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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 145 di giovedì 12 marzo 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,30.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Bonaiuti, Brancher, Briguglio, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Conte, Cota, Crimi, De Biasi, Donadi, Fiano, Fitto, Gregorio Fontana, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giro, Jannone, Lamorte, La Russa, Lo Monte, Lucà, Mantovano, Maroni, Antonio Martino, Mazzocchi, Meloni, Molgora, Angela Napoli, Palumbo, Pescante, Prestigiacomo, Ravetto, Romani, Rosato, Rotondi, Saglia, Scajola, Soro, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Casini e altri n. 1-00093, Cirielli ed altri n. 1-00126, Donadi ed altri n. 1-00127 e Fava ed altri n. 1-00128 concernenti misure a favore dell'efficienza e della funzionalità delle Forze armate (ore 9,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Casini e altri n. 1-00093 (Nuova formulazione), Cirielli ed altri n. 1-00126, Donadi ed altri n. 1-00127 (Nuova formulazione) e Fava ed altri n. 1-00128, concernenti misure a favore dell'efficienza e della funzionalità delle Forze armate (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di lunedì 9 marzo 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo che esprimerà, altresì, il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, in premessa all'analisi dei singoli impegni formulati in ciascuna delle mozioni presentate occorre chiarire che l'attuale situazione internazionale, caratterizzata da profili di criticità del quadro politico-strategico, postula la disponibilità di una difesa in grado di far fronte alla molteplice natura delle sfide pure in presenza di una non favorevole congiuntura economica. Ecco perché il Governo e il Dicastero intendono procedere senza indugio ad una incisiva riforma del comparto difesa per una sua ulteriore razionalizzazione e per una migliore qualificazione della spesa che garantiscano un uso efficiente delle risorse disponibili. Pag. 2
A tal fine, in linea peraltro con le indicazioni del Consiglio supremo di difesa, il Ministro della difesa, l'onorevole La Russa, ha istituito il 22 gennaio scorso una commissione di alta consulenza e di studio per la ridefinizione complessiva del sistema di difesa e di sicurezza nazionale. In tale ambito il Ministro ha chiesto al Capo di stato maggiore della difesa il proprio avviso per la definizione di un piano pluriennale della difesa che possa realizzarsi entro l'arco della legislatura. Il piano, di cui una prima bozza è già stata posta a disposizione della commissione, dovrà consentire di rivedere l'intera organizzazione del Ministero e lo stesso modello di difesa razionalizzandone le strutture, accentuandone il carattere interforze e rivedendo l'assetto territoriale, logistico e infrastrutturale per garantire la disponibilità di uno strumento militare in grado di esprimere adeguati livelli capacitivi.
In quest'ottica e a tal fine è stato ritenuto utile e opportuno fare tesoro delle esperienze e delle conoscenze che risiedono nei Dicasteri che con quello della difesa devono agire in stretta sintonia e sinergia. Per questo motivo è stato chiesto ai Ministri degli affari esteri, dell'interno, dell'economia e delle finanze, della funzione pubblica e dello sviluppo economico, nonché alla Presidenza del Consiglio la partecipazione di loro qualificati rappresentanti ai lavori della predetta neoistituita commissione.
È nostro intendimento utilizzare a base dei lavori della commissione le indicazioni finora ricevute dai vertici militari per avviare un'incisiva riforma dell'intero Dicastero che, collocandosi armonicamente nel più ampio quadro della razionalizzazione della struttura dello Stato, recepisca sia le esigenze prioritarie della difesa nazionale e della partecipazione alle missioni di salvaguardia della pace e della sicurezza internazionale, sia quella di un'attenta ed efficiente utilizzazione delle risorse disponibili massimizzandone l'efficacia.
La commissione, oltre che sulle indicazioni dei vertici militari, baserà i suoi lavori anche sui contributi che le saranno forniti da esperti nei vari settori, con l'intento di pervenire ad una proposta di ridefinizione complessiva del Dicastero e del sistema di difesa nazionale. Ci si attende, in tal modo, di poter elaborare un piano che ne consenta un adeguamento alle effettive esigenze e possibilità attuali e del prevedibile futuro, un piano che sia organico e completo, che possa essere realizzato con la necessaria gradualità, ma anche in tempi realisticamente brevi, e che poggi su concrete e solide basi programmatiche condivise. Questo non dovrà però far trascurare la necessità di operare concretamente ogni sforzo per intervenire sin d'ora per razionalizzare e migliorare il rapporto tra risorse ed efficienza.
A grandi linee, il piano svilupperà l'analisi e la revisione delle strutture di vertice del Dicastero in tutte le sue aree componenti, al fine di ottenere una sempre maggiore chiarezza delle rispettive funzioni e competenze, uno snellimento delle procedure e la massima economicità di gestione. Per quanto attiene più in particolare alle Forze armate, l'obiettivo primario è quello di mantenere il più elevato livello ottenibile della loro componente operativa, in particolare proteggendone la qualità dei mezzi e la formazione, l'addestramento, la motivazione del personale, senza trascurare la giusta attenzione per i necessari investimenti. Questo obiettivo discende tanto dall'esigenza di mantenere nel tempo un contributo alla difesa collettiva dell'Alleanza atlantica e dell'Unione europea che sia qualificato e adeguato al rango e al ruolo che il nostro Paese intende ricoprirvi, quanto dall'opportuna politica, secondo gli intendimenti del Governo, di essere efficacemente presenti nella gestione delle crisi internazionali.
In sostanza, bisogna puntare, attraverso un'opera di modernizzazione e di organica razionalizzazione, all'obiettivo di migliorare, o almeno mantenere, l'attuale efficienza pur con una minore disponibilità di risorse. Si ritiene, ad esempio, che sia possibile rivedere ulteriormente le strutture amministrative e territoriali logistico-manutentive, perseguendo la loro massima integrazione ordinativa e funzionale interforze, Pag. 3in forma compatibile con l'esigenza di assicurare un tempestivo ed efficace supporto alle forze operative.
Occorrerà, infine, delineare in forma più appropriata i compiti assegnati alle Forze armate, in aggiunta a quello prioritario della difesa dello Stato e a quello della partecipazione a missioni internazionali per la pace e la sicurezza. In conclusione, il piano dovrà essere licenziato dalla commissione, completato e presentato entro sei mesi dalla sua costituzione, per consentire gli interventi legislativi senza ritardi. Potrà ovviamente essere necessario avviare da subito alcuni provvedimenti specifici, comunque coerenti con lo schema generale, a partire dal settore del personale. I risultati di questo ambizioso percorso, di cui il Parlamento sarà costantemente informato, consentiranno di migliorare il sistema di difesa e sicurezza del nostro Paese e, nel contempo, potranno costituire un esempio di come si possono razionalizzare e rendere più efficienti i settori primari dello Stato.
Passiamo all'analisi dei singoli impegni, alcuni dei quali con analoghe finalità, contemplati dalle rispettive mozioni in discussione. Per quanto riguarda gli impegni di cui alle mozioni Casini ed altri n. 1-00093 (Nuova formulazione) e Cirielli ed altri n. 1-00126, sia ai fini dell'adozione di misure che preservino le capacità dell'intervento dello strumento militare, razionalizzando le limitate risorse, in base a principi di costo-efficacia, sia per rivedere il quadro normativo per l'impiego e la gestione delle Forze armate del comparto difesa nel suo complesso, il Dicastero della difesa si è già attivato.
In particolare, lo stato maggiore della difesa, come riferito dianzi, ha prodotto una bozza di piano pluriennale della difesa, che potrà rappresentare una base di lavoro per la specifica commissione di alta consulenza e studio per la ridefinizione complessiva del sistema di difesa e sicurezza nazionale, istituita il 22 gennaio scorso. Inoltre, per la prima volta, il Parlamento ha recepito l'esigenza di finanziare le attività di approntamento e ricondizionamento, tipiche del settore esercizio, dei reparti impegnati nelle missioni internazionali, direttamente nell'ambito del decreto-legge di rinnovo delle citate missioni, segno questo di una convinta consapevolezza della necessità di sostegno e salvaguardia delle capacità operative dei reparti impegnati nei teatri di interesse.
Per quanto riguarda l'impegno della mozione Casini ed altri n. 1-00093 (Nuova formulazione), riguardante la necessità di tenere presente l'esperienza maturata nell'ambito di interventi fuori area, si fa notare che il Dicastero della difesa ha sempre operato per valorizzare e mettere a frutto, di volta in volta, l'esperienza maturata negli interventi fuori area nel corso degli anni.
Gli impegni assunti in ambito internazionale nei vari teatri operativi - quali il Libano, i Balcani, l'Afghanistan, per citare solo i più impegnativi - hanno ottenuto il plauso dei partner internazionali per le capacità dimostrate dai nostri militari: capacità che sono il frutto della capitalizzazione delle esperienze maturate negli anni in teatri di conflitti di bassa e media intensità. La durata delle stesse operazioni (la più recente, quella in Libano, è iniziata nella sua attuale configurazione oltre due anni fa) dimostra come ormai le nostre Forze armate siano già in grado di dare continuità all'azione dei contingenti nazionali in teatri operativi lontani e caratterizzati da condizioni geografiche e meteorologiche non usuali.
In merito all'analogo impegno delle mozioni Casini ed altri n. 1-00093 (Nuova formulazione) e Donadi ed altri n. 1-00127 (Nuova formulazione), relativo alla rimodulazione degli investimenti, si evidenzia che lo stesso segue una pianificazione di medio-lungo termine, legata a macroscenari di riferimento identificati nel quadro geostrategico internazionale, nonché dal rispetto degli impegni internazionali e dei compiti istituzionali dello strumento militare. Ciò si attua attraverso un ammodernamento e rinnovamento capacitivo delle varie componenti, secondo priorità definite anche in funzione delle risorse disponibili, Pag. 4e in tal senso la Difesa opererà anche nell'ambito del suddetto piano.
In merito agli analoghi impegni delle mozioni Casini ed altri n. 1-00093 (Nuova formulazione), Cirielli ed altri n. 1-00126 e Donadi e altri n. 1-00127 (Nuova formulazione), per garantire risorse disponibili in via prioritaria al settore del reclutamento e dell'addestramento, la Difesa già considera tali settori tra le sue priorità.
Per quanto riguarda l'impegno della mozione Casini ed altri n. 1-00093 (Nuova formulazione), per garantire stabilità e coerenza nel tempo all'assegnazione delle risorse per il comparto difesa, si sottolinea come le stesse siano considerate ormai ineludibili ai fini di una coerente e compatibile pianificazione dello strumento militare. L'attenzione e l'impegno del Governo nel senso sono dimostrati dalla recente istituzione dell'apposita commissione di consulenza e studio, che ha il compito di elaborare un progetto complessivo che affronti anche il problema delle risorse economiche e di contribuire a definire uno schema di provvedimento legislativo di delega per la ridefinizione complessiva del sistema di difesa e sicurezza nazionale.
Con riferimento all'impegno da mozione Cirielli ed altri n. 1-00126, ai fini del pieno riconoscimento della professionalità e specificità del personale delle Forze armate, non si può che ritenere pienamente condivisibile il riconoscimento della peculiarità dei compiti, degli obblighi e dei requisiti di efficienza, nonché degli impieghi del personale militare in attività a garanzia della sicurezza e della libertà, e di conseguenza il riconoscimento di uno specifico trattamento anche economico. Al riguardo si rammenta che all'interno del disegno di legge recante delega al Governo in materia di lavori usuranti (atto Senato 1167, già atto Camera 1441-quater) è prevista una norma di notevole interesse per la Difesa, introdotta con un emendamento della Commissione di merito, relativa alla specificità delle Forze armate e delle forze di polizia, all'articolo 14. Nel merito, si rileva che, nella relativa tabella A della legge finanziaria per il 2009 sono accantonati, per le esigenze del Ministero della difesa, 12 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011, preordinati al riconoscimento della specificità delle Forze armate. In particolare, l'articolo 14 dell'atto dianzi ricordato recita testualmente: «Ai fini della definizione degli ordinamenti, delle carriere e dei contenuti del rapporto di impiego e della tutela economica, pensionistica e previdenziale, è riconosciuta la specificità del ruolo delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché dello stato giuridico del personale ad esse appartenenti, in dipendenza della peculiarità dei compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali, previsti da leggi e regolamenti, per le funzioni di tutela delle istituzioni democratiche e di difesa dell'ordine e della sicurezza interna ed esterna, nonché per i peculiari requisiti di efficienza operativa richiesti e i correlati impieghi in attività usuranti. La disciplina attuativa dei principi e degli indirizzi di cui al comma 1 è definita con successivi provvedimenti legislativi, con i quali si provvede altresì a stanziare le occorrenti risorse finanziarie (...)».
In merito agli impegni delle mozioni Donadi ed altri n. 1-00127 (Nuova formulazione) e Fava ed altri n. 1-00128, volti a ridefinire le missioni e l'impiego delle Forze armate valorizzando la protezione delle frontiere terrestri e aree marittime, si precisa che i compiti delle Forze armate sono indicati dall'articolo 1 della legge n. 311 del 14 novembre 2000. Nel disposto viene indicato che «(...) Compito prioritario delle Forze armate è la difesa dello Stato. Le Forze armate hanno altresì il compito di operare al fine della realizzazione della pace e della sicurezza, in conformità alle regole del diritto internazionale ed alle determinazioni delle organizzazioni internazionali delle quali l'Italia fa parte. Le Forze armate concorrono alla salvaguardia delle libere istituzioni e svolgono compiti specifici in circostanze di pubblica calamità e in altri casi straordinari di necessità ed urgenza (...)».
L'impegno della mozione Donadi ed altri n. 1-00127 (Nuova formulazione) riguardante Pag. 5lo sviluppo di politiche di coordinamento, nelle missioni internazionali, tra l'intervento militare e quello della cooperazione, andrebbe riformulato nel modo che segue: a sviluppare, nel rigoroso mantenimento dell'indispensabile chiarezza e diversità di mandati, politiche di integrazione e coordinamento crescenti nelle missioni internazionali tra l'intervento militare e di assistenza alle popolazioni e alle istituzioni civili e quello della cooperazione civile in ambito umanitario e di sviluppo, intendendo tali interventi, in quanto complementari, distinti ma concorrenti alle priorità definite istituzionalmente, ed entrambi strumenti di rafforzamento della politica estera nazionale.
Si ritiene indispensabile considerare i seguenti elementi: primo, la cooperazione e il coordinamento civile e militare possono esprimere le massime potenzialità solo nella misura in cui si mantiene la chiarezza, la netta distinzione e differenza dei mandati tra la componente civile e quella militare operante sul territorio; secondo, il coordinamento risulta indispensabile per giungere ad ogni formula possibile di cooperazione, concorso e integrazione; terzo, le Forze armate operano nel settore della cooperazione civile e militare per il tramite di propri organismi (i cosiddetti COCIM, cooperazione civile e militare), attraverso i quali in tutti i teatri operativi sono già stati conseguiti prestigiosi risultati nella ricostruzione di opere pubbliche e nell'assistenza alle popolazioni colpite.
L'impegno della mozione Fava ed altri n. 1-00128 finalizzato a tutelare il rapporto tra le Forze armate e il territorio, assicurando in particolare la presenza di un'unità degli alpini in ciascuna delle regioni dell'arco alpino, andrebbe rivisto in relazione, come dicevamo dianzi, alla riforma integrale che si vuole realizzare del Ministero in quanto la dislocazione delle unità alpine, così come richiesto, deve essere armonizzata e non deve trovarsi in controtendenza rispetto al processo di razionalizzazione dello strumento militare.
Tale processo si realizza infatti anche mediante i vari provvedimenti di soppressione, riconfigurazione e accorpamento sul territorio degli enti e dei reparti delle Forze armate.
In merito alle misure di incentivazione straordinaria voglio solo rammentare che si tratta di un tema di grande sensibilità che richiede un'analisi molto accorta al fine di evitare sperequazioni difficilmente accettabili.
Con riferimento all'impegno della mozione Fava ed altri n. 1-00128, ai fini dell'adozione di misure per fronteggiare gli effetti negativi dei tagli varati nel 2008, occorre precisare che la normativa varata nel 2008 fornisce un quadro molto articolato che va al di là dei semplici tagli ed indica un percorso che, coerentemente con un processo di revisione organizzativa del Ministero della difesa e della politica di riallocazione ed ottimizzazione delle risorse da perseguire anche mediante l'impiego in mansioni tipicamente operative del personale utilizzato per compiti strumentali, si prefigge un obiettivo di razionalizzazione dello strumento militare, quantificandolo economicamente negli importi dalla norma stessa descritti ma garantendogli dal 2010 una flessibilità necessaria al conseguimento di tale target (e cioè non cristallizzando la riduzione unicamente ai fondi destinati al reclutamento, ma estendendola a tutti i settori della spesa).
La norma infatti recita testualmente che, a decorrere dal 2010, i risparmi di cui al comma 1 per la parte eccedente il 7 per cento possono essere conseguiti, in alternativa anche parziale alle modalità ivi previste, mediante specifici piani di razionalizzazione predisposti dal Ministero della difesa in altri settori di spesa.
L'impegno della mozione Donadi ed altri n. 1-00127 (Nuova formulazione) volto a prevedere la possibilità per il personale militare di dare vita ad organismi di rappresentanza rafforzati rispetto a quelli attuali non è accoglibile, in quanto l'attuale organizzazione della rappresentanza Pag. 6militare appare tuttora rispondente alle esigenze funzionali e a quelle del personale della difesa. Grazie.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole sottosegretario, ma le chiederei di esplicitare meglio il parere del Governo in modo che sia chiaro a tutta l'Assemblea.
Sulle mozioni, il parere del Governo deve essere ovviamente puntuale, e cioè favorevole o contrario, e se vi sono eventuali inviti a riformulazioni questi devono ovviamente essere espressi in maniera puntuale e corretta. Prego, sottosegretario, qual è dunque il parere sulla mozione Casini ed altri n. 1-00093 (Nuova formulazione)?

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, procederei per singole parti della mozione.
Il Governo esprime parere favorevole sul primo capoverso del dispositivo che prevede l'impegno del Governo per quanto concerne l'adozione di misure che preservino le capacità di intervento dello strumento militare, razionalizzando le limitate risorse in base ai principi di costo ed efficacia. Il Dicastero su questo punto si è già attivato, per cui, sostanzialmente, l'impegno al Governo è rivolto a realizzare una cosa per cui il Dicastero si è già attivato e non possiamo essere contrari a una mozione che ci impegna su una misura già realizzata.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda il secondo capoverso del dispositivo?

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il Governo esprime parere favorevole anche sul secondo capoverso del dispositivo, perché in questo senso esiste già un percorso in atto, nonché sul terzo capoverso, che prevede di tenere presente l'esperienza ultradecennale ormai acquisita; si tratta di una previsione che stiamo già seguendo.
Il Governo esprime parere favorevole sul quarto capoverso del dispositivo (che è simile a ciò che è previsto anche nella mozione Donadi), in quanto il Governo già realizza una pianificazione di medio e lungo periodo.
Il Governo, infine, esprime parere favorevole anche sul quinto capoverso del dispositivo, in quanto già previsto dalla legge, e sul sesto capoverso, che considera ineludibile.

PRESIDENTE. Prendo atto, quindi, che il Governo esprime parere favorevole sull'intero dispositivo della mozione. Vi sono delle obiezioni sulle premesse oppure possiamo considerare che il Governo esprime parere favorevole anche sulle premesse?

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo condivide totalmente le premesse della mozione.

PRESIDENTE. Sottosegretario Crosetto, quindi, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Casini ed altri n.1-00093 (Nuova formulazione), con le sottolineature ovviamente da lei evidenziate e che risulteranno nel resoconto della seduta?

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Sì, Signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene, qual è il parere del Governo sulla mozione Cirielli ed altri n.1-00126?

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Un attimo, signor Presidente, mi deve scusare, ma la vado a rileggere perché sono molti i pareri da esprimere.
Il parere è favorevole con la precisazioni che abbiamo sottolineato durante...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ma non è possibile andare avanti così!

PRESIDENTE. Capisco le indicazioni dell'onorevole Quartiani che mi sta cortesemente consigliando, se vi fosse bisogno, una sospensione dei lavori, ma mi sembrava Pag. 7che il sottosegretario Crosetto fosse già in grado di sintetizzare i pareri del Governo.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, la proposta dell'onorevole Quartiani, vista la complessità di esprimere un parere differenziato sulle quattro mozioni, potrebbe andar bene al Governo; abbiamo un problema a realizzare una sintesi.

PRESIDENTE. Sta bene, possiamo, allora, concedere alcuni minuti al Governo per esprimere i pareri sulle mozioni in esame.
Sta assistendo ai lavori dell'Aula il Vicepresidente della Repubblica del Paraguay, Federico Franco, in visita alla Camera dei deputati, accompagnato, tra l'altro, anche da un nostro padre missionario italiano, che rappresenta la comunità italiana, padre Aldo Trento (Applausi).
Credo signor Presidente che gli applausi calorosi di questa Assemblea siano il segno dell'amicizia tra i nostri due Paesi.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per denunciare che le nomine RAI si stanno attuando a trattativa riservata, cioè per soli uomini, escludendo completamente le donne in violazione dell'articolo 51 della Costituzione che garantisce la parità di accesso delle donne ai pubblici uffici (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico). Non capisco perché in RAI, che è azienda strategica e delicata, non debba essere concesso anche alle donne di avere il 50 per cento - diciamolo - delle poltrone oppure è finito l'8 marzo e dobbiamo ritornare in cucina a lavare i piatti sporchi? Siamo stanche: alla trattativa devono partecipare anche le donne. Credo che in Paraguay non si trattino le donne in questo modo, come facciamo noi in Italia (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Perdonatemi ma voi sapete che dobbiamo riservare questo tipo di interventi - lo dico perché sono certo che anche altre colleghe o colleghi vorranno intervenire sul tema - a fine seduta, com'è previsto dal nostro Regolamento.

ANNA PAOLA CONCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Per par condicio ha facoltà di intervenire, onorevole Concia.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, la ringrazio per la par condicio. Sono assolutamente d'accordo con l'onorevole Mussolini e vi leggo l'articolo 51 della Costituzione, care colleghe e cari colleghi, poiché appunto l'8 marzo è finito ma noi dobbiamo dare grandi segnali. L'articolo 51 afferma che «tutti i cittadini», donne e uomini, «possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra uomini e donne». Dunque, ci siamo dimenticati che la RAI è un'azienda pubblica sino a prova contraria (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Popolo della Libertà)?
Diamo un grande segnale sulla RAI anche perché sappiamo, care colleghe, cari colleghi e caro signor Presidente, che, per Pag. 8quanto riguarda la cultura del rispetto delle donne, i mass media sono carenti e stabilire la presenza al 50 per cento di donne e uomini nel consiglio di amministrazione potrebbe cambiare questa cultura (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Popolo della Libertà).

Si riprende la discussione delle mozioni.

(Ripresa intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Accogliendo la richiesta avanzata dal sottosegretario Crosetto, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 10,05, è ripresa alle 10,20.

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo stava esprimendo il parere sulle mozioni in esame e aveva chiesto alcuni minuti per rivedere le mozioni.
Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per la difesa, onorevole Guido Crosetto.

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il Governo conferma il parere favorevole sulla mozione Casini ed altri n. 1-00093 (Nuova formulazione) e sulla mozione Cirielli ed altri n. 1-00126.
Per quanto riguarda la mozione Donadi ed altri n. 1-00127 (Nuova formulazione), il secondo capoverso del dispositivo andrebbe riformulato nel modo seguente: «sviluppare, nel rigoroso mantenimento dell'indispensabile chiarezza e diversità dei mandati, politiche di integrazione e coordinamento crescenti nelle missioni internazionali, tra l'intervento militare di assistenza alle popolazioni e alle istituzioni civili e quello della cooperazione civile, in ambito umanitario e di sviluppo, intendendo tali interventi, in quanto complementari, distinti ma concorrenti alla priorità definita istituzionalmente ed entrambi strumenti di rafforzamento della politica estera nazionale». Questa è la proposta di riformulazione.
Il Governo, invece, esprime parere contrario sull'ultimo capoverso del dispositivo, quello che riguarda la «sindacalizzazione» del personale del settore difesa.
Per quanto riguarda la mozione Fava ed altri n. 1-00128, sul primo capoverso del dispositivo il parere è favorevole se si sopprimono le parole «in particolare» e si fa terminare il periodo con l'espressione «da qualsiasi genere di minaccia», sopprimendo l'ultima parte.
Per quanto riguarda invece il secondo capoverso del dispositivo, il Governo propone la seguente riformulazione: «a tutelare il rapporto tra Forze armate e territorio, salvaguardando l'identità e le tradizioni dei corpi», sopprimendo inoltre la parte restante ed inserendo le seguenti parole: «mediante un reclutamento su base regionale e non nazionale».
Con queste riformulazioni, il parere del Governo è favorevole anche sulle mozioni Donadi ed altri n. 1-00127 (Nuova formulazione) e Fava ed altri n. 1-00128.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda le premesse?

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Per quanto riguarda le premesse, richiamando come ho detto prima l'intervento del Governo, per il fatto che comunque la riforma e la razionalizzazione stanno andando avanti e prendendo atto che il Governo sta già facendo molte delle cose a cui viene invitato nelle premesse, il parere è favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente e colleghi, certamente l'onorevole Pag. 9Gidoni in sede di discussione sulle linee generali aveva già ampiamente espresso i motivi che avevano portato la Lega Nord a presentare la mozione che ci apprestiamo a votare, però credo che sia necessario sottolineare alcuni aspetti che riteniamo positivi di questa nostra mozione, affinché voi colleghi possiate votarla convintamente.
Infatti, questa è una mozione che nelle premesse somiglia molto alle altre mozioni, in quanto vi sono i riferimenti alle Forze armate, che sono uno strumento fondamentale per la nostra politica estera e anche di difesa e sicurezza nazionale, con compiti delicati di protezione del territorio nazionale e della stabilizzazione di missioni di pace all'estero.
Tuttavia, è evidente che in questo momento particolare, pur se l'ambizione del Governo e anche forse del Parlamento non corrisponde a quanto in effetti abbiamo messo a bilancio, dobbiamo - ed ecco che nel dispositivo le cose sono in parte differenti, anche se seguono l'andamento delle altre mozioni - ridefinire lo strumento delle missioni e capire quali sono le più importanti rispetto ad altre, che possiamo accantonare.
In questo particolare momento, è necessario considerare anche come ristrutturare le Forze armate rispetto alle esigenze del nostro territorio. Nessuno di noi desidera che, nel prossimo futuro, si continuino a combattere guerre in tutto il mondo. Pertanto, bisognerà dare una struttura particolare che si possa ridimensionare in alcuni momenti, come quelli di crisi economica, in cui non può essere sostenuta. Anche se, ambiziosamente, a livello internazionale, siamo legati a trattati internazionali, se non abbiamo i soldi per andare avanti, dobbiamo capire dove e come operare dei tagli. In questo modo, in una prospettiva futura, avremo una base minima, che consentirà, quando si ritornerà alla normalità, di utilizzare tale normalità per le esigenze nazionali.
È necessario, quindi, tutelare il rapporto tra le Forze armate e il territorio, a cui si riferisce il secondo capoverso del dispositivo della mozione in oggetto. Ringrazio il sottosegretario Crosetto, con il quale abbiamo individuato una riformulazione che, comunque, il gruppo della Lega Nord condivide. Con il nuovo sistema delle Forze armate, non più di leva, ma basato sul reclutamento (ormai, le nostre Forze armate sono adeguate al sistema internazionale), è evidente che alcuni corpi - come i bersaglieri o gli alpini - si sono staccati dal territorio e che si sono perse un po' le tradizioni. Ritengo che il secondo capoverso del dispositivo, in cui abbiamo chiesto la salvaguardia dell'identità e delle tradizione dei corpi, con un reclutamento su base regionale e non nazionale, possa essere meritevole della nostra e della vostra (cioè, del Governo) attenzione.
L'ultimo capoverso del dispositivo della mozione in discussione non era pleonastico, perché è evidente che è necessario fronteggiare rapidamente gli effetti. Credo che abbiamo previsto un passaggio importante: quando si operano dei tagli, non sia solo il Ministro competente a farli, ma, come in tutti i settori in cui è necessario operare dei tagli in un momento di necessità, si lasci agli organi competenti, e quindi alle Forze armate, la decisione di dove e come tagliare. Altrimenti, si arriverà - come è accaduto in passato - a tagliare realtà importanti, rispetto ad altre meno importanti.
Mi sembra evidente che la mozione Fava ed altri 1-00128 goda di un parere favorevole da parte del Governo e spero che l'Assemblea lo accrediti approvandola (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, i colleghi in Assemblea sono distratti ed è difficile intervenire. Chiederei l'attenzione dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

FRANCESCO BOSI. Stiamo parlando di una questione molto importante e molto Pag. 10seria: stiamo parlando delle Forze armate del nostro Paese, dell'Italia, e di quanto le Forze armate siano importanti per la politica estera dell'Italia, per la sua immagine, il suo ruolo, per la sicurezza interna e internazionale. Forse vi è una sottovalutazione di quanto siano importanti le Forze armate e il sistema della difesa per un Paese.
Ho letto una dichiarazione - che, probabilmente, è stata letta anche da voi - del nuovo Presidente degli Stati Uniti. Egli ha affermato la necessità di aumentare le spese del welfare e della difesa. In un momento di grande crisi economica non si tagliano le spese per la difesa: questa è la posizione di un Paese importante come gli Stati Uniti.
Il significato di queste mozioni e di questo dibattito deve essere, nell'intento di chi lo ha promosso, ovvero il nostro gruppo, attraverso la mozione avente quale primo firmatario l'onorevole Casini, di sensibilizzare l'attenzione del Parlamento che, evidentemente, tanto sensibile non mi pare su questa tematica e di chiedere che, pur nelle difficoltà e nella congiuntura economica che il Paese sta attraversando, questo comparto venga messo al riparo dai tagli e da iniziative (per la verità, purtroppo, contemplate nella finanziaria e nel decreto-legge del 25 giugno 2008, n. 112) che destrutturano il sistema della difesa nel nostro Paese.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 10,30)

FRANCESCO BOSI. Il Ministro La Russa non sta ascoltando, dunque mi rivolgerò al sottosegretario Crosetto, al quale non sfugge che, ad esempio, nel decreto-legge... Signor Presidente, per rispetto anche dell'argomento di cui stiamo parlando (e non della mia modestissima persona) interrompo l'intervento perché non è possibile affrontare questioni così importanti in queste condizioni.

