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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 140 di mercoledì 25 febbraio 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,30.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Aprea, Barbi, Bonaiuti, Bossi, Brancher, Brugger, Brunetta, Cicchitto, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Donadi, Fitto, Frattini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giro, Jannone, Lamorte, Lo Monte, Lusetti, Martini, Meloni, Migliavacca, Milanato, Molgora, Mura, Pescante, Ravetto, Rotondi, Saglia, Soro, Stucchi e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1306 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente (Approvato dal Senato) (A.C. 2206) (ore 9,32).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato del Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente.
Ricordo che nella seduta del 23 febbraio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunziato alla replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2206)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2206), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2206).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2206).
Avverto, inoltre, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 2206).
Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7 del Regolamento, in quanto non strettamente attinenti al contenuto del decreto-legge in esame, nonché ai sensi dell'articolo 86, comma 1, in quanto originariamente presentate in Commissione ed in quella sede ritirate, prima di essere oggetto del vaglio di ammissibilità della Presidenza, le seguenti proposte emendative: Ruvolo 1.3 e 8-sexies.01, in materia di procedure amministrativo-contabili relative ad interventi già finanziati dai soppressi organismi per Pag. 2l'intervento straordinario nel Mezzogiorno; Fiorio 2.030 e Piffari 8.12, che destinano risorse in favore di imprenditori, le cui attività sono localizzate in zone fluviali vincolate dall'Autorità di bacino del Po; Motta 8.10, che prevede risorse a sostegno della provincia di Parma a seguito degli straordinari eventi meteorologici del febbraio 2009; Piffari 8.14, volto a stanziare risorse per garantire la prosecuzione degli interventi e delle opere di ricostruzione nelle zone colpite dagli eventi sismici del 31 ottobre 2002, nei territori del Molise e della provincia di Foggia; Piffari 8-bis.1 e 8-bis.02, volti ad escludere dal patto di stabilità interno le spese per la realizzazione di impianti relativi a fonti energetiche rinnovabili e di impianti volti a ridurre le emissioni di CO2; Piffari 8-ter.01, in materia di ridefinizione dei valori di emissione dell'idrogeno solforato; Rossa 8-sexies.030, relativo al riconoscimento dei benefici previdenziali spettanti per l'esposizione all'amianto.
Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibile l'emendamento Mariani 6.3, in quanto modifica in modo frammentario e parziale, una disposizione contenuta in un decreto ministeriale, e quindi in un atto normativo non avente forza di legge, ponendosi pertanto in contrasto con il punto 5.2 della circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997 sull'istruttoria legislativa nelle Commissioni.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, il gruppo Unione di Centro ha presentato pochi emendamenti su questo provvedimento che riteniamo essenziali e anche significativi (speriamo nella loro approvazione). Vorrei soffermarmi soprattutto - citando il titolo del provvedimento, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente - sulla protezione ambientale, tema rispetto al quale, in linea di massima, siamo anche disponibili a dialogare o comunque a dare un nostro contributo.
Discorso diverso va fatto invece relativamente alle misure in materia di risorse idriche, perché ci saremmo aspettati in questo provvedimento - trattandosi di misure straordinarie - qualcosa di più significativo e rispondente alle necessità che il Paese avverte in questo comparto. Vorrei cominciare, trattando - abbiamo presentato anche degli emendamenti su questo aspetto - il tema delle acque reflue. Non abbiamo visto nulla che riguarda questo segmento delle risorse idriche. Peraltro, bastava ben poco, perché il decreto legislativo n. 152 del 1999 prevede l'approvazione di un decreto attuativo per la riutilizzazione delle acque reflue depurate da indirizzare al settore agricolo e al settore industriale.
Nessuna risposta viene fornita su questo tema, mentre noi riteniamo che vi sia ormai la necessità assoluta (anzi, a tale argomento occorre riservare una corsia preferenziale) di adottare un piano per il riutilizzo delle acque reflue, poiché ciò consentirebbe di risparmiare molto per gli usi potabili, utilizzando altresì queste risorse per usi agricoli e industriali. Perché? Perché anche nella fattispecie sono bloccati diversi milioni di euro e non possono essere utilizzati, considerato che occorre questo decreto attuativo. Non abbiamo visto nulla su questo argomento. Avremmo gradito - e certamente era una necessità per il Paese - un provvedimento che prevedesse un piano complessivo delle reti idriche, che certamente nel Paese hanno bisogno di manutenzione e di una rivisitazione complessiva, considerato che in alcune aree (mi riferisco soprattutto al Mezzogiorno e alla Sicilia in particolare) vi sono punte davvero scandalose, con perdite nella rete idrica di oltre il 50 per cento dell'acqua. Questo avviene ad Agrigento ed è intollerabile assistere ancora a questo senso di non civiltà, per una ragione semplicissima: perché ai cittadini viene erogata l'acqua per usi potabili con un turno da 15 a 20 giorni; si tratta davvero di un cosa vergognosa e intollerabile.
Allora, bisognava immediatamente attuare un piano straordinario per il rifacimento Pag. 3delle reti idriche. Sa cosa capita, signor Presidente, signor sottosegretario? Capita che poi, nell'emergenza quotidiana straordinaria, vengano attivati o comunque realizzati i dissalatori, i quali hanno dei costi tremendi ed una ricaduta notevolissima sulla bolletta dei cittadini. Cito un esempio che non può essere assolutamente contestato. Il costo dell'acqua che proviene dai dissalatori tocca punte di 8 euro e 40 centesimi al metro cubo.
Stiamo parlando di cifre insopportabili per le famiglie italiane. Anche su tale questione bisogna fornire una risposta concreta. Capita anche che non vi sia alcuna possibilità o nessuna speranza: tanti appelli, tante grida, tante voci di speranza si sono animate in quest'Aula soprattutto per le promesse del Governo, ma non è arrivata alcuna risposta concreta in questo senso. È accaduto soltanto che il provvedimento in esame contenga alcune proroghe, senza fare molta chiarezza sui termovalorizzatori; non si parla degli ATO, il nuovo scandalo del Paese d'Italia, gli ATO rifiuti, un covo di malaffare.
Era necessario intervenire subito con questo provvedimento per fare chiarezza. Infatti capita, ad esempio, che, costituita la società di gestione, vengano costituite a filiera una serie di società di scopo che hanno soltanto un interesse: dare il gettone a tecnici o esperti o comunque a coloro che stanno dentro il recinto della politica e servono soltanto esclusivamente per percepire il gettone e, ad ogni modo, nella fattispecie, si creano contraddizioni notevoli. Infatti, sindaci, che dovrebbero essere controllori, nello stesso tempo diventano controllati: una spesa triplicata per i cittadini, a volte centuplicata, con situazioni davvero allarmanti e, a mio avviso, in questo provvedimento era necessario porre un punto di partenza.
Sugli ATO idrici si verifica la stessa identica situazione, mediamente con tariffe decuplicate. Porto un esempio, signor Presidente e signor sottosegretario: il servizio idrico integrato di acqua, più fognature, più depurazione nella città di Milano costa 106 euro a famiglia per una famiglia composta da tre persone. Sa, signor sottosegretario e signor Presidente, quanto costa lo stesso servizio ad una famiglia di tre persone ad Agrigento? 445 euro a famiglia composta da tre persone. Ma non era questa l'occasione di capire, soprattutto di approfondire, di attivare norme che potessero evitare queste disparità, queste disuguaglianze? Di questo nulla.
Dunque, è il caso di dire che noi abbiamo presentato emendamenti molto semplici e penso che da parte del Governo vi sia l'intendimento di approvarli. Abbiamo presentato anche emendamenti che riguardano sempre per materia il sistema idrico e li ritengo proposte molto responsabili. Si tratta di proposte, ad esempio, della seguente natura. Capita il caso che vi siano molte opere avviate - parlo ovviamente del settore idrico - che stanno subendo rallentamenti notevolissimi per una sola ragione: per il fatto che, in corso d'opera, nella fase finale di realizzazione, le somme per gli stati di avanzamento vengono aggredite dai creditori degli enti che gestiscono questa realizzazione, creditori che vantavano crediti di circa venti o venticinque anni fa, creando panico. Non si può assolutamente completare l'opera se vengono aggredite tutte queste risorse e continueremo a realizzare soltanto le solite opere incompiute. Noi abbiamo presentato un emendamento per bloccare in ogni modo e frenare questa aggressione nei confronti degli enti che gestiscono tali lavori. Lo abbiamo presentato e speriamo che il Governo ci presti attenzione e che questa maggioranza sia sensibile ai temi che abbiamo esposto. Nella speranza di vedere approvati i nostri emendamenti, sospendiamo il nostro giudizio rispetto al provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo e onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 208 del 2008, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente, oggetto di conversione oggi in quest'Aula, è un provvedimento che nel Pag. 4corso del suo esame parlamentare ha subito un processo di lievitazione significativo, passando dai 9 articoli iniziali ai 23 attuali e assorbendo al suo interno una serie di materie che, come vedremo, poco hanno a che fare con la stessa titolazione del provvedimento in esame.
Il richiamato decreto-legge arrivato all'esame di questa Camera è quindi un decreto omnibus, come è stato definito da più parti, che ha perso in larga misura quelle caratteristiche iniziali che forse potevano giustificare il ricorso allo strumento della decretazione di urgenza e che invece ripropone ancora una volta, da parte del Governo, contraddizioni e rischi forti rispetto al mancato riconoscimento del ruolo delle regioni e riguardo a materie su cui le stesse hanno competenze importanti in campo ambientale. Questo processo di progressivo ampliamento è avvenuto nel corso dell'esame al Senato, dove, anche per far fronte agli appetiti di una maggioranza regolarmente estromessa dal proprio ruolo legislativo o dello stesso Governo, che via via ha proposto modifiche alla versione iniziale, sono stati introdotti articoli anche corposi, che hanno snaturato il provvedimento originario, ma soprattutto hanno comportato in molti casi una modifica significativa della normativa vigente in materia ambientale. Mi riferisco a quegli articoli che vanno ad incidere sul codice ambientale, ancora oggi in attesa di regolamenti e decreti attuativi necessari a renderlo completamente applicabile in molte sue parti e tuttavia oggetto ancora una volta, dopo i decreti-legge già licenziati in questi mesi dal Governo, di modifiche parziali e frammentarie, che certamente non rispondono a quell'esigenza di unitarietà e di semplificazione tanto auspicata e necessaria in un settore come quello ambientale, che è così rilevante e delicato per gli effetti che produce sugli altri livelli istituzionali, ma soprattutto sui cittadini e sulle imprese.
Tuttavia, mentre il decreto-legge in esame è stato oggetto di una sostanziale riscrittura da parte del Senato, le possibilità riconosciuta a questa Camera di contribuire al suo miglioramento sono praticamente nulle. Il testo è arrivato in Aula e, ancora prima in Commissione, blindato, specialmente dopo la rinuncia da parte del Governo - fortunatamente, diciamo noi - a provare a reinfilare nel provvedimento in esame quegli emendamenti dichiarati inammissibili dal Senato e che avrebbero rappresentato l'ennesimo tentativo di smontare organismi importanti di gestione e di controllo in campo ambientale, secondo una logica di puro spoil system e di progressiva invasione, da parte del Ministero, di campi rispetto ai quali è invece importante mantenere una netta distinzione di ruoli ed un'autonomia che è di per sé stessa elemento di garanzia.
L'esame del provvedimento in Commissione è stato ridotto in tempi strettissimi e tutte le proposte emendative sono state rinviate all'Aula per l'illustrazione e la discussione, pur sapendo che, dati i termini ridotti per la conversione in legge, il decreto-legge in esame risulta sostanzialmente immodificabile. Infatti, su tutti gli emendamenti è stato oggi espresso parere contrario dal relatore - non poteva essere altrimenti, evidentemente - nonostante sia stato dichiarato interesse e la condivisione di molte proposte avanzate.
Questa consapevolezza ci fa dire due cose: la prima è che questo metodo di formazione delle leggi, ormai consolidato da parte del Governo, umilia regolarmente il Parlamento, espropriandolo delle proprie prerogative e del proprio ruolo e generando uno squilibrio che mette pericolosamente in discussione lo stesso principio su cui si regge il nostro sistema legislativo bicamerale.
La seconda è una considerazione di merito: molte norme contenute nel decreto-legge in esame sono a nostro avviso imprecise ed inopportune, molte altre scontano errori ed imprecisioni che si manifesteranno inevitabilmente nella fase applicativa e purtroppo in nessuno dei casi ci sarà data la possibilità di correggere già in questo momento, evitando di dover ricorrere ancora una volta ad aggiustamenti successivi, che complicheranno ulteriormente il quadro di riferimento per cittadini e operatori. Pag. 5
Tutte le proposte che abbiamo presentato e gli emendamenti che verranno discussi da qui a breve riguardano appunto il merito e si propongono di semplificare procedure e prevenire, laddove possibile, inefficienze che il decreto in esame, per la sua formulazione, porta con sé.
Entro nel merito di alcune questioni rilevanti contenute appunto nel decreto-legge in esame: in ordine all'articolo 1, che contiene norme transitorie relative all'autorità di bacino prevista dal codice ambientale, con i nostri emendamenti chiediamo - in attesa del definitivo assetto degli strumenti di attuazione della direttiva comunitaria sulle acque che appunto ha introdotto i distretti idrografici - che sia salvaguardato il ruolo fondamentale delle regioni nella predisposizione dei piani di gestione, consapevoli come siamo dell'importanza di coordinare competenze attribuite a diversi livelli istituzionali, che riguardano la complessa questione della difesa del suolo e della tutela delle risorse idriche.
Questa è un'esigenza che ci è stata ampiamente rappresentata dalle stesse autorità di bacino audite in Commissione e che ci ha, più volte, portato a sollecitare la Commissione stessa, affinché si avviasse, di concerto con il Governo, un percorso legislativo condiviso di adeguamento del codice ambientale.
L'articolo 2 tocca, invece, il tema rilevantissimo del danno ambientale. Avremmo preferito che una materia così importante e delicata, che introduce un sistema di risoluzione stragiudiziale del contenzioso relativo alla procedura di rimborso delle spese di bonifica e di ripristino dei siti contaminati di interesse nazionale e di risarcimento del danno ambientale, non venisse trattato in questo modo, attraverso un decreto-legge.
Vi sono molti elementi di criticità. Non conosciamo, allo stato attuale, nonostante sia stato più volte sollecitato il Ministero, quale sia lo stato effettivo dei siti contaminati di interesse nazionale. Sappiamo che, in una materia così delicata, che tocca i territori, i cittadini e le imprese, è in gioco il diritto fondamentale alla difesa sancito dall'articolo 24 della Costituzione.
Il Partito Democratico non è contrario, a priori, alla ricerca di un metodo pragmatico ed efficace di risoluzione dei problemi, anche gravi, costituiti da questi siti, se questo, però, va nella giusta direzione di consentire il rapido avvio delle operazioni di ripristino ambientale e la risoluzione di lunghissimi contenziosi che danneggiano tutte le parti, specialmente quelle meno rappresentate ed attrezzate a far valere i propri diritti.
Tuttavia, l'articolo 2, così come è formulato, per l'impostazione centralistica che, di fatto, riduce la procedura transattiva ad una trattativa tra imprese e Ministero, non ci convince, perché rischia di escludere da questo passaggio fondamentale gli enti rappresentativi di un territorio, che sono decisivi nel definire i termini di un accordo transattivo.
Il rischio è che, se questo processo non è garantito da adeguati elementi di chiarezza e di trasparenza, si possa passare da un'enunciazione di transazione ad un vero e proprio condono ambientale. Per questo motivo i nostri emendamenti prevedono il coinvolgimento delle regioni e delle amministrazioni locali interessate, pur prevedendo dei termini di espressione dei pareri, così come la necessità di mantenere il più possibile sul territorio le risorse generate dalle transazioni.
L'articolo 3 è un esempio tipico di materia impropria trattata dal decreto-legge in oggetto e riguarda il percorso di stabilizzazione dei lavoratori dell'ISPRA. Si tratta di una soluzione ancora pasticciata, che lascia ancora aperta, comunque, una parte significativa di lavoratori qualificati di cui si è fatta carico la mobilitazione sindacale, ma che, soprattutto, rileva la difficoltà di definire con chiarezza la natura e la missione di questo istituto.
L'articolo 5 interviene in materia di rifiuti, con una serie di disposizioni di proroga di termini ritenute necessarie nell'attuale assetto del nostro sistema di gestione dei rifiuti. Pag. 6
La nostra attenzione si è incentrata, soprattutto, sulla possibilità di ammettere, anche in assenza del regolamento previsto dal decreto legislativo n. 152 del 2006, la possibilità di passare per i comuni che lo vogliano, anche in questa fase transitoria, e volontariamente, da TARSU a tariffa, secondo le disposizioni legislative e regolamentari vigenti.
Già il cosiddetto decreto legislativo Ronchi, nel 1997, prevedeva questa possibilità: noi chiediamo che sia mantenuta, perché le esperienze che sono state fatte in questi anni sono state, in molti casi, positive ed hanno dimostrato come l'assunzione della tariffa integrata ambientale, anche nelle forme transitorie, rappresenti un vantaggio, prima di tutto, per i cittadini. Cito soltanto il caso di un comune della mia provincia che da nove anni ha applicato la tariffa e, in questi nove anni, passando da tassa a tariffa, ha ottenuto, addirittura, una riduzione del costo medio al metro quadro, con una copertura pari al 100 per cento del servizio ed un incremento della raccolta differenziata, che ha raggiunto e superato il 60 per cento.
Per questo motivo, crediamo che occorra accelerare l'emanazione del regolamento previsto dall'articolo 238 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e dare, comunque, ai comuni che in questi anni hanno dimostrato un impegno nel campo della riduzione e della corretta gestione dei rifiuti, la possibilità di continuare ad avvalersi di questo strumento.
Tralascio alcuni articoli sui quali abbiamo presentato degli emendamenti, che riguardano materie che, come dicevo, hanno poco a che fare con l'oggetto del decreto-legge in discussione, per concentrarmi sull'articolo 8, rispetto al quale abbiamo espresso forti criticità che, in qualche modo, sono riportate anche degli emendamenti presentati.
L'articolo 8, pur prevedendo lo stanziamento di 100 milioni di euro per l'anno 2009 a favore della Protezione civile, per far fronte agli eventi alluvionali di novembre e dicembre, comunque, mantiene un elemento fortissimo di criticità, che consiste nel fatto di non ripristinare il Fondo regionale di protezione civile.
Questa carenza, questa occasione mancata rivela tutta l'inadeguatezza delle politiche di prevenzione e di difesa del suolo messe in campo dal Governo che, purtroppo, faticano ad andare oltre la semplice gestione dell'emergenza. Più volte abbiamo discusso in quest'Aula dell'importanza di un sistema di protezione civile efficiente, della necessità di politiche complessive di gestione del suolo e di contrasto al dissesto idrogeologico e della necessità di rafforzare l'azione coordinata dei vari livelli istituzionali; invece, purtroppo, ancora una volta, le stesse richieste del sottosegretario Bertolaso vengono disattese lasciando completamente scoperto il comparto di competenza delle regioni.
Le nostre proposte emendative - il cui contenuto sarà esposto dai colleghi - vanno proprio in questa direzione, peraltro facendo propria una richiesta emersa all'unanimità nella Commissione ambiente non più tardi di un mese fa, a seguito della quale la Commissione ha approvato una risoluzione. Il mancato ascolto del Governo è uno dei maggiori elementi di rammarico che accompagna la conversione di questo decreto-legge.
Altre proposte emendative riferite all'articolo 8 sono state presentate per potenziare il fondo stanziato per far fronte ai danni generati dal terremoto dello scorso dicembre che ha interessato l'Emilia Romagna e per prevedere la prosecuzione degli interventi anche per i due anni successivi.
Infine, l'articolo 8-sexies prevede il recepimento della sentenza della Corte costituzionale n. 335 del 2008 in materia di definizione della tariffa idrica integrata riguardo all'erogazione dei servizi di depurazione. È una materia complessa e delicata che la sentenza dalla Corte costituzionale definisce con nettezza e secondo un principio pienamente condivisibile, per il quale è corretto che i cittadini che hanno pagato in modo improprio per un servizio non reso - in questo caso di depurazione - vengano adeguatamente Pag. 7rimborsati; tuttavia, occorre fare salvi quegli investimenti comunque già programmati e in corso di realizzazione, tanto più quelli già realizzati e non ancora operativi.
Le nostre proposte emendative propongono la riscrittura di questo articolo prevedendo un impegno preciso in questo senso, non solo per la risoluzione del pregresso, ma anche perché per il futuro si metta in campo un'azione seria di programmazione e un impegno concreto per assicurare attuazione al programma di adeguamento e di realizzazione degli impianti di depurazione, chiamando il Ministero a presentare entro due mesi dalla conversione in legge di questo decreto-legge alle Camere una relazione sul programma di realizzazione e di adeguamento degli impianti di depurazione e in seguito un aggiornamento annuale.
Sappiamo bene che, purtroppo, queste proposte, così come altre condivisibili e di assoluto buonsenso presentate dagli altri gruppi parlamentari, non verranno accolte se non in generici ordini del giorno. È un peccato, certo, non tanto perché ciò vanifica un lavoro serio che è stato fatto sul provvedimento, ma perché crediamo impedisca ancora una volta di dare risposte chiare e precise a questioni ambientali importanti. Si danno indicazioni confuse e imprecise che, soprattutto (questo è il fatto più grave), rimandano ancora una volta a provvedimenti attuativi e a decreti che si aggiungono a quelli ancora mancanti relativi al codice ambientale; essi dovrebbero, invece, essere emanati con urgenza e tempestività, proprio per rispondere a quelle esigenze di semplificazione e di applicabilità immediata che ci vengono poste con forza dalle imprese e dai cittadini e a cui tutti dovremmo essere chiamati a dare una risposta efficace (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2206)

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto tecnico industriale «Giulio Cesare Falco» di Capua, in provincia di Caserta, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, guardiamo come stanno le cose: oggi ci troviamo ad affrontare questo decreto-legge che ha una scadenza, quella del 1o marzo. Di fatto, questo è il primo momento di confronto e di dibattito: non è obbligatorio modificare i decreti. Tecnicamente, volendo, il Senato potrebbe ancora intervenire prima della scadenza di questo decreto-legge. Credo che tutte le opposizioni abbiano compiuto uno sforzo presentando una serie di proposte emendative.
Forse pecchiamo di presunzione, ma credo che anche una parte della maggioranza avrebbe ancora qualcosa da dire riguardo a questo provvedimento.
Intanto, sappiamo che i decreti-legge sono da utilizzare in caso di urgenze e di emergenze e, in effetti, in questo decreto-legge, c'è qualche cosina di emergenza o di urgenza. Però, poi, per varie questioni, il medesimo decreto si trasforma in una serie di altre cose. Ieri abbiamo approvato un provvedimento definito milleproroghe, ma questo che cosa è? Un «ottocento proroghe», un «mille deroghe»? Di fatto, abbiamo inserito di tutto e di più in questo provvedimento.
Il Governo ci ha proposto otto articoli, dal Senato ce ne hanno mandati ventitrè, Pag. 8da valutare. Quindi, a partire da quell'emergenza-urgenza che il Governo ha ritenuto di valutare e proporre attraverso lo strumento in esame, il Senato lo ha trasformato in una sorta di tappa-buchi. Penso che ognuno abbia cercato di inserire nel provvedimento in esame qualche sua emergenza o urgenza, dimenticandosi della necessità di mantenere un quadro generale programmatorio indispensabile.
In quest'Aula, abbiamo discusso di provvedimenti importanti, tesi a semplificare le procedure. Pochi giorni fa abbiamo approvato il taglio di oltre 20 mila leggi inutili, a partire dai regi decreti in poi, il che confonde, comunque, il quadro: infatti, chi poi utilizza questi strumenti, ove in modo errato gli capitasse in mano una legge ancora vigente, ma non il complesso di tutti gli altri interventi normativi, sarebbe indotto a commettere errori e ciò potrebbe trascinare cittadini e imprese in una costosa difesa per dimostrare che stanno lavorando e operando nella ragione e nel bene. Abbiamo di fronte un mondo imprenditoriale e cittadini che si lamentano per la complessità delle materie.
All'interno del provvedimento in esame richiamiamo anche alcuni interventi legati alla produzione idroelettrica come fonte rinnovabile. L'ENEL, un'impresa credo conosciuta a tutti in Italia e nel mondo, ci dice che solo sulle fonti rinnovabili possiede un fascicolo normativo di 1900 pagine e di ben 250 leggi. Oggi ne aggiungiamo ancora una, quindi, probabilmente, da domani si dovrà rivedere il medesimo fascicolo, perché ci saranno 251 leggi.
La stessa società Autostrade per l'Italia si lamenta perché, a partire dagli ultimi otto o dieci anni, ha dovuto affrontare il proprio lavoro con un quadro normativo di quasi una quarantina di atti normativi, fra leggi regionali e statali. Solo ieri abbiamo cambiato questo quadro un'altra volta e abbiamo aggiunto una legge in materia di concessioni autostradali.
Mi chiedo: è proprio così necessario dimenticarci, invece, delle linee-generali che il Parlamento dovrebbe produrre cui si dovrebbero richiamare tutti cittadini e le imprese? In questo quadro generale andiamo, di nuovo, a ritoccare in primo luogo il codice ambientale ... sottosegretari, Governo, vi prego...

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Qui, di fatto, stiamo andando a ritoccare ulteriormente - ma non è la prima volta, ormai il Parlamento l'ha fatto quasi una decina di volte - il codice ambientale, annunciato, all'epoca, dal Ministro Urbani come innovativo e semplificativo. Aveva, infatti, abrogato tantissime leggi e richiami e aveva stabilito che, da quel momento in poi, la legge-quadro per una serie di interventi in materia ambientale, gestione delle acque, bonifica e rifiuti, sarebbe stata quella.
Invece noi andiamo ad incidere sulla questione dei bacini idrografici per i quali già l'articolo 1 ci richiama ad un obbligo che la Comunità europea, con una direttiva quadro, ci ha imposto (si tratta di una direttiva del 2000 e siamo nel 2009); e anche per una materia come quella della difesa idrologica, per la quale è assolutamente necessario avere un quadro di riferimento ben preciso, noi andiamo ancora a proporre delle deroghe. Tali deroghe riguardano la gestione della bacini idrografici anziché arrivare ai distretti, come prevedeva la legge, e anziché arrivare ad un'economia, ad una sintesi di materie normative e, quindi, anche di enti preposti ad intervenire in questo settore e ad una semplificazione anche dal punto di vista di economie di risorse.
Noi, invece, con questo decreto-legge diciamo semplicemente che l'importante è che il quadro di spesa dello Stato non cambi; tuttavia, ci siamo dimenticati che a luglio, con il decreto-legge n. 112 del 2008, abbiamo affrontato un altro intervento in materia di finanza pubblica, a detta del Ministro Tremonti, innovativo e straordinario perché ci dà una cornice quadro entro la quale lavorare e dalla quale non ci si poteva discostare. Pertanto, vi era una semplificazione anche in termini di struttura dello Stato.
Anziché semplificare tali strutture, però, noi confermiamo ancora tutti i bacini Pag. 9idrografici sapendo che non stiamo legiferando in funzione di quello che statuisce il cosiddetto codice ambientale, ma di fatto in deroga alle vecchie normative. Così ai bacini idrografici si sovrappongono i consorzi bonifica, i bacini imbriferi montani, le regioni, le province in materia di gestione del territorio e si sovrappongono anche le comunità montane nella gestione in alcune regioni del reticolo idrico minore. Insomma, tante autorità preposte alla gestione ed al governo del territorio che, invece, in termini di gestione del sistema acqua, ci chiederebbe una semplificazione e una maggior chiarezza.
L'acqua è sì necessaria per il fabbisogno dei comuni, per quello urbano e delle popolazioni, ma sappiamo che è altrettanto importante per l'utilizzo nel mondo agricolo e altrettanto importante sulle montagne, ad esempio, per le imprese che gestiscono le stazioni sciistiche: anche lì esiste un comparto di qualche migliaio di lavoratori, dai dieci ai tredicimila.
L'acqua è anche importante per la difesa dagli incendi boschivi e nella gestione delle coste per un'industria come quella del turismo che non può lasciare a sé la gestione della garanzia e della qualità dell'acqua non solo lungo le coste, ma anche dei fiumi e quant'altro.
Noi, però, prevediamo continue deroghe e, anzi, ci aggiungiamo anche qualcosa in più che rende il quadro ancora più confuso. Era necessario o era, forse, il tempo di dire «no, cari signori, dovete applicare la legge che è stata predisposta in questi ultimi due o tre anni per arrivare finalmente, dopo nove anni, a rispondere all'Europa con un provvedimento impegnativo e serio?».
L'articolo 2, invece, concerne la materia della bonifica. Anche in questo caso abbiamo cercato di individuare un piano generale di siti in cui bisogna intervenire, siti di interesse nazionale inquinati; quindi abbiamo individuato quelle imprese e quelle industrie che di fatto hanno inquinato il sottosuolo, le falde idriche e nel frattempo, peraltro, hanno abbandonato il territorio a se stesso con dei rischi per la salute della popolazione non ininfluenti (anzi, in alcuni casi possiamo definirli allarmanti in termini di salute pubblica). Abbiamo, pertanto, cercato di trovare un quadro, di classificare le priorità di intervento ed individuare con razionalità quali risorse utilizzare e come impostarle.
Invece, in virtù di un'efficienza, là dove questa è presente (perché in qualche località e in qualche regione vi sono livelli di eccellenza), potremmo derogare e raggiungere degli accordi locali che scavalcano interventi già fatti dalla magistratura e, in alcuni casi, addirittura mettono dei dubbi sulla sovranità dello Stato in materia ambientale facendola venire meno. Si richiama il diritto, nelle conferenze di servizio, di intervenire e di deliberare anche a maggioranza e però, anche in questo caso, non si rimanda alle norme che regolano le conferenze di servizio, che prevedono che in caso di conflitto fra le autorità dello Stato si rimandi all'autorità superiore ma si stabilisce di deliberare e procedere a maggioranza.
Mi viene il dubbio che probabilmente è più facile raggiungere un accordo laddove vi sono le risorse e gli interessi locali e, pertanto, si procede velocemente. A questo proposito faccio l'esempio del nord, anche se qualcuno potrebbe sostenere che i siti più inquinati ancora non sono stati tutti censiti e si trovano al sud, dove la magistratura è intervenuta, dove il Parlamento ha accorciato i tempi e quindi alcune responsabilità, anche di natura penale, sono venute meno perché è sopraggiunta la prescrizione e nel frattempo gli imprenditori, sanato tale aspetto, trovano economicamente vantaggioso riutilizzare quei siti vicino alle grandi città per costruirci qualche milione di metri cubi di ulteriori edifici. Ma come risolviamo tutto il resto che troviamo sul territorio? Mi sembra, insomma, una deroga più ad personam che di carattere generale. Ritengo che le regioni, in conferenze unificate di servizi o con accordi quadro - che in alcuni casi stanno ormai avanzando - avrebbero potuto procedere, anche in tempi brevi, alla bonifica di questi siti inquinati e affrontare questa situazione con risorse ben individuate. Pag. 10
Inoltre, si prevedono altri tre articoli che si riferiscono al personale. Si entra in dettaglio su come poter dare continuità ad alcuni enti (nel caso di specie l'ISPRA) che hanno ottenuto, attraverso un ulteriore decreto-legge, una riqualificazione (adesso possiamo chiamarla così) o, comunque, si stabilisce una riorganizzazione di tutti gli enti volti alla protezione dell'ambiente - quelli per il mare, quelli per la fauna selvatica - e alla fine si prevede, anche in questo caso, la deroga su alcune tipologie di dipendenti. Pertanto, si prevedono delle proroghe con i Cocopro, non si stabilisce cosa fare per i contratti a tempo determinato ma anche in questo caso vi è un provvedimento, il decreto-legge n. 112 del 2008, che poneva un freno alle assunzioni dei precari e stabiliva di procedere con dei concorsi e con delle selezioni in base alle qualità e alle esigenze che vi sono per il personale e, quindi, prevedeva assunzioni di personale a tempo indeterminato per rendere efficienti questi enti.
Invece, anziché raggiungere questi obiettivi, diamo un ulteriore segnale di precarietà e non stabilizziamo il personale, dicendo che si può prorogare la sua attività di qualche mese. Ma a giugno cosa faremo di nuovo? Saremo qui a varare una proroga di altri sei mesi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Va bene. Peraltro, questa proroga per il personale diventa eclatante sulla questione - mi accingo a concludere su questo articolo - dei compensi ai cinquanta tecnici o scienziati - chiamiamoli come vogliamo - della commissione di valutazione ambientale, laddove per loro possiamo pagare subito il 50 per cento alla consegna dei lavori e l'altro 50 per cento alla conclusione. Ma il resto delle imprese come le compensiamo, come le paghiamo? Vi sono imprese che hanno lavorato per lo Stato e per gli enti pubblici e aspettano da oltre un anno i soldi.

PRESIDENTE. Onorevole Piffari, il suo tempo è terminato da oltre un minuto. Deve concludere!

