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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 106 di mercoledì 17 dicembre 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,40.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Brugger, Buonfiglio, Cicchitto, Cota, Giancarlo Giorgetti, Lo Monte, Melchiorre, Migliavacca, Prestigiacomo, Romani, Soro e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1152 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997 (Approvato dal Senato) (A.C. 1936) (ore 9,42).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame delle proposte emendative.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1936)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1936).
Avverto che l'ordine del giorno Berretta n. 9/1936/9 è stato ritirato.
L'onorevole Burtone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/ 1936/27.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, il nostro ordinePag. 2del giorno non entra ulteriormente nel merito del provvedimento. Abbiamo partecipato con impegno alla discussione sulle linee generali e abbiamo presentato emendamenti, ma non abbiamo trovato molta condivisione da parte della maggioranza e di questo siamo rammaricati, perché avremmo voluto interventi più incisivi, per esempio, sull'agricoltura che continua ad essere un settore ampiamente trascurato. Quando si parla di crisi, spesso si guarda ai comparti forti, all'industria; quando però si deve intervenire nel campo agricolo con seri impegni strutturali, troviamo spesso molte difficoltà.
Ciò detto, l'ordine del giorno in esame pone invece una questione centrale (che viene ripresa anche in altri ordini del giorno presentati dai colleghi del Partito Democratico), quella relativa alla copertura finanziaria.
Ancora una volta si utilizza per un provvedimento il FAS, il fondo per le aree svantaggiate. Questo Parlamento si è pronunciato in maniera ferma sulla necessità di finalizzare l'85 per cento di queste risorse per il sud, ma ancora una volta il provvedimento in esame smentisce la volontà del Parlamento. Si tratta di risorse che non vengono utilizzate avendo come obiettivo il superamento del gap tra nord e sud, ma che vengono invece poste al centro di un provvedimento che guarda più complessivamente agli interessi del Paese, in modo particolare delle aree più forti.
Voglio leggere, tra l'altro, una dichiarazione pubblicata da un quotidiano siciliano domenica 14 dicembre. Si tratta di una dichiarazione molto significativa resa da un parlamentare nella quale si dice, in maniera molto ferma: «Non credo che Giulio Tremonti sia un amico del sud, anzi per lui esiste solo la Lombardia. Secondo me gli danno pure fastidio i toscani (...) A Roma governa un monocolore della Lega, cui interessa solo difendere il proprio territorio (...) I deputati siciliani del centrodestra sono più di tutti quelli della Lega, eppure non contano nulla. Per il sud ci saranno meno soldi (...) Il FAS non c'è più, per il 2009, per tutto il sud e per tutti i Ministeri, sono rimasti cinque milioni di euro».
A fare questa dichiarazione non è un parlamentare del centrosinistra, ma un rappresentante del Governo, il sottosegretario Gianfranco Miccichè, esponente autorevole del PdL e, tra l'altro, collaboratore del Ministro dell'economia e delle finanze.
Quanto affermato dall'onorevole Miccichè al giornale siciliano - sono dichiarazioni virgolettate, quindi, riportate fedelmente dal giornalista - è quanto mai grave perché si afferma quello che, sostanzialmente, da tempo, ripete l'opposizione, ovvero che le risorse per il FAS sono state dirottate verso altre tematiche. È un quadro molto grave, e noi accentuiamo questa accusa nei riguardi di un Governo che ha un indirizzo, che è quello di guardare alle aree forti del Paese per motivi di ordine politico, perché fortemente condizionato - come afferma l'onorevole Miccichè - dalla Lega; è una contraddizione che penalizza fortemente il Mezzogiorno.
Ancora una volta, il Mezzogiorno paga un grande prezzo e questo lo vogliamo dire ai parlamentari del sud qui presenti, a coloro i quali sostengono di voler fare delle battaglie per il Mezzogiorno e per la Sicilia. Sono battaglie che si fermano soltanto a livello verbale e che vedono compromessi gli obiettivi della Sicilia con la complicità di tanti politici che sono a favore di un Governo che penalizza il sud e, in modo particolare, la Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vico che al momento non è in aula.
L'onorevole Antonino Russo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/30.

ANTONINO RUSSO. Signor Presidente, intervengo con una punta di amarezza e - se mi è consentito - anche di indignazione. Così come sottolineato anche nell'interventoPag. 3precedente dell'onorevole Burtone, ci capita di dover assistere costantemente alla stessa cosa ogni qual volta vi sono provvedimenti che hanno bisogno di copertura per la necessità di intervenire su settori anche importanti, e seri, come quello previsto al comma 11 dell'articolo 1: il Governo non trova occasione migliore, più semplice e facile, che passare dal «bancomat», dallo «sportello bancario» chiamato FAS, per prelevare quanto gli serve.
Perché provo indignazione e amarezza? Perché è del tutto evidente che se si consente questo modo di pensare, se questa è la filosofia che si esprime nei provvedimenti, è naturale che la conseguenza sia che non si potrà mai colmare il divario esistente tra le due aree del Paese. Le risorse del FAS hanno questa specificità, questo obiettivo, ossia provare ad intervenire strutturalmente, e infrastrutturalmente, per colmare il divario. Questo Governo, invece, costantemente - siamo arrivati a più 20 miliardi di euro in questo scorcio di legislatura - ha depredato, senza alcun ritegno, i fondi destinati per le aree sottoutilizzate. Mi chiedo fino a quando dovrà continuare questo atteggiamento, fino a quando dovrà continuare questa irresponsabilità e la sudditanza di una parte consistente anche dei parlamentari del centrodestra, che l'unica cosa che sanno fare è quella di dire «signorsì», tranne poi lamentarsi, ogni tanto, come fanno il sottosegretario Miccichè o il presidente della regione Lombardo, per stendere un comunicato stampa o per rilasciare un intervista sui giornali.
Vi sono le sedi istituzionali dove ci si può lamentare, gli atti parlamentari, i voti in Aula per determinare un andamento diverso. Ma non mi pare che ci sia stato nulla di tutto ciò, né da parte degli esponenti sudditi - non sudisti - del centrodestra (Commenti dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia), né da parte degli esponenti del Movimento per l'Autonomia. Il provvedimento, in particolare, taglia ancora una volta un miliardo e mezzo di euro. Si tratta di 900 milioni di euro a valere da questo anno, 300 milioni dall'anno successivo, e altri 300 milioni ancora per il 2011.
Ho la certezza che il Governo ancora una volta ci dirà, nel migliore dei casi, che condivide il ragionamento, che condivide l'ordine del giorno e che lo accoglie come raccomandazione. Io di questo non sarei per nulla soddisfatto perché so quanto vale un accoglimento come raccomandazione di questo Governo e in questo campo, considerato che - lo ripeto - ha già sottratto al FAS 20 miliardi di euro. La «raccomandazione» provo a farla io: mi auguro che questo Governo possa rispettare lo spirito, il senso, la funzione e il valore che ha il FAS, in particolar modo per gli investimenti strutturali e infrastrutturali del Mezzogiorno, soprattutto della Sicilia, e, nella fattispecie, della provincia di Agrigento, che mi pare sia quella che subisce maggiormente tagli dai provvedimenti che il Governo ha posto in essere da quando si è insediato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Salutiamo gli alunni e i professori della sezione III B della scuola media Settembrini di Roma che sono qui oggi per assistere ai nostri lavori (Applausi). Insieme con loro salutiamo gli studenti e i docenti dell'Istituto tecnico industriale Arturo Malignani di Udine (Applausi).
L'onorevole Naccarato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/22.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, anche il mio ordine del giorno riguarda l'utilizzazione del Fondo per le aree svantaggiate, non tocca però l'aspetto - l'hanno fatto alcuni colleghi prima di me - relativo alle aree di utilizzo di questo fondo, ma cerca di far riflettere la Camera sul fatto che questo provvedimento, utilizzando in modo irrazionale il Fondo per le aree svantaggiate, rischi, a cascata, di danneggiare un meccanismo che era stato pensato, da un lato, per aiutare le aree svantaggiate e, dall'altro, per colmare le distanze tra queste aree ePag. 4le parti più ricche e più sviluppate del Paese. Con il provvedimento di cui ieri la Camera ha esaminato gli emendamenti si propone di utilizzare una parte consistente del FAS per garantire le risorse occorrenti per il processo di adeguamento dei prezzi nel settore dei lavori pubblici.
Credo che su questo punto non si sia riflettuto a sufficienza, tant'è che il nostro gruppo aveva presentato degli emendamenti per correggere le storture contenute in tale misura. Infatti la revisione dei prezzi rischia di incidere sui patti di stabilità per gli enti locali. Guardate che rischiamo di assistere, da un lato, all'utilizzo sbagliato del fondo che non sarà più disponibile per aree che avrebbero bisogno di queste risorse, dall'altro incideremo negativamente anche sul patto di stabilità per gli enti locali. Questo riguarda tutto il Paese, non solo singole aree, e le aree più penalizzate. Se gli adeguamenti dei prezzi dei materiali da costruzione vanno a pesare sul Patto di stabilità, mettiamo gli enti locali in condizione di avere ancora meno risorse per gli investimenti.
Su questo aspetto andrebbe fatta una riflessione più approfondita, considerando anche che nel provvedimento in esame vi è un altro aspetto che danneggia gli enti locali, cioè la proroga dell'entrata in vigore di una misura contenuta nella finanziaria per il 2008, secondo la quale gli enti pubblici e le società a capitale totalmente pubblico che si trovavano in condizione di arbitrato con imprese potevano devolvere questi contenziosi ad una sezione speciale delle corti d'appello. In altre parole erano messe in condizione di avere più forza nel processo di definizione dei contenziosi aperti. Non consentendo l'entrata in vigore di questa ulteriore misura danneggiamo ancora di più gli enti locali, i quali rischiano di soccombere in queste situazioni o di accedere ad accordi al ribasso.
Quindi - concludo - l'ordine del giorno in esame propone un utilizzo più razionale del Fondo per le aree svantaggiate che aveva una finalità precisa nella legge che lo aveva previsto, diversa da quella di essere utilizzato a pioggia, il cui rischio sussiste anche con questo provvedimento.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Moro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/17.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, anche l'ordine del giorno in oggetto tratta del FAS: l'argomento con cui abbiamo iniziato i lavori di questa seduta ma anche l'argomento su cui si è fortemente discusso nella seduta di ieri sera e in altre sedute.
Il nostro pare quasi un atteggiamento ripetitivo: più ordini del giorno presentati sullo stesso argomento e in più occasioni riprendiamo il discorso riguardante il fondo sulle aree svantaggiate, quasi che la materia non si dovesse esaurire. Voglio tuttavia ricordare all'Assemblea - lo ricordo soprattutto ai colleghi della maggioranza - che non è passato molto tempo da quando, qualche settimana fa, quest'Assemblea e la sua maggioranza ha votato un ordine del giorno proposto dal Movimento per l'Autonomia che ribadiva la necessità, oltre che l'opportunità, di rispettare le percentuali previste dalla legge per l'utilizzo del FAS. Cosa accade con questo ulteriore provvedimento? Accade che tale principio - seppur non per somme esorbitanti: infatti parliamo di 300 milioni di euro - non viene rispettato. Nell'articolo 1 del decreto-legge in discussione, infatti, per un obiettivo che sicuramente non vogliamo mettere in discussione, consistente nel costituire un fondo per il riequilibrio dei prezzi dei materiali che evidentemente ne hanno necessità - non discutiamo quindi il merito del provvedimento -, al fine di istituire tale fondo si fa riferimento e si fa ricorso ancora una volta al FAS che qualche collega ieri ha definito ormai essere utilizzato come un salvadanaio.
Dunque il nostro atteggiamento non è ripetitivo ma piuttosto vuole richiamare l'attenzione del Governo e anche dei colleghi di maggioranza sulla necessità di rispettare gli impegni assunti in quest'Aula.Pag. 5Abbiamo lanciato l'allarme sin dall'inizio, quando si è trattato di finanziare quell'operazione che sembrava per così dire sicuramente molto popolare: l'abolizione dell'ICI sulla prima casa, che è stata disposta ricorrendo al quel fondo. Al di là del merito - non voglio insistere sull'inopportunità di questa misura - era sicuramente inopportuno far riferimento per la copertura a un fondo che non era destinato in maniera eguale a tutto il territorio ma che doveva rispettare percentuali diverse.
Oggi con riferimento al fondo utilizzato per l'abolizione dell'ICI sappiamo di avere ragione: infatti soltanto circa il 20 per cento di quel fondo è tornato al sud grazie al vantaggio conseguito dai cittadini con l'abolizione dell'ICI. Non dobbiamo insistere sulla stessa strada. Fino a questo momento il FAS è stato utilizzato in maniera impropria per circa 17 miliardi di euro: non possiamo continuare in questa direzione. Anche l'occasione dell'ordine del giorno in esame concernente l'articolo 1, comma 11 di questo decreto-legge, che riguarda - ripeto - somme di per sé non esorbitanti e che non costituiscono un allarme, è utile e necessaria per ribadire al Governo e alla maggioranza la necessità di rispettare le percentuali: infatti l'obiettivo nei confronti del Meridione non è di mera solidarietà. Anzitutto l'obiettivo deve essere in quest'Aula di rispettare sul piano istituzionale gli impegni assunti: non serve approvare gli ordini del giorno se poi, il giorno dopo, torniamo indietro sui principi.
Inoltre l'obiettivo che propongo con l'ordine del giorno, con particolare riferimento alla Calabria regione da cui provengo e che rappresento dal punto di vista politico, non riguarda solo la Calabria né solo le regioni meridionali perché il loro riequilibrio è un interesse dell'intero Paese. Per tale ragione non mancherà occasione per stare in allerta e non vi sarà alcuna distrazione sotto questo profilo perché non è consentito votare in Assemblea in una certa di direzione e continuare poi a lavorare in un'altra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/40.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/1936/40 che ho presentato in relazione all'articolo 3 dove sono previste norme in materia di protezione civile soprattutto perché tali norme richiamano altri eventi alluvionali.
L'ordine del giorno in esame sottolinea al Governo la necessità di passare da interventi meramente contingenti, nel momento in cui si verifica l'alluvione, ad una prospettiva di un piano straordinario per la messa in sicurezza dei territori e dei siti a grave rischio idrogeologico e ambientale. Mi pare che questa prospettiva fosse stata più volte ribadita dal Governo e dal sottosegretario competente per materia, il dottor Bertolaso. Noi avevamo - come facciamo anche in questa sede - dato atto al Governo di essere tempestivamente intervenuto per fare quanto era necessario al fine di fronteggiare l'emergenza, ma ora si deve fare un passo in avanti.
Con l'ordine del giorno in esame impegniamo il Governo - e mi auguro che la valutazione del Governo sia positiva - a predisporre, nei prossimi interventi legislativi, misure e finanziamenti a sostegno della prevenzione di eventi calamitosi e soprattutto per la protezione delle aree a rischio di dissesto idrogeologico. È un dato certo il fatto che il nostro Paese sia fatto di torrenti, di montagne, di colline, con un certo terreno che geograficamente è molto diffuso su tutto il nostro Paese; pertanto, nell'ordine del giorno in esame portiamo dentro non soltanto, signor sottosegretario, l'esperienza recente del Piemonte o di altre regioni che sono state colpite nel corso di questi eventi anche recentissimi, ma la storia di un Paese che dimostra sempre grande prontezza e grande solidarietà per fronteggiare l'emergenza della calamità naturale, ma che ha meno sapienza e meno capacità di programmare una seria tutela del proprio territorio, con un piano di carattere decennale. Credo che questo Governo abbia la possibilità ePag. 6mi auguro la volontà di intervenire in tale direzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Bocci ha facoltà di illustrare suo ordine del giorno n. 9/1936/8.

