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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 148 di mercoledì 18 marzo 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 9,10.

ANGELO SALVATORE LOMBARDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 16 marzo 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Balocchi, Bongiorno, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Cicchitto, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Crosetto, Donadi, Fassino, Fitto, Gregorio Fontana, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lamorte, Lo Monte, Lucà, Lusetti, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Meloni, Milanato, Molgora, Mura, Pescante, Ronchi, Rotondi, Saglia, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 9,12).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, vorrei rilevare che nel corso dell'ultima votazione della giornata di ieri - come, peraltro, risulta dal resoconto stenografico della seduta - oltre una ventina di deputati (almeno quindici per quanto riguarda la maggioranza) non sono riusciti ad esprimere il loro voto.
Sulla scorta di quanto già sollevato in quest'Aula dal presidente del gruppo Popolo della Libertà, l'onorevole Cicchitto, in ordine a questo genere di problemi - questione che ha trovato, signor Presidente anche la sua comprensione e la sua disponibilità - suggerisco alla Presidenza una valutazione aggiuntiva. Nel caso specifico dell'ultima votazione di ieri, la quantità di colleghi che non è riuscita ad esprimere il voto non ha inciso sull'equilibrio e sull'economia complessiva dell'esito della votazione. Tuttavia, qualora questo dovesse accadere, è evidente che si porrebbe una questione di natura procedurale e, quindi, un intervento da parte della Presidenza.
Pertanto, da questo punto di vista, vorrei porre nuovamente la questione e sottolineare la necessità, signor Presidente, di mantenere aperta la votazione, finché tutti i colleghi non riescano ad esprimere compiutamente il loro voto. Ciò per evitare il crearsi di situazioni di difficoltà sia in ordine a potenziali equilibri ed economie complessive dell'esito della votazione, sia per il rispetto dell'effettiva volontà di ciascuno di esprimere il proprio voto, visto che il nuovo sistema di voto pone al centro l'effettività e il valore del voto di ciascun deputato.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, in ragione di quanto lei riferiva, credo che la Pag. 2Presidenza debba attenersi - ho dato indicazioni al riguardo ai Vicepresidenti - ad un elementare scrupolo e ad un elementare dovere. Quando, come lei rimarcava, l'esito della votazione non è in discussione, è sufficiente che i deputati presenti, che non riescano ad esprimere il loro voto, segnalino agli uffici il fatto di essere presenti, pur non avendo avuto la possibilità di votare. Quando, al contrario, si ritiene che la votazione non sia di esito scontato, la Presidenza ha il dovere di tenere aperta la votazione fino a quando tutti i deputati presenti non abbiano espresso il loro voto.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori?

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Se fosse possibile, in ordine ai tempi, per una commemorazione del professor Ogliari.

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, lei sa che questo tipo di interventi si svolgono normalmente al termine dei nostri lavori. Comunque, in via eccezionale, le concedo la parola. Prego, onorevole Reguzzoni.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. La ringrazio, signor Presidente. L'eccezionalità è senz'altro dovuta alla persona, il professor Francesco Ogliari, milanese ma varesino di adozione, figura di spicco della cultura lombarda e nazionale. Dalla Presidenza del Consiglio ha ricevuto sei premi nazionali alla cultura e dalla Presidenza della Repubblica è stato insignito della medaglia d'oro dei benemeriti della scuola. Per venticinque anni ha presieduto il Museo nazionale della scienza e della tecnica di Milano. È fondatore del Museo dei trasporti di Ranco ed è autore di una monumentale storia dei trasporti in 80 volumi che Carlo Bo ha definito «essere entrati di diritto a far parte delle grandi opere civili dell'umanità».
Il professor Ogliari ci ha lasciato la settimana scorsa. Oltre che tutto questo, è stato un uomo impegnato nel sociale, avendo fondato a proprie spese e finanziato nel giardino della sua villa il Museo europeo dei trasporti di Ranco che amava mostrare alle scolaresche e alle persone anziane; chiunque si presentasse entrava gratuitamente e, come un signore di altri tempi, accompagnava nella visita.
È stato candidato al premio Nobel per la letteratura. I cittadini milanesi lo ricordano come grandissimo assessore alla cultura e i cittadini varesini come assessore ai trasporti e presidente dell'azienda varesina trasporti e, in quanto tale, ha contribuito in maniera determinante alla rinascita delle funicolari del Sacro Monte. Credo che al professor Ogliari vada il pensiero di tutti noi.

PRESIDENTE. La Presidenza si associa alle sue parole, ed esprime alla famiglia del professor Ogliari il senso del proprio cordoglio.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,17).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, considerato il preavviso di venti minuti, intervengo solo per chiederle se fosse possibile verificare che al termine dei 20 minuti - che rappresentano il tempo convenzionale durante il quale le Commissioni possono continuare a lavorare - effettivamente sia disposta la loro sconvocazione, perché alcuni colleghi vi sono impegnati, ma poiché sono previste votazioni delicate è utile che siano presenti in Aula.

Pag. 3

PRESIDENTE. Daremo disposizioni affinché le Commissioni siano sconvocate alle 9,30.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1117- Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato) (A.C. 2105-A) e delle abbinate proposte di legge: Ria; d'iniziativa del consiglio regionale della Lombardia; Paniz (A.C. 452-692-748).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa del deputato Ria; del consiglio regionale della Lombardia; del deputato Paniz.
Ricordo che nella seduta di ieri si sono svolti gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1 e che il relatore e il rappresentante del Governo hanno espresso i relativi pareri.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2105-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso riferite (Vedi l'allegato A - A.C. 2105-A).
Dobbiamo passare alla votazione dell'emendamento Vietti 1.1.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 9,20, è ripresa alle 9,40.

PRESIDENTE. Avverto che le Commissioni hanno presentato gli emendamenti 2.605 e 2.606, che sono in distribuzione. Con riferimento a tali proposte emendative, che sono già state trasmesse ai gruppi, il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato alle ore 10.
Le Commissioni hanno, altresì, presentato gli emendamenti 3.600, 7.600, 8.600, 8.601, 9.601, 11.600, 12.600, 14.600, 19.600, 20.600, 22.600 e 24-bis.600, che sono in distribuzione. Con riferimento a tali proposte emendative, che sono state trasmesse ai gruppi, il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato alle ore 12.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, in ordine all'emendamento 1.500 del Governo, dopo avere già avuto un confronto con i gruppi, il Governo intende riformularlo nel modo seguente: «al comma 2 sopprimere le parole: , con esclusione degli enti locali ricadenti nel loro territorio», mentre va espunta la parte consequenziale dello stesso, vale a dire dalla parola: «Conseguentemente» fino alla parola: «attuazione».

ANTONIO PEPE, Relatore per la VI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO PEPE, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, stamattina, in Commissione, è stata proposta una riformulazione dell'emendamento Cesare Marini 1.2. La riformulazione è la seguente: al comma 1, secondo periodo, aggiungere, in fine, le parole: «perseguendo lo sviluppo delle aree sottoutilizzate, nella prospettiva del superamento del dualismo economico del Paese».

Pag. 4

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, faccio parte, per conto dell'UdC, del Comitato dei nove. Le sarei grato se potesse risolvere il problema che non ho posto nel banco del Comitato, affinché ci sia almeno un rappresentante per gruppo.

PRESIDENTE. Ha perfettamente ragione. Non trattandosi di un Comitato dei dieci, pregherei un collega di lasciare il posto all'onorevole Ciccanti. Presidente Leone, affido a lei questa ardua mediazione.

ANTONIO LEONE. Sta bene, Signor Presidente.

CESARE MARINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE MARINI. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal relatore, anche perché la mia richiesta, e quindi i primi due emendamenti che avevo presentato, riguardava una questione di principio che ha pochi effetti diretti poi sull'articolato. La questione si pone in questi termini: abbiamo una situazione duale nel Paese, sia per quanto riguarda l'economia che per le condizioni anche sociali. Vi è un nord con alcune aree sottoutilizzate, le aree di montagna, e vi tutto il Mezzogiorno, che, si sa, vive una situazione di mancato sviluppo.
In prospettiva, mi pare sia interesse nazionale e quindi un'opportunità economica nazionale quella di fare in modo che le aree che hanno uno sviluppo limitato possano avere uno sviluppo completo. La legge sul federalismo garantisce, è vero, i servizi essenziali, attraverso la perequazione e i livelli standard però non prefigura, in prospettiva, uno sviluppo equilibrato di tutto il Paese, che è interesse nazionale. Quindi, io e i firmatari, insieme a me, dell'emendamento puntavamo ad avere questo tipo di riconoscimento, ovvero che è interesse nazionale fare in modo che anche il Mezzogiorno si sviluppi. Ringrazio per la proposta di riformulazione che, in maniera sintetica, dà una risposta positiva a ciò.

PRESIDENTE. Qual è il parere del rappresentante del Governo sull'emendamento Cesare Marini 1.2 nel testo riformulato?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, il parere del Governo è favorevole sull'emendamento a prima firma Cesare Marini come riformulato, proprio perché questo disegno di legge non ha la finalità di una redistribuzione di risorse, di redistribuzione di servizi, ciò proprio al fine di garantire tutte le realtà.

PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore, onorevole Antonio Pepe, sulla riformulazione proposta dal Governo del suo emendamento 1.500?

ANTONIO PEPE, Relatore VI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni accettano l'emendamento 1.500 del Governo nel testo riformulato.

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Vietti 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, il primo degli articoli relativi ad un disegno di legge così importante, di così ampio respiro, si caratterizza al tempo stesso per la massima solennità (perché in qualche modo tende a definire il perimetro, come dice la rubrica, l'ambito di intervento) e perché tende anche a dare il senso di un disegno che poi, nella struttura successiva, verrà ampiamente sviluppato attraverso i principi, i criteri direttivi e l'organizzazione. È, quindi, assai difficile scrivere un testo di questo genere.
Nella formulazione dell'emendamento Vietti 1.1 apprezzo un elemento importante di sobrietà poiché si dice in maniera Pag. 5sintetica qual è il fine di questa disciplina: quello di dare attuazione all'articolo 119.
Ormai si tratta di un elemento che conoscono tutti pertanto non c'è bisogno di soffermarsi: l'articolo 119 è il cuore di un provvedimento di natura costituzionale che ha avuto ad oggetto la riforma del Titolo V avvenuta, come è noto, un paio di legislature addietro.
Quello che mi suscita elementi di consenso è il fatto che, nel ricordare l'attuazione dell'articolo 119, che evidentemente è la norma principale di riferimento, si richiamano - lo dico perché fa parte di un dibattito di merito molto importante - altri due articoli del Titolo V: il 117 e il 118.
Non è un puro esercizio aritmetico quello di richiamare tre articoli anziché uno soltanto; lo dico perché quel disegno, contenuto nel riformato Titolo V della Costituzione, si appoggiava effettivamente su tre gambe e quella costituita dall'articolo 117 relativo alle competenze (quella dello Stato, quella concorrente e quella residuale delle regioni) è la norma che in questi anni ha avuto la più ampia attuazione.
Vorrei, quindi, ricordare che nonostante una serie di interventi della Corte costituzionale, numerosi, qualcuno dice persino troppi, necessari per dare attuazione a questo primo punto si pone il problema dell'articolo 118 che, lo ricordavano alcuni colleghi nel dibattito di questi giorni, è una norma tutt'altro che secondaria.
Un tempo vi era un principio che è stato poi superato dalla riforma del Titolo V della Costruzione. Tale principio consisteva nel cosiddetto parallelismo delle funzioni. Si diceva che i vari livelli istituzionali, dotati di competenza legislativa, avrebbero dovuto svolgere anche la simmetrica e correlata funzione amministrativa.
L'articolo 118 della Costituzione, invece, è una norma di grande novità istituzionale. Esso stabilisce che le funzioni amministrative sono attribuite ai comuni salvo che, per assicurarne l'esercizio unitario, siano conferite a province, città metropolitane, regioni e Stato sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza.
Pertanto, si sostituisce un principio totalmente nuovo da questo punto di vista, un principio di amministrazione a rete, come è stato detto, e fortemente innovativo. Questa citazione dell'articolo 118 della Costituzione è importante ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO ZACCARIA. Non avevo a disposizione cinque minuti di tempo?

PRESIDENTE. Onorevole Zaccaria, sono trascorsi! Cinque minuti e diciassette secondi!

ROBERTO ZACCARIA. La ringrazio, signor Presidente. Questo riferimento all'articolo 118 della Costituzione è di grande importanza sistematica. Quindi, è giusto che vi sia quell'inizio. L'unica cosa - e termino realmente con questa battuta - è che, poiché questo emendamento è interamente sostitutivo anche dell'articolo 1, secondo comma, del provvedimento in esame - come mi pare di capire, a meno che non si chiarisca diversamente - dove ci si riferisce alle regioni a statuto speciale, in questo punto sarebbe incompleto. Pertanto, ecco una ragione buona per un «si» e per esprimere una riserva sulla seconda parte e, quindi, un voto di benevola astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, nei ristretti limiti di tempo consentiti continuo il ragionamento che opportunamente stava svolgendo il collega Zaccaria per dire, anch'io, dell'opportunità di questo emendamento - che sosterrò e voterò - anche dal punto di vista della sistematica costituzionale.
Non è possibile immaginare solo una norma di attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, ossia del profilo finanziario, ma è necessario richiamarsi esattamente agli articoli 117 e 118 della Costituzione, in particolare come fonte che ha rotto il principio del parallelismo tra funzioni legislative Pag. 6e amministrative ridisegnando, attraverso i principi anche della sussidiarietà verticale, un nuovo sistema di funzioni del potere locale. Purtroppo, su questa giungla amministrativa non si incide.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, voglio rassicurare il collega Zaccaria che sul comma 2 dell'articolo 1 insistono altri nostri emendamenti che tengono in evidenza le regioni a statuto speciale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Prego i colleghi di prendere posto perché dobbiamo procedere alle votazioni.
Prego i colleghi di attivare il terminale.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 1.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I terminali sono attivati?
Onorevole Nirenstein? Un attimo di pazienza che adesso gli assistenti vi aiutano. L'onorevole Nirenstein è a posto!
I terminali sono tutti attivati? Onorevole Castellani? L'onorevole Sardelli e l'onorevole Grimaldi! Prego gli assistenti di coadiuvare i deputati che non riescono ad esprimere il voto!
Tutti i terminali sono abilitati?
Invito i colleghi ad esprimere il voto.
Prego, onorevole Iapicca!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 451
Votanti 448
Astenuti 3
Maggioranza 225
Hanno votato
203
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che i deputati Grimaldi, Coscia, Berruti, Bernardo e Volontè hanno segnalato che non sono riusciti a votare, che il deputato Miglioli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Berardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cesare Marini 1.2, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione. Prego i colleghi di esprimere il voto.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Prego, non c'è fretta.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 441
Maggioranza 221
Hanno votato
440
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Verini, Razzi, Dima, Iapicca, Porcu, Boniver, Vignali, Ruggeri, De Poli, Brandolini, Golfo, Scarpetti, Mazzuca, Saltamartini, Anna Teresa Formisano, Favia e Volpi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Berruti, Grimaldi e Volontè hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto.
Come ho avuto modo di ricordare ad inizio seduta all'onorevole Baldelli, che ha posto giustamente il problema di deputati che sono fisicamente presenti e non riescono ad esprimere il loro voto, la Presidenza ha il dovere di tenere aperta la votazione per consentire a tutti coloro che sono presenti di votare, in particolar modo quando l'esito della votazione non è scontato.
Quando, come nel caso che abbiamo testé verificato, la votazione è evidente nel suo esito, i deputati che non esprimono il Pag. 7voto sono pregati comunque di comunicare agli uffici la loro intenzione di voto. È evidente che ciò consente di rendere un po' più celeri i nostri lavori, fermo però restando il principio che vota unicamente chi è presente.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciccanti 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, con questo emendamento i proponenti chiedono di sopprimere l'ultimo periodo del comma 1 dell'articolo 1 e il giudizio che voglio esprimere è favorevole a questo emendamento. Infatti, nell'ultimo capoverso del comma 1 si interviene sostanzialmente su un aspetto che poi ritroveremo via via nel testo che riguarda aspetti di carattere ordinamentale.
Riteniamo, lo abbiamo detto anche nella discussione generale, che uno dei limiti più forti di questo disegno di legge - che pure abbiamo seriamente e costruttivamente contribuito a migliorare - è quello di non avere saputo costruire un parallelismo reale fra il disegno di legge di carattere fiscale, che deve per l'appunto attuare l'articolo 119 della Costituzione, e tutta la parte ordinamentale che ha la sua sede naturale in disegni di legge specifici come la carta delle autonomie piuttosto che un disegno di legge per l'attuazione della norma relativa a Roma capitale.
L'aver confuso queste materie è un elemento di debolezza del disegno di legge in esame e rende meno forte l'obiettivo di completare il disegno del Titolo V della Costituzione che non mira soltanto a dare certezza di risorse alle istituzioni locali, ma anche a rendere tutto il sistema istituzionale più efficace e tutta la pubblica amministrazione più coerente, più semplice, più accessibile da parte dei cittadini e più capace di rispondere alle istanze delle imprese e della società civile.
Questo elemento appare immediatamente nell'articolo 1 e condividiamo l'aspetto critico che l'emendamento a prima firma Ciccanti solleva.
Vi è poi, sempre in quest'ultimo capoverso, un riferimento relativo alla dotazione delle regioni, dei comuni e delle province di un proprio patrimonio.
Qui si apre un interrogativo serio, sollevato anche sul piano tecnico da autorevoli commentatori e, cioè, come questo sia possibile rispetto alla gestione del debito pubblico del nostro Paese, che è sicuramente parte non irrilevante del problema attuativo di questo disegno di legge.
Per queste ragioni, riteniamo che sia da accogliere l'emendamento, da un lato, perché è più uno spot che una concreta possibilità, quella di passare immediatamente alla dotazione di un patrimonio proprio a comuni, province e regioni e, dall'altro, perché si evidenzia una confusione tra la parte fiscale e finanziaria e la parte ordinamentale che, invece, doveva essere gestita e risolta con disegni di legge paralleli, efficaci, coordinati, cosa che la maggioranza e il Governo non sono stati in grado di fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, con questo emendamento intendevamo mettere in luce uno dei punti più critici del disegno di legge che stiamo esaminando. Per intenderci, il punto che noi vogliamo sopprimere è quello che dice «disciplina altresì i principi generali per l'attribuzione di un proprio patrimonio a comuni, province, città metropolitane, regioni e il finanziamento di Roma capitale». Non è che non siamo d'accordo sul fatto che i comuni debbano avere un patrimonio, anzi siamo favorevoli a questa possibilità.
Il punto è che la disciplina così è monca e rischia di diventare anche pericolosa. Non so se avete notato che nel disegno di legge non si parla mai del debito pubblico, che è strettamente collegato al patrimonio. Non si può affrontare un tema senza affrontare l'altro, perché diventa pericoloso. Attenzione: il Pag. 8debito pubblico dello Stato italiano è garantito principalmente da quel patrimonio. Se viene a mancare quel patrimonio perché viene attribuito ad altri enti, è chiaro che lo Stato diventa immediatamente insolvibile perché non ha più la garanzia alla base di quel debito pubblico che ha contratto.
Quindi, parlare in un disegno di legge solo del patrimonio, dicendo che questo andrà ai comuni ed ignorare, invece, il debito pubblico e lasciarlo là, non si sa dove, se ai comuni o agli enti locali, diventa un fatto pericoloso.
Allora, secondo noi, se parliamo del patrimonio, dobbiamo contestualmente parlare anche del debito pubblico e dire comunque che i due temi sono inscindibili l'uno dall'altro. Infatti, se ammettiamo solo la possibilità che i due temi si possano in qualche modo distinguere, diventa davvero difficile spiegare anche ai terzi e a coloro che hanno sottoscritto quel debito pubblico dove sta la garanzia.
Per questo proponiamo di sopprimere l'ultimo periodo del primo comma dell'articolo 1. Altrimenti, l'altra possibilità sarebbe - se siamo tutti d'accordo - enunciare il principio generale che comunque il patrimonio segue il debito, altrimenti non si capisce come fa a stare in piedi uno senza l'altro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Prego i colleghi di attivare i terminali.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 1.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
I terminali sono tutti attivi?
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 482
Astenuti 3
Maggioranza 242
Hanno votato
224
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romano 1.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I terminali sono pronti (Commenti)? Domanda retorica con risposta scontata. C'è qualche collega che non riesce ad abilitare il terminale? Prego di votare. Onorevole Cota, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 470
Votanti 464
Astenuti 6
Maggioranza 233
Hanno votato
213
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che i deputati Razzi e Volontè hanno segnalato che non sono riusciti a votare, che il deputato La loggia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Rubinato 1.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rubinato. Ne ha facoltà.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, il mio emendamento, sottoscritto anche dal collega Fogliardi, in realtà trae spunto da una relazione che ebbe a fare nell'ottobre scorso, proprio qui a Montecitorio, Fernando Navarrete in ordine all'esperienza del federalismo spagnolo. In quella sede egli ebbe a spiegare le ragioni Pag. 9convinte per le quali un sistema di decentramento e federalismo fiscale è una buona cosa perché consente di soddisfare meglio le necessità a livello regionale, consente di arrivare ad un uso più efficiente delle risorse, consente una maggiore vicinanza al cittadino della pubblica amministrazione.
Questo stesso sistema può comportare oltre che dei vantaggi anche degli svantaggi. I vantaggi li abbiamo detti in sintesi, gli svantaggi sono quelli per cui si può complicare il raggiungimento di un equilibrio ottimale tra efficienza ed equità nel Paese, non solo per quanto riguarda i servizi da erogare al cittadino, ma anche per quanto riguarda l'unità stessa del mercato per le imprese; può accentuare la pressione di gruppi di interesse sui soggetti pubblici substatali; può comportare il rischio di una dilatazione del settore pubblico se non è accompagnato da trasferimenti di personale e programmi di ristrutturazione delle stesse funzioni tra i diversi livelli di Governo, oltre che di passaggio delle competenze; può anche determinare l'insorgere di effetti frontiera nella qualità e quantità dei servizi pubblici offerti dai governi regionali limitrofi.
Nell'indicare vantaggi e svantaggi del sistema, Fernando Navarrete dava una sorta di direttiva; questa direttiva è quella che io ho tentato di tradurre in un emendamento che certo, come mi è stato riferito cortesemente anche dal Ministro Calderoli, può sembrare un principio filosofico piuttosto che normativo, ma in realtà è un principio quanto mai concreto che si offre al Governo nel momento in cui eserciterà la delega legislativa che gli affidiamo. Vale a dire il centro del sistema è il cittadino considerato sia come contribuente, quindi come finanziatore dei servizi pubblici al quale dobbiamo trasparenza e possibilmente maggiore efficienza e minori complicazioni possibili, sia come utente, cioè colui che deve essere il percettore finale di servizi pubblici. Mettere al centro del sistema, così come consiglia Fernando Navarrete, il cittadino contribuente e utente consente anche di affrontare, sia pure in termini di principio, anche il tema della specialità, in modo migliore secondo me.
Mettere al centro i territori crea il rischio di sperequazioni che non sono solo tra alcune aree geografiche del Paese, come dire, tradizionali, perché si legge il federalismo come una sorta di sfida tra nord e sud del Paese. In realtà, io provengo da una regione come il Veneto che sta tra due regioni a statuto speciale e la sperequazione qui è tutta giocata al livello della stessa parte geografica del Paese. Nessuno vuole contestare le ragioni storiche e anche le giustificazioni della specialità, ma c'è necessità di un'evoluzione di questo concetto, di cui, proprio per l'unità del Paese per l'unità e per le garanzie che la Parte I della Costituzione dà ai cittadini, si devono fare carico tutti: le regioni a statuto ordinario e le regioni a statuto speciale.
Faccio solo un esempio. Nelle relazioni forniteci in Commissione dall'ISAE, era particolarmente significativa una tabella contenente alcuni dati: si trattava di un riepilogo della somma pro capite spesa dai comuni, regione per regione, per la spesa corrente nel corso dell'anno 2007 e per il triennio 2005-2007 per la parte in conto capitale. La sommatoria delle possibilità di spesa di un sindaco medio - cito solo questi esempi - della regione veneta pro capite per un suo cittadino (quindi per potergli assicurare i servizi), è di 990 euro l'anno, nel Friuli-Venezia Giulia è di 1.500 e in Trentino-Alto Adige è di 2.400 euro.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SIMONETTA RUBINATO. Concludo, signor Presidente. Nulla toglie alle capacità amministrative, alla storia, ai percorsi, alle giustificazioni, ma oggi è difficile spiegare a un cittadino veneto che è un cittadino di serie B rispetto ad altri cittadini che sono di serie A (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Prego i colleghi di prendere posto. Onorevole Valducci, la invito a prendere posto. Pag. 10
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rubinato 1.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Prego gli assistenti di aiutare i colleghi il cui terminale non è abilitato al voto. Sono tutti abilitati?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 507
Votanti 503
Astenuti 4
Maggioranza 252
Hanno votato 236
Hanno votato no 267
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Aprea e Volontè hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Taddei e Simeoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ria 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, in più occasioni abbiamo dato atto del buon lavoro che è stato svolto sinora, lo abbiamo fatto nelle Commissioni e anche nella discussione generale con riferimento a questo emendamento, però continuiamo ad essere convinti che proprio sul terreno dei principi e delle regole, su cui appunto ci stiamo soffermando con l'esame dell'articolo 1, si poteva fare di più e, a mio avviso, occorre e si può ancora compiere qualche passo in più.
In particolare, se il federalismo deve essere lo strumento delle pari opportunità, non si capisce perché, dopo la sua introduzione, debbano ancora esistere le regioni a statuto speciale. Purtroppo, a mio modo di vedere, la riforma che stiamo discutendo su questo aspetto non introduce la chiarezza che occorre, non chiarisce cioè in che modo si intenda affrontare lo squilibrio esistente fra le risorse assegnate alle regioni a statuto speciale rispetto a quelle ordinarie. Questa è una situazione anomala che crea un'iniquità difficilmente spiegabile e che non giustifica, ad oggi, la sopravvivenza di questa distinzione.
Nell'originaria previsione costituzionale la volontà di garantire l'autonomia delle diverse regioni attraverso fonti di livello costituzionale ha determinato due diversi tipi di disciplina dell'autonomia regionale: da una parte, il regime giuridico fondamentale delle regioni a statuto ordinario e, dall'altra, l'articolo 116 della Costituzione che riserva ad apposite leggi costituzionali l'adozione di statuti speciali che consentono il mantenimento di forme e, soprattutto, di condizioni particolari di autonomia.
Come sappiamo, tuttavia, nelle recenti trasformazioni del nostro regionalismo, in particolare attraverso le disposizioni contenute nelle leggi costituzionali n. 2 e n. 3 del 2001, sembrano essere emersi alcuni evidenti avvicinamenti tra le due tipologie di autonomia a cui fa riferimento la Costituzione. Infatti, non solo la legge costituzionale n. 2 ha equiparato il sistema elettorale e quello della forma di governo di tutte le regioni, ma soprattutto la legge costituzionale n. 3 ha espanso notevolmente i poteri legislativi delle regioni a statuto ordinario e, in particolare, la loro autonomia.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 10,20)

LORENZO RIA. Allora, con l'accettazione da parte dello Stato di una significativa e in parte condivisibile idea di federalismo, sarebbe opportuno far sì che tutte le regioni godano di un'identica posizione di partenza, in modo che non si configuri una situazione che favorisca la nascita di un federalismo fiscale di tipo duale. Per questo motivo, all'inizio della legislatura ho presentato, proprio Pag. 11per superare questo assurdo logico e giuridico, una proposta di legge costituzionale di soppressione delle regioni a statuto speciale.
Come dicevo precedentemente, si poteva fare di più sul piano dei principi e questo emendamento mira ad eliminare una previsione che mette le regioni a statuto speciale sostanzialmente sullo stesso piano dal punto di vista della disciplina.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LORENZO RIA. Ora mi rendo conto che bisogna incidere su questa materia con una fonte normativa diversa, ovvero quella di rango costituzionale. Quindi, affidandomi al mio gruppo per accelerare l'iter su questi aspetti nella sede opportuna, accetto l'impostazione che il gruppo ha dato e ritiro in questa sede il mio emendamento.

PRESIDENTE. Prendo atto, dunque, che l'emendamento Ria 1.6 è stato ritirato.
Avverto, inoltre, che è stato ritirato l'emendamento Zorzato 1.7.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Calvisi 1.8.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Calvisi. Ne ha facoltà.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, parlo da parlamentare eletto in una regione a statuto speciale e difensore, quindi, della specialità di queste regioni. Il Ministro e i due relatori sanno che nelle Commissioni bilancio e finanze avevo chiesto a loro una diversa formulazione del comma 2, dell'articolo 1. La formulazione, infatti, licenziata dal Senato dava l'idea che in qualche modo venisse attribuita una sorta di privilegio ingiustificato e anacronistico alle regioni a statuto speciale in materia di governo della finanza pubblica.
Con questo emendamento volevo precisare che già oggi, alla luce di sentenze già intervenute della Corte costituzionale, le regioni a statuto speciale sono parte della finanza pubblica allargata e concorrono agli obiettivi complessivi di governo della finanza pubblica, compreso il Patto di stabilità interno connesso ai vincoli europei che il nostro Paese deve rispettare. Queste regioni non sono, insomma, una zona franca del nostro ordinamento.
Non lo sono per la legislazione vigente - basta che i colleghi leggano ciò che abbiamo approvato quest'estate con l'articolo 77-ter del decreto-legge n. 112, convertito dalla legge n. 133 del 2008 - e non lo sono per la nostra Costituzione.
La nuova formulazione del comma 2 dell'articolo 1, che il Governo e i relatori ci hanno proposto, che è diversa dalla formulazione che era stata licenziata dal Senato e che leggo in combinato disposto anche con le modifiche intervenute all'articolo 25 (sempre in tema di regioni a statuto speciale), mi pare chiarisca meglio questo concetto e contemperi meglio una duplice esigenza: far partecipare, da una parte, le regioni a statuto speciale a pieno titolo a politiche di coordinamento virtuoso della finanza pubblica, che è uno degli obiettivi di questo provvedimento (personalmente ritengo che la specialità nel futuro debba essere sempre più specialità delle funzioni e dei poteri e non tanto dei meccanismi di entrata, cioè le regioni a statuto speciale potrebbero continuare ad essere speciali, anche se le risorse venissero commisurate ai fabbisogni standard, basate quindi su costi standard virtuosi); e, dall'altra parte, rispettare pienamente l'autonomia speciale sancita dalla nostra Costituzione.
Mi sembra che la formulazione che il Governo e i due relatori ci propongono sia nel comma 2 dell'articolo 1, sia nell'articolo 25, contemperi meglio, rispetto al testo licenziato dal Senato, questa duplice esigenza. Pertanto, ritiro l'emendamento.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'emendamento Calvisi 1.8 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lanzillotta 1.9. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, questo emendamento non mette in Pag. 12discussione la specialità delle regioni che hanno un ordinamento che ha delle ragioni storiche e nemmeno i principi statutari, ma il fatto che possano esistere due repubbliche e che ci sia una parte del nostro Paese che è zona franca rispetto ad alcuni principi fondamentali del nostro ordinamento.
In questo emendamento, si affermano quasi delle banalità e mi stupisce che il Governo e la maggioranza non le condividano. Si afferma, infatti, che i principi di uguaglianza tra i cittadini e i principi di solidarietà tra territori dotati di una diversa capacità fiscale si applicano sull'intero territorio nazionale. Non comprendo come possiamo continuare a tollerare, dopo una riforma costituzionale, che ci siano realtà di tale disuguaglianza e di tale privilegio tra territori confinanti. Mi domando come i colleghi che vivono in Piemonte, in Lombardia e in Veneto potranno giustificare con i loro concittadini il fatto che, al di là del confine, esiste un'altra parte, una sorte di Paese di Bengodi, dove tutti vorrebbero fuggire. I comuni di Lamon e quelli che ogni giorno chiedono referendum per passare dall'altra parte del confine lo fanno solo per questo, perché per fare le stesse cose, tra una riva e l'altra di un fiume, vi sono risorse due, tre o quattro volte superiori rispetto a quelle dei più poveri.
Gli statuti non dicono questo, perché gli statuti speciali devono essere coerenti con i principi fondamentali della Costituzione. Le regioni, i cittadini e i governi di quelle regioni devono fare parte e condividere un patto costituzionale, che si basa su questi principi: uguaglianza e solidarietà. Il fatto che si rifiuti, in questa legge fondamentale, che attua il Titolo V della Costituzione, che anche in quei territori si applichino questi principi dovrà essere spiegato con qualche difficoltà da chi governa quelle regioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, il tema che l'onorevole Lanzillotta sottopone all'Aula con questo emendamento è di carattere più generale di quanto non lo sia la questione, pur rilevante, del rapporto tra le regioni a statuto speciale e quelle a statuto ordinario. Si pone un principio sacrosanto, affermando che i cittadini italiani debbano essere trattati allo stesso modo davanti alla legge, rispetto alle prestazioni che possono ricevere dall'amministrazione pubblica.
Questa legge, nel suo complesso, va invece nella direzione di discriminare i cittadini a seconda della zona in cui essi vivono. Si tratta, quindi, di un principio sacrosanto, che andrebbe messo al centro di questa legge; per questo motivo, voteremo a favore dell'emendamento dell'onorevole Lanzillotta 1.9.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche noi preannunciamo il voto favorevole su questo emendamento, che chiedo di sottoscrivere anche a nome di tutto il gruppo dell'Italia dei Valori.
Anche noi abbiamo presentato - e tra poco lo discuteremo - un emendamento che vuole raggiungere lo stesso scopo. Pensiamo che, in una prospettiva di federalismo fiscale, la distinzione e la discriminazione dei cittadini basata semplicemente su un fatto geografico, di residenza geografica, siano contrarie ai principi della nostra Carta costituzionale.
Pertanto, riteniamo che, in quella prospettiva, è vero che vi sarà più avanti anche un emendamento del Governo che, in qualche modo, coinvolge le regioni a statuto speciale e le province autonome a determinati, futuri e ipotetici comportamenti concordati, però riteniamo che vi siano ragioni di principio che dovrebbero essere contenute in un provvedimento come questo, che poi darà luogo a decreti legislativi. Siamo, infatti, in presenza di un disegno di legge delega, quindi di principi: dovrebbe contenere il principio del superamento Pag. 13di una discriminazione basata sulla residenza geografica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare che questo emendamento ha una rilevanza complessiva costituzionale decisiva. Non credo, francamente, che possiamo votare con allegria e superficialità un testo che discrimina i principi tributari sul territorio nazionale.
Il tema è segnalato con molta puntualità, sebbene con il consueto garbo, anche dagli uffici della Camera nel dossier. Riterrei assolutamente necessario che il Governo si esprima su questo punto, perché stiamo affrontando in Parlamento un tema di prima di primaria rilevanza; vorremmo, quindi, sentire la voce del Governo.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Intanto chiedo ai colleghi di prendere posto.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare che l'argomento è estremamente importante e intendiamo affrontarlo, però è collocato nell'articolo 25, cui si riferisce l'emendamento che è frutto dell'intesa che, finalmente, si è raggiunta in maniera unanime con tutti i presidenti delle regioni a statuto speciale e delle province autonome. Approfondirei l'argomento in quella sede.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 1.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Vi sono problemi? Onorevole Lainati? Onorevoli Abelli? Perfetto. Onorevole Bocciardo? Onorevole Giulietti? Onorevole Commercio? Onorevole Pollastrini? Onorevole Corsini? Adesso va bene.
Onorevole Tassone, ci siamo? Onorevole Strizzolo, ci siamo? Bene. Onorevole Tassone? Onorevole Cesa? Va bene. Onorevole Strizzolo, ci siamo? La stiamo aspettando, onorevole Strizzolo! Va bene. Provi a votare e vedrà che funziona. Bene!
Dichiaro chiusa la votazione.
Onorevole Strizzolo, ha visto? Ha votato anche rosso!
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 495
Astenuti 14
Maggioranza 248
Hanno votato
231
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Cesario ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Simeoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, si può fare un una sì e una no di votazione, una con le impronte e una senza? Perché ci sta venendo una botta d'ansia, non ce la facciamo più. Ci lasci il tempo di vivere, signor Presidente!

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Giudice 1.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, quanto previsto dall'emendamento in esame affronta un tema che verrà più Pag. 14compiutamente valutato e analizzato all'articolo 25. Pertanto chiederei (mi rendo conto dell'irritualità), siccome si sta discutendo una questione molto seria e molto delicata, ovvero il tema delle specialità, come anche gli interventi che mi hanno preceduto hanno fatto capire, se fosse possibile discutere di essa all'articolo 25, laddove l'argomento viene affrontato con una certa razionalità e completezza. Altrimenti rischiamo di spezzettare una discussione che invece ha una rilevanza e una delicatezza che l'Aula credo non debba sottovalutare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, intervengo per illustrare l'emendamento Giudice 1.15, e in maniera concomitante anche il successivo 1.10 a mia prima firma, anche perché, seppur con formulazione diversa, affrontano la medesima questione. Avendo però ascoltato la richiesta dell'onorevole Bressa, se il Governo dovesse ritenere di affrontare questi temi all'articolo 25 perché trattano la medesima materia, per quanto mi riguarda aderisco alla richiesta.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo conferma la sua posizione. Dobbiamo mettere in votazione... Mi scusi, non ho capito.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Il mio emendamento!

PRESIDENTE. Lei ha detto che interveniva sull'emendamento Marinello 1.10. Qui siamo all'emendamento Giudice 1.15.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. No! Se posso illustrare l'emendamento Giudice 1.15...

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Non di illustrare, ma di svolgere la sua dichiarazione di voto.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Formulo la mia dichiarazione di voto sull'emendamento in esame, e poi non interverrò sul mio emendamento 1.10 perché la questione è esattamente simile. Questi due emendamenti sostanzialmente non entrano nei principi del testo né nella loro formulazione, ma a mio avviso tendono ambedue a migliorare il testo medesimo. Tra l'altro, il comma 2 dell'articolo 1, rispetto alla formulazione proposta al Senato, è già stato emendato ed è già stato variato, seppur con argomentazioni diverse nei lavori delle Commissioni. Noi, con questi due emendamenti sostanzialmente vogliamo ribadire un principio fondamentale, cioè che tutto quanto contenuto nel testo non può entrare in contraddizione con quanto contenuto negli statuti delle regioni ordinarie e delle regioni a statuto speciale, e ciò è fin troppo ovvio. È un tema che evidentemente affronteremo anche quando si discuterà l'articolo 25, però volevamo porre già l'attenzione sulla problematica fin da adesso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giudice 1.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Con calma, onorevole Mussolini, la aspettiamo. Mondello? Centemero? Leo? Rampelli? De Poli? Giulietti? Lei è recidivo, onorevole Giulietti. Lehner? Ci siamo con l'onorevole Lehner! Leo? Migliori? Non va, onorevole Migliori? Altri? Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 470
Votanti 468
Astenuti 2
Maggioranza 235
Hanno votato
223
Hanno votato
no 245).

Pag. 15

Prendo atto che i deputati Marinello, Giulietti, Verini, Veltroni, Beltrandi, Federico Testa, Nunzio Francesco Testa, Drago, D'Incecco e De Torre hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che i deputati Landolfi, Porcu, Ravetto, Zorzato, Traversa, Bruno, Fava, Castiello, Bellotti e Dal Lago hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, in quest'ultima votazione in particolare, come si nota dall'assembramento dei colleghi al tavolo dei resocontisti, sono stati molti i colleghi ad aver lasciato la votazione, la quale si è invece conclusa qualche secondo dopo che la Presidenza aveva dichiarato conclusa la votazione. È evidente quindi che sono saltati alcuni voti ma, al di là dell'esito che pure ha rappresentato i rapporti di maggioranza, ritengo che, proprio perché questo sistema pone al centro il voto di ciascun singolo deputato e la prerogativa di ciascun singolo deputato di esprimersi, si debba prestare una particolare attenzione a questo genere di elementi che non sono ovviamente soltanto di natura tecnica, ma anche di natura politica e, per alcuni aspetti, di diritto costituzionale, in ordine proprio a questo problema.
Signor Presidente, ho già sollevato - come ricordava il Presidente Fini all'inizio della seduta - tale questione; ritengo che la Presidenza debba prestare attenzione a questo aspetto proprio perché non può sostituirsi all'espressione del voto la dichiarazione presso gli uffici della volontà di esprimerlo. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

SETTIMO NIZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SETTIMO NIZZI. Signor Presidente, tutte le volte che ci troviamo a votare dobbiamo mantenere premuto il tastino: è inconcepibile che con la tecnologia attuale si debba continuare a mantenere premuto il tastino! Nel comune di Olbia da dieci anni con lo stesso sistema a tre tasti - bianco, verde e rosso - si preme il tasto, ma sin quando non è chiusa la votazione si può modificare il proprio voto. È inconcepibile che si continui con questo tastino premuto!

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Marinello 1.10, sul quale è già intervenuto l'onorevole Marinello.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marinello 1.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

I colleghi che hanno problemi lo segnalino. Onorevoli Mondello, Cicchitto, D'Antoni, tenete comunque premuto il tasto finché la votazione non è chiusa. Ci siamo? L'onorevole Giulietti è recidivo... L'onorevole Leo è riuscito a votare. Onorevole Torrisi? L'onorevole Berruti ancora non è riuscito a votare. Onorevole Berruti, ci siamo? Perfetto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 515
Astenuti 4
Maggioranza 258
Hanno votato
254
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che l'onorevole Beccalossi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

GIOVANNI DIMA. Chiedo di parlare.

Pag. 16

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DIMA. Signor Presidente, le segnalo il fatto che io sto votando avendo pigiato il mio dito la prima volta, senza dover ripetere l'apposizione dell'impronta per le successive votazioni. Anche questa mi sembra un'anomalia che volevo notificare all'Aula.

MICHELE SCANDROGLIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE SCANDROGLIO. Signor Presidente, volevo associarmi a quello che dice il collega Nizzi, perché già l'altra volta eravamo stati irrisi per aver chiesto almeno di lasciare fisso il voto senza obbligarci a tenerlo premuto per tre o quattro minuti. L'altra volta il Presidente ci aveva detto che c'erano cose più importanti; lei oggi più cortesemente ci dice grazie e la ringraziamo, però forse necessita fare qualcosa.