SERGIO MICHELE PIFFARI. Grazie, signor Presidente. Ho terminato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Viola. Ne ha facoltà.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, devo dire che il decreto-legge n. 208 del 2008 rappresenta l'ennesima occasione sprecata da parte di questo Governo. Infatti, è sotto gli occhi di tutti ed è evidente che ci troviamo di fronte ad un provvedimento dal titolo «misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente» che poi si è arricchito via via, soprattutto nel dibattito al Senato, di una serie di previsioni che ne hanno stravolto completamente l'obiettivo iniziale.
Esse, tuttavia, danno il senso continuo di quello che sta diventando un dato caratteristico del nostro Paese: la precarietà. Si tratta, infatti, di norme che vengono introdotte in provvedimenti diversi, a cominciare da quelli dell'estate scorsa (dal decreto-legge n. 112 del 2008 al decreto-legge n. 185 del 2008) che riguardano le più svariate materie, che stanno spostando gradualmente la conformazione di alcuni sistemi importanti e strategici per il Paese. Ricordo che si tratta di interventi che riguardano l'ambiente, ossia uno di quelli che riteniamo valori strategici della nostra collettività.
In particolare, questo modo di procedere impedisce di fatto una discussione serena e approfondita da parte del Parlamento. Ci è stato detto che la discussione stavolta è avvenuta in Senato. Anche ieri, durante l'esame del decreto-legge cosiddetto milleproroghe, è stata detta sostanzialmente la stessa cosa, cioè che alcune discussioni si svolgono qui alla Camera, ed altre al Senato. Qualcuno ci dovrebbe dire che abbiamo modificato il sistema del bicameralismo nel nostro Paese, cosa su cui non abbiamo alcuna obiezione, ma finché vi è questo sistema vorremmo che il Parlamento potesse dare il proprio contributo. Lo dico perché, nella sostanza, ci troviamo a fare una discussione sterile, Pag. 11che non produce effetti ritrovandoci - comincio da quella che poteva essere la conclusione, ma che riguarda un aspetto che vorrei sottolineare da subito - con un provvedimento che accoglie emendamenti solamente se arrivano da parte governativa, ma non certamente quelli dell'Aula né tanto meno quelli dell'opposizione.
Lo dico perché in una normale dialettica, nel tentativo di migliorare le cose, questo si dovrebbe fare. Non ci pare di avere proposto - lo dirò successivamente entrando nel merito di alcuni aspetti - emendamenti, come la discussione di oggi ci dimostrerà ampiamente, tendenti a stravolgere o ad avere una posizione sterile o pregiudiziale, ma abbiamo presentato emendamenti che tendono ad arricchire e a contribuire a dare al provvedimento in esame almeno un senso di compiutezza o di minor precarietà rispetto all'azione svolta dal Governo.
Il provvedimento che ci troviamo ad esaminare sconta questa precarietà, questa farraginosità e a volte anche questa incoerenza delle disposizioni che passano, per l'appunto, dalla materia delle risorse idriche, che era il tema per cui era nata la norma in esame, a quella di tipo ambientale, inserendo anche in questo una serie di ragionamenti mai di strategia e di ampio respiro.
Scendendo più nel merito del provvedimento, devo rilevare che alcuni temi sono stati bene individuati e toccati dalla collega Braga che mi ha preceduto, ma vorrei rifarmi ad alcune questioni (anche un po' più di dettaglio su alcuni aspetti) per far capire all'Aula come la nostra attività emendativa tenti di recuperare questo respiro e di fare in modo che il provvedimento si connoti in maniera meno particolaristica o di settore, per recuperare almeno una visione strategica.
La prima, con riferimento all'articolo 1, riguarda la proroga delle autorità di bacino. Lo dico a un Governo che ha al proprio interno una componente federalista molto forte, che sta facendo della battaglia sul federalismo la propria mission e che in qualche misura condiziona tutte le politiche del Governo: su questi temi non c'è nulla del federalismo.
La pianificazione e il Governo del territorio vengono assunti a livello centrale. Noi abbiamo sempre detto che, specialmente per le materie ambientali, il ruolo del Ministero dell'ambiente deve essere forte.
Ma è evidente che nello stesso tempo, proprio perché siamo convinti che il federalismo non possa essere una scatola vuota ma una proposta concreta, riteniamo indispensabile il ruolo delle regioni e che non sia semplicemente sufficiente un «sentite le regioni» o «in una conferenza unificata Stato-regioni». Sono proprio la programmazione e la pianificazione di quelle che poi sono competenze specifiche delle regioni (cioè tutto l'assetto urbanistico e di governo del territorio che ne derivano) a trovare nelle regioni il proprio fondamento. È il senso del ruolo regionale per come è stato concepito e per come noi lo pensiamo che deve ritrovare dentro un progetto e dentro questo articolo 1 una sua compiutezza. Lo dico perché tutti gli emendamenti che abbiamo proposto su questo tema tendono a recuperare il ruolo fondamentale dell'azione delle regioni nella pianificazione e, in particolar modo, rispetto all'attività dei bacini.
Per quanto riguarda la questione dell'articolo 2, che riguarda il danno ambientale, anche in questo caso sembrerebbe che il provvedimento in esame abbia il senso di accelerare l'iter della semplificazione nel caso di contenziosi. Richiamando l'articolo 24, la collega Braga ci ha fatto capire come quello che paventiamo è il rischio, di fatto, nel tentativo di accelerare, di rallentare. Infatti, escludiamo da questa procedura enti riconosciuti costituzionalmente, come gli enti locali, che verrebbero esclusi dalla situazione pattizia che si prefigura e, quindi, potrebbero richiamare in qualche misura anche un riferimento costituzionale e recuperare questo ruolo con ulteriori contenziosi.
Lo diciamo perché vorremmo migliorare il testo e la funzione emendativa è stata intesa in questo senso. Tuttavia, Pag. 12aggiungo anche un'altra cosa. Per esperienza personale diretta - qui ci sono molti amministratori locali e alcuni che continuano a svolgere il ruolo di amministratori locali e sindaci - molto spesso in queste situazioni l'anello terminale di una catena, in caso di danno ambientale, è sempre il ruolo del comune e della amministrazione. Orbene, o questi comuni sono in grado di avere strumenti efficaci per poter intervenire senza dover aspettare la risoluzione del contenzioso o non andremo mai o ritarderemo alla lunga il tentativo di sanare il danno ambientale. Infatti, se è vero che il tentativo è recuperare un danno ambientale avvenuto in tempi più rapidi, celeri e certi, è altrettanto vero che se manca l'anello terminale e cioè l'ente locale - molto spesso il comune nel quale è avvenuto il danno ambientale -, se questo ente non ha l'autorità e gli strumenti per intervenire, è evidente che manca un pezzo.
Anche in questo caso, si dà una risposta molto particolare, ma non quella di visione d'assieme e, soprattutto, non si risolve (se non per la brevissima parte del contenzioso, rispetto alla quale abbiamo fatto una nostra osservazione) la capacità, che è l'obiettivo principale, di fare in modo che al territorio venga restituito ciò che con il danno ambientale è stato tolto.
Rispetto all'articolo 3 vorrei fare una precisazione. Abbiamo discusso e stiamo discutendo da alcuni mesi gli interventi del Ministro Brunetta in quest'aula, che hanno in qualche misura sollecitato la discussione sulla necessità o meno di stabilizzare precari. Noi contestammo molto al Ministro Brunetta, quando arrivò in aula, il taglio lineare alla possibilità di stabilizzazione dei precari, quando ci diceva che non si sarebbero stabilizzati più precari, perché non ce lo possiamo permettere, non è giusto, eccetera. Si negava di fatto al sistema un dato fondamentale, e cioè che non è che in questo Paese gli enti con i quali abbiamo a che fare sono tutti uguali. Nel fare l'operazione, anche in questo caso ISPRA (lo citava prima il collega Piffari giustamente), la proroga a giugno non risolve il problema. Noi diciamo che va bene, potremmo non farne una questione professionale e, scusate il termine, umana.
Possiamo toglierci da alcune vesti, tra l'altro con la situazione economica che stiamo vivendo in questo momento nel nostro Paese non mi pare un problema da sottovalutare. Ma il punto su cui vorremmo far riflettere l'Aula, il Governo e questo Parlamento è il fatto che non dando stabilità alle persone che lavorano non si dà stabilità all'azione di questi enti; è su questo che abbiamo una fortissima perplessità. Non possiamo continuare con le proroghe di Cococo, Cocopro e quant'altro, specialmente nell'amministrazione pubblica, altrimenti non solo si precarizza il lavoro ma si rende precaria la funzione che questo lavoro svolge, la funzione attribuita a quell'organismo; in questo modo si vuole fare intendere che quell'organismo non serva.
L'ISPRA a cosa serve? Serve a fare politiche efficaci di controllo e di prevenzione o si tratta semplicemente, cosa che abbiamo sollevato quando nacque quell'ente dalla fusione di altri enti allocati presso il Ministero dell'ambiente, di un'operazione di spoil system e di riordino? Se è così siamo veramente in difficoltà, questo Paese ha di fronte alcune sfide fondamentali e importanti dentro le quali gli organismi di controllo e di verifica, come l'ISPRA, hanno un ruolo fondamentale. Pertanto è necessario che vengano date tutte le risorse e, guardate, non sono solo risorse economiche.
Dare una proroga di sei mesi vuol dire che le risorse che sono allocate presso quei centri di spesa continueranno ad esserci. Pensare di eliminarle o di tenerle per altri sei mesi e di effettuare dei risparmi su questi aspetti, ci pare fuorviante. Io penso che il Governo debba dirci quali sono i suoi obiettivi strategici, come è successo con la scuola, quando in maniera più coerente e chiara ci ha detto: non ci interessa quel mondo, non ci interessa quel settore, lo Stato rinuncia a svolgere un ruolo fondamentale. Così ha fatto sulla scuola e ora vuole farlo anche sugli strumenti di controllo. Si esce da alcuni sistemi Pag. 13necessari fondamentali, cosa che a noi pare molto grave e in qualche misura ci preoccupa fortemente.
Se a questo aggiungiamo il fatto che contemporaneamente si sviluppano altre strutture, che potremmo definire parallele, in cui lo Stato svolge le azioni di controllo e di verifica, come la Sogesid Spa, questo fa il quadro e ci fa capire che il nostro dubbio dell'estate scorsa, cioè che ISPRA servisse solamente a fare un'operazione di spoil system senza nessuna prospettiva sul futuro, fosse fondato. Da questo punto di vista esprimiamo tutta la nostra fortissima preoccupazione e i nostri emendamenti hanno il senso di chiedere chiarezza.
Tralascio la questione delle tariffe, se ci sarà tempo ci tornerò in chiusura, per parlare della questione della protezione civile. Tra l'altro qualcuno mi dirà, rispetto al tema, cosa c'entra? La risposta potrebbe essere che stiamo parlando di piano integrato delle acque e di quello che può succedere in caso di eventi atmosferici fuori controllo. Quello che ci ha detto il sottosegretario Bertolaso - e non lo dice da ora, ma lo sta dicendo da molto del tempo - è che il nostro Paese affronta le emergenze in misura assolutamente insufficiente, semplicemente per rimediare ai danni che ci sono stati, e allo stesso tempo non esistono assolutamente risorse per fare investimenti e per prevenire questi fenomeni. Ce lo ha detto e ripetuto, ha minacciato le dimissioni, ma nonostante la minaccia di dimissioni la manovra finanziaria gli ha tagliato le risorse sostanzialmente di più della metà.
Con questo provvedimento si ripristinano risorse che non servono a coprire quel taglio, ma semplicemente ad affrontare un paio di emergenze: gli eventi alluvionali di novembre e il terremoto nelle zone di Parma e dell'Emilia Romagna. Ciò avviene evidentemente con una logica, non dico clientelare, ma certamente volta a rispondere all'esigenza di alcuni territori.
A questo proposito mi permetto di ricordare al Governo, chiedendogli se magari riesce a recuperarli, quei fondi che aveva stabilito il Governo Prodi per gli eventi alluvionali di Venezia del settembre 2007, che sono spariti e non sappiamo che fine hanno fatto. Ma torno all'incipit con il quale avevo iniziato, vale a dire la mancanza di progetto, la mancanza di un governo del territorio: è la cifra di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Onorevole Viola, deve concludere.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Mi avvio a concludere rapidamente, signor Presidente. Tutti i nostri emendamenti hanno avuto il senso di tentare di recuperare questo ruolo e un respiro un po' più ampio. Proprio per questi motivi, vedremo ciò che accadrà nell'ambito dell'esame del provvedimento, ma esprimiamo fortissime perplessità sul modo e anche sui contenuti di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sull'ordine dei lavori (ore 10,40).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, le ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori prima di passare ad un'altra fase della discussione per avanzare una richiesta circa un'urgenza che si è determinata a seguito di un accordo che ieri sarebbe stato siglato tra il Presidente del Consiglio per il Governo italiano e il Presidente della Repubblica francese per il Governo francese, relativamente alla questione del nucleare e dell'impegno a realizzare quattro centrali nucleari nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Quartiani, anche il Presidente fa fatica ad ascoltare quanto lei sta dicendo. Chiedo la cortesia almeno di permettere alla Presidenza di ascoltare quanto l'onorevole Quartiani ci vuole dire.

Pag. 14

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ne faccio una questione non solo sull'ordine dei lavori, perché farò una proposta alla Presidenza, ma anche una questione di carattere, per così dire, regolamentare. Infatti, in pendenza di una discussione e di un voto che attende l'Aula del Senato, dopo che l'Aula della Camera ha varato un provvedimento che contiene anche disposizioni chiare che vengono date al Governo per quanto riguarda le modalità e le responsabilità nella scelta dei meccanismi, delle tipologie, dei tempi e dei rapporti con le popolazioni interessate per avviare una fase di introduzione del nucleare nel nostro Paese, abbiamo assolutamente urgenza, in questa situazione, di tenere informato il Parlamento e questo ramo del Parlamento, in particolare.
Un accordo internazionale che comporti un impegno delle istituzioni di questo Paese e anche di importantissime aziende, a cominciare dall'ENEL, nell'attuazione dello stesso, senza che sia stata varata una norma, il cui iter parlamentare è in via di conclusione, è una questione che non può essere sopportata. È chiaro, signor Presidente, che se il Governo scrive in un accordo di carattere internazionale anche la tipologia delle centrali nucleari che si vogliono costruire in questo Paese, assume un'iniziativa che, non avendo ricevuto un impegno in tal senso anche da parte del Parlamento italiano, il Governo non è in grado di assumere.
Quindi, signor Presidente, le chiedo di fare in modo che la Presidenza impegni il Ministro dello sviluppo economico a relazionare immediatamente e con urgenza alla Commissione di merito, in modo tale che questo ramo del Parlamento sia tempestivamente informato relativamente alle iniziative del nostro Governo sul nucleare civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Quartiani, informerò il Presidente esattamente di quanto da lei riportato.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2206)

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al relatore e al Governo per esprimere il parere sulle proposte emendative presentate, devo svolgere alcune precisazioni riguardo alla valutazione di inammissibilità dell'articolo aggiuntivo Fiorio 2.030 e dell'emendamento Motta 8.10.
È stata infatti avanzata alla Presidenza la richiesta di riesaminare la valutazione di inammissibilità dell'articolo aggiuntivo Fiorio 2.030 e dell'emendamento Motta 8.10.
In proposito, la Presidenza ricorda che, ai sensi del punto 5.3 della circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997 sull'istruttoria legislativa nelle Commissioni, «relativamente ai disegni di legge di conversione di decreti-legge, l'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento prescrive che sono inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi non strettamente attinenti alla materia del decreto. La materia deve essere valutata con riferimento ai singoli oggetti e alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo».
Deve peraltro segnalarsi che le predette proposte emendative, essendo state presentate e immediatamente ritirate in Commissione, non sono state oggetto di vaglio di ammissibilità da parte della presidenza della Commissione stessa.
Con riferimento, in particolare, all'emendamento Motta 8.10, che è volto a prevedere provvidenze in favore della provincia di Parma, colpita da eventi calamitosi, i precedenti consolidati sono nel senso di considerare ammissibili solo gli emendamenti riferiti agli eventi specificamente previsti dal provvedimento, non potendosi considerare ammissibili proposte emendative volte ad introdurre nel provvedimento disposizioni riferite ad altri eventi calamitosi (sedute del 18 dicembre 2002, del 5 marzo 2003 e del 16 febbraio 2006). Pag. 15
Con riferimento, invece, all'articolo aggiuntivo Fiorio 2.030, rilevo che il provvedimento reca solo una proroga generale di tutte le autorità di bacino e non prevede alcuna disposizione in favore delle imprese localizzate nelle aree fluviali delimitate con provvedimenti dell'autorità di bacino del Po, materia cui, viceversa, si riferisce la predetta proposta emendativa.
Alla luce di tali elementi, la Presidenza non può che confermare la valutazione di inammissibilità dell'articolo aggiuntivo Fiorio 2.030 e dell'emendamento Motta 8.10.
Mi rendo conto, peraltro, della differenza dei criteri di ammissibilità delle proposte emendative vigenti presso l'altro ramo del Parlamento. Si tratta di una questione ampiamente nota e dibattuta, che attiene all'autonomia costituzionale di ciascuna Camera e che, eventualmente, potrà essere affrontata in sede di Giunta per il Regolamento.

CARMEN MOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione il suo intervento, ma mi permetta di esprimere la mia contrarietà. Rubo pochissimo tempo a lei e all'Aula.
Il punto è questo: se fosse stato ripristinato il Fondo regionale di protezione civile, non sarebbe stato necessario presentare il mio emendamento 8.10, perché gli enti (i comuni e le province) avrebbero potuto contare su risorse di livello regionale, che non ci sono (come ha più volte sottolineato anche il sottosegretario Bertolaso, chiedendo un aumento di queste risorse a disposizione della Protezione civile ed il ripristino del Fondo regionale di protezione civile).
Signor Presidente, io contesto questo aspetto: il Senato, molto opportunamente, ha introdotto ed approvato uno stanziamento di risorse pari a 19 milioni per il 2009, per affrontare le conseguenze dell'evento sismico del dicembre 2008 nelle province di Parma, Reggio Emilia e Modena.
Perché in questo ramo del Parlamento non è possibile prevedere uno stanziamento di risorse aggiuntive per un evento alluvionale che ha colpito una vasta area della provincia di Parma (comuni a monte e a valle), quando 85 milioni di euro dei 100 milioni stanziati dal decreto a favore della Protezione civile riguardano il grave evento alluvionale che ha colpito una regione del nord nel 2008? Non è vero dunque che c'è estraneità di materia rispetto all'oggetto sul quale interviene il decreto-legge.
Credo che il motivo sia un altro: qui non si può cambiare nulla.
In questo ramo del Parlamento non si può toccare nulla: il decreto-legge è blindato. Quindi, a questo punto, anche i precedenti - mi permetta, signor Presidente - in questo caso si attagliano poco, perché qui una modifica c'è stata e si tratta di una materia che riguarda gli eventi alluvionali del 2008.
L'emendamento da me presentato riguarda esattamente un evento straordinario, che si è palesato all'inizio del 2009, per il quale, se ci fossero a disposizione fondi della Protezione civile a livello regionale, non sarebbe stato necessario che io presentassi un emendamento. Siccome così non è, chiaramente bisogna fare riferimento all'unico fondo di livello nazionale su cui è possibile insistere.
Signor Presidente, lo ribadisco: mi dispiace, ma qui si crea un precedente in senso inverso, ossia che questo ramo del Parlamento non può intervenire su problematiche e su argomenti trattati da un decreto-legge, che l'altro ramo del Parlamento ha blindato e che qui abbiamo soltanto il compito di ratificare.

PRESIDENTE. Onorevole Motta, vorrei solo sottolineare due aspetti. In primo luogo, in osservanza degli stessi criteri prima enunciati dalla Presidenza, è stato dichiarato inammissibile anche l'emendamento 8.14, riferito agli eventi sismici del Molise e del foggiano del 2002.
Mi permetta, inoltre, di svolgere una considerazione più generale. Comprendo Pag. 16molto bene le considerazioni che lei ha svolto ed anche la passione con cui l'ha fatto. L'unica cosa che intendo ribadire, per questa Presidenza, ma anche per la Presidenza della Camera, è che il vaglio di ammissibilità da parte della Presidenza della Camera ovviamente non può mai essere legato al fatto che si voglia blindare o meno un provvedimento. Ciò non attiene alla Presidenza della Camera, anzi la Camera deve sempre e comunque garantire che il Parlamento sia in grado di esaminare, secondo i suoi Regolamenti e la dinamica del dibattito dell'Aula, tutti i provvedimenti presentati dal Governo. Quindi, il vaglio di inammissibilità è stato eseguito ovviamente in base ai precedenti, alle circolari e ai Regolamenti vigenti. Questo è il motivo per cui il suo emendamento, al pari di altri, come abbiamo cercato di ribadire, non ha superato il vaglio di ammissibilità.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, concordando con lei, credo che la collega Motta non volesse in nessun modo attribuire ciò alla Presidenza. Ovviamente, la collega ha unito un ragionamento politico ad una lamentela sull'ammissibilità.
Con il massimo rispetto del lavoro svolto dagli uffici e anche del suo speech, dopo aver ascoltato le argomentazioni dell'onorevole Motta, la pregherei, se fosse possibile, di svolgere un approfondimento. Non conosco la materia e neanche la questione nello specifico, però obiettivamente la valutazione dell'estraneità di materia, anche rispetto ad alcuni precedenti, alle circolari e così via, su un tema di questo genere e nello specifico sul merito dell'emendamento presentato dalla collega, a mio avviso, potrebbe presentare margini per un ulteriore approfondimento, sgombrando il campo da altre questioni, che ovviamente non attengono alla Presidenza, perché credo che la questione abbia un valore, sia fondata e forse potrebbe essere rivalutata.

MASSIMO FIORIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, rispetto all'inammissibilità del mio articolo aggiuntivo 2.030, ribadisco, analogamente alla collega Motta, le ragioni per cui riteniamo che questa proposta emendativa fosse congrua con la materia trattata dall'articolo 2, riferita ai danni ambientali in siti di interesse nazionale.
Al vaglio del Senato, emendamenti analoghi sono stati discussi anche con una certa intensità. Noi crediamo che alla Camera vi sia un restringimento inopportuno rispetto ad una questione altamente contestata, che io credo di una certa emergenza. Si tratta di un fondo che, in questo momento, risulta privo delle risorse da destinare alle aziende che hanno fatto richiesta e hanno già stipulato i contratti con le loro banche. Si parla di più di duecento aziende.
Dunque, mi chiedo e chiedo anche alla maggioranza di applicare un criterio di tolleranza rispetto ad una questione altamente delicata, soprattutto dopo che al Senato si sono affrontate le questioni concernenti i danni ambientali, le alluvioni e così via.
Perché in questa Aula non si vuole discutere di questo provvedimento? Chiedo alla maggioranza di concordare almeno un iter, un percorso, per arrivare alla soluzione di questa situazione.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO TORTOLI, Relatore. Signor Presidente, come ho già affermato in Commissione, in relazione alla necessità di approvare questo provvedimento, la Commissione esprime un invito al ritiro di tutti gli emendamenti, altrimenti il parere è contrario.

Pag. 17

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, svolgerò alcune brevissime note per illustrare la posizione del Governo, che è, ovviamente, conforme a quella del relatore.
Come qualcuno ha affermato nel corso della discussione di questa mattina, inizialmente il testo di questo decreto-legge era composto da 9 articoli; oggi ne esaminiamo 23, con circa altri venti commi aggiuntivi.
L'esame del Senato è stato minuzioso, meno spedito di quanto si potesse prevedere. Mi rendo pienamente conto, quindi, che oggi alla Camera spetta solamente la funzione di recepire il testo arrivato dall'altro ramo del Parlamento (è la sorte di questi decreti-legge che arrivano a filo di rasoio: il decreto-legge in esame è in scadenza il prossimo 1o marzo). È un problema che si pone ed è una questione di ordine istituzionale su cui si discute in questi giorni. Pur essendo, tra l'altro, membro di questa Camera - nutro, quindi, un certo patriottismo -, mi rendo conto che debbo sostenere questa posizione: chiedere sostanzialmente alla Camera di ratificare ciò che è avvenuto al Senato. In altre occasioni è accaduto il contrario, ma è inevitabile che, dovendo convertire questo provvedimento entro tre giorni e non essendoci, quindi, materialmente il tempo di una terza lettura al Senato, sono costretto a chiedere ai presentatori degli emendamenti di ritirarli, e ove non accedessero a questa richiesta, è evidente che la posizione del Governo su tutti gli emendamenti è di contrarietà.

PRESIDENTE. Prendo atto, quindi, che il Governo esprime parere conforme a quello delle relatore.
Ricordo che, ove i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative, per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 1.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per affermare che non abbiamo intenzione di ritirare le proposte emendative ed anche per lasciare agli atti della discussione del provvedimento alcune questioni che riteniamo fondamentali.
Signor sottosegretario, lei ha accennato al fatto che al Senato vi è stato un esame minuzioso del provvedimento, ma il contributo che avremmo voluto apportare in quest'Aula era senz'altro mirato a semplificare e a migliorare alcune norme del testo varato dal Governo, passato all'esame del Senato, che è stato ulteriormente modificato e che complicherà la vita delle istituzioni e delle imprese che lo dovranno attuare.
Faccio riferimento all'articolo 1 del provvedimento, che investe uno dei temi più delicati che andiamo ad affrontare e che riguarda l'organizzazione delle Autorità di bacino di rilievo nazionale. Signor sottosegretario, su questo argomento, più volte, nella Commissione ambiente abbiamo potuto far rilevare quanto fosse opportuno prevedere una riforma organica per mettere in chiaro tutto ciò che si sarebbe dovuto stabilire in materia di risorse idriche, anche precisando alcune delle questioni che il decreto-legge n. 152 del 2006 aveva normato.
Stiamo attraversando un periodo di transizione che reca non poche difficoltà alle Autorità di bacino stesse, alle regioni e alle istituzioni che hanno l'onere della pianificazione e dell'organizzazione di una materia complicata come quella delle risorse idriche superficiali, sotterranee, litoranee, e della pianificazione urbanistica dell'intera nazione. È almeno dal 2006 che i Governi ancora non hanno varato i decreti attuativi.
Noi facciamo riferimento, con questo emendamento, all'articolo 64 del decreto legislativo n. 152 del 2006; chiediamo al Governo di fare chiarezza in riferimento alla pianificazione e all'organizzazione delle autorità di bacino, anche in ottemperanza Pag. 18alla direttiva comunitaria (rispetto alla quale in questo momento noi siamo in infrazione), e che vi sia una riorganizzazione delle autorità distrettuali, così come la direttiva comunitaria richiede, nonché il recepimento di quanto le regioni stesse stanno chiedendo all'autorità nazionale. Infatti, il tema ambientale è una materia, come recita il titolo V della Costituzione, di competenza statale, ma alcune questioni considerate dal decreto legislativo n. 152 (in materia di competenze delle autorità distrettuali, nazionali, interregionali e regionali) riguardano invece competenze regionali, e mi riferisco ai temi delle risorse idriche e della pianificazione ambientale. Vi sono delle questioni rispetto alle quali questa ulteriore modifica della norma crea una complicazione, e rispetto alla stessa vi sono stati appelli dagli enti competenti per richiamare alla responsabilità del Governo la produzione di decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che possano definire esattamente le competenze e chiarire le rispettive capacità normative e legislative dello Stato e delle regioni.
Noi, entro il dicembre del 2009, cioè entro quest'anno, dovremo assistere alla produzione dei piani di gestione delle autorità di bacino che avranno proprio diretta e stretta competenza con i territori. In questo senso chiediamo chiarezza normativa e dobbiamo anche dar seguito alle affermazioni che molto spesso in questa Aula, da parte del Governo e di tutte le forze politiche, hanno sottolineato quanto sia necessario semplificare e rendere più chiara una norma che veramente sta rendendo impossibile il lavoro di istituzioni ed imprese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata richiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 1.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 462
Votanti 461
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato
218
Hanno votato
no 243).

Prendo atto che i deputati Vaccaro e Vannucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, riprendo le considerazioni da cui è partita l'onorevole Mariani. È evidente che, dopo le dichiarazione del sottosegretario e del relatore, il pathos che ci si può mettere nella discussione degli emendamenti è molto limitato (credo che tutti lo possano assolutamente comprendere). Tuttavia, su alcune questioni è assolutamente fondamentale, se non altro, discutere e far presente quali possano essere le problematiche per poi magari evidentemente riprenderle in altri provvedimenti.
È stato ricordato che l'urgenza di questo provvedimento nasce nella paura di non incorrere alcuna volta in una infrazione comunitaria. Ricordo che, rispetto all'applicazione della direttiva 2000/60/CE (quindi licenziata a livello comunitario dal 2000), varie volte siamo caduti in procedure di infrazione per tutta una serie di norme. Nella direttiva si prevede che, nella governance delle autorità distrettuali, tali autorità definiscano poi i piani di bacino distrettuale e successivamente i piani di gestione, che sono in realtà il vero obiettivo della direttiva comunitaria.
Il cuore di questi piani è quello relativo alla tutela delle acque regionali, ed oggi - così come abbiamo avuto occasione di ascoltare nel corso delle audizioni svolte recentemente in Commissione ambiente - su venti ragioni ve ne sono purtroppo sei Pag. 19che non hanno neanche questi piani di tutela delle acque approvati, e quindi ci si chiede poi come faranno a mettere in atto all'interno dei distretti il piano di gestione.
Ricordo anche che, rispetto al decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, al codice ambientale, a cui accennava prima la collega Mariani, si è preceduto ad una revisione sin dalla scorsa legislatura ma non si è riusciti a rivedere questa parte del decreto che, pur si sapeva, soprattutto per la riorganizzazione dei distretti, presentava qualche problema. Quindi, rispetto al codice ambientale, acqua ed aria, in realtà, non sono stati rivisitati.
Peraltro, come ricordavo prima, la composizione di questi distretti è stata fatta territorialmente e ci sarebbe molto da discutere. Siamo anche felici che non sia stata accolta la richiesta di introdurre un nuovo distretto della laguna di Venezia che ci sembrava abbastanza incongruente.
Il nostro emendamento, come anche l'emendamento Mariani 1.31 sul quale mi soffermerò successivamente, tende sostanzialmente a mantenere in questa fase di transizione un ruolo importante per le regioni. L'emendamento che proponiamo, insieme ad altri che abbiamo presentato, permette di conciliare le differenti peculiarità territoriali ed istituzionali del territorio nazionale, sempre in attesa del definitivo assetto degli strumenti di attuazione della direttiva comunitaria. È necessario anche ricordare - ritengo che lo dobbiamo tener presente - quali sono le difficoltà finanziarie in cui già oggi si muovono le autorità di bacino. I sempre più esigui finanziamenti per il loro funzionamento e per le attività di studio e pianificazione, oggi si sono davvero ridotti al lumicino. Ciò, insieme all'impossibilità di disporre di una qualche forma di autonomia funzionale, non consente di superare i problemi e di raggiungere gli obiettivi che la direttiva impone. Inoltre, anche in questo caso, bisognerebbe far riferimento al codice ambientale che tentava comunque di dare una certa unitarietà normativa. Sappiamo bene, quindi, che gli emendamenti che noi ritenevamo importanti non verranno accettati, ma in ogni caso chiediamo comunque di votarli, perché sottolineiamo la necessità di riprendere al più presto questo argomento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 476
Maggioranza 239
Hanno votato
227
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che i deputati Vannucci e Misiti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Froner 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Froner. Ne ha facoltà.

LAURA FRONER. Signor Presidente, vorrei illustrare l'emendamento 1.2 da me presentato con il quale intendevo evitare che le disposizioni di cui ai commi 3-bis e 3-ter dell'articolo 1 possano essere interpretati nel senso di pregiudicare la vigenza e la validità degli strumenti pianificatori in materia di gestione delle risorse idriche che sono stati tempestivamente adottati da parte delle province autonome in adeguamento alla normativa nazionale e in recepimento delle norme comunitarie.
Per essere più precisa ricordo che lo statuto di autonomia della provincia autonoma di Trento prevede che l'utilizzazione delle acque pubbliche da parte dello Stato e della provincia, nell'ambito della rispettiva competenza, abbia luogo in base ad un piano generale stabilito di intesa tra i rappresentanti dello Stato e della provincia in seno ad un apposito comitato e Pag. 20che, nel caso di specie, la provincia autonoma di Trento ha già provveduto ad adottare, con delibera della giunta provinciale del 30 dicembre 2004, un piano di tutela delle acque che si pone come strumento specifico di tutela della qualità delle acque nell'ambito del disegno più complessivo di gestione della risorsa idrica rappresentato dal cosiddetto PGUAP, allora in fase di elaborazione e reso poi definitivamente esecutivo dal decreto della Presidente della Repubblica del 15 febbraio 2006. A norma degli articoli 5 e 8 del decreto del Presidente della Repubblica del 1974, le cosiddette norme di attuazione, il piano generale per l'utilizzazione delle acque pubbliche previsto dall'articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670, vale anche per il rispettivo territorio quale piano di bacino di rilievo nazionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Froner 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 466
Astenuti 13
Maggioranza 234
Hanno votato
220
Hanno votato
no 246).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 1.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Onorevole Presidente e colleghi deputati, intervengo anch'io rapidamente sull'emendamento Mariani 1.31 che, in qualche modo, segue lo spirito e il solco dell'emendamento precedentemente illustrato dall'onorevole Bratti.
Anch'io voglio sottolineare la negatività della circostanza per la quale ci accingiamo a votare una materia così importante, incasellata all'interno di un decreto-legge: ben altra attenzione meriterebbe l'intera materia riguardante l'uso e il governo della risorsa idrica.
La negatività è poi accresciuta da questa blindatura che non consentirà alla Camera, alla nostra Commissione e a ciascuno di noi di migliorare il testo.
Ieri il presidente del gruppo del Partito Democratico, a proposito di un altro decreto-legge, ha detto che questo Governo ci sta avviando verso un monocameralismo coatto. Questa mattina abbiamo ascoltato nelle parole del sottosegretario Menia, che pure ha la mia stima, che esattamente di monocameralismo coatto si tratta, anche se è un monocameralismo alternato, ma ciò ovviamente continua ad essere per noi assolutamente inaccettabile.
Con l'emendamento in esame abbiamo provato ad incidere su un articolo che era necessario e si rendeva necessario ancora una volta, perché rischiamo un'infrazione comunitaria: dunque andavano novellate le norme transitorie sull'utilità di bacino, contenute nell'articolo 170 del codice ambientale (decreto legislativo n. 152 del 2006); ciò in quanto si attende l'emanazione, non ancora avvenuta, del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri previsto all'articolo 63, comma 2, del medesimo codice.
Già il collega Bratti e ancor prima il capogruppo Mariani hanno detto quanto questa materia sia importante e quanto sia utile cercare dunque di migliorare l'articolato che il Governo ha proposto e che il Senato ha pure corretto.
La nostra proposta, nel merito, è tesa, nelle more dell'attuazione della autorità di bacino distrettuale, a conferire ruolo alle regioni per il coordinamento delle medesime autorità di bacino che intervengono nel territorio di tale distretto, anche al fine di pervenire ad un unico piano di gestione per ciascun distretto idrografico, da redigersi Pag. 21ai sensi dell'articolo 117 del decreto legislativo n. 152 del 2006. Nell'emendamento in esame proponiamo che si costituisca un gruppo di coordinamento nel quale vengano rappresentati i presidenti delle regioni e che tale gruppo di coordinamento individui forme di collaborazione e cooperazione con le autorità di bacino presenti nel territorio del distretto.
Come si vede - mi rivolgo al relatore, al Governo e al Presidente - si tratta di proposte concrete, pragmatiche, assolutamente di merito e non scaturenti da pregiudizi, ma anzi volte a migliorare il testo, per renderlo più fattivo e più efficace.
Purtroppo, abbiamo sentito che non vi è attenzione a queste nostre proposte e ciò naturalmente è un elemento di disdoro dello stesso lavoro che in questa Camera proviamo a fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 1.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 477
Maggioranza 239
Hanno votato
234
Hanno votato
no 243).

Prendo atto che il deputato Tocci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che l'emendamento Ruvolo 1.3 è inammissibile.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mariani 2.1 e Piffari 2.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Oliverio. Ne ha facoltà.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, signori del Governo e onorevoli colleghi, con l'emendamento in esame intendiamo sopprimere la norma contenuta nell'articolo 2, che introduce una modalità di soluzione stragiudiziale del contenzioso relativo alle procedure di rimborso delle spese di bonifica e ripristino di siti contaminati di interesse nazionale ed al risarcimento del danno ambientale.
Lo schema del contratto viene predisposto dal Ministero dell'ambiente, dopo avere acquisito i pareri dell'ISPRA e della COVIS, e viene soltanto comunicato alle province ed ai comuni e reso noto alle associazioni e ai privati interessati mediante pubblicità. La definizione del contratto citato comporta l'abbandono del contenzioso pendente e la preclusione di ogni ulteriore azione risarcitoria.
La norma teoricamente mira a snellire le procedure di bonifica. In effetti, è una sorta di sanatoria, uno dei tanti condoni varati dal Presidente del Consiglio dei ministri, ma questa volta il condono riguarda il danno ambientale causato ai territori, agli enti locali ed alla salute dei cittadini. Una maggioranza di Governo, che si riempie la bocca di federalismo fiscale, cancella con un colpo di spugna alcune competenze finora attribuite alle province e ai comuni.
Sul danno ambientale - se malauguratamente verrà approvata questa norma (ma voi ve ne assumerete la responsabilità) - si deciderà attraverso la stipula di un contratto che impedirà, in concreto, ai cittadini ed alle istituzioni del territorio di potersi rivalere del danno subito in sede civile e penale. Porto, ad esempio, il caso di Crotone, che conosco bene perché riguarda il mio territorio e che, per diverse settimane, è stato al centro delle cronache, anche nazionali, in seguito all'inchiesta della procura della Repubblica sul reato di disastro ambientale.
L'inchiesta ha aperto scenari inquietanti legati alla possibilità che alcuni istituti scolastici, numerose abitazioni popolari ed alcuni quartieri siano stati costruiti su terreni dove, in precedenza, erano stati sotterrati materiali di scarto derivanti dalla produzione di zinco e di altri materiali Pag. 22prodotti dalle fabbriche che un tempo operavano in città. Tuttavia, l'inquinamento riguarda anche il mare, dove per molti anni confluivano, senza alcun pretrattamento, acque reflue industriali. La situazione si presenta davvero molto complessa. Le azioni di bonifica attendono il loro concreto avvio da oltre un decennio, con tutte le ripercussioni immaginabili sul territorio.
La norma prevista all'articolo 2, della quale chiediamo l'abrogazione potrebbe, inoltre, portare ad una reale e grave sottovalutazione dei danni prodotti. Infatti, se verrà mantenuto l'articolo 2, potremmo trovarci di fronte ad un conflitto di interessi. Le società che hanno causato il grave inquinamento, infatti, sono dell'ENI, di cui lo Stato è un azionista importante e, quindi, chi valuta il danno è lo stesso soggetto che, seppure indirettamente, deve poi pagare. Questo rappresenta un rischio che potrebbe condurre, inoltre, alla successiva impossibilità di considerare il sito realmente messo in sicurezza. Crotone è stata, di fatto, imbrogliata da una chimera che nel secolo scorso lasciava pensare ad un miglioramento delle sue condizioni, soprattutto economiche e sociali e che, invece, ha scritto la pagina più triste che la città ricordi. Ora i crotonesi vivono un incubo: l'incubo di camminare su scorie molto nocive per l'ambiente e per la stessa salute delle persone.
Recenti studi hanno dimostrato un'alta incidenza mortale per tumori, soprattutto in gruppi familiari che vivono in questi ambienti inquinati e che hanno avuto un loro componente al lavoro in queste fabbriche. Con questa norma, quindi, si vanifica il sacrosanto diritto di tutelare la salute delle persone e della comunità, di vivere in un ambiente bonificato e sano e di punire con il giusto risarcimento chi si è reso responsabile di aver procurato un disastro per la salute dei cittadini e per l'ambiente. Per questo motivo, chiediamo che venga soppresso l'articolo 2 del provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti del liceo linguistico pedagogico scientifico «Girolamo Albertini» di Nola, in provincia di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche noi proponiamo la soppressione dell'articolo 2 del provvedimento in esame.
Mi permetto di dire che, quando il rappresentante del Governo si alza in piedi e chiede che siano respinti tutti gli emendamenti presentati, credo che siamo, ancora una volta, di fronte ad un attentato alla nostra Costituzione (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Eh no! Gli attentati sono cose serie!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

ANTONIO BORGHESI. No, caro collega, non faccia quei gesti, perché, di fatto, in questa sede, impediamo al Parlamento di collaborare a migliorare testi di legge che, a nostro giudizio, sono fatti male.
Un esempio di testo di legge fatto male è questo, perché non in Italia, ma sotto ogni cielo delle nazioni progredite esistono alcune regole che valgono quando si parla di temi come quelli del risarcimento del danno ambientale e, tra queste, vi è il coinvolgimento degli stakeholders, delle parti interessate. Qui ci troviamo di fronte a un provvedimento nel quale le parti realmente interessate vengono di fatto escluse o potrebbero esserlo.
Nel momento in cui stabiliamo attraverso una delega al Governo - sostanzialmente, perché anche se non è più scritto che si tratta di una delega di fatto lo è - che il Ministero dell'ambiente è autorizzato a stipulare una o più transazioni, che con un'enfasi difficile da comprendere vengono definite globali, con una o più Pag. 23imprese interessate, pubbliche e private, sulla spettanza e la quantificazione degli oneri di bonifica per il risarcimento dei danni derivanti dalle loro attività, siamo di fronte innanzitutto ad un'idea che prescinde dai criteri attraverso i quali si arriva a questa quantificazione. Poiché l'accettazione del contratto implica il decadimento da ogni pretesa risarcitoria, di fatto siamo di fronte anche all'esclusione delle parti più direttamente interessate senza che in questo contratto sia neppure contenuto (almeno noi non lo sappiamo), per esempio, un accenno ai danni individuali subiti dai cittadini. I cittadini che avessero subito dei danni specifici individuali, evidentemente, hanno l'opportunità di chiedere di essere risarciti. Quando vi deciderete finalmente a far partire la class action, forse avremo uno strumento in più da far valere per i cittadini ai quali voi dichiarate di volervi riferire quando pensate di considerare procedura urgente un atto come questo che, invece, richiederebbe un disegno di legge a sé stante sul quale realmente andare a discutere. Gradirei che il rappresentante del Governo potesse ascoltare, ma evidentemente non interessa quello che dice l'opposizione...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore...