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, voglio insistere su un tema che ho provato ad argomentare in occasione della discussione di ieri e della discussione sulla proposta dell'emendamento presentato dalla maggioranza. Non ci sono riuscito, ma voglio continuare a provarci, anche perché quando qualche volta non è possibile ottenere il risultato migliore, si lavora per il danno minore. Per questo voglio ancora una volta richiamare l'attenzione del Governo sull'emendamento che è stato approvato dalla maggioranza e che, sostanzialmente, aumenta l'importo che può essere affidato da pubbliche amministrazioni a trattativa privata o, se vogliamo essere ancora più precisi, attraverso il meccanismo della procedura negoziata. Si fa un errore: ad una domanda che può essere anche giusta, si fornisce una risposta sbagliata, inopportuna.
Invito il Governo a riflettere ancora sulla scelta che è stata fatta e sul voto che consentirà alle amministrazioni, nei prossimi giorni, di affidare lavori consistenti, di cifre consistenti (fino a cinquecentomila euro), con una semplice trattativa privata. Non è questa la risposta di cui vi è bisogno in una situazione come quella che stiamo vivendo e come sta vivendo il settore delle costruzioni. Non è una risposta alla situazione di crisi, non è una risposta politica: è una risposta che si inserisce nell'ambito di una certa provvisorietà e disomogeneità, contenendo soprattutto elementi di contingenza, che non hanno nulla a che fare con gli elementi strutturali, che invece sono necessari in una situazione difficile come questa.
È grave pensare che si possa non indire un bando pubblico per cifre e per importi consistenti. Chi ha fatto l'amministratore locale lo sa: vi sono delle urgenze che riguardano, spesso, i comuni e le amministrazioni pubbliche, ma sono urgenze di 50, 100 mila euro, o interventi per situazioni che possono riguardare, ad esempio, edifici scolastici. Tuttavia, sono stati sempre questi gli importi riguardo i quali gli amministratori hanno chiesto la possibilità di procedure veloci e snelle. Non è possibile trasformare o trasferire domande come queste in situazioni in cui si consente alla pubblica amministrazione di derogare alle norme sugli appalti e di affidare, in poche ore e in pochi giorni, lavori di questa portata.
Abbiamo, più volte, ricordato al Governo che su alcune parti del provvedimento vi è stato - e vi è - il consenso dell'opposizione e, anche questa volta, abbiamo dimostrato che, finalmente, in questo Parlamento, non vi è un'opposizione non attenta alle proposte, ma, anzi, essa si fa carico di altre proposte, alternative a quelle del Governo. Tuttavia, è necessario avere una visione organica dell'insieme delle misure che si intendono portare all'attenzione del Parlamento, nell'interesse del Paese, cercando di perseguire il bene comune e cercando di guardare e di capire ciò che occorre effettivamente al Paese e, in questo caso, alla pubblica amministrazione. Pensare di dare delle risposte così importanti, attraverso strade così pericolose è, onestamente, sbagliato.
Per questo motivo, l'ordine del giorno in esame cerca soltanto di richiamare il Governo e di impegnarlo ad individuare forme di controllo e di garanzia, almeno questo: l'ultimo appello che rivolgo al Governo è di attivare forme di garanzie e di sicurezza.

PRESIDENTE. L'onorevole Mariani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/7.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, con il mio ordine del giorno chiedo un impegno al Governo per quanto riguarda il tema delle disposizioni in materia di arbitrati. Ieri si è svolta una discussione su alcuni emendamenti proposti, che sono stati respinti dal Governo: insisto sulla questione che riguarda unPag. 7tema molto delicato, che afferisce a tutta la vicenda e alla situazione relativa ai contratti in materia di lavori pubblici.
L'articolo 1-ter del provvedimento in esame, infatti, introdotto dal Senato, differisce ulteriormente i termini in materia di divieto di devoluzione delle controversie al collegio arbitrale nei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. La norma è non la prima, ma l'ultima, solo l'ultima, di una serie di continui differimenti in materia, che si protraggono dal dicembre del 2007 (per l'esattezza, mi sembra sia la terza). Dal nostro punto di vista appare, però, inopportuno questo meccanismo, perché, innanzitutto, origina incertezza. Tale incertezza, che si protrae nel tempo, purtroppo, su un tema così delicato, è dovuta al fatto (così si risponde alle nostre obiezioni) che non vi è ancora una piena organizzazione delle sezioni specializzate in materia di proprietà industriale ed intellettuale, come indicato nel decreto legislativo n. 168 del 2003, alle quali dovrebbe, poi, essere estesa la competenza in materia di contratti pubblici.
Chiediamo al Governo di provvedere in tempi rapidi, anche perché riteniamo che sia necessario porre fine a questa situazione di incertezza, con la necessità di un quadro normativo - come diciamo sempre - semplificato, ma molto chiaro e che non sia più basato su meccanismi derogatori ed anche dilatori. Come abbiamo più volte sottolineato, si tratta di un tema molto delicato, perché si presta ad interpretazioni differenti. Abbiamo spesso sottolineato - anche durante la discussione svolta, in questi ultimi mesi, riguardo la semplificazione delle norme e la necessità di velocizzare i lavori pubblici e le grandi opere (così come le piccole) - la necessità di individuare meccanismi normativi che diano rapidità ma, nello stesso tempo, certezza e trasparenza.
Questo riferimento è uno dei più significativi, dal mio punto di vista, proprio quando ci si richiama alla velocità, ma soprattutto alla trasparenza. Esisteva, nella pubblica amministrazione, fino a poco tempo fa, diciamo fino a che non si è intervenuti con la finanziaria per il 2008, vietando alle pubbliche amministrazioni di inserire clausole compromissorie in tutti i contratti aventi ad oggetto lavori, forniture e servizi, la possibilità, relativamente a questi contratti, di sottoscrivere dei compromessi che rispondevano ad un'esigenza: quella di consentire, cioè, allorché non vi fossero accordi tra le imprese, che facessero riferimento ad appalti, o avessero sottoscritto nei loro contratti alcune clausole, di devolvere a collegi arbitrali la risoluzione delle controversie.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RAFFAELLA MARIANI. A fronte dell'esigenza di trasparenza e di chiarezza - sto per concludere signor Presidente - e spesso su segnalazioni ripetute dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, abbiamo potuto verificare che non vi è stato un ricorso occasionale ed episodico a tali compromessi ma, anzi, una costante, grave e reiterata abitudine a riferirsi ad essi, in maniera superiore alle aspettative. Si tratta di un meccanismo rispetto al quale dobbiamo porre un termine, e applicare velocemente un provvedimento già introdotto con la finanziaria per il 2008, mettere fine alla deroga, ovvero alla possibilità di deferimento agli arbitrati e predisporre, nel più breve tempo possibile, le sezioni specializzate in materia di proprietà industriale. Questo servirà ad alleggerire il sistema degli appalti dal punto di vista normativo, a fare trasparenza e a garantire maggiore legittimità.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Pag. 8

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1936)

PRESIDENTE. L'onorevole Braga ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/6.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, con questo ordine del giorno intendiamo riportare l'attenzione del Governo su un ambito di intervento riguardo al quale abbiamo sollecitato più volte l'attenzione da parte dell'Esecutivo. Ciò specie a seguito dei fatti molto gravi che si sono verificati lo scorso mese con la tragedia di Rivoli che ha visto la morte di un ragazzo di 17 anni, a causa di una non adeguata manutenzione dell'edificio scolastico. Più volte, in queste settimane, abbiamo riflettuto sulla necessità e l'urgenza - è stato richiamato anche dal sottosegretario Bertolaso, intervenuto a riferire in Aula - di attivare un programma straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici in Italia. Ci è stato ricordato che, attualmente, le sedi scolastiche in Italia, tra i vari livelli di istruzione, sono circa 57 mila: di questi istituti, molti richiedono un intervento strutturale di messa in sicurezza cui deve corrispondere, evidentemente, un adeguato e altrettanto straordinario sforzo economico che è stato quantificato - come ci ha detto il sottosegretario - in circa 13 miliardi di euro.
A fronte di questa necessità e della condivisione, credo, unanime del bisogno di dare risposta ad un'emergenza che si è posta in maniera evidente in questi mesi, purtroppo, abbiamo assistito, negli atti e nei provvedimenti del Governo, ad un pesante ridimensionamento delle risorse che erano già previste nella finanziaria per il 2007 per il Patto di sicurezza delle scuole. Nella finanziaria per il 2009 abbiamo visto come il capitolo degli investimenti per i piani di edilizia scolastica abbia subito un taglio orizzontale e una rimodulazione dei vari capitoli attribuiti ai ministeri pari a circa 23 milioni di euro.
Questi 23 milioni di euro costituiscono una parte rilevante di quei 100 milioni di euro che erano stati previsti per il 2009 proprio per un intervento congiunto dello Stato con i comuni, le province e le regioni per la messa in sicurezza degli edifici scolastici.
A ciò si aggiunge una misura contenuta nel decreto-legge cosiddetto Gelmini che ha ulteriormente ridotto le risorse per la sicurezza antisismica degli edifici scolastici con una conseguenza molto grave: non soltanto quella di far fare un passo indietro rispetto ad un impegno che era stato avviato con la manovra finanziaria per il 2007 in questo settore, ma anche di mettere a repentaglio, a rischio una serie di interventi già programmati e previsti che avevano visto impegnato tutto il sistema delle istituzioni locali che hanno competenze in materia.
Purtroppo, in questa situazione, lo sappiamo e lo abbiamo sollecitato anche con un'interrogazione rivolta al Consiglio dei ministri, al Ministero dell'economia e a quello dell'istruzione, gli enti locali hanno un ulteriore vincolo che impedisce loro, in molti casi, di intervenire in maniera efficace in questo settore che è dato dai patti di stabilità interna imposti alle regioni e agli enti locali.
Purtroppo, questi vincoli impediscono spesso a province e comuni di apprestare una serie di interventi anche immediati di assoluta urgenza per la messa in sicurezza e per la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici scolastici che insistono sui propri territori.
A fronte di questa situazione, con quest'ordine del giorno chiediamo che il Governo si impegni ad individuare tempestivamente le risorse e ad avviare in tempi rapidi un piano straordinario di messa in sicurezza del patrimonio edilizio scolastico che possa far fronte e mettere in cantiere un finanziamento certo e programmato per i prossimi anni attraverso un vero e proprio patto per la sicurezza che coinvolgaPag. 9in modo coordinato i diversi livelli istituzionali in termini di competenze e di risorse.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CHIARA BRAGA. Riteniamo che questa attenzione che è stata dichiarata più volte anche in occasione di interventi pubblici da parte di autorevoli Ministri di questo Governo debba, poi, trovare una adeguata traduzione anche all'interno dei provvedimenti e ci auguriamo che questo impegno venga accolto e portato avanti dal Governo.

PRESIDENTE. L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/21.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, questo ordine del giorno tende sostanzialmente a porre un problema rispetto al quale confesso la mia difficoltà a dare una risposta.
Il problema si pone in questi termini: esisteva una legge di semplificazione, un meccanismo cosiddetto «taglia leggi» che ha fatto molto discutere la dottrina, perché sostanzialmente provvedeva ad eliminare dall'ordinamento, con una procedura abbastanza complessa, una serie di leggi, ritenendo che, in questo modo, si potesse dar vita ad una semplificazione quantitativa della legislazione.
Dico subito che questo meccanismo è un pochino utopistico perché non ha senso una eliminazione quantitativa delle leggi quando poi il Parlamento vara leggi, da un punto di vista qualitativo, sostanzialmente incomprensibili e tra loro in un contrasto molto evidente.
Penso che quando i commentatori scientifici esamineranno questi sei mesi di legislatura si metteranno le mani nei capelli, perché non riusciranno onestamente a capire come il Parlamento si muove, per dettare regole chiare e comprensibili per i cittadini.
Veniamo al problema del cosiddetto «taglia leggi»: la legge di semplificazione degli anni scorsi aveva dettato una procedura discutibile, ma comunque fatta di una serie di deleghe successive che consentivano di eliminare dall'ordinamento norme con criteri chiari, comprensibili, anzi poteva essere un elemento di riflessione.
Il decreto-legge n. 112 del 2008, tra le tante misure discutibili, ne ha prevista una che non è stata approfondita con attenzione, ossia l'introduzione dell'articolo 24 che, in un mio intervento, ho definito scherzosamente una specie di «taglia leggi con il turbo».
Ciò vuol dire, sostanzialmente, che si operava in questo modo: si individuavano circa tremila leggi - si è fatto un ampio elenco di queste leggi - e si disponeva che tali leggi sarebbero state abrogate. Lo schema in pratica è il seguente: con un decreto-legge si individuavano in un allegato circa tremila leggi (adesso il numero esatto non lo ricordo) e si diceva che queste leggi sarebbero state abrogate. Tuttavia, tali leggi sarebbero state abrogate non con decorrenza immediata, perché ciò sarebbe stato certamente un po' discutibile, ma con un meccanismo basato su di una sorta di silenzio-assenso. Notate a che perversione si arriva. Il legislatore d'urgenza comunica al Parlamento che tremila leggi verranno abrogate a meno che, entro sei mesi da oggi, qualche amministrazione non dica che quella legge è necessaria. Questo è, dunque, il caso che l'ordine del giorno in esame cerca di fotografare.
Faccio notare che questo termine di sei mesi sta per scadere (scadrà a giorni). A questo punto vi è un problema molto delicato in ordine all'efficacia nel tempo della norma che stiamo esaminando, perché l'articolo 2-ter, al quale il mio ordine del giorno si riferisce (mi rendo conto che è difficile capire ciò che sto spiegando in maniera un po' sommaria), in realtà è stata introdotta a seguito dell'approvazione di una proposta emendativa. Ricordo che gli emendamenti apportati ai decreti-legge non entrano in vigore con il decreto-legge (al momento della sua emanazione), ma al momento della sua conversione. Pertanto, siamo con tempi molto stretti. L'abrogazione disposta dal decreto-leggePag. 10n. 112 avrà effetto tra pochi giorni. Tutto poteva funzionare (da questo punto di vista) se la Camera avesse approvato senza modifiche, ma non sarà così. Quindi credo che il testo verrà esaminato dal Senato tra cinque, sei, sette giorni (non so bene quando) e, dunque, vi è il rischio che questa disposizione sia inutile.
Vorrei rivolgermi al buon senso del Governo, per il rispetto di un minimo di decenza nel porre le regole. Infatti, è necessario chiarire questi aspetti. Il decreto-legge n. 112 del 2008 ha abrogato, con effetto differito, tremila leggi. Il decreto-legge in esame, che non riesco più a memorizzare neanche nel nome perché il titolo è una filastrocca, dispone che una di quelle tremila leggi è necessaria. Pertanto, siamo dinanzi ad un'incognita molto singolare, perché non sappiamo se questo disperato tentativo di salvataggio di una norma dal cosiddetto «taglia-leggi con il turbo», ad iniziativa di Calderoli, avrà un esito positivo perché, in buona sostanza, è possibile che quando si arrivi ad approvarlo al Senato sia ormai troppo tardi. È una storia banale, singolare e piccola ma che dice tutto sul modo sconsiderato (non mi sovviene un altro aggettivo) di varare le leggi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, ho capito che il tempo a mia disposizione è terminato ma sto finendo il concetto.
Onorevole Volontè, si allontani dal tavolo della Presidenza e non disturbi!
La conclusione del mio intervento è questa: dateci una risposta perché anche se il problema non è enorme, è possibile, tuttavia, che vi siano dei cittadini che si sentano un po' presi in giro.

