in questa direzione, ma che si indirizzi anche verso le indicazioni che ho precedentemente esposto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio il sottosegretario per aver espresso con molta chiarezza quale è la posizione del Governo. Devo dire, però, con molta amicizia e con molta simpatia, che non mi ha convinto e che non ha colto, probabilmente, lo spirito che sta all'interno delle mozioni che abbiamo presentato. Mi spiace che nemmeno l'amico Cazzola sia riuscito a convincermi, perché quello a cui miriamo non sono gli interventi una tantum - che poi non si sa bene come siano stati distribuiti e che più difficile percepirli che non altro -, ma è se siamo in grado di mettere in piedi un piano di lungo periodo di contrasto alla povertà. Non si può dire che i poveri non esistono in questo Paese. Certo, dipende dagli ambienti che frequentiamo: io li incontro, se Cazzola non li incontra mi dispiace molto, però possiamo farlo insieme - con simpatia e con amicizia - e forse vedremmo chi sono queste persone (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Non ritengo neanche possibile, quando parliamo della gente che ha bisogno, differenziare i «miei» poveri dai «tuoi»: ci sono i poveri con i loro problemi, con la loro natura, senza distinzione (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico). Quando introduciamo simili distinzioni, creiamo una frattura nel corpo sociale e chi va avanti su questa strada determina delle discriminazioni che non sono accettabili in quest'Aula! Questa è la verità che bisogna dire (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
A me spiace che non si voglia parlare della povertà, perché parlarne significa affrontare la nostra cattiva coscienza e le Pag. 105cose che non abbiamo fatto ovvero non aver risposto ad alcune sollecitazioni che nascevano dalla gente: di questo stiamo parlando, non di altro. Altro che trincerarsi dietro delle fandonie o delle cose strane, i poveri ci sono! Vorrei aggiungere anche un'altra cosa: il 9 ottobre scorso, in quest'Aula, avevamo approvato una mozione sulla povertà che il Governo aveva in molti punti accolto ma che, dopo sette mesi, non abbiamo ancora trovato applicata. Questo è già un problema perché se noi votiamo una mozione e il Governo la accoglie e poi non la mette in atto, c'è qualcosa che non funziona. Credo che bisogna ritarare le modalità del funzionamento dell'agire perché i problemi ci sono e sono profondi.
Dobbiamo sempre ricordare - a meno che non abbia sbagliato anch'egli - che il Presidente della Repubblica, nel messaggio di fine anno, aveva detto con molta chiarezza che sono troppe le persone e le famiglie che stanno male e che bisogna evitare che l'anno prossimo stiano ancora peggio. Non è così, a meno che il Presidente della Repubblica non abbia a sua volta sbagliato. Ritengo che dobbiamo considerare molte cose: in questi anni la situazione è peggiorata, anche di fronte a fenomeni inquietanti quali il ricorso alla cassa integrazione, la chiusura di aziende, il fatto che il lavoro non sia più un elemento di riscatto come è stato nel tempo e che dalla flessibilità si sia passati alla precarietà, che è l'introduzione alla povertà. Si calcola che oltre il 25 per cento dei lavoratori dipendenti al sud sia sulla soglia dell'impoverimento. Quando lo stipendio o il salario non raggiungono i mille euro al mese e si hanno famiglia e figli da mantenere, da mandare a scuola e da far crescere, si rischia veramente l'impoverimento. Proviamo un po', in modo sintetico, a guardare le questioni. Esiste in Italia una massa di persone che è costretta a vivere con la metà del reddito medio nazionale eppure è come se queste persone non esistessero, forse perché non le si ritiene utili all'economia e non in grado di rispondere il grido: «consumiamo, consumiamo»! Nel nostro Paese, la forbice tra i ricchi e i poveri sta aumentando. Sono scarsi i tentativi di eliminare la povertà femminile e c'è una completa disattenzione per le donne sole con figli. L'aumento dei prezzi sta decurtando le pensioni, soprattutto quelle minime. Anche in Italia, purtroppo, registriamo l'espansione del fenomeno dei lavoratori poveri ovvero di coloro che pur lavorando sono sulla soglia della povertà.
Ho letto diversamente da Cazzola la relazione di Brandolini: è vero che dice alcune cose che l'onorevole Cazzola rilevava ma mette bene in luce che c'è una differenza tra i ceti più bassi e quelli più alti. Si tratta di una differenza che non è accettabile e che bisogna trovare il modo di sanare. Non voglio nemmeno drammatizzare ma ci sarà pure una ragione se la comunità di Sant'Egidio si è sentita in dovere di dare alle stampe un volumetto dal titolo significativo: «Dove mangiare, dormire, lavarsi», soprannominato «la Michelin dei poveri».