ANTONIO BORGHESI. Tant'è che - pensate un po' - qui si dichiara che è necessario il parere di ISPRA e di COVIS e si prevede semplicemente una comunicazione a regioni, province e comuni, cioè a coloro che sul territorio subiscono direttamente il danno. Stiamo parlando di situazioni presenti in tutto il Paese e che sono gravi, perché si verifica la sparizione di documenti. Recentemente ho presentato un'interrogazione parlamentare su fatti di questo genere avvenuti in provincia di Vicenza; quando i funzionari regionali si sono recati presso la provincia a cercare il fascicolo di quelle ditte non lo hanno trovato. Le questioni sono molte e non credo si possano risolvere attraverso una transazione che taglia fuori chi direttamente ne è interessato, soprattutto i comuni e le comunità - quindi i cittadini - e che si possa immaginare di poter affrontare così una problematica di questo genere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mariani 2.1 e Piffari 2.2, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 464
Astenuti 30
Maggioranza 233
Hanno votato
213
Hanno votato
no 251).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 2.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, semplicemente per cercare di limitare i danni, chiediamo che ci sia un coinvolgimento maggiore rispetto alle tematiche di cui stiamo parlando, affinché siano coinvolte queste entità che, altrimenti, restano sostanzialmente escluse da una partecipazione diretta alla valutazione del danno che ha colpito principalmente loro. Ci sarà poi anche il problema di decidere come ripartire l'eventuale risarcimento, ma quello è un altro tema.
Non si può pensare che la Conferenza Stato-regioni non sia coinvolta nella procedura di predisposizione degli schemi transattivi e cioè che lo schema di transazione sia una questione che attiene semplicemente il Ministero. È vero, siamo in presenza di una competenza esclusiva dello Stato, tuttavia, come è ben evidente, immaginare che, pur nella competenza esclusiva dello Stato, non ci sia, in qualche Pag. 24modo, un coinvolgimento diretto delle regioni e delle autonomie locali, credo sia profondamente sbagliato.
Anticipo anche il contenuto del successivo emendamento Piffari 2.7 da noi presentato. Se l'emendamento Piffari 2.5 è volto a introdurre l'intesa della Conferenza Stato-regioni sulla predisposizione di questi schemi, proprio per evitare un'estromissione che altrimenti sarebbe radicale e totale dal processo che interessa quel territorio, l'emendamento Piffari 2.7 è volto a fare in modo che non vi sia semplicemente una comunicazione ma una trasmissione agli enti: si tratta di un termine più rafforzativo in modo che, almeno, ci sia la consapevolezza del ricevente di quello che sta avvenendo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 2.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 498
Maggioranza 250
Hanno votato
245
Hanno votato
no 253).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, chiedo anche al Governo di prestare una certa attenzione a quanto sto per dire. Il Parlamento sta esaminando il secondo decreto-legge della settimana, con un atteggiamento dell'opposizione, in particolare del Partito Democratico, che è di discussione nel merito. Naturalmente, sappiamo che questo decreto-legge ha una scadenza, quella del 1o di marzo, ma il Governo non può pensare, anche data l'importanza del tema del provvedimento - perché si tratta di una questione che riguarda il sistema idrico del Paese e le questioni di maggior urgenza ambientale - di incamerare, in poche ore di discussione nell'Aula parlamentare, un decreto-legge di questa portata, in una condizione di totale disinteresse della maggioranza.
Da oggi stiamo votando, in quest'Aula, con un centinaio di assenze che risultano dal numero dei voti e dalle luci che si accendono. Sono oltre cento, in realtà. Infatti, signor Presidente, se lei guarda, la maggioranza sta votando con doppi e tripli voti. È vero che dalla prossima settimana introdurremo un nuovo sistema che sarà molto più in grado di garantire che ciascuno voti per sé.
Tuttavia, trattandosi dell'ultimo decreto-legge che si vota con questo sistema, le faccio presente, signor Presidente che, in una condizione di atteggiamento che è dir poco indecoroso della maggioranza di centrodestra e di non rispetto verso l'istituzione parlamentare, il Governo ha chiesto più volte e ripetutamente all'opposizione un atteggiamento responsabile. L'opposizione non può essere responsabile in presenza di un atteggiamento irresponsabile della maggioranza. Quindi, signor Presidente, decida la Presidenza. Volete un'interruzione di un'ora per consentire che i colleghi della maggioranza raggiungano i banchi e possano, in queste ore, oggi e domani, contribuire alla discussione? Oppure, signor Presidente, decida il Governo. Noi del Partito Democratico - poi interverranno i colleghi dell'opposizione degli altri gruppi - in questa condizione non ci stiamo. Quindi, da questo punto di vista, sia chiaro che, se il Governo e la maggioranza non garantiscono il rispetto della discussione parlamentare e la presenza in quest'Aula, il Partito democratico cambierà atteggiamento. Ne tenga conto il Governo, perché sa cosa vuol dire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Pag. 25

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 2.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei solo ricordare ai colleghi che questo emendamento prevederebbe, a nostro giudizio, come necessario, il coinvolgimento almeno della Conferenza Stato-regioni sugli atti transattivi. Invito i colleghi, indipendentemente dal colore politico, a riflettere su un atto che porrebbe esclusivamente in mano allo Stato, ad un Governo di chiunque fosse, destra o sinistra non importa, una decisione su danni ambientali che sono subiti da enti locali e da territori dei comuni senza che questi possano essere in qualche modo coinvolti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 2.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato
212
Hanno votato
no 284).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 2.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, riprendo un tema già trattato in alcuni dei precedenti interventi. L'articolo 2 del decreto-legge al nostro esame ha una finalità utile che è quella di introdurre forme di risoluzione stragiudiziale del contenzioso relativo alle procedure di rimborso delle spese di bonifica e ripristino di aree contaminate e al risarcimento del danno ambientale nei siti di interesse nazionale, attraverso la stipula di una o più transazioni globali con le imprese interessate. Il metodo, però, attraverso cui si vuole giungere a questo risultato è per noi assolutamente inaccettabile.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,30)

SALVATORE MARGIOTTA. Il Senato ha aggiunto la frase «sentiti l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA)» e nel testo il Governo aveva già previsto «sentito il COVIS». Si predispone uno schema, lo si concorda con le imprese interessate e poi lo si comunica alle regioni e gli enti locali. Ebbene ciò è assolutamente inaccettabile, ma non per un regionalismo di maniera, non perché vogliamo ribadire la nostra idea secondo la quale le regioni devono avere un ruolo fondamentale in materie come queste, ma piuttosto per la sostanza dei fatti.
Come è possibile che si comunichi soltanto a regioni ed enti locali interessati una questione così importante? Come è possibile che si esproprino le regioni e gli uffici regionali dal dare preventivamente una propria opinione e dal lavorare sullo schema di contratto da concordare? Non è possibile: verrà fuori un lavoro non opportuno, non efficace e non utile. Chi meglio delle regioni e degli enti locali interessati conoscono i problemi che esistono sul sito di interesse nazionale? È veramente qualcosa che lascia sconcertati!
Perché mai una materia di questo tipo dovrebbe essere centralizzata in maniera così forte e dovrei dire persino arrogante? Come è possibile che non venga stabilita un'intesa con le regioni e con gli enti locali riguardo allo schema di contratto da concordare con le imprese interessate?
Ecco perché, ancora una volta, la nostra è una proposta di merito: siamo convinti che, se solo volessimo ragionare tutti insieme per migliorare questo testo, la Camera non potrebbe votare contro una proposta emendativa così assolutamente ragionevole e convincente. Pag. 26
Mi auguro che, nonostante l'impostazione della discussione, almeno su questo emendamento ci possa essere una considerazione diversa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, il mio intervento, a titolo personale, è per spiegare, anche ai colleghi della maggioranza, cosa comporta questo articolo. Esso comporta il fatto che, quando è in corso una procedura di natura penale ma anche legata al ripristino dei danni provocati all'ambiente e alla salute dei cittadini (ci concentriamo su questo), vi è la possibilità di chiudere la procedura attraverso un rapporto diretto fra le imprese e il Governo nazionale, scavalcando le regioni.
Voglio essere chiaro. Occorre semplificare questi passaggi perché di bonifiche in Italia se ne sono avviate molto poche. Ma come tutti sapete, in tutti i territori d'Italia vi sono contenziosi aperti e molto complicati che spesso ricadono sugli enti locali e sulle regioni che, in caso di una chiusura non soddisfacente, sarebbero chiamati a rispondere dei danni provocati all'ambiente, alla salute e a sopportare costi di bonifica di enorme entità. Chiediamo che siano coinvolte le regioni in questa decisione che, in ogni caso, ricade sulle loro spalle.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, intervengo soltanto per ribadire l'importanza di questo emendamento. Stiamo parlando, lo ricordo, di procedure di risoluzione di contenziosi, mediante la formula della transazione, che riguardano un numero elevato di casi. Sono quasi 90 i siti nazionali contaminati che potrebbero essere interessati da queste procedure e si tratta di realtà importanti che presentano situazioni molto problematiche per i territori in cui insistono. In questo modo, pensiamo di estromettere le regioni da un ruolo fondamentale che è quello di rappresentare, istituzionalmente e con delle competenze tecniche particolari che questi enti possiedono, i territori.
Con il nostro emendamento chiediamo che il ruolo delle regioni non venga relegato, appunto, ad una semplice presa d'atto, ma che esse possano svolgere un ruolo attivo, secondo un principio anche di responsabilizzazione di questi territori. Crediamo che ciò sia importante e costituisca un miglioramento efficace per l'applicazione di questa procedura.

PRESIDENTE. Onorevole Braga, colgo l'occasione per ricordarle che, avendo parlato sul complesso degli emendamenti, non può più intervenire sugli emendamenti di cui è firmataria. In questo caso le abbiamo concesso la parola, ma non potremo farlo in occasioni analoghe.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, parlo a titolo personale. Voglio segnalare che siamo all'indomani dell'approvazione degli accordi di programma sulle bonifiche, le cui risorse finanziarie poi destinate sono abbastanza contenute. Vedremo nella riunione del CIPE dei prossimi giorni come si incroceranno quelle risorse con quelle regionali. È possibile, rispetto al danno ambientale e all'ipotesi di transazione, estromettere le regioni? Se questo è un interrogativo, a mio parere la risposta più evidente che il Governo deve assumere è che non si possono estromettere le regioni, anche perché rispetto agli accordi di programma sulle bonifiche sono attori fondamentali ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUDOVICO VICO. Sto per concludere, signor Presidente. Rispetto a questo punto ritengo che l'integrazione tra Governo, regioni e aziende private sul risarcimento del danno meriti una necessaria correzione.

Pag. 27

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, proprio per entrare nel merito della questione, voglio dire che credo sia stato ribadito il tentativo di centralizzare di molto tutta la procedura transattiva. Questo, mentre da un lato può anche essere spiegabile, dall'altro, però, presenta delle incongruenze. Infatti, sarebbe interessante capire perché vengono escluse in maniera impropria le regioni, sia nella fase transattiva sia dopo, nella fase di elargizione di un eventuale contributo finanziario (lo vedremo in seguito), e, tuttavia, si chieda il parere del COVIS. Faccio presente che il COVIS è un organismo di carattere tecnico che è necessario per fornire tutta una serie di giudizi, da un punto di vista tecnico, in ordine agli investimenti compiuti dal Ministero. Pertanto, non riesco a capire come, da un lato, vengano escluse le regioni e, dall'altro, si chieda un parere a un organismo tecnico che è nato con tutte altre funzioni.
Questo dimostra, per l'appunto, come sarebbe invece necessario allargare sia nella fase propedeutica, sia nella fase finale, la discussione e l'operazione che può avere un suo senso anche nei territori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, a noi sembra molto grave che le regioni debbano rimanere escluse dalla transazione riguardo a un tema delicatissimo che tocca i cittadini, le imprese e i territori interi: il danno ambientale. Nell'elenco dei siti di interesse nazionale da bonificare vi sono circa cento aree nel nostro Paese rispetto alle quali c'è stato un contenzioso infinito e vi sono state tragedie personali, umane e persone che lavorano e che non hanno avuto riconosciuti i loro diritti.
Tuttavia, riteniamo che le regioni possano rappresentare, in questa condivisione con il Governo e con le imprese nella procedura di transazione, utilmente gli interessi legittimi, anche nel rispetto dell'articolo 24 della Costituzione, che recita che tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi legittimi.
Ci sembra grave, quasi al limite del difetto di costituzionalità, che non si tenga presente il ruolo delle regioni, nella discussione di un articolo così delicato che interessa la vita di molti cittadini e la tutela del territorio. Parliamo tutti i giorni di federalismo e anche rispetto a questo dobbiamo interrogarci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, nel merito questo emendamento garantirebbe l'intesa con la regione interessata a fronte di un intervento di imperio che verrebbe semplicemente segnalato e comunicato alle regioni da parte del Governo e delle istituzioni nazionali in ordine alla sicurezza e alla bonifica di siti di interesse nazionale.
Ciò riguarda sia aziende e imprese private in ordine a contenziosi in essere, ma anche e soprattutto la questione connessa agli oneri delle bonifiche e agli oneri di ripristino, quindi non può vedere un meccanismo che esclude le regioni da un'intesa con il Governo nazionale e con lo Stato.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Proponendo l'intesa con le regioni ristabiliamo un meccanismo che ha in qualche modo la capacità di portare a responsabilità anche la periferia sulle questioni da affrontare. Diversamente, si aprirebbero nuovi contenziosi tra Stato e regioni, tra Stato ed enti locali e tra Stato e popolazioni locali. Quindi, signor Presidente chiedo ai colleghi di votare a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pompili. Ne ha facoltà.

Pag. 28

MASSIMO POMPILI. Signor Presidente, intervengo per ribadire l'indispensabilità della mediazione degli enti territoriali e, in particolare in questo caso, delle regioni. Porto ad esempio una situazione emblematica come quella dell'inquinamento registrato nella Valle del Sacco a cavallo tra la provincia di Roma e quella di Frosinone, in cui furono stanziati all'inizio dieci milioni per risarcire l'agricoltura e la pastorizia e, poi, altri dieci milioni per studiare la profondità del fenomeno di inquinamento e per cominciare a progettare i primi interventi. Siamo oggi in una situazione in cui le popolazioni sono in grande allarme per alcuni casi di salute derivanti molto probabilmente dall'inquinamento che si sta determinando in quei territori e ancora non si viene a capo di quale sia l'istituzione che fondamentalmente debba occuparsi di capire l'entità e l'articolazione di questo fenomeno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laratta. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, il decreto-legge teoricamente mira a snellire le procedure di bonifica. L'abbiamo detto questa mattina e lo riconfermiamo. In realtà, è una bonifica, una sanatoria, un condono, che rischia di causare danni ai cittadini, sia per la procedura che coinvolge, sia per quanto riguarda gli enti coinvolti. Si ledono i diritti dei cittadini e vorrei anche portare il caso di Crotone, richiamato poco prima dal collega Oliverio, dove la situazione sarà veramente molto complessa. Conosciamo tutti la drammatica situazione di quella città. È complessa perché le azioni di bonifica attendono il loro avvio da oltre un decennio e il rischio è che si potrebbe arrivare alla successiva impossibilità di considerare il sito realmente messo in sicurezza. Quindi, si fa un danno doppio ai cittadini, agli enti e a tutti coloro che vogliono vivere in sicurezza in una città come Crotone. Questo decreto-legge non farà altro che penalizzare i cittadini ed aggravare le situazioni esistenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, credo che questo emendamento sia soprattutto di buonsenso e che tenga conto delle esperienze già avute a livello nazionale sui diversi territori. Quando si dice «di intesa con la regione interessata» non si intende introdurre nel testo una questione che possa essere ostativa e di difficoltà a che la transazione vada a buon fine. Semplicemente, si chiede che le regioni nelle quali l'intervento viene effettuato possano essere coinvolte proprio a difesa e nell'interesse del complesso del territorio. Come altri colleghi, veramente non capisco e mi rivolgo, in particolare, ai colleghi della Lega Nord Padania e della maggioranza.

PRESIDENTE. Onorevole Motta, la prego di concludere.

CARMEN MOTTA. Ho finito, signor Presidente. Come possiamo continuare a confrontarci sui temi del federalismo, sulla difesa delle prerogative dei comuni, delle province e delle regioni, quando su situazioni così delicate e importanti le regioni vengono di fatto esautorate e considerate un peso, anziché una risorsa?

PRESIDENTE. Onorevole Motta, la ringrazio, è stata chiarissima.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, su questo emendamento chiedo al Governo: ma l'obiettivo è procedere in modo forzato a immettere nel sistema procedure di condono riservate a qualcuno e mirate a fare un po' di cassa come Stato? Infatti, escludiamo di fatto la possibilità di tutelare i cittadini o quanto meno li lasciamo soli, nel senso che possono costituirsi in comitati, procedere ai sensi del codice civile a chiedere danni o quant'altro, ma non ce ne assumiamo la tutela come Stato, essendo peraltro materia esclusiva per lo Stato stesso. Occorre Pag. 29capire perché bisogna arrivare ad accordi di programma, tra l'altro come vediamo successivamente anche attraverso strumenti accelerati come la conferenza di servizio, peraltro con decisioni obbligatorie e, quindi, non rimandate in caso di negatività sul parere ad altri enti preposti.
Vi è questa forzatura nel voler far cassa come Stato, cioè facciamo degli accordi, non diciamo come le risorse vengano utilizzate e se vengono utilizzate sul territorio dove hanno subito il danno. Nello stesso tempo, si escludono le regioni che in materia di bonifiche già mettono le loro risorse, perché in caso di interventi tampone d'urgenza sono le uniche che in questo momento hanno disponibilità di cassa. Mi pare una forzatura.
Quindi, rivolgo un invito a inserire le regioni come guida in questi interventi, perché in quelli già censiti ce ne sono un centinaio da fare e lo Stato in questo momento non ha una task force per affrontare questa emergenza, che si trascina ormai da alcuni anni.
Quindi occorre inserire almeno le regioni interessate in questi accordi, se non la Conferenza Stato-regioni, come abbiamo segnalato. Altrimenti chi guiderà sul territorio il controllo e la verifica della qualità dei risultati attesi? Poi si finisce per fare un altro condono, un'altra proroga e qualcos'altro perché i risultati attesi non si vedranno, salvo laddove l'interesse locale di qualche imprenditore porti invece ad accelerare la bonifica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento perché è vero che nel sistema delle competenze istituzionali le regioni possono essere sentite, però non vorrei che dietro questa richiesta si voglia riaffermare un sistema nel quale si creino appesantimenti burocratici. Quali sono i siti inquinati nel nostro Paese lo sappiamo più o meno tutti e grazie a Dio non sono decine di migliaia. Chi muove la questione di intervenire su questi siti sono le amministrazioni comunali; noi veniamo da una esperienza - posso citare anche la mia personale come sindaco di un comune - nella quale le competenze che si vanno ad assommare tra Ministero dell'ambiente, province e regioni, alla fine fanno sì che questi interventi non si fanno mai.
Dovremmo privilegiare un rapporto importante, fondamentale e centrale con le amministrazioni comunali presso le quali questi interventi devono essere eseguiti. Non credo che la formalizzazione dell'espressione «d'intesa» possa andar bene. Questa esigenza potrebbe essere rappresentata anche con un ordine del giorno o una mozione che mi riservo di presentare, affinché non si verifichi quanto accaduto fino ad oggi, con interventi di più enti, regioni, province e Ministero, che finiscono per richiedere tempi insopportabili e impossibili per realizzare questi interventi, che poi è quello ci interessa.

ROBERTO TORTOLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO TORTOLI, Relatore. Signor Presidente, anche alla luce della discussione in Aula, sapendo quali sono le esigenze per questo decreto-legge, chiedo ai presentatori dell'emendamento Mariani 2.6 se non sia il caso di ritirarlo e presentare un ordine del giorno con l'impegno del Governo ad accoglierlo, per provare a coinvolgere le regioni.

PRESIDENTE. Onorevole Mariani, accetta la proposta del relatore?

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, non accetto, noi riteniamo che su questo tema un ordine del giorno sia residuale. Vogliamo un impegno differente ed oggi ci sentiamo di ribadirlo in quest'Aula.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

Pag. 30

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, trovo assolutamente di buonsenso la proposta del relatore Tortoli. Voglio anche far presente all'onorevole Mariani che il testo attuale del decreto prevede una comunicazione a comuni, province e regioni interessate.
Se il principio è quello di voler rafforzare la condivisione e la partecipazione delle regioni e degli enti locali, con un ordine del giorno ciò sarebbe possibile. È chiaro che l'intesa con la regione di fatto deresponsabilizza e cambia il senso del principio contenuto nella norma attuale. Qui non si fanno né condoni né favoritismi, come qualcuno ha detto, lo Stato semplicemente assume in capo a sé la responsabilità di chiudere la vicenda delle bonifiche nei siti di interesse nazionale.
Noi prendiamo atto, e questa è la ragione per cui la norma in esame è stata inserita nel decreto-legge, che vi è di fatto una situazione di stallo che interessa decine di siti di interesse nazionale e per tale motivo lo Stato assume in carico a se stesso la responsabilità di chiudere la vicenda con un contratto transattivo, che è comunicato, tra l'altro, non solo a regioni, province e comuni, ma viene reso noto, sempre secondo il testo, alle associazioni e ai privati interessati mediante idonee forme di pubblicità.
Ritengo che il contenuto prescrittivo-normativo di questo comma sia intangibile; se si vuole rafforzare il principio di coinvolgimento delle regioni e degli enti locali attraverso un ordine del giorno, su questo il Governo concorda e, quindi, inviterei la collega Mariani a riconsiderare la posizione appena espressa, altrimenti, inevitabilmente, dovremo votare l'emendamento.

PRESIDENTE. Onorevole Mariani, il Governo l'ha convinta?

RAFFAELLA MARIANI. No, signor Presidente, perché noi ritenevamo fondamentale questo aspetto per la discussione e ci eravamo anche impegnati, nel caso in cui l'emendamento fosse stato accettato, a velocizzare l'esame del provvedimento per rimandare al Senato un testo che altrimenti, dal nostro punto di vista, esclude colpevolmente le regioni rispetto a un tema delicatissimo.
La nostra buona fede è testimoniata anche dagli emendamenti successivi. Noi avremmo delimitato anche nei tempi il ruolo degli enti territoriali, delle regioni, restituendo efficienza a un meccanismo che oggi - è vero - presenta una gran mole di contenzioso e che prolunga molto la definizione del danno, ma ciò si poteva realizzare non escludendo enti che svolgono un ruolo decisamente importante proprio nella discussione della definizione del danno e della responsabilizzazione dei territori.
Riteniamo che, se rispetto a questo vi fosse stato un accoglimento del ruolo delle regioni, si sarebbe potuto accelerare su tutto il resto, ma non è possibile abbandonare la questione ad un ordine del giorno, che è comunque l'ultima scelta e che lascia una facoltà molto superficiale al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, intervengo in questa appassionante discussione invitando anche i colleghi e amici della Lega Nord a fare mente locale sulla delicatezza di questo emendamento e sulla strategia di insieme che sottende la normativa in esame.
Parliamo tanto di federalismo fiscale e io da friulano sono sensibile a questi temi essendo componente di una regione a statuto speciale, ma il federalismo fiscale si nutre di federalismo ambientale; il territorio è la quintessenza del federalismo che si sostanzia nella tutela del territorio su cui si insedia la comunità. «Roma ladrona» deve decidere se il danno alla Padania è di un certo ammontare piuttosto che di un altro?
Badate bene, colleghi: ciò che il sottosegretario Menia ha indicato come giustificazione, Pag. 31in realtà, non è proprio rispondente al tenore normativo del decreto-legge. Infatti, se consideriamo il comma 9, in esso è previsto che qualunque altra spesa derivante dall'attuazione di questo accordo transattivo non deve gravare sulle finanze pubbliche. Quindi, non è vero, come ci è stato detto, che lo Stato si fa carico della bonifica nel momento in cui decide la transazione con le industrie inquinanti; è esattamente il contrario: lo Stato si fa beffa delle regioni, conclude l'accordo e poi il danno lo subiscono i territori inquinati che, sappiamo tutti, sono quelli più densamente insediati dal punto di vista produttivo, quindi la Padania e il nord est.
Vi invito, cari colleghi, a meditare sulle necessità che le regioni siano a pieno titolo, con l'intesa, coinvolti in questo meccanismo transattivo che, altrimenti, pasce le casse dello Stato non per le bonifiche, ma per chissà quali altri fini e lascia il danno alle comunità (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, colleghi deputati, intervengo anch'io a sostegno dell'emendamento in oggetto che incide sull'impostazione complessiva dell'articolo 2 perché essa non ci convince, come è stato detto anche dagli altri colleghi finora intervenuti.
Non ci convince innanzitutto per l'impostazione centralistica, per cui credo che i colleghi della Lega Nord, dovrebbero prestare un surplus di attenzione in questa discussione e poi nel voto perché con questo articolo le regioni e gli enti locali vengono escluse da decisioni fondamentali, quali le bonifiche e gli interventi su siti compromessi.
Su una materia come questa non basta la comunicazione, come prima ha affermato il sottosegretario: c'è bisogno del coinvolgimento degli enti locali. Non si possono escludere le regioni ed i comuni. Segnalo che con il presente articolo, di fatto, la questione si risolverebbe in una trattativa tra impresa e Ministero.
In conclusione, il rischio è che, se questo processo non è garantito da elementi di chiarezza, di trasparenza e di coinvolgimento degli enti locali, si possa passare da un'enunciazione di transazione ad un vero e proprio condono ambientale. Credo che non ce lo possiamo permettere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fiorio. Prendo atto che vi rinunzia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Esposito. Ne ha facoltà.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, intervengo anch'io per sostenere la bontà dell'emendamento Mariani 2.6 e per ricordare - in particolare, ai colleghi della maggioranza - che l'esclusione delle regioni e degli enti locali da tutta questa procedura che riguarda i siti di interesse nazionale (in Piemonte ne abbiamo alcuni esempi) rischia di generare un condono ambientale in situazioni, peraltro, particolarmente complicate. Tra l'altro, vi sarebbe la necessità di richiamare il Governo anche ad un ulteriore elemento, ossia che le risorse ad oggi a disposizione per la bonifica dei siti continuano a scarseggiare e a non essere inserite nel bilancio. Vi sono siti di interesse nazionale che attendono ormai da anni la possibilità che siano svolti interventi che sono già stati programmati e definiti.
Anch'io invito il Governo, pertanto, a ripensarci. Non credo che vi sia il problema di raggiungere un accordo per trasmettere velocemente al Senato questa modifica, ma, se procedessimo con l'esame dell'articolo senza approvare l'emendamento che abbiamo proposto, ci troveremmo sostanzialmente nella condizione di non risolvere il problema dell'inquinamento ambientale e, soprattutto, di garantire le imprese private che hanno determinato danni in questi anni...

Pag. 32

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Esposito.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le parole del Governo aumentano la nostra preoccupazione e rafforzano il nostro invito alla riflessione, rivolto in particolare ai colleghi della Lega. Quando il Governo ci spiega che nel testo del decreto-legge è prevista la comunicazione alle regioni, mette assolutamente in evidenza l'aspetto che contestiamo, ossia che tra comunicare (vale a dire informare le regioni di ciò che si è fatto) e raggiungere un'intesa con le regioni c'è esattamente la differenza di impostazione che noi abbiamo.
Ciò che francamente ci preoccupa - mi rivolgo, a maggior ragione, ai colleghi della Lega, in merito al tema del federalismo e ad altri temi oggetto di provvedimenti che dovrebbero essere iscritti all'ordine del giorno dell'Aula nelle prossime settimane - è che questa non sia esattamente la fotografia delle intenzioni del Governo, ossia affrontare il federalismo a colpi di comunicazione invece che a colpi di intesa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, anch'io intervengo per sottoscrivere e sostenere l'emendamento Mariani 2.6, che è molto importante. Penso che il Governo debba fare in modo di cambiare il suo atteggiamento in proposito, perché poniamo un problema che mi pare evidente.
Il nostro Paese è interessato da interventi molto vari su siti da bonificare. Io provengo da una regione, il Piemonte, che ha esempi concreti: mi riferisco all'intervento sull'area dell'ex Ecolibarna di Serravalle Scrivia, dove sono necessari ancora molti investimenti.
Mi sembra veramente sbagliato pensare di approvare una norma che delega tutto a livello centrale, saltando la partecipazione delle regioni e degli enti locali, tanto più che si sta già operando a livello locale in quel senso.
Penso che il Governo debba prendere in esame questo emendamento, affinché possa essere approvato dall'Assemblea, che comunque dovrà intervenire successivamente con un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT. Signor Presidente, intervengo anch'io a sostegno di questo emendamento, il cui contenuto è chiaro e del tutto opportuno, sostanzialmente per due motivi. In primo luogo, perché fa riferimento ad una buona applicazione del principio federalista, soprattutto di governo del territorio. Quando si parla di federalismo, il coinvolgimento delle regioni e degli enti territoriali, province e comuni, sul tema della gestione e soprattutto della protezione della tutela ambientale del proprio territorio, è fondamentale. Il federalismo parte soprattutto anche da qui.
In secondo luogo, vi sono tanti elementi e motivi di merito, uno dei quali è il tema dei rifiuti. Nei mesi passati, in quest'Aula è stata discussa la questione dell'emergenza ambientale in Campania ed è stato affrontato in via generale il tema dei rifiuti. Pensiamo, ad esempio, per una regione come il Lazio, che è per due terzi vincolata a verde o suolo agricolo con perimetrazione di riserve naturali, cosa possa significare sanare, con un contenzioso diretto tra Ministero e aziende, le tante (decine o forse centinaia) discariche abusive, che, in assenza di decisioni delle amministrazioni deputate a risolvere problema dei siti, possono provocare un assoluto disordine, con i costi altissimi legati al ripristino e alla bonifica dei siti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

MAURIZIO BIANCONI. Allora, ditelo che lo fate apposta!

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ETTORE ROSATO. Signor Presidente, vorrei sottolineare che questo tema non ci sta a cuore strumentalmente, ma nella sostanza. Ritengo che sia impensabile costruire accordi di programma per la definizione dei problemi dei siti inquinati sui nostri territori, senza coinvolgere enti locali e regioni. Solo l'idea che il Governo imposti un percorso di questo tipo denota la fallimentarietà del risultato che si otterrà.
Inoltre, su questo tema noi sappiamo che c'è bisogno di coinvolgere gli enti locali e le regioni, per andare incontro alle esigenze delle imprese, che non hanno le risorse sufficienti, in particolare in questa fase di crisi, per affrontare gli oneri delle bonifiche. Si tratta di questioni che non possono essere risolte con le risorse scarsissime dello Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bocci. Ne ha facoltà.

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, meraviglia come il Governo continui a consumare errori come questo, su un tema particolarmente delicato, che abbiamo già discusso in Commissione, invitando il Governo ad assumere un atteggiamento costruttivo e serio su una problematica delicatissima, come quella ambientale.
Purtroppo, l'ordine di scuderia è di fare in fretta e subito, strozzando una discussione che è invece indispensabile. Si consumano, quindi, errori come quello cui stiamo assistendo in questa discussione.
Meraviglia la richiesta di presentare un ordine del giorno. Il Governo sa che su questo tema vi è la necessità di una norma, di un provvedimento e soprattutto di evitare uno scontro con le istituzioni locali e con le regioni. Non si comprendono le ragioni per cui non venga privilegiata la concertazione con le regioni, che poi saranno le protagoniste, insieme al Ministero dell'ambiente, di interventi ed azioni su questa problematica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà, benché intervenga per la seconda volta sul medesimo emendamento, in quanto l'intervento del Governo ha riaperto i termini della discussione.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, credo che i colleghi abbiano capito di che cosa si tratta: vi è il rischio che i cittadini italiani, e le istituzioni, in futuro, siano indeboliti, perché se un accordo viene siglato a livello nazionale, ma non è sufficiente a garantire l'ambiente e la salute dei cittadini, le istituzioni regionali, i cittadini, e i comuni, non hanno le risorse per far fronte alle bonifiche.
Il sottosegretario Menia, che è una persona seria, ha affermato una cosa giusta e un'altra discutibile. La cosa giusta è che oggi le bonifiche sono ferme in molte parti d'Italia, perché il danno ambientale non ha funzionato e le procedure sono farraginose. Però vi è una cosa sbagliata, signor sottosegretario: noi siamo per accelerare le bonifiche e risolvere i contenziosi, ma se non si coinvolgono le regioni e i territori, come si fa?
Da questo punto di vista, ribadiamo il nostro impegno: accettate l'emendamento Mariani 2.6 e approveremo rapidamente, entro oggi, il provvedimento. Il Senato avrebbe un passaggio soltanto rituale, perché essendo stato apportato un cambiamento solo marginale, può approvarlo in tempi rapidissimi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marantelli. Ne ha facoltà.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, ci chiediamo perché sul danno ambientale le regioni non devono avere voce in capitolo. Abbiamo apprezzato la parziale apertura del relatore. Tuttavia, nell'atteggiamento del sottosegretario individuiamo una paura del Governo nei confronti delle regioni, che peraltro sono coinvolte in passaggi difficili per via della crisi economica, e di sfiducia nei confronti delle comunità locali e anche della società civile. Pag. 34
Alla luce della discussione, quindi, non solo non ritiriamo l'emendamento, di cui sono cofirmatario, ma invitiamo tutti i sinceri federalisti a sostenerlo e a votarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare che questo provvedimento è arrivato in modo assolutamente improvvido, senza una programmazione decente, e ha ingolfato il lavoro delle Commissioni.
In Commissione lavoro, non siamo riusciti né a discuterlo, né ad esprimere un parere, proprio perché ci è stato presentato lo stesso giorno assieme ad altri tre provvedimenti, chiedendoci il parere immediatamente. Questo modo di organizzare i lavori della Camera impedisce al Parlamento di discutere e alle Commissioni di approfondire.
In particolare, in questo caso, signor Presidente, abbiamo un Governo e una maggioranza che possono contare su moltissimi voti di maggioranza, sia alla Camera che al Senato; li adoperassero, ma permettessero la discussione e l'approfondimento, perché si coinvolge la qualità della legislazione. Escludere le regioni in una situazione del genere è un errore grave (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, qualcuno in Aula aveva suggerito addirittura di trasfondere il contenuto di questo emendamento in un ordine del giorno. Credo, invece, che il tema sia importantissimo, delicato, perché alcuni di questi disastri ambientali, in alcuni comuni e sul territorio nazionale, si stanno trascinando da anni, da decenni, da ventenni. Pensare di risolvere questo problema con un emendamento, credo che sia assolutamente irrisorio.
Andava garantita più attenzione ad un problema che andava verificato con un unico strumento legislativo, più approfondito, che avrebbe dovuto risolverlo. Credo anche che le regioni siano, in questo caso, forse un freno alla soluzione. Gli unici enti, probabilmente, che potrebbero essere interessati, e dovrebbe essere interessati, insieme al Governo, dovrebbero essere quei comuni virtuosi, quelli che hanno sempre combattuto l'inquinamento, e non quelli con infiltrazioni camorristiche, mafiose o malavitose. Lo Stato dovrebbe garantire che i lavori vengano svolti e il comune dovrebbe svolgere una funzione di osservatore (l'unico osservatore, perché se intervengono le province e le regioni, il disastro ricomincerebbe e sarebbe confermato).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, credo che l'emendamento debba essere accolto, e mi auguro che l'Aula riesca ad approvarlo, perché è l'unico strumento che può consentire davvero di fare le bonifiche. È curioso infatti che in un decreto di questo tipo si voglia escludere il coinvolgimento di regioni e di enti locali, che sono non solo i soggetti prioritariamente interessati a che le bonifiche si facciano, ma anche coloro che hanno gli strumenti per gestire insieme ai cittadini e alle comunità locali gli interventi necessari in questo caso.
Trovo anche curioso che si parli tanto - altri lo hanno già richiamato prima di me - di federalismo e poi, quando è ora di dare poteri e funzioni vere a regioni e ad enti locali, questi invece vengano esclusi dalle problematiche di natura mentale. Sarebbe un passo indietro molto grave, e mi auguro che l'Aula approvi l'emendamento proprio per sanare questo aspetto e migliorare provvedimento.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, l'emendamento in esame risponde ad una logica di correttezza istituzionale ma anche di buonsenso.
Ci muoviamo nell'ambito di un settore di intervento che ci è particolarmente a cuore, che è l'attuazione degli interventi di bonifica e di messa in sicurezza dei siti di interesse nazionale. L'obiettivo che si prefigge il Governo con questa norma è di addivenire ad una sistemazione complessiva dei diversi aspetti legati ai rapporti giuridici pendenti con imprese pubbliche o private interessate a questi interventi, di sistemare le questioni legate alla quantificazione degli oneri di bonifica, degli oneri di ripristino, dei profili di danno ambientale e degli altri profili di danno che determinano il risarcimento.
Ebbene, è possibile che rispetto a questa norma e a questa finalità il Ministero non senta l'esigenza di agire d'intesa con le ragioni interessate, intesa che rappresenta non solo un profilo istituzionale doveroso, ma anche una misura di elementare consenso per l'applicazione. Non approvando l'emendamento, il percorso applicativo di questa norma sarà molto più irto in salita e quindi non raggiungerete la finalità che volete.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, per essere anche molto concreti, credo che nella fase di indennizzo - poi, durante la discussione ci saremmo tornati anche con altri emendamenti - basterebbe modificare la procedura, quella così farraginosa di oggi, che prevede l'emanazione di altri due decreti per poter indennizzare il territorio colpito dall'eventuale inquinamento e per procedere alle bonifiche.
Questo aspetto nel provvedimento non è assolutamente chiaro, quindi anche chi, come me ad esempio, vede di buon occhio un'operazione transattiva, ovviamente ha molti dubbi sul fatto che questa non sia invece solo un'operazione per far cassa, perché non si capisce in che modi e tempi questi soldi vengano riversati sui territori fortemente colpiti dall'inquinamento ambientale che necessita di bonifiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, intervengo anch'io per aggiungere la mia firma sull'emendamento in esame, che trovo molto fondato.
Onestamente, se (come è stato già riscontrato da alcune parti) possiamo capire le ragioni di questo accentramento, per riattivare anche le attività di bonifica dei siti di interesse nazionale, è pur vero che, così come non possono esser esclusi gli enti locali dall'attività tecnica che segue, consegue ed è necessaria rispetto a questo tipo di bonifiche, le ragioni che presiedono all'esclusione di questi enti locali dalle procedure di quantificazione degli oneri di bonifica e di stima in via transattiva di questa attività appaiono del tutto immotivate, se non in riferimento alla velocizzazione di approvazione di questo decreto, che tuttavia mi pare non abbia un riscontro tecnico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, intervengo per ribadire, sulla base di una lettura completa di tutto l'articolo, che la presenza degli enti locali e delle regioni deve essere prevista all'inizio: infatti è ovvio che successivamente il comune non potrà essere tenuto fuori da quello che accade sul suo territorio ma, a maggior ragione, è necessario coinvolgerlo nella fase iniziale. Chi meglio di coloro che si trovano lì a dover governare quel territorio è in grado di indicare quali siano i problemi e, forse, da anni ne denuncia le difficoltà e chiede soluzioni? Pertanto, Pag. 36l'emendamento è indirizzato ad uno Stato per davvero federalista ed in grado di coinvolgere tutti i soggetti delle autonomie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sani. Ne ha facoltà.

LUCA SANI. Signor Presidente, anch'io intervengo per sollecitare l'approvazione dell'emendamento Mariani 2.6, in quanto da esso dipende il buon esito delle operazioni di bonifica. Infatti, il protagonismo di regioni ed enti locali e il loro pieno coinvolgimento è condizione per la promozione degli interventi di bonifica, l'individuazione delle aree, per la definizione degli accordi tra le parti, soprattutto con il coinvolgimento pieno dei soggetti tenuti a promuovere le attività di bonifica, ed anche per un altro aspetto fondamentale, ossia la vigilanza sugli stessi interventi.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Sani.

LUCA SANI. Anche per esperienza personale, ho avuto modo di vedere quanto l'iniziativa della regione sia fondamentale e centrale nell'individuazione dei siti e nella definizione degli interventi necessari sul territorio. Per tali ragioni ritengo...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sani.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, vorrei rimarcare la necessità di non considerare la regione come un soggetto ostruzionistico, come un ulteriore blocco delle procedure. Noi rivendichiamo anche sulla capacità di intervento un'autonomia e, quindi, una disponibilità da parte della regione ad intervenire. Come ho già detto, alcune regioni stanno già ponendo in essere interventi con proprie risorse: escluderle da eventuali protocolli o accordi mirati su alcuni singoli interventi, mi pare una forzatura anche perché le regioni hanno competenza in materia di programmazione dell'utilizzo del territorio insieme ai comuni e, quindi, sono queste che fanno leggi e cambiano gli strumenti urbanistici per poter utilizzare in modo diverso questi siti. Quindi, è assolutamente necessario coinvolgere le regioni. Sappiamo che non tutte sono virtuose, ma perlomeno quelle che lo possono fare, se serve per fornire una risposta almeno ad alcuni di questi cento siti, facciamolo attraverso gli strumenti che oggi sono operativi. Esistono regioni virtuose.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, non intervengo nuovamente sul merito dell'emendamento perché ritengo che sia totalmente di buon senso, talmente ragionevole, talmente sacrosanto - oserei dire - che sul tema siamo tutti d'accordo. Interverrei, invece, per ribadire la proposta avanzata dal collega Realacci che, a nome del gruppo del Partito Democratico, si è impegnato a consentire un rapido iter di questo provvedimento in Aula, qualora fosse accolto proprio questo emendamento.
Poiché ritengo che anche gli altri gruppi dell'opposizione, l'UdC e l'Italia dei Valori abbiano un uguale punto di vista, faccio appello al buonsenso del sottosegretario Menia, anche da me riconosciuto, e all'autorevole presenza del Ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Vito, affinché la proposta dell'onorevole Realacci possa essere presa in serissima considerazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pepe Mario (PD). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, oltre alla richiesta di aggiungere la mia firma all'emendamento Mariani 2.6, vorrei esprimere una considerazione di ordine costituzionale. Tutta la materia del decreto-legge in esame coinvolge l'articolo 117 della Costituzione. Pag. 37
Quando si parla dei sistemi idrici e di tutela dell'ambiente, ritengo che non si possa prescindere dal coinvolgimento del sistema delle autonomie territoriali.
È vero, si dirà, è una logica federalista che dobbiamo acquisire, ma se oggi non ci muoviamo in questa logica ritengo che daremo anche un minore significato alle regioni, che sono abilitate in prima battuta su questi argomenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, in quest'aula, nei banchi della Lega e del Popolo della Libertà, siedono colleghi che, non più tardi di poche settimane fa, sono stati invitati a partecipare ad incontri promossi dai comuni che - ahimè - sono stati interessati da costose bonifiche di siti inquinati. La regione del Veneto, proprio per aiutare questi comuni in difficoltà finanziarie, ha stanziato somme rilevanti per effettuare questa bonifica. Naturalmente ha fatto ciò, come ha sottolineato il collega Mario Pepe (PD) pochi minuti fa, perché è una funzione che l'articolo 117 della Costituzione assegna alle regioni.
Sarebbe davvero singolare che un'attività transattiva come quella prevista dal decreto-legge in esame escludesse le regioni da un parere che, in questo caso, diventa vincolante, come l'emendamento presentato dall'onorevole Mariani prevede (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Miglioli. Ne ha facoltà.