PRESIDENTE. L'onorevole Causi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/19.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, nell'ordine del giorno in esame poniamo due problemi. Il primo si connette a quanto diceva poco fa l'onorevole Zaccaria: siamo di fronte ad un caso lampante di difficoltà di gestione e di adeguatezza delle regole con cui si regge il nostro sistema amministrativo. Effettivamente alcuni prezzi internazionali sono molto aumentati durante il 2008, ma già negli ultimi mesi dello stesso 2008 quei prezzi internazionali sono diminuiti e, anzi, per effetto della crisi internazionale una delle preoccupazioni è quella di essere entrati in una fase deflattiva. Ricordo che il prezzo del petrolio è molto diminuito e la riduzione della domanda di una serie di beni sta comportando la riduzione dei prezzi.
In ogni caso, affrontiamo adesso il tema di evitare che le nostre amministrazioni possano essere coinvolte in una grande quantità di contenziosi per l'adeguamento dei prezzi, che possono bloccare le opere infrastrutturali. Da tale considerazione nasce, appunto, il secondo tema di questo ordine del giorno. Infatti, andiamo a finanziare il Fondo predisposto per aiutare le amministrazioni a venire incontro all'adeguamento dei prezzi con risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate (il FAS).
Caro Presidente, onorevoli colleghi, dobbiamo fare una riflessione su questa questione. Sappiamo tutti (sia la maggioranza, sia l'opposizione) che esiste un'insoddisfazione per l'efficacia delle politiche di sviluppo territoriale a sostegno del Mezzogiorno fatte negli ultimi quindici anni. Tuttavia, questa sensazione di inefficacia rimane nella superficie. Non l'abbiamo mai indagata in modo serio e non abbiamo fatto un'analisi seria del perché vi sia stata un'inefficacia delle politiche di sviluppo in Italia.
Se la facessimo, ci accorgeremmo di tre aspetti: in primo luogo, che la quantità di risorse investite in queste politiche è stata molto inferiore rispetto a quanto è avvenuto ad esempio in Germania o in Spagna; in secondo luogo, che non c'è stato mai un adeguamento dei finanziamenti ordinari per il Mezzogiorno; in terzo luogo, che non è vero che tutte le politiche per il MezzogiornoPag. 11non hanno funzionato, perché alcune tipologie di politiche hanno funzionato.
Di fronte a questa insoddisfazione, invece di fare un'analisi seria di cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato, il Governo da sei mesi ci propone la risposta più assurda possibile, cioè sostanzialmente quella di azzerare il FAS, di decurtarlo e di dirottare costantemente i fondi del FAS su altre finalità, non garantendo così più il vincolo 85-15 fra centro-nord e sud e non garantendo neppure, con questa norma, l'obiettivo di qualificare la spesa. Infatti, queste risorse erano state originariamente stanziate per investimenti e non per fare altro, come ad esempio progettazione o collaudi. Con questo ordine del giorno chiediamo che l'utilizzo del nuovo fondo predisposto presso il Ministero delle attività produttive sia utilizzato unicamente per investimenti.
Infine - concludo il mio intervento - la risposta di decurtare costantemente il FAS, motivandolo con il fatto che siamo insoddisfatti di come queste politiche sono state fatte negli ultimi quindici anni, è assurda. Ciò significa abbandonare il Mezzogiorno ed il compito di una buona politica che non consiste nell'evitare i problemi, ma invece nell'analizzarli in modo serio, nel verificare perché alcune cose hanno funzionato ed altre no e, quindi, riorientare, per esempio, i 110 miliardi di euro disponibili da qui al 2013, comprensivi dei fondi comunitari, verso pacchetti di intervento efficaci e monitorabili, imparando anche dalle esperienze, ma non certamente abbandonando il Mezzogiorno al suo destino, soprattutto in una fase di crisi economica europea ed internazionale così grave.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARCO CAUSI. L'ennesima decurtazione del FAS per 900 milioni di euro (e non solo per 300 milioni) è un elemento che, ancora una volta, grida vendetta e richiederà a questo Parlamento di intervenire in modo serio ed approfondito non solo per ripristinare le risorse, ma soprattutto per ripristinare una sana politica di aiuto per il Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Trappolino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/36.

CARLO EMANUELE TRAPPOLINO. Signor Presidente, l'ordine del giorno che abbiamo presentiamo con i colleghi del Partito Democratico della Commissione agricoltura raccoglie in parte la discussione che abbiamo svolto anche ieri a proposito dell'urgenza dell'articolo 2 di questo decreto-legge. Rappresentiamo in questa occasione la necessità di un impegno del Governo nel finanziare ulteriormente il Fondo per l'imprenditoria giovanile.
L'articolo 2, infatti, risponde all'esigenza di rilancio del settore agroalimentare e, in particolare, risponde anche in parte al rifinanziamento di quel Fondo che nella scorsa legislatura era stato previsto nella legge finanziaria 2007 per i giovani imprenditori agricoli.
Il settore agricolo si trova in una fase di grande trasformazione, di grande innovazione e nella necessità di costruire processi innovativi. Nei giovani vede una grande risorsa e quindi, sia dal punto di vista della sostanza, sia dell'immagine, l'imprenditoria giovanile in questo settore rappresenta il rinnovamento reale sia dei processi produttivi, sia di quelli organizzativi.
Quindi, credo che questo ordine del giorno vada in questa direzione e rappresenti la necessità di dare valore a questa potenzialità che il nostro Paese possiede. I dati del settore agroalimentare (anche dal punto di vista della consistenza di questo settore in termini di crescita nel 2007) dimostrano che, per quanto riguarda le esportazioni, abbiamo un trend molto positivo: tra il 2006 e il 2007 la crescita è dell'8 per cento, con un fatturato di 23,8 miliardi di euro nel 2007 e con una crescita, anche in termini numerici, del numero delle imprese agricole che, in questo passaggio, ha fatto registrare anchePag. 12maggiori investimenti per una più importante strutturazione delle aziende.
Pertanto, in questo senso chiediamo con questo ordine del giorno un rifinanziamento di questo Fondo che prevedeva, per il quinquennio 2007-2011, 50 milioni di euro e per il quale il Governo ha per il 2009 previsto soltanto cinque milioni di euro. Quindi, chiediamo il raddoppio di queste risorse.
Si tratta di un impegno che va nella direzione del sostegno all'imprenditoria giovanile e rappresenta anche uno stimolo al Governo affinché emani bandi per l'assegnazione di queste risorse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Gatti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/10.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, ieri abbiamo votato un emendamento del Partito Democratico e di altre forze che era diventato un emendamento delle Commissioni che ha abrogava l'articolo 3-bis di questo provvedimento, che era stato inserito al Senato. In questo articolo, si decideva che le operazioni, previste dal commissario straordinario nel programma di salvataggio delle grandi imprese in stato di insolvenza, non costituiscono trasferimento d'azienda, di ramo o di parti d'azienda, ai sensi dell'articolo 2112 del codice civile.
Questo è un passaggio importante, perché questa norma - che secondo noi era stata inserita per salvaguardare il processo di trasformazione dell'azienda Alitalia in CAI sul quale noi abbiamo espresso tutte le nostre perplessità e tutta la nostra contrarietà sulle procedure adottate - in pratica significa una cosa: che per i lavoratori di Alitalia non si applicano tutte le tutele previste dal codice civile in caso di trasferimento di ramo d'azienda. Ieri abbiamo abrogato questo articolo - lo ripeto - su proposta anche delle Commissioni.
Siamo molto preoccupati però, signor Presidente, perché nel decreto-legge anticrisi e, in particolare, all'articolo 14, comma 5, ci ritroviamo nella medesima situazione, nel senso che il Governo ripropone la stessa norma. Ve lo leggo perché è breve: « (..) in vista della liquidazione dei beni del cedente, non costituiscono comunque trasferimento di azienda, di ramo o di parti dell'azienda agli effetti previsti dall'articolo 2112 del codice civile». A tal proposito, signor Presidente, mi faccia sottolineare una cosa: questo Governo adotta una pratica e delle tecniche che sono veramente anche umilianti per il Parlamento. Ci si propone una norma, noi la consideriamo sbagliata, si ritira, per poi ripresentarla in modo surrettizio con altri provvedimenti.
Vorrei a questo proposito leggervi un pezzo della relazione che l'onorevole Cazzola ha svolto in Commissione lavoro sul decreto-legge anticrisi: «L'articolo 14, comma 5, interviene in materia di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza, disponendo l'integrazione dell'articolo 56 (...). La modifica è volta a stabilire che le operazioni previste dal commissario straordinario nel programma di salvataggio dell'impresa in stato di insolvenza, consistenti nella cessione dei complessi aziendali o, per le società operanti nel settore dei servizi pubblici essenziali, dei complessi di beni e contratti, non costituiscono comunque, a condizione che esse siano previste in vista della liquidazione dei beni del cedente, trasferimento di azienda o di ramo o di parti dell'azienda agli effetti dell'articolo 2112 del codice civile».
Signor Presidente, anche in questo caso ci risiamo: abbiamo già visto il Governo intervenire in questo modo, lo abbiamo visto fare con il decreto-legge n. 112, con la famosa norma che abbiamo chiamato «ammazza precari», dove per risolvere un problema - quello delle Poste - si è inserita una norma che modifica in modo sostanziale e generale il diritto al lavoro. In quel caso ed anche per la situazione Alitalia, c'è una via maestra per affrontare queste situazioni: la trattativa con le rappresentanze dei lavoratori.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

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MARIA GRAZIA GATTI. Noi pensiamo che sia assolutamente deleterio intervenire con norme che modificano in modo sostanziale il diritto del lavoro e i diritti delle persone per affrontare problemi specifici. Questo significa non sapere governare, significa soltanto tentare dei meccanismi che permettano cose ambigue, oscure e che hanno un'unica vittima: i lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Brandolini ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Zucchi n. 9/1936/38, di cui è cofirmatario.

SANDRO BRANDOLINI. Signor Presidente, l'ordine del giorno Zucchi n. 9/1936/38 riguarda la drammatica situazione che si è creata in questi giorni nel settore dell'agricoltura anche a seguito del maltempo. Cominciano a venire al pettine i nodi dei tagli, orizzontali e indiscriminati, che hanno colpito fortemente il settore agricolo, tagli effettuati con il decreto-legge n. 112. Voglio ricordare che per quanto riguarda l'agricoltura questi tagli sono stati non pesanti ma pesantissimi, in particolare per quanto riguarda la spesa per gli investimenti dove i tagli hanno raggiunto il 39,67 per cento, in un momento in cui la crisi mondiale richiedeva invece un'accelerazione nei processi di investimento a sostegno di quelle imprese; quella qualità del sistema agricolo italiano va salvaguardata e incentivata per competere a livello internazionale.
Come dicevo - e si può proprio dire che piove sul bagnato - le piogge di questi giorni hanno portato al pettine uno dei nodi fondamentali. Negli ultimi anni il settore agricolo, che a fronte di calamità vedeva un diretto intervento diretto dello Stato, attraverso una riforma ha superato l'intervento diretto dello Stato a seguito di calamità, per farvi fronte attraverso un Fondo di solidarietà nazionale che interviene in queste situazioni. Si tratta di un Fondo che serve affinché gli agricoltori che si consorziano - e lo stanno facendo sempre di più - possano pagare le assicurazioni, con un contributo dello Stato, per assicurarsi contro i danni creati dalla grandine, dalle intemperie, dal mutamento climatico e dalle inondazioni di questi giorni. Ebbene, con il decreto-legge n. 112 del 2008 i fondi sono stati azzerati; non è previsto alcun contributo a fronte di un impegno che era stato preso fin dal Governo precedente di chiudere il 2008, che non ha risorse sufficienti, e prevedere un incremento delle risorse per il 2009.
Non c'è alcun intervento per il 2009 nel disegno di legge finanziaria, né nei provvedimenti successivi, ed oggi dovremo discutere il decreto-legge n. 171 del 2008, e si vedrà se riusciremo ad approvarlo, considerato che scade il 3 gennaio e che deve tornare al Senato per i pasticci fatti da questa maggioranza che ha approvato un provvedimento senza copertura finanziaria.
Allora, riteniamo che di fronte a questa situazione, piuttosto che nulla, sia meglio «piuttosto»; quindi, abbiamo presentato l'ordine del giorno in esame...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SANDRO BRANDOLINI. ...affinché il Governo si impegni ad intervenire con il primo provvedimento per far sì che gli agricoltori, gravemente colpiti in questi giorni dal maltempo, abbiano la certezza di un sostegno dello Stato che è fondamentale per assicurare un reddito ad una categoria che è soggetta alle intemperie, alle calamità e che senza assicurazioni rischia di non avere reddito, anzi, di dover pagare le spese per la produzione senza poi avere il raccolto, e quindi senza poter incassare.
Voglio ricordare, peraltro, che questi lavoratori non hanno alcun ammortizzatore sociale e, quindi, che l'assicurazione è l'unico strumento che può consentire di alleviare una situazione di difficoltà.
Chiediamo, dunque, che il Governo accetti questo ordine del giorno e che vi sia un impegno concreto perché poi nel primo provvedimento si possano rimettere i soldi che sono necessari per il 2008 e, soprattutto, prevedere che il fondo abbia un'adeguata copertura per il 2009...

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PRESIDENTE. Onorevole Brandolini, devo invitarla a concludere.

