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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 121 di martedì 27 gennaio 2009

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 11,05.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balocchi, Bergamini, Bindi, Bongiorno, Brancher, Brugger, Caparini, Cirielli, De Biasi, Lo Monte, Lupi, Mazzocchi, Melchiorre, Molgora, Pescante e Scajola sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 11,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Prevista riduzione di organico del personale docente in Molise e iniziative relative all'offerta formativa - n. 2-00048)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00048, concernente la prevista riduzione di organico del personale docente in Molise e iniziative relative all'offerta formativa (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, il Ministero della pubblica istruzione con circolare n. 19 del 1o febbraio 2008, ha trasmesso lo schema di decreto interministeriale, da emanare di concerto col Ministero dell'economia e delle finanze, recante disposizioni per l'anno scolastico 2008-2009 in ordine alla rilevazione delle dotazioni di organico del personale docente, alla relativa quantificazione a livello nazionale e regionale, e ai criteri di riparto da adottare con riferimento alle diverse realtà provinciali e alle singole istituzioni scolastiche. Nella regione Molise, nell'anno scolastico 2008-2009, in attuazione di questo decreto si è avuta una riduzione di organico pari a 215 docenti rispetto a quelli assegnati in organico di diritto per l'anno scolastico 2007-2008 (di questi, 102 hanno interessato le scuole primarie, 23 le secondarie di primo grado, 90 le secondarie di secondo grado). Questi tagli si sono concentrati, soprattutto, nei piccoli comuni delle aree interne, alcuni dei quali fanno parte dell'area del cratere sismico del 2002; paesi che oggi stanno faticosamente organizzando la propria ricostruzione con l'impiego considerevole di risorse finanziarie dello Stato e delle regione Molise. Questa situazione, che si sta prospettando anche per i futuri anni scolastici, preoccupa le famiglie, i dirigentiPag. 2scolastici, i docenti, nonché le organizzazioni sindacali. Questi tagli hanno già prodotto l'effetto di costituzione di classi più numerose, il cambio di istituto di centinaia di insegnanti soprannumerari, a scapito della continuità didattica, requisito fondamentale per la formazione dei nostri ragazzi, e la soppressione di interi corsi e il ricorso a classi articolate, con l'inevitabile sconvolgimento del percorso curriculare previsto al momento della iscrizione da parte dei genitori. Noi chiediamo al Governo se, e come, intenda provvedere ad una migliore organizzazione della scuola pubblica in Molise, e se non ritenga che l'attuazione del programma di Governo non possa prescindere dal garantire almeno l'efficienza di base nel servizio pubblico scolastico e, quindi, imponga di scongiurare i conseguenti annunciati tagli del personale docente e non per gli anni futuri (visto che oggi stiamo discutendo una interpellanza datata 17 giugno 2008, quindi, ad anno scolastico già inoltrato).
Chiediamo se il Ministro interpellato intenda promuovere, di concerto con la regione Molise, le autorità locali interessate, e le organizzazioni sindacali, una pausa dei riflessione affinché si affrontino, in un tavolo tecnico, le questioni relative alla elaborazione di un sistema unico dell'offerta formativa del Molise, partendo dal dato concreto della popolazione scolastica, dal bisogno di una formazione corrispondente al nuovo contesto europeo - non dimentichiamoci del Trattato di Lisbona - entro il quale i nostri giovani si troveranno ad operare, dalla necessità di non abbandonare il patrimonio immobiliare e le attrezzature di cui, allo stato, dispone il sistema scolastico molisano, dall'opportunità di creare un'offerta diversificata, e soprattutto di qualità, capace di offrire ai nostri giovani un'istruzione pubblica ed una formazione più rispondente alle propensioni di ognuno e utile per accompagnare lo sviluppo del Molise.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'onorevole interpellante svolge considerazioni critiche in merito alla circolare n. 19 del 1o febbraio 2008 con la quale il Ministero, nelle more del perfezionamento, aveva dato diffusione dei contenuti dello schema di decreto interministeriale per la determinazione degli organici per l'anno scolastico 2008-2009. Una volta perfezionato con la firma del Ministro dell'economia e delle finanze, oltre che del titolare di questo Dicastero, il provvedimento - decreto interministeriale 24 aprile 2008 - è stato registrato alla Corte dei conti e successivamente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 172 del 24 luglio 2008. Esso recepisce le disposizioni delle leggi finanziarie per gli anni 2007 e 2008. Nell'anzidetto decreto è infatti precisato che la consistenza delle varie dotazioni a livello nazionale è stata definita in coerenza con quanto previsto dall'articolo 1, comma 605, della legge n. 296 del 27 dicembre 2006 - legge finanziaria per l'anno 2007 - che, ricordo, conteneva una serie di misure volte a realizzare un più razionale utilizzo della risorse e una maggiore efficienza del sistema dell'istruzione, che avrebbero comportato, nel biennio 2007-2008, un contenimento degli organici di complessive 47 mila unità, tra personale docente e personale amministrativo, tecnico ed ausiliario. Verificata l'impossibilità di conseguire queste riduzioni in soli due anni, con l'articolo 2, comma 412, della legge n. 244 del 24 dicembre 2007 (legge finanziaria per l'anno 2008), il legislatore ha proceduto ad una rimodulazione del citato intervento con la previsione di una riduzione complessiva di posti, tra personale docente ed ATA, di 14 mila unità per l'anno 2007/2008 e di 11 mila unità per ciascuno dei tre anni successivi (2008/2009, 2009/2010, 2010/2011). Per l'anno scolastico 2008/2009, la medesima legge finanziaria per l'anno 2008 ha disposto un ulteriore contenimento nella misura di 2 mila posti, portando in tal modo a 13 mila unità l'intervento riduttivo da attuare nello stesso anno scolastico. La stessa legge haPag. 3inoltre mantenuto la clausola di salvaguardia che, come è noto, prevede la riduzione delle dotazioni complessive di bilancio del Ministero della pubblica istruzione, ad eccezione delle competenze spettanti al personale, in misura corrispondente alla quota di riduzioni non operata in ciascun anno.
Le riduzioni da operare nell'anno scolastico 2008/2009 sono state suddivise in 12 mila posti per il personale docente e 1.000 per il personale ATA. Come fatto presente anche nella circolare ministeriale n. 58 del 20 giugno 2008, relativa all'adeguamento degli organici di diritto alla situazione di fatto, le riduzioni sono state operate, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, in parte in organico di diritto, per una quota pari al 60 per cento, ed in parte in organico di fatto, per una quota pari al 40 per cento, e ciò per non arrecare pregiudizio alla qualità del servizio scolastico e per meglio rispondere alle esigenze del territorio, nonché per avere una maggiore disponibilità di posti per la mobilità e per le nomine in ruolo al fine di una maggiore stabilità del personale interessato, a tutela della continuità didattica. Questi sono i vincoli posti dalla legge.
D'altra parte, l'attuale situazione economica e finanziaria del Paese, che riflette quella internazionale, impone di proseguire in questo sforzo di risanamento. Da qui l'esigenza di interventi diretti ad elevare l'efficienza e l'efficacia della spesa pubblica che, salvaguardando la qualità del servizio d'istruzione, mirano ad una migliore qualificazione dei servizi scolastici, da un lato, e alla rivalutazione del personale docente, dall'altro, al fine di avvicinare il nostro sistema scolastico agli standard europei. Anche le dotazioni organiche del Molise per il 2008-2009, alle quali fa riferimento l'onorevole interpellante, sono state determinate tenendo conto delle suddette disposizioni delle leggi finanziarie per il 2007 e per il 2008.
In particolare, il competente direttore scolastico regionale ha comunicato che nell'organico di fatto per l'anno scolastico 2008/2009 la diminuzione effettiva è di 298 posti; la riduzione è quindi di ulteriori 83 posti rispetto ai 215 previsti nell'organico di diritto, e ciò in attuazione della legge finanziaria per l'anno 2008 che, va ricordato, prevede anche l'applicazione della clausola di salvaguardia nel caso in cui le amministrazioni scolastiche periferiche non dovessero raggiungere il prefissato obiettivo di contenimento della spesa.
Va evidenziato che la popolazione scolastica molisana ammonta a circa 45 mila alunni, con 4.225 docenti, per un rapporto di 1 a 10, che è molto al di sotto della media europea. Per l'anno scolastico 2008-2009, si registra una diminuzione di 725 alunni rispetto al 2007/2008, con conseguente contrazione dei posti di personale docente.
Va anche considerato che la popolazione molisana ammonta complessivamente a circa 306 mila individui ed è stanziata in piccoli agglomerati a bassissima densità; ne risulta, con l'eccezione dei centri di Campobasso, Termoli e Isernia, una frammentazione ed una polverizzazione delle unità scolastiche che è di difficile standardizzare sui parametri stabiliti dalle norme che disciplinano gli organici del personale scolastico. Complessivamente, la rete scolastica molisana, con 91 istituzioni scolastiche, si articola in 430 punti di erogazione del servizio.
In particolare, come evidenziato dalla competente direzione scolastica regionale in sede di conferenza provinciale di organizzazione, esistono ben 21 istituzioni scolastiche sottodimensionate, di cui 6 istituti comprensivi con un numero di alunni inferiore a 300 e 5 scuole secondarie di primo grado con meno di 15 alunni. Siffatta situazione di sottodimensionamento determina serie difficoltà in sede di determinazione delle dotazioni organiche, posto che l'organico viene assegnato in base al numero degli alunni e non in base ai punti di erogazione del servizio; essa, inoltre, risulta eccessivamente gravosa per la collettività, avendo riguardo alla sproporzione tra costi e benefici.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di replicare.

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ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario, ma chiaramente la risposta del Governo non può soddisfare l'Italia dei Valori.
Lei, signor sottosegretario, mi ha elencato dei dati, alcuni già in mio possesso, ma adesso i dati glieli do io. Infatti, con la determinazione del provveditorato agli studi di Campobasso, proprio relativa agli organici dei docenti per l'anno scolastico 2008/2009, si è evidenziato quanto segue: nella scuola primaria da 1.301 docenti che erano, adesso sono 1.199; nella scuola secondaria di primo grado si è passati da 990 a 967; nella secondaria di secondo grado si è passati da 1.565 a 1.475.
Abbiamo inteso chiaramente dal suo intervento che questo provvedimento va inquadrato soprattutto nella politica dei tagli prevista chiaramente dal Ministero dell'economia e delle finanze. Quindi, tutto ciò è stato elaborato con un'unica filosofia: è stato ispirato dalla filosofia costituita dai principi quantitativo-matematici, che prevedono evidentemente come base esclusivamente il numero minimo di alunni per classe. Dunque, non si parla di formazione e di qualità dell'insegnamento: è un conteggio semplicemente matematico.
Circa il contesto sociale, è chiaro che il decreto in esame si è comunque abbattuto inevitabilmente sui piccoli comuni e questa è una situazione che non riguarda soltanto il Molise. Lei mi ha ricordato chiaramente che in Molise vi sono 306 mila abitanti, ma le piccole regioni non hanno meno diritti delle grandi regioni: forse hanno problematiche maggiori, questo sì. Ma la questione riguarda i piccoli comuni di tante altre regioni d'Italia, delle aree interne. Ne deriva in parte anche l'indebolimento delle funzioni minime del centro urbano.
Si tratta di una condizione che alimenta il circolo vizioso dell'impoverimento e dell'abbandono. In queste realtà, le scuole rimaste, insieme alla caserma dei carabinieri, l'ufficio postale, il comune e la farmacia, costituiscono presidi indispensabili per la sopravvivenza di questi piccoli centri, signor sottosegretario. Per quel che riguarda la scuola, si tratta di un provvedimento che ha inciso direttamente sulla qualità dell'offerta didattico-formativa. Infatti, con la soppressione delle classi, i corsi attuali, soprattutto nelle scuole superiori - e questo è un dato che, forse, il Governo non ha - sono stati ridimensionati e soppressi. Quindi, il percorso curricolare previsto al momento dell'iscrizione è stato sconvolto. È chiaro che il percorso curricolare interessa soprattutto gli alunni, le famiglie, i docenti e i dirigenti scolastici, ma non il Governo. Le ragioni della permanenza in una scuola sono venute meno: il risultato, peraltro prevedibile, è quello dell'innescarsi di una deriva verso un graduale abbandono o, addirittura, nelle scuole superiori, di una mancanza di iscrizioni.
Si tratta di elementi già, in parte, presenti nelle dinamiche che caratterizzano la vita delle scuole delle aree interne. Questa è un'evoluzione negativa e si scontra con le politiche che, nel bene o nel male (questo poi è da verificare) sono state messe in atto dalla regione Molise e dalla provincia, nei limiti delle proprie competenze, per quanto riguarda le aree interne in generale e in particolare le aree del cosiddetto cratere, allo scopo di contrastare il rischio di una deriva verso la marginalizzazione. Tali politiche sono state e continuano ad essere sostenute da risorse finanziarie provenienti sia dalla Unione europea sia dallo Stato. Alla luce di queste considerazioni è evidente che le cose andranno peggiorando nel corso degli anni e ce lo ha confermato lei stesso nel suo intervento. Infatti, la legge 6 agosto 2008, n. 133 - e questo è un dato che io le do - comporterà la soppressione di altri trecento posti già nel 2009. Entro un triennio chiuderanno almeno altri venti istituti e cinque hanno già chiuso i battenti. Non facciamo, per favore, chiudere i battenti a tutti i piccoli paesi del Molise. Bisogna evitare i tagli, signor sottosegretario, agli organici e ai finanziamenti delle scuole. Il numero dei ragazzi per classi - questo ce lo ha ricordato, ancora una volta, proprio lei - non può essere l'unica misura per definire il fabbisogno di docenti e di personale ATA. Perché vedete,Pag. 5organici idonei e confacenti e una copertura adeguata rappresentano elementi essenziali per una scuola di qualità (se vogliamo questo tipo di scuola).
Vede, signor sottosegretario, quando si comunica, c'è chi trasmette un messaggio e chi lo riceve. Purtroppo, il Ministro Gelmini è stata sorda ad ogni richiesta di dialogo, non ha voluto ascoltare chi, dal mondo della scuola, voleva trasmettere un messaggio innovativo per migliorarne le condizioni organizzative e soprattutto per fare della buona scuola. Ha preferito andare avanti con decreti-legge, anzi, a colpi di fiducia. Ha voluto, quindi, imporre anziché condividere e continua a farlo. Di solito, quando si è attenti ai propri doveri, c'è sintonia tra chi dialoga. Invece, il dialogo non c'è stato. Vorrei ricordare al Ministro che il suo dovere è soprattutto quello di ascoltare la voce di chi opera nella scuola, per entrare in sintonia con quel mondo. Vede, signor sottosegretario, comunque fa sempre in tempo: questo lo dica al Ministro Gelmini.

(Dichiarazioni del provveditore agli studi di Bari - n. 3-00227)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ginefra n. 3-00227, concernente dichiarazioni del provveditore agli studi di Bari (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'onorevole interrogante esprime considerazioni critiche in merito a dichiarazioni del dirigente dell'ufficio scolastico provinciale di Bari, riportate da organi di stampa, in occasione delle manifestazioni di protesta avverso i provvedimenti sulla scuola promossi dal Governo. In primo luogo, credo che non si possa non convenire sull'esigenza di migliorare la qualità del servizio scolastico e l'efficacia ed efficienza della spesa per l'istruzione, in considerazione dei noti risultati negativi delle indagini e degli studi condotti da autorevoli organismi nazionali ed internazionali, tra cui l'indagine OCSE-PISA, lo studio IEA-PIRLS e l'indagine CENSIS.
Non vanno d'altra parte dimenticati gli obiettivi posti dalla strategia di Lisbona del 2000 e non va neppure dimenticato che già la precedente gestione era consapevole della non incoraggiante situazione della scuola italiana, come risulta anche dal Libro bianco sulla scuola curato dal precedente Governo. Questo Governo è quindi impegnato per restituire qualità, efficacia, efficienza e credibilità al sistema scolastico italiano, ed in tale direzione si muovono i cosiddetti decreti Gelmini che, come è noto, hanno talora suscitato reazioni, sfociate anche in occupazioni delle sedi scolastiche.
Ebbene, il Governo crede nel confronto dialettico delle opinioni, democraticamente espresse, quale strumento per la positiva crescita della società ed in specie della scuola e riconosce la legittimità del dissenso manifestato nelle forme e secondo le modalità previste dall'ordinamento giuridico; ma la scuola non può essere strumentalmente usata, con conseguente turbativa del regolare svolgimento delle attività didattiche, per attività politiche di contestazione di legittimi provvedimenti approvati dal Parlamento democraticamente eletto.
Alla luce del descritto contesto vanno dunque interpretate le dichiarazioni rilasciate alla stampa dal dirigente dell'ufficio scolastico provinciale di Bari. A questo proposito, il direttore scolastico regionale per la Puglia non ha peraltro mancato di richiamare l'attenzione del dirigente in parola sull'esigenza che il titolare dell'ufficio scolastico provinciale, come previsto dall'articolo 7, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 21 dicembre 2007, n. 260 (regolamento di riorganizzazione del Ministero della pubblica istruzione), si rapporti funzionalmente al direttore generale dell'ufficio scolastico regionale ai fini dell'uniformità dell'azione amministrativa; il medesimo direttore scolastico regionale ha contestualmente ricordatoPag. 6che non è quello dei mass media il canale ordinario di comunicazione con le istituzioni scolastiche collocate nell'area provinciale di competenza, così come con tutti gli altri soggetti del territorio, specie quando si tratti di questioni tecniche bisognose di preliminare approfondimento.
Passando alle preoccupazioni in merito alla sollevazione di alcuni dirigenti scolastici della Puglia, già rappresentate dall'onorevole interrogante nell'atto di sindacato ispettivo n. 5-00433, confermo quanto al riguardo precedentemente riferito nella seduta della VII Commissione (Cultura) del 4 novembre 2008 in occasione della discussione dello stesso atto. Quanto, poi, ai dubbi espressi dall'onorevole interrogante circa lo spoil system che avrebbe ispirato l'assegnazione del dirigente in parola all'ufficio scolastico provinciale di Bari, il competente direttore scolastico regionale ha precisato che lo stesso ufficio è stato coordinato fino al 1o settembre 2008 da altro dirigente, collocato a riposo dalla stessa data. Successivamente il medesimo ufficio è stato affidato al dirigente cui si fa riferimento nell'interrogazione, che è dirigente di ruolo dal gennaio 1990 e che, pertanto, è del tutto estraneo al contingente degli incarichi conferiti ai cosiddetti esterni all'amministrazione, in applicazione dell'articolo 19, commi 5-bis e 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001 e successive modificazioni.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti ed i docenti della scuola media Winckelmann di Roma e della scuola elementare Sacra Famiglia di Roma (Capannelle), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Devo fare una precisazione: vedete questa limitata presenza in Aula perché ci sono le Commissioni al lavoro e si stanno svolgendo le interrogazioni e le interpellanze che ogni singolo deputato ha diritto di presentare.
L'onorevole Ginefra ha facoltà di replicare.

DARIO GINEFRA. Signor Presidente, signor sottosegretario Pizza, è chiaro che dalle sue parole colgo un certo imbarazzo nel sostenere le parole del dirigente regionale, la dottoressa Stellacci, che ha avuto modo di richiamare il provveditore agli studi di Bari ad un comportamento che, mi rendo conto, anche lei sposerà in quanto uomo della cosiddetta prima Repubblica.
Quella fase della stagione politica italiana l'ho vissuta da campo avverso, però debbo riconoscere che il rispetto per le istituzioni che avevano quegli uomini e quelle donne era cosa ben altra da quella che abbiamo riscontrato nei comportamenti del dottor Lacoppola, che è entrato in un chiaro contraddittorio, dapprima con il governatore della Puglia, Niki Vendola, e poi con i sindacati, con una nota che credo sfiori, oltre che la buona amministrazione del suo ufficio, anche la buona educazione, con dichiarazioni che ho ripreso nella mia interrogazione (ma che ci tengo quest'oggi a ricordare). Il dottor Lacoppola ha sostenuto che «la scuola così come è non va, perché si studia poco e male, colpa anche della passata contestazione sessantottina, episodio di quarant'anni fa, che ha fatto dell'attuale scuola un porto franco di fannulloni, somari e bulli».
Credo che queste parole si commentino da sole. Mi auguro che il suo autorevole intervento, che quest'oggi (mi rendo conto) riprende questioni sulle quali ci possiamo trovare d'accordo e su cui ci siamo confrontati anche all'interno della VII Commissione, dove - come lei ricorderà - tutte le forze politiche hanno manifestato un profondo interesse. Migliorare la scuola italiana secondo gli obiettivi che ci siamo dati anche in sede comunitaria è chiaramente un obiettivo di tutti. Sulle modalità evidentemente ci sono delle differenze.
Mi auguro però che tali differenze, anche nella forma di una risposta ad una interrogazione parlamentare, abbiano le caratteristiche che quest'oggi ella ha voluto rappresentare almeno nella fase successiva e mi auguro che possa far parte del codice di comportamento con i nostri rappresentanti sul territorio dell'istituzione scolastica, che sono servitori dello Stato. InPag. 7quanto tali, hanno tutto il diritto di esprimere le proprie opinioni, ma in sedi altre che non sui mass media come ha richiamato la dottoressa Stellacci.
Mi auguro che nelle prossime settimane si possa avere un riscontro di un mutato comportamento da parte del provveditorato di Bari. Diversamente, dovremmo raccogliere l'indicazione che non solo le forze politiche del territorio - attraverso la mia interrogazione - hanno voluto esprimere, ma anche quelle considerazioni che hanno portato tutti i sindacati del mondo della scuola a chiedere al dottor Lacoppola un comportamento più rispettoso. La generalizzazione e l'identificazione di una stagione politica come quella del sessantotto con i suoi attori e le sue attrici come un momento che ha determinato evidentemente una frattura di costumi in questo Paese, tanto da sconvolgere il sistema scolastico italiano, credo che sia una dichiarazione che non possa essere condivisa neanche da un Governo di destra.

(Rinvio dell'interrogazione Barbieri n. 3-00175)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interrogazione Barbieri n. 3-00175, concernente iniziative per l'apposizione del vincolo indiretto a protezione delle aree circostanti la Villa del Torso in Moruzzo (Udine).
Avverto che, per accordi intercorsi tra il presentatore ed il Governo, lo svolgimento dell'interrogazione Barbieri n. 3-00175 è rinviato ad altra seduta.

(Intendimenti del Governo in merito alla politica energetica nazionale con particolare riferimento all'utilizzo dell'energia nucleare - n. 2-00057)

PRESIDENTE. L'onorevole Mosella ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00057, concernente intendimenti del Governo in merito alla politica energetica nazionale con particolare riferimento all'utilizzo dell'energia nucleare (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, signor sottosegretario, lo svolgimento in Assemblea di questa mia interpellanza mi ha colto di sorpresa, poiché sono trascorsi alcuni mesi dalla presentazione, l'avevo quasi «rimossa». Il dibattito sul nucleare è iniziato in campagna elettorale con toni quasi accesi e poi è proseguito nel maggio 2008 con l'intervento del Ministro Scajola all'assemblea di Confindustria, dove annunziò che entro cinque anni l'Italia avrebbe iniziato la costruzione di centrali nucleari.
Fu una dichiarazione forte, che ebbe una vasta eco nel Paese e che mi spinse (era il 24 giugno) a presentare questa interpellanza. In questi lunghi mesi il tema è stato più volte affrontato con toni pacati, sia dalla maggioranza che dall'opposizione. Nel contempo l'opposizione si è sempre più organizzata anche scegliendo delle figure di riferimento in alcuni «Ministri ombra», che sull'argomento hanno espresso più volte il parere del gruppo e del partito. Diciamo quindi che l'opposizione ha responsabilmente espresso nel tempo e in più occasioni il proprio punto di vista e che questo mi sembra molto aderente alle preoccupazioni che ho espresso di getto il 24 giugno.
Le politiche energetiche rientrano tra le priorità di un Governo e ciò per diverse ragioni. Il tema dell'approvvigionamento è di vitale importanza perché costituisce in sé un pilastro fondamentale dei processi di crescita, tanto delle famiglie quanto delle imprese. Ma il peso delle questioni energetiche investe il complesso degli asset strategici di un sistema Paese. Parlare di energia, infatti, significa ragionare dello sviluppo di fonti sicure e sostenibili dal punto di vista ambientale, significa investire sull'alta formazione scientifica e sulla ricerca tecnologica, significa incrementare le tecnologie di produzione e di distribuzione; significa, infine, assicurare competitività, sicurezza e continuità negli approvvigionamenti. Rispetto a questi profili il nostro Paese sconta un ventennio diPag. 8ristagno, di veti, di sostanziale azzeramento nell'evoluzione tecnologica, sui quali è utile meditare in modo non ideologico, ma cauto e realistico. Questo era uno dei motivi per cui presentammo l'interpellanza.
All'inizio di questa legislatura l'annuncio del Governo del ritorno al programma nucleare non ci ha colti di sorpresa, perché - come ho detto prima - erano già giunti segnali in questo senso nella campagna elettorale del centrodestra. Ha destato disorientamento, invece, la tempistica di attuazione del progetto. È stato indicato un termine molto prossimo - solo cinque anni per la posa della prima pietra - come se l'Italia in quest'ultimo quarto di secolo avesse costantemente investito sul nucleare e fosse pronta a «cantierizzare» la prima centrale. Sul fatto che il nostro Paese sia tecnologicamente preparato a giocare la partita nucleare e socialmente disposto ad accogliere le centrali c'è da ragionare in modo pragmatico, lontani da proclami fuorvianti.
L'annuncio del programma ha riportato alla memoria l'improvvida scelta del Governo nella XIV legislatura, quando decise di costruire un deposito unico di scorie nucleari nel comune di Scanzano Jonico nella Basilicata: un fulmine a ciel sereno sulle comunità locali che, senza alcuna forma di partecipazione e di informazione, scoprirono che per decreto una porzione del loro territorio era stata destinata allo stoccaggio di residui radioattivi; una decisione che a buona ragione alimentò una risentita sollevazione delle popolazioni locali e dell'Italia intera. La vicenda di Scanzano ebbe il merito di far emergere una verità inconfutabile: in Italia la ripresa del dibattito sul nucleare, sostanzialmente fermo al referendum del 1987, richiede chiarezza di informazione ed un approccio condiviso, tanto tra le forze politiche, quanto tra le comunità locali e i cittadini.
L'Italia ha bisogno di una politica energetica di lungo periodo a servizio delle imprese e dei cittadini; una politica declinata non solo sull'atomo, ma che realizzi un mix energetico ottimale, attraverso la promozione delle fonti rinnovabili, dall'eolico al solare, all'utilizzo delle biomasse; una politica che investa massicciamente sulla ricerca scientifica e tecnologica e sulla formazione delle professionalità; una politica lungimirante in grado di abbassare il peso della bolletta energetica per le famiglie e per le imprese.
Sotto il profilo energetico l'Italia versa in una condizione di estrema fragilità. In Europa siamo agli ultimi posti nella scala dell'autosufficienza energetica e addirittura all'ultimo posto per la dipendenza dagli idrocarburi.
Importiamo l'80 per cento del fabbisogno contro il 50 per cento della media europea. Siamo assai lontani dalla realtà anglosassone, che ha realizzato un ottimo mix energetico e che esporta energia, o dalla Francia, il cui piano nucleare è vitale per il soddisfacimento dei bisogni energetici di molti Paesi europei.
Le conseguenze di tale squilibrio sono evidenti: la crescita e la volatilità delle quotazioni del petrolio si ripercuotono sulla nostra bolletta energetica, il periodico riacutizzarsi della crisi geopolitica russo-ucraina, come è accaduto di recente, mette a repentaglio la fornitura di gas naturale, la frequenza e lo spessore di tali fenomeni creano un effetto zavorra sulle dinamiche di sviluppo di una realtà, come la nostra, che vive una condizione di forte dipendenza.
Nel 2007 l'Unione europea ha tracciato le linee fondamentali di una politica energetica ed ambientale integrata, basata su obiettivi chiari ed impegni precisi: risparmio energetico, incremento delle fonti rinnovabili, aumento della quota dei biocarburanti, riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, intensificazione della collaborazione a livello internazionale. Questa strategia segna la rotta di lungo periodo all'interno della quale il nostro Paese deve muoversi.
Sui temi energetici il Parlamento, vale a dire la sede più alta della partecipazione democratica, deve poter aprire un dibattito ampio al fine di accertare le criticità del sistema e di condividere le priorità e i processi utili ad assicurare l'autonomiaPag. 9energetica del Paese. L'Italia ha bisogno di una politica energetica composita, degna di un Paese industrializzato e in grado di sostenere le imprese nelle sfide della competizione globale, di una politica che riduca inoltre i costi di approvvigionamento per i cittadini e per le famiglie.
Siamo lontani dal limitare ideologicamente il dibattito in favore di una fonte piuttosto che di un'altra, perché ciò significherebbe minare alla radice la bontà di una solida politica energetica, ma ci sia concessa qualche riserva: dopo anni di silenzio nel quale l'Italia ha perso il primato sul know how nucleare, sul lancio dell'ambizioso quanto immediato programma nucleare, di cui né il Parlamento né soprattutto l'opinione pubblica conosce gli indirizzi fondamentali, siamo preoccupati e crediamo che il Paese abbia bisogno di conoscere gli intendimenti del Governo. I motivi di apprensione non mancano, l'unico dato certo è che la fine naturale di questa legislatura dovrebbe coincidere con l'avvento del nucleare; allo stato il Paese ignora il modo in cui le scorie dei processi nucleari verranno trattate e custodite.
Nel 2000 il Libro verde sulla sicurezza dell'approvvigionamento energetico della Commissione dell'Unione europea segnalava l'esigenza di procedere nella ricerca al fine di garantire la sicurezza assoluta nella gestione delle scorie. La ricerca in questo ambito, come del resto sulle tecnologie per il nucleare di quarta generazione, appare lontana dal fornire risposte valide in tema di efficienza e di sicurezza dei processi di produzione nucleare ed è di tutta evidenza che non possiamo permetterci di risolvere l'attuale condizione di dipendenza energetica iniziando a realizzare ora delle centrali che al momento della loro entrata in funzione saranno tecnologicamente obsolete.
Sarebbe poi opportuno conoscere i criteri per l'individuazione dei siti che dovrebbero accogliere le centrali e i depositi di scorie. Il solo annuncio del Governo ha ridestato timori e ansie nelle popolazioni che in passato sono state interessate dal tema dello stoccaggio delle scorie. Siamo preoccupati perché i tempi necessariamente lunghi per la costruzione di una centrale e l'onerosità degli investimenti richiedono una pianificazione anche finanziaria di medio e lungo periodo, che non si concilia con l'anno 2013 quale momento di avvio del programma.
Ci interroghiamo infine sulla reale disponibilità delle tecnologie. Pur volendo ammettere che oggi esistono tutte le tecniche in grado di costruire centrali sicure, ci chiediamo se sussista la possibilità di reperirle concretamente sul mercato, posto che pochissimi al mondo sono i soggetti specializzati in tali produzioni. Per queste ragioni la nostra posizione sul progetto nucleare è di estrema cautela, il Paese aspetta di conoscere dal Governo le soluzioni alle criticità connesse all'operazione.
Da parte nostra cogliamo questa occasione per chiedere al Governo di impostare una politica energetica strutturale, fondata sul mix ottimale tra le fonti disponibili. Sul capitolo nucleare, inoltre, riteniamo che vi siano delle priorità imprescindibili per maturare il traguardo nucleare: incentivare la ricerca sulle tecnologie di quarta generazione, sostenere la partecipazione dell'industria italiana allo sviluppo dei programmi nucleari internazionali. Su questi temi ci aspettiamo dal Governo risposte chiare ed impegni precisi.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.

