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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 114 di mercoledì 14 gennaio 2009

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 14,05.

MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Buttiglione, Castagnetti, Jannone e Molgora sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale (A.C. 1972-A) (ore 14,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale.
Ricordo che nella seduta del 13 gennaio 2009 il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo delle Commissioni (per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, per il testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni e per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni, vedi l'allegato A della seduta del 13 gennaio 2009 - A.C. 1972-A).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazione di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1972-A)

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

Pag. 2

KARL ZELLER. Signor Presidente, il decreto-legge in esame, come modificato in sede di conversione, contiene indubbiamente alcuni punti positivi e alcuni spunti interessanti, ma non ci sembra sufficiente per affrontare la grave crisi che si abbatterà nel 2009 anche sull'Italia.
Tra le misure che salutiamo spicca il ripristino del bonus fiscale per la riqualificazione energetica degli edifici, che il Governo voleva limitare addirittura con effetto retroattivo. Siamo quindi soddisfatti che sul punto la maggioranza abbia fatto marcia indietro. Rimane invece l'applicazione retroattiva del blocco alla fruizione dei crediti di imposta per la ricerca, già maturati in base alla legge previgente. Sul punto la maggioranza non ha quindi mantenuto la parola ad eliminare l'effetto retroattivo della stretta.
L'introduzione dell'IVA per cassa per le imprese è senz'altro positivo, anche se allo stato si tratta di una norma in bianco perché non è ancora chiaro chi potrà effettivamente usufruire del beneficio. L'attenuazione del carico fiscale, a seguito della proposta di deduzione del 10 per cento dell'IRAP dall'imponibile, va anche nella direzione giusta, ancorché il risparmio reale per le imprese sarà molto limitato, vale a dire poco più dello 0,1 per cento. La possibilità di rivalutazione degli immobili, così com'è strutturata, rende l'affrancamento fiscale poco allettante per la maggior parte delle imprese.
I provvedimenti di sostegno alle famiglie sono insufficienti e inadeguati: invece di puntare su misure una tantum, come il bonus straordinario, sarebbe stato meglio puntare su interventi strutturali e duraturi nel tempo, come l'aumento degli assegni familiari, l'adeguamento della soglia di reddito per familiare a carico (ormai immutata dal lontano 1985 e ferma a 2.840 euro), la riduzione delle aliquote fiscali per i redditi bassi e la diminuzione del costo del lavoro non salariale.
L'introduzione di un ulteriore rito speciale in materia di appalti pubblici aumenterà la confusione normativa, visto che in materia di affidamento dei contratti avremo ben quattro regimi diversi. La nuova normativa ci sembra poi di dubbia costituzionalità per l'eccessiva compressione del diritto di difesa.
Per l'ennesima volta il Governo procede poi a colpi di fiducia per garantire la coesione interna della maggioranza, il che dimostra lo scarso rispetto del Parlamento. Ma il peccato originale di questo decreto sta nell'inadeguatezza dei fondi che il Governo ha ritenuto di mettere a disposizione. I 6 o 7 miliardi di euro, tra maggiori spese e minori entrate, sembrano ben poca cosa rispetto ai pacchetti anti-crisi di altri Paesi, come la Germania che ha stanziato ben 81 miliardi di euro, la Francia che ha stanziato 26 miliardi di euro, per non parlare dei 1000 miliardi di dollari annunciati dal nuovo Governo americano di Barack Obama. Pur considerando l'indebitamento italiano, notoriamente più alto degli altri Paesi, a nostro parere si poteva e si doveva fare di più.
Annuncio quindi il voto di astensione della Südtiroler Volkspartei.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà per tre minuti.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi Liberal Democratici condividiamo la sua indignazione allorquando ha detto che il provvedimento oggi in esame offende la dignità del Parlamento. Le motivazioni addotte per la posizione della questione di fiducia sul provvedimento, sviluppate intorno ad un pretestuoso omaggio al lavoro delle Commissioni, sono infatti suonate davvero paradossali.
A onor del vero, i componenti di questa Assemblea sono malinconicamente abituati a essere lasciati fuori dal procedimento legislativo di cui dovrebbero essere attori principali. Alla vigilia della decima fiducia posta da questo Governo, al ventiseiesimo decreto-legge in via di conversione, alla luce di una manovra finanziaria varata con uno smodato ricorso alla decretazione d'urgenza, non c'è davvero più spazio per meravigliarsi. Il Parlamento è stato esautorato, privato completamento Pag. 3delle prerogative ad esso assegnate dalla nostra Costituzione.
Il sistematico ricorso a tale strumento si riverbera, oltretutto, sulla stessa qualità e sostanza delle leggi che si vanno ad approvare: non c'è tempo, infatti, tra decreti-legge in scadenza e rapidi passaggi di testi normativi da una Camera all'altra, per elaborare testi sufficientemente ponderati ed efficaci. Spesso le leggi di questo Governo si sono rivelate confliggenti proprio con quegli obiettivi che lo stesso Governo voleva realizzare: è il caso qui dei tanto sbandierati aiuti alle famiglie che, di fatto, come evidenziato da più parti, discriminano proprio le famiglie con figli minori e numerose. È davvero paradossale.
Di questo provvedimento di davvero credibile ed efficace c'è solo il titolo. A fronte di una grave crisi occupazionale, testimoniata dal vertiginoso aumento del ricorso alla cassa integrazione ordinaria, soprattutto localizzato al nord che è il motore trainante dell'economia italiana, sarebbero servite misure necessarie in tema di ammortizzatori sociali hic et nunc, stabilendo l'ammontare delle risorse e la platea dei beneficiari senza attendere provvedimenti futuri, ma il sistema lo conosciamo: «annuncio e rimando».
Ci accingiamo a varare una manovra anti-crisi «bonsai» che stride rispetto agli interventi adottati dai nostri stessi partner europei, sebbene, quando si è trattato di perseguire scelte propagandistiche i soldi li avete trovati: basti pensare ai 3 miliardi per l'ICI e ai 5 per il pasticcio Alitalia. Eppure, il Ministro Tremonti dice che i soldi ci sono, e noi lo crediamo: sappiamo bene che circa 6 miliardi di euro sono il risultato della lotta all'evasione fiscale condotta dal Governo Prodi, quella lotta all'evasione fiscale che il Ministro Tremonti ha colpevolmente abbandonato grazie all'eliminazione della tracciabilità dei pagamenti ai professionisti e all'innalzamento della soglia dei pagamenti in contanti, misure che, in un Paese come il nostro, avrebbe dovuto applicare rigorosamente anziché allentare.
Vi è un futuro fosco per questa manovra destinata a finanziarsi con maggiori entrate e che profeticamente destina poco o niente agli anni 2010 e 2011, alla faccia della redistribuzione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DANIELA MELCHIORRE. Avevamo bisogno di un provvedimento coraggioso, lungimirante, che impegnasse risorse consistenti per programmare un rilancio della nostra economia, che non si limitasse a misure una tantum dispersive e insufficienti.

PRESIDENTE. Onorevole Melchiorre, la prego di concludere.

DANIELA MELCHIORRE. È per questi motivi che annuncio il voto contrario dei Liberal Democratici alla fiducia a questo Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà per sei minuti.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, il Movimento per l'Autonomia esprime un giudizio fortemente critico sul decreto-legge in esame che non affronta con la dovuta compiutezza i problemi della profonda crisi economica internazionale. La crisi avrà conseguenze drammatiche nelle zone più deboli del Paese e un Governo che rispetti i suoi impegni non può che assumere iniziative che siano equilibrate tanto quanto siano capaci di affrontare e superare gli squilibri territoriali oggi esistenti.
Vorrei ricordare a lei, Ministro Tremonti, ma soprattutto al Presidente del Consiglio, che il punto 5 del programma di Governo, con il quale insieme abbiamo vinto le elezioni, ci vincola a costruire un impegno straordinario per il Mezzogiorno d'Italia; ebbene, tale impegno, in questi mesi, non è stato rispettato e il decreto-legge in esame ne è un esempio esplicito.Pag. 4
Il sud in questi mesi è stato fortemente penalizzato e, per alcuni aspetti, depredato.
Le risorse del FAS, previste per superare gli squilibri territoriali, sono state destinate a funzioni non istituzionali per miliardi di euro. Nulla di serio è stato pensato per il Mezzogiorno e vi è stato, anzi, un forte squilibrio. Nelle regioni meridionali e anche tra i parlamentari della stessa maggioranza si sta facendo strada un notevole disagio, se non la convinzione, che questo Governo ha un punto di vista strabico che lo porta a guardare con maggiore benevolenza verso le regioni più ricche e più fortunate.
Vorrei soltanto elencare alcune delle nostre critiche. Comincio dalla gravissima previsione di una possibile divisione della rete di trasmissione nazionale dell'energia elettrica in tre macrozone (nord, centro e sud) introdotta nottetempo con un emendamento in Commissione che potrebbe determinare in un prossimo futuro tariffe differenziate dell'energia elettrica tra il sud e il nord del Paese. Si tratta di una previsione sulla quale nel sud sta montando un forte disagio e un forte movimento di protesta.
Altre critiche sono la non accettazione della nostra proposta di finanziare con risorse del FAS per un miliardo e 100 milioni di euro la viabilità secondaria nelle grandi regioni meridionali; la mancata introduzione di qualsiasi forma di fiscalità di vantaggio nel Mezzogiorno così da attirare nuovi investimenti; la mancata previsione del rifinanziamento del credito di imposta automatico e diretto per le imprese che investono nelle aree dell'ex obiettivo 1; l'incomprensibile - Ministro Tremonti la pregherei almeno di prestare un momento di ascolto - bocciatura della nostra proposta di istituire un fondo di rotazione gestito dalla Cassa depositi e prestiti (che ormai è per intero in mano al Ministero che la dirige) destinato a soggetti inattivi o svantaggiati residenti nelle regioni meridionali, consentendo quindi la creazione di nuove imprese; il mancato rispetto dell'impegno assunto riguardante la riapertura del casinò di Taormina e soprattutto, al di là delle proposte da noi avanzate e non accettate, la mancata previsione di qualsivoglia proposta finalizzata allo sviluppo e all'occupazione nel Mezzogiorno.
Dalle cose fin qui dette emerge in modo evidente che così non è più possibile andare avanti. Come parlamentari del Movimento per l'Autonomia (che credono profondamente nel federalismo e nel necessario superamento nell'interesse dell'intero Paese degli squilibri strutturali tra il sud e il nord) ci troviamo ormai in contraddizione tra la nostra lealtà agli impegni assunti con questo Governo e con questa maggioranza, le nostre convinzioni e le profonde motivazioni per le quali il nostro movimento è nato. È evidente che questa contraddizione non potrà durare a lungo.
Domani avrà luogo il voto finale, di merito, sul provvedimento e nelle prossime ore il nostro gruppo deciderà la propria posizione. Adesso si vota la richiesta di fiducia. Non abbiamo concordato sul fatto che sia stata posta, in quanto non ritenevamo che fosse necessaria, né tanto meno utile. Abbiamo anzi apprezzato - e apprezziamo, lo ribadiamo anche in questa sede - l'intervento del Presidente Fini a difesa della centralità del Parlamento.
Tuttavia, di fronte a questa richiesta dobbiamo assumere la nostra responsabilità. La domanda che ci si pone non è più sul merito del provvedimento. Con la richiesta di fiducia, infatti, la domanda che ci viene posta riguarda la nostra valutazione sull'intera attività di Governo e sulla necessità che questo continui la sua opera. Siamo stati leali fin dal primo giorno in cui abbiamo fatto parte di questa maggioranza e abbiamo saputo fare ciò anche con i necessari sacrifici e con parecchi passi indietro. Continueremo ad essere leali finché faremo parte di questa maggioranza e voteremo, quindi, ancora una volta a favore della fiducia differenziando, se occorrerà, questo voto da quello sul merito del provvedimento.
Tuttavia, nello stesso tempo chiediamo che nelle prossime settimane e nei prossimi Pag. 5giorni, signor Ministro, si avvii una riflessione profonda su un necessario impegno meridionalista del Governo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CARMELO LO MONTE. Concludo, signor Presidente. Chiediamo questo impegno prima di tutto al Presidente del Consiglio del quale ci fidiamo e al quale affidiamo le nostre richieste.
Sono necessari una svolta profonda, un cambiamento di visuale e, forse, persino qualche modifica degli uomini. Comunque, occorre cambiare registro. Credo che si sia compreso che senza tutto ciò che è stato enunciato, l'MpA avrebbe serie difficoltà a mantenere la sua posizione di profonda lealtà a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, come lei stesso ha stigmatizzato ieri in quest'Aula, assistiamo, ormai da otto mesi, ad una continua, inaccettabile, davvero non più comprensibile e giustificabile, progressiva mortificazione di quest'Aula. Il Governo, da otto mesi, inonda l'Aula di voti di fiducia, sorretti da un atteggiamento che, innanzitutto, è pervaso di arroganza, quella di chi non riconosce un ruolo al Parlamento e di chi vive la vita parlamentare soltanto come un pesante ed inutile fardello.
Sicuramente, all'interno del Governo, vi è uno dei più autorevoli esponenti di questa corrente di pensiero, ma in questi otto mesi qualcosa è cambiato profondamente. Non è cambiata, certo, l'arroganza, che prosegue sempre uguale a se stessa, ma cambiano le ragioni che stanno dietro a quest'arroganza. All'inizio il Governo si sentiva forte e, addirittura, si vantava delle fiducie che chiedeva, come atto di virile dominio sul Parlamento; oggi il Governo lo fa per debolezza, quella delle sue divisioni interne che, ogni giorno che passa, appaiono sempre più come insanabili lacerazioni: è un Governo che lo fa per la debolezza dell'incapacità più assoluta nell'affrontare i gravi problemi che stanno affliggendo il Paese e dare ad essi una risposta, soprattutto dal punto di vista della crisi economica.
Guardandoci negli occhi, infatti, dobbiamo dirci che questo Governo non ha fatto assolutamente nulla per contrastare la crisi economica. Non c'è un solo provvedimento degno di nota che abbia quella forza e quella capacità intrinseca di essere una misura anticiclica e, quindi, capace di dare nuovo impulso alle spese, alla produzione e all'economia, in un momento in cui quest'ultima si è bloccata.
La stessa manovra che ci avete presentato nel decreto-legge anticrisi è indice chiaro e trasparente del modo in cui questa maggioranza e questo Governo, fino ad ora, hanno affrontato il problema, soltanto raccontando frottole e ingigantendo quel poco o niente che veniva fatto: si tratta di una manovra che si è sgonfiata strada facendo. Nel momento in cui essa è stata presentata, avete chiesto una copertura per 6,3 miliardi di euro; la manovra si è poi ridotta giorno dopo giorno, strada facendo, e oggi scopriamo che non vale nemmeno 5 miliardi di euro.
È inutile dire che già i 6,3 miliardi di euro iniziali sarebbero stati soltanto una frazione di quanto, nel frattempo, tutti gli altri Paesi europei - e non solo - hanno messo in campo. La verità - che non piace al Ministro Tremonti, il quale dall'inizio di questo dibattito non fa che parlare al cellulare - è che questo Governo ha ormai accettato il fatto ineludibile di non voler porre in essere alcuna politica. Stiamo semplicemente aspettando che si producano gli effetti delle politiche anticicliche poste in atto dall'America e dalla Germania. Speriamo, come sempre, ancora una volta più che mai, che siano gli altri a risolvere i nostri problemi e sia l'economia del resto del mondo a ripartire, per trainare anche la nostra economia, un po' più debole, ma, comunque, a rimorchio.
Nel provvedimento in esame, però, non c'è nulla che dia una mano a ciò: non c'è Pag. 6sostegno ai redditi delle famiglie e al credito delle imprese e anche quel poco che si è fatto per gli incapienti, come illustrerò tra qualche istante, è davvero poco e, per alcuni versi, anche sconveniente. Questo Governo ha venduto solo bolle di sapone: l'Italia dei Valori lo ha denunciato per prima. Il provvedimento che ha fissato il tetto sugli interessi dei mutui al 4 per cento è servito al Governo soltanto per far riportare per alcune settimane, dai giornali e dai telegiornali, che esso avrebbe stabilito un tetto al costo dei mutui variabili e che, con i propri fondi, avrebbe sostenuto le famiglie italiane; anche il più scalcinato studente del primo anno di economia nella più scalcinata università italiana, però, leggendo qualsiasi pubblicazione internazionale, sapeva perfettamente che il trend dell'economia mondiale avrebbe portato i tassi di interesse e il costo del denaro a scendere, all'inizio di quest'anno, a un livello che non avrebbe reso mai operativa quella clausola.
Fa bene il Ministro Tremonti a voltarsi dall'altra parte e telefonare, perché mi rendo conto che sostenere la realtà delle bufale raccontate agli italiani per mesi deve essere qualcosa che imbarazza questo Governo.
L'altra bufala è stata quella della social card, che doveva riguardare 1 milione 300 mila italiani, mentre ne ha riguardati, al 31 dicembre, a malapena 300 mila, che ogni giorno, nel presentarsi a un supermercato o a un negozio, vivono la lotteria quotidiana del discredito sociale, dello scoprire lì, al momento del pagamento, davanti alla cassiera e alle persone in fila, se la loro tessera è stata caricata o meno. Ministro, ma che vergogna, a cosa ci siamo ridotti!
Gli unici soldi da voi stanziati sono stati destinati alla Cassa integrazione guadagni. Sicuramente andava fatto, ma, in mancanza di qualunque provvedimento e di qualunque misura anticiclica, anche questi soldi ben presto si riveleranno inadeguati.
L'unica cosa che questo Governo spaccia a mani basse, profondendola dalla mattina alla sera, è la solare convinzione del Premier che basta dire che tutto va bene. Purtroppo, non è così. Ci sono solo due elementi che distinguono un buon Governo, un capo di Governo e ministri responsabili da un cattivo Governo e da ministri irresponsabili: il primo è diffondere la paura, quando la paura non ha ragione di esistere; il secondo è negare la verità, quando questa appare palese agli occhi di tutti. Quello che voi state facendo da mesi, per mascherare la vostra incompetenza e la vostra incapacità di dare risposte, è negare la verità. È negare quello che solo ieri l'ISTAT ci ha ricordato, cioè che a novembre la produzione industriale italiana è crollata del 12 per cento e, in particolare, nel settore dell'auto è crollata di quasi il 50 per cento.
Ministro, c'è bisogno di più equità sociale in questo Paese. In questo Paese, terzo al mondo per crescita degli squilibri sociali, negli ultimi anni c'è ormai una parte minore del Paese, assolutamente irrisoria, che detiene la gran parte delle ricchezze, ma le ha patrimonializzate, non le investe né le spende. C'è una gran parte, più del 90 per cento degli italiani, che, viceversa, non ha più nemmeno i soldi per garantire il proprio livello di spesa storico.
Servono politiche di giustizia sociale. Voi non state facendo niente in questo senso, anzi aggravate ancora di più ogni giorno che passa le iniquità sociali in questo Paese. Voi non fate altro che regalare i soldi a chi già li ha: li regalate alle banche e all'economia dei vostri amici (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Agli italiani regalate sono una cosa: i debiti.
Credo che l'esempio di Alitalia, da questo punto di vista, sia emblematico. Signor Ministro, le voglio far leggere, anche perché in Italia di certo questa fortuna non le capiterà mai, un articolo riportato oggi da Les Echos, che lei sicuramente conosce, perché è il più autorevole giornale economico francese, l'equivalente del nostro Il Sole 24 Ore. Il titolo è emblematico: «Merci Silvio».
Gli unici che ringraziano lei, il suo Governo e il Premier Berlusconi, per l'operazione di Alitalia, sono i francesi, Air Pag. 7France, perché quello che voi avete fatto è stato scandaloso: avete mandato all'aria un accordo importante, - guarda caso gli stessi francesi oggi attribuiscono il fallimento dell'operazione al solo Presidente del Consiglio, Berlusconi - e avete fatto in modo che Alitalia finisse comunque ad Air France. Tra l'altro, altra cosa che lei non leggerà sui giornali italiani è che Air France ha per quattro anni un diritto di prelazione da tutti gli altri soci, il che significa che già oggi Air France ha acquistato Alitalia, ne ha il controllo e ne avrà presto anche la proprietà. Lo ha fatto ad un prezzo molto più basso di quello che era disposta a pagare un anno e mezzo fa. Non si è riusciti in quello che era il grande intento del Presidente del Consiglio di salvare l'italianità di Alitalia, ma almeno potrete dire a testa alta che avete salvato l'italianità dei debiti di Alitalia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Questa è l'unica cosa che è rimasta agli italiani, l'unica cosa che questo Governo ha saputo fare, regalando, per il resto, i vantaggi di un'azienda risanata agli amici imprenditori, agli amici che già sono stati premiati con la revisione delle tariffe autostradali, agli imprenditori amici, che non aspettano altro che il momento buono per mettere le loro mani sugli affari d'oro dell'Expo di Milano.
Questo è il futuro economico che il suo Governo sta preparando all'Italia, al quale noi diciamo «no», con un «no» forte e chiaro al voto di fiducia da voi chiesto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, possiamo avere - normalmente le abbiamo - idee diverse sulla genesi e sulla durata dell'attuale crisi economica-finanziaria, ma penso che siamo tutti consapevoli che essa muterà molte cose, che sta mordendo e modificando le condizioni di vita degli italiani, in particolare delle famiglie e delle persone più deboli, e sta sfidando il nostro sistema sociale e produttivo. È di questa mattina la notizia del calo del 12,3 per cento, a novembre, della produzione industriale e del 3,6 per cento della media annua; non ci sono più solo discorsi, ma ci sono dati che sicuramente ci inquietano e ci pongono delle domande.
Da questa crisi possiamo uscire un po' più poveri, con un profondo cambiamento dei paradigmi che hanno accompagnato il nostro vivere. Muterà di certo l'idea stessa di libertà di mercato, la natura dei rapporti tra pubblico e privato, la qualità della convivenza sociale, e rischiamo un restringimento del benessere e sicuramente vi sarà meno crescita. Tutto ciò richiederebbe una capacità più unitaria di intervento.
In questi giorni ho letto un discorso di un'eminente personalità, in cui si sottolineava che: «la difficile situazione che va interessando l'economia mondiale porta dappertutto inevitabili ricadute» e continuava dicendo: «dinanzi a una così ardua sfida, concorde deve essere la volontà di reagire, superando le divisioni e concertando le strategie». Sono le parole che Benedetto XVI ha rivolto agli amministratori di Roma e del Lazio, dove i termini che ricorrono sono «concorde volontà», «superamento delle divisioni» e «concertando», in pratica il contrario di quanto avviene in quest'Aula dove, attraverso il continuo ricorso alla fiducia, si è voluto ultimamente, anche oggi, mettere fine ad ogni possibilità di dialogo, di confronto, di concertazione sui grandi temi che riguardano il Paese.
Le sfide dell'oggi avrebbero richiesto una ben diversa metodologia e una nuova volontà politica. Mi domando: ma si pensa veramente che si possano affrontare le questioni che la crisi ci pone, ancor più quella che arriverà nei prossimi mesi, continuando ad accentuare separazioni e divisioni? Ma si pensa davvero che si possa costruire una proposta che guardi al futuro senza cercare elementi di una nuova coesione nazionale? Sono convinto, noi eravamo convinti, che vi era bisogno di una forte convergenza di tutti per affrontare Pag. 8i problemi che inquietano, e preoccupano, le persone che vivono e lavorano in questo Paese. Invece, si è scelta una strada che credo - invito il Governo a riflettere - non aiuterà nemmeno chi l'ha imboccata. Non si indebolisce solo il ruolo del Parlamento con questa metodologia, come lei, signor Presidente, ha correttamente sottolineato ieri, ma non si apre nemmeno una fase nuova per ridare un significato di unità a questo Paese. Basterebbe solo questo per giustificare il nostro voto contrario. Ma vi è anche un dissenso di merito sul quale vorrei spendere qualche parola. Nei tempi eccezionali, e questo è un tempo eccezionale, servono normalmente misure eccezionali. A me non sembra che i provvedimenti che stiamo discutendo, e sui quali siamo chiamati a dare la fiducia al Governo, vadano in questa direzione. In tutti i Paesi industrializzati si lanciano programmi per l'innovazione, per il sostegno alle imprese, si mettono in campo riforme importanti sul piano sociale, ma soprattutto si mettono in campo risorse ingenti, magari anche aumentando il debito pubblico. Da noi si mettono in campo, a mio parere, provvedimenti inadeguati. Certo, sappiamo bene che l'Italia non può usare con disinvoltura il debito pubblico, ma non credo nemmeno che non si possano utilizzare alcune possibilità o dei riposizionamenti della spesa, che non sono stati né tentati, né proposti.
Non ci siamo, signor Presidente. C'è in queste proposte una mancanza di coraggio, una mancanza di inventiva che preoccupa: così non si stimola il Paese a reagire! Lo si costringe a ripiegare su se stesso, a ripiegare sugli interessi particolari di natura corporativa, siano essi sociali che territoriali. Occorreva uno sforzo di innovazione profonda e, invece, ci troviamo ad operare con vecchi strumenti. Si è fatta molta enfasi sui contenuti sociali dei provvedimenti ma, se li guardiamo da vicino, ci si accorge della loro debolezza e delle loro contraddizioni.
Ritorno un attimo sulla social card che, visti i dati, risulta essere un fallimento. Ne sono state attivate pochissime e ci ritroviamo di fronte ad uno strumento macchinoso che fa fatica ad essere implementato: ci sono le file davanti ai patronati sindacali e davanti agli uffici e non si riesce a trovare un modo per riuscire ad usufruire di uno strumento di tal genere. A nostro avviso c'erano strade più semplici che, peraltro, avevamo proposto come Unione di Centro già a luglio negli emendamenti presentati al decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112. Purtroppo anche lì, ancora una volta sbagliando, non sono state prese in considerazione.
Si è fatta molta propaganda in campagna elettorale sul quoziente familiare che oggi è completamente scomparso e ci si propone in alternativa un bonus per le famiglie. Anche qui serviva una scelta più audace, serviva più coraggio. Questa era l'occasione per iniziare ad introdurre gradualmente il quoziente familiare mentre invece, guardando bene con attenzione i provvedimenti che siamo chiamati a votare, si finisce per dare maggiori vantaggi ai singoli, alle convivenze piuttosto che alle famiglie. Pur auspicando interventi più strutturali per le famiglie, avevamo presentato un emendamento che portava a riequilibrare pesi e misure a favore delle famiglie più numerose ma anche questo, visto come va il dibattito, non è accolto. Il risultato è che ci troviamo di fronte ad uno strumento che farà aumentare le disuguaglianze che già sono molte.
Di fronte ad una situazione che vede aumentare la povertà era necessario un piano di contrasto all'impoverimento che agisse sul lungo periodo e, invece, abbiamo misure deboli e una tantum. Sugli ammortizzatori sociali ci attendevamo qualcosa in più che semplici stanziamenti sugli strumenti in essere e sulla cassa in deroga. Per carità, la debolezza della politica del Governo e di questi provvedimenti per quanto riguarda il lavoro e gli ammortizzatori sociali è evidenziata anche dal fatto che la stessa Chiesa è costretta a mettere in campo fondi per affrontare queste situazioni e mentre io plaudo a questo tipo di iniziative, non posso fare a meno di rilevare che le stesse rappresentano una critica alla politica degli ammortizzatori sociali e del sostegno al reddito che il Pag. 9Governo non sta attuando. Oltre alla questioni della famiglia, della povertà, della tutela del reddito, vorrei segnalare che nel corso del dibattito nelle Commissioni di merito avevamo presentato, d'intesa con alcuni colleghi dell'opposizione, una serie di emendamenti a sostegno delle categorie ritenute maggiormente esposte ai rischi connessi con l'attuale congiuntura economica sfavorevole.
Mi riferisco cioè al ceto medio in generale, al mondo delle professioni in particolare, ritenuto uno dei cardini della società contemporanea. In una società in cui gran parte del prodotto interno lordo deriva essenzialmente dai servizi in cui l'economia della conoscenza rappresenta un settore innovativo ed evolutivo dello sviluppo e della competitività, ritenevamo necessaria una particolare attenzione alle giuste esigenze che emergono da questo comparto, favorendo la modernizzazione e le riforme e agevolandone l'attività. Questo era il senso degli emendamenti che erano stati presentati e che chiedevano garanzie per l'accesso al credito di imposta, per la formazione obbligatoria permanente, per gli incentivi fiscali: misure ragionevoli, dunque, per un ragionevole scopo. Tutti gli emendamenti sono stati respinti senza neanche discuterli, dimostrando che il Governo è insensibile a queste istanze.
Non parliamo del sud: non solo non vi sono interventi che rafforzino l'economia e invertano la tendenza, ma a nostro parere vi sono interventi che invece possono essere dannosi e preoccupanti. Altri rilievi critici riguardano gli interventi per la protezione delle piccole e delle medie imprese, che così come sono presentati non ci sembrano all'altezza dei problemi.
Non parliamo della vicenda Alitalia, che al di là di tutte le cose che si dicono finirà per lasciare il debito sulle nostre spalle e i vantaggi, forse, se ci saranno, agli altri, mentre il problema di Malpensa, al di là di tutte le questioni, non è stato risolto e non sembra in via di soluzione.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Pezzotta.

