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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 132 di giovedì 12 febbraio 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 14,10.

SILVANA MURA. Segretario, legge il processo verbale della seduta pomeridiana del 10 febbraio 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bossi, Brugger, Caparini, Casini, Castagnetti, Cicchitto, Cota, Donadi, Fassino, Gregorio Fontana, Alberto Giorgetti, Jannone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Migliavacca, Migliori, Romani, Soro, Stefani, Stucchi, Vitali e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta odierna la IX Commissione permanente (Trasporti, poste e telecomunicazioni) ha proceduto all'elezione del deputato Aurelio Salvatore Misiti a segretario, in sostituzione del deputato David Favia, che ha cessato di far parte della Commissione. Molti auguri all'onorevole Misiti.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 847 - Delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni nonché disposizioni integrative delle funzioni attribuite al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e alla Corte dei conti (Approvato dal Senato) (A.C. 2031-A) (ore 14,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni nonché disposizioni integrative delle funzioni attribuite al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e alla Corte dei conti.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato votato da ultimo l'articolo 7.
Avverto che le Commissioni hanno ritirato l'articolo aggiuntivo 9.0301 ed hanno presentato l'articolo aggiuntivo 9.0302, che è in distribuzione.
Tale proposta emendativa presenta profili di inammissibilità, con riferimento all'estraneità di materia rispetto al contenuto del provvedimento. Tuttavia, risulta alla Presidenza che vi sia il consenso unanime da parte dei rappresentanti di tutti i gruppi. Alla luce di tale elemento, analogamente a quanto già fatto in circostanze analoghe, la Presidenza ritiene di ammettere alla votazione l'articolo aggiuntivo 9.0302 delle Commissioni.

Pag. 2

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 2031-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2031-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, sull'emendamento soppressivo Lanzillotta 8.1 il parere è ovviamente contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello delle Commissioni.

PRESIDENTE. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 14,35.

La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 14,35.

PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, il relatore e il rappresentante del Governo hanno espresso il parere sull'unico emendamento riferito all'articolo 8. Poiché l'unico emendamento riferito all'articolo 8 è soppressivo, porrò in votazione il mantenimento dell'articolo 8 medesimo; chi è a favore dell'articolo deve, quindi, votare «sì». Lo ripeto: chi è a favore dell'articolo deve votare sì. Chi vuole mantenere l'articolo deve votare «sì», chi intende sopprimerlo deve votare «no».
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8 ...

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Scusate colleghi, revoco l'indizione della votazione. L'onorevole Baldelli ha chiesto la parola, ma io non l'avevo visto (Commenti). Questo è il Regolamento, questa è la regola del gioco. Onorevole Baldelli, ha facoltà di parlare, ma sia conciso.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, la mia possibilità di essere conciso è assolutamente relativa. Intervengo intanto per smaltire l'entusiasmo della gioia della sua messa in votazione di questo articolo, ma in particolare perché non mi sono molto chiare, visto che ci sono state due versioni contrastanti, le modalità dell'espressione del voto, nel senso che, se l'emendamento è soppressivo, votare «no» sull'emendamento soppressivo significa mantenere l'articolo, a quanto mi pare di capire.
Quindi, per non ingenerare confusione, da questo punto di vista, sarebbe il caso di dare un chiarimento. Inoltre, signor Presidente, mi considererei iscritto per dichiarazione di voto sull'articolo.
Sinceramente, per non ingenerare confusione, poiché si tratta della permanenza di un articolo che non è una cosa secondaria, le chiederei, Presidente, se fosse possibile ripetere le modalità di voto in maniera molto più chiara. Dopodiché mi considererei iscritto in dichiarazione di voto sull'articolo.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Baldelli. Ripetiamo le modalità di voto: chi Pag. 3è a favore dell'articolo, ossia chi è a favore del mantenimento dell'articolo, perché mettiamo ai voti il mantenimento dello stesso, deve votare «sì», chi intende sopprimere l'articolo deve votare «no».

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, è stata decisa una nuova programmazione settimanale dei lavori dell'Aula dai capigruppo ai quali noi dobbiamo obbedienza, ma senza minimamente ascoltare anche il parere dei parlamentari. La mia Commissione, oggi, sostanzialmente prima...

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, siamo in fase di votazione.

MARCO ZACCHERA. Ma io ho alzato la mano molto prima che lei indicesse la votazione.

PRESIDENTE. Io comprendo le vostre ragioni, onorevole Zacchera, ma essendo in fase di votazione lei avrà la possibilità di esporre i suoi rilievi al termine della votazione.

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, con tutto il rispetto che lei sa, e non da oggi, nutro nei suoi confronti, le faccio rilevare che ha omesso di dare il parere del Governo e del relatore sulla votazione a cui ci accingiamo. In mancanza del parere credo che la votazione non sarebbe regolare; quindi Presidente, le chiederei gentilmente se può reiterare l'espressione del parere, io non l'ho sentito e non credo che l'abbia detto, Presidente. Sarebbe utile e rispettoso dei regolamenti parlamentari. La ringrazio.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Consolo. Ad andare in filo di Regolamento si potrebbe dire che il parere si dà sull'emendamento, ma qui stiamo votando il mantenimento dell'articolo. Comunque, credo di averlo già detto, ma lo ripeto volentieri: Governo e Commissioni; hanno espresso parere contrario sull'emendamento, quindi favorevole al mantenimento dell'articolo e per massima chiarezza invitano a votare «sì».
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 8.
(Segue la votazione).

Prego gli onorevoli Palumbo e Bellotti di votare ciascuno per se stesso (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PIETRO LAFFRANCO. Guardi da quella parte, Presidente!

PRESIDENTE. Adesso rivolgeremo la nostra attenzione all'altro lato dello schieramento.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 462
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
246
Hanno votato
no 216).

Prendo atto che i deputati Di Caterina, Castiello e Gava ha segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Prendo, altresì, atto che i deputati Viola e Vaccaro hanno segnalato che non sono riusciti ed esprimere voto contrario.

GIUSEPPE PALUMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 4

GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, intervengo per chiarirle che questo è il mio posto e ho sempre votato in questo posto, il numero 613, con la mano sinistra. Quindi, mi spiace, questo è il mio posto e lo dico per sua conoscenza e per evitare che incorra nuovamente in questo errore.

PRESIDENTE. Gliene do atto, ma non ho richiamato lei. Ho richiamato altri due colleghi.

FABRIZIO CICCHITTO. Presidente, lei lo ha richiamato! Allora deve chiedergli scusa!

PRESIDENTE. In tal caso vi è un equivoco. Comunque, in ogni caso, lei sicuramente è esente da colpa.

LUCA BELLOTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare la stessa cosa. Probabilmente assomiglio non a qualche collega, ma (mi dicono) a qualche allenatore di una squadra di calcio. Vorrei mettere in evidenza il suo errore di valutazione.

PRESIDENTE. Gliene do volentieri atto. Ho indicato altri due colleghi, ma mi hanno dato i nomi sbagliati. Vi è stato un qui pro quo. Comunque, vorrei invitare tutti a votare ciascuno per se stesso.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, vorrei sottoporre alla sua attenzione due piccolissime questioni sull'ordine dei lavori. La prima è che i presidenti dei gruppi hanno organizzato i lavori d'Aula in un modo diverso dal precedente. Dobbiamo obbedienza, però forse si poteva anche ascoltare il parere dei parlamentari che non sono tutti residenti a Roma (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Nel caso specifico è previsto che i lavori dell'Aula vadano avanti fino al venerdì, tuttavia molte volte sappiamo che si concludono, come presumibilmente oggi, il giovedì. Quando il mercoledì si capisce che i lavori si avviano alla conclusione, perché mai durante la tarda mattinata, quando ormai le Commissioni hanno esaurito il loro lavoro (ad esempio verso le 11 o le 11.30 quando si comincia alle 9 del mattino) non si può riunire l'Aula per terminare i nostri lavori nel pomeriggio? Se oggi concluderemo i nostri lavori verso sera, molti di noi non potranno rientrare nel proprio territorio (dove svolgono peraltro attività politica), perché non ci saranno più i mezzi per poterci arrivare.
Chiedo, quindi, che la Presidenza anticipi questa seduta pomeridiana alla tarda mattinata per una garanzia verso tutti. Specialmente, quando tra un mese voteremo con le impronte digitali, non tutti saranno messi obiettivamente nelle stesse condizioni, perché a volte è anche difficile arrivare e tornare da Roma.
In ordine alla seconda questione, anche se sarò in contrasto con lei, la prego di fare un giro a piedi nel corridoio retrostante, specialmente dove ci sono le postazioni dei computer. Tutti hanno preso l'abitudine di fumare, adesso anche il sigaro. Non è possibile lavorare su i computer in quella situazione. Si riservi giustamente un posto per i fumatori, ma si rispetti la legge e la salute anche di chi non fuma perché certe volte è impossibile poter lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Mi farò interprete delle sue posizioni nella sede appropriata, ovvero la Conferenza dei presidenti di gruppo. Se i presidenti dei gruppi concorderanno, cercheremo di darle soddisfazione.

Pag. 5

(Esame dell'articolo 8-bis - A.C. 2031-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8-bis (vedi l'allegato A - A.C. 2031-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8-bis.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 461
Votanti 415
Astenuti 46
Maggioranza 208
Hanno votato
248
Hanno votato
no 167).

Prendo atto che i deputati Di Caterina, Castiello e Negro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Prendo, altresì, atto che i deputati Calgaro, Vaccaro, Giorgio Merlo e Rubinato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 2031-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2031-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, vorrei suggerire - per quanto possibile in una situazione come questa - un po' di attenzione, perché ritengo che questo sia uno dei punti più delicati che siamo chiamati a trattare nell'ambito dell'esame del cosiddetto provvedimento Brunetta.
In questo caso, con il pretesto di una maggiore incisività dei controlli, l'articolo 9 del disegno di legge in esame stravolge la coerenza del sistema costituzionale di controllo esterno della Corte dei conti. È molto discutibile che questo intervento legislativo possa rendere più incisivo il contrasto ai delitti contro la pubblica amministrazione (corruzione e concussione) e contro l'uso distorto dei soldi dei cittadini italiani. Credo che ciò vada contro alcuni capisaldi fissati dalla nostra Carta costituzionale, in particolare, dall'articolo 100 e dall'articolo 108.
Nel primo caso, la Carta costituzionale dice chiaramente che la Corte dei conti esercita il controllo sugli atti del Governo e riferisce direttamente alle Camere, dando chiaramente il senso della funzione che questo organo deve avere, ossia di controllo del Governo con riferimento esclusivo alle Camere. Inoltre, la legge assicura l'indipendenza della Corte e dei suoi componenti di fronte al Governo. Infine, ai sensi del secondo comma dell'articolo 108, la legge assicura l'indipendenza dei giudici delle giurisdizioni speciali.
Il provvedimento al nostro esame, da questo punto di vista, presenta parecchi difetti. Innanzitutto, esso introduce fittiziamente un'innovazione, laddove dice che la Corte può effettuare controlli su gestioni pubbliche statali in corso di svolgimento, come se questa fosse una novità. In realtà, la Corte ha già la facoltà, anzi l'onere, di intervenire, in corso di svolgimento, nell'esame, nella verifica e nel controllo della gestione del bilancio e del patrimonio delle amministrazioni pubbliche. Quindi, non solo la legislazione vigente già prevede quanto il cosiddetto disegno di legge Brunetta ci invita ad approvare, ma è ben strano che, nonostante il disegno di legge ci proponga di approvare nuovamente una norma già contenuta nella legislazione vigente, per coprire queste funzioni fittiziamente nuove della Corte ci si chieda anche di destinare allo svolgimento di queste funzioni 5 milioni di euro aggiuntivi a partire dall'anno 2009.Pag. 6
C'è qualcosa di nuovo, con riferimento ai controlli effettuati nel corso della gestione nel disegno di legge: essi, cioè, potrebbero essere richiesti anche dal Governo, ossia dall'organo che dev'essere controllato, ma con una peculiarità, ossia che se l'esito dei controlli fosse ritenuto non convincente o non conveniente da parte del Governo, il Ministro potrebbe, con suo decreto, decidere che i termini per l'adozione delle misure richieste dalla Corte alle amministrazioni inadempienti vengano sospese o anche che le indicazioni della Corte vengano disattese. Quindi, abbiamo funzioni fittiziamente nuove - a fronte delle quali ci sono 5 milioni di euro in più a partire da quest'anno - e controlli effettuati su indicazione del Governo e della maggioranza parlamentare, i cui esiti il Governo può disattendere.
È ancora più grave, però, l'inusitato accentramento delle funzioni e dei poteri nelle mani del presidente della Corte: le indagini di cui parlavo, ad esempio, vengono completate con un decreto del presidente della Corte, emanato solo a seguito di una mera proposta da parte della sezione di controllo. Il presidente, quindi, su queste deliberazioni acquisisce un potere di veto assoluto. Il presidente della sezione di controllo, da primus inter pares, diventa un organo monocratico al quale spetta la decisione finale. In questo modo viene alterato il principio fissato dall'articolo 107, terzo comma, della Costituzione, secondo il quale i magistrati si distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni.
Già questo sarebbe sufficiente a porre seri dubbi di costituzionalità su questo articolo, ma nello stesso c'è molto di più. Il presidente ha la facoltà di accordare o meno il suo concerto, qualora venissero attivati controlli da parte delle sezioni regionali della Corte. Inoltre, si attribuisce una funzione di indirizzo politico e istituzionale al presidente della Corte, anche questa inusitata. Vi è un emendamento soppressivo sul quale il relatore ha espresso parere favorevole, ma la sostanza non cambia, perché il presidente della Corte diventa organo di governo dell'istituto e acquisisce una potestà residuale su ogni funzione non espressamente attribuita dalla legge ad altri organi, viene messo in capo al presidente il potere di autorizzare o revocare gli incarichi extra istituzionali, il presidente determina la composizione nominativa e le competenze delle sezioni riunite.
Tutto ciò viene messo in capo ad una persona sola, che in punto di diritto è nominata dal Governo. Infatti, il presidente della Corte è nominato, su deliberazione del Consiglio dei Ministri, sulla base di un parere, che naturalmente non è vincolante, del Consiglio di presidenza.
Allo stesso tempo, il Consiglio di presidenza della Corte, cioè l'attuale organo di autogoverno, che è tale a presidio dell'indipendenza costituzionalmente garantita della Corte stessa, diventa organo di amministrazione del personale. In conclusione, lo stravolgimento dell'ordinamento interno della Corte incrina la funzionalità della Corte stessa, la sua capacità di perseguire le funzioni per le quali è titolata: tutelare il corretto uso delle risorse pubbliche, ossia dei soldi dei cittadini italiani. Questa impostazione è contraddittoria con gli indirizzi rivendicati dal Ministro e altera equilibri costituzionali che noi, parlamentari della Repubblica, abbiamo l'obbligo di tutelare.
Dunque, in conclusione, a nostro avviso, sarebbe molto meglio sopprimere il comma 9 e ridiscutere di questa materia con tempi e una visione adeguati alla sua rilevanza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.

RENZO LUSETTI. Signor Presidente, colleghi, non condivido la posizione che ha espresso ora, a nome del gruppo del Partito Democratico, il collega Vassallo, perché l'articolo 9 che stiamo discutendo nasce da un emendamento che comunemente viene definito «emendamento Vizzini», ma che non è altro che una norma votata e approvata dalla I Commissione del Senato, senza alcun voto contrario, e dall'Assemblea del Senato con alcune astensioni da parte dell'opposizione.Pag. 7
Si deve precisare, signor Presidente, colleghi, che l'articolo 9 nasce da un emendamento parlamentare e non governativo e contiene diverse disposizioni relative alla Corte dei conti, sostanzialmente riconducibili a due contesti normativi. Il primo obiettivo è il rafforzamento delle funzioni di controllo della Corte dei conti, per garantire alla Corte stessa lo svolgimento del rapporto di ausiliarietà con il Parlamento e con il Governo, così come previsto dall'articolo 100 della Costituzione, in maniera ben più efficace e utile rispetto a quello attuale.
Il secondo contesto riguarda la razionalizzazione delle funzioni di governance all'interno dell'istituto, che oggi sconta gli effetti negativi di una conflittualità che esiste tra l'organo monocratico di governo dell'istituto e la maggioranza del Consiglio di presidenza.
Si tratta di norme recenti, ma sappiamo che i primi tentativi di inserirle nell'ordinamento giuridico risalgono ad oltre un anno fa, anche alla scorsa legislativa. Ne costituiscono testimonianza alcuni emendamenti presentati nella scorsa legislatura, da parlamentari sia del centrosinistra che del centrodestra.
Con la prima parte di questa norma, si vuole dotare la Corte dei conti di strumenti che oggi non ha. Quindi, colleghi, a mio avviso, si prevede un potenziamento del ruolo della stessa Corte è non una sua riduzione, come qualcuno sostiene.
Si deve rendere più incisivo il ruolo della Corte dei conti, che non è un organo dello Stato, ma un organo della Repubblica di rilievo costituzionale, ed esercita un controllo su tutte le amministrazioni dello Stato, delle regioni e degli enti locali, perché proprio la Corte, in sede di controllo, può costituire una vera garanzia della corretta e tempestiva applicazione delle leggi e dei regolamenti da parte di tutti gli operatori della pubblica amministrazione, nonché del conseguimento di migliori risultati.
Con la seconda parte della norma, invece, si vogliono eliminare definitivamente i fattori di rallentamento e anche di inefficienza della stessa Corte dei conti. Nella finanziaria del 2008 ho comunque presentato un emendamento che andava in questa direzione, ma non è stato giudicato ammissibile dalla Presidenza della Camera dei deputati per estraneità di materia, per chi dei colleghi si ricorda.
In conclusione, poiché oggi non vi è problema di estraneità, ritengo che le disposizioni contenute nell'articolo 9 possano, in qualche modo, consegnare ai cittadini una Corte dei conti ben più utile al sistema Paese e anche capace di affrontare quel cambiamento nelle procedure interne di lavoro che da troppo tempo viene reclamato dall'intera classe politica in maniera assolutamente bipartisan.
Per questi motivi, esprimerò i miei voti sugli emendamenti che riguardano l'articolo 9, che stiamo discutendo, in dissenso con il gruppo parlamentare del Partito Democratico cui appartengo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se la norma sulla cosiddetta class action, che è stata approvata ieri, può essere definita un vuoto pasticcio pubblicitario, credo che questa normativa di cui stiamo cominciando ad occuparci, contenuta nell'articolo 9, sia inquietante e spiego il motivo.
Tutto parte - questo articolo andrebbe letto al contrario - dal comma 6. Ovviamente, abbiamo presentato emendamenti atti a limitare i danni che il disegno di legge in esame sta apportando al sistema.
Con il comma 6, il Consiglio di presidenza della Corte dei conti, che è una sorta di CSM dei giudici contabili, viene ridotto da 17 a 11 componenti, incidendo unicamente sulla componente togata, che viene portata da 10 a 4 membri.
Quattro restano, pariteticamente, i membri eletti dal Parlamento e tre i membri di diritto: il presidente, il presidente aggiunto e il procuratore generale. Non vi è chi non veda, quindi, come l'incidenza della politica, in senso lato, quindi dei partiti, diventi estremamente importante su questo organo a rilevanza costituzionale di controllo contabile.Pag. 8
Detto questo e procedendo a ritroso, perché, come dicevo, l'articolo andrebbe letto al contrario, succede che, scimmiottando malamente una normativa statunitense, alla Corte dei conti (mi auguro che le attività di impulso si limitino alle Commissioni parlamentari e non anche al Consiglio dei ministri, altrimenti il controllo del controllato sul controllore sarebbe massimizzato e già ce n'è abbastanza), possono espletare attività di blocco di normative sia a livello centrale sia a livello di enti locali.
Come dicevo, negli Stati Uniti questa facoltà è assentita alle commissioni parlamentari, il che potrebbe avere un senso, ma dovremmo ricostruire in qualche modo il nostro sistema; in questo caso, succede un terribile pasticcio: un organo giudiziario interviene praticamente sul potere legislativo, ma - si badi bene - il potere esecutivo ha la facoltà di bloccare questo intervento della Corte dei conti, ove si dice, al comma 2 dell'articolo 9, che resta ferma la facoltà del Ministro, con proprio decreto, di sospendere il termine per il tempo ritenuto necessario. Un organo giudiziario, quindi, interviene su un'attività tipica del potere legislativo, ma il potere esecutivo lo può bloccare.
Credo che sia una cosa incredibile, perché un organismo che viene messo praticamente sotto controllo da parte della politica, quindi da parte dei partiti, avrebbe il potere di incidere sull'attuazione della normativa promanata dal Parlamento, dai consigli regionali e sugli atti amministrativi delle province e dei comuni.
Ma ciò non basta: i poteri che attualmente sono in capo al Consiglio di presidenza vengono sostanzialmente attribuiti completamente al presidente: quindi, praticamente con una lesione costituzionale dell'articolo 107, accade che il presidente diventa l'arbitro e il padrone assoluto della gestione amministrativa della Corte dei conti e di ogni attività di impulso.
Se pensiamo che vi è il rischio concreto che la politica possa incidere sulla nomina del presidente della Corte dei conti, è un sillogismo che il potere di controllo, il potere di impulso, il potere di gestione dei magistrati, essendo il Consiglio di presidenza una sorta di CSM, va a finire in capo ad un soggetto che si rischia concretamente che sia in qualche modo nominato dalla politica.
È di ieri la notizia che la Corte dei conti all'apertura dell'anno giudiziario denuncia un aumento esponenziale della corruzione nell'amministrazione della cosa pubblica; ci chiediamo se non sarà questa l'ultima volta che la Corte dei conti sarà in grado di fare una denuncia di questo genere, perché una parte di coloro che vengono denunciati in qualche modo potrebbe astrattamente (e non voglio con questo, per carità, fare accuse e denunce) influire sulla nomina del proprio controllore. Abbiamo ricevuto in Commissione una relazione del procuratore generale della Corte dei conti che è assolutamente contraria a questa normativa, che - e faccio mie queste considerazioni - viene tacciata di incostituzionalità rispetto agli articoli 25, 100, 103 e 108 della Costituzione.
Quindi - e mi avvio a concludere, signor Presidente -, la nostra contrarietà, a meno che ovviamente non vengano accolti i nostri emendamenti all'impianto normativo dell'articolo 9, è totale, perché la modifica della nomina del Consiglio di presidenza lo trasforma in un organo ad alto rischio di incidenza politica. La trasformazione del presidente in organo monocratico con poteri assoluti rischia di chiudere un cerchio che mette completamente sotto il controllo della politica l'attività della Corte dei conti. Ciò significherebbe mettere di fatto la Corte dei conti sotto il potere dell'Esecutivo e degli esecutivi locali, perché vi è poi una norma che consente a dei magistrati nominati dai consigli regionali di entrare nelle sezioni regionali: avremmo quindi quasi totalmente il rischio che il controllato si nomini e controlli in qualche modo il proprio controllore.
Noi ovviamente voteremo a favore dei nostri emendamenti; se l'impianto non muterà radicalmente, il nostro voto sull'articolo in esame sarà contrario.

Pag. 9

PRESIDENTE. Essendo stata avanzata una richiesta da parte del gruppo Partito Democratico, che ha esaurito il tempo a sua disposizione, la Presidenza concede un ampliamento dei tempi per l'esame di questo provvedimento in ragione di un terzo di quelli originariamente previsti.
Colgo l'occasione per informare il gruppo UdC che l'ampliamento a suo tempo concesso sta per esaurirsi: sono rimasti 7 minuti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vista la sua comunicazione mi limiterò a poche battute. Riguardo all'articolo 9, non ho ben chiara qual è la ragione dell'inserimento di questa materia all'interno di un provvedimento che riguarda il riordino della pubblica amministrazione.
Sulla Corte dei conti abbiamo discusso da tempo e la questione è la seguente: bisogna riformare la Corte dei conti, eliminare la Corte dei conti, riconsiderare la fisionomia e l'identità della Corte dei conti? È un dibattito aperto, che certamente non esclude i problemi anche di approdo ad una nuova sistemazione della Corte dei conti stessa o alla sua eliminazione; ma aver regolato - e voler regolamentare - la Corte dei conti con questo articolo ritengo sia un'assurdità giuridica, una violazione costituzionale, del buonsenso e della logica.
Dalla collegialità passiamo ad un organo monocratico, nel quale il deus ex machina diventa semplicemente il presidente, alteriamo la composizione del collegio e, nel momento in cui chiediamo trasparenza nella gestione della pubblica amministrazione, certamente affievoliamo e attutiamo la possibilità di avere dei controlli e la certezza negli stessi.
Certamente l'organo della Corte dei conti era bilanciato in termini di grande equilibrio, mentre oggi, per tutte le misure che vengono previste in questo articolo, si realizza di sicuro uno squilibrio.

PRESIDENTE. Vorrei invitare i rappresentanti del Governo e i deputati a prestare attenzione al dibattito. Onorevole Romani, per cortesia, le consultazioni interne al Governo si fanno in un altro momento.