PAOLO ROMANI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il ritorno all'energia nucleare è stato motivato dal Ministero dello sviluppo economico con l'esigenza di rendere il Paese meno vulnerabile e assicurare energia a costi più competitivi, in quantità adeguate e in condizioni più stabili.
Poiché le imprese italiane pagano l'energia più dei loro principali concorrenti europei e, oltretutto, con il timore di interruzioni negli approvvigionamenti e la prospettiva di ulteriori oneri dovuti al Protocollo di Kyoto, si ritiene necessario diversificare sia le aree geografiche diPag. 10approvvigionamento, sia le fonti di energia potenziando l'efficienza energetica e ricorrendo alle opzioni tecnologiche offerte dalle fonti rinnovabili, dal carbone pulito e in particolare dall'energia nucleare.
L'obiettivo del Governo è quello di creare le condizioni per l'avvio, entro il 2013, della costruzione di centrali nucleari, attraverso l'attuazione di un tessuto normativo adeguato sotto il profilo della sicurezza, della tutela dell'ambiente, della protezione della salute e della sostenibilità economica.
Dubbi sulla sicurezza delle centrali di ultima generazione non sussistono. Infatti, le già alte garanzie degli impianti di seconda generazione sono state ulteriormente incrementate. Gli attuali 439 impianti nucleari in esercizio nel mondo, diversi dei quali sono collocati vicino ai confini italiani, hanno assicurato condizioni di esercizio senza conseguenze e pericoli per i cittadini e l'ambiente. Esempio eclatante è stato il guasto alla centrale di Krsko in Slovenia, avvenuto il 4 giugno 2008, dal quale non sono stati rilevati effetti sulla salute delle persone e sull'ambiente e che, dopo le riparazioni al reattore, è stata riavviata e connessa alla rete elettrica il 9 giugno 2008.
Per affrontare le nuove condizioni di impiego del nucleare, è in corso, d'intesa con il Ministero dell'ambiente, uno studio per rafforzare le competenze istituzionali in materia di sicurezza nucleare. Adeguate competenze professionali e adeguate risorse finanziarie, tecniche e umane si rendono, infatti, necessarie per assicurare l'impiego delle migliori tecnologie, l'affidabilità dei controlli e l'idoneità dei processi industriali in tutte le fasi della filiera nucleare.
Per quanto riguarda la posizione della Comunità europea sul nucleare, in attesa che si sviluppino nei prossimi 20-30 anni nuove tecnologie per i reattori di quarta generazione, si precisa che è parere della Commissione europea che debba essere perseguita l'implementazione strategica dell'energia nucleare con le migliori tecnologie disponibili. Con l'ultima comunicazione sul Programma illustrativo nucleare (PINC), del gennaio 2007, vengono evidenziati i vantaggi dell'energia nucleare, in termini di contributo all'attenuazione dei cambiamenti climatici, di economicità e di riduzione dalla dipendenza energetica. Pur se la decisione sull'utilizzo del nucleare rimane in capo ai singoli Stati membri, la Commissione ha il compito di definire gli obiettivi comuni di produzione di elettricità e le priorità su sicurezza, decommissioning e gestione dei rifiuti radioattivi.
In attuazione di questa linea di condotta, la Commissione europea ha proposto una nuova direttiva del Consiglio europeo (Euratom) per l'istituzione di un quadro comunitario per la sicurezza nucleare. Il testo della direttiva è all'esame del gruppo questioni atomiche del Consiglio europeo per la discussione delle delegazioni dei Paesi membri e la successiva trasmissione al comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio stesso. Un importante obiettivo della direttiva consiste nel promuovere il ruolo delle autorità di sicurezza nucleare per creare condizioni comuni in Europa sulla loro indipendenza e sulla loro effettiva capacità di esercitare le attività di controllo della sicurezza.
Riguardo al piano di sviluppo delle centrali nucleari nel nostro Paese e alla loro localizzazione, si precisa che, in attuazione della politica energetica, oltre al decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, con il quale si prevede la realizzazione nel territorio nazionale degli impianti nucleari, il disegno di legge n. 1195, approvato in prima lettura dalla Camera dei deputati il 4 novembre 2008, ora al Senato della Repubblica, assegnato alla X Commissione permanente in sede referente, prevede all'articolo 14 che venga data delega al Governo per la definizione dei criteri di localizzazione dei siti nucleari e delle misure compensative da riconoscere alle popolazioni interessate, nonché, all'articolo 15, che siano definite le tipologie degli impianti di produzione di energia elettrica nucleare che possono essere realizzati nel territorio nazionale e stabiliti sia le procedure autorizzative sia i requisitiPag. 11soggettivi per lo svolgimento delle attività di costruzione e di esercizio di tali impianti. In questo contesto, si potranno creare le condizioni che consentano agli operatori, in una logica di mercato, di effettuare gli opportuni investimenti.
Sulla messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi sussiste la necessità di disporre di un sito per lo smaltimento, anche a prescindere dalla realizzazione degli impianti nucleari.
Proprio per questo motivo, con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 25 febbraio 2008, è stato costituito un gruppo di lavoro, con rappresentanti del Governo, delle regioni e di esperti di settore, affinché, con l'apporto tecnico dell'ENEA, predisponesse una proposta di percorso per l'individuazione del sito. I risultati dei lavori del gruppo, resi noti nella riunione conclusiva del 25 settembre 2008, saranno esaminati alla luce dei nuovi orientamenti e, se possibile, attualizzati.
Si aggiunge che, sul tema della sicurezza dei rifiuti radioattivi, sono già operative società come la Sogin e la Nucleco, che possono, da subito, fornire valide competenze tecnico-scientifiche per una loro gestione, in ottemperanza alle prescrizioni normative comunitarie e nazionali.
Riguardo agli intendimenti del Governo in merito alla definizione di un'organica politica energetica nazionale, premesso che il Ministero ha indicato come mix di produzione elettrica il 25 per cento da energia nucleare, il 25 per cento da energie rinnovabili e il restante 50 per cento da combustibili fossili, si precisa che l'elaborazione organica della politica energetica nazionale sarà compiuta con la «strategia energetica nazionale», preceduta da una Conferenza nazionale per l'energia e l'ambiente, come previsto dall'articolo 7, comma 2, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112. Tale norma prevede che la strategia stabilisca le priorità per il breve e il lungo periodo e le misure necessarie per conseguire, anche attraverso meccanismi di mercato, obiettivi quali il miglioramento della competitività del sistema energetico nazionale, la promozione delle fonti rinnovabili di energia e dell'efficienza energetica, la sostenibilità ambientale della produzione, la protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori.
Il ritorno all'energia nucleare sarà, quindi, perseguito tenendo conto dei diversi interessi coinvolti, senza perdere di vista la necessità di garantire la tutela della salute delle popolazioni e il rispetto dell'ambiente e del territorio.
Per quanto riguarda, infine, la necessità di promuovere e di sostenere programmi di alta ricerca, si precisa che il Governo intende potenziare le attività di innovazione tecnologica, il cui contributo è ritenuto fondamentale anche per promuovere le fonti rinnovabili, il risparmio e l'efficienza energetica.
Sotto questo profilo, appare evidente lo sforzo in atto per la ricerca sulle fonti rinnovabili e sull'efficienza energetica, avviato principalmente con l'attivazione del programma di Industria 2015 denominato «Efficienza energetica».
Il quadro dovrà essere completato investendo adeguate risorse per la ricerca sul nucleare e sull'uso sostenibile dei combustibili fossili. Per queste ultime finalità, nel disegno di legge n. 1195, all'articolo 21, sono previste risorse per un programma che mira, da un lato, a consentire al nostro Paese l'attiva partecipazione ai programmi internazionali di ricerca sul nucleare di nuova generazione e sul nucleare da fusione e, dall'altro lato, alla realizzazione di un progetto dimostrativo per la cattura e il confinamento dell'anidride carbonica prodotta dagli impianti termoelettrici alimentati da combustibili fossili.

PRESIDENTE. L'onorevole Mosella ha facoltà di replicare.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Romani. La risposta mi sembra, almeno in parte, soddisfacente. D'altronde mi rendo conto che la materia è complessa. Colgo solo l'occasione, quindi, per svolgere alcune sottolineature, che ritengo utili inPag. 12sede di confronto, considerato che anche i colleghi attingeranno ai documenti che in questo momento stiamo scrivendo: tale confronto, quindi, diventa utile e anche produttivo per il prosieguo dei lavori.
Vorrei sottolineare la necessità che il Governo metta in condizione il Parlamento di discutere nella maniera più ampia di una politica energetica di lungo periodo. Il nostro Paese è fermo da molti anni: si è creata una condizione abbastanza insolita per poter partire immediatamente con la marcia giusta. Il fatto che il Parlamento, quindi, venga coinvolto, sollecitato e stimolato fin dall'inizio può essere occasione di un confronto democratico più costruttivo. Occorre utilizzare, a mio avviso, tutti gli strumenti messi a disposizione dalla democrazia parlamentare per alimentare un dialogo alto sui contenuti tra il Governo e le Camere. Tale dialogo è importante per raccogliere ogni contributo, anche di natura tecnica, utile all'elaborazione di una politica energetica strutturale, in grado di assistere le imprese - come lei affermava - nelle sfide della competizione, anche sul piano internazionale, e di alleviare la bolletta energetica per le famiglie (argomento che, considerati i tempi, è molto interessante).
Riteniamo questo dialogo fondamentale, per preparare e rendere partecipe il Paese rispetto alle nuove sfide energetiche. Non è scontato che ciò che ci è stato illustrato - e che è fonte anche di una nostra preoccupazione, nel dovere dell'opposizione - sia maturo nel Paese, che da vent'anni sostanzialmente non ne ha sentito più parlare. L'informazione e la condivisione delle scelte contribuiranno in maniera determinante a creare quel clima di collaborazione, affinché le politiche energetiche possano trovare concreta attuazione sui territori e nelle comunità.
L'autosufficienza energetica dell'Italia è l'obiettivo - lei lo ha detto - verso il quale tendere con un calendario di impegni chiaro, preciso e condiviso. La condizione di dipendenza del nostro Paese è tale da non consentire ulteriori esitazioni ed impone di partire nel modo più largo e condiviso, affinché poi non accada che, mentre gli esperti dicono che siamo pronti, il Paese si dichiari invece non pronto.

(Tempi di adozione dei decreti attuativi delle disposizioni della legge finanziaria per il 2008 in materia di tariffe onnicomprensive per impianti a fonti rinnovabili di piccola potenza - n. 3-00064)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Barbieri n. 3-00064, concernente tempi di adozione dei decreti attuativi delle disposizioni della legge finanziaria per il 2008 in materia di tariffe onnicomprensive per impianti a fonti rinnovabili di piccola potenza (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

PAOLO ROMANI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, la legge finanziaria 2008 dispone misure finalizzate al raggiungimento dell'obiettivo minimo della copertura del 25 per cento del consumo interno di energia elettrica con fonti rinnovabili.
In particolare, al comma 143 dell'articolo 2, della legge n. 244 del 2007, è previsto un meccanismo incentivante mediante il rilascio di certificati verdi, per un periodo di quindici anni, per la produzione di energia elettrica di impianti entrati in esercizio in data successiva al 31 dicembre 2007, di potenza nominale media annua superiore a 1 megawatt (MW).
I predetti certificati verdi, di valore unitario pari a 1 MWh, sono utilizzabili per assolvere all'obbligo della quota minima di cui all'articolo 11 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, che prevede: «Al fine di incentivare l'uso delle energie rinnovabili, il risparmio energetico, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e l'utilizzo delle risorse energetiche nazionali, a decorrere dall'anno 2001, gli importatori e i soggetti responsabili degli impianti che, in ciascun anno, importano o producono energia elettrica da fonti non rinnovabili hanno l'obbligo di immettere nel sistema elettricoPag. 13nazionale, nell'anno successivo, una quota prodotta da impianti da fonti rinnovabili (...)».
Per quanto concerne gli impianti di taglia inferiore ad 1 megawatt, la citata legge finanziaria prevede, all'articolo 2, comma 144, che questi abbiano diritto, in alternativa ai certificati verdi e su richiesta del produttore, a una tariffa fissa onnicomprensiva di entità variabile a seconda della fonte utilizzata, per un periodo di quindici anni.
Tale tariffa onnicomprensiva, come pure il valore di riferimento e i coefficienti per le diverse fonti energetiche rinnovabili, possono essere variati, ogni tre anni, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, assicurando la congruità della remunerazione ai fini dell'incentivazione dello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.
Con riferimento agli impianti alimentati da fonti rinnovabili, entrati in esercizio in data successiva al 31 dicembre 2007 e di potenza nominale media annua non superiore a 200 kW, è inoltre previsto un meccanismo di scambio sul posto. Detta previsione, è finalizzata ad incentivare impianti a fonti rinnovabili di piccola taglia e rende, di fatto, possibile ottenere a titolo gratuito un quantitativo di energia pari alla produzione di energia elettrica immessa in rete.
A fronte di tali previsioni, con il decreto 18 dicembre 2008, emanato dal Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela, del territorio e del mare, è stata recata la prima attuazione delle disposizioni in materia di incentivazione alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, introdotte dall'articolo 2, comma 150, della legge finanziaria 2008.
Tale decreto definisce le direttive generali per l'attuazione di quanto disposto dai commi da 143 a 149 della legge finanziaria 2008 e stabilisce le modalità per la transizione dal precedente meccanismo di incentivazione ai nuovi meccanismi di cui alla legge finanziaria 2007 e alla già citata legge finanziaria 2008.
Con il predetto decreto viene, dunque, sbloccato l'accesso agli incentivi per tutte le fonti rinnovabili, compreso il piccolo eolico di cui si tratta nell'interrogazione in esame.
Si evidenzia, infine, che è di imminente emanazione anche il decreto interministeriale, predisposto sempre dal Ministero dello sviluppo economico, per il quale è stato richiesto il concerto al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in materia di incentivazione della produzione di energia elettrica da conversione fotovoltaica, recante modifiche al decreto del Ministero dello sviluppo economico del 19 febbraio 2007.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri ha facoltà di replicare.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, contrariamente a quanto accaduto con l'interpellanza precedente dell'onorevole Mosella, devo dire che sono ampiamente soddisfatto. Mi verrebbe da commentare che, quando si ha a che fare con membri del Governo che hanno autorevolezza, si riconferma il vecchio adagio per cui «la classe non è acqua».

(Iniziative per evitare la chiusura dello stabilimento Caffaro di Torviscosa (Udine) e intendimenti del Governo per il rilancio del comparto chimico nazionale - n. 3-00129)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Strizzolo n. 3-00129, concernente iniziative per evitare la chiusura dello stabilimento Caffaro di Torviscosa (Udine) e intendimenti del Governo per il rilancio del comparto chimico nazionale (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

PAOLO ROMANI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. La ditta Caffaro Chimica Srl svolge l'attività diPag. 14industria chimica nel sito industriale di Torviscosa, in provincia di Udine, con 276 lavoratori.
Tale stabilimento è definito «multifunzionale», in quanto nello stesso si producono soda-cloro, cloro paraffine, cloruro di iodio ed altri composti intermedi, ed è stata avviata, in via sperimentale, la produzione di biodiesel, di cui, nell'anno in corso, è previsto l'avviamento dell'impianto per la produzione destinata al mercato.
In tale contesto produttivo, grande importanza riveste la produzione di cloro. Nel settembre del 2008, l'impianto di produzione soda-cloro è stato sottoposto a sequestro giudiziario per inquinamento di varie aree da mercurio, parte essenziale nel processo di produzione del cloro.
I responsabili della ditta Caffaro Chimica hanno chiesto un riesame del provvedimento di sequestro ed hanno presentato istanza di dissequestro, predisponendo, nel contempo, un programma di adeguamento degli impianti.
Tali istanze sono state respinte in toto dal tribunale di Udine, che ha lasciato, tuttavia, aperta la possibilità di ulteriori istanze di dissequestro, purché esse siano accompagnate dal rispetto delle condizioni indicate nella relazione del consulente del tribunale stesso e dalla realizzazione di adeguati sistemi di monitoraggio ambientale.
Il sequestro effettuato dal tribunale di Udine comporta il blocco di buona parte della produzione di Torviscosa, poiché il ciclo del cloro appare determinante per la sopravvivenza industriale sia di quello stabilimento sia di altri stabilimenti del Gruppo SNIA, di medesima tipologia.
A tutt'oggi, la volontà aziendale è quella di non proseguire sul piano giudiziario, ma di aprire un tavolo politico con i Ministeri dello sviluppo economico e dell'ambiente, nonché con gli enti interessati.
Già in data ottobre 2008 era in atto un ricorso alla cassa integrazione straordinaria per i quaranta lavoratori dell'impianto di produzione di sostanze per la detergenza ed era stata avviata la procedura per il ricorso alla mobilità.
In data 9 gennaio 2009 è stato sottoscritto un accordo, presso la direzione centrale del lavoro della regione autonoma del Friuli-Venezia Giulia, per l'attivazione della cassa integrazione straordinaria per un numero massimo di 269 lavoratori dello stabilimento di Torviscosa.
A questo riguardo, si segnala che l'Unità di gestione delle vertenze del Ministero dello sviluppo economico, in accordo con lo stesso Osservatorio nazionale, convocherà presumibilmente entro il corrente mese di gennaio un incontro tra tutti i soggetti interessati per valutare ogni soluzione, nel rispetto delle indagini della magistratura, che consenta la ripresa delle attività dello stabilimento Caffaro di Torviscosa, tenendo conto delle ricadute produttive ed occupazionali di tale stabilimento sugli altri soggetti economici attivi non soltanto nella provincia di Udine.
È da sottolineare che la politica del Ministero dello sviluppo economico per l'industria chimica è finalizzata a riqualificare i poli chimici ed a promuovere i processi di reindustrializzazione compatibili con l'ambiente, attraverso il consolidamento della chimica di base e lo sviluppo delle filiere a valle.
Proprio in considerazione dell'importanza strategica che la chimica riveste per la crescita e lo sviluppo dell'intero sistema produttivo nazionale, è stata recentemente annunciata dal Ministro Scajola l'apertura, presumibilmente entro la prima metà del prossimo mese di febbraio, di un Tavolo nazionale per lo sviluppo eco-compatibile del settore, al fine di definire azioni che sostengano lo sviluppo del comparto, la competitività delle produzioni e la crescita dell'industria italiana nel rispetto dell'ambiente.
L'attività del Tavolo sarà finalizzata a delineare il quadro di riferimento settoriale per individuare le azioni che possano favorire il consolidamento e lo sviluppo della chimica italiana. Il Ministero dello sviluppo economico, tramite l'Osservatorio nazionale per la chimica, d'intesa con gli osservatori locali operanti nelle aree del settore chimico, predisporrà progetti diPag. 15riqualificazione. Tale attività verrà svolta a Torviscosa, di concerto con l'Osservatorio locale di Udine.

PRESIDENTE. L'onorevole Strizzolo ha facoltà di replicare.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, devo dire che non sono molto soddisfatto della risposta data dal Governo attraverso il sottosegretario Romani, perché siamo ancora una volta alla linea e al metodo degli annunci. In questo caso si tratta di un'azienda che non è entrata in crisi da oggi: ormai sono parecchi mesi, e anzi proprio in questi giorni è stata avviata la procedura concorsuale e rischia effettivamente il fallimento, se non verrà trovata un'intesa dal commissario liquidatore con i creditori.
Già nel mese di ottobre l'amministrazione regionale aveva annunciato addirittura una presenza del Ministro Scajola in Friuli-Venezia Giulia per affrontare questo problema, ma nell'occasione per fare anche una panoramica di carattere generale sulla crisi che purtroppo già da qualche mese, nella mia regione, in particolare nella Bassa friulana, presenta situazioni di difficoltà.
Pertanto la risposta che viene data parzialmente può soddisfare, per una serie di informazioni che sono state fornite, ma esse dimostrano, per adesso almeno, un'insufficienza, un'inadeguatezza dell'azione del Governo, non solo con riferimento al problema dell'industria chimica di Torviscosa, la Caffaro, che fa parte del gruppo Snia, ma anche per l'assenza di un'azione più forte, più incisiva, più sollecita per quanto riguarda la riqualificazione dell'intero comparto chimico del nostro Paese. Infatti, un Paese come l'Italia, che giustamente ha l'ambizione di essere fra le maggiori potenze industriali del pianeta, non può non avere un comparto chimico all'altezza delle sfide globali, e soprattutto non solo un comparto chimico che viene riqualificato, puntando sulla ricerca, lo sviluppo, l'innovazione, ma anche un'iniziativa che punti a coniugare la tutela dell'ambiente con le esigenze e le logiche di sviluppo e di crescita economica.
Mi auguro che comunque da parte del Governo tale iniziativa venga portata avanti, in sinergia, come è stato annunciato, con gli enti locali preposti. In particolare il comune di Torviscosa, con il sindaco Duz, e tutte le rappresentanze territoriali hanno avuto un atteggiamento importante di mobilitazione, di attenzione e di sostegno nei confronti di questo polo chimico, che è uno dei tre poli chimici storici del nostro Paese, che non solo garantisce un'occupazione importante nella zona, ma, come ha ricordato anche il sottosegretario nella sua risposta, ha un effetto indotto, perché produce - anzi produceva, purtroppo - dei semilavorati che venivano poi utilizzati da altri punti di produzione in giro per l'Italia (ad esempio, Bologna e Brescia).
Mi auguro, quindi, che quanto annunciato non rimanga, appunto, un annuncio, ma che si possa tradurre in un'iniziativa concreta e sinergica che tenga conto anche del necessario coinvolgimento del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in quanto la bonifica di questo sito nazionale inquinato necessita di un forte intervento e di un investimento anche da parte del Ministero dell'ambiente. Sarà infatti difficile trovare nuovi imprenditori che possano in qualche maniera rilevare l'attività e rilanciarla, se non c'è un'intesa che consenta, anche in tempi rapidi, un intervento volto al rilancio di questa produzione strategica non solo per quel territorio (la Bassa friulana e l'intera regione Friuli-Venezia Giulia) ma per l'intero Paese.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14 con il seguito della discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 200 del 2008, recante misure urgenti in materia di semplificazione normativa.

La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 14,10.

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Conte, Gregorio Fontana e Lucà sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2008, n. 200, recante misure urgenti in materia di semplificazione normativa (A.C. 2044-A) (ore 14,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2008, n. 200, recante misure urgenti in materia di semplificazione normativa.
Ricordo che nella seduta del 26 gennaio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto in sede di replica il rappresentante del Governo, mentre il relatore vi ha rinunciato.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2044-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2044-A) nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 2044-A).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 2044-A).
Avverto, inoltre, che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2044-A).
Avverto, altresì, che gli emendamenti Zeller 2.5 e 2.9 sono stati ritirati dal presentatore.
Prendo atto che l'onorevole Ciccanti, che aveva chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative non è presente in Aula.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevole relatore, colleghe e colleghi, abbiamo più volte segnalato in quest'Aula la necessità di procedere ad una profonda revisione del corpus normativo del nostro Paese. La semplificazione, e la riduzione, dello stock legislativo proposta con il decreto-legge in discussione, nell'ambito dell'informatizzazione dell'intero sistema tramite l'espressa abrogazione di tutti quegli atti di cui si ritiene cessata la vigenza, è un passo importante in questa direzione, e non può che essere valutato positivamente. È un passo al quale auspichiamo ne seguano degli altri, nel quadro di un'organica riforma, a partire della redazione di testi unici, alla riduzione della proliferazione legislativa, ad una profonda revisione nelle modalità di redazione dei testi normativi, troppo spesso farraginosi e contorti.
Le leggi dovrebbero essere il minor numero possibile, stabili nel tempo - chi è in grado oggi di seguire l'evoluzione della normativa in materia fiscale? -, chiare, semplici e intelligibili ad ogni cittadino, ovvero, nonostante le ripetute dichiarazioni di intenti, l'esatto contrario di quanto spesso produciamo in quest'Aula.
Ci auguriamo che riprenda anche la discussione su quella più generale revisione dell'ordinamento costituzionale, che sappiamo sta a cuore anche al Ministro, a partire dalla diversificazione delle funzioni di Camera e Senato, con un Senato delle regioni, che rappresenterebbe la veraPag. 17chiave di volta di un sistema più razionale ed efficiente, adeguato alla realtà dell'Italia di oggi.
Tornando al decreto-legge in esame, come ha ben sottolineato il relatore, proprio per l'ampiezza dell'intervento abrogativo, è forse inevitabile che si sia inclusa anche qualche norma, la cui vigenza non è interamente cessata o che merita una più approfondita valutazione; tra queste vi è il decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 23 dicembre 1946, n. 532, di cui la regione autonoma Valle d'Aosta e il consiglio della Valle, con apposite risoluzione votata all'unanimità, hanno chiesto il mantenimento per ragioni di merito e di metodo.
Nel merito, tale norma risulta essere tuttora a fondamento dell'autonomia valdostana per quanto concerne le specifiche competenze devolute dallo Stato alla regione, tra l'altro in materia di strade non statali e di altri lavori pubblici interessanti il territorio della valle d'Aosta, il trasferimento delle attribuzioni spettanti alla soprintendenza alle antichità e belle arti, nonché alla soppressione di vari enti. Per quanto concerne il metodo, ricordo che la norma in questione è espressamente indicata dal decreto legislativo 22 aprile 1994, n. 320, recante norme di attuazione dello statuto speciale, tra quelle che possano essere modificate solo con il procedimento di cui all'articolo 48-bis dello statuto, ovvero a seguito di intesa tra Stato e regione, da definire in seno alla commissione paritetica.
Per queste ragioni - e sottolineo in particolare la seconda - abbiamo chiesto, con un nostro emendamento, che si procedesse sin da ora alla non abrogazione di quel decreto legislativo, riservandoci poi di segnalare altre norme di cui potrebbe essere opportuno il mantenimento nella successiva fase di analisi opportunamente introdotta nel corso dell'esame in Commissione.
Prendiamo quindi atto, con soddisfazione, dell'inserimento della citata norma nell'emendamento presentato dal Governo. Di ciò ringraziamo il Ministro Calderoli ed il relatore ed esprimiamo sin da ora il nostro voto positivo sul provvedimento in esame.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

ENRICO PIANETTA. Chiedo di parlare sull'ordine di lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, intervengo perché oggi è il 27 di gennaio ed è la Giornata della memoria e non dobbiamo dimenticare, dobbiamo ricordare. Dobbiamo continuare...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Pianetta, proprio per dare la giusta importanza al tema che lei solleva, vorrei invitarla a riprenderlo a fine seduta, perché sarebbe bene che si esprimessero su questo tema anche tutti gli altri gruppi, non nel corso della trattazione del provvedimento in esame, cosa che gli dà anche un rilievo oggettivamente minore.

ENRICO PIANETTA. La ringrazio, signor Presidente, per questa sua sensibilità.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2044-A)

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

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DONATO BRUNO, Relatore, signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Vietti 1.20. Chiaramente quando parlo di parere contrario significa che c'è un invito al ritiro. Il parere è, altresì, contrario sugli emendamenti Lanzillotta 1.2 e 1.4 e Vietti 1.21. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Lanzillotta 1.6, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione (che avevo proposto anche in sede di Comitato dei nove e che ripropongo anche in Aula): sostituire le parole «da realizzare entro il 31 dicembre 2012» (la collega Lanzillotta fissa un termine) con le seguenti: «da realizzarsi contestualmente all'attivazione della banca dati di cui al presente articolo». Si tratta di una riformulazione e vorrei sentire su questo punto la collega Lanzillotta, la quale già si è espressa non in maniera positiva, ma ha affermato di volerne discutere in Aula. La Commissione accetta l'emendamento del Governo 2.100. Per effetto dell'eventuale approvazione di questo emendamento, risulterebbero assorbiti gli emendamenti Zaccaria 2.23, Donadi 2.3 e Lo Presti 2.21, sui quali il parere della Commissione comunque sarebbe favorevole. La Commissione accetta altresì l'emendamento del Governo 2.101. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Zeller 2.4, che risulterebbe assorbito in caso di approvazione dell'emendamento 2.101 del Governo. Ricordo che l'emendamento Zeller 2.5 è stato ritirato. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Abrignani 2.22, che comunque risulterà assorbito in caso di approvazione dell'emendamento 2.100 del Governo. Ricordo che l'emendamento Zeller 2.9 è stato ritirato. La Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Lovelli 2.25, Zeller 2.11, Lanzillotta 2.12, Monai 2.24, Berretta 2.13, sugli identici emendamenti Zeller 2.14 e Donadi 2.15 e sugli emendamenti Nicco 2.17 e Lo Monte 2.26, tutti emendamenti che risulterebbero assorbiti in caso di approvazione degli emendamenti 2.100 e 2.101 del Governo.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Volpi 2.27.
Per quanto riguarda l'emendamento Zaccaria 2.20, nel Comitato dei nove abbiamo discusso e la Commissione ha deciso di esprimere parere favorevole purché l'emendamento sia riformulato - come ha già accettato di fare il collega Zaccaria - nel senso di sopprimere il seguente periodo finale nella prima e nella seconda parte, che lo ripete in maniera pedissequa: «nella relazione sono elencate le disposizioni regolamentari incluse nell'atto ricognitivo adottate previo parere parlamentare».
La Commissione esprime un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Lanzillotta 2.18 e Zaccaria 3.22. La Commissione accetta l'emendamento 3.100 del Governo. Infine, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Lo Presti 3.20, che risulterebbe assorbito in caso di approvazione dell'emendamento 3.100 del Governo.

PRESIDENTE. Il Governo?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 14,35.

La seduta, sospesa alle 14,20, è ripresa alle 14,40.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Vietti 1.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, abbiamo ascoltato dall'intervento del relatore che vi sono diversi emendamenti che sono stati accolti dal relatore e alcuni che risulterebbero assorbiti dall'approvazionePag. 19di altri. A questo punto ritengo, signor Presidente, che si possa procedere nel merito.
L'emendamento in esame è sottoscritto dai colleghi dell'Unione di Centro e riguarda la banca dati pubblica e gratuita della normativa vigente. Si tratta evidentemente di un emendamento che entra nel merito di una questione centrale nel disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame. Si tratta del nocciolo duro, del suo elemento forte, cioè la realizzazione di una banca dati pubblica e gratuita della normativa in vigore.
Si è discusso già in Commissione e nel corso della discussione generale sul ricorso alla decretazione d'urgenza per il provvedimento in esame. Il Ministro Calderoli - che colgo l'occasione di ringraziare per la sua presenza costante e continua ai lavori della Commissione e dell'Aula, anche nella giornata di ieri, con una replica pronta e puntuale al termine degli interventi dei colleghi - ha avuto modo di chiarire quanto il provvedimento in esame sia stato necessario ed urgente per impedire l'abrogazione di alcune norme, prevista dal decreto-legge n. 112 del 2008, che sono state invece segnalate come norme primarie, la cui necessità di rimanere in vigore è effettiva e sostanziale.
A questo punto la banca dati gratuita e pubblica diventa un elemento di grande innovazione: attraverso un lavoro di catalogazione - che pure comporta dei costi - e attraverso un lavoro di informatizzazione del sistema, si permette per la prima volta al cittadino, all'impresa e a coloro che sono interessati a vario titolo, quindi a tutta una varietà di operatori, di poter accedere in maniera gratuita al sistema di norme in vigore, senza essere necessariamente intermediati da un privato, ossia a pagamento.
Ciò effettivamente costituisce una novità importante, su cui vi sono o vi possono essere differenze di posizione in ordine alla gestione, al metodo, agli enti che possono intervenire e alla tempistica (ricordo, ad esempio, la questione che viene sollevata in questo caso dal collega Tassone e da altri), ma è un dato assolutamente oggettivo il fatto che questo elemento è e resta patrimonio del Paese.
Quindi, fa parte di questo meccanismo ampio di semplificazione. Ricordiamo però che la delegificazione non è l'unico aspetto di semplificazione presente nel provvedimento, nel senso che la semplificazione non è solo delegificazione, ma oltre alla riduzione del numero delle norme in vigore, consiste anche in semplificazione del linguaggio e delle procedure e in termini di maggior servizio delle pubbliche amministrazioni. Quindi, in questo quadro di insieme si innesta il dibattito sul provvedimento alla nostra attenzione oggi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernini Bovicelli. Ne ha facoltà.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI. Signor Presidente, con riferimento all'emendamento Vietti 1.20 vorrei ribadire sinteticamente, agevolata dall'ampia premessa dell'onorevole Baldelli, le ragioni del parere contrario della Commissione, così come del Governo, per quanto concerne il presupposto di non creazione di una posizione di vantaggio monopolistico per l'Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, quanto alla prestazione del servizio di sistema informativo automatizzato necessario per la marcatura e l'informatizzazione dei testi normativi, oggetto del presente provvedimento.
Per questo motivo, si è ritenuto, e si ritiene, da parte del Governo, che debba valutarsi con ponderata attenzione il numero di offerte che saranno proposte da eventuali erogatori, in un regime quanto possibile aperto e concorrenziale, per garantire la migliore qualità dell'offerta e, naturalmente, il minor costo del servizio (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

Pag. 20

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei ringraziare sia l'onorevole Baldelli che l'onorevole Bernini Bovicelli per l'attenzione che hanno riservato all'emendamento presentato dal mio gruppo. Vorrei, altresì, ringraziare il presidente della Commissione affari costituzionali, relatore del provvedimento in esame che, nell'esprimere parere negativo, ha voluto manifestare anche considerazione nei nostri confronti, attraverso l'aggiunta dell'invito al ritiro.
Signor Ministro, abbiamo espresso un'esigenza lontana di voler prefabbricare, precostituire o individuare un soggetto di riferimento rispetto ad un servizio gratuito ed informatizzato per quanto riguarda tutta la legislazione del nostro Paese. Considerato che sia il vicepresidente del gruppo del Popolo della Libertà, sia l'onorevole Bernini, autorevole componente della Commissione affari costituzionali, sia il relatore, hanno formulato la richiesta - come ricordavo poc'anzi - dell'invito al ritiro, credo che vi sia ancora del tempo.
Poiché la nostra esigenza è quella di dare un servizio gratuito, si potrebbe anche riformulare l'emendamento in oggetto, nel senso di togliere il riferimento al Poligrafico dello Stato. In questo modo, si avrebbe un'agibilità senza creare problemi: non abbiamo mai voluto creare problemi e non abbiamo intenzione, nel futuro, di creare problemi di questo tipo, perché ciò che a noi interessa è un servizio gratuito, in grado di raggiungere tutti i cittadini.
Per quanto ci riguarda, abbiamo fatto riferimento a tutte le varie amministrazioni e abbiamo fatto riferimento anche alla Cassazione. Ritengo che questo dato vada rilevato: se la ratio e l'esigenza dell'emendamento sono avvertiti sia da parte del Governo che del relatore, se è possibile valuterei l'ipotesi di espungere il riferimento al Poligrafico dello Stato. In questo modo, credo che l'emendamento in esame possa trovare un'accettazione e, quindi, una benevola accoglienza da parte dell'Assemblea, visto e considerato che esprime un'esigenza avvertita non soltanto dal mio gruppo, ma da tutti i settori di questo Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, l'onorevole Tassone ha già anticipato una serie di elementi che motivano il nostro emendamento. Per quanto riguarda l'accesso alle norme, riteniamo che il nostro sistema sia certamente arretrato, ma lo è almeno dal 1984, quando la legge n. 839 impose all'Istituto poligrafico dello Stato di dare la più ampia e rapida diffusione alla Gazzetta Ufficiale. L'Istituto poligrafico dello Stato, sin dagli anni Ottanta (stiamo, quindi, parlando di trent'anni fa), dispone di una banca dati che contiene i numeri della Gazzetta Ufficiale, i testi originari delle norme pubblicate, nonché i testi coordinati delle leggi nelle varie versioni succedutesi nel tempo. Si tratta di una serie di servizi utili il cui accesso, però, è a pagamento. Solo di recente, e soltanto per quanto riguarda gli ultimi sessanta giorni - ne abbiamo parlato anche ieri durante la discussione sulle linee generali - l'Istituto poligrafico rende disponibile la Gazzetta Ufficiale.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROBERTO RAO. Contemporaneamente - concludo, signor Presidente - sotto l'egida del Ministero della giustizia, il CED della Cassazione ha creato per i magistrati un sofisticato complesso di archivi informatici completi, sia di normativa, sia di giurisprudenza: il sistema Italgiure Find, gratuito per i magistrati, ma a pagamento per i cittadini.
Chiediamo, anche attraverso il nostro emendamento, se non sia più razionale non fare programmi teorici operativi destinati ad essere applicati chissà quando, ma rendere immediatamente operativo e disponibile questo sistema per tutti e gratuitamente.

Pag. 21

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, non credo di poter accedere alla proposta dell'onorevole Tassone, ed è evidente la motivazione. Non si esclude che anche l'Istituto indicato venga considerato (ciò potrebbe anche rappresentare un auspicio), ma mi sembra che predeterminare una scelta per legge implichi una chiusura rispetto ad altre possibilità e che, soprattutto, significhi andare a pagare il doppio un servizio che in regime di monopolio previsto per legge ha un carattere prestabilito.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 400
Votanti 255
Astenuti 145
Maggioranza 128
Hanno votato
30
Hanno votato
no 225).

