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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 139 di martedì 24 febbraio 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 11,15.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balocchi, Baretta, Bindi, Bongiorno, Boniver, Brancher, Brugger, Caparini, Cirielli, Conte, Corsaro, Donadi, Gregorio Fontana, Giancarlo Giorgetti, Jannone, Lo Monte, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Menia, Milanato, Molgora, Pagano, Paniz, Pescante, Scajola, Strizzolo e Stucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,20).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1305 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti (Approvato dal Senato) (A.C. 2198).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti.
Ricordo che nella seduta del 19 febbraio 2009, dopo l'approvazione della questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo unico nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, si è proceduto all'illustrazione degli ordini del giorno e il rappresentante del Governo ha espresso il relativo parere.

(Ripresa esame ordini del giorno - A.C. 2198)

PRESIDENTE. Ricordo che gli ordini del giorno Catanoso n. 9/2198/1, Mario Pepe (PD) n. 9/2198/2 e Cazzola n. 9/2198/3 sono stati dichiarati inammissibili.
Si intende che i presentatori dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/2198/4 non insistano per la votazione dell'ordine del giorno, accettato dal Governo. Pag. 2
Prendo atto che l'onorevole Zacchera accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2198/5, accettato dal Governo purché riformulato. Prendo atto che l'onorevole Osvaldo Napoli non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2198/6, accettato dal Governo.
Ricordo che gli ordini del giorno Zunino n. 9/2198/7 e Tullo n. 9/2198/8 sono stati dichiarati inammissibili. Prendo atto che l'onorevole Quartiani accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2198/9, accettato dal Governo purché riformulato. Prendo atto che l'onorevole Mariarosaria Rossi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2198/10, accettato dal Governo.
Chiedo all'onorevole Rossa se accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2198/11 (Nuova formulazione), accettato dal Governo purché riformulato.

SABINA ROSSA. Signor Presidente, accetto la riformulazione, anche se vorrei ribadire, così come ho fatto in sede di illustrazione, che la situazione a Genova è di grande allarme sociale, come è emerso ancora ieri in occasione del vertice che si è svolto in regione alla presenza dei lavoratori e dei parlamentari di maggioranza e di minoranza. Ad oggi sono 600 gli avvisi di garanzia e sono 34 le pensioni sospese. Ci auguriamo che la Ragioneria generale dello Stato superi le perplessità espresse in merito e che il Governo mantenga l'impegno e dia una parola chiara e risolutiva in merito alla vicenda delle pensioni dei lavoratori esposti al rischio di amianto.

PRESIDENTE. Quindi, onorevole Rossa se ho ben inteso, accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Angeli accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2198/12, accettato dal Governo purché riformulato. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Ravetto n. 9/2198/13 e Occhiuto n. 9/2198/14, accettati dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Ceroni n. 9/2198/15 è stato dichiarato inammissibile.
Chiedo all'onorevole Di Centa se accetta la riformulazione proposta dal Governo per il suo ordine del giorno n. 9/2198/16, accettato dal Governo purché riformulato.

MANUELA DI CENTA. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Ricordo che l'ordine del giorno Pianetta n. 9/2198/17 è stato dichiarato inammissibile.
Prendo atto che l'onorevole Della Vedova non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2198/18, accettato dal Governo. Prendo atto che l'onorevole Iannaccone non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2198/19, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Sardelli accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2198/20, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Belcastro n. 9/2198/21, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lo Monte n. 9/2198/22, accolto dal Governo come raccomandazione.
Si intende che il presentatore dell'ordine del giorno Piffari n. 9/2198/23, accolto dal Governo come raccomandazione, non insiste per la votazione.
Chiedo se i presentatori insistano per la votazione dell'ordine del giorno Palagiano n. 9/2198/24, accolto dal Governo come raccomandazione.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, mi sarei aspettato che questo ordine Pag. 3del giorno fosse accolto pienamente dal Governo, e spiego il perché. Oggi è un dato incontrovertibile che esistono delle malattie serie, come l'anemia aplastica acquisita, il neuroblastoma, il retinoblastoma, le leucemie linfoblastiche, il morbo di Hodking, traumi cerebrali che possono essere curati attraverso l'impiego di cellule staminali. Forse pochi sanno che oggi è una realtà, non soltanto una potenzialità, quella della terapia con cellule staminali provenienti dal cordone ombelicale. Oggi è possibile, ed io da medico lo consiglio a tutte le pazienti, di conservare il sangue del cordone ombelicale dei bambini che stanno per venire al mondo. È davvero una certezza e un auspicio per il futuro.
Attraverso questo ordine del giorno chiediamo al Governo innanzitutto di istituire una rete di banche in Italia, sia pubbliche sia private, perché come sappiamo c'è già una legge, la n. 219 del 2005, che prevede l'istituzione di queste banche, ma c'è stata soltanto una proroga fino al 2009. La cosa preoccupante è che dalla riformulazione dell'articolo 8-bis scompare il termine «raccolta autologa». In tal modo in Italia sarà possibile esclusivamente conservare il sangue del cordone ombelicale ai fini della donazione, quindi non sarà più possibile per i nostri figli e nipoti conservare, a spese proprie quindi senza nessun costo per lo Stato, il sangue da cui poi ricavare le cellule staminali che potranno servire per i prossimi 20 anni a curare le malattie dei nostri bambini.
Questo era l'auspicio per cui noi avevamo proposto l'accoglimento di questo ordine del giorno che è trasversale e che è nell'interesse dei nostri bambini, dei nostri figli e dei nostri nipoti.

PRESIDENTE. Onorevole Palagiano, dunque lei insiste per la votazione.

ANDREA SARUBBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta fino alle 11,40. Ricordo ai colleghi che alla ripresa si voterà immediatamente l'ordine del giorno Palagiano n. 9/2198/24.

La seduta, sospesa alle 11,25, è ripresa alle 11,40.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palagiano n. 9/2198/24, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 348
Maggioranza 175
Hanno votato
144
Hanno votato
no 204).

Prendo atto che i deputati Margiotta, Lovelli, Binetti, Barbato, Parisi, Samperi, Losacco, Benamati, Cuomo, Vannucci, Braga, Bellanova, Piffari, Codurelli, Miglioli, Capitanio Santolini e Mattesini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto, altresì, che i deputati Germanà, Testoni e Nizzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

ANTONIO PALAGIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, l'esponente del Governo ha segnalato con un cenno che non è vero che il Governo era contrario per quanto riguarda Pag. 4l'ordine del giorno a mia prima firma n. 9/2198/24, quindi credo che in qualche maniera volesse intervenire.

PRESIDENTE. Onorevole Palagiano, lei sa che il Governo aveva accolto come raccomandazione il suo ordine del giorno. A seguito della sua richiesta di porlo in votazione il parere del Governo diviene automaticamente contrario, salvo che il rappresentante stesso del Governo non voglia modificarlo, ma il sottosegretario Giorgetti non mi ha chiesto di farlo.
Chiedo se il presentatore insista per la votazione del suo ordine del giorno Cimadoro n. 9/2198/25, accolto dal Governo come raccomandazione.

GABRIELE CIMADORO. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Messina n. 9/2198/26, accolto dal Governo come raccomandazione.
Si intende che i presentatori non insistano per la votazione dell'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/2198/27, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo se il presentatore insista per la votazione dell'ordine del giorno Paladini n. 9/2198/28, non accettato dal Governo.

GIOVANNI PALADINI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, il problema posto dall'ordine del giorno è molto importante perché riguarda i luoghi di lavoro e le problematiche concernenti, in particolare, le Forze armate, le forze di polizia, i vigili del fuoco, il soccorso pubblico, la Protezione civile, le strutture giudiziarie e penitenziarie, l'università, gli istituti di istruzione e di educazione di ogni ordine e grado, le organizzazioni di volontariato, i mezzi di trasporto aerei e marittimi, gli archivi, le biblioteche, i musei. Con esso si chiedeva solo di potenziare l'attività di controllo relativa alla sicurezza e alla salute dei luoghi di lavoro e a considerare i nuovi limiti temporali come termine non più valicabile contro il quale occorre agire con ogni possibile anticipo per la definitiva attuazione delle relative previsioni, in particolare, anche in considerazione delle proroghe ultimative di cui all'articolo 2-bis e 2-ter che rinviano di un anno il termine per l'adozione dei decreti chiamati a dare attuazione all'articolo 3, comma 2.
Signor Presidente, non riesco veramente a capire come su questo ordine del giorno si possa dire un «no» e, soprattutto, che non si voglia potenziare l'attività di controllo relativa alla sicurezza e alla salute nei luoghi di lavoro esclusivamente e solamente in quei luoghi in cui la sicurezza dovrebbe essere primaria. Quindi si dice «no» ad un maggiore controllo nei luoghi di lavoro riguardanti le Forze armate, le forze di polizia, i vigili del fuoco, il soccorso pubblico e la Protezione civile. È veramente una cosa incredibile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paladini n. 9/2198/28, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 426
Votanti 425
Astenuti 1
Maggioranza 213
Hanno votato
192
Hanno votato
no 233).

Prendo atto che i deputati Boccuzzi, Berretta, Capitanio Santolini e Ciccanti Pag. 5hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Di Giuseppe n. 9/2198/29, accettato dal Governo purché riformulato.
Chiedo se il presentatore insista per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/2198/30, non accettato dal Governo.

ANTONIO BORGHESI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, questo ordine del giorno nasce a seguito della decisione del Governo di inserire in questo decreto-legge, impedendo di discuterla, la liquidazione dell'esperienza della cartolarizzazione degli immobili degli enti previdenziali, voluta dal Ministro Tremonti nel precedente Governo, che si sta rivelando un sonoro fallimento che costerà una cifra imprecisata alle tasche dei cittadini.
In questo momento il buco esistente è di un miliardo e 700 milioni di euro. Chiaramente vi sono degli immobili, quindi probabilmente la cifra non sarà così rilevante, tuttavia è il fallimento di un'esperienza di finanza creativa che dovrebbe comunque quanto meno impegnare il Governo a fornire una relazione dettagliata. Credo, infatti, che su questo tema noi potremmo chiedere l'istituzione di una Commissione parlamentare di indagine, perché ha dei risvolti da vedere e da verificare.
Il fatto che, entro tre mesi, il Governo non si possa impegnare a fornire una relazione su questa vicenda, a mio avviso sembra un altro cattivo esempio di esclusione del Parlamento dalle vicende che interessano il nostro Paese e, inoltre, si tratta di un miliardo e 700 milioni di euro che potrebbero pagare i cittadini italiani.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/2198/30, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato
201
Hanno votato
no 244).

Prendo atto che i deputati Rao, Capitanio Santolini e Ciccanti hanno segnalato che non sono riusciti ed esprimere voto favorevole.
Saluto i docenti e gli studenti del liceo scientifico Piero Bottoni di Milano, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Favia n. 9/2198/31, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Misiti n. 9/2198/32, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Misiti n. 9/2198/32, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato
205
Hanno votato
no 242).

Pag. 6

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rota n. 9/2198/33, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo se il presentatore insista per la votazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2198/34, accolto dal Governo come raccomandazione.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare che su questo ordine del giorno il Governo ha dato un parere sostanzialmente positivo, accogliendolo come raccomandazione. Se mi permette, leggo brevemente il dispositivo in cui noi chiediamo che venga disciplinato in maniera organica (quindi non attraverso regolamenti, ma con una legge quadro) il settore dell'informazione e soprattutto i contributi agli organi di partito e non. Siccome è una questione del tutto ragionevole, non vedo perché non si possa esprimere un parere favorevole su questo ordine del giorno prevedendo una sua accettazione. Chiedo, quindi, al Governo se possa rivalutare il parere espresso.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende intervenire.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2198/34, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

FABIO EVANGELISTI. Il parere non è contrario!

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, il Governo ha accolto come raccomandazione l'ordine del giorno. Lei ha preso la parola chiedendo al Governo di modificare il parere e di esprimersi in senso favorevole. Ho chiesto al sottosegretario Alberto Giorgetti che mi ha fatto segno di non volerlo fare, quindi è evidente che lo devo porre in votazione con il parere contrario, come si fa per prassi.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 442
Votanti 441
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato
201
Hanno votato
no 240).

Prendo atto che i deputati Cambursano, Capitanio Santolini, Scilipoti e Pes hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Chiedo se i presentatori insistano per la votazione dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/2198/35, accolto dal Governo come raccomandazione.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non metto in discussione la prassi consolidata, però nel momento in cui si chiede al Governo di fare un passo in avanti sull'ordine del giorno, da una raccomandazione all'espressione di un parere favorevole, mi ritrovo con un parere contrario. Per carità, è tutto legittimo e lecito, tuttavia a me sembra un po' bizzarro.

PRESIDENTE. Non la voglio contraddire per il gusto di farlo, però il voto rappresenta un pieno accoglimento di un ordine del giorno, quindi il parere del Governo non può che essere favorevole o contrario.

FABIO EVANGELISTI. Tuttavia, io potrei anche accontentarmi della raccomandazione, come nel caso specifico.

PRESIDENTE. È suo diritto dire che non insiste per la votazione e in quel caso accontentarsi della raccomandazione.

FABIO EVANGELISTI. Allora, dico preventivamente che sull'ordine del giorno Pag. 7Di Pietro n. 9/2198/35 non insisto per la votazione e va bene l'accoglimento come raccomandazione.
Tuttavia, se il Governo legge gli ordini del giorno sui quali esprime il parere, mi sembra strano che non possa esprimere un parere favorevole su un ordine del giorno di questo tipo, nel quale si chiede un impegno affinché il complesso delle iniziative «non comporti limitazioni alla libertà di espressione, garantita dalla Costituzione, su Internet». Mi sembra una questione pacifica: dovrebbe andare da sé un parere favorevole. Se il Governo, quindi, ritiene di fare un passo in avanti e di modificare il suo parere da accoglimento come raccomandazione a parere favorevole, ne saremo lieti. In ogni caso, ci accontentiamo dell'accoglimento come a raccomandazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo dunque atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/2198/35, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Miglioli n. 9/2198/36 (Nuova formulazione), Damiano n. 9/2198/37 (Nuova formulazione) e Madia n. 9/2198/38, accolti dal Governo come raccomandazione.
Saluto gli studenti della scuola media statale «Dante Alighieri» di Macerata, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Boccuzzi n. 9/2198/39, accettato dal Governo, purché riformulato.
Avverto che l'ordine del giorno D'Antoni n. 9/2198/40 è stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bocci n. 9/2198/41, Mariani n. 9/2198/42 e Vico n. 9/2198/43, accolti dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Motta n. 9/2198/44, accolto dal Governo come raccomandazione. Chiedo scusa, l'ordine del giorno Motta n. 9/2198/44 non è stato accettato dal Governo. Onorevole Motta, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2198/44, non accettato dal Governo?

CARMEN MOTTA. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, se il mio ordine del giorno n. 9/2198/44 fosse stato accolto come raccomandazione...

ROBERTO GIACHETTI. Era un auspicio!

CARMEN MOTTA. Infatti... Mi sarei aspettata l'accoglimento del mio ordine del giorno n. 9/2198/44 almeno come raccomandazione. L'onorevole Borghesi ha già anticipato alcune questioni nel suo ordine del giorno n. 9/2198/30, ma repetita iuvant per l'Aula. Svolgo, pertanto, una breve premessa.
Le cartolarizzazioni risalgono, come sanno bene i colleghi, all'autunno del 2001 e furono decise dall'allora Ministro Tremonti allo scopo di convertire gli immobili di proprietà degli enti previdenziali in strumenti finanziari facilmente collocabili sui mercati (in particolare la SCIP2, definita dal Ministro Tremonti la più grande cartolarizzazione immobiliare compiuta da uno Stato europeo). Si tratta di un'operazione, certo, di grande portata, compiuta sugli immobili degli enti previdenziali, pagati ed acquistati - lo ricordo all'Aula - con i contributi dei lavoratori e trasferiti per legge ad una società privata, la quale ha messo in piedi un meccanismo di alienazione che ben presto si è inceppato per una serie di problemi legati all'andamento del mercato immobiliare (ricordo i contenziosi relativi ai cosiddetti immobili di pregio, la confusione normativa e gli intralci burocratici).
La morale è che, alla fine del 2008, risultano invendute da quelle operazioni Pag. 813.570 unità immobiliari, con un prezzo teorico di offerta di 2,4 miliardi, probabilmente sovrastimato, tenuto conto di come sono andate le operazioni (ovviamente quelle precedenti). Il problema molto serio è che ad aprile 2009 scadono debiti per 1,7 miliardi che SCIP non è in condizione di pagare. Questo è il punto, cari colleghi: con il decreto-legge in esame, in fretta e in furia, il Ministro dell'economia e delle finanze Tremonti ha deciso di chiudere la vicenda per evitare il fallimento di SCIP. È una brutta figura dell'Italia sui mercati internazionali - lo possiamo ben comprendere -, ma questo è il motivo per il quale si restituiscono gli immobili ancora in carico a SCIP agli enti previdenziali di partenza, che dovranno sborsare 1,7 miliardi, necessari per chiudere la passività di SCIP; gli enti previdenziali, se ci riusciranno, li venderanno rivalendosi sugli incassi.
Si tratta di un bilancio fallimentare da tutti i punti di vista, in cui hanno guadagnato banche, investitori, finanzieri, agenzie di rating, immobiliaristi e studi legali. L'unico che ci ha perso è lo Stato. Ci devono andare di mezzo anche migliaia di famiglie ancora utilizzatrici degli alloggi invenduti, che tornano di proprietà degli enti previdenziali? Devono pagare loro, colleghi, il fallimento della finanza creativa?
Per questi motivi, l'ordine del giorno chiede garanzie al Governo su due punti fondamentali. In primo luogo, si chiede che in questa operazione siano tutelati e salvaguardati i diritti dei conduttori, sia in relazione all'eventuale opzione positiva per l'acquisto dell'immobile, sia nel caso di famiglie impossibilitate all'esercizio dell'opzione e aventi diritto al rinnovo del contratto.
In secondo luogo, si chiede che vengano garantiti i diritti dei conduttori acquirenti, per quanto concerne il prezzo di stima, senza penalizzazioni e illegittimi aumenti derivanti da nuove stime. Credo che il Governo debba rivedere se possibile il suo parere, perché noi semplicemente auspichiamo che a pagare, come sempre, non siano i più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Motta n. 9/2198/44, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato
219
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che i deputati De Poli e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Capodicasa n. 9/2198/45, accettato dal Governo.
Chiedo se i presentatori insistano per la votazione dell'ordine del giorno Lenzi n. 9/2198/46, non accettato dal Governo.

DONATA LENZI. Signor Presidente, quest'ordine del giorno fa riferimento all'articolo 29 del provvedimento, che praticamente riscrive la disciplina dell'autonoleggio con conducente, creando seri problemi alle imprese di questo settore, in un momento nel quale di problemi non ce ne sarebbe bisogno. Vorrei che prestaste attenzione al fatto che la disciplina proposta è quasi regolamentare, molto precisa e puntigliosa. Questa è materia di competenza regionale e comunale.
È vero che Roma è la capitale d'Italia (nessuno di noi ne dubita), ma far sì che i problemi dei tassisti romani creino danni in tutti gli altri comuni d'Italia, costringendo anche le città e i territori in cui gli accordi sono stati fatti a rimetterli in Pag. 9discussione, è contrario ad un approccio federalista ad un tema ed al rispetto delle autonomie locali. Se c'era un problema a Roma, andava risolto a Roma e non scaricato su tutto il resto d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lenzi n. 9/2198/46, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 470
Votanti 466
Astenuti 4
Maggioranza 234
Hanno votato
220
Hanno votato
no 246).

Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico industriale Bernini di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Prendo atto che i deputati Scilipoti e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'ordine del giorno Lovelli n. 9/2198/47.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, intervengo per modificare il parere del Governo sull'ordine del giorno Lovelli n. 9/2198/47, perché il dispositivo dello stesso è esattamente identico a quello di un altro ordine del giorno già accettato dal Governo. Pertanto, il Governo accetta l'ordine del giorno Lovelli n. 9/2198/47.

PRESIDENTE. Chiedo se i presentatori insistano per la votazione dell'ordine del giorno Lovelli n. 9/2198/47, accettato dal Governo.

MARIO LOVELLI. No, signor Presidente, non insisto. Ringrazio il sottosegretario per aver rivisto il parere del Governo su quest'ordine del giorno, anche perché credo che vada a completare, in modo quasi consequenziale, il precedente, che inspiegabilmente il Governo non ha accettato. Infatti, quest'ordine del giorno, come vediamo, richiama le responsabilità dirette dei comuni e il rispetto delle competenze istituzionali. In qualche modo, anticipa l'ordine del giorno Valducci n. 9/2198/80, che sull'articolo 29, comma 1-quater, si sofferma in modo più dettagliato. Quindi, il cambiamento del parere del Governo era inevitabile e ringrazio il rappresentante del Governo.
Credo che, senza bisogno di un ulteriore voto, si possa prendere atto che con il provvedimento che approviamo non si dice una parola definitiva su una materia, che bisognerà prendere in mano in modo più puntuale e preciso, nel rispetto delle competenze delle regioni e dei comuni.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lovelli n. 9/2198/47, accettato dal Governo.
Chiedo se i presentatori insistano per la votazione dell'ordine del giorno Velo n. 9/2198/48, accolto dal Governo come raccomandazione.

SILVIA VELO. Signor Presidente, prendo atto del parere del Governo, ma vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula sul tema posto da questo ordine del giorno: si tratta del servizio intercity.
In queste settimane l'Aula è stata impegnata a discutere dei disagi che i pendolari dei treni italiani stanno soffrendo. La partenza dell'alta velocità, che è un grande successo del nostro Paese, ha dato problemi ai servizi intercity. Le regioni hanno solo ora avuto e non ancora erogato il finanziamento per i servizi ferroviari regionali. Pag. 10
Allo stato attuale, per ammissione dello stesso Ministro Matteoli, rimane non finanziato il servizio universale, cioè i treni intercity, che sono fondamentali per i pendolari. Non insisto per la votazione, perché un voto negativo sarebbe un danno per i cittadini italiani, ma colgo l'occasione per raccomandarmi al Governo, affinché questa raccomandazione diventi un'azione e un impegno reale.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Velo n. 9/2198/48, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Minniti n. 9/2198/49 è stato dichiarato inammissibile.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Rugghia n. 9/2198/50, formulato dal Governo.

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno riguarda un tema molto sentito dai militari che sono stati colpiti da gravi patologie. Parliamo dell'esposizione all'uranio impoverito o ad altre nano particelle.
Recenti studi hanno affermato che non può essere escluso il nesso di causalità nel determinare queste gravi patologie. Per quanto riguarda la possibilità di ottenere un risarcimento, la legge prescrive la certezza del nesso di causalità.
Vi è bisogno di un regolamento; di questo argomento ne abbiamo parlato più volte, anche nelle commissioni parlamentari, e mi sembrava che fosse possibile arrivare ad una disponibilità da parte del Governo a riconoscere, attraverso un regolamento, la possibilità per questi militari colpiti da gravi patologie di avere un riconoscimento per causa di servizio. Chiedo al Governo di rivedere il proprio parere.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, per la verità, proprio con l'onorevole Rugghia, prima che abbandonasse l'Aula giovedì, avevamo discusso di questo aspetto e il Governo aveva dato la disponibilità ad una riformulazione del parere e ad accettare l'ordine del giorno.
Da successivi approfondimenti abbiamo verificato che il regolamento è stato emanato proprio nei giorni scorsi e, a questo punto, l'ordine del giorno sembrerebbe del tutto superato. Alla luce di questo fatto, vi è stata la modifica del parere del Governo e l'invito al ritiro, proprio perché l'ordine del giorno è già stato superato dall'iniziativa del Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Rugghia?

ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, non ho motivo di dubitare delle affermazioni del sottosegretario. Se è stato approvato un regolamento, non vi è motivo di mantenere l'ordine del giorno. Mi auguro che le cose stiano così e sicuramente staranno così.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Rugghia n. 9/2198/50 accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo.
Chiedo se i presentatori insistano per la votazione dell'ordine del giorno Levi n. 9/2198/51, non accettato dal Governo.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, non capisco per quale motivo vi sia un parere contrario, visto e considerato che in questo ordine del giorno si chiede semplicemente di avere la cautela, in attesa dell'approvazione di un regolamento, di non procedere con decisioni.
Poiché sappiamo che il regolamento non è ancora entrato in vigore, che i passaggi sono tanti e che l'editoria no profit ha qualche difficoltà, e in quest'Aula, signor sottosegretario, le ricordo Pag. 11che in Commissione cultura e in Aula sono stati votati all'unanimità ordini del giorno, prese di posizione ed emendamenti per salvare l'editoria nel nostro Paese, iniziando proprio da quella no profit, mi sarei aspettata che questo ordine del giorno venisse almeno accolto come raccomandazione.
Mi sarei almeno aspettata che il Governo avesse la sensibilità di rivedere il parere, visto che il sottosegretario Bonaiuti non si è ancora peritato di venire nella Commissione competente per il confronto definitivo sul regolamento e visto che non chiediamo la riforma dell'editoria, che pure sarebbe indispensabile in questo Paese.
Il fatto che noi chiediamo di procrastinare alcune scelte finché non esista il regolamento è una forma di salvezza dell'editoria che interessa la stampa periodica e quotidiana e tutta la stampa no profit, di cui in Aula vi sono numerosi esponenti. Le chiederei di rivedere il parere, altrimenti devo pensare che questo Governo compie scelte nell'assenza totale di regolamenti, il che mi pare che non sia molto democratico.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Levi n. 9/2198/51, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 481
Votanti 477
Astenuti 4
Maggioranza 239
Hanno votato
220
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che l'ordine del giorno De Biasi n. 9/2198/52 è stato dichiarato inammissibile.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Siragusa n. 9/2198/53, non accettato dal Governo.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno mirava ad eliminare una sperequazione forte tra gli abilitati con riserva ai sensi del decreto ministeriale n. 85 del 2005, la cui abilitazione viene fatta salva - giustamente, ed è una norma che condividiamo - dall'emendamento che il Governo ha presentato, ponendo successivamente la fiducia, rispetto a quelli che nella stessa situazione fanno però riferimento al decreto ministeriale n. 21 del 2005. L'unica differenza tra gli abilitati con riserva del decreto ministeriale n. 85 del 2005 e quelli del decreto ministeriale n. 21 dello stesso anno è che si tratta, per i secondi, di abilitati insegnanti tecnici e specializzati per il sostegno. Il decreto ministeriale n. 21 ha la stessa stranezza del decreto ministeriale n. 85, perché pone come termine ante quem per la possibilità di presentare la domanda ed accedere ai corsi abilitanti una data ampiamente precedente a quella di pubblicazione.
L'ordine del giorno, e l'emendamento che ancora prima avevamo presentato, mirava proprio ad evitare un'ulteriore discriminazione rispetto a questi docenti. Mi sembra difficile poter impegnare il sottosegretario Giorgetti nel merito di questioni che riguardano la pubblica istruzione; chiedo però di votare comunque l'ordine del giorno, ritenendo che il Governo debba rendersi conto che sta creando, con questo parere negativo e col fatto che è stata prevista soltanto la validità dell'abilitazione di alcuni docenti, una discriminazione nei confronti degli altri.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Siragusa n. 9/2198/53, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 12

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 482
Votanti 481
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato
224
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che il deputato Aniello Formisano ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Onorevole Pes, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2198/54, accettato dal Governo purché riformulato?

CATERINA PES. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ricordo che l'ordine del giorno De Pasquale n. 9/2198/55 è stato dichiarato inammissibile.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/2198/56, non accettato dal Governo.

ANTONINO RUSSO. Sì, signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, noi con questo ordine del giorno vorremmo evitare che si arrecasse un pregiudizio al corretto avvio dell'anno scolastico. L'avere spostato al 31 agosto tutte le operazioni legate al personale di ruolo comporterà di fatto un ritardo del corretto avvio, perché il personale precario non potrà partecipare fin dai primi giorni all'avvio dell'anno scolastico a tutte le attività. Avendo spostato dal 31 luglio al 31 agosto la data per conferire gli incarichi, non si capisce perché non debbano essere conferiti anche al personale precario, ossia a 142 mila persone; probabilmente solo per risparmiare un mese di stipendio che dovrebbe essere erogato a questo personale.
Ciò di fatto comporterà che un sesto del personale della scuola non sarà in servizio e non potrà coprire le opere di recupero né le opere curriculari; non parteciperà alle scelte didattiche e programmatiche decise nei primi collegi dei docenti, quindi POF, piano delle attività e progetti e l'anno non si avvierà in modo corretto con tutto il personale.
Quello che chiediamo è semplicemente di rispettare il termine del 31 agosto - visto che l'anno scolastico incomincia il 1o settembre - per la definizione degli organici, anche con riferimento al personale precario (che - ripeto - riguarda un sesto del personale docente).
Se non si farà così, è del tutto evidente che il Governo - e in particolar modo il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca - ha deciso di arrecare danno ad un corretto avvio dell'anno scolastico.
Con la presentazione di questo ordine del giorno volevamo porre rimedio a questa grave insufficienza del Governo e ci auguravamo che su di esso venisse espresso un parere favorevole, ma a questo punto non ci resta che metterlo ai voti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/2198/56, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 484
Astenuti 1
Maggioranza 243
Hanno votato
224
Hanno votato
no 260).