PRESIDENTE. Onorevole Bosi, prosegua, i colleghi saranno lieti di ascoltarla ed anche il Ministro La Russa, benché ci stia lasciando, un po' distratto dall'onorevole Bocchino. Tuttavia, il sottosegretario Crosetto è attento. La prego, onorevole, continui.

FRANCESCO BOSI. Riprendo il mio intervento dicendo che nel decreto-legge n. 112 del 2008, onorevole Crosetto, si parla addirittura, per l'anno 2010, di tagli alle spese del personale per la difesa del 40 per cento. Questo deve essere scongiurato.
Lo stesso Ministro La Russa, nella relazione di accompagnamento al capitolo di spesa del bilancio dello Stato relativo al Ministero della difesa, ha affermato che, se questo trend prosegue, saremo costretti - io ho il vizio di leggere i documenti - ad arrivare a un modello difesa di 141 mila unità e non più di 190 mila unità. Scusatemi se questo è poco. Lo dichiara il Ministro della difesa, non è una nostra elucubrazione.
Il momento è, allora, delicato e serio. È nell'intenzione del gruppo dell'UdC di porre all'attenzione della Camera, finalmente, per la prima volta dall'inizio della legislatura, il problema di cosa fare del nostro modello di difesa. Ci siamo preoccupati, in maniera assolutamente costruttiva, di portare il Parlamento italiano, nella stragrande maggioranza dei propri componenti, a chiedere al Governo nella sua interezza di preservare il modello della difesa da fatti che inducono alla destrutturazione. Questo è quello che noi ci siamo proposti.
È chiaro le mozioni che sono state presentate - perlomeno così io le interpreto - rappresentano un appoggio alla politica del Ministero della difesa, ma soprattutto alle nostre Forze armate.
Pertanto, signor Presidente, rappresentante del Governo, ho preso atto, con favore e con soddisfazione, che si esprime parere favorevole ... Io mi rifiuto! Non è possibile!

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di non disturbare l'onorevole Bosi. Però, onorevole Bosi, anche lei è esperto di Aula e sa Pag. 11perfettamente che il massimo silenzio è un grande privilegio per pochi ...

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, non è un problema dell'onorevole Bosi. È l'immagine che il Parlamento dà, quando parliamo di un argomento del genere...

PRESIDENTE. Capisco, tuttavia, la prego, onorevole Bosi, di continuare.

FRANCESCO BOSI. Sono abituato a parlare e posso farlo anche con maggiore confusione. Tuttavia, mi consenta di considerare questo fatto come un episodio molto significativo in senso negativo.
Dunque, cerco di arrivare al termine del mio intervento. Credo che questo possa essere, a dispetto della cornice nel quale il dibattito si svolge, un momento importante qualora il Parlamento converga, in maniera molto larga, su alcune definizioni importanti che sono contenute nella mozione da noi presentata, che sono contenute anche nella mozione che ha come primo firmatario l'onorevole Cirielli e, in larga parte, anche in quella presentata dalla Lega. Credo che la mozione presentata dall'Italia dei Valori contenga un elemento non accettabile. Su questo punto concordo con il sottosegretario, perché non ci si può occupare della difesa e invocarne la sindacalizzazione al pari della polizia che, come si sa, non è un corpo militare.
Sono qui a invocare, ovviamente, l'approvazione e l'adesione, con un voto di larga convergenza, del Parlamento, in modo che il Ministero della difesa possa avvantaggiarsene nell'interesse supremo del nostro Paese e di quello delle Forze armate.
Ovviamente, esprimeremo voto favorevole nei confronti della nostra mozione, su quella avente come primo firmatario l'onorevole Cirielli e anche su quella presentata dai colleghi della Lega, se vi saranno le modifiche che ha proposto il sottosegretario. Invito, invece, i colleghi dell'Italia dei Valori a espungere quell'ultimo capoverso del dispositivo che, francamente, non ritengo accettabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rugghia. Ne ha facoltà.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, la prima questione che dobbiamo porci riguarda la ragione per cui l'Assemblea è chiamata a discutere un atto di indirizzo sulle Forze armate. Al di là di ogni condizionamento che può esercitare su ciascuno di noi la nostra collocazione, di maggioranza o di opposizione, penso che dobbiamo riconoscere che siamo chiamati a discutere di Forze armate perché le risorse rimaste in bilancio alla funzione difesa, dopo la legge finanziaria di luglio, ne mettono in discussione la sopravvivenza. Si tratta di una situazione paradossale che contrasta con i compiti e con il ruolo che le Forze armate stanno svolgendo con continuità negli ultimi 15 anni. L'Italia ha partecipato, dall'ultimo dopoguerra, a 114 missioni militari fuori dai confini nazionali. Di queste, 31 missioni sono ancora in corso. Due missioni sono state, tra l'altro, autorizzate dal Parlamento e ancora non hanno avuto inizio.
Le Forze armate, quindi, si sono dimostrate, nei fatti, uno strumento significativo per consentire alla politica estera italiana di avere credibilità e di assumersi le proprie responsabilità, nell'ambito delle organizzazioni internazionali di cui facciamo parte. Uso i termini «assumersi le proprie responsabilità» perché mi sembrano molto più congrui degli altri termini che vengono usati spesso in riferimento agli impegni internazionali, cioè i livelli di ambizione del nostro Paese. I primi termini mi sembrano più congrui e rispettosi del dettato costituzionale. Siamo nei Balcani, in Libano, in Afghanistan e in tanti altri teatri di crisi perché riteniamo giusto assumere la responsabilità di fermare la guerra e di costruire la pace.
Questo livello di impegno è stato messo seriamente in discussione dai tagli lineari subiti dal bilancio della difesa quando vi era ancora il Governo di centrodestra, nel periodo 2004-2006, ed ulteriormente compromesso per quelli apportati nel triennio 2009-2011, decisi per ragioni di finanza Pag. 12pubblica e con scarsa attenzione agli effetti sulle esigenze operative dello strumento militare.
I tagli alla difesa previsti per il prossimo triennio sono destinati ad incidere soprattutto sull'esercizio, sui settori del reclutamento e dell'addestramento e penalizzeranno, pertanto, la componente operativa delle Forze armate limitando le possibilità di impiego nei teatri di crisi e anche limitando la possibilità del mantenimento di efficienza e di sicurezza del personale, degli equipaggiamenti e dei mezzi.
L'asse portante del modello difesa non è semplicemente la sua organizzazione professionale basata interamente sul volontariato, ma è costituito da una dimensione significativamente equilibrata (qualitativamente e quantitativamente) delle forze italiane segnate dalla componente terrestre senza la quale difficilmente il nostro Paese avrebbe potuto assolvere in maniera così egregia ai numerosissimi e difficili impieghi fuori area.
Il valore aggiunto dello strumento militare è rappresentato dalla componente umana, come è stato più volte riconosciuto in ambito internazionale e come più volte è stato riconosciuto condividendo in Parlamento questa considerazione.
In questo quadro di considerazioni, riteniamo utile una risoluzione dell'Aula che indichi la necessità di un ragionamento di alto profilo sul ruolo del nostro modello di difesa avendo presente la capacità di distinguere tra la contingente necessità di superare una difficile situazione finanziaria emergenziale - che però non può essere l'unità di misura su cui costruire il nuovo modello della difesa - e l'opportunità, invece, di prevedere un modello flessibile che tenga conto realisticamente delle più probabili condizioni di impiego.
Noi non ci sottrarremo alla responsabilità di assumere decisioni che aiutino le nostre Forze armate a migliorare la loro efficienza e a ridurre e razionalizzare, se necessario, gli assetti operativi ed organici in atto.
Poniamo, però, precise condizioni di metodo e di merito poiché riteniamo necessaria un'approfondita discussione parlamentare sulla validità del nostro modello di difesa anche alla luce dell'esperienza quasi ventennale acquisita con gli interventi fuori area.
Gli obiettivi dell'approfondimento parlamentare per noi dovrebbero essere: ricercare ogni possibile razionalizzazione per riorganizzare in maniera funzionale le nostre Forze armate ed ottimizzare il rapporto fra costi e benefici nei settori della logistica e tecnico-amministrativi e ritrovare una significativa capacità di produzione di beni e servizi in economia; potenziare le aree industriali principali della difesa, cioè i poli principali di mantenimento degli arsenali mettendoli in condizione di produrre le attività necessarie di manutenzione; destinare in via prioritaria le risorse disponibili ai settori del reclutamento e dell'addestramento; assicurare nel tempo stabilità e coerenza nell'assegnazione delle risorse al comparto difesa per fare in modo di riorganizzare in maniera efficiente su base economica i programmi di trasformazione e di razionalizzazione delle Forze armate; recuperare una dimensione europea dove è necessaria la sinergia industriale con gli strumenti di cooperazione rafforzata sul piano operativo per superare le difficoltà, soprattutto nei settori della tecnologia militare che sono quelli dei limiti delle condizioni nazionali di bilancio.
Abbiamo visto che molti di questi elementi di indirizzo, che per noi sono prioritari, sono inseriti nella mozione Casini ed altri n. 1-00093 (Nuova formulazione), che ci sentiamo quindi di condividere per questi obiettivi e per queste indicazioni di indirizzo. Tra l'altro, in Senato si sta assumendo un'iniziativa che speriamo possa essere condivisa da altre forze.
Condividiamo alcuni punti della mozione dell'UdC e riteniamo che, forse, sarebbe stato più opportuno rafforzare il principio dell'assoluto rispetto del dettato costituzionale, laddove si afferma di operare garantendo le peculiari caratteristiche delle Forze armate, mentre non ci sembra Pag. 13del tutto convincente quando si parla di esigenza di rimodulazione degli investimenti circoscrivendo tale impegno su quelli ad alta intensità, proprio perché crediamo che per il modello difesa vadano definiti in ogni loro dimensione gli impegni sulla base di valutazioni riferite al quadro strategico generale.
Gli elementi qualificanti di qualunque modello di difesa, infatti, sono riconducibili semplificando molto la questione a due grandi aree: gli assetti ordinativi e organici e gli assetti operativi. Per questo in Commissione difesa si sta portando avanti un approfondimento che sarà opportuno concludere per una definizione migliore di questi aspetti.
Per quanto riguarda la mozione presentata dal gruppo Italia dei Valori, mi sembra ispirata dalla volontà di dare un contributo positivo ad un possibile miglior assetto organizzativo e funzionale del nostro strumento militare, tenendo conto proprio del mutato ruolo che è stato chiesto alle nostre Forze armate sul terreno della difesa nazionale e della sicurezza internazionale.
Per quanto riguarda la proposta, contenuta nella mozione, di stabilire una sinergica collaborazione tra cooperazione civile e militare, la riteniamo naturalmente molto positiva e condivisibile, ma crediamo che questa sinergia dovrebbe essere affidata a funzioni di coordinamento, perché del resto la richiesta di rafforzare nelle missioni fuori area il ruolo e il peso delle attività di ricostruzione civile e di cooperazione dello sviluppo è stata sempre una nostra costante tutte le volte che si è discusso in Parlamento delle missioni all'estero.
Per quanto riguarda l'atto del gruppo della Lega Nord Padania presentato dal collega Giovanni Fava che ne è primo firmatario, non possiamo assolutamente dare il nostro consenso, anche perché intende affidare alle Forze armate compiti impropri dalle conseguenze imprevedibili. Non si può chiedere, infatti, la protezione militare delle frontiere da qualsiasi genere di minaccia, inclusa quella rappresentata dai flussi migratori. Tutto questo non ci sembra né realistico, né condivisibile, così come non ci sembra condivisibile l'idea di considerare gli appartenenti alle Forze armate, che sono un'istituzione deputata a difendere l'integrità territoriale della nazione, sulla base della provenienza di un soldato o di un altro, in base al luogo di nascita o in base a dove presta servizio, se nelle regioni dell'arco alpino o in quelle della Sila.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 10,45)

ANTONIO RUGGHIA. Insomma, anche con le proposte di riformulazione avanzate dal Governo francamente questo atto di indirizzo non ci sembra affatto condivisibile e per questo voteremo contro la mozione della Lega Nord Padania.

PRESIDENTE. Onorevole Rugghia, la prego di concludere.

ANTONIO RUGGHIA. Mi avvio alla conclusione. In ordine all'altra mozione, nell'impegno del Governo vi è qualcosa di assolutamente paradossale, signor Presidente, colleghe e colleghi, soprattutto della maggioranza. Nella parte dispositiva della mozione si dice che bisogna avviare ogni iniziativa... Signor Presidente, due minuti e concludo...

PRESIDENTE. Onorevole Rugghia, non ha due minuti, deve concludere.

ANTONIO RUGGHIA. Insomma, si impegna il Governo ad avviare ogni iniziativa per rafforzare lo strumento militare e per assicurare, sulla base delle proprie competenze, anche di carattere normativo, una migliore razionalizzazione delle risorse per garantire al personale i livelli di formazione necessari. Ma si può presentare una mozione come forza di maggioranza richiamandosi a essenziali, normali e fondamentali compiti propri dell'azione di Governo?

Pag. 14

PRESIDENTE. Onorevole Rugghia, la ringrazio...

ANTONIO RUGGHIA. Delle due l'una: o non ci si fida del Ministro che queste cose le deve fare per la funzione che gli è propria oppure si assume un atteggiamento assolutamente contraddittorio e ipocrita come quello che la maggioranza ha assunto quando ha operato tagli alla difesa in maniera addirittura lineare e, nello stesso tempo, ipocritamente ha affermato di essere disposta a migliorare le condizioni del nostro strumento militare. Tutto questo... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rugghia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'importanza dell'argomento mi porta anzitutto a ringraziare non solo i colleghi che hanno condiviso la mozione che ho presentato a nome del Popolo della Libertà, ma anche i colleghi dell'Unione di Centro, dell'Italia di Valori, della Lega Nord Padania che hanno voluto presentare anche loro delle mozioni e portare all'attenzione dell'Assemblea, anche se un po' distratta, un problema fondamentale.
Chiaramente consegnerò complessivamente l'intervento che ho preparato, ma una breve sintesi credo che vada fatta.
È importante che quest'Aula finalmente discuta in maniera bipartisan sulla necessità di mantenere efficiente il dispositivo di sicurezza nazionale garantito dalle forze armate e dalle forze dell'ordine, e soprattutto mantenga anche un'attenzione alta sulla necessità, anche in questo quadro finanziario difficile, di conservare adeguati finanziamenti al comparto complessivo della difesa e della sicurezza. Questo ovviamente, da una parte, è un merito di quest'Aula e delle forze politiche, dall'altra, è un indiscutibile successo della serietà, della professionalità che le Forze armate e le nostre forze di polizia hanno dimostrato in importanti missioni all'estero, così come sul territorio nazionale.
La Commissione difesa ha già avuto modo di svolgere una serie di missioni, in Kosovo, in Libano e in Bosnia, dove abbiamo potuto constatare non soltanto la proverbiale umanità, ma anche la professionalità e la fermezza nell'adempimento dei propri doveri da parte dei nostri militari, che sono riconosciute non soltanto dalle organizzazioni internazionali e dalle massime autorità militari dei nostri alleati, ma soprattutto dalle autorità civili e dalle popolazioni di questi Paesi interessati da gravi sconvolgimenti bellici.
Non posso non ringraziare la lungimiranza del Governo, del Ministro La Russa e del Ministro Maroni, per aver voluto portare concretamente un aiuto alla sicurezza dello Stato con l'impiego di oltre tremila militari nelle città a vigilanza di obiettivi sensibili, ma anche impegnati in perlustrazione a fianco delle forze di polizia. Ricordo le critiche e le polemiche che si erano levate rispetto a questa decisione e mi fa piacere vedere che oggi nessuno, da questo punto di vista, ha più dubbi sull'importanza di quella scelta.
Approfitto della presenza anche di tanti autorevoli Ministri per far comprendere come il comparto della difesa abbia bisogno di un quadro stabile di risorse finanziarie. Da questo punto di vista, ringrazio il sottosegretario Crosetto per l'impegno in tal senso; mi avrebbe fatto piacere vedere anche qualche sottosegretario all'economia che potesse confermare l'impegno previsto da questa mozione, condiviso da tutti i gruppi parlamentari, con la necessità di dare adeguati finanziamenti per garantire l'addestramento, il reclutamento, la formazione, l'acquisizione di mezzi militari per tenere alto anche il livello di sicurezza dei nostri militari impegnati all'estero e nel territorio nazionale.
Spero che l'impegno che oggi il Governo prende abbia adeguate conseguenze nelle scelte politiche. Certamente abbiamo apprezzato, anche in un momento difficile, la scelta voluta dal Ministero della difesa, condivisa dal Governo e dalla maggioranza, di aumentare il Fondo per le missioni Pag. 15internazionali, comprendendo non solo i costi vivi delle missioni all'estero, ma anche i costi relativi alla preparazione dei reparti destinati, così come quelli relativi all'usura dei mezzi e degli equipaggiamenti. Credo sia una scelta importante che deve però coerentemente trovare risposta nel successivo decreto semestrale, che ovviamente deve avere uguali dotazioni finanziarie.
In questo quadro è importante che al personale sia sempre riconosciuta da questo Parlamento e dal Governo la propria specifica professionalità. Proprio il principio di specificità a cui ho accennato è stato approvato con un emendamento al disegno di legge collegato alla manovra finanziaria (disegno di legge n. 1441-quater), proprio per indirizzare l'impegno della funzione pubblica e del Ministro dell'economia ad un'adeguata valorizzazione di questa importante risorsa per il Paese. Credo, però, che il Governo, individuando adeguate risorse finanziarie, debba anche dare concretezza al principio di specificità con un intervento concreto.
In questo quadro non si può non apprezzare lo specifico stanziamento, per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011, che il Governo ha previsto per gli appartenenti alle forze dell'ordine e alle Forze armate che hanno un reddito da lavoro dipendente non superiore a 35 mila euro, in modo da permettere una riduzione dell'imposta sul reddito delle persone fisiche e delle addizionali regionali e comunali sul trattamento economico accessorio. È un primo segnale, ma non è sufficiente e mi fa piacere che questa mattina il sottosegretario Crosetto, a nome del Governo, avendo accettato questa mozione, abbia preso un impegno specifico per dare concretezza politica ad un impegno fondamentale, assunto anche nella campagna elettorale del Governo Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, colleghi, negli ultimi anni il sistema della difesa nel suo complesso ha subito una serie di profonde e storiche trasformazioni, passando da un sistema di leva obbligatorio ad uno volontario, nell'ottica di un progetto di progressiva e grande professionalizzazione delle Forze armate. Il cosiddetto modello professionale prevedeva, in una prima fase transitoria, un sistema misto, per poi approdare ad un sistema totalmente professionale nel 2007: tale obiettivo è stato raggiunto con due anni di anticipo.
Il processo di trasformazione ha riguardato per l'Esercito 165 provvedimenti di soppressione e 165 di riorganizzazione, per la Marina 40 di soppressione e 58 di riorganizzazione, per l'Aeronautica 81 di soppressione e 68 di riorganizzazione, per un totale di 580 provvedimenti in meno di 10 anni.
Questo processo si è sviluppato in una fase storica nella quale nelle relazioni internazionali, con riguardo alle Forze armate e, più in generale, alla politica militare, si è passati dal concetto di difesa classico, inteso come difesa contro un nemico esterno, a quello di sicurezza. All'esigenza di preservare e garantire un adeguato grado di sicurezza sociale all'interno del proprio territorio, con riferimento ancora al proprio Stato nazionale, si è affiancata l'esigenza di intervenire a livello internazionale in continue e ripetute missioni di pace.
Negli ultimi anni si è, dunque, assistito ad una progressiva professionalizzazione delle Forze armate, ad una costante riduzione del loro numero e, nel contempo, ad una profonda diversificazione ed articolazione dei loro compiti tradizionali, con un impegno crescente, soprattutto sul piano internazionale. A fronte di questa qualificante evoluzione professionale delle carriere militari, appare necessario riconsiderare Pag. 16e riflettere su alcune possibili conseguenze e su alcuni necessari sviluppi. In particolare, appare evidente come si riproponga con maggiore forza l'opportunità di estendere ai militari professionisti tutte quelle garanzie riconosciute dalla nostra Costituzione ai cittadini e ai lavoratori. Pur comprendendo le particolarità che contraddistinguono le condizioni militari, la sua affermata professionalizzazione impone l'obbligo di estendere anche a questi, pur peculiari, lavoratori della pubblica amministrazione la possibilità di costituire associazioni a tutela dei propri diritti e delle proprie rivendicazioni, secondo quanto sancito dall'articolo 39 della Costituzione. La possibilità di costituire associazioni a tutela dei propri diritti deve essere calibrata, tenendo ovviamente presenti i vincoli e le particolarità delle professioni militari.
A fronte delle evidenti esigenze del settore difesa nello stesso si sono verificate costanti riduzioni di spesa, da ultime quelle intervenute con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112. In questi ultimi anni le Forze armate hanno continuato ad assolvere ai loro crescenti compiti ed impegni, nonostante i continui trasferimenti di personale ed anche la soppressione di diverse unità radicate sul territorio. Le Forze armate rappresentano una potenzialità di sviluppo strategico per il Paese, vanno valorizzate ed utilizzate in maniera attenta e mirata. I nostri militari rappresentano un patrimonio di civiltà e progresso per molti cittadini di Stati esteri, nei quali hanno contribuito e contribuiscono ad affermare e garantire condizioni di pace e di sviluppo.
Per questi motivi la nostra mozione impegna il Governo, in virtù dei profondi cambiamenti intervenuti su scala mondiale, a rivedere l'impiego delle Forze armate nel senso di svilupparne le potenzialità e l'impiego in termini di sicurezza nazionale ed internazionale, oltre che di semplice difesa. Ed ancora: a sviluppare politiche di efficace coordinamento, nelle missioni internazionali, tra l'intervento militare e quello della cooperazione, intendendo il secondo come sinergico al primo ed entrambi strumenti di rafforzamento della politica estera nazionale.
Si impegna inoltre il Governo: a destinare le risorse disponibili, in primo luogo ai settori del reclutamento e dell'addestramento ai fini di una sempre maggiore professionalizzazione; a rimodulare gli investimenti in relazione agli obiettivi da raggiungere sia a livello nazionale, sia internazionale, in considerazione delle risorse attualmente disponibili e in particolare dei compiti attualmente svolti e garantiti dalle Forze armate, prevedendo espressamente un aumento graduale delle risorse economiche assegnate al comparto della difesa; da ultimo, ma non per ultimo, a prevedere per il personale del settore difesa la possibilità di dare vita, in un primo tempo, ad organismi di rappresentanza rafforzati rispetto a quelli attuali sia per l'autonomia, sia per le competenze e funzioni e, in una fase successiva, a forme di rappresentanza associativa collettiva secondo il modello di riferimento già acquisito e sperimentato per i corpi di polizia non militari.
Caro Presidente, è evidente che il tema è importante, decisivo e aggiungerei urgente sia per le Forze armate, sia per il sistema della difesa. Inoltre, vista l'urgenza su questi temi mi sembra paradossale trovarsi di fronte ad un taglio di risorse pari al 40 per cento e ad una risposta da dare in termini così certi e brevi all'istituzione di una commissione di studio di alta consulenza che non so a cosa serva, cosa debba fare e soprattutto quanto costi a tutti quanti noi, e che ha il tempo di elaborare un piano entro sei mesi quando noi non abbiamo più tempo per aspettare.
Per questi motivi, chiedo che vada data attenzione alla mozione dell'Italia dei Valori e non sono d'accordo con quanto dicono il sottosegretario Crosetto e il collega Bosi quando parlano di sindacalizzazione. Noi parliamo, invece, di dare autonomia e organizzazione alle Forze armate, quindi riconosciamo un aspetto del tutto peculiare che ha bisogno di una propria identità da trovare all'interno di un quadro di rafforzamento e di ridefinizione dei compiti e delle funzioni. Pag. 17
Su questi temi invitiamo i colleghi dell'opposizione e della maggioranza a dare un sostegno, in quanto questa è una mozione concreta che coglie nel cuore dei problemi e che dà una risposta in termini urgenti e improrogabili ad un sistema e ad un modello che non può più aspettare i tempi del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Ricordo che dobbiamo votare quattro mozioni e il Governo ha espresso i pareri su ogni singola mozione.
Avverto che i deputati Quartiani e Rugghia hanno aggiunto la propria firma alla mozione Casini ed altri n. 1-00093 (Nuova formulazione).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere la mia firma alla mozione in esame.

PRESIDENTE. Hanno aggiunto, quindi, la propria firma alla mozione Casini ed altri n. 1-00093 (Nuova formulazione) i deputati Quartiani, Rugghia, Giachetti; tutti coloro che la vorranno sottoscrivere, come l'onorevole Garofalo, possono lasciare il proprio nome agli uffici.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Casini ed altri n. 1-00093 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione)

Ormai abbiamo imparato la procedura, quindi procediamo con calma. I colleghi che hanno difficoltà lo segnalino e gli assistenti sono a vostra disposizione. Gli onorevoli Rampelli, Cota, Moroni e Mondello credo abbiano un problema...
Non sto chiudendo la votazione. Il Ministro Carfagna... Onorevole Portas, provi a togliere la tessera e a reinserirla. Onorevole Latteri.... I polpastrelli dell'onorevole Moroni non vengono riconosciuti.
Il terminale di voto degli onorevoli Portas e Moroni non funziona. Aspettiamo con calma. In questo momento sono solo gli onorevoli Portas e Moroni ad aver problemi. Il miracolo è accaduto. Manca solo l'onorevole Portas, a questo punto. Stiamo provvedendo.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato 490
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 11,05)

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cirielli ed altri n. 1-00126, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Invito tutti i deputati ad attivare il terminale di voto. Se tutti i terminali sono abilitati, invito ad esprimere il voto.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 472
Votanti 467 Pag. 18
Astenuti 5
Maggioranza 234
Hanno votato
262
Hanno votato
no 205).

Prendo atto che i deputati Vessa, Porcu, Margiotta, Zamparutti, Coscia, Guzzanti e Palumbo hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Favia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

MICHELE SCANDROGLIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE SCANDROGLIO. Signor Presidente, rivolgo un consiglio: noi abbiamo difficoltà a votare con questo sistema ed è evidente. Chiedo se sia possibile, almeno per coloro che hanno votato correttamente, non obbligarli a tenere la mano nella tagliola, perché ci stiamo quattro o cinque minuti, in attesa che i colleghi si sistemino. Credo che non sia un problema gravissimo acclarare quelli che hanno votato e lasciare in sospeso quei due o tre che non lo hanno fatto.