MARIO PEPE (PdL). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, vorrei suggerire un'idea per evitare le lungaggini causate dall'espressione del voto attraverso le impronte digitali: è sufficiente trasformare questo interruttore color oro, in un interruttore elettrico a premuta. In questo modo, le mani dei «pianisti» sarebbero impegnate entrambe, non si potrebbe votare per un altro e accelereremmo i tempi.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mario Pepe. Mi sembra che le difficoltà siano state segnalate. Proseguiamo con i nostri lavori. Ovviamente, poi, vi saranno i luoghi dove confrontarci e riflettere.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non le faccio perdere tempo, ma vedo che vi è una contestazione latente, che sinceramente non capisco, da parte degli amici e dei colleghi del Popolo della Libertà. Essi non hanno, forse, il coraggio di contestare il Presidente Fini e la modalità di voto, ma, in occasione di ogni votazione, non solo accade qualcosa, ma si discute anche su come informare la Presidenza e darle dei consigli.
Con grande sincerità, si può essere favorevoli o contrari a questa modalità di voto, ma lo si deve dire chiaramente al Presidente della Camera. Non si può essere d'accordo in conferenza stampa e sui giornali, mentre, poi, stranamente, si bloccano i voti e si fanno contestazioni solo da una parte dell'emiciclo. È un fatto originale, a meno che non vi sia qualcosa di più - per me è auspicabile - e, cioè, che vogliate rimettere in discussione il federalismo fiscale (Commenti di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Per me è auspicabile, però, almeno dite una delle due cose. Ringrazio l'onorevole Cicchitto, che è sempre così gentile ad ascoltare.

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, vorrei dire al collega, che lancia una critica, a mio avviso, capziosa, che soltanto un deputato del Popolo della Libertà, a mezzo stampa, ha continuato a condurre, dallo scorso maggio fino ad oggi, una campagna per la correttezza del voto: sono io, ma faccio parte del Popolo della Libertà. Pertanto, egregio collega, non puoi accusare il Popolo della Libertà di essere ipocrita e contrario alla modalità di voto, visto che, a tale proposito, abbiamo condotto una battaglia.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sulle ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 17

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei sommessamente rivolgermi a lei e, attraverso di lei, a tutti i colleghi. Credo che stia diventando un po' ridicolo il fatto che in ogni seduta si faccia una disquisizione filosofica sui tecnicismi attraverso i quali è bene o non è bene votare. In questo modo, perdiamo del tempo utile a discutere di qualcosa che è assolutamente inutile.
Natura vuole che, quando si sperimenta qualcosa, si incontrino sempre degli inconvenienti e che l'utilità dell'incontrarli sia che si guadagna la capacità di risolverli, ovviamente nei tempi dati. D'altra parte, signor Presidente, come lei sa perfettamente, nelle precedenti votazioni, quando era in vigore l'altro sistema di votazione, se ogni deputato che non riusciva a votare, perché «andava in blocco» il sistema (così si usava dire), avesse preso la parola e avesse manifestato la sua insofferenza per il fatto che il sistema si bloccasse, probabilmente, la «processione» che vi era verso i resocontisti sarebbe stata maggiore rispetto a quella che vi è adesso. Forse, anche la gente fuori di qui, una volta risolto il tema della certezza del voto, è interessata a sapere di cosa stiamo parlando.
Signor Presidente, piuttosto che perdere tempo sulla contestazione quotidiana e puntuale di un meccanismo che è in fase sperimentale e che, quindi, sicuramente, avrà delle migliorie che consentiranno di risolvere il più possibile i problemi, forse sarebbe utile che il tempo - compreso il mio, che ho ritenuto di condividere con lei e con tutti i colleghi - fosse destinato ad entrare nel merito del nostro provvedimento e non ad aprire un dibattito, ogni volta, ogni giorno, in ogni fascia oraria, sulle modalità migliori, o meno, di votare in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Credo che questo tema sia stato abbondantemente approfondito.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.500 del Governo, nel testo riformulato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole all'emendamento in oggetto. Va dato atto, infatti che, su un tema così delicato, qual è quello delle regioni a statuto speciale, l'iniziativa che è stata assunta in relazione ad un tavolo tecnico, è molto importante. Essa definisce un principio fondamentale: le regioni a statuto speciale saranno parte del processo del federalismo fiscale, secondo le modalità, le norme e le procedure previste dalle leggi costituzionali, dagli statuti e dalle norme di attuazione che regolano questa delicata materia. Pertanto, il nostro voto sarà favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento del Governo 1.500, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni.
Avverto che a seguito dell'eventuale approvazione dell'emendamento 1.500 del Governo, nel testo riformulato, risulterà precluso l'emendamento Froner 1.11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Casini, ci siamo? Perfetto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 508
Astenuti 5
Maggioranza 255
Hanno votato
506
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Rota, Germanà, Binetti, Dima e Sbrollini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Barbareschi e Ruben hanno segnalato che non sono riusciti a votare. Pag. 18
Ricordo che l'emendamento Froner 1.11 è precluso.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Romano 1.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, ci asterremo sul presente emendamento dell'onorevole Romano, perché esso interviene su una materia di cui abbiamo già lungamente discusso in occasione degli emendamenti esaminati qualche minuto fa.
Riteniamo che fino a questo momento non sia stata ancora trovata una soluzione soddisfacente al tema del rapporto tra il nuovo Titolo V della Costituzione e il federalismo fiscale e la specialità degli statuti di alcune regioni. In nessun modo è in discussione da parte nostra l'idea che il federalismo fiscale e l'applicazione del Titolo V della Costituzione debbano annullare i caratteri della specialità di alcune regioni, ma è del tutto evidente che il lavoro va orientato verso una ridefinizione degli statuti di tali regioni, va orientato verso una convergenza su obiettivi nazionali che non possono vedere escluso alcuno, ferma restando la ridefinizione dei caratteri della specialità di queste regioni.
La nostra perplessità rispetto al lavoro svolto per trovare un equilibrio fra la necessità di andare avanti con l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione a Costituzione vigente e la natura asimmetrica che si trovano a ricoprire oggi gli statuti e le leggi delle regioni a statuto speciale non va intesa da nessuno come una messa in discussione della specialità, ma d'altra parte nemmeno come una rinuncia a ridefinire il carattere di tale specialità. Siamo sempre lì, ovviamente stiamo mandando avanti una parte di attuazione del Titolo V della Costituzione senza tenere conto che un'altra parte considerevole merita di essere presa in esame, quella ordinamentale. Ve ne è poi una ulteriore, quella di una revisione ulteriore della Costituzione che ci auguriamo tutte le componenti del Parlamento si assumano l'impegno solenne a far seguire a questo atto legislativo. Non siamo contrari ad andare avanti con questo disegno di legge; abbiamo dichiarato che è importante superare una fase di transizione, ma come vedete, colleghi, le contraddizioni emergono, perché prima o poi - speriamo prima che poi - un disegno organico comunque dovremo affrontarlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, potrei risolvere il mio intervento dicendo che la nostra proposta emendativa è volta a scongiurare i principi posti dagli articoli dell'intero disegno di legge; dico ciò perché si ignora l'impianto finanziario delle regioni che sono titolari di alcuni cespiti tributari. Mi rendo conto che nel dibattito sono emerse due questioni politiche che vanno affrontate immediatamente.
Non voglio ripercorrere adesso - non spetta a me - la storia della nostra Repubblica e del perché vi sono alcune regioni che godono di alcune specialità. Certo, comprendo che con questo nuovo sistema elettorale e con lo slegamento che esso implica tra il deputato e il suo territorio, anche chi vive in quelle regioni, oggi, possa permettersi di dire nonostante coloro che abbiano perso la vita e contrattato, allora, la specialità dei propri statuti, ciò possa essere superato, così come sosteneva l'onorevole Ria, perché ormai gli statuti sono obsoleti.
Tuttavia, quello che afferma l'onorevole Ria - posto che va affrontato, essendo questione costituzionale, nel momento in cui si parlerà di riforma istituzionale in senso federale di questo Paese - può essere argomento di discussione ma non può trovare posto nel dibattito di oggi, anche perché l'intervento del Ministro Calderoli apre un tema, in questo Parlamento, che è quello dell'esautoramento delle nostre funzioni. Stiamo introducendo, con il comma 2 dell'articolo 1, un principio e poi chiediamo - lo fa il Governo con un suo Pag. 19emendamento, il 25.500 - di istituire un tavolo con il quale si può rivedere una norma che, di certo, fin da adesso, penalizza le regioni che sono titolari di cespiti tributari.
Se è vero questo, capisco perché anche all'interno del PD ci sia una certa difficoltà, dal momento che l'intervento dell'onorevole Bressa non è chiaro. Infatti, l'onorevole Bressa ci indica quel tavolo come il punto di riferimento al quale bisogna guardare per rafforzare le specialità delle regioni a statuto speciale mentre il Ministro Calderoli, non dicendo nulla, ovviamente, lascia intendere, a coloro che invece sono contro la specialità, che in quel momento tutte queste problematiche potranno essere affrontate o risolte.
Su questo grosso equivoco oggi il PD si astiene, per far contenta la Lega e non certo per il bene del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Prego i colleghi di prendere posto. Onorevole Landolfi...
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romano 1.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione
(Segue la votazione).

Onorevole Casini, Onorevole Mondello, perfetto. Onorevole Casini, le stiamo dando assistenza... può votare, perfetto!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 516
Votanti 309
Astenuti 207
Maggioranza 155
Hanno votato
34
Hanno votato
no 275).

Prendo atto che i deputati Anna Teresa Formisano, Barbareschi, Cristaldi, Veltroni, Ruben e Vessa hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che la deputata D'Antona ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cambursano 1.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, pregherei gli uffici di prender nota che avevo chiesto di intervenire su tutte le nostre proposte emendative. Con questo emendamento noi chiediamo che al comma 2 dell'articolo 1, oltre a far riferimento agli articoli 14, 21 e 25, si faccia riferimento anche all'articolo 16, di cui non comprendiamo perché non si faccia menzione.
Vorrei ricordare che l'articolo 16 reca principi e criteri direttivi che riguardano il coordinamento e la disciplina fiscale dei diversi livelli di Governo. In particolare, al comma 1 la lettera a) introduce il principio di garanzia della trasparenza delle diverse capacità fiscali, mentre la lettera b) introduce il principio del rispetto degli obiettivi del conto consuntivo; la lettera c) prevede l'assegnazione di uno specifico ruolo alle regioni e la lettera e) reca i criteri per definire un sistema premiante (o sanzionatorio) da applicare nei confronti degli enti che risultano virtuosi, premiante o meno rispetto al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica ad essi imposti.
Non comprendiamo, pertanto, per quale motivo questo articolo, che noi riteniamo fondamentale che venga applicato su tutto il territorio nazionale, non possa essere ricompreso in questo comma 2 dell'articolo 1. Per tale motivo proponiamo che si aggiunga anche il riferimento all'articolo 16.

PRESIDENTE. Avverto i colleghi che, secondo quanto previsto dalla nuova organizzazione dei lavori d'Aula, dopo la votazione di questo emendamento ci sarà la sospensione. I lavori riprenderanno alle 12.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 20Cambursano 1.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi Centemero, Vignali, Siliquini e Dima hanno delle difficoltà. Ci siamo tutti? Anche l'onorevole Cesaro? Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 516
Astenuti 2
Maggioranza 259
Hanno votato
239
Hanno votato
no 277).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 12.

La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 12,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola media statale «Carlo Urbani» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune e, in particolare, la classe III C (Applausi).
Avverto che sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti Zorzato 3.10, 3.11, 3.12, 5.10, 5.8, 8.24 e 25.18.
Ricordo che prima della sospensione era stato da ultimo respinto l'emendamento Cambursano 1.13.
Dobbiamo, pertanto, passare alla votazione dell'emendamento Vietti 1.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, i proponenti, con questo emendamento, chiedono di espungere dall'articolo 2, comma 2, del provvedimento in esame la parola «21». Esso si riferisce all'articolo 21 del disegno di legge in esame che è titolato «Perequazione infrastrutturale». Siamo contrari alla cancellazione di questo riferimento.
Non vi è dubbio che vi sono due culture, più o meno esplicite, che fanno riferimento all'idea del federalismo. La prima è quella che considera l'impianto del federalismo fiscale e anche la perequazione, che vi è contenuta, come una sorta di tassa che le aree più forti devono pagare a favore di quelle più deboli ma che, sostanzialmente, fotografa la situazione attuale e che non si pone obiettivi di effettiva riunificazione di un Paese sostanzialmente diviso.
Ve ne è un'altra, quella che abbiamo cercato di portare avanti e che si esprime anche in questo articolo che, invece, vuole cogliere il federalismo istituzionale e anche quello fiscale come un'occasione, forse l'ultima vera occasione, che la nostra Repubblica ha per recuperare quei ritardi che lasciano alcune aree fondamentali del nostro Paese in una condizione di ritardo, di deficienza dal punto di vista competitivo e che ha, anche nel carattere deficitario del sistema infrastrutturale, uno dei punti più delicati e gravi.
Per questo motivo abbiamo lavorato perché quest'idea della perequazione infrastrutturale fosse presente all'interno di questo disegno di legge. Non si tratta soltanto di una classica separazione fra il nord e il sud. Il tema delle infrastrutture riguarda complessivamente altre parti significative del Paese. Provengo da una regione adriatica e se dovessi valutare, dal punto di vista stradale e da quello dell'alta velocità e dell'alta capacità ferroviaria, la condizione di regioni come le Marche e l'Abruzzo credo che anche quell'area meriterebbe un'attenzione particolare dal punto di vista infrastrutturale. Indubbiamente vi è un sistema che si è concentrato fra est e ovest, al nord, e poi nella dorsale Pag. 21tirrenica, mentre gran parte del sud e la fascia adriatica sono tagliate fuori dai grandi disegni infrastrutturali.
Allora, nel momento in cui ci si pone l'obiettivo, anche con questo disegno di legge, di porre le condizioni di un processo di convergenza e di pari opportunità dei diversi sistemi territoriali non vi è dubbio che è importante procedere ad una ricognizione dei bisogni infrastrutturali di questo Paese e capire come anche il federalismo fiscale possa perequare questa situazione, così asimmetrica e squilibrata.
Si potrà obiettare che si tratta di uno spot, ossia di un'operazione complessa dal punto di vista istituzionale e difficilmente sostenibile dal punto di vista finanziario in virtù anche della situazione di decrescita che il nostro Paese oggi sta attraversando, ma si tratta di un disegno di legge di principi. Stiamo affrontando principi e non possiamo ridurre il federalismo fiscale ad un tema di tecnicismo fiscale. Dobbiamo porci degli obiettivi ambiziosi che traguardino in avanti il futuro del nostro Paese e, da questo punto di vista, secondo noi, il riferimento all'articolo 21 è bene che rimanga (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, intervengo solo per dire che quando abbiamo presentato questo emendamento chiedevamo, in sostanza, l'abrogazione dell'articolo 21 - che, lo ricordo, era stato inserito nel testo durante l'esame al Senato - perché in questo articolo 21, per come redatto al Senato, non era in alcun modo previsto che si considerassero il deficit infrastrutturale e il deficit di sviluppo. In sostanza, si prevedeva che la perequazione infrastrutturale avvenisse semplicemente sulla base di criteri quali la densità della popolazione, la densità delle unità produttive, i requisiti delle zone di montagna e l'estensione delle superfici territoriali. Noi lamentavamo il fatto che non si costituisse una riserva esplicita per il Mezzogiorno.
Vorrei ricordare che questi fondi sono quelli rinvenienti in sostanza dal comma quinto dell'articolo 119 della Costituzione (i cosiddetti fondi speciali per lo sviluppo infrastrutturale nelle aree sottoutilizzate). La nostra preoccupazione era che, con quell'articolo, così come scritto al Senato, ciò che oggi avviene - possiamo contestare per esempio il fatto che le risorse del FAS siano utilizzate senza un vincolo concreto di destinazione al sud - diventasse in qualche modo modalità ordinaria di spesa delle risorse per le infrastrutture.
Ora però, signor Presidente, siccome in sede di esame nelle Commissioni è stato recepito un emendamento, proposto anche da noi e successivamente fatto proprio dai relatori, che considera per l'appunto il deficit infrastrutturale e il deficit di sviluppo, vorrei far presente alla Presidenza e all'Aula che il mio gruppo ritiene di dover ritirare l'emendamento Vietti 1.14, che reca anche la mia firma.

PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, non ho capito se l'emendamento Vietti 1.14 è stato ritirato o meno. Se è stato ritirato, rinuncio ad intervenire.

PRESIDENTE. L'emendamento Vietti 1.14 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, ci accingiamo a votare il primo articolo di questo disegno di legge. Si tratta di un articolo molto importante in quanto definisce le finalità e l'ambito di intervento del provvedimento alla nostra attenzione. La riforma del Titolo V della Costituzione ha una sua linearità e logicità di percorso che, però, nel corso di questi otto anni, a causa della sua non attuazione, si è in qualche modo smarrito.
Pertanto, credo sia necessario tentare di ricostruire un filo logico costituzionale Pag. 22e che il primo articolo del provvedimento sull'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, quello che definisce l'ambito di intervento, sia il luogo dove questo per sintesi possa essere fatto. L'articolo 119 disegna gli obiettivi, un percorso e gli strumenti per ridefinire la Costituzione finanziaria della Repubblica limitatamente al rapporto tra enti locali, regioni e Stato. Nel farlo, sceglie un'impostazione del tutto originale, distinta e diversa da altri modelli federali, anche di tipo cooperativo come quello tedesco, e ovviamente diversa dagli altri Stati unitari classici.
Con l'articolo 119 della Costituzione viene riconfermata la natura regionale dello Stato italiano ed, in particolare, il ruolo riconosciuto in esso agli enti locali.
Il fatto che siano passati otto anni dall'approvazione dell'articolo 119 della Costituzione rende tutto più complicato e implica che oggi la sua attuazione debba tenere conto tanto dei vincoli di coerenza del sistema, quanto della giurisprudenza costituzionale che si è formata nel tempo in cui l'articolo 119 non è stato attuato. Tuttavia, pur nel rispetto di questo quadro, non si deve perdere di vista il dato fondamentale e cioè gli obiettivi di fondo dell'articolo 119, che sono sostanzialmente e principalmente due.
Il primo è consentire l'attuazione di quella fondamentale scelta istituzionale relativa alla distribuzione delle competenze legislative e amministrative tra Stato e regione, che è delineata negli articoli 117 e 118 della Costituzione stessa e, in modo particolare, dall'articolo 117, secondo comma, lettera m). Tale norma, infatti, stabilisce che sia compito dello Stato garantire a tutti i cittadini - ovunque risiedano - la possibilità di accedere ad un livello essenziale delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e spetta a tutte le regioni la possibilità di decidere sul se, sul quanto e sul come garantire ai propri cittadini un livello di prestazione ulteriore rispetto a quello essenziale definito dalla legge dello Stato.
Il secondo grande obiettivo, definito dall'articolo 119, è quello naturale, proprio di ogni impianto federalista, di responsabilizzare gli enti territoriali nella gestione delle finanze e delle relative competenze, anche sulla base di un più stretto legame tra competenze e finanziamento. Nel vostro articolo 1 tutto questo c'è, in una forma minimalista, quasi foste prigionieri di una sorta di pudore istituzionale, timorosi di esplicitare le finalità del disegno di legge.
Nel testo che il Partito Democratico ha presentato c'è più chiarezza e coraggio. Le finalità sono esplicitate in modo diretto. Le cito, giusto per capire di cosa stiamo parlando. Le finalità del disegno di legge di attuazione dell'articolo 119 della Costituzione debbono essere: ricostruire un rapporto trasparente tra Stato e cittadini sulle decisioni in materia di spesa pubblica e prelievo fiscale; trasferire alle istituzioni più vicine ai cittadini le decisioni di entrata e di spesa in campi fondamentali dell'intervento pubblico, garantendo a tali istituzioni gli spazi di autonomia necessari per interpretare le diverse esigenze dei cittadini sul territorio; utilizzare meglio le risorse derivanti dalle imposte versate dai cittadini, obbligando le pubbliche amministrazioni a standard di efficienza verificabili; concentrare le attività delle istituzioni in ambito sia nazionale che locale sui livelli e sulla qualità dei servizi pubblici offerti a cittadini e imprese; modernizzare l'amministrazione pubblica centrale e locale; rafforzare i governi di prossimità nella capacità di fornire i beni pubblici e sostenere servizi fondamentali sul territorio; semplificare il sistema tributario e ridurre gli adempimenti a carico dei contribuenti; rendere più efficiente l'amministrazione dei tributi; coinvolgere i diversi livelli istituzionali nell'attività di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, nonché al coordinamento dell'attività di riscossione.

PRESIDENTE. Onorevole Bressa, la prego di concludere.

GIANCLAUDIO BRESSA. Queste sono finalità chiare. È per questo, ovvero poiché non le riscontriamo nel vostro articolo 1, che ci asterremo.

Pag. 23

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, la motivazione istituzionale e costituzionale di questa riforma - come abbiamo avuto modo già di spiegare nelle Commissioni V e VI - sta nell'affermare il principio di sussidiarietà e di responsabilità nell'autonomia gestionale delle amministrazioni decentrate, e questo è stato ben spiegato dal Ministro Calderoli.
La motivazione politica dello stesso Ministro e del suo partito, la Lega Nord, sta nell'eliminazione delle inefficienze gestionali che giustificano una spesa senza controllo, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia. È stato ripetuto in più interviste e dichiarazioni.
La motivazione di quanti, invece, più complessivamente nella maggioranza condividono questa riforma sta nel contenimento della spesa pubblica e nel rispetto dei parametri di Maastricht. Almeno così è stato più volte dichiarato.
Quindi, si tratta di tre nobili motivazioni che non potrebbero non essere condivise anche da noi dell'Unione di Centro.
Purtroppo nessuna di queste motivazioni si ritrova in norme esplicite, chiare e cogenti di questa legge di riforma tributaria. Si declinano gli obiettivi, ma i mezzi e le modalità per raggiungerli non si individuano in modo preciso e puntuale. Si attribuiscono agli enti territoriali entrate proprie e compartecipate in sostituzione dei trasferimenti, ma non si identificano le imposte che colpiscono redditi, patrimoni o consumi rispettivamente prodotti, localizzati o effettuati nel territorio della regione. Né l'IRPEF, né l'IRES, né l'IVA rispondono a questi requisiti, né l'accisa sugli oli minerali se destinata alle regioni nelle quali questi prodotti vengono raffinati. Non sono indicati in nessun articolo i presupposti di fatto di tali imposte e le basi imponibili. Tutto è rimesso nelle mani del Governo e vorrei che su questo dato riflettessero i colleghi del Partito Democratico.
La legge fondamentale tedesca indica con precisione i tributi propri dello Stato federale, il Bund, e quelli propri degli Stati regionali, i länder, e quelli comuni sia per il Bund sia per i länder.
L'abbandono della spesa storica e la stima di costi standard, ossia il costo di produzione di un bene o di un servizio, avverrà dopo cinque anni dall'approvazione della legge delegata, come prevede l'articolo 20, comma 1, lettera d). La gradualità richiamata nell'articolo 1 si estende almeno nell'arco di un decennio.
Purtroppo, l'intervento del legislatore previsto da questo disegno di legge non definisce il costo e il fabbisogno standard. È la media dei costi pro capite rilevati? È la rilevazione delle migliori pratiche, i cosiddetti best practice? Come possono essere definiti i fabbisogni finanziari se non si conoscono i meccanismi di spesa validati?
È stato definito come criterio di valutazione un livello adeguato del servizio pubblico offerto al cittadino. Che significa «servizio adeguato», un termine senza precisa identificazione? Già è complicato distinguere un servizio essenziale da un servizio non essenziale, immaginatevi quando si dovrà definire un servizio adeguato. Si pensi all'indeterminatezza del diritto allo studio, oppure all'ibrido del trasporto pubblico distinto per componenti, spesa corrente e spesa in conto capitale.
La rinuncia ad un confronto rigoroso del Governo su queste questioni, che l'Unione di Centro aveva chiesto e che non sono state chiarite, porterà ad un successivo scontro in sede di espressione del parere da parte della Commissione bicamerale e della commissione per il federalismo fiscale che saranno casse di risonanza dei contrasti emersi nella Conferenza unificata. Il Ministro Calderoli porterà questa riforma come un successo al popolo padano, ma le prossime elezioni regionali non riuscirà a superarle in quanto avrà incassato il voto, ma la partita si chiuderà in sede di attuazione con i Pag. 24decreti delegati e non sarà una partita a suo favore (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà per tre minuti.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, nel corso della discussione sulle linee generali di questo provvedimento ho espresso, a nome del mio partito, la preoccupazione circa i profili finanziari complessivi di questa legge. Onorevoli colleghi, questo impianto costerà meno alla finanza pubblica o costerà di più?
Ho fatto presente che non vi sono valide garanzie che questo insieme di nuove norme porterà ad un minore costo della pubblica amministrazione nel suo complesso, locale, intermedio e nazionale. L'articolo 26, che esamineremo più avanti, stabilisce soltanto che il deficit è sotto controllo, ma questo non impedirà che aumenti la pressione fiscale se aumenterà la spesa pubblica.
Ho anche ricordato che quando il Ministro dell'economia ha parlato di questo argomento si è sottratto ad un calcolo specifico dei costi e, quindi, in sostanza, ha detto al Parlamento che questa legge non ha una quantificazione finanziaria evidente.
Ho altresì ricordato, e lo ricordo adesso ai colleghi, che quando fu varata la grande riforma delle regioni la spesa pubblica fece un balzo in avanti, quindi ho chiesto al Governo di voler rispondere su questi aspetti. Infatti, qui non si tratta di considerare soltanto l'ordinamento giuridico dello Stato, delle regioni e dei comuni, ma di sapere se l'Italia compierà un passo in avanti nel miglioramento delle condizioni del suo debito pubblico o se aggraverà ulteriormente questi problemi. Fino a quando queste risposte non saranno fornite, non potremo votare a favore del disegno di legge in esame.
Per il momento ci asteniamo sull'articolo 1, ma il voto finale oscillerà tra un voto contrario e un voto di astensione a seconda che il Governo voglia almeno affrontare alcuni di questi problemi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervenendo a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, premetto che stiamo votando sull'articolo 1 e non sull'intero provvedimento e che, perlomeno per come è stato licenziato sinora dalle Commissioni, il provvedimento, nel suo complesso, è più un testo di principi che non di individuazione dei risultati.
Come è noto, infatti, siamo di fronte ad una situazione, i cui risultati saranno determinati da successivi decreti legislativi (quando saranno adottati) e sappiamo bene che questi ultimi potranno avere delle oscillazioni, anche assai ampie, in termini di risultato, perché molti elementi rappresentano ancora delle incognite, alle quali bisognerà dare un valore.
Ciò premesso, pensiamo che l'articolo 1 essenzialmente delinei un principio generale, riprendendo, né più e né meno, quanto affermato dall'articolo 119 della Costituzione: si prevede una serie di garanzie, assicurando l'autonomia delle entrate e delle spese dei comuni, delle province e delle città metropolitane. Esso garantisce, altresì, perché questo è ciò che afferma l'articolo, il principio di solidarietà e di coesione sociale in modo da sostituire gradualmente, per tutti i livelli di governo, il criterio della spesa storica. Perciò, diciamo che l'articolo in esame contiene l'elencazione di una serie di principi e anche di garanzie che sono né più e né meno la declinazione di quanto previsto dall'articolo 119.
Naturalmente, avremmo preferito, e in tal senso avevamo anche proposto un emendamento, che alle regioni a statuto speciale e alle province autonome si applicasse anche l'articolo 16 della legge di delega. Quell'emendamento è stato respinto; tuttavia, ciò non toglie che sui principi generali contenuti nell'articolo 1 vi è una nostra convergenza. Pertanto, l'Italia dei Valori voterà a favore dell'articolo 1.

Pag. 25

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, naturalmente cogliendo lo spunto di questo voto, si potrebbe svolgere qualsiasi tipo di considerazione tanto è ampia la materia. Voglio far rilevare ai colleghi solo uno aspetto: da che mondo è mondo, da tutte le parti del pianeta, il tema fiscale è consequenziale al tema ordinamentale; noi siamo l'unico Paese del mondo in cui parliamo di federalismo fiscale, partendo dal tema tributario, senza iniziare dal riordino del codice delle autonomie, cioè senza rispondere a domande, che sono essenziali, come quella su cosa devono fare gli enti e con quali risorse devono provvedere a tali competenze.
Ministro Calderoli, mi sembra che sia una questione di una semplicità totale: se non si vuole partire dal codice delle autonomie, vuol dire che si privilegia un aspetto di carattere esclusivamente politico rispetto ad un problema ordinamentale, teorico, di principio che dice chiaramente come questo disegno di legge sia un'occasione mancata.
Per me rimane un mistero come forze di opposizione non si pongano questo problema e francamente mi viene il dubbio che le ragioni siano diverse dal merito del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, effettivamente ci poniamo questo problema, non so con quanta coerenza nel voto, ma si tratta della questione che riguarda l'intera materia.
Non possiamo finanziare l'esistente, peraltro attraverso un disegno di legge vago e di delega, perché viviamo in un federalismo esploso che produce non solo migliaia di società pubbliche, ma una quantità di sovrapposizioni, confusioni, centri normativi, centri di spesa e caste territoriali che francamente costituiscono un problema e non la sua soluzione.
Avevamo anche presentato un articolo aggiuntivo all'articolo 1 per la trasformazione delle province, al fine di avere almeno la trasformazione delle funzioni delle province in modo più aderente al principio di sussidiarietà. Non un ente stabile e strutturato con 17 miliardi di spesa corrente, ma un soggetto di coordinamento a livello di vasta area dei comuni nelle funzioni di programmazione. Tale proposta emendativa è stata giudicata inammissibile, mentre è stata giudicata ammissibile quella sulla città metropolitana di Reggio Calabria (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico e dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, sono anche io profondamente imbarazzato nei confronti di questo articolo e di questo disegno di legge. Credo di poter anticipare che, per le ragioni dette bene e chiaramente in quest'Aula, per il rovesciamento tra ciò che è fiscale e ciò che è istituzionale, per la scatola vuota che stiamo regalando al Governo e in particolare alla Lega in questo momento, credo che esprimerò un voto contrario (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, il problema esiste ed è serio. Se noi prima non rispondiamo alla domanda «chi fa cosa», rischiamo di disegnare un sistema fiscale incompatibile con le funzioni. Con il disegno di legge in esame rischiamo di rendere incomprensibile, disordinato e disomogeneo tutto il sistema fiscale su cui si basa lo Stato italiano.
Il sistema fiscale è un bene pubblico, perché è quello che ci permette di assi Pag. 26curare le risorse con cui lo Stato e gli enti locali offrono i servizi. Se prima di tutto non partiamo dal codice delle autonomie e anche da una legge costituzionale che in qualche modo stabilisca esplicitamente chi fa che cosa, rischiamo di mettere un sistema fiscale decentrato in uno Stato centralista. Ciò non può funzionare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo anch'io per riprendere il ragionamento del collega Galletti e soprattutto l'intervento del presidente Casini. Ciò mi sembra fondamentale e mi rivolgo all'amico e Ministro Calderoli con il quale molti di noi, da maggioranza a opposizione, hanno avuto occasione di confrontarsi negli ultimi dieci anni su cosa significa fare le riforme costituzionali, sul significato di federalismo solidale e di queste parole importanti usate in più di un'occasione.
Francamente questo primo articolo mi sembra un po' sconcertante. Sono certo che, in cuor suo, anche il Ministro Calderoli la pensi esattamente come me, in quanto è una persona avveduta e sa benissimo che non è possibile arrivare a questo momento e non sapere né quanto costa il complesso di ciò che stiamo discutendo (lo chiamiamo federalismo fiscale per motivi elettorali), né soprattutto capire quali sono i centri d'imputazione di spese e di responsabilità. Infatti, un federalismo senza responsabilità non può essere certamente solidale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo di Orsogna in provincia di Chieti, e gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico turistico Artemisia Gentileschi di Milano che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Qualcuno vada in aiuto dell'onorevole Bocchino... Presidente Casini, penso che possa votare (Commenti del deputato Casini). .. Onorevole Nirenstein, onorevole Traversa, onorevole Grimaldi, onorevole Laffranco, onorevole Sardelli, onorevole Maroni, onorevole Mazzocchi, onorevole Rossi Mariarosaria... Siete in tanti questa volta. Qualcuno vada in aiuto dell'onorevole Nirenstein, altrimenti potrà dichiarare il suo voto. Penso che possiamo procedere. Qualcuno vada in aiuto del questore. I colleghi hanno votato. Onorevole, penso che potrà provvedere presso i resocontisti.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 520
Votanti 323
Astenuti 197
Maggioranza 162
Hanno votato
290
Hanno votato
no 33).

Prendo atto che i deputati Castagnetti e Grimaldi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Traversa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori perché tutto voglio sembrare salvo che ostruzionista, in un momento così delicato. Lo dico, in particolare, per rispetto Pag. 27nei confronti dei Ministri Bossi, Calderoli, Matteoli e degli altri che sono presenti.
Io sono stato da sempre assertore di questo meccanismo di voto, però le chiedo, onorevole Presidente, di venire lei stessa a controllare. Le mie mani sono normali, come quelle degli altri parlamentari, ma per me è impossibile far funzionare questo meccanismo.
Allora, poiché non accetto che si dica che ci si debba far registrare il voto dal resocontista, perché ognuno ha diritto a votare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), la prego di predisporre il funzionamento del mio meccanismo in modo tale che mi sia garantito il diritto di voto (Commenti di deputati del gruppo del Popolo della Libertà). Scusi, non so che cosa vogliano, non ho capito. Poiché sto dimostrando nei fatti che noi abbiamo dato una mano al Presidente Fini e gliela vogliamo dare per garantire trasparenza al voto, ma trasparenza al voto significa che ciascuno può votare, perché oltre alle impronte non so che cosa dare.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Presidente, intervengo per dire che non ho potuto votare e chiedo di concedermi d'ora in poi la possibilità di votare senza riconoscimento. Rientrerei fra i tredici o quattordici che hanno questo diritto, perché non può avvenire ogni volta un problema enorme per il voto. Tra l'altro, ricordo alla Presidenza che voi avete la contezza di tutto quello che avviene in aula, avete il controllo totale; quindi, basterebbe applicare il Regolamento, punire chi fa il pianista e questa storia finirebbe una volta per tutte, invece di diventare così ridicoli e così lunghi (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, nel sottolineare che evidentemente quanto posto all'attenzione della Presidenza dall'onorevole Casini circa la necessità di tutti i parlamentari di esprimersi ed il fatto che il recarsi presso i resocontisti ad esprimere la propria intenzione di voto non possa essere sostitutivo, evidentemente, dell'espressione compiuta della votazione, onorevole Casini, mi permetta una chiosa.
La sua considerazione sembrava più rivolta, anziché alla Presidenza, alle considerazioni ironiche e francamente un po' fuori luogo svolte prima dall'onorevole Volontè, visto che ha accusato il gruppo del Popolo della Libertà di avere problemi aggiuntivi rispetto al resto degli altri colleghi. Invece, evidentemente è una questione che riguarda tutti e, al di là delle ironie, credo che si debba procedere in maniera costruttiva, cercando di superare problemi tecnici e politici (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Come è stato precedentemente sottolineato anche dal Presidente Lupi, non mancherà la sede nella quale sarà fatta la valutazione di tutte le osservazioni che vengono formulate in Aula. Vorrei, però, ricordare che il nostro voto, quando le votazioni non sono segrete, è comunque palese. Credo anche che il sistema che abbiamo scelto di darci sia in via di sperimentazione e che le difficoltà - poche a dire il vero - che stiamo incontrando debbano essere sopportate, data la finalità che ci siamo dati e lo scopo che vogliamo raggiungere con questo sistema. Credo sia un obiettivo che sta a cuore a tutti, quindi chiedo a tutti una collaborazione che mi pare necessaria anche per la serietà del nostro lavoro.

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Consolo, le chiedo scusa, ma se il suo intervento riguarda il punto precedente, al riguardo ha Pag. 28già parlato il delegato d'Aula del suo gruppo, quindi lo considero superato. Le concederò la parola alla prossima occasione.

GIUSEPPE CONSOLO. Presidente, è una cosa importante!

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Vietti 1.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, capitava, a cavallo degli anni Settanta, partecipando a qualche dibattito politico, di ricevere la richiesta di una dichiarazione di antifascismo, perché non bastava essere o sentirsi democratici. Non vorrei che si dovesse richiedere oggi un attestato di federalismo.
Questo è un punto essenziale. Oggi ho letto la chiarificazione fatta dalla collega Lanzillotta al Corriere della sera, che mi ha molto colpito, quasi che si debba fare un'affermazione di federalismo.
Il federalismo è tipico degli Stati confederali, ma noi siamo in uno Stato unitario, per cui sarebbe molto più corretto parlare di autonomia locale e regionale, anche spinta, nell'ambito dell'unità nazionale dello Stato. Io guardo con passione sturziana al principio di autonomia dello Stato unitario e rilevo che, nella prassi politica, la concezione unitaria dello Stato di De Gasperi era molto diversa da quella internazionalista di Togliatti. Caso mai, quando parlo di federalismo, penso in chiave europea, non ad altre cose. È lì che colloco il federalismo cui guardo con passione politica.
Ora, con questo articolo aggiuntivo all'articolo 1, per la sua compiutezza, si vuole dare il segno del nostro diverso approccio. Dico al Ministro Calderoli, cui riconosco impegno e competenza, che sarebbe stato molto meglio procedere con legge ordinaria, anziché andare sulla via della delega, che avrebbe coinvolto di più il Parlamento e quindi il Paese.
Ovviamente, noi prendiamo atto della scelta operata dal Governo e, con questo articolo aggiuntivo, cerchiamo di organizzare la delega in modo razionale, con principi saldi: garantire il rispetto delle competenze legislative dello Stato e delle regioni, l'autonomia e le competenze degli enti territoriali, ai sensi degli articoli 114, 117 e 118 della Costituzione; individuare le funzioni fondamentali degli enti territoriali, per rafforzare la tenuta e la coesione dell'ordinamento della Repubblica, indicando la titolarità delle funzioni connaturate alle caratteristiche di ciascun ente; valorizzare i principi di sussidiarietà, adeguatezza, differenziazione e leale collaborazione. Per questo motivo, è necessario definire con chiarezza - vi ha fatto cenno poco fa l'onorevole Casini - chi fa cosa, quanto deve essere fatto e quanto costa farlo, immaginando solo successivamente un conseguente modello di finanziamento di regioni ed enti locali.
Il testo del Governo, Ministro Calderoli, prescinde, invece, da una preventiva individuazione dell'assetto istituzionale e delle relative funzioni. In questo senso, mi sono sentito di far rilevare a lei e anche ai colleghi della Lega, con la cortesia del caso, che la loro fretta di «collocare» sul mercato elettorale un prodotto che, così com'è strutturato, è destinato a non produrre effetti vantaggiosi per i cittadini, è l'elemento contraddittorio che anima questo nostro dibattito.
Invece, si trattava di cogliere l'occasione per correggere, completandola, la riforma del 2001 voluta a maggioranza risicata dal centrosinistra. Onorevole Bressa, ho sentito che lei qui ha rivendicato la storia di questi otto anni; la dovrebbe rileggere in chiave critica, perché quella non è stata una pagina positiva! Voi avete cambiato la Costituzione con un voto di maggioranza e oggi perfino vi vantate di questo! Guardate che avete aperto un percorso sul quale Berlusconi, che è un po' più abile di noi difensori della democrazia parlamentare, intende camminare con forza! È stato un errore che andrebbe riconosciuto sia sul piano del metodo sia sul piano della sostanza, perché in quel testo, così affrettato, vi sono molte cose che non quadrano e che hanno colpito le Pag. 29funzionalità del ruolo dello Stato lì dove vi era bisogno di esercitare molto coordinamento (penso al tema dell'energia piuttosto che a quello delle opere pubbliche), anche perché, se la motivazione per cui vi astenete è questa, vuol dire che parlate di altro.
È come rivendicare il ruolo che avete adempiuto nella legislatura 1996-2001, ma stiamo parlando di altro. Non stiamo parlando del significato di quella modifica costituzionale nell'ambito della Costituzione vigente, ma parliamo di un'altra cosa. Voi l'avete fatta con una maggioranza risicata e più per ragioni politiche che per ragioni costituzionali, perché in quella fase inseguivate la Lega.
Per questo abbiamo sostenuto la necessità di far precedere l'esame della Carta delle autonomie a questo disegno di legge. Poteva essere un'occasione storica. Sul piano del metodo, dei decreti-legge e dei voti di fiducia è un passo avanti; i colleghi dell'Italia dei Valori dicono che è un passo avanti. Sì, è un passo avanti sul piano del metodo. È vero che questa volta non siamo davanti a un voto di fiducia, ma sul piano dei contenuti il messaggio prevale sulle esigenze di una moderna costruzione istituzionale con al centro il cittadino.
Per questo, siamo ovviamente a favore di questo articolo aggiuntivo e siamo in aperto dissenso nei confronti dell'impianto complessivo del disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Vietti 1.01, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Invito tutti i deputati ad attivare il terminale di voto. Onorevole Rampelli? Onorevole Gregorio Fontana? Onorevole Pionati? L'onorevole Pionati e l'onorevole Razzi sono assistiti. L'onorevole Grassi sta pazientemente provvedendo. L'onorevole Pionati è a posto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 512
Astenuti 5
Maggioranza 257
Hanno votato
243
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che i deputati Argentin, Mariarosaria Rossi e Brigandì hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto; che il deputato Tenaglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto e che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Lulli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

GENNARO MALGIERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

GENNARO MALGIERI. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare - non è la prima volta che accade - che, non avendo pigiato il tasto inizialmente, la postazione mi si è comunque abilitata autonomamente. Forse, ritenendo che non sono in grado di farlo, me lo hanno fatto d'ufficio. Segnalo questa ulteriore difficoltà.

PRESIDENTE. Questa è una segnalazione interessante, onorevole Malgieri. Speriamo che non capiti a molti altri.

ANDREA ORSINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Orsini?

ANDREA ORSINI. Sull'ordine dei lavori, signor Presidente.

PRESIDENTE. A fine seduta, onorevole Orsini.

ANDREA ORSINI. Come a fine seduta?

Pag. 30

PRESIDENTE. Chiede di parlare con riferimento a questa votazione o ad altro? Se con riferimento alla votazione le do la parola, altrimenti a fine seduta.

ANDREA ORSINI. Con riferimento alla votazione, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI. Signor Presidente, io non sono toccato da tutto questo sistema, essendo stato un oppositore fin dall'inizio e quindi non avendo ora il problema delle impronte, eccetera, e sono molto lieto di non averlo seguito, visti i risultati. Ma, come parlamentare, trovo umiliante che ogni votazione debba essere accompagnata da un dibattito di dieci minuti su chi ha messo il dito, chi ha tolto il dito, o chi non l'ha messo (Commenti)...