SAVINO PEZZOTTA. Vado a concludere, signor Presidente. Questi erano i problemi, insieme a tanti altri, che dovevamo discutere, mentre invece stiamo a discutere dell'introduzione di un contributo per il rilascio del permesso di soggiorno agli immigrati, che sarebbe bene definire un balzello, non una tassa, un balzello discriminante nei confronti di persone che non sono nemmeno tutelate (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Questi erano gli elementi che volevamo discutere, che vogliamo discutere, e per questo, visto che non ci è data la possibilità di interloquire e di interferire, voteremo contro il provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, colleghi deputati, in un quadro di giudizio positivo sull'azione di Governo e sul presente provvedimento, sono spiacente di dover iniziare dicendo che la Lega Nord non ha condiviso l'evoluzione che in questi giorni ha avuto la vicenda di Malpensa. Avevamo chiesto che la gestione del fallimento di Alitalia tenesse conto delle esigenze del più importante hub del Paese, che ha visto sotto il governo Prodi - è bene ricordarlo - il taglio di mille voli settimanali, mille voli tagliati da un giorno all'altro: il 30 marzo 2008 vi erano 1.300 voli, il 1o aprile 2008 ne erano rimasti poco meno di 300. È bene che se lo ricordino sempre nei banchi della sinistra: ciò ha causato la perdita - sono studi ormai accettati - di 56 mila posti di lavoro. Questo disastro - perché di disastro si è trattato - ha portato un peggioramento dei conti di Alitalia, che arrivava ad una perdita di due milioni di euro al giorno, soldi dei contribuenti, e dopo questo taglio di voli i conti sono arrivati al collasso.
Avevamo chiesto, come dicevo, che il fallimento dell'Alitalia tenesse conto di questo schiaffo dato a Milano, alla Lombardia Pag. 10e a tutta la Padania, ma avevamo anche chiesto che le nuove regole del trasporto aereo fossero basate sulla concorrenza e sui principi del libero mercato: mai più rotte protette, prezzi alti, ritardi, compagnie inefficienti e assunzioni con l'obbligo di residenza nei comuni intorno a Fiumicino. Il mercato libero conveniva a Malpensa, che è forte del suo bacino, ma anche a tutti gli altri aeroporti, come Venezia, Torino e Palermo, solo per citarne alcuni, che avrebbero così potuto crescere liberamente, secondo le esigenze del proprio territorio: una libertà dei cieli che portava beneficio a tutti.
Invece, oggi siamo al punto che non abbiamo la concorrenza e perdura il monopolio, condotto con logiche politiche e che ci porta ad avere i costi più alti d'Europa. Si sentono poi ragionamenti che in Padania paiono avere l'aspro sapore del ricatto e della beffa: si sente parlare della centralità di Malpensa da chi ha appena tagliato altri 200 voli la settimana; ai lavoratori aeroportuali di tutto il Paese vengono concessi 12-24 mesi di ammortizzatori sociali (e il Governo in questo senso fa uno sforzo importante) e poi a quelli dell'Alitalia sette anni.
Si sente dire da un soggetto, che rivendica la propria autonomia di libero imprenditore, che Milano deve rivedere la sua politica, scegliendo tra Linate e Malpensa: noi non accettiamo ordini da parte di nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Non accettiamo l'eterno principio romano del divide et impera, del dividere oggi tra Linate e Malpensa, domani fra veneti e lombardi: non cadremo in questo tranello. La Lega è per il libero mercato, per la libertà sempre, per usare le parole di Umberto Bossi: figuriamoci se possiamo accettare certi ragionamenti, che limitano l'utilizzo di un aeroporto o vincolano Linate, Venezia, Torino, Genova, Rimini e tutti gli altri aeroporti, che hanno il diritto di poter esistere.
Egregio Presidente, la Lega Nord è, per natura, con le imprese, con i lavoratori, con Malpensa e con la Padania. Ministro Tremonti, sottosegretario Casero, tutto questo si inserisce in un momento che vede, però, altre situazioni di tensione. Non vi è solo Malpensa: vi sono fatti enormi, che rischiano di essere male interpretati. Siamo costretti, tutti i giorni, a ripetere (applicandolo noi per primi e ripetendolo a mille sindaci padani) che è il momento di tirare la cinghia e che è necessario gestire con oculatezza. Poi, però, si elargiscono qua e là contributi significativi e, soprattutto, si deroga al Patto di stabilità per questo e per quello. Ebbene, tutto ciò è moralmente inaccettabile e rischia, anzi - è questo ciò che ci preoccupa -, di essere un'autorizzazione morale alla deroga del Patto di stabilità per tutti i comuni virtuosi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È un invito a derogare. O tutti o nessuno: non si può dare a Roma quello che è negato agli altri.
Si tratta di situazioni che, probabilmente, hanno una ragione, ma che, ad esempio in Veneto, vengono viste come la prova di un atteggiamento di parte del Governo nazionale, come se la coperta corta fosse sempre tirata da una parte sola, per cui in questo sistema la Padania perde sempre. Questo non è il pensiero nostro: è il pensiero delle istituzioni del nord, di centinaia di amministratori locali, anche veneti, ma non solo. È il pensiero anche di quei comuni virtuosi, che amministrano con oculatezza e ai quali va tutta la nostra solidarietà.
Crediamo che questa impressione non sia giusta e che il Governo debba operare verso la libertà e con criteri di imparzialità. Ma adesso occorre dare un segnale di attenzione, anche in termini di infrastrutture e di liberalizzazione. Il provvedimento in discussione, sul quale viene chiesta la fiducia, contiene già, ad esempio, una prima misura che va in questo senso, cioè nel senso della concorrenza e della liberalizzazione delle rotte, per la quale è necessario ringraziare la Lega Nord che l'ha proposta, il presidente Giorgetti che ne ha voluto l'approvazione e i relatori che l'hanno recepita. Mi rivolgo al relatore Bernardo e al sottosegretario Molgora, che sono presenti in Aula: questi sono provvedimenti Pag. 11positivi, che vanno nel senso della liberalizzazione del mercato. Malpensa vivrà, il trasporto aereo è fondamentale. La storia ce lo insegna e gli Stati Uniti, che sono economicamente più avanti dell'Europa, vedono il progressivo aumento del trasporto aereo. Malpensa vivrà, nonostante tutto, e vivrà in un sistema libero e di libera concorrenza.
Nel provvedimento in discussione, sul quale si chiede la fiducia, vi sono anche altre misure molto positive, che hanno lo scopo di rilanciare la nostra economia e il nostro tessuto produttivo. In questo quadro economico, però, Ministro Tremonti - mi rivolgo a lei come massimo rappresentante del Governo in quest'Aula - mi permetto di dire che suona offensivo (e, credo, nei confronti del Presidente del Consiglio anche personalmente, oltre che politicamente, offensivo) che i vertici di CAI tolgano il trasporto cargo, cioè il trasporto delle merci, all'area più produttiva del Paese, mentre in Parlamento si discute di sostegno all'economia. Questo è un affronto e uno sgarbo di tipo politico e personale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Infine, trattandosi in questo caso di un voto di fiducia, la Lega Nord vuole rimarcare le tante positività dell'azione di Governo in questi mesi, dalle misure sulla sicurezza alla delegificazione, alle importanti questioni affrontate e da affrontare in tutti i campi, a partire dal federalismo fiscale. Il Governo ha svolto, e svolge, un'azione positiva. Sarebbe pazzo, illogico e falso affermare il contrario.
Per questo motivo, la Lega Nord rinnova la fiducia, credendo fermamente che mai come oggi si abbia la possibilità di cambiare. Tuttavia, Presidente Berlusconi, Ministro Tremonti, la Lega Nord ribadisce con forza la questione di Malpensa e degli enti locali padani e, nel votare la fiducia, confida in una risposta verso la libertà, con quell'attenzione al territorio che è parte fondante del nostro patto di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, colleghi, mi sembra che i fatti siano chiari. Dopo aver duramente lavorato, con esito nullo, in Commissione, le opposizioni hanno ridotto ad una trentina i propri emendamenti, per rendere più agevole ed essenziale il dibattito in Aula. Il Governo ha posto la questione di fiducia per coprire i problemi della maggioranza e il Presidente Fini si è espresso con parole istituzionalmente ineccepibili e, per ciò stesso, del tutto incomprensibili alle orecchie padronali del Presidente Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Abbiamo anche assistito ad un Governo che nel chiedere la fiducia ha dichiarato che l'Italia è il primo Paese ad affrontare provvedimenti sulla crisi. Come abbiamo detto ieri, siamo al surrealismo: ribadisco che siamo i primi e gli unici al mondo che hanno impedito al Parlamento di svolgere una discussione efficace sulle misure anticrisi, è questo l'unico nostro primato in questo momento.
Ieri l'opposizione ha deciso di fare un Aventino alla rovescia: abbiamo parlato per tre ore da soli, e lo abbiamo fatto come atto di omaggio alla dignità di quest'Aula. Oggi, a beneficio di chi di voi non era presente e del Ministro Tremonti in particolare, per un atto che - credo - la cortesia pretenda, illustro in un breve riassunto gli argomenti che abbiamo esposto. Innanzitutto, signor Ministro ed esponenti della maggioranza, avevamo posto una domanda: quando a luglio noi abbiamo proposto, invece della seconda parte della manovra ICI, detrazioni fiscali per redditi medio-bassi; quando abbiamo proposto di parlare, invece che di straordinari, di cassa integrazione; quando abbiamo chiesto se ci convenisse spendere miliardi per Alitalia per disporre di servizi inferiori, minore concorrenza, minori collegamenti internazionali e meno occupazione, ci eravamo sbagliati? Credo sia legittimo porre Pag. 12questa domanda, a cui segue una lunga coda, non è mica finita!
Mi rivolgo agli amici della Lega, sono del nord anch'io: questa Lega che è per la libertà di mercato deve spiegarmi perché in Commissione ha partecipato alla dichiarazione di inammissibilità di un nostro emendamento volto a ripristinare i poteri dell'Antitrust, che voi avete tolto; inammissibile per estraneità di materia, in un decreto-legge che parla anche di porno tax (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Dovete anche spiegarci perché mai avete votato contro un nostro emendamento per la liberalizzazione dei voli Milano-Roma. Se voi pensate di poter raccontare quello che volete al nord vi sbagliate (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Se fin qui non abbiamo sbagliato del tutto, può anche darsi che non ci sbagliamo nemmeno oggi. Vi abbiamo chiesto una manovra di un punto di PIL e abbiamo cercato di dimostrarne la sostenibilità, sulla base di un risanamento che esiste ed è solido (voi ve ne vantate e non riconoscete con una sola parola i meriti di lo ha procurato), ma non avete accettato questa proposta, così come non avete accettato alcun fondamentale emendamento dell'opposizione (nostro, dell'Unione di Centro o dell'Italia dei Valori): eccoci ora qui ad affrontare questo 2009 senza alcuna riduzione fiscale per i redditi medio-bassi, anzi con un aumento della pressione fiscale per quei redditi, perché - ci siamo capiti - non è che non alzate le tasse, qui l'IRPEF sta crescendo per l'andamento del fiscal drag e voi state sottraendo potere d'acquisto a chi in questo momento ne avrebbe più bisogno, anche ai fini dell'economia.
Sul lavoro autonomo e professionale lanciate un messaggio: non abbassiamo le aliquote, ma allentiamo i controlli. In tal modo proponete uno scambio distruttivo, cioè invece di intervenire con misure positive e chiedere fedeltà fiscale - che è l'unico modo col quale si possono ridurre le aliquote - realizzate uno scambio distruttivo per il civismo in questo Paese.
Ci avete anche proposto delle analisi attraverso dei comunicati del Governo e del Ministero dell'economia e delle finanze che, francamente, ci hanno messo in allarme. Ieri ho anticipato che assumeremo iniziative che diano priorità alla trasparenza dei dati, in termini di finanza pubblica e in termini di entrate fiscali. Ci avete detto in via ufficiale che il fabbisogno è cresciuto in virtù di misure di cui avevate garantito la copertura al Parlamento, e non ci avete detto niente di analitico e dettagliato sull'andamento delle entrate fiscali: non pensate che sia possibile discutere senza avere una base di dati condivisi!
Sulle misure sociali, si è già detto del bonus famiglie - ne ha parlato Avvenire, al quale mi rimetto - e della social card. Vorrei che si sapessero le cifre: un milione 300 mila le utenze potenziali, 350 mila le carte attivate, 150 mila le carte respinte, disagi e umiliazioni di ogni genere agli sportelli, ai patronati e nei supermercati (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Volete darglieli sulle pensioni, questi benedetti 40 euro, così risparmierete dei soldi anche voi?
Sugli ammortizzatori, non siamo a posto. Il Ministro dice: ho voluto mettere il registratore. Non ce n'è bisogno, ci siamo detti chiaramente che per noi si tratta di una priorità assoluta. Potete usare questi fondi o altri, purché funzioni. Quanto al Fondo sociale europeo, le regioni faranno quel che dovranno fare, ma ciò non sarà risolutivo. La norma sulla bilateralità, oltre a discriminare e a dividere piuttosto che ad allargare la platea, non reggerebbe ad un esame costituzionale, perché discriminatoria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Attenzione, le chiacchiere valgono fino a domani mattina, i numeri sono i seguenti: un milione di giovani precari a rischio rinnovo, 500 mila lavoratori già in cassa integrazione straordinaria, ordinaria, in deroga e cassa edile. E siamo soltanto all'inizio. Volete attrezzarvi sul piano dei soldi e delle norme o continuiamo ad andare avanti a chiacchiere? Pag. 13Abbiamo passato il Natale con la storia della settimana corta, non possiamo andare avanti a spot! Abbiamo cominciato con Robin Hood, che doveva prendere e invece deve dare; c'erano poi gli 80 miliardi; prima si dice che bisogna lavorare di più e poi che bisogna lavorare meno. Si passa la giornata con degli spot, ma il giorno dopo non c'è niente di queste cose.
Lo stesso vale per la piccola impresa. Ho detto ieri e lo ripeto qui, per informazione, perché è difficile leggere sui giornali le cose che sto per dire, che vorrei fosse chiaro che di tutte le cose di cui abbiamo chiacchierato in relazione all'accesso al credito per la piccola impresa, oggi non sta funzionando niente. Non so se mi spiego: tra decreti e regolamenti, da ottobre ad oggi, non c'è nulla di nulla.
Vogliamo dire qualcosa alla nostra industria? La Iris ceramiche, sto parlando del meglio, liquida, perché non c'è prospettiva. Vogliamo dirgli che non è così? Guardate che se a catena viene fuori una cosa di questo genere, a cominciare dalle banche, noi abbiamo dei guai seri. Non sarà ora di sentire una parola forte sulle politiche industriali? Dite qualcosa a questa gente!
Voi dite: acceleriamo, non c'è bisogno di manovra. Acceleriamo? Benissimo. Il FAS? Benissimo. Ma stiamo parlando o no di misure che devono diventare vere in 12-24 mesi? Si tratta di questo? Se è questo, fuori da un paniere di progetti locali e fuori da un'attivazione controllata di crediti di imposte, non può esserci una risposta. Inutile dire: acceleriamo il ponte sullo Stretto: lo accelereremo per vent'anni, sarà un'accelerata di vent'anni! Cerchiamo di capire che la crisi c'è, perché io ho l'impressione che ciò non sia stato ancora compreso!
Fra l'ottimismo po' poco vacuo, lasciatemelo dire, del Presidente del Consiglio, e, Ministro Tremonti, una sorta di pessimismo immaginifico che viene fuori dalle sue iniziative, noi siamo fermi, con l'idea che qualcun altro provvederà. Ma, attenzione, non possiamo permetterci una cosa di questo genere, dobbiamo fronteggiare la crisi, non risolverla, ma fronteggiarla. L'ho detto ieri, non siamo mica pagati per fare dei commenti o dire delle frasi celebri, noi siamo pagati per fare dei fatti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!
Il Presidente Napolitano - voglio concludere con le sue parole - ha detto: «può venir fuori dalla crisi una società più giusta». Lo ricordava D'Antoni ieri nel suo intervento: ciò è verissimo, ma l'ombra di questa frase bellissima è che dalla crisi può anche venir fuori una società più divisa e più ingiusta.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIER LUIGI BERSANI. Se non facciamo niente, dal momento che l'acqua va in basso, la crisi verrà pagata, magari in silenzio, da milioni di persone, i più deboli. Attenzione, voi vi candidate a mettervi dalla parte delle retrovie, di quelli che vogliono stare al riparo, acquattarsi e aspettare che la crisi passi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIER LUIGI BERSANI. Noi ci mettiamo dall'altra parte, discutiamo, confrontiamoci: possiamo far venir fuori un Paese più solidale o un Paese più diviso. Fin qui mi pare che siamo sulla cattiva strada e per questo noi vi neghiamo, ancora una volta, e con maggior convinzione la fiducia (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a differenza del collega Bersani (Commenti)... diamo il tempo giustamente, al centrosinistra di esprimere soddisfazione...Dicevo, Presidente, che a differenza del collega Bersani, cercherò di spiegare le ragioni per le quali voteremo la fiducia al Governo sul decreto-legge cosiddetto anticrisi.Pag. 14
Il collega Bersani, visto che è all'opposizione, ha cercato di delineare un quadro molto scuro, a tinte fosche, della situazione italiana. Ci ha illustrato un'Italia in crisi quasi irreversibile, un'Italia che economicamente è sull'orlo di un precipizio, un'Italia che noi, in pochi mesi, chissà come è possibile una cosa del genere, abbiamo distrutto economicamente.
La realtà non è questa, comprendiamo l'opposizione che deve sostenere questa tesi per ragioni esclusivamente di contrapposizione politica, ma Bersani, che di questi argomenti ne sa qualcosa, conosce bene le ragioni di fondo ed i meriti di questo decreto-legge. Cominciamo dal motivo per il quale, onorevole Bersani, nasce questo provvedimento. Esso nasce perché ci troviamo in una situazione economica internazionale che è senza precedenti rispetto agli ultimi decenni.
È crollato quello che sembrava essere il sistema che doveva governare l'economia del mondo occidentale, molti Paesi si sono trovati impreparati dinanzi a questo crollo e l'Italia, anche grazie al Governo italiano (e credo che dobbiamo dire grazie, per questo, anche a Giulio Tremonti in persona) non si è trovata impreparata rispetto a quello che è accaduto.
Infatti anche le analisi personali svolte da Giulio Tremonti negli anni passati lasciavano intravedere il rischio che, da un momento all'altro, quella che era pomposamente chiamata la new economy, la tesi di coloro che erano convinti che il PIL si producesse facendo indebitare famiglie ed imprese, che i soldi si potessero produrre esclusivamente con i soldi, stava miseramente crollando. Quando è crollata questa tesi altri Paesi, pensiamo all'Inghilterra e agli Stati Uniti, hanno visto venir meno le loro istituzioni finanziarie, hanno visto entrare in crisi - lì sì crisi seria, li sì a tinte fosche - un'economia che si stava spostando troppo sulla produzione di ricchezza solo in termini finanziari.
L'Italia, per fortuna, è al riparo per sua natura da questo. Noi abbiamo tanto maltrattato la nostra old economy, questa nostra imprenditoria piccola, familiare per certi aspetti, poco indebitata, manifatturiera, fantasiosa, che però, alla fine, ha costituito invece quel tessuto produttivo che ci mette naturalmente al riparo. Ciò grazie anche ad un'altra grande virtù degli italiani che è la capacità di risparmio delle famiglie. In questo contesto, pur avendo meno rischi di altri Paesi, il nostro Governo è intervenuto anticipando la finanziaria, emanando due decreti-legge cosiddetti salvabanche che sono serviti a dare un segnale chiaro al risparmiatore, quello di non entrare nel panico, di non aver paura, di non correre a prendere i soldi in banca, perché lo Stato farà la sua parte nel caso in cui ci fossero problemi.
Non c'è una banca italiana che è fallita per questo. Abbiamo evitato il panico perché corriamo due rischi in questa fase e il primo è proprio quello di ingenerare panico tra risparmiatori, cittadini e imprese e descrivendo l'Italia, un'economia italiana come quella che state descrivendo voi, una situazione socio economica come quella che ha tratteggiato l'onorevole Bersani, possiamo indurre al panico.
Noi abbiamo il dovere di fare il contrario. È necessaria la credibilità dei provvedimenti che vengono portati all'attenzione del Parlamento e che vengono approvati, vale a dire la credibilità della nostra legge finanziaria, dei nostri provvedimenti «salva-banche» e di questo provvedimento, che oggi sottoponiamo all'attenzione dell'Assemblea.
Che cosa prevede questo decreto-legge, contro la cui conversione in legge vi apprestate a votare? Si occupa sostanzialmente di tre aspetti: famiglie e più deboli economicamente, imprese e infrastrutture.
Introduciamo il bonus famiglia e mettiamo mano al portafogli con uno stanziamento di 2,4 miliardi di euro per aiutare le famiglie ad arrivare a fine mese. Questi sono numeri, onorevole Bersani, investiti nel nucleo fondamentale, che è quello che deve generare un sentimento di fiducia per il prossimo, che è l'esatto contrario di quel panico che, con i vostri ragionamenti, rischiate di trasmettere.
Inoltre, siamo intervenuti sui mutui in modo che il contraente del mutuo sa che pagherà una rata che non avrà mai un Pag. 15importo superiore a quello che sarebbe stato previsto con un tasso di interesse massimo del 4 per cento. Destiniamo delle risorse al piano casa. Ci occupiamo dei più deboli anche con le agevolazioni tariffarie per il gas e per la bolletta energetica. Sono misure oggettive, sono soldi veri che diamo alle famiglie e ai più deboli.
Veniamo ora ai problemi relativi ai lavoratori. Lei ha parlato dei gravi rischi che corriamo e dei precari. Perché non ci ha detto, invece, che stiamo investendo negli ammortizzatori sociali e in nuove norme che ci permetteranno di drenare altre risorse per gli ammortizzatori sociali, così come stiamo facendo con il provvedimento in esame a favore delle imprese? Andate a spiegarlo agli imprenditori che siete contrari alla revisione degli studi di settore; spiegate al piccolo imprenditore che siete contrari al pagamento dell'IVA per cassa, ossia che l'imprenditore paga l'IVA nel momento in cui incassa la fattura e non anticipatamente come accade adesso; andatelo a spiegare al piccolo imprenditore che ha problemi di accesso al credito che vi apprestate a votare contro questa misura; spiegate ad imprese e lavoratori che votate contro la detassazione dei contratti integrativi di produttività; spiegate all'impresa che votate contro la deducibilità dell'IRAP e, infine, spiegate al Paese tutto che nel momento di crisi lo Stato mette mano ancora al portafogli e investe per le infrastrutture. Non si tratta di ritirare fuori la storia del ponte sullo Stretto, collega Bersani, ma di intervenire con i soldi pubblici, in primo luogo per alimentare l'economia nazionale e, in secondo luogo, per dotare il Paese di quelle infrastrutture di cui ha bisogno per competere nell'economia internazionale. Lo facciamo sbloccando i fondi, rendendo i tempi più brevi e più certi per la realizzazione delle infrastrutture. Investiamo soldi - 960 milioni di euro - per investimenti infrastrutturali nella rete ferroviaria italiana e per fare in modo che l'Italia sia competitiva nel trasporto ferroviario.
In questo contesto e con questi numeri, ci aspettavamo da voi un contributo maggiore. Avete fatto molte proposte. Alcune sono state accolte e altre no, in un normale dibattito e nella normale dialettica tra coalizioni contrapposte. Tuttavia, quando ci si trova di fronte ad un malato così grave, che è l'economia occidentale, e quando ci si trova dinanzi al rischio del panico tra i risparmiatori, le famiglie e le imprese, vale ciò che mi disse una volta un maestro della politica in Italia, ossia che quando i medici vanno a consulto davanti al malato devono avere un solo obiettivo: non devono competere tra loro su chi dei due è accademicamente più bravo, ma l'unico obiettivo è la malattia del paziente, l'unico obiettivo è guarire il malato.
Con voi avremmo desiderato un consulto medico per capire come curare questa malattia e come affrontare i riverberi nazionali di una crisi occidentale e internazionale che, per fortuna, ci investe un po' meno degli altri. Invece, non abbiamo trovato la disponibilità ad un consulto, ma solo delle richieste. Alcune le abbiamo accettato e altre no. Tuttavia, oggi venite a dirci che, comunque, vi accingete a votare contro e tutto questo non vi interessa perché il Paese si sta sfasciando e, fra poco, saranno tutti disoccupati, tutti tristemente indebitati, tutto andrà malissimo e l'impresa italiana è destinata, praticamente, al fallimento. Non potete dire questo.
Il Paese ha bisogno di fiducia e di convergenze su questi temi. Avete chiesto, nel corso di questo provvedimento, a Tremonti di essere più fantasioso. Lo avete accusato per anni di essere troppo fantasioso e poco rigoroso; oggi che lui insiste sulla politica del rigore voi, che avete sempre fatto della politica del rigore una vostra bandiera, in Italia e in Europa, dite che dovevamo fare di più, dovevamo sforare i parametri europei, dovevamo indebitare di più il Paese.
Ma l'Italia è già troppo indebitata ed il debito pubblico che ha l'Italia non è nostro; è di precedenti storie governative di questo Paese alle quali voi avete più o meno consociativamente o direttamente partecipato e noi non abbiamo, invece, Pag. 16mai partecipato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Questo è il grande tema.
L'Italia è già troppo indebitata per non essere rigorosi nel momento in cui interveniamo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ITALO BOCCHINO. Inoltre, sapete anche come siamo visti ed attenzionati con il rating internazionale. Su questo aiutateci a dire quello che dice il Governo italiano: nel rating deve essere considerato anche l'indebitamento privato.
È vero che abbiamo un grande indebitamento pubblico, ma le famiglie italiane non sono indebitate. La nostra economia è più solida di quella che avete tratteggiato. Per questo, concludo dicendo che diamo ovviamente la fiducia al nostro Governo e diciamo con chiarezza che da voi ci saremmo aspettati un contributo maggiore nel merito ed anche, onorevole Bersani, qualche polemica in meno sulle nostre divergenze sull'utilità o meno di porre la questione di fiducia.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ITALO BOCCHINO. In un grande partito ci può essere una divergenza su una tesi politica, ma quando uno ha i problemi di fondo che ha la vostra coalizione e il vostro partito farebbe bene ad occuparsi più dei propri problemi che di quelli degli altri (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1972-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, nel testo delle Commissioni, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Tassone.
Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.
Onorevole Barbareschi, la prego di lasciare libero il corridoio.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 15,20)

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione. Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge n. 1972-A: Conversione in legge del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 581
Votanti 579
Astenuti 2
Maggioranza 290
Hanno votato 327
Hanno votato no 252.