MARIO TASSONE. Ma l'amico, l'onorevole Romani, è alle comunicazioni...
Pertanto ritengo che c'è - non v'è dubbio - un vulnus fondamentale, che non riguarda soltanto la Corte dei conti: aver inserito - lo dico ancora una volta - questa costruzione e questo congegno certamente apre una situazione di grande equivocità e soprattutto ci porta su un terreno di grande friabilità, e perciò voteremo a favore dei nostri emendamenti.
Concludo con un dato: ma dove si è visto che il segretario generale o il capo di gabinetto che fanno parte di un collegio possono poi votare soltanto se il presidente gli affida la relazione? Questa è un'alterazione del buonsenso e della logica che non si è vista da nessuna parte; certamente si vogliono piegare e vanificare i controlli, ma così viene vanificato tutto il provvedimento dell'onorevole Brunetta, perché esso mostra la sua gracilità e la sua debolezza (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà. Le ricordo che i suoi tempi sono contenuti.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, voterò a favore dell'articolo 9 perché ho sempre difeso, sia quando ero senatore sia in questa sede quando con l'onorevole Galletti abbiamo presentato alcuni emendamenti all'articolo 61 del decreto-legge n. 112 del 2008, il rafforzamento dei controlli. Qui vengono rafforzati i controlli soprattutto per quanto riguarda il controllo di gestione, che rappresenta uno strumento importante per ottenere i controlli sul risultato e poter potenziare la meritocrazia.
Concordo anche con l'emendamento 9.304 delle Commissioni, perché ricordo a chi è intervenuto prima di me che le authority prevedono che il direttore-relatore possa votare all'interno del collegio; Pag. 10così come ricordo al collega Favia, che mi ha preceduto, che il presidente della Corte dei conti, la cosiddetta componente istituzionale, è eletto con voto segreto a maggioranza dei giudici togati e che il Governo adotta soltanto un decreto che prende atto dell'indicazione del presidente. Quindi non dipende dal Governo.
Non vi è commistione tra controllori e controllato. Tutt'altro, la componente istituzionale dei tre magistrati che sono stati citati - venendo ridotta la componente togata all'interno del Consiglio di presidenza, che diventa paritaria con la componente laica - diventa arbitro. Credo che questa sia una garanzia di depoliticizzazione, e non di politicizzazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, alcuni degli interventi che mi hanno preceduto hanno evidenziato tutta l'anomalia di questa norma. Io vorrei denunciare la linea ispiratrice di questo tipo di norme: mentre il disegno di legge fa riferimento alle funzioni attribuite alla Corte dei conti, con l'articolo 9, in maniera molto ambigua, e con la finalità sostanzialmente di realizzare un controllo verticistico anche dell'organo dell'autogoverno della Corte di conti, si realizza una trasformazione della composizione del Consiglio di presidenza. Non solo si riducono i componenti di provenienza togata, ma si attribuisce al presidente di nomina governativa (il presidente della Corte dei conti, oltre ad essere presidente dell'organo di gestione e di autogoverno della magistratura contabile, rappresenta il riferimento stretto con il Governo) la possibilità di assumere qualsiasi funzione, anche quella di garante dell'indirizzo, del controllo e dell'attuazione.
In pratica, con questa norma molto pericolosa, che nell'ambito di un pacchetto legislativo può anche passare inosservata - fortunatamente ciò non è avvenuto alla Camera -, in maniera non chiara per quanto attiene alle finalità vere, ma sicuramente in modo trasparente per le vere motivazioni, si vuole realizzare, piano piano, e partendo dalla magistratura contabile (una delle magistrature che esercita l'attività a garanzia dello Stato, non sottoposta al potere esecutivo), un'anticipazione di quelle che sono le finalità della maggioranza, anche e soprattutto nei confronti della magistratura ordinaria.
Abbiamo creato, quindi, un presidente della Corte dei conti che risponde al Governo, anche inserendosi nel controllo di gestione dell'attività amministrativa, e che ha una funzione verticistica nell'ambito del Consiglio di presidenza. Quest'ultimo, anziché essere organo di autogoverno della magistratura contabile, diventa organo di mera burocrazia: si vogliono trasformare gli organi di autogoverno in organi burocratici e di amministrazione ordinaria; si vogliono sopprimere, attraverso delle riforme realizzate con legge ordinaria - perché in questo momento si può agire con una legge ordinaria -, quelli che sono i principi e le garanzie della nostra Costituzione.
Su questo, come è stato sottolineato in apertura della discussione, il gruppo del Partito Democratico è fortemente contrario, proprio perché non possiamo avallare un comportamento che non migliora le funzioni di controllo della Corte dei conti, non rende più trasparente, immediato e fruttuoso questo controllo, anche di prevenzione, ma va soltanto a gerarchizzare, inserendo, addirittura con potere di voto, il ruolo del capo di gabinetto scelto dal presidente della Corte dei conti: è una situazione anomala in tutta la sua gravità, che deve essere con forza denunciata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capano. Ne ha facoltà.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, se si ha a cuore il rigore della spesa pubblica - come tante volte questo Governo tenta di farci credere - non si può non avere a cuore l'indipendenza dell'organo che controlla, e quindi l'indipendenza dell'organo di autogoverno. Voglio ricordare che questa norma modifica un precedente assetto della Corte dei conti che vedeva, a fronte Pag. 11di quattro membri laici indicati dai Presidenti delle Camere, ben dieci magistrati togati, e questo serviva a garantire l'indipendenza dell'organo di autogoverno. Noi stiamo riducendo questi dieci a quattro, cioè a una misura paritaria con gli organi, per così dire, di rappresentanza politica. È chiaro che questa è un'autostrada verso il prossimo organo di autogoverno che si vuole riformare, che è il Consiglio superiore della magistratura, ma vorrei dire che è ancor più grave perché qui la rappresentanza politica coincide anche con l'oggetto del controllo della Corte dei conti. Vorrei dire al Ministro Brunetta che rischia di passare da castigatore degli assenteisti a protettore degli spreconi: e non credo che gli faccia bene, né a lui, né al suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, volevo invitare i colleghi del Popolo della Libertà e della Lega a riflettere su un fatto strano che sta accadendo in Italia. A Trento un quotidiano locale del 31 gennaio (quindi, di pochi giorni fa) riporta una proposta di consiglieri provinciali del Popolo della Libertà che chiedono di modificare lo Statuto dell'autonomia per eliminare le due nomine politiche del TAR: soltanto giudici togati per il TAR nel nuovo Statuto; basta giudici laici al tribunale regionale di giustizia amministrativa di Trento; lo Statuto dell'autonomia va modificato prevedendo che tutti e sei i componenti del TAR siano magistrati.
In altre parole, là qualcuno si è accorto che la magistratura politica (ovverosia di nomina politica) produce più danni che vera tutela dei diritti e degli interessi. In questo caso stiamo portando al controllo politico la magistratura contabile, proprio in un momento in cui l'allarme per la corruzione dentro la pubblica amministrazione viene portato all'attenzione di tutti.
Non ci preoccupiamo di quello che sta succedendo nella struttura pubblica territoriale e anche centrale? Credo che queste forzature, solo in funzione di contrapposizione di destra o di sinistra, facciano male. Oggi ho letto con piacere che anche il leader Bossi ritiene che la Costituzione e il Presidente della Repubblica non debbano essere messi in discussione, considerato che fino a qualche giorno fa e a qualche mese uno degli obiettivi prioritari era quello delle riforme costituzionali.
Ebbene, stiamo attenti a prendere queste decisioni affrettate. In questo caso, la voglia che il Governo controlli e modifichi un organo di controllo, terzo, che non deve, naturalmente, verificare le entrate dello Stato ma le spese di tutta l'amministrazione pubblica, rappresenta veramente un fatto grave. Voteremo «no» anche per questi motivi, ma - ripeto - andatevi a leggere cosa dice il Popolo della Libertà a Trento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, premetto che il relatore formulerà su alcuni emendamenti in esame l'invito al ritiro - altrimenti il parere è contrario - mentre su altri formulerà il parere favorevole.
Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Tassone 9.1, Paladini 9.3 e Amici 9.5, nonché sull'emendamento Paladini 9.7.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sugli identici emendamenti Laffranco 9.8, Tassone 9.9, Paladini 9.10, Vassallo 9.11 e Lo Monte 9.12 .
Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Laffranco 9.13, Tassone 9.14 e Vassallo 9.15, sugli emendamenti Paladini 9.16, Pisicchio 9.17 e 9.18 e sugli identici emendamenti Tassone 9.19 e Vassallo 9.20.
Le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 9.303 (Nuova formulazione).Pag. 12
Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Paladini 9.21, Lanzillotta 9.22, Pisicchio 9.24 e Vassallo 9.25 e sugli identici emendamenti Laffranco 9.26 e Tassone 9.27.
Le Commissioni esprimono, invece, parere favorevole sugli identici emendamenti Laffranco 9.28 e Tassone 9.29.
Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Tassone 9.30 e Vassallo 9.31 nonché sugli emendamenti Vassallo 9.32 e Zaccaria 9.70.
Le Commissioni raccomandano l'approvazione dei loro emendamenti 9.300 e 9.301.
Le Commissioni esprimono parere contrario sugli identici emendamenti Tassone 9.33 e Vassallo 9.34.
Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Paladini 9.35, 9.36 e 9.37, sugli identici emendamenti Tassone 9.38 e Vassallo 9.39 nonché sugli emendamenti Paladini 9.43, 9.45 e 9.46. La Commissioni formulano altresì un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Tassone 9.47 e Vassallo 9.48.
Le Commissioni esprimono parere contrario sul subemendamento Lanzillotta 0.9.304.1, mentre raccomandano l'approvazione dell'emendamento 9.304 delle Commissioni.
Le Commissioni esprimono parere contrario sugli identici emendamenti Laffranco 9.50, Tassone 9.51, Paladini 9.52 e Vassallo 9.53.
Le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 9.302 (Nuova formulazione) e dei loro articoli aggiuntivi 9.0300 e 9.0301.

PRESIDENTE. Il Governo?

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Ove dunque i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative per le quali vi è un invito in tal senso, la Presidenza le porrà in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Tassone 9.1, Paladini 9.3 e Amici 9.5, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)... no, la Camera respinge...scusate, è un semplice lapsus: mi spiace turbare la gioia di chi si era già sbracciato, ma capita a tutti di sbagliare (Vedi votazioni).

(Presenti 491
Votanti 489
Astenuti 2
Maggioranza 245
Hanno votato
222
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che i deputati Vannucci, De Pasquale, De Torre, Mannino e Dal Moro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, annuncio il ritiro della mia firma dagli emendamenti presentati all'articolo 9, compresi quelli testé votati, per le ragioni che ho già spiegato intervenendo in dissenso.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 9.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 13

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 500
Astenuti 3
Maggioranza 251
Hanno votato
228
Hanno votato
no 272).

Prendo atto che la deputata Goisis ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Laffranco 9.8, Tassone 9.9, Paladini 9.10, Vassallo 9.11 e Lo Monte 9.12, accettati dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 503
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
500
Hanno votato
no 3).

PIETRO LAFFRANCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIETRO LAFFRANCO. Signor Presidente, intervengo per ritirare il mio emendamento 9.13.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Tassone 9.14 e Vassallo 9.15, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 501
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
234
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che i deputati Vaccaro e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Rivolta e Frassinetti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 9.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 505
Astenuti 1
Maggioranza 253
Hanno votato
234
Hanno votato
no 271).

Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisicchio 9.17, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 505
Astenuti 1
Maggioranza 253
Hanno votato
234
Hanno votato
no 271).

Pag. 14

Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pisicchio 9.18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, anche se è giovedì pomeriggio e molti hanno fretta, credo che il Governo, che ha intitolato il provvedimento in esame all'ottimizzazione dell'efficienza delle pubbliche amministrazioni, anche se si tratta di un emendamento parlamentare, dovrebbe preoccuparsi dell'impatto che tali disposizioni - in particolare i commi 2 e 3 - sono suscettibili di determinare sull'azione amministrativa. Inoltre, credo che la cosa dovrebbe riguardare anche tutti i Ministri che sono a capo di amministrazioni di spesa, oltre ai colleghi che hanno responsabilità o hanno avuto responsabilità di amministratori e si occupano dell'autonomia degli enti locali.
Vorrei far presente ai colleghi - anche a quelli della Lega, che sono molto gelosi delle prerogative delle autonomie - che le disposizioni in esame non soltanto danno alla Corte dei conti competenze in materia di controllo di gestione, ma legittimano la Corte dei conti, anche su richiesta delle Commissioni parlamentari (infatti, questo inciso del comma 2 si applica anche al comma 3, che riguarda regioni ed enti locali), ad inserirsi nell'azione amministrativa, laddove vedesse non solo una cattiva gestione, ma un ritardo nell'azione amministrativa e nell'esecuzione di opere e, come effetto, per accelerare, la Corte dei conti dovrebbe bloccare gli stanziamenti, sospendere l'attività delle amministrazioni, aprire un contraddittorio e poi, forse, prima o poi, questa cosa ricomincerà.
Ora, se voi ritenete che questo sia un sano rapporto tra organi di amministrazione attiva e organi di controllo e se, soprattutto, che questo tipo di invasività delle sezioni regionali della Corte dei conti sull'azione di tutti gli enti locali sul territorio determini un'accelerazione dell'azione amministrativa, penso che vi dovreste consultare con i vostri amministratori e chiedere loro se sono d'accordo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'emendamento in esame e per sottolineare quanto ha già detto l'onorevole Lanzillotta, cioè la gravità e l'assurdità del contenuto dell'articolo in esame, che renderà davvero più complicata una vita già difficile da parte delle amministrazioni, quando si trovano a gestire operazioni complesse e che oggettivamente spesso incontrano ritardi.
In un momento come questo, nel quale dovremmo accelerare le procedure, realizzare investimenti e puntare sulla celerità delle amministrazioni locali, per fare degli investimenti utili al Paese e in funzione anticiclica, andiamo ad introdurre un meccanismo che complicherà una vita già difficile. Mi sembra che, soprattutto i colleghi della Lega Nord, oltre che tutta l'Assemblea, dovrebbero riflettere su questo aspetto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisicchio 9.18, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Un momento: cos'è quella luce? Vi sono alcune luci di troppo al centro dell'emiciclo. Non vedo un deputato in quel banco! È bloccata la scheda? Prendete nota che quel voto non è valido.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 495
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
228
Hanno votato
no 267).

Pag. 15

Prendo atto che il deputato La Loggia ha segnalato di aver espresso erroneamente voto favorevole, mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Prendo atto che il deputato Bosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto.
Prendo atto che i deputati Bruno, Scandroglio e La Morte hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Aniello Formisano e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vi sono problemi tecnici, ma la votazione, purtroppo, era terminata molto prima rispetto a quando lei l'ha dichiarata chiusa. Quindi, molti deputati, come il collega Quartiani, non hanno potuto votare. Comunque, se dobbiamo prendere nota che un voto non è valido, perché vi è una scheda che non funziona, si annulla la votazione: non si mette a verbale che non funziona una scheda dove vi è una luce accesa, che, casualmente, è di un deputato che manca, nei banchi dell'Unione di Centro.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, a termini di Regolamento, le votazioni sono chiuse quando lo dichiara il Presidente. In secondo luogo, quando verifico un'irregolarità, svolgo un controllo e, se risulta che si tratta di un'irregolarità tecnica, e non sostanziale, convalido la votazione.

ROBERTO GIACHETTI. Ma chi l'ha detto?

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, volevo esprimere un elogio nei confronti del collega che, eventualmente, avesse votato per due dal banco dell'Unione di Centro. Egli, infatti, ha espresso - e non è la prima volta - un voto a favore ed uno contro. Quindi, il risultato è pari. Se anche i colleghi del centrodestra adottassero lo stesso metro, avrebbero fatto salva la diaria per il collega assente e non avrebbero interferito sull'esito corretto della votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Tassone 9.19 e Vassallo 9.20, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 488
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato
224
Hanno votato
no 264).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.303 (Nuova formulazione) delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, vorrei rilevare, nella contrarietà a questo emendamento, l'incoerenza che vi è contenuta. All'inizio, infatti, viene previsto che «le sezioni regionali di controllo della Corte dei conti possono essere integrate, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, da due componenti designati» e così via. In fondo alla proposta emendativa in oggetto, si afferma, invece, che gli oneri finanziari di tutto ciò sono a carico della regione. Pertanto, o i costi sostenuti dalla regione non sono considerati come finanza pubblica o vi è un'incoerenza nell'articolato.

Pag. 16

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo per esprimere un voto nettamente contrario all'emendamento in oggetto. Esso, infatti, va nella direzione di accentuare fortemente, anzi di determinare, una politicizzazione dell'organo di giustizia contabile che, fino a prova contraria, come organo di rilevanza costituzionale, soggiace a tutte le norme che la Costituzione prevede in materia di giurisdizione.
Non esiste un altro caso di nomina politica di un magistrato che va ad integrare i collegi giudicanti. Questa norma, quindi, si pone in pieno contrasto con la Costituzione e pertanto il nostro dissenso è totale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, ricordo che in Commissione avevamo sollevato la questione della, diciamo così, formuletta «senza oneri per la finanza pubblica» che veniva poi disattesa, prevedendo che gli oneri finanziari fossero a carico delle regioni, come se i bilanci delle regioni non fossero a carico della finanza pubblica. I relatori si erano impegnati a cambiare questa dizione in «senza maggiori oneri a carico dello Stato». Così rimanendo i termini, invece, credo che la questione non possa funzionare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Non vorrei contraddire l'onorevole Santagata, ma il problema rimane; non è che le leggi dello Stato possono implicitamente mettere a carico delle regioni degli oneri scaricandoli su di loro. C'è un problema di copertura, perché il costo aggiuntivo è disposto dalla legge dello Stato, quindi deve provvedere la stessa legge, anche se poi tale onere peserà sui bilanci regionali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.303 (Nuova formulazione) delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 486
Astenuti 5
Maggioranza 244
Hanno votato
267
Hanno votato
no 219).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 9.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 489
Astenuti 5
Maggioranza 245
Hanno votato
223
Hanno votato
no 266).

Onorevole Farina, chi queste cose non le sa fare è bene che non ci provi nemmeno.
Passiamo alle votazioni dell'emendamento Lanzillotta 9.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, questo emendamento colpisce un Pag. 17po' al cuore di una norma poco equilibrata, vorrei dire quasi confusa, contraddittoria e incomprensibile per i più.
Oggi uno dei grandi giornali titolava: «Rifiuti, calciopoli, sanità, la corruzione è più diffusa: allarme della Corte dei conti». Nello stesso giorno in cui tutti i giornali danno un grande risalto a questa notizia, a questo intervento diffuso della Corte dei conti sull'amministrazione, la Camera deciderà - probabilmente - di mettere la Corte dei conti sotto il controllo del Governo. Questa sintesi è data da un articolo apparso qualche giorno fa in prima pagina su Il Corriere della Sera: «E i controllori del Governo finirono sotto controllo». Potremmo anche farlo, se si trattasse di una scelta di trasparenza, di efficienza e di maggior rapporto con i cittadini, però dovremmo almeno ricordare che l'articolo 100 della Costituzione afferma che la legge assicura l'indipendenza del Consiglio di Stato e della Corte dei conti e dei loro componenti di fronte al Governo.
Se questo è ciò che afferma la Costituzione, mi domando quale sia la logica; non lo dico al Ministro, perché so che questa proposta non viene dal Governo (sebbene il Governo ci abbia messo il cappello sopra), ma da un emendamento presentato al Senato; è uno di quegli emendamenti di cui non si capisce bene l'origine.
Allora desidero evidenziare che facciamo la seguente operazione: riduciamo il numero dei togati e aumentiamo quello dei laici. Il principio è giusto: equilibriamo il rapporto all'interno dell'organo di controllo e di autogoverno tra laici e togati. Penso che di questo si possa discutere ma, signor Presidente, pensi che beffa: nel momento in cui si riequilibra questo rapporto all'interno dell'organo collegiale, si fa in modo che tale organo non conti più e sia una specie di ancella del presidente.
Qualcuno, qui, ha voluto dire che il problema non c'è, in quanto il presidente è indipendente. La legge del 21 luglio 2000, n. 202, prevede che il presidente della Corte dei conti sia nominato tra i magistrati della stessa Corte, con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio stesso, sentito il parere del Consiglio di presidenza. Dunque, si tratta di una nomina governativa a tutti gli effetti. C'è un parere del Consiglio di presidenza, ma è solo un parere. Può darsi che la prassi sia andata in senso opposto, come qualcuno ha voluto ricordare, ma tale prassi, comunque, ha conferito un ruolo al Consiglio di presidenza che con il provvedimento in esame si azzera.
Ritengo che si tratti di un'operazione «perversa», non solo perché - e questo è un dettaglio, me ne rendo conto - in contrasto esplicito con la Costituzione, ma anche perché, nel momento in cui si afferma di voler rendere trasparente l'azione della pubblica amministrazione e rafforzare il sistema dei controlli, si dà questo sistema in mano ad un soggetto nominato dal Governo. Questo è inaccettabile, è un brutto pasticcio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, non avrei avuto piacere di intervenire ma le dichiarazioni che ha reso il collega Zaccaria mi inducono a una riflessione. Ci richiamiamo spesso alla prassi dei nostri lavori, alla prassi costituzionale e alla prassi istituzionale. Ebbene, volevo ricordare a tutta l'Aula che, per quanto riguarda il Consiglio di Stato e la Corte dei conti, vi è sempre stata, fino ad oggi, la nomina da parte dell'ufficio di presidenza di questi due organismi istituzionali e che il Governo ha sempre, sempre - salvo, mi pare, una sola eccezione - confermato il nome che proveniva dagli uffici elettivi indicati dal Consiglio di Stato e dalla Corte dei conti. Questo per tranquillizzare, credo, l'Aula ma soprattutto il collega Zaccaria, il quale crede ci sia un'innovazione con questo testo.

Pag. 18

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, non possiamo accettare il principio che si codifichi una prassi contra legem che, per di più, è stata recentemente, e non solo una volta, contraddetta dal comportamento di Governi che hanno esercitato le proprie prerogative secondo quanto previsto dalla legge, come è corretto che sia. Infatti c'è, nella procedura prevista, un concorso di volontà di soggetti e di organi, che impediscono che il presidente di un organo che ha una funzione complessa sia espresso solo dal corpo che dovrà governare, affinché sia l'espressione di un concorso di volontà di una molteplicità di organi.
Devo, quindi, sommessamente contraddire il presidente e dire che non possiamo definire le competenze di organi desumendone lo statuto da una prassi contra legem.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 9.22, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Baldelli, lei che ha responsabilità d'Aula, guardi dietro di sé.
Annullo la votazione (Commenti). Nessuno gridi troppo, perché non vedo settori dell'Aula del tutto innocenti.
Indìco nuovamente la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 9.22, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 482
Votanti 481
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato
214
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisicchio 9.24, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 484
Votanti 483
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato
218
Hanno votato
no 265).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vassallo 9.25, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 479
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
217
Hanno votato
no 262).

Passiamo agli identici emendamenti Laffranco 9.26 e Tassone 9.27.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

Pag. 19

PIETRO LAFFRANCO. Si, signor Presidente accedo all'invito al ritiro dell'emendamento 9.26 a mia firma.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, anche se vi è la sollecitazione da parte del presidente, che si aggiunge a quella del relatore, non ritiro il mio emendamento 9.27 e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, non vorrei confrontarmi sulle varie scuole di pensiero che circondano o che accompagnano la vita della Corte dei conti; ci sono varie filosofie, dottrine, tendenze ed approcci. Noi stiamo cercando di fare un ragionamento rigoroso e abbiamo dimostrato che con questa pseudo-riforma certamente si vanificano i controlli e il ruolo delicato, importante e fondamentale che avrebbe dovuto svolgere la Corte dei conti.
Avrei capito anche una riforma della Corte dei conti. Nessuno mai ha parlato dell'intangibilità della Corte dei conti così com'è, ma farlo in questo modo credo sia un metodo certamente non dignitoso per il Governo e per il Parlamento, bensì una sorta di «rozzezza» sul piano legislativo che certamente non possiamo accettare.
Perché non accedo all'invito al ritiro? Perché il nostro emendamento sottolinea nel comma 5 dell'articolo 9 la natura del presidente della Corte dei conti che viene ad essere definito organo di governo dell'istituto, ma poi viene ad essere suffragato da tutto il ragionamento e la continuazione della norma prevista al comma 5.
Si ha, come dicevo poc'anzi, un deus ex machina a cui viene demandato il controllo, mentre l'organo collegiale non esiste più di fatto, diventando un orpello, un'appendice, il consiglio del principe senza nessuna capacità decisionale. Credo che più che imbarazzante, ciò sia molto preoccupante. Mi riservo di prendere la parola anche sugli altri emendamenti che io e il mio gruppo abbiamo presentato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tassone 9.27, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Annullo la votazione.
Vorrei invitare, per favore, il deputato di cui in questo momento mi sfugge il nome, ma lui ha capito, a votare per sé. Non rallentiamo i lavori della Camera a danno degli interessi della maggioranza cui il deputato appartiene per un gioco goliardico.
Indìco nuovamente la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tassone 9.27, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato
213
Hanno votato
no 238).

Prendo atto che il deputato Mecacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Laffranco 9.28 e Tassone 9.29, accettati dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 486
Astenuti 4
Maggioranza 244
Hanno votato
482
Hanno votato
no 4).Pag. 20

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Tassone 9.30 e Vassallo 9.31, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 479
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
215
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Fucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vassallo 9.32, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
220
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che il deputato Rao ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei invitarla, se possibile, ad informare il Ministro Brunetta, che è un po' esuberante, che per indicare eventualmente chi vota per due o per tre c'è un Presidente, non c'è bisogno, anzi non è proprio necessario, né è utile e consono che lo faccia un Ministro (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, purtroppo questo è un vizio diffuso in quest'Aula, qualche volta mi è sembrato che anche lei sia incorso nello stesso difetto (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). In ogni caso vorrei invitare tutti a smetterla con comportamenti non consoni alla dignità dell'Aula: ognuno voti per sé. È più grave votare per un altro che non sbracciarsi per indicare chi vota, pur rimanendo ambedue i comportamenti indesiderabili (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

SERGIO MICHELE PIFFARI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, in quest'Aula, nella discussione sulle linee generali, ho sentito il Ministro Brunetta parlare di cattiva amministrazione pubblica e di cattivi sindacati - forse per l'esperienza avuta dallo stesso Ministro nel sindacato CGIL - però in questo momento vi sono anche i cattivi politici.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 9.70.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, intervengo solo per una precisazione. Questo emendamento rappresenta una condizione posta dal Comitato per la legislazione. Io non mi illudo perché già ieri il Ministro ha avuto la cortesia di valutare con attenzione un altro emendamento e lo ha corretto, vorrei solo ricordare che è una condizione sulla quale naturalmente c'è unanimità nel Comitato paritetico. Forse la questione sfugge a chi non è addetto ai lavori, ma qui per Pag. 21modificare un regolamento, ciò che è disposto con un regolamento del Governo, si usa la legge. Capisco che forse alcuni dicono che è uguale, ma dal punto di vista tecnico, almeno da ciò che ci ricorda la Presidenza di questa Camera, i regolamenti devono essere modificati dal Governo con un altro regolamento, le leggi dalle leggi; quindi, sarebbe un errore grave. Non mi illudo che voi lo correggiate, però voglio che almeno sappiate che state compiendo un errore grave.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 9.70, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Nell'ultima fila del terzo settore ci sono delle luci in più, vi invito a spegnerle, per favore.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato
200
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Polidori ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.300 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 474
Votanti 461
Astenuti 13
Maggioranza 231
Hanno votato
449
Hanno votato
no 12).

