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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 115 di giovedì 15 gennaio 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,40.

GIACOMO STUCCHI, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'8 gennaio 2009.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Balocchi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Cota, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lombardo, Lo Monte, Lucà, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Molgora, Pescante, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Rotondi, Scajola, Soro, Stefani, Tremonti, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale (A.C. 1972-A) (ore 9,42).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo esaminato l'ordine del giorno Peluffo n. 9/1972/86, che il rappresentante del Governo si è riservato di esprimere il parere sugli ordini del giorno dal n. 9/1972/148 al n. 9/1972/154 e sono stati altresì accantonati gli ordini del giorno Lo Monte n. 9/1972/37 e Iannaccone n. 9/1972/41.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1972-A)

PRESIDENTE. Dobbiamo quindi passare all'ordine del giorno Nannicini n. 9/1972/87, accettato dal Governo subordinatamente ad una riformulazione.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,44).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante Pag. 2procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 9,45, è ripresa alle 10,10.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1972-A)

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Nannicini accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/87 accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Verini n. 9/1972/88, accolto come raccomandazione dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Zeller n. 9/1972/89.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo chiede di accantonare l'ordine del giorno Zeller n. 9/1972/89 e di esaminarlo insieme con gli ordini del giorno relativi agli studi di settore.

PRESIDENTE. Sta bene. Non essendovi obiezioni, l'esame dell'ordine del giorno Zeller n. 9/1972/89 è dunque accantonato, per esaminarlo in seguito insieme a tutti gli ordini del giorno inerenti agli studi di settore.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nizzi n. 9/1972/90, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Antonino Foti n. 9/1972/91, accolto come raccomandazione dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Ruggeri n. 9/1972/92.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, chiedo l'accantonamento dell'ordine del giorno Ruggeri n. 9/1972/92 per esaminarlo insieme agli ordini del giorno, già accantonati, Lo Monte n. 9/1972/37 e Iannaccone n. 9/1972/41, relativi all'articolo 3 del provvedimento.

PRESIDENTE. Sta bene. Non essendovi obiezioni, l'ordine del giorno Ruggeri n. 9/1972/92 è accantonato per essere esaminato insieme con gli ordini del giorno Lo Monte n. 9/1972/37 e Iannaccone n. 9/1972/41.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Buttiglione n. 9/1972/93, accettato dal Governo se riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Poli n. 9/1972/94, accolto come raccomandazione dal Governo se riformulato.

NEDO LORENZO POLI. Signor Presidente, ieri abbiamo invitato il sottosegretario a non accogliere semplicemente come raccomandazione questo ordine del giorno, magari apportando la modifica che è stata proposta, perché credo che il problema da esso sollevato sia importante anche per ciò che sostiene il Governo Pag. 3riguardo alla necessità di lavorare per la contrattazione di secondo livello. In questo caso sono state lasciate fuori dalla decontribuzione sui premi di risultato delle aziende circa 5 mila 200 imprese che non sono rientrate nel budget che era a disposizione e che, pertanto, non hanno potuto beneficiare di questo sgravio per i dipendenti e per le aziende stesse.
Quindi, credo che più che un accoglimento come raccomandazione dell'ordine del giorno ci vorrebbe un impegno abbastanza forte del Governo a reperire i fondi che mancano per dare la possibilità anche a queste aziende e ai loro dipendenti di beneficiare anche loro dello sgravio, trattandosi di premi di risultato e, quindi, di contrattazioni di secondo livello.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con la riformulazione già proposta, ossia l'inserimento nel dispositivo delle parole: «a valutare l'opportunità di prevedere», il Governo accetta l'ordine del giorno Poli n. 9/1972/94.

PRESIDENTE. Quindi, con questa riformulazione il Governo accetta l'ordine del giorno Poli n. 9/1972/94. Prendo dunque atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Poli n. 9/1972/94.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Galletti n. 9/1972/95, non accettato dal Governo.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, so che sarà difficile che il Governo riconsideri il parere su questo ordine del giorno, anche perché sulla vicenda che riguarda i tassi dei mutui si è svolta una discussione in Commissione e sulla stampa.
Noi più volte abbiamo evidenziato che gli interventi utili a contrastare la crisi non devono essere soltanto degli spot del Governo. Proprio sul tema dei mutui il Governo, invece, ha cominciato a produrre interventi spot già qualche mese fa, quando ha prodotto una norma che prevedeva la possibilità di allungare, di fatto, il periodo del mutuo senza diminuire in alcun modo il debito per il debitore. A quella norma ha dato il proprio assenso soltanto l'1,5 per cento delle famiglie.
Oggi nel provvedimento in esame c'è un'altra norma, l'articolo 2, che nella sostanza afferma che quanti pagano un tasso variabile per il proprio mutuo superiore al 4 per cento pagheranno solo il 4 per cento, perché il resto lo pagherà lo Stato.
Ebbene, è noto a tutti che ormai i tassi variabili, di fatto, sono al di sotto del 4 per cento. Con l'ordine del giorno Galletti n. 9/1972/95 abbiamo chiesto al Governo semplicemente di valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte eventualmente ad allargare la misura a coloro che hanno contratto un mutuo a tasso fisso, perché per costoro i tassi sono superiori al 4 per cento. Peraltro, la norma, così come è contenuta nel pacchetto anticrisi, si presta, secondo noi, anche a potenziali ricorsi.
Onorevole sottosegretario, mi pare che l'ordine del giorno Galletti n. 9/1972/95 non sia estremamente impegnativo per il Governo, perché lo impegna a valutare in seguito la possibilità di produrre ulteriori norme utili ad evitare questa diseguaglianza. Non confidiamo molto nella modifica del parere formulato, e insistiamo quindi per la votazione dell'ordine del giorno Galletti n. 9/1972/95.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo conferma il parere formulato sull'ordine del giorno Galletti n. 9/1972/95.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galletti n. 9/1972/95, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 4
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 412
Votanti 407
Astenuti 5
Maggioranza 204
Hanno votato
185
Hanno votato
no 222).

Prendo atto che i deputati Cambursano, Nunzio Francesco Testa, De Poli e Naro hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo altresì atto che i deputati Favia, Tempestini, Misiti, Ginoble e Capodicasa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Landolfi, Bitonci, Lorenzin e Boniver hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/1972/96, accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Tassone accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/97, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Occhiuto n. 9/1972/98, accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Naro non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/99, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che l'onorevole Cera non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/100, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Delfino n. 9/1972/101, accolto dal Governo come raccomandazione.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, la formulazione del mio ordine del giorno n. 9/1972/101, su cui chiedo una riconsiderazione del parere, si limita ad impegnare il Governo a valutare l'opportunità di riconsiderare il tema del servizio civile. Voglio qui rappresentarle (perché, giustamente, lei non può conoscere tutti i dati relativi al dibattito svoltosi a livello delle singole Commissioni che si sono occupate del provvedimento) che su questo tema è stato espresso un parere unanime da parte della Commissione lavoro, che sottolineava la necessità di invitare il Governo ad impegnarsi in tale direzione: nel parere della Commissione lavoro era contenuto questo suggerimento, ovviamente rivolto anche alla Commissione di merito, la Commissione bilancio.
Poiché si dà atto del grande ruolo svolto dal servizio civile, si intende impegnare il Governo a riconsiderare la questione dei contributi figurativi. Penso che, stante anche la formulazione e l'interesse della questione, un parere favorevole del Governo darebbe almeno il senso di un'attenzione a un lavoro che ha visto la Commissione pronunciarsi unanimemente su questa indicazione. Per questo motivo, mi aspetto che il Governo modifichi il suo parere da accoglimento come raccomandazione a parere favorevole.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo conferma il parere formulato sull'ordine del giorno Delfino n. 9/1972/101.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, volevo far notare al sottosegretario, e al Governo in generale, che la questione inerente al servizio civile non è importante solo come fatto etico di valore partecipativo di tanti cittadini al perseguimento dell'interesse pubblico.
È anche una fonte di risparmio che lo Stato consegue rispetto allo svolgimento di alcune funzioni, che altrimenti dovrebbero essere - e anche attualmente finiscono per esserlo - caricate sugli organici delle forze di polizia e, talvolta, delle Forze armate. Dunque, si tratta di rafforzare, sotto tutti i profili, proprio queste forme di partecipazione volontaristica e di dargli anche una certa stabilizzazione, proprio per conseguire un risparmio.Pag. 5
Vi è un'ottica miope da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, secondo la quale questi servizi sono quasi aggiuntivi, come se si trattasse di buontemponi che debbano trovare il modo di impegnare il proprio tempo. Vorrei, invece, che si valutasse seriamente, una volta per tutte, quanto queste forme di volontariato facciano conseguire risparmi allo Stato, alle forze di polizia, ai vigili urbani, ai vigili del fuoco, a volte anche alle Forze armate. Infatti, queste necessità non possono essere soddisfatte da parte delle strutture dello Stato, che possono, invece, appoggiarsi, molto più vantaggiosamente sotto il profilo finanziario, a queste forme di volontariato. Ciò che dispiace è la disattenzione totale verso un'opportunità importante cui ricorrono tanti Paesi, a cominciare dagli Stati Uniti, mentre, da parte nostra, in una logica ragionieristica molto miope, tutto questo non viene considerato.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei porre la seguente questione sull'ordine dei lavori: questa mattina abbiamo iniziato l'attività quotidiana con più di mezz'ora di ritardo rispetto al previsto, perché abbiamo atteso anche che il Governo riformulasse alcuni ordini del giorno, pratica peraltro che riflette modalità di funzionamento un po' improprie, visto che c'era tutto il tempo, da ieri sera a questa mattina, per il Governo di procedere ad un lavoro di riformulazione.
Peraltro, ciò che intendo fare presente, signor Presidente, è che sono stati accantonati alcuni ordini del giorno di un certo rilievo, attinenti soprattutto agli studi di settore, e che si procederà alla votazione di altri ordini del giorno di un certo rilievo politico e istituzionale, perché tratteranno del Patto di stabilità e dei rapporti tra lo Stato e i comuni.
Dunque, non so se chiedo troppo, ma è del tutto evidente che, da questa mattina, stiamo votando con una maggioranza che si è presentata con 220-222 presenti, mentre il numero legale è pari a 253. Il rispetto del Parlamento ed il senso di responsabilità vorrebbero che, nel prosieguo del nostro lavoro, la maggioranza fosse in grado di presentarsi con il numero legale. Credo che questo sia il minimo che si possa chiedere da parte dell'opposizione ad una maggioranza e ad un Governo che hanno, anche in questo caso, su un provvedimento così importante, deciso di utilizzare il voto di fiducia, all'interno di una procedura decretizia d'urgenza.
Quindi, signor Presidente, proprio in relazione al merito e all'importanza delle questioni che verranno trattate nei prossimi ordini del giorno, le chiederei, intanto, di verificare che ciascuno voti per sé e, in secondo luogo, chiederei - non a lei, ma in questo caso per suo tramite - ai presidenti e ai responsabili di gruppo della maggioranza di cercare il più possibile di garantire la presenza, perché la discussione sia vera e, attraverso il voto, si esprima almeno un orientamento ed un indirizzo al Governo sugli ordini del giorno, essendo ormai questi l'unico strumento rimasto nelle mani del Parlamento per poter colloquiare con un Governo che è restio, come si vede, a garantire che il rapporto con il Parlamento si svolga secondo modalità adeguate.
Evidentemente questo lo dico anche perché fra un'ora e mezza è prevista la diretta televisiva, e se dovesse venire a mancare il numero legale salterebbe il voto finale e, chiaramente, i nostri lavori slitterebbero al pomeriggio.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, solo per correttezza reciproca, i lavori hanno avuto solo cinque minuti di ritardo, nel senso che dovevano riprendere alle ore 10,05, dopo i 20 minuti di preavviso per la votazione elettronica, e sono ripresi alle ore 10,10.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

Pag. 6

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intanto la ringrazio per la precisazione che ha testè fornito. Intervengo per riprendere un concetto espresso dal collega Quartiani in ordine al fatto che ci sono due argomenti importanti, che sono gli studi di settore e la questione del Patto di stabilità, su cui ci sono diversi ordini del giorno; chiederei quindi al Governo di mantenere un'uniformità di pareri, anche alla luce dei precedenti ordini del giorno che sono stati trattati nella seduta di ieri. Evidentemente, quindi è necessaria una riflessione sul merito di questi atti di indirizzo, per avere delle posizioni omogenee su ordini del giorno che trattano la stessa materia e con lo stesso profilo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Delfino n. 9/1972/101 insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Delfino n. 9/1972/101, non accettato dal Governo.

(Segue la votazione).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Presidente, controlli!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 455
Votanti 449
Astenuti 6
Maggioranza 225
Hanno votato
208
Hanno votato
no 241).

Prendo atto che i deputati De Poli e Sposetti hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/1972/102, accolto dal Governo come raccomandazione, non insistono per la votazione.
Passiamo all'ordine del giorno Narducci n. 9/1972/103, accolto dal Governo come raccomandazione se riformulato.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la riformulazione è la seguente: sostituire le parole: «utilizzare i fondi inviati», con le seguenti: «valutare l'opportunità di utilizzare i fondi, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, inviati». Con questa riformulazione, il Governo accetta l'ordine del giorno Narducci n. 9/1972/103.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Narducci n. 9/1972/103.

FRANCO NARDUCCI. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione proposta e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'ordine del giorno Dal Lago n. 9/1972/104.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sull'ordine del giorno Dal Lago n. 9/1972/104 il parere è favorevole, se riformulato. Vorrei specificare, siccome era nata forse un'interpretazione errata della mia riformulazione, che il dispositivo diventa: «a valutare l'opportunità di adottare misure analoghe anche per quei comuni che, in ragione della rilevanza istituzionale, possano esibire Pag. 7la medesima specificità del comune di Roma in materia di sottomissione ai vincoli del Patto di stabilità, ai comuni, almeno i virtuosi, che necessitino di investimenti in opere infrastrutturali». In tal caso il parere resta favorevole come ieri.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Dal Lago n. 9/1972/104 accettano la riformulazione e non insistono per la votazione.

ANTONIO MISIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ANTONIO MISIANI. Per dichiarazione di voto sull'ordine del giorno Dal Lago n. 9/1972/104.

PRESIDENTE. Non è possibile, perché essendo stato espresso parere favorevole, i presentatori non hanno insistito per la votazione.

CARLO MONAI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, le chiedo scusa: avevo alzato la mano durante l'illustrazione della riformulazione da parte del Governo, perché intendevo chiedere la parola ai sensi del primo comma dell'articolo 88 del Regolamento, ultima parte, che consente a ciascun deputato di intervenire per due volte sugli ordini del giorno per non più di cinque minuti complessivamente. Lei non si è accorto di questa mia richiesta di intervento. Avevo piacere di fare una piccola chiosa a questa riflessione...

PRESIDENTE. Mi scusi, solo per correttezza, per il regolare svolgimento dell'ordine dei lavori, l'articolo del Regolamento a cui lei ha fatto riferimento è ovviamente così formulato, ma riguarda ordini del giorno che vengono posti in votazione. Procediamo e procederemo sempre in quest'ordine: il parere del Governo che chiede la riformulazione, il proponente dell'ordine del giorno che o accetta la riformulazione o chiede che si proceda alla votazione.
A questo punto, se viene posto ai voti dell'Aula hanno luogo, ai sensi del Regolamento, gli interventi per dichiarazione di voto ed ogni deputato può intervenire non più di due volte sugli ordini del giorno. Lo ricordo solo per correttezza rispetto alla procedura dei nostri lavori ed alla lettura del Regolamento.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per ricordare che ieri, quando il collega Misiani ha discusso un suo ordine del giorno, la collega Dal Lago si è alzata, sostenendo che il suo ordine del giorno n. 9/1972/104 rispondeva meglio di quello dell'onorevole Misiani, ma non ha tenuto conto che con la riformulazione del Governo esso è del tutto vanificato.

GIANPAOLO DOZZO. Il professor Borghesi non sa nemmeno leggere!

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Marantelli n. 9/1972/105, accolto come raccomandazione dal Governo se riformulato.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, dall'altro giorno il servizio cargo a Malpensa non c'è più: si tratta di una decisione legittima dal punto di vista della CAI, ma di una decisione insensata dal punto di vista delle istituzioni e dell'interesse del Paese, tanto più che nel 2007 l'incremento del traffico merci a Malpensa è stato del 24 per cento.
Interrompere il servizio - oltre naturalmente a colpire pesantemente l'occupazione - costringe le aziende che esportano nel mondo a rivolgersi a Monaco, a Zurigo, e più recentemente ad Amsterdam.Pag. 8
Chiunque capisce che si tratta di una follia; questa decisione non ha nulla a che fare con i patti bilaterali, non c'entra nulla con Fiumicino (men che meno con il partner), ma dipende probabilmente da una generale sottovalutazione, nonché da una certa sciatteria.
Ora la partita è in mano al commissario Fantozzi. Mi auguro che nelle prossime ore possa esserci un'offerta di aziende interessate a rilevare tale servizio: se è così, chiedo al Governo di adoperarsi affinché l'ENAC acceleri le procedure per il rilascio delle autorizzazioni alle imprese interessate a subentrare.
A noi non importa nulla che il Governo accetti la nostra proposta solo in termini di raccomandazione (non ci importa il colore dei gatti purché prendano i topi); ci importa invece molto che il Governo si dia da fare perché almeno entro San Giuseppe (e cioè entro due mesi), quando la crisi morderà in maniera molto dura soprattutto le condizioni delle attività produttive, il Governo sia in grado di garantire che il servizio cargo riprenda a funzionare nell'interesse del Paese, perché in una stagione e in uno scenario di crisi non possiamo avere le parti più dinamiche e forti sottratte al loro apporto.
Da questo punto di vista, ritengo che il Governo si debba impegnare concretamente. So che il sottosegretario Casero conosce la condizione, ma il compito della politica non è quello di denunciare i problemi, bensì di risolverli: è ora che il Governo si metta in questa sintonia. Grazie, sottosegretario Casero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Marantelli, se ho ben capito, lei chiede che il suo ordine del giorno n. 9/1972/105 venga posto in votazione.

DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, ha capito male: ho detto che a me non interessa la differenza con una raccomandazione ma la concretezza, anche perché so che fine fanno gli ordini del giorno che vengono accolti.

PRESIDENTE. Al mattino si capisce male. Prendo atto che l'onorevole Marantelli, dopo il suo intervento, accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/105, accolto come raccomandazione dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Della Vedova n. 9/1972/106.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo chiede una riformulazione ed accetta l'ordine del giorno in esame a condizione che venga eliminato il primo capoverso del dispositivo «a valutare l'opportunità di includere la tecnologia ADSL nell'alveo dei beni e servizi ad IVA agevolata».

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Della Vedova se accetti la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1972/106.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, continuo a pensare che, in realtà, servirebbe valutare l'opportunità di includere la tecnologia ADSL nell'alveo dei beni e servizi ad IVA agevolata e ritengo che ciò si possa tranquillamente fare nell'ambito delle compatibilità comunitarie.
Comunque, visto che è stato accettato il secondo capoverso del mio ordine del giorno, che riguarda un punto importante, ovvero che gli utenti che si trovano a pagare lo stesso canone di abbonamento Telecom godano di servizi diversi, qualora non possano collegarsi ad un servizio di Internet veloce, tramite ADSL, accetto la riformulazione proposta dal rappresentante del Governo.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che l'onorevole Burtone accetta la riformulazione proposta dal Governo Pag. 9e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/107, accolto dal Governo come raccomandazione, purché appunto riformulato.
Passiamo all'ordine del giorno Cuomo n. 9/1972/108.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Cuomo n. 9/1972/108 purché la parte dispositiva sia riformulata nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare le conseguenze applicative della norma citata in premessa allo scopo di adottare eventuali nuove iniziative normative».

PRESIDENTE. Onorevole Cuomo, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/108, accettato dal Governo, purché riformulato?

ANTONIO CUOMO. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Cesare Marini n. 9/1972/109, accettato dal Governo perché riformulato.

CESARE MARINI. Signor Presidente, la riformulazione proposta dal Governo non risolve la questione che ho sollevato con il mio ordine del giorno, perché l'articolo 19-bis promuove l'imprenditoria giovanile in una fase di recessione - quindi, di per sé, è un intervento giusto -, ma non affronta il problema, secondo me altrettanto scottante e urgente, dell'imprenditoria che già esiste a seguito della legge n. 44 del 1986 e che riguarda i giovani del Mezzogiorno (perlomeno di quelle aziende che sono in crisi). La riformulazione non tiene conto di tutto ciò, vi è una contraddizione in questo articolo sul quale pensavo il Governo avesse dovuto riflettere, in quanto l'ordine del giorno altro non è che una riflessione. Credo, invece, che il mio ordine giorno sia completamente disatteso.
Potrei anche chiedere il voto, per dire a questi giovani vi ho difeso, ma vi è una maggioranza insensibile, però giocare sulle sciagure degli altri non serve. Allora, dico al Governo: va bene, accetto la riformulazione, ma questa non è una risposta, non risolve il problema, vedete di affrontare questa questione seriamente.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Strizzolo n. 9/1972/110 accolto come raccomandazione purché riformulato.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, inviterei il Governo a riconsiderare - si mi ascolta - la sua proposta di accogliere il mio ordine del giorno come raccomandazione, se riformulato, anche perché la parte dispositiva mi sembra che sia abbastanza flessibile per quanto riguarda i vincoli all'impegno del Governo. Tra l'altro, sul problema delle ripercussioni negative, su queste ricadute negative, che vi sono state anche sull'aeroporto del Friuli Venezia Giulia a conclusione dell'operazione Alitalia, si è pronunciato, nei giorni scorsi, in maniera molto critica, anche il sindaco del capoluogo regionale, della città di Trieste, che notoriamente non appartiene al centrosinistra, ma al centrodestra. Per questi motivi, inviterei il Governo ad accettare il mio ordine del giorno e non ad accoglierlo solo come raccomandazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Il Governo accetta l'ordine del giorno Strizzolo n. 9/1972/110.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Miotto accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la Pag. 10votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/111, accolto dal Governo come raccomandazione purché riformulato.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vi è una modifica di valutazione sul successivo ordine del giorno: il Governo accetta l'ordine del giorno Binetti n. 9/1972/112, a condizione che il primo capoverso sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'adozione di misure di sistema in linea con la necessità di costruire politiche reali, strutturali e non provvedimenti una tantum di sostegno per i giovani e le famiglie», sopprimendo, quindi, il resto del primo capoverso e mantenendo invariato il secondo capoverso.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Binetti accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/112, accettato dal Governo, purché riformulato. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Murer n. 9/1972/113, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.

DELIA MURER. Signor Presidente, io apprezzo il fatto che il Governo abbia accettato di estendere il Fondo per il prestito per i nuovi nati affetti da malattie rare anche alla disabilità. Devo dire che trovo un'incongruenza nella riformulazione che il Governo propone, perché non equipara la durata dei due Fondi.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che l'onorevole Murer accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/113, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Passiamo all'ordine del giorno Livia Turco n. 9/1972/114.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo propone la seguente riformulazione del dispositivo dell'ordine del giorno Livia Turco n. 9/1972/114: «invita (invece che l'originario "impegna") il Governo a valutare l'opportunità di elaborare una politica per le famiglie, non solo attraverso strumenti economici strutturali, ma che comporti: a) un rafforzamento della rete dei servizi per la prima infanzia (quindi si espunge la parte rimanente del punto a))»; mentre per il Governo il punto b) e il punto c) del dispositivo rimangono nella formulazione originaria.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Livia Turco accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/114, accettato dal Governo, purché riformulato. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Lenzi n. 9/1972/115, non accettato dal Governo.

DONATA LENZI. Signor Presidente, qualsiasi trasferimento a favore di chi si trova in condizione di povertà non può che essere apprezzato, però la social card sta rivelando una serie di problemi applicativi che sono nel vissuto quotidiano di troppe persone. La nostra proposta è diretta a dare una soluzione più semplice e più dignitosa. Più semplice, perché noi diciamo: mettete questi soldi nella pensione, nell'assegno sociale; dategli un bonus per cui possono andare alle Poste ed uscire con due foglietti azzurri, cioè due banconote da 20 euro (perché di questo stiamo parlando). Il decreto interministeriale Pag. 11prevede che la gestione e la pubblicità della social card costa l'1,5 del Fondo, e dunque si tratta di sette milioni di euro: risparmiamoli e diamoli a chi veramente ne ha bisogno.
La soluzione che proponiamo è anche più dignitosa. Noi stiamo parlando di un bancomat, di una carta prepagata del circuito Master card, cioè diamo il bancomat e andiamo alla moneta elettronica nei confronti dei poveri, ma poi diciamo che torniamo al contante, fino a 12 mila e 500 euro, se parliamo dei professionisti. In altre parole, facciamo un bel pacchettino di soldi che ormai si vedono da noi in Italia e nei film sulla mafia. Lì, in quel settore si va al contante, mentre al povero diamo la prepagata e lui non può neanche sapere cosa c'è dentro, deve impararlo quando è arrivato alla cassa del supermercato. Si tratta dunque di una soluzione più dignitosa. Oggi leggo su la Repubblica, che tira fuori la figura di Ermanno Gorrieri, morto nel 2004, per trovare dei riferimenti che giustificano questa misura. Non c'entra nulla. Lì si parlava di assegno sociale, di trasferimento di risorse, mentre questo equivale al pacco della pasta che le associazioni di volontariato portano nelle famiglie. Lasciamo che le associazioni di volontariato facciano il loro mestiere. Lo Stato parli attraverso pensioni, assegni sociali e trasferimento di risorse finanziarie vere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Lenzi, quindi lei chiede che il suo ordine del giorno n. 9/1972/114 sia posto in votazione?

DONATA LENZI. Si, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, prendo la parola anzitutto per dichiarare - ovviamente - il mio voto favorevole su questo ordine del giorno. Lo faccio anche perché le parole della collega Lenzi ci danno l'opportunità di fare una riflessione comune che riguarda sia la maggioranza sia l'opposizione, anche sull'esigenza che in quest'Aula vi sia un pochino più di chiarezza nella dialettica e nelle posizioni assunte da una parte e dall'altra e che investono il rapporto con il Governo.
Sappiamo che inevitabilmente gli ordini del giorno sono diventati, in sostanza, l'unico strumento attraverso il quale si può agire e, in qualche modo, parlare e provare a interloquire con il Governo e con la maggioranza, dal momento che non ci vengono offerte altre occasioni. Ritengo che ciò dovrebbe anche suscitare in noi una riflessione su come proseguire nella gestione degli ordini del giorno: infatti, è evidente che in questa fase, l'unica rimasta, si riversa lo sfogo di tutti noi per cercare di convincere una parte o l'altra a venire sulle nostre posizioni.
Tuttavia - lo dico francamente, signor Presidente - preferisco che il Governo esprima chiaramente un «no» su una proposta: infatti, è evidente qui dentro e fuori da qui, soprattutto, quali sono le posizioni e le considerazioni a loro supporto e ci si può esprimere, in modo che l'Assemblea non venga in qualche modo umiliata. Capisco lo sforzo del sottosegretario di dimostrare benevolenza nei confronti dell'opposizione; non voglio fare riferimento ai nostri ordini del giorno ma, ad esempio, all'ordine del giorno Della Vedova n. 9/1972/106, la cui riformulazione proposta dal Governo è stata accettata, a mio avviso a torto, dal collega Della Vedova. Infatti, il Governo è intervenuto a riformulare quell'ordine del giorno, di fatto snaturandone il contenuto, poiché ha espresso un parere favorevole se il dispositivo era riformulato nel senso di sopprimere le parole: «a valutare l'opportunità di includere la tecnologia ADSL nell'alveo dei beni e servizi ad IVA agevolata». Quello era il cuore dell'ordine del giorno e si chiedeva di valutare un'opportunità: il Pag. 12che non significava che fosse un obbligo, ma soltanto una valutazione di utilità.
Signor Presidente, procedendo in questo modo, secondo il quale, per cercare di dare un contentino e agendo sul fatto che ormai siamo ridotti a poter intervenire nella procedura legislativa esclusivamente con gli ordini del giorno, di fatto ci si prende in giro, perché chiaramente l'ordine del giorno non viene accettato e, invece, si fa una proposta abbastanza misera (faccio riferimento all'ordine del giorno Della Vedova n. 9/1972/106, per non parlare di tutti quelli che ci hanno riguardato).
Apprezzo e capisco lo sforzo, però in questa sede abbiamo bisogno forse di essere più chiari fra di noi e poterci esprimere con il Governo, che non si trinceri dietro alibi di questo tipo ma dicendo chiaramente come la pensa. Come è successo in questo caso, saranno gli elettori, qualora avessero possibilità di seguire in massa i nostri lavori e chi potrà farlo, a valutare se le considerazioni a mio avviso saggissime della collega Lenzi valgono oppure no e se la maggioranza si fa utilmente convincere da alcune considerazioni almeno su un ordine del giorno. In questo modo, signor Presidente, perlomeno vi sarebbe una semplicità di posizioni, diversamente è quasi un teatrino. Non penso che ciò - per dirla con le parole del collega Vito - rechi omaggio al Parlamento ma neanche dimostri particolare responsabilità nei nostri lavori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, condivido assolutamente molte delle osservazioni e delle riflessioni espresse sul tema preso in considerazione da questo ordine del giorno che, quindi, sottoscrivo, ma sul quale vorrei anche portare un minimo di contributo.
A me pare - lo avevo già detto intervenendo sul complesso degli emendamenti - che certamente non si possa negare che una goccia d'acqua dia un qualche sollievo ad un assetato disperso nel deserto. Ma è la dignità che viene colpita da questo intervento, la dignità delle persone che devono mettersi in coda e devono rivelare tutta la loro difficoltà personale nel far quadrare il bilancio familiare.
Questa ragione mi rende assolutamente contrario e mi porta a condividere totalmente l'esigenza di valutare la trasformazione della social card in un trasferimento monetario.
Veniamo da un'analoga esperienza in passato per chi ha fatto l'amministratore dell'ente locale, signor Presidente, quella dell'ente comunale di assistenza, dove esisteva l'elenco dei poveri. Qui i poveri sono diventati un milione e 300 mila, secondo le stime evidenziate dal Governo. In conclusione, i beneficiari della social card oggi sono molti meno, ma ritengo anche che ci sia questa ragione della mancanza di dignità nell'accedere a questo tipo di sostegno, peraltro assolutamente indispensabile. Per questo motivo sottoscrivo l'ordine del giorno Lenzi n. 9/1972/115 ed esprimo convintamente voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, intervengo per apporre la mia firma all'ordine del giorno in esame e per invitare il Governo ad una riflessione: la questione è molto seria e penso che una riflessione vada fatta. Se volete dite «no», come avete fatto, ma non potete sfuggire alla questione, che è troppo delicata.
Vi rendete conto a cosa state sottoponendo la parte più debole di questo Paese? A lunghe file; poi, quando la ottengono, alla mortificazione incredibile di arrivare alla una cassa di un supermercato e di scoprire, là davanti, che la carta non è caricata e, in quel momento, non poter pagare la merce e dover ritornare indietro. Vi rendete conto di cosa significhi ciò, in un Paese civile come l'Italia? È inaccettabile, fuori da ogni logica umana.Pag. 13
Rendetevi conto: avete commesso un errore! Quando si commette un errore, una persona intelligente lo ammette: ammettete che lo avete commesso, ridiscute. Non fate fare l'affare di 7 milioni di euro a Mastercard e date ai poveri di questo Paese la dignità che meritano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, intervengo a sostegno dell'ordine del giorno in esame.
In Commissione lavoro abbiamo anche presentato un'interrogazione per avere informazioni precise, regione per regione, provincia per provincia, e per sapere cosa sta succedendo sul territorio. A noi arrivano informazioni assolutamente gravi. È per questo che mi sembra ragionevolissima e saggia la proposta che ha avanzato l'onorevole Lenzi: il Governo rifletta sulla possibilità di trasformare questo tipo di strumento in un'erogazione monetaria.
In sede di discussione generale, l'onorevole Cazzola ci ha detto che tale strumento veniva da un'esperienza di Modena. Onorevole Cazzola, non è solo Modena, è anche Bologna e vi sono altri comuni che si stanno organizzando per riuscire ad offrire servizi minimi alla povertà, perché questo Governo direttamente e centralmente non riesce a fare il suo lavoro. Però l'esperienza di Modena, di Bologna e degli altri comuni è completamente diversa: si tratta di una relazione di vicinanza e di comunità, si tratta di un intervento diverso delle amministrazioni e soprattutto non si tratta di una carta ricaricabile e non la gestisce la Mastercard.
Infatti, l'altro punto è anche questo: utilizziamo uno strumento costoso, molto duro e difficile da gestire dal punto di vista burocratico, per fornire un servizio umiliante - e non è nemmeno servizio: è un'elemosina - a una fascia, quella più bisognosa di questo Paese. Ho un sospetto, signor Presidente: che questo sia da inquadrare nella stessa scia di tutto il provvedimento in esame, cioè far pagare i costi di questa crisi alle fasce più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, anch'io appoggio ovviamente l'ordine del giorno in esame e soprattutto chiederei al Governo e, in particolare, al Ministro del lavoro, che ha ovviamente i rapporti diretti con l'INPS, di informarsi con gli sportelli delle sedi provinciali dell'INPS (che su questo aspetto si sono veramente impegnate e hanno garantito supporti straordinari, con aperture straordinarie degli sportelli): è stato chiesto ai colleghi e ai dipendenti dell'INPS di fare un lavoro ovviamente straordinario, proprio per garantire a tutti i pensionati e a tutte le pensionate di avere l'ISEE e di ricevere risposte rispetto alla loro pensione, al trattamento minimo o alle pensioni anche non integrate al trattamento minimo.
Oltre ai colleghi dell'INPS, che potrebbero dare informazioni precise su come si sia svolto questo lavoro, si potrebbe chiedere ovviamente ai patronati e ai CAF. Non in tutte le regioni i CAF sono riusciti a garantire il servizio. Ovviamente, comuni, INPS, CAF e patronati hanno cercato, nel mese di dicembre, di offrire un servizio aggiuntivo a tutti coloro che ne facevano richiesta e, a seconda delle diverse regioni e delle situazioni diverse di reddito, si sono ritrovati a dover continuare a rispondere a pensionati e a persone con difficoltà che non avevano diritto alla social card, oltre a quello che il collega D'Antoni e la collega Gatti hanno già detto.
Vi chiediamo veramente di raccogliere maggiori informazioni e di rendervi conto della difficoltà in cui avete messo gli enti, i patronati, i CAF e le singole persone, oltre all'ovvia umiliazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).Pag. 14