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.Pag. 17
Hanno risposto si:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Angeli Giuseppe
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Balocchi Maurizio
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellotti Luca
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Berlusconi Silvio
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Bitonci Massimo
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brigandì Matteo
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Buonfiglio Antonio
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Caldoro Stefano
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Comaroli Silvana Andreina
Commercio Roberto Mario Sergio
Consiglio Nunziante
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Cota Roberto
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli MelaniaPag. 18
Di Biagio Aldo
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
Dima Giovanni
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Dussin Luciano
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibelli Andrea
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Giudice Gaspare
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Granata Benedetto Fabio
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Maccanti Elena
Malgieri Gennaro
Mancuso Gianni
Mannucci Barbara
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Miccichè Gianfranco
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora DanielePag. 19
Molteni Laura
Molteni Nicola
Mondello Gabriella
Montagnoli Alessandro
Moroni Chiara
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Orsini Andrea
Pagano Alessandro Saro Alfonso
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (Pdl)
Perina Flavia
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pionati Francesco
Pirovano Ettore
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Rainieri Fabio
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Rivolta Erica
Roccella Eugenia Maria
Romani Paolo
Romele Giuseppe
Rondini Marco
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Salvini Matteo
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Savino Elvira
Sbai Souad
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scelli Maurizio
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Traversa MichelePag. 20
Tremaglia Mirko
Tremonti Giulio
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vegas Giuseppe
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vitali Luigi
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zacchera Marco
Zorzato Marino

Hanno risposto no:

Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbato Francesco
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calearo Ciman Massimo
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Causi Marco
Cavallaro Mario
Ceccuzzi Franco
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Ciccanti Amedeo
Cimadoro Gabriele
Ciocchetti Luciano
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Concia Anna Paola
Corsini Paolo
Coscia Maria
Costantini Carlo
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Giuseppe Anita
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Di Pietro Antonio
Donadi Massimo
Duilio Lino
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Fadda PaoloPag. 21
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fassino Piero
Favia David
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Formisano Aniello
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Froner Laura
Galletti Gian Luca
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Grassi Gero
Graziano Stefano
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lo Moro Doris
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melchiorre Daniela
Melis Guido
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mogherini Rebesani Federica
Monai Carlo
Morassut Roberto
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicolais Luigi
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (Pd)
Pes Caterina
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno PinaPag. 22
Piffari Sergio Michele
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pompili Massimo
Porcino Gaetano
Portas Giacomo Antonio
Quartiani Erminio Angelo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Romano Francesco Saverio
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Ruvolo Giuseppe
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Soro Antonello
Sposetti Ugo
Strizzolo Ivano
Tanoni Italo
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Tidei Pietro
Tocci Walter
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Vernetti Gianni
Vico Ludovico
Vietti Michele Giuseppe
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Si sono astenuti:

Brugger Siegfried
Zeller Karl

Sono in missione:

Buttiglione Rocco
Castagnetti Pierluigi
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Jannone Giorgio
Leo Maurizio
Mantovano Alfredo
Maroni Roberto
Mura Silvana
Ronchi Andrea
Urso Adolfo

Sull'ordine dei lavori, programma dei lavori dell'Assemblea per il periodo gennaio-marzo 2009 e calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di gennaio 2009.

PRESIDENTE. Comunico che le dichiarazioni di voto finale sul disegno di legge n. 1972 - Conversione in legge del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale (da inviare al Senato - scadenza: 28 gennaio 2009), con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti Pag. 23politiche del gruppo Misto, avranno luogo domani, giovedì 15 gennaio, alle ore 12.
A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo si è altresì convenuto che, dopo la votazione finale del disegno di legge di conversione n. 1972, avrà luogo l'esame e la votazione della questione pregiudiziale presentata al disegno di legge n. 2044 - Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2008, n. 200, recante misure urgenti in materia di semplificazione normativa (da inviare al Senato - scadenza: 20 febbraio 2009), già prevista per la giornata odierna.
È stato inoltre predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, primo periodo, del regolamento, il seguente programma dei lavori per il periodo gennaio-marzo 2009:

Gennaio:

Esame dei disegni di legge:

n. 1907 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Stati Uniti d'America per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le frodi o le evasioni fiscali (ove concluso dalla Commissione);

n. 2041 - Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista (ove concluso dalla Commissione).

Esame del disegno di legge n. 1440 ed abbinate - Misure contro gli atti persecutori.

Esame della mozione Soro ed altri n. 1-00054 concernente iniziative volte alla presentazione delle dimissioni da parte del sottosegretario di Stato Nicola Cosentino.

Seguito dell'esame delle mozioni:

Borghesi ed altri n. 1-00073, Stracquadanio ed altri n. 1-00078, Vietti ed altri n. 1-00080 e Baretta ed altri n. 1-00081 concernenti iniziative per fronteggiare la crisi economica e finanziaria in atto;

Pollastrini ed altri n. 1-00070, Mura ed altri n. 1-00083 e Cicchitto, Cota, Iannaccone ed altri n. 1-00085 concernenti iniziative per prevenire e contrastare la violenza sessuale e di genere;

Livia Turco ed altri n. 1-00071, Delfino ed altri n. 1-00079, Mura ed altri n. 1-00082 e Laura Molteni ed altri n. 1-00084 concernenti iniziative a sostegno dei diritti delle persone con disabilità.

Esame dei disegni di legge:

n. 2047 - Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008 n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (da inviare al Senato - scadenza: 1o marzo 2009);

n. 1415 ed abbinate - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche;

n. 2044 - Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2008, n. 200, recante misure urgenti n materia di semplificazione normativa (da inviare al Senato - scadenza: 20 febbraio 2009).

Comunicazioni del ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.

Febbraio:

Seguito dell'esame degli argomenti previsti nel calendario di gennaio e non conclusi.

Pag. 24

Esame delle mozioni:

Laboccetta ed altri n. 1-00005 concernente iniziative per la rimozione del sindaco e per lo scioglimento del consiglio comunale di Napoli;

Livia Turco ed altri sulla prevenzione e cura delle patologie femminili (in corso di presentazione);

relativa all'apertura della linea ferroviaria di Trasporto Alta Velocità (in corso di presentazione).

Esame dei disegni di legge:

n. 2042 - Adesione della Repubblica italiana al Trattato concluso il 27 maggio 2005 tra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il regno di Spagna, la Repubblica francese, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica d'Austria, relativo all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale (Trattato di Prüm). Istituzione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA. Delega al Governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria. Modifiche al codice di procedura penale in materia di accertamenti tecnici idonei ad incidere sulla libertà personale (Approvato dal Senato - ove concluso dalle Commissioni);

S. 1306 - Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 1o marzo 2009);

n. 2031 - Delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e alla efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni nonché disposizioni integrative delle funzioni attribuite al Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro e alla Corte dei conti (Approvato dal Senato) (collegato alla manovra di finanza pubblica) (termine deliberato dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, per la conclusione dell'esame: 12 febbraio 2009).

Esame della mozione relativa agli investimenti per favorire uno sviluppo ambientale sostenibile (in corso di presentazione).

Esame dei disegni di legge:

n. 1929 - Ratifica ed esecuzione del II Protocollo relativo alla Convenzione dell'Aja del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, fatto a L'Aja il 26 marzo 1999, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dal Senato - ove concluso dalle Commissioni);

S. 1305 - Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 1o marzo 2009).

Nel mese di febbraio si procederà altresì all'elezione dei componenti della Commissione per la vigilanza sulla Cassa depositi e prestiti e dei componenti del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria.

Marzo:

Esame dei disegni di legge in corso di esame presso il Senato (ove trasmessi dal Senato e conclusi dalle Commissioni).

Esame dei disegni di legge collegati approvati dalla Camera (ove modificati dal Senato).

Esame dei progetti di legge:

disegno di legge n. 1424 ed abbinate - Misure contro la violenza sessuale;

Pag. 25

proposta di legge n. 177 ed abbinata - Distacco dei comuni di San Leo, Pennabilli, Novafeltria, Sant'Agata Feltria, Talamello, Casteldelci e Maiolo dalla provincia di Pesaro e Urbino e dalla regione Marche e loro aggregazione alla provincia di Rimini e alla regione Emilia-Romagna, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione (ove concluso dalla Commissione);

proposta di legge n. 1090 - Delega al Governo per la riforma della disciplina delle persone giuridiche e delle associazioni non riconosciute, di cui al titolo II del libro primo del codice civile.

Esame della mozione Cota ed altri n. 1-00076 concernente una moratoria per la costruzione di nuove moschee e centri culturali islamici.

Nell'ambito del programma è previsto lo svolgimento di atti del sindacato ispettivo e potrà aver luogo l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il periodo 19-30 gennaio 2009:

Lunedì 19 gennaio (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:

n. 1907 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Stati Uniti d'America per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le frodi o le evasioni fiscali (ove concluso dalla Commissione);

n. 2041 - Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista (ove concluso dalla Commissione).

Martedì 20 gennaio (antimeridiana, con eventuale prosecuzione al termine delle votazioni):

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1440 ed abbinate - Misure contro gli atti persecutori.

Discussione sulle linee generali della mozione Soro ed altri n. 1-00054 concernente iniziative volte alla presentazione delle dimissioni da parte del sottosegretario di Stato Nicola Cosentino.

Martedì 20 gennaio (dalle 14 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):

Seguito dell'esame dei disegni di legge:

n. 1907 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo degli Stati Uniti d'America per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le frodi o le evasioni fiscali (ove concluso dalla Commissione);

n. 2041 - Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista (ove concluso dalla Commissione).

Seguito dell'esame delle mozioni:

Borghesi ed altri n. 1-00073, Stracquadanio ed altri n. 1-00078, Vietti ed altri n. 1-00080 e Baretta ed altri n. 1-00081 concernenti iniziative per fronteggiare la crisi economica e finanziaria in atto;

Pollastrini ed altri n. 1-00070, Mura ed altri n. 1-00083 e Cicchitto, Cota, Pag. 26Iannaccone ed altri n. 1-00085 concernenti iniziative per prevenire e contrastare la violenza sessuale e di genere;

Livia Turco ed altri n. 1-00071, Delfino ed altri n. 1-00079, Mura ed altri n. 1-00082 e Laura Molteni ed altri n. 1-00084 concernenti iniziative a sostegno dei diritti delle persone con disabilità;

Soro ed altri n. 1-00054 concernente iniziative volte alla presentazione delle dimissioni da parte del sottosegretario di Stato Nicola Cosentino.

Al termine delle votazioni avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2047 - Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008 n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (da inviare al Senato - scadenza: 1o marzo 2009).

Mercoledì 21 (dalle 9,30 alle 13,30 e dalle 16 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 22 gennaio (dalle 14 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 23 gennaio) (con votazioni):

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2047 - Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2008 n. 209, recante proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali (da inviare al Senato - scadenza: 1o marzo 2009).

Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella giornata precedente e non conclusi.

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1440 ed abbinate - Misure contro gli atti persecutori.

Nel corso della settimana potrà avere luogo la votazione relativa alle dimissioni del deputato Pittelli.

Lunedì 26 gennaio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:

n. 1415 ed abbinate - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche;

n. 2044 - Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2008, n. 200, recante misure urgenti in materia di semplificazione normativa (da inviare al Senato - scadenza: 20 febbraio 2009).

Martedì 27 gennaio (dalle 14 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):

Seguito dell'esame dei disegni di legge:

n. 2044 - Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2008, n. 200, recante misure urgenti in materia di semplificazione normativa (da inviare al Senato - scadenza: 20 febbraio 2009);

n. 1415 ed abbinate - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

Dalle ore 17 avranno luogo le comunicazioni del ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150 e la conseguente discussione.

Pag. 27

Mercoledì 28 gennaio (dalle 9,30 alle 14,30 e dalle 16 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna):

Seguito dell'esame dei disegni di legge:

n. 2044 - Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2008, n. 200, recante misure urgenti in materia di semplificazione normativa (da inviare al Senato - scadenza: 20 febbraio 2009);

n. 1415 ed abbinate - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

Dalle ore 12,30 alle ore 14,30 avrà luogo il seguito delle comunicazioni del ministro della giustizia, con la votazione delle eventuali risoluzioni presentate.

Giovedì 29 gennaio (dalle 14 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 30 gennaio) (con votazioni):

Seguito dell'esame dei seguenti argomenti, ove non conclusi:

n. 2044 - Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2008, n. 200, recante misure urgenti in materia di semplificazione normativa (da inviare al Senato - scadenza: 20 febbraio 2009);

n. 1415 ed abbinate - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

Nel corso della settimana 26-30 gennaio potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti in calendario e non conclusi.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo giovedì 15 gennaio (dalle ore 15) e, nelle successive settimane, il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze avrà luogo (salvo diversa previsione) il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti il giovedì o il venerdì, secondo l'andamento dei lavori.
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al Resoconto stenografico della seduta odierna.
Come testé comunicato, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, l'esame della questione pregiudiziale presentata al disegno di legge di conversione del decreto-legge 22 dicembre 2008, n. 200, in materia di semplificazione normativa (A.C. 2044) è rinviato alla seduta di domani, dopo il voto finale sul provvedimento in esame.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A. C. 1972-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1972-A).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, gli ordini del giorno Bernardini n. 9/1972/26, volto ad estendere alle Pag. 28parafarmacie la possibilità di dispensazione di alcuni medicinali e Palomba n. 9/1972/61, relativo all'inasprimento delle pene per il reato di falso in bilancio, in quanto del tutto estranei rispetto al contenuto del provvedimento in esame.
Avverto inoltre che è in distribuzione una nuova formulazione dell'ordine del giorno Cota n. 9/1972/154.
L'onorevole Beltrandi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1972/1.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, questo ordine del giorno (che devo all'attenzione del dottor Piero Capone) tratta delle offerte pubbliche di acquisto e della cosiddetta legge sulla passività. Di che cosa si tratta? La legislazione italiana oggi in vigore è una delle più avanzate in Europa in tema di OPA, in quanto prevede che gli amministratori possano opporsi, compiere azioni ostili alle finalità di un'offerta pubblica di acquisto soltanto se la loro iniziativa viene approvata dai soci che rappresentano almeno il 30 per cento del capitale. È quindi una legge che favorisce, in un certo senso, la contendibilità delle imprese. Diciamo subito che in Italia la libertà economica, la contendibilità delle imprese, malgrado questa legge, è piuttosto modesta. Basti dire che proprio un recentissimo rapporto dell'Heritage Foundation classifica l'Italia per libertà economica al ventiseiesimo posto su ventisette Paesi appartenenti alla Comunità europea. Sappiamo che gli investimenti esteri sono scarsi, e che siamo tra i Paesi che hanno più difficoltà ad attirare capitali, e questo costa all'economia italiana. Ebbene, questo decreto-legge che stiamo convertendo introduce riguardo alle OPA una novità, una novità che noi giudichiamo negativa. La novità consiste nel rendere facoltativa l'approvazione da parte dei soci delle attività degli amministratori ostili alle offerte pubbliche di acquisto.
Tutti sanno che di fronte ad un'offerta pubblica di acquisto gli amministratori di una società si possono trovare in conflitto di interesse e soprattutto con interessi contrastanti rispetto agli azionisti: per quale motivo? Perché in un'offerta pubblica di acquisto molto spesso le azioni subiscono una valorizzazione e il loro valore aumenta. Pertanto i soci possono avere interesse ad aderire all'OPA ma gli amministratori mai perché, solitamente se un'azienda viene acquisita, sopratutto se l'OPA è ostile, gli amministratori vengono cambiati.
Il Governo rendendo da obbligatoria a facoltativa l'approvazione delle opzioni ostili da parte del 30 per cento del capitale, in sostanza lascia più libertà agli amministratori di intraprendere azioni ostili alle OPA. Ciò rende le imprese italiane meno contendibili, riduce la libertà dell'economia, già molto bassa nel nostro Paese, e disincentiva l'investimento di capitali freschi che siano esteri o italiani. Riteniamo che la contendibilità delle imprese faccia bene all'economia e crediamo inoltre che non esista il pericolo di OPA ostili in questo quadro di crisi economica: basti dire che, proprio a causa della crisi, le OPA sono crollate, cioè ci sono meno offerte di acquisto. Quindi, con questo ordine del giorno, chiediamo al Governo di assumere l'impegno di rendere nuovamente obbligatoria l'approvazione da parte dei soci che rappresentano il 30 per cento del capitale per queste azioni ostili degli amministratori nei confronti dell'offerta pubblica di acquisto.
Riteniamo che questa disposizione faccia bene all'economia e rileviamo che, peraltro, tale misura non ha niente a che fare con l'emergenza economica e quindi chiediamo al Governo un ultimo ripensamento su una materia che è davvero molto importante per la libertà economica e la nostra economia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1972/97.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, con l'ordine del giorno in oggetto pongo una questione entrata più volte anche nel confronto e nel dibattito politico di quest'Assemblea e che ha ad oggetto una Pag. 29politica di solidarietà nazionale e, quindi, si riferisce soprattutto al Mezzogiorno.
Con l'ordine del giorno n. 9/1972/97 da me presentato e sottoscritto dal collega Occhiuto non chiediamo in termini queruli interventi particolari a vantaggio del Mezzogiorno ma chiediamo politiche consequenziali, come dicevo poc'anzi, e di unità e solidarietà nazionale.
Per quanto riguarda la disponibilità del Governo a intervenire a favore del Mezzogiorno, il provvedimento di legge al nostro esame certamente non ha lasciato spazio né alla fantasia né, soprattutto, alla concretezza. Ma noi rileviamo anche, nella fase illustrativa di questo ordine del giorno, come il Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS) - che avrebbe dovuto realizzare alcuni obiettivi di riequilibrio a livello territoriale anche nel rispetto della volontà del legislatore (che, attraverso una serie di norme, ha appunto previsto che tale fondo dovesse essere il momento di riferimento per un equilibrio, come dicevo poc'anzi, del territorio) - è stato invece variamente utilizzato, come avvenuto anche con questo provvedimento di legge, in termini a mio avviso anomali che si discostano ampiamente rispetto alla volontà storica del legislatore espressa e codificata attraverso una serie di norme.
Con questo ordine del giorno, chiediamo al Governo che vi sia una volontà - non esplicitata e non concretizzata, che non prende corpo in questo provvedimento e che non ha alcuna dimensione concreta - di intervenire per quanto riguarda la infrastrutturazione del Mezzogiorno, per quanto riguarda la viabilità, la viabilità ordinaria e la viabilità secondaria.
Certamente il provvedimento di legge in esame - e i colleghi che sono intervenuti ne hanno sottolineato i limiti e soprattutto le lacune - si astiene dal fare una politica di espansione, e quindi di intervento di carattere produttivo. Non si possono risolvere le crisi economiche del Paese e non si possono superare le difficoltà se non vi sono interventi forti per quanto riguarda la produttività e il raggiungimento di alcuni traguardi, che concernono soprattutto i territori, ma sopratutto gli squilibri che esistono all'interno dei territori e nelle aree che sono indicate come sottosviluppate.
Noi, con l'ordine del giorno in esame, chiediamo una particolare attenzione. L'ho detto più volte in quest'Aula: gli atti di indirizzo parlamentare valgono per quello che possono valere, ma visto e considerato che il Governo ha posto la questione di fiducia sul provvedimento in esame, rimane con gli ordini del giorno anche l'occasione per poter discutere e sollecitare il Governo, anche rispetto a quelli che possono essere stati - e sono moltissimi - i limiti e gli ambiti molto ristretti e molto angusti in cui si muove il provvedimento, che avrebbe dovuto affrontare in termini esaustivi una difficoltà economica che sempre più si evidenzia a livello nazionale.
Ecco perché, signor Presidente, affidiamo all'attenzione e alla sensibilità del Governo un problema che non dovrebbe stare a cuore semplicemente ad una parte del Paese, ma ritengo a tutto il Paese, perché gli squilibri territoriali pesano grandemente anche su altre regioni, che ritengono di aver raggiunto livelli occupazionali ed un livello di sviluppo soddisfacenti. Infatti, se questo Paese ha velocità diverse - e le infrastrutture sono un elemento che crea velocità diverse - certamente gli obiettivi e i traguardi dello sviluppo economico non saranno mai raggiunti.
Per tali motivi raccomando questa attenta valutazione e mi auguro che il giudizio si discosti dal solito accoglimento come raccomandazione, ma che sia di accettazione piena, non soltanto nella forma, ma nello spirito e nella sostanza.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/1972/69, di cui è cofirmataria.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, prendo la parola per esprimere la soddisfazione dell'Italia dei Valori per la risoluzione della questione post-sisma del Molise. Esprimiamo soddisfazione perché vediamo accolte le richieste formulate da Pag. 30noi numerose volte e in tutte le sedi possibili, con emendamenti e ordini del giorno proposti, ad esempio, in sede di conversione dei decreti legge n. 162, n. 97, n. 112 e n. 93 del 2008, richieste che andavano a sostegno di quell'area, che rischiava da una parte di subire una grave ingiustizia - in quanto trattata in maniera diversa rispetto alle altre aree colpite - e dall'altra parte, cosa ancora più grave, rischiava di morire proprio mentre si avviava ad una sorta di rigenerazione, non senza difficoltà.
È un'area che sta combattendo una duplice battaglia per il superamento di ritardi storici - e ve ne sono stati, di ritardi - e per la costruzione di una propria via allo sviluppo. Però sono stati necessari atti estremi, quali la minaccia delle dimissioni dei sindaci dell'area, le prese di posizione delle forze sociali e politiche della provincia di Campobasso e del consiglio regionale, nonché gli interventi dei nostri onorevoli e senatori. Noi dell'Italia dei Valori abbiamo sostenuto con continuità questa battaglia e oggi il risultato premia un po' tutti, ma premia soprattutto gli amministratori e le autorità locali che hanno resistito e sono riusciti, attraverso la loro unità, a convincere il Governo a rinunciare, almeno in questo caso, alla politica dei tagli selvaggi alle spese, senza tener conto delle differenze e senza una conoscenza valida delle diverse situazioni territoriali.
Per tornare al Molise, se a fronte di tanta pressione il Governo avesse accolto le richieste da subito, considerata anche l'entità della copertura, a fronte di altre spese e sprechi politicamente orientati, avrebbe evitato molte tensioni e molte discussioni.
Invece, a nostro avviso, ed anche in questo caso, si è voluto fare propaganda, introducendo uno strano principio: non è importante cosa si chiede e per chi si chiede, ma è importante chi lo chiede. Al contrario, si è trattato, come sanno bene anche il Governo, il presidente della giunta regionale del Molise e i sindaci dell'area, di un'azione collettiva e condivisa. Il cratere sismico molisano ha, tuttavia, bisogno di ben altri atteggiamenti, di ben altro spessore e, soprattutto, di serietà nell'impegno. Noi saremo vigili ed attenti ai risultati concreti, perché è questo che conta, così come conta per la popolazione molisana la ricostruzione. Siamo, dunque, soddisfatti dell'obiettivo raggiunto, ma vorremmo che fosse da tutti ritenuto soltanto l'inizio, perché dobbiamo continuare ad occuparci della ricostruzione e, soprattutto, della rigenerazione di quell'area.

PRESIDENTE. L'onorevole Zamparutti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1972/15.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, come delegazione radicale, valutiamo il provvedimento oggi all'esame dell'Aula come un provvedimento che contiene tanti piccoli interventi, di per sé non negativi, ma assolutamente dispersivi e senza un disegno riformatore che possa davvero risolvere l'attuale crisi.
A nostro avviso, si sarebbero dovute concentrare le risorse in pochi provvedimenti forti, nel quadro dell'avvio di riforme strutturali, a partire, ad esempio, da quelle per gli ammortizzatori sociali. Secondo le stime della Commissione europea, infatti, i disoccupati in Italia cresceranno nel 2009 e nel 2010 fino a circa 1,8 milioni di unità. Tenuto conto, secondo un rapporto di monitoraggio delle politiche occupazionali e del lavoro del Ministero del lavoro, della percentuale di disoccupati (escludendo quelli coperti dalla cassa integrazione e i prepensionamenti), vi è una copertura di ammortizzatori sociali soltanto per il 31,4 per cento. Inoltre, secondo la CGIA di Mestre, il 50 per cento dei lavoratori del settore privato (parliamo di oltre sette milioni di persone) non può, secondo la normativa vigente, beneficiare della cassa integrazione guadagni.
La legge n. 247 del 2007 ha delegato il Governo a riformare l'attuale regime di ammortizzatori sociali per la creazione di uno strumento unico, indirizzato al sostegno dei redditi e al reinserimento lavorativo dei soggetti disoccupati, senza distinzione di qualifica, appartenenza settoriale, Pag. 31dimensione di impresa e tipologia di contratti di lavoro. Invece, ci troviamo con l'articolo 19 del decreto-legge in oggetto, che verrà convertito in legge, che prevede solo misure di sostegno al reddito molto limitate, provvisorie e discrezionali, in deroga alle norme vigenti e condizionate dalla disponibilità delle risorse e delle integrazioni di altri soggetti, con trattamenti differenziati per entità e durata, in relazione alla qualifica, all'appartenenza settoriale, alla dimensione di impresa e alla tipologia dei contratti di lavoro.
Una situazione, quindi, ben diversa da quanto il Governo è delegato a fare e molto diversa da quanto avviene in tutti i Paesi europei, dove, senza alcuna eccezione, sono previsti ammortizzatori sociali universali, con requisiti, entità dei trattamenti e durata uniformi e certi per tutti i lavoratori che passano dallo stato di occupazione a quello di disoccupazione. Per questo motivo, abbiamo voluto presentare l'ordine del giorno in oggetto, per impegnare il Governo a presentare, entro il mese di giugno 2009, la riforma organica degli ammortizzatori sociali, nel pieno rispetto dei principi dettati dalla delega contenuta nella legge n. 247 del 2007 e sulla base dei rigorosi vincoli e sanzioni propri dei modelli di welfare to work adottati in Europa.
Proponiamo, inoltre, di reperire le risorse necessarie innalzando progressivamente l'età pensionabile di vecchiaia e di anzianità per uomini e donne, portandola in una fascia compresa fra i 64 e i 68 anni di età (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/1972/63 è stato ritirato.
L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1972/49.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, la recente e approfondita indagine della Corte dei conti sugli effetti del condono fiscale 2003-2004 voluto dal Governo Berlusconi conferma quanto la politica dei condoni sia stata devastante, quanti gravi danni abbia prodotto alla finanza pubblica e, soprattutto, quanto abbia appesantito l'iniquità del prelievo fiscale, avvantaggiando ulteriormente gli evasori e, di fatto, aumentando l'onere per i contribuenti onesti.
L'indagine ha confermato il carattere lassista delle norme, grazie alle quali molti evasori hanno potuto beneficiare degli effetti favorevoli della sanatoria senza, in realtà, pagare neppure le somme, ampiamente scontate rispetto a quanto originariamente dovuto, che si erano impegnati a versare con la dichiarazione di condono.
C'è un buco che viene stimato nella misura di 5,2 miliardi di euro, e questo è l'aspetto più devastante, perché è il segnale che sta mandando il Governo Berlusconi, che sta allargando le maglie della legalità. In questo Paese si sta dando un segnale molto negativo soprattutto ai furbetti, soprattutto a quelli che non vogliono rispettare le leggi e non vogliono stare nello Stato di diritto. Abbiamo degli esempi devastanti: da ieri il mafioso Ganci non è più sottoposto al regime di carcere duro; alcuni giorni fa il Ministro della giustizia in Italia ha posto sotto indagine i magistrati della procura di Salerno perché stavano cercando di portare avanti il lavoro svolto da De Magistris in Calabria, dove venivano divorate grandi risorse in quell'intreccio malefico tra la politica, le mafie e anche parti deviate della magistratura.
Questo Paese sta andando sottosopra perché chi compie il proprio dovere, chi svolge il proprio lavoro viene criminalizzato e viene messo in croce, come è successo ai magistrati di Salerno. Si è chiesta la sospensione del procuratore e dei pubblici ministeri di Salerno senza conoscere ancora il verdetto giurisdizionale, perché proprio pochi giorni fa il tribunale del riesame ha confermato gli interventi proposti dalla procura di Salerno rispetto a quella di Catanzaro.
Ecco allora quanto sta succedendo nel nostro Paese, sta succedendo che ci si sta smarcando dalla legalità e vengono sempre più avanti i furbetti, mentre le persone Pag. 32perbene vengono penalizzate. Infatti, non solo sta venendo meno lo Stato di diritto, ma sta venendo meno lo Stato dei diritti degli onesti, dei diritti delle persone perbene, dei diritti dei contribuenti onesti, che adesso dovranno con la loro parte sopperire a quanto i furbetti ci hanno tolto, essendo venuti meno 5,2 miliardi di euro con l'operazione che era stata posta in essere.
Questo è solo un piccolo aspetto della vicenda; è sufficiente ricordare cosa aveva consentito la legge n. 289 del 2002, vale a dire la possibilità di mantenere il credito IVA anche in presenza di fatture false, la rottamazione dei ruoli, le dichiarazioni riservate e lo scudo fiscale, il fatidico scudo fiscale che aveva consentito gravi aggiramenti della normativa senza, peraltro, raggiungere risultati significativi in termini di effettiva regolarizzazione di capitali all'estero. A questo si aggiunge anche la grave distrazione di risorse amministrative, tenuto conto che per oltre due anni l'Agenzia delle entrate è stata in gran parte distolta dal suo compito istituzionale di contrasto all'evasione fiscale.
Per questa ragione - e mi avvio, signor Presidente, alle conclusioni - chiedo che si impegni il Governo a prendere le opportune iniziative, anche legislative, fatte salve le prerogative del Parlamento, affinché il non pagamento entro la scadenza inderogabile di quanto concordato in sede di adesione alle modalità dei condoni fiscali faccia venir meno l'efficacia del condono e delle sanatorie di cui alla citata legge n. 289 del 2002. Noi dell'Italia dei Valori siamo per la legalità e stiamo sempre al fianco dei cittadini onesti e degli onesti contribuenti.

PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1972/50.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, ci troviamo oggi dinanzi a una crisi finanziaria che dimostra sempre di più la necessità sia di mettere sotto controllo gli strumenti finanziari (in particolare quelli internazionali che muovono ingenti quantità di danaro), sia di definire, con più precisione, il ruolo degli istituti di credito, al fine di impedire gravi conflitti di interesse.
In questo provvedimento, invece, è contenuta una norma in cui i baluardi costruiti dopo la crisi del 1929 (che hanno permesso di superare quelle stesse crisi) sono stati aboliti. Il loro scopo era proprio quello di distinguere nettamente la posizione delle imprese da quella del settore finanziario, quindi delle banche. Infatti, tra le regole fondamentali che sono emerse dopo la grave crisi di quell'epoca c'era questa netta distinzione, che è stata uno dei motori che ha favorito la libera concorrenza e l'uscita dalla crisi. Già la scelta di costruire un sistema bancario universale, attraverso la soppressione - in Italia già avvenuta nel 1992 - della distinzione tra banche commerciali e attività finanziarie, è stata perlomeno discutibile. La crisi attuale dimostra che era non solo discutibile, ma che è stata negativa. Occorrerebbe forse ritornare alla posizione che avevano le banche e le imprese prima del 1992.
Ma, oggi, il Governo, la maggioranza e anche, purtroppo, la Banca d'Italia hanno deciso, proprio con l'articolo 14 del provvedimento al nostro esame, di consentire alle banche di aumentare la loro partecipazione al capitale delle imprese e, nella direzione contraria, di consentire alle imprese di aumentare la loro partecipazione nel capitale delle banche: è esattamente quello che era necessario evitare. Proprio la lezione del 1929 ci aveva insegnato che occorreva evitare questa commistione. Del resto, dopo la crisi che abbiamo avuto in Parmalat, si era solennemente detto di voler addirittura garantire che l'attività bancaria avesse, al suo interno, una netta distinzione tra l'attività volta a costruire i prodotti finanziari e quella volta a distribuirli agli utenti e ai cittadini, in modo da evitare quel conflitto di interessi venuto a galla dopo le indagini della magistratura sui casi Cirio, Parmalat e altri.
Da un lato, quindi, il Governo fa roboanti dichiarazioni sull'esigenza di mettere sotto controllo il mercato finanziario, Pag. 33e dall'altro sta consentendo la pratica incestuosa tra banche e imprese, e per di più lo fa, per quanto lo riguarda, con un decreto-legge.
Pertanto noi chiediamo, proprio ai fine di aumentare la concorrenza e la trasparenza, un impegno del Governo a prendere opportune iniziative per la distinzione dei ruoli del sistema economico e dei poteri che in esso vengono esercitati, con particolare riguardo alla prevenzione dei conflitti di interesse e all'indebita commistione tra imprese ed istituti di credito (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Miotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1972/111.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, questo decreto-legge nasce per aiutare famiglie, lavoro, occupazione imprese, però è un provvedimento che toglie a qualcuno e toglie in particolare alcune risorse al servizio civile volontario.
Devo dire che se avessimo avuto la possibilità di discuterne qui in Aula con gli emendamenti che abbiamo presentato probabilmente questa norma sarebbe stata cancellata, almeno mi auguro che queste fossero anche le intenzioni della maggioranza e del Governo. Tuttavia, poiché questo non sarà possibile abbiamo presentato l'ordine del giorno n. 9/1972/111 e mi appello al Governo perché si ponga rimedio a questa che diventa una palese ingiustizia.
Il servizio civile volontario sostituisce, come sappiamo, il servizio di leva e consente a migliaia di giovani di svolgere un'attività che si rivela essenziale perché fa funzionare i servizi nel campo dell'assistenza, nel campo ambientale, nel campo culturale e nella protezione civile oltre che essere un'importante occasione di formazione e, devo dire, anche un'occasione di carattere educativo.
Ebbene i volontari, come sapete, non sono pagati per questo servizio, devono svolgere almeno 1.400 ore di servizio, a fronte del quale viene corrisposta una specie di rimborso spese di 430 euro al mese, pari a 3,7 euro per ogni ora. Non si potrà dire che 3,7 euro per ora siano il corrispettivo di un servizio o di un lavoro, immagino che nessuno possa sostenere ciò, tuttavia, con una norma contenuta nell'articolo 4 di questo decreto-legge, si sottopone a contributo previdenziale questo compenso, questo rimborso spese, quasi che fosse assimilato al corrispettivo di un'attività lavorativa.
Mi appello pertanto al Governo, ma anche alla vostra attenzione. Sapete che il servizio militare obbligatorio, quando esisteva, dava luogo al riconoscimento del servizio reso in maniera automatica, quindi l'anno, i 18 mesi o i 24 mesi svolti come servizio di leva venivano riconosciuti come un servizio effettivo a titolo gratuito.
Allora, mi chiedo perché il servizio civile volontario sostitutivo del servizio militare, del servizio di leva dovrebbe essere sottoposto a contribuzione a carico dei volontari? Finora era sottoposto a contributi azione a carico del Fondo nazionale per il servizio civile, spostandolo a carico dei volontari, in verità, si riducono quei 400 euro di ulteriori decine di euro per pagare i contributi previdenziali. Onestamente, non è congruo né equo e devo dire anche illogico da un punto di vista della equità rispetto al servizio di leva precedentemente in essere.
Mi auguro che il Governo possa accogliere questo ordine del giorno e, con successivi provvedimenti, rimediare a questo che ritengo un errore abbastanza grave.
Con questo ordine del giorno, inoltre, chiediamo che venga reintegrato questo Fondo, che è stato tagliato di ben il 40 per cento e che quindi limita la possibilità di finanziare progetti, di impiegare pertanto migliaia di giovani che avevano trovato in questo ambito un'occasione, il servizio civile al servizio della comunità nazionale, servizio del quale c'è particolarmente bisogno proprio in un momento di crisi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. L'onorevole Paladini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1972/52.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la crisi finanziaria internazionale sta producendo pesanti conseguenze sull'economia reale, con una caduta della domanda globale e quindi una conseguente diminuzione della produzione industriale.
Tra l'ampia platea dei lavoratori colpiti dai primi provvedimenti conseguenti al richiamato calo della produzione si evidenzia la condizione dei cosiddetti lavoratori atipici, ovvero coloro che sono i primi ad essere espulsi dal ciclo produttivo e che risultano completamente privi di qualsiasi forma di tutela sociale.
Secondo quanto riportato dalla stampa ci sarebbero quasi un milione di posti di lavoro atipici che rischiano di essere cancellati dalla crisi e uno studio dell'università di Roma La Sapienza riporta che attualmente in Italia sarebbero oltre 800 mila i lavoratori stabilmente atipici e particolarmente a rischio, perché hanno un solo contratto con un solo committente.
Il decreto-legge in funzione anti-crisi ha sollevato la questione dei diritti dei lavoratori atipici e a tempo determinato, una classe che oggi rappresenta una gran fetta del mondo occupazionale italiano e che ha bisogno di essere tutelata sempre, e non solo nei momenti di crisi. La misura di sostegno al reddito dei lavoratori parasubordinati, contenuta all'articolo 19 del decreto-legge in esame, cosiddetto anti-crisi, prevede l'erogazione del 10 per cento dei compensi percepiti nell'anno precedente per i collaboratori a progetto e gli aventi diritto saranno coloro iscritti alla gestione separata dell'INPS, che lavorano in regime di monocommittenza e con il reddito lordo compreso tra 5 mila e 11.516 euro percepiti nel 2008.
Un provvedimento così costruito è condannato all'inefficienza, sia per l'intensità del contributo, sia per l'estensione dei beneficiari. I fondi per gli ammortizzatori sociali, stanziati per il 2009, sono del tutto insufficienti, considerato che la sola cassa integrazione guadagni ordinaria è aumentata del 519 per cento.
Credo che il Governo si debba impegnare ad adottare delle misure volte al sostegno - e questo ordine del giorno tende a ciò - di una riforma generale degli ammortizzatori sociali, ispirata al principio di equità ma, sopratutto, ad adottare misure straordinarie volte a rafforzare e a sostenere il reddito dei lavoratori e ad attuare specifiche forme di tutela per i lavoratori atipici e i precari, al fine di rispondere alla domanda di migliaia e migliaia di persone che rischiano di perdere il posto di lavoro e di non avere accesso agli ammortizzatori sociali.

PRESIDENTE. L'onorevole Montagnoli ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Dal Lago n. 9/1972/104, di cui è cofirmatario.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Signor Presidente, intervengo per l'illustrazione di questo ordine del giorno riferito ad un decreto-legge sicuramente importante, quello in funzione anti-crisi, e relativo al sostegno alle famiglie e alle aziende. Al suo interno vi sono dei provvedimenti qualificanti sul pagamento dell'IVA e sul bonus alle famiglie. Tuttavia, con l'ordine del giorno in esame poniamo l'accento sulla modifica introdotta all'articolo 18, ai commi 4-quater e 4-quinquies, relativamente all'ulteriore sostegno al comune di Roma, che già nel passato, nell'anno precedente, ha beneficiato del contributo di 500 milioni di euro.
Con questa modifica si esclude la gestione ordinaria del comune di Roma dal Patto di stabilità interno. Più volte, in quest'Aula abbiamo discusso delle modifiche al Patto di stabilità e, soprattutto, del concetto di meritocrazia che è nel DNA di questo Governo e di questa maggioranza. Quello che fin dall'inizio abbiamo chiesto è che vengano premiati i comuni virtuosi e gli enti locali che non solo nel 2008 e nel 2009, ma anche negli anni precedenti, hanno dimostrato di amministrare bene i soldi che gli vengono dati dai cittadini e hanno dimostrato di fornire servizi di Pag. 35qualità. A questo punto essi vogliono - lo chiedono ad alta voce - essere premiati, facendo in modo che i loro soldi, che sono nella loro disponibilità, vengano utilizzati.
Con questa modifica si autorizza il comune di Roma a non tener conto del Patto di stabilità interno, e solo il comune di Roma. Noi diciamo che il Governo deve valutare che tutti i comuni sono uguali e che non ci sono comuni di serie A e di serie B. Si deve premiare la buona amministrazione, che sia al nord o che sia al sud. I comuni hanno dimostrato (sono dati dell'altro giorno) che negli ultimi anni hanno risparmiato rispetto alle spesa generale dello Stato, utilizzando bene le loro risorse. Tutti quanti noi sappiamo benissimo che la soluzione di questi problemi sarà il federalismo fiscale, in cui vi sarà la scelta e la responsabilità di chi amministra. Tuttavia, in questa fase e nel provvedimento relativo alla crisi economica, oltre agli aiuti alle famiglie e agli aiuti alle aziende, auspichiamo di poter dare gli aiuti anche ai comuni e permettiamo loro di spendere i soldi che hanno già in cassa.
Facciamo sì che anche i comuni facciano la propria parte nel risollevare l'economia e che tutti i comuni siano uguali. Non diciamo di «no» al comune di Roma, ma sosteniamo che tutti i comuni devono essere uguali. Per questo, chiediamo al Governo un impegno forte fin da subito, perché il Patto di stabilità prevede sanzioni molto pesanti anche sulle spese correnti, sulle indennità degli amministratori, sul blocco del personale e sul blocco del mutuo. Noi diciamo di «no» e chiediamo che tutti i sindaci siano uguali. Bisogna guardare a un sistema meritocratico e se Roma può uscire dal Patto di stabilità tutti i comuni d'Italia possono e devono uscirne (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Cambursano).
È un messaggio forte che diamo come Lega Nord al Governo non per chiedere ulteriori soldi. Infatti, non chiediamo i 500 milioni di Roma o i 100 milioni di Catania tolti agli stanziamenti del FAS e ai Fondi per la solidarietà, ma di poter spendere i nostri soldi, che abbiamo dimostrato di amministrare bene con il consenso della gente. Per cui il gruppo della Lega Nord formula questo invito nell'ottica del federalismo, dell'autonomia e della meritocrazia.
Bisogna dare atto a chi si impegna costantemente nel territorio, ossia ai sindaci, che ci sentiamo di rappresentare. Chiedo, inoltre, che tutta l'Aula rappresenti il sistema di virtuosità e di meritocrazia che, come ho detto all'inizio, è nel DNA di questo Governo. Lo vogliamo fare nella scuola, lo vuole fare il Ministro Brunetta nella pubblica amministrazione ed anche negli enti locali.
Diamo atto a chi amministra bene: il Governo deve agire, fin da subito, e dare risposta immediata a tutti gli enti locali che hanno le risorse che un domani potranno aiutare la nostra economia soprattutto nelle regioni del nord oggi in difficoltà dove i sindaci sono in prima linea per tutelare le aziende e le famiglie.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Per questi motivi, mi affido al Governo per parificare tutti i comuni italiani: tutti i comuni sono uguali (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Monai ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1972/53.

CARLO MONAI. Signor Presidente, con i colleghi Borghesi e Cambursano ho voluto porre all'attenzione del Governo la necessità di una politica molto più concreta e decisa sul tema del contrasto al dissesto idrogeologico e alla difesa del territorio. Il nostro Paese è ormai afflitto da una cronica, periodica e sistematica aggressione di eventi naturali al sistema territoriale, che si dimostra spesse volte fragile, con strutture obsolete e necessità di interventi che portano ad un investimento immediato teso anche ad evitare questa stretta della crisi che spesse volte, proprio nelle infrastrutture vede la possibilità di una soluzione di uscita e di rivitalizzare un'economia in posizione di stallo.Pag. 36
Dall'altra parte vi è la necessità di investire in questo settore per i risparmi di sistema del medio e lungo periodo che sicuramente la comunità nazionale può avere ove prevenga, anziché supplire all'evento calamitoso, le conseguenze spesse volte disastrose di tali calamità. Ebbene, di fronte a questa situazione, il Governo, nella legge finanziaria per il 2009 ha ritenuto di dimezzare in maniera ancora più drastica gli stanziamenti destinati proprio alla protezione del territorio.
Ricordo che questi stanziamenti erano pari a 510,5 milioni di euro per il 2008 e sono stati dimezzati a 269,1 milioni per il 2009, per arrivare nel 2011 a 93,2 milioni. A nostro giudizio, proprio nel momento della crisi a cui tutti facciamo riferimento e che questo provvedimento del Governo cerca timidamente di affrontare, gli investimenti sulle infrastrutture e sulla difesa del territorio sono atti virtuosi. Infatti, essi tornano a mettere in circolo una serie di denari pubblici volti a ridare fiato alle imprese, sostegno alle comunità territoriali e sollievo a coloro che hanno ricevuto danni pesanti dalle calamità.
Lo dico io che vengo dalla regione Friuli Venezia-Giulia, che - se vogliamo - della protezione civile è stata ed è un po' antesignana e precorritrice ed esempio, non solo per l'Italia, di una efficiente organizzazione. La nostra legge regionale n. 64 del 1986 è stata la prima in Italia a rendere sistematico questo organigramma della protezione civile, che si fonda su una forte presenza di volontari, oltre 10 mila nella mia regione, di cui 8 mila assegnati a 219 gruppi comunali e 2 mila provenienti dalle associazioni di volontariato. Si tratta di un sistema che poi è stato replicato anche a livello nazionale e di cui il sottosegretario Bertolaso è la punta di diamante. Riteniamo che su questo tema il Governo non possa esimersi dal dare responsabilmente le risorse necessarie perché tale sistema venga implementato, sostenuto e non mortificato. Infatti, un denaro speso in meno sulla protezione civile è buttato al vento, visto che mortifica il lavoro del volontariato, che garantisce una rete di protezione che in tempo di pace mette a fianco le amministrazioni pubbliche, le forze dell'ordine e il sistema del volontariato stesso in una virtuosa catena di solidarietà. Per cui c'è l'auspicio che - quanto meno con l'accoglimento di questo ordine del giorno - siano rimpolpati questi fondi per l'ordinario e lo straordinario funzionamento della Protezione civile nazionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Piffari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1972/55.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, avremmo voluto essere qui a discutere di provvedimenti importanti per l'economia del nostro Paese e, invece, siamo costretti a suggerire, a raccomandare, a impegnare il Governo con centinaia di interventi, sapendo - perché abbiamo già visto in questi 7-8 mesi - quanto poi il Governo ricorda di questi impegni o suggerimenti e di quanti di questi ne prende atto.
Ci accorgiamo e diciamo che c'è una crisi economica mondiale e solo per dire che forse è colpa di qualcuno che sta al di fuori di noi. Questo è il primo rischio che invece dovremmo affrontare, perché noi siamo gli attori e una buona parte di ciò che succederà è anche funzione di quello che decidiamo in quest'Aula. La maggioranza si è assunta una responsabilità con un voto di fiducia e come tale deve anche prendersi carico delle conseguenze di quegli atti che qui dentro adottiamo. Andiamo a leggere in queste conseguenze alcune azioni che ci danno dei dati pericolosi: un calo costante delle entrate dello Stato negli ultimi mesi, che superano l'1 per cento ogni mese. Rimane attiva la sola voce dell'IRPEF, dettata dal fatto che abbiamo rinnovato dei contratti con i lavoratori e questi ultimi non hanno altri strumenti se non quello di versare, attraverso lo stipendio, una parte del proprio reddito.
Mentre parliamo del futuro e sembra che il federalismo fiscale risolverà tutti i mali, l'Italia dei valori nota che viene avanti un'altra azione innovativa, quella del federalismo creativo. Di fatto c'è la Pag. 37tendenza, suggerita dal Ministro Tremonti, ad arrangiarsi. Questo era già stato detto qualche anno fa, in questi mesi ci accorgiamo che ci viene detto in modo subdolo. Di fatto, ci dicono: «Fate un po' più di evasione e in questo modo tutelate le vostre imprese e le vostre tasche». Questo ci viene suggerito attraverso un'azione con la quale il Governo ha fatto smantellare quegli strumenti messi a disposizione dal Governo Prodi per garantire una lotta all'evasione fiscale. È scomparsa la tracciabilità dei compensi ai professionisti, è scomparso l'obbligo dell'elenco dei clienti e dei fornitori, è scomparsa la corresponsabilità sul pagamento delle imposte tra committenti, appaltatori e subappaltatori. Si tratta di un intreccio di fatture che di fatto trascinano la possibilità di controllare l'eventuale versamento delle imposte in là nel tempo e riescono a confondere anche chi poi deve fare i dovuti controlli.
Quindi, pensavamo che questa creatività finanziaria del sapersi arrangiare fosse superata.
Con questo impegno chiediamo, invece, al Governo di darci qualche segnale per raggiungere quegli obiettivi che sono posti anche nel suo programma, ossia quelli di lotta all'evasione. Speriamo che il Governo ci dia qualche segnale di vitalità nelle azioni di lotta all'evasione fiscale e che quindi garantisca coloro che hanno prestato quei famosi 1.700 miliardi di euro di debito pubblico, perché è un debito che abbiamo nei confronti dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Scilipoti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1972/58.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, intervengo sul disegno di legge n. 1972 con un ordine del giorno per richiamare l'attenzione del Governo affinché valuti la possibilità di rifinanziare il Fondo per le aree sottoutilizzate, ovvero il FAS.
A mio giudizio infatti il FAS è importante, lo sostengo e lo sottolineo alla maggioranza per far sì che rifletta: la riduzione di circa 7,9 miliardi di euro complessivi in un triennio va ancora a discapito degli investimenti pubblici nel Mezzogiorno. Tali investimenti sono importanti, non in quanto solidarietà sociale, ma perché vanno utilizzati per fare tutte quelle infrastrutture che permettano di unire l'Italia e non di dividerla, un'Italia che in questo momento ha grandi difficoltà e che è stata costruita sulla carta, ma che poi ufficiosamente ancora non esiste.
Nel Mezzogiorno esistono delle difficoltà che vanno dalle piccole alle grandi cose, dai collegamenti mancanti fra Reggio Calabria e Messina, ai trasporti e alle linee ferrate, che sono fatiscenti e ci sono delle difficoltà, dalle autostrade incomplete a tutti quegli insediamenti che dovevano essere realizzati ma non lo sono mai stati.
Signor Presidente, provengo da una regione che si chiama Sicilia, ma non per questo all'interno di questo Parlamento voglio prendere le difese e voglio sostenere solamente la sicilianità o le regioni del sud, ma voglio dire e riaffermare ogni volta che intervengo che l'Italia è una e che ognuno di noi si dovrebbe sforzare per far sì che ci sia la giusta comprensione e la giusta collaborazione fra il nord e il sud.
In anni passati, anche nei decenni passati, si è data la possibilità alle regioni del nord di creare tutti quegli insediamenti produttivi che potevano portare benessere e un miglioramento per la qualità della vita di coloro che abitavano in quelle zone. Nel Meridione invece c'è stata qualche difficoltà ad investire. Non voglio dire di chi sia la responsabilità, né voglio addossarla a nessuno, ma ci sono state due realtà diverse: per molti anni c'è stata una realtà produttiva al nord e una realtà al sud, quella dei parchi e del verde, quella che dovrebbe essere la culla del verde dell'Italia e il punto di riferimento delle bellezze italiane, oltre a quelle del nord: le bellezze paesaggistiche e del verde.
Svolgo questa riflessione perché, da buon meridionale, ritengo che l'Italia sia una. Nel protocollo di Kyoto era stato stabilito che le nazioni che inquinavano Pag. 38erano debitrici nei confronti della società e dovevano pagare una penale per l'inquinamento ambientale.
L'Italia è stata, sino ad oggi, una delle nazioni che ha inquinato di più, ma andando a vedere all'interno di essa esistono due Italie: una che ha inquinato e un'altra che invece non lo ha fatto. Allora, in una logica di ripartizione, andrebbe considerata anche la possibilità che le regioni che hanno inquinato paghino e quelle che non hanno inquinato ricevano dei contributi per non averlo fatto.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. Ma questa è soltanto una riflessione, non fatta per amor di polemica; essa vuole significare che noi ci accorgiamo quali siano le responsabilità e che molte volte tendiamo la mano a coloro i quali si trovano in difficoltà e, nel caso del Protocollo di Kyoto, alle regioni del nord.
Allora, oggi il Governo - concludo - dovrebbe cominciare a riflettere sul fatto che l'Italia è una e che ci sono delle infrastrutture nel Meridione che andrebbero realizzate immediatamente, rifinanziando i FAS (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1972/62.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo ordine del giorno si chiede che il Governo valuti le opportune iniziative normative, ossia che presenti ulteriori disegni di legge, in quanto riteniamo la legislazione attualmente vigente e quella proposta insufficienti per facilitare le imprese nell'accesso al credito, soprattutto il corpo delle piccole e medie imprese, che consideriamo la spina dorsale della nostra economia, e che, in particolare, venga garantita una crescita dei finanziamenti nei loro confronti pari almeno al 5 per cento su base annua. Infatti, la nota crisi finanziaria globale è stata sì controllata - o si è tentato di controllarla - con massicce iniezioni di liquidità, con riduzione dei tassi di interesse, con capitalizzazioni delle banche con fondi pubblici, con nazionalizzazioni anche di imprese primarie, ma non sembra che ciò sia stato sufficiente a ridare fiducia al mercato, che probabilmente, da una parte, è in crisi strutturale e, dall'altra, è piegato dalle masse di liquidità asiatiche e arabe che intervengono sulle borse di tutto il mondo e, in particolare, su quelle europee ed americane.
In questo momento gli effetti si stanno riversando sull'economia reale, probabilmente anche perché l'attività del Governo ha indugiato un po' troppo sulla finanza creativa - mi riferisco ovviamente al vecchio Governo Berlusconi del 2001-2006 - quindi anche noi abbiamo subito qualche strascico delle varie bolle speculative che sono esplose nel mondo.
Ci sono problemi enormi sul potere reale d'acquisto delle famiglie, difficoltà per le imprese e pochi e insufficienti interventi per le opere strutturali. Mi sia consentito fornire due dati: l'accesso al credito (il rapporto tra l'impresa, i consumatori e il mondo del credito) ha visto un picco negativo di circa il 18 per cento al 15 ottobre 2008; questo dato, nel giro di soli quindici giorni, alla fine di ottobre, è passato a meno 29 per cento. Sono in atto revoche di affidamento e vi è un crollo nella disponibilità delle banche al credito.
Crediamo veramente, per concludere, che gli interventi che questo Governo ha realizzato e sta realizzando, in quanto quella che doveva essere una finanziaria anticipata, varata una volta per tutte, viene modificata ormai con leggi successive mese per mese, e che, dunque, questa insufficienza vada tamponata con tantissimi altri interventi, con impegni finanziari ben più consistenti, perché stiamo investendo troppo poco in confronto con la Germania e con il previsto «piano Obama» per quanto riguarda gli Stati Uniti, anche in proporzione al peso dell'Italia rispetto a queste nazioni.
Crediamo comunque che vada fatto molto di più e lo chiediamo in particolare con questo ordine del giorno, affinché si Pag. 39possa facilitare il rapporto della piccola e media impresa italiana con il mondo del credito. Ci auguriamo il parere favorevole del Governo e l'accettazione del nostro suggerimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Pelino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1972/28.