SANDRO BRANDOLINI. ...per dare, quindi, tranquillità e sicurezza al mondo agricolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Siragusa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/26.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, abbiamo più volte detto in quest'Aula e fuori che siamo gravemente preoccupati per la sottovalutazione da parte del Governo e della maggioranza della recessione in corso. Voglio dire con molta forza che sono molto più preoccupata per la sottovalutazione che, mi sembra, si sia concretizzata in ogni atto della maggioranza e del Governo per ciò che significa per il sud del nostro Paese la recessione.
A Palermo già da ora la crisi sta investendo pesantemente imprese e attività commerciali: FIAT di Termini Imerese ha messo in cassa integrazione i dipendenti e naturalmente è fortemente colpito anche l'indotto, penso alla Ergom, ma anche alle tante imprese del settore che sono costrette a chiudere e a licenziare. Penso, inoltre, alle tantissime attività commerciali, anche in città, che stanno chiudendo in questi giorni e che licenziano personale anche sotto Natale, un periodo durante il quale, in genere, in realtà si assume, seppure per brevi periodi. Stanno chiudendo call center, come ad esempio la Omnia, il personale dell'aeroporto di Palermo si trova in una grave crisi, di cui abbiamo discusso già in quest'Aula con un'interpellanza urgente.
A questa situazione, già grave, calcolata dai sindacati in centinaia e centinaia di posti di lavoro che vengono persi già in questi giorni, si aggiungeranno a breve gli effetti dei tagli che il Governo e la maggioranza hanno deciso nelle manovre finanziarie che sono state adottate dall'estate fino ad oggi: mi riferisco, ad esempio, ai quasi 5 mila posti in tre anni per la docenza e a tutto il resto per ciò che riguarda le scuole.
Noi ci troviamo di fronte ad un grave problema: in questo Parlamento, quando si parla del sud, qualcuno insorge perché, forse, si pensa alla questione dei rifiuti di Napoli (che più volte ci ha impegnati in questa discussione) e al sud governato da forze politiche che non sono quelle della maggioranza di Governo; in questo momento parlo, invece, di un sud e della Sicilia in particolare, che è saldamente governata da anni da una maggioranza analoga a quella del Governo.
Oppure il Parlamento insorge perché si immagina un sud che ingurgita risorse senza spenderle bene, un sud piagnone e si pensa che vogliamo fare pietismo.
Ben lontani siamo dal voler fare pietismo! Una collega, in Commissione cultura, parlando delle vicende che riguardano la Sicilia in particolare, ma il sud in generale, mi ha detto: un giorno dovrete avere una riscossa morale.
Mi chiedo: quale riscossa morale si può avere in un sud depresso, molto più fortemente colpito dalla recessione di quello che avviene al nord e che si trova privato, come sta avvenendo in questo momento, di ogni possibile investimento?
Il Governo che utilizza i fondi FAS come un bancomat, in realtà, sottrae possibilità di sviluppo al sud. A noi servono infrastrutture, ricerca, innovazione, formazione, e per fare questo non possiamo che pretendere che vengano utilizzati i fondi per le aree sottoutilizzate, che, invece, in questo momento, vengono sottratti in ogni occasione.
Si dice che ci sono solo questi fondi. Credo che il Parlamento debba fare una scelta: lo sviluppo del sud Italia, della Sicilia e di Palermo (in questo caso, l'ordine del giorno riguarda questo) è una questione che interessa il Paese e l'Europa.
Il sud, che non va avanti nello sviluppo economico, è un freno per ogni possibile sviluppo dell'intera nazione e dell'intero Paese. L'intero Paese (come l'Europa già fa), dovrebbe realizzare, invece, un forte investimento e poi gestirlo con oculatezzaPag. 15e pretendere dagli amministratori locali efficienza, efficacia e trasparenza nella gestione delle risorse.
Ecco perché, con questo ordine del giorno, chiediamo che la ripartizione dei fondi FAS tenga conto delle necessità delle nostre regioni meridionali e della provincia di Palermo in particolare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Servodio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/35.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, vorrei richiamare qui l'attenzione del Governo su un argomento che, peraltro, è stato trattato anche attraverso la presentazione da parte del Governo di un emendamento, su un tema centrale per il rilancio del sistema agroalimentare italiano.
Signor sottosegretario, in questo ordine del giorno, che tiene conto, come diceva il collega Brandolini, del provvedimento per il rilancio del sistema agroalimentare all'attenzione di quest'Aula (ci auguriamo che possa venire in Aula ed essere anche ampiamente discusso e portato avanti positivamente) è inserito il tema delle agevolazioni in materia previdenziale per il settore agricolo, soprattutto nelle aree sottoutilizzate.
Voglio ricordare al Governo che questi interventi, anche in sede comunitaria e anche nell'ambito della riforma della politica agricola comunitaria in atto, non vengono considerati interventi di natura assistenziale, cioè i cosiddetti aiuti di Stato; anche la Comunità europea sostiene questo tipo di intervento, che considera strutturale.
Esso, infatti, incide soprattutto su un onere, quello di natura previdenziale, che grava sui datori di lavoro e sui lavoratori e che è centrale per la formazione non solo del costo del lavoro in agricoltura, ma anche per la formazione dei prezzi dei prodotti destinati al consumo.
Signor sottosegretario, nei precedenti Governi, in modo particolare nel precedente Governo Prodi, questo tipo di intervento, ripeto, strutturale, è stato garantito per una serie di anni. Oggi ci troviamo di fronte ad una misura, peraltro introdotta dal Senato nel decreto-legge n. 171 del 2008, che riguarda soltanto un periodo limitato: arriva fino a marzo 2009.
Mi chiedo (e vorrei che il sottosegretario ponesse attenzione): con quale garanzia le imprese agricole possono affrontare il tema della competitività e della produttività, se su questo aspetto previdenziale non hanno certezze e sicurezze?
Sappiamo che, come tutte le imprese italiane, le imprese agricole in modo particolare hanno oggi difficoltà a competere con altri Paesi, soprattutto del Mediterraneo e dell'est Europa, che realizzano prodotti con un processo di minori spese, proprio nell'ambito del lavoro.
E allora, sottosegretario, credo che l'agricoltura meriti più attenzione. In Commissione agricoltura abbiamo detto al Ministro che non è possibile che nel decreto-legge n. 112 del 2008, nella legge finanziaria, nel decreto-legge cosiddetto anticrisi, in tutti i provvedimenti che sono passati e passeranno in Aula non vi sia nulla per l'agricoltura: per la prima volta, il capitolo dell'agricoltura è stato completamente azzerato. Non chiediamo qui assistenza per le imprese: chiediamo qui certezza per le imprese! Dobbiamo avere fiducia nelle imprese agricole italiane, e quindi trovare qui l'impegno del Governo a far sì che i fondi strutturali per questo tema siano trovati per l'intero anno 2009; perché solo così possiamo garantire il rilancio di un settore, sottosegretario, di cui dobbiamo essere orgogliosi.
Nonostante l'inerzia dello Stato, nonostante l'inerzia della pubblica amministrazione, i nostri imprenditori producono (scusate il bisticcio di parole) prodotti di qualità, ma oggi hanno difficoltà a stare sul mercato; ciò significa che, se non potranno più sostenere la competitività, ci sarà un calo dell'occupazione: un calo dell'occupazione (lo ripeto, sottosegretario) soprattutto nel Mezzogiorno, ma anche in quelle aree marginali e montane del centro-nord.

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PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIUSEPPINA SERVODIO. L'ordine del giorno in esame non riguarda solo il Mezzogiorno, ma tutte le aree marginali di questo Paese. Credo che il Governo - me lo auguro e ce lo auguriamo - possa accogliere questo ordine del giorno, e veramente ne saremmo grati.

PRESIDENTE. L'onorevole Sani ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Oliverio n. 9/1936/37, di cui è cofirmatario.

LUCA SANI. Signor Presidente, con l'ordine del giorno in esame si intende sollecitare l'opportunità di introdurre accordi di filiera nel settore della pesca, così come già avviene in agricoltura, anche in attuazione del regolamento CE n. 736 del 22 luglio 2008 su aiuti di Stato alle imprese del settore della pesca, che vanno dalla produzione alla distribuzione. Lo scopo è quello di strutturare meglio il sistema pesca italiano, consentendone la modernizzazione anche attraverso nuovi investimenti che potrebbero derivare da economie di scala.
Come ricordiamo, all'inizio di questa legislatura si è registrata una forte protesta dei pescatori italiani, una protesta legata principalmente al rincaro del gasolio, che ha esasperato il settore, ma che al tempo stesso ha riproposto l'insieme delle difficoltà. Quella protesta, e devo dire anche la sensibilità del Parlamento ed alcune scelte che dobbiamo dare atto al Governo di aver fatto hanno prodotto alcuni risultati.
Voglio ricordare che in Commissione agricoltura abbiamo votato all'unanimità una risoluzione che prendeva atto e che sollecitava soluzioni rispetto ai problemi della pesca. Occorre proseguire nella risoluzione dei problemi che investono quel settore.
Sappiamo che ad oggi nel nostro Paese c'è una flotta peschereccia molto datata, che oltre al consumo eccessivo di carburante, problema che si era aperto durante la scorsa primavera e nell'estate, non garantisce un'adeguata sicurezza dei lavoratori sulle imbarcazioni. C'è una forte concorrenza degli altri Paesi rivieraschi, la necessità quindi di investire di più nel settore, di razionalizzare la flotta peschereccia italiana.
Questo si può fare anche attraverso l'introduzione di accordi di filiera per mettere a sistema tutto il settore a garanzia delle imprese, degli operatori ed anche dei consumatori. Con gli accordi di filiera si possono determinare appunto nuovi investimenti, più reddito per le imprese e un accorciamento della filiera distributiva con effetti positivi sui prezzi al consumo e soprattutto sulla qualità del prodotto, garantendone la piena tracciabilità.
In tal modo, si può limitare anche la contraffazione che spesso avviene in questo settore, consentendo pure un miglioramento dei sistemi di controllo.
È chiaro, signor Presidente, che la pesca rappresenta per il nostro Paese un settore economico fortemente identitario. Per alcune aree delle regioni che si affacciano sul mare la pesca è un elemento trainante dell'economia. Per tale motivo, occorre proseguire nell'opera di ristrutturazione di questo sistema per la qualità complessiva e per la solidità delle imprese, del lavoro e del prodotto che arriva sulle nostre tavole.

PRESIDENTE. L'onorevole Fiorio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/11.

MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, l'ordine del giorno in questione pone il tema dei contributi destinati alle zone del Piemonte a seguito dell'alluvione del 1994 (zone ancora colpite da eventi alluvionali quest'anno e che in questo momento sono sottoposte a gravi problemi di dissesto idrogeologico).
Non chiediamo l'istituzione di un fondo ad hoc per intervenire sulla questione, ma semplicemente di riconoscere i fondi e i contributi già accantonati per quelle zone. La legge n. 35 del 1995 istituiva, infatti, un'addizionale all'imposta di bollo sugli invii degli estratti conto (si trattava quindi di un'imposta rivolta a tutti quanti richiedesseroPag. 17alla propria banca l'invio dell'estratto conto).
In questo modo si provvedeva alla costituzione di un fondo a disposizione per quelle aree. Da allora, però, quel fondo e quelle risorse - che ormai ammontano a qualche centinaia di milioni di euro - non sono quasi mai stati messi a disposizione della regione Piemonte.
Chiediamo, pertanto, di intervenire affinché venga riconosciuta la destinazione originaria di quei fondi, di modo che si possano mettere in sicurezza le aziende e le abitazioni dei cittadini di quelle zone.
Molto spesso si parla di leggi e di fondi istituiti a partire dalla guerra di Abissinia in poi, ma abbiano ancora, in questo momento, leggi che istituiscono gettiti che non vanno alle destinazioni originarie.
Credo che alle regioni come quelle sottoposte al maltempo (anche in questi giorni la questione è all'ordine del giorno) debbano essere riconosciute quelle risorse, perché è giusto che i loro cittadini possano lavorare e vivere in una situazione di sicurezza che molto spesso non è loro concessa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Graziano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/31.

STEFANO GRAZIANO. Signor Presidente, l'ordine del giorno n. 9/1936/31 a mia firma vuole ancora una volta sottolineare la difficoltà relativa alle risorse utilizzate dal fondo FAS. Vogliamo impegnare il Governo rispetto al fatto che sono già stati sottratti 16,6 miliardi di euro al fondo FAS. In merito a ciò ritengo utile che si apra una riflessione forte, in particolare ad opera dei parlamentari del Mezzogiorno d'Italia appartenenti al PdL, perché sottrarre continuamente tali fondi crea una difficoltà oggettiva al Mezzogiorno d'Italia per quanto riguarda, in particolare, le opere infrastrutturali.
L'ordine del giorno vuole, in questo senso, garantire che non vi sia una disparità di risorse tra quelle destinate al centro-nord e quelle destinate al Mezzogiorno d'Italia. Per questo motivo, ancora una volta, chiediamo l'impegno del Governo a far sì che vi sia una forte restrizione ad un tale utilizzo e che non vi sia una continua distrazione di quelle risorse - in realtà, di questo si tratta - destinate alle aree sottoutilizzate (il cosiddetto FAS) verso altri obiettivi. L'ordine del giorno impegna, ancora una volta, il Governo a che queste risorse vengano utilizzate per la regione Campania e, in particolare, per la provincia di Caserta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Pedoto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/33.

LUCIANA PEDOTO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno cerchiamo di ribadire, ancora una volta, quello che affermiamo dall'inizio della legislatura: ovvero che a noi sembra che questo Governo, con il decreto-legge sull'abolizione dell'ICI, con la manovra economica di questa estate (decreto-legge n. 112), richiamata anche in questo provvedimento, stia saccheggiando il Fondo per le aree sottoutilizzate. Nessuno, credo, contesta i contenuti di questo provvedimento che rappresentano alcune questioni sulle quali non si discute in termini di opportunità delle decisioni. Le riserve sono, invece, sul contenuto di alcune scelte, forse, tardive, sulle forme, sul modo. Mi sembra che vi sia una superficialità di approccio da parte del Governo e anche una tendenza ad intervenire in maniera sporadica e disarticolata. Noi, invece, vorremmo riaffermare il principio per cui lo sviluppo delle infrastrutture del Mezzogiorno è una questione centrale per lo sviluppo del Paese; rappresenterebbe un modo di agire molto miope quello di diminuire, azzerare, tutte quelle risorse che in precedenza erano state accantonate a tal fine.
I tagli al FAS sono stati operati senza alcuna consultazione con le regioni. Ci troviamo di fronte ad una situazione in cui si tagliano progetti che riguardano strade, infrastrutture, raccolta dei rifiuti, scuole, asili nido, assistenza domiciliare agli anziani,Pag. 18perché tutti i miliardi di euro che sono stati accantonati per il Fondo per le aree sottoutilizzate sono destinati proprio a queste operazioni. Ci troviamo di fronte ad una situazione in cui con i tagli disposti al Fondo finanziamo spese di gestione corrente, spesso a copertura di buchi di amministrazioni locali, mentre le finalità dovrebbero essere quelle di finanziare le politiche addizionali per lo sviluppo; abbiamo, quindi, una finalità e un'impostazione completamente diversi. Si assiste a un saccheggio costante e sporadico, privo di una programmazione unitaria di fronte ad esigenze vere, ma comunque disparate e occasionali.
Oltretutto, questo modo di procedere pone probabilmente anche un rischio di incostituzionalità, sia pure indiretta, per violazione dell'articolo 119 della Costituzione. Il principio costituzionale, che poi è alla base della legge istitutiva del Fondo, prevede che le risorse aggiuntive siano destinate allo sviluppo per il riequilibrio territoriale, ma così non è. La previsione di diverse destinazioni entrerebbe in contrasto con il principio costituzionale alla base della legge istitutiva del Fondo.
Per questi motivi, invito il Governo a valutare e ad accogliere il mio ordine del giorno, per riaffermare, ancora una volta, che il ricorso alle disponibilità del Fondo non deve alterare il principio della ripartizione territoriale delle risorse tra sud e nord del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Madia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/32.

MARIA ANNA MADIA. Signor Presidente, vorremmo utilizzare questo ordine del giorno - anche dopo l'intervento della collega Pedoto - come spunto per mettere in evidenza un problema più ampio che in questo momento sta vivendo il nostro Paese, soprattutto per le scelte attuate da questo Governo. A noi sembra di vedere proprio la mancanza di una visione di sviluppo per il nostro Paese. Si va avanti con interventi una tantum e il fatto che si continui ad attingere dal FAS è proprio emblematico di questa mancanza di visione di sviluppo e del reiterare provvedimenti una tantum che, in realtà, poco ci aiutano in questo momento di gravissima crisi internazionale.
Credo che l'orientamento tenuto dall'Unione europea il 14 ottobre scorso, quando ha consigliato a tutti gli Stati membri di interpretare il Patto di stabilità con una maggiore flessibilità, non sia stato un orientamento irresponsabile, tutt'altro. In quella sede, la sede comunitaria, l'Unione europea ha rilevato quanto questa crisi internazionale sia grave, quanto proprio forse con l'allentamento di quel Patto di stabilità si possa far ripartire lo sviluppo in tutti gli Stati nazionali.
In questo senso è indicativa la strada intrapresa dalla Francia che ha deciso per l'anno prossimo di far arrivare il rapporto deficit-PIL al 4 per cento, ma chiaramente con una qualificazione della spesa e con un progetto di sviluppo per la Francia. Ricordo che il Governo francese prevede di portare il PIL, attraverso l'allentamento del Patto di stabilità, ad un aumento dell'1 per cento. In Italia tutto questo non avviene. In Italia il Governo ha presentato un decreto-legge cosiddetto anticrisi che - lo sottolineava Tito Boeri qualche giorno fa - addirittura prevede un saldo positivo per lo Stato, e quegli 80 miliardi annunciati sono rimasti sulla carta.
Noi ci saremmo aspettati altro, ci saremmo aspettati che in conseguenza di questa crisi, così com'è avvenuto in Francia e in altri Paesi, il Governo ridefinisse davvero la sua agenda, e la ridefinisse pensando al futuro del nostro Paese, pensando a quale progetto di sviluppo si possa intraprendere per uscire - come dice lo stesso Ministro Tremonti - rafforzati da questa crisi. Io molto spesso, quando il Ministro Tremonti parla, mi trovo assolutamente d'accordo con lui. Credo che le sue analisi siano spesso molto ben fatte, e credo anch'io che serva un progetto di sviluppo che ci faccia uscire rafforzati da questa crisi; quello che però non vedo, dopo le parole del Ministro Tremonti, sono i fatti.Pag. 19
Aveva detto a luglio che chiudere il bilancio per tre anni era proprio una precondizione per affrontare la crisi in modo strutturale. In realtà insieme a quella manovra triennale abbiamo approvato l'abolizione dell'ICI e la detassazione degli straordinari, due provvedimenti, e i fatti ci hanno dato ragione, in quel momento assolutamente sbagliati. Ancora non vediamo un progetto di sviluppo, in quanto continuiamo ad attingere dal FAS e a togliere risorse al sud, mentre forse, proprio per uscire da questa crisi e iniziare un progetto di sviluppo, bisognerebbe iniziare ad investire risorse, non in modo immobile ma in modo costruttivo, proprio nel sud del nostro Paese. Per questo chiediamo che il Governo accolga il nostro ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Pes ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/18.

