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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 131 di mercoledì 11 febbraio 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,35.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta antimeridiana di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Boniver, Brancher, Brugger, Carfagna, Cicchitto, Conte, Cosentino, Cossiga, Cota, Donadi, Frassinetti, Gibelli, Giancarlo Giorgetti, Giro, Giudice, Lo Monte, Lucà, Lusetti, Martini, Meloni, Messina, Migliori, Roccella, Romani, Soro, Stucchi, Valducci e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,38).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Pertanto, per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso - considerato che anche la Commissione bilancio deve concludere i propri lavori - sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 9,40 è ripresa alle 10,05.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 847 - Delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni nonché disposizioni integrative delle funzioni attribuite al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e alla Corte dei conti (Approvato dal Senato) (A.C. 2031-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni nonché disposizioni integrative delle funzioni attribuite al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e alla Corte dei conti.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato accantonato l'esame dell'articolo 3 e dei relativi emendamenti ed è stato da ultimo votato l'articolo 4.
Avverto che la Commissione bilancio ha espresso il parere sul subemendamento Favia 0.3.301.1 e sull'articolo aggiuntivo 9.0300 delle Commissioni ed ha modificato Pag. 2il parere già espresso su alcune proposte emendative (Vedi l'allegato A - A.C. 2031-A). Sulla base di tale parere, a norma dell'articolo 123-bis del Regolamento, la Presidenza non ritiene ammissibili, in quanto recano nuovi o maggiori oneri finanziari, privi di idonea quantificazione e copertura, gli emendamenti Paladini 3.33 e 3.59.

LINDA LANZILLOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, vorrei chiedere al presidente della Commissione bilancio il significato del nulla osta sul subemendamento Favia 0.3.301.1 che evidentemente implica che la procedura prevista per il riconoscimento del danno prodotto dall'azione della pubblica amministrazione determini un risarcimento.
Infatti, se evidentemente così è, chiederei la riconsiderazione del parere sull'emendamento 3.50, che reca la mia prima firma, che prevedeva l'appostazione di un fondo per la copertura degli oneri derivanti dal risarcimento del danno. Altrimenti, i due pareri sono assolutamente incompatibili. Non si può giocare sulle parole e dire che si toglie l'espressione: «con esclusione del risarcimento del danno» e poi non riconoscere che questo comporta un onere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Mi sembra in sintesi che lei sottolinei l'incoerenza del parere della Commissione bilancio sulle due proposte emendative da lei richiamate. La Presidenza prende atto della sua richiesta. Il presidente della Commissione bilancio, se lo riterrà opportuno, ci aiuterà nel merito dello svolgimento del nostro lavoro.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, chiedo un chiarimento per capire, quando ha detto che la Presidenza ha dichiarato inammissibili alcuni emendamenti, se il mio subemendamento 0.3.301.1 è ammissibile.

PRESIDENTE. Onorevole Favia, è ammissibile. Sono inammissibili solo gli emendamenti Paladini 3.33 e 3.59.
Avverto, inoltre, che sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti Bernini Bovicelli 3.3, 3.44 e 3.46.

GIOVANNI PALADINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, le vorrei chiedere come mai nel nuovo fascicolo degli emendamenti non vedo più l'emendamento a mia firma 3.5, inserito nel vecchio fascicolo, che riguarda la Commissione. Vorrei sapere come mai non è più presente nel nuovo fascicolo.

PRESIDENTE. La Presidenza prende atto della sua richiesta sulla sorte dell'emendamento da lei presentato.
Chiedo al relatore quali siano le sue indicazioni per la prosecuzione dei nostri lavori e quindi se ritenga di riprendere l'esame dall'articolo 3 e dai relativi emendamenti ovvero se intenda procedere all'esame dell'articolo 5.

MICHELE SCANDROGLIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, suggerisco di passare all'esame dell'articolo 3.

PRESIDENTE. Sta bene.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi deve scusare ma prima di procedere agli interventi sul Pag. 3complesso degli emendamenti, vi è un problema che ha posto l'onorevole Lanzillotta al quale non è stata data alcuna risposta da parte della Commissione bilancio. Mi sembra che questo sia un elemento che vada chiarito in via prioritaria, anche perché stiamo entrando nel merito di una discussione che ha come contenuto un punto chiave fondamentale che riguarda l'emendamento 3.301 delle Commissioni. Quindi, è chiaro che essendo intervenuto un parere della Commissione bilancio ed essendo stato richiesto un chiarimento di carattere non secondario, mi pare evidente che prima occorre fare in modo che il presidente della Commissione bilancio, o chi per lui, relazioni in merito.

PRESIDENTE. Come lei sa, in questo momento la Presidenza non può che attenersi al parere della Commissione bilancio. L'onorevole Lanzillotta ha fatto presente una richiesta. Adesso vi saranno gli interventi sul complesso degli emendamenti, poi il relatore esprimerà i pareri, congiuntamente a quelli della Commissione bilancio, riguardo alle proposte emendative presentate. Se il presidente della Commissione bilancio riterrà opportuno chiarire o ribadire il proprio parere, ciò sarà utile allo svolgimento dei nostri lavori. Quindi, seguirei questo percorso, anche per la chiarezza del nostro lavoro.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2031-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2031-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, questo articolo rappresenta uno degli elementi centrali del disegno di legge che stiamo esaminando, perché tratta di un tema che anche noi riteniamo fondamentale, quello della valutazione delle strutture e del personale delle amministrazioni pubbliche. Noi abbiamo sollevato alcune critiche all'impostazione di fondo di questo articolo, rilevando che, a nostro avviso, manca o è carente un rapporto più chiaro fra i risultati attesi dal lavoro delle strutture e dei dipendenti dell'amministrazione e la fissazione di obiettivi misurabili, trasparenti, comunicabili in maniera chiara anche ai cittadini. Manca altresì un chiaro collegamento fra la valutazione dei risultati e la definizione puntuale delle risorse disponibili per raggiungere quegli obiettivi.
Tuttavia, nonostante questo, ci siamo adoperati, anche nella discussione al Senato (devo darne atto, con risultati positivi) a lavorare soprattutto per sancire un principio forte di autonomia del momento della valutazione rispetto alla politica. Purtroppo, nel lavoro svolto alla Camera in questi giorni, questo tema della separazione tra valutatore e politica si è in qualche modo affievolito. Si è affievolito in maniera molto pesante, quando parliamo di valutazione in capo alle autonomie locali, con un emendamento approvato in Commissione che, in pratica, attribuisce un potere molto forte ai sindaci e ai presidenti delle province nel valutare l'operato dei propri dirigenti, ancorché nella nuova formulazione ciò avviene attraverso i nuclei di valutazione locale.
Si è affievolito quando, per risolvere il tema di un costo eccessivo (a tutti pareva tale) dell'Agenzia di valutazione, che dovrebbe garantire appunto questa autonomia, il Governo ha scelto la strada di dividere in due lo stanziamento di 8 milioni di euro: 4 per il funzionamento e 4 per i progetti; sennonché, quei 4 milioni di euro per i progetti dipendono, formalmente e sostanzialmente, dal Ministero e non sono nella libera disponibilità dell'Agenzia, con questo rendendo evidente un legame quasi subordinato dell'Agenzia al Ministero. Quindi, anche l'aspetto più positivo che eravamo riusciti ad ottenere al Senato viene in qualche modo affievolito.
Sempre con riferimento a questo articolo si pone poi la questione dell'azione collettiva nei confronti della pubblica amministrazione, Pag. 4un'azione collettiva che - adesso vedremo come terminerà il dibattito in Aula sul risarcimento - in base al testo del Governo non prevede, anzi esclude, il risarcimento del danno. In buona sostanza, non stiamo parlando di un'azione collettiva, ma di uno strumento di pressione attraverso l'opinione pubblica sull'operato dell'amministrazione, in qualche modo dando al cittadino il compito di fare lo spauracchio dell'amministrazione.
La cosa può pure funzionare, se unita ad una maggiore trasparenza, però allora chiamiamo le cose con il loro nome: non diciamo che questo è l'allargamento della class action alla pubblica amministrazione, ma che, invece, è sostanzialmente un'altra cosa.
Per la somma di questi motivi, credo che questo articolo - che è quello sul quale, anche al Senato, avevamo dato il maggior contributo - anziché migliorare, abbia poi fatto sostanzialmente un passo indietro nel nostro dibattito. Eppure, anche nelle audizioni nelle Commissioni, su questi temi, e in particolare sulla qualità del processo di valutazione, avevamo raccolto spunti molto interessanti da studiosi e da organizzazioni di categoria. Credo che dobbiamo prendere atto, con rammarico, che proprio su un aspetto qualificante su cui ci eravamo tanto impegnati non c'è stato alcun passo avanti e alcuna apertura reale da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prima di chiedere il parere sulle proposte emendative al relatore, l'onorevole Scandroglio, per quanto riguarda la questione posta dall'onorevole Lanzillotta, ha chiesto di intervenire l'onorevole Girlanda, che è stato relatore in Commissione bilancio in sede di espressione del parere sul provvedimento.

ROCCO GIRLANDA. Signor Presidente, in relazione a quanto è stato sollevato qui...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Girlanda, considerato che è stata sollevata una questione, chiederei all'Assemblea di permettere non solo alla Presidenza, ma a tutti coloro che sono interessati, di ascoltare la risposta dell'onorevole Girlanda.

ROCCO GIRLANDA. La ringrazio, signor Presidente. La Commissione bilancio si era già espressa, dando il nulla osta, sul testo così come pervenuto dal Senato. Oggi, con questa nuova situazione degli emendamenti, nella sostanza ritorniamo a quel testo originale che non escludeva il risarcimento del danno. Su questa fase abbiamo già espresso il nulla osta, perché riteniamo che non vi siano problemi, ovviamente non di merito, in quanto è compito della Commissione bilancio di pronunciarsi solamente sulla copertura finanziaria.
Il nostro parere è perfettamente conforme, tra l'altro, a quello già espresso dalla Commissione bilancio del Senato. Nel merito ovviamente resta tutta aperta la questione normativa riguardo al risarcimento del danno della pubblica amministrazione che non rientra nell'ambito di quanto sostenuto dall'emendamento per la class action. Quindi, confermo il parere della Commissione Bilancio.

LINDA LANZILLOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, prendo atto del chiarimento. Premetto che siamo ancora in regime di bicameralismo perfetto per cui i testi del Senato non necessariamente devono essere presi così come sono e, quindi, deve essere svolta approfonditamente una valutazione sulla copertura anche dalla Camera. Di conseguenza, vorrei avere dal Governo un chiarimento su un aspetto sostanziale, ovvero se la soppressione di queste parole è un fatto puramente formale, o se l'azione risarcitoria prevista da questa norma comporta anche il risarcimento del danno. In quest'ultimo caso, da quando opera la norma, occorre che siano appostati dei fondi rischi come previsto nel bilancio di Pag. 5tutte le società che operano in un ordinamento in cui l'azione risarcitoria potenzialmente può produrre degli oneri per le società.
Occorre, quindi, che il Governo chiarisca se il parere espresso su questo emendamento significhi tornare ad uno strumento che comporta il risarcimento del danno per il cittadino che agisce contro la pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lanzillotta. Se il Governo lo riterrà, nel momento in cui esprimerà il parere sulle proposte emendative, potrà rispondere alla questione da lei sollevata.
Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni sulle proposte emendative presentate all'articolo 3.

MICHELE SCANDROGLIO, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Mattesini 3.1, nonché sul subemendamento Favia 0.3.301.1, mentre raccomandano l'approvazione del loro emendamento 3.301. Le Commissioni formulano un invito al ritiro sull'emendamento Saltamartini 3.2.

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Bernini Bovicelli 3.3 è stato ritirato.

MICHELE SCANDROGLIO, Relatore per la XI Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Paladini 3.4 e 3.9, Vassallo 3.10, Paladini 3.11, mentre formulano un invito al ritiro sull'emendamento Dal Lago 3.12, in quanto assorbito dall'emendamento 3.300 delle Commissioni. Il parere è, altresì, contrario sull'emendamento Delfino 3.13.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole relatore. Colgo l'occasione per dire all'onorevole Paladini che il suo emendamento 3.5 è stato dichiarato inammissibile dalla Presidenza ai sensi dell'articolo 123-bis del Regolamento nel corso della seduta di ieri sulla base del parere espresso dalla Commissione bilancio in data 10 febbraio. Prego, onorevole relatore, può proseguire.

MICHELE SCANDROGLIO, Relatore per la XI Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Paladini 3.14 e 3.15, Vassallo 3.16 e 3.17, Paladini 3.18, Santagata 3.19, Lanzillotta 3.20, Santagata 3.21, Paladini 3.22, nonché sugli identici emendamenti Paladini 3.23 e Delfino 3.24, e sull'emendamento Paladini 3.25.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Lanzillotta 3.26, a condizione che sia riformulato come numero aggiuntivo 5) anziché come sostitutivo del numero 4) della lettera e), comma 2. Si tratta solo di un fatto logistico.
Il parere è, altresì, contrario sugli emendamenti Paladini 3.27, Santagata 3.28, Vassallo 3.29, Lanzillotta 3.30, Vassallo 3.31 e 3.32.

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Paladini 3.33 è stato dichiarato inammissibile.

MICHELE SCANDROGLIO, Relatore per la XI Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Paladini 3.34, Mattesini 3.35, Paladini 3.36, Vassallo 3.38, Paladini 3.39 e 3.40, Santagata 3.41 e Paladini 3.42. Le Commissioni raccomandano, altresì, l'approvazione del loro emendamento 3.300, mentre invitano al ritiro dell'emendamento Saltamartini 3.43.

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Bernini Bovicelli 3.44 è stato ritirato.

MICHELE SCANDROGLIO, Relatore per la XI Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Delfino 3.45.

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Bernini Bovicelli 3.46 è stato ritirato.

Pag. 6

MICHELE SCANDROGLIO, Relatore per la XI Commissione. Le Commissioni invitano al ritiro dell'emendamento Nizzi 3.47, mentre esprimono parere contrario sull'emendamento Lanzillotta 3.50, sugli identici emendamenti Paladini 3.51 e Lanzillotta 3.52, nonché sull'emendamento Berretta 3.53. Le Commissioni, altresì, invitano al ritiro degli emendamenti Saltamartini 3.54 e 3.55, mentre esprimono parere contrario sugli emendamenti Lanzillotta 3.56 e 3.58.

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento Paladini 3.59 è stato dichiarato inammissibile.

MICHELE SCANDROGLIO, Relatore per la XI Commissione. Le Commissioni accettano l'emendamento del Governo 3.200 (Nuova formulazione), mentre esprimono parere contrario sugli emendamenti Santagata 3.63, Zaccaria 3.80 e Lanzillotta 3.64.

PRESIDENTE. Il Governo?

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti del liceo scientifico «Mariano IV» di Oristano, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non so se il Ministro fosse distratto, ma intervengo in merito all'emendamento 3.301 delle Commissioni, anche per una decenza dei rapporti parlamentari, atteso che in quest'Aula si sta svolgendo un lavoro che coinvolge tutti, nel cercare di dare senso al lavoro che svolgiamo.
Poiché non penso che gli argomenti e i quesiti posti dall'onorevole Lanzillotta abbiano alcun tipo di strumentalità o di intenzione ostruzionistica, decenza vorrebbe che il Ministro - se ha argomenti - avesse almeno il fiato per dirci se le preoccupazioni (che non sono formali, ma sostanziali, anche in relazione a ciò che approviamo e che poi deve essere applicato dalle amministrazioni pubbliche) siano prive completamente di fondamento, ovvero potesse onorarci con la sua straordinaria voce per dirci qual è la sua opinione su preoccupazioni che mi pare siano anche abbastanza condivise, ancorché non espresse, non soltanto da parte di quest'Aula.
Ciò, al di là della sostanza e anche dal punto di vista formale, vorrebbe dire avere con il Parlamento e con l'opposizione, a costo zero, gratis, un rapporto costruttivo nel dibattito democratico, non standosene semplicemente seduti a un tavolo, aspettando che rapidamente si concluda l'esame di un provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, vorrei rispondere al collega Giachetti. La collega Lanzillotta ha riproposto giustamente in Aula una questione che non solo è già stata posta nelle Commissioni riunite, ma è stata discussa: il Ministro non solo ha ampiamente dato contezza del motivo sottostante alla presentazione e all'accoglimento dell'emendamento 3.301 delle Commissioni, ma ha anche spiegato le ragioni.
Oggi la collega ripropone in Aula la questione e non glielo si può negare, tuttavia credo che tutto si possa dire al Ministro, ma lo stesso ha partecipato personalmente a tutti i lavori delle Commissioni e (ne sono testimoni non solo i membri del Comitato dei diciotto, ma soprattutto i componenti delle due Commissioni che sono intervenuti nel dibattito) ha sempre tentato di dare risposte: chi le Pag. 7ha ritenute convincenti voterà a favore, mentre chi le ha ritenute non convincenti voterà contro.
Pertanto, con questo appunto di oggi mi sembra veramente che non venga colta la disponibilità che il Ministro ha invece dimostrato in queste giornate, nei confronti di questo provvedimento che ritiene utile non solo per questa maggioranza, ma soprattutto per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ringrazio molto il presidente Bruno, verso il quale, come è noto, ripongo una grande stima. Forse non mi sono spiegato. Comprendo benissimo che il Ministro Brunetta avrà spiegato nelle Commissioni, ai cinquanta o sessanta parlamentari che ne sono membri, le proprie ragioni e quelle che motivano una scelta di questo tipo. Onorevole Bruno, però, quando poi i provvedimenti giungono in Aula, credo che sia diritto di tutti noi, che magari non abbiamo partecipato a quei lavori, visto che dobbiamo votare, scegliere ed esprimere anche nel voto la responsabilità di quel che facciamo, e che non ci sia niente di male, in termini di garbo parlamentare, che il Ministro spenda qualche parola non per sessanta deputati, ma per 630, che sono convinto che non riguardino soltanto la mia parte politica, che magari avrebbero la possibilità di votare non solo secondo le indicazioni che dà il gruppo, ma anche secondo la comprensione di qualcosa che viene chiesto.
Non abbiamo chiesto al Ministro di farci un intervento di sei ore su tutta la legge, ma su un fatto specifico, che in qualche modo ci interroga. Non è un obbligo, onorevole Bruno, ma un fatto di gentilezza e di garbo parlamentare, mettere in condizione non soltanto i membri delle Commissioni, visto che gli argomenti a mio avviso sono di un certo rilievo, ma tutti noi di votare ovviamente sulla base di un convincimento, ma anche sulla base di una conoscenza, che non può fornirci altri che il Ministro. Si trattava solo di questo.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, non vorrei andare verso una posizione di distinguo accentuata nei confronti del presidente della I Commissione. Certamente, abbiamo svolto i lavori presso le Commissioni riunite, la I e l'XI, e devo dare atto al Ministro di essere stato presente ai lavori delle Commissioni.
Vi sono state discussioni, confronti e problemi, alcuni risolti altri no, poi tutto è stato rinviato all'Aula. Credo che sia nella disponibilità dei parlamentari ripresentare non soltanto gli emendamenti, ma riproporre le questioni anche nell'Aula stessa. Il fatto di aver svolto un dibattito presso le Commissioni non esaurisce tutto. Il Ministro ha parlato soltanto una volta.
Ritengo che ci siano questioni delicatissime, che debbano essere anche riportate e riproposte in Aula, dove c'è quindi l'opportunità di avere un contributo molto più ampio rispetto all'ambito delle Commissioni riunite o del Comitato dei diciotto. Ecco perché ritengo che questa sia una questione istituzionale, che attiene ai Regolamenti parlamentari e, naturalmente, al dato politico da parte del Governo. Ognuno certamente si assume le proprie responsabilità. Il Governo si assume la propria responsabilità, ma non possiamo certamente né mortificare né inficiare il Regolamento e quindi la dignità e il ruolo dell'Aula parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Mattesini 3.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mattesini. Ne ha facoltà.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, mi rivolgo al Ministro, perché l'emendamento che abbiamo presentato Pag. 8naturalmente fa riferimento all'articolo 3, quindi a quel concetto di fondo che assegna al sistema valutativo un ruolo fondamentale nell'efficienza e nell'efficacia di tutta la pubblica amministrazione. Signor Ministro, la prego di ascoltare. È disattento, ma parlerò all'Assemblea. Non si capisce il perché dell'esclusione dell'applicazione del sistema di valutazione per le società a partecipazione pubblica, totale o di controllo. Non si capisce per due motivi: in primo luogo, perché, se la valutazione - lo ripeto - è un elemento di efficienza di tutta la pubblica amministrazione, anche quella è pubblica amministrazione, quindi non si capisce tale esito, che mal si concilia con due elementi. Il primo è il processo di assimilazione funzionale in atto nel nostro ordinamento.
Il secondo, con quanto chiaramente espresso dalla legge n. 133 del 2008, all'articolo 18, che impone l'adozione nelle società a partecipazione pubblica, totale o di controllo, dei criteri e delle modalità per il reclutamento del personale e anche per il conferimento degli incarichi analoghi a quelli previsti per la pubblica amministrazione.
Non si capisce, quindi, perché vi sia un parere contrario da parte del Governo e del relatore. Si capisce solo con un atteggiamento di questo Governo che, nonostante il Ministro abbia, solo teoricamente, anche in Commissione, parlato di apertura, ha, in realtà, nei confronti di un atteggiamento serio, rigoroso e propositivo dell'opposizione, un atteggiamento di chiusura pregiudiziale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mattesini 3.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 477
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
232
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che il deputato Delfino ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati D'Antona, Borghesi e Lanzillotta hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che i deputati Landolfi, Marinello, Negro e Nicolucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione del subemendamento Favia 0.3.301.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo subemendamento, che vorrebbe incidere sull'emendamento 3.301 delle Commissioni, l'Italia dei Valori vorrebbe che i consumatori potessero vedersi riconoscere anche il risarcimento del danno, ove venissero danneggiati in maniera non riparabile in forma specifica dalla pubblica amministrazione e dalle concessionarie di pubblici servizi.
Occorre, anche se credo di essere stato abbastanza chiaro, spiegare qualcosa di più. Con questo disegno di legge si tenta di introdurre quella che potremmo chiamare una class action all'italiana. Crediamo che la maggioranza e il Governo tentino di farsi una vuota pubblicità, spacciando il fatto che la class action che conosciamo, quella americana, seria, che porta la Marlboro a pagare danni per miliardi di dollari, verrebbe introdotta anche in Italia. In realtà non è così, perché, dietro alcuni lodevoli principi, dietro alcuni intenti condivisibili (la tutela di interessi giuridicamente rilevanti per una pluralità di utenti o consumatori, si vuole che venga consentita la proposizione dell'azione, che l'azione venga devoluta al giudice amministrativo)Pag. 9 soprattutto con questo vostro emendamento, si pongono tutta una serie di costrizioni e di allungamenti dei tempi giudiziari che non portano da nessuna parte. Per esempio, viene previsto che vi sia una condizione di procedibilità, nel senso che deve essere fatta una diffida che instauri un procedimento volto a responsabilizzare progressivamente il dirigente competente; viene previsto che, all'esito del giudizio, il giudice ordini all'amministrazione di porre in essere le misure idonee a porre rimedio alle violazioni. Si arriva anche alla nomina del commissario e alla punizione del pubblico dipendente colpevole, ma con l'esclusione del risarcimento del danno.
L'Italia dei Valori vuole che il consumatore non sia sbeffeggiato, che questa azione, che è stata proposta come sostanzialmente vuota, perché è prevista valida solo per il cosiddetto risarcimento in forma specifica, non sia soltanto una beffa. Peraltro, riteniamo incostituzionale che un soggetto giuridico, quale è la pubblica amministrazione, venga completamente esentato dal risarcimento del danno. Non si capisce per quale ragione una concessionaria di pubblico servizio non risarcisca il danno, mentre un'azienda privata dello stesso settore sia, invece, costretta a farlo. Vi è, quindi, una chiarissima lesione di costituzionalità.
Un altro evento che discenderà da questa normativa, che peraltro preclude l'utilizzo di strumenti alternativi ma anche consecutivi giuridicamente, un altro rischio grossissimo è che i tribunali amministrativi regionali vengano intasati da azioni, magari anche perché qualcuno fa sperare ai consumatori che queste azioni possono portare da qualche parte.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DAVID FAVIA. Avremo quindi una miriade di azioni che intaserà i TAR, che quindi rallenteranno altri giudizi a questo punto più importanti, perché giudizi di questo tipo diventano insignificanti senza la possibilità del risarcimento del danno, con ulteriori costi per la pubblica amministrazione senza che vi sia una sostanza. Chiediamo, con l'approvazione del subemendamento in esame, che i consumatori italiani vengano privati di un'atroce beffa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, vorrei sottolineare che è particolarmente grave il comportamento del Governo, perché stiamo discutendo un disegno di legge delega, di cui dunque i principi e i criteri direttivi (e il significato che questi principi e criteri hanno per il Governo, che dovrà esercitare un potere delegato dal Parlamento) devono essere chiari nella loro portata. Ricordo, con tutta la gratitudine per il Ministro Brunetta, che peraltro ritengo non faccia altro che svolgere il proprio dovere istituzionale (è quindi un fatto di cortesia personale, ma sul piano istituzionale non penso che il Parlamento debba avere particolare senso di colpa per il tempo che egli impiega in questa sede), che in Aula il Ministro Brunetta non ha neppure replicato alla discussione sulle linee generali, nel corso della quale sono state sollevate una serie di questioni.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Lei si sbaglia!

LINDA LANZILLOTTA. Non possiamo parlare tra di noi: è molto importante che intervenga il presidente della Commissione bilancio, che intervenga il presidente della Commissione affari costituzionali, ma in questa sede la Camera interloquisce col Governo, soprattutto quando stiamo discutendo una legge delega.
Insisto: noi voteremo a favore del subemendamento in esame, nell'intesa che la soppressione delle parole «con esclusione del risarcimento del danno», a cui il Governo si è dichiarato favorevole e su cui Pag. 10c'è il nulla osta della Commissione, vuol dire che l'azione risarcitoria implica risarcimento del danno.

PRESIDENTE. Onorevole Lanzillotta, solo per correttezza, anche nei confronti dei colleghi e del Governo, il Ministro Brunetta ha replicato lunedì in sede di chiusura della discussione sulle linee generali, come risulta anche dal resoconto della seduta.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. È lei che non era presente!

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Sempre per bon ton parlamentare, visto che lei ci dà per correttezza delle informazioni, per correttezza dovrebbe informare il signor Ministro lì davanti che ha un microfono, e i rapporti con l'Aula avvengono attraverso la sua voce nel microfono. Se ha qualcosa da dire, invece di interrompere chi sta parlando o di mandare dei segnali vocali che non vengono percepiti, può alzare il microfono, parlare al microfono, così da illuminarci con le sue considerazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, noi riteniamo che il tema della class action, azione collettiva risarcitoria, sia un tema non solo di grande rilevanza, ma sul quale dobbiamo passare da norme di principio, per evitare che queste norme di principio siano più che altro un manifesto, a norme che si traducano poi nell'effettiva possibilità dei consumatori, dei cittadini di ottenere risultati concreti. Sappiamo che su questo tema, sull'introduzione di questa realtà, di questa procedura, il Parlamento si è già esercitato in diverse legislature.
Noi riteniamo che prevedere un articolato senza espungere dal testo quanto qui previsto costituisca un elemento che certamente ribadisce un principio, ma che poi obbliga i singoli cittadini aventi diritto, dopo un'eventuale vittoria dell'azione collettiva, ad intraprendere un'azione legale individuale per ottenere il risarcimento.
Credo che su tale punto vi sia l'esigenza e la necessità di un chiarimento da parte del Governo. Si può sempre dire che è meglio questo di niente però, poiché - come hanno già detto altri colleghi intervenuti - siamo nel corso dell'esame di un provvedimento che prevede una delega al Governo, riteniamo opportuno un principio che almeno salvaguardi la possibilità che, in sede di adozione dei decreti legislativi da parte del Governo e del successivo esame ad opera delle Commissioni della Camera, si realizzi un'apertura e una possibilità di discussione.
Non sopprimere queste parole rende invece la norma indubbiamente poco efficace, con un carico ulteriore a danno dei cittadini che propongono l'azione collettiva, i quali debbono poi sopportare le spese e vedere infine riconosciuto il fatto che hanno ragione, ma che sul piano concreto non ottengono nulla.
Per tali motivi, siamo favorevoli al subemendamento Favia 0.3.301.1.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Favia 0.3.301.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato
244
Hanno votato
no 260).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

Pag. 11

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, stiamo per arrivare alla votazione dell'emendamento 3.301 delle Commissioni sul quale da questa mattina, dall'inizio di seduta, il mio gruppo sta chiedendo lumi alla Commissione bilancio, ove il Ministro non ritenesse di rispondere.
Ma vedo che il Ministro è distratto, mentre non si distrae quando interloquisce con la Presidenza, non attraverso il microfono ma richiamando i suoi diritti di far sapere ciò che effettivamente è successo. Prima il signor Ministro avrebbe dovuto alzarsi, chiedere la parola e non solo dire lui, direttamente, che aveva replicato, ma intervenire nel merito delle questioni sulle quali il Parlamento chiede al Governo delucidazioni.
Detto ciò, faccio presente che stiamo esaminando l'articolo 3 dopo che ieri il Governo e la maggioranza hanno chiesto la sospensione anticipata dei lavori dell'Assemblea dal momento che pendeva la necessità di esprimere un parere da parte della Commissione bilancio e abbiamo acceduto con disponibilità a tale richiesta del Governo e della maggioranza. Questa mattina riprendiamo la discussione nel merito di quell'articolo e delle proposte emendative su cui pendevano una valutazione ed un parere da parte della Commissione bilancio di congruità e di compatibilità con il bilancio, compresi il 3.301 delle Commissioni ed altri emendamenti, che sono di un certo rilievo e che riguardano la class action ed altre questioni rilevanti in tema di diritti dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione.
Allora, chiediamo nuovamente, oggi, al Ministro di chiarire la posizione del Governo; ove il Ministro non lo ritenga, la Commissione bilancio (o il presidente della Commissione bilancio, che dovrebbe essere presente) avrebbe dovuto riferire - non dico gentilmente perché non è una concessione, ma un'informazione dovuta dopo aver richiesto e ottenuto la sospensione dei lavori - in modo tale che fosse chiaro perché sono stati espressi pareri di congruità e di positività sugli emendamenti di merito.
A me risulta, signor Presidente, che la Commissione bilancio questa mattina si è riunita in assenza del presidente della Commissione medesima, tant'è che la Commissione è stata presieduta dal vicepresidente, l'onorevole Tabacci, che ringraziamo perché, se non fosse stato presente, la Commissione bilancio non avrebbe potuto deliberare.
Se ciò risponde al vero, chiedo, se lo ritiene opportuno, che il signor Ministro ci informi, visto che era presente e che ha fornito le delucidazioni necessarie alla Commissione bilancio, che qui non si è potuto comprendere quali siano, dato che il presidente della Commissione ed altri membri della maggioranza della medesima Commissione non hanno saputo rispondere nel merito alle richieste e alle informazioni formulate dall'opposizione.
Ora, signor Presidente, le chiedo: forse il vicepresidente della Commissione bilancio, l'onorevole Tabacci, se lo ritiene opportuno, potrà riferire di quanto il Ministro ha detto nella Commissione bilancio relativamente ai punti in discussione. Non so se questa sia una procedura che possa essere seguita e, naturalmente, dipende dalla disponibilità dei colleghi a farlo. Credo che sarebbe molto opportuno, per chiudere questa fase e procedere anche con una certa celerità alla discussione ed alla votazione dell'articolo 3 e degli emendamenti relativi, che il signor Ministro ci dica esattamente di cosa stiamo discutendo. Infatti, sull'emendamento della Commissione 3.301 vi è un parere favorevole del Governo, mentre sull'emendamento Lanzillotta 3.50 si dà un parere esattamente contrario, e abbiamo sostenuto che queste due cose non stanno insieme. Ci dica il Ministro perché (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ricordo all'onorevole Quartiani, che per quanto riguarda la Commissione bilancio è intervenuto precedentemente, l'onorevole Girlanda, che Pag. 12ovviamente ha riferito all'Assemblea non solo il contenuto del parere, ma anche come si è svolta la discussione.
Ha chiesto di parlare il Ministro. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, innanzitutto preciso alla collega Lanzillotta che ho replicato abbondantemente in sede di discussione sulle linee generali, quindi la pregherei di ritirare la sua osservazione sulla mia mancanza di replica: si è sbagliata, ci si può sbagliare nella vita.
Nel merito, scrivere «con esclusione del risarcimento del danno» non aggiunge nulla al testo del Senato, ne costituisce solo un'esplicitazione, perché l'azione collettiva - come è stato spiegato più volte in tutte le sedi dal sottoscritto - mira non al risarcimento, bensì al ripristino del servizio e degli standard. Questo è stato spiegato in tutti i modi, in tutti i sensi, in tutte le sedi e l'ho spiegato nuovamente, qui, anche in questa Aula.