Prendo atto che il deputato Pezzotta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Simeoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che i deputati Vannucci, Esposito, Boccuzzi, Pes, Favia, Argentin e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lanzillotta 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, la presente proposta emendativa, così come le successive, non vuole costituire una deminutio del ruolo che il Ministro Calderoli svolge all'interno del Governo, ma vuole semplificare la vita ai futuri legislatori. Infatti, non è costante la prassi di istituire un Ministro ad hoc per la semplificazione, trattandosi di una materia che viene di volta in volta delegata a un componente del Governo nell'ambito della Presidenza del Consiglio, che sia un Ministro o un sottosegretario. Pertanto, queste proposte emendative tendono a semplificare la vita dei futuri legislatori evitando di dover correggere tutte le norme in cui è citato il Ministro per la semplificazione che forse, in un futuro non troppo lontano, non verrà nominato. Per questo motivo, raccomando l'approvazione di questa norma in quanto coerente con l'obiettivo della semplificazione legislativa che il Ministro Calderoli persegue.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 417
Votanti 413
Astenuti 4
Maggioranza 207
Hanno votato
185
Hanno votato
no 228).

Prendo atto che i deputati De Pasquale, Occhiuto, Boccuzzi, Razzi e Lo MoroPag. 22hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 421
Votanti 417
Astenuti 4
Maggioranza 209
Hanno votato
185
Hanno votato
no 232).

Prendo atto che i deputati De Pasquale, Cesare Marini e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Ricordo che fra breve verrà attivato un nuovo sistema di votazione volto ad evitare la possibile duplicazione del voto. In attesa di tale sistema, vorrei invitare tutti i parlamentari a votare ciascuno per se stesso.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vietti 1.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei dire al presidente della I Commissione, onorevole Bruno, che è vero, la proposta emendativa è la stessa, ma meno male che l'abbiamo presentata, perché essa mi consente di replicare benevolmente al Ministro Calderoli.
Come si vede, i tempi prefigurati sono relativi al 2009. Oggi ci rivolgiamo all'Istituto poligrafico dello Stato non perché si voglia preventivamente individuare un soggetto, ma perché si sta parlando dell'Istituto poligrafico dello Stato. Signor Presidente, signor Ministro e onorevole relatore, dopo aver sentito i colleghi firmatari della proposta emendativa Vietti 1.20, avevo fatto lo sforzo di proporre di togliere il soggetto di riferimento; la Commissione e il relatore avrebbero potuto presentare un subemendamento che contenesse la riformulazione del testo da noi presentato.
Considerato che il Ministro ha avanzato, quale unica motivazione, proprio quella concernente il Poligrafico dello Stato, ma ha accettato lo sforzo che abbiamo fatto nonché il contributo che abbiamo sottoposto all'Aula, non c'è dubbio che io sia un po' rammaricato, anche perché ritengo che offrire un servizio gratuito, in questo momento, sarebbe un dato estremamente importante e fondamentale. Ecco perché chiedevo anche il supporto di una nuova formulazione da parte della Commissione stessa. Questo emendamento è simile a quello precedente 1.20. La posizione del relatore e del Governo non cambierà, tuttavia ho il dovere di richiamare l'importanza dell'emendamento in esame e di sollecitare l'Aula a votare a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, vorrei associarmi alla richiesta dell'onorevole Tassone e del gruppo dell'UdC, di poter rivedere, magari sospendendo il voto, questo emendamento, sia con riferimento alla Gazzetta Ufficiale sia con riferimento al servizio offerto dal massimario della Cassazione. Si tratta di servizi di pubblica utilità, di pubblico interesse: non c'è ragione perché alcune persone abbiano, a differenza di altri, il diritto di accedervi gratuitamente. Non è a causa di uno stato di povertà che a qualcuno viene consentito di non pagare, semplicemente si tratta di un privilegio. Qui stiamo parlando di norme di legge che è bene che tutti possano conoscere e possano avere in copia. Stiamo parlando di un massimarioPag. 23di sentenze che la Cassazione raccoglie e che solo alcuni possono visionare gratuitamente.
Pertanto chiedo al Ministro Calderoli di poterne parlare, di riflettere e di accantonare questo emendamento, affinché si possa eliminare il riferimento a uno dei servizi di monopolio. Possiamo trovare una soluzione: diamo la possibilità ai cittadini di poter avere anch'essi copia di una legge, di una massima o di una sentenza, altrimenti vi saranno due pesi e due misure. Questa è la ragione per cui ci associamo alla richiesta del gruppo dell'UdC e dell'onorevole Tassone.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, intervengo per spiegare perché ci asterremo. Le cose non stanno esattamente come le ha appena descritte l'onorevole di Pietro. Noi stiamo seguendo un percorso di informatizzazione dei dati normativi della Repubblica italiana. A questo progetto, al quale si lavora dalla legge finanziaria del 2000, su proposta di Beniamino Andreatta, ci stiamo avvicinando anche attraverso lo strumento dell'odierno provvedimento. Nel momento in cui si intraprende una strada per arrivare all'informatizzazione completa di tutto il sistema normativo, anche con le finalità di cui si parlava, la strada proposta dall'emendamento in esame è in qualche modo alternativa. Si fanno, cioè, due cose anziché farne una soltanto, con il risultato che le risorse (che non sono poi enormi) anziché essere concentrate sull'obiettivo principale, vengono divise in due filoni diversi, in qualche modo concorrenziali. Credo, quindi, che sia bene accelerare il processo verso il progetto normativo e sostanzialmente evitare di disperdere le risorse in un progetto che è parziale e che, oggi, si configura in qualche modo pleonastico.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, intendo chiarire la motivazione di questo provvedimento, che è proprio legato al taglio e all'abrogazione di tutte quelle norme che oggi non occorrono più e che risulterebbero onerose nel loro inserimento, in ragione di un costo complessivo di 60 milioni l'anno.
Questo provvedimento è finalizzato proprio a ridurre lo stock normativo per poter, questa volta in tempi brevi, arrivare ad avere una banca dati della legislazione vigente a cui il cittadino possa accedere gratuitamente.
È proprio questo il nostro obiettivo, e il nostro parere contrario sull'emendamento riguarda l'individuazione di un soggetto che comunque deve essere pagato (fra l'altro non è indicata la quantificazione né la relativa copertura) e che, ad oggi, non ha un aggiornamento che ci consente di poter garantire la conoscenza di tutta la legislazione vigente.
Fermo restando che probabilmente potrà essere uno di questi soggetti ad essere valutato per la costituzione della banca dati, l'obiettivo è quello di una banca dati completamente gratuita a cui poter far accedere non solo il mondo delle professioni, ma anche il cittadino.
Pertanto, la limitazione che deriverebbe dall'inclusione di una determinata azienda, ancorché ente pubblico economico, da una parte restringe la possibilità della scelta e, soprattutto, dall'altra porterebbe ad un incremento degli oneri a causa di una situazione di monopolio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vietti 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Pag. 24

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 428
Votanti 291
Astenuti 137
Maggioranza 146
Hanno votato
56
Hanno votato
no 235).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lanzillotta 1.6.
Ricordo che la Commissione ha espresso parere favorevole, a condizione che sia riformulato.
Chiedo all'onorevole Lanzillotta se accetti tale riformulazione.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, non accetto la riformulazione proposta dalla Commissione, perché essa non prevede un altro termine, ma pone un termine vaghissimo, ossia rinvia l'eliminazione della Gazzetta Ufficiale cartacea al momento in cui sarà pronta la banca dati.
Il Ministro Calderoli sostiene che la banca dati sarà pronta entro quest'anno, ma mi permetto di esprimere qualche dubbio, perché la banca dati di cui si parla, prevista dalla legge finanziaria 2001, doveva essere pronta per il 2005, e per tutta la legislatura governata dal centrodestra evidentemente non è stato fatto nulla. Ora, grazie forse anche all'accelerazione impressa a questo progetto negli ultimi anni, il Ministro Calderoli ci dice che sarà pronta entro quest'anno.
Credo che prevedere un termine preciso con una data rientri nella logica della cultura degli obiettivi misurabili e verificabili e della valutazione. Pertanto il termine massimo che propongo è la fine dell'ultimo anno di questa legislatura, quando il Governo, almeno allora, dovrà rispondere del risultato del suo operato in questa materia e non potrà rinviare a un termine indistinto. Credo anche, per concludere, che poiché ho assoluta fiducia nella determinazione della volontà del Ministro, ma conosco anche le inerzie e le lentezze che le burocrazie e le amministrazioni frappongono, la previsione di una data, che sia questa o anche un'altra anteriore, possa costituire un utile strumento di incentivazione nelle mani del Ministro stesso per stimolare le amministrazioni che dovessero essere inerti o troppo lente. Pertanto, insisto per la votazione del mio emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, a nome del gruppo Italia dei Valori vorrei esprimere la nostra condivisione dell'emendamento presentato dalla collega, perché il termine che viene proposto è la fine della legislatura. Si tratta di un invito, quasi di una sfida, che dobbiamo affrontare insieme, Ministro Calderoli, lei che più di tutti crede nella necessità di operare queste semplificazioni: se non ci si dovesse riuscire è bene assumersene le responsabilità ma se, come vogliamo, ci si riuscirà, è bene anche che ve ne assumete l'onore.
In pratica diciamo che questa procedura di semplificazione, in particolare per tutto ciò che riguarda il passaggio della Gazzetta Ufficiale dall'edizione cartacea a quella telematica, debba essere fatta in questa legislatura. Credo si tratti di un aspetto che tutti sentiamo e su cui tutti ci dobbiamo impegnare, anche se tutti sappiamo che spesso la burocrazia si mette di traverso.
Allora affrontiamo questa sfida tutti insieme, ben sapendo che se non dovessimo riuscire non sarebbe colpa né della maggioranza, né dell'opposizione, ma anche che è volontà comune di questo Parlamento procedere ad un atto innovativo, che aiuta tutti a risolvere un problema e anche a superare l'emendamento precedente. Infatti, se sarà messa in rete, davvero a quel punto non vi sarà ragione di avere una password per alcuni e non perPag. 25altri. Trattandosi di legge dello Stato pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, è bene che a quel punto, aprendo semplicemente Internet (il mondo va verso la rete), tutti possano leggere la Gazzetta Ufficiale. Fissiamo una data certa; in questo senso invito il Parlamento a votare favorevolmente sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, voteremo favorevolmente sull'emendamento in esame, e quindi non ci asterremo, perché crediamo nasca da una logica che del resto era anche racchiusa negli emendamenti che avevamo predisposto (gli emendamenti Vietti 1.20 e 1.21).
Rinviare l'eliminazione cartacea ad un tempo indefinito e ad un evento che ancora non è circoscritto e non ha preso corpo e dimensione credo sia un aspetto per alcuni versi inquietante. Infatti, sappiamo cosa è avvenuto per altre materie di questo tipo e quali sono le esperienze che via via, nel tempo, abbiamo accumulato.
La data del 31 dicembre 2012, signor Ministro, non è ravvicinata. Il 2012 è la sfida affinché questo suo provvedimento abbia successo. Infatti, se si andrà oltre il 2012, ritengo sarà un fallimento, anche perché su questa materia si è cominciato ad operare con la legge n. 388 del 2000. Credo, pertanto, che dopo nove anni, oltre all'attenzione, vi sarebbe anche la necessità di avere un limite temporale e soprattutto un obiettivo e un traguardo da raggiungere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro Calderoli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, intervengo proprio per spiegare la contrarietà rispetto al contenuto dell'emendamento in esame. Quello che stiamo facendo con questo provvedimento è fornire una risposta a fronte di un'inerzia e di un'omissione della pubblica amministrazione che avrebbe già dovuto, in questi otto-nove anni, attivarsi. Comprendo il senso (che condivido) dell'emendamento della collega Lanzillotta però, purtroppo, dopo essersi scottati con l'acqua calda si ha paura anche di quella fredda e mi sono abituato a capire che quando si scrive in una legge «entro il 2012» il problema sarà affrontato negli ultimi sei mesi. Il mio auspicio, invece, è che con la conclusione dell'anno il problema sia risolto senza attendere il 2012 (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lanzillotta 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Vorrei invitare qualche deputato che sta votando per due a non farlo per non costringermi ad un richiamo pubblico.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 392
Votanti 388
Astenuti 4
Maggioranza 195
Hanno votato
180
Hanno votato
no 208).

Prendo atto che i deputati Ginefra, Vico, Duilio, Melis, Cambursano e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Mussolini, Lisi, Soglia, De Nichilo Rizzoli e Nizzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.100 del Governo. Ricordo che se quest'emendamento verrà approvato risulteranno assorbiti gli emendamenti Zaccaria 2.23, Donadi 2.3, Lo Presti 2.21, Abrignani 2.22, Lovelli 2.25, Lanzillotta 2.12,Pag. 26Monai 2.24, Berretta 2.13, Zeller 2.14, Donadi 2.15, Nicco 2.17 e Lo Monte 2.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, vorrei pregare i colleghi che, lo capisco, seguono un po' distrattamente questo provvedimento, di leggere l'emendamento in esame e vedere come questo dia completamente il senso della delicatezza di quello che stiamo facendo.
Scorrendo l'emendamento del Governo, si ha la stessa sensazione che si prova all'indomani - chiedo scusa per questo paragone irriverente - delle estrazioni del Lotto, quando ci si accerta se sia uscito il numero indicato nella cartella. Infatti, nel testo sono elencate - vi ricordo - oltre 500 leggi, solo con un numero. Queste 500 leggi per effetto di questi quindici giorni di attività parlamentare - e anche dell'attività che ha svolto il Governo stesso - vengono sottratte all'abrogazione da un elenco di 29 mila 900 leggi. Tuttora ricevo delle segnalazioni da parte di persone che mi dicono che una certa legge non doveva essere abrogata. Debbo osservare che possono stare tranquille, perché questo emendamento del Governo ha l'effetto di togliere dall'elenco delle 29 mila 900 leggi queste 500, che, quindi, rimangono in vigore.
Poi ci sarà ancora un periodo abbastanza lungo, in pratica fino alla fine dell'anno, per poter recuperare altre norme. Quindi, vorrei che i colleghi - leggendo, almeno superficialmente, quest'elenco - capissero l'importanza di questa materia anche con riferimento ad un periodo lontano nel tempo 1861-1947 (ma vi ricordo che ci sono leggi importantissime di quell'epoca e le abbiamo già menzionate). È fondamentale che il Governo agisca nel rispetto del ruolo del Parlamento su questa materia. Infatti, il Parlamento fa le leggi e credo che abbia il dovere sacrosanto anche di controllare la loro abrogazione.
Quindi, voteremo a favore su questo emendamento, perché recepisce le osservazioni delle Commissioni e del Comitato per la legislazione. Sostanzialmente è un emendamento virtuoso, che si inserisce naturalmente in un processo molto complesso che poi illustreremo nella dichiarazione di voto finale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, non me ne voglia il ministro Calderoli, ma - proprio perché apprezziamo molto l'opera mastodontica di semplificazione compiuta - non riusciamo a comprendere perché poi, in alcuni casi, sia eliminata la previsione di soppressione. In molti di questi casi la previsione di soppressione viene eliminata semplicemente perché qualcuno se ne è lamentato. Credo che, siccome ognuna di queste norme è stata già esaminata e discussa abbondantemente dalla Commissione, rinunciare a questa importante opera di semplificazione comporta il rischio - a leggere così, sfogliando il testo quasi fosse una margherita - di non dover sopprimere norme che prevedono che la provincia di Mantova e Venezia faccia parte del Regno d'Italia; a non sopprimere la norma che ha previsto che la capitale da Firenze si trasferisca a Roma (come se adesso potesse tornare Firenze); a non sopprimere la Corte dei conti del Regno d'Italia; a non sopprimere la cassa ecclesiastica a favore dello Stato.
Insomma, voglio dire che si tratta di un elenco di soppressioni di norme che è stato fatto con grande impegno e a ragion veduta, riguardando e rivedendo tutte le norme vigenti in precedenza. Procedere improvvisamente, dalla sera alla mattina, a non sopprimere solo alcune di quelle norme dopo che sono già state valutate dalla Commissione semplicemente perché molto spesso si è ricevuta qualche pressione, indicazione, suggerimento e suggestione da parte dell'esterno ci sembra un passo indietro, come per esempio non sopprimere quella legge di circa centocinquant'anni fa che prevedeva che un pezzo di terreno da un certo signor Nicola dovessePag. 27passare allo Stato. Che facciamo, glielo ridiamo, al signor Nicola?
A me pare che si corra il rischio di fare due pesi e due misure nel momento in cui si va a rivedere un'opera monumentale, che è stata fatta e che poteva essere il caso davvero che fosse mantenuta nel testo discusso e insieme voluto dal Parlamento nella valutazione e nell'approvazione che in Commissione ne ha dato.
Per questa ragione noi voteremo contro questa abrogazione voluta dal Governo, non perché ci vogliamo mettere contro le scelte del Governo, ma proprio perché vogliamo ribadire ancora una volta la necessità che certe norme, ormai obsolete, non facciano più parte del nostro ordinamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, voglio dare atto al Governo di aver operato correttamente, includendo l'emendamento che ho presentato nell'ambito del maxiemendamento. Le leggi che sono elencate nell'emendamento 2.21 mia firma, poi inglobate nell'emendamento 2.100 del Governo sul quale voteremo a favore, sono tutte leggi che riguardano l'ordinamento delle professioni italiani, sono leggi fondamentali per la vita e lo sviluppo delle professioni italiane. Ovviamente un disguido aveva prodotto in una prima fase la loro inclusione; ne prendo atto e con me ne prendono atto i professionisti italiani che da oggi possono continuare a stare tranquilli, perché le leggi che sono a presidio del loro settore rimarranno vigenti.
Voglio dare atto al Governo di aver fatto un passo decisivo verso un obiettivo che tutti ci prefiggiamo: la comprensibilità del comando legislativo. Questo è un primo passo che deve però essere perfezionato attraverso il miglioramento della stesura dei testi legislativi. Mi permetto poi di dare un suggerimento: si intraprenda un percorso diverso che veda finalmente il Governo e il Parlamento italiani dotarsi di banche dati autonome. Lei stesso nel suo intervento, signor Ministro, ha detto che per questa monumentale opera di abrogazione avete dovuto fare ricorso alle banche dati private: De Agostini, De Martino, Giuffrè (facciamo pubblicità per tutte). Non si è potuto invece fare affidamento su delle banche dati gratuite, accessibili a tutti, gestite dal Governo o dal Parlamento. La stessa Camera dei Deputati, signor Presidente, ha una banca dati soltanto a partire dal 1996, mancano i testi originari e ci sono difficoltà per avere un coordinamento razionale dei testi legislativi. Quindi credo che sia un imperativo categorico quello di far sì che il Governo e il Parlamento possano avere una banca dati legislativi moderna, gratuita e accessibile a tutti.
Con questo auspicio confermo ovviamente il voto favorevole sull'emendamento e sull'intero provvedimento legislativo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, signor Ministro, ho avuto una rapida consultazione con il mio gruppo: non possiamo votare a favore su questo emendamento; pertanto, prudenzialmente ci asteniamo (la prudenza dovrebbe governare e presiedere la nostra vita e anche i nostri lavori).
C'è un elenco che nasce da segnalazioni varie. Questi provvedimenti legislativi vengono ad essere estrapolati dal famoso «librone», dal famoso Allegato 1 che accompagna il decreto-legge in esame. Tuttavia ritengo che non ne abbiamo sufficiente contezza: tali atti sono stati inseriti nel provvedimento dal Governo, ora sono estrapolati, poi si danno centottanta giorni perché le altre amministrazioni possano segnalare quali provvedimenti sono essenziali e quali sono ormai caducati da tempo, senza alcuna incidenza e senza alcun effetto nel presente.
Ritengo, signor Ministro, che, per evitare questi emendamenti e il conseguentePag. 28assorbimento delle proposte dei colleghi, si poteva anche rinviare il tutto di centottanta giorni, perché questo crea delle perplessità, anche perché, appunto, ci sono gli emendamenti dei colleghi.
Non vorrei che ci fosse una trattativa che noi non conosciamo, che non è molto chiara.
Signor Presidente, signor Ministro, ricordo quando in quest'Aula - l'ho rammentato anche in Commissione - si discusse dell'eliminazione degli enti inutili, ossia di quegli enti che ormai non svolgevano alcuna attività, non erano in vita; se ne dibatté moltissimo e si predispose anche in quell'occasione un lunghissimo elenco di enti che dovevano essere soppressi. Ebbene, molti di questi enti, pur se individuati, e dunque cassati, dalla normativa, ancora sono in vita e dispiegano alcuni effetti. Sarebbe molto importante approfondire questa vicenda, che suscita qualche elemento di curiosità, anche al fine di comprendere perché alcune rendite di posizione siano presenti ancora nel nostro Paese e perché alcune norme, malgrado siano lontane nel tempo, decadute e ormai perente per «consunzione», siano ancora in vigore.
Vi è tutta una problematica che andrebbe affrontata, ma mi rendo conto che forse in questo momento non c'è né il tempo né lo spazio per farlo. Tuttavia, signor Ministro, voglio sottolineare che l'emendamento del Governo e le altre proposte emendative degli altri colleghi suscitano qualche preoccupazione e perplessità. Questo è il motivo per cui noi prudenzialmente e per essere in sintonia anche con lo spirito del provvedimento al quale lei si è richiamato più volte, sia in Commissione sia in quest'Aula, ci asterremo dal voto.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, stiamo quasi in dirittura finale nell'esame di questo provvedimento che, come si sa, reca una serie di importanti disposizioni relative alla semplificazione normativa che è fatta per decreto-legge. Quindi, già ci troviamo a discutere di un provvedimento che ha non una corsia preferenziale, ma una precisa cadenza dovuta al fatto che il Governo ha usato uno strumento d'urgenza (ossia quello decretizio) ma lo stiamo facendo, signor Presidente, nel disinteresse generale della maggioranza che è convalidato dalle cifre che abbiamo in mano relativamente alle presenze e ai voti espressi.
Signor Presidente, lei ha già richiamato più volte i colleghi a votare ciascuno per sé, ma presumendo che ciascuno abbia votato per sé, resta il fatto che nella votazione precedente si sono registrate 208 presenze della maggioranza mentre sappiamo che il numero legale è 240 e che è questo il numero che la maggioranza deve avere per varare il provvedimento con il voto conclusivo perché non si possono sottrarre venti deputati figurativi. Tuttavia, il numero legale nelle votazioni normali è 220; quindi, con riferimento ad un decreto-legge del Governo, il Parlamento sta approvando una disposizione con la partecipazione dell'opposizione che, se non ci fosse, determinerebbe l'impossibilità per il Parlamento di continuare i suoi lavori. Non solo: chiedo al Governo e, attraverso lei, signor Presidente, al signor Ministro, se non ritenga indecoroso l'atteggiamento di una maggioranza che su un provvedimento di questo genere fa mancare il numero legale dall'inizio della seduta ad ora. Quindi, ci si deve chiedere anche se convenga proseguire ora l'esame di questo provvedimento o se si debba passare al punto successivo dell'ordine del giorno e fare in modo che su questo provvedimento ci sia un atteggiamento di rispetto dell'istituzione da parte di tutti i parlamentari di questo ramo del Parlamento, ma in particolar modo da parte dei deputati della maggioranza.
Signor Presidente, ho svolto questo intervento non solo per richiamare il fatto che ciascuno debba votare per sé, perché l'ha già fatto lei, ma anche perché voglioPag. 29sottolineare politicamente un atteggiamento istituzionalmente non consono alle modalità di funzionamento del Parlamento e ai rapporti del Parlamento con il Governo in relazione all'atteggiamento che i deputati della maggioranza stanno tenendo in quest'Aula oggi.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, non ritengo di potere passare ad un altro punto all'ordine del giorno. I deputati dei gruppi parlamentari di minoranza, se lo ritengono, possono chiedere la verifica del numero legale, che rientra certamente nei loro diritti. Non posso, però, modificare l'ordine del giorno per una valutazione politica che, in questo momento, non spetta a me compiere.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 461
Votanti 411
Astenuti 50
Maggioranza 206
Hanno votato
410
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Mosca ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che i successivi emendamenti Zaccaria 2.23, Donadi 2.3 e Lo Presti 2.21, nonché gli emendamenti Abrignani 2.22, Ravelli 2.25, Lanzillotta 2.12, Monai 2.24, Berretta 2.13, Zeller, 2.14, Donadi 2.15, Nicco 2.17 e Lo Monte 2.26 risultano assorbiti dalla votazione testè effettuata.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.101 del Governo. Avverto che, a seguito dell'eventuale approvazione dell'emendamento 2.101 del Governo, risulterebbero assorbiti gli emendamenti Zeller 2.4 e 2.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, l'elenco contenuto nell'emendamento 2.101 del Governo ha un valore, in qualche modo, uguale e contrario a quello dell'emendamento 2.100 del Governo, in merito al quale credo che ogni persona attenta dovesse tenere in considerazione il fatto che sottrarre alcune leggi ad un'abrogazione di questa portata fosse un elemento di saggezza.
Ho sentito dire dall'onorevole Di Pietro che qui si accolgono segnalazioni. Vorrei distinguere il concetto delle segnalazioni (di cui l'onorevole Di Pietro, forse, parla in generale, con riferimento ad altri profili) dalla segnalazione della vigenza di leggi dell'ordinamento dello Stato. Io stesso e molti altri parlamentari abbiamo avuto indicazione dalle Commissioni parlamentari e dai Ministeri che alcune leggi erano state inserite in quell'elenco in maniera inappropriata. Abbiamo salvato l'acquedotto del Monferrato, l'adesione all'Unesco, il Trattato di pace e le denominazioni dei comuni. Ma cosa vuol dire segnalazioni? Ciò significa esercitare il potere di rappresentanza parlamentare. Eliminare quelle leggi dall'elenco, quindi, sarebbe stato un atto di responsabilità. Spero che nessun cittadino che legga quell'elenco debba in qualche modo rimproverare chi non ha compiuto una scelta oculata di estrapolazione.
In questo caso, invece, pur capendo il senso della presentazione dell'emendamento 2.101 da parte del Governo, ritengo che si debbano integrare le abrogazioni. Poiché abbiamo tempo per integrare le abrogazioni fino alla fine di dicembre del 2009, personalmente non avverto l'urgenza di abrogare tali provvedimenti. Capisco il senso dell'attività del Governo, ma su queste abrogazioni (che rappresentano, quindi, cancellazioni di norme dall'ordinamento) preannunzio l'astensione del mio gruppo. Intendiamoci, anche rispetto a queste abrogazioni, se nei mesi prossimi ci rendessimo conto che le leggi hanno una giustificazione o un'effettività, potremmoPag. 30recuperarle. Io, però, non avverto questa urgenza e, quindi, preannunzio l'astensione sull'emendamento 2.101 del Governo, che ha un significato totalmente diverso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, noi dell'Italia dei Valori voteremo a favore sull'emendamento 2.101 del Governo. Basta leggerlo: esso contiene regi decreti e provvedimenti approvati in un'altra era, che riguardano questioni ormai superate che sono state già prese in considerazione da legislazioni successive. Credo, quindi, che uno sfoltimento in questo senso sia doveroso ed opportuno.
Credo sia giusto accogliere tutto ciò che possa servire a rendere i provvedimenti di legge più intellegibili. Per questo motivo, proprio perché trattasi di provvedimenti che nulla hanno più da dare e da dire nel 2009, noi esprimiamo un voto favorevole su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, signor Ministro, leggendo, come si può fare, le pagine degli emendamenti, sia quelli del suo Governo che quelli degli altri colleghi, si capisce che il Parlamento è stato sottoposto ad uno sforzo immane. Lei è il Ministro della semplificazione e, per il vero, nei mesi scorsi, aveva annunciato che il suo ingresso nel Governo coincideva con una mastodontica azione di semplificazione della struttura legislativa del Paese. Quindi, come fa la gatta frettolosa, che fa i gattini ciechi, lei ha prodotto, attraverso la procedura di un decreto-legge, un intervento legislativo che adesso deve in larga misura correggere. Non è un buon modo di procedere. Sono molto solidale con il mio collega di gruppo Tassone, che sta seguendo i lavori con grande diligenza. Lei si rende conto di quale sia lo sforzo cui costringe quest'Aula? In realtà, si stanno dando i numeri: con quale sforzo si può entrare nel merito rispetto alle proposte che lei oggi fa, che modificano quelle che ha fatto alcuni mesi or sono, in ordine alle leggi da cancellare? Quando si vogliono fare le cose per forza, è per dare un messaggio all'esterno. Non è la prima volta che lei fa questo, nel senso che privilegia l'idea di dare un messaggio esterno, anche se impossibile, purché lo si dia, perché bisogna dare qualcosa in pasto all'opinione pubblica. Non vorrei che questo fosse il viatico del federalismo fiscale, perché vorrebbe dire che davvero partiamo molto male (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

DONATO BRUNO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, l'intervento dell'onorevole Tabacci mi costringe a prendere la parola, anche per sgombrare il campo da qualche equivoco, che dal tenore dell'intervento mi pare emerga soprattutto nella mente dell'onorevole Tabacci. Mi auguro che non sia condiviso dall'intera Assemblea. L'elenco che si sta votando è stato predisposto dal Governo ed avrà un suo seguito. Non credo che questa sia una bandierina od altro. Infatti, all'onorevole Tabacci forse sfugge che, laddove non vi fosse stato questo provvedimento, che oggi stiamo discutendo, tutte le leggi - lo ha sottolineato bene l'onorevole Zaccaria - dal 1861 al 1947, alla fine di quest'anno, si sarebbero dovute intendere abrogate. Quindi, credo che l'intervento non solo sia necessario, ma serva soprattutto a noi, che siamo operatori del diritto e legislatori, a dare ai cittadini l'occasione e l'opportunità di comprendere quali siano le leggi vigenti. Poiché non è possibile operare un taglio netto (non siamo in macelleria), credo che l'intervento governativo sia doveroso. Soprattutto, esso restituisce al Parlamento la dignità di poter discutere e valutare lePag. 31segnalazioni che ci vengono proposte, affinché talune leggi conservino la loro efficacia, ancorché emesse ed entrate in vigore nel lasso di tempo che ho prima enunciato, mentre talune altre, anche successive, che comunque non conservano più la loro efficacia e validità, vengano dichiarate abrogate. Questo è il procedimento che oggi iniziamo effettivamente a svolgere in questa Aula. Quindi, non credo che si possa parlare di bandierine o di federalismo. Qui si parla di semplificazione, che credo sia un argomento che dovrebbe stare a cuore anche a lei, onorevole Tabacci (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.101 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 466
Votanti 297
Astenuti 169
Maggioranza 149
Hanno votato
291
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che i deputati Calearo Ciman, Sarubbi e Melis hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi e che i deputati Barbato e Misiti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
I successivi emendamenti Zeller 2.4, Abrignani 2.22, Lovelli 2.25, Zeller 2.11, Lanzillotta 2.12, Monai 2.24, Berretta 2.13, Nicco 2.17 e Lo Monte 2.26, nonché gli identici emendamenti Zeller 2.14 e Donadi 2.15 risultano assorbiti dalle votazioni testé effettuate.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Volpi 2.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, intervengo perché sono abbastanza stupita del fatto che il Governo e il relatore abbiano espresso parere favorevole ad un emendamento che, in primo luogo, per complicare un po' la situazione già confusa che descrivevano prima i colleghi, ritorna al meccanismo tradizionale del taglia-leggi, cioè l'adozione dei decreti delegati entro il termine previsto, 24 più 24 mesi; in secondo luogo, dà praticamente al Ministro per la semplificazione normativa, modificando le competenze all'interno del Governo, il potere di sopprimere enti, comitati, organismi istituiti prima del 1970 e modificati con leggi successive, senza nemmeno consultare l'ignaro Ministro Brunetta, che dovrebbe anche lui, anche se un po' tardivamente, attuare la delega sugli enti inutili.
Questo è il significato dell'emendamento in esame. Intanto è, mi permetto di segnalare, poco congruente con la materia del decreto-legge; poi confonde, perché reintroduce lo strumento del decreto legislativo, e dà una delega al Ministro per la semplificazione normativa, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, ma insomma aggirando totalmente la competenza di chi invece dovrebbe lavorare già da qualche mese alla materia degli enti organismi. Quando si dice infatti: «verifica la natura e le finalità dei soggetti che ricevono finanziamenti a carico del Bilancio dello Stato», si tratta di chiunque, e su chiunque si può intervenire col decreto «taglia-leggi». La trovo veramente una disposizione un po' paradossale; non so se il Governo vuole riflettere meglio sull'esito che può avere una disposizione di questo genere.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 32

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, non credo che con una ricognizione si possa tagliare alcunché. Mi sembra che l'emendamento Volpi 2.27 recepisca alla lettera una specifica richiesta del Comitato per la legislazione, che ha presentato in Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Volpi 2.27, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 471
Votanti 420
Astenuti 51
Maggioranza 211
Hanno votato
261
Hanno votato
no 159).

Prendo atto che il deputato Tenaglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, che la deputata D'Antona ha segnalato che non è riuscita a votare e che il deputato Togni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 2.20.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione proposta dal Governo dell'emendamento Zaccaria 2.20.

ROBERTO ZACCARIA. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 2.20, nel testo riformulato accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 468
Votanti 448
Astenuti 20
Maggioranza 225
Hanno votato
446
Hanno votato
no 2).

Passiamo all'emendamento Lanzillotta 2.18.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Lanzillotta 2.18 formulato dal relatore.

LINDA LANZILLOTTA. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 3.22.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, è difficile, credo, spiegare la differenza introdotta dall'emendamento in esame, perché si tratta di un problema complesso dal punto di vista giuridico, che è il ritorno in vigore di norme che erano state abrogate. Com'è noto, la decorrenza del decreto-legge è quella della sua emanazione, mentre gli emendamenti al decreto-legge hanno una decorrenza che corrisponde alla legge di conversione. Cosa succede? Che quando si richiamano in vigore norme che erano state già abrogate, si determina un periodo di vuoto normativo, anche se questo vuoto normativo riguarda leggi piuttosto vecchie nel tempo. Credo quindi che, dal punto di vista tecnico, fosse più appropriata questa formulazione.
Il Governo, la Commissione non hanno ritenuto di esprimere parere favorevole, ma vorrei lasciarla agli atti parlamentari, perché rappresenta un testo a mio giudizio migliore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 33
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 3.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 476
Votanti 460
Astenuti 16
Maggioranza 231
Hanno votato
204
Hanno votato
no 256).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.100 del Governo. Avverto che qualora fosse approvato sarebbe assorbito l'emendamento Lo Presti 3.20
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 475
Votanti 450
Astenuti 25
Maggioranza 226
Hanno votato
448
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Nizzi e Romele hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 2044-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 2044-A).
Onorevole Zaccaria, intende illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2044/1?