IVANO MIGLIOLI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento in esame. È evidente all'aula - lo hanno riconosciuto gli stessi rappresentanti del Governo - che siamo di fronte ad un emendamento che è di buon senso, perché è chiaro a tutti che il coinvolgimento delle regioni nello smaltimento dei siti e nel coinvolgimento in questi processi è esso stesso garanzia di maggiore efficienza, oltre che naturalmente di partecipazione diretta delle istituzioni. Gli altri colleghi hanno ricordato che, oltre ad essere di buonsenso, l'emendamento in esame è anche coerente con i principi costituzionali e io dico anche con un buon principio di federalismo.
È ovvio che non si vuole migliorare il provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, anch'io vorrei sottoscrivere l'emendamento in esame. In realtà, in Aula è stato fatto qualche riferimento alle regioni non virtuose, ma voglio sottolineare che non si tratta di ciò e non vi è alcuna divisione né alcun riferimento alle regioni non virtuose. Il riferimento viene fatto alle regioni, punto e basta. È veramente paradossale che su un argomento di questo genere si pensi di poter lavorare, comunicando i risultati (e quindi lo schema di contratto di cui si parla nell'articolato) alle regioni e ai comuni, rendendo noto il resto alle associazioni. Evidentemente vi è una scarsa fiducia dello Stato nelle regioni e dovremo poi ricordare ciò nella discussione sul federalismo fiscale.
La verità è che l'argomento è sfuggito di mano e che si tratta di un errore paradossale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Servodio. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, credo anch'io che il Governo si stia rendendo conto, dopo questo dibattito, di aver preso quella che dalle nostre parti si definisce una cantonata. Infatti, credo che le regioni, da un punto di vista costituzionale, siano pienamente protagoniste Pag. 38su questa materia, anche perché risanare e bonificare delle aree significa toccare gli interessi di un territorio e sul territorio oggi non vi è soltanto una competenza dello Stato, ma anche una competenza di comuni, province e regioni. Quindi, voglio qui ricordare un'esperienza che a Bari abbiamo condotto in tutti questi anni: mi riferisco al caso della Fibronit, un insediamento di amianto.
Grazie alla sinergia del comune, della provincia, della regione, ma anche del Ministero, siamo riusciti a risolvere, o quasi, il problema. Quindi, invito il Governo ad un ripensamento e a ritenere utile in quest'Aula la proposta del collega Realacci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anch'io vorrei sottoscrivere l'emendamento in esame. Vorrei ricordare ad alcuni colleghi della mia terra, di Verona, dove vivo, che in quel territorio vi sono situazioni di bonifiche, a costo degli enti locali, iniziate con situazioni bloccate a causa dell'entità dell'importo necessario a realizzare la bonifica. Mi chiedo: se in queste situazioni intervenisse lo Stato e realizzasse una transazione inferiore ai bisogni necessari per la bonifica, sarebbero i cittadini a restare con un palmo di mano? Se non coinvolgiamo le regioni e gli enti locali in queste procedure, accadrà questo e saranno i cittadini a pagare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma all'emendamento in oggetto. Rivolgo, altresì, un appello a coloro che sono stati amministratori regionali e che oggi siedono in quest'Aula: non accogliere questo emendamento significa negare la competenza legislativa sul territorio da parte delle regioni ed anche dei comuni. Qui, infatti, si vuole arrivare ad un discorso diretto Stato-privato. Capiamo tutto, signor Presidente, ma in questo modo, si negherebbe la competenza del territorio da parte dei comuni e delle regioni.
Pertanto, vorrei chiedere al rappresentante del Governo (che credo in cuor suo sia d'accordo): come si fa, oggi, a dire che le bonifiche di un territorio non devono essere governate dai chi predispone il piano regionale dei rifiuti o il piano regionale ambientale? È una cosa vergognosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Siamo persone di mondo politico, lo dico tra virgolette, e capisco che vi è un problema relativo alla trasmissione del provvedimento al Senato, ma abbiamo lanciato una proposta operativa di buonsenso. Non credo che questo sia il modo di governare seriamente. Allora, si cambino le regole del gioco e si dica che non hanno più competenza del territorio i comuni e le regioni. L'emendamento in oggetto sottolinea questo aspetto e negarlo significherebbe cancellare la competenza costituzionale reale di due enti come la regione e i comuni.
Signor Presidente, mi rivolgo ai sottosegretari presenti in Aula, che so essere persone competenti in materia amministrativa: siamo disponibili a lavorare dal lunedì al venerdì? Non vedo quale sia il problema a far tornare questo decreto-legge in Aula al Senato ed approvarlo con questa modifica sostanziale. È una vergogna non accettarlo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bossa. Ne ha facoltà.

LUISA BOSSA. Signor Presidente, come si fa a tenere fuori le regioni dai provvedimenti di bonifica? Mi sembra davvero singolare, se non altro, perché le regioni hanno una mappatura completa dei siti da bonificare, un piano regionale e perché vi è un assessorato competente. Certo, capisco che il Governo voglia esportare il «modello Campania» in tutti i territori, Pag. 39perché anche questo è nell'ottica della semplificazione da voi predicata. Oggi esautora il Parlamento, domani le regioni. Vorrei capire: tutti i territori hanno avuto lo stesso disastro? Dunque, è vero: questo Parlamento fa le leggi come le vuole la maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ceccuzzi. Ne ha facoltà.

FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, vorrei anch'io apporre la mia firma all'emendamento in esame. Vorrei, altresì, denunziare, mentre le Commissioni V e VI stanno esaminando il disegno di legge sul federalismo fiscale, che purtroppo, ad un'aspirazione federalista continua a seguire una pratica fortemente centralista che, oltre sulla finanza dei comuni, delle province e delle regioni, si riversa anche questo provvedimento.
È assolutamente grave che questo emendamento non venga accolto, perché a mio parere vi è anche un conflitto di interessi da parte dello Stato nel momento in cui non coinvolge le regioni nelle bonifiche, poiché lo Stato è azionista di grandi imprese un tempo del tutto pubbliche, oggi anche privatizzate, quali possono essere l'ENI o l'ENEL. È chiaro che le regioni rappresentano un punto di riferimento essenziale, anche dal punto di vista della contrattazione di tali interventi, per le comunità locali che sono state danneggiate da queste grandi imprese e, naturalmente, per i comuni e le province che le rappresentano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ginoble. Ne ha facoltà.

TOMMASO GINOBLE. Signor Presidente, prendo la parola per sottolineare l'importanza e la sostanza di questa proposta emendativa e credo che il dibattito sviluppato in quest'Aula le abbia ulteriormente rafforzate. Pensare che, su un argomento così importante, si possano dividere i diversi livelli istituzionali e, di fatto, si possano mettere fuori dal gioco gli enti locali e le regioni rappresenta un vulnus per alcuni principi fondamentali. Nessun ente come le regioni e come gli enti territoriali ha la conoscenza di quello che è successo sul proprio territorio ed è veramente incomprensibile che, su un argomento così importante, con una sola valutazione che proviene dal potere centrale, si possano imporre alle popolazioni scelte che, magari, non verrebbero comprese e condivise.
Nella mia regione, l'Abruzzo, abbiamo forse il sito più inquinato d'Europa, così è stata definita da giornali specializzati la discarica di Bussi. Pensare che su questo argomento le parti locali e i ruoli istituzionali vengono capovolti è per me veramente incomprensibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cenni. Ne ha facoltà.

SUSANNA CENNI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento e per testimoniare, anche quale amministratore regionale (carica che ricoprivo fino a pochi mesi fa), quanto sul tema delle bonifiche le regioni, le amministrazioni provinciali e i comuni interessati attivino competenze, ma anche risorse spesso ben prima che le competenze nazionali si mettano in moto. Anche per questa ragione, ritengo che il Governo debba riflettere su questo emendamento e compiere un passo verso le richieste che qui si avanzano. È abbastanza evidente - e sarebbe incomprensibile altrimenti - che il tema dell'intesa fra Stato e regioni su passaggi come quello delle bonifiche sia assolutamente fondamentale per tener conto delle diverse competenze, ma anche delle molte risorse che molto spesso vengono anticipate. Aggiungo, inoltre, che non si può essere federalisti a giorni alterni e, quindi, anche da questo punto di vista, chiedo una riflessione su questo emendamento.

ANGELO ALESSANDRI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.

Pag. 40

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, riprenderei la proposta, avanzata dall'onorevole Tortoli e sollecitata anche dal sottosegretario Menia, della presentazione di un ordine del giorno che sia condiviso e impegnativo su questa materia, dopo avere verificato la disponibilità da parte anche degli altri gruppi. Proveremo a lavorarci nelle prossime ore, nel frattempo accantonerei la discussione e il voto di questo emendamento, rinviandolo al pomeriggio, se fosse possibile e se il Governo è d'accordo.

PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, deve intendersi accantonato l'esame dell'emendamento Mariani 2.6 in modo da concedere il tempo di lavorare per una positiva soluzione.
Colgo l'occasione per avvisare che alle ore 13 interromperemo i nostri lavori.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 2.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, anche questo emendamento riguarda il tema del coinvolgimento degli enti territoriali; credo che ne abbiamo parlato molto e non strumentalmente e riteniamo che questa sia la questione prevalente che riguarda l'articolo 2. Il tema concerne non soltanto il coinvolgimento in sé e per sé delle regioni per ribadire quanto sia utile oggi mantenere, anche in senso federalista, il ruolo di quegli enti territoriali per eccellenza.
Noi riteniamo, altresì, che i pareri motivati e le competenze tecniche che in tali enti hanno, in quegli anni, gestito i contenziosi - anche, per alcuni versi, positivamente - e tenuto i rapporti con le imprese e che, nelle varie situazioni, hanno anche allungato molto la risoluzione di alcune questioni relative alla salute dei cittadini e alla salvaguardia dell'ambiente debbano essere valorizzati.
In qualche modo, anche riflettendo sulla discussione che abbiamo svolto in queste ore, mi viene da richiamare il decreto ministeriale 28 novembre 2006, n. 308, che già prevedeva la possibilità della definizione di accordi di programma tra il Ministero e le regioni - guarda caso - per la risoluzione più veloce delle transazioni relative alle questioni di bonifica dei siti danneggiati.
Tale provvedimento aveva già intravisto - anche nel coinvolgimento, oltre che del Ministero dell'ambiente, di quello dello sviluppo economico - una modalità per velocizzare e rendere più effettivo il risultato del risarcimento e della bonifica di alcune aree industriali.
Oggi vengono reclamate dai territori le competenze che riguardano settori ed imprese che, innovandosi, richiedano lo sblocco di alcune aree interamente compromesse da contenziosi infiniti.
Da questo punto di vista, riconoscendo che è necessario velocizzare le procedure trovando forme utili di transazione, non possiamo non tener conto delle competenze e, quindi, anche dei pareri di enti territoriali che, in questi anni, si sono talora sostituiti al Governo centrale, economicamente parlando, in alcuni casi individuando risorse dedicate alle bonifiche, cercando altresì di venire incontro alle aziende che hanno subìto danni economici importanti e di aiutarle, sul piano della tutela dei lavoratori, nell'individuazione di forme di contribuzione agli ammortizzatori sociali e che, oggi, verrebbero esclusi completamente da questa discussione.
Mi sembra che il buonsenso richiami anche queste esperienze e porti a rilevare che non è stato solo il ruolo delle regioni a provocare ritardi rispetto alla definizione della bonifica, ma semmai una normativa troppo vaga e, a volte, anche la mancata volontà di assunzione di responsabilità da parte di apparati tecnici che hanno rinviato, più volte, la definizione di parametri e la sottoscrizione di atti che potessero definire, una volta per tutte, il livello di bonifica di alcuni settori.
Ritengo che, da questo punto di vista, se la volontà di tutti è quella di dare una Pag. 41mano alle imprese, ai territori e a trovare la giusta misura tra risarcimento e salvaguardia dell'ambiente, si possa lavorare senza assolutamente escludere le competenze e il ruolo delle regioni.
Pertanto, ritengo che possiamo dare una mano, coerentemente con quello che abbiamo sempre sostenuto, anche in una discussione che è stata molto affrettata in questo ramo del Parlamento, mentre noi ritenevamo dovesse essere molto approfondita.
D'altronde, al Senato - come qualcuno ha ribadito più volte questa mattina - c'è stata una lunga discussione nonché l'inserimento di molti capitoli ma, guarda caso, ci si è dimenticati proprio di far rilevare che un ruolo così strategico doveva essere sottolineato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANGELO ALESSANDRI, Presidente della VIII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI, Presidente della VIII Commissione. Signor Presidente, chiederei, se fosse possibile, anche perché si tratta sempre del medesimo comma 1, di accantonare tutti e tre gli emendamenti mancanti ad esso relativi, ossia gli emendamenti Mariani 2.6 e 2.30 e il successivo emendamento Piffari 2.7.

PRESIDENTE. Quindi, lei propone di riprendere dall'emendamento Piffari 2.8.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ritengo che la proposta del Presidente Alessandri sia ragionevole. Ritengo, tuttavia, che altrettanto ragionevole sarebbe accantonare l'esame dell'intero articolo 2 e passare all'articolo 3.
Infatti, una serie di proposte emendative sul comma 3 e sui commi successivi sono articolati in modo tale da presentare una qualche connessione relativamente all'indirizzo ed alla definizione delle modalità di funzionamento dell'accordo di programma sulle bonifiche e sul ruolo del Governo nei rapporti con le regioni, le province, gli enti locali e le popolazioni.
Dico anche, se mi permette signor Presidente, che da parte del gruppo Partito Democratico evidentemente non c'è contrarietà a verificare la disponibilità a scrivere un ordine del giorno che rappresenti l'insieme del Parlamento. Tuttavia, se questo è l'ordine del giorno al quale dobbiamo tendere, ossia un ordine del giorno che sia sottoscritto da tutti rappresentanti di tutti i gruppi di maggioranza e opposizione, ebbene allora deve essere chiaro che noi acconsentiamo all'accantonamento a condizione che ci sia un impegno del Governo vincolante a fare in modo che il problema dell'intesa con le regioni e del coinvolgimento delle popolazioni locali sia affrontato nel primo provvedimento utile nei prossimi giorni e nelle prossime settimane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Questa è la condizione alla quale deve sottostare la disponibilità all'accantonamento, perché è chiaro che non parliamo di farfalle o di disponibilità generiche, ma parliamo di una condizione concreta che deve operare attraverso una legge. Questa non può arrivare al Senato non perché non sia possibile fare in modo che entro oggi, ad esempio, si licenzi qui il provvedimento e poi il Senato, domani, provveda a vararlo, ma semplicemente perché c'è un'indisponibilità del Governo a cambiare alcunché dal punto di vista della norma.
Se la maggioranza è presente si deve anche apprezzare il fatto che eventualmente ha i numeri per imporre che la cosa non si discuta. Tuttavia, poiché siamo arrivati a un punto della discussione che ci consente di ottenere un indirizzo comune che coinvolge anche il Governo e tutto il Parlamento, la condizione però è che il Governo dica se è disponibile o meno ad un'iniziativa di carattere vincolante contenuta in quell'ordine del giorno, in modo tale che l'iniziativa del Governo porti a legiferare nel modo più veloce con il Pag. 42consenso del Parlamento in merito al tema di cui stiamo discutendo nei prossimi giorni e nei prossimi provvedimenti utili in questa materia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Governo intende intervenire?

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente è stato il Governo stesso, prima, a riprendere l'originaria proposta del relatore di questo provvedimento, poi fatta propria, pur se in maniera diversa ed ampliata nel merito, dal presidente Alessandri.
Pertanto, da parte del Governo vi è ovviamente apertura su quest'ipotesi, ed il fatto che si sospenda la discussione (tra l'altro mi pare assolutamente logico che ci si riferisca all'articolo 2 nel suo complesso) e, quindi, si vada a verificare la possibilità di scrivere un ordine del giorno sul quale ci sia convergenza della Camera intera e del Governo mi pare più che evidente.
A questo punto la mia proposta sarebbe, quindi, di passare all'articolo 3 per il quarto d'ora che ci rimane, dopo di che avremo due o tre ore di pausa, se non sbaglio, poiché è previsto anche lo svolgimento del question time, e riprenderemo a carte viste.

PRESIDENTE. Non ho ben capito, signor sottosegretario: la proposta comprendeva anche l'invito ad accantonare tutte le proposte emendative relative all'articolo 2? Prendo atto che il Governo concorda nell'accantonare le restanti proposte emendative relative all'articolo 2.
Il relatore?

ROBERTO TORTOLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione è d'accordo.

ERMETE REALACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, mi pare una soluzione di buon senso. Ribadisco al sottosegretario Menia e, quindi, al Governo l'invito che aveva rivolto prima il collega Quartiani: conosciamo tutti il valore degli ordini del giorno che non spostano mediamente i destini dell'occidente, quindi ha senso fare questo se si trova un impegno chiaro da parte del Governo a porre rimedio a quella che noi riteniamo una debolezza di questo articolo.

PRESIDENTE. Mi pare, dunque, che esista un accordo e, pertanto, si intendono accantonate tutte le rimanenti proposte emendative relative all'articolo 2.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 3.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, anche in questo emendamento affrontiamo un problema che non sembra legato a quanto dicevamo prima ma, invece, lo è in maniera profonda. Ne abbiamo già parlato e diversi colleghi sono intervenuti sul tema delle bonifiche. In questo emendamento ci riferiamo a un tema connesso al personale e ad una proposta di stabilizzazione, anche se parziale, da parte del Governo che riguarda appunto l'ISPRA, che è l'organismo tecnico che in realtà si occupa di tutti quei siti contaminati e di tutte quelle bonifiche che, in un qualche modo, dovrebbero essere attuate nell'ambito dei siti di interesse nazionale.
Tra l'altro, la task force di questo organismo tecnico, che si occupa di problematiche assolutamente complesse insieme all'Istituto superiore di sanità, oggi è estremamente esigua, anche perché questo istituto, che consta di circa 1.200 dipendenti, ne ha circa un terzo - e oltre - che sono in condizioni di non stabilità da un punto di vista lavorativo.
Pertanto, questo organismo, che ha un acronimo strano (ricordo l'operazione compiuta dal Governo di trasformazione dell'agenzia tecnica in istituto di ricerca, Pag. 43che ci ha visti molto scettici), oggi non ha ancora una sua operatività compiuta, in quanto nasce dalla fusione di altri tre organismi. Esso non ha uno statuto funzionante, non ha ancora definito gli organi, è ampiamente commissariato e, tuttavia, è un istituto assolutamente fondamentale per realizzare tutte quelle operazioni di bonifica di cui abbiamo parlato fino ad ora.
Pertanto, va benissimo che vi sia il coinvolgimento delle regioni ma delle due l'una, anche da un punto di vista tecnico: o si sceglie di dotare l'istituto centrale di una task force tecnica adeguata allo sforzo che deve essere compiuto, oppure è necessario, anche in questo caso, coinvolgere le agenzie regionali - le quali ovviamente dipendono dalle regioni - per fare in modo che rispetto a queste operazioni tecniche e alla definizione dei programmi di bonifica possano dire la loro.
Quindi, in buona sostanza, sebbene questo provvedimento del Governo in realtà - e questo va riconosciuto - tenda in parte a mettere in campo delle procedure per stabilizzare una parte del personale (così come è scritto), tuttavia esso non raggiunge una parte di precariato che, invece, ha dato e sta dando tanto all'interno di questo organismo tecnico per il lavoro che svolge quotidianamente.
Pertanto, la ratio dell'emendamento in esame è di fare in modo che il Governo tenga presente e attui non solo quei procedimenti che sono da portare a compimento, ma che consideri la possibilità di una stabilizzazione anche per quelle altre figure che in questa fase ne rimangono fuori perché, lo ripeto, questo è un organismo tecnico fondamentale per attuare tantissime altre questioni ma, soprattutto, quei procedimenti di bonifica di cui abbiamo parlato fino ad ora.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 3.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Prego di spegnere qualche luce di troppo ... ecco, bravo!

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 474
Votanti 470
Astenuti 4
Maggioranza 236
Hanno votato
224
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che la deputata Pes ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Sanga ha segnalato che non è riuscito a votare.
Saluto gli studenti dell'istituto comprensivo «Alessandro Manzoni» di Chiaravalle in provincia di Ancona, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Grazie della vostra visita.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 3.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, sottoscriviamo quanto detto dal collega prima, nel corso dell'esame del precedente emendamento, perché riteniamo, anche in tale circostanza, che il testo si riferisca solo alla tipologia dei lavoratori assunti con la formula della collaborazione coordinata e continuativa, mentre non fa nessun riferimento, ad esempio, a quelli in servizio con contratto a tempo determinato.
Invece, nella relazione di accompagnamento, laddove si illustra il comma 3, si menzionano in modo espresso anche i lavoratori con contratto a tempo determinato. Inoltre, si fa riferimento al possesso di requisiti di qualificazione da parte dei lavoratori precari che non sono ripresi all'interno del testo che stiamo esaminando.
Pertanto, proponiamo una modalità che permetta di inserire queste categorie Pag. 44alle quali fa espresso riferimento la relazione illustrativa. Ci chiediamo: è possibile e immaginabile che il Governo in una relazione illustrativa indichi espressamente una categoria di lavoratori e poi con il testo la escluda? A noi pare che sia un controsenso assoluto.
Per questo, la soppressione delle parole «con contratto di collaborazione coordinata e continuativa» permetterebbe, invece, di ricomprendere tutti quei lavoratori che sono citati dalla relazione illustrativa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 3.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

C'è una luce di troppo all'ultima fila...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 462
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
195
Hanno votato
no 267).

TOMMASO GINOBLE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOMMASO GINOBLE. Signor Presidente, al momento del voto si è spenta tutta questa fila.

PRESIDENTE. Prendo atto che i deputati Ginoble, Di Pietro, Gnecchi, D'Antoni, Giovanelli, Mazzarella e Iannuzzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 4.1. È l'ultima votazione della mattinata.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 4.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Al centro c'è qualche luce di troppo... grazie.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 306
Astenuti 172
Maggioranza 154
Hanno votato
34
Hanno votato
no 272).

Prendo atto che il deputato Rivolta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Sospendiamo ora l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 16 dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (ore 13).

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta a due interrogazioni, una delle quali giace senza risposta già da un anno. Mi riferisco all'interrogazione n. 4-00397 del 18 giugno 2008 presentata al Ministro Bondi per la mancata esecuzione della mostra del Louvre a Verona, un fatto estremamente importante per il quale, Pag. 45nonostante due solleciti (precisamente ad ottobre e gennaio), ancora non vi è stata risposta.
Una seconda interrogazione che, anche questa, giace senza risposta è stata presentata al Ministro Alfano nel mese di ottobre in merito all'esame di Stato che devono sostenere molti giovani per l'esercizio dell'attività di avvocato. Siamo anche in questi giorni in pieno corso dell'esame e molte migliaia di giovani italiani attendono risposta.
Avevo formulato nell'interrogazione quanto la problematica fosse importante e necessitasse di una risposta. Basti pensare che i giovani che non riescono a superare la detta prova debbono aspettare un anno e accingersi a fare la seconda senza che ancora sia loro pervenuta la risposta dalla prova precedente.
Mi pare anche che, in un momento di grave crisi congiunturale ed economica quale quella attuale, aiutare e cercare di disinnescare le problematiche per molti giovani sia una risposta concreta, non solo per loro stessi e per le loro famiglie, ma anche per l'economia intera del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, la ringrazio per la possibilità che mi lascia di svolgere questo intervento. Purtroppo, debbo tornare a rivolgermi al Governo e, per suo tramite, alla Presidenza del Consiglio e al Ministro dell'economia (che pure pare giustamente interessato anche a tutti i problemi che interessano l'economia mondiale con le riunioni che si stanno svolgendo in Europa). Per l'ennesima volta - ormai da un mese è la decima - chiedo che possa venire il Ministro dell'economia e delle finanze o un suo collaboratore per spiegarci come intenda spendere quei 40 miliardi degli 80 che il Presidente del Consiglio ha promesso a tutti gli italiani in conferenza stampa.
Non voglio fare paragoni con quanto accade nel resto d'Europa e delle democrazie occidentali. Sarebbe però indispensabile arrivare il più velocemente possibile a questa comunicazione, che tutti noi auspichiamo sia anche l'inizio di una collaborazione. Ricordo non a lei, che evidentemente lo sa, ma a molti dei nostri colleghi che in tutta Europa le misure anticrisi sono state votate dai parlamenti in forma assolutamente bipartisan. Basta ricordare non solo l'Europa, ma che cosa è accaduto negli Stati Uniti qualche giorno fa. Lo dico con ancora più forza e me ne dispiaccio.
Quindi, raccolga queste scuse per l'animosità con cui le faccio questa comunicazione, signor Presidente, perché per l'ennesima volta escono dei dati, ancora oggi riportati dai quotidiani nazionali, sulla genialità dell'idea del bonus famiglie e del buono spesa, ma anche sulla evidente messe di errori che non ha consentito fino a questo momento nemmeno al 100 per cento degli aventi diritto di poterne usufruire. Solo il 40 per cento degli aventi diritto in Italia usufruisce oggi di queste misure e una parte di quelli che ne avrebbero ancora più bisogno non possono farvi ricorso.
Davanti a questa assoluta distorsione, evidentemente in buona fede (nessuno vuole fare polemiche con il Ministro dell'economia e tanto meno con il nostro Premier), di alcune misure e ad una promessa fatta che non trova nemmeno il raffronto della comunicazione parlamentare ci chiediamo che cosa stiamo aspettando. Lo ripeto: i dati economici mondiali e le notizie che quotidianamente abbiamo dalle altre nazioni europee ci dicono che il confronto è cominciato, si correggono gli errori fatti, anche in buona fede e, nello stesso tempo, si condividono le misure per il futuro. Preferisco dirlo oggi per evitare che tra venti giorni, come è accaduto prima di Natale, mi si dica che, forse, qualcuno aveva ragione. Preferirei non avere ragione tra venti giorni e che i problemi li risolvessimo prima e ci comportassimo Pag. 46finalmente come qualsiasi altro Parlamento e Governo di una democrazia europea.

MARIO CAVALLARO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, con rammarico debbo richiedere l'intervento della Presidenza della Camera, perché l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-00034, da me presentata al Ministro della difesa, annunziata in Assemblea il 22 maggio 2008, cioè quasi un anno fa, è rimasta tuttora senza risposta.
Desidero far presente che l'interrogazione ha per oggetto una questione di grande rilievo e delicatezza, poiché si tratta della scomparsa di un soldato (in particolare, un alpino) in servizio effettivo, che morì per gli effetti probabilmente di un vaccino assunto durante l'espletamento del servizio, ovviamente nella sua qualità di componente delle Forze armate.
Questo fatto tragico non è rimasto isolato; sono stati segnalati anche altri casi e altri familiari hanno segnalato più volte al Ministro della difesa l'esistenza di queste patologie, che potrebbero derivare dalla qualità e dalla natura dei vaccini.
La questione si interseca tra l'altro con un'altra di grande rilevanza, quella degli effetti dell'uranio impoverito sempre in relazione a patologie che hanno portato al decesso di militari italiani. Secondo taluni questa materia merita chiarezza e soprattutto ampia e circostanziata attenzione e una risposta di carattere civile e democratico. Si tratta di una questione che riguarda non solo la vita e la salute di coloro che l'hanno perduta, ma anche di coloro che potrebbero perderla, ed è indispensabile un accertamento organico delle condizioni e delle modalità con cui questi decessi si sono verificati.
In conseguenza di ciò ribadisco l'insistenza affinché la Presidenza della Camera voglia formulare al Ministro della difesa la richiesta di rispondere con sollecitudine a questa interrogazione.

UGO LISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UGO LISI. Signor Presidente, chiedo scusa se approfitto di una seduta pubblica, ma a nome di tutti i colleghi che sono seduti su questa fascia vorrei sensibilizzare gli uffici tecnici della Camera. Noi ci troviamo in una situazione impietosa per continuare a fare il nostro dovere: lavorare, leggere, studiare e approfondire le tematiche in Aula. Abbiamo, io da dieci anni perché sono qui dal 2000, una cassa acustica che oltre a irradiare la voce degli oratori in tutta l'aula, fa tremare letteralmente i primi quattro banchi di questo settore. Gentilmente i commessi fanno quello che possono e cercano di abbassare il tono dei singoli interventi.
Si spendono milioni di euro per la manutenzione del palazzo, si fanno decine di migliaia di investimenti per nuove tecnologie; direi che forse è il caso di togliere, o lasciare così ma senza i fili, quelle splendide casse antiche e cercare di diffondere diversamente il verbo e la parola dei colleghi, perché noi siamo letteralmente in difficoltà per poter continuare a lavorare. Chiedo scusa se sono solo, ma credo di interpretare il pensiero anche dei colleghi che in questo momento sono fuori dall'aula.

PRESIDENTE. Faremo presente ai deputati questori il suo «grido di dolore»; sono sicuro che cercheranno di agire per risolvere il problema.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ritorno su un argomento che ritengo abbia anche un suo riscontro, visto che stiamo discutendo di un provvedimento che riguarda le risorse idriche e la protezione dell'ambiente. Mi riferisco alla situazione che si sta determinando e che continua a determinarsi nella regione calabrese per quanto riguarda il dissesto idrogeologico. Pag. 47Avevo chiesto che venisse in Aula il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, onorevole Bertolaso, o qualche Ministro, per indicarci quale siano la volontà e gli eventuali provvedimenti del Governo in una realtà che sta sempre più evidenziando dei guasti e delle rotture nel suo territorio. Ci sono continui smottamenti, c'è un degrado che si sta sempre più determinando, provocando un disagio enorme fra la popolazione. Parlo di disagio, signor Presidente, tanto per usare un eufemismo ovviamente.
C'è stato un intervento del Governo per l'ammontare di 40 milioni di euro, più 15 milioni di euro da parte della Protezione civile, ma la cifra è molto esigua, è irrisoria. C'è un altro dato che voglio evidenziare, la situazione dei trasporti nella regione Calabria; anche per quanto riguarda la zona tirrenica, in seguito ai danni, c'è una riduzione di percorsi nell'itinerario Lamezia Terme, Eccellente e Rosarno.
Ma c'è stata anche una riduzione dell'utilizzo della tratta Reggio Calabria-Locri-Catanzaro Lido-Crotone-Taranto, e questa è stata una scelta, un'assunzione di responsabilità (si fa per dire di responsabilità) da parte delle Ferrovie, perciò si è registrato un decremento dell'offerta del trasporto passeggeri e del traffico merci lungo la tratta stessa. Inoltre, c'è la situazione dell'autostrada, di cui abbiamo già parlato, che ha provocato dei morti, e ci sono continui smottamenti e continue frane.
Signor Presidente, certamente noi abbiamo a disposizione anche lo strumento del sindacato ispettivo, che utilizzerò, ma qui c'è da capire che cosa fanno le Ferrovie dello Stato e cosa fa la Protezione civile. Con riferimento alle Ferrovie dello Stato, tanto per intenderci, il sindacato ispettivo può poco perché, come lei sa, signor Presidente, la legge mette al riparo e blinda le Ferrovie che agiscono senza alcun tipo di controllo né del Governo né del Parlamento. Il controllo del Governo è semplicemente formale, non è sostanziale. Si tratta di veri potentati, veri imperi che agiscono autonomamente, compiono le loro scelte, assumono le loro decisioni senza ascoltare nessuno e, lo ripeto ancora una volta, senza il controllo del Governo e del Parlamento che, a sua volta, dovrebbe controllare il primo.
Ritengo che questa sia veramente una situazione drammatica; certamente presenterò un'interpellanza con il collega Occhiuto proprio per richiamare l'attenzione del Governo sulla questione drammatica che riguarda le infrastrutture e i trasporti e reitero, ancora una volta, la mia sollecitazione affinché un rappresentante del Governo - possibilmente un Ministro o, come dicevo poc'anzi, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio - venga a riferirci quali siano le intenzioni da parte del Governo. Con provvedimenti di pronta urgenza così esigui, infatti, non si va da nessuna parte, anzi, molte volte sono più dannosi se non sono accompagnati da un programma e da una gestione razionale che valga per i medi e i lunghi tempi.
Signor Presidente, ovviamente mi affido alla sua cortesia perché questa sollecitazione che rinnovo ancora una volta possa far capire che il Parlamento non può essere, come si suol dire, ignorato. Questa è la sede anche per discutere e, soprattutto, per confrontarci, altrimenti ci intratteniamo in lunghe disquisizioni, che certamente sono un dato importante, sulla conversione dei decreti-legge quando abbiamo già una situazione su cui potremmo far convergere i nostri sforzi per comprendere dove ci porta l'azione del Governo e degli uffici preposti.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Tassone. Farò presente al Presidente della Camera il problema che lei ha sollevato perché si interessi presso il Governo, al di là degli atti di sindacato ispettivo che, come lei ha giustamente rilevato, in questo caso incontrano un limite sostanziale.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, la casualità vuole che torni su un Pag. 48argomento che ho già affrontato un'altra volta quando presiedeva lei, quello relativo all'atto del fumare a Montecitorio. Penso, una volta di più, che bisogna rispettare anche i diritti dei fumatori (so che lei apprezza il sigaro e simpaticamente mi fa piacere). Soprattutto nelle tre postazioni dove ci sono i computer, più persone si raccolgono per utilizzarli e basta che uno fumi - mi creda, sono in molti a farlo - che ne soffrono tutti.
Io ho già inviato - era giusto farlo - una lunga lettera ai questori, chiedendo di segmentare in qualche maniera il corridoio (in modo che chi vuole fumare una sigaretta velocemente e non può uscire abbia uno spazio con un aspiratore per farlo), ma soprattutto chiedendo che nei luoghi di lavoro non si fumi. C'è scritto in tutte le maniere.
È seccante dover pregare il collega di non farlo, anche perché sembra di voler rompere le scatole, ma le chiedo veramente un intervento sulla Presidenza. Con un po' di organizzazione si possono accontentare i diritti dei fumatori e dei non fumatori, anche perché - lo dico sommessamente a fine seduta - non possiamo approvare una legge in cui si prescrive di non fumare e poi qui, ampiamente, violare i dettati della legge.
Cerchiamo, quindi, di metterci a posto, con un po' di buona volontà, ma anche con interventi immediati da parte dei questori.

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, come lei sa, io appartengo alla categoria dei fumatori, ma mia moglie mi ha insegnato il massimo rispetto per i non fumatori.

RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula e della Presidenza sugli avvenimenti di questa mattina (alle 8, ora italiana) a piazza Tienanmen a Pechino, dove tre persone si sono date fuoco in segno di protesta. Il destino di queste persone non è chiaro. Alcune agenzie parlano di arresti, perché per fortuna non sono decedute a seguito del loro gesto. Credo, però, che sia necessario sollecitare un'attenzione forte su tali tematiche. Il Governo dovrebbe tutelare i diritti umani in ogni Paese dove questi siano visibilmente calpestati e far presente alle amiche autorità cinesi che noi vediamo e non intendiamo accettare questi eventi come normalità (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Farina, credo di esprimere i sentimenti di tutta l'Aula dicendo che la difesa dei diritti umani deve essere una priorità della politica estera italiana e non può essere omessa in nessuno dei contatti che abbiamo con i diversi Paesi, al fine di mantenere con tutti rapporti di amicizia.
Farò presente quanto da lei affermato al Presidente della Camera, al fine di esercitare, anche presso il Governo, un'opportuna azione affinché si intensifichi l'impegno dell'Italia in questo ambito. La invito anche ad utilizzare gli strumenti del sindacato ispettivo per dare maggiore forza a ciò che lei ha affermato.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e il Ministro della difesa.

Pag. 49

(Chiarimenti in merito alla posizione amministrativa del dottor Gioacchino Genchi e iniziative del Governo in materia di aspettativa e distacchi sindacali - n. 3-00402)

PRESIDENTE. L'onorevole Calderisi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicchitto n. 3-00402, concernente chiarimenti in merito alla posizione amministrativa del dottor Gioacchino Genchi e iniziative del Governo in materia di aspettativa e distacchi sindacali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIUSEPPE CALDERISI. Signor Ministro, nel caso Genchi, il grande scandalo delle intercettazioni telefoniche cui sono state sottoposte le stesse istituzioni della Repubblica, alte cariche dello Stato, politici, magistrati, uomini dei servizi segreti e della guardia di finanza, quasi mezzo milione di persone sotto controllo, vi è un ulteriore scandalo, uno scandalo nello scandalo.
È quello per cui l'uomo che ha spiato lo Stato, Gioacchino Genchi, ha svolto attività da libero professionista con contratti di consulenza con diverse procure della Repubblica, credo per oltre un milione di euro. Ma questa persona era anche, secondo le notizie riportate dalla stampa, in particolare da Panorama del 5 febbraio scorso, vicequestore in aspettativa sindacale della questura di Palermo.
Signor Ministro, chiediamo se sia vera questa notizia. È vero che Genchi ha usufruito del distacco sindacale? Per quanto tempo? È stato addirittura retribuito dalla pubblica amministrazione? È compatibile il ruolo di dipendente pubblico presso la questura con l'esercizio di una delicata attività da libero professionista resa in favore dell'autorità giudiziaria? Quali iniziative intende portare avanti il Governo per ricondurre...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Calderisi. Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, ha facoltà di rispondere.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, signori interroganti, in merito alla vicenda richiamata, relativa alla posizione del vicequestore aggiunto della Polizia di Stato, dottor Gioacchino Genchi, si precisa che, a seguito di una completa istruttoria formale, condotta in attuazione della normativa vigente, lo stesso funzionario è stato collocato in posizione di aspettativa sindacale non retribuita con decorrenza 1o giugno 2000, su richiesta dell'organizzazione sindacale UGL-Polizia di Stato.
La permanenza in aspettativa è stata confermata con successivi provvedimenti ministeriali sino alla data del 4 febbraio 2009, a decorrere dalla quale, a seguito della richiesta di revoca avanzata dalla predetta organizzazione sindacale, è stata disposta la cessazione della posizione di aspettativa del vicequestore Genchi. Le sopra indicate attività istruttorie, orientate alla concessione del distacco sindacale, sono state realizzate nel pieno rispetto della normativa vigente, della quale ritengo doveroso fornire una breve illustrazione.
L'articolo 32, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 254 del 1999 stabilisce che le richieste di aspettativa sindacale per le forze di polizia sono presentate dalle organizzazioni sindacali rappresentative sul piano nazionale alle amministrazioni di appartenenza del personale interessato, che curano gli adempimenti istruttori, acquisendo, per ciascuna richiesta nominativa, il preventivo assenso del Dipartimento della funzione pubblica, finalizzato esclusivamente all'accertamento dei requisiti soggettivi.
Le stesse emanano, altresì, il decreto di aspettativa entro il termine di 30 giorni dalla richiesta. Entro il 31 gennaio di ciascun anno le organizzazioni sindacali comunicano la conferma di ciascuna aspettativa sindacale in atto e possono avanzare richiesta di revoca in ogni momento.
La conferma annuale e la richiesta di revoca è comunicata alle amministrazioni di appartenenza del personale interessato Pag. 50e alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica, che adottano i consequenziali provvedimenti nel solo caso di revoca.
Al riguardo, come comunicato dal competente Ministero dell'interno in data odierna, va evidenziato che l'attuazione del provvedimento di collocamento in aspettativa sindacale non ha natura discrezionale e che, a differenza di altri istituti sindacali, non sono previsti contingenti massimi.
Invece, in ordine al regime degli incarichi, l'articolo 50 del decreto del Presidente della Repubblica n. 335 del 1982, nel regolamentare i casi di incompatibilità per il personale della Polizia di Stato, statuisce che il personale in esame può essere prescelto come perito o arbitro previa autorizzazione del Ministro o del capo dell'ufficio da lui delegato.
Sul punto, il Ministero dell'interno ha ribadito con comunicazione scritta quanto già precisato con circolare del 15 marzo 2004, ossia che nei casi sopracitati l'amministrazione competente è chiamata a valutare il possibile accoglimento dell'istanza sotto il profilo dell'opportunità, compatibilmente con le esigenze di servizio, fuori dell'orario di ufficio e liberi dal servizio.