PRESIDENTE. Avverto che a seguito dell'eventuale approvazione dell'emendamento della Commissione 3.301 risulterà assorbito l'emendamento Nizzi 3.47.
Avverto che gli emendamenti Paladini 9.40, 9.41, 9.42 e 9.44 sono stati ritirati dal presentatore.
Passiamo alla votazione dell'emendamento delle Commissioni 3.301. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente e onorevoli colleghi, innanzitutto mi sia consentito replicare al Ministro: che la class action miri all'ottenimento di un servizio, di un diritto, di un atto dovuto dalla pubblica amministrazione è affermazione assai singolare, perché manca una parte della filosofia dell'azione: nel caso in cui ciò non fosse possibile, qual è nel diritto italiano la conseguenza? Il risarcimento del danno, quindi è un'azione che manca di una sua parte fondamentale. Dunque si tratta soltanto di buoni intenti, che andranno ad intasare il sistema giudiziario amministrativo italiano.
Riguardo all'emendamento delle Commissioni 3.301, siccome le parole sono pietre, vorrei che fosse chiaro il calvario a cui viene sottoposto il consumatore.
È previsto che il consumatore, a pena di improcedibilità dell'azione, faccia una diffida. Si prevede, altresì, che, a seguito della diffida, si instauri un procedimento volto a responsabilizzare progressivamente il dirigente competente e, in relazione alla tipologia degli enti, l'organo di indirizzo, l'organo esecutivo o l'organo di vertice, affinché le misure siano assunte nel termine predetto. Se ciò non basta, si introduce il giudizio. Sappiamo tutti quanto dura un giudizio: il Governo e questa maggioranza non si sono nemmeno peritati di prevedere una corsia preferenziale, un procedimento d'urgenza accelerato davanti ai TAR, come la sospensiva, che - come molti colleghi che capiscono di diritto, ma anche quelli che non sono specializzati in diritto, sanno benissimo - è prevista dal nostro sistema. Nemmeno questo. Dopo dieci anni, se la pubblica amministrazione non adempie, è prevista la nomina del commissario. E se tutto ciò non basta, non è previsto il risarcimento del danno.
Questo è ciò che oggi l'Assemblea si accinge a votare: un calvario per il consumatore italiano. Credo che sia giusto che il voto dell'Italia dei Valori ma, mi augurerei, di tutta questa Assemblea, sia contrario, perché è veramente una presa in giro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, signor Ministro, lei ha dichiarato più volte che con questo provvedimento si introduceva la class action nella pubblica amministrazione, tuttavia, ci ha letto una motivazione che smentisce l'introduzione della class action nella pubblica amministrazione. Pag. 13Da un certo punto di vista, direi: meno male. Una delle parole d'ordine su cui, spesso, si intrattengono questa maggioranza e questo Governo, infatti, è la semplificazione legislativa. Tuttavia, siamo in una situazione in cui, mentre ritardate l'applicazione e l'entrata in vigore della class action nel nostro Paese, poi, su qualche altro provvedimento (non solo su questo), introducete norme, alla faccia della semplificazione legislativa e dell'efficacia dell'azione governativa.
La norma che qui introducete, che ovviamente esclude il risarcimento per chi ha ottenuto un danno o un torto nel servizio, crea - come ha detto il collega che è intervenuto prima di me - una situazione incredibile, non solo nei confronti di quei consumatori che, in qualche modo, volessero aprire un contenzioso con la pubblica amministrazione e, in seguito, dovrebbero fare ricorso, sulla base di un eventuale riconoscimento, che non so in quali forme potrebbe avvenire. Con riferimento a ciò, infatti, si introduce una complicazione. Caro Ministro, di strumenti di contenzioso e di ricorso dei cittadini utenti nei confronti della pubblica amministrazione, ve ne sono anche altri.
Si introduce confusione e si crea anche una situazione - mi perdoni - di difficoltà dell'operatore pubblico, non solo dell'utente. Quest'ultimo, infatti, se vorrà aprire un contenzioso, dovrà rivolgersi, in più istanze, attraverso vie legali, prima in una certa direzione e poi in un'altra, ingolfando, per esempio, la giustizia civile, che è un altro dei problemi che abbiamo in questo Paese, ma in questa situazione, anche l'operatore pubblico si trova in difficoltà nella pubblica amministrazione.
In questo provvedimento, che sbandierate come provvedimento di efficacia e di efficienza della pubblica amministrazione, vi è un punto politico che non viene affrontato, che è quello di individuare bene la responsabilità dei livelli apicali in tutte le decisioni e non solo dei livelli apicali, ma anche dei collegi sindacali, per esempio, che devono certificare il buon andamento ed i risultati di certi servizi.
Allora qui bisogna essere molto chiari sulla questione: la propaganda serve fino a un certo punto quando si affrontano questi temi così delicati, resi ancora più delicati poiché siamo impegnati nel dibattito sulla riforma del federalismo fiscale. Se si pensa che con la pubblica amministrazione si debbano, da una parte, centralizzare certi aspetti e, dall'altra, introdurre e accatastare norme su norme che costituiscono una vera e propria giungla nella quale non solo l'utente si perderà, ma anche il funzionario pubblico avrà difficoltà ad operare entro i parametri di efficacia e di efficienza, si tratta veramente di un risultato - perdonatemi - che fa cadere le braccia.
Spero che l'Assemblea respinga questa proposta emendativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà per un minuto.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, questo istituto inganna i cittadini, perché sembra concedere loro qualcosa in più, ma in realtà toglie loro un diritto fondamentale: il diritto al ricorso di fronte all'inefficienza della pubblica amministrazione.
È molto pericoloso il messaggio che si cerca di trasmettere. L'onorevole Lulli ha dichiarato molto correttamente che non dobbiamo illudere né truffare i cittadini dicendo loro che possono fare qualcosa, mentre in realtà ricevono una regressione dei loro diritti fondamentali e della loro voce di protesta tutelata in via giurisdizionale. Questo manca e ed è molto grave.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, faccio una riflessione dal punto di vista politico, poiché condivido ciò che dai colleghi è stato dichiarato dal punto di vista tecnico circa le proposte emendative.Pag. 14
Signor Ministro, chiedo a lei, che è persona seria, corretta e che ama il bene del suo prossimo e dei cittadini, come può accettare e far sì che si votino delle proposte emendative che non dovrebbero essere votate e che passino, invece, delle proposte che dovrebbero essere bocciate? Per essere chiaro, cosa voglio dire? Dati l'assenteismo e la mancata presenza dei parlamentari, votare per un altro deputato e far sì che chi è assente esprima il consenso per far passare un emendamento non significa falsare e imbrogliare il Parlamento e gli italiani?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà per un minuto.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, ho capito finalmente perché la battaglia contro i fannulloni del Ministro Brunetta serve a qualcosa. Mi chiedevo se servisse ad aumentare l'efficienza e l'efficacia della pubblica amministrazione: stamattina ho capito da queste norme che serve soltanto a fare in modo che, finalmente, si cominci ad avere qualcosa da fare, cioè leggere norme strampalate che non serviranno a nulla, che non faranno aumentare di una virgola l'efficienza di questa pubblica amministrazione e che però verranno vendute ai cittadini come una grande conquista: abbiamo abbattuto i fannulloni, ma la pubblica amministrazione continuerà a non funzionare.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, prima di procedere al voto sulla proposta emendativa 3.301 delle Commissioni, vorrei che fosse chiara una questione a noi tutti. Può darsi che io stesso mi sbagli nel valutarla, però, signor Presidente, le faccio presente quanto segue. Mi risulta che in Commissione bilancio sul subemendamento che abbiamo già votato, Favia 0.3.301.1, il Governo e il Ministro Brunetta avessero espresso parere favorevole. Di che trattava tale proposta emendativa? Trattava della esclusione del risarcimento; in sostanza, se fosse stato approvato il subemendamento Favia 0.3.301.1, l'emendamento 3.301 delle Commissioni, alla quale il subemendamento si riferiva, avrebbe previsto il risarcimento.
Poiché il Governo e le Commissioni hanno cambiato parere in Aula rispetto a quello espresso in Commissione sul citato subemendamento, il contenuto dell'emendamento 3.301 delle Commissioni non corrisponde esattamente a ciò che è stato discusso in termini di parere e votato in Commissione bilancio, perché adesso si configura come una proposta emendativa priva dell'azione risarcitoria.
Quindi, signor Presidente, poiché non ho sentito bene, vorrei che il Governo ci chiarisse di cosa si tratti e quale sia effettivamente il contenuto dell'emendamento 3.301 delle Commissioni che ci apprestiamo a votare, perché non è chiaro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernini Bovicelli. Ne ha facoltà.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI. Signor Presidente, intervengo solo brevemente per dissentire dalle ultime considerazioni che sono state fatte, in particolare, con riferimento allo specifico inserimento di contesto della class action, strumento in cui, peraltro, abbiamo dimostrato trasversalmente di credere, a partire dall'inserimento nella finanziaria del 2007, fino alla ripresa nel decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008, pur se per posticiparne gli effetti per ulteriori adattamenti di contesto.
Questo intervento appartiene ad uno degli adattamenti di contesto: si vuole prendere atto della rilevanza economica che l'azione della pubblica amministrazione riveste sia sui cittadini sia sulle imprese. Non si poteva non inserire, all'interno di una norma che prevede indicatori di performance (criteri valutativi Pag. 15molto stringenti in accezione positiva o negativa dell'attività della pubblica amministrazione) uno strumento che, in carenza di questi standard di performance dell'attività della pubblica amministrazione, non fosse pronto a riportare tale attività ai livelli previsti.
Anche la diffida, di cui si è parlato in un'accezione negativa, è un modo per garantire alla class action un'immediata operatività. Si tratta di un passaggio graduale che cerca di calmierare e contenere il disagio operativo della pubblica amministrazione a stati operativi quanto più possibile bassi.
La funzione non risarcitoria della class action è stata spiegata ripetutamente dal Ministro anche nel dibattito che si è ampiamente celebrato nelle Commissioni e nel Comitato dei diciotto. Ribadisco che si tratta di uno strumento - così com'è stato articolato all'interno del provvedimento - che ha la funzione e che raggiungerà l'obiettivo di contenere a livelli quanto più possibile bassi e anticipati eventuali disomogeneità o incapacità di raggiungere gli standard qualitativi previsti e concertati nell'attività della pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, vorrei far notare ai colleghi, prima del voto, che l'emendamento 3.301 delle Commissioni è fortemente peggiorativo del testo del Senato, in quanto sostanzialmente sottrae a questa azione - seppure con tutti i limiti che sono stati qui illustrati dai colleghi - tutti i servizi pubblici gestiti in concessione e soggetti a regolazione.
Mi spiego. Qual è stato il punto di equilibrio? Poiché c'era una grande spinta a eliminare dal testo l'applicabilità delle norme ai concessionari di servizi pubblici, ciò si è risolto con una nuova formulazione, che è quella del numero 7)...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LINDA LANZILLOTTA. ...che prevede che questa azione non possa essere instaurata quando la questione è all'attenzione di un'Autorità di regolazione.

PRESIDENTE. Deve concludere.

LINDA LANZILLOTTA. Ora, come lei sa, la massa dei servizi pubblici è di competenza di tali autorità ed è chiaro che i disservizi sono di loro competenza. Quindi, sotteso al testo in esame, c'è anche questo equivoco, che andrebbe chiarito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale perché vorrei dissentire da quanto affermato dalla collega Bernini Bovicelli sul fatto che questo Governo abbia realmente intenzione di introdurre la class action: la class action c'era già. Questo Governo sta facendo di tutto per rinviarne l'entrata in vigore e l'applicazione e per modificarla, rendendola assolutamente poco efficace attraverso, ad esempio, la questione della retroattività.
Sul punto specifico provo a immedesimarmi in un cittadino comune, al quale si fa credere che il ricorso alla class action possa risolvere il problema.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO BORGHESI. Invece vediamo che, da un lato, non avrà nessun risarcimento e, dall'altro, si vede persino possibilmente preclusa un'eventuale altra possibilità di azione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, anch'io apprezzo la buona volontà e lo spirito manifestati dalla collega Bernini Bovicelli. La verità testuale, tuttavia, è un'altra. Mentre dovremmo essere tutti Pag. 16d'accordo sul fatto che i cittadini e gli utenti costituiscono uno straordinario strumento di spinta verso l'innovazione della pubblica amministrazione, con questa previsione e con questo testo sottopostoci dalle Commissioni, in realtà depotenziamo la capacità del cittadino di incidere davvero nei confronti della pubblica amministrazione e di difendere i propri diritti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Berretta. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BERRETTA. Signor Presidente, anch'io esprimo stupore per le considerazioni svolte dalla collega Bernini Bovicelli, che stimo molto. Ciò per la semplice ragione che esiste uno scarto enorme tra le affermazioni rese dal Ministro in ordine a questa presunta nuova opportunità di tutela offerta agli utenti nei confronti delle pubbliche amministrazioni e ciò che viene materialmente introdotto.
Se la novità è la diffida, signor Presidente, non credo che ci troviamo di fronte ad un'autentica novità. Anche oggi le amministrazioni possono essere diffidate, anzi oggi ci sono delle azioni sicuramente molto più efficaci rispetto a quella delineata dal nuovo testo normativo: il codice del consumo, la disciplina in materia di sciopero nei servizi pubblici essenziali, già oggi prevedono la possibilità di agire nei confronti delle pubbliche amministrazioni che risultino inadempienti.
Infine, un'ultima considerazione: qui si prevede la possibilità di rivolgersi al TAR e attendere una sentenza del TAR senza prevedere un percorso più celere rispetto a quelli ordinari. Ritengo che ciò sia assolutamente incomprensibile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capano. Ne ha facoltà.

CINZIA CAPANO. Signor Presidente, vorrei precisare che i consumatori potrebbero disporre già oggi di strumenti di tutela nei confronti dei soggetti erogatori di servizi pubblici se non fosse stata rinviata l'entrata in vigore della class action, prevista dalla legge finanziaria del Governo Prodi. È una tutela di cui ora non dispongono perché l'entrata in vigore è stata rinviata, così che attualmente si trovano nella condizione di avere una regolamentazione relativa alla proposta contenuta in questo testo presentato dal Ministro Brunetta, che ipotizza una legge delega, un'altra regolamentazione ancora in discussione presso la Commissione giustizia della Camera, ed infine un'altra regolamentazione che deriverebbe dall'emendamento dello stesso Ministro Brunetta.
Ci troviamo quindi in una situazione di incertezza del diritto che, da un lato, ritarda l'entrata in vigore della legge, dall'altro la renderà inagibile e non usufruibile per il testo che risulterà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, la credibilità della politica e delle istituzioni è anche nel rapporto tra gli annunci e i fatti.
Credo che il Ministro Brunetta abbia evocato nel Paese aspettative positive. Ora siamo alla prova. Se non ho capito male, stiamo varando un provvedimento che impedisce ai cittadini di presentare ricorsi nei confronti delle aziende fornitrici di luce, gas, trasporti, acqua, e nei confronti di tutti i soggetti erogatori di servizi pubblici con i quali i cittadini impattano direttamente, mentre possono avviare complicati e improbabili procedimenti - che non si sa a quale esito arriveranno - per esempio per un certificato che venga consegnato in ritardo.
Non mi sembra questa la domanda evocata dai cittadini, mi sembra una presa in giro e credo sia necessario che la politica sia seria, altrimenti le istituzioni perdono di peso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

Pag. 17

DONATA LENZI. Signor Presidente, leggo con chiarezza in questo emendamento presentato dalle Commissioni che si amplia il tema ai concessionari di pubblici servizi, introducendo di fatto una «prateria» di possibilità di ricorso. Penso alle autostrade, alla telefonia, alle televisioni.
Si tratta di casi nei quali come si fa a pensare che non vi sia la possibilità di un risarcimento, quando il danno probabilmente ha comportato perdite economiche rilevanti? Temo che alla fine in questo caso non rimanga che ricorrere a «Ti manda Rai 3» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, vorremmo una maggiore coerenza da parte del Governo e di questa maggioranza, perché francamente la class action è già regolata con legge e con una serie di proroghe ne viene rinviata l'entrata in vigore. Inoltre, in Commissione giustizia abbiamo un testo unificato proposto dalla maggioranza, di cui l'onorevole Lo Presti è il relatore, che prevede, tra l'altro, tra le modifiche proprio il risarcimento del danno. Ora nel provvedimento in esame si esclude il risarcimento del danno. Bisogna mettersi d'accordo e creare una semplificazione normativa. È veramente un'incoerenza assoluta e una truffa per i consumatori tutti.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti del Liceo classico «Aristofane» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, vorrei rispondere alle richieste di chiarimenti e alle sollecitazioni che sono venute, su questo tema, dai colleghi dell'opposizione per dare, intanto, alcuni elementi di conoscenza che mi pare siano assenti.
In primo luogo, voglio precisare che non è vero che questa azione di tutela del cittadino non si applichi ai concessionari di pubblici servizi. È vera una cosa diversa, cioè che là dove si persegua un procedimento, non se ne può perseguire un altro su un medesimo fatto, in base al principio generale del diritto del ne bis in idem.
Dovevamo regolare questo aspetto in modo tale da non determinare, per esempio, decisioni contrastanti e, quindi, non ottemperabili. Nel caso in cui i settori siano sottoposti a regolazione e vigilanza da parte di autorità di controllo, abbiamo previsto una procedura in cui se su un medesimo fatto sorge un procedimento presso le autorità di vigilanza e di controllo si estingue l'altro procedimento amministrativo. È un modo attraverso cui si regola la complessità dei procedimenti e si evita che confliggano. Ma è sbagliato dire (come la collega Lanzillotta ha precisato) che non si applica. Si applica, perché si può perseguire questa strada.
Vengo ora alla seconda precisazione di merito. La class action, così come si intende nel diritto anglosassone di common law, non è tale perché produce come effetto il risarcimento. Si tratta di una deformazione, perché il risarcimento è solo un elemento della class action. Per class action si intende quell'azione in cui la pronuncia di un giudice nei confronti di un caso che gli sia stato sottoposto si estende, per analogia, a tutti i casi analoghi, anche se coloro i quali sono riconosciuti nella stessa condizione di chi ha adito quel giudice non lo abbiano fatto. Per questo l'azione è «di classe», cioè individua gli effetti su una classe di soggetti.
Questo è ciò che prevede questo procedimento, il quale, comportando il ripristino dello standard di servizio che è stato violato, produce effetti erga omnes. Pertanto, non si deve guardare al risarcimentoPag. 18 per poter definire un procedimento quale class action, ma ai suoi effetti nella sua manifestazione.
Infine, vengo alla terza precisazione. Non vi è stata legge in Italia, fino ad ora, che prevedesse un'azione di questo tipo, che deve costituire un deterrente, nei confronti della pubblica amministrazione. Fino ad ora la pubblica amministrazione, nel caso in cui non ottemperasse ai suoi doveri o li omettesse, non andava incontro ad un ricorso procedimentale che consentisse il ripristino di una certa situazione per tutti coloro i quali venivano a trovarsi nella condizione di avere subito una lesione dei loro interessi. Oggi questo procedimento viene introdotto.
È chiaro che non si può agire solamente in nome di un po' di propaganda. Infatti, vorrei ricordare che la cosiddetta class action fu introdotta dal Governo Prodi con un emendamento-ricatto nella legge finanziaria (ero al Senato allora) dagli allora colleghi Manzione e Bordon, dai quali dipendevano le sorti della legge finanziaria. Introdussero un emendamento in un punto in cui non c'entrava niente, senza discussione preliminare di sorta, che non prevedeva un filtro all'azione temeraria e che non affermava nulla sulla legittimazione dei soggetti che potevano esercitare l'azione collettiva che, se fosse rimasta come tale, avrebbe costituito una leva per scassare l'ordinamento e non per dotarlo di uno strumento di tutela del cittadino.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Dico di più: era costruita in modo tale da favorire quelle contro-lobby le quali, costituite in studio legale, dato che non abbiamo un sistema di filtro dei soggetti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Stracquadanio...

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, posso finire di chiarire? È importante.

PRESIDENTE. D'accordo, però mancano 10 secondi.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Ho dieci secondi. Vi deve essere un sistema per cui il cittadino consumatore deve essere tutelato e non la lobby dei consumeristi che non hanno rappresentatività.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, intervengo per fare una breve precisazione. La collega Ferranti evidentemente non ha forse ben letto il testo che abbiamo presentato in Commissione giustizia sulla class action. Quel testo non riguarda affatto l'azione collettiva nei confronti della pubblica amministrazione. Essa viene regolata esclusivamente da questa legge e quel testo riguarda più in generale l'azione collettiva da sviluppare nel sistema, ma non, cara collega, la pubblica amministrazione.
Quindi, parlare impropriamente di risarcimento del danno presente in quel testo, con riferimento all'azione collettiva da sviluppare nei confronti dei privati, ovviamente ingenera soltanto confusione. Si tratta di due piani distinti e separati. Il Governo ha ritenuto di procedere in questa fase e correttamente è stato sottolineato dalla collega Bernini qual è lo scopo di questo impianto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, se al banco del Governo vi fosse anche il Ministro Calderoli, credo che si metterebbe le mani nei capelli a proposito di semplificazione, sia per la norma, sia per le motivazioni che sono state addotte fino a questo momento. L'onorevole Stracquadanio ci ha spiegato come si possano complicare le cose semplici, inserendo ulteriori procedure che, in realtà, hanno il Pag. 19fine di sottrarre sostanzialmente i diritti dei cittadini. Viene inserito il reclamo, che ha la funzione di essere uno specchietto per le allodole ed impedire poi sostanzialmente che si possa richiedere il risarcimento.
Vorrei anche dire all'onorevole Stracquadanio, che era al Senato e non lo sa, che sulla class action la Camera nella scorsa legislatura, in particolare nella Commissione giustizia, ha lavorato moltissimo: sono state fatte molte audizioni, è stato predisposto un testo discusso e approvato in modo molto largo che è stato poi recepito nell'emendamento al Senato; non è stata una cosa estemporanea, ma il risultato di un lavoro molto faticoso e lungo che poi è approdato in quel testo. È esattamente così.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.301 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 484
Astenuti 22
Maggioranza 243
Hanno votato
256
Hanno votato
no 228).

Prendo atto che i deputati Libè e Ciocchetti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Zaccaria ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Saltamartini 3.2.
Prendo atto che il presentatore accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ricordo che l'emendamento Bernini Bovicelli 3.3 è stato ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 3.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 507
Astenuti 1
Maggioranza 254
Hanno votato
224
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che la deputata Schirru ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Libè ha segnalato che non è riuscito a votare.
Avverto che l'emendamento Nizzi 3.47 è stato ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 3.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato
57
Hanno votato
no 451).

Prendo atto che il deputato Ciccanti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vassallo 3.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vassallo. Ne ha facoltà.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, questo provvedimento contiene un'innovazione di un certo rilievo che viene presentata come una delle architravi Pag. 20su cui si regge in generale l'iniziativa che dovrebbe rendere più efficace le attività di valutazione e più effettiva la trasparenza nelle amministrazioni pubbliche. Quest'architrave dovrebbe essere costituita dall'organismo che viene previsto al comma 2, lettera f) dell'articolo 3: si tratta di un organismo centrale per la trasparenza e la valutazione. Per metterlo in piedi il provvedimento mette in gioco anche risorse non disprezzabili: 4 milioni di euro per il 2009 e 8 milioni per il 2010. Questi soldi sarebbe il caso che fossero spesi in maniera appropriata. Ma nel modo in cui vengono definiti lo status giuridico e le funzioni di questo organismo, vi sono, a nostro avviso, alcune ambiguità che sarebbe preferibile chiarire.
Innanzitutto, per quanto riguarda lo status giuridico di questo organismo che dovrebbe garantire l'indipendenza propria della missione che gli viene attribuita, la proposta che noi stiamo per votare, se non fosse emendata, adotterebbe una formula compromissoria. Inizialmente l'idea che ci fosse questo organismo è stata avanzata anche dal Partito Democratico al Senato, avanzando l'ipotesi che la configurazione giuridica di questo organismo fosse quella propria delle autorità, che è quella più appropriata se si considerano le funzioni di cui pure brevemente poi parlerò. Il Governo invece aveva inizialmente proposto che fosse collocato all'interno del Dipartimento della funzione pubblica, quindi in una posizione servente dell'autorità governativa. La soluzione compromissoria che ci viene proposta, che non è chiara, sarebbe quella di collocare questo organismo all'interno dell'ARAN, nonostante le sue funzioni non siano quelle relative alla contrattazione dell'ARAN stesso.
Con questo emendamento 3.10, noi proponiamo che quanto meno gli venga attribuito lo status di agenzia indipendente in senso proprio. Ne approfitto anche per precisare che il testo attuale, oltre a collocare impropriamente questo organismo all'interno dell'ARAN, definisce in un altro passaggio che questo organismo dovrebbe operare in collaborazione con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Dipartimento della funzione pubblica. Sostanzialmente con questa ulteriore precisazione si riproduce l'idea originaria di un organismo collegato strettamente con il Dipartimento della funzione pubblica.
Quindi, anche per questa ragione è stato presentato l'emendamento 3.29, che reca sempre la prima firma e che evito di illustrare, il quale propone di specificare che l'organismo in questione si avvalga della collaborazione di una serie di altre istituzioni che possono fornire dati, e non operi in collaborazione, ma semmai abbia diritto ad accedere ai dati che possono essere forniti, tra gli altri, dal dipartimento, così come dall'ARAN, dalla Banca d'Italia e dal sistema statistico nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vassallo 3.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 511
Astenuti 2
Maggioranza 256
Hanno votato
245
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 3.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 21
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 510
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato
242
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che i deputati Ruggeri e Mazzarella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Dal Lago 3.12.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Dal Lago 3.12 accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Delfino 3.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, stiamo esaminando una questione rilevante rispetto alla quale credo che occorra un supplemento di riflessione, che noi già abbiamo sottoposto nelle Commissioni, ribadendo che vi sono alcuni principi che condividiamo e che in questa sede vogliamo ricordare. La valutazione e il controllo sono essenzialmente strumenti di direzione che certamente devono essere approntati ed utilizzati in modo professionalmente corretto, ma che, a nostro giudizio, non possono essere indipendenti dalla volontà e dalla responsabilità della direzione strategica, politica ed operativa.
Il disegno di legge al nostro esame deve tenere conto anche di un altro principio, nell'ambito dei criteri di delega, ossia della straordinaria diversità delle pubbliche amministrazioni per tipo di attività svolte dai beneficiari. Inoltre, abbiamo sostenuto che è assolutamente necessario evitare che la fissazione di standard minimi determini un allineamento verso il basso del servizio offerto, rischio che si corre inevitabilmente qualora essi vengano utilizzati ai fini della comparazione fra amministrazioni molto diverse tra di loro.
Dunque, proponiamo un emendamento soppressivo della lettera b), comma 2, dell'articolo 3, perché, a nostro avviso, essa suscita alcune perplessità, dal momento che prefigura la realizzazione di un sistema di indicatori di produttività e di qualità del rendimento del personale correlato al rendimento individuale e al risultato conseguito dalla struttura. Secondo noi, tale previsione non solo si pone in controtendenza rispetto a tutta l'evoluzione a livello internazionale che distingue nettamente tra valutazione delle performance e valutazione del personale, ma prefigura altresì - ecco perché qualche volta abbiamo parlato di norme di principio anche condivisibili, ma in questo caso non è così - un'impossibilità tecnica, dal momento che non esiste, per quanto sia di nostra conoscenza, alcun sistema di indicatori che sia in grado di rispondere a tutti questi requisiti.
Pertanto noi, che pure abbiamo un'attenzione, lo voglio ribadire prima del voto, verso questa azione del Governo, riteniamo che la previsione specifica in esame sia contraddittoria e non raggiunga gli effetti auspicati da noi e anche dal Governo.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 11,35)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 3.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 501
Maggioranza 251
Hanno votato
52
Hanno votato
no 449).

Prendo atto che i deputati Di Stanislao e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.Pag. 22
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 3.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 513
Maggioranza 257
Hanno votato
247
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che la deputata Giammanco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 3.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 505
Astenuti 1
Maggioranza 253
Hanno votato
245
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che il deputato Berretta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vassallo 3.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 508
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato
244
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vassallo 3.17, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato
249
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 3.18, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 514
Votanti 509
Astenuti 5
Maggioranza 255
Hanno votato
96
Hanno votato
no 413).