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, vorrei prima ascoltare il parere del Governo, per poi, eventualmente, fornire una valutazione.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'unico ordine del giorno presentato?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, credo che l'ordine del giorno dell'onorevole Zaccaria voglia dare seguito ad un'utile iniziativa che è stata portata avanti dal cosiddetto gruppo Pajno, che presentò una relazione nel dicembre del 2007 che rappresenta il punto di continuità con il lavoro che stiamo svolgendo. Per la conclusione della legislatura, il Parlamento non affrontò mai, in termini compiuti, quella relazione; tuttavia, con questo ordine del giorno, il collega Zaccaria chiede che venga ripresa quell'iniziativa.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zaccaria n. 9/2044/1, ma, naturalmente, essendo già trascorsi i termini fissati allora dalla cosiddetta relazione Pajno, si potrebbe prevedere il riferimento al termine del 16 dicembre 2009, con riferimento all'attuazione della delega, e ritengo che si possa estendere anche alle leggi successive al 1970, in modo che prima che si concluda la fase completa del riordino ci possa essere un dibattito nella sede competente.
A vantaggio dei parlamentari che non hanno seguito i lavori della Commissione, o la discussione sulle linee generali, ne approfitto per integrare le osservazioni precedentemente svolte: con questo decreto-legge, da una parte, sia è voluto farePag. 34pulizia, ma dall'altra, non si è voluto buttar via il bambino con l'acqua sporca. Siamo riusciti a salvare diversi di questi bambini, perché non esistevano, purtroppo, in nessuna delle banca dati a disposizione dell'utenza, né nella relazione Pajno; questo dà conto dell'incompletezza del lavoro realizzato fino ad oggi.
Ricordo ai colleghi che di leggi non ne ho trovate 20 mila; di atti legislativi, tra numerati e non, ne ho trovato 451 mila e per fine anno dovremmo scendere sotto i quindicimila. Quello era l'obiettivo, era necessario che qualcuno lo realizzasse (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Zaccaria, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2044/1, accettato dal Governo?

ROBERTO ZACCARIA. No, signor Presidente, non insisto, ma volevo dire che questo ordine del giorno ha un senso perché riconduce il lavoro che stiamo realizzando nell'alveo della legge che porta il nome dell'onorevole Baccini e che aveva una tempistica precisa. La relazione cosiddetta Pajno è stata presentata nel dicembre 2007; è una relazione di grande interesse, ma che il Parlamento, per le vicende politiche, non ha discusso. Ora, con questo ordine del giorno si recupera quel tipo di intervento e - credo che sia chiaro quello che ha affermato il Ministro - lo si attualizza con riferimento alle leggi rimaste in vigore. È chiaro che, alla fine del 2009, comunque, scatterebbe la famosa tagliola, però con le leggi rimaste in vigore è indispensabile realizzare quantomeno dei testi unici, una semplificazione sostanziale.
Quindi, credo che questo sia importante e credo che sia importante anche l'impegno che oggi il Governo si assume di proseguire su quel cammino.

PRESIDENTE. Pertanto l'onorevole Zaccaria non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2044/1, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2044-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, signori colleghi, noi dell'Italia dei Valori vogliamo valutare questo provvedimento per quello che è, cioè una norma tecnica. Norme tecniche sono appunto quelle norme che non hanno una veste politica, che cercano cioè di trovare una soluzione tecnica ad un problema che c'è. Ed è un dato di fatto che c'erano 450 mila leggi che «ballavano», e di cui non si capiva più e di cui non si capisce più se esistono o non esistono, e se ad esse bisogna ancora fare riferimento o non fare riferimento. Credo quindi che se un Governo si prende l'impegno di districarsi nella giungla normativa per rendere più facile l'accesso alla cognizione delle norme di legge da parte di chi poi deve rispettarle, questo sia un atto di responsabilità che con buona volontà il Parlamento e tutti i parlamentari - anche quelli di un'opposizione determinata come quella che noi rappresentiamo - debbono guardare con altrettanta responsabilità.
Credo che sia un dato di fatto incontrovertibile che delle 450 mila leggi che dal 1861 ad oggi sono state approvate ce ne sono tante che non hanno più né capo né coda per stare nell'ordinamento. Si tratta di leggi obsolete, scadute, superate, abrogate nella sostanza e arcaiche. Ve ne sono addirittura alcune che collidono con la coscienza sociale attuale. È vero, possono esserci errori tecnici, tant'è vero che sono stati presentati due emendamenti, con uno dei quali c'è stato un ripensamento, nel senso di escludere dal provvedimento delle leggi che se fossero state eliminate avrebbero creato un vuoto e un danno, mentre con l'altro si sono aggiunte ulteriori abrogazioni alla luce di una rivisitazione più completa. Tuttavia, se dovessimo sempre aspettare il domani per arrivare alla perfezionePag. 35(ovvero alla condizione per cui non si sbaglia mai, rispetto ad un insieme di 450 mila leggi, ad esempio, escludendo una legge che non andrebbe esclusa, oppure facendo l'errore opposto) alla fine non si farebbe mai niente.
Ecco perché noi guardiamo con molta attenzione questo provvedimento. Sappiamo che vi possono essere ancora degli errori tecnici. Sappiamo che può essersi verificata anche qualche forzatura rispetto ad una legge che potrebbe non essere stata più abrogata o meno, ma possiamo sempre farlo. Non è detto che, se tutto quello che abbiamo fatto non realizza completamente e totalmente la soluzione ottimale (tra le leggi da abrogare e quelle da non abrogare), non bisogna per questo non approvare un provvedimento che comunque ha dato un grande impulso durante gli otto mesi alla individuazione di quelle norme. Ecco perché noi vogliamo affrontare con altrettanta responsabilità quella che riteniamo una norma tecnica: perché sappiamo che in questo modo si può leggere davvero meglio il testo normativo complessivo del nostro ordinamento.
Certo, ci sarebbe piaciuto - lo dico davvero con tanta amarezza - che, una volta rimaste in vigore poche leggi, le Gazzette Ufficiali fossero messe a disposizione di tutti in rete, su Internet, e che anche il massimario della Cassazione fosse messo a disposizione di tutti.
Non aveva e non ha alcun senso a questo punto aver fatto un'operazione così importante e non permettere a tutti di potervi accedere direttamente e immediatamente. Tuttavia questa non è una buona ragione per esprimere un parere contrario al provvedimento in esame: manca qualcosa ma riteniamo che quanto è in esso contenuto sia estremamente importante.
Per questo motivo l'Italia dei Valori voterà a favore del provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, ci siamo posti sin dall'inizio in termini, come si suol dire, collaborativi per quanto riguarda il provvedimento in esame. Da molti anni ci stiamo arrovellando attraverso grandi travagli nell'iter legislativo su come giungere ad una semplificazione normativa nel nostro Paese, dove è presente un surplus di leggi molte volte poco chiare che non raggiungono ovviamente il cittadino.
Questo tema ha avuto una grande rilevanza nel momento in cui il Parlamento ha affrontato la riforma del suo Regolamento. In quella sede il prodotto fu la nascita del Comitato per la legislazione. Quest'ultimo dovrebbe avere due compiti essenziali: rendere intelligibili le norme, quindi semplificarle e, inoltre, rendere inutili alcuni orpelli normativi che certamente contribuiscono più a confondere che a razionalizzare, normare e regolamentare una certa materia. Tralascio la vita del Comitato per la legislazione che comunque ha svolto un suo lavoro. Noi come Commissione - do atto anche al presidente - abbiamo seguito e considerato tale lavoro nella sua portata ma esso dovrà essere rivisto.
Oggi abbiamo certamente la necessità di eliminare un surplus di norme ormai decadute, inutili o, come dicevo poc'anzi intervenendo su alcuni emendamenti, che producono effetti in termini negativi e devastanti. Ritengo che questo sia lo sforzo necessario poiché produzioni normative molto spesso realizzate in Parlamento ma molto spesso prodotte anche dagli apparati dei Ministeri, delle corporazioni, delle forze che non si vedono ma sono presenti all'interno del nostro Paese, hanno prodotto resistenze o sacche di gestione di potere piuttosto che non ovviamente un modulo di un percorso risolutorio rispetto a temi e problemi del nostro Paese stesso.
Ritengo che tale sforzo debba essere compiuto e il Ministro per la semplificazione normativa lo abbia fatto. Non ho nessuna perplessità nel dare atto che il Governo si muove anche per questa materiaPag. 36su una serie di precedenti su cui vi è stata sempre una volontà espressa con forza da parte del Parlamento: il precedente richiamato costituito dalla legge n. 388 del 2000 e quello della legge n. 246 del 2005. Vi sono precedenti importanti: la Commissione Pajno che ritengo abbia svolto un buon lavoro e abbia dato un'indicazione e un taglio molto netto e preciso per quanto riguarda questi aspetti.
Tuttavia non vi è dubbio che non basta semplificare tagliando per ieri e non porci il problema della semplificazione di oggi sul piano normativo. Siamo di fronte ad un «affollamento» di norme e leggi. Molte volte si parla di delegificazione ma certamente anche questo aspetto e questo dato viene considerato molto complesso e articolato. Vi è inoltre, signor Presidente, il problema che emerge concernente non soltanto le norme primarie ma anche le norme secondarie, i regolamenti e tutta la produzione normativa delle regioni.
Tutto questo aspetto e tale problematica non è emersa e non ha avuto una cittadinanza negli interventi in quest'Assemblea, ma ritengo che si debba parlare anche di questo se vogliamo alleggerire e rendere meno defatigante e faticosa la vita del cittadino, se vogliamo raggiungere obiettivi molto chiari attraverso la regolamentazione della nostra vita.
Vi è una problematica, vi è una problematica dei regolamenti, non faccio riferimento alle circolari che si sovrappongono, ma vi è un dato molto importante. Anche se l'onorevole Tabacci è intervenuto su un emendamento, ha riportato anche una questione che riguarda il federalismo fiscale o non fiscale (poi ne parleremo, quando quel provvedimento avrà cittadinanza e troverà posto anche nel dibattito e nell'ordine del giorno di quest'aula). Tuttavia certamente vi è questo impegno.
Poi, per avere una banca dati e per avere un aggiornamento certo serve un'aggregazione per materie. Quante volte abbiamo parlato di testi unici? Nella Commissione antimafia, ad esempio, si è detto più volte di raccogliere tutti i provvedimenti che parlano di mafia, di criminalità e di ordine pubblico, ma potrei anche fare riferimento ad altre materie. Certamente vi è una dispersione forte, che non dà alcuna certezza, alcuna trasparenza e alcuna efficacia ed efficienza all'azione dell'attività amministrativa e all'azione del Governo.
Vi sono problemi grossi: il problema che avevamo evidenziato attraverso i nostri emendamenti è quello di raggiungere gratuitamente - attraverso Internet, con i massimari della Cassazione o con i provvedimenti racchiusi nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica - i cittadini. Emendamenti in tal senso non sono stati recepiti e non sono stati accolti, non capisco il perché, ma certamente non potevamo noi nemmeno accogliere gli emendamenti presentati dal Governo, sia l'emendamento in prima stesura - onorevole Zaccaria - sia l'altro in seconda stesura, perché in fondo, a mio avviso, nascono da un dato e da una pratica che certamente sono dubbi e soprattutto dovrebbero essere maggiormente chiariti anche in seguito, nei tempi che il provvedimento in esame si è dato (e sono i tempi di centottanta giorni).
Sotto questo aspetto, signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, signor Ministro e signor sottosegretario, abbiamo anche un bravo presidente e relatore. Lo dico subito: è un bravo medico, un bravo chirurgo che con il sorriso, con nonchalance ti fa arrivare subito in sala operatoria, senza che neanche te ne accorgi. Ritengo che abbia questa grande capacità di persuasione o di minimizzare tutto, ma non ritengo che questa sia una materia che possa essere minimizzata tanto per farla passare: questa materia dovrà avere il concorso e il consenso da parte di tutto il Parlamento, ma dovete avere il consenso anche delle amministrazioni, dei Ministeri, dove vi sono resistenze, dove vi sono autotutele; avrete difficoltà ad avere contributi o indicazioni, tant'è vero che il primo contributo che vi è venuto da parte dei Ministeri è quello dell'espungere da quell'elenco, dall'Allegato 1, alcune leggi; forse era necessario, ma non faccio nemmeno riferimento alla costituzione dell'UNESCO o della CECA, quelli sono atti costitutivi: non soPag. 37perché sono andati a finire nell'Allegato 1, perché espungendo il trattato di pace entriamo in guerra. Non ho capito questo: è un dato su cui certamente dovremo porre sempre una certa attenzione e formulare delle considerazioni, anche nella nostra dialettica e soprattutto nell'affrontare queste tematiche.
Per questi motivi, signor Presidente, facciamo un investimento per il futuro: non ho nessuna certezza e nessuna verità, visto che questa è una materia complessa. Pur dando atto al Governo del suo impegno e della sua attività, ma soprattutto della sua disponibilità e della sua presenza assidua anche in Commissione - cosa di cui devo dare atto al Ministro Calderoli e al sottosegretario Brancher - il mio gruppo si asterrà.
Come dicevo poc'anzi, si tratta di un investimento, ma soprattutto di una grande attenzione, un grande desiderio, una grande volontà, affinché alcuni obiettivi, questi traguardi che sono racchiusi nella relazione che accompagna il provvedimento stesso, siano raggiunti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baccini, autore della legge Baccini, più volte citata anche nel dibattito di oggi. Ne ha facoltà.

MARIO BACCINI. Signor Presidente, mi sembra che il dibattito sulla semplificazione amministrativa sia stato molto efficace dal punto di vista dei provvedimenti legislativi attuati dal Governo, al fine di realizzare uno scopo fondamentale ed importante, che è quello di affermare un valore che è il seguente: dietro ad ogni scelta amministrativa, dietro ad ogni scelta politica vi è sempre una persona in carne ed ossa.
Vi è sempre un'impresa che guarda alla pubblica amministrazione come strumento per la competitività del nostro Paese all'estero, ma, soprattutto, per semplificare la vita del cittadino utente, del cittadino che è amministrato.
Il precedente Governo Berlusconi ha varato - come ricordava il relatore, il presidente Bruno - un provvedimento definito «taglia-leggi», il «taglia-leggi» inutili e superflue. In quel contesto, abbiamo ritenuto (io come Ministro della funzione pubblica) che la semplificazione amministrativa dovesse riguardare un argomento molto più vasto: insieme al collega Lucio Stanca, abbiamo provveduto a rendere più snella la pubblica amministrazione, non soltanto con meri interventi spot, ma con un piano organico dal punto di vista dell'innovazione tecnologica e della stessa semplificazione amministrativa. Abbiamo semplificato il linguaggio della pubblica amministrazione e abbiamo aperto in Europa una partita molto importante, facendo adeguare i Paesi europei all'iniziativa italiana.
Tutto questo è stato utile per realizzare dei tagli e predisporre un provvedimento propositivo, in modo che, da un certo periodo in poi, le leggi in Italia fossero tagliate: in quel periodo storico, una commissione, definita «Commissione per la semplificazione amministrativa» e varata con indicazione del Parlamento, doveva decidere quali leggi mantenere, e non viceversa. Quindi, è stata una legislazione nella quale abbiamo dato un ordine perentorio, il Parlamento ha dato un'indicazione e una Commissione, nominata ad hoc, composta da professionisti, docenti universitari, persone qualificate e addetti ai lavori, doveva decidere quali leggi mantenere e quali strutture avvantaggiare.
Signor Presidente, questo per dire che, probabilmente, anche il Ministro Calderoli oggi si trova a portare avanti una linea di questo tipo. Tuttavia, vorrei sapere (rimane questo interrogativo), perché nel Governo precedente, il Governo Prodi, quella Commissione che doveva decidere quali leggi mantenere, perché utili al Paese, è stata cancellata sotto i segni della clientela politica. Credo che questa sia una notizia che il Parlamento debba avere, perché se, in questo momento storico, ci troviamo a parlare ancora dell'utilità di una legge piuttosto che di un'altra, probabilmente, l'abolizione di quella Commissione ha creato i problemi a cui oggi il Parlamento si riferisce: i problemi relativiPag. 38alla non chiarezza. Anche la complessità del provvedimento che stiamo affrontando è in linea con quel principio, quello, cioè, di rendere sempre più vicina la pubblica amministrazione al cittadino, al cittadino residente, al cittadino consumatore e all'impresa. La banca dati a cui facevamo riferimento rappresenta un aspetto importante: la trasparenza unita all'efficienza è uno dei punti fondamentali che dobbiamo perseguire.
Per queste ragioni, ritengo che vi sia ancora molto da lavorare, perché sulla pubblica amministrazione e sui dipendenti pubblici, Ministro Calderoli, troppe volte, troppo spesso, vi è stata strumentalizzazione politica. Troppo facile accusare della disfunzione della pubblica amministrazione i dipendenti pubblici, i servitori dello Stato.
Abbiamo sempre detto che le mele marce vanno isolate e questo in tutti i contesti, dall'impresa alla pubblica amministrazione; ma quella di caricare di responsabilità ogni dipendente della pubblica amministrazione è stata un'odiosa politica che anche questo Governo deve rivedere.
Per questa ragione, voglio ricordare che, ai fini di un intervento di semplificazione amministrativa, abbiamo concluso un accordo con la guardia di finanza (è qui presente l'onorevole Speciale, già comandante della guardia di finanza) volto ad attivare l'ispettorato della funzione pubblica, attraverso il quale si andavano a prevenire tutte le questioni di lungaggini burocratiche: questo ispettorato è stato chiuso. Vogliamo capire perché si vogliono attribuire delle responsabilità quando, invece, la politica deve agire assumendosi le proprie.
Credo, cari colleghi, che il numero verde, l'ispettorato della funzione pubblica, la semplificazione amministrativa e la semplificazione del linguaggio siano tutti argomenti in linea con questo provvedimento, e per queste ragioni il mio voto, il nostro voto, sarà favorevole, perché riteniamo che esso rappresenti un contributo all'iniziativa del Governo (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pastore. Ne ha facoltà.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, il provvedimento in esame consente il completamento delle procedure per la creazione di una banca dati normativa unica, pubblica e gratuita anche attraverso un miglior utilizzo delle risorse economiche. Esso prevede l'abrogazione espressa di un gran numero di disposizioni emanate tra il 1861 e il 1947 e non più utilizzate, norme che precedono l'entrata in vigore della nostra Costituzione e che sono ritenute ormai estranee ai principi dell'attuale ordinamento giuridico. Inoltre, sottrae alcuni atti normativi all'abrogazione prevista della legge n. 133 del 2008.
Il provvedimento ha, quindi, l'obiettivo di intervenire sulla normativa semplificandola, rispondendo perciò all'esigenza di chiarezza della legislazione in applicazione del principio di buona legislazione che dovrebbe essere sempre alla base dell'attività di questa Camera.
Il provvedimento risponde alla necessità di rendere le norme chiare, accessibili, comprensibili, rintracciabili e consultabili, richiesta pressante degli operatori della giustizia, delle amministrazioni e dei cittadini.
Vorrei in questa occasione evidenziare il pacato e produttivo confronto che si è svolto in I Commissione (Affari costituzionali), grazie all'attenzione e alla disponibilità del relatore, l'onorevole Bruno, e alla costante presenza del Ministro Calderoli. Il Ministro ha ascoltato, ha spiegato le motivazioni e con grande sensibilità ha accolto i suggerimenti dei rappresentanti dell'opposizione e della maggioranza.
Come già ho avuto modo di dire, il Ministro per la semplificazione normativa propone un'operazione unica, innovativa e assolutamente meritoria. Mi preme sottolineare che abbiamo molto apprezzato il metodo - oltre che il merito - di questo provvedimento, che costituisce un tassello di quel progetto più ampio di riforma del Paese.Pag. 39
Non vorrei dilungarmi perché quel che conta non sono le parole, ma i fatti; e, tra i fatti, mi limito a ricordare il risparmio in termini economici che l'approvazione di questo provvedimento produce, che di questi tempi non è poca cosa.
Annuncio, pertanto, il voto favorevole del gruppo Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, vorrei limitare il mio intervento a sole tre considerazioni - visto che ho avuto già l'occasione di parlare più di una volta - che però credo siano importanti anche per rispondere ad alcuni colleghi che hanno sottolineato alcune questioni relative alla banca dati.
Ci sono tre problemi: prima di tutto, è un fatto meritorio che l'obiettivo che questo provvedimento si pone - non da solo, ma inserito in un complesso di altre norme - sia quello di arrivare alla creazione di una banca dati pubblica relativa alle leggi del nostro ordinamento.
Vorrei fare riferimento ad alcuni interventi ascoltati anche nel corso della discussione sulle linee generali, in particolare alla meraviglia di alcuni colleghi che si sono chiesti come mai nel nostro ordinamento abbiamo soltanto raccolte private e non abbiamo una raccolta pubblica. Vorrei che questi colleghi avessero presente che, alla base di una raccolta di norme, per accertare se sono vigenti, non c'è soltanto un elenco come quello del telefono in cui si prende un nome e se ne sottrae un altro. L'operazione a monte dell'abrogazione è una delle più complesse e più soggettive.
Vorrei invitare i colleghi - tanto perché si rendano conto del fatto che l'abrogazione non è un evento così pacifico - a prendere il testo del disegno di legge Brunetta che stiamo esaminando in sede di Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XI (Lavoro). Ebbene, questo disegno di legge, con riferimento alla Corte dei conti, all'articolo 9, comma 6, prevede che la nomina del Consiglio di presidenza è fatta ai sensi dell'articolo 10 della legge 13 aprile 1988, n. 117. Nel comma 7 del medesimo articolo di quel disegno di legge (che tra poco verrà in Aula) si dice che le disposizioni richiamate al comma 6 sono abrogate.
Lo stesso legislatore, quindi, in alcuni casi compie alcune operazioni relative all'abrogazione lasciando un margine all'interprete. Quindi, non è così facile, se lo fosse la questione sarebbe già risolta. Esiste un margine di soggettività.
Allora, qual è problema? Bisogna realizzare le banche dati e poi mettere delle note. In Germania lo hanno fatto, noi in Italia siamo un po' più elaborati concettualmente. Ritengo che arriveremo a quel traguardo, ma non voglio che lo consideriate così facile come qui ho sentito dire con disinvoltura.
In secondo luogo - e il Ministro, il presidente della Commissione e lei, Presidente, lo sapete bene - siamo arrivati al trentatreesimo decreto-legge nel corso di questa legislatura. Eravamo a trentadue nell'ultimo mio intervento, ma dopo l'approvazione del provvedimento concernente le missioni militari siamo a trentatrè.
Quando il disegno di legge di conversione in oggetto è arrivato nell'Aula di Montecitorio onestamente vi devo dire che lo ritenevo un atto estremamente discutibile. Procedere all'abrogazione di 30 mila leggi con un decreto-legge - in cui si prevedeva che entro 60 giorni queste 30 mila leggi sarebbero scomparse, a meno che non fossero state salvate - era un operazione, secondo me, inaccettabile. In materia di semplificazione normativa lo strumento principe è quello della delega ovvero del Parlamento che fissa i criteri e del Governo che emana i decreti legislativi. Così si procede. Lo so che il Ministro ritiene che in tal modo non saremmo andati lontani, ma questi sono gli strumenti che ci offre la Costituzione. Procedere con decreto-legge è un grave errore, dal mio punto di vista. È il motivo per cui ho appoggiato la pregiudiziale di costituzionalità presentata dal gruppo dell'UdC.Pag. 40
Tuttavia, devo dire che, durante il lavoro in Commissione, abbiamo sostanzialmente trovato dei punti di incontro molto significativi e per l'80 per cento delle questioni che abbiamo posto sul tavolo si sono trovati dei punti di convergenza. Può essere sufficiente un motivo quantitativo per votare a favore? Io credo di no, perché un gruppo parlamentare e, soprattutto, di opposizione deve attribuire al Parlamento e all'Aula un valore eminente, soprattutto in una materia come questa.
Questa è la ragione per la quale esprimeremo un voto di astensione, non perché non condividiamo nel merito l'obiettivo e anche gli strumenti, ma perché ci pare importante, e si tratta della terza ed ultima considerazione, tornare ad un rapporto Governo-Parlamento che dia a quest'ultimo un ruolo consono alle sue funzioni.
Ricordo che abbiamo due ulteriori appuntamenti relativi al tipo di attività su cui stiamo deliberando: il primo sarà una relazione che il Governo dovrà fare nel mese di giugno, quindi a metà dell'anno, in cui spiegherà, per settori omogenei, le ragioni che portano a ritenere che alcune leggi debbono essere recuperate in un arco temporale così ampio. Il Parlamento potrà rispondere, se vuole, con una risoluzione e poi saranno emanati i decreti legislativi e, quindi, torneremo nell'alveo della delega legislativa.
Credo che, da questo punto di vista, una soluzione sia stata trovata e nel merito sono soddisfatto. Però, è chiaro - e devo dirlo anche ai colleghi dell'opposizione che votano a favore o contro o si astengono (in maniera a volte per me non del tutto comprensibile) - che non si può fare una battaglia contro la decretazione d'urgenza il sabato e dimenticarsene il lunedì, dicendo che con il decreto-legge si può fare tutto.
Questa è la ragione per la quale il gruppo Partito Democratico esprimerà questo voto e questo è il significato del voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernini Bovicelli. Ne ha facoltà.

ANNA MARIA BERNINI BOVICELLI. Signor Presidente, vorrei iniziare questa mia dichiarazione di voto ricordando le parole di un cultore del diritto di qualche anno fa, Cesare Beccaria. Si tratta di parole che possono essere molto utili per identificare dei presupposti e verificare se questi presupposti siano stati onorati dal testo oggi in esame.
Beccaria diceva che le norme giuridiche, tutte le norme giuridiche, siano esse civili, penali o amministrative, per essere obbedite, debbono corrispondere a tre caratteristiche: devono essere poche, chiare e soprattutto accessibili, intendendosi per accessibili facilmente conoscibili.
A distanza di qualche anno l'Europa ha proposto gli stessi temi: sappiamo che l'Unione europea, a partire dagli anni Novanta, si è preoccupata molto di rendere le normative domestiche degli Stati membri quanto più possibile omogenee, conoscibili e, soprattutto, interconoscibili attraverso la creazione di un network di reciproco scambio e conoscenza.
Queste esigenze di chiarezza, conoscibilità e possibilmente di riduzione del numero di un apparato normativo (che in tutti gli Stati dell'Unione europea, in tutti gli Stati a democrazia evoluta hanno subito una fase di iperfetazione legislativa) sono state risolte con strumenti simili.
Il primo strumento lo abbiamo avviato attraverso un percorso che comincia negli anni Novanta, ed è uno strumento di trasparenza. Una banca dati (è stata più volte menzionata in sede di discussione sulle linee generali e di votazione degli emendamenti) pubblica e gratuita e, quindi, massimamente accessibile per i suoi utenti, i primi utenti, i cittadini, ma anche per le persone giuridiche, le imprese e gli operatori del diritto, coloro i quali si servono delle norme per esercitare la loro attività professionale, nonché per gli interpreti del diritto, i giudici.
Tutti costoro non devono avere solo l'opportunità, ma anche il diritto di conoscere,Pag. 41un diritto certo: questi sono i presupposti per avere una garanzia democratica di certezza del diritto.
Una banca dati pubblica e trasparente - ancora una volta mi rifaccio a un tema che è stato ampiamente dibattuto e colgo l'occasione per tributare un plauso alla convergenza nel merito evidenziata dalle dichiarazioni di voto dei colleghi che mi hanno preceduto in rappresentanza dei gruppi all'interno dei quali si è creata questa contiguità di merito sull'opportunità, quanto meno, di corrispondere all'esigenza di una certezza del diritto che è la base di uno Stato democratico - e, in questo caso, informatica, renderà possibile anche quell'economia cartacea che sta alla base di una serie di provvedimenti fortemente implementati dal nostro Governo, ma che hanno anche delle importanti tradizioni nei Governi precedenti.
Giustamente, il collega Zaccaria ha evidenziato pro domo sua l'utilizzo di uno strumento, il decreto-legge, che noi reputiamo quanto mai opportuno in questo contesto con finalità di garanzia. Ciò non significa disconfermare un'eventuale battaglia sull'impiego di strumenti adeguati al contesto di merito nel quale sono inseriti, bensì prendere atto di un processo e di un percorso. La semplificazione normativa, lo dice l'Europa (come l'Italia) non è una parola, ma un percorso.
Questo percorso è iniziato intorno al 2000 e si è evoluto attraverso una serie di disposizioni normative, tra cui la già ricordata legge del 2005 che ha stabilito delle deleghe legislative, e termini come quello del 16 dicembre 2009 che, se non onorato, avrebbe ghigliottinato una serie di norme che noi abbiamo identificato, marcato e salvato, eliminando però contestualmente le norme che non servono più, che sono, come è stato ricordato, obsolete, inefficaci o addirittura riferite a principi che non rientrano più nel nostro ordinamento costituzionale.
Per concludere e motivare ulteriormente il nostro voto favorevole sul provvedimento in esame, che preannunciamo con questa dichiarazione di voto, aggiungo che l'incertezza del diritto, che sta purtroppo alla base dell'ipertrofia normativa, è un costo economico, finanziario, ma anche umano che nessun Paese democratico può più permettersi di sostenere (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

DONATO BRUNO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, non voglio aggiungere nulla a quanto hanno detto i colleghi e i gruppi che si sono espressi, devo dire in maniera tutto sommato favorevole, sul provvedimento in esame.
Il mio intervento vuole solo ricordare una grande figura del nostro Parlamento: l'onorevole Andreatta. Oggi variamo un provvedimento che è un po' la continuazione di quella che è stata la sua intuizione. Nel 1999 Andreatta, quando era vicepresidente del Comitato per la legislazione, disse che era arrivato il momento di procedere, per l'appunto, ad una raccolta delle leggi vigenti e di fare una banca dati, possibilmente gratuita, per tutti i cittadini e le imprese.
Oggi abbiamo compiuto un grande passo in avanti e credo sia giusto che tutti i colleghi ed il Parlamento ricordino questa grande figura di statista e di politico che credo sia vicino a tutti noi, al di là delle nostre idee politiche che a volte non erano convergenti (Applausi).

PRESIDENTE. Mi associo sentitamente alle sue considerazioni, presidente, e credo di esprimere i sentimenti di tutta l'Aula.