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SAVINO PEZZOTTA. Proviamo a fare il censimento, di quante sono, soltanto a Roma, le persone che vanno alle mense popolari e di quanti pasti si distribuiscono nelle stazioni.
Se questa non è povertà che cos'è? Abbiamo tanta cura delle nostre città, ne abbiamo tanta che vorremmo nascondere i cosiddetti senza fissa dimora. Molte volte pensiamo che questi siano dei vagabondi, non delle persone che sono state scaricate e che sono cadute dentro un mondo dal quale bisogna riscattarle. Si tratta di persone che la sera cercano degli anfratti, che dormono sotto il cartone, dobbiamo nutrire un interesse in questa direzione e per queste situazioni, non si possono affrontare con strumenti come la social card! Certo, per i poveri è meglio di niente, ma la soluzione è quella di riscattare i poveri, di tirarli fuori dalla loro dimensione. Non bastano le politiche di sollievo, bisogna essere chiari: il contrasto alla povertà richiede la messa in campo di strumenti e di azioni proprio per tirare fuori le persone da questa condizione. Pag. 106
Ecco perché noi chiediamo, con correttezza e con coerenza, di dar seguito alla mozione che è stata approvata da questo Parlamento e chiediamo anche che il Libro verde presentato dal Ministro Sacconi, al quale abbiamo fornito il nostro contributo, diventi il Libro bianco, perché deve contenere proposte concrete e, tra queste, un piano di contrasto alla povertà. Ciò affinché si dia attuazione agli impegni assunti, affinché si adottino in tempi brevi misure di natura strutturale che ci facciano uscire dai provvedimenti di urgenza, dalla temporaneità della social card e affinché si tassi veramente in modo equo e determinato.
Non mi scandalizzo sulle proposte di tassare un po' di più chi ha di più, molte sono le strade che si possono percorrere per andare in questa direzione, per fare quello che qui dentro ho sentito dire dal Ministro Tremonti: che bisogna fare i Robin Hood. Noi sappiamo che Robin Hood toglieva ai ricchi per dare ai poveri, e credo che anche questo sia un elemento da tenere in considerazione, perché non si può evocare Robin Hood una volta e dimenticarlo un'altra (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)! Questa volta vogliamo fare un po' i Robin Hood: togliere a chi ha un po' di più per dare a chi ha di meno.
Dal momento che la proposta coinvolge anche noi parlamentari, sarebbe un bel segnale al Paese in termini di solidarietà. Dobbiamo dare anche un'idea della nostra attenzione, della nostra responsabilità personale rispetto ai problemi delle persone deboli e povere. Altro che nascondersi dietro agli slogan, dietro elementi discriminatori verso gli altri! Oggi è tempo di assumere la dimensione della povertà come dimensione prioritaria di questo Paese.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SAVINO PEZZOTTA. Concludo, signor Presidente. Un Paese che ha i poveri è un Paese che non cresce, che non si sviluppa, e non possiamo pensare di migliorare la nostra economia tenendo ai margini milioni di persone e milioni di famiglie.
Pertanto, noi del gruppo dell'Unione di Centro voteremo a favore anche della mozione Franceschini ed altri n.1-00148, oltre che della mozione Pezzotta ed altri n.1-00153 (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, le analisi che sono state fatte e che sono contenute anche nella nostra mozione derivano da indagini ISTAT svolte relativamente a un periodo in cui la crisi ancora non aveva investito l'economia di tutti i Paesi. Quell'analisi già aveva portato ad una riflessione in questo Parlamento, che l'8 ottobre 2008 si era determinato, come ha ricordato il collega Pezzotta, con una mozione che impegnava il Governo ad intervenire per cercare di dare risposte al problema della povertà. Quindi, si trattava già all'epoca di una risposta ad un problema della povertà conosciuto, indagato, tant'è vero - è stato citato in tutte le mozioni - che circa il 4,1 per cento della popolazione nel 2007 soffriva di povertà assoluta.
Oggi ci troviamo in una situazione diversa, in una situazione non indagata. Non sappiamo, oggi, quale sia la situazione vera e quella che si determinerà nel prossimo anno. Tutti gli indicatori ci dicono che aumenterà la disoccupazione e che tutto il precariato andrà a casa. Faccio presente che moltissime persone si trovavano in un terzo settore, quello che nella mozione Cicchitto ed altri n. 1-00155 si ritiene di non prendere in considerazione, cioè quello della povertà relativa. Tuttavia, oggi non è assolutamente possibile sapere quante di queste persone, che nel 2007 stavano abbastanza bene, hanno poi superato la linea di demarcazione della povertà relativa e sono scesi nel baratro della povertà assoluta. Abbiamo degli indicatori, e la stessa Caritas ci fa sapere che molti laureati e molti diplomati, che hanno perso il lavoro, frequentano i locali della Caritas per ricevere, anche loro, un pasto Pag. 107caldo. Questo fatto deve darci una spinta per cercare di unificare i propositi, piuttosto che dividerci in ordine alla lotta alla povertà.