PRESIDENTE. Coerentemente non dovrebbe aprirlo lei, a questo punto.

ANDREA ORSINI. Coerentemente chiedo all'Ufficio di Presidenza se non sia il caso di valutare almeno una sospensione di questo sistema fino a quando non funziona. Magari una settimana di pausa, fino a quando le cose non vengono sistemate (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Orsini.

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Consolo, è sulla votazione?

GIUSEPPE CONSOLO. No, signor Presidente, è per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Desidererei avere dalla Presidenza un chiarimento una volta per tutte; per questo le ho chiesto la parola, non per comportarmi come un postulante: perché è mio diritto parlare in Aula, signor Presidente, glielo dico con il rispetto dovuto, che mi auguro sia reciproco.
Ciò premesso, desidero sapere se, quando il Presidente (non lei, ma il Presidente in genere) rinvia ai resocontisti, in quel caso il rinvio incide per l'eventuale voto che venisse acclarato sulla formazione del quorum o no. Se non incide, come io dico, corriamo infatti il rischio di avere qualche volta due maggioranze, come è successo questa mattina. Le chiedo quindi di esternare il punto di vista della Presidenza sulla formazione del quorum. Ecco perché il mio intervento è un richiamo al Regolamento!

PRESIDENTE. Onorevole Consolo, su questo punto credo sia stato molto chiaro il Presidente Fini questa mattina, quando ha esplicitamente detto che, come si sta facendo, ci sarà tutta l'attesa e la pazienza di attivare i terminali di voto per consentire a tutti di esprimere personalmente il voto. La segnalazione ai resocontisti è chiaramente un fatto eccezionale, che peraltro si può verificare quando la votazione è palesemente orientata in un certo senso e, di conseguenza, anche il quorum e il numero legale. Comunque, anche la sua richiesta farà parte di ulteriori chiarimenti.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Sereni 1.02
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, intervengo sull'articolo aggiuntivo in esame, che è stato presentato dal nostro gruppo e che riguarda un tema cruciale, fondamentale del disegno di legge, e cioè la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni.
Siccome, come abbiamo ampiamente convenuto in modo trasversale nelle Commissioni, meta finale del provvedimento rimane comunque quella di assicurare una parità, un'omogeneità e un'uniformità di prestazioni, in particolare delle prestazioni essenziali di cui alla lettera m), secondo comma, dell'articolo 117 della Costituzione, Pag. 31pur riconoscendo che in un passaggio successivo il rappresentante del Governo ha aperto, con delle modifiche che ineriscono alla determinazione dei livelli essenziali di prestazioni con riferimento a legge dello Stato, con la proposta emendativa in discussione noi invece proponiamo di integrare il testo della delega affinché si possa intervenire in modo molto più organico attraverso uno o più decreti attuativi, come si dice, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge; in tal modo, sentita peraltro la Conferenza unificata per quanto attiene alla modalità di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, il Governo potrà disciplinare questa materia per garantire che vi sia uniformità ed omogeneità su tutto il territorio nazionale, senza che vi sia alcuna differenza relativamente a queste prestazioni essenziali, a prescindere dal fatto che si sia nati e si abiti in Sicilia o nel Friuli.
In tal modo, una volta organicamente disciplinata la materia attraverso lo strumento dedicato - quello, cioè, di uno o più decreti di attuazione - ed acquisito peraltro il parere del Parlamento, si potrà incastonare questo elemento che qualifica l'intero discorso del federalismo fiscale e poi, successivamente, del federalismo inteso in senso più complessivo, senza che vi sia alcun rischio che, anche indirettamente, si possano determinare differenze che sarebbero inammissibili nella erogazione delle prestazioni di cui parlavo prima.
Questo è il senso dell'articolo aggiuntivo Sereni 1.02, che quindi è in linea con l'orientamento che il Governo ha acquisito ma che, a nostro avviso, da un punto di vista tecnico, normativo e procedurale integra il testo in modo molto più proprio e più pertinente.
Siccome stiamo parlando di una legge di delega che deve fissare i principi e i criteri direttivi, mi auguro - non confliggendo con l'intenzione del Governo - che l'articolo aggiuntivo in esame possa essere accolto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor presidente, questo articolo aggiuntivo è molto ragionevole e non capisco per quale motivo il Governo non lo accetti. È chiaro, infatti, che sapere quali sono i livelli dei servizi essenziali garantiti a tutti i cittadini costituisce un elemento fondamentale di conoscenza del costo di questo impianto. Per tale motivo, è ragionevole votare a favore dell'articolo aggiuntivo in discussione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Sereni 1.02, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Invito tutti i deputati ad attivare il terminale di voto.
Tutti i terminali sono abilitati? Onorevole Lanzillotta? L'onorevole Concia è a posto. I colleghi hanno votato. Onorevole Damiano?

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 496
Astenuti 4
Maggioranza 249
Hanno votato
237
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che i deputati Berruti, Anna Teresa Formisano e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto; che i deputati Raisi, Della Vedova e Conte hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Poli, Samperi e Ginoble hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Pag. 32

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2105-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2105-A).
Avverto che la I Commissione (Affari Costituzionali) ha espresso l'ulteriore prescitto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2105-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANTONIO PEPE, Relatore per la VI Commissione.
Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, su tutte le proposte emendative, fatta eccezione per le seguenti.
Le Commissioni raccomandano l'approvazione dei propri emendamenti 2.601 e 2.602 ed esprimono parere favorevole sull'emendamento Cambursano 2.42, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: aggiungere, in fine, le parole «concordati in sede di Conferenza unificata». Le Commissioni esprimono, altresì, parere favorevole sull'emendamento Tabacci 2.43 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire le parole «alla spesa pubblica» con le seguenti «alle spese pubbliche».
Le Commissioni raccomandano inoltre l'approvazione dei propri emendamenti, tra i cosiddetti «fuori sacco» 2.605 e 2.606, mentre esprimono parere favorevole sull'emendamento Ria 2.63, a condizione che sia riformulato nel modo seguente: al comma 2, lettera u) sostituire le parole «fino all'esercizio del» con le seguenti «che sono commisurate all'entità di tali scostamenti, e possono comportare l'applicazione di misure automatiche per l'incremento delle entrate tributarie ed extra-tributarie e può esercitare, nei casi più gravi, il».
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento 2.500 del Governo, a condizione che sia riformulato nel senso di aggiungere dopo le parole: «articoli 29», la parola: «30».
Le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio emendamento 2.600 ed esprimono parere favorevole sull'emendamento Giudice 2.112.
Vorrei aggiungere che le Commissioni invitano i presentatori degli emendamenti Lo Monte 2.14, Messina 2.17 e Sereni 2.110, per i quali è stato formulato un invito al ritiro, qualora accedessero all'invito al ritiro, a trasfonderne il contenuto in appositi ordini del giorno, per i quali il Governo ha dichiarato la disponibilità ad accoglierli.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la VI Commissione, con una precisazione rispetto all'emendamento Sereni 2.110, per il quale le Commissioni hanno formulato un invito al ritiro. Qualora i presentatori accedessero all'invito al ritiro, l'accoglimento dell'ordine del giorno sarebbe, però, subordinato alla trasformazione del termine temporale di 12 mesi in 24 mesi, altrimenti esso diventerebbe inaccessibile.

PRESIDENTE. Ricordo che ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito al ritiro, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vietti 2.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, non intendiamo ritirare l'emendamento in esame, per la semplice ragione che, nella sostanza, esso recepisce il senso dei problemi posti in precedenza dal Presidente Casini e dai colleghi Galletti e Tabacci.
Con l'emendamento Vietti 2.1 chiediamo che i primi decreti legislativi che Pag. 33saranno adottati attribuiscano le funzioni amministrative da conferire ai comuni, alle province, alle città metropolitane e alle regioni in attuazione degli articoli 117 e 118 della Costituzione, nei dodici mesi successivi. Pertanto, prevediamo che si possano adottare i decreti legislativi in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, solo dopo avere stabilito chi deve fare cosa.
Questa è la ragione per cui non accediamo all'invito al ritiro dell'emendamento Vietti 2.1, che anzi, rappresenta una delle obiezioni principali che muoviamo all'impianto del disegno di legge di delega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, condividiamo l'emendamento Vietti 2.1. È già stato rilevato, infatti, che vi è il rischio di non avere percorsi che colleghino strettamente il federalismo fiscale alla ridefinizione delle funzioni degli enti locali e che tali funzioni dovrebbero, semmai, essere stabilite ancora prima. Sapere chi fa cosa è una delle condizioni per poter effettivamente dare attuazione alla legge sul federalismo fiscale. Sottolineo, però, il concetto di «dare attuazione», che è fondamentale per gli effetti finanziari del sistema e, quindi, soprattutto, in riferimento ai decreti legislativi, più ancora che al disegno di legge di delega.
Vorrei sottolineare, altresì, che questo rappresentava un rischio più grave all'inizio dell'iter sul federalismo fiscale. La nostra iniziativa ha portato il Governo ad avviare questo lavoro e a presentare delle proposte in sede di Conferenza unificata sulla cosiddetta carta delle autonomie locali, sulle funzioni fondamentali degli enti locali e sull'istituzione delle città metropolitane. Quindi, vi è un percorso che può portarci ad una contestualità sostanziale.
Allo stato attuale, però, è solo un impegno politico, che noi confidiamo si trasformi in atti normativi. Introdurre, per legge, una tempistica uniforme per l'attuazione dell'articolo 118 della Costituzione, in conformità all'articolo 117 e per l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione stessa, come stabilisce l'emendamento in discussione, renderebbe più forte e cogente questo impegno. Pertanto, il gruppo del Partito Democratico esprimerà un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche il nostro gruppo ritiene che sarebbe stato e sarebbe utile che prima di dare attuazione alla complessa normativa sul federalismo fiscale si possano chiarire, in modo completo e possibilmente definitivo, le funzioni attribuite ai vari livelli istituzionali. Anche noi nelle Commissioni avevamo presentato una proposta emendativa volta a chiedere che il processo avesse un momento iniziale dato dalla legge sulle autonomie locali, quindi sulla cosiddetta carta delle autonomie locali.
È vero che il Ministro ci ha più volte assicurato che sta per depositare quel provvedimento, però è evidente che i percorsi legislativi dei due provvedimenti saranno assolutamente diversi e, ovviamente, non è dato conoscerne l'esito in questo momento, laddove invece sarebbe stato utile avere una premessa che fissasse tutti i livelli delle autonomie locali e che, in particolare, prevedesse anche l'esito e il destino di una serie di livelli attualmente esistenti, che in larga parte determinano quello che complessivamente rientra nel concetto di costo o spreco della politica: mi riferisco a livelli quali le comunità montane, i consorzi di bonifica, i bacini imbriferi, ambiti territoriali e tutto ciò che, di fatto, ha un livello di costo di natura politica. Avremmo preferito che questo processo avvenisse prima, pertanto voteremo a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

Pag. 34

LORENZO RIA. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento non tanto per entrare nel merito, perché il collega Marchi ha già illustrato la posizione del gruppo, quanto per sottolineare un aspetto. Il provvedimento che stiamo esaminando è puntellato qua e là da norme di natura ordinamentale e anche questo emendamento riguarda l'ordinamento, tant'è che è stato fatto riferimento alle funzioni dei comuni, al chi fa che cosa e alla necessità di anticipare tutto questo rispetto alla materia di cui stiamo discutendo. Intervengo, allora, perché altre proposte emendative - tra l'altro, da me proposte - che riguardavano la materia ordinamentale - mi riferisco, in particolare, alla funzione e al ruolo delle province - sono state ritenute inammissibili. Sottolineo questa contraddizione, questa incongruenza che si è verificata durante l'iter di questo provvedimento perché penso che questo sia il nervo scoperto che abbiamo, perché si parla genericamente e indistintamente di carta delle autonomie, ma è facile poi dire «respingiamo l'emendamento». Entrare, invece, nel vivo di una materia che - credo - interessi trasversalmente tutti ha fatto sì che il Governo trovasse delle difficoltà, ma prima o poi dovrà affrontare questo tema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, il nostro gruppo ha posto alcune questioni - chi fa che cosa, con quali risorse, quanto costa allo Stato, cosa sarà del debito pubblico, come integriamo questo provvedimento con gli statuti speciali - non strumentalmente, perché riteniamo che alcune risposte il Ministro possa darle. Su questo nostro emendamento registriamo che una parte della maggioranza d'Aula che si è formata sul provvedimento chiede insieme a noi al Ministro una risposta chiara: si può anticipare il codice delle autonomie per meglio specificare cosa sarà fatto del denaro pubblico? Ritengo che su questo il Ministro possa e debba fornire una risposta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Invito i colleghi ad attivare il terminale di voto. Onorevole Vella? Onorevole Beccalossi? Onorevole Saltamartini? Onorevole Carlucci? Onorevole Mondello? Onorevole Ghizzoni? Onorevole La Loggia? I colleghi hanno votato. Onorevoli Mondello, Pezzotta, Colaninno? Ci siamo. Bene. I colleghi hanno votato. Onorevole Colaninno la aspettiamo un secondo. Vediamo se ci riusciamo. Non ci riusciamo! Onorevole Oliverio? Ci sono complicazioni in corso...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 515
Astenuti 2
Maggioranza 258
Hanno votato
245
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che i deputati Berruti, Argentin e Colaninno hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Giulietti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, a me spiace dover rilevare che, nell'ultima fila in alto, nell'ultimo posto guardando a destra, dove non c'era nessuno, il terminale di voto era comunque acceso, segno che qualcuno ha votato. Le Pag. 35chiedo di effettuare una verifica perché sarebbe veramente sgradevole se accadesse una cosa del genere.

PRESIDENTE. Verrà fatto, onorevole Borghesi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 2.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Damiano? Onorevole Nizzi? Hanno votato i colleghi? Onorevole Verini? L'onorevole Berruti sta provvedendo, occorre qualcuno in aiuto. I colleghi hanno votato? Onorevole Orlando? Anche Berruti ha qualche problema.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 522
Votanti 309
Astenuti 213
Maggioranza 155
Hanno votato
38
Hanno votato
no 271).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

MASSIMO MARIA BERRUTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO MARIA BERRUTI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Mi dispiace ma è la settima votazione nella quale sono l'ultimo a votare perché questo sistema, in questa postazione, non va. La prego di farmi cambiare l'apparecchio.

PRESIDENTE. Sta bene, faremo un'ulteriore verifica, onorevole Berruti.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Vietti 2.3 e Cambursano 2.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà. (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Colleghi, per favore!

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il federalismo fiscale è un argomento fortemente importante perché tocca l'intera struttura dei conti pubblici e soprattutto i rapporti tra il settore pubblico e quello privato. Insomma con i decreti attuativi ci sarà una movimentazione di somme, di capitali, una movimentazione economica di dimensioni pari quasi al PIL della nostro Paese. Pertanto, è giusto dire che con il federalismo fiscale si mette in campo la manovra finanziaria più imponente dell'Italia repubblicana, però di contro dobbiamo anche registrare una certa approssimazione con la quale il Ministro dell'economia e delle finanze sta approcciando l'argomento. Infatti, egli a tutt'oggi non riesce a quantificare ex ante la manovra complessiva, la movimentazione complessiva e, soprattutto, l'impatto finanziario complessivo che si avrà con la delega al Governo.
Vero è che tanto è determinato anche dal pessimo sistema di rilevazione della finanza pubblica italiana; pessimo sistema sia a livello centrale che a livello locale, e questa forse è la ragione per la quale già il precedente Governo aveva messo in piedi un impianto, un sistema, il cosiddetto spending review, con il quale cercava di avere una ottimizzazione e un perfetto monitoraggio della spesa pubblica italiana.
Per la verità vorrei aggiungere qualcosa di più, vorrei uscire dai soliti steccati e soprattutto dalla rappresentazione ideologica che si sta dando del federalismo fiscale perché dobbiamo fare anche i conti con la realtà, sottolineando che paradossalmente la spesa corrente pro capite dei comuni del nord è più alta di quella dei comuni meridionali. Se i comuni del nord hanno, infatti, una spesa corrente pro capite di 810 euro a cittadino, i comuni del sud hanno una spesa pro capite di 730 euro. Basti pensare che i Pag. 36comuni lombardi spendono 770 euro a cittadino, ossia 170 euro in più rispetto ai cittadini della Puglia.
Se tutto ciò è vero significa che con i meccanismi che verranno posti in essere con i decreti attuativi ci sarà una perequazione che consentirà uno spostamento di capitali, nella misura di 1,6 miliardi di euro a favore dei comuni del sud, e ciò significa che avremo addirittura un incremento del 10 per cento della spesa corrente per i comuni del Mezzogiorno d'Italia. Per tale motivo, da deputato del Mezzogiorno, invito il Governo ad anticipare i tempi per mettere in campo i decreti attuativi entro dodici e non ventiquattro mesi, in modo da andare verso una golden rule che possa consentire una pubblica amministrazione virtuosa.
Vorrei però fare un'ulteriore osservazione alla classe politica: le banche italiane sono migliori rispetto a quelle degli altri Paesi dell'area euro perché non hanno titoli tossici e, quindi, anche la politica, con il federalismo fiscale, deve voltare pagina, guardare ad una politica pulita. Soprattutto è necessario eliminare dal suo interno, da oggi e non fra dodici mesi, quegli elementi tossici che la caratterizzano. Eliminiamo quei sistemi che hanno divorato la finanza pubblica! Eliminiamo il «sistema Mastella», il «sistema Pomicino», il «sistema De Mita», ossia tutti quelli che hanno divorato la finanza pubblica in Italia per tanti anni! (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Eliminiamo questa politica tossica da oggi! Così vogliamo il nostro Mezzogiorno d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di far notare all'onorevole Barani che è inutile disturbare, in quanto è naturale che uno scarabeo stercoraro non noti una bella donna.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Vietti 2.3 e Cambursano 2.4, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Girlanda... I colleghi hanno votato? Onorevole Ciccioli... L'onorevole Girlanda non riesce a votare. Persiste il problema per l'onorevole Berruti. Onorevole Berruti è riuscito a votare? Benissimo!
I colleghi hanno votato? Onorevole Girlanda, il dito sul pulsante. Non funziona? Va bene!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 322
Astenuti 190
Maggioranza 162
Hanno votato
57
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che i deputati Argentin e Volontè hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto e che il deputato Girlanda ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

ROCCO GIRLANDA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO GIRLANDA. Signor Presidente, ho segnalato da molti minuti, prima dell'apertura della votazione, che questa postazione non funziona. Pertanto, la prego di mettermi nella condizione di poter esprimere le mie prerogative di parlamentare.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Girlanda.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tabacci 2.5. Pag. 37
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiani. Ne ha facoltà.

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, condividiamo gli obiettivi e i contenuti di questo emendamento perché riteniamo che faccia maggiore chiarezza su tre temi di notevole rilevanza. Il primo, è la condivisione dei numeri delle banche dati e la questione dell'armonizzazione dei bilanci che l'emendamento definisce, a nostro giudizio, con maggiore chiarezza rispetto al testo, che pure è stato migliorato nel corso della discussione nelle Commissioni bilancio e finanze.
Il secondo tema riguarda il percorso di discussione dei decreti attuativi in Parlamento e nella Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, di cui all'articolo 3 del provvedimento in esame. Da questo punto di vista la discussione e il confronto ha prodotto degli interventi migliorativi di cui diamo volentieri atto, per il loro accoglimento, alla maggioranza e al Governo. Tuttavia, riteniamo che vi sia spazio per ulteriori correzioni che vadano nel senso di un rafforzamento del ruolo e della centralità del Parlamento nella fase di discussione dei decreti legislativi che attueranno, nella sua concretezza, i principi contenuti nel provvedimento che stiamo discutendo.
Il terzo tema riguarda la cosiddetta road map, il percorso di definizione dei decreti attuativi. È previsto, nel tempo dei ventiquattro mesi di delega che questo disegno di legge conferisce al Governo per l'adozione dei decreti, che entro il primo anno venga discusso il primo decreto delegato, riguardante l'armonizzazione dei bilanci. L'emendamento Tabacci 2.5 definisce una scaletta più puntuale e precisa, sotto questo profilo. Vorrei rivolgere una proposta al Governo. Il Governo, nel corso della discussione in Commissione, ha proposto un ordine del giorno che definisce una scaletta per i decreti delegati. Vorrei rinnovare al Governo l'invito a valutare, con maggiore attenzione, questo emendamento e l'emendamento a prima firma Sereni 2.110, perché riteniamo che vi sia tutto lo spazio per definire, con maggiore precisione e nel testo della legge, su quali argomenti verranno presentati i decreti delegati, con quale scadenza temporale e come intendiamo organizzare i ventiquattro mesi nei quali il Parlamento verrà chiamato a discutere l'attuazione concreta delle riforme.
Da questo punto di vista, il testo uscito dalla Commissione ha indubbiamente degli spazi per una maggiore precisione e una maggiore determinazione della scadenza temporale della discussione dei decreti delegati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, il Ministro Calderoli sa che l'intento del mio emendamento 2.5 era quello di tentare di mettere ordine nell'esercizio della delega, tant'è che indicava nel dettaglio i contenuti della delega stessa con riferimento ad alcune questioni che ho visto sono state recuperate parzialmente, almeno per quel che riguarda il problema del coordinamento dei bilanci comunali e dei bilanci regionali, in specie quelli delle regioni a Statuto speciale, rispetto alle quali l'ISTAT ha dichiarato una forte difficoltà a trovare una modalità di coordinamento per poi poter leggere la struttura della finanza pubblica in maniera adeguata.
Allo stesso modo, avevo fatto una sollecitazione precisa sul piano delle cosiddette attività esternalizzate che, nel caso delle province, vedono una miriade di partecipazioni di grande importanza (da autostrade ad aeroporti) e, in alcuni casi, il peso di questi bilanci è superiore allo stesso bilancio delle società di controllo. Quindi, tutte queste materie dovrebbero rientrare con appositi provvedimenti specifici. Però, la qualità di questo emendamento - non perché ne sono il presentatore, ma mi pare che anche altri gruppi si siano orientati nella stessa direzione - era quello di dare ordine all'esercizio della delega. Inoltre, vi è contenuta l'indicazione di un parere vincolante. Signor Ministro, la questione del parere vincolante è molto Pag. 38delicata sul terreno costituzionale, ma credo debba essere affrontata nel merito specifico.
Con la modifica del Titolo V della Costituzione, la Repubblica è costituita dallo Stato, dalle regioni, dalle province, dalle città metropolitane e dai comuni. Se immaginiamo una delega piena al Governo con un meccanismo automatico per cui in Parlamento non torna più è come se ci spogliassimo di un potere. La sede della volontà generale è questa e non il Governo. Il Governo rappresenta lo Stato, non la Repubblica, come viene indicato nella struttura costituzionale e la Repubblica è la somma dello Stato... Io non l'avrei scritta così, però voi nel Titolo V avete scritto così ed io ragiono sulla base di quello che avete scritto. Il parere vincolante si impone proprio per questa ragione, perché diversamente il Parlamento è esautorato di quella funzione specifica di coordinamento del ruolo di diversi attori (lo Stato, le regioni, le province e comuni). È questo il senso del parere vincolante, anche perché non c'era una ragione surrettizia dal punto di vista politico avendo la maggioranza una possibilità anche di formulare pareri conformi alle indicazioni del Governo, ma non è questo punto. Il punto è istituzionale: non ragioniamo sulla base delle maggioranze che vigono oggi, ma di un'evoluzione di un sistema politico che ha bisogno di restare coordinato anche nei suoi dettagli.
Con questo strumento, invece, non è coordinato per nulla, anzi c'è l'idea di una spogliazione del ruolo del Parlamento e della volontà del Governo di rappresentare tutto con la conseguenza pratica che si determinerà una sorta di trattativa sindacale. Ne abbiamo un accenno lunedì nell'incontro con i presidenti delle regioni a statuto speciale: da un lato vi è il Governo, dall'altro l'ANCI, l'UPI, e i rappresentanti delle regioni. Così non va, perché le istituzioni non possono avere un rapporto sindacare tra di loro. Non può essere ridotto tutto ad una trattativa, financo nobile, di carattere politico, ma deve essere irreggimentata all'interno di un filone istituzionale in cui la collaborazione reale si vede ed è lo strumento e la modalità con la quale si fa crescere la cultura dello Stato che mi pare davvero molto negletta.
Ecco perché sarebbe stato opportuno che l'emendamento fosse stato accolto, ma il fatto che non lo sia stato dimostra che la nostra visione è molto diversa. Altro che antifederalisti! Noi siamo in difesa della concezione moderna dello Stato democratico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, questo emendamento va nel senso di rafforzare il potere di interlocuzione del Parlamento nella fase cruciale, che sarà quella di emanazione dei decreti legislativi. Anche noi abbiamo presentato un emendamento con cui chiediamo che quel parere assuma una ben diversa valenza e sia in qualche modo vincolante e comunque costringa in qualche modo anche il Governo ad una interlocuzione più forte con il Parlamento. Per questo motivo voteremo in modo favorevole a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, vorrei sottolineare a tutti i colleghi che ci lamentiamo spesso dell'esproprio del Parlamento. Più volte, dall'inizio di questa legislatura, ho sentito soprattutto alla mia destra, cioè nella sinistra dello schieramento politico, che ci si è lamentati di come il Governo bypassava sistematicamente il Parlamento. Colleghi, questo non è uno dei punti, questo a cui ci ha richiamato l'onorevole Tabacci, è il punto. Noi non possiamo accettare che in futuro il Parlamento venga espropriato e si lasci tutto, nella migliore delle ipotesi, alla contrattazione sindacale che si avrà in sede di Conferenza Stato-regioni.
Da chi va verso l'astensione in questo provvedimento (cioè il Partito Democratico, Pag. 39lo dico chiaramente), vorrei capire in base a che cosa decide di astenersi se punti qualificanti come questo, che prefigurano in piena regola un esproprio del Parlamento, vengono dal Governo ritenuti essenziali in questo provvedimento. Credo che tutti voi dovreste chiamare con serietà alla coerenza delle posizioni ciascuno di noi in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, vorrei aggiungere che non è soltanto l'espropriazione del Parlamento che ci preoccupa. Il fatto che il Ministro Tremonti non abbia voluto tirare fuori nessun numero significa che lo stesso autonomamente potrà dire a quale provvedimento dare copertura finanziaria e a quale no. Agli amici che hanno fatto la battaglia sull'articolo 36 dello statuto della regione voglio dire che il Ministro, da questo punto di vista, potrà continuare a comportarsi come ha fatto in ordine a quel provvedimento, senza che il Parlamento possa fare nulla nel merito nel momento in cui non è previsto il parere vincolante dello stesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale perché l'onorevole Casini si è rivolto alla nostra parte con toni polemici. Noi, in verità, avevamo dichiarato con l'onorevole Misiani che voteremo a favore di questo emendamento e non credo che possono venirci lezioni sul tema della centralità del Parlamento, in particolare, da una parte politica che dal 2001 al 2006 - quando c'erano cinque anni di lavoro per attuare con gradualità e serietà il Titolo V della Costituzione - si è incamminata appoggiando una deriva leghista sul tema della devolution (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Da questo pulpito, lezioni di questo genere noi non le possiamo accettare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, mi scusi, non voglio continuare con queste polemiche. Non capisco quale sia stata la polemica delle osservazioni che sono state qui richiamate. Voglio ricordare al nostro collega che tra coloro che criticarono il provvedimento, da lui ricordato, fatto in quella legislatura dal centrosinistra, c'era anche un importante Ministro, che stimo tantissimo per come conosce la materia, cioè il Ministro Bassanini. Lui stesso si rese conto che quella riforma, a cui lei ha fatto riferimento, portava nocumento e ha causato molti di quei ricorsi alla Corte costituzionale che ci sono stati nel nostro Paese. Questa è la ragione per cui si dice che prima dobbiamo fare la riforma del Titolo V e poi discutere del federalismo. Si tratta di un leitmotiv che ci riportiamo da oltre dieci anni ed eviterei ogni polemica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, noi non abbiamo intenzione né di introdurre diversivi nell'esame di un provvedimento che consideriamo importante, né abbiamo piacere di vivacizzare il dibattito in una interlocuzione tra due gruppi di opposizione. Abbiamo rispetto per le scelte del gruppo dell'onorevole Casini, abbiamo rispettato tutte le scelte che ha fatto: quando si è astenuto sul lodo Alfano, quando ha deciso di astenersi sulla riforma Gelmini, quando ha fatto delle scelte sulle quali noi abbiamo attivato un'opposizione durissima. Le abbiamo rispettate perché non abbiamo né contratto matrimonio, né abbiamo alcun rapporto se non quello di condividere un giudizio negativo nei confronti del Governo. Pag. 40
Detto questo, mi pare che sia assolutamente irricevibile il richiamo alla centralità del Parlamento da parte di un gruppo che ha condiviso la formazione della legge elettorale con la quale questo Parlamento è stato eletto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che cancella qualunque momento di libertà da parte del cittadino nella scelta dei parlamentari.
Non accettiamo neanche che ci vengano date lezioni sulle riforme costituzionali. Noi abbiamo votato la riforma del Titolo V. Voglio ricordare a quelli che sono di memoria corta che quel testo, tale e quale, era stato votato dalla quasi intera Assemblea di questa Camera dopo la proposta della bicamerale, non conta che poi ci siano state delle rotture.
È legittimo dissentire, è legittimo anche dire oggi che si sia sbagliato in passato, ma le lezioni per cortesia ognuno le riservi per la sua parte. Noi non abbiamo bisogno di lezioni e non abbiamo neanche voglia di darne a voi. Per cortesia, discutiamo del merito di questa riforma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.
Ricordo a tutti che anche gli interventi a titolo personale occupano il tempo del gruppo.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, capisco che la materia possa anche determinare qualche nervosismo, ma francamente mi pare un po' spropositata la reazione del presidente Soro.
Il presidente Casini ha svolto un intervento nel merito di questo emendamento richiamando l'importanza che, secondo noi, avrebbe l'attribuire un parere vincolante al giudizio della Commissione che dovrebbe esprimersi sui decreti delegati, rimettendo in gioco il Parlamento sulle scelte che diversamente verrebbero assegnate al Governo in via esclusiva, in una contrattazione fatta al più con la Conferenza Stato regioni che taglierebbe completamente fuori le Camere.
Questo è il tema rispetto al quale il presidente Casini si è permesso di richiamare il Partito Democratico ad un'attenzione sulla base di principi e valori che ci accomunano e ci hanno accomunato in tutti questi mesi nel richiamo alla centralità della posizione delle Camere e del Parlamento.
Non si volevano dare lezioni, né si vuole trascinare nessuno in alcuna polemica. Francamente tirare fuori il sistema elettorale, cioè la modalità con cui le Camere vengono elette, per dire che, visto che vengono elette senza preferenze, possono anche non contare più niente, mi sembra francamente un po' paradossale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei semplicemente dire all'onorevole Vietti, che evidentemente era distratto, che può riprendere lo stenografico o riascoltare le parole del collega Casini per rendersi conto se quanto ci ha detto corrisponde esattamente alle intenzioni del presidente Casini o meno. Il presidente Casini ovviamente fa la sua battaglia politica, non fa altro dall'inizio della seduta, dall'inizio di questo dibattito: piuttosto che rivolgere le sue attenzioni e le sue critiche alla maggioranza, le rivolge all'altra parte dell'opposizione che legittimamente ha preso una decisione diversa.
La cosa un po' singolare è che forse l'onorevole Casini è distratto, e con lui il collega Vietti e tutti i colleghi del gruppo dell'UdC, perché il gruppo del Partito Democratico voterà a favore dell'emendamento presentato dal collega dell'Unione di Centro.
Quindi, la lezione è fuori luogo per una doppia ragione: vuoi perché credo che il nostro Partito sia in grado di scegliere responsabilmente la sua linea, vuoi perché nella fattispecie la linea del Partito Democratico è assolutamente sovrapposta a quella dell'UdC in questo momento.
Vorrei anche dire all'onorevole Vietti che il richiamo a cosa è accaduto durante Pag. 41l'esame della legge elettorale non è improprio perché, onorevole Vietti, in quell'occasione il collega Casini, che oggi ci rassicura sulla centralità del Parlamento, non era un passante, era il Presidente della Camera che si è assunto la responsabilità di forzare le procedure e di portare all'approvazione una legge elettorale, che il suo estensore qui ha definito una porcata a suo tempo e noi lo condividiamo, e non era quella l'opinione del Presidente Casini allora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, trovo del tutto impropria questa fase di polemica politica, sbagliata un po' nel merito e anche nella direzione. Non credo che dai banchi del Partito Democratico si debbano aprire riflessioni, ripensamenti rivolti al passato sui possibili errori del gruppo dell'UdC, né polemiche che nulla hanno a che fare con il presente e con il futuro, fermo restando che, invece, stiamo sostanzialmente avallando una legge delega che espropria il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Non c'è ombra di dubbio, l'ha detto anche la Corte costituzionale a proposito della cosiddetta legge La Loggia che fece un'analoga operazione sui principi fondamentali.
Credo che richiamare l'importanza e la centralità del Parlamento sia nel DNA politico di tutti i democratici e trovo completamente inappropriata la polemica che si è aperta (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, voglio ricordare molto brevemente tre questioni. La prima è che l'inserimento della Commissione bicamerale come elemento di garanzia del Parlamento nel percorso attuativo di questa riforma è stato chiesto e ottenuto in Senato da tutte le opposizioni unite e che la maggioranza e il Governo hanno accettato questa proposta.
La seconda questione è che su questo emendamento il Partito Democratico, già per bocca dell'onorevole Misiani, e lo confermo, ha preannunciato il suo voto favorevole (Applausi del deputato Nannicini).
Infine, per quanto riguarda la richiesta che alla Commissione bicamerale venga dato un parere vincolante, siamo talmente d'accordo nel merito di tale proposta, caro onorevole Mantini, che abbiamo presentato due nostri emendamenti di uguale contenuto: gli emendamenti Lanzillotta 2.101 e Sereni 2.102. Dico questo per restare nel merito della discussione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tabacci 2.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Gli onorevoli Papa, Concia, Portas, Gianni Farina hanno problemi? L'onorevole Concia viene raggiunta da un assistente, anche i terminali dei colleghi Gianni Farina e Portas funzionano. I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 504
Astenuti 3
Maggioranza 253
Hanno votato
244
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Vignali ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Pag. 42
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tabacci 2.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, ovviamente segnalo all'attenzione dell'Aula l'emendamento in esame che recupera il senso dell'emendamento precedente.
Vorrei, però, cogliere l'occasione, e mi rivolgo al collega Soro che ha svolto un intervento un po' stizzito e non ne capisco la ragione (io tra l'altro sono rimasto nel merito e non ho fatto accentuazioni di altra natura), per sottolineare che, se avessimo dovuto parlare della storia dei confronti parlamentari sulle leggi elettorali dal 1993 ad oggi, probabilmente saremmo andati fuori strada. In particolare, alcuni di noi, rispetto alla legislatura 2001-2006, hanno avuto un atteggiamento incontrovertibile perché io ho condotto la battaglia contro la devolution.
Vorrei ricordare a voi che, avendo vinto le elezioni, al referendum di poche settimane dopo il risultato è passato dal vostro 51 per cento avvenuto per il rotto della cuffia al 60 per cento. Quindi, ciò significa che i voti non erano tutti vostri e quella battaglia nei confronti della devolution è stata svolta da un settore del centro ben individuato. Casini allora aveva altre responsabilità, ma non mischiamo le carte. Ora stiamo parlando di un contesto molto preciso e puntuale e ognuno è legittimato a compiere le sue scelte, ci mancherebbe altro!
Io non ha mai assunto atteggiamenti tesi a dare lezioni a qualcuno e, per quel che mi riguarda, non ne vorrei ricevere. Durante quei cinque anni a cui voi vi riferite - che hanno visto la Camera presieduta dal collega Casini - spesso la posizione della Presidenza diventava un punto di riferimento per chi aveva il desiderio di difendere le istituzioni. Poiché al peggio non vi è mai limite, ci troviamo oggi a dover resistere nei confronti di un impatto durissimo che vede decreti-legge in continuità appoggiati da voti di fiducia.
Allora, qual è la risposta che si deve dare? Non è quella che vedo in queste ore, ma non perché si debbano innalzare le barricate, ma perché si deve stare nel merito così come abbiamo fatto noi che non siamo usciti fuori dal merito e non abbiamo immaginato uno scambio. Non c'è nessuno scambio da fare, anzi la posizione nei confronti dei Ministri Calderoli e Bossi è di totale rispetto. Loro hanno bisogno di affiggere il loro manifesto e li rispetto, anche se ciò non va nella direzione dell'interesse del Paese e come tale cerco di farmene carico e di proporlo all'attenzione dei colleghi.
Ognuno di voi faccia ciò che crede e si assuma le sue responsabilità, tanto non cambierà il corso della storia. Tuttavia, ciò costituisce un passaggio delicato ed essenziale che, a mio avviso, si pone sulla strada della ricostruzione di una possibile alternativa politica all'interno di un Paese che sta annegando dentro uno schema bipolare tendente al bipartitismo che non porta a nessun risultato e non va da nessuna parte. Nei confronti di questo schema politico ho sempre espresso a viso aperto la mia totale contrarietà, continuerò a farlo e invito i colleghi a fare altrettanto finché sono in tempo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, è opportuno entrare nel merito del problema e mi rivolgo all'onorevole Tabacci con il quale abbiamo condiviso in questi mesi più di una valutazione politica sugli effetti economici degli interventi sulla finanza locale, su quella pubblica e su molti altri aspetti disciplinati dal disegno di legge delega.
Tuttavia, ricordo al collega Tabacci e al presidente Casini che, rispetto a questa delega, eravamo di fronte a un bivio. O dire no a prescindere, sapendo che le nostre proposte sarebbero state cestinate, e in questa situazione il «tanto peggio tanto meglio» può certamente consentire la strumentalizzazione della posizione politica Pag. 43in alcune parti del Paese, così come interi pezzi della classe dirigente del nostro quadro politico stanno facendo, non incidendo per nulla sugli assetti. Oppure, esattamente come Tabacci ha fatto in altre occasioni, l'altra strada era quella di entrare nel merito.
È, infatti, di merito che dobbiamo parlare e per questo motivo appoggiamo l'emendamento in esame. Tuttavia, traendo spunto da questa proposta emendativa in questo momento non possiamo far finta di non dire alcune cose.
Quando in questo emendamento Tabacci ci parla della necessità di adottare schemi di bilancio articolati, fa riferimento a quelle asimmetrie contabili e a quelle asimmetrie informative che la Ragioneria generale dello Stato ci ha messo di fronte e sulle quali noi abbiamo chiesto chiare garanzie al Ministro Calderoli e al Ministro Bossi. E vorrei ricordarvi gli emendamenti che ci hanno consentito di ottenere quelle garanzie.
Potrei continuare parlandovi della perequazione. Quando un disegno di legge è uscito dal Consiglio dei ministri, la perequazione - e Tabacci lo sa - era orizzontale, ovvero tra regioni. Il disegno di legge in questo momento è sottoposto al voto sul complesso delle proposte emendative e presumo al voto finale con una perequazione fatta dallo Stato.
Abbiamo difeso la centralità dello Stato e soprattutto la garanzia che sia lo Stato a definire i modelli perequativi. Potrei continuare, seguendo l'invito dell'onorevole Tabacci ad entrare nel merito, parlando delle modalità di valutazione dei costi standard. Ricordo, in particolar modo ai colleghi dell'Unione di Centro, ai quali dico che sosteniamo questo emendamento, che sui costi standard abbiamo evitato che vi fosse o vi potesse essere un'accelerazione sulla regionalizzazione delle modalità di copertura sulla scuola. Tabacci era con noi in Commissione e immagino - mi auguro - che abbia votato con noi, quando abbiamo fatto passare la copertura delle risorse sull'istruzione, esattamente così come avverrà per le altre funzioni essenziali dello Stato. Sarà la Commissione bicamerale a definire i modelli, i costi standard e le modalità di perequazione.
Lo dico semplicemente perché, se il Partito Democratico ad un certo punto ha deciso di sfidare la maggioranza, in particolar modo la Lega ed il Popolo della Libertà, sul tema dell'innovazione e della responsabilizzazione, lo ha fatto, partendo da un principio per noi sacrosanto: la centralità dello Stato nei modelli di perequazione e nella garanzia dell'erogazione di servizi indispensabili, indipendentemente da ceto e censo. Dunque, se tutto ciò è avvenuto - ed è avvenuto, perché il provvedimento che stiamo valutando oggi è completamente diverso da quello licenziato dal Consiglio dei Ministri - questo risultato, presidente Casini, è frutto del lavoro che abbiamo svolto o di una politica improntata al tanto peggio tanto meglio? Io penso che sia il risultato del lavoro che abbiamo svolto, preteso ed imposto. Oggi, probabilmente, dovrebbe essere una parte della maggioranza a chiedersi se questo disegno di legge delega assomiglia o meno a quello che era uscito dal Consiglio dei Ministri. Io penso di «no»: esso assomiglia al modello di attuazione del titolo V, che il Partito Democratico, i partiti che hanno dato vita al Partito Democratico hanno voluto e costruito.