(Coordinamento formale - A.C. 2044-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.Pag. 42
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2044-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 2044-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2008, n. 200, recante misure urgenti in materia di semplificazione normativa» (2044-A):

Presenti 490
Votanti 288
Astenuti 202
Maggioranza 145
Hanno votato 287
Hanno votato no 1

(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Italia dei Valori - Vedi votazioni).
Prendo atto che i deputati Velo e Nunzio Francesco Testa hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi e che i deputati Laboccetta e Scandroglio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che il deputato Calderisi ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Ricordo che alle ore 17 sono previste le Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, con la conseguente discussione.
Poiché il tempo residuo fino a tale ora non pare sufficiente per procedere allo svolgimento e alla conclusione del successivo argomento all'ordine del giorno sospendiamo ora la seduta, che riprenderà alle ore 17. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 17.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Comunicazione del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Intervento del Ministro della giustizia)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della giustizia, onorevole Angelino Alfano.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per la prima volta ho l'onore di presentare in quest'Aula la relazione sull'amministrazione della giustizia nell'anno appena trascorso e le linee di intervento programmate in materia dal Dicastero che rappresento e dall'intero Governo. Desidero preliminarmente ringraziare il Presidente della Repubblica, garante dell'unità nazionale, per la costante attenzione che ha inteso riservare alle tematichePag. 43della giustizia, offrendo un grande contributo di equilibrio e saggezza anche in momenti di particolare tensione.
Il quadro delle inefficienze e dei ritardi del sistema giudiziario italiano ha ormai oltrepassato il limite di ogni possibile tollerabilità. La giustizia italiana ha un grande avversario, la sua lentezza, ed ha un grande alleato, quella grandissima maggioranza di magistrati che ha vinto il concorso avendo grande passione per questo lavoro e che ogni mattina si alza e va a svolgerlo con zelo, onestà e devozione alle istituzioni repubblicane, e va a lavoro memore di quanto affermava San Bonaventura da Bagnoregio allorché diceva: ex silentio nutritur iustitia. Analogamente, alleati del sistema giustizia sono le decine di migliaia di dipendenti dell'amministrazione e delle forze dell'ordine.
La mia relazione, signor Presidente, onorevoli colleghi, non è e non vuole essere un freddo elenco di dati statistici che confermano quanto questo nodo gordiano delle istituzioni repubblicane sia refrattario a qualsiasi innovazione ed a qualsiasi intervento che tenti di scioglierlo. Il dato di partenza deve tuttavia essere chiaro a tutti: la questione giustizia è oggi diventata una vera e propria priorità nazionale, un'emergenza che riguarda sia il settore penale che quello civile e che finisce per coinvolgere negativamente anche le possibilità di sviluppo economico del nostro Paese, come impietosamente viene messo in rilievo anche da prestigiose istituzioni internazionali.
Vi è poi la necessità improcrastinabile di recuperare la credibilità e la fiducia del sistema giudiziario italiano da parte dei cittadini che da utenti subiscono in prima persona l'intollerabile lentezza delle procedure e da osservatori rimangono spesso attoniti rispetto ad eventi tanto mediaticamente clamorosi quanto discutibili sul piano istituzionale.
La conservazione dell'esistente non è dunque più ipotizzabile ed è confortante constatare che ciò, ogni giorno che passa, diventa patrimonio comune di tutti i cittadini. Del resto, è anche per questa esigenza di cambiamento, soprattutto per questa esigenza di cambiamento, che il popolo italiano ha attribuito all'odierna maggioranza e al Governo guidato da Silvio Berlusconi un consenso robusto che oggi non soltanto ci consente, ma ci impone di tenere fede agli impegni presi. Procederemo dunque alle riforme ordinamentali e processuali che sono necessarie per restituire efficienza e celerità al sistema, effettiva parità tra accusa e difesa nel processo penale e concreta effettività ai principi del giusto processo che, sebbene consacrati solennemente nella nostra Costituzione, non sono ancora entrati a pieno titolo nel quotidiano esercizio della giurisdizione.
L'obiettivo è quello di ridare con urgenza dignità alla giustizia civile, individuando le opportune soluzioni per eliminare il gigantesco macigno dei procedimenti arretrati, per poi avviarsi ad un regime di ragionevole durata che non può più attendere oltre. Non meno ambizioso è l'obiettivo di una nuova giustizia penale, un diritto processuale autenticamente giusto, rispettoso nel contempo delle esigenze investigative e della dignità della persona, soprattutto se estranea all'investigazione.
Un sistema di controlli efficace avrà poi il compito di verificare la professionalità dei magistrati in modo da garantire che il loro operato, doverosamente autonomo e indipendente, non si trasformi in autoreferenzialità e in mero arbitrio (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Un sistema che sappia individuare i magistrati chiamati a dirigere gli uffici per le specifiche attitudini organizzative e per le autentiche capacità gestionali, e non per l'appartenenza a questa o a quell'altra corrente con un sistema di distribuzione degli incarichi direttivi che - mi si perdoni il paragone - tanto ricorda un criticatissimo manuale facente parte dell'armamentario, non rimpianto, della prima Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Un sistema in grado di valutare, quando è il caso, anche le responsabilità del singoloPag. 44magistrato, con serenità e pacatezza, ma anche rifuggendo da modalità eccessivamente corporative.
Il problema è ovviamente cosa fare e come farlo. Al riguardo, desidero anzitutto evidenziare che nel corso del mio mandato ho inteso utilizzare, con il dovuto rigore, le prerogative che in materia disciplinare la Costituzione mi affida ed ho promosso quarantuno azioni disciplinari nei confronti di altrettanti magistrati. Ho ancora inteso utilizzare il potere di richiedere provvedimenti cautelari al CSM con specifico riferimento all'inaccettabile scontro istituzionale insorto tra la procura della Repubblica di Salerno e la procura generale di Catanzaro nell'intento di restituire serenità al Paese e ai tanti cittadini sconcertati da questi episodi, recuperando così, per quanto possibile, credibilità all'istituzione giudiziaria in quel modo compromessa. Vi è noto che il Consiglio superiore della magistratura, accogliendo in massima parte le mie richieste, ha confermato la bontà di questa iniziativa di essenziale ripristino delle regole così clamorosamente violate. Ho altresì proposto dodici inchieste amministrative ed altrettante indagini conoscitive finalizzate ad accertare eventuali violazioni disciplinari rispetto ad alcuni clamorosi fatti di cronaca che hanno suscitato legittimo allarme e giuste preoccupazioni nei cittadini.
Ciò premesso, il disegno strategico che ci assiste si fonda sulla necessità di operare, oltre alle necessarie riforme di sistema e ordinamentali, anche alcuni fondamentali interventi per l'accelerazione dei tempi di definizione dei processi sia civili che penali. Non intendiamo rinunciare, anzi rilanciamo, un approccio globale al tema giustizia esattamente come è stato fatto in questi primi mesi: rilanciamo cioè la nostra tesi di fondo secondo cui non vi è un intervento che da solo risolva tutto, non vi è un singolo problema risolto il quale la giustizia, nel suo insieme, ne benefici visibilmente. Ci proponiamo, dunque, un intervento complessivo così articolato e che - intendo sottolinearlo - è già cominciato: norme antimafia, processo civile, processo penale, riforme ordinamentali anche di rango costituzionale, misure di efficienza di rango legislativo e non legislativo, interventi sul sistema carcerario, riforma della magistratura onoraria, riforma delle professioni del comparto giuridico-economico.
Questi, dunque, i capisaldi cui certamente non mancheranno di aggiungersi altre materie importanti e previste dal programma di Governo; però, per fare tutto questo il Ministro della giustizia deve recuperare, anzi deve riappropriarsi della funzione organizzativa che l'articolo 110 della Carta costituzionale gli affida. Sino ad oggi sembra quasi che il Ministro della giustizia cui ex articolo 110 della Costituzione spettano, cito testualmente: «l'organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia» sia chiamato dalla norma costituzionale ad essere soltanto il fornitore di carta, penna e calamaio agli uffici giudiziari, pur essendo l'unico responsabile politico dell'organizzazione e del rendimento dei servizi resi ai cittadini.
Occorre dunque rivitalizzare fortemente questa funzione e prevedere nuove norme che consentano al Ministro di monitorare con moderna rapidità l'andamento del servizio a beneficio dei cittadini affinché possano adottarsi gli opportuni correttivi per il recupero dell'efficienza. Nessuno tema che ciò possa costituire un surrettizio strumento per una qualche forma di controllo delle attività giurisdizionali sia requirenti che giudicanti: queste attività, come è chiaro e come è ovvio, sono di esclusiva pertinenza dei giudici e dei pubblici ministeri, cui va garantita l'autonomia e l'indipendenza.
Ma il punto è che l'autonomia e l'indipendenza dei giudici non può scindersi dall'efficienza del servizio che i magistrati devono rendere ai cittadini e che questa efficienza deve essere tempestivamente monitorata, così come va garantito il diritto-dovere del Ministro di sorvegliare senza ostacoli in ordine alle scelte di organizzazione degli uffici giudiziari (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Deve, dunque, essere ribadito che il modello organizzativo del servizio ed iPag. 45mezzi materiali per garantirlo sono di esclusiva competenza del Ministro. Occorre ripristinare, cioè - come avviene in tutte le moderne democrazie -, il binomio (strategico per il funzionamento della democrazia) tra potere e responsabilità, in riferimento al rapporto tra Governo e magistrati e, ancor più specificamente, tra il Ministro evocato nell'articolo 110 della Costituzione e la magistratura. Non si può chiedere al Ministro della giustizia di essere responsabile del servizio giustizia, senza che lo stesso abbia potestà organizzative effettive, seppur senza mai violare il sacro recinto dell'autonomia della giurisdizione.
Un potere del Governo senza una sua responsabilità sarebbe inaccettabile, ma una responsabilità del Governo e del Ministro senza un potere sarebbe sommamente ingiusta e, alla lunga, foriera di gravissimi squilibri costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
In questa prospettiva, dopo avere preso atto del deficitario andamento dei progetti di informatizzazione e digitalizzazione, sia con riferimento alla gestione del personale sia in ordine al processo civile ed al settore della giustizia penale (tranne poche virtuose eccezioni), il 26 novembre scorso ho ritenuto di dovere sottoscrivere un Protocollo di intesa con il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. In tal modo, abbiamo inteso proseguire l'opera già avviata, per un vero e proprio cambio di passo e di strategia operativa nello specifico settore ove, a fronte di investimenti ingentissimi, non si sono ottenuti risultati rilevanti.
Si tratta, in particolare, del Protocollo di intesa per la realizzazione di programmi di innovazione digitale, il quale garantirà servizi più semplici per gli utenti, minori costi per il funzionamento degli uffici, infrastrutture e reti di trasmissione più razionali ed efficienti. Il Protocollo prevede, tra gli altri, interventi che faciliteranno la comunicazione tra gli avvocati, i cittadini, le imprese e gli uffici giudiziari attraverso l'uso di Internet, in condizioni di piena sicurezza, sia dalle possibili aggressioni esterne, sia dalle altrettanto pericolose violazioni interne del sistema, utilizzando quanto di meglio offre oggi la tecnologia della protezione dei dati informatizzati.
Si renderà, inoltre, più efficiente anche la trasmissione delle notizie di reato dalle forze di polizia alle procure della Repubblica. Non si tratta di un generico libro dei sogni, ma di un protocollo concreto, con un cronoprogramma serrato e preciso che, a partire dal marzo di quest'anno, avvierà le attività, con precise tappe di verifica nel giugno e nel dicembre del 2010.
Sempre in collaborazione con il Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione, nonché con le regioni e con il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, si è dato corso al progetto di diffusione delle best practice negli uffici giudiziari, con l'obiettivo di estendere l'esperienza di riorganizzazione della procura della Repubblica di Bolzano agli uffici giudiziari, utilizzando il finanziamento del Fondo sociale europeo.
La nostra ambizione, in definitiva, è quella di trasformare le migliori pratiche (come, ad esempio, anche l'esperienza del tribunale di Torino, finalizzata ad azzerare il rischio di risarcimenti previsti dalla cosiddetta «legge Pinto») in buone ed ordinarie abitudini in tutti gli uffici giudiziari.
È stato, approntato, infine, un progetto di diffusione del modello di autoanalisi e miglioramento del servizio giustizia, che è ormai di prossimo utilizzo nelle sedi giudiziarie che verranno individuate come sedi pilota.
Un ulteriore cambio di passo che ha già preso l'avvio è quello relativo al controllo della spesa, sempre più imprescindibile per la progressiva contrazione delle risorse disponibili. Per questo scopo, occorre sviluppare ulteriormente il metodo della gestione per obiettivi, che permette di avere benefici sull'attività amministrativa e, conseguentemente, su quella istituzionale, con il potenziamento dei meccanismi di controllo sulla gestione amministrativa. L'analisi costi-benefici, infatti, sembra, in molti casi, poco considerata negli uffici giudiziari.Pag. 46Basti, al riguardo, citare l'esempio, davvero impressionante, dello spreco del denaro dei cittadini per il pagamento delle intercettazioni telefoniche ed ambientali (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
L'unità di monitoraggio, da me personalmente istituita nell'autunno scorso, ha messo in luce l'andamento dei costi in questo delicato settore, evidenziando che i procuratori della Repubblica anche stavolta, tranne poche virtuose eccezioni, non esercitano di fatto alcuna verifica su tale tipologia di spesa, sostanzialmente fuori controllo. Si badi che si tratta di centinaia di milioni di euro. Tutto ciò premesso, un cospicuo recupero di risorse finanziarie ci aspettiamo dal Fondo unico giustizia, che abbiamo potenziato, ampliato e modificato, in modo da garantirne la funzionalità.
Dopo questa prima fase di rodaggio, a regime, questo razionale sistema di utilizzo delle risorse finanziarie, che l'attività giudiziaria produce da sé, metterà finalmente a disposizione della giustizia notevoli risorse fino ad oggi ingiustificatamente non utilizzate.
In questo modo, il Governo, dopo aver praticato tagli di bilancio trasversali e di identico contenuto percentuale per tutti i dicasteri, ha offerto una concreta opportunità di recupero dei fondi per il Ministero della giustizia, confermando che lo specifico settore della giustizia, così come quello della sicurezza, rappresenta una priorità per questo Esecutivo.
Tornerò su queste tematiche di sintesi nella seconda parte del mio intervento, che adesso prosegue, esponendo sinteticamente, per settori omogenei, l'andamento dell'amministrazione della giustizia per l'anno 2008, per poi presentare al Parlamento quanto ho proposto, nella qualità di Ministro della giustizia, unitamente all'intero Governo.
Signor Presidente, consegnerò, inoltre, un più ampio documento scritto, che, corredato dei dati statistici di dettaglio, sottoporrò all'attenzione del Parlamento. Ho portato la copia digitale a testimonianza delle buone intenzioni sulla digitalizzazione dell'amministrazione.
Nel volume, che metterò a disposizione del Parlamento, si trovano tutti i dati statistici che consentono specifiche analisi, anche per i singoli settori, sull'andamento dei servizi giudiziari. In questa sede, invece di procedere con indicazioni di dettaglio, mi pare più utile fornire un quadro riassuntivo, una nitida fotografia dello stato del sistema giudiziario italiano, che ho preso a gestire dal 9 maggio del 2008.
Si badi che quelli che sto per fornire al Parlamento sono dati che risalgono al 30 giugno 2008, cioè a poche settimane dall'insediamento del nuovo Esecutivo. I dati statistici, dunque, non sono aggiornatissimi, ma vi annuncio che, a partire dal prossimo anno, con le norme sul monitoraggio, che contiamo di presentare al più presto all'esame del Parlamento, verranno forniti dati sicuramente più aggiornati. Quello che di impressionante vi è da sottolineare immediatamente all'attenzione di tutti voi è la mole dei procedimenti pendenti, cioè, detto in termini più diretti, dell'arretrato o meglio ancora del debito giudiziario dello stato nei confronti dei cittadini: 5 milioni e 425 mila i procedimenti civili pendenti, 3 milioni e 262 mila quelli penali. Ma il vero dramma è che il sistema non solo non riesce a smaltire questo spaventoso arretrato, ma arranca faticosamente, senza riuscire neppure ad eliminare un numero almeno pari ai sopravvenuti, così alimentando ulteriormente il deficit di efficienza del sistema.
Sia nel settore civile che in quello penale, il numero dei definiti rimane costantemente inferiore ai sopravvenuti. Inoltre, come si vedrà, un secondo fattore, che incide sull'efficienza del sistema, è quello relativo alla durata media dei processi in ciascun settore. Nel settore civile, come già anticipato, il trascorrere degli anni ha segnato una tendenza di base al progressivo aumento delle sopravvenienze, che sono passate da 3.665.479 del 2001, a 4.577.594 del 2007. All'incremento non è corrisposta una pari tendenza alla definizione di tali sopravvenienze. A ciò siPag. 47aggiunga che la giacenza media dei procedimenti ordinari è pari a 960 giorni per il primo grado ed a 1.509 giorni per il giudizio di appello. Non vi sottolineo il fatto che i due dati si sommano.
Nella giustizia penale, si registra un aumento dei procedimenti iscritti sia contro indagati noti che contro indagati ignoti. I numeri corrispondono rispettivamente a 1.534.320 e 1.831.237, mentre si mantiene sostanzialmente stabile il numero dei processi, pari a 1.263.205.
Per la definizione del giudizio di primo grado, la giacenza media dei procedimenti è pari a 426 giorni (ci riferiamo ad imputati noti), ed a 730 giorni per il grado di appello.
Una riflessione a parte merita la giustizia minorile. Il sistema della giustizia minorile, infatti, in questi ultimi anni è stato chiamato a gestire non soltanto il disagio giovanile dei minori italiani, ma anche un ben più complesso fenomeno di interazione con devianze minorili poste in essere da minori stranieri giunti in Italia in conseguenza dei ben noti flussi migratori, e questa tendenza è confermata anche dai dati più recenti. L'analisi conferma un leggero ma significativo decremento degli ingressi nelle strutture detentive, ed evidenzia, in controtendenza rispetto agli anni scorsi, un incremento della popolazione italiana, poiché nel primo semestre del 2008 il 51 per cento degli ingressi nei centri di prima accoglienza riguardava proprio minori italiani. Si registra altresì un incremento di ingressi nelle comunità, ed in queste strutture aumenta anche la percentuale di collocamenti degli stranieri. La valutazione qualitativa dei dati consente di individuare almeno due fenomeni di peculiare gravità: la notevole incidenza della tossicodipendenza nei fenomeni di disagio minorile, nonché l'uso da parte della criminalità organizzata di manovalanza minorile. Quanto ai minorenni stranieri, emergono spesso notevoli difficoltà trattamentali a causa dell'assenza di validi riferimenti familiari.
Passiamo ora al sistema penitenziario. La realtà penitenziaria continua ad essere caratterizzata dal preoccupante dato del crescente sovraffollamento delle strutture detentive. Gli effetti dell'indulto approvato dal Parlamento con legge 31 luglio del 2006, n. 241, si sono ben presto rivelati del tutto insufficienti e provvisori, se è vero che da un totale di 38 mila e 847 presenze registrato il 31 agosto del 2006 si è passati alle 43 mila e 957 del 30 giugno 2007, per giungere alle 52 mila e 613 del maggio 2008. La scorsa notte hanno dormito nelle nostre carceri 58 mila e 692 persone, a fronte di una capienza regolamentare di 42 mila e 957 posti e di una cosiddetta di necessità di 63 mila e 443 posti: dati che indicano chiaramente come la crescita dell'andamento delle carcerazioni si stia rapidamente attestando sui livelli drammatici del periodo preindulto. Il fenomeno, di così ampia portata, è all'attenzione costante dell'intero Governo; più in particolare, le articolazioni ministeriali verificano costantemente la possibilità di un migliore utilizzo degli spazi esistenti attraverso una complessiva riorganizzazione dei circuiti penitenziari: scelta, questa, che produrrà grandissimi benefici sulla più razionale allocazione negli istituti degli uomini della polizia penitenziaria.
Uno degli elementi che maggiormente aggrava l'organizzazione penitenziaria è costituito dal frenetico turnover di detenuti, che costringe a fronteggiare un numero elevatissimo di ingressi in carcere destinati nella maggior parte dei casi a brevi, se non brevissime, permanenze.
Giova infine ricordare che il sistema della detenzione speciale previsto dall'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario nell'ultimo anno ha continuato a svolgere efficacemente la sua delicata funzione di prevenzione: nel corso del 2008 sono stati emessi 87 decreti ministeriali di prima applicazione del 41-bis nei confronti di esponenti della criminalità organizzata, segnalati dalle competenti direzioni distrettuali antimafia; attualmente, il circuito del 41-bis ospita un totale di 587 detenuti. E tuttavia, nel corso del 2008 si sono registrati 68 annullamenti di provvedimenti ministeriali ex articolo 41-bis, che, per quanto comunque denotino unaPag. 48sostanziale stabilità giuridica del regime rispetto al totale dei 587 soggetti che vi sono sottoposti, hanno da subito suscitato l'attenzione del sottoscritto e dell'intero Governo, che sin dal suo insediamento, ha posto in essere una straordinaria azione di contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso.
A seguito di uno specifico monitoraggio, si è constatato che, a fronte di questi annullamenti disposti dai tribunali di sorveglianza competenti, è ben scarso il numero dei ricorsi per Cassazione proposti dai procuratori generali. Per questa ragione, abbiamo elaborato una riforma del regime speciale in questione - riforma che proprio in questi giorni è al vaglio del Senato - che lo renderà ancora più stabile ed efficace.
Inoltre, la solerte ed attenta attività di vigilanza compiuta dalla competente articolazione ministeriale, unita alla pronta collaborazione offerta dalla Direzione nazionale antimafia, e dalle Direzioni distrettuali antimafia, ha consentito, nei casi di maggiore rilevanza, di riapplicare detto regime ad alcuni criminali della massima pericolosità, immediatamente dopo la revoca disposta dalla autorità giudiziaria.
Ciò premesso, la situazione carceraria dovuta all'imminente esaurimento dei livelli di capienza massima sostenibile, che appare largamente prevedibile rispetto alla sopra evidenziata analisi statistica dei flussi, impone l'adozione di misure straordinarie. Al riguardo, non risultano sufficienti, sebbene utili, i progetti finalizzati alla costruzione di nuovi padiglioni detentivi all'interno di quelle strutture penitenziarie presso le quali è possibile reperire nuovi spazi. Per questo motivo, nel Consiglio dei ministri del 23 gennaio scorso si è proposta l'adozione delle seguenti misure: il conferimento al capo del dipartimento dell'amministrazione di poteri straordinari per l'adozione di misure acceleratorie dei procedimenti amministrativi necessari ad eseguire investimenti volti a conseguire un aumento della capienza delle infrastrutture penitenziarie e a garantire una migliore condizione di vita della popolazione detenuta e l'introduzione di disposizioni finalizzate all'individuazione di maggiori risorse economiche necessarie per l'esecuzione degli investimenti in tempi rapidissimi. È tuttavia ben noto che i compiti dell'amministrazione non si esauriscono di certo nelle attività di sola custodia del detenuto, ma riguardano anche gli essenziali interventi rieducativi intesi nella loro massima accezione, non solo quale strumento di accrescimento culturale, ma anche quale punto di forza per un rinnovato, e consapevole, percorso esistenziale che tenda a realizzare l'inclusione sociale e la maturazione personale. Siamo tutti noi, infatti, consapevoli che una persona può essere privata della libertà, ma mai della sua dignità di uomo. In questa direzione si è inteso dare priorità di intervento al progetto «mai più bimbi in carcere» per garantire a tutti i bambini piccoli, sotto i tre anni, che si trovano al seguito delle mamme detenute, una migliore collocazione che non abbia le caratteristiche di un luogo di detenzione, ma assomigli, in tutto e per tutto, ad una casa di accoglienza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Il Ministero della giustizia nel corso dell'anno 2008 ha assicurato anche una costante partecipazione alle attività internazionali, curando i rapporti con le organizzazioni internazionali e con gli altri Stati. Nell'ambito della cooperazione giudiziaria civile, e del diritto internazionale privato è proseguito il complesso negoziato relativo alla proposta di regolamento del Consiglio che modifica un regolamento europeo con la specifica finalità di fornire ai coniugi di nazionalità diversa uno strumento chiaro e completo, che consenta loro di conoscere in anticipo quale sarà il giudice competente e la legge applicabile alla separazione e al divorzio. Si evita così il «forum shopping», vale a dire la situazione in cui un coniuge chieda il divorzio prima dell'altro, al fine di assicurarsi che il procedimento sia regolato da una legge che ne tuteli maggiormente i propri interessi rispetto a quelli del coniuge convenuto.
Riguardo il tema sensibile delle obbligazioni alimentari, negli ultimi mesi èPag. 49stato finalizzato il negoziato relativo alla proposta di regolamento che ha per oggetto la competenza giurisdizionale, la legge applicabile, la cooperazione amministrativa, il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in questa materia. L'obiettivo di questo importante regolamento è quello di facilitare il recupero delle obbligazioni alimentari che solitamente vedono come creditore la parte debole del rapporto alla quale spetta il mantenimento. L'Italia ha fattivamente partecipato ai lavori per l'elaborazione del testo su cui è stato raggiunto l'accordo politico tra i Ministri della giustizia all'ultimo consiglio di giustizia e affari interni dell'ottobre del 2008.
È poi continua l'opera di aggiornamento dei rapporti di cooperazione giudiziaria in diritto civile tra Unione europea e Paesi terzi (come Russia, Stati Uniti, Ucraina, Cina, India, Giappone), e in particolare con i Paesi aderenti alla Convenzione di Lugano. Vanno, inoltre, segnalate le attività svolte presso il Consiglio GAI per la creazione di una rete di cooperazione legislativa dei ministeri della giustizia dell'Unione europea, nonché per lo scambio reciproco di informazioni sui progetti di riforma in materia di giustizia.
Il 23 giugno 2008 è stata approvata la decisione sul potenziamento della cooperazione transfrontaliera con cui sono stati recepiti nel quadro giuridico dell'Unione europea gli elementi fondamentali del Trattato di Prüm. Il 24 luglio del 2008 è stata adottata la decisione quadro relativa al riconoscimento delle sentenze di condanna tra gli Stati membri dell'Unione europea (la cosiddetta recidiva europea) e il 28 novembre del 2008 è stata adottata la decisione quadro sul riconoscimento, e l'esecuzione delle condanne penali e il trasferimento delle persone condannate, che consentirà di alleggerire il numero dei detenuti stranieri presenti nei nostri istituti.
Un importante obiettivo è stato raggiunto poi alla fine di questo anno con la stabilizzazione definitiva di mille e 523 unità lavorative che prestavano servizio con rapporto di lavoro a tempo determinato ai sensi della legge n. 242 del 2000; inoltre, attraverso le risorse del Fondo giustizia, contiamo di procedere alla nuova configurazione delle aree professionali di appartenenza del personale, con la conseguente doverosa valorizzazione delle specifiche professionalità acquisite. Siamo infatti consapevoli che la riforma della giustizia passa anche per la ritrovata motivazione dei lavoratori del settore.
Per quanto riguarda poi la magistratura onoraria, noi siamo qui a dare atto e conferma dell'essenziale contributo offerto dalla magistratura onoraria alla giurisdizione. Si tratta di una preziosa risorsa che in tempi brevi dovrà trovare una più adeguata collocazione nell'ambito dell'ordinamento giudiziario attraverso una riforma radicale ed un riordino dei ruoli che non merita di essere ulteriormente differito.
Un riconoscimento espresso del ruolo della magistratura onoraria è costituito dalle varie ipotesi di riforma e valorizzazione che riguardano in particolare la giustizia di prossimità erogata dai giudici di pace. Analogamente essenziale è il ruolo che il legislatore ha riconosciuto ai giudici onorari di tribunale e ai vice procuratori onorari, prorogando al 31 dicembre 2009 il mandato che era in scadenza a fine dell'anno scorso.
Da ultimo su questo ambito del mio intervento il tema delle professioni che è ormai da anni al centro del dibattito nazionale nell'intento di individuare soluzioni che garantiscano la qualità del servizio reso dal professionista. Il Ministero della giustizia ha specifiche competenze assegnate in materia di ordini professionali ed ha già provveduto ad una ricognizione puntuale delle numerose problematiche che agitano il mondo delle professioni al fine di garantire un accesso più efficiente e selettivo alle cosiddette professioni protette, una coerente disciplina del praticantato ed un valido sistema di formazione e costante aggiornamento in linea con i migliori standard europei ed internazionali.
Si è al riguardo pensato di procedere ad una organica riforma dell'area giuridicaPag. 50ed economica delle professioni, coinvolgendo direttamente gli ordini professionali degli avvocati, dei notai e dei commercialisti. Particolare importanza ovviamente riveste in materia la riforma dell'ordinamento forense, ed è infatti chiaro che, senza la collaborazione degli avvocati, nessuna riforma della giustizia può aspirare ad un qualche risultato positivo. L'Esecutivo intende al riguardo procedere con soluzioni largamente condivise all'unico fine di assicurare a tutti i cittadini utenti la giusta assistenza legale.
Onorevoli colleghi, vorrei mettere il Parlamento formalmente a parte delle iniziative che il Governo ha assunto e sta per assumere in materia di giustizia perché, con grande soddisfazione e senza tema di smentita, dopo appena otto mesi dall'insediamento del nuovo Esecutivo, posso serenamente affermare che il rilievo quantitativo e qualitativo degli interventi normativi proposti dal Governo sia nel settore civile sia in quello penale ha ben pochi precedenti.
Mi limiterò a segnalare gli interventi che riteniamo di maggiore rilievo. Anzitutto si è varato un importante progetto di riforma della giustizia civile, che proprio questa Aula ha approvato il primo ottobre scorso e che ora è all'esame della Commissione giustizia del Senato. Non meno imponenti gli interventi nel settore penale, e di straordinario rilievo quelli specificamente diretti al contrasto delle associazioni criminali di stampo mafioso operanti su tutto il territorio nazionale e particolarmente insediate in molte zone del sud del Paese. Ed al riguardo, prima di procedere alla puntuale descrizione dei numerosi provvedimenti in materia, mi sia consentita una notazione puramente personale.
Ho concepito insieme al Governo e ai collaboratori questi interventi normativi da Ministro della giustizia anche siciliano, con tutta la passione politica e civile e l'amore per la mia terra di cui sono capace, e sono orgoglioso, a questo punto, del lavoro svolto, e straordinariamente motivato nel proseguire lungo tale percorso virtuoso. Ed è con grande fierezza che dico che non mi sono sentito solo e non mi sento solo, perché oggi in questa Aula posso dire che la Sicilia sta cambiando (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) ed è vero che la Sicilia ha all'interno delle coscienze migliori e forze imprenditoriali che, operando sul territorio, hanno operato una scelta di rifiuto e di isolamento di quel sistema criminale, già condannato dalle libere coscienze e dalla storia, ed inesorabilmente avviato ad una definitiva sconfitta.
Nel merito, volendo sintetizzare alcuni passaggi essenziali, sono particolarmente soddisfatto degli interventi operati nella materia delle misure di prevenzione antimafia tra i quali segnalo: l'introduzione dell'innovativo principio secondo il quale le misure di prevenzione personali e patrimoniali possano essere richieste e applicate disgiuntamente, indipendentemente cioè dalla attuale pericolosità del soggetto titolare dei beni; la possibilità che le misure di prevenzione patrimoniali possano essere disposte anche in caso di morte del soggetto proposto, con la loro applicazione al fine di impedire che i suoi eredi possano godere del provento delle attività criminali del genitore; inoltre l'introduzione della possibilità di disporre la confisca per equivalente se la persona nei cui confronti è proposta la misura di prevenzione disperde, distrae, occulta o svaluta i beni al fine di eludere l'esecuzione dei provvedimenti di sequestro e di confisca.
Ancora la previsione della revoca dell'assegnazione o della destinazione del bene confiscato quando risulta che questi beni anche per interposta persona sono rientrati nella disponibilità o sotto il controllo del soggetto sottoposto al provvedimento di confisca e, infine, l'abnormità di quanto è avvenuto sinora, che noi abbiamo eliminato, cioè la possibilità per i boss di accedere al patrocinio a spese dello Stato: il gratuito patrocinio a soggetti già condannati con sentenza definitiva per i reati di associazione mafiosa non sarà più possibile.Pag. 51
Ho voluto citare specificamente tutti questi interventi già in essere perché si tratta di provvedimenti tutti finalizzati a colpire quanto, per questi criminali, è più caro e prezioso, memore come sono dell'antica regola mafiosa che punisce con la morte chi tocca quello che Verga chiamava «la roba». Senza le ben note disponibilità economiche prodotte da questi criminali viene meno la ragione stessa dell'associazione mafiosa, il potere e il prestigio esercitato sul territorio, la possibilità di tenere in vita la complessa struttura criminale ed è per questo che gli stessi magistrati hanno lealmente riconosciuto la piena e straordinaria efficacia delle misure introdotte (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
E per essere molto chiari non si è trattato di un riconoscimento astratto, bensì di un plauso giunto dopo la materiale applicazione in casi concreti e particolarmente rilevanti delle norme appena introdotte. La migliore riprova della loro necessità, dunque, sta nel fatto che, appena approvate, sono state subito utili per l'innovativa soluzione di alcune complesse fattispecie concrete.
A ciò va aggiunta la già richiamata riforma del regime dell'articolo 41-bis che renderà impossibile ai criminali comunicare con l'esterno e, quindi, continuare a gestire il potere economico e criminale da loro conquistato.
Ciò premesso e tornando all'elenco specifico degli interventi operati dal Governo va richiamato innanzitutto il decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, cosiddetto decreto-legge sicurezza, con cui il Governo ha dato una netta e decisa risposta all'aggressione della criminalità diffusa e all'attività riconducibile alla criminalità organizzata. Voglio citare, in particolare, l'ampliamento di tutte le pene previste per il delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso; la previsione per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità e il concorso delle Forze armate per il controllo del territorio. Si è reso obbligatorio, inoltre, il rito direttissimo nei confronti dell'arrestato in flagranza che abbia reso confessione, salvo che ciò pregiudichi gravemente le indagini.
Queste, onorevoli colleghi, grazie al merito del Parlamento, sono leggi dello Stato delle quali questo Governo va fiero, come va fiero della loro già avvenuta applicazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Strettamente collegato al decreto-legge sicurezza è, all'interno del cosiddetto pacchetto sicurezza, il disegno di legge attualmente all'esame del Senato con il quale si propongono importanti innovazioni tra cui l'ampliamento degli strumenti a tutela degli anziani e delle persone portatrici di minoranza fisica, psichica e sensoriale che troppo spesso costituiscono un facile bersaglio per i criminali e il rafforzamento della tutela del decoro urbano anche attraverso modifiche che riguardano il reato di danneggiamento, il reato di deturpamento e imbrattamento di cose altrui e l'occupazione di suolo pubblico. Anche nell'ambito del disegno di legge che ho appena citato è contenuta una norma importante che stabilisce che si facciano confluire le competenze in materia di assegnazione e destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali mafiose, in base alla legislazione antimafia, al prefetto della provincia in cui insiste il bene confiscato.
Annettiamo straordinario rilievo anche ad un'altra norma approvata per decreto-legge, già convertito da questo Parlamento, perché evoca i principi, oltre che risolvere i problemi, e per questo ritenuta da noi importante. Si tratta della norma contenuta nel decreto-legge 16 settembre 2008, n. 143 in materia di sedi disagiate che prevede incentivi anche economici per la copertura delle sedi non richieste alle quali, specie negli uffici di procura, la legge impedisce ormai di destinare magistrati di prima nomina.
Questo provvedimento offre per la prima volta una possibile soluzione alla sistematica scopertura delle numerose sedi giudiziarie di frontiera, poco ambite dai magistrati e collocate in massima parte nel sud del Paese. La vicenda trae origine, come ben sapete, dalla riforma ordinamentalePag. 52approvata nella precedente legislatura, che opportunamente afferma il principio secondo cui, per ricoprire il ruolo di pubblico ministero, di GIP e comunque di giudice monocratico nel settore penale, un magistrato debba almeno superare la prima valutazione di professionalità. È questo un principio condiviso da una larghissima maggioranza parlamentare e questa scelta ha validissime ragioni per essere mantenuta ferma.
Il principio dell'inamovibilità del giudice affida però nella sostanza alla buona volontà ed allo spirito di sacrificio dei magistrati più anziani la possibilità che queste sedi vengano coperte. Da qui le scoperture, per le quali abbiamo individuato un valido rimedio: siamo fiduciosi che gli incentivi anche economici garantiti dalla normativa possano stimolare adeguatamente molti magistrati ad accettare l'idea che il Paese ha necessità della loro opera nelle sedi meno ambite, ove proprio l'esperienza professionale già maturata consente di meglio affrontare le gravi emergenze di quei circondari.
La nuova legge è del resto una grande occasione, per ciascun magistrato e per l'intera magistratura associata, di dimostrare che il principio dell'inamovibilità non è vissuto come un privilegio di casta, ma è e rimane una guarentigia al servizio dei cittadini. Siamo dunque ottimisti sulla funzionalità della nuova normativa, che affronterà a brevissimo il suo primo banco di prova, non appena il CSM, su mia indicazione, pubblicherà l'elenco delle sedi disagiate.
Siamo tuttavia altrettanto fermi nel ribadire già da qui il principio che i magistrati meno esperti non possono esercitare le funzioni monocratiche, troppo delicate. Pertanto, ove anche tale intervento dovesse ritenersi insufficiente, in Parlamento dovrà maturare una profonda riflessione su eventuali limitazioni oggettive ed eccezionali al principio di inamovibilità, ciò solo al fine di scongiurare la paralisi degli uffici di frontiera, in maggiore difficoltà. In sostanza, a nostro avviso bisogna superare la logica secondo cui il CSM, pur in presenza di gravi difficoltà operative, debba affidarsi alla gentile disponibilità dei magistrati per utilizzarli ove necessario.
Vi risparmio infine il dettagliato elenco delle altre iniziative governative, perché come noto saranno valutate da questo Parlamento nell'immediato futuro e alcune prima dal Consiglio dei Ministri.
Mi avvio alle conclusioni: le cose che ho detto riteniamo possano rappresentare l'ennesima riprova che non intendiamo sottrarci alla responsabilità che il popolo sovrano ci ha affidato, nell'intento di consegnare non certo ai soli elettori di questa maggioranza, ma a tutto il Paese, un sistema giudiziario efficiente, equo, in grado di distribuire con adeguata professionalità e anche con tempestività i torti e le ragioni delle parti litiganti, in grado di proteggere adeguatamente i cittadini dalle grandi aggressioni della criminalità organizzata, ma anche dalle insopportabili violenze quotidiane.
Proprio in quest'Aula intendiamo riaffermare con forza che non vi è democrazia senza diritto, così com'è non vi è civiltà senza giustizia. È per questo che dobbiamo lavorare tutti insieme, ciascuno nel rispetto del proprio ruolo istituzionale e delle proprie attribuzioni, per far sì che la giustizia sia migliore. Miglioriamo dunque la giustizia e miglioreremo l'Italia, affinché si possa essere degni di Irnerio, che fece dell'università di Bologna la culla del diritto europeo e di Cesare Beccaria, che ancora oggi dovrebbe ricordare alle coscienze di tutti che il processo è già una pena.
Lavoriamo senza preclusioni ideologiche o di schieramento ad un sistema che assicuri il controllo di legalità nel Paese, distinguendo le responsabilità personali e rispettando le garanzie di ciascuno. Insomma, consegniamo al Paese una giustizia amministrata da giudici e rappresentanti della pubblica accusa liberi, autonomi, indipendenti, mai proni al potere di turno, ma sempre equi, terzi, imparziali e attenti alle regole che la soggezione alla legge impone di applicare e rispettare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Insomma,Pag. 53una giustizia senza aggettivi, una giustizia che rispetti il cittadino e che dal cittadino venga rispettata.
È un cimento non nuovo e non semplice, onorevoli colleghi, e per questo confido nel sostegno di quanti, partiti e singoli parlamentari, abbiano a cuore le sorti della giustizia italiana ed in definitiva le sorti del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

In morte dell'onorevole Paola Manzini (ore 17,45).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Onorevoli colleghi, lo scorso giovedì 22 gennaio è scomparsa l'onorevole Paola Manzini, deputata della Repubblica dal 1994 al 2006, Questore della Camera dei deputati nella XIV legislatura.
L'impegno dell'onorevole Manzini nella nostra istituzione ci lascia una testimonianza dai tratti intensi ed appassionati e ci restituisce un riflesso significativo delle numerose attività in cui si esprime la ricchezza del lavoro parlamentare. Molti di noi hanno avuto modo di apprezzare personalmente la passione politica di Paola Manzini, la sua competenza e la disponibilità al confronto, in particolare in seno alla Commissione attività produttive, di cui è stata membro per due legislature. Esemplari sono stati il rigore e l'equilibrio con cui ha svolto le funzioni di deputato Questore nella XIV legislatura, così come costante è stata la sua attenzione per le questioni sociali e culturali, che l'hanno vista animare, con grande entusiasmo, iniziative di alto profilo svoltesi nelle sedi della Camera dei deputati.
Nel suo impegno in Parlamento, l'onorevole Manzini ha portato una cifra personale segnata da coerenza e onestà intellettuale e, parimenti, vi ha portato una solida e convinta adesione alle ragioni della propria parte politica, unita ad una naturale disponibilità ad assumere il punto di vista dell'istituzione, facendosi carico della sua continuità e delle condizioni necessarie per garantirne il funzionamento. All'impegno di questa donna, forte e combattiva, dobbiamo guardare con rispetto, poiché vi ritroviamo una professione chiara e convinta del ruolo centrale del Parlamento, della profonda istanza democratica che lo caratterizza e che ne fa il luogo istituzionale in cui la diversità del Paese si ritrova, si confronta, si ricompone ad unità.
Nel ricordo di tutto ciò, ma anche del coraggio con cui Paola Manzini ha affrontato, negli ultimi mesi, il suo doloroso cammino di sofferenza, invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi).