PAOLA PELINO. Signor Presidente, il mio ordine del giorno vuol far sì che si eviti di mettere a carico di chi ha prestato il servizio civile gli oneri delle copertura previdenziale dei periodi corrispondenti al servizio stesso. Con la previsione, infatti, dell'articolo 4, comma 2, si andrebbe a sgravare gli oneri a carico del Fondo nazionale per il servizio civile, ma non si favorirebbe l'esigenza di promuovere la scelta da parte dei giovani così importante per la collettività e gli interessi della nazione. Essi, infatti, dovrebbero seguitare ad essere tutelati a livello previdenziale come l'attuale normativa prevede, anche a ragione del fatto che il servizio militare e il richiamo alle armi sono sempre stati tipici casi di contribuzione figurativa. Questo, quindi, potrebbe apparire anche come una discriminazione per essi.
Diversamente, con l'entrata in vigore di detto provvedimento e di tale cambiamento di regime è facilmente prevedibile che i nostri giovani valuteranno il fatto degli oneri di copertura previdenziale, visto che il servizio civile ha un ruolo sostitutivo del servizio militare di leva. Questo creerebbe un'ulteriore riduzione del numero dei volontari chiamati a svolgere dette attività di grande rilievo sociale in numerosi campi, che sta negli ultimi anni, nonostante l'attuale legge tuteli detti giovani, progressivamente scemando.
Quindi, invito il Governo a evitare questo spiacevole fenomeno a danno della collettività e questa illegittima discriminazione a danno di chi presta il servizio civile (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Giammanco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1972/10.

GABRIELLA GIAMMANCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'attuale fase di contrazione dell'economia rende necessario l'intervento del Governo per sostenere i redditi attraverso l'introduzione di nuovi strumenti, ovvero il potenziamento di quelli già esistenti. In una fase di crisi globale generalizzata come quella che stiamo vivendo, l'ordine del giorno di cui sono prima firmataria si inserisce perfettamente in questo contesto, proponendosi l'obiettivo di alleggerire la spesa annuale che milioni di famiglie con animali domestici sono costrette ad affrontare.
Attualmente, secondo quanto stabilito dall'articolo 15, comma 1, lettera c-bis), del testo unico delle imposte sui redditi, per le spese veterinarie sostenute per la cura degli animali detenuti a scopo di compagnia è applicata una detrazione d'imposta in fase di dichiarazione annuale dei redditi nel limite massimo di 387,34 euro e per la parte eccedente l'importo di 129,11 euro. Detto limite massimo appare troppo stringente e inadatto a perseguire quei fini di sostegno al reddito per cui le detrazioni fiscali sono generalmente predisposte dal legislatore.
Ritengo, infatti, che il limite di 387 euro della detrazione fiscale per le spese veterinarie (a cui, non bisogna dimenticarlo, si applica una franchigia di 129 euro) sia troppo ridotto rispetto ai reali costi che deve affrontare chi vive con un animale d'affezione. Se un animale si ammala le spese relative agli onorari dei veterinari e a quelle dei farmaci di settore il più delle volte superano di gran lunga tale limite. Secondo, infatti, l'ultimo tariffario dei medici veterinari della FNOVI (la Federazione nazionale ordini veterinari italiani), che risale al novembre del 2006, solo una visita complessa per durata o in quanto relativa ad aree specialistiche di un cane o di un gatto va da un minimo di 112 euro a un massimo di 499 euro. Inoltre, la Pag. 40sterilizzazione di un cane o di un gatto può oscillare tra un minimo di 56 euro a un massimo di 799 euro.
Si tratta di valori di riferimento, esempi concreti che dimostrano come il limite massimo della detrazione fiscale per le spese veterinarie fissato dal testo unico per le imposte sui redditi sia inadeguato agli effettivi costi delle prestazioni veterinarie.
Il mio ordine del giorno n. 9/1972/10, sottoscritto da diversi colleghi che colgo l'occasione per ringraziare, impegna quindi il Governo affinché valuti l'opportunità di innalzare in modo significativo il limite della detrazione di imposta in fase di dichiarazione annuale per le spese veterinarie sostenute per la cura di animali da compagnia, anche secondo quanto avviene in altri Paesi dell'Unione europea.
L'impegno che chiediamo al Governo è di valutare tale opportunità, nella convinzione che, dati alla mano, i benefici attesi sono ben superiori ai costi che ne deriverebbero. È necessario ricordare che per la cura di animali domestici, ogni anno, si spendono almeno 1.601 milioni di euro in prestazioni veterinarie, 456 milioni di euro in medicinali e 103 milioni di euro per altri servizi, come l'affidamento a strutture ricettive e di addestramento. Si tratta di milioni di euro che alimentano, quindi, un mercato in cui sono impegnati molti lavoratori e molte imprese. Del resto, la stessa Unione europea, con un'apposita direttiva del 2006, elenca i prodotti farmaceutici adoperati per i trattamenti veterinari fra i beni che possono essere assoggettati ad aliquote ridotte, senza dimenticare, poi, il ruolo sempre crescente degli animali nella cura di molte patologie umane nell'ambito della cosiddetta pet therapy, ossia delle terapie assistite dagli animali.
Accogliendo il mio ordine del giorno n. 9/1972/10, il Governo non solo sosterrebbe tutte quelle famiglie che già convivono con un animale domestico (che, secondo una rilevazione ISTAT del 2006, sono 8 milioni 300 mila, pari, cioè, al 36 per cento delle famiglie italiane), ma, nello stesso tempo, incentiverebbe chi, pur volendo adottare un cane o gatto, non lo fa perché preoccupato degli oneri che tale scelta comporterebbe. Non solo: accogliendo il mio ordine del giorno n. 9/1972/10, il Governo contribuirebbe ad eliminare alibi per giustificare l'abbandono di cani o gatti, abbandoni che non hanno proprio mai una giustificazione!

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GABRIELLA GIAMMANCO. In conclusione, ritengo che accettare il mio ordine del giorno n. 9/1972/10 significherà compiere un ulteriore passo in avanti nel cammino di civiltà che la nostra società sta percorrendo. La sensibilità diffusa e crescente nei confronti degli animali, ormai, è un dato di fatto, un'acquisizione culturale che il legislatore è opportuno prenda in seria considerazione nelle sue scelte politiche (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Non vi sono altre richieste di intervento. Invito pertanto il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati, che sono molto numerosi.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo sta valutando gli ordini del giorno, che sono numerosi e molto interessanti. Li stiamo approfondendo uno per uno: chiedo, pertanto, qualche minuto di sospensione per potere completare il nostro lavoro.

PRESIDENTE. Va bene...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, lei ha concluso dicendo: «Va bene». Io inizio dicendo: «Non va bene». Credo, infatti, che la sospensione della seduta sia una decisione che, al massimo, si debba rimettere all'Aula, perché Pag. 41il Governo ha avuto tutto il tempo necessario per valutare gli ordini del giorno, considerato che abbiamo applicato la procedura utilizzata in sede di esame della legge finanziaria e del documento di bilancio e che, in sede, di Conferenza dei presidenti di gruppo, si è deciso che gli ordini del giorno venissero congruamente presentati entro le 10 di oggi.
Sono le 18: il Governo ha avuto otto ore per valutare gli ordini del giorno e, in particolare, una sessantina di ordini del giorno presentati dalla maggioranza in sostituzione di proposte emendative che sarebbero state oggetto di discussione se il Governo non avesse posto la questione di fiducia. Ciò significa che all'interno della maggioranza, ancora una volta (se fosse necessario rimarcarlo), sta avvenendo qualcosa di nuovo, nel senso che, a forza di fiducie, il collante e la coesione di una maggioranza che ha numeri tali per potere imporre il proprio volere in questo Parlamento, in qualsiasi momento, si stanno sgretolando, a fronte di un uso improprio, da parte del Governo, della posizione della questione di fiducia e dello strumento della decretazione d'urgenza.
Il Governo dovrebbe vergognarsi di chiedere dieci minuti di attesa e di sospensione a quest'Aula, poiché non sono certo dieci minuti che consentiranno al Governo di esprimere il proprio parere favorevole su tutti gli ordini del giorno presentati sia dai colleghi di maggioranza che di opposizione. Quindi, signor Presidente di turno, anche in relazione a un atteggiamento positivo e propositivo dell'opposizione, nonostante un Governo e una maggioranza che in questo frangente hanno teso a comprimere i diritti del Parlamento, come affermato anche dal Presidente della Camera, la prego di applicare fedelmente il Regolamento e di procedere, senza alcuna interruzione della seduta, all'espressione del parere del Governo e alle votazioni degli ordini del giorno entro questa sera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, rispondo a quanto appena affermato dal collega Quartiani, che pure mette sul tavolo del dibattito politico di quest'Aula sull'ordine dei lavori alcune considerazioni che per alcuni aspetti condivido. Nel senso che non possiamo non dare atto, al netto dei distinguo politici che ci hanno separato - e nel dibattito avvenuto in quest'Aula ieri, sulla questione di fiducia, e oggi nel corso delle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia (quindi anche in parte sul merito di questo provvedimento) e nel corso dell'illustrazione degli ordini del giorno -, ebbene, non possiamo non dare atto all'opposizione di un atteggiamento responsabile. In effetti, è vero che la Conferenza dei presidenti di gruppo ieri ha fissato per le ore 10 il termine per la presentazione degli ordini del giorno; è pur vero che è stata presentata una quantità abbastanza importante di ordini del giorno e ritengo, signor Presidente, che la necessità del Governo di approfondirne il merito possa e, in qualche modo, debba essere anche valutata come un segnale di attenzione, in particolare da parte dei colleghi dell'opposizione.
Infatti, altro è - lo sappiamo benissimo - esprimere un parere contrario sugli ordini del giorno dell'opposizione e favorevole su quelli di maggioranza, altro è valutare effettivamente se procedere o meno all'accoglimento degli stessi.
Quindi, ciò premesso, è evidente che esiste l'esigenza del Governo di approfondirli; per contro, ritengo sia anche corretto il richiamo del collega Quartiani a dare continuità ai lavori che si stanno svolgendo. Ciò, anche perché alcuni degli ordini del giorno sono stati illustrati e approfonditi, e l'opposizione, in questo senso, ha dato anche un segnale di voler intervenire nel merito, ricorrendo al cosiddetto «lodo Iotti», attraverso l'illustrazione dei dieci emendamenti che ha presentato e poi illustrato, nella giornata di ieri, attraverso esponenti autorevoli dell'opposizione Pag. 42stessa: Ministri ombra, figure che hanno ricoperto incarichi di Governo, e così via.
Quindi, da questo punto di vista, non si può non dare atto all'opposizione di un atteggiamento responsabile. Pertanto, signor Presidente, credo che, se dovessimo trovarci effettivamente, nel caso di specie, di fronte ad una richiesta di sospensione per l'approfondimento degli ordini del giorno, per far sì che i pareri siano maggiormente determinati e motivati, farei appello ai colleghi dell'opposizione, affinché su questa richiesta non ci sia un irrigidimento.
Tuttavia, credo che il Governo debba procedere al più presto e che, quindi, si dovrebbe trattare evidentemente di una sospensione assai rapida, perché la sospensione prolungata dei lavori andrebbe chiaramente a danno dell'effettiva tabella di marcia che ci siamo dati.
Per quanto riguarda, invece, la tabella di marcia che si è data la Conferenza dei presidenti di gruppo ieri e oggi, sappiamo benissimo che il voto finale sul provvedimento è previsto per le ore 13 di domani, con diretta televisiva a partire dalle ore 12. Per quanto riguarda gli ordini del giorno, ritengo che vi sia stato un dibattito importante e approfondito e che l'esigenza del Governo non nasca da un ritardo strutturale, ma dalla volontà oggettiva di approfondirli nel merito.
Dopodiché, signor Presidente, sarebbe auspicabile che la seduta riprendesse quanto prima e che l'interruzione, se proprio deve esserci, sia la più breve possibile.
Tuttavia, ho motivo di pensare, signor Presidente, vista la presenza in Aula dei sottosegretari Giorgetti e Casero, che vi sarà modo, addirittura, di evitare di procedere a questa sospensione.

PRESIDENTE. Vorrei, anzitutto, sapere dal rappresentante del Governo se sia pronto ad esprimere il parere sugli ordini del giorno o se conferma la richiesta di una breve sospensione della seduta per avere ulteriore tempo a disposizione.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, al Governo servirebbero ancora cinque minuti, anche perché gli ordini del giorno sono stati consegnati solamente alle 16,30.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. No, non è così!

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Bisognerebbe, quindi, almeno valutarli, e per questo abbiamo bisogno ancora di qualche minuto.

PRESIDENTE. Credo che, nel rispetto del Regolamento, ci si debba sempre attenere al buonsenso, richiamato anche dall'articolo 8 del nostro Regolamento: «Il Presidente rappresenta la Camera. Assicura il buon andamento dei suoi lavori (...)». Ritengo che se il Governo, nell'ottimizzazione dei nostri lavori, ma anzitutto per approfondire e leggere gli ordini del giorno, abbia bisogno, per terminare il proprio lavoro, e per potere esprimere il proprio parere, non di ore, ma di cinque minuti, questi possano essere concessi.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non vorrei contraddirla, ma vi sono degli articoli del Regolamento che sono meno vaghi del «buon andamento delle sedute» - la pregherei di ascoltarmi, signor Presidente - e che disciplinano in maniera assolutamente precisa le occasioni nelle quali è possibile richiedere da parte del Governo, o dei relatori, la sospensione della seduta. Non esiste alcuna norma regolamentare che si riferisca alla possibilità per il Governo di chiedere la sospensione della seduta per esaminare gli ordini del giorno. Per quale ragione, signor Presidente - mi permetto di sottolineare la sua insensibilità -, non viene previsto? Ciò accade perché, a differenza di altri momenti della nostra vita legislativa, vi è un termine che viene fissato, e che diventa Pag. 43un impedimento invalicabile per i gruppi, per presentare gli ordini del giorno, che è direttamente funzionale al fatto che il Governo deve avere il tempo per valutarli. Vorrei ricordarle, se lei non l'ha potuto ascoltare direttamente, che, ieri, sono state pronunciate delle parole dal Presidente della Camera riguardo all'atteggiamento che il Governo ha nei confronti del Parlamento, e anche del processo legislativo, che forse dovrebbero far riflettere un po' tutti, per cercare di adeguare i comportamenti, anche in corso di opera, per renderli un po' più rispettosi del lavoro parlamentare, a prescindere dal fatto che si tratti della maggioranza o dell'opposizione. Non vi è una ragione per questa richiesta del Governo, salvo che non ci si dica pubblicamente, e formalmente, che esiste una prassi istituzionale per cui il Governo si alza, con l'avvallo della Presidenza, e dice all'opposizione: vi stiamo prendendo in giro! Non vi è una motivazione ragionevole con la quale qualcuno ci può spiegare che, a fronte della presentazione di 159 ordini del giorno, il Governo ha bisogno di cinque minuti. Per fare cosa, in cinque minuti? Per leggere i numeri degli ordini del giorno? Auspichiamo, anche se francamente cominciamo a temere che non sia così, che il Governo abbia avuto qualche decina di minuti per leggere almeno l'unica cosa che ci avete lasciato: gli ordini del giorno. Spazzati via gli emendamenti con la fiducia, spazzati via i deputati che non hanno potuto sentire nulla del dibattito in Aula, di fatto, spazzate via anche gli ordini del giorno: se il Governo ha bisogno di cinque minuti, ciò vuol dire che neanche li legge. È del tutto evidente che il Governo può avere bisogno di cinque minuti, in ipotesi per approfondire una questione, atteso (non lo dimentichiamo!) che sessanta di questi ordini del giorno sono della maggioranza, che immagino, un forma di comunicazione con il Governo - magari non solo di comunicazione, ma anche di pressione -, l'abbia avuta.
Allora, signor Presidente, come normalmente vuole la procedura e secondo l'applicazione che si è avuta in tante occasioni, se il Governo ha bisogno di qualche minuto per approfondire qualche ordine del giorno, si accantonano gli ordini del giorno sui quali sono sorti dei problemi, e si comincia ad esprimere il parere (nonché il voto) sugli ordini del giorno - immagino siano la maggioranza - sui quali è già pronto il parere del Governo. Diversamente, signor Presidente, se il Governo sostiene che ha bisogno di tempo perché non ha il quadro degli ordini del giorno, ciò vuol dire che non li ha neanche visti e accadrà quello che troppo volte è stato consentito in quest'Aula, ossia che veniamo riconvocati tutti (non sono l'opposizione) tra dieci minuti e noi, tra due ore (come è successo in Commissione e per tutto l'iter di questo provvedimento), staremo ancora ad aspettare che il Governo sia pronto. Il Governo, notoriamente, non è pronto, anche perché vi sono - come ricordava benissimo il collega Quartiani - gravi problemi in seno alla stessa maggioranza, ma ciò non si può scaricare sull'efficienza e sulla capacità di lavorare del Parlamento, in particolare della Camera. Siamo non nella fase dei complimenti - ringrazio il collega che mi ha preceduto - ma in quella degli ordini giorno, ed è bene che noi affrontiamo gli ordini del giorno in base ai tempi e alle procedure stabilite dal Regolamento, senza creare precedenti di sospensioni per approfondimenti sugli ordini del giorno che non sono previsti in alcuna norma del Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, faccio solo un'osservazione. Il Presidente - ma credo che ciò valga per lei e per tutti coloro che stanno partecipando ai lavori della nostra Assemblea - ritiene anche la fase degli ordini del giorno una fase non formale ma fondamentale, come atto di indirizzo nel rapporto tra Parlamento e Governo. Per questo mi richiamavo al buonsenso. Trattandosi di una fase non formale, ma sostanziale nella vita di questo Parlamento, ritenevo nel merito che si potesse dare al Governo la possibilità di esprimere il proprio parere. Detto questo Pag. 44però propongo al Governo, che aveva chiesto cinque minuti (e immagino che mancassero al suo esame pochissimi ordini del giorno), eventualmente di accantonare i due, tre, o quattro o cinque ordini del giorno che eventualmente mancano (potrebbe essere una proposta, anche in questo senso di buonsenso). Ascoltiamo la risposta del Governo. Prego, sottosegretario Casero.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo aveva chiesto cinque minuti di sospensione perché aveva valutato gli ordini del giorno fino al n. 9/1972/147, quindi non intendeva valutare in cinque minuti centocinquanta ordini del giorno. Ne mancavano pochi. Diamo pertanto il parere fino all'ordine del giorno Sanga n. 9/1972/147, e successivamente daremo il parere sugli ultimi otto.

PRESIDENTE. Sta bene, sottosegretario, allora iniziamo con il parere del Governo sull'ordine del giorno Beltrandi n. 9/1972/1.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Beltrandi n. 9/1972/1 e Mario Pepe (PD) n. 9/1972/2, mentre accetta l'ordine del giorno Marsilio n. 9/1972/3. Il Governo inoltre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Angeli n. 9/1972/4 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: sostituire le parole: «impegna il Governo a», con le parole: «impegna il Governo a valutare la possibilità di». Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Picchi n. 9/1972/5, Cazzola n. 9/1972/6, Vincenzo Antonio Fontana n. 9/1972/7 e Di Biagio n. 9/1972/8, mentre accetta l'ordine del giorno Lorenzin n. 9/1972/9, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative» con le seguenti: «invita il Governo a valutare l'opportunità, previa autorizzazione in sede comunitaria, di adottare iniziative normative». Il Governo accetta altresì l'ordine del giorno Giammanco n. 9/1972/10, mentre accetta l'ordine del giorno Saglia n. 9/1972/11 a condizione che il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare la possibilità di dare un'immissione di managerialità nelle piccole e medie imprese, al fine della loro ulteriore qualificazione».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/1972/12, purché il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole: «impegna il Governo a limitare», con le seguenti: «invita il Governo a valutare la possibilità di limitare» e, nel terzo capoverso del dispositivo, le parole: «ad estendere», con le seguenti: «a valutare la possibilità di estendere».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ravetto n. 9/1972/13, purché riformulato nel senso di sostituire nel dispositivo le parole: «impegna il Governo ad adottare» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare la possibilità di adottare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Savino n. 9/1972/14, purché il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole: «impegna il Governo ad adottare» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare la possibilità di adottare».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/1972/15.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rampelli n. 9/1972/16 se riformulato aggiungendo nel dispositivo, dopo le parole: «a valutare la possibilità» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Vannucci n. 9/1972/17.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Misiani n. 9/1972/18, purché il dispositivo sia modificato sopprimendo nel primo capoverso le parole da «al fine di adottare» sino a «2010» e, nel secondo capoverso, le parole da «così com'è avvenuto» sino alla fine.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Girlanda n. 9/1972/19 e Munerato n. 9/1972/20.Pag. 45
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fedriga n. 9/1972/21, purché il dispositivo sia riformulato aggiungendo, in fine, dopo le parole «corsi di formazione», le seguenti: «compatibilmente con la normativa dell'Unione europea».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bobba n. 9/1972/22, purché sia riformulato sostituendo nel dispositivo le parole: «riservando risorse» con le seguenti: «valutando la possibilità di riservare risorse».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Stradella n. 9/1972/23 e Caparini n. 9/1972/24.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/1972/25, purché sia riformulato sostituendo nel dispositivo le parole: «impegna il Governo a considerare» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare la possibilità di considerare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bernardini n. 9/1972/26.
(Commenti)... è inammissibile?

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, l'ordine del giorno Bernardini e n. 9/1972/26 è stato dichiarato inammissibile.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Dovete dirmelo.

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, è stato dichiarato tale all'inizio della seduta: dovrebbe seguire i lavori anche lei come tutti noi.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Contento n. 9/1972/27. Il Governo, invece, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pelino n. 9/1972/28.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Palumbo n. 9/1972/29, purché sia riformulato sostituendo nel dispositivo le parole: «impegna il Governo ad adottare» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fallica n. 9/1972/30.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Garofani n. 9/1972/31, purché sia riformulato sostituendo nel dispositivo le parole: «impegna il Governo ad assumere» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di assumere».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/1972/32, purché sia riformulato sostituendo nel dispositivo le parole: «impegna il Governo ad assumere» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di assumere».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Carlucci n. 9/1972/33, se riformulato sostituendo nel dispositivo le parole «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Lombardo n. 9/1972/34.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Milo n. 9/1972/35, se riformulato sostituendo nel dispositivo le parole «ad emanare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di emanare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Sardelli n. 9/1972/36, se riformulato sostituendo nel dispositivo le parole «ad adottare ulteriori iniziative normative» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Lo Monte n. 9/1972/37.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Commercio n. 9/1972/38, purché il dispositivo sia riformulato sostituendo nel primo capoverso le parole: «impegna il Governo: a rifinanziare», con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di rifinanziare» e, nel terzo capoverso, le parole: «a porre in essere», con le seguenti: «a valutare l'opportunità di porre in essere».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Latteri n. 9/1972/39.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Belcastro n. 9/1972/40.Pag. 46
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Iannaccone n. 9/1972/41.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Brugger n. 9/1972/42, se riformulato sostituendo nel dispositivo le parole «a chiarire» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di chiarire».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Melchiorre n. 9/1972/43.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Armosino n. 9/1972/44, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «impegna il Governo a proporre», con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di proporre».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Catanoso n. 9/1972/45.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Saltamartini n. 9/1972/46, se riformulato nel senso di inserire le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Messina n. 9/1972/47, se il dispositivo viene riformulato inserendo dopo le parole «dopo questa prima fase di sperimentazione trimestrale» le seguenti: «previa autorizzazione in sede UE e compatibilmente con le esigenze finanziarie», e sopprimendo le parole: «fino ad almeno un milione di euro».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mura n. 9/1972/48, se riformulato nel senso di inserire nel dispositivo le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Barbato n. 9/1972/49.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Misiti n. 9/1972/50.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Porcino n. 9/1972/51, se riformulato nel senso di inserire nel dispositivo le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione sull'ordine del giorno Paladini n. 9/1972/52, se riformulato nel senso di inserire nel dispositivo le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Monai n. 9/1972/53, se riformulato nel senso di sostituire le parole «ad individuare e a rendere disponibili» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di individuare e rendere disponibili».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/1972/54.
Il Governo accoglie come raccomandazione il dispositivo dell'ordine del giorno Piffari n. 9/1972/55, mentre non ne accetta le premesse.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/1972/56 limitatamente al dispositivo.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/1972/57, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Scilipoti n. 9/1972/58, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di un'ulteriore iniziativa normativa, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, al fine di reintegrare le risorse del Fondo aree sottoutilizzate».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Palagiano n. 9/1972/59, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di iniziative normative, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, al fine di aumentare il potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zazzera n. 9/1972/60.
Quanto all'ordine del giorno Palomba n. 9/1972/61...

PRESIDENTE. Sottosegretario Casero, l'ordine del giorno Palomba n. 9/1972/61 è stato dichiarato inammissibile. Le ricordo, inoltre, che l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/1972/63 è stato ritirato.