Pag. 13

Prendo atto che i deputati Scilipoti e Ferranti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Giammanco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Fallica n. 9/2198/57 e Gaglione n. 9/2198/58, accolti dal Governo come raccomandazione. Prendo altresì atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Comaroli n. 9/2198/59 e Fugatti n. 9/2198/60, accettati dal Governo, purché riformulati.
Dobbiamo ora passare all'ordine del giorno Renato Farina n. 9/2198/61, accettato dal Governo subordinatamente all'accoglimento, da parte del presentatore, di una proposta di riformulazione.
In proposito ricordo che l'onorevole Giachetti, nella seduta del 19 febbraio scorso, aveva sollevato obiezioni in ordine all'eccessiva portata modificativa di tale proposta di riformulazione, che consisteva, ad avviso del medesimo, in una vera e propria riscrittura dell'ordine del giorno.
A fronte di tale rilievo, la Presidenza si era riservata di compiere gli opportuni approfondimenti. In generale, lo strumento dell'ordine del giorno si configura alla stregua di un atto di indirizzo rivolto al Governo e pertanto a quest'ultimo deve riconoscersi la facoltà di avanzare eventuali richieste di riformulazione o di espunzione di parti del testo, naturalmente nei limiti dell'oggetto dell'ordine del giorno, alle quali subordinare l'accettazione o l'accoglimento come raccomandazione.
Nel caso di specie, la proposta di riformulazione del Governo volta a sostituire sia le premesse che il dispositivo dell'ordine del giorno incide, in effetti, sullo stesso ambito materiale dell'ordine del giorno, del quale è volta ad attenuare la portata dispositiva.
In altre parole, al di là del fatto formale, la proposta del Governo non aggiunge elementi nuovi rispetto all'oggetto proprio dell'ordine del giorno Renato Farina n. 9/2198/61, ma si limita a suggerire al presentatore, ai fini del recepimento, una rimodulazione dell'atto di indirizzo.
Alla luce del complesso di tali considerazioni, la Presidenza ritiene ammissibile tale proposta di riformulazione. Auspico che tali chiarimenti siano stati sufficienti a fornire risposta alle obiezioni formulate e chiedo all'onorevole Renato Farina se intenda accogliere la proposta di riformulazione avanzata dal Governo.

RENATO FARINA. Signor Presidente, accetto la riformulazione avanzata dal Governo, dalla quale mi sento pienamente interpretato e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.

MANUELA DI CENTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'ordine del giorno Caparini n. 9/2198/62.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/2198/62, accolto dal Governo come raccomandazione, e che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Commercio n. 9/2198/63 (Nuova formulazione), accettato dal Governo, purché riformulato. Avverto che l'ordine del giorno Saglia n. 9/2198/64 è stato ritirato e che l'ordine del giorno Bocciardo n. 9/2198/65 è stato dichiarato inammissibile.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Peluffo n. 9/2198/66, accettato dal Governo, purché riformulato, e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Picchi n. 9/2198/67, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto, altresì, che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/2198/68, non accettato dal Governo. Pag. 14
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/2198/68, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 481
Votanti 479
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato
227
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che i deputati Boccuzzi e De Torre hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che le deputate Sbai e Giammanco hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che l'onorevole Volontè non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2198/69, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Ruggeri n. 9/2198/70 è stato dichiarato inammissibile.
Chiedo all'onorevole Tassone se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2198/71, accolto dal Governo come raccomandazione.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, non faccio alcuna questione sulla modalità di accoglimento o meno del mio ordine del giorno. Tuttavia, vorrei far presente al Governo, che in questo ordine del giorno, pongo una questione delicata (anzi, la ripropongo, perché l'avevo posta anche in sede di discussione generale), cioè tutta la problematica che riguarda la Tirrenia.
La convenzione, che era in scadenza, viene prorogata al 31 dicembre 2009. Non si affronta, in termini complessivi, tutta la problematica dei collegamenti con le isole minori. Siamo alle porte dell'estate e vi è una riduzione di impegno da parte della Tirrenia. Vi sono situazioni di una certa gravità e il fatto di accettare, non accettare o accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno in oggetto evidenzia qualche disattenzione da parte del Governo rispetto ad un tema importante e fondamentale, se vogliamo parlare di turismo e di collegamenti.
Questo è il motivo per il quale vorrei chiedere al Governo di valutare ulteriormente la portata del mio ordine del giorno. Se non dovesse fare un passo in avanti, accetterò anche l'accoglimento come raccomandazione, ma credo che il tema riguardi tutti noi e, soprattutto, anche il Governo in questo particolare momento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno in esame ma, soprattutto, richiamare l'attenzione - come ho fatto con diverse interrogazioni - sull'effettiva gravità della situazione che riguarda i collegamenti con le isole minori. Nei prossimi giorni vi saranno altre manifestazioni con i sindaci delle isole interessate, per la lesione del principio di prossimità, che deve essere garantito ai cittadini di quei luoghi (cioè, delle isole minori) nei loro movimenti, e del danno notevolissimo anche al turismo che, come sappiamo, non può essere «scollegato», anzi, andrebbe favorito, proprio al fine di estendere la stagione turistica.
Con riferimento alla privatizzazione della Tirrenia, vi è un piccolo caso Alitalia: non è questa la sede per approfondirlo, ma la situazione è molto, molto seria e grave e mi auguro che, a partire da questo ordine del giorno, insufficiente ma significativo, il Governo possa mostrare un diverso impegno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Velo. Ne ha facoltà.

Pag. 15

SILVIA VELO. Signor Presidente, desidero apporre la mia firma all'ordine del giorno Tassone n. 9/2198/71.
Il tema della continuità territoriale e dei collegamenti con le isole minori è stato, più volte, sollevato in quest'Aula, come anche in Commissione trasporti. Allo stato attuale, non vi sono certezze né sul finanziamento dei servizi né sulla procedura di privatizzazione di Tirrenia. Tale privatizzazione va effettuata in tempi rapidi, come ci chiede l'Unione europea, ma nei modi e nei termini che portino un'effettiva liberalizzazione del settore e, comunque, la garanzia dei servizi con quei territori insulari in cui il servizio, da solo, non si paga con le tariffe.
Quindi, chiedo uno sforzo da parte del Governo che, peraltro, si è già impegnato in questo senso in Commissione trasporti.

MARCO CAUSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'ordine del giorno in esame.

ERMETE REALACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, chiedo di apporre la mia firma a questo ordine del giorno. So che è sensibile alle ragioni del mare e di questo stiamo parlando.

PRESIDENTE. Chiedo, dunque, all'onorevole Tassone se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2198/71, accolto dal Governo come raccomandazione.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, in quest'Aula vi è stata una presa di coscienza diffusa. Ritenevo che il Governo potesse e dovesse dire doverosamente qualcosa. Altrimenti, signor Presidente, visto e considerato che vi è un'adesione al mio ordine del giorno, insisto per la votazione e ognuno si assumerà la propria responsabilità. Tuttavia, sarebbe bene che il Governo dicesse qualcosa.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo è attento alle considerazioni che sono state poste. Peraltro, l'ordine del giorno in oggetto ha affrontato in quest'Aula alcune delle questioni poste nel dispositivo, in particolar modo il tema della continuità territoriale, facendo riferimento in particolare agli oneri del servizio pubblico; in qualche maniera essi vanno a contraddire la prima parte - che mi pare la più importante - relativa al perseguimento dell'obiettivo di realizzazione della definitiva liberalizzazione del settore del cabotaggio marittimo. Sono due questioni che possono andare di pari passo, ma possono anche segnare politiche diverse per fasi da parte del Governo.
In questo momento, la disponibilità all'accoglimento come raccomandazione di questo ordine del giorno è un segno di apertura del Governo e di responsabilità nei confronti del tema posto dai proponenti, poiché si tratta di un tema vastissimo che merita un approfondimento adeguato e sul quale il Governo ritiene di poter svolgere riflessioni che saranno rivolte alle sedi opportune (in particolar modo, alla Commissione di merito); tali riflessioni, però, devono determinare un'attenzione particolare e un impegno puntuale sulle scelte e sulle fasi in cui queste verranno adottate, quindi esattamente il contrario di quanto rappresentato - a mio modo di vedere - dall'onorevole Tassone e dai colleghi deputati che hanno sottolineato questi aspetti.
Il Governo è attento, ma proprio per la formulazione così generica dell'ordine del giorno e degli impegni su temi così importanti, ritiene di accoglierlo come raccomandazione Pag. 16e di confrontarsi nel merito delle scelte che verranno adottate nei prossimi tempi.

MANUELA DAL LAGO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, intervengo solo per apporre anch'io la mia firma a questo ordine del giorno che, è vero, rappresenta un problema urgente per il quale non è sufficiente la raccomandazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tassone n. 9/2198/71, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Commenti - Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 485
Astenuti 3
Maggioranza 243
Hanno votato
242
Hanno votato
no 243).

Che succede? La Camera respinge per un voto: può succedere.
Prendo atto che i deputati Bernini Bovicelli e Abrignani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Delfino n. 9/2198/72, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/2198/73, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/2198/74, accolto dal Governo come raccomandazione.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo perché ritengo insufficiente che il Governo abbia accolto questo ordine del giorno come raccomandazione. Ci rendiamo conto della necessità e delle iniziative promozionali e, allo stesso tempo, ci rendiamo altrettanto conto della gravità di ciò che può significare il venir meno di posti di lavoro. Tutto questo, però, non può certamente calpestare la privacy e la tranquillità dei cittadini che nelle loro case sono tempestati quotidianamente di telefonate di tutti i tipi.
Soprattutto, in questo decreto-legge «milleproroghe» si riprende la possibilità di adoperare gli elenchi di soggetti che già avevano espresso il loro «no», in quanto cittadini che non volevano essere disturbati. Come dicevo, mi rendo conto di tutto questo, ma credo che il metodo vada cambiato e che si debba assumere un provvedimento forte e definitivo.
Questo ordine del giorno non chiede altro che il Governo assuma le necessarie iniziative; rendendomi conto delle difficoltà, mi affido al Governo affinché in futuro faccia un passo definitivo e per questo motivo, pur non concordando con l'accoglimento dell'ordine del giorno come raccomandazione, accetto tale parere e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Ruvolo n. 9/2198/75, accolto come raccomandazione dal Governo.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, vorrei rivolgermi al sottosegretario per una ragione semplicissima: questo ordine del giorno vuole mettere in evidenza quello che già è stato ampiamente discusso in quest'Aula. Mi riferisco allo sgravio dagli oneri previdenziali per le aziende agricole a favore delle aree svantaggiate o montane. Pag. 17
È stata chiesta la proroga dal 31 marzo (cioè tra un mese esatto) al 31 dicembre, per una semplice ragione. Peraltro, era stato approvato dall'Aula un ordine del giorno vertente su questa materia; oggi questo ordine del giorno viene accolto solo come raccomandazione, che - io dico - non si nega a nessuno ed è un modo di non dare una risposta.
Peraltro, il Ministro delle politiche agricole Zaia si era impegnato in quest'Aula e in Commissione agricoltura, dando certezza che un provvedimento, comunque, sarebbe stato adottato per concedere una proroga al 31 dicembre 2009.
Adesso, sinceramente, sentire dal Governo che l'ordine del giorno in esame viene solo accolto come raccomandazione la dice molto lunga. Allora, poiché i tempi sono brevissimi e non c'è più altro da attendere, dite almeno con franchezza alle aziende agricole delle aree svantaggiate che non c'è più nulla da fare e che dal 1o aprile verranno applicati regolarmente i normali oneri previdenziali. Se questa è la risposta, ne prendiamo atto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, da un lato intervengo per aggiungere la mia firma, dall'altro, per rammentare al Governo e al sottosegretario - sempre molto attento - che nell'ultimo question time il Ministro Zaia ha assicurato che, pur nelle difficoltà della finanza attuale, questa proroga verrà portata avanti. Quindi, veramente ritengo che un parere favorevole su questo ordine del giorno darebbe un segnale proprio sull'agricoltura, oggi in grande difficoltà, e sui temi della competitività delle nostre imprese e un'assicurazione ulteriore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo ordine del giorno e per invitare il Governo a riflettere sul fatto che, in un momento di crisi, sulla questione dei posti di lavoro l'agricoltura riesce a coprire un buco oggi ai margini per certi aspetti. Si potrebbe, quindi, probabilmente, considerare in modo diverso questo ordine del giorno, proprio per tutelare quel mondo del lavoro che ha sempre più imprese: parliamo di due milioni di posti di lavoro che si perderanno nel 2009.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruvolo n. 9/2198/75, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 487
Astenuti 5
Maggioranza 244
Hanno votato
238
Hanno votato
no 249).

Ricordo che gli ordini del giorno Naro n. 9/2198/76 e Libè n. 9/2198/77 sono stati dichiarati inammissibili.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Poli n. 9/2198/78, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Contento n. 9/2198/79, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Valducci n. 9/2198/80, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Laboccetta n. 9/2198/81, accettato dal Governo. Pag. 18
Ricordo che l'ordine del giorno Mario Pepe (PdL) n. 9/2198/82 è stato dichiarato inammissibile.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fucci n. 9/2198/83, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Misiani n. 9/2198/84 (Nuova formulazione), accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che l'ordine del giorno Nizzi n. 9/2198/85 è stato ritirato dal presentatore.
Ricordo che l'ordine del giorno Lorenzin n. 9/2198/86 è stato dichiarato inammissibile.
Passiamo all'ordine del giorno Realacci n. 9/2198/87.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, intervengo per modificare, dopo approfondimenti, il parere e per dare la disponibilità ad accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno Realacci n. 9/2198/87.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Realacci n. 9/2198/87, accolto dal Governo come raccomandazione.

ERMETE REALACCI. No, signor Presidente, non insisto per la votazione. Si parla di risparmio energetico e di edilizia, temi su cui credo ci sia un ampio accordo in questo Parlamento. Sono soddisfatto che il Governo abbia modificato il suo parere sul mio ordine del giorno n. 9/2198/87 accogliendolo come raccomandazione dal Governo e soprattutto aspetteremo le politiche.

PRESIDENTE. Ricordo che gli ordini del giorno Braga n. 9/2198/88 e Binetti 9/2198/89 sono stati dichiarati inammissibili. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bossa n. 9/2198/90, accolto dal Governo come raccomandazione. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno D'Incecco n. 9/2198/91, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo se i presentatori insistano per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n. 9/2198/92, non accettato dal Governo.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, quella in esame è una questione importante per il Parlamento e il fatto che il Governo non abbia accettato il mio ordine del giorno non mi sorprende, mentre il fatto che anche il relatore fosse contrario devo dire che, questo sì, mi sorprende.
L'ordine del giorno a mia prima firma, infatti, chiede al Governo di venire a riferire sull'operazione di liquidazione SCIP 1 e SCIP 2. In questi mesi, in queste settimane, la bufera che ha investito la finanza mondiale ha dimostrato che c'è stata una gravissima carenza di controlli; ebbene, l'operazione di cartolarizzazione che è stata iniziata nel 2001 dal Ministro Tremonti con tali operazioni SCIP non si sottrae a questo rischio e perciò abbiamo presentato quest'ordine del giorno con il quale si chiede, lo ripeto, che il Ministro venga a riferire sulle fasi di liquidazione di SCIP.
La Corte dei conti ha già detto che non è in grado di fare queste operazioni perché non c'è sufficiente trasparenza e l'alto Commissario per il contrasto alla corruzione, ahimè, è stato soppresso con una legge di questo Parlamento del luglio scorso. Le sue funzioni sono state trasferite al Ministero dell'economia e delle finanze, ma decolleranno probabilmente quando SCIP sarà già stata liquidata e non è una questione di spiccioli ma una voragine di alcuni miliardi di euro.
I bond che arrivano a scadenza non hanno la liquidità in SCIP per poter essere Pag. 19pagati. Sapete bene che è stato attivato un prestito ponte di 800 milioni che peraltro SCIP non riesce a restituire; questi sono stati garantiti dallo Stato, pertanto, poiché è già intervenuta la scadenza, questi si trasformano in un debito per lo Stato. Ci sono ancora un miliardo 200 milioni di euro da rimborsare per due classi di bond di ottobre 2008 e di gennaio 2009.
Gli interrogativi che si pongono non sono banali. Perché il pool delle banche non ha ritenuto di attivare un altro prestito come quello degli 800 milioni visto che i bond sono in scadenza nei prossimi mesi? Come avverrà l'alienazione e la cessione di ulteriori immobili per far fronte alle passività di SCIP 2? Che ne sarà degli equilibri economico-finanziari degli enti previdenziali che hanno ceduto gli immobili a SCIP per il 60 per cento del loro valore e nel frattempo per quelli invenduti hanno dovuto perfino sostenere le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria ed ora devono ricomprare quegli immobili pagando due volte le spese di manutenzione straordinaria?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 12,35)

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Come avverrà la valutazione degli immobili retrocessi visto che le liste che sono state compilate non vedono la partecipazione degli enti previdenziali? Come avverrà la retrocessione delle sedi strumentali che dovranno essere cartolarizzate ancora oppure, se cartolarizzate per errore, dovranno essere ripagate al 10 per cento del loro valore? Che ne sarà del rapporto con il consorzio G1? E ancora l'articolo 43-bis del provvedimento al nostro esame prevede che il contenzioso in corso venga risolto attraverso un metodo transattivo stabilendo che è sufficiente valutare l'apprezzabile risultato economico. Ma come si farà a valutare l'apprezzabile risultato economico? Non potrà essere questa una nuova voragine nei bilanci degli enti previdenziali? Oso immaginare che saranno almeno messe al sicuro le pensioni, ma come si farà se patrimonio nel frattempo è stato dilapidato?
Sono tutti interrogativi che meriterebbero una relazione al Parlamento del Ministro competente almeno ogni mese visto che l'operazione si esaurirà nell'arco di soli tre mesi.
Mi auguro che noi, come Parlamento, non vorremmo rinunciare alle risposte del Governo a questi interrogativi, visto che ne va di un diritto fondamentale come quello della previdenza per milioni di lavoratori dipendenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiani. Ne ha facoltà.

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a cambiare parere rispetto a questo ordine del giorno. Stiamo ragionando su un'operazione che impatterà per 2 miliardi di euro sul conto delle pubbliche amministrazioni, appesantendo il deficit pubblico. Come Parlamento l'unica informazione che abbiamo, allo stato dell'arte, è una «paginetta» di relazione tecnica con quattro numeri in croce che poco o nulla ci dicono su quanto avverrà in ordine a migliaia di unità immobiliari che vengono restituite agli enti previdenziali. Si tratta di un'operazione di cartolarizzazione, di finanza creativa, dal valore di miliardi di euro, che oggi si conclude ingloriosamente - lasciatemelo dire - con il dettato dell'articolo 43-bis di questo decreto-legge, ma su cui il Parlamento ha il diritto e il dovere di fare piena luce e piena chiarezza.
Da questo punto di vista la richiesta di una relazione mensile, contenuta nell'ordine del giorno in esame, è il minimo indispensabile per dare ai rappresentanti dei cittadini gli elementi informativi su una delle operazioni più controverse degli ultimi anni, che meriterebbe il varo di una Commissione d'inchiesta da parte di questo Parlamento, della Camera dei deputati, per fare piena luce su tutti gli elementi finanziari - e non - di questa operazione.

Pag. 20

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma su questo ordine del giorno e per ricordare che con esso si chiede soltanto una relazione che in modo trasparente illustri al Parlamento e al Paese cosa è successo con SCIP 2. Che su SCIP 2 si sia fatto un errore il Governo lo ammette con l'articolo 43-bis del provvedimento in esame. Si tratta di un errore rilevante e il Parlamento ha il diritto di sapere (ma direi che il Paese ha diritto di sapere) come hanno girato tutti numeri di SCIP 2, dall'anno in cui è stata varata l'operazione fino all'anno 2009 - oggi - in cui la chiudiamo. Inoltre, dobbiamo sapere quanto costa la chiusura di questa operazione e che riflessi può avere sull'equilibrio patrimoniale degli enti previdenziali. Si tratta della richiesta, da parte del Parlamento, di svolgere in modo coerente una funzione di indirizzo e di controllo e credo che il Governo debba accondiscendere a questa richiesta fornendo tutti i chiarimenti che vengono qui richiesti.

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n. 9/2198/92.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Miotto n. 9/2198/92, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 497
Astenuti 2
Maggioranza 249
Hanno votato
237
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che il deputato Testoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo se i presentatori insistano per la votazione dell'ordine del giorno Livia Turco n. 9/2198/93, accolto dal Governo come raccomandazione.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, mi aspettavo che il Governo accettasse questo ordine del giorno perché riguarda un problema molto importante e molto sentito da tante famiglie. Si tratta dell'indennizzo che deve essere riconosciuto ai danneggiati da vaccino e da emotrasfusione. Richiamo i colleghi della Commissione affari sociali, in particolare, perché su questo punto facemmo una battaglia nella legge finanziaria per il 2008 dove ottenemmo e stanziammo - l'allora Governo Prodi - una somma molto significativa per ampliare l'area delle persone che potevano accedere e vedere riconosciuto l'indennizzo. Ora siamo nel 2009 e il regolamento attuativo di questa norma del 24 dicembre 2007 non è ancora stato varato. L'ordine del giorno in esame impegna il Governo a fare ciò che avrebbe dovuto aver già fatto già da tanto tempo. Per questo mi dispiace che non sia stato accettato. Tuttavia, accetto che l'ordine del giorno in esame sia accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Livia Turco n. 9/2198/93 aveva chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Tuttavia, poiché l'onorevole Livia Turco ha dichiarato di accettare il parere espresso dal Governo, all'ordine del giorno Viola n. 9/2198/94.
Chiedo se i presentatori insistano per la votazione dell'ordine del giorno Viola n. 9/2198/94, non accettato dal Governo.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, devo dire francamente la verità: speravo che il Governo potesse accettare il nostro ordine del giorno, ma mi aspettavo, di fatto, che non lo facesse. Infatti, la coerenza nella deregulation totale del sistema autostradale di questo Governo è assoluta. Da questo punto di Pag. 21vista, rispetto la sua posizione e posso anche comprenderla, ma invito a riflettere tutto il Parlamento sul fatto che in questi mesi (da giugno in avanti) sostanzialmente si è preso un pezzo importante dei beni pubblici dello Stato, che sono rappresentati dal sistema autostradale italiano e sul quale hanno contribuito tutti i cittadini italiani nel corso di questi cinquant'anni, e, di fatto, lo si è regalato ai privati.
La cosa ancora più grave è che, nel regalarlo ai privati, non si è chiesto nemmeno nulla in cambio, ma lo si è dato ai privati senza alcuna garanzia di ritorno, con un sistema di concessione trentennale a fronte di nessun impegno, né sul sistema tariffario, né sulla questione degli investimenti, al punto tale che tutti gli organismi di controllo e di regolazione che esistono nel nostro Paese (quindi l'Antitrust, l'autorità sui contratti pubblici e anche la Corte dei conti) ci hanno detto di fare attenzione perché stiamo uscendo dal seminato e siamo completamente fuori dalle regole non di un sistema pubblico, ma dei sistemi di libero mercato verso cui noi ed il Governo (penso) saremmo voluti andare. Quindi, nel dirci questo, ci segnalano che siamo di fronte ad un effetto completamente distorsivo del mercato e non ci sarà più nessuna garanzia per l'utenza. A questo punto, il Governo prosegue in questa opera con il provvedimento che viene approvato (il cosiddetto milleproroghe) ed è per questo che chiediamo al Governo di mettersi nell'ordine di idee di prevedere almeno un sistema di regolazione di questo mercato perché di fatto è completamente uscito dalla possibilità contrattualistica che aveva il Governo.
È stata data una concessione senza alcuna possibilità di verifica e di controllo. Noi, con questo ordine del giorno, chiediamo che di fatto alcune competenze di regolazione, di verifica degli investimenti e di verifica dell'andamento tariffario siano previste all'interno di uno dei sistemi di authority esistenti. Non chiediamo, quindi, che vengano create nuove authority, ma che di fatto si possano allocare queste funzioni all'interno di quelle già esistenti, in particolar modo dell'Antitrust.
È nell'interesse generale, è nell'interesse del Paese, è nell'interesse del sistema infrastrutturale, ma soprattutto è nell'interesse dei cittadini. Ci dispiace: la posizione del Governo in qualche misura è coerente, ma assolutamente fuori da ogni logica, in particolar modo in questo momento. Per questo naturalmente non ci dichiariamo soddisfatti e insistiamo per la votazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Viola n. 9/2198/94, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 495
Astenuti 1
Maggioranza 248
Hanno votato
235
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che il deputato Rigoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo se i presentatori insistano per la votazione dell'ordine del giorno Oliverio 9/2198/96, accolto come raccomandazione dal Governo.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, accolgo la raccomandazione con l'auspicio, però, che la conversione del decreto-legge sulle quote latte, che rappresenta una sanatoria per coloro i quali hanno splafonato e non hanno rispettato la legge n. 119 del 2003 sia l'occasione per inserire una norma che prevede le proroghe previdenziali per le Pag. 22aree svantaggiate del Paese. Con questo auspicio, non insisto per la votazione dell'ordine del giorno presentato.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo all'ordine del giorno Servodio n. 9/2198/98 (Nuova formulazione).

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, intervengo per modificare il parere, proponendo una riformulazione dell'ultimo capoverso del dispositivo, che risulterebbe del seguente tenore: «a valutare l'opportunità di prorogare e rifinanziare per l'anno 2009 la campagna istituzionale di promozione diretta a favorire il consumo dell'olio extravergine di oliva», e così via. Se così riformulato, il Governo lo accetta.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Servodio n. 9/2198/98 (Nuova formulazione), accettato dal Governo purché riformulato.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per aver modificato il parere, anche perché questo ordine del giorno ripropone i contenuti di una risoluzione approvata in Commissione agricoltura all'unanimità. Era d'accordo anche il Governo, il Ministro Zaia. Si tratta di misure per fronteggiare la gravissima crisi del settore olivicolo-oleario. Quindi, da questo punto di vista, rinnovo il mio ringraziamento e quello dei colleghi cofirmatari dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Servodio accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2198/98 (Nuova formulazione), accettato dal Governo purché riformulato.
Chiedo se i presentatori insistano per la votazione dell'ordine del giorno Cenni n. 9/2198/100, accolto come raccomandazione dal Governo.

SUSANNA CENNI. Signor Presidente, ovviamente non insistiamo per la votazione, però mi preme sottolineare all'attenzione del sottosegretario e dell'Assemblea, che procediamo all'accoglimento di un ordine del giorno su questa materia, credo almeno per la quarta o quinta volta. Nel frattempo, i temi oggetto dell'ordine del giorno sono stati anche approvati con il decreto-legge n. 171 del 2008. È entrato in vigore il 30 dicembre e lo stesso giorno con il cosiddetto decreto-legge «milleproroghe» si abrogavano entrambe le norme, ovvero il canone ricognitorio e conclusione del contenzioso INPS. Quindi, accogliamo questo ulteriore impegno con una raccomandazione che noi facciamo al Governo: che francamente non si prenda in giro né quest'aula, né gli agricoltori perché occorre risolvere la questione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Causi n. 9/2198/101, non accettato dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, vorrei apporre la mia firma a questo ordine del giorno e richiamare l'attenzione dell'Assemblea. Ne abbiamo già discusso su un ordine del giorno precedente, ma qui stiamo spendendo - dentro ad un decreto-legge cosiddetto «milleproroghe» - di fatto un miliardo e 700 milioni di euro del bilancio pubblico. Questo è quello che stiamo facendo. Abbiamo svenduto 16 miliardi di patrimonio, incassando 9 miliardi di titoli. A questo punto, quei 9 miliardi di titoli non sono più tali. Pag. 23Infatti, restituiremo agli enti previdenziali un miliardo 700 milioni più il prestito ponte di cui si è già parlato.
Mi preoccupa, in particolare, il fatto che abbiamo spinto i nostri enti previdenziali a fare una operazione di modifica del loro patrimonio, dicendogli che dovevano ridurre la quota immobiliare e aumentare la quota in titoli. Molti dei nostri enti sono rimasti vittime della situazione finanziaria, hanno nei loro portafogli titoli quantomeno dubbi e adesso gli andiamo a chiedere di accollarsi un altro onere. Credo che il Parlamento abbia tutto il diritto di essere puntualmente informato passo per passo su questa operazione disastrosa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, intervengo per chiedere al Governo una riflessione. Se il Governo ritiene che la ricostruzione della vicenda SCIP 2 effettuata in premessa a questo ordine del giorno abbia eccessivi connotati polemici, espungiamo pure tali connotati, ma manteniamo l'impegno ad una relazione illustrativa. Qui chiediamo che il Governo presenti entro tre mesi alle Camere una puntuale relazione volta a ricostruire tutta la vicenda SCIP, innanzitutto i dettagli economico-finanziari e l'identità delle controparti. Infatti, non è banale ricostruire quali sono state le controparti: sembra circa 40 Fondi immobiliari e finanziari olandesi (e, quindi, di diritto olandese).
Vorremmo, inoltre, che il Governo relazionasse sul numero e la natura dei contratti. Con tutto quello che è successo sui mercati finanziari negli ultimi mesi, esistono ancora queste controparti? Questi contratti stanno ancora in piedi? Che validità hanno? Come verranno chiusi? Vorremmo sapere anche il quadro finanziario complessivo dell'intera operazione, incluso il costo determinato dalla chiusura prevista dalla norma in questione, cioè dall'articolo 43-bis del decreto-legge milleproroghe, nonché una periodica verifica degli effetti del nuovo quadro normativo sul bilancio dello Stato e degli enti previdenziali coinvolti.
Lo ripeto, chiedo al Governo se ritenga necessario riformulare le premesse di questo ordine del giorno, togliendo elementi legittimamente polemici nei confronti della vicenda SCIP2. Chiedo però che il Governo rifletta sulla necessità di dare al Paese e al Parlamento piena trasparenza sulla chiusura di questa difficile e complicata operazione.

CARMEN MOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma a questo ordine del giorno.

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiani. Ne ha facoltà.

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, intervengo per apporre la firma a questo ordine del giorno e per invitare il Governo a non sottovalutare la gravità che comporterebbe il rifiuto di informare il Parlamento sui risultati di questa operazione. Non pensiate di cavarvela con le due paginette che ci avete consegnato in ritardo in Commissione bilancio. Parliamo di un'operazione che costerà agli italiani due miliardi di euro. Il Parlamento ha il diritto di sapere e di conoscere che cosa è successo e che cosa non ha funzionato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Causi n. 9/2198/101, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 24

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 496
Astenuti 2
Maggioranza 249
Hanno votato
238
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che il deputato Pugliese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Strizzolo n. 9/2198/102, accettato dal Governo, purché riformulato.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, la preoccupazione di veder bocciato l'ordine del giorno dall'Aula mi induce ad accogliere la raccomandazione, ma accanto alla raccomandazione faccio un appello al Governo perché questo ordine del giorno, che riguarda i rapporti tra il Friuli Venezia Giulia e il Governo, sia...

PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, il parere del Governo non è di accoglimento come raccomandazione ma, se lei accetta la riformulazione, è favorevole.