Si riprende la discussione (ore 17,48).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Ministro della giustizia.
È iscritto a parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà. Prego onorevole, le ricordo che ha 14 minuti di tempo a disposizione.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, signor Ministro, nel riconoscerle, in premessa, attenzione al Parlamento, che non è prerogativa di tutti i suoi colleghi, attenzione ai nostri lavori, che molti suoi colleghi, che pure si occupano di temi ugualmente urgenti e scottanti, non hanno, vorrei dire che lei non ha nascosto i problemi: i numeri sono drammatici.
I numeri che lei ha enunciato ci relegano in fondo a diverse classifiche internazionali. È consapevole che le analisi che ha svolto sono ampiamente condivise, ma le ricette, molte, molte, sono ancora da verificare, nonostante le sue enunciazioni odierne, che, mi verrebbe da dire, signor Ministro, purtroppo, sono enunciazioni ancora programmatiche, e siamo ad un anno di legislatura. Troppa vaghezza, signor Ministro, troppa aleatorietà, ancora, su un tema troppo stringente e contingente.Pag. 54
Nel frattempo, noi dell'Unione di Centro non siamo stati con le mani in mano: abbiamo avanzato le nostre proposte con serietà e coerenza, una serietà ed una coerenza che anche lei dovrebbe riconoscerci, senza pregiudizi, come è nostro costume, senza cercare consensi a destra o a sinistra.
L'Unione di Centro non ha mai fatto mancare il proprio contributo costruttivo e (le ripeto, anche se adesso lei è un po' distratto) senza pregiudizi alla discussione dei problemi più rilevanti per il nostro Paese, a partire proprio dalla giustizia, quella che sta a cuore ai cittadini italiani, quella che non va nelle prime pagine dei giornali.
Siamo una forza di responsabilità nazionale attenta alle urgenze del Paese e alle domande dei cittadini; per questo non ci siamo mai sottratti al confronto sulla riforma dell'amministrazione della giustizia, la cui sofferenza è sotto gli occhi di tutti e, in particolar modo, dei tanti che si rivolgono ad essa per la tutela dei propri diritti e temono per una risposta che possa arrivare troppo tardi per fare giustizia. Questa è la principale preoccupazione dei nostri cittadini e questa è la nostra principale preoccupazione: rendere efficiente il servizio giustizia, garantire risposte rapide ed efficaci alle tante domande di giustizia civile, penale e amministrativa.
Le nostre posizioni saranno espresse nella risoluzione che sta mettendo a punto il presidente Vietti e, del resto, si tratta di un percorso coerente. Per parlare soltanto di questa legislatura, abbiamo organizzato, con fondazioni e associazioni di diversa provenienza ed estrazione culturale, già due seminari di discussione e approfondimento su questi argomenti; non siamo stati con le mani in mano, signor Ministro. Non solo abbiamo sempre dimostrato con i fatti la nostra disponibilità al dialogo e al confronto nell'interesse del Paese, ma lo abbiamo ricercato promuovendo e partecipando a ogni momento pubblico di confronto dentro e fuori il Parlamento: purtroppo, però, finora più fuori che dentro.
Il cuore della nostra attenzione, come abbiamo detto, è nella domanda di giustizia dei cittadini; una giustizia civile rapida ed efficiente, una giustizia penale rigorosa e garantista, una giustizia amministrativa integrata nel sistema della giurisdizione ordinaria e capace di un puntuale controllo dell'operato delle pubbliche amministrazioni senza ostacolarne l'efficienza e l'operatività. Perché ciò sia, però, è necessaria un'attenta riforma dell'amministrazione della giustizia che non si risolva in formule roboanti, negli slogan che riempiono le pagine dei giornali e che abbiamo sentito troppo spesso anche in quest'Aula, che procurano un po' di pubblicità a buon mercato per chi se ne fa testimonial. Non serve neanche la riforma della giustizia scritta tutta con lettere maiuscole. Servono, piuttosto, interventi mirati e puntuali volti a ridare efficienza al sistema: per questo abbiamo proposto la semplificazione dei riti e la generalizzazione del giudice monocratico nel processo civile; per questo crediamo si possano eliminare inutili complicazioni e duplicazioni nel processo penale senza ledere le garanzie degli indagati e degli imputati; per questo siamo disponibili a discutere una riforma delle intercettazioni che faccia salvo lo strumento di indagine sulla base dei reati, tutelando efficacemente la libertà di conversazione e il diritto alla privacy non solo delle persone estranee alle indagini, ma degli stessi indagati, cittadini innocenti e liberi fino a condanna definitiva; ma su questo diamo da mesi la nostra disponibilità, signor Ministro, senza che dalla maggioranza sia arrivata - fino a questo momento - una risposta univoca. Per questo siamo d'accordo ad uso più attento e rigoroso del ricorso alle misure cautelari personali e in special modo alla custodia cautelare in carcere, che chiediamo venga decisa collegialmente.
Come il Presidente Fini, riteniamo che l'obbligatorietà dell'azione penale sia un presidio dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, ma siamo disposti a discutere le modalità di indirizzo dell'enorme potere discrezionale che viene ai capi degli uffici di procura dall'inflazione delle norme e dai procedimenti penali, all'unica condizione che il Governo e lePag. 55forze di maggioranza evitino di continuare, con l'altra mano, ad alimentare l'inflazione penale minacciando galere militari, qualsiasi cosa accada in Italia.
Nessuna obiezione sul piano carceri, signor Ministro, sull'accelerazione delle procedure amministrative per costruirne di nuovi e sulla nomina del commissario straordinario, anche se andrebbe rivista la previsione che consente di attingere ai fondi delle ammende dei detenuti, giustamente destinati all'assistenza dei loro familiari e ai programmi per il loro reinserimento. Chiediamo, però, che su questo piano carceri vengano rispettati quattro punti: la trasparenza nelle procedure di affidamento (e il ruolo del dottor Ionta è già una prima garanzia, ma non può bastare); l'effettività del compito educativo della pena sancito dalla Costituzione con l'assunzione immediata (lei sa che questo è un problema che ci sta particolarmente a cuore) dei vincitori degli ultimi due concorsi per educatori penitenziari e per psicologi; la predisposizione e l'attuazione di accordi internazionali di rimpatrio con i Paesi di maggiore provenienza degli attuali detenuti extracomunitari; la messa a punto di strategie alternative di controllo dei responsabili di reati lievi tramite l'uso del braccialetto elettronico e di altri strumenti simili il cui uso - a lungo propagandato - si è perso nel tempo, nonostante sia già costato diversi milioni di euro al suo Ministero.
È positiva, glielo riconosciamo, la volontà di creare strutture differenziate a seconda della tipologia e della gravità del reato. Solo così si garantirà al nostro Paese un sistema carcerario nuovo, moderno e sempre più rispettoso della dignità delle persone.
Sui giudici onorari aspettiamo ancora la riforma, ancora oggi solo annunciata, che dia garanzie e riconoscimenti a una categoria che si fa carico della gran parte - come lei sa - dei processi civili e penali.
Non vogliamo sottrarci neanche a un confronto sulla giustizia come potere. Sull'autogoverno della magistratura e sulle carriere dei magistrati pensiamo che la responsabilità disciplinare dei magistrati debba essere valutata da un'Alta Corte di giustizia, distinta dal Consiglio, cui siano affidate tutte le altre funzioni relative alla carriera dei magistrati. Non abbiamo obiezioni a una revisione della stessa composizione del CSM che ne attenui il condizionamento correntizio che in esso frequentemente si manifesta e che, da più parti, anche interne, è considerata dannosa, superata o comunque superabile.
Abbiamo espresso la nostra contrarietà al ripetuto e roboante annuncio di una prossima separazione delle carriere tra giudici e PM, non per partito preso, ma semplicemente perché il rimedio rischia di essere peggiore del male. Cosa ne sarebbe di un corpo a sé stante di inquisitori di professione che si giudicano anche da soli? Siamo convinti che non finisca per essere peggio di magistrati formati a una comune cultura delle garanzie individuali?
Non esiste alcun pregiudizio, dunque, signor Ministro - mi avvio alla conclusione - da parte dell'Unione di Centro riguardo alla riforma dell'amministrazione della giustizia, ma solo due condizioni: che il Governo e la maggioranza facciano finalmente le loro proposte nelle sedi istituzionali, chiaramente, smettendola di annunciare e poi correggere o smentire cose mai viste, ancora, nero su bianco, e che consentano al Parlamento e alle opposizioni di discuterne liberamente.
Se il Governo vorrà assolvere a queste minime condizioni troverà nell'Unione di Centro un interlocutore non prevenuto, come sempre, attento unicamente a una riforma della giustizia che sia nell'unico interesse che deve essere di tutte le forze politiche: quello dei cittadini italiani e di chi vive onestamente nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà per quattordici minuti.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, ho ascoltato attentamente la sua relazione e proprio per questo non ho preparato preventivamentePag. 56una risposta, proprio per non essere prevenuto nei suoi confronti.
Debbo innanzitutto complimentarmi con lei per la sua umiltà: ci ha fatto un elenco di provvedimenti di cui si è fatto promotore, ma ne ha dimenticato qualcuno di veramente importante, a cominciare dal primo provvedimento che lei ha emanato e che porta il suo nome, il «lodo Alfano».
Credo bisogna essere orgogliosi di quel che ha fatto: un milione di cittadini non sono d'accordo e hanno proposto un referendum abrogativo; i magistrati che stanno indagando e svolgendo i processi non sono d'accordo e hanno rimesso gli atti alla Corte costituzionale.
Credo che un Ministro che fa una legge che porta il suo nome, abbia tutto il diritto di dire in Parlamento che la rivendica; diversamente agisce, ne prendo atto, una persona che invece vorrebbe che ce ne dimenticassimo: ho voluto ricordarglielo.
Vorrei anche ricordare un'altra norma che lei, molto umilmente, ha dimenticato di riferire: la «salva-manager». Infatti, con la questione Alitalia, è stata introdotta anche quella norma in base alla quale, in questo periodo transitorio, si può fare tutto ciò che si vuole. In questi giorni, in queste ore, apprendiamo che decine di migliaia di persone, di cittadini piccoli risparmiatori che hanno buttato tutti i loro risparmi a mare, non possono prendersela con nessuno, nemmeno con quelle operazioni da insider trading compiute anche da qualche esponente di Governo che, ogni mattina, a seconda che si trovasse in Germania o in Francia, dava in vendita Alitalia a questo o a quell'altro e che, soprattutto, ha continuato a dire che Alitalia era viva quando, invece, è stata dichiarata fallita.
Credo che lei, che ha anche una competenza specifica su questa materia, dovrebbe fare una nota sul fallimento sostanziale di Alitalia perché, credo che lei lo sappia meglio di me, i libri sono al tribunale fallimentare di Roma, non altrove, e il commissario Fantozzi è un curatore che ha, a tutti gli effetti, le stesse responsabilità del curatore fallimentare, salvo quella penale.
Mi dispiace anche (anzi non mi dispiace, ma ne prendo atto) della sua umiltà di non aver ricordato neanche la norma cosiddetta «salva ministri», quel lodo Consolo che stiamo portando avanti in Commissione giustizia tutti giorni, e credo che il suo parere ci interessi molto.
Ci interessa, infatti, sapere se, anche con riferimento a questo provvedimento, vuole andare avanti e mettere la sua firma. Ci sono molti Ministri che si sono sentiti offesi: «Perché a lui sì ed a noi no? Perché a lui il lodo Alfano ed a noi no il lodo Consolo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)»?
Vorrei anche ricordare - ed allo stesso tempo vorrei complimentarmi ancora una volta per la sua umiltà - che lei, ancora oggi, ha detto che vuole presentare un altro provvedimento sulle intercettazioni su cui si sta discutendo. Ci sentiamo un po' presi in giro, in realtà, perché in Commissione giustizia ne stiamo già discutendo uno. Mentre discutiamo un provvedimento voi ci annunciate che ne presenterete un altro: allora, che stiamo facendo lì, stiamo giocando? Quel provvedimento all'esame della Commissione giustizia non va bene perché è troppo «pro-magistrati» e lo volete annacquare ancora di più?
Allora, è bene che glielo ricordi, signor Ministro, proprio perché possa apporre il suo nome a quel nuovo provvedimento sulle intercettazioni che vuol presentare, salvo che non lo voglia lasciare direttamente alla Presidenza del Consiglio (perché forse a «lui» interessa di più). È bene che le ricordi che questo provvedimento sulle intercettazioni non ha affatto contenuti di poco conto: esso prevede un tempo e una durata massima per le intercettazioni, sicché ogni latitante d'ora in poi saprà che dopo 15 giorni, grazie a Dio, potrà telefonare e ordinare al ristorante il piatto prelibato, in quanto sarà sicuro di non essere più intercettato.
Lo stesso vale per ogni persona che commette uno dei tanti reati, purché laPag. 57pena prevista per gli stessi non sia superiore a dieci anni e, quindi, per la maggior parte dei reati.
«Lo so bene», lei ha affermato, «ma noi vogliamo combattere le associazioni mafiose e camorristiche». Ma se non volete neanche intercettarle (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
«Lo so bene», voi dite, «ma per quelle associazioni le intercettazioni sono possibili».
No, signor Ministro, non è possibile intercettarle, perché chi ha un po' di conoscenza delle tecniche investigative sa che un'investigazione non nasce sull'associazione, ma sul reato concreto il quale, sommato ad altri reati e moltiplicato per le persone che li commettono, una volta individuata l'identità del progetto criminoso, solo alla fine, fa scoprire l'associazione.
Allora, non prendiamoci in giro: voi non volete sconfiggere le associazioni criminali, non volete neanche scoprirle, perché non volete dare ai magistrati neanche il permesso di utilizzare le intercettazioni!
Addirittura siete arrivati al punto in cui le intercettazioni ambientali non si possono fare più se non per il caso concreto e specifico di un'attività criminosa in corso, non solo quando avvengono presso l'abitazione (e questo è comprensibile), ma anche quando avvengono al bar, quando avvengono in strada o quando avvengono in piazza. Insomma, le intercettazioni ambientali «non s'hanno da fare» perché se uno parla, anche per strada, non può esser ascoltato.
Allora, come si scoprono i reati? Questi sono i reati che si scoprono il giorno dopo, quando non è più possibile scoprirli.
Le dico ciò, signor Ministro, perché la sua relazione è una fotografia, è una fotografia della situazione di assoluta impossibilità per la giustizia di funzionare. Tuttavia, in concreto lei non ci ha offerto una proposta di soluzione; o, meglio, ha affermato che farà un esperimento sull'informatica con i fondi FAS, i fondi infrastrutturali.
Paradossalmente, i fondi veri, quelli che dovrebbero servire per la giustizia sono quelli provenienti dai reati. Non so se lo ricorda, signor Ministro, in quanto lo ha detto, ma l'ha fatto en passant. Lei ha affermato che quelle risorse serviranno per costituire il fondo giustizia. Peccato, però, che poi abbiamo approvato una serie di norme in cui si è affermato che tali fondi non sono destinati solo alla giustizia, ma anche a molte altre finalità e alla fine, visto mai che dovesse avanzare qualcosa per la giustizia, lo si destina a tale fine, salvo che il Ministro per l'economia e le finanze non ritenga di doverlo destinare ad ulteriori interventi.
Allora non ci prenda in giro! Allo stesso modo ci sentiamo presi in giro quando dice di aver affidato a un commissario il compito di costruire nuove carceri e di sistemare quelle esistenti: ma ci avete messo una lira? Con quali soldi lo farete? Ci avete messo una lira? Oggi lei questo ci doveva dire: se ci ha messo i soldi e dove ha preso i soldi, e non che farà appalti più svelti. Li può fare svelti quanto vuole, ma se non vengono pagati non li faranno i lavori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Signor Ministro, vorremmo ricordarle che, per far funzionare la giustizia, queste sono le nostre proposte; gliele facciamo noi, signor Ministro, hai visto mai! Lei ci ha detto che ha fatto qualche disegno di legge che giace (salvo il lodo Alfano, il lodo Consolo, il provvedimento sulle intercettazioni, il lodo salva-manager) e si discute in Parlamento. Noi le abbiamo preparato ventuno disegni di legge ed io le ho anche scritto una lettera personale per poterne discutere insieme. Abbiamo avanzato una serie di proposte ben chiare. Se volete far funzionare la giustizia ci vogliono, innanzitutto, le risorse finanziarie e queste ultime, signor Ministro (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), a differenza del Governo precedente, sono state ridotte in bilancio del 27 per cento!
Non potete fare funzionare meglio la giustizia se riducete i fondi per far funzionare la giustizia: questa è logica matematica! Dovevate fare una proposta per risistemare l'organizzazione territoriale delle circoscrizioni giudiziarie. Ci sono unPag. 58mare di tribunali piccoli (almeno un centinaio) che spendono tanti soldi soltanto perché devono sistemare l'urgenza e l'emergenza, ma non sono in grado di funzionare. Meno male che la criminalità organizzata non scopre ancora che si può sistemare territorialmente nei luoghi dove funziona il tribunale piccolo. Dite che ci sono la DDA e la DIA, ma solo dopo che si è scoperta la criminalità organizzata, perché fino a quando non si scopre deve procedere il tribunale piccolo il quale non ha, non dico quello che gli occorre per intercettare, ma nemmeno la benzina per la macchina, ma che dico, manco la carta da scrivere, ma che dico, manco la carta del cesso (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
Ecco perché le risorse finanziarie sono necessarie, signor Ministro, così come (non l'ho detto io, ma i magistrati di Venezia, i quali si sono lamentati di questo per cui vi potete arrabbiare quanto vi pare) ci vuole un aumento delle risorse del personale.
Lei ha accennato che sistemerete anche le magistrature onorarie. Ma non è più urgente sistemare le magistrature onorarie piuttosto che i lodi salva-questo e salva quell'altro? Non possiamo pensare a vedere come agire per fare in modo che magistrati, magari bravissimi, come quelli militari possano servire a qualche cosa, visto che adesso non esiste più la naia?
Riteniamo che i fondi provenienti da reato debbano essere tutti destinati al fondo giustizia, che l'ufficio del processo debba essere un ufficio fondamentale, che la riduzione dei gradi di giudizio sia un passo che dobbiamo compiere il più presto possibile.
Riteniamo, certo, importante che le strutture penitenziarie possano e debbano aumentare e vi daremo il nostro sostegno se vi decidete a farle e al più presto, mettendoci i soldi, per l'appunto.
Ecco perché dico che la sua relazione è la fotografia dello stato dell'essere. Abbiamo bisogno di un Ministro della giustizia, invece, che ci indichi come fare per far funzionare meglio la macchina della giustizia.
Lei ci ha detto, all'inizio del suo discorso, che nel rapporto tra il Ministro e la magistratura al Ministro spetta la responsabilità dell'organizzazione. Ha rivendicato il ruolo di responsabile dell'organizzazione ed ha ragione, ma lo eserciti! Finora, si è esercitato molto nelle attività di inchiesta disciplinare nei confronti dei magistrati facendo di tutta l'erba un fascio. Credo sia necessario che si impegni anche per far funzionare l'organizzazione della giustizia e la macchina ordinaria della giustizia.
Per questi motivi, siamo delusi dal suo discorso. Infatti, si tratta di un discorso che semplicemente spiega come sta la giustizia e, alla fine, sostiene che si vorrebbe che la giustizia funzionasse (non abbiamo capito per chi). Lei, addirittura, ha indicato una serie di successi dell'articolo 416-bis nei confronti delle associazioni criminali.
Noi riteniamo che abbia fatto bene a restringere le possibilità di dialogo dei detenuti criminali mafiosi con il mondo esterno, ma non possiamo condividere l'idea per la quale si fa una norma e se, quando il magistrato la applica, la norma non convince, si prende di mira il magistrato e non la norma.
Ecco perché rispondiamo positivamente al suo appello «miglioriamo la giustizia per migliorare l'Italia». Il problema di fondo è che mi pare che, fino ad ora, l'attività di questo Governo (e anche i provvedimenti presi) non hanno migliorato né la giustizia, né l'Italia e, ogni volta che la giustizia cerca di fare qualcosa in più per scoprire come stanno in realtà le cose, si impedisce e si mette la museruola ai magistrati.
Guardi, per esempio, cosa ha fatto da ultimo con riferimento alle sedi disagiate. Non condividiamo questa idea sulla base della quale nelle sedi disagiate con attività monocratiche ci debbano andare soltanto i magistrati che abbiano un'esperienza passata (come se questo sia l'unico elemento di valutazione) e non i magistrati di prima nomina.

Pag. 59

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la prego di concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Citando Beccaria, lei ha detto che il processo è già una pena. Le ricordo, senza scomodare Beccaria, che la prima pena la subisce la vittima del reato e a questa dobbiamo pensare insieme all'imputato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà per trenta minuti.

DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, signor Ministro, ho ascoltato con molta attenzione e senza pregiudizi la sua relazione, sperando e cercando di collegarla al discorso programmatico che fece in Commissione giustizia, ai suoi numerosi interventi nei dibattiti, poi anche agli interventi sui mezzi di comunicazione.
Ho cercato, infine, di cogliere delle soluzioni concrete e non soltanto delle dichiarazioni programmatiche che poi sono alcune volte riempibili da vari contenuti.
In questa relazione, è stato molto analitico nell'individuare la situazione drammatica - anche dal punto di vista dei numeri - della giustizia, i ritardi, il carico di lavoro. Speravo che così analitico fosse anche nell'individuare finalmente queste linee di riforma, ma (più che le linee) quali provvedimenti adottare. Speravo che ci fosse poi veramente da parte sua un'analisi delle insoddisfazioni vere dei cittadini, riguardanti la risposta del sistema giudiziario e, quindi, l'individuazione delle soluzioni concrete ed effettivamente praticabili ai bisogni di sicurezza e di efficacia dell'apparato giudiziario e, più in generale, degli apparati di tutela dei cittadini. Ma in realtà questa sua relazione è asettica e potrebbe andar bene per qualsiasi anno.
Se ritorniamo indietro nel tempo - ieri ho letto quella che fece il Ministro Castelli in conclusione della XIV legislatura - sostanzialmente alla fine le parole e le analisi sono le medesime.
Tra l'altro, debbo anche ricordarle che il 17 dicembre scorso c'è stato un incontro con una delegazione del Partito Democratico che le ha portato un pacchetto di proposte di riforma e aspettavamo delle risposte specifiche su tali proposte. Lei non ha posto nessuna attenzione in questa relazione agli apporti costruttivi delle opposizioni, di nessuna opposizione.
Invece, debbo dire che tra i provvedimenti che lei ha elencato non c'è nessun provvedimento legislativo che abbia avuto un percorso ordinario all'interno della Camera.
Ci sono stati degli interventi, e lei lo sa - è persona onesta intellettualmente e non può negarlo -, che sono andati sempre nella direzione di esautorare il Parlamento dalle sue funzioni rivelando, a nostro avviso, l'assenza di un progetto organico e coerente di riforma del settore. Un esempio per tutti nell'ambito della giustizia è l'intervento sul processo civile e del lavoro che avete inserito all'interno di provvedimenti collegati alla manovra finanziaria che non sono passati attraverso l'esame della Commissione giustizia. Senza pensare, poi, al cosiddetto «lodo Alfano» che è stato inserito all'interno del cosiddetto «pacchetto sicurezza», e che poi ha sostituito all'ultimo momento la norma sulla sospensione dei processi, la cosiddetta «salva processi». Senza pensare poi al cosiddetto «lodo Carnevale», introdotto a sorpresa nel provvedimento urgente di copertura delle sedi disagiate che lei poc'anzi ha individuato come un fiore all'occhiello. Lei ritiene che esso risolverà il problema delle sedi disagiate delle procure, offrendo qualche prospettiva economica in più ai magistrati, in cambio - lei lo ha annunciato - della modifica della cosiddetta inamovibilità che lei qui ha presentato come un privilegio di casta, ma che in realtà è il frutto, non di un privilegio di casta, ma di un assetto unitario che riguarda quell'indipendenza e autonomia della magistratura che non deve essere ritenuta a difesa della magistratura, ma a difesa dei cittadini.
Lei ha trascurato che nelle passate legislature il bisogno di interventi legislativiPag. 60per portare i processi civili e penali ad un accettabile livello di efficienza, oggi seriamente compromesso, è avvenuto con una legislazione a tratti irrazionale, caotica, contraddittoria. Ma anche nel corso di questa legislatura la maggioranza di Governo sembra avere avuto interesse prevalentemente per le riforme ordinamentali, quelle che involgono direttamente la materia costituzionale. In realtà lo ha trascurato e lo trascura, perché non c'è alcuna proposta di legge organica in questo senso. Non si attribuisca un merito con riferimento al processo civile, perché lei conosce bene la storia della riforma del processo civile: innanzitutto non si è trattato di una riforma organica, è soltanto un intervento di settore che introduce un ulteriore rito oltre ai più di venti riti presenti nel processo civile. È servita soltanto - con una metodica che ha sempre caratterizzato questo Governo soprattutto in tema di giustizia, purtroppo - per introdurre il cosiddetto filtro della Cassazione. In proposito, come lei sa, fortunatamente un emendamento dell'opposizione approvato in Aula ha consentito al Senato di ricominciare il percorso di esame e il provvedimento è stato assegnato alla Commissione giustizia. Quale lealtà lei pensa di avere avuto nei riguardi della Commissione giustizia? La Commissione giustizia non ha potuto esaminare quei provvedimenti che riguardavano la riforma del processo civile, ma voglio ricordare anche quelli con cui avete riformato il processo del lavoro, all'interno di un calderone di norme che non dovevano contenere anche quei provvedimenti, perché tali misure devono passare attraverso il vaglio della Commissione giustizia. Vaglio che implica anche un'interlocuzione diretta e importante con gli operatori della giustizia, con l'avvocatura, con la magistratura, con gli esperti di diritto. Forse avete paura che il confronto in Commissione giustizia porti anche la vostra maggioranza a maturare delle riflessioni diverse? Forse, avete paura che utilizzando i canali ordinari del Parlamento e della legislazione ordinaria si verifichi quanto si sta verificando in Commissione giustizia per la proposta di legge sulle intercettazioni?
Ma non bisogna avere paura, bisogna avere il coraggio di confrontarsi perché solo dal confronto, dal dibattito, dalla dialettica verrà (forse) il varo di una legge migliore, che ci consenta di non vergognarci di fronte al Paese. Invece, ci sentiamo colpiti da vergogna, anche sul piano internazionale, di fronte a leggi quali una delle prime varate in questa legislatura, una legge ad personam, nota come il cosiddetto «lodo Alfano», che è servito non per risolvere i problemi della giustizia, ma i problemi di un esponente della maggioranza, il nostro Presidente del Consiglio, che forse poteva risolverli in altro modo. Ma quello non è stato un segnale adeguato nei confronti dei cittadini. Come si concilia, signor Ministro, con le sue dichiarazioni? Io credo nella sua onestà intellettuale, nella sua volontà di risolvere queste problematiche, ma allora non bisogna entrare in questo vortice.
Da una parte questa maggioranza, questo Governo, questo Ministro, ci parla delle soluzioni, delle riforme, e poi, dall'altra, non ci dà alcuna concreta indicazione di quali provvedimenti intenda adottare, allora, forse, noi che ci occupiamo della giustizia dobbiamo continuare ad avere le nostre risposte dalla stampa, dai media, dalle trasmissioni televisive? Dobbiamo aspettarci provvedimenti a sorpresa di questo Governo?
Signor Ministro, noi dell'opposizione siamo pronti, le abbiamo consegnato un pacchetto di proposte che sanno anche confrontarsi su temi scottanti, ordinamentali, come la riforma del Consiglio superiore della magistratura. Se veramente l'obiettivo è quello di evitare l'eccessivo peso delle correnti, allora non c'è bisogno di distruggere l'organo di autogoverno, basta avviarsi verso una riforma con legge ordinaria che preveda e disciplini diversamente la struttura interna del Consiglio superiore della magistratura, che apporti una modifica alla legge elettorale nel senso di consentire all'elettore di individuare il candidato anche tra liste diverse, e siaPag. 61quindi più garantita al Consiglio stesso la funzione di garanzia connessa ai compiti di amministrazione e di governo della magistratura, al di fuori di qualsiasi compiacenza corporativa perché anche noi vogliamo questo.
Anche noi vogliamo dei dirigenti degli uffici giudiziari che siano capaci di dirigere gli uffici, ma non riteniamo che aumentando il numero dei componenti eletti dal Parlamento si porti quei magistrati ad essere più indipendenti e più efficaci. Diverse sono le soluzioni, se veramente si vuole migliorare questo quadro della giustizia.
Così è pure con riferimento ad un'altra riforma che lei ha annunciato sempre come linea programmatica, ma mai come provvedimento specifico, ossia la riforma che riguarda la separazione delle carriere, come se attraverso di essa si realizzasse una giustizia più celere, più efficace, più vicina al cittadino. Ma siamo sicuri che la separazione delle carriere non serva esclusivamente ad agevolare il cammino verso un obiettivo oggi ancora non dichiarato, vale a dire la sottoposizione del pubblico ministero all'Esecutivo? Signor Ministro, lei crede veramente che un corpo di inquirenti accusatori, ormai gerarchicamente ordinati in un corpo separato, sarebbe veramente una garanzia per i cittadini? Non sarebbe invece qualcosa di terribile e di pericoloso per tutti, per cui a quel punto sarebbe naturale, invece, chiedere che gli inquirenti siano sottoposti a controlli politici? Nel precedente Governo di centrodestra il Ministro Castelli, nella sua relazione del 18 gennaio 2006, affermava di aver realizzato, finalmente, la prima riforma dell'ordinamento giudiziario che fosse mai stata compiuta nella storia della Repubblica. Perché allora non siamo un po' più coerenti, non aspettiamo di verificare quali siano gli effetti di questa riforma voluta, studiata, votata e quali siano le modifiche da apportare alla parte ordinamentale e intanto non ci occupiamo invece meglio delle riforme processuali, penali, civili e organizzative?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 18.30).