PRESIDENTE. Deve concludere.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Il Ministero dell'interno ha ritenuto che la disciplina transitoria prevista dalla predetta disposizione generale non era applicabile alla fattispecie concreta, in considerazione della posizione di aspettativa sindacale in cui il dottor Genchi si trovava; ciò in quanto la predetta aspettativa ha interrotto l'obbligo della prestazione lavorativa a carico del dipendente, facendo quindi venir meno ogni apprezzamento in merito a contrastanti motivi di servizio rispetto agli incarichi peritali di volta in volta conferiti dall'autorità giudiziaria.
Passando infine alle iniziative generali...

PRESIDENTE. Deve concludere: erano tre i minuti a sua disposizione ed è già oltre il tempo.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Due parole ancora. Sulla base del decreto-legge n. 112 del 2208, ho l'incarico di revisionare l'intero sistema delle aspettative, cosa che farò, e che ho già fatto, perché è in vigore un decreto attuativo firmato proprio ieri, anche al fine di precisare le incompatibilità, che sono state evidentemente poco chiarite dalla normativa precedente.

PRESIDENTE. L'onorevole Cazzola, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per l'illustrazione che ha svolto della posizione di Gioacchino Genchi. La prendo in parola, perché so che esiste una norma del decreto-legge n. 112 del 2008 che prevede una revisione della normativa sui permessi sindacali, e che il disegno di legge delega sulla pubblica amministrazione è stato approvato oggi dal Senato: mi complemento con lei e con il Governo per questo importante successo.
Però, devo dichiararmi parzialmente soddisfatto, perché se avessimo scoperto un cieco che guida la macchina avendo una pensione di invalidità civile probabilmente saremmo qui a dire che non lo poteva fare. Abbiamo in questo caso una persona in aspettativa senza assegni per svolgere funzioni sindacali: dubito che questa persona potesse avere un contratto di consulenza con un'altra amministrazione pubblica e dubito che ci sia stato un comportamento corretto. Mi auguro che le autorità competenti possano, sul piano amministrativo, sul piano disciplinare, e forse anche sul piano penale, verificare meglio la situazione.

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(Sospensione dell'attività formativa prevista per i cancellieri neoassunti presso gli uffici giudiziari della provincia autonoma di Bolzano - n. 3-00403)

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00403, concernente la sospensione dell'attività formativa prevista per i cancellieri neoassunti presso gli uffici giudiziari della provincia autonoma di Bolzano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

KARL ZELLER. Signor Presidente, la presente interrogazione riguarda la formazione dei neoassunti cancellieri C1 presso il tribunale di Bolzano, presso gli uffici giudiziari della provincia autonoma di Bolzano, ai quali è stato negato di accedere a questa formazione, fatta invece per gli altri neocancellieri assunti in tutta Italia. L'amministrazione ha addotto non meglio specificati motivi di un asserito contenzioso instaurato con la provincia autonoma di Bolzano, del quale noi non siamo a conoscenza. Per questo motivo noi chiediamo lumi al Ministero, al Governo, per sapere per quale motivo sia stata negata questa facoltà e per quale motivo sia stata operata una discriminazione aperta nei confronti di tali addetti.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, la sospensione delle attività di formazione destinate al personale degli uffici giudiziari della provincia autonoma di Bolzano, come lei ha ricordato, onorevole Zeller, è stata disposta in seguito ad un contenzioso instaurato dalla stessa provincia di Bolzano, con ricorso della provincia autonoma di Bolzano contro il Ministero della giustizia presentato al competente tribunale regionale per la giustizia amministrativa il 15 settembre 2008. Il Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del personale e dei servizi del Ministero della giustizia fa sapere che il contenzioso trae origine dalla procedura di conferimento degli incarichi dirigenziali e dalla predisposizione dei relativi criteri effettuati dal Ministero stesso.
Secondo l'amministrazione ricorrente, invece, l'intera gestione del personale degli uffici giudiziari della provincia autonoma di Bolzano dovrebbe essere attribuita al commissariato del Governo. Poiché in tale controverso settore rientrano anche le attività di formazione e di aggiornamento del personale, l'amministrazione della giustizia ha ritenuto opportuno attendere, per la ripresa degli interventi formativi, che il giudice amministrativo individui l'amministrazione effettivamente competente.
Si sottolinea, quindi, che la decisione di sospendere temporaneamente le attività di formazione dei cancellieri C1 assunti costituisce un atto pressoché dovuto, anche al fine di tutelare le istanze del ricorrente, e rientra in quello spirito di cautela, di attenzione e di rispetto che deve sempre improntare i rapporti fra i diversi enti istituzionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di replicare.

KARL ZELLER. Signor Presidente, la risposta del Ministro non è assolutamente soddisfacente perché non si evince con chiarezza per quale motivo la formazione non possa essere garantita anche a questi dipendenti che sono finiti praticamente, a quanto abbiamo sentito, in un conflitto di competenze tra provincia, commissario del Governo e Ministero.
Siccome si discute solamente se competente sia il commissario del Governo - che è sempre un organo dello Stato - o il Ministero, credo che la formazione possa essere garantita anche in questo caso, dal momento che non è intuibile per quale motivo ciò non possa verificarsi.

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(Iniziative relative alla crisi aziendale della società Ittierre di Pettoranello del Molise - n. 3-00404)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00404, concernente iniziative relative alla crisi aziendale della società Ittierre di Pettoranello del Molise (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Ministro, questa interrogazione è rivolta a conoscere quali provvedimenti, ma soprattutto quali strategie, intenda mettere in atto il Governo per preservare l'attività aziendale dell'Ittierre, un'azienda in provincia di Isernia, per l'esattezza di Pettoranello del Molise.
Vi è da sottolineare che il consiglio di amministrazione dell'It Holding Ittierre ha richiesto il 9 febbraio 2009 il ricorso all'amministrazione controllata, che ha ottenuto proprio il 12 febbraio 2009.
In quest'azienda molisana operano oltre 1500 dipendenti, diretti e dell'indotto, che lavorano in tanti laboratori dislocati nell'intero territorio molisano.
È evidente che questa situazione non può che creare allarmismo tra le famiglie molisane per le sicure ricadute negative sul reddito e sull'occupazione, ma soprattutto sullo sviluppo della regione Molise (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Ministro dello sviluppo economico, onorevole Claudio Scajola, con proprio decreto, in data 12 febbraio 2009 (come ha ricordato l'onorevole interrogante), ha disposto l'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria della Ittierre Spa, su istanza della stessa società.
La società in questione occupa 772 dipendenti, di cui 656 nello stabilimento di Pettoranello del Molise, ed è interamente posseduta da It Holding Spa, che è quotata in borsa e che detiene partecipazioni totalitarie in altre dieci società italiane ed estere.
La procedura di amministrazione straordinaria, come è noto, è una procedura concorsuale volta a garantire la prosecuzione dell'attività ed il mantenimento dell'occupazione.
Contestualmente all'autorizzazione all'avvio della procedura è stato anche nominato un commissario straordinario. Tra le iniziative immediatamente assunte, i commissari straordinari dell'Ittierre hanno predisposto e depositato presso il Ministero dello sviluppo economico, lo scorso 19 febbraio, le istanze per l'estensione della procedura di amministrazione straordinaria ad ulteriori nove società italiane del gruppo. Con il decreto di apertura di tali procedure i commissari saranno quindi preposti alla gestione anche di tali ulteriori imprese del gruppo.
Entro centottanta giorni dall'apertura della procedura dell'amministrazione straordinaria (dal 12 febbraio quindi), i commissari dovranno predisporre, per l'approvazione da parte del Ministro dello sviluppo economico, il programma della procedura secondo uno degli alternativi indirizzi della ristrutturazione economica e finanziaria o della cessione dei complessi aziendali.
A far data dall'apertura della procedura, i lavoratori potranno godere dei benefici della cassa integrazione speciale. È appena il caso di sottolineare che il Ministero dello sviluppo economico, che segue con la dovuta attenzione la delicata questione (tenuto conto che l'azienda opera in un ambito territoriale ove operano numerosi laboratori, sia nell'ambito diretto, sia nell'indotto), si rende, fin d'ora, disponibile all'apertura di un tavolo con tutte le parti interessate, non appena, naturalmente, i commissari avranno portato a termine una completa valutazione della situazione economica e finanziaria delle società interessate.

Pag. 53

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. No signor Ministro, la regione Molise, questa eterna sconosciuta, sta morendo economicamente, imprenditorialmente, e socialmente e un parlamentare che può fare qualcosa, si chiama Silvio Berlusconi ed è Presidente del Consiglio, mi viene a fare la lezioncina di che cosa fanno i commissari. Dov'è il tavolo permanente con la regione? Dov'è il tavolo permanente con il Ministero competente? Dove sono i fondi disponibili? Dove sono le soluzioni concrete? Il caso Ittierre è un caso che grida giustizia, perché 300 milioni di euro se ne stanno andando al vento, perché 1500 operai stanno andando a casa e rimarranno senza stipendio.
L'alto Molise non ha più una sola impresa, una sola attività lavorativa; tutti a casa. Questo Governo Berlusconi, il deputato Berlusconi, ha eliminato il distretto industriale del basso Molise, di 80 milioni di euro, che io avevo creato. Noi avevamo messo i soldi per il terremoto, voi li avete tolti, li avete dati in maniera insufficiente e anche dove il terremoto non vi è stato. Poi, vi è il caso del FAS che avete utilizzato per le spese correnti e per il finanziamento dei debiti, il caso delle infrastrutture, dove, dopo quello che ho potuto fare io a Isernia per la Termoli - San Vittore, avete fatto soltanto due consulenze (stanno togliendo il consiglio di amministrazione perché non ci avete messo una «lira»), il caso dei Fondi della sanità che sono in debito, così in debito, che bisogna dichiarare la regione Molise insolvente.
Abbiamo la regione Molise che muore e un parlamentare che fa il Presidente del Consiglio ci viene a fare la lezioncina di che cosa sono i commissari straordinari. Ebbene, lo sa signor Ministro che tra questi commissari straordinari vi sono persone con cui vi sono problemi di trasparenza anche con il presidente della regione? Lei lo sa che il presidente della regione ha problemi anche con questi commissari straordinari? Quale fiducia possiamo avere da essi? Questo Governo si assuma le proprie responsabilità.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Abbiamo una regione che è abbandonata da Dio e dagli uomini - oserei dire -, perché nessuno ha provveduto a dare una mano a una regione che ha subito un terremoto. Prendete i soldi anche del terremoto per riparare i vostri debiti; vergognatevi di questo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

(Iniziative urgenti per la definizione dei processi di gestione e organizzazione dell'Expo 2015 - n. 3-00405)

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00405, concernente iniziative urgenti per la definizione dei processi di gestione e organizzazione dell'Expo 2015 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, penso che questo argomento sia di interesse generale, soprattutto per il fatto che riguarda l'Expo 2015 assegnato alla città di Milano e alla regione Lombardia. È un avvenimento di importanza fondamentale, non solo per il nord-ovest del nostro Paese, ma per tutto il contesto produttivo sociale ed economico della nostra nazione. Purtroppo, dobbiamo prendere atto che vi è una paralisi nella governance, polemiche continue sull'amministratore delegato, sul presidente, e sui componenti del consiglio di amministrazione. È una situazione che sta diventando sgradevole, e quasi paradossale, dopo la vittoria e l'assegnazione di questo importante avvenimento.
Si sta penalizzando tutto il sistema del mondo produttivo del nord e addirittura il tavolo Lombardia sta pensando di mettere fuori gioco gli industriali della nostra regione. Penso sia assolutamente indispensabile che venga presa, da parte del Governo, Pag. 54un'iniziativa, dimenticare, se possibile, per un attimo, le spartizioni partitiche interne alla maggioranza e pensare a questo grande avvenimento, a cui non mancano moltissimi anni, che ha bisogno, non solo di investimenti finanziari, ma di guide sicure.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, voglio innanzitutto rassicurare l'onorevole Volontè e gli altri deputati del suo gruppo interroganti il Governo che l'Esecutivo appunto segue con grande attenzione l'avanzamento delle attività connesse all'organizzazione dell'evento Expo 2015, che evidentemente riveste un ruolo strategico nella politica di sviluppo economico del nostro Paese. In proposito, smentendo quanto affermato, devo rilevare come non vi siano delle criticità, né dal punto di vista dei finanziamenti, né da quello relativo al rispetto dei tempi necessari per il completamento delle opere. In particolare, dopo l'entrata in vigore del decreto del Presidente del consiglio dei ministri del 22 ottobre scorso, l'organizzazione di Expo 2015 è ulteriormente progredita, come evidenziato da intense attività realizzate negli ultimi mesi, innanzitutto con il protocollo di intesa, sottoscritto lo scorso 28 gennaio, che avvia una partnership strategica con il Ministero dello sviluppo economico tramite l'ICE, che ha già assicurato il suo sostegno all'Expo durante la fase di candidatura, e che metterà a disposizione il suo ufficio di Parigi fornendo ogni utile assistenza all'evento del 2015.
L'ICE quindi metterà a disposizione la sua rete di uffici all'estero, il consolidato patrimonio di conoscenze nei diversi Paesi del mondo, l'ampio e diversificato programma di attività e di iniziative sui mercati internazionali, al fine di dotare l'Expo di una vetrina sul mondo e di entrare in contatto con operatori concretamente interessati ad investire nell'iniziativa.
La nuova collaborazione troverà concreta via nella prossima missione in Russia, che si svolgerà dal 6 al 9 aprile di questo anno, e che successivamente proseguirà in Corea del sud in occasione della visita del Presidente della Repubblica italiana, e quindi ancora in Brasile e in Giappone.
Una promozione specifica dell'evento sarà inoltre realizzata mediante uno show itinerante in diversi Paesi esteri, potenziali investitori in Italia.
La convergenza del Ministro dello sviluppo economico, dell'ICE e l'Expo 2015 si esplicherà inoltre mediante la presenza di un padiglione Italia, curato dallo stesso ICE, all'interno dello spazio della città di Milano che si svolgerà all'interno di Shanghai 2010 in cui saranno organizzati incontri commerciali bilaterali per Expo 2015, eventi e mostre per la promozione congiunta sia della città di Milano sia della prossima esposizione.
Particolare attenzione sarà inoltre rivolta al tema della formazione manageriale da conseguire con una collaborazione pluriennale con un centro di sviluppo sostenibile costituito a Milano ad Expo 2015.
Un ulteriore fattivo contributo verrà assicurato anche da Invitalia, l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti, che metterà a disposizione il suo patrimonio di esperienza e professionalità al fine di attrarre investimenti di qualità, coinvolgendo Expo Milano 2015 nelle attività all'estero che saranno programmate nei prossimi mesi.
Concludendo vorrei quindi confermarle, onorevole Volontè, la volontà del Governo di attribuire grande importanza all'evento del 2015 e naturalmente, da qui a quella data, già nei prossimi mesi non mancheranno ulteriori momenti (ai quali il Governo non intende assolutamente sottrarsi, anche al di là del sindacato ispettivo per i limiti che questo strumento ha) affinché vi possa essere una più puntuale e precisa informazione al Parlamento su tutte le iniziative che il Governo sta assumendo.

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PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, mi spiace non essere soddisfatto, o meglio - vorrei precisarlo bene anche agli ascoltatori - sono molto soddisfatto di sapere che l'ICE farà girare per il mondo uno show. Conosco l'ICE da qualche anno, so delle sue potenzialità e non sapevo di questa ulteriore potenzialità, cioè quella di presentare show sul nostro Paese in diverse nazioni.
Le domande contenute nel question time non riguardavano gli show dell'ICE, l'impegno o il grande interesse o il fatto di negare che esistono delle criticità. Onorevole Ministro Vito, lei lo sa benissimo perché è una persona molto attenta ai lavori parlamentari e anche alle cose che gli vengono passate: bisognerebbe suggerire a chi le ha passato questo appunto di leggere le pagine regionali e milanesi dei quotidiani che vengono pubblicati in Italia, perché ci si renderebbe conto che la prima affermazione - «non esistono criticità» - è abbastanza estemporanea rispetto a quello che sta accadendo. Mi riferisco al fatto che si discute il ruolo del presidente - lo ripeto -, dell'amministratore delegato e degli industriali.
Le faccio alcuni nomi: il presidente degli industriali Bracco, l'ex amministratore delegato Grisenti, il suo collega Stanca, che stanno in qualche modo discutendo se esista una rappresentanza degli industriali, se sia importante che vi siano rappresentanti degli enti locali, se il partito «x» sia ben rappresentato e quello «y» lo sia meno.
La verità è che le criticità esistono - non lo dice l'UdC, lo dice non solo la realtà ma anche l'opinione pubblica lombarda - e noi siamo interessati non a discutere di ICE, non a discutere di show, ma a discutere delle iniziative che il Governo vorrà semmai intraprendere davanti a queste criticità.
Questo mi aspettavo - e non c'è stato - e spero che questo ci sarà, come lei ha affermato - ho molta stima in lei e credo alle sue parole perché sono parole di onore e spero che siano mantenute dal Ministero dell'economia e delle finanze - nelle prossime settimane durante le quali non parleremo spero di ICE e di show in giro per il mondo, ma parleremo di un'importante opportunità nel nostro Paese, che sta naufragando grazie alle incertezze della maggioranza e del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

(Iniziative urgenti per l'omologazione dei sistemi che quantificano la durata residua della luce gialla dei semafori - n. 3-00406)

PRESIDENTE. L'onorevole Montagnoli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota ed altri n. 3-00406, concernente iniziative urgenti per l'omologazione dei sistemi che quantificano la durata residua della luce gialla dei semafori (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, signor Ministro, la nostra interrogazione trae origine in parte, dalle notizie di stampa e televisive delle ultime settimane relative ai cosiddetti semafori T-red che dovrebbero sanzionare chi passa con il rosso e che vengono utilizzati in maniera sembra non corretta in moltissimi casi in Italia.
Vi sono stati esposti da parte dei privati e la procura di Verona ha disposto il sequestro di moltissimi di questi semafori. L'indagine si è allargata a moltissime province italiane, tanto che oggi sembra che più di un'ottantina di funzionari e più di una sessantina di amministratori locali siano soggetti alle procedure nelle varie procure d'Italia.
L'indagine ha portato all'arresto dell'amministratore e del produttore del sistema T-red e anche al coinvolgimento di tanti enti locali con il sequestro di questi mezzi. Ciò ha portato ad una serie di ricorsi in tutto il Paese: si dice che di fronte a tutti i giudici di pace, nel solo Veneto, vi siano più di centomila multe sospette. Pag. 56
Con la presente interrogazione chiediamo di porre l'Italia al pari di altri Paesi europei, in cui già sono previste queste luci e il segnasecondi, in modo che passi il concetto che si fa sicurezza e prevenzione sui costi della strada e non si fa cassa, come purtroppo molti enti locali degli ultimi anni hanno fatto. Chiediamo, pertanto, oltre alla discussione che già è in corso in Commissione trasporti, che il Ministro dell'interno provveda ad emettere un provvedimento per far sì che anche il nostro Paese possa usufruire di questi sistemi, che sicuramente incontrano le richieste dei cittadini e dei tanti che in questi mesi hanno subito le sanzioni, ma che sicuramente sono a vantaggio della sicurezza stradale.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, è opportuno preliminarmente evidenziare che la questione degli impianti denominati «T-red» viene valutata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti esclusivamente per la parte relativa alla omologazione degli apparecchi e alla loro corrispondenza a specifici requisiti tecnici in base a parametri delineati dalla corrente normativa.
Sono, invece, le singole amministrazioni alle quali è demandata la gestione delle strade a provvedere ad identificare i tempi e le modalità di funzionamento degli apparecchi in base alle specifiche caratteristiche delle strade in cui essi sono posti. È utile anche precisare che non è previsto dai decreti di approvazione degli apparecchi che i documentatori fotografici delle infrazioni, alle intersezioni regolate da semaforo, interferiscano con la durata dei cicli semaforici stessi.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti garantisce che la questione dell'applicazione da parte delle amministrazioni locali dei dispositivi in parola è sotto particolare esame da parte delle competenti strutture per verificare il rispetto della normativa e delle prescrizioni tecniche del dispositivo di omologazione.
In merito, quindi, allo specifico quesito che è stato posto relativo all'applicazione di nuovi sistemi che quantifichino la durata residua dei tempi di luce gialla dei semafori, è utile precisare che per quanto concerne i tempi degli impianti semaforici, questi sono stabiliti secondo i principi dell'ingegneria del traffico, nel rispetto del codice della strada, e non possono essere variati a piacimento dalle diverse amministrazioni comunali. Ai fini della massima uniformità applicativa, si adottano generalmente tempi minimi di 4 secondi su strade urbane e di 5 secondi su strade extraurbane (i tempi sono relativi naturalmente all'esposizione del colore giallo).
In ogni caso, le durate effettive possono essere anche superiori a quelle indicate in dipendenza delle dimensioni dell'intersezione dei veicoli in arrivo e devono derivare da un'accurata progettazione da parte di professionisti esperti nella regolazione semaforica.
Dispositivi contasecondi da installare sugli impianti semaforici, come ipotizzati anche nel testo della sua interrogazione, non sono invece attualmente previsti dal vigente regolamento di esecuzione ed attuazione del nuovo codice della strada. Questi dispositivi, peraltro, non sono contemplati nei vigenti accordi internazionali sottoscritti dall'Italia e non possono trovare pertanto applicazione nella gestione degli impianti in argomento.
In conclusione, ferma restando la situazione delineata, sarà cura del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in sede di revisione del nuovo codice della strada, valutare attentamente la questione, al fine di disciplinare i dispositivi in parola e di evitare per il futuro abusi in proposito, quali quelli che sono stati denunciati dall'onorevole interrogante.

PRESIDENTE. L'onorevole Montagnoli ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, mi ritengo soddisfatto, anche se non completamente; chiedo che il Ministero Pag. 57dei trasporti faccia un'attenta analisi, ma in termini veloci, perché le indagini che si sono svolte in tutta Italia attualmente stanno causando moltissimi ricorsi ai giudici di pace. Vi sono magistrati che applicano la normativa in un modo e altri magistrati in un altro.
Sicuramente, per come sono stati utilizzati questi semafori, vi è stato un chiaro abuso delle normative e non sono stati rispettati i 3 o 4 secondi della luce gialla. Inoltre, negli accordi internazionali non vi è, ad oggi, la previsione dei contasecondi e al sottoscritto non risulta; oggi però in tanti comuni, in cui da parte degli amministratori e da parte della polizia locale - che in molti casi lavorano bene ed è giusto dirlo - si tiene in maggior considerazione la sicurezza dei cittadini, vi sono già i semafori segnasecondi, che danno risultati ottimi sulla sicurezza. Pertanto, chiedo al Ministero di farsi carico fin da subito di questa esigenza.
La nostra Commissione, la IX Commissione trasporti, prevede tali meccanismi e sta cercando di lavorare per far sì che siano inseriti nel testo. A tutti gli effetti, pertanto, la nostra attività sarà costante e continua. Vogliamo dare una risposta a chi ha subito multe salatissime. Penso che così diamo una mano anche alla magistratura e per questo chiedo l'intervento del Ministro, affinché si costituisca parte civile nei confronti di chi ha abusato della buona fede degli automobilisti (come gli imprenditori che hanno costruito queste macchinette mangia soldi).
Infine, penso che diamo un aiuto anche alle procure che stanno lavorando su questo territorio, perché diamo loro un indirizzo ben chiaro, che oggi non vi è. È stato certificato dalle procure di Verona e di Treviso che l'attività è stata fatta in maniera disonesta a tutti gli effetti, perché prendiamo ai nostri cittadini centinaia e centinaia di euro. Si tratta di più di 100 mila persone che sono incappate in queste sanzioni, pertanto è urgente l'intervento del Ministero. Bisogna avere forza e coraggio, anche a livello comunitario, per far sì che passi il concetto nel nostro Paese di fare sicurezza e non di fare cassa.
Un altro concetto che deve passare è che chi prende dai T-red le sanzioni perché ha sbagliato deve pagare, perché secondo i dati del Il Sole 24 Ore di dieci giorni fa vi sono realtà, nel nostro Paese, in cui le sanzioni non vengono pagate. Dunque, visto che questo problema esiste soprattutto nell'arco produttivo, nella Padania, chiediamo che venga rispettata la normativa. Chiediamo che nei comuni che si comportano bene, come il mio, siano installati i semafori intelligenti da adoperare per fare sicurezza. Questo concetto deve passare a tutti i livelli, per far sì che i cittadini si sentano sicuri.

(Problematiche relative alle condizioni di sicurezza in Afghanistan, con particolare riferimento al personale militare e alle organizzazioni non governative, e strategie per la stabilizzazione della situazione di tale Paese - n. 3-00407)

PRESIDENTE. L'onorevole Mogherini Rebesani ha facoltà di illustrare l'interrogazione Villecco Calipari n. 3-00407, concernente problematiche relative alle condizioni di sicurezza in Afghanistan, con particolare riferimento al personale militare e alle organizzazioni non governative, e strategie per la stabilizzazione della situazione di tale Paese (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, signor Ministro, questa è più che altro un'occasione per avere da lei una parola chiara, visto che negli ultimi tre o quattro mesi lei, il Ministro Frattini e il Presidente Berlusconi avete detto cose contrastanti e contraddittorie su almeno un paio di punti - o almeno così ci sembra - a mezzo stampa.
Chiediamo quindi un chiarimento, innanzitutto sulla situazione della sicurezza sul campo in Afghanistan. L'ambasciata italiana ha chiesto al personale delle ONG italiane presenti in Afghanistan di lasciare il Paese. Ci risulta che il Ministro Frattini le abbia invitate a fare il contrario. Vorremmo Pag. 58avere un'idea chiara di quale sia la situazione sul terreno rispetto alla sicurezza, sia per i civili italiani, sia per i militari italiani, sia chiaramente anche per la popolazione afgana.
In secondo luogo, interroghiamo il Ministro sulla disponibilità o meno del nostro Paese ad inviare più mezzi e più uomini nel teatro afgano, visto che anche su questo aspetto il Governo ha lanciato segnali a dir poco contraddittori.
In terzo luogo, vorremmo sapere come il Governo valuti, alla luce di questo, la situazione della riuscita o meno della strategia finora adottata dalla NATO in Afghanistan e quale sia il contributo che l'Italia può dare alla ridefinizione della strategia che ci sembra essere in corso a livello internazionale.

PRESIDENTE. Il Ministro della difesa, Ignazio La Russa, ha facoltà di rispondere.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti, anche se le domande che mi pongono abbisognerebbero, per la risposta, di un tempo molto più lungo. Quindi, se non fossi esaustivo, sono a disposizione per un'eventuale presenza in Commissione per offrirvi tutte le opportune notizie. Cercherò, comunque, di procedere in sintesi.
Per quanto riguarda le ONG, è attualmente all'esame un'attenta verifica delle effettive condizioni di sicurezza in cui si pone il personale civile. L'avviso che è stato dato è di massima prudenza: in altri termini, si conferma che le condizioni di sicurezza non sono tali da far stare tranquilli. Naturalmente, questo non significa, come è stato un po' esageratamente affermato, che non vi è la possibilità del permanere di tali presenze, anche se stiamo monitorando, con molta attenzione, l'effettiva situazione.
La condizione degli uomini, cioè dei nostri giovani soldati, invece, è sicuramente diversa dal passato per quanto riguarda il numero di attacchi che hanno subito anche le forze italiane, numero che è aumentato di molto rispetto al periodo precedente dell'anno scorso, anche se sono tutti attacchi isolati. Si tratta, cioè, di esplosioni o di quelli che comunemente vengono denominati «kamikaze» e che io preferisco chiamare «attentati suicidi». Non si tratta di attacchi organici e ciò dimostra che da parte dell'insorgenza vi è più una disperazione, che una maggiore capacità aggressiva. Questo non significa che non sia aumentata la pericolosità. A mio avviso, lo è e ho voluto già affermarlo molto chiaramente, ricordando, però, che da sempre vi è stata una forte pericolosità nell'operare in Afghanistan, come dimostrano gli attentati che, via via, negli anni, si sono susseguiti a danno degli italiani e che prima, forse, venivano - mai nascosti - ma un po' sottaciuti. Come loro sanno, fin dal primo contatto con la Commissione, ho tenuto a renderli assolutamente trasparenti, dicendo che già da tempo, più di una volta, è stato necessario usare la forza giusta per combattere l'insorgenza e le azioni terroristiche.
La strategia che preferiamo e che sta prendendo piede è quella di dare sempre più corpo ai tre momenti: quello della sicurezza, della ricostruzione e dell'uso della forza. La strategia è sempre stata questa: noi sosteniamo - e sembra che stia prendendo piede questa impostazione - che non debbano essere tre momenti distinti, ma che debbano sommarsi; dove possibile, devono contemporaneamente svolgersi attività indirizzate a tutti e tre i segmenti di quella che deve e può essere una strategia.
Il contributo italiano consiste nella capacità dimostrata dagli italiani di saper unire, accanto alla forza giusta, quando è da usare, una forte capacità di contatto con la società civile e una grande volontà di ricostruzione.
Per questo motivo, mi permetto di concludere con un rinnovato grazie - detto tre volte: grazie, grazie, grazie - ai nostri ragazzi e ragazze con le stellette che, ogni giorno, fanno davvero qualcosa per la pace.

PRESIDENTE. L'onorevole Villecco Calipari ha facoltà di replicare.

Pag. 59

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, siamo perfettamente d'accordo con il Ministro che non dovremmo leggere dagli organi di stampa quella che dovrebbe essere la strategia del Governo di fronte a una situazione che da anni è così complessa e delicata qual è quella in Afghanistan.
Signor Ministro, ci auguriamo che lei venga presto in Commissione per meglio analizzare tutti i punti, però mi permetta di replicare a quanto oggi ha affermato qui in Aula. Mi sembra che le risposte che lei ci ha fornito non possano soddisfarci. Ciò che appare è ancora un atteggiamento di approssimazione rispetto a quello che richiede non solo un'analisi della strategia fino ad oggi usata in quell'area e ai risultati con essa ottenuti, ma soprattutto rispetto al futuro e a ciò che è stato valutato ad oggi nelle sedi internazionali, di cui purtroppo non abbiamo avuto in Parlamento alcun riscontro se non leggendo la stampa.
Come dicevo, vi è un atteggiamento di approssimazione; infatti, se ricordiamo qual è stata la strategia dell'amministrazione Bush, brevemente e per tre punti, signor Ministro (senza esprimere valutazioni etiche, ma parlando di obiettivi e risultati), i risultati sono stati: ad oggi, un alto numero di vittime civili, visto che nel 2008 si è registrato un incremento del 40 per cento e sono 2.100 le vittime civili, circostanza che sta aumentando la diffidenza non soltanto tra coloro che lei definisce gli insorgenti, ma anche nella stessa popolazione afghana, al punto che lo stesso Governo afghano ha chiesto, eventualmente, alle forze NATO di prendere decisioni diverse, altrimenti si terrà un referendum; tensioni fino al punto di dare luogo a scontri militari con l'esercito pakistano; un arretramento dell'insorgenza in luoghi dove si trovano i nostri militari, cioè Farah ed Herat e un aumento degli attentati - come lei ricordava - anche a Kabul.
Credo allora che questa strategia, signor Ministro, oggi debba essere rivista e a tal fine vi sono due esigenze: un approccio più globale, ma che vada incontro alle esigenze della popolazione afghana. Le risorse finora utilizzate sono andate esclusivamente allo strumento che noi riteniamo necessario, quello militare, ma le risorse destinate allo sviluppo, alla qualità della vita e al lavoro della popolazione afghana non sono utilizzate e rappresentano un decimo di quelle complessive. L'altra esigenza è quella di una legge quadro, affinché questo Parlamento non discuta ogni sei mesi soltanto di un contenitore, ma verifichi quali sono i risultati e, eventualmente, anche quali sono le strategie di uscita da situazioni di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bonaiuti, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cicchitto, Cosentino, Cota, Donadi, Gregorio Fontana, Lo Monte, Milanato, Soro e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Convalida di un deputato proclamato nella XVII circoscrizione Abruzzi.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta odierna, ha verificato non essere contestabile l'elezione del deputato Augusto Di Stanislao, proclamato nella seduta del 3 febbraio 2009 in Pag. 60sostituzione del deputato Carlo Costantini per la lista n. 12 Italia dei Valori nella XVII circoscrizione Abruzzi e, concorrendo nell'eletto le qualità richieste dalla legge, ha deliberato di proporne la convalida.
Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidata la suddetta elezione.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha nominato componenti della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi i senatori Salvatore Cuffaro e Francesco Pardi, in sostituzione, rispettivamente, dei senatori Gianpiero D'Alia e Felice Belisario.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2206.

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono stati accantonati tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 2, a partire dall'emendamento Mariani 2.6 ed è stato, da ultimo, concluso l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 4 del decreto-legge.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2206)

PRESIDENTE. Chiedo al relatore, onorevole Tortoli, ai fini dell'organizzazione dei lavori, se proponga di iniziare l'esame dagli emendamenti riferiti all'articolo 5 o se, invece, proponga di riprendere gli emendamenti riferiti all'articolo 2 a partire dall'emendamento Mariani 2.6.

ROBERTO TORTOLI, Relatore. Signor Presidente, propongo di ripartire dall'articolo 2. Ci siamo riuniti in seno al Comitato dei nove, allargato ai presidenti di gruppo, e abbiamo trovato un accordo su un ordine del giorno che prevede la richiesta al Governo di un impegno a disporre il prima possibile, in uno dei prossimi provvedimenti, il coinvolgimento delle regioni e degli enti locali, come era stato richiesto dai proponenti degli emendamenti in precedenza accantonati. A questo punto, il medesimo ordine del giorno risulta sottoscritto da tutte le componenti e pertanto chiederei ai presentatori dei tre emendamenti riferiti al comma 1 dell'articolo 2, che avevamo accantonato precedentemente, se intendano ritirarli.

PRESIDENTE. Onorevole Mariani?

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, noi, accolte le intenzioni del Governo e dei colleghi della maggioranza di trovare, nel primo provvedimento utile, l'occasione per reinserire le forme di concertazione con le regioni e gli enti territoriali, accediamo alla proposta di ritiro degli emendamenti a mia prima firma 2.6 e 2.30, apprezzando anche la volontà del Governo, della maggioranza e del relatore di venire incontro ad un'esigenza che ritenevamo trascurata e profondamente sottovalutata.
Prendiamo quindi atto di questa volontà. Chiediamo anche alle altre forze politiche della maggioranza e dell'opposizione di esprimersi ma riteniamo nell'interesse dei territori, di tutti, prendere atto di quanto sia fondamentale recuperare il ruolo delle regioni e degli enti territoriali su una questione così delicata come quella del danno ambientale.

PRESIDENTE. Quindi, onorevole Mariani, lei ritira gli emendamenti a sua prima firma 2.6 e 2.30?

RAFFAELLA MARIANI. Solo questi due, signor Presidente.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Piffari 2.7 formulato dal relatore.

Pag. 61

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, l'onorevole Mariani ha giustamente anticipato anche la nostra intenzione che è quella di accedere all'invito al ritiro dell'emendamento a mia prima firma 2.7. Cercheremo di fare la nostra parte affinché quel poco di buono che noi riteniamo ci sia nel decreto-legge al nostro esame vada a buon fine.

PRESIDENTE. Si intendono, pertanto, ritirati gli emendamenti Mariani 2.6 e 2.30, e Piffari 2.7.

ROBERTO TORTOLI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO TORTOLI, Relatore. Signor Presidente, in risposta alla richiesta dell'onorevole Mariani che ci sollecitava a prendere una posizione ufficiale in merito a questo ordine del giorno, quindi ad esprimerci anche noi, come gruppi di maggioranza (io parlo a nome del gruppo Popolo della Libertà), a che il Governo si impegni realmente ad attuare questo ordine del giorno (che come ho detto è a firma mia e dei capigruppo di tutte le forze politiche), ritengo opportuno, a questo punto, dato anche l'interesse dimostrato su questo tema, leggere il testo dell'ordine del giorno così da stabilire ufficialmente una posizione comune.
«La Camera, esaminato il decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente, preso atto che l'articolo 2 interviene nella materia delle bonifiche dei siti inquinati di interesse nazionale (SIN) con lo scopo di accelerare la risoluzione delle procedure di contenzioso pendenti sul risarcimento del danno ambientale con un unico contratto transattivo, tenuto conto che il coinvolgimento pieno delle regioni e degli enti locali interessati nell'azione di bonifica dei terreni inquinati e quindi nella definizione dell'azione risarcitoria è essenziale ai fini della salvaguardia dell'ambiente e della salute dei cittadini, impegna il Governo a prevedere idonee forme di concertazione e ad adottare gli opportuni provvedimenti, anche normativi, diretti a garantire l'effettivo coinvolgimento delle regioni e degli enti locali interessati.»

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto comprensivo «Aniello Calcara» di Marcianise, in provincia di Caserta, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

RENATO WALTER TOGNI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO WALTER TOGNI. Signor Presidente, come rappresentante del gruppo Lega Nord Padania vorrei apporre la mia firma all'ordine del giorno in questione in quanto noi lo sosterremo convintamente.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 2.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei semplicemente dire che con questo emendamento intendiamo chiedere che il parere sia esteso, oltre che all'avvocatura generale, anche al Consiglio di Stato che potrebbe entrare nel merito e quindi dare un parere importante, tenuto conto anche degli effetti di finanza pubblica che ne conseguono.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale ...

AGOSTINO GHIGLIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Se lei indice la votazione, la votazione è aperta!

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.

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ROBERTO GIACHETTI. È un bel precedente!

PRESIDENTE. Prego, onorevole Ghiglia, ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, mi scuso se non sono stato tempestivo nell'alzare la mano, ma stavo verificando con il collega l'emendamento di cui si trattava. A nostro avviso, l'aggiunta che viene proposta nell'emendamento Piffari 2.8 è ultronea e non ne vediamo il fondamento rispetto al testo che stiamo prendendo in esame. La vediamo, peraltro, anche un'aggiunta impropria rispetto all'articolato in esame. Credo, pertanto, che il mantenimento del testo attuale consenta di avere una norma più chiara e non gravata, peraltro in maniera poco opportuna, da appesantimenti di cui sinceramente il collega che mi ha preceduto non è riuscito a spiegare l'intento.