Prendo atto che i deputati Goisis e Grimoldi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che la deputata Laura Molteni ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.301 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 477
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
457
Hanno votato
no 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Tassone 9.33 e Vassallo 9.34 non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 489
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato
222
Hanno votato
no 267).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Paladini 9.35. Pag. 22
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, l'Italia dei Valori depreca il comportamento, l'abitudine e l'andazzo del Governo di inserire in altri provvedimenti delle norme che sono del tutto estravaganti e che andrebbero trattate con la dovuta dignità, in quanto attengono - come in questo caso - a importanti valori costituzionali. Questa rappresenta oramai un'abitudine inveterata del Governo, il quale si è comportato così tante volte: in materia di mini e pseudo riforma del processo del lavoro inserita all'interno di un provvedimento di natura economica; in materia di pseudo e mini riforma del processo del lavoro inserito in un altro provvedimento di carattere economico. Il Governo lo sta facendo continuamente, anche in questo caso.
Per la rilevanza costituzionale dell'organo, le modifiche in materia di Corte dei conti dovrebbero costituire oggetto di un apposito, serio e organico provvedimento. Io stesso ho presentato per il mio gruppo una proposta di legge di riforma organica della Corte dei conti in materia di procedura da seguire. Noi lamentiamo innanzitutto che norme del tutto ultronee o estranee alla natura di un provvedimento siano surrettiziamente inserite dal Governo in altri provvedimenti, magari nella speranza che passino inosservate. Ciò non può accadere, in quanto un attento controllo del Parlamento richiede che tutte le norme siano sottoposte ad un vaglio molto attento e, in modo particolare, la norma all'articolo 9, che non avrebbe meritato di essere inserita in questo provvedimento. Abbiamo formulato un emendamento interamente soppressivo, non accettato, però ci vogliamo soffermare almeno sul comma 6 dell'articolo 9. Questo comma è di un'importanza vitale, nel senso che tende a ridefinire e ridisegnare l'organizzazione del consiglio di presidenza della Corte dei conti che è analogo al Consiglio superiore della magistratura.
Allora, bisogna attenersi almeno ai principi costituzionali in materia. Mi riferisco, ad esempio, alla composizione del consiglio di presidenza, che si vuole paritaria: un numero di eletti dal Parlamento uguale al numero degli eletti dai magistrati della stessa Corte dei conti. Non si sa da dove il Governo abbia tratto questo principio, perché all'articolo 104 della Costituzione esiste un principio esattamente opposto, secondo cui due terzi dei componenti dell'organo di governo autonomo della giurisdizione sono votati ed eletti dai magistrati appartenenti alla giurisdizione e solo un terzo è composto da persone elette dal Parlamento.
Quindi, non riesco a capire da dove il Governo abbia colto questo principio per cui un organo di governo autonomo di un organo giurisdizionale riconosciuto dalla Costituzione possa presentare una composizione paritaria. Non riesco a capirlo, ma forse lo posso comprendere all'interno di una tendenza di questo Governo volta, da una parte, a parlare o a gridare contro la politicizzazione della magistratura quando adotta provvedimenti sgraditi, e, dall'altra, volta a tentare di accentuare il controllo politico sugli organi giurisdizionali.
Lo vediamo in molti casi e qui è proprio di estrema evidenza.
Signor Presidente, l'emendamento Paladini 9.35 tende a dire che non solo l'articolo 9 nel suo complesso, ma in modo particolare il comma 6 non ha dignità di inserimento all'interno del provvedimento in esame, perché andrebbe visto all'interno di un ridisegno complessivo ed organico dell'ordinamento della Corte dei conti. Per questo motivo, signor Presidente, oltre che per rilievi fondati, gravi e seri di ordine costituzionale, riteniamo che il comma 6 dell'articolo 9 debba essere soppresso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 9.35, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

Pag. 23

(Presenti e votanti 475
Maggioranza 238
Hanno votato
220
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che la deputata Nirenstein ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 9.36, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Dionisi (Commenti dei deputati del gruppo Unione di Centro)...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato
212
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che i deputati Codurelli e Vannucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Nirenstein ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 9.37, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 477
Maggioranza 239
Hanno votato
211
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che la deputata Nirenstein ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Tassone 9.38 e Vassallo 9.39.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, il provvedimento in esame è molto importante ed io ho dato più volte atto al Ministro Brunetta del lavoro svolto, ma l'articolo 9 sulla Corte dei conti non mi convince neanche un po' e, tra l'altro, costa un sacco di soldi! Lo stanziamento di 5 milioni di euro a decorrere dal 2009 appare del tutto incongruo rispetto alle finalità che, con l'efficienza della pubblica amministrazione, si vorrebbero perseguire.
Tra l'altro - mi rivolgo al Ministro Brunetta - stamattina mi è capitato di coordinare un'audizione, sul tema del federalismo, di rappresentanti della Corte dei conti, che non sono venuti molto preparati: il loro era un atteggiamento che non sembrava critico, come giustamente si converrebbe di fronte ad un procedimento legislativo così complesso. I rappresentanti sembravano assecondare un modo di procedere come se noi dovessimo legiferare come la gatta che fa i gattini ciechi.
Vorrei richiamare l'Aula, semmai, ad utilizzare l'occasione di questa votazione per fare in modo che non ci si assuma, nei confronti della Corte dei conti, un atteggiamento acritico, ma che si richieda a un organismo di questa natura di fare fino in fondo il proprio dovere. Non mi pare che ciò sia emerso dall'audizione di questa mattina (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ho l'obbligo di ricordare che il gruppo UdC ha esaurito il tempo assegnato dal contingentamento, nonché anche i tempi aggiuntivi attribuiti dalla Presidenza. La Presidenza, tuttavia, considerata l'importanza del dibattito, consentirà lo svolgimento di brevi interventi della durata di un minuto, che saranno imputati al tempo previsto per gli interventi a titolo personale. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici Pag. 24emendamenti Tassone 9.38 e Vassallo 9.39, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 481
Maggioranza 241
Hanno votato
224
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paladini 9.43.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, questo emendamento riguarda proprio il caso specifico che ho citato prima. L'articolo 104 della Costituzione, a proposito della composizione del Consiglio superiore della magistratura, dice: gli altri componenti sono eletti per due terzi da tutti i magistrati ordinari tra gli appartenenti alle varie categorie e per un terzo dal Parlamento. Quindi, vi è un orientamento, un indirizzo chiaro, nella Costituzione su come devono essere formati gli organi di Governo autonomo delle singole magistrature. La magistratura della Corte dei conti non può essere diversa dalle altre, perché è anch'essa un organo giurisdizionale di rilevanza costituzionale. Quindi, evidentemente, ad essa devono essere applicati i criteri previsti dalla Costituzione per la formazione dei relativi organi di governo autonomo. Non si capisce in base a quale ragionamento il Governo, invece, abbia previsto, in questo caso, una composizione paritaria tra i componenti di estrazione parlamentare e quelli di estrazione elettiva da parte dei componenti dei magistrati appartenenti allo stesso ordine giudiziario. Si può spiegare nel senso che si è voluto, si vorrebbe o si vuole precostituire un vulnus molto grave all'interno degli organi di governo autonomo, attraverso l'accentuazione della presenza politica, un vulnus, un varco, attraverso il quale verosimilmente si vorranno fare entrare anche altre riforme della Costituzione - in questo caso però fatta con legge ordinaria - tendenti comunque ad elevare il tasso di politicizzazione e di intervento politico all'interno degli organi di governo autonomo.
Perciò, signor Presidente, con questo emendamento, noi abbiamo inteso esattamente ripristinare il criterio dei due terzi e un terzo, già previsto per il Consiglio superiore della magistratura. Abbiamo voluto segnalare anche l'opportunità, se non la necessità, che anche per quanto riguarda l'organo di governo autonomo della Corte dei conti sia seguito lo stesso criterio.
Pertanto, con questo emendamento, abbiamo proposto che siano quattro i componenti eletti dai magistrati della Corte dei conti e solo due i componenti eletti dal Parlamento, in modo da rispettare la proporzione già prevista dalla Costituzione. Altrimenti, riterremmo che la formulazione governativa, oltre che essere incostituzionale, possa essere nell'intenzione del Governo significativa di una volontà di procedere ad una progressiva politicizzazione dell'intervento all'interno delle giurisdizioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 9.43, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 472
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato
214
Hanno votato
no 258).

Pag. 25

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 9.45, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 479
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
215
Hanno votato
no 264).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 9.46, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vedo nei banchi della Lega qualche luce in più. Invito i colleghi ad attenersi alle regole. Adesso va meglio.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato
206
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che i deputati Paladini e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Tassone 9.47 e Vassallo 9.48, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani, deve votare solo per sé.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 472
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato
211
Hanno votato
no 261).

Passiamo alla votazione del subemendamento Lanzillotta 0.9.304.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, volevo segnalare che questo subemendamento si riferisce all'emendamento che le Commissioni hanno presentato ieri sera, che configura un'ulteriore anomalia, nel senso che non solo l'organo, il Consiglio di presidenza, viene integrato dal segretario generale e dal capo di gabinetto con diritto di voto, ma con tale proposta emendativa si prevede che uno di questi due, il segretario generale o il capo di gabinetto, possa svolgere funzioni sostitutive del presidente.
La cosa suscita notevoli perplessità, perché, evidentemente, la ratione offici di queste due figure è molto differente rispetto a quella del presidente. Che ci possa essere, quindi, una fungibilità di queste due figure, è, ritengo, assai opinabile anche dal punto di vista costituzionale.

PRESIDENTE. Essendone stata avanzata richiesta da parte del gruppo dell'Italia dei Valori, che ha esaurito il tempo a sua disposizione, la Presidenza concede un ampliamento dei tempi per l'esame di questo provvedimento in ragione di un terzo di quelli originariamente previsti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lanzillotta 0.9.304.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 26

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 477
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato
216
Hanno votato
no 261).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 9.304 delle Commissioni. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, volevo far rilevare all'Aula, come già accennava prima la collega Lanzillotta, quanto sia preoccupante questo emendamento delle Commissioni, oltre che mal formulato.
Non solo il Consiglio di presidenza viene falcidiato nella sua componente togata, e quindi portato da 17 a 11 componenti, tagliando da 10 a 4 la componente togata, ma, con questo emendamento, si mira a far esprimere il diritto di voto da parte di un soggetto che non fa parte ordinariamente, legalmente, di questo organismo. Se facciamo dei conti, oltre al presidente, che è di nomina governativa - benché il presidente Bruno prima dicesse che è accaduto solo una volta che non sia stata accettata l'indicazione della Corte dei conti, ma una volta già fa stato -, quindi, oltre a essercene 4 di nomina politica, ce ne sarebbe uno ulteriore, che non si sa dove esce, che, ovviamente, voterebbe così come viene indicato (si presume potrebbe accadere, senza voler offendere nessuno) dal presidente. Per di più, con l'espressione «per espressa delega del presidente della Corte» non si chiarisce se questo soggetto sostituisca il presidente della Corte (che già sarebbe gravissimo, in quanto il presidente verrebbe sostituito da un soggetto che non fa parte del Consiglio di presidenza e ci si chiede se, in tal caso, presiederebbe addirittura l'organismo) o se questa delega deve essere volta per volta data espressamente dal presidente, pur essendo presente il presidente.
Ci troviamo, quindi, per l'ennesima volta, dinanzi a un pasticcio inquietante e il voto dell'Italia dei Valori sarà convintamente contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, per semplificare le cose e per dare degli esempi che ci possano aiutare, mi pare di capire che questa norma, sostanzialmente, introduce la possibilità di sostituzione del presidente della Corte dei conti nell'esercizio del voto da parte del suo capo di gabinetto.
È un po' come dire che, per risolvere il problema dei doppi voti in quest'Aula, anziché votare, potremmo far venire i nostri assistenti parlamentari. Forse c'è qualcosa di meglio per risolvere il problema (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.304 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 474
Astenuti 6
Maggioranza 238
Hanno votato
271
Hanno votato
no 203).

Prendo atto che la deputata Lanzillotta ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Cuperlo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Laffranco 9.50, Tassone Pag. 279.51, Paladini 9.52 e Vassallo 9.53, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 471
Votanti 467
Astenuti 4
Maggioranza 234
Hanno votato
208
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che i deputati De Micheli e Bordo hanno segnalato che di aver espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.302 (Nuova formulazione) delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 468
Votanti 464
Astenuti 4
Maggioranza 233
Hanno votato
418
Hanno votato
no 46).

Passiamo alla votazione dell'articolo 9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, interverrò per dichiarazione di voto sull'articolo 9, che è anche l'ultimo del provvedimento al nostro esame.
Un provvedimento su cui sono stati usati aggettivi molto importanti: come spesso si dice, le parole sono pietre. Abbiamo sentito in questi giorni parole come «produttività», «ottimizzazione», «trasparenza», «autonomia del dirigente», «sua responsabilità», «criteri di valutazione», «separazione fra indirizzo politico e gestione». Il Ministro Brunetta ha spesso richiamato, nella discussione sulle linee generali, in Commissione, in molti dei suoi interventi, tre grandi imperativi, quasi categorici che instaurano un nuovo stile da parte del Ministro: quelli di dire «fare bene», «fare in fretta» e «il Paese ha già attuato».
Mi chiedo, alla luce dell'articolo 9 al nostro esame, se sul serio il Paese ha già attuato una riforma che nulla ha a che vedere con questo provvedimento, la riforma che interviene in maniera pesante sulle forme di autogoverno della Corte dei conti.
Questo è un provvedimento che agisce per una delega molto ampia al Ministro, mentre sugli elementi dell'autogoverno della magistratura contabile abbiamo esattamente operato non attraverso una delega, ma attraverso criteri decisionisti: sbagliando ancora una volta, perché i cittadini di questo Paese spesso guardano a quella Corte perché denunci cosa non va nelle pubbliche amministrazioni, ciò che mette a grave rischio la capacità di gestione.
Voi avete voluto dire che questo articolo conteneva in sé elementi innovativi, rafforzava le funzioni di controllo: è falso, ed è falso perché quelle funzioni, così come ha ricordato il collega Vassallo, sono sostanzialmente quelle che oggi alla Corte dei conti vengono attribuite dall'articolo 100, comma secondo, della Costituzione.
Non solo, ma le operazioni che fate non tengono in alcun conto che le norme ordinamentali delle funzioni dovrebbe avere un'attenzione una maggiore attenzione al riparto delle competenze fra Stato, regioni e province, quando si attua il controllo di gestione dei bilanci delle province e dei comuni. Ed è veramente impressionante che i colleghi della Lega (capisco le ragioni politiche: siamo stati anche noi in coalizioni difficili e complesse) ritirino addirittura gli emendamenti e convergano su un emendamento peggiorativo ( faccio riferimento, ad esempio, al fatto che il capo di gabinetto ha Pag. 28diritto di voto, all'interno di una scelta che è propria del presidente, e a volte lo può anche sostituire). A fronte di ciò, mi chiedo se sul serio il Paese voleva questo. No, il Paese, caro Ministro Brunetta, non vuole questo: vuole che quando si fanno le leggi, in esse corrispondano parole e sostanza, quando invece dalle parole alla sostanza vale solo la logica che è quella che contraddistingue gran parte dei vostri provvedimenti, quella di arrivare in questo Paese ad una sorta di normalizzazione. Per cui altro che autonomia!
È invece il piegare, ancora una volta, anche forme di autogoverno ad un indirizzo squisitamente politico. Fino a quando andrete avanti in questo modo? Fino a quando questo Paese non avrà un sussulto? Di fronte a questo la politica continua infatti a tornare ad avere il vecchio vizio.
Si è forti in politica quando si ha la possibilità di dare autonomia, quando c'è la possibilità dell'agire della critica e del controllo, altrimenti non è politica, è asservimento al potere: questi sono i motivi per cui voteremo contro questo articolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, abbiamo oramai capito che il sogno del Governo e di questa maggioranza è quello che vi sia un unico controllore di tutto, compresi gli altri poteri costituzionali. Il Parlamento oramai non svolge più la propria funzione di controllo sull'Esecutivo: un Parlamento nominato vota sempre e solo come dice il Capo del Governo.
Il sogno ulteriore è quello di sottoporre a controllo, e quindi a devitalizzazione, gli organi di controllo di legalità a cominciare dalla giustizia ordinaria. Ci arriveranno, ci vogliono arrivare. Noi speriamo di impedirglielo, ma intanto cominciano a farlo con una delle giurisdizioni che hanno rilevanza costituzionale e diritto all'indipendenza e al governo autonomo, come tutte le altre giurisdizioni previste dalla Costituzione: cominciano dalla Corte dei conti, per poi aprire un varco ed una breccia attraverso la quale realizzare il loro sogno, quello che cioè l'Esecutivo controlli tutto.
Ecco perché questo articolo 9 è pericolosissimo: non solo perché in sé rappresenta una prassi assolutamente distorta, ma anche perché costituisce un gravissimo precedente con il quale si attenta alla Costituzione attraverso una legge ordinaria e se ne stravolgono i principi.
Ecco perché non può essere votato, ecco perché, comunque, l'Italia dei Valori voterà contro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 468
Votanti 467
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato
254
Hanno votato
no 213).

Prendo atto che il deputato Vannucci, ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Girlanda ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9.0300 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).Pag. 29

(Presenti 478
Votanti 323
Astenuti 155
Maggioranza 162
Hanno votato
273
Hanno votato
no 50).

Prendo atto che il deputato Sisto ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9.0302 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 468
Votanti 443
Astenuti 25
Maggioranza 222
Hanno votato
439
Hanno votato
no 4).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2031-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2031-A).
Avverto che l'onorevole Paladini ha ritirato l'ordine del giorno n. 9/2031/24 e ha presentato l'ordine del giorno n. 9/2031/39. Avverto, altresì, che gli ordini del giorno Di Biagio n. 9/2031/3 e Della Vedova n. 9/2031/9 sono stati ritirati dai presentatori e che sono in distribuzione le nuove formulazioni degli ordini del giorno Poli n. 9/2031/14, Zazzera n. 9/2031/22, Bianconi n. 9/2031/30 e Fedriga n. 9/2031/33.
Avverto, infine, che l'ordine del giorno n. 9/2031/5 deve intendersi a prima firma Di Biagio. L'onorevole Pelino ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Antonino Foti n. 9/2031/35, di cui è cofirmataria.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, illustrerò l'ordine del giorno Antonino Foti n. 9/2031/35. Il disegno di legge al nostro esame ha esaminato misure di significativo interesse anche con riferimento alla formazione dei dipendenti pubblici. Sotto questo profilo, riteniamo che il Governo debba continuare a prevedere un ruolo attivo della Scuola superiore di pubblica amministrazione, non soltanto nell'attuazione delle politiche di riforma dell'organizzazione amministrativa, ma anche sul versante della formazione delle nuove classi dirigenti. Nella Scuola superiore abbiamo numerosi esempi di grande professionalità, efficienza, ed innovazione, e vogliamo assolutamente che sia assicurata una continuità territoriale delle iniziative formative.
Per queste ragioni, chiediamo di impegnare il Governo a garantire l'articolazione territoriale delle iniziative di formazione, secondo i canoni e i criteri applicati dai più avanzati standard a livello comunitario, anche attraverso la salvaguardia operativa ed occupazionale delle sedi decentrate della Scuola superiore della pubblica amministrazione. In particolare, vorremmo che il Governo avesse un occhio di riguardo per la sede decentrata di Reggio Calabria, che rappresenta un esempio di alta qualificazione professionale e di grande positività del nostro Mezzogiorno, di quel Mezzogiorno che il Governo vuole tenere in alta considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Villecco Calipari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2031/8.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, ci tengo in maniera particolare a illustrare il mio ordine del giorno e spero che i colleghi della maggioranza abbiano la cortesia di ascoltarmi - almeno quelli presenti in Aula - perché Pag. 30voglio richiamare l'attenzione sull'articolo 2, comma 2, lettera i). Si tratta di poche righe nelle quali però si consente al Governo di intervenire sulle procedure contrattuali che riguardano un delicato comparto - quello della sicurezza e difesa - che spesso in quest'Aula sento richiamare, anche dai colleghi della maggioranza, in termini solidarietà, di vicinanza e così via, e sul quale, forse, quando si tratta di varare alcuni provvedimenti, andrebbe apprestata altrettanta attenzione.
Nel comparto sicurezza e difesa vengono definiti i rapporti di impiego, sul piano normativo ed economico, di circa 400 mila operatori. Ciascuno di loro svolge delle funzioni che sono rilevanti - lo sappiamo tutti, visto che quello della sicurezza è un tema molto caro alla maggioranza e al Governo - per la difesa interna ed esterna del Paese.
Ricordo che sono circa 8-10 mila gli uomini che sono impiegati in missioni internazionali, e che a seguito del turnover diventano 50 mila circa. Sono note a tutti - credo - le difficoltà per quanto riguarda invece le forze di polizia, che in organico sono al di sotto di 10 mila unità (questo crea il problema per cui abbiamo mandato i militari nelle strade).
Tornando all'ordine del giorno, vorrei far presente che le Forze armate hanno una particolare fisionomia perché ospitano all'interno diverse specializzazioni, diverse professioni, che rispecchiano, e vanno anche oltre, quelle della società civile. Ognuna di questa capacità è organizzata in corpi, in categorie, o in ruoli di appartenenza, ma soprattutto sono racchiuse in modelli retributivi rigidi, definiti in base a parametri gerarchici. Vorrei far presente che il personale affida il riconoscimento giuridico, ed economico, a trattative, e a un modello di concertazione che avviene ogni due o quattro anni. Nel 1994 è stato istituito, presso il Ministero per la pubblica amministrazione e innovazione, il comparto sicurezza e difesa. In effetti, è stato ammesso in quell'occasione un ruolo paranegoziale delle rappresentanze militari (note come COCER).
In effetti, ciò procede parallelamente rispetto a quella che è la contrattazione vera e propria, che invece le forze dell'ordine civili hanno sindacalizzato sin dal 1980. Penso che, a distanza di oltre quindici anni, siano tempi ormai maturi per fare un passo in avanti. Quindi, noi proponiamo, con questo ordine del giorno, di riconoscere un ruolo negoziale pieno, di parte sociale, ai COCER, alle rappresentanze militari. Effettivamente, con questo ordine del giorno vogliamo richiamare l'importanza della specificità di questo comparto, perché non è solo un meccanismo burocratico, quello della contrattazione, andando ad incidere su fatti fondamentale della vita di questo settore, cui tutti - mi pare, e lo sento spesso in quest'Aula - teniamo tanto.
Chiedo ai colleghi della maggioranza - che ringrazio per la loro attenzione - di dimostrare una certa sensibilità, come viene spesso (forse retoricamente) fatto in occasioni piuttosto tristi, un'attenzione necessaria a questo comparto, al fine di garantire anche i diritti di questo personale che è un personale composto da lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Bosi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2031/28.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, ho ritenuto opportuno presentare questo ordine del giorno, confidando nell'attenzione che il Ministro Brunetta ha dimostrato e nella sua intenzione encomiabile, come lo stesso Ministro ha sempre dichiarato, di rendere più efficiente l'amministrazione pubblica.
Nel precipuo caso di questo ordine del giorno mi riferisco alle amministrazioni comunali. Credo - considerato che svolgo anche la funzione di sindaco - che le amministrazioni comunali debbano essere come delle aziende. Nelle aziende che vogliono funzionare il fatturato, assimilando la contabilità degli enti locali, è rappresentato dall'entrata. È evidente che il rapporto tra l'entrata e le spese per il Pag. 31personale definisce quello che un'amministrazione fa in senso virtuoso. Si parla di amministrazione virtuose. Si va dicendo giustamente che devono essere valutati i parametri di rapporto e di relazione fra l'entrata e la spesa per il personale. Però di tutto questo - il Ministro Brunetta ne è buon testimone - non si parla in nessuna parte del provvedimento, discusso fino adesso, che punta a migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione. Pertanto, credo che perlomeno tramite un ordine del giorno il Governo dovrebbe assumersi l'impegno di valutare, nei tempi più brevi possibili, e stabilire il rapporto ottimale fra l'entrata e la spesa per il personale...

PRESIDENTE. Onorevole Bosi, la prego di concludere.

FRANCESCO BOSI. E in base a questo rapporto - concludo signor Presidente - il Governo dovrebbe consentire alle amministrazioni, che sono sotto questo parametro, di poter regolarmente assumere (rimuovendo il quindi il blocco), mentre quelle che superano questo parametro devono rimanere con il blocco delle assunzioni. Altrimenti, anziché fare una operazione di efficienza, si fa un'operazione di conservazione dell'inefficienza.

PRESIDENTE. L'onorevole Laura Molteni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2031/36.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, sarò brevissima. L'ordine del giorno n. 9/2031/36 a mia prima firma, riguarda il part time negli enti locali. In sostanza, le ore di lavoro sono trentasei e su queste si possono articolare diverse forme di part time: 25, 30, 40, 50, 60, 70 e 75 per cento. In tutte le fattispecie, il part time è contingentato, ossia solo un numero limitato di dipendenti può fruire del part time e - guarda caso - spesso sono sempre gli stessi per anni, togliendo quindi, la possibilità di fruizione dello stesso da parte di altri dipendenti. Eliminare il contingentamento nel part time al 50 per cento permette, anzitutto, agli enti pubblici locali in eccedenza di personale di realizzare un congruo risparmio a favore delle casse dell'ente perché l'ente locale non è obbligato ad assumerne di nuovo. Il secondo aspetto è che ciò permetterà agli enti pubblici, in carenza di personale per il part time al 50 per cento non contingentato ad assorbirne di nuovo, andando incontro alla domanda di lavoro di giovani e di working poors (persone fuoriuscite dal mondo del lavoro che hanno quaranta anni e per le quali è difficile trovare una ricollocazione). Il terzo aspetto è che permetterà di fare emergere il lavoro nero sommerso legato anche a false malattie e a far così incamerare nuovi introiti derivanti dalle aperture di partite IVA e da versamenti delle conseguenti tassazioni legate alle nuove attività imprenditoriali. Inoltre, quarto aspetto, permetterà di innescare un circolo virtuoso, per il quale si può dare una speranza a quelle persone che, nelle regioni dove c'è una forte presenza e una forte richiesta orientata esclusivamente al lavoro pubblico (posto fisso), può radicarsi una mentalità di impresa. Quindi, sarà possibile creare anche al sud una mentalità di impresa, partendo dall'eliminazione del contingentamento del part time soprattutto dove vi è la presenza di enti con migliaia di dipendenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2031/5.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Di Biagio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2031/6.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, sarò brevissimo. Il 22 gennaio Pag. 32scorso - molti lo ricorderanno - è stato firmato dal Governo, dalla Confindustria e da altre organizzazioni datoriali, con l'esclusione dell'ABI, l'associazione bancari, ma anche dalla CISL, dalla UIL e da altri sindacati minori l'accordo quadro sulla riforma degli assetti contrattuali secondo uno schema unico applicabile a tutti i settori compreso quello pubblico.
Per tale ragione l'ordine del giorno in esame interviene in questo momento. L'accordo non è stato siglato dal maggiore sindacato nazionale, la CGIL. Quest'ultima ha posto motivazioni di metodo e questioni di merito. Le motivazioni di metodo consistono nel fatto che l'accordo è stato esteso al pubblico impiego in una riunione che aveva all'ordine del giorno le misure contro la crisi e, quindi, è stato presentato con l'idea di prendere o lasciare. Le questioni di merito attengono al fatto che la CGIL ritiene che, sulla base delle previsioni, tale accordo penalizzi i lavoratori, i quali ne avrebbero un danno economico stimabile in circa 300 euro l'anno in media.
Un autorevole Presidente del Consiglio che ha messo in campo la concertazione - mi riferisco al Presidente Ciampi - in una dichiarazione riportata da La Repubblica qualche giorno dopo, ha dichiarato: un accordo sui contratti deve essere totale ed è tale soltanto se lo firmano tutti, altrimenti che intesa è? Senza la CGIL per me sarebbe stato semplicemente impensabile. Solo così potevo pensare di stare tranquillo, sapendo che un contratto firmato era valido senza ripensamenti e pericolose marce indietro. Non ho mai speculato - dice ancora il Presidente Ciampi - sulle divisioni sindacali.
Invece, sembra proprio che di questo si sia trattato nella definizione del suddetto accordo. Forse, è il caso che il Governo valuti la possibilità di riaprire le trattative sull'accordo del 22 gennaio: infatti, sarebbe un bel segnale accettare questo ordine del giorno, dal momento che domani scende in campo l'organizzazione dei metalmeccanici della CGIL e anche i lavoratori del pubblico impiego che fanno riferimento a questa confederazione sindacale.
Quindi, l'idea dell'ordine del giorno in esame è quella di impegnare il Governo a riaprire i termini di questo accordo oppure, in alternativa, favorire ed invitare, per quanto è nelle possibilità del Governo, le organizzazioni sindacali che hanno sottoscritto l'accordo a permettere lo svolgimento di un referendum tra i lavoratori, come in altri momenti è stato fatto, sempre in accordi di carattere generale, come da ultimo in occasione della firma sul protocollo sul welfare.
Sarei davvero contento che il Ministro Brunetta esprimesse un parere favorevole all'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. L'onorevole Picchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2031/4.

GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, quello in esame è un ordine del giorno a sostegno dei contrattisti consolari che lavorano presso la rete diplomatica e consolare.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Picchi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Il Governo accetta l'ordine del giorno Cazzola n. 9/2031/1 e l'ordine del giorno Bernini Bovicelli n. 9/2031/2.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/2031/3 è stato ritirato.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Il Governo accetta l'ordine del giorno Pag. 33Picchi n. 9/2031/4, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/2031/5, mentre non accetta l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2031/6. Il Governo accetta l'ordine del giorno Lo Presti n. 9/2031/7 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/2031/8.

PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Della Vedova n. 9/2031/9 è stato ritirato.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Il Governo accetta l'ordine del giorno Calderisi n. 9/2031/10, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Santelli n. 9/2031/11. Il Governo accetta l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/2031/12 e l'ordine del giorno De Girolamo n. 9/2031/13. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Poli n. 9/2031/14 (Nuova formulazione). Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Vietti n. 9/2031/15, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: sostituire le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ruvolo n. 9/2031/16 e accetta l'ordine del giorno Delfino n. 9/2031/17, anche in considerazione del fatto che è già previsto nel disegno di legge di delega. Il Governo accetta l'ordine del giorno Tassone n. 9/2031/18, anche perché è già previsto, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ciccanti n. 9/2031/19, in quanto è già stabilito in altri provvedimenti normativi. Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Patarino n. 9/2031/20, mentre non accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/2031/21. Il Governo accetta l'ordine del giorno Zazzera n. 9/2031/22 (Nuova formulazione), a condizione che il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: sostituire le parole: «a prendere le opportune iniziative» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di prendere le opportune iniziative».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palomba n. 9/2031/23, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire la parola: «ridisegnando», con la parola: «completando». Ricordo che l'ordine del giorno Paladini n. 9/2031/24 è stato ritirato.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Favia n. 9/2031/25, in quanto il pericolo di subordinazione della Corte dei conti al Governo è del tutto infondato. Il Governo non accetta, altresì, l'ordine del giorno Monai n. 9/2031/26, mentre accetta l'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/2031/27.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Bosi n. 9/2031/28, mentre accetta l'ordine del giorno Saltamartini n. 9/2031/29.
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Bianconi n. 9/2031/30 (Nuova formulazione), mentre accetta l'ordine del giorno Lo Monte n. 9/2031/31.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cambursano n. 9/2031/32, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, mentre non accetta il secondo capoverso.
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/2031/33 (Nuova formulazione), mentre accetta l'ordine del giorno Caparini n. 9/2031/34.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Antonino Foti n. 9/2031/35, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «la salvaguardia operativa ed occupazionale», con la parola: «la valorizzazione», ed espungendo l'ultima parte del dispositivo, dalle parole: «con particolare riferimento», fino alla fine del periodo. Se si parla di Reggio Calabria, ovviamente, non ci si può riferire alle altre sedi e, quindi, una formulazione di questo genere non è possibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/2031/36.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Montagnoli n. 9/2031/37, ma al riguardo vi sono due valutazioni personali. Si fa riferimento, infatti, sia ai residenti quanto ai presenti per i comuni soggetti di attività turistica. Pertanto, il Governo accetta l'ordinePag. 34 del giorno, purché, venga completato con questa dizione, mantenendo, però, inalterato il suo spirito.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Marinello n. 9/2031/38, mentre non accetta l'ordine del giorno Paladini n. 9/2031/39.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/2031/40, mentre accetta l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/2031/41.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cazzola n. 9/2031/1, Bernini Bovicelli n. 9/2031/2 e Picchi n. 9/2031/4, accettati dal Governo, e dell'ordine del giorno Di Biagio n. 9/2031/5, accolto come raccomandazione.
Prendo atto, altresì, che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2031/6, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2031/6, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 424
Votanti 421
Astenuti 3
Maggioranza 211
Hanno votato
189
Hanno votato
no 232).

Prendo atto che il deputato Laboccetta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, che i deputati Vaccaro e De Pasquale hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Lunardi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Lo Presti n. 9/2031/7, accettato dal Governo e Villecco Calipari 9/2031/8, accolto come raccomandazione.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, poiché vedo che c'è qualche trambusto al tavolo del Governo e che uno dei relatori intrattiene sempre rapporti con il Ministro, ritengo che valga la pena sospendere la seduta per consentire al relatore di non stare seduto sui banchi del Governo, considerato che il Regolamento non lo consente. Si decida di sospendere la seduta per consentire al Ministro e al relatore di poter discutere.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 16,55)

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Quartiani.
Ricordo che l'ordine del giorno Della Vedova n. 9/2031/9 è stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Calderisi n. 9/2031/10, accettato dal Governo e n. 9/2031/11, accolto come raccomandazione.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, cortesemente può ricordare anche il nome del firmatario?

PRESIDENTE. Certamente, il primo firmatario dell'ordine del giorno n. 9/2031/11 è Santelli.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Gregorio Fontana n. 9/2031/12 e De Girolamo n. 9/2031/13, accettati dal Governo.Pag. 35
Chiedo se il presentatore insista per la votazione dell'ordine del giorno Poli n. 9/2031/14 (Nuova formulazione), non accettato dal Governo.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, chiedo che l'ordine del giorno sia posto in votazione, ma sono contento perché ieri l'Assemblea ha approvato l'emendamento dell'onorevole Miotto che verte sulla stessa questione. A rafforzamento, chiedo la votazione, ma ieri ha già pensato l'Assemblea ad approvare un emendamento che risolve in parte il problema posto dal mio ordine del giorno, considerato che il Ministro ha espresso parere contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Poli, ma allora può anche non insistere per la votazione.

NEDO LORENZO POLI. No, signor Presidente, chiedo che venga posto ai voti.

PRESIDENTE. Sta bene.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Poli n. 9/2031/14 (Nuova formulazione), non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 453
Astenuti 3
Maggioranza 227
Hanno votato
213
Hanno votato
no 240).

Prendo atto che il deputato Verini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Vietti n. 9/2031/15, accettato purché riformulato dal Governo, e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ruvolo n. 9/2031/16, accolto come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Delfino n. 9/2031/17 e Tassone n. 9/2031/18, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione del suo ordine del giorno Ciccanti n. 9/2031/19, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Patarino n. 9/2031/20, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno Borghesi n. 9/2031/21, non accettato dal Governo.

ANTONIO BORGHESI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, inviterei il Governo a riflettere su questo parere contrario perché l'articolo 3, in più punti, fa riferimento ai consumatori e noi chiedevamo che il Governo in proposito prendesse le necessarie iniziative ma possiamo anche dire «a valutare l'opportunità di prendere le opportune iniziative». Infatti, se si vuole coinvolgere davvero i consumatori, l'idea di un comitato consultivo dei rappresentanti delle associazioni dei consumatori e degli utenti, allo scopo di rendere più efficaci il coinvolgimento degli utenti e la partecipazione dei consumatori alla valutazione delle strutture pubbliche, a noi sembrerebbe un'indicazione che il Governo potrebbe accogliere.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/2031/21, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 36

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 452
Votanti 281
Astenuti 171
Maggioranza 141
Hanno votato
35
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che l'onorevole Zazzera accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2031/22 (nuova formulazione) e che l'onorevole Palomba accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2031/23.
Ricordo che l'ordine del giorno Paladini n. 9/2031/24 è stato ritirato.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno Favia n. 9/2031/25, non accettato dal Governo.

DAVID FAVIA. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione la motivazione data dal Ministro Brunetta circa la contrarietà al mio ordine del giorno. Il Ministro afferma che, poiché non esiste alcun rischio di subordinazione all'Esecutivo della magistratura contabile, il Governo ha espresso parere contrario. Non ho motivo di dubitare delle parole del Ministro pertanto chiederei, se fosse possibile, che accogliesse l'ordine del giorno in esame, con la seguente riformulazione ovvero espungendo dal dispositivo le parole: «non vengano subordinati all'iniziativa del potere politico». In questo modo il dispositivo avrebbe il seguente tenore: «impegna il Governo ad intervenire affinché, in un'ottica democratica di equilibrio tra poteri, al ruolo e ai compiti della Corte dei conti venga garantita la piena autonomia ed indipendenza». Si avrebbe, quindi, una formula propositiva in quanto, come dicevo prima, davanti ad una modifica dell'articolo 9, che è stata appena approvata e in virtù della quale, sostanzialmente, la maggioranza del Consiglio di presidenza della Corte dei conti potrebbe essere influenzata dalla politica, un impegno del Governo in tal senso potrebbe tranquillizzarci.

PRESIDENTE. Onorevole Favia, lei sa che la riformulazione, a termine di Regolamento, può proporla solo il Governo. Il Governo intende intervenire?

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, confermo il parere espresso in precedenza.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Favia n. 9/2031/25, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 465
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato
210
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che il deputato Rigoni ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno Monai n. 9/2031/26, non accettato dal Governo.

CARLO MONAI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 37

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo ordine del giorno in qualche modo rafforza le stesse finalità enunciate nel progetto di legge di cui stiamo approvando il contenuto. La trasparenza ed efficienza della pubblica amministrazione per noi rappresentano valori importanti. Da questo punto di vista, proponiamo che sia dato maggior contenuto a quella disposizione che, all'articolo 5 della proposta di legge in esame, vuole che una gran parte delle assegnazioni dei dirigenti di prima fascia avvenga in base a concorso piuttosto che in base ad altri criteri. Ricordo che l'articolo 97 della Costituzione enuncia quello del concorso pubblico quale regola generale per l'accesso ai pubblici uffici.
Da parte del Governo vi è una formulazione molto imprecisa e indeterminata, che consentirebbe anche che la quota riservata a concorso pubblico sia modesta se non infinitesimale. Da questo punto di vista, ricordo anche un emendamento che l'onorevole Zaccaria aveva inutilmente avanzato. Quantomeno l'ordine del giorno chiede che una quota non superiore al 10 per cento possa essere riservata all'accesso al pubblico impiego dirigenziale senza concorso pubblico. Così come vi è l'opportunità, a garanzia dell'imparzialità della pubblica amministrazione, che sia introdotto un principio per il quale almeno i dirigenti di prima fascia non debbano avere incarichi nei partiti politici di tipo direttivo.
Quindi, mi auguravo che il Governo avesse in qualche modo inteso recepire questi suggerimenti. Prendo atto che, al di là dell'enunciazione di principio, nella pratica non vi è la volontà dell'impegno concreto in questo senso e chiedo che questo ordine del giorno venga posto in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Monai n. 9/2031/26, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 455
Votanti 449
Astenuti 6
Maggioranza 225
Hanno votato
170
Hanno votato
no 279).

Prendo atto che l'onorevole Di Virgilio non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2031/27, accettato dal Governo.
Chiedo all'onorevole Bosi se insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2031/28 non accettato dal Governo.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, ritengo di intervenire perché non vorrei che il Ministro fosse incorso in una svista, nel non accettare questo ordine del giorno, che peraltro ricalca anche altri ordini del giorno accettati, laddove si considera (per esempio nell'ordine del giorno Santelli n. 9/2031/11) di definire il rapporto tra la spesa complessiva per il personale e le entrate finali. È la stessa cosa prevista nel mio ordine del giorno. Tra l'altro, si prevede anche di dare un meccanismo premiale alle amministrazioni virtuose. Se il Ministro telefona mi fermo...

PRESIDENTE. Prego, onorevole Bosi...

FRANCESCO BOSI. Volevo essere ascoltato dal Ministro, ma vedo che sta telefonando.
Volevo dire che in altri ordini del giorno si è dato parere favorevole, laddove si chiede di definire un rapporto ottimale tra l'entrata corrente e la spesa per il personale degli enti locali.
Con il mio ordine del giorno chiedo, inoltre, di stabilire un meccanismo premiale per consentire la funzionalità di enti, che altrimenti sarebbero ingiustamente penalizzati, vale a dire gli enti virtuosi. Per questo mi suona strano il parere negativo. Vorrei saperne di più.

Pag. 38

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, chiedo di poter aggiungere la mia firma all'ordine del giorno del collega e volevo pregare il Ministro di riconsiderare il suo parere.

PRESIDENTE. Il Governo?

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, il Governo accoglie l'ordine del giorno come raccomandazione.

PRESIDENTE. Onorevole Bosi?

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, insisto per la votazione.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, forse ho capito male, perché c'è stata un po' di confusione. Stiamo per votare un ordine del giorno firmato dal collega Bosi su cui il collega Stracquadanio (che è uno dei due relatori del provvedimento), ha aggiunto la propria firma, contro il parere del Governo, che lo aveva soltanto accolto come raccomandazione. Questo stiamo facendo?

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Ho aggiunto la firma a titolo personale, non come relatore!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bosi n. 9/2031/28, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 457
Votanti 451
Astenuti 6
Maggioranza 226
Hanno votato
224
Hanno votato
no 227).

Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Saltamartini n. 9/2031/29, accettato dal Governo.
Prendo inoltre atto che i presentatori dell'ordine del giorno Bianconi n. 9/2031/30 (Nuova formulazione) accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lo Monte n. 9/2031/31, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cambursano n. 9/2031/32, accettato dal Governo limitatamente al primo capoverso del dispositivo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/2031/33 (Nuova formulazione) formulato dal Governo.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, intervengo soltanto per chiedere al Governo e al Ministro, considerati anche gli accordi intercorsi durante la discussione nelle Commissioni, di riconsiderare il parere, visto che abbiamo seguito esclusivamente quanto già concordato nelle Commissioni e nel Comitato dei diciotto.

PRESIDENTE. Il Governo?

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, non ho sentito il quesito (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

Pag. 39

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, chiedo al Ministro se sia possibile riconsiderare il suo parere di invito al ritiro in quanto all'interno delle Commissioni e del Comitato dei diciotto avevamo già raggiunto un accordo per la presentazione di questo ordine del giorno che al tempo vedeva favorevole il Governo.

PRESIDENTE. Il Governo?

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, in seguito ad una più attenta valutazione il Governo accetta l'ordine del giorno Fedriga n. 9/2031/33 (Nuova formulazione).

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Caparini n. 9/2031/34, accettato dal Governo e che l'onorevole Antonino Foti accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2031/35, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo inoltre atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Laura Molteni n. 9/2031/36, accettato dal Governo e che l'onorevole Montagnoli accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2031/37, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/2031/38, accolto dal Governo come raccomandazione.
Passiamo all'ordine del giorno Paladini n. 9/2031/39, non accettato dal Governo.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, mi scusi se intervengo, ma ieri nel Comitato dei diciotto abbiamo chiesto al collega Paladini di ritirare un emendamento in cui si parlava di cartellini, che sarebbe stato valutato dal Governo per recepire eventualmente il contenuto dell'emendamento stesso. Il collega Paladini correttamente l'ha ritirato, si aspettava dal Governo, atteso il ritiro dell'emendamento, una considerazione diversa da quella che è stata espressa. Questo - lo ripeto - è avvenuto nel Comitato dei diciotto alla presenza di tutti, il Ministro non c'era in quella occasione, per cui lo invito veramente a rivalutare la posizione che ha assunto perché vi era un accordo da parte di tutti, però è il Governo che deve decidere.

PRESIDENTE. Il Governo?

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, avevo chiesto prima al Presidente Buttiglione di intervenire, ma mi ha risposto che non era quello il momento. Il Governo accetta l'ordine del giorno Paladini n. 9/2031/39.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Paladini n. 9/2031/39 accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/2031/40, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo, infine, atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pisicchio n. 9/2031/41, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2031-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

Pag. 40

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, signor Ministro, avremmo voluto avere - come si è verificato al Senato - un atteggiamento più collaborativo e più partecipativo, ma purtroppo la totale chiusura da parte del Governo e delle Commissioni di anche un benché minimo contributo a migliorare questo provvedimento non ci ha dato nessun margine per cambiare idea su questo voto. Proprio ieri si è ricordato come esempio l'onorevole Tatarella, il quale riteneva che le riforme non possono essere realizzate senza il coinvolgimento dell'opposizione. Su questo aspetto credo che avete commesso un gravissimo errore di fondo.
Signor Ministro, questo è un provvedimento che tratta l'organizzazione, l'ottimizzazione e l'efficienza della pubblica amministrazione. Doveva essere il fulcro per la lotta agli sprechi, per la riduzione della spesa pubblica, per l'innovazione, per il rapporto di efficienza, per la valorizzazione del merito, per la responsabilità dei dipendenti, per l'assenteismo e il controllo sulla scarsa produttività che lei chiama, molto amorevolmente, la lotta ai fannulloni.
Signor Ministro, si denota, invece, come questo provvedimento si caratterizza per la politicizzazione della pubblica amministrazione. Noi, infatti, abbiamo proposto alcuni emendamenti su temi che non possono essere sottovalutati, ma soprattutto non si può pensare di fare la politica della propaganda quando di fatto non c'è credibilità tra gli annunci e il fatto, la verità e la risultanza. Siamo favorevoli alla responsabilità dei dirigenti, ma avremmo voluto ben capire quali sono gli aspetti della responsabilità e i criteri adottati. Su temi importanti quali la class action, il coinvolgimento dell'associazione dei consumatori, la contrattazione, la commissione indipendente per la valutazione dei risultati della qualità dell'azione dell'amministrazione pubblica e la riforma della Corte dei conti vi è stato un ampio dibattito in quest'Aula.
Avremmo voluto dire la nostra ed è per questo motivo che ci siamo ricreduti su quello che è il suo vero pensiero della pubblica amministrazione. Il nostro atteggiamento di chiusura è nato nel momento in cui lei non ha voluto assolutamente, insieme alle Commissioni, ascoltare minimamente il principio - o anche il modello - delle opposizioni. La tanto decantata class action (e tanto pubblicizzata dal nostro Ministro), ha trovato in questo provvedimento, invece, le ovvie cautele. Non dimentichiamoci che la tutela del cittadino dovrebbe essere la prima e grande rappresentanza di questo provvedimento, insieme alla fornitura del servizi. Al contrario, con questo provvedimento aumenteremo la litigiosità che si avrà attraverso la contraddizione dei vari giudizi. È chiaro che il consumatore si sottoporrà ad un calvario ed è questa l'unica essenza che si avrà di questo provvedimento.
L'atto finale è che non è previsto per il cittadino alcun tipo di risarcimento e credo che ciò rappresenti il fatto più importante. Abbiamo la cosiddetta class action all'italiana: da una parte si dice una cosa e dall'altra se ne toglie un'altra e, quindi, non si ha alcun tipo di risarcimento.
Anche la mancanza del coinvolgimento delle associazioni dei consumatori, di cui prima ha parlato l'onorevole Borghesi, fa ben capire quale sia l'interesse di questo Governo su certe associazioni che, invece, dovrebbero essere partecipi nei procedimenti della pubblica amministrazione, specialmente in quelli relativi al coinvolgimento.
Voi, però, avete sottratto alla contrattazione ciò che spetta alla contrattazione e avete dato incentivi in altri settori - soprattutto in quelli in cui tali misure sono necessarie -, senza però penalizzare e mortificare i dipendenti. Soprattutto i pubblici dipendenti, signor Ministro, devono essere motivati e valorizzati nel merito e non devono essere lasciati da soli, attraverso responsabilità astratte che, invece, si vogliono dare con questo provvedimento.
Avevamo anche chiesto, attraverso il nostro gruppo, di potere inserire un emendamento relativo alle commissioni indipendentiPag. 41 per la valutazione dei risultati e della qualità dell'azione delle amministrazioni pubbliche. Nella presente legislatura il disegno di legge delega da lei presentato, signor Ministro, e oggi all'esame di questa Camera, ha inserito, nell'ambito dei principi, criteri diversi in materia di strutture e valutazione del personale della pubblica amministrazione, la previsione, nell'ambito del riordino dell'Aran, dell'istituzione, in posizione autonoma e indipendente, di un organismo centrale con il compito di indirizzare, coordinare e sovrintendere all'esercizio indipendente delle funzioni di valutazione, di garantire trasparenza e di assicurare la comparabilità e la visibilità degli indici di andamento gestionale.
Tale organismo dovrebbe essere composto da cinque componenti, nominati solo dal Governo, previo parere favorevole del Parlamento, espresso con la maggioranza dei due terzi. In questo caso i problemi sono molteplici. Innanzitutto, il potere di nomina pura del solo Governo fa porre il problema dell'ambito nel quale l'organismo agirà. Manca qualsiasi relazione con il sistema delle regioni e delle autonomie e, quindi, l'operatività sarà solo verso le amministrazioni centrali. Il costo dell'organismo di 4 milioni di euro per il 2009 e di otto milioni per il 2010 è spropositato, anche alla luce del fatto che cinque componenti non hanno esclusività di rapporto, ma si dice, genericamente: «che non abbiano interessi di qualsiasi natura in conflitto con le funzioni dell'organismo».
La finanza pubblica paga il doppio lavoro dei cinque componenti, i quali, alla luce dei compiti definiti, svolgono una mera attività di studio e di coordinamento dell'attività di valutazione svolta da organismi che, ai sensi del comma 2, lettera e), dovranno prima essere riordinati senza alcun indirizzo noto.
La durata dell'organismo, inoltre, è di sei anni. Siamo riusciti ad arrivare addirittura ad un periodo superiore alla legislatura (e, quindi, praticamente si fanno previsioni: potremmo impiegare dodici, diciotto, venti anni o tutta la vita, perché no?). La definizione della trasparenza come livello essenziale nelle prestazioni non può essere certo definita con lo strumento della delega. È qui che noi ci siamo, perché abbiamo dato un'ampia delega, con criteri che non conosciamo. Soprattutto, il progetto relativo alla commissione indipendente per la valutazione dei risultati della qualità nell'azione delle amministrazioni pubbliche segue lo schema di quello approvato nel 2007 dal nostro gruppo e che era stato presentato nella precedente legislatura. La commissione da noi proposta, invece, è sicuramente un organismo più indipendente: innanzitutto, è collocata presso il CNEL e non presso l'Aran...

PRESIDENTE. Onorevole Paladini, concluda.

GIOVANNI PALADINI. Concludo con la questione relativa alla riforma della Corte dei conti. Lo scopo è molto semplice: questa vuole essere un'anticipazione di ciò che avverrà in altre riforme della magistratura. Purtroppo, la riforma interviene sulla fisionomia della stessa e, invece di creare trasparenza e miglioramento o di ampliare le funzioni della medesima, si creano equivocità, ambiguità e addirittura si permette al segretario generale ed al magistrato addetto alla presidenza con funzioni di capo di gabinetto di votare al posto del Presidente.
Con questo provvedimento, si vanificano i controlli, ma soprattutto si cerca di controllare chi controlla. Di fatto i controlli di gestione e i risultati vengono assegnati al potere politico. La componente istituzionale viene politicizzata, con l'implicita commistione tra controllante e controllato. Si riducono i componenti della parte laica e questa non può essere, così come proposta, una magistratura a garanzia delle istituzioni, dello Stato e dei cittadini. Per questo ed altri motivi da me esposti, esprimeremo un voto contrario su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

Pag. 42

MARIO TASSONE. Signor Presidente, consegniamo le nostre idee, anche poche e sparse, all'Aula. Signor Presidente, avremmo immaginato il percorso di questo provvedimento in termini diversi. Era stato annunciato con grande enfasi e si era intravisto un obiettivo, che sembrava aderente alle aspettative e alle esigenze più volte avvertite dal nostro Paese: l'ammodernamento e l'efficienza della pubblica amministrazione, una capacità diversa. Certamente, dati di certezza diversa sono oggetto delle aspirazioni di un popolo e di una nazione che vogliono proseguire verso un obiettivo di modernità ed efficienza.
Purtroppo, tutto questo non si è verificato. Ci saremmo aspettati una partecipazione diversa da parte del Governo. Non mi riferisco soltanto a quella fisica, ma ad una partecipazione anche dinamica, di movimento, rispetto alle proposte avanzate dall'opposizione, ai contributi che venivano da più parti, non soltanto dall'opposizione, ma anche da ambienti rilevanti e autorevoli della maggioranza stessa.
Vi è stata certamente un'assenza del Governo rispetto all'attenzione e alla considerazione che sarebbero state necessarie. Debbo ringraziare sia i presidenti delle due Commissioni che i due relatori. Non lo faccio per spirito di polemica nei confronti del Ministro, che ho conosciuto soltanto in questa occasione, ma voglio anche dire al Ministro - lo diceva qualche collega prima di me - che riforme di così rilevante portata o si fanno con il contributo di tutti o sono riforme ridotte, azzoppate, che non sono tali, ma rimangono semplicemente sul piano embrionale, senza esplicitarsi, attualizzarsi e storicizzarsi.
Questo lo dico con molta chiarezza a chi ha dimestichezza con il Parlamento e il Governo e sa che o le riforme avvengono con il contributo di tutti, con un recepimento sul piano culturale e delle sensibilità, oppure si lasciano zone d'ombra.
Ciò che voglio verificare e registrare è che gran parte della realtà interessata non è convinta. Non mi riferisco a coloro che sono passati sotto il brutto nome di fannulloni, perché vi è stata una generalizzazione ingenerosa, che non fa giustizia e che certamente non coglie il senso e il significato di un malessere della pubblica amministrazione, ma mi riferisco ad ambienti autorevoli dell'amministrazione, che certamente dovrebbero essere riconsiderati e valutati in termini diversi.
Noi abbiamo detto, sin dall'inizio, che mancava una valutazione complessiva e generale, con riferimento al problema della dirigenza generale, con tutti i problemi che abbiamo avuto e che ci trasciniamo, alla separazione tra la responsabilità del potere politico e quella della dirigenza amministrativa, in un momento in cui lo Stato perde alcune sue attribuzioni per effetto del ruolo sempre più predominante delle regioni e delle autonomie locali.
Tutto questo rimane in una zona d'ombra, in una situazione di incertezza, come si suole dire, in una linea grigia, che non dà, ovviamente, efficacia ed efficienza nella gestione della pubblica amministrazione e che non dà il senso compatto di un disegno o di un modello di perseguire. Soprattutto, il provvedimento al nostro esame viene ad essere infarcito di piccole vicende o di piccole situazioni che certamente non danno il senso e il significato di un percorso agevole. Ma vorrei dire una cosa in più: se già la delega è così difficoltosa, incerta e contraddittoria, certamente anche l'attualizzazione delle deleghe dei decreti legislativi avrà un percorso non meno disagevole, ma soprattutto complicato e, per alcuni versi, anche incomprensibile e non intelligibile.
Non c'è dubbio che il nostro giudizio non è positivo: la vicenda dell'Aran, del CNEL, dei contratti collettivi, il ruolo dei sindacati, dove c'è un problema di certezza, ma anche di dare dignità ed autorevolezza alla pubblica amministrazione. Non vi è un problema soltanto di pubblica amministrazione, ma di autorevolezza dello Stato, anche rispetto ai processi di decentramento amministrativo che ci sono nel nostro Paese. Vi è un processo che va accompagnato, dove la pubblica amministrazione non è un fatto fine a se stesso. O la pubblica amministrazione è al servizio di un disegno complessivo di un Paese, Pag. 43di una nazione, di uno Stato, oppure una riforma non è tale, ma è una falsa riforma, con grandi limiti e difficoltà ad essere ripresa e attualizzata.
Quello che stiamo ovviamente licenziando in quest'Aula, signor Presidente e signori membri del Governo, non credo che sia una buona riforma; non lo è stata, non lo è e ritengo che complichi sempre più e maggiormente la vita dell'amministrazione pubblica. Certo, tutti quanti siamo per la trasparenza e per la modernizzazione, ma possono e rischiano di essere degli slogan se non vi è un supporto serio e rimangono degli slogan senza alcuna storia e senza alcuna conseguenza.
Sono rimaste, ovviamente, le buone intenzioni, anche quando abbiamo fatto le grandi riforme sulla vita, sulla sicurezza stradale, quando abbiamo chiesto il consenso di tutti; quelle riforme furono accompagnate dal consenso di tutto il Parlamento e di tutte le posizioni politiche presenti in quest'Aula, ma poi anche quella tensione si è andata esaurendo. Figuriamoci questo provvedimento, che non è accompagnato da nessuna tensione e da nessun entusiasmo: non mi riferisco semplicemente ai banchi dell'opposizione, ma non vi è alcuna passione e alcun entusiasmo anche all'interno dei banchi della maggioranza.
Signor Ministro, ritengo che vi sia un quesito che deve sciogliere e a cui deve rispondere in termini seri: qual è il modello di società, di Stato e di Paese che vogliamo costruire? Quando abbiamo posto il problema della vicedirigenza, si tratta di un problema che non rivendica semplicemente, in termini civettuoli, una posizione o una figura all'interno della pubblica amministrazione; è un problema che riguarda il funzionamento della pubblica amministrazione, poiché abbiamo il problema della dirigenza, per sottrarla all'esternalizzazione.
Il dirigente è un manager? Risponde? In che termini? Vi è stato sempre un grande quesito e un grande problema di dove mettere il cappello: dirigente-manager o dirigente all'interno della pubblica amministrazione, dove tutto deve essere armonizzato e non ci devono essere certamente degli strascichi o delle resistenze all'interno dell'apparato della pubblica amministrazione. Questo, ovviamente, ci riporta anche a provvedimenti che abbiamo approvato, come per il problema dello spoil system e della sua proroga, che certamente avrebbero dovuto avere una diversa collocazione.
Per andare verso una conclusione, signor Presidente e onorevoli colleghi, vi è la vicenda della Corte dei conti: non è una ripicca, non è un voler mantenere gli equilibri o, soprattutto, rendite di posizione da parte di nessuno. Non vi è una salvaguardia di rendite di posizione per chicchessia, ma questa riforma della pubblica amministrazione - l'ho detto quando abbiamo discusso gli emendamenti - è un affronto al buonsenso e alla logica.
Credo che sia un precedente gravissimo, dove un organismo diventa un organo monocratico, dove il collegio non c'è più e dove vengono ad essere sospinti e si dà anche cittadinanza e diritto di voto a figure che, certamente, non ne avrebbero diritto, ma che la legge aveva previsto come presenti semplicemente per assistere o esprimere un voto consultivo.
Invece si è cambiato tutto! Vi è poi un'altra situazione che viene fuori: il problema dei controlli. Abbiamo perso anche...