DONATELLA FERRANTI. Signor Ministro, noi del Partito Democratico abbiamo pensato di facilitarle il compito e giovedì scorso abbiamo depositato - ne ha dato notizia il nostro «Ministro ombra», onorevole Tenaglia - quattro proposte di legge concrete in merito a temi scottanti di riforma del processo penale: le norme per la definizione del processo penale in caso di archiviazione per particolare tenuità dell'offesa; nuove norme che valorizzino l'udienza preliminare e, quindi, preparino il dibattimento e accorcino i tempi del processo penale; norme in materia di ragionevole durata del giudizio di legittimità in Cassazione e disciplina delle priorità dell'esercizio dell'azione penale.
È questo, appunto, il nostro contributo, non solo con queste quattro proposte, ma anche con quelle che sono già state presentate. Mi meraviglia, signor Ministro, che lei abbia sentito il bisogno di stipulare una convenzione con il Ministro Brunetta per quanto riguarda l'informatizzazione delle notizie di reato e non abbia degnato di alcuna attenzione, nemmeno in merito a quella che sarà la sua opinione, una proposta dell'opposizione che è già calendarizzata ed è in discussione in Commissione giustizia al Senato, ossia la proposta che riguarda l'ufficio del processo e l'informatizzazione, intitolata «Ufficio del processo, manager, informatizzazione, circoscrizioni». In quella proposta non vi era bisogno di ricorrere ad una convenzione, di cui, francamente, abbiamo avuto notizia molti mesi dopo che lei l'avesse stipulata e della quale lei non è mai venuto a riferirci in Commissione giustizia. Essa, per alcuni aspetti, riprende alcune nostre proposte e, per altri aspetti, è vaga e pericolosa, per quella centralizzazione delle notizie di reato presso il Ministero. In questa proposta, che le chiedo di leggere, facendo un atto di umiltà, lei troverà una serie di indicazioni e di strumenti concreti che, oltre che essere organizzativi e procedurali, consentiranno veramente diPag. 62dare una sferzata nuova e di realizzare quanto noi auspichiamo ed i cittadini auspicano, ossia l'istituzione dell'ufficio del processo, il rinnovo delle dotazioni organiche del personale, l'assunzione di nuovo personale, l'istituzione di un manager dell'ufficio giudiziario, il riordino degli ambiti territoriali degli uffici giudiziari, l'introduzione del processo telematico, l'informatizzazione del processo penale e la semplificazione-informatizzazione delle procedure di pagamento dei contributi giudiziari.
In merito al processo civile, inoltre, dopo la svista (dobbiamo chiamarla così), ossia lo «scivolone» che si è verificato, abbiamo riscontrato un atteggiamento di netta chiusura. Voglio dirlo in Aula, perché la discussione si è svolta in Commissione giustizia, dove si è verificata una chiusura totale nei confronti dell'opposizione rispetto ad un atteggiamento di tutta l'opposizione che cercava di migliorare il testo della riforma del processo civile: sappiamo, infatti, che l'efficienza della giustizia è un fattore cruciale di competitività del sistema economico.
L'incertezza delle regole e della loro applicazione disincentiva gli investimenti e ogni attività di impresa. Questo è patrimonio anche nostro, ma noi non vogliamo che si moltiplichino i riti civili attraverso quel procedimento di cognizione sommaria che è di discrezionale applicazione. Noi vogliamo la semplificazione dei riti, perché essa costituisce un fattore di complicazione e di aggravio per gli operatori e per gli utenti; vogliamo che il giudice, insieme alle parti, abbia l'effettiva direzione del processo; vogliamo tendere a un modello di razionalizzazione e accelerazione dei tempi del processo, attenuare il sistema di rigidità delle cadenze, alleggerire il peso delle questioni di competenza.
Abbiamo presentato anche una specifica proposta organica (non un blitz dell'ultima ora) sul cosiddetto filtro di Cassazione: non viene affidata a queste estemporaneità, ma è ricondotta nell'ambito del rafforzamento di quella funzione nomofilattica della Corte l'individuazione oggettiva dei casi nei quali può essere effettuata la delibazione di ammissibilità. Il processo deve essere uno strumento capace di attuazione per tutti, abbienti e non abbienti.
La garanzia costituzionale dell'accesso alla giustizia deve funzionare per tutti i cittadini, ma una giustizia ispirata al principio di effettività non può prescindere dalla consapevolezza che il processo è una risorsa limitata. Bisogna, quindi, favorire e realizzare efficaci strumenti conciliativi. Su questo punto, noi del Partito Democratico abbiamo, sin dall'inizio, avviato un percorso volto non a fornire parole, slogan, dichiarazioni mediatiche, ma a presentare concrete proposte. Anche su questo punto, abbiamo presentato una nostra proposta di legge sulle camere di conciliazione, appunto nell'ottica del recupero della dimensione conciliativa, ma bisogna, onorevole Ministro, far seguire alle parole i fatti concreti, in termini di mezzi, strumenti, promozione culturale, formazione e informazione. Il sistema giustizia italiano presenta notoriamente un grave aspetto di crisi, di cui siamo tutti consapevoli. La durata dei processi civili e penali è intollerabile, tutti i cittadini, non soltanto gli addetti ai lavori, sanno benissimo che il vero grande problema è quello dell'efficienza. Deve, quindi, essere evidente la necessità di dare priorità assoluta a questo problema, con tutti gli interventi che saranno necessari, tutti chiaramente orientati a soddisfare le esigenze dei cittadini di avere una giustizia più rapida ed efficace, che sia garanzia di attuazione e logico sviluppo dei valori fondamentali. Riteniamo irrazionale, signor Ministro, porre mano a qualsiasi altra riforma, se prima non si risolve questo problema, che deve essere risolto attraverso riforme organiche che lei deve portare in Parlamento. Deve avere il coraggio di portarle in Parlamento e non nasconderle all'interno di decreti-legge che riguardano tutt'altra materia. È qui in Parlamento che stiamo discutendo le leggi sulla violenza sessuale e sulla pedofilia. Questo discutere in Parlamento consente anche di dare risposte a temi di grande dolore per la società civile, come appunto i reati di violenza sessuale, che poco fa ho ricordato. La CommissionePag. 63giustizia è riuscita, anche attraverso un grande sforzo e una grande volontà, a portare in Aula una legge tanto voluta da anni, quella sullo stalking. Questo ha un significato, ossia che, quando le riforme si vogliono fare, sono leali e coerenti, e l'interesse perseguito è corrispondente ai valore e ai principi della nostra Costituzione, si trovano dei momenti di condivisione che possono essere portati avanti.
In conclusione, signor Ministro, la nostra speranza è che il Governo cominci a tener fede agli impegni presi, imboccando la strada maestra del confronto parlamentare, portando qui quegli interventi di riforma miranti al buon funzionamento dei processi penali e civili - lasciando da parte quelle riforme ordinamentali, che in questo momento servono soltanto a tenere alte le contrapposizioni - e ad una funzionale ed efficiente riorganizzazione degli uffici giudiziari. Rivendichi il proprio ruolo di capo dell'organizzazione. Nessuno glielo ha mai contestato, ma organizzare significa analizzare i bisogni, tutti i bisogni, e cercare poi di intervenire in maniera razionale ed efficiente, cercando di venire incontro a tutte le esigenze, non soltanto a quelle di pochi, ma alle esigenze di tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, vorrei condividere con lei il rimpianto che in quest'Aula, oggi 27 gennaio, giorno della memoria, non sia stato possibile riflettere per qualche minuto insieme, prima che l'Aula fosse desolatamente vuota, come è adesso. Siccome so che lei lo avrebbe fatto e che il Presidente Fini lo ha fatto splendidamente altrove, ma non in quest'Aula, da proponente della legge, mi lasci esprimere il mio dispiacere per il fatto che oggi qui non si sia potuto riflettere per qualche minuto sul giorno della memoria.

PRESIDENTE. Abbia la pazienza di attendere un po' e vedrà che in questa Aula rifletteremmo sul giorno della memoria.

FURIO COLOMBO. L'Aula è vuota!

ANNA PAOLA CONCIA. L'Aula è vuota!

PRESIDENTE. Speriamo che si riempia.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor Ministro, la sua relazione sullo stato dell'amministrazione della giustizia ha offerto l'occasione per un'approfondita riflessione, che è entrata nel merito delle questioni da affrontare e del come affrontarle. Su un punto sarebbe bene trovare le necessarie convergenze per partire con un confronto, anche da lei auspicato, che si apra in maniera positiva, dando finalmente ai cittadini un segnale concreto: le riforme intervenute in passato non hanno migliorato granché lo stato della giustizia, né la percezione di essa anche da parte dei cittadini; basti pensare ad esempio alla perdurante eccessiva lentezza dei processi, come lei ha ricordato, alla carenza di personale nei tribunali, nonché allo stato delle carceri nonché alla loro insufficienza. Ma se non partiamo dal dialogo, non si potranno compiere scelte condivise, e la giustizia è un tema che non può esser affrontato con il muro contro muro, né essere preso a pretesto da parte dell'opposizione per una polemica infinita con la maggioranza, e in modo particolare con il Presidente del Consiglio.
Per noi del Movimento per l'Autonomia, affermare una profonda azione riformatrice significa fare in modo che il sistema giustizia diventi efficiente ed efficace per soddisfare le esigenze e i diritti dei cittadini. Vi è in Italia un'ingiustizia quotidiana, e milioni di cittadini non comprendono perché non vi possa essere certezza della pena e perché sia ancora troppo limitato ovvero protratto nel tempo il risarcimento del danno.Pag. 64
Come non allarmarsi nel leggere che in Italia, alla fine del 2007, figuravano pendenti circa 5 milioni di procedimenti civili? Con questi numeri, come è possibile parlare di certezza del diritto? Per raggiungere obiettivi condivisi è necessario abbandonare la logica emergenziale, con la quale i precedenti Governi hanno affrontato la questione giustizia; una logica emergenziale che abbiamo visto applicata alle questioni carceri, quando si è intervenuto, in maniera incomprensibile per i cittadini, con un indulto dagli effetti quasi nulli, per non parlare dell'insufficienza delle carceri e dello stato di degrado in cui versano. Inoltre, appaiono del tutto insufficienti le condizioni di lavoro degli agenti del Corpo di polizia penitenziaria, perennemente in deficit di pianta organica e costretti a mansioni e compiti sempre più delicati.
Riteniamo quindi che parlare di giustizia nei modi corretti significa prima di tutto garantire tempi certi dei procedimenti, nonché la certezza delle pene, che le condanne vengano effettivamente scontate, che le pene per i reati più odiosi vengano inasprite e che venga reso maggiormente efficace e fruibile il gratuito patrocinio.
Tutto questo non basta, se le misure citate non sono accompagnate dalla distinzione delle funzioni nella magistratura, come del resto è in tutta Europa, e dall'utilizzo certo ed efficace, ma al contempo rispettoso dei diritti e delle garanzie dei cittadini, delle intercettazioni, senza nascondere peraltro il fatto che queste ultime costano alla collettività il 33 per cento della spesa globale per la giustizia. Si tratta di punti sui quali riteniamo che si possa trovare, signor Ministro, una larga convergenza in Parlamento, e per quanto ci riguarda sosterremo il suo impegno, e di tutto il Governo, soprattutto se saremo coinvolti, a differenza di quanto è accaduto in passato.
Infine, ma non di minore importanza, intendo sottolineare e rimarcare la necessità di una giustizia che funzioni in particolare nel sud: una giustizia che funzioni e che sia efficace è una necessità pressante per il Mezzogiorno. In tale contesto, la razionalizzazione delle risorse, alla quale il Ministro spesso si è richiamato, deve significare la possibilità di avere organici e una logistica adeguata, che possa consentire l'ulteriore rafforzamento della lotta alla criminalità organizzata, che rappresenta un freno insopportabile per la sviluppo del sud.
Come Movimento per l'Autonomia riteniamo, quindi, indispensabile una profonda e organica riforma della giustizia, possibilmente condivisa da tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, che dia le giuste garanzie ai cittadini e che si adegui alla norma costituzionale del giusto processo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.

GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, le parole dell'onorevole Di Pietro più che rabbia, come verrebbe spontaneo, procurano tristezza, perché riescono ad immiserire un dibattito importante come è quello sulle linee di sviluppo del sistema giudiziario. Non credo proprio che l'invito al confronto costruttivo possa trovare uno sbocco di fronte ad atteggiamenti da tribuno, che, peraltro, sono assai poco consoni ad un'Aula come questa. Viceversa, non si può non riconoscere al Ministro il merito di aver presentato un quadro di intervento articolato, organico, di razionalizzazione del sistema giudiziario.
Forse, per la prima volta, abbiamo ascoltato in Parlamento rappresentare l'esigenza che i costi della giustizia siano monitorati e razionalizzati. Forse, per la prima volta, abbiamo ascoltato in Parlamento dire che vi sono crediti dello Stato che derivano dalla giustizia e che sono insoluti da anni e sui quali è arrivato il momento di provvedere. Forse, per la prima volta, abbiamo sentito dire che intercettazioni telefoniche troppo costose e inutili vanno diversamente regolamentate.
Il senso della concretezza è indispensabile perché la giustizia non sia un fatto ideologico, una contrapposizione semplicemente politica, ma sia un servizio che noi vogliamo garantire al Paese.Pag. 65
Tra le molte affermazioni del Ministro, che è difficile non condividere, vorrei soffermare l'attenzione soprattutto sulla questione delle carceri, perché ha dimostrato una particolare sensibilità, non solo sul numero dei detenuti che oggi si trovano in carceri che non sono più idonei ad ospitarli, ma anche per il senso del come debbono stare nelle carceri; non solo il quanto, ma il come che è probabilmente, oggi, una delle questioni centrali, se non la questione centrale, della giustizia. Lei, signor Ministro, sa bene che l'articolo 27 della Costituzione che prevede la funzione rieducativa della pena è una delle non poche norme della Costituzione che sono rimaste nient'altro che una buona intenzione. Una buona intenzione che si è trasformata in una delusione per tutti coloro che, con la nascita della democrazia, si aspettavano una nuova età della giustizia.
In un Paese civile, signor Ministro, il carcere non può essere soltanto un luogo di sofferenza, che riconsegnerà alla società un uomo più impoverito, privo di rapporti affettivi, del lavoro - se lo aveva -, e di rapporti familiari. In un Paese civile le donne non possono più essere tenute in una vergognosa promiscuità come accade oggi, talora con dei figli in tenerissima età che crescono dietro le sbarre (e lei, Signor Ministro, ci ha detto che su questo intende intervenire).
In un Paese civile il carcere garantisce l'assistenza sanitaria, garantisce il lavoro, garantisce l'istruzione. In un Paese civile, il carcere deve essere un luogo di speranza e non di disperazione, la speranza, di chi è detenuto, di poter essere riammesso alla società civile migliore di prima, e la speranza, per la società, di rifare di un criminale un cittadino a pieno titolo. Dunque, nuove carceri sono necessarie ed urgenti perché ormai si è superato il limite della tollerabilità, e non possiamo non apprezzare il Ministro che su questo aspetto ci ha dichiarato tutto il suo impegno. Dobbiamo ricordare, tra l'altro, che non solo la situazione sanitaria nelle carceri è paurosa, ma che il numero dei suicidi in carcere è molto alto ed è segno di uno stato di disagio, di malessere e di sofferenza che noi non abbiamo il diritto infliggere a nessuno. Il carcere è lontananza dal delitto ma non è di per sé ragione di tortura.
Il carcere è anche invivibile per il personale penitenziario che si vede trapiantato dal sud al nord senza avere le risorse economiche sufficienti e senza avere la strumentazione per affrontare i delicatissimi compiti che gli sono assegnati.
Noi siamo certi, signor Ministro, che lei si farà portatore del cambiamento di tutto il sistema carcerario: non solo più carceri, ma carceri diverse da quelle di oggi. Peraltro, con questo non faremmo altro che dare corpo ad un impegno costituzionale che è lontano - come sappiamo - più di cinquant'anni.
Ma cambiare il carcere non basta. Proprio in relazione al tema della detenzione, purtroppo si sta diffondendo nel nostro Paese la cultura dell'esclusione, la cultura dell'eliminazione del diverso. Tolleranza, solidarietà e recupero sono i caratteri di una società democratica, di una società in cui tutti gli uomini sono uguali. Non dimentichiamolo, perché tutti siamo figli di un unico padre e di un'unica madre. Vorrei anche ricordare che il carcere non può che essere l'ultima trincea a cui la società ricorre per difendersi dalla criminalità, ma l'ultima trincea. Noi ci aspettiamo nella riforma del codice penale che altre siano le forme ed i tipi di intervento, che si ricorra a pene alternative, ma soprattutto che ci si ricordi che il crimine nasce soprattutto in una società ingiusta. È ovvio che non solo non è l'unico problema quello delle carceri, ma che alle carceri si collega tutto un sistema di produzione del diritto.
Giustamente lei, signor Ministro, ha ricordato e si è impegnato - come già è stato fatto - perché la giustizia civile funzioni, ed io vorrei farle presente - ma certamente lei già lo ha presente - che, in un momento di crisi economica, una giustizia civile lenta e che non funziona serve ad aggravare la crisi, perché laddove non vi è certezza nell'amministrazione economica, laddove non vi è aspettativaPag. 66seria di vedere i propri diritti riconosciuti, oltre ad aggravare l'economia interna, si determina una fuga dei capitali. Nella scelta che un capitalista può fare (un imprenditore può fare) tra un Paese dove non trova giustizia in sede civile e un Paese con una giustizia rapida non può che scegliere questo secondo.
Da un altro punto di vista l'effetto di un cattivo funzionamento del processo penale è quello opposto: un cattivo funzionamento del processo penale attira la criminalità perché, laddove si sa che è possibile sfuggire alla pena, è in quel caso che si commettono più facilmente i delitti. Questo in un quadro che lei ha già rappresentato e che io ho cercato di riprendere per condividere e riaffermare la bontà delle sue proposte.
Ritengo che siamo d'accordo, signor Ministro, che la pena è giusta - questo è un altro dei nodi - soltanto se è il risultato di un processo giusto. Un processo giusto ha certe caratteristiche inalienabili sulle quali non ci si può dividere soltanto perché sediamo da questa o da quest'altra parte dell'emiciclo. Non voglio parlare di separazione di carriere, non mi interessa. Voglio parlare di parità tra accusa e difesa. Voglio dire che, laddove il giudice non vede egualmente estraneo il difensore e il pubblico ministero, questo giudice non può essere imparziale. Questo è il concetto di fondo: si separa il giudice dal pubblico ministero perché vogliamo un giudice terzo non perché vogliamo un pubblico ministero sottoposto all'Esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ma deve essere cambiato anche il Consiglio superiore della magistratura. La situazione attuale comporta che chi è protetto dalle correnti - le correnti dominano il Consiglio superiore della magistratura - non ha o ha l'indipendenza che deve avere un magistrato. Cosa intendo dire? Quando si fa parte di una corrente forte, si è privilegiati rispetto a chi fa parte di una corrente debole. Chi teme che una corrente forte lo possa fare oggetto di iniziative, si adeguerà alla volontà della corrente più forte. Dunque, per davvero la questione di fondo è rappresentata dalle correnti della magistratura.
È chiaro che non si possono eliminare le correnti: sono scelte politiche, sono scelte di libertà che i magistrati devono avere. Si devono, tuttavia, creare sistemi e meccanismi per i quali le correnti non condizionino l'indipendenza del giudice: infatti, il vero rischio oggi sull'indipendenza del singolo giudice non è la politica, ma la presenza di aggregazioni forti che gli tolgono la libertà di essere se stesso e di decidere.
Dunque, il Consiglio superiore della magistratura deve essere cambiato. Va disciplinato in modo che non vi sia la presenza preponderante dei pubblici ministeri e che questi abbiano un loro consiglio. Va disciplinato in modo che i cittadini si sentano garanti. Il Consiglio superiore è nato per garantire i cittadini e non per garantire i magistrati e per fare questo è necessario che la composizione sia diversa, che vi sia una presenza di garanzia maggiore perché i magistrati non possono fare come qualunque categoria che tende a proteggere se stessa, mentre il Consiglio superiore deve dare giustizia ai cittadini che non sono tutelati nei singoli episodi e nei singoli processi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
L'azione penale deve essere veramente obbligatoria. Noi non siamo per eliminare l'obbligatorietà ma per renderla obbligatoria e ciò che significa stabilire regole e criteri perché, nella scelta delle azioni penali, vi sia una guida per il pubblico ministero. E questa guida non può che essere indicata dal Parlamento, perché vi deve essere coerenza tra la politica giudiziaria, la politica anticriminale che fa il Parlamento e le scelte che fa il pubblico ministero: infatti, sarebbe paradossale che il pubblico ministero vada in direzione opposta e diversa da quella in cui va il Parlamento. Quindi, è necessario stabilire criteri che regolamentano e rendono obbligatoria l'azione penale da questo punto di vista, come avviene in Inghilterra dove c'è un decalogo a cui si deve attenere ilPag. 67pubblico ministero nelle scelte, che va nella direzione dell'utilità dell'azione penale piuttosto che del suo probabile fallimento.
Ancora soltanto due osservazioni: più rispetto per la libertà individuale che vuole dire certamente che non si devono scarcerare coloro che sono pericolosi e che possono ripetere gesti infami, come purtroppo è accaduto di recente, ma può anche voler dire che l'innocente, che è cittadino, prima di andare in carcere deve poter esercitare i suoi diritti di difesa.
Questo, in un Paese certamente non molto più liberale del nostro, come la Francia, esiste da molto tempo, la possibilità di un arresto provvisorio, ma anche la possibilità di un contraddittorio prima di entrare in carcere in forma lunga, quella che è la custodia cautelare. Infatti, il paradosso è che abbiamo introdotto l'articolo 111 della Costituzione, secondo il quale il contraddittorio è la base per una decisione, ma siccome sappiamo che più della metà o la metà dei detenuti è in custodia cautelare, costoro vanno in carcere senza contraddittorio.
Infine, più rispetto della vita privata. Il pericolo è sì che la vita privata sia invasa da uno Stato tendenzialmente totalitario, nel senso che tende a controllare tutto ciò che accade nella società. Ma il pericolo va oltre e credo che questa sia una delle emergenze: sappiamo che nel nostro Paese vi sono archivi fuori controllo persino della magistratura o perlomeno della magistratura che dovrebbe controllare, sappiamo che politica, polizia, servizi segreti sono fatti oggetto di organizzazione di notizie, di informazioni, di intrecci, per cui la libertà è sottoposta a rischio, ma soprattutto si sta creando un potere enorme nelle mani di qualcuno che, con queste notizie, potrebbe fare ciò che più gli aggrada. Quindi, anche questo credo debba essere uno dei punti di intervento. Ma tutto ciò vogliamo che accada - e lei signor Ministro ce l'ha già detto - nel totale rispetto dell'indipendenza del giudice; non ho detto della magistratura: la totale indipendenza del giudice.
Il Parlamento ha di fronte a sé un Ministro che sta dimostrando la saggezza, pur nella sua giovane età, di chi ha il senso delle cose concrete: siamo certi che saprà rispondere a tutte le aspettative degli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Brigandì, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevole Ministro e onorevoli colleghi, innanzitutto ringrazio il Ministro per la sua ampia relazione, per i dati che ci ha fornito e per gli altri che ci ha annunciato e che leggeremo con attenzione. Prima di fare qualche considerazione «a caldo», vorrei dire che questo momento di discussione in Parlamento e di sessione dedicata alle linee guida sulla giustizia, voluta dalla riforma dell'ordinamento giudiziario, ha avuto un precedente infausto: mi sia consentito ricordare che nella precedente legislatura il Ministro guardasigilli, Mastella, proprio nello stesso giorno in cui era chiamato a svolgere le sue considerazioni di politica generale sulla giustizia, annunciò le dimissioni dal Governo, provocando una crisi significativa, a seguito di un provvedimento giudiziario di cui tuttora ignoriamo gli esiti e la consistenza. Dunque, è con un certo sgomento che riflettiamo su questi episodi. Abbiamo avuto una stagione anche legislativa di invadenza della politica su processi in corso, ma abbiamo assistito ed assistiamo anche a numerose iniziative giudiziarie che incidono fortemente sugli organi democraticamente eletti, senza aver poi notizia del fondamento di queste indagini.
Detto ciò, onorevole Ministro, vorrei dirle che la sua relazione, per certi versi ampia e con punti apprezzabili, è un po' sotto tono rispetto alle esigenze che ha il nostro Paese ed ai mali storici del disservizio giustizia. Ho visto un eccesso diPag. 68prudenza ed un fideistico affidamento ad un impegno del Governo, ad annunci, ad un «faremo», ad un «garantiremo», una certa elusione dei nodi più significativi del dibattito sulla giustizia in corso e delle stesse iniziative legislative ed anche un annuncio di riforme costituzionali che, se non discusse pacatamente e seriamente in questa sede parlamentare (e questa era l'occasione migliore), rischia di essere più inquietante che non propositivo.
D'altronde, anche i dati che lei ci ha fornito, ci ha ricordato e su cui approfondiremo l'analisi, sono inquietanti: il fatto che cresca il debito pubblico giudiziario (secondo l'espressione usata già dal Ministro Castelli e che possiamo condividere) è un dato profondamente allarmante. Che crescano i processi pendenti rispetto a quelli evasi, sia nel penale che nel civile, è la dimostrazione migliore dell'urgenza di provvedere nella direzione dell'efficienza, della ragionevole durata dei processi, così come lei ha annunciato di voler fare e di farlo con la massima energia e con il massimo concorso delle forze parlamentari, degli operatori del diritto, della cultura italiana, in un clima non conflittuale, ma costruttivo.
Come ha già detto la collega Ferranti, è anche piuttosto deludente il mancato richiamo ad una serie di proposte che il Partito Democratico e i gruppi parlamentari hanno annunciato e avanzato in modo concreto sui temi dell'efficienza. Va bene l'orgoglioso richiamo dell'articolo 110 della Costituzione al ruolo del Ministro guardasigilli sull'efficienza e la gestione del servizio, intesa in senso ampio e non in senso minimalista. Tuttavia, proprio lungo questa strada, vi sono nostre proposte: l'ufficio del processo, l'introduzione dei manager (e, quindi, la distinzione tra amministrazione della giustizia e giustizia come giurisdizione), le proposte in tema di circoscrizioni e di processo telematico, che meritavano sicuramente un maggior richiamo, anche dal punto di vista del confronto e della condivisione politica.
Lo stesso vale per i riti, su cui ci attardiamo un po'. Non mi soffermerò sulla delusione che provammo, a proposito della giustizia civile, per non esserci soffermati sul famoso filtro in Cassazione, sull'assunzione della prova e sull'introduzione di un altro rito di cognizione sommaria. Tutti elementi che potevano essere facilmente rivisti e corretti nella sede della Camera dei deputati, senza perdere ulteriore tempo nel procedimento legislativo (queste correzioni ora si annunciano, in qualche misura, al Senato). Questa è la dimostrazione che, quando ci si ascolta ed il dialogo è effettivo, si possono fare cose migliori e in un tempo più breve, che non attraverso imposizioni della maggioranza o del Governo.
Lo stesso vale in materia penale: l'irrilevanza o la particolare tenuità dei fatti sono tutti temi che hanno un'importanza fondamentale, se vogliamo dare concretezza a quel principio di obbligatorietà dell'azione penale, che, tuttavia, non trova, poi, effettivo riscontro nelle prassi. Signor Ministro, dico questo, avendo apprezzato anche i suoi richiami all'urgenza di carceri diverse e, soprattutto, al principio di più carceri e meno carcere, come poco fa ricordava il collega Pecorella.
Infatti, abbiamo bisogno di più carceri e di meno carcere, senza attardarci sulle sanzioni alternative, su cui esistono progetti maturi da tanto tempo e su cui occorre subito mettersi al lavoro in modo proficuo. Ho però molto apprezzato il suo richiamo al tema di carceri più civili, a partire dalla detenzione dei figli delle madri carcerate, anche questa una questione fondamentale per il rispetto dei diritti umani.
Non apprezzo, invece, il suo richiamo ancora vago - e lei lo sa, perché abbiamo avuto molte occasioni di confronto - al tema delle professioni, che pure è di competenza del Ministero della giustizia, a proposito del quale si butta un po' la palla fuori dal campo: non si fa nulla, mentre invece non vi è torto maggiore che si possa fare alla crescita delle professioni italiane che quello di tenerle nei vincoli delle normative del primo Novecento. Non basta annunciare riforme di comparto; va benissimo l'ordinamento forense su cui vi sono proposte anche da parte del gruppoPag. 69del Partito Democratico, ma vi è bisogno anche di una modernizzazione complessiva delle professioni attraverso principi comuni.
Avviandomi a concludere, signor Ministro, vorrei anche dire che al di là delle posizioni ufficiali e dei documenti che talvolta riflettono una tattica e una dialettica politica non sempre agevoli, vi è una vasta e matura riflessione dei parlamentari dell'opposizione (e direi di tutti i gruppi) sulla necessità di non negare l'esistenza di un'anomalia italiana: quella che oggi ancora ci vede paragonare un avviso di garanzia ad una sentenza passata in giudicato, quella che vede spesso trasformare un avviso di garanzia (più che sufficiente in molte indagini, come i fatti si incaricano di dimostrare) in custodia cautelare, spesso in modo spettacolare. Insomma, una serie di squilibri che valgono per il rapporto tra accusa e difesa, ma valgono anche nei rapporti ormai un po' disastrati tra politica e magistratura. Dobbiamo uscire da queste conflittualità, accettando l'esistenza del problema senza pensare di risolverle né in modo punitivo nei confronti della magistratura, né necessariamente attraverso una riforma difficile sul piano costituzionale che riguardi la separazione delle carriere.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mantini.

PIERLUIGI MANTINI. Concludo, signor Presidente. Vi è una serie di temi su cui insistono proposte di legge anche da parte dell'opposizione, voglio ricordarlo in questo contesto. Mi riferisco alla riforma anche costituzionale del Consiglio superiore della magistratura, proposta da noi avanzata in coerenza con le idee già esposte dal presidente Violante e dal vicepresidente Mancino. Mi riferisco anche al tema della responsabilità civile della magistratura, che è ancora nelle secche di una legge del 1988 che non funziona (come moltissime inchieste dimostrano) e al tema, ad esempio, di un termine certo per la custodia cautelare in materia di inquinamento delle prove (termine che attualmente non esiste) di cui spesso si abusa, non solo a danno della libertà delle persone, ma anche a danno della parità tra le parti, poiché è ovvio che svolte le indagini preliminari, svolte le attività investigative e le intercettazioni telefoniche e infine disposto l'arresto, per l'inquinamento delle prove non si può detenere una persona così a lungo e per termini sempre prorogabili e spesso abusati.
Ho indicato queste riforme, anche di rango costituzionale, per dimostrare e confermare l'apertura al dialogo costruttivo, purché i temi vengano qui discussi, non solo nelle sedi politiche o nel Consiglio dei Ministri, ma nelle sedi proprie del Parlamento, dove è possibile realizzare larghe intese nell'interesse della giustizia, dei cittadini e del riequilibrio dei poteri, secondo gli auspici del Capo dello Stato.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, credo che mai come in questo caso, per la prima volta, assistiamo ad una relazione sulla giustizia che ha una caratteristica: la sistematicità e l'attenzione a tutti quei dati, quei problemi, quei settori, quei quadranti sensibili che l'esperienza ha insegnato essere fondamentali per una rilettura efficiente del sistema. Di ciò bisogna essere grati alla riflessione del Ministro e di chi si accompagna al Ministro nelle sue scelte, ovvero l'intero Governo, perché ci consente finalmente uno sguardo che dai micro-sistemi si rivolge ad un macro-sistema di importanza crescente, fino a giungere alle tematiche mirabilmente sottolineate dal professor Pecorella nel suo intervento.
Questa costante attenzione ai problemi della Costituzione ovvero a quelli che si chiamano, in gergo sportivo, i fondamentali, mi sembra costituisca il leit motiv dell'intervento del Ministro Alfano che, sensibile ai problemi del cittadino e di chi deve controllare l'applicazione delle leggi, afferma sostanzialmente la necessità di un rispetto dei canoni costituzionali attraverso la pragmatica presa d'atto dellePag. 70esigenze della quotidianità della giustizia. È corretto: una giustizia efficiente significa certamente un sistema politico più efficiente nel nostro Paese. Questo è un dato assolutamente irrinunciabile.
Che cosa si può, eventualmente, aggiungere nell'ambito di quella che è stata, lo ripeto, una compiuta disamina dei temi della giustizia? La necessità di curare i rapporti della giustizia con la comunicazione: lo ritengo essere un tema assolutamente indispensabile che, sia pure incidenter tantum, deve meritare quello spazio e quell'attenzione, perché è noto che è più dannosa una comunicazione non consentita, illegittima se non illecita della pendenza di un procedimento penale. Arginare oggi il fiume in piena di una scorretta comunicazione giudiziaria, nel senso di notizie afferenti la giustizia, costituisce un dovere per il Parlamento perché si tratta di una forma di indebita ingerenza in un'attività che deve essere, invece, conchiusa nell'ambito dell'articolo 114 del codice di procedura penale e dell'articolo 684 del codice penale, nel rispetto dei canoni della liceità, della tutela della riservatezza ma soprattutto della persona, dell'immagine e del diritto di essere indagati senza essere indagati a mezzo stampa.
A me sembra che questo segnale chiaro e forte, nell'ambito delle vicende, come rappresentate dal Ministro, debba essere il fil rouge che regola la capacità del cittadino di difendersi perché, oggi, una cattiva comunicazione incide pesantemente sulla capacità e sul diritto di difendersi e di essere correttamente capace di produrre un risultato utile.
A questo si aggiunga un altro piccolo punto, ma le punte dell'iceberg sono quelle che consentono forse di intercettare i grossi blocchi di ghiaccio che ostacolano la corretta navigazione verso i porti sicuri di una giustizia giusta. Si tratta della necessaria riflessione non sulle misure personali ma su quelle reali perché oggi i sequestri sono capaci di paralizzare la vita di un imprenditore, perché non hanno fine. A differenza delle misure cautelari personali, un sequestro è sostanzialmente senza fine e senza tempo ed è capace, nello shakeraggio con le lungaggini del procedimento e del processo, di produrre delle conseguenze sulla vita di ciascun imprenditore, alcune volte letali. Infatti, un immobile sequestrato non solo non produce, ma produce negatività. Allora, potrebbe essere utile, signor Ministro, rivedere il tema del fumus nell'ambito delle misure cautelari e sottoporre anche le misure cautelari reali alla gravità indiziaria che caratterizza quelle personali. Ciò significa, in realtà che, come la Corte di giustizia delle Comunità europee ha recentemente sancito, non ci deve essere sanzione senza responsabilità. Mi sembra che la sanzione del sequestro al di fuori di un panorama gravemente indiziario costituisca una sanzione gravissima anticipata, sostanzialmente legata a un fumus che, come tutti intuiamo dal termine stesso, non presuppone altro che l'astratta corrispondenza del fatto alla fattispecie incriminatrice. Ritengo che questi due segnali, i rapporti con la comunicazione e la revisione delle misure cautelari reali, possano essere di valido accompagnamento a un sistema che mi sembra razionalmente affrontato, soprattutto in un Governo, in un Parlamento, che fa del dire un fare immediato, efficiente, effettivo e percepito (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Ministro della giustizia.