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, la invito a concludere.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. È sulla strada della valutazione dei temi empirici, caro Tabacci, che chiedo di sostenere - il mio gruppo lo farà - questo emendamento, sapendo anche che buona parte di queste proposte sono state riprese e approvate già in Commissione e lo saranno in Aula, grazie al lavoro svolto dal Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

Pag. 44

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, anche questo, come è accaduto ieri, è un accordo al ribasso. Il provvedimento che stiamo esaminando non contiene assolutamente alcuna garanzia in ordine ai temi che ha sollevato l'onorevole Boccia. Quelle che sono state accettate sono semplicemente delle modifiche lessicali. Io mi chiedo: ma se non abbiamo delle garanzie sulla formazione dei costi standard, abbiamo qualche garanzia sulla tenuta dei servizi sociali nel nostro Paese? La risposta è «no»; se continuiamo a non specificare nel testo gli elementi essenziali e a rinviare in continuazione tutto ai decreti delegati, oltretutto senza alcuna possibilità di controllo sugli stessi, firmeremo assolutamente una delega in bianco al Governo, senza garanzie di alcun genere. Non sarà certo una parola sulla perequazione a farci cambiare idea su questo provvedimento. Dovrebbe essere così anche per voi, perché questa è la vostra storia e la vostra tradizione, che è come la nostra (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, intervengo proprio per ricordare al collega Boccia e a tutti i componenti delle Commissioni V e VI, che hanno audito il ragioniere generale dello Stato, Canzio, che lo stesso, proprio sulla questione dell'armonizzazione dei bilanci e sulla difficoltà di compiere un'equiparazione tra la contabilità finanziaria e la contabilità economica, dalla quale dovrebbero essere ricavati i costi standard, cioè i costi di produzione di beni e servizi, ha sottolineato tutta la difficoltà dell'impianto che viene proposto oggi alla Camera.
Pertanto, non vedo nemmeno come possa essere sostenuta questa tesi da parte dell'onorevole Boccia, quando la Corte dei conti ha ribadito la stessa difficoltà che ha segnalato il Ragioniere generale dello Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, sicuramente, essendo stata richiamata la riforma del Titolo V fatta a maggioranza, peraltro risicata, nel 2000, e poi confermata dal popolo italiano nell'ottobre dell'anno successivo, è stato detto che aveva e ha degli effettivi limiti. Come tutte le cose di questo mondo, se si potessero fare più di una volta, si migliorerebbero, ma non saremmo mai soddisfatti.
Una cosa è certa, però: noi stiamo ragionando per tradurre nel nostro Paese una riforma sul federalismo fiscale che parte, per l'appunto, da quella riforma costituzionale avvenuta nel 2000 e confermata nel 2001.
Ricordavo ieri, intervenendo sul complesso degli emendamenti all'articolo 1, che stiamo tentando in tutti i modi di modificare il testo al nostro esame con emendamenti presentati da tutte le forze politiche (certamente, più di ogni altra, dalle tre forze politiche di opposizione), per arrivare a un prodotto, come si suole dire, accettabile. Ma constatiamo anche che sono stati fatti passi da gigante «all'indietro» anche dal centrodestra, e in particolare dalla Lega Nord, rispetto a quello che avevano messo in campo nella XIV legislatura, dal 2001 al 2006, quando tentarono di introdurre nel nostro Paese una riforma che, quella sì, avrebbe devastato l'unità di questo Paese.
Per tale unità, signor Presidente, peraltro - lo voglio ricordare anche con un po' di commozione - qualcuno, tanti, centinaia di migliaia, avevano perso la loro vita nella prima guerra mondiale. Invece, 60 anni dopo si è tentato di dividere il Paese.
Ebbene, signori, in questa parte dell'emiciclo, quella dell'Italia dei valori e del Partito Democratico, si è combattuto contro quella riforma che avrebbe diviso il Paese.
Ma veniamo a questo emendamento: così come per quello precedente abbiamo votato a favore, voteremo a favore dei due Pag. 45emendamenti a firma dell'onorevole Tabacci, perché siamo convinti che possiamo ancora migliorare questo testo.
Anche al Governo, al Ministro Calderoli, chiedo, per davvero, di prendere in seria considerazione quanto viene chiesto con questo emendamento, cioè - leggiamolo insieme - la costituzione di banche dati in materia di entrata e di spesa. Ce lo hanno detto gli auditi, il Ragioniere generale dello Stato, l'ISAE, la Corte dei conti, la Banca d'Italia: non possiamo non avere questi dati, se non vogliamo trasformare questa legge delega in una legge manifesto, in bianco. Per non metterla a disposizione del solo Governo, ma dell'intero Parlamento, dobbiamo avere questi dati, dobbiamo armonizzare i bilanci e, soprattutto, dobbiamo poi avere la possibilità di entrare nel merito - lo vedremo con i successivi emendamenti ed articoli - di quale sarà il prodotto, cioè i decreti delegati, che il Governo porterà all'attenzione del Parlamento. Il Parlamento deve avere la possibilità anche di correggerlo. Ecco perché la doppia lettura se e in quanto necessario. Ecco perché i tempi brevi, 12 mesi almeno, per l'emanazione del primo decreto legislativo, perché altrimenti il messaggio che si dà al Paese, con tempi troppo lunghi, è questo: vogliamo fare una riforma, non sappiamo ancora come, non sappiamo ancora quando, ma intanto vogliamo portare a casa soltanto un risultato elettorale.
Noi dell'Italia dei Valori vogliamo un vero federalismo fiscale, ma fatto in tempi contenuti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, se mi fosse possibile parlerei quasi da cittadino, perché ieri ci è stato venduto un grande risultato sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00123, e oggi Il Sole 24 Ore vi dimostra quali sono le vere cifre del vostro grande risultato. E oggi ci ritroviamo più o meno nella stessa situazione: ci dev'essere il coraggio di dire quali sono le vere cose, perché non si possono vendere questi risultati come risultati che stravolgono una legge, che la cambiano e vengono incontro a un'esigenza vera dell'opposizione e, prima di tutto, a un'esigenza vera del Paese.
Qui stiamo cercando un'altra volta di fare un'operazione di mimetismo politico! Il risultato è che domani, dopodomani i giornali ve lo dovranno spiegare; lo spiegheranno bene, dimostreranno che tutto questo è stato creato sul nulla, perché si vuole cercare di portare a casa un risultato finto, che purtroppo il Paese non merita e i cittadini non vi riconosceranno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tabacci 2.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Invito i deputati ad attivare il sistema. Onorevole Ascierto, vedo che ha risolto. Onorevole Nizzi... I colleghi hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 478
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
221
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che i deputati Esposito e Andrea Orlando hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, e alle ore 16, con il seguito della discussione del provvedimento Pag. 46in esame, con immediate votazioni nominali con il procedimento elettronico.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderà il Ministro dell'interno.

(Orientamenti del Governo in merito alle cosiddette «ronde» - n. 3-00434)

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00434, concernente orientamenti del Governo in merito alle cosiddette «ronde» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, signor Ministro, la domanda che intendo rivolgere con questa interrogazione è sapere se è giusto e corretto che alcune competenze di prefetti e forze dell'ordine siano delegate a sindaci e a privati cittadini.
Lei recentemente ha dichiarato (ho letto testualmente da una sua dichiarazione): di ronde ce ne sono centinaia, anche nel sud e in città governate dal centrosinistra. Signor Ministro, il Mezzogiorno purtroppo non ha bisogno delle ronde per tenere l'ordine. La criminalità che invade tutto il Mezzogiorno non vuole essere disturbata, e quindi il problema è chi tutela i cittadini, le imprese e i commercianti meridionali dal pizzo che devono pagare, in quel caso, alle ronde criminali!
Credo che dopo questo - e lo dico in modo paradossale, ovviamente - avremo i giustizieri della notte.

PRESIDENTE. Onorevole Nucara, deve concludere.

FRANCESCO NUCARA. Signor Ministro, c'è un caso particolare: in un istituto religioso che gestisce un ospedale muoiono quindici persone ed altrettante scompaiono. Lei dice: ma che c'entro io con la sanità? C'entra per il fatto che i cittadini di Serra d'Aiello si rifiutano di parlare per paura.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Grazie, signor Presidente. Onorevole Nucara, quelli che lei chiama i giustizieri della notte ci sono oggi, ci sono già in centinaia di città, di comuni, di paesi e svolgono questa attività, questa azione in modo non controllato, in modo assolutamente autonomo e senza regole.
Noi vogliamo intervenire proprio per regolare la partecipazione volontaria dei cittadini alla sicurezza, attuando il principio della sicurezza partecipata. È un esperimento che abbiamo già iniziato lo scorso anno dando ai sindaci poteri di ordinanza: questa regola funziona e penso che sia utile consentire ai cittadini che lo vogliono fare liberamente di partecipare, secondo certe regole ben precise, al presidio e al controllo del territorio.
Questo è lo spirito del decreto-legge e, non appena sarà approvato, emanerò il decreto attuativo. Sarà previsto l'obbligo della formazione, ovviamente questi cittadini non potranno girare armati, saranno iscritti in registri tenuti e controllati dalla prefettura e questi servizi - che oggi vengono fatti casualmente, senza nessun controllo (la cosiddetta «ronda fai da te») - saranno organizzati, controllati e gestiti dai sindaci.
Credo che questo sia un modo giusto, che ripercorre un po' la strada che venne Pag. 47seguita all'epoca con i volontari del soccorso che affiancarono il Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Anche allora ci fu una grande polemica: ma come i cittadini! Devono essere i vigili del fuoco a fare quello che fanno! Oggi, mi pare che nessuno mette in discussione l'utilità dei volontari del soccorso accanto ai professionisti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Peraltro, ci siamo ispirati - e ci ispiriamo - anche a esperienze e a buone prassi che sono state sviluppate in questi anni da alcuni comuni, come lei ha citato, e in particolare da una regione che ci ha preceduto nella regolamentazione di queste attività, la regione Emilia-Romagna, che ha regolamentato questa attività - l'utilizzazione di associazioni a fianco delle forze dell'ordine - con una legge regionale del 2003, che ha istituito e regolamentato proprio i pattugliamenti di cittadini sul territorio.
Sono buone pratiche che vanno nel senso giusto e l'attuazione della norma contenuta nel decreto-legge antistupri va esattamente in questa direzione: migliorare e accentuare il controllo del territorio per dare maggiore sicurezza ai cittadini.

PRESIDENTE. L'onorevole Nucara ha facoltà di replicare, per due minuti.

FRANCESCO NUCARA. Signor Ministro, oggettivamente, che il Ministro dell'interno dica che esistono i giustizieri della notte non è molto confortante per questo Paese. Ci dovrebbero pensare i carabinieri, la polizia, la guardia di finanza, ossia quelle che genericamente chiamiamo le forze dell'ordine, ad evitare che esistano i giustizieri della notte.
Lei, inoltre, mi cita come esempio, come modello, la regione Emilia Romagna: ma la regione Emilia Romagna è stata governata dai comunisti dal 1946 fino a oggi. Non è un buon esempio per lei e per me che faccio parte di questa maggioranza, perché il modello che adotta l'Emilia Romagna è quello sovietico.
Signor Ministro, le ripropongo il problema dell'istituto Giovanni XXIII di Serra d'Aiello, che non era presente nel testo dell'interrogazione scritta, perché è grave. I cittadini di Serra d'Aiello, a parte le truffe, sanno che là dentro quindici persone sono scomparse e non se ne ha più traccia (i giornali ne hanno riportano nomi e cognomi); quindici persone sono morte non si sa per quale motivo.
I cittadini di quel comune dicono: non possiamo parlare perché abbiamo paura; questo aspetto allora diventa un suo problema, non del Ministero della sanità. Si faccia fare dal prefetto di Cosenza una relazione. A me non interessa se quell'istituto sanitario è gestito dalla curia vescovile di Cosenza. I farabutti sono tali sia se hanno la tonaca sia se non ce l'hanno!
Io sono un laico vero, stimo e apprezzo, quindi, il lavoro che fanno i religiosi, ma se rubano, se fanno scomparire la gente, se girano con le Harley Davidson acquistate con i soldi dei contribuenti calabresi, forse è un problema di ordine pubblico e non più di malasanità. In Calabria, ormai, si muore più per la malasanità che per la criminalità. Forse un intervento del Governo in questo senso mi pare necessario e doveroso (ovviamente ritornerò sull'argomento).

PRESIDENTE. Onorevole Nucara, deve concludere.

FRANCESCO NUCARA. Signor Ministro, si faccia fare una relazione dal prefetto. Forse con un'interrogazione scritta più compiuta sul caso, lei, con la sua cortesia, avrà modo e possibilità di rispondermi compiutamente su questo problema.

(Intendimenti del Governo in relazione alla fissazione della data dei referendum elettorali - n. 3-00435)

PRESIDENTE. L'onorevole Soro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00435, concernente intendimenti del Governo in relazione alla fissazione della data dei referendum elettorali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

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ANTONELLO SORO. Signor Presidente, il Governo ha deciso di non accorpare la data delle elezioni per il Parlamento europeo e delle amministrative con quella del referendum sulla legge elettorale. Noi pensiamo che questa sia una scelta molto grave, non solo per il disagio che porta ai cittadini, che sono chiamati a votare per tre volte consecutive, per tre settimane (di fatto, è uno strumento - l'avete riconosciuto voi - per scoraggiare la partecipazione al voto referendario), ma perché produce un costo per i contribuenti italiani talmente alto da essere insopportabile; si ritiene che costi 460 milioni di euro. Si tratta di una cifra gigantesca in un tempo di crisi nel quale si chiede a tutti i cittadini italiani di fare sacrifici e di avere atteggiamenti di rigore e, soprattutto, in un momento in cui lo Stato, con difficoltà, non riesce a mettere in essere, per mancanza di risorse, di soldi veri, un freno agli effetti della crisi.

PRESIDENTE. Onorevole Soro, deve concludere.

ANTONELLO SORO. Signor Ministro, vi chiediamo oggi se non voglia il Governo ripensare questa scelta che consideriamo insopportabile.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, evidenzierò quattro punti rapidamente. Il primo: non è mai stato effettuato, finora, un abbinamento tra referendum abrogativi e consultazioni elettorali perché l'articolo 75, quarto comma, della Costituzione prescrive che per l'approvazione della proposta referendaria sia richiesta la partecipazione della maggioranza degli aventi diritto al voto. Dall'abbinamento, quindi, potrebbe scaturire un effetto trascinamento nella partecipazione, con riflessi sul quorum che la Costituzione non prevede.
Secondo: non è possibile comunque abbinare il referendum - anche se si volesse farlo - alle consultazioni elettorali senza una legge.
Il Governo non ha deciso di non farlo, ha deciso di non approvare un decreto-legge d'urgenza perché in materia elettorale il Governo non legifera se non vi è l'unanimità dei gruppi parlamentari. L'unanimità è stata riscontrata per l'abbinamento tra le elezioni amministrative e quelle europee (e infatti il decreto che il Governo ha emanato va esattamente in questo senso, cioè di accorpare elezioni amministrative ed elezioni europee in un turno unico, il 6 e 7 giugno), ma non il referendum perché non vi era il consenso unanime dei gruppi.
Il Parlamento che ha discusso il decreto-legge del Governo avrebbe potuto inserire questa norma. Il Parlamento non l'ha inserita e il Governo prende atto che non vi è la volontà del Parlamento di abbinare il referendum alle elezioni amministrative.
È ancora possibile che il Parlamento approvi questa norma. La nuova norma dovrebbe però entrare in vigore entro l'11 aprile perché il decreto del Presidente della Repubblica di convocazione dei comizi elettorali per le elezioni del Parlamento europeo deve essere emanato entro il 18 aprile, e il decreto del Presidente della Repubblica di indizione dei tre referendum deve essere emanato tra il 13 e il 22 aprile.
Intendo illustrare un ultimo punto sui costi. Ognuno può dare i numeri che vuole naturalmente. Gli esperti del Ministero dell'interno mi segnalano che - tenendo presente che vi sono dei costi fissi anche per l'abbinamento, come la stampa della schede, per esempio - il risparmio di spesa nell'abbinare e nell'accorpare i referendum, piuttosto che svolgerli da soli, sarebbe poco più di 172 milioni di euro e non i 460 milioni o addirittura i 500 milioni di cui ho sentito parlare. È una cifra comunque rilevante, ma - ripeto - non sono i 460 milioni di cui si parla, e - lo ribadisco - la volontà di abbinare il referendum eventualmente con le elezione amministrative ed europee è lasciata al Parlamento, perché il Governo senza il consenso unanime non può intervenire con un provvedimento d'urgenza.

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PRESIDENTE. L'onorevole Soro ha facoltà di replicare.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, signor Ministro, non il Parlamento, la maggioranza di questo Parlamento ha rifiutato una nostra proposta e continua a rifiutare una nostra proposta.
Guardi, la cifra di 460 milioni non ce la siamo inventata. Tale cifra è stata usata ed espressa il 17 febbraio 2004 dal Ministro dell'interno, un Ministro dell'interno affidabile, come il Ministro Pisanu, e nella stessa misura si è espresso un altro Ministro di quel Governo Berlusconi, il Ministro Giovanardi, in data 30 maggio 2005 (a parte i calcoli che ancora in questi giorni vengono reiterati).
Si tratta di 460 milioni di euro, una cifra gigantesca per la quale noi abbiamo proposto al Governo di usare soldi veri - questi sì - ad esempio per il dipartimento della sicurezza, per la benzina delle volanti, per accrescere l'organico della polizia e dei carabinieri, per fare fronte al problema della sicurezza, non con le ronde, ma con gli strumenti che esistono nel nostro ordinamento.
Voi non volete fare queste cose. Sapete che con 460 milioni si ha una cifra che è oltre il doppio della social card? Sapete che con questa cifra si possono costruire 600 grandi asili nido? Sapete che con questa cifra si può quasi fare il vostro famigerato piano casa? Sapete che con 460 milioni si possono costruire dieci nuove carceri o 45-46 nuovi padiglioni nelle carceri esistenti, come ha proposto il vostro Ministro della giustizia? E voi rinunciate a tutto questo per un bieco calcolo partito, politicante, estraneo agli interessi degli italiani.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Centosettantadue milioni di euro!

ANTONELLO SORO. Voi volete usare le risorse vere del Paese non per risolvere i problemi degli italiani ma per evitare di celebrare un referendum in condizioni di partecipazione possibile. Voi volete evitare che vinca il sì al referendum.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANTONELLO SORO. Esiste da parte del suo partito, Ministro Maroni, o no una spada sul collo della maggioranza legata al referendum sulla legge elettorale? Se è questo il problema - e noi pensiamo che sia questo -, è una cosa molto grave. Nell'interesse degli italiani avreste dovuto fare una scelta di serietà e di responsabilità e non una scelta di partigianeria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per assicurare alle forze dell'ordine adeguate risorse economiche, umane e strumentali - n. 3-00436)

PRESIDENTE. L'onorevole Paladini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Pietro n. 3-00436, concernente iniziative per assicurare alle forze dell'ordine adeguate risorse economiche, umane e strumentali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, signor Ministro, la situazione in cui versano le forze di polizia del nostro Paese appare sotto diversi aspetti disastrosa. Le voglio leggere esclusivamente alcuni articoli. Il Sole 24 ore del 17 febbraio 2009 denuncia: «tagli e turn over bloccato, forze di polizia in affanno»; su Il Tirreno del 23 febbraio 2009 si legge: «in Toscana i tagli del Governo costringono gli agenti a lavorare in condizioni penose: macchine guaste e poche munizioni, a Pisa scarseggiano le divise, a Prato mancano i soldi per cambiare il toner»; dalla stampa locale di Brescia si apprende che un'auto su tre della polizia di Stato è indisponibile e fuori servizio; secondo la Repubblica del 6 marzo 2009 sembra che la polizia non disponga dei fondi per poter pagare le spese di missione della «squadra catturandi»; Il Secolo XIX, infine, riporta la notizia che a Genova, «in questura la banca dati è ferma».
Nello scenario sopra descritto si inserisce, invece, la decisione del Governo di Pag. 50dare il via all'istituzione delle cosiddette ronde, associazioni di volontari che però rischiano inevitabilmente, secondo gli interroganti, di creare dei problemi.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Paladini.

GIOVANNI PALADINI. Chiediamo se il Governo non ritenga di dover intervenire con misure specifiche e con gli opportuni provvedimenti affinché si riconoscano alle Forze dell'ordine quelle risorse economiche, umane e strumentali necessarie a garantire condizioni professionali minime.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, sono d'accordo con l'interrogante nell'ultima parte, vale a dire quando chiede se il Governo non ritenga di dover intervenire. Certo che il Governo intende intervenire, anzi siamo intervenuti. Vorrei fornire alcuni elementi utili ad una corretta valutazione delle decisioni prese dal Governo, al di là delle polemiche o degli allarmi o allarmismi infondati.
In primo luogo, mi preme segnalare che, invertendo un trend costante - questo sì - di contrazione delle risorse registrato negli ultimi anni, in particolare nel 2006-2007, nel 2009 la dotazione finanziaria delle forze dell'ordine non soltanto non ha subito tagli, ma è stata notevolmente aumentata rispetto al 2008. La dotazione finanziaria iniziale del dipartimento della pubblica sicurezza per il 2009 è superiore di circa 650 milioni rispetto al 2008, con un incremento del 9 per cento. Se poi ci riferiamo alle spese correnti, quelle che lei ha citato, utilizzate, ad esempio, per la manutenzione degli automezzi o per l'acquisto del carburante, si è passati da una dotazione di 6,7 miliardi - sottolineo: miliardi - di euro nel 2008 a 7,4 miliardi nel 2009 con un incremento di 730 milioni di euro, superiore del 10 per cento rispetto al 2008.
In secondo luogo, per potenziare il sistema della sicurezza sul territorio abbiamo costituito per il 2009 un fondo speciale aggiuntivo di 100 milioni di euro per la sicurezza urbana.
Infine, con il decreto-legge recentemente approvato, il cosiddetto decreto-legge antistupri, abbiamo inserito altri 100 milioni di euro aggiuntivi per le spese correnti per le urgenti necessità di tutela della sicurezza e del soccorso pubblico, prese dai proventi sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Non era mai successo finora: abbiamo preso i soldi che sono nostri e che sono stati custoditi per anni nelle banche, sequestrati alla mafia e cominciamo ad utilizzarli. Abbiamo messo i primi 100 milioni di euro immediatamente a disposizione delle forze dell'ordine.
Oltre a queste dotazioni, sono state prese ulteriori misure finanziarie per valorizzare e potenziare il personale delle forze dell'ordine e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Il Governo ha stanziato per il 2009 586 milioni di euro per il rinnovo del contratto delle forze dell'ordine e delle Forze armate. Infine, con la legge n. 133 del 2008, abbiamo stanziato altri 100 milioni di euro per l'assunzione di personale, oltre 2.800 unità nei Corpi di polizia e nei vigili del fuoco.

PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro Maroni.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Come si può notare, quindi, le risorse complessivamente messe a disposizione delle forze dell'ordine dal Governo per il 2009 sono ingenti e soprattutto costituiscono una netta inversione di tendenza rispetto ai tagli che si sono verificati negli anni precedenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Paladini ha facoltà di replicare.

GIOVANNI PALADINI. Signor Ministro, signor Presidente, le confuterò i dati che lei ha fornito sia sotto il profilo tecnico sia al fine di far capire ciò che lei ha detto. Pag. 51
Lei ha parlato di spesa corrente e di dotazione: è vero sono aumentati gli stanziamenti di 700 milioni di euro, ma si tratta degli stipendi dei dipendenti.
Quindi, questi soldi andranno nei contratti. Invece, non ha parlato degli investimenti (che avete ridotto); non ha parlato dei trucchetti che avete fatto con la pubblicazione dei dati, dicendo dei soli delitti e non parlando dei reati (infatti i reati si dividono in delitti e contravvenzioni); non ha parlato dei militari e dei 63 milioni di euro; non ha parlato dei riposi compensativi delle forze dell'ordine e del fatto che non riuscite a pagare una sola ora del riposo, non solamente quello straordinario ordinario, ma anche quello praticamente eccedente; non ha parlato della coda contrattuale che è ferma al 31 dicembre 2007; ha parlato del rinnovo del contratto adesso, che va nella spesa corrente; non ha parlato degli straordinari, che non sono pagati; parlando del miglior controllo del territorio, non ha parlato delle unità operative bloccate, attraverso la comunicazione ministeriale, per i tiratori, che non hanno più neanche le cartucce, sia a Padova sia a Bologna, se li vada a vedere, per l'inutilizzabilità del munizionamento; non ha parlato del personale che non spara da anni.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Ma per favore!

GIOVANNI PALADINI. Non ha parlato degli affitti degli immobili: vi sono un sacco di cause e le questure addirittura hanno cause perché non si pagano gli affitti; non ha parlato delle pulizie; non ha parlato delle mense. Non c'è niente da ridere: non ha parlato delle missioni del personale; non ha parlato degli alloggi di servizio; non ha parlato del problema della casa per le forze dell'ordine; non ha parlato dell'approvvigionamento dei magazzini Veca, dei giubbotti antiproiettile che potrebbero salvare vite (a Genova, l'ultimo uomo è morto proprio perché non aveva il giubbotto antiproiettile). Sono anni che le forze dell'ordine le chiedono i nuovi giubbotti, come quelli americani.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

GIOVANNI PALADINI. Non ha parlato delle nuove divise, dell'operatività per i servizi di ordine pubblico; non ha parlato delle territoriali, che non hanno ancora in via sperimentale la tuta e il materiale informatico; non ha parlato delle sale operative e non ha parlato delle competenze operative per le zone (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Lei ha già parlato invece per i due minuti consentiti, grazie.

(Iniziative per prevenire episodi di violenza ed intolleranza presso l'Università statale di Milano e per garantire la possibilità di svolgere la propria attività politica a tutte le organizzazioni studentesche presenti nell'ateneo - n. 3-00437)

PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicchitto ed altri n. 3-00437, concernente iniziative per prevenire episodi di violenza ed intolleranza presso l'Università statale di Milano e per garantire la possibilità di svolgere la propria attività politica a tutte le organizzazioni studentesche presenti nell'ateneo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente e onorevole signor Ministro, l'interrogazione a risposta immediata in esame riguarda fatti di violenza e sopraffazione avvenuti nell'Università statale di Milano negli ultimi tempi, da parte dei gruppi della cosiddetta sinistra antagonista. Mi riferisco in particolare a quanto accaduto il 10 marzo nella facoltà distaccata di medicina dell'università statale di Milano, in via Celoria, dove una cinquantina di facinorosi, molti dei quali esterni all'università, quindi non studenti universitari, ha dapprima insultato e minacciato per tutta la durata dell'iniziativa gli studenti di Azione Universitaria, che è Pag. 52un'organizzazione giovanile studentesca riconducibile al Popolo della Libertà, e successivamente, brandendo aste di bandiere e caschi, ha distrutto il gazebo di propaganda, aggredendo con pugni e calci i ragazzi di destra, che riportavano contusioni e lesioni varie.
Chiedo al Governo come mai in quel caso le forze di polizia, sempre presenti ed efficienti ultimamente in altre università, non abbiano provveduto almeno ad identificare e quindi successivamente a contenere e ad allontanare con tempestività gli appartenenti a questi centri sociali, in tal modo impedendo loro di esercitare gravi atti di violenza.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, in ordine ai fatti segnalati dall'interrogante confermo che la polizia ha presentato un rapporto all'autorità giudiziaria, che è stata dettagliatamente informata dei fatti per tutte le valutazioni di competenza dell'autorità giudiziaria stessa. Lo scorso 10 marzo, come è stato ricordato, una decina di ragazzi di Azione Universitaria, che svolgeva una lecita attività di volantinaggio e di raccolta firme regolarmente autorizzata all'interno dell'università statale di Milano, nei pressi della facoltà di fisica, è stata affrontata da una ventina di studenti, alcuni dei quali appartenenti ai collettivi universitari.
La contrapposizione è arrivata al contratto fisico, con un'aggressione ai danni degli studenti e dei ragazzi di Azione Universitaria. Personale della Polizia di Stato in borghese presente sul posto è intervenuto prontamente per allentare la tensione, coadiuvato dalla forza pubblica in uniforme, regolarmente autorizzata dal rettore ad entrare all'interno dell'università. Solo il tempestivo intervento delle forze dell'ordine ha impedito il degenerare della situazione ed episodi più gravi per l'ordine e la sicurezza pubblica.
L'università degli studi di Milano, dopo aver denunciato l'accaduto all'autorità di polizia, ha deciso di chiedere al Senato accademico una delibera a garanzia della libertà di espressione delle rappresentanze studentesche, in occasione delle prossime elezioni degli organi universitari. Come riferito dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, la delibera disciplinerà l'uso degli spazi universitari per la propaganda elettorale di tutte le rappresentanze e prevederà un rafforzamento dei provvedimenti disciplinari da comminare agli studenti, o alle loro organizzazioni, che si rendessero responsabili del mancato rispetto di queste norme.
Assicuro che il Ministero dell'interno, attraverso le forze di polizia, manterrà ancora più elevato il livello di attenzione, in relazione al rischio del ripetersi di analoghi episodi di violenza politica. In particolare, le autorità di pubblica sicurezza e le forze di polizia seguiranno, con attenzione, ogni evento che possa incidere negativamente sulla libertà di espressione di tutte le componenti politiche e dei loro esponenti che, di riflesso, pregiudica anche il mantenimento dell'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini.
La libertà di espressione, di manifestazione e di partecipazione alle elezioni - a qualunque organismo esse si riferiscano - è un diritto costituzionale dei cittadini che intendiamo garantire contro ogni forma di violenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di replicare.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Maroni per la puntualità della risposta e mi dichiaro soddisfatta. È indubbio che questa interrogazione a risposta immediata fosse nata da una preoccupazione per la tensione che si era creata. È giusto e opportuno che le forze di polizia vigilino affinché questi gravi atti di intolleranza non accadano più e, soprattutto, perché non venga a crearsi un senso di impunità che poi facilita e agevola determinati atteggiamenti.
Condivido il suo passaggio, nel quale lei sottolinea che deve essere garantita a Pag. 53tutte le organizzazioni studentesche, presenti nell'università, l'agibilità politica e la manifestazione di pensiero. Azione universitaria è un'organizzazione giovanile presente in tutti gli organi eletti nell'ateneo, che ha molto consenso e, quindi, è assurdo che uno sparuto gruppo di facinorosi si erga a giudice e stabilisca chi deve fare propaganda e chi, invece, non la deve fare.
Mi rendo conto che non è mai piacevole che vi sia la polizia all'università ma, purtroppo, questi atteggiamenti di violenza consigliano che, affinché la situazione non degeneri, vi sia questa presenza. Ci ricordiamo, purtroppo, gli anni Settanta e che proprio dalle scuole e dall'università partì una stagione di violenza che insanguinò il nostro Paese e, quindi, sappiamo quanto sia importante bloccare sul nascere queste manifestazioni e queste iniziative di intolleranza.
Sono contenta che il Ministro abbia dato una risposta anche in ordine al periodo di propaganda universitaria che si svolgerà tra breve. Penso che i luoghi del sapere, i luoghi come la scuola e l'università, là dove i giovani si formano e si educano, devono simbolicamente essere i luoghi della libertà di pensiero.

(Orientamenti del Ministro dell'interno in merito all'opportunità di sospendere o contenere i flussi di ingresso di cittadini stranieri - n. 3-00438)

PRESIDENTE. L'onorevole Maccanti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00438, concernente orientamenti del Ministro dell'interno in merito all'opportunità di sospendere o contenere i flussi di ingresso di cittadini stranieri (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

ELENA MACCANTI. Signor Presidente, signor Ministro, la grave crisi economico-finanziaria che sta attraversando il nostro Paese ha determinano e ancora più determinerà, nei prossimi mesi, la perdita di posti di lavoro. Si tratta di una situazione preoccupante se si considera che solo nel torinese sono considerati a rischio 100 mila posti di lavoro, circa il 10 per cento della forza lavoro occupata. Insieme ai tanti lavoratori italiani a rischiare sono, anche e soprattutto, i lavoratori stranieri, quelli che risiedono legalmente in Italia e che qui si sono integrati, anche per la tipologia delle loro mansioni e dei relativi contratti.
In questo quadro, così preoccupante, risulta quindi difficile immaginare come sia possibile l'ingresso di nuova manodopera straniera, anche perché molte delle nostre aziende - voglio citare il caso della Indesit di None - stanno chiudendo gli stabilimenti per andare proprio a delocalizzare all'estero. Molti Paesi stranieri, come ad esempio gli Stati Uniti d'America, guidati dal Presidente Obama, stanno adottando politiche di controllo dell'immigrazione e dell'accesso degli stranieri ai posti di lavoro.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ELENA MACCANTI. Per tali ragioni, si chiede quindi al signor Ministro se non ritenga opportuno intervenire, bloccando i flussi di ingresso dei cittadini stranieri, anche al fine di aiutare il reinserimento lavorativo di quanti, purtroppo, hanno già perso, o perderanno, il posto di lavoro.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, condivido in pieno le osservazioni fatte dall'interrogante, onorevole Maccanti, e dagli altri firmatari, osservazioni che peraltro ho già avuto occasione di ribadire in un'altra seduta del question time nello scorso mese di novembre.
Proprio per tutelare i lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro il Governo ha accolto l'ordine del giorno presentato durante l'esame dell'atto Senato 733 in materia di sicurezza, che è attualmente in discussione presso questo Pag. 54ramo del Parlamento, che impegna il Governo a valutare la possibilità di sospendere per due anni l'adozione di nuovi decreti flussi, con particolare riguardo ai settori produttivi interessati dalla crisi economica in atto.
Sono così convinto dell'opportunità di procedere al recepimento di questo ordine del giorno che ho convenuto con il Governo che per il 2009 si faccia un decreto flussi solo ed esclusivamente relativo ai lavoratori stagionali nella quota di 80 mila - quota definita nella misura di quelli degli ultimi anni - che possono stare per un periodo minimo di 20 giorni fino ad un massimo di nove mesi per lavori in agricoltura e nel settore del turismo.
Sono lavoratori che vengono tutti gli anni, con i quali c'è un rapporto di grande correttezza e soprattutto c'è l'impegno delle associazioni di categoria a controllare che poi, al termine del contratto, ritornino nel Paese di origine. Non ci sono problemi di alcun tipo per questi lavoratori e quindi posso annunciare che la richiesta che viene fatta sarà accolta. Prossimamente verrà emanato questo decreto flussi, che però non prevederà nessuna quota di ingresso per lavoratori che non siano lavoratori stagionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Maccanti ha facoltà di replicare.

ELENA MACCANTI. Signor Presidente, mi dichiaro completamente soddisfatta per la risposta chiara, precisa determinata ed esaustiva del Ministro Maroni, che ha ricordato come effettivamente da questo punto di vista ci sia già stato un ordine del giorno presentato proprio dalla Lega e approvato in Senato. Voglio anche ricordare - l'ho detto rapidamente in premessa, con il tempo che mi veniva riservato - che questo comunque è un indirizzo che stanno perseguendo anche molti altri Paesi stranieri.
Ho già ricordato gli Stati Uniti d'America, con il celebrato presidente Obama, dove proprio recentemente è stato approvato un emendamento al pacchetto di stimoli all'economia, che limita le assunzioni di studenti stranieri usciti dalle università americane da parte delle aziende che ricevono aiuti pubblici (credo che questo sia molto attuale anche nel nostro Paese). Inoltre, si sta discutendo anche dell'abolizione della lotteria annuale per l'assegnazione delle green card che consentono agli stranieri di lavorare regolarmente negli Stati Uniti d'America.
In Europa è poi significativa l'esperienza della Spagna, che ha di recente elaborato un piano di rimpatrio volontario che consentirà a circa 100 mila immigrati regolari attualmente senza lavoro di tornare in patria, se lo vorranno, coperti da un indennizzo di disoccupazione pagato dal Governo spagnolo. In cambio dovranno aspettare cinque anni prima di poter tornare stabilmente in Spagna.
Insomma, intendiamo anche rispondere alle accuse assolutamente immotivate che spesso sono arrivate a questo Governo e a lei, signor Ministro, poiché sono stati assunti provvedimenti che, invece, vanno nella direzione di quello che ci chiedono i nostri cittadini. La ringrazio e le confermo tutto il nostro appoggio e il nostro sostegno nella sua azione di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

(Politiche del Governo in materia di contrasto dell'immigrazione clandestina mediante accordi bilaterali - n. 3-00439)

PRESIDENTE. L'onorevole Romano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti n. 3-00439 concernente politiche del Governo in materia di contrasto dell'immigrazione clandestina mediante accordi bilaterali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, mi permetta di dire, signor Ministro, che lei è per il gruppo della Lega come Pirlo per il Milan: non sbaglia Pag. 55un assist. Io tenterò di fare cosa diversa, perché torno sull'argomento degli sbarchi clandestini: altri 700 questa settimana in Sicilia.
Non vogliamo dire che avevamo ragione, perché è triste dirlo, ma l'accordo bilaterale con la Libia è costato al nostro Paese ben 5 miliardi di dollari senza alcuna garanzia.
Infatti, se è vero come è vero, che non sta funzionando niente che preservi le nostre coste dagli sbarchi clandestini e che non sta funzionando nulla in ordine alla cooperazione che i militari libici dovrebbero dare alla nostra marina militare, è vero quello che noi sostenevamo, ovvero che questo Accordo bilaterale non avrebbe posto fine agli sbarchi clandestini nel nostro Paese. Del resto, anche lei stesso aveva affermato in passato che c'erano già pronti due milioni di clandestini pronti dall'altra parte del Mediterraneo a venire verso di noi.

PRESIDENTE. Onorevole Romano, la prego di concludere.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Vorremmo sapere dal Ministro e da questo Governo che cosa adesso intende fare per porre fine a questa tratta.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevole Romano, l'Accordo cui lei faceva riferimento sottoscritto dal Presidente Berlusconi e dal leader Gheddafi nell'agosto dell'anno scorso è diventato operativo, perché recepito dall'Italia e dalla Libia il 3 marzo di quest'anno, non l'anno scorso o dieci anni fa: stiamo parlando del 3 marzo, ovvero pochi giorni fa. Tale Accordo prevede una serie di adempimenti che stiamo svolgendo. Pochi giorni fa, l'11 marzo, è arrivata in Italia la delegazione tecnica della Libia per vedere le motovedette, che sono pronte per il pattugliamento davanti alle coste libiche. Sono state accettate; daremo inizio nei prossimi giorni al necessario periodo di addestramento del personale libico, che durerà tre o quattro settimane. Abbiamo sottoscritto l'impegno formale delle autorità libiche a procedere e ad iniziare il pattugliamento congiunto davanti alle coste libiche non oltre il 15 maggio.
Sono stati tempi necessari, dall'agosto dell'anno scorso. Potevano essere certamente più brevi, ma ricordo che fino ad ora non era stato fatto nulla per garantire il contrasto dei flussi di immigrati clandestini provenienti dalla Libia. In pochi mesi, abbiamo fatto un grande Accordo e stiamo dando ad esso attuazione. Entro il 15 maggio partirà il pattugliamento. Peraltro, pure in assenza dell'attuazione concreta, che - lo ripeto - partirà entro il 15 maggio, voglio segnalare che nel periodo tra il 1o gennaio e il 15 marzo 2009 gli sbarchi sulle coste di Lampedusa, Linosa e Lampione sono diminuiti del 15 per cento rispetto allo scorso anno e che per quanto riguarda Puglia, Calabria e Sardegna, mentre nel 2008 sono avvenuti 2.411 sbarchi dal 1o gennaio al 15 marzo, in Puglia e Calabria non si registrano arrivi e in Sardegna sono giunte solo 34 persone.
Inoltre, fino al 28 febbraio, sono stati effettuati effettivamente rimpatriati - non solo respinti o intimati - 3.129 clandestini nei Paesi di origine e, in particolare, in Tunisia, anche grazie al lavoro di manutenzione degli Accordi bilaterali che ho fatto in particolare con i Paesi del Maghreb. Sono, quindi, fiducioso che l'Accordo fatto con la Libia funzionerà. Sono fiducioso che, a partire dalla metà di maggio, quando inizierà il pattugliamento, potremo vedere drasticamente ridotta, se non addirittura - come mi auguro - definitivamente conclusa l'affluenza di clandestini sulle coste delle isole italiane, in particolare di Lampedusa e possa iniziare, quindi, accanto ad una nuova stagione di collaborazione con la Libia e con i paesi del Maghreb, anche una nuova stagione che riguarda i flussi di immigrati regolari e la fine degli sbarchi sulle coste italiane.

Pag. 56

PRESIDENTE. Ministro Maroni, la ringrazio anche per la sessione di oggi.
L'onorevole Romano ha facoltà di replicare.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, signor Ministro, noi non possiamo essere soddisfatti oggi. Le parole «forse si farà», «riuscirà», non è la risposta che ci attendevamo, anche perché il grande accordo a cui lei faceva riferimento è tale soltanto per il Governo libico che ha incassato, o sta per incassare, 5 miliardi di dollari.
Del resto, si dice che a mesi partirà il pattugliamento e viene data come scadenza il 15 maggio: c'è tutto il tempo in questi mesi perché si innalzi quella media statistica che vuole in diminuzione gli sbarchi clandestini dal mese di maggio scorso ad oggi; ciò è dovuto anche al clima infelice ed al mare mosso dei mesi invernali rispetto a quello che, purtroppo, avverrà nei mesi a venire, con gravi rischi anche per la popolazione. Noi abbiamo assistito in questi mesi ai tristi fatti di Lampedusa: un'altra stagione turistica fallita, con difficoltà non soltanto per coloro i quali vogliono visitare Lampedusa, ma anche per chi oggi vi vive tranquillamente.
Non è vero che gli sbarchi sono diminuiti nel 2009; c'è stato un flusso che si è arrestato a causa delle condizioni del mare, ma le assicuro che, se non ci sarà realmente un pattugliamento e non ci sarà realmente la volontà da parte del Governo libico di bloccare questo flusso e lo utilizzerà come arma di ricatto nei nostri confronti, questa tratta non avrà mai fine. Noi riteniamo che, invece, questo Governo debba assumersi qualche responsabilità nel momento in cui, comunque, questi arrivano, perché a quel punto, quando arrivano, noi dobbiamo trattarli come esseri umani e non intimare ai medici di andarli a denunziare, nel momento in cui hanno bisogno di cure.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16.