ETTORE ROSATO. Perfetto, allora avevo intuito esattamente. Quindi, accogliendo la riformulazione, chiedo al Governo di attuare gli impegni che sono qui previsti. In particolare, signor sottosegretario, chiedo che con la regione Friuli Venezia Giulia si arrivi quanto prima alla definizione del trasferimento delle competenze che attengono all'INPS.
Si tratta di una vicenda lunga, che lei probabilmente conosce, in cui nella passata legislatura si è fatto un importante passo avanti e che adesso richiede l'attuazione. Ne va anche degli equilibri finanziari di una regione che spende bene i propri soldi. Non vorrei che dovessimo riproporre anche noi in Aula una mozione sullo stile di quella dei colleghi siciliani, perché probabilmente il rapporto consente di prendere un impegno formale da parte del Governo in tal senso.

PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo se il presentatore insista per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/2198/103, accolto dal Governo come raccomandazione.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, accetto l'accoglimento da parte del Governo come raccomandazione, sottolineando il fatto che naturalmente ci divide dal Governo la modifica fatta in questo «mille proroghe» con l'aggiunta tra le finalità della Cassa delle ammende anche della costruzione di nuove carceri.
L'ordine del giorno è mirato a che finalmente la Cassa delle ammende cominci a funzionare; la Corte dei conti ha rilevato il vergognoso mancato funzionamento di questi anni. Cominci a funzionare, anche per quello che riguarda l'approvazione di progetti che mirano al reinserimento sociale dei detenuti e dei loro familiari.

PRESIDENTE. Sta bene. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Sospendiamo l'esame del provvedimento che, come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, riprenderà alle ore 16, con lo svolgimento, con ripresa televisiva diretta, delle dichiarazione di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Seguirà quindi il voto finale.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,55).

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, l'altra notte è morto il dottore Gianluigi Marrone. È stato Capo Servizio della Camera dei deputati, preposto al servizio del personale nonché all'Avvocatura della Camera. Pag. 25È stato anche Capo della segreteria del Presidente della Camera dei deputati e attualmente era giudice unico presso il Vaticano.
Lo voglio ricordare, io che ho avuto l'onore di lavorare con lui nel periodo in cui facevo parte dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati, per la sua grande umanità, per la sua disponibilità e professionalità. Credo che lui abbia fatto la storia della Camera dei deputati, così come tanti altri funzionari, consiglieri e Capi Servizio che ho avuto la fortuna di conoscere nella mia esperienza non breve di parlamentare. Voglio esprimere ovviamente alla famiglia i sentimenti del più vivo cordoglio e ritengo anche di accomunare in questi sentimenti tutta la Camera dei deputati.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Tassone. La Presidenza si unisce alle parole di cordoglio da lei pronunciate e vuole ricordare, a sua volta, le altissime qualità professionali e personali dell'avvocato Marrone, già capo dell'Avvocatura della Camera, che ha prestato la sua attività ai più alti livelli per oltre venticinque anni al servizio dell'istituzione parlamentare e, quindi, al servizio di tutto il Paese.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo intanto per ringraziare il Governo, la nostra diplomazia, per avere finalmente visto rientrare nel nostro Paese le due suore di cui molto spesso abbiamo parlato proprio in circostanze come queste, per mesi. Purtroppo, come tutti sappiamo, il Governo non è venuto a riferire come stavano andando le trattative; tuttavia queste sono andate per il meglio.
Invece, signor Presidente, da qualche settimana mi pregio di far presente alla Presidenza, in questo caso a lei, se non fosse possibile per l'illuminato Ministro dell'economia e delle finanze - abbiamo avuto in Aula fino a poco fa un altrettanto illuminato sottosegretario - di venire a spiegare, come accade in tutti gli altri Parlamenti del mondo occidentale, dove esistono cioè delle democrazie, che cosa si intenda fare degli 80 miliardi di euro annunciati dal Presidente del Consiglio qualche settimana fa, di cui 40 erano a disposizione per la crisi delle famiglie italiane. Purtroppo, di questi 40 miliardi abbiamo perso ogni traccia, non vorrei che fossero come i 30 mila militari di cui si era parlato, anche qui forse in maniera generosa, durante una conferenza stampa.
Ciò detto, mi affido a lei, come mi sono affidato agli altri vicepresidenti e al Presidente Fini nelle ultime settimane, confido che la sua autorevolezza possa convincere il Ministero dell'economia e delle finanze a seguire le orme dei suoi colleghi nel resto d'Europa e del mondo industrializzato e a cominciare un aperto dialogo con il Parlamento che non ha nessun pregiudizio nei confronti delle misure che sta portando avanti il Governo, ma vorrebbe, nello stesso tempo, compartecipare in uno spirito bipartisan, come accade nelle altre democrazie occidentali - lo ripeto per la quarta volta - a indicare quale sia la strada migliore per uscire da questa drammatica situazione di crisi economica per le famiglie e per le imprese italiane.

GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, prendo la parola per ricordare una persona che è scomparsa qualche giorno fa e di cui oggi si celebra il funerale. Sto parlando di Candido Cannavò che è stato direttore de La Gazzetta dello Sport, nonché un grande editorialista, una persona che ha raccontato lo sport in una maniera encomiabile e, a mio giudizio, uno degli esempi del giornalismo italiano degli ultimi decenni. Vorrei anche ricordare questa persona per le battaglie che ha condotto in tanti settori che non sono solo quelli sportivi, ma anche quelli umanitari, anche per quanto riguarda il doping. Pag. 26
Vorrei ricordare un piccolo aneddoto che mi è capitato nel 1989 quando vivevo a Londra e scrissi una lettera a La Gazzetta dello Sport perché andando in giro per la città mi accorgevo che comprare La Gazzetta dello Sport, che tutti sanno che è di colore rosa, era per me quasi un lasciapassare nel senso che per tutti gli italiani che incontravo a Londra, vedendo che avevo questo giornale rosa sotto il braccio, era quasi un modo di capire che si era tra italiani.
Scrissi questa lettera a Candido Cannavò, che la pubblicò. Naturalmente, oltre ad essere italiani, noi siamo anche padani giustamente, quindi, siccome La Gazzetta dello Sport ha come capitale Milano, oggi vorrei ricordare ancora una volta un personaggio così importante del giornalismo, come Candido Cannavò.

PRESIDENTE. La Presidenza si associa alle sue parole, esprimendo il cordoglio anche alla famiglia. Per chi come me è di Milano ed ha avuto la fortuna di conoscere il direttore Cannavò, ricordare la sua figura non significa solo ricordare un grande giornalista, ma anche un grande uomo, sensibile a tutti gli aspetti sociali. Ultimamente, si è molto impegnato, per esempio, nella visita alle carceri e nell'attenzione agli emarginati ed agli ultimi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, è notizia di oggi che l'attentato terroristico di Mumbai abbia avuto in Italia uno dei suoi protagonisti. A Brescia, in particolare, un pakistano si è «esibito» nell'acquisto e nell'invio di card telefoniche a chi ha poi partecipato materialmente a questo attentato.
Oltre a sollecitare me stesso e la coscienza di tutti noi al fatto che il terrorismo internazionale non è affatto vinto (come dimostrano anche le vicende dei giorni scorsi in Egitto), mi permetto di chiedere che sia incardinata al più presto una proposta di legge che ho presentato alcuni mesi fa e che propone l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno del terrorismo internazionale e delle sue basi e connessioni in Italia.
Ricordo che ci stiamo avviando verso il G8 e che l'Italia diventa sempre più facilmente un obiettivo sensibile in quanto tale per il terrorismo internazionale, in particolare quello di matrice islamica.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla II Commissione (Giustizia):
«Conversione in legge del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori» (2232) - Parere delle Commissioni I, IV, V, XII e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16 con la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale sul disegno di legge di conversione n.2198.

La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, Pag. 27i deputati Albonetti, Brugger, Cosentino, Donadi, Gregorio Fontana, Gibelli, Alberto Giorgetti, Jannone, Lo Monte, Milanato e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2198.

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2198)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 19 febbraio scorso, è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, la decisione di porre la questione di fiducia ha precluso l'esame di emendamenti di merito che avrebbero potuto incidere sui punti più critici del decreto-legge ed avrebbero consentito di migliorare gli aspetti positivi che sono presenti nel provvedimento.
Nel decreto-legge cosiddetto «milleproroghe» vi sono, peraltro, misure destinate ad incidere negativamente sulla qualità della legislazione vigente e ad impedire, in realtà, l'entrata in vigore di norme sostanziali, su cui il Parlamento ha legiferato, che sarebbero a tutela dei cittadini, come è stato per l'ulteriore rinvio dell'entrata in vigore della class action.
Il ricorso alle proroghe di termini, sempre più estese per materia e sempre più ravvicinate nel tempo, impone, a nostro avviso, di riflettere in ordine all'esigenza di porre a regime molte norme vigenti e di giungere così ad una legislazione organica e certa sotto il profilo giuridico. Vi sono aspetti positivi nel provvedimento con riferimento a settori delicati dell'economia del Paese. Sotto questo profilo, condividiamo le scelte compiute, che sono state da noi sostenute e sollecitate da molto tempo, in ordine all'ICI per i fabbricati rurali. Significativi miglioramenti sono stati apportati con il riconoscimento dell'esenzione dall'ICI, sulla base dei requisiti indicati dall'articolo 9 del decreto-legge n. 559 del 1993, per tutte le unità immobiliari iscritte o iscrivibili nel catasto fabbricati. Questa norma elimina i dubbi interpretativi della normativa vigente, evitando anche sperequazioni a danno degli agricoltori in relazione all'abolizione dell'ICI per la prima casa.
Se non fosse stata posta la questione di fiducia, sarebbe stato possibile compiere ulteriori passi in avanti per l'agricoltura, ad esempio, con la proroga fino alla fine del 2009 delle agevolazioni previdenziali, già stabilita al 31 marzo di quest'anno dalla legge n. 205 del 2008, come sostenuto dal nostro emendamento, che recepiva le istanze delle aziende che operano nei territori montani e nelle zone agricole più svantaggiate, che vivono con preoccupazione la fine di tali agevolazioni.
Per queste ragioni, la componente politica Minoranze linguistiche del gruppo Misto, esprimerà un voto di astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ricordo che anche lei ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, noi Repubblicani abbiamo votato la fiducia al Governo su questo provvedimento, e, quindi, voteremo a favore anche Pag. 28del provvedimento stesso. Ci meravigliano le polemiche dell'opposizione. Decreti-legge milleproroghe sono stati fatti da tutti i Governi, prima, durante e dopo, senza distinzione di colorazione politica. Tutte le opposizioni hanno criticato i Governi che facevano decreti-legge milleproroghe. Quindi, mi meraviglia che l'opposizione faccia questa tiritera su un provvedimento che, purtroppo, è quasi nella normalità.
Ci auguriamo che il Ministro Calderoli, nel prosieguo della sua attività, possa maggiormente semplificare una legislazione farraginosa e confusa, evitando per il futuro i decreti-legge milleproroghe.
Vorrei soffermarmi, in particolare, sull'articolo 41-bis. Signor Presidente, ironia e tragicità dei numeri.
L'articolo 41-bis di questo provvedimento riguarda l'editoria. Avevamo avuto assicurazione dal relatore del provvedimento qui alla Camera e dal relatore al Senato, dalle forze politiche e dal Governo che nel provvedimento sarebbe stata inserita la questione de La Voce Repubblicana.
La Voce Repubblicana è il giornale del mio partito e sotto la sua testata reca scritto «Quotidiano del Partito Repubblicano Italiano», la stessa dizione che c'era nel 1921, 88 anni fa. È l'unico giornale che ancora reca la dizione di organo ufficiale di un partito, ma mi si dice un partito piccolo. Non pesava e non peserebbe sul bilancio dello Stato, in quanto La Voce Repubblicana usufruisce ora, in questo momento, dei fondi per l'editoria, ma avremmo voluto che fosse definito un giornale di partito.
La Voce Repubblicana, signor Presidente, è un giornale che è stato diretto da Giovanni Spadolini, da Giovanni Conti, da Ugo La Malfa, da Randolfo Pacciardi, da Francesco Perri; non è un giornale che nasce per caso, per prendere i soldi dell'editoria. È un giornale che esiste da 88 anni, che è stato chiuso dal fascismo, che è stato riaperto nel dopoguerra e che fa una battaglia di minoranza, ma per la democrazia; non fa una battaglia per i fondi dell'editoria, che, purtroppo, altri fanno.
Perché, allora, contrastare questa piccola forza politica e questo piccolo giornale? Ma su questo tema ritorneremo, non molleremo la presa. Non vogliamo sentir parlare di articolo 41-bis né per la mafia né per l'editoria (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-Repubblicani e Misto-Movimento per l'Autonomia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà per sei minuti.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci accingiamo ad approvare rappresenta certamente un'anomalia a cui Governi e maggioranze diverse sono state costrette, nel corso degli anni, a ricorrere per prorogare i termini previsti per l'attuazione di provvedimenti legislativi.
Siamo convinti, proprio per la spinta riformatrice di questo Governo, che in questa legislatura saremo in grado di sovvertire questa pratica, imponendo un esame più attento delle singole questioni, sapendo scegliere ed affinando gli strumenti legislativi. In questo senso, pur sapendo che il provvedimento era un atto dovuto e necessario, avevamo presentato alcuni emendamenti che tendevano a migliorare parte delle norme in esame.
Diciamo questo perché siamo convinti che, stante la gravità della congiuntura economica internazionale, i cui riflessi negativi si stanno pesantemente manifestando anche nel nostro Paese, sia necessario intervenire in tutti i provvedimenti con atti tesi a salvaguardare le fasce più deboli, e, di conseguenza, più esposte agli effetti della crisi, e le aree del Paese più svantaggiate, come il Mezzogiorno. Sosteniamo convinti la maggioranza di Governo; per questo, non abbiamo avuto esitazione a votare in questo caso la fiducia, comprendendo le ragioni di urgenza e di necessità.
Pur tuttavia, riteniamo indispensabile ristabilire anche nelle Aule parlamentari un terreno di confronto e di iniziativa sui Pag. 29punti fondamentali previsti nel programma di Governo, convinti come siamo che non ci potrà essere ripresa economica del Paese che prescinda da una piena attuazione del punto 5 del programma che abbiamo sottoscritto alla vigilia delle ultime consultazioni elettorali, e cioè un piano decennale di investimenti straordinario per le infrastrutture.
Se non riusciremo ad agganciare le aree più deboli, ed in particolare il Mezzogiorno, al resto del Paese, non ci potrà essere competitività, e quindi né sviluppo né ripresa economica del sistema Italia. Ci siamo confrontati con onestà intellettuale e correttezza politica, a volte anche con toni aspri, perché convinti che tale scelta sia fondamentale per il nostro Paese.
Lo facciamo anche in questa occasione, proprio perché preoccupati da una crisi economica i cui effetti rischiano di manifestarsi con maggior vigore nel Mezzogiorno. I maggiori segnali di sofferenza ci arrivano dal sistema delle piccole e medie imprese, molte delle quali costrette a chiudere, ma anche dal mondo agricolo e da quello della pesca.
Nel mercato del lavoro i livelli occupazionali non so più una certezza, ed in particolare per molti alla scarsità di reddito si aggiunge la preoccupazione costante della perdita dell'impiego. Il contesto economico e sociale richiede maggiore coraggio, sostenendo e prestando più attenzione non soltanto alle grandi entità economiche come banche o grandi imprese, ma anche alle cellule vitali della società, come la famiglia, le fasce deboli o la piccola e media impresa.
I nostri continui appelli alla fiscalità di vantaggio e ad un piano straordinario per la costruzione di un sistema di infrastrutture degne di tale nome nel Mezzogiorno non possono e non debbono diventare un grido nel deserto: sono parte integrante del programma di questa maggioranza, e sono la speranza più forte per rilanciare l'intero sistema produttivo ed economico del Paese.
Vogliamo diventare, signor Presidente, i precursori di una stagione politica per la quale la questione meridionale rappresenti lo «start» per rilanciare lo sviluppo del sistema Italia: per questo saremo i primi a dimostrare che rispetto alla questione meridionale, fino ad oggi intesa strumentalmente come palla al piede, debba invece aprirsi una nuova stagione di pensiero, una grande occasione di riscatto della centralità del sud Italia quale baricentro naturale per i traffici e gli scambi tra l'Europa continentale e i Paesi che si affacciano sul Mare nostrum di romana memoria. Lo stesso Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, ha espresso con chiarezza nella sua relazione annuale, che cito testualmente: «(..) che molto più necessario è il decollo del sud, da cui può derivare una crescita sostenuta e duratura della nostra economia, e che un innalzamento duraturo del basso tasso di crescita del Paese non può prescindere dal superamento del sottoutilizzo del sud. Occorre percepire questo nesso e porlo al centro dell'analisi e della politica economica».
Partendo da tali premesse che rinnoviamo la fiducia alla coalizione di Governo, votando in maniera convinta il provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Misto-Liberal Democratici-Repubblicani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha dieci minuti di tempo a disposizione.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio che non c'è (Commenti), ma è mai possibile che lei, ogni volta che viene a chiederci la fiducia, nemmeno si fa vedere e dobbiamo parlare sempre ad una sedia vuota? Lei ha giurato sulla Costituzione, ma la nostra Costituzione riconosce al Parlamento una funzione vitale per la democrazia e per il funzionamento delle istituzioni.
Intendo dire, signor Presidente del Consiglio che non c'è (ed è questa la prima critica che noi che dell'Italia dei Valori facciamo al decreto-legge «milleproroghe»), che lei non può continuare a propinarci provvedimenti ideati altrove e per Pag. 30interessi diversi da quelli dei cittadini, e poi venire qui ogni volta ad imporci la fiducia, senza nemmeno avere la possibilità, non dico di interloquire, ma nemmeno di leggere gli atti. Non è un'esagerazione né una provocazione la mia, ma la nuda e cruda verità: ci avete mandato la sera un decreto-legge omnibus in cui è contenuto tutto e il contrario di tutto, e la mattina dopo ci avete imposto la fiducia. Insomma, prendere o lasciare; e noi dovremmo ubbidire come cagnolini obbedienti e ossequienti! Il che può andare bene a quei colleghi che si sono rassegnati a vendere a lei l'anima e la dignità, non certo a noi dell'Italia dei Valori che la conosciamo bene, e proprio per questo ci stiamo impegnando per far sapere ai cittadini di che pasta lei è fatto, e di come si sta approfittando di loro, grazie al controllo pressoché totale che ha dell'informazione.
Di ben altro tipo di fiducia, signor Presidente del Consiglio che non c'è, lei dovrebbe venire qui a rendere giustizia e conto! Allorché venne varato il cosiddetto «lodo Alfano» (mi riferisco al primo lodo Alfano, il secondo è quello sulle intercettazioni), di esso lei disse che non avrebbe usufruito. Si è visto come è andata a finire: il suo complice Mills è stato condannato in primo grado a quattro anni di carcere per essere stato da lei corrotto, e lei, che è accusato di essere il corruttore, ha fatto spallucce, come se la cosa non la riguardasse. Provi a dare un'occhiata, allora, signor Presidente del Consiglio che non c'è, ai giornali e alle televisioni internazionali, e rifletta sui gravi danni che sta dando all'immagine internazionale del nostro Paese.
Rifletta sull'imbarazzo istituzionale che la sua presenza ha provocato alla riunione internazionale dell'altro giorno, quando gli Stati Uniti e l'Unione europea hanno proposto di abolire i paradisi fiscali per contrastare meglio le evasioni fiscali, i falsi in bilancio, i riciclaggi e la dilagante corruzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Cosa avranno mai pensato i nostri partner, sapendo che il suo complice Mills è stato condannato proprio per aver detto il falso in merito a operazioni off-shore su paradisi fiscali effettuate per suo conto, signor Presidente del Consiglio?
E veniamo al merito di questo decreto-legge, su cui oggi ci chiede così spudoratamente la fiducia. Non è solo un decreto-legge tecnico di proroga termini, come dovrebbe essere e come sempre è avvenuto negli anni e nelle legislature precedenti; lei, signor Presidente del Consiglio che non c'è, come al solito chiede un dito e si frega il braccio! Ha infilato dentro al decreto-legge questioni che con la proroga termini non c'entrano nulla o c'entrano come il cavolo a merenda; c'entrano invece molto con la solita furbizia dei condoni e degli indulti per i furbi e per i potenti di cui lei è maestro, maestro in tutti i sensi!
Vuole spiegarci, per favore, per quale ragione ha inserito in questo decreto-legge la norma che prevede la sanatoria per le affissioni durante la campagna elettorale? Non è una volgare proroga, è un'impunità volgare: a chi giova una decisione del genere se non ai furbi, ai prepotenti e a coloro che giocano sporco durante la campagna elettorale? E non è vergognoso farlo proprio ora, a ridosso delle prossime elezioni di giugno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)? Non una sanatoria, ma l'espulsione dalla competizione elettorale andrebbe applicata a chi tenta in questo modo di alterare il risultato delle elezioni!
E che senso ha rinviare l'introduzione anche nel nostro ordinamento della class action? Vi siete giustificati asserendo che volete scriverla meglio, ma è una presa per i fondelli: tutti vorrebbero mettersi un vestito bello, ma se non hanno niente sarebbero ben contenti per intanto di mettersi qualcosa addosso, per ricoprirsi e ripararsi dal freddo. Almeno con la class action, se fosse entrata in funzione, avremmo dato la possibilità a molti risparmiatori di potersi per intanto tutelare dalle furbizie delle banche e degli speculatori, che li avevano presi in giro facendo credere loro che certi prodotti bancari e certi acquisti erano sicuri e garantiti mentre Pag. 31ora invece si ritrovano sul lastrico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Ed ancora: perché tanti soldi previsti nel decreto-legge e buttati al vento a sostegno della finta editoria? Siamo consapevoli e favorevoli al fatto che l'informazione vada sostenuta, ma quella che ha qualcosa da dire e che, soprattutto, viene letta da qualcuno, non quella finta, quella cioè che viene messa in piedi solo per intascare i contributi pubblici grazie ai soliti giri e alle solite raccomandazioni più o meno prezzolate di amici e compari (un fatto notorio di malcostume e di malversazione di denaro pubblico che però nessuno vuole affrontare, ed anche in questo caso ci sarebbe da chiedersi il perché).
Avremmo poi voluto conoscere dalla viva voce del Governo - se ci fosse stato permesso di discutere di questo provvedimento in Aula - la ragione per cui vengono prorogati i termini per l'entrata in vigore delle norme sugli infortuni da lavoro: non era e non è previsto alcun costo aggiuntivo, ma solo un insieme di regole di comportamento da parte dei datori di lavoro per evitare che ogni giorno qualche lavoratore ci lasci la pelle. Ancora una volta, a chi giova tutto ciò? Certamente nemmeno all'impresa sana e nemmeno all'imprenditore perbene (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Non è finita: ci spiegate per quale ragione, anche in violazione delle regole sulla concorrenza fissate dalla Comunità europea, avete inserito nel decreto-legge «milleproroghe» una norma che permette alle società autostradali di assegnare senza gara e direttamente a se stesse, o meglio a proprie controllate, i lavori di costruzione autostradale? Stiamo parlando dei maggiori appalti pubblici che ora, grazie a questa norma di favore, le società autostradali possono assegnare direttamente a se stesse, indicando il prezzo che vogliono perché nessuno potrà più verificare se c'è qualche altra impresa che può fare lo stesso lavoro a un minor prezzo e a migliore qualità.
Anche tale decisione dimostra che lei, signor Presidente del Consiglio che non c'è, non ha affatto a cuore la sorte di migliaia di piccole e medie imprese del settore rappresentate dall'ANCE; a lei interessa solo fare gli interessi delle lobby, di alcune specifiche grandi imprese di cui anche lei e le sue società fate parte, alla faccia del conflitto di interesse!
E ancora: cosa dire della smaccata partigianeria che viene introdotta con quella norma che avete imposto ai noleggiatori di auto di avere una sede, una rimessa ed un pontile di attracco per esercitare il loro lavoro?
Trattasi di un inutile balzello, soltanto per permettere a loro di andare a casa, perché non hanno i soldi per investire. Insomma ed in conclusione, signor Presidente del Consiglio, lei nemmeno questa volta avrà dall'Italia dei Valori la fiducia richiesta, perché di lei non ci fidiamo proprio e contrasteremo in ogni modo il suo tentativo di ridurre gli spazi di democrazia e di libera economia nel nostro Paese. Laddove non riusciremo a fare opposizione in questo Parlamento, sempre più sordo ad ogni richiamo di legalità e di corretta informazione, lo faremo nelle piazze e tra la gente, con i referendum e la mobilitazione popolare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Lo faremo, riproponendo un nuovo referendum contro il cosiddetto «lodo Alfano due», quella legge truffa sulle intercettazioni, ora in discussione in Parlamento, con cui si realizza un vero e proprio attentato alla Costituzione per tre ordini di ragioni: primo, perché permette all'imputato di scegliersi il suo giudice, ovvero di arrivare alla prescrizione sicura; secondo, perché impedisce alla stampa di informare, e ai cittadini di conoscere per tempo i guai giudiziari di cui possono incorrere i potenti di Stato; terzo, perché mette a rischio la sicurezza dei cittadini, impedendo ai magistrati e alle forze dell'ordine di fare le intercettazioni, e anche di mettere una telecamera davanti ad una banca o fuori da un supermercato. Insomma ed in conclusione, signor Presidente del Consiglio che non c'è, lei troverà sempre nell'Italia dei Valori un valido avversario che ricorderà ai cittadini che vi è un'Italia Pag. 32migliore a cui possiamo aspirare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Rivolgo un saluto, e prego gli onorevoli colleghi di unirsi a me, al Presidente del Senato della Repubblica di Polonia, Bogdan Boruséwicz, che assiste ai nostri lavori unitamente ad una delegazione (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i relatori di questo provvedimento, gli onorevoli Volpi e Toccafondi, hanno ammesso che il testo si contraddistingue per l'eterogeneità del suo contenuto, per la pluralità sconnessa delle materie oggetto dell'intervento, per la mancanza di un legame diretto con le proroghe di termini in scadenza (sono state valutate essere non più del 30 per cento), e per la presenza diffusa di norme ordinamentali che non si giustificano, come ha rilevato il Comitato per la legislazione (i miei colleghi Compagnon, Delfino, Tassone e Ciccanti ne hanno parlato nel corso della discussione con molti particolari). Il relatore Toccafondi ha poi evidenziato le difficoltà oggettive, richiamando le questioni di calendario e le scadenze; ma la giustificazione che è stata data non ci convince. In realtà, si continua a procedere con decreti-legge, abbinati ai voti di fiducia, nella spoliazione sistematica del ruolo del Parlamento. Di più, ci si lamenta di non avere poteri sufficienti, che vi è una lunghezza eccessiva nel processo legislativo, e forse in fondo vi è l'insofferenza per l'esistenza stessa del Parlamento. In realtà, questo Governo non ha una bussola efficiente, non ha una traiettoria percepibile, va avanti e indietro, inseguendo tutto e il suo contrario, difetta di una cultura di Governo responsabile (l'abbiamo visto in azione nella vicenda dell'Alitalia e mi pare che i consumatori italiani se ne stanno accorgendo nel corso di queste settimane). Ha continuato ad esaltare l'annuncio delle sue intenzioni, inseguendo gli umori prevalenti, giocando sulla paura, e sull'incertezza, con cinismo, opportunismo, ed indubbia professionalità mediatica. Per fortuna che siete costretti a rifugiarvi sotto l'ombrello europeo, proprio voi così inclini a considerare l'Europa come matrigna.
Questo decreto-legge, in origine, aveva 45 articoli, raccolti in 14 capi, ma il Senato ne ha tratto una nuova finanziaria, costruendo un testo giuridicamente assai contorto. Con le misure di carattere ordinamentale e di natura finanziaria, non si fa altro che correggere, modificare, integrare e completare quanto era già stato disposto nei decreti-legge nn. 112 e 185 del 2008 e con la stessa legge finanziaria per il 2009.
Ma questo Governo non è lo stesso che, a luglio, ci aveva decantato il decreto-legge n. 112, ricordate, quello di Robin Hood, che sosteneva di aver anticipato la manovra, messo in sicurezza i conti e preso dai ricchi per dare ai poveri? Ora è alle prese con la ricapitalizzazione di quelle banche che dovevano reggere la manovra finanziaria dell'estate. È uno strano destino quello che tocca al signor Robin Hood. Era la prima volta nella storia che lo si faceva: era un modo di decantare le cose che non avevano alcuna attinenza con la realtà.
Ebbene quel provvedimento, il tanto decantato decreto-legge n. 112, è già stato modificato una cinquantina di volte, perché era sbagliato in molte sue parti. Almeno riconoscete che la durezza dei tempi e la profondità della crisi mette in difficoltà le vostre capacità previsionali. Sarebbe già molto, perché vorrebbe dire che potremmo discutere con delle persone normali, che non si ritengono dei superuomini.
Ora questo provvedimento consta di fatto di un centinaio di articoli e di un numero non calcolabile di commi. Non lo si è potuto esaminare né in Commissione né in Aula. Si è posta la fiducia e poi si sostiene che con queste opposizioni non si può dialogare. Avete inserito di tutto: il blocco della class action, la cui entrata in vigore viene continuamente rinviata; la liquidazione della SCIP, la società di Tremonti Pag. 33che doveva fare cassa, cedendo immobili degli enti pubblici previdenziali; un ulteriore regalo alle concessionarie autostradali che possono fare fino al 60 per cento dei lavori in outsourcing senza per questo dover controllare la congruità del prezzo, tanto paga il consumatore autostradale che è prigioniero della tariffa price cap.
State continuando a smontare i tentativi di liberalizzazione avviati in questi anni, scelte che rispondono ad interessi particolari, a spinte populiste, come avete fatto per i servizi pubblici locali dove abbiamo sperimentato la cultura federalista della Lega, a proposito della quale devo dire che proprio a Brescia, dove è insediata una delle società quotate in borsa tra le più importanti ex municipalizzate, la A2A, è in corso un braccio di ferro incredibile per cambiare la governance dopo solo un anno che era in carica.
Ovviamente riguardo a tale vicenda dei risparmiatori che hanno investito soldi in questa direzione non si interessa nessuno (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori) perché la Lega, quando fa questioni di potere, lo fa e basta, e anzi dice che c'è una moralità superiore nel fare questioni di potere.
Vi ripromettete di intervenire persino sui farmaci da banco, con altro provvedimento, la cui liberalizzazione aveva portato innegabili benefici ai consumatori.
Secondo il pensiero di Berlusconi, che di oligopoli se ne intende, gli spazi di concorrenza si devono aprire soltanto a condizione di non recare disturbo alle rendite oligopoliste consolidate nel mercato. Questa è la sua concezione, ovviamente di persona informata sui fatti. Sono in corso iniziative analoghe nel settore dei contratti assicurativi e dei mutui bancari. Ho detto della class action e dei servizi pubblici locali. Penso all'attacco ai noleggiatori con conducente, NCC, nonostante la segnalazione contraria dell'Antitrust, per assecondare la rivincita dei tassisti. Non c'è un disegno strategico verso il bene comune, ma una tattica populista a difesa e a tutela dei particolarismi. Prima si minimizza la crisi. Gli inviti di Berlusconi a consumare erano stridenti con la realtà sociale del Paese, eppure li abbiamo sentiti sotto Natale e dopo Natale: italiani non dovete modificare le vostre abitudini al consumo, perché così vincerete la crisi! Consumate, consumate (esattamente come fa il venditore di almanacchi)!
Ma poiché la crisi è davvero dura e non possiamo non pensare ai più deboli, a quelli che stanno peggio, è evidente che oggi i nodi stanno arrivando al pettine. Ma non si vogliono affrontare le riforme strutturali perché mettono in discussione il consenso potenziale. Abbiamo proposto un coraggioso scambio tra le generazioni, e se ne è fatto carico più volte il presidente Casini. Si può lavorare qualche anno in più per chi ha la fortuna di farlo e garantire una tenuta al reddito di coloro che il posto di lavoro - specie tra i precari - sono destinati a perderlo. È una premessa sociale necessaria per avviare un processo di reindustrializzazione, destinandogli risorse di un Paese che sa volgere la crisi a suo favore. Già, avviare un percorso di questa natura vorrebbe dire alzare la qualità del confronto politico, introdurre una parola di responsabilità da legare ai doveri di solidarietà e di coesione sociale, ma queste posizioni non sono presenti nel vostro lessico.
Avete voluto far credere che ci vuole più cattiveria, come se questa fosse una categoria giuridica o un carattere dell'azione di Governo. Ma la cattiveria che copre il vostro vuoto dovrebbe alimentare il vigore delle ronde, magari delle ronde di partito. Questa è la filosofia che lancia il Governo al Paese. In realtà, voi siete dei cattivi maestri e il Paese dovrebbe diffidare della violenza del messaggio, perché esso diffonde un sentimento rancoroso, di divisione, di contrasto che attraversa generazioni, gruppi sociali, fedi religiose ed induce l'uomo a pensare di potersi fare giustizia da sé, regredendo le sue origini.
La nostra opposizione repubblicana non ci consente di far finta di non vedere. Ora non ci resta che una testimonianza parlamentare che noi dell'Unione di Centro renderemo con rigore e coerenza con un voto decisamente contrario (Applausi Pag. 34dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, oggi il Parlamento approverà delle proroghe per evitare che alcuni provvedimenti decadano prima di essere attuati definitivamente. Nel merito abbiamo già ampiamente discusso del problema sia in Commissione sia in Aula e questo intervento serve per affrontare i problemi che originano questi ritardi. Sicuramente vi sono inefficienze nella pubblica amministrazione e negli apparati ministeriali ma non è una novità e tali inefficienze necessitano di risposte urgenti. C'è una patologia di sistema dovuta a troppe norme e, a tal riguardo, una buona risposta è già arrivata con il lavoro del Ministro Calderoli, la legge di delegificazione, che ha tolto di mezzo ben 28 mila leggi che non servivano a nient'altro che a continuare a fare confusione in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Vi sono responsabilità politiche che rallentano l'organizzazione e il funzionamento dello Stato. Mi vengono in mente i due ultimi Governi a guida Prodi che terminarono volutamente con provvedimenti di sistema, scaricandone gli effetti e le difficoltà ai successivi Governi, guarda caso quelli di centrodestra e Lega Nord Padania. Nel 2001 ci siamo trovati a gestire un riordino della pubblica amministrazione, sempre approvato negli ultimi giorni della legislatura a guida Prodi, che ha creato disagi e ritardi enormi. Vi sono stati accorpamenti di ministeri, di dicasteri, di uffici periferici che non avevano guide e certezze. Anche da ciò nascono i tempi lunghi e le necessità di proroga dei termini.
L'ultimo Governo Prodi nel 2008 decise di tagliare a metà i ministeri, da lui raddoppiati per gli appetiti della sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), e tali ministeri furono tagliati - guarda caso - per i Governi a venire.
Ancora una volta, l'attuale Governo si è trovato ad iniziare a lavorare con un'impostazione decisa da altri con legge. Tutto ciò ha comportato ennesimi riassetti complessivi dei Ministeri con tempi incerti e con la necessità di prorogare atti in ritardo, pena la loro scadenza.
Non da ultimo è giusto ricordare che cosa accadde con la riforma del titolo V della Costituzione, a proposito di Costituzione condivisa: ci ricordiamo tutti che, nel 2001, con quattro voti di maggioranza, fu modificata la Costituzione, ma quella modifica distribuì malissimo le competenze tra lo Stato e le regioni, determinando una confusione tra le competenze esclusive e quelle concorrenti che ha determinato a tutt'oggi centinaia di ricorsi in Corte costituzionale, creando incertezze nella pubblica amministrazione, l'allungamento dei tempi, un mancato funzionamento dello Stato e, quindi, anche l'allungamento degli iter legislativi.
Non bastasse tutto questo, abbiamo un problema all'interno del funzionamento dei lavori di questa Camera di cui abbiamo discusso a lungo. Quando portiamo in Aula un progetto di legge o un disegno di legge non abbiamo certezze nei tempi.
Non abbiamo la certezza di quanto tempo avremo a disposizione, considerati anche gli atteggiamenti molto spesso ostruzionistici da parte dell'opposizione; quindi, va da sé che il Governo spesso è costretto a ricorrere alla decretazione d'urgenza per dare risposte al Paese ed a chiedere successivamente i relativi voti di fiducia. Di qui, la necessità urgente ed impellente, che non si può più rimandare, che è quella di mettere mano, per far funzionare tutto il Paese, ai nostri Regolamenti d'aula.
In buona sostanza, bisogna dare stabilità al sistema e per dare stabilità servono regole certe, funzioni precise che durino. Responsabilità vuol dire anche premiare chi, nel pubblico impiego, si prepara e lavora bene, ma bisogna avere anche il coraggio di licenziare chi non ha voglia di fare assolutamente nulla (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Vi sono grandi responsabilità anche da parte Pag. 35del sindacato in questo Paese, che ha creato, a salvaguardia del pubblico impiego, delle tutele che, nel mondo delle attività private, nessuno si sogna di avere, perché nel privato ogni santo giorno si mette in discussione la certezza di uno stipendio, a seconda che il proprio datore di lavoro riesca a prendere commesse oppure «no», mentre nel pubblico impiego abbiamo blindato il tutto ed era intoccabile ed è giusto mettere mano anche a tal riguardo.
La risposta è sempre la solita, da parte della Lega Nord, ossia il federalismo da attuare. Ebbene, al Senato è stato già approvato ed a giorni approveremo il disegno di legge sul federalismo fiscale anche alla Camera: ciò premierà finalmente chi governa bene ed è quello che ci chiedono i nostri cittadini. Ma non basta, perché dovremo porre in essere anche quelle riforme costituzionali che devono prevedere un Senato regionale, quindi un Senato federale a tutti gli effetti, un taglio anche del numero dei parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), anche se lo avevamo già proposto nel 2006, ma abbiamo perso questa opportunità con un referendum molto strumentalizzato dalla politica di chi non vuole cambiare il sistema del Paese; inoltre, bisogna rivedere anche le competenze tra Stato e regioni.
Per quanto riguarda le regole, buona regola sarebbe anche - e mi rivolgo a determinati settori dell'opposizione - nel rispetto dei cittadini, non continuare ad offendere il Presidente del Consiglio, affermando sistematicamente che è persona pericolosa per le istituzioni, quando, per la terza volta, la grande maggioranza dei cittadini si è fidata di questa persona e l'attuale maggioranza si fa guidare da questa persona. Quindi, un minimo di rispetto delle regole serve attuarlo anche nei confronti dei cittadini che si fidano di chi mandano ai più alti vertici del Paese per farsi governare.
Pertanto, abbiamo la necessità di sentire qualcosa di positivo e secondo noi lo sono le comunicazioni di questa maggioranza, guidata da un Presidente del Consiglio che, come ripeto, non è pericoloso e sta dando in queste ore conforto ai nostri cittadini. Infatti, ad esempio, sentir dire in questi istanti che stiamo progettando per il futuro accordi con la Francia per dotare il nostro Paese di forme di energia elettrica certa e sicura, utilizzando reattori di ultima generazione, conforta chi da casa ha bisogno di sentire un messaggio positivo e non i soliti catastrofismi. Allo stesso modo, conforta i cittadini sentire che finalmente il corridoio 5, che serve a tutto il nostro Paese, sarà fatto. Infatti, i lavori della tratta ferroviaria Lione-Torino verranno svolti, al di là dei signori del «no», che ci hanno piantato in questa sede a perdere tempo per mesi e mesi, se non addirittura per legislature intere.
Questo vuol dire dare speranza ai nostri cittadini, vuol dire futuro, vuol dire lavoro: voglio ricordare che in Francia con il nucleare lavorano 160.000 persone. E noi, che compriamo quell'energia elettrica da quel Paese, pagandola a caro prezzo, creiamo posti di lavoro all'estero e non nel nostro Paese. Forse, qualcuno potrebbe anche ricordare all'ex Ministro Pecoraro Scanio i danni che ha provocato, sotto l'aspetto della mancanza della certezza della fonte primaria di energia, di cui necessita un Paese, e delle centinaia di migliaia di posti di lavoro che abbiamo perso grazie a quelle politiche del non fare. Dunque, abbandoniamo i soliti catastrofismi, che di solito sono tra l'altro dettati dalla rabbia di chi è responsabile di avere distrutto questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), creando una montagna di debito pubblico che rallenta lo sviluppo delle intere attività che ci riguardano.
È ora anche di smetterla - come ricordavo prima - di continuare ad attaccare ed offendere i membri del Governo, i responsabili politici di queste maggioranze, perché hanno avuto un mandato dai cittadini che dobbiamo rispettare. Ogni offesa gratuita che arriva a queste persone è rivolta direttamente, si sappia, anche a chi ha messo la sua fiducia in quelle mani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, i deputati del Partito Democratico voteranno contro questo provvedimento che, ancora una volta, prende in giro le istituzioni parlamentari e i cittadini onesti. Da quando è cominciata questa legislatura, il Parlamento è stato investito da un flusso continuo di leggi solo apparentemente necessarie e solo apparentemente urgenti. Questa fretta ha generato un inarrestabile «blobbo» legislativo, rivelando nella sostanza un Governo ben diverso da come vorrebbe apparire: non un Governo deciso ma un Governo confuso, non una maggioranza coesa e forte ma una maggioranza blindata, che è una cosa differente, e sono convinto che questa differenza la colgono anche i colleghi della maggioranza.
Un Governo che emana un così enorme numero di decreti-legge evidenzia una nevrosi, un'incapacità a governare i processi, un'inettitudine a svolgere con misura ed equilibrio la propria azione amministrativa e politica: non è un Governo che domina gli avvenimenti ma che li insegue, trovandosi spesso in ritardo e in affanno. Tutto questo è il contrario di una vera cultura riformatrice. Le riforme, quelle vere, si fanno in Parlamento, attraverso il confronto delle idee, non sotto la pressione della necessità e dell'urgenza e magari di un atto di fede nei confronti del Presidente del Consiglio con un voto di fiducia, come è accaduto per questo ennesimo decreto milleproroghe, un prodotto vecchio e logoro nella forma ma pesante per gli interessi che tutela, per le scelte che rinvia, per la filosofia che denuncia.
Noi non ci rassegniamo all'idea che il Parlamento sia mortificato, con il combinato di decretazione d'urgenza e voto di fiducia. Si sta progressivamente modificando, stravolgendo, lacerando la Costituzione, trasformando di fatto, senza dichiarazioni formali, il profilo della nostra democrazia. Il Governo Berlusconi forse davvero non intende realizzare le riforme della Costituzione, perché ha deciso (e gli basta) di ignorare la Costituzione. Così si spiega la sostanziale abrogazione, a turno, di un ramo del Parlamento: in uno si fa una qualche discussione, nell'altro si ratifica. Così accade che il Governo si appropri senza incertezze, in modo progressivo e invasivo, della funzione legislativa. Insomma, andiamo sempre di più verso una commistione fra Parlamento e Governo che non responsabilizza il Governo né la sua maggioranza parlamentare.
In questa situazione, come già è avvenuto in passato, abbiamo limitato al massimo la proposta di emendamenti da parte dell'opposizione, ma questo non è bastato a impedire l'ennesimo voto di fiducia. Non abbiamo offerto alibi a chi ha deciso, sapientemente, di proporre il voto di fiducia perché non considera utile un confronto in Parlamento.
A fronte di questo atteggiamento responsabile, una maggioranza irresponsabile impone a quest'Aula un provvedimento che avrebbe avuto bisogno di discussione, chiarimenti, emendamenti e modifiche. Questo decreto è, infatti, per l'improvvisazione che lo connota e per il malcostume legislativo di cui è espressione, davvero lo specchio della crisi che l'Italia sta attraversando. Ci sono, in Italia, dei nodi irrisolti, ci sono dei problemi che avrebbero bisogno di una risoluta e decisa azione di riforma.
E voi cosa fate? Rimandate, rinviate, prorogate. E così per la sicurezza nei luoghi di lavoro, poiché avete deciso di rimandare di 24 mesi l'emanazione dei decreti attuativi. Forse assicurare la vita dei lavoratori non è una priorità per il Governo. Viene da domandarsi come mai l'onorevole Berlusconi non emani questi decreti con la stessa celerità e con la stessa sollecitudine con cui è intervenuto in tante altre situazioni. Forse la vita di chi rischia nei luoghi di lavoro vale meno di altre? Vorrei ricordare, sommessamente, ai colleghi della maggioranza che non si uccide solo con le azioni, ma si uccide, qualche volta, anche con le omissioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È proprio per questo motivo che non abbiamo Pag. 37accettato e non accetteremo lezioni sulla cultura della vita da chi non mostra alcuna attenzione e alcuna sensibilità per chi rischia, ogni giorno, la propria vita sui luoghi di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
E così avete prorogato di altri sei mesi l'entrata in vigore della class action a favore dei consumatori, la disciplina dell'azione collettiva risarcitoria da parte dei cittadini truffati. Una maggioranza responsabile e coesa avrebbe affrontato con determinazione questo nodo. Esiste la possibilità di costruire nel nostro Paese, come in tanti Paesi, meccanismi che responsabilizzano cittadini e imprese. Per fare questo, però, ci vuole coraggio, ma il coraggio politico non è una virtù di questa maggioranza. Con quella legge, voluta dal Governo Prodi, si rischia di dare fastidio. Non si ha il coraggio di abolirla perché si ha paura dei consumatori, e non si ha il coraggio di attivarla perché si ha paura di infastidire gli amici potenti. Insomma, in così evidente assenza di coraggio non si può fare altro che rinviare.
E così avete prorogato di un anno l'obbligo di installare impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili per le nuove case. L'Italia poteva essere all'avanguardia in un settore di sicura crescita a livello internazionale e, invece, anche su questo vi siete fermati. Tutto il mondo si rivolge e investe nelle nuove fonti di energia che generano ricchezza e occupazione. Tutto il mondo, ma noi no! Dovreste spiegarlo e il Governo avrebbe il dovere di onestà di spiegare agli italiani quali interessi vi abbiano fermato, di spiegare agli italiani le ragioni di questo rinvio di cui nessuna ragionevole spiegazione può essere data se non una pressione indebita di interessi estranei alla nostra democrazia parlamentare.
Tuttavia, in questo decreto-legge milleproroghe non ci sono solo rinvii, ma interventi di tutt'altro genere, estranei al titolo e all'oggetto del provvedimento e, tanto meno, ai requisiti di necessità e urgenza. Ci sono almeno tre operazioni di dubbia legittimità. In primo luogo, l'operazione editoria, che questo decreto-legge attiva. L'operazione editoria incide sui criteri di sovvenzionamento della stampa e infligge un colpo duro alla certezza del diritto in questo settore. La discrezionalità del Governo dilaga senza freni e, devo dire, se ne vede il segno leggendo i giornali italiani. Assoggettare sempre di più il sistema dell'informazione all'Esecutivo rappresenta più di un rischio per la nostra democrazia.
Inoltre, questo decreto-legge si occupa di autostrade e si continua, con ostentata arroganza, a fare favori e regalie ai titolari di concessioni governative, come già fatto all'inizio di questa legislatura, in totale indifferenza - o forse disprezzo ostentato - per la pesante censura espressa sei mesi fa dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato. Grazie a questo decreto-legge vi sarà sempre meno trasparenza e sempre meno concorrenza nei lavori che interessano le autostrade, con sicuro aumento delle tariffe e sicuro svantaggio degli utenti.
Ma è con l'operazione SCIP (Società di cartolarizzazione di immobili pubblici), ribattezzata opportunamente «operazione scippo», che si raggiunge il paradosso. È un'operazione fatta sugli immobili degli enti previdenziali pagati con i contributi dei lavoratori e trasferiti, per legge, a una società privata che, alla fine di un percorso tortuoso, non è riuscita a venderli.
Con questo decreto-legge, in modo frettoloso e privo di trasparenza, il Ministro dell'economia ha deciso di sbaraccare tutto, per evitare il fallimento di SCIP, e di riconsegnare agli enti di provenienza gli immobili già cartolarizzati. Il saldo è una passività superiore a 1,7 miliardi (3 mila 400 miliardi di vecchie lire) per il bilancio dello Stato.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONELLO SORO. Il Governo italiano, in tempo di crisi, per eccesso di speculazioni e di colpevoli imbrogli nei mercati finanziari internazionali, fa esattamente le stesse cose per cui molti finanzieri in Europa e in America sono sotto accusa. Pag. 38
Noi, vorrei dirlo al Ministro per i rapporti con il Parlamento perché lo riferisca al Presidente Berlusconi, su questa vicenda non intendiamo fermarci alla denuncia in Parlamento, ma faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità per rendere chiarezza e per rendere palesi le vergogne che sono dietro questa operazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONELLO SORO. Per queste ragioni ci opponiamo con convinzione a questo provvedimento contrario alla concorrenza, contrario alla trasparenza, contrario alla sicurezza sul lavoro, vergognosamente irrilevante sul problema della sicurezza dei cittadini ai quali è riservata la solita stantia propaganda e i soliti annunci. Questa legge milleproroghe si dovrebbe chiamare «mille clientele»...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Soro.