Prendo atto che la deputata Froner ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santagata 3.19, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 23

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 513
Maggioranza 257
Hanno votato
247
Hanno votato
no 266).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lanzillotta 3.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del Governo sugli emendamenti 3.20 e 3.26 da me presentati che mettono al centro il ruolo del dirigente nel processo di valutazione. Il fatto che il dirigente svolga in modo autonomo e responsabile le proprie funzioni di organizzazione deve rappresentare un elemento di valutazione dello stesso dirigente. Dunque, se vogliamo sottrarre ad una serie di condizionamenti impropri l'organizzazione delle amministrazioni pubbliche, dobbiamo responsabilizzare la dirigenza. Orientare all'esercizio attivo di compiti (che talvolta non sono facili all'interno delle micro-organizzazioni) è possibile solo se lo svolgimento effettivo della funzione valutativa è parte integrante e decisiva della valutazione del dirigente stesso. Quindi, raccomando l'emendamento e penso che sarebbe stata forse utile una valutazione favorevole anche da parte del Governo e della maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mattesini. Ne ha facoltà.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare quanto detto dall'onorevole Lanzillotta, in quanto mettere al centro il dirigente significa mettere al centro dell'efficienza della pubblica amministrazione l'organizzazione e le procedure. Infatti, senza che vi sia un'organizzazione e una procedura certa non ci può essere una seria e rigorosa valutazione del singolo dipendente. Nell'ordine cronologico presente nel testo proposto dal Governo, invece, si parla prima del singolo dipendente e solo successivamente dell'eventuale lavoro del dirigente.
Credo, invece, che la proposta formulata dall'onorevole Lanzillotta sia volta a dare certezza di una valutazione seria e rigorosa e, nel contempo, introduca come elemento fondamentale (assente tra l'altro nel provvedimento) il tema dell'organizzazione e delle procedure.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 3.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 513
Maggioranza 257
Hanno votato
245
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che il deputato Pisacane ha segnalato che non è riuscito a votare, che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Cassinelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santagata 3.21, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 513
Maggioranza 257
Hanno votato
247
Hanno votato
no 266).Pag. 24

Passiamo alla votazione dell'emendamento Paladini 3.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo presentato questo emendamento, affinché si considerasse la consultazione delle organizzazioni degli utenti e dei consumatori per la designazione dei membri degli organismi di controllo e valutazione. Ci dispiace che sia stata tolta nell'emendamento precedente, perché inammissibile, la questione riguardante ciò che nella presente legislatura il disegno di legge delega d'iniziativa del Ministro Brunetta ha inserito, come previsione, nell'ambito del riordino dell'ARAN. Si tratta di un'istituzione in posizione autonoma e indipendente di un organismo centrale, con il compito di indirizzare, coordinare e sovrintendere all'esercizio indipendente della funzione di valutazione, di garantire la trasparenza e di assicurare la comparabilità e la visibilità di indici di andamento gestionale.
Avremmo voluto che tale organismo fosse composto in maniera diversa e non solo dai cinque componenti nominati dal Governo. Per questo motivo, i problemi sono molteplici e riguardano il potere di nomina a cura solo del Governo, il costo e la durata dell'organismo e la definizione della trasparenza. È chiaro, quindi, che avremmo voluto all'interno delle modifiche specifiche l'inserimento di una valutazione diversa e, quindi, anche la consultazione delle organizzazioni degli utenti e dei consumatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, credo che escludere i consumatori e le loro organizzazioni rappresentative dal potere d'intervenire su questioni che attengono al giudizio sulla valutazione dei comportamenti della pubblica amministrazione sia andare contro l'evidenza.
In questo momento non ho sotto mano il foglio, ma mi viene da ridere, perché nel 2003 sei Ministri (che attualmente sono Ministri e lo erano anche nel 2003) hanno firmato un atto, un progetto in cui si poneva la customer satisfaction, ossia la soddisfazione del consumatore, al primo posto. Oggi che chiediamo una partecipazione dei consumatori, si dice di no. Mi pare che siamo arrivati ad un livello di incoerenza assolutamente inimmaginabile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 3.22, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 511
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato
246
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Paladini 3.23 e Delfino 3.24, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 509
Astenuti 2
Maggioranza 255
Hanno votato
50
Hanno votato
no 459).

Pag. 25

Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Paladini e Palomba hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 3.25, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato
239
Hanno votato
no 267).

Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'emendamento Lanzillotta 3.26, proposta dalle Commissioni.

LINDA LANZILLOTTA. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. A seguito della riformulazione proposta dalle Commissioni dell'emendamento Lanzillotta 3.26, accettata dai presentatori, il medesimo emendamento verrà posto in votazione dopo l'emendamento Paladini 3.27.
Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 3.27, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 516
Votanti 515
Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato
250
Hanno votato
no 265).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 3.26, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 516
Votanti 512
Astenuti 4
Maggioranza 257
Hanno votato
502
Hanno votato
no 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santagata 3.28, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 516
Votanti 515
Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato
252
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che la deputata Mogherini Rebesani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vassallo 3.29, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 517
Maggioranza 259
Hanno votato
250
Hanno votato
no 267).Pag. 26

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 3.30, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 517
Maggioranza 259
Hanno votato
252
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Taddei ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vassallo 3.31...

SALVATORE VASSALLO. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Sta bene. Revoco l'indizione della votazione. Prego, onorevole Vassallo, ne ha facoltà.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, così come avevo anticipato in un intervento precedente, credo sia utile che l'Aula si soffermi su questo punto. Ripeto, questo organismo centrale di cui si parla, per il quale vengono investite risorse non marginali, è definito in maniera impropria per quanto riguarda il suo status giuridico ed imprecisa per quanto riguarda le sue funzioni: non è chiaro esattamente quali siano la natura ed il ruolo di questo organismo. Pertanto, così come propongo con il mio emendamento 3.31 e, in parte, con il mio emendamento 3.32, bisognerebbe almeno precisare con certezza che questo organismo abbia quattro fondamentali funzioni: innanzitutto, diffondere buone pratiche su valutazione e trasparenza; in secondo luogo, verificare che le amministrazioni predispongano ed attuino i programmi per la trasparenza, di cui si parla in un altro passaggio del provvedimento; in terzo luogo, definire i metodi per la rilevazione degli indicatori di efficienza (che servono alla valutazione comparativa, che costituisce la parte più consistente e rilevante del lavoro di questo organismo) ed i criteri attraverso i quali le singole amministrazioni definiscono i loro indicatori di andamento gestionale per la valutazione interna; infine, presiedere all'attività di benchmarking complessivo delle amministrazioni, o meglio di gruppi di amministrazione omologhe, anche attraverso una relazione con dati comparativi che, a mio avviso, dovrebbe essere presentata al Parlamento, oltre che pubblicata (così come sembra dallo spirito complessivo di questo provvedimento), in modo che sia visibile a tutti gli operatori ed ai cittadini.
Vi sono poi specificazioni che, di conseguenza, credo che la delega dovrebbe contenere, riguardo alla qualificazione dei componenti dell'agenzia medesima.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vassallo 3.31, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 516
Votanti 515
Astenuti 1
Maggioranza 258
Hanno votato
251
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che la deputata Bernini Bovicelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vassallo 3.32, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 27

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato
251
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che l'emendamento Paladini 3.33 è stato dichiarato inammissibile.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 3.34, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 512
Astenuti 1
Maggioranza 257
Hanno votato
54
Hanno votato
no 458).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mattesini 3.35, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato
248
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 3.36, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 515
Votanti 512
Astenuti 3
Maggioranza 257
Hanno votato
58
Hanno votato
no 454).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vassallo 3.38, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 504
Astenuti 1
Maggioranza 253
Hanno votato
235
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che il deputato Sisto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Mogherini Rebesani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 3.39, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 516
Astenuti 3
Maggioranza 259
Hanno votato
54
Hanno votato
no 462).

Pag. 28

Prendo atto che il deputato Ciccanti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 3.40, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato
247
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che il deputato Pisacane ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Di Virgilio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santagata 3.41, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pregherei l'onorevole Viola, se proprio non riesce a resistere alla tentazione di votare anche per il collega, di farlo stando almeno seduto, perché da qui anche un cieco la vede. Ovviamente, è un modo garbato per invitare a non votare per i colleghi assenti. Vale per l'onorevole Viola, come per i tanti altri.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 442
Votanti 441
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato
196
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che i deputati Delfino, Sarubbi, Berretta, Monai, Cimadoro, Compagnon, Volontè, Palomba, Siragusa, Bellanova e Dionisi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Ciccanti, Lehner e Brigandì hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 3.42, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato
242
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che il deputato Sarubbi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.300 delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Berretta. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BERRETTA. Signor Presidente, nelle Commissioni è accaduto che, a fronte di un emendamento della Lega, che chiedeva sostanzialmente di accentrare nei presidenti delle province e nei sindaci il potere di valutare i dirigenti, si è prevista questa sorta di accomodamento, che è fittizio. Si prevede che i sindaci e i presidenti delle province provvedano alla nomina dei nuclei di valutazione. Questa circostanza, salvo che non ci siano stati cambiamenti recenti della disciplina, che non mi risultano, non aggiunge nulla a ciò che già oggi avviene. Evidentemente, la Lega si è voluta accontentare - non so per quale ragione - di un contentino che non esiste, forse per issare una bandierina, ma le bandierine non servono a molto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

Pag. 29

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, questo emendamento, riformulato dalle Commissioni, tocca un problema, secondo noi, non secondario, quello di avere la possibilità di una valutazione secondo criteri e metodologie stabilite dal provvedimento, non direttamente, come prevedeva inizialmente l'emendamento della collega Dal Lago ed altri, ma andando ad istituire i nuclei di valutazione, cui è affidato il compito di effettuare la valutazione dei dirigenti.
Noi, su tutta la questione del riordino degli organismi che svolgono funzioni di controllo e di valutazione, a partire dall'istituzione della procedura all'interno l'ARAN, certamente di questo organismo centrale, abbiamo espresso, sia in fase di discussione sulle linee generali sia in Commissione, delle perplessità, ma sostanzialmente ci rendiamo anche conto che si deve procedere nella direzione di un cambiamento e di una modernizzazione, della possibilità che anche l'organo che ha responsabilità politica, che dirige le strategie più complessive della pubblica amministrazione nel singolo ente, possa, in qualche modo, verificare al meglio gli incarichi dirigenziali.
Per cui, fermo restando queste perplessità, ci asterremo su questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.300 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 460
Astenuti 47
Maggioranza 231
Hanno votato
263
Hanno votato
no 197).

Prendo atto che la deputata Lanzillotta ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario e che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che il deputato Palomba ha segnalato che avrebbe voluto astenersi e che la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo all'emendamento Saltamartini 3.43. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

BARBARA SALTAMARTINI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ricordo che l'emendamento Bernini Bovicelli 3.44 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Delfino 3.45.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, noi siamo qui a confermare una battaglia che avevamo fatto già nell'altra Camera, al Senato, perché riteniamo che le società quotate e quelle da esse direttamente partecipate operano in conformità con le regole di mercato, che impongono loro di creare valore per i propri azionisti e di rispondere agli investitori, anche alla luce dei principi costituzionali di tutela del risparmio. Tali regole tendono, altresì, ad assicurare, oltre alla trasparenza e alla correttezza dei rapporti, il corretto funzionamento dei meccanismi concorrenziali, spingendo i diversi operatori alla ricerca della massima efficienza e qualità del servizio prestato a beneficio degli utenti finali. Per tali caratteristiche e per il fatto di operare in contesti e secondo regole totalmente diverse, le società quotate, anche nell'ipotesi in cui siano concessionarie di servizi pubblici, non possono essere equiparate alla pubblica amministrazione. Ugualmente, tale equiparazione non ha ragion d'essere nei confronti di quelle società in cui un soggetto pubblico detenga una partecipazione inferiore alla metà del capitale sociale. Queste ultime,Pag. 30 pur essendo concessionarie di servizi pubblici, operano come società private e, come tali, sono già assoggettate alla disciplina della cosiddetta class action privatistica di cui al Codice del consumo.
Tale interpretazione, infine, risulta coerente con la recente revisione della disciplina della responsabilità per danno erariale, che ha circoscritto l'ambito di intervento della Corte dei conti e la conseguente configurazione di ipotesi di danno erariale in capo agli amministratori della pubblica amministrazione e delle società in cui lo Stato detenga più del 50 per cento del capitale sociale.
Per questo motivo, secondo noi, è necessario operare una netta distinzione in termini di applicazione. Su questo emendamento, quindi, chiediamo l'attenzione e l'approvazione del Parlamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 3.45, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 504
Astenuti 3
Maggioranza 253
Hanno votato
55
Hanno votato
no 449).

Ricordo che gli emendamenti Bernini Bovicelli 3.46 e Nizzi 3.47 sono stati ritirati.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 3.50, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato
241
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che il deputato Pizzetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Bobba ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che i deputati Sani e Sanga hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Paladini 3.51 e Lanzillotta 3.52, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 509
Maggioranza 255
Hanno votato
245
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che i deputati Paladini e Mogherini Rebesani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Sani e Sanga hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Berretta 3.53, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

Pag. 31

(Presenti 506
Votanti 492
Astenuti 14
Maggioranza 247
Hanno votato
232
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Saltamartini 3.54 e 3.55 accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 3.56, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 503
Astenuti 3
Maggioranza 252
Hanno votato
242
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che il deputato Pisacane ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lanzillotta 3.58.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, vorrei illustrare l'emendamento in esame, soprattutto per far capire ai colleghi di cosa si tratta. Questo Comitato tecnico-scientifico è quello che fino ad oggi si è occupato esattamente delle cose di cui si dovrà occupare l'Agenzia per la valutazione, cioè le modalità per definire gli obiettivi strategici, i modi in cui i Ministeri devono procedere a questa attività, le metodologie per la valutazione, ed è composto da persone che hanno più o meno la professionalità dei membri che dovranno essere nominati nel nuovo organismo per la valutazione. Naturalmente non dipende dal Ministro Brunetta, perché questo Comitato dipende dal Ministro per l'attuazione del programma di Governo, dal Ministro Rotondi, è quindi ubicato nell'altro palazzo della Presidenza: è il Comitato attualmente presieduto dall'onorevole Cirino Pomicino, ma visto che questo Governo ha fatto sua la bandiera della lotta agli sprechi, della lotta alle poltrone, della riduzione della spesa pubblica, penso che una volta che nasce il nuovo organismo, questo almeno, che fa esattamente le stesse cose nell'ambito del Governo, dovrebbe essere soppresso, perché non se ne capisce più l'utilità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 3.58, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 505
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato
244
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che l'emendamento Paladini 3.59 è stato dichiarato inammissibile.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.200 (Nuova formulazione) del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, l'emendamento in esame ha un significato molto grave a nostro avviso, per due aspetti: prima di tutto perché ripristina Pag. 32il costo della struttura, pari a 8 milioni di euro l'anno, che sono una cifra cospicua, dopo che la Commissione bilancio nel precedente parere aveva valutato che l'organismo avrebbe potuto funzionare esattamente con la metà di queste risorse, 4 milioni, che sono già una somma abbastanza consistente. Ma il Governo, non volendo sprecare (si fa per dire) 4 milioni di euro che avanzavano nella sua disponibilità, ha deciso di destinare l'utilizzo, a partire dal 2010, della restante somma di 4 milioni di euro a progetti sperimentali e innovativi.
Ma quel che più, a mio avviso, è grave è che questi progetti, e quindi l'allocazione delle risorse, sarà decisa con decreto interministeriale del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione di concerto col Ministro dell'economia e delle finanze. Questa modalità è del tutto incompatibile con la dislocazione di tale organismo in una posizione di terzietà, di autonomia e di indipendenza rispetto al Governo, perché dev'essere una struttura al servizio di tutto il sistema istituzionale. Credo quindi che non solo è grave perché il costo poteva essere utilmente dimezzato e queste somme risparmiate, quanto perché pone l'organismo nel suo funzionamento sotto il controllo del Governo, snaturandone quindi la fisionomia e facendo venir meno, almeno in parte, una di quelle che erano state le caratteristiche che al Senato erano state più apprezzate, quelle cioè di sottrarre l'organismo all'ambito governativo e porlo in una situazione di indipendenza. Per questo motivo noi voteremo contro l'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, riteniamo di essere davanti alla previsione di nuove iniziative, e cioè di progetti sperimentali ed innovativi, che tendono in qualche misura a confliggere con altre realtà, ad esempio la Scuola superiore per la pubblica amministrazione, che potrebbe in larga misura sviluppare processi di formazione del personale preposto alle funzioni di controllo e di valutazione e migliorare, attraverso proprio l'approfondimento dei processi formativi, le finalità previste dall'utilizzo di queste risorse.
Oltre a ciò, riteniamo che su tale questione finanziaria queste risorse avrebbero potuto essere meglio ottimizzate nel loro utilizzo, mantenendole naturalmente con quelle funzioni di terzietà di un organismo che non dipendeva direttamente dal Governo, come ha già ricordato la collega Lanzillotta.
Per tali ragioni, preannuncio il nostro voto contrario sull'emendamento 3.200 (Nuova formulazione) del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, da molti anni si parla di dare efficienza alla pubblica amministrazione e di elevarla attraverso una rivisitazione, ma il provvedimento in discussione, che doveva recare una riforma con caratteri essenziali di innovazione, ci ha fatto capire invece, soprattutto con l'emendamento ora in esame (ma non è l'unico, ve ne sono anche moltissimi altri), la caratterizzazione di questa riforma, e cioè la politicizzazione della pubblica amministrazione.
Si elimina naturalmente quella che è la terzietà non solo da questi modelli, ma anche dalla Corte dei conti, per ciò che riguarda i consumatori ed anche e soprattutto in riferimento a quello che sarà il calvario concernente la class action con la mancanza naturalmente del risarcimento, che non è stato previsto.
Da ciò si capisce l'essenza del modello del provvedimento al nostro esame e soprattutto a che cosa esso serve. Pertanto, esprimeremo un voto contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamentoPag. 33 3.200 (Nuova formulazione) del Governo, accettato dalle Commissioni.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 506
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato
263
Hanno votato
no 243).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santagata 3.63, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato
241
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che il deputato Colaninno ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 3.80. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, richiamo non l'attenzione sua - che è ordinariamente attento - ma quella del Governo, in particolare, mi permetterei, del Ministro Vito, invitando a leggere il contenuto del mio emendamento.
Esso reca esattamente il contenuto del testo presentato dal Governo, soltanto che riformula, su osservazione del Comitato per la legislazione, una modifica implicita al codice sul trattamento dei dati personali e sulla privacy approvato nel 2003, formulando come novella una modifica che risulta implicita.
È tecnicamente un atto dovuto, e ricordo ai colleghi di quest'Aula - e alla maggioranza soprattutto - che recentemente avete approvato l'articolo 25 dell'atto Camera 1441-bis, che recita: ogni norma diretta a sostituire, modificare o abrogare norme vigenti ovvero a stabilire deroghe, indica espressamente il testo che modifica.
Credo che siamo di fronte ad un testo - tra l'altro vi è una circolare in proposito, che riguarda la Presidenza della Camera, la Presidenza del Senato e anche la Presidenza del Consiglio - che afferma che quando si modificano testi precedenti, in particolare codici, ciò deve essere fatto con la tecnica di una novella, perché così i poveri cittadini che devono capire dove va a ricadere la norma, vanno a leggere il testo unico o il codice e lì trovano il testo modificato.
Dunque sinceramente non capisco: visto che deve tornare al Senato, visto che il Comitato per la legislazione propone questa formulazione, chiederei di modificare il parere, considerato che il testo è quello, e accogliere l'elementare emendamento in esame.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo, consultato anche il Ministro Brunetta, prende atto della sollecitazione dell'onorevole Zaccaria, e attento alle questioni di buona qualità della legislazione e al parere del Comitato per la legislazione esprime parere favorevole all'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Il relatore?

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Pag. 34Presidente, anche le Commissioni modificano il suo parere e ringrazia l'onorevole Zaccaria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.80, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 500
Astenuti 4
Maggioranza 251
Hanno votato
498
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Mazzuca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

È conseguentemente precluso l'emendamento Lanzillotta 3.64.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 293
Astenuti 217
Maggioranza 147
Hanno votato
271
Hanno votato
no 22).

Prendo atto che il deputato Vassallo ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, intervengo per chiederle la possibilità di riunire il Comitato dei diciotto, al fine di valutare un paio di questioni non particolarmente rilevanti: credo sia necessario un quarto d'ora.

PRESIDENTE. Sta bene. Accogliendo la richiesta dell'onorevole Saglia, sospendo la seduta fino alle ore 12.25.

La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 12,30.

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione era stato approvato l'articolo 3.
Avverto che le Commissioni hanno presentato l'emendamento 6.300, che è in distribuzione.
Risulta alla Presidenza che i rappresentanti dei gruppi abbiano rinunciato al termine per la presentazione dei subemendamenti riferiti all'emendamento delle Commissioni 6.300.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2031-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2031-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere i pareri delle Commissioni sulle proposte emendative presentate all'articolo 5.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Paladini 5.1.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Lanzillotta 5.2, purché il comma 1 venga riformulato, nel senso di sostituire le parole da: «anche attraverso la ridefinizione», fino alle parole: «successive modificazioni», con la Pag. 35formulazione proposta dall'onorevole Lanzillotta, e mantenendo, quindi, l'ultima parte del comma inalterata.
Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Delfino 5.3, mentre formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Delfino 5.4 e Lo Monte 5.5.
Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Delfino 5.6 e Santagata 5.7, mentre formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Di Biagio 5.8.
Le Commissioni esprimono parere contrario sui successivi emendamenti Paladini 5.9, Santagata 5.10 e Lanzillotta 5.11 e 5.12, mentre raccomandano l'approvazione del loro emendamento 5.300.
Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Lanzillotta 5.13, mentre formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Delfino 5.14 e Lo Monte 5.15.
Le Commissioni esprimono parere contrario sui successivi emendamenti Santagata 5.16, Lanzillotta 5.17, Paladini 5.18, Pisicchio 5.19, Paladini 5.20 e Lanzillotta 5.21, mentre formulano un invitano al ritiro degli identici emendamenti Delfino 5.23 e Lo Monte 5.24, altrimenti il parere è contrario.
Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Miotto 5.26, Lenzi 5.29, Berretta 5.30, Delfino 5.31 e 5.32, sugli identici emendamenti Paladini 5.33 e Lanzillotta 5.34, Lanzillotta 5.35 e Miotto 5.36, mentre formulano un invito al ritiro dell'emendamento Saltamartini 5.38, altrimenti il parere è contrario.
Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Ghizzoni 5.39 ed invitano al ritiro dell'emendamento Lo Monte 5.41, altrimenti il parere è contrario.
Infine, Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Miotto 5.42, Pedoto 5.44, Miotto 5.45, Tidei 5.46, Delfino 5.47 e Miotto 5.48.

PRESIDENTE. Il Governo?

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, alla luce del parere espresso dal relatore della I Commissione preannuncio il ritiro, così come richiesto, degli emendamenti a nostra firma, non dimenticando, però, di rimarcare e di sottolineare che in molte votazioni il voto del Movimento per l'Autonomia è stato determinante.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 5.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 473
Maggioranza 237
Hanno votato
227
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che i deputati Tocci, Cuperlo, Mazzarella e Mattesini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lanzillotta 5.2.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione proposta dal relatore.

LINDA LANZILLOTTA. Si, signor Presidente, accetto la riformulazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamentoPag. 36 Lanzillotta 5.2, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 481
Votanti 480
Astenuti 1
Maggioranza 241
Hanno votato
475
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che i deputati Zucchi e Cuperlo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 5.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato
241
Hanno votato
no 237).

Prendo atto che la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che i deputati Distaso e Bobba hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che i deputati De Nichilo Rizzoli, Mattesini, Barbaro, Caldoro, Oliverio, Argentin e Di Virglio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto.
Gli uffici mi dicono che l'approvazione dell'emendamento Delfino 5.3 non preclude la votazione di altri emendamenti e che si può proseguire.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Delfino 5.4 e Lo Monte 5.5, per il quale vi è un invito al ritiro a cui l'onorevole Iannaccone ha dichiarato di voler accedere. Chiedo all'onorevole Delfino se vi acceda anch'egli.

TERESIO DELFINO. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 5.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 499
Maggioranza 250
Hanno votato
241
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che i deputati Mottola e Giammanco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 5.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 501
Maggioranza 251
Hanno votato
240
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che il deputato Renato Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.Pag. 37
Prego i colleghi di astenersi dal votare per interposta persona.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santagata 5.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Mussolini, la prego di non votare per il collega.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Sta in bagno...

PRESIDENTE. Se sta in bagno, voterà direttamente appena torna.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 461
Votanti 460
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato
221
Hanno votato
no 239).

Prendo atto che il deputato Bobba ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, credo che - fermo restando il fatto che non è corretto votare per il vicino - questa Camera, come qualsiasi altro posto di lavoro, debba prevedere delle pause, a cadenza oraria, per espletare i propri bisogni fisiologici (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). Lo dico proprio per evitare il voto doppio, signor Presidente, e specialmente per i deputati anziani, come me, affetti da patologie, che richiedono questi interventi.
Tenga presente, signor Presidente, che ad ogni singolo voto, ogni singolo parlamentare esprime il mandato che ha ricevuto dal popolo. Quindi, anche saltare una sola votazione è un fatto grave, in riferimento alla democrazia.

PRESIDENTE. Onorevole Brigandì, lei è un uomo di spirito, quindi colgo il senso profondo del suo intervento che, del resto, in una stagione carnascialesca è lecito. Ricordo, comunque, che la sospensione c'è stata esattamente cinque minuti fa (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).
Passiamo all'emendamento Di Biagio 5.8.
Prendo atto che il presentatore accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 5.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
239
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere il voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santagata 5.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

Pag. 38

(Presenti 489
Votanti 488
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato
239
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 5.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
237
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che la deputata Lanzillotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lanzillotta 5.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, credo che il principio contenuto in questo criterio sia sostanzialmente inaccettabile, così com'è formulato.
Ricordo che il Comitato per la legislazione ha detto che l'articolo 5, comma 2, lettera f) (che include tra i principi e criteri direttivi della delega prevista dal medesimo articolo in materia di dirigenza pubblica che l'accesso alla I fascia dirigenziale avvenga mediante il ricorso a procedure selettive pubbliche concorsuali per una percentuale di posti), lascia una discrezionalità immensa al Governo nell'eccettuare il principio generale dell'accesso per pubblico concorso contenuto nella Costituzione.
Occorreva indicare un numero, una percentuale, circoscrivere questa possibilità di assumere in altro modo i vertici, ovvero i dirigenti delle funzioni apicali, perché altrimenti facciamo saltare il principio costituzionale.
Credo che, di fronte a questa osservazione, indicare una percentuale che limitasse la discrezionalità fosse un criterio e un suggerimento di buon senso. Avevo presentato un emendamento: è stato detto, giustamente, che aveva margini di discrezionalità ed è stato dichiarato irricevibile. Ma ora la discrezionalità che resta è immensa.
Pertanto, mi rivolgo al Governo per chiedere in quale misura vuole introdurre eccezioni al principio costituzionale che prevede l'accesso ai posti pubblici attraverso concorso. Penso che questa richiesta sia legittima, altrimenti indichiamo un criterio eccessivamente ampio e dunque inaccettabile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 5.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 497
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato
239
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.300 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 39

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato
481
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 5.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 498
Maggioranza 250
Hanno votato
240
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

Passiamo agli identici emendamenti Lo Monte 5.15 e Delfino 5.14. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Lo Monte 5.15 accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore, e che i presentatori dell'emendamento Delfino 5.14 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 5.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato
238
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che i deputati Paladini e Mecacci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Santagata 5.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato
240
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 5.17, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 492
Maggioranza 247
Hanno votato
239
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che i deputati Argentin e Sposetti hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

Pag. 40

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 5.18, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato
242
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che le deputate Argentin, Nirenstein e Velo hanno segnalato che non sono riuscite a votare e che il deputato De Angelis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contario.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Pisicchio 5.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, questo emendamento vorrebbe sostituire al comma 2 la lettera l), al fine di rivedere la disciplina dell'incompatibilità per i dirigenti pubblici.
L'obiettivo è garantire che non possano essere nominate persone che rivestano il ruolo di parlamentare nazionale od europeo, nonché coloro che abbiano rivestito tale ruolo negli ultimi due anni. La stessa incompatibilità si applicherebbe anche ai consiglieri regionali, provinciali e comunali, o a coloro che abbiano rivestito tale ruolo negli ultimi due anni, nonché infine a coloro che abbiano rivestito cariche in partiti politici o in organizzazioni sindacali negli ultimi due anni o che abbiano intrattenuto rapporti continuativi di collaborazione o di consulenza con i predetti soggetti.
L'emendamento in oggetto intende affermare il principio secondo cui il decreto delegato abbia come obiettivo quello di rivedere la disciplina delle incompatibilità dei dirigenti pubblici in modo tale da garantire che non possano essere nominate persone che rivestano il ruolo di parlamentare nazionale od europeo o che abbiano rivestito questo ruolo negli ultimi due anni.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, vorrei precisare all'onorevole Paladini che l'emendamento, così com'è formulato, interviene su di un principio di delega mettendo in discussione una materia costituzionalmente protetta, ovvero la disciplina delle incompatibilità dei parlamentari. Questo è il motivo del parere contrario formulato dalla Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisicchio 5.19, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 496
Astenuti 4
Maggioranza 249
Hanno votato
34
Hanno votato
no 462).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 5.20, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 41
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 499
Astenuti 3
(Maggioranza 250
Hanno votato
26
Hanno votato
no 473).