PRESIDENTE. Preciso che precedentemente avevo solo indetto la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 2.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 401
Maggioranza 201
Hanno votato
164
Hanno votato
no 237).

Prendo atto che i deputati Cera, Rivolta, Montagnoli e Mistrello Destro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Duilio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Prendo atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito a votare.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei farle presente che, come risulterà dagli atti, non solo lei ha aperto la votazione ponendo in votazione l'emendamento, ma tanto è vero questo, che lei dopo ha detto «revoco l'indizione della votazione», il che implica che la votazione era stata aperta e poi revocata.
L'italiano credo abbia delle interpretazioni, ma anche una sua precisione. Quindi, la pregherei di verificare quanto è stato detto a verbale; lei prima ha aperto la votazione, ponendo in votazione l'emendamento, e poi l'ha anche revocata. Non c'è stato, quindi, solo il primo, ma anche il secondo passaggio.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei sa la stima che ho nei suoi riguardi. L'italiano lo parliamo entrambi e credo che si possano andare a rivedere nove mesi di verbali di sedute anche della mia Presidenza. Normalmente si indice la votazione, si ricorda il parere della Commissione e poi si dichiara aperta la votazione.
Eravamo arrivati all'indizione; comunque è inutile continuare, poiché mi sembra che la sostanza sia condivisa. Quindi, la prossima volta cerchiamo tutti di chiedere la parola puntualmente in modo da evitare queste discussioni da parte della Presidenza e dell'Assemblea.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 2.9. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, sarò brevissimo. Questo emendamento interviene sul comma 3 dell'articolo 2. Il comma 3 riguarda l'ulteriore passo della procedura attraverso cui si giunge alla transazione vera e propria. Lo schema di transazione, nell'attuale scrittura del testo, viene solo comunicato alle regioni. Pag. 63
Ovviamente facciamo conto che l'ordine del giorno presentato superi il problema e che quindi già si arrivi con uno schema di transazione concertato con le regioni, ma se così non fosse, nel successivo passaggio si va alla Conferenza di servizi. Tale Conferenza di servizi, come cita espressamente il testo, ha un carattere decisorio e dunque è una Conferenza di servizi che ha l'ultima parola sull'effetto di giungere alla transazione.
Chiediamo semplicemente, signor Presidente, che sia esplicitamente scritto che alla Conferenza di servizi partecipino in ogni caso e siano invitate le regioni, le province e i comuni territorialmente interessati. Non credo sia necessario aggiungere altro circa le motivazioni che rendono assolutamente indispensabile che alla Conferenza di servizi partecipino i soggetti che ho sin qui citato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, in questo decreto-legge c'è un articolo che richiama tutte le amministrazioni pubbliche al risparmio della carta.
Cominciamo ad applicarlo qui, perché convocare e notificare attraverso la trasmissione telematica degli atti non costa niente: risparmiamo carta e siamo certi che le notifiche con tutti i documenti arrivino. Quindi, anziché enunciarlo per tutti gli altri rappresentanti e funzionari dello Stato e degli enti locali, iniziamo a farlo noi, applicandolo anche in questi casi, rendendoli semplici. Non vedo una complicazione a coinvolgere in sede di conferenza dei servizi anche gli enti locali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 2.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 433
Votanti 432
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato
195
Hanno votato
no 237).

Prendo atto che la deputata Mastromauro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che i deputati Volontè, Nunzio Francesco Testa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 2.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, siamo sempre nel filone di quanto discusso stamattina, riguardo al tema della bonifica e della compartecipazione delle regioni, di cui abbiamo detto. Qui si sottolinea un fatto che poi viene ripreso anche da altri emendamenti. Oltre al fatto che le regioni debbano essere interessate nella fase di transazione (che poi ovviamente è quello che interessa di più, visto che stiamo discutendo di un eventuale danno che viene riconosciuto e di eventuali emolumenti che dovrebbero essere messi a disposizione per ripristinare le condizioni iniziali del sito), si chiede sostanzialmente che in questa fase di quantificazione un ruolo fondamentale venga svolto dalle regioni che hanno subito questo danno.
Noi crediamo e speriamo che poi, nel provvedimento che dovrà nascere da quell'ordine del giorno che abbiamo condiviso, si tenga in considerazione questo aspetto, che è l'elemento che probabilmente interessa di più i territori danneggiati, come abbiamo detto anche questa mattina.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Pag. 64
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 440
Votanti 427
Astenuti 13
Maggioranza 214
Hanno votato
186
Hanno votato
no 241).

Prendo atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Zampa e Oliverio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Prendo atto che il deputato Rivolta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Nunzio Francesco Testa ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Margiotta 2.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, molto brevemente; anche in questo caso si tratta di un emendamento per così dire tecnico, di buonsenso. In alcuni siti di interesse nazionale ci è stata segnalata la presenza di tantissime imprese; noi riteniamo che chiedere per ciascuna di esse, anche per imprese di piccolissime dimensioni (si pensi ad un deposito di carburanti o magari ad una piccola attività artigiana), la sottoscrizione dell'atto prima che esso venga inviato alla Presidenza del Consiglio non solo possa risultare una lungaggine, ma in alcuni casi sia persino impossibile da realizzarsi.
Ecco perché ritenevamo che possa essere anche sufficiente la conferenza dei servizi, senza richiedere esplicitamente la sottoscrizione dell'atto da parte di ogni impresa. In tal senso va l'emendamento da noi proposto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 2.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato
208
Hanno votato
no 240).

Prendo atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto e che il deputato Porcu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 2.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, in sostanza chiediamo di sopprimere al comma 5 le parole «nonché per le altre eventuali pretese risarcitorie azionabili dallo Stato e da enti pubblici territoriali». Questo emendamento e il successivo, che considero illustrato con questo intervento, hanno lo scopo di limitare gli effetti della transazione, ferma restando la possibilità per gli enti locali e le regioni di rivalersi per quanto di propria spettanza. Inoltre, si elimina l'estensione, piuttosto vaga e indeterminata, dell'effetto transattivo a tutte le altre pretese risarcitorie.
Vorrei ricordare a tutti colleghi che la Commissione affari costituzionali ha espresso un parere favorevole su questo emendamento, e poiché immagino che in quella sede anche i colleghi di maggioranza abbiano votato a favore, vorrei che se ne ricordassero quando ora andranno a votare l'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 65
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 2.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 449
Votanti 448
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato
188
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Calearo Ciman ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 2.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato
189
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 2.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato
207
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che i deputati Oliverio e Volontè hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo agli identici emendamenti Piffari 2.15 e Mariani 2.31.

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, intervengo solo per chiederle se non sia il caso di chiedere ai gruppi della maggioranza di avere almeno un minimo di pudore nel votare al massimo per due, ma non per tre o quattro colleghi! La ringrazio.

PRESIDENTE. Sono gli ultimi scampoli, onorevole Donadi. Ognuno voti per sé.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Piffari 2.15 e Mariani 2.31, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato
220
Hanno votato
no 247).

Prendo atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Ciccanti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 2.16. Pag. 66
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, credo che questo emendamento, sul quale vorrei intervenire brevemente, potesse essere accettato perché sostanzialmente propone un approccio ad un problema, come quello dei siti contaminati, cercando anche di favorire l'innovazione tecnologica attraverso una serie di provvedimenti che possano scomputare questo investimento nell'innovazione tecnologica nella fase transattiva.
Voglio ricordare, infatti, che i siti contaminati, sia che siano di interesse nazionale sia che non lo siano, rappresentano sempre anche delle occasioni di studio e di applicazione di tecnologie innovative sulle quali le imprese, una volta raggiunti gli accordi di programma, possono cimentarsi non solo per restituire al territorio quelle porzioni di terreno nelle condizioni naturali, ma anche, talvolta, proprio per sviluppare tecnologie prototipali che poi possono essere utilizzate nell'approccio a situazioni analoghe.
Tra l'altro, mi dicono che questo emendamento fosse anche molto caro a Confindustria, che è presente con una buona parte delle sue aziende chimiche in questi siti e che, in qualche modo, attraverso queste aziende in alcune parti d'Italia si sta adoperando attivamente per cercare di risolvere il problema. Quindi ciò, a mio avviso, poteva essere un incentivo in un momento di difficoltà come questa. Ieri abbiamo discusso una mozione di carattere ambientale volta proprio a incentivare le tecnologie ambientali e a favorire questa fetta di mercato, credo che approvare oggi questo emendamento sarebbe un'occasione per andare in quella direzione che, peraltro, ieri, tutti insieme, abbiamo votato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, in relazione a questo emendamento capisco le buone intenzioni e le finalità, ma credo che occorra anche tener presenti le logiche di mercato.
Quindi, se interventi devono essere effettuati in modo organico, va bene, ma effettuati saltuariamente essi rendono le questioni un po' precarie. Preannunzio, pertanto, la nostra astensione, proprio per il rispetto della concorrenza sul mercato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 2.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 455
Votanti 441
Astenuti 14
Maggioranza 221
Hanno votato
197
Hanno votato
no 244).

Prendo atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Bossa e Cuomo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, considerata la rilevanza del provvedimento in esame (trattandosi anche di un decreto-legge), credo che non sarebbe male se la Presidenza disponesse un orario preciso entro il quale si possono presentare gli ordini del giorno, perché non vorrei che ci trovassimo ancora una volta con il Governo impreparato. È già capitato alcune volte che persino il giorno seguente - poiché gli ordini del giorno si Pag. 67presentavano a fine serata - il Governo accampasse, in altri momenti e in altre sedute, la ragione di una non sufficiente conoscenza per non pronunciarsi o, addirittura, si fosse determinata una sospensione dei lavori dell'Aula.
Mi rendo conto che, dal punto di vista regolamentare, il termine per la presentazione degli ordini del giorno coincide con la conclusione delle votazioni sulle proposte emendative e sugli articoli. Tuttavia, signor Presidente, non possiamo dire ai colleghi esattamente a che ora termina questa seduta, in relazione alle votazioni sulle proposte emendative. Poniamo che un collega stia predisponendo un ordine del giorno o che, nel corso della discussione, qualche collega consideri opportuno intervenire per indirizzare il Governo con alcuni ordini del giorno su temi di cui il decreto-legge tratta: il collega non avrebbe il tempo per poterlo predisporre. Da questo punto di vista, quindi, forse sarebbe opportuno - se concordano i presidenti di gruppo e, naturalmente, se la Presidenza lo ritiene possibile, senza creare prassi difformi - mi sembra che ciò rientri nei poteri di autoregolazione dell'Assemblea - stabilire un orario - le 18,30 o le 19 - entro il quale i colleghi, con tranquillità, sanno che devono depositare i propri ordini del giorno verso il Governo. Gli uffici, in tal modo, hanno il tempo necessario per poter esprimere una valutazione di ammissibilità, considerato che abbiamo discusso parecchio sulle questioni di ammissibilità e che parecchi colleghi si sono trovati repentinamente a dover porre la questione di riammissione di proposte emendative o di ordini del giorno dichiarati inammissibili seduta stante (ciò reca qualche difficoltà al nostro buon esito dei lavori). Se ciò è possibile, quindi, le chiedo di procedere in questo modo.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, lei ha giustamente ricordato l'articolo 88, comma 1, del Regolamento, che prevede in maniera molto chiara che, nel corso della discussione degli articoli, ciascun deputato può presentare non più di un ordine del giorno, individuando automaticamente il termine per la presentazione degli ordini del giorno nel momento della conclusione della discussione sugli articoli. Ovviamente la sua è una proposta che mi sembra di un buonsenso sul buon andamento dei nostri lavori. Se non vi sono obiezioni - ovviamente fatto salvo quanto previsto dal Regolamento -, credo che si possa stabilire il termine per la presentazione degli ordini del giorno alle 18,30. Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 2.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, illustro il contenuto degli emendamenti Piffari 2.17 e 2.18. Il primo è soppressivo del comma 6: noi pensiamo che, di fronte ad un'inadempienza delle obbligazioni assunte dai privati, le somme già introitate debbano restare semplicemente acquisite al bilancio dello Stato.
Non si capisce perché debbano essere considerate di acconto; risponderanno per il loro danno nuovamente attraverso la normale disciplina già prevista dal codice civile.
Qualora non fosse accolto l'emendamento soppressivo, ne abbiamo anche un altro, l'emendamento Piffari 2.18, con il quale chiediamo di sostituire le parole: «può dichiarare» con la seguente: «dichiara». A me sembra che, di fronte all'inadempienza di chi si è assunto obbligazioni in una materia così delicata, lasciare la risoluzione del contratto come facoltà, e non come un obbligo, sia assolutamente sbagliato, anche perché temiamo, se il contratto non viene risolto, che accada quello che è capitato con i condoni. Del condono del 2003 abbiamo ancora da intascare 5 miliardi di euro! Non vorrei che questa fosse una forma mascherata di condono, per cui uno inizia a pagare, poi non paga più e, siccome la risoluzione del contratto è una facoltà e non un obbligo, la cosa finisce lì e resta comunque il beneficio di avere in atto un meccanismo che preclude altre possibilità di richiesta del risarcimento del danno.

Pag. 68

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 2.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 460
Votanti 309
Astenuti 151
Maggioranza 155
Hanno votato
41
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che i deputati Volontè e Bratti hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Girlanda e Castellani hanno segnato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 2.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 460
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato
209
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 2.19. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, anche con questo emendamento chiediamo la soppressione del comma 7, perché ci troviamo in una situazione nella quale il codice, e in particolare il comma 5 dell'articolo 317, contiene già una previsione, nel senso che le somme derivanti da quella riscossione finiscono in un'apposita unità previsionale dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare al fine di finanziare una serie di priorità: interventi urgenti di perimetrazione, caratterizzazione e messa in sicurezza dei siti inquinati, con priorità per le aree per le quali ha avuto luogo il risarcimento del danno ambientale; interventi di disinquinamento, bonifica e ripristino ambientale delle aree per le quali abbia avuto luogo il risarcimento del danno; interventi di bonifica e ripristino ambientale previsti nel programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati; attività dei centri di ricerca nel campo della riduzione delle emissioni di gas, effetto serra e dei cambiamenti climatici globali.
Ora, se modifichiamo questa situazione per rimetterla ad una riassegnazione per finalità previamente individuate con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, vuol dire andare ad innovare e, in ipotesi, modificare le priorità che erano già state stabilite e previste dal codice. Questo è il motivo per il quale chiediamo la soppressione del comma 7.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 2.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

Pag. 69

(Presenti 472
Votanti 308
Astenuti 164
Maggioranza 155
Hanno votato
34
Hanno votato
no 274).

Prendo atto che il deputato Tocci ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Cimadoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 2.20. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, molto brevemente, in questo emendamento, sempre del filone «bonifica-transazione-danno ambientale», si propone, fermo restando tutto ciò che abbiamo detto precedentemente, una ripartizione degli eventuali proventi, privilegiando, ovviamente, i territori e le opere di bonifica e di messa in sicurezza.
È una sorta, quindi, di vincolo che viene dato agli eventuali emolumenti che vengono riportati sul territorio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, colleghi, nel comma 7 dell'articolo 2 si cerca di affrancare il principio che le risorse che vengono pagate, o in multe o comunque per risarcimento del danno, rimangono, giustamente, al territorio che ha subìto il danno. Questo principio, però, viene inserito come forma straordinaria: se lo dovessimo applicare in forma più estesa anche ad altre modalità di transazione nei confronti dell'amministrazione pubblica, nei confronti della giustizia, potremmo utilizzare parecchie risorse recuperate dalla magistratura, molto spesso in caso di sanzioni riferite a evasioni fiscali o «furbate» in appalti pubblici o quant'altro, e si parla di decine di milioni di euro. Probabilmente, oltre che a ricondurle alle casse dello Stato, sarebbe opportuno utilizzarne un po' anche per rafforzare l'amministrazione della giustizia e della sicurezza sul territorio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 2.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato
221
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Zucchi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere ad esprimere voto favorevole e che il deputato Moffa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 2.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, doveva intervenire il collega Monai, ma comunque intervengo io. Prendo la parola per dire che, con l'emendamento in esame, noi chiediamo di sostituire alle parole «le finalità previamente individuate con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto col Ministro dell'economia e delle finanze», questa dizione: «la copertura delle spese di bonifica, risanamento e ripristino ambientale, per la compensazione ambientale e la soddisfazione del pregiudizio ambientale dell'area territoriale interessata dal danno ambientale oggetto del contratto di transazione, sulla base di un apposito decreto del Ministro Pag. 70dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare». Noi andiamo cioè a chiedere che gli introiti delle transazioni siano finalizzati al ristoro del danno ambientale là dove il territorio è stato colpito dall'evento inquinante, e mi riesce difficile capire come chi continua a proclamarsi a favore del federalismo possa non votare un articolo che prevede che siano reinvestiti là i quattrini che derivano da quel tipo di danno che si è sviluppato sul territorio! Sono veramente curioso di vedere come votano i colleghi della Lega su un tema come questo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'emendamento in esame, perché crediamo che il principio enunciato sia un principio giusto: è doveroso ripristinare e risanare le aree che hanno subìto queste lacerazioni ambientali, ma sanarle vuol dire anche lasciare sul territorio queste forme di sostegno e di recupero. Credo, dunque, che tutti i federalisti di quest'Aula dovrebbero votare l'emendamento, proprio per far sì che i cittadini che hanno subìto un danno ambientale, molte volte rilevante, abbiano almeno di ritorno un ripristino adeguato a quanto è successo, anche per evitare quello che succede spesso, lo spostamento di fondi da un territorio all'altro. Cerchiamo almeno di salvaguardare la dignità dei cittadini che hanno subìto tali danni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, sottolineo come la formulazione attuale del testo normativo che ci apprestiamo a votare non garantisce minimamente che le risorse ottenute dal risarcimento concordato di queste transazioni vengano destinate effettivamente alla bonifica e al ripristino ambientale. Questi soldi potrebbero andare ad altre regioni, ad altri luoghi, ad altre finalità, e quindi è giocoforza necessario che vi sia un una finalizzazione specifica, un punto fermo normativo che l'emendamento in discussione vuole garantire.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, mi riallaccio alle considerazioni svolte dai colleghi che mi hanno preceduto e ne aggiungo una ulteriore, che ritengo importante. Purtroppo, quando si parla di fondi che vengono destinati per un danno ambientale arrecato, tali fondi - quando poi vengono distribuiti - più che essere considerati una vera compensazione ambientale, e quindi utilizzati o per ripristinare le condizioni precedenti o comunque per migliorare le politiche ambientali su quel territorio, vengono utilizzati sotto forma di indennizzo.
Ciò a mio parere rappresenta un uso improprio delle somme, che invece dovrebbero essere destinate, appunto, o per ripristinare le condizioni ambientali originarie o, comunque, per attivare politiche ed opere ambientali che, in qualche modo, migliorino le condizioni del territorio stesso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 2.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 483
Votanti 482
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato
228
Hanno votato
no 254). Pag. 71

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 2.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, il comma 7 dell'articolo 2 del decreto-legge in discussione si riferisce agli introiti, cioè ai soldi che al termine delle transazioni dovrebbero essere incassati qualora il meccanismo che il decreto stesso mette in campo si riveli funzionante ed efficace, come ci auguriamo. Con esso si prevede la creazione di un fondo cui il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, potrà attingere per le proprie finalità.
Con questo emendamento, sulla scorta delle cose già dette da numerosi altri colleghi, insistiamo anzitutto affinché tali soldi siano spesi d'intesa con gli enti pubblici territoriali competenti, sulla base, cioè, di un'intesa esattamente con quegli enti nei cui territori si siano verificati i danni ambientali che sono ristorati attraverso detti introiti. Ovviamente, proprio in nome del principio per cui è giusto compensare e ristorare attraverso tali finanziamenti i territori che abbiano subito delle ferite, riteniamo che gli introiti debbano essere destinati e spesi esattamente nel luogo cui si riferisce il contratto di transazione. Non chiediamo quindi solo il concerto con gli enti e che i soldi siano spesi lì, ma anche che siano spesi esattamente per le motivazioni per le quali è nata la procedura transattiva, e cioè per il ripristino, la bonifica e la soddisfazione del danno ambientale occorso.
Questo è il senso dell'emendamento, e sarebbe ben strano che tali fondi fossero invece utilizzati semplicemente per far cassa e poi magari spesi per finalità assolutamente estranee alla procedura che si prevede di porre in essere attraverso questo articolo. Per tale motivo, l'emendamento in esame ci sembra assolutamente sensato, razionale ed incontrovertibile, e ci auguriamo che esso possa essere accolto e votato anche dai colleghi della maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 2.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 450
Astenuti 28
Maggioranza 226
Hanno votato
202
Hanno votato
no 248).

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Duilio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 2.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, in questo caso intervengo molto brevemente per dire che questo emendamento era, per così dire, di consolazione: non essendo stato approvato l'emendamento precedente, chiediamo almeno che venga prevista l'indicazione della priorità attraverso cui i fondi vengano spesi esattamente in quei territori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Sappiamo che il provvedimento al nostro esame non sarà modificato, però voglio Pag. 72spiegare ai colleghi che in questa maniera i fondi delle bonifiche diventano un pezzo della fiscalità generale.
Anziché essere destinati a ripristinare i danni che sono stati fatti, finiscono nel calderone. Adesso vi è un Governo di centrodestra, dopo ve ne sarà un altro, vedremo cosa accadrà, ma, sicuramente, siccome vi è un deficit delle risorse per effettuare le bonifiche, il fatto che queste risorse non siano destinate in maniera assolutamente prevalente a difendere l'ambiente e la salute dei cittadini, riteniamo sia un errore. Per questo chiediamo che vi sia una destinazione prioritaria di questi finanziamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, oggi, non a caso, abbiamo chiesto alla Presidenza di intervenire presso il Governo, perché nelle Commissioni competenti si dia conto dell'accordo intercorso con il Governo francese sul ripristino del nucleare civile e sulla costruzione di quattro centrali nucleari nel nostro Paese. Tutto ciò è inerente all'argomento in esame, perché stiamo discutendo del comma 7 di un articolo di un decreto-legge sulle bonifiche e sulle reintegrazioni in termini di compensazione dei danni ambientali provocati dai siti nazionali. Vorrei fare presente che se si vuole certezza e un accordo con la popolazione e con gli enti locali, e non una conflittualità continua tra Stato, regioni, enti locali e popolazione, occorre dare la certezza che i finanziamenti che sono stati già destinati arrivino in porto.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, concludo rapidamente. In realtà, è previsto che il Ministro dell'ambiente, su sua iniziativa, riassegni i fondi delle transazioni in modo tale che esso stesso definisca le priorità con le quali investire i fondi medesimi. Vi sono dei comuni, ad esempio nei dintorni di Caorso, che non hanno ricevuto i finanziamenti. Signor Presidente, se vogliamo che si discuta seriamente di questa questione, il Governo faccia il suo mestiere e dia i soldi, e le risorse necessarie, ai comuni che hanno diritto ad averli.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 2.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 477
Maggioranza 239
Hanno votato
230
Hanno votato
no 247).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 2.23.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, questo emendamento, che è uno degli ultimi che riguardano il danno ambientale, mi dà anche l'opportunità di sottolineare alcune altre questioni rispetto al tema dei siti contaminati di interesse nazionale, riprendendo la normativa abbastanza difettosa che tanti problemi ha causato, e sta causando, nel nostro Paese (mi riferisco al decreto legislativo n. 152 del 2006, che interviene nella materia di cui al decreto ministeriale n. 471 del 1999). Come Partito Democratico, sulla situazione dei siti di interesse nazionale, abbiamo presentato diverse interrogazioni, chiedendo di capire qual è il punto della situazione. Dalle pubblicazioni che il Ministero ci ha consegnato a latere delle risposte alle interrogazioni, in realtà, emerge una situazione molto complicata. Pag. 73È vero che, da un punto di vista formale, sui 52 siti di interesse nazionale vi è la presenza del Ministero, con tutti i suoi organi, che vi sono diversi accordi di programma attivati che stanno cercando di risolvere il problema, e che sono stati investiti centinaia di milioni di euro di fondi pubblici negli ultimi anni, ma vi sono due aspetti fondamentali che non traspaiono e non si evincono da questa pubblicazione. Il primo è che non si riesce a capire - non è oggetto di questo emendamento, ma può essere oggetto di una discussione successiva - lo stato dell'arte dell'attuazione delle opere di bonifica, ovvero se all'interno di questi siti di interesse nazionale i terreni siano stati oggetto di una successiva reindustrializzazione o siano rimasti, per così dire, aree deserte.
L'altro aspetto che non si riesce a capire da questo report riguarda l'entità dell'importo dei contributi privati considerati in questi accordi di programma, mentre si evince - lo dicevo prima - quanti centinaia di milioni di euro sono stati spesi dal pubblico. Il tema dei siti contaminati comunque dovrà essere riaffrontato. Noi abbiamo criticato nelle nostre dichiarazioni, sia in discussione sulle linee generali sia durante l'esame del complesso degli emendamenti, il fatto che con questi provvedimenti si mette mano in continuazione al codice unico ambientale. Sul tema dei siti contaminati, ad esempio, secondo il vecchio decreto ministeriale n. 471 del 1999 il procedimento era in capo alle amministrazioni comunali, mentre con il decreto legislativo n. 152 del 2006 è stato messo in capo alle amministrazioni provinciali, le quali sono anche quelle che devono in qualche modo dire se poi la bonifica è avvenuta o meno.
Quindi, lo stato normativo attuale non ha aiutato a risolvere i problemi di contenzioso ma li ha assolutamente complicati. Pertanto, oggi non solo è aperta tutta una serie di contenziosi riguardo al tema del danno ambientale, ma è aperta, anche nei siti non di interesse nazionale, tutta una serie di contenziosi di carattere procedurale. Su questo tema, al di là della questione del danno e delle transazioni, noi abbiamo già detto in precedenza che se la pratica transattiva servirà davvero a risolvere alcuni problemi con tutte quelle specifiche che abbiamo evidenziato e con il coinvolgimento degli enti locali e delle regioni ci vede ben disposti, però - ripeto - il tema dei siti contaminati va ripreso nella sua globalità, sia per avere chiarezza normativa, ma anche per completare una volta per tutte il dettato normativo.
L'anagrafe dei siti contaminati, così come veniva chiesta dal vecchio decreto ministeriale n. 471 del 1999, non è stata completata; ci sono state regioni che mai si sono mosse per attivare questa normativa. Nel presentare questo emendamento, che in realtà aveva tutt'altra funzione, che era quella del coinvolgimento delle regioni, su cui abbiamo già detto, ho approfittato di questo intervento per sottolineare ulteriormente come questa problematica meriti una discussione specifica importante, e sollecito il Governo a presentarsi al più presto sia in Commissione sia in Aula per cercare di dirimere tutti questi contenziosi che tanti problemi stanno creando, sia alle attività produttive sia a chi le deve controllare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.23 Mariani, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 481
Maggioranza 241
Hanno votato
236
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che il deputato Cimadoro ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che l'articolo aggiuntivo Fiorio 2.030 è stato dichiarato inammissibile.
Si è così concluso l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 2, che erano Pag. 74stati accantonati nella parte antimeridiana della seduta. Essendo già stati esaminati gli emendamenti riferiti agli articoli 3 e 4 del decreto-legge, passiamo quindi agli emendamenti riferiti all'articolo 5.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Froner 5.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 467
Astenuti 20
Maggioranza 234
Hanno votato
220
Hanno votato
no 247).

Prendo atto che i deputati Mattesini e Vaccaro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Cassinelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 5.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, passiamo ad un tema abbastanza spinoso ma anche interessante. Ancora una volta - riprendo il ragionamento sul tema delle proroghe in materia di decreti attuativi - in questo articolo addirittura si propongono tre proroghe. Una è la proroga della TARSU: da un pezzo dovremmo essere passati a tariffa, secondo decreti precedenti, ma in realtà ancora diverse amministrazioni si trovano in difficoltà, e quindi vi è questa richiesta di proroga annuale.
La seconda riguarda la disciplina transitoria per le discariche dei rifiuti - dopo riprenderemo questo tema esaminando l'articolo 6 - e anche su questo bisognerebbe dire molte cose - e mi riservo di dirle nel momento in cui interverrò sull'articolo 6 - riguardo allo stato dell'arte su come, purtroppo, vengono ancora smaltiti i rifiuti nel nostro Paese.
La terza deroga riguarda anche la mancanza di attuazione di un decreto che continua a creare problemi e che concerne il criterio di assimilazione dei rifiuti. Ovviamente ciò fa parte dell'inefficienza del sistema che più volte abbiamo sottolineato, cioè il fatto che sono stati emananti decreti e in continuazione vengono emanate norme. Si rimanda poi ai decreti attuativi e tali decreti non vengono emanati. Pensate soltanto che sul tema dell'assimilazione, le percentuali di raccolta differenziata che possono essere calcolate cambiano completamente a seconda che oggi, da parte dei regolamenti comunali, vengano assimilati una certa tipologia di rifiuti o altri. Quindi abbiamo quantità notevolissime di rifiuti che possono essere consegnate in privativa, a seconda del tipo di assimilazione che viene fatta, o al libero mercato. Questo determina il fatto che - ripeto - quando si fanno quelle classifiche o quando si verificano le percentuali di raccolta differenziata, queste cambiano completamente a seconda del tipo di assimilazione effettuata. Con questo emendamento, per tornare al punto della questione, proponiamo di dare ai comuni, anche in deroga a questa fase di transizione, la possibilità di applicare le disposizioni relative al calcolo della tariffa così come previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, gli articoli 5 e 6 che trattano di rifiuti e di proroghe sulle discariche costituiscono ancora una volta un'offesa al sistema degli enti locali e ai cittadini. Infatti, abbiamo stabilito ormai una normativa abbastanza chiara su come far pagare i rifiuti, come smaltirli attraverso discariche e inceneritori, raccolta differenziata, riuso: abbiamo stabilito norme in Pag. 75tutte le maniere, chiare già da anni e da tempo.
Con queste proroghe, anziché stimolare la messa a regime di un sistema normale in una civiltà come la nostra, che produce rifiuti tutti i giorni, spendiamo miliardi per intervenire sull'emergenza (si veda quanto è accaduto in Campania ma potremmo accennare a ciò che sta accadendo in Sicilia o quello che sta accadendo in Calabria o quello che potrebbe accadere anche nel Lazio o in tante altre regioni). Quindi, cosa accade? Succede che vi sono delle comunità e dei cittadini che rispettano le leggi da anni, pagano quanto loro producono e rispettano la legge, mentre altri, grazie a queste proroghe e deroghe, possono continuare a fregarsene.
Non diamo un buon esempio di quanto è necessario fare affinché la raccolta differenziata e lo smaltimento dei rifiuti avvengano con processi sempre più raffinati, controllati, garantiti e sempre più verso il riutilizzo di tutto quanto consumiamo e produciamo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 5.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 460
Astenuti 27
Maggioranza 231
Hanno votato
211
Hanno votato
no 249).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 6.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, tratterò gli emendamenti Mariani 6.1 e 6.2.
In questo caso torniamo un po' a quanto si diceva in precedenza: la proroga diventa assolutamente purtroppo indispensabile perché, anche per quanto concerne questo aspetto, siamo in un Paese nel quale oltre il 60 per cento dei rifiuti, aldilà di tutte le discussioni che facciamo, viene smaltito in discarica. Non siamo riusciti nel giro di questi anni ad attivare - parlo della parte di smaltimento - un'impiantistica moderna.
Non abbiamo fatto scelte in alcuni momenti, così come hanno fatto altri Paesi e, quindi, oggi ci troviamo a prorogare ancora una volta la possibilità di ricorrere alla discarica per lo smaltimento dei rifiuti.
Qui chiediamo un anno di proroga, ma dobbiamo anche essere tutti consapevoli - e questo sembra che si potesse discutere e verificare in sede di discussione al Senato - che né per quanto riguarda il potenziamento della raccolta differenziata, né per quanto riguarda il tema della minimizzazione dei rifiuti, né tanto meno per la costruzione di infrastrutture come gli inceneritori, un anno sarà sufficiente per risolvere tutti i problemi che oggi sono sul tappeto, se non altro per le questioni che ricordava prima il collega Piffari.
Sappiamo che ci sono regioni in emergenza e regioni che non hanno dichiarato lo stato di emergenza ma che sono più in emergenza di quelle che lo hanno fatto; mi riferisco alla Sicilia e, tra l'altro, ne approfitto per stigmatizzare anche un comportamento del presidente siciliano: abbiamo chiesto più volte di audire in Commissione il presidente della regione Sicilia e con tutta una serie di scuse, dopo un mese, un mese e mezzo, forse anche di più, siamo ancora qui che aspettiamo di sentirlo. Visto che mi sembra che in quella regione vi sia qualche problema, perché la stessa città di Palermo recentemente è entrata in stato di emergenza, sarebbe opportuno che quella regione e i suoi governanti venissero a riferire in Aula su una situazione che - lo ripeto - è di emergenza tanto quanto quella della Campania, ad esempio. Pag. 76
Quindi, credo sia indispensabile accettare in qualche modo questa proroga, ma riteniamo che sia un ulteriore segnale di inefficienza del sistema, che non funziona. Dunque, ben vengano tutte quelle disposizioni e, più che altro, le azioni concrete per poterlo attivare in qualche modo.
Teniamo anche presente che ci stiamo concentrando molto - e in parte anche a ragione - sul tema degli inceneritori e dei termovalorizzatori, ma in realtà la nuova direttiva europea, che prevede il raggiungimento del 65 per cento di raccolta differenziata nel 2020, punta invece moltissimo sul tema della minimizzazione del rifiuto, su cui invece, da un punto di vista legislativo, non abbiamo ancora preso alcun provvedimento.
Quindi, l'emendamento in esame - per arrivare alla conclusione del mio intervento - è coerente con questa filosofia della riduzione dei rifiuti da conferire in discarica, investendo - questa è la ratio soprattutto dell'emendamento Mariani 6.2 - sulla minimizzazione dei rifiuti stessi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 6.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 471
Astenuti 18
Maggioranza 236
Hanno votato
218
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che il deputato Porcu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 6.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 465
Astenuti 27
Maggioranza 233
Hanno votato
211
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che i deputati Leoluca Orlando e Villecco Calipari hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 7-ter.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, con l'emendamento in esame chiediamo una modifica che ha il significato di equità, perché dire «in misura del 25 per cento in favore dei comuni confinanti con quello nel cui territorio è ubicato il sito» potrebbe significare nulla, nel senso che dipende dalla conformazione dei confini comunali. Potrebbe anche darsi che in questo modo vi possano essere località più vicine al luogo in cui è capitato l'evento, ma il cui comune non è confinante con quello in cui si è verificato l'evento e che sarebbero escluse.
Allora, noi proponiamo un ragionamento che tenga conto di un certo raggio rispetto al punto in cui si è verificato l'evento. Chiediamo di aggiungere le parole: «e a favore dei comuni nel raggio di 100 chilometri». Questo è un intervento di equità, che permetterebbe di evitare situazioni di ingiustizia nei confronti di qualcuno (Commenti). No, signor sottosegretario, non serve allargare le braccia...

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, si rivolga alla Presidenza.

Pag. 77

ANTONIO BORGHESI. ...è evidente che può capitare una situazione di iniquità, che noi chiediamo di correggere perché ci pare giusto.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media «Corradini» di Avezzano, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, con riferimento all'emendamento in esame è importante svolgere una riflessione ed invitare non solo il Governo, ma anche i parlamentari, a riflettere su un fatto importantissimo: stiamo ponendo all'attenzione l'ipotesi di operare una modifica piccola, ma di grande importanza. L'inquinamento atmosferico ed idrico è causato, molte volte, dai rifiuti, attraverso la formazione del percolato, che si sprigiona sia in aria sia nel sottosuolo e non si ferma dove vi è la raccolta dei rifiuti, ma si espande - e si è visto da alcune ricerche effettuate - dai 70 ai 100 chilometri di distanza, sia in aria sia nelle falde acquifere.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Pertanto, invitiamo il Governo ed i colleghi - concludo, signor Presidente - a prendere in seria considerazione questa riflessione, proprio per la grande collaborazione e per il rispetto dell'essere umano. Attenzione: è pericoloso...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scilipoti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 7-ter.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 485
Astenuti 5
Maggioranza 243
Hanno votato
217
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Girlanda e Castellani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 7-ter.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, forse, nel mio intervento precedente non sono stato molto chiaro. Ribadisco, per l'ennesima volta, ai parlamentari presenti in quest'Aula, che il problema non è votare o non votare un emendamento. Si tratta di una riflessione che vorrei che facessero tutti i parlamentari ed il Governo: allargare i confini significa salvaguardare un territorio. In altre parole, significa indennizzare i comuni martoriati dall'inquinamento.
L'inquinamento non si ferma dove esistono i rifiuti o dove vi sono i contenitori: il percolato infatti si sprigiona sia nell'aria, sia nelle falde acquifere ed inquina il territorio in un raggio compreso tra i 70 ed i 100 chilometri. Il minimo che il Governo ed i parlamentari potrebbero fare è prendere in seria considerazione questo aspetto e dare, quanto meno, un indennizzo, che è minimale, nell'interesse della collettività (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 7-ter.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Pag. 78
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 463
Astenuti 25
Maggioranza 232
Hanno votato
217
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che i deputati Abrignani, Distaso, Girlanda, Castellani, Iapicca e Di Cagno Abbrescia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 7-ter.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, l'articolo 7-ter è stato introdotto nel corso della discussione al Senato e riguarda, attraverso una novella del secondo e terzo periodo del comma 1-bis dell'articolo 4 del decreto-legge n. 314 del 2003, la modifica alle percentuali relative al contributo di compensazione territoriale previsto a favore dei siti che ospitano centrali nucleari ed impianti del ciclo di combustione nucleare.
Signor Presidente, ci troviamo, dunque, di fronte ad un argomento di grande attualità. Ne approfitto, molto brevemente, per ribadire che, dal mio punto di vista, la scelta nuclearista, così ampiamente pubblicizzata ieri da parte del Governo, anche attraverso l'accordo con la Francia, desta grandi perplessità e grandi critiche. Riteniamo che investire sulle centrali di terza generazione sia anacronistico. Le centrali di terza generazione costano molto, continuano ad essere poco sicure e producono scorie: questo è un Paese che non ha ancora risolto il problema delle scorie prodotte dalle centrali costruite prima del referendum, figuriamoci se è pronto a vincere la sfida relativa al nuovo decommissioning e alle nuove scorie.
Peraltro, non vedo il motivo di essere entusiasti per l'accordo con i francesi, poiché la necessità dell'accordo dimostra soltanto che, evidentemente, anche in quanto a know how non siamo autonomi e abbiamo la necessità di ricorrere a partner d'oltralpe e non credo che sia qualcosa di cui gloriarsi.
Inoltre, l'altrettanto contrabbandata idea che attraverso il nucleare viene meno la dipendenza energetica del nostro Paese da altri Paesi è argomento debolissimo: le centrali nucleari hanno bisogno di uranio e anche questo saremmo costretti a procurarcelo acquistandolo dall'estero. Siamo poi contrari per il metodo utilizzato per questa scelta nuclearista e abbiamo già avuto modo di parlarne quando abbiamo discusso e purtroppo approvato in Aula l'atto n. 1441-ter, il disegno di legge Scajola.
Detto questo, vengo al senso dell'emendamento. Noi riteniamo intanto che, quanto meno, il comma 1 a cui esso è riferito abbia uno spirito positivo: è giusto prevedere compensazioni ambientali nei luoghi in cui esistono impianti di questo tipo o comunque impianti che facciano parte del ciclo del combustibile nucleare. Il comma 1 corregge alcune previsioni precedenti, noi però riteniamo che anche in questo caso vada rimarcato che i finanziamenti che verranno investiti in tali aree siano principalmente - o quanto meno in parte - spesi ed investiti in interventi in materia ambientale. Anche questo ci sembra assolutamente naturale, perché è esattamente negli interventi di tipo ambientale che bisogna ristorare i territori che sotto il profilo ambientale subiscono un danno e un nocumento dalla scelta nucleare e dall'ubicazione di tali impianti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma a questo emendamento e per precisare che le compensazioni non vanno Pag. 79destinate solo ai siti in cui costruiremo le centrali, ma anche a quelli in cui si smaltiranno le scorie, in quelli dove si dovranno estrarre materie prime per il nucleare e in quelli in cui si andrà a smaltire l'acqua. Gli interventi in materia di compensazione ambientale, quindi, sono assolutamente necessari.
Per come lo vediamo noi, non esiste solo il problema di compensare con soldi l'eventuale disagio morale di chi si trova l'impianto di produzione nucleare nel proprio territorio, ma dobbiamo pensare anche all'ambiente che andiamo ad utilizzare. Non sono solo dei bei salotti curati benissimo dal punto di vista del design, ma sono interventi sull'ambiente stesso e l'ambiente va anche salvaguardato e compensato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, noi come Unione di Centro voteremo «sì» a questo emendamento, però vogliamo chiarire un punto: il «sì» non ha sicuramente le motivazioni addotte poc'anzi dall'onorevole Margiotta, perché da questo punto di vista le zone dove localizzare le eventuali centrali nucleari (perché visto il voto espresso ieri anche dalla maggioranza qualche dubbio mi viene) sono certamente i siti più sicuri rispetto a tutti i disastri ambientali che abbiamo commesso e perpetuato in questo Paese. Dunque, sicuramente le compensazioni ci vogliono, ma non perché le centrali nucleari inquinino l'ambiente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, al di là del fatto che si possa essere d'accordo o meno, stiamo parlando di una tecnologia assolutamente complessa e, come è stato dimostrato negli altri Paesi e come si verificherà anche nel nostro con l'attivazione di queste centrali - anche se abbiamo una serie di siti che devono essere decommissionati - il tema della sicurezza è assolutamente fondamentale.
Sarebbe opportuno, quindi, per rimanere nel tema e nello spirito di questo emendamento, che quando si parla di compensazione ambientale, non la si consideri solo nell'eccezione del danno, ma che si prevedano anche adeguati finanziamenti per la formazione di tecnici e per sostenere quelle agenzie tecniche che poi dovranno garantire la sicurezza dei cittadini sul territorio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà per un minuto.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, mi viene il dubbio e mi confondo un pochino nell'ascoltare determinati passaggi di un carissimo amico parlamentare, l'onorevole Libè, quando afferma, con grande convinzione, che le centrali nucleari sono i posti più sicuri. Non capisco dove abbia trovato i dati, i risultati e il confronto per affermare e sostenere ciò in quest'Aula, quando è stato dimostrato, ed è dimostrato giornalmente dalle statistiche e dai registri che esistono nei vari comuni in prossimità delle centrali nucleari, che le malattie degenerative sono in aumento di una percentuale compresa tra il 5 e il 7 per cento. Affermare determinate cose a cuor leggero è veramente un atto di grande irresponsabilità!