Testo sostituito con errata corrige volante LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Favia n. 9/1972/62, a condizione che il dispositivo sia Pag. 47riformulato nel senso di espungere le parole da «garantendo una crescita» fino alla fine.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cambursano n. 9/1972/64, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di espungere le parole da «favorendo una riforma» fino alla fine.
Il Governo non accetta i successivi ordini del giorno Razzi n. 9/1972/65, Borghesi n. 9/1972/66, Rota n. 9/1972/67, Donadi n. 9/1972/68 e Di Pietro n. 9/1972/69, mentre accetta l'ordine del giorno Franzoso n. 9/1972/70.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Abrignani n. 9/1972/71, a condizione che sia modificato sia nella premessa che nel dispositivo. L'ottavo capoverso della premessa deve essere riformulato, inserendo dopo le parole «nell'attività di recupero», la parola «fiscale », e dopo le parole «accertamento fiscale», le seguenti «privo di criteri di sorta». Il nono capoverso della premessa deve essere riformulato nel senso di espungere le parole da «mediante reimmissione», fino alla fine del capoverso. Il dispositivo deve essere riformulato nel senso di espungere, nell'ultimo capoverso, le parole da «mediante reimmissione», fino alla fine del capoverso.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/1972/72, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole «ad adottare le necessarie iniziative» con le seguenti: «a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di adottare le necessarie iniziative».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Polledri n. 9/1972/73, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di inserire dopo le parole «impianti fotovoltaici», le seguenti: «ove non incida negativamente con i parametri di indebitamento ed il fabbisogno della pubblica amministrazione, nonché sul debito pubblico e sia compatibile con le norme nazionali ed europee».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bragantini n. 9/1972/74, a condizione che il dispositivo sia riformulato, nel senso di sostituire le parole «a prevedere» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di prevedere, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica e previa autorizzazione comunitaria,».
Il Governo invita il presentatore al ritiro dell'ordine del giorno Fava n. 9/1972/75, e subordinatamente non lo accetta.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bitonci n. 9/1972/76, purché il dispositivo venga riformulato nei seguenti termini: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare iniziative, anche normative, al fine di prevedere che, all'atto dell'apertura della partita IVA, i cittadini extracomunitari e le imprese non comunitarie prive di una stabile organizzazione forniscano idonee garanzie fideiussorie a favore dell'Agenzia delle entrate e che possano garantire i versamenti dell'imposta e dei contributi dovuti nell'esercizio dell'attività».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Stucchi n. 9/1972/77, purché riformulato, sostituendo nel dispositivo le parole «a provvedere allo» con le seguenti: «a prevedere, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica e comunque nei limiti di quanto dovuto a legislazione vigente, lo», e sopprimendo nello stesso dispositivo le parole «in tempi brevissimi».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Togni n. 9/1972/78 e Guido Dussin n. 9/1972/79.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fugatti n. 9/1972/80, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di adottare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Volpi n. 9/1972/81 se riformulato con le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Comaroli n. 9/1972/82 a condizione che il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di adottare», mentre accetta l'ordine del giorno D'Amico n. 9/1972/83, a condizione che sia riformulato sostituendo Pag. 48le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Simonetti n. 9/1972/84, purché sia riformulato sostituendo le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Lovelli n. 9/1972/85.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Peluffo n. 9/1972/86, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a reperire, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, la totalità dei fondi necessari per il completamento di tutte le opere previste dal dossier di candidatura di Expo 2015; a relazionare annualmente sulle attività e sullo stato patrimoniale della società di gestione e sullo stato di avanzamento delle opere e delle iniziative collegate per il raggiungimento di Expo 2015».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Nannicini n. 9/1972/87, purché sia riformulato sostituendo le parole: «ad adottaret» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Verini n. 9/1972/88.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Zeller n. 9/1972/89, mentre accetta l'ordine del giorno Nizzi n. 9/1972/90.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Antonino Foti n. 9/1972/91.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Ruggeri n. 9/1972/92.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Buttiglione n. 9/1972/93, a condizione che il dispositivo sia così riformulato: «a valutare l'opportunità di introdurre, con successivi provvedimenti legislativi, norme a sostegno delle famiglie numerose in questa particolare contingenza economica avversa».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Poli n. 9/1972/94, a condizione che sia riformulato sostituendo le parole: «a prevedere» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di prevedere».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Galletti n. 9/1972/95.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/1972/96, nonché l'ordine del giorno Tassone n. 9/1972/97, purché riformulato nel dispositivo nel senso di sostiture le parole: «ad adottaret» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Occhiuto n. 9/1972/98.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Naro n. 9/1972/99, Cera n. 9/1972/100, Delfino n. 9/1972/101 e Ciccanti n. 9/1972/102.
Il Governo accoglie altresì come raccomandazione l'ordine del giorno Narducci n. 9/1972/103, purché le parole: «impegna il Governo ad utilizzare i fondi inviati dalla Svizzera all'INPS» siano sostituite con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di utilizzare i fondi inviati dalla Svizzera all'INPS compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Dal Lago n. 9/1972/104, purché il dispositivo sia riformulato come segue: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare misure analoghe anche per quei comuni che, in ragione della rilevanza istituzionale, possano esibire la medesima specificità del comune di Roma».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Marantelli n. 9/1972/105, purché riformulato nel dispositivo nel senso di sostituire le parole: «impegna il Governo» con le seguenti: «invita il Governo a valutare l'opportunità di».
Il Governo formula invece un invito al ritiro dell'ordine del giorno Della Vedova n. 9/1972/106, e subordinatamente non lo accetta.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Burtone n. 9/1972/107, purché riformulato nel dispositivo nel senso di sostiture le parole: «a verificare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di verificare».Pag. 49
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Cuomo n. 9/1972/108 mentre accetta l'ordine del giorno Cesare Marini n. 9/1972/109, purché alla fine del secondo capoverso del dispositivo siano inserite le parole: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Strizzolo n. 9/1972/110 purché riformulato nel dispositivo nel senso di sostituire le parole: «ad assumere» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di assumere». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Miotto n. 9/1972/111 purché il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «impegna il Governo» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Binetti n. 9/1972/112, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Murer n. 9/1972/113 purché riformulato nel dispositivo, nel senso di sostituire le parole: «a rivedere ed» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di rivedere e di» e di eliminare le parole: «affinché i due fondi abbiano una durata temporale uguale».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Livia Turco n. 9/1972/114 e Lenzi n. 9/1972/115.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Sbrollini n. 9/1972/116 e De Micheli n. 9/1972/117.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Baretta n. 9/1972/118, purché riformulato nel dispositivo nel senso sostituire le parole: «a provvedere» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di provvedere».
Il Governo accoglie altresì come raccomandazione l'ordine del giorno Marchi n. 9/1972/119 purché il dispositivo sia riformulato nel senso di sostiture le parole: «a restituire» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di restituire». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1972/120 purché nel dispositivo le parole: «ad adottare» siano sostituite dalle seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fluvi n. 9/1972/121, a condizione che venga riformulato inserendo nel dispositivo dopo le parole «ad assicurare la continuità operativa» le seguenti «nei limiti delle riserve disponibili».
Il Governo accoglie come raccomandazione limitatamente al dispositivo l'ordine del giorno Causi n. 9/1972/122, a condizione che venga riformulata l'ultima parte del dispositivo stesso, sostituendo le parole: «nonché a sollecitare la Cassa depositi e prestiti a scontare le fatture certificate a prezzi di mercato esercitando il ruolo di anticipatore dei fondi di ultima istanza» con le seguenti: «e nel rispetto del Patto di stabilità». Con questa modifica, il parere è favorevole.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Vico n. 9/1972/123 e Berretta n. 9/1972/124.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Damiano n. 9/1972/125, a condizione che venga riformulato il dispositivo, sostituendo le parole: «a prevedere» all'inizio di tutti e tre i capoversi del dispositivo con le parole « a valutare la possibilità di prevedere».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mastromauro n. 9/1972/126, a condizione che venga riformulato il dispositivo, sostituendo le parole «a prevedere» con le seguenti: «a valutare la possibilità di prevedere» e inserendo le parole «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica» prima delle parole «del Fondo nazionale».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mariani n. 9/1972/127, a condizione che venga riformulato il dispositivo sostituendo le parole « a prevedere» con le seguenti « a valutare l'opportunità di prevedere».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Braga n. 9/1972/128, a condizione che venga riformulato il dispositivo nel seguente modo «a valutare gli effetti della disposizione citata in premessa», sopprimendo tutte le parole successive.Pag. 50
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Realacci n. 9/1972/129, mentre non accetta l'ordine del giorno Marco Carra n. 9/1972/130.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cenni n. 9/1972/131, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Brandolini n. 9/1972/132, Oliverio n. 9/1972/133, Fiorio n. 9/1972/134 e Zucchi n. 9/1972/135.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bellanova n. 9/1972/136, a condizione che venga riformulato il dispositivo, sostituendo le parole «a favorire» con le seguenti «a valutare l'opportunità di favorire».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Schirru n. 9/1972/137, a condizione che venga riformulato il dispositivo, sostituendo le parole «a avviare» con le seguenti « a valutare l'opportunità di avviare».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Viola n. 9/1972/138, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Duilio n. 9/1972/139, a condizione che venga riformulato il dispositivo, sostituendo le parole «a adottare» con le seguenti «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Pompili n. 9/1972/140 e Lulli n. 9/1972/141, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Gatti n. 9/1972/142, a condizione che venga riformulato il dispositivo sostituendo le parole «a prevedere» con le seguenti «a valutare l'opportunità di prevedere».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/1972/143, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Siragusa n. 9/1972/144, a condizione che venga riformulato il dispositivo sostituendo le parole «a reperire» con le seguenti «a valutare l'opportunità di reperire».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Boccia n. 9/1972/145, a condizione che venga riformulato il dispositivo nel seguente modo «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare misure analoghe anche per quei comuni che, in ragione della rilevanza istituzionale, possano esibire la medesima specificità del comune di Roma ».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mantini n. 9/1972/146, mentre non accetta l'ordine del giorno Sanga n. 9/1972/147.
LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Favia n. 9/1972/62, a condizione che il dispositivo sia Pag. 47riformulato nel senso di espungere le parole da «garantendo una crescita» fino alla fine.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cambursano n. 9/1972/64, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di espungere le parole da «favorendo una riforma» fino alla fine.
Il Governo non accetta i successivi ordini del giorno Razzi n. 9/1972/65, Borghesi n. 9/1972/66, Rota n. 9/1972/67, Donadi n. 9/1972/68 e Di Pietro n. 9/1972/69, mentre accetta l'ordine del giorno Franzoso n. 9/1972/70.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Abrignani n. 9/1972/71, a condizione che sia modificato sia nella premessa che nel dispositivo. L'ottavo capoverso della premessa deve essere riformulato, inserendo dopo le parole «nell'attività di recupero», la parola «fiscale », e dopo le parole «accertamento fiscale», le seguenti «privo di criteri di sorta». Il nono capoverso della premessa deve essere riformulato nel senso di espungere le parole da «mediante reimmissione», fino alla fine del capoverso. Il dispositivo deve essere riformulato nel senso di espungere, nell'ultimo capoverso, le parole da «mediante reimmissione», fino alla fine del capoverso.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/1972/72, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole «ad adottare le necessarie iniziative» con le seguenti: «a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di adottare le necessarie iniziative».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Polledri n. 9/1972/73, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di inserire dopo le parole «impianti fotovoltaici», le seguenti: «ove non incida negativamente con i parametri di indebitamento ed il fabbisogno della pubblica amministrazione, nonché sul debito pubblico e sia compatibile con le norme nazionali ed europee».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bragantini n. 9/1972/74, a condizione che il dispositivo sia riformulato, nel senso di sostituire le parole «a prevedere» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di prevedere, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica e previa autorizzazione comunitaria,».
Il Governo invita il presentatore al ritiro dell'ordine del giorno Fava n. 9/1972/75, e subordinatamente non lo accetta.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bitonci n. 9/1972/76, purché il dispositivo venga riformulato nei seguenti termini: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare iniziative, anche normative, al fine di prevedere che, all'atto dell'apertura della partita IVA, i cittadini extracomunitari e le imprese non comunitarie prive di una stabile organizzazione forniscano idonee garanzie fideiussorie a favore dell'Agenzia delle entrate e che possano garantire i versamenti dell'imposta e dei contributi dovuti nell'esercizio dell'attività».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Stucchi n. 9/1972/77, purché riformulato, sostituendo nel dispositivo le parole «a provvedere allo» con le seguenti: «a prevedere, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica e comunque nei limiti di quanto dovuto a legislazione vigente, lo», e sopprimendo nello stesso dispositivo le parole «in tempi brevissimi».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Togni n. 9/1972/78 e Guido Dussin n. 9/1972/79.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fugatti n. 9/1972/80, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di adottare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Volpi n. 9/1972/81 se riformulato con le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Comaroli n. 9/1972/82 a condizione che il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di adottare», mentre accetta l'ordine del giorno D'Amico n. 9/1972/83, a condizione che sia riformulato sostituendo Pag. 48le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Simonetti n. 9/1972/84, purché sia riformulato sostituendo le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Lovelli n. 9/1972/85.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Peluffo n. 9/1972/86, purché il dispositivo sia riformulato nel seguente modo: «impegna il Governo a reperire, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, la totalità dei fondi necessari per il completamento di tutte le opere previste dal dossier di candidatura di Expo 2015; a relazionare annualmente sulle attività e sullo stato patrimoniale della società di gestione e sullo stato di avanzamento delle opere e delle iniziative collegate per il raggiungimento di Expo 2015».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Nannicini n. 9/1972/87, purché sia riformulato sostituendo le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Verini n. 9/1972/88.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Zeller n. 9/1972/89, mentre accetta l'ordine del giorno Nizzi n. 9/1972/90.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Antonino Foti n. 9/1972/91.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Ruggeri n. 9/1972/92.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Buttiglione n. 9/1972/93, a condizione che il dispositivo sia così riformulato: «a valutare l'opportunità di introdurre, con successivi provvedimenti legislativi, norme a sostegno delle famiglie numerose in questa particolare contingenza economica avversa».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Poli n. 9/1972/94, a condizione che sia riformulato sostituendo le parole: «a prevedere» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di prevedere».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Galletti n. 9/1972/95.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/1972/96, nonché l'ordine del giorno Tassone n. 9/1972/97, purché riformulato nel dispositivo nel senso di sostiture le parole: «ad adottaret» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Occhiuto n. 9/1972/98.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Naro n. 9/1972/99, Cera n. 9/1972/100, Delfino n. 9/1972/101 e Ciccanti n. 9/1972/102.
Il Governo accoglie altresì come raccomandazione l'ordine del giorno Narducci n. 9/1972/103, purché le parole: «impegna il Governo ad utilizzare i fondi inviati dalla Svizzera all'INPS» siano sostituite con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di utilizzare i fondi inviati dalla Svizzera all'INPS compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Dal Lago n. 9/1972/104, purché il dispositivo sia riformulato come segue: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare misure analoghe anche per quei comuni che, in ragione della rilevanza istituzionale, possano esibire la medesima specificità del comune di Roma».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Marantelli n. 9/1972/105, purché riformulato nel dispositivo nel senso di sostituire le parole: «impegna il Governo» con le seguenti: «invita il Governo a valutare l'opportunità di».
Il Governo formula invece un invito al ritiro dell'ordine del giorno Della Vedova n. 9/1972/106, e subordinatamente non lo accetta.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Burtone n. 9/1972/107, purché riformulato nel dispositivo nel senso di sostiture le parole: «a verificare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di verificare».Pag. 49
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Cuomo n. 9/1972/108 mentre accetta l'ordine del giorno Cesare Marini n. 9/1972/109, purché alla fine del secondo capoverso del dispositivo siano inserite le parole: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Strizzolo n. 9/1972/110 purché riformulato nel dispositivo nel senso di sostituire le parole: «ad assumere» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di assumere». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Miotto n. 9/1972/111 purché il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «impegna il Governo» con le seguenti: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Binetti n. 9/1972/112, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Murer n. 9/1972/113 purché riformulato nel dispositivo, nel senso di sostituire le parole: «a rivedere ed» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di rivedere e di» e di eliminare le parole: «affinché i due fondi abbiano una durata temporale uguale».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Livia Turco n. 9/1972/114 e Lenzi n. 9/1972/115.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Sbrollini n. 9/1972/116 e De Micheli n. 9/1972/117.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Baretta n. 9/1972/118, purché riformulato nel dispositivo nel senso sostituire le parole: «a provvedere» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di provvedere».
Il Governo accoglie altresì come raccomandazione l'ordine del giorno Marchi n. 9/1972/119 purché il dispositivo sia riformulato nel senso di sostiture le parole: «a restituire» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di restituire». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1972/120 purché nel dispositivo le parole: «ad adottare» siano sostituite dalle seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fluvi n. 9/1972/121, a condizione che venga riformulato inserendo nel dispositivo dopo le parole «ad assicurare la continuità operativa» le seguenti «nei limiti delle riserve disponibili».
Il Governo accoglie come raccomandazione limitatamente al dispositivo l'ordine del giorno Causi n. 9/1972/122, a condizione che venga riformulata l'ultima parte del dispositivo stesso, sostituendo le parole: «nonché a sollecitare la Cassa depositi e prestiti a scontare le fatture certificate a prezzi di mercato esercitando il ruolo di anticipatore dei fondi di ultima istanza» con le seguenti: «e nel rispetto del Patto di stabilità». Con questa modifica, il parere è favorevole.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Vico n. 9/1972/123 e Berretta n. 9/1972/124.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Damiano n. 9/1972/125, a condizione che venga riformulato il dispositivo, sostituendo le parole: «a prevedere» all'inizio di tutti e tre i capoversi del dispositivo con le parole « a valutare la possibilità di prevedere».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mastromauro n. 9/1972/126, a condizione che venga riformulato il dispositivo, sostituendo le parole «a prevedere» con le seguenti: «a valutare la possibilità di prevedere» e inserendo le parole «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica» prima delle parole «del Fondo nazionale».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mariani n. 9/1972/127, a condizione che venga riformulato il dispositivo sostituendo le parole « a prevedere» con le seguenti « a valutare l'opportunità di prevedere».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Braga n. 9/1972/128, a condizione che venga riformulato il dispositivo nel seguente modo «a valutare gli effetti della disposizione citata in premessa», sopprimendo tutte le parole successive.Pag. 50
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Realacci n. 9/1972/129, mentre non accetta l'ordine del giorno Marco Carra n. 9/1972/130.
Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Cenni n. 9/1972/131, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Brandolini n. 9/1972/132, Oliverio n. 9/1972/133, Fiorio n. 9/1972/134 e Zucchi n. 9/1972/135.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bellanova n. 9/1972/136, a condizione che venga riformulato il dispositivo, sostituendo le parole «a favorire» con le seguenti «a valutare l'opportunità di favorire».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Schirru n. 9/1972/137, a condizione che venga riformulato il dispositivo, sostituendo le parole «a avviare» con le seguenti « a valutare l'opportunità di avviare».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Viola n. 9/1972/138, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Duilio n. 9/1972/139, a condizione che venga riformulato il dispositivo, sostituendo le parole «a adottare» con le seguenti «a valutare l'opportunità di adottare».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Pompili n. 9/1972/140 e Lulli n. 9/1972/141, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Gatti n. 9/1972/142, a condizione che venga riformulato il dispositivo sostituendo le parole «a prevedere» con le seguenti «a valutare l'opportunità di prevedere».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/1972/143, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Siragusa n. 9/1972/144, a condizione che venga riformulato il dispositivo sostituendo le parole «a reperire» con le seguenti «a valutare l'opportunità di reperire».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Boccia n. 9/1972/145, a condizione che venga riformulato il dispositivo nel seguente modo «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare misure analoghe anche per quei comuni che, in ragione della rilevanza istituzionale, possano esibire la medesima specificità del comune di Roma ».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mantini n. 9/1972/146, mentre non accetta l'ordine del giorno Sanga n. 9/1972/147.

PRESIDENTE. Accantoniamo gli ordini del giorno Rubinato n. 9/1972/148, Ceccuzzi n. 9/1972/149, Ginefra n. 9/1972/150, Vanalli n. 9/1972/151, Ria n. 9/1972/152, Frassinetti 9/1972/153 e Cota n. 9/1972/154.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Beltrandi n. 9/1972/1, non accettato dal Governo.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame riguarda le offerte pubbliche di acquisto e, quindi, è a favore della libertà economica e della competitività delle aziende. Con questo ordine del giorno si chiede al Governo di impegnarsi solo a ripristinare la normativa preesistente. Per tale ragione insisto per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/1972/1.

PRESIDENTE. Ricordo, come già precisato in altre sedute, che nei nuovi terminali di voto installati in quasi tutti i banchi e riconoscibili dalla copertura scura posta sul lato sinistro, la tessera di voto deve essere inserita con la fotografia rivolta verso la Presidenza, anziché verso il deputato che vota.
Come è ben noto, i nuovi terminali sono funzionali alla prossima adozione del nuovo sistema di votazione, che rafforza la garanzia della personalità del voto. In ogni caso il monitor del terminale segnalerà gli eventuali inserimenti errati della tessera.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Beltrandi n. 9/1972/1, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 51

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 461
Votanti 451
Astenuti 10
Maggioranza 226
Hanno votato
211
Hanno votato
no 240).

Prendo atto che i deputati Costa e Paniz hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo altresì atto che i deputati Calgaro, Delfino, Mattesini, Graziano, Del Moro, Gasbarra, Rossa e Rao hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Nizzi, Cassinelli, Abrignani e Valducci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Chiedo all'onorevole Mario Pepe (PD) se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/2, non accettato dal Governo.

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, sarò brevissimo. Vorrei dire al sottosegretario, anche se è colto da una distrazione progressiva, che l'ordine del giorno tematizzava argomenti seri e interessanti.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole. Signor sottosegretario, l'onorevole Mario Pepe (PD) si sta rivolgendo a lei. Può continuare, onorevole.

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, il Governo non ha colto seriamente le questioni che ho tematizzato, nella premessa e nella parte dispositiva dell'ordine del giorno. Di ciò me ne rammarico ma è il segno che il Governo non coglie le questioni vere del nostro Paese. Pertanto, sottopongo l'ordine del giorno in esame alla sua attenzione e al voto dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/1972/2, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 489
Astenuti 6
Maggioranza 245
Hanno votato
227
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che i deputati Paladini, Mecacci, Mogherini Rebesani, Calgaro, Melis, Ciccanti, Bachelet e Gnecchi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Speciale, Stasi e Scapagnini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Marsilio n. 9/1972/3, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Angeli n. 9/1972/4, accolto dal Governo come raccomandazione purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Picchi n. 9/1972/5, Cazzola n. 9/1972/6, Vincenzo Antonio Fontana n. 9/1972/7 e Di Biagio n. 9/1972/8, accolti dal Governo come raccomandazione, non insistono per la votazione.
Prendo altresì atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lorenzin n. 9/1972/9, accettato dal Governo.

MARIO PEPE (PdL). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 52

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, signor sottosegretario, la invito a rivedere il parere su questo ordine del giorno, perché la regione Lazio, a partire dal 10 febbraio, ha diminuito la somministrazione di farmaci biologici ai malati con grave artrite psoriasica e la regione Lombardia ha cominciato a negare l'accesso alle cure ai malati con metastasi, che non rispondono più alla chemioterapia.
Pertanto, credo che porre sulla fiscalità generale le cure per i cani e i gatti sia un insulto a questi malati.
Quindi, signor sottosegretario, la invito a rivedere il parere espresso.

PRESIDENTE. Il Governo ha accettato l'ordine del giorno in esame. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giammanco n. 9/1972/10, accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Saglia accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/11, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Marinello accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/12, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Ravetto accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/13, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Savino accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/14, accettato dal Governo purché riformulato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Federico Testa. Ne ha facoltà.

FEDERICO TESTA. Signor Presidente, questo ordine del giorno su cui il Governo ha dato parere favorevole impegna il Governo a passare, per quanto riguarda le nomine dei componenti dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, dal criterio della maggioranza qualificata in commissione a quello della maggioranza semplice, sia pure dopo 30 giorni.
Questa proposta è destinata ad avere significative ripercussioni sull'autorevolezza e la credibilità dell'autorità. Le vicende più generali del mercato finanziario e le stesse proposte del Governo in tema di energia previste nel decreto-legge che stiamo esaminando testimoniano, invece, l'importanza dell'esistenza di autorità di regolazione del mercato indipendenti ed autorevoli, in grado di intervenire su temi complessi dando garanzia a tutti i soggetti a vario titolo coinvolti, quali consumatori, imprese ed investitori nazionali ed esteri.
Senza tali garanzie è difficile pensare - e quanto è accaduto di fronte alla stesura originaria dei commi 10 e 11 dell'articolo 3 di questo decreto-legge lo dimostra ampiamente - ad una sostenibilità reale di un incremento degli investimenti in un settore, quale quello dell'energia, che certamente è strategico per il nostro Paese, come le stesse vicende cui stiamo assistendo proprio in questi giorni stanno a dimostrare e come ribadito anche oggi nel corso dell'audizione del Ministro Scajola - concludo, signor Presidente - a maggior ragione quando si ipotizza, da parte della maggioranza, l'ingresso del nostro Paese in una tecnologia tipicamente capital intensive quale il nucleare. Per questi motivi, preannunzio il voto contrario del gruppo Partito Democratico su questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Le ricordo che su questo ordine del giorno non c'è richiesta di voto.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo sia possibile chiedere al Governo di rivedere il parere su questo ordine del giorno, perché si tratta di una materia costituzionalmente importante, che riguarda le ragioni delle autorità indipendenti, in particolare di quella per Pag. 53l'energia elettrica ed il gas, che non si può risolvere attraverso un ordine del giorno, con la pura riformulazione di rito che è quella che il Governo valuti l'opportunità di prendere eventualmente in considerazione la questione.
Il Governo su questa questione ha la possibilità di intervenire in sede di altri provvedimenti che più propriamente trattano della materia e che oggi sono incardinati dentro il programma di lavori del Senato e che torneranno all'esame di questa Camera. Chiedo pertanto al Governo di rivedere la propria posizione o almeno di consentire all'Aula di votare su questo importante provvedimento.

PRESIDENTE. Il Governo? Eventualmente l'ordine del giorno può essere accantonato.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo ha dato parere favorevole con riformulazione e chiaramente l'ordine del giorno impegna il Governo a valutare la possibilità di, quindi poi il Governo valuterà tutte queste cose contenute nell'ordine del giorno. Quindi, con questa modifica, ha dato parere favorevole. Non vedo, da questo punto di vista, che pericolo ci sia per l'autonomia dell'Autorità per l'energia elettrica ed il gas perché in questo caso non c'è un intervento diretto. Si tratta della richiesta al Governo di una valutazione.

PRESIDENTE. Onorevole Zamparutti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/15, non accettato dal Governo?

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zamparutti n. 9/1972/15, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 458
Astenuti 47
Maggioranza 230
Hanno votato
23
Hanno votato
no 435).

Prendo atto che i deputati Mosca, Porcino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, che il deputato Calgaro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Favia ha segnalato che avrebbe voluto astenersi. Prendo atto che il deputato Tempestini ha segnalato di aver votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore.
Prendo atto che l'onorevole Rampelli accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/16, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Vannucci non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/17, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
Chiedo all'onorevole Misiani se accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1972/18 accettato dal Governo purché riformulato.

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, non accetto la riformulazione proposta. L'ordine del giorno affronta una questione molto delicata: l'esclusione del comune di Roma dall'applicazione del Patto di stabilità interno per gli anni 2009 e 2010. Si tratta di una scelta che consideriamo sbagliata in sé, perché il patto di stabilità è il cardine del concorso degli enti locali al riequilibrio della finanza pubblica ed è una regola che deve valere per tutti. Questa scelta è a maggior ragione sbagliata in una fase in cui ai comuni stiamo chiedendo sacrifici molto forti e molto consistenti, con una manovra che vale oltre un Pag. 54miliardo e mezzo di euro nel 2009 e sale a 2 miliardi e 900 milioni nel 2010 per il comparto degli enti locali.
Per questo chiediamo il ripristino della validità del Patto per tutti i comuni italiani e chiediamo che le questioni finanziarie aperte per il comune di Roma vengano affrontate con altri strumenti. Mi permetto di prendere a prestito le parole di un collega per dare un giudizio compiuto su questa scelta: «Siamo costretti, tutti i giorni, a ripetere che è il momento di tirare la cinghia e che è necessario gestire con oculatezza. Poi, però, si elargiscono qua e là contributi significativi e, soprattutto, si deroga al Patto di stabilità per questo e per quello. Ebbene, tutto ciò è moralmente inaccettabile e rischia di essere un'autorizzazione morale alla deroga del Patto di stabilità per tutti i comuni virtuosi. È un invito a derogare. O tutti o nessuno: non si può dare a Roma quello che è negato agli altri».
Sono parole che condivido, che ha pronunciato il collega Marco Reguzzoni intervenendo a nome della Lega Nord Padania poche ore fa in sede di dichiarazione di voto sulla questione di fiducia. Sono parole impegnative e condivisibili, alle quali chiediamo che seguano scelte concrete, se non vogliamo che quelle parole e quegli impegni perdano di credibilità in quest'Aula, ma sopratutto nei confronti del Paese e dei tanti amministratori virtuosi che fanno i salti mortali per far quadrare i conti e ai quali non possiamo rifilare quest'ennesimo ceffone (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, sarò brevissimo e concordando nel merito, nella sostanza e anche nella forma con l'ordine del giorno del collega Misiani così come è stato presentato. È davvero assolutamente intollerabile che i comuni italiani (in particolare quelli del nord, ma anche quelli del centrosud, che hanno dimostrato in questi anni di saper governare pur nelle difficoltà con correttezza e con rispetto delle regole) si vedano invece dei provvedimenti che vanno nella direzione non solo di erogare risorse aggiuntive, come avvenuto per il comune di Catania e per la città di Roma, come semplice regalo alla città perché aveva saputo cambiare la guida politica della medesima. Adesso si concede anche la possibilità di andare oltre il Patto di stabilità. Quindi, le chiedo di aggiungere la mia firma unitamente a quella del collega Piffari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, chiedo anch'io di aggiungere la firma a questo ordine del giorno, ringrazio l'onorevole Misiani e invito i colleghi della Lega Nord Padania, che sento molto vicini, anche per sensibilità territoriale, a valutare l'opportunità di assecondare questo ordine del giorno, che altrimenti tradirebbe nelle conclusioni le premesse già citate dal collega.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, aggiungo la mia firma a questo ordine del giorno e rivolgo un appello ai colleghi del centrodestra affinché svolgano una valutazione seria.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Borghesi chiede di aggiungere la propria firma all'ordine del giorno Misiani n. 9/1972/18.

MARCO CAUSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, intervengo per chiedere un chiarimento: la Pag. 55riformulazione proposta dal Governo comprende anche l'intero secondo capoverso del dispositivo?

PRESIDENTE. Onorevole Causi, la riformulazione non è stata accettata dal presentatore onorevole Misiani. Pertanto, si passerà al voto dell'ordine del giorno con la formulazione presente sullo stampato.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, se verrà posto in votazione con la formulazione originaria il gruppo della Lega Nord non voterà questo ordine del giorno, perché ritiene che comunque con la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/1972/116 fatta dal Governo la questione fosse posta in maniera corretta per la sua revisione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno n. 9/1972/18. Pur consapevole che stiamo dando un sostegno ad una città soltanto perché è governata dal centrodestra, avendo io amministrato Roma e conoscendo i suoi bisogni, mi accodo ad un coro che però si può definire ingiusto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gasbarra. Ne ha facoltà.