PRESIDENTE. Onorevole, sa quanto mi dispiace dirle che deve concludere...

MARIO TASSONE. Ho finito, signor Presidente. Abbiamo perso la figura dei controlli, sia per quanto riguarda i comuni, sia per quanto riguarda le province, sia per quanto riguarda le regioni; ma il controllo che si chiede, in nome della trasparenza e della moralizzazione, da parte della Corte dei conti, lo si vanifica, e certamente lo si uccide in termini così disinvolti che non possiamo accettare.
A me spiace. In Commissione avevo anche dichiarato la mia astensione. Per tutti questi motivi, sciolgo la riserva fatta allora: noi votiamo contro! Votiamo contro il provvedimento in esame (Commenti).

Pag. 44

PRESIDENTE. Colleghi!

MARIO TASSONE. Votiamo così in nome di una civiltà giuridica del buonsenso. Votiamo contro il provvedimento in discussione, che è l'emblema di una disorganizzazione di Governo, di una disorganizzazione mentale, politica e culturale che certamente noi non possiamo accettare (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, le annuncio che ho intenzione di consegnare l'intervento scritto, rubando soltanto un paio di minuti all'Aula per riassumerlo velocemente.
Signor Presidente, il provvedimento in esame mira a razionalizzare l'amministrazione pubblica, cercando di massimizzare la produttività in un'ottica di meritocrazia che migliori il servizio al cittadino e allo stesso tempo valorizzi il lavoro del dipendente.
Signor Presidente, parlando di pubblica amministrazione, penso che sia utile portare come esempio il personale ministeriale. Si può facilmente notare come nelle regioni del nord il rapporto tra funzionari e popolazione sia notevolmente inferiore rispetto a quello del centrosud. Su una media nazionale di 22,8 dipendenti delle amministrazioni centrali presso le sedi periferiche ogni 10 mila abitanti, notiamo come quasi la totalità delle aree meridionali sia notevolmente sopra la media nazionale: due esempi su tutti, Basilicata 36,4, Molise 45,1 (ricordo la media, 22,8). A confronto due regioni del nord come Veneto e Lombardia hanno rispettivamente 12,3 e 10,3 dipendenti ogni 10 mila abitanti. È chiaro che sono dei dati che non possono lasciare indifferenti. Oltretutto, se questi sono i dati per il personale ministeriale, possiamo solo immaginare quale sia la situazione nelle altre pubbliche amministrazioni.
Questa premessa serve ancora una volta ad avvalorare la disparità tra le diverse zone del Paese, dove in taluni casi si ha un eccesso di personale che non corrisponde ad un miglior risultato, ed altri casi si ha una carenza di personale che invece dà un'ottima produttività. Questo a scapito di tutti i cittadini del Paese, meridionali compresi. Proprio per questo abbiamo proposto, ed è stato accolto, un emendamento che prevede di privilegiare coloro i quali, nell'avanzamento di carriera, rimangono per almeno cinque anni nella sede di prima assegnazione.
La disparità tra nord e sud la si può notare anche nel rapporto tra salario e costo della vita. Per garantire parità di trattamento non si può considerare esclusivamente l'ammontare dello stipendio, ma anche quanto sia il corso di vita per il cittadino: è chiaro che per chi deve pagare alimenti, affitti, vestiti molto di più lo stipendio vale molto di meno. Dunque, con tali premesse, invitiamo il Governo a prevedere futuri interventi, affinché anche questa situazione possa trovare una soluzione.
Sempre nell'ottica del miglioramento della pubblica amministrazione e della preparazione e qualificazione dei dipendenti, nella norma uscita al Senato è stato recepito quanto già la Camera aveva approvato nell'atto Camera n. 1441-quater. Infatti viene data la possibilità ai bandi di concorso di prevedere una precedenza ai residenti, quando la conoscenza del territorio possa rappresentare un valore aggiunto nello svolgere il proprio lavoro. Tale disposizione non può che proiettare il Paese verso il futuro, migliorando notevolmente il servizio offerto al cittadino da parte dell'amministrazione pubblica.
Dunque, signor Presidente, ringraziando il Governo per l'azione che anche in questo settore sta portando avanti e invitandolo a proseguire su un'organizzazione federalista anche della pubblica amministrazione, preannuncio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).Pag. 45
Signor Presidente, come preannunziato, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, colleghi, Ministri, il Partito Democratico - il Ministro lo sa - ha seguito con attenzione e con spirito costruttivo e di collaborazione fattiva l'iter di questo disegno di legge sin dal suo avvio al Senato. Lo abbiamo fatto perché siamo e restiamo profondamente convinti che l'amministrazione pubblica è un patrimonio dell'intera nazione, una condizione irrinunciabile per la competitività delle imprese e per la qualità della vita dei cittadini, soprattutto per quelli più deboli.
Per questo stesso motivo siamo convinti che le riforme amministrative devono essere affrontate senza logiche di contrapposizione e di parte, e sopratutto siamo certi che, per non essere velleitarie ma per innescare processi profondi e duraturi, le riforme devono coinvolgere l'intera galassia amministrativa fatta di migliaia di organismi e di decine di migliaia di persone che devono capire, condividere, essere motivate ai cambiamenti, metterci dentro il cervello ma anche - se posso dire - cuore e impegno civile. Così è avvenuto in passato quando, nel corso dell'ultimo quindicennio, le più importanti riforme, che hanno cambiato il volto, la cultura, l'organizzazione delle nostre amministrazioni, sono state il frutto della cultura riformista non solo del centrosinistra (ricordo l'avvio nel 1992 con la privatizzazione del pubblico impiego, che vide protagonista l'attuale Ministro Sacconi), ma sono state anche il frutto dell'impegno fermo e determinato dei Governi di centrosinistra e di alcuni altri che li hanno seguiti. Quelle riforme, dicevo, sono state approvate da maggioranze ampie, ben più larghe delle maggioranze di Governo, ed hanno visto il coinvolgimento più ampio di istituzioni, soggetti sociali, dipendenti delle pubbliche amministrazioni.
È con questa convinzione che abbiamo voluto dare credito al Ministro Brunetta del quale - lo voglio dire con assoluta chiarezza e franchezza - non apprezziamo i toni molto spesso eccessivi e demagogici e che soprattutto, a nostro avviso, brandisce il vessillo della lotta ai fannulloni guadagnando certo popolarità, ma rischiando di produrre un sentimento di estraniazione profonda, di ripiegamento su se stessi in coloro che invece dovranno essere protagonisti di quella modernizzazione che il Ministro dichiara di voler realizzare. E invece non è un buon incentivo a che i dipendenti pubblici si coinvolgano nei processi riformatori, se da mesi si sentono aggrediti verbalmente dal Ministro e se vengono fatti bersaglio appunto di campagne non sempre giustificate dai fatti.
Certo, Ministro, lei potrà forse riportare in ufficio gli assenteisti ma i cittadini, se i dipendenti non parteciperanno al processo di riforma, non avranno alla fine servizi e amministrazioni più efficienti e più efficaci. Tuttavia, al Senato abbiamo dato credito al Ministro apprezzando, in particolare, il confronto fruttuoso che lì si è svolto e che si è concretizzato nel sostanziale recepimento della nostra proposta per la creazione di un organismo per la valutazione e la trasparenza nelle pubbliche amministrazioni.
Che valutazione, trasparenza e accessibilità da parte dei cittadini ai dati sul funzionamento delle pubbliche amministrazioni siano indispensabili e urgentissimi lo conferma l'allarme lanciato proprio ieri dalla Corte dei conti sul dilagare della corruzione; la storia insegna che non ci sono controlli che tengano se detti controlli, a tutti i livelli, non sono accompagnati da un forte audit civico, e cioè dalla trasparenza e dal coinvolgimento dei cittadini.Pag. 46
Contavamo però che alla Camera si potesse intervenire su altri punti critici che, se non corretti, rischiano di fare ritornare indietro l'amministrazione agli anni Ottanta. Avere riportato nell'ambito della legge una serie di aspetti del rapporto di lavoro che dovrebbero essere materia di contrattazione non servirà a superare i problemi che pure la privatizzazione del rapporto di impiego pubblico ha prodotto e che - concordiamo - debbono essere corretti. Ma quello che state facendo ora riconsegnerà alla politica e al peso delle lobby e delle corporazioni la disciplina dell'impiego pubblico. Ne abbiamo avuto un piccolo assaggio ieri quando abbiamo visto cosa si scatena in Parlamento quando si pretende di fissare per legge il salario di produttività delle singole categorie: la giungla, la deresponsabilizzazione del Governo e della dirigenza.
Ritornare a leggi e leggine che negli anni Ottanta hanno contribuito a disastrare la finanza pubblica non sarà un passo avanti bensì saranno, a mio giudizio, tre passi indietro.
Ma la Camera ha anche peggiorato le norme sulla trasparenza, perché ha posto sotto il controllo del Governo l'utilizzo degli stanziamenti che sono destinati all'organismo di valutazione e ha, quindi, messo in discussione quel punto centrale che avevamo conquistato al Senato. Ma non basta; si introduce una procedura che il Ministro Brunetta ha propagandato in televisione come una vera e propria class action e che costituisce, invece, un vero e proprio inganno, perché i cittadini non potranno avere alcun risarcimento del danno causato dai ritardi, e dagli errori, della pubblica amministrazione, e potranno solo chiedere, dopo un'estenuante procedura, ciò che la giustizia amministrativa...

PRESIDENTE. Onorevole Lanzillotta, mi scusi. Onorevoli La Loggia, Cicchitto, Moroni, vi prego! Prego, onorevole Lanzillotta, prosegua pure.

LINDA LANZILLOTTA. ...può già dare, sempre che ovviamente non intervenga un'Authority nel qual caso niente class action o niente presunta class action. Abbiamo sperato che almeno si eliminassero norme che nulla hanno a che fare con questo provvedimento e che sono altrettanti cedimenti a pressioni settoriali o di piccoli gruppi di potere. Infine, avremmo sperato che si cancellasse un'aberrante norma sulla Corte dei conti che attribuisce a questa nuove forme di controllo sulle amministrazioni che avranno l'unico risultato di creare complicazioni e paralisi dell'azione amministrativa e - ancor più grave - che si snaturi il ruolo e le competenze dell'organo di autogoverno della Corte che viene ora degradato a semplice organo di gestione amministrativa.
Ma il Ministro, così veemente nella lotta agli sprechi e alle inefficienze, su tutto questo, non ha avuto nulla da dire, così come ha taciuto, e continua a tacere, sulla questione dei quarant'anni di contributi per mandare in pensione i dipendenti pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Si tratta di una norma che contraddice tutti i suoi proclami sulla riforma delle pensioni e che ha il risultato di dare un altro colpo alla finanza pubblica e di mettere tutta la pubblica amministrazione sotto il ricatto della politica, in uno stato di permanente precarietà. Troppi silenzi quando bisogna parlare, troppo parole quando bisognerebbe lavorare per produrre risultati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Annunci che fanno stare sui giornali, ai quali non corrispondono atti concreti. Fare riforme, signor Ministro, riforme che lascino il segno nelle amministrazioni, vuol dire fare un lavoro serio, difficile, e talvolta oscuro, ma sopratutto coerente e rigoroso, esattamente quello che purtroppo questo provvedimento non è. Per questo, con rammarico sincero - ve lo assicuro -, ma con assoluta convinzione, il gruppo del Partito Democratico voterà contro questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

Pag. 47

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, noi apprezziamo, ma chiaramente non condividiamo, il rammarico della collega Lanzillotta che ha seguito da vicino, e con competenza, questo provvedimento, ma che ha appena svolto, a nome del suo gruppo, l'ennesima dichiarazione di voto contrario. Una dichiarazione di voto contrario a questo provvedimento che pure nell'iter alla Camera, sia in Commissione, sia in Aula, ha avuto - a detta stessa delle opposizioni - dei miglioramenti. Evidentemente non è un voto contrario al provvedimento in sé, ma forse un voto contrario alle opinioni espresse dai rispettivi gruppi delle opposizioni al Senato.
Quella che abbiamo di fronte possiamo a pieno titolo definirla una riforma istituzionale, perché quella della pubblica amministrazione è una sfida su cui in un Paese democratico e moderno, maggioranza e opposizione si confrontano con serenità, entrando nel merito in modo costruttivo. È accaduto al Senato, avrebbe potuto meglio accadere anche in quest'Aula. Ci sarebbe potuto essere da parte dell'opposizione un atteggiamento diverso; lo avremmo preferito.
Si tratta di una rivoluzione copernicana quella che il Ministro Brunetta, insieme al Governo Berlusconi, ha portato all'attenzione di quest'Aula. Una rivoluzione importante perché dopo anni di chiacchiere si fa ciò che il Governo precedente non ha avuto il coraggio e la voglia di fare. Si comincia a prendere il toro per la corna, si comincia ad affrontare il problema davvero, si comincia a parlare davvero di meritocrazia e di premialità nella pubblica amministrazione.
Si comincia a combattere davvero il fannullismo e l'assenteismo. Si comincia a fare quello che in tutte le pubbliche amministrazioni dei Paesi occidentali e moderni è la norma, cioè a pagare di più chi lavora di più, a pagare di meno chi lavora di meno, e a poter licenziare quelli che in maniera sistematica non vanno a lavorare negli uffici pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Noi dobbiamo mettere i dipendenti pubblici nelle condizioni di essere motivati. Il dipendente pubblico che lavora tanto e che guadagna quanto quello che lavora poco è un dipendente pubblico demotivato. La dirigenza deve esercitare i poteri datoriali. I dirigenti devono essere considerati l'elemento di uscita dalla crisi del sistema del pubblico impiego e non l'elemento di colpa come spesso tanta sinistra ha fatto negli anni scorsi. Allora qui c'è il salto di qualità. Bisogna controllare i dirigenti; ma dare loro poteri datoriali, incentivi e la possibilità di intervenire, anche nelle carriere dei dipendenti, significa evitare un brutto meccanismo che fa di ogni erba un fascio, che fa della massa, della precarietà e dell'approssimazione la linea guida che ha condotto, troppo spesso, la guida delle pubbliche amministrazioni in questi anni, con un brutto modo di fare una funzione pubblica e con un brutto modo di fare sindacato.
Ha avuto ragione il Ministro Brunetta quando ha parlato di un cattivo modo di fare sindacato, e c'è stato qualcuno che ha detto che in questo Paese il sindacato è apparso come il protettore dei fannulloni. Se questo è apparso significa che c'è stata una mancanza di coraggio. Oggi si apre una stagione nuova, anche dal punto di vista della contrattazione e delle relazioni industriali. Ci aspettiamo anche dal sindacato un grande salto di qualità. Ne ha bisogno il Paese. La pubblica amministrazione non è né di destra né di sinistra. La pubblica amministrazione ha bisogno di rigore, di efficienza, ma serve ad aiutare coloro che i servizi della pubblica amministrazione non possono pagarseli con le tasche proprie. Serve ad aiutare i più deboli, serve aiutare i più poveri, serve ad aiutare coloro che hanno bisogno di un servizio, ed è lì che si regge il contratto sociale: i cittadini pagano le tasse e devono ricevere in cambio dei servizi da una pubblica amministrazione seria, efficiente, che ha al suo interno un criterio di meritocrazia. Abbiamo 70 mila vincitori di concorso, 70 mila idonei che aspettano Pag. 48risposte dalla pubblica amministrazione. Viva il Ministro Brunetta che chiude alcuni rubinetti! Viva il Ministro Brunetta che dice che all'interno del pubblico impiego si fa carriera per concorso (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Basta con le progressioni interne! Basta con le raccomandazioni interne! Trasparenza! Chiarezza! Ministro Brunetta, lei lo ha detto: a volte il meglio è nemico del bene. Con questo provvedimento non solo abbiamo fatto meglio di chi ci ha preceduto, ma abbiamo fatto veramente bene (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma - A.C. 2031-A)

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, ai fini del coordinamento formale delle disposizioni contenute nel disegno di legge A.C. 2031-A, propongo le seguenti correzioni di forma:
all'articolo 5, come modificato dall'emendamento Lanzillotta 5.2, nel testo riformulato, la parola: «nonché» è soppressa e, dopo le parole: «meriti e demeriti», è inserita la seguente: «e».

Credo che la collega Lanzillotta - se è in Aula - potrà convenire sulle correzioni.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal presidente della I Commissione si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, anche a nome del collega Scandroglio, voglio esprimere un ringraziamento non formale a tutti i membri delle Commissioni per il lavoro intenso che abbiamo svolto in questi giorni e per la loro preziosa collaborazione in tutte queste giornate (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Coordinamento formale - A.C. 2031-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2031-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2031-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 847- «Delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni Pag. 49nonché disposizioni integrative delle funzioni attribuite al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e alla Corte dei conti » (Approvato dal Senato) (2031-A):

Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato 270
Hanno votato no 178
Sono in missione 41 deputati.
(La Camera approva - Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Mattesini e D'Antona hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Nicolucci e Di Biagio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Sull'ordine dei lavori.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, è giunta notizia che, nella Conferenza dei presidenti di gruppo conclusasi nel pomeriggio, la maggioranza abbia chiesto che il decreto-legge cosiddetto «mille proroghe» sia presentato in Aula mercoledì per essere approvato la prossima settimana...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Oltre al fatto che dovreste ascoltare il collega Borghesi, vi ricordo che occorre completare l'esame degli altri punti all'ordine del giorno.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, stavo dicendo che in pratica si chiede che la Camera approvi la settimana prossima, a partire da mercoledì, il decreto-legge cosiddetto «mille proroghe» del quale ancora gli uffici della Camera non sono in grado di fornire il testo. Siamo in presenza di continue imposizioni, di esame di decreti-legge senza che vi sia il tempo materiale neppure di leggerli. Signor Presidente, la prego di voler rappresentare al Presidente della Camera da parte del mio gruppo una protesta formale per questo modo di far lavorare l'Assemblea, impedendo di fatto la discussione di importanti decreti-legge come il decreto-legge cosiddetto «mille proroghe». Non so se vi sia già l'intenzione da parte del Governo di porre la questione di fiducia, ma siamo di fronte ad un'ennesima impossibilità della Camera di discutere in modo serio e approfondito provvedimenti importanti.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, lei ha anticipato la questione.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 17,55).

PRESIDENTE. Stavo per comunicare che il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio):

S. 1305 «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti» (Approvato dal Senato) (2198) - Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Pag. 50

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Il testo del messaggio è stato inviato ai gruppi alle 14 di oggi.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'esame del disegno di legge n. 2198 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti (Approvato dal Senato) (scadenza: 1o marzo 2009) (A.C. 2198), già previsto per lunedì 16 febbraio, avrà luogo a partire dalla giornata di mercoledì 18 febbraio, dopo l'esame delle mozioni, ove non concluso nella giornata precedente.
L'esame della mozione Casini ed altri n. 1-00093 concernente misure a favore dell'efficienza e della funzionalità delle Forze armate è rinviato ad altra data.
Nella giornata di martedì 17 febbraio avrà luogo la deliberazione sulla proposta di stralcio relativa alle proposte di legge n. 1764 - Disposizioni a tutela della vita nella fase terminale e in materia di terapie del dolore e n. 1968 - Disposizioni in materia di consenso informato ai trattamenti sanitari e di cure palliative.
Onorevole Borghesi, questo è il frutto della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo alla quale ha partecipato anche il presidente del suo gruppo. Quindi, ritengo di averle risposto.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo soltanto per ricordare anche oggi la richiesta avanzata al termine della seduta di ieri, cioè la scandalosa indifferenza che l'Assemblea ha nei confronti dei quotidiani stupri di bambine dai 12 e 13 anni a causa di bande giovanili di diversa età.
Siccome queste bambine potrebbero essere le figlie di ciascuno di noi, ritengo che sia invece utile che il Parlamento ne parli e lo faccia - l'ho detto ieri - a piacere con uno dei tre Ministri che mi paiono i più interessati: il Ministro Gelmini (perché gran parte di queste bande di studenti fa ancora parte dell'età scolare, dai 10 ai 14 anni), il Ministro Alfano (perché si è aperto un dibattito - lo abbiamo visto sui quotidiani - sulla punibilità e anche sulla carcerazione dei ragazzi sotto i 14 anni) o il Ministro Carfagna che certamente, per le sue ampie competenze in materia, può essere interessata.
La cosa che mi sembra francamente che questo Parlamento non possa fare è quella di proseguire senza far nulla, settimana dopo settimana, in cui ognuno di noi legge sui quotidiani o addirittura guarda nel «necrologio» televisivo del TG1 o del TG2 ciò che accade.

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, desidero porre a conoscenza dell'Assemblea un provvedimento del sostituto procuratore della Repubblica di Bologna, che definire ambiguo, strano e non ridicolo è dire poco. Si tratta della manifestazione organizzata il 3 gennaio davanti alla Basilica di San Petronio, in riferimento agli incidenti promossi da manifestanti della sinistra no global assieme ad ambienti dell'estremismo islamico, in solidarietà alla Palestina.
In quella sede fu organizzata anche una manifestazione religiosa davanti alla basilica di San Petronio. Vi fu un esposto denuncia del sottoscritto alla magistratura, in quanto, sulla base di dichiarazioni della questura, la questura stessa non era stata preavvisata della manifestazione religiosa fuori dall'ambito religioso medesimo, Pag. 51come è previsto dal Testo unico di pubblica sicurezza nel caso di iniziative del genere.
Vorrei rilevare che il pubblico ministero, che ha chiesto l'archiviazione di questo esposto denuncia, ha ammesso che la manifestazione era sicuramente preordinata, in quanto organizzata con una serie di iniziative che erano emblematiche della volontà di organizzarle (mi riferisco ad esempio all'apprestamento di tappetini, che servivano per le iniziative collegate a questa protesta pseudoreligiosa). Però, aggiunge che la denuncia è archiviata, in quanto non è possibile dimostrare con assoluta certezza la sussistenza psicologica del reato.
Lascio a tutti voi la valutazione di una motivazione di questo tipo, che si giustifica di per sé e che è emblematica di un certo modo di procedere della magistratura, che è assolutamente inaccettabile, va condannato e richiede un intervento di questa Assemblea, proprio per porre in essere quella certezza del diritto alla quale tutti ci vogliamo richiamare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Mi sembra che nell'odierna riunione dei presidenti di gruppo si sia implicitamente convenuto di rinviare il seguito della discussione delle mozioni iscritte all'ordine del giorno.
Se non vi sono obiezioni...

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non ho alcuna obiezione, ma ho capito bene o lei ha detto: «sembra»? Vorrei un chiarimento.

PRESIDENTE. Sì, perché per qualsiasi cosa che non risulti formalmente uso cautelativamente quel termine. Comunque, la ringrazio per la precisazione.

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo solo per pregarla di sollecitare il Governo a dare una risposta ad un'interrogazione che ho presentato ancora qualche mese fa, riferita alle problematiche dell'uso da parte del nostro esercito, durante le missioni dei Balcani, di armi con uranio impoverito, che hanno purtroppo determinato una situazione molto preoccupante in numerosi casi.
La pregherei, signor Presidente, di sollecitare il Governo a dare una risposta.

PRESIDENTE. Rappresenterò la sua richiesta al Governo, onorevole Strizzolo.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, vorrei sapere se ci può dire quando sembra che le citate mozioni potranno essere discusse.

PRESIDENTE. Onorevole D'Antoni, saranno inserite in calendario martedì prossimo.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, volevo richiamare la sua attenzione su un atto di indirizzo parlamentare. Più volte, in quest'Aula, abbiamo discusso sull'efficacia e, soprattutto, sull'importanza o meno che hanno questi atti in Parlamento e nell'Aula di Montecitorio. Mi riferisco all'atto di indirizzo Zinzi n. 9/1386/155, cioè ad un ordine del giorno. Con quell'atto, accolto dal Governo, si chiedeva che coloro che erano consulenti presso il Servizio consultivo ed ispettivo tributario (le cui funzioni dovevano essere trasferite, poi, al Dipartimento delle finanze con il decreto-legge n. 112 del 2008) fossero utilizzati.Pag. 52 Il Governo espresse anche un parere favorevole, ma, fino ad oggi, non abbiamo notizie.
Vorrei capire se il Governo ha dato o intende dare corso a tale atto di indirizzo, affinché queste professionalità acquisite possano essere utilizzate per evitare dei contenziosi. Faccio presente, quindi, che tali consulenti prestavano servizio e vi era un termine di conclusione della loro attività ed esperienza che fu poi anticipato dall'entrata in vigore del provvedimento legislativo, a cui ho fatto riferimento poc'anzi.
Signor Presidente, vorrei capire e comprendere il percorso di questo ordine del giorno ma, soprattutto, quanto vale l'impegno e il giudizio favorevole, o meno, da parte del Governo.

GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, tra poco, forse è già iniziata, vi sarà la manifestazione in difesa della Costituzione, in cui il deputato Veltroni e il senatore a vita Scalfaro saranno i protagonisti. Vorrei solo ricordare a quest'Assemblea che, nel 2001, il centrosinistra, quando governava, cambiò la Costituzione in nove punti, senza il contributo dell'opposizione di allora, che oggi è maggioranza, e non successe proprio niente. Non vi fu nessuno che andò in piazza a dire che si cambiava la Costituzione senza ascoltare anche il parere degli altri. Infatti, nessuno disse niente.
Oggi, invece, vi è un altro Governo e, casualmente, il Partito Democratico sostiene che vi è un attentato, forse, alla democrazia e fa parlare un signore - l'ex Presidente della Repubblica Scalfaro - che, quando era magistrato, era talmente democratico che sentenziò la condanna a morte di alcune persone a Novara (città vicina al luogo in cui abito).
Pertanto, mi chiedo se gli ex comunisti (o ancora comunisti), e gli ex democristiani di sinistra (se ancora sono etichettati così) vedano la Costituzione a seconda di dove poggiano il sedere, se sono, cioè, in maggioranza o all'opposizione. Credo che sia giusto, in questo Paese, non essere ipocriti e faziosi, ma che si debbano dire le cose sempre con lo stesso metodo, come, invece, non capita in questo Parlamento.
Inoltre, in questo Parlamento, molto spesso si parla di «aria fritta», perché, quando si parla di questioni che non interessano alla gente fuori, è evidente che vi è uno stacco tra la politica ed il cittadino. Se, poi, si dice anche che questo Governo, con il suo Presidente del Consiglio Berlusconi, è un sovversivo e un dittatore, mi chiedo perché, in due ore, si sia approvata la legge elettorale concernente le elezioni europee, a proposito della quale tutti erano d'accordo; oppure, mi chiedo perché alla Commissione per la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - di cui alla gente non importa assolutamente niente - sono riusciti, dopo mesi di problematiche, a nominare, ancora una volta, un giovane, cioè il signor Zavoli, che credo sia ultraottantenne. Ciò dimostra, ancora una volta, che questa politica, purtroppo, fa sempre gli interessi non dei giovani e delle forze nuove, ma continuano ad esserci persone che, pur con tutto il rispetto, hanno un'età superavanzata. E vogliamo essere concorrenti con gli Stati Uniti, con la Francia, con la Spagna, con la Germania e con l'Inghilterra?
Credo che se l'Italia non si svecchia un po', se questo Paese non si dà una mossa, giustamente la gente vedrà sempre più i politici come dei marziani e non risolveremo i problemi reali della gente. Invito anche lei, signor Presidente, ad andare in giro, dove si sentono cose diverse da quello che si dice qui dentro: si vuole la certezza della pena, si vuole che le persone che stuprano (come ho sentito poco fa) e le persone che delinquono stiano in galera con la certezza della pena; non si vuole vedere gente che commette reati madornali e che poi - nessuno ormai può più giustificarlo - vadano in giro immediatamente dopo. La gente vuole qualcosa di più serio e io - nel mio piccolo e a titolo personale - dico che, se vogliamo cambiarePag. 53 questo Paese, bisogna svegliarci finché siamo in tempo (Applausi del deputato Renato Farina).