La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bonaiuti, Bossi, Brancher, Brugger, Brunetta, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Conte, Cosentino, Cossiga, Cota, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Lucà, Maroni, Martini, Mazzocchi, Meloni, Milanato, Molgora, Romani, Soro, Stefani, Urso e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 2105-A)

PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Ria 2.79 è stato ritirato dal presentatore. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto l'emendamento Tabacci 2.6.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tabacci 2.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, la mia è una dichiarazione di voto molto semplice: poiché questo emendamento fa riferimento alla necessità di sopprimere le parti cosiddette ordinamentali, ovviamente propone la soppressione dell'articolo 23, e quindi la soppressione della Pag. 57parola «23» al comma 2, alinea, dell'articolo che stiamo esaminando. Riservandomi di intervenire successivamente, aggiungo solo che l'emendamento successivo ha le stesse caratteristiche di quello che ho illustrato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
Invito intanto i colleghi a prendere posto, per evitare successive corse. Ricordo che stiamo per votare l'emendamento Tabacci 2.8.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intanto la ringrazio per avere invitato i colleghi a prendere posto, la qual cosa, ai sensi dell'articolo 8 del nostro Regolamento, fa sì che la Presidenza garantisca anche l'incolumità dei colleghi che spesso rischiano di arrancare nella concitazione della votazione.
L'emendamento in esame, al pari di altri, tende a sopprimere la citazione di un articolo all'interno di questa prima parte del provvedimento, in ordine ad alcuni meccanismi perequativi. Già nel corso della mattinata abbiamo analizzato, ed è stato illustrato, un emendamento simile che si riferiva, ad esempio, all'articolo 21, su cui è intervenuto il collega Giovanelli. In ordine ad esso ritengo doveroso svolgere alcune precisazioni, essendo stato eletto in una zona vicina a quella del collega che è intervenuto e, comunque, trattandosi di una zona che ha un gap infrastrutturale rispetto ad altri territori del Paese, pur non essendo un'area sottoutilizzata. Su questo e su altri elementi si potrebbe svolgere una discussione approfondita rispetto ai meccanismi perequativi. In realtà, ritengo che si debba avere uno sguardo importante d'insieme su questo provvedimento, al netto delle singole citazioni, dei singoli aspetti e dei singoli principi.
Siamo di fronte a un disegno di legge assai importante, che prevede una delega per l'applicazione dell'articolo 119 della Costituzione.
Si tratta di un dibattito importante che ha visto partecipare in maniera diversa e con toni diversi - alcuni dei quali costruttivi, soprattutto da parte del gruppo del PD - ad una discussione sulla grande riforma federalista, in particolare quella fiscale. In sede di discussione sulle linee generali, infatti, qualcuno ricordava che il federalismo o è fiscale o non è. La moltiplicazione dei centri di responsabilità istituzionale - mi riferisco agli enti locali, alle province e alle regioni - è certamente un elemento virtuoso contemperato a meccanismi di natura perequativa che facciano salvo, insieme alla definizione di alcuni standard, il meccanismo di solidarietà, ovvero vengano incontro a quelle aree, regioni, zone e comuni che per minor capacità contributiva possono trovarsi in difficoltà.
Questo è un momento in cui l'analisi della riforma federalista si innesta in un contesto preceduto da una riflessione di quest'Aula e delle forze politiche presenti sulla stabilità e sull'equilibrio finanziario anche in relazione agli esercizi di bilancio degli enti locali. A questo punto ritengo che la prosecuzione serena in un dibattito costruttivo tra maggioranza e opposizione, seppure con delle differenze all'interno dell'opposizione, sia auspicabile per il corso costruttivo dei nostri lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento in esame svolgendo anche una piccola riflessione sul lavoro compiuto fino a questo momento in Aula su questo importante disegno di legge delega sul federalismo. Si tratta di un provvedimento che da tanto tempo è atteso dal nostro Paese, dai nostri cittadini, da tanti enti locali e dai comuni.
Vi è stata anche una discussione approfondita su alcuni temi e abbiamo sentito tante prese di posizione da parte dei colleghi sulla questione delle autonomie speciali. Crediamo che il lavoro svolto dal Governo in queste settimane, iniziato nelle Commissioni dove si è svolta la discussione Pag. 58su tutti gli articoli del testo, sia importante. Non vi è stata, infatti, una parte del provvedimento non approfondita né durante le audizioni, né durante la discussione tenuta dai singoli commissari.
Quindi, si tratta di un provvedimento che ha avuto un approfondimento su tutti i temi principali anche con un comportamento importante, costruttivo e articolato da parte delle opposizioni. All'interno delle Commissioni questo tipo di ragionamento non frequentemente si istaura, in quanto molto spesso si lavora tra maggioranza e opposizione in un clima non di confronto ma di scontro politico. Su questo tema, invece, non è stato così. Probabilmente da parte di molte forze politiche di questo Parlamento vi è la consapevolezza che si tratta di una riforma necessaria.
Qualcuno ritiene che la riforma poteva essere scritta in modo diverso, in modo migliore e che alcuni aspetti dovevano essere approfonditi con altre modalità. Tuttavia, crediamo che il voto uscito anche dalle Commissioni sul disegno di legge in esame sia di condivisione nello spirito e nel modo in cui è stato portato avanti. Ricordo l'astensione praticamente di tutti i gruppi di opposizione tranne addirittura uno, l'Italia dei Valori, che ha votato a favore.
Oggi ci apprestiamo ad esaminare il provvedimento in Aula, a nostro avviso, con lo stesso spirito relativo all'articolo 1, del quale abbiamo terminato l'esame di tutte le proposte emendative, e ora stiamo esaminando l'articolo 2.
Sull'articolo 1 si è parlato della questione, molto sentita sia in Commissione che in Aula, che riguarda le autonomie speciali. Riteniamo che l'accordo trovato nei giorni scorsi da tutti i presidenti delle regioni e province autonome sia un accordo importante. Questo Governo ha messo attorno a un tavolo chi è di competenza su questa materia, cioè i responsabili delle regioni e delle province autonome, ed essi stessi hanno sottoscritto un documento condiviso che, alla fine, sarà quello che verrà sottoposto a quest'aula e crediamo che questo sia stato il metodo di azione migliore e più opportuno, al di là del fatto che sappiamo che ci sono diverse posizioni, diciamo quasi trasversali, all'interno dei gruppi politici sulla tematica particolare delle autonomie speciali.
Ripeto, crediamo che il lavoro di questo Governo, che ha messo attorno a un tavolo tutti i presidenti delle regioni e delle province autonome, sia stato importante e che, alla fine, potrà dare veramente una chiusura definitiva.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Stiamo valutando la serie di emendamenti al testo dell'atto sul federalismo fiscale, nello specifico l'emendamento Tabacci 2.8 il quale fa riferimento al comma 2, alinea, prevedendo la soppressione della parola: «23». Il comma 2 parla sostanzialmente dei principi generali che si aggiungono a quelli specifici che sono indicati nei singoli articoli successivi. L'articolo in esame, assieme al comma 1, esamina ed indica l'oggetto e le finalità della delega legislativa e, pertanto, noi voteremo contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune gli alunni della scuola media Torrione Alto di Salerno che salutiamo. (Applausi)
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tabacci 2.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Catone, segnalate come sempre le difficoltà. Non dovrebbero esserci altre difficoltà... Onorevole Paolini, onorevole Duilio, onorevole Lorenzin, onorevole Angeli. Pag. 59
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 444
Votanti 439
Astenuti 5
Maggioranza 220
Hanno votato
36
Hanno votato
no 403).

Prendo atto che i deputati Vessa e Angeli hanno segnalato che non sono riusciti a votare, che i deputati Bellotti, Nizzi e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati De Poli, Nunzio Francesco Testa e Cesa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Presidente, ritiriamo l'emendamento Vietti 2.9 perché nella direzione della lotta all'evasione fiscale vi è un'altra serie di emendamenti e questo è in contraddizione, quindi è stato erroneamente indicato.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.601 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lehner? Ci siamo? Onorevole Binetti? Onorevole Duilio, ha qualche problema? L'onorevole Bernini Bovicelli ha votato. Anche l'onorevole Formichella ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 461
Votanti 460
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato
459
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Monai e Vessa hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Oliverio, Pezzotta, Giacomoni, De Poli, Nunzio Francesco Testa e Cesa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

ENRICO LA LOGGIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, intervengo solo per rilevare una stranezza. Il mio terminale di voto si attiva da solo. Contrariamente ad altri, che hanno difficoltà, il mio terminale si attiva da solo. Ma vi è una stranezza ulteriore: sono arrivato con qualche secondo di ritardo rispetto alla votazione precedente ed avevo espresso un voto contrario (era rosso), in sintonia con il mio gruppo, senza che lo avessi neanche guardato, non toccato. Immagino che ci sia qualche problema.

PRESIDENTE. Onorevole La Loggia, oppure lei è dotato di particolari poteri, che non conoscevamo.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, è un problema di telepatia.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Sereni 2.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

Pag. 60

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, se non sbaglio, su questo emendamento è stato espresso un parere contrario. Vorrei invitare, però, i relatori ed il Governo, poiché si tratta soltanto di una questione di corretta formulazione, a rivedere il proprio parere. Adesso leggerò il testo dell'articolo 2, come è attualmente. Si parla, da un lato, anziché di leale collaborazione o cooperazione, che è un termine usato normalmente nella dottrina, nella giurisprudenza e nella legislazione su questa materia, di lealtà istituzionale, che è un neologismo assoluto dal punto di vista di questi campi e di questi valori.
Credo che i relatori e il Governo non abbiano prestato attenzione, perché questo è un rilievo preciso del Comitato per la legislazione e non tocca la sostanza normativa. Poi, onorevole Leone, visto che lei ha la cortesia di seguirmi, vi è un certo punto, alla lettera o), in cui si parla di continenza, con riferimento alla responsabilità nell'imposizione di tributi propri. Anche la parola continenza forse è un termine che ad alcuni può risultare singolare o interessante.

ANTONIO LEONE, Relatore per la V Commissione. Dipende dall'età.

ROBERTO ZACCARIA. Dipende dall'età, però riflettete, perché non bisogna cadere nel comico. Dunque, credo che, da un lato, utilizzare l'espressione «lealtà istituzionale» possa suonare bene, ma non c'entra niente. D'altro lato, la «continenza» nella riscossione delle imposte è un'altra nozione fantasiosa e tutto sommato un po' ridicola. Noi proponiamo di sostituirla con «moderazione». Quindi, chiedo ai relatori e al Governo di modificare il proprio parere, perché così facciamo tutti una figura migliore.

ANTONIO LEONE, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, intervengo solo per chiarire al collega Zaccaria, in maniera molto tranquilla, che non vi è un accanimento terapeutico sull'uso del termine continenza o incontinenza. Non c'entra nulla.
È la Corte costituzionale che usa questo termine; non è stato inventato niente né da parte del Governo né da parte dei relatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, intervengo per associarmi alle argomentazioni testé proposte dal collega Zaccaria (peraltro, egli ricordava un pronunciamento del Comitato per la legislazione), nonché per aggiungere anche - lo dico al relatore, che faceva riferimento alla Corte costituzionale - che, proprio sul punto della leale cooperazione, la Corte costituzionale si è espressa altre volte.
Ora stiamo, in qualche modo, modificando l'architettura fiscale dello Stato con un provvedimento, quello che oggi discutiamo, che, di fatto, modificherà anche i rapporti tra il livello centrale e le regioni. In più di una sentenza, in passato, la Corte costituzionale ha affermato il principio della leale cooperazione.
Forse, proprio per evitare problemi derivanti dall'applicazione di questa legge delega, sarebbe assai opportuno che si proponesse questa dizione nel testo, anziché quella richiamata di lealtà istituzionale, che non vuol dire nulla, ma che, soprattutto, non è un principio oggetto anche di sentenza della Corte costituzionale e, proprio in funzione di quello che può accadere da domani in poi nel rapporto tra il livello centrale e governi regionali, deve essere affermato.
Il mio intervento, quindi, vale come dichiarazione di voto su questo emendamento e sull'emendamento successivo Vietti 2.12, a firma mia e di altri colleghi del mio gruppo, che, in qualche modo, ripropone il contenuto dell'emendamento illustrato dall'onorevole Zaccaria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 61
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 2.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Vi sono problemi? Onorevole Consolo? Onorevole Berruti? Onorevole Stradella? Onorevole Armosino? L'onorevole Consolo ha votato. Onorevole Nicola Molteni? Onorevole Andrea Orlando, ci siamo? Riprovi. L'onorevole Andrea Orlando ha votato. Tutti hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 483
Votanti 480
Astenuti 3
Maggioranza 241
Hanno votato
220
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Calearo Cimen e Pisacane hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che che la Presidenza, in applicazione dell'articolo 85-bis del Regolamento, ha invitato il gruppo UdC a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione e che l'emendamento Vietti 2.12 non è stato segnalato.
Passiamo all'emendamento Cesare Marini 2.13.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cesare Marini. Ne ha facoltà.

CESARE MARINI. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 2.13, perché è stato accolto questa mattina un altro emendamento che rende inutile il mio.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'emendamento Cesare Marini 2.13 è stato ritirato. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 2.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Armosino? Onorevole Commercio, deve votare.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 460
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato
218
Hanno votato
no 242).

Prendo atto che i deputati Vessa e Borghesi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Zucchi, Picierno, Schirru e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i deputati Pagano, Brigandì, Raisi, Grimaldi e Taddei hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Presidente, chiedo di parlare!

PRESIDENTE. Chiedo scusa all'onorevole Commercio, non era segnalato il suo intervento.
Prego, ha facoltà di parlare.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, ciò non toglie che poteva mettermi in condizione di intervenire comunque sull'emendamento: gliel'ho segnalato per tempo, e non è la prima volta che accade. Detto questo, sull'emendamento in esame si sono pronunciati il Governo e la Commissione; intendevo sottolineare proprio questo: che, se avessimo accettato, sarebbe stato trasformato in Pag. 62ordine del giorno. Invitavo quindi il Presidente a rendere nota all'Assemblea questa posizione del relatore, se così è.

ANTONIO LEONE, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE, Relatore per la V Commissione. Ha ragione il collega, ma doveva essere ritirato l'emendamento per poter poi accedere all'ipotesi che il Governo avrebbe accettato la presentazione di un ordine del giorno. Forse è sfuggito.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Tabacci 2.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci 2.15. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, Ministro Calderoli, gli emendamenti Tabacci 2.15 e Tabacci 2.16 hanno lo scopo di rafforzare quanto poi previsto all'articolo 24, a proposito della lotta all'evasione e all'elusione fiscale. In particolare, è previsto che, all'articolo 2, dove vi sono degli elementi di principio, si fissino delle modalità che consentano l'attribuzione agli organi di comuni, province, città metropolitane e regioni di specifici poteri di impulso, monitoraggio e controllo delle attività di accertamento tributario. Chi ha amministrato nei decenni passati sa che vi era nei comuni la mitica imposta di famiglia. Essa aveva consentito non solo di misurare la qualità dell'amministratore, ma anche di legarlo ad un rapporto diretto con i cittadini; e non v'è dubbio che aveva consentito ai nostri comuni di maturare una sorta di sapienza fiscale. Credo che un principio di quella natura andrebbe recuperato, perché è fondamentale, nella lotta all'elusione e all'evasione fiscale, avere un concerto efficace, che va oltre il disposto dell'articolo 24 tra i diversi livelli di Governo, tra le diverse istituzioni. Mi permetto quindi di raccomandare l'approvazione dell'emendamento di principio in esame, a cui fa seguito l'emendamento Tabacci 2.16 che si muove sulla stessa linea, perché andrebbe a rafforzare, in sede di applicazione, di attuazione dei decreti delegati di futura emanazione, il principio della lotta all'evasione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ho chiesto la parola anzitutto per chiedere di apporre la mia firma all'emendamento Tabacci 2.15, perché credo che sia non semplicemente un emendamento di buon senso, ma un passaggio molto importante, nel momento in cui stiamo discutendo di principi e indirizzi di fondo del federalismo fiscale e dei poteri che saranno oggetto dei decreti che il Governo dovrà conseguentemente proporre e sottoporre anche all'attenzione del Parlamento, riguardanti i ruoli e le funzioni degli enti locali, delle province, delle città metropolitane e dei comuni. Si tratta in questo caso di materie relative soprattutto all'accertamento tributario, che è una questione assai rilevante, perché i comuni e gli enti locali da questo punto di vista sanno fare il loro mestiere molto di più di altre istituzioni, essendo molto più vicini ai cittadini e ai loro problemi. Non capisco perché, da questo punto di vista, il Governo abbia espresso parere contrario: chiedo se non sia possibile da parte del Governo e dei relatori cambiare opinione, perché credo che questo sia un elemento importante che aggiunge positività ad altri emendamenti che già sono stati accolti dal Governo.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, il nostro non è un parere contrario Pag. 63nel merito, anzi è stato anche formulato un invito al ritiro, perché il Governo ha attribuito tale importanza alla materia da aver previsto un articolo ad hoc, il 24-bis, nel quale sono stati ripresi tali contenuti.

PRESIDENTE. Onorevole Tabacci, ritira il suo emendamento 2.15 o insiste per la votazione?

BRUNO TABACCI. Mi scusi, signor Ministro, leggo che l'articolo 24-bis è certamente rafforzativo, ma ora siamo in sede di principi. L'articolo 2 fissa i principi di tutta la sua azione di delega, e tra l'altro qui parliamo non di due lire ma di 400 miliardi, perché questa è la somma dell'evasione complessiva di cui si parla, il 28 per cento dell'economia reale. Come pensate di sgonfiarla, se non introducendo dei meccanismi di contrasto di interessi tra i contribuenti? Non se ne esce fuori attraverso solo il lavoro dei dipendenti del Fisco. Credo che questo dovrebbe essere l'asse centrale: se i soldi li volete, poiché nelle tasche degli italiani ci sono, bisogna andarli a prendere, ma bisogna andarli a prendere nelle tasche degli italiani che li hanno, non dei poveracci! Questo è il punto fondamentale su cui si deve organizzare un lavoro di profondità; se lo vogliamo lasciare in superficie sembra quasi che si guardino queste cose con fastidio. Il discorso dell'evasione fiscale è un tema sul quale molti hanno l'orticaria, ma mi pare invece che sia assolutamente corretto recuperare un'azione istituzionale puntuale, e per questo la vorrei vedere affermata anche nei principi di cui all'articolo 2.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'emendamento Tabacci 2.15 non viene ritirato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per sottoscrivere entrambi gli emendamenti e riprendere l'argomentazione del collega Quartiani. Signor Ministro, stiamo cercando di fare un lavoro serio e il provvedimento è molto delicato. Mi pare che su questo aspetto vi sia un punto di condivisione e la invito anch'io, se non altro, a rimettersi all'Aula perché mi sembra che abbia ragione il collega Tabacci: il fatto che venga prevista in fase di principi l'indicazione di una direzione che poi viene precisata in seguito rappresenta un elemento rafforzativo.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Credo che sia buona norma intanto, quando si scrive una legge, non scrivere la stessa cosa in due punti diversi. Ritengo che il contenuto dell'articolo 24-bis, rispetto all'articolo 2, abbia lo stesso valore di legge e normativo: quindi, scriviamole bene queste leggi!

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tabacci 2.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Di Virgilio, Armosino, Lo Moro, Lo Monte? Onorevole Armosino, ha votato? Onorevole Pollastrini? Adesso va bene, onorevole Pollastrini. Aspettiamo l'onorevole Armosino. Bene anche gli onorevoli Lo Monte e Armosino.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 496
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato
233
Hanno votato
no 263).

Pag. 64

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tabacci 2.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, apprezzo sempre le posizioni del Ministro Calderoli perché, anche umanamente, è molto gradevole. Però, poiché sappiamo anche distinguere le cose, dobbiamo evidenziare che il significato dell'articolo 2 è quello di fissare le finalità della legge, mentre l'articolo 24-bis si occupa della strumentazione. Mi permettevo di segnalare il fatto che fosse indicato con forza nell'articolo 2, che si riferisce alle finalità della legge, questo riferimento alla battaglia nei confronti dell'evasione fiscale. Non è, quindi, che abbiamo chiesto di scriverlo due volte, ma solo di scriverlo in due sedi diverse, perché la prima riguarda i principi, mentre la seconda è attuativa. Non vorrei insistere, perché sembra quasi che vi sia un fatto personale, però, signor Ministro, veda di non farci credere una cosa per un'altra (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, intendo sottoscrivere l'emendamento Tabacci 2.16 e rappresentare ai Ministri che seguono la discussione che l'articolo 2 definisce dei principi. Quello che sottende questo emendamento è l'idea di un sistema di fisco federale, in cui le finalità di sistema sono perseguite da tutti i soggetti che sono richiamati dall'articolo 114 della Costituzione, proprio nella logica della cooperazione e dell'integrazione. Peraltro, a rafforzare l'osservazione del collega Tabacci, faccio presente che l'articolo 24-bis, che veniva richiamato dal Ministro Calderoli, non prevede la stessa cosa in termini di cooperazione e di «equiordinazione» dei poteri: prevede semplicemente l'integrazione delle basi imponibili e forme premiali per le regioni, e non un concorso nei poteri di accertamento e nelle iniziative per la lotta all'evasione. Mi permetterei, quindi, di insistere per una diversa valutazione di questo emendamento da parte del Governo e preannuncio, comunque, il mio voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, non riesco davvero a capire perché questa impuntatura da parte del Governo. Esiste una disciplina nell'articolo 24 che riguarda il potere di accertamento dei tributi da parte degli enti locali: non è semplicemente rafforzativo prevederla anche nei principi generali, ma è una specificazione doverosa. Se tutto ciò è previsto all'articolo 24-bis, l'inserimento nei principi generali lo legittima e lo rafforza. Chiedo, davvero, al Governo di cambiare opinione su questo emendamento, perché lo trovo determinante ai fini anche dell'articolo 24-bis.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, premesso che le chiedo di poter apporre la mia firma all'emendamento Tabacci 2.16, vorrei anche chiedere al Ministro perché mai siamo a discutere dell'articolo 2, quando il Ministro rinvia all'articolo 24-bis, che è già un elemento di attuazione dell'articolo 2. Da questo punto di vista, se consideriamo che i principi fondamentali di responsabilità, all'interno di una riforma di impianto federalista in materia fiscale, sono decisivi, è del tutto evidente che non è pleonastico inserirli all'interno di un articolo che definisce i principi e i criteri direttivi che dovranno informare l'azione e l'iniziativa del Governo in sede di attuazione legislativa. Credo che non sia secondario valutare l'opportunità di inserire all'interno dell'articolo 2 un elemento Pag. 65fondamentale che è anche di richiamo per la responsabilità agli amministratori di enti locali in sede di accertamento dei tributi. Tutto ciò consente, come lei mi insegna, agli stessi enti locali di poter accedere a meccanismi di carattere premiale che negli altri articoli, e anche all'interno dell'azione legislativa del Governo, potranno essere utilizzati.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, deve concludere.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Inserire questa previsione nei principi è fondamentale anche ai fini di definire degli elementi di responsabilità degli amministratori degli enti locali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tabacci 2.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Luciano Rossi, Garagnani, Polledri, Fogliato... l'onorevole Ascierto va bene ...onorevole Rampelli... onorevole Formichella, va bene? C'è anche l'onorevole Santelli... onorevole Mastromauro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 504
Astenuti 1
Maggioranza 253
Hanno votato
239
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Messina 2.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, con questo emendamento, a prima firma dell'onorevole Messina, proponiamo di aggiungere alla fine della lettera d) del comma 2 - «coinvolgimento dei diversi livelli istituzionali nell'attività di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, prevedendo meccanismi di carattere premiale» - le parole: «e nel contenimento della pressione fiscale, che non può essere superiore alla media degli ultimi cinque anni».
Infatti, abbiamo sentito - o meglio, letto - il Ministro dell'economia e delle finanze al Senato della Repubblica ripetere e dire con forza che non era in grado, e non è ancora in grado, di fornire delle cifre che dovrebbero essere sottostanti all'emanazione di un provvedimento di legge delega come questo sul federalismo fiscale. Vogliamo crederci, una volta tanto. Ma allora se è così - e abbiamo dei forti dubbi - come fa invece il Presidente del Consiglio ad affermare, come ha affermato più volte, che a seguito dell'attivazione del federalismo fiscale nel nostro Paese ci sarà un contenimento della pressione fiscale? Delle due l'una: o si raccordino e dicano delle cose in linea, oppure è vera la seconda, cioè che il Presidente del Consiglio ha capacità divinatorie (sappiamo come si autodefinì alcuni mesi fa rispetto all'unzione).
Con questo emendamento proponiamo appunto che venga contenuta la pressione fiscale, avendo a riferimento una data certa, cioè facendo una media ponderata degli ultimi cinque anni. Chiedo al Ministro Calderoli di valutare l'opportunità di inserire qui o in altro articolo - non è un principio questo, ma un obiettivo - la nostra proposta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

Pag. 66

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, sosteniamo questo emendamento, come del resto tutti quelli tesi a fornire garanzie per evitare assolutamente il rischio di un aumento della pressione fiscale, sia essa nazionale o locale. Ministro Calderoli, il rischio, come è noto, esiste. Sicuramente non è nelle sue intenzioni e non è nelle intenzioni di nessuno provocare un aumento della pressione fiscale, ma potrebbe essere un effetto indesiderato di norme che non sono rafforzate da garanzie, con vincoli e limiti da porre alle amministrazioni locali, soprattutto se agli enti locali non offriamo alternative al dover chiedere le risorse indispensabili ai cittadini. Per questo sosteniamo l'emendamento e credo non si possa aderire all'invito del relatore Antonio Pepe di trasformarlo in un ordine del giorno, la materia è troppo delicata.
Nel nostro atteggiamento costruttivo, proprio del Partito Democratico su questo provvedimento, e più ancora nel momento in cui abbiamo modificato il Titolo V della Carta fondamentale, abbiamo sempre pensato che attraverso l'articolo 119 si riuscisse ad ottenere maggiore efficienza e ad avere la possibilità di incidere sulla spesa pubblica. Auspichiamo, cioè, che con questo provvedimento si arrivi ad un risparmio. Il federalismo solo se non funziona, soltanto se fallisce può produrre maggiori costi. A questo proposito, signor Ministro, lei ricorderà che con il collega Zucchi ed altri avevamo proposto un emendamento all'articolo 1, concernente le finalità, che i relatori hanno in parte recepito ponendo la clausola di salvaguardia all'articolo 26, cioè l'obbligo che dal provvedimento non derivino maggiori oneri per la finanza pubblica, norma che siamo orgogliosi di avere ispirato. Oltre a ciò, avremmo voluto che si richiamassero esplicitamente gli eventuali risparmi: infatti questo è un tema centrale del provvedimento in esame e intendevamo destinare, come è ovvio, il risparmio eventuale all'allargamento e al miglioramento dei servizi e alla diminuzione - non all'aumento, ma alla diminuzione - della pressione fiscale sui redditi medio-bassi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, ribadisco e sottolineo che il mio parere, come quello espresso dal relatore, è un invito, rivolto all'onorevole Cambursano, a ritirare l'emendamento e a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno, che vedrebbe sicuramente il Governo esprimere parere favorevole. A questo vorrei aggiungere rispetto al problema dei costi, anche ieri segnalato dall'onorevole La Malfa, che il federalismo fiscale è finalizzato a ridurre i costi della cosa pubblica. La riduzione può tradursi in un incremento dei servizi o/e in una riduzione della pressione fiscale. Le funzioni che sono state individuate in questo provvedimento sono state già da tempo trasferite a livello degli enti locali piuttosto che alle regioni. Quindi, tutte le eventuali duplicazioni che avrebbero potuto determinarsi non sono in grado di determinarsi per il semplice fatto che avremmo la possibilità di ridurne qualcuna. Se a questo si aggiunge - mi sembra evidente - che il costo standard non può essere superiore al costo massimo sostenuto da taluni, ma che deve trattarsi di un criterio che faccia riferimento all'efficienza e all'efficacia, dovrà verificarsi una riduzione dei costi della cosa pubblica.
Tuttavia, recependo i timori che sono insiti in altri emendamenti proposti dall'onorevole Cambursano, dall'onorevole Borghesi e dai colleghi del Partito Democratico, vorrei rimandare a ciò che è stato inserito nell'articolo 26, alla lettera b) del comma 1, rispetto alla pressione fiscale, e al comma 3-bis, secondo il quale «dalla presente legge e da ciascuno dei decreti legislativi di cui all'articolo 2 non devono Pag. 67derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». Quindi, ribadisco l'invito al ritiro e credo che sia la soluzione migliore.

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, accolgo l'invito al ritiro e preannuncio la presentazione di un ordine del giorno di analogo contenuto.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che l'emendamento Messina 2.17 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vietti 2.18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, sull'articolo 1 abbiamo posto una questione, che è stata dichiarata irricevibile dal Governo, e riguardante chi fa che cosa. Abbiamo chiesto il codice delle autonomie e, adesso, vorremmo capire con quali risorse e come. Il nostro emendamento, che propone di modificare la lettera e) e la lettera l) del comma 2 dell'articolo 2, introduce proprio elementi di chiarezza. Non vorremmo trovarci nella situazione in cui, per svolgere alcune funzioni, non sono disponibili trasferimenti né la possibilità di nuovi tributi che possono coprire e garantire tali servizi pubblici essenziali.
Dunque, introducendo così la previsione di tributi, entrate proprie e compartecipazione al gettito dei tributi riferiti al proprio territorio, intendiamo proprio raggiungere questo primo obiettivo.
Per quanto riguarda invece la lettera l), superare la spesa storica in favore del costo standard calcolato anche in base alla diversità economica, territoriale ed infrastrutturale è il minimo che si possa fare per evitare di dire che alcune regioni e alcune amministrazioni locali debbano, essendo in presenza, ad esempio, di un deficit perché manca loro una gamba, correre più forte di quelle regioni o di quelle amministrazioni che di gambe ne hanno due.
Quindi, signor Ministro, chiediamo un po' di chiarezza anche su questo: vogliamo capire sia in che misura dobbiamo coprire le nuove funzioni sia come vogliamo applicare il costo standard invece della spesa storica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, volevo aggiungere alle considerazioni del collega Romano anche qualche altra considerazione. Stiamo cercando di riformare i livelli di contrattazione collettiva e di creare un secondo livello di contrattazione, che dovrebbe in qualche modo abbassare il costo del lavoro, soprattutto in alcune aree, come quella del Meridione. I costi standard che vengono definiti, per esempio, a Brescia è chiaro che non possono essere gli stessi per Reggio Calabria, se il costo del lavoro è differenziato. Sicché il modello che si va ad introdurre, privo di alcun riferimento ai territori, credo che tra qualche giorno porrà il Ministro in una condizione di contraddittorietà che difficilmente risolverà.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.18, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Se qualche collega non riesce a votare lo segnali. Dunque: l'onorevole Foti, l'onorevole Vella, l'onorevole Simeoni... l'onorevole Gianni Farina ha votato... l'onorevole Ciccioli, l'onorevole Formichella... chi ancora è impossibilitato al voto lo segnali. Pag. 68
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 503
Astenuti 3
Maggioranza 252
Hanno votato
233
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 2.19, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Nizzi ha votato... gli onorevoli Gianni Farina e Ascierto anche... se non vi sono altri... onorevole Monai, onorevole Galletti... sollevi il dito e lo rimetta! L'onorevole Mastromauro ha votato, manca l'onorevole Galletti... l'onorevole Galletti ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 306
Astenuti 205
Maggioranza 154
Hanno votato
36
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
L'emendamento Lanzillotta 2.21 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciccanti 2.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, questo emendamento fa riferimento alla cosiddetta territorialità delle imposte che, per l'espressione usata in questa norma, non possiamo accettare, perché implica una sorta di imposta proprietaria da parte delle regioni.
Infatti, con il principio di territorialità si intende sostenere che i territori più ricchi devono avere più risorse a disposizione per spendere di più. Quindi, secondo la Lega Nord le regioni del nord, vantando più risorse in entrata, possano avere più spesa pubblica. Se le cose stanno così vuol dire che il Mezzogiorno, avendo minore capacità fiscale, dovrebbe garantire anche una minore spesa pubblica e, quindi, minori servizi. A questa obiezione, però, il Ministro Calderoli si affretta a rispondere che vi è un fondo perequativo per i territori con minore capacità fiscale per abitante, al fine di rispettare i principi di solidarietà e coesione sociale previsti dalla prima parte della Costituzione e che abbiamo ritrovato nel primo articolo del provvedimento in esame.
Se questo è vero allora vuol dire che il nord non ci guadagna niente con questo federalismo. Il nord ricco seguiterà a compensare il Mezzogiorno povero. Sicuramente al Mezzogiorno saranno garantiti i livelli essenziali delle prestazioni in materia di sanità, istruzione, assistenza e trasporto pubblico secondo fabbisogni e costi standard livellati a quelli esistenti nel nord, come dicevo intervenendo poc'anzi. Sicuramente, al Mezzogiorno saranno garantite funzioni fondamentali degli enti locali e funzioni non fondamentali. Se così stanno le cose, chi ci guadagna è il Mezzogiorno. Una domanda, però, sorge spontanea, visto che non ci può guadagnare né il nord né il sud contemporaneamente e che nemmeno una battaglia per il sud ci convince, visto che sarebbe la Lega Nord a farla. In realtà, secondo noi dell'Unione di Centro, chi ci guadagna non è né il nord né il sud. Ci guadagna lo Stato centrale, gli evasori fiscali, i ceti sociali più abbienti che seguiteranno a non pagare le imposte, come ha ricordato il collega Tabacci. Infatti, il contenimento della pressione fiscale complessiva, previsto all'articolo 26, comma 2, lettera b), imporrà un contenimento delle entrate con una conseguente riduzione delle prestazioni pubbliche, sia in quantità, sia in qualità, e tale riduzione colpirà i redditi più bassi e, soprattutto, i percettori di redditi fissi e i pensionati. Pag. 69
Qualora il fabbisogno standard a costi standard dei servizi e delle prestazioni essenziali sia corrisposto da entrate adeguate, allora vuol dire che aumenterà la pressione fiscale a carico di chi già paga aliquote elevate. Si tratta di capire se il piede del Governo cadrà sul pedale della spesa o su quello della pressione fiscale. Si tratta di capire quanto costerà garantire certe tutele sociali e quanta parte del gettito statale dovrà essere devoluta al sistema territoriale. Questo dato finanziario però è sconosciuto. Infatti, è impossibile, per il momento, capire chi ci guadagna e chi ci rimette.
Ecco perché noi dell'Unione di Centro ci tenevamo a distinguere la parte ordinamentale, cioè a stabilire quali regole stavano a presupposto di questa riforma tributaria, e poi, conseguentemente, a fare una valutazione dei costi di questa riforma. Invece, avete voluto mettere tutto insieme, facendo una confusione e lo stesso Ministro Tremonti, al Senato, ha dovuto riconoscere, alzando le mani, che non è in grado di indicare quanto costerà questa riforma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 2.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro aperta la votazione.
È la sua giornata, onorevole Foti! Onorevole Zacchera, Margiotta... per l'onorevole Zacchera ci siamo, mentre per Vella ci siamo? Foti ha votato. Manca qualcun'altro? Porfidia, ci siamo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 481
Astenuti 18
Maggioranza 241
Hanno votato
211
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Gnecchi e Volontè hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giudice 2.23, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Ci sono problemi? Onorevole Repetti... Margiotta... Binetti... Rampelli. Ci siamo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 306
Astenuti 200
Maggioranza 154
Hanno votato
44
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che i deputati Gnecchi e Corsini hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi e che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mario Pepe (PD) 2.24. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (PD). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, sono qui al centro, mi segue?

PRESIDENTE. Sì, eccola.

MARIO PEPE (PD). Il senso dell'emendamento si iscrive bene - mi rivolgo ai signori Ministri e ai relatori - nella cornice tutta progettuale dell'articolo 2, che detta i criteri e i principi in base ai quali devono essere redatti e affidati al lavoro della Camera i decreti legislativi.
L'emendamento non è né inadeguato, né superficiale, ma rientra in una logica che è ben acquisita dalla prassi e dalla dottrina parlamentare che è l'attenzione da portare alle aree dell'obiettivo 1 dell'area di convergenza ai sensi del regolamento CE n. 1083/2006. Mi auguro (non è una forzatura) che questo arricchimento concettuale possa essere accolto dai relatori e dal Governo e Pag. 70quindi lo affido al voto dei colleghi parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mario Pepe (PD) 2.24, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Non vedo problemi... Era un auspicio: onorevole Mantini... Ruben... Binetti... De Micheli.
Chi manca?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 503
Astenuti 2
Maggioranza 252
Hanno votato
237
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare, che i deputati Strizzolo e Anna Teresa Formisano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pagano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 2.25., non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Non vedo segnalazioni. Onorevole Milanese... Dell'Elce... Di Caterina... De Micheli... Aprea.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 497
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato
233
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che l'onorevole Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare, che i deputati Porcu, Reguzzoni e Pagano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Delfino e Rubinato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vietti 2.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, questo emendamento dell'Unione di Centro fa riferimento al Fondo perequativo. Nei punti 1 e 2 della lettera l) del comma 2 dell'articolo 2 si fa proprio uno specifico riferimento a come si dovrebbe articolare la cosiddetta territorialità delle imposte. Viene stabilito un criterio direttivo in base al quale il decreto delegato dovrà essere informato al principio che le risorse derivanti dai tributi e dalle entrate proprie di regioni ed enti locali, comprese le compartecipazioni e il Fondo perequativo, debbano finanziare integralmente il normale esercizio delle funzioni pubbliche attribuite.
Quindi, depone a favore di tale interpretazione anche il quarto comma dell'articolo 119 della Costituzione, che parla di finanziamento delle funzioni pubbliche in senso generale. È vero che la lettera p) dell'articolo 117, comma 3, della Costituzione parla di funzioni fondamentali, quali le competenze statali per la loro definizione. Ciò però non esclude che debbano essere finanziate anche le funzioni non fondamentali, come viene riconosciuto.
Un analogo precetto era stato già inteso con il decreto legislativo n. 56 del 2000 - cosiddetto Bassanini - dove le risorse complessive assegnate dovevano corrispondere al fabbisogno complessivo dell'ente interessato. Questo obiettivo non è stato mai raggiunto perché, rispetto al fabbisogno, ogni ente ha seguitato ad ottenere o di più o di meno. Il problema è determinare con rigore tecnico il fabbisogno di ogni ente. Esso non è pari alla spesa storica quale obiettivo che si prefigge questo Pag. 71disegno di legge e, quindi, non è nemmeno pari alla spesa sostenuta oggi. La sostenibilità finanziaria di questa riforma passa attraverso la risposta a questa domanda: a quanto ammonta il fabbisogno standard di comuni, province, città metropolitane e regioni? Soltanto dopo potrà essere posta l'altra domanda: come e quando recuperare le risorse corrispondenti e, quindi, il carico fiscale?
Da questa domanda discende anche la risposta sulla perequazione fiscale e il rispetto dei principi di solidarietà e coesione sociale, ossia il rispetto per i territori con minore capacità fiscale per abitante. Una volta garantiti a tutti gli italiani gli stessi diritti sociali potranno essere chieste le solidarietà economiche attraverso il fisco e la redistribuzione della ricchezza del Paese. Questa scansione logica e temporale non viene fatta dal disegno di legge in esame perché la parte ordinamentale, come ricordavo prima, segue quella finanziaria. Questo è il limite di questo provvedimento che vogliamo sottolineare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, intervengo soltanto per annunciare che il Partito Democratico voterà contro gli emendamenti Vietti 2.26 e 2.27. Volevo spiegare perché e raccomandarmi agli onorevoli Vietti, Lo Monte e a tutti i presentatori di stare attenti, perché con la formulazione che loro propongono va molto peggio per i territori con minore capacità fiscale. Infatti, l'attuale disegno di legge dice che: «ai fini del finanziamento integrale del normale esercizio delle funzioni pubbliche attribuite» - frase introdotta al Senato - «si usano tributi e compartecipazioni e fondo perequativo».
Il Fondo perequativo quindi può essere non solo a capacità fiscale, e cioè incompleto, ma anche a fabbisogno standard. Quindi inviterei i presentatori di questi emendamenti a ritirarli perché se il loro obiettivo è dare una mano ai territori a bassa capacità fiscale questi emendamenti non devono passare. Chi vota contro questi emendamenti vota a vantaggio dei territori a bassa capacità fiscale del Paese. Insomma, quando fate gli emendamenti state attenti perché con questa formulazione peggiorate la situazione delle aree del sud.

PRESIDENTE. Lei si riferiva forse anche all'emendamento Lo Monte 2.29?

MARCO CAUSI. All'emendamento 2.27.

PRESIDENTE. L'emendamento 2.27 è stato ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.26, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Non c'è fretta. Onorevole Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 497
Astenuti 5
Maggioranza 249
Hanno votato
33
Hanno votato
no 464).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Ferranti, Brigandì e Nizzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Saluto gli studenti dell'istituto comprensivo Giovanni Cingolani di Montecassiano, in provincia di Macerata, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 2.29, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 72

Non vedo segnalazioni... onorevoli Rampelli, Consolo e Pepe... diamo la possibilità all'onorevole Consolo di votare.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 263
Astenuti 235
Maggioranza 132
Hanno votato
5
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Renato Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vietti 2.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, un buon federalismo è un federalismo che renda uguali quelli che prima erano divisi. Ho paura che questo federalismo possa rischiare di rendere divisi quelli che prima erano uguali nei diritti. Per questo ho proposto, insieme ai miei colleghi del gruppo, l'emendamento in esame, che interviene su un problema cruciale in ordine alla capacità che avrà questo provvedimento di essere equo e sostenibile.
Nella sostanza, l'emendamento interviene sulla definizione del fabbisogno standard. Noi, con questo emendamento chiediamo che nella definizione del fabbisogno standard si tenga conto delle diversità economiche, territoriali e infrastrutturali di ciascuna regione. È chiaro che questo è un elemento importante perché una cattiva definizione del fabbisogno standard o dei costi standard rischia di tradursi in uno straordinario trasferimento di risorse da una parte all'altra del Paese.
Io non ho pregiudizi, perché so che questo è un provvedimento di delega i cui contenuti nella sostanza saranno scritti dai decreti legislativi. Non voglio intervenire manifestando un pregiudizio, ma ho una fortissima preoccupazione.
Chiedo anche all'Aula di esprimersi nella direzione di limitare questa preoccupazione prevedendo, nella definizione del fabbisogno standard, dei criteri utili a tenere in considerazione che non tutto il Paese è strutturalmente nelle stesse condizioni. Questo è un dato che va sicuramente considerato per fare in modo che il federalismo di cui stiamo discutendo possa essere, per l'appunto, equo e sostenibile (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale perché francamente questo aspetto, che mi sembra il cuore del provvedimento, sta a dire che «il re è nudo», stiamo parlando di un federalismo inesistente. Infatti, se il federalismo è autonomia e responsabilità, l'idea che il livello centrale fissi gli obiettivi e i costi dei fabbisogni in maniera standard, unificata, mi sembra esattamente il contrario di un'impostazione federale e, tutto sommato, un'impostazione di vana ricerca di un efficientismo che non ha alcun senso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.32, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ci sono problemi? Prego, onorevoli Foti e Speciale... Onorevole Rampelli è riuscito a votare? Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 498
Astenuti 3
Maggioranza 250
Hanno votato
235
Hanno votato
no 263).