PRESIDENTE. Credo ci siano problemi più gravi, francamente. Non è un problema gravissimo, ne conosco molti di assai maggiore gravità (Applausi).
Passiamo alla votazione della mozione Donadi ed altri n. 1-00127 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha proposto alcune riformulazioni non accettate dai presentatori. Devo pertanto ritenere - ne chiedo conferma al Ministro La Russa - che il parere del Governo sia da intendersi contrario sulla mozione nel suo complesso.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Signor Presidente, il parere del Governo è decisamente contrario, perché mi pare che la mozione tratti della sindacalizzazione, cosa per noi assolutamente inaccettabile. Tuttavia, visto il voto assolutamente unanime sulla prima mozione e largamente favorevole sulla seconda, invito nuovamente gli amici e i colleghi del partito dell'onorevole di Pietro ad accettare la riformulazione proposta dal Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Donadi?

MASSIMO DONADI. No, signor Presidente, non accettiamo la riformulazione proposta dal Governo.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Donadi ed altri n. 1-00127 (Nuova formulazione), non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Invito i deputati ad attivare il terminale di voto.
Se tutti i terminali risultano abilitati, invito i deputati ad esprimere il voto.
Dichiaro dunque chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 466
Votanti 420
Astenuti 46
Maggioranza 211
Hanno votato
152
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che i deputati Pizzolante e Testoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto.
Prendo atto che il deputato Tabacci ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto che i deputati Zampa, Coscia, Margiotta e Palomba hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto altresì che i deputati Stradella, Porcu, Traversa e Mazzuca hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fava ed altri n. 1- 00128, nel testo riformulato, accettata dal Governo. Pag. 19
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Invito i deputati ad attivare il terminale. L'Onorevole Mazzuca, non riesce a esprimere il voto. Onorevole Valducci, lei è riuscito ad esprimere il voto? È riuscito. Invito ad esprimere il voto.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 479
Astenuti 6
Maggioranza 240
Hanno votato
265
Hanno votato
no 214).

Prendo atto che i deputati Torrisi, Lanzillotta, Follegot e Porcu hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che la deputata Coscia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

Seguito della discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00125, Di Pietro ed altri n. 1-00129, Vietti ed altri n. 1-00130 e Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00131 concernenti misure di sostegno al reddito attraverso l'istituzione di un assegno mensile di disoccupazione e iniziative per un'organica riforma del sistema degli ammortizzatori sociali (ore 11,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00125, Di Pietro ed altri n. 1-00129 (Ulteriore nuova formulazione), Vietti ed altri n. 1-00130 e Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00131 concernenti misure di sostegno al reddito attraverso l'istituzione di un assegno mensile di disoccupazione e iniziative per un'organica riforma del sistema degli ammortizzatori sociali.
Ricordo che nella seduta di lunedì 9 marzo 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Signor Presidente, dirò subito che il parere del Governo è contrario sulla mozione Di Pietro ed altri n. 1-00129 (Ulteriore nuova formulazione), come sulla mozione Vietti ed altri n. 1-00130, mentre è favorevole sulla mozione Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00131.
Dirò qualcosa circa le motivazioni di questo parere, innanzitutto con riferimento alle condizioni del nostro mercato del lavoro: un mercato lavoro che Marco Biagi definì il peggiore dal punto di vista della sua capacità di inclusione, cioè di determinare alti tassi di occupazione, ma che invero negli ultimi vent'anni, cioè da quando fu avviato un processo riformatore realizzatosi con la cosiddetta legge Treu e poi con la stessa cosiddetta legge Biagi, ha prodotto un incremento di occupazione pari ad oltre 3 milioni di posti di lavoro, dei quali circa 2 milioni soltanto dal 2001. Il tasso di occupazione, anche a fine 2008 (nei prossimi giorni sarà pubblicata l'indagine trimestrale sulle forze di lavoro dell'ISTAT), risulterà con ogni probabilità attorno al 59 per cento, un livello molto più elevato del tasso di occupazione all'inizio dello stesso decennio, e certamente significativamente superiore di sette punti dall'inizio del processo riformatore.
In questo mercato del lavoro si deve obiettivamente rilevare come la struttura dei rapporti di lavoro sia rimasta sostanzialmente la stessa, prevale cioè largamente il contratto di lavoro a tempo indeterminato mentre i contratti a termine sono solo leggermente cresciuti nonostante Pag. 20le riforme abbiano voluto introdurre elementi di flessibilità (siamo attorno al 14 per cento di contratti a termine rispetto ad un 13,5 per cento prima delle riforme).
È vero che hanno riscontrato una qualche crescita, peraltro non rilevante, le forme di collaborazione coordinata e continuativa, che però la cosiddetta legge Biagi ha ricondotto in un ambito regolatorio molto rigoroso che consente alle attività ispettive di contrastare tutte le forme di lavoro subordinato che all'interno di esse si celano (sono circa 500 mila le collaborazioni coordinate e continuative, con o senza progetto, che possono essere ricondotte ad un solo committente).
Diventa invece abbastanza capzioso il ragionamento circa le cosiddette partite IVA che, per quanto siano a una sola committenza, non possono non essere ricondotte all'attività indipendente, alla tradizionale attività autonoma con gli elementi di responsabilità che questa porta con sé.
La crisi sociale - che è la conseguenza di una crisi economica e di una crisi dell'economia reale a sua volta connessa alla crisi dei mercati finanziari - sembra avere allo stato ancora effetti molto contenuti. Se consideriamo le previsioni fosche che molti facevano già per l'ultimo trimestre dell'anno, nei prossimi giorni avremo modo di riferirci alla scienza esatta del senno di poi, cioè ai dati che l'ISTAT ci darà relativamente all'ultimo trimestre, e vedremo come per quel periodo molti di coloro che avevano esasperato le previsioni negative si troveranno ad essere smentiti, perché con ogni probabilità avremo una situazione di mantenimento del livello del numero di occupati al di sopra dei 23 milioni e il tasso di occupazione si rivelerà sostanzialmente stabile, seppure con una composizione leggermente mutata nel senso che purtroppo peggiora l'andamento nel Mezzogiorno. Ma guardiamo soprattutto ai dati più recenti, quelli relativi alle richieste di indennità di disoccupazione e quelli relativi alle richieste di cassa integrazione, o meglio al numero di ore di cassa integrazione.
È vero, ci sono stati aumenti significativi rispetto all'anno precedente ma, se è vero che nei mesi di gennaio-febbraio 2009 si sono riscontrate 72 milioni di ore di cassa integrazione, anche proiettandole secondo ragionevoli possibilità di crescita per quanto riguarda i prossimi mesi, siamo molto lontani dai picchi di ore non lavorate nel 1984, quando arrivammo a 816 milioni e mezzo di ore non lavorate.
Sembrerebbe piuttosto che ci si avvicini alle ore non lavorate dei primi anni Novanta, quando raggiungemmo circa i 550 milioni di ore non lavorate. Vi è quindi certamente un peggioramento nel monte di ore lavorate, ma per fortuna nel quadro complessivamente sfavorevole questo minore numero di ore lavorate si affianca ad un mantenimento dei rapporti di lavoro consentito dalla strumentazione di cui disponiamo, in modo particolare dallo strumento della cassa integrazione, e siamo ancora lontani dalla dimensione delle ore non lavorate che abbiamo conosciuto anche in epoca recente (come ho detto, soprattutto a metà degli anni Ottanta).
La stessa cosa la possiamo dire per quanto riguarda le richieste relative alle indennità di disoccupazione, perché solo qualche anno fa, nel 1997 (altro momento critico della nostra economia), ci trovavamo in presenza di ben altri livelli di utilizzo della stessa indennità di disoccupazione. Vi è una tendenza a crescere di queste richieste, che si è tradotta nei mesi di gennaio e febbraio in 370 mila 561 domande di indennità di disoccupazione, anche se tuttavia, come ho detto, siamo ancora ben lontani dai livelli che abbiamo registrato, per esempio, all'inizio degli anni Novanta quando nel complesso su base annua siamo andati ben oltre il milione di richieste (penso al 1993 quando arrivammo a 1 milione 226 mila domande di indennità di disoccupazione). Certo, la crisi può avere, anche dal punto di vista del suo impatto sociale, un andamento geometricamente crescente, ma credo sia un errore evocare gli andamenti peggiori, perché questi, in certa misura, potrebbero essere prodotti anche dal concorso delle sollecitazioni che comportamenti pessimisti Pag. 21potrebbero, a loro volta, generare. In questo contesto la scelta fatta dal Governo viene largamente compresa nella mozione Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00131 e negata, in misura diversa, nelle altre mozioni: meno, devo riconoscerlo, in quelle presentate dall'Italia dei Valori e dall'Unione di Centro; di più, nella mozione Franceschini ed altri n.1-00125 dove la scelta compiuta è diversa. La scelta che abbiamo compiuto di fronte ad una tradizionale «cassetta degli attrezzi» composta da due tipologie di strumenti è stata quella di puntare, attraverso opportune allocazioni di risorse, soprattutto sulla parte degli strumenti incentrati su base negoziale.
L'Italia ha tradizionalmente due tipologie di strumenti. La prima è costituita dalla strumentazione automatica, disponibile automaticamente per coloro che ne hanno diritto; il tipico strumento, in questo senso, è l'indennità di disoccupazione. L'indennità di disoccupazione è il sussidio che viene messo automaticamente a disposizione di coloro che perdono il lavoro e hanno determinati requisiti di accesso (nel senso di aver lavorato per dodici mesi negli ultimi ventiquattro, o nel caso dei cosiddetti requisiti ridotti per settantotto giornate). Non abbiamo inteso rafforzare questo strumento, mentre, al contrario, abbiamo pensato di rafforzare degli strumenti, come le casse integrazioni, e le indennità di mobilità, che sono su base negoziale. Qual è l'obiettivo che abbiamo condiviso soprattutto con le regioni? In una stagione di grande crisi della domanda, che può condurre comprensibilmente a propensioni al rattrappimento strutturale delle attività produttive, e della base occupazionale, di fronte a tendenze in atto di questo genere, ci appare più opportuna la strumentazione su base negoziale. Abbiamo realizzato un accordo con le regioni e con le parti sociali, affinché, soprattutto nei territori, ma certo anche con la presenza e la responsabilità vigile del Ministero del lavoro, si possano negoziare intese volte a contenere le propensioni al ridimensionamento strutturale e si possa mantenere, quanto più ampia possibile, la base produttiva e quella occupazionale.
In più occasioni ho portato l'esempio di un'azienda molto emblematica, la Iris Ceramica di Sassuolo, un'azienda leader in quel contesto, il cui imprenditore ultrasettantenne, nonostante i positivi risultati raggiunti da quell'impresa nell'anno 2008, decide di metterla in liquidazione perché pensa che di fronte ad una caduta della domanda sia opportuno, per le scelte di vita dello stesso imprenditore che raggiunge anche un certo appuntamento anagrafico, por fine a quella capacità produttiva.
Il negoziato che la regione Emilia Romagna in collaborazione con il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali attiva con le parti sociali e con la stessa società porta a mantenere viva quella società, a spalmare su quante più persone possibile il minore carico di lavoro: insomma rimane operativa la Iris Ceramica, la sua storia imprenditoriale, la sua capacità produttiva e il suo portafoglio di risorse umane professionalizzate e fidelizzate rimane in collegamento con l'impresa.
In questo modo quella società già oggi utilizza le opportunità che l'andamento attuale del mercato offre ma soprattutto è pronta immediatamente ad accogliere le migliori opportunità che nel prossimo periodo potrebbero ad un certo punto determinarsi o per ragioni di carattere generale o per ragioni anche soltanto connesse a quel suo segmento di mercato. Questo è l'obiettivo che dobbiamo raggiungere: conservare quanto più vitale e quanto più potenzialmente operativa la base produttiva ed occupazionale del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Noi dobbiamo rifiutare in questa stagione, come anche il collega Brunetta ha opportunamente osservato in una recente intervista, di utilizzare strumenti che in condizioni di mercato del lavoro e di economia dinamica sarebbero certamente positivi, come gli ammortizzatori automatici o come i sussidi di disoccupazione Pag. 22automaticamente fruibili che sono in qualche modo connessi con un'idea di maggiore libertà di licenziare per fluidificare i processi economici e sociali. Questi stessi strumenti in una fase di questo tipo diventano, invece, oggettivamente, aldilà probabilmente dell'intenzione dei proponenti, incentivi al licenziamento e incentivi al rattrappimento strutturale: proprio ciò che noi non vogliamo produrre (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Questo è il senso, quindi, dell'accantonamento di ingenti risorse, senza precedenti, per il rafforzamento, come ho detto, della parte di ammortizzatori sociali su base negoziale. Noi aumentiamo le risorse disponibili per gli ammortizzatori ordinari che passano a circa 12 miliardi di euro nel 2009 e almeno altrettanti nel 2010. A questo incremento di dotazione delle risorse necessarie per gli ammortizzatori ordinari, aggiungiamo circa 8 miliardi di euro sulla base dell'accordo tra Stato e regioni per il biennio 2009-2010. I 9 miliardi di cui si è parlato nascono, quindi, dalla somma degli 8 miliardi più oltre un miliardo che si aggiunge per quanto riguarda gli ammortizzatori ordinari. Come ho detto, nel complesso, su base annua sono almeno 16 miliardi di euro e nel biennio sono almeno 32 miliardi di euro. Si tratta di oltre 60 mila miliardi di vecchie lire: una dotazione straordinaria, senza precedenti, che è tarata, ovviamente, sull'attesa anche delle peggiori conseguenze della crisi economica sulla nostra società ma a condizioni che noi speriamo di non conseguire. Condizioni che comunque vogliamo affrontare, come ho riferito dianzi, mantenendo quante più persone in collegamento con ambienti produttivi in modo che questa stessa colleganza con ambienti produttivi e il modo di risolvere la caduta di ore lavorate attraverso contratti di solidarietà, cassa integrazione a rotazione e settimana corta consentano a quante più persone di essere occupabili e di non essere escluse dal mercato del lavoro.
Allo stesso modo voglio dire ai colleghi dell'Unione di Centro che in questa stagione i primi ai quali dobbiamo provvedere, se mi è consentito, non sono tanto i giovani - che certamente meritano una specifica attenzione quando perdono un rapporto di lavoro o anche una collaborazione, ma ai quali bisogna provvedere in termini di incremento delle competenze, di investimento nelle spesso deboli competenze che essi hanno acquisito nei percorsi educativi troppe volte autoreferenziali -, ma dobbiamo pensare in primo luogo ad una specifica figura nella nostra società.
Questa figura non può non essere una persona che ha superato i 45 anni (come afferma la mozione dell'Unione di Centro), che ha tra i 40 e i 50 anni, una persona che potrebbe uscire dal mercato del lavoro e non rientrarvi più in queste condizioni. Questa persona è spesso un capofamiglia, che ha a carico figli in età scolare, che sopporta un mutuo o un affitto. Queste persone non possono attendere l'età di pensione senza reddito e non possono, in questa specifica stagione, avere spostata in avanti l'età di pensione. Credo sia stato un errore quello commesso dal Governo che ha preceduto l'attuale, cioè l'avere prodotto un regresso nell'età della pensione di anzianità contributiva; credo sia stato un grave errore, che ci costa circa 10 miliardi di euro, che sarebbero stati molto utili in questa stagione.
Ma certamente commetteremmo un errore ora se, nel vivo della crisi sociale, aggiungessimo insicurezza ad insicurezza e soprattutto spostassimo in avanti l'età di pensione, contraddicendo anche i nobili impegni che vogliamo assumere con il Libro bianco (l'obiettivo di un allungamento della vita lavorativa a regime e l'obiettivo di un allungamento dell'età di pensione): in questa fase, contraddicendo anche noi stessi - perché in questa stagione è spesso necessario operare «a zig zag» per andare incontro agli effettivi bisogni della società -, noi talora useremo inevitabilmente anche la pensione in termini ordinari come strumento di ammortizzatore sociale e come strumento di protezione del reddito - insisto - di una persona ultracinquantenne che potrebbe, una volta uscito dal mercato del lavoro, Pag. 23nelle condizioni di crisi straordinaria, non rientrarvi più, anche se dovremo ovviamente operare per favorire quanto più anche il suo ritorno ad un'attività lavorativa.
Ciò non significa ricorrere a strumenti di prepensionamento, anche se il Parlamento, nella sua autonomia, ha voluto identificare in una particolare categoria i beneficiari di prepensionamento, che sono i giornalisti e con essi le case editrici. Lo dico perché spesso le case editrici possiedono quotidiani che ci sollecitano ad alzare l'età di pensione, contraddicendo un po' se stessi, perché contemporaneamente ci hanno chiesto quattro anni di prepensionamento nel loro segmento di mercato del lavoro. Al netto di questo particolare segmento lavorativo, non credo che questo possa essere il modo con il quale dare protezione ai più anziani, ma certamente, in questa stagione, noi non possiamo affrontare riforme del sistema previdenziale che possano rendere ancora più complessa la protezione che dobbiamo garantire innanzitutto ai più adulti, che non chiamo anziani per conflitto evidente di interessi.
Questo ci porta a non condividere, come ho detto, la mozione Franceschini ed altri n. 1-00125, dalla quale accettiamo solo una sollecitazione, che è quella relativa alle collaborazioni coordinate e continuative, che è l'unico segmento che certamente appartiene a coloro che si trovano spesso in una condizione di dipendenza socioeconomica da un committente, anche se sono lavoratori di carattere indipendente, perché così la riforma Biagi ha voluto qualificare questo tipo di prestazione, consentendo di contrastare gli abusi.
Mi ha fatto piacere che, successivamente, il Governo Prodi, abbia mantenuto quella disciplina e, anzi, abbia attivato attività ispettive ed anche forme di condono utili alla transizione dalla collaborazione coordinata continuativa verso il rapporto di lavoro subordinato. In questo caso - parliamo di circa 500 mila persone che, in questo momento, ragionevolmente, operano sulla base di una collaborazione e di un solo committente - per la prima volta, abbiamo introdotto uno strumento di protezione. Per la prima volta, abbiamo introdotto una sorta di indennità, una tantum, di reinserimento.
Non possiamo utilizzare gli stessi ammortizzatori sociali costruiti per il lavoro subordinato per coloro che svolgono una prestazione indipendente. Credo che oggi non vi siano le condizioni per rivolgerci al più generale universo del lavoro indipendente, anche se non possiamo non considerare anche la condizione di un piccolo commerciante, di un piccolo artigiano individuale, di un lavoratore autonomo solo, che, quando deve chiudere l'attività perché non vi sono le condizioni di sopravvivenza di essa, in questo momento, si trova ancora non protetto. A tale proposito, quindi, si apre un problema più generale in relazione al lavoro indipendente, che abbiamo sempre concordemente considerato nell'ambito - lo ripeto - del rischio di impresa.
Siamo intenzionati ad agire ulteriormente sulla tutela delle collaborazioni coordinate continuative a monocommittenza, rafforzando la citata indennità di reinserimento. Allo stesso tempo, siamo intenzionati ad agire sugli ammortizzatori in deroga, consentendo di calcolare, nei periodi pregressi che sono necessari per accedervi, anche quel tempo lungo il quale si è prestata attività sulla base di una collaborazione. Ma attenzione: strumenti troppo generalizzati ed indiscriminati si presterebbero, ovviamente, a facili abusi.
Vorrei tornare al concetto dei giovani. Per una persona anziana, ultracinquantenne (meglio dire adulta), che - come dicevo - esce dal mercato del lavoro, si pongono davvero prospettive buie di esclusione, forse definitiva, dal mercato del lavoro e, pertanto, è necessario provvedere a tali persone con intensità, perché la crisi per esse può avere, talora, un effetto davvero grave.
Penso che, nei confronti di molti giovani, questa crisi, che come tutte le crisi porta con sé insicurezza, possa avere anche un effetto responsabilizzante, cioè la positiva possibilità di ritrovare la responsabilità, comunque, di un lavoro, magari, Pag. 24non corrispondente ad una «debole» laurea in scienza delle comunicazioni (che nel mercato del lavoro, spesso, non trova riscontro), ma di un lavoro, talora, anche manuale. Nel dopo-crisi, infatti, verrà apprezzato, comunque, quel giovane che avrà saputo mettersi in gioco ed accettare anche un'attività lavorativa diversa da quella corrispondente, teoricamente, al suo titolo di studio, che in realtà, spesso, per colpa non del giovane, ma del nostro sistema universitario, si rivela poco spendibile nel mercato stesso.
Conterà nel dopo-crisi, nel momento della ripresa, per quel giovane, la considerazione di un curriculum dal quale si possa evincere che egli si è assunto la propria responsabilità, che non è rimasto ad aspettare il tempo migliore, ma che, nella transizione difficile, ha saputo mettersi in gioco, assumersi le sue responsabilità e affrontare anche un'attività lavorativa faticosa e, in certa misura, come ho detto, diversa da quella che attendeva.
Nei prossimi giorni, attraverso l'attività emendativa, sottolineeremo ancora la necessità di rafforzare la richiesta, prima di utilizzare nuova immigrazione, di verificare la disponibilità, anche per il lavoro stagionale, di lavoratori italiani, nell'auspicio che anche le attività lavorative fino a ieri rifiutate, possano essere, in questo contesto, positivamente accettate da lavoratrici e lavoratori italiani.
Come ho detto - e concludo davvero - i contratti a termine, apprendistato e lavoro interinale, trovano protezione dai nuovi ammortizzatori, oltre ad essere in corso alcune iniziative specifiche di intesa con le società di somministrazione per quanto riguarda la tutela attiva dei lavoratori interinali.
Concludo con un impegno che si tradurrà in atto nei prossimi giorni. Noi opereremo per semplificare drasticamente, anche con modalità sperimentali - verificheremo, poi, in condizione di ritorno a una normalità della crescita, se mantenerle o meno -, sperimenteremo cioè modalità molto drastiche di semplificazione, in modo che i tempi di erogazione degli ammortizzatori sociali siano straordinariamente accorciati rispetto alla tradizione dei circa 140 giorni necessari. Semplificheremo drasticamente tutto ciò che intercorre dal momento dell'accordo al momento dell'effettivo percepimento, da parte del lavoratore o della lavoratrice, di quel sussidio. Lo faremo evitando, quindi, la ricerca di anticipazioni che il sistema produttivo, in questa fase di ricorrente crisi della liquidità, non è in grado di garantire. Lo faremo in particolare utilizzando l'INPS, che sarà l'ente gestore principe di questi sussidi, anche perché chiederemo all'INPS di mettere a disposizione, con quanta più diffusione e tempestività, gli elenchi di coloro che sono beneficiari di sussidi stessi, affinché possa essere nota, a tutti coloro che vogliono assumere, la disponibilità di essi, per una nuova assunzione che avrà un'ulteriore incentivazione rispetto a quella già presente nella normativa in atto per quanto riguarda gli ammortizzatori ordinari. Un'altra forma di incentivazione si aggiungerà per coloro che assumeranno persone che in questo momento fruiscono di ammortizzatori, anche di quelli cosiddetti «in deroga» ossia degli ammortizzatori che si aggiungono a quelli a carattere ordinario.
Parimenti, nelle prossime ore, presenteremo atti normativi rivolti ad estendere l'esperienza dei buoni-lavoro anche per i lavori accessori, brevi e occasionali, che possono essere svolti da persone che si trovano in uno stato di sospensione dell'attività lavorativa e che sono percettori di sussidi. Così come dovremo cercare, più in generale, di favorire anche l'emersione di tanti spezzoni lavorativi in questo contesto, che consentiranno accantonamento previdenziale e protezione in termini di salute e sicurezza nel lavoro e un rapporto per tutto ciò che consegua cioè a quel rapporto reso regolare anche dalla modalità semplice del cosiddetto «buono» o «vaucher».
Concludo ringraziando, in modo particolare, la Conferenza dei presidenti delle regioni. Le regioni hanno accettato un percorso di straordinaria e leale cooperazione con il Governo, nell'interesse delle persone. Parimenti ringrazio gli attori sociali, Pag. 25con i quali si sono realizzate intese in questa stagione per favorire quanto più, anche in questo contesto, il riconoscimento, nella struttura della retribuzione, dei meriti che nel lavoro si conseguono attraverso forme di integrazione del salario corrispondenti ai meriti stessi e che questo Governo ha voluto detassare al 10 per cento secco e definitivo. Parti sociali e regioni sono gli attori della società e delle istituzioni con i quali abbiamo pensato possibile governare questa transizione difficile in termini di coesione sociale. La coesione sociale è parte rilevante del circuito della fiducia.
Nei prossimi giorni, questo Governo, questo Paese (e non a caso questo Governo e questo Paese) convocheranno a Roma, il 30 e 31 marzo, il primo summit sociale nella crisi.
Si tratterà del primo incontro non solo degli otto Paesi, perché si svolgerà nell'ambito di quella sessione, ma anche degli altri sei che si aggiungono, cioè dei Paesi emergenti e dei Paesi emblematici delle diverse aree geo-economiche ossia Cina, India, Brasile, Sudafrica, Messico ed Egitto.
Il G14 si riunirà all'insegna di una definizione del summit che si chiamerà tackling together the human dimension of the crisis, cioè affrontiamo insieme la dimensione umana della crisi. Noi proporremmo ai 14 Paesi ciò che abbiamo cercato di avviare nel nostro Paese, ossia una politica per cui si possa dire che nella crisi provvediamo innanzitutto alle persone ma ripartiamo anche dalle persone. Provvediamo alle persone perché sia loro garantito un reddito, soprattutto quando hanno una famiglia a carico, e ripartiamo dalle persone perché certamente nel dopo crisi avrà importanza il valore del nostro capitale umano, la misura con cui avremo saputo mantenere viva e incrementare la capacità del nostro capitale umano investendo proprio nella crisi, nelle competenze, nella capacità e, innanzitutto, mantenendo quante più persone collegate alla base produttiva del Paese.
Con queste ragioni ho espresso il parere contrario alle mozioni dell'opposizione e il parere favorevole alla mozione della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Unione di Centro).

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà per dieci minuti.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro, rappresentanti del Governo, credo che un Ministro non sia presente ai banchi del Governo. Si tratta del Ministro dell'economia e delle finanze, Tremonti, che a mio avviso, ben più del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, è responsabile degli interventi che finora si sono compiuti per fronteggiare la crisi.
Signor Ministro, quando lei leggerà il resoconto del suo intervento, domani o quando riterrà di poterlo leggere, lei scoprirà che ha sempre usato un tempo verbale - o quasi sempre - che è il futuro. È un'uniformità di questo Governo, allorché viene qui e interviene in Aula, parlare costantemente al futuro. Ho con me l'intervento del Ministro Tremonti dell'11 novembre scorso. In quell'intervento, così come nel suo, egli parla, fa riferimento continuamente e dice «stiamo facendo», «stiamo preparando», «faremo», «vedremo» e così via. Credo che un Governo, di fronte ad una crisi come questa, debba venire in quest'aula e parlare al passato (o, tutto al più, al presente) e dire «abbiamo fatto». Invece, lei parla di ciò che farete e ancora una volta state sottovalutando una crisi che ogni giorno diventa più grave, state cercando di coprire la realtà. Posso anche capire che questo possa fare bene sul piano psicologico, ma non vi è niente di peggio, per chi deve agire, perdere il conto dei dati, sottovalutando e coprendo la realtà. Pag. 26
La realtà che abbiamo di fronte, invece, è gravissima, perché tutti i giorni tende al peggioramento. Tutti i giorni scopriamo che l'utilizzo della cassa integrazione aumenta, che il Prodotto interno lordo diminuisce e non abbiamo ancora la certezza che non diminuirà ben al di là del 2,5 per cento, che forniscono gli indicatori oggi. A febbraio la cassa integrazione è aumentata del 200 per cento, quella ordinaria del 553 e quella straordinaria del 44. I consumi sono diminuiti del 5 per cento. È evidente che questa situazione e una prospettiva di disoccupazione all'8 per cento non si affrontano semplicemente con i verbi al futuro, ma mettendo risorse, perché questo è l'unico modo che conosco per poter fronteggiare una crisi di tale tipo.
Signor Ministro, affrontiamo per la prima volta una crisi con una situazione, dal punto di vista occupazionale, diversa rispetto al passato. Infatti, oggi i lavoratori precari rappresentano il 12 per cento dell'occupazione complessiva e l'80 per cento dell'occupazione degli ultimi anni. Quindi, ci troviamo ad affrontare modalità che sono completamente diverse rispetto al passato e non possiamo pensare di utilizzare gli stessi strumenti che abbiamo utilizzato in precedenza.
Ringrazio il Ministro che se ne va; forse, il Ministro del welfare dovrebbe...