Quindi, nell'analisi di queste mozioni credo che molte di esse possano essere condivisibili e per l'analisi generale delle mozioni rinvio a quanto ho detto allorché si è trattato di discutere la mozione a mia prima firma, nel corso della discussione sulle linee generali. Oggi intendo solo intervenire sui mezzi che si devono trovare per poter intervenire e fare fronte a questa situazione. Ebbene, dobbiamo dirlo con forza: è vero che si è verificato un allentamento del controllo fiscale. Questo è vero perché il decreto-legge n. 112 è stato emanato il 25 giugno 2008. Allora, evidentemente, si pensava che la crescita fosse a tempo indeterminato. In due parti del decreto-legge n. 112 del 2008 si interviene proprio per allentare i controlli fiscali. Certamente era il periodo in cui il Ministro Tremonti era tranquillo, perché l'economia correva e si poteva effettivamente prendere ai ricchi per dare ai poveri, tanto è vero che egli diceva di togliere i soldi ai banchieri per darli ai lavoratori.
Oggi credo che questo problema non sia evidentemente affrontabile con gli strumenti previsti dal decreto-legge n. 112 nel giugno 2008. Oggi la situazione è diventata drammatica e, quindi, è necessario trovare i mezzi. È vero, sono d'accordo che il lavoro e l'occupazione, come dice il collega Cazzola, costituiscono una risposta fondamentale anche per un certo tipo di povertà. Tuttavia ricordo, anche al collega Cazzola, che quando il lavoro e l'occupazione c'erano e i numeri della disoccupazione erano molto più bassi la povertà esisteva lo stesso, perché nel 2007, l'anno in cui è stata svolta l'indagine Istat, 975 mila famiglie erano povere in modo assoluto. Pertanto, non è vero che l'occupazione può risolvere totalmente questo problema perché, altrimenti, nel 2007 non avremmo avuto queste 2 milioni 415 mila persone in stato di povertà assoluta.
Oggi credo che vi siano gli altri, quelli che stavano nel terzo settore, quelli che erano in una situazione border-line, quelli che erano vicini alla povertà e che potrebbero già essere scesi - o lo faranno nel prossimo anno - in questo settore. Pertanto, ha fatto bene chi ha promosso l'iniziativa di presentare nuovamente una mozione partendo, però, da quello che abbiamo scritto già in ottobre, quando si intuiva che dalla crisi finanziaria si poteva passare a quella economica.
Il Governo è chiamato a rispettare le indicazioni di quella mozione e ad aggiungerne altre, perché effettivamente è necessario andare avanti. Allora, dobbiamo vedere ed esaminare dove prendere le risorse e come fare perché occorre aggiungere altre misure a quanto già è stato fatto, come la social card, che è meglio di niente.
Però oggi non è questo il problema. Oggi dobbiamo dare risposte più strutturali ed intervenire in modo strutturale sulla curva della redistribuzione fiscale e sulle trattenute, favorendo chi si trova veramente sulla soglia della povertà assoluta (che riguarda praticamente solo le famiglie che hanno un reddito massimo di 1.900 euro al mese). È logico, pertanto, che in questo momento vada aggiunto qualcosa sia rispetto a quanto fatto dal Governo, sia soprattutto a quanto richiede la situazione attuale rispetto ad ottobre. Dobbiamo andare avanti e metterci al passo con quello che fanno gli altri Paesi. Dobbiamo capire che non possiamo, prima di tutto, allentare il controllo fiscale.
Dobbiamo prevedere interventi strutturali per quei cittadini che, in conseguenza del loro basso reddito, sono nell'impossibilità di poter beneficiare di qualunque deduzione o detrazione. Dobbiamo trovare forme di sostegno ai cosiddetti «lavoratori atipici» e recuperare le somme dovute allo Stato da parte di coloro che hanno scelto il condono quando - come la Corte dei conti afferma - al momento non si è riusciti ad andare oltre la prima rata e quindi ci troviamo ad avere tre miliardi di euro di crediti verso costoro che avevano scelto il condono. Dobbiamo trovare queste somme, restituire il drenaggio fiscale e quindi fare in modo che i poveri - quelli Pag. 108che si trovano in una situazione di povertà assoluta - possano avere qualcosa in più.
L'Italia dei Valori voterà favorevolmente sulla propria mozione, ma voterà anche a favore della mozione Franceschini ed altri n. 1-00148, perché in essa sono contenute alcune delle questioni che adesso ho sottolineato e che sono state affrontate nella discussione.
Approviamo completamente anche la mozione Pezzotta ed altri n. 1-00153 e quindi voteremo a favore della stessa. Voteremo, invece, contro la mozione Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00155, che consideriamo una proposta generica, perché non contiene elementi di novità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Franceschini ed altri n. 1- 00148, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Presidente Lupi, onorevole Calderisi, onorevole Boniver, onorevole Razzi, onorevole D'Alema, onorevole Lo Moro. Avete votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 387
Votanti 386
Astenuti 1
Maggioranza 194
Hanno votato
178
Hanno votato
no 208).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pezzotta ed altri n. 1-00153, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi, onorevole Briguglio, il Ministro La Russa sta votando...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 387
Maggioranza 194
Hanno votato
179
Hanno votato
no 208).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00155, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi, onorevole Cicchitto, onorevole Miglioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 388
Votanti 384
Astenuti 4
Maggioranza 193
Hanno votato
209
Hanno votato
no 175).

Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Misiti ed altri n. 1-00158, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Torrisi, onorevole Tassone, onorevole Razzi, onorevole Simeone, onorevole Tortoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 109
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 387
Votanti 386
Astenuti 1
Maggioranza 194
Hanno votato
177
Hanno votato
no 209).

Sull'ordine dei lavori (ore 18,58).

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in materia di parità scolastica previsto all'ordine del giorno della seduta odierna avrà luogo in altra data. Anche i rimanenti punti all'ordine del giorno sono rinviati ad altra seduta.

Approvazione in Commissione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, mercoledì 29 aprile 2009, la VII Commissione permanente (Cultura) ha approvato, in sede legislativa, il seguente progetto di legge:
CIRIELLI ed altri: «Disposizioni per la valorizzazione dell'abbazia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni» (1889), con l'assorbimento delle seguenti proposte di legge IANNUZZI: «Disposizioni per la valorizzazione dell'abbazia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni» (1230); MARIO PEPE (PdL): «Disposizioni per la valorizzazione dell'abbazia della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni nella ricorrenza del millenario della sua fondazione» (1973), che pertanto saranno cancellate dall'ordine del giorno.

Proclamazione di un deputato.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito del decesso del deputato Gaspare Giudice avvenuto il 28 aprile 2009, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 5 novembre 2008 - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - che il candidato che nell'ordine progressivo della stessa lista n. 15-Popolo della Libertà nella medesima XXIV Circoscrizione (Sicilia 1) segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Giacomo Terranova.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis comma 3 del Regolamento, per la XXIV Circoscrizione (Sicilia 1) Giacomo Terranova. Si intende che da oggi decorre il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19).

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere l'aiuto della Presidenza per avere dal Governo una risposta ad un'interrogazione da me presentata il 5 agosto al Ministero dell'economia delle finanze, la n. 4-00918. Chiedo alla Presidenza della Camera di sollecitare una risposta, in quanto credo che ormai i tempi siano maturi.

MARIO LOVELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, intervengo anch'io per sollecitare la risposta a due interrogazioni a risposta scritta presentate al Ministro dell'economia delle finanze, una in data 26 febbraio, l'altra in data 16 marzo. Penso che ad entrambe le interrogazioni ormai il Ministero possa finalmente rispondere, quindi la prego di sollecitare il Ministero in tal senso, anche perché si tratta di una risposta scritta che gradirei ricevere quanto prima.

Pag. 110

SANDRO BRANDOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRO BRANDOLINI. Signor Presidente, anch'io ho alcune interrogazioni per le quali vorrei sollecitare una risposta: la n. 4-02151 del 28 gennaio 2009 al Ministro dello sviluppo economico, la n. 4-01791 del 3 dicembre 2008 al Ministro dell'economia delle finanze, la n. 4-01181 del 30 settembre 2008 al Ministro dello sviluppo economico, la n. 4 -01455 del 28 ottobre 2008 al Ministro della salute e la n. 4-00730 del 17 luglio 2008 al Ministro del lavoro. Penso che sia giunto il momento di avere la risposta scritta.

PRESIDENTE. La Presidenza si farà carico di trasmettere al Governo le richieste avanzate.
Sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 19,05, è ripresa alle 19,25.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione permanente, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che propongo alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:

alla VII Commissione (Cultura):
FAVA: «Disposizioni per consentire la candidatura dell'Italia come Paese ospitante delle edizioni della Coppa del Mondo di rugby degli anni 2015 e 2019» (1994).

Sull'ordine dei lavori (ore 19,27).

PRESIDENTE. Avverto che nella seduta di domani lo svolgimento di interpellanze urgenti non avrà luogo, in quanto, secondo gli accordi intercorsi tra i presentatori ed il Governo, lo svolgimento dei singoli atti di sindacato ispettivo è stato rinviato ad altra data.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,28).

GIANLUCA BENAMATI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, intervengo molto velocemente e mi scuso per non essere riuscito a segnalare prima questo mio desiderio. Vorrei sollecitare anch'io per suo tramite la risposta del Governo a due interrogazioni che iniziano ad avere tempi di risposta molto lunghi.
La prima è l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00364 a firma Benamati, Tocci, Colaninno e Realacci in merito all'intenzione del Governo relativamente all'attività di ricerca sui sistemi nucleari di nuova generazione. Ciò mi pare abbastanza urgente, l'interrogazione è stata presentata in settembre, l'A.C. 1441-ter relativamente all'energia e all'internalizzazione delle imprese sta per ritornare dal Senato alla Camera. Sarebbe auspicabile, quindi, ottenere una risposta di merito.
La seconda è l'interrogazione a risposta scritta n. 4-01947 depositata il 19 dicembre 2008 sui prezzi anomali del GPL in Sardegna.