ANTONELLO SORO. Concludo, signor Presidente, dicendo che il nostro «no» a questo Governo si accompagna alla considerazione che il consenso che il Governo ha raccolto non lo autorizza a qualunque arbitrio e a qualunque capriccio e non giustifica l'arroganza e la prepotenza che viene messa in campo.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANTONELLO SORO. Quel consenso non cancella il diritto con la «d» maiuscola e non cancella le nostre ragioni. Per questo siamo contro questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO. Signor Presidente, colleghi, nel formulare la dichiarazione di voto a nome del gruppo del Popolo della Libertà, ritengo opportuno affrontare preliminarmente i rilievi critici espressi dall'opposizione nel corso del dibattito di questi giorni, al di là delle illazioni formulate dall'onorevole Di Pietro oggi in quest'Aula, che evidentemente è a corto di argomentazioni di merito, poiché ancora una volta si è limitato ad un assurdo, ingiustificato e infondato attacco al Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Potremmo replicare all'onorevole Di Pietro punto per punto e con espressioni altrettanto colorite, ma non lo faremo per rispetto delle istituzioni. Anzitutto, giusto per sgombrare il campo da falsi distinguo o pretese superiorità altrui, è bene rammentare che l'utilizzo della decretazione d'urgenza per i provvedimenti cosiddetti milleproroghe non è patrimonio di questo o di quel Governo. Gli atti parlamentari testimoniano come nel corso degli anni vi abbiano fatto puntualmente ricorso vari Esecutivi, quale che fosse il colore della coalizione che li sorreggeva.
Lo stesso dicasi per quel che concerne l'introduzione in sede di conversione di taluni emendamenti magari non strettamente afferenti alla proroga di termini. Vorrei sommessamente ricordare, senza necessità di andare troppo in là nel tempo, come il Governo Prodi, a dicembre 2007, approvò un decreto-legge milleproroghe nel quale ritenne di inserire disposizioni sostanziali che nulla avevano a che vedere con il posticipo di scadenze legislative, legiferando in materia, ad esempio, di finanziamento delle missioni italiane all'estero o di riforma dei consorzi di bonifica.
In secondo luogo, con riferimento alle polemiche legate all'uso del voto di fiducia, comprendiamo che sia ancora diffusa l'idea che l'opposizione, per accreditarsi agli occhi del proprio elettorato, debba esprimersi invariabilmente come forza di contrapposizione, ostacolando sempre e comunque Governo e maggioranza. Ciò nondimeno il consenso parlamentare sul quale può contare questo Esecutivo dovrebbe di per sé rassicurare sul fatto che la scelta di porre la fiducia sia legata al semplice desiderio di evitare un ostruzionismo parlamentare da Pag. 39parte dell'opposizione che nelle straordinarie condizioni del momento nessun Paese, e tanto meno il nostro, può permettersi, specie al cospetto di un provvedimento che se non convertito creerebbe pericolose situazioni di vuoti normativi.
Quanto, infine, alle modalità con le quali il presente decreto-legge è stato posto alla nostra valutazione, il ridotto tempo a disposizione, nel quadro di un esame condotto su base essenzialmente monocamerale, può effettivamente suscitare qualche perplessità in ordine alla compressione dell'attività di questo ramo del Parlamento.
Tuttavia, come già opportunamente segnalato nel corso delle sedute precedenti da altri esponenti del nostro gruppo, ciò non dipende certo dalla volontà del Governo, ma rappresenta il portato necessario di un bicameralismo perfetto che, in concreto, impone una progressione alternata dei lavori delle due Camere.
Nel caso di specie, mentre questa Camera e le sue Commissioni hanno potuto esaminare il decreto-legge anticrisi, licenziando un testo poi trasmesso al Senato, ai colleghi senatori è stata affidata la responsabilità dell'istruzione dei lavori sul decreto-legge milleproroghe, nel cui ambito - e questo va detto - la discussione ha portato ad una nutrita serie di integrazioni al testo originale. Tuttavia, oggi finalmente alcuni elementi fanno sperare che per il futuro non si sia più costretti ad operare per proroghe, per un verso perché abbiamo finalmente una maggioranza ed un Governo che possono dirsi tali. È bene ricordare che veniamo da una legislatura nella quale, per i noti motivi legati alla fragilità della coalizione di centrosinistra, questo Parlamento ha registrato una produttività prossima allo zero, senza cura delle difficoltà che si ponevano alla macchina amministrativa. Dopo che il Paese è stato di fatto quasi paralizzato per due anni, è perciò comprensibile come, nel riprendere il percorso intrapreso nella XIV legislatura, questo Governo si sia ben presto trovato di fronte all'esigenza di prorogare una serie di termini di legge che andavano a scadere. Per altro verso, questo Governo ha finalmente con chiarezza affrontato l'obiettivo di promuovere l'efficienza nella pubblica amministrazione. Il disegno di legge Brunetta rappresenta una svolta epocale in tal senso, ed è su questo aspetto che si fonda in modo sostanziale e decisivo la differenza tra l'azione del IV Governo Berlusconi e quella dei precedenti Governi di centrosinistra che, succubi degli istinti conservativi della maggior parte dei sindacati del pubblico impiego, non osavano toccare nulla della macchina pubblica.
Fatte queste debite premesse, mi soffermerò solo su alcuni dei temi che caratterizzano il provvedimento sul quale siamo sollecitati ad esprimerci. Nel fare ciò, potrei selezionare misure rispetto alle quali spero che nemmeno la più antagonista delle opposizioni avrebbe a che ridire. Penso, in primo luogo, alla rilevanza della deroga in materia di Patto di stabilità, per effetto della quale i comuni virtuosi potranno in futuro utilizzare risorse per realizzare nuovi interventi infrastrutturali senza con questo determinare l'operatività delle sanzioni previste per gli sforamenti al Patto. Penso ancora alle norme relative alla costruzione di nuovi penitenziari o a quelle relative all'ICI in materia di immobili rurali.
Non vorrei, peraltro, che una simile selezione venisse letta come segno di debolezza argomentativa rispetto ad altre previsioni del decreto-legge in esame che, pur essendo stato oggetto di critica da parte dell'opposizione, riteniamo altrettanto necessarie e urgenti. Pertanto, mi riferirò, anche in risposta agli onorevoli Tabacci e Soro, al rinvio dell'entrata in vigore delle norme sulla class action. Nel mentre giustamente si discute dell'opportunità di introdurre nel nostro ordinamento una siffatta possibilità, la complessità della materia - anche in relazione ai suoi profili processuali e costituzionali - è tale da non consentire aggiustamenti in corso d'opera. L'esperienza dei Paesi anglosassoni è lì a dimostrare come lo strumento, senza opportuni correttivi, pone più di un problema, e non a caso la stessa Commissione europea si è rifiutata di sposare un supino recepimento nel continente Pag. 40delle disposizioni dettate dall'esperienza nordamericana.
Da ultimo, onorevole Soro, voglio espressamente menzionare la contemplata liquidazione del portafoglio immobiliare della prima e seconda tranche di cartolarizzazioni SCIP, perché a questo riguardo credo si sia consumato un ennesimo stravolgimento concettuale. Autorevoli esponenti dell'opposizione, forse abituati a pensare che le condizioni economiche dei mercati siano variabili indipendenti dall'azione di governo, hanno criticato aspramente il Ministro Tremonti per la riattribuzione del patrimonio immobiliare dello Stato in capo agli enti originari. In proposito, per dovere di verità va segnalato che le cartolarizzazioni come simbolo della cosiddetta «finanza creativa» sono state create dalla sinistra con la legge fondamentale del 1998 (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e che il Governo Berlusconi si trovò nella legge finanziaria per il 2001, quella del Governo Amato, l'ipotesi di proventi da cessioni immobiliari per 8 mila miliardi di vecchie lire da realizzare integralmente entro lo stesso 2001. Se fosse, dunque, vero che le cartolarizzazioni sono il male, la sinistra non avrebbe dovuto inventarle, o no?
Ciò posto, è pertanto ovvio che la norma di legge oggi in esame si è resa necessaria per effetto della non appropriata gestione delle cartolarizzazioni nel biennio precedente, nonché per il mutamento drammatico intervenuto nella struttura del mercato finanziario globale.
In conclusione, per tutto quanto esposto e non senza aver prima ringraziato il relatore Toccafondi per l'ottimo e proficuo lavoro svolto, formulo, a nome del gruppo del Popolo della Libertà, proposta di voto favorevole sul provvedimento in discussione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazione di voto finale per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Prego gli onorevoli colleghi di prendere posto.

RAFFAELE VOLPI, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, intervengo solamente per chiedere, a nome mio e del collega Toccafondi, relatore per la V Commissione, di trasmettere il ringraziamento agli uffici della Camera per il loro lavoro di supporto, come sempre di grande professionalità ed efficienza, che ci ha consentito di arrivare alla fine dell'esame di questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2198)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n.2198, già approvato dal Senato, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1305 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti» (Approvato dal Senato) (2198):

Presenti 531
Votanti 529
Astenuti 2
Maggioranza 265
Hanno votato 281
Hanno votato no 248

(Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - La Camera approva - Vedi votazionia ).

Pag. 41

Prendo atto che il deputato Nucara ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Vassallo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

Sull'ordine dei lavori.

MANUELA DI CENTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, vorrei solo condividere con l'Aula un momento importante per lo sport italiano. Abbiamo appena vinto la medaglia d'oro ai campionati del mondo di sci di fondo con l'atleta Arianna Follis, una donna del nostro sport italiano (Applausi).

PRESIDENTE. Credo che l'applauso dell'Aula traduca in realtà il suo auspicio.

Seguito della discussione delle mozioni Realacci ed altri n. 1-00110, Piffari ed altri n. 1-00117, Ghiglia, Guido Dussin, Iannaccone ed altri n. 1-00118 e Libè ed altri n. 1-00119 concernenti iniziative per favorire uno sviluppo ambientale sostenibile (ore 17,03).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Realacci ed altri n. 1-00110, Piffari ed altri n. 1-00117, Ghiglia, Guido Dussin, Iannaccone ed altri n. 1-00118 e Libè ed altri n. 1-00119, concernenti iniziative per favorire uno sviluppo ambientale sostenibile (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di lunedì 9 febbraio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni all'ordine del giorno.
Avverto che sono state presentate la mozione Alessandri, Ghiglia, Mariani, Piffari ed altri n. 1-00122 (Vedi l'allegato A - Mozioni) e la risoluzione Zamparutti ed altri n. 6-00016 (Vedi l'allegato A - Risoluzioni), i cui testi sono in distribuzione.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, onorevole Menia, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni e sulla risoluzione presentate.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, negli scorsi giorni e nelle ultime ore si è addivenuti ad una mozione che è in realtà la risultanza del concerto di vari punti che esprimevano molte delle mozioni presentate. Per tale motivo, da una parte, ritenevo fossero già di fatto ritirate, ma così non mi risulta, la mozione Realacci ed altri n. 1-00110, la mozione Piffari ed altri n. 1-00117 e la mozione Ghiglia ed altri n. 1-00118. Ove così non fosse, formulerei un invito al ritiro, come anche per la mozione Libè ed altri n. 1-00119, il quale però è l'unico che non ha partecipato alla stesura della cosiddetta mozione comune.
Pertanto, sulla mozione Alessandri (presidente della VIII Commissione), Ghiglia, Mariani, Piffari ed altri n. 1-00122 il parere è favorevole. A seguito di questo parere, chiedo agli onorevoli Realacci, Piffari e Ghiglia di ritirare le loro rispettive mozioni.
Sulla mozione Libè ed altri n. 1-00119 mi rimetto all'Assemblea.
Infine, per la risoluzione Zamparutti ed altri n. 6-00016 formulo un invito al ritiro perché molti dei punti all'interno della stessa sono già contenuti nella mozione comune.
Su altri punti che sono estremamente specifici, direi anche troppo, perché danno una serie di indicazioni sulle quali avremmo bisogno di riflettere, il Governo, invece, formula un invito al ritiro, altrimenti il parere sarebbe contrario.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
MAURIZIO LUPI (ore 17,05).