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, non so se in merito all'ordine del giorno in esame sarebbe opportuno chiedere un accantonamento. Capisco anche che vi è una fase di rodaggio dei sottosegretari, ma quando si dice di no ad una formula che impegna il Governo «a valutare la possibilità di», ciò sta a significare che non vi è un impegno, ma solo una sollecitazione a studiare il problema.
Poiché sono intervenute questioni importanti - come hanno ricordato i colleghi Delfino e D'Antoni - che toccano anche la dignità, quando si dice di no alla locuzione «a valutare l'opportunità» o, meglio, «a valutare la possibilità», significa - richiamo l'attenzione del sottosegretario - che non si condivide il concetto. Quindi, diventa aberrante: non si condivide nemmeno il concetto. «Vorrei, ma non posso» è scritto in un ordine del giorno che prevede di valutare una possibilità.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO BOSI. Dire di no significa che non si condividono il principio e il concetto. Non credo che il Governo Berlusconi non condivida il concetto. Credo che, probabilmente, vi sia un difetto di comunicazione, perché dire che non si valuta nemmeno la possibilità, significa che non si condivide il concetto.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FRANCESCO BOSI. Quindi, se fosse possibile, chiederei di accantonare un momento l'ordine del giorno in esame, perché sta emergendo una questione di criteri e di concetti, che credo non possa sfuggire all'esame...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bosi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, vorrei motivare il mio «no» all'ordine del giorno della collega Lenzi. Trascuro tutte le considerazioni un po' demagogiche che sono state svolte sulla social card, perché trovo singolare che chi percepisce un'indennità di 5 mila euro al mese, in un modo un po' snob, consideri questa misura come un'elemosina.
Il punto chiave per cui la trasformazione del beneficio della social card in un'erogazione minoritaria non è conveniente per i beneficiari, è semplicemente uno e vorrei che la collega Lenzi mi ascoltasse, perché si tratta di un aspetto cruciale. Assieme al beneficio diretto dato dallo Stato attraverso l'erogazione della somma prevista (e, laddove non sia stata caricata, verrà caricata, trattandosi di un errore di carattere tecnico e procedurale), la social card concede un beneficio aggiuntivo. Esso è dato dagli accordi stipulati non solo con le catene di grande distribuzione, ma anche con i piccoli negozianti nelle diverse città (a Milano stiamo implementando diversi accordi di questo tipo), in base ai quali, al contenuto monetario della carta, si aggiunge, a favore del titolare, uno sconto aggiuntivo sui prodotti, che non si determina solo sulla moneta prevista nella social card, ma anche su tutte le altre spese. Pertanto, si tratta di un moltiplicatore, per quanto limitato, di risorse, rispetto all'erogazione normale. Questo meccanismo dovrebbe essere apprezzato da parte vostra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Pasquale. Ne ha facoltà.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, intervengo per chiedere di apporre la mia firma all'ordine del giorno in esame e per riferire ciò che diversi cittadini, che noi qui rappresentiamo (non mi stancherò mai di dirlo), mi hanno chiesto di dire in quest'Aula.
Diversi cittadini, non faccio il nome e il cognome per la privacy, ma non sono numeri, sono persone...
Chiederei che il sottosegretario prestasse attenzione, perché è importante che Pag. 15qui venga ascoltata la voce dei cittadini, visto che siamo i loro rappresentanti. Magari aspetto che il sottosegretario finisca di parlare...
Signor sottosegretario, volevo qui riferire alcune questioni che alcuni cittadini in carne ed ossa, persone di cui potrei fare nome e cognome (ma che non faccio per una questione di privacy) mi hanno chiesto di riportare in quest'Aula dove ci sono i loro rappresentanti. Mi hanno chiesto di far sapere che non accettano la social card; anche alcuni che ne avrebbero veramente bisogno l'hanno rifiutata, perché non hanno intenzione di andare al supermercato e nei negozi e di dire che versano in condizioni di povertà. Non hanno alcuna intenzione di mettere sotto i piedi la loro dignità e quindi di mostrare il loro stato. Mi hanno chiesto di dire al Governo di trovare un altro metodo, un altro sistema per concedere loro le opportunità a cui hanno diritto e che il Governo riconosce.
Chiedo, quindi, cosa impedisce al Governo di accettare un ordine del giorno, del quale conosciamo tutti la valenza? Cosa esclude un'eventuale possibilità di valutarlo? Cosa impedisce al Governo di ascoltare la voce di questi cittadini? Sono convinta che il sottosegretario vorrà rivalutare la questione e accettare questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, l'onorevole Stracquadanio è intervenuto e mi ha stimolato due riflessioni. Innanzitutto, forse la confusione dell'Aula lo ha distratto su una questione che considero dirimente rispetto a questo dibattito, cioè che né l'onorevole Lenzi, né nessuno di noi ha mai definito «elemosina» i 40 euro previsti dalla social card.
Il problema non è se l'importo sia congruo o meno: possiamo dire che non lo è in una situazione di crisi di questo tipo, ma non viene da noi definito come elemosina. Viene, invece, definita assolutamente sbagliata la modalità con cui questi soldi vengono erogati: è sbagliata nel merito, in quanto si sta alimentando un circuito a cui le persone che beneficiano di questa provvidenza non sono abituate, cioè quello dell'utilizzo della moneta elettronica; è sbagliata nel metodo, in quanto si sta alimentando un circuito finanziario, quello delle carte di credito, che diventa il vero beneficiario del provvedimento, perché si induce all'utilizzo di uno strumento di cui, invece, non si ha disponibilità.
È sbagliato anche l'approccio dell'onorevole Stracquadanio, quando afferma che, trattandosi di 40 euro, i parlamentari non sono abilitati a discuterne, perché 40 euro sono meno dell'indennità. Dobbiamo allora stabilire che in quest'Aula parleremo soltanto dei problemi relativi ad importi che partono da 5 mila euro, cosa che mi sembrerebbe utile per qualcuno che non appartiene a questo gruppo, ma che certamente non è nei nostri interessi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, sfrutto tutti i miei cinque minuti - anche se capisco l'urgenza - per chiudere il discorso su un'altra questione, sempre attinente al tema della social card.

PRESIDENTE. Le rimangono un minuto e 40 secondi.

ETTORE ROSATO. Mi basteranno.
Credo che vi sia un problema di fondo che si colloca all'interno del dibattito sul federalismo: o lo Stato fa lo Stato, quindi si occupa delle grandi questioni che attengono ai diritti dei cittadini e usa gli strumenti che gli sono demandati (in particolare, quello della leva fiscale), oppure lo Stato si vuole sostituire a tutti i soggetti istituzionali presenti sul territorio, a cominciare dai comuni. Le risorse della social card andavano trasferite ai comuni e questi, essendo più vicini ai cittadini del loro territorio, avrebbero dovuto occuparsi di quelli meno abbienti. Questa era la scelta che avrebbe potuto fare un Governo che si definisce federalista.Pag. 16
Invece, non è stata utilizzata la leva fiscale (che è nelle disponibilità del Governo) e non è stata utilizzata la leva del trasferimento delle risorse comuni: questo è un grave errore che si è compiuto in questa occasione, anche nel metodo e nell'approccio politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto «Rossello» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Il tema è ovviamente importante, ma abbiamo una scadenza, quella di mezzogiorno, termine fissato per l'inizio delle dichiarazioni di voto finale con ripresa televisiva diretta. Come aveva sottolineato anche prima l'onorevole Quartiani, ci sono altri argomenti importanti all'ordine del giorno. Cerchiamo pertanto tutti di avere un po' di responsabilità.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Codurelli. Ne ha facoltà.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente perché ho già apposto la mia firma all'ordine del giorno. Condivido quanto mi è già stato detto, ma voglio respingere assolutamente quanto è stato detto dall'altra parte perché non si tratta di demagogia: sono fatti veri e concreti. C'è un metodo sbagliato e centralista. Altro che federalismo! Questo è il peggior metodo che poteva essere messo in campo: si sono create condizioni di blocco sui lavori delle Poste, dei CAF, dell'INPS, si è addirittura proibito all'INPS di parlare. Questo è vergognoso, è un fallimento, è stato uno spot del Governo e noi, la carità, non la vogliamo! Vediamo i comuni che oggi si vantano di dare pacchi ai poveri. Non vogliamo questo! Vogliamo assolutamente che venga confermato un diritto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lenzi n. 9/1972/115, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 485
Astenuti 7
Maggioranza 243
Hanno votato
232
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che la deputata Picierno ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che la deputata Sbai ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'ordine del giorno Sbrollini n. 9/1972/116.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo modifica il parere sull'ordine del giorno Sbrollini n. 9/1972/116 e lo accetta, purché il dispositivo sia riformulato come segue: «impegna il Governo a considerare tutti i comuni italiani con pari dignità e rispetto, cercando di utilizzare provvedimenti e strumenti normativi conformi su tutto il territorio nazionale».

PRESIDENTE. Onorevole Sbrollini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/116, testé accettato dal Governo purché riformulato?

DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, ringrazio il Governo per l'accettazione piena di questo ordine del giorno, che per noi è molto importante. Ne accetto pertanto la riformulazione. Pag. 17
Mi permetta, tuttavia, di svolgere una riflessione su questo tema. Mi rivolgo al Governo. Spero - visto che oggi, dopo che è stata posta e votata la questione di fiducia, abbiamo soltanto gli ordini del giorno (che sono ben poca cosa), come strumenti da adottare in questa sede - che questo ci permetta di aprire una riflessione seria sullo stato di grave difficoltà in cui versano gli enti locali, dopo l'abolizione dell'ICI. Sappiamo che tutti gli enti, qualsiasi sia il loro governo (di destra, di sinistra o di centro), hanno difficoltà a chiudere i bilanci. È il caso, dunque, di riconsiderare seriamente un provvedimento uniforme volto a migliorare, da subito, le condizioni dei nostri comuni con la destinazione di risorse immediate. Si tratta, come hanno chiesto anche i sindaci della mia regione, il Veneto, di una richiesta molto semplice: destinare subito l'IRPEF in modo che rimanga sui territori. Questo darebbe un po' di ossigeno ai comuni e significherebbe poter offrire servizi adeguati alla persona. Intendo inoltre rivolgermi alla Lega e in particolare alla collega Dal Lago, che ha accettato una riformulazione che stravolge il senso del suo ordine del giorno. Spero veramente - mi appello a voi della Lega - che cerchiate di avere delle posizioni davvero chiare, sia a Roma sia nei territori. Non è possibile che continuiate a comportarvi in un modo, qui, e in modo differente, nei comuni. Oggi Bossi chiede di sforare il Patto di stabilità. Voi siete quelli che, in seno alla Commissione bilancio - ve lo voglio ricordare - avete approvato un emendamento a favore di Roma. Finiamola dunque di discriminare i comuni: non ci sono enti locali di serie A ed enti locali di serie B (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lavoriamo seriamente, perché si tratta di risorse da dare ai cittadini, di servizi alla persona. Questo è, quindi, veramente, un appello rivolto a tutti, in modo particolare ai colleghi della Lega.

PRESIDENTE. Prendo pertanto atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sbrollini n. 9/1972/116, accettato dal Governo purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno De Micheli n. 9/1972/117, accolto come raccomandazione dal Governo.

PAOLA DE MICHELI. Signor Presidente, chiedo al Governo di modificare il parere reso sull'ordine del giorno a mia firma e di accettarlo pienamente. Argomenterò rapidamente la mia richiesta.
La prima ragione è che non vorrei che ci si confondesse leggendo il dispositivo: si tratta di un ordine del giorno a favore della piccola e media impresa italiana. Infatti, con questo atto, si chiede di valutare, peraltro senza alcun tipo di vincolo da parte del Governo, la possibilità di sbloccare i residui passivi.
Ora, gli enti locali hanno 60 miliardi, quattro punti di PIL, di residui passivi, di cui 30 miliardi in tesoreria. Questi soldi sono già dell'impresa, ma a causa del patto di stabilità e di come è costruito ormai da tre o quattro anni questi soldi non possono essere pagati alle imprese.
Diventa importante, dal punto di vista del segnale politico che si trasmette, non tanto che il Governo si impegni in maniera stringente con questo ordine del giorno, ma che dia garanzia prima di tutto agli imprenditori e in seconda battuta agli enti locali di voler affrontare da un punto di vista tecnico e politico, con i prossimi provvedimenti economici, questo tema che riguarda la ricchezza del Paese (perché come minimo si tratta di due punti di PIL).
Il filo rosso conduttore dei pareri espressi dal Governo su questi ordini del giorno mi porta a pensare che in realtà i comuni italiani non siano tutti uguali, forse per la prima volta da quando è stato istituito il patto di stabilità interno.
Il Governo accetti questo ordine del giorno almeno perché si riconosca che gli imprenditori sono tutti uguali, cioè che hanno diritto ad essere pagati perché se non affrontiamo, insieme, con grande disponibilità, questo tema, questi 30 miliardi Pag. 18che sono dei nostri imprenditori corrono il rischio di non essere loro pagati per due anni o due anni e mezzo, in proiezione del patto di stabilità.
So che il sottosegretario Casero è particolarmente sensibile a questa materia e lo ha dimostrato in sede di Commissioni riunite su una proposta emendativa specifica coperta con cinque milioni di euro. Chiedo pertanto al sottosegretario di modificare il suo parere e accettare il mio ordine del giorno perché sulla questione, e mi appello a quanto diceva prima l'onorevole Baldelli, ci vuole un po' di coerenza da parte del Governo. L'impresa e gli enti locali sono il motore di questo Paese.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo conferma il proprio parere e dichiara, come ha già fatto in sede di Commissioni riunite che è molto attento a questo problema e ha cercato di iniziare il proprio intervento con l'approvazione di alcuni emendamenti presentati in Commissione.
Nello stesso tempo l'onorevole De Micheli sa benissimo che il problema del patto di stabilità è un problema complesso che non può essere risolto con un ordine del giorno. La questione dell'utilizzo dei residui è sicuramente all'attenzione del Governo; però, visto come è stato impostato l'ordine del giorno, conferma il precedente parere sullo stesso.

PRESIDENTE. Onorevole De Micheli, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/117, accolto dal Governo come raccomandazione?

PAOLA DE MICHELI. Signor Presidente, considerata l'ampiezza - si trattava di un impegno solo politico per il Governo -, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiani. Ne ha facoltà per pochissimi secondi.

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, me li farò bastare! Oggi leggiamo sui giornali che il Ministro Bossi, per tenere buoni i suoi sindaci, li avrebbe invitati a violare quel patto di stabilità che la Lega nord ha votato in sede di Commissione e in Aula. Tuttavia, ha votato i finanziamenti speciali, l'esenzione di Roma dal patto di stabilità per il periodo 2009-2010 con una riformulazione di un ordine del giorno (mi riferisco all'ordine del giorno Dal Lago n. 9/1972/104) che, così com'è stato riscritto, per i comuni che non hanno la stessa rilevanza istituzionale di Roma, cioè tutti gli altri, non prevede nemmeno la valutazione della possibilità di rivedere il patto di stabilità.
Credo che il giochino, della Lega Nord, di lottare con i suoi sindaci sul territorio e di essere invece accodata al Governo, a Roma, in queste aule parlamentari non regge più! Abbiate un sussulto di coraggio e di dignità e votate almeno questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà. Finalmente può intervenire, onorevole Vietti, visto che stiamo ponendo in votazione l'ordine del giorno!

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, la ringrazio per questa sua dichiarazione di attesa per il mio intervento.
Mi permettevo soltanto di dire sommessamente al Governo, che ha rivendicato la sua attenzione su questa materia delle deroghe al Patto di stabilità, che capisco che ormai gli ordini del giorno sono rimasti l'unica occasione di dibattito e di discussione in questa Camera (di altro non si può parlare) e allora si dà un contentino a tutti. Come si dice, un ordine del giorno e una pacca sulla spalla non si negano a nessuno. Però, signor sottosegretario, Pag. 19credo che anche nell'espressione dei pareri sugli ordini del giorno sarebbe opportuno mantenere una qualche linearità e coerenza.
Infatti, abbiamo sentito dal Ministro Tremonti ricordare che le linee portanti della politica economica del Governo sono quelle di non derogare ai parametri europei e dunque, per ricaduta, di non derogare ai Patti di stabilità interni; poi, per dare un contentino a qualcuno, abbiamo approvato la deroga per Roma, che può sforare il Patto di stabilità. Poi, per accontentare qualcun altro, lei ha accettato l'ordine del giorno Dal Lago n. 9/1972/104, nel quale si auspica l'estensione della deroga romana anche a chi si trova in condizioni analoghe. Mi chiedo quale sia il comune che si trova in condizioni analoghe a Roma. Ancora non risulta che in questo Paese ci sia un'altra capitale: forse, poi ci sarà una capitale del nord, ma per il momento condizioni analoghe alla capitale non ci sono. Dopodiché, lei, sottosegretario, ha dato parere favorevole sull'ordine del giorno Sbrollini n. 9/1972/116 dicendo che il Governo si impegna a considerare tutti i comuni allo stesso modo cercando... signor sottosegretario, sto cercando di...

PRESIDENTE. Abbiamo già poco tempo, quindi cerchiamo di essere attenti...

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Non lo dica a me...

PRESIDENTE. Onorevole Vietti, lo dico al sottosegretario, non a lei che comunque sta finendo il suo tempo!

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Quindi, lei ha dato parere favorevole sull'ordine del giorno Sbrollini n. 9/1972/116 purché si adottasse una formulazione evidentemente canzonatoria: «Il Governo si impegna a cercare di utilizzare provvedimenti normativi uniformi in tutto il territorio nazionale». Vorrei che cercassimo di capirci perché, se il problema è dare un contentino a tutti e dire tutto e il contrario di tutto, va bene. Se però sugli ordini del giorno c'è una linea politica coerente del Governo, sarebbe bene che questa si manifestasse. O ci dite che la deroga di Roma vale solo per Roma o ci dite che vale per tutti; in tal caso, però, ha ragione Bossi quando dichiara che da domani tutti i comuni del nord - ma anche quelli del sud - sono autorizzati a sforare il Patto di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rubinato. Ne ha facoltà.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, intervengo rapidamente solo per indurre il Governo ad un'ulteriore riflessione sull'opportunità di accogliere questo ordine del giorno, che va nella medesima direzione di una precisa indicazione contenuta nel Piano europeo per la ripresa economica approvato in sede di Unione europea. Precisamente mi riferisco a quella parte del Piano che chiede che venga dato sostegno alle imprese innanzitutto con il pagamento celere ed immediato degli arretrati dovuti alle imprese fornitrici delle pubbliche amministrazioni e che impegna, altresì, per il futuro, i Governi a stabilire termini di pagamento stringenti da parte della PA (entro un mese) per le forniture. Questo ordine del giorno dice in termini generali esattamente questo: va nella direzione degli impegni presi in sede europea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, sul discorso del Patto di stabilità la Lega Nord Padania è schierata a tutto campo e sta facendo quanto è possibile fare. Certo è che dobbiamo respingere alcuni attacchi che ci sono stati rivolti dal centrosinistra e che hanno, a dir poco, dell'incredibile. Infatti, sentire parlamentari del centrosinistra Pag. 20ergersi a paladini delle necessità dei comuni ha davvero dell'incredibile: tocca al sottoscritto ricordare che cosa è successo nel biennio del loro Governo. Nel 2007 e nel 2008 hanno tagliato i trasferimenti ai comuni del 4 più 4 (in totale 8) per cento, costringendo gli enti locali ad aumentare la tassazione locale, come ricordava Il Sole 24 Ore, del 10 per cento in due anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Sempre Il Sole 24 Ore ricordava anche che, grazie al blocco delle spese degli avanzi di amministrazione dei comuni virtuosi imposto dal Governo Prodi, gli appalti pubblici locali, negli anni 2007 e 2008, sono crollati del 51 per cento. Quindi, noi non dobbiamo prendere lezioni da chi ha messo in croce gli amministratori locali!
Il nostro impegno continua, lo vedremo e lo sentiremo dopo in sede di dichiarazione di voto finale su questo provvedimento. I nostri sindaci sono mobilitati non da ora per escludere certe tagliole derivate anche da scelte politiche del passato erronee. Voglio anche ricordare la differenza di comportamento tra i sindaci nostri e quelli del centrosinistra, anche quelli del Veneto che ho sentito ora. Due anni fa, nel 2006, c'era la possibilità di modificare 50 articoli su 138 della nostra Carta costituzionale in modo da rivoluzionare i rapporti tra Stato e regioni. Mentre i nostri cercavano di coinvolgere i cittadini per confermare questa modifica costituzionale in senso federalista, loro hanno lavorato contro, e abbiamo perso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Micheli n. 9/1972/117, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 455
Astenuti 36
Maggioranza 228
Hanno votato
231
Hanno votato
no 224).

Prendo atto che i deputati Naro, Rampelli e Aracu hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Jannone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che l'onorevole Baretta accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/118, accettato purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Marchi n. 9/1972/119, accolto come raccomandazione purché riformulato.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, l'ordine del giorno interviene su una materia che nel decreto-legge è affrontata nell'articolo 29 dove originariamente si prevedeva l'abrogazione, non formale ma sostanziale, del credito di imposta per attività di ricerca e sviluppo e delle detrazioni fiscali per gli interventi per l'efficienza energetica degli edifici. L'articolo 29 ha avuto delle modifiche importanti in Commissione: si ripristina il meccanismo della detrazione del 55 per cento, previsto dalle finanziarie del Governo Prodi, con modifiche per cui si passa da tre a cinque anni per usufruire della detrazione e si introduce la comunicazione all'Agenzia delle entrate. Quindi, a tale riguardo non è vanificato il meccanismo; certo non è entusiasmante dover rilevare che il maggior miglioramento apportato al decreto nel lavoro parlamentare ci porta ad una condizione peggiore di prima del decreto. Pag. 21
L'altra misura recata dall'articolo 29, il credito d'imposta su ricerca e sviluppo, esce invece sostanzialmente distrutta, come già è successo per la «Visco sud», per il credito di imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno. Questo per il meccanismo combinato tra prenotazione, tetti di spesa e riduzione delle risorse. Ricordo che nel 2011 è previsto un ammontare di risorse che è pari al dieci per cento di quello previsto nel 2010, con un taglio del 90 per cento.
Ricordo l'invito che viene dall'Europa. Il piano europeo si basa su quattro settori prioritari tra cui quello della ricerca e innovazione. Nei quattro settori ci sono dieci azioni, di cui tre nel settore ricerca e innovazione. Una di queste azioni è aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione e istruzione. Noi invece stiamo tagliando le risorse. Secondo l'Unione europea questi investimenti dovrebbero anche essere un modo per incrementare gli investimenti nel settore privato, in materia di ricerca e sviluppo, fornendo ad esempio incentivi, sovvenzioni e/o aiuti finanziari. A questo serviva il credito d'imposta, avevamo già uno strumento idoneo e ora lo modifichiamo.
C'è una contraddizione: variamo un decreto anti-crisi dopo il piano europeo, dicendo che quel piano serviva per orientare i nostri provvedimenti, e poi alcune delle misure di questi provvedimenti vanno in senso contrario agli orientamenti definiti dal piano europeo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MAINO MARCHI. Noi vi chiediamo di ripensarci: se le risorse stanziate sono insufficienti è proprio per queste misure che occorre trovarne di nuove.
Allora, al sottosegretario dico che ci vuole più chiarezza, su questo tema non possiamo accettare un accoglimento come raccomandazione con riformulazione: o il Governo propone la riformulazione ma accetta l'ordine del giorno, o l'accoglie come raccomandazione ma senza riformulazione, altrimenti insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con la riformulazione il Governo accetta l'ordine del giorno Marchi n. 9/1972/119.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che l'onorevole Realacci ha chiesto di sottoscrivere l'ordine del giorno Marchi n. 9/1972/119.
Passiamo all'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1972/120, accolto come raccomandazione dal Governo purché riformulato.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, anche in questo caso, con la riformulazione il Governo accetta l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1972/120, accettato dal Governo purché riformulato.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione e per rafforzare il valore dell'ordine del giorno insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1972/120, nel testo riformulato accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 22
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 471
Astenuti 17
Maggioranza 236
Hanno votato
461
Hanno votato
no 10).

Prendo atto che i deputati Libè, Galletti, Naro e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, che la deputata Laura Molteni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fluvi n. 9/1972/121, accolto dal Governo come raccomandazione purché riformulato.
Passiamo all'ordine del giorno Causi n. 9/1972/122.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Causi n. 9/1972/122 purché riformulato.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Causi n. 9/1972/122, accettato dal Governo purché riformulato.

MARCO CAUSI. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo all'ordine del giorno Vico n. 9/1972/123, non accettato dal Governo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo chiede l'accantonamento dell'ordine del giorno Vico n. 9/1972/123, perché è riferito al tema che affronteremo dopo.

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, l'ordine del giorno Vico n. 9/1972/123 è accantonato.
Passiamo all'ordine del giorno Berretta n. 9/1972/124, non accettato dal Governo, al quale chiedo se conferma tale parere.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo propone una riformulazione del dispositivo nei seguenti termini: «impegna il Governo ad adoperarsi, per quanto di sua competenza, ad assicurare una sostanziale garanzia di stabilità del reddito e del sistema di tutele normative e contrattuali riconosciuti ai lavoratori, in caso di cessione di azienda o di ramo di azienda». Se la riformulazione viene accettata, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Berretta n. 9/1972/124, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Passiamo all'ordine del giorno Damiano n. 9/1972/125, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, Pag. 23il Governo propone di riformulare l'ordine del giorno nel senso di inserire le seguenti parole: «a valutare l'opportunità di» all'inizio di ogni capoverso del dispositivo. In tal caso, l'ordine del giorno è accettato.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Damiano n. 9/1972/125, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo altresì atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mastromauro n. 9/1972/126, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mariani n. 9/1972/127, accolto dal Governo come raccomandazione purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Braga n. 9/1972/128, accettato dal Governo purché riformulato.
Passiamo all'ordine del giorno Realacci n. 9/1972/129.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Realacci n. 9/1972/129.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Realacci n. 9/1972/129, accettato dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Marco Carra n. 9/1972/130, non accettato dal Governo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo ha espresso parere contrario in considerazione del fatto che l'ordine del giorno riguarda un microsettore, sul quale vi è sicuramente la necessità di porre attenzione (altrimenti si potevano prevedere numerosi interventi a sostegno del settore stesso).
Il Governo, se venisse accolta la riformulazione del dispositivo dell'ordine del giorno nel senso di premettere le seguenti parole: «a valutare l'opportunità di», tenuto conto di questo problema, ossia del fatto che riguarda solo questo settore, potrebbe accoglierlo come raccomandazione oppure invitare l'onorevole Marco Carra a ritirarlo, perché riguarda solamente il settore caseario, sul quale però vi è un'attenzione del Governo.

PRESIDENTE. Quindi, se viene accettata la riformulazione il parere si trasforma da contrario ad accoglimento come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Marco Carra n. 9/1972/130.

MARCO CARRA. Signor Presidente, se ho ben compreso, con la riformulazione il parere si trasforma in accoglimento come raccomandazione, per cui accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cenni n. 9/1972/131, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Brandolini n. 9/1972/132, Oliverio n. 9/1972/133, Florio n. 9/1972/134 e Zucchi n. 9/1972/135, accolti Pag. 24dal Governo come raccomandazione, non insistono per la votazione dei loro ordini del giorno.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Bellanova n. 9/1972/136, accolto come raccomandazione dal Governo, purché riformulato.

TERESA BELLANOVA. Signor Presidente, rivolgo una raccomandazione al rappresentante Governo in merito al mio ordine del giorno n. 9/1972/136: per piacere, lo legga e modifichi il parere (ossia l'accoglimento come raccomandazione a condizione che il dispositivo venga riformulato sostituendo le parole: «a favorire» con le parole: «a valutare l'opportunità di favorire»).
Il mio ordine del giorno n. 9/1972/136 si inserisce in un provvedimento che, a vostro dire, vorrebbe intervenire con strumenti di sostegno al reddito per quei lavoratori che sono scoperti da qualsiasi protezione sociale: i lavoratori precari senza tutele e garanzie. Il mercato del lavoro del nostro Paese ci dice che un lavoratore su otto è precario e non ha alcuna garanzia. Tra questi vi sono i lavoratori parasubordinati, quelli iscritti alla gestione separata: si tratta di lavoratori ai quali viene negato il principio di automaticità delle prestazioni previdenziali per i lavoratori dipendenti, così come previsto dall'articolo 2116, secondo comma, del codice civile.
Il mio ordine del giorno n. 9/1972/136 vuole impegnare il Governo a favorire l'esigibilità di prestazioni già limitate per questi lavoratori ed a superare una discriminazione che, solo per questa categoria di lavoratori, vincola l'erogazione delle prestazioni all'effettivo versamento dei contributi da parte del committente.
Signor rappresentante del Governo, voi allentate i controlli sul lavoro nero e sull'evasione fiscale e fate la scelta di parlare all'impresa, dicendo che abbatterete i costi se le imprese ricorrono al lavoro nero: scaricate gli effetti di questa vostra scelta sui lavoratori e sui più deboli, ai quali (con il parere che avete espresso sul mio ordine del giorno n. 9/1972/136) dite che tutto può essere risolto con un contenzioso legale lunghissimo, negando prestazioni ai lavoratori parasubordinati, le cui casse dei contributi sono fortemente in attivo.
Volete, forse, fare cassa sulla pelle dei più deboli? Voglio sperare proprio di no, signor sottosegretario. Vi invito, pertanto, a modificare il parere e ad accettare il mio ordine del giorno n. 9/1972/136, perché non si può, contemporaneamente, discutere di uno strumento che vorrebbe ampliare la copertura previdenziale e di sostegno al reddito per chi è scoperto ed affermare che il Governo non si impegna a favorire l'accesso alle prestazioni per quelle figure che, formalmente, sono coperte e che, sostanzialmente (per il comportamento del Ministro Sacconi), non hanno accesso al diritto.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo conferma il parere formulato sull'ordine del giorno Bellanova n. 9/1972/136 e che l'onorevole Bellanova insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/136.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bellanova n. 9/1972/136, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 480
Astenuti 5
Maggioranza 241
Hanno votato
226
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che i deputati Gava, Laura Molteni e Iannarilli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, che il deputato Naro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto Pag. 25favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno Schirru n. 9/1972/137, accolto come raccomandazione dal Governo, purché riformulato.

AMALIA SCHIRRU. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal Governo e non insisto per la votazione, ma vorrei sollecitarlo a far sì che la valutazione su questa opportunità venga assunta al più presto, perché i problemi evidenziati nel mio ordine del giorno n. 9/1972/137 non possono aspettare. La situazione di crisi delle aziende multinazionali di produzione industriale in Sardegna e, in particolar modo, della zona del Sulcis, sta producendo la perdita di migliaia di posti di lavoro, che si aggiunge alle migliaia di lavoratori già in cassa integrazione.
È una situazione che richiede interventi urgenti e un impegno concreto, non solo ammortizzatori sociali, ma un piano straordinario di sviluppo industriale.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Fadda aggiunge la propria firma all'ordine del giorno Schirru n. 9/1972/137.
Ricordo che il Governo non ha accettato l'ordine del giorno Viola n. 9/1972/138.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Viola n. 9/1972/138, purché il dispositivo venga riformulato nei seguenti termini: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere che nel decreto di cui ai commi 3 e 4 dell'articolo 19 del presente provvedimento, le modalità di applicazione dello stesso contengano tutti gli strumenti per permettere una sua corretta, tempestiva e trasparente applicazione».

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Viola se accetti la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1972/138.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, ringrazio il Governo per aver rivisto il proprio parere, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione. Vorrei solo illustrare brevemente il senso di quest'ordine del giorno. Siamo di fronte ad una crisi che ha portato rapidamente a consumare le risorse messe a disposizione per la cassa integrazione nello scorso anno. Opportunamente, nel decreto-legge - è uno degli aspetti su cui ci siamo espressi favorevolmente - per gli anni a venire sono previste ingenti risorse per questo. Siamo preoccupati per le modalità di applicazione e di erogazione della cassa integrazione. Naturalmente, in questo meccanismo possono annidarsi abusi e forme di ricatto nei confronti dei lavoratori. Noi chiediamo che il Governo, nel decreto che dovrà approvare entro sessanta giorni, si faccia carico di dettagliare le modalità operative con cui l'INPS, da una parte, e il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, dall'altra, effettueranno controlli sulle aziende e sui lavoratori che beneficeranno di questo strumento, nell'interesse della collettività, dei lavoratori stessi e delle tantissime imprese italiane sane e corrette che operano nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Duilio n. 9/1972/139.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del Pag. 26giorno Duilio n. 9/1972/139, purché il dispositivo venga riformulato nei seguenti termini: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a ripristinare uno stanziamento adeguato per il finanziamento del Servizio civile nazionale, al fine di non privare il Paese, i giovani e le comunità locali di una tale ricchezza di risorse ed opportunità».

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Duilio accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/139, accettato dal Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Pompili n. 9/1972/140.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Pompili n. 9/1972/140, purché il dispositivo venga riformulato nei seguenti termini: «impegna il Governo a valutare in modo attento e rigoroso la proposta di riformulazione del piano di rientro della gestione commissariale del bilancio del comune di Roma; a valutare l'opportunità di prescrivere al sindaco di Roma e commissario di Governo modalità di rendicontazione trasparenti delle due gestioni; a valutare l'opportunità di prescrivere al sindaco di Roma che gli atti della gestione commissariale vengano pubblicati in allegato agli atti del bilancio ordinario del comune con apposite tabelle che rendicontino l'andamento delle spese, in particolare quelle relative ai grandi progetti di investimento, come le metropolitane, cofinanziati dallo Stato». Qui terminerebbe il dispositivo dell'ordine del giorno, quindi con la soppressione del quarto capoverso.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Pompili accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/140, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lulli n. 9/1972/141, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lulli n. 9/1972/141, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 484
Astenuti 5
Maggioranza 243
Hanno votato
225
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che i deputati Messina, Berretta e Naro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, che i deputati Laura Molteni e Girlanda hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gatti n. 9/1972/142, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Passiamo all'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/1972/143, non accettato dal Governo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, Pag. 27il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/1972/143, purché il dispositivo venga riformulato nei seguenti termini: «invita il Governo a valutare l'opportunità di reperire finanziamenti necessari al rinnovo, per i prossimi anni, delle convenzioni con le cooperative e dei contratti con i lavoratori Co.co.co. transitati dagli enti locali allo Stato ai sensi e per gli effetti della legge n. 124 del 1999». Quindi, verrebbe eliminato l'ultimo capoverso.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/1972/143.

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, posso anche accettare la riformulazione proposta. Vorrei però sottolineare che l'ordine del giorno in esame quasi per intero, modificando qualche virgola, era già stato accolto pienamente in occasione della conversione del disegno di legge finanziaria; quindi ci aspettavamo di dare un valore rafforzativo a un lavoro che il Governo già sta facendo. La riformulazione ci lascia perplessi, comunque la accettiamo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Siragusa n. 9/1972/144, accolto dal Governo come raccomandazione purché riformulato.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Boccia n. 9/1972/145 accettato dal Governo purché riformulato.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, mi scusi, ma pur apprezzando gli sforzi fatti dal sottosegretario Casero, non possiamo accettare la riformulazione che il Governo ha proposto, perché in realtà nell'ordine del giorno in esame abbiamo chiesto un'estensione della deroga al patto di stabilità, ricordando soprattutto al Governo - e lo ricordo anche ai colleghi di maggioranza e opposizione - che il Patto di stabilità interno non è il dogma comunitario: il dogma comunitario è il Patto di stabilità comunitario, quello interno è fatto da regole che ci siamo dati e rispetto alle quali c'è una discussione in atto, sottosegretario Casero, che è partita più volte dal tentativo di provare a dare deroghe agli enti locali sui trasporti pubblici, sul trasporto pubblico locale, sull'edilizia scolastica. Ricordo al Governo e al Ministro Tremonti che il Patto di stabilità interno non prevede per esempio il calcolo delle perdite delle società in house, cosa sulla quale vi invito a ragionare seriamente, perché ha più senso far rientrare le perdite di società in house nel calcolo del Patto di stabilità che non l'edilizia scolastica, che non le spese per il trasporto pubblico locale. Se poi il Governo unilateralmente, così com'è accaduto in questo caso, decide di consentire a Roma l'accelerazione dei lavori sulle metropolitane e sul trasporto su ferro, cosa assolutamente condivisibile e comprensibile, noi vi chiediamo di estendere la stessa deroga a tutte le città, che ho indicato nell'ordine del giorno, che si trovano nella medesima condizione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO BOCCIA. E tra queste città, sul trasporto pubblico locale, lo ricordo soprattutto ai colleghi della maggioranza, c'è Milano, che aveva proprio fatto una bandiera del progetto di mobilità sostenibile, c'è Verona, c'è Torino, c'è Bari, c'è Catania, c'è Palermo, c'è Reggio Calabria: ci sono città che hanno le medesime esigenze. Quindi, chiediamo, da questo punto di vista, che il Governo riveda, rispetto al Patto interno, nel prossimo provvedimento economico i meccanismi per far rientrare per esempio le società in house, e consenta nei prossimi provvedimenti economici ad altre grandi città di essere messe nella condizione della città di Roma.