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. C'è coincidenza con i lavori del Senato, non è cattiveria!

ANTONIO BORGHESI. Per carità, lo capisco.
Ci troviamo di fronte ad una crisi dell'occupazione diversa dal passato perché interessa in larga parte lavoratori che nelle crisi precedenti - il Ministro citava quella del 1993 - non c'erano e, quindi, dobbiamo affrontarla con strumenti adeguati a questo tipo di lavoratori.
Accettiamo pienamente l'idea che senza flessibilità non si possa fare impresa in un'economia di mercato e in un'economia aperta, ma troppo spesso nel nostro Paese la flessibilità è stata utilizzata in modo distorto e deviato ed è stata trasformata in precarietà, spesso cronica, che è un concetto completamente diverso da quello di flessibilità.
Questo porta normalmente all'impoverimento dei lavoratori, a rendere un reddito precario, a determinare una situazione di difficoltà oggettiva per lavoratori che restano precari, pur avendo ormai un'età avanzata, una famiglia e dei figli. La flexsecurity, che in altri Paesi è il concetto che è stato utilizzato per superare questo tipo di problematiche, da noi ancora non esiste.
Questa crisi si aggrava; non voglio citare i nomi di tutte le industrie che in questi mesi e in queste ultime settimane stanno dimostrando di avere problemi tali per cui, oltre alla cassa integrazione, lasciano presagire addirittura la chiusura, ma i lavoratori cosiddetti precari (in scadenza) sono una quantità rilevantissima.
Al 31 dicembre dello scorso anno sono scaduti 300 mila contratti e quasi tutti sono privi di un sistema di paracadute e della possibilità di fronteggiare la mancanza di reddito. I lavoratori cosiddetti precari, secondo gli ultimi dati, sono circa 3 milioni in Italia e di questi, a luglio, un milione e 200 mila contratti sono in scadenza. Probabilmente una larga parte di questi contratti non sarà rinnovata e, quindi, ci sarà un ulteriore effetto gravemente negativo per questo tipo di lavoratori.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,50)

ANTONIO BORGHESI. In tutte le regioni d'Italia la perdita di posti di lavoro è stata in questi mesi molto elevata e, di fronte a ciò, come ha reagito il Governo? Anche in questo momento il Ministro è venuto a raccontarci quanto sono stati bravi, ma vorrei ricordare che, al di là delle cifre che sono state dette, fino ad oggi questo Governo ha stanziato cinque miliardi di risorse aggiuntive.
Infatti, gli otto miliardi di cui si parla delle regioni non sono risorse aggiuntive e Pag. 27già in passato, perlomeno la metà, erano già state destinate ad interventi che riguardavano le problematiche del lavoro e dell'occupazione; quindi, non mi pare che ci troviamo di fronte a risorse aggiuntive.
I 16 miliardi delle grandi opere non sono risorse aggiuntive perché erano già state stanziate dal Governo Prodi ed, anzi, vorrei ricordare che in otto mesi il FAS (Fondo per le aree sottoutilizzate), che con gli stanziamenti del Governo Prodi era (per il periodo fino al 2013) di 65 miliardi, si è ora ridotto di 15 miliardi, che sono stati destinati ad altri interventi che non riguardano interventi sulle infrastrutture.
Non solo, di questi 16 miliardi vorrei che il Ministro Sacconi chiedesse al suo collega Tremonti che cosa c'è in cassa! Nel 2009 in bilancio c'erano 1.380 milioni. Solo alle Ferrovie dello Stato è stata data una preallocazione di 1,4 miliardi. Ciò significa che non c'è un centesimo, e qualcuno mi sa dire come si può immaginare di far partire le opere per i primi sei mesi senza nemmeno un centesimo in cassa?

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, la prego di concludere.

ANTONIO BORGHESI. Ecco l'imbroglio, ecco l'inganno nei confronti degli italiani, quando si parla di cifre che non esistono e che non ci sono!
Di fronte a questa situazione il gruppo Italia dei Valori ha pensato ad un intervento che, invece, dovrebbe essere particolarmente rilevante, proprio perché riguarda lavoratori che, con la cassa integrazione a zero ore, si trovano di fatto spesso inutilizzati. Non c'è niente di peggio, credo, per un lavoratore che trovarsi privo di una parte importante della sua attività.
Quindi, noi proponiamo una soluzione alla tedesca, che impegni le imprese a rinunciare alla cassa integrazione e a ridurre l'orario di lavoro rispetto agli ordinativi, ma a mantenere tutti i lavoratori al lavoro con una sorta di contratto di solidarietà di una volta, ma modificato e rivisto grazie anche ad un contributo da parte dello Stato, che permetta a questi lavoratori, pure in orario ridotto, di non perdere la loro corrente di reddito. Crediamo che questo intervento, che è in atto in Germania, permetta ai lavoratori di mantenere il lavoro e, quindi, le competenze e, pertanto, di non subire gli effetti psicologici negativi del dover restare a casa.
Poiché la campana è suonata, voglio solo aggiungere che voteremo a favore anche della mozione Franceschini ed altri, mentre ci asterremo sulla mozione dell'Unione di Centro. Infatti, pur essendo un problema che dovrà essere affrontato (ovvero quello dell'età pensionabile), a me sembra che in questo momento ci siano questioni ben più gravi da affrontare e, quindi, ci asterremo. Ci sarà, invece, un voto contrario sulla mozione della maggioranza, che enfatizza un lavoro inesistente, che non c'è stato e che dimostra l'impreparazione grave di questo Governo ad affrontare una crisi come mai è stata del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non per polemica, ma vorrei far notare che non mi pare corretto che il Ministro del lavoro venga qui, su una materia così delicata che lo riguarda direttamente, faccia un comizio di mezz'ora, liquidando le mozioni dell'opposizione con argomentazioni molto discutibili e poi, finito l'intervento, se ne vada (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).
Con tutto il rispetto per la presenza del sottosegretario, ovviamente, mi pare che la materia e il metodo stesso con cui il Ministro ha affrontato l'argomento potesse richiedere la presenza del Ministro. Se poi aveva altri impegni al Senato poteva calibrare il suo intervento con modalità e tempi diversi (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Pag. 28Italia dei Valori e del deputato Dal Lago).
La crisi che ha colpito l'economia si è aggravata nelle ultime settimane. Ne sono evidenti segnali di allarme i dati sulla cassa integrazione, sui consumi, sul fatturato, sugli ordini dell'industria, sulla disoccupazione, che non cito perché dovrebbero essere noti e pacifici, anche se il Ministro ha provato a darne una lettura a contrario, ma evidentemente aveva qualche difficoltà. Infatti, ha impiegato un tempo inversamente proporzionale alla qualità degli argomenti che ci ha esposto.
Si discute ormai pacificamente sulla misura della gravità della crisi non sulla sua esistenza, che solo il Presidente del Consiglio mette in dubbio per una malintesa pedagogia dell'ottimismo, che come di solito presuppone sudditi ignari e istituzioni mute.
I numeri... Presidente, se posso proseguire...

PRESIDENTE. Per favore, invito l'Aula ad ascoltare l'oratore che parla. Chi ha impellenti ragioni per parlare con i colleghi può farlo fuori dall'Aula.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. I numeri che rappresentano il disagio occupazionale sono drammatici: 370 mila posti persi nei primi due mesi vogliono dire sulla proiezione annua probabilmente almeno due milioni di posti. Dietro questi numeri si nascondono persone, famiglie, intere comunità in affanno.
Peraltro, l'indebolimento del ceto medio e l'avvicinarsi alla soglia di povertà di molte famiglie risale a prima della crisi finanziaria; ma quando a settembre è scoppiata la bolla speculativa il Governo prima l'ha sottovalutata e poi l'ha affrontata con misure inadeguate.
Colleghi, non basta nell'azione di Governo prevedere gli eventi e magari scrivere anche della crisi prima che accada. Questo può essere titolo di merito nelle produzioni scientifiche o nella pratica divinatoria, ma al Governo si richiede capacità di azione e di intervento reattivo per far uscire il Paese dalla crisi.
Viceversa, nell'azione di Governo riscontriamo un andamento, per così dire, rapsodico: è inutile ricordare il Robin Hood che doveva togliere i soldi alle banche e che si è trasformato in quello che li ha dati alle banche senza neanche stare a guardare dove e a chi: a chi investe e sostiene le famiglie e le imprese, o a chi si è indebitato contribuendo alla caduta etica, prima che finanziaria, dell'economia? Delegare questo compito ai prefetti francamente non si sa se sia più uno spot antifederalista o uno spot e basta.
La verità nuda e cruda è che nel Fondo di garanzia per i crediti non c'è più un euro e dunque andrebbe rifinanziato e andrebbero semplificate le procedure di accesso.
Certo, ci sono state anche misure condivisibili da parte del Governo, ma insufficienti: penso alla social card minima e mal distribuita, al bonus famiglie che andrà prevalentemente a singoli e a coppie senza figli, all'IVA per cassa mai entrata in vigore.
Finalmente, meglio tardi che mai, sono arrivati gli strumenti a sostegno del reddito dei lavoratori in crisi. La cassa integrazione in deroga: il Ministro ci ha ricordato che ci sono 8 miliardi. Per la verità 5 miliardi dello Stato dovrebbero attingere ad un FAS che per il 2009 è desolatamente vuoto e i 3 miliardi delle regioni, che il Ministro ci dice sono molto collaborative, dovrebbero essere tolti ai fondi per la formazione professionale, con il paradossale effetto di penalizzare i giovani che devono entrare nel mondo del lavoro, il tutto per favorire l'occupazione. E non dimentichiamo che anche la cassa integrazione ordinaria e quella speciale, che pure sono pagate dalle imprese, dovranno essere certamente allungate.
Gli investimenti nelle opere pubbliche e nelle infrastrutture, che fanno parte di ogni manovra realmente anticiclica, vedono un balletto di cifre che annuncia roboantemente 18 miliardi; Il Sole 24 Ore di due giorni fa li ha derubricati a 10, ma soprattutto sono sempre gli stessi 10 già annunciati a dicembre, poi a gennaio, poi a febbraio, con un effetto ottico amplificante Pag. 29che ricorda le truppe di Mussolini che venivano fatte girare in circolo. Anche in questo caso la realtà è che la cassa è vuota: sempre Il Sole 24 Ore stima che in tutto ci può essere un miliardo e, a proposito della cantierabilità, Il Sole 24 Ore stesso dice che la previsione che si cantierizzino a breve è fortemente ottimistica.
In questo quadro la proposta del Partito Democratico di un assegno di disoccupazione ha certamente avuto il merito di riportare l'attenzione sulle condizioni più difficili di chi sta pagando la crisi. Mi permetto di ricordare, per onor di cronaca, che non è una novità perché lo stesso nostro onorevole Tabacci fin dal 3 dicembre, all'audizione del Ministro Tremonti, pose fortemente questo tema.
Ma, posto questo apprezzamento per l'iniziativa, devo anche dire che la proposta che ci appare insufficiente, ci sembra priva di un'adeguata copertura finanziaria ma, soprattutto, comporta il rischio di una indiretta, ovviamente non voluta, spinta al licenziamento e al lavoro nero che paradossalmente diventerebbe garantito dalla tutela pubblica della disoccupazione.
Per questa ragione ci asterremo su tale mozione, mentre voteremo contro quella della maggioranza, anche grazie al contributo dell'intervento del Ministro, il quale ci ha raccontato che nella nostra proposta si direbbe che vogliamo che le persone di quarantacinque anni che escono dal mercato del lavoro siano mantenute da un assegno di disoccupazione che si dovrebbe dilatare perché poi le vorremmo anche mandare in pensione più tardi: Ministro Sacconi, prima di commentarla, legga la nostra mozione (Applausi del deputato Libè)!
Interessante è certamente anche la proposta del Partito Democratico della tassa di solidarietà; tuttavia, ci permettiamo anche qui di ricordare che riguarda lo 0,5 per cento dei contribuenti e, comunque, lascia intatta un'enorme area di evasione. Nella nostra mozione si parla di un piano pluriennale di contrasto alla povertà per riscattarla definitivamente e non temporaneamente.
Signor Presidente, questo non è il momento dei pannicelli caldi, ma delle cure radicali. La crisi potrebbe paradossalmente favorire una scelta coraggiosa di realizzare quelle riforme di sistema che fin qui non abbiamo fatto come la liberalizzazione dei servizi pubblici essenziali. Abbiamo una burocrazia che, al di là degli annunci spot, secondo la stima di Confindustria, deve alle imprese 60 miliardi: e poi diciamo che vogliamo favorire l'accesso al credito, cominciamo a non strozzarle ritardando i pagamenti!
Riguardo alla previdenza, colleghi, noi siamo convinti che un patto generazionale che chiami al senso di responsabilità chi oggi ha cinquant'anni e può lavorare qualche anno in più per favorire l'accesso al lavoro di chi non ce l'ha, delle nuove generazioni che devono entrare nel mondo del lavoro, sia la vera scommessa che abbiamo di fronte, certo con prudenza, con flessibilità, ma con determinazione. Questo ci darebbe non solo le risorse per fronteggiare la crisi, ma anche titolo per chiedere all'Europa quelle deroghe al Patto di stabilità che il nostro debito pubblico rende sospette, ma che una sua seria riduzione strutturale potrebbe consentire.
Signor Presidente, la crisi è dura ma l'emergenza può essere una sfida da raccogliere e vincere. Per farlo, però, ci vuole un progetto per il futuro, una bussola con cui affrontare la tempesta, un patto che coinvolga forze politiche e cittadini in una strategia condivisa, che solleciti la responsabilità e non il disimpegno, la solidarietà e non l'egoismo, il coraggio e non la paura.
Tutto questo non lo vediamo nell'azione di Governo e ci dispiace perché sarebbe richiesto non dall'interesse di parte, ma dall'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, la crisi economica coinvolge milioni di famiglie, le imprese e i lavoratori, Pag. 30le sue cause sono state analizzate, noi lo abbiamo fatto da tempo. È la globalizzazione senza regole che presenta il conto, un'economia ed un sistema industriale che negli anni sono impazziti: circolazione senza regole dei prodotti, libertà di commerciare senza regole, invasione di prodotti da Paesi che, con sistemi profondamente diversi, hanno praticato una concorrenza sleale, un sistema finanziario dove la bolla speculativa è scoppiata in faccia come un gigantesco pallone lasciando morti e feriti. I derivati, i super derivati, le grandi operazioni di borsa, l'economia di carta slegata da uno di quei valori che da sempre gli uomini hanno posto a fondamento dell'economia, cioè il lavoro e la produzione, hanno fallito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questa non può essere la fine del mondo, no; ma questa, sì, deve essere la fine di un mondo e deve portare alla costruzione di un nuovo sistema, dove l'economia sia basata sul lavoro, la circolazione dei prodotti abbia delle regole e la circolazione delle persone non crei tensioni sociali dagli sviluppi imprevedibili e guerre tra poveri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Cosa fare per il futuro? La chiarezza sulle cause è necessaria per non ritrovarci domani nelle stesse condizioni. Serve dare un aiuto alle famiglie, sicuramente a quelle in difficoltà, però prima dobbiamo capirci e guardarci negli occhi. Le risorse sono poche, quindi chi vogliamo aiutare? Tanta gente ha perso il posto di lavoro: prima i nostri! Portare avanti questo principio è un dovere e non si può dire che c'è bisogno di nuovi immigrati: è assurdo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Diciamo, invece, che devono essere bloccati i flussi, come ha fatto anche Zapatero. È serio nei confronti di tutti, anche di quelli che non siamo in grado di ospitare; chi dice di non volere il precariato dovrebbe riflettere su questo aspetto senza essere ipocrita.
Sul piano case, in questi giorni oggetto di dibattito politico, diciamo una cosa chiara: attenzione, perché tutti abbiamo sotto gli occhi le graduatorie delle case popolari, dove i nostri giovani e i nostri anziani sono sempre gli ultimi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Attenzione, attenzione! Lo diciamo al Governo anche riguardo all'ambiente, perché rappresenta un patrimonio della nostra gente e come tale va tutelato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È stato compiuto uno sforzo importante sugli ammortizzatori sociali ed è stato giusto mettere tutte le risorse possibili a sostegno delle diverse tipologie di lavoratori. Ci sono, inoltre, problemi concreti, quelli delle aziende e delle famiglie che oggi sono strette dalla morsa creditizia. Le banche chiedono aiuto, ma l'aiuto va dato alla gente. Ad esempio, chi perde il posto di lavoro non ce la fa a pagare il mutuo della casa e le imprese in difficoltà non riescono a rimborsare il capitale o si trovano in una crisi di liquidità: dobbiamo pretendere quindi che le banche che chiedono aiuto, aiutino chi è in difficoltà.
Sul sostegno alle imprese ricordo che il sistema è variegato: non c'è solo l'automobile, ma anche il tessile, il mobile, le altre produzioni di eccellenza e le piccole e medie imprese che sono l'ossatura del nostro sistema produttivo. A noi non interessa aiutare per aiutare, ma sostenere chi crea e mantiene posti di lavoro sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ciò vale anche per l'assistenzialismo fine a se stesso, perché senza un futuro tutto finisce.
Dobbiamo anche riflettere sulla camicia di forza delle istituzioni europee, come il patto di stabilità e le regole sugli aiuti. Noi non possiamo mai, noi non riusciamo a fare, ma gli altri possono e fanno. Abbiamo, infatti, tutti sotto gli occhi l'esempio americano e la politica che sta portando avanti il nuovo Presidente Obama.
In conclusione, colleghi, noi voteremo la mozione presentata dalla maggioranza e che abbiamo sottoscritto, in quanto è al riparo, onorevole Franceschini, dalla demagogia ed individua soprattutto un aspetto necessario e importante: una prospettiva Pag. 31e un futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Il Ministro Sacconi mi prega di informare l'Aula che la sua assenza è dovuta al fatto di dover seguire l'identico dibattito presso il Senato. Il Governo comunque è ben rappresentato dal Ministro Brunetta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceschini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, in questi giorni abbiamo ascoltato nel dibattito fuori da quest'Aula e in parte anche dentro - e immagino lo sentiremo dopo - che noi neghiamo che la crisi sia un problema globale e cerchiamo di strumentalizzarla per scaricare le responsabilità sul Governo di centrodestra guidato da Berlusconi. Naturalmente nessuno di noi ha mai immaginato di farlo, perché sappiamo che la crisi è globale, che attraversa tutti i Paesi e che va affrontata con risposte che vanno ben oltre i confini nazionali.
Sappiamo anche che la crisi impatta in modo diverso sulle singole economie nazionali e sulla vita delle famiglie e delle persone, in base alla forza o alla fragilità della singola economia nazionale (la nostra purtroppo è tra le più fragili), ma soprattutto in base agli interventi che i singoli Governi mettono in campo per fronteggiare l'emergenza della crisi.
Abbiamo l'assoluta consapevolezza che le misure che abbiamo proposto, a cominciare dall'assegno mensile di disoccupazione, non sono una risposta strutturale alla crisi. Non lo abbiamo mai pensato, ma sappiamo che, proprio in un momento di difficoltà, chi guida un Paese, al di là del colore politico che rappresenta, ha il dovere di cercare risposte strutturali e di cominciare a lavorarci, ma contemporaneamente di immaginare come affrontare l'emergenza, le situazioni drammatiche in cui rischiano di precipitare o sono già precipitate migliaia di persone. Non si può dire a quelle persone, in attesa che la crisi venga superata con interventi strutturali, di arrangiarsi.
Ricordo che nella mia terra, la Pianura padana (ci sono molti parlamentari, in particolare della Lega, ma non solo, che vengono da quella terra), quando il nostro grande fiume, il Po, stava per straripare a causa di un'ondata di piena, la gente del Po, che viveva sotto gli argini, non discuteva su quali fossero gli interventi per ristrutturare gli argini stessi, ma correva, in un meccanismo di solidarietà, a mettere pile di sacchi di sabbia che nell'emergenza impedissero al fiume di straripare. In seguito, dopo aver affrontato l'emergenza, si mettevano a discutere su come rafforzare gli argini. È esattamente quello che noi stiamo cercando di fare e che vi proponiamo, soltanto con il buonsenso dell'azione di Governo, sapendo che nel Paese ci sono tante gerarchie di povertà e di paura, una più grave dell'altra.
Ci sono le persone che hanno gli stipendi e i salari bassi, che non ce la fanno ad arrivare a fine mese, quelli che noi avevamo immaginato di aiutare da subito, se avessimo vinto le elezioni. Poi è scoppiata la crisi e sono emerse gerarchie di gravità sempre maggiori. Ci sono i disoccupati da tanto tempo, in particolare quelle fasce di disoccupati sopra i cinquant'anni, che vivono nella disperazione di aver perso il posto di lavoro e di non sapere più come rientrare a quell'età nel circuito attivo. Ci sono quelli che hanno perso il posto di lavoro e hanno meccanismi di protezione sociale, a cominciare dalla cassa integrazione. Il Ministro Brunetta ha detto che va tutto bene ed è una meraviglia. Lo ha ripetuto anche poco fa, con toni diversi, il Ministro Sacconi. Contemporaneamente, pochi minuti fa, la CISL della Lombardia ha indicato che non ci sono più risorse per gli strumenti di cassa integrazione ordinaria e straordinaria. Ci sono alcune categorie di lavoratori che hanno un meccanismo che li aiuta nel momento della crisi della propria azienda o della perdita del posto di lavoro, ma ce ne sono centinaia di migliaia che, dopo aver vissuto già una situazione di precarietà Pag. 32e di inferiorità strutturale sul posto di lavoro, rischiano, una volta che l'hanno perso, di precipitare a reddito zero.
Poi ci sono quelli che noi abbiamo incontrato ieri, che rappresentano la povertà estrema, di cui non si parla. Nella politica italiana c'è la paura di usare la parola «poveri», invece i poveri ci sono e purtroppo stanno crescendo. Sono persone, come ci hanno raccontato ieri le associazioni, che non hanno nulla da mangiare e molto spesso non hanno un posto dove dormire.
Allora, come si affrontano queste diverse emergenze? Per quelli che perdono il posto di lavoro e non hanno ammortizzatori sociali, noi anche in questo caso proponiamo di fare le due operazioni: interventi strutturali e interventi per l'emergenza 2009. Di interventi strutturali siamo pronti a discutere con il Governo e con le parti sociali, se avranno un qualche interesse. Pensiamo che entro il 2009 si debba lavorare per un ridisegno e una semplificazione di tutti gli ammortizzatori sociali che sono in campo, con l'obiettivo di rivolgerci a tutti i lavoratori, indipendentemente dal tipo di contratto che avevano quando lavoravano.
Poi c'è l'emergenza, che impone di non lasciare centinaia di migliaia di persone di colpo a reddito zero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per questo motivo, abbiamo proposto - la mozione che sarà votata tra poco prevede una cosa precisa - un assegno mensile di disoccupazione del 60 per cento dell'ultima retribuzione mensile per tutti quelli che hanno perso o perderanno il posto di lavoro durante la crisi, cioè dal 1o settembre 2008 al 31 dicembre 2009, immaginando che questo periodo servirà per la riforma degli ammortizzatori sociali, evitando però intanto di lasciarli nella disperazione e nella paura del futuro.
Anche perché non c'è cosa più sbagliata che immaginare che nella crisi anche le situazioni di povertà e di difficoltà personali possano essere messe le une contro le altre, fare scontrare i diversi gradi di povertà tra di loro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo fa esplodere il tessuto sociale del Paese! Questo rende una parte del territorio terreno fertile per la criminalità organizzata, perché quando ci sono migliaia di persone che non hanno i soldi per fare la spesa o per comprare i vestiti per i figli, forse cedono anche rispetto al loro livello di moralità o a quello che vorrebbero fare nella vita rispettando la legge!
Noi vi abbiamo proposto una misura, illustrando le coperture. Anche il discorso che si tratta di demagogia, questa parola ripetitiva: qualsiasi cosa diciamo in dieci, dodici, ci si preoccupa di andare in televisione dicendo: «demagogia, demagogia»! Se uno dice che domani è venerdì: è demagogia! Rispondete nel merito: dite di sì o di no!
La nostra proposta ha delle coperture precise, è stata preparata da esperti, è stata preparata, solo in questo ramo del Parlamento, da Bersani, Letta, Damiano, ossia persone che hanno avuto responsabilità di Governo (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e abbiamo indicato la copertura principale di questa operazione. Non costa tanto, perché abbiamo calcolato - e siamo stati prudenti - 500 o 600 mila disoccupati; abbiamo detto che servono 5 miliardi di euro. Vorrei che voi diceste a quegli italiani che non siete in condizione di trovare 5 miliardi, dopo che li avete buttati dalla finestra con l'eliminazione dell'ICI sui redditi alti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori) e che li avete buttati dalla porta e dalla finestra con il suicidio dell'operazione Air France-Alitalia.
Ma quei 5 miliardi, in gran parte, ci sono già nei 9 miliardi degli ammortizzatori sociali! È un'operazione giusta, ma che richiede mesi per entrare in vigore, perché le procedure, l'estensione, la dichiarazione di crisi sulle piccole e medie imprese comunque comporta dei mesi; noi diciamo: intanto, se ci sono, utilizziamo subito quelle risorse per chi ha perso il posto di lavoro e non ha meccanismi di protezione. Sappiamo poi che tutto questo ha un impatto sulla vita delle persone, ed è il nostro primo problema; ma ne abbiamo Pag. 33un altro, che è quello di aumentare i consumi, perché una persona che ha zero euro e se ne trova 600, 700 o 800 non li mette nel risparmio, li mette tutti nel circuito dei consumi e questo è un modo per far ripartire l'economia. A meno che voi non pensiate che una persona che non ce la fa a vivere con il suo stipendio abbia la preoccupazione di costruire il 20 per cento di cubatura in più nella sua casa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori)! Se ha un po' di soldi in più li usa per i figli, li usa per la spesa, li usa per le urgenze della vita: questo è il modo di far ripartire i consumi!
Anche per la povertà estrema noi abbiamo proposto questo, con un meccanismo molto esplicito e molto chiaro: per i comuni e per le associazioni di volontariato, 2 punti di IRPEF sui redditi dai parlamentari compresi in su, sopra i 120 mila euro, un contributo di solidarietà straordinario per il 2009 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), in attesa che anche in questo campo, il campo della povertà estrema, si effettuino misure strutturali, come il reddito minimo garantito e il reddito di solidarietà attiva, che è un'idea di altri Paesi a cui dobbiamo guardare. Abbiamo detto che per la seconda copertura (ne hanno parlato poco i giornali) bisogna andare sui soggetti che non raggiungono i 120 mila euro nella dichiarazione dei redditi, ma che magari li raggiungono nel reddito effettivo. Lì bisogna riprendere la lotta all'evasione, non in modo generico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): bisogna tornare alla tracciabilità dei pagamenti, tornare subito al limite massimo dei trasferimenti in contanti!
C'è una differenza tra noi e voi, c'è una differenza di fondo, al di là delle singole scelte: noi pensiamo che nella crisi debbano scattare i meccanismi di solidarietà nelle comunità, voi pensate che nella crisi sia inevitabile che qualcuno soccomba e qualcuno si salvi. Noi sappiamo che il Paese si salva tutto assieme o non si salva nessuno (Vivi applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Dai banchi del gruppo Popolo della Libertà si grida: Bis! Bis!)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, penso che non entusiasmerò gli animi della maggioranza come ha fatto poco fa l'onorevole Franceschini con l'opposizione, ma, con il suo permesso, proverò a fare un'operazione difficile, nel senso che proverò a riassumere e ad individuare, partendo dalla discussione sulle linee generali che abbiamo svolto lunedì, dei tratti comuni che sono emersi dal dibattito e che evidenziano, nonostante i toni polemici dettati dalla lotta politica, una consapevolezza anch'essa comune sui limiti profondi e strutturali del nostro modello di protezione sociale.
Se siamo onesti, però, nel momento in cui facciamo questa analisi, dobbiamo partire da un dato di fatto: i problemi di oggi vengono da lontano e ci hanno fatto a lungo compagnia da testimoni, testimoni muti della nostra impotenza.
L'onorevole Letta ha voluto evocare in quest'Aula, nel suo pregevole intervento in sede di discussione sulle linee generali, persino il lavoro della Commissione Onofri, portato a termine dodici anni or sono e subito messo da parte, non già per l'azione populista delle forze di centrodestra allora all'opposizione (erano i primi mesi del 1997), ma per le resistenze incontrate nel mondo sindacale.
Quante legislature, onorevoli colleghi, sono trascorse nel frattempo: legislature connotate da un'alternanza al Governo del Paese, espressione del nostro singolare bipolarismo, legislature trascorse evocando la necessità di una riforma degli ammortizzatori sociali che non arrivava mai, se non per parziali e significative misure (ricordo, fra tutte, i miglioramenti apportati all'istituto della disoccupazione involontaria). Tutto ciò mentre - è bene ricordarlo e lo ha fatto anche il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche Pag. 34sociali nel suo intervento - il mercato del lavoro, grazie alle leggi Treu e Biagi, conosceva, pur con tutte le sue contraddizioni, una dinamica di crescita ininterrotta per ben otto anni, nonostante le performance scadenti dell'economia.
In tutto questo periodo, i Governi sono stati delegati più volte e a più riprese a riformare gli ammortizzatori sociali, ma questo dibattito è sempre caduto insieme alle legislature. Ciò è avvenuto per un motivo molto semplice: la mancanza di risorse adeguate ad allargare la platea degli aventi diritto senza aumentare il costo del lavoro, ma caricandone gli oneri sulla finanza pubblica.
Eppure, viviamo delle contraddizioni che sono lo specchio di un sistema di welfare divenuto ormai indifendibile, ma che continua ad essere strenuamente difeso, un sistema di welfare che usa le risorse dei più deboli a favore dei più forti, ma che nell'immaginario di una parte del Paese si erge come l'ultimo muro di Berlino (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Negli ultimi giorni l'INPS ha annunciato un saldo attivo di ben 11 miliardi di euro: da dove credete che vengano, colleghi (lo dico soprattutto ai colleghi dell'opposizione, che sono di solito più bravi e più informati di noi), queste risorse? Dalla lotta all'evasione? Senz'altro! Dall'aumento degli iscritti? Senz'altro! Ma i grandi elemosinieri dell'INPS sono i disoccupati, i cassaintegrati, le famiglie, i precari (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Noi siamo qui a lamentare che occorrono più risorse per gli ammortizzatori sociali, per estendere le tutele ai lavoratori precari e per erogare migliori prestazioni, quando le gestioni dell'INPS che si occupano di queste prestazioni e di questi soggetti presentano, cumulativamente e da anni, saldi attivi tra i 12 e i 13 miliardi di euro.
Ebbene, da queste gestioni virtuose non un solo euro può essere distolto e usato per le finalità per cui venne raccolto e versato, se non vogliamo che il nostro sistema pensionistico crolli come un castello di carte.
Questa situazione dà luogo ai noti squilibri del nostro modello di welfare. Massimo Livi Bacci, che oltre ad essere uno dei più grandi demografi italiani, è anche un senatore del Partito Democratico, ha scritto nel suo ultimo libro Avanti giovani, alla riscossa che: se si volessero adeguare i trasferimenti pubblici per famiglie e figli a quelli di Francia e Scandinavia si dovrebbero spostare risorse per due punti di PIL.
Arriviamo così, onorevoli colleghi, ad un altro punto di analisi in comune che comincia a prendere forza nel nostro dibattito. Un punto che il Ministro Sacconi ha denunciato nel suo Libro verde. Il Paese non andrà da nessuna parte, non riuscirà mai ad affrontare i nuovi bisogni, e a riconoscere i nuovi diritti, se non sarà in grado di riequilibrare una spesa sociale, oggi requisita da quella pensionistica. Ma per portare avanti un'azione di riequilibrio ci sono tempi e modi, e il Governo ha voluto - anche questa mattina l'ha fatto - tracciare con nettezza i confini delle cose che saranno fatte e di quelle che saranno rinviata nell'ambito dell'attuale legislatura. Non è un caso però, che nell'ultimo importante intervento che ha coinvolto il lavoro e le politiche sociali - mi riferisco al protocollo del luglio 2007 e alla legge n. 247 del 2007 che l'ha recepito -, il Governo Prodi abbia scelto di investire 10 miliardi di euro nelle pensioni di poche decine di migliaia di persone e di riscrivere altre norme di delega da aggiungere alla pila di quelle precedenti in materia di ammortizzatori sociali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Venendo rapidamente ai temi di oggi: di tutto può essere accusato il Governo tranne di non aver manifestato con chiarezza la propria linea di condotta. Mi è sufficiente ripetere le parole dell'onorevole Della Vedova nel suo pregevole intervento svolto nella discussione sulle linee generali: farsi guidare, in questa fase, dalla prudenza, dalla manutenzione dell'esistente, dal tentativo costante di dotare di Pag. 35nuove risorse gli strumenti che abbiamo a disposizione e di preparare riforme che abbiano davanti un tempo lungo e che non contemplino, invece, gli errori di una visione emergenzialista è quanto contenuto nella mozione della maggioranza. Da questa crisi - lo diceva ieri l'onorevole Letta in un dibattito cui ho assistito - l'Italia non può uscire attraverso la scorciatoia di nuove tasse o dell'aumento del deficit e del debito. Su ciò mi sia consentito di fare un passaggio sul l'ultima trovata del Partito Democratico, la tassa sui ricchi (almeno così l'hanno rinominata i giornali, voglio dare atto al Partito Democratico di non aver usato questo termine e mi scuso se utilizzo un termine usato dalla stampa). È stato già detto che si tratta di meno dello 0,5 per cento della popolazione italiana, ma non è stato detto che su questo segmento di popolazione grava una pressione fiscale moltiplicata almeno per 20, rispetto a quella che è la consistenza di questa popolazione, ma sopratutto non è stato detto - basta guardare i dati del Ministero dell'economia e delle finanze - che la maggior parte di questi contribuenti sono lavoratori dipendenti, in una certa misura anche pensionati, dirigenti della pubblica amministrazione, pensionati della pubblica amministrazione, dirigenti di imprese private, che indubbiamente possono fare un sacrificio. Ma mi domando quale equità vi sia in un'operazione di questo genere, rispetto a persone che sono sicuramente tra gli unici fedeli contribuenti di questo Paese? Figuratevi, si può anche passare oltre, ma si sappia quello che si fa e chi sono coloro si vanno a colpire prima di chiamarli ricchi, prima di chiedere nei loro confronti una solidarietà che possono anche dare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Il Governo ha saputo mettere in sicurezza per un triennio il bilancio dello Stato, e l'ha fatto con indubbia lungimiranza.
Nessuno si aspettava però un'impennata tanto rapida e grave della crisi negli ultimi mesi dell'anno. Nessuno si aspettava l'esplosione della cassa integrazione guadagni verificatasi negli ultimi mesi del 2008 ma andrà pure riconosciuto qualche merito ad un Governo che, da ottobre 2008 al 17 febbraio del 2009, ha compiuto lo sforzo di portare lo stanziamento per la cassa integrazione in deroga, lo strumento flessibile in grado di consentire rapide risposte partecipate dalle forze sociali, da 400 milioni a 8 miliardi in due anni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Noi non possiamo, onorevole Franceschini, fare il gioco delle tre carte: usare queste risorse che sono destinate all'istituto della cassa integrazione, ad un istituto che va a vantaggio di lavoratori che hanno ancora un rapporto di lavoro acceso, per finanziare la disoccupazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Chiediamo anche come maggioranza che il Governo sia di parola quando dice, come ha detto il Ministro Sacconi, che si dovranno trovare risorse per un segmento scoperto, il segmento dei collaboratori in regime di monocommittenza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Riteniamo che il Governo stia lavorando in questo senso, lo sollecitiamo a lavorare in questo senso, ricordando che, se si è fatto poco, questo Governo è stato il primo a farlo, anche in direzione di questa categoria di lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Ed è per questo che il gruppo del Popolo della Libertà voterà a favore sulla mozione Cicchitto ed altri n. 1-00131 (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, siamo stati in questa sede per discutere di misure da adottare per affrontare la difficile congiuntura che attraversa la nostra economia in virtù di una crisi finanziaria mondiale. Ma una valutazione di natura politica deve essere compiuta perché è evidente, se non il carattere demagogico della mozione presentata dall'onorevole Franceschini, almeno il carattere Pag. 36di strumentalità politica rispetto ad una crisi di futuro, rispetto allo smarrimento in cui è precipitato il Partito Democratico dopo la sconfitta alle elezioni politiche, dopo la sconfitta alle elezioni amministrative di Roma, dopo la sconfitta nelle elezioni regionali dell'Abruzzo e della Sardegna e dopo le dimissioni di un segretario politico eletto attraverso il meccanismo delle primarie, che a qualcuno ha fatto evocare scenari catastrofici. L'onorevole Franceschini ha inteso offrire al suo partito non le ricette nuove che sarebbero dovute servire a traguardare questo passaggio difficile ma vecchie ricette che il centrosinistra aveva già proposto nella passata, sia pure breve, legislatura. Dunque, prima del dibattito di questa mattina abbiamo sentito evocare lo stipendio ai disoccupati, ai precari, cioè una sorta di salario garantito, tant'è vero che lo stesso onorevole Franceschini ha parlato questa mattina di reddito minimo garantito. Inoltre abbiamo sentito parlare, con riferimento alle coperture previste per trovare risorse per adottare questa misura, di quella che possiamo definire una vera e propria tassa patrimoniale, una tassa sui patrimoni.
Ma su queste proposte il centrosinistra - lo voglio ricordare in quest'Aula -, dopo la disastrosa esperienza del Governo Prodi, è andato incontro ad una delle sconfitte più pesanti, in termini politici e in termini elettorali.
È vero che qualche giorno fa il Presidente Prodi, in un'università inglese, facendo riferimento alla propria esperienza è tornato sulla questione delle tasse e immediatamente la questione è stata ripresa e riproposta in quest'Aula dall'onorevole Franceschini, anche se questa opposizione aveva accusato questa maggioranza, quando ancora non soffiava il vento forte della crisi, di non mantenere l'impegno, assunto in campagna elettorale, di ridurre le tasse.
Abbiamo proposto l'abbattimento dell'ICI e continuiamo a sentire in quest'Aula critiche severe rispetto ad una misura che è stata condivisa dalla stragrande maggioranza degli italiani: l'abbattimento dell'ICI sulla prima casa è una misura che ritengo vada ascritta al merito di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).
Invece, la proposta che viene effettuata è quella non di ridurre la pressione fiscale - misura evidentemente improponibile nell'attuale difficile congiuntura - ma di incrementare le tasse.
Il Movimento per l'Autonomia ritiene invece che bisogna proseguire su una delle strade più importanti per risollevare l'economia del nostro Paese, che è quella di dare al Mezzogiorno una prospettiva di sviluppo, realizzando nel sud quelle infrastrutture che ancora mancano. Il Movimento per l'Autonomia condivide il percorso che ha iniziato il Governo, recuperando risorse per realizzare grandi infrastrutture.
Se ci fosse stato il Governo Prodi, ci chiediamo, sarebbe stata realizzata o si avvierebbe a realizzazione l'alta velocità Torino-Lione? E ancora: se ci fosse il Governo Prodi, si potrebbe realizzare il ponte sullo stretto di Messina, opera che noi riteniamo fondamentale (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). ..Mi auguro che queste espressioni vengano registrate e riprese, perché così gli italiani capiranno, in modo particolare i meridionali, chi vuole lo sviluppo del Mezzogiorno e chi invece lo vuole ostacolare (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Popolo della Libertà).
Il Governo, in questi mesi, non ha fatto come i personaggi di Beckett, non è rimasto fermo ad aspettare Godot: il Governo ha posto in essere una serie di iniziative volte innanzitutto a garantire la stabilità dei conti pubblici, condizione imprescindibile per poter adottare provvedimenti davvero efficaci a sostegno del reddito e dell'occupazione: l'anticipo della manovra finanziaria nasce e nasceva da questa esigenza. Non a caso l'Unione europea ha espresso una valutazione positiva sui provvedimenti assunti dall'Esecutivo, che ha mantenuto sempre una linea di rispetto dei vincoli comunitari. Pag. 37
Ancora: i provvedimenti a sostegno del reddito e delle famiglie non sono mancati: social card, bonus famiglia, rinegoziazione dei mutui immobiliari, potenziamento dei canali di ingresso nel mondo del lavoro attraverso una riattivazione della cosiddetta legge Biagi.
Il Governo ha affrontato l'emergenza puntando a mantenere un clima di fiducia nel Paese, requisito indispensabile per creare le condizioni della ripresa economica.
Concludo, signor Presidente, annunciando il voto favorevole del Movimento per l'Autonomia sulla mozione Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00131.
Con questa mozione abbiamo intenzione di impegnare il Governo affinché promuova, anche attraverso il coinvolgimento degli enti locali e delle organizzazioni sindacali, la massima tutela dei lavoratori considerati in esubero a causa della difficile congiuntura economica.
Noi del Movimento per l'Autonomia intendiamo porre l'accento, in modo particolare, sulla necessità di prevedere adeguate forme di sostegno per tutti coloro che sono stati assunti su base temporanea o con contratti atipici e si ritrovano senza un lavoro. A tal riguardo, riteniamo necessario prevedere un aumento del sussidio già previsto dal Governo, pari al 10 per cento dell'ultima retribuzione. Se il Ministro Tremonti, come ha anticipato in qualche intervista televisiva, ha delle risorse a disposizione, deve metterle in campo per dare una risposta concreta alle difficoltà dei precari, aumentando la citata una tantum del 10 per cento ed evitando, così, che sul disagio si monti una colossale speculazione politica da parte del Partito Democratico e del suo segretario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media statale «Enrico Forzati» di S. Antonio Abate, in provincia di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mario Pepe (PdL). Ne ha facoltà per due minuti.