ENRICO GASBARRA. Signor Presidente, intervengo in dissenso dal mio gruppo per annunciare il mio voto di astensione, in quanto il provvedimento è relativo ad una funzione importante per la capitale del Paese - il finanziamento delle metropolitane - e gran parte di noi che hanno avuto l'onore di amministrare la città di Roma da tempo lo chiedevano.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rubinato. Ne ha facoltà.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il mio voto favorevole all'ordine del giorno Misiani n. 9/1972/18 e anche per evidenziare un'aggravante che si accompagna all'approvazione della norma a favore di Roma capitale, che non riguarda soltanto la spesa per investimenti della città, ma tutta la gestione ordinaria.
Credo che questo Parlamento - lo dico alla collega della Lega che mi ha preceduto - debba rivendicare, visto che siamo eletti dal territorio per rappresentarlo, la potestà di produrre norme che regolano il nostro Paese, e non abdicare a favore del Governo e delle sue scelte, che è organo esecutivo di ciò che, invece, deve costituire il contenuto di provvedimenti legislativi.
L'aggravante per il Governo e per la maggioranza che approvano una norma che dà un ulteriore privilegio alla città di Roma, governata da un sindaco che politicamente sta dalla stessa parte, risiede nel fatto che nessuna delle proposte emendative volte a sostenere investimenti in sicurezza scolastica, in sicurezza stradale e gli investimenti degli altri enti locali virtuosi è stata accolta. Per il problema del comune di Roma le risorse si trovano, mentre per far sì che i comuni virtuosi possano fungere da volano dell'economia locale, con una spesa per investimenti altrettanto importante di quella per la metropolitana nella capitale, le risorse non si sono volute trovare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vi chiedo di darmi 30 secondi di ascolto, perché stiamo discutendo intorno ad una grandissima ipocrisia. La norma contenuta in questo decreto-legge infatti è stata formulata dal Governo Pag. 56e dal relatore in modo che non abbia nessun impatto sui saldi di finanza pubblica; quindi la cosiddetta esenzione non costa nulla alla finanza pubblica. Come è possibile che ciò avvenga? Ciò avviene perché la norma prevede che il costo venga ribaltato sul piano di rientro della gestione commissariale, che deve pagare, secondo la norma del decreto-legge n. 112 del 2008, tutte le passività del comune fino al 30 aprile del 2008.
Il mio partito, ed io personalmente, abbiamo fortemente criticato quel piano di rientro con apposite interpellanze, sostenendo che è stato gonfiato. Il fatto che oggi il piano di rientro può contenere il contributo del comune di Roma al patto di stabilità dà ragione a chi come me, per primo, ma anche a tanti altri deputati romani di questo Parlamento, aveva detto: attenzione, perché quel piano di rientro portato dal comune di Roma al Governo va adeguatamente contrattato, perché contiene tante poste flessibili.
In quella flessibilità, oggi, il comune di Roma chiede di far rientrare una posta che sostanzialmente serve per continuare il finanziamento delle metropolitane. Personalmente ritengo che sarà facile dimostrare che in quel piano di rientro non c'è un attacco ai saldi di finanza pubblica derivante dall'esclusione dal Patto di stabilità, la questione è come il piano di rientro è predisposto.
Credo quindi che da questo punto di vista si possa votare anche a favore di questo ordine del giorno perché l'aspetto più importante dello stesso è la seconda parte del dispositivo, che chiede sostanzialmente di modificare il piano di rientro e di valutare anche metodologicamente una diversa modulazione del piano nel corso degli anni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pompili. Ne ha facoltà.

MASSIMO POMPILI. Signor Presidente, voglio annunciare il mio voto contrario a questo ordine del giorno e lo voglio motivare politicamente: io non darò mai ad Alemanno e alla destra romana la possibilità di puntare l'indice sul gruppo parlamentare del Partito Democratico per essersi opposto ad una norma di carattere tecnico, che serve esclusivamente a spendere dei finanziamenti che sono stati captati dal comune di Roma nel 2004 e nel 2006 per poter completare la rete delle metropolitane.
Questo è un discorso, e mi consenta ancora qualche secondo, signor Presidente; altra cosa è, invece, la polemica sul piano di rientro, sulla quale non mi diffondo perché poc'anzi il collega Causi ha spiegato molto bene quali sono le pieghe all'interno delle quali l'amministrazione di destra può compiere atti, a nostro avviso, fuori controllo.
Proprio per questa ragione l'ordine del giorno n. 9/1972/140, di cui sono primo firmatario, che è l'unico che descrive appunto questa situazione, non si oppone alla norma tecnica, ma chiede una rendicontazione precisa dell'uso dei finanziamenti aggiuntivi che il Governo ha stanziato per Roma per il 2008 e il 2009 e che ammontano complessivamente a un miliardo di euro e dei 500 milioni l'anno che a valere dal 2010 saranno concessi per Roma capitale.
Allora, il sottosegretario mi spiegherà perché il Governo, con varie riformulazioni, ha dichiarato di essere d'accordo su un ordine del giorno che, in buona sostanza, invita a riportare Roma al pari delle altre città, o su altri ordini del giorno, come quello dei colleghi della Lega e quello presentato da alcuni parlamentari del Partito Democratico, che fanno riferimento a metri e misure eguali, non diversi (per cui se si fa questa operazione per Roma, quando se ne presentano le particolari condizioni, la stessa deve essere fatta anche per altre città) perché, dunque - mi scusi questo termine tipicamente romano - «sbraga» di fronte a questi ordini del giorno, e poi respinge l'ordine del giorno che invece comprende il senso della norma tecnica e chiede soltanto controllo e trasparenza. Il consiglio comunale di Roma, infatti, nella sua storia, nemmeno di fronte a eventi eccezionali Pag. 57come i mondiali di calcio, il Giubileo del 2000 o i finanziamenti ottenuti per le metropolitane, non ha mai omesso di rendicontare la finalizzazione precisa dei finanziamenti ricevuti dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, capisco che valutare tutti questi ordini del giorno anche da parte dei colleghi sia un po' difficile. Tuttavia, vorrei ricordare alla collega del gruppo PD intervenuta precedentemente che l'ordine del giorno Dal Lago n. 9/1972/104 (quindi, del gruppo della Lega) dà la possibilità ai comuni virtuosi di adottare le stesse agevolazioni accordate al comune di Roma. Il Governo ha accettato questo ordine del giorno.
Quindi, vorrei chiedere al collega Misiani, per cortesia, di rivalutare la propria posizione. Infatti, il combinato disposto dell'ordine del giorno Dal Lago n. 9/1972/104 e la seconda parte dell'ordine del giorno Misiani n. 9/1972/18, che il Governo aveva accolto, fa sì che l'ordine del giorno da lei proposto sia in toto accolto.
Quindi, sarebbe una buona cosa valutare entrambi gli ordini del giorno per far sì che anche il comune di Roma sia considerato come tutti gli altri 9 mila e più comuni italiani. Quindi, collega Misiani, rivaluti la sua posizione senza fare demagogia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, credo che il collega Dozzo non abbia sentito la riformulazione del Governo, che di fatto neutralizza in pieno il contenuto di quell'ordine del giorno. Probabilmente, se chiediamo al sottosegretario di rileggere la riformulazione, capiamo che tutto ciò che era contenuto lodevolmente in quell'ordine del giorno viene di fatto tagliato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Misiani n. 9/1972/18, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 485
Astenuti 15
Maggioranza 243
Hanno votato
210
Hanno votato
no 275).

Prendo atto che i deputati Mosca e Calgaro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Giacomoni e Pelino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Girlanda n. 9/1972/19 e Munerato n. 9/1972/20, accettati dal Governo, e che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fedriga n. 9/1972/21 e Bobba n. 9/1972/22, accettati dal Governo purché riformulati.

FRANCO NARDUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, intendo sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi Pag. 58ordini del giorno Stradella n. 9/1972/23 e Caparini n. 9/1972/24, accettati dal Governo. Prendo atto che l'onorevole Gioacchino Alfano accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/25, accettato dal Governo purché riformulato. Ricordo che l'ordine del giorno Bernardini n. 9/1972/26 è stato dichiarato inammissibile. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Contento n. 9/1972/27, accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Pelino non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/28, accolto dal Governo come raccomandazione, e che l'onorevole Palumbo accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/29, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fallica n. 9/1972/30, accettato dal Governo, e che l'onorevole Garofani accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/31, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, nella fretta dei pareri ve ne sono tre da modificare. Sull'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/1972/32, così come riformulato, il parere è favorevole a fronte di una discussione sullo stesso da parte di tutti i gruppi in Commissione difesa. Così come i pareri sono favorevoli sugli ordini del giorno Lombardo n. 9/1972/34 e Borghesi n. 9/1972/66.

PRESIDENTE. Sta bene.
Siamo giunti all'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/1972/32 e il Governo ha precisato che il parere è favorevole, purché sia accettata la riformulazione. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/1972/32, accettato dal Governo purché riformulato.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, intervengo per ringraziare il Governo del parere e dell'impegno comune che già in Commissione era stato rappresentato. Per garantire, infatti, la flotta della nostra marina è assolutamente importante che si recuperino gli arsenali di La Spezia e di Taranto.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Carlucci accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/33, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lombardo n. 9/1972/34, accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Milo accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/35, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Sardelli accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/36, accettato dal Governo, purché riformulato.
Passiamo all'ordine del giorno Lo Monte n. 9/1972/37, non accettato dal Governo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo chiede di accantonare l'ordine del giorno Lo Monte n. 9/1972/37.

Pag. 59

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che l'onorevole Commercio accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/38, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Latteri n. 9/1972/39, accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Belcastro non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/40, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Iannaccone n. 9/1972/41, non accettato dal Governo.

ARTURO IANNACCONE. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Casero per avere espresso un parere contrario sul mio ordine del giorno n. 9/1972/41: non appaia un paradosso, perché abbiamo discusso molto, anche in Commissione attività produttive, su cosa si nascondesse dietro questa suddivisione in tre macroaree della rete di trasmissione nazionale dell'energia elettrica. Abbiamo sollevato le nostre obiezioni, le nostre perplessità e le nostre critiche, ipotizzando che dietro si possa nascondere il rischio, se non la certezza, che vi sarà una differenziazione delle tariffe dell'energia elettrica, con evidente penalizzazione del Mezzogiorno.
Abbiamo chiesto al Governo un impegno e non di rinunciare alla suddivisione in tre macroaree: abbiamo chiesto al Governo di impegnarsi a garantire che in nessun caso la suddetta suddivisione della rete di trasmissione nazionale dell'energia elettrica possa comportare una differenziazione delle tariffe energetiche.
Con il parere contrario del sottosegretario si evidenzia una palese contraddizione, ossia si afferma che ci sarà una differenziazione. Per questo motivo, insisto per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/1972/41.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo propone di riformulare il dispositivo nei seguenti termini (corrispondenti al dispositivo dell'ordine del giorno Franzoso n. 9/1972/70, accettato dal Governo): «Ad adottare, in fase di applicazione dell' eventuale disciplina da parte del Ministero dello sviluppo economico o, decorsi i termini, della Presidenza del Consiglio dei ministri, ogni utile provvedimento affinché venga garantita una tariffa unica nazionale sul costo dell'energia; a predisporre provvedimenti finalizzati a finanziare la realizzazione di centrali e reti di distribuzione dell'energia elettrica prodotta nel Mezzogiorno». Se riformulato in questi termini (corrispondenti al dispositivo dell'ordine del giorno Franzoso n. 9/1972/70), il Governo accetta l'ordine del giorno Iannaccone n. 9/1972/41.

PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1972/41?

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, la riformulazione proposta dal Governo viene incontro a quanto noi avevamo sostenuto, anche in Commissione attività produttive. Pertanto, sia pure tardivamente, ringrazio - questa volta non per paradosso - il sottosegretario, che è venuto incontro alla nostra richiesta.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

Pag. 60

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che il mio richiamo al Regolamento avesse la precedenza sull'intervento del presentatore rispetto alla riformulazione del Governo. Infatti, ho chiesto di richiamare il Regolamento, in quanto - lo faccio ora e la prego di non tenere conto, per quanto possibile, dell'intervento del presentatore dell'ordine del giorno rispetto alla riformulazione del Governo - preliminarmente lei deve valutare quanto effettivamente la riformulazione del Governo sia tale, visto che è una riscrittura integrale dell'impegno. Si pone un problema di ammissibilità della proposta di riformulazione del Governo. Pertanto, le chiedo di valutare attentamente questo aspetto e, se lei intende avere più tempo, di accantonare l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene. Accantoniamo l'ordine del giorno Iannaccone n. 9/1972/41 e valutiamo anche la sua richiesta.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Brugger n. 9/1972/42, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Melchiorre n. 9/1972/43, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Melchiorre n. 9/1972/43, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 501
Astenuti 6
Maggioranza 251
Hanno votato
228
Hanno votato
no 273).

Prendo atto che la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Armosino n. 9/1972/44, accettato dal Governo purché riformulato.

FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, chiedo al Governo se la riformulazione va intesa solo per la prima parte del dispositivo, perché così mi pare, mentre per la seconda parte non è necessaria alcuna riformulazione.

PRESIDENTE. Il Governo ha affermato che va intesa per la prima parte del dispositivo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Armosino n. 9/1972/44, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che per l'onorevole Catanoso non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/45, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Saltamartini n. 9/1972/46, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/1972/48, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo all'onorevole Barbato se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/49, non accettato dal Governo.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 61

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, stamattina, intervenendo su la Repubblica per il carcere duro revocato al boss Gangi, ho apprezzato chi è intervenuto dopo di me, il leghista Gianluca Buonanno, che ha affermato che uno come Gangi dovrebbe rimanere in carcere a vita, con la catena ai piedi e nutrito a pane e acqua. Sono d'accordo con lui, però lo diciamo perché c'è una forte indignazione verso chi fa del male ai cittadini, fa violenza allo Stato e turba la sicurezza degli italiani.
Non so come facciamo oggi a non turbarci rispetto alla gravissima iniquità del prelievo fiscale, che non vi abbiamo segnalato noi, ma la Corte dei conti. Penso che non consideriate anche i membri della Corte dei conti come degli sporchi comunisti. La Corte dei conti ci ha detto che dal condono fiscale previsto dal Governo Berlusconi nel 2003-2004 mancano 5,2 miliardi di euro. Ciò perché gli evasori fiscali dell'epoca, per i quali era stata permessa una sanatoria, hanno fatto i furbi per la seconda volta, cioè hanno preso in giro lo Stato, non pagando neanche le sanzioni previste per poter ottenere la sanatoria di cui pure avevano beneficiato.
Allora in che Stato viviamo? In uno Stato dove si sta mettendo tutto sottosopra, dove chi fa il proprio dovere, chi scopre il malaffare (come si stava cercando di fare in Calabria con l'inchiesta Why not di De Magistris, sugli intrecci tra la politica, il malaffare e la malavita organizzata) viene messo a tacere, dove vengono penalizzati quei magistrati che indagano su tutto questo. Adesso stiamo capendo che tipo di Stato si vuole costruire, che tipo d'Italia si vuole far rialzare. Si vuole far rialzare l'Italia degli evasori fiscali, dei furbetti, l'Italia che assurge a sistema il sistema Romeo (con il quale si fanno i sodalizi), l'Italia dell'illegalità. Ecco quello che noi contestiamo. Noi dell'Italia dei Valori vogliamo essere i guardiani della legalità (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), soprattutto perché la legalità è convenienza per i cittadini.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!

FRANCESCO BARBATO. La legalità è convenienza per i cittadini come in questo caso, dove vi sono 5,2 miliardi di euro che non andranno ai furbetti, ma verranno rispalmati sui contribuenti onesti, sulla gente per bene, sui tanti italiani che credono ancora che esista uno Stato di diritto. Noi siamo con questa gente, con questi cittadini. Avevamo presentato questo ordine del giorno perché la Corte dei conti, in modo palese, vi aveva detto: guardate, mancano 5,2 miliardi, che equivalgono quasi all'operazione realizzata con il decreto-legge cosiddetto anticrisi. Ancora una volta si vuole rompere lo Stato di diritto, lo Stato dei diritti degli italiani onesti, dei contribuenti onesti, di quei cittadini che vogliono un'altra Italia, quella che vogliamo noi. Vi proponiamo un ordine del giorno che spiega come ci stanno fregando, ma voi chiudete gli occhi (Commenti del deputato Iannarilli).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per ricordare che con l'ordine del giorno Barbato n. 9/1972/49 chiedevamo al Governo solo di valutare la possibilità di dire a costoro che si sono impegnati a pagare, e non l'hanno fatto: pagate nel giro di 30 giorni, altrimenti perdete i benefici con i quali avete pagato solamente una rata. Per questi motivi a noi sembrava che questo ordine del giorno prevedesse una misura assolutamente normale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, non voglio sostituirmi a lei, che tra l'altro presiede in maniera egregia l'Assemblea, però credo che, in questa fase, ci si debba attenere a dichiarare se si accetta, o meno, il parere esposto dal Governo, Pag. 62senza riproporre nuovamente, anche per l'economia dei nostri lavori, gli interventi svolti in sede di illustrazione degli ordini del giorno. Senza voler togliere, naturalmente, la parola ai colleghi, forse delle eccezioni potrebbero essere concesse solo su fatti particolarmente rilevanti, non su questioni che sono state già illustrate qualche minuto prima.

PRESIDENTE. Onorevole Stucchi, mi dispiace contraddirla, ma ci troviamo nella fase dell'esame degli ordini del giorno, e da parte di tutti i colleghi parlamentari è possibile intervenire per dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il nostro voto favorevole sull'ordine del giorno Barbato n. 9/1972/49, perché ne condividiamo il merito, ma in totale autonomia, e differenza, dalle motivazioni prospettate dall'onorevole Barbato nel suo intervento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, come il collega del Partito Democratico, avrei preferito votare contro, perché, secondo me, le indicazioni di voto dell'onorevole Barbato non sono condivisibili. Credo, infatti, che il mio gruppo - parlo a nome e per conto del gruppo - abbia qualche difficoltà a votare a favore dell'ordine del giorno in esame, mi allineo, tuttavia, a ciò che chiederà il rappresentante di gruppo e per cui mi adatterò alla sue indicazioni di voto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbato n. 9/1972/49, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 497
Astenuti 11
Maggioranza 249
Hanno votato
199
Hanno votato
no 298).

Prendo atto che la deputata Mosca ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che il Governo ha accolto come raccomandazione l'ordine del giorno Mura n. 9/1972/48, purché riformulato. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno Messina n. 9/1972/47 (che erroneamente il Presidente aveva saltato), accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se insiste per la votazione dell'ordine del giorno Misiti n. 9/1972/50, non accettato dal Governo.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, non pretendo che il Governo cambi parere sull'ordine del giorno in esame, perché questo ordine del giorno si contrappone a quanto è stato approvato dalla maggioranza nel decreto anticrisi. Certamente mi fido della maggioranza e del Governo, che cambia spesso i propri decreti-legge, e credo che questa parte del decreto-legge in esame sarà cambiata in uno dei prossimi provvedimenti.
Vi faccio solo un esempio di quello che succederà con questa norma, che riguarda l'articolo 14 del decreto-legge in esame: la banca A compra mezza impresa B; oppure l'impresa B compra mezza banca A. Voi immaginate che, in un periodo di crisi in cui non si riescono ad avere i finanziamenti e i crediti bancari, quella banca o quell'impresa (ovverosia quella banca proprietaria d'impresa oppure l'impresa proprietaria di una parte di una banca) sono favorite nel mercato, con l'effetto di una Pag. 63distorsione enorme. Se voi pensate che ciò può avvenire in una percentuale alta tra imprese e banche vi sarà una commistione che evidentemente favorirà la crisi e non la contrasterà. Gli americani lo hanno scoperto nel 1930, e invece noi adesso (che avevamo preso dagli americani il principio della separazione tra imprese, cioè l'economia reale, e gli enti finanziari) proprio durante la crisi facciamo il contrario.
Questo ero lo spirito del mio ordine del giorno e spero che il Governo e la maggioranza comincino a pensare, nel prossimo decreto-legge, di cambiare quanto è stato approvato con il provvedimento in esame. Mi fido di questi cambiamenti, che ormai si sono verificati almeno nel numero di dieci.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Misiti n. 9/1972/50, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Misiti n. 9/1972/50, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 502
Astenuti 7
Maggioranza 252
Hanno votato
234
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che i deputati Lehner e Ventucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Tenaglia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Porcino n. 9/1972/51, Paladini n. 9/1972/52 e Monai n. 9/1972/53, accolti dal Governo come raccomandazione, purché riformulati. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cimadoro n. 9/1972/54, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cimadoro n. 9/1972/54, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 476
Astenuti 29
Maggioranza 239
Hanno votato
207
Hanno votato
no 269).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/1972/55, accolto come raccomandazione dal Governo limitatamente al dispositivo.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, chiedo scusa ma vorrei utilizzare un termine giovanile. Il mio ordine del giorno non mi pare riformulato, mi pare «segato», nel senso che vengono accettate solo le ultime tre frasi, relative all'impegno generico ad attuare una lotta all'evasione.
Ci mancherebbe che il Governo non considerasse questo aspetto come un faro, quanto meno come un principio! Quindi chiedo uno sforzo al Governo di riformulare le premesse e i motivi per cui è necessario fare una lotta all'evasione, e attraverso le risorse reperite tramite la Pag. 64lotta all'evasione è necessario attenuare la pressione fiscale sulle imprese e sui cittadini.
Di tutto questo non si dice niente. Prendo dunque atto di questo e chiedo che il mio ordine del giorno sia messo ai voti. Non abbiamo nient'altro da fare.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, la proposta di riformulazione del Governo suona così: soppressione di tutta la parte motiva e conservazione soltanto del dispositivo nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare le opportune iniziative normative, ferme restando le prerogative del Parlamento, al fine di introdurre norme efficaci per la lotta all'evasione fiscale». Il risultato è che il Governo accoglie come raccomandazione una formulazione di questo tipo già scritta in Costituzione: semmai il Governo dovrebbe semplicemente dire che accetta la sollecitazione ad applicare una norma costituzionale di questo Paese.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere favorevole limitatamente al dispositivo sull'ordine del giorno Piffari n. 9/1972/55, nel quale è espressa una considerazione che, come giustamente è stato detto nel corso del dibattito, è scritta anche nella Costituzione.

PRESIDENTE. Quindi, se ho ben capito, il Governo accetta l'ordine del giorno Piffari n. 9/1972/55, limitatamente al dispositivo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Piffari n. 9/1972/55, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo.
Prendo atto che l'onorevole Leoluca Orlando accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/56, accolto come raccomandazione limitatamente al dispositivo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Aniello Formisano del suo ordine del giorno n. 9/1972/57, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Aniello Formisano n. 9/1972/57, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 497
Astenuti 6
Maggioranza 249
Hanno votato
234
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che l'onorevole Scilipoti accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/58, accolto dal Governo come raccomandazione purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Palagiano accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/59, accolto dal Governo come raccomandazione purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/1972/60, accolto dal Governo come raccomandazione.Pag. 65
Ricordo che l'ordine del giorno Palomba n. 9/1972/61 è inammissibile.
Prendo atto che l'onorevole Favia accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/62, accettato dal Governo purché riformulato.
Ricordo che l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/1972/63 è stato ritirato.
Prendo atto che l'onorevole Cambursano accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/64, accettato dal Governo purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Razzi n. 9/1972/65, non accettato dal Governo.

ANTONIO BORGHESI. Sì, signor Presidente, insistiamo per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Sono un po' stupito dell'atteggiamento del Governo su questo ordine del giorno: avrei potuto capire se ci chiedevano di sopprimere l'inciso «senza fare indebiti regali alle banche a spesa dei contribuenti» che, forse, può dare fastidio, ma tutto il resto è né più né meno ciò che sta dichiarando l'Autorità garante per la concorrenza e il mercato in relazione agli intrecci che si stanno realizzando e che si sono realizzati nel sistema bancario e nel sistema industriale. Pertanto non facciamo altro che chiedere che il Governo prenda atto di quanto sta dichiarando il Garante per la concorrenza. Voi ritenete che quest'Authority non serva...

PRESIDENTE. La ringrazio.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Razzi n. 9/1972/65, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 298
Astenuti 214
Maggioranza 150
Hanno votato
31
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Mosca ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi e che i deputati Rubinato e Favia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/1972/66, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rota n. 9/1972/67, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rota n. 9/1972/67, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 491
Astenuti 12
Maggioranza 246
Hanno votato
227
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare, che il deputato Ghirlanda ha segnalato che non è riuscito a votare contro, che il deputato Mannino ha segnalato che Pag. 66avrebbe voluto astenersi e che la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Donadi n. 9/1972/68, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Donadi n. 9/1972/68, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 500
Votanti 469
Astenuti 31
Maggioranza 235
Hanno votato
207
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Sisto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/1972/69, non accettato dal Governo.

ANITA DI GIUSEPPE. Sì, signor Presidente, insistiamo per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, abbiamo apprezzato - l'ho già affermato nel mio precedente intervento - la norma che estende ai territori molisani e pugliesi la decurtazione degli importi per il 40 per cento del dovuto dai cittadini dell'area del cratere e la dilazione del pagamento in altre 120 rate.
Con l'ordine del giorno in esame abbiamo chiesto soltanto una maggiore attenzione ed il monitoraggio dell'applicazione di questa norma, perciò non riesco a capire come mai il Governo non lo abbia accettato. Noi non vogliamo meriti, vogliamo semplicemente che venga controllata ancora la situazione, soprattutto perché il Governo ha preso questa decisione in ritardo e ha rallentato la ricostruzione e la rigenerazione di quell'area.
Allora, vale quello che ho detto poc'anzi nell'intervento: non è importante cosa si chiede e per chi si chiede, ma chi lo chiede. Quindi, insisto per la votazione dell'ordine del giorno in esame.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, nell'intervento dell'onorevole collega si parla di monitoraggio e il dispositivo non parla solo di monitoraggio, ma parla di atteggiamento negativo assunto in precedenza dall'Esecutivo e formula altre considerazioni. Se il dispositivo diventa «a monitorare gli effetti applicativi della disposizione richiamata in premessa», il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/1972/69.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Franzoso n. 9/1972/70, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Abrignani n. 9/1972/71, accettato dal Governo se riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Vico chiede di apporre la propria firma all'ordine del giorno Franzoso n. 9/1972/70. Tutti coloro che vorranno apporre la firma all'ordine del giorno Franzoso n. 9/1972/70 lo potranno fare.Pag. 67
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nicola Molteni n. 9/1972/72, accettato dal Governo se riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Polledri n. 9/1972/73, accettato dal Governo se riformulato.

GIOVANNI FAVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, non intervengo sull'ordine del giorno Polledri n. 9/1972/73, ma intervengo sul metodo che si sta utilizzando in quest'Aula: sull'ordine del giorno Franzoso n. 9/1972/70 avevo alzato la mano chiedendo la parola; lei non può dare per scontato che io voglia apporre la firma ad un ordine del giorno che non condivido. Volevo entrare nel merito della valutazione dell'ordine del giorno Franzoso n. 9/1972/70 per fare una serie di precisazioni e lei non me l'ha permesso: questo non è corretto.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Fava, con riferimento, tra l'altro, all'intervento del suo collega, nonché nostro, onorevole Stucchi, è possibile fare dichiarazioni di voto laddove l'ordine del giorno venga posto in votazione. L'ordine del giorno Franzoso n. 9/1972/70 non è stato posto in votazione perché accettato dal Governo e perché l'onorevole Franzoso non ha insistito per la votazione. Pertanto, l'unica cosa che poteva intendersi nell'intervento dei colleghi era una volontà di sottoscrivere l'ordine del giorno.

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, signor sottosegretario, noi siamo contrari rispetto all'ordine del giorno, vorrei dirlo qui in Aula.