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Ieri ho affermato in quest'Aula...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Sto per concludere - signor Presidente - che non si deve prendere per buono ciò che dice l'onorevole Scilipoti ma ognuno dovrebbe controllare...

Pag. 80

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Scilipoti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, su quest'ultimo intervento non vorrei aggiungere nulla di più se non ricordare piuttosto qualcosa all'onorevole Margiotta, che è intervenuto per diversi minuti sul nucleare, in riferimento a quello che ha fatto ieri il Governo. Non so dove lui fosse alcune settimane fa ma questo ramo del Parlamento ha votato un provvedimento, l'A.C. 1441-ter. Tra l'altro, sul tema del nucleare, il suo gruppo si è astenuto nella parte centrale del medesimo provvedimento che ha previsto il rientro del nucleare in Italia. Stiamo, quindi, parlando di qualcosa che è già avvenuto in questo ramo del Parlamento. Peraltro, prevedere, come dice lei, la quarta generazione è come pensare di promuovere gli incentivi sugli autoveicoli euro 6: probabilmente prima o poi arriveranno, ma nel frattempo è meglio dare delle risposte a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 7-ter.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 496
Astenuti 2
Maggioranza 249
Hanno votato
240
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che i deputati Mazzarella e Federico Testa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 7-quater.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Esposito. Ne ha facoltà.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, l'emendamento si occupa di questo articolo che reca come titolo «Progetti ed iniziative di educazione ambientale». Naturalmente, se si leggesse soltanto il titolo, non ci sarebbe nulla di cui doversi preoccupare perché, peraltro, vengono riassegnati dei soldi che non sono stati spesi - si tratta di circa 9 milioni di euro - ripartiti per il biennio 2009-2010. Si ipotizza un intervento per il progetto «Scegli Italia», un portale che dovrebbe valorizzare il sistema turistico italiano: si tratta di un progetto risalente al 2004 per il quale erano state stanziate una serie di risorse, circa 65 milioni di euro, quindi neanche pochi. Poi, ad una attenta lettura - poiché noi siamo convinti che l'educazione ambientale vada incrementata e integrata in questo Paese e la discussione che c'è stata, pochi minuti fa, soprattutto su tutta la questione delle centrali nucleari e l'attenzione all'ambiente, lo dimostra - scopriamo che, ad un certo punto, in questo articolo che, voglio ricordarlo ai colleghi distratti, si intitola «Progetti ed iniziative di educazione ambientale», viene inserita la possibilità di spendere queste risorse per interventi di manutenzione degli immobili di pertinenza del Ministero. Con tutto il rispetto per chi ha scritto questo articolo, noi riteniamo che la manutenzione degli immobili non abbia attinenza con l'educazione ambientale che dovrebbe essere impartita nelle scuole, magari attraverso la rete Internet e che dovrebbe avere altri scopi.
Rivolgo quindi un appello al Governo e anche all'Aula perché - di fronte ad una macroscopica scelta, quella di utilizzare soldi che dovrebbero utilmente formare una cultura ambientale in questo Paese per trasformarli in mattoni e cemento e per sistemare, probabilmente, immobili messi chissà dove e adibiti chissà a che cosa - vorremmo evitare che dopo i tanti provvedimenti omnibus cui abbiamo assistito, Pag. 81adesso si cominciasse anche ad approvare articoli omnibus, che hanno un titolo e poi portano da un'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, sempre in relazione alla questione che riguarda i siti, le compensazioni e via dicendo, e in relazione al fatto che abbiamo chiesto e non abbiamo ancora ricevuto risposta a che il Governo venga a riferire in merito all'accordo sul nucleare stipulato ieri con il Governo francese, credo sia opportuno precisare all'onorevole Raisi che il Governo non era autorizzato a scrivere qualsiasi cosa in quell'accordo e che doveva tenere conto delle norme vigenti e degli orientamenti del Parlamento che ancora non si sono trasformati in norma. L'onorevole Raisi non deve scambiare le norme già vigenti con i disegni di legge. Il Governo non è autorizzato a decidere autonomamente le tipologie del nucleare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Quartiani.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, questi articoli 7-quater e 7-quinquies - in questo caso con il 7-quater si mettono a disposizione 9 milioni di euro dedicati, come diceva prima il collega, anche alla manutenzione degli immobili - fanno parte di un provvedimento un po' strampalato, vuoi per le dimensione delle risorse, vuoi per la mancanza di fiducia nella nostra scuola ritenendo che essa non sia in grado di fare educazione ambientale; da qui, la necessità di azioni promozionali da realizzare con i citati 9 milioni di euro. Credo che la scuola vada sostenuta in modo preciso con le risorse che servono, in termini economici e di personale, anziché mirare a campagne promozionali da 9 milioni di euro. Questo vale per le scuole primarie e secondarie ed anche per l'articolo 7-quinquies che poi coinvolge l'università.
Credo che si tratti di forzature e non capiamo neanche l'emergenza e l'urgenza di tutte queste cose. Invece è opportuno affrontare questa materia con serietà, come si diceva prima, e fare modo di non prorogare e cambiare i riferimenti ogni sei mesi; occorre mantenere nelle nostre comunità dei riferimenti ben precisi sulle normative ambientali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, vorrei soltanto ricordare al Parlamento e anche a molti dei colleghi intervenuti precedentemente che si parla di educazione ambientale nelle scuole dell'obbligo che è già una materia approvata da questo Parlamento attraverso l'inserimento di un intero articolo all'interno del decreto-legge sull'emergenza rifiuti in Campania. Pertanto, si parla già di una legge dello Stato che ha delegato ad un regolamento del Ministero dell'ambiente e del Ministero della pubblica istruzione il compito di avviare i corsi di educazione ambientale nelle scuole.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,30)

BENEDETTO FABIO GRANATA. Se poi a questa norma si vuole collegare un sistema per renderla operativa in termini di finanziamenti trovando una canalizzazione, ricordo che ciò fa già parte dell'azione del Ministero dell'ambiente e del Ministero della pubblica istruzione. Tuttavia, si tratta di una norma già approvata dal Parlamento all'interno del decreto-legge in materia di rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

Pag. 82

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi dispiace che ci sia appena stato il cambio di Presidenza: mi riferisco a lei e spero che lei abbia la cortesia di riferirlo, a sua volta, al collega Lupi che ha sostituito.
Voterò a favore di questo emendamento e vorrei anche dire che l'onorevole Quartiani ed io abbiamo delle posizioni contrapposte su questo punto. L'onorevole Quartiani, con l'applicazione rigida del Regolamento, ha potuto parlare purtroppo solo per qualche secondo perché gli è stata immediatamente tolta la parola.
Volevo dirle, signor Presidente, che, poiché crediamo che questo nostro dibattito sia utile anche per l'Aula, sulla mia stessa posizione ci sono 108 deputati che possono intervenire per 108 minuti e, quindi, consentirmi di poter spiegare qual è la mia posizione, e lo stesso potrà fare dopo l'onorevole Quartiani.
Pertanto, suggerirei che la tolleranza, che si è avuta fino ad oggi, soprattutto in tanti interventi fino qui svoltisi in ordine alla possibilità di parlare a titolo personale, magari qualche secondo in più per concludere un concetto, sia garantita anche in questo momento. Diversamente ci vedremo costretti, come è accaduto prima, a chiedere aiuto ai nostri colleghi per fare in modo che, anziché in un minuto, magari in cento minuti, e per ogni emendamento, possiamo esprimere la nostra opinione.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, il Regolamento è il Regolamento: qualche secondo, volentieri, ma molto di più, no. Se poi 108 deputati vorranno intervenire, io sono qui per ascoltarli (Applausi dei deputati del deputato Brigandì).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo solo per notare e far notare ai colleghi che si sta affrontando di striscio, un po' a proposito e un po' per caso, il problema provocato dall'accordo di ieri del Presidente del Consiglio con il Presidente francese sulla questione nucleare. Io vorrei ammonire e chiedere, da padre e da nonno, ai colleghi della maggioranza e a tutti coloro che sono giovani ed hanno figli giovani: possono avere fiducia nella capacità cabarettistica e in quella miracolistica del Presidente Berlusconi, ma dove metterà le scorie (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)?
Dove metterà le scorie (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania )? Riflettano sul fatto che i Paesi che hanno già questa situazione del nucleare hanno alle spalle territori e accordi con i quali nei decenni hanno potuto provvedere in un mondo più sgombro. Dove metterà le scorie del nucleare questo progetto governativo che arriva adesso in un mondo già occupato, dove non c'è spazio per le scorie italiane?

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, lei ha espresso il suo pensiero. Vorrei, però, invitare tutti a usare espressioni di rispetto verso le autorità di questa Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 7-quater.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Nei banchi della Lega c'è qualche... ecco, brava.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 469
Votanti 468
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato
227
Hanno votato
no 241).

Pag. 83

Prendo atto che i deputati Bragantini, Pini e Rampelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 7-sexies.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 488
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato
239
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che il deputato Pini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 8.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, con questo emendamento intendiamo aumentare le risorse a disposizione della protezione civile per i fenomeni alluvionali che si sono verificati nei mesi di novembre e dicembre, e quindi chiediamo di prevedere di passare da un'ipotesi di cento milioni di euro a centocinquanta milioni, prevedendo anche idonea copertura dell'importo stesso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 8.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

La gentile collega accanto all'onorevole Farina è pregata di togliere la mano.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 469
Votanti 468
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato
228
Hanno votato
no 240).

Prendo atto che le deputate Di Centa e Mussolini hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 8.2. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, abbiamo presentato questo emendamento perché varrebbe la pena ricordare che i cento milioni di euro destinati alla protezione civile nel mese di gennaio (a questo proposito, devo ricordare onestamente che molti colleghi della Lega, dopo la minaccia di dimissioni del sottosegretario Bertolaso, chiesero prontamente di rivedere la destinazione delle risorse per le regioni alluvionate in riferimento ai mesi di novembre e dicembre), non coprono, come è possibile evincere anche dalla relazione che la protezione civile ha inviato al Parlamento, neanche per la metà le necessità delle regioni interessate da questo fenomeno.
Si dichiarava in quel momento, infatti, un fabbisogno di 200 milioni di euro. Nel frattempo poi purtroppo gli eventi alluvionali, ma anche gli eventi sismici che hanno riguardato la regione Emilia Romagna, hanno fatto aumentare le necessità, per l'intero territorio nazionale, di risorse da destinare alle prime emergenze per il danno che si è verificato in numerosi comuni della nostra nazione. Questi oggi si trovano a combattere con il dissesto idrogeologico, con strade interrotte, con abitazioni abbandonate e non trovano un aiuto complessivamente spalmato su tutto il territorio nazionale. Pag. 84
Noi abbiamo chiesto con questo emendamento di ripristinare quel fondo per le regioni di protezione civile che già esisteva fino alla passata legge finanziaria, con cui si introduceva un meccanismo attraverso il quale le regioni potevano aiutare le amministrazioni provinciali e comunali. Con riferimento a tale fondo è stata persino approvata all'unanimità nella Commissione ambiente della Camera una risoluzione, con il parere favorevole del Governo. Spiego tale questione che non è trascurabile. Ogni regione ha a sua disposizione una certa quota di risorse proprie da destinare alla protezione civile, ma attraverso l'aiuto di questo fondo sarebbe stato molto utile dare l'avvio ad una serie di misure di ripristino che avrebbero fatto anche da volano per molte aziende edili o che operano nel campo della difesa del suolo e dell'assetto idrogeologico, in questi mesi di difficile congiuntura economica e finanziaria.
Noi riteniamo che questa sia una grave dimenticanza e chiediamo al Governo di dare un segnale, anche con risorse limitate in questo momento, affinché quel fondo non venga estinto perché in primis ce lo chiedono le regioni, ma anche i comuni e molte delle amministrazioni provinciale colpite in questo momento. Dalla Calabria, ma anche da altre regioni del nostro Paese duramente colpite, viene un appello sincero al Governo perché si voglia riconoscere un meccanismo di distribuzione dei fondi. È una questione che sta a cuore anche a molte imprese; ricordo anche che molti cittadini sono ancora fuori dalle loro abitazioni per i danni provocati dai dissesti idrogeologici e dagli eventi alluvionali di questi ultimi mesi.
Credo che sarebbe un segnale di responsabilità, c'è stato richiesto anche dal sottosegretario alla protezione civile, sarebbe molto serio e responsabile che quel fondo venisse ripristinato con le risorse di cui possiamo disporre in questo momento, e che non venga azzerato come è stato fatto fino ad oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, sottoscrivo questo emendamento perché dobbiamo mettere a disposizione queste poche risorse per questi pronti interventi che non sono, come ho ripetuto prima, di carattere straordinario, una tantum; purtroppo ci troviamo nell'ordinarietà. Faccio un invito al Governo anche ad utilizzarli in modo mirato, perché tendenzialmente poi il territorio tende anche, da come si è visto in questi mesi, a fare un elenco di spese che forse non sempre si conciliano con il ripristino dell'esigenza di far tornare la popolazione nelle proprie abitazioni e nel mettere in sicurezza le comunità. Spesso i comuni e le comunità locali sono tentate di chiedere provvedimenti necessari e indispensabili, ma credo che tappare buche o ripristinare la piazza non sia un intervento prioritario rispetto alle esigenze delle popolazioni che ancora oggi si trovano fuori casa.
Quello che è successo in Calabria è un fenomeno che purtroppo capita anche in tante altre regioni, ma oggi non possiamo rinviare a fra qualche mese o a fra qualche anno anche quelle comunità che hanno avuto questi danni in Calabria. Io credo che sia ora di cancellare ciò che abbiamo visto ancora nella finanziaria di quest'anno, dove abbiamo ancora interventi per trenta milioni di euro per le popolazioni del Belice; si tratta di fenomeni che si trascinano per quaranta o cinquant'anni. Credo invece che sia giusto rispondere subito, in tempo reale, a queste popolazioni. Non stiamo dedicando risorse che possono stravolgere il bilancio dello Stato e quindi uno sforzo in questo senso va assolutamente fatto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per spiegare ai colleghi che nell'ambito di Pag. 85queste risorse ci sono anche quelle necessarie a sostenere il sistema di volontariato di protezione civile. Se la protezione civile in Italia è un fatto serio, efficiente, che fa orgoglio al nostro Paese ed è migliorato nel corso di questi anni, è anche per l'esistenza di un sistema di volontariato di protezione civile che si avvale di associazioni importanti - penso a quelle legate all'Associazione nazionale degli alpini, al volontariato, alle pubbliche assistenze, alle misericordie - che, d'accordo con lo Stato, sono un elemento di straordinaria efficienza nel nostro sistema in occasione delle calamità.
Se mancano questi fondi, se le regioni non hanno risorse, questo sistema inaridisce, siamo tutti più indifesi e meno capaci di affrontare le emergenze; è quindi un grave errore non tenere conto della necessità di alimentare il sistema del volontariato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Mariani 8.2 e il successivo Mariani 8.3, nonché per ribadire quanto già ampiamente argomentato in precedenza dai colleghi del mio gruppo. Questi due emendamenti sono finalizzati a rafforzare il sistema di protezione civile per consentire alle regioni di organizzarsi sul territorio in modo adeguato, soprattutto quelle colpite recentemente da eventi alluvionali, come il Piemonte, da cui provengo, dove tale richiesta è particolarmente sentita per poter completare un programma organico di ripristino idrogeologico-ambientale che è necessario per le emergenze che si sono verificate nei mesi scorsi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ricordo che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso parere contrario limitatamente al comma 5.2 dell'emendamento Mariani 8.2.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 8.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Per favore, onorevole ...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 477
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
238
Hanno votato
no 239).

Prendo atto che i deputati Calearo Ciman, Delfino e Mattesini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Tremaglia e Bernini Bovicelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 8.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, l'emendamento in esame riprende le considerazioni di quello precedente e, quindi, gli approfondimenti e le annotazioni che ha riportato l'onorevole Mariani, però vorrei anche soffermarmi su un'altra questione. Quando parliamo di protezione civile abbiamo sempre in mente, ovviamente, l'intervento in fase di emergenza, e quindi la richiesta dei fondi da ripristinare per realizzare gli interventi che sono assolutamente importanti e fondamentali e di cui abbiamo denunciato le carenze attraverso i numerosi incontri che abbiamo svolto con il sottosegretario Bertolaso.
Tuttavia, qui vorrei porre l'attenzione anche su un'altra questione connessa alla Pag. 86protezione civile, che rende la nostra protezione civile una delle più efficienti, probabilmente, in Europa e nel mondo e che è dovuta al fatto che negli anni scorsi si è lavorato per costruire un vero e proprio sistema di prevenzione sul territorio nazionale basato, in buona parte, sulle regioni, sulle agenzie tecniche o sui centri di ricerca, dove si sono formati dei veri e propri centri di competenza. Tali centri di competenza hanno la necessità di monitorare gli eventi meteorologici e quindi vi sono delle reti idropluviometriche distribuite su tutto il territorio.
Si riesce ad avere, sia via radar sia via satellite, tutta una serie di dati in tempo reale che hanno consentito, negli ultimi anni, di evitare problematiche importanti, di intervenire attraverso l'emanazione di bollettini meteorologici e di prendere tutte le necessarie precauzioni a livello preventivo.
Questo sistema viene finanziato in parte dalle regioni, ma anche, in maniera importante, dalla Protezione civile. Tutti gli anni, però - questa è l'anomalia -, questo sistema viene finanziato non attraverso fondi ordinari, ma attraverso fondi straordinari. Ciò, ovviamente, reca una precarietà per quanto riguarda soprattutto l'operatività del sistema e la manutenzione di queste tecnologie, che sono assolutamente sofisticate.
Abbiamo chiesto, quindi, non solo per quest'anno ma anche per gli anni successivi, di fare in modo che questo fondo - che viene erogato alle regioni e a questi centri di competenza - diventi ordinario. L'emendamento in esame va in parte in questa direzione, perché sostanzialmente tende almeno a prorogare al 2009 tutta una serie di finanziamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, intervengo solo per svolgere una brevissima riflessione. I colleghi Mariani, Realacci e Bratti hanno spiegato bene perché non si possano sopprimere i Fondi per la Protezione civile e per il dissesto idrogeologico. Quando affermiamo ciò, il Governo, dal suo punto di vista, giustamente allarga le braccia e dice: «Non abbiamo soldi». Un buon Governo sa che alcuni fondi non si azzerano e sceglie le priorità.
Pochi giorni fa, ad esempio, molto più autorevolmente il Presidente Napolitano ha ricordato al Governo che non si tagliano le risorse per la ricerca, la formazione e la scuola; allo stesso modo, non si tagliano per la Protezione civile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, nella votazione in cui si è registrato un voto di differenza due nostre postazioni non hanno funzionato, si è trattato di un voto, lo faccio notare! So che non si può votare nuovamente, ma è giusto che l'Aula lo sappia. Queste due postazioni non hanno funzionato (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevole D'Antoni, ne prendo atto, ma, come lei ha giustamente rilevato, la votazione è ormai irrevocabile. Invito il servizio tecnico a fare il possibile affinché tutte le postazioni funzionino regolarmente.

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, chiederei una sospensione di cinque minuti, volendo partecipare a tutte le votazioni (le do atto che presiede in maniera splendida e che le verifica). Ciò nonostante, chiedo la sospensione di cinque minuti, in base alla dottrina penalistica dell'inesigibilità (Commenti).

Pag. 87

PRESIDENTE. Onorevole Brigandì, apprezzo il suo humour, ma lei evidentemente non si aspetta che io dia una risposta favorevole alla sua domanda.
Ricordo che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso parere contrario limitatamente al comma 5.2 dell'emendamento Mariani 8.3.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 8.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

C'è una luce di troppo in quella fila. Non vorrei chiamare per nome... vogliamo spegnerla?

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato
234
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che i deputati Favia e Binetti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Prendo atto, altresì, che il deputato Tremaglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, le chiedo la prova pedagogica di tenere aperta la votazione la prossima volta. Poi, a caso, quando crede lei, le chiedo di tenere aperta la votazione, come si fa nel controllo statistico di qualità nelle imprese.
Le chiedo di tenere aperta la votazione, quando lei lo decide, in modo che non si possa sapere prima quando lei lo farà. Provi a farlo, la supplico, perché sono pochi i voti che separano questa maggioranza assenteista dall'opposizione e a volte sono incredibilmente variabili.

PRESIDENTE. Grazie del consiglio, onorevole Colombo. Le assicuro che ho già fatto quello che mi chiede in altre occasioni e, probabilmente, lo farò anche in altre, quando lo riterrò opportuno. Intanto, mi pare che i lavori vadano avanti in modo sufficientemente regolare. Ogni tanto qualcuno deve essere richiamato e cerco di farlo con il massimo garbo e cortesia possibili.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 8.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 444
Astenuti 48
Maggioranza 223
Hanno votato
187
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che la deputata Dal Moro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Tremaglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 8.6. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo di incrementare il finanziamento di 19 milioni previsto dal decreto-legge e di portarlo a 38 milioni di euro. Questo consentirebbe la prosecuzione, ad esempio, degli interventi conseguenti agli eventi sismici che hanno colpito le province di Parma, Reggio Emilia e Modena il 23 Pag. 88dicembre 2008. Non credo che i terremotati di queste aree colpite abbiano meno diritto di altri terremotati. Mi aspetto che i colleghi della Lega Nord, che sono vicini a queste province, pensino che quei terremotati valgono almeno quanto quelli del Belice, ai quali, in finanziaria, hanno dato 38 milioni di euro.
Mi aspetto che votino a favore di questo emendamento. Chiedo anche, signor Presidente, che lei, gentilmente, quando lo riterrà, tenga aperta la votazione e faccia fare una verifica delle tessere, perché troppe volte ci sono luci accese e mancano le persone.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, mi sembra di riuscire abbastanza a far spegnere le luci in eccesso; forse non sempre, ma abbastanza spesso.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 8.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 496
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato
239
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che il deputato Tremaglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Invito i colleghi a non mettere cartellini davanti alle postazioni di voto non occupate.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Libè 8.7 e Mariani 8.8. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, vorrei richiamare l'Aula a prestare un po' di attenzione su questi emendamenti, perché la richiesta di autorizzazione di una spesa di 30 milioni di euro per i territori colpiti dall'evento sismico che ha riguardato le province di Parma, Reggio Emilia e Modena, onorevoli colleghi, non sta nella logica della gara a chi chiede di più o nella richiesta una tantum, come è avvenuto in altre occasioni da parte, magari, di colleghi di questa maggioranza.
Facciamo questa richiesta perché rappresenta un'esigenza minima e nasce da una stima rigorosa dei danni che è stata rilevata dai tecnici degli enti locali e dai nuclei di valutazione regionale, che hanno operato e stanno operando anche con modalità di controlli incrociati. Non sono, quindi, risorse a pioggia, ma risorse che andrebbero destinate esattamente a coloro che hanno avuto danni dal terremoto.
Sarebbero fondi destinati anche ad una scala di priorità dell'urgenza e del rischio negli interventi stessi.
I 30 milioni richiesti, colleghi, non coprono neppure il fabbisogno della prima fascia di emergenza così come si è manifestata all'indomani del sisma, cioè il pronto intervento per il ripristino del danno immediato, e quindi le prime condizioni minime di agibilità di edifici sia privati che pubblici. Le stime nelle tre province vanno ben oltre i 150 milioni di euro di danni che si sono verificati; e non sono cifre gonfiate, perché sono state validate dalle istituzioni che hanno operato nella rilevazione dei danni. È quindi necessario intervenire per recuperare gli edifici danneggiati, e si deve dare certezza, con risorse sicure, alle famiglie colpite, alle imprese colpite. E si devono aiutare, badate bene, anche in rapporto al Patto di stabilità i comuni colpiti, i cui sindaci sono stati dal primo momento impegnati in prima linea nella gestione dell'emergenza. È necessario intervenire, lo sappiamo bene, nella prevenzione, in un progetto a lungo termine, perché in Italia purtroppo i terremoti sono ricorrenti, e in questa parte della nostra nazione, nelle province Pag. 89di Parma, Reggio Emilia e Modena, eventi di questo genere si sono succeduti nel tempo.
Credo che, se è vero che il Governo, il Parlamento, le regioni, le autonomie locali sono l'unico sistema che può governare il territorio e affrontare finalmente un piano organico per mettere in sicurezza tutto l'assetto idrogeologico del Paese, allora è vero che l'intervento, che noi richiediamo, di aggiunta di risorse va esattamente in questa direzione. Come è stato riconosciuto anche dal sottosegretario Bertolaso, gli enti locali della provincia di Parma, di Modena, di Reggio Emilia hanno operato e hanno agito e reagito con grande efficienza e con grande prontezza. Comuni, province e regione, in un'azione integrate con il lavoro dei volontari, si sono assunti responsabilità dirette, subito, senza attendere. È ora però chiaro che tutte queste realtà aspettano una risposta adeguata dal Governo, e non solo in merito alla necessità di maggiori risorse per coprire i danni conseguenti al terremoto del 23 dicembre, ma per mettere in azione un piano strategico per la prevenzione degli eventi sismici. E questo lo si può realizzare solo se ci sono risorse adeguate, per l'oggi, ovviamente, ma anche per il domani.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CARMEN MOTTA. Crediamo che questa richiesta sia assolutamente accoglibile. Raccomando l'Aula di avere una particolare attenzione. Come diceva il collega che mi ha preceduto, anche in altre realtà del Paese abbiamo agito con prontezza: credo che a queste province virtuose si debba dare un segnale concreto di attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, non aggiungo nulla a quanto detto dall'onorevole Motta. Vorrei solo dire che, negli incontri che abbiamo tenuto noi parlamentari di quelle zone, di maggioranza e di opposizione, presso la provincia di Parma, la provincia di Reggio Emilia, abbiamo preso anche degli impegni. E su ciò voglio dire che ringrazio per il lavoro della Commissione presieduta dall'onorevole Alessandri, che ha operato per ottenere il primo «gruzzoletto» di risorse. Adesso chiedo assolutamente un passaggio ulteriore. Non chiediamo i 100 milioni, le grandi cifre che sono state «sparate» e a cui qualcuno che è in Aula ha anche detto di sì nelle assemblee pubbliche: chiediamo solo di aggiungere 11 milioni. Visto che in Aula abbiamo trovato il modo di dare 4 miliardi e 300 milioni a Gheddafi, credo che 11 milioni per i terremoti che hanno colpito l'Emilia Romagna si possano trovare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, colleghi, vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che non stiamo tagliando un bottino o dividendocelo disperatamente per avere 5 milioni di euro in più per l'Emilia Romagna o per queste aree, oppure per avere qualcosa in più per sistemare il Piemonte o l'emergenza della Calabria.
Bisogna affrontare queste situazioni in modo organico, con una capacità, però, di verifica anche dei dati che provengono dalle regioni. Occorre, quindi, che anche queste regioni virtuose si impegnino in modo dettagliato ed utilizzino lo stesso metro per predisporre l'elenco delle opere necessarie e la valutazione dei danni occorsi sul territorio, non cercando ognuna di portare un secchio di acqua in più al proprio mulino, ma di rispondere alle esigenze dei territori con le dovute priorità. Ognuno deve quindi utilizzare lo stesso metro, e il Governo che non mi ascolta... e il Governo che non mi ascolta....

Pag. 90

PRESIDENTE. Onorevole Bosi, per favore... onorevole Bosi... signor Ministro, per favore...

SERGIO MICHELE PIFFARI. Grazie, signor Presidente, chiedo scusa ma, come dicevo, non vi deve essere da parte di ogni parlamentare, a seconda della provenienza territoriale, l'atteggiamento di andare a cercare nel sacco e nel fondo per trovare quei 5, 10 o 15 milioni di euro in più per un'area o per l'altra; dobbiamo piuttosto rispondere con lo stesso metro, e il Governo deve essere il soggetto che garantisce che le regioni utilizzino lo stesso metro per analizzare le emergenze, perché sappiamo che i soldi sono pochi, ma sono assolutamente indispensabili per rimettere a loro agio queste popolazioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Libè 8.7 e Mariani 8.8, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, guardi lì quante luci accese, è un albero di Natale!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato
243
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che il deputato Tremaglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Motta 8.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, con questo emendamento cerchiamo di riportare l'attenzione sulle motivazioni che prima ho espresso con riferimento all'emendamento Mariani 8.8. La questione, colleghi, è la seguente: sono stati previsti 15 milioni di euro a seguito della proclamazione dello stato di emergenza da parte del Governo. A questi primi 15 milioni richiesti dal sottosegretario Bertolaso si sono aggiunti molto positivamente - sono d'accordo con le parole del collega Libè - i 19 milioni inseriti al Senato grazie anche al lavoro del presidente Alessandri (e ci mancherebbe altro di non riconoscere il lavoro svolto da colleghi nell'interesse di un territorio).
Detto questo, però, vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che 15 più 19 milioni di euro fanno 34 milioni di euro, ma che sono previsti solo per il 2009: questi soldi vengono previsti solo per il 2009. Con questo emendamento non proponiamo un'aggiunta di risorse esagerata, tale da poter essere considerata come un intervento non ponderato per dare finanziamenti a pioggia, bensì di elevare di 10 milioni di euro le risorse per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011. Si tratta, quindi, di cifre molto, molto contenute.
Non è assolutamente sufficiente pensare soltanto agli interventi che riguardano l'anno in corso. Per gli altri anni come faranno gli enti locali, i privati, le imprese che devono ripristinare i gravissimi danni che sono stati arrecati dall'evento sismico? Si chiede di aumentare le risorse di 10 milioni di euro annui per dare continuità agli investimenti di consolidamento e di messa in sicurezza.
Credo che siate tutti consapevoli che senza queste risorse i comuni sono in estrema difficoltà. Lo sono già ora, perché hanno dovuto anticipare risorse, e lo saranno anche negli anni futuri (nei prossimi due, tre, o cinque, anni), perché sappiamo che questi interventi non si esauriscono nel giro di un anno o due. Il sottosegretario Bertolaso ha riconosciuto l'affidabilità e l'efficienza dei livelli istituzionali e della Protezione civile che sono Pag. 91intervenuti immediatamente dopo l'evento sismico, per come hanno operato e per come si sono rapportati.
Onorevoli colleghi, se è vero che questi enti territoriali e la protezione civile della provincia di Parma e delle province limitrofe hanno lavorato in modo efficiente, e hanno saputo essere efficienti (tanto da avere un riconoscimento dal sottosegretario Bertolaso, che li ha portati ad esempio di efficienza), dovremmo loro garantire la sicurezza, e la certezza, dei fondi. Dovremmo poter continuare a dire a questi enti, alla protezione civile del territorio, che non basta soltanto riconoscere la capacità di intervento nell'emergenza, ma che questa efficienza e questa affidabilità sono riconosciute anche nel tempo necessario ad effettuare tutti gli interventi per ripristinare la situazione di normalità.
Cerchiamo, allora, di essere vicini alla popolazione, al tessuto economico, che è stato fortemente colpito da questo evento, e cerchiamo di dimostrarlo nell'unico modo possibile: garantendo 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011. Si tratta di risorse che consentono di dare speranza a questo territorio, che ha dimostrato di essere capace di affrontare difficili sfide, che è stato in grado di cogliere l'emergenza, di affrontarla e di operare per mettere in sicurezza tutto ciò che era possibile, ma che non ha, come succede in questi casi, tutte le risorse per poter affrontare complessivamente gli interventi necessari per ripristinare la normalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Motta 8.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (e Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Non vorrei richiamare per nome i colleghi... la collega bionda, per favore, voti solo per sé... non chiuderò la votazione fin quando quella luce non si sarà spenta, per favore...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 482
Maggioranza 242
Hanno votato
230
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che la deputata Mosca ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Motta 8.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, mi sembra che quest'Aula non sia stata particolarmente attenta e disponibile ad accogliere quello che, insieme ad altri colleghi, abbiamo rappresentato. Onorevoli colleghi, lo dico senza alcuna polemica, credo che questo nostro dibattito lo porteremo a conoscenza del territorio.
Le richieste che abbiamo avanzato, con questi emendamenti, non sono richieste esorbitanti. Abbiamo chiesto praticamente di dare un sostegno ai comuni, agli enti locali, ai privati e alle aziende che sono in grande difficoltà, tenuto conto anche della situazione economica più generale. Noi avevamo pensato, con questi emendamenti, di poter ottenere il consenso dell'Aula per dare, appunto, agli enti locali, ai privati e alle aziende del territorio di Parma, di Reggio e di Modena un segnale forte.
Questo non è avvenuto per quanto riguarda il 2009, e allora rivolgo un ultimo appello, se è possibile. Con questo emendamento chiediamo di poter avere risorse stanziate per 10 milioni di euro per gli anni 2010 e 2011. Spero che vi sia un ascolto da parte di quest'Aula, e penso che, se verrà approvato questo emendamento, questa Assemblea darà un segnale forte di vicinanza al territorio, e darà un segno concreto di quell'apprezzamento espresso dal sottosegretario Bertolaso, quando ha detto che tutte quante le istituzioni e le realtà coinvolte nell'affrontare Pag. 92la prima emergenza sono state in grado di assolvere egregiamente il loro compito. Ma non bastano gli elogi, ovviamente, ci vogliono le risorse. Spero che in un ultimo ravvedimento l'Assemblea voglia approvare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo entro Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Motta 8.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 486
Votanti 485
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato
228
Hanno votato
no 257).

Ricordo che gli emendamenti Motta 8.10, Piffari 8.12, 8.14, 8-bis.1 e 8-bis.02 sono stati dichiarati inammissibili.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 8-ter.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, chiederei veramente uno sforzo e un attimo di attenzione su questo emendamento, e più che soffermarmi sulla proposta emendativa vorrei far notare - come ho fatto nel Comitato dei nove - che stiamo approvando un articolo sbagliato, che rischia cioè di creare più problemi di quelli che vuole risolvere. Non so tecnicamente come si potrà ovviare, ma vi sottopongo solo la questione principale. Nell'articolo 8-ter, al comma 1, capoverso 7-bis, l'enunciato dice: «Le terre e le rocce da scavo, qualora ne siano accertate le caratteristiche ambientali, possono essere utilizzate per interventi di miglioramento ambientale», e via dicendo. La dizione «qualora ne siano accertate le caratteristiche ambientali» non vuol dire assolutamente nulla. Avrebbe senso - e credo sia questo anche lo spirito dell'emendamento - che la frase fosse: «qualora ne siano accertate le caratteristiche qualitative e la compatibilità ambientale con il sito di destinazione». Infatti è questo che si chiede nell'articolo: di poter utilizzare queste rocce da scavo per vari fini relativi alle attività produttive.
Scritto così non vuol dire niente: darà origine ad una serie di contenziosi, in particolare da parte delle attività produttive che avranno a che fare con gli organismi di controllo. Quindi, credo che la ratio fosse quella di risolvere il problema, ma invece la disposizione rischia di risolversi in un ulteriore aggravio della situazione. Dunque, chiedo veramente di porre attenzione alla formulazione di questo articolo.
Così come spero venga corretto un errore formale contenuto nella lettera b), laddove è scritto: «un miglioramento delle condizioni idrologiche»; è sbagliato, perché si tratta delle condizioni idrogeologiche, dal momento che si parla di versanti e, quindi, di stabilizzazione dei terreni. Prego di prendere nota di questo.
Inoltre, proponiamo di aggiungere alle lettere a), b) e c) anche la lettera d), che preveda: «un miglioramento della qualità delle acque di falda eventualmente affioranti a seguito di escavazione di materiali per uso industriale, potenzialmente soggette a fenomeni di inquinamento o, in prossimità delle linee di costa, ad ingressione del cuneo salino». Tale proposta di modifica è finalizzata a rispettare un principio di precauzione, che è sempre molto opportuno.
Chiedo davvero di non approvare l'articolo così com'è scritto, ma di capire quale può essere la soluzione, perché non si tratta di un emendamento, per così dire, ostruzionistico, ma si tratta di aiutare colui che l'ha proposta a fare in modo che Pag. 93la norma sia veramente efficace, e non una norma che risulterà assolutamente inapplicabile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 8-ter.1 , non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 502
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
236
Hanno votato
no 266).