Pag. 73

Prendo atto che i deputati Vessa e Samperi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Sbrolini e De Torre hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Rubinato 2.34.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rubinato. Ne ha facoltà.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, la mia proposta emendativa mira a precisare meglio il principio generale dato alla legislazione delegata in ordine alle politiche di bilancio di regioni, città metropolitane, province e comuni rispetto alle regole di applicazione del Patto di stabilità e di crescita.
Attualmente, la formulazione proposta nel testo che è sottoposto all'approvazione dell'Assemblea, si limita a richiedere che le regioni, le province, i comuni e le città metropolitane adottino regole coerenti nell'adozione delle proprie politiche di bilancio con quelle che derivano dall'applicazione del Patto di stabilità e di crescita. Io chiedo che questo criterio venga riformulato e meglio precisato, tenendo conto del principio costituzionale che assegna pari dignità alle articolazioni della Repubblica e, soprattutto, che si equipari il trattamento delle regioni a statuto ordinario con riferimento all'attuale procedura che si applica per le regioni a statuto speciale. Quindi, credo che si debba chiedere alle regioni, alle province e, più in generale, agli enti locali di applicare regole coerenti con gli obiettivi di riequilibrio della finanza pubblica. Questi ultimi, inoltre, devono passare attraverso il tentativo di una previa intesa tra lo Stato e le singole regioni, così come oggi accade anche per le regioni a statuto speciale.
Nell'ambito dell'intesa che deve essere assunta tra lo Stato e la regione va anche tenuto conto, e in questo senso va la mia proposta emendativa, del contributo che i livelli istituzioni della regione hanno già sostenuto per il conseguimento negli anni degli obiettivi di riequilibrio della finanza pubblica.
Non capisco francamente perché una proposta di attuazione del federalismo fiscale che vuole legare autonomia e responsabilità, che vuole superare il criterio della spesa storica, non metta avanti un tema strategico, come è emerso anche nell'esame delle mozioni approvate dall'Aula ieri sulla questione del Patto di stabilità, da cui dipende la vita di molte comunità locali e anche lo sviluppo dell'economia locale.
Non capisco perché non si voglia dare anche alle regioni a statuto ordinario la possibilità di avere una trattativa diretta con lo Stato e la possibilità di mettere sul tavolo durante quest'intesa sia le restrizioni che vengono dalla spesa storica (che in particolare penalizza alcune regioni), sia il contributo già dato al risanamento della finanza pubblica.
Mi pare che ciò non tenga conto dei criteri di virtuosità, di premialità e di sanzione, invece, a carico di chi ha considerato il Patto di stabilità un optional. È vero che continuiamo preferibilmente ad elargire risorse a quelli che sforano, tuttavia ritengo che almeno nei principi e nei criteri direttivi di questo disegno di legge delega debba essere dato spazio ad un principio come questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, voglio aggiungere la mia firma all'emendamento in esame perché tocca uno dei temi essenziali del provvedimento in esame, ovvero quello del Patto di stabilità. Credo che stiamo facendo i conti senza l'oste, nel senso che, se non dettiamo delle regole precise per l'applicazione del Patto di stabilità a regioni, comuni e province, ciò che stiamo facendo rischia di diventare inutile.
Ci insegna qualcosa la storia di questi due giorni. Ieri, voi avete approvato in maniera trionfale due mozioni sul Patto di stabilità degli enti locali e l'avete chiamato allentamento. Oggi, il Governo ha presentato un emendamento al cosiddetto decreto Pag. 74rottamazione, dove mette di fatto in atto ciò che abbiamo stabilito ieri, così la grande presa in giro è venuta fuori. Cosa stabilisce quell'emendamento? Stabilisce semplicemente che le risorse, che dovrebbero andare ad aumentare gli investimenti dei comuni, debbono metterle a disposizione le regioni all'interno del loro Patto di stabilità. Ma quanti saranno, 100 milioni di euro? 150 milioni? Ciò in confronto ai 35 miliardi di euro bloccati nella cassa dei comuni.
Peggio ancora: viene soppresso l'articolo 48 del decreto-legge n. 112 del 2008, ovvero l'articolo che permetteva ai comuni di escludere dal Patto di stabilità le grandi opere, quindi i finanziamenti venuti dal CIPE. Ciò significa che, se un comune ha un finanziamento dal CIPE per realizzare un'opera (ad esempio una metropolitana), dovrà conteggiarlo all'interno del proprio Patto di stabilità. Insomma, con un provvedimento abbiamo sfatato il mito di ieri e abbiamo bloccato gran parte della delibera del CIPE che qualche giorno fa aveva messo a disposizione 16 miliardi di euro. Peggio di così davvero non si poteva fare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rubinato 2.34, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Vi sono dei problemi? Onorevole Vella, onorevole Fadda, onorevole Saltamartini? Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 504
Astenuti 3
Maggioranza 253
Hanno votato
236
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che i deputati Cardinale e Cesaro hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

MARIO PEPE (PdL). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, sono tre volte che voto senza utilizzare le impronte, quindi il meccanismo potrebbe essersi inceppato. Se si inceppasse per tutti, potremmo andare avanti più speditamente.

PRESIDENTE. Verificheremo questo aspetto.
Avverto che secondo le intese intercorse tra i gruppi la sospensione della seduta, prevista tra le 18 e le 19, avrà luogo tra le 18 e le 18,30.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tabacci 2.35.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17,35)

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, onorevole Ministro, prima lei ha fatto intendere una cosa per l'altra quando mi riferivo ai poteri di accertamento tributario. Evidentemente il suo collega dell'economia era contrario perché rinvia la lotta all'evasione alla sola guardia di finanza. Io ho l'impressione che voi siete autonomisti a parole, ma molto centralisti nella vostra attività di Governo.
Questo emendamento chiede una cosa che è emersa nell'audizione dell'ISTAT. Lei nel testo che ha modificato ha recuperato alcuni punti riguardanti l'armonizzazione dei bilanci. Bene, io mi permetto di chiedere con questo emendamento di dar vita ad una vera e propria banca dati unitaria tra soggetti istituzionali e amministrazioni pubbliche esperte in tema di finanza pubblica, che siano in grado di garantire un giudizio equilibrato sul tema Pag. 75della finanza pubblica, dato che spesso non siamo in condizioni di valutare esattamente i termini del problema, perché si tratta di voci difformi, si tratta di elementi contraddittori. Credo che sarebbe una cosa utile, importante.
Vede, Ministro, noi ci siamo appassionati a questo lavoro sul federalismo, come lo chiamate voi. Mi permetto però di fare una riflessione molto rapida nei confronti dei colleghi della Lega. Io rispetto molto le posizioni della Lega, ma ho deciso fin dall'inizio di non rincorrerle, perché credo che siano foriere di elementi gravi, turbative delle coscienze del paese.
Vede, onorevole Calderoli, voi di parole d'ordine ne avete avute diverse in questi anni e gliene ricordo solo due: ricorda la sua proposta di uscire dall'euro per rientrare nella lira? Lei ricorda la battaglia nei confronti dei cosiddetti cinesi? Bene, quelle erano cattive parole d'ordine, perché se noi non avessimo l'euro oggi, non saremmo neanche in condizione di organizzare una difesa. E non le ha fatto impressione il fatto che l'altro giorno il Primo ministro della Cina abbia detto: «ma dobbiamo proprio fidarci di dove abbiamo messo i risparmi?». Si riferiva al sostegno al debito americano.
Ecco, vede, io credo che chi la pensa come la Lega, sostiene l'originale e non la fotocopia. Ora, se il Governo usa gli effetti speciali noi dobbiamo metterci gli occhiali giusti per vedere di cosa si tratta. In un paese normale, con un normale senso dello Stato e delle istituzioni, i prefetti dovrebbero occuparsi di ordine pubblico, le autorità di vigilanza operanti nel campo delle banche e della finanza del fluire del credito e della trasparenza del sistema economico, i presidenti delle regioni delle politiche urbanistiche e i sindaci del rilascio delle licenze di costruire nel rispetto dell'interesse generale.
Questo Governo invece, signor Ministro Calderoli, lancia parole d'ordine che attribuiscono alle ronde il compito di garantire l'ordine pubblico, ai prefetti di interferire sulle attività delle banche e al cittadino di darsi da solo la licenza di costruire. È come riconoscere di non essere in grado di fare un'azione appropriata verso la crisi e dire: non abbiamo soldi per la sicurezza, fate da soli, non abbiamo soldi per la casa, fate da soli, non abbiamo soldi per un fondo di garanzia che sostenga il credito alle piccole e medie imprese, vi diamo i prefetti. Ecco, perché non possiamo fidarci voi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tabacci 2.35, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Tutti hanno votato? Onorevole Ciccioli, onorevole Ascierto, onorevole Corsini, onorevole Farina Gianni? Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 499
Astenuti 4
Maggioranza 250
Hanno votato
236
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che i deputati La Loggia, Berruti e Lisi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Golfo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sereni 2.36.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, nell'intervenire su questo emendamento, voglio fare la seguente riflessione: il Partito Democratico ha sempre detto che vede questo pezzo di riforma del federalismo fiscale come un pezzo di riforma dello Stato. In questa occasione, abbiamo la possibilità di dare un indirizzo attuativo all'armonizzazione dei bilanci pubblici. Pag. 76Oggi, le nostre regioni, province, comuni, ASL ed enti pubblici non hanno criteri uniformi con cui redigere i loro bilanci. Questo, tra l'altro, è anche uno dei problemi che crea difficoltà nel fare i conti della riforma, perché ci mancano delle contabilità armonizzate.
Adesso, una delle opportunità - se la vorremo cogliere - del processo di riforma che stiamo mettendo in campo è quella di armonizzare i bilanci pubblici. Il Governo ha accettato una versione ridotta dell'emendamento Sereni 2.36 e si è impegnato nel primo decreto di attuazione di questa legge, quindi entro 12 mesi, a dettare norme per l'armonizzazione dei bilanci di tutti gli enti pubblici italiani. In questo emendamento, il Partito Democratico dettaglia con più attenzione quali dovrebbero essere questi indirizzi, in merito ad esempio alla necessità di affiancare una contabilità economica alla contabilità finanziaria, in merito ad avere anche bilanci preventivi e pluriennali scorrevoli e aggiornabili, ai contenuti delle relazioni programmatiche, ai contenuti generali dei principi contabili, così come prescritti dall'OIC e dagli organismi internazionali.
Ci rendiamo conto, però, onorevole Ministro, che forse questa formulazione è troppo dettagliata. Quindi, se il Governo vorrà accogliere un ordine del giorno più sintetico, che noi potremmo trarre da questo emendamento, saremmo disposti a ritirare l'emendamento ed a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Causi ha chiesto al Governo se sia disponibile ad accogliere un ordine del giorno nel quale l'emendamento potrebbe essere trasfuso. In quel caso l'emendamento sarebbe ritirato.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, ritengo che l'ordine del giorno sia accoglibile. Ovviamente, vi sono riferimenti normativi che devono essere molto più sfumati nell'ordine del giorno, ma i contenuti sono senz'altro condivisibili.

PRESIDENTE. L'emendamento Sereni 2.36 si intende pertanto ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciccanti 2.37.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, noi dell'Unione di Centro abbiamo insistito sull'armonizzazione dei bilanci, quindi con questo emendamento torniamo a declinare in modo diverso quanto ha già sostenuto in precedenza il collega Tabacci. L'articolo 2, comma 2, lettere h), r) e v), si occupa di questa armonizzazione, ma secondo noi in modo incompleto. La costruzione coerente dei bilanci degli enti territoriali con quelli dello Stato è condizione essenziale per il rispetto sia del Patto di stabilità interno che di quello europeo. Mentre quello di province e comuni è già in allineamento con criteri definiti dallo Stato in sede di certificazione dei rendiconti, quello delle regioni è invece ancora fluttuante.
Si tratta di definire principi e criteri precisi per garantire l'acquisizione dei dati e di informazioni. Il Senato ha inserito norme puntuali, ma non sufficienti, per garantire l'acquisizione dei dati. Il patto di convergenza, inserito al Senato, dovrebbe sostituire il Patto di stabilità interno. Si tratta di regole di coordinamento dinamico della finanza pubblica, con obiettivi fissati in materia fiscale, ricorso al debito pubblico e saldi di finanza da rispettare.
Di tale sistema di autodeterminazione si sottolineano, tra i meccanismi premiali e sanzionatori, quelli riguardanti gli organi di governo e amministrativi in caso di mancato rispetto degli obiettivi economico-finanziari. Si tratta, però, di conciliarli con l'attuale normativa, che non sanziona gli amministratori che sbagliano, ma i cittadini contribuenti con l'aumento della pressione fiscale, come nel caso di sforamento dei tetti di spesa sanitaria. Pag. 77
Con il combinato disposto dell'articolo 2, comma 2, lettera u) e dell'articolo 17, a pagare sarà l'amministratore che ha causato il dissesto finanziario con l'ineleggibilità; sarebbe stato meglio parlare di incandidabilità, per rendere effettiva tale norma.
Quello che manca, però, è la definizione di un quadro certo del rafforzamento dell'attività di monitoraggio e controllo da parte dello Stato sugli equilibri di finanza decentrata. Senza regole coerenti e condivise in un sistema di forti autonomie di entrata e di spesa, il controllo della finanza pubblica è caotico. Come ha ricordato il ragioniere generale dello Stato Canzio, le amministrazioni dovrebbero non solo essere chiamate a scrivere regole condivise di contabilità pubblica armonizzate, ma anche obiettivi programmatici di finanza pubblica.
L'articolo 5, istitutivo della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica nell'ambito della Conferenza unificata, non basta. Occorre una struttura che acquisisca informazioni, come ha ricordato il collega Tabacci, in maniera omogenea, attraverso l'utilizzo di classificazioni armonizzate con quelle stabilite a livello europeo, ovvero il SEC per la classificazione economica e la COFOG per quella funzionale, già adottata dal bilancio statale, articolandola per missioni e per programmi.
In tale contesto, ha sbagliato il Ministro Calderoli ad esprimere parere contrario sugli emendamenti dell'opposizione che tali obiettivi si prefiggevano (mi riferisco a quelli dell'Unione di Centro). La Ragioneria generale dello Stato ha già manifestato la propria disponibilità alla realizzazione e gestione di una banca dati unitaria, accessibile a tutte le amministrazioni pubbliche per qualunque bisogno formativo. Perché non cogliere e strutturare tale disponibilità, egregio Ministro Calderoli?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciccanti 2.37, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 516
Astenuti 2
Maggioranza 259
Hanno votato
245
Hanno votato
no 271).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.602 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Qualcuno aiuti l'onorevole Di Stanislao. L'onorevole Foti è a posto. Onorevole Monai?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 509
Astenuti 2
Maggioranza 255
Hanno votato
505
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che i deputati Monai, Antonino Russo, Pizzetti, Boniver e Veltroni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cambursano 2.39.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, riteniamo che sia un fatto assolutamente necessario, senza il quale è anche difficile conoscere i numeri, avere dei modelli contabili standardizzati. Il problema è che immaginare di costruire ex novo dei modelli contabili a noi sembra Pag. 78anche sbagliato, considerato che esiste uno schema contabile previsto dal sistema europeo dei conti nazionali e regionali che potrebbe essere preso come modello di riferimento.
In Commissione il Ministro ha detto: avete indicato SEC95. Se poi cambia, che cosa succede? Non è che siamo legati al SEC95: possiamo anche toglierlo, ma ci piacerebbe che restasse; proprio perché si dovrà prima o poi arrivare anche al confronto di dati omogenei a livello europeo, che sia proprio il sistema europeo dei conti il modello di riferimento. Com'è noto, si tratta di un modello e di uno schema contabile di tipo macroeconomico, di contabilità nazionale, che permette di descrivere quantitativamente, quindi in termini monetari, l'attività economica, ed è quindi un sistema basato sia su conti economici che su stati patrimoniali, e che permette quindi di dare una visione complessiva e completa sia del risultato economico sia degli effetti che quel risultato economico ha prodotto sullo stato patrimoniale. È quello che l'ISTAT chiama sistema europeo dei conti nazionali e regionali; francamente mi riesce difficile capire per quale motivo noi non lo si possa prendere come modello di riferimento. Inviterei anche il Governo a fare una riflessione; ripeto, possiamo anche togliere il riferimento al SEC95, se è quello che dà fastidio.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, intervengo sia in relazione all'emendamento Cambursano 2.39 che al successivo emendamento Cambursano 2.40. Come ho riferito nelle Commissioni, tutto ciò è già all'esame della Conferenza unificata Stato-regioni, città e autonomie locali, e stiamo andando alla definizione di un modello riferito al metodo COFO, che è usato in sede europea, ed a quello SIOPE. Il richiamo quindi, che è già nel testo, a criteri predefiniti e uniformi concordati in Conferenza, proprio a quello fa riferimento, e quindi invito al ritiro proprio perché l'obiettivo è quello di utilizzare degli strumenti standardizzati a livello europeo. Il riferimento al SEC95 mi sembra che possa limitare nel tempo questa disponibilità, rispetto a metodi che dovessero emergere in futuro e di maggiore utilizzo. Credo quindi che i presentatori possano trovare un riscontro nel testo attuale, e in quello che si sta elaborando in Conferenza unificata.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi?

ANTONIO BORGHESI. Preso atto delle dichiarazioni del Ministro, ritiriamo l'emendamento.

PRESIDENTE. Anche l'emendamento Cambursano 2.40, onorevole Borghesi? Perché il Ministro ha parlato in relazione ad entrambi.

ANTONIO BORGHESI. No, l'emendamento Cambursano 2.40 è un po' diverso.

PRESIDENTE. L'emendamento Cambursano 2.39 è dunque ritirato.
Passiamo all'emendamento Cambursano 2.40.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, sono il primo firmatario dell'emendamento: credo, rispetto alla richiesta di ritirare l'emendamento Cambursano 2.39, che ciò spetti ovviamente al primo firmatario. Al riguardo, sono disponibile, dato l'impegno assunto e le cose affermate dal Ministro.
Per quanto riguarda invece l'emendamento Cambursano 2.40, se non vado errato - lo chiedo anche ai relatori - è stato espresso parere favorevole, chiedendo la modifica del medesimo. Se così fosse, sono disponibile ad accogliere...

Pag. 79

PRESIDENTE. Onorevole Cambursano, è l'emendamento Cambursano 2.42 quello di cui è stata chiesta la riformulazione: sull'emendamento Cambursano 2.40 il parere è contrario.

RENATO CAMBURSANO. Confermo il ritiro degli emendamenti 2.39 e 2.40.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tabacci 2.41.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, noi abbiamo presentato più di un emendamento su questo punto, che riguarda l'armonizzazione dei bilanci. Si tratta di una cosa seria, perché oggi noi non abbiamo uno schema vero di quello che gli enti locali stanno spendendo. Che cos'è successo negli ultimi tempi? Che gli enti locali hanno sempre di più esternalizzato dei servizi, cioè hanno creato delle società a totale partecipazione pubblica e hanno fatto svolgere a queste società determinati servizi.
Questo non perché vi fossero particolari risparmi di spesa, ma perché era un modo per fare uscire queste spese dal Patto di stabilità. Quindi, è chiaro che paragonare comuni che hanno fatto questo con comuni che non lo hanno fatto è come paragonare delle pere con delle mele.
Si è quindi inserito, anche nel dibattito sulla contabilità pubblica, il principio di bilancio consolidato. Ma non è così facile; non basta il riferimento al SEC95 per poter parlare di regole omogenee nel bilancio consolidato. Vi ricordo una semplice cosa: gli enti locali funzionano con la cosiddetta contabilità finanziaria, le società funzionano con la cosiddetta contabilità economica. Qualcuno ha mai provato a fare un consolidamento tra una contabilità finanziaria e una contabilità economica? Io ci ho provato; io sono tra i pochi forse che ci ha provato e non ci sono riuscito, perché è letteralmente impossibile! Bisogna - e ciò richiede molto tempo - avere una doppia contabilità all'interno del sistema pubblico e farlo funzionare sia per competenza che per cassa. Tutto questo richiede un sistema contabile molto laborioso e soprattutto molto costoso. A proposito del risparmio dei costi, nel momento in cui andremo ad implementare sistemi di questo genere all'interno di tutti i comuni, comuni che hanno 800 abitanti o comuni che ne hanno 800 mila, si dovranno rifare tutti i sistemi contabili per poter avere una doppia contabilità (quindi con un doppio impegno): contabilità economica e contabilità finanziaria. Vi rendete conto che costi può avere un'operazione di questo genere? E c'è anche chi sostiene che tutto questo viene fatto a parità di costi, affermazione che ormai, nel corso di questo dibattito, sta diventando veramente ridicola!
Ma soprattutto, questo è un procedimento che costa molte risorse ma anche molto tempo perché significa andare a riclassificare anche i bilanci futuri. Attenzione quindi a questo tema: nel nostro emendamento si prevede appunto che occorra un decreto legislativo appositamente per questo e si richiedono tempi e risorse congrue (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tabacci 2.41, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lanzarin, Damiano, Simeoni, Ascierto? Bene, i colleghi hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 507
Astenuti 4
Maggioranza 254
Hanno votato
240
Hanno votato
no 267).

Pag. 80

Prendo atto che il deputato Veltroni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cambursano 2.42.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cambursano 2.42, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Foti? L'onorevole Foti ha votato. Tutti i colleghi hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 514
Maggioranza 258
Hanno votato
512
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Veltroni, Bosi e Viola hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Valentini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tabacci 2.43. Avverto che a seguito dell'eventuale approvazione dell'emendamento Tabacci 2.43 risulterà precluso l'emendamento Calvisi 2.44. Ricordo che sull'emendamento Tabacci 2.43 è stato espresso parere favorevole da parte delle Commissioni e del Governo, a condizione che ne venga accolta la riformulazione proposta. Chiedo all'onorevole Tabacci se accetta la riformulazione proposta.

BRUNO TABACCI. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione proposta.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tabacci 2.43, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Luciano Rossi non riesce a votare. L'onorevole Pianetta ha votato. Onorevole Osvaldo Napoli? Onorevole Calderisi? Benissimo. Onorevole De Camillis? Gli onorevoli colleghi hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 509
Maggioranza 255
Hanno votato
506
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che i deputati Giacomoni, Ruben e Veltroni hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Grassi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Come già preannunziato, a seguito dell'approvazione dell'emendamento Tabacci 2.43, nel testo riformulato, l'emendamento Calvisi 2.44 risulta precluso.
Saluto gli studenti della scuola superiore Don Bosco di Pordenone e il liceo classico Pio X di Treviso, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune, dopo aver partecipato ad una giornata di formazione della Camera (Applausi).

GIULIO CALVISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, chiedo una spiegazione, eventualmente anche alla ripresa dei lavori, sul perché sia precluso il mio emendamento che, per me, è sostanzialmente diverso da quello appena approvato.

PRESIDENTE. Onorevole Calvisi, è la riformulazione dell'emendamento Tabacci 2.43 che lo ha reso sostanzialmente identico al suo emendamento 2.44. Le Commissioni Pag. 81ed il Governo hanno espresso parere favorevole sull'emendamento Tabacci 2.43, a condizione che ne venisse accolta la riformulazione: l'onorevole Tabacci ha accolto la riformulazione del suo emendamento 2.43, e, pertanto, l'emendamento riformulato risulta sostanzialmente uguale al suo, che come tale è precluso.
Come preannunziato, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 18,30.

La seduta, sospesa alle 18, è ripresa alle 18,30.

PRESIDENTE. Avverto che è stato presentato l'emendamento 2.607 delle Commissioni e che, a quanto risulta alla Presidenza, i gruppi hanno rinunciato alla presentazione dei subemendamenti.
Avverto inoltre che le Commissioni hanno presentato una nuova formulazione dell'emendamento 22.600.
Ricordo che prima della sospensione della seduta è stato da ultimo approvato l'emendamento Tabacci 2.43, nel testo riformulato e che, conseguentemente, è stato dichiarato precluso l'emendamento Calvisi 2.44. Tuttavia, essendone stata avanzata richiesta da parte dell'onorevole Calvisi, la Presidenza porrà comunque in votazione l'emendamento 2.44. Tale proposta emendativa, infatti, pur essendo formalmente preclusa a seguito dell'approvazione dell'emendamento Tabacci 2.43, appare comunque riferibile al nuovo testo della lettera i) del comma 2 dell'articolo 2, come risultante a seguito dell'approvazione del predetto emendamento.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento Calvisi 2.44.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calvisi. Ne ha facoltà.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, la ringrazio per aver accolto la mia richiesta. Proprio perché il Governo ha dato parere favorevole sull'emendamento del collega Tabacci avrebbe dovuto dare parere positivo anche su questa proposta. L'obiettivo, oltre che la materia, riguarda lo stesso principio, cioè il principio della progressività nella pressione fiscale, principio introdotto al Senato e rafforzato nell'emendamento del collega Tabacci.
In virtù di questo principio, in applicazione dell'articolo 53 della Costituzione i territori con un prodotto interno lordo pro capite superiore a quello medio nazionale dovrebbero caratterizzarsi per una pressione fiscale pro capite analogamente superiore. Chi ha di più paga di più. Così oggi non è. Secondo i dati del Tesoro, elaborati da un gruppo di lavoro dell'associazione Astrid, il PIL pro capite nel centro nord rilevato dall'ISTAT nel 2006 superava del 17,8 per cento quello medio nazionale, mentre quello del Mezzogiorno era inferiore del 31,86 per cento. Invece, il rapporto tra entrate fiscali e contributive e prodotto interno lordo non era messo così: nel centro nord tale rapporto superava la media nazionale solo dell'1,99 per cento e nel Mezzogiorno era inferiore a tale media solo del 5,93.
Se si guarda alla dinamica della pressione fiscale negli ultimi dieci anni il dato è ancora più stridente: nel centro nord si è registrata una diminuzione della pressione fiscale pari a 10 punti, e invece nel sud è cresciuta di circa 9 punti. Il Veneto - cito una regione che peraltro ha problemi di sottofinanziamento degli enti locali, come hanno rilevato nei lavori delle Commissioni l'onorevole Rubinato e l'onorevole Nannicini - ha un PIL che supera quello nazionale di quasi il 17 per cento, ma ha un prelievo rapportato al PIL pari al 95 per cento della media nazionale. La Campania e la Sardegna, il cui PIL pro capite era inferiore alla media nazionale del 34,69 per cento e del 21,32 per cento, hanno un prelievo fiscale inferiore a quello medio nazionale solo del 3 per cento e dello 0,24 per cento. In conclusione, il prelievo fiscale del Veneto in rapporto al prodotto interno lordo è inferiore a quello della Calabria (in valore percentuale, naturalmente; è ovvio che il Veneto in valore assoluto ha una pressione fiscale superiore a quella della Calabria, però in percentuale non è così).
Dunque, con questo emendamento pongo il problema della standardizzazione Pag. 82del prelievo, che, come si vede, è un problema non inferiore, non di minore entità rispetto alla standardizzazione della spesa.
Anzitutto per una ragione di equità: infatti, in questo modo i colleghi veneti possono fare più liberamente la loro battaglia per rivendicare un maggiore finanziamento dei loro enti locali e, nello stesso tempo, il Mezzogiorno da questa misura avrebbe da trarre soltanto vantaggi, smentendo il luogo comune che vi è chi lavora, che vi sono parti del Paese che lavorano, producono ricchezza e pagano le tasse e altre che non lavorano, non producono ricchezza e vivono di assistenzialismo.
Invito pertanto il Ministro e il Governo a cambiare il loro orientamento, perché ritengo che questo sia un principio che mette a tacere molte delle paure presenti al sud riguardo al provvedimento che stiamo esaminando e all'idea complessiva di federalismo fiscale e pone il sud in una posizione di assoluta tranquillità: infatti se, con questo provvedimento, si specifica ulteriormente, rispetto a quanto già fatto al Senato e rispetto a quanto fatto con l'emendamento dell'onorevole Tabacci, il principio della progressività della pressione fiscale ai sensi dell'articolo 53 della Costituzione, il sud non ha niente da temere, ma ha tutto da guadagnare, come ha tutto da guadagnare il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, in queste sedute stiamo trattando un importante provvedimento che si sostanzia - tra gli altri aspetti, tra cui quelli che sono oggetto degli articoli e degli emendamenti che stiamo discutendo - nella nuova metodologia di distribuzione delle risorse, che passa dall'utilizzo del concetto di spesa storica al concetto di costo standard. Quindi, viene introdotto un concetto innovativo, sostanziale, che stabilisce una nuova forma di rapporto tra territori e Stato centrale.
La finanza tradizionale è incentrata - come dicevo - su un principio di finanziamento a consuntivo, a prescindere dalla qualità della spesa e a prescindere dalla qualità dei servizi. Ciò consente sprechi e insufficienze e non premia certamente le amministrazioni più efficaci e virtuose. Con il federalismo fiscale e con il provvedimento in esame tale criterio sarà sostituito dai costi standard da definirsi. Si tratta di un criterio proposto più volte, che si realizzerà nell'attuazione delle deleghe che stiamo attribuendo al Governo. Si cercherà, quindi, di confrontare il costo di ciascuna azione pubblica territoriale con un costo standard delle corrispondenti azioni a livello nazionale. Saranno presi in considerazione, ad esempio, anche i dati del rapporto tra il numero dei dipendenti e i residenti nel relativo territorio, al fine di evitare eccessive sproporzioni nella spesa per le pubbliche amministrazioni e di prevenire quindi gli sprechi. Sarà dunque compito del Governo, attraverso l'attuazione delle deleghe e i decreti finanziari, proporre norme di coordinamento per realizzare la convergenza dei costi e dei fabbisogni standard per ciascun livello territoriale di governo, intendendosi come livelli territoriali i comuni, le province, le città metropolitane e le regioni.
Altro dato sostanziale di questo provvedimento è la perequazione, che sarà assicurata integralmente per gli enti con minor capacità fiscale per abitante. Le regioni saranno quindi perequate con spese riconducibili ai livelli essenziali, i cosiddetti LEA (in materia di istruzione, sanità, assistenza sociale, trasporti), e per gli enti locali saranno perequate le spese per le funzioni fondamentali (i servizi pubblici locali, ad esempio l'anagrafe e l'urbanistica). Questi fondi perequativi per i livelli essenziali delle prestazioni saranno alimentati per le spese delle regioni dalle compartecipazioni IVA e per le altre spese dall'addizionale regionale dell'IRPEF. Tale perequazione ridurrà le differenze della capacità fiscale senza alterare l'ordine e senza impedirne la modifica nel tempo o secondo l'evoluzione del quadro economico. Le regioni potranno anche ridefinire Pag. 83le perequazioni degli enti locali fissate dallo Stato, d'intesa con gli stessi enti. È importante la premialità riconosciuta agli enti virtuosi attraverso la determinazione di parametri fondamentali per valutare la virtuosità dei comuni, delle province, delle città metropolitane e delle regioni, che sarà un punto sostanziale affinché non vi siano più i casi, ad esempio, di Catania e di tutte quelle situazioni in cui si premiano coloro che sprecano e non coloro che sono virtuosi. Vi è stato anche dibattito, per esempio ieri, su questo argomento, legato allo sforamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LEO. Signor Presidente, l'emendamento presentato dai colleghi desta qualche perplessità, innanzitutto proprio per la costruzione della norma proposta. In buona sostanza, si pospone la disciplina delle funzioni fondamentali a quella dei servizi essenziali, previsti dall'articolo 117, lettera m), della Costituzione. Quindi, è la costruzione stessa dell'emendamento che presenta appunto alcune difficoltà, anche alla luce delle successive disposizioni. Infatti, nelle norme successive viene prima trattata la disciplina delle regioni e successivamente la disciplina degli enti locali. Quindi, parlare prima di funzioni fondamentali in base all'articolo 117, comma 2, lettera p), tra i principi generali, e poi trattare i livelli essenziali delle prestazioni...

PRESIDENTE. Onorevole Leo, le chiedo scusa, ma stiamo per porre in votazione l'emendamento Calvisi 2.44, perché è stato riammesso alla votazione. Lei sta parlando, se non sbaglio, sull'emendamento Lo Monte 2.45, che è stato ritirato al pari di tutti gli altri emendamenti dell'onorevole Lo Monte. Lei può comunque usufruire del suo tempo, ma volevo avvertirla.

MAURIZIO LEO. La ringrazio, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Calvisi 2.44 (intendendolo riferito alla nuova formulazione della lettera i), come risulta dall'approvazione dell'emendamento Tabacci 2.43), non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? L'onorevole Leo ha una piccola difficoltà... l'onorevole Simeoni sta votando... onorevole Speciale, ha qualche problema? Onorevole Ferranti, ci sta riuscendo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 420
Votanti 419
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato
192
Hanno votato
no 227).

Prendo atto che i deputati Dima e Antonino Foti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Miglioli e Zucchi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Prendo atto che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Come preannunciato, l'emendamento Lo Monte 2.45, al pari di tutti gli emendamenti a firma Lo Monte, è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Galletti 2.47.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, a volte in politica succedono cose strane: all'inizio della discussione sul federalismo fiscale ci siamo convinti tutti che il passaggio dalla spesa storica al costo Pag. 84standard fosse la panacea di tutti i mali. In altre parole, secondo questa credenza, solo il passaggio dalla spesa storica al costo standard avrebbe creato risparmi mirabolanti.
Può darsi anche che sia vero, in teoria forse è anche vero, ma a riprova di ciò non abbiamo neanche un numero: non abbiamo un numero che dimostri che il passaggio dalla spesa storica al costo standard crei un risparmio di spesa sensibile. Fino ad oggi tale concetto è per tutti noi una credenza popolare: non ha alcun fondamento scientifico e alcun fondamento numerico.
Non solo: non abbiamo ancora stabilito quale sarà il costo standard che sceglieremo. Infatti, è chiaro che anche al fine del risparmio dei costi questo avrà un'importanza sensibile, nel senso che se sceglieremo un costo standard basso probabilmente avremo un risparmio di costo molto elevato; se sceglieremo, invece, un costo standard più elevato, ma a mio avviso compatibile con tutto il territorio nazionale, il risparmio sarà sensibilmente più basso oppure rischia addirittura di non esservi.
In questo clima di incertezza evidente, cioè in un disegno di legge sul federalismo fiscale che - lo ripeto - non contiene un numero né un dato scientifico dal punto di vista del risparmio di spesa, il salto dalla spesa storica al costo standard rischia, comunque, di essere un salto nel buio. Teniamo presente che al costo standard è affidata, con il disegno di legge, la copertura dei servizi essenziali. Mi riferisco ai servizi alla persona (sanità, asili nido, istruzione: si tratta di servizi molto sensibili per i cittadini).
Pertanto, credo che sia necessario un periodo transitorio, proprio a causa del salto nel buio che stiamo facendo. Questo emendamento stabilisce semplicemente che, comunque, per i primi tre anni, il trasferimento per il costo standard non può essere inferiore all'80 per cento della spesa storica. È una clausola di salvaguardia che permette, nel caso (non del tutto remoto) sbagliassimo la scelta del costo standard, di assicurare, comunque, l'80 per cento a tutto il territorio nazionale. Questo vale sia per il nord sia per il sud, perché quando si fa un salto nel buio i rischi sono uguali per tutti né sappiamo ciò che accadrà: stabiliamo, almeno per i primi tre anni, l'80 per cento per i servizi essenziali resi alla persona, affinché rimangano omogenei su tutto il territorio nazionale rispetto all'esistente. Sinceramente, non riesco a capire, su questo emendamento, il parere contrario del Governo, visto che oltretutto - lo ripeto - tale norma rimarrebbe in vigore solo per un periodo transitorio e rappresenta una salvaguardia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galletti 2.47, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Osvaldo Napoli, onorevole Divella ... i colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 447
Votanti 443
Astenuti 4
Maggioranza 222
Hanno votato
204
Hanno votato
no 239).

Prendo atto che il deputato Mario Pepe (PD) ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vietti 2.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per ricordare l'importanza di questo emendamento. L'articolo 53 della Costituzione stabilisce che il nostro sistema fiscale risponde a un principio importante, quello della progressività, Pag. 85e, in termini di principio, non vi può essere una logica di natura territoriale nella valutazione dei meccanismi di imposte di carattere generale (IRPEF, IRPEG, IVA). Diversa è la questione dei tributi propri locali, per i quali credo che un innervamento sia fondamentale al fine di introdurre quel principio di valutazione della qualità amministrativa di chi ci amministra un po' come accadeva una volta, quando l'amministratore era valutato per la capacità di imporre un tributo, che allora era l'imposta di famiglia, ai suoi concittadini.
Credo che il superamento del principio della spesa storica sia un fatto importante. Tuttavia, ritengo varrebbe la pena richiamare in maniera salda il riferimento costituzionale. Non capisco, dunque, la contrarietà a tale norma. Forse essa può apparire pleonastica, ma non credo che guasti, in un testo di tale proporzione, un richiamo all'articolo 53 della Costituzione.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, intervengo proprio per correggere quella che ritengo essere una svista. Onorevole Tabacci, l'emendamento propone il riferimento all'articolo 53 della Costituzione e noi abbiamo appena approvato il suo emendamento 2.43 che recita quello che è il contenuto dell'articolo 53 della Costituzione e la inviterei al ritiro.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'emendamento Vietti 2.50 se accedano all'invito al ritiro.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, il signor Ministro fa riferimento alla sostanza, però mi si consideri in questo caso un nostalgico: faccio riferimento alla Carta costituzionale e citavo esattamente l'articolo, ma non lo faccio con malizia. Il Ministro capisce benissimo il perché faccio questo.
Poi mi verrebbe da approfondire come andranno a finire talune addizionali quando si sancisce questo principio. Con tutto il rispetto per il Ministro Calderoli, non accedo all'invito al ritiro e mi permetto di insistere per la votazione.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, non insisto. Per cortesia, vorrei ricordare che la cancellazione del riferimento dell'articolo 53 della Costituzione si è attuata proprio con l'emendamento Tabacci.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.50, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Onorevole Osvaldo Napoli... onorevole D'Amico... onorevole Ascierto... onorevole Bruno... onorevole Nicola Molteni... onorevole Commercio... Hanno votato tutti? Presidente Bruno, ha fatto perdere le sue tracce.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 446
Astenuti 21
Maggioranza 224
Hanno votato
197
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che il deputato Cimadoro ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi. Pag. 86
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sereni 2.51. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, intervengo brevemente per illustrare questo emendamento che, in verità, si commenta da solo. Si tratta di una chiosa - chiamiamola così - alla lettera n), del comma 2 dell'articolo 2, laddove si prevede che nei principi e criteri direttivi che sono esplicitati - stiamo parlando, come recita l'articolo 2, di coordinamento in materia di finanza e di tributi - vi sia l'esclusione di ogni doppia imposizione sul medesimo presupposto, salvo le addizionali previste dalla legge statale o regionale, aggiungendo, come propone l'emendamento «sui tributi appartenenti al proprio livello di Governo». Questa formulazione, così chiosata, a nostro avviso, è molto più chiara, molto più esplicita e non si presta ad equivoci. Quindi, non ritengo che sia pleonastica e non capisco perché non venga accolta. Chiederei, pertanto, l'accoglimento dell'emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere anche la mia firma a questo emendamento perché può sembrare un emendamento non importante, ma invece lo è, a mio parere. Infatti, uno dei punti fondamentali del disegno di legge che andiamo ad approvare è proprio quello di definire bene la natura dei tributi propri. Sono quelli che, se non definiti nel particolare, rischiano di far saltare l'unitarietà del sistema fiscale italiano che, lo ripeto, è un bene pubblico perché è quello che assicura le entrate allo Stato.
Faccio anche una precisazione sull'emendamento precedente. Quella dell'onorevole Tabacci non era una svista - lo dico per cortesia verso il Ministro - poiché tale emendamento tendeva ad introdurre il principio di progressività dell'imposta proprio nella lettera n) perché è quella che regola le addizionali.
Sappiamo che le addizionali - nel corso del tempo è già capitato nella storia fiscale del nostro Paese - sono state quelle che hanno stravolto la progressività dell'imposta. Infatti, l'addizionale è proporzionale e tende a trasformare le imposte su cui agisce da progressive in proporzionali. Se ci pensate, con le addizionali IRPEF di comuni e regioni è capitato questo: l'IRPEF, che era partita come imposta progressiva nel rispetto dell'articolo 53 della Costituzione, sempre di più è diventata imposta proporzionale. Quindi, era importante mettere il concetto della progressività dell'imposta proprio nella lettera n), laddove si disciplinavano le addizionali. Peccato: è un'occasione persa, avremo modo forse di recuperarla, ma non era una svista.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 2.51, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 472
Votanti 468
Astenuti 4
Maggioranza 235
Hanno votato
221
Hanno votato
no 247).