PRESIDENTE. Quindi, non accetta la riformulazione...

FRANCESCO BOCCIA. ...e chiedo che il Governo si esprima, o, in alternativa, che sia posto in votazione.

Pag. 28

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, proprio perché è un tema su cui bisogna porre particolare attenzione, trova la sensibilità del Governo. Noi abbiamo approvato l'ordine del giorno Dal Lago n. 9/1972/104, che fondamentalmente su questo tema individuava la posizione dell'Aula. Esso impegnava il Governo «a valutare l'opportunità di adottare misure analoghe anche per quei comuni che, in ragione della rilevanza istituzionale, possano esibire la medesima specificità del comune di Roma». Con questa premessa, noi possiamo poi accettare una serie di considerazioni contenute nell'ordine del giorno n. 9/1972/145 dell'onorevole Boccia, però senza elencare delle città, perché altrimenti a questo punto vi è l'elencazione delle città, per cui poi ci sono anche alcune città o alcuni altri comuni che non vengono inseriti in questo ordine del giorno, che invece potrebbero pure ricevere attenzione da parte del Governo. Ritornerei quindi sulla riformulazione, mettendo il «cappello» iniziale, intervenendo sul punto in cui l'onorevole parla di realizzazione di linee di trasporto pubblico locale o altre necessità.

PRESIDENTE. Qual è quindi la proposta di riformulazione, mi scusi?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La proposta è dunque nel senso di riformulare l'ordine del giorno, eliminando la parte relativa alle deroghe per Milano, Napoli, Torino, Verona e via dicendo (eliminando quindi l'elencazione delle città), e di iniziare con il «cappello» che avevo già introdotto.

PRESIDENTE. Onorevole Boccia?

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, non ho capito. Il tema non sono i nomi delle città (perché quelle sono ovviamente le più evidenti, ma ce ne sarebbero anche di altre); il tema è se il Governo si impegna ad introdurre nei prossimi provvedimenti normativi di carattere economico, con attinenza al tema, la medesima deroga per le città con investimenti simili.
Sono anche disposto a cancellare i nomi delle città (perché immagino che ve ne siano di altre), ma non sono disposto a trattare sul dispositivo, perché la differenza tra questo e gli altri ordini del giorno è che io chiedo un impegno concreto del Governo.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Boccia. In modo che tutti possiamo capire, lei non è disposto ad introdurre la formula «a valutare la possibilità di».

FRANCESCO BOCCIA. Sì, perché la valutazione è un'intenzione.

PRESIDENTE. Qual è il parere il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo ribadisce la formulazione «a valutare la possibilità di», che è la stessa che abbiamo utilizzato per altri ordini del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non accetta la riformulazione proposta dal Governo ed insiste per la votazione dell'ordine del giorno Boccia n. 9/1972/145. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzarella. Ne ha facoltà.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, chiedo di apporre la mia firma all'ordine del giorno del collega Boccia pensando idealmente anche ai colleghi napoletani, perché Napoli è una di quelle realtà metropolitane che da una misura di questo tipo si avvantaggerebbe, avendo un problema di mobilità sul territorio da affrontare con urgenza, anche per difficoltà Pag. 29tecniche rispetto alle preesistenze archeologiche che hanno rallentato i lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossomando. Ne ha facoltà.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, intervengo solo per dire che i parlamentari piemontesi del PD hanno sottoscritto questo ordine del giorno, condividendo pienamente le motivazioni e soprattutto il fatto che altrimenti, se si limitasse il provvedimento in questione a Roma, saremmo in presenza di una scelta tutta politica e assolutamente non tecnica.

PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Calgaro e Borghesi hanno chiesto di sottoscrivere l'ordine del giorno Boccia n. 9/1972/145.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boccia n. 9/1972/145, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Scusate, ma il dispositivo di voto non funziona. Revoco quindi l'indizione della votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boccia n. 9/1972/145, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Scusate, ma abbiamo un problema tecnico. Per garanzia di tutti, dispongo l'annullamento della votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boccia n. 9/1972/145, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 465
Astenuti 14
Maggioranza 233
Hanno votato
211
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che i deputati Argentin e Milo hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi.
Prendo altresì atto che i deputati Sbrollini, Mogherini Rebesani, Vassallo, Esposito, D'Incecco, Gnecchi, Monai e Mario Pepe (PD) hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Grimoldi, Di Staso, Iannarilli, Di Caterina, Iapicca, Nirenstein, Speciale e Goisis hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

CARLO NOLA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO NOLA. Signor Presidente, la votazione che è stata ripetuta è la numero 8. Noi l'abbiamo ripetuta con la votazione numero 9: è corretto? La votazione numero 9 sostituisce quella numero 8?

PRESIDENTE. La votazione numero 8 è stata annullata e la votazione numero 9 sostituisce quella numero 8.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Mantini n. 9/1972/146, accolto come raccomandazione dal Governo.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo brevemente per dire che l'accoglimento come raccomandazione non è sufficiente. Abbiamo chiesto l'estensione di alcune politiche economiche in favore dei servizi professionali e delle nuove professioni, non solo piccole e medie imprese, non solo lavoratori, ma anche il vasto mondo composto non dalle élite professionali, ma dai lavoratori della conoscenza.
Abbiamo chiesto l'estensione dell'IVA di cassa, la determinazione di una soglia Pag. 30precisa per l'esenzione dall'IRAP, garanzie per l'accesso al credito, misure fiscali per la crescita delle associazioni professionali.
Questo del capitale intellettuale, del motore dell'innovazione, dei ceti medi aggrediti dalla crisi, e trascinati verso soglie di povertà, è un tema su cui tutti Paesi investono in modo serio. Noi chiediamo che venga almeno accettato come impegno - non un mezzo impegno - questo ordine del giorno, sul quale credo tutta l'Aula possa votare favorevolmente.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo potrebbe cambiare il suo parere e accettare l'ordine del giorno Mantini n. 9/1972/146, purché nella parte dispositiva le parole: «impegna il Governo a promuovere» siano sostituite dalle seguenti: «impegna il Governo a valutare la possibilità di promuovere».

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/146, accettato dal Governo, purché riformulato?

PIERLUIGI MANTINI. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che l'ordine del giorno Mantini n. 9/1972/146 viene sottoscritto anche dall'onorevole Vietti.
Passiamo all'ordine del giorno Sanga n. 9/1972/147, non accettato dal Governo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, chiedo di accantonare l'ordine del giorno Sanga n. 9/1972/147.

PRESIDENTE. Sta bene.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'ordine del giorno Rubinato n. 9/1972/148.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, sul tema degli studi di settore, che riguarda anche altri ordini del giorno accantonati, il Governo accetta l'ordine del giorno Cota n. 9/1972/154 nella nuova formulazione.

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole sottosegretario, ma il Governo deve esprimere il parere sull'ordine del giorno Rubinato n. 9/1972/148.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Rubinato n. 9/1972/148, purché riformulato, allo stesso modo dell'ordine del giorno Cota n. 9/1972/154, nella nuova formulazione.

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, deve leggere la riformulazione.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Rubinato n. 9/1972/148, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a vigilare sulla correttezza dell'operato degli uffici, in modo che gli accertamenti seguano le disposizioni contenute nella circolare n. 5; a presentare alla Commissione parlamentare competente, entro 31 marzo di ogni anno, una relazione dell'Agenzia delle entrate sulle attività di accertamento mediante studi di settore, con particolare riguardo alle adesioni in sede di contraddittorio al conseguente contenzioso, alla autotutela, e completi di risultanze in termini di gettito, con dati suddivisi per provincia; a emanare disposizioni per evitare che in sede di Pag. 31contenzioso vengano perpetuate posizioni soccombenti per accertamenti assolutamente privi di motivazioni, basati esclusivamente sul risultato finale degli studi di settore e senza l'utilizzo di alcun altro elemento probatorio specifico come richiesto dalla normativa vigente; visto il consolidato orientamento delle commissioni tributarie, ad emanare una specifica circolare per favorire gli interventi in autotutela degli uffici ed evitare inutile contenzioso».

PRESIDENTE. Onorevole Rubinato, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/148, accettato dal Governo, purché riformulato?

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, prendo atto che né nelle Commissioni, né in Aula, riusciamo a parlare di questo tema così importante. Non accetto la riformulazione proposta dal Governo per il semplice fatto che avrei ben volentieri votato l'originario ordine del giorno del collega Cota perché affermava sostanzialmente quello che è previsto dal mio ordine del giorno n. 9/1972/148, così come da quello dell'onorevole Sanga, n. 9/1972/147. Ma con la formulazione proposta dal Governo è stato stravolto l'ordine del giorno Cota n. 9/1972/154, non so come si faccia a chiamarla riformulazione, è una foglia di fico per affermare ciò che già deve essere attuato a legislazione vigente, mentre non si va al centro della questione dell'onere probatorio del problema degli studi di settore. È un tema importante, che coinvolge anche il rispetto dei principi dello statuto del contribuente; è un tema fondamentale sul quale non posso dilungarmi perché devo terminare il mio intervento nel breve tempo rimasto a mia disposizione, ma è francamente ridicolo che venga proposta sul mio ordine del giorno n. 9/1972/148, così come sugli altri, una riformulazione del tenore di quella accettata dal collega Cota.
Io mi auguro francamente che su questo, non avendo potuto discutere nelle Commissioni gli emendamenti bipartisan, presentati dalla maggioranza e dall'opposizione e non potendo discuterne ora, almeno si dia un segnale al Governo, perché la norma dell'articolo 8 del provvedimento che si sta per approvare è francamente del tutto insufficiente e inadeguata a dare risposta alle categorie economiche interessate da questo importante strumento di accertamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, la collega non ha accettato la riformulazione e la pregherei, quando verrà proposta la prossima riformulazione e magari la stessa sarà accettata, di verificare, signor Presidente, se si tratterà di una riformulazione ovvero - è il problema che abbiamo proposto l'altro giorno - di una sostanziale riscrittura dell'ordine del giorno.

KARL ZELLER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

KARL ZELLER. Signor Presidente, siccome il Governo aveva proposto una riformulazione anche del nostro ordine del giorno n. 9/1972/89, che era stato prima accantonato, noi accettiamo la riformulazione nel senso richiesto dal Governo perché riteniamo che in questo modo si rende comunque evidente che non vi è un automatismo in materia di applicazione degli studi di settore e che l'onere della prova risulta in capo all'amministrazione finanziaria.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rubinato n. 9/1972/148, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 32
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 486
Astenuti 10
Maggioranza 244
Hanno votato
232
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare, che i deputati Monai e Ginefra hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato La Loggia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Prendo altresì atto che il deputato Distaso ha segnalato di aver votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro.
Chiedo al rappresentante del Governo di esprimere il parere sull'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/1972/149.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, Governo propone la seguente riformulazione dell'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/1972/149: nel dispositivo espungere il secondo capoverso; sostituire il terzo capoverso con le seguenti parole: «ad adoperarsi affinché il Ministro dell'economia e delle finanze promulghi in tempi utili il decreto di cui all'articolo 8 e per stabilire che lo stesso venga sottoposto al parere delle Commissioni parlamentari competenti. Con questa riformulazione il Governo accetta l'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Ceccuzzi accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/149. Chiedo al rappresentante del Governo di esprimere il parere sull'ordine del giorno Ginefra n. 9/1972/150.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ginefra n. 9/1972/150, a condizione che sia riformulato nel seguente modo: nel dispositivo sostituire le parole: «impegna il Governo ad attivarsi» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di attivarsi».

PRESIDENTE. Onorevole Ginefra, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1972/150?

DARIO GINEFRA. Signor Presidente, è chiaro che l'obiettivo di questo ordine del giorno è già mitigato dalla modalità con cui noi ne discutiamo, cioè attraverso questo strumento. Ridurlo ulteriormente, attraverso una mera raccomandazione, non ci soddisfa, quindi ne chiediamo la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ginefra n. 9/1972/150, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 486
Astenuti 6
Maggioranza 244
Hanno votato
225
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che i deputati Porcino, Capodicasa, Naro e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, che il deputato Porcu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo al rappresentante del Governo di esprimere il parere sull'ordine del giorno Vanalli n. 9/1972/151.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, Pag. 33il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Vanalli n. 9/1972/151, a condizione che sia riformulato nel seguente modo: nel dispositivo sostituire le parole: «impegna il Governo ad adottare» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare».

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Vanalli accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/151. Chiedo al rappresentante del Governo di esprimere il parere sull'ordine del giorno Ria n. 9/1972/152.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ria n. 9/1972/152, a condizione che sia riformulato nel seguente modo: nel dispositivo sostituire le parole: «impegna il Governo ad adottare» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare».

PRESIDENTE. Onorevole Ria, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1972/152?

LORENZO RIA. Signor Presidente accetto che il Governo abbia accolto come raccomandazione il mio ordine del giorno e tutto sommato accetto anche la riformulazione proposta, tuttavia entrambe le proposte del Governo rimangono incomprensibili. Rimane incomprensibile la riformulazione perché, per quanto concerne la premessa dell'ordine del giorno, che fa puntualmente riferimento al progetto della sistemazione della strada Maglie-Santa Maria di Leuca, che ha conseguito tutte le approvazioni, i pareri e i nulla osta, dire semplicemente che il Governo presta attenzione e che si interesserà all'argomento credo che sia insufficiente...

PRESIDENTE. Onorevole Ria...

LORENZO RIA. Ho concluso signor Presidente, avrei cinque minuti, capisco la diretta televisiva, però la Maglie-Santa Maria di Leuca non è un intervento strategico che può rientrare tra quelli dell'articolo 20 e 21 della legge che stiamo discutendo. Tuttavia è un progetto che ha conseguito tutti i pareri e ha conseguito anche le valutazioni delle popolazioni interessate e, con riferimento a quanto dispone l'articolo 20 (cioè che bisogna dare rilancio all'economia con un'accelerazione dei meccanismi di spesa e di concretizzazione), penso che il Governo abbia perso un'occasione per dare un'accelerata a questa opera (dando quindi parere favorevole all'ordine del giorno in esame). La raccomandazione mi sembra insufficiente, ma la accetto.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ria n. 9/1972/152, accolto dal Governo come raccomandazione purché riformulato.
Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Frassinetti n. 9/1972/153?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Frassinetti n. 9/1972/153, riguardante il tema dei mutui a tasso fisso e sul quale il Governo è già intervenuto nelle Commissioni riunite.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Frassinetti ritira il suo ordine del giorno n. 9/1972/153.
Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Cota n. 9/1972/154 (Nuova formulazione)?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Cota n. 9/1972/154 (Nuova formulazione).

PRESIDENTE. Onorevole Cota, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/154 (Nuova formulazione), accettato dal Governo?

ROBERTO COTA. Non insisto signor Presidente, perché riteniamo che, anche Pag. 34nella nuova formulazione questo ordine del giorno sia comunque un passo avanti in un'azione che, in maniera coerente, la Lega sta portando avanti per fare in modo che gli studi di settore cessino di essere quello che oggi sono, ossia non una leva fiscale, ma uno strumento di imposizione fiscale che per noi è assolutamente inaccettabile perché manifesta il volto di uno Stato nemico nei confronti dei cittadini e delle categorie produttive.

PRESIDENTE. Devo una precisazione all'onorevole Giachetti: vi è stato un equivoco nelle parole del rappresentante del Governo nel senso che la riformulazione dell'ordine del giorno Cota n. 9/1972/154 non è stata proposta dal Governo, ma si tratta del nuovo testo depositato formalmente dal proponente, onorevole Cota, agli atti. Così mi precisano gli uffici.
Prendo dunque atto che l'onorevole Cota non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/154 (Nuova formulazione).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non ho motivo di dubitare che gli uffici le abbiano giustamente riferito che hanno ricevuto una riformulazione dell'ordine del giorno Cota n. 9/1978/154, ma il problema è che i colleghi, l'Assemblea, non hanno ricevuto la riformulazione. Quindi, abbiamo discusso sinora su un testo che è quello stampato sul fascicolo degli ordini del giorno n. 1. La pregherei, quindi, di accantonare la discussione su questo e di lasciarlo per ultimo, in modo tale che i colleghi possano leggere la riformulazione e valutare, benché non si debba votare, l'opinione del Governo relativamente a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, ieri abbiamo annunciato la nuova formulazione dell'ordine del giorno Cota n. 9/1972/154, che è stata inserita nell'Allegato A e quindi tutti hanno potuto averne conoscenza a norma del Regolamento.
A questo punto passiamo agli ordini del giorno accantonati. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Lo Monte n. 9/1972/37?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Lo Monte n. 9/1972/37 purché sia riformulato nel senso di sostituire il dispositivo con il seguente: «invita il Governo a valutare l'opportunità di adottare le opportune iniziative normative volte ad istituire un Fondo destinato a soggetti disoccupati da almeno 12 mesi o soggetti inattivi con particolare riferimento alle aree più svantaggiate del Paese, per consentire la creazione di nuove imprese allo scopo di contrastare i fenomeni di disoccupazione di lunga durata, nonché di grave crisi economica che investe il nostro Paese e l'industria internazionale».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lo Monte n. 9/1972/37, accettato dal Governo purché riformulato.
Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Iannaccone n. 9/1972/41?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Iannaccone n. 9/1972/41 purché riformulato.

PRESIDENTE. La Presidenza doveva una risposta all'onorevole Quartiani sull'ordine del giorno Iannaccone n. 9/1972/41: la Presidenza lo ritiene ammissibile.
Onorevole Iannaccone, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/41, accettato dal Governo purché riformulato?

ARTURO IANNACCONE. No, signor Presidente, non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Zeller n. 9/1972/89?

Pag. 35

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Zeller n. 9/1972/89, purché sia riformulato il dispositivo secondo la riformulazione del dispositivo espressa in precedenza per l'ordine del giorno Rubinato n. 9/1972/148.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zeller n. 9/1972/89, accettato dal Governo purché riformulato.
Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Ruggeri n. 9/1972/92?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Ruggeri n. 9/1972/92, purché riformulato secondo il dispositivo dell'ordine del giorno Iannaccone n. 9/172/41, vale dire sostituendo il dispositivo con il seguente: «invita il Governo ad adottare in fase di applicazione dell'eventuale disciplina da parte del Ministero dello sviluppo economico o, decorsi i termini, della Presidenza del Consiglio dei ministri ogni utile provvedimento affinché venga garantita una tariffa unica nazionale sul costo dell'energia e a predisporre provvedimenti finalizzati a finanziare la realizzazione di centrali e reti di distribuzione dell'energia elettrica prodotta nel Mezzogiorno».

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Ruggeri n. 9/1972/92, accettato dal Governo purché riformulato.

ANGELO CERA. Signor Presidente, assolutamente no, in quanto noi diciamo, signor sottosegretario Casero, le stesse cose dette, in maniera solo leggermente differenziata, ma uguali nella sostanza, nel contenuto e nella capacità esposta dall'amico Franzoso. Pertanto, o lei ieri non lo ha letto per niente - mi perdoni - così com'è non ha letto l'ordine del giorno Vico n. 9/1972/123 - infatti sono identici - oppure giochiamo al gioco delle partine, non delle parti.
L'ordine del giorno in esame è identico esattamente a quello sul quale il Governo ha espresso parere favorevole del collega Franzoso. Forse si intende cercare di far fare la piccola politica sul territorio, ma non consentiamo a voi del Governo di giocare sulle sorti del Meridione, ancora una volta drammaticamente, in maniera quasi cinica, per voler contribuire a gettarci nel sottosviluppo.
L'ordine del giorno in esame è firmato da tutti i parlamentari del Meridione: vogliamo essere trattati alla stessa stregua dell'Italia intera. In questa occasione, vi diciamo che in Puglia produciamo l'88 per cento dell'intera forza energetica dell'Italia e con il vostro meccanismo perverso di antimeridionalismo costringete la Puglia a pagare - e così tutte le regioni del Mezzogiorno - il 30 per cento in più del costo dell'energia elettrica a livello nazionale.

PRESIDENTE. Grazie...

ANGELO CERA. Mi consenta, Presidente: parliamo dei tumori di cui ci ammaliamo per fornire l'energia all'Italia intera!

PRESIDENTE. Non mi costringa a toglierle la parola...

ANGELO CERA. Per questi motivi, chiedo che l'ordine del giorno in esame venga votato e chiedo ai colleghi del Mezzogiorno e della Puglia un atto di dignità!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruggeri n. 9/1972/92, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 486
Votanti 474
Astenuti 12
Maggioranza 238
Hanno votato
225
Hanno votato
no 249).Pag. 36

Prendo atto che i deputati Naro, De Poli e Oliverio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Vico n. 9/1972/123?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo propone la stessa riformulazione letta in precedenza con riferimento all'ordine del giorno Ruggeri n. 9/1972/92.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Vico n. 9/1972/123.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, ringrazio il Governo per lo sforzo, ma la sua riformulazione non è accoglibile, perché noi poniamo una questione semplice, che illustro in soli 25 secondi. La questione è semplice: l'eventuale suddivisione della rete di trasmissione nazionale ha bisogno del potenziamento della rete medesima. Di questo si tratta fondamentalmente: in base a ciò, poiché il Governo non accoglie il nostro ordine del giorno, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vico n. 9/1972/123, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 487
Astenuti 8
Maggioranza 244
Hanno votato
231
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che il deputato Pisicchio ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Sanga n. 9/1972/147?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo propone la stessa formulazione dell'ordine del giorno Cota n. 9/1972/154 (Nuova formulazione).

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non accetta la riformulazione del suo ordine del giorno Sanga n. 9/1972/147.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sanga n. 9/1972/147, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 486
Astenuti 10
Maggioranza 244
Hanno votato
231
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e che i deputati Graziano e Berretta hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1972-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.Pag. 37
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre, alla quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi Liberal Democratici voteremo «no» alla conversione in legge del cosiddetto decreto-legge anticrisi, innanzitutto per il metodo seguito dal Governo. Si tratta, infatti, del ventiseiesimo decreto-legge, per il quale è stata chiesta, inoltre, la decima posizione di fiducia da parte del Governo. Tale metodo è stato stigmatizzato anche dallo stesso Presidente Fini, definendolo un'offesa alla dignità del Parlamento. Noi riteniamo che questo provvedimento costituisca anche un'offesa alla dignità e agli interessi dei cittadini, innanzitutto, perché promette solamente nel titolo, ma non nella sostanza. Esso concerne misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione ed impresa.
Per quanto riguarda le famiglie, i tanto sbandierati aiuti sono, in realtà, discriminatori proprio per le famiglie con figli minori e numerose. Senza contare, poi che, per quanto concerne l'incentivazione al lavoro, all'occupazione e all'impresa, anche in questo caso, il tutto non è stato legato ad una visione di insieme in funzione anticrisi, in un quadro strategico nazionale orientato allo sviluppo del nostro Paese. Non si prevedono, infatti, investimenti intelligenti e lungimiranti, volti a risolvere i problemi non dell'oggi ma del domani, al fine di creare occupazione e risparmiare energia. Non si prevedono investimenti nelle tecnologie pulite, volti a rilanciare i settori dell'industria automobilistica e dell'edilizia, volti anche ad aprire opportunità di finanziamenti alle piccole e medie imprese, a ridurre gli oneri amministrativi, ad avviare gli investimenti per la modernizzazione delle infrastrutture.
Inoltre, per questa manovra, sono stati stanziati pochissimi fondi, soprattutto, se li consideriamo in relazione a quelli previsti, sempre in provvedimenti anticrisi, dai nostri partner europei. La manovra, infatti, potrebbe definirsi una «manovra bonsai», poiché prevede solo 6 milioni di euro per il 2009, 2 milioni e 300 mila euro per il 2010 e 2 milioni e 600 mila euro per il 2011.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DANIELA MELCHIORRE. Il tutto avviene pur considerando che gli oneri finanziari sul debito pubblico caleranno fortemente. Quindi, da quest'anno, avremo almeno 4 miliardi di euro in meno in termini di oneri finanziari.
Il Ministro Tremonti ha affermato che i soldi ci sono e noi gli crediamo. Sappiamo bene che circa 6 miliardi di euro sono, infatti, il risultato della lotta all'evasione fiscale condotta dal Governo Prodi, quella stessa lotta all'evasione fiscale che il Ministro Tremonti ha colpevolmente abbandonato, grazie all'eliminazione della tracciabilità dei pagamenti ai professionisti e all'innalzamento della soglia dei pagamenti in contanti.

PRESIDENTE. Deve concludere.

DANIELA MELCHIORRE. Si tratta di misure che un Paese come il nostro avrebbe dovuto applicare rigorosamente, anziché allentare, anche in vista dell'attuale situazione e del quadro critico nazionale ed internazionale.
Per questi motivi, noi Liberal Democratici voteremo «no» al provvedimento anticrisi.

PRESIDENTE. Saluto le classi IV e V del liceo scientifico Pascal di Sant'Antonio Abate, in provincia di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà.

Pag. 38

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (Ore 12,15)