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro della mozione Pag. 42Realacci ed altri n. 1-00110 formulato dal Governo.

ERMETE REALACCI. Sì, signor Presidente, accediamo all'invito al ritiro del Governo. Si è svolto un lavoro comune, tutti sappiamo che le mozioni valgono se servono ad orientare l'azione di tutti, in primo luogo del Governo. Il fatto che si sia giunti ad un testo comune è largamente positivo perché in ogni caso esso indica una serie di azioni che nella crisi possono contribuire, al tempo stesso, ad affrontare la questione dei mutamenti climatici, della riduzione dei consumi energetici, nonché della resa più competitiva della nostra economia e della produzione di occupazione.
Ciò è un dato positivo e i colleghi potranno meglio di me illustrare i motivi per cui siamo favorevoli alla soluzione cui si è arrivati. Invito, ovviamente, tutti gli altri colleghi a ritirare le loro mozioni perché, a mio avviso, il fatto di avere un ampio accordo nel Parlamento è la migliore garanzia di tradurre tale accordo in azioni concrete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro della mozione Piffari ed altri n. 1-00117 formulato dal Governo.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, accogliamo con soddisfazione questa risposta da parte del Governo e, quindi, il fatto che abbia accettato la mozione comune anche perché in questo momento temiamo che in un settore strategico come quello dell'ambiente passino in subordine gli interventi e avanzi, invece, la paura ad utilizzare risorse in settori innovativi come questo.
Credo che una mozione approvata all'unanimità o dalla stragrande maggioranza del Parlamento sia molto più importante che entrare nelle specificità delle singole mozioni presentate.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che la mozione Piffari ed altri n. 1-00117 è stata ritirata.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro della mozione Ghiglia ed altri n. 1-00118 formulato dal Governo.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, considerata la mozione unitaria, ritiriamo anche la nostra.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro della risoluzione Zamparutti ed altri n. 6-00016 formulato dal Governo.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, ritengo che i punti sull'efficienza energetica pur se non connotati da quella precisione che secondo noi sarebbe necessaria, soprattutto in termini di obiettivi e di impegni più puntuali in ambito europeo, non siano contenuti nella mozione che raggruppa quelle presentate dai vari gruppi politici; comunque, vi sono elementi importanti sull'efficienza energetica, quindi ritiro la risoluzione.

PRESIDENTE. Informo l'Aula, prima di passare alle dichiarazioni di voto, che rimangono al nostro esame due mozioni: Libè ed altri n. 1-00119, sulla quale il Governo si è rimesso all'Aula, e Alessandri, Ghiglia, Mariani, Piffari ed altri n. 1-00122 sulla quale il Governo ha espresso, invece, parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alessandri, presidente della VIII Commissione. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, intervengo brevemente. La settimana scorsa avevo chiesto il rinvio dell'esame di queste mozioni proprio perché mi sembrava giusto che vi fosse un segnale da dare all'esterno, nella maniera più condivisa possibile, che all'interno di questo Parlamento, dei gruppi che lo rappresentano e anche con l'aiuto del Governo, vi Pag. 43è la volontà di assumere un impegno per investire nell'immediato sul risparmio energetico per tutte quelle aziende che rappresentano spesso il know how che appartiene a casa nostra. Il risparmio energetico, infatti, va dall'uso dei materiali semplici a quelli anche domotici per l'ottimizzazione dei costi della vita all'interno delle abitazioni ed è anche un volano per tutte quelle fonti alternative di produzione di energia.
Si tratta di argomenti che, a grandi linee, erano condivisi in tutte le mozioni e che danno un segnale in buona parte unitario di questo Parlamento, ossia che ci apprestiamo ad adottare interventi che, anche in funzione di questa crisi, siano diretti in tal senso.
Guardo con favore, pertanto, alla sottoscrizione di una mozione unitaria per la maggior parte dei gruppi presenti. È da rimarcare che gli impegni del Governo su altri argomenti (penso al nucleare, che oggi è di attualità, e ad altri) rimangono prioritari dal punto di vista governativo, ma l'intento era proprio quello di intervenire specificamente nei prossimi mesi per dare un segnale positivo a tutto il mondo che ci sta guardando, in particolare al mondo lavorativo di casa nostra.
Con molta soddisfazione, pertanto, ho accolto la disponibilità dei gruppi a ritirare le proprie mozioni ed a sottoscrivere quella unitaria.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è un buon risultato essere arrivati ad una mozione comune e ad un testo che, unitariamente, manifesta la volontà di questa Camera su un tema così importante quale quello dello sviluppo sostenibile, della tutela dell'ambiente e della sfida ai mutamenti climatici e, contemporaneamente, alla crisi economica.
Avevamo fortemente voluto porre all'attenzione della Camera e del Governo queste tematiche. Lo abbiamo fatto presentando la mozione Realacci ed altri n. 1-00110, firmata da tutti i componenti del gruppo del PD appartenenti all'VIII Commissione (Ambiente), a partire dal presidente del gruppo, onorevole Raffaella Mariani. Speravamo che si potesse giungere ad un testo condiviso e così è stato. Di questo voglio dare atto anche al presidente della Commissione, onorevole Alessandri: era importante. Do anche atto al Governo di avere agevolato questo cammino.
È molto importante che su questi temi vi siano condivisione e convergenza ed è molto importante che si possa lavorare insieme. D'altra parte, le nostre proposte erano improntate, come sempre, all'ambientalismo del fare, la nostra unica bussola su questi argomenti: non abbiamo avuto alcun pregiudizio ideologico, alcuna posizione preconcetta, ma volontà di trovare il dialogo e di cercare convergenza ed unità.
Nella nostra mozione, infatti, abbiamo avanzato una serie di proposte assolutamente condivisibili, concrete e pragmatiche, che in grandissima parte si ritrovano pari pari nel testo finale della mozione a prima firma Alessandri n. 1-00122.
La nostra consapevolezza è che in questi giorni, in questa parte iniziale del secolo (anzi del millennio), sono due le sfide che richiedono, da parte della politica, capacità di azione, di riflessione e di proposta. Sono esattamente quella del climate challenge e quella della crisi economica che in questi giorni, sempre di più, assume connotati che destano timori e preoccupazioni.
Per fortuna, le risposte non sono in contrasto fra loro, ma, anzi, sono convergenti. Si può lavorare ad entrambi gli obiettivi attraverso le medesime misure e proposte. Cito solo qualche dato relativo alla crisi economica: le previsioni del PIL per il 2009 in Italia, secondo Confindustria, ma ormai anche secondo il Fondo monetario internazionale, sono del meno 2 per cento o del meno 2,5 per cento. Lo stesso Ministro Tremonti, negli ultimi tempi, ha rivisto le proprie previsioni, esattamente uniformandosi a quelle del Fondo monetario internazionale. Pag. 44
Purtroppo, il Fondo monetario internazionale dice che anche nel 2010 vi sarà il segno negativo davanti alla variazione percentuale del prodotto interno lordo, così indicandoci che la ripresa non è immediata, imminente e alle porte.
Lo stesso Presidente Berlusconi, qualche giorno fa, commentando il dato (non la previsione) della variazione del prodotto interno lordo del 2008 (meno 0,9 per cento), si è detto preoccupato.
I numeri che, invece, contraddistinguono i mutamenti climatici, sono ugualmente allarmanti.
Potrei citarne tanti, ma mi limito ad evidenziare i principali: la temperatura media nel secolo scorso è aumentata di 0,7 gradi e le previsioni dicono che, entro il 2100, la variazione potrà essere racchiusa nell'intervallo 1,8 - 4 gradi. L'innalzamento del livello del mare è stato di venti centimetri negli ultimi centoventi anni.
Vi è un ragionamento pericoloso, avanzato negli ultimi tempi, secondo cui la crisi economica è tanto allarmante da dover dare priorità ad essa, tralasciando di occuparsi dei temi ambientali e della sfida al mutamento climatico. Nulla di più sbagliato. È esattamente vero il contrario, come dicevo in premessa. Meglio di tutti lo ha detto Al Gore, premio Nobel, che, sul The New York Times del 9 novembre 2008, ha affermato precisamente che: le iniziative temerarie di grossa portata, necessarie a porre rimedio alla crisi del clima, sono esattamente le stesse che occorre intraprendere per risolvere la crisi economica e la crisi della sicurezza energetica.
Su questa stessa lunghezza d'onda, si è mosso Obama, d'altra parte, in qualche modo rifacendosi ad un celebre discorso di John Kennedy, che ad Indianapolis ci ricordava che la parola crisi, in cinese, è rappresentata da due ideogrammi: uno rappresenta il rischio, l'altro l'opportunità.
Cinquant'anni dopo, Obama, nell'iniziare il proprio cammino, ha voluto porre al centro della propria azione programmatica in economia esattamente quello che egli ha chiamato il New deal ecologico, la green economy, con una serie di proposte concrete. Non le enumero tutte: quella più significativa mi pare l'idea di investire 150 miliardi di dollari in dieci anni in energia rinnovabile ed efficienza energetica, prevedendo attraverso tale azione la creazione di 5 milioni di posti di lavoro.
L'Europa si muove in questo solco. In questo caso, anzi, bisognerebbe dire che il solco lo ha tracciato l'Europa. La vecchia Europa su questi temi è stata all'avanguardia. Dopo qualche freddezza in relazione al protocollo di Kyoto, oggi, grazie ad Obama, gli Stati Uniti sono in quel solco.
Le grandi democrazie europee, i Governi inglese, francese e tedesco hanno posto in essere tutta una serie di iniziative, che anche in questo caso non enumero in dettaglio. Basti ricordare che in Germania, nell'industria ambientale, sono stati creati 1,8 milioni di posti di lavoro. È diventata la priorità per molti leader, non conta se progressisti o moderati. È la priorità per leader progressisti come Barack Obama, Gordon Brown e Zapatero, ma anche per importanti leader conservatori, come Sarkozy, la Merkel e Barroso, a riprova del fatto che su argomenti come questo non possono esserci barriere ideologiche.
Vi è la necessità, invece, di buona politica, di buonsenso, di proposte concrete e di volontà di essere nazioni all'avanguardia, che guidino i processi. Da questo punto di vista, l'unitarietà della mozione cui si è pervenuti è un buon segno.
L'Italia, nell'anno di Copenaghen, deve fare la propria parte. Noi abbiamo criticato alcune titubanze, alcune freddezze, anche alcune scelte sbagliate che inizialmente, negli ultimi mesi, nel contesto dell'Unione europea, avevano contraddistinto un'innaturale alleanza dell'Italia con i Paesi dell'est, sia pure ispirata dall'esigenza, che anche noi abbiamo ritenuto sacrosanta e legittima, di difendere l'industria italiana.
Tuttavia, era ed è possibile fare l'una e l'altra cosa: difendere l'industria italiana, chiedere che essa sia innovativa, più moderna, che utilizzi tecnologie avanzate e, contemporaneamente, tutelare l'ambiente, creare sviluppo sostenibile e determinare posti di lavoro. Pag. 45
Noi riteniamo che, se negli Stati Uniti è possibile, secondo quelle misure, riuscire a creare 5 milioni di posti di lavoro, in Italia è possibile creare 1 milione di posti di lavoro nei prossimi cinque anni, proprio attraverso l'industria ambientale.
D'altra parte, sarebbe ed è un paradosso, ad esempio, solo pensare che sulle fonti energetiche rinnovabili, sull'eolico, sul solare, l'Italia, il Paese del sole, sia dietro, nonostante la buona dote di geotermica e di idroelettrica, alla Germania, alla Svezia, alla Francia e alla Spagna.
Non intervengo sulle singole misure, ne parleranno i miei colleghi, ma concludo. Quello di questa sera, a mio parere, è un buon segnale: è un buon segnale essere giunti ad un testo comune, ma è soprattutto un impegno più forte per il Governo. Lo dico al sottosegretario Menia: una mozione di questo tipo impegna fortemente il Governo.
È un buon segnale; lo è per la Camera, lo è per la politica, lo è ancora di più per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, l'UdC ha mantenuto la sua mozione per dare un segnale chiaro e vero al Paese, assumendosi in toto la propria responsabilità.
Non siamo contrari a quanto sostenuto dagli altri gruppi. Crediamo che, per valutare e prendere un impegno sulle iniziative per favorire lo sviluppo ambientale sostenibile, bisogna fare ciò in modo completo e a trecentosessanta gradi.
Non crediamo nel catastrofismo; non crediamo che questo tema debba essere, come è stato, purtroppo, a lungo, affrontato con le ideologie. Siamo per la difesa dell'uomo, siamo convinti che tutelare l'ambiente sia un dovere, perché abbiamo l'impegno e il dovere supremo di riconsegnarlo ai nostri figli nel modo migliore possibile. Non la pensiamo come quel signor Porritt, consigliere ambientale del Governo inglese, che qualche giorno fa ha detto che avere più di due figli è una scelta irresponsabile. Non la pensiamo così!
Non ci sono soluzioni immediate. Diciamocelo chiaramente: bisogna fare una politica di piccoli passi. Siamo indietro proprio perché questo Paese ha vissuto troppi scontri di parte, troppi scontri ideologici; ha cavalcato troppo la demagogia e ha mortificato le competenze che aveva. Il ritorno va affrontato subito, ma sappiamo che sarà a lungo termine.
Gli impegni sono onerosi e abbiamo il dovere di darci delle priorità. La nostra è una posizione responsabile, che condivide il «sì» all'efficienza e alle fonti rinnovabili, ma condivide, e deve dirlo chiaramente, il «sì» al ritorno al nucleare.
Crediamo nella via italiana per ottenere il raggiungimento del famoso obiettivo del «20-20-20». Diciamocelo chiaro: la via italiana non è quella del CIP6. Non siamo come gli ambientalisti che bloccano l'eolico: sta avvenendo in questi giorni nelle regioni Puglia, Basilicata e Molise, dove voi governate in tanti posti. Siamo per fare, per dire «sì» quando serve e «no» quando è sbagliato.
Crediamo in una classe politica che si assuma le proprie responsabilità, che abbia il coraggio di dire al Paese e ai cittadini quello che è giusto, senza assecondare le scelte sbagliate o spesso male informate.
Voglio ricordare tre fatti di questi giorni. Il Kuwait, Paese produttore di petrolio, ha annunciato pochi giorni fa l'ingresso nel nucleare. La Svezia, il 5 febbraio, ha abolito la moratoria sul nucleare, che vuol dire reintegrare le centrali che andranno ad esaurimento, ma ricordiamo che la Svezia produce il 50 per cento della sua energia da quella nucleare.
Da ultimo, ai tanti obamiani che abbiamo in questo Parlamento, Obama ha deliberato uno stanziamento di 18, 5 miliardi di dollari per il nucleare, per il raddoppio dei tempi di vita e della potenzialità delle proprie centrali.
Dunque, mi dispiace che non vi siano i Ministri Scajola e Prestigiacomo, ma al Ministro Scajola diciamo che siamo con lui, che siamo per il nucleare. Siamo con il Pag. 46Governo e ci complimentiamo per l'accordo siglato questa mattina, però capisca i nostri stimoli, perché le criticità ci sono. Se fossimo in campo militare, diremmo che abbiamo poco chiara la catena di comando.
Questo federalismo, che è strisciante, che abbiamo già votato con la riforma del Titolo V della Costituzione, dà dei poteri alle regioni che secondo noi non ci permetteranno di andare avanti su una strada che è necessaria. Apprezziamo dunque la buona volontà, ma noi non abbiamo accettato l'unificazione delle mozioni, perché ci vuole qualcosa in più. Voglio ringraziare il presidente Alessandri per il lavoro fatto. Diamo ugualmente un forte segnale al Paese, anche perché noi sulla mozione di maggioranza ci asterremo. Ci saremmo aspettati un parere favorevole, «signor Governo», perché quello che scriviamo è quello che voi dite tutti i giorni, e ci meraviglia che lasciate all'Aula la decisione.
Noi siamo quegli ambientalisti, che credono che una ferrovia in più tolga inquinamento dalle strade. Siamo quegli ambientalisti - e mi dispiace, ripeto, che non sia presente il Ministro Scajola - che credono che la messa in sicurezza del giacimento di metano dell'alto Adriatico, anche non utilizzato, serva a dare garanzie a questo Paese; su tutto ciò, il Ministro, invece, si è trovato contro la sua stessa maggioranza.
Ci vogliono amministratori coraggiosi, quegli amministratori che hanno il coraggio - lo dico anche a tanti amministratori di sinistra che non l'hanno fatto - di chiudere i centri storici dando servizi ai cittadini. Perché è ovvio, togliendo le auto dal centro i cittadini hanno bisogno di muoversi meglio; ma ci vuole coraggio, perché se lo si dichiara soltanto, è ovvio che nasce l'insurrezione. Le cose vanno fatte, perché la gente poi ha la capacità e l'intelligenza di capire.
Dunque noi abbiamo una volontà vera, una volontà costruttiva per dare un futuro a questo Paese, e abbiamo il coraggio delle nostre scelte: abbiamo il coraggio di scrivere con nome e cognome quello che vogliamo fare. Non difendiamo posizioni di potere, come non abbiamo difeso le province e continueremo a farlo: difendiamo le scelte che servono ai nostri cittadini.
«Signor Governo», signor Presidente, se si vuole fare, e fare bene, per il Paese, l'UdC ci sarà, ma noi vogliamo che il fare bene non serva a pochi ma serva a tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, intervengo anch'io a sostegno della mozione unitaria, che riunisce le mozioni Realacci ed altri n. 1-00110, Piffari ed altri n. 1-00117 e Ghiglia ed altri n. 1-00118, concernenti iniziative per favorire uno sviluppo ambientale sostenibile. Desidero sottolineare che proprio dai deputati del Partito Democratico è venuta la prima proposta al riguardo, alla quale sono succedute, come normalmente avviene, iniziative degli altri gruppi parlamentari sullo stesso argomento.
Nel corso della discussione sulle linee generali, da tutti i rappresentati dei gruppi sono venute parole di condivisione circa la rilevanza del tema, e abbiamo visto l'impegno profuso per arrivare ad una sintesi unitaria e costruttiva delle diverse proposte. Oggi abbiamo un testo condiviso, e credo che questo sia un segnale importante, un segnale unitario rispetto a questo tema particolarmente rilevante da trasmettere al Paese e al mondo economico in un momento di così grande difficoltà. Perché questa era ed è la motivazione che è stata alla base della nostra proposta: affermare anche in questa sede una serie di impegni precisi, che chiamano a responsabilità concrete il Governo per fronteggiare anche nel nostro Paese, così come si sta facendo in altri Stati europei e in America, la più grave crisi economica degli ultimi decenni; mettendo al centro di un impegno condiviso la sfida ambientale, cioè l'impegno di perseguire un nuovo modello di sviluppo sostenibile in grado di contrastare con la dovuta efficacia le Pag. 47emergenze climatiche ed energetiche che pesano sul mondo contemporaneo, e al contempo tracciare nuove prospettive di crescita del sistema economico globale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,30)