MARIO PEPE (PdL). Onorevole Franceschini, la sua mozione ha riscosso successo nel Paese, ma vi sono dei momenti in cui il popolo va consigliato e guidato, non assecondato (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Chi cerca rimedi economici alle crisi economiche imbocca una strada che porta al precipizio: non sono parole mie, ma di quel grande economista che fu Einaudi. Le crisi economiche, infatti, rappresentano un aspetto di una crisi ben più grande, che è la crisi morale. Abbiamo creato ricchezza, senza lavoro; abbiamo avuto una finanza senza etica; abbiamo anteposto i nostri egoismi privati all'interesse pubblico.
Come vogliamo condurre la lotta all'evasione fiscale? Con le commissioni tributarie di primo, di secondo e di terzo grado, che stanno decidendo di evasioni di trent'anni fa? I problemi della vita associata - ha ragione la Lega Nord - non si risolvono nell'ambito di istituzioni allo sfascio. Pertanto, invece di fare proposte demagogiche, lavoriamo insieme per riformare questo Paese, se vogliamo risolvere i problemi della vita associata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00125, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione
(Segue la votazione).

Onorevoli colleghi, ricordate le procedure ed attivate il terminale.
L'onorevole Mondello ha difficoltà? Anche gli onorevoli Tortoli e De Luca? Prendo atto che gli onorevoli Tortoli e De Pag. 38Luca sono riusciti ad esprimere il voto. L'onorevole Romele è ancora in difficoltà?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 486
Astenuti 22
Maggioranza 244
Hanno votato
218
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che il deputato Andrea Orlando ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Pietro e altri n. 1-00129 (Ulteriore nuova formulazione), non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ci sono difficoltà? Chi è in difficoltà, l'onorevole Casini? Soccorrete l'onorevole Casini! Anche l'onorevole Sardelli... Anche l'onorevole Sardelli è salvo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 313
Astenuti 194
Maggioranza 157
Hanno votato
36
Hanno votato
no 277).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vietti e altri n. 1-00130, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Il presidente Casini può votare? Ecco, ci siamo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 296
Astenuti 193
Maggioranza 149
Hanno votato
27
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che il deputato Damiano ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi e che la deputata Ravetto ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cicchitto, Cota, Lo Monte e altri n. 1-00131, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Pollastrini e l'onorevole Ria... L'onorevole Mondello? Portate soccorso all'onorevole Mondello! L'onorevole Mondello è a posto. Siamo tutti a posto? Onorevole De Pasquale e onorevole Porfidia... L'onorevole Porfidia è a posto. Onorevole De Pasquale, coraggio! Manca solo lei! Perfetto!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. Pardon, la Camera approva! Un puro lapsus linguae, non freudiano! Non nel modo in cui malignamente ritiene qualcuno di Torino... (Commenti - Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 503
Astenuti 2
Maggioranza 252
Hanno votato
268
Hanno votato
no 235).

Prendo atto che il deputato Oliverio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (ore 12,55).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

Pag. 39

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a rispondere a due interrogazioni a risposta scritta da me presentate. La prima risale addirittura al 17 settembre ed è l'interrogazione 4-01047 relativa alla localizzazione della centrale termoelettrica nei comuni di Bertonico e Turano, in provincia di Lodi.
La seconda interrogazione - e sollecito il Governo a fare in modo che sia disponibile una risposta - riguarda il gasdotto Transmed, proveniente dall'Algeria che ha subito danni rilevanti. L'interrogazione a risposta scritta 4-02010 risale al 14 gennaio e tratta di un argomento molto importante perché dal gasdotto dell'Algeria si adducono una quantità rilevante di metri cubi di gas che dovrebbero essere già disponibili per il mercato italiano e che, invece, come risulta da notizie credo attendibili, continueranno a non essere disponibili, almeno fino a estate inoltrata.
Pertanto, signor Presidente, chiedo al Governo che su questo argomento con una certa urgenza venga a riferire al Parlamento o, comunque, risponda a questa interrogazione a risposta scritta in modo tale che anche agli operatori e agli utenti sia chiaro quali sono le condizioni del mercato italiano, venendo a mancare questo importante apporto di gas.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, il Governo verrà debitamente sensibilizzato.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, voglio richiamare la sua attenzione e quella dell'Assemblea su una situazione di estrema gravità che si sta determinando nella città di Catanzaro. La città di Catanzaro è sempre stata ritenuta un'area immune da penetrazioni criminali e mafiose. Oggi, invece, dobbiamo registrare (non oggi, ovviamente, ma da qualche tempo) una preoccupante e diffusa presenza di criminalità organizzata e di microcriminalità. Alcune aree di questo territorio sono occupate da realtà che operano in direzione del racket e della delinquenza comune. Vi è una diffusa distribuzione di droga, anche davanti alle scuole, e in alcune zone ci sono anche una sorta di banchetti in cui si distribuisce la droga. Questa vicenda è culminata, qualche giorno fa, con l'uccisione di un giovane, il giovane Massimiliano, che ha perso la vita in un episodio oscuro e soprattutto che esprime gravi sintomi di decadenza e di lacerazione sociale e civile di questa città.
Certamente, la città di Catanzaro risente anche di una vicenda economica molto pesante e preoccupante, ma vi sono evidenti segni di guasti enormi, anche sul piano civile e sociale, come se la storia e la cultura di questa città fosse vanificata e dimenticata e, di conseguenza, affidata all'oblio.
Il consiglio comunale di questa città lo ha ricordato proprio nella giornata di ieri. Si è trattato di un consiglio comunale che si è articolato e si è sviluppato anche alla presenza di molti rom che hanno un po' condizionato i lavori di quel consesso cittadino.
Il consiglio comunale ha discusso moltissimo, ha fatto delle proposte, ha creato i presupposti per rinnovare indicazioni più volte avanzate anche dal sottoscritto al Governo. Certo, c'è bisogno di un rafforzamento del commissariato di Catanzaro Lido, di un servizio mobile più impegnativo, di portare avanti il PON sicurezza, ma anche di un'azione coordinata e raccordata di presenza delle forze dell'ordine sul territorio della città di Catanzaro.
Le forze dell'ordine stanno facendo tutto il possibile - dobbiamo darne atto -, come certamente stanno facendo i carabinieri, ma molte volte nella Polizia di Stato manca un'azione di coordinamento e di direzione adeguata rispetto ad un'esigenza Pag. 40più volte avvertita e ad una situazione che diventa di giorno in giorno più pericolosa.
Ecco perché, signor Presidente, richiamo la sua attenzione affinché il Governo venga a rispondere ad alcune interpellanze ed interrogazioni. Non per accelerare, ma per favorire lo strumento del sindacato ispettivo, abbiamo scelto anche la via delle Commissioni di merito per competenza per rispondere alle nostre interrogazioni a risposta immediata. Tuttavia, questo istituto previsto dal Regolamento non è stato rispettato e si va sempre più a rilento. Il tempo a disposizione per lo strumento del sindacato ispettivo viene sempre più ristretto, vanificando quello che era il significato della previsione regolamentare.
Annuncio anche in questa sede la presentazione di una interpellanza urgente con la speranza che il Governo venga a rispondere in termini esaustivi, come è stato fatto anche per altre vicende sul piano economico che riguardano la città di Catanzaro e la regione Calabria. Lei ricorderà, signor Presidente, che ho parlato molto, anche in quest'aula, dell'infrastrutturazione trasportistica e della grave situazione in cui versa.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARIO TASSONE. Non c'è dubbio che la mia sollecitazione non riguarda una vicenda particolare, ma una situazione certamente drammatica che rischia di complicare ed aggravare sempre di più la situazione della città capoluogo e dell'intera regione Calabria.

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo per porre una questione che mi sono permesso di far presente anche al Presidente Fini e che è stata segnalata anche stamani da colleghi di diversi schieramenti. Mi riferisco alle notizie che sono arrivate questa mattina, ma che risalgono ad ore precedenti, sul sequestro avvenuto in Darfur.
Si tratta di una situazione di grandissima delicatezza - non c'è bisogno di dirlo né a lei, né all'Aula - perché successiva ad una serie di interventi molto duri del Presidente sudanese nei confronti del tribunale internazionale e dei cooperanti, ossia delle molte donne e uomini che stanno operando in quell'area.
Tra i cinque sequestrati - la notizia purtroppo è confermata - c'è anche un italiano, ma la notizia sarebbe grave anche se non ci fosse nessun connazionale coinvolto. Nel caso specifico tuttavia, signor Presidente, credo sarebbe molto opportuno che, nei modi e nelle forme che il Governo riterrà (anche nella Commissione di merito), si svolgesse un'informativa urgente sulle azioni - che a me risultano già intraprese in queste ore - su quale sia la situazione che si è determinata, i passi che si intendono fare nelle prossime ore e in che modo coinvolgere e rassicurare e in qualche modo comunque comunicare con quel vasto universo delle organizzazioni non governative che operano meritoriamente in quell'area da molto tempo.
Non aggiungo altro perché credo sia un tema talmente condiviso e da non spettacolarizzare (è delicatissima la situazione di queste ore), che mi permetto solo di segnalare perché, nei modi e nelle forme anche i più silenziosi, sia garantita l'informazione e un'azione comune di sostegno alla nostra diplomazia e, in questo caso, anche al Governo.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, nei giorni scorsi abbiamo presentato un'interrogazione insieme ai colleghi Giuseppe Berretta e Marilena Samperi sulla preoccupante crisi che sta vivendo un'industria catanese, la SAT. Si tratta di un'azienda entrata in difficoltà nel 2008 a seguito dello spostamento Pag. 41dei maggiori clienti verso i mercati asiatici. Con la ridotta capacità produttiva, c'è stata una messa in liquidazione della società ed il liquidatore ha dovuto presentare al tribunale l'ammissione ad un concordato. Ha anche fatto istanza di cassa integrazione guadagni in deroga, ma ha avviato anche le procedure di licenziamento.
Signor Presidente, le chiediamo per la gravità della situazione da noi rappresentata, di sollecitare il Governo non solo a venire in Assemblea per discutere l'interrogazione e per individuare le possibili soluzioni, ma anche a segnalare al Ministero la necessità di una veloce definizione della cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga, che darebbe un po' di sostegno e di ossigeno ai lavoratori.

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo affinché la Presidenza provveda a segnalare al Governo quanto sta accadendo in Puglia da alcune ore. Due giorni fa presso la sede regionale pugliese dell'Italia dei Valori è stata recapitata una lettera anonima contenente minacce di morte ad un iscritto dell'Italia dei Valori, Michele Cagnazzo, responsabile dell'osservatorio regionale sulla legalità. Sempre ieri, presso l'abitazione dello stesso Cagnazzo è stato recapitato un plico contenente una testa mozzata di animale e una lettera anonima al vaglio degli inquirenti.
Michele Cagnazzo è un criminalista e autore di un libro sulla mafia, dal titolo Mafia, una guerra senza confine. Nel 1998 si è costituito parte civile, collaborando con gli inquirenti al processo Aranea che ha portato all'arresto di 43 persone legate ad una potente famiglia criminale barese facente capo a Giovanni Gravina.
Il processo si è concluso nell'ottobre 2008 con il proscioglimento degli imputati per sopravvenuta prescrizione. Cagnazzo ha documentato l'infiltrazione criminale nell'economia attraverso gli Orobank e i Money transfer che sono società finanziarie gestite da prestanomi di esponenti di spicco della criminalità organizzata. Cagnazzo è da tempo impegnato in un progetto per educare alla legalità, che lo vede impegnato a diffondere la cultura dell'antimafia nelle scuole della provincia di Bari.
Signor Presidente, secondo il rapporto CENSIS del 2007, nel Mezzogiorno la Puglia è una delle regioni con il più alto livello di infiltrazione criminale: il 37,6 per cento dei comuni pugliesi sono interessati dalla criminalità organizzata, ovvero il 60 per cento del territorio regionale. La stessa Confesercenti parla di un giro d'affari di 90 miliardi di euro solo in Puglia. Da mesi amministratori pubblici vengono intimiditi e minacciati, fino alle minacce nei confronti del sostituto procuratore antimafia Desirè Digeronimo, fino all'uccisione di un nostro consigliere provinciale il 14 e 15 giugno del 2008 senza che sia stato ancora individuato alcun colpevole, né alcun indagato.
Inoltre, è notizia di questa mattina che ieri c'è stata una intimidazione nei confronti di un iscritto dell'Italia dei valori di Ugento con un sasso di 17 chili contro il parabrezza dell'automobile. Ieri, inoltre, è stato appiccato il fuoco alla villa dell'imprenditore Colitti di Ugento, che ha denunciato lo sversamento di rifiuti tossici dentro la discarica Burgesi, di cui lo stesso Basile si stava occupando in quell'occasione.
Domani saremo in piazza a Bari a dire che la Puglia sta dalla parte della legalità. Noi chiediamo a lei, signor Presidente, di chiedere al Governo di porre attenzione. Il livello di guardia è stato superato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, noi questa settimana abbiamo iniziato questo nuovo esperimento, questa nuova esperienza con un nuovo meccanismo di voto e ci tenevo a formulare un ringraziamento Pag. 42ai tecnici, agli assistenti parlamentari ed al personale della Camera in generale per la disponibilità che hanno avuto in questa fase di avvio e per la loro collaborazione con i deputati. Si sono verificati incomprensioni tecniche o mancati funzionamenti di alcuni meccanismi, ma c'è stata questa collaborazione e ritengo doveroso, a nome del mio gruppo, ringraziare il personale e ovviamente anche la Presidenza.

PRESIDENTE. La Presidenza si unisce al ringraziamento al personale; si potrebbe fare un piccolo film con il titolo «Salvate il deputato Ryan» illustrando il grande lavoro che i nostri commessi hanno svolto per consentire la tempestività e la regolarità delle votazioni. Ancora una volta a loro e a tutto il servizio tecnico un forte ringraziamento.

NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, vorrei informare l'Aula e la Presidenza in merito ad alcuni gravi atti vandalici che si sono verificati nella notte presso una sede della Lega. Durante la notte la sede della Lega Nord di Cantù, in provincia di Como, è stata oggetto di vili e infamanti scritte offensive e denigratorie nei confronti del Ministro e segretario Umberto Bossi e nei confronti di esponenti politici locali ad opera di un sedicente gruppo anarchico.
Non è la prima volta, Presidente, che episodi così vergognosi e miseri si verificano nei confronti di sedi della Lega Nord.
Già in passato la sede della Lega di Cantù è stata oggetto di violenti atti vandalici che hanno portato a seri danneggiamenti alla struttura stessa. Abbiamo già informato i competenti organi di polizia e la questura di Como.
Ancora una volta, purtroppo, subiamo una violenta aggressione politica da parte di chi, nascondendosi dietro l'anonimato (che è quanto di più ignobile e vergognoso ci possa essere), crede di potere intimorire l'opera di cambiamento portata avanti dalla Lega.
A questi signori, a queste persone - che definisco con il termine che si meritano: sono dei vigliacchi e dei balordi senza onore e dignità, senza né arte né parte - ricordiamo che non saranno certamente questi comportamenti e questi gesti a fermare la strada del cambiamento, a fermare la strada del federalismo portata avanti con determinazione ma con altrettanta civiltà da Umberto Bossi e da tutti i militanti della Lega Nord.
Lo sdegno e la rabbia per gesti di questo tipo è profondo, ma questi comportamenti ci danno ancora di più la consapevolezza e la misura che la strada che abbiamo intrapreso sia quella giusta perché è la strada voluta e sostenuta dalle persone perbene che hanno apprezzato, che stanno apprezzando e continueranno ad apprezzare il lavoro della Lega e del Ministro Bossi.
Mi sembrava perlomeno doveroso, visto che questi episodi si stanno ripetendo in sequenza, dare cognizione al Parlamento affinché ci possa essere anche un atteggiamento di solidarietà, visto che non è la prima volta che comunichiamo questi atti vandalici che vengono insistentemente perpetrati nei confronti dei militanti e in modo particolare nei confronti delle nostre sedi. Ritengo che questo Paese non meriti atteggiamenti come questi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. La Presidenza si unisce nella condanna di questi atti di vandalismo politico, come peraltro di quelli denunciati precedentemente dal collega dell'Italia dei Valori. Noi siamo convinti che bisogna fare di tutto per garantire la tolleranza, la democrazia e la ferma messa al bando di chiunque tenti di inquinare il dibattito politico con la violenza.

PAOLO CORSINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, sarò brevissimo, avevo chiesto la parola per segnalare a lei, peraltro fiducioso della Pag. 43sua personale sensibilità, e per sollecitare un intervento del Governo in ordine alla vicenda che è stata evocata dal collega Giulietti.
Anche da parte nostra si guarda con particolare apprensione e con tutta l'attenzione necessaria alla vicenda che è stata richiamata questa mattina dalle agenzie di stampa a livello internazionale, e non dubitiamo che il Governo si impegnerà a fornire un'informazione all'Aula, nonché a promuovere tutte le iniziative utili affinché il nostro connazionale il cui rapimento è stato confermato venga rapidamente restituito alla libertà.
L'occasione, peraltro, è utile per un approfondimento nelle sedi parlamentari del tema della esecrazione e della condanna nei confronti del Presidente Al Bashir che, come è noto, è stato ritenuto responsabile di atti di genocidio di eccezionale gravità.
Credo che, se questa infelice e sfortunata vicenda che chiama in causa anche un nostro connazionale potrà essere assunta in vista dell'approfondimento di una valutazione della situazione sudanese, in modo particolare del Darfur, dove operano molteplici organizzazioni non governative di volontariato e dove sono presenti anche pastori della Chiesa cattolica di nazionalità e di provenienza italiana, ciò servirà ad accendere i riflettori della nostra attenzione sulla condizione di un Paese martoriato. In tal modo, forse, potremmo trarre dalla vicenda anche lo spunto per un'ulteriore sollecitazione ad un impegno che in modo condiviso veda il Parlamento italiano riappropriarsi della parola in ordine ad una situazione che certamente si presenta estremamente gravosa e definisce pure i contorni di un'emergenza umanitaria.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 13,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Dati relativi alla distribuzione e all'operatività delle social card e misure a sostegno dei redditi dei pensionati, dei lavoratori con famiglia a carico, dei precari e dei disoccupati - n. 2-00269)

PRESIDENTE. L'onorevole Laratta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00269, concernente dati relativi alla distribuzione e all'operatività delle social card e misure a sostegno dei redditi dei pensionati, dei lavoratori con famiglia a carico, dei precari e dei disoccupati (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, preferisco svolgere ora una breve illustrazione per poter poi esprimermi meglio in sede di replica.
Con questa interpellanza, firmata da me e da cinquanta colleghi deputati, chiediamo al Ministro dell'economia e delle finanze di conoscere i dati relativi alla social card, in particolare quelli relativi alla sua distribuzione, quindi quante tessere siano state distribuite e quante erano quelle previste, nonché quante tessere assegnate non avevano alcuna copertura. Noi disponiamo di alcune cifre, ma le verificheremo in base alla risposta che ci fornirà il Governo. Comunque, abbiamo potuto osservare come molte persone si siano viste beffate e umiliate quando si sono presentate alle casse dei supermercati per pagare con la «tessera di poveri», con la social card, che pure era stata regolarmente assegnata, ma che hanno trovata vuota, scoperta.
È evidente che, per ottenere la social card, si sono voluti sommare troppi requisiti e si è così ridotta drasticamente la platea in modo non equo; tra le altre cose, appare molto discutibile applicare sia l'Isee, che è un parametro familiare che già considera più fonti di reddito compreso il patrimonio, sia il reddito individuale. In questo modo il parametro famiglia viene usato per ridurre e non per ampliare la platea, si tiene conto delle risorse della famiglia, ma non del carico. Sotto la dizione «redditi e trattamenti pensionistici» entro i 6000 euro vanno poi ricompresi tutti i trasferimenti compresi quelli esclusi esplicitamente dall'Isee; vi Pag. 44rientrano, quindi, gli assegni familiari, l'assegno di 150 euro per gli incapienti, l'indennità di accompagnamento, l'eventuale TFR. Si è voluto, dunque, ridurre drasticamente l'efficacia della social card.
Alla luce di tutti questi criteri (io ne ho accennato solo qualcuno) il fallimento dell'intera operazione era quindi chiaro e prevedibile sin dall'inizio, tanto che la grande maggioranza delle tessere non sono state nemmeno assegnate.
Davanti a questo clamoroso e pur previsto fallimento, il Governo avrebbe, a nostro avviso, dovuto cambiare immediatamente impostazione, intervenendo direttamente ed urgentemente a sostegno dei redditi dei pensionati, dei lavoratori con famiglia a carico, dei precari e dei disoccupati senza altri indugi, senza criteri cervellotici e inapplicabili e senza modalità decisamente umilianti. Per questo motivo, abbiamo chiesto di conoscere i dati relativi all'operazione social card, quante tessere sono state distribuite, quante effettivamente coperte e che cosa, inoltre, intenda fare il Governo per rispondere alla drammatica situazione economica in cui si trovano le famiglie italiane, i precari, gli anziani e i disoccupati.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Nicola Cosentino, ha facoltà di rispondere.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con questa interpellanza urgente l'onorevole Francesco Laratta ed altri pongono quesiti in ordine alla carta acquisti. Al riguardo, si fa presente che il numero di domande presentate alla data del 18 febbraio 2009 ammonta complessivamente a 695 mila: di queste, oltre 580 mila sono state presentate nel mese di dicembre 2008 e circa 430 mila sono state regolarmente accreditate anche dell'importo relativo al primo bimestre 2009.
Le cause che hanno determinato la mancata attribuzione dei 120 euro sulle carte sono due: il non possesso di tutti i requisiti richiesti e le irregolarità rilevate tra i dati forniti dagli interessati e quelli presenti nelle banche dati dell'amministrazione. Oltre 147 mila domande non sono risultate rispondenti ai requisiti reddituali previsti dalla normativa vigente e, pertanto, non si è proceduto alla ricarica delle carte in questione.
Per circa 9 mila istanze, a causa di errori o incompletezza nei dati anagrafici forniti, la verifica dei requisiti reddituali ha richiesto tempi maggiori rispetto a quelli normalmente previsti (due giorni lavorativi) per la ricarica delle carte.
Giova precisare che, come previsto dalla normativa vigente, prosegue la presentazione delle domande da parte dei cittadini che maturano i requisiti necessari per accedere alla carta acquisti, che bimestralmente potranno ricevere l'accreditamento di 40 euro mensili se in possesso dei requisiti stabiliti. Il decreto del 27 febbraio 2009, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 56 del 9 marzo 2009, consente di integrare l'utilizzo della carta acquisti per prodotti farmaceutici e parafarmaceutici e per il pagamento di bollette energetiche o di forniture di gas.
L'accreditamento relativo ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2008 e del bimestre gennaio-febbraio 2009 è disposto anche a favore dei soggetti che, in possesso dei requisiti, con riferimento ai suddetti periodi di accreditamento, hanno presentato domanda entro il 30 aprile 2009, considerando comunque la più recente dichiarazione sostitutiva ai fini ISEE anche se presentata dopo il 31 dicembre 2008.
Le regioni e le province autonome, nonché gli enti locali, nel rispetto della destinazione del fondo, possono integrare il fondo, vincolando l'utilizzo dei propri contribuiti a specifici usi a favore dei residenti nel proprio ambito di competenza territoriale.
Per quanto riguarda l'applicazione del parametro ISEE e di quello del reddito come elementi per l'individuazione dei beneficiari della carta acquisti, si precisa che tali elementi sono necessari per attribuire il beneficio, nell'ambito delle risorse a disposizione, esclusivamente ai cittadini in possesso dei seguenti requisiti: appartenenza Pag. 45a categorie di soggetti che non possono produrre un reddito in quanto non in età da lavoro con priorità all'interno di tali categorie in base all'età; bassa disponibilità di risorse finanziarie proprie, come la pensione per i pensionati e il patrimonio mobiliare; appartenenza a nuclei familiari che possono avere più difficoltà a provvedere agli stessi.
Pertanto, il requisito del reddito deve soddisfare il punto b), ossia la bassa disponibilità di risorse finanziarie proprie; il requisito ISEE deve soddisfare il punto c), ossia appartenenza a nuclei familiari che possono avere più difficoltà a provvedere agli stessi. I due requisiti sono complementari.
Per quanto concerne il periodo di riferimento per l'individuazione del reddito personale, si fa presente che esso è quello più recente noto all'amministrazione. In particolare, nel caso delle pensioni, si considerano i trattamenti in corso. Nel caso dei redditi da lavoro o di altro tipo non pensionistico o assistenziale, si considerano quelli più recenti, noti stabilmente all'amministrazione (relativi al secondo anno d'imposta precedente quello di richiesta o di accreditamento del beneficio della carta), fatta salva la possibilità del cittadino, a sua tutela, di dichiarare lo stato di incapienza per l'anno immediatamente precedente.
Con riferimento, infine, al quesito relativo alla presunta perdita del beneficio nel caso in cui il cittadino non produca alcun reddito, si precisa che la fattispecie segnalata non comporta l'esclusione dal beneficio.

PRESIDENTE. L'onorevole Laratta ha facoltà di replicare.

FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, il sottosegretario dà qualche cifra, qualche numero. Vedo che non c'è nessuna autocritica da parte del Governo, che pure un briciolo di pudore avrebbe dovuto manifestare qui in quest'Aula, facendoci sentire alcune parole rispetto a questo fallimento. Poi non c'è nessuna indicazione sulle altre domande che noi ponevamo: ad esempio, cosa intenda fare il Governo per rispondere alla drammatica situazione, che si va sempre più aggravando, delle condizioni sociali ed economiche delle famiglie italiane dell'intero Paese. Quindi, il sottosegretario dà qualche cifra, ma non risponde in sostanza all'obiettivo vero di questa interpellanza, che io mi riservo di trasformare in mozione, signor Presidente, perché sono profondamente deluso da questa risposta.
Questa operazione social card era stata strombazzata e presentata come una grande operazione di uno Stato generoso verso i suoi cittadini in difficoltà, uno Stato che mostra il suo volto commiserevole. Pertanto, Tremonti presenta questa grande operazione di 1 milione e 300 mila social card, che avrebbe dovuto dare - guardate quanto - 40 euro alla gente povera, disperata, agli anziani, a coloro che non avevano nulla.
In sostanza, poi abbiamo visto che queste persone, alcune centinaia di migliaia, si sono ritrovate in mano una patacca. Molti sono andati ai supermercati e le hanno trovate vuote. Si sono trovati davanti ad una patacca, ad una carta di per sé insignificante, e per poterla ottenere bisognava fare le file!
Vorrei leggervi cosa ha scritto un'impiegata delle Poste in un blog, in cui dice che, per capire come funziona la social card, basterebbe andare un giorno allo sportello e filmare le facce delle vecchiette, quando viene comunicato loro che occorre il PIN, ma che devono ripassare, perché al momento non è ancora disponibile. Questa è un'impiegata postale.
Ci sarebbe da ridere, se non parlassimo di povertà! Ci sarebbe da chiedersi, ad esempio, signor sottosegretario, come mai questi benedetti 40 euro non sono stati destinati direttamente agli aventi diritto tramite pensione, e perché è stato messo in moto questo meccanismo così complicato e costoso. Non so esattamente quanto sia costato, ma è costato tanto.

Pag. 46

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Perché l'abbiamo votato! Perché il Parlamento repubblicano lo ha votato! Ma che domande fa? È un deputato!

FRANCESCO LARATTA. Cosa avete votato?
Signor Presidente, veda lei cosa dice il collega, perché da qui non lo sento.

PRESIDENTE. Onorevole Stracquadanio, si calmi. Avrà tempo di intervenire quando chiederà la parola.

FRANCESCO LARATTA. Presenti anche lei la stessa interpellanza e le risponderà il Governo! Ho i miei dubbi e lei me li lascia, perché diventano ancora più gravi anche rispetto a questa vostra arroganza.
Per noi, 40 euro al mese sono stati una miseria, gestiti male, trattati male e costosissimi per l'intera operazione della social card. Sono stati presi in giro anche gli anziani, le persone più deboli, che si sono viste trattare da pezzenti, che dovevano certificare il loro stato di miseria. Questa era la cosa che bisognava evitare, intervenendo direttamente sulle pensioni, dando quindi anche la possibilità di avere un assegno a casa e di non subire mortificazioni.
Gli utenti sono stati costretti prima a fare la fila all'INPS, al patronato e alle Poste, poi a cercare i supermercati convenzionati, in quei paesi dove nemmeno c'erano.
Infine, al momento di pagare la spesa, si sono visti rispondere che quella tessera era vuota. È stata un'umiliazione! Vorrei tanto che il Ministro Tremonti si calasse - signor sottosegretario, se può riferirlo - nei panni di un pensionato, che ha bisogno anche di 40 euro al mese - sì, ne ha bisogno -, ma che non doveva essere umiliato e mortificato.
Noi ci saremmo aspettati che ad un certo punto sulla social card - visto anche il suo flop, perché non è riuscita nel suo scopo per le implicazioni e le complicazioni che ha comportato per la vita di tanta gente - si ragionasse un po' e la si correggesse; avremmo voluto che si correggesse il meccanismo e lo si rivedesse. Invece, abbiamo visto che in realtà si è voluto andare avanti, si è voluto insistere, non si è voluto ascoltare la voce della povera gente, dei sindacati, dei patronati, dei cittadini e delle associazioni, ossia di tutta quella gente, non solo di noi parlamentari dell'opposizione, che gridava perché questa operazione non funzionava. Il Governo, a nostro avviso, non solo avrebbe dovuto modificare le condizioni per ottenere il beneficio, ma avrebbe dovuto rivedere l'intera impostazione.
Su che cosa, poi, intendiamo per crisi economica ci aspettavamo, signor sottosegretario, che si dicesse qualcosa anche in Aula stamani da parte sua. So che non avete molto tempo a disposizione, avete molti impegni, ma se si perdevano anche cinque o dieci minuti per dirci quali sono le vostre idee sulla crisi, non era forse meglio? Noi abbiamo le nostre idee, ma è difficilissimo confrontarsi qui, è difficilissimo avere con voi un punto di incontro per ragionare insieme: le nostre proposte potrebbero essere anche giuste, potrebbero essere corrette, quando vi diciamo che è necessario estendere gli ammortizzatori sociali, quando vi diciamo che è necessario sostenere i redditi; oppure quando chiediamo che, ad esempio - è stata anche proposta qui una mozione -, la pubblica amministrazione paghi i debiti che ha contratto nei confronti delle piccole e medie imprese, aiutandole in un momento di così tanta difficoltà, e che si acceleri questo percorso. Infatti, lo Stato, le province, le regioni e i comuni hanno tanti debiti verso le piccole e medie imprese che hanno svolto un lavoro o fornito servizi, ma gli enti non pagano e fanno passare mesi.
Abbiamo anche discusso e avremmo voluto approfondire meglio con voi (stamani abbiamo sentito l'intervento dell'onorevole Franceschini), ad esempio, cosa fare per chi perde il lavoro. Noi abbiamo proposto un assegno mensile ai precari, alle persone emarginate, a coloro che perdono il lavoro e che hanno figli e famiglie a carico. Ne vogliamo parlare o diciamo che queste cose non le possiamo Pag. 47discutere, che non bisogna inseguire l'assistenza, che siamo demagoghi e che è tutta demagogia? Credo che aiutare le fasce deboli e quanti sono alla disperazione non sia demagogia!
Un'ultima proposta, ma anche questa non sta bene: tassiamo i redditi più alti; che non sono per forza quelli dei ricchi, perché una persona che ha un reddito di 120 mila euro non è ricca, però è molto ricca rispetto a chi non ha nulla, a chi è disperato, a chi ha perso il lavoro.
Abbiamo detto: istituiamo un fondo di solidarietà, tassiamoci, a cominciare da noi parlamentari, come diceva l'onorevole Franceschini anche stamani in Aula, ma neanche questo va bene.
Parliamo del reddito minimo: vengo da un paese, da una città calabrese che è San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza, che ha sperimentato il reddito minimo di inserimento negli anni trascorsi. È stato un progetto del centrosinistra in una precedente legislatura. Sia pure con le sue storture e gli abusi che sono stati perpetrati, è uno strumento che, in caso di emergenza, può funzionare per dare alle famiglie un reddito minimo in un momento di grave disagio. Ma neanche questo va bene!
Non dico altro, perché vorrei parlare ancora di più, perché credo e sento, come voi, che c'è nel Paese un grande disagio e in alcuni casi c'è anche disperazione: chiunque va nei paesi del nord, come in quelli del sud, in qualunque parte dell'Italia, vede sofferenza, dramma, disagio, ma non possiamo fare finta di non saperlo e che lo risolveremo, ad esempio, costruendo il ponte sullo Stretto di Messina, se mai si farà (fra quanto tempo, quanto costerà?). Non è la risposta alla crisi! Non potete dirci che allunghiamo mezzo piano, mezza cameretta, sopraeleviamo un soffitto, facciamo un garage e rimettiamo in moto l'economia: non è così! Sono cose lunghe, farraginose e complesse. Il problema è dare subito una risposta!
La social card poteva essere una risposta, ma è stata trattata male e gestita male, è stata una miseria e su questo argomento tengo a dire, signor Presidente, che, essendo profondamente insoddisfatti, trasformeremo l'interpellanza urgente in esame in una mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Stracquadanio, il momento attuale prevede un'interlocuzione in qualche modo esclusiva tra il Governo e l'interpellante. Tuttavia, in via eccezionale, le do la parola per un minuto.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, chiedo di intervenire per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. La fase è disciplinata ai sensi dell'articolo 138 del Regolamento, ha comunque facoltà di parlare. Sia breve.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, sarò brevissimo. La natura delle interpellanze, delle interrogazioni e degli atti di sindacato ispettivo è relativa alla conoscenza di specifici fatti da parte del Governo, alla conoscenza di intenzioni del Governo o all'attuazione delle norme delle leggi, ma non sono fatte per ridiscutere norme e leggi che il Parlamento ha già approvato.
La social card, così com'è configurata, con lo stanziamento e con le modalità di attuazione configurati, è stabilita dalle leggi che questo Parlamento ha approvato; pertanto, mentre gli interpellanti avevano il diritto di chiedere se l'attuazione non fosse stata compendiata a sufficienza (e il Governo ha risposto, a mio avviso, in modo assolutamente trasparente e soddisfacente), tutte le considerazioni in ordine all'opportunità o meno della social card sono da rinviare ad altro dibattito esterno a questo Parlamento.
Noi, signor Presidente, da quando abbiamo adottato il nuovo sistema di voto, non abbiamo adottato, invece, un sistema di garanzie del Parlamento: il Parlamento non può perdere tempo dietro comizi quotidiani! Stamattina abbiamo discusso e votato mozioni sullo stesso tema, ma non Pag. 48si può ripetere, in un'altra fase del dibattito, ciò che è già stato fatto. Tutto qui.

FRANCESCO LARATTA. Allora chiudiamo il Parlamento!

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. No, io ho un grande rispetto del Parlamento, c'è chi invece lo usa come cassa di risonanza per la propaganda politica. Questo è contro il Parlamento!

PRESIDENTE. Onorevole Stracquadanio, non so se ci fosse un richiamo alla Presidenza, ma a termini di Regolamento - devo insistere - l'onorevole interpellante ha titolo per dichiararsi soddisfatto o insoddisfatto e per esprimere le ragioni di tale soddisfazione o insoddisfazione. Nell'esprimere tali ragioni, svolge un ragionamento politico e, se in questo ragionamento politico è compresa la sua convinzione che una legge non ha funzionato e che quindi vada censurata (e che magari abbia sbagliato il Parlamento nell'approvarla), ciò ricade nelle sue facoltà e fa parte del dibattito politico.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con il seguito dello svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bossi, Brancher, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cota, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Alberto Giorgetti, La Russa, Lo Monte, Lucà, Mazzocchi, Molgora, Mura, Pescante, Roccella, Romani, Rotondi, Soro e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Orientamenti del Governo in merito alla modifica degli studi di settore, con particolare riferimento all'anno 2008 - n. 2-00330)

PRESIDENTE. L'onorevole Gava ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00330, concernente orientamenti del Governo in merito alla modifica degli studi di settore, con particolare riferimento all'anno 2008 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FABIO GAVA. Signor Presidente, per inquadrare in modo corretto, ed efficace, la presente interpellanza, è opportuno fare un passo indietro, e richiamare la precedente interpellanza, di cui ero sempre primo firmatario, svolta in data 20 novembre 2008.
Quell'interpellanza partiva dal presupposto che la crisi economica in atto avesse avuto per l'anno 2008 un andamento assolutamente anomalo, con una prima parte dell'anno discreta, e in alcuni casi positiva, e una seconda parte, disastrosa, soprattutto negli ultimi tre o quattro mesi.
Si è avuta, quindi, un'evidente difficoltà a determinare le modifiche che avrebbero dovuto intervenire e che il Governo si era impegnato ad effettuare per quanto riguarda gli studi di settore. In quella interpellanza, infatti, si chiedeva di prendere in considerazione l'opportunità di sospendere gli studi, quantomeno per il 2008, proprio per queste difficoltà a cui ho fatto riferimento.
Il sottosegretario Molgora, che ringrazio per essere presente anche oggi, pur dichiarando in quell'occasione la non disponibilità del Governo ad aderire a questa richiesta di sospensione, impegnava il Governo ad una revisione degli studi di Pag. 49settore entro il mese di marzo 2009. Anzi, in quell'occasione il sottosegretario ebbe modo di dire che probabilmente già entro il mese di febbraio si sarebbe potuto intervenire per effettuare le modifiche richieste.
Successivamente, l'articolo 8 della del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, introduceva la mera possibilità di effettuare tale modifica e, in quella occasione, tutti gli emendamenti proposti da chi vi parla e da altri colleghi, rivolti a rendere cogente questo impegno alla modifica, sono stati incomprensibilmente respinti.
A tutt'oggi, nessuna modifica è intervenuta, ed anzi, ufficiosamente, in alcuni incontri, il Governo pare orientato a non effettuare alcuna modifica per l'anno 2008, rinviando - pare - le modifiche solo per il 2009.
Con questa interpellanza, quindi, si chiede al Governo di precisare se effettivamente sono in corso, o stanno per intervenire, le modifiche previste entro il mese di marzo 2009 e relative agli studi di settore per l'anno 2008 (essendo evidentemente quello del 31 marzo l'ultimo termine utile per la denuncia dei redditi per l'anno 2008). Qualora il Governo, invece, dovesse confermare questo cambiamento di tendenza, questa inversione del proprio orientamento, pensando di procedere alla modifica degli studi di settore soltanto per l'anno 2009, l'interpellanza propone alcune soluzioni alternative.
In particolare, tenendo conto della difficoltà relativa alla determinazione della modifica degli studi settore per l'anno 2008, per le ragioni a cui ho fatto riferimento, si propone, in via eccezionale e del tutto straordinaria, di apportare una riduzione fissa per gli studi di settore relativi all'anno 2008, che nell'interpellanza è pari al 30 per cento, ma che ovviamente potrà essere, ad avviso del Governo, di un'entità inferiore a quella proposta.
In alternativa, quanto meno, si chiede di intervenire sulle modalità di accertamento e riscossione relative ai redditi 2008 da presentare con la denuncia 2009, allungando, in caso di adesione all'accertamento, la possibilità di dilazione di pagamento ed eliminando l'obbligo della garanzia fideiussoria prevista in caso di pagamento rateizzato.
Questo ovviamente per il fatto che evidentemente in molti casi è più conveniente per l'impresa, soprattutto per la piccola impresa, aderire all'accertamento e proporre all'Agenzia delle entrate una rateizzazione del pagamento delle proprie imposte.
Entrambe le soluzioni proposte consentono di dare una risposta effettiva alla richiesta di modificazione degli studi di settore, intervenendo o sulla riduzione degli stessi con una percentuale fissa o sugli effetti, nell'ipotesi molto frequente, come dicevo, di adesione all'accertamento.
Ritengo che, fino ad ora, la questione degli studi di settore sia stata un po' sottovalutata non soltanto con riferimento alla necessità di modifica degli stessi, attesa la evidente recessione in atto, ma anche per gli effetti negativamente aggravanti che si potrebbero determinare nella situazione delle imprese. Infatti, è evidente che la mancata revisione degli studi di settore può portare in particolar modo le piccole e medie imprese e le imprese artigiane ad un aggravio della propria situazione economico-finanziaria. Certamente, considerati tutti gli interventi che il Governo sta facendo per intervenire sulla crisi e per intervenire in aiuto alle imprese, sarebbe abbastanza curioso che non intervenga in una situazione ormai sotto gli occhi di tutti e che richiede certamente una presa d'atto importante ed una conseguente azione di riferimento legata a tale presa d'atto.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Daniele Molgora, ha facoltà di rispondere.