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il voto che ci accingiamo ad esprimere rappresenta per noi l'occasione per tracciare un bilancio sulle scelte che hanno caratterizzato il viatico programmatico del Governo. Emerge prepotentemente, nei provvedimenti adottati dall'Esecutivo in questo ultimo scorcio di legislatura, un dato inconfutabile: il risanamento del Paese sta passando attraverso il sacrificio del Mezzogiorno.
Pur condividendo le ragioni che hanno portato il Governo a percorrere la strada della decretazione d'urgenza, dettata dalla difficile congiuntura economica e sociale che stiamo attraversando, non ci trova d'accordo il ricorso al voto di fiducia che lo stesso ha voluto imporre al Parlamento, perché convinti che su provvedimenti che intervengono sui problemi del Paese si debba aprire in tutte le sedi istituzionali il necessario ed ampio confronto parlamentare.
La nostra attività emendativa al provvedimento si è concentrata su aspetti che avrebbero potuto ridurre il divario storico tra il nord e il sud del Paese, convinti come siamo che ogni superamento della crisi economica debba passare attraverso il pieno rilancio dello sviluppo del Mezzogiorno. Il sud è ancora ben lontano dal tasso potenziale di crescita che sarebbe lecito attendersi da un'area così ricca di risorse sottoutilizzate e il tasso di disoccupazione, soprattutto quello giovanile, resta ancora inaccettabile.
Ci preme ancora una volta sottolineare che incentivare politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno rappresenta, come in più di un'occasione hanno sollecitato anche esperti economici e studi di settore, l'unica concreta opportunità di progresso economico per l'intero Paese. Ciò non solo perché il sud possiede le maggiori opportunità di crescita produttiva e le risorse immateriali e materiali, ma soprattutto perché ha le potenzialità per far crescere il livello di competitività complessiva della nostra Nazione.
La crisi congiunturale che sta attraversando il nostro Paese morde soprattutto le imprese del Mezzogiorno, dove si registra un rallentamento nella dinamica di crescita, soprattutto per le imprese operanti nell'industria e nei servizi. Le difficoltà percepite dalle aziende del sud sono essenzialmente riconducibili a due penalizzanti fattori di contesto: da una parte, la difficoltà di accesso al credito e, dall'altra parte, il forte divario nello sviluppo delle infrastrutture e nella erogazione di servizi pubblici fondamentali, che sono ancora insopportabilmente indietro rispetto alla media nazionale; si tratta di fattori che caricano di maggiore responsabilità uno Stato che tarda ad adeguare la qualità dei propri servizi e del proprio intervento.
Per tutti questi motivi, al fine di favorire lo sviluppo del tessuto produttivo meridionale, avevamo proposto, tra gli altri, tre emendamenti: uno con il quale proponevamo l'istituzione di un fondo di garanzia per il microcredito, destinato a finanziare l'avvio di nuove imprese da parte di soggetti disoccupati residenti nelle regioni meridionali; l'altro con l'obiettivo di favorire, attraverso un credito d'imposta, nuovi investimenti produttivi nelle aree svantaggiate del sud Italia; un ultimo che intende ripristinare le risorse già destinate a interventi di viabilità in Sicilia, Calabria, Campania e Puglia.
Secondo gli ultimi indicatori ISTAT, in rapporto alla media nazionale il sud è due volte più povero, condizione questa che alimenta drammaticamente anche l'economia criminale, che può disporre per la propria attività di una manovalanza a buon mercato. Di contro, il piano anticrisi adottato dall'Esecutivo non tiene conto in alcun modo delle aspettative della gente del sud e disattende il programma di Governo, che abbiamo sottoscritto con le altre forze politiche che compongono la maggioranza. Tale programma prevede al punto 5 una serie di misure per il rilancio del sud attraverso un impegno straordinario di risorse, ormai ripetutamente distratte dalla loro destinazione normativa, Pag. 39come nel caso dei Fondi FAS. Infatti, i tagli operati sulla dotazione del Fondo per le aree sottoutilizzate anche in questo decreto-legge confermano una tendenza del Governo ad utilizzare le risorse del Fondo per finanziare interventi di diversa natura, non efficaci e non sempre corrispondenti a finalità di sviluppo e quasi sempre non localizzati nel Mezzogiorno.
Per tutte queste ragioni e per avere condiviso alla vigilia della consultazione elettorale che ha legittimato questo consesso istituzionale gli impegni e la responsabilità del programma di Governo, il Movimento per l'Autonomia non si riconosce nel provvedimento che oggi quest'Aula è chiamata ad approvare e, pertanto, non parteciperà alla votazione finale.
Auspichiamo per il futuro un'inversione di rotta del Governo rispetto alle istanze del Mezzogiorno, così come affermato ieri dal Presidente Berlusconi, al quale rinnoviamo la nostra fiducia. Il Movimento per l'Autonomia, per dare forza a questo impegno, vigilerà affinché le aspettative dei cittadini del sud non vengano, per l'ennesima volta, disattese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, come sempre assente, signori Ministri, assenti, rappresentanti del Governo, una crisi globale che coinvolge l'intero mondo industrializzato non può che essere affrontata in modo condiviso dalle varie regioni del mondo e, quindi, per quanto ci riguarda, dall'Europa. Se ad essa apparteniamo, dobbiamo dire grazie a Romano Prodi e non certo agli euroscettici come Berlusconi, Tremonti e Bossi. Non oso pensare a cosa sarebbe di noi se non facessimo parte dell'Unione europea che, ancora una volta, sarà, forse, la nostra ciambella di salvataggio.
Ebbene, in molti casi facciamo esattamente il contrario di ciò che l'Europa ci ha chiesto per uscire dalla crisi e di ciò che stanno realizzando gli Stati Uniti: stiamo andando nella direzione opposta. Le proposte inascoltate dell'Italia dei Valori miravano proprio a interventi secondo quelle indicazioni, a partire dall'entità delle risorse messe in gioco.
La Commissione europea ha invitato gli Stati membri a realizzare un incentivo finanziario dell'1,5 per cento del prodotto interno lordo di ciascun Paese, 200 miliardi di euro in tutto, accettando anche un temporaneo sforamento del Patto di stabilità. I maggiori dei Paesi europei sono andati ben oltre: la Germania con 62 miliardi, la Spagna con 38 miliardi, la Francia con 26 miliardi, la Gran Bretagna con 23 miliardi. E in Italia? Meno di 5 miliardi, signor Presidente, dopo avere vaneggiato di un intervento da 80 miliardi, soltanto come spot di propaganda.
L'Europa vi ha chiesto di investire almeno 20 miliardi di risorse: avete fatto orecchie da mercante e ne avete destinate meno di un quarto. Intanto, migliaia di italiani perdono il lavoro e non sanno più come sbarcare il lunario. Eppure, noi dell'Italia dei Valori, fin dall'inizio, vi abbiamo indicato come e dove reperirli: vi sono 5 miliardi di euro immobilizzati per condoni non pagati dall'anno 2003 in poi; vi sono gli strumenti per andarsi a riprendere quei 5 miliardi, ma voi, che siete oggettivamente collusi con l'evasione, non volete farlo; altri 4 miliardi di euro potranno venire dai minori oneri finanziari sul debito pubblico, come già è evidente dal crollo dei tassi di interesse; altre 3 miliardi possono arrivare dalla sospensione, per due anni, degli effetti della seconda parte dell'intervento sull'ICI, quella che è andata a beneficio di chi possedeva case di lusso, abitazioni non certo di tipo popolare; gli ultimi 2 miliardi si possono reperire con un ritorno ad una vera e propria lotta all'evasione fiscale, che è mancata, in questi mesi, durante i quali, è anzi, ripresa, a causa di alcune Pag. 40misure che hanno ridotto la tracciabilità dei pagamenti e impedito il controllo sull'emissione delle fatture false.
Anche in questo decreto voi aiutate gli evasori fiscali, poiché dimezzate sanzioni già dimezzate, che quindi diventano un quarto. Un evasore scoperto è sufficiente che accetti l'accertamento dell'ufficio e da quel momento sarà salvo: potrà rateizzare le somme dovute senza che nulla consegua se smette di pagare, proprio come nel 2003.
Nel 2009 gli italiani dovranno pagare lo Stato, il fisco, e dovranno lavorare due giorni in più a questo scopo rispetto all'anno scorso; ciò vuol dire che sei mesi di vostre leggi, nelle quali doveva esserci la liberazione degli italiani dalle tasse, perché questo avete detto in campagna elettorale, hanno prodotto solamente l'effetto contrario.
L'Europa vi ha invitati a seguire due principi fondamentali, quello della solidarietà e quello della giustizia sociale, l'idea cioè che nei momenti difficili - e questo è un momento difficile - l'azione non può che essere rivolta ad aiutare chi ne ha bisogno. Avete fatto orecchie da mercante, avete previsto bonus per le famiglie che appare come una specie di duplicazione della vergognosa carta di povertà, la social card.
Per finanziare l'aumento del potere di acquisto delle famiglie c'era bisogno di intervento su base familiare, che riguardasse il nucleo della famiglia e non la singola persona. Cosa di meglio che non collegare il bisogno al numero dei figli, con un intervento massiccio sugli assegni familiari? L'Europa vi ha chiesto di aumentare il potere d'acquisto delle famiglie: fate orecchie da mercante e andate in direzione opposta.
Un bonus per single e non per famiglie che assomiglia a spiccioli di elemosina sulla quale avete fatto propaganda dicendo che sarebbe stato di un ammontare da duemila a mille euro. In tal modo, a qualcuno resteranno in mente questi mille euro che in realtà prenderanno solo il 10 per cento degli interessati mentre per l'80 per cento delle famiglie sarà una misura una tantum da 200 a 300 euro. Ma vogliamo scherzare? Vogliamo affrontare in questo modo la perdita di potere di acquisto della famiglia, con la cassa integrazione ai massimi storici, con precari che vedevano da due a tre anni magari riconfermati i loro contratti e che ora li vedono cessare?
Soltanto al 31 dicembre si calcola che siano stati 300 mila, e non solo giovani ventenni in attesa di qualche lavoro migliore, ma padri e madri di famiglia, in qualche caso anche quarantenni, che ora saranno senza lavoro.
L'Europa vi ha chiesto di aumentare il loro potere d'acquisto, fate orecchie da mercante e dite che per loro non c'è alcun ammortizzatore sociale. Con circa la metà di 20 miliardi di euro si poteva dare in modo non stabile, per due anni, a dieci milioni di contribuenti con reddito inferiore a 15 mila euro, circa 200 euro al mese. Si poteva seguire il modello tedesco: aiuti alle imprese che evitano il ricorso alla cassa integrazione riducendo i giorni di lavoro, ma mantenendo le persone occupate.
L'Europa vi ha chiesto azioni di giustizia sociale, ma voi avete fatto orecchie da mercante, avete fatto finta di affrontare il tema di quei lavoratori che hanno dovuto rinunciare, perché non ce l'hanno fatta, a pagare le rate di mutuo dell'ultimo anno, dell'ultimo anno e mezzo. Noi vi abbiamo proposto di bloccare gli atti esecutivi già in corso permettendo di rinegoziare i mutui attraverso la portabilità.
L'Europa vi ha chiesto semplificazioni amministrative, ma avete fatto orecchie da mercante.
L'Europa vi ha chiesto politiche nei riguardi delle piccole e medie imprese per migliorare l'accesso al credito e voi avete fatto orecchie da mercanti, e non per le grandi imprese che sanno fare da sé. In un'economia come la nostra, così sbilanciata a favore della piccola e piccolissima impresa in situazione di asimmetria totale rispetto al sistema bancario, c'era bisogno di imporre alle banche alcune condizioni cui subordinare gli aiuti dello Stato, compreso l'allargamento del credito alle piccole Pag. 41e medie imprese; invece, siete totalmente succubi del sistema bancario e dei poteri forti.
L'Europa vi ha chiesto di adottare dei provvedimenti per migliorare l'efficienza energetica degli edifici, ma avete fatto orecchie da mercante; addirittura di primo acchito, avete tolto l'appoggio agli interventi che esistevano e in ogni caso li avete lasciati a condizioni meno favorevoli di quanto non fossero prima.
L'Europa vi ha chiesto di promuovere una rapida introduzione di prodotti verdi, anche qui orecchie da mercante. Negli Stati Uniti il Governo investirà 800 miliardi di euro per rendere la produzione più ecocompatibile e così domani le nostre imprese si troveranno scoperte e in difficoltà di fronte a un mercato che di questi prodotti, invece, farà il centro dell'attenzione.
L'Europa vi ha chiesto di favorire gli investimenti in ricerca ed innovazione, ma avete fatto orecchie da mercante. In questo decreto-legge, togliete il credito di imposta che era l'unico strumento reale, effettivo, concreto e rapido per permettere alle imprese di investire in ricerca attraverso l'università. Si trattava di qualcosa di fondamentale per le piccole e medie imprese e per l'università.
Avete fatto orecchie da mercante alle richieste dell'Europa per affrontare la crisi, avete fatto orecchie da mercante alle richieste di aiuto degli italiani, lavoratori, pensionati, e delle loro famiglie che non ce la fanno ad andare avanti.
Avete fatto orecchie da mercante alle sentenze della Corte di giustizia che chiedevano di trasferire sul satellite Retequattro.
Solo una volta il vostro udito ha funzionato, ed ha funzionato benissimo: quando si è trattato di fare un regalo, l'ennesimo, al Presidente del Consiglio Berlusconi a danno di un suo concorrente con la vicenda dell'aumento dell'IVA sugli abbonamenti di Sky.
Non ci può essere buona fede: siete un Governo degli affari che rende sempre più ricco il Presidente del Consiglio Berlusconi ed i suoi amici speculatori e rende sempre più poveri gli italiani ed il Paese. Per questo motivo, il gruppo Italia dei Valori esprimerà voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, avevamo capito dal Ministro Vito che la questione di fiducia veniva posta per il grande rispetto per il Parlamento. Debbo dire che è un rispetto veramente notevole se in questo momento, mentre gli italiani ascoltano il dibattito e lo guardano alla televisione, per il Governo non c'è nessun Ministro al banco del Governo. Ciò è francamente imbarazzante, non per noi ma per il Governo che dovrebbe rispettare non solo noi e gli italiani, ma anche un po' le istituzioni e dovrebbe essere presente almeno con il Ministro delegato alla manovra economica che dovrebbe essere la più importante (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).
Questa mattina ho pensato a tante cose che si potrebbero dire, naturalmente iniziando da quelle che in questi giorni leggiamo sui giornali e viviamo in Parlamento: il contentino alla Lega Nord Padania per l'emendamento su Malpensa e quello a Roma per il comune di Roma, la tassa di soggiorno che c'è o non c'è (questo è un mistero che non abbiamo ancora capito).
È fin troppo chiaro agli italiani che la litigiosità nella maggioranza si acuisce ogni giorno di più. È chiaro anche al Presidente del Consiglio, il quale in questi mesi ha fatto finta di credere (ma, essendo un uomo troppo intelligente, ha fatto solo finta) che il problema fosse risolto con l'uscita dalla maggioranza dell'Unione di Centro. Tuttavia, non mi interessa discutere di ciò, perché stiamo parlando agli italiani e stiamo parlando di una crisi che rischia di essere devastante per il nostro Paese e per gli altri Paesi europei. Ieri il collega Pezzotta ha spiegato le ragioni nel merito, io le voglio riprendere.Pag. 42
Signor Presidente, stiamo lasciando sole le famiglie italiane a combattere la crisi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Questo decreto-legge è «acqua fresca»! C'è bisogno di coraggio. Un esempio: una famiglia con due figli, reddito mensile netto di 1.200 euro, riceve circa 2 euro al giorno, 50 centesimi a figlio. Le piccole e medie imprese, che non hanno la cassa integrazione, sono strozzate dalla crisi economica e dalle banche, in cui siamo pronti a mettere i soldi pubblici, ma che non sono certamente pronte a continuare nell'erogazione del credito nella misura degli ultimi anni.
Le piccole e medie imprese avevano avuto la speranza almeno della modifica di alcune disposizioni legislative. Noi per le piccole e medie imprese rispondiamo con la sordità: gli studi di settore non vengono toccati. Amici e colleghi della Lega Nord Padania, voi nel 2007 avete parlato di sciopero fiscale per gli studi di settore: uno strumento misuratore del reddito pensato e predisposto in un momento di espansione economica, ma oggi siamo in recessione e sugli studi di settore c'è silenzio. Guardate, parliamo tanto del reato di immigrazione clandestina e tutti sappiamo, che è una bufala (perché, tra l'altro, sotto il profilo legislativo è una misura che sarà del tutto inefficace), e non parliamo degli studi di settore. Debbo dire che l'opposizione in questo dimostra una miopia straordinaria, perché continuiamo a parlare anche noi che stiamo all'opposizione di cose inutili mentre dovremmo discutere di quanto riguarda la piccola e media impresa, l'artigianato, il commercio, gli studi di settore (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori e di deputati del Partito Democratico)! Oggi non è accettabile che rimangano così com'è!
Invochiamo un Governo decisionista. Signor Presidente Fini, io invoco Berlusconi decisionista! Vorrei che il Presidente del Consiglio, che si vanta di essere decisionista, fosse veramente tale! Il mio gruppo parlamentare vuole un Presidente del Consiglio e un Governo decisionisti. Vuole un piano per aggredire la crisi, non per subirla, come stiamo facendo. Vogliamo un piano per combattere la crisi, non per rafforzarla e vogliamo un piano che dettagliamo - mi sia consentito un minimo di sintesi perché abbiamo dieci minuti - già oggi, come ha fatto ieri Pezzotta. Tre direzioni: famiglie e ceto medio, precari, opere pubbliche. Vogliamo un piano di investimenti per le famiglie, 100 euro mensili per il primo figlio, 50 per i secondi a scalare. In totale 6 miliardi di euro, e non stiamo parlando di cose banali, ma di 6 miliardi di euro per le famiglie.
Ammortizzatori sociali: noi diciamo «sì» alla flessibilità, diciamo «sì» con Marco Biagi e con coloro che hanno assecondato il suo lavoro di cui noi siamo idealmente continuatori, assieme a tanti altri (il Ministro Sacconi da questo punto di vista ha tutta la nostra stima). Ammortizzatori sociali: la flessibilità non può coincidere con la precarietà. In questo decreto, 650 milioni per gli ammortizzatori sociali diventano un miliardo. È assolutamente insufficiente, perché la crisi si scarica su chi non è protetto dalla cassa integrazione. Addirittura - bisognerebbe fare una lunga discussione - per molti versi, poiché i prezzi in questo momento di recessione sono in frenata, chi ha un reddito fisso potrebbe paradossalmente anche essere avvantaggiato; ma chi non sarà avvantaggiato? Coloro che usciranno dal mondo del lavoro, chi non è protetto dalla cassa integrazione, e magari si tratta di persone con figli, che si sono appena sposati, e che vengono mandati via dai posti di lavoro.
Noi proponiamo per gli ammortizzatori sociali due miliardi: opere pubbliche (pensiamo a Roosevelt e al New Deal dopo la crisi del 1929), un grande piano di opere pubbliche. Approfittiamo della crisi per investire sul futuro, per ammodernare le scuole che stanno cadendo, i ponti, le strade, opere pubbliche per 7 miliardi.
«Bene», mi si dirà: «voi proponete 15 miliardi di spese, ma dove si trovano 15 miliardi di spese?». Devo dire al Ministro Tremonti che non ci onora della sua presenza ma che farà una conferenza Pag. 43stampa oggi pomeriggio al Ministero dell'economia, ebbene debbo dire che in qualche modo ho anche apprezzato il suo comportamento. In tante circostanze mi sono trovato a criticare il Ministro Tremonti, ma ho apprezzato la prudenza con cui si è mosso avendo la preoccupazione dei conti pubblici, dell'Europa e delle aste sui titoli di Stato, per cui non dico che quello che dice il Ministro Tremonti è irrilevante, me ne faccio carico. Proponiamo semplicemente una strada diversa: lui propone di fare poco, quasi nulla, sperando che la crisi passi, noi proponiamo di fare un grande piano di 15 miliardi offrendo all'Europa in cambio, come condizione ineliminabile per la nostra credibilità sui mercati finanziari, una nuova concertazione sociale con il sindacato, una grande stagione di riforme che «tocchino» non solo le liberalizzazioni, non solo la pubblica amministrazione.
Ministro Brunetta, la ringrazio di essere presente, è segno della sua sensibilità. Affettuosamente le voglio dire che non si può lamentare perché i dipendenti pubblici si vergognano se lei è il primo a dare ai dipendenti pubblici dei fannulloni. Se lei non usa quelle generalizzazioni forse neanche i dipendenti pubblici si vergogneranno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Io credo che sulle liberalizzazioni, sulla pubblica amministrazione, ma soprattutto sulle pensioni dobbiamo avere coraggio, ci vuole un grande patto generazionale. Chiedo a voi colleghi: è disposta la nostra generazione, quella dei cinquantenni e dei sessantenni, a lavorare un po' di più per dare ai nostri figli ammortizzatori sociali degni di questo nome? Questa è la grande domanda, a cui non risponde nessuno dei provvedimenti, noi giriamo attorno a questo problema. Ieri Filippo Andreatta ha scritto un articolo il cui titolo era «La crisi che la politica non vede»: è proprio così! Noi facciamo finta di non vedere la crisi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIER FERDINANDO CASINI. Termino, signor Presidente. Una riforma pensionistica che lasci da parte i lavori usuranti, che non tocchi i diritti acquisiti, ma che sia il segno di un patto generazionale in una concertazione con il sindacato a cui lo Stato deve dare il grande piano per 15 miliardi di investimento, ma a cui deve anche chiedere un impegno di corresponsabilità. Vorremmo che non fosse solo, il Governo. Se il Governo avrà questo coraggio, noi, dall'opposizione, ci saremo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dal Lago. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Lega Nord Padania voterà a favore sul decreto-legge anti-crisi; il nostro è un voto su un decreto che presenta una serie di misure a sostegno delle famiglie e delle imprese che riteniamo positive e non differibili. Penso, per fare solo alcuni esempi, al bonus straordinario per i nuclei familiari meno abbienti e più numerosi; meglio sarebbe stato se avesse riguardato esclusivamente i cittadini italiani, speriamo che non vedano i soldi solo gli extracomunitari. Mi riferisco anche al tetto fissato al 4 per cento per le rate dei mutui a tasso variabile e alle agevolazioni tariffarie per le utenze del gas, a favore di soggetti economicamente svantaggiati. Ricordo ancora l'incremento di 20 milioni di euro del Fondo nazionale di sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione.
Riguardo alle misure a sostegno delle imprese, positive ed importanti sono per noi le misure adottate del pagamento dell'IVA al momento dell'effettivo incasso del corrispettivo: sarà un forte aiuto alle piccole e medie imprese del nord-est e dell'intera Padania. Bene anche, finalmente, anche se parzialmente, l'introduzione del principio della deduzione del 10 per cento dell'IRAP dalle imposte sul reddito, fortemente richiesta dalla Lega. Ci riteniamo soddisfatti anche per il nostro emendamento, poi riformulato dai relatori, Pag. 44che prevede la liberalizzazione degli slot: ciò non servirà solo a Malpensa, ma permetterà anche a tutti gli altri europei - penso fortemente al Marco Polo di Venezia - di potersi ulteriormente sviluppare.
Signor Presidente, abbiamo detto che si tratta di un buon decreto-legge; tuttavia, secondo noi, avrebbe potuto essere ancora migliore se, ad esempio, avessimo introdotto, come più volte richiesto dalla Lega, misure di revisione e riformulazione degli studi di settore (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) molto più efficaci ed in sintonia con le reali odierne esigenze del nostro mondo produttivo a fronte anche del momento di grave difficoltà che le nostre imprese stanno attraversando.
Devo però anche evidenziare come alcune norme introdotte in questo decreto-legge non ci vedono assolutamente d'accordo, sia nel metodo che nel merito. Signor Presidente, penso, alla possibilità che oggi concedete al comune di Roma di derogare dal rispetto del Patto di stabilità, condizione non consentita agli altri comuni, in particolare a quelli con un bilancio in avanzo che avrebbero voluto, e loro potrebbero, realizzare nuove opere funzionali per i loro cittadini. Siamo consapevoli, signor Presidente, di far parte di una maggioranza; siamo altresì consapevoli che il disastro di Roma non è colpa del sindaco Alemanno, ma di chi l'ha preceduto (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Sappiamo che non sempre si possono ottenere tutti i risultati che si ritengono corretti e giusti, che in politica si deve avere anche pazienza e capacità di sopportazione, ma non possiamo più accettare - lo dico al Governo - che in questo Paese ci siano «figli e figliastri». Non possiamo più permettere che vengano premiati e privilegiati comuni spreconi - vedi anche Catania non molto tempo fa - e penalizzati gli altri. Non possiamo più dire ai nostri sindaci di tirare la cinghia per aiutare il Paese tutto a fronte di queste sperequazioni; sosteniamo e sosterremo i nostri sindaci se riterranno, per rispondere alle esigenze dei loro cittadini, di uscire dal Patto di stabilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, è difficile poter giustificare che permettiamo ad alcuni comuni, come a quello di Roma, di spendere soldi che non ha e che non sono suoi, e impediamo, invece, ad altri comuni di spendere soldi che hanno, che sono loro e dei cittadini che amministrano.
Signor Presidente, amici del PdL, non siamo nemmeno più disposti ad accettare che a Roma ci chiediate di votare proposte che non condividiamo per rispetto di accordi di maggioranza e che nel territorio, invece, vostri esponenti di spicco (ad esempio, come al solito, per essere chiari e fare nomi, il governatore Giancarlo Galan) attacchino in modo scorretto la Lega, ritenendola responsabile di emendamenti che, in realtà, sono voluti con forza dai relatori del PdL stesso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il presidente Galan non si permetta - lo diciamo forte e ad alta voce - di dare lezioni a noi e al nord. Non se lo permetta nemmeno il PD, che per anni ha affossato i comuni virtuosi del nord e che, invece, ha aiutato quelli meno virtuosi. Il presidente Galan, ripeto, non si permetta di darci lezioni, soprattutto stando seduto nel suo ufficio, eventualmente scrivendo solo comunicati stampa, o stando sulla sua barca a pescare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Impari, imparate da Bossi e dai nostri sindaci a battervi ogni giorno nelle strade, come facciamo noi, assumendoci i rischi conseguenti (spesso anche con avvisi di garanzia), come in questi anni ha fatto la Lega, con i suoi massimi esponenti, per difendere i diritti e gli interessi del nord.
Signor Presidente, signor sottosegretario, noi votiamo a favore del provvedimento in esame, in virtù del patto di maggioranza e del patto che la Lega ha sancito con i suoi elettori, ma diciamo con molta chiarezza che non ci fermeremo, ma continueremo in Parlamento la nostra battaglia per una proposta in difesa dei nostri comuni virtuosi e contro coloro che sprecano.Pag. 45
Come Lega Nord, presenteremo una proposta per gli studi di settore. Ci batteremo fino in fondo con il nostro leader Umberto Bossi per portare a casa, in tempi celeri, il federalismo fiscale e non solo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ci batteremo con il nostro Ministro Maroni perché gli extracomunitari irregolari non possano più entrare in questo Paese e danneggiare i nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Saremo, come sempre, in prima fila nella difesa degli interessi del nord e per il nord, convinti, come siamo, che, difendendo il nord, alla fine difendiamo gli interessi del Paese tutto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Veltroni. Ne ha facoltà.

WALTER VELTRONI. Signor Presidente, ieri questa Camera ha votato per la decima volta la fiducia al Governo, un Governo che ha varato trenta decreti-legge contro i diciotto che, nello stesso periodo, aveva varato il Governo Prodi. La decima questione fiducia è stata posta dal Governo in presenza di 115 emendamenti, 63 della maggioranza e 28 dell'opposizione. Dunque, è evidente che la questione di fiducia è stata posta per affrontare il problema che gli interventi che abbiamo ascoltato in quest'Aula hanno squadernato, ossia il problema delle divisioni interne alla maggioranza.
Presidente Fini, lei ha correttamente richiamato la centralità del Parlamento e il suo ruolo, non presentandosi - evidentemente per le ragioni numeriche alle quali ho appena fatto riferimento - quelle condizioni istituzionali minime per le quali si possa impedire al Parlamento di votare un provvedimento di questa importanza, in un momento così drammatico per la storia del nostro Paese.
La cosa ancora più paradossale dal punto di vista politico è il fatto che questa maggioranza gode di un ampio consenso parlamentare. La maggioranza precedente, quella che governò tra il 2006 e il 2008, aveva margini più esigui e, dunque, era più spiegabile che ricorresse alla voto di fiducia, ma questa maggioranza potrebbe approvare i provvedimenti - tanto più in presenza di un'opposizione (parlo per tutte le opposizioni) assolutamente responsabile, specie su materie come questa - con le proprie forze.
Invece, quello che sta emergendo con grande chiarezza è il fatto che, molto prima di quanto si potesse immaginare, stanno manifestandosi all'interno della maggioranza delle profonde divisioni.
So benissimo che si potrebbe obiettare che analoghe divisioni esistono nelle opposizioni, ma questo è più naturale: quando una forza perde le elezioni è persino ovvio, naturale e fisiologico che discuta, che si confronti e che ricerchi le vie per poter vincere le successive. Ma chi ha vinto le elezioni con il consenso che ha avuto lo schieramento del Popolo della Libertà e la sua alleanza, dopo pochi mesi, appare diviso sulle questioni fondamentali del Paese: la giustizia, l'immigrazione, la vicenda Alitalia. Abbiamo ascoltato il rappresentante del Movimento per l'Autonomia annunciare che non parteciperà al voto e dire che questo provvedimento disattende il programma di Governo. Abbiamo ascoltato la rappresentante della Lega dire che ci sono punti di questo provvedimento sui quali non sono assolutamente d'accordo e nutrire l'intervento di una esplicita polemica nei confronti del Popolo della Libertà.
Ma le persone che ci ascoltano in questo momento credo guardino a tutto questo come a qualcosa che probabilmente riguarda più noi che loro, perché le persone che ci ascoltano, gli italiani che in questo momento possono sentire le nostre parole, sono attraversate in questo momento da una drammatica emergenza sociale, la cui sottovalutazione, durata per troppi mesi, è del tutto inaccettabile e insopportabile. Lo sanno quegli imprenditori, piccoli e medi, del nostro Paese, che in questo momento stanno decidendo se andare avanti o meno e che si trovano Pag. 46spesso costretti a dover rinunciare all'apporto dei loro collaboratori, che spesso sono cresciuti e hanno fatto la loro azienda insieme a loro. Lo sanno le famiglie degli italiani, che devono decidere se poter reggere il livello di vita che hanno avuto fin qui o non selezionare, come stanno facendo, gli acquisti e le spese da fare. Lo sanno quegli operai e quei lavoratori che stanno perdendo il lavoro, spesso persone di cinquant'anni che perdono il lavoro nel momento in cui la loro vita si è consolidata, hanno contratto dei mutui, hanno degli impegni con il resto della famiglia e si trovano nella condizione drammatica di non poter garantire alla loro famiglia un futuro e una sicurezza. I dati sono di fronte a noi.
Oggi mi sarei aspettato la presenza del Presidente del Consiglio o del Ministro dell'economia e delle finanze (pur ringraziando i Ministri presenti): sarebbe stato un minimo atto di responsabilità e di rispetto nei confronti di un Parlamento al quale viene chiesto di votare questo provvedimento in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro).
Il Presidente del Consiglio disse che questa crisi finanziaria non avrebbe avuto effetto sull'economia reale. Ecco i dati: la produzione industriale a novembre è calata del 12,7 per cento e del 46 per cento nel settore dell'auto, tre imprese su quattro faticano ad avere linee di credito, 60 mila esercizi commerciali hanno chiuso, a dicembre il numero delle ore di cassa integrazione è cresciuto del 526 per cento. Ci sono migliaia di persone a casa per una settimana o per due mesi, che prenderanno il 20 per cento in meno di un salario che è già del tutto inadeguato. C'è una riduzione dei consumi ancora oggi dimostrata dall'ISTAT, ci sono 7 milioni di dipendenti privati e 2 milioni di precari nel nostro Paese, che se perdono il lavoro sono a zero euro.
Vorrei richiamare l'attenzione di tutti noi sui precari (lo ha fatto prima l'onorevole Casini). Il Presidente del Consiglio in campagna elettorale disse che i precari non erano il problema principale di questo Paese. Per 2 milioni di persone, che hanno ormai trentacinque o quarant'anni, che hanno fatto decine di contratti, c'era la prospettiva della stabilizzazione del lavoro, che teneva in vita un'aspettativa di vita molto complicata, perché vivere con 700-800 euro al mese con contratti di sei mesi, interrotti magari da pause di tre, non è facile. Ma adesso la prospettiva non è più la stabilizzazione del lavoro, ma la perdita dello stesso, visto che le imprese tagliano per primi proprio i precari.
La social card, una delle misure di questo provvedimento, appare per quella che è: una gigantesca presa in giro dei pensionati e degli anziani di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro). Per 200 mila anziani, come dicono oggi i giornali, non c'è una possibilità, senza considerare l'umiliazione che è racchiusa nelle pratiche burocratiche e nella stessa concezione di uno strumento che sarebbe stato molto più facilmente sostituibile con un piccolo intervento a sostegno delle pensioni più deboli.
Questo Governo ha sprecato dei soldi: li ha buttati con il provvedimento sull'ICI, che ha consentito di non pagare l'ICI a persone che avrebbero potuto permetterselo; li ha buttati con l'Alitalia, che il Financial Times ha definito ieri «l'inglorioso imbroglio» e che ci è valso sui giornali francesi dei titoli ironici rivolti al Presidente del Consiglio, che lo ringraziavano per aver praticamente regalato ad Air France ciò che prima Air France avrebbe dovuto acquistare accollandosi dei debiti che invece gli italiani devono pagare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori).
Il quadro generale del nostro Paese è questo. Basta leggere l'articolo di Luca Ricolfi, un osservatore tradizionalmente non attento alle questioni se non a quelle dell'obiettiva valutazione dei fatti: è aumentato ancora di altri due giorni il tax freedom day, le tasse nel 2009 aumentano invece che diminuire, la criminalità ha raggiunto i massimi storici e gli sbarchi degli immigrati sono raddoppiati. Questa è Pag. 47la differenza tra le promesse e la realtà di questo Paese. Avremmo bisogno di un grande piano: in Germania hanno investito ora 50 miliardi per i prossimi due anni, 31 li hanno investiti nello scorso autunno, hanno creato un fondo di 100 miliardi per le imprese; in Francia 24 miliardi di euro; in Gran Bretagna 20 miliardi di euro. È necessario un disegno complessivo, per un Paese che si trova nel paradosso di avere il debito pubblico più alto e i rendimenti dei BOT più bassi. L'OCSE ci ha assegnato la maglia nera d'Europa.
Questa crisi è una crisi che non è certo attribuibile alla responsabilità di questo Governo per la sua natura e dimensione globale, ma alla responsabilità di questo Governo è attribuibile il fatto di non avere un'idea per portare il Paese fuori dalla crisi stessa e farlo ripartire e rinascere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Come ha detto il Presidente Napolitano, la crisi può essere una grande occasione: un'occasione di sviluppo e di giustizia sociale. Di qui - e concludo - le proposte del PD: estendere gli ammortizzatori sociali, prima con un fondo e poi con un sussidio unico di disoccupazione che consenta di fronteggiare la disoccupazione quando questa riguarda lavoratori o lavoratori precari che hanno perduto il lavoro; sostenere i redditi, attraverso la dote fiscale e l'aumento degli assegni familiari; aiutare le imprese. È stato approvato un ordine del giorno in quest'Aula: la pubblica amministrazione paghi i debiti che ha nei confronti delle piccole e medie imprese, le aiuti in un momento di particolare difficoltà, e si favoriscano le imprese per l'accesso al credito.
Un'ultima cosa. Quando questa crisi cominciò, a me come leader del maggiore partito di opposizione capitò di dire ciò che hanno detto i miei colleghi, leader dell'opposizione, indipendentemente dagli schieramenti, in tutti i Paesi europei, e cioè la disponibilità, da parte dell'opposizione, a concorrere per affrontare una crisi che riguarda milioni di italiani, e lo abbiamo fatto con le nostre proposte.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

WALTER VELTRONI. La risposta del Presidente del Consiglio fu in tre parole, che nella storia di questo Paese hanno un significato che fa gelare il sangue nelle vene. La risposta fu: me ne frego. In fondo è proprio questa, proprio in fondo questa, la differenza più chiara e più netta, la profonda differenza che esiste tra noi (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori - Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nei suoi due interventi, dell'altro ieri e di ieri, l'onorevole Bersani, rappresentando con umorismo le posizioni del Governo, ha parlato di dadaismo e surrealismo.
A nostra volta, per ricambiare la cortesia vorremmo parlare delle posizioni dell'opposizione usando la categoria psicoanalitica della rimozione e un pezzo di storia dell'arte italiana, l'astrattismo. Le vostre rimozioni sono due, e riguardano il passato e il presente. Sul passato, onorevole Veltroni, da lei che è stato - insieme a Prodi - uno dei protagonisti della più grande disfatta verificatasi nel nostro sistema politico mi sarei aspettato toni di maggiore riflessione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Mi consenta, guardando il vostro schieramento, voi state all'opposizione e riuscite contemporaneamente a lacerarvi nel modo più totale, per cui venirci a fare queste lezioni francamente significa, come minimo, una dimostrazione di mancanza di senso dell'umorismo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
L'altra rimozione riguarda un'osservazione fatta sempre dall'onorevole Bersani, che ha detto che noi siamo l'unico Paese nel quale si è sottratta al Parlamento ogni Pag. 48discussione efficace sui termini della crisi. Onorevoli colleghi, abbiamo parlato della crisi, credo, almeno quattro volte: ne abbiamo parlato con una riflessione svolta dal Ministro Tremonti; ne abbiamo parlato in occasione del provvedimento di messa in sicurezza dei conti pubblici, con l'anticipazione della legge finanziaria (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico); ne abbiamo parlato in occasione dei provvedimenti collegati ad essa, riguardanti l'internazionalizzazione delle imprese, lo sviluppo e il nucleare, e del collegato sul lavoro; ne abbiamo parlato in occasione del decreto-legge n. 155 del 2008, che ha riguardato la messa in sicurezza del sistema bancario (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FABRIZIO CICCHITTO. Scusate, tanto non serve...

GIANCLAUDIO BRESSA. Chiacchierone!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di non interrompere l'oratore.

FABRIZIO CICCHITTO. Ne abbiamo quindi parlato più volte. Poi possiamo essere in dissenso e del resto, come rilevava ieri l'onorevole Bocchino, il punto di partenza è che voi avete una visione secondo noi sbagliata della situazione. Voi oscillate tra il trionfalismo dell'analisi quando state al Governo ed il catastrofismo quando state all'opposizione: l'economia italiana in effetti ha punti forti e punti deboli, attraversa una situazione grave - perché è gravissima la situazione internazionale - ma non è certo alla catastrofe.
Il punto è che voi che avete sbagliato politica economica nei due anni nei quali siete stati al Governo - e quella è stata una delle ragioni del vostro fallimento e della vostra crisi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) - oggi sbagliate ancora una volta!
E qui veniamo all'astrattismo, perché quando voi venite a proporre un'utilizzazione di un punto per quanto riguarda il PIL non vi guardate intorno e non vi misurate con il fatto che noi abbiamo un debito pubblico oltre quota 100 e che la Germania - che è per noi un serio problema e che sta in una situazione debitoria ben diversa - sta facendo con difficoltà una manovra dello 0,5 per cento.

MASSIMO VANNUCCI. Informati!

FABRIZIO CICCHITTO. Se noi imboccassimo la vostra strada, ci troveremmo di fronte a mercati finanziari che ci farebbero pagare un conto salato in termini di maggiori interessi sui titoli del debito pubblico: già oggi c'è una differenza tra i tassi di interesse del debito pubblico italiano e i corrispondenti titoli esteri, ed è di fondamentale importanza non incrementare a nostro danno questa divergenza.
In effetti, noi non siamo catastrofisti ma nemmeno avventuristi; voi siete, insieme, catastrofisti e avventuristi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). E qui veniamo a quello che ha fatto il Governo non in una situazione come quella del Governo degli Stati Uniti o del Governo inglese che possono dilatare il deficit e il debito, bensì con i vincoli che abbiamo (e questa è la difficile opera che fa il Governo e che ha dovuto fare, assumendosene tutto il peso il Ministro Tremonti).
Noi abbiamo iniziato realizzando un'operazione che ci avete rinfacciato, che è stata, ce ne rendiamo conto, un'operazione assai dura come quella del taglio della spesa pubblica per arrivare ad una riduzione del debito entro il 2011. Quell'operazione, non è un'operazione di rigorismo chiuso in se stesso, è un'operazione grazie alla quale possiamo riprendere il percorso della crescita avendo dei margini di libertà che purtroppo oggi non abbiamo; questo è il punto. Dopo questa operazione abbiamo aggiunto una serie di altre operazioni che hanno certamente un carattere difensivo, quello di difendere la tenuta di un'economia italiana che, diversamente dalla vostra analisi, presenta delle caratteristiche meno catastrofiche di quelle delle economie di altri Paesi. Abbiamo messo in sicurezza la tenuta del Pag. 49nostro tessuto industriale, perché noi non l'abbiamo liquidata, e la tenuta del nostro sistema bancario che non ha seguito le avventure che ci sono state negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Germania e in Spagna; noi abbiamo messo in sicurezza il sistema. Si tratta di un'operazione certamente poco brillante, poco affascinante, che non si adatta a facili slogan propagandistici, ma che è per la salvaguardia delle realtà economica e sociale del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ci misuriamo con i limitati, ma significativi, interventi che con questo provvedimento realizziamo sull'economia reale e che riguardano anche le persone di maggiore povertà. Io difendo il provvedimento sul bonus, vi è uno snobismo della sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) che fa una scrollata di spalle, ma esiste gente per la quale 40 euro al mese significano qualcosa; voi non la cogliete più questa realtà (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Siamo intervenuti per gli aiuti alle imprese, per una ripresa delle infrastrutture, per apprestare anche i termini degli ammortizzatori sociali. Sappiamo benissimo che abbiamo realizzato un'operazione di difesa dell'economia e che stiamo ripartendo, onorevole Casini, per dei primi interventi di aiuto. Condivido, quindi, onorevole Casini, una parte del suo intervento, non in termini di sfida, ma di riflessione. Abbiamo una linea che presenta due tempi: quello della difesa, di un primo intervento, come quello di questo provvedimento, e uno successivo legato - ce lo auguriamo - a un quadro internazionale che si rimetta in movimento. In sostanza, voi avete tanto mitizzato Obama, io lo considero in termini oggettivi e mi auguro che l'operazione di liquidità in deficit che Obama sta per realizzare nell'economia americana rimetta in moto un circolo che dall'economia americana arrivi in Europa, e che si ristabilisca il circuito Stati Uniti-Cina-Europa. La globalizzazione non è uno slogan, non è uno scherzo, ma è una grande, tragica, drammatica e difficile operazione che va realizzata tenendo conto di tutte le interrelazioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Infine, per concludere, una riflessione che come gruppo del Popolo della Libertà vogliamo rivolgere al Governo: ci riconosciamo interamente nella linea che il Governo ha seguito finora, e riteniamo che vada fatta una riflessione su alcune questioni come gli ammortizzatori sociali, una riforma delle pensioni che recuperi risorse e sul Mezzogiorno.
Noi abbiamo consapevolezza piena di tutti i problemi e vincoli che la situazione presente, però riteniamo che lavorando in varie direzioni, con l'uso dei fondi europei, il CIPE possa agire ed intervenire perché noi possiamo presentare al Paese un grande piano per quello che riguarda il Mezzogiorno d'Italia, che ci ha dato anche un grande tributo di carattere elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Cicchitto.

FABRIZIO CICCHITTO. Voglio concludere, onorevole Fini, ringraziandola per come lei sta presiedendo l'Assemblea e rilevare... (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori) che vi sono due grandi modelli di Presidente di Assemblea che noi abbiamo avuto nel passato: quello dell'onorevole Violante, che con intelligenza e abilità dava una mano alla sua maggioranza, e quello dell'onorevole Iotti, che stava al di sopra delle parti. Lei ha scelto il modello dell'onorevole Iotti, il che ci crea dei problemi e con esso ci dovremo misurare, ma la ringraziamo della scelta chiara e assolutamente di alto livello che lei ha fatto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi crediamo che essa sia stata ripagata dalla sinistra con le piccole e mediocri strumentalizzazioni che non si sono collocate al livello con il quale lei sta conducendo questa Assemblea (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

Pag. 50

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale, per le quali era stata disposta la ripresa televisiva diretta. Ricordo ai colleghi che dopo la votazione finale sul decreto-legge in esame si dovrà procedere ad una ulteriore votazione sulla questione pregiudiziale riferita al decreto-legge in materia di semplificazione normativa.