Prendo atto che i deputati Realacci e Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 2.52.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

Pag. 87

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, stiamo approvando l'articolo 2, che al comma 2 recita «fermi restando gli specifici principi e criteri direttivi (...), i decreti legislativi di cui al comma 1 del presente articolo sono informati ai seguenti principi e criteri direttivi generali». Quindi, stiamo elencando una serie di principi. Alla lettera o) indichiamo un principio che dovrebbe avere uno scopo, che va identificato nel realizzare la corrispondenza tra la responsabilità finanziaria e quella amministrativa. Viceversa, se non realizziamo questo tipo di corrispondenza poi è difficile immaginare di poter sanzionare chi nella sua attività amministrativa non riuscirà a svolgere il compito che deve svolgere. Vogliamo altresì realizzarla perché vi sia una responsabilità nell'imposizione di tributi propri.
Possiamo raggiungere questo obiettivo se abbiamo come riferimento un principio, che non può che essere quello della correlazione tra il prelievo fiscale e le funzioni amministrative. Il risultato potrà essere che siamo tra stati capaci di perseguire l'obiettivo al 100 per cento - e allora l'avremmo realizzato in pieno - oppure potremmo averlo realizzato al 95 per cento e, quindi, il risultato è stato tendenziale. Tuttavia, mettere in una indicazione di principio che dobbiamo perseguire la tendenziale - come dice la lettera o) - correlazione a me sembra sbagliato sul piano dei principi. Infatti, quando perseguo un principio, poi posso non raggiungerlo o andarci vicino ed essere tendenziale, ma il principio non può che essere unico e non può che essere la correlazione tra prelievo fiscale e funzione amministrativa. Per questo chiediamo di riflettere perché nel perseguire gli obiettivi o diamo indicazioni di principio o, come in questo caso, qualche altra cosa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 2.52, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 475
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato
223
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che i deputati Castiello e Guido Dussin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tabacci 2.54.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, Ministro Calderoli, la invito a guardare con attenzione questo emendamento, anche perché leggo dal giornale - non è che i giornali dicono sempre la verità - di uno scambio politico in materia di lotta all'evasione fiscale e di recupero dell'IVA. Le segnalo un punto centrale, vedo che lei non lo accoglie probabilmente perché è influenzato dalla tradizione dei Governi di questi ultimi anni, che sia quando c'era Visco che quando c'è Tremonti hanno l'idiosincrasia per la questione del contrasto di interessi.
Io le vorrei chiedere, come fa ad organizzare una struttura di contrasto all'evasione se non introduce il principio del contrasto di interessi che deve riguardare anche gli incapienti a cui va riservato un bonus? Se lei non mette in condizione chi paga un servizio di portarlo, in tutto o in parte, in detrazione come fa a smontare questa dimensione così ciclopica che ha assunto il sommerso nell'economia italiana? Il principio del contrasto di interessi è stato utilizzato in alcune occasioni, cito tra tutte i lavori fatti nelle case, con il 36 per cento di abbattimento fiscale, oppure quello legato all'iniziativa di Bersani, in ordine al 55 per cento per il Pag. 88miglioramento delle strutture abitative attraverso l'inserimento di macchine che portano dei benefici energetici.
Questi sono casi specifici nei quali è possibile introdurre il principio del contrasto di interessi. Se lei non lo introduce pensa di utilizzare solo la guardia di finanza per combattere la piaga dell'evasione fiscale? Vuole mettere un finanziere vicino ad ogni cittadino italiano? Non mi pare che questa sia una soluzione adeguata. Si tratta di un principio che lei, visto che opera prevalentemente al nord o almeno la sua parte politica è lì che è insediata, dovrebbe far valere perché i cittadini del nord hanno interesse a poter scontare tutto quello che è utile all'interno della vicenda fiscale complessiva. Abbia un po' di coraggio, accetti questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tabacci 2.54, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bergamini... onorevole Graziano, non tolga la tessera altrimenti deve ricaricare tutti i dati.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 476
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato
222
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che i deputati Graziano, Tenaglia e Vannucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Osvaldo Napoli 2.55 e Ria 2.56.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, l'emendamento in esame propone di aggiungere la parola «anche» al punto 1 della lettera p). Ciò ci sembra più corrispondente all'articolo 119 della Costituzione. Questo mi fa fare una riflessione anche in merito al dibattito che c'è stato in Aula in questo periodo sul tema del federalismo fiscale.
Credo che sia un errore non riconoscere che il testo e l'azione del Governo, in questo caso del Ministro Calderoli, sono stati coerenti rispetto al Titolo V. Le contraddizioni quasi le ritrovo nel centrodestra.
Eravamo partiti da un Titolo V così profondamente criticato e riformato nella Costituzione da parte del centrosinistra ed oggi ci si sforza, con questa legge delega, ad attuarlo.
Colleghi, l'articolo 119 della Costituzione mi richiama subito alla mente l'articolo 117 ed è strano che non si dia un messaggio chiaro alla popolazione italiana, alla cittadinanza. In Italia abbiamo avuto una stagione di aumento dei servizi pubblici locali, negli anni Ottanta, Novanta e fino al 2000. Nel 2000 è accaduto un fatto molto negativo per gli enti locali che, sempre più stretti dai Patti di stabilità, non hanno avuto la possibilità di allargare i servizi. I dati ci fanno capire che alcune regioni hanno la media di 2,5 di servizi ogni cento bambini da zero a tre anni, altre regioni hanno la media di 17-18 ed altre ancora ce l'hanno pari a 23.
Dal momento che nella Costituzione abbiamo previsto i livelli essenziali di prestazione diamo un messaggio agli enti locali e ai cittadini che le risorse si possono trovare redistribuendole meglio e spendendo meno. Penso ad alcune regioni e ad alcuni ambienti che non sento federalisti e che, pur avendo una loro autonomia - mi riferisco, ad esempio, alla Sicilia, che vedo molto difesa, in modo sbagliato, nel suo elemento autonomista anche dagli interventi dell'UdC - non Pag. 89comprendono che in questo processo è possibile assicurare i servizi essenziali e le prestazioni e portare gli enti locali a discutere non del personale, ossia di quante persone avere a disposizione, ma finalmente dei servizi previsti dal Titolo V della Costituzione.
Interrompere il dibattito sull'attuazione del Titolo V della Costituzione forse non ci fa neanche vedere alcuni difetti, seppure piccoli, che in esso sono presenti. Ad esempio, il turismo come unica competenza regionale rappresenta una questione su cui dovremmo sforzarci di fornire indirizzi forti sul piano nazionale. Inoltre, con riferimento all'energia, perché si rende materia concorrente delle regioni solo il trasporto e non appunto l'energia che, proprio in questa crisi globale, è uno dei forti temi nazionali?
Quindi, se si discute di questo accettiamo la sfida, ma se discutiamo di dare messaggi a una parte del Paese non comprendiamo né il tema né l'azione che anche una parte della minoranza porta avanti su questo disegno di legge. Ma la vostra tradizione di lavoro negli enti locali non esiste? Viene buttata via perché bisogna polemizzare con un Governo nazionale? La tradizione di lavoro negli enti locali sta nella riflessione del Titolo V, che deve essere ridiscusso maggiormente all'interno di quest'Aula e del Parlamento, se ci sono dei limiti di correzione li dobbiamo fare, ma essere passati dalla devolution, e dalla secessione a discutere, ora, sul Titolo V è una battaglia nazionale che il PD rivendica con coerenza e attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Osvaldo Napoli 2.55 e Ria 2.56, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Montagnoli ha votato. Gli onorevoli Gianni Farina e Lo Moro sono riusciti a votare.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato
230
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che il deputato Guido Dussin ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tabacci 2.58.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, davvero non riesco a spiegarmi la ragione del parere contrario del Governo su questo emendamento. Dentro questo disegno di legge abbiamo messo ormai di tutto, per dire la verità solo principi generali.
Questo è un principio generale che, oltretutto, condividiamo tutti a parole. Tutti, infatti, condividiamo che uno dei metodi più efficaci per combattere l'evasione sia proprio quello di introdurre il contrasto di interesse tra il prestatore d'opera e il contribuente. Chiaramente ciò deve essere fatto con parsimonia e per stadi, ma l'obiettivo deve essere quello. Visto che siamo abituati a fare confronti sempre con altri Paesi, ricordo che in altri Paesi quel sistema ha dimostrato di funzionare. Perché rinunciare, quindi, fin da adesso, non inserendo questo principio nel disegno di legge che ha l'unico meccanismo che potrebbe contrastare veramente l'evasione fiscale?
Nei confronti di questo Governo non sono mai stato sospettoso sull'evasione fiscale, infatti penso che questo Governo così come questo Parlamento sia costituito da persone perbene e che tutti condanniamo gli evasori fiscali e siamo convinti che questi ultimi siano dei ladri. Tuttavia, quando vedo che si rinuncia ad introdurre un principio come questo, che rappresenta Pag. 90la vera arma contro l'evasione fiscale, il sospetto che qualcuno non la voglia combattere fino in fondo mi viene, soprattutto davanti ad un Governo che non degna di una risposta e di una motivazione un emendamento di questo genere.
Chiedo davvero che vi sia un ripensamento da parte del Governo o uno scatto d'orgoglio da parte di quella parte dell'Aula che veramente vuole combattere l'evasione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tabacci 2.58, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Chiedo scusa ai colleghi Cuperlo e Romano che provvederanno a segnalare l'intenzione di voto.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 476
Votanti 474
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato
220
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che i deputati Cimadoro, Porcino, Agostini, Rampi, Romano, Libè, Cuperlo e De Micheli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Cazzola, Caldoro e Brancher hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.605 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Chiedo all'onorevole Scilipoti e all'onorevole Brandolini se riescono a votare. Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 490
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato
490).

Prendo atto che i deputati Dal Moro, Mazzarella e Piso hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.606 delle Commissioni.
Avverto che a seguito dell'eventuale approvazione di questo emendamento risulterà precluso l'emendamento Cesare Marini 2.60.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.606 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Bella riesce a votare? Onorevole Agostini? Onorevole Ascierto? Professor Mazzarella? Bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 477
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato
476
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Trappolino, Caldoro, Agostini, Delfino, Di Stanislao e Cera hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Avverto che l'emendamento 2.60 Cesare Marini è stato precluso dalla votazione dell'emendamento 2.606.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.61, non accettato dalle Commissioni né dal Governo. Pag. 91
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Onorevole Polledri, onorevole Fassinelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 465
Astenuti 28
Maggioranza 233
Hanno votato
31
Hanno votato
no 434).

Prendo atto che il deputato Cera ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.62 Sereni, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ciccioli non ha potuto votare la volta precedente. Onorevole Damiano... i colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 464
Astenuti 29
Maggioranza 233
Hanno votato
206
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che i deputati Cera e Damiano hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, e che il deputato Girlanda ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Ria 2.63, con il parere favorevole purché riformulato.
Chiedo all'onorevole Ria se accoglie la riformulazione.

LORENZO RIA. Signor Presidente, io non ho difficoltà ad accettare la riformulazione proposta dal Governo che è coerente, sia pure parzialmente, con l'emendamento che avevo proposto e che tende a rafforzare il principio contenuto nella lettera u) dell'articolo 2. Sostanzialmente con questo principio, il disegno di legge in questione introduce un meccanismo di tipo sanzionatorio per gli enti meno virtuosi, da adottare nei confronti degli organi di Governo ed amministrativi nel caso di mancato rispetto degli equilibri e degli obiettivi economico-finanziari, come gli scostamenti dal patto di convergenza di cui all'articolo 18, che abbiano caratteristiche permanenti e sistematiche, o l'inefficienza nell'assicurare i livelli essenziali delle prestazioni di cui all'articolo 117. Esso però introduce anche norme a favore degli enti più virtuosi. Tutto questo al fine di evitare misure che spesso hanno comportato una indistinta compressione dell'autonomia di spesa per tutti gli enti a prescindere dalla qualità di gestione.
Più precisamente al comma 2, lettera u), è previsto che fra i casi nei quali lo Stato adotta misure sanzionatorie nei confronti della regione e degli enti locali inadempienti vi sia il ricorso all'esercizio del potere sostitutivo di cui all'articolo 120 della Costituzione. Con la proposta emendativa si intende non solo differenziare esplicitamente le misure sanzionatorie in base all'entità dello scostamento fra gli obiettivi programmati e i risultati conseguiti, ma anche introdurre una ulteriore fattispecie sanzionatoria, la quale tende ad introdurre nei casi di estrema gravità, quindi come extrema ratio, lo scioglimento degli organi degli enti inadempienti al fine di rafforzare e favorire la piena corrispondenza tra responsabilità finanziaria e responsabilità amministrativa.
Mi rendo conto - l'ho detto anche in sede di discussione sulle linee generali - che in questo provvedimento vi sono ancora aspetti che sfuggono e variabili che possono modificare il corso delle cose. Per tali ragioni, il Governo e la maggioranza Pag. 92intendono avanzare con prudenza. Questa è una scelta che voi fate e quindi al principio di responsabilità non si accompagna nella pienezza il principio dell'applicazione delle sanzioni, ossia voi oggi dite che non è il momento.
Mi sembra che vi sia stato poco coraggio, non soltanto per quanto riguarda questo aspetto, ma anche nell'affrontare il tema delle province e delle regioni a statuto speciale. Secondo me - ne parleremo in occasione di altri emendamenti - vi è stato anche poco coraggio nell'affidare all'attuale Commissione bicamerale per gli affari regionali l'esame dei pareri sui decreti attuativi. Non siete andati oltre nell'esame di questo provvedimento. Mi rendo conto che la prudenza prevalga anche in questo caso e, pertanto, accetto la riformulazione, che in parte accoglie il mio emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ria 2.63, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Stagno D'Alcontres, la pregherei di non votare per il collega assente (Commenti). Colleghi, questo comportamento è particolarmente grave, dopo tutta la fatica alla quale ci stiamo sottoponendo. Lasciatemelo dire (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Onorevole Lo Moro, è riuscita a votare? I colleghi hanno votato?

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 489
Astenuti 3
Maggioranza 245
Hanno votato
489).

Prendo atto che il deputato Bressa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.64, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Onorevole Cazzola, mi dispiace ma non l'avevo vista.
Onorevoli colleghi, vi sono stati problemi tecnici. Ecco i risultati.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 488
Votanti 486
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato 234
Hanno votato no 252
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Ventucci e Cazzola hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Testoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vietti 2.65.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, questo emendamento tende ad eliminare un punto pericoloso del disegno di legge. La lettera aa), che noi chiediamo di sopprimere, va letta congiuntamente alla lettera z).
Che cosa prevede il disegno di legge? Prevede che si individui un paniere di tributi e compartecipazioni (li chiama, introducendo un nuovo termine nel diritto tributario, almeno nuovo per quanto mi riguarda, «manovrabili dagli enti locali e dalle regioni»), che servono a finanziare tutto ciò che non è essenziale.
Pag. 93
Questi tributi sono, secondo la lettera aa), molto elastici. Vuol dire, giustamente, essendo un tentativo di federalismo fiscale, che viene lasciata larga autonomia agli enti locali di agire su questi tributi.
Peccato che poi la lettera aa) faccia riferimento in particolare ai comuni con bassa capacità fiscale. Quindi si dice: attenzione, comuni con bassa capacità fiscale, vi diamo questo paniere di tributi e compartecipazioni; voi lo dovete utilizzare, perché siete a bassa capacità fiscale, per coprire tutto quello che non sono funzioni fondamentali.
Cosa vuol dire, quando sarà a regime, tutto ciò? Vuol dire che avremo comuni e territori che avranno una fiscalità generale e locale molto più alta degli altri, con dei problemi anche di turismo fiscale molto evidenti. Ognuno posizionerà la propria residenza nei comuni a più alta capacità fiscale, perché lì vi sarà un'attenuazione della pressione fiscale. Vi sarà un ciclo non virtuoso che porterà i comuni a bassa capacità fiscale ad essere sempre di più a bassa capacità fiscale e, alla fine, le differenze tra le varie aree del Paese saranno sempre più forti.
È chiaro che il tema non può essere utilizzato per venire incontro ai problemi dei comuni a bassa capacità fiscale con un adeguamento della pressione fiscale, ma deve essere fatto attraverso una maggiore consistenza del fondo di perequazione; altrimenti, che sia chiaro a tutti, stiamo condannando alcuni comuni. Non so se lo facciamo con superficialità o con consapevolezza, ma il risultato sarà esattamente quello.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.65, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole D'Ippolito Vitale, ha votato? Qual è il problema? A posto.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 476
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato
226
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che i deputati Braga e Cuperlo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Fogliato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Essendo stata avanzata richiesta da parte del gruppo dell'UdC, che ha esaurito il tempo a sua disposizione, la Presidenza, secondo la prassi, concede un ampliamento dei tempi per l'esame di questo provvedimento in ragione di un terzo di quelli originariamente previsti.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sereni 2.66.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, intervengo per illustrare questo emendamento, che per noi è molto importante. Per quanto riguarda i servizi essenziali e le funzioni fondamentali, i meccanismi che finora sono stati introdotti in questo testo di legge (livelli essenziali delle prestazioni, obiettivi di servizio, perequazioni collegate alla fiscalità generale) ci sembra che risolvano in modo positivo i problemi di impianto di questo disegno di legge delega.
Invece, come il Ministro sa, perché ne abbiamo già discusso in Commissione, per quanto riguarda i servizi non essenziali e le funzioni non fondamentali, il Partito Democratico ha ancora elementi di insoddisfazione rispetto sia alla struttura dei meccanismi di finanziamento sia alla natura e specificazione dei connessi fondi perequativi.
Con l'emendamento in esame cominciamo ad affrontare il tema, che però affronteremo ancor meglio quando arriveremo agli articoli 8, 9, 12 e 13; ma vorrei Pag. 94comunque invitare il Ministro e la maggioranza, anche nelle prossime ore, a valutare quali aggiustamenti introdurre nel testo, non tanto e non già per tornare ad una mera spesa storica nel campo delle funzioni non fondamentali o dei servizi non essenziali, perché altrimenti faremmo un esercizio di ipocrisia, quanto invece per ottenere due obiettivi. Li cito adesso, senza farlo successivamente nel corso della discussione.
Primo obiettivo: la lettera aa), lo ha detto l'onorevole Galletti prima di me, statuisce che queste cose, non essenziali e non fondamentali, verranno finanziate solo sulla base di più tributi; ed è chiaro che ciò mette in difficoltà, o rischia di mettere in difficoltà le città e le regioni a bassa capacità fiscale, le quali rischiano di avere un aumento delle imposte locali, dei tributi locali. Vi avverto, e parlo alla maggioranza: dato che poi nel provvedimento in esame parliamo di fiscalità di vantaggio per le aree sottoutilizzate, rischiamo di contraddirci. Da un lato, infatti, vogliamo una fiscalità di vantaggio; dall'altro abbiamo indirettamente un effetto potenziale, ma credibile di aumento eccessivo della tassazione locale, ovvero di deperimento di alcuni servizi. Prima di andare incontro a ciò, rendiamo il disegno abbastanza flessibile: come sa il Ministro, per esempio, consideriamo anche l'ipotesi di qualche piccolo pezzo di compartecipazione; poi si vedrà nei decreti attuativi come limare il tutto, ma evitiamo tale effetto.
Secondo elemento e secondo obiettivo, e questo soprattutto per determinati servizi (non quelli di cui alla lettera m), ma neanche quelli di cui alla lettera p)): colleghiamo esplicitamente i fondi perequativi alla fiscalità generale.
Questi sono due punti a nostro parere, a parere del Partito Democratico, ancora aperti all'interno del disegno di legge in esame. Non siamo convinti di queste formulazioni. Vi sono molti nostri emendamenti in campo, e speriamo di convincere maggioranza e Governo a modificare i loro pareri contrari finora espressi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, vorrei... Vedo un po' di confusione che mi distrae, sono sincera. Comunque dicevo, signor Presidente: vorrei ringraziare il Governo per questa attenzione, insieme...

PRESIDENTE. Scusate, vedo una certa vivacità degli onorevoli Cicchitto, Bocchino ed altri. Vi prego. Onorevole Argentin, continui.

ILEANA ARGENTIN. Dicevo che vorrei ringraziare il Governo e la Commissione per questo lavoro che garantisce i servizi essenziali per la spesa storica. Vorrei cogliere l'occasione per ricordare che, se vogliamo fare un passaggio assolutamente costruttivo, è bene che le persone che vivono in una situazione di svantaggio non debbano essere in qualche modo penalizzanti per le altre attività: essere diversi al quadrato perché ci si occupa solo di noi, e per le altre cose non si hanno sicurezze, credo che dal punto di vista culturale potrebbe essere un grande problema.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 2.66, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Prego i colleghi di prendere posto. Onorevole Fogliato? C'è riuscito. I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 482
Votanti 480
Astenuti 2
Maggioranza 241
Hanno votato
230
Hanno votato
no 250).

Pag. 95

Prendo atto che il deputato Grassi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

MASSIMO MARIA BERRUTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Berruti?

MASSIMO MARIA BERRUTI. Signor Presidente, sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Se non riguarda la votazione, la inviterei a farlo a fine seduta.

MASSIMO MARIA BERRUTI. No, signor Presidente, riguarda questo momento dell'Assemblea, non è un fatto personale ma riguarda un fatto che credo attenga al modo di votare e pertanto a tutti noi deputati.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Berruti.

MASSIMO MARIA BERRUTI. Sono stato poco fa - e mi dispiace - richiamato dal mio capogruppo, al quale faccio ora e porgo adesso davanti a tutti le mie scuse, per l'atteggiamento che ho avuto nei suoi confronti, ma probabilmente non ha visto tutto quello che c'era dietro, e cioè un continuo ripetersi di voci.
Sono uno che, come tutti gli altri, ha depositato le proprie minuzie e che con queste vota. Però, le dirò, ammetto che, per evitare di stare a volte anche otto minuti con un dito su un voto - qualche volta, distraendomi per una telefonata, mi posso perdere il voto e quindi devo scendere giù dagli uffici per dire che non ho votato per poi risalire (non solo, ma con il rischio che magari solo per quel voto si vada sotto e poi quel voto non può essere considerato un voto giusto), utilizzo un blocco del tasto, naturalmente con la mia impronta. Vorrei sapere: se questo è vietato (ma non l'ho letto da nessuna parte), io non lo farò. Ma lo possiamo fare? Perché se lo possiamo fare, è chiaro che devo votare con l'impronta e poi probabilmente mi posso allontanare anche di un passo, in questo modo, ma il voto continua ad essere espresso. Non credo che questo sia un reato o un'irregolarità (Commenti)! Sono stato per questo richiamato e chiedo ancora scusa per il modo in cui ho cercato di spiegare quanto, credo con calma, in questo momento sto spiegando a lei (Commenti). Grazie, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Berruti, in altre occasioni ho avuto modo di dire che la parola «reato» non esiste in quest'Aula, evidentemente in relazione al non rispetto dei Regolamenti parlamentari. Tuttavia, il suo comportamento è un comportamento disdicevole e ritengo che il suo capogruppo abbia fatto bene a richiamarla, anche perché il suo terminale era stato disattivato per venire incontro alle difficoltà che aveva incontrato questa mattina e devo dirle che trovo abbastanza grave il fatto che lei abbia approfittato di questa situazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tabacci 2.118.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, certo, di fronte alle questioni esistenziali che ci vengono poste (Commenti)... È grave questa cosa perché qui non si sa come sopravvivere; in fondo, questi lavoratori deputati, che sono costretti a stare qui al loro posto a votare si lamentano, insomma, pure di questo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori)! Ma basta (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Onorevole Tabacci, prego prosegua il suo intervento.

BRUNO TABACCI. Certo che ho molto più rispetto io del provvedimento di quanto non ce l'abbiano quelli che continuano a lamentarsi dei sistemi elettorali!

PRESIDENTE. Onorevole Tabacci, la prego di continuare e di attenersi alla questione.

Pag. 96

BRUNO TABACCI. Ministro Calderoli, come lei ha visto, ripropongo la questione e lo schema del contrasto di interesse sotto un'altra lettera, perché penso che questo dovrebbe essere un meccanismo generalizzato.
Ribadisco il concetto: se vogliamo sgonfiare la montagna di sommerso esistente e ripristinare la base imponibile, dobbiamo introdurre una forma di contrasto di interesse tra i contribuenti; non basta l'azione che svolge la Guardia di finanza.
Signor Ministro Bossi, quando un Paese come il nostro ha un 25 per cento di economia in nero, vuol dire che ogni quattro esercizi finanziari esiste un PIL intero che finisce sotto l'uscio. In queste condizioni, lamentarsi poi che la pressione fiscale è troppo elevata appare come un fuor d'opera, perché è elevata per quelli che pagano le tasse, mentre quelli che non le pagano non hanno alcun un problema. Non vi è un problema di aliquote per chi le tasse non le paga (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico)! Credo che questo sia assolutamente chiaro. Allora, il vostro è un invito a proliferare nel sommerso? Guardate che noi in tasca abbiamo una moneta che è eguale a quella di altri cittadini europei; non possiamo avere, neanche sul piano fiscale, degli atteggiamenti molto dissimili dai loro, altrimenti, tra un po', la monete che abbiamo in tasca scotterà, e non riusciremo a conservarla se non ci muoviamo sul piano dei contenuti, degli atteggiamenti, delle scelte strutturali, nella stessa maniera come si muovono gli altri cittadini europei. Per questo motivo, il contrasto di interessi è uno strumento fondamentale, e prima si decide di introdurlo e meglio è (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tabacci 2.118, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Gli onorevoli Beccalossi e Cassinelli hanno qualche difficoltà. L'onorevole Caparini? Onorevole Zazzera ha qualche problema? Hanno votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 489
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato
233
Hanno votato
no 256).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Romano 2.67.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, questo nostro emendamento tende a prevedere una contestuale perequazione alle riduzioni di gettito, subite dalle regioni a statuto speciale, sulle entrate di relativa spettanza.
Vorrei tranquillizzare un po' coloro i quali ritengono che questi statuti siano ormai obsoleti, e che nel Paese non vi sia più bisogno della permanenza di questa specialità. In proposito, questo è l'esempio tipico: se vi sono delle titolarità del gettito nel nostro Paese, conseguenti ad autonomia speciale, è ovvio che vi saranno anche delle competenze delegate. Cosa succede, allora, nel momento in cui vi è una sovrapposizione tra due diversi sistemi fiscali, o peggio, una sovrapposizione tra diverse titolarità del gettito? Succede che questo Parlamento può, ad esempio, come nel caso del cosiddetto credito di imposta, firmare un bell'assegno sul conto corrente delle regioni a statuto speciale che godono di quella titolarità del gettito. Consentire, allora, la possibilità di una conseguente perequazione, è un atto di giustizia che mette quelle regioni anche nelle condizioni di poter assolvere a quei compiti già delegati per legge.
Credo che su questo il Ministro possa dirci qualcosa, perché, essendo stato anche Ministro nella legislatura 2001-2006, sa Pag. 97che si troverebbe a dover rincorrere i contenziosi con queste regioni, e a scrivere provvedimenti con misure compensative per poter rimediare ad errori come quelli che potremmo perpetuare nel momento in cui non vi fosse una previsione della conseguente perequazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capodicasa. Ne ha facoltà.

ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, intervengo per pronunciarmi sull'emendamento dell'onorevole Romano, che a noi sembra superfluo, dal momento che la giurisprudenza costituzionale in materia è consolidata. La Corte si è pronunciata ripetutamente, attraverso proprie sentenze, in relazione a contenziosi cui ha già fatto riferimento l'onorevole Romano, e in modo pacifico ha riconosciuto il diritto delle regioni a statuto speciale a vedersi rimborsate le somme detratte attraverso provvedimenti dello Stato. Quindi, a noi questa proposta emendativa sembra del tutto superflua e quindi sulla stessa ci asterremo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romano 2.67, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? Aspettiamo anche i ritardatari. L'onorevole Berruti sta raggiungendo la sua postazione. Andate in aiuto dell'onorevole Berruti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 289
Astenuti 203
Maggioranza 145
Hanno votato
34
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che i deputati Grassi e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

MASSIMO MARIA BERRUTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO MARIA BERRUTI. Signor Presidente, le chiedo scusa, ma lei ha parlato di un comportamento disdicevole. Non facciamo un processo sommario. Lei mi ha liquidato in quel modo, ma non è così. Io ho sempre votato per me ed esclusivamente per me. È solo che vorrei ripetere quanto ho detto, perché forse non sono stato chiaro nella mia esposizione. Io metto il dito quando devo mettere il dito per il riconoscimento, e ho questa pallina dentro - guardi - un pezzo di carta che blocca il tasto per evitare di tenere il dito sopra. Mi spieghi che cosa faccio di irregolare (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, l'onorevole Berruti mi ha chiesto di intervenire e io gli ho concesso di nuovo la parola. Vi prego di continuare l'esame del provvedimento.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.500 del Governo, riformulato con l'aggiunta del riferimento all'articolo 30 della Costituzione, oltre a quello degli articoli 29 e 31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intendo chiarire all'Assemblea come è nato questo emendamento. L'Unione di Centro è stato l'unico partito che ha posto il problema dei carichi familiari. Al di là di tutti coloro che parlano sempre di famiglia, ma poi magari non presentano emendamenti in tal senso, noi li abbiamo presentati, perché, a livello locale, si tenesse conto dei carichi familiari: le famiglie hanno diritto a vedersi riconosciuto il principio che mettere al mondo i figli non è solo un atto eroico, ma un servizio alla società. Pag. 98
Durante la mia presentazione in Aula, lunedì, ho detto che non capivo perché questi emendamenti, all'articolo 7 e all'articolo 12, fossero stati respinti. Mi sono meravigliata molto del fatto che partiti, che si dichiarano amici della famiglia, potessero rifiutare delle misure che erano semplicemente di buon senso; è stato detto che, anche con il federalismo fiscale e anche con gli enti locali e le regioni chiamate in prima fila a questi provvedimenti, si potevano fare deduzioni, detrazioni e intervenire con aliquote diverse, ma credevo che fosse ovvio che dovesse essere affrontato anche il problema dei carichi familiari. Mi è stato spiegato dal Ministro Calderoli che questo non era possibile.
Dunque, ho rivolto un appello a coloro che erano presenti in aula affinché riconoscessero la bontà delle mie dichiarazioni. Devo dare atto a Massimo Polledri e al collega Pepe, che erano presenti in aula, di aver recepito questo mio accorato appello e di avermi comunicato che la nostra istanza era stata accolta. Quindi, mi sembra giusto dare a Cesare quel che è di Cesare e ringraziare il Ministro per la sua disponibilità e i colleghi che si sono messi a tavolino per cercare, come suol dirsi, di fare la quadra. La quadra è stata trovata e gli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione hanno trovato posto.
Non era esattamente ciò che noi intendevamo ma va bene così, perché il riferimento a quegli articoli rientra nei principi generali, a dimostrazione che quando si vuol fare qualcosa di buono è possibile e si può trovare una soluzione anche tra maggioranza e opposizione. Pertanto, mi sembrava giusto ringraziare della disponibilità, anche se il nostro giudizio su questo provvedimento non cambia, ma va riconosciuto che quando è possibile fare delle cose buone i colleghi si rendono disponibili (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Signor Ministro, le dispiace se prima di darle la parola la do ad altri colleghi che hanno chiesto di intervenire? La ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, tra i cardini principali della politica della Lega Nord vi sono la protezione, la valorizzazione e lo sviluppo della famiglia come istituzione base irrinunciabile e assolutamente insostituibile per garantire la salvaguardia dei principi e dei valori necessari per l'educazione dei figli. Per questo, a nome di tutto il gruppo, vorrei ringraziare il Ministro Bossi, il Ministro Calderoli e tutto il Governo per la sensibilità dimostrata e per aver voluto inserire tra i principi ispiratori del federalismo fiscale l'individuazione di adeguati meccanismi e strumenti per dare piena attuazione agli articoli 29, 30 e 31 della nostra Costituzione e per arrivare quindi, finalmente, alla definizione di una fiscalità a misura di famiglia, che tenga conto, cioè, della famiglia come soggetto giuridico.
Purtroppo, lo stato di salute della famiglia italiana sicuramente non è molto roseo, lo evidenziano i dati ISTAT. Si lascia più tardi la famiglia di origine, ci si sposa più tardi, si fanno figli più tardi, e troppe volte non si tratta di una scelta. Vi è inoltre la piaga della denatalità, che affligge il nostro Paese e che pone l'Italia al penultimo posto in Europa per crescita demografica. Anche in questo caso molte volte non si tratta di una scelta, se oggi tante coppie italiane, troppe coppie italiane, dichiarano di non volere un figlio in più per ragioni economiche. Quindi gli italiani, se interrogati sul numero ideale dei figli, la pensano come i francesi, come gli svedesi, come i tedeschi, ma quando si passa dai sogni e dai desideri alla realtà, la condizione italiana precipita rispetto a quella di gran parte dell'Europa: per quale motivo? Per la situazione economica e per l'esistenza di non adeguati servizi sociali, per i tempi della vita familiare e di quella professionale, per la qualità del nostro sistema. Dunque, occorre investire nelle Pag. 99politiche familiari, perché questo significa investire nel futuro della nostra società.
È chiaro che si tratta di interventi che richiederanno - lo vedremo anche in fase di attuazione dei decreti legislativi - uno sforzo economico rilevante, ma esso è dovuto perché assolutamente prioritario. Ed è importante, quindi, che vi sia un riferimento alla famiglia come titolare di diritti e di doveri e alla famiglia come soggetto giuridico, punto di riferimento anche della nostra fiscalità.
Il richiamo all'articolo 29 della Costituzione si giustifica con il fatto che per noi la famiglia è quella uomo-donna, la famiglia fondata sul matrimonio. Ciò non vuol dire discriminare altre libere unioni e la scelta di alcune coppie di non contrarre matrimonio, ma la nostra Costituzione riconosce, in virtù dell'impegno e della responsabilità che ci si assume, una tutela rafforzata per la famiglia, e quindi, una legislazione più favorevole, una legislazione sicuramente premiale. È fatto salvo il diritto dei figli, stante il richiamo all'articolo 30 sulla tutela dei figli nati nel matrimonio e fuori dal matrimonio.
Concludo con un cenno all'articolo 31 della Costituzione, che sicuramente concerne l'aspetto più importante. Infatti, oggi sappiamo che è dato poco riconoscimento, per quanto riguarda il nostro sistema fiscale, ad una fiscalità orizzontale, come avviene invece in altri Paesi europei: in Germania, per quanto riguarda il pagamento delle tasse, fra una coppia con figli e una coppia senza figli vi è una differenza di circa 6 mila euro, in Francia di 3 mila 500 euro, in Italia questa differenza è solo di 1.300 euro. Quindi, il riferimento all'articolo 31 è il primo passo verso l'introduzione nel nostro sistema fiscale di un'autentica rivoluzione: il coefficiente familiare. Pertanto, la Lega Nord è a favore dell'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, intervengo per dichiarare la nostra condivisione dell'emendamento in esame e il nostro voto favorevole. Infatti, l'emendamento 2.500 del Governo raccoglie - finalmente, direi - una serie di istanze, di proposte e di emendamenti che da tempo il nostro gruppo sta avanzando, in questo e in precedenti provvedimenti. Ciò mi fa dire che non conviene a nessuno, in questo momento, innalzare la bandiera dell'unico difensore della famiglia; abbiamo alle spalle un dibattito sul quoziente familiare e abbiamo discusso molto in quest'Aula. Finalmente nel Governo emerge questa impostazione, che noi condividiamo. Certo, voglio sottolineare che quando si parla di tassazione familiare a livello locale, l'attenzione va posta anche sulla tassazione sociale e non soltanto sul reddito individuale, ma l'emendamento in esame va nella direzione giusta, e quindi, in questa ottica lo approviamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo solo per far notare una cosa che mi ha colpito in alcuni degli interventi degli ultimi minuti: siamo il solo Parlamento, in una democrazia occidentale, in cui il Parlamento ringrazia il Governo, invece di avere il Governo che ringrazia il Parlamento! Se vi ricordate certi spezzoni televisivi che vediamo frequentemente, il Presidente degli Stati Uniti va sempre lui a stringere la mano ai deputati ed ai senatori, non sono i deputati e i senatori che vanno a chiedere l'attenzione del Presidente americano. Il Parlamento italiano è in una fase di bradisismo: teniamolo un po' più su e chiediamo che sia ringraziato il Parlamento per il suo lavoro, invece di ringraziare continuamente il Governo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 100

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, alle 19,55 è pervenuto all'ufficio del nostro gruppo il teso dell'emendamento 22.600 delle Commissioni, con il termine delle 19,40 per presentare i subemendamenti. Già la delicatezza del provvedimento in esame e la tensione, ovviamente nell'interesse di tutti, sono quelle che sono: noi riteniamo che sia opportuno che queste cose non accadano, ancorché vi possa essere la rinuncia a presentare subito subemendamenti. Credo che, in una situazione come questa, sarebbe necessario un minimo di coordinamento maggiore e di approfondimento, dato che trattasi della sostituzione del comma 3 dell'articolo 22.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, sulla base delle informazioni che ho doverosamente acquisito le faccio presente che l'emendamento 22.600 delle Commissioni è stato riformulato in due piccolissimi dettagli: la soppressione della parola «individuazione» e l'inclusione delle parole «nel territorio delle città». È per questo motivo che era stato fissato un termine così breve. Se si ritiene, è possibile fissare un termine ulteriore di mezz'ora. Prendo atto che il relatore è d'accordo; il termine per la presentazione dei subemendamenti è dunque fissato per le ore 20,30.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, non sarei intervenuto, e non avrei certamente cercato dei ringraziamenti ma, perlomeno, dei riconoscimenti. La collega che mi ha preceduto ha riferito di una mia indisponibilità rispetto al suo emendamento ma, a questo punto, devo leggere il testo: «con particolare riguardo al riconoscimento dei carichi fiscali» (non familiari), e mi auguro che non vi sia un favore per il riconoscimento dei carichi fiscali. L'errore c'è, ed è rimasto anche nel fascicolo successivo. Ho preso atto di un indirizzo che è stato condiviso da forze di maggioranza e di opposizione e, obbligatoriamente, per quella che è la mia coscienza, ho presentato un emendamento che credo possa andare bene a tutti, senza dovermi sentire rimproverare per l'errore commesso da qualcun altro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo accetta la riformulazione dell'emendamento in esame proposta dalle Commissioni, nel senso di inserire il riferimento all'articolo 30 della Costituzione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.500 del Governo, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? L'onorevole Gianni Farina ha qualche difficoltà... l'onorevole Giorgio Merlo... onorevole Berruti, lei persiste... onorevole Berruti, lei non è autorizzato ad utilizzare quello strumento, la prego di toglierlo... non ci costringa ad avere alcune (Commenti del deputato Berruti). ..per quale motivo deve avere questi atteggiamenti così chiaramente provocatori?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 479
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
478
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Giorgio Merlo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mario Pepe (PD) 2.68.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (PD). Ne ha facoltà.

Pag. 101

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, vorrei sottoporre all'Assemblea e ai Ministri questo mio emendamento, che è la traduzione concreta dell'articolo 119, quinto comma, della Costituzione italiana, per dare una particolare attenzione alle aree sottoutilizzate del Mezzogiorno d'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, non ho difficoltà a sottoscrivere l'emendamento in esame e, quindi, a esprimere voto favorevole. Per la prima volta forse, nel testo e soprattutto nella serie degli emendamenti, appare il riferimento al Mezzogiorno. Tuttavia, voglio dire al collega Mario Pepe che questo emendamento, quando fa riferimento ad una tutela, con particolare riferimento al Mezzogiorno, è un puro auspicio, perché tutto l'impianto del provvedimento va a sacrificare le aree deboli e non vi è nessuna prospettiva per quanto riguarda un alleggerimento di una situazione che è già difficile e precaria per il Mezzogiorno.
Ritengo che lo sforzo di Mario Pepe debba essere preso come un fatto importante e, soprattutto, mostra quali sono i limiti di questo provvedimento. Lo abbiamo già detto in sede di discussione sulle linee generali del provvedimento in esame e durante l'esame degli emendamenti, riferendoci al costo standard e alla spesa storica ma, soprattutto, al dislivello esistente all'interno del nostro Paese che verrebbe, con questo provvedimento, ad essere stabilizzato in termini negativi e, soprattutto, lascerebbe sempre di più nell'emarginazione alcuni settori e alcuni territori del Mezzogiorno.
Questo lo abbiamo detto: ognuno si assume la propria responsabilità nei confronti del Paese e nei confronti di questo territorio che non otterrà nessuna unità e nessuna solidarietà, ma rimarrà diviso e spaccato con i suoi problemi e con una grande pressione fiscale che andrà a sacrificare le aree già più deboli all'interno del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mario Pepe (PD) 2.68, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato ...onorevole Ascierto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 471
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato
213
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che il deputato Giorgio Merlo ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Samperi e Viola hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Prendo atto che il deputato Lombardo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Vietti 2.69 e Sereni 2.70, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato... onorevole Bocchino... onorevole Ascierto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 478
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato
219
Hanno votato
no 259). Pag. 102

Prendo atto che i deputati Giorgio Merlo e Stradella hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sereni 2.71, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato... onorevole Dell'Elce...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 478
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
218
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che il deputato Giorgio Merlo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che l'emendamento Vietti 2.72 non è stato segnalato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vietti 2.74.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, l'emendamento in esame serve a segnalare un problema e a mettere una clausola di salvaguardia. In questo provvedimento non si parla mai di dove finisce questo benedetto debito pubblico. Parliamo sempre, nei nostri convegni e nei nostri incontri, del fatto che abbiamo il terzo debito pubblico nel mondo e poi ci permettiamo di fare un disegno di legge sul federalismo fiscale in cui viene lasciato sospeso, per cui non si capisce se starà in capo allo Stato o se andrà in capo alle regioni o ai comuni. Non è mica cosa da poco, perché, a seconda del posto in cui viene spostato, si spostano anche gli 80 miliardi l'anno che servono per pagare tale debito pubblico, per cui, se lo tiene lo Stato è un conto, ma se il debito pubblico viene riversato sugli enti locali, bisognerà che capiamo con quali risorse gli enti locali vi faranno fronte.
Abbiamo detto questa mattina che una cosa è certa: il patrimonio seguirà il debito pubblico. Spero che almeno questo concetto sia assodato, altrimenti veramente mettiamo a repentaglio la stabilità dello Stato, nel senso che, senza il patrimonio sottostante, il debito pubblico non è più solvibile e quindi rappresenta un problema per l'intero Paese.
Vogliamo avere almeno un'indicazione di massima in quest'Assemblea di dove finiranno questo debito pubblico e il patrimonio? Infatti, altrimenti stiamo facendo davvero un salto nel vuoto. L'emendamento che presentiamo dice una cosa semplice. Comunque occorre prestare attenzione, perché - da qualche parte lo mettiamo - a nessuno venga in mente di pagarlo con la fiscalità, perché se no diventa esplosivo. Se lo mettiamo in capo ai comuni, ci vogliono anche le risorse per pagarlo, perché - se non vengono trasferite - tutto questo si riverserà sulla fiscalità locale, aumentando la pressione fiscale. Vi chiedo di votare questo emendamento, che funziona solo da clausola di salvaguardia in un provvedimento che ignora il problema fondamentale del nostro Paese, che è quello del debito pubblico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo emendamento. In effetti, appare anche a me difficilmente comprensibile che dello stock attuale del debito pubblico non si parli mai. Quindi, è sì vero che in altra parte e in altro articolo c'è un passaggio che rappresenta una clausola di salvaguardia rispetto all'aumento della pressione fiscale, però si riferisce ai contenuti di questa legge delega e di tutti i decreti legislativi. Ciò potrebbe significare che non c'è nessun aumento di pressione fiscale per effetto dei decreti legislativi, quando Pag. 103verranno emanati, ma che la pressione fiscale complessiva aumenti comunque a carico del cittadino perché a quella si aggiunge quella necessaria per il pagamento del debito pubblico.
Credo che sia una giusta preoccupazione e per questo il mio gruppo voterà favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.74, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 472
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato
217
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che i deputati Giorgio Merlo e Vignali hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Ricordo che l'emendamento Lo Monte 2.75 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.76, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 478
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
221
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che il deputato Giorgio Merlo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mario Pepe (PD) 2.77.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mario Pepe (PD). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, ripropongo all'attenzione dell'Assemblea l'ipotesi di emendamento sul quale mi sono già soffermato precedentemente. Mi auguro che su tale proposta ci sia una maggiore consapevolezza dell'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mario Pepe (PD) 2.77, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 477
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato
220
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che il deputato Giorgio Merlo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che l'emendamento Ria 2.79 è stato ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tabacci 2.80, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 104

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 472
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato
219
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che i deputati Gianni Farina, De Poli, Giorgio Merlo e D'Ippolito Vitale hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vietti 2.81.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, qui riproponiamo la motivazione del nostro dissenso su questo provvedimento. L'abbiamo già ricordata questa mattina, la ripetiamo con questo emendamento: noi crediamo che prima di fare il federalismo fiscale vada fatto il federalismo istituzionale. Questo è davvero importante, perché rischiamo di fare una cosa pericolosa per lo Stato.
Noi oggi stiamo immettendo un sistema fiscale federalista in uno Stato centralista. Per usare una metafora, è come se mettessimo del gasolio in un motore che funziona a benzina: quello è destinato a grippare dopo pochi metri. Così succederà, perché noi abbiamo uno Stato che ha accentrate ancora molte delle sue funzioni e quelle che ha delegato le ha delegate in maniera confusa. Noi stiamo agendo come se avessimo uno Stato già federalista. Uno Stato federalista è uno Stato sussidiario, il nostro Stato di sussidiario ha ancora poco: è uno Stato unitario, se vogliamo usare un termine positivo, centralista se vogliamo usare un termine meno positivo.
Non possiamo fare a meno di prendere atto della situazione e far finta che questo non esista: è davvero pericoloso. Noi vi offriamo una soluzione intermedia con questo emendamento, diciamo andate avanti, noi vi denunciamo quali sono i rischi e purtroppo non ricadranno solo sulle vostre spalle, ricadranno - ahimè - sulle spalle del Paese; però andate avanti, ma almeno un minimo di salvaguardia la volete mettere? Aspettate prima di fare i decreti delegati attuativi, che sono tanti e senza controllo, di varare la carta delle autonomie. Almeno quando avrete la carta delle autonomie in mano saprete dove sono le funzioni. Fino a quel punto non lo sapete neanche, andate avanti alla cieca e questo è davvero pericoloso. Penso che sia uno sforzo accettabile, fatelo non nell'interesse dell'Unione di Centro ma nell'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, intervengo perché ciò consente di fare una precisazione rispetto anche a molti altri emendamenti. Le leggi delega prevedono l'ambito di intervento, i principi e la durata temporale della delega. Se la delega viene riferita all'approvazione o meno di un'altra legge del Parlamento viene meno il termine temporale della delega e quindi si pone in contrasto con quanto previsto dalla Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, voglio capire: c'è almeno la disponibilità del Governo a prendere un solenne impegno su questo aspetto, di varare immediatamente la carta delle autonomie al fine di condizionare i tempi dei decreti delegati sulla carta delle autonomie? Se così fosse sarebbe un piccolo passo che non cambia il voto del nostro partito, ma Pag. 105almeno sarebbe un impegno che prendete. C'è l'impegno del Governo a trasformare questo concetto in un ordine del giorno? Lo ripeto, sarebbe un piccolo passo in avanti.