Prendo atto che il deputato Bragantini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Vaccaro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lanzillotta 5.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula su questo emendamento, che tratta di incompatibilità della dirigenza, non dell'organismo preposto alla contrattazione sindacale o alla gestione delle strutture del personale.
Francamente, sottolineare che il profilo di incompatibilità per i dirigenti pubblici debba rafforzare l'autonomia rispetto alle organizzazioni rappresentative dei lavoratori e alle autorità politiche e non accettare, invece, di rafforzare l'autonomia rispetto agli interessi di volta in volta coinvolti nel settore amministrativo nel quale il dirigente opera, significa veramente avere una visione ossessiva del rapporto tra dirigenza pubblica e sindacato. Infatti, se un'amministrazione si occupa di ambiente, di energia o di industria, i profili di incompatibilità e di conflitto di interesse non sono con il sindacato, ma con settori economici o con i portatori di interessi rispetto ai quali il dirigente deve garantire, per il curriculum che presenta, la propria autonomia e indipendenza.
Pertanto, insisto per la votazione e richiamo il Governo a farsi interprete di questa esigenza, che nell'amministrazione è estremamente forte.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 5.21, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato
246
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

Passiamo agli identici emendamenti Delfino 5.23 e Lo Monte 5.24.
Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Miotto 5.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, volevo intervenire sull'emendamento Delfino 5.23, ma a questo punto non ve ne è più la necessità. In ordine all'emendamento Miotto 5.26, che si riferisce alla eccezione a favore della dirigenza del Servizio sanitario nazionale, ricordo che tale questione era stata sollevata anche dalla Lega Nord con un emendamento precedentemente presentato e dalla Commissione.
Credo che sia necessario un chiarimento da parte del relatore o del Governo, perché nei criteri di delega, giustamente, non si prevedono maggiori oneri per la finanza pubblica e tale concetto va definito. Infatti, se ci riferiamo alla dirigenza medica, si deve ricordare che ora la dirigenza medica, per l'accesso al Servizio sanitario nazionale, occupa tale posizione sin dal primo giorno, poiché non vi sono più i vecchi assistenti e gli aiuti. Dunque, sono tutti dirigenti. Inoltre, faccio presente Pag. 42che già oggi una parte del salario è affidata a una trattativa locale, sulla base dei paletti stabiliti a livello regionale.
In questo modo credo debba essere chiarito il contenuto della lettera dell'articolo 5, comma 2, lettera o), e in particolare se l'espressione «senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica» significhi che, in qualche modo, le risorse che oggi rientrano nella parte variabile della retribuzione e che sono erogate dalle regioni vengono mantenute, in qualche modo, o se rientrano nel 30 per cento.
In secondo luogo, è necessario capire che cosa significa l'espressione «nel medio periodo», perché tale periodo può essere un mese, due mesi o sei mesi.
Il terzo problema è il meccanismo con cui la parte variabile della retribuzione deve essere concessa. Oggi essa rientra in una trattativa aziendale. In ogni azienda sanitaria, in qualche modo, si svolge una trattativa. Non vorremmo, in un futuro, che si tornasse a una discrezionalità da parte di alcuni primari. Ciò non andrebbe a favore dell'efficienza, ma di una certa compiacenza o, forse, di identiche idee.
Faccio notare che in alcune parti d'Italia ancora oggi si diventa primari non solo per meriti ma soprattutto avendo una tessera in tasca. Parlo per cognizione di causa e mi riferisco alla mia regione e a quella del Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, tra le altre cose, faccio presente che ho ascoltato con piacere l'intervento del collega sull'emendamento in esame perché questo consente, forse, un migliore accoglimento da parte dell'Assemblea (almeno così mi auguro).
Stiamo parlando del contenuto di un disegno di legge delega che è molto importante, che si applica a tutta la dirigenza pubblica e che lega il 30 per cento della retribuzione al risultato. Questo fatto è importante e positivo.
Però, non possiamo non segnalare che all'interno della dirigenza pubblica vi è, ovviamente, tutta la dirigenza del Servizio sanitario nazionale e, quindi, tutti i medici che hanno, però, caratteristiche specifiche rispetto alla dirigenza pubblica: certamente vi è un'autonomia decisionale, ma vi sono anche due limiti molto importanti, l'uno costituito dalle direttive dei direttori generali manager e l'altro dal delicatissimo rapporto che c'è fra medico e paziente, un rapporto permeato da contenuti di natura etica e deontologica che sono del tutto specifici e non possono essere sottaciuti.
Peraltro, ci sono notevolissime differenze rispetto alla dirigenza: non solo la media stipendiale è molto inferiore nel mondo sanitario rispetto alla dirigenza pubblica, ma se il dirigente del privato negozia il suo trattamento economico, nella sanità pubblica abbiamo invece un contratto nazionale di lavoro.
Dunque, l'emendamento in esame tende a salvare questa specificità. Sappiamo che ora la retribuzione di risultato non supera il 10 per cento delle retribuzioni ed è molto diseguale sul territorio nazionale.
Allora, qual è il rischio cari colleghi? Il rischio è che l'indicazione degli obiettivi di risultato e le modalità di valutazione siano quasi esclusivamente concentrati su parametri di natura quantitativa. Quando parliamo di salute non possiamo mettere questo elemento al primo posto, altrimenti commetteremmo un grave errore: orienteremmo la politica sanitaria su criteri di produzione di prestazioni che, debbo dire, è un criterio antitetico con l'obiettivo del sistema sanitario che intende, invece, produrre salute.
Peraltro, conosco bene le obiezioni e capisco che spesso si dica che occorre ridurre le liste d'attesa (tutto ciò è sacrosanto), ma non è questo lo strumento per ridurre le liste d'attesa. Le liste d'attesa non si formano perché ci sono dirigenti fannulloni, tanto per capirci, ma al contrario nel nostro sistema vi è un eccesso, talora, di prestazioni che non sono appropriate, tant'è vero che dobbiamo combattere il consumismo attraverso l'introduzionePag. 43 di strumenti che sono più o meno efficaci come i ticket, pensati per l'appunto come ticket moderatori.
Inoltre, abbiamo qualche milione di ore straordinarie lavorate dai dirigenti e non pagate proprio perché dirigenti.
Pertanto, quello sanitario è un sistema nel quale francamente non si può entrare con strumenti che invece vanno benissimo per la pubblica amministrazione, che si occupa di ambiti strettamente amministrativi e dove la produttività si misura dal numero delle pratiche espletate o dalla quantità di lavoro svolto all'interno delle strutture amministrative.
È per questo che riteniamo sia necessario stabilire una maggiore flessibilità, in parte introdotta con l'emendamento delle Commissioni laddove si parla del medio termine. Tuttavia, l'aver lasciato il limite del 30 per cento costituisce un grave danno anche per i trattamenti previdenziali e per l'indennità di fine rapporto di tutta la dirigenza del comparto sanitario. Perciò, mi appello all'Aula per un voto favorevole su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.

LUCIO BARANI. Signor Presidente, le Commissioni riunite affari costituzionali e lavoro hanno ignorato il parere vincolante della Commissione affari sociali su un punto che vorrei rileggere perché ha ottenuto il voto unanime di tutta la Commissione, compreso tutto il nostro gruppo e quello della Lega, laddove, nell'esprimere il nostro parere favorevole, si prevedeva la seguente condizione: «l'articolo 5, comma 2, lettera o), sia modificato al fine di specificare che l'entità della quota fissa della retribuzione, a fini pensionistici, non sia modificata dalla quota del 30 per cento del salario prevista quale premio legato alla produttività».
Perché la Commissione affari sociali ha preso questa decisione?
Per impedire le ricadute negative sul funzionamento del Sistema sanitario nazionale e sulla dirigenza medica in particolare. Viene ribadita la previsione di destinare, nel medio periodo, il 30 per cento del trattamento economico dei dirigenti pubblici al salario di risultato. Questo significa una riduzione secca della retribuzione dei medici dipendenti a carico delle voci a carattere fisso e continuativo sulle quali viene sostanzialmente calcolato il trattamento previdenziale e quello di fine rapporto.
Si tratta, quindi, di una discriminazione nei confronti di oltre centomila medici. Vorrei ricordare, al relatore e al Governo, i centomila medici dipendenti, le cui condizioni economiche e di lavoro sono oggetto di un pesante attacco, malgrado il loro impegno a difesa di un bene costituzionale tutelato, quale la salute dei cittadini. Inviterei il relatore e il Governo a rivedere il loro parere su questo emendamento che è stato presentato anche dalla Lega, e poi ritirato, e che abbiamo presentato anche noi in Commissione (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Barani, il parere della Commissione affari sociali non era vincolante ed è comunque regolarmente pubblicato. Lo faccio presente perché lei ha premesso che il parere a suo avviso era vincolante.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, intervengo per illustrare ai colleghi che sono intervenuti, e che non fanno parte delle Commissioni che hanno istruito il provvedimento e del Comitato dei diciotto che ha valutato le proposte emendative al vaglio dell'Assemblea, il ragionamento su cui abbiamo fondato il nostro parere: un parere contrario, come ho detto prima.Pag. 44
La preoccupazione che è stata svolta dai colleghi, dalla Commissione affari sociali, con riferimento agli emendamenti che sono stati illustrati adesso, è complessivamente condivisa, perché le ragioni che sono state espresse trovano tutte fondamento, da un lato, nel nostro ordinamento, dall'altro, nella particolare formulazione della struttura retributiva di questi dipendenti e dirigenti della pubblica amministrazione.
Tuttavia, la valutazione contraria non è legata alle considerazioni generali sul tema, ma al fatto che, trattandosi di una legge delega, con la necessità di fissare i criteri generali per la stesura dei decreti delegati che fisseranno le norme attuative, nonché di un iter, nel corso del quale il Governo e le Commissioni stanno lavorando sullo stato giuridico - chiedo scusa ai colleghi ma vi è un po' di confusione -, trovandoci di fronte ad una situazione nella quale vi è un procedimento legislativo in corso sullo stato giuridico e la configurazione contrattuale retributiva degli stessi, la fissazione di un criterio troppo restrittivo nella delega avrebbe a nostro avviso pregiudicato questo percorso legislativo dedicato che il Governo, con il sottosegretario Fazio, e le Commissioni hanno già in itinere.
Quindi, la nostra preoccupazione non è stata quella di respingere queste considerazioni, ma semplicemente quella di consentire di trattare questo punto in sede di decreti delegati di attuazione e di norme collaterali. Per questa ragione, insisto con l'invito al ritiro di questo emendamento, perché la Commissione era unanime nel considerare fondate le ragioni di merito, ma aveva trovato questa strada per ragioni di metodo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, l'onorevole Stracquadanio ha già illustrato bene la posizione delle Commissioni riunite che avevano affrontato questo problema. Ritengo che sarebbe pericoloso, poiché darebbe il via ad una serie di problemi, differenziare un comparto del pubblico impiego rispetto alla retribuzione di risultato, anche se è vero che nel pubblico impiego vi sono delle differenze.
Tuttavia, le stesse differenze qualitative che sono state indicate, con argomentazioni anche condivisibili, dall'onorevole Miotto, si potrebbero moltiplicare anche per tanti altri settori; penso, per esempio, al settore della scuola, dove il numero quantitativo dei promossi e dei bocciati non può costituire una valutazione che riguarda il trattamento di quel dirigente scolastico.
Quindi, invito i colleghi alla prudenza su questo elemento, anche perché la Commissione bilancio, che ho voluto ringraziare pubblicamente, ha proposto una modifica della norma che è assolutamente indicativa e anche tranquillizzante, nel senso che individua nel medio periodo la messa a regime di questo percorso della retribuzione di risultato.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIULIANO CAZZOLA. Questo significa che si dà spazio indubbiamente ad un elemento di gradualità e anche ad un elemento di contrattazione collettiva. Annuncio, inoltre, che insieme ad una serie di colleghi ho presentato un ordine del giorno che dovrebbe risolvere questo problema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, confermo anch'io che in Commissione eravamo tutti concordi sul parere che è stato espresso. Si è al riguardo registrata l'unanimità ed anche se è vero, come diceva prima il Presidente, che il parere di fatto non vincola, tuttavia esso è stato espresso per condizionare le scelte in merito a tale questione. Vorrei anche evidenziare che sono stati presentati due ordini del giorno in merito.Pag. 45
Chiedo comunque che su questo tema si svolga una riflessione, senza null'altro aggiungere a quanto hanno già detto i colleghi. Si tratta, infatti, di un tema di grandissima importanza proprio in considerazione dell'impegno costante di persone che già operano nel settore, che è ben diverso da quello di un dirigente che non ha né orari né retribuzioni aggiuntive rispetto a quelle che già gli spettano in quanto tale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, mi sembra strano, anche per le considerazioni già espresse e ribadite negli interventi che mi hanno preceduto, che il relatore e il Governo non vogliano prendere in considerazione un parere così puntuale espresso dalla Commissione affari sociali. Corriamo il rischio, infatti, di sottovalutare seriamente un problema che riguarda la funzionalità di un servizio fondamentale come il Servizio sanitario nazionale e una categoria che rischia di essere penalizzata nel suo trattamento economico e pensionistico, raggiungendo, quindi, l'obiettivo inverso rispetto a quello che si vuole perseguire con questo disegno di legge, ossia incentivare la produttività della pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Lovelli, il suo tempo è scaduto.

MARIO LOVELLI. Oltretutto il modo in cui è stato formulato questo testo, laddove si riferisce al medio periodo, è molto generico e rischia poi di non essere attuato correttamente...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lovelli. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale aggiungendo la mia firma a questo emendamento. Noi non siamo assolutamente contrari al peso rilevante della valutazione di risultato nella retribuzione. Sosteniamo che nel settore della sanità i medici sono inquadrati come dirigenti, ma chiunque sa che l'autonomia del medico appena assunto non ha assolutamente lo stesso peso e non è paragonabile, perché lo stesso dipende dalle disposizioni impartite dal capo dipartimento, a quella di un qualsiasi altro dirigente della pubblica amministrazione e - mi scuserà l'onorevole Cazzola - non vi è alcun rapporto con gli insegnanti che non sono inquadrati come dirigenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
In tale contesto, proprio perché la XII Commissione (Affari sociali) ne sta discutendo in un disegno di legge ad hoc, stralciamo (come chiede l'emendamento Miotto 5.26) la parte sulla sanità in quanto ne stiamo discutendo in un'altra sede. Mi chiedo che senso abbia intervenire con una norma che riguarda anche l'ambito della sanità, dicendo che in futuro si cambierà. Eliminiamo subito questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccioli. Ne ha facoltà.

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, ho presieduto la seduta della XII Commissione (Affari Sociali) in cui si è espresso il parere e penso di parlare a nome di tutti gli altri componenti della Commissione. Sono sorpreso del fatto che la nostra impostazione non sia stata tenuta in alcun conto. Credo che sarebbe un grave errore premiare la produttività, quindi dare un salario ulteriore a coloro che producono per poi scalare dal punto di vista previdenziale: sarebbe un errore ed un grande torto.
Quindi, parlando anche a nome della maggior parte dei componenti della Commissione affari sociali, voteremo a favore di questo emendamento.

Pag. 46

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, vorrei sottolineare che ciò di cui discutiamo rappresenta il primo effetto della pretesa del Governo di volere legificare una volta per tutte, in modo centralistico ed uniforme, su una materia che invece andrebbe affrontata attraverso le linee guida, i comitati d'indirizzo per la contrattazione e differenziando settore per settore. Questo, quindi, rappresenta il primo esempio del pasticcio in cui il Governo si caccerà nei prossimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, le osservazioni svolte dal relatore Stracquadanio dal punto di vista teorico non fanno assolutamente una grinza. Di fatto, è fortissimo il rischio di una secca riduzione delle retribuzioni dei medici che sono i meno pagati in Europa e mi sembra che ciò che è stato detto dalla Commissione affari sociali e dall'onorevole Ciccioli non sia stato preso minimamente in considerazione.
Dunque, credo che sia di fatto assolutamente non accettabile l'osservazione del collega Stracquadanio e personalmente voterò a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, chiedo di poter aggiungere la mia firma all'emendamento Miotto 5.26. Ricordo in quest'Aula che in Commissione affari sociali noi abbiamo pesato molto bene le parole per esprimere un parere che fosse anche vincolante su alcuni temi assolutamente delicati e ne abbiamo discusso in modo trasversale tra maggioranza e opposizione.
Quindi, annuncio che voterò a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per un elemento di chiarezza nei confronti dei colleghi. Volevo annunciare che il gruppo del PdL voterà a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Castellani. Ne ha facoltà.

CARLA CASTELLANI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per dichiarare che tutti i componenti della Commissione affari sociali appartenenti al gruppo PdL chiedono di aggiungere la firma all'emendamento Miotto 5.26 (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, preannunzio che anche la Lega voterà a favore di questo emendamento. Rimarco, comunque, il nostro dispiacere in quanto nelle Commissioni riunite I (Affari Costituzionali) e XI (Lavoro pubblico e privato) la Lega in tal senso aveva presentato un emendamento. Ci auguriamo, quindi, che in futuro si faccia più attenzione in particolar modo anche alle proposte emendative poste nello stesso senso e presentate dai gruppi di maggioranza. È, infatti, un peccato cambiare parere in Aula quando ci si poteva compattare su un'unica posizione all'interno Pag. 47delle Commissioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di aggiungere la mia firma a questo emendamento, idealmente anche a nome di tutto il gruppo dell'Italia dei Valori. Ritengo che ancora una volta si è dimostrata l'arroganza di questo Governo che pretende di imporre un punto di vista anche quando è in contrasto con una parte della sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, voterò a favore dell'emendamento Miotto 5.26, che condivido, ma vorrei rivolgermi al Ministro Brunetta, perché ciò a cui stiamo assistendo altro non è che l'assaggio di ciò che vedremo in continuazione nei prossimi anni, essendo state sottratte alla contrattazione le questioni che spettano alla contrattazione e volendo trattare con legge le questioni che non devono riguardare la legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, voteremo a favore dell'emendamento Miotto 5.26, che chiedo di sottoscrivere, anche se non posso non rilevare, rispetto al complesso della norma prevista dalla lettera o), che siamo davanti ad una previsione che, a nostro sommesso parere, confligge con i caratteri di autonomia del nuovo modello contrattuale. Se, infatti, definiamo per legge la misura minima, non inferiore al 30 per cento, della componente che deve spettare ai dirigenti, credo che introduciamo un modo per ingessare una questione che invece, nella pluralità e nella diversità delle realtà della pubblica amministrazione, dovrebbe essere invece garantita all'autonomia contrattuale. Ciò detto, dichiaro il nostro voto favorevole sull'emendamento Miotto 5.26.

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, immagino che verrà suggerito al Ministro Brunetta di modificare il parere ed esprimere un parere favorevole sull'emendamento Miotto 5.26, che mi pare sia stato condiviso da tutta l'Aula.
Chiedo semplicemente al Ministro Brunetta, in occasione dell'eventuale mutamento di parere, di spiegare anche all'Aula perché non ha ascoltato i colleghi nelle Commissioni ed invece li ascolta in Aula.

MASSIMO POLLEDRI. L'Aula serve a questo!

LAURA MOLTENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Molteni, lei ha già parlato e non posso darle la parola (Commenti della deputata Laura Molteni). Non è un problema di tempo, il Regolamento è chiaro: non si può intervenire due volte (Commenti della deputata Laura Molteni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bossa. Ne ha facoltà.

LUISA BOSSA. Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere l'emendamento Miotto 5.26.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, in questo momento c'è una situazione Pag. 48molto complessa e paradossale. Immagino che il Governo voglia mantenere il parere formulato sull'emendamento Miotto 5.26, temendo lo scardinamento di un principio di carattere generale. In questo caso, sarebbe un errore per il Governo ritrarsi dopo, anche se parte della sua maggioranza ha cambiato posizione. Si tratta, però, di un problema molto profondo: è meglio che il Governo vada sotto se ha un principio, piuttosto che cambi idea e perda ogni principio, come il resto dell'Aula.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, ho intuito che il mio invito al ritiro non è stato accolto e tutte queste dichiarazioni, ovviamente, mi portano a svolgere due considerazioni. La prima è di ordine procedurale: non avendo inteso sospendere la seduta per riunire il Comitato dei diciotto al fine di modificare il parere sull'emendamento in esame, mi rimetto all'Aula. La seconda considerazione, di carattere politico, riguarda il fatto che tutti coloro i quali hanno affermato in questi mesi che il Parlamento è esautorato del suo ruolo e dei suoi compiti, hanno qui la prova di un dibattito che ha funzionato, di un Parlamento che ha ragionato (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Lega Nord Padania) e di un relatore che ha cercato di comprendere e di portare le ragioni della decisione e che oggi prende atto che la maggioranza dei colleghi si esprime diversamente (e, pertanto, personalmente non parteciperà alla votazione, rimettendosi all'Aula).

PRESIDENTE. L'onorevole Laura Molteni comunica di voler apporre la sua firma all'emendamento Miotto 5.26, a nome del gruppo della Lega Nord, di cui fa parte.
Onorevole rappresentante del Governo?

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei semplicemente e brevemente rimettere in ordine le carte. Stiamo votando un emendamento, a prima firma Miotto, del Partito Democratico, che sostanzialmente è stato il frutto del recepimento di un parere, ignorato dal Governo in tutte le occasioni, espresso all'unanimità dalla Commissione affari sociali. Fino a cinque minuti prima che iniziassimo la fase di votazione di questo emendamento, tutti avrebbero potuto adeguarsi ad un parere che, invece, viene espresso in quest'Aula e successivamente modificato.
Vorrei dire all'onorevole «Stracquadannio» che sono felice che l'Aula porti a questi cambiamenti...

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Stracquadanio! È la seconda volta che sbaglia. La pronuncia!

ROBERTO GIACHETTI. Onorevole Stracquadanio, non volevo essere offensivo, può succedere.
Signor Presidente, questo non è frutto di una particolare benevolenza e capacità di cogliere anche le proposte che provengono dall'altro schieramento, ma è solo il frutto dei numeri. La maggioranza si è perfettamente resa conto che sarebbe andata sotto su questo emendamento e ancora una volta (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)... Via l'ipocrisia, vi dovevate adeguare, altrimenti sareste andati sotto anche questa volta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

Pag. 49

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il collega che mi ha preceduto ha rimesso le carte a posto, però noi a quel gioco non giochiamo.
Siamo convinti che il Parlamento e il Governo abbiano due funzioni sostanzialmente differenti, quindi mi pare fisiologico che in quest'Aula qualcuno cambi parere rispetto alle Commissioni. Le Commissioni ovviamente svolgono un lavoro di scrematura dell'argomento, che deve essere poi condiviso da 630 persone. Questo è avvenuto. È un omaggio alla democrazia, che è propria di questo Parlamento, ed è un omaggio al Governo, il quale evidentemente si sottomette, come è giusto, al Parlamento, che è l'organo sovrano in questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 5.26, su cui le Commissioni e il Governo si rimettono all'Assemblea.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia - Applausi).

(Presenti 504
Votanti 488
Astenuti 16
Maggioranza 245
Hanno votato
480
Hanno votato
no 8).

Prendo atto che il deputato Giulietti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, avevo preso la parola per formulare una proposta o comunque una richiesta di verifica di applicazione regolamentare. Vorrei fare, però, un'osservazione ed un commento sul fatto che il Governo, rimettendosi all'Assemblea, si è anche astenuto. Quindi, è chiaro che il Ministro era talmente convinto delle motivazioni che qui in quest'Aula hanno condotto pressoché l'unanimità a sostenere un emendamento che cambiava il testo del Ministro, da astenersi, anziché uniformarsi ad un atteggiamento complessivo di tutti gruppi, relativamente ad un emendamento che era stato presentato dal gruppo del Partito Democratico.
Detto questo, siamo di fronte ad un emendamento che ha modificato la lettera o), comma 2, dell'articolo 5. Poiché si fa eccezione per la dirigenza del Servizio sanitario nazionale, in ordine alla previsione della retribuzione legata al risultato, per quanto attiene alla misura del 30 per cento della retribuzione complessiva nel medio periodo (così prevede l'emendamento), e visto che la Commissione bilancio aveva chiesto che la formulazione precedente, cioè il testo precedente prima dell'approvazione dell'emendamento votato poc'anzi, fosse riformulato affinché non vi fossero nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, le chiedo se non sia il caso che la Commissione bilancio riverifichi, alla luce della nuova formulazione del testo, che effettivamente così sia, cioè che la riformulazione non comporti nuovi oneri. Diversamente, il Governo, che si è rimesso all'Aula, dovrà fare lo sforzo di coprire e di indicare quale sia la copertura finanziaria dell'emendamento approvato.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, capisco le sue osservazioni, ma lei sa che l'Aula è ovviamente sovrana nel prendere sue decisioni e, quindi, non credo si possa dar corso ad un'immediata verifica da Pag. 50parte della Commissione. Ha certamente ragione lei, quando dice che il Governo dovrà chiaramente tenere conto dell'approvazione di un emendamento che comporta un onere di spesa.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lenzi 5.29. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, questo emendamento pone una questione rilevante, che è quella dell'omogeneizzazione delle condizioni per andare in pensione per chi lavora nel Servizio sanitario nazionale e per chi lavora in esso, ma all'interno di cliniche universitarie.
Però, in coerenza con quanto ho detto prima, e cioè che questo tema va affrontato in un organico disegno di legge di modifica che la XII Commissione sta già portando avanti, e visto poc'anzi l'esito del voto, lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene. L'emendamento Lenzi 5.29 è dunque ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Berretta 5.30. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Berretta. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BERRETTA. Signor Presidente, approfitto, peraltro, della presenza del Ministro della giustizia per rimarcare l'importanza di questo emendamento. Da quando si è privatizzata la dirigenza pubblica si è sviluppato un nutrito contenzioso relativo ai casi di licenziamento dei dirigenti.
Cosa succede nel caso di licenziamento del dirigente? In questa fase, nella quale riteniamo di dover responsabilizzare di più il dirigente, di sottoporlo a vincoli più stringenti e a obiettivi predeterminati, ci sembra, però, giusto tener conto di uno sviluppo della giurisprudenza tendente ad assicurare al dirigente illegittimamente licenziato il reintegro nel posto di lavoro.
Si tratta di un emendamento che è finalizzato fondamentalmente a recepire un'indicazione che proviene dalla Cassazione e ad evitare una disparità di trattamento e una discordanza di giudicati con riferimento alla problematica del licenziamento del dirigente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Berretta 5.30, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 496
Maggioranza 249
Hanno votato
232
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che i deputati Cambursano e Scilipoti hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi e che il deputato Rota ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Delfino 5.31. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, molto brevemente, questo emendamento, come il successivo, prende in esame e richiede una modifica, anche delle decorrenze, rispetto alla situazione di personale che, in applicazione del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito dalla legge n. 33, è stato impossibilitato a fruire della prassi di poter ottenere il trattenimento in servizio ancora per due anni.
Poniamo questo problema per ragioni di equità e di giustizia, ma anche perché, siccome quel decreto-legge è intervenuto in modo tranchant, senza termini graduali, evidentemente ci parrebbe che consentire questa opportunità e questa valutazione da parte delle amministrazioni locali sia nell'interesse della pubblica amministrazionePag. 51 che dei lavoratori interessati. Per questo motivo, proponiamo l'approvazione di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 5.31, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
230
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che la deputata Sbrollini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 5.32, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 482
Votanti 479
Astenuti 3
Maggioranza 240
Hanno votato
229
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che la deputata Sbrollini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Dima ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Come da intese intercorse, sospendiamo i lavori, che riprenderanno alle 15 con il question time e alle 17,30 con il seguito dell'esame del disegno di legge n. 2031-A.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,28).

MASSIMO BITONCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, sabato scorso, a San Giorgio in Bosco, comune dell'alta padovana confinante con il comune di Cittadella, di cui sono il sindaco, un commando di sei rumeni ha fatto irruzione nell'abitazione del signor Trento, un artigiano che vive con la madre di 80 anni.
La madre viene legata e chiusa dentro la sua camera da letto, il figlio viene selvaggiamente torturato con una pinza con cui i malviventi gli schiacciano mani e piedi, picchiandolo a sangue fino a procurargli gravi fratture. Il pestaggio continua per tre ore. Alla fine per fortuna il gruppo si accontenta di 3 mila euro trovati in casa e scappa. A quel punto la madre e riesce a liberarsi e il figlio viene ricoverato con una prognosi di due mesi.
Signor Presidente, questo episodio non è il primo perpetrato da bande di malviventi rumeni. Ricordo come qui a Roma il 21 gennaio una donna viene aggredita e violentata, sempre da un rumeno. Il 31 gennaio una giovane rumena viene stuprata a Cosenza da cinque connazionali. Pochi giorni fa un rumeno ubriaco uccide in un incidente d'auto una ragazza, e come se niente fosse subito dopo va in un bar vicino e chiede una birra: solo la prontezza delle forze dell'ordine lo ha salvato dal linciaggio della folla.
Signor Presidente, ma cosa dobbiamo sopportare da questa gente? Altro che proclami di razzismo contro la Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
È incredibile che l'ambasciata di Romania a Roma abbia inviato una nota direttamente al Ministero degli affari esteri italiano, ai prefetti e ai sindaci, per Pag. 52sottolineare la situazione dei rumeni in Italia e lanciare un monito sul pericolo di un'escalation di violenza nei confronti di questi cittadini. Ma siamo al ridicolo! Stiamo scherzando? Siamo noi a doverci difendere a casa nostra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

MARIA GRAZIA GATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, vorrei a questo punto che in Aula si potesse anche riflettere su quello che sta succedendo. Ieri ci sono stati dieci contusi negli scontri fra le forze dell'ordine e gli operai in presidio davanti all'INSE di Milano. Qualche giorno fa ci sono stati scontri fra le forze dell'ordine e i lavoratori dell'Alfa Romeo a Pomigliano d'Arco; e nei giorni scorsi la stessa presidente di Confindustria, la dottoressa Marcegaglia, ha chiesto un intervento più deciso del Governo sulla crisi economica, paventando la crescita della tensione sociale. Si tratta di episodi molto gravi, come prodromi di qualcosa che può diventare pericoloso in un contesto di crisi pesantissima, che diventa sempre più preoccupante. I dati ISTAT ci dicono che a dicembre la produzione industriale vede quella dell'auto in calo del 48,9 per cento. Non è il caso, in questo clima, di inasprire ulteriormente gli animi: la crisi crescerà, e ci si aspetta un aggravamento del quadro occupazionale.
Signor Presidente, ai lavoratori che chiedono lavoro non si può rispondere con la polizia: bisogna non lasciare soli i lavoratori e le imprese in questa crisi; bisogna provare a proporre, con uno spirito unitario e collettivo, soluzioni che sostengano i redditi, l'occupazione e la produzione. L'atteggiamento del Governo, che gioca a dividere le parti sociali, gioca con le cifre e nella sostanza non affronta la crisi, lo considero irresponsabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non voglio dilungarmi, però mi sembra francamente sconvolgente che la nostra Aula non si occupi del tema dei baby stupratori e delle tante ragazzine di 12-13-14 anni che quotidianamente vengono stuprate da coetanei.

MARIA GRAZIA GATTI. Italiani!

MASSIMO BITONCI. Rumeni!

LUCA VOLONTÈ. Italiani? Sì, sì, italiani, a me non interessa definire la nazionalità. Italiani, extracomunitari: non è questo il problema. Il problema è che abbiamo giovani generazioni, l'abbiamo detto durante il dibattito...

PAOLA GOISIS. Rumeni! Rumeni! Se ne vadano a casa!

ANNA PAOLA CONCIA. Vergogna! Vergogna!

GIANLUCA BUONANNO. Taci, rincoglionita (Commenti del deputato Concia)!

PRESIDENTE. Onorevoli! Onorevole Buonanno, la prego di non interrompere l'onorevole Volontè.