PRESIDENTE. Gli onorevoli colleghi sanno che interventi di questa natura devono essere svolti a fine seduta, ma ho permesso loro di intervenire, anche se la seduta non è ancora terminata, poiché sono previste ancora le interpellanze urgenti. Pertanto, anche all'onorevole Simonetti che ha chiesto di intervenire concedo la parola, ma consideri che dobbiamo procedere allo svolgimento delle interpellanze urgenti.
Prego, onorevole Simonetti, ha facoltà di parlare.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, sarò velocissimo e mi ricollego a quanto già chiesto da alcuni colleghi precedentemente per sollecitare nuovamente una risposta ad una interpellanza sul tribunale di Biella, risposta, già sollecitata al Governo e al Ministero competente che, tuttavia, alla data attuale non abbiamo ancora ricevuto. Chiedo, pertanto, se sia possibile un nuovo sollecito.

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, abuso della sua cortesia per sollecitare la risposta a diverse interrogazioni al Ministero dell'economia e delle finanze. In particolare, desidero sollecitare quella molto importante volta a conoscere l'esito dei fondi che furono assegnati alla regione Piemonte in seguito all'alluvione del 1994 e ad altre successive; è in corso una disputa se la responsabilità sia della regione Piemonte in ordine alle domande presentate o del Governo che non vuole riconoscere questi soldi. La risposta interessa centinaia di aziende del Piemonte, quindi sarebbe opportuno che fosse resa. La ringrazio e mi scuso per l'irritualità dell'intervento.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per la semplificazione della legislazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per la semplificazione della legislazione il deputato Aniello Formisano, in sostituzione del deputato Carlo Costantini, cessato dal mandato parlamentare.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 18,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative urgenti in merito alle procedure di adozione di minori provenienti dalla Bielorussia ed iniziative normative in materia di affido internazionale - n. 2-00290)

PRESIDENTE. L'onorevole Marco Carra ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00290, riguardante iniziative urgenti in merito alle procedure di adozione di minori provenienti dalla Bielorussia ed iniziative normative in materia di affido internazionale (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

MARCO CARRA. Signor Presidente, intervengo cercando di non utilizzare tutto il tempo a disposizione.
La presente interpellanza urgente era già prevista all'ordine del giorno della settimana scorsa, poi (mi pare di aver compreso), a causa dell'assenza del sottosegretario, l'affrontiamo oggi. Sono grato - e spero che questa gratitudine sia corrisposta da parte del sottosegretario - per essere qui oggi rispetto ad un tema assai delicato.
Innanzitutto, è per me doveroso ringraziare le colleghe e i colleghi (sono davvero tanti: 75) che hanno inteso sottoscrivere questa interpellanza. Come era Pag. 54mio auspicio, essi appartengono a tutti i gruppi (e quindi a tutti gli orientamenti politico-culturali) presenti in Parlamento: gran parte dei firmatari sono del mio gruppo, il gruppo del Partito Democratico, ma a questi si aggiungono parlamentari deputati dell'Unione di Centro, del Popolo della Libertà, della Lega Nord, dell'Italia dei Valori e del Movimento per l'Autonomia. Penso che già questo, Signor Presidente, possa essere considerato un risultato molto significativo, poiché è il segno tangibile di una volontà molto forte del Parlamento, di tutto il Parlamento, che questo delicato e complesso problema merita uno straordinario impegno da parte del Governo ed auspicabilmente una sua definitiva e positiva risoluzione. Del resto, i contenuti di questa interpellanza sono ampiamente condivisi dalle seicento famiglie - rappresentate all'interno del coordinamento famiglie adottanti in Bielorussia - che sono in attesa di una risposta alle loro richieste di adozione: anche a loro, soprattutto a loro, va rivolto un sincero ringraziamento.
Stanno portando avanti, con determinazione e con grande senso di responsabilità, una battaglia che certamente li riguarda direttamente ma che è anche - mi si consenta la ripetizione - una battaglia di civiltà. Penso che, oggi, la Camera si collochi in questo contesto in quanto, attraverso questo atto di indirizzo, si vuole stimolare il Governo affinché vi sia una più incisiva azione per dare a centinaia di bambini e di bambine un futuro di amore e di serenità.
Ritengo che l'interpellanza in sé sia esaustiva. Parte dal dato che conosciamo e cioè che, a seguito del disastro sociale ed economico verificatosi in Bielorussia, accompagnato da un altissimo tasso di abbandono di minori presso istituti e orfanotrofi, diverse associazioni e comuni italiani hanno organizzato, ogni estate, l'ospitalità per il risanamento, presso famiglie italiane, di bambini provenienti dalle zone di Chernobyl - in Ucraina, lo ricordo - con l'obiettivo di diminuire la loro esposizione alla radioattività. Negli ultimi tredici anni l'Italia ha ospitato più di 300.000 bambini bielorussi provenienti dalle zone colpite da Chernobyl, un processo che ha coinvolto più di due milioni di cittadini italiani residenti in tutte le aree geografiche. In virtù dello stretto legame creatosi con alcuni bambini abbandonati ed ospitati presso istituti per orfani, diverse famiglie italiane hanno intrapreso l'iter di un'adozione, secondo quanto disposto dalla legge del 31 dicembre 1998, n. 476, di ratifica della Convenzione dell'Aja. Ad oggi, sono stati felicemente adottati più di 800 bambini bielorussi.
A partire dall'ottobre 2004 - anno del blocco delle adozioni internazionali da parte della Bielorussia - e nonostante la sottoscrizione, solo con l'Italia, di due protocolli bilaterali di collaborazione sulle adozioni internazionali, non si è giunti alla soluzione positiva, se non in un numero molto limitato di casi, delle pratiche adottive di bambini provenienti da quel Paese, con conseguenti gravi ripercussioni emotive sulle bambine e i bambini bielorussi, che hanno identificato come figure genitoriali di riferimento quelle stesse famiglie che li ospitano nei periodici soggiorni di risanamento. Sulla base di legami consolidati, questi bambini, non avendo trovato in Bielorussia analoghi vincoli di riferimento e di affetto, avrebbero degli indubbi miglioramenti da periodi di soggiorno più lunghi in Italia, se fosse semplicemente applicata una deroga alla vigente normativa italiana che limita il periodo di soggiorno a 90 giorni, estendendolo a 150 giorni.
Mi pare che ieri, nel corso dell'audizione informale dei rappresentanti del Centro delle famiglie adottanti in Bielorussia, in sede presso la Commissione bicamerale per l'infanzia, sia stato sostenuto che la volontà della Bielorussia sia quella di attestarsi esclusivamente sui 90 giorni. A me pare che questo dato meriti un approfondimento perché a noi non risulta che ci sia quest'indisponibilità da parte della Bielorussia. Il riconoscimento di tali soggiorni per la loro reale natura, evitando l'uso del visto turistico per l'ingresso nel nostro Paese, garantirebbe agli stessi, non essendoci elementi ostativi da Pag. 55parte bielorussa, un miglioramento psicosociosanitario per il loro futuro, sempre che siano inseriti in attività progettuali che non releghino il soggiorno in Italia ad un solo momento ludico o ricreativo.
Il primo protocollo prevedeva altresì che, entro la data del 1o marzo 2006, il Ministro dell'istruzione bielorusso si impegnasse ad organizzare, nei limiti della propria competenza, l'esame di tutte le pratiche pervenute al Centro nazionale per le adozioni, prima del mese di ottobre 2004 e di quelle giacenti al momento della sottoscrizione del protocollo (in totale sono circa 600 domande), privilegiando il superiore interesse dei minori e tenendo conto dei legami affettivi ormai instauratisi tra i minori bielorussi e i candidati italiani all'adozione.
Ad oggi, solo pochissime delle adozioni sospese - poco più di trenta nel 2007 e tre previste nell'anno scorso - sono state portate a termine e numerose non hanno neppure ottenuto risposta, mentre la quasi totalità delle risposte è stata negativa ma con motivazioni, secondo gli interpellanti, del tutto pretestuose e non reali, con gravissima lesione di quel superiore interesse dei minori i quali, a dispetto degli stretti legami ormai instauratisi con le famiglie italiane, continuano a vivere in disagiate condizioni, all'interno di istituti di rieducazione o negli orfanotrofi, aggravati da una condizione di perenne incertezza circa la loro situazione, divenuta ormai insostenibile.
Vengo alle richieste che gli interpellanti sottopongono all'attenzione del Governo, e quindi alla sua, signor sottosegretario, ossia: quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare al fine di avviare al più presto la positiva soluzione delle procedure di adozione avviate; se intenda richiedere alle autorità bielorusse una missione urgente per richiedere il rispetto e la verifica dello stato di attuazione del protocollo, come stabilito nello stesso; se, visti i consolidati rapporti di amicizia con il popolo bielorusso, si intendano stanziare fondi volti al miglioramento dell'incisività della cooperazione italiana, attualmente svolta solo con fondi e contributi delle associazioni, degli enti e delle famiglie italiane, che potrebbero essere destinati al miglioramento delle condizioni di vita e scolastiche dei minori ospiti nei soggiorni di risanamento, e di quelli inseriti negli istituti per orfani e se, a parziale riduzione degli effetti negativi sui minori derivante dal protrarsi di questa situazione, si intenda applicare, come più volte è accaduto nel recente passato, la deroga al limite dei novanta giorni, estendendolo a centocinquanta giorni a partire dalle ospitalità del 2009. Da ultimo, se il Governo intenda presentare un disegno di legge in materia di affido internazionale che, se approvato rapidamente, potrebbe rappresentare una possibile alternativa per questi ragazzi bielorussi, tutti di età superiore ai nove-dieci anni, assicurando loro l'inserimento nelle famiglie italiane che da molti anni li ospitano e con le quali si sono realizzati solidi legami affettivi, in attesa che si concluda positivamente l'iter di adozione internazionale.
Prima di concludere vorrei fare un rapido riferimento alla visita che il sottosegretario Mantica ha fatto nelle settimane scorse in Bielorussia, incontrando esponenti del Governo bielorusso. Le informazioni diffuse dalle agenzie di stampa ci dicono che uno spiraglio si è aperto; credo che anche da questo punto di vista, signor sottosegretario, sarebbe opportuno avere un conforto sul piano istituzionale e quindi all'interno di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Marco Carra, effettivamente la scorsa settimana era in corso, a Praga, l'incontro dei Ministri della famiglia dell'Unione, quindi questo giustificava la mia assenza. Stiamo trattando un tema angosciante, quello della Bielorussia, e rispondendo Pag. 56alla domanda inerente a quali iniziative intenda assumere il Governo italiano, darò conto di tutte le iniziative che sono state assunte e di quelle che sono in corso su questo argomento, riassumendo sinteticamente la questione nella sua complessità.
Fino al 2003 le coppie italiane sono state in grado di adottare numerosi minori bielorussi, perlopiù già ospitati nell'ambito dei cosiddetti soggiorni di risanamento, malgrado anche allora ogni anno intervenissero periodi di blocco. Ad ottobre 2004, come è noto, si verificò peraltro il blocco definitivo del deposito dei fascicoli in Bielorussia determinato da una modifica della normativa interna bielorussa. A tal proposito occorre ricordare che per le adozioni internazionali l'Italia dipende dai rapporti bilaterali con altri Paesi: la Romania, ad esempio, che era uno dei Paesi nei quali si poteva adottare nell'interesse del minore, da quando è entrata nell'Unione ha deciso che i bambini romeni non sono più adottabili e questa naturalmente è una decisione unilaterale di quel Paese.
Quindi, soltanto nella primavera del 2005 da parte bielorussa fu espressa la disponibilità alla stipula di un nuovo protocollo con l'Italia, sostitutivo dei precedenti, in modo da conformare le procedure alla normativa entrata in vigore. Notoriamente fu un negoziato molto difficile in quanto da parte bielorussa non venivano date garanzie per la positiva conclusione delle procedure pendenti, nonostante alcune di esse fossero già in fase di avanzata conclusione, ciò essendo determinato dall'affermarsi in Bielorussia di una politica decisamente contraria all'adozione internazionale.
Il protocollo fu firmato il 12 dicembre 2005 e all'articolo 30 si prevedeva l'impegno da parte bielorussa di riesaminare centocinquanta pratiche giacenti presso il centro adozioni riguardanti in tutto 169 minori.
Le pratiche giacenti comprendevano anche poche pratiche registrate dopo il 31 ottobre 2004 e quelle che erano già state respinte ma non restituite in Italia alle famiglie.
Fin dall'inizio dell'applicazione di questo protocollo si registravano molte difficoltà e, soprattutto, un costante respingimento delle procedure che venivano riesaminate con motivazioni il più delle volte non condivisibili da parte italiana, ma naturalmente nel rispetto dell'autonomia delle decisioni prese dalla Bielorussia.
Intensa è stata sempre la pressione svolta dalla Commissione per le adozioni internazionali e dal Ministero degli affari esteri per far sì che le procedure venissero definite positivamente. Purtroppo, ad ottobre 2006, dopo circa un anno dall'entrata in vigore del protocollo sottoscritto, risultavano definite positivamente soltanto ventisei delle centocinquanta pratiche relative a ventotto minori, mentre risultavano definite con esito negativo ventuno pratiche per ventidue minori e continuavano a risultare giacenti centoventiquattro pratiche delle centocinquanta.
Dopo la stipula del nuovo protocollo, poiché nel frattempo erano proseguiti soggiorni di risanamento e si erano create nuove aspettative nelle famiglie, ben 393 pratiche erano state preparate dagli enti autorizzati per essere depositate in Bielorussia, nonostante il giusto invito da parte dell'allora Commissione alla prudenza, in assenza di certezze sulle prospettive per queste nuove famiglie che arrivano di adottare in Bielorussia. D'altronde, le famiglie avevano costanti contatti con le autorità bielorusse in occasione delle loro visite ai minori e nel Paese e molte volte venivano lusingate circa la possibilità di concretizzare l'adozione.
Constatato il proseguire dell'orientamento negativo nella valutazione delle pratiche pendenti, si avviò un nuovo negoziato per la rivisitazione del precedente protocollo, essendo anche nel frattempo intervenuta una modifica della legislazione bielorussa in materia e, nel marzo 2007, si pervenne alla firma di un nuovo protocollo, integrativo del precedente.
Dopo la firma di questo secondo protocollo, operando in stretto coordinamento Pag. 57con gli enti autorizzati ed in attuazione di quanto espressamente previsto dal nuovo accordo, furono inviati in Bielorussia due elenchi concernenti rispettivamente: il primo trentanove pratiche già esaminate e giacenti al centro adozioni di Minsk da riproporre ai sensi del punto 30-ter del protocollo del 2007; il secondo riguardante ventiquattro pratiche giacenti in Bielorussia, rigettate per la presenza di fratelli, ancorché si trattasse in molti casi di fratrie tra loro non legate da vincoli di coabitazione o di frequentazione.
Successivamente, numerosi furono i contatti diplomatici, telefonici ed epistolari, a livello politico e tecnico, con il centro adozioni di Minsk, ma l'applicazione anche del secondo protocollo è stata fatta con criteri molto restrittivi e i motivi di rigetto delle procedure sono sempre stati poco convincenti, contrariamente a quanto era stato pubblicamente assicurato dal Ministro dell'istruzione Radkov al momento della firma, in particolare per ciò che concerneva la positiva e favorevole conclusione delle domande di adozioni pregresse.
Dal 1o gennaio 2006 ad oggi sono state concluse quarantasette adozioni riguardanti cinquanta minori. Di queste quarantasette pratiche, trentatré riguardavano pratiche giacenti prima della firma del protocollo del 2005 con conferimento di incarico agli enti prima del 30 ottobre 2004 (mi riferisco alle centocinquanta pratiche), quattro pratiche non giacenti prima del protocollo del 2005 con conferimento di incarico agli enti prima del 30 ottobre 2004, e dieci pratiche con conferimento di incarico agli enti posteriore al 30 ottobre 2004. Sostanzialmente le quarantasette adozioni sono ripartite negli anni come segue: trentadue adozioni nel 2006, undici adozioni nel 2007 e quattro adozioni nel 2008.
Nel frattempo sono state, peraltro, regolarizzate le posizioni di undici minori bielorussi molto malati, rimasti in Italia per essere curati, per i quali da parte bielorussa era stata concessa la deroga a favore dell'adozione in Italia.
Non bisogna dimenticare, fra l'altro, che la normativa bielorussa prevede la possibilità di richiedere reiteratamente il riesame delle pratiche respinte e perciò, di fatto, nonostante il persistere dei pareri negativi da parte delle autorità bielorusse, non si giunge mai ad una soluzione definitiva delle situazioni pendenti (mantenendo vive le aspettative delle famiglie rispetto ad una possibilità teorica di arrivare all'adozione).
Nel gennaio del 2008 la Commissione per le adozioni internazionali ha potuto effettuare una missione a Minsk, al fine di verificare e sollecitare la corretta attuazione dei Protocolli del 2005 e del 2007, nonostante da parte bielorussa fosse stata respinta la possibilità di riunire l'apposito gruppo misto di monitoraggio. La missione scaturiva dall'esigenza di dare una risposta alle famiglie in attesa e, soprattutto, di evitare la prosecuzione di un'inutile istituzionalizzazione della maggior parte dei minori coinvolti.
All'esito negativo della missione tecnica della Commissione in Bielorussia, la Commissione stessa svolgeva una riunione di coordinamento con gli enti autorizzati e i rappresentanti del coordinamento delle famiglie ospitanti, per informarli che erano state registrate prospettive negative. In tale occasione veniva anche concordato che gli enti non avrebbero assunto nuovi incarichi, onde evitare alle famiglie inutili aspettative, con aggiuntive spese procedurali e legali in Bielorussia, sostanzialmente senza alcuna prospettiva concreta di successo.
Faccio presente, inoltre, che alcuni enti, già in quell'occasione, prospettarono l'intendimento di restituire le autorizzazioni e chiudere definitivamente i rapporti con la Bielorussia, ma, su invito della commissione di allora (ripetuto anche dalla commissione da me presieduta con questo Governo) hanno finora soprasseduto, con l'auspicio che nuove azioni diplomatiche potessero rimuovere l'orientamento politico dei vertici bielorussi, espresso ripetutamente e confermato in un'apposita lettera del Ministro Radkov, pervenuta il 22 maggio 2008.Pag. 58
Nel corso delle riunioni di coordinamento, da parte dei coordinamenti delle associazioni famigliari veniva sollecitata l'adozione, da parte dell'Italia, di una politica dura non solo nel campo delle adozioni e delle ospitalità di risanamento, ma anche nel campo della cooperazione economica nei confronti della Bielorussia, come modo di pressione diplomatica. Noi, invece, abbiamo continuato sulla strada del dialogo e, con l'insediamento del nuovo Governo, sono stati avviati nuovi contatti politici di altissimo livello (concedetemi un po' di riservatezza perché tali contatti coinvolgono anche collegamenti ed incontri in atto ad altissimo livello: chiamiamole mediazioni internazionali), dai quali si auspicano risposte positive.
A giugno del 2008 - quindi, abbastanza recentemente - ho presentato, come responsabile politico della Commissione per le adozioni internazionali, nuovamente tramite il Ministero degli affari esteri, i due citati elenchi di 39 e 24 pratiche, nonché un prospetto riepilogativo di tutte le rimanenti procedure avviate in Bielorussia dal gennaio 2006. Alla data del 10 febbraio 2009, infatti, risultano pendenti in Bielorussia 686 pratiche, ripartite come segue: 378 hanno già avuto parere negativo (e sono quelle per le quali le famiglie chiedono un nuovo esame); 9 hanno ricevuto parere positivo; 299 sono ancora senza esito.
Di fronte a tale contesto, il Governo non intende lasciare nulla di intentato. Recentemente, il 16 gennaio 2009 si è svolta una missione guidata dal sottosegretario di Stato per gli affari esteri, il senatore Mantica, volta a riavviare un contatto politico con il Governo bielorusso per una soluzione definitiva del problema. Nel corso degli incontri, svoltisi in un'atmosfera cordiale e costruttiva, è stato anche fatto riferimento alla necessità di cercare un esito positivo alle procedure di adozione avviate e rimaste in sospeso. È di questi giorni, inoltre (del 9 febbraio 2009), l'incontro del sottosegretario Mantica con il Viceministro degli esteri bielorusso Aleinik, svoltosi ancora una volta in un clima costruttivo e amichevole, nel quale l'Italia ha ribadito la sua intenzione di arrivare ad una positiva soluzione della questione. Allo stato degli atti, però, se le cose non cambieranno, attraverso questi reiterati tentativi italiani ed internazionali di arrivare ad una soluzione del problema, da parte Bielorussia si sta ragionando su numeri molto esigui.
Il vero problema, infatti, è che vi è la decisione politica assunta dal presidente bielorusso di chiudere con le adozioni internazionali, comprese quelle verso l'Italia, salvi casi specifici, che le autorità bielorusse si riservano naturalmente di valutare nella loro autonomia. Quindi, questa è la questione allo stato degli atti.
Riguardo, invece, alla problematica relativa alla durata dei soggiorni dei minori stranieri accolti nell'ambito dei programmi solidaristici di accoglienza il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 535 del 1999 ha definito i compiti specifici del Comitato per i minori stranieri in materia di soggiorni di solidarietà, demandandogli la competenza relativa all'approvazione dei programmi presentati da enti, associazioni e famiglie.
In particolare, l'articolo 9 del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ha regolamentato la durata totale del soggiorno di ciascun minore, prevedendo che tale durata non possa superare - come è noto agli interpellanti - i novanta giorni continuativi o frutto della somma di più periodi, nell'arco dell'anno solare. È previsto sempre dal citato articolo che, solo in casi eccezionali, determinati da urgenza e forza maggiore, il Comitato possa prorogare la durata del soggiorno, per esempio per necessità di carattere sanitario.
Sino al 2007, il Comitato per i minori, a seguito di richieste da parte di alcune associazioni, che chiedevano la possibilità di cumulare nel corso dell'anno solare un soggiorno per i minori superiore ai 90 giorni complessivi, ha concesso, in fase di approvazione dei progetti di accoglienza, deroghe che consentivano di superare tale limite.
Dal 2008 il Comitato ha ritenuto di non concedere più deroghe al limite dei 90 Pag. 59giorni, anche in considerazione del fatto che, dopo le note vicende di Genova - che ahimè hanno segnato un momento di grande difficoltà nei rapporti internazionali - e il successivo accordo con la Bielorussia, la gestione dei soggiorni è stata caratterizzata da un rigoroso rispetto della normativa in materia, per non incorrere, anche in questa materia, in difficoltà di tipo internazionale, che poi ricadrebbero naturalmente sui bambini e sulla famiglia.
Per il periodo natalizio 2008, per far fronte ad esigenze di carattere organizzativo evidenziate da alcune associazioni, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha disposto la possibilità di deroga al limite dei 90 giorni, per un periodo di 15 giorni, comprovati da effettivi motivi organizzativi.
Per i soggiorni solidaristici dell'anno 2009, il Comitato ha già provveduto a comunicare alle associazioni interessate che, così come per l'anno 2008, per i soggiorni del periodo natalizio 2009, potranno essere valutate eventuali richieste di deroga al limite dei 90 giorni per un massimo di 15 giorni per comprovati motivi organizzativi.
Devo dire, però, che la nostra preoccupazione - e del Comitato - è di non alimentare le aspettative delle famiglie di poter poi adottare, visto che realisticamente le prospettive future di trasformare questi affidi in adozioni sono molto scarse e risicate.
Riguardo all'affido internazionale, faccio presente che il Ministero della Giustizia sta procedendo, insieme con tutte le amministrazioni interessate, all'elaborazione di un disegno di legge per la ratifica della «Convenzione sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, fatta all'Aja il 19 ottobre 1996». Tale convenzione è stata firmata dall'Italia, insieme con tutti gli altri Stati membri dell'Unione europea il 1o aprile 2003. Nel giugno 2008, il Consiglio dell'Unione europea ha autorizzato gli Stati membri a ratificare, ovvero ad aderire, a tale Convenzione, al fine di giungere al simultaneo deposito degli strumenti di ratifica o adesione.
Rientra nel campo di applicazione della Convenzione, ai sensi dell'articolo 3, «il collocamento del minore in una famiglia di accoglienza». È però opportuno segnalare che la Bielorussia, pur essendo membro della Conferenza de L'Aja non ha, ancora, al momento, sottoscritto questa Convenzione.
Concludendo, ritengo che ci sia una grande continuità di impegno negli ultimi tre anni, del precedente Governo e di questo Governo, per arrivare a mettere in campo tutte le azioni possibili e immaginabili nei confronti del Governo bielorusso, per arrivare auspicabilmente a far sì che quel Governo possa cambiare gli orientamenti complessivi, per quanto riguarda la possibilità di adottare, al fine, comunque, di dare una risposta positiva a quei casi che le nostre autorità, da tre anni, stanno ripetutamente segnalando, per far uscire tante famiglie da quella situazione di incertezza e di angoscia che tutti conosciamo.
Essa è ancora più angosciante nel momento in cui la questione, per le ragioni che dicevo prima, rimane teoricamente aperta, con la possibilità di un nuovo esame delle domande presentate; ma, allo stato degli atti, dai risultati derivanti dalle autorizzazioni delle autorità bielorusse, che sono molto restrittivi, arrivando, com'è stato quest'anno, a numeri molto piccoli (quattro autorizzazioni concesse), rimane soltanto la possibilità di insistere in questa azione a tutti i livelli per arrivare ad un risultato positivo.

PRESIDENTE. L'onorevole Marco Carra ha facoltà di replicare.