PRESIDENTE. Prendo l'atto che il Ministro non ha intenzione di intervenire ancora.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, anch'io credo che sia opportuno soffermarci su questo aspetto. Stiamo parlando di federalismo fiscale ormai da due giorni, non è possibile che non si è mai pronunciata la parola «autonomia», né le parole «autonomia locale», che non è mai stato citato l'articolo 119 della Costituzione, che prevede che gli enti locali sono autonomi nell'entrata e nella spesa. Si descrive minuziosamente come deve essere fatto il bilancio, come sarà decisa da parte dei decreti del Governo nei minimi particolari, a mio giudizio con un'invasione, abbastanza pesante, proprio del dettato costituzionale. Chiediamo, allora, di avere un impegno dal Governo sulla carta delle autonomie, l'onorevole Galletti ha detto poc'anzi anche con un ordine del giorno, altrimenti, sotto le mentite spoglie di un federalismo, in realtà, passa un'operazione centralistica che schiaccia l'autonomia dei comuni...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCESCO BOSI. Credo che qui noi abbiamo diritto di sapere se, prima che entrino in funzione i decreti delegati, c'è un impegno formale all'approvazione della carta delle autonomie, altrimenti questa è una mistificazione contro l'autonomia...

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Bosi.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, il Governo ha già avviato in Consiglio dei ministri l'inizio dell'esame del codice delle autonomie che attualmente è presso la Conferenza Stato-regioni, dalla quale il Governo auspica una veloce deliberazione per poter avere l'assunzione definitiva del testo. Oltre ad aver avviato l'esame in sede di Consiglio dei ministri, credo che potremo arrivare alla presentazione del testo, dopodiché spetterà all'autodichia del Parlamento procedere alla sua approvazione. Certamente il Governo non può toccare questo tasto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, anticipo a questo punto l'intervento sull'analogo emendamento del gruppo Partito Democratico, Sereni 2.83, ma parliamo della stessa questione.
Abbiamo detto fin dall'inizio che ci sarebbe bisogno, anzi c'è bisogno, di una road map per capire come nei prossimi due anni, e successivamente come nei prossimi due più cinque anni, sarà «cronoprogrammato» questo processo. Qualche risultato è stato già ottenuto nel dibattito nelle Commissioni perché innanzitutto abbiamo ottenuto la garanzia che entro 12 mesi verrà emanato un primo decreto delegato recante norme sull'armonizzazione dei bilanci pubblici. Nell'emendamento 2.607 che le Commissioni hanno elaborato nelle scorse ore è stato inserito un secondo elemento di road map, ossia un secondo decreto delegato in cui verranno fissati i costi e i fabbisogni standard basati sui livelli essenziali delle prestazioni. Inoltre, nell'articolo 19 è stato chiaramente incardinato, su accoglimento di un emendamento di tutte le opposizioni, il percorso per stabilire i livelli essenziali delle prestazioni. Pag. 106
Allora, in questa road map tre elementi sono a posto, l'ultimo che manca è come mettere in parallelo l'attuazione del codice delle autonomie con quella del federalismo fiscale. In punta di logica, si potrebbe pensare che questo è implicito perché sarà comunque impossibile per chicchessia definire costi e fabbisogni standard se non si sono definite le funzioni fondamentali. Quindi, che ci debba essere un parallelismo tra i decreti di attuazione di questi due disegni di legge potrebbe sembrare analiticamente necessario. Tuttavia, quella che evidentemente chiediamo al Governo e alla maggioranza in questo momento è una garanzia politica, è un atto politico, anche con un ordine del giorno.
Si tratta di un fatto politico, in quanto sarebbe importante capire politicamente che questo elemento analiticamente implicito si renderà politicamente necessario.
Fatemi dire, infine, che è davvero un peccato che in questa fase ci stiamo occupando solo della struttura fiscale e finanziaria. Se, infatti, ci potessimo occupare contemporaneamente anche della semplificazione amministrativa, potremmo dare al Paese un'immagine di noi come classe dirigente politica forse un po' meno esoterica. Se, ad esempio, in questo momento stabilissimo una norma in cui si decide che mai più un comune e una provincia faranno le stesse cose - ciò che fa la provincia non lo fa il comune e viceversa - semplificheremo e limiteremo le ridondanze, guadagnando anche in termini di costi. Forse, inoltre, daremo al Paese una comunicazione politica del nostro voto meno esoterica di quella che diamo parlando di fondi perequativi e fabbisogni standard. Anche questo è un atto politico che chiediamo al Governo di compiere nell'approvazione del cuore di questo emendamento a firma Vietti, o del successivo emendamento Sereni 2.83.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, i colleghi mi scusino se perdiamo due minuti sull'argomento, ma credo che il problema del codice delle autonomie sia materia estremamente importante. Per chi non ha seguito, il codice delle autonomie è un problema che si trascina da tre legislature e a maggioranze differenti non si è mai riuscita a trovare una soluzione. Quest'ultima è difficoltosa da trovare perché evidentemente il Titolo V della Costituzione, così com'è conformato, porta delle notevoli difficoltà nella sovrapposizione che c'è tra le funzioni fondamentali dei comuni e la potestà legislativa delle regioni.
Qualche volta mi è venuto addirittura da pensare che forse prima si debba modificare la Costituzione per poter risolvere il problema. Riferendomi a chi ha parlato di riforma che affronta solo una parte dell'aspetto, credo che, conclusa la fase dell'approvazione del disegno di legge delega sul federalismo fiscale, si debba immediatamente partire anche con la riforma della seconda parte della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Contemporaneamente, come Governo prendo l'impegno per tutto ciò che è nella disponibilità del Governo stesso e nel più celere tempo possibile per arrivare alla proposizione della carta delle autonomie e mi auguro alla sua approvazione da parte del Governo. Chiederò proprio al Ministro Maroni di poter seguire personalmente le funzioni fondamentali, su cui mi impegno. Il ritardo che vi è attualmente è conseguente al numero di richieste da parte di regioni e comuni di rinviare l'espressione di un parere compiuto. Le trattative che si stanno svolgendo anche con il Ministro Fitto in sede di Conferenza mi fanno pensare che il punto d'arrivo sulle funzioni fondamentali sia molto vicino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

Pag. 107

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io non so se tutti in questo momento hanno seguito il dibattito. Ringrazio il Ministro Calderoli, che certamente merita un dieci e lode per la puntualità e la serietà con cui segue il nostro dibattito, ma secondo me ciò che sta capitando questa sera (questo piccolo ping-pong) è più illuminante di tutte le riflessioni svolte oggi.
Ministro Calderoli, non stiamo valutando le buone intenzioni del Governo, perché siamo disponibili anche in linea teorica a riconoscere che il Governo ha le migliori intenzioni. Stiamo votando un atto legislativo e il Parlamento davanti a sé ha una riflessione diventata comune a tutti. Lasciamo perdere le motivazioni e se queste sono dovute alle regioni, ai comuni o ai contatti del Ministro Fitto. Questa sera tutti noi implicitamente ricordiamo ciò che noi abbiamo detto da sempre: il codice delle autonomie locali è indispensabile e doveva logicamente precedere il processo di federalismo fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
L'onorevole Causi ha detto una cosa che secondo me è di una gravità enorme.
Ci sarà lo stenografico per vedere se io la falsifico o se è quello che ha detto lei. L'onorevole Causi ha detto che questo processo, riferendosi alla connessione codice delle autonomie e federalismo fiscale, è politicamente implicito e dovrà in un secondo tempo rendersi anche tecnicamente necessario. Cioè, lui stesso riconosce che sostanzialmente questo processo è inattuabile se non lo si fa posporre al codice delle autonomie, e noi di fatto stiamo facendo un atto di fede, perché andiamo al buio a procedere ad una norma di federalismo fiscale senza essere partiti dall'inizio del processo logico.
Vede, qui il problema, lo so anch'io che è da tre legislature che non si fa il codice delle autonomie locali, non ne facciamo una colpa al Governo Berlusconi, né a Fitto, né diamo la colpa a lei, Ministro Calderoli. Resta il fatto che noi stiamo facendo un procedimento legislativo illogico, perché quello che doveva venire in un secondo tempo oggi viene capovolto, per cui noi partiamo da numeri o presunti numeri, perché poi tutto è delegato ai presunti numeri che arriveranno - perché finora numeri non ne sono stati dati - invece che ad un riordino logico delle competenze.
La domanda che molti si pongono in quest'Aula, cioè che cosa debbono fare e con quali risorse, è una domanda da bambini delle elementari, ma è la domanda più semplice e per noi più difficile da rispondere con questo procedimento che si è seguito.
Onorevoli colleghi, io credo che sia molto importante quello che sta avvenendo questa sera. Anche il Titolo V, convengo col Ministro Calderoli, che avesse qualche inadeguatezza di troppo è dimostrato dal fatto che si è ingolfato il contenzioso davanti alla Corte costituzionale. Ma a maggior ragione, allora, bisognava far precedere il riordino costituzionale e il codice delle autonomie al federalismo fiscale, allora avremmo fatto un processo serio mentre noi capovolgendo l'ordine finiamo per fare un federalismo spot, che non è per polemica che noi diciamo che è lo spot della Lega perché questo è dimostrato chiaramente dal dibattito di questa sera (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, benché anche il mio gruppo abbia presentato un emendamento con cui si chiedeva che il codice delle autonomie precedesse l'avvio del primo decreto legislativo, noi pensiamo però che i due momenti possano in qualche modo essere paralleli e vi spiego perché. Io penso che noi siamo di fronte a quella che io ho chiamato equazione con tante incognite, perché abbiamo dati non ancora sicuri e da definire, abbiamo molti elementi che assumeranno valore via via che i decreti legislativi saranno emanati. Questo significa che al momento, e poiché è previsto che passi un anno perlomeno prima che si Pag. 108avvii il primo di questi decreti legislativi, io credo e mi aspetto che in quest'anno, probabilmente, il codice delle autonomie sia legge. Il presidente Casini, però, sostiene che nessuno può dare questa certezza, che nessuno può dire che effettivamente in un anno si compia questo passo. Allora io dico, e credo che questa sia la sintesi, che quando arriveremo alla fine di questo processo legislativo noi non saremmo ancora in grado di dare una risposta e dire che vogliamo questo federalismo fiscale, ma la risposta che dovremo dare sarà alla domanda: «vogliamo il federalismo fiscale?» Perché questo si definirà poi mano a mano nel processo e quindi penso che, al di là del fatto che sia auspicabile che il codice delle autonomie sia approvato prima, non sia così grave rispetto all'andamento di questo provvedimento. Peraltro, credo che il Governo debba prendere un impegno anche formale, possibilmente attraverso un ordine del giorno, che sia rafforzativo di questa idea di arrivare prima del primo decreto legislativo ad avere compiuto il percorso della carta delle autonomie.

RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE FITTO, Ministro per i rapporti con le regioni. Signor Presidente, penso che sia indispensabile chiarire una questione di fondo. Dobbiamo ricordare che in questo testo esistono diversi aspetti e diversi articoli, tra cui anche l'articolo 20, che definisce le norme transitorie per gli enti locali. Su questo testo, abbiamo lavorato preventivamente in Conferenza unificata, trovando la condivisione da parte delle regioni, delle province e dei comuni. L'articolo 20 è un punto di equilibrio notevolissimo e difficilissimo. Infatti, se oggi nella Conferenza unificata stiamo rinviando il testo del codice delle autonomie, è perché evidentemente, anche per le cose ascoltate nei diversi interventi, non sfuggirà a nessuno che le regioni, le province e i comuni fra di loro hanno su questo tema valutazioni completamente differenti.
Non possiamo, però, dire che questo testo esclude totalmente la questione, perché esso ha nell'articolo 20 un punto di riferimento essenziale, che dà credibilità e forma al provvedimento sul federalismo fiscale, fermo restando che, come Governo, ci impegniamo a concludere rapidamente l'iter approvativo del codice delle autonomie. Abbiamo accolto con grande disponibilità le richieste, che sono venute dalle regioni, dalle province e dai comuni, di rinviare, perché, se fossimo andati avanti, forse avremmo trovato una polemica da parte di chi in quest'Aula magari ci avrebbe accusato di aver fatto qualcosa senza ascoltare il parere delle regioni, delle province e dei comuni. Invece, penso che la modalità con la quale ci stiamo muovendo sia assolutamente corretta.
Dunque, noi respingiamo in modo chiaro e netto la critica che ci viene rivolta rispetto a questo testo, perché l'articolo 20 va esattamente nella direzione di dare una prima risposta importante, che per la prima volta trova un punto di equilibrio e di condivisione fra i diversi livelli istituzionali, cioè regioni, province e comuni, e questo mi sembra che dia credibilità e sostanza al testo di cui stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, ho ascoltato le parole del presidente Casini e devo dire che una breve replica è doverosa. In quest'Aula, in Commissione e al Senato c'è stato un ampio ed approfondito dibattito, finalmente al riparo dalle strumentalizzazioni politiche. Si è acquisita, cioè, una consapevolezza nuova: questa riforma deve essere fatta, non nell'interesse di una parte o di un'altra, ma nell'interesse di tutti e del Paese. Proprio per questo motivo, oggi si arriva in Aula sviscerando i problemi con un dibattito Pag. 109costruttivo come questo. Il presidente Casini, con gli altri suoi colleghi, sta cercando di trovare un pretesto per dire «no» a tutti i costi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), per cercare di occupare uno spazio politico, visto che c'è un'esigenza di riforme e di cambiamento nel Paese, facendo a tutti i costi il bastian contrario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Me lo lasci dire, collega Casini, questo è un vecchio modo di fare politica: è l'espressione di un vecchio modo di fare e di interpretare la politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Detto questo, le sue argomentazioni sono quelle di chi si arrampica sui vetri. Lo ha detto bene il Ministro Calderoli, e non è necessario che io riprenda le sue parole, ma, quando il Governo afferma che il federalismo fiscale si inserisce in un disegno e in un progetto più ampio di riforma ed elenca in cosa consiste, parlando di federalismo istituzionale, che deve andare in parallelo, e anche dell'esigenza di arrivare al nuovo codice delle autonomie locali, fa un discorso di prospettiva, informando anche il Parlamento di ciò che intende fare e di ciò che bisogna fare.
Dire che una cosa deve venire prima di un'altra, quando vi è un progetto complessivo, significa letteralmente arrampicarsi sui vetri, così come la vicenda dei costi, che viene tirata fuori tutte le volte: il federalismo non porta dei costi, ma dei risparmi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Si tratterà di quantificare i risparmi e questi risparmi verranno quantificati con il tempo, quando andrà a regime il meccanismo di passaggio dalla spesa storica, e cioè dal finanziamento degli sprechi, alla spesa standard, e cioè quella calcolata sul costo effettivo dei servizi.
Questo è di tutta evidenza, è scritto nel disegno di legge: lo abbiamo spiegato, lo spiegheremo anche in questo dibattito, ma, soprattutto, lo sanno bene, cari colleghi dell'UdC, i tanti amministratori locali, anche non leghisti, che aspettano il federalismo fiscale come l'unica riforma che consentirà agli enti locali di rendere ai cittadini quei servizi di cui vi è un assoluto bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, stiamo facendo una discussione molto seria e molto importante. Vorrei che fosse chiara una cosa: le critiche che il presidente Casini ha rivolto al Governo per la mancata coincidenza della presentazione del testo sulla riforma del federalismo fiscale e del testo unico per le autonomie sono anche le nostre.
Voglio ricordare in quest'Aula che, nella passata legislatura, il Governo Prodi presentò contestualmente il disegno di legge sul federalismo fiscale e il disegno di legge sul testo unico delle autonomie; pertanto, l'obiezione politica che muove il presidente Casini è un'obiezione seria e fondata, ed è anche la nostra obiezione.
Però, bisogna anche farsi un'altra domanda, per cercare di dare una risposta alle questioni che il presidente Casini ha posto. Il presidente Casini ha fatto rilevare una cosa vera: nel corso di questi anni la Corte costituzionale è stata intasata di ricorsi. Ma la vera domanda che ci dobbiamo fare è: perché? Perché la riforma del Titolo V è stata approvata nel 2001 e non è ancora stata attuata fino ad oggi. Nel 2001 ho votato quella riforma, ho promosso un referendum perché quella riforma potesse essere confermata dal voto popolare e il voto popolare ha confermato quella riforma.
La domanda che dobbiamo farci seriamente in quest'Aula è: crediamo nella validità della riforma del Titolo V? Vogliamo attuare la riforma del Titolo V? Se la risposta è «sì», le critiche politiche ai ritardi del Governo sono sacrosante, ma questo non ci impedisce di discutere oggi in quest'Aula l'avvio di un processo che porti ad una dimensione federale questa nostra Repubblica, perché la scelta del Titolo V va in quella direzione e, fintanto Pag. 110che questo Parlamento non contraddirà quella scelta, questo è il nostro dovere: attuare quanto la Costituzione prescrive.
Dopo di che è vero quello che dice il presidente Casini, io concordo con lui: non siamo disposti a dare deleghe in bianco, tant'è vero che, nonostante una schermaglia del tutto pretestuosa di questa mattina, condividiamo la posizione che è stata anche dell'UdC.
Vorrei fare una precisazione: è l'UdC che ha concordato al Senato con la nostra posizione sulla Commissione bicamerale con poteri davvero reali di controllo. Tra qualche emendamento, proporremo la possibilità che la Commissione bicamerale abbia un potere di giudizio vincolante nei confronti del Governo, proprio perché riteniamo che questo sia possibile - ne parleremo dopo - e proprio perché riteniamo che la centralità del Parlamento non possa essere in qualche modo aggirata.
Tutto questo, però, non significa fermare il processo. Il processo di federalizzazione del nostro Paese è un processo che da troppo tempo è fermo. Questo Parlamento deve assumersi la propria responsabilità di legislatore e di fare fino in fondo il proprio compito. Libero e forte di criticare il Governo per i suoi ritardi, come ha fatto anche il presidente Casini e come faccio io per la mancata coincidenza temporale della presentazione del disegno di legge sul federalismo fiscale e di quello sul Codice delle autonomie, ma guai a noi se prendessimo questo come pretesto per arrestare il processo. Il Titolo V è legge della Repubblica e voglio che venga attuato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, poiché ha preso la parola il Ministro Fitto, vorrei poter esprimere un'opinione sul punto.
L'intervento del collega Cota mi pone una serie di questioni molto semplici. Intanto, per un'altra volta sarà bene evitare il vecchio e il nuovo, perché se il nuovo ha questi segnali preferisco essere vecchio; non c'è dubbio che sia così. Detto questo (Commenti)... No, perché? Se restiamo nel merito... Poi, noi siamo qui da questa mattina, e credo che se non c'eravamo noi a fare questa parte cosa succedeva qui? In cavalleria: approvavate tutto a tambur battente! Mi pare che si sia svolto un dibattito molto serio: vi è stato in Commissione (Calderoli ne ha dato atto) e l'abbiamo continuato in Aula. Cosa si chiede? Che non si faccia fino in fondo la nostra parte? Allora, i problemi che emergono sono reali. È evidente, onorevole Bressa, che non stiamo parlando di cose pretestuose, arrampicandoci sugli specchi per giustificare un voto contrario: non è assolutamente così. I rilievi sul Titolo V non sono di oggi: l'onorevole Bressa sa che c'è un dibattito abbastanza ampio, e se la Corte costituzionale nel 2003 ha dovuto intervenire era una cosa ampiamente prevista. Nel Titolo V vi sono delle cose assolutamente distorte! Il Ministro Calderoli ha avuto il pregio oggi di dire le cose come stanno: di evidenziare cioè il fatto che questa operazione sul federalismo fiscale, sganciata dalla Carta delle autonomie, rischia di diventare sostanzialmente inapplicabile.
Onorevole Fitto, lei mi ha citato l'articolo 20, e la ringrazio; e poiché sono stato attento al dibattito, ho ben presente l'emendamento che i due relatori, suffragati dal Governo, hanno presentato. Lei ha presente il comma 1-bis dell'articolo 20, ha letto bene cosa vi è scritto? «La legge statale stabilisce i livelli essenziali di assistenza e i livelli essenziali delle prestazioni. Fino a loro nuova determinazione in virtù della legge statale, si considerano i livelli essenziali di assistenza e i livelli essenziali delle prestazioni già fissati in base alla legislazione.» Ma allora, dove volete andare? Se questa è la clausola di salvaguardia, vuol dire che, fino a quando non si sarà determinata la Carta delle autonomie, non saranno fissate le competenze previste dagli articoli 117 e 118 della Costituzione, di regioni e di comuni, questa Pag. 111previsione non va da nessuna parte! Per cui le cose che dice Cota sui costi standard sono rinviate a quando sarà definito il contesto.
Ma allora che fretta c'era, dico? Dovevamo coinvolgere il Parlamento, invece che approvare una legge delega, in un dibattito reale, concreto; perché questa è la sede: la sede non è quella degli accordi sindacali, onorevole Fitto; non è che il Governo può pensare che tratta con gli enti locali, con i comuni, con le province, con le regioni, come se fosse una trattativa sindacale! La vostra azione deve comunque trovare un punto di connessione, di coagulo all'interno di questa sede, che è la sede propria dell'unità nazionale, non è quella riferita ad altre cose.
Di ciò prendo atto, ma già sapevo che l'articolo 20 è la salvaguardia. Adesso voi approvate benissimo il vostro manifesto: noi siamo lieti di aver dato un concorso. Il testo è pure migliorato, ne convengo, ma è chiaro che i limiti che sono stati rilevati, e anche il voto che oggi è stato espresso sui numerosi emendamenti lasciano dire che la vostra esigenza è più politica che istituzionale. Non fate quadrare nulla! Volete arrivare ad un federalismo fiscale senza aver definito neppure la trama delle competenze specifiche di comuni e regioni. Questo è quanto abbiamo tentato di dimostrare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)! Penso che ci siamo riusciti; e comunque giudicheranno gli italiani, perché adesso si aspettano quelli del sud che le cose non vadano poi così male, quelli del nord che le cose vadano loro benissimo! Anzi, penso che tutti vorranno diventare speciali: tutte le regioni italiane saranno speciali da domani, perché immagineranno di avere dei vantaggi! Ovviamente giacché non è così, come sanno bene gli abitanti dei dieci comuni del Veneto che confinano col Trentino-Alto Adige, è chiaro che queste risposte le dovrete dare!
Altro che diminuzione delle tasse: non se ne vede l'ombra! Per ora questo Governo ha tenuto la pressione fiscale malgrado in campagna elettorale avesse promesso che le tasse le avrebbe abbassate: questi sono i punti di fronte ai quali noi oggi vi chiediamo conto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)!

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo dell'UdC ha esaurito i tempi assegnati dal contingentamento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). ..colleghi, per cortesia... nonché i tempi aggiuntivi attribuiti dalla Presidenza. La Presidenza consentirà, come da prassi, lo svolgimento di brevi interventi della durata massima di un minuto da imputare al tempo assegnato per lo svolgimento di interventi a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo di personale, l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, sarò velocissimo. Non riesco a capire certi atteggiamenti e certe risposte. Quello che stiamo facendo è una cosa estremamente semplice, mettere in evidenza delle contraddizioni che troviamo in questo progetto. Non è che stiamo lavorando per il «no», lavoriamo per un «sì» diverso; lavoriamo perché noi vogliamo oggettivamente un federalismo che funziona, non vogliamo ripetere gli errori del Titolo V. Da questo punto di vista più che rimproverarci, più che attaccarci, bisognerebbe cogliere il nostro intervento, la nostra azione critica come un contributo per migliorare la situazione.
Se poi non la si vuole migliorare, ognuno si assuma le proprie responsabilità; ma dire che abbiamo un elemento pregiudiziale, quando da una giornata intera nelle Commissioni, ovunque, abbiamo posto dei problemi che si riconosce sono reali, a me sembra una cosa sbagliata. Non credo, caro Bressa, nel male minore: credo che di fronte a queste cose bisogna agire con coerenza e con determinazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione voto, a titolo personale, l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, dico francamente che mi ha un Pag. 112po' preoccupato la reazione dei colleghi della maggioranza che hanno accolto con un boato la sua comunicazione sull'esaurimento dei nostri tempi: l'UdC è qui da stamattina a discutere nel merito di questo provvedimento senza fare nessun tipo di ostruzionismo. Certo è che se si pensa che una riforma di questa portata si debba approvare, senza neppure discuterla, in una giornata di lavoro parlamentare, allora capiamo tutto e capiamo che forse probabilmente ci troviamo nel posto sbagliato.
Ministro Fitto, lei ha detto - e Calderoli conferma - che le regioni erano tutte d'accordo sull'articolo 20 e su questo testo. Mi permetto di citarle: «voglio esprimere il più marcato e deciso dissenso sul disegno di legge, che sarà manifestato ovviamente in tutte le sedi di confronto, tecniche e politiche, cui parteciperà la regione Piemonte, informando che è mia intenzione utilizzare tutti gli strumenti possibili per smascherare un disegno legislativo ingannevole che si annuncia come federale, ma che di federalismo non ha proprio nulla»: Mercedes Bresso, presidente della regione Piemonte (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Ciccanti, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, vi rinunzia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, soltanto una battuta per ristabilire quella che credo sia la verità: nulla impedisce il proseguimento dell'esame di questo provvedimento qualora il Governo davvero recuperi il ritardo rispetto alla messa in parallelo della nuova carta delle autonomie locali. Credo che non si possa a questo proposito scaricare la responsabilità sulle rappresentanze delle regioni, delle autonomie, dei comuni e delle province. Manca un'assunzione di responsabilità del Governo: il Governo approvi la carta delle autonomie e si presenti al confronto della Conferenza unificata, non chieda i pareri preventivi alla Conferenza unificata; approvi e si assuma la sua responsabilità, poi ci saranno ovviamente le proposte emendative da parte delle associazioni. %Siete in difetto, siete in ritardo rispetto a questo aspetto, ed è una responsabilità che solo voi vi potete assumere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, credo davvero che sia stata molto interessante quest'ultima mezz'ora di discussione. Intanto, vorrei richiamare una dichiarazione del professor Giulio Tremonti di qualche anno fa (l'ho già citata ieri e permettetemi di ripeterla). Leggo testualmente: occorre partire dalla spesa da finanziare per arrivare all'imposta che la finanzia: prima si deve definire chi fa che cosa, poi si possono definire gli strumenti fiscali. Che cosa vuol dire questa frase, che non è mai stata smentita dal professor Tremonti, che nel contempo è diventato più volte Ministro dell'economia delle finanze? Vuol dire che prima bisogna definire chi fa che cosa e questo cos'è se non il codice delle autonomie? Occorre stabilire che cosa devono fare i comuni, le province, le regioni per poi individuare gli strumenti che finanziano quelle misure che si devono realizzare. La domanda che mi pongo, però, è questa: sono inconciliabili le due cose o possono davvero camminare in parallelo? Ritengo che vi sia la volontà espressa, dichiarata del Ministro per le riforme per il federalismo, presente in Aula, così come del Ministro Calderoli e del Ministro per i rapporti con le regioni. Se noi ci impegniamo, Governo e Parlamento, a tradurre in contemporanea, in parallelo, queste parole, questi impegni in un vero codice delle autonomie avremmo fatto un buon servizio per il Paese, al di là delle parole e dei pronunciamenti aprioristici (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Pag. 113

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 2.81, non accettato dalla Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato? L'onorevole Volontè è ritardatario. L'onorevole Osvaldo Napoli comincia a votare. Avete votato tutti? Ministro Bossi? L'onorevole Goisis ha votato. Il ministro Bossi ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 410
Votanti 407
Astenuti 3
Maggioranza 204
Hanno votato
172
Hanno votato
no 235).

Prendo atto che la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Giorgio Merlo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani, che inizierà alle ore 9, con votazioni a partire dalle ore 9,30.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,58).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, lei, poco fa, ha annunziato l'ordine del giorno e gli orari di lavoro della seduta di domani, e lo ha fatto con molta attenzione, distinguendo l'orario di inizio dei nostri lavori e chiarendo che l'orario di votazione è quello delle ore 9,30 perché sperimentalmente stiamo verificando la possibilità di lavorare anche per fasce distinte di discussione e di votazione. Naturalmente, poiché non è in corso una riforma materiale del Regolamento, molti colleghi sono stati tratti in inganno dalle modalità con le quali queste fasce sono state presentate e riportate anche nel calendario. Per cui, la difficoltà di distinguere l'orario di inizio delle votazioni dall'orario di inizio di una fascia di votazioni rappresenta assolutamente una necessità per la quale occorre la chiarezza da parte della Presidenza.
Le pongo questa questione, signora Presidente, perché molti colleghi pensavano anche questa mattina che l'inizio delle votazioni fosse alle 9,30; per questo motivo sono arrivati in ritardo mentre le votazioni erano già iniziate (avevano calcolato male i 20 minuti di preavviso).
Chiedo, signor Presidente, che si faccia combaciare l'inizio della seduta con l'inizio della fascia oraria in cui si prevedono votazioni, anche perché dal punto di vista regolamentare cinque minuti dopo l'inizio alle ore 9, se non vengono chieste le votazioni con verifica elettronica, si inizia a votare per alzata di mano. Signor Presidente, non si può distinguere in quel modo la fascia oraria dell'inizio della votazione da quella dell'inizio della seduta della Camera. Ciò vale per la mattina o anche per il pomeriggio, quando l'inizio dei lavori pomeridiani coincide con l'inizio della seduta della Camera dei deputati. Le pongo questo problema, e l'avevamo già fatto presente alla Conferenza dei presidenti di gruppo, ma naturalmente è un peccatuccio veniale, al quale possiamo porre rimedio già dalla seduta di domani e dal prossimo calendario, quando sarà messo a disposizione di tutti i colleghi.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, la questione era stata già affrontata nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, e questa era stata la decisione assunta. Riproporrò il problema, alla luce delle sue osservazioni.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.

Pag. 114

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, ho chiesto la parola alla fine della seduta sull'ordine dei lavori per riferirmi alla questione che prima ha riguardato il collega Berruti. Il punto di cui vorrei parlare non riguarda tanto il collega Berruti, quanto il nostro nuovo sistema di voto. Stabilito il fatto che si verifica la personalità del voto in base alle minuzie, si potrebbe, Presidente, non dover tenere schiacciato il tasto lungo tutta la durata della votazione. Quella disposizione era stata introdotta - se non erro - rispetto al precedente sistema, dove era sufficiente una singola pressione di tasto per votare, per consentire ai segretari d'Aula di verificare effettivamente la personalità del voto e la presenza dei deputati nelle loro postazioni. Con il sistema di rilevazione delle minuzie questa esigenza viene meno, e credo che questo renderebbe le nostre votazioni un po' più celeri, perché comunque, mentre gli altri colleghi riescono ad attivare il sistema, chi ha già votato non è costretto a rimanere fermo e in quel lasso di tempo può rispondere al telefono, consultare il computer o guardare un pezzo di carta. Si tratta solo di un suggerimento tecnico, che avevo avanzato anche personalmente e privatamente al questore Mazzocchi, che mi sembra possa contribuire a migliorare l'andamento dei nostri lavori.

PRESIDENTE. La questione era stata già posta, e l'osservazione era stata già fatta. Al riguardo occorre sottolineare che una volta abilitato il terminale di voto è possibile votare in un qualunque momento fino alla chiusura della votazione medesima, quindi non sarebbe neanche necessario tenere sempre premuto il tasto. Comunque la questione verrà riproposta, onorevole Stracquadanio.

Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma (ore 21,05).

PRESIDENTE. A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'organizzazione dei lavori per il periodo 23 marzo-3 aprile 2009 è stata così rimodulata:

Lunedì 23 marzo (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2263 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2009, n. 4, recante misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario (Approvato dal Senato - scadenza: 6 aprile 2009).

Martedì 24 (votazioni dalle 10 alle 13; votazioni dalle 14 alle 17 e dalle 18 alle 20,30), mercoledì 25 (votazioni dalle 9,30 alle 11 e dalle 12 alle 14; votazioni dalle 16 alle 18 e dalle 19 alle 21) e giovedì 26 marzo (votazioni dalle 9,30 alle 11,30 e dalle 12,30 alle 14,30, con eventuale prosecuzione nella giornata di venerdì 27 marzo, con votazioni dalle 9,30 alle 11 e dalle 12 alle 14):

Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 2105 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato) (collegato alla manovra di finanza pubblica) (la conclusione è prevista per martedì 24 marzo);
n. 2263 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 febbraio 2009, n. 4, recante misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario (Approvato dal Senato - scadenza: 6 aprile 2009);
n. 1415 ed abbinate - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

Pag. 115

Giovedì 26 marzo, al termine delle votazioni, avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2187 - Conversione in legge del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi (da inviare al Senato - scadenza: 12 aprile 2009).

Lunedì 30 marzo (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2232 - Conversione in legge del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori (da inviare al Senato - scadenza: 25 aprile 2009).

Discussione sulle linee generali della mozione Di Pietro ed altri n. 1-00109 concernente iniziative relative al sistema creditizio italiano, con particolare riferimento alla riforma delle fondazioni bancarie e delle banche popolari quotate.

Discussione sulle linee generali del progetto di legge n. 2042 ed abbinata - Adesione della Repubblica italiana al Trattato concluso il 27 maggio 2005 tra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica d'Austria, relativo all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale (Trattato di Prüm). Istituzione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA. Delega al Governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria. Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale (Approvato dal Senato - ove concluso dalle Commissioni).

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 63 ed abbinata - Distacco dei comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione.

Martedì 31 marzo (votazioni dalle 14,30 alle 17 e dalle 18 alle 20,30), mercoledì 1o (votazioni dalle 9,30 alle 11 e dalle 12 alle 14; votazioni dalle 16 alle 18 e dalle 19 alle 21) e giovedì 2 aprile (votazioni dalle 9,30 alle 11,30 e dalle 12,30 alle 14,30, con eventuale prosecuzione nella giornata di venerdì 3 aprile, con votazioni dalle 9,30 alle 11 e dalle 12 alle 14):

Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 2187 - Conversione in legge del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi (da inviare al Senato - scadenza: 12 aprile 2009);
n. 2232 - Conversione in legge del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori (da inviare al Senato - scadenza: 25 aprile 2009);
n. 1415 ed abbinate - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (ove non concluso).

Seguito dell'esame della mozione Di Pietro ed altri n. 1-00109 concernente iniziative relative al sistema creditizio italiano, con particolare riferimento alla riforma delle fondazioni bancarie e delle banche popolari quotate.

Pag. 116

Seguito dell'esame del progetto di legge n. 2042 ed abbinata - Adesione della Repubblica italiana al Trattato concluso il 27 maggio 2005 tra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica d'Austria, relativo all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale (Trattato di Prüm). Istituzione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA. Delega al Governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria. Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale (Approvato dal Senato - ove concluso dalle Commissioni).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 63 ed abbinata - Distacco dei comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione.

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti in calendario e non conclusi.

Domani, giovedì 19 marzo, le votazioni del disegno di legge n. 2105 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato) (collegato alla manovra di finanza pubblica) proseguiranno anche nel pomeriggio, fino alle ore 19. Seguirà lo svolgimento di interpellanze urgenti.

L'esame della proposta di legge n. 1090 - Delega al Governo per la riforma della disciplina delle persone giuridiche e delle associazioni non riconosciute, di cui al titolo II del libro primo del codice civile e della mozione Cota ed altri n. 1-00076 concernente una moratoria per la costruzione di nuove moschee e centri culturali islamici, già previsto a partire da lunedì 23 marzo, è rinviato ad altro calendario.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 19 marzo 2009, alle 9:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1117 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato) (2105-A).
e delle abbinate proposte di legge: RIA; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; PANIZ (452-692-748).
- Relatori: Leone, per la V Commissione; Antonio Pepe, per la VI Commissione.

(al termine delle votazioni)

2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 21,10.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2105-A - em. 1.1 451 448 3 225 203 245 56 Resp.
2 Nom. em. 1.2 rif. 441 441 221 440 1 56 Appr.
3 Nom. em. 1.3 485 482 3 242 224 258 53 Resp.
4 Nom. em. 1.4 470 464 6 233 213 251 53 Resp.
5 Nom. em. 1.5 507 503 4 252 236 267 52 Resp.
6 Nom. em. 1.9 509 495 14 248 231 264 51 Resp.
7 Nom. em. 1.15 470 468 2 235 223 245 50 Resp.
8 Nom. em. 1.10 519 515 4 258 254 261 49 Resp.
9 Nom. em. 1.500 rif. 513 508 5 255 506 2 48 Appr.
10 Nom. em. 1.12 516 309 207 155 34 275 47 Resp.
11 Nom. em. 1.13 518 516 2 259 239 277 45 Resp.
12 Nom. articolo 1 520 323 197 162 290 33 42 Appr.
13 Nom. articolo agg. 1.01 517 512 5 257 243 269 41 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo agg. 1.02 500 496 4 249 237 259 41 Resp.
15 Nom. em. 2.1 517 515 2 258 245 270 41 Resp.
16 Nom. em. 2.2 522 309 213 155 38 271 41 Resp.
17 Nom. em. 2.3, 2.4 512 322 190 162 57 265 41 Resp.
18 Nom. em. 2.5 507 504 3 253 244 260 41 Resp.
19 Nom. em. 2.6 479 478 1 240 221 257 40 Resp.
20 Nom. em. 2.8 444 439 5 220 36 403 49 Resp.
21 Nom. em. 2.601 461 460 1 231 459 1 48 Appr.
22 Nom. em. 2.11 483 480 3 241 220 260 44 Resp.
23 Nom. em. 2.14 463 460 3 231 218 242 44 Resp.
24 Nom. em. 2.15 497 496 1 249 233 263 44 Resp.
25 Nom. em. 2.16 505 504 1 253 239 265 44 Resp.
26 Nom. em. 2.18 506 503 3 252 233 270 43 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 2.19 511 306 205 154 36 270 43 Resp.
28 Nom. em. 2.20 499 481 18 241 211 270 43 Resp.
29 Nom. em. 2.23 506 306 200 154 44 262 43 Resp.
30 Nom. em. 2.24 505 503 2 252 237 266 43 Resp.
31 Nom. em. 2.25 498 497 1 249 233 264 43 Resp.
32 Nom. em. 2.26 502 497 5 249 33 464 43 Resp.
33 Nom. em. 2.29 498 263 235 132 5 258 43 Resp.
34 Nom. em. 2.32 501 498 3 250 235 263 43 Resp.
35 Nom. em. 2.34 507 504 3 253 236 268 43 Resp.
36 Nom. em. 2.35 503 499 4 250 236 263 43 Resp.
37 Nom. em. 2.37 518 516 2 259 245 271 42 Resp.
38 Nom. em. 2.602 511 509 2 255 505 4 42 Appr.
39 Nom. em. 2.41 511 507 4 254 240 267 42 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 2.42 rif. 514 514 258 512 2 42 Appr.
41 Nom. em. 2.43 rif. 509 509 255 506 3 42 Appr.
42 Nom. em. 2.44 420 419 1 210 192 227 41 Resp.
43 Nom. em. 2.47 447 443 4 222 204 239 41 Resp.
44 Nom. em. 2.50 467 446 21 224 197 249 41 Resp.
45 Nom. em. 2.51 472 468 4 235 221 247 41 Resp.
46 Nom. em. 2.52 477 475 2 238 223 252 41 Resp.
47 Nom. em. 2.54 479 476 3 239 222 254 41 Resp.
48 Nom. em. 2.55, 2.56 490 487 3 244 230 257 41 Resp.
49 Nom. em. 2.58 476 474 2 238 220 254 41 Resp.
50 Nom. em. 2.605 491 490 1 246 490 41 Appr.
51 Nom. em. 2.606 479 477 2 239 476 1 41 Appr.
52 Nom. em. 2.61 493 465 28 233 31 434 40 Resp.
INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 2.62 493 464 29 233 206 258 40 Resp.
54 Nom. em. 2.63 rif. 492 489 3 245 489 40 Appr.
55 Nom. em. 2.64 488 486 2 244 234 252 40 Resp.
56 Nom. em. 2.65 479 476 3 239 226 250 40 Resp.
57 Nom. em. 2.66 482 480 2 241 230 250 40 Resp.
58 Nom. em. 2.118 490 489 1 245 233 256 40 Resp.
59 Nom. em. 2.67 492 289 203 145 34 255 40 Resp.
60 Nom. em. 2.500 rif. 480 479 1 240 478 1 40 Appr.
61 Nom. em. 2.68 473 471 2 236 213 258 39 Resp.
62 Nom. em. 2.69, 2.70 480 478 2 240 219 259 39 Resp.
63 Nom. em. 2.71 479 478 1 240 218 260 39 Resp.
64 Nom. em. 2.74 473 472 1 237 217 255 39 Resp.
65 Nom. em. 2.76 479 478 1 240 221 257 39 Resp.
INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 68)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. em. 2.77 479 477 2 239 220 257 39 Resp.
67 Nom. em. 2.80 473 472 1 237 219 253 39 Resp.
68 Nom. em. 2.81 410 407 3 204 172 235 39 Resp.