CHIARA BRAGA. Noi riteniamo che l'Italia possa partecipare a pieno titolo a questo progetto, perché ha davanti a sé delle grandi opportunità. Il prossimo G8 italiano potrà essere l'occasione per assumere un ruolo di stimolo e di impulso a livello comunitario ed internazionale, per il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto e l'impostazione delle politiche successive, per dare attuazione agli impegni assunti in ambito europeo in relazione alla riduzione di emissioni di gas serra, allo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili e al miglioramento dell'efficienza energetica.
La sfida energetica rappresenta il fronte di maggiore impegno per il nostro Paese, e per questo riteniamo che occorrano misure di sistema, una strategia coordinata di investimenti pubblici e privati sostenuti da politiche industriali e fiscali che orientino le produzioni e i consumi verso uno sviluppo sostenibile, in grado di attivare un nuovo circuito produttivo e la creazione di nuove imprese e di nuovi posti di lavoro.
Il nostro sistema industriale ha già fatto dei passi importanti in questo campo, riducendo i propri consumi energetici e sperimentando ambiti di lavoro innovativi nel settore delle energie rinnovabili, ma oggi più che mai questa tendenza deve essere sostenuta anche con scelte di politica economica adeguate.
Occorre sostenere gli sforzi già compiuti dalle nostre imprese promuovendo quelle industrie che producono impianti e tecnologie per lo sviluppo dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili.
Cito un solo dato: con il CIP6 in questi anni abbiamo speso quanto la Germania, che però oggi è lo Stato che ha l'industria più forte nel settore delle energie rinnovabili.
Dobbiamo mettere in campo misure di semplificazione delle procedure e degli adempimenti burocratici per la realizzazione di nuovi impianti, ma anche ripristinare gli incentivi a favore della ricerca e dell'innovazione tecnologica, vanificati nella loro efficacia dalla mancanza di garanzie e di certezze.
Parallelamente occorre agire, ed anche molto concretamente, sul lato dei consumi energetici e dei comportamenti individuali e collettivi; favorire la riconversione ecologica dei consumi domestici da parte dei cittadini, confermando quelle misure di incentivazione alla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente e mantenendo gli impegni in ordine alla produzione di quote di energia rinnovabile anche per i nuovi edifici (al contrario di quanto si sta facendo, purtroppo, proprio in questi giorni); ripristinare la certificazione energetica per gli edifici anche nella compravendita di immobili e sostenere un processo di riconversione ecologica di tutto il patrimonio edilizio del nostro Paese, a vantaggio prima di tutto dei cittadini che vedrebbero ridotti significativamente i costi per i propri consumi nelle case; ridurre la produzione a monte di rifiuti, anche attraverso lo sviluppo di tecniche di ricerca e di produzione che riducano il conferimento di beni al ciclo dei rifiuti e insieme costituiscano opportunità di sviluppo per il sistema produttivo. Infine, un altro comparto, che riteniamo fondamentale sostenere in questo particolare momento, è quello degli enti locali ai quali dobbiamo consentire di adottare, anche nel campo energetico ed ecologico, una programmazione seria ed efficace, liberare risorse e potenzialità per gli investimenti pubblici di piccole e medie dimensioni ma di immediato avvio che rispettino gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti e di risparmio energetico; avviare un programma straordinario per il rifacimento delle condotte idriche in tutto il Paese per la riduzione degli sprechi ed il riutilizzo di acque reflue; potenziare le forme di mobilità sostenibile Pag. 48a partire dal trasporto pubblico locale e dal potenziamento della mobilità ferroviaria e su acqua.
Su questo fronte credo che ci debba essere e debba venire già dai prossimi provvedimenti un impegno forte, in parte per far fronte ai tagli pesantissimi che sono stati stabiliti con la legge finanziaria. Ne cito solo uno che riguarda in maniera consistente il mio territorio e la provincia dalla quale provengo, quella di Como, che ha visto ridursi di 14 milioni di euro il finanziamento sul trasporto lacuale; questo rappresenta un grave danno che viene riversato sulle imprese, sui cittadini che utilizzano questa forma di trasporto ed anche sul sistema turistico di tutto il territorio.
Non mi dilungo oltre perché ho citato solo alcune delle misure che abbiamo proposto nella mozione e che sono state recepite nel testo unitario; si tratta di iniziative concrete che non scontano nessun retaggio ideologico e che invece vogliono costituire una proposta seria e responsabile per fronteggiare la difficile situazione economica del nostro Paese con uno sguardo di prospettiva.
Per questo motivo, ci auguriamo che il Governo e quest'Aula le facciano proprie esprimendo sulla mozione un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, il Movimento per l'Autonomia ha contribuito alla stesura della mozione Ghiglia ed altri n. 1-00118 ed ha aderito alla richiesta del presidente Alessandri di una riflessione per arrivare ad una mozione unitaria; conseguentemente, aderiamo alla proposta che è stata formulata questa sera.
L'MpA chiede al Governo di assicurare adeguate risorse finanziarie ed organizzative per la definizione di una strategia di investimento per lo sviluppo sostenibile che sia volta alla realizzazione degli obiettivi fissati in sede internazionale e che al tempo stesso si ponga quale volano di una crescita occupazionale nei settori industriali e commerciali coinvolti.
Dal 1992, quando si tenne la conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo, conosciuta come Conferenza di Rio, il tema dello sviluppo sostenibile è ampiamente dibattuto, non solo in Italia, ma anche nell'Unione europea, e in tutta la comunità internazionale. Il primo principio della dichiarazione di Rio recita: gli esseri umani sono al centro delle preoccupazioni per lo sviluppo sostenibile, essi hanno diritto ad una vita sana e produttiva in armonia con la natura. È nostra intenzione farci carico delle esigenze di sviluppo, e di crescita, promuovendo la dignità della persona umana, attraverso l'affermazione del diritto a un ambiente sano. Ciò implica, inevitabilmente, un richiamo ai doveri e, quindi, alla responsabilità verso i beni della natura dove si svolge la vita umana. Ovviamente, per essere sostenibile, lo sviluppo deve necessariamente recuperare l'equilibrio tra l'obiettivo di crescita economica, sociale e ambientale, non solo per la tutela del profitto, ma soprattutto per la difesa dell'uomo dalla povertà, facendosi carico dell'esigenza di assicurare il benessere di oggi, senza compromettere quello delle generazioni future.
Questa sostenibilità ecologica è realizzabile solo in un contesto di crescita sociale ed economica, attraverso la soluzione del problema della miseria nel nostro Paese, e soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. A tal fine, chi si occupa di ambiente non deve mai accantonare quella interiorità umana sempre più messa ai margini da una cultura consumistica e materialistica. Credo valga la pena ricordare la definizione data da Giovanni Paolo II, che in passato ha posto con determinazione la questione di un'autentica ecologia umana: un'ecologismo che prescinda dall'uomo, che non parta dall'uomo, e che si preoccupa di coniugarlo con le esigenze di sviluppo esclusivamente al fine di tutelare il profitto, non ha senso, ed è fine a se stesso. Pag. 49
Al Governo chiediamo, quindi, di assumersi, non solo gli impegni riportati dalla mozione concordata, ma anche di porre l'uomo al centro della sua politica ambientale; maturi la consapevolezza che se lo sviluppo non è globale, se non raggiunge tutte le aree del Paese, e del mondo, le zone sottosviluppate sono prima, o poi, causa di instabilità nell'evoluzione concreta dello sviluppo stesso.
Per queste ragioni, signor Presidente, il Movimento per l'Autonomia preannuncia il voto a favore della mozione concordata (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, come Partito Democratico, condividendo questa mozione, vogliamo dare un segnale in una direzione che, come è stato ricordato dai precedenti interventi, riteniamo debba vedere uno sforzo di tutte le forze politiche del Paese per affrontare la pesante crisi economica. Una direzione che sancisca definitivamente che l'ambiente non è un lusso, ma una parte integrante di un nuovo percorso di sviluppo.
Uno spazio importante per l'applicazione di questi otto punti previsti della mozione che abbiamo condiviso, l'avranno certamente gli enti locali, che, come enti di governo più vicini ai cittadini, ne possono condizionare le scelte e i comportamenti. In questi giorni a Bruxelles più di quattrocento autorità locali, sotto l'egida della Commissione europea, si sono impegnate a ridurre l'effetto serra, mettendo in atto delle azioni virtuose. Abbiamo sottolineato - vi è un punto ben preciso della mozione - come le politiche pubbliche attraverso gli acquisti verdi possano indirizzare positivamente il mercato privato verso imprese che producano beni e servizi meno impattanti per l'ambiente. Ogni anno le amministrazioni pubbliche europee spendono l'equivalente del 16 per cento del prodotto interno lordo europeo per l'acquisto di beni, quali le attrezzature d'ufficio, materiale da costruzioni, veicoli da trasporto, o servizi, quali manutenzione degli edifici, servizi di trasporto, servizi di pulizia, ristorazione e opere.
Gli appalti pubblici cosiddetti verdi possono determinare le tendenze della produzione e incentivare le imprese a sviluppare tecnologie ambientali. Queste potrebbero anche incrementare la competitività della nostra industria, stimolando l'innovazione delle ecotecnologie, un settore tra l'altro a crescita elevata in cui l'Europa gode già di una posizione di leader mondiale. Alcuni Stati membri all'avanguardia nel settore si sono fissati obiettivi ambiziosi. Ricordo il Governo olandese che intende arrivare al 100 per cento di appalti sostenibili entro il 2010; il Governo austriaco che ha fissato una serie di obiettivi da raggiungere entro il 2010 per cinque gruppi di prodotti; l'amministrazione francese, il Regno Unito, dove il piano d'azione per gli appalti sostenibili è strettamente connesso ad una serie di obiettivi sostenibili applicati agli uffici dell'amministrazione centrale, fra cui si segnala l'impegno a raggiungere un bilancio di CO2 neutro entro il 2012 e a ridurre le emissioni di carbonio del 30 per cento entro il 2020.
L'Italia in questi ultimi dieci anni ha fatto poco ed invitiamo quindi il Governo a dare seguito al piano nazionale recentemente approvato. Va riconosciuto che, con l'ultimo provvedimento del Consiglio dei Ministri, qualcosa è stato fatto per incentivare l'uso di autoveicoli meno inquinanti, mettendo anche risorse nel settore dell'efficienza degli elettrodomestici. Giudichiamo bene anche la proposta di legge, che in questi giorni ha cominciato il suo iter in Commissione ambiente, che riguarda il sistema casa-qualità e prevede tutta una serie di interventi in edilizia importanti verso la sostenibilità.
Prima di concludere, vorrei esprimere due considerazioni rispetto all'intervento dell'onorevole Libè. Noi abbiamo proposto questa mozione, credendo di poter fornire un contributo al tema della crisi, una crisi che è pesantemente in atto. La scelta del Pag. 50nucleare, su cui abbiamo già espresso i nostri dubbi e svolto già le nostre considerazioni, quando abbiamo discusso il provvedimento in Aula, se si fa riferimento alla tempistica, non potrà certo fornire una soluzione alla crisi che oggi viviamo. I benefici del nucleare - se mai si farà in questo Paese - si potranno avere forse tra 15 o 20 anni; quindi, crediamo che queste considerazioni fatte dall'UdC non siano pertinenti rispetto allo spirito che si voleva mettere in atto con questa mozione.
Come Partito Democratico quindi riteniamo che investire nell'ambiente sia una delle possibile vie, all'uscita della crisi, dell'economia reale, certamente non l'unica, ma un viatico importante, una riconversione ecologica come passo importante verso uno sviluppo più sostenibile. In questa mozione riteniamo vi siano punti importanti e qualificanti - così come hanno spiegato i miei colleghi del Partito Democratico - che vanno nella direzione da noi auspicata, ed è per questo che la voteremo convintamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, credo che siano chiare a tutti le due grandi situazioni che abbiamo di fronte: la crisi economica ed i cambiamenti climatici, due momenti ben presenti nella vita quotidiana di tutti noi. Mi riferisco alla crisi economica che si registra in tutte le comunità, nelle centinaia di fabbriche che sono in cassa integrazione, e che si traduce in quella proiezione di quasi due milioni di posti di lavoro che perderemo entro il 2009. Non mi riferisco solo a questo aspetto, ma anche alle azioni che le nostre comunità, i nostri territori stanno ponendo in essere per cercare di raccogliere risorse anche oltre la legge, attraverso dei fondi, attraverso l'azione delle parrocchie, delle comunità, delle stese diocesi, per sostenere i lavoratori in questo momento difficile. Quando i lavoratori manifestano per difendere il loro posto di lavoro, non sono divisi, come magari il Governo vuol farci credere (quando afferma che sindacati si presentano divisi). Si presentano divisi in alcuni momenti, ma in quelli che contano i lavoratori sono uniti, e noi dobbiamo in questo momento essere con loro.
Dall'altra parte, lo scenario dei cambiamenti climatici non è di poco conto e già ci dà delle avvisaglie, ma non da oggi, perché abbiamo vissuto in questi mesi eventi calamitosi in Calabria o in Emilia o al nord, (in Piemonte solo pochi mesi fa), ma perché ormai da alcuni anni, se non decenni, questi eventi sono sempre più presenti e ciclici.
Stiamo affrontando un rischio di desertificazione delle nostre coste e non ce ne vogliamo accorgere. Questi elementi non si rilevano soltanto quando li leggiamo sui giornali o ce ne accorgiamo, viaggiando per la nostra Italia: ce lo dicono i migliori scienziati al mondo. Raramente qualcuno si dissocia, dicendo che non è vero e ricordando quanta neve c'è stata quest'anno e che abbiamo affrontato situazioni di rischio valanghe e non di carenza di neve: vedete quanta acqua è precipitata in Calabria in venti giorni e, quindi, non c'è siccità! Tuttavia, ci dimentichiamo che altri Paesi nel frattempo vivono condizioni di siccità. Si pensi a quanto è accaduto in Australia o a quanto accaduto e sta accadendo in Cina. Questi fenomeni ci chiamano in causa, perché molto sta accadendo sotto il profilo del danno, del carico che stiamo riversando nell'utilizzo del nostro ambiente.
Questi eventi sono abbinati; ritengo che, se affrontassimo con molto più coraggio le tematiche ambientali, potremmo trovare risposte subito e in modo concreto anche per il mondo del lavoro. Se in questo momento l'industria manifatturiera è in crisi, bisogna investire per rilanciare in settori innovativi.
Ritengo che anche l'Unione europea, nell'approvare il settimo accordo quadro sulla ricerca e l'innovazione, abbia dato indirizzi ben precisi: su questi settori di ricerca e di sviluppo tecnologico noi siamo Pag. 51fermi. In pochi mesi, dalla necessità di avere a disposizione petrolio, gas, carburanti a tutti costi, ci siamo accorti tutti della paura che, con la chiusura di un tubo in Ucraina, vivessimo giorni o mesi al freddo. Ci accorgiamo che nei periodi più freddi dell'anno il consumo di energia elettrica diminuisce del 10 per cento, che l'industria siderurgica - sono notizie di questi giorni - diminuisce del 40-45 per cento. Significa che segnali così forti non sono fenomeni temporanei.
In Italia attraversiamo una crisi di un settore trainante come l'edilizia. Vi è una crisi in settori di imprese altrettanto importanti che hanno sempre sviluppato il loro lavoro su opere pubbliche, su grandi opere pubbliche non soltanto in Italia, ma nel mondo. In questo momento tale situazione costituisce un motivo in più per richiamare alcuni interventi a difesa dell'ambiente e di quegli obiettivi che si sono posti, non soltanto in Italia, ma in Europa e nel mondo intero, attraverso gli obiettivi di Kyoto: obiettivi vicini ma non come raggiungimento tecnico. Non abbiamo mai visto il 20-20-20 né sul risparmio energetico né sulle fonti rinnovabili né tantomeno sulla diminuzione della produzione di CO2. Si è registrata una diminuzione dell'1 per cento in tutti questi anni e solo fra poco, circa quattro anni, dovremmo aver raggiunto questi obiettivi.
Ritengo che lo sforzo maggiore vada compiuto anche con azioni concrete. Durante la discussione sulle linee generali ho portato l'esempio provocatorio, e non poco, del governatore della Lombardia che, pochi giorni fa, proponeva di eliminare la vendita di autovetture diesel. Sappiamo che il CO2 viene prodotto in parte, per il 25-30 per cento, dalla produzione di energia ma per un altro 25 per cento circa, dall'utilizzo nel settore della mobilità: per quanto riguarda le autovetture e i mezzi di trasporto pubblico siamo molto antiquati. Si potrebbe promuovere anche soltanto l'utilizzo di tecnologie che oggi abbiamo in dotazione. Non mi riferisco, quindi, come qualcuno ha proposto in Aula, all'utilizzo del nucleare di terzo livello e, quindi, alla modifica di quello vecchio, senza avere il coraggio di andare verso il futuro.
In questo settore, anche solo l'utilizzo di macchine a gas o ad idrogeno ci permetterebbe di dimezzare le immissioni di CO2 nell'aria e nello stesso tempo vi sarebbe anche un risparmio per le tasche delle famiglie e dei cittadini. Infatti, se in questi mesi in Italia, ma anche in Europa e nel mondo occidentale, vi è stato un forte aumento di utilizzo di autovetture a metano o a GPL, è perché viene a costare il 30, 40 o 50 per cento in meno, a seconda delle nazioni, rispetto al reale costo. Risparmiare 20, 30 o 40 euro ad ogni pieno è importante per tutte le famiglie.
Se avessimo il coraggio di prevedere queste misure nei singoli decreti-legge che qui ormai settimanalmente ci vengono presentati, potremmo andare incontro anche alle esigenze delle famiglie.
Vi è la necessità di adeguare in questo campo la rete di distribuzione: non abbiamo sufficienti distributori di gas o di metano. Abbiamo varato norme che tutelavano il monopolio e di qui la scarsa distribuzione di questi impianti sul territorio. Basta dire che ne abbiamo poco più di un migliaio, distribuiti quasi tutti nel centro-nord e, quindi, metà dell'Italia non ha ancora una sufficiente rete di distributori di questo tipo di impianti. Credo che accordi di programma, insieme con le regioni e con le risorse della Comunità europea, potrebbero in breve tempo e in pochi anni raggiungere gli obiettivi che vogliamo. Certo, bisogna avere il coraggio di investire sulle industrie in crisi, per rigenerare in loro il coraggio di investire in questi settori nuovi: nell'eolico, nel geotermico, nel solare. Noi importiamo dalla Cina i pannelli solari, perché magari siamo convinti che costino poco, ma in realtà non troviamo produzioni simili sul nostro territorio: li importiamo dalla Germania e li importiamo da Israele. Credo che avere il coraggio di sostenere l'industria, anche la piccola industria, sul nostro territorio potrebbe dare molti risultati utili.
La mozione in esame di fatto fa un po' marcia indietro su alcuni aspetti coraggiosi. Pag. 52Chiedevamo che l'Italia si facesse carico, all'interno del G8, di portare avanti queste posizioni importantissime. Non è possibile, ma ci auguriamo che il Governo comunque, a margine del G8, lo faccia, con qualche risoluzione o con qualche tentativo di inserire anche questi obiettivi. Infatti, auspichiamo azioni coraggiose come quelle di Obama, che qui qualcuno ha richiamato: non sono state stanziate risorse solo per mettere in sicurezza le centrali nucleari americane, ma anche per questi nuovi settori concernenti forme di energia meno costose, più pulite e che sicuramente offrono maggiori prospettive nel tempo.
Non è un problema di quantità di risorse di giacenza; il problema è trovare un sistema che si rigeneri in modo naturale, non forzando il territorio. Noi dell'Italia dei Valori voteremo a favore della nostra mozione in esame e saremo naturalmente contrari a quegli interventi che rispolverano, sotto la paura, il rilancio di un nucleare vecchio e superato in tutto il mondo occidentale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, la questione di fondo che si pone, quando parliamo di sviluppo sostenibile, è quella di quali opportunità intendiamo cogliere a partire dalle nostre condizioni e potenzialità ed a quali costi economici e sociali. Quando parliamo di sviluppo sostenibile parliamo allora di azioni di Governo, come capacità di scegliere, prevedendo e considerando sempre tutte le alternative possibili.
L'opportunità di un dibattito parlamentare sullo sviluppo sostenibile in funzione, penso, anche della definizione di una strategia energetica nazionale, è da questo punto di vista importante, salvo poi verificare quale sarà l'impatto della mozione che sarà approvata. Infatti, il modo di procedere come quello che oggi vede Berlusconi firmare accordi sul nucleare senza che il Parlamento abbia ancora approvato le leggi di riferimento, ci preoccupa.
Ci preoccupa da un punto di vista istituzionale e metodologico, perché impone aprioristicamente una scelta energetica che è anche una ben precisa scelta industriale e culturale. Come radicali non eravamo, un tempo, contrari ideologicamente al nucleare, come non lo siamo oggi. Siamo, però, sempre contrari a certi modi, a certe decisioni assunte in modo scontato. Per questo e con questo spirito noi voteremo la mozione congiunta con l'intendimento di interloquire con la maggioranza affinché sia posta al centro della strategia energetica nazionale l'efficienza energetica, che noi intendiamo come un modo diverso di concepire la produzione, che sappia essere meno aggressiva ed invasiva delle risorse a nostra disposizione. L'efficienza energetica è un po' come quelle signore che tutti vogliono ma che poi nessuno si piglia per davvero, tanto che, tra i tre obiettivi del 20-20-20 del pacchetto clima-energia dell'Unione europea, quello sull'efficienza energetica è l'unico a non essere vincolante.
Esistono le lobby delle rinnovabili, esistono le lobby della riduzione della CO2 ma non esiste, secondo me, la lobby della via più semplice per ridurre i consumi di energia primaria, per migliorare in modo consistente la sicurezza dell'offerta energetica, per ridurre le bollette dei consumatori e per promuovere l'innovazione tecnologica in ogni settore e aumentare, così, la competitività dei prodotti e dei servizi europei. Non esiste, in buona sostanza, una lobby della bontà insita nella semplicità del discorso legato all'efficienza energetica. Eppure, le realtà importanti sono sempre determinate da fattori semplici, che di solito sono anche profondamente seri ed i danni, spesso, si producono quando non si rispettano le cose semplici a vantaggio, invece, di quelle complicate o complesse.
L'auspicio è quindi quello di un'inversione di rotta nelle politiche di sostenibilità ambientale, un'inversione che renda prioritario il conseguimento di un consistente obiettivo di efficienza energetica in Pag. 53Italia, in Europa e nel contesto globale, iniziando dalla cooperazione con i Paesi a noi più vicini.
Per quanto riguarda l'Europa, abbiamo assistito ad un protagonismo italiano per quanto concerne la richiesta di rinvii e di revisioni al ribasso degli impegni europei, sul fronte delle politiche di sostenibilità ambientale, in particolare per quanto riguarda le emissioni di CO2. Vorremmo vedere, invece, una leadership di segno propositivo del nostro Paese sul piano dell'efficienza energetica, da un punto di vista politico e tecnologico, affinché l'Unione europea integri il pacchetto energia con un impegno vincolante al conseguimento effettivo dell'obiettivo del 20 per cento di maggiore efficienza nel 2020, tenendo conto del potenziale dei diversi Paesi nella ripartizione degli impegni. Noi pensiamo che solo così la strategia europea su energia e clima possa portare ad un saldo costi-benefici positivo per l'Europa intera e più equo per l'Italia.
C'è stato chiesto di ritirare la nostra risoluzione, altrimenti il Governo avrebbe espresso un parere negativo, perché troppo puntuale e specifica. Questo mi ha un po' stupita, devo dire, perché se il Governo ha fatto sponda forte con Confindustria proprio su quelle politiche europee di cui si è reso protagonista in ambito europeo per quanto riguarda rinvii e riduzione degli impegni sul fronte delle politiche di sostenibilità ambientale, devo dire che quelle puntuali richieste, che avevamo inserito nella nostra risoluzione, rispondevano proprio a richieste che provengono da quelle stesse associazioni industriali. Ci auguriamo, quindi, che l'approvazione di questa mozione congiunta possa essere l'avvio di un'interlocuzione più seria e stringente sulla questione dell'efficienza energetica (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è interessantissimo il dibattito che si è sviluppato in quest'Aula, da ogni punto di vista. Tuttavia, è anche interessante leggere, dai giornali di oggi, di un incontro tra Silvio Berlusconi e il Presidente francese per stipulare un accordo in ordine al nucleare.
Mi viene da pensare che tutto ciò che è successo in questi giorni e in questi mesi non è servito a nulla, non ha fatto capire niente, non è stato interessante per nessuno. Questo neo-liberalismo sfrenato, questo modello imprenditoriale a tutti i costi, questo individualismo qualunquista molte volte viene messo al primo posto non nell'interesse di una società che dovrebbe essere al servizio della collettività e dei cittadini ma, invece, a disposizione di una società che ha come obiettivo principale solo il dio guadagno, cioè operare attraverso dei meccanismi che hanno un ritorno solo ed esclusivamente economico.
Perché dico questo? Il nucleare, come molti sostengono e dicono, potrebbe essere l'alternativa o la soluzione di tutti i problemi. In realtà, non è la soluzione di tutti i problemi, ma è il male peggiore che vi possa essere, e ciò per una serie di motivi. L'ho già detto in quest'Aula qualche mese fa, invitando sia coloro che sono intervenuti contro sia i rappresentanti del Governo a prendere atto dei registri dei tumori che vi sono nei comuni vicini alle centrali nucleari, dove vi è un tasso di leucemie che va dal 2 al 5 per cento in più rispetto alla popolazione normale. Il 2 per cento significa, su cento persone, due, su mille, venti e su 10 mila, duecento. Questo significa che abbiamo un tasso di mortalità per malattie degenerative altissimo, prodotto dalle scorie radioattive che sono in prossimità delle centrali nucleari.
Lo abbiamo denunciato già in quest'Aula e abbiamo chiesto di riflettere sull'argomento. L'abbiamo chiesto al Governo e anche a coloro i quali, membri di questo Parlamento, avevano preso una posizione a difesa del nucleare. Abbiamo fatto questo non per dire o per sostenere che vogliamo essere bravi o i più bravi, ma soltanto per fare il nostro lavoro di parlamentari, per parlare all'interno del Parlamento e dire ciò che pensiamo, invitando Pag. 54i colleghi non ad accettare per partito preso ciò che diciamo ma a vedere, guardare e capire bene ciò di cui stiamo parlando.
Oggi in questa società, che è cartesiana e meccanicistica, chi parla di ecologia o di olismo viene quasi messo alla berlina e forse viene visto come qualcuno che viene dall'altra parte del mondo. Infatti, oggi non si capisce il linguaggio dell'olismo né quello dell'ecologia, ma un solo linguaggio, che è quello meccanicista-cartesiano, è il linguaggio del dio denaro e del guadagno, che tende a dare la spiegazione e la logica di ogni avvenimento, non per giustificare quello che si deve portare avanti ma per l'obiettivo e l'interesse personale di qualcuno o di alcuni gruppi che mettono a repentaglio la vita dei cittadini.
Quando sosteniamo, cari colleghi, egregio Presidente, signor rappresentante del Governo, che vi sono centrali elettriche, centrali nucleari e rifiuti nucleari sparsi sul territorio nazionale, facciamo anche dei riferimenti. Vi sono già dei registri che documentano effettivamente che vi è un tasso di malattie che va dal 2 al 5 per cento, e ci riferiamo a malattie degenerative. A questo punto apro una parentesi, per coloro i quali non capiscono queste parole, «malattie degenerative»: esse significano Alzheimer, tumore dei polmoni, leucemie, e tutto ciò che è veramente mortale e distruttivo per l'essere umano.
Pertanto, questa nostra chiacchierata, questa nostra riflessione all'interno di questo Parlamento dovrebbe portare ognuno di noi, prima di prendere posizione e di esprimere il voto, quanto meno a documentarsi attentamente, per verificare se quanto detto dal collega Scilipoti risponda o no alla realtà. Ma nel caso in cui dovesse rispondere alla realtà, chi voterà a favore del progetto di mandare avanti un sistema che comporta l'alternativa nucleare, si assume e si assumerà una grande responsabilità.
Tale responsabilità non è solo ed esclusiva di chi lo fa, ma è una responsabilità anche nei confronti dei propri figli e dei figli di coloro i quali vengono definiti in questo momento, nel senso più nobile della parola, che molti hanno dimenticato, esseri umani.
Infatti, la cosa più importante è cercare di garantire la vita e la qualità di vita, e subito dopo trovare soluzione ai problemi. I problemi si risolvono con serietà e con equilibrio, e non certamente con la presa di posizione di oggi del Presidente del Consiglio, che ha firmato un accordo con il Presidente francese sulla questione del nucleare quando ancora all'interno del Parlamento e nel Paese esiste un dibattito. Prima di ogni cosa vi deve essere il dibattito, e subito dopo verranno le soluzioni ai problemi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare il presidente della Commissione, Angelo Alessandri, per il lavoro di mediazione che ha portato ad un testo unitario della mozione sullo sviluppo sostenibile, un tema estremamente complesso, un tema in cui si rischiava di cadere nell'ideologismo eccessivo e in cui ciascuno di noi, dando un'interpretazione diversa, rischiava di metterci la propria particola senza mai intendersi con l'altro.
Questa mozione fissa degli impegni per il Governo possibili, realizzabili e pragmatici. Si è cercato di evitare in questo documento di trasformare un tema così importante, così strategico, così fondamentale per il futuro nostro e delle generazioni che seguiranno, in un comizio. Non per rispondere al collega che mi ha preceduto, ma come potrebbe insegnare il Presidente di turno della Camera, onorevole Buttiglione, Cartesio è diventato famoso e noto ai più per una sintesi del suo pensiero «cogito ergo sum» (penso e dunque sono). Inviterei tutti i colleghi a pensare prima di parlare e di citare a sproposito Cartesio, facendo del terrorismo vetero-ambientalista che ci eravamo dimenticati da qualche decennio. Infatti, alla base di una filosofia Pag. 55così importante ci devono essere comunque il pensiero, la cogitazione, la ponderazione degli argomenti, l'attenzione nei confronti dei termini.
Andare a richiamare patologie e drammi umani ed andare ad estremizzare con statistiche parziali e obsolete per cercare non di destare l'attenzione, ma di scatenare su di sé l'attenzione facendo del sensazionalismo irresponsabile, credo non sia un buon servizio alla sostenibilità dello sviluppo, ma neanche al buonsenso che dovrebbe guidare ogni nostra azione e, anche in questo caso, ogni nostra mozione.
È evidente che noi del Popolo della Libertà, nel giungere a un testo unitario, abbiamo privilegiato l'intesa ed abbiamo voluto sottolineare i punti che ci uniscono anche trasversalmente in quest'Aula anziché enfatizzare le differenze. Se avessimo voluto oggi, con la forza dei numeri, imporre una visione ideologizzata da destra dello sviluppo sostenibile avremmo potuto farlo, ma forse saremmo stati poco cartesiani, perché non avremmo fatto un servizio alla nostra Nazione, non avremmo fatto un servizio all'ambientalismo possibile, non avremmo fatto un servizio allo sviluppo sostenibile, non avremmo fatto un servizio ai nostri figli ed ai nostri nipoti, ma ci saremmo limitati ad una testimonianza politica abbastanza gretta, peraltro destinata a non lasciare il segno.
Quindi, abbiamo voluto proprio in questa mozione, onorevoli colleghi, sottolineare nella premessa il vincolo temporale della mozione stessa e abbiamo anche inteso lasciare ampia libertà al Governo per quanto riguarda le politiche nel medio e lungo termine. Colleghi, mentre qualcuno ci vuole dare lezioni di nucleare, abbiamo scoperto in quest'Aula che c'è qualcuno più nuclearista del Presidente Berlusconi e del Popolo della Libertà. Ma, mentre qualcuno auspica e impegna il Governo a procedere immantinente sulla strada del nucleare, il Presidente Berlusconi questa mattina col Presidente Sarkozy ha firmato già un impegno sul nucleare per costruire quattro centrali nei prossimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Quindi, potremmo già parlare di impegno assolto, ma non vogliamo polemizzare, perché è evidente.
Colleghi, si può ridere su questo, ma alcuni di quelli che oggi nell'Aula ridacchiano, sono ancora nelle valli di Susa, di cui parlerò tra poco, a molestare le persone anziane, dicendo che la linea ad alta capacità metterà loro l'amianto nella minestra. Poi si viene qui a ridere quando si dice che questo Governo finalmente ha stabilito una pietra miliare per lo sviluppo di questa Nazione, dopo vent'anni di immobilismo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
A prescindere da queste valutazioni polemiche, che non stanno molto nello spirito bipartisan della mozione che tutti insieme abbiamo sottoscritto, vorrei anche rimarcare un altro aspetto di quello che intendiamo per sviluppo sostenibile, ed è un grande risultato, credo, per la Nazione intera. Oggi, finalmente, dopo quindici anni si è dato il via al bando per il progetto preliminare della linea ad alta capacità Torino-Lione. Tale linea, ad esempio, ridurrà il traffico su gomma da 4.000 a 500 passaggi al giorno, diminuirà il numero dei treni, aumenterà la pulizia nei trasporti. Si tratta di un altro impegno, un'altra testimonianza concreta di ciò che, al di là delle mere attestazioni di principio, il Popolo della Libertà intende come sviluppo sostenibile.
Quindi, voteremo convintamente a favore di questa mozione, impegnandoci peraltro a perseguire con attenzione, anche rispetto ai tempi di realizzazione, la nuova politica del Governo sul nucleare, proprio perché prima di averla concepita l'abbiamo pensata, l'abbiamo riflettuta, non siamo andati dietro a delle parole d'ordine di un tempo passato, peraltro neanche bello. Ci asterremo contemporaneamente sulla mozione dell'UDC di cui non ci sfuggono molte sollecitazioni positive, ma che risulterebbe eccessivamente impegnativa, anche da un punto di vista economico attuale, per il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Pag. 56

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Libè ed altri n. 1-00119, su cui il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 236
Astenuti 262
Maggioranza 119
Hanno votato
31
Hanno votato
no 205).

Prendo atto che i deputati Ruvolo, Libè e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Morassut ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Alessandri, Ghiglia, Mariani, Piffari ed altri n. 1-00122, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 471
Astenuti 29
Maggioranza 236
Hanno votato
470
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Ruvolo e Volontè hanno segnalato che non sono riusciti a votare mentre avrebbero voluto astenersi e che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1073 - Ratifica ed esecuzione del II Protocollo relativo alla Convenzione dell'Aja del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, fatto a L'Aja il 26 marzo 1999, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dal Senato) (1929-A) (ore 18,18).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione del II Protocollo relativo alla Convenzione dell'Aja del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, fatto a L'Aja il 26 marzo 1999, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Ricordo che nella seduta del 20 febbraio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che la V Commissione (bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A), che è distribuito fotocopia.
Avverto altresì che le Commissioni hanno presentato l'emendamento 12.1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A) sul quale, secondo quanto risulta alla Presidenza, i gruppi hanno rinunciato al termine per la presentazione dei subemendamenti.
Con riferimento a tale proposta emendativa la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A), che è distribuito in fotocopia.

(Esame degli articoli - A.C. 1929-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo delle Commissioni.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Pag. 57
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 488
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato
488).

Prendo atto che i deputati Marinello, Ria e Traversa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 494
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
494).

Prendo atto che i deputati Marinello, Traversa, Leoluca Orlando, Bernardini, Vincenzo Fontana hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Adornato ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 498
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato
495
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che la deputata Bernardini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Adornato ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 497
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato
497).

Prendo atto che il deputato Adornato ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 500
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
500).

Pag. 58

Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Adornato ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 493
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato
492
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Adornato ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 501
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato
501).

Prendo atto che il deputato Adornato ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 492
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato
492).

Prendo atto che il deputato Adornato ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Tocci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 493
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato
493).

Prendo atto che il deputato Adornato ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
(Segue la votazione).

Pag. 59

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 491
Astenuti 1
Maggioranza 246
Hanno votato
491).

Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
491
Hanno votato
no 1).

Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A) e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata.
Nessuno chiedendo di parlare, invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANTONINO LO PRESTI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, intervengo brevemente per spiegare le ragioni della presentazione in Aula di questo emendamento 12.1 delle Commissioni. Si tratta di un emendamento di semplice coordinamento del testo; abbiamo ritenuto opportuno con esso prevedere l'aggravamento di pena anche per il comma 2 dell'articolo 12 che abbiamo opportunamente modificato in Commissione. Quindi, mi interessava intervenire solo per spiegare la ragione tecnica di questo emendamento, di cui raccomando l'approvazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 12.1 delle Commissioni.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.1 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 491
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato
491).

Prendo atto che i deputati Porcino, Barbato e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 496
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato
496).

Prendo atto che i deputati Porcino, Barbato, Razzi e Tocci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
(Segue la votazione).

Pag. 60

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 502
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
502).

Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 493
Astenuti 3
Maggioranza 247
Hanno votato
493).

Prendo atto che la deputata Mariani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 495
Astenuti 3
Maggioranza 248
Hanno votato
494
Hanno votato
no 1).

Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A - A.C.1929-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 490
Astenuti 5
Maggioranza 246
Hanno votato
490).

Prendo atto che il deputato Messina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A - A.C. 1929-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 497
Astenuti 4
Maggioranza 249
Hanno votato
497).

Prendo atto che la deputata Mastromauro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1929-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.

Pag. 61

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, rappresento la necessità, che il mio gruppo condivide, di contribuire ad una celere ratifica del provvedimento in esame al fine di innalzare gli standard di tutela internazionale dei beni culturali. Sottolineo, inoltre, che la rilevanza del provvedimento è connessa al riconoscimento del bene culturale come fattore essenziale per facilitare i processi di pace e di ricostruzione post conflitto, in linea peraltro con l'indirizzo già praticato dalle nostre forze armate. Pertanto, preannuncio il voto favorevole sul provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ovviamente anche in qualità di relatore non posso che invitare a votare a favore di questo provvedimento che è stato elaborato e rielaborato grazie al lavoro della Commissione competente e della III Commissione.
Vorrei soltanto lasciare agli atti un invito al Governo: quando il Governo presenta proposte di recepimento di trattati internazionali che comportano una modifica del diritto sostanziale interno, in questo caso del diritto penale, credo che dovrebbe prestare più attenzione alle conseguenze che questo recepimento produce. Abbiamo dovuto, devo dire di intesa tra esponenti di tutte le forze politiche presenti nelle Commissioni, svolgere noi il lavoro che forse competeva al Governo, il quale ha presentato una proposta di recepimento di un Trattato internazionale con modifiche del codice penale militare assai rilevanti, ma cariche di contraddizioni che in qualche modo abbiamo eliminato con modifiche tutte approvate all'unanimità. Il fatto che all'unanimità abbiamo modificato una proposta del Governo conferma l'esigenza di invitare il Governo stesso a prestare maggiore attenzione quando si recepiscono Trattati internazionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, credo che la celerità con la quale abbiamo esaminato il provvedimento in esame sia inversamente proporzionale all'approfondito dibattito che abbiamo svolto in Commissione, confrontandoci in moto sereno e costruttivo con il Governo.
Non credo che il testo presentato in origine dal Governo fosse così carente: si tratta di un testo che è stato presentato al Parlamento e sul quale si è svolto un dibattito approfondito, che appunto abbiamo ritenuto di modificare dopo esserci confrontati con esperti e tecnici della materia, che ci hanno suffragato in alcune valutazioni tecniche.
Il provvedimento è molto delicato. Voglio spiegare brevemente ai colleghi che si tratta di predisporre norme a tutela e norme sanzionatrici di comportamenti che mettono a rischio i beni culturali soprattutto nel corso delle missioni internazionali o nel corso di conflitti armati che li possano riguardare.
Bisognava necessariamente, quindi, valutare con molta serietà la portata delle norme che oggi variamo senza alcuna apparente contraddizione, ma con un confronto. Quest'ultimo, contrariamente a quanto afferma il collega Orlando, non si è fondato su carenze del testo ab origine presentato in Assemblea, ma si è sviluppato sulla base di osservazioni tecniche provenute dalle indicazioni dei soggetti che abbiamo audito in Commissione e dal confronto effettuato sugli emendamenti.
Collega Orlando, dobbiamo affrontare le questioni con serietà e serenità. Non effettuiamo alcuna censura sul comportamento del Governo, che si è limitato a predisporre un testo sul quale, appunto, ha chiesto il nostro parere. Noi l'abbiamo reso, abbiamo svolto il lavoro che ci competeva, in Commissione e oggi in quest'Aula, e quindi onore a tutti coloro i quali, evidentemente, hanno contribuito alla soluzione di un problema non indifferente.
Con queste considerazioni, che è necessario lasciare a verbale per la storia di questo provvedimento, ovviamente preannunzio il voto favorevole del Popolo della Libertà.