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'interrogazione concerne un problema molto importante che avevamo già affrontato in precedenza e che è all'esame del Governo. Pag. 50
È opportuno ricordare, come del resto ha già fatto l'onorevole interpellante, che in sede di svolgimento dell'interpellanza urgente n. 2-00207 del 20 novembre 2008, si era rappresentato da parte del Governo che l'Agenzia delle entrate, con circolare n. 5/E del 23 gennaio 2008, aveva ribadito che l'accertamento da studi di settore non può essere effettuato in modo automatico, dato che il suo contenuto dipende dall'esito, imprevedibile a priori, del contraddittorio da cui deve rilevarsi l'applicabilità dello studio alla situazione in esame.
Si era, inoltre, evidenziato che tale conclusione valeva, peraltro, non soltanto in merito ai vecchi studi di settore e agli indicatori approvati con il decreto ministeriale del 20 marzo 2007, ma anche con riferimento agli studi in evoluzione e, in particolare, agli indicatori previsti dall'articolo 1, comma 13, della legge finanziaria per l'anno 2007.
Per quanto riguarda l'attività di revisione degli studi si fa presente che la commissione degli esperti, riunitasi in seduta straordinaria in data 6 novembre 2008 per analizzare e valutare i riflessi della crisi economica sul sistema «studi di settore», nel riconoscere che l'impatto del fenomeno crisi può essere valutato solo a posteriori ha previsto un monitoraggio del fenomeno attraverso l'approfondimento di dati ed informazioni qualificate.
Successivamente la commissione, in sede di parere in merito alla idoneità degli studi relativi al periodo d'imposta 2008 a rappresentare la realtà cui si riferiscono, ha rilevato la necessità di procedere ad una convocazione straordinaria entro la fine del mese di marzo 2009 per analizzare e valutare l'impatto della crisi sulla base delle analisi effettuate; quindi, relativamente alla possibilità di revisione per quanto riguarda gli studi di settore già relativi al periodo di imposta 2008, non soltanto per quanto riguarda il 2009, che è appena iniziato.
Sull'argomento è intervenuto il legislatore, con l'articolo 8 del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito nella legge n. 2 del 2009, contemplando una «revisione congiunturale» degli studi di settore, al fine quindi di integrare gli studi, già approvati o ancora da approvare (nel senso che la revisione riguarda anche quegli studi di settore per i quali non era prevista la revisione relativamente all'esercizio 2008), per poter tenere conto degli effetti della crisi sulle diverse attività interessate dall'applicazione degli studi stessi, partendo dal presupposto che la crisi ha effetti diversi a seconda degli studi e che, quindi, non possiamo pensare ad una percentuale fissa per tutti gli studi.
Alcuni settori infatti, nonostante si sia verificata - lo sappiamo da pochi giorni - una recessione dell'1 per cento del PIL nel corso del 2008, in realtà non hanno avuto una crisi, mentre altri settori hanno attraversato una crisi più elevata e più forte.
Secondo la disposizione che ho prima ricordato, gli studi di settore possono essere integrati con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere della Commissione degli esperti per gli studi di settore.
La norma prevede che la revisione speciale debba essere elaborata tenendo conto anche dei dati della contabilità nazionale (che, come ripeto, abbiamo conosciuto poco tempo fa), degli elementi acquisiti presso istituti ed enti specializzati nell'analisi economica e delle segnalazioni degli osservatori regionali.
Nel merito l'Agenzia delle entrate, con il supporto delle analisi effettuate dalla Sose in base ai diversi dati ed elementi reperiti, sta procedendo ad analizzare i diversi impatti della crisi sui modelli matematico-statistici che servono appunto per la costruzione degli studi di settore ed a valutare gli interventi correttivi del caso.
Ricordo anche che sono stati istruiti una serie di questionari e che stretto è il contatto anche con le associazioni di categoria per valutare appunto l'impatto della crisi nei diversi settori.
Questa attività termina nel corso del corrente mese di marzo, con l'esame di circa 300.000 posizioni nei diversi settori, quindi un numero piuttosto rilevante. Entro tale data, entro quindi il mese di marzo, si verificheranno le risultanze in sede di Commissione degli esperti, per il Pag. 51parere, prima dell'eventuale approvazione delle revisioni da parte del Ministro dell'economia e delle finanze.
Sappiamo che la crisi determina anche anomalie rispetto a diversi indici di bilancio (sia per i margini che si determinano nel corso dell'attività, sia per la differenziazione del costo delle materie prime, che può essere aumentato o diminuito): si sono verificate effettivamente una serie di anomalie a causa della crisi; però, ribadisco che tali anomalie non sono uniformi rispetto ai diversi settori, ma sono molto differenziate, perché alcuni settori non hanno avuto crisi.
Per quanto concerne la richiesta di modificare le modalità di riscossione delle somme dovute per effetto dell'accertamento con adesione, si osserva che l'articolo 8, comma 2, del decreto legislativo del 19 giugno 1997, n. 218, stabilisce che le somme dovute a seguito dell'accertamento con adesione possono essere versate ratealmente, con la corresponsione degli interessi legali in un massimo di 8 rate trimestrali o in 12 rate trimestrali, nel caso di importi superiori ai 50.000 euro. Lo stesso articolo 8 condiziona la fruizione della rateizzazione alla prestazione di idonea garanzia.
Di recente, è opportuno rilevare che il Governo, con l'articolo 27 del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito nella legge n. 2 del 2009, ha modificato l'articolo 5 del decreto legislativo n. 218 del 1997, che riguardava appunto l'accertamento con adesione, prevedendo l'istituto dell'adesione agli inviti al contraddittorio.
L'adesione da parte del contribuente ai contenuti di un invito, anche sulla base delle risultanze degli studi di settore, si perfeziona con la comunicazione al competente ufficio e il versamento nei termini della prima o unica rata; in caso di versamento rateale, non è prevista la presentazione da parte del contribuente di alcuna garanzia, quindi in tal senso il Governo si è attivato per cercare di venire incontro alle richieste di rateizzazione da parte delle imprese.

PRESIDENTE. L'onorevole Gava ha facoltà di replicare.

FABIO GAVA. Signor Presidente, dopo la risposta del sottosegretario alla scorsa interpellanza, usando una battuta un po' eufemistica, mi ero dichiarato soddisfatto sulla parola.
Debbo rilevare che in questa occasione il sottosegretario e il Governo sono stati più precisi, perché l'obiettivo principale di questa interpellanza urgente era proprio quello di capire quali fossero le reali intenzioni con riferimento alle modifiche e alle revisioni degli studi di settore relativi al 2008, essendo ultimamente giunte delle notizie che davano per modificato l'orientamento governativo, ora orientato a non intervenire per modificare detti studi. Mi fa, quindi, piacere aver sentito oggi dal sottosegretario che è prevista una convocazione straordinaria della commissione competente alla revisione degli studi di settore per la fine del mese di marzo.
Desidero anche sottolineare che, in realtà, la proposta di intervenire con una riduzione a percentuale fissa era solamente un'ipotesi straordinaria legata alla eccezionalità dell'anno 2008.
Mi rendo perfettamente conto che non tutti i settori hanno registrato lo stesso andamento nella crisi economica per l'anno 2008, arriverei addirittura ad affermare che, pure all'interno dello stesso settore, gli andamenti delle aziende sono molto diversificati. Questo, casomai, è un elemento che rende ancora più difficoltosa la definizione di studi di settore che siano effettivamente in grado di inquadrare la situazione che intendono definire.
La previsione della convocazione straordinaria della commissione competente per gli studi di settore entro il marzo 2009 è una conferma circa la volontà del Governo di procedere con gli impegni che a tale riguardo erano stati assunti.
Peraltro, prendo atto delle modifiche intervenute con l'articolo 27 del decreto-legge 29 novembre 2008, n.185, circa la non necessità della garanzia che inizialmente era prevista. Pag. 52
Mi resta, però, ancora un dubbio a proposito di ciò che il sottosegretario ha affermato circa un'eventuale modifica che interverrà per decreto del Ministro dopo la convocazione della commissione straordinaria: spero che si tratti di un'eventualità indicata solo per ragioni prudenziali - che comprendo -, e che l'intenzione del Governo sia quella molto chiara che oggi il sottosegretario ha illustrato e per la quale mi dichiaro soddisfatto della risposta (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Rilevazione dei dati sull'incidentalità stradale e costituzione degli osservatori provinciali per la sicurezza stradale - n. 2-00301)

PRESIDENTE. L'onorevole Bellotti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00301, concernente rilevazione dei dati sull'incidentalità stradale e costituzione degli osservatori provinciali per la sicurezza stradale (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, l'argomento di oggi riguarda gli incidenti stradali e le modalità di rilevamento, ovviamente con l'obiettivo di fare prevenzione in questo settore.
Alcune settimane fa il nostro Paese ha pianto la morte di Eluana e la storia sicuramente ricorderà il dibattito che ha infiammato gli animi intorno alla fine della sua vita, ma ben pochi ricorderanno il motivo che ha portato la giovane in quelle condizioni: ebbene, si è trattato di un incidente stradale.
Viene allora da chiedersi quante altre Eluana che subiscono danni irreparabili in sinistri si contino nel nostro Paese. Sembra una domanda retorica ma, in realtà, purtroppo non lo è. Quante sono le persone che rimangono paralizzate, quante muoiono dopo mesi a causa dei danni subiti, quante sono quelle che muoiono sul colpo? Ciò che è drammatico è che, purtroppo, non lo sappiamo.
Ad una domanda del genere possiamo rispondere che sono moltissimi gli incidenti stradali, possiamo anche quantificarli con approssimazione, ma la realtà è che non abbiamo un sistema di rilevazione efficiente per dare risposte in tempo reale. Il 20 novembre dell'anno scorso sono stati resi noti i dati dell'ISTAT circa gli incidenti stradali occorsi nell'anno 2007 che quantificavano in 203.871 gli episodi di sinistri gravi, in 5.131 le persone decedute e in 325.850 coloro che hanno subito lesioni di diversa entità. Tali dati, però, oltre a giungere con estremo ritardo, non sono attendibili.
La registrazione e la classificazione dei sinistri, tanto per capire, avviene immediatamente per mano dei carabinieri e della polizia stradale e locale e le informazioni sono poi trasmesse all'ISTAT entro 40 giorni. L'istituto nazionale di statistica, tuttavia, predispone la pubblicazione dei dati soltanto dopo un anno dalla scadenza del periodo temporale in esame: quindi, i dati del 2007 possono essere esaminati soltanto verso la fine del 2008.
I dati, per di più, non sono attendibili, dato che gli organi di polizia non sempre riescono a monitorare e comunicare il decesso successivo di individui colpiti, in incidenti, da lesioni gravi. Inoltre, questi subiscono ben tre revisioni, per cui si giunge in possesso di rilevazioni accurate soltanto dopo tre anni dalla conclusione del periodo in esame.
A conferma della scarsa attendibilità delle rilevazioni, i dati dei pronto soccorso e quelli specifici dell'ISTAT divergono in modo sensibile. Ogni anno, purtroppo tutti gli anni, limitandoci e prendendo per buone le statistiche ISTAT, 5 mila esseri umani lasciano la vita sulle strade e dei 325.850 feriti non meno del 10 per cento trascorreranno il resto della propria vita come Eluana Englaro.
Nessuno si ferma, però, in maniera sufficiente, a riflettere sul perché e sul come evitare questo bollettino di guerra. Perché è proprio questo il dramma e la causa dell'insicurezza stradale: non disporre di dati aggiornati in tempo reale. Infatti, incredibile ma vero, i dati e i Pag. 53numeri che riflettono la realtà in tempo reale, colpiscono i media e fanno riflettere, mentre i dati storici non riescono ad essere altrettanto efficaci.
Per trovare delle soluzioni alle morti e ai feriti che si registrano sulle strade italiane, bisogna conoscere la realtà dei fatti in tempo reale, individuare anomalie, effettuare confronti su base locale e nazionale o internazionale e verificare se le misure di prevenzione possano sortire gli effetti desiderati. Se, per esempio, come è accaduto realmente su una strada, si rileva, già nei primi mesi dell'anno, un numero di incidenti con morti e feriti superiore a quanto registrato su quella stessa strada negli anni precedenti, oppure si registrano una serie di incidenti che coinvolgono per la prima volta una maggioranza di una stessa categoria di utenti - ad esempio motociclisti, ciclisti o pedoni - mai prima verificatasi con la stessa frequenza, si è in condizioni di studiare il fenomeno e di intervenire con opportuni correttivi, come tra l'altro dispone la direttiva 2008/96/CE del Parlamento europeo.
Contrariamente oggi, con i dati ISTAT disponibili dopo oltre un anno dall'evento, ciò è materialmente impossibile. Corriamo il rischio di non connettere e di non avere nessuna evidenza tra il problema, la causa, la correzione ed il rimedio.
Ad esempio - poco è stato detto - ci si potrebbe accorgere, anche grazie alle rilevazioni che conosciamo, che grazie all'opera di educazione stradale portata avanti nelle scuole negli ultimi anni, i morti e feriti tra i giovani sotto i trent'anni che tanto clamore suscitano nei telegiornali e sui giornali il lunedì mattina, dopo certe tragedie sono fortunatamente e notevolmente calati e che l'attenzione deve spostarsi su altre fasce di età e riguardare in prevalenza strade statali, provinciali e comunali, soprattutto durante gli orari di lavoro.
L'attenzione, inoltre, si deve concentrare sul fatto che oggi il 40 per cento dei morti e feriti sono determinati dall'aggravamento dell'incidente stradale a causa delle pessime condizioni di manutenzione e costruzione di certe strade. Su questo punto, oltre ai dati, vi sono diversi lavori che confermano queste ipotesi e ci si augura che non sia proprio questo a spaventare la gente e l'utenza stradale, da sempre bombardate da annunci sulla prudenza e attenzione alla guida, al punto che nelle statistiche ufficiali, nonostante i ritardi di pubblicazione, non compaiano mai incidenti riconducibili alle condizioni e alle violazioni delle norme di sicurezza riguardanti l'errata costruzione o l'assenza di manutenzione delle strade e della segnaletica.
Circa mille sono i morti ogni anno sulle strisce pedonali, soprattutto per le pessime condizioni di manutenzione e di visibilità e anche su questo aspetto i comitati, con la loro esperienza messa volontariamente e gratuitamente a disposizione di istituzioni troppo spesso sorde, offrono indicazioni che potrebbero salvare a costo zero centinaia di vite umane. Si potrebbe disporre, per esempio, l'applicazione di un faretto di stop anche nella parte anteriore dei mezzi di trasporto affinché il pedone o i pedoni che si accingono ad attraversare sulle strisce pedonali possano rendersi conto se il guidatore ha percepito o meno la loro presenza ed attesa.
Ci si scaglia spesso contro la velocità e non vi è dubbio che serve il rispetto delle norme del codice della strada, ma non si possono coprire le mancanze delle amministrazioni dando la colpa soltanto gli automobilisti disattenti. Ferma restando la necessità della prevenzione e di incrementare le misure volte a garantire la sicurezza stradale, è lecito interrogarsi su quali siano i mezzi più adatti per perseguire tali scopi e su quelli che, al contrario, sono soltanto degli escamotage per rimpinguare le casse dissestate di molti enti locali.
Già le statistiche non consentirebbero di collegare logisticamente l'utilizzo di sistemi elettronici di rilevamento e il numero di incidenti (dato che la mera rilevazione di un'infrazione non ha nulla a che fare con la prevenzione), ma le indagini della magistratura farebbero molto riflettere sulla considerazione che, con la Pag. 54manomissione di molti apparecchi per incrementare le multe, neppure gli enti locali ritengono che la prevenzione sia il vero scopo dei t-red dei photored e degli autovelox.
Intollerabile, inoltre, è che l'interesse delle amministrazioni locali sia più forte per la loro conservazione e funzionamento, arrivando addirittura ad arricchire società private a cui devolvono oltre il 30 per cento dell'intero importo delle sanzioni incassate, anziché per il miglioramento della viabilità. Solleverò, tuttavia, questo problema in altra sede.
Inoltre, un'altra proposta che potrebbe essere accolta dal Governo è quella volta a consentire il pagamento rateizzato delle contravvenzioni. La natura punitiva e afflittiva delle multe non solo non incrementa la sicurezza, ma aggiunge un ulteriore dramma a tutti coloro che in situazioni disagiate, dal punto di vista economico, vedono calare la mannaia di un ulteriore balzello che diventa, per una famiglia a basso reddito, un onere a volte insopportabile e spesso drammatico.
Prima d'infierire sugli automobilisti con le contravvenzioni e i mezzi di rilevazione elettronica, andrebbero soppesate accuratamente le cause dell'incidentalità tramite l'esame di dati certi. Si scoprirebbe, allora, che bisognerebbe, prima di tutto, garantire la manutenzione delle strade e delle attrezzature, per avere una sicurezza efficiente. Pensiamo al caso del guard-rail, che è la barriera di sicurezza più diffusa. Essa presenta, infatti, in caso di incidente una deformazione con effetto devastante sui rischi e sui danni per le persone (se non addirittura con pericolo di morte nella quasi totalità dei casi, se l'utente è un motociclista).
La mancanza di alternative valide nonché gli altissimi costi di sostituzione hanno finora limitato l'intervento di sicurezza in questo campo. Il problema, sinora considerato irrisolvibile, era infatti dato dalla realizzazione di barriere contenitive che per assicurare il trattenimento dei veicoli pesanti - decine di tonnellate - risultano sovradimensionate per tutti gli altri veicoli circolanti, con gli effetti noti, mentre la realizzazione di barriere elastiche leggere non permetterebbe, invece, di trattenere i veicoli circolanti. Oggi, però, vi sono nuove tecniche che consentirebbero di ridurre notevolmente il numero dei morti.
Tutte le preoccupazioni sopra esposte sono condivise dalle associazioni firmatarie della Carta europea per la sicurezza. Inoltre, esse sono state illustrate il 24 novembre 2007 dal dottor Ciannilli, presidente del comitato per la sicurezza stradale «Paglierini», che nella provincia di Ferrara molto ha fatto per la prevenzione degli incidenti stradali.
Lo stesso documento richiede l'utilizzo dei dati acquisiti nel pronto soccorso e trasmessi alle unità sanitarie, facendoli contemporaneamente confluire alle prefetture ovvero alle province, presso ognuna delle quali troveranno obbligatoriamente costituzione e sede gli osservatori provinciali per la sicurezza stradale. Sulla sicurezza stradale, signor sottosegretario rappresentante del Governo, credo che occorra fare molto di più. Troppi sono i morti e troppi sono i drammi ai quali le nostre famiglie italiane, purtroppo, devono assistere, e spesso in maniera impotente.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, l'illustrazione dell'interpellanza in oggetto è molto ampia e meriterebbe una discussione altrettanto ampia. Rassicuro l'onorevole interpellante che anche già solo in questo inizio di legislatura stiamo partecipando attivamente, nella Commissione trasporti della Camera, ad un dibattito che ha portato all'elaborazione di un testo unificato di varie proposte di legge sulla sicurezza stradale, cui il Governo ha dato un contributo importante. Pertanto, il Governo è impegnato in IX Commissione su questo dibattito, mentre nell'VIII Commissione il Governo ha partecipato, esprimendo la propria opinione, al dibattito su una risoluzione Pag. 55dell'onorevole Tortoli concernente proprio la manutenzione delle strade.
Desidero assicurarle che l'impegno del Governo sulla sicurezza stradale è importante e significativo, ma è anche giusto vedere quello che si può far fare in più. Per ora l'attività dei Governi, in questo primo decennio, si è caratterizzata con un intervento - quello sulla patente a punti, tra la fine del 2002 e l'inizio del 2003 - che ci ha consentito di ridurre i morti, signor Presidente, da 7 mila ai 5 mila attuali (in ogni caso sono sempre tantissimi). L'impegno di questa legislatura e del Governo deve essere proprio quello di puntare ad una nuova e forte iniziativa che ci consenta di aggredire pesantemente questo problema, che è un problema sociale che richiama la nostra coscienza di gente impegnata al servizio della collettività.
Il Governo, in questo inizio di legislatura, si è impegnato moltissimo nello sblocco degli investimenti nelle infrastrutture e degli investimenti autostradali. Ricordiamoci che la carenza di infrastrutture rende il traffico molto più impegnativo. Vi è un costo della congestione nel nostro Paese che è doppio rispetto alla media europea.
Questa congestione del traffico induce un rallentamento del trasporto merci, ma influisce anche sul numero degli incidenti nel nostro paese. Quindi, lo sblocco degli investimenti infrastrutturali, troppo a lungo bloccati, sicuramente contribuisce a migliorare le condizioni della circolazione e quindi della sicurezza stradale.
Per quanto riguarda il contenuto principale dell'intervento dell'onorevole Bellotti, come indicato nell'interpellanza urgente, e quindi relativamente ai dati, devo dire che viene posto un problema reale rispetto al quale l'Istituto nazionale di statistica ha promosso ed avviato i lavori di un tavolo tecnico cui partecipa il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti insieme ad altri organismi per migliorare la raccolta dei dati.
Siamo molto impegnati su questo fronte e mi riferisco anche al dibattito sulla sicurezza stradale in corso nella IX Commissione proprio per modificare la situazione, anche relativamente alla raccolta dati. Da questo punto di vista, devo dire che quanto detto nell'interpellanza risponde alla realtà, ma siamo impegnati, proprio a partire dal primo di gennaio con la messa a regime prevista per il 31 dicembre 2011, nell'alimentazione di un nuovo sistema informativo da parte delle regioni e delle province autonome che ci consentirà di recuperare questo gap che oggi ci vede in condizioni di défaillance.
Tuttavia, voglio rassicurare l'interpellante che, sulla sicurezza stradale, l'impegno del Governo - e rilevo anche del Parlamento, al di là delle differenze di opinione - è molto elevato e ciò è confermato dal fatto che, all'inizio di questa legislatura, in nove mesi si sono svolte due importanti discussioni in due altrettanto importanti Commissioni parlamentari.
Comunque, rassicuro l'interpellante che l'impegno del Governo e del Ministero delle infrastrutture su questo argomento è altissimo, perché è molto importante l'argomento di cui parliamo, cioè la sicurezza stradale.

PRESIDENTE. L'onorevole Bellotti ha facoltà di replicare.

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta esaustiva che ha fornito in ordine a quello che credo sia uno dei problemi del nostro Paese. Vorrei semplicemente ricordare, a titolo informativo, che, oltre ai drammi delle famiglie e delle persone che sono coinvolte (non solo di chi subisce, ma anche di chi provoca un incidente), vi sono alcuni aspetti sociali che riguardano le ASL e le strutture sanitarie, ma anche degli aspetti economici.
Gli incidenti stradali contribuiscono al decremento del nostro PIL. Spesso si parla di PIL, anche in questi casi drammatici e tristi, di oltre il 2 per cento. Quindi, la prevenzione è d'obbligo, ma per una corretta prevenzione serve una corretta informazione, ossia avere dati in tempo reale e potere elaborare ed intervenire Pag. 56concretamente sulle zone critiche della rete viaria italiana.
Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte dei nostri giovani e delle persone al di sotto dei quarant'anni e la prima causa della disabilità dei nostri ragazzi.
Spesso gli incidenti stradali sono associati all'uso, da parte di chi guida l'autovettura, di droghe e all'alcol. Questo, signor sottosegretario, credo che dobbiate tenerlo fortemente in conto e avere iniziative in questa direzione. Lì bisognerebbe, secondo me, introdurre un livello di buonsenso. Provengo dal Veneto, dove un bicchiere di vino ad una persona che magari ha sessant'anni non credo produca questi effetti devastanti, così come magari un eccesso o stesse quantità possono produrre nei giovani. Tuttavia, non mi addentro in una polemica che farà parte di altre sessioni di studio e approfondimento.
Sulle strade si trasportano gli uomini e, quindi, i sogni, le speranze e le economie. Sono d'accordo che questo Governo ha fatto molto, credo che non sia nemmeno - mi allargo - una questione di Governo, ma di sensibilità di chi governa, nel fare il massimo e il di più nei confronti della sicurezza stradale. Credo che sia anche utile da adottare tutto ciò che riguarda le nuove tecnologie, facendolo, signor sottosegretario, con intelligenza. Infatti, non riesco a capire e a comprendere perché la parte alta del Paese è dotata di sistemi di rilevazione importanti, mentre la parte sud del Paese ancora no. Nella parte alta del Paese in molti casi vi sono comuni dove i semafori contengono veramente una video sorveglianza importante ed altre zone dove magari non ve ne sono. Poi vi sono anche gli abusi, così come è stato messo in evidenza precedentemente.
Quindi, credo che sia necessaria una rivisitazione continua su tutto ciò che riguarda i punti deboli di questo sistema. Così come ha messo in evidenza lei, signor sottosegretario, nella sua relazione precedente, la patente a punti ha portato al conseguimento di un risultato sicuramente importante, ma anche in questo credo che i 3-4 anni che ci separano dall'approvazione ci possono dare degli elementi assolutamente importanti anche in questo caso per modificare nella direzione di aumentare la sicurezza e di dare strumenti in più per quanto riguarda gli operatori.
Vi è un rilievo che è anche una ulteriore osservazione. Le case automobilistiche debbono essere sicuramente coinvolte sempre di più in questa direzione. A volte quando acquistiamo le auto di base c'è una serie di sistemi e accorgimenti, ma molto spesso questi accorgimenti di base delle case produttrici non coinvolgono la sicurezza così come si potrebbe fare. Ad esempio il controllo ESP di stabilità è un salvavita assolutamente importante. Alcuni studi ci dicono che, solo nel nostro Paese, centinaia di persone e di vite umane potrebbero essere salvate con l'applicazione di questo semplice accorgimento elettronico. Poi vi è tutto il resto che abbiamo detto prima.
Un ultimissimo rilievo fa parte delle sanzioni: una sanzione per chi ha un reddito alto, signor sottosegretario, passa molto spesso non dico inosservata, ma diventa molto debole come deterrente. Poi vi è chi rispetta i limiti, magari una volta - in maniera distratta e per qualche chilometro - li supera e viene sanzionato con multe assolutamente impegnative sotto il profilo economico, che gettano le famiglie che le subiscono anche in crisi e difficoltà. Quindi, non dico di valutare la possibilità di una rivisitazione dell'importo, però almeno di dare la possibilità alle famiglie di respirare con una rateizzazione che sicuramente servirebbe in questa direzione.
Per concludere, quindi, sono contento di aver sentito dire che la sicurezza statale è una priorità di questo Governo, così come lo è dell'Unione europea. Quindi, credo che tutto ciò che si fa in questa direzione contribuisca veramente ad innalzare il livello di civiltà e - possiamo anche chiamarlo così - di benessere dei nostri concittadini.

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(Tempi di erogazione dei fondi assegnati alle scuole paritarie - n. 2-00332)

PRESIDENTE. L'onorevole Viola ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00332, concernente tempi di erogazione dei fondi assegnati alle scuole paritarie (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, signor sottosegretario, abbiamo proposto questa interpellanza perché i segnali che ci arrivano dai territori di tutta Italia sono molto preoccupanti, in particolar modo il sistema delle scuole paritarie è stato messo sotto pressione dalle scelte che il Governo ha compiuto nell'ultima finanziaria: scelte di tagli orizzontali e drastici per uno dei sistemi educativi più sviluppati nel nostro Paese.
I dati ci dicono che in Italia il sistema delle scuole paritarie in tutto il Paese copre il 75 per cento della popolazione infantile dai tre ai sei anni, impiegando circa 33 mila dipendenti, in massima parte laici e con famiglie, con un numero di bambini pari a 700 mila. Tutti questi dati, che fra l'altro per alcune zone del territorio sono molto più sostanziosi (nel Veneto, la mia regione, la copertura è addirittura del 68 per cento), ci dicono quanto importante sia questo sistema educativo nel nostro sistema scolastico.
Noi sappiamo che era stato tagliato nella finanziaria il fondo previsto per le scuole paritarie. In modo particolare per quest'anno, il 2009, il fondo era stato tagliato di 138 milioni di euro. Da questo punto di vista poi, in seguito anche alle rimostranze e alle pressioni esercitate durante la discussione in quest'Aula dal gruppo parlamentare del Partito Democratico con un ordine del giorno che era stato votato e che impegnava il Governo a ripristinare questi fondi, nella sessione di bilancio presso il Senato questi fondi sono stati ripristinati non più nel capitolo 1.9, quello previsto per le scuole paritarie, ma in un nuovo capitolo 1.10. Faccio questa osservazione perché da questo punto di vista è evidente che non aver ripristinato il capitolo originario ha posto il sistema e lo stesso Ministero nella difficoltà di attribuire automaticamente queste risorse alle scuole paritarie. Pertanto si era reso necessario, a fronte di questa scelta di bilancio, emanare da parte del Governo un decreto attuativo per l'erogazione di queste risorse.
In più si aggiunga che per motivi tecnici, ci viene detto - ma noi non riusciamo a capire e vorremmo che su questo il Governo ci rispondesse -, che non sono state ancora erogate le risorse previste dal vecchio capitolo di bilancio, quelle del 2008, a valere sull'ultimo quadrimestre, quindi per gli ultimi quattro dodicesimi del 2008. Questo vuol dire che le scuole paritarie stanno andando avanti semplicemente con le rette dei bambini, con finanziamenti dei privati o con debiti che di fatto stanno contraendo con gli erogatori delle forniture. Questa situazione non può andare avanti a lungo, se consideriamo che siamo già nei tre mesi dell'anno successivo, quindi non si riesce ad avere neanche l'erogazione in dodicesimi del nuovo bilancio, anche perché il nuovo bilancio di fatto è stato drasticamente tagliato.
Tutte queste cose messe assieme ci dicono che la situazione sta diventando estremamente grave: ci sono regioni e situazioni in cui sono stati previsti degli aumenti delle rette fino a 350 euro per bambino. Considerata anche la situazione economica che stiamo vivendo, ciò vuol dire mettere definitivamente in difficoltà questo mondo, un mondo importantissimo che svolge una funzione pubblica assolutamente riconosciuta e che garantisce una libertà di scelta. Ci pare strano che il Governo abbia optato per mettere in gravissima difficoltà queste realtà. Si stanno creando movimenti tra i cittadini, tra i genitori, perché vengano ripristinate al più presto queste risorse.
Chiediamo con forza per prima cosa che il Governo emani questo famoso decreto, che serve a destinare concretamente questi 120 milioni di euro che sono stati ripristinati. Ancor prima, chiediamo di Pag. 58provvedere alla erogazione delle risorse già a bilancio, che non hanno bisogno di essere liquidate, a favore dei vari sistemi scolastici regionali. Chiediamo inoltre che nella Conferenza Stato-regioni si invitino le regioni a fare la propria parte, perché ci sono stati tagli anche da quella parte.
Da ultimo, chiediamo di favorire l'azione anche agli enti locali, quindi alle regioni, in particolar modo, e ai comuni che molto spesso possono intervenire in sostituzione del sistema nazionale, ma naturalmente se c'è il blocco del Patto di stabilità questo diventa impossibile, quindi, chiediamo di svincolarli dal Patto stesso almeno per queste spese.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, il MIUR condivide quanto affermato nell'atto in discussione circa il rilevante ruolo delle scuole paritarie che svolgono un servizio pubblico a tutti gli effetti nell'ambito del sistema nazionale di istruzione, istituito dalla legge n. 62 del 2000, in cui convivono, nel pieno rispetto della Costituzione, scuole statali e scuole paritarie private e degli enti locali.
Il Ministero è inoltre consapevole dell'importante funzione delle scuole paritarie per l'infanzia che offrono un prezioso servizio in tutto il Paese per la cura e l'educazione dei bambini di tante famiglie, raggiungendo punte particolarmente elevate in alcune regioni tra cui il Veneto ed anche il mio Piemonte. Lo stesso Ministero non ignora neppure che il servizio svolto dalle scuole paritarie consente risparmi di spesa per lo Stato; tuttavia, la richiesta di maggiori contributi non può non tenere conto delle difficoltà derivanti dall'attuale difficile situazione finanziaria ed economica internazionale, che impone il rigoroso rispetto dei vincoli di bilancio. Nondimeno, al fine di incrementare le spese di funzionamento delle istituzioni scolastiche paritarie, con la legge di bilancio per l'anno finanziario 2009 è stata assegnata la somma di 120 milioni di euro per far fronte alle riduzioni di spesa pubblica operate prima della stessa legge finanziaria.
Venendo agli altri punti dell'interpellanza si fa presente quanto segue. In primo luogo, si informa che è in corso di emanazione il decreto ministeriale previsto dal comma 636 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2007, che definisce i criteri e i parametri ai quali debbono attenersi gli uffici scolastici regionali per l'utilizzazione delle somme stanziate nel bilancio del MIUR - euro 401.559.961 - per l'erogazione dei contributi alle scuole paritarie.
Relativamente alle risorse finanziarie di 120 milioni di euro che, ai sensi dell'articolo 2, comma 47, della legge finanziaria per il 2009, devono essere assegnate alle regioni, il MIUR ha predisposto uno schema di decreto interministeriale e lo ha inviato di recente al Ministro dell'economia e delle finanze e al Ministro per i rapporti con le regioni in vista della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano.
Nello schema di decreto si prevede che detta somma - 120 milioni di euro - sia destinata ad integrare gli stanziamenti già previsti nel bilancio 2009 nei capitoli gestiti dagli uffici scolastici regionali per le istituzioni scolastiche paritarie, secondo il criterio della continuità rispetto a quelle già erogate come anticipo, in relazione all'esercizio 2008, per i mesi di settembre-dicembre 2008, primo quadrimestre del corrente anno scolastico 2008/2009.
Nel medesimo decreto si prevede, altresì, che al fine dì assicurare la continuità del servizio reso dalle istituzioni scolastiche paritarie, le somme assegnate alle regioni siano erogate per il tramite degli uffici scolastici regionali, che opereranno a tal fine, in collaborazione con le regioni, come strutture di servizio delle medesime destinatarie dei finanziamenti.
Per quel che riguarda, infine, la richiesta volta all'esclusione dei contributi regionali Pag. 59e comunali destinati al settore delle scuole paritarie dai vincoli di spesa imposti dal Patto di stabilità, il MIUR ne apprezza le finalità, rilevando tuttavia che la materia investe principalmente la competenza del Ministero dell'economia e delle finanze.