(Coordinamento formale - A.C. 1972-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1972-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1972-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale» (1972-A):

Presenti 522
Votanti 520
Astenuti 2
Maggioranza 261
Hanno votato 283
Hanno votato no 237

(La Camera approva - Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,15).

PIERO FASSINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho chiesto la parola perché in queste ore giungono da Gaza notizie particolarmente drammatiche, di combattimenti nella città che coinvolgono direttamente un numero sempre più grande di cittadini inermi, con un crescente numero di vittime innocenti, e di bombardamenti di sedi dell'ONU e di agenzie umanitarie che lo stesso Segretario generale dell'ONU ha denunciato questa mattina, con parole molto dure.
Credo che di fronte ad un quadro così drammatico, che segna un salto di qualità ulteriore nella guerra di questi giorni, abbiamo il dovere tutti di chiedere un'immediata sospensione dell'ostilità militari e l'avvio di un vasto programma di aiuti umanitari ad una popolazione che è stremata da tre settimane di guerra, di lutti e di sofferenze.
Dopo l'annuncio che ha dato ieri il Governo egiziano di una disponibilità di Hamas ad una tregua credo che debba venire anche da questo Parlamento una richiesta al Governo israeliano di accettare la proposta egiziana di cessate il fuoco per mettere così fine ad una guerra che già troppi lutti, sofferenze e distruzioni ha provocato, e che sta stremando una popolazione inerme e incolpevole.
Credo che il Parlamento italiano debba far sentire la propria voce e dobbiamo Pag. 51chiedere al Governo italiano di agire in tutte le sedi per ottenere una immediata sospensione dell'attività militare che metta fine a questo sanguinoso conflitto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

FIAMMA NIRENSTEIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FIAMMA NIRENSTEIN. Signor Presidente, credo che il Governo italiano stia facendo in queste ore tutti i passi necessari per favorire il ritorno della pace in Medio Oriente, ciò che tutti noi desideriamo. Non credo che si possa far discendere questo nostro impegno da un giudizio così netto e radicale come quello che sentivo esprimere adesso dall'onorevole Fassino. Purtroppo il fatto che siano state toccate da questa guerra sedi apparentemente neutrali, non ci dice nulla rispetto alle dinamiche belliche che sono in corso. Tale sedi, infatti, nel corso di tutto questo conflitto sono state utilizzate sovente come casematte, come caserme, come luoghi da cui si è sparato, come luoghi in cui si sono usati come scudi umani non soltanto - purtroppo - i cittadini di Gaza, ma anche le presenze esterne nella zona. Quindi, non credo che da parte del Parlamento italiano nel chiedere la pace debba esserci un atteggiamento punitivo nei confronti di alcuno, ma che tale richiesta debba, invece, discendere da un alto principio che ci contraddistingue e ci ha contraddistinto nel corso di tutta questa crisi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per associarci, come gruppo dell'Italia dei Valori, alla richiesta provenuta poco fa dall'onorevole Fassino. La situazione è troppo drammatica e tragica per replicare all'intervento dell'onorevole Nirenstein. Ho chiesto la parola tuttavia, signor Presidente, per ricordare a lei e all'Aula che, come gruppo dell'Italia dei Valori, abbiamo presentato l'interpellanza urgente n. 2-00266, che dovrebbe essere discussa questo pomeriggio. Le sarei grato se volesse provvedere a sensibilizzare su questo il Ministro degli affari esteri, possibilmente assicurandone la presenza ai nostri lavori. La ringrazio, signor Presidente.

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, mentre è sicuramente evidente l'auspicio dell'onorevole Fassino perché in quella martoriata parte del Medio Oriente si possa stabilire al più presto una tregua che consenta di porre fine alle azioni militari e alle perdite civili che si sono determinate e che, nello stesso tempo, consenta anche di interrompere il flusso di attacchi sulla popolazione civile di Israele che durano da molti anni da parte del movimento terrorista di Hamas, a me non sembra che possiamo introdurre un dibattito politico di questa importanza attraverso un intervento sull'ordine dei lavori. Quindi, se il collega Fassino vuole chiedere che il Governo venga in Aula a riferire o presso la Commissione affari esteri e comunitari ritengo che vi sia sempre l'opportunità di discutere, ma non possiamo certo fare un dibattito politico di questa portata in modo incidentale.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2008, n. 200, recante misure urgenti in materia di semplificazione normativa (A.C. 2044) (Esame e votazione di una questione pregiudiziale) (ore 13,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre Pag. 522008, n. 200, recante misure urgenti in materia di semplificazione normativa.

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 2044)

PRESIDENTE. Ricordo che ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento è stata presentata le questione pregiudiziale Vietti ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2044).
Avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ciascuno degli altri gruppi che ne faccia richiesta per non più di cinque minuti.
L'onorevole Vietti ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, ormai quest'Aula ha raggiunto un'assuefazione all'esame e alla discussione di decreti-legge che sono l'unico modo con cui questo Governo legifera, senza consentire al Parlamento di discutere e approvare progetti di legge.
Anche sulla mancanza dei requisiti costituzionali per il ricorso ai decreti-legge ci si è quasi rassegnati. Tuttavia, mi permetto di richiamare i colleghi alla macroscopica mancanza dei requisiti di necessità ed urgenza che connota il decreto-legge n. 200 del 2008.
Nel decreto-legge in esame, per informazione dei colleghi, si parla di accesso alle norme e di semplificazione. Sono due argomenti certamente importanti, ma che non si vede perché mai dovrebbero essere affrontati con decreto-legge: sia l'accesso sia la semplificazione possono tranquillamente essere risolti e affrontati attraverso gli strumenti ordinari.
Per quanto riguarda l'accesso, il nostro sistema certamente è arretrato, ma è arretrato almeno dal 1984, quando la legge n. 839 impose all'Istituto poligrafico dello Stato di dare la più ampia e rapida diffusione della Gazzetta ufficiale. L'Istituto poligrafico dello Stato, sin dagli anni Ottanta - quindi stiamo parlando di trent'anni fa - dispone di una banca dati che contiene le Gazzette ufficiali, la mette a disposizione soltanto per quanto riguarda gli ultimi 60 giorni e nessuno capisce perché.
Nel frattempo, sotto l'egida del Ministero della giustizia, il CED della Cassazione ha fatto un altro sistema di archivi, con una banca dati molto completa che è l'Italgiure Find, che ha un sofisticato sistema di accesso e che è a pagamento (e non si capisce perché non si possa consentire l'accesso gratuito all'archivio del CED della Cassazione).
Teniamo conto che nel frattempo comuni - cito ad esempio un comune come quello di Iesi, che certamente non è un grande comune - fanno la distribuzione gratuita della Gazzetta Ufficiale degli ultimi dieci anni e tutte le gazzette ufficiali regionali sono accessibili attraverso il sito della Camera dei deputati. Lo stesso avviene per la Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea.
Non si capisce dunque perché mai ci dovrebbero essere ragioni di necessità e di urgenza per intervenire su una situazione che così certo non va, ma che è così da almeno trent'anni. Cosa propone il decreto-legge in esame? Propone di fare un altro ennesimo sistema informativo - cosiddetto «normativa» - presso la Presidenza del Consiglio, per fare quello che per legge dovrebbe fare e che non fa l'Istituto poligrafico dello Stato, ripetendo la previsione di un portale che soltanto qualche anno fa era stato previsto per consentire ai cittadini l'accesso alle norme. Ciò per quanto riguarda l'accesso.
Per quanto riguarda la semplificazione, il decreto-legge in esame è ancora più grottesco: prevede l'abrogazione espressa di tutte le norme primarie del precedente ordinamento costituzionale. Non è ora e tempo per fare un'ironia che sarebbe facile, ma non si capisce quale sarebbe il precedente ordinamento costituzionale: che io sappia, prima della Costituzione del 1948 vi era lo Statuto albertino, semmai. Pag. 53Non ho capito a che cosa si riferisca esattamente il Governo. Evidentemente, il Governo ignora ciò che sanno anche gli studenti di giurisprudenza del primo anno, cioè che vi è un principio di continuità degli ordinamenti, che non consente di discriminare in base alle date delle leggi. Evidentemente, per esempio, il codice civile, che è del 1942, o il codice penale, che è del 1930, sono stati introdotti con atti aventi forza di legge precedenti all'entrata in vigore della Costituzione repubblicana e sono pacificamente vigenti: non credo che li si possa sopprimere per il fatto che sono precedenti al 1948. Vi è un principio pacifico nel nostro sistema giuridico, secondo il quale lo jus superveniens evidentemente fa salve le norme precedenti, salvo un'incompatibilità che dà luogo ad una abrogazione implicita - ciò sta scritto nelle preleggi del codice civile - oppure la norma decade perché desueta.
È certo che nessuno si preoccupa che siano sopravvissute delle norme che riguardano le corporazioni del fascio, perché è pacifico che sono norme desuete e non si applicano. Francamente - e concludo - non si capisce, se non toccando il ridicolo, perché sarebbe necessario intervenire su questo con un decreto-legge. Si dice - ed è una beffa che si aggiunge alla beffa - che sia per favorire la certezza del diritto, perché inserire nel nuovo sistema informativo i provvedimenti che sono superati, desueti o implicitamente abrogati costerebbe 200 euro. Questo scrupolo di risparmio del Governo è certamente apprezzabile, ma credo che, invece, debba fare aggio e prevalere il rischio che si corre con questo nuovo metodo di semplificazione: a causa della frettolosità che inevitabilmente impongono i tempi del decreto-legge, esso rischia di creare un gran pasticcio. Si pensi che, nello stesso decreto-legge, all'articolo 3, si recuperano 600 norme, sulle 3 mila norme che avevamo abrogato, con lo stesso metodo, sei mesi fa, con il decreto-legge n. 112.
Pertanto, si faccia una ricognizione seria con i tempi dei provvedimenti ordinari, non si facciano forzature su un campo che, peraltro, non è ideologico e non dovrebbe comportare delle contrapposizioni e si svolga un lavoro serio. Evitiamo di aggiungere al pasticcio di un Paese che ha il maggior numero di leggi, anche il pasticcio di contraddizioni tra le leggi che sopravvivono e quelle che, invece, frettolosamente verrebbero cancellate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastore. Ne ha facoltà.

MARIA PIERA PASTORE. Signor Presidente, i presentatori della questione pregiudiziale di costituzionalità affermano che l'atto Camera n. 2044, relativo alla conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2008, n. 200, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione normativa, non rivesta i caratteri di necessità e di urgenza e, quindi, non sia conforme al dettato dell'articolo 77 della Costituzione.
Secondo la Corte costituzionale, solo il difetto evidente dei presupposti di necessità ed urgenza può tradursi in un vizio. Sempre secondo la Corte costituzionale, la non evidente mancanza dei presupposti è ricavabile da una serie di elementi: dal preambolo del decreto-legge (nel quale è contenuta la giustificazione dei presupposti giuridici e, quindi, la sussistenza dei requisiti di necessità ed urgenza), dalla relazione del Governo di accompagnamento del disegno di legge di conversione e dal contesto normativo nel quale si inserisce il provvedimento. Ebbene, nel decreto-legge in oggetto è espressamente richiamata la straordinaria necessità ed urgenza di emanare disposizioni dirette a consentire il completamento delle procedure per la creazione di una banca dati normativa unica, pubblica e gratuita della legislazione statale vigente - una banca dati che, attualmente, non esiste -, anche mediante un più efficace utilizzo delle risorse esistenti.
Allo stesso modo, è richiamata la straordinaria necessità ed urgenza di procedere all'abrogazione - vorrei aggiungere, espressa abrogazione - delle norme ritenute estranee ai principi dell'ordinamento giuridico attuale. Vorrei sottolineare che Pag. 54l'articolo 2 abroga 28 mila 889 atti legislativi, tutti emananti tra il 1861 al 1947, quindi, provvedimenti precedenti all'entrata in vigore della nostra Costituzione.
Inoltre, è espressamente richiamata la straordinaria necessità ed urgenza di sottrarre all'effetto abrogativo previsto dalla legge n. 133 del 2008, alcuni atti normativi che le amministrazioni competenti hanno ritenuto indispensabile mantenere in vigore. Ricordo che la legge n. 133 del 2008 ha abrogato 3.370 provvedimenti e che l'articolo 3 del decreto-legge sottrae all'effetto abrogativo sessanta di questi provvedimenti, impedendone la cancellazione e mantenendoli in vigore.
Inoltre, vorrei sottolineare che, nel discutere di infondatezza di questioni pregiudiziali di costituzionalità, a prescindere dalla parte politica, si evidenzia sempre come l'urgenza e la necessità si colleghino alle scelte del Governo, alle scelte di un indirizzo politico, agli obiettivi che il Governo assume come centrali e necessari da raggiungere in tempi più brevi, ai fini dell'ordinato svolgimento dell'azione politico-amministrativa. Diventa centrale, quindi, il rapporto di responsabilità politica che lega il Governo al Parlamento e risultano fondamentali i traguardi che il Governo e il Parlamento si sono posti.
Sappiamo che la produzione legislativa, in questo Paese, ha raggiunto numeri elevatissimi; sappiamo che abbiamo troppe leggi, troppe disposizioni che producono confusioni e lungaggini.
Non dimentichiamo, poi, i costi di inserimento e manutenzione delle leggi e non dimentichiamo che all'utente serve avere a disposizione l'aggiornamento delle leggi così come modificate da disposizioni successive.
Se vogliamo, allora, cambiare in meglio questo Paese, se riteniamo indispensabile intervenire sui grandi temi del federalismo, delle istituzioni, delle riforme e delle autonomie, non possiamo negare la necessità e l'urgenza di procedere anche alla semplificazione delle norme, al fine di renderle accessibili, chiare e comprensibili ai cittadini. Le norme devono essere facilmente rintracciabili e consultabili e, nell'interesse dei cittadini, è indispensabile operare in termini di trasparenza amministrativa e legislativa.
In un contesto in cui si discute di certezza del diritto, in cui i cittadini e coloro che operano nella giustizia hanno la necessità di evitare perdite di tempo, in cui si avverte l'esigenza di poter fare riferimento a testi unici e a raccolte normative e in cui è indispensabile contenere i costi e fare buona legislazione, il Ministro per la semplificazione normativa sta facendo un'operazione unica, innovativa e assolutamente meritoria.
Riteniamo, dunque, infondate le argomentazioni presentate a sostegno della questione pregiudiziale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, desidero innanzitutto aggiornare il contatore dell'attività di questa Camera con riferimento ai decreti-legge: con il presente siamo arrivati al trentaduesimo decreto-legge. Ha già ricordato l'onorevole Veltroni un attimo fa che nel periodo corrispondente il Governo precedente aveva approvato diciannove decreti-legge, quindi ci stiamo avviando a doppiare quel traguardo.
Di per sé, la considerazione che un decreto-legge possa essere necessario e urgente (ne parleremo a breve) potrebbe non meravigliare; vorrei, però, che i colleghi si meravigliassero alla semplice visione di questo decreto-legge. Ritengo che coloro che sono qui presenti non lo abbiano ancora «pesato»: credo che, dal punto di vista quantitativo, sia il più grande decreto-legge della storia repubblicana.
Si tratta di un decreto-legge con una caratteristica che alla collega che ha appena parlato piace molto. La collega dice: abbiamo bisogno di semplificare l'ordinamento (ci mancherebbe altro!). Però bisogna vedere come si attua la semplificazione. Il Governo di centrodestra nel 2005 aveva adottato un provvedimento molto Pag. 55ordinato in materia di «taglia-leggi» (la legge Baccini): tale provvedimento conteneva una delega che prevedeva una serie di criteri e di principi attraverso i quali il Parlamento chiedeva al Governo di provvedere a riorganizzare il sistema normativo, concedendo due anni per stendere una relazione generale, due anni per emanare decreti legislativi e altre due anni per correggerli. Si trattava di un procedimento molto chiaro.
È come se avessimo ereditato un appartamento, dove c'è anche una bella cantina piena di documenti. Di fronte a questa cantina - che contiene dei documenti storici molto importanti - possiamo decidere in due modi: prendiamo tutto e mandiamo tutto al macero (una soluzione molto veloce e rapida), oppure vediamo se, per caso, dentro la cantina di famiglia c'è qualcosa di importante.
Il Governo in un primo momento aveva impostato un metodo ordinato e aveva deciso di vedere se ci fossero dei documenti importanti prima di mandare il grosso al macero; poi, con il decreto-legge n. 112 del 2008 (la prima legge finanziaria, perché adesso è necessario numerare anche le leggi finanziarie: con il decreto anticrisi siamo arrivati alla terza) ha deciso, di cambiare metodo, ha deciso di non utilizzare più la delega del 2005, ma di prendere un blocco di circa 3.300 leggi e di abrogarle di colpo. Quindi, non ha pensato più di fare un'attenta revisione, ma un'abrogazione secca.
Vi ricordo che in quel provvedimento si era previsto che il Parlamento disponesse di centottanta giorni per vedere se qualcosa di quelle 3.300 leggi potesse essere recuperata.
Il 22 dicembre scadevano i centottanta giorni e il Governo ha emanato un nuovo decreto-legge. Attenzione, siamo di fronte ad un caso interessante: il decreto-legge produce altri decreti-legge perché, per rispettare la scadenza del 22 dicembre, si è dovuto emanare un altro decreto-legge con il quale si sono salvate 60 leggi. Il Ministro, nella relazione, ha detto: tutto sommato, è un buon rendimento perché, se su 3 mila e 300 soltanto 60 erano da recuperare, c'è uno scarto del 2 per cento. Se fossimo in presenza di un prosciutto direi che il 2 per cento di scarto va bene. Ma parliamo di leggi: ne stiamo abrogando, con questo provvedimento, 29 mila e 900, ossia circa 30 mila. Vuol dire che lo scarto potrà essere di circa 600. Ho incontrato nel Transatlantico numerosi colleghi (colleghi di tutti gli schieramenti) che hanno detto: Questo nuovo metodo è assolutamente pazzesco! Ci sono solo sessanta giorni per vedere cosa si può salvare su circa 30 mila leggi. Da un rapidissimo censimento è stato segnalato che in questo elenco ci sono disposizioni importantissime: le norme di attuazione della Sicilia, il Trattato di pace, l'adesione all'Unesco, l'abolizione della pena di morte, il ripristino del reato di fronte agli abusi degli agenti di polizia (ne ha parlato il Corriere della sera), provvedimenti riguardanti i comuni e l'Accademia navale di Livorno, il Consorzio per l'acquedotto del comune di Monferrato, eccetera.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, credo che dobbiamo renderci conto che questo modo di procedere, di un taglia-leggi, con l'accetta, con la ghigliottina è assolutamente inaccettabile: non c'è urgenza, si poteva procedere con legge ordinaria e, soprattutto, il pericolo molto grave è che noi, così facendo buttiamo, insieme all'acqua sporca, il tradizionale bambino.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.

ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, formulo soltanto un paio di osservazioni, che mi vengono in mente spontaneamente, suggerite dagli stessi interventi dei colleghi Vietti e Zaccaria.
Si sta instaurando, signor Presidente, una strana procedura sulla quale, probabilmente, bisognerà anche riflettere in seno alla Giunta per il Regolamento. Consiste realmente lo strumento della pregiudiziale di costituzionalità - va ricordato a Pag. 56tutti - in una serie di rilievi di ordine costituzionale non solo sulla necessità e urgenza, come è ovvio, ma anche con riferimento, ad esempio, all'articolo 3 della Costituzione, più volte citato nella pregiudiziale in esame oppure si tratta soltanto di osservazioni di merito, certamente legittime ma che non hanno niente a che vedere con lo strumento della pregiudiziale di costituzionalità?
Abbiamo ascoltato una serie di osservazioni che possono essere anche tenute in considerazione - ci augureremmo, anzi, che dall'opposizione provenisse un contributo utile al miglioramento del provvedimento -, ma non c'è nulla che possa avere il benché minimo riflesso sulla costituzionalità del provvedimento. Infatti, nientemeno si prende spunto dal titolo del provvedimento, per criticare (peraltro la stessa critica viene rivolta all'articolo 1) il fatto che il provvedimento medesimo citi, anche nell'intestazione, la creazione della banca dati. Ebbene, si può criticare la creazione di una banca dati, ma che cosa c'entra con il criterio che andrebbe seguito ai fini di un esame di costituzionalità del provvedimento? Peraltro, laddove si volesse accettare questo tipo di osservazione, che cosa vi può essere di più urgente della semplificazione della vita dei cittadini e della possibilità di poter consultare l'elenco delle leggi in vigore gratuitamente e non spendendo i 200 euro, cosa che pare non tutti i cittadini italiani siano nella condizione di poter fare per utilizzare gli strumenti esistenti?
Lo stesso discorso va fatto in merito al riferimento alle circa 30 mila leggi che vengono, con questo provvedimento, abrogate.
Ma come? Ci siamo tutti trovati più volte nella condizione di criticare la giungla normativa nella quale veniamo attanagliati, cittadini attrezzati come noi, ma anche e soprattutto i cittadini non attrezzati, e nel momento in cui si fa l'opera meritoria di togliere dal contesto del consultabile normativo ben 30 mila leggi ciò rappresenterebbe una violazione della Costituzione?
Io mi augurerei che belle intelligenze e sicuramente alte professionalità e uomini di cultura si possano cimentare su questi temi dando sì il loro contributo, ma per migliorare i provvedimenti, non per inventarsi pregiudiziali di costituzionalità prive di ogni fondamento.
Inoltre, come dicevo, c'è il riferimento all'articolo 3 della Costituzione che è veramente incomprensibile. Se i cittadini sono tutti uguali davanti alla legge e noi provvediamo ad eliminare un'enorme quantità di normative oramai obsolete, non più efficaci o in contrasto con normative con successive, questa sarebbe una violazione dell'articolo 3? Secondo quale criterio ciò può essere immaginato?
Infine, signor Presidente, viene criticata addirittura una parte che certamente, al di là di ogni dubbio, è assolutamente indispensabile contenere in un decreto-legge. Il decreto-legge precedente...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ENRICO LA LOGGIA. Concludo, signor Presidente. Dicevo che il decreto legge precedente ha inserito erroneamente nel precedente provvedimento una sessantina di norme, che invece si sono dimostrate ancora utili. Stavano scadendo i 180 giorni previsti e bisognava prorogare la loro efficacia. Questo è stato fatto. Tutto ciò può essere oggetto di critica sostanziale, ma non sicuramente di una critica in ordine alla costituzionalità del provvedimento.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Vietti ed altri n.1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 484
Maggioranza 243
Hanno votato 212
Hanno votato no 272
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Pag. 57

Prendo atto che i deputati Marantelli, Mario Pepe (PD) e Rubinato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13,44).

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, mi rivolgo a lei conoscendo il suo equilibrio affinché intervenga presso i Ministri competenti perché rispondano alle interrogazioni sia scritte che orali. Ne cito alcune che risalgono a maggio 2008, alle quali attendo ancora risposta; ne cito una per tutte sulle infiltrazioni camorristiche nel Cassinate. Chiunque di noi oggi apra i giornali può sapere dove è stato arrestato il famoso boss latitante, ossia a 10 chilometri da Cassino. Si tratta di un esempio, ma ne potrei fare tanti altri.

PRESIDENTE. La Presidenza provvederà nel senso da lei auspicato.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,45).

ROLANDO NANNICINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, colgo l'occasione della fine della seduta per informare l'Aula e Lei, per fare alcune azioni sul ministero, di un evento tragico avvenuto nelle Filippine. Vicino all'aeroporto di Jolo sono stati sequestrati tre operatori della Croce rossa e tra questi vi è un filippino, Jean Lacaba, uno svizzero, Andreas Notter, e un nostro concittadino italiano, residente nella mia città, Montevarchi in provincia di Arezzo, Eugenio Vagni.
Si sospetta l'intervento del gruppo di Abu Sayyaf, uno dei più pericolosi e più presenti in quella zona anche se numericamente è piccolo.
Quindi, colgo l'occasione per esprimere al fratello Francesco e alla sorella Zaira tutto il nostro sentimento di solidarietà in maniera che possano sentire che siamo coinvolti in un'azione e chiedo a lei, Presidente, un intervento sul Ministero, affinché vengano fornite informazioni e rassicurazioni.

PRESIDENTE. Onorevole Nannicini, la Presidenza - credo a nome di tutta l'Assemblea - si associa alle sue parole, auspicando una sollecita e positiva conclusione della vicenda che riguarda i tre cittadini sequestrati nelle Filippine.

CESARE DAMIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, volevo leggere brevemente una notizia di stampa del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti. È delle 12,28, qualche minuto dopo la votazione sul cosiddetto decreto-legge anticrisi. Bonaiuti dice: Ieri c'è stata una riunione dei ministri economici, che pensano di aumentare le cifre a disposizione degli ammortizzatori sociali da quattro a otto miliardi.
A me ciò fa molto piacere, però conferma a quale presa in giro del Parlamento - e soprattutto dei cittadini italiani - stiamo assistendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Come Partito Democratico e come opposizione abbiamo sostenuto nel corso di questa discussione - impedita con la fiducia - la necessità di adeguare gli ammortizzatori sociali vista la gravità della crisi. Questo ci è stato respinto al mittente. Tuttavia, vediamo che questo Governo, che dice di aver votato una fiducia alla manovra in nove minuti e mezzo all'inizio di questa legislatura, in realtà passa di manovra in manovra quotidianamente.Pag. 58
Vorrei, Presidente, che la sua sensibilità istituzionale, che ci è stata testimoniata dalla sua presa di posizione sul voto di fiducia nella giornata di ieri, ci consenta di far pervenire al Governo un'idea, un'intenzione, dal momento che gradiremmo di poter discutere sopratutto di contenuti e non di vivere di continui annunci attraverso i giornali su questioni fondamentali per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Damiano.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i rapporti con il Parlamento e il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.

(Orientamenti del Governo in merito ai rapporti con la provincia autonoma di Bolzano, anche in riferimento al processo di riforma in senso federalista - n. 3-00305)

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00305, concernente orientamenti del Governo in merito ai rapporti con la provincia autonoma di Bolzano, anche in riferimento al processo di riforma in senso federalista (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

KARL ZELLER. Signor Presidente, questa interrogazione mira ad ottenere chiarezza da parte del Governo in merito alle gravi affermazioni del Ministro degli affari esteri, Franco Frattini, in relazione all'elezione del vicepresidente del consiglio provinciale di Bolzano, Mauro Minniti, appartenente al Popolo della Libertà. In tale occasione il Ministro Frattini ha dichiarato: «O l'SVP torna sui propri passi e sceglie un altro vicepresidente del consiglio provinciale, oppure può scordarsi qualsiasi tipo di collaborazione con Palazzo Chigi», minacciando anche di bloccare la nomina del sovrintendente scolastico per la scuola italiana.
Chiediamo, quindi, lumi al Governo in merito ai rapporti tra il Governo centrale e la provincia autonoma di Bolzano.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, l'interrogazione a risposta immediata dell'onorevole Zeller trae origine da alcune dichiarazioni rese alla stampa dal Ministro Franco Frattini.
Voglio innanzitutto precisare che non è assolutamente riconducibile alla persona, allo stile e al modo di fare politica e attività istituzionale del nostro Ministro degli affari esteri l'uso di espressioni come quelle riportate, e anche poc'anzi citate, dall'onorevole interrogante. Le regole di cortesia e di galateo istituzionale che regolano e devono regolare i rapporti fra istituzioni della Repubblica non possono quindi confondersi con i rapporti dialettici tra le diverse forze politiche, nel cui esclusivo ambito devono essere collocate le considerazioni svolte dal Ministro Frattini.
Il tema, peraltro, investe questioni interne alla vita delle assemblee elettive locali, la cui autonomia è rigorosamente riconosciuta dalla Costituzione, rispetto alla quale evidentemente il Governo non intende e non può interferire. La vicenda, peraltro, per quanto concerne il profilo politico, investe i rapporti tra maggioranza Pag. 59ed opposizione, tema che - com'è noto - è di grande attualità anche per alcune vicende a livello nazionale.
In ordine poi, onorevole Zeller, alla sua domanda sulla volontà del Governo di attuare i principi del federalismo, le comunico - come d'altra parte lei sa - che già la prossima settimana sarà in Aula al Senato il relativo disegno di legge delega per attuare i principi del federalismo fiscale, in ordine al quale il Governo intende perseguire quei principi federalistici in favore delle autonomie che rispondono anche al dettato dell'articolo 119 della Costituzione, come modificato dalla riforma del Titolo V del 2001.
In quella sede, nel dibattito al Senato, tutte le forze politiche saranno evidentemente chiamate ad apportare contributi utili per garantire ai cittadini il necessario controllo democratico nei confronti degli eletti in sede locale, superando anche quel sistema di finanza regionale e locale finora improntato a meccanismi di trasferimento che hanno determinato la conseguente più decisa responsabilizzazione degli amministratori locali.

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di replicare.

KARL ZELLER. Signor Presidente, non sono soddisfatto di questa risposta del Ministro per i rapporti con il Parlamento, perché quella che ho appena riportato è una citazione virgolettata di espressioni rese dal Ministro degli affari esteri Franco Frattini. Questa dichiarazione, peraltro, non è mai stata smentita dal Ministro, per cui la devo dare per vera.
Ritengo che questo atteggiamento sia di una gravità inaudita: si vuole prescrivere al consiglio provinciale di Bolzano chi eleggere come vicepresidente (peraltro, è stato scelto un appartenente al Popolo della Libertà, il partito dell'attuale compagine governativa).
Quindi, io ritengo che le parole del Ministro degli esteri (peraltro, non competente in materia) siano assolutamente gravi e da respingere.
Purtroppo, non mi è stata data una risposta in merito alla nomina del sovrintendente scolastico per la scuola italiana in provincia di Bolzano, bloccata ormai da sei mesi, che, quindi, è senza la dirigenza. Dunque, auspico che almeno su questo aspetto il Governo proceda anche per smentire con i fatti queste gravi affermazioni del Ministro degli esteri.

(Iniziative per assicurare la corretta assegnazione ed il pieno utilizzo della social card - n. 3-00306)

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Di Pietro n. 3-00306, concernente iniziative per assicurare la corretta assegnazione ed il pieno utilizzo della social card (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, questa mattina il giornale la Repubblica, in particolare il bravo Antonello Caporale, ha scritto: «Si dice morire di vergogna» e cita: «Avevo il Dixan in mano, avevo una confezione di orzo e una scatola di tonno, ma mi è venuto un presentimento: vuoi vedere che non funziona?». Chi parla è Maria Pia, ha 67 anni ed è fuggita via dal supermercato di Viareggio, rossa in viso, e meno male che non c'era nessun in fila, e come lei tanti altri pensionati.
Ma rossi in viso non devono essere i pensionati italiani, ma deve essere in prima fila il Ministro Tremonti e tutti gli altri Ministri che hanno messo in piedi questa vergogna. Perché di una vergogna si tratta: tanti pensionati truffati, 330 mila social card distribuite e soltanto due terzi di queste funzionano. Inoltre, quelli che l'hanno potuta far funzionare, ma non hanno esaurito i fondi entro il 31 dicembre, non potranno usufruire per intero della somma che era stata loro assegnata.
È una vergogna e di questo l'Italia dei Valori chiede al Governo di rispondere in Aula e di fronte ai cittadini!

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

Pag. 60

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Evangelisti del gruppo dell'Italia dei Valori perché offre al Governo l'opportunità di chiarire alcuni aspetti di un contributo che interessa molto le famiglie del nostro Paese. Secondo quanto comunicato dal dipartimento del tesoro, le carte acquisti regolarmente caricate sono, alla data odierna, pari a 420 mila unità rispetto alle circa 580 mila richieste pervenute al 31 dicembre 2008.
L'INPS ha fatto a sua volta sapere che tutte le richieste risultano evase nei tempi stabiliti, in particolare le domande che non presentano anomalie sono caricate nei due giorni lavorativi successivi alla richiesta. Non è perfezionata la procedura di caricamento quando vi sono: o irregolarità rilevate tra i dati forniti dagli interessati e quelli presenti nelle banche della pubblica amministrazione, o quando vi siano degli accertamenti rispetto al mancato possesso dei requisiti per ottenere la carta acquisti. In quest'ultimo caso, d'altra parte, l'INPS comunica formalmente i motivi che hanno impedito di poter accedere al beneficio.
Alla data odierna, d'altra parte, onorevole Evangelisti, non risultano dichiarazioni ufficiali da parte di Poste o dell'INPS che ritengano o giudichino complicato il processo di concessione della carta acquisti. È evidente, tuttavia, che l'ambito di utilizzo della carta richiede, come ovvio, il rigoroso accertamento dei prescritti requisiti e che la carta stessa sia attribuita dopo un accurato ed equo accertamento. Ciò è un elemento di garanzia innanzitutto per gli aventi diritto e riduce i rischi d'ingiustizia.
In base ai dati in possesso del dipartimento del tesoro, ad oggi risultano già effettuate presso gli esercizi commerciali su tutto il territorio nazionale oltre 644 mila transazioni, con un importo medio per transazione pari a circa 33 euro.
In ordine alle ultime domande che lei ha posto preciso - e credo che sarà contento delle chiarificazioni e delle precisazioni che ora daremo - che è in corso di predisposizione un decreto interdipartimentale che potrà consentire di accedere al bonus di 120 euro anche a coloro che in possesso dei requisiti richiesti presenteranno domanda successivamente al 31 dicembre scorso. Si precisa, comunque, che gli importi accreditati in base alla normativa vigente richiamati in questione potranno essere comunque utilizzati nei quattro mesi successivi al periodo di erogazione e non entro il mese di dicembre trascorso.