LUCA VOLONTÈ. Mi sembra che questo sia un tema da portare all'attenzione della Camera, visto che quotidianamente si susseguono questi stupri di ragazzini di 10-12 anni.
È importante che, a scelta, il Ministro dell'interno, quello della giustizia o il Ministro per le pari opportunità possano venire in quest'Aula a riferirci un minimo di dati ed effettuare un dibattito nel corso del quale si possa svolgere una riflessione su questa gravissima situazione che riguarda non solo quella che tutti chiamiamo emergenza educativa, ma che va Pag. 53ben al di là. I ragazzi e le ragazze di dieci, undici, dodici o tredici anni sono ragazzi che stanno facendo le scuole medie, e penso che sia importante che questo Parlamento, davanti a fatti di questo genere che si susseguono quotidianamente, possa dibattere alla presenza del Governo.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, seguo in parte l'intervento del mio collega Bitonci relativamente al problema della sicurezza. I dati di gennaio rappresentano il raddoppio dei furti nel territorio della provincia di Verona, in molti casi compiuti da bande di rumeni e di albanesi. È assurda la dichiarazione del Ministro degli affari esteri. Penso che il Governo si impegni a rivedere il Trattato di Schengen: se oggi abbiamo queste bande che vengono qui c'è una responsabilità politica ben chiara, che è del Governo precedente che non ha fatto come i Paesi europei. Chiediamo di finirla, di cambiare le regole per una questione di sicurezza interna, altrimenti la gente si farà giustizia da sola.
Il limite e il livello di sopportazione dei nostri cittadini ormai è al massimo, gli amministratori locali cercano di dare delle risposte ma il Governo si deve impegnare a far capire ai rumeni, soprattutto a casa loro, che non ne possiamo più di ladri e delinquenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, intervengo per richiamare l'attenzione della Presidenza e del Governo su due situazioni molto difficili a livello mondiale.
La prima riguarda il Venezuela: in Italia non se ne sta parlando ma il Presidente Chavez, che l'anno scorso aveva perso un referendum con il quale voleva un cambiamento della Costituzione che lo avrebbe portato di fatto alla Presidenza a vita, ha riproposto questo referendum che verrà svolto nei prossimi giorni in una situazione di ordine pubblico catastrofica.
L'opposizione qualche mese fa ha vinto le elezioni municipali di Caracas, ma il municipio è stato poi occupato da bande paramilitari, sono stati rovinati gli arredi del municipio e si impedisce all'opposizione di esercitare di fatto il mandato democratico. La nuova richiesta di referendum - che appunto anche in questo caso, con i cambiamenti della Costituzione, porterebbe Chavez a rimanere Presidente a tempo indeterminato - non soltanto apparirebbe lesiva di ogni principio democratico, ma sta causando nella nostra comunità veramente gravissime preoccupazioni, oltre agli incidenti che sono avvenuti. È strano che mentre in Europa si comincia a parlarne (il Partito popolare europeo, ad esempio, ha inviato una propria delegazione a Caracas per controllare almeno quello che sta succedendo), l'Italia non lo abbia fatto.

PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, concluda.

MARCO ZACCHERA. La seconda segnalazione - e concludo - riguarda invece il fatto che in Madagascar nei giorni scorsi ci sono stati molti morti. In Madagascar l'Italia non ha più nemmeno il consolato: non sono più presenti né l'ambasciata, né il consolato e la nostra comunità deve rivolgersi a Pretoria (una situazione logisticamente pazzesca). L'Italia - insisto ancora una volta - deve avere almeno una rappresentanza di consolato onorario in Madagascar, perché ci sono migliaia di nostri connazionali e turisti che sono lasciati a se stessi.

PRESIDENTE. Faccio rispettosamente notare a lei e ai colleghi che sono intervenuti prima di lei che lo spirito degli interventi sull'ordine dei lavori era e dovrebbe essere diverso: le importanti questioniPag. 54 che sono state sollevate dovrebbero e, a mio modo di vedere, potrebbero essere oggetto di atti di sindacato ispettivo nei confronti del Governo.

JEAN LEONARD TOUADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, ancora una volta abbiamo assistito in quest'Aula alla stigmatizzazione ed alla etnicizzazione del crimine. Vorrei riaffermare in questa sede che non è possibile attribuire una potenzialità delinquenziale ad una nazionalità, ad una etnia: voglio vivere in un Paese nel quale la responsabilità civile e penale è sempre personale e non è mai estensibile ad una etnia o ad una nazionalità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

MASSIMO BITONCI. Guarda le statistiche!

JEAN LEONARD TOUADI. Questo è un principio di civiltà giuridica del nostro Paese oltre il quale non possiamo andare; tra l'altro, l'ammissione dei due colleghi della Lega vuol dire che la sicurezza nel nostro Paese, nonostante lo schieramento dei militari, ha fallito, e quindi vorrei che si rispettasse la legalità come area di diritti e di doveri per tutti, italiani e stranieri (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

ANDREA SARUBBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, chiedo perdono se abuso della sua pazienza, ma soprattutto dell'opportunità di parlare che il Regolamento della Camera mi concede, ma in realtà quello che vorrei dire riguarda una situazione che so che la tocca personalmente, per questo mi permetto di dirlo in questo momento.
Emerge oggi da un'inchiesta pubblicata da un importante organo di informazione italiano il fatto che, da quando al Senato è stato approvato il decreto-legge cosiddetto sicurezza, purtroppo il 20 per cento dei cittadini extracomunitari rifiuta di farsi ricoverare negli ospedali, perché ha paura di essere cacciato dall'Italia, come è accaduto anche ieri sera ad un mio amico, volontario della Croce Rossa, che non è riuscito a portare in ospedale un ragazzo africano.
È un problema serio per l'Italia: si rischia che aumenti la tubercolosi e per i bambini la meningite.
Confido sulla sua sensibilità personale, che conosco e riconosco, e sul suo ruolo di Presidente della Camera affinché, quando il decreto in oggetto arriverà qui, vi sia una discussione seria, profonda e senza pregiudizi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Do certamente garanzia, nel senso da lei auspicato, sullo svolgimento di una discussione seria, approfondita e senza pregiudizi.

CARMEN MOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, mi corre l'obbligo di segnalarle una cosa molto spiacevole avvenuta pochi minuti fa in quest'aula: durante l'intervento dell'onorevole Volontè, sono state pronunciate alcune frasi dall'onorevole Concia, che erano rivolte probabilmente all'intervento dell'onorevole Volontè. Ciò ha provocato la reazione di un collega della Lega - che era in aula fino a pochi istanti fa, di cui non ricordo il nome e mi scuso - che, a causa dell'intervento estemporaneo della collega Concia, che non aveva nessuna intenzione di offendere alcuno, si è rivolto alla collega Concia, mi dispiace dover ripetere l'aggettivo, dicendole: «Taci, rincoglionita!».
Signor Presidente, non so se il collega della Lega pensa di poter usare questi Pag. 55epiteti nei confronti di una collega, perché magari sa che questa collega non avrà reazioni violente o di altro genere e non so se avrebbe usato questo epiteto nei confronti di un collega maschio, però le dico, signor Presidente, che in questa aula queste espressioni, da qualunque parte provengano e a chiunque siano riferite, non sono tollerate e, in particolare nei confronti di una collega, la collega Paola Concia, che è una persona assolutamente corretta, passionale quando interviene, ma che non ha mai offeso alcuno in quest'aula.
La prego, signor Presidente, di intervenire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Motta per aver posto la questione. È di tutta evidenza che a nessuno può essere consentito usare epiteti che siano oltraggioso nei confronti dei colleghi né, per elementare dovere di buona educazione, nei confronti di chicchessia.
Credo che l'onorevole Buonanno fosse il deputato a cui lei si riferiva: ha chiesto la parola e spero che il suo intervento chiarisca che non siamo in presenza di alcun oltraggio e di alcuna ingiuria.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, la ringrazio: stavo uscendo, quando ho sentito e non volendo far finta di niente o scappare, sono tornato al mio posto e ho chiesto di parlare. È vero quello che ha detto la deputata e ho aggiunto: «comunista».

ANNA PAOLA CONCIA. Non è un'offesa quella!

GIANLUCA BUONANNO. Ho sbagliato se ho detto queste parole, volevo però rimarcare una cosa, perché bisogna ascoltare tutte e due le campane: se l'onorevole Concia (ho sentito adesso come si chiama perché non lo sapevo) è onesta, potrebbe specificare - e mi dispiace dirlo in questa Aula - che guardandomi mi ha detto chiaramente: «Sei una testa di ca...» e non finisco la parola.

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, la prego.

GIANLUCA BUONANNO. La signora l'ha detto e quindi io, come deputato, posso aver sbagliato dicendole quella parola, ma mi sembra che tutte e due le campane debbano essere sentite.

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, siccome lei ha avuto l'onestà intellettuale di confermare di aver effettivamente rivolto all'onorevole Concia l'epiteto che le era stato attribuito, io ho il dovere di censurare il suo comportamento e l'invito a non dar luogo in futuro a comportamenti analoghi.

GIANLUCA BUONANNO. Se uno mi dice testa di c...

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, un po' di rispetto nei confronti di questo luogo...

LAURA MOLTENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, se è vero che il collega è stato onesto nel raccontare il fatto, io sono stata testimone dell'epiteto lanciato dalla collega Concia. Se vi è stata una censura per lui, chiedo l'applicazione di pari provvedimenti.

PRESIDENTE. Onorevole Molteni, l'onorevole Concia ha chiesto la parola e dopo il suo intervento sospenderemo la seduta. Prego, onorevole Concia.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, certo che ho reagito: il signore ha usato quelle parole che la mia collega ha citato ed io ho reagito, ebbene sì (Commenti della deputata Laura Molteni). Mi rivolgo al Presidente: signor Presidente, ho reagito ad un epiteto.

PRESIDENTE. Onorevole Concia, apprezzo, come nel caso precedente, la sua onestà intellettuale. Nei suoi confronti, Pag. 56ovviamente, vale quel che vale per l'onorevole Buonanno e, quindi, accetti la censura.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali e il Ministro per i rapporti con il parlamento.

(Misure di sostegno al reddito e di tutela dalla disoccupazione a favore dei lavoratori precari - n. 3-00363)

PRESIDENTE. L'onorevole Poli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti n. 3-00363, concernente misure di sostegno al reddito e di tutela dalla disoccupazione a favore dei lavoratori precari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, onorevole Ministro, il programma di stabilità, presentato dal Governo la scorsa settimana e inviato a Bruxelles, prevede un tasso di disoccupazione, in aumento per il secondo anno consecutivo, pari all'8,2 per cento nel 2009 e in crescita nel 2010.
Le cito il dato di gennaio, riferito alla regione Piemonte, in cui le ore di cassa integrazione ordinaria sono aumentate del 500 per cento rispetto allo scorso anno. In queste ore il Governo sta cercando un accordo con le regioni sul quantum necessario per arginare l'emergenza occupazione. Tuttavia, vi è un altro dato, onorevole Ministro, da tenere in conto: in Italia vi sono 4 milioni di lavoratori atipici per i quali sono previste scarse o alcune forme di sostegno a tutela del reddito. La maggioranza di questi precari è costituita da giovani. Cosa intendete fare per questi lavoratori privi di ammortizzatori sociali?

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Signor Presidente, il Governo confida che proprio nella giornata odierna possa pervenire a conclusione il negoziato che ha avviato con le regioni, sulla base di una proposta che ha loro rivolta, per un governo condiviso della politica volta a tutelare attivamente coloro che perdono il lavoro, a partire da quelli che più faticano a reinserirsi nel mercato del lavoro stesso.
L'ipotesi che abbiamo presentato alle regioni è quella di devolvere ad esse la gestione di tutte le politiche attive, incluse quelle rivolte a garantire un reddito a coloro che perdono il lavoro. Il Governo ha approntato strumenti che dovrebbero consentire, in via straordinaria per gli anni 2009 e 2010, integrazione del reddito anche verso coloro che attualmente non ne avrebbero diritto. Mi riferisco, quindi, ai lavoratori con contratto a termine, agli apprendisti, ai lavoratori cosiddetti interinali come a quelli delle piccole imprese o del terziario in quanto, appunto, non beneficiari degli strumenti ordinari, come la cassa integrazione guadagni.
Anche i collaboratori a progetto sono beneficiari di un'indennità di reinserimento che per la prima volta viene introdotta e rivolta, quindi, a lavoratori indipendenti ancorché coordinati con il committente, come sono i collaboratori a progetto.
L'impegno che chiediamo alle regioni è quello di integrare le risorse che il Governo pone a disposizione, dal proprio bilancio come da quello comunitario, con risorse che sono, in misure anche considerevoli, nella disponibilità delle regioni e che troppo spesso - credo possiamo riconoscerloPag. 57 - si sono risolte in «festa» dei formatori più che in beneficio concreto per coloro che dovrebbero essere formati. Pertanto, riorientando anche queste risorse vi sono disponibilità - che, ragionevolmente, possono raggiungere gli 8 miliardi di euro nel biennio 2009-2010 - tali da consentire contemporaneamente di integrare il reddito a coloro che perderanno il lavoro e di aggiungervi un adeguato investimento nelle competenze delle persone, in modo da renderle quanto più occupabili.
Le regioni, inoltre, che attraverso le province possono orientare i servizi per l'impiego, dovrebbero mobilitare questi stessi servizi pubblici, ma con essi anche gli operatori privati, per garantire la terza gamba di un unico tavolo rivolto alla occupabilità, quella dei servizi che non lasciano le persone sole nella ricerca di un'opportunità di lavoro.
I giovani in modo particolare dovrebbero avvalersi di questi servizi e di opportunità formative. Insisto, però, che per questa ragione è necessario un rigoroso riorientamento, per non avere esperienze come quelle denunciate in una recente interrogazione dall'onorevole Ichino circa una spesa per occupare provvisoriamente nella forma impropria di un tirocinio - o almeno così appare a prima vista - molti giovani nelle amministrazioni pubbliche della Calabria. Questo tipo di esperienze meritano, per l'appunto, non solo una rapida riflessione, ma soprattutto la conclusione che ad esse debbano essere sostituite esperienze ben più concrete di inclusione dei nostri lavoratori disoccupati, ed in particolare dei giovani, in esperienze lavorative nel settore privato, evitando di costruire nuovi bacini di lavoratori cosiddetti socialmente utili, che in realtà sono indotti ad aspirare ad una stabilizzazione nell'impiego pubblico, che non è la soluzione di una buona occupabilità.

PRESIDENTE. L'onorevole Poli ha facoltà di replicare.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, della risposta del signor Ministro sono soddisfatto anche perché ho capito che questo gravoso problema è al centro dell'attenzione del Governo. Aspettiamo ora gli incontri con le regioni per vedere se riescono a realizzare questa sinergia. Fiducioso che possa essere risolto, mi dichiaro soddisfatto dell'impostazione che il Ministro e il Governo stanno dando a questo gravoso problema.

(Iniziative per la crescita dell'occupazione stabile, per il sostegno al reddito e a tutela dei lavoratori con contratti di lavoro flessibili - n. 3-00364)

PRESIDENTE. L'onorevole Aniello Formisano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00364 concernente iniziative per la crescita dell'occupazione stabile, per il sostegno al reddito e a tutela dei lavoratori con contratti di lavoro flessibili (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, onorevole Ministro, la nostra interrogazione punta a capire se il Governo sia cosciente di quello che sta avvenendo sull'uso, secondo noi distorto, della flessibilità lavorativa. Noi pensiamo che la flessibilità, che a suo tempo nel nostro ordinamento è stata prevista in alcune modalità per ovviare alla rigidità del lavoro in Italia, ha finito col diventare un escamotage attraverso il quale abbassare il costo del lavoro. Con questo uso distorto della flessibilità praticamente si sta determinando una situazione in cui, il più delle volte, il passaggio da flessibile a precario sembra quasi scontato e, purtroppo, il passaggio da precario a disoccupato sembra quasi inevitabile.
Vorremmo capire se il Governo sia nella condizione di rendersi conto di quali sono i numeri che attengono al fenomeno che descrivevo e, soprattutto, quale effetto questa situazione produce come fonte di insicurezza sociale ed economica, incidendo negativamente su quello che dovrebbe essere, invece, un incentivo allo sviluppo e alla spesa, così come anche il Pag. 58Presidente del Consiglio va sostenendo, come metodo di risposta all'attuale situazione di crisi.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Signor Presidente, credo che la precarietà di molti giovani nel mercato del lavoro non dipenda da una norma di legge perché, se così fosse, sarebbe facile risolverla con un tratto di penna legislativo, quel tratto di penna legislativo che, devo riconoscere, lo stesso Governo Prodi non ha voluto adottare rispetto alle norme della legge Biagi, varata dal precedente Governo Berlusconi, come alle norme della legge Treu, che pure l'interrogante richiama quali fonti della flessibilità e, sembra di capire per una sorta di equazione che ovviamente non condivido, della precarietà.
In realtà la precarietà di molti giovani nasce nei loro percorsi educativi ed è responsabilità innanzitutto di quelle corporazioni odiosamente autoreferenziali che, in modo particolare in molte delle nostre università, conducono i giovani a percorsi inutilmente lunghi che si concludono tardi e con titoli di studio poco spendibili nel mercato del lavoro.
A tutto ciò è stata dedicata la legge Biagi, che non solo ha previsto la ridefinizione delle collaborazioni coordinate e continuative (che ora hanno una regolazione molto più rigorosa e che consente più agevolmente di contrastare gli abusi) ma soprattutto la ridefinizione dei contratti di apprendistato, che consentono molto più che in passato di accompagnare i nostri giovani ad una presenza sostenibile nel mercato del lavoro, attraverso quel necessario anello di congiunzione tra la scuola e il lavoro, che è dato dalla formazione iniziale, soprattutto se realizzata in ambienti lavorativi.
Il Governo si ispira, infatti, al criterio per il quale, per la sostenibile occupazione dei nostri giovani, sia fondamentale considerare in primo luogo il lavoro parte del processo educativo; in secondo luogo la formazione necessariamente svolta in ambienti produttivi e non lontano da essi, nelle aule sorde e grigie di alcuni formatori troppo occupati con se stessi; in terzo luogo, andando a verificare le effettive competenze acquisite dai nostri giovani e non risolvendo la verifica delle spese per la formazione con semplici certificazioni attestanti la frequenza di corsi, dai quali spesso non deriva nessun incremento delle competenze.
Queste considerazioni le aggiungo a quelle che ho fatto prima per quanto riguarda il sostegno al reddito di coloro che perdono il lavoro, perché l'interrogazione dell'onorevole Formisano è ovviamente in qualche modo sovrapposta - se mi è consentito - a quella precedente.

PRESIDENTE. L'onorevole Aniello Formisano ha facoltà di replicare.

ANIELLO FORMISANO. Signor Presidente, signor Ministro, se alla fine di questo ragionamento dovessimo poi stabilire che è colpa dei giovani, probabilmente non ci siamo.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Non ho detto questo. Più che dei giovani ho parlato dei loro professori!

ANIELLO FORMISANO. Mi pare invece di poter dire che probabilmente vi è da parte del Governo sottovalutazione rispetto al problema che abbiamo posto oggi qui nell'Aula di Montecitorio. Le fornisco alcuni dati, che spero non le siano sfuggiti dal momento che erano riportati da un quotidiano l'altro ieri. Tali dati riguardano il prossimo passaggio a precarietà e poi a disoccupazione nelle nostre regioni: Lombardia 188 mila, Campania 45 mila, Toscana 56 mila, Lazio 184 mila. Secondo questo articolo, che credo lei abbia letto, a regime avremo 850 mila posti di lavoro in meno.
Si tratta di un fenomeno che abbiamo già vissuto come azienda Italia nel 1993. Pag. 59Credo di poter dire, signor Ministro, che se le attese sono quelle legate anche alle considerazioni che svolgeva rispondendo all'interrogazione precedente probabilmente abbiamo ben poco da aspettarci di buono. Credo che sia lo stesso vostro Governo che punti proprio sulla ripresa dei consumi come elemento per superare questa crisi, ma la ripresa dei consumi vi è in quanto siamo in grado di creare posti di lavoro sicuri, piuttosto che posti di lavoro precari predestinandoli alla disoccupazione.
Credo, signor Ministro, e concludo ringraziando il Presidente, che occorre una nuova presa di coscienza della drammaticità nella quale ci stiamo dibattendo. Occorre una nuova presa di coscienza che porti a realizzare in concreto quello che lei pure citava: per esempio, per gli ammortizzatori sociali, a che punto è la realizzazione di una parte importante di normativa, che pure lei ha citato nelle due risposte appena date? Probabilmente cominciando da ciò, riusciremo a dare un senso e ad invertire una tendenza che ci vede in una situazione di estremo disagio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative per la verifica delle risorse destinate dalla regione Campania alla macroarea della specialistica ambulatoriale, in rapporto agli obiettivi imposti dal piano di rientro dal disavanzo della spesa sanitaria e al rispetto dei livelli essenziali di assistenza - n. 3-00365)

PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicchitto n. 3-00365, concernente iniziative per la verifica delle risorse destinate dalla regione Campania alla macroarea della specialistica ambulatoriale, in rapporto agli obiettivi imposti dal piano di rientro dal disavanzo della spesa sanitaria e al rispetto dei livelli essenziali di assistenza (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, signor Ministro, conoscete bene la situazione della sanità in Campania e del tentativo che il Governo sta facendo per mettere ordine nei conti e nel disavanzo. Del resto, nel marzo 2007 la regione Campania ha firmato con il Ministero del welfare e con quello dell'economia e delle finanze un piano di rientro e viene sostanzialmente monitorata la spesa per determinare condizioni che evitino la creazione di un debito fuori bilancio.
Intervengo su un argomento specifico, perché ci troviamo di fronte ad una serie di decisioni che la regione Campania pone in atto nel tentativo di ridurre la spesa, le quali sostanzialmente determinano, non solo conseguenze negative sulla qualità dei livelli essenziali di assistenza, ma in prospettiva, a mio parere, anche conseguenze da un punto di vista economico.
Entro nello specifico del problema in modo tale che si possa comprendere qual è la questione. La regione Campania ha approvato una programmazione di spesa per il settore della diagnostica ambulatoriale per gli anni 2008-2009 sul presupposto di un consuntivo 2006 falso. Del resto quello che sto dicendo è facilmente dimostrabile, in quanto i bilanci delle ASL relativi al 2006 nella macroarea della specialistica ambulatoriale portano una cifra diversa da quella che è stata messa a base del calcolo della regione Campania.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARCELLO TAGLIALATELA. Chiedo che il Governo, attraverso i poteri che ha, intervenga per evitare che si riducano i livelli essenziali di assistenza e si determini, per effetto del contenzioso che inevitabilmente si determinerà, ulteriori costi e quindi ulteriori disavanzi ai danni della regione.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Signor Presidente, l'interrogante solleva un aspetto emblematico dell'inefficienza dei Pag. 60servizi sociosanitari e assistenziali nella regione Campania. D'altronde ricordiamoci sempre che i livelli essenziali di assistenza devono essere garantiti nei limiti della disponibilità finanziaria che è assegnata a ciascuna regione. I fondi vengono articolati rispetto alle diverse funzioni, soprattutto con riferimento a quelle territoriali, nella misura in cui viene contenuta e razionalizzata quella spesa evidentemente eccedente in una regione come la Campania, non solo in termini generali, dato il disavanzo di cui subito dirò, ma con particolare riguardo alla spesa ospedaliera di carattere generalista e - aggiungo - spesso marginale che, oltretutto, non si presenta con caratteristiche di buona risposta ai malati acuti.
La regione Campania è stata verificata il 10 ottobre 2008 riscontrando un preconsuntivo per il 2008 di disavanzo di 308 milioni; anche recentemente, il 23 gennaio, il tavolo tecnico composto tanto dallo Stato quanto dalle regioni ha realizzato un preconsuntivo ancora di 370 milioni, il che conferma un percorso che, in assenza di provvedimenti immediati, non può che portare al commissariamento della sanità regionale. I provvedimenti che vengono sollecitati dal tavolo, come ho detto, sono riferiti proprio ad una migliore qualificazione della spesa sociosanitaria.
Ricordo alcuni indicatori della regione Campania. Il tasso di ospedalizzazione è 157,6 in Campania e - per prendere la mia regione - in Veneto è 113. Quindi c'è evidentemente inappropriatezza nel ricorso alla spedalità. Basta vedere anche lo specifico tasso di appropriatezza che è 31 in Campania e 45 in Veneto (consideri il dato medio nel mezzo tra i due). Quanto al territorio, gli anziani per altro verso trattati in assistenza domiciliare integrata sono 1,3 per cento in Campania e 5,6 per cento in Veneto. I due dati sono tra di loro inesorabilmente collegati: meno ricovero inappropriato c'è nell'eccessiva offerta ospedaliera, più c'è assistenza domiciliare all'anziano o offerta plurale di residenze o di soluzioni semiresidenziali per anziani. Ma guardiamo anche alla tecnologia; le grandi apparecchiature per centomila abitanti in Campania sono 3,5, nel Veneto sono 10,8. La qualità, intesa come indice di attrazione dei pazienti, è 2,7 per cento in Campania e 8,69 in Veneto.
Questo ci dice insomma che spendendo di più si realizza meno qualità. È un'equazione inesorabile nella sanità: laddove si spende di meno, inesorabilmente si spende anche meglio e si danno più servizi, sia agli acuti concentrandoli in pochi plessi ospedalieri, sia alle persone che abbisognano di diagnostica precoce, di prevenzione o di assistenza di tipo plurale per la non autosufficienza. Tali soluzioni si riscontrano nei buoni modelli che in Italia esistono e ai quali devono rifarsi anche le regioni che riscontrano inefficienze come quelle che ho denunciato.

PRESIDENTE. L'onorevole Taglialatela ha facoltà di replicare.

MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, non avevo dubbi che le questioni affrontate fossero ovviamente nella conoscenza specifica e diretta del Governo e in modo particolare del Ministro.
Mi permetto di sottolineare un dato all'attenzione del Ministro stesso: sono convinto che sia ineluttabile il commissariamento della sanità, ma sono altrettanto convinto che ogni giorno che si perde in attesa di questa decisione può comportare effetti devastanti per chi poi dovrà determinare attraverso il commissariamento un tentativo serio di risanamento della spesa e di ottimizzazione della stessa.
Signor Ministro, la questione della specialistica ambulatoriale in sé sembra un dato tecnico: in sintesi, la specialistica ambulatoriale è quella voce di spesa che determina per i cittadini la possibilità di ricorrere a strutture accreditate per laboratori, diagnostiche e quant'altro. Nel 2008, dal mese di ottobre in poi, tutte le strutture accreditate presso la regione Campania hanno smesso di erogare questo tipo di servizio, perché erano finiti i fondi disponibili che la regione aveva programmato. Inoltre, la programmazione della spesa che la regione Campania aveva determinato era volutamente falsa per tentarePag. 61 di determinare un taglio nella prestazione di specialistica ambulatoriale e, ovviamente, ottenere una coperta un po' più lunga per altre categorie di spesa. Questo è il trucco che la regione Campania sta ponendo in essere e questi sono i disservizi, che purtroppo alla fine colpiscono il cittadino.
Quindi, se è certamente vero che non sempre, quando si spende troppo, si spende bene, è certamente vero che nella regione Campania la spesa fino ad oggi ha coperto categorie e voci che nulla hanno a che fare con la qualità dell'assistenza sanitaria e - lo ripeto - ogni giorno perso nell'ottica del commissariamento, che lei stesso ha giudicato molto vicino ed ineluttabile, determinerà, purtroppo, conseguenze economiche oltre che sulla qualità del servizio sanitario, per chi da commissario dovrà operare in tal senso.

(Misure a favore dei comuni colpiti dall'eruzione dell'Etna dell'ottobre 2002 - n. 3-00366)

PRESIDENTE. Saluto il Ministro della salute Sacconi che sta lasciando l'Aula.
L'onorevole Commercio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00366, concernente misure a favore dei comuni colpiti dall'eruzione dell'Etna dell'ottobre 2002 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Ministro, l'interrogazione a risposta immediata fa riferimento agli eventi calamitosi dell'autunno 2002 (sisma e fenomeni eruttivi) che hanno interessato un comprensorio di tredici comuni in provincia di Catania, in un'area geografica ad altissimo rischio sismico e ad altissima densità abitativa. Vi sono stati ingenti danni a strutture pubbliche e a strutture private e ad oggi mancano risorse per il completamento degli interventi sia nel settore pubblico (circa il 10 per cento), sia nel settore privato, in riferimento alla prima e alla seconda direttiva.
Con l'interrogazione gli interroganti chiedono di sapere se e quando il Governo intenda adottare iniziative per ripristinare i fondi economici, al fine di dare piena attuazione all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3254 del 2002, concedere un'adeguata proroga del termine di cessazione dello stato di emergenza per risolvere la crisi delle zone interessate e, di conseguenza, approntare un serio piano di interventi finalizzati alla prevenzione, alla messa in sicurezza di gran parte degli edifici e delle infrastrutture della zona, all'immediata ricostruzione delle abitazioni e delle strutture turistico-alberghiere distrutte dal terremoto e dalle colate laviche, al fine di andare incontro alle esigenze di un territorio che ancora oggi, a seguito di quella grave calamità naturale, soffre un profondo disagio socio-economico.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Commercio, il Governo ha ben presente che, in relazione ai gravi fenomeni vulcanici registratisi sull'Etna nel 2002 e ai connessi eventi sismici, permane ancora una situazione di criticità.
Proprio per questo motivo è stata emanata recentemente dalla Presidenza del Consiglio dei ministri l'ordinanza del 22 gennaio 2009, con la quale si tende ad adottare ogni iniziativa utile per continuare ad assicurare sia il monitoraggio delle attività poste in essere in regime straordinario, sia il completamento degli interventi finalizzati al definitivo ritorno alla normalità, ai quali lei ha fatto riferimento.
Con lo stesso provvedimento del 22 gennaio 2009 è stato confermato in capo al presidente della regione Sicilia il regime commissariale, mantenendo anche in servizio il personale precario assunto dai comuni ed assicurando il funzionamento dell'autonoma sistemazione per i nuclei familiari che non sono ancora rientrati nelle proprie abitazioni.Pag. 62
Per le questioni specifiche da lei sollevate, le posso assicurare che è intenzione del Governo completare gli interventi previsti pur registrando, comunque, uno stato di attuazione di questi interventi che si ritiene essere molto soddisfacente. Infatti, per quanto riguarda la ricostruzione del patrimonio edilizio privato, si evidenzia che si sta procedendo sulla base della direttiva dell'11 giugno 2003 della regione siciliana e che la prima priorità definita dalla direttiva è stata accordata ai fabbricati colpiti da ordinanza di sgombero (siano essi prime abitazioni o seconde case) e seguiti successivamente con altre direttive presidenziali dagli interventi relativi a tutti i fabbricati agibili con danni.
Allo stato attuale è in via di completamento l'iter autorizzativo e contributivo dei fabbricati colpiti da ordinanza di sgombero. Di questi, 1.765 risultano totalmente finanziati, per l'85 per cento di essi il percorso progettuale è stato concluso e l'iter del sistema autorizzativo è in fase di conclusione.
Complessivamente, per gli interventi di edilizia privata si sottolinea come siano state raggiunte percentuali rilevanti nella ricostruzione del patrimonio privato pari all'88,5 per cento delle famiglie inizialmente colpite da ordinanza di sgombero che sono già rientrate nelle proprie abitazioni. Per quanto attiene, invece, alle opere pubbliche, è terminato l'82 per cento delle opere finanziate. Naturalmente il Governo si impegna affinché il completamento al 100 per cento delle abitazioni private delle opere pubbliche finanziate possa realizzarsi nel più breve tempo possibile.