CATERINA PES. Signor Presidente, l'ordine del giorno in oggetto nasce dalla preoccupazione che ancora una volta un provvedimento del Governo prevede l'utilizzazione del Fondo per le aree sottoutilizzate in maniera impropria, in quanto spalma sul territorio nazionale risorse che dovrebbero essere impiegate in realtà nel Mezzogiorno. Il Sole 24 Ore, qualche giorno fa, ha pubblicato una tabella dalla quale risulta in maniera chiara una sottrazione di 16 miliardi di euro al FAS. Dunque il problema è che per attuare questi tagli vengono cancellate opere e infrastrutture già programmate. Ci chiediamo, anzitutto, quali saranno le opere e le infrastrutture che dovranno essere cancellate.
Come ieri hanno già spiegato i nostri colleghi che hanno presentato emendamenti e come, per quanto riguarda la Sardegna, nel mio caso, ha già spiegato ieri nel suo intervento l'onorevole Calvisi, viene disposto l'utilizzo delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate in misura tre volte superiore rispetto all'entità dell'onere da coprire in termini del saldo netto da finanziare. Ciò significa che la copertura richiesta per la compensazione e per l'aumento del prezzo è di 300 milioni mentre il Fondo per le aree sottoutilizzate è pari al triplo, vale a dire a 900 milioni di euro. Detto in parole più semplici, significa che si spende molto prima ciò che si spenderebbe in molti anni, cioè si paga e si spende il triplo di quello che si dovrebbe.
Dunque, fatte queste premesse, chiediamo al Governo che la ripartizione delle risorse del FAS rispetti nella misura del possibile le percentuali di assegnazione già previste, in particolare gli interventi relativi alla regione Sardegna che, come tutti sapete, sta per ospitare l'importante G8 nei prossimi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole D'Antoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/25.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, l'ordine del giorno in oggetto come diversi altri si occupa del problema diventato devastante dall'inizio della legislatura: il Governo ormai, per coprire ogni spesa che deve affrontare, fa ricorso all'unico fondo che dovrebbe garantire la ripresa degli investimenti in particolare nelle aree deboli, ciò che comunemente, come è stato detto, viene definito FAS, Fondo per le aree sottoutilizzate.
Abbiamo avuto un lungo dibattito in quest'aula e anche nelle Commissioni circa il fatto che utilizzare questo fondo non solo è sbagliato in termini generali perché finisce per privare le aree deboli della possibilità di recuperare il ritardo che in molti anni si è accumulato, ma determina anche una conseguenza devastante: coprire spese correnti con spese per investimento.
Si tratta di una questione aperta che, a mio avviso, come dice la relazione tecnica degli uffici della Camera non potrebbe ammettersi: non è possibile - e la Presidenza a mio giudizio dovrebbe dichiarare inammissibile questa copertura - coprire spese correnti con fondi per investimento.Pag. 20Tale operazione non solo provoca un effetto moltiplicatore incredibile: nel caso della spesa prevista all'articolo 1 del provvedimento in esame per coprire 300 milioni ne deve utilizzare 900, poiché la previsione è che ciò che sarebbe stato speso in tre anni in questo caso deve essere coperto immediatamente. Inoltre, finisce per determinare un effetto perverso: quando aumenta una spesa corrente, si deve far ricorso o ad un taglio di spesa corrente o ad un aumento delle entrate, ma fare ricorso a spese per investimenti significa tradire l'impostazione normale della contabilità, di un bilancio trasparente e di un rapporto corretto.
In questi mesi la maggioranza si è andata tanto gloriando, in giro per il Paese e anche in quest'Aula, del fatto che con il provvedimento n. 112 del 2008 aveva messo in sicurezza i conti dello Stato. Se invece continua, dal decreto-legge n. 1112 del 2008 in avanti, a coprire tutte le spese che deve affrontare con fondi per investimenti, non mette assolutamente in garanzia i conti dello Stato, anzi li aggrava, perché si ritroverà una spesa aumentata senza una copertura corrispondente: utilizzando fondi per investimenti finisce per avere un vuoto nella gestione della contabilità, oltre che fare un danno notevole alle aree deboli del Paese.
Questo andazzo deve finire. Credo che una riflessione seria della Presidenza, del Governo e della maggioranza dovrebbe portare tutti a dire che tale questione si deve chiudere. Non si può più far ricorso a fondi delle aree deboli per coprire spese correnti e spese di tutto il Paese. Non è possibile, perché si priva di risorse l'oggetto fondamentale del recupero delle aree deboli, perché si fa una violazione ed un'infrazione di legge coprendo spese correnti con spese per investimento e se ne fa un'altra, ancora più forte, dato che il fondo cosiddetto di ripresa, quello che chiamiamo fondo comunitario di sostegno 2000-2006 e che chiamiamo quadro strategico nazionale 2007-2013, si basa sul fatto che questa spesa per investimenti sia aggiuntiva alla spesa per investimenti ordinaria. Se addirittura non solo non è aggiuntiva, perché sostituisce la spesa ordinaria, ma diventa a quel punto anche sottratta, avremo un danno per le aree deboli impressionante, di quelli proprio devastanti, che ci porteremo dietro per decine e decine di anni.
Siamo veramente arrivati al limite; non si può più fare. Chiedo sommessamente, senza aggressività, una riflessione autentica. Spero che l'ordine del giorno in esame venga accolto, ma non solo per una questione di atteggiamento...

PRESIDENTE. Onorevole D'Antoni, anche lei è arrivato al limite: concluda per favore.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Sono arrivato al limite perché il limite del Governo ci ha capovolti tutti: spero che sia veramente l'ultima volta e che il Governo non tocchi più le aree deboli del Paese, non tocchi più fondi per investimento, altrimenti dimostrerà di avere un'idea di Paese che non corrisponde al Paese reale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1936/24.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, il Governo è consapevole, per i provvedimenti che già sono stati approvati, per questo in esame, ma anche per quello che riguarderà università e l'agricoltura, del fatto che ormai siamo in presenza di una distrazione impropria. Sono ormai cinque mesi che ci diciamo queste cose e dentro questo procedere il Governo continua ad agire con tagli e riprogrammazione. Ora si pone un punto, oggi per domani: siamo alla vigilia di un altro provvedimento importante, che esamineremo nei prossimi giorni, ad inizio anno, che riguarda l'architettura del quadro comunitario di sostegno, del quadro nazionale di sostegno, del FAS, del fondo occupazione e del FES. Non sarà possibile, all'inizio dell'anno, rimuovere i titolari delle risorse cui facevo riferimento.Pag. 21
I titolari, innanzitutto, sono le regioni dell'Obiettivo convergenza, cioè le regioni meridionali. Il punto è se il Governo - anche all'interno di un'immaginaria valutazione, in base alla quale i provvedimenti del 2008 fossero conclusi - entri nell'ordine di idee, rispetto alle ragioni dell'emergenza del Paese, di negoziare direttamente con i titolari. Insisto: i titolari dei FAS sono le regioni meridionali. I titolari del quadro comunitario di sostegno sono lo Stato e le regioni meridionali, quelle dell'Obiettivo 1 (per la sua parte).
Pertanto, ritengo che l'ordine del giorno che sottoponiamo all'attenzione del Governo, per la dimensione del provvedimento che stiamo esaminando, meriti una certa valutazione, oggi per quanto riguarda il provvedimento e domani per quanto riguarda le azioni del Parlamento, per affrontare la grave crisi del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Catanoso n. 9/1936/1, mentre non accetta i successivi ordini del giorno Oppi n. 9/1936/2 e Gaglione n. 9/1936/3.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Lo Monte n. 9/1936/4, mentre non accetta l'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/1936/5.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Braga n. 9/1936/6 e Mariani n. 9/1936/7.
Il Governo accoglie come raccomandazione i successivi ordini del giorno Bocci n. 9/1936/8, Gatti n. 9/1936/10, Fiorio n. 9/1936/11 e Laratta n. 9/1936/12. Proprio per aver accolto come raccomandazione quest'ultimo, il Governo formula un invito al ritiro dei successivi ordini del giorno Bordo n. 9/1936/13, Boffa n. 9/1936/14, Bellanova n. 9/1936/15, Luongo n. 9/1936/16, Lo Moro n. 9/1936/17 e Pes n. 9/1936/18.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Causi n. 9/1936/19, mentre non accetta gli ordini del giorno Morassut n. 9/1936/20 e Zaccaria n. 9/1936/21.
Sempre per aver accolto come raccomandazione l'ordine del giorno Laratta n. 9/1936/12, il Governo formula un invito al ritiro dei successivi ordini del giorno Naccarato n. 9/1936/22, Boccia n. 9/1936/23, Vico n. 9/1936/24, D'Antoni n. 9/1936/25, Siragusa n. 9/1936/26, Burtone n. 9/1936/27, Samperi n. 9/1936/28, Cardinale n. 9/1936/29, Antonino Russo n. 9/1936/30, Graziano n. 9/1936/31, Madia n. 9/1936/32, Pedoto n. 9/1936/33 e Cesario n. 9/1936/34.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Servodio n. 9/1936/35, Trappolino n. 9/1936/36 e Oliverio n. 9/1936/37, mentre non accetta i successivi ordini del giorno Zucchi n. 9/1936/38 e Ruvolo n. 9/1936/39.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Delfino n. 9/1936/40, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «a predisporre» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di predisporre (...)».

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei formulare un'osservazione, se possibile, in modo tale che lei chieda al Governo per quale motivo è invalsa ormai l'abitudine per cui, molto spesso, su una serie di ordini del giorno presentati all'Aula, esso esprime un parere di carattere dubbio dal punto di vista regolamentare e sicuramente poco chiaro dal punto di vista della politica d'Aula e della politica in generale.
Sugli ordini del giorno il Governo ha a disposizione l'opportunità di formulare pareri positivi o negativi o al limite diPag. 22accoglierli, politicamente, come raccomandazione (il che, dal punto di vista giurisdizionale, non ha lo stesso effetto di un ordine del giorno per quanto riguarda i poteri di indirizzo del Parlamento verso il Governo). Mi chiedo per quale motivo si utilizza uno strumento, quello dell'invito al ritiro, che è molto più utile quando si discutono gli emendamenti che sono proposte di modifica di una norma. A mio avviso, signor Presidente, bisognerebbe assolutamente limitare il numero di richieste di invito al ritiro degli ordini del giorno, perché gli ordini del giorno sono uno strumento di indirizzo che non interviene immediatamente, dal punto di vista legislativo, a formare una norma. Si tratta, invece, di formare una volontà, sia del Parlamento che del Governo. L'invito al ritiro, sostanzialmente, è un'astensione dal giudicare l'ordine del giorno. Il Governo, su un ordine del giorno, può meglio dire che si rimette all'Aula, piuttosto che chiedere ad un presentatore il ritiro dell'ordine del giorno. Rimettersi all'Aula, da parte del Governo, costituisce un atteggiamento molto più chiaro, che rende neutra la figura del Governo rispetto al potere di indirizzo del Parlamento e dei singoli parlamentari.

PRESIDENTE. Non so se il Governo intenda replicare. Certamente non spetta alla Presidenza dire al Governo quello che deve fare. Tocca invece all'opposizione, questo sì, giustamente il diritto di dare i suggerimenti che ritenga più opportuni. Non mi pare che il Governo intenda intervenire.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Catanoso n. 9/1936/1, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Oppi n. 9/1936/2, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Oppi n. 9/1936/2, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 466
Votanti 462
Astenuti 4
Maggioranza 232
Hanno votato
200
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che i deputati Froner, Zampa, Ghizzoni, Rampi, Bressa, Galletti e Rubinato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gaglione n. 9/1936/3, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gaglione n. 9/1936/3, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 476
Astenuti 3
Maggioranza 239
Hanno votato
215
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che i deputati Dima e Taddei hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Evangelisti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.Pag. 23
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lo Monte n. 9/1936/4, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/1936/5, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/1936/5, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 468
Votanti 465
Astenuti 3
Maggioranza 233
Hanno votato
203
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che i deputati Sanga, Sani, Maran e Galletti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Braga n. 9/1936/6, accettato dal Governo.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, vorrei ringraziare il sottosegretario per l'accoglimento di questo ordine del giorno. Mi auguro che, a seguito dell'accoglimento e dell'assunzione di impegno da parte del Governo, vi siano anche i provvedimenti conseguenti per dare attuazione a questo invito che, credo, ci debba vedere uniti e concordi sull'intervento nel settore degli edifici scolastici.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1936/7 accettato dal Governo.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, apprezzo e ringrazio il Governo per l'accoglimento di questo ordine del giorno. Vorrei anche ribadire che questo impegno, che ci prendiamo tutti insieme e rispetto al quale il Governo ha espresso parere favorevole (che in pratica consiste nel mettere in atto alcune delle norme che già erano state approvate dal Parlamento nella precedente manovra finanziaria) serve a ribadire il fatto che dobbiamo porre in essere atti conseguenti rispetto ad indirizzi già votati e indicati.
Il tema, come abbiamo sottolineato ogni volta nei nostri interventi, è molto delicato ed urgente e lo sottolineiamo nuovamente al Governo.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Bocci non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1936/8, accolto dal Governo come raccomandazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Berretta n. 9/1936/9 è stato ritirato.
Chiedo all'onorevole Gatti se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1936/10, accolto dal Governo come raccomandazione.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, mi rendo conto che il mio ordine del giorno è stato accolto dal Governo come raccomandazione, ma esiste una norma precisa all'interno del provvedimento cosiddetto «anti crisi» che ripropone la non validità dell'articolo del codice civile che garantisce diritti ai lavoratori nel caso di passaggio di ramo d'azienda per le grandi aziende in crisi.
A mio avviso è necessario bloccare questo modo di legiferare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo solo per sottoscrivere l'ordine del giorno Gatti n. 9/1936/10.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende modificare il suo parere su questo ordine del giorno.Pag. 24
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gatti n. 9/1936/10, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 486
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato
221
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che i deputati Mattesini e Portas hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Fiorio n. 9/1936/11, accolto dal Governo come raccomandazione.