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di replicare.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, devo dire al Ministro che dichiararmi insoddisfatto della risposta è davvero poca cosa, se non per l'ultimissima precisazione.
Il Ministro afferma che non risultano denunce ufficiali. Cosa pensa, che Maria Pia di Viareggio vada al Ministero a fare una denuncia ufficiale? Oppure, ancora, che Rosa De Pirro di Porto S. Stefano vada a fare una denuncia? Oppure che Lucy Montemarian, intervistata dalla televisione, da Mi manda Raitre, vada a fare una denuncia ufficiale?
Ma lo sa di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di persone che non arrivano alla fine del mese, di gente che tribola e che ha visto in quei 40 euro la possibilità di fare un piccolo passo avanti. Quaranta euro, 1,33 euro al giorno: un caffè e poco più! Ma per un pensionato con il minimo può essere tanta roba.
Allora, perché quest'inganno della social card? Perché non avete aumentato direttamente di 40 euro al mese la loro pensione? Avremmo risparmiato tutti dei soldi e non avremmo fatto un favore alla MasterCard, che su questi poveri ci sta guadagnando. È una tessera della povertà sulla quale c'è gente che specula.
Un Governo responsabile, con un minimo di dignità, avrebbe, prima di tutto, signor Ministro, chiesto scusa, senza se e senza ma. È chiaro, mi riferisco a lei con tutto il rispetto, signor Ministro - conosce la mia stima nei suoi confronti - ma devo parlare a lei, perché il responsabile è quel sedicente Robin Hood di Giulio Tremonti.Pag. 61
Qui però - questa è la denuncia dell'Italia dei Valori - siamo di fronte al fallimento di una manovra. Poco fa abbiamo votato il decreto anticrisi, una miseria anche quella, che sconta tutta l'incapacità da parte del Governo di realizzare i propri provvedimenti. In questo caso, se non c'è l'incapacità, vi è addirittura il rischio che siamo di fronte ad un vero e proprio dolo.
A noi fa orrore ipotizzare...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI. ...che, per guadagnare qualche punto percentuale nei sondaggi settimanali, si sia presa questa strada. Chiedo al Governo di smetterla con i trionfalismi e di occuparsi seriamente e concretamente dei problemi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Risultati e obiettivi dell'attività di controllo a salvaguardia del sistema agroalimentare italiano - n. 3-00307)

PRESIDENTE. L'onorevole Callegari ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00307, concernente risultati e obiettivi dell'attività di controllo a salvaguardia del sistema agroalimentare italiano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, signor Ministro, la salvaguardia del sistema agroalimentare italiano e delle sue produzioni di qualità costituisce uno degli obiettivi fondamentali dell'azione di Governo; la difesa del made in Italy agroalimentare, secondo le affermazioni del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, passa attraverso la cosiddetta «tolleranza zero». Al fine di dare certezze non solo agli imprenditori agricoli ed agroalimentari italiani, in particolare quelli del nord Italia, ma anche e soprattutto al consumatore, sempre più esigente e desideroso del rispetto del suo diritto di scelta, si chiede di sapere, con urgenza, i risultati dell'attività di controllo svolta dai diversi organi che fanno capo al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali nel corso dell'anno 2008 e l'indicazione degli obiettivi e delle priorità per la stessa attività di controllo per l'anno 2009, ed in particolare di conoscere le risultanze e gli obiettivi dell'attività di controllo in relazione ai prodotti, soprattutto di provenienza extracomunitaria...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CORRADO CALLEGARI. ...contraffatti, ovvero non rispondenti agli standard qualitativi europei.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia, ha facoltà di rispondere.

LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Cota e agli altri firmatari e ringrazio l'onorevole Callegari per la relazione.
Abbiamo inaugurato, come avete ben ricordato, questa stagione della «tolleranza zero», pensando che il nostro settore agroalimentare debba essere difeso fino in fondo, non solo nell'azienda agricola, ma anche sui mercati, visto e considerato che il fatturato dell'agroalimentare italiano, del made in Italy, è di oltre 24 miliardi di euro.
Siamo i più imitati al mondo, perché, su dieci prodotti dell'agroalimentare dichiarati made in Italy, solo uno lo è effettivamente.
Abbiamo oggi la volontà di ricordare che, con questa stagione della «tolleranza zero», abbiamo chiesto, innanzitutto, un'integrazione delle nostre forze: il Corpo forestale dello Stato, l'Ispettorato controllo qualità, le Capitanerie di porto, il Nucleo dei carabinieri per le frodi comunitarie, e i risultati si sono visti.
Abbiamo effettuato controlli su più fronti. Cito solo alcuni dati: oltre mille controlli da parte del Corpo forestale dello Stato, 900 e oltre controlli da parte dei Pag. 62carabinieri e oltre 34 mila visite ispettive da parte dell'Ispettorato centrale per il controllo della qualità.
Posso anche aggiungere che molte delle nostre operazioni sono note e sono state ricordate e riprese dalla stampa in molte occasioni: penso all'operazione «Lanterne rosse» del Corpo forestale dello Stato, che ha visto il più grande sequestro di latte alla melanina effettuato al porto di Napoli, piuttosto che l'operazione «Vendemmia sicura» con il sequestro di oltre 150 mila bottiglie di amarone presso il porto di Livorno, già pronte per la loro spedizione negli Stati Uniti; oppure le ultime operazioni, che desidero ricordare, del megasequestro di latte e di prodotti, di latticini, quindi di mozzarelle e anche di prosciutti, 110 quintali di mozzarelle e 9 quintali di prosciutti scaduti provenienti dalla Germania, pronti per la distribuzione che doveva essere, secondo la programmazione, effettuata presso la ristorazione.
Queste sono solo alcune delle nostre attività. Noi intendiamo proseguire con queste attività, siamo convinti che la tolleranza zero e il controllo dell'agroalimentare tutelino, da un lato, il consumatore sotto il profilo della sicurezza alimentare, bisogno estremo a questo punto, e dall'altro anche il produttore: i produttori seri, che certificano, fanno qualità. Ricordo che a livello agricolo abbiamo 174 prodotti a marchio DOP e IGP e molti di essi oggi vivono grosse difficoltà; potremmo citarne solo alcuni: l'olio extravergine di oliva (per il quale sarò a Bruxelles lunedì per un incontro bilaterale con Mariann Fischer Boel), piuttosto che il parmigiano reggiano e la mozzarella di bufala. Abbiamo le quattro prime DOP nazionali che sono in difficoltà molto spesso a causa di queste contraffazioni, che sul mercato occupano spazi che non dovrebbero occupare.

PRESIDENTE. L'onorevole Callegari ha facoltà di replicare.

CORRADO CALLEGARI. Signor Presidente, signor Ministro, posso ritenermi più che soddisfatto per i risultati conseguiti nel 2008 e degli obiettivi che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali si è posto anche per il 2009, come lei ha illustrato poc'anzi.
La sicurezza alimentare, signor Ministro, è una materia molto sentita dalle imprese agricole e alimentari oneste e dai consumatori. Il Ministero da lei guidato ha dato in questi mesi un notevole impulso ai controlli e ai sequestri. La ringrazio ancora, signor Ministro, e buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative per assicurare piena tutela ai produttori in regola e un'equa distribuzione dell'aumento di produzione in relazione al recente accordo raggiunto in sede comunitaria in materia di quote latte - n. 3-00308)

PRESIDENTE. L'onorevole Marco Carra ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliverio n. 3-00308, concernente iniziative per assicurare piena tutela ai produttori in regola e un'equa distribuzione dell'aumento di produzione in relazione al recente accordo raggiunto in sede comunitaria in materia di quote latte (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MARCO CARRA. Signor Presidente, la illustrerò molto rapidamente. Signor Ministro, alla luce dell'aumento delle quote di produzione del latte del 5 per cento ottenuto in sede europea, come del resto per gli altri nostri partner europei, e alla luce dell'impegno che lei, signor Ministro, si è assunto in Aula prima delle feste di Natale, circa la presentazione di un apposito decreto, chiediamo quali interventi intende assumere per assicurare piena tutela ai produttori in regola ed un'equa distribuzione dell'aumento di produzione, condizionando l'accesso alle nuove quote al pagamento delle multe da parte dei produttori responsabili del superamento della quota nazionale, nel rispetto della legge n. 119 del 2003.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia, ha facoltà di rispondere.

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LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, rispondo all'interrogazione a risposta immediata dell'onorevole Oliverio e altri con piacere, anche perché è l'occasione per fornire un aggiornamento circa il decreto, che ormai è quasi ultimato, rispetto al tema delle quote latte.
Innanzitutto, grazie al negoziato che abbiamo concluso in Europa lo scorso 18 novembre, oggi abbiamo la possibilità di ragionare di 4 miliardi di euro a disposizione per la politica agricola comunitaria all'anno, ma anche di 840 mila tonnellate di latte, 640 mila delle quali provengono da quel negoziato.
Non è assolutamente vero ad esempio - e ne approfitto per dirlo pubblicamente - che il negoziato è stato barattato a fronte degli aiuti all'ammasso per il ritiro dei formaggi per 30 milioni di euro, in quanto si dovrebbe sapere in maniera molto precisa che l'Unione europea non condivide più l'intervento per gli aiuti all'ammasso.
Però abbiamo 640 mila tonnellate (840 mila con riferimento alla riserva nazionale) per le quali facciamo un ragionamento, che è quello di varare questo decreto entro fine gennaio (ricordo che la campagna di produzione tecnicamente inizia il 1o aprile del 2009), con il quale vogliamo sicuramente rispettare - ve lo confermo - la legge n. 119 del 2003 ed avviare una distribuzione delle quote pensando a chi oggi ha il problema del superprelievo (e, comunque, il problema della produzione fuori quota) ma anche, ad esempio, a chi ha il taglio della «quota B».
Voglio ricordare che abbiamo 194 mila tonnellate di produzione che sono rappresentate dal taglio della «quota B» tagliata, per le quali vi è sicuramente la necessità di porre fine alla solita speranza - che ad ogni campagna ci deve essere - di pensare di riuscire a compensare.
Infine, dovremo pensare comunque anche agli affittuari di quota, ai quali deve andare un'attenzione: gli affittuari di quota oggi rappresentano circa 360 mila tonnellate di latte e nel nostro decreto potrebbero trovare sicuramente una buona risposta alle loro aspettative.
Quindi, nel complesso direi che la legge n. 119 del 2003 non verrà stravolta e verrà anzi rispettata; ci sarà la volontà di affrontare con vigore questa distribuzione di 840 mila tonnellate, nonché di aggiustare alcuni atteggiamenti rispetto al comparto. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie, Ministro.
L'onorevole Oliverio ha facoltà di replicare.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, non siamo soddisfatti delle risposte del Ministro Zaia, non ci convince la sua genericità, né l'approccio alla questione.
È come se il Ministro fosse spinto non dalla volontà di mettere al centro della sua azione l'interesse generale del mondo agricolo, ma dal forte desiderio di adempiere ad una promessa fatta ad alcuni produttori che si sono assunti la grave responsabilità di non rispettare la legge n. 119 del 2003.
Il presidente Andreotti - non senza ironia - sostiene che a pensar male si fa peccato, ma in politica spesso si indovina. Signor Ministro, non vorrei che il suo modo di risolvere l'assegnazione del 5 per cento delle quote latte nasconda un altro condono, un condono - l'ennesimo - ingiustificato verso un migliaio di produttori sugli oltre 40 mila che non solo non hanno pagato le quote, ma che non hanno nemmeno aderito alla possibilità di rateizzare il pagamento delle multe.
E non venga ora il Ministro, signor Presidente, a proporci una rateizzazione con tempi biblici e tale da rendere insolvibile il debito e ridicola la soluzione.
Signor Presidente, non possiamo fidarci politicamente del Ministro che verrà a proporci una rateizzazione con questi tempi così prolungati; non possiamo fidarci politicamente perché il Ministro Zaia non riesce a mantenere gli impegni istituzionali.
Infatti condivide ed approva emendamenti per un concreto rilancio dell'agricoltura, Pag. 64ma poi sta in rigoroso silenzio quando ciò che il Parlamento licenzia all'unanimità, con grande senso di responsabilità del Partito Democratico, viene cancellato con un colpo di mano dal Consiglio dei ministri con il decreto «milleproroghe».

PRESIDENTE. Onorevole Oliverio, deve concludere.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Nelle stalle dove il Ministro si è recato con qualche cineoperatore compiacente gli allevatori, quando definiscono un contratto, non sempre firmano atti notarili, anzi spesso si stringono la mano. Il Ministro invece assiste in maniera inerme nella stessa giornata alla promulgazione di alcune norme e alla loro successiva, vergognosa eliminazione. Per questo non possiamo fidarci di un Ministro che ha risorse zero e non tolleranza zero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Misure per la prevenzione e la repressione delle frodi nel campo della commercializzazione dei prodotti alimentari - n. 3-00310)

PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Russo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicchitto n. 3-00310, concernente misure per la prevenzione e la repressione delle frodi nel campo della commercializzazione dei prodotti alimentari (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, onorevole Ministro, nella pubblica opinione diventa sempre crescente l'attenzione nei confronti di un'alimentazione sana, corretta ed assolutamente garantita dal punto di vista sanitario oltre che da quello qualitativo.
Insomma, il cittadino vuole essere certo di ciò che compra e di ciò che mangia, ed invoca maggiori informazioni sulla natura dei prodotti, sulla loro origine e soprattutto sui trattamenti cui sono stati sottoposti.
Recenti importanti operazioni di polizia hanno messo in luce un vasto ed inquietante fenomeno di adulterazioni e frodi commerciali che, da una parte, minano la salute del cittadino (è il caso del latte alla melamina, del pesce avariato, delle conserve scadute) e che, dall'altra parte, rappresentano un elemento che distorce la concorrenza a tutto danno degli operatori seri ed onesti.
Avremmo piacere di sapere, signor Ministro, quali ulteriori misure il Governo, e il Dicastero di cui lei è titolare, intendano mettere in atto per tutelare la salute dei cittadini e la qualità dei nostri tanti prodotti che rappresentano, peraltro, una quota consistente del made in Italy esportato nel mondo.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia, ha facoltà di rispondere.

LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Cicchitto e a tutti i firmatari, in primis all'onorevole Paolo Russo, riferendomi a quell'operazione che abbiamo definito «capitone» che ci ha permesso di vedere sequestrate circa 170 tonnellate di pesce. Ricordo che l'operazione nel comparto del pescato ha significato la movimentazione di oltre tremila uomini e la verifica di oltre novecento violazioni. Sotto questo profilo, come dice benissimo l'onorevole Paolo Russo nella sua esposizione, vi è la necessità di ricordare ai cittadini che questa stagione della tolleranza zero ci permette di andare veramente nella direzione della sicurezza alimentare, e di garantire una tutela che noi, ad esempio, in questo grande operazione delle capitanerie di porto, abbiamo attuato non solo con la mole di sequestri, ma verificando che molto del pesce sequestrato era mal conservato, o addirittura avariato; peggio ancora avveniva per la tracciabilità - che voi giustamente sottolineate nella vostra Pag. 65interrogazione - che veniva meno (molto pesce, come ad esempio le vongole veraci, era proposto alla vendita come nostrano mentre proveniva dai mari asiatici).
Qual è il futuro? Il futuro è quello di incentivare ancora di più i controlli, di pensare di essere ancora più presenti con delle operazioni organizzate, e programmate, come questa, ma anche di concludere quel negoziato che stiamo intrattenendo in queste ore in Europa per il nostro disegno di legge per l'origine obbligatoria in etichetta. Questo rappresenta per noi la grande opportunità di dare - come lei diceva - al consumatore la certezza di quanto sta acquistando, cosa che, oggi, in molti casi, non accade sui nostri mercati dal momento che non sempre si effettuano i controlli. Perciò, da un lato, la tolleranza zero continua, dall'altro, dobbiamo realizzare l'etichettatura ovvero l'origine obbligatoria in etichetta.

PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Russo ha facoltà di replicare.

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, signor Ministro mi pare utile l'attenzione manifestata dal Governo Berlusconi, e dal suo Dicastero, anzi necessaria per alimentare quel processo virtuoso che ci può rendere ancora più leader nel settore agroalimentare europeo fatto di qualità e di tracciabilità. Apprezzo i suoi intendimenti nel mettere in campo un'azione di tolleranza zero per gli «agrofurbi» e per gli «agrocriminali». In questo modo, da una parte, tuteleremo la salute dei nostri concittadini, ma dall'altra proteggeremo, a partire dai prodotti a marchio DOP, IGP, IGT, le straordinarie peculiarità del nostro Paese, capace di invadere, per qualità, i mercati nazionali e internazionali. Questa azione di prevenzione, e di repressione, delle frodi agroalimentari, insomma, è una vera e propria manovra di salute indispensabile, ma anche un'azione etica per quelle aziende che si affannano tra competitor scorretti e fraudolenti e che rappresenterà il più grande aiuto che il sistema di imprese possa immaginare. Non risorse a sostegno di questo o quel prodotto, o mercato; piuttosto, un'azione che pone il lavoro, la fantasia, la passione degli agricoltori al servizio della qualità dei nostri prodotti (dal prosciutto al parmigiano alla mozzarella di bufala all'olio al vino all'orto) e in condizioni di competere e conquistare nuovi mercati, contribuendo così, lontani dall'evidentemente fragile economia dei colossi bancari, ad incrementare il PIL nazionale e ad attirare i giovani perché investano il loro futuro in agricoltura.
Per questo, signor Ministro, la ringrazio e, nel dichiararmi soddisfatto per la sua risposta, esorto lei, e il Governo Berlusconi, ad andare avanti in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative urgenti per chiarire in via definitiva l'esclusione dei fabbricati rurali dall'applicazione dell'ICI - n. 3-00309)

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00309, concernente iniziative urgenti per chiarire in via definitiva l'esclusione dei fabbricati rurali dall'applicazione dell'ICI (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, signor Ministro, il gruppo dell'Unione di Centro ha voluto presentare questa interrogazione per conoscere e possibilmente per avere una risposta definitiva circa l'applicazione, o meglio la non applicazione, dell'ICI sui fabbricati rurali. In queste ore certamente lei saprà meglio di me che sono state presentate mozioni, risoluzioni, interpellanze e interrogazioni, perché il mondo agricolo è in fibrillazione, per la ragione semplicissima che molti uffici comunali stanno applicando l'ICI sui fabbricati rurali. E addirittura ci risulta che Agenzie del Ministero dell'economia e delle finanze stanno per dare inizio ad una iniziativa di riscossione immediata. Vorremmo capire esattamente quale è la voce del Governo in merito a tale vicenda.

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PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia, ha facoltà di rispondere.

LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Ruvolo e agli altri firmatari. Giustamente lei, onorevole, ha fatto una corretta presentazione, ma, leggendo una piccola memoria, mi permetto di ripercorrere alcuni passaggi fondamentali.
In riferimento all'interrogazione che voi presentate oggi intendo sottolineare i seguenti aspetti. Anzitutto desidero evidenziare che presupposto dell'imposta, come stabilito dall'articolo 1 della legge in oggetto, è il possesso di fabbricati, aree fabbricabili, terreni agricoli siti nel territorio dello Stato a qualsiasi uso destinati, ivi compresi quelli strumentali o alla cui produzione o scambio è diretta l'attività dell'impresa. Questo per dire che ogni unità immobiliare già iscritta (o che per le sue caratteristiche deve essere iscritta) nel catasto edilizio urbano costituisce quindi, per definizione della legge in esame, fabbricato assoggettato all'imposta, con la conseguenza che il possesso di un'unità immobiliare da considerare come fabbricato (perché iscritto o da iscrivere nel catasto detto) fa sorgere in capo al soggetto passivo l'obbligo di corrispondere l'ICI (il che è quanto poc'anzi lei osservava, onorevole Ruvolo). L'espressa sottoposizione ad imposta di tutti gli immobili indicati nella norma, desumibile dalla dichiarata irrilevanza della destinazione d'uso di ognuno, legati da nesso di strumentalità o alla cui produzione o scambio è diretta l'attività d'impresa degli stessi), insieme con la facilmente rilevabile inesistenza - sia nella legge istitutiva sia in altre - di una espressa menzione della specifica qualità, in proposito, hanno consentito alla giurisprudenza di legittimità di affermare che in linea di principio alla ruralità del fabbricato non può essere riconosciuta nessuna valenza diretta per escludere l'assoggettamento dell'immobile all'imposta. I fabbricati rurali quindi non erano soggetti all'ICI non per la loro ruralità, ma semplicemente perché gli stessi alla data di entrata vigore del decreto-legge non erano iscritti nel catasto edilizio urbano.
Il quadro normativo è stato profondamente inciso dal decreto legge 30 dicembre 1993 n. 553, il quale, al fine di scoraggiare il dilagante fenomeno di spacciare per rurali costruzioni che tali non erano, ha demandato al Ministero dell'economia e delle finanze il compito di provvedere al censimento di tutti i fabbricati rurali e alla loro iscrizione nel catasto edilizio urbano, che per questo motivo avrebbe perduto l'originaria denominazione per assumere quella di catasto dei fabbricati. Dopo tale iscrizione però i predetti fabbricati avrebbero potuto continuare a godere dei benefici fiscali della ruralità solo in presenza dei presupposti soggettivi ed oggettivi previsti dalla norma. Il legislatore è poi intervenuto vincolando il Governo ad emanare uno o più regolamenti che tenessero conto del fatto che la normativa doveva essere applicata soltanto all'edilizia rurale abitativa.

PRESIDENTE. Deve concludere, Ministro.

LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Ovviamente - concludo Presidente - si è dato esecuzione a tutto questo.
Veniamo quindi alla soluzione. Direi che per scongiurare il contenzioso che coinvolgerà i comuni da una parte e gli agricoltori dall'altra, considerato che - giustamente lo ricordava anche lei - è in atto questo pericolo (ma è concretamente visibile) sarà mia premura aprire in tempi rapidi un tavolo di confronto con gli altri colleghi di Governo, e in particolare con il Ministro dell'economia delle finanze, che affronti in maniera risolutiva la questione dell'assoggettabilità all'ICI dei fabbricati rurali.

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di replicare.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, onorevole Ministro, la sua risposta Pag. 67è stata molto esaustiva dal punto di vista della procedura. Bisogna dare anche risposte immediate e concrete a chi oggi si trova sottoposto a una serie di attività di aggressione del suo patrimonio perché non c'è chiarezza. Dunque ritengo che - peraltro oggi in quest'Assemblea è stato accettato dal Governo l'ordine del giorno Cenni n. 9/1972/131 concernente la materia - sia comune la condivisione dell'esigenza di fare chiarezza da parte del Governo su tutto quanto riguarda l'applicazione dell'ICI ai fabbricati rurali.
Rimango fiducioso e anche speranzoso: peraltro sono stati annunciati disegni di legge di iniziativa governativa nel mondo dell'agricoltura per fare finalmente chiarezza. Tuttavia direi opportunamente che il Ministro competente - penso anche al Ministro dell'economia e delle finanze - possa immediatamente, seguendo la norma del buon senso, comunicare, far conoscere quale sia l'interesse del Governo e soprattutto la linea che questo vuole introdurre per evitare che dall'oggi al domani siano emesse bollette che gli agricoltori non hanno alcuna possibilità di pagare al fine di non entrare nella fase dei pignoramenti e di quant'altro. Ritengo che ciò sia opportuno e dovuto da parte del Governo per dare serenità al mondo dell'agricoltura e della cooperazione.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con lo svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bongiorno, Brancher, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Castagnetti, Cicchitto, Colucci, Cossiga, Cota, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Lo Monte, Martini, Melchiorre, Meloni, Menia, Molgora, Roccella, Romani, Soro, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sostituzione di un componente della Giunta per le autorizzazioni.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Giunta per le autorizzazioni l'onorevole Domenico Zinzi in sostituzione dell'onorevole Francesco Pionati, dimissionario.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 16,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi e iniziative in relazione alla manifestazione svoltasi a Bologna il 3 gennaio 2009 - n. 2-00260)

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00260, concernente elementi e iniziative in relazione alla manifestazione svoltasi a Bologna il 3 gennaio 2009 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente e signor rappresentante del Governo, la mia interpellanza urgente fa riferimento a quanto accaduto il 3 gennaio a Bologna, in una manifestazione di cui si è occupata la stampa nazionale e che non sto Pag. 68a ripetere, in presenza peraltro di atti di vera e propria forzatura della legalità democratica.
Mi riferisco alla mancata comunicazione alla questura da parte degli organizzatori, con tre giorni di anticipo come previsto, della manifestazione religiosa che è seguita alla manifestazione politica, che si è evidenziata con lo strappo e la bruciatura della bandiera di Israele.
Il fatto che davanti alla basilica di San Petronio - che per i bolognesi ha un carattere peculiare, distintivo della loro identità cristiana in senso non solo religioso, ma anche culturale - vi sia stata all'improvviso una corale genuflessione verso La Mecca, che di fatto ha occupato in modo simmetrico e preciso piazza Maggiore, impedendo ai cittadini di transitare e di fatto anche con un chiaro contenuto offensivo verso i sentimenti religiosi della città (cosa che si è verificata puntualmente da parte dei cittadini, nei giorni seguenti, con disappunto) e senza preavviso, credo che sia estremamente preoccupante.
Questa mia interpellanza urgente fa riferimento a precedenti interpellanze - ne ho svolte varie, qui ne ho citate quattro - che mettono in rilievo il rischio per l'ordine pubblico, che a Bologna è presente come non mai, proprio in coincidenza con collegamenti fra settori dell'estremismo islamico e settori dei no-global dell'estrema sinistra locale, che hanno dato luogo nel passato a gravi incidenti, con vere e proprie irruzioni nel CPT di via Enrico Mattei, con coinvolgimento - cosa che si è verificata anche in questa ipotesi - di esponenti dell'estrema sinistra locale presente nelle istituzioni, che hanno agevolato la manifestazione.
Nella mia interpellanza urgente chiedo l'attenzione del Governo, facendo riferimento anche alla colpevole disattenzione del Governo Prodi, che non rispondendo o rispondendo parzialmente a mie precedenti interpellanze ha teso a sottovalutare il rischio di tale collegamento, che esiste. Mi risulta, infatti, che un anno e mezzo fa vi siano state perquisizioni nel CPT di via Enrico Mattei e negli indumenti di alcuni immigrati extracomunitari sono stati trovati i numeri dei cellulari di alcuni esponenti politici dell'estrema sinistra locale.
Ma a parte ciò, rimane il fatto che, a modo di vedere di chi vi parla, la questura non si è attivata tempestivamente, accordando un permesso senza verificare le ragioni che ostacolavano questa manifestazione, in presenza di precedenti conclamati denunciati non solo da me, ma anche da varie forze politiche locali precedentemente.
In secondo luogo - e la stampa lo ripete - ha sottovalutato anche il rischio di una manifestazione religiosa che, contrariamente a quanto dispone il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza - ne ho fatto denuncia alla procura della Repubblica - se è svolta fuori dai luoghi di culto e in luoghi pubblici deve essere comunicata preventivamente alla questura e all'autorità competente.
Anche questo è un fatto particolarmente grave, in presenza, fra l'altro, di un comunicato della procura della Repubblica (citato dai giornali, a cui ho fatto riferimento nell'interpellanza urgente), in cui si dice che, d'intesa con la questura, si è deciso di archiviare il rapporto della DIGOS - che non conosco e chiedo di conoscere - e, soprattutto, si è deciso di non procedere oltre, in presenza anche di reati veri e propri.
Al di là di questo e al di là di una verifica precisa su quanto sopra, credo che siamo in presenza di una strategia della tensione vera e propria, che fa riferimento a precisi atti, a moventi e a iniziative. Basta ricollegarsi alla moschea di Bologna: con un progetto enorme doveva diventare la moschea più grande d'Europa, progetto che è stato, poi, disatteso dal sindaco Cofferati, in presenza di elementi destabilizzanti ammessi dal sindaco stesso e dalla sua giunta. Mi riferisco alla natura non chiara dei finanziamenti e al ruolo svolto nella costruenda moschea, come pure nel centro islamico, dall'UCOII.
Di fronte a ciò, chiedo al Governo di precisare come risulta che si siano svolti realmente i fatti; se siamo in presenza, se non di una strategia della tensione, comunque, di collegamenti, perché non si Pag. 69può parlare di un'iniziativa spontanea fra i centri nazionali o internazionali, che pongono in essere determinate iniziative, a livello locale, di settori (non di tutta, ma di settori) della comunità musulmana, in collegamento con settori dell'estrema sinistra locale, bolognese in questo caso, o nazionale.
Chiedo, altresì, quali iniziative il Governo intenda intraprendere per garantire il rispetto delle leggi anche da parte degli organi dello Stato, che sono tenuti al rispetto delle medesime e, soprattutto, il rispetto delle leggi del Testo unico di pubblica sicurezza e la garanzia per i cittadini di vivere in un clima sociale e politico che garantisca - mi scuso per il bisticcio di parole - il rispetto della loro tradizione culturale, spirituale e religiosa.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media Dante Alighieri di Pesaro, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ricordo agli studenti che si stanno svolgendo gli atti di sindacato ispettivo, le interpellanze urgenti, nei confronti del Governo e che, in questa fase di lavoro, sono presenti solo gli onorevoli interpellanti e il Governo che deve rispondere. Gli altri deputati stanno lavorando nelle diverse Commissioni della Camera.
Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, come è stato già ricordato in occasione dello svolgimento di una precedente interpellanza presentata dall'onorevole Garagnani, il Ministero dell'interno assicura il monitoraggio delle diverse realtà associative presenti su tutto il territorio nazionale, per garantire il concreto esercizio del diritto alla libertà di culto, nel rispetto dei principi costituzionali del nostro Paese.
Passando ai fatti oggetto dell'interpellanza, ricordo che la manifestazione del 3 gennaio scorso è stata organizzata, in segno di solidarietà con la popolazione della striscia di Gaza, da un cittadino marocchino, residente a Bologna, per conto dell'associazione «Sopra i Ponti».
L'associazione, che ha sede a Bologna, è stata costituita il 15 luglio 1995 ed è iscritta nell'elenco comunale, previsto dallo statuto del comune approvato il 16 dicembre 1991, come libera forma associativa, impegnata nella tutela e promozione dei diritti umani.
L'organizzatore dell'evento ha regolarmente preavvisato la questura di Bologna circa l'attivazione di un presidio con corteo, prevedendo la partecipazione di circa 150 persone.
Tuttavia, fin dall'iniziale fase di concentramento dei partecipanti in piazza del Nettuno del capoluogo felsineo, si è riscontrato un afflusso notevolmente superiore alle stime fornite, quantificato in circa 1.500 persone, prevalentemente di origine mediorientale o nordafricana, gran parte delle quali giunte a Bologna anche da altri centri della provincia e della regione.
La manifestazione avrebbe dovuto terminare, conformemente a quanto comunicato nel preavviso, nella stessa piazza del Nettuno. Tuttavia, transitando lungo l'attigua piazza Maggiore, il corteo si è arrestato e, benché ciò non fosse stato indicato nel preavviso, i dimostranti si sono inginocchiati per pregare nelle adiacenze della basilica di San Petronio, sostenendo poi di essere stati obbligati a fermarsi nel predetto luogo, poiché, in quell'ora, la loro religione prescrive lo svolgimento di una delle preghiere giornaliere.
Alla manifestazione hanno partecipato anche rappresentanze dei locali sodalizi appartenenti alla cosiddetta «area della disobbedienza», dell'«autonomia di classe», nonché alcuni esponenti del movimento anarchico-insurrezionalista, aderenti all'organizzazione sindacale «RdB - Rappresentanze di Base», al «Comitato pro-Palestina» e alla «Rete Disarmiamoli».
Il successivo 5 gennaio, la locale questura ha inoltrato alla procura della Repubblica presso il tribunale di Bologna una nota informativa sulle modalità con le Pag. 70quali si è svolta la manifestazione, per valutare l'eventuale sussistenza di profili di interesse e competenza dell'autorità giudiziaria.
La procura della Repubblica ha poi disposto l'archiviazione del procedimento, evidenziando che i comportamenti riferiti, per le modalità concrete di svolgimento, non rivestono rilevanza penale.
La locale questura ha, inoltre, reso noto che l'iniziativa ha avuto uno svolgimento ordinato e non è stata registrata alcuna turbativa per l'ordine pubblico.
Nulla risulta, attualmente, a carico dei promotori dell'iniziativa del 3 gennaio scorso.
In ordine all'attività di proselitismo, di predicazione estremista, di reclutamento di potenziali terroristi e di raccolta di fondi per finanziare strutture terroristiche, il Governo pone la massima attenzione alle attività delle moschee, dei centri islamici e dei centri di aggregazione in genere.
Per garantire la massima efficacia nella prevenzione e nel contrasto di ogni forma di terrorismo, il Governo ha conseguentemente proposto un emendamento al disegno di legge AS 733-A, recante «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica», oggi all'esame dell'Assemblea del Senato. In base alla proposta emendativa, il Ministro dell'interno può disporre, con proprio decreto, la sospensione delle attività di organizzazioni, di associazioni, di movimenti o gruppi che svolgano o favoriscano attività finalizzate al terrorismo.
A dimostrazione dell'attività svolta dal Governo nella materia desidero sottolineare, infine, la più recente azione delle forze dell'ordine, condotta anche grazie alle indicazioni del comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica e nell'ambito delle pianificazioni disposte dal comitato di analisi strategica antiterrorismo. L'operazione ha portato, nel mese di dicembre 2008, a Milano, all'arresto di due cittadini marocchini, per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale e di concorso esterno alla rete terroristica internazionale Al Qaeda.

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatto. Ho apprezzato l'illustrazione del sottosegretario Davico che conoscevo già, perché la stampa ci aveva già informato per via indiretta; ho apprezzato anche l'ultima parte del suo intervento nella quale ha parlato dell'emendamento in corso di approvazione al Senato.
Devo dire, però, che sul ruolo della questura di Bologna - ma non intendo fare di ogni erba un fascio - mi pare che il Governo, per ragioni che sono di facile intuizione, abbia preferito sorvolare. Occorre evitare generalizzazioni improprie, ma a mio modo di vedere, pur senza drammatizzare, siamo in presenza, oggi come nel passato, di una sottovalutazione di questo fenomeno e, soprattutto, dei collegamenti che ancora esistono fra questi centri dell'estremismo islamico (sia ben chiaro, però, che non coinvolgo tutta la popolazione islamica) e l'estremismo locale.
In secondo luogo, credo che questa azione simultanea (chi vi parla l'ha vista ed è rimasto scioccato) non può esser determinata spontaneamente e non può indurre l'autorità di pubblica sicurezza a far finta di nulla. In questo senso chiedo al Governo di intervenire ulteriormente, perché si tratta di una vera e propria manifestazione religiosa che come tale deve essere regolata dal Testo unico di pubblica sicurezza.
Ricordo al rappresentante del Governo e alla Presidenza che quando qualche centinaio di persone simultaneamente organizzano una genuflessione corale rivolta verso La Mecca davanti a quella basilica di San Petronio che è ancora oggi oggetto di attento controllo da parte delle forze di pubblica sicurezza, perché custodisce il famoso quadro che raffigura Maometto all'inferno ed è stata sovente oggetto di minacce da parte di settori estremisti (non a caso ci fu un tentato attentato in occasione Pag. 71delle elezioni politiche del 2006), è chiaro che non si può parlare di manifestazione spontanea.
A Bologna siamo abituati ad atteggiamenti estremamente tolleranti (e dico poco, potrei dire di più) della procura della Repubblica, che archivia tutto quello che interessa certi settori di sua competenza. Con un sofisma degno di migliore attenzione e che è stato oggetto di attacchi da molti settori, la procura della Repubblica ha dichiarato che aver bruciato la bandiera dello Stato di Israele non è atto che abbia rilevanza penale, non trattandosi della bandiera di Israele, ma di una sua copia, di un simbolo. Chiedo a tutti se questo non sia un sofismo degno di miglior causa; eppure la procura, nella sua presunta autonomia, ha assunto tale decisione. Quello che mi preme chiedere - e io condanno e contesto questa decisione - è che la questura di Bologna non sottovaluti tale fenomeno.
Non è stata data comunicazione di questa manifestazione tre giorni prima, nonostante si sia trattato di una manifestazione religiosa che, non a caso, è condizionata dall'esterno. Infatti, qualunque persona di media intelligenza capisce che una manifestazione riuscita così bene nei suoi obiettivi e nelle sue finalità non è spontanea.
Chiedo, pertanto, al Governo un supplemento di indagine e una verifica ulteriore presso la questura di Bologna, soprattutto per determinare se c'erano collegamenti tra le iniziative di Bologna davanti a San Petronio e quella di Milano davanti al Duomo, chi era in contatto con i promotori e, anche a livello locale, quali erano le finalità ultime e quali saranno, anche in presenza di una manifestazione prevista per giovedì prossimo a Bologna, questa volta davanti alla stazione ferroviaria.
Sono tutti elementi che, a mio modo di vedere, sono mancati nella relazione del Governo. Non ne faccio una colpa al Governo, ma forse agli uffici che hanno preparato la relazione o alla scarsa diligenza della questura di Bologna, che doveva essere, su questo argomento, ben più precisa, informata ed esaustiva, proprio per quel rispetto della legalità repubblicana che, credo, tutti noi abbiamo il diritto di reclamare, soprattutto dagli organi preposti alla tutela della sicurezza dei cittadini.