Ricordo che l'articolo aggiuntivo Piffari 8-ter.01 è stato dichiarato inammissibile. Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 8-quinquies.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, anche in questo caso ci troviamo nella spiacevole condizione di assistere all'ennesima modifica del codice ambientale, il decreto legislativo n. 152 del 2006. Se abbiamo seguito la discussione, ne abbiamo forse proposte e approvate un numero significativo che, in realtà, stravolge una parte del codice ambientale, anche se questa norma può avere senso perché si equiparano alle operazioni effettuate per i siti e per le bonifiche anche le operazioni di messa in sicurezza. Quindi, sicuramente la misura ha una sua ratio, tuttavia ripeto che interviene ancora nella modifica di una parte importante del codice ambientale.
Inoltre, è opportuno ricordare - vale sia per le procedure di messa in sicurezza sia per le procedure di bonifica - che il tipo di approccio legislativo che si ha rispetto soprattutto al tema della contaminazione in falda sarebbe assolutamente da rivedere. Infatti, sostanzialmente in questo caso - funziona un po' così, cerco di semplificare - le concentrazioni e i limiti rispetto a certi inquinanti delle acque superficiali sono più elevati mentre quelli della falda, rispetto agli stessi inquinanti, sono molto più restrittivi. Chiamo bonifica il fatto che mungo dalla falda profonda le acque contaminate; a quel punto le diluisco; poi le butto in acqua superficiale, e ho eseguito una procedura di bonifica, cioè sostanzialmente ho semplicemente diluito il mio inquinante, ma in realtà non ne ho abbassato la massa finale che immetto nell'ambiente. Quindi, la ratio presente all'interno del decreto legislativo n. 152 probabilmente dovrebbe essere ripensata.
Perciò abbiamo chiesto di sopprimere questo articolo, non tanto per la logica che vi è alla base, ma perché riteniamo che questa ulteriore modifica al decreto legislativo n. 152 sia sbagliata e che quest'ultimo debba essere affrontato in maniera organica e con un provvedimento legislativo a parte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, la questione dell'andare ad incidere sui parametri di salvaguardia delle falde, che in alcuni casi si traducono nei fiumi e nei corsi dei torrenti, è un concetto un po' pericoloso.
Infatti, è più grave trovare il carico inquinante diluito nel mare o è più grave il fatto che produciamo tonnellate di inquinamento? Qui come soluzione non troviamo tecniche per avversare i carichi inquinanti, ma troviamo solo soluzioni nella diluizione - peraltro in falda - degli stessi. Credo che, se abbiamo una parte buona e sana, che è la falda, è meglio salvaguardarla, viste le preoccupazioni che abbiamo in superficie; ma tirando su l'acqua dai pozzi, miscelarla per poi rimetterla sotto con il carico inquinante più diluito, credo che vada ad alterare anche ciò che di buono ancora abbiamo.

Pag. 94

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 8-quinquies.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

All'ultima fila, per favore...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
231
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che il deputato Marinello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 8-sexies.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, noi siamo per la soppressione dell'articolo 8-sexies, in quanto contiene profili di incostituzionalità: l'articolo in esame infatti aggira la sentenza della Corte costituzionale n. 335 del 2008, con la quale si stabiliva che la tariffa per il servizio di depurazione non era dovuta da parte di quegli utenti non serviti dalla rete raccordata all'impianto di depurazione. Nello stesso articolo, in materia di rimborso per gli anni in cui era stata pagata la tassa, si riscontrano ulteriori profili di incostituzionalità. Il comma 2 afferma che i rimborsi agli utenti saranno rateizzati in cinque anni, invece il decreto-legge in esame vuole che i rimborsi vengano scontati al momento stesso della sola progettazione dell'impianto.
Ancora: con il provvedimento in esame si prevedono modifiche al regime tariffario e alla tassa di depurazione in base ad un decreto ministeriale che, si prevede, dovrà essere prodotto entro due mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame, e cioè fissa due principi inaccettabili. In primo luogo, gli oneri relativi alla progettazione e alla realizzazione dell'impianto costituiscono componente vincolante alla tariffa del servizio unico, ma ciò significa far pagare agli utenti due volte gli stessi investimenti, in quanto oggi il sistema tariffario già comprende la tassa per gli investimenti. In secondo luogo, si riscontra un'interpretazione distorta del principio «chi inquina paga», nel senso che viene addebitata all'utente non allacciato al depuratore una quota tariffaria per la mancata depurazione, senza tener conto che l'utente non ha facoltà di allacciarsi alla rete, ma deve essere raccordato ovviamente dal gestore.
Mi spiego: si paga una tassa per depurare le acque, il servizio è inesistente e nel momento in cui il servizio è inesistente e io pago, sarò multato perché sto inquinando. In altre parole, il gestore non fa il proprio dovere, mi obbliga a pagare una tassa, ma quella tassa che io pago non mi viene abbuonata, bensì devo continuare a pagare e contestualmente, nel momento in cui pago e non ho il servizio, devo pagare una multa perché sto inquinando. Ciò è veramente molto grave.
Infine, per quanto riguarda i rimborsi, una riflessione va fatta: a coloro i quali hanno sollevato in Aula il problema dei costi gravanti sugli enti locali per eventuali rimborsi agli utenti, faccio presente che non sussiste il problema, in quanto non è l'ente locale, bensì il gestore, a dover rimborsare quanto ingiustamente percepito.
Di fronte a queste riflessioni, chiediamo la soppressione dell'articolo 8-sexies del provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, con riferimento ai provvedimenti urgenti concernenti l'economia, avevamo Pag. 95presentato un emendamento, a firma mia e della collega Mariani, che, poi, il Governo ci invitò a ritirare per la delicatezza della materia, rispetto alla sentenza della Corte costituzionale. Tuttavia, il nostro emendamento prevedeva un meccanismo molto più semplificato: se a quindici anni dalla cosiddetta legge Galli non sono stati realizzati né l'intervento, né l'allacciamento per la depurazione, e se ciò non è nemmeno è previsto dagli ambiti, in attuazione della sentenza relativa alla tariffazione per la depurazione, è necessario restituire al cittadino la cifra che è stata riscossa in base alla legge, a tutte le leggi, a partire dalla legge Galli.
Avevamo individuato, altresì, un meccanismo per ridare virtù a chi non aveva realizzato un impianto di depurazione. In altre parole, si progettavano gli impianti, si dava un tempo di tre anni per realizzare gli investimenti e in quel caso era possibile reintrodurre nella tariffa il meccanismo relativo alla depurazione, perché si era in una fase in cui era necessario incentivare gli investimenti pubblici, fra l'altro tutelati anche dalle tariffe. Quindi, era necessario incentivare l'avvio della depurazione. La sentenza non poteva fare questo e, quindi, nel solco della sentenza, abbiamo voluto incentivarlo.
Il meccanismo che ritroviamo nel decreto-legge in esame (ricordo che ritirai l'emendamento che avevo presentato, anche se il parere del Governo era favorevole) è diverso. Esso prevede che si inizierà a pagare entro il termine di cinque anni a decorrere dal 1o ottobre 2009. Il primo comma del testo in esame è abbastanza condivisibile, perché prevede che chi è nel piano d'ambito accede agli investimenti, ma non è previsto un termine.
Signor Presidente, poiché si tratta di una norma molto delicata (che può passare con la nostra astensione), vorrei che il Governo si impegnasse - come tutti noi - a monitorare ciò che accade in Italia. Non vorrei, infatti, che la questione cadesse nel dimenticatoio della burocrazia comunale, degli ambiti e ministeriale e che i cittadini non avessero la certezza di avere i loro impianti di depurazione e la loro tariffa. Quindi, credo che il Governo debba impegnarsi, studiando un meccanismo così complesso: era molto più semplice prevedere tre anni per la realizzazione degli investimenti (come era previsto nel nostro emendamento originario).
È necessario monitorare e seguire con molta attenzione la materia, perché non vorrei che sopraggiungesse una nuova legge, come quella originaria, la legge n. 36 del 1994, grazie alla quale, da quindici anni in poi, nessuno ha realizzato impianti di depurazione né ha riscosso la tariffa. Quindi, è necessario prestare molta attenzione alla gestione dell'articolo 8-sexies, perché è una forma che non tutela del tutto l'utente né gli investimenti necessari da realizzare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 8-sexies.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 471
Astenuti 35
Maggioranza 236
Hanno votato
212
Hanno votato
no 259).

Onorevole Lo Presti, per favore, potrebbe sedersi? La sua collega è molto carina e non mi riesce di vederla...

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, ma cosa c'entro io? Che sto facendo di male? Sto leggendo il giornale!

PRESIDENTE. Onorevole Lo Presti, si segga per favore. Grazie. Pag. 96
Passiamo alla votazione dell'emendamento 8-sexies.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere alle considerazioni svolte dall'onorevole Nannicini alcuni elementi.
L'articolo di cui abbiamo parlato e che fa riferimento alle disposizioni in materia di servizio idrico integrato è stato introdotto durante l'esame al Senato ed è finalizzato a disciplinare il rapporto con l'utenza da parte dei gestori dei servizi di depurazione, anche al fine di dettare delle norme in attuazione della sentenza della Corte costituzionale n. 335 del 2008. Si tratta di un tema molto delicato che riguarda il rimborso per quei cittadini che non possono usufruire dei servizi di depurazione.
Noi abbiamo in parte condiviso la ratio del tentativo compiuto dal Governo di tenere insieme la necessità del rimborso e le esigenze dei gestori e degli enti locali che devono veder completati gli investimenti, ma abbiamo aggiunto alcuni elementi che, dal nostro punto di vista, su un tema così delicato come quello delle risorse idriche e anche degli investimenti richiesti sia nel campo della depurazione sia nella infrastrutturazione dell'intero Paese sarebbero necessari.
In particolare, voglio richiamare due questioni. La prima è il fatto che, entro due mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione di questo decreto-legge, su proposta del Comitato di vigilanza per l'uso delle risorse idriche, il Ministro dell'ambiente relazioni al Parlamento in ordine ai programmi per la realizzazione, il completamento, l'adeguamento e l'attivazione degli impianti di depurazione previsti nei piani d'ambito, nonché sul loro grado di progressiva attuazione. Il Parlamento deve conoscere l'entità degli investimenti che il Ministero dell'ambiente sottoscrive: persino il CIPE si occupa di ripartire una parte significativa di risorse sugli investimenti, a partire dall'interpretazione della legge obiettivo sul tema dell'infrastrutturazione delle risorse idriche, e riteniamo necessario che il Parlamento possa disporre di un quadro necessario, anche per ovviare a un inganno rispetto al quale i cittadini sono indifesi, vale a dire la circostanza che si proclami di provvedere a questa infrastrutturazione e di investire sui depuratori e sui meccanismi che evitino l'inquinamento delle falde e poi non si realizzino gli investimenti veri.
L'altra questione che abbiamo aggiunto in questo emendamento riguarda la capacità di controllo e di verifica che, dal nostro punto di vista, è più efficace se coadiuvata dalle autorità d'ambito competenti per territorio e poi trasmessa al Ministero attraverso il Comitato di vigilanza delle risorse idriche. Se in questi anni di applicazione della legge Galli abbiamo peccato nella delega, senza verifiche e senza controlli ai gestori e anche alle autorità d'ambito sul tema della depurazione e degli investimenti, credo che sia giunta l'ora, attraverso il completamento di quell'articolo, di prevedere che, oltre alle autorità d'ambito che ne hanno la competenza, anche il Parlamento sia informato, anche perché gli utenti protestano e le associazioni di consumatori giustamente rivendicano la conoscenza degli investimenti e dei piani di attuazione.
Abbiamo più volte sollecitato, anche in altri atti, la competenza del Ministero dell'ambiente circa un monitoraggio nazionale sul tema degli investimenti e delle risorse idriche; non dimentichiamo che sia dal punto di vista dell'inquinamento, sia da quello degli investimenti necessari per quelle regioni del nostro Paese, che sul tema dell'acqua hanno gravi e seri problemi, sarebbe necessario che il Parlamento prendesse atto di volta in volta della situazione delle regioni, a partire da quelle in cui si riscontrano le situazioni più critiche, ma sarebbe necessario anche che potesse disporre di un quadro nazionale della situazione.
Si tratta di un tema irrimandabile: l'acqua è una risorsa che va salvaguardata, una risorsa rispetto alla quale c'è una grande e cresciuta sensibilità tra i cittadini e riteniamo che sarebbe utile gestire questo Pag. 97tema con trasparenza, anche con la partecipazione del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, molto brevemente, per rafforzare alcune delle considerazioni svolte molto correttamente dalla collega capogruppo in Commissione Raffaella Mariani.
Che la Corte costituzionale abbia stabilito che i cittadini che non hanno usufruito dei servizi depurativi non debbano pagarli è ovviamente giusto e sacrosanto.
Quel che stupisce, allarma e merita, da parte di questa Camera, un'attenta riflessione è il fatto che esistano cittadini che non godono dei servizi depurativi, nonostante alcuni sforzi che anche attraverso la cosiddetta legge obiettivo, precedenti investimenti, accordi di programma e accordi quadro tra regione e Ministero, si sono compiuti in questo Paese. Il problema della tutela della risorsa idrica è ancora un grande problema, soprattutto in alcune zone del Paese. Lo è per gli sprechi: ci sono studi che dimostrano che oltre il 50 per cento delle portate messe in rete si disperdono. Lo è ancora di più per la tutela dell'ambiente. Ecco perché è giusto che si sia evidenziato, attraverso questo emendamento, un problema che già nella mozione Realacci n. 1-00110 sullo sviluppo sostenibile che avevamo presentato, avevamo chiesto fosse al centro delle preoccupazioni del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, siamo tentati dal pensare che, proprio guardando le origini della legge Galli, il problema stia nell'individuare le risorse per realizzare gli investimenti. In funzione di questo principio si era imposta una tariffa sia per la depurazione che per il collettamento delle acque reflue. Tuttavia, probabilmente, un po' per mancanza di controlli e un po' per forzature ed esigenze di cassa, non sempre i comuni o la società che gestivano questi servizi ne hanno accantonato e fatto buon uso. Successivamente, si è modificata la legge Galli e alla fine del 2008 è arrivata la sentenza della Corte costituzionale che ha sancito che chi non eroga i servizi non ha titolo a prendere risorse dalle tasche dei cittadini e pertanto, quello che ha preso negli anni precedenti, deve quantomeno restituirlo. Mi dispiace però richiamare alcuni particolari: non è che tutti i servizi idrici siano gestiti da società, come nelle grandi città. Ci sono parecchie migliaia di comuni che, fino a qualche anno fa, hanno gestito in economia i servizi idrici e le risorse, di fatto, non sono confluite tutte negli ATO nel frattempo costituitisi o in altre società, ma sono state correttamente utilizzate dai comuni stessi. Quindi, è un problema anche dei comuni e degli enti locali restituire tali risorse.
Se da un lato, però, ci siamo preoccupati di correre ai ripari e quindi di trovare il sistema di diluire in cinque anni la restituzione delle somme, non abbiamo dato molto spazio alla possibilità dei cittadini di verificare se effettivamente le somme detratte - ossia quelle della progettazione e di quanto investito in lotti eventualmente funzionali - corrispondano esattamente a quanto i comuni hanno speso. D'altra parte - lo ricordiamo anche attraverso una specifica proposta emendativa - restituiamo in cinque anni le somme prelevate, senza nessun interesse legale. Avete presente quando si rateizza con lo Stato in termini di multe, di altre convenzioni o mancato versamento di contributi INPS, INAIL, IRAP o quant'altro? Si rateizza e comunque si pagano almeno gli interessi legali, anzi, in alcuni casi, facciamo in modo che, pagata la prima rata, anche se le altre non vengono corrisposte, non si procede nei confronti dei cittadini debitori. Dovremmo fare lo stesso però anche nei confronti di quanti hanno Pag. 98il diritto alla restituzione di quanto loro sottratto in modo non conforme alla legge.
Credo che alcune correzioni, quali quelle contenute in questo emendamento, che tendono a portare all'obbligo del Governo una serie di interventi in termini di verifiche e accertamenti, siano assolutamente necessarie. Ci rendiamo conto che in alcune regioni questi servizi sono ormai in stato avanzato e anche sufficientemente efficienti mentre in altre regioni non se ne parla assolutamente. Da un lato, quindi troviamo cittadini che pagano tariffe per servizi che non hanno; nello stesso tempo troviamo cittadini che pagano per servizi dei quali usufruiscono. Credo quindi sia necessario garantire un po' di equità nella correzione e gestione delle tariffe. Rischiamo che gli ATO sfuggono di mano perché, nell'inserire tutti gli investimenti nel costruire la tariffa, troviamo cittadini che pagano un euro al metro cubo e altri che magari, in prospettiva, arrivano a pagare tre o quattro euro o, come abbiamo sentito nel caso dell'utilizzo dell'acqua marina - sto per concludere - da sette a otto euro al metro cubo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 8-sexies.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato
241
Hanno votato
no 263).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Libè 8-sexies.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, con questo emendamento il gruppo Unione di Centro cerca di riaffermare una questione di principio e di buon senso: se viene dato un servizio il cittadino paga quel servizio, mentre se il servizio non viene dato il cittadino non ha il dovere di pagarlo.
Con questo articolo, invece, si prevede che se il gestore dell'utenza, nel caso in cui manchino gli impianti di depurazione, ha previsto di avviare le procedure di affidamento e di realizzazione, il cittadino deve pagare.
Ci sembra francamente un po' troppo: un cittadino che si trova già in una condizione disagiata di non avere un servizio di depurazione che, come è stato detto prima, è importante per la tutela della salute delle persone, la famosa tutela sancita e difesa dalla Costituzione, si trova anche a dover pagare.
Con questo sistema introduciamo ancora una tassa occulta e un po' coperta da tariffa, ma la realtà è che questa, non essendoci il servizio è un'ulteriore tassa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 8-sexies.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 489
Astenuti 2
Maggioranza 245
Hanno votato
231
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che i deputati Lulli, Capitanio Santolini e Braga hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i deputati Mottola e Mistrello Destro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario. Pag. 99
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 8-sexies.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, il comma 2 dell'articolo 8-sexies prevede la restituzione, a decorrere dall'ottobre 2009, della quota di tariffa non dovuta riferita all'esercizio del servizio di depurazione. Tuttavia esso prevede la restituzione e la forma rateizzata, ma non prevede che si riconosca a colui che ha pagato in più alcun interesse per la rateizzazione che il gestore compie.
A noi pare che sia gravemente lesivo degli interessi di chi ha pagato pur non essendo tenuto a farlo e che si immagini di restituirgli quanto pagato, in forma rateizzata e in una moneta che non è più la stessa da lui utilizzata. Credo che sia un atto di equità riconoscere gli interessi legali sulla rateizzazione che sarà effettuata quando gli verrà restituito quanto pagato pur non essendovi tenuto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 8-sexies.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 494
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
234
Hanno votato
no 260).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Libè 8-sexies.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, sempre seguendo il senso dell'emendamento precedente e in attuazione, come citato anche dal comma, della sentenza della Corte costituzionale, c'è un obbligo di restituzione della quota pagata senza aver avuto il servizio.
Qui si prevede una forma di rimborso rateizzata in cinque anni. Vorrei ricordare a tutti che l'acqua è un bene primario e questo servizio non avuto è prettamente tipico delle zone più deboli del Paese. Più deboli non vuol dire nord-sud, ma vuol dire anche per esempio pianura-montagna, aree densamente popolate ed aree poco abitate, dunque aree solitamente più povere.
Abbiamo l'obbligo di rimborsare, dato che siamo anche in un momento di crisi forte, alle famiglie più deboli che vivono in queste aree in tempi più rapidi le somme che hanno pagato senza avere usufruito del servizio. Dunque, il nostro emendamento dice solo che, anziché rimborsare in cinque anni, bisognerebbe rimborsare in trenta mesi. Parliamo tanto di sostegno alle famiglie e alle persone deboli, questo sarebbe un segnale importante (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 8-sexies.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 492
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato
232
Hanno votato
no 260).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Libè 8-sexies.4. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

Pag. 100

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, sarò rapidissimo. Qui si dice, al comma 3, una cosa che mi sembra anche strana, ossia che all'individuazione dell'importo da restituire provvedono i medesimi enti locali. In pratica, chi deve rimborsare decide quanto deve rimborsare. Chiediamo solo, con una piccola integrazione, che ci sia un organo di vigilanza che garantisca il cittadino sulla somma che deve ricevere (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bosi.
Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, siamo ora in una fase molto finale e concitata. Tutti non vedono l'ora di chiudere la discussione, però volevo rivolgermi al Governo. Questo è un provvedimento blindato, lo sappiamo tutti, e quindi la ragionevolezza non c'è. Però davvero vorrei raccomandare al Governo di vedere, anche magari con altre norme, come potere disciplinare la questione dei rimborsi.
In effetti, si è prima prelevato all'utente per un periodo senza dare in cambio niente, poi una sentenza della Corte costituzionale ha detto che le aziende che gestiscono il ciclo dei rifiuti devono restituire le somme, adesso viene fatta un'altra norma che prevede una restituzione problematica e in cui diventa anche conseguente dovere ricominciare a pagare senza avere una data ravvicinata per ottenere il servizio.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCESCO BOSI. Quindi, credo che dovrà essere chiarito molto bene quando e chi deve restituire e quando e chi deve costruire questi depuratori, altrimenti si avalla una tassa occulta.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere l'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 8-sexies.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 500
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato
241
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che il deputato Piffari ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che il deputato Lehner ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Ricordo che gli articoli Ruvolo 8-sexies.01 e Rossa 8-sexies.030 sono stati dichiarati inammissibili.
È così concluso l'esame delle proposte emendative.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, sospendiamo quindi l'esame del provvedimento, che riprenderà domani con l'esame degli ordini del giorno, lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale ed il voto finale. Anche il secondo punto all'ordine del giorno è rinviato ad altra seduta.
La seduta di domani è convocata alle ore 14.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,55).

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 101

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, si sta avviando a conclusione il caso di Cesare Battisti. Nel 2007 l'Italia ha chiesto l'estradizione al Brasile perché condannato con sentenze definitive per quattro omicidi...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Bachelet, siccome la comunicazione dell'onorevole Bachelet è di rilevante importanza vorrei invitare i colleghi a defluire dall'aula in silenzio in modo che si possa ascoltare il suo intervento. Prego, onorevole Bachelet.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Grazie, Presidente. Dicevo, che nel 2007 l'Italia ne ha chiesto l'estradizione in quanto condannato con sentenze definitive per quattro omicidi e per altri gravi dei reati. Lo scorso 13 gennaio, quando l'estradizione era imminente, il Ministro della giustizia brasiliano a sorpresa ha concesso Battisti lo status di rifugiato politico. Ora sembra vicinissima la data in cui in Brasile si deciderà.
Secondo Maria Zuppello di panorama.it, finora bene informata, sarà il prossimo martedì 3 marzo il giorno in cui il supremo tribunale federale deciderà se concedere l'estradizione di Battisti verso l'Italia o invece dare ragione al Ministro brasiliano e mantenergli lo status di rifugiato politico.
L'onorevole Lupi, deputato del Popolo della Libertà e Vicepresidente della Camera, e l'onorevole Porta, deputato del Partito Democratico eletto all'estero in circoscrizione B (America del sud), sono stati nei giorni scorsi a Brasilia nella prima missione ufficiale dopo la crisi diplomatica. La missione, benedetta dal Presidente Fini, doveva spiegare la posizione dell'Italia sul caso Battisti e al tempo stesso far capire che i legami economici e culturali tra l'Italia e il Brasile sono forti e non devono essere compromessi da una singola vicenda.
Tra le tante testimonianze hanno raccolto quella di César Alvarez del PT brasiliano che lavora nel Governo di Lula ed è vecchio amico del Partito Comunista italiano. Alvarez avrebbe detto loro che gli scenari possibili riguardano tutti una data di decisione che è quella del 3 marzo. Lasciamo a Panorama le previsioni sull'esito del caso Battisti e le indiscrezioni sui contrasti nel Governo e nella società brasiliana sulla scelta operata dal Ministro della giustizia e sulle imminenti decisioni del tribunale supremo federale.
Una richiesta di estradizione di Battisti è stata presentata lo scorso 29 gennaio in forma di mozione unitaria di tutta la Camera. Giuliano Cazzola del Popolo della Libertà è il primo firmatario, ma si sono aggiunti i capigruppo e quasi cento deputati di tutti i gruppi parlamentari, fra i quali il sottoscritto. Nessun altra mozione su quell'argomento è stata presentata. Nel rafforzare e confermare quanto fatto dal Governo per ottenere l'estradizione, la mozione ha anche il pregio di fornire alla società, al Governo ed alla magistratura brasiliana, a fronte della scientifica e quotidiana opera di disinformazione dei salotti radical chic francesi e brasiliani, un utile elemento di valutazione complementare sul grado di copertura politico-culturale di cui gode il reato di omicidio nel nostro Paese.
Era già auspicabile che la Camera discutesse e votasse in tempi rapidi per sottolineare l'urgenza, l'importanza e la gravità di questa unanime richiesta. Il Parlamento europeo, ad esempio, ha votato una mozione di simile tenore venti giorni fa, il 5 febbraio. Gli aggiornamenti appena illustrati suggeriscono che una mozione successiva al 3 marzo potrebbe risultare obsoleta e che l'ultima data utile per la discussione e il voto possa essere domani, giovedì 26 febbraio.
Poiché tanto la Presidenza della Camera quanto il gruppo parlamentare del Partito Democratico sono pienamente favorevoli, come dimostra anche la missione brasiliana del Vicepresidente Lupi e dell'onorevole Porta di cui parlavo, chiedo al Presidente se e come mai il presidente del gruppo del Popolo della Libertà, che ne aveva titolo, non abbia ancora proposto la calendarizzazione della mozione Battisti. Pag. 102
Prego la Presidenza della Camera di farsi interprete oggi stesso, nella Conferenza dei presidenti di gruppo, delle preoccupazioni mie e immagino degli altri quasi cento firmatari di tutti i gruppi parlamentari affinché la mozione sia discussa e votata domani, possibilmente in un momento di piena attività, per cancellare il cattivo ricordo della magra figura dei parlamentari italiani al Parlamento europeo in occasione analoga. In alternativa sia almeno reso pubblico e noto il motivo che ha impedito nelle ultime quattro settimane la discussione e il voto della mozione Giuliano Cazzola ed altri n. 1-00096, annunciata nella seduta n. 123 del 29 gennaio 2009 (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bachelet, nonostante il momento infelice in cui lei ha parlato desidero assicurarle la partecipazione di tutta l'Aula e la mia personale alle cose che ha detto, non dimenticando quale terribile prezzo lei abbia pagato alla lotta contro il terrorismo in Italia, ricordando suo padre, che è stato mio amico personale, ed un uomo di cui tutta l'Italia oggi si onora (Applausi).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, lei aveva condiviso con me l'orrore per quel sito che le ho segnalato, nella giornata di oggi ho potuto constatare che su Facebook sono presenti diversi altri gruppi che incitano all'uccisione di persone di etnia rom, all'incendio dei loro campi, che pubblicano foto con segnalazioni, con immagini del napalm con il quale si bruciavano i villaggi in Vietnam. Dal momento che lei ha così fortemente condiviso l'allarme che penso, immagino e sono convinto che sia di tutti perché su Internet vengono propagandate idee così terribili di morte, di violenza e di sterminio di un'etnia, le chiedo se abbia ricevuto notizia in ordine all'intenzione del Governo di riferire in quest'Aula entro il termine dei lavori di questa settimana o se io invece debba fare uso dei normali strumenti con i quali si fa richiesta di una risposta al Governo; tutto ciò considerata l'intensità delle cose che lì sono riportate e che la settimana prossima non si svolgeranno lavori in quest'Aula, e, conseguentemente, la questione verrebbe ulteriormente procrastinata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, la Presidenza ha provveduto ad informare il Governo, che si è riservato di assumere al più presto possibile le opportune misure che possono passare per l'azione della magistratura, ma anche per un intervento diretto della polizia postale per oscurare i siti sui quali si propaganda l'odio razziale. Reitereremo presso il Governo questa sua richiesta, credo che qualche ora possa essere necessaria per provvedere, spero che il Governo lo faccia, altrimenti torneremo a far sentire la voce del Parlamento.
Colgo l'occasione per dire all'onorevole Bachelet che domani si terrà la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo; in quella sede la questione da lui posta in rilievo verrà affrontata e mi auguro che si arrivi ad una tempestiva calendarizzazione della mozione cui il collega faceva riferimento che consenta di far sentire la voce del Parlamento italiano prima che in Brasile vengano assunte decisioni ultimative.

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, ho chiesto la parola semplicemente per appoggiare la richiesta che l'onorevole Bachelet ha avanzato all'Aula, che del resto lei ha già accolto. Quindi mi limito ad associarmi alle parole del collega e alle sue, Presidente, nonché ad auspicare che si possa mettere in votazione domani stesso questa mozione importante alla quale vorrei aggiungere la mia firma.

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare.

Pag. 103

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, nonostante la confusione in Aula, abbiamo ascoltato con estrema attenzione l'intervento dell'onorevole Bachelet che condividiamo appieno, parola per parola, anche nel passaggio in cui ha citato i radical chic. Aderiamo per intero alle sue conclusioni e ci auguriamo una soluzione coerente con quanto lo stesso onorevole Bachelet e il collega La Malfa hanno affermato, lo dico sia a nome mio sia del gruppo al quale ho l'onore di appartenere.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo per chiedere al Governo di porre attenzione a quanto si sta verificando in queste ore negli aeroporti del nostro Paese, in particolare con riferimento agli aeroporti di Fiumicino e di Malpensa. Fiumicino risulta intasato tanto che si verificano code per aerei, in partenza e in arrivo, che non si sono mai verificate nella storia del nostro Paese. Pertanto, chiedo al Governo di verificare se sono mantenute le condizioni di sicurezza nello scalo romano.
Per quanto riguarda, invece, Malpensa si verifica una situazione oltremodo incresciosa della nuova compagnia CAI, nata dalla fusione di Air One e Alitalia, che sistematicamente cancella voli in partenza o in arrivo all'aeroporto di Malpensa dandone comunicazione un'ora prima del decollo (Applausi).
Signor Presidente, non vedo nessun rappresentante del Governo...

PRESIDENTE. Sarebbe opportuno che vi fosse, ma in questo momento non stiamo discutendo atti legislativi e la seduta è in conclusione; comunque il sottosegretario Menia, meritoriamente, è ritornato.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Questo fatto è assolutamente lesivo degli interessi dei passeggeri, ma anche dell'immagine dell'aeroporto di Malpensa, che credo si voglia colpire con questo atteggiamento assolutamente non spiegabile, se non in questi termini.
Per questo motivo, chiedo che il Governo presti attenzione su questo aspetto con una certa urgenza. Il modo della comunicazione è dovuto proprio al fatto che in queste ore si verificano circostanze assolutamente anomale che fanno temere per la sicurezza dei cittadini.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, mi scusi se intervengo anche in chiusura di questa seduta per ricordare quanto che ho già fatto presente la scorsa settimana: nel disinteresse generale - evidentemente non del sottosegretario Menia, che ringrazio per la presenza, pur non essendo lo stesso vincolato a farlo -, in Italia, ormai tutti i giorni, purtroppo, da intere settimane, viene violentato e stuprato un bambino o una bambina fra i dieci e i dodici anni. Mi sembra sconcertante che nessun rappresentante del Governo abbia la sensibilità di farsi presente in un dibattito in Commissione o in Aula per riflettere insieme - in questo ramo del Parlamento, ma anche nell'altro - su ciò che sta accadendo, sull'emergenza educativa drammatica che stiamo vivendo dalla mattina alla sera, con un pericolo per i nostri figli ed in un contesto generale di diseducazione che, francamente, non trova uguali nel resto d'Europa (la percentuale in Italia, negli ultimi dieci giorni, è molto alta).
Bambini di sesso maschile o di sesso femminile sono violentati da compagni di scuola o da adulti (comunitari ed extracomunitari, italiani o stranieri): tutti i giorni essi vengono fatti oggetto di violenze, nel silenzio più assoluto della politica italiana. Penso, invece, che questo argomento debba essere affrontato. Nessuno vuole a priori prendere posizioni Pag. 104contro un'opinione di Tizio o di Caio all'interno della maggioranza. Vale la pena, però, riflettere, onde evitare che questo andazzo possa proseguire e ognuno di noi si trovi, francamente, in reale difficoltà rispetto alle responsabilità che ha non solo nei confronti dei propri figli, ma anche nei confronti delle persone che gli stanno a cuore.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, lei ha posto l'attenzione su una questione drammatica, che sta a cuore a tutti noi. Domani, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, spero che si possa discutere e, magari, creare le condizioni per un dibattito in Aula con il Governo su questi temi.

MARIO LOVELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, abbiamo letto poco fa un'agenzia secondo la quale, nel corso del suo intervento in Commissione lavori pubblici del Senato, l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, l'ingegnere Moretti, ha dichiarato che se si arriva alla firma di contratti di servizio per sei anni rinnovabili, Ferrovie dello Stato potrà varare un piano di investimenti da 3 miliardi per il trasporto locale subito, il giorno dopo la firma dei contratti: potrebbero così salire a circa 4,5 miliardi le risorse che complessivamente Ferrovie dello Stato è pronta ad investire.
Signor Presidente, queste affermazioni sono piuttosto impegnative e serie, da prendere in considerazione, anche perché quest'Aula, circa 15 giorni fa, ha votato delle mozioni parlamentari in materia di trasporto pubblico locale, di trasporto per i pendolari. La stessa cosa ha fatto proprio nella giornata di ieri la Commissione trasporti e abbiamo discusso appena adesso, poche settimane fa, il provvedimento cosiddetto anticrisi, del Governo.
Credo che da questo intervento nella Commissione lavori pubblici del Senato debba venire una sollecitazione che la pregherei di trasmettere immediatamente al Governo, perché se ne faccia interprete e veda come, in particolare il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, possa rispondere in Parlamento, nelle Commissioni competenti. Se è vera, infatti, l'affermazione che fa l'ingegner Moretti, saremo in grado di mettere in piedi rapidamente delle risorse, purché il Governo, insieme alle regioni, consenta di dar vita ai contratti di servizio di cui parla l'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato.
Noi, fra l'altro, abbiamo presentato, come gruppo del Partito Democratico, un apposito progetto di legge che riguarda i cosiddetti «mille treni per i pendolari»; c'è materia per fare finalmente un'iniziativa stringente.
È prevista la riunione del CIPE nelle prossime giornate: il mio sollecito al Governo è che su questo prenda finalmente in mano la materia, prenda dei provvedimenti, dia degli indirizzi e consenta così a chi si è impegnato così decisamente con queste affermazioni di fare gli investimenti che sono stati preannunciati al Senato.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 26 febbraio 2009, alle 14:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1306 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente (Approvato dal Senato) (2206).
- Relatore: Tortoli.

Pag. 105

2. - Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e della questione pregiudiziale di merito presentate):
Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (1415-A).
e delle abbinate proposte di legge JANNONE; CONTENTO; TENAGLIA ed altri; VIETTI e RAO; BERNARDINI ed altri (290-406-1510-1555-1977).
- Relatori: Bongiorno, per la maggioranza; Palomba e Ferranti, di minoranza.

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,10.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 2206 - em. 1.30 462 461 1 231 218 243 73 Resp.
2 Nom. em. 1.1 476 476 239 227 249 73 Resp.
3 Nom. em. 1.2 479 466 13 234 220 246 73 Resp.
4 Nom. em. 1.31 477 477 239 234 243 73 Resp.
5 Nom. em. 2.1, 2.2 494 464 30 233 213 251 70 Resp.
6 Nom. em. 2.3 498 498 250 245 253 70 Resp.
7 Nom. em. 2.5 496 496 249 212 284 69 Resp.
8 Nom. em. 3.30 474 470 4 236 224 246 67 Resp.
9 Nom. em. 3.1 463 462 1 232 195 267 67 Resp.
10 Nom. em. 4.1 478 306 172 154 34 272 67 Resp.
11 Nom. em. 2.8 401 401 201 164 237 69 Resp.
12 Nom. em. 2.9 433 432 1 217 195 237 67 Resp.
13 Nom. em. 2.10 440 427 13 214 186 241 67 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.11 448 448 225 208 240 67 Resp.
15 Nom. em. 2.12 449 448 1 225 188 260 67 Resp.
16 Nom. em. 2.13 453 452 1 227 189 263 67 Resp.
17 Nom. em. 2.14 453 452 1 227 207 245 67 Resp.
18 Nom. em. 2.15, 2.31 467 467 234 220 247 67 Resp.
19 Nom. em. 2.16 455 441 14 221 197 244 67 Resp.
20 Nom. em. 2.17 460 309 151 155 41 268 66 Resp.
21 Nom. em. 2.18 463 460 3 231 209 251 66 Resp.
22 Nom. em. 2.19 472 308 164 155 34 274 66 Resp.
23 Nom. em. 2.20 471 471 236 221 250 66 Resp.
24 Nom. em. 2.21 483 482 1 242 228 254 65 Resp.
25 Nom. em. 2.32 478 450 28 226 202 248 65 Resp.
26 Nom. em. 2.22 477 477 239 230 247 65 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 2.23 481 481 241 236 245 64 Resp.
28 Nom. em. 5.2 487 467 20 234 220 247 64 Resp.
29 Nom. em. 5.30 487 460 27 231 211 249 64 Resp.
30 Nom. em. 6.1 489 471 18 236 218 253 64 Resp.
31 Nom. em. 6.2 492 465 27 233 211 254 64 Resp.
32 Nom. em. 7-ter.1 490 485 5 243 217 268 64 Resp.
33 Nom. em. 7-ter.2 488 463 25 232 217 246 64 Resp.
34 Nom. em. 7-ter.4 498 496 2 249 240 256 62 Resp.
35 Nom. em. 7-quater.1 469 468 1 235 227 241 62 Resp.
36 Nom. em. 7-sexies.1 489 488 1 245 239 249 62 Resp.
37 Nom. em. 8.1 469 468 1 235 228 240 62 Resp.
38 Nom. em. 8.2 478 477 1 239 238 239 62 Resp.
39 Nom. em. 8.3 494 494 248 234 260 61 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 8.30 492 444 48 223 187 257 60 Resp.
41 Nom. em. 8.6 497 496 1 249 239 257 60 Resp.
42 Nom. em. 8.7, 8.8 497 497 249 243 254 60 Resp.
43 Nom. em. 8.5 482 482 242 230 252 59 Resp.
44 Nom. em. 8.9 486 485 1 243 228 257 59 Resp.
45 Nom. em. 8-ter.1 503 502 1 252 236 266 59 Resp.
46 Nom. em. 8-quinquies.1 488 487 1 244 231 256 59 Resp.
47 Nom. em. 8-sexies.30 506 471 35 236 212 259 58 Resp.
48 Nom. em. 8-sexies.31 504 504 253 241 263 58 Resp.
49 Nom. em. 8-sexies.1 491 489 2 245 231 258 57 Resp.
50 Nom. em. 8-sexies.2 496 494 2 248 234 260 57 Resp.
51 Nom. em. 8-sexies.3 494 492 2 247 232 260 57 Resp.
52 Nom. em. 8-sexies.4 502 500 2 251 241 259 57 Resp.