Pag. 62

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo telegraficamente per preannunziare il voto favorevole da parte del gruppo Lega Nord e per congratularmi per il lavoro svolto in Commissione per il miglioramento del testo che, al di là delle considerazioni di natura politica, penso sia stato un piccolo capolavoro di diplomazia interno alla III Commissione (Affari esteri) (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1929-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1929-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 1929-A, già approvato dal Senato, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(S. 1073 - Ratifica ed esecuzione del Ratifica ed esecuzione del II Protocollo relativo alla Convenzione dell'Aja del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, fatto a L'Aja il 26 marzo 1999, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dal Senato) (1929-A)

(Presenti 504
Votanti 502
Astenuti 2
Maggioranza 252
Hanno votato
501
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che le deputate D'Incecco e Braga hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole e che il deputato Adornato ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1279 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con Protocollo opzionale, fatta a New York il 13 dicembre 2006 e istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità (Approvato dal Senato) (A.C. 2121); e dell'abbinata proposta di legge Farina Coscioni ed altri (A.C. 1311) (ore 18,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con Protocollo opzionale, fatta a New York il 13 dicembre 2006 e istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità; e dell'abbinata proposta di legge Farina Coscioni ed altri.
Ricordo che nella seduta del 20 febbraio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che è intervenuto in sede di replica il rappresentante del Governo, mentre i relatori vi hanno rinunciato.

Pag. 63

(Esame degli articoli - A.C. 2121)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 2121), che sono distribuiti in fotocopia.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2121)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2121), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 481
Astenuti 6
Maggioranza 241
Hanno votato
481).

Prendo atto che la deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita a votare, che le deputate Braga e Farina Coscioni hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole e che il deputato Adornato ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2121)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2121), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 493
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato
492
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita a votare, che i deputati Genovese e Farina Coscioni hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole e che il deputato Adornato ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2121)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2121).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Farina Coscioni. Ne ha facoltà.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per esprimere la piena condivisione degli obiettivi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, in cui i Radicali e il gruppo del Partito Democratico si riconosco appieno.
Peraltro, è opportuno porre una questione di metodo, con riferimento alla prassi, sempre più diffusa, che vede l'inserimento, nei disegni di legge di ratifica, oltre alle consuete disposizioni per l'autorizzazione alla ratifica e per l'ordine di esecuzione, di norme attuative e di adeguamento dell'ordinamento interno.
Mi riferisco all'articolo 3 del disegno di legge di ratifica, che prevede l'istituzione dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. Si tratta di una modalità non conforme alla ratio dei disegni di legge di ratifica, in quanto le norme di attuazione dovrebbero rientrare in un processo normativo a parte. Pag. 64
Ci opponiamo, in via generale, alla prassi, sempre più invalsa, di inserire norme ordinamentali nei disegni di legge di autorizzazione alla ratifica di accordi internazionali.
Diversamente, il dibattito su tali norme è necessariamente sacrificato per l'impellenza di provvedere al completamento del percorso di ratifica, in ottemperanza agli obblighi internazionali assunti dal nostro Paese.
L'articolo 3 configura l'Osservatorio in modo fortemente burocratico e prevede un numero troppo elevato di componenti, mentre sono scarsamente rappresentate le persone con disabilità e si nota l'assenza di rappresentanti del Ministero degli esteri all'interno.
Ricordo, altresì, che la Convenzione prevede l'individuazione di uno o più focal point all'interno dei Governi nazionali, mentre demanda agli stessi una valutazione circa l'opportunità di introdurre meccanismi di coordinamento.
Al riguardo, riteniamo di avvisare che la composizione dell'Osservatorio, proposta dal Governo, confonde i due piani, che andrebbero invece tenuti distinti, e di evidenziare che il ruolo delle persone con disabilità non sia preminente all'interno dell'Osservatorio, come invece prevede la Convenzione. Vi è il rischio che l'Osservatorio possa essere una sovrastruttura, che finisca con il mettere sotto tutela la persona con disabilità, da una parte, con un ritorno ad un approccio paternalistico degli anni passati e, dall'altra, escludendola dal Governo dello stesso, perché l'Osservatorio è presieduto dal Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, non dandole nemmeno la possibilità di eleggere, in alcun modo, chi dovrà presiedere tale organismo.
Non possiamo ancora esimerci dalla critica connessa allo stanziamento delle risorse per il finanziamento dell'Osservatorio, rilevando che il coinvolgimento delle organizzazioni non governative non garantisce alle stesse un ruolo nelle scelte di merito sull'impiego dei fondi.
Questo Osservatorio verrà finanziato con i soldi che saranno prelevati dalla legge n. 328 del 2000, vale a dire la legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali. Quest'ultima, all'articolo 20, creava un fondo nazionale per le politiche sociali e, precisamente, il comma 1 di questo articolo recita: per la promozione e il raggiungimento degli obiettivi di politica sociale, lo Stato ripartisce le risorse del fondo nazionale per le politiche sociali.
L'Osservatorio va a sottrarre risorse da questo fondo, non per l'attività, ma per il solo funzionamento. Se lo spirito e gli obiettivi della Convenzione in esame vogliono l'inclusione delle persone con disabilità, abbattendo tutte le barriere architettoniche, legislative, ideologiche, psicologiche, socio-culturali, economiche e geografiche, che si frappongono al pieno godimento dei diritti nel nostro Paese, con la creazione di questo osservatorio temo che si possa compiere un passo nella direzione opposta. Non soltanto si mette sotto tutela il disabile, ma lo si priva anche delle risorse del fondo nazionale per le politiche sociali, che dovrebbero essere destinate, invece, a farlo vivere in maniera indipendente.
Ribadiamo il nostro «sì» agli obiettivi della Convenzione, ma abbiamo il dovere di rilevare il rischio che l'istituzione dell'Osservatorio non sia adeguata alla più corretta ed efficace applicazione della Convenzione stessa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Mario Pepe (PdL)).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, intervengo per illustrare brevemente gli emendamenti presentati dall'Italia dei Valori su questo articolo.
Mi riferisco all'articolo 3, che istituisce l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. In sede di discussione sulle linee generali ho avuto modo di illustrare le diverse perplessità sollevate dal testo attuale in merito a questo organismo. Sono perplessità che Pag. 65riguardano l'eccessivo numero di membri di cui si deve comporre, la rappresentanza al suo interno di esponenti del mondo della disabilità e la forma di finanziamento.
Proprio per assicurare maggiore efficienza all'Osservatorio e un ruolo attivo ai rappresentanti delle associazioni dei disabili, due degli emendamenti presentati propongono che l'Osservatorio sia composto in totale da 15 membri e che, comunque, qualunque sia il numero totale dei suoi componenti, i rappresentanti delle associazioni dei disabili e quelle che operano nel terzo settore debbano avere una rappresentanza non inferiore al 20 per cento del totale.
Altro elemento che si vuole introdurre è l'indicazione diretta dei rappresentanti dei disabili da parte delle associazioni del settore, misura finalizzata a creare un rapporto di maggiore responsabilità tra le associazioni e la loro rappresentanza.
Nel presentare gli emendamenti, l'Italia dei Valori ha poi ritenuto necessario intervenire sulla fonte di finanziamento individuata per sostenere il costo dell'Osservatorio. Riteniamo che questo organismo debba essere finanziato aggiungendo risorse e non utilizzando quelle già previste nel fondo istituito dall'articolo 20 della legge n. 328 del 2000.
Su questo punto ha sollevato riserve lo stesso servizio Bilancio della Camera, che ha riconosciuto la necessità di un chiarimento da parte del Governo sul fatto che il finanziamento dell'Osservatorio non pregiudichi gli interventi previsti a legislazione vigente a valere sul medesimo fondo.
È per questo, dunque, che si propone di reperire le risorse finanziare necessarie attingendo dal fondo speciale dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze.
Si è, infine, ritenuto necessario proporre la soppressione dell'intero comma 8, per evitare che la relazione al Parlamento sullo stato di attuazione delle politiche sull'handicap passi dalla cadenza annuale, attualmente prevista, ad una cadenza biennale.
Mi auguro che su questi pochi, ma mirati emendamenti vi possa essere un'attenta valutazione da parte dell'Aula ed un loro accoglimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo del Partito Democratico ha esaurito i tempi a sua disposizione. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza, conformemente alla prassi, concede a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, impiegherò veramente un minuto. Ci tengo a dire che, rispetto alla ratifica di questo documento, come PD non vogliamo assolutamente utilizzare alcuna forma di strumentalizzazione.
Abbiamo ascoltato le associazioni competenti, la FISH e la FAND, e credo che sia assolutamente importante una ratifica pulita, perché, di fatto, sono state le stesse associazioni che precedentemente hanno precostituito questo documento, in una fase di Governo precedente.
Sicuramente diamo il nostro parere favorevole e daremo atto agli ordini del giorno, però con il riconoscimento dei lavori del precedente Governo sulle stesse tematiche e, soprattutto, sul fatto che le associazioni non è che oggi accolgono il nostro voto, bensì, in qualche modo, sono state loro a costruire questo percorso.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il presidente della XII Commissione, onorevole Palumbo, a esprimere il parere delle Commissioni in sostituzione dei relatori.

GIUSEPPE PALUMBO, Presidente della XII Commissione. Signor Presidente, il parere è contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 3.

PRESIDENTE. Breve, conciso e chiaro. Il Governo?

Pag. 66

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, vorrei sottolineare tre cose rapidissime. In primo luogo - è stato già ricordato - l'articolo 3, relativo all'istituzione dell'Osservatorio, è stato integralmente ripreso dal collegato sociale A.C. 3284 presentato dal Governo Prodi, collegato alla legge finanziaria per il 2008: è quindi un testo predisposto ed approvato da un Governo precedente. Il testo dell'articolo 3 nasce tra l'altro - ed è stato anche sottolineato - da un costante confronto con le associazioni, che hanno dato pieno consenso ed appoggio.
Inoltre, la composizione attualmente prevista dell'Osservatorio risponde pienamente alle finalità richiamate all'articolo 33 della Convenzione, come ricordato nella relazione di accompagnamento al disegno di legge: si chiede infatti agli Stati di disegnare, in conformità con il loro sistema di Governo, uno o più punti di contatto con le questioni relative all'applicazione della Convenzione, verificando la possibilità di designare un organismo di coordinamento con il compito di facilitare ed integrare le diverse azioni intraprese a vari livelli. Il processo di monitoraggio dell'applicazione della Convenzione dovrà essere attuato con il coinvolgimento delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni rappresentative.
Su questo presupposto, esprimo un parere contrario su tutti gli emendamenti, pregando gli stessi presentatori di ritirarli, se fosse possibile.

PIERGUIDO VANALLI. Bravo Scotti!

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Farina Coscioni 3.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, noi abbiamo seguito il dibattito svoltosi e abbiamo esaminato gli emendamenti che sono stati presentati. Noi condividiamo pienamente l'istituzione dell'Osservatorio, e ci sembra che il testo del Governo sia sufficientemente equilibrato: voteremo quindi assolutamente contro l'emendamento in esame, che tende a sopprimerlo. Sulle modalità tecniche non vorrei dare indicazioni sbagliate, però noi siamo favorevoli a questo articolato.
Avremmo qualche osservazione da fare rispetto ad altri emendamenti, ma in questa occasione diciamo che l'istituzione dell'Osservatorio non solo, come ha detto il rappresentante del Governo, risponde alla Convenzione che andiamo a ratificare, ma esprime un luogo positivo nel quale le persone con diversa abilità lì rappresentate possano far sentire in modo più puntuale, più forte e più organico la loro voce.

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per ricordare che anche il gruppo dell'UdC ha esaurito i tempi a sua disposizione. La Presidenza, salomonicamente, concede anche al gruppo dell'UdC un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, davvero non desidero rubare troppo tempo, però vi è una questione di merito importante e, come tale, vale la pena di essere discussa: come è stato presentato, l'articolo 3 del disegno di legge non adempie agli obiettivi di questa Convenzione. E mi spiego molto rapidamente: l'articolo 33 della Convenzione prevede la possibilità di istituire due organismi; un organismo diretto dal Governo che ha il compito di dare attuazione alla Convenzione, e al comma 2 un organismo che è composto da personalità e associazioni, che abbia natura indipendente, con il compito di monitorare l'attuazione della Convenzione.
Cosa fa il Governo? Ci propone un organismo che è presieduto dal Ministro Sacconi, che non è presente in Aula, mette insieme al Ministro Sacconi dei rappresentanti delle associazioni, delle regioni e dei comuni, e il Ministro Sacconi attua e monitora l'attuazione della Convenzione. Ciò è semplicemente non in linea con il dettato della Convenzione! Ed è un modo purtroppo molto tipico del nostro Parlamento Pag. 67di ratificare gli strumenti, i Trattati internazionali, come quello sulla Corte penale internazionale che da oltre dieci anni non ha le leggi di attuazione; per cui a livello internazionale ci si fa portatori di cause molto importanti per la difesa dei diritti umani, dei diritti dei più deboli, e poi quando si arriva all'attuazione delle norme nel nostro ordinamento non si rispettano queste Convenzioni.
Questi emendamenti intervengono nel merito e non ci stiamo al gioco di dire che discutere di questi emendamenti mira a creare un ostruzionismo o a ritardare l'entrata in vigore della Convenzione. Siamo stati i primi a presentare un disegno di legge di ratifica della Convenzione e, pertanto, chiedo a tutti di valutarli nel merito, se sia possibile cioè che il Governo attui e monitori sé stesso nell'attuazione di una Convenzione internazionale (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Farina Coscioni 3.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 501
Maggioranza 251
Hanno votato
219
Hanno votato
no 282).

Prendo atto che il deputato Bosi ha segnalato che non è riuscito a votare, che la deputata Concia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che la deputata Boniver ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il deputato Adornato ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mura 3.1, sul quale ricordo che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso un parere contrario, salvo che per l'incipit, che leggo: al comma 2, secondo periodo, sostituire la parola: quaranta con la seguente: quindici. Su tutta la restante parte consequenziale dell'emendamento il parere della I Commissione (Affari costituzionali) è contrario.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mura 3.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato
217
Hanno votato
no 285).

Prendo atto che il deputato Palomba ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Adornato ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Farina Coscioni 3.6. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà (Commenti).

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, abbiate pazienza ma stiamo valutando il merito di un provvedimento. Con l'emendamento in esame si tende a ridurre il numero dei componenti dell'Osservatorio, che è presieduto da chi deve essere osservato, e cioè dal Ministro Sacconi, per cercare di ridurne a venti i membri e favorire che la prevalenza di tali membri sia costituita da persone portatrici di disabilità e dunque rappresentanti delle associazioni che hanno lodevolmente partecipato anche alla stesura di questa Convenzione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Farina Coscioni 3.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 68

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 494
Astenuti 7
Maggioranza 248
Hanno votato
219
Hanno votato
no 275).

Prendo atto che il deputato Adornato ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maran 3.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 500
Astenuti 3
Maggioranza 251
Hanno votato
217
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Farina Coscioni 3.8. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, un'altra norma sbagliata dell'articolo 3 del disegno di legge in esame è quella che prevede che siano rappresentate all'interno dell'Osservatorio anche istituzioni come le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano, le autonomie locali e gli istituti di previdenza, cioè istituzioni che hanno funzioni specifiche ed autonome garantite anche dal Titolo V della Costituzione e che non possono essere coordinate dal Governo nazionale nell'attuazione delle misure previste per dare seguito a questa Convenzione internazionale.
Con questo emendamento cerchiamo semplicemente di ridurre il danno rispetto ad un'impostazione che è già di per sé sbagliata ma che, se verrà respinto anche questo emendamento, si confermerà anche nei dettagli non essere proprio in linea con le norme del nostro ordinamento (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che sull'emendamento Farina Coscioni 3.8 vi è anche il parere contrario della I Commissione (Affari costituzionali).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Farina Coscioni 3.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 493
Astenuti 3
Maggioranza 247
Hanno votato
209
Hanno votato
no 284).

Prendo atto che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mura 3.2. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. Poiché mi pare che questo emendamento contenga una norma di buonsenso chiederei, se fosse possibile, al rappresentante del Governo la ragione di un parere contrario rispetto al fatto di prevedere nella normativa la garanzia che i rappresentanti delle associazioni delle persone disabili e Pag. 69delle organizzazioni rappresentative del terzo settore siano indicati dalle organizzazioni medesime.
O questo viene già fatto ed è già previsto, oppure non vedrei in questa norma nulla che contrasti con una prassi largamente seguita per la costituzione di tali organismi, ivi compreso poi il secondo periodo del presente emendamento che prevede che questa rappresentanza non sia comunque inferiore al 20 per cento del totale dei componenti.
Mi piacerebbe sapere dal Governo se si tratti di una norma pleonastica, oppure se si tratti di norma che nella prassi già si segue. Noi saremmo favorevoli.

PRESIDENTE. Il Governo intende intervenire?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, se i presentatori dell'emendamento Mura 3.2 ne trasfondono il contenuto in un ordine del giorno impegnativo per il Governo, e poiché non si richiede un precetto di legge per realizzare queste misure, credo che ciò rappresenterebbe una cosa di buonsenso a cui il Governo aderirebbe.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, a me pare che sia una soluzione di buonsenso. In questo senso anche l'Italia dei Valori aderisce alla proposta del Governo.

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che i presentatori dell'emendamento Mura 3.2 lo ritirano.

TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo soltanto per sostenere la proposta di un ordine del giorno e se esso viene presentato chiedo che possa essere accolto integralmente il senso dell'emendamento Mura 3.2.

PRESIDENTE. Onorevole Delfino, ho per lei una brutta notizia: avverto che i gruppi del Partito Democratico e dell'Unione di Centro hanno esaurito anche gli ulteriori tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza, conformemente alla prassi, concederà ai rappresentanti di tali gruppi di intervenire per brevi interventi di un minuto da imputare ai tempi a titolo personale.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, intervengo solo per sapere se il Governo acceda ad un eventuale ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, mi pare che il Governo l'abbia già affermato; chiedo, tuttavia, al Governo se vuole confermare la sua decisione?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Sì, signor Presidente, il Governo conferma la sua decisone.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Farina Coscioni 3.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, l'emendamento Farina Coscioni 3.9 mira - spero che il sottosegretario Scotti sia sensibile a questa richiesta - ad inserire all'interno di questo Osservatorio un rappresentante del Ministero degli affari esteri, che il sottosegretario rappresenta. Questa Convenzione, come lei sa benissimo, è stata negoziata per anni dalla Farnesina - certo con il contributo anche del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali - e poi si istituisce Pag. 70un Osservatorio pletorico con rappresentanti di tutti le istituzioni (del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, delle regioni, e così via), tranne che del Ministero degli affari esteri, che tra l'altro, è quello che dovrà, in sede internazionale, rendere conto dell'attuazione della Convenzione. Spererei, quindi, che il parere non fosse contrario.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, vorrei dire all'onorevole Mecacci che la dizione del testo rende superfluo questo emendamento, perché è scritto che tutte:«le amministrazioni centrali coinvolte nella definizione e nell'attuazione di politiche in favore delle persone con disabilità». Che il Ministero degli affari esteri abbia una responsabilità internazionale in questo campo è evidente.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Farina Coscioni 3.9 non lo ritirano.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Farina Coscioni 3.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Invito a votare per se stessi. Siamo andati avanti velocemente, per favore non iniziamo a rallentare.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 460
Votanti 455
Astenuti 5
Maggioranza 228
Hanno votato
195
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che i deputati Zaccaria, Palomba, Rampi e Vannucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Bernini Bovicelli, Ciccanti, Di Staso, Bernardo, La Loggia e Giammanco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che la deputata Schirru ha segnalato che non è riuscita ad esprimere il voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Farina Coscioni 3.10
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo semplicemente che questo Osservatorio, che viene istituito anche con ingenti risorse economiche, sia in grado di produrre una relazione annuale, invece che una relazione triennale. È uno sforzo di collaborazione con le istituzioni che finanziano questa organizzazione, che spero non sia vissuto come un atto negativo rispetto a questo organismo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Farina Coscioni 3.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 491
Astenuti 3
Maggioranza 246
Hanno votato
239
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che i deputati Bernardo, Distaso e La Loggia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario. Pag. 71
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mura 3.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Per favore... Ecco grazie onorevole.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 486
Votanti 483
Astenuti 3
Maggioranza 242
Hanno votato
217
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che il deputato Bernardo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Farina Coscioni 3.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 487
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato
215
Hanno votato
no 272).

Prendo atto che il deputato Leoluca Orlando ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maran 3.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Onorevole rinunci, la prego...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 473
Astenuti 4
Maggioranza 237
Hanno votato
205
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che la deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Fugatti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mura 3.4 e Farina Coscioni 3.5, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 491
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato
214
Hanno votato
no 277).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
485
Hanno votato
no 7).

Pag. 72

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2121)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2121), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Nei banchi del centro c'è una luce di troppo. Ecco bravo, grazie.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 481
Votanti 478
Astenuti 3
Maggioranza 240
Hanno votato
478).

Prendo atto che la deputata Mondello ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2121)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2121). Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini degli ordini del giorno.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, riguardo all'ordine del giorno Miotto n. 9/2121/1 il Governo accetta i primi due capoversi del dispositivo, mentre esprime parere contrario o può accogliere solo come raccomandazione il terzo capoverso dello stesso dispositivo, perché in esso non è precisato nessun onere generico e quindi non può costituire un impegno per il Governo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo come già anticipato, accetta l'ordine del giorno Mura n. 9/2121/2. Onorevole Miotto, insiste per la votazione dell'ordine del giorno a sua prima firma n. 9/2121/1?

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, non insisto ovviamente, dato il parere espresso dal Governo, per quanto riguarda i primi due capoversi del dispositivo, non senza sottolineare il fatto che - come ha dimostrato tutta la fase emendativa di questo provvedimento con le votazioni svoltisi pochi minuti fa - noi avremmo potuto ratificare la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità già qualche mese fa, se non fosse stata prevista anche la creazione dell'Osservatorio. Peraltro su tale aspetto, per la presidenza che è stata affidata al Ministro, per la sua composizione che vede una massiccia presenza dei Ministeri e per il finanziamento, che viene sottratto alla legge n. 328 del 2000, conserviamo un giudizio negativo. Quindi è importante che il Governo si impegni - come prevede questo ordine del giorno - a relazionare al Parlamento sulla funzionalità di questo osservatorio. Naturalmente ci riserviamo anche un'ulteriore iniziativa legislativa qualora il risultato non fosse soddisfacente.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Miotto n. 9/2121/1, accettato limitatamente ai primi due capoversi del dispositivo e accolto come raccomandazione limitatamente al terzo capoverso.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la firma dei deputati delle Pag. 73delegazione radicale del Partito Democratico all'ordine del giorno Miotto n. 9/2121/1.

PRESIDENTE. Onorevole Farina Coscioni, lei può aggiungere la sua firma; gli altri deputati devono farlo personalmente.

TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno Mura n. 9/2121/2.

PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Mura, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2121/2, accettato dal Governo?

SILVANA MURA. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2121)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, oggi, con l'approvazione della ratifica della Convenzione ONU, si compie sicuramente un grande passo in avanti sul piano culturale e su quello del raggiungimento di un superiore grado di civiltà per il rispetto della dignità, dei diritti, delle pari opportunità e per la garanzia della piena integrazione e partecipazione alla vita della comunità delle persone diversamente abili.
Il nostro è il primo Paese europeo a ratificare la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. L'impegno, politico e sociale, che la Lega Nord intende portare avanti in merito è di vigilare sul buon funzionamento dell'Osservatorio, sulle risorse che saranno impiegate e sull'attuazione degli impegni espressi nella ratifica della Convenzione. Finalmente, le persone diversamente abili potranno non solo affermare e tutelare i loro diritti, ma soprattutto contare su un percorso preciso di attuazione dei principi propri della Convenzione e verificarne lo status di attuazione in termini di monitoraggio dell'applicazione della stessa attraverso l'osservatorio nel quale saranno ben rappresentati.
Facendo anche seguito alla mozione in tema di disabilità che abbiamo votato qualche mese fa, l'attuazione degli obiettivi e dei principi della Convenzione in progetti di vita individualizzati significa dare una risposta anche al delicato problema del «dopo di noi».
Riteniamo che investire risorse oggi nel sociale e sulla famiglia vuol dire affrontare anche minori costi domani, in quanto le persone diversamente abili potranno essere e tornare ad essere, grazie agli impegni che si sta assumendo questo Governo con la ratifica della Convenzione, protagoniste della propria vita. Oggi, purtroppo, non ci troviamo soltanto di fronte al permanere di barriere architettoniche, ma anche ad ostacoli ben più ardui da superare: barriere culturali, mentali, ideologiche. Nei casi più gravi, ci si trova davanti anche alle differenze e al cinismo di chi sfrutta il falso status di disabile con danni verso i veri disabili, oltre che per le casse dello Stato per qualche centinaio di migliaia di euro.
Solo smascherando i falsi invalidi e colpendo l'utilizzo delle invalidità quale ammortizzatore sociale si aiuta il mondo della disabilità e si recuperano ingenti risorse che possono essere ben reinvestite sulla disabilità a favore dei veri disabili. Per questi motivi voteremo e sosterremo la ratifica della Convenzione ONU come Lega Nord Padania.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

Pag. 74

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi, Italia dei Valori voterà a favore del disegno di legge che ratifica la Convenzione ONU sui diritti delle persone disabili. Il nostro è un voto favorevole che consideriamo un atto dovuto e sul quale non abbiamo mai avuto dubbi, pur avendo ritenuto necessario sollevare alcune perplessità relative all'articolo 3 del presente disegno di legge. Tali perplessità a nostro avviso si tradurranno in disfunzioni e per questo sarebbe stato opportuno correggerle.
Ciò detto, siamo consapevoli dell'importanza connessa alla ratifica e alla piena entrata in vigore nell'ordinamento del nostro Paese della Convenzione. Si tratta di un documento che sprona lo Stato a dare pieno riconoscimento ai diritti dei cittadini disabili, non come categoria indefinita, ma nella loro individualità di donne e di uomini, mettendo a disposizione di queste persone gli strumenti necessari per realizzare tali diritti.
È certamente vero che in Italia esistono leggi molto avanzate per quanto riguarda l'inserimento nel mondo del lavoro dei cittadini disabili, come la legge n. 328 del 2000, ma questo è anche il Paese in cui oltre il 60 per cento degli uffici di collocamento presenti nel meridione non sono accessibili. È il Paese dove il nomenclatore tariffario delle protesi non viene aggiornato da più di dieci anni. È il Paese in cui lo Stato riconosce l'assistenza di cui ha bisogno al cittadino disabile, ma la fornisce in una maniera talmente burocratica che trasforma il cittadino in un prigioniero di quell'assistenza.
Noi dell'Italia dei Valori ci auguriamo che la Convenzione ONU sia lo strumento che consentirà di superare queste disfunzioni e di completare il percorso normativo, che metta finalmente le persone diversamente abili nelle condizioni necessarie per esercitare una piena cittadinanza. Per questo Italia dei Valori voterà a favore della ratifica della Convenzione in esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bossa. Ne ha facoltà.

LUISA BOSSA. Signor Presidente, lo scorso 3 dicembre abbiamo celebrato la giornata europea ed internazionale della persona con disabilità. In quell'occasione, il Presidente della Repubblica ci stimolò a riflettere sull'importanza dell'abbattimento di tutte le barriere, quelle materiali e quelle immateriali. Oggi siamo chiamati a ratificare la Convenzione dell'ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Si stima che, nel nostro Paese, vivano circa 3 milioni di persone disabili: è un mondo di storia, di vissuti, di vitalità, un mondo che chiede rispetto per la propria dignità, chiede pari opportunità e parità di diritti. Proprio di dignità umana parla la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità: parla di autonomia, di indipendenza, di partecipazione, di inclusione, di rispetto delle differenze, di accessibilità.
La Convenzione in esame è stata sottoscritta il 30 marzo del 2007 a New York, presso l'ONU, dal Governo Prodi. Il Governo Prodi si impegnò a ratificare entro il 2007 tale Convenzione. Purtroppo, la fine prematura della legislatura non consentì di rispettare questo impegno. Tuttavia, il Partito Democratico, fin dal primo giorno di questa legislatura, ha voluto mantenere fede a quell'impegno e ha ripresentato il disegno di legge, sollecitando e incalzando la maggioranza attuale a dare seguito a quella ratifica. Oggi, finalmente la Convenzione arriva alla Camera. Poteva arrivare ben prima, ma il Governo era impegnato in altre cose: prima dei disabili, evidentemente, venivano altre questioni, ritenute anche più urgenti per i destini individuali di qualcuno.
Alla fine, però ci siamo arrivati e oggi votiamo una legge che ratifica la Convenzione e vi aggiunge un elemento: con l'articolo 3 si istituisce l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, un organismo consultivo di cui faranno parte le regioni, le province, le autonomie locali, le organizzazioni dei Pag. 75lavoratori, dei pensionati e dei datori di lavoro maggiormente rappresentativi, nonché le associazioni nazionali dei portatori di handicap e le organizzazioni del terzo settore. È per la presenza di questi ultimi che ci siamo convinti a dire «sì» a questo organismo, su cui da parte nostra - lo abbiamo detto prima - non mancano cautele e perplessità.
«Nulla su di noi senza di noi» recitava uno slogan di alcune battaglie sui diritti dei disabili. Siamo d'accordo. Se l'osservatorio, che dovrà promuovere programmi e relazioni sullo stato di attuazione delle politiche sulla disabilità, sarà un luogo di consultazione e di coinvolgimento permanente di quelli che nel tema sono calati direttamente, nella loro pratica quotidiana, allora sì, è giusto istituirlo.
È giusto dargli valore e peso, nonché attribuirgli risorse perché possa diventare un centro di lavoro partecipato. Ma se, invece, dovesse diventare l'ennesimo carrozzone clientelare dove proteggere e tutelare interessi senza costruire politiche, allora la nostra contrarietà, strada facendo, sarà totale.
Lo stesso lavoro di verifica e controllo faremo sulle politiche del Governo con riferimento ai temi della disabilità. Non basta ratificare la Convenzione per sviluppare azione. Vi sono leggi importanti e belle, la legge 5 febbraio 1992, n. 104, la legge 12 marzo 1999, n. 68 e la legge 8 novembre 2000, n. 328, ma parti di esse non sono finanziate; segmenti significativi non vengono attuati dal Governo. Pertanto, noi incalzeremo su questo terremo, chiederemo più risorse per attuare gli impegni assunti nella Convenzione e più azioni concrete.
Con tutte le cautele, quindi, che si rendono necessarie nei confronti di un Governo così disattento alle politiche sociali, oggi, il gruppo del Partito Democratico esprimerà un voto favorevole sul disegno di legge in esame, perché questa Convenzione è una conquista di civiltà e ad essa l'Italia ha lavorato duramente negli anni.
Noi stessi - il centrosinistra, il nostro partito - abbiamo voluto fortemente questo atto che consideriamo un punto dal quale continuare a svolgere un lavoro costante e quotidiano sul terreno dei diritti, della dignità e delle pari opportunità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, siamo davanti ad un atto certamente molto significativo ed importante, ad una Convenzione - come è stato detto anche nel breve ma intenso dibattito generale - che segna un riconoscimento forte per le persone diversamente abili, in un contesto non solo nazionale, ma internazionale, nella sede più autorevole qual è quella dell'ONU.
Abbiamo quindi guardato, con molta attenzione, ma anche con grande partecipazione e condivisione, all'attività che i Governi hanno sviluppato nel corso degli anni per arrivare a questo positivo contributo. Vogliamo in questa sede dare atto e riconoscere che è stata un'azione cui l'Italia ha certamente contribuito in maniera significativa e - vorrei dirlo - determinante. Lo ribadiamo, come abbiamo già fatto con diverse mozioni, le ultime discusse nei mesi scorsi insieme ad altre, presentate da altri gruppi, proprio su questa tematica dell'inclusione, del riconoscimento e della possibilità che le persone diversamente abili possano realizzare un umanesimo pieno e integrale rispetto alle proprie condizioni.
Siamo quindi convinti che si tratti di un tema di grande spessore culturale il fatto di accogliere - e non soltanto riconoscere - nella nostra comunità familiare, nazionale ed internazionale, queste persone, sapendo ravvisare il valore e la ricchezza che deriva da una comprensione piena di cosa è una persona diversamente abile. Pertanto, esprimiamo certamente un voto favorevole e pieno di condivisione. Auspichiamo che, a fronte di questa ratifica e dell'istituzione dell'Osservatorio per monitorare la situazione quotidiana e Pag. 76reale delle persone diversamente abili, vi sia poi da parte del Parlamento tutto e del Governo anche una capacità di dare risposte e risorse umane e finanziarie perché questo processo di riconoscimento sia vero e reale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porcu. Ne ha facoltà.