PRESIDENTE. Onorevole Benamati, la Presidenza si farà carico di trasmettere la sua richiesta al Governo.

Pag. 111

Sull'ordine dei lavori.

GIULIO CALVISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, la ringrazio per la sua cortesia vista l'ora tarda in cui ho chiesto di intervenire. Chiedo di parlare su un aspetto. Da indiscrezioni di cui sono venuto a conoscenza insieme ai colleghi Meta, capogruppo del PD in Commissione trasporti, e all'onorevole Guido Melis ci risulta che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti si stia orientando verso la soppressione dei collegamenti Tirrenia Genova-Porto Torres e Genova-Olbia. Sarebbe per tutti i sardi una decisione grave e irresponsabile se il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti decidesse di sopprimere i collegamenti marittimi Genova-Porto Torres e Genova-Olbia effettuati dalla Tirrenia.
Chiediamo, quindi, al Ministro Matteoli di venire a riferire in Parlamento e di smentire - noi ce lo auguriamo vivamente - questa notizia che allarma non poco i cittadini sardi, gli utenti, oltre che le famiglie di 300 lavoratori che perderanno il posto.
Inoltre, con il processo di privatizzazione della compagnia Tirrenia già deciso, la soppressione di due linee così strategiche con la relativa vendita delle navi determinerebbe un deprezzamento del valore della compagnia di navigazione notevole e una perdita per le casse dello Stato all'atto di vendita.
Insomma, vogliamo evitare che si ripeta la vicenda della privatizzazione dell'Alitalia, un'Alitalia 2 il cui prologo fu proprio lo spezzatino aziendale con la creazione di una bad company. Si tratterebbe, quindi, di un regalo ai privati che subentreranno eventualmente alla Tirrenia e alla futura CAI del mare.
Signor Presidente, ciò rappresenterebbe un'ulteriore beffa per la Sardegna dopo lo spostamento del G8 da La Maddalena, l'avocazione al Ministero dell'economia e delle finanze delle risorse della regione Sardegna in dotazione a valere sul Fondo per le aree sottoutilizzate. Si tratta di una cifra ingente e importante pari a 800 milioni di euro che doveva essere spesa in Sardegna e destinata, invece, chissà dove. Sarebbe un'ulteriore beffa dopo i mancati accrediti per 400 milioni di euro dei soldi già stanziati in precedenza per le bonifiche e sarebbe, inoltre, un'ulteriore beffa visto l'inerzia con cui questo Governo sta seguendo la grave crisi industriale che tutto il complesso industriale sardo (dal polo energetico a quello chimico) sta attraversando.
Quindi, chiediamo al Ministro Matteoli di venire a riferire urgentemente in Aula augurandoci che questa notizia venga davvero smentita.

PRESIDENTE. Ne prendiamo atto, comunicheremo al Governo la sua richiesta e le ricordo anche che, se vuole, l'argomento può essere oggetto di uno strumento di sindacato ispettivo.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 30 aprile 2009, alle 9,30:

1. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 1994.

2. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
S. 733 - Disposizioni in materia di sicurezza pubblica (Approvato dal Senato) (2180-A).
- Relatori: Santelli, per la I Commissione; Sisto, per la II Commissione.
PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

alla VII Commissione (Cultura):
FAVA: «Disposizioni per consentire la candidatura dell'Italia come Paese ospitante delle edizioni della Coppa del Mondo di rugby degli anni 2015 e 2019» (1994).

La seduta termina alle 19,30.

Pag. 112

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO ROBERTO ZACCARIA SUL SUO EMENDAMENTO 45.5 RIFERITO AL DISEGNO DI LEGGE 1441-BIS-C