(Annunzio della presentazione di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Costa, Brigandì, Belcastro ed altri n. 6-00011 e Bernardini ed altri n. 6-00012 (Vedi l'allegato A - Risoluzioni) che, secondo quanto stabilito dal calendario, saranno poste in votazione nella seduta di domani.
In tale seduta il Governo, in sede di replica, esprimerà il parere su questi e su eventuali altri atti di indirizzo presentati.Pag. 71
Il seguito delle comunicazioni è dunque rinviato a domani, mercoledì 28 gennaio, alle ore 12,30.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 19,20).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.
Ho chiesto di ritardare il suo intervento: speravo di poterle dare la parola nel passaggio tra uno e l'altro punto all'ordine del giorno in modo da avere un'Aula più gremita per l'importanza del tema che intendeva trattare, ma purtroppo le vicende della giornata parlamentare ci sono state sfavorevoli.
Desidero, però, ricordare che la giornata della memoria è stata degnamente commemorata in questo Parlamento dal Presidente Fini in un brevissimo convegno che ha avuto luogo nella Sala della Lupa.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, la ringrazio anche per queste sue sensibili considerazioni.
Signor Presidente, onorevoli colleghi oggi, 27 gennaio, è la giornata della memoria: non dobbiamo dimenticare, dobbiamo continuare a ricordare e rendere omaggio alle vittime del criminale disegno nazista di sterminio degli ebrei.
Dobbiamo non dimenticare l'immenso dolore delle persone e delle famiglie coinvolte, una tragedia della storia dell'umanità che provoca orrore e angoscia.
Un dovere morale quello di ricordare quegli orrori che hanno negato l'essenza stessa dell'uomo. Per questo voglio ricordare, nell'immenso orrore dell'olocausto, un fatto tragico e raccapricciante forse tra i più disumani, un fatto che ha come sventurati protagonisti venti bambini ebrei tra i tanti provenienti dalle diverse località dell'Europa che nel 1944 furono trasportati nei lager di Auschwitz-Birkenau.
Alla macchina della morte servivano giovani cavie per effettuare assurdi esperimenti sulla tubercolosi; con un inganno per non diffondere il panico Mengele procurò i bambini dicendo: «Chi vuole vedere la mamma faccia un passo avanti».
Venti bambini furono sottoposti ad esperimenti inutili ed a sofferenze disumane. Dopo mesi Mengele ed i suoi criminali colleghi decisero di sopprimerli, li fecero trasferire alla scuola di Bullenhuser Damm e poi impiccare: quei corpicini con i segni delle atroci sofferenze furono poi bruciati per non lasciare tracce. Venti bambini di questa nostra Europa tra i quali anche Sergio De Simone di Napoli.
Allora, venti rose bianche per ricordare, venti rose bianche messe a dimora nei giardini e nei comuni d'Italia per ricordare Sergio De Simone ed i suoi piccoli sventurati compagni.
Venti rose bianche anche per sperare, come sperava Anna Frank che scriveva nel suo diario: «Odo sempre più forte l'avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l'ordine, la pace e la serenità».
Per questo dobbiamo ricordare e con impegno operare, operare contro l'indifferenza che lascia spazio a chi vuole che il mostro dell'antisemitismo rialzi orrendamente la testa in questa nostra Europa, un'Europa dove vive un sentimento di pregiudizio e di ostilità antisionistica che diventa anche antiebraica e che si trasforma in antisemitismo.
Allora, la domanda che dobbiamo porci è: come è possibile che oggi esistano nei cuori e nelle menti di europei questi pensieri e questi sentimenti, sentimenti di un antisemitismo che speravamo scomparsi dopo i tremendi orrori dell'olocausto? Dobbiamo allora tutti quanti essere profondamente convinti che questo clima nei confronti degli ebrei rappresenti una china pericolosissima per tutti gli europei e non solo per gli europei. L'antisemitismo si combatte, allora, ricordando, educando ed informando tutti, ed in particolare i giovani. È quello che dobbiamo fare (istituzioni, associazioni, mezzi di informazionePag. 72e società civili) tutti insieme con volontà e determinazione per estirpare il mostro dell'antisemitismo da questa nostra libera e democratica Europa (Applausi).

PRESIDENTE. Le porgo un ringraziamento non rituale per le parole che ci ha rivolto.

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, con tutta la stima e l'apprezzamento che ho per lei devo non condividere quello che ha appena detto. La celebrazione del giorno della memoria è avvenuta in una stanza altrove, ma non in quest'Aula, un'Aula che è già stata espropriata della sua naturale funzione di fare le leggi, perché siamo qui ad approvare decreti-legge fatti da altri e il più delle volte con il ricorso alla fiducia, e che viene oggi espropriata anche di una sua funzione cerimoniale, di una sua funzione simbolica, di una sua funzione di dialogo diretto con il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e questo è un errore che il Presidente Fini, che pure è un apprezzato Presidente di questa Camera e di quest'Aula, ha oggi commesso, espropriandoci della possibilità di essere parte della celebrazione del giorno della memoria.
Permetta - nel momento in cui anch'io voglio dire all'onorevole Pianetta quanto apprezzo e condivido ciò che ha appena detto - a chi ha presentato questa legge, ha scritto questa legge, con riferimento ai quattro anni, dal 1996 alla fine del 1999, quando è stata approvata all'unanimità in quest'Aula, e si è dedicato a quell'unico compito di fare in modo che vi fosse in Italia una legge sul giorno della memoria, permetta a questa persona di essere particolarmente triste per non avere avuto l'occasione di partecipare alla riflessione su una giornata così importante.
L'onorevole Pianetta ha detto alcune cose molto giuste, molto belle e molto alte dal punto di vista di ciò che dobbiamo ricordare. Vorrei aggiungere che il giorno della memoria è anche un giorno per sapere; per esempio, proprio in una giornata come oggi veniamo a sapere che esiste un vescovo della Chiesa cattolica che è vigorosamente negazionista, che nega che la Shoah sia mai esistita, attribuendola ad un'invenzione. Ora, vi sono quelli come me che non hanno nessun diritto di levare alla Chiesa cattolica una critica per le sue decisioni e per il modo in cui conduce il proprio governo, ma devo esprimere la mia speranza che la parte più vigorosamente cattolica di coloro che sono parte di quest'Aula farà sentire la propria presenza, la propria vita, la propria passione, la propria persuasione sul fatto che non vi può essere negazionismo all'interno della più grande Chiesa del mondo.
Quindi, è una preghiera che spero venga accolta da coloro che, con profondi sentimenti di appartenza alla Chiesa cattolica, sono sempre stati in grado di trasformarla dall'interno. È uno degli elementi di grandezza di questa istituzione il fatto che anche gli errori diventino materia di vita e di trasformazione interna. Certo, il momento è brutto e certo l'affermazione è tremenda.
Certo è che questa immagine proprio nel giorno della memoria è particolarmente triste. Vi è un'altra cosa molto più piccola che apprendiamo nel giorno della memoria, ma accade che ci arrivi in casella proprio oggi la richiesta del collega deputato Basilio Catanoso, che chiede di unirsi a lui nell'ottenere l'autorizzazione alla sepoltura della salma del re d'Italia Vittorio Emanuele III al Pantheon. Vorrei ricordare - visto che il giorno della memoria è un giorno di ricordi - che Vittorio Emanuele III è stato il solo re a firmare le leggi razziali in Europa e che sarebbe uno schiaffo spaventoso, un oltraggio senza fine se nel luogo sacro alle memorie degli italiani venisse sepolto l'unico re che ha tradito i suoi cittadini firmando le leggi razziali e violando lo Statuto Albertino, che allora lo vincolava. Quindi, si tratta di un re fellone e traditore, che ha abbandonato i cittadini ebrei, prefigurando lePag. 73condizioni che hanno consentito la loro deportazione a partire dall'indimenticabile notte del 16 ottobre 1943 qui a Roma e dello spaventoso silenzio che in questa città ha circondato il rastrellamento e la razzia di 1.017 ebrei (dei quali soltanto sette tornati vivi). La notte del 16 ottobre 1943 è stata raccontata in modo indimenticabile da un testimone oculare allora adolescente, Giacomo Debenedetti.
Un'altra notizia arriva proprio il 27 gennaio alla nostra attonita attenzione ed è una lettera che il colonnello Gheddafi (nostro partner miliare, dal momento in cui abbiamo approvato il trattato detto di amicizia con la Libia, che in realtà è un trattato militare) ha voluto inviare al New York Times per fargli sapere che ogni situazione nella quale si mantengano - sto traducendo, spero che mi crederete, poi l'articolo è pubblico, è a disposizione, anche se lo leggo dall'Herald Tribune, era sul New York Times del giorno precedente - i confini storici (intende dire quelli stabiliti dalle Nazioni Unite) tra Stato ebraico e Palestina, al momento è chiaro che non ha più alcuna possibilità di continuare ad esistere. L'unico modo per risolvere la condizione di guerra nel Medio Oriente è una condizione di pace nella quale si consenta il ritorno di tutti i rifugiati palestinesi nel mondo - stiamo parlando di oltre tre milioni di persone - in uno Stato che deve essere un unico Stato.

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, la prego di concludere.

FURIO COLOMBO. Quindi, stiamo parlando di un ampio Stato palestinese su tutta l'area che prima dell'intervento delle Nazioni Unite era senza gli attuali confini, nei quali - ci assicura Gheddafi - i palestinesi saranno molto buoni e molto tolleranti con la minoranza ebraica di questo nuovo Stato. Quindi, per la prima volta, dopo Ahmadinejad, abbiamo un Capo di Stato che sta chiedendo la dissoluzione dello Stato di Israele dentro ad un enorme contenitore arabo-palestinese.
Questo è quello che sta accadendo oggi, 27 gennaio 2009, nel momento in cui noi con costernazione, dolore, vergogna, ricordando che il delitto della Shoah è un delitto italiano, riflettiamo su quei giorni e su quegli anni e vediamo di fronte a noi una serie di fatti e di problemi che chiedono di mantenere viva l'attenzione non solo perché resti ben vivida l'immagine della storia, ma rimanga ben presente anche ciò che sta accadendo adesso, intorno a noi, ai giorni nostri (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, non so se possa confortarla il fatto che monsignor Fellay, in questo caso il superiore legittimo in Vaticano, ha inviato una lettera al vescovo Williamson intimandogli di tacere in generale e, in modo particolare, sulla Shoah.

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, prendo anch'io la parola brevemente per via della data che ricorre oggi, il 27 gennaio. Io ho una ragione personale particolare in più per intervenire: sono figlio di una famiglia che, dalla parte di mio padre, è stata assassinata e poi bruciata nel campo di sterminio di Birkenau, nella primavera del 1944. Dieci miei familiari furono uccisi lì, solo mio padre è tornato.
Penso sempre, quando mi rendo conto della fortuna che ho di sedere in questi scranni a rappresentare, forse immeritatamente, perlomeno una parte del popolo italiano, come a un ritorno in quest'Aula dalla quale partirono all'unanimità le leggi razziali che iniziarono la discriminazione degli ebrei italiani e che finirono per accompagnarli verso la deportazione e poi la morte nei campi di sterminio nazisti in Germania o in Polonia. Non smetterò mai di ringraziare chi, come Furio Colombo, ha lavorato perché questo Paese si dotasse del giorno della memoria.
Il mio impegno - penso che dovrebbe essere l'impegno di tutti - è che questa giornata non si rivesta con il passare delPag. 74tempo (ovviamente non certo con la volontà di chi l'ha votata in questo Parlamento) unicamente di celebrazione retorica, ma perché l'utilizzo della memoria della Shoah italiana divenga materia viva dei nostri giorni.
Credo che il messaggio più forte per mantenere questa memoria come qualche cosa di vivo e non come un generico ricordo del male e del bene sia quello di ragionare sul fatto che coloro che furono protagonisti, i criminali assassini e carnefici di quell'evento, erano persone che nascevano normali come tutte le altre.
Quindi, la Shoah è stato un delitto perpetrato contro un popolo e non solo contro il popolo ebraico; voglio ricordare qui ovviamente lo sterminio che ha toccato anche le popolazioni rom e sinti, gli omosessuali, i testimoni di Geova, i disabili psichici e gli oppositori dei regimi fascista e nazista. Quello sterminio fu perpetrato da persone normali: questo è il messaggio più forte che ci deve venire dall'utilizzo della memoria. Capire come fare affinché ciò che è avvenuto non avvenga più significa comprendere che quelli erano esseri umani normali, tramutati in carnefici dall'idea sterminazionista di una dittatura.
Infine, signor Presidente, anch'io voglio aggiungere le mie parole nonostante il suo annuncio che ci dà una buona notizia. Credo che si sia prodotta una ferita; le ferite si possono rimarginare e curare, ma si è prodotta una ferita per una decisione che certo è autonoma e totalmente interna alla gerarchia ecclesiastica che non ha bisogno di interferenze (nessuno di noi ha il diritto di intervenire in decisioni che sono interne e autonome della Chiesa). Ma la riabilitazione di un vescovo che ha proferito parole talmente dure e chiare, come abbiamo ascoltato nel testo della sua intervista, sul fatto che nessun ebreo sia mai morto nei forni crematori, che non ci sia nessuna prova dell'esistenza delle camere a gas, ha prodotto certamente negli ebrei che hanno ascoltato tali parole un dolore e una ferita che io mi auguro verrà rimarginata.
Utilizzo per concludere, signor Presidente, il commento che riguardo a queste parole ha espresso proprio oggi il cardinale Christoph Schönborn, il presidente della conferenza episcopale austriaca. Egli ha detto che lo sterminio degli ebrei resta una ferita dolente e una vergogna dell'Europa, ricordando che anche i cristiani hanno partecipato a questo grande delitto o hanno distolto lo sguardo: «ci furono giusti nei popoli che salvarono ebrei a costo della loro vita, ma furono troppo pochi. È vergognoso e angosciante che ci siano ancora voci che negano apertamente la Shoah e contestano il diritto del popolo ebraico all'esistenza.»
Mi auguro che parole come queste, proferite dall'interno della Chiesa cattolica, servano per riflettere su quanto è avvenuto proprio a poche ore di distanza dal Giorno della memoria (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, intervengo per associarmi alla garbata critica dell'onorevole collega Colombo nei confronti della decisione, che è stata assunta, di non tenere all'interno di quest'Aula un dibattito, un confronto, un ricordo della pagina più tragica della storia dell'Occidente.
È in quest'Aula, ne sono fermamente convinta, che avrebbe dovuto cominciare la nostra giornata di lavoro; avrebbe dovuto cominciare con la memoria di quella buia, tragica, sconvolgente pagina della nostra storia. Lo dico anche perché credo che noi siamo qui, e dovremmo ricordarlo sempre, non solo a rappresentare, ma anche a dare voce ai cittadini italiani e la loro voce oggi doveva risuonare qui per dire alto e forte che mai potremmo dimenticare, mai potremmo tollerare l'intollerabile: cioè che si cancelli, o che qualcuno si permetta di negare la memoria della verità. Nel Vangelo sta scritto che chi nega la verità bestemmia.
Mi associo anche alle parole degli onorevoli colleghi Pianetta e Fiano che hannoPag. 75evocato l'orrore di quelle pagine. Vorrei ricordare, da donna, tutte le donne ebree che sono morte nei campi di concentramento ed evocare qui la figura di una donna straordinaria, di recente scoperta, Etty Hillesum, che ci ha consegnato riflessioni che pacificano le nostre anime, pur essendosi sacrificata in prima persona ed essendo morta in un campo di concentramento.
Voglio anche rassicurare l'onorevole Colombo: quella ferita che il vescovo Williamson ha prodotto, l'ha prodotta in tutti noi; noi chiediamo a lui, ai vertici della Chiesa di sollecitare, di ordinare a Williamson di chiedere perdono per quello che ha detto; non è sufficiente una ritrattazione.
Oggi su un quotidiano italiano è stato scritto che sarebbe una buona cosa che Williamson andasse di persona, magari accompagnato dalle guardie svizzere o da un presidio di ecclesiastici fino ad Auschwitz ad inginocchiarsi dove si è inginocchiato il Santo Padre Giovanni Paolo II o anche a Gerusalemme, allo Yad Vashem o al Muro del pianto, dove appunto Giovanni Paolo II lasciò il suo foglietto di penitenziale con il quale chiedeva perdono, a nome di tutti noi, per quello che non abbiamo saputo fermare. Questo sarebbe davvero un buon segno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

SAVINO PEZZOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, credo che sia un dovere di tutti gli uomini che continuano a mantenere un'attenzione verso l'umano, ricordare con attenzione quanto è avvenuto, quanto ha attraversato l'Europa in quei tempi. Lo dico anche perché questo mette in discussione le presunte superiorità di una civiltà, la porta ad essere ridimensionata e, pertanto, a guardare con attenzione, in un modo diverso, alle realtà che oggi sono presenti nel mondo.
Quello è stato, prima di tutto, un delitto contro l'umanità, di cui il popolo ebreo ha pagato sicuramente il prezzo più alto. Dobbiamo ricordare che ciò è avvenuto, ma dobbiamo farlo proprio riportando al cuore questo avvenimento, in modo da poterlo trasmettere anche ai nostri figli e alle giovani generazioni, che, purtroppo, sembra stiano perdendo memoria di quanto è avvenuto.
Anch'io avrei gradito che la celebrazione del ricordo fosse effettuata in quest'Aula, anche per ricordarci che in quest'Aula vennero approvate le leggi razziali, che resero il nostro Paese complice di quegli avvenimenti. Ricordiamo sovente i campi di sterminio aperti in Germania e in Polonia, ma dobbiamo ricordarci che un campo di sterminio era aperto anche in Italia alla risiera di Trieste: quello fu l'epilogo, la conclusione delle leggi razziali che vennero qui approvate. Ricordare significa, quindi, portare al cuore, più che alla memoria, portare dentro i nostri sentimenti ciò che è avvenuto e fare in modo che esso non muoia e rimanga vivo: lo dobbiamo fare, non tanto e non solo per noi. Non dobbiamo nemmeno far diventare questo ricordo una cosa morta, una ritualità: esso deve essere, invece, qualcosa di vivo e di sentito, proprio perché rianimi alcune attenzioni e continui ad incidere sulla cultura del nostro Paese.
Si tratta di un impegno forte a fare in modo che atteggiamenti di quel genere o discriminatori o altri atteggiamenti che tendono a negare la dignità, la persona dell'altro, non si ripetano più: credo si tratti di un insegnamento che vale anche per noi, per ciò che avviene nell'oggi e nel mondo di oggi.
Non voglio entrare nel merito della questione: non condivido certamente quanto ha affermato il vescovo Williamson, perché, come aveva affermato Pio XI, i cristiani sono culturalmente semiti. C'è un'appartenenza culturale al popolo ebraico da parte dei cristiani che va oltre la dimensione genetica e che è culturale. I loro profeti sono i nostri profeti. Gesù Cristo era un ebreo, Maria era un'ebrea: non lo possiamo dimenticare. Ecco perchéPag. 76dobbiamo richiamarlo qui. Voglio anche richiamare il fatto che, se c'è un vescovo negazionista - che deve essere messo nelle condizioni di non pronunciare più affermazioni di quel tipo (ma mi sembra che il presidente della CEI Bagnasco, nella sua relazione di ieri, l'abbia ripreso con molta attenzione) -, non possiamo dimenticare che in quei campi, forse in misura minore, fu versato anche sangue dei cristiani: non dimentico padre Kolbe, Edith Stein e tanti altri che mischiarono il loro sangue con quello degli ebrei, in una solidarietà di vita che dovremmo sempre richiamare per guardare al mondo per quello che è oggi.
Non voglio fare processi a nessuno, perché sento che quel disastro, quell'avvenimento, quell'elemento, almeno spiritualmente, appartiene anche alla mia cultura cristiana: ricordo, infatti, in quanti e in che modo abbiamo pensato alle cose insieme. Bisogna, perciò, avere sempre chiarezza rispetto a quanto avvenuto, senza tentennamenti e senza debolezze, perché dobbiamo essere contro ogni forma di razzismo, anche quello subdolo, che non si presenta come tale e che pure circola. Dobbiamo essere contro ogni forma di intolleranza per quanto riguarda la razza, la religione, la diversità delle persone. Dobbiamo essere cercatori della possibilità che le diversità convivano, senza che siano omogeneizzate, ma valorizzandole per quello che esse sono.
L'umanità è ricca, perché gli uomini sono diversi. Un'umanità di uomini uguali sarebbe una caserma e noi non vogliamo costruire una caserma. Per noi, ricordare la Shoah non significa solo andare indietro nel tempo, ma volgere lo sguardo al futuro, guardare oltre, cioè alla possibilità di creare un mondo in cui le persone possano convivere perché sono diverse, nonostante siano diverse, ma perché sono diverse, perché hanno culture diverse, perché si arricchiscono nello stare insieme. Occorre creare un mondo di pace, di tolleranza, di amicizia e di compagnia. Non è un caso - possiamo ricordarlo oggi in questo percorso che guarda al futuro - che ricorra anche l'anniversario della morte di Martin Luther King. Lo ricordo qui perché anche quello fu un percorso che nasceva da una reazione alla discriminazione, quella che noi oggi vogliamo riproporre, rivivere e far rivivere.
Dunque, ricordare la Shoah e il sacrificio delle persone, di ebrei e non ebrei, che sono morte nei campi di concentramento, vittime di una follia (quando la razza diventa una categoria di discriminazione, tutto diventa pericoloso) per noi significa lavorare per un mondo di pace, ma non solo (lo dico pensando a ciò che avviene in Medio Oriente o in alcune parti della Africa).
Ricordo a lei, signor Presidente, che più volte abbiamo chiesto che il Ministro Frattini venisse in quest'Aula a dirci che cosa faceva l'Italia rispetto alle guerre, ai tanti genocidi che avvengono nel continente africano, ma il Ministro non viene. Tuttavia, credo che dobbiamo lavorare per creare un mondo di pace, ma soprattutto un mondo di uomini pacifici (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, ci fu il male assoluto, la cattiveria di molti e, purtroppo, il silenzio dei giusti e l'indifferenza delle persone medie, che finirono per diventare complici. Ringrazio i colleghi che mi hanno preceduto, che hanno parlato con il cuore. Con l'onorevole Fiano siamo andati in quella terra martoriata ed abbiamo condiviso un amore comune (sicuramente più lontano, il nostro, il mio, ma un amore comune) per una terra martoriata. Li ringrazio perché hanno parlato con il cuore e credo che abbiano rappresentato i sentimenti degli italiani.
Questa mattina ci siamo trovati con il rabbino capo e con Monsignor Fisichella a parlare (da parte mia, ad ascoltare) della Shoah e di responsabilità, anche con il Ministro Frattini.Pag. 77
Credo che occorra ricordare i milioni di ebrei, ma anche le centinaia di migliaia di diversi: zingari, omosessuali (avevano una croce) e le migliaia di malati. Oggi dobbiamo cogliere questi schizzi di male e non coprirli con la nostra indifferenza. Siamo tutti intervenuti in solidarietà nel ghetto, quando si diceva di non comprare dagli ebrei, ed esprimiamo solidarietà a seguito degli atti volti a bruciare la bandiera di Israele, perché cogliamo in qualche modo un'eco che ci dispiace.
Voglio oggi ricordare brevemente, signor Presidente, alcuni fatti che, in qualche modo, forse hanno ancora un'attinenza, come l'inizio del programma TT4, che cominciò con un caso, quello della richiesta al Gabinetto del Fürher di morte pietosa di un bambino (il bambino Kurt deforme), che era definito un guscio vuoto. Venne mandato il medico privato in segreto per uccidere questo bambino. Incominciò poi un programma scientifico, certificato, sui diversamente abili, malati mentali e quant'altro. Erano necessari tre certificati, di tre medici diversi. Quindi, era tutto programmato anche in punto di legge. Erano diversi anche loro, diversamente abili. Oggi - chiedo scusa per questo paragone - leggiamo una sentenza in cui c'è qualcuno che ordina. Anche allora c'era qualcuno che ordinava. Molti si sono giustificati dicendo di aver ricevuto un ordine.
Oggi una sentenza del TAR ordina ai medici, parla di obbligo giuridico del medico, parla di obbligo giuridico che sussiste anche ove si tratti di interrompere un trattamento di sostegno vitale. Non vi è l'obiezione di coscienza, siamo tornati indietro.
Non voglio provocare nessuno né intervenire su un fatto, ma ricordo che anche allora qualche cosa si è mossa nei confronti di qualcuno che veniva chiamato diversamente abile e considerato un guscio vuoto. Sento un eco, non vorrei ritornare a un silenzio degli indifferenti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, con tutto il rispetto per l'onorevole Polledri, trovo nonostante tutto un pochino azzardato l'aggancio o il «gancio» che si è utilizzato per portare in Aula tale argomento; a mio avviso, anche comprensibilmente, per la parte e anche per la persona che probabilmente già su di esso era intervenuta in Aula in altre occasioni, che esprime un sentimento.
Capisco benissimo la sede di parte, però francamente - glielo dico con grande amicizia, onorevole Polledri - avrei usato una liaison diversa, magari un contesto diverso e una liaison diversa. Ciò soprattutto perché stiamo parlando, signor Presidente, di sentenze che sono quelle che uniformano poi il comportamento della giurisprudenza e degli individui rispetto a materie che possono essere le più disparate.
Non voglio, però, entrare nel merito, perché credo che il miglior proposito che si possa portare in Aula per corrispondere anche ad alcune valutazioni, le ultime fatte dall'onorevole Polledri, sia la lettura di pochissime righe di un articolo, anche abbastanza lungo, che oggi scrive sulla prima pagina de Il Messaggero l'ex Presidente della Corte costituzionale, che notoriamente non è un comunista, che notoriamente non è un estremista, e che è una persona pacata e credo anche credente e cattolica, che ad un certo punto, dopo aver analizzato i vari aspetti, scrive: «A differenza dei millenni che sono alle nostre spalle», onorevole Polledri, «la condizione umana contemporanea non teme tanto la morte quanto la protrazione inutile e dolorosa di una vita artificialmente sorretta. Il progresso biomedico paradossalmente può determinare negli esseri umani l'angoscia del subire come oggetti il dominio della tecnica. È sorprendente che le ragioni della tecnica siano su questo punto affidate più ad una morale religiosa che non alla sua antagonista laica, anzi laicista. È invece confortantePag. 78che sia il diritto, equidistante da astrattezze ideologiche, a tutelare la sfera della persona, non nel suo inesistente diritto a morire, ma nella sua libertà ad andare incontro alla conclusione naturale dell'esistenza, senza subire l'invasione della tecnica, quando ad essa non si voglia consentire». Conclude Casavola, ed è una parte secondo me molto importante anche per chi la pensa diversamente da come la penso io: «Questa è la salvaguardia estrema alla libertà della persona apprestata dalla nostra Costituzione, cui i giudici hanno dato sinora, nel caso Englaro, il sostegno di interpretazioni ragionevoli ed umane. Non vorremmo» conclude Casavola, che è ex Presidente della Corte costituzionale, e non estremista e comunista «che coloro che sono animati da ispirazioni morali o spirituali, più alte di quante possa permettersene il diritto, finiscano con il ferire quella dignità dell'uomo, di cui dovrebbero essere i supremi garanti».
Quando approcciamo quindi questi temi, innanzitutto, a mio avviso, come si dovrebbe fare normalmente, è utile tenere sempre un certo punto di considerazione per il contesto, e anche lo specifico della famiglia che sta vivendo tale situazione, sapere che parliamo avendo una responsabilità poiché vi è un'assenza legislativa che dipende da noi sotto questo punto di vista. E penso che sarebbe stato più utile avviare una riflessione senza agganciarla a un tema che francamente, a mio avviso, se posso esprimere la mia valutazione, è poco apprezzabile chiamare in causa in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, oltre ad associarmi a ciò che è stato detto dai colleghi Colombo, Zampa, Fiano e Pezzotta, in merito al ricordo della giornata della memoria sulle tragiche vicende del passato, volevo sollecitare una risposta ad una mia interrogazione di qualche mese fa, riferita alle tristi e preoccupanti vicende dell'uso dell'uranio impoverito nell'ambito di alcune operazioni che hanno interessato il nostro esercito. Emergono, qua e là, quasi quotidianamente, degli appelli e delle prese di posizione circa la non ancora perfettamente chiara portata e dimensione di questo problema. La prego, signor Presidente, di adoperarsi affinché vi sia una risposta in tempi brevi a questa mia interrogazione.

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, la Presidenza provvederà a sollecitare, doverosamente, una risposta alla sua interrogazione.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, anche se siamo ormai rimasti in pochi, credo di dover spendere alcune parole sebbene non fosse mia intenzione intervenire, perché le parole del collega Pezzotta sono state ampiamente esaustive e molto belle: le condivido in pieno e, forse, non servivano ulteriori postille.
Quello che mi preme dire in questa occasione, a seguito degli interventi dell'onorevole Polledri e dell'onorevole Giachetti, è che non si possono distinguere le situazioni drammatiche che si vivono in certi momenti storici e dire che certi paragoni sono impropri e che forse bisogna ragionare in termini diversi qualora ci si riferisce ai drammatici avvenimenti di sessant'anni fa o a quelli che avvengono in questi giorni. Credo, invece, che sia giusto citare fatti storici - quelli che ha citato l'onorevole Polledri sono fatti storici effettivamente avvenuti - e ritengo che la memoria ci debba portare ad avere una coscienza sempre rinnovata della sacralità e dell'indisponibilità della vita. Nessun uomo può decidere della vita di un altro uomo; questo è il grande tema della pena di morte (la cui moratoria abbiamo tutti sostenuto presso l'ONU), della sacralità della vita nel concepimento, della sacralità della vita anche quando è arrivata alla fine.Pag. 79
Se c'è un deficit di qualsiasi cosa, se, per principio, un deficit di qualsiasi tipo rende la vita meno degna di essere vissuta, questo rappresenta un vulnus di civiltà che può portare tutti i tipi di aberrazione. Se un deficit funzionale, se un deficit di età, se un deficit di efficienza, se un deficit di tempo, se un qualsiasi deficit porta a dire che una vita è meno degna dell'altra - così com'è successo sessant'anni fa e sta avvenendo ora - credo che noi abbiamo il dovere di risvegliare le nostre coscienze, e (senza voler sovrapporre o fare paragoni impropri) credo che la coscienza vigile di un Paese e una civiltà debbano ricordare che non è possibile che un deficit renda una vita meno degna di essere vissuta.
Non si tratta di accanimenti terapeutici in questo caso, non si tratta di pulizie etniche, non si tratta di tutto ciò, ma si tratta semplicemente di un deficit che non può trasformarsi in una condanna a morte. Allora, dobbiamo essere tutti molto attenti alle cose che vengono richiamate e che vengono dette e lo dico con estremo dolore e con grande pena, ma abbiamo bisogno di chiarezza, abbiamo bisogno di coraggio, abbiamo bisogno di poter dire le cose come sono, così come allora probabilmente non tutti hanno avuto il coraggio che sarebbe stato necessario.
Questa giornata ci può aiutare a compiere un passo avanti e ad avere una presa di coscienza maggiore anche per le sfide che abbiamo davanti.

PRESIDENTE. Colleghi, lasciate che anch'io ricordi tutti quelli che ebbero il coraggio di vedere la verità e di compiere opere di giustizia. In Italia ve ne sono tanti, migliaia di preti, di suore, di laici, di militari e di civili, i quali rischiarono la vita e la libertà e spesso pagarono con la vita e con la libertà. E lasciate che io ricordi la mobilitazione corale della diocesi di Roma, incoraggiata dal Papa di allora, Pio XII.
Lo svolgimento dei successivi punti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani, alle ore 9,30.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 28 gennaio 2009, alle 9,30:

(ore 9,30 e al termine del punto 8)

1. - Seguito della discussione delle mozioni Borghesi ed altri n. 1-00073, Stracquadanio ed altri n. 1-00078, Vietti ed altri n. 1-00080 e Baretta ed altri n. 1-00081 concernenti iniziative per fronteggiare la crisi economica e finanziaria in atto.

2. - Seguito della discussione delle mozioni Pollastrini ed altri n. 1-00070, Mura ed altri n. 1-00083 e Cicchitto, Cota, Iannaccone ed altri n. 1-00085 concernenti iniziative per prevenire e contrastare la violenza sessuale e di genere.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Livia Turco ed altri n. 1-00071, Delfino ed altri n. 1-00079, Mura ed altri n. 1-00082 e Laura Molteni ed altri n. 1-00084 concernenti iniziative a sostegno dei diritti delle persone con disabilità.

4. - Seguito della discussione della mozione Soro ed altri n. 1-00054 concernente iniziative volte alla presentazione delle dimissioni da parte del Sottosegretario di Stato Nicola Cosentino.

5. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Misure contro gli atti persecutori (1440-A).
e delle abbinate proposte di legge: BRUGGER ed altri; CIRIELLI; CONTENTO; LUSSANA; CODURELLI ed altri; PISICCHIO; MURA ed altri; SANTELLI;Pag. 80POLLASTRINI ed altri; SAMPERI ed altri; MUSSOLINI ed altri; BERTOLINI ed altri (35-204-407-667-787-856-966-1171-1231-1233-1252-1261).
- Relatore: Bongiorno.

(ore 12,30)
6. - Seguito delle comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.

(ore 15)

7. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16)

8. - Dimissioni del deputato Pittelli.

La seduta termina alle 20.

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ALLEGATO ALLE COMUNICAZIONI RESE DAL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, ANGELINO ALFANO

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VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 12)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 2044-A - em. 1.20 400 255 145 128 30 225 77 Resp.
2 Nom. em. 1.2 417 413 4 207 185 228 75 Resp.
3 Nom. em. 1.4 421 417 4 209 185 232 75 Resp.
4 Nom. em. 1.21 428 291 137 146 56 235 74 Resp.
5 Nom. em. 1.6 392 388 4 195 180 208 74 Resp.
6 Nom. em. 2.100 461 411 50 206 410 1 74 Appr.
7 Nom. em. 2.101 466 297 169 149 291 6 74 Appr.
8 Nom. em. 2.27 471 420 51 211 261 159 74 Appr.
9 Nom. em. 2.20 rif. 468 448 20 225 446 2 73 Appr.
10 Nom. em. 3.22 476 460 16 231 204 256 73 Resp.
11 Nom. em. 3.100 475 450 25 226 448 2 73 Appr.
12 Nom. ddl 2044-A - voto finale 490 288 202 145 287 1 71 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.