MARCO CARRA. Signor Presidente, devo dire che la mia è una soddisfazione parziale, pur comprendendo, evidentemente, la delicatezza del tema e le difficoltà che si incontrano nel rapporto con un altro Stato, in questo caso con la Bielorussia.
Devo dire che alcune considerazioni fatte dal sottosegretario possono, viceversa, Pag. 60in questo caso, considerarsi soddisfacenti. Penso, per esempio, alla possibilità di deroga dei 90 giorni in 150; mi rendo conto che l'estensione di questa deroga per altri 15 giorni possa rappresentare un passo in avanti. È altrettanto vero che da parte di numerose famiglie l'esigenza di estendere questa possibilità è molto forte. In questo, probabilmente, occorrerebbe, dal mio punto di vista, un atteggiamento un po' più energico. Ci auguriamo davvero che nella relazione con lo Stato bielorusso si possano sanare le situazioni aperte da alcuni anni, che vedono numerose famiglie pronte, con uno stato d'animo di grande incertezza, quindi particolarmente problematico. Auspico anch'io che il disegno di legge possa procedere; del resto, ho qui al mio fianco la collega Laura Froner, che già da un po' di tempo ha presentato una proposta di legge che va in questa direzione, quella relativa all'affido internazionale. Credo che vi sia davvero l'esigenza di procedere celermente da questo punto di vista.
Dicevo che la soddisfazione è parziale, tenendo conto, evidentemente, che questa interpellanza è stata sottoscritta da numerosi parlamentari, come dicevo in apertura, di ogni schieramento. Credo, quindi, che sia importante mantenere questo atteggiamento di collaborazione, di scambio reciproco, come si usa dire, bipartisan, trasversale, perché è un tema che davvero non merita che si pianti una bandiera; non credo che sia questo l'obiettivo.
Sappia, signor sottosegretario, che da questo punto di vista il nostro gruppo - ma, a questo punto, penso tutta l'Aula, tutti i gruppi lo faranno - insisterà e cercherà di sostenere questa azione, se davvero, come è stata qui riportata, realmente positiva (ma, da questo punto di vista, non abbiamo dubbi che lo sia); essa troverà dunque nel Parlamento, nei gruppi parlamentari un forte sostegno, affinché queste situazioni possano essere affrontate definitivamente e risolte, proprio per consentire a queste famiglie, soprattutto a queste bambine e a questi bambini, come dicevo nell'illustrazione, di poter avere una prospettiva di serenità per il loro futuro e per la loro vita.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Bellotti n. 2-00301)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente Bellotti n. 2-00301, riguardante rilevazione dei dati sull'incidentalità stradale e costituzione degli osservatori provinciali per la sicurezza stradale.
Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Laratta n. 2-00269)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente Laratta n. 2-00269, riguardante dati relativi alla distribuzione e all'operatività della social card e misure a sostegno dei redditi dei pensionati, dei lavoratori con famiglia a carico, dei precari e dei disoccupati.
Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.

(Orientamenti del Governo in materia di «testamento biologico» - n. 2-00302)

PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00302, concernente orientamenti del Governo in materia di «testamento biologico» (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

RENATO FARINA. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Eugenia Maria Roccella, ha facoltà di rispondere.

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EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, vorrei cogliere innanzitutto l'occasione di questa seduta per ribadire la partecipazione del Governo al dolore della famiglia Englaro, e delle persone che in questi diciassette anni sono state vicine ad Eluana e se ne sono prese cura.
L'interpellanza urgente presentata dall'onorevole Renato Farina in data 4 febbraio, al fine di scongiurare la morte di Eluana Englaro, è stata purtroppo superata dagli eventi di questi ultimi giorni.
Abbiamo condiviso il parere degli interpellanti, che consideravano «dovere morale, culturale e politico» un intervento del Governo «con iniziative normative urgenti per scongiurare tale evento»: è noto che l'Esecutivo si è adoperato in questo senso, proponendo l'adozione di un provvedimento di necessità ed urgenza, per evitare che Eluana Englaro fosse l'unica persona a morire sulla base di atti giudiziari; in particolare atti di giurisdizione volontaria che, in quanto tali, non sono definitivi ma sempre rivedibili, nel caso in cui cambino le condizioni di fatto e di diritto nell'ambito delle quali quei provvedimenti erano stati assunti.
Sappiamo che questa via è risultata impercorribile. Sappiamo anche che Eluana Englaro è morta nel corso dell'iter parlamentare che avrebbe dovuto portare in tempi brevissimi all'approvazione di un disegno di legge che, riproponendo per via parlamentare i contenuti del decreto-legge proposto dal Consiglio dei ministri, avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi.
In particolare, il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha inviato ispettori e richiesto l'intervento dei NAS per verificare le modalità dell'applicazione del decreto attuativo della Corte di appello di Milano del 9 luglio 2008, con cui si autorizzava la sospensione di idratazione ed alimentazione ad Eluana Englaro. Le relazioni di ispettori e NAS, contenenti segnalazioni di anomalie nel procedimento, sono state consegnate alle autorità locali ed alla procura di Udine, nessuna delle quali ha ritenuto esistere i presupposti per intervenire nella clinica «La Quiete». Il Ministero non aveva, voglio sottolinearlo, alcuna possibilità di intervento diretto.
Rispetto alle richieste degli interpellanti, ricordo la mozione approvata martedì 10 gennaio scorso al Senato, che ne recepisce gran parte, e recita: «Il Senato, premesso che è sempre più urgente la discussione e l'approvazione di norme che garantiscono la certezza di cure idonee e di adeguata assistenza nella fase terminale dell'esistenza, ovvero quando le condizioni personali non consentano di provvedere in maniera autonoma alle necessità vitali fondamentali, nella piena convinzione che nel nostro Paese nessuno debba più morire di fame e di sete, impegna il Governo a garantire che l'alimentazione e l'idratazione, in quanto forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze, non possano in alcun caso essere negate da chi assiste soggetti non in grado di provvedere a se stessi».
In riferimento al punto c) dell'interpellanza urgente in esame, ricordiamo la recente emanazione dell'atto di indirizzo del Ministro Sacconi alle regioni, quale atto di ricognizione dei principi generali del nostro Servizio Sanitario Nazionale, rivolta a garantire che i comportamenti dei soggetti, pubblici e privati, erogatori di prestazioni sanitarie non possano contrastare con le norme del nostro ordinamento.
Per quanto riguarda il punto d), relativo alla non punibilità dei congiunti che contribuiscano o compiano atti eutanasici, si fa riferimento alla legislazione esistente.

PRESIDENTE. L'onorevole Renato Farina ha facoltà di replicare.

RENATO FARINA. Signor Presidente, mi dichiaro da una parte soddisfatto, ma vorrei dire quasi solidale con il sottosegretario Roccella, perché so la parte che ha avuto, e lo sappiamo tutti, nel tentativo di rimuovere gli ostacoli che impedivano di salvare la vita a Eluana.
L'interpellanza urgente era volta a spingere il Governo ad emanare un decreto-legge Pag. 62che contenesse esattamente le disposizioni che poi sono state fatte proprie da entrambe le mozioni votate al Senato.
È impressionante constatare che, in pratica, il 90 per cento dei senatori ha votato a favore di ciò che, se fosse passato semplicemente attraverso il decreto-legge, avrebbe salvato la vita a Eluana. E qui manca una risposta, manca la ricostruzione da parte del sottosegretario Roccella (capisco benissimo il perché, anche se non vedo perché non se ne debba parlare in quest'Aula e limitarsi a parlarne alla buvette o chissà in quali altri luoghi del mondo) del fatto che il Presidente della Repubblica ha impedito, non ha voluto cioè che questo decreto-legge esistesse. Credo che sarebbe importante raccontare la storia di quelle ore anche in quest'Aula, questo è ciò che dico (e dunque qui manca una parte della risposta).
Per quanto riguarda i contenuti che verranno approvati, so che si lavorerà e che si deve lavorare mantenendo fortissimo il senso della pietas, quella che si è manifestata oggi ai funerali di Eluana dove per fortuna non ci sono state battaglie ideologiche, dove nessuno ha cercato di riappropriarsi di quel corpo martoriato, ma semplicemente si è pianto. Qui la ricordo insieme a tutti voi, con dolore, e insieme alla sua famiglia, perché qualunque siano le scelte che in coscienza ciascuno di noi si è sentito di esprimere, nessuno può dubitare dell'affetto che ha mosso tutti noi, almeno quelli che credo qui abbiano parlato e si siano espressi.
Credo che si debba pertanto arrivare ad una legge condivisa, che abbia sicuramente al primo posto il valore della vita. Intendo questo: la legge sul fine vita - che mi ostino a chiamare così e non testamento biologico, perché il testamento suppone che uno disponga di beni mentre la vita non è, credo, un bene disponibile da parte di nessuno - non deve essere intesa come una china più rapida per andare verso la morte. Non è questo, non può essere questo lo scopo di una legge sul fine vita. Una legge sul fine vita deve essere il modo attraverso cui più fortemente si valorizza il bene della persona, e cioè la vita. Di recente l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha approvato un'importante risoluzione, che spero venga trasmessa al Parlamento italiano, a proposito delle cure palliative e della necessità di rafforzare i sistemi di difesa contro il dolore e di rendere più umano proprio il percorso dei malati terminali. Per esprimere compiutamente ed infinitamente meglio di come saprei fare io il contenuto e il racconto della storia cui abbiamo assistito, leggo dei brani di Oriana Fallaci che si riferiscono a una vicenda analoga, tragicamente analoga, quella di Terry Schiavo.
Invito ciascuno di voi a trasferire queste parole dall'America all'Italia. Ho sempre invocato la legge - scrive Oriana Fallaci su Il Foglio del 13 aprile del 2005 - e fino ad oggi la mia caparbia fiducia nella legge non era stata cancellata neanche dagli errori giudiziari, non era stata inquinata neppure dagli scellerati processi che io stessa ho subito. Ma la morte di Terry è riuscita laddove essi non erano riusciti, ed oggi penso che ottenere giustizia attraverso la legge sia un terno al lotto, una fortuna regalataci dalla sorte che ci impone un giudice anziché un altro, un cavillo anziché un'altro, una giuria anziché un'altra. Se mi sbaglio, se la legge significa davvero giustizia, equità, imparzialità, me lo si dimostri incriminando i magistrati che per ben dodici volte si sono accaniti su quella creatura, Terry, colpevole soltanto di essere una malata inguaribile. Quindi - chiedeva il giornalista Christian Rocca - i primi responsabili sono i magistrati? Lei risponde di «sì».
I padri fondatori credevano di aver cancellato il rischio della dittatura esercitata dal potere esecutivo, ma in America, oggi, il rischio della dittatura non viene dal potere esecutivo, viene dal potere giudiziario e nel resto dell'Occidente è lo stesso. Si pensi all'Italia dove lo strapotere dei magistrati ha raggiunto vette inaccettabili. Impuniti e impunibili sono i magistrati che oggi comandano, manipolando la legge con interpretazioni di parte, cioè dettate dalle loro militanza politica, o dalle loro antipatiePag. 63 personali, approfittandosi della loro immeritata autorità e, quindi, comportandosi da padroni come padreterni. Al secondo posto delle responsabilità chi ci mette, domanda ancora il giornalista? Ci metto i medici, coloro che hanno definito Terry un cervello spento, un corpo senza anima, un essere in stato vegetativo irreversibile. Dio mi guardi dal disputare sul significato di stato vegetativo irreversibile. Oriana Fallaci procede spiegando che nulla è detto di irreversibile. Poi vi è un punto che mi sembra di una bellezza sconvolgente: ammettiamo pure che non pensino quelli che stanno in questa condizione, quelli che stanno nel cosiddetto stato vegetativo, che Terry non pensasse, reagisse agli stimoli e basta, dove li mettiamo i sentimenti e le sensazioni, a cui la signora Hack, che a quel tempo aveva detto che Terry, siccome non era cosciente e non pensava, non era più un essere umano? La vita è fatta anche di sentimenti, anche di sensazioni, e chi ha detto che un malato inguaribile, un cittadino inutile, non sia degno di viverla attraverso i sentimenti e le sensazioni? La vita si misura sull'utilità o sull'essenza? Negli anni Settanta Pearl Buck, la grande romanziera americana autrice de La buona terra, vincitrice del Nobel, quando il Nobel era una cosa seria, mi raccontò che in seguito ad una lesione al cervello sua figlia viveva come un vegetale. Era bellissima, apparentemente sanissima, ma non aveva alcuna forma di intelligenza, non serviva a nulla e a nessuno, disturbava il prossimo e basta. Però capiva la musica meglio di lei, l'amava disperatamente e quando le portavi un disco di Mozart, di Brahms o di Chopin, anche lei si ravvivava, sorrideva, parlava, biascicava qualcosa fino a farti sperare che un giorno guarisse. Ciò era sufficiente a conferirle la dignità di vivere o no? Secondo Pearl Buck lo era, secondo me lo stesso. Questo senza tener conto del fatto che se il metro di misura fosse l'utilità, la maggior parte degli esseri umani dovrebbe essere eliminata: la nostra società divampa, scoppia di gente inutile, di fannulloni, di scansafatiche, di buoni a nulla. E se ho torto, se ha ragione la signora Hack, se la vita è intelligenza e basta, se in mancanza di intelligenza i sentimenti non bastano a renderci degni di viverla, che ne facciamo di ciò che ha nome pietà? Che ne facciamo di ciò che ha nome speranza? Oltre che di sentimenti e di sensazioni la vita è fatta di pietà e di speranza, e un essere umano non può negare la pietà, non può negare la speranza, per Dio! Negare la pietà e la speranza significa educare alla morte e al culto della morte.
Credo che la storia di Eluana che ancora ci addolora, e ci confonde, debba essere segnata più che dalla parola morte, e dal culto della morte, dalla parola pietà e dalla parola speranza.

(Iniziative per contrastare il fenomeno della scomparsa di minori extracomunitari in relazione alle affermate evidenze di traffici d'organi - n. 2-00304)

PRESIDENTE. L'onorevole Zampa ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00304, concernente iniziative per contrastare il fenomeno della scomparsa di minori extracomunitari in relazione alle affermate evidenze di traffici d'organi (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, questa interpellanza, come ricorda il testo, muove da un'affermazione del Ministro Maroni pronunciata nel corso di un'assemblea pubblica - quindi, un'affermazione pubblica - cito testualmente: evidenze di traffici di organi di bambini stranieri, minori extracomunitari sul nostro territorio.
Si tratta di evidenze che evidentemente hanno suscitato nel nostro Paese e in noi una grandissima preoccupazione, soprattutto se legate a quanto sta avvenendo nel nostro Paese, dove l'aumento del numero di bambini stranieri, di minori stranieri non accompagnati è in progressione costante. Lo stesso titolare del Viminale ci ha fatto sapere che nel 2008 su 1.320 minori approdati a Lampedusa almeno 400 sono spariti senza lasciare traccia.Pag. 64
Nell'ambito del lavoro che la Commissione bicamerale per l'infanzia sta conducendo già da diversi mesi abbiamo dovuto raccogliere elementi di grave allarme sociale; in particolare, ciò è stato rilevato nel corso di audizioni che, tra le altre cose, hanno visto e registrato preoccupate affermazioni del prefetto di Agrigento, Postiglione, ma anche dell'assessore regionale alle politiche sociali della regione Sicilia, secondo le quali i minori arrivano in un numero sempre più grande e scompaiono senza lasciare traccia di sé.
Nei giorni scorsi, a seguito delle audizioni che si sono tenute in Commissione bicamerale per l'infanzia, e anche a seguito delle parole del Ministro Maroni, un autorevole quotidiano italiano è tornato ad occuparsi di questa vicenda e ha nuovamente segnalato la facilità con la quale questi minori circolano nel nostro Paese non censiti, non accompagnati, non tutelati, non accuditi, e quindi lasciati certamente al rischio di essere preda di malaffare di ogni genere.
Qualche mese fa - vorrei ricordarlo in particolare al sottosegretario che è qui per rispondere a questa interpellanza - con il Ministro Maroni abbiamo partecipato ad un tavolo informale di lavoro nel corso del quale si è tentato di affrontare questo problema, che vede, tra l'altro, la questione dell'estrema concentrazione di minori in unica regione italiana o soprattutto in una regione italiana: la Sicilia. Tuttavia dalle audizioni complessivamente si ha la sensazione nettissima che l'Esecutivo non abbia assolutamente in mano la gestione e il governo di questo fenomeno. Di conseguenza, con questa interpellanza si chiede se non sia necessario costituire immediatamente una task force che si occupi di questo; si chiede, altresì, quali siano effettivamente queste evidenze relative ad un traffico di organi, e si chiede, inoltre, se non sia doveroso evitare l'espulsione coatta dei minori non accompagnati, predisponendo adeguate misure di accoglienza e di controllo nell'ambito delle strutture atte ad ospitarli.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Alfredo Mantovano, ha facoltà di rispondere.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, vorrei anzitutto ricordare che l'articolo 19 del Testo unico sull'immigrazione vieta l'espulsione dei minori stranieri salvo che per motivi di ordine pubblico e di sicurezza dello Stato. Quindi non sono stati adottati provvedimenti di espulsione nei confronti di minori. A tale divieto si associa l'impossibilità di trattenere i minori non accompagnati nei centri di permanenza temporanea.
Accertata la presenza sul territorio dello Stato di un minore straniero non accompagnato i pubblici ufficiali che ne vengono a conoscenza sono tenuti a darne immediata comunicazione, oltre che al giudice tutelare e al tribunale per i minorenni ai fini dell'affidamento, anche al comitato per i minori stranieri perché siano attivate le procedure per rintracciare la famiglia. La segnalazione viene completata con tutte le informazioni disponibili relative a generalità, nazionalità, condizioni fisiche, mezzi di sostegno, luogo di dimora provvisoria del minore. Una volta acquisite le informazioni il comitato inserisce il nominativo in una banca dati continuamente aggiornata con le diverse comunicazioni relative allo stesso minore.
I dati del Comitato, al 31 dicembre ultimo scorso, indicano la presenza sul territorio dello Stato di 7.797 minori stranieri non accompagnati di cui solo il 23 per cento risulta identificato, in quanto in possesso di idoneo documento di riconoscimento, mentre per il restante 77 per cento si tratta di segnalazioni di minori stranieri per i quali non si hanno informazioni sull'identità e sulla famiglia nel Paese di origine.
Quanto alla doverosa predisposizione di misure di accoglienza in strutture atte ad ospitarli, l'accoglienza è affidata agli enti locali, in conformità alle disposizioni della legge 8 novembre 2000, n. 328. In particolare, i giovani sono ospitati in strutture previste dalla legge 4 maggio 1983, Pag. 65n. 184, i cui standard sono definiti dalle leggi regionali. Generalmente sono nominati tutori del minore straniero non accompagnato, il sindaco o il responsabile dei servizi sociali del comune presso cui è ubicata la comunità che lo ospita. I minori restano in carico ai servizi sociali del comune fino alla maggiore età o all'affidamento ovvero fino al rimpatrio assistito deliberato dal comitato minori stranieri. Il grande afflusso di migranti che sta interessando il nostro Paese, soprattutto a Lampedusa, ha fatto registrare anche la crescente presenza di minori non accompagnati e ha comportato la necessità di fronteggiare le difficoltà connesse all'accoglienza dei minori nell'immediatezza degli sbarchi.
Nel gennaio 2009, in assenza di posti disponibili nella comunità della provincia di Agrigento e nell'intero territorio della Sicilia, è stato necessario trasferire dal centro di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa numerosi minori non accompagnati in altre parti del territorio nazionale, in apposite strutture per la loro accoglienza temporanea.
Sull'abbandono delle comunità da parte dei minori, non è possibile ovviamente sottoporre tutte le strutture di accoglienza a vigilanza da parte delle forze dell'ordine. Gli ospiti delle comunità-alloggio sono controllati esclusivamente da parte del personale delle comunità stesse e, in particolare, sono liberi di entrare e uscire dalle strutture per seguire percorsi di inserimento previsti dalle norme vigenti, anzitutto la frequenza scolastica. La quasi totalità dei minori non accompagnati è compresa nella fascia di età dai 16 ai 18 anni e la mancanza di un'azione di sorveglianza rende difficilmente controllabile il fenomeno degli allontanamenti arbitrari.
A ciò si aggiunge che parte dei minori sembrano entrare clandestinamente in Italia con l'intento preciso di ricongiungersi ai genitori o ai parenti già presenti nel territorio nazionale in condizioni di clandestinità. Le rilevazioni statistiche confermano che la percentuale maggiore di minori stranieri scomparsi riguarda coloro che nell'arco del 2008 si sono allontanati dagli istituti e dalle comunità per un totale di 740 minori stranieri.
Non essendo, però, quasi mai presentate denunce di scomparsa da parte dei familiari residenti all'estero, il fenomeno nel suo complesso resta ampiamente sommerso. Del problema si è occupata anche la prefettura di Agrigento che, nel corso di una riunione svoltasi il 9 ottobre 2008 con l'intervento del presidente del tribunale per i minorenni, del procuratore della Repubblica presso il tribunale dei minorenni, del giudice tutelare e dei responsabili provinciali delle forze di polizia, ha esaminato i principali problemi relativi alla questione. In quella sede si è deciso che sarebbero state avviate indagini per individuare eventuali interessi da parte del racket della prostituzione e, più in generale, delle organizzazioni criminali dedite al traffico degli essere umani.
Sono in corso anche indagini accurate per accertare la correlazione tra la scomparsa di minori e il traffico di organi. Tenuto conto della drammaticità del problema e della necessità di avviare ogni utile iniziativa per contrastare con fermezza il fenomeno, sarà costituita una task force che agisca in sinergia e in tal senso saranno avviati contatti con le amministrazioni interessate.
Il sistema di accoglienza per i minori presenta, evidentemente, aspetti critici sui quali occorre intervenire con determinazione - lo si sta già facendo - anche per evitare gli allontanamenti arbitrari e i rischi ad essi connessi. Proprio sul tema è allo studio un progetto di riforma del sistema e tutto ciò verrà più approfonditamente illustrato in occasione dell'audizione che il Ministro Maroni terrà presso la Commissione parlamentare per l'infanzia, il prossimo 25 febbraio.
Lo stesso Ministro dell'interno, in considerazione della particolare rilevanza dei problemi evidenziati, con propria circolare, nel richiamare l'attenzione dei prefetti sulla necessità di attuare tutte le strategie ritenute opportune, avvalendosi dei consigli territoriali per l'immigrazione, ha disposto l'istituzione, laddove non già Pag. 66prevista, di un'apposita sezione dedicata ai minori, quale tavolo di discussione e confronto di tutte le istituzioni competenti. Ciò al fine di assicurare il monitoraggio sia della presenza dei minori sul territorio che degli allontanamenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Zampa ha facoltà di replicare.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente e signor sottosegretario, mi dispiace dirlo, ma considero non solo insoddisfacente il fatto che non sia qui oggi il Ministro Moroni a rispondere su un tema di così grande rilievo (sopratutto perché è dalle sue parole che nasce il caso): non sono assolutamente soddisfatta di questa risposta, perché ciò che lei ci ha illustrato è un elenco di dati (tra l'altro confermano che sono tutti dati ballerini: questa è la terza o la quarta versione dei numeri che noi conosciamo). Lei ci ha detto sostanzialmente che il Governo sta facendo alcune cose - non si è ancora capito quali siano - e che vi è un problema, ma questo lo sappiamo già e lo sappiamo da diversi mesi.
Non credo che si possano rilasciare dichiarazioni così gravi in un momento in cui la preoccupazione per i bambini che scompaiono è sentita da tutti ed è vissuta da tutti gli italiani con grande ansia e attenzione.
Il Ministro Maroni e il Ministero sono tenuti ad entrare nel problema, a sviscerarlo e non a rilasciare dichiarazioni di allarme. Non è un problema che si possa affrontare con una «toccata e fuga»; è piuttosto una questione che va affrontata con una forte volontà politica.
Non è un'enunciazione di dati quella che volevamo ascoltare qui oggi, perché glieli possiamo fornire anche noi. Desideriamo che vengano prese decisioni e che si mettano in atto strategie e linee politiche.
Voglio solo, tra le altre cose, ricordare al Governo alcuni punti e li ripeto: il problema è evidentemente concentrato in Sicilia e noi, in Commissione bicamerale infanzia, abbiamo dovuto ascoltare un assessore chiederci aiuto. Vi sono difficoltà di censimento, lo ha detto anche lei, nel numero dei minori stranieri non accompagnati. Vi sono i costi di accoglienza: lei ha fatto riferimento alle difficoltà e al fatto che sono gli enti locali che si devono fare carico di questo problema; noi sappiamo - e credo che lo sappiate anche voi - che proprio perché gli enti locali non sono in grado di fare fronte a questo problema, questo problema si è rivelato così grave. Infatti, gli enti locali non pagano le rette e addirittura pagano il biglietto per mandare via i bambini dai centri nei quali sono accolti. All'inizio sono accolti perché il Ministero invece paga e poi si fa loro un biglietto e li si manda da qualche altra parte. Voglio ricordare che non avete fatto alcun cenno - e abbiamo ascoltato il Ministro Frattini dire che è necessario che il Governo metta una parte del denaro che arriva dal fondo rimpatri e anche dal fondo per l'integrazione (si tratta in un caso di 71 milioni di euro e di 96 milioni di euro) - alle risorse per risolvere questo problema.
Voglio anche ricordarle che il disegno di legge sulla sicurezza non solo non tiene in considerazione alcuna il superiore interesse del minore, ma con alcuni punti precisi lo aggraverà sicuramente: mi riferisco all'abolizione del divieto di segnalazione all'autorità per gli immigrati regolari che si rivolgono ad una struttura sanitaria. Evidentemente, visto che si tratta di minori stranieri non accompagnati che arrivano qui clandestinamente, la situazione di questi bambini è destinata ad aggravarsi. L'introduzione di misure specifiche per il rimpatrio di minori stranieri non accompagnati comunitari coinvolti nella prostituzione introduce un criterio di discriminazione inammissibile ai sensi dell'articolo 2 della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e dell'articolo 3 della Costituzione italiana.
Infine, la restrizione delle possibilità dell'ottenimento del permesso di soggiorno per minori stranieri non accompagnati al compimento del diciottesimo anno introduce una discriminazione tra diversi gruppi di minori, sulla base dell'età anagrafica, oltre a contraddire una sentenza Pag. 67della Corte costituzionale. Vi è il rischio, dunque, che i minori entrati in Italia, dopo aver compiuto 15 anni, non saranno incentivati a seguire un percorso di integrazione sociale, perché non avrebbero in ogni caso la prospettiva del diritto al soggiorno dopo il compimento del diciottesimo anno.
Tale limitazione incentiverà l'ingresso in Italia di minori sempre più piccoli, al di sotto dei quindici anni. Secondo Save the children - lo voglio ricordare - il fatto che i centri non siano adeguati alle esigenze dei minori che vi sono ospitati è una tra le principali cause delle loro fughe e del conseguente coinvolgimento in circuiti di sfruttamento. Ripeto: abbiamo ascoltato un prefetto dirci di essere più preoccupato per i bambini che restano in questi centri, che del destino di quelli che se ne vanno. Quelli che restano, improvvisamente vengono trovati a lavorare nei campi, se sono dei maschi, o, invece, si vedono delle bambine ben vestite, con il cellulare. Chiedo perché, ad esempio, non si debbano utilizzare i fondi provenienti dall'Europa e perché non impiegarli per un'adeguata accoglienza ed integrazione dei minori stranieri non accompagnati, dare sollievo economico, così, agli enti locali siciliani e circoscrivere il business che si sta venendo a creare con le comunità di accoglienza.
Inoltre, voglio farle notare, signor sottosegretario, che non avete assolutamente risposto alla questione del traffico di organi su minori. Le nuove norme introdotte dal cosiddetto pacchetto sicurezza - l'ho già detto - non faranno altro che aumentare il rischio che questo dramma diventi reale. Quello che preoccupa è il destino di questi minori non accompagnati. È inutile insaccare la sabbia: è necessario che lei lo dica al Ministro Maroni, è necessario intervenire, prima che la situazione si aggravi ulteriormente. Sono già passati diversi mesi da quando abbiamo incontrato il Ministro Maroni presso la Commissione bicamerale e gli abbiamo posto, con forza, questi stessi problemi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

(Iniziative per salvaguardare l'equilibrio economico e finanziario dell'istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Fondazione Santa Lucia, a garanzia dei livelli essenziali di assistenza - n. 2-00305)