PRESIDENTE. L'onorevole Viola ha facoltà di replicare.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, devo dire che non sono assolutamente soddisfatto della risposta del sottosegretario. Prima di tutto, escludendo naturalmente ogni valutazione sulla persona del sottosegretario Giachino, che ringrazio, mi pare che l'attenzione di questo Governo rispetto al tema sia assolutamente insufficiente se non trova neanche il tempo di mandare un sottosegretario del Ministero competente a rispondere e mi risponde il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti Giachino. Questo è un fatto che noto e chiedo anche al Presidente di annotarlo nei confronti del Ministro perché mi pare che sia un atto, come dire, di assoluta mancanza di rispetto del Parlamento e dei parlamentari che hanno predisposto questa interpellanza, che non vuole semplicemente mettere in evidenza una carenza, ma vuole che alla stessa si ponga rimedio.
Nella risposta data dal sottosegretario Giachino - che gli è stata preparata dagli uffici - non riusciamo a cogliere i due elementi di risposta che ci premevano, ovvero il fatto che si provveda celermente all'erogazione delle risorse previste con il bilancio del 2008 e con l'inizio del 2009 e non capiamo quando saranno erogate. Volevamo impegni precisi ed immediati - se non prima - perché le esigenze delle scuole sono impellenti, così come abbiamo detto nel nostro intervento di introduzione.
Ci è parso di capire - ma naturalmente ci riserviamo di valutare meglio la risposta del sottosegretario - che i 120 milioni di euro dovrebbero essere destinati all'uso esclusivo per le scuole paritarie presso gli uffici regionali. Ci auguriamo che così sia e naturalmente vigileremo perché ciò accada. Ci è stato detto che il decreto emanato è predisposto e non è visibile negli atti del Ministero, quindi stiamo parlando di qualcosa che ancora deve passare il vaglio della Conferenza Stato-regioni.
Siamo ormai fermi con i tempi, sono passati già quattro mesi e il Ministro ha potuto compiere una riforma così importante, o meglio un taglio così importante per quanto riguarda la questione del sistema scolastico nazionale. Penso, invece, che il Ministro non avesse grandi difficoltà a proporre un decreto attuativo per l'erogazione dei finanziamenti. Quindi, siamo molto perplessi e ci pare che l'azione del Ministro rispetto alle materie che le interessano - in modo particolare, all'erogazione di finanziamenti da parte del sistema degli enti locali - dovrebbe essere più incisiva che non apprezzare una proposta, ma dovrebbe farsene carico e cercare di mandarla avanti. Anche ciò dimostra una scarsissima attenzione verso questo mondo importantissimo rispetto ai tanti proclami fatti, e noi siamo assolutamente preoccupati.
Inoltre, corriamo il rischio di mandare in default - nel vero senso della parola - il sistema delle scuole paritarie. Che rifletta prima di tutto il Ministro dell'economia e delle finanze - dato che ha provocato questa situazione - e insieme a lui il Ministro Gelmini su come - e mi rivolgo anche alla sensibilità del Presidente Buttiglione che so esserci - lo Stato sarebbe in grado di fronteggiare una situazione di default del sistema delle scuole paritarie. Se queste saltano, i costi per la comunità saranno elevatissimi, al di là del merito e delle valutazioni sull'opportunità o meno di avere nel nostro sistema scolastico una presenza e una pluralità di sensibilità che noi crediamo e riteniamo sia un valore per il nostro sistema scolastico.

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(Misure per garantire un adeguato approvvigionamento di acqua potabile nella provincia di Foggia, con riferimento alla presenza di un'alga tossica nelle diga di Occhito - n. 2-00324)

PRESIDENTE. L'onorevole Cera ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00324, concernente misure per garantire un adeguato approvvigionamento di acqua potabile nella provincia di Foggia, con riferimento alla presenza di un'alga tossica nella diga di Occhito (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANGELO CERA. Signor Presidente, naturalmente ringrazio il signor sottosegretario, ma è la terza volta che in sede di svolgimento di interpellanze succede che a rispondermi siano sempre altri sottosegretari che con la materia in discussione non c'entrano assolutamente nulla. Presidente, si tratta di un brutto vezzo che va, attraverso questa pubblica denuncia, riportato ai mittenti, in quanto, così come fanno gli altri, noi aspettiamo giorni e giorni per avere una risposta e ci sentiamo turlupinati e presi in giro se a rispondere è un sottosegretario che con la materia «non c'entra assolutamente nulla». Comunque, ringrazio proprio il sottosegretario qui presente per la sua attenzione.
Signor Presidente, per farle comprendere, le dico che da alcuni mesi è stata rilevata la presenza di un'alga rossa, il plancton rubescens, nell'acqua della diga di Occhito.
Il Consorzio per la bonifica della Capitanata, l'ente che gestisce e controlla l'invaso, ha già allertato gli assessorati regionali e provinciali all'ambiente, la prefettura, l'ARPA, l'Acquedotto pugliese Spa e la protezione civile. Ad oggi, l'alga rossa è ancora presente nell'acqua della diga.
È bene ricordare che dall'invaso della diga di Occhito viene erogata, attraverso l'acquedotto pugliese, naturalmente dopo i dovuti processi di depurazione e potabilizzazione, l'acqua che poi viene immessa nelle condotte.
Ci riferiscono che l'alga si adatta facilmente ed è anche molto resistente. Non si è ancora capito cosa abbia potuto produrre all'improvviso la presenza di quest'alga. Ricordo che la diga è in terra battuta ed al momento è piena di acqua, conferita per le abbondanti piogge degli ultimi giorni. Vi sono alcune ipotesi sui motivi della crescita di questa alga, che naturalmente restano ipotesi: la prima è collegabile proprio all'aumento vertiginoso della quantità d'acqua in diga; la seconda è riferibile alle condizioni ambientali critiche della discarica di Serra Pastore a San Bartolomeo in Galdo, dalla quale fuoriesce percolato. Il nucleo investigativo della polizia ambientale aveva evidenziato come il flusso di liquidi di percolazione fuoriusciti dal corpo della discarica confluisse nel vasto reticolo idrografico del fiume Fortore, che alimenta la diga di Occhito. Comunque, indipendentemente da queste due ipotesi, chiediamo al Governo di capire e di farci sapere il reale motivo per cui questa alga pericolosissima nasca.
La diga di Occhito è l'unica fonte di approvvigionamento d'acqua potabile dell'intera provincia di Foggia. L'alga rossa sprigiona particelle nocive per la salute dell'uomo, che possono dare origine a tumori al fegato, cirrosi irreversibili, epatiti fulminanti, tumori allo stomaco e all'intestino. L'intossicamento è tanto grave che esso può avvenire anche solo respirando le tossine.
Onorevole rappresentante del Governo, l'interpellanza urgente è volta a sapere come il Governo si stia adoperando, indipendentemente dagli enti che ho citato precedentemente, per controllare direttamente questo fenomeno, che è gravissimo. Occorre consentire ai cittadini della Capitanata, oltre 1 milione di abitanti, di poter bere acqua in assoluta tranquillità. Quindi, vorremmo sapere la causa della crescita di quest'alga e cosa fa il Governo per seguire direttamente l'evolversi della situazione.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Bartolomeo Giachino, ha facoltà di rispondere.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e itrasporti. Signor Presidente, Pag. 61la presenza della cosiddetta alga rossa è dovuta essenzialmente all'apporto di nutrienti in eccesso (composti di fosforo ed azoto) contenuti nelle acque di deflusso superficiale nel bacino di alimentazione della diga e causati da attività di tipo antropico in forma diffusa ovvero localizzata. Tale fenomeno può essere giustificato dalle abbondanti piogge di quest'ultimo periodo, che hanno trascinato con sé nell'invaso di Occhito i nutrienti presenti nei terreni circostanti, ampiamente utilizzati in agricoltura, nonché dalle basse temperature che per questo tipo di alghe rappresentano un fattore favorevole di crescita.
Al fine di individuare i provvedimenti da adottare tempestivamente è stato istituito dalla regione Puglia un tavolo tecnico presso la sede dell'assessorato regionale alle politiche della salute, al fine di valutare congiuntamente la situazione idrica e sanitaria connessa alla presenza del suddetto cianobatterio.
Al tavolo partecipano tutti gli enti competenti quali l'assessorato regionale, l'assessorato ai lavori pubblici, la protezione civile, l'Autorità di bacino della Puglia, l'Acquedotto pugliese, il consorzio di bonifica, l'ARPA della Puglia, l'osservatorio epidemiologico, l'ASL di Foggia, l'ATO Puglia, della provincia di Foggia, l'istituto di ricerca sulle acque (CNR-IRSA), nonché il Dipartimento della protezione civile, che è stato invitato a prendere parte agli incontri per fornire il proprio supporto dallo stesso presidente della regione.
Il tavolo ha così deciso di attivare un piano di monitoraggio i cui risultati, ad oggi, hanno evidenziato che le concentrazioni del cianobatterio si sono mantenute sempre inferiori al valore guida definito dall'Organizzazione mondiale della sanità.
Le azioni adottate più rilevanti per fronteggiare tale situazione sono state la sostituzione dei filtri presenti nel potabilizzatore, insieme all'utilizzo di acqua proveniente da altre fonti. Nel contempo, sono state attivate tutte le procedure per la predisposizione di un piano di emergenza di protezione civile da adottare in caso di emanazione di un provvedimento di inibizione dell'uso dell'acqua a fini potabili nei tredici comuni serviti esclusivamente dall'invaso di Occhito.
La ASL di Foggia e l'ARPA Puglia hanno predisposto un programma di monitoraggio a monte e a valle del potabilizzatore e nella rete ad intervalli di 48 ore. In nessun caso è stato riscontrato il superamento dei limiti fissati dalle linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità.
L'Acquedotto pugliese ha comunicato l'andamento positivo dell'operazione di diluizione rappresentando, altresì, che per fronteggiare la crisi sono stati posizionati sei filtri a carbone attivo. Tale installazione ha assicurato la potabilità dell'acqua distribuita in cui la presenza di microtossine, come evidenziato dall'ARPA, risulta essere sotto la soglia di allarme.
Per quanto concerne il riferimento allo sversamento di percolato dalla discarica di Serra Pastore nel comune di San Bartolomeo in Galdo, si fa presente che tale discarica, avviata all'esercizio nel 1999, è stata dismessa nel febbraio 2007. La gestione dell'impianto è stata affidata dal commissario pro tempore all'emergenza rifiuti nella regione Campania al consorzio di bacino BN3.
Riepilogando, le decisioni adottate sono state: la diluizione dell'acqua all'uscita del potabilizzatore con acqua proveniente da altri invasi; il monitoraggio ogni 48 ore a monte e a valle del potabilizzatore e nella rete secondo il protocollo redatto dalla ASL e dall'ARPA; l'installazione di filtri a carbone attivo da parte dell'Acquedotto pugliese nell'impianto di potabilizzazione del Fortore; la convenzione con l'Istituto superiore di sanità per uno studio del fenomeno nel medio e lungo periodo; la predisposizione di un programma di emergenza nel caso di inibizione dell'uso potabile dell'acqua (il programma è stato condiviso con i comuni interessati); la previsione di uno studio ambientale, unitamente alle regioni limitrofe, per determinare le cause della fioritura algale.
La situazione è in continuo monitoraggio da parte degli enti preposti, secondo il piano predisposto dal tavolo tecnico. Pag. 62
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per quanto di propria competenza, è sempre a disposizione dell'interpellante per il controllo e il monitoraggio continuo dell'attività che viene svolta, ed è fortemente impegnato nell'indagine ambientale volta a definire le cause che hanno determinato la presenza dell'alga nell'invaso attraverso l'ISPRA (Istituto superiore per la ricerca ambientale), che ha convocato, proprio per stamane, un'apposita riunione coinvolgendo le agenzie ambientali territorialmente competenti (Puglia, Molise, Campania e Basilicata), l'Istituto superiore di sanità, competente per gli aspetti sanitari, e la Confagricoltura, per gli aspetti legati alle attività di pesca e coltivazioni.
Ad ogni buon fine, si rappresenta che l'impianto di potabilizzazione del Fortore, in uso all'Acquedotto pugliese, sarà a breve dotato di un definitivo sistema di filtri a carboni attivi, a fronte di una presenza attuale di filtri misti sabbia-carbone attivo installati per far fronte all'emergenza. I lavori dovrebbero terminare entro l'autunno prossimo con una spesa di circa 16 milioni di euro.

PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Giachino, che è uno dei migliori sottosegretari di questo Governo, e lo ringrazio in modo particolare per la disponibilità che mostra anche nel rispondere a quesiti che non toccano direttamente il suo ambito di competenza. È però comprensibile, onorevole Cera, quello che lei ha detto prima, e cioè che i parlamentari vorrebbero vedere sottosegretari competenti per materia e capaci di prendere impegni politici sull'azione del Governo, non solo di offrire spiegazioni tecniche. Farò presente questo suo rilievo in sede di Ufficio di Presidenza.
L'onorevole Cera ha facoltà di replicare.

ANGELO CERA. Signor Presidente, volevo far presente che la situazione oggetto della mia interpellanza urgente è da tenere sotto controllo. Non a caso si sono mossi, come vedete, tanti enti, perché il problema c'è ed esiste. Gradiremmo che lo Stato seguisse in prima persona l'evolversi della situazione. Pur fidandoci degli enti citati, riteniamo sia importante risolvere il problema perché la diga di Occhito, oltre a fornire acqua potabile, fornisce acque alle colture di ortaggi della piana della Capitanata; la situazione è, quindi, da seguire con attenzione.
Mi ritengo, in qualche maniera, soddisfatto, perché il rappresentante del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si è dichiarato disponibile a seguire di persona questo problema. Tuttavia, gradirei che anche il rappresentate del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, che non è presente, seguisse in prima persona l'evolversi della situazione. L'alga c'è, non ci bastano cinque o sei filtri per farci dire che il problema è risolto.
La ringrazio signor sottosegretario; la prego di informare i sottosegretari e i Ministri competenti per materia, affinché seguano il problema.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo? Non in sede di replica, perché le ricordo che l'ultima parola spetta agli interpellanti.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, intervengo solamente per comunicare di aver fornito, ai due deputati che hanno interpellato il Governo ed ai quali ho dovuto rispondere io in assenza del sottosegretario competente, il numero di cellulare dei sottosegretari competenti. Poiché il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare mi ha dato la disponibilità a seguire e a monitorare la situazione in collaborazione con gli onorevoli interpellanti, è possibile darvi corso.

PRESIDENTE. La ringrazio per la sua cortesia.

Pag. 63

(Rinvio dell'interpellanza urgente Gottardo - n. 2-00323)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente Gottardo n. 2-00323 riguardante iniziative in merito al rispetto del protocollo legale per l'attuazione del decreto che autorizzava il distacco dell'alimentazione per Eluana Englaro, con particolare riferimento all'utilizzo di apparecchiature fotografiche.
Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,18).

PRESIDENTE. Avverto che, sciogliendo una riserva formulata nell'ultima riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, la Presidenza, sentiti per le vie brevi i gruppi, inserirà all'ordine del giorno della seduta di lunedì 16 marzo la discussione sulle linee generali delle mozioni concernenti iniziative in merito alla situazione economico-finanziaria degli enti locali. Il seguito dell'esame avrà luogo nei giorni successivi.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 16 marzo 2009, alle 11:

1. - Discussione della mozione Franceschini ed altri n. 1-00123 concernente iniziative in merito alla situazione economico-finanziaria degli enti locali.

2. - Discussione del disegno di legge:
S. 1117 - Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Approvato dal Senato) (2105).
e delle abbinate proposte di legge: RIA; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; PANIZ (452-692-748).

La seduta termina alle 16,20.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO EDMONDO CIRIELLI SULLE MOZIONI NN. 1-00093, 1-00126, 1-00127 E 1-00128

EDMONDO CIRIELLI. Il dibattito che si è svolto in questi giorni alla Camera sulle Forze armate se, da un lato, ha messo bene in luce quanto forte sia l'attaccamento ed il profondo senso di riconoscenza che tutte le forze politiche nutrono nei confronti dei militari italiani, dall'altro lato, ha evidenziato quanto altrettanto forte sia l'interesse bipartisan affinché il dispositivo della sicurezza nazionale mantenga inalterato, pur in un difficile contesto finanziario, l'alto grado di efficienza e professionalità, che da sempre ha qualificato le nostre Forze armate, nei diversi teatri in cui si sono trovate ad operare.
Gli indiscutibili successi riportati dalle nostre Forze armate nei contesti internazionali nei quali hanno agito costituiscono la migliore garanzia di credibilità della politica estera del nostro Paese, sia nel rapporto con organizzazioni internazionali ed i singoli Stati, sia nel rapporto diretto con le popolazioni civili con le quali i nostri soldati sono venuti in contatto. L'umanità e l'equilibrio e la fermezza nell'assorbimento di compiti, propri della nostra cultura, sempre dimostrati dai nostri ufficiali e soldati, anche nelle circostanze più difficili, costituiscono davvero un fattore determinante per il conseguimento degli obiettivi della sicurezza e Pag. 64dell'assistenza alle popolazioni, propri delle missioni internazionali nelle quali siamo impegnati.
L'esperienza maturata sul campo dai nostri militari è ormai notevole, come dimostrano i numerosi attestati di stima a livello internazionale che l'Italia nel corso del tempo ha ottenuto in tutte le missioni nelle quali ha operato. Tutto ciò ho potuto personalmente riscontrare nel corso delle visite ai nostri contingenti impegnati nelle missioni all'estero, che, in questo primo scorcio di legislatura, ho effettuato con una delegazione della Commissione difesa, che ho l'onore di presiedere Sono rimasto particolarmente colpito dalla riconoscenza dimostrata dai sacerdoti serbi, che vivono nei monasteri greco ortodossi del Kosovo, protetti dai nostri militari, così come attestati di stima nei confronti dei nostri militari ho personalmente riscontrato nel sud del Libano ed in Bosnia, dove i nostri contingenti assicurano sicurezza alla popolazioni civili. Non posso poi non ricordare in questa occasione anche il ruolo che è stato assegnato alle nostre Forze armate, nell'ambito del programma controllo del territorio, che il Governo ha deciso si avviare dal mese di agosto 2008 e grazie al quale i militari delle forze armate affiancano le forze di polizia nel controllo del territorio nelle principali città italiane a garanzia dell'ordine pubblico e della sicurezza.
Circa tremila militari vigilano su obiettivi sensibili e sedi istituzionali e presidiano il territorio nazionale a disposizione dei prefetti delle province che ospitano queste strutture. Lo schieramento dei militari all'interno delle città garantisce ai nostri concittadini un senso di sicurezza, che talvolta era andato perduto, ed un segno tangibile della presenza dello Stato sul territorio nazionale.
II ruolo centrale che le nostre Forze armate rivestono in Patria e all'estero impone quindi al Parlamento e al Governo una attenzione costante per garantir loro un quadro stabile di risorse finanziarie, adeguati livelli di formazione ed addestramento del personale militare, adeguati livelli di efficienza all'altezza dei sempre crescenti ritmi di impiego. Riteniamo necessario che su una materia così strategicamente importante per il Paese, Parlamento e Governo lavorino sempre in costante sinergia e per tale motivo abbiamo presentato questa mozione per fornire all'Esecutivo indirizzi precisi su talune iniziative che consideriamo opportuno intraprendere per rispondere alle richieste pressanti e giuste che provengono dai nostri militari impegnati in Patria e all'estero in operazioni sempre più complesse e pericolose. Occorre, in particolare, affrontare nella sua complessità la questione della spesa militare, tanto delicata e rilevante da richiedere una riflessione scevra da approcci ideologici.
Siamo consapevoli che per assicurare gli indispensabili livelli di funzionalità ed efficienza dello strumento militare, in coerenza con gli ulteriori impegni operativi assegnati sul piano della sicurezza pubblica alle Forze armate, sono necessarie adeguate risorse economiche per gli arruolamenti, la formazione e l'aggiornamento del personale, nonché per l'acquisizione di mezzi e strumenti indispensabili a combattere un terrorismo internazionale sempre più moderno e tecnologicamente avanzato.
Al riguardo, pur non ignorando che il Paese si trova in un momento di grande difficoltà economica, nel quale ogni settore è chiamato responsabilmente a fare la propria parte e pur essendo consapevoli che le risorse disponibili per la spesa pubblica sono risorse limitate che richiedono grande capacità di selezione, nutriamo piena fiducia sul fatto che il Governo individuerà gli strumenti più adeguati per assicurare dignità e riconoscimento al ruolo svolto dalle nostre Forze armate.
A questo proposito esprimiamo il nostro pieno apprezzamento per gli sforzi di razionalizzazione che il Ministro della difesa e i vertici militari stanno sostenendo per assicurare una maggiore efficienza gestionale dell'intero modello organizzativo della difesa al fine di ridurre i costi di gestione e gravitare le risorse assegnate sulle sole componenti essenziali a garantire Pag. 65i fini istituzionali gli impegni assunti; esprimiamo, altresì, altrettanto apprezzamento per le iniziative intraprese dal Governo per realizzare ulteriori recuperi di efficienza ed in particolare per quelle iniziative volte a migliorare la gestione delle infrastrutture e dei beni immobili della difesa al fine di ottenere economie di gestione e recuperare importanti risorse che potranno contribuire in maniera significativa al riequilibrio della spesa complessiva.
Siamo fiduciosi che le risorse così recuperate e quelle future che saranno destinate alla Difesa saranno impiegate principalmente per la funzionalità dello strumento militare con particolare riferimento alla formazione e all'addestramento del personale, alla manutenzione ed all'efficienza dei mezzi a maggior valenza operativa.
Al riguardo, non possiamo che valutare positivamente la scelta operata di recente dal Governo di incrementare la dotazione del fondo per le missioni internazionali, in modo da finanziare non solo i costi vivi e diretti delle missioni all'estero, ma anche i costi relativi alla preparazione dei reparti destinati a dare il cambio a quelli schierati in Teatro, così come quelli relativi all'usura dei mezzi e degli equipaggiamenti, che necessitano di manutenzioni molto più frequenti, e non di rado devono essere sostituiti al termine della missione perché hanno completamente esaurito la loro vita tecnica.
Da ultimo, con la mozione che abbiamo presentato abbiamo inteso evidenziare quanto sia importante pervenire rapidamente al completo ed effettivo riconoscimento della professionalità e specificità del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia, specificità che gli deriva dalla funzione svolta e dal ruolo rivestito. Si tratta di un riconoscimento doveroso di cui lo Stato deve farsi carico se vuole realmente manifestare considerazione ed apprezzamento verso coloro che giornalmente operano per la sicurezza dei cittadini e per la pace in varie parti del mondo, con grande professionalità e spirito di sacrificio.
A questo proposito ricordo che nel corso dell'esame alla Camera del disegno di legge collegato alla manovra finanziaria (disegno di legge n. 1441-quater) è stato approvato un emendamento volto ad introdurre nel nostro ordinamento il citato principio di specificità delle Forze armate, delle Forze di polizia e dei vigili del fuoco, in considerazione della peculiarità dei compiti previsti per il citato personale ed in considerazione dei «peculiari requisiti di efficienza operativa loro richiesti e correlati ad impieghi in attività usuranti».
Siamo fiduciosi che il Governo, pur con ridotte risorse finanziarie a disposizione, procederà con speditezza su questa importante materia assumendo le iniziative più opportune per assegnare al principio di specificità un significato concreto, analogamente a quanto recentemente operato attraverso la previsione di uno specifico stanziamento per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011 da destinare all'attuazione del citato principio di specificità e riconoscendo al personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, titolare di un reddito da lavoro dipendente non superiore, nell'anno 2008, a 35 mila euro, una riduzione dell'imposta sul reddito delle persone fisiche e delle addizionali regionali e comunali sul trattamento economico accessorio dei fondi della produttività, nel limite complessivo di spesa di 60 milioni di euro.
Concludo con l'auspicio che sulle tematiche della sicurezza e della difesa vi sia sempre un atteggiamento costruttivo grazie al quale, pur nella diversità delle posizioni politiche, sarà sempre possibile dare dignità e riconoscimento adeguati al ruolo svolto dalle Forze armate in Patria e nel contesto internazionale.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 8)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Casini e a. n. 1-93 n.f. 490 490 246 490 58 Appr.
2 Nom. Moz. Cirielli e a. n. 1-126 472 467 5 234 262 205 59 Appr.
3 Nom. Moz. Donadi e a. n. 1-127 n.f. 466 420 46 211 152 268 58 Resp.
4 Nom. Moz. Fava e a. n. 1-128 rif. 485 479 6 240 265 214 58 Appr.
5 Nom. Moz. Franceschini e a. n. 1-125 508 486 22 244 218 268 48 Resp.
6 Nom. Moz. Di Pietro e a. n. 1-129 n.f. 507 313 194 157 36 277 48 Resp.
7 Nom. Moz. Vietti e a. n. 1-130 489 296 193 149 27 269 48 Resp.
8 Nom. Moz.Cicchitto,Cota,LoMonte a.1-131 505 503 2 252 268 235 48 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.