ROBERTO ZACCARIA. Mancata indicazione dei criteri e principi direttivi per la delega in materia di riordino delle «azioni e funzioni» del giudice amministrativo.
Questa disposizione, nel delegare il Governo a riordinare, oltre che il processo amministrativo anche le norme vigenti per la giurisdizione del giudice amministrativo (GA), rispetto alle altre giurisdizioni e quindi nel rapporto con esse, suscita numerose perplessità poiché introduce una delega priva di chiari criteri e principi direttivi.
Infatti quelli che dalla lettura dello specifico comma sembrerebbero essere criteri e principi direttivi altro non sono se non l'oggetto stesso della delega; inoltre i più generici criteri direttivi specificati al primo comma possono essere utilizzati come guida e indirizzo nella riforma della disciplina del processo amministrativo, mentre non possono essere estesi anche al riordino della giurisdizione del giudice amministrativo.
Proprio con riferimento alla violazione dei principi costituzionali sulla delega legislativa, di cui all'articolo 76 della Costituzione, in materia del «riordino della giurisdizione amministrativa» si è espressa la Corte costituzionale con la sentenza 17 luglio 2000, n. 292. In questa sede la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo l'articolo 33, comma 1 del decreto legislativo n. 80 del 1998 per eccesso di delega nella parte in cui istituiva una giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo in materia di pubblici servizi, anziché limitarsi ad estendere, in tale materia, la giurisdizione del giudice amministrativo alle controversie aventi ad oggetto diritti patrimoniali consequenziali, in quanto, come si legge nella sentenza, «Ove invece il legislatore delegante avesse voluto istituire nuove giurisdizioni esclusive, avrebbe dovuto - per rispettare l'articolo 76 della Costituzione - definire i limiti della "materia edilizia, urbanistica e di servizi pubblici", non contemplata normativamente e quindi formalmente non identificata, ed assegnare al Governo principi e criteri direttivi per procedere a tale individuazione».
Pericoloso in queste condizioni un intervento in una materia in cui è tuttora discussa la linea di confine tra giurisdizione del giudice ordinario e del giudice amministrativo
Peraltro, oltre a non contemplare specifici criteri direttivi, con l'approvazione dell'articolo 45 nella sua attuale formulazione, si delega il Governo e il Consiglio di Stato ad intervenire nell'ambito della querelle circa la definizione del confine tra giurisdizione del giudice ordinario e del giudice amministrativo che da molti decenni vede coinvolte le magistrature superiori.
Infatti, anche in conseguenza delle modifiche normative che nel tempo si sono adottate (si pensi, a titolo esemplificativo, al decreto legislativo n. 80 del 1998, in materia di giurisdizione amministrativa, ovvero al decreto legislativo n. 165 del 2001, in materia di pubblico impiego), la Corte di Cassazione e il Consiglio di Stato hanno frequentemente assunto posizioni e orientamenti interpretativi confliggenti circa l'ampiezza della giurisdizione del giudice amministrativo rispetto al giudice ordinario.
In conseguenza di queste posizioni discordanti la Corte Costituzionale è dovuta intervenire in ben due occasioni (sentenza n. 204 del 2004 e sentenza n. 191 del 2006) specificando che «Nel disegno voluto dal costituente, il riparto di giurisdizione tra giudice ordinario e giudice amministrativo non può mai avvenire per il solo fatto che parte in causa sia la pubblica amministrazione, ma deve avvenire sulla base della concreta situazione giuridica dedotta in giudizio (diritto soggettivo od interesse legittimo)». Di conseguenza, la Corte ha dichiarato costituzionalmente illegittimo l'articolo 34, comma 1, del decreto legislativo n. 80 del 1998, come sostituito Pag. 113dall'articolo 7 lettera b) della legge n. 205 del 2000, «nella parte in cui prevede che sono devolute alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo le controversie aventi per oggetto "gli atti, i provvedimenti e i comportamenti" anziché "gli atti e i provvedimenti" delle pubbliche amministrazioni e dei soggetti alle stesse equiparati, in materia urbanistica ed edilizia. Infatti, la norma, nel comprendere nella giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, oltre "gli atti e i provvedimenti" attraverso i quali le pubbliche amministrazioni (direttamente o attraverso "soggetti alle stesse equiparati") svolgono le loro funzioni pubblicistiche in materia urbanistica ed edilizia anche i »comportamenti«, la estende a controversie nelle quali la pubblica amministrazione non esercita, nemmeno mediatamente, cioè avvalendosi della facoltà di adottare strumenti intrinsecamente privatistici, alcun pubblico potere».
Alle sentenze della Corte costituzionale sono seguite numerose pronunce di giudici amministrativi e ordinari che hanno cercato di dare corretta applicazione al principio fondamentale affermato dalla Corte anche se il dibattito risulta ad oggi ancora non sopito. Affidare al Governo e al Consiglio di Stato il compito di «riordinare le norme sulla giurisdizione del giudice amministrativo, anche rispetto ad altre giurisdizioni», oltretutto senza neppure indicare degli specifici criteri e principi direttivi che tengano in considerazione in primis le posizioni raggiunte faticosamente dalla giurisprudenza nel corso di decenni porta con sé il rischio di una riforma in peius, con limiti e lacune (quali ad esempio la non corretta delimitazione delle materie) che invece potrebbero essere evitate intervenendo in materia con tempi e valutazioni più ampie da effettuarsi in sede parlamentare.
Inoltre rimettere questa materia al Governo determinerebbe un grave vulnus all'autonomia e all'indipendenza dell'ordinamento giudiziario, nonché il rischio di un ampio contenzioso futuro.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO LANFRANCO TENAGLIA SULL'ARTICOLO 55 RIFERITO AL DISEGNO DI LEGGE N. 1441-BIS-C