PRESIDENTE. Quale ordine del giorno, mi scusi?

ROBERTO COTA. L'ordine del giorno Franzoso n. 9/1972/70: non ci è stato consentito di votare!

PRESIDENTE. No, lei sta intervenendo sull'ordine dei lavori.

ROBERTO COTA. Avremmo votato contro e segnalo al sottosegretario che questo ordine del giorno è in contrasto con la linea che il Governo ha portato avanti in materia di energia...

PRESIDENTE. Mi scusi, non è un intervento sull'ordine dei lavori.

ROBERTO COTA. ...ed è in contrasto con la posizione della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Non è un intervento sull'ordine dei lavori, onorevole Cota (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Al Presidente, mi perdoni, non ci si rivolge con quel tono.

ROBERTO COTA. No, io parlo sull'ordine dei lavori, perché quello che è successo è un fatto che ha una certa gravità dal punto di vista politico (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sì, ha una certa gravità, perché il Governo ha espresso un parere - non so se per disattenzione del sottosegretario o meno - in contrasto con la linea politica e l'azione del Governo, concordata a livello di maggioranza.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei sommessamente ricordare, a me ed anche all'onorevole Cota che ha assolutamente ragione, visto che egli ed il suo gruppo fanno parte della maggioranza, a pretendere che, nel momento in cui il Pag. 68Governo dà un parere, sia un parere che rispecchi il volere della maggioranza stessa. Il problema è che ciò non dovrebbe accadere in questa sede, ma dovrebbe accadere prima. Tuttavia, nel momento in cui il parere del Governo viene formulato su un ordine del giorno a firma di un deputato, in relazione alla dichiarazione di voto, non vi è altra possibilità che quel deputato chieda che quell'ordine del giorno venga messo ai voti. Se l'ordine del giorno viene accolto dal Governo con parere favorevole e il deputato non chiede che venga messo ai voti, non si può svolgere la dichiarazione di voto, perché manca l'oggetto del contendere, cioè il voto.
Quindi, onorevole Cota, lei avrebbe ragione a rivendicare che vi fosse un parere del Governo concordato con la Lega Nord: quanto accaduto fa parte di qualche «problemino» che avete avuto negli ultimi tempi e non so se l'occasione meriti di aprire una crisi formale in Aula. Tuttavia, dubito che possiamo appigliarci al Regolamento, perché il Regolamento parla chiaro: si fa dichiarazione di voto su quel che si vota; se non si vota è difficile fare dichiarazioni di voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

DOMENICO SCILIPOTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, non entro nel merito di quanto detto dall'onorevole Cota, capogruppo della Lega Nord, bensì entro nel merito dell'atteggiamento assunto da alcuni parlamentari che si rivolgono alla Presidenza in modo non garbato e, fra le altre cose, con un linguaggio poco accettabile da parte di quest'Aula. Per questo motivo, ritengo che, prima di entrare nel dibattito della politica, ognuno di noi dovrebbe iniziare a capire qual è il ruolo del parlamentare e quali sono le funzioni istituzionali di chi rappresenta in questo momento la Camera. Chiedo alla Lega Nord e, in modo particolare, al deputato che si è espresso in modo non corretto nei confronti della Presidenza, di chiedere scusa pubblicamente al Presidente, perché è l'unica cosa che si può fare per aumentare la fiducia in un Parlamento che rispetti le regole (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dei successivi ordini del giorno accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Polledri n. 9/1972/73 e Bragantini n. 9/1972/74 accettati dal Governo purché riformulati.
Chiedo all'onorevole Fava se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1972/75 formulato dal Governo.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, approfitto di questa circostanza per ribadire l'importanza del mio ordine del giorno. Proprio in questi giorni in cui tutti ci stiamo preoccupando di quella che risulta essere una delle più gravi crisi ed una delle più grandi difficoltà in materia di approvvigionamenti energetici degli ultimi vent'anni, la affrontiamo con le apprensioni che sono sulla bocca di tutti e, contestualmente, non ci preoccupiamo del fatto che, in un momento di minore capitalizzazione delle nostre imprese strategiche nazionali, vi siano soggetti produttori che possono entrare nel capitale delle nostre società.
Ora accedo all'invito al ritiro del mio ordine del giorno n. 9/1972/75, perché credo che non sia utile in questo momento creare ulteriore confusione. Resta il fatto, che credo che serva un impegno da parte del Governo e dell'Aula a valutare questa situazione e questa circostanza, perché nel breve periodo dovremo confrontarci con questioni che non possiamo continuare ad eludere. Quindi, mi auguro che vi sia, non un ripensamento sul parere formulato (perché ho capito che non è possibile), ma la volontà da parte del Governo di prendere in considerazione questa problematica e di affrontarla con serietà.

PRESIDENTE. Il Governo?

Pag. 69

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo, riconsiderato questo ordine del giorno, propone una riformulazione del dispositivo nel senso di sostituire le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di adottare». Tutti gli ordini del giorno che contengono questa valutazione (come anche quelli di cui si è parlato in precedenza) permettono al Governo di poter valutare ed intervenire. Nessun ordine del giorno va contro qualcosa che è stato stabilito in una norma.
La norma stabilisce delle cose e l'ordine del giorno può intervenire. In tal caso, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Quindi, se viene accettata la riformulazione proposta dal Governo il parere cambia e l'ordine del giorno viene accettato, è corretto signor sottosegretario?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Fava, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1972/75?

GIOVANNI FAVA. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione e ringrazio il Governo per l'attenzione su una questione importante.

ANDREA LULLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, sono sorpreso dalla posizione del Governo. Prendere in considerazione tali questioni può provocare dei danni seri a società quotate in borsa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sono talmente sorpreso che quasi non mi vengono le parole. Come si fa a pensare che si possa autorizzare una società come l'Eni, ad esempio? È veramente incomprensibile, quindi chiedo sommessamente al Governo di ripensare a quanto ha dichiarato. Cosa significa valutare? A valutare cosa? Non si può giocare in questo modo con la politica, o siamo d'accordo o non lo siamo, non si ci si può comportare così, perché cadiamo nel ridicolo in Parlamento e questo non lo meritiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, al di là della simpatia personale per il collega Fava, sono particolarmente preoccupato di questo cambiamento di interpretazione da parte del Governo. Come ben spiegava il collega Lulli, infatti, una posizione formale del Governo su un ordine del giorno non solo ha effetto su società quotate in borsa, ma anche su rapporti internazionali che sono stati tessuti in questi mesi (volenti o nolenti, con noi consenzienti o contrari, ma non interpellati), con un forte intervento politico del Governo con Governi di Paesi amici. In questo contesto ci si mette a discutere se fissare un tetto nella presenza del capitale sociale di società quotate in borsa? Credo che sia un atteggiamento veramente assurdo, che interviene con un parere espresso nell'ambito della discussione su un decreto-legge che parla di tutt'altro. Giudico opportuna una riflessione e una riformulazione dei pareri da parte del Governo, anche alla luce di quanto è stato fatto in quest'Aula in merito a questi ordini del giorno, su cui i pareri sono stati modificati in più di una occasione. Credo, inoltre, che l'ordine del giorno andrebbe letto fino in fondo dal Governo e, soprattutto, a partire dalle sue premesse.

MANUELA DAL LAGO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, riceviamo spesso lezioni su come e quando dobbiamo parlare. Io sono una Pag. 70«novella» parlamentare e devo ancora imparare molte cose; mi è stato insegnato che è possibile chiedere di parlare sull'ordine dei lavori, ma finora ho sentito parlare esclusivamente dell'ordine del giorno riformulato dal Governo.
Vorrei capire, signor Presidente, perché nel momento in cui l'onorevole Fava ha accettato la riformulazione proposta dal Governo e l'ordine del giorno non è stato posto in votazione, non credo che si possa ancora intervenire su quell'ordine del giorno.
La prego quindi, se così è (se finora ho capito male, allora cercherò di imparare meglio), di insegnare anche agli altri (come spesso viene detto a noi) di attenersi al Regolamento.

GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, mi associo a quanto dicevano alcuni miei colleghi prima. Invito davvero il Governo a meditare sulla opportunità di esprimere un parere positivo su questo ordine del giorno, anche con la cautela della valutazione. Vi faccio un esempio: se dovesse essere applicato, questo ordine del giorno, impedirebbe oggi, ad esempio, ad Air France di entrare in CAI, perché quella società avrebbe una partecipazione maggiore del 2 per cento. Mi chiedo: tutte le società quotate in Borsa, i cui pacchetti azionari sono detenuti da società finanziarie residenti (che abbiano la sede) in altri Stati, che cosa dovrebbero fare? Dovrebbero vendere all'improvviso, il giorno dopo, tutte le azioni sul mercato? Capisco che non arriveremo a questo punto, perché c'è la ricerca di un difficile accordo politico tra il Governo e la Lega, ma vi assicuro che il solo fatto di votare un ordine del giorno in cui ci impegniamo a valutare questa opportunità è già, non dico un disastro, ma già fonte di alcuni problemi per le nostre aziende quotate. Per carità ve lo chiedo, non fate questo atto.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intanto le chiedevo di poter proseguire, con l'intervento a titolo personale di un minuto, la discussione che si è riaperta a fronte di una riconsiderazione del Governo su una questione che è di merito. Riguardo tale merito, vorrei sommessamente chiedere al Governo se non sia possibile evitare di precipitare, con una decisione affrettata, una scelta che rischia di intervenire sull'andamento dei mercati e della Borsa, rispetto a società quotate di un certo rilievo. Qui, infatti, non si tratta di affrontare una discussione su una norma anti-scalata. Qui si tratta di introdurre una norma che è contraria alla regolamentazione europea dei mercati, per cui si antepone il potere del Governo nazionale alla possibilità che si svolga regolarmente una condizione di mercato all'interno dei rapporti tra capitali che intervengono a finanziare le attività di aziende quotate.
Le chiedo quindi, signor Presidente, se non sia possibile chiedere al Governo di riconsiderare il proprio atteggiamento, per consentire, magari domani, una migliore discussione su tale questione e accantonare, in questo senso, l'ordine del giorno: esso rischia evidentemente di provocare guai seri, votato o non votato che sia, ma comunque esaminato in modo affrettato.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fava n. 9/1972/75 accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo altresì atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Bitonci n. 9/1972/76 e Stucchi n. 9/1972/77, accettati dal Governo purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del Pag. 71giorno Togni n. 9/1972/78 accolto come raccomandazione. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Guido Dussin n. 9/1972/79.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, chiedo al Governo una rivalutazione delle sue considerazioni affinché il primo e il secondo capoverso del dispositivo del medesimo ordine del giorno siano accettati. Riguardo al terzo capoverso, vista la volontà del Governo di reperire fondi per la pubblica sicurezza, ci rimettiamo alla valutazione del Governo stesso.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo conferma il parere sul primo e sul secondo capoverso del dispositivo e pertanto li accoglie come raccomandazione. Il Governo accetta invece il terzo capoverso del dispositivo.

GUIDO DUSSIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, sottolineo che neanche il primo capoverso impegna il Governo per quanto riguarda il reperimento dei fondi relativi all'impegno cosiddetto «Gasparri». Ritengo pertanto che possa esser accettato, in ogni caso non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Fugatti accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/80 accettato dal Governo se riformulato.
Chiedo al rappresentante del Governo la precisazione sul parere relativo all'ordine del giorno Volpi n. 9/1972/81: è accettato con o senza riformulazione?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Volpi n. 9/1972/81, a condizione che venga riformulato il dispositivo, sostituendo le parole «ad un atto di indirizzo» con le parole «a valutare la definizione di un atto di indirizzo»

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Volpi accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n./9/1972/81 accettato dal Governo, a condizione che venga riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Comaroli accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n./9/1972/82 accettato dal Governo a condizione che venga riformulato.
Chiedo all'onorevole D'Amico se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/83 accettato dal Governo, a condizione che venga riformulato.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, mi scusi, ma quando ho ascoltato l'espressione del parere da parte del rappresentante del Governo avevo capito che quest'ultimo avesse accettato il mio ordine del giorno senza riformulazioni. Così aveva detto, quindi ora che lei mi ha fatto presente che il Governo accetta il mio ordine del giorno a condizione che venga riformulato vorrei sapere perché il parere è cambiato.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Come è stato discusso anche nelle Commissioni, sapendo che il tema interessa molto il Governo l'ordine del giorno è accettato a condizione che venga riformulato sostituendo le parole «ad adottare» con le parole «a valutare la possibilità di adottare».

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/83?

Pag. 72

CLAUDIO D'AMICO. Signor sottosegretario, a dire la verità il contenuto di questo ordine del giorno era oggetto di un emendamento che avevo presentato e che poi ho ritirato, ma l'ho ripresentato nella identica formulazione appunto come ordine del giorno perché mi sembrava che ci fosse comunque una condivisione da parte di tutti su questo argomento. Andrò a rivedere i resoconti perché mi sembra che il Governo avesse accettato il mio ordine del giorno senza riformulazione.

PRESIDENTE. Onorevole D'Amico, il rappresentante del Governo ha ribadito che accetta il suo ordine del giorno n. 9/1972/83 a condizione che venga riformulato. Intende insistere per la votazione?

CLAUDIO D'AMICO. Chiederei al rappresentante del Governo di modificare il parere sul mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo si è già espresso confermando il proprio parere. Dunque, onorevole D'Amico accetta la riformulazione o insiste per la votazione del suo ordine del giorno?

CLAUDIO D'AMICO. Accetto la riformulazione, signor Presidente, però con dispiacere e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che l'onorevole Simonetti accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/84 accolto come raccomandazione dal Governo se riformulato.
Chiedo all'onorevole Lovelli se insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/85 accolto dal Governo come raccomandazione.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, non insisto per la votazione del mio ordine del giorno accolto come raccomandazione dal Governo, ma vorrei fare una breve dichiarazione perché questo ordine del giorno vuole sottolineare l'importanza di una politica chiara da parte del Governo e del Ministero dei trasporti, in particolare nel settore delle ferrovie, sia per quanto riguarda gli investimenti da realizzare, sia per quanto riguarda la gestione dei trasporti su rotaia per i passeggeri e per le merci.
Occorre evitare che le scelte vengano affidate al metodo degli annunci spesso infondati e non suffragati da atti di finanziamento e di programmazione adeguati. Per questo è fondamentale sottoporre a verifica, alla luce degli stanziamenti del decreto-legge, il contratto di programma Stato-rete ferroviaria italiana 2008-2011 e il programma delle infrastrutture strategiche che il CIPE dovrà definire in modo puntuale nella prossima seduta, attraverso un passaggio parlamentare formale nelle Commissioni competenti.

PRESIDENTE. Va bene...

MARIO LOVELLI. Allo stesso modo è necessario accelerare le procedure per rendere praticabile l'utilizzo delle infrastrutture ferroviarie in regime di effettiva concorrenza.
Pertanto ritengo, pur se l'accoglimento come raccomandazione è insufficiente, che non insisterò comunque per la votazione perché i presidenti delle Commissioni hanno in ogni caso la possibilità di chiedere al Governo, alla luce di questo parere, di tenere fede all'impegno che si assume oggi, mentre sull'attivazione delle procedure di cui all'articolo 2, comma 253, della legge finanziaria per il 2008 si potrà verificare l'effettiva volontà del Governo quando esamineremo il decreto-legge cosiddetto milleproroghe che in uno dei suoi articoli si occupa della materia.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che l'onorevole Lovelli non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/85.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Peluffo n. 9/1972/86 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, non ci sta bene la Pag. 73riformulazione proposta dal Governo. In primo luogo, esso rende vago il primo impegno che si chiede e voglio ricordare che il riferimento non è a tutte le opere per l'Expo 2015, ossia le opere essenziali per la realizzazione del sito e tutte le opere connesse, ma il riferimento è appunto alle opere essenziali, cioè quelle contenute nel dossier di candidatura - quel miliardo e 486 milioni di euro - che costituiscono impegni internazionali presi dal Governo italiano con il bureau internazionale dell'esposizione.
Per questo ci sembra particolarmente grave che il Governo non dia elementi di certezza almeno su questo punto visto che, peraltro, nelle passate settimane più volte esponenti del Governo hanno sostenuto che mancano circa 2,3 miliardi di euro per le opere connesse. Inoltre, ricordo che il Governo, rispondendo qui alla Camera, ha affermato che mancano circa 200 milioni di euro per le opere essenziali. Ecco, è necessario almeno fornire un elemento di certezza su questi 200 milioni di euro per la realizzazione del sito dell'Expo 2015. Delle altre questioni ne parleremo in una diversa occasione.
Inoltre, aggiungo che non siamo d'accordo con la riformulazione dell'ordine del giorno in esame perché crediamo che la proposta che abbiamo fatto, cioè l'istituzione di un ente di controllo sugli appalti dell'Expo 2015, sia oltremodo essenziale e importante. Visto l'ammontare dello sforzo finanziario complessivo che si chiede alle casse pubbliche, questo ci sembra davvero l'impegno minimo per avere elementi certi in termini di controllo e di trasparenza. Per tali ragioni, insistiamo per la votazione dell'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che l'onorevole Peluffo insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1972/86.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiani. Ne ha facoltà.
Avverto l'Assemblea che l'ordine del giorno Peluffo n. 9/1972/86 è l'ultimo che esaminiamo e poi la seduta sarà tolta.

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, intervengo per invitare il Governo a ripensare la propria posizione in relazione a questo ordine del giorno. In ordine all'Expo 2015 stiamo veramente giocando con il fuoco. L'Italia ha assunto un impegno preciso in sede internazionale e sta mettendo la sua faccia di fronte al mondo, su un grande evento di portata internazionale. I soldi non possono eventualmente essere reperiti compatibilmente con non si sa che cosa, ma devono essere reperiti se vogliamo che questo impegno venga rispettato. Inoltre, deve essere fatta chiarezza.
Pertanto, invito il Governo a ripensare alla propria posizione anche sulla proposta per quanto riguarda la trasparenza del percorso delle opere pubbliche connesse all'Expo 2015. La nostra è una proposta seria, che va valutata fino in fondo perché sono in gioco miliardi di euro. Credo che il tema della trasparenza, delle procedure e dei controlli sulle opere pubbliche non possa essere sottovalutato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, noi ci conosciamo da qualche tempo. Lei è stato assessore del comune di Milano e, casualmente, anche il sottosegretario Casero è stato assessore al bilancio del comune di Milano. Ma insomma, siete veramente decisi a far fare una pessima figura al nostro Paese in sede internazionale con questa vicenda dell'Expo 2015? Avete deciso che questo Expo 2015 si fermi prima di cominciare. Voglio inoltre ricordare e aggiungere rispetto a quanto già hanno detto i miei colleghi - e credo che il sottosegretario Casero, signor Presidente, lo sappia bene - che non è ancora partito nulla sull'Expo 2015 di Milano. È trascorso un anno da quando ne parlammo in quest'Aula e, ciononostante, la società non è partita. La maggioranza, che guida questo Parlamento e che guida la città di Milano, non si è ancora messa d'accordo sugli stipendi degli amministratori e dei membri del consiglio d'amministrazione Pag. 74dell'Expo 2015. La società non è partita e voci, confermate oggi, avvertono che il Governo e il Ministero dell'economia e delle finanze non sono in grado di dire a Milano, alla Lombardia e al nostro Paese, che ha speso la sua immagine su questa vicenda, se vi siano o non vi siano 2.500 milioni di euro mancanti per le opere connesse e altri 300 milioni di euro per le opere essenziali.
Avete candidato il Paese - e se non ci fosse stato il lavoro precedente del nostro Governo non saremmo riusciti ad avere l'Expo 2015 a Milano - ma non gli date i soldi per realizzarlo. Stiamo rischiando, signor Presidente, come ha scritto il più importante quotidiano di questo Paese, di dover rinunciare all'Expo. Allora, abbiate il coraggio politico di dire al Paese che bisogna rinunciare a questo appuntamento perché il Governo non ci mette i soldi.
Inoltre, è inaccettabile la proposta di riformulazione che avete per l'ennesima volta posto ad ostacolo di una richiesta di certezza sui finanziamenti per le opere. Per questo concordo con la proposta dell'onorevole Peluffo di chiedere all'Aula di votare questo ordine del giorno per poterci guardare in faccia tutti tra di noi e vedere, quando torneremo nei luoghi dove l'Expo si dovrebbe svolgere, chi ha votato a favore del finanziamento dell'Expo e chi contro.

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, se il presentatore è d'accordo, chiediamo la votazione per parti separate.

PRESIDENTE. Onorevole Cota, quindi quale sarebbe la proposta al presentatore?

ROBERTO COTA. Signor Presidente, chiedo la votazione per parti separate nel senso di votare separatamente i tre impegni previsti nella parte dispositiva dell'ordine del giorno Peluffo n. 9/1972/86.

PRESIDENTE. Dia al Presidente la possibilità di leggere l'ordine del giorno. Il dispositivo si compone di tre capoversi. L'onorevole Cota chiede tre distinte votazioni. Onorevole Peluffo?

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, va bene la votazione per parti separate.

PRESIDENTE. Procederemo a tre distinte votazioni: la prima votazione riguarda la le premesse fino e il primo impegno previsto nel primo capoverso del dispositivo, ossia le parole: «a reperire la totalità dei fondi necessari per il completamento di tutte le opere previste dal dossier di candidatura di Expo 2015»; la seconda votazione sarà sul secondo capoverso del dispositivo e la terza votazione riguarderà il terzo capoverso del dispositivo. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sul primo e sul secondo capoverso del dispositivo, mentre non accetta il terzo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul primo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Peluffo n. 9/1972/86, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 483
Votanti 481
Astenuti 2
Maggioranza 241
Hanno votato
469
Hanno votato
no 12).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a Pag. 75votare e che i deputati Ciccanti e Favia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul secondo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Peluffo n. 9/1972/86, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 476
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato
468
Hanno votato
no 8).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Favia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul terzo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Peluffo n. 9/1972/86, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 484
Astenuti 8
Maggioranza 243
Hanno votato
224
Hanno votato
no 260).

Avverto che l'ordine del giorno n. 9/1972/150 deve intendersi a prima firma Ginefra.
Il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 15 gennaio 2009, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale (1972-A).
- Relatori: Corsaro, per la V Commissione e Bernardo, per la VI Commissione.

2. - Discussione del disegno di legge (per l'esame e la votazione della questione pregiudiziale presentata):
Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2008, n. 200, recante misure urgenti in materia di semplificazione normativa (2044).

(ore 15)

3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

4. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 20,20.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Ddl di ratifica n. 1907 - Convenzione Italia-USA sulle doppie imposizioni

Tempo complessivo: 2 ore.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 19 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 21 minuti
Popolo della Libertà 23 minuti
Partito Democratico 23 minuti
Lega Nord Padania 11 minuti
Unione di Centro 9 minuti
Italia dei Valori 9 minuti
Misto: 6 minuti
Movimento per l'Autonomia 2 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti

Ddl di ratifica n. 2041 - Trattato Italia-Libia

Tempo complessivo: 10 ore di cui:

  • discussione generale: 5 ore;
  • seguito dell'esame: 5 ore.
Discussione generale Seguito esame
Relatore 15 minuti 15 minuti
Governo 15 minuti 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 10 minuti
Pag. 77
Interventi a titolo personale 46 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 47 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 3 ore e 34 minuti 3 ore e 23 minuti
Popolo della Libertà 49 minuti 56 minuti
Partito Democratico 39 minuti 59 minuti
Lega Nord Padania 34 minuti 29 minuti
Unione di Centro 31 minuti 24 minuti
Italia dei Valori 31 minuti 22 minuti
Misto: 30 minuti 13 minuti
Movimento per l'Autonomia 16 minuti 7 minuti
Minoranze linguistiche 8 minuti 3 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 6 minuti 3 minuti

Ddl n. 1440 e abb. - Misure contro gli atti persecutori

Discussione generale: 7 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 2 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 21 minuti
Partito Democratico 1 ora e 17 minuti
Lega Nord Padania 41 minuti
Unione di Centro 37 minuti
Italia dei Valori 36 minuti
Misto: 30 minuti
Movimento per l'Autonomia 16 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 8 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti
Pag. 78

Mozione n. 1-00054 - Iniziative volte alla presentazione delle dimissioni da parte del sottosegretario di Stato Nicola Cosentino

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 19 minuti
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 30 minuti
Misto: 15 minuti
Movimento per l'Autonomia 8 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 4 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Mozioni nn. 1-00073, 1-00078, 1-00080 e 1-00081 - Iniziative per fronteggiare la crisi economica e finanziaria

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 19 minuti
Pag. 79
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 30 minuti
Misto: 15 minuti
Movimento per l'Autonomia 8 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 4 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 5 dicembre 2008.

Mozioni n. 1-00070, 1-00083 e 1-00085 - Iniziative per prevenire la violenza sessuale e di genere

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 19 minuti
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 30 minuti
Misto: 15 minuti
Movimento per l'Autonomia 8 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 4 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 12 dicembre 2008.

Pag. 80

Mozioni n. 1-00071, 1-00079, 1-00082 e 1-00084 - Sostegno dei diritti delle persone con disabilità

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 19 minuti
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 30 minuti
Misto: 15 minuti
Movimento per l'Autonomia 8 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 4 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 12 dicembre 2008.

Ddl n. 1415 e abb. - Intercettazioni telefoniche

Discussione generale: 7 ore.

Relatore 20 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 2 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 21 minuti
Partito Democratico 1 ora e 17 minuti
Pag. 81
Lega Nord Padania 41 minuti
Unione di Centro 37 minuti
Italia dei Valori 36 minuti
Misto: 30 minuti
Movimento per l'Autonomia 16 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 8 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti

Comunicazioni del ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia

2 ore e 30 minuti, così ripartiti:

Interventi a titolo personale 28 minuti (con il limite massimo di 4 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 2 ore e 2 minuti
Popolo della Libertà 37 minuti
Partito Democratico 32 minuti
Lega Nord Padania 17 minuti
Unione di Centro 14 minuti
Italia dei Valori 14 minuti
Misto: 8 minuti
Movimento per l'Autonomia 4 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti

Per le dichiarazioni di voto sono inoltre attribuiti a ciascun gruppo 10 minuti. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

Dimissioni del deputato Giancarlo Pittelli

60 minuti, così ripartiti:

Popolo della Libertà 10 minuti
Partito Democratico 10 minuti
Lega Nord Padania 10 minuti
Pag. 82
Unione di Centro 10 minuti
Italia dei Valori 10 minuti
Misto: 10 minuti
Movimento per l'Autonomia 5 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 3 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti

Un tempo aggiuntivo, fino a 15 minuti, è attribuito al deputato interessato.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1972-A - odg 9/1972/1 461 451 10 226 211 240 10 Resp.
2 Nom. odg 9/1972/2 495 489 6 245 227 262 10 Resp.
3 Nom. odg 9/1972/15 505 458 47 230 23 435 10 Resp.
4 Nom. odg 9/1972/18 500 485 15 243 210 275 10 Resp.
5 Nom. odg 9/1972/43 507 501 6 251 228 273 10 Resp.
6 Nom. odg 9/1972/49 508 497 11 249 199 298 10 Resp.
7 Nom. odg 9/1972/50 509 502 7 252 234 268 10 Resp.
8 Nom. odg 9/1972/54 505 476 29 239 207 269 10 Resp.
9 Nom. odg 9/1972/57 503 497 6 249 234 263 10 Resp.
10 Nom. odg 9/1972/65 512 298 214 150 31 267 10 Resp.
11 Nom. odg 9/1972/67 503 491 12 246 227 264 10 Resp.
12 Nom. odg 9/1972/68 500 469 31 235 207 262 10 Resp.
13 Nom. odg 9/1972/86 I parte 483 481 2 241 469 12 10 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 15)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/1972/86 II parte 479 476 3 239 468 8 10 Appr.
15 Nom. odg 9/1972/86 III parte 492 484 8 243 224 260 10 Resp.