MASSIMO FIORIO. Signor Presidente, sulla questione eravamo già intervenuti con un ordine del giorno alla legge finanziaria. Credo che, rispetto all'accoglimento come raccomandazione di quell'ordine del giorno e rispetto al fatto che sono stati respinti alcuni emendamenti presentati a questo provvedimento, ora un accoglimento solo come raccomandazione non basta più.
Chiediamo che il Governo dica se quei fondi, che spettano legittimamente alla regione Piemonte, possano essere messi a disposizione di quei territori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fiorio n. 9/1936/11, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 486
Astenuti 4
Maggioranza 244
Hanno votato
224
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che i deputati Schirru e Franceschini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che l'onorevole Laratta non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1936/12 accolto dal Governo come raccomandazione.
Passiamo all'ordine del giorno Bordo n. 9/1936/13 sul quale è stato formulato un invito al ritiro; si intenda che non vi acceda.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bordo n. 9/1936/13, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 483
Astenuti 4
Maggioranza 242
Hanno votato
218
Hanno votato
no 265).

Chiedo all'onorevole Boffa se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1936/14, formulato dal Governo.

COSTANTINO BOFFA. No, signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro ed insisto per la votazione.

Pag. 25

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,40)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boffa n. 9/1936/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato
222
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che i deputati D'Antona e Rao hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Cristaldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo all'onorevole Bellanova se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1936/15, formulato dal Governo.

TERESA BELLANOVA. Signor Presidente, non ritiro l'ordine del giorno in esame e chiedo che venga sottoposto al voto dell'Assemblea perché l'impegno richiesto al Governo è semplicemente quello di mantenere la ripartizione dell'85 per cento delle risorse del FAS al Mezzogiorno. Non assumere questo impegno significa dichiarare esplicitamente che si vogliono utilizzare le risorse del Mezzogiorno per fare ben altre operazioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bellanova n. 9/1936/15, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 490
Astenuti 4
Maggioranza 246
Hanno votato
230
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che la deputata Gatti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che l'onorevole Luongo non accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1936/16 ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luongo n. 9/1936/16, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 486
Astenuti 4
Maggioranza 244
Hanno votato
219
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che i deputati Realacci, Leoluca Orlando, Maran e Braga hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Chiedo all'onorevole Lo Moro se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1936/17.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, intervengo solo per dire che è difficile capire la richiesta del Governo. Che senso ha invitare a ritirare un ordine del giorno, il cui contenuto non fa altro che ribadire un ordine del giorno - che ho richiamato nel mio intervento - presentato giorni faPag. 26dal Movimento per l'Autonomia che è stato accolto dal Governo e votato dalla maggioranza. Non capisco. Si voti l'emendamento in esame, ma si tratta veramente di una cosa che non ha senso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lo Moro n. 9/1936/17, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 490
Astenuti 5
Maggioranza 246
Hanno votato
230
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che i deputati Garofalo e Dell'Elce hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che l'onorevole Pes non accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1936/18, formulato dal Governo ed insiste per la votazione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pes n. 9/1936/18, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato
227
Hanno votato
no 260).

Chiedo all'onorevole Causi se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1936/19, accolto dal Governo come raccomandazione.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, siamo in presenza di una questione semantica perché questo ordine del giorno è una raccomandazione. È assolutamente non impegnativo e non puntuale e quindi esso è, in sé e per sé, una raccomandazione. Pertanto, o il Governo lo accetta oppure non lo accetta. Non può accogliere una raccomandazione come raccomandazione.
Pertanto, chiedo davvero al Governo di accettare l'ordine del giorno in esame. Altrimenti ritengo sia necessario sottoporre l'ordine del giorno in esame al voto dell'Assemblea, perché esso è già una raccomandazione.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Il Governo non accetta l'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Causi n. 9/1936/19, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 493
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato
228
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Tabacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.Pag. 27
Prendo atto che l'onorevole Morassut insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1936/20, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Morassut n. 9/1936/20, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 489
Votanti 487
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato
223
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Tabacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che l'onorevole Zaccaria insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1936/21, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zaccaria n. 9/1936/21, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 492
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato
225
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che il deputato Tabacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che l'onorevole Naccarato non accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1936/22 ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Naccarato n. 9/1936/22, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 491
Astenuti 3
Maggioranza 246
Hanno votato
225
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che i deputati Tabacci, Palagiano e Leoluca Orlando hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Garagnani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo all'onorevole Boccia se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1936/23, formulato dal Governo.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame, per la verità, è meno di una raccomandazione. È un auspicio. Faccio presente ai miei colleghi della maggioranza e soprattutto a quelli che hanno responsabilità, perché eletti in Puglia e, quindi, hanno responsabilità sugli investimenti infrastrutturali coperti dal Fondo per le aree sottoutilizzate, che l'ordine del giorno in esame, così come formulato, chiede al Governo un impegno ad individuare gli strumenti che possano consentire la copertura di investimenti già programmati attraverso il Fondo per le aree sottoutilizzate.
Quindi è meno di una raccomandazione. Si tratta di un auspicio e non capisco per quale strano motivo il sottoPag. 28segretario mi ha invitato addirittura a ritirarlo. È la prima volta che ci chiedono il ritiro di un auspicio.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, confermo il parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franzoso. Ne ha facoltà.

PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, credo che il Governo dovrebbe prestare attenzione, atteso che stiamo parlando, né più, né meno, del rispetto di quanto previsto da un emendamento presentato al disegno di legge finanziaria già approvato da questa Camera e già previsto nel decreto-legge n. 112 del 2008 in ordine alla ripartizione dei fondi FAS (85-15). Mi chiedo a cosa serva l'accoglimento come raccomandazione quando si tratta di qualcosa già statuito per legge.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, l'ordine del giorno Boccia n. 9/1936/23 è accettato dal Governo (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Boccia se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1936/23, accettato dal Governo.

FRANCESCO BOCCIA. No, signor Presidente, non insisto e ringrazio il signor sottosegretario per aver accettato il nostro auspicio e la nostra speranza.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Vico se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1936/24, formulato dal Governo.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, mi rivolgo, se me lo consente, direttamente al sottosegretario. Egli ci ha informato che l'ordine del giorno Laratta n. 9/1936/12 poteva assorbire tutti gli altri ordini del giorno. In verità vorrei rappresentare le mie perplessità.
Infatti, l'ordine del giorno Laratta in qualche modo sta nel decreto-legge n. 112 del 2008 ed era opportuno assumerlo come impegno. Conseguentemente, a maggior ragione, onorevole sottosegretario, assumere questi ordini del giorno e questo auspicio nell'articolato del Mezzogiorno, per regioni diverse, e in certi casi anche per province, penso sia un atto coerente di accoglimento da parte del Governo nell'impostazione di auspicio, di segnalazione e di impegno. È questa la ragione per la quale mi permetto di chiedere al sottosegretario di modificare il parere espresso nell'ottica e nell'impostazione che anche l'onorevole Boccia ha appena reso qualche minuto fa.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione tutti gli ordini del giorno che si riferiscono a questo argomento.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Vico non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1936/24, accolto come raccomandazione dal Governo.
Sono, pertanto, accolti come raccomandazione tutti gli ordini del giorno che prevedono nel dispositivo l'impegno del Governo «a rispettare percentuali di assegnazione previste dal FAS».
Chiedo all'onorevole D'Antoni se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1936/25, accolto come raccomandazione dal Governo.

Pag. 29

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, non vi è differenza tra l'ordine del giorno Boccia n. 9/1936/23, accettato dal Governo e il mio ordine del giorno, accolto come raccomandazione. Non capisco, pertanto, questa differenza.
L'unica differenza è che su quello di Boccia ha parlato l'onorevole Franzoso. Se parla uno della maggioranza forse qualche ascolto viene dato dal Governo; se parla uno dell'opposizione, dicendo esattamente le stesse cose, per principio si dice di no. Allora che venga accettato come l'ordine del giorno dell'onorevole Boccia, dopo l'intervento dell'onorevole Franzoso. Francamente non c'è differenza; sono uguali, sono prudentissimi: nel dispositivo si prevede infatti «quanto più possibile».

PRESIDENTE. Quindi, onorevole D'Antoni, sta dicendo che o il suo ordine del giorno viene accettato dal Governo o insiste per la votazione?

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Certo, perché non c'è nessuna differenza, signor Presidente. Lo può leggere lei stesso. È precisamente identico.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1936/25 (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole D'Antoni?

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, ringrazio il Governo che accetta il mio ordine del giorno, ma - proprio per evitare equivoci - chiedo che il mio ordine del giorno n. 9/1936/25 venga posto in votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, il Governo è intervenuto dicendo che accoglie come raccomandazione tutti gli ordini del giorno che riguardano il FAS, anche se a me pare che con riguardo agli ultimi due sia stata assunta una posizione diversificata. Così facendo, però, su tutti gli ordini del giorno precedenti, già esaminati, che avevano lo stesso tenore, ma cambiavano soltanto la regione o la zona di riferimento, viene posta in atto una sperequazione che non sta né in cielo, né in terra e, quantomeno, non sta in piedi. Pertanto, il Governo dovrebbe accogliere come raccomandazione anche i precedenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, credo che il Governo sia un po' in stato confusionale. Infatti, siccome gli ordini del giorno sono tutti uguali (cambia soltanto il nome della regione), in quanto componente di questa maggioranza, ho votato contro su indicazione del Governo.
Poi esaminiamo un ordine del giorno che fa riferimento alla regione Puglia e il Governo lo accetta. Che cosa si fa per gli ordini del giorno che abbiamo già respinto? Il Governo ora presenti una riformulazione e dica che il FAS vale per tutte le regioni del Mezzogiorno. Non è possibile andare avanti così (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-Repubblicani, Misto-Movimento per l'Autonomia, Lega Nord Padania, Unione di Centro e di deputati del Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere convintamente,Pag. 30dopo le dichiarazioni del Governo, l'ordine del giorno proposto dall'onorevole D'Antoni. È chiaro, ancora una volta emerge qualcosa che oserei definire «poco chiaro». Da siciliano dico che non è possibile accettare un ordine del giorno per la Sicilia e gli altri, relativi ad altre regioni, no. È davvero patetico assistere a ciò. Quindi, al Governo chiediamo che vengano accettati tutti gli ordini del giorno che fanno riferimento al FAS per tutte le regioni.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, è evidente che da un punto di vista formale rispetto agli ordini del giorno che fino ad ora sono stati votati non si può assolutamente tornare indietro. Il Governo in Aula può assumersi un impegno politico anche riguardo ad una linea di indirizzo, ad un'azione o ad una volontà che gli ordini del giorno, come contenuto, ovviamente rispecchiano e chiedono al Governo.
Se ho ben capito, il parere del Governo è favorevole per quanto riguarda gli ordini del giorno aventi il medesimo contenuto. Per quanto riguarda, invece, l'impegno politico del Governo, sentiamo l'onorevole sottosegretario.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, voglio ricordare agli onorevoli deputati che, a proposito dell'ordine del giorno Laratta n. 9/1936/12, che è il primo, generale sull'argomento, il Governo lo ha accolto come raccomandazione, in quanto esso comprendeva tutti i successivi atti di indirizzo, ed ha invitato i presentatori a ritirare gli altri. Non essendo stati ritirati, si è proceduto in questo modo, ma il Governo sull'ordine del giorno Laratta n. 9/1936/12, che è quello di contenuto più generale, aveva dato la sua disponibilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, a me pare assai singolare che davanti ad un'Assemblea parlamentare il Governo si possa presentare con questa approssimazione su temi così importanti come quelli che stiamo affrontando (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del Partito Democratico). Anche la giustificazione appena addotta dal Governo mi pare risibile. Il Governo aveva accolto come raccomandazione l'ordine del giorno Laratta n. 9/1936/12. Poi ha accettato - e non accolto come raccomandazione - altri ordini del giorno (su uno, in particolare, era intervenuto un parlamentare della maggioranza). In quest'Aula, ciascuno svolge la propria funziona allo stesso modo. Gli ordini del giorno debbono valere per il contenuto che recano sia che siano proposti da un deputato della maggioranza, sia che siano proposti da un deputato della minoranza.
Allora io inviterei il Governo a ricercare un'altra soluzione possibile: per esempio, se il Governo si impegnasse ad accettare un ordine del giorno successivo chiedendo una riformulazione che recuperi il senso anche degli ordini del giorno erroneamente bocciati dall'Aula, perché il Governo ha dato un parere contrario, forse, potremmo uscire da questa situazione.
Se in un ordine del giorno successivo il Governo chiedesse di riformulare il testo dicendo che ci si impegna ad assicurare, quanto più possibile, le percentuali di assegnazione previste dal FAS, con riferimento a tutte le regioni dell'obiettivo convergenza, forse riusciremmo a riparare. Ma non continui il Governo ad arrampicarsi sugli specchi e ammetta che invece ha commesso un errore che in un'Aula parlamentare non bisognerebbe commettere, perché non va a merito del ruolo che svolgono i parlamentari, ma nemmeno a quello che è chiamato a svolgere il rappresentante del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, noi del PartitoPag. 31Democratico abbiamo presentato numerosi ordini del giorno su questo tema. Il problema, lo diciamo al Governo, non è di averli accettati o averli accolti come raccomandazione, il problema vero sono i fondi FAS. In quest'Aula più volte siamo stati tutti d'accordo, anche il Governo ha rilevato questo posizione, sul fatto che bisogna assegnare l'85 per cento delle risorse del Fondo alle aree sottoutilizzate. In verità, poi, non c'è provvedimento del Governo che non tocchi in maniera consistente questi fondi.
Allora se noi abbiamo presentato questi ordini del giorno è perché vogliamo sottolineare questa grande contraddizione; una contraddizione, tra l'altro, che vede contestazioni anche nell'ambito della stessa maggioranza. Quando ho illustrato il mio ordine del giorno ho richiamato puntualmente una dichiarazione del sottosegretario Miccichè, sottosegretario del Ministro Tremonti; in quella dichiarazione c'è un atto di accusa pesantissimo nei confronti del Governo: si dice che il Governo sta utilizzando i fondi FAS verso altre direzioni, non certamente per superare lo squilibrio tra il nord e il sud del Paese.
Apprezzo questa disponibilità un po' confusa del Governo, mi permetto di dire però che il problema non è accettare formalmente un ordine del giorno, ma di andare avanti con coerenza. Ecco perché io chiedo sul mio ordine del giorno un voto e chiedo ai parlamentari del Mezzogiorno, in particolare ai siciliani, di essere coerenti e di ascoltare non soltanto la voce dell'opposizione ma anche le voci critiche che sono presenti nella maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola alla onorevole Giudice, c'era una proposta dell'onorevole Occhiuto. Ricordo che stiamo discutendo dell'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1936/25. Si tratta di una proposta di riformulazione che, prendendo spunto dall'ordine del giorno D'Antoni, potrebbe ricomprendere tutti gli altri ordini del giorno sulla stessa materia. Il sottosegretario dovrebbe precisare il parere o fare una proposta di riformulazione.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, noi proponiamo di riformulare l'ordine giorno D'Antoni n. 9/1936/25, nel senso di fare riferimento a tutte le regioni di cui all'obiettivo 1.

PRESIDENTE. Onorevole D'Antoni, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1936/25 ?

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Sì, signor Presidente, e insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.

GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, fermo restando che non vi è dubbio che così come riformulato l'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1936/25 assorbe conseguentemente tutti gli ordini del giorno presentati ed aventi ad oggetto la stessa materia, vorrei affidare a quest'Aula una riflessione che trovo molto più importante.
Noi vogliamo affidare ad un ordine del giorno e ad un impegno del Governo una norma di legge (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)! Esiste una norma di legge sull'articolo, esiste una norma di legge nel decreto-legge n. 112, esiste una norma di legge nella finanziaria che prevede un'assegnazione con percentuali pari all'85 e al 15 per cento. Ora noi vogliamo affidare ad un ordine del giorno, che sia accettato o accolto come raccomandazione, il rispetto di una norma di legge? Io credo che ci sia qualcosa su cui tutti dovremmo riflettere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

Pag. 32

ANGELO CERA. Signor Presidente, all'amico onorevole e collega Giovanni Burtone vorrei dire che il problema non si risolve richiamando i siciliani a votare in un determinato modo, lasciando così immaginare agli altri parlamentari meridionali che ognuno se la debba sbrigare per proprio conto.
Esiste un problema: è necessario porre al Governo una questione meridionale, in maniera drammatica e chiara. In questo momento occorre un'azione di sensibilizzazione per le aree depresse del Mezzogiorno. Guai ad immaginare che ognuno possa fare ed agire per proprio conto! C'è un problema meridionale che va risolto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, chiedo di poter aggiungere la mia firma all'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1936/25, così riformulato, invitando i colleghi, da Aosta a Siracusa, a votare a favore.