LANFRANCO TENAGLIA. Il Partito Democratico voterà contro l'articolo 55 perché l'ampiezza del compito attribuito con la norma di delega rende palese l'assoluta genericità dei principi e dei criteri direttivi, tali da impedire che la delega possa esplicarsi con significativa efficacia. Le lacune che caratterizzano la norma, sotto questo profilo, sono infatti tali da restringere l'opera del legislatore-delegato in modo non coerente con le esigenze che pure la norma si propone di soddisfare e, in caso ciò non accada, da esporre le norme delegate a censure di legittimità costituzionale. Al riguardo, è sufficiente ricordare quanto accaduto sia con le norme del processo societario, sia con le disposizioni concernenti le sezioni specializzate per la proprietà intellettuale ed industriale, che hanno costituito oggetto di numerose censure sollevate dai giudici comuni, non poche delle quali accolte dalla Corte costituzionale.
Disseminare il processo di queste «mine a tempo» vuol dire rallentare i processi e non dare quella certezza che è, invece, il bene primario che il legislatore ordinario deve garantire alla disciplina del processo.

ERRATA CORRIGE

Nel resoconto stenografico della seduta del 29 aprile 2009, a pagina Votazioni III, votazione nominale n. 43 nella colonna oggetto, la parola «subem.» si intende sostituita dalle parole «art. prem.».

Pag. 114

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE N. 2180

Ddl n. 2180 - Sicurezza pubblica

Discussione generale: 7 ore.