(Profili di ordine pubblico relativi ai fatti verificatisi in occasione degli incontri di calcio fra le squadre di Catania e Roma svoltisi il 18 maggio 2008 e il 21 dicembre 2008 - n. 2-00265)

PRESIDENTE. L'onorevole Commercio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00265, concernente profili di ordine pubblico relativi ai fatti verificatisi in occasione degli incontri di calcio fra le squadre di Catania e Roma, svoltisi il 18 maggio 2008 e il 21 dicembre 2008 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, intervengo brevemente per illustrare la mia interpellanza.
L'interpellanza è diretta ad avere contezza rispetto ad alcune notizie già apparse e che appaiono ormai da tempo sugli organi di stampa, ogni qual volta si incontrano le squadre della Roma e del Catania, a Roma o a parti inverse, a Catania. Puntualmente, alla fine di ogni partita, escono fuori degli articoli che forniscono notizie che sono quanto meno allarmanti.
In particolare, nella presente interpellanza si fa riferimento a due incontri, quello del 18 maggio 2008 e quello del 21 dicembre ultimo scorso. A leggere le notizie di stampa sembrerebbe che questi incontri di calcio, a Catania, si svolgano senza un margine adeguato di sicurezza e quasi in un clima di intimidazione e scarsa sicurezza che non risulta a chi vi parla, così come non risulta alle tante persone che assistono, ogni domenica, ai medesimi incontri di calcio.
Con questa interpellanza chiediamo al Governo, quindi ad una autorevolissima fonte, di sapere cosa risulti essere accaduto domenica 21 dicembre 2008 prima, Pag. 72durante e dopo il confronto Catania-Roma e di quale elementi certi lo stesso Governo disponga in ordine a eventuali responsabilità, dirette o indirette, rispetto all'evento.

PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Commercio anche per la sintesi.
Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, prima di ricostruire, in base agli elementi forniti dalla prefettura di Catania, gli eventi ai quali fanno riferimento gli onorevoli interpellanti, ritengo di dover ricordare l'attività svolta dagli organismi competenti presso il Ministero dell'interno, al fine di prevenire e contrastare la violenza in occasione delle manifestazioni sportive.
Oltre all'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, creato nel 1999, con funzioni propositive in materia legislativa e di coordinamento centrale delle iniziative da attuare per gli incontri ritenuti particolarmente a rischio, questo Governo, lo scorso mese di agosto, con l'avvio della nuova stagione calcistica ha istituito il «Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive».
Il Comitato ha il compito di potenziare l'azione di contrasto alla violenza nello sport attraverso l'analisi e la puntuale valutazione di natura tecnico-operativa sulle misure demandate alla diretta competenza delle autorità provinciali di pubblica sicurezza.
Devo premettere che i rapporti tra le tifoserie ultras romanista e catanese si contraddistinguono per la particolare ostilità, che ha determinato, nelle ultime due stagioni sportive, l'adozione di provvedimenti interdittivi alla presenza dei tifosi in trasferta a Roma e Catania.
Tra gli episodi che hanno coinvolto i sostenitori delle due squadre segnalo, come ricordato dagli onorevoli interpellanti, quello accaduto in occasione della gara disputata presso lo stadio Olimpico il 19 novembre 2006, quando alcuni tifosi catanesi sono stati accoltellati all'esterno della struttura sportiva, presumibilmente da tifosi romanisti. Devo anche precisare che, dall'attività di indagine, avviata nell'immediatezza dei fatti, non scaturirono indizi utili all'identificazione dei responsabili, a causa degli scarsi elementi testimoniali e per la mancanza di riprese filmate.
Successivamente, per l'incontro Catania-Roma del 18 maggio 2008, l'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, con determinazione n. 31/2008 del 13 maggio, ha disposto la chiusura del settore ospiti e la vendita dei biglietti esclusivamente nella provincia di Catania ai soli residenti, con conseguente divieto di diffusione e vendita, attraverso circuiti telematici, al di fuori dell'ambito provinciale. Ha altresì prescritto l'acquisto di un solo tagliando per ciascun acquirente, con divieto di cessione del titolo.
In occasione della partita, disputata presso il locale stadio «Massimino», non è stata registrata alcuna presenza di supporter della Roma sia all'interno che al di fuori dello stadio, nel pieno rispetto del divieto di accesso imposto alla tifoseria ospite.
Nella circostanza la questura di Catania non ha evidenziato particolari problemi di ordine pubblico, ad eccezione di tre episodi.
Il primo riguarda il danneggiamento, prima dell'inizio della partita, del pullman adibito al trasporto della squadra romanista, consistente nella rottura del finestrino della cabina del conducente, determinato dall'imprevedibile gesto di un singolo tifoso, non appartenente a nessun gruppo organizzato, incensurato, identificato poi dalla locale DIGOS. Nei confronti del responsabile è stato adottato il provvedimento amministrativo del divieto di accedere alle manifestazioni sportive (DASPO), per la durata di cinque anni, nonché il deferimento alla competente autorità giudiziaria per il reato di danneggiamento aggravato.
Il secondo episodio è relativo ad un'aggressione subita, prima della partita, da tre giornalisti delle testate La RepubblicaPag. 73ed Il Romanista, mentre viaggiavano a bordo di un taxi. A tale proposito, la questura ha avviato immediate indagini, pur in assenza di una formale denuncia. In questo caso non è stato possibile risalire all'individuazione degli aggressori. Il fatto è stato tuttavia segnalato all'autorità giudiziaria.
Durante lo svolgimento dell'incontro, un tifoso ha lanciato un fumogeno all'interno del rettangolo di gioco. Nella circostanza, personale della DIGOS ha identificato l'autore del gesto che è stato pertanto denunciato per il reato di possesso di artifizi pirotecnici in occasione di manifestazioni sportive. Anche nei suoi confronti è stato emesso il provvedimento di divieto di accedere alle manifestazioni sportive, il cosiddetto DASPO.
Va aggiunto che soltanto al termine dell'incontro del 18 maggio 2008 migliaia di tifosi catanesi hanno invaso pacificamente il terreno di gioco per festeggiare la permanenza in serie A del Catania Calcio, senza che sia stata registrata alcuna turbativa all'ordine pubblico.
Per quanto riguarda la partita Catania-Roma dello scorso 21 dicembre, l'Osservatorio, attribuendo il massimo indice di rischio all'incontro, ha rinviato al Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive l'individuazione delle prescrizioni da adottare. L'organismo ha proposto al Prefetto di Catania di valutare l'opportunità di chiudere il settore ospiti, ad eccezione di particolari categorie di spettatori (famiglie, ragazzi delle scuole, associazioni di anziani) e di vendere i titoli di accesso allo stadio nella sola provincia di Catania, con la possibilità di acquisto di un solo tagliando per spettatore, peraltro incedibile. Il Prefetto ha aderito all'invito.
Secondo quanto riferito dalla questura di Catania, non sono state accertate turbative all'ordine pubblico prima, durante e dopo la competizione.
In relazione agli articoli di stampa successivi all'incontro, nei quali si sottolineava la presenza non autorizzata di numerose persone a bordo campo che avrebbero intimidito la squadra della Roma, personale della polizia scientifica di Catania ha registrato la situazione interna allo stadio, filmando le persone presenti ai bordi del terreno di gioco durante lo svolgimento della partita, informando la procura distrettuale della Repubblica. Quest'ultima non ha finora ritenuto di dover delegare alcuna attività di indagine.
La Questura ha, inoltre, riferito di avere valutato il piano di impiego degli steward, le modalità del servizio d'ordine svolto da questi e le modalità di accesso al recinto di gioco in occasione degli incontri del 18 maggio e del 21 dicembre dello scorso anno, senza riscontrare alcuna irregolarità.

PRESIDENTE. L'onorevole Commercio ha facoltà di replicare.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, mi ritengo assolutamente soddisfatto per la puntuale risposta del Governo e, allo stesso tempo, vorrei approfittarne per esprimere le mie congratulazioni a tutte le forze dell'ordine per l'eccellente servizio che viene effettuato prima, durante e dopo ogni incontro di calcio. Si tratta di un servizio d'ordine eccellente che fa dello stadio «Massimino», oggi, uno degli stadi più sicuri d'Italia.
La sua risposta è soddisfacente e i fatti che lei ha esposto erano già noti e sono stati seguiti con molta attenzione non solo da parte istituzionale ma da tutta la città, perché chi si rende responsabile di episodi di intolleranza deve essere allontanato dallo stadio e deve subire le giuste conseguenze che la giustizia prevede. Pertanto, la sua risposta, signor sottosegretario, per certi versi, rende giustizia ad una società sportiva, ad una tifoseria e ad una città tutta.

(Iniziative per assicurare la piena operatività della normativa concernente l'esercizio del diritto di voto alle elezioni amministrative e a quelle per il rinnovo del Parlamento europeo da parte dei cittadini comunitari residenti in Italia - n. 2-00264)

PRESIDENTE. L'onorevole Touadi ha facoltà di illustrare l'interpellanza Bernardini Pag. 74n. 2-00264, concernente iniziative per assicurare la piena operatività della normativa concernente l'esercizio del diritto di voto alle elezioni amministrative e a quelle per il rinnovo del Parlamento europeo da parte dei cittadini comunitari residenti in Italia (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, l'interpellanza urgente che sto per illustrare, a prima firma di Rita Bernardini e cofirmata da tanti altri colleghi, ha una grande rilevanza dal punto di vista degli adempimenti comunitari, da quello del rispetto di una legge dello Stato italiano e da quello del rispetto dei diritti civili e politici di tanti cittadini comunitari che soggiornano in Italia.
In effetti, con legge 6 febbraio 1996, n. 52 e con successivo decreto legislativo di attuazione n. 197 del 12 aprile 1996, il nostro Paese ha recepito la direttiva 94/80/CE del Consiglio dell'Unione europea del 19 dicembre 1994, che fissa le norme che consentono ai cittadini comunitari che risiedono in uno Stato membro, di cui non hanno la cittadinanza, di chiedere l'iscrizione in apposite liste elettorali aggiunte, istituite presso il comune di residenza stesso e, in virtù di tale iscrizione, di esercitare il diritto di voto in occasione delle elezioni amministrative ed europee.
Per rendersi conto del fenomeno di cui stiamo parlando, è importante, forse, dare alcuni elementi statistici. Secondo i dati ISTAT, aggiornati al 31 dicembre 2007 - senza perciò considerare coloro che si sono aggiunti dal primo gennaio 2008 ad oggi - i cittadini dell'Unione europea provenienti dai 27 Paesi membri, che risiedono in Italia, sono 934.435 e non stiamo parlando solo dei neo-comunitari (rumeni, bulgari e altri come qualcuno potrebbe pensare) ma anche di importanti comunità di Paesi, storici fondatori dell'Unione europea, come la Germania, con circa 40 mila unità, la Spagna con 17 mila unità e la Francia con 30 mila unità.
Il Ministero dell'interno, in realtà, con la circolare n. 134 del 30 dicembre 2003 - era l'anno in cui alcuni esponenti della maggioranza teorizzavano di privilegiare l'ingresso in Italia di cittadini europei, magari cristiani, rispetto alla minaccia mediorientale - disciplinava il diritto di voto dei cittadini dei Paesi, allora entranti nella Comunità europea, predisponendo un modello di domanda che i cittadini dell'Unione europea potevano presentare ai sindaci dei comuni di residenza entro il novantesimo giorno anteriore a quello della votazione. Questa indicazione temporale è importante, signor sottosegretario, proprio per sottolineare che, dal punto di vista delle prossime scadenze elettorali, vi è una certa fretta nel disciplinare questa materia.
In occasione delle ultime elezioni del 2007, il partito dei rumeni in Italia ha denunciato che in tantissimi comuni la regolarizzazione per via anagrafica dei cittadini rumeni che presentavano la domanda ai sindaci per poter votare, era sospesa da settimane per l'incapacità dichiarata dei comuni stessi di applicare ed interpretare la relativa normativa. Tali inadempimenti impedirono, quindi, a decine di migliaia di cittadini rumeni di partecipare alle elezioni.
La carente conoscenza della normativa riguardante l'elettorato attivo e passivo dai cittadini comunitari da parte dei comuni ha comportato in occasione delle ultime scadenze elettorali gravissime conseguenze negative sul rispetto degli obblighi comunitari, oltre che sul piano dell'immagine dell'Italia in Europa.
In occasione delle prossime elezioni amministrative e di quelle per il rinnovo del Parlamento europeo chiediamo al Governo quali iniziative siano state prese per applicare questa volta rigorosamente: la legge 6 febbraio 1996, n. 52, già citata, e successivo decreto legislativo di attuazione n. 197 del 12 aprile 1996; la stessa direttiva 93/109/CE del Consiglio del 6 dicembre 1993; il decreto-legge 24 giugno 1994, n. 408, convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1 della legge 3 agosto 1994, n. 483, modificato dalla legge 24 Pag. 75aprile 1998, n. 128. Scuserete la pedanteria di queste citazioni, ma voglio dire che tale materia è precisamente normata sia in ambito europeo che nel nostro Paese.
Ciò che chiediamo al Governo - mi avvio alla conclusione, signor Presidente - è di sapere tre cose. In primo luogo, se non ritenga urgente promuovere campagne di informazione in diverse lingue rivolte ai cittadini comunitari residenti in Italia affinché possano conoscere il loro diritto di partecipazione al voto in Italia, chiedendo in primis ai mezzi radiotelevisivi del servizio pubblico di attivarsi in tempo utile.
In secondo luogo, se viste le esperienze passate sui mancati adempimenti di molti comuni della legge su menzionata il Governo non ritenga necessario un intervento ad hoc volto a informare ed istruire i funzionari pubblici, magari anche attraverso intese con l'ANCI, delle amministrazioni locali affinché, anche con un'apposita informativa da inviare al domicilio degli interessati, venga garantito il diritto di voto a chiunque dei cittadini comunitari ne faccia richiesta.
Infine, se non ritenga il Governo che agevolare una maggiore responsabilizzazione, anche sul piano civico, dei cittadini comunitari residenti in Italia sia uno dei migliori elementi di integrazione che lo strumento democratico offre a tutti i cittadini.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, com'è noto, la direttiva 94/80/CE del Consiglio dell'Unione europea del 19 dicembre 1994 ha disciplinato le modalità di esercizio del diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali dei cittadini dell'Unione che risiedono in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanza.
Tale direttiva è stata recepita nel nostro ordinamento con la legge 6 febbraio 1996, n. 52 recante disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alla Comunità Europea (legge comunitaria 1994) ed attuata con decreto legislativo 12 aprile 1996, n. 197.
Sulla base della normativa, i cittadini dell'Unione Europea che intendono partecipare alle elezioni comunali e circoscrizionali devono presentare domanda d'iscrizione nella lista elettorale aggiunta presso il comune di residenza entro il quinto giorno successivo a quello di affissione del manifesto di convocazione dei comizi.
L'esercizio del diritto di elettorato attivo e passivo per i cittadini comunitari, diversamente da quanto previsto per i cittadini italiani, dunque, non opera d'ufficio bensì trova il proprio presupposto nell'iniziativa degli interessati.
In occasione di ogni tornata amministrativa, questo Ministero attraverso apposita circolare, tramite le prefetture, sensibilizza i sindaci dei comuni interessati alle consultazioni affinché provvedano alla massima pubblicizzazione delle disposizioni dettate dal citato decreto legislativo n. 197 del 1996.
In occasione delle elezioni amministrative della primavera scorsa, le amministrazioni comunali sono state particolarmente sensibilizzate in ordine alle nuove disposizioni connesse all'adesione all'Unione europea della Bulgaria e Romania, al fine di assicurare la piena attuazione della normativa comunitaria in materia elettorale nei confronti dei cittadini provenienti dai citati Paesi.
Nella circolare in questione, come di consueto, è stato, tra l'altro, precisato che nel caso di tardività della domanda d'iscrizione nelle liste aggiunte da parte dei cittadini comunitari, una volta esperiti i necessari accertamenti, i sindaci possono rilasciare un'apposita attestazione di ammissione al voto, ai sensi dell'articolo 32-bis del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 1967, n. 223, in modo da consentirne la più ampia partecipazione alle elezioni, nel pieno rispetto del principio di parità di trattamento tra cittadini italiani e cittadini europei.Pag. 76
Per quanto riguarda l'elezione dei rappresentanti dell'Italia al Parlamento europeo, il decreto-legge 24 giugno 1994, n. 408, convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1 della legge 3 agosto 1994, n. 483, modificato dalla legge 24 aprile 1998, n. 128, ha recepito la direttiva comunitaria n. 93/109/CE del 6 dicembre 1993 che prevede il diritto di elettorato attivo e passivo alle elezioni del Parlamento europeo per i cittadini dell'Unione europea residenti in uno Stato membro di cui non hanno la cittadinanza.
Sulla base di tale normativa, i cittadini dell'Unione residenti in Italia possono esercitare il diritto di voto per i rappresentanti dell'Italia al Parlamento europeo, presentando domanda al sindaco del comune di residenza entro il novantesimo giorno antecedente quello della votazione.
Anche in occasione di tali consultazioni, il Ministero dell'interno dirama apposite circolari ai sindaci, tramite le prefetture, affinché promuovano, a livello locale, ogni opportuna iniziativa (manifesti informativi tradotti in più lingue, lettere personali ai cittadini comunitari, eccetera) finalizzata alla massima pubblicizzazione delle disposizioni che regolano il diritto di partecipazione al voto in Italia dei cittadini comunitari nonché dell'apposito modello di domanda tradotto anch'esso in più lingue.

PRESIDENTE. L'onorevole Bernardini ha facoltà di replicare.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta, mi dichiaro parzialmente soddisfatta e le spiego il perché: in realtà, lei non ha risposto alla parte dell'interpellanza che si riferisce all'informazione del servizio pubblico radiotelevisivo. Sottosegretario, accade questo: quanto alla domanda diretta da parte mia, anche a numerosi parlamentari che si trovano in quest'Aula, vi è un elemento di non conoscenza del fatto che i cittadini immigrati comunitari hanno il diritto di voto alle elezioni europee. Qualcuno sa che possono votare alle elezioni amministrative, ma per le elezioni europee c'è un dato di disinformazione che riguarda persino coloro che siedono in quest'Aula.
La domanda e il suggerimento che in fondo con molta buona volontà abbiamo rivolto a lei e al Governo è quello di investire il servizio pubblico radiotelevisivo affinché informi i cittadini comunitari residenti in Italia - gli immigrati rumeni, polacchi, bulgari eccetera - di questo diritto che possono esercitare, tanto in occasione delle elezioni europee quanto in occasione delle elezioni amministrative.
Per quel che riguarda le elezioni europee, è evidente che il cittadino immigrato comunitario deve riempire il modulo che lei ha citato, facendo un'opzione, vale a dire deve scegliere per quale Paese voterà in occasione delle elezioni europee. Per spiegarmi meglio, un rumeno deve scegliere se esercitare questo diritto di voto per l'Italia o per la Romania.
Io credo che quest'opera, al di là di tante chiacchiere che si fanno sull'integrazione dei cittadini immigrati, sia fondamentale per integrarli effettivamente, rendendoli partecipi di uno dei momenti fondamentali della democrazia, quello del voto.
Inoltre, ciò fa sentire gli immigrati proprio cittadini dell'Europa, se facciamo riferimento alle elezioni europee. È chiaro che la nostra impostazione di Radicali nel Partito Democratico (ma io credo di molti parlamentari, cito, ad esempio, le dichiarazioni rese dal Presidente di questa Camera, Gianfranco Fini) è quella di allargare la partecipazione al voto alle elezioni amministrative a tutti i cittadini extracomunitari, in questo aderendo a quanto previsto dalla Convenzione di Strasburgo.
Vi è, quindi, un'opera da fare assieme alle associazioni che rappresentano i Paesi di soggetti residenti in Italia; un'opera d'informazione capillare che deve essere fatta in fretta. Come lei ricordava, per le elezioni al Parlamento europeo la registrazione (e quindi la domanda da rivolgere al sindaco per iscriversi nelle liste elettorali aggiunte) deve essere fatta 90 giorni prima. Quindi, se le elezioni si svolgeranno, come sembra, il 7 giugno gli immigrati devono Pag. 77registrarsi il 7 marzo ed evidentemente vi sono pochissimi giorni per informarli di questo che rappresenta un loro diritto. Era sostanzialmente questo il motivo per cui abbiamo reso urgente questa interpellanza e ci siamo rivolti con fiducia al Governo.
Mi rammarico, tra l'altro, anche moltissimo, per le questioni relative alla Commissione parlamentare di vigilanza RAI. È chiaro che richieste come quelle contenute in questa interpellanza, laddove si riferiscono al ruolo che deve svolgere il servizio pubblico radiotelevisivo, sarebbero state da noi rivolte in modo pressante proprio alla Commissione parlamentare di vigilanza. Quest'ultima, a mio avviso e ad avviso dei Radicali, colpevolmente ancora non riesce ad agire e ancora oggi non adempie ai suoi obblighi, come quello di regolamentare materie come quella elettorale (pensiamo, ad esempio, alle elezioni che si stanno per svolgere in Sardegna senza alcuna regolamento) e come il caso che abbiamo sollevato con questa interpellanza.
Da parte nostra non smetteremo di sollecitare il Governo e il Ministro dell'interno e proprio su questo argomento abbiamo organizzato con le comunità di immigrati comunitari che risiedono in Italia e con le associazioni che li rappresentano un convegno che si terrà presso la Sala delle Colonne il prossimo 23 gennaio dalle 15,30 alle 19.

(Accordo stipulato da varie istituzioni finanziarie riguardante i credit default swap relativi al fallimento della banca d'affari Lehman Brothers e misure a favore dei risparmiatori - n. 2-00263)

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00263, concernente l'accordo stipulato tra varie istituzioni finanziarie riguardante i credit default swap relativi al fallimento della banca d'affari Lehman Brothers e misure a favore dei risparmiatori (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica, chiedo solo al sottosegretario Cosentino (perché il quesito era implicito e non era contenuto nell'interpellanza) se, con la risposta che il Governo avrà previsto di darci, è possibile sapere la volontà dell'Esecutivo su come intende regolamentare il rapporto con gli operatori non qualificati.
Una parte delle vicende, che hanno caratterizzato la vendita dei prodotti finanziari, riguarda anche la non chiara definizione normativa degli operatori non qualificati, che la Commissione europea ci chiede da tempo. Da tempo il Governo italiano non dà risposte e ci sembra che vi sia una sorta di resistenza passiva da parte dell'ABI.
Mi auguro che in questa risposta vi sia anche una «tranquillizzazione» rispetto al mondo del risparmio italiano, in merito a cosa intenda fare il Governo rispetto alla definizione di operatore non qualificato.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, onorevole Nicola Cosentino, ha facoltà di rispondere.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente n. 2-00263 l'onorevole Francesco Boccia ed altri, richiamando la procedura di amministrazione controllata cui è stata sottoposta Lehman Brothers Hol. Inc. ai sensi della legge fallimentare statunitense, chiedono alcuni chiarimenti sul «maxi regolamento dei conti» relativo ai credit default swap (CDS) su Lehman Brothers, intervenuto il 21 ottobre 2008 fra circa 358 istituzioni finanziarie di tutto il mondo.
Al riguardo, per quanto attiene al fallimento della banca statunitense ed alle iniziative assunte dall'organo di vigilanza e dalle banche a tutela dei risparmiatori italiani titolari di bond Lehman, non può non richiamarsi quanto rappresentato dal Governatore della Banca d'Italia in occasione dell'audizione svoltasi il 21 ottobre Pag. 78scorso presso la 6a Commissione del Senato della Repubblica, durante la quale il Governatore si è soffermato sulla descrizione della crisi e dei suoi effetti sull'economia italiana e sulle implicazioni da essa derivanti per il risparmiatore italiano. Egli si è, inoltre, soffermato sugli interventi effettuati in Europa e sulle iniziative previste in ambito internazionale.
Per quanto concerne la richiesta di elementi informativi in ordine a quali banche abbiano lucrato sul fallimento Lehman Brothers, a seguito della partecipazione al «maxi regolamento dei conti» sui CDS di Lehman Brothers del 21 ottobre 2008, la Banca d'Italia, tramite la segreteria del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio, ha comunicato che i dati diffusi dall'ISDA non permettono di distinguere tra le posizioni di vendita o di acquisto nette assunte dai singoli partecipanti alla citata operazione, tra cui anche gli intermediari italiani.
Per quanto riguarda, invece, le eventuali iniziative sanzionatorie da adottare nei confronti delle banche che hanno venduto obbligazioni Lehman ad operatori non qualificati oltre gli importi previsti dalla legge, si precisa che la distribuzione di strumenti finanziari, incluse le obbligazioni, da parte degli intermediari ai propri clienti rientra tra i servizi di investimento disciplinati dal Testo unico della finanza e gli intermediari sono tenuti a rispettare obblighi di correttezza nei rapporti con i clienti, stabiliti dalla Consob.
Sulla questione la Commissione nazionale per le società e la Borsa ha precisato che i CDS sono contratti derivati che offrono protezione contro il rischio di insolvenza di una specifica società. Il compratore del CDS, a fronte di un obbligo di effettuare pagamenti periodici a favore del venditore fino alla scadenza del CDS o finché si verifica l'insolvenza della società, ottiene il diritto di vendere alla pari le obbligazioni della società al verificarsi dell'evento creditizio dato dall'insolvenza di quest'ultima.
Con specifico riferimento al «maxi regolamento dei conti» in merito ai CDS su Lehman Brothers, secondo notizie di stampa, il 21 ottobre 2008, a New York, si è tenuta una credit event auction (asta), in conformità al «2008 Lehman CDS Protocol» del 6 ottobre 2008, formulato dall'ISDA. Detta asta è stata condotta da Creditex, operatore attivo sui derivati di credito, in qualità di amministratore dell'evento. Risulta, inoltre, sempre da fonti di stampa, che l'ammontare dei CDS su Lehman Brothers era dell'ordine di 400 miliardi di dollari, mentre il saldo fra i soggetti partecipanti è risultato di circa 6-8 miliardi di dollari.
La lista dei partecipanti all'asta, sempre da agenzie di stampa, comprende anche banche italiane quali Intesa-Sanpaolo, Montepaschi, Banca Intermobiliare e un intermediario facente parte del gruppo Unicredit.
La Consob ha inoltre precisato che la tematica della diffusione, anche tra la clientela retail, dei cosiddetti titoli illiquidi (ossia di quelli privi di un mercato effettivo di scambio, quali obbligazioni bancarie, polizze assicurative, derivati OTC) è da tempo all'attenzione della Consob e che, con l'apposito documento di consultazione del maggio 2008, è stata fornita al mercato illustrazione delle regole di condotta da seguire nella distribuzione dei citati titoli. Inoltre, sull'argomento è in fase di prossima emanazione una specifica comunicazione.
Nell'ottica di garantire la massima trasparenza dell'informativa alla clientela sulla vicenda Lehman Brothers, con nota del 29 settembre 2008 la Commissione ha raccomandato agli intermediari, per il tramite delle associazioni di categoria, l'adozione di disposizioni interne affinché la rete commerciale fornisca alla clientela un'informativa tempestiva e adeguata in merito alle procedure di «crisi» delle società del gruppo Lehman Brothers e al conseguente impatto di tale crisi sul valore dei titoli Lehman detenuti.
Per quanto concerne, infine, le eventuali iniziative legislative da intraprendere per sanzionare le banche che abbiano lucrato sullo stesso fallimento della Banca Lehman, in danno dei risparmiatori, si precisa che la nuova normativa introdotta Pag. 79dalla direttiva MIFID, recepita con il decreto legislativo n. 164 del 2007, ha previsto la suddivisione degli investitori in tre categorie: investitori qualificati (banche, SGR, assicurazioni ed imprese di investimento); investitori professionali (imprese di grandi dimensioni); investitori al dettaglio (privati e piccoli investitori). Detta tripartizione assicura una tutela differenziata in relazione alla categoria, con la conseguente diversa responsabilità degli intermediari.
La valutazione di adeguatezza ed appropriatezza da parte di ogni intermediario, da cui deriva la responsabilità dello stesso nei confronti della clientela, è un obbligo imposto dalla citata direttiva e serve per accertare che una determinata operazione finanziaria suggerita o eseguita, conseguentemente ad un servizio di investimento, corrisponda realmente agli obiettivi di investimento e alla conoscenza finanziaria del cliente investitore. In particolare, la maggiore protezione garantita è destinata agli investitori al dettaglio, nei confronti dei quali sono state previste ulteriori garanzie finalizzate a risolvere il conflitto di interesse tra gli intermediari finanziari, come le banche e i loro clienti. Gli intermediari finanziari, infatti, devono identificare e gestire i possibili conflitti d'interesse che potenzialmente danneggiano i propri clienti investitori e, nei casi in cui non è possibile eliminare tali conflitti, sono tenuti a renderli noti in modo chiaro ed esaustivo. La mancata valutazione da parte dell'intermediario di tali elementi consente l'azionabilità, da parte del risparmiatore danneggiato, della relativa azione risarcitoria.

PRESIDENTE. L'onorevole Francesco Boccia ha facoltà di replicare.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, avevo sperato questa volta, sottosegretario Cosentino, di riuscire a dare, attraverso l'interpellanza, l'interlocuzione con lei, un contributo al Paese e soprattutto ai risparmiatori, che sono diverse decine di migliaia, forse 100 mila. A questo fine abbiamo bisogno di avere dati da parte vostra. Lo dico con il massimo rispetto possibile nei suoi confronti e nei confronti della direzione politica del Ministero dell'economia e delle finanze: se anche in un momento come questo, nel quale 32 parlamentari del Partito Democratico chiedono al Ministro dell'economia e delle finanze notizie, voi venite qui a farci rassegna stampa, mi dica lei, mi dica il Presidente la Camera, a chi ci rivolgiamo? Ci sono decine di migliaia di risparmiatori italiani che hanno sottoscritto obbligazioni Lehman Bothers non uno o due anni prima del fallimento, ma tra il 10 agosto e 3-4 settembre; ci sono banche italiane che hanno venduto obbligazioni e, subito dopo l'attivazione della procedura prevista dall'articolo 11 della legge fallimentare americana, le stesse, che hanno venduto obbligazioni ai propri risparmiatori, hanno poi tratto profitto dai credit default swap, i cosiddetti CDS.
Vogliamo sapere non quali sono le banche italiane che hanno partecipato al maxi-regolamento del 21 ottobre (già lo sapevamo, ve lo abbiamo chiesto noi e i nomi delle banche quali Intesa, Unicredit, Montepaschi e Banca Intermobiliare sono indicati nell'interpellanza urgente), bensì - possibilmente con l'aiuto del Ministro dell'economia e delle finanze e di Bankitalia (e a Bankitalia vi rivolgete voi) - quali sono le banche che hanno avuto un saldo attivo, cioè quali sono quelle banche che hanno tratto profitto.
Sappiamo benissimo che cos'è un CDS, sappiamo benissimo che serve alla banca per coprirsi dal rischio. Ma il tema è: se la banca si era coperta dal rischio perché non lo ha detto ai propri risparmiatori? Perché ha continuato a vendere obbligazioni ai propri risparmiatori mentre nello stesso tempo, in un'altra stanza, continuava ad investire sul rischio di insolvenza? Questo è il tema: quali sono le banche che hanno tratto profitto dal maxi-regolamento? Siccome sappiamo che c'è un saldo attivo stimato intorno a 8 miliardi di euro, vogliamo sapere quanti di questi 8 miliardi di euro sono venuti in Italia e quali sono le banche che ne hanno tratto profitto. Il maxi-regolamento di Pag. 80Lehman Brothers ammonta complessivamente a 400 miliardi; le partite attive e passive si sono annullate e si è registrato un saldo attivo a favore di coloro che hanno scommesso sul fallimento, a testimonianza quindi del fatto che c'era una sensibilità giusta nel mercato e tra gli operatori finanziari. Peccato che questa sensibilità non sia stata trasferita ai risparmiatori e, siccome non è stata trasferita, la prego, sottosegretario Cosentino, di far presente al Ministro dell'economia e delle finanze la necessità urgente di fare chiarezza sul ruolo e sul rapporto tra le banche e gli operatori non qualificati. Tradotto per chi ci ascolta, gli operatori non qualificati sono tutti coloro che non hanno le competenze per valutare un'obbligazione, ai quali vengono proposte operazioni con tagli superiori anche a 50 mila euro. Nel nostro Paese ce ne sono decine di migliaia; a costoro vogliamo rispondere o no? Molti di questi non hanno più i loro risparmi e non è che oggi, dopo la risposta del Governo, hanno capito che cosa succederà ai loro risparmi considerato che li già hanno persi! Poiché quelle obbligazioni sono state vendute dalle banche di riferimento, vogliamo sapere che cosa pensa il Governo di tutto ciò: sono passati quattro mesi e abbiamo capito che il Governo non solo non ha idea di quello che è successo, ma che fa la rassegna stampa! Francamente tutto potevo immaginare tranne di ritrovarmi oggi qui in questa condizione, e cioè che il Ministero dell'economia e delle finanze si fosse ridotto ad ufficio stampa del Parlamento!
Rispetto a ciò è preoccupante non solo la risposta che non date ai risparmiatori di Lehman Brothers; è preoccupante che stiate ancora sottovalutando come la disciplina abbia dei buchi enormi, tanto da indurmi a ritenere che evidentemente la propaganda fatta dal Ministro dell'economia e delle finanze in quest'Aula e davanti all'opinione pubblica (anche attraverso il cosiddetto decreto-legge «salvabanche») sia appunto tale, nel senso che l'obiettivo non era dare una risposta ai risparmiatori (e ce ne stiamo accorgendo anche in questi giorni rispetto alle misure che incidono sulle famiglie). Ciò evidentemente conferma un rapporto per così dire di non belligeranza tra questo Governo e il sistema bancario. Non si tratta di fare la guerra a qualcuno, ma semplicemente di definire quali sono le regole con le quali vengono disciplinati i rapporti.
Signor Presidente, concludo ribadendo al Governo che noi continueremo su questa strada perché siamo in una fase nella quale nessuno si fida più di nessuno. Ciò lo avete detto anche voi in quest'Aula nei passaggi più difficili sia durante l'approvazione del decreto-legge cosiddetto «salvabanche» (e in realtà anche oggi mi confermate che puntavate ad aiutare le banche più che i risparmiatori), sia nel corso dell'esame in questi giorni del decreto-legge cosiddetto «anticrisi».
Noi continueremo a chiedervi chiarezza sui meccanismi che consentono ai risparmiatori di compiere una valutazione reale sulla tenuta degli strumenti che finiscono poi nelle loro casse.
In altre parole, non possiamo più fidarci del giudizio delle agenzie di rating, perché, come è successo nel caso di Lehman Brothers, fino al venerdì vi era addirittura una «A» nel giudizio di valutazione delle agenzie di rating. L'unico strumento reale che abbiamo tutti è quello di capire la situazione attraverso l'atteggiamento delle banche allorché si proteggono dal rischio insolvenza attraverso i credit default swap. Se questo strumento voi lo sottovalutate, delle due, l'una: o non avete capito come stanno funzionando i mercati finanziari in questa fase di crisi o siete conniventi. Vi chiediamo una risposta; sottosegretario Cosentino le chiedo una risposta.