PRESIDENTE. L'onorevole Commercio ha facoltà di replicare.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, prendo atto della risposta del signor Ministro e concordo con i dati che ci ha presentato. Intanto dobbiamo dare atto ai sindaci dei tredici comuni interessati di aver svolto un eccellente lavoro, così come la protezione civile della regione Sicilia.
Tuttavia, in ordine al merito, ai numeri e alle cifre, il fabbisogno era di 329 milioni di euro e ne sono stati impegnati 199,3 milioni. La differenza da finanziare è di 130,4 milioni che riguardano in buona sostanza: la riparazione e la ricostruzione di case inagibili (priorità 1 a 1) di circa 1.700; la riparazione di case gravemente danneggiate (priorità 1-2) di circa 1.300; la riparazione e costruzione di attività produttive e la ricostruzione di opere pubbliche limitatamente alla priorità 1. Queste sono le cifre che attualmente bisogna reperire per completare il piano di intervento nell'area del pedemontano.

(Circolare dell'agenzia delle entrate del 3 febbraio 2009 sulle modalità applicative delle disposizioni del decreto-legge n. 185 del 2008 relative al cosiddetto «bonus famiglia» - n. 3-00367)

PRESIDENTE. L'onorevole Fugatti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00367, concernente la circolazione dell'Agenzia delle entrate del 3 febbraio 2009 sulle modalità applicative delle disposizioni del decreto-legge n. 185 del 2008 relative al cosiddetto bonus famiglia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, questa interrogazione vuole portare all'attenzione dei cittadini una palese ingiustizia che si sta consumando nei confronti dei cittadini padani e italiani. Il Governo ha deciso che il bonus famiglia deve essere erogato sulla base del concetto di residenza, anche se i familiari a carico sono residenti all'estero. Ad esempio, un tunisino che abita a Milano e ha i propri familiari residenti in Tunisia riceve il bonus famiglia. Questa è una palese ingiustizia che la Lega aveva cercato di non mandare avanti presso le Commissioni competenti con le proprie proposte emendative che, però, non sono passate. Siamo in un momento difficile, signor Presidente.
Il Governo sta compiendo molti ed importanti sforzi nei confronti delle famigliePag. 63 e delle imprese. Sappiamo che i soldi, purtroppo, non ci sono e sono pochi e, quindi, crediamo debba passare il messaggio che prima si aiutano i nostri cittadini e le nostre persone e dopo, eventualmente, se vi sono soldi, si aiutano gli altri.
In questo caso i soldi non ci sono e dare i soldi a chi ha a carico i familiari residenti all'estero è una palese ingiustizia. Chiediamo al Governo di intervenire e fornire risposte su questo aspetto.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio l'onorevole Fugatti e il gruppo della Lega Nord perché offrono l'occasione al Governo e al Parlamento di tornare in via chiarificatoria ed interpretativa su una questione che è già stata posta e che interessa un argomento molto delicato, in particolare quello del cosiddetto bonus straordinario per le famiglie, istituito con il recente decreto-legge n. 185 del 2008, il cosiddetto decreto-legge anticrisi, varato dal Governo e convertito in legge dal Parlamento.
In particolare, la questione che è stata posta concerne l'interpretazione del requisito della residenza dei componenti del nucleo familiare cui appartiene colui che richiede il bonus. La legge istitutiva del bonus, come d'altra parte è noto agli onorevoli Fugatti e agli altri interroganti, pone in modo espresso la condizione di residenza esclusivamente nei riguardi del soggetto che chiede ed ottiene il bonus, non anche nei riguardi degli altri componenti del suo nucleo familiare, relativamente ai quali, però, vi è la condizione che la legge pone testualmente, ossia quella secondo la quale lo stesso familiare risulti essere a basso reddito.
Evidentemente, nel caso specifico, l'Agenzia delle entrate non poteva fare altro, nell'emanare la circolare applicativa, che esplicitare ed applicare quanto espressamente disposto dalla legge, senza fare ricorso a particolari operazioni interpretative che potessero allargare il concetto disposto dalla legge, ossia che la residenza è richiesta espressamente per il soggetto che chiede ed ottiene il bonus e non anche per i familiari a carico.
Naturalmente, possono essere previste altre norme che estendono la condizione della residenza anche per i familiari a carico, ma ciò non corrisponde alla dizione testuale della norma.
Il Governo, comunque, per evitare le situazioni di disparità alle quali ha fatto riferimento l'onorevole Fugatti e per evitare che il cosiddetto bonus famiglia venga impropriamente riconosciuto anche a soggetti che non ne abbiano titolo (contrariamente allo spirito e alla letteralità della norma), con una circolare ha dettato precise indicazioni sulla documentazione da allegare nel caso in cui il familiare sia residente all'estero. In particolare, colui che richiede il bonus per i componenti del suo nucleo familiare che risiedono all'estero, in ogni caso, deve essere in possesso della documentazione utilizzata per attestare lo status di familiare a carico. Questa documentazione deve essere costituita da documentazione originale prodotta dall'autorità consolare del Paese d'origine, con traduzione in lingua italiana ed asseverazione da parte del prefetto competente per territorio, o da altra documentazione validamente formata dal Paese di origine, ai sensi della normativa vigente, comunque tradotta in italiano e asseverata come conforme all'originale dal consolato italiano del Paese d'origine.
Con queste modalità, evidentemente, si intende evitare che possano succedere i casi ai quali ha fatto riferimento l'onorevole Fugatti, in cui il bonus viene dato a persone che non ne avrebbero diritto. Allo stato, quindi, non si può fare altro che applicare la norma così com'è stata voluta dal Parlamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Fugatti, ha facoltà di replicare.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, se sul lato formale della lettura della circolare possiamo essere soddisfatti, Pag. 64sul lato politico, nonostante gli sforzi importanti che il Governo sta compiendo per venire incontro alle richieste della Lega, dobbiamo dire che non possiamo essere soddisfatti: lo dice la storia.
È vero, si tratta di una legge fatta da questo Governo, ma nelle Commissioni competenti, quando la problematica è stata discussa, la Lega ha richiesto esplicitamente, con emendamenti e proposte concrete, che il bonus famiglia fosse concesso ai residenti di cittadinanza italiana. Questa era la richiesta della Lega, che inizialmente pareva fosse stata anche accettata dalla maggioranza e dal Governo, mentre dopo non è stata accettata. Anche a causa dell'intervento di alte cariche istituzionali, questo provvedimento non passò. Ai cittadini deve essere chiaro che la responsabilità politica di questa ingiustizia non è nella Lega: i cittadini la devono trovare nell'altra parte della maggioranza.
La Lega infatti ha continuato e continuerà a cercare di far passare il concetto dell'italianità: prima vengono i nostri e dopo gli altri. Se invece da una parte della maggioranza c'è la volontà di descrivere le proposte della Lega come razziste, xenofobe e intolleranti, senza guardarle nel merito, purtroppo la colpa non è nostra. Gli italiani, i cittadini che in questo momento si sentono discriminati, sappiano che questa non è responsabilità della Lega e che noi continueremo a fare questa battaglia, per fare in modo che passi l'italianità in queste erogazioni. Era già passata per la social card, che oggi possono avere solo i residenti di cittadinanza italiana, perché era stato accettato l'emendamento della Lega, che non è passato invece nel decreto-legge sulla crisi, per quanto riguarda il bonus famiglia. Non si sa perché non si è voluto far passare, forse perché si dice che la Lega è razzista, xenofoba, se si segue ciò che dice la Lega chissà dove si finisce. Adesso abbiamo queste palesi ingiustizie nei confronti dei nostri cittadini, che da decenni, con i nostri padri e i nostri nonni pagano le tasse e mantengono questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Circolare della Ragioneria generale dello Stato del 27 gennaio 2009 concernente il patto di stabilità interno per gli anni 2009-2011 per le province e i comuni - n. 3-00368)

PRESIDENTE. L'onorevole Graziano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00368, riguardante la circolare della Ragioneria generale dello Stato del 27 gennaio 2009 concernente il Patto di stabilità interno per gli anni 2009-2011 per le province e i comuni (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

STEFANO GRAZIANO. Signor Presidente, onorevole signor Ministro, mi spiace che ancora una volta non sia Tremonti a rispondere, visto che questa interrogazione nasce da un'esigenza pressante e condivisa.
Oggi, i comuni italiani lamentano gravi difficoltà economiche, dovute, da un lato, al pesante contributo imposto per risanare i conti pubblici e, dall'altro, all'abolizione dell'ICI e alle regole sul Patto di stabilità. A questo quadro, già drammatico, si aggiunge la circolare n. 2 del 2009 che non consente di utilizzare fondi realizzati con le dismissioni mobiliari e immobiliari, allo scopo di finanziare la spesa per gli investimenti, cancellando in questo modo dai bilanci degli enti locali un riferimento essenziale e rendendo impossibile il rispetto delle regole del Patto di stabilità interno. Sono effetti drammatici, se pensiamo all'impatto su queste comunità.
Intanto, si lede l'autonomia dei comuni, poi si bloccano le opere pubbliche realizzabili, causando così seri problemi in termini di servizi, di sicurezza e di sviluppo del territorio. La responsabilizzazione dei comuni non avviene attraverso la contrazione delle risorse disponibili. Mi pare che la circolare non aiuti minimamente a risolvere la crisi, ma che anzi la aggravi. Ecco perché chiedo al Ministro di rivedere la sua posizione.

Pag. 65

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo capisce, comprende e condivide lo spirito nei confronti degli enti locali, con il quale l'onorevole Graziano e il gruppo Partito Democratico hanno rappresentato questa istanza. Evidentemente, però, tale istanza, per quanto condivisibile, deve fare il confronto con le esigenze generali dei saldi di finanza pubblica e con l'esigenza di rispettare i vincoli che ci sono imposti a livello comunitario.
In particolare, gli onorevoli interroganti lamentano le difficoltà finanziarie dovute ad una presunta interpretazione difforme dalle norme data da una circolare della Ragioneria generale dello Stato, relativa alle disposizioni del Patto di stabilità interno, rispetto a quanto previsto dal comma 8 dell'articolo 77-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, che è stato richiamato, convertito nella legge n. 133 dell'agosto scorso.
La suddetta circolare, però, ha solo esplicitato quanto stabilito espressamente dal richiamato articolo 8, che infatti, nell'escludere le entrate straordinarie solo dal saldo preso a riferimento per la determinazione degli obiettivi dell'anno 2007, non anche dal saldo utile ai fini della verifica del Patto, avrebbe altrimenti comportato un peggioramento dei saldi di finanza pubblica, poiché sarebbero stati significativamente ridimensionati gli obiettivi degli anni 2009, 2010 e 2011. Un simile peggioramento avrebbe richiesto un'adeguata compensazione finanziaria.
Onorevole Graziano, la Ragioneria generale ha calcolato che, qualora si intendesse accedere all'interpretazione che lei sostiene, escludendo quindi le entrate in parola dalla sola base di riferimento 2007, occorrerebbe, a parte sancirlo con una espressa disposizione normativa diversa da quella del comma 8, anche individuare risorse compensative necessarie, quantificabili in circa 1.700 milioni di euro. Questa è quindi la cifra che prevederebbe non una diversa interpretazione, ma una diversa norma, nel senso che lei richiede.
Evidentemente, questo non è compatibile con la manovra di finanza pubblica, con la situazione generale e con le valutazioni rispetto alle esigenze che i comuni rispettino il patto di stabilità interno.
Comunque, la questione è oggetto di un approfondito esame, anche attraverso il confronto con gli enti locali e le parti interessate, come è a lei noto, e si stanno cercando di valutare definizioni di nuovi meccanismi finanziari che consentano agli enti locali virtuosi, che sono, quindi, più meritevoli da questo punto di vista, di poter incrementare la spesa per i propri investimenti attraverso l'utilizzazione dei proventi che derivano proprio dall'attuazione del citato comma 8.
In pratica, con i risparmi che derivano dall'applicazione del Patto di stabilità interno, al quale siamo tenuti anche dalle norme comunitarie, si intende consentire ai comuni virtuosi di poter utilizzare questi soldi per le proprie spese di investimento.
Allo stato della normativa, della situazione finanziaria e dei vincoli comunitari, evidentemente non è possibile fare di più.

PRESIDENTE. L'onorevole De Micheli, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

PAOLA DE MICHELI. Signor Ministro, noi siamo una forza politica particolarmente responsabile e conosciamo bene quanto sia difficile in questo momento la questione della finanza pubblica, però dobbiamo fare il gioco della verità.
La prima questione è che la corretta interpretazione del comma 8, che anche l'opposizione ha concorso a scrivere, non è per il bene gli enti locali, ma per gli imprenditori italiani.
La seconda questione è che la circolare interpretativa n. 2 del 2009 snatura completamente tutto il lavoro sviluppato nelle Commissioni riunite bilancio e finanze e, successivamente, in Parlamento in sede di finanziaria, con anche un'interpretazione data dal sottosegretario Vegas al comma 8 medesimo attraverso l'accoglimento di un ordine del giorno.Pag. 66
Inoltre, produce conseguenze catastrofiche che ricadono sui comuni in via diretta, ma in termini indiretti sull'economia italiana. L'interpretazione di questa circolare castiga i comuni virtuosi (siamo sempre lì, perché chi agisce bene e chi agisce male viene posto sullo stesso piano); limita la manovra sui residui passivi, cioè su soldi che sono già dei comuni e sono già spendibili per opere già realizzate, che, quindi, sono dei nostri imprenditori; limita nuovi investimenti e limita anche l'utilizzo degli avanzi di amministrazione.
Inoltre, corre il rischio di mandare fuori dal Patto di stabilità l'80 per cento dei comuni italiani, creando così un grosso ulteriore problema alla finanza pubblica, perché il rischio è che non si raggiunga la contribuzione di 1 miliardo e 400 milioni che viene richiesta per il 2009.
Il problema è esattamente l'opposto rispetto all'interpretazione del Ministero dell'economia e delle finanze. Vi chiediamo di ascoltarci: oggi è in corso una riunione con i comuni al Ministero dell'economia e delle finanze.
Ministro Vito, ci ascolti e riferisca al Ministro Tremonti: è una necessità improrogabile, rivedete subito questa interpretazione, perché non è una concessione ai comuni. È un'iniziativa contro la crisi, anticiclica, rapida ed efficace, per migliorare le previsioni del prodotto interno lordo del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,30.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 17,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Angelino Alfano, Aprea, Boniver, Brugger, Cicchitto, Conte, Donadi, Gibelli, Lo Monte, Meloni, Migliavacca, Mura, Ronchi, Soro, Stucchi e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Convalida dei deputati eletti nella Circoscrizione Estero.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta odierna, ha verificato non essere contestabili le elezioni dei seguenti deputati nella Circoscrizione Estero e, concorrendo negli eletti le qualità richieste dalla legge, ha deliberato di proporne la convalida:
Ripartizione Europa: Di Biagio Aldo, Farina Gianni, Garavini Laura, Narducci Franco, Picchi Guglielmo e Razzi Antonio;
Ripartizione America meridionale: Angeli Giuseppe, Merlo Ricardo Antonio e Porta Fabio;
Ripartizione America settentrionale e centrale: Berardi Amato e Bucchino Gino;
Ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide: Fedi Marco.

Do atto alla Giunta di questa proposta, e dichiaro convalidate le suddette elezioni.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo articolo 96-bis,Pag. 67 comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite VI (Finanze) e X (Attività produttive):
Conversione in legge del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi (2187) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VIII, IX, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Modifica nella composizione del Comitato per la legislazione.

PRESIDENTE. Comunico che, a norma dell'articolo 16-bis, comma 1, del Regolamento, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte del Comitato per la legislazione l'onorevole Pino Pisicchio, in sostituzione dell'onorevole Carlo Costantini, dimessosi dalla carica di deputato.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2031-A (ore 17,40).

(Ripresa esame dell'articolo 5 - A.C. 2031-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo dunque l'esame dell'articolo 5.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo votato l'emendamento Delfino 5.32.
Dobbiamo quindi passare alla votazione degli identici emendamenti Paladini 5.33 e Lanzillotta 5.34.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, intervengo sugli identici emendamenti in esame e anche sul mio successivo 5.35, che sono tra loro collegati. Vorrei ricordare all'Assemblea che il comma 11 dell'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008 ha introdotto una norma perversa, perché, contro tutti gli indirizzi in materia previdenziale sostenuti dal Governo, dalla maggioranza e comunque nella direzione di una riforma del sistema previdenziale che tenda all'allungamento dell'età pensionabile, questo comma ha previsto che i dirigenti della pubblica amministrazione possano andare in pensione a prescindere dalla loro età con quarant'anni di anzianità contributiva; o meglio: non che possano andare volontariamente, ma che possano essere messi a riposo ad libitum da parte dell'amministrazione.
Che cosa si è dunque ottenuto? Si è andati nella direzione opposta a quella di una riforma previdenziale auspicata, con effetti negativi sulla finanza pubblica e si è introdotta una sorta di spoil system generalizzato e mascherato, rendendo precaria tutta la dirigenza pubblica che in qualche misura è stata posta sotto la seguente alternativa: o ti adegui al volere del potere politico, oppure ti caccio. Questa norma è stata però esclusa per alcune categorie forti, che evidentemente hanno molto interesse a rimanere nell'amministrazione perché dalla loro permanenza ottengono benefici, sia in termini retributivi, sia in termini di potere.
Sono stati allora esclusi i magistrati e i professori universitari e adesso, con la norma introdotta al Senato, anche se denominati in modo improprio e con una formula che non esiste più nell'ordinamento sarebbero esclusi anche i primari ospedalieri, e cioè le categorie forti nelle quali sarebbe peraltro quanto mai auspicabile un'operazione di svecchiamento.
Noi proponiamo prima di tutto di sopprimere il comma che estende questo esonero in modo ingiustificato ed arbitrario cedendo a una pressione corporativa ma, in linea principale, di accogliere, con il mio emendamento 5.35, la soppressione Pag. 68del comma originario del decreto-legge n. 112 del 2008 che ha introdotto questo perverso meccanismo.
Purtroppo le Commissioni hanno modificato il testo pervenutoci dal Senato. Capisco la buona volontà dell'onorevole Cazzola, che ha cercato di limitare il male prevedendo cioè che la norma incriminata del suddetto decreto-legge n. 112 del 2008 abbia un'efficacia limitata al triennio, ma voglio far notare all'onorevole Cazzola che è quanto meno inelegante prevedere che questo spoil system selvaggio ed indiscriminato duri praticamente per tre quarti della legislatura corrente e poi venga sospeso. Capisco le finalità che hanno al centro la logica di una coerenza in materia previdenziale, ma l'effetto per l'amministrazione è davvero molto negativo.
Sottolineo pertanto come questa disposizione, questo meccanismo vadano esattamente nella direzione opposta a quella che il Governo dichiara di voler perseguire, a quella cioè di una gestione della dirigenza pubblica legata a criteri oggettivi, a una valutazione dei risultati e, soprattutto, ad una autonomia rispetto al potere politico. Con questa norma, la dirigenza è messa sotto scacco dal potere politico e credo quindi che tutta l'Aula dovrebbe pensarci bene.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palumbo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PALUMBO. Signor Presidente, sempre in rapporto al comma 3 dell'articolo 5 mi premeva intanto dire che le Commissioni - e di questo sono felice - hanno avuto un ripensamento, formulando un parere contrario sull'abolizione del comma 3.
Ma anche questa volta non è stato tenuto conto del parere favorevole espresso dalla Commissione affari sociali, con la condizione - che ora richiamo - che all'articolo 5, comma 3, il beneficio della deroga fosse esteso, oltre che alla categoria dei dirigenti di unità operativa complesse (come recita ora il comma 3), anche alla dirigenza medica, sanitaria e veterinaria, ai ricercatori e comunque, fatto molto importante, il periodo contributivo di 40 anni fosse riferito al servizio effettivo prestato, senza conteggiare i periodi oggetto di riscatto contributivo.
Questa norma in effetti penalizza molti di coloro i quali hanno effettuato il riscatto contributivo; anziché premiarli, in un certo senso li penalizza perché li manda in pensione ancora prima. È ovvio che si tratta di una norma che si riferisce al decreto-legge n. 112 del 2008, come ha ricordato l'onorevole Lanzillotta, e non al disegno di legge Brunetta.
Per tale motivo, pur essendo favorevole al ripristino del comma 3, vorrei che il Governo esprimesse parere favorevole ad un ordine del giorno che tutti i membri della Commissione affari sociali hanno sottoscritto e che verrà presentato per ripristinare quanto previsto nel parere della Commissione affari sociali, ovvero che per quanto riguarda i contributi ci si riferisca ai contributi effettivi, escludendo quelli realizzati attraverso il riscatto, perché ciò implicherebbe un grave danno per il futuro di tanti giovani (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sui due identici emendamenti che stiamo per votare, le Commissioni, in precedenza, avevano espresso parere favorevole, dopodiché per questioni completamente diverse, lobbistiche e corporative, hanno espresso un parere contrario. In questo provvedimento anche se si parla tanto di lotta agli sprechi, e della riduzione della spesa pubblica (in alcune parti, infatti, risulta apprezzabile, tanto che ci siamo astenuti su alcuni aspetti condivisi, perché la riforma della pubblica amministrazione è una riforma molto importante), è chiaro che si fornisce una delega così ampia, attraverso i decreti delegati, da giungere al punto di prevedere una riforma pensionistica, che dovrebbe riguardare temi completamente diversi rispetto Pag. 69a quello della riforma della pubblica amministrazione.
Abbiamo visto, proprio questa mattina, come questo modello sia stato dettato esclusivamente per fini propagandistici e per acquisire credibilità; la separazione tra annunci, fatti e verità creerà delle problematiche. Questa mattina abbiamo sentito parlare di spoil system, di class action, ma direi all'italiana. Sia lo spoil system, che l'altro provvedimento presentato, previsti fino al 2011, creeranno dei problemi, così come li hanno già creati per altri aspetti. La class action, così pubblicizzata dal Ministro, è piena di vincoli, e non prevede risarcimenti. Anche in questo caso ci approntiamo a votare una norma che creerà grandissime problematiche e soprattutto delle iniquità tra le categorie dei dirigenti della pubblica amministrazione. Fino al 2011 vi saranno delle persone che potranno rimanere in servizio e altre che dovranno andarsene, per un'esigenza politica che non è sicuramente rivolta a favore della pubblica amministrazione, che invece dovrebbe prevedere al suo interno un processo che garantisca che i suoi dipendenti debbano usufruire della stessa remunerazione per il lavoro che svolgono e la stessa possibilità di andare in pensione. Creiamo ancora una volta una sperequazione, un disallineamento. Ritengo che vi sia un problema sostanziale e che bisogna ritornare al punto sottolineato dal Ministro questa mattina ovvero alla ricerca dell'innovazione, di un rapporto di efficienza, della concorsualità del pubblico impiego - eliminando le contrattazioni -, della determinazione autonoma dei dirigenti, degli indicatori di produttività e della valorizzazione del merito. Con questo emendamento noi vogliamo sostenere ciò.
Credo, inoltre, che sia molto difficile addossare la responsabilità ai dipendenti sul problema dell'assenteismo e della scarsa produttività, quando proprio in questo Parlamento diamo un esempio così negativo su come si affrontano queste tematiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà, per un minuto.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, questa norma dimostra che non tutte le disposizioni sono uguali in un testo normativo. Questa norma è perversa - come ha detto l'onorevole Lanzillotta - ed è estremamente discutibile, perché dà in mano all'amministrazione la possibilità discrezionale di allontanare persone dall'amministrazione stessa. È una norma che realizza spoil system ed è chiaramente fotografata in questo modo perché viene tarata sulla durata dei tre anni. Mi sono chiesto: perché tre anni?
La risposta è semplice. Questa discrezionalità la può esercitare solo questo Governo ed oltrepassa la data delle elezioni regionali perché qualcuno pensa che, magari vincendole, le nuove amministrazioni potranno mandare via i dirigenti non graditi. È gravissima, inquietante, ed è inutile che io dica che è incostituzionale perché non serve a niente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, innanzitutto voglio correggere i miei colleghi ricordando che questa norma, che anch'io giudico perversa, non si applica solo alla dirigenza ma a tutti i pubblici dipendenti. Quindi, vi è un problema molto più generale di quello che è stato evocato in quest'Aula.
Premetto che sono d'accordo con il parere, espresso dalla Commissione, contrario all'emendamento soppressivo, tuttavia difendo la scelta dei tre anni. Infatti, se non c'è la clausola dei tre anni (e se questa norma non resta in vigore fino al 31 dicembre 2011), la norma in tal modo non rappresenta qualcosa di nuovo né va in favore dei pubblici dipendenti. In altre parole, resta in vigore e va a regime una norma secondo la quale le pubbliche amministrazioni, raggiunti i quaranta anni di Pag. 70anzianità contributiva, possono far cessare il rapporto di lavoro con un preavviso di sei mesi. Quindi, in tal modo, non miglioriamo la situazione di nessuno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, mi riallaccio all'intervento del presidente Palumbo. Sono soddisfatto del fatto che la Commissione abbia modificato il suo parere (con il risultato di non sopprimere questo comma), però voglio parlare di un primo passo verso la riparazione di una discriminazione fatta in precedenza nei confronti dei medici ospedalieri. Questo comma per ora salva i dirigenti di struttura complessa. Si tratta di un passo verso la definizione di una parità di pensionamento tra universitari e ospedalieri, in quanto credo che non debba sussistere differenza, e mi domando: se persistessimo in questo atteggiamento, quando mai un giovane medico (che oggi per entrare in una struttura pubblica non solo deve laurearsi ma anche specializzarsi) potrebbe raggiungere i quarant'anni di contribuzione? Pertanto, chiedo anch'io che il Governo esprima un parere favorevole sull'ordine del giorno che verrà sottoscritto dai membri della nostra Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del Ministro e dei colleghi sul fatto che anzitutto ci potremmo trovare di fronte ad una situazione un po' originale: si entra in un ospedale e troviamo il primario del pronto soccorso che è un ospedaliero, il quale a sessant'anni se ne deve andare via; saliamo al primo piano e troviamo il primario chirurgo che è un universitario e può stare lì fino a settant'anni; infine - se viene approvato uno di questi emendamenti - saliamo al terzo piano e troviamo un medico della medicina generale il quale potrà restare fino a sessantacinque anni solo se è primario, ma il suo assistente, per non aver fatto carriera in tempo, a sessant'anni se ne deve andare. Vedete quale pasticcio si può creare.
Allora, credo che vada accolto l'emendamento 5.36 a mia firma, che subito dopo illustrerò, e che è stato peraltro condiviso da tutta la Commissione XII, come il presidente Palumbo ha appena detto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, signor Ministro, sono particolarmente allarmato (lo ero già ovviamente per il contenuto del decreto-legge n. 112 del 2008). Non si può procedere in questo modo. Qui stiamo legittimando l'arbitrio. Praticamente la politica può decidere di dimissionare un dirigente, raggiunti i quarant'anni di anzianità di lavoro, perché non gli piace e può trattenere oltre quei quarant'anni altri che invece gli sono più affini. Non ho parole per dire che tipo di pericolo noi stiamo in qualche modo legittimando.
Si tratta sostanzialmente di qualcosa di più dell'invadenza della politica sull'amministrazione: siamo alla via lombrosiana all'innovazione della pubblica amministrazione. Ritengo che sia francamente una situazione che non ci sono parole per descrivere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, se ho compreso bene l'intervento del collega Cazzola, penso di poterlo condividere nei termini in cui questi dice che il decreto-legge n. 112 comporta che tutti i dipendenti pubblici, compiuto il quarantesimo anno di servizio, vadano in pensione. Poi facciamo figli e figliastri.
Ritengo che, se stiamo facendo un'operazione di razionalizzazione dell'amministrazione,Pag. 71 ci dobbiamo chiedere se debba prevalere l'esigenza che sento strombazzare quando parliamo di lavoro privato, cioè aumentare la vita lavorativa dei nostri cittadini, o l'esigenza della pubblica amministrazione di disfarsi il prima possibile dei propri dirigenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mattesini. Ne ha facoltà.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, intervengo per dire che la precisazione dell'onorevole Cazzola non fa altro che rendere evidente la drammaticità di questa norma. Infatti, è vero che essa riguarda non solo i dirigenti ma tutti i pubblici dipendenti. Se a questo si aggiunge pressoché il blocco del turn over, quando si parla di efficienza ed efficacia della pubblica amministrazione, mentre le pubbliche amministrazioni non hanno neanche consapevolezza della certezza del personale su cui poter fare la propria programmazione, ci rendiamo conto quanto sullo sfondo non vi sia la volontà di ricercare l'efficienza e l'efficacia ma ben altro.
A questo si aggiunge, come diceva l'onorevole intervenuto in precedenza, la previsione di uno spoil system: infatti, pensare che con una norma che resta in vigore per tre anni i dirigenti possano essere collocati a riposo indipendentemente dalla loro età pensionabile - perché nel testo non si parla di quaranta anni di contributi effettivi ma di contributi riguardanti il riscatto universitario - è anche una contraddizione profonda con la scelta che il Governo sta facendo di aumentare l'età pensionabile a partire da quella delle donne.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vincenzo Antonio Fontana. Ne ha facoltà.

VINCENZO ANTONIO FONTANA. Signor Presidente, intervengo anch'io per esprimere la soddisfazione per il fatto che la Commissione ha modificato il proprio parere. In Commissione lavoro ero stato uno dei proponenti di un emendamento assolutamente sovrapponibile a quello in esame.
Vorrei precisare, non per difendere la categoria, che i medici hanno un corso di studi assolutamente lungo e diverso dagli altri professionisti: infatti, un corso di laurea che dura sei anni e un corso di specializzazione che va dai cinque ai sei anni significano dodici anni. Quindi iniziano a lavorare a trentadue-trentatré anni se il corso sarà stato assolutamente normale e regolare.
Pertanto, mandarli in pensione a quarant'anni di servizio con il riscatto degli anni di studi mi sembra assolutamente inopportuno e, invece, possibilmente, è bene mandarli in pensione con quaranta anni di servizio effettivo e di contributi versati.

PRESIDENTE. Non ho altre richieste di intervento. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Paladini 5.33 e Lanzillotta 5.34...

TERESIO DELFINO. Presidente! Presidente! Ho chiesto di parlare.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Delfino. A che titolo?