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00305, concernente iniziative per salvaguardare l'equilibrio economico e finanziario dell'istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Fondazione Santa Lucia, a garanzia dei livelli essenziali di assistenza (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, voglio rivolgerle una preghiera e vorrei che mi ascoltasse. Siamo costretti a presentare interpellanze urgenti, perché il Governo, che è tanto veloce nel fare altre cose, non risponde alle nostre interrogazioni, né scritte né orali e nemmeno se si tratta di interpellanze. Signor Presidente, mi rivolgo a lei, perché si faccia carico di questo problema.
La stessa velocità che il Governo impiega nell'adottare i famosi decreti-legge, l'adoperi anche per rispondere a noi poveri deputati, quando chiediamo un'interrogazione urgente, un'interpellanza urgente, perché, altrimenti, saremo costretti sempre a trasformare le nostre interrogazioni in interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. Per quanto attiene alla sua specifica richiesta, mi dicono che il sollecito è stato già fatto.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, le dico la data: la mia interrogazione a risposta scritta su questo argomento aveva come data il 1o ottobre 2008. Non mi sembra che oggi ci troviamo ancora nel mese di ottobre 2008. È passato qualche mese e, per ottenere una risposta, sono stata costretta a trasformare l'interrogazione in interpellanza urgente. Questo è il dato.Pag. 68
Fatta questa premessa di carattere tecnico, vorrei spiegare brevemente il motivo di questa interpellanza urgente. Parliamo di un istituto, che è un IRCCS, cioè un istituto di ricerca a carattere scientifico, che ospita lo European brain research institute (EBRI), cioè l'istituto che studia il cervello umano e che ha come presidente il premio Nobel Rita Levi di Montalcini. Questo istituto si trova a Roma ed è un istituto di eccellenza, vanto del nostro Paese, non solo in Italia, ma in Europa e a livello internazionale. In tale istituto vi sono 750 impiegati, 350 posti letto ed una delle eccellenze è la riabilitazione post coma.
Nemmeno a farlo apposta, signor Presidente, questa sera e in questi giorni abbiamo parlato tanto di questo argomento. Tutti ci siamo accalorati per le sorti della povera Eluana, con dolore e con affetto, soprattutto chi ha figli. In questo istituto, signor Presidente, si studia ciò di cui soffriva Eluana; in questo istituto, caro Presidente, si fa riabilitazione per coloro che, in quello stato, vogliono migliorare. Nemmeno a farlo apposta, dicevo, se lei oggi ha avuto la fortuna o il tempo di sfogliare i quotidiani della città di Roma, vedrà che anche ieri, da ultimo (ma non ultimo in ordine di importanza, ci mancherebbe), il sindaco di Roma si è recato a visitare questo istituto. I politici italiani tutti, di tutti i colori, fanno a gara per andare a visitare questo istituto. Tutti siamo bravi a riempirci la bocca delle parole: «il valore della vita»: bene, lì si studia e si lavora sul valore della vita.
Fatta questa premessa (che non è poca cosa), voglio raccontare brevissimamente alcuni fatti, riservandomi, ovviamente, di intervenire dopo la risposta del sottosegretario Roccella. Parliamo del dicembre 2007, quando il direttore di questa fondazione, supportato da tutte le sigle sindacali di tutti i lavoratori, presenta una denuncia dalla quale si evince che, in tre anni, dal 2005 al 2007, al suo istituto sono stati decurtati 19 milioni di euro, mettendo a rischio - ovviamente - i livelli occupazionali e l'assistenza di eccellenza per particolari patologie che in quell'istituto si curano e si studiano.
Voglio anche dare qualche numero (ma non numeri al lotto): qualcuno ha pensato che un IRCCS potesse essere equiparato ad una casa di cura privata convenzionata: evidentemente non sa di cosa parla, perché un IRCCS è un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico equiparato ad una struttura pubblica, tant'è che in quella struttura ha sede l'università di Tor Vergata per quel ramo, che sicuramente non è una struttura privata. Diciamo anche - sempre per usare qualche numero - che l'IRCCS Santa Lucia è codificato con il «codice 75» e anche questo significa che è equiparato a struttura pubblica. Cosa viene fuori da tutto questo? Signor Presidente, se non lo ha fatto, la invito ad andare a visitare questo istituto, magari portando con sé il Ministro della salute e anche il subcommissario nominato dal Governo (sto parlando del subcommissario Morlacco), insieme al commissario Marrazzo della regione Lazio, che in questi giorni, in questi mesi stanno decidendo le sorti di quell'istituto.
A febbraio 2008, come dicevo (quindi dopo due mesi) si riunisce di nuovo l'assemblea dei lavoratori (medici, infermieri, operatori socio-sanitari, animatori di corsia e fisioterapisti, cioè tutte le specialità necessarie per quel tipo di patologia) e tutti vanno alla regione. Sono accolti a braccia aperte da tutti (dal presidente della commissione sanità, dal presidente del consiglio regionale e dall'assessore della sanità) e viene detto loro che era giusta la loro lamentela e tutti, maggioranza e opposizione, si dicevano disponibili a risolvere il caso già da subito nel bilancio di previsione 2009. Il risultato è stato pari a zero.
Signor Presidente, vorrei fare una semplice considerazione. Per il triennio 2007-2009 viene istituito il fondo transitorio per le regioni che hanno un disavanzo e la regione Lazio è fra queste. Se una parte del fondo stanziato per il disavanzo delle regioni che hanno sofferenza non viene utilizzata per questo, mi chiedo per cosa Pag. 69debba essere utilizzato. Vorrei che il Governo si attivasse nei confronti della regione Lazio - per esempio - per chiedere come mai a dicembre 2007 viene prevista una ripartizione di fondi alle ASL della regione Lazio, riconoscendo dei contributi (chiamiamoli così) finanziari ad alcune cliniche private che non hanno nulla a che vedere per eccellenza e per ricerca con quello che fa il Santa Lucia, che si occupa anche di ricerca sulle neuroscienze (ricordiamoci di Eluana).
Non riempiamoci la bocca o il cuore quando vediamo quello che succede: lì ci sono tante Eluana, c'è una lista di attesa per quel tipo di patologia che va oltre i trenta giorni. I reparti di riabilitazione post coma sono pieni di giovani che hanno bisogno di quelle cure. Vorrei dunque che il Governo, attraverso il subcommissario nominato dal Governo per la regione Lazio, insieme al commissario Marrazzo, chiedesse conto di questo. Non è possibile, ed è veramente una cosa allucinante, pensare che si possa mettere in sofferenza una struttura di eccellenza dove ogni giorno, signor Presidente, non ho problemi a dirlo, telefonano segretari di Ministri, di presidenti, di presidenti di Commissione e di parlamentari per chiedere un ricovero. Tanta è la richiesta a livello nazionale. Ebbene, quando poi si tratta di intervenire, tutti incrociano le braccia. Mi auguro che il sottosegretario Roccella mi dia una buona notizia.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Eugenia Maria Roccella, ha facoltà di rispondere.

EUGENIA MARIA ROCCELLA, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, vorrei precisare preliminarmente che si risponde all'interpellanza in esame entro gli ambiti di competenza istituzionale di questo Ministero, in quanto la regione Lazio non ha trasmesso elementi valutativi in merito a questa questione. La Fondazione Santa Lucia è un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico di diritto privato, confermato con decreto del Ministro della salute in data 15 febbraio 2005, d'intesa con la regione Lazio, che ha riconosciuto la coerenza del carattere scientifico dell'istituto con la programmazione sanitaria regionale. Tale riconoscimento qualifica l'istituto quale ente a rilevanza nazionale, che persegue finalità di ricerca, prevalentemente clinica e traslazionale, nel campo biomedico e in quello dell'organizzazione e gestione dei servizi sanitari, unitamente a prestazioni di ricovero e cura di alta specialità. La stessa commissione ministeriale che ha effettuato la site-visit presso la fondazione, per la verifica dei requisiti, ha rilevato che detto ente costituisce un punto di assoluta eccellenza nel settore della riabilitazione neuromotoria e delle neuroscienze, sia nell'ambito della ricerca di base e traslazionale, sia nell'ambito assistenziale, collocandosi tra i migliori in Europa per tecnologia a disposizione e per l'attenzione posta alle esigenze dei pazienti ricoverati.
Il contenzioso sorto tra Fondazione e regione Lazio, segnalato anche dall'atto parlamentare in esame, ha trovato una prima parziale soluzione nell'ordinanza della sezione V del Consiglio di Stato dello scorso 13 gennaio, che ordina alla regione Lazio di dare integrale ed effettiva esecuzione, nel termine di 30 giorni, a quanto già in precedenza disposto dall'ordinanza dello stesso Consiglio del 1 luglio 2008, con la quale veniva accolta l'istanza di sospensione della delibera regionale del 28 dicembre 2007, nella parte in cui, nella ripartizione dei finanziamenti destinati ad attività ospedaliera ad alta specializzazione e complessità organizzativa, escludeva la Fondazione. Con la stessa ordinanza, il Consiglio di Stato, in caso di persistente inadempienza della regione, ha disposto anche la nomina di un commissario ad acta. La Fondazione ha comunicato che, nei prossimi giorni, si insedierà il commissario ad acta. Si precisa, inoltre, che il piano di rientro sottoscritto dalla regione Lazio ha sancito, per il triennio 2007-2009, una manovra di contenimento per l'acquisto di prestazioni ospedaliere da soggetto privato accreditato, per l'importo Pag. 70di 665 milioni e 769 mila euro, con conseguente ridefinizione del budget e delle quantità di prestazioni erogabili. Tale riduzione produce effetti nei confronti dei diversi soggetti erogatori di prestazioni per acuti, per la riabilitazione e per la lungodegenza post-acuzie.
Il budget per l'anno 2008 previsto per la Fondazione Santa Lucia tiene conto delle prestazioni stimate erogate nel reparto di codice 75 «neuroriabilitazione», come deliberato dal provvedimento n. 206 del 2008 e confermato dal decreto del commissario ad acta n. 19 del 5 settembre 2008 riconoscendo, pertanto, il maggior livello assistenziale garantito agli assistiti dall'istituto Santa Lucia.
Per il 2009 il commissario ad acta, con proprio decreto n. 10 del 2009, ha ratificato l'intesa con gli operatori privati accreditati, stabilendo, tra l'altro, nelle more dell'adozione di una più ampia intesa per tutto il settore della riabilitazione ospedaliera, un tetto di remunerazione relativo al primo trimestre 2009 pari a tre dodicesimi del 94 per cento del tetto annuo 2008, riservandosi di adottare specifiche determinazioni in merito al rapporto con gli IRCCS di diritto privato ai sensi della normativa vigente in materia.
Questo Ministero, nell'ambito dell'attività di affiancamento prevista dagli accordi relativi al piano di rientro, intende monitorare costantemente l'assolvimento degli impegni presi al fine di garantire l'erogazione dei livelli di assistenza ai cittadini della regione Lazio. Si conferma, inoltre, che è in fase di verifica la possibilità di prevedere una serie di incontri con i soggetti istituzionali interessati al fine di facilitare una soluzione idonea e quanto più rapida possibile alla problematica in esame.

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di replicare.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, credo che l'unica cosa che potrei dire è che non sono assolutamente soddisfatta, perché il sottosegretario Roccella mi ha detto cose che già sapevo, che ho scritto anche nell'interpellanza, quindi non si è scoperto nulla di nuovo.
Vorrei dire con molta franchezza, ma anche con grande passione, che non parliamo di una clinica normale, ma di una struttura sanitaria che, come l'onorevole Roccella ha affermato, è una struttura di eccellenza riconosciuta. Allora, qui bisogna capire che cosa vogliamo fare. Il Ministero si è impegnato, attraverso le parole dell'onorevole sottosegretario, a monitorare; il Governo ha nominato un subcommissario, oltre ad avere individuato nel presidente della regione Lazio il commissario per la sanità; io mi aspetto, mi auguro, che il Governo convochi su questo argomento gli attori di questa situazione. Non parliamo di una struttura privata perché se siamo bravi tutti a dire che è un istituto di eccellenza riconosciuto a livello internazionale, ebbene dobbiamo avere anche il coraggio di convocare il presidente della regione Lazio, che in questo momento è commissario per la sanità, il subcommissario nominato dal Governo, i responsabili della Fondazione Santa Lucia e insieme farsi carico tutti di trovare una soluzione.
Signor Presidente, onorevole sottosegretario lei sa quante famiglie sono coinvolte? Parliamo di oltre quattrocento famiglie che stabilmente, ogni giorno, stanno lì perché hanno il proprio figlio, la propria moglie, il proprio marito ricoverato, oltre a quanti gravitano su quell'istituto perché lì, oltretutto, si fa anche ricerca applicata. Siamo tutti bravi a vedere quando il Santa Lucia vince le coppe Europa o le coppa Italia di basket per paraplegici, assolvendo quindi anche ad una funzione sociale per quei ragazzi che sono rimasti sfortunatamente sulla sedia a rotelle, però facciamo finta di non capire quando è il momento di intervenire.
Credo, Presidente, e mi rivolgo alla sensibilità dell'onorevole sottosegretario Roccella, che questo sia veramente il momento di intervenire. Altrimenti, credo che nei prossimi giorni noi vedremo sfilare sotto il Governo, sotto la regione e, perché no, davanti a piazza del Parlamento - e io lì sarò in testa - le centinaia di famiglie Pag. 71che non possono permettere che quell'istituto venga depauperato, le centinaia di addetti che operano in quella struttura e chi ha lavorato tanto per far sì che una volta tanto, a livello sanitario e di ricerca, si parli bene di questo Paese in Europa e nel mondo. Allora, se c'è una cosa da fare è trovare le risorse. Infatti, quando si vuole, le risorse si trovano e questo Governo è campione del mondo nel trovare le risorse per determinati settori. Quindi, troviamo anche le risorse nel settore della ricerca se non vogliamo che domani ci si trovi tutti a piangere altre Eluane.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 16 febbraio 2009, alle 16:

Discussione della mozione Boniver ed altri n. 1-00086 concernente iniziative per la difesa dei diritti umani e per l'affermazione delle libertà democratiche in Birmania.

La seduta termina alle 19,30.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEI DEPUTATI ALDO DI BIAGIO E GUGLIELMO PICCHI IN SEDE DI ILLUSTRAZIONE DEGLI ORDINI DEL GIORNO RIFERITI AL DISEGNO DI LEGGE N. 2031-A

ALDO DI BIAGIO. Onorevoli colleghi, in questa sede si è molto discusso di responsabilità dirigenziali e di esigenza di riforma della sovrastruttura della dirigenza pubblica come preambolo della ristrutturazione dell'intero comparto della pubblica amministrazione. Una discussione trasversale, che ha coinvolto i diversi schieramenti politici e che si pone oltre lo status di partito. E proprio su questo ragionamento che ho tracciato questo ordine del giorno, ricollegandomi alle disposizioni dell'articolo 5 del disegno di legge.
Infatti, questo articolo dispone i principi e i criteri in materia di dirigenza pubblica, prevedendo la ridefinizione dei criteri di conferimento, mutamento o revoca degli incarichi dirigenziali. In considerazione di tali aspetti si intende sollecitare il Governo affinché tenga in dovuta considerazione la possibilità di introdurre nel corpo del decreto legislativo che verrà predisposto specifiche e chiare disposizioni in materia di responsabilità dirigenziale che prevedano, qualora sussistano i presupposti di gravità e di inosservanza da parte del dirigente, che questo possa essere escluso dal conferimento di ulteriori incarichi di livello dirigenziale o, nei casi di maggiore gravità, che l'amministrazione possa recedere dal rapporto di lavoro secondo le disposizioni previste dai contratti collettivi.

GUGLIELMO PICCHI. Onorevoli colleghi, le disposizioni contenute nella delega sono finalizzate all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e all'efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni. Proprio in virtù di ciò appare necessario ricordare e segnalare in questa sede che in taluni settori della pubblica amministrazione, nella fattispecie nella rete delle Ministero degli affari esteri, esiste una categoria di lavoratori con un critico status contrattuale e sindacale, quale quella ad esaurimento degli impiegati a contratto regolato dalla legge italiana.
I lavoratori di siffatta categoria ammontano a circa 900 unità e, pur lavorando presso le strutture della rete diplomatico-consolare italiana, non godono delle medesime garanzie, della medesima crescita professionale e dei medesimi diritti previdenziali che invece spettano al personale di ruolo presso le stesse strutture.
La categoria comprende esclusivamente i contrattisti a legge italiana che sono stati Pag. 72assunti antecedentemente all'entrata in vigore del decreto legislativo 7 aprile 2000, n. 103, ovvero che hanno esercitato l'opzione per il contratto a legge italiana fino al 12 maggio 2001, data di entrata in vigore del succitato decreto. Considerati tali presupposti, con l'ordine del giorno presentato insieme ai colleghi eletti all'estero chiediamo al Governo di valutare l'opportunità di introdurre in futuri strumenti normativi adeguate disposizioni che consentano di procedere ad una definitiva stabilizzazione del personale nel ruolo speciale transitorio del MAE, attraverso l'inquadramento di questo nell'area II prevista dal contratto collettivo nazionale di lavoro, con tutte le garanzie ed i riconoscimenti che tale status determina e legittima.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO MASSIMILIANO FEDRIGA SUL DISEGNO DI LEGGE N. 2031-A

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, il provvedimento in esame mira a razionalizzare l'amministrazione pubblica, cercando di massimizzare la produttività in un'ottica di meritocrazia che migliori il servizio al cittadino e, allo stesso tempo, valorizzi il lavoro del dipendente.
Il compenso dei redditi da lavoro delle amministrazioni pubbliche in Italia è pari all'11 per cento del PIL, un dato in linea con la media dei paesi dell'Unione europea a 15. Va però sottolineato che paesi europei come Germania, Francia e Spagna hanno ridotto negli ultimi anni il rapporto tra redditi da lavoro e PIL, mentre in Italia è aumentato passando dal 10,4 per cento del 2000 all'11 per cento.
Inoltre va sottolineato come la crescita della retribuzione di fatto nel pubblico impiego sia sostanzialmente superiore a quelle del resto dell'economia. Infatti vi è un progressivo innalzamento dell'anzianità di servizio media del personale pubblico che contribuisce allo slittamento salariale attraverso progressioni professionali che prescindono da meritocrazia e risultati ottenuti. Secondo le elaborazioni ISAE nel periodo 2001-2005, tra progressioni orizzontali e verticali, nel pubblico impiego vi sono stati più di 2 milioni di passaggi che hanno determinato un aumento delle retribuzioni di fatto.
Paragonando l'andamento della pubblica amministrazione e dell'industria si nota come le retribuzioni di fatto della prima siano cresciute tra il 2001 e il 2006 di circa il 30 per cento, il 10 per cento in più di quelle dell'industria e circa il doppio rispetto all'inflazione effettiva.
Risulta evidente che la dinamica salariale nel settore pubblico è indipendente rispetto all'andamento della produttività, fattore invece presente nel settore privato.
Portando come esempio i dipendenti ministeriali soltanto un dipendente su cinque cambia ufficio di appartenenza, pur potendo assumere che vi sia in molti casi una uguaglianza di funzione e di competenze richieste. Al contempo si nota una forte mobilità tra le funzioni. Infatti più del 50 per cento dei funzionari ha avuto almeno un passaggio di qualifica nel periodo 2001-2006. Dunque una forte stagnazione a fronte di un notevole aumento salariale. La domanda da porci è dunque se vi è stato un upgrading delle funzioni amministrative che ha di conseguenza richiesto un numero maggiore di funzionari con qualifiche elevate.
Sempre portando come esempio il personale ministeriale si può facilmente notare come nelle regioni del nord il rapporto tra funzionari e popolazione sia notevolmente inferiore rispetto a quelle del centro-sud. Su una media nazionale di 22,8 dipendenti delle amministrazioni centrali presso sedi periferiche ogni diecimila abitanti notiamo come quasi la totalità delle aree meridionali siano notevolmente sopra questa media: Abruzzo 27,4 dipendenti ogni diecimila abitanti, Basilicata 36,4, Calabria 32,4, Campania 27,3, Lazio 28,3, Sardegna 26,9, Umbria 23,9 per arrivare fino al Molise che raggiunge addirittura il 45,1. A fronte di regioni del nord come il Veneto e la Lombardia che rispettivamentePag. 73 hanno 12,3 e 10,3 dipendenti ogni diecimila abitanti. Dei dati che non possono lasciare indifferenti!
Oltretutto se questi sono i dati per il personale ministeriale possiamo immaginare quale sia la situazione nelle altre pubbliche amministrazioni.
Quanto premesso serve ancora una volta ad avvalorare le disparità tra le diverse zone del paese, dove in taluni casi si ha un eccesso di personale che non corrisponde a migliori risultati e, in altri, si ha carenza di personale con una produttività decisamente ottimale.
Proprio per questo abbiamo proposto, ed è stato accolto, un emendamento della Lega Nord Padania che prevede di privilegiare coloro i quali, nell'avanzamento di carriera, rimangono per almeno cinque anni nella sede di prima assegnazione.
La disparità tra nord e sud la si può notare anche nel rapporto tra salario e costo della vita. Per garantire parità di trattamento non si può considerare esclusivamente l'ammontare dello stipendio ma anche quanto sia il costo della vita per il cittadino. È chiaro che dove gli alimenti costano di più, gli affitti costano di più, i vestiti costano di più lo stipendio vale di meno.
Dunque con tali premesse invitiamo il Governo a prendere nei futuri provvedimenti le necessarie scelte per superare queste disparità anche per quanto riguarda il pubblico impiego.
Risulta necessario modificare l'assetto della pubblica amministrazione e questo provvedimento va proprio in questa direzione. Una direzione di efficacia ed efficienza.
La pubblica amministrazione condiziona la vita quotidiana dei cittadini sia in termini di tempi e, soprattutto, in termini monetari. Pensiamo quanto possa gravare dunque l'inefficienza della pubblica amministrazione sulle imprese, in particolare la PMI.
Ciò rappresenta un serio danno per l'intero paese in quanto la competitività risulta fortemente compromessa in rapporto ad altri paesi europei e in un panorama internazionale.
Proprio per superare questa grave impasse è necessario seguire la via del rigore da una parte e l'incentivo alla meritocrazia dall'altra. Ma la meritocrazia la si deve misurare su risultati concreti. È a tal proposito che è stato approvato un emendamento della Lega Nord che aziona meccanismi di premialità non solamente quando si ravvisa la «buona volontà» del singolo dipendente, ma anche quando al contempo, gli obiettivi sono raggiunti dal singolo ufficio periferico. Dunque una norma che vuole evitare i «favori» agli amici del dirigente e invece garantire risultati.
Sempre nell'ottica di miglioramento della pubblica amministrazione e della preparazione e qualificazione dei dipendenti, nella norma uscita dal Senato è stato recepito quanto già questa Camera aveva approvato nell'A.C. 1441-quater. Infatti viene data la possibilità ai bandi di concorso di prevedere una precedenza ai residenti, quando la conoscenza del territorio possa rappresentare un valore aggiunto nello svolgere il proprio lavoro. Tale disposizione non può che proiettare il paese verso il futuro, migliorando notevolmente il servizio offerto al cittadino dall'amministrazione pubblica.
Non solo. Infatti ciò aiuterà anche i nostri giovani a poter rimanere nelle proprie case, vicino alle proprie famiglie e ai propri cari e potersi costruire un futuro. Come ho potuto già ricordare durante la discussione del collegato alla finanziaria sul lavoro, pensiamo a quale valore aggiunto è per una persona avere vicino amici, conoscenti, familiari in caso di necessità, quale valore aggiunto, specialmente in termini economici, rappresenta la possibilità di non dovere affittare un alloggio in un'altra città, a non dover sostenere spostamenti continui; sono solo alcuni esempi.
Infine voglio ricordare che il disegno di legge vuole ridare dignità a coloro che lavorano nella pubblica amministrazione facendo tornare all'interno dell'opinione pubblica una percezione di fiducia. Sicuramente i recenti fatti, ricordati anche nella giornata di ieri dalla Corte dei conti, non Pag. 74aiutano in tal senso, ma è chiaro che questo Governo e questa maggioranza proprio a queste situazioni vogliono porre rimedio tramite controlli e indirizzi seri e severi.
È necessario che la pubblica amministrazione venga valorizzata, che i dipendenti siano scelti solo in caso di bisogno e in base alle capacità. Non si deve più vedere la pubblica amministrazione quale ammortizzatore sociale che rappresenta un costo per tutti i cittadini e uno svilimento per i dipendenti stessi.
Con queste considerazioni e invitando il Governo a perseguire un'organizzazione federalista anche nella pubblica amministrazione, preannuncio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2031-A -mantenim. articolo 8 463 462 1 232 246 216 59 Appr.
2 Nom. articolo 8-bis 461 415 46 208 248 167 54 Appr.
3 Nom. em. 9.1, 9.3, 9.5 491 489 2 245 222 267 45 Resp.
4 Nom. em. 9.7 503 500 3 251 228 272 45 Resp.
5 Nom. em. 9.8, 9.9, 9.10, 9.11, 9.12 504 503 1 252 500 3 45 Appr.
6 Nom. em. 9.14, 9.15 502 501 1 251 234 267 45 Resp.
7 Nom. em. 9.16 506 505 1 253 234 271 45 Resp.
8 Nom. em. 9.17 506 505 1 253 234 271 45 Resp.
9 Nom. em. 9.18 497 495 2 248 228 267 45 Resp.
10 Nom. em. 9.19, 9.20 489 488 1 245 224 264 45 Resp.
11 Nom. em. 9.303 n.f. 491 486 5 244 267 219 45 Appr.
12 Nom. em. 9.21 494 489 5 245 223 266 45 Resp.
13 Nom. Votazione annullata Annu.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 9.22 482 481 1 241 214 267 45 Resp.
15 Nom. em. 9.24 484 483 1 242 218 265 45 Resp.
16 Nom. em. 9.25 480 479 1 240 217 262 45 Resp.
17 Nom. Votazione annullata Annu.
18 Nom. em. 9.27 452 451 1 226 213 238 45 Resp.
19 Nom. em. 9.28, 9.29 490 486 4 244 482 4 45 Appr.
20 Nom. em. 9.30, 9.31 480 479 1 240 215 264 45 Resp.
21 Nom. em. 9.32 477 476 1 239 220 256 45 Resp.
22 Nom. em. 9.70 454 454 228 200 254 45 Resp.
23 Nom. em. 9.300 474 461 13 231 449 12 45 Appr.
24 Nom. em. 9.301 478 477 1 239 457 20 45 Appr.
25 Nom. em. 9.33, 9.34 490 489 1 245 222 267 45 Resp.
26 Nom. em. 9.35 475 475 238 220 255 45 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 9.36 474 474 238 212 262 45 Resp.
28 Nom. em. 9.37 477 477 239 211 266 44 Resp.
29 Nom. em. 9.38, 9.39 481 481 241 224 257 45 Resp.
30 Nom. em. 9.43 473 472 1 237 214 258 45 Resp.
31 Nom. em. 9.45 480 479 1 240 215 264 45 Resp.
32 Nom. em. 9.46 467 466 1 234 206 260 45 Resp.
33 Nom. em. 9.47, 9.48 473 472 1 237 211 261 45 Resp.
34 Nom. subem. 0.9.304.1 479 477 2 239 216 261 45 Resp.
35 Nom. em. 9.304 480 474 6 238 271 203 45 Appr.
36 Nom. em. 9.50, 9.51, 9.52, 9.53 471 467 4 234 208 259 45 Resp.
37 Nom. em. 9.302 n.f. 468 464 4 233 418 46 45 Appr.
38 Nom. articolo 9 468 467 1 234 254 213 44 Appr.
39 Nom. articolo agg. 9.0300 478 323 155 162 273 50 44 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 47)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. articolo agg. 9.0302 468 443 25 222 439 4 44 Appr.
41 Nom. odg 9/2031-A/6 424 421 3 211 189 232 44 Resp.
42 Nom. odg 9/2031-A/14 456 453 3 227 213 240 44 Resp.
43 Nom. odg 9/2031-A/21 452 281 171 141 35 246 44 Resp.
44 Nom. odg 9/2031-A/25 467 465 2 233 210 255 44 Resp.
45 Nom. odg 9/2031-A/26 455 449 6 225 170 279 44 Resp.
46 Nom. odg 9/2031-A/28 457 451 6 226 224 227 44 Resp.
47 Nom. Ddl 2031-A - voto finale 448 448 225 270 178 41 Appr.