CARMELO PORCU. Signor Presidente, onorevoli colleghi, una breve dichiarazione di voto in una condizione - avverto i colleghi - di ulteriore handicap a causa di una laringite che non mi permetterà di alzare di molto il tono della voce. Devo sottolineare l'importanza storica...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Porcu. Vorrei invitare i colleghi a fare silenzio, in modo da permetterci di seguire, con la dovuta attenzione, l'intervento dell'onorevole Porcu.

CARMELO PORCU. Signor Presidente, la ringrazio. Devo sottolineare l'importanza storica del momento che stiamo per vivere. L'atto parlamentare di ratifica è un fatto importante per la nostra comunità nazionale. Esso allinea l'Italia alle nazioni più progredite del mondo e arriva a compimento di un lungo lavoro svolto da molti Governi che si sono succeduti, nell'arco di questa decina di anni, alla guida del Paese. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che i lavori preparatori di questa Convenzione sono stati condotti dall'altro Governo Berlusconi, continuati dal Governo Prodi e adesso, con questo Governo Berlusconi, si arriva alla ratifica parlamentare di questa importante Convenzione internazionale.
Nel momento in cui il Parlamento italiano compie un atto di giustizia e di civiltà vorrei ricordare, signor Presidente se mi è permesso, i milioni di cittadini italiani che vivono una condizione di disabilità e accanto a loro vorrei sottolineare l'importanza che hanno le famiglie di questi soggetti, nel compiere un'alta missione di civiltà e di solidarietà che fa onore a tutta la nostra comunità nazionale.
Penso che il Parlamento italiano, ratificando all'unanimità questo disegno di legge, questa Convenzione, faccia un atto di grande civiltà e di riconoscimento politico, morale e istituzionale dei diritti delle persone disabili e delle famiglie delle persone disabili. Vorrei sottolineare, ancora una volta, però, il fatto fondamentale che forse per le persone disabili di questo Paese - e non solo di questo Paese - la civiltà, il percorso di civiltà e i dibattiti dei nostri giorni pongono problemi di grandissima importanza morale, signor Presidente, perché il ruolo del disabile, nella società moderna, è un ruolo che deve essere ancora definito e scritto, perché viene messo sempre di più in difficoltà, sempre più contestato e marginalizzato. Devo dire che, mentre la società moderna si scopre, come dire, generosa in termini di riconoscimento dei diritti, forse manca ancora di quella solidarietà, di quella apertura solidale e di quella capacità di accoglienza che è alla base della capacità di rispondere ai problemi delle persone disabili.
Pertanto, vorrei sottolineare che il primo diritto che spetta alle persone disabili, qualunque sia la gravità della loro disabilità, è il diritto alla vita ed è questo che voglio sottolineare con forza in questo momento. La disabilità non può essere presa come scusa per un'esclusione dal diritto alla vita e devo dire, ancora una volta, che la sofferenza non è una causa che può provocare la morte. La morte non è una risposta alla sofferenza, perché la sofferenza va combattuta con l'amore e con la dedizione di tutti quanti, non con la morte. Questo è il messaggio che arriva da questo momento (Applausi)!
Signor Presidente, vi è una commistione di gioia e, come dire, di speranza, ma anche di preoccupazione per quello che questo mondo moderno riserverà alle persone disabili, che affido alla coscienza del legislatore e del popolo italiano questo momento che, comunque, è un momento di solidarietà, di speranza e - speriamo - di gioia per noi e per le nostre famiglie (Applausi).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Pag. 77

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2121)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2121, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(S. 1279 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con Protocollo opzionale, fatta a New York il 13 dicembre 2006 e istituzione dell'Osservatorio nazionale sulle condizioni delle persone con disabilità) (Approvato dal Senato) (2121):

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
500).

Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 1311.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione fra la Repubblica italiana e la Repubblica dell'Iraq, fatto a Roma il 23 gennaio 2007 (A.C. 2037-A) (ore 19,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Repubblica dell'Iraq, fatto a Roma il 23 gennaio 2007.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e che è intervenuto in sede di replica il rappresentante del Governo mentre la relatrice vi ha rinunciato.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2037-A), che è distribuito in fotocopia.

(Esame degli articoli - A.C. 2037-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2037-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 475
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato
474
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che le deputate Farina Coscioni e Bossa hanno segnalato che non sono riuscite a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2037-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 477
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato
477).

Pag. 78

Prendo atto che le deputate Farina Coscioni e Bossa hanno segnalato che non sono riuscite a votare.
Invito ciascuno a votare per se stesso, non fatemelo ripetere.

MARIELLA BOCCIARDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIELLA BOCCIARDO. Signor Presidente, non sono riuscita ad esprimere gli ultimi due voti perché non funziona il meccanismo di votazione. Mi sono recata nei banchi del Comitato dei nove e non funziona, anche rimettendo la tessera.

PRESIDENTE. Invito a provvedere.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2037-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 476
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato
476).

Prendo atto che i deputati Ria e Capitanio Santolini hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2037-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 475
Astenuti 4
Maggioranza 238
Hanno votato
475).

Prendo atto che i deputati Ria e Saglia hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Polidori ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 2037-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 2037-A).
Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno presentato?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, propongo una riformulazione del dispositivo dell'ordine del giorno Mecacci n. 9/2037/1, tecnicamente più corretta: «prevedere negli accordi di cooperazione clausole per assicurare il rispetto dei diritti umani così come avviene negli accordi di cooperazione dell'Unione europea».

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Mecacci se accetti la riformulazione e insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2037/1, accettato dal Governo purché riformulato.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, intervengo brevemente anche per chiarire all'Aula il contenuto dell'ordine del giorno, non avendolo illustrato. Purtroppo, abbiamo una modalità di fare questi accordi di cooperazione a livello internazionale che è distante da quella degli altri Paesi dell'Unione europea e, in particolare, della Commissione europea, che lo fa per tutti i ventisette Stati membri. Pag. 79
I ventisette Stati membri e l'Unione europea prevedono in tutti gli accordi di cooperazione allo sviluppo che la questione del rispetto dei principi democratici e il rispetto dei diritti umani siano condizioni di applicabilità di questi trattati. Nel Trattato che ci apprestiamo a ratificare si prevede, invece, che queste norme siano incluse solo all'interno dei principi generali.
Non si capisce perché la nostra Farnesina, sia di centrodestra che di centrosinistra, conduca negoziati su questi trattati in questo modo. È fuori dalla normativa internazionale. È evidente che in questa fase non si può intervenire per modificare il Trattato, però credo che sia positivo che il Governo si sia impegnato a far sì che nei prossimi accordi di cooperazione bilaterali stipulati dal nostro Paese ci si attenga agli standard che sono adottati dall'Unione europea (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Mecacci accetta la riformulazione e non insiste per la votazione.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2037-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori ha espresso non poche riserve già in Commissione, e anche nella discussione sulle linee generali. Tali riserve, tra l'altro, sono state sostenute e appoggiate dagli autorevoli pareri espressi, soprattutto dalla V Commissione (Bilancio). Si fa presto a parlare di aiuto allo sviluppo e a sottoscrivere un Trattato come questo (sottoscritto dal Ministro D'Alema nel 2006). Si parla di 400 milioni di aiuti in termini di crediti, però nel frattempo - mentre approviamo e oggi ratifichiamo praticamente all'unanimità questo Trattato - dimentichiamo che i fondi alla cooperazione allo sviluppo sono stati tagliati dall'ultima legge finanziaria del 56 per cento: sono stati ridotti da 700 milioni di euro a poco più di 380.
Quindi, occorre capire che questo, in qualche modo, è anche un atto riparatorio per le responsabilità che anche noi portiamo per i disastri compiuti in Iraq, dove con la scusa delle armi di distruzione di massa siamo andati là al seguito di una missione militare che sicuramente non ha migliorato la situazione geopolitica dell'area. Oggi ci troviamo a fare i conti con un Paese tutto da costruire, con il Presidente Obama che finalmente si è reso conto che in quella realtà servono non le armi, ma la politica, tant'è che ha dato un chiaro indirizzo a tutti i Paesi europei che oggi non soltanto rimettono in discussione il senso della presenza in Iraq, ma rilanciano il senso di un'iniziativa politica persino tesa al riconoscimento del ruolo dell'Iran di Ahmadinejad.
Per tutti questi motivi - lo ripeto - noi voteremo a favore, ma abbiamo tutte le riserve per il modo con il quale sarà gestito questo Trattato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) (Una voce: Basta!). No, basta lo dici a tua sorella (Commenti)!

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, la invito a tenere un linguaggio consono alla dignità del luogo.

FABIO EVANGELISTI. Deve permettermi di parlare fino in fondo!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 2037-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato. Pag. 80
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2037-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2037-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione fra la Repubblica italiana e la Repubblica dell'Iraq, fatto a Roma il 23 gennaio 2007) (2037-A):

(Presenti 490
Votanti 486
Astenuti 4
Maggioranza 244
Hanno votato
486).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo ad un sistema globale di navigazione satellitare civile (GNSS) tra la Comunità europea e i suoi Stati membri e l'Ucraina, fatto a Kiev il 1o dicembre 2005. (A.C. 2013) (ore 19,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo ad un sistema globale di navigazione satellitare civile (GNSS) tra la Comunità europea e i suoi Stati membri e l'Ucraina, fatto a Kiev il 1o dicembre 2005.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 2013)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2013), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 476
Votanti 475
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato
475).

Prendo atto che la deputata Villecco Calipari ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Cimadoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2013), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Per favore, onorevole, spenga le due luci a fianco... la ringrazio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato
456).

Pag. 81

Prendo atto che i deputati Palomba e Margiotta hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2013), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 480
Maggioranza 241
Hanno votato
480).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2013)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2013, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo ad un sistema globale di navigazione satellitare civile (GNSS) tra la Comunità europea e i suoi Stati membri e l'Ucraina, fatto a Kiev il 1o dicembre 2005) (2013):

(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato
467).

Prendo atto che i deputati D'Antoni e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Galletti e Girlanda hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dei seguenti atti internazionali: a) Strumento così come contemplato dall'articolo 3(2) dell'Accordo di estradizione tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione europea firmato il 25 giugno 2003, in relazione all'applicazione del Trattato di estradizione tra il Governo degli Stati Uniti d'America e il Governo della Repubblica italiana firmato il 13 ottobre 1983, fatto a Roma il 3 maggio 2006; b) Strumento così come contemplato dall'articolo 3(2) dell'Accordo sulla mutua assistenza giudiziaria tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione europea firmato il 25 giugno 2003, in relazione all'applicazione del Trattato tra gli Stati Uniti d'America e la Repubblica italiana sulla mutua assistenza in materia penale firmato il 9 novembre 1982, fatto a Roma il 3 maggio 2006 (2014) (ore 19,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dei seguenti atti internazionali:
a) Strumento così come contemplato dall'articolo 3 (2) dell'Accordo di estradizione tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione europea firmato il 25 giugno 2003, in relazione all'applicazione del Trattato di estradizione tra il Governo degli Stati Uniti d'America e il Governo della Repubblica italiana firmato il 13 ottobre 1983, fatto a Roma il 3 maggio 2006;
b) Strumento così come contemplato dall'articolo 3 (2) dell'Accordo sulla mutua assistenza giudiziaria tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione europea firmato il 25 giugno 2003, in relazione all'applicazione del Trattato tra gli Stati Uniti d'America e la Repubblica italiana sulla mutua assistenza in materia penale firmato il 9 novembre 1982, fatto a Roma il 3 maggio 2006.

Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali Pag. 82e che è intervenuto in sede di replica il rappresentante del Governo, mentre il relatore vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - A.C. 2014)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2014), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 479
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
479).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2014), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato
478).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2014), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
476).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 2014)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 2014).
Qual è il parere del Governo?

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Mecacci n. 9/2014/1.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mecacci n. 9/2014/1, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2014)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mecacci. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, questo Trattato è un Trattato importante che nasce da una pagina non gloriosa del nostro Parlamento, quando fu ratificato nel 1982 un Trattato per l'estradizione tra l'Italia e gli Stati Uniti. Forse alcuni colleghi Pag. 83ricorderanno la vicenda di Pietro Venezia, quel cittadino italiano che fu arrestato perché accusato di aver commesso un omicidio negli Stati Uniti e che era in procinto di essere estradato in quel Paese nel 1995. Egli fece ricorso davanti alla Corte costituzionale la quale dichiarò incostituzionale la norma del nostro codice di procedura penale che prevedeva la possibilità di estradare, senza sufficienti garanzie, un cittadino dal nostro Paese verso un Paese che applica la pena di morte.
Per questo fu dichiarata incostituzionale quella norma del codice di procedura penale, nonché la legge di ratifica del Trattato. Dico questo perché quando si giunge alle ratifiche dei trattati internazionali in questo modo, ossia senza un'attenta valutazione da parte del Parlamento, si rischia di trovarsi in una condizione in cui poi le norme approvate non sono in linea con il nostro ordinamento costituzionale e, soprattutto, con le norme internazionali.
L'ordine del giorno che il Governo ha accettato è positivo, perché questo Trattato prevede dei miglioramenti rispetto a quanto era previsto nel 1982. Si prevede, infatti, che la parte richiedente, cioè gli Stati Uniti, devono dare garanzie che non venga imposta alla persona richiesta la pena di morte o che, nel caso in cui per motivi procedurali la parte richiedente non potesse ottemperare a tali condizioni - ciò è probabile che avvenga perché, come sappiamo, negli Stati Uniti la pena di morte spesso è applicata a livello dei singoli Stati, quindi non a livello generale da parte del Governo - la pena di morte, se imposta, non venga eseguita. Ma, soprattutto, si prevede che se la parte richiedente, ossia gli Stati Uniti, non accetta tali condizioni, la richiesta di estradizione può essere respinta.
Con il nostro ordine del giorno abbiamo chiesto al Governo di assumere l'impegno non di poter valutare la possibilità di estradare un nostro cittadino negli Stati Uniti in caso di mancate assicurazioni da parte degli stessi, ma semplicemente un impegno preciso e formale a non estradare alcun cittadino negli Stati Uniti se non vi saranno le garanzie previste da questo Trattato.
Quindi, si tratta sicuramente di una garanzia in più, perché anche con questa formulazione, sottosegretario Scotti, in base all'articolo 27 della nostra Costituzione, in caso di ricorso davanti alla Corte costituzionale non è detto che, ancora una volta, non ci si possa trovare di fronte ad una sentenza di censura da parte della Corte stessa. Pertanto, spero che il Governo, se si troverà ad affrontare di nuovo questi casi, sappia operare in un senso pienamente rispettoso della nostra Costituzione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per ricordare all'Aula che questo provvedimento si inserisce all'interno di un più vasto Trattato sottoscritto tra l'Unione europea e gli Stati Uniti che hanno siglato due importanti Accordi nel 2003, che però non sono ancora entrati in vigore per mancanza del completamento delle procedure interne necessarie da parte dei contraenti.
Si tratta di un Accordo di estradizione e di mutua assistenza penale a seguito del quale si è, appunto, reso necessario questo Accordo bilaterale, firmato nel 2006 dal Governo Prodi e oggi sottoposto alla ratifica. La necessità di approvare questi due strumenti nasce dalla volontà di migliorare e rendere più efficace la cooperazione in materia penale, con un'attenzione particolare alla lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo. Per tale motivo, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2014)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale. Pag. 84
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2014, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Ratifica ed esecuzione dei seguenti atti internazionali: a) Strumento così come contemplato dall'articolo 3(2) dell'Accordo di estradizione tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione europea firmato il 25 giugno 2003, in relazione all'applicazione del Trattato di estradizione tra il Governo degli Stati Uniti d'America e il Governo della Repubblica italiana firmato il 13 ottobre 1983, fatto a Roma il 3 maggio 2006; b) Strumento così come contemplato dall'articolo 3(2) dell'Accordo sulla mutua assistenza giudiziaria tra gli Stati Uniti d'America e l'Unione europea firmato il 25 giugno 2003, in relazione all'applicazione del Trattato tra gli Stati Uniti d'America e la Repubblica italiana sulla mutua assistenza in materia penale firmato il 9 novembre 1982, fatto a Roma il 3 maggio 2006) (2014):

(Presenti 482
Votanti 480
Astenuti 2
Maggioranza 241
Hanno votato
480).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,40).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, le ho chiesto la parola per denunciare la presenza, su una rete molto diffusa che molti di noi frequentano, Facebook, di un gruppo che si chiama «Accendi anche tu un fiammifero per dare fuoco ad un campo rom» (Commenti). Questo gruppo, al momento, ha 15 mila iscritti.
Non svolgo un intervento per entrare nel merito della questione che riguarda la libertà di espressione delle idee su Internet o il funzionamento di questo tipo di siti, ma penso che potrebbe essere educativo, per ciascuno di noi, leggere alcuni dei 1.700 messaggi pubblicati da alcuni dei 15 mila iscritti. Ne leggo uno: «Riapriamo Birkenau: facciamoli entrare tutti uno alla volta dentro ai forni crematori 'sti rumeni del...» (non cito l'espressione volgare) ... «io li seppellirei vivi, li metterei nel sale e dopo nel forno a cinquemila gradi». Un altro messaggio recita: «Tutti al rogo».
Potrei andare molto avanti: molti di questi messaggi sono di questo tipo. Per completezza di informazione, devo dire che una quota di questi messaggi, scritti da persone che pure sono iscritte a questo sito, invece, sono di segno completamente contrario e cioè si ribellano a quanto contenuto in questi messaggi. Signor Presidente, ne leggo un altro: «Bruciamo le baracche di quelle... (diciamo escrementi): non sono persone, ma bestie». E, ancora: «Che cosa spero con un rom che mi rompe.... così lo spacco di mazzate: bruciamoli tutti».
Ci sono 1.700 messaggi, quasi tutti di questo tipo, meno una quota.
Per questa sera, signor Presidente, voglio semplicemente denunciare il fatto, perché credo che da parte di questo sito trapeli un odio ed un incitamento alla violenza razziale per l'eliminazione fisica di persone, che trovo difficile sopportare in una civiltà che si gloria di avere al proprio interno una cultura di rispetto della vita, della convivenza civile, delle regole e delle leggi che costituiscono il fondamento della nostra Repubblica.
Per adesso rivolgo solo una domanda (vedrò se poi sia il caso di interrogare su questo il Governo): mi domando se nel nostro Paese, oggi, in quest'epoca che viviamo, possa essere consentito far circolare liberamente idee di incitamento all'odio razziale e all'eliminazione fisica di Pag. 85un'etnia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Credo che tutti noi ci uniamo all'esecrazione nei confronti di questo sito. Per quello che mi consta, l'ordinamento della Repubblica italiana non permette l'incitamento all'odio razziale in questa forma. Sarà interessante rivolgersi all'autorità giudiziaria per i provvedimenti di competenza (Applausi della deputata Sbai). Ove questo non fosse possibile sulla base delle leggi esistenti, bisognerà pensare ad un'opportuna integrazione legislativa. Internet non può essere uno spazio sottratto al dominio della legge.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, prima della sospensione della parte antimeridiana della seduta, come nelle ultime settimane, avevamo sottolineato l'opportunità che venisse fornita al Parlamento la modalità attraverso la quale si vogliono condividere gli 80 miliardi di spesa per risollevare la crisi economica delle famiglie italiane. In questa circostanza, invece, vogliamo invitare la Presidenza della Camera a fare presente al Governo, come già accaduto nel mese di settembre, di intervenire. Tra l'altro, non mancherà l'opportunità affinché ciò avvenga, in queste prossime settimane, con l'organizzazione delle varie riunioni intorno al G20: ci saranno occasioni in cui i Ministri degli affari esteri saranno impegnati a discutere dei temi economici.
Vorremmo che, come già fatto dal Ministro Frattini, il Governo si impegnasse ancora una volta, a ridosso delle elezioni indiane e a ridosso della ripresa, con grande virulenza, degli attentati nei confronti dei cristiani in India. Una piaga che sembrava in qualche modo sopita fino a qualche settimana fa è esplosa nuovamente, in maniera violentissima. Proprio in questi giorni ci sono altri incendi, altre migliaia di indiani cristiani si sono dovuti nascondere nella macchia e altri sono morti, presumibilmente uccisi da parte delle formazioni estremiste indù.
È un'occasione importante quella che si verificherà nelle prossime settimane, con i frequenti incontri tra il nostro Paese e molti dei leader economici mondiali, tra i quali, ancora una volta, i leader indiani.
Potrebbe essere un'ennesima occasione in cui ci si impegna anche in questa direzione.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, mi preoccuperò personalmente di sollecitare l'azione del Governo, affinché, in occasione di quest'incontro, si insista sui diritti umani e sul diritto della libertà religiosa dei cristiani in India.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non intendo aprire alcun dibattito, ma voglio solo ringraziarla per come lei ha dato risposta alle questioni sollevate dall'onorevole Fiano, relativamente ad un ennesimo episodio di manifestazioni assai acute di razzismo, che si sta verificando con una particolare modalità di comunicazione di massa, assai seguita, attraverso Internet.
Signor Presidente, non so se sia possibile sollecitare per suo tramite il Presidente della Camera affinché, una volta tanto, visto che non si tratta dell'unico episodio e dell'unico strumento attraverso il quale avvengono manifestazioni di questo tipo, assai preoccupanti per la democrazia e per il mantenimento dei diritti costituzionali, si chieda al Governo di venire a riferire in Aula relativamente all'applicazione di una legge, la legge Mancino, la quale dà poteri assai rilevanti non solo alla magistratura, ma al Governo medesimo e al Ministro dell'interno, in particolare, per l'applicazione integrale anche di iniziative sanzionatorie di chiusura dei siti. Pag. 86
Quindi, signor Presidente, le chiederei di farsi tramite presso il Presidente della Camera, affinché si valuti l'opportunità di sviluppare un apposito momento di dibattito e di verifica con il Governo e, nella fattispecie, con il Ministro dell'interno, per l'applicazione di una norma che gli dà poteri chiari e precisi in merito.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, la ringrazio per il ringraziamento. Provvederò a far presente la sua richiesta al Presidente della Camera.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 25 febbraio 2009, alle 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1306 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente (Approvato dal Senato) (2206).
- Relatore: Tortoli.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e della questione pregiudiziale di merito presentate):
Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (1415-A).
e delle abbinate proposte di legge JANNONE; CONTENTO; TENAGLIA ed altri; VIETTI e RAO; BERNARDINI ed altri (290-406-1510-1555-1977).
- Relatori: Bongiorno, per la maggioranza; Palomba e Ferranti, di minoranza.

(ore 15)

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 19,50.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 2198 - odg 9/2198/24 348 348 175 144 204 72 Resp.
2 Nom. odg 9/2198/28 426 425 1 213 192 233 70 Resp.
3 Nom. odg 9/2198/30 446 445 1 223 201 244 68 Resp.
4 Nom. odg 9/2198/32 447 447 224 205 242 68 Resp.
5 Nom. odg 9/2198/34 442 441 1 221 201 240 68 Resp.
6 Nom. odg 9/2198/44 470 469 1 235 219 250 66 Resp.
7 Nom. odg 9/2198/46 470 466 4 234 220 246 66 Resp.
8 Nom. odg 9/2198/51 481 477 4 239 220 257 66 Resp.
9 Nom. odg 9/2198/53 482 481 1 241 224 257 66 Resp.
10 Nom. odg 9/2198/56 485 484 1 243 224 260 66 Resp.
11 Nom. odg 9/2198/68 481 479 2 240 227 252 66 Resp.
12 Nom. odg 9/2198/71 488 485 3 243 242 243 66 Resp.
13 Nom. odg 9/2198/75 492 487 5 244 238 249 66 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/2198/92 499 497 2 249 237 260 65 Resp.
15 Nom. odg 9/2198/94 496 495 1 248 235 260 64 Resp.
16 Nom. odg 9/2198/101 498 496 2 249 238 258 64 Resp.
17 Nom. ddl 2198 - voto finale 531 529 2 265 281 248 46 Appr.
18 Nom. Moz. Libè ed a. n. 1-119 498 236 262 119 31 205 45 Resp.
19 Nom. Moz. Alessandri ed a. n. 1-122 500 471 29 236 470 1 45 Appr.
20 Nom. ddl 1929-A - articolo 1 489 488 1 245 488 45 Appr.
21 Nom. articolo 2 496 494 2 248 494 45 Appr.
22 Nom. articolo 3 499 498 1 250 495 3 45 Appr.
23 Nom. articolo 4 498 497 1 249 497 45 Appr.
24 Nom. articolo 5 501 500 1 251 500 45 Appr.
25 Nom. articolo 6 494 493 1 247 492 1 45 Appr.
26 Nom. articolo 7 503 501 2 251 501 45 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 8 493 492 1 247 492 45 Appr.
28 Nom. articolo 9 495 493 2 247 493 45 Appr.
29 Nom. articolo 10 492 491 1 246 491 45 Appr.
30 Nom. articolo 11 492 492 247 491 1 45 Appr.
31 Nom. em. 12.1 493 491 2 246 491 45 Appr.
32 Nom. articolo 12 497 496 1 249 496 45 Appr.
33 Nom. articolo 13 503 502 1 252 502 45 Appr.
34 Nom. articolo 14 496 493 3 247 493 45 Appr.
35 Nom. articolo 15 498 495 3 248 494 1 45 Appr.
36 Nom. articolo 16 495 490 5 246 490 45 Appr.
37 Nom. articolo 17 501 497 4 249 497 45 Appr.
38 Nom. ddl 1929-A - voto finale 504 502 2 252 501 1 45 Appr.
39 Nom. ddl 2121 ed abb. - articolo 1 487 481 6 241 481 45 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. articolo 2 494 493 1 247 492 1 45 Appr.
41 Nom. em. 3.7 501 501 251 219 282 45 Resp.
42 Nom. em. 3.1 502 502 252 217 285 45 Resp.
43 Nom. em. 3.6 501 494 7 248 219 275 45 Resp.
44 Nom. em. 3.12 503 500 3 251 217 283 45 Resp.
45 Nom. em. 3.8 496 493 3 247 209 284 45 Resp.
46 Nom. em. 3.9 460 455 5 228 195 260 45 Resp.
47 Nom. em. 3.10 494 491 3 246 239 252 45 Resp.
48 Nom. em. 3.3 486 483 3 242 217 266 45 Resp.
49 Nom. em. 3.11 489 487 2 244 215 272 45 Resp.
50 Nom. em. 3.13 477 473 4 237 205 268 45 Resp.
51 Nom. em. 3.4, 3.5 493 491 2 246 214 277 45 Resp.
52 Nom. articolo 3 492 492 247 485 7 45 Appr.
INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. articolo 4 481 478 3 240 478 45 Appr.
54 Nom. ddl 2121 ed abb. - voto finale 500 500 251 500 46 Appr.
55 Nom. ddl 2037-A - articolo 1 477 475 2 238 474 1 46 Appr.
56 Nom. articolo 2 479 477 2 239 477 46 Appr.
57 Nom. articolo 3 479 476 3 239 476 46 Appr.
58 Nom. articolo 4 479 475 4 238 475 46 Appr.
59 Nom. ddl 2037-A - voto finale 490 486 4 244 486 45 Appr.
60 Nom. ddl 2013 - articolo 1 476 475 1 238 475 46 Appr.
61 Nom. articolo 2 456 456 229 456 46 Appr.
62 Nom. articolo 3 480 480 241 480 46 Appr.
63 Nom. ddl 2013 - voto finale 467 467 234 467 46 Appr.
64 Nom. ddl 2014 - articolo 1 480 479 1 240 479 46 Appr.
65 Nom. articolo 2 478 478 240 478 46 Appr.
INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 67)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. articolo 3 477 476 1 239 476 46 Appr.
67 Nom. ddl 2014 - voto finale 482 480 2 241 480 45 Appr.