TERESIO DELFINO. Per dichiarazione di voto sugli identici emendamenti Paladini 5.33 e Lanzillotta 5.34.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma alla Presidenza non risultava, e ho anche detto che nessun altro aveva chiesto di intervenire. Prego, onorevole Delfino, ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Mi scuso, signor Presidente ma avevo intorno un gruppo un po' vivace.
Vorrei avere piena contezza - e con me anche i miei colleghi - perché la disposizione di cui trattiamo, che nel testo del Pag. 72Senato prevedeva l'inserimento dell'espressione «e ai primari ospedalieri», in seguito modificata nella dicitura nominale «nonché ai dirigenti responsabili di struttura complessa», prevede poi un'ulteriore disposizione: «e rimangono in vigore sino al 31 dicembre 2011».
Allora, solo per essere chiari, faccio notare che l'articolo 72, comma 11, del decreto-legge n. 112 del 2008, aveva inserito e attribuito alle amministrazioni la facoltà di risolvere il rapporto di lavoro del personale dipendente con almeno 40 anni di anzianità contributiva, ad esclusione di magistrati e professori universitari (cioè ad essi tale disposizione non si applicava).
Quindi, la modifica del testo del Senato trae origine dal seguente quesito: perché soltanto a magistrati e professori universitari non applichiamo la facoltà per l'amministrazione di risolvere il rapporto di lavoro del personale dipendente, con almeno 40 anni di anzianità contributiva? Estendiamola anche ai primari ospedalieri, che oggi sono invece i dirigenti responsabili di struttura complessa ai sensi della normativa vigente.
Però, quello che innova nel testo approvato in Commissione rispetto a quanto fatto dal Senato, se ho capito bene, è il fatto che comunque il comma 11, così come previsto all'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito in legge, rimarrebbe in vigore soltanto fino al 31 dicembre 2011. In altre parole, sarebbero esclusi magistrati, professori universitari, dirigenti responsabili di struttura complessa, ma rispetto a tutti gli altri dirigenti - riguardo ai quali l'amministrazione potrebbe decidere il collocamento in pensione per aver maturato quarant'anni di età contributiva - l'amministrazione non avrebbe più questa possibilità a partire dal 2011. Quindi, rimarrebbero in vigore le previgenti disposizioni.
Tutto sommato noi avevamo - e concludo, signor Presidente - molta perplessità ad estendere la deroga dai magistrati e professori universitari ai dirigenti sanitari, ma poiché avevamo avuto un'opposizione all'introduzione di quella facoltà dell'amministrazione, come ha spiegato bene il collega Cazzola, per tutti i dipendenti pubblici - rispetto ai quali la maturazione dei 40 anni di anzianità contributiva consente all'amministrazione di mandarli subito in pensione, anche se hanno soltanto 58 o 60 anni, e noi eravamo contrari a ciò - noi, pur rimanendo molto perplessi, signor Ministro Brunetta, per l'estensione ai dirigenti, oltre che ai magistrati e ai professori universitari (che dovremmo assimilare a tutta l'alta dirigenza della pubblica amministrazione), non voteremo a favore della soppressione, perché riteniamo che la novella introdotta concernente la limitata applicazione di questa norma al 31 dicembre 2011 risponda ad un'esigenza che avevamo a suo tempo rappresentato.
Pertanto, il nostro voto sarà contrario alla soppressione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Paladini 5.33 e Lanzillotta 5.34, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 484
Astenuti 9
Maggioranza 243
Hanno votato
206
Hanno votato
no 278).

Prendo atto che i deputati Paladini, Mattesini e Mastromauro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Traversa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lanzillotta 5.35.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Berretta. Ne ha facoltà.

Pag. 73

GIUSEPPE BERRETTA. Signor Presidente, credo che le considerazioni che ha svolto prima l'onorevole Cazzola, che sono condivisibili, dovrebbero indurre ad un ripensamento in ordine all'atteggiamento relativo all'emendamento in esame.
La nostra idea è che il Governo, attraverso il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito successivamente in legge, si sia messo su un piano inclinato.
Infatti, esso ha previsto che, appunto, i lavoratori che possiedono quarant'anni di contributi, che possono essere contributi anche meramente fittizi, possano essere mandati in pensione a discrezione dell'amministrazione e poi ha iniziato a snocciolare alcune eccezioni e alcune deroghe.
Noi siamo contrari alla regola generale e riteniamo che l'amministrazione, appunto, non debba poter decidere discrezionalmente, specie in ordine ai rischi che ciò comporta dal punto di vista della finanza pubblica. E siamo ancora più contrari al fatto che si cominci ad avviare una sorta di rincorsa per cui, prima, si pensa ai professori universitari, poi ai primari ospedalieri, poi ai dirigenti di strutture complesse, e - perché no? - ai dirigenti di strutture semplici, e - perché no? - ai dirigenti generali dello Stato e ai ricercatori universitari che molto spesso, nelle nostro università, svolgono un ruolo fondamentale dal punto di vista dell'insegnamento.
Pertanto, riteniamo che ci voglia un po' più di attenzione e chiediamo al Governo una riflessione aggiuntiva su questi emendamenti che potrebbero consentire di risolvere un problema piuttosto grave per le amministrazioni del nostro Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere per quale motivo non si approva questo emendamento e non si pensa poi di utilizzare i risparmi che l'amministrazione avrebbe nel mantenere in attività il personale, anziché mandarlo in pensione, per estendere la normativa o per essere un po' meno rigidi, ad esempio, sui lavori usuranti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà per un minuto.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, mi basterà anche meno di un minuto. Vorrei soltanto rilevare rispetto a quanto sottolineava l'onorevole Delfino che, a mio parere, il fatto che si evidenzi una durata triennale del provvedimento arbitrario da parte dell'amministrazione, in ordine al trattenere o meno in servizio un dirigente che ha raggiunto i quarant'anni di contribuzione, è un'aggravante e non un aspetto migliorativo. Ciò significa che in tre anni qualcuno, sull'onda di un pensiero politico o di un'azione politica, può fare una sorta di pulizia etnica. Siamo dinanzi ad un arbitrio temporizzato, in modo tale che sia certa la guida politica che lo conduce. Secondo me, siamo di fronte ad una proposta emendativa peggiorativa e non migliorativa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 5.35, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 504
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato
247
Hanno votato
no 257).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Miotto 5.36.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

Pag. 74

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, alcuni colleghi pochi secondi fa hanno giustamente denunciato il pericolo che vi sia una sorta di rincorsa per aggiungere qualche categoria in più a quelle già introdotte al Senato e già previste dalla norma originaria. Pertanto, è giusto cambiare la norma e introdurre, con questo emendamento, un criterio che vale per tutta la pubblica amministrazione.
Con questo emendamento semplicemente proponiamo che l'amministrazione possa decidere di pensionare i propri dipendenti a fronte di quarant'anni di servizio effettivo, prescindendo quindi dalla valutazione degli anni riscattati. Come giustamente un collega ha detto poco fa, per esempio nel comparto sanità il riscatto del periodo di laurea, della specializzazione e nel caso dei maschi, ovviamente, del servizio militare, significa che quarant'anni contributivi equivalgono a trent'anni di servizio. Allora, presso la XII Commissione della Camera, come ha ben ricordato il presidente Palumbo pochi minuti fa, si è addivenuti a un parere condizionato su questo punto, chiedendo alle Commissioni I e XI, che non ne hanno purtroppo tenuto conto, che i quarant'anni contributivi previsti dall'originaria legge n. 133 del 2008 vengano sostituiti con quarant'anni di servizio effettivo.
Si tratta di una norma che riguarda la facoltà dell'amministrazione. I colleghi che mi hanno preceduto hanno già fatto rilevare questa singolarità di dare una forte discrezionalità in capo all'amministrazione, ossia quella di pensionare Tizio anziché Caio. Altri colleghi giustamente hanno fatto notare come in verità la norma legata al termine temporale del 2011 prefiguri lo spoil system Aggiungo un altro elemento, se può essere utile per la valutazione: le norme che limitano le sostituzioni del personale e le assunzioni comportano, lo capisco, una sorta di risparmio indotto; la si spende come una norma che serve per ringiovanire la pubblica amministrazione, ma non ci si fa carico, da un lato, della spesa previdenziale e, dall'altro, della funzionalità dei servizi. Faccio notare che, laddove è possibile sostituire le persone collocate a riposo nel rapporto di uno a cinque, vuol dire che molti servizi sono costretti a chiudere.
Dunque, il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito nella legge n. 133 del 2008, tende a realizzare i risparmi tagliando i servizi. Anche da questo punto di vista mi permetto di sollecitare un'attenzione da parte del Governo, e sono certa che i colleghi della XII Commissione che hanno condiviso questo emendamento lo sosterranno anche nel voto in Aula, affinché, senza aggiungere nuove categorie che chiedono la deroga, si sostituisca il requisito dei quarant'anni contributivi con i quarant'anni di effettivo servizio prima che l'amministrazione disponga il pensionamento coatto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, devo dare una risposta. L'articolo 72 del decreto-legge n. 112 del 2008 non ha solo il comma 11, ma anche il comma 1, che consente ai lavoratori un bonus di cinque anni di anticipo del pensionamento. Ebbene, questa norma resta in vigore fino al 31 dicembre 2011 e nessuno per questo parla di spoil system: ha permesso tre anni di validità dell'altra norma e ha voluto riequilibrare in qualche modo i dispositivi dell'articolo 72 (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per aggiungere che il comma 1 dell'articolo 72 della legge n. 133 del 2008 consente al dipendente di chiedere, e quindi è molto diverso dal comma 11 dell'articolo 72. Già questa è una norma che non condividiamo, perché il dipendente che chiede cinque anni prima del perfezionamento Pag. 75dei quarant'anni di contribuzione l'esonero dal servizio prende il 50 per cento della retribuzione, e quindi è come dire che molti dipendenti pubblici sono inutili e che l'amministrazione risparmia dando loro il 50 per cento della retribuzione, ma almeno è il dipendente che lo chiede. Il comma 11, invece, prevede che l'amministrazione collochi in pensionamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 5.36, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori) (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
248
Hanno votato
no 242).

FILIPPO ASCIERTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, voglio far presente che il sistema di votazione di tutta questa fila non ha funzionato (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori). Siamo qui: uno, due e tre!

PRESIDENTE. Va bene. Prendo atto che i deputati Ascierto, Zacchera, Beccalossi, Barani, De Luca, Castellani e Bellotti non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che per il relatore si può proseguire l'esame del provvedimento.

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, qualora ella accertasse che il sistema di votazione di una fila non ha funzionato (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Per cortesia...

GIUSEPPE CONSOLO. Fatemi sviluppare il ragionamento. Qualora - e sottolineo qualora - ella, signor Presidente, accertasse che il sistema di votazione di una fila non ha funzionato, ne discenderebbe una conseguenza ovvia e inevitabile: non credo che l'opposizione voglia avere «vittoria» grazie ad un errore tecnologico. Quindi, se così stessero le cose (la pregherei di fare un controllo), la votazione andrebbe ripetuta ai sensi di quanto disposto dal Regolamento (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori). Ma è inutile che fischiate, non siete allo stadio!

PRESIDENTE. Avverto che gli emendamenti Saltamartini 5.38, Ghizzoni 5.39, Lo Monte 5.41, Miotto 5.42, Pedoto 5.44 e Miotto 5.45 sono preclusi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tidei 5.46.

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, le ho posto un quesito. Credo che, per la prosecuzione di questi lavori, sapere se un emendamento è stato approvato o meno non sia di poca importanza.

PRESIDENTE. Il Presidente ha ovviamente recepito quanto lei ha detto: la verifica è stata fatta e il sistema funzionavaPag. 76(Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori). Ci sono alcuni colleghi che non sono riusciti a votare e, quindi, agli atti sarà messo - come già accaduto in altri casi - che alcuni colleghi non sono riusciti a votare. Mi confermano anche gli uffici che non ci sono state segnalazioni di problemi tecnici (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tidei 5.46, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 496
Astenuti 11
Maggioranza 249
Hanno votato
234
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che il deputato Pisicchio ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 5.47, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato
250
Hanno votato
no 260).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Miotto 5.48, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato
249
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che i deputati Paladini e Borghesi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 514
Votanti 277
Astenuti 237
Maggioranza 139
Hanno votato
266
Hanno votato
no 11).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2031-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2031-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni sulle proposte emendative presentate.

MICHELE SCANDROGLIO, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Berretta 6.1, sugli identici emendamenti Delfino 6.2 e Berretta 6.3, sugli emendamenti Lanzillotta Pag. 776.4 e Paladini 6.5, sugli identici emendamenti Delfino 6.6 e Lanzillotta 6.7, sugli emendamenti Berretta 6.8, Santagata 6.9, Damiano 6.10, Lanzillotta 6.11, 6.12, e 6.13, Delfino 6.14, Paladini 6.15, Berretta 6.16, Lanzillotta 6.17 e Delfino 6.18.
Le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio emendamento 6.300, il quale prevede che al comma 2, lettera b) dell'articolo 6 dopo le parole «con il pubblico» si aggiungano le seguenti: «ad esclusione del personale appartenente ai comparti sicurezza e difesa». In Commissione la proposta è stata approvata de plano.

PRESIDENTE. Deve esprimere il parere anche sull'articolo aggiuntivo Paladini 6.01.

MICHELE SCANDROGLIO, Relatore per la XI Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sull'articolo aggiuntivo Paladini 6.01.

PRESIDENTE. Il Governo?

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Berretta 6.1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Berretta 6.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 506
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato
247
Hanno votato
no 259).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Delfino 6.2 e Berretta 6.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'articolo 6 attribuisce al Governo una delega per l'adozione di uno o più decreti legislativi in materia di sanzioni disciplinari e di responsabilità dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche, una materia già disciplinata dall'articolo 55 del decreto legislativo n. 165 del 2001, nonché da una serie di norme speciali vigenti nella materia stessa.
La finalità perseguita con l'intervento normativo odierno, voglio ricordarlo, è quella di potenziare i livelli di efficienza degli uffici contrastando i fenomeni di scarsa produttività e di assenteismo. A tale riguardo nella normativa da adottare da parte del legislatore delegato dovranno essere contenute le disposizioni inderogabili che andranno inserite di diritto nei contratti collettivi, ai sensi degli articoli 1339 e 1419, secondo comma, del codice civile.
Abbiamo voluto ricordare questo perché ribadiamo che sul principio generale di combattere l'assenteismo e di accrescere la produttività siamo d'accordo, ma abbiamo proposto alcuni emendamenti perché riteniamo che questa delega debba comunque muoversi anche nell'ambito di una prassi positivamente consolidata sulla base del decreto legislativo n. 165 del 2001.
Ho voluto fare questo intervento che vale non solo per questo emendamento ma anche per quelli del gruppo e a mia firma successivi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Delfino 6.2 e Berretta 6.3, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 78
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 510
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato
246
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che la deputata Gnecchi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 6.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato
244
Hanno votato
no 259).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 6.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato
247
Hanno votato
no 263).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere al collega che prima era intervenuto dicendo che non gli funzionavano i pulsanti, se ora gli funzionano anche quelli del vicino che non c'è. Volevo capirlo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Delfino 6.6 e Lanzillotta 6.7, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 513
Maggioranza 257
Hanno votato
248
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Paladini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Berretta 6.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Berretta. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BERRETTA. Signor Presidente, con questo emendamento tentiamo di modificare il testo cercando di scacciare uno dei fantasmi che aleggia sul provvedimento, vale a dire il medico compiacente che secondo l'idea del Ministro Brunetta sarebbe pronto sempre a certificare qualunque cosa. Ma non solo: qui si dice addirittura che il medico concorre alla falsificazione di documenti attestanti lo stato di malattia; quindi, se il medico certifica il falso è giusto che vada perseguito, ma non capisco, invece, in che modo Pag. 79possa concorrere alla falsificazione. Vorrei chiedere se il Ministro è in grado di spiegarmi in che modo si possa verificare questa fattispecie e, in ogni caso, vorrei capire quali sarebbero le conseguenze di questo presunto concorso.
Al di là dello spot che ancora una volta si fa tentando di colpire una specifica categoria, quella dei medici, che nella gran parte dei casi invece è rigorosa (e noi speriamo che lo sia sempre di più), vorremmo quindi scacciare questo fantasma e fare in modo che la norma sia più comprensibile ed applicabile perché così com'è, obiettivamente, è incomprensibile e inapplicabile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Berretta 6.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 511
Votanti 510
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato
247
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che il deputato Calearo Ciman ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Santagata 6.9. Prendo atto che tale emendamento è stato ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Damiano 6.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato
247
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che il deputato Renato Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lanzillotta 6.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mattesini. Ne ha facoltà.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, aggiungere alla lettera f) le parole «salario accessorio» è l'unico modo per rendere attuabile questa norma: cosa vuol dire infatti prevedere il divieto di attribuire aumenti retributivi di qualsiasi genere? Non si danno ai dipendenti neanche gli aumenti contrattuali? Quindi, è ovvio che o si parla di salario accessorio o questa è una norma «civetta».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 6.11, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 512
Maggioranza 257
Hanno votato
249
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che il deputato Di Caterina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 6.12, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 80
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 502
Astenuti 2
Maggioranza 252
Hanno votato
237
Hanno votato
no 265).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 6.13, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato
238
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che i deputati Enzo Carra e Mannino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Causi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 6.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 508
Maggioranza 255
Hanno votato
244
Hanno votato
no 264).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Paladini 6.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, abbiamo presentato questo emendamento perché, premesso che siamo d'accordissimo sui poteri disciplinari assegnati ai dirigenti e anche sull'aspetto sanzionatorio, quando i pubblici dipendenti sbagliano, tuttavia, al riguardo starei molto attento. Infatti, su questa norma nella relazione a questo disegno di legge non si spiegano in alcun modo i motivi per cui si debba consentire ai dirigenti pubblici di irrogare direttamente sanzioni conservative (come la multa) nei confronti di altri lavoratori senza disciplinare, all'interno della normativa della pubblica amministrazione, il motivo per cui devono essere irrogate.
Penso che il decreto del Presidente della Repubblica n. 3 del 1957 per gli impiegati civili dello Stato segua una logica all'interno del procedimento disciplinare. Trovare forme diverse, come quella della sanzione conservativa, in un modello delegato e senza disciplinarne i motivi, credo sia un potere da gestire in maniera completamente diversa. Nella sanzione conservativa, inoltre, non c'è scritto il tipo di sanzione che può essere adottata, quindi specialmente per i pubblici dipendenti riuscire ad esercitare un'azione di tutela diventa un problema molto complesso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 6.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 512
Maggioranza 257
Hanno votato
245
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.Pag. 81
Passiamo alla votazione dell'emendamento Berretta 6.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Berretta. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BERRETTA. Signor Presidente, il potere disciplinare del datore di lavoro è straordinario e va esercitato in maniera attenta, garantendo il contraddittorio e rispettando una procedura. Nell'ambito della procedura prevista dall'articolo 7 dello statuto dei lavoratori è espressamente richiesta la consegna del codice, ovvero delle norme che prevedono le violazioni e le relative sanzioni.
Questo principio, a nostro avviso, in un momento in cui parliamo sempre di più di convergenza tra pubblico e privato, va applicato in maniera rigorosa (perlomeno altrettanto rigorosa) alle pubbliche amministrazioni. Quindi, l'idea che il datore di lavoro privato sia tenuto al rigoroso rispetto dei principi di pubblicità e del nullum crimen sine lege, mentre il datore di lavoro pubblico possa farne a meno non ci convince.
Per questa ragione abbiamo ritenuto di dover prevedere che all'atto dell'assunzione sia consegnato al lavoratore pubblico un codice disciplinare e, altresì, vorremmo che il codice disciplinare fosse pubblicato sul sito web dell'amministrazione. Questi due strumenti consentirebbero la piena conoscibilità del codice e, quindi, anche le sanzioni sarebbero applicate in presenza di un'adeguata conoscenza da parte del lavoratore degli obblighi, della violazione e delle correlate sanzioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Berretta 6.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 512
Astenuti 1
Maggioranza 257
Hanno votato
245
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che il deputato Calearo Ciman ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lanzillotta 6.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione su questo emendamento, che è volto a stabilire che la conoscenza del codice disciplinare avvenga solo in modalità digitale e telematica.
Il testo del Governo, invece, prevede l'equipollenza tra la conoscenza per via cartacea e quella per via telematica.
Vorrei fare appello all'onorevole Stanca, che ha scritto il codice dell'amministrazione digitale e ne è autore, per chiamarlo a testimone del fatto che questo è esattamente il motivo per il quale l'amministrazione on line non parte: se, infatti, continuiamo ad utilizzare indifferentemente lo strumento cartaceo e quello digitale, non ci si staccherà mai dall'amministrazione cartacea e, quindi, il digitale sarà solo una duplicazione.
Mi meraviglio che il Governo non accetti un emendamento così semplice, ma così coerente con la direzione della digitalizzazione che il Ministro dichiara di voler perseguire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 6.17, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 82
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 513
Maggioranza 257
Hanno votato
246
Hanno votato
no 267).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 6.18, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 506
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno votato
242
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento 6.300 delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, l'emendamento 6.300 delle Commissioni - l'ultimo emendamento all'articolo 6 - è il risultato di una sospensione dell'attività dell'Aula di questa mattina, giacché è stato formulato in sede di Comitato dei diciotto.
Premesso che ritengo che la correzione apportata non possa vedere, sostanzialmente, un atteggiamento positivo dal punto di vista del gruppo che rappresento, tuttavia (poiché l'oggetto dell'emendamento insiste sulla modifica della lettera p) del comma 2 dell'articolo 6, concernente principi e criteri direttivi della delega conferita al Governo per legiferare in ordine alle sanzioni disciplinari ed alla responsabilità dei pubblici dipendenti), vorrei che fosse a tutti chiaro che l'emendamento che stiamo per votare definisce l'esclusione dall'obbligo previsto dalla norma di alcune categorie (soprattutto del personale dei comparti della difesa e della sicurezza, ai quali sostanzialmente sarebbe inapplicabile la norma medesima). La lettera p), infatti, prevede «l'obbligo, per il personale a contatto con il pubblico, di indossare un cartellino identificativo ovvero di esporre sulla scrivania una targa indicante nome e cognome».
Ciò premesso, ritengo lodevole l'obiettivo che si pone la lettera p), ma credo che sia stata effettuata una cattiva formulazione, che non è relativa solo alle categorie che, con l'emendamento 6.300 delle Commissioni, si chiede di escludere dall'applicazione della norma. Signor Presidente, pensi che cosa ne sarebbe se il Ministro, trovandosi di fronte ad un principio direttivo da applicare (così come è scritto nella lettera p)), dovesse estenderne l'applicazione. Può farlo e non si capisce perché lo debba escludere, attraverso un'iniziativa propria del Ministero e non attraverso una delega che gli viene conferita da questo Parlamento. Se interpretasse la norma letteralmente e la applicasse a tutti gli insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori ed a tutti i docenti universitari, lei può immaginare cosa vorrebbe dire esporre sulla scrivania una targa indicante nome e cognome. Credo - la norma, letteralmente, mi pare così interpretabile - infatti che gli insegnanti abbiano un rapporto con il pubblico, benché si tratti, in questo caso, di studenti.
Capisco che gli insegnanti potrebbero esporre il cartellino quando incontrano i genitori o durante le ore in cui incontrano un pubblico diverso dagli studenti.
Signor Presidente, a questo punto chiederei sommessamente al Comitato dei diciotto, ai presidenti e al Governo, onde evitare che questa norma venga impugnata da chicchessia, poiché trattasi di una norma che vale erga omnes, con l'esclusione delle due categorie che ho testé citato (il personale dei comparti della sicurezza e della difesa), di formulare Pag. 83meglio una serie di esclusioni, in modo tale che sia chiaro che questa norma vale soprattutto, ad esempio, per il personale dei Ministeri, per quello degli enti locali che abbia contatto con il pubblico, per quello delle regioni che svolga un'attività di utilità in immediato rapporto con il pubblico, che necessariamente il pubblico deve conoscere, anche per potersi difendere in ordine ad eventuali vessazioni, che dovessero determinarsi da parte della pubblica amministrazione.
Quindi, le chiederei sommessamente se non ritenga opportuna una brevissima sospensione dei nostri lavori, per dare modo al Governo, al Comitato dei diciotto, ai presidenti delle Commissioni e ai relatori di formulare, in maniera più leggibile e chiara, la norma di cui stiamo discutendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Chiedo al relatore, onorevole Scandroglio, come ritiene procedere dopo le osservazioni dell'onorevole Quartiani.

MICHELE SCANDROGLIO, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, indubbiamente riparlarne non nuoce, però mi tocca anche sottolineare che non vi è alcuna preclusione rispetto al fatto che i dipendenti pubblici siano riconoscibili. Soprattutto non capisco quali difficoltà essi abbiano ad essere riconoscibili.

PRESIDENTE. Quindi, onorevole relatore, ritiene chiara la formulazione o chiede una sospensione?

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO SAGLIA, Presidente della XI Commissione. Signor Presidente, non intendo ovviamente contraddire il relatore, poiché condivido pienamente quanto ha sottolineato. Sta di fatto, però, che potremmo approfittare, avendo anche un'altra questione da approfondire all'interno del Comitato dei diciotto, per sospendere la seduta per dieci minuti.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siccome il collega Quartiani è notoriamente una persona confusa, che non riesce a spiegarsi bene..., vorrei tradurre le sue parole, spiegando semplicemente che, visto che si sono fatte due eccezioni (quindi, in qualche caso ovviamente delle eccezioni vengono fatte anche per chi non ha problemi a mostrare il tesserino), il collega Quartiani intendeva dire che forse, come magari accadrà, potrebbe esserci l'esclusione di qualche altra categoria, che presenta i medesimi problemi delle due previste.

PRESIDENTE. Sta bene.
Sospendo la seduta fino alle 19.

La seduta, sospesa alle 18,45, è ripresa alle 19,35.

PRESIDENTE. Come avete potuto constatare, i lavori del Comitato dei diciotto si sono prolungati più dei 20 minuti richiesti, ma è stato fatto un lavoro proficuo, che immagino ci sarà poi riferito.
Avverto che le Commissioni hanno ritirato l'emendamento 6.300 e hanno presentato l'emendamento 6.301, nonché una nuova formulazione dell'emendamento 9.302, che sono in distribuzione.
Con riferimento a tali proposte emendative, secondo quanto risulta alla Presidenza, i gruppi hanno rinunciato ai termini per la presentazione dei subemendamenti.
Avverto, inoltre, che le Commissioni hanno presentato l'emendamento 9.304, che è in distribuzione. Il termine per la presentazione dei subemendamenti riferiti a tale emendamento è fissato per le ore 20.Pag. 84
È stato inoltre presentato dalle Commissioni l'articolo aggiuntivo 9.0301, del quale la Presidenza si riserva di valutare l'ammissibilità.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non voglio fare nessuna polemica, soprattutto nei suoi confronti, come nei confronti di qualunque altro vicepresidente.
Il compito del deputati non è quello di prendere atto che il Comitato dei diciotto si prende mezz'ora in più, ma è quello di prendere atto - lo dico a lei, come l'ho detto ai suoi colleghi, perché non è, purtroppo, la prima volta che accade - che vi è un impedimento, che il Comitato dei diciotto si deve riunire per altro tempo e della relativa comunicazione, che viene fatta tempestivamente, dopo l'orario di sospensione annunciato, a quest'Aula.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non solo condivido e sottoscrivo le considerazioni dell'onorevole Volontè, ma vorrei dirle che, sempre nell'ambito di un minimo di rispetto fra di noi, al di là del merito delle cose che facciamo, l'intervento dell'onorevole Quartiani era stato considerato come una formalità, una banalità, quasi come un capriccio, perché la questione era chiara e facilmente risolvibile in pochi secondi.
Mi pare che i tre quarti d'ora che sono passati rispetto ai dieci minuti previsti dimostrino che le cose non sono così chiare. Visto che, anche dopo che il Governo è andato sotto per la seconda volta in quest'Aula, si era detto che si andava avanti perché si era pronti, l'umile domanda che le rivolgo, atteso che lei, in base all'articolo 8 del Regolamento è sempre il «re» dentro quest'Aula dal punto di vista procedurale, signor Presidente, lei pensa che siamo veramente nelle condizioni di andare avanti, atteso che abbiamo i tempi dati per i subemendamenti?
Mi sembra che tra i banchi non vi sia un'altissima presenza. Mi permetto semplicemente di sottoporle questa valutazione ai fini del buon andamento della nostra seduta.

PRESIDENTE. Come tutti avete potuto ascoltare, il presidente Saglia, recependo l'intervento e la richiesta dell'onorevole Quartiani, aveva condiviso la necessità di una sospensione della seduta, perché il Comitato dei diciotto si potesse riunire, a questo punto non solo sull'emendamento 6.300 delle Commissioni, che, a quanto risulta alla Presidenza, è stato ritirato per presentare l'emendamento 6.301, che ne costituisce una riformulazione, ma anche per esaminare altre questioni, come era noto all'Aula, legate agli articoli successivi, ed altre questioni che erano all'attenzione del Comitato dei diciotto.
Credo che adesso possiamo riprendere i lavori come da calendario fino alle ore 21, per proseguire l'esame del provvedimento. Ricordo che la Presidenza si è riservata di valutare l'ammissibilità dell'articolo aggiuntivo 9.0301 delle Commissioni.
Passiamo all'emendamento 6.301 delle Commissioni.
Ha facoltà di parlare il relatore per la XI Commissione, onorevole Scandroglio.

MICHELE SCANDROGLIO. Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente con tale emendamento al comma 2, lettera p) dell'articolo 6 vengono aggiunte le seguenti parole: «e con la possibilità di escludere da tale obbligo determinate categorie di personale, in relazione alla specificità di compiti ad esse attribuiti». Si tratta di una norma erga omnes.

PRESIDENTE. Prendo atto che le Commissioni raccomandano dunque con questa formulazione l'approvazione del loro emendamento 6.301. Il Governo?

Pag. 85

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, premesso che sono favorevole all'emendamento in esame, come i colleghi che mi hanno preceduto, vorrei dire che ci sono delle categorie con caratteristiche specifiche. Presenterò per questo un ordine del giorno, in relazione alla specificità di compiti ad esse attribuiti; specialmente per il comparto sicurezza, difesa e servizi di polizia, ritengo che la possibilità di escludere tale obbligo sia determinante. Per cui annuncio in Aula la presentazione da parte mia di un ordine del giorno, essendo favorevole all'articolo 6 così come riformulato, anche se prima era formulato esclusivamente per tale personale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.301 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 490
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato
489
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Di Biagio, Antonio Pepe e D'Amico hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Non so se l'hanno informata che contemporaneamente, in Commissione giustizia, il Governo sta premendo sull'acceleratore per approvare rapidissimamente il provvedimento sulle intercettazioni. Spero che quel provvedimento non venga mai approvato, però mi risulta che entro le 12 di domani il Governo voglia averlo approvato. Siccome ci sono diverse centinaia di emendamenti e stasera vogliono fare la seduta notturna, non è che poi domani dite, arrivati alla metà degli emendamenti: non si discute più, si manda tutto in Aula? Questo è un modo di fare che non è tollerabile da parte di questa maggioranza! Questa maggioranza deve decidere quali sono le sue priorità, se le sue priorità solo la legge Brunetta allora rinunci a precipitare gli eventi, le considerazioni e le valutazioni sul provvedimento sulle intercettazioni, che per noi risulta assolutamente pessimo e che speriamo non venga approvato. Però voi dovete decidere, la Presidenza in modo particolare deve decidere: se volete il nostro sangue noi non ve lo diamo! Perché stanotte noi dovremo andare...