(Iniziative per il raggiungimento degli obiettivi di pace in Medio Oriente, con particolare riferimento ai recenti sviluppi della situazione nella Striscia di Gaza - n. 2-00266)

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00266, concernente iniziative per il Pag. 81raggiungimento degli obiettivi di pace in Medio Oriente, con particolare riferimento ai recenti sviluppi della situazione nella Striscia di Gaza (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, la situazione è drammaticamente davanti ai nostri occhi, ogni giorno arrivano notizie, informazioni, drammatiche dal Medio Oriente, in particolare dalla Striscia di Gaza, e non serve che stia a illustrare tutto. Voglio soltanto svolger alcune brevi considerazioni, prendendole dalla stampa di questi giorni, persino con una riflessione amara che non riesce neanche ad essere ironica. Oggi un editorialista de La Stampa scrive: «Mille morti a Gaza, ma non perdiamo le speranze: si può fare di più». È un'amara ironia, esattamente come è amara l'ironia che campeggia sui giornali di Israele; è il tentativo di non morire davanti alla visione della morte che ci appare ogni sera in televisione.
Alti intellettuali hanno provato a domandarsi, a chiedersi, in questi giorni, che cosa è quel dramma che si sta vivendo nella Striscia di Gaza e io per questo voglio far riferimento a Mario Vargas Llosa, che l'altro giorno su La Stampa ha scritto: «Mi domando se qualsiasi Paese del mondo avrebbe potuto progredire e modernizzarsi nelle atroci condizioni in cui vive la gente di Gaza. Non parlo per sentito dire, non sono vittima di pregiudizi nei confronti di Israele, un Paese che ho sempre difeso, in particolare quando era al centro d'una campagna internazionale orchestrata da Mosca che appoggiava tutta la sinistra latino-americana. Ho visto le cose con i miei occhi. E ho provato nausea e indignazione per la miseria atroce, indescrivibile in cui languono senza lavoro, senza futuro, senza spazio per vivere, negli antri stretti e immondi dei campi profughi o in quelle città sommerse dalla spazzatura dove i topi scorrazzano sotto gli occhi pazienti dei passanti, le famiglie palestinesi condannate a poter solo vegetare, ad aspettare che la morte arrivi a mettere fine a un'esistenza senza speranza, completamente inumana. Sono questi poveri infelici, bambini e vecchi e giovani, privati ormai di tutto ciò che rende umana la vita, condannati a un'agonia ingiusta proprio come quella degli ebrei nei ghetti dell'Europa nazista, quelli che, ora, vengono massacrati dai caccia e dai carri armati d'Israele, senza che tutto ciò serva per avvicinare d'un solo millimetro la sospirata pace. Al contrario, i cadaveri e i fiumi di sangue di questi giorni serviranno solo ad allontanarla, la pace, e ad alzare nuovi ostacoli e a seminare altri risentimenti e altra rabbia sulla strada dei negoziati».
Quando si fa una citazione non ci si può mai ritrovare per intero, ma qui, in qualche modo, è riassunto il dramma che sta di fronte ai nostri occhi. Siamo sinceramente amici di Israele, siamo preoccupati per la sorte di Israele, così come siamo preoccupati per i palestinesi di Gaza e non soltanto di Gaza. Lì vi è la radice di quel fenomeno del terrorismo che siamo tutti chiamati a combattere (anche in altri scenari internazionali) e che si alimenta del fondamentalismo che, a sua volta, alimenta lo stesso terrorismo. In questa situazione difficile, in queste ore drammatiche, abbiamo chiesto al Governo di venire a riferire su che cosa stia facendo.
Infatti (ma davvero questo non può essere il terreno per sterili polemiche, per contrapposizioni e per la propaganda) mentre vediamo un impegno - ad esempio - del Presidente francese Sarkozy, mentre vediamo un po' balbettante l'Unione europea, mentre vediamo impegnato l'Egitto e Mubarak, la sensazione è che il nostro Governo non sia pienamente all'altezza della situazione, e che non abbia fatto tutto quello che poteva essere fatto per essere presente lì dove si deve sviluppare prima di tutto un'iniziativa volta ad ottenere il cessate il fuoco. E sul cessate il fuoco occorre ricostruire e rilanciare un'iniziativa diplomatica che possa portare anche a immaginare una presenza internazionale per impedire che possano arrivare i rifornimenti ad Hamas (soprattutto per quanto riguarda i missili Kassam, e in particolare la possibilità di fabbricarli in Pag. 82casa), ma in modo tale da non far cessare il flusso di aiuti umanitari (perché di questo ora c'è bisogno e di questo ora si sta parlando).
Allora la questione che con l'interpellanza urgente in esame, come gruppo dell'Italia dei Valori, abbiamo voluto sottoporre è proprio questa: dica, il Governo, che cosa stia facendo e come intenda attivarsi in tutte le sedi internazionali, in particolar modo all'interno dell'Unione europea, per promuovere una più forte ed incisiva azione diplomatica per il raggiungimento degli obiettivi di pace, utile a porre fine alla condizione drammatica in cui versa la popolazione della Striscia di Gaza, garantendo in primo luogo gli aiuti umanitari necessari e civili e al contempo la sicurezza dello Stato d'Israele.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Stefania Gabriella Anastasia Craxi, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, io credo che l'impressione dell'onorevole Evangelisti non risponda alla realtà. L'Italia si è attivata, fin dalle prime ore della crisi (forse non saremo mediatici come Sarkozy), in tutte le sedi internazionali, a livello bilaterale e multilaterale, per promuovere la cessazione delle ostilità da tutte le parti e per alleviare le sofferenze della popolazione civile palestinese. Per questo siamo stati, fino al 31 dicembre, tra i membri del Consiglio di sicurezza che più si sono adoperati per la risoluzione della crisi. Anche sulla base di tale azione preparatoria, condotta dall'Italia e da altri Stati, la risoluzione 1860 - che contiene un appello per un cessate il fuoco immediato, duraturo e pienamente rispettato - è stata approvata l'8 gennaio scorso.
Sosteniamo pienamente il contenuto della risoluzione e continueremo ad attivarci, nei modi opportuni e d'intesa con i nostri partner, per la sua piena applicazione. A livello europeo, i Ministri degli Esteri degli Stati membri dell'UE si sono incontrati a Parigi il 30 dicembre 2008 e hanno presentato, sulla base anche di un contributo italiano di rilievo, proposte per risolvere la crisi basate su un immediato e permanente cessate il fuoco, interventi umanitari immediati e il rilancio del processo di pace. Successivamente una delegazione ministeriale guidata dalla Presidenza ceca dell'Unione europea si è recata nella regione per cercare di porre fine alla violenza, per alleviare la grave situazione umanitaria e per discutere le proposte dell'Unione europea convenute a Parigi.
L'esigenza di raggiungere un cessate il fuoco resta tuttavia fondamentale per fermare le violenze e per evitare che le ostilità pregiudichino definitivamente ogni possibilità di progresso del processo di pace israelo-palestinese, sancito dalla Conferenza di Annapolis e che pareva avviato su binari promettenti. In questo senso abbiamo incoraggiato e sostenuto il piano proposto dal Presidente Mubarak, con il quale lavoriamo a stretto contatto, che prevede il cessate il fuoco, la riapertura dei valichi, il controllo della frontiera Gaza-Egitto e il rilancio del dialogo interpalestinese. Nelle ultime ore si sono aperti degli spiragli. Si tratta, per il momento, di piccole aperture su cui occorrerà ancora lavorare.
Abbiamo avuto nelle ultime ore contatti intensi con gli egiziani anche tramite i canali diplomatici, con i quali abbiamo espresso il nostro pieno appoggio alle iniziative in corso e il nostro incoraggiamento a trovare soluzioni innovative in grado di portare il più rapidamente possibile a un cessate il fuoco stabile. Per parte nostra abbiamo altresì dato la nostra piena disponibilità a partecipare a soluzioni riguardanti il controllo del valico di Rafah e il monitoraggio del confine tra l'Egitto e Gaza.
Nel quadro delle azioni dell'Unione europea, il Governo italiano appoggia pienamente la disponibilità, sancita dai Ministri degli esteri dell'Unione europea lo scorso 30 dicembre, a riavviare, in collaborazione con l'ANP, Israele e l'Egitto, la Missione EUBAM Rafah, nell'ambito della quale abbiamo già svolto in passato un Pag. 83ruolo di leadership, e a estenderne eventualmente il mandato a tutti gli altri valichi se le condizioni lo consentiranno.
Riteniamo inoltre che delle implicazioni della crisi nella Striscia di Gaza e delle possibili soluzioni si debba discutere anche in ambito G8. Abbiamo già avviato, nel quadro della nostra Presidenza del G8, un'azione di coordinamento degli aiuti, che è stata accolta positivamente dagli altri membri, allo scopo di ottimizzare il lavoro, evitare duplicazioni e raggiungere tutti i settori (medico, farmaceutico, alimentare e delle infrastrutture di uso quotidiano) su cui è urgente intervenire a Gaza.
Proprio per confermare queste linee di azione, il Ministro degli affari esteri, Franco Frattini, si recherà nei prossimi giorni nella regione, per avere una serie di colloqui e accompagnare gli aiuti umanitari che l'Italia si appresta a consegnare.
Su questo aspetto, sulla necessità di portare soccorso alla popolazione in difficoltà, il Governo ha profuso un impegno particolare fin dall'inizio della crisi. L'Italia è l'unico Paese fra i grandi donatori a disporre di personale locale a contratto ancora basato nella Striscia di Gaza e possiede personale altamente specializzato, in grado di operare con efficacia e velocità in quella difficilissima situazione di emergenza. Il nostro intervento a favore della popolazione della Striscia di Gaza è stato immediato: l'Italia ha già stanziato in favore delle diverse agenzie dell'ONU e della Mezzaluna rossa palestinese un contributo di 3 milioni di euro.
Il Ministero degli affari esteri ha anche mobilitato gli enti locali italiani e la Croce rossa italiana, coordinando gli aiuti umanitari e raccogliendo i contributi di alcune grandi aziende private del Paese. Un primo volo umanitario frutto di tale collaborazione partirà domenica 18 gennaio da Brindisi con quaranta tonnellate di aiuti, comprendenti kit medici, generatori elettrici, unità di potabilizzazione delle acque, coperte e biscotti energetici per un valore globale di circa 200.000 euro. Nei prossimi giorni è programmata una serie di altri voli umanitari, al fine di trasportare tutto il materiale via via raccolto.
Stiamo infine anche valutando l'ipotesi del trasferimento in Italia, presso gli ospedali della regione Toscana, di una decina di bambini gravemente feriti e dei loro accompagnatori.

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di replicare.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, a me non sfugge e, in verità, ritengo che non sfugga a nessuno la difficile situazione che si è determinata in Medio Oriente in particolare nella Striscia di Gaza e sicuramente non si chiede né al Governo italiano né agli altri nostri partner europei di poter intervenire con soluzioni miracolistiche o con la bacchetta magica. Quello che serve, tuttavia, è un di più di iniziativa politica, di iniziativa diplomatica. Infatti ciò che contestiamo e che abbiamo contestato è che, anziché far funzionare le armi della diplomazia, si è fatta funzionare la diplomazia delle armi: è questo che rende ancora più lontana e più grave la risoluzione del problema.
Il sottosegretario Craxi ha detto che, forse, il Governo italiano non sarà mediatico come Sarkozy: sembra persino paradossale di fronte alla potenza di fuoco mediatica di cui gode normalmente questo Governo e con il quale, come sappiamo, sa mirare bene gli obiettivi, con un Presidente del Consiglio che praticamente interviene su tutto ma non ha detto - e se mi è sfuggita chiedo scusa in anticipo - una sola parola sul dramma che si sta consumando nel vicino Oriente. Non c'è stata una sola iniziativa politica che abbia visto protagonista il Presidente Berlusconi: dunque è questa soltanto una questione mediatica?
No, è una questione di sostanza politica, di iniziativa politica, di sensibilità politica e di cultura politica. Ben altri Presidenti del Consiglio - onorevole Craxi me lo faccia dire - hanno avuto la sensibilità, l'accortezza, la capacità di essere protagonisti in una situazione non meno difficile di quella odierna in medio Oriente.Pag. 84
Il sottosegretario Craxi ha fatto riferimento all'incontro dei Ministri a Parigi il 30 dicembre: era meglio se non l'avesse fatto.
Infatti, ricordiamo tutti che quel giorno il sottosegretario e suo collega Scotti era a Parigi, non il Ministro Frattini. Ma non voglio aprire questo fronte, che suona di polemica, suona strumentale e non ci porta da alcuna parte. Voglio soltanto riportare qui ancora la voce di qualche intellettuale, di qualche operatore della Croce rossa, dei responsabili massimi della Croce rossa, le voci più autorevoli del Vaticano, la voce del Papa, che dice che lì si sta consumando un massacro e quello che si sta verificando è indegno per una popolazione e per uno Stato democratico qual è Israele.
Abbiamo fatto già uno sforzo, anche quando vi è stato l'incontro in riunione congiunta delle Commissioni esteri di Camera e Senato: di fronte al Ministro Frattini abbiamo persino lodato il suo moderatismo rispetto ai falchi della sua stessa maggioranza, che avrebbero voluto che i carri armati su Gaza fossero arrivati dieci giorni prima di quando invece sono arrivati.
Il problema non sta negli aiuti umanitari stanziati dal Governo italiano: anche qui in Commissione abbiamo espresso un apprezzamento per la cifra stanziata, prima 100.000 euro, per arrivare anche al milione di euro secondo le affermazioni del Ministro Frattini. Il fatto è che si dice: «300.000 euro», però poi non si ha la sicurezza e non si ha alcuna idea di come possano effettivamente arrivare gli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Infatti, in questi giorni nella Striscia di Gaza qualche volta vi è stata una tregua di tre ore. Lo ripeto: una tregua di tre ore, solo tre ore al giorno senza bombardamenti.
Dunque, cito anche qui - perché è perfettamente inutile stare ad inventare la ruota duemila anni dopo: è inutile che io reinventi parole, il giorno dopo averle lette su un giornale - Vittorio Arrigoni, un volontario a Gaza (avevo denunciato il suo arresto qualche settimana qui, nell'aula di Montecitorio). Nonostante un periodo di detenzione e un foglio di via delle autorità israeliane, conclude i suoi articoli quotidiani pubblicati su il Manifesto e sul blog «guerrillaradio» con la stessa frase: «Restiamo umani». Cosa vuol dire restare umani? Vuol dire innanzitutto non abituarsi al dolore degli altri, non bruciare tutta la propria pietà sulle fotografie dei primi bambini insanguinati, ma continuare a soffrire e a protestare anche dopo diciotto o venti giorni di guerra, anche dopo 270 morti (oggi la contabilità macabra è salita ad oltre mille morti).
Allora, parliamo di cooperazione allo sviluppo: esco da una riunione della Commissione esteri congiunta con la Commissione difesa, con la presenza del Ministro La Russa. Nel decreto-legge che rifinanzia le missioni internazionali, oltre ad aver ridotto nella legge finanziaria del 56 per cento i fondi alla cooperazione, averli portati soltanto a 321.000 euro per tutto il mondo, sono stati tolti anche i 100.000 euro che nei precedenti decreti-legge erano destinati al sostegno, alla cooperazione ed allo sviluppo in Libano, nei Balcani, in Afghanistan.
Quello che si chiede e appunto quello che chiediamo al Governo è di restare umano, di mantenere una sensibilità come nel passato il popolo italiano e i suoi Governi, tutti i Governi che si sono succeduti, hanno saputo fare. Quello che chiediamo al Governo è di tenere alto questo profilo, di costruire su questo alto profilo di sensibilità umana, di cultura solidale, un'iniziativa politica, di incalzare i partners, di incalzare i più alti interlocutori.
La prossima settimana vi sarà finalmente un nuovo grande interlocutore, che necessariamente dovrà sporcarsi le mani nel fango e nel sangue di Gaza, che è Barack Obama: a quel livello, quando la diplomazia internazionale potrà tornare ad esprimersi compiutamente, chiediamo al Governo di fare fino in fondo la sua parte, affinché termini il massacro e si possa riavviare un processo che oggi, francamente, definire di pace è davvero quasi illusorio.

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(Politiche del Governo in materia di approvvigionamento del gas - n. 2-00267)

PRESIDENTE. L'onorevole Tempestini ha facoltà di illustrare l'interpellanza Maran n. 2-00267, riguardante politiche del Governo in materia di approvvigionamento del gas (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica. Vorrei soltanto puntualizzare i quattro punti sui quali siamo interessati, in particolare, ad avere risposte.
Il primo aspetto riguarda l'emergenza. Le notizie di oggi (anche notizie recentissime, di queste ultime ore) riportano che l'emergenza è tutt'altro che risolta.
La seconda questione riguarda una domanda che rivolgiamo al Governo e alla quale diamo molta importanza: se, e come, partendo da ciò che è accaduto (siamo ormai alla terza settimana), il Governo intende mettere veramente nel piatto la questione di un'accelerazione di provvedimenti e degli accordi politici che vadano nella direzione della costruzione di una politica energetica vera dell'Unione europea.
La terza questione - mi rendo conto che si tratta di un tema di grande respiro - è quella relativa ai corridoi energetici. Tale questione per noi è molto importante ed è tutta dentro l'evoluzione degli equilibri geopolitici di un'area che, dal Medio Oriente sino all'Afghanistan è, come sappiamo, coinvolta in questioni militari. La questione dei grandi corridoi energetici è per noi vitale e, pertanto, vorremmo che, anche su questo punto, il Governo, prendendo lo spunto da una crisi centrale per la questione dei rifornimenti energetici del nostro Paese, ci dica qualcosa.
L'ultima questione che abbiamo sottolineato nell'interpellanza urgente è quella relativa ai rapporti nostri e dell'Unione Europea con la Russia. Diciamo ciò sia per quel feeling particolare che riguarda i rapporti tra il nostro Presidente del Consiglio e la Russia di Putin e di Medvedev, sia per ciò che riguarda i rapporti tra l'Unione europea e la Russia, in vista della ripresa dei negoziati per il nuovo partenariato.
Sono tutte questioni per le quali vorremmo una risposta in grado di soddisfare un'ansia che nasce. L'urgenza, infatti, nasce da una questione che sappiamo essere centrale, soprattutto in una fase di crisi e di difficoltà economica del Paese come questa.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Stefania Gabriella Anastasia Craxi, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, al Governo non sfugge che gli eventi degli ultimi giorni relativi alla crisi politico-commerciale tra Russia e Ucraina dimostrano l'assoluta centralità del tema della sicurezza energetica e la conseguente necessità di mettere in atto, senza indugi, ogni misura in grado di rafforzare la posizione del nostro Paese, riducendone la dipendenza dall'estero, come previsto dalla strategia energetica del Governo.
Le cause di questa emergenza sono sempre riconducibili a tensioni di natura politica e commerciale tra Paesi fornitori, Paesi consumatori e Paesi di transito. In questo caso, i dissensi tra Russia e Ucraina sui diritti di transito e sul prezzo del gas, che già furono causa dell'emergenza dell'inverno 2005-2006, si inseriscono nel nuovo scenario di recessione economica, con l'Ucraina in una situazione di maggiore difficoltà e la Russia interessata ad impiegare le proprie esportazioni energetiche per sostenere la crescita interna.
Le prime riduzioni dei flussi, risalenti al 2 gennaio e al 4 gennaio, non hanno avuto alcun impatto sul sistema italiano del gas, mentre il 6 gennaio veniva comunicata una riduzione più consistente, circa del 6 per cento, delle forniture programmate, seguita poi da una sospensione delle forniture.
A seguito di ciò, la Snam Rete Gas, in qualità di gestore della rete nazionale, è Pag. 86immediatamente intervenuta il 6 gennaio, garantendo la domanda italiana di gas mediante una erogazione aggiuntiva degli stoccaggi, in sostituzione del gas non importato.
Il Ministro dello sviluppo economico si è attivato adottando la prima misura precauzionale prevista dalla procedura per la sicurezza del sistema gas, consistente in un decreto per la massimizzazione delle importazioni di gas dall'estero attraverso gli altri gasdotti e il terminale GNL di Panigaglia. Inoltre, il comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del sistema del gas, istituito presso il Ministero dello sviluppo economico, durante la riunione dell'8 gennaio ha esaminato gli scenari di funzionamento del sistema gas nelle due ipotesi di assenza totale delle forniture di gas russo per due settimane o di loro riduzione al 50 per cento. Tale esame ha mostrato che, grazie al contributo degli stoccaggi, la copertura della domanda era comunque assicurata, ferma restando la necessità di adottare misure addizionali solo qualora fosse annunciata una punta di freddo eccezionale. Il sistema italiano degli stoccaggi dispone, infatti, di un volume complessivo di 13,7 miliardi di metri cubi, di cui 5,1 di riserva strategica. Ciò significa che lo stoccaggio, in assenza di forniture dalla Russia, è ancora in grado di coprire circa la metà della domanda giornaliera di gas in una giornata di freddo normale.
In tale contesto, l'Unione europea si è attivata rapidamente convocando il 9 gennaio il gruppo di coordinamento del gas. Durante tale riunione, i rappresentanti di Naftogaz e Gazprom avevano assicurato che, una volta dispiegata sul terreno una missione di monitoraggio, il flusso di gas sarebbe ripreso, ma ciò non è avvenuto a causa di problemi legati al gas tecnico necessario ad alimentare le stazioni di compressione lungo i gasdotti ucraini per il pompaggio di gas per il quale manca un accordo sulle condizioni di eventuale prelievo dal transito e sul prezzo. Peraltro, con l'accordo politico raggiunto l'8 gennaio scorso tra Presidenza ceca, Commissione e i Governi russo e ucraino, è stato previsto l'invio di una missione di monitoraggio sul sistema di transito in Russia e in Ucraina, costituita da esperti europei indipendenti, con il compito di accedere ai sistemi di trasporto operando con osservatori russi ed ucraini. L'Italia ha contribuito a questa missione con due esperti di Snam Rete Gas ed Edison.
L'attuale crisi energetica ha evidenziato che la sicurezza degli approvvigionamenti deve essere messa al primo posto nella politica energetica europea attraverso misure quali: la formazione del mercato interno europeo del gas naturale, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, investimenti per potenziare la capacità di interconnessione tra gli Stati membri e le capacità di stoccaggio e, non da ultimo, lo sviluppo di nuovi collegamenti esterni all'Unità europea.
In merito agli approvvigionamenti di gas da Paesi terzi, è necessario definire con l'accordo dei Paesi di transito regole e forme di governo stabili delle reti. A tal proposito, l'Italia ha offerto la sua disponibilità ad ospitare una riunione dei Paesi delle parti interessate che dovrebbe coinvolgere anche la Federazione russa e l'Ucraina. La questione energetica, quindi, costituisce uno dei tavoli principali sui quali si sta giocando il rapporto tra l'Unione europea e la Russia. L'Unione assorbe, infatti, oltre il 60 per cento delle esportazioni totali di petrolio e di gas naturale russi, mentre il settore energetico russo rappresenta, a sua volta, una grande opportunità per gli investimenti comunitari funzionali al suo necessario ammodernamento.
Le due parti stanno sviluppando dal 2000 un dialogo energetico su base regolare al fine di favorire l'istituzionalizzazione di un partenariato energetico nell'ambito del futuro spazio economico europeo comune. In tale contesto, l'Unione europea auspica che Mosca si vincoli ai principi essenziali della Carta dell'energia, ovvero: non discriminazione e piena reciprocità di trattamento nelle forniture, accesso agli investimenti nelle infrastrutture sul mercato russo, rispetto delle regole Pag. 87della concorrenza, osservanza di elevati standard in termini di sicurezza e compatibilità ambientale.
Sebbene Mosca abbia ribadito la propria disponibilità all'inclusione di alcuni suoi principi nel nuovo accordo, esclude al momento una prossima ratifica della succitata Carta, perché ritenuta uno strumento sbilanciato posto a presidio dei soli interessi dei Paesi consumatori.
In merito alla creazione di un regime di sicurezza energetica di carattere paneuropeo esteso alla Russia, nei negoziati in corso per il nuovo accordo di partenariato strategico l'Italia intende lavorare in questa direzione.
Il Governo sta, infatti, lavorando per portare avanti i progetti dei terminali GNL e dei gasdotti Galsi e ITGI, che sono stati inclusi tra i progetti di interesse europeo. Rispetto a tre anni fa, la situazione è comunque migliorata con l'entrata in esercizio, a ottobre 2008, dei potenziamenti dei gasdotti di transito in Tunisia ed in Austria (più 9,7 miliardi di metri cubi annui di potenziale importazione) ed è destinata a progredire con ulteriori capacità di import dalla Russia (ulteriori 3,3 miliardi di metri cubi annui) e con l'operatività del terminale di GNL al largo di Rovigo di prossima inaugurazione, a partire dal giugno di quest'anno.
Per quanto riguarda gli altri progetti di approvvigionamento di grandi dimensioni, risultano nodi di grande interesse i gasdotti Northstream e Southstream, in quanto consentono di diversificare le rotte del gas russo, considerata anche la necessità di ammodernamento della rete di transito ucraina.
Inoltre, fra le azioni prioritarie, nell'ambito della revisione della strategia energetica, da approvare nel prossimo Consiglio Energia, il «corridoio meridionale» costituisce uno dei principali strumenti di sviluppo strategico per l'Europa sud-orientale.
In tale contesto si inseriscono due progetti riconosciuti come priorità assolute: il progetto Nabucco e l' ITGI (Interconnessione Azerbaijan - Turchia - Grecia - Italia). In particolare, il progetto Nabucco (secondo l'asse Caspio - Turchia - Balcani - Austria), con una previsione di import di circa 30 miliardi di metri cubi dall'area del Caspio, consentirebbe di diversificare le fonti. Occorre però precisare che si tratta di un progetto a più lungo termine, considerata la necessità di reperire e contrattualizzare le necessarie ingenti forniture.
Infine, si rammenta che per rilanciare gli investimenti sulla produzione nazionale, il Governo ha introdotto misure per sfruttare meglio le risorse nazionali di idrocarburi, con la legge obiettivo (articolo 8 del decreto-legge n. 112 del 2008). Al fine di ridurre strutturalmente il grado di dipendenza dalle fonti di energia importate, secondo quanto previsto dal disegno di legge «sviluppo», già approvato dalla Camera e ora all'esame del Senato, occorre promuovere, quindi, l'efficienza energetica e sviluppare nuove opzioni tecnologiche: le fonti rinnovabili, il carbone pulito e l'energia nucleare, quest'ultima l'unica in grado di assicurare una produzione elettrica su larga scala, in modo sicuro, a costi competitivi.

PRESIDENTE. L'onorevole Tempestini, ha facoltà di replicare.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, naturalmente la questione che abbiamo sollevato è, in re ipsa, molto complessa. Nelle parole del sottosegretario abbiamo colto l'eco di tutte le interconnessioni che, partendo dalla materia in oggetto, si sviluppano inevitabilmente andando poi al cuore della politica energetica del Paese ovvero alla questione della diversificazione delle fonti.
Naturalmente, questa è materia di una discussione che non credo si possa realizzare solo per accenni perché, in tal modo, non faremmo molti passi avanti. Mi interessava sottolineare alcuni punti per vedere se si può cogliere questa occasione per andare un po' più a fondo su alcune questioni.
Innanzitutto l'emergenza è ancora in atto. Sull'emergenza pesano molte questioni: il sottosegretario ha fatto riferimento Pag. 88alla ormai vecchia e annosa questione dei rapporti tra Russia ed Ucraina e al fatto che questi rapporti siano non soltanto di natura economica: che tale criticità riguardi soprattutto i rapporti politici è sotto gli occhi di tutti.
Il punto è capire in che modo e in che forma, sapendo che c'è un'emergenza nell'emergenza che riguarda i Paesi dell'area balcanica, che sono quelli che si trovano nella prima area di allarme perché sono totalmente dipendenti dal gas che proviene dall'Ucraina.
Per quello che ci riguarda vorremmo sapere se esiste una previsione (e mi pare di capire che ciò ancora non è dato sapere) di una conclusione ravvicinata. Sappiamo di avere scorte sufficientemente importanti, ma sappiamo anche che una situazione come quella che si è determinata e che dovesse rimanere ancora aperta causerebbe sicuramente una condizione di ulteriore allarme.
Naturalmente l'occasione di questa interpellanza urgente era anche sollecitare il Governo (e devo dare atto al sottosegretario di avere introdotto alcuni elementi che vanno nella direzione che avevamo sollecitato) su una riflessione che riguarda soprattutto il medio ed il lungo termine.
Nel medio termine consideriamo indispensabile che, nei prossimi mesi, l'Europa faccia un salto di qualità in avanti. Anche questa è una discussione che esorbita dall'argomento della nostra interpellanza, però la crisi energetica si ripropone ormai annualmente tra Russia e Ucraina, ma soprattutto è importante ciò che questa crisi evidenzia, ciò che mette in chiaro e cioè che occorre un'iniziativa forte del Governo italiano affinché si parli con concretezza del mercato unico del gas e si parli con concretezza, anche se il termine non è appropriato, di unificazione della rete europea e soprattutto si vada al cuore della questione.
Mi riferisco alla questione conseguente alle due scelte cui facevo riferimento e che consiste nella creazione di un nuovo stato negoziale non più costituito dai tanti Paesi dell'Unione europea, ma da un solo interlocutore. Esso avrebbe maggiore forza e maggiore capacità di competizione nella trattativa e ciò naturalmente, nella logica della trattativa commerciale, viene visto dai nostri partner, in questo caso dalla Russia, con tutte le difficoltà di un interlocutore abituato a trattare con tanti punti di interlocuzione e viene visto non con soverchio piacere.
Tuttavia ciò deve rientrare in quella dimensione che dobbiamo garantire alla rinegoziazione del partenariato che deve essere, anche da questo punto di vista, capace di fare un salto di qualità e, quindi, è questione di alto livello dell'azione politica europea. Quest'ultima non può più essere latitante e di qui la nostra convinta condivisione di ogni iniziativa che andrà nella direzione di far fare all'Europa, sulla politica energetica, quello che ormai è un ineluttabile passo avanti.
Diversa è l'altra questione, ossia quella che riguarda i nostri problemi energetici a lungo termine. In questo caso la risposta del Governo è stata, a mio giudizio, troppo poco approfondita. Pur consapevole dell'ampiezza delle considerazioni del caso, avrei preferito qualche accenno di maggiore approfondimento rispetto alla questione dei corridoi energetici.
Tale questione è sottoposta, diciamo così, ad ogni stormir di fronda delle modificazioni negli equilibri geopolitici ed oggi gli equilibri con i quali ci misuriamo nell'area del grande Medio Oriente sono molto complessi.
Essi hanno subito, in parte per la disastrosa politica americana nell'area, in parte per accadimenti più generali, delle modificazioni che fanno temere che gli sviluppi positivi dei corridoi energetici, sia per quello che riguarda l'ITG, sia per quello che riguarda il Nabucco, siano sottoposti ad ulteriori elementi di rinvio e di ritardo in una situazione generale - lo ripeto - di accresciuta incertezza.
In conclusione, questo richiama l'esigenza di una saldatura tra le questioni che riguardano la politica degli approvvigionamenti energetici del nostro Paese con il quadro più generale della politica estera italiana.Pag. 89
Questa politica energetica italiana e le sue strette interrelazioni con la politica estera del Paese richiamano un tema, ossia la grande iniziativa e il grande protagonismo del nostro ente preposto all'approvvigionamento energetico, cioè l'ente nazionale idrocarburi, al quale naturalmente guardiamo con favore perché si tratta di una grande multinazionale internazionale operante in prima fila sul mercato del petrolio e dell'energia. Tuttavia, abbiamo l'impressione che questa grande struttura e società italiana, vanto della nostra industria e del nostro sistema Paese, per qualche verso, detti un po' le condizioni più generali delle politiche per le quali in queste aree il Governo dovrebbe impegnarsi e forse, in qualche caso, avendo più a cuore, in termini generali, le esigenze di posizionamento del Paese. Si tratta di una osservazione, naturalmente, sulla quale occorrerà tornare e lo faremo nelle sedi e nelle circostanze più opportune.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
Saluto gli studenti dell'istituto tecnico commerciale «Marconi» di Penne, in provincia di Pescara, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Avverto gli studenti che l'Assemblea non è nella sua piena composizione semplicemente perché siamo nella fase di svolgimento delle interpellanze urgenti che i parlamentari rivolgono al Governo e sono presenti, in questo momento, solo i parlamentari interpellanti e il rappresentante del Governo, nella fattispecie il sottosegretario Stefania Craxi, che ha risposto all'ultima interpellanza urgente. Nel frattempo, gli altri colleghi parlamentari sono impegnati nel lavoro delle Commissioni.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 19 gennaio 2009, alle 15:

Discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Stati Uniti d'America per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le frodi o le evasioni fiscali, con Protocollo e Verbale d'intesa, fatta a Washington il 25 agosto 1999, con Scambio di Note effettuato a Roma il 10 aprile 2006 e il 27 febbraio 2007 (Articolo 79, comma 15) (1907).
- Relatore: Ruben.

Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008 (2041-A).
- Relatore: Pianetta.

La seduta termina alle 17,45.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1972-A - odg 9/1972/95 412 407 5 204 185 222 62 Resp.
2 Nom. odg 9/1972/101 455 449 6 225 208 241 62 Resp.
3 Nom. odg 9/1972/115 492 485 7 243 232 253 59 Resp.
4 Nom. odg 9/1972/117 491 455 36 228 231 224 57 Appr.
5 Nom. odg 9/1972/120 488 471 17 236 461 10 57 Appr.
6 Nom. odg 9/1972/136 485 480 5 241 226 254 57 Resp.
7 Nom. odg 9/1972/141 489 484 5 243 225 259 57 Resp.
8 Nom. Votazione annullata Annu.
9 Nom. odg 9/1972/145 479 465 14 233 211 254 53 Resp.
10 Nom. odg 9/1972/148 496 486 10 244 232 254 53 Resp.
11 Nom. odg 9/1972/150 492 486 6 244 225 261 53 Resp.
12 Nom. odg 9/1972/92 486 474 12 238 225 249 51 Resp.
13 Nom. odg 9/1972/123 495 487 8 244 231 256 51 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 16)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/1972/147 496 486 10 244 231 255 51 Resp.
15 Nom. ddl 1972-A - voto finale 522 520 2 261 283 237 36 Appr.
16 Nom. Ddl 2044 - quest. pregiudiziale 484 484 243 212 272 38 Resp.