Relatori 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 3 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 21 minuti
Partito Democratico 1 ora e 17 minuti
Lega Nord Padania 41 minuti
Unione di Centro 38 minuti
Italia dei Valori 36 minuti
Misto: 30 minuti
Movimento per l'Autonomia 16 minuti
Liberal Democratici - MAIE 8 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1441-bis-C - em. 38.1 389 386 3 194 181 205 91 Resp.
2 Nom. em. 38.3 405 400 5 201 192 208 90 Resp.
3 Nom. articolo 38 414 411 3 206 211 200 89 Appr.
4 Nom. articolo 40 408 407 1 204 407 89 Appr.
5 Nom. articolo 41 410 212 198 107 212 89 Appr.
6 Nom. em. 43.1 419 243 176 122 24 219 87 Resp.
7 Nom. em. 43.2 429 247 182 124 24 223 87 Resp.
8 Nom. em. 43.3 427 424 3 213 203 221 87 Resp.
9 Nom. articolo 43 424 239 185 120 214 25 87 Appr.
10 Nom. em. 44.1, 44.3 434 267 167 134 43 224 86 Resp.
11 Nom. em. 44.4 434 267 167 134 43 224 86 Resp.
12 Nom. em. 44.5 436 265 171 133 43 222 86 Resp.
13 Nom. em. 44.6 435 266 169 134 43 223 86 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 44.11 438 267 171 134 42 225 86 Resp.
15 Nom. articolo 44 433 265 168 133 226 39 86 Appr.
16 Nom. em. 45.1 422 418 4 210 199 219 85 Resp.
17 Nom. em. 45.2 424 421 3 211 200 221 85 Resp.
18 Nom. em. 45.3 428 425 3 213 201 224 85 Resp.
19 Nom. em. 45.16, 45.17 424 419 5 210 200 219 84 Resp.
20 Nom. em. 45.4 424 423 1 212 423 83 Appr.
21 Nom. em. 45.5 428 427 1 214 203 224 83 Resp.
22 Nom. em. 45.7 419 400 19 201 184 216 83 Resp.
23 Nom. em. 45.8 430 427 3 214 207 220 83 Resp.
24 Nom. em. 45.9 430 427 3 214 207 220 83 Resp.
25 Nom. em. 45.10 433 430 3 216 208 222 83 Resp.
26 Nom. em. 45.11 432 397 35 199 175 222 83 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 45.12 437 434 3 218 208 226 83 Resp.
28 Nom. em. 45.13 434 430 4 216 205 225 83 Resp.
29 Nom. em. 45.14 431 428 3 215 206 222 83 Resp.
30 Nom. em. 45.15 435 432 3 217 206 226 83 Resp.
31 Nom. articolo 45 439 436 3 219 229 207 83 Appr.
32 Nom. em. 46.1, 46.2 422 419 3 210 200 219 83 Resp.
33 Nom. em. 46.3 407 404 3 203 196 208 84 Resp.
34 Nom. em. 46.4 414 411 3 206 197 214 83 Resp.
35 Nom. em. 46.5 419 416 3 209 198 218 83 Resp.
36 Nom. em. 46.100 418 416 2 209 415 1 83 Appr.
37 Nom. articolo 46 419 397 22 199 219 178 83 Appr.
38 Nom. em. 47.1 420 418 2 210 200 218 83 Resp.
39 Nom. em. 47.2 405 401 4 201 188 213 83 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 47.3 420 416 4 209 199 217 83 Resp.
41 Nom. em. 47.4 416 413 3 207 196 217 84 Resp.
42 Nom. articolo 47 421 399 22 200 218 181 83 Appr.
43 Nom. articolo 48 417 416 1 209 416 82 Appr.
44 Nom. em. 49.1 408 404 4 203 188 216 82 Resp.
45 Nom. articolo 49 404 402 2 202 402 82 Appr.
46 Nom. articolo 50 410 409 1 205 408 1 82 Appr.
47 Nom. articolo 52 412 395 17 198 221 174 83 Appr.
48 Nom. em. 53.1 410 407 3 204 190 217 82 Resp.
49 Nom. em. 53.2 411 408 3 205 193 215 82 Resp.
50 Nom. em. 53.3 390 387 3 194 179 208 82 Resp.
51 Nom. articolo 53 411 409 2 205 408 1 82 Appr.
52 Nom. em. 55.1 413 411 2 206 196 215 82 Resp.
INDICE ELENCO N. 5 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 55.2 406 403 3 202 188 215 82 Resp.
54 Nom. em. 55.3 415 412 3 207 193 219 82 Resp.
55 Nom. em. 55.4 415 412 3 207 194 218 82 Resp.
56 Nom. em. 55.5 407 404 3 203 190 214 82 Resp.
57 Nom. em. 55.6 409 406 3 204 187 219 83 Resp.
58 Nom. em. 55.7 403 400 3 201 185 215 82 Resp.
59 Nom. em. 55.8 409 405 4 203 187 218 82 Resp.
60 Nom. em. 55.9 413 410 3 206 193 217 82 Resp.
61 Nom. em. 55.10 413 410 3 206 194 216 82 Resp.
62 Nom. em. 55.11 410 407 3 204 190 217 82 Resp.
63 Nom. em. 55.12 407 404 3 203 189 215 82 Resp.
64 Nom. em. 55.13 405 402 3 202 187 215 82 Resp.
65 Nom. articolo 55 403 382 21 192 211 171 82 Appr.
INDICE ELENCO N. 6 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. articolo 57 403 399 4 200 385 14 82 Appr.
67 Nom. em. 59.1 400 396 4 199 190 206 82 Resp.
68 Nom. articolo 59 400 208 192 105 207 1 83 Appr.
69 Nom. articolo 61 398 397 1 199 397 82 Appr.
70 Nom. em. 62.1 400 398 2 200 393 5 82 Appr.
71 Nom. articolo 63 397 394 3 198 393 1 82 Appr.
72 Nom. articolo 64 401 400 1 201 400 82 Appr.
73 Nom. articolo 65 395 394 1 198 394 82 Appr.
74 Nom. articolo 66 397 394 3 198 394 82 Appr.
75 Nom. em. 67.1 397 393 4 197 25 368 82 Resp.
76 Nom. em. 67.2 386 374 12 188 30 344 82 Resp.
77 Nom. em. 67.5 379 372 7 187 175 197 82 Resp.
78 Nom. articolo 67 381 379 2 190 378 1 82 Appr.
INDICE ELENCO N. 7 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. articolo 68 382 365 17 183 365 82 Appr.
80 Nom. articolo 72 381 206 175 104 205 1 82 Appr.
81 Nom. odg 9/1441-bis-C/2 317 314 3 158 142 172 96 Resp.
82 Nom. odg 9/1441-bis-C/15 355 355 178 168 187 94 Resp.
83 Nom. odg 9/1441-bis-C/23 361 355 6 178 155 200 94 Resp.
84 Nom. ddl 1441-bis-C - voto finale 410 395 15 198 222 173 87 Appr.
85 Nom. Pdl 907-1643-A - em. 1.20 378 363 15 182 13 350 86 Resp.
86 Nom. em. 1.21 385 370 15 186 15 355 86 Resp.
87 Nom. em. 1.22 383 382 1 192 381 1 86 Appr.
88 Nom. articolo 1 387 386 1 194 386 86 Appr.
89 Nom. articolo 2 392 392 197 392 86 Appr.
90 Nom. articolo agg. 2.0100 391 391 196 391 86 Appr.
91 Nom. Pdl 907-1643-A - voto finale 387 387 194 387 86 Appr.
INDICE ELENCO N. 8 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 95)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nom. Moz. Franceschini e a. 1-148 387 386 1 194 178 208 81 Resp.
93 Nom. Moz. Pezzotta e a. 1-153 387 387 194 179 208 81 Resp.
94 Nom. Moz. Cicchitto e a. 1-155 388 384 4 193 209 175 81 Appr.
95 Nom. Moz. Misiti e a. 1-158 387 386 1 194 177 209 81 Resp.