PRESIDENTE. La Presidenza non vuole il sangue di nessuno, ci mancherebbe altro!

FEDERICO PALOMBA. No, è la maggioranza. Vi metto di fronte...

PRESIDENTE. Se volete donarlo, c'è la possibilità di donarlo all'AVIS, è anche un buon gesto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

FEDERICO PALOMBA. Speriamo che qui non ci siano dei Dracula, però tutti i segnali sono esattamente in senso opposto, e sono assolutamente contraddittori. Voi ci dovete dire stasera che cosa dobbiamo fare, se dobbiamo andare, e fino a che ora, in Commissione a discutere ancora sulle intercettazioni, oppure se possiamo continuarePag. 86 qui. Noi siamo favorevoli a ritardare al massimo il provvedimento sulle intercettazioni, perché non ci piace, perché consegna l'Italia alla criminalità, però ci dovete far sapere, non è che possiamo continuare poi fino alla fine.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei associarmi alle considerazioni dell'onorevole Palomba, sulla base anche del fatto che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha disciplinato delle modalità nuove per quanto riguarda i lavori della Camera dei deputati, stabilendo in modo tassativo (ed è ciò su cui anche il presidente Soro ha direttamente riferito al Presidente Fini) che le Commissioni si riuniscono in orari precisi ed in giorni precisi, e soprattutto non nei ritagli di tempo. Abbiamo una seduta che prevede il suo esaurimento alle ore 21, domani mattina è prevista, visto che la seduta dell'Aula avrà luogo il pomeriggio in base alla nuova organizzazione dei lavori, l'intera mattinata a disposizione delle Commissioni: non solo non si capisce perché dovrebbe essere riunita questa sera la Commissione giustizia, ma soprattutto la inviterei, tenendo conto di quanto è stato deciso all'unanimità dalla Conferenza dei presidenti di gruppo e dall'Ufficio di Presidenza sull'organizzazione nuova dei nostri lavori, di far rispettare tale organizzazione e di non metterla in mora non appena iniziata.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo 6.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 295
Astenuti 211
Maggioranza 148
Hanno votato
283
Hanno votato
no 12).

Prendo atto che il deputato Dima ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Paladini 6.01, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 495
Astenuti 13
Maggioranza 248
Hanno votato
230
Hanno votato
no 265).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 2031-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2031-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, intervengo sull'articolo 7 relativo alla vicedirigenza per ricordare che un emendamento presentato da alcuni parlamentari dell'UdC ne chiede la soppressione.
In particolar modo facciamo riferimento all'articolo 97 della Costituzione, che stabilisce appunto che gli uffici sono organizzati per legge e che proprio nell'ordinamento Pag. 87degli uffici sono anche determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari. Questa premessa è necessaria perché con l'articolo 7, recante una norma interpretativa in materia di vicedirigenza, ad organizzare gli uffici della vicedirigenza non si provvede per legge ma per contrattazione collettiva.
Questo è inaccettabile, è una violazione della nostra Costituzione, ma soprattutto ci troviamo di fronte ad una disfunzione degli uffici.
Infatti qualunque ufficio, oltre a prevederne il titolare, il dirigente responsabile, normalmente ha anche il vice; anche qui alla Camera abbiamo un segretario responsabile ed un vice, ed anche per quanto riguarda la Presidenza abbiamo un Presidente ed un vice (dovunque c'è un vice, che svolge le funzioni vicarie).
Molte volte in molti uffici ci troviamo ad avere una dirigenza e poi una pluralità di uffici nei quali nessuno è organizzato né secondo una priorità orizzontale, né secondo una priorità verticale (e cioè secondo una gerarchia verticale): ciò crea disfunzioni e, soprattutto, crea problemi anche di rappresentabilità nei confronti del pubblico, dell'utenza, dei cittadini.
Chiediamo, dunque, che l'articolo 7 venga soppresso. Diversamente, con la contrattazione collettiva, a seconda (e parliamo degli enti locali) della forza sindacale interna e di una contrattazione collettiva di secondo livello, molte volte ci siamo trovati di fronte ad una ascesa verticale di funzionari e soprattutto di personale della carriera direttiva non già per meriti.
Siccome il Ministro Brunetta vuole improntare questa riforma sul merito, se i meriti vengono definiti attraverso la contrattazione sindacale abbiamo qualche dubbio, signor Ministro, sulla coerenza della norma in esame.
Sta di fatto che mentre si accede per pubblico concorso e per selezione, poiché soprattutto alla vicedirigenza oggi con questa norma si accede anche con la laurea (così come viene reinterpretata dall'articolo 7), potremmo trovare anche coloro che non hanno la laurea, come succede, a ricoprire incarichi soltanto perché la contrattazione collettiva di secondo livello ha stabilito dei meccanismi cosiddetti meritocratici (ma il merito non è certamente riferito al lavoro, ma magari all'attività sindacale) per poter accedere a tali funzioni.
Ora riteniamo che dobbiamo dare un'immagine diversa, molto più seria della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Essendo stata avanzata una specifica richiesta da parte del gruppo dell'Unione di Centro, che ha esaurito il tempo a disposizione, la Presidenza concede un ampliamento dei tempi per l'esame di questo provvedimento, in ragione di un terzo di quelli originariamente previsti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, volevo intervenire perché ritengo che sia sinceramente assurdo che, dopo tre leggi approvate in varie legislature, dopo un atto di indirizzo emanato nella precedente esperienza di Governo del Presidente del Consiglio Berlusconi, dall'allora Ministro della funzione pubblica Baccini, si torni nuovamente a modificare l'articolo relativo alla vicedirigenza.
È una battaglia che da anni tutte le parti politiche di questo Parlamento, e di questo Paese, portano avanti con forza e serietà, ritenendola necessaria per far funzionare meglio le strutture burocratiche e amministrative della nostra amministrazione pubblica.
È strano, signor Ministro, che dopo tre leggi e dopo un atto d'indirizzo emanato da un suo predecessore, oggi si torni a modificare sostanzialmente questa norma, lasciandola a una contrattazione collettiva che nulla ha a che vedere con l'individuazione e la necessità di superare norme di legge che sono state approvate e che sono state concordate anche con le organizzazioni sindacali rappresentative dei dirigenti dell'amministrazione pubblica e dello Stato.Pag. 88
Ritengo che sarebbe un atto di giustizia doveroso sopprimere questo articolo, che mortifica il personale che attende da anni (ormai da quattro, cinque anni) la possibilità di ottenere il riconoscimento delle funzioni svolte attraverso l'attuazione delle leggi approvate nello Stato italiano; mi auguro che in qualche modo si possa arrivare finalmente a definire l'attuazione concreta e pratica. Basta un suo atto di indirizzo, signor Ministro, non serve alcuna contrattazione collettiva successiva, perché le leggi esistono e l'organizzazione della amministrazione pubblica si stabilisce attraverso la legge, non attraverso una contrattazione collettiva.
Auspico, quindi, che il Parlamento approvi gli emendamenti che prevedono la soppressione dell'articolo 7, che rappresenta soltanto un'ulteriore mortificazione di tante persone, degli amministratori pubblici fedeli dello Stato, che, anche a causa delle ultime modalità di nomina dei dirigenti fatte in modo assolutamente discrezionale (dirigenti scelti all'interno di graduatorie esistenti e non attraverso la posizione dell'arrivo del concorso, ma attraverso scelte discrezionali e nominative) non hanno vista soddisfatta la loro professionalità, la loro competenza e il loro ruolo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni. Mi risulta, altresì, che il relatore voglia esprimere una proposta sull'ordine dei nostri lavori.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, preliminarmente ai pareri vorrei proporre di concludere l'esame dell'articolo 7, votarlo, per poi passare agli altri articoli nella seduta di domani. Se nessuno ha nulla in contrario penso che in tal modo potremmo procedere con migliore funzionalità.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni - lo dico affinché l'Assemblea sia consapevole dell'andamento dei lavori da qui fino al termine della giornata - concludiamo l'esame dell'articolo 7, poi sospendiamo i lavori e rinviamo il dibattito alla seduta di domani.
Invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sugli identici emendamenti Lanzillotta 7.1, Delfino 7.2 e Pisicchio 7.3, mentre raccomandano l'approvazione del loro emendamento 7.300. Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Lo Presti 7.5 e 7.6. Il parere è, altresì, contrario sugli emendamenti Lanzillotta 7.7 e Madia 7.8.

PRESIDENTE. Il Governo?

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lanzillotta 7.1, Delfino 7.2 e Pisicchio 7.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, alcune argomentazioni sono state già illustrate dai colleghi Ciccanti e Ciocchetti. Vorrei aggiungere qualche valutazione. Questa è una norma interpretativa in materia di vicedirigenza che di fatto vanifica l'articolo 17-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001. Questo Parlamento ha condotto una lunghissima battaglia per istituire la figura della vicedirigenza, che allora fu ritenuta essenziale per una buona organizzazione delle strutture e per una razionalizzazione della amministrazione. Soprattutto la figura del vicedirigente fu ritenuta importante e fondamentale nella misura in cui veniva ad essere ridefinita anche la figura del dirigente generale.Pag. 89
Con questo articolo si vanifica e si conduce nell'opacità la figura del vicedirigente, senza nessun ruolo definito, ma è un aspetto semplicemente eventuale perché è abbandonato e lasciato ad una valutazione del contratto collettivo. Credo che questo non sia un segnale importante. Non è esaltante e non è un buon viatico per una buona amministrazione.
Non conosco il motivo per cui i colleghi della I e della XI Commissione abbiano dato il loro assenso e abbiano espresso un giudizio negativo per quanto riguarda gli emendamenti soppressivi da noi avanzati.
Ecco perché non ci conforta nemmeno l'emendamento successivo, il 7.300 delle Commissioni, che ovviamente tenta di mitigare la vanificazione della figura del vicedirigente.
Qui bisogna capire, ovviamente anche interrogando il Ministro (con la speranza che ci possa dare qualche valutazione in più, qualche giudizio in più, qualche conforto in più rispetto ai nostri dubbi), se si vuole dare un ruolo a questa vicedirigenza o meno.
Credo che sarebbe stato molto più importante e significativo per i nostri lavori se si fosse detto di abbandonare e di cassare questa vicedirigenza rispetto alla precedente previsione di carattere legislativo.
È questo il dato su cui voglio richiamare l'attenzione dell'Assemblea e dei colleghi, perché non credo che - surrettiziamente, attraverso una norma interpretativa - possa essere realizzata una misura di questo genere, che certamente non rientra nella buona amministrazione, nella buona legislazione, ma soprattutto non ha nessuna ratio e nessuna logica.
O si vuole o non si vuole questa vicedirigenza.
Noi la ritenemmo allora un istituto importante e fondamentale. Per le motivazioni addotte anche dai colleghi a cui mi riferivo poc'anzi, ritengo che sia necessario lasciare la vicedirigenza senza alcun distinguo e alcuna confusione. Ci saremmo attesi che con questo articolo si stabilisse una maggiore specificità e una maggiore definizione del ruolo senza fare, come dicevo poc'anzi, un dato eventuale e soprattutto sopravvenuto. Credo che questo sia mortificante e non lo possiamo accettare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, annuncio il ritiro degli emendamenti 7.5 e 7.6 da me presentati che, di fatto, sono stati recepiti dall'emendamento 7.300 delle Commissioni. Ringrazio quindi le Commissioni per aver recepito questa indicazione, che quanto meno impegna il Governo a dare un contenuto reale alla vicedirigenza attraverso la contrattazione collettiva, e non già con una facoltà di prevedere.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto, dunque, che gli emendamenti Lo Presti 7.5 e Lo Presti 7.6 sono ritirati.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, intervengo perché come il collega Lo Presti ha colto il senso del nostro emendamento, così volevo proporre al collega Tassone una riflessione su quanto ha detto. L'emendamento da noi presentato interviene esattamente nella direzione da lui sollecitata: infatti non si prevede più che «la vicedirigenza può essere istituita» ma si prevede che «è istituita», e, quindi, non ha più una dimensione residuale, ma vi è un pieno riconoscimento dell'istituzione attraverso la legge e della costituzione nel comparto specifico attraverso la contrattazione. Le modifiche che proponiamo vanno dunque nella direzione indicata dal collega Tassone. Per questo motivo lo inviterei a valutare la norma risultante dall'approvazione dell'emendamentoPag. 90 7.300 delle Commissioni e in base a questo valutare il voto suo e del suo gruppo.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo solo perché rimanga agli atti il fatto che il relatore Stracquadanio è stato appellato da lei esattamente come io l'ho appellato dieci minuti fa: io sono stato rimbrottato, mentre lei no, vorrei che vi fosse parità di trattamento.

PRESIDENTE. C'è il riconoscimento di un'autorevolezza!

GIANCLAUDIO BRESSA. Nel caso di Giachetti!

PRESIDENTE. Nel caso di Giachetti, ovviamente, e non della Presidenza, onorevole Bressa, lei sa che non c'è questa presunzione!
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lanzillotta 7.1, Delfino 7.2 e Pisicchio 7.3 non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato
243
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che il deputato Zorzato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.300 delle Commissioni.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, per evitare che come prima si possa bloccare un'intera fila, le chiederei di avvisare quei colleghi di non votare per tre posti, che forse è meglio, così non ci saranno incidenti!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Ho ascoltato con molta attenzione, come si conviene e come credo che sia necessario fare, il relatore che mi invitava a rivedere, per quanto riguarda l'emendamento da noi presentato, l'atteggiamento, e quindi anche l'espressione del voto. Non ho interloquito in quella sede, e lo faccio in questo momento, sull'emendamento 7.300 delle Commissioni.
Onorevole relatore, non è un problema del «si può» o «si deve». Ritengo che la Commissione abbia tentato di mitigare l'articolo originario, perché quello vanifica di fatto e sostanzialmente il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165: vanifica la volontà del legislatore. Qui si mitiga e si dà una previsione cogente. Ma tutto viene ad essere lasciato al contratto collettivo.
Quello che a noi non va è il fatto che debba essere lasciato a questa definizione e a questo rapporto all'interno del contratto collettivo, che stabilisce le misure, i limiti, le competenze, i ruoli e le funzioni. Ecco perché sull'emendamento in esame, pur apprezzando lo sforzo delle Commissioni, certamente non possiamo esprimere voto favorevole.
Prudenzialmente ci asteniamo, ma certamente vi è una valutazione negativa su tutto l'atteggiamento che viene assunto dalla maggioranza, ma ritengo che anche il Governo avrebbe potuto dare un contributo in più, anche se naturalmente ognuno fa quello che intende fare in quest'Aula e ognuno di noi ovviamente è Pag. 91poi libero di assumere le valutazioni di carattere politico, che valgono per il momento, ma anche per il futuro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.300 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 466
Astenuti 36
Maggioranza 234
Hanno votato
270
Hanno votato
no 196).

Prendo atto che la deputata Lo Moro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Ricordo che gli emendamenti Lo Presti 7.5 e 7.6 sono stati ritirati.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 7.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 480
Astenuti 18
Maggioranza 241
Hanno votato
221
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Madia 7.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato
241
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che il deputato Tocci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Mazzuca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 483
Astenuti 20
Maggioranza 242
Hanno votato
263
Hanno votato
no 220).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto e che avrebbe voluto astenersi e che le deputate Lo Moro e De Biasi hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario.
Secondo le intese intercorse, sospendiamo ora l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 14.
L'esame degli altri argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato ad altra seduta.

Pag. 92

Sull'ordine dei lavori (ore 20,10).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, l'ho ricordato stamani e lo voglio ricordare ancora oggi pomeriggio e in questa serata: mi riferisco alla richiesta che vengano i Ministri competenti, il Ministro dell'istruzione, della giustizia o per le pari opportunità, perché in Italia ogni giorno - purtroppo ne abbiamo notizia dai quotidiani - viene stuprata una bambina di dodici anni e viene stuprata da compagni di scuola e da adulti.
Mi sembra che davanti a questa deriva non si possa né tacere né fingere che non accada, salvo poi magari trovarci una volta all'anno ad applaudire alle iniziative antipedofilia, quando accadono tutti i giorni sotto i nostri occhi questi disastri assoluti, frutto di una crisi educativa, ma frutto evidentemente anche purtroppo - e lo dico non per incolpare alcuno degli attuali o dei precedenti Ministri - del fatto che forse nelle otto o nelle sei ore di scuola quotidiana non vi è una particolare attenzione nemmeno davanti a questi fenomeni.
Ritengo che sia la priorità assoluta e ritengo anche che almeno uno dei tre Ministri - mettiamolo in positivo - voglia aprire un dibattito serio, franco e costruttivo su questo tema fondamentale per il futuro del Paese nei prossimi giorni.

PRESIDENTE. Onorevole Volontè la Presidenza informerà il Governo del contenuto della sua richiesta.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, voglio richiamare la sua attenzione su una vicenda che ancora si reitera, si ripropone e si rinnova in Calabria, con una serie di episodi che stanno complicando la vita di quella regione. Mi riferisco alle frane e agli smottamenti. Proprio questa mattina si sono verificati degli smottamenti e delle frane sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria, all'altezza di Vibo Valentia.
Alcuni giorni fa ho avuto l'onore di svolgere un'interpellanza urgente richiamando l'attenzione del Governo sulla drammaticità della situazione nella regione Calabria e sulla condizione precaria del sistema idrogeologico. Ho ricevuto una risposta molto deludente da parte del Governo.
Successivamente, intervenendo sull'ordine dei lavori, ho riproposto la questione e ho chiesto che venissero a riferire in Aula il Ministro, il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri a capo del dipartimento per la protezione civile o il Ministro delle infrastrutture. Ritengo che vi sia una situazione tragica di cui, ovviamente, la Camera dovrebbe prendere coscienza e consapevolezza rispetto ad un'assunzione di responsabilità da parte del Governo.
Mi affido alla sua sensibilità, signor Presidente, perché questa richiesta è forte e sentita.
Inoltre, voglio aggiungere che, se non si sono verificate vittime questa mattina sulla autostrada Salerno-Reggio Calabria, è stato solo per una pura combinazione.
Infine, voglio ricordare a lei, signor Presidente, e ai colleghi, che giorni fa, proprio sulla Salerno-Reggio Calabria, all'altezza di Rogliano-Altilia Grimaldi, sono morte due persone. Ritengo che ciò meriti attenzione e non una sottovalutazione, come ha dimostrato di fare il Governo nei confronti di queste drammatiche vicende che interessano la regione Calabria (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

FILIPPO ASCIERTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, si sono verificati a Padova degli incidenti, causati dal centro sociale Pedro, noto alle cronache già per precedenti violenze nel corso degli anni che si sono succeduti.Pag. 93
È inaccettabile che in modo sistematico in una città - non solo a Padova, ma in tante altre città - vi siano azioni di prevaricazione del libero pensiero e della sua libera manifestazione e che si ricorra sempre a strumenti di violenza come, appunto, fanno i centri sociali.
Oggi ho presentato un'interrogazione al Ministro dell'interno perché ci riferisca quali sono i provvedimenti che si possono adottare al fine di poter svolgere le manifestazioni ed esercitare la libertà di pensiero nel pieno diritto di ogni cittadino; inoltre, ho chiesto se egli ritenga possibile che quando gli atti di violenza si susseguono così, con una cadenza costante, possa essere emanato anche un provvedimento di pubblica sicurezza per la chiusura dei centri sociali.
È arrivato il momento di chiudere i centri sociali e far capire che non vi è più impunità in Italia e, quindi, il loro parco giochi nei centri delle città!

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.

SIMONETTA RUBINATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, intendo sollecitare, attraverso la Presidenza, la risposta a un'interpellanza a firma mia e del collega, onorevole Viola, rivolta alla Presidenza del Consiglio dei ministri in ordine ad un argomento che questa mattina è stato sollevato in Aula dai colleghi Bitonci e Montagnoli.
Nel maggio dello scorso anno io e il collega Viola presentammo, appunto, un'interpellanza relativa all'articolo 2 della Convenzione applicativa dell'accordo di Schengen, che prevede, al comma 2, l'ipotesi di poter sospendere, previa consultazione con le parti contraenti, la libera circolazione, con controlli alle frontiere interne, in caso di emergenza per la sicurezza nazionale. Ebbene, da allora non ci è pervenuta alcuna risposta dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Ho voluto sollecitare nuovamente questo atto di sindacato ispettivo per chiedere quale sia la politica del Governo su questo fronte e anche per ribadire, se ve ne fosse bisogno, che la preoccupazione per la sicurezza dei cittadini italiani (e non solo, ma anche di chi non è italiano e si trova sul nostro territorio) non è monopolio della Lega Nord e neppure della maggioranza. Anzi, è preoccupante il fatto che se da un lato si invoca, come ho sentito questa mattina da parte della Lega, la sospensione del trattato di Schengen (e non si fa), sempre che ve ne siano i presupposti (come fanno anche altri Paesi, non è una questione ideologica), dall'altro, però, si inaspriscono i rapporti con un Paese, la Romania, con il quale invece abbiamo estremo bisogno di collaborazione proprio per garantire la sicurezza dei nostri concittadini e del nostro Paese in generale.
Visto che i colleghi questa mattina hanno menzionato le disgrazie, la violenza, l'aumento dei reati commessi anche adesso per mano, purtroppo, di criminali rumeni - il che non vuol dire che tutti i criminali siano rumeni e che i cittadini rumeni siano dei criminali - vorrei ricordare, siccome è stato addebitato al precedente Governo evidentemente anche quello che accade oggi, il lavoro fatto dal Ministro Amato sul fronte della collaborazione con la Romania, che ha portato ad avere poliziotti rumeni nelle città italiane per combattere il crimine e che ha portato ad avere funzionari di polizia rumena ai varchi di frontiera del nostro Paese.
Quale può essere la speranza del rafforzamento di un'azione di prevenzione in questo momento, se i rapporti tra Italia e Romania vengono in questo modo deteriorati? Credo che non si possa stare al Governo e avere responsabilità ben precise governando il Ministero dell'interno e, allo stesso tempo, venire in Aula facendo finta di stare all'opposizione e chiedendo misure che non può che essere questo Governo, eventualmente, ad assumere.
Mi auguro di avere presto risposta alla mia interpellanza ed anche di vedere rapporti collaborativi tra il nostro Paese, il Pag. 94nostro Governo e il Governo rumeno, per cercare di mettere in atto tutte quelle forme di collaborazione di polizia che possano garantire maggiormente la sicurezza nel nostro Paese. Gli ultimi episodi dicono quanto ne abbiamo bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La Presidenza si farà carico di trasmettere la sua richiesta al Governo.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 12 febbraio 2009, alle 14:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 847 - Delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni nonché disposizioni integrative delle funzioni attribuite al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e alla Corte dei conti (Approvato dal Senato) (2031-A).
- Relatori: Stracquadanio, per la I Commissione e Scandroglio, per l'XI Commissione.

2. - Seguito della discussione delle mozioni La Loggia ed altri n. 1-00061, Capodicasa ed altri n. 1-00114, Romano ed altri n. 1-00115 e Messina ed altri n. 1-00116 in materia di compartecipazione della regione Sicilia al gettito d'imposta su redditi prodotti nel proprio territorio.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Realacci ed altri n. 1-00110, Piffari ed altri n. 1-00117, Ghiglia, Guido Dussin, Iannaccone ed altri n. 1-00118 e Libè ed altri n. 1-00119 concernenti iniziative per favorire uno sviluppo ambientale sostenibile.

(al termine delle votazioni)

4. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 20,15.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2031-A - em. 3.1 478 477 1 239 232 245 66 Resp.
2 Nom. subem. 0.3.301.1 504 504 253 244 260 64 Resp.
3 Nom. em. 3.301 506 484 22 243 256 228 62 Appr.
4 Nom. em. 3.4 508 507 1 254 224 283 62 Resp.
5 Nom. em. 3.9 508 508 255 57 451 62 Resp.
6 Nom. em. 3.10 513 511 2 256 245 266 62 Resp.
7 Nom. em. 3.11 511 510 1 256 242 268 62 Resp.
8 Nom. em. 3.13 501 501 251 52 449 63 Resp.
9 Nom. em. 3.14 513 513 257 247 266 63 Resp.
10 Nom. em. 3.15 506 505 1 253 245 260 63 Resp.
11 Nom. em. 3.16 509 508 1 255 244 264 63 Resp.
12 Nom. em. 3.17 515 515 258 249 266 63 Resp.
13 Nom. em. 3.18 514 509 5 255 96 413 63 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 3.19 513 513 257 247 266 63 Resp.
15 Nom. em. 3.20 513 513 257 245 268 63 Resp.
16 Nom. em. 3.21 513 513 257 247 266 63 Resp.
17 Nom. em. 3.22 512 511 1 256 246 265 63 Resp.
18 Nom. em. 3.23, 3.24 511 509 2 255 50 459 63 Resp.
19 Nom. em. 3.25 506 506 254 239 267 63 Resp.
20 Nom. em. 3.27 516 515 1 258 250 265 63 Resp.
21 Nom. em. 3.26 rif. 516 512 4 257 502 10 63 Appr.
22 Nom. em. 3.28 516 515 1 258 252 263 63 Resp.
23 Nom. em. 3.29 517 517 259 250 267 63 Resp.
24 Nom. em. 3.30 517 517 259 252 265 63 Resp.
25 Nom. em. 3.31 516 515 1 258 251 264 63 Resp.
26 Nom. em. 3.32 515 515 258 251 264 63 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 3.34 513 512 1 257 54 458 63 Resp.
28 Nom. em. 3.35 511 511 256 248 263 63 Resp.
29 Nom. em. 3.36 515 512 3 257 58 454 63 Resp.
30 Nom. em. 3.38 505 504 1 253 235 269 63 Resp.
31 Nom. em. 3.39 519 516 3 259 54 462 63 Resp.
32 Nom. em. 3.40 515 515 258 247 268 63 Resp.
33 Nom. em. 3.41 442 441 1 221 196 245 63 Resp.
34 Nom. em. 3.42 504 504 253 242 262 63 Resp.
35 Nom. em. 3.300 507 460 47 231 263 197 63 Appr.
36 Nom. em. 3.45 507 504 3 253 55 449 63 Resp.
37 Nom. em. 3.50 507 507 254 241 266 63 Resp.
38 Nom. em. 3.51, 3.52 509 509 255 245 264 63 Resp.
39 Nom. em. 3.53 506 492 14 247 232 260 63 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 3.56 506 503 3 252 242 261 63 Resp.
41 Nom. em. 3.58 507 505 2 253 244 261 63 Resp.
42 Nom. em. 3.200 508 506 2 254 263 243 63 Appr.
43 Nom. em. 3.63 504 504 253 241 263 63 Resp.
44 Nom. em. 3.80 504 500 4 251 498 2 62 Appr.
45 Nom. articolo 3 510 293 217 147 271 22 62 Appr.
46 Nom. em. 5.1 473 473 237 227 246 62 Resp.
47 Nom. em. 5.2 rif. 481 480 1 241 475 5 62 Appr.
48 Nom. em. 5.3 478 478 240 241 237 62 Appr.
49 Nom. em. 5.4 499 499 250 241 258 62 Resp.
50 Nom. em. 5.6 501 501 251 240 261 62 Resp.
51 Nom. em. 5.7 461 460 1 231 221 239 62 Resp.
52 Nom. em. 5.9 492 492 247 239 253 62 Resp.
INDICE ELENCO N. 5 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 5.10 489 488 1 245 239 249 62 Resp.
54 Nom. em. 5.11 490 490 246 237 253 62 Resp.
55 Nom. em. 5.12 498 497 1 249 239 258 62 Resp.
56 Nom. em. 5.300 490 487 3 244 481 6 62 Appr.
57 Nom. em. 5.13 498 498 250 240 258 62 Resp.
58 Nom. em. 5.14 496 496 249 238 258 62 Resp.
59 Nom. em. 5.16 496 496 249 240 256 62 Resp.
60 Nom. em. 5.17 492 492 247 239 253 62 Resp.
61 Nom. em. 5.18 494 494 248 242 252 62 Resp.
62 Nom. em. 5.19 500 496 4 249 34 462 62 Resp.
63 Nom. em. 5.20 502 499 3 250 26 473 62 Resp.
64 Nom. em. 5.21 507 507 254 246 261 62 Resp.
65 Nom. em. 5.26 504 488 16 245 480 8 61 Appr.
INDICE ELENCO N. 6 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. em. 5.30 496 496 249 232 264 61 Resp.
67 Nom. em. 5.31 488 487 1 244 230 257 61 Resp.
68 Nom. em. 5.32 482 479 3 240 229 250 61 Resp.
69 Nom. em. 5.33, 5.34 493 484 9 243 206 278 67 Resp.
70 Nom. em. 5.35 506 504 2 253 247 257 66 Resp.
71 Nom. em. 5.36 490 490 246 248 242 65 Appr.
72 Nom. em. 5.46 507 496 11 249 234 262 63 Resp.
73 Nom. em. 5.47 510 510 256 250 260 62 Resp.
74 Nom. em. 5.48 511 511 256 249 262 62 Resp.
75 Nom. articolo 5 514 277 237 139 266 11 62 Appr.
76 Nom. em. 6.1 508 506 2 254 247 259 62 Resp.
77 Nom. em. 6.2, 6.3 511 510 1 256 246 264 61 Resp.
78 Nom. em. 6.4 503 503 252 244 259 61 Resp.
INDICE ELENCO N. 7 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. em. 6.5 510 510 256 247 263 61 Resp.
80 Nom. em. 6.6, 6.7 513 513 257 248 265 61 Resp.
81 Nom. em. 6.8 511 510 1 256 247 263 61 Resp.
82 Nom. em. 6.10 508 508 255 247 261 61 Resp.
83 Nom. em. 6.11 512 512 257 249 263 61 Resp.
84 Nom. em. 6.12 504 502 2 252 237 265 61 Resp.
85 Nom. em. 6.13 502 502 252 238 264 60 Resp.
86 Nom. em. 6.14 508 508 255 244 264 60 Resp.
87 Nom. em. 6.15 512 512 257 245 267 60 Resp.
88 Nom. em. 6.16 513 512 1 257 245 267 59 Resp.
89 Nom. em. 6.17 513 513 257 246 267 59 Resp.
90 Nom. em. 6.18 508 506 2 254 242 264 59 Resp.
91 Nom. em. 6.301 492 490 2 246 489 1 56 Appr.
INDICE ELENCO N. 8 DI 8 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 98)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
92 Nom. articolo 6 506 295 211 148 283 12 56 Appr.
93 Nom. articolo agg. 6.01 508 495 13 248 230 265 56 Resp.
94 Nom. em. 7.1, 7.2, 7.3 504 504 253 243 261 56 Resp.
95 Nom. em. 7.300 502 466 36 234 270 196 56 Appr.
96 Nom. em. 7.7 498 480 18 241 221 259 56 Resp.
97 Nom. em. 7.8 503 503 252 241 262 56 Resp.
98 Nom. articolo 7 503 483 20 242 263 220 56 Appr.