PRESIDENTE. So che ci sono alcuni onorevoli che hanno chiesto di intervenire, se vogliono sottoscrivere l'ordine del giorno in esame possono farlo rivolgendosi agli uffici.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, innanzitutto vorrei apporre la mia firma a questo ordine del giorno, così come l'onorevole Mannino ed altri colleghi. Intendo svolgere una considerazione di fondo, perciò richiamo la sua attenzione, signor Presidente.
Quando ci troviamo di fronte agli ordini del giorno si pone sempre il tema della valenza e del significato dell'atto di indirizzo parlamentare. L'onorevole Giudice ci ha richiamato alla questione del rapporto con la norma primaria ed ha fatto riferimento anche al valore che può assumere l'ordine del giorno, quindi l'atto di indirizzo parlamentare. L'invito che rivolgo a lei, signor Presidente, ma soprattutto al Governo, è che nel momento in cui accoglie, con la riformulazione proposta, l'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1936/25, che è stato sottoscritto da molti di noi, dovrebbe sciogliere l'equivoco di fondo e soprattutto chiarire la politica del Governo rispetto al Mezzogiorno e ai fondi FAS, perché la norma primaria (quella che abbiamo approvato con il decreto-legge n. 112 del 2008) non è stata attuata, anzi è stata saccheggiata, alterata e vanificata.
Pertanto, se l'accoglimento da parte del Governo ha il significato di riconsiderare la posizione politica che ha portato avanti sul Mezzogiorno e sui fondi FAS, allora non c'è dubbio che l'ordine del giorno abbia una sua valenza, a meno che non si accolga l'ordine del giorno tanto per uscire da questa impasse e chiudere la partita. Ritengo che il problema politico sia tutto qui e che sia il Governo sia il collega Giudice dovrebbero saperlo meglio di qualsiasi altro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, intervengo per sottolineare che condividiamo la riformulazione proposta dal sottosegretario Giachino il quale coerentemente ha rappresentato la posizione del Governo quando aveva accolto come raccomandazione l'ordine del giorno Laratta n. 9/1936/12.
Il Movimento per l'Autonomia ha sempre sottolineato l'esigenza che il Governo rispettasse con coerenza la suddivisione delle risorse del FAS, così come previsto dalle leggi richiamate in quest'Aula dall'onorevole Giudice. Da questo punto di vista, il Governo, la maggioranza, e in modo particolare il Movimento per l'Autonomia che tale questione ha sollevato fin dal primo momento, hanno pienamente la coscienza a posto.

Pag. 33

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Drago. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE DRAGO. Signor Presidente, intervengo brevemente anche perché credo che la questione posta dall'onorevole Giudice debba essere ripresa con estrema chiarezza da parte dell'Assemblea.
Se alcuni colleghi, parecchi colleghi, intendono affidare ad un ordine del giorno il rispetto di una norma, il motivo è semplice, collega Giudice: è perché il Governo, in questi mesi, non ha rispettato la norma, perché i fondi FAS sono stati utilizzati come una sorta di bancomat per pagare tutto e il contrario di tutto, che non aveva nulla a che fare con le aree sottoutilizzate del Paese, non rispettando i criteri di ripartizione dell'85 per il Mezzogiorno e del 15 per cento per il centro-nord che la norma prevede.
Con estrema chiarezza, signor sottosegretario, credo che ci debba pur essere una strategia di comunicazione tra i componenti del Governo. Sappiamo che, probabilmente, da qui a qualche ora, il CIPE o il pre-CIPE deciderà di utilizzare nuovamente i fondi FAS per finanziare gli ammortizzatori sociali, che servono per le imprese del nord, del centro e del sud. Quindi, si utilizzeranno, ancora una volta, i fondi FAS senza coerenza con la norma che prevede l'utilizzo del Fondo per le aree sottoutilizzate.
Il problema è: se oggi andiamo ad approvare questo ordine del giorno con il consenso del Governo, mi consenta, signor sottosegretario, ma la prima cosa da fare è chiamare il Ministro Tremonti e dirgli che il Parlamento, ancora una volta, stamattina, sta dicendo con chiarezza che il FAS va utilizzato coerentemente con la norma che lo ha creato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto contrario da parte del nostro gruppo sulla richiesta fatta dai presentatori di questo ordine del giorno, non foss'altro perché qualcuno prima di me ha giustamente ricordato che vi è già una legge che impone un determinato intervento per la collocazione di questi fondi.
Voglio, però, anche ricordare (non l'abbiamo sentita solo oggi, ma anche in qualche altra seduta precedente) la richiesta che continua ad arrivare insistentemente da parte dei colleghi del Mezzogiorno per quanto riguarda i fondi FAS.
Voglio ricordare una cosa: i fondi FAS, anche in passato, bisognava spenderli, perché c'erano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), e molto spesso i fondi FAS, che sono anche un contributo dell'Italia, non solo dell'Unione europea, per rilanciare le aree sottoutilizzate, visto che non sono stati mai o quasi mai spesi nelle regioni del Meridione, sono andati a creare investimenti e posti di lavoro in Irlanda, Portogallo e Spagna.
Bisogna, quindi, anche imparare a fare mea culpa ogni tanto e ad attaccare le classi politiche che a livello locale sono incapaci (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Voglio ricordare un'altra cosa: se è vero che negli Stati Uniti d'America stanno cercando disperatamente di trovare 15 miliardi di euro per creare posti di lavoro (si parla di 1-2 milioni di posti di lavoro) e per salvaguardare la loro occupazione, basta sfogliare la nostra rassegna stampa.
Ieri l'altro, su un quotidiano economico, è stato ricordato come in Campania la «Sprecopoli» abbia fatto sì che 7,7 miliardi non di dollari, ma di euro, siano stati persi inutilmente in mille rivoli, che non solo non hanno creato un posto di lavoro in più, ma non sono riusciti neanche a salvaguardarne uno di quei pochi già esistenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Se, poi, a qualche deputato della Calabria che insiste sui fondi FAS, questi dovessero servire per alimentare le prospettive che il presidente della loro regione ha manifestato anche ieri l'altro sui quotidiani nazionali, vale a dire utilizzare i fondi per aprire il quarto aeroporto inPag. 34Calabria, dove due sono perennemente in passivo e uno è sempre chiuso, va da sé che chi ha i disoccupati in casa e continua a ragionare così non crea alternative future positive per i cittadini che deve rappresentare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Girolamo. Ne ha facoltà.

NUNZIA DE GIROLAMO. Signor Presidente, prendo la parola solo per aggiungere la mia firma e la firma dei colleghi Distaso e La Loggia all'ordine giorno in esame così come riformulato, e senza fare polemica vorrei dire che mi meraviglio che la Lega esprima un voto contrario rispetto a qualcosa che sostiene che sia previsto dalla legge (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Onorevole Barbato, due microfoni sono tanti, ne basta uno.

SIMONE BALDELLI. Ma piantala! Che c'entra?

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, prendo la parola per apporre anche la mia firma, soprattutto agli ordini del giorno che riguardano i FAS della regione Campania, perché non possiamo sottrarre risorse alla regione Campania.
Tuttavia, penso che la regione Campania abbia bisogno soprattutto di un'altra risorsa: una risorsa morale. E questa risorsa morale stamattina la chiedo al PdL. Infatti, è gravissimo quello che è successo, perché leggiamo che i vertici politico-istituzionali del PdL nella Camera, nella persona dell'onorevole Italo Bocchino, sono coinvolti nell'inchiesta (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Mi scusi, mi perdoni...

FRANCESCO BARBATO. Per questa ragione ne chiediamo le dimissioni da presidente di gruppo, soprattutto per l'onore della Camera dei deputati. Chiedo (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

PRESIDENTE. Mi scusi, questo non c'entra con l'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1936/25. Lei appone, dunque, la firma all'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1936/25.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, vorrei un attimo di attenzione (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...

FRANCESCO BARBATO. Siete voi che dovete vergognarvi! Vergognatevi!

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, per cortesia! Onorevole Barbato, si tranquillizzi. Prego, onorevole Ria (Commenti).
Onorevole Barbato, la devo richiamare all'ordine. Per cortesia! Ha chiesto di intervenire l'onorevole Ria, sull'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1936/25. Prego, onorevole Ria.

LORENZO RIA. Signor Presidente, stiamo discutendo - per la verità, lo stiamo facendo da un po' di mesi - dell'utilizzazione del fondo FAS, dell'assegnazione di risorse, del rispetto di norme di legge antiche ma anche nuove, perché la ripartizione dell'85 e del 15 per cento rispettivamente per il Mezzogiorno e per il nord del nostro Paese è stato ribadito anche di recente con le norme a cui faceva riferimento il collega Giudice.
Il problema, signor Presidente, non è quello del rispetto di tali norme, perché mentre stiamo discutendo abbiamo già la prova che il Governo non intende rispettare queste disposizioni di legge, cioè la ripartizione dell'85 e del 15 per cento.
Se mi prestate un minimo di attenzione vi spiego il motivo. Un allegato al decreto-legge n. 185 del 2008 (so bene che esso sarà oggetto di grandi discussioni, sarà unPag. 35passaggio fondamentale credo per la vita della nostra nazione, anche del Parlamento), una documentazione depositata dal Governo, cita espressamente i tagli disposti a carico del FAS per provvedimento e annualità: c'è tanto di specchietto. Quello che colpisce di questo allegato è che il Governo non soltanto non intende rispettare le norme a cui stiamo facendo riferimento, ma mostra di non conoscere la geografia del nostro Paese: abbiamo sempre saputo che Mezzogiorno è il sud del nostro Paese, le regioni che vanno dalla Campania alla Basilicata, forse anche il Molise, la Puglia, la Calabria e la Sicilia.
Il Governo, invece, per giustificare la violazione di queste norme, indica i provvedimenti. Leggo espressamente: per quanto concerne il decreto-legge n. 180 del 2008 recante disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca, le risorse da destinare a questo provvedimento, sono destinate a favore delle aree del centrosud. Ancora, per quanto riguarda il decreto-legge n. 185 del 2008, quindi quello di cui ancora dovremo discutere, per il gruppo Trenitalia vi è una riduzione di autorizzazione di spesa: trattasi di risorse che sono destinate principalmente a favore del centrosud. Vado ancora avanti citando sempre i fondi di investimento delle ferrovie: trattasi di risorse che sono destinate a favore delle aree del centrosud. Ancora, per la convenzione Trenitalia, trattasi di risorse che sono destinate a favore delle aree del centrosud.
Allora il problema non è quello - e concludo - di stabilire una quota dell'85 per cento e di impegnare il Governo affinché quell'85 per cento vada al sud, ma di stabilire se per sud intendiamo ancora le regioni che vanno dalla Campania in giù oppure se nel concetto di sud sono ricomprese, così come propone il Governo, anche le regioni del centro (e cioè la Toscana, l'Umbria, il Lazio, l'Abruzzo e le Marche).
Credo che questo punto sarà oggetto di grande discussione nei prossimi giorni perché si tratta di somme rilevanti che, come tutti stiamo dicendo e come il Governo si impegna a fare, devono rimanere al Mezzogiorno d'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, mi consentirà di svolgere alcune osservazioni su alcune riflessioni che ci ha sottoposto l'onorevole Luciano Dussin. In primo luogo, intanto quando parliamo di Mezzogiorno ci riferiamo ad una macroarea; in secondo luogo, quando parliamo del FAS e del vincolo dell'85 e del 15 per cento ho tenuto a dire già in interventi precedenti che si tratta di un vincolo che non trova, fino a questo momento, risposte coerenti.
Sono altrettanto consapevole che al sud si doveva spendere meglio e che non sempre si è speso bene; sono perfettamente d'accordo su questo, però mi permetto anche di aggiungere - sarò breve - che dal prossimo mese servono 2,8 miliardi di euro per le Ferrovie dello Stato, per Tirrenia e per l'ANAS.
Ma è noto a tutti che quel volume di risorse sono per i valichi, l'alta velocità e Tirrenia, e cioè per il centro-nord, così come anche il cosiddetto fondo Sacconi che bisognerà alimentare - noi sosteniamo - con un punto complessivo di PIL per 16 miliardi (poi non sarà così, ma anche per il fondo Sacconi conosciamo tutti il rapporto tra occupati del centro-nord e del centro-sud).
Bisogna, allora, comporre quanto è avvenuto fino ad ora, fatte salve le leggi, in un negoziato con i titolari dei fondi - e i titolari dei fondi sono le regioni dell'Obiettivo convergenza (e quindi le regioni meridionali) e, per il FAS, le regioni meridionali - perché il Paese interessa a noi tutti, come è giusto che sia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cesare Marini. Ne ha facoltà

CESARE MARINI. Signor Presidente, per la verità sono un po' meravigliato dellaPag. 36chiusura da parte del Governo rispetto ad un problema che stiamo ponendo (e alludo a tutti gli ordini del giorno). Dietro gli ordini del giorno si nasconde una questione non di poco conto, ossia le linee di politica economica del Governo in ordine ai problemi dello sviluppo.
La questione è vecchia e non di oggi perché si pose durante la Prima Repubblica e nella prima fase dell'intervento straordinario, allorquando tutti i fondi dell'intervento straordinario servirono non solo a dotare il Mezzogiorno di infrastrutture delle quali non aveva cognizione (nel senso che non esistevano strutture moderne nel Mezzogiorno).
Tuttavia, questi fondi straordinari sostituirono i fondi ordinari e al riguardo fu sollevata di fatto una critica (e credo che molti dei parlamentari qui presenti siano stati tra i critici del modo in cui vennero utilizzati i fondi straordinari, che in definitiva sostituirono tutti gli interventi ordinari). Ma - questo è il punto - esiste ancora oggi una politica di intervento aggiuntivo straordinario per le aree a ritardo di sviluppo, o non esiste? Si tratta di un punto fondamentale e credo che il Governo e la stessa maggioranza non possono negare che una simile politica debba continuare ad esistere nel nostro Paese.
Ma se è necessario continuare una politica di intervento straordinario (oltretutto è una scelta di politica europea perché si tratta di fondi strutturali dell'Unione europea), ritengo che dovremmo evitare gli errori del passato.
In primo luogo, l'intervento di fondi che riguardano i fondi strutturali non può essere un intervento ordinario, bensì deve essere un intervento aggiuntivo.
Qui nasce una critica: per quanto riguarda la pulizia di Napoli, per l'eliminazione di quello scempio dei rifiuti, ci si è serviti di fondi straordinari di investimento e non si sono utilizzate risorse ordinarie del Ministero dell'ambiente. Obiettivamente, questo è un ritorno al passato, un vizio che si ripete, e che credo vada fatto presente nel Parlamento.
Una seconda questione: se si tratta di un Fondo per le aree sottoutilizzate, quindi di aree che presentano prospettive di sviluppo, - non lo diciamo noi meridionali, lo sostiene il Governatore della Banca d'Italia nelle relazioni finali del 2008 - è il Mezzogiorno l'area che può rappresentare la risorsa nazionale.
Ebbene, bisogna essere coerenti: queste risorse vanno indirizzate per lo sviluppo delle aree sottoutilizzate che - badate bene, onorevoli colleghi - non riguardano solo il Mezzogiorno, perché una quota, anche se minima, riguarda le aree sottoutilizzate del centro-nord.
Si tratta, quindi, di una politica generale che riguarda aree particolari dell'intero Paese. Il Governo dovrebbe confermare questa linea, e non può dichiararsi contrario. Tutti gli ordini del giorno si inquadrano in questo tipo di politica economica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.

IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1936/25 e per apportare il contributo di brevissime riflessioni. La mia è una sottoscrizione coerente con gli impegni che già il nostro Governo ha assunto e che sono stati formalizzati nella legge che prevede la destinazione dell'85 per cento delle risorse FAS al Mezzogiorno.
Sono d'accordo con chi della Lega ha richiamato e denunciato la cattiva gestione, da parte dei governi locali, di risorse che avrebbero certamente potuto contribuire, già da tempo, al rilancio del nostro Mezzogiorno. Ma, correttezza di analisi richiede che in questa sede venga ricordata anche una certa logica che ha caratterizzato altre parti del Paese nell'utilizzo, e nello «sfruttamento», di risorse destinate al sud. In questa logica voglio richiamare anche le questioni che ho ascoltato evocare da tanti colleghi sull'attualità e sulla necessità di rivedere i confini, i termini di analisi della cosiddetta questione meridionale.Pag. 37
Il sud è un'area geograficamente individuata, ma se per sud si intende, invece, un'area svantaggiata, possiamo dire che le aree svantaggiate nel Paese non sono solo quelle che si trovano nel Mezzogiorno.
Vi è, però, una questione sostanziale su cui richiamare la nostra attenzione: non vi è dubbio che la questione del Mezzogiorno non è una questione solo del Mezzogiorno, ma è nazionale. Se il Paese deve reggere la sfida della globalizzazione dei mercati dell'economia, se il Paese, tutto intero, deve stare nel confronto internazionale, e mondiale, che vede oggi una crisi economica gravissima, non lo può fare solo in parte, vi deve stare tutto quanto intero.
In questo senso, credo che ridurre i gap infrastrutturali, che non possono essere solo una responsabilità delle regioni del sud, ma sono, innanzitutto, una responsabilità del Governo centrale, significa avviare a soluzione non solo la questione del sud, ma la questione dell'economia dell'intero Paese (Applausi del deputato Francesco Saverio Romano).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, intervengo soprattutto perché l'onorevole Dussin ha fatto riferimento alla Calabria, e non mi è sembrato un riferimento garbato. La situazione che si è venuta a determinare è veramente assurda. Stiamo discutendo del FAS per il semplice fatto che nel provvedimento, che peraltro ancora non abbiamo votato, perché lo faremo dopo gli ordini del giorno, non viene rispettata la legge, le regole che voi, oggi invocate. Abbiamo presentato gli ordini del giorno soltanto per questo: per ricordare all'Aula, e al Governo, che quello che stiamo realizzando, attraverso le previsioni dell'articolo 1, comma 11, del provvedimento, non rispetta le percentuali previste dalla legge.
Se voi aveste rispettato tutto questo non ci sarebbe stato bisogno degli ordini del giorno. Quindi la situazione che si è creata è assurda, prima di tutto perché ad alcuni ordini del giorno è stato riservata una «sorte» diversa da quella di altri simili - e questo è veramente fuori da ogni logica - e in secondo luogo perché ci ricordate regole che invece questa Assemblea non sta rispettando.
Allora all'onorevole Luciano Dussin voglio dire che non serve e non è questa l'occasione per buttare fuori tutto il risentimento che si ha verso alcune zone del Paese, e che se dobbiamo fare una sana discussione anche su come si governa non ci tiriamo indietro, ma le responsabilità, ove ci fossero, di chi governa non possono ricadere sul territorio e sui governati. Quindi l'onorevole Dussin farebbe bene ad essere più sereno e a votare coerentemente al modo in cui ha votato l'altra volta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ricordo che per l'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1936/25 il Governo ha proposto una riformulazione con riferimento a tutte le regioni dell'obiettivo 1, e che tale riformulazione è stata accetta dall'onorevole D'Antoni.
Passiamo dunque ai voti.

MANUELA DAL LAGO. Chiedo di parlare (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. No, non ho nessuna intenzione di riaprire niente, però, signor Presidente, volevo tranquillizzare l'onorevole Lo Moro che mi ha preceduto. Noi, anche l'onorevole Dussin, siamo assolutamente sereni e non ce l'abbiamo con nessuno. Abbiamo solo evidenziato dei fatti che credo siano davanti a tutti e siamo i primi ad augurarci che i soldi vengano spesi bene perché questo davvero è nell'interesse del Paese. Quello che cinquant'anni non è mai stato nell'interesse del Paese tutto, è il fatto che i soldi venissero dati e poi fossero buttati al macero (è quanto accaduto per cinquant'anni). Questa è l'unica cosa che abbiamo evidenziato.Pag. 38
Ribadiamo il nostro voto contrario all'ordine del giorno in esame - lo spiego - per un motivo: in primo luogo è prassi che, quando gli ordini del giorno presentati vengono accettati, gli stessi non vengano votati; in secondo luogo non amo votare un ordine del giorno, visto che siamo maggioranza, quando l'opposizione continua a dire di votarlo perché il Governo non rispetta i patti. Votando l'ordine del giorno mi sembrerebbe quasi di sfiduciare il Governo che mi rappresenta. È questo il motivo per cui la Lega voterà contro l'ordine del giorno in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1936/25, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Vedi votazioni).

(Presenti 496
Votanti 480
Astenuti 16
Maggioranza 241
Hanno votato
396
Hanno votato
no 84).

Prendo atto che il deputato Berardi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Golfo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

La Presidenza e l'Assemblea rivolgono un saluto ai docenti e agli alunni della scuola Liceo classico di Lentini in provincia di Siracusa che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi).
Avverto che a seguito dell'approvazione dell'ordine del giorno D'Antoni n. 9/1936/25, anche sulla base delle indicazioni del Governo, risultano assorbiti i successivi ordini del giorno Siragusa n. 9/1936/26, Burtone n. 9/1936/27, Samperi n. 9/1936/28, Cardinale n. 9/1936/29, Antonino Russo n. 9/1936/30, Graziano n. 9/1936/31, Madia n. 9/1936/32, Pedoto n. 9/1936/33 e Cesario n. 9/1936/34.
Ha chiesto di intervenire il rappresentante del Governo, in riferimento agli ordini del giorno Servodio n. 9/1936/35, Trappolino n. 9/1936/36, Oliverio n. 9/1936/37 e Zucchi n. 9/1936/38.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, anche a seguito del dibattito svolto in XIII Commissione (Agricoltura), il Governo accetta gli ordini del giorno Servodio n. 9/1936/35, Trappolino n. 9/1936/36, Oliverio n. 9/1936/37 e Zucchi n. 9/1936/38.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Servodio n. 9/1936/35, accettato dal Governo.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, desidero ringraziare a nome dei colleghi firmatari dell'ordine del giorno in esame il Governo. Penso che in occasione dell'espressione del primo parere vi sia stata una dimenticanza da parte del sottosegretario e ora lo ringrazio. Si tratta di una misura generale per il mondo agricolo e credo di esprimere a nome di tutti colleghi la soddisfazione per questo risultato.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Servodio n. 9/1936/35, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Trappolino n. 9/1936/36, accettato dal Governo.

CARLO EMANUELE TRAPPOLINO. Signor Presidente, intervengo per ringraziare il Governo. Credo che sia un atto di responsabilità anche perché si tratta di unPag. 39impegno non forte, si tratta di raddoppiare il fondo per l'imprenditoria giovanile. Credo che sia anche il segno della responsabilità della Commissione agricoltura, la quale è riuscita a portare a compimento, attraverso questo ordine del giorno, un lavoro durato mesi.

PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Oliverio n. 9/1936/37, accettato dal Governo.

SUSANNA CENNI. Signor Presidente, vorrei esprimere apprezzamento e ringraziare il Governo circa il parere positivo sull'ordine del giorno Oliverio n. 9/1936/37 e anche ricordare che l'ordine del giorno non chiedeva un impegno finanziario o una forma surrettizia di assistenza al settore della pesca ma l'estensione degli accordi di filiera anche alle imprese della pesca, dando una spinta per accrescere la competitività di questo settore. Ritengo particolarmente importante l'accettazione dell'ordine del giorno da parte del Governo.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Oliverio n. 9/1936/37, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Zucchi n. 9/1936/38, accettato dal Governo.

SANDRO BRANDOLINI. Signor Presidente, vorrei ringraziare il Governo per aver cambiato la sua posizione... (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà). Noto che vi è un po' di sofferenza: il Governo aveva detto di «no» a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Brandolini, parli rivolto alla Presidenza.

SANDRO BRANDOLINI. Vorrei ringraziare in particolare i colleghi della Commissione agricoltura con i quali unitariamente stiamo affrontando il problema riguardante il Fondo di solidarietà che interessa direttamente tutti i coltivatori e tutte le imprese agricole. Ritengo che sia un buon viatico per la discussione del decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, che inizieremo questo pomeriggio.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zucchi n. 9/1936/38, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ruvolo n. 9/1936/39, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruvolo n. 9/1936/39, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 491
Votanti 488
Astenuti 3
Maggioranza 245
Hanno votato
241
Hanno votato
no 247).

Prendo atto che i deputati Sposetti, Occhiuto, Di Giuseppe, e Ferranti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Germanà, Gibiino e Abrignani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Delfino n. 9/1936/40, accettato dal Governo purché riformulato.

TERESIO DELFINO. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, può ripetere la riformulazione proposta dal Governo per l'ordine del giorno Delfino n. 9/1936/40?

Pag. 40

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, avevo già letto la riformulazione. Il Governo accetta l'ordine del giorno Delfino n. 9/1936/4 purché sia riformulato sostituendo le parole: «a predisporre» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di predisporre».

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1936)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, il voto del Movimento per l'Autonomia è favorevole sulla sostanza del decreto-legge concernente il sostegno all'autotrasporto, al mondo agricolo e alla continuità delle opere pubbliche ed è fortemente critico tuttavia sull'individuazione delle risorse nel Fondo per le aree sottoutilizzate.
L'Aula si è cimentata nell'esercizio accademico di esprimersi intorno agli ordini del giorno ma vorrei ricordare che il primo di essi che segnalava la necessità di mantenere inalterati i rapporti di utilizzo del Fondo per le aree sottoutilizzate tra nord e sud, destinando l'85 per cento al sud, è l'ordine del giorno Lo Monte n. 9/1936/4 presentato dal Movimento per l'Autonomia, che il Governo ha accolto come raccomandazione.
Il nostro voto, favorevole nella sostanza e critico sull'individuazione delle risorse, è di attesa per il Mezzogiorno. Esiste un problema fondamentale per questo Paese ed è un problema economico e sociale. Non è vero che la condizione economica del Paese è di un arretramento del PIL dello 0,6 per cento: vi sono aree che arretrano, quali il Mezzogiorno, dell'1, del 2, del 3 per cento e ci sono aree che mantengono il PIL più o meno al livello di quello degli anni precedenti. Quindi il risultato complessivo in quest'anno è di arretramento della ricchezza nazionale dello 0,6 per cento: ma c'è chi si impoverisce, i poveri, e c'è, invece, chi non si impoverisce, le aree forti del Paese.
Dunque, rispetto alle raccomandazioni di attenzione per il Mezzogiorno che vengono dal Presidente della Repubblica, dal Governatore della Banca d'Italia e dal presidente di Confindustria, chiediamo al Governo un'attenzione straordinaria per il Mezzogiorno. Non è una posizione strumentale e politica di noi, che siamo il partito del Mezzogiorno: è una necessità del Paese.
Nella prossima primavera, quando la crisi purtroppo si allargherà in tutte le sue dimensioni, creando una grave situazione occupazionale e sociale per il Paese, temiamo fortemente che in alcune aree del Mezzogiorno vi possano essere elementi di grossa rivolta e disagio sociale. Quindi, bisogna andare avanti con un progetto complessivo, con un progetto per il Mezzogiorno che avevamo contrattato con la maggioranza: grandi opere pubbliche, grandi infrastrutture, fiscalità di vantaggio e su ciò ancora oggi aspettiamo una risposta da questa maggioranza.
L'attenzione dei deputati meridionali della maggioranza per gli ordini del giorno, se permettete, lascia il tempo che trova. Come ebbe a dire brillantemente il sottosegretario Vegas, durante la discussione della legge finanziaria, «una raccomandazione ad un ordine del giorno non si nega a nessuno». Poi, i fatti sono diversi, perché i fatti dicono che questo Parlamento si sta avvitando attorno a due questioni, che sono certo fondamentali, cioè il rapporto con la magistratura da una parte ed il federalismo dall'altra. Tali questioni sono importanti, sono strategiche. Non dimentichiamo che il precedente Governo e la precedente legislatura sono cadute su un'iniziativa della magistratura ai danni dell'onorevole Mastella. Non dimentichiamo che abbiamo dovuto proteggere il Governo ed il Parlamento addirittura con una legge, che tutela le alte cariche dello Stato dalle invasioni politichePag. 41di una parte della magistratura. Non dimentichiamo che abbiamo un discorso aperto e forte su quella che deve essere la riforma della giustizia, che garantisca ai cittadini sicurezza, dia una giustizia certa in tempi rapidi, ma che assicuri anche che non vi sia un ulteriore politicizzazione di questo ordine e di questo potere a scapito del Parlamento, come è avvenuto e come sta avvenendo.
Oggi, colleghi, si parla di una questione morale che è aperta nel Paese, aperta come lo era quindici anni fa, ma non conosciamo l'identità vera di tale questione morale, perché non sappiamo giudicare quanto vi sia di strumentale e quanto di necessario nei provvedimenti di alcuni magistrati verso anche alcune parti politiche.
Quindi, questo è un problema, è il problema importante di questo Paese, un problema che nuoce fortemente alla credibilità delle istituzioni. La presenza così insufficiente e così scarsa degli elettori al voto in Abruzzo dovrebbe farci riflettere: vuol dire che metà del Paese comincia a non riconoscersi in questo sistema politico, vuol dire che vi è necessità di ridare credibilità alle istituzioni. Quindi anche il federalismo, che vorrebbe essere una risposta a questa difficoltà di reazione e di rapporti fra il cittadino e lo Stato, rischia di non crescere e di annegare in questa difficoltà.
Ma torno a dire: se questi sono i problemi che il Parlamento sta affrontando, quello fondamentale è il problema economico e sociale di una larga parte del Paese. Oltre cinque milioni di poveri si trovano nel Mezzogiorno del Paese e a questi poveri non possiamo dire, noi parlamentari del Mezzogiorno, che abbiamo presentato un ordine del giorno che dovrebbe difendere il Fondo per le aree sottoutilizzate. Non basta e non può bastare. È necessario che il Parlamento, soprattutto questa maggioranza di Governo ed il Ministro Tremonti, di cui notiamo spesso l'assenza in questa Aula, lavorino ad un progetto complessivo per il Mezzogiorno: il Mezzogiorno non può attendere.
Voglio rivolgermi all'onorevole Antonino Russo, che intervenendo ha parlato di «sudditi» per ricordargli che, sul vocabolario, la parola «suddito» sta a significare colui che è soggetto ad un sovrano, abitante di colonie e possedimenti, privo di diritti politici. Non credo che esista, in questo Paese, una condizione di sudditanza. Non so se l'onorevole Russo è libero rispetto al suo dante causa, all'oligarchica che lo ha nominato deputato. Noi del Movimento per l'Autonomia siamo liberi, perché la funzione di difendere il sud ed il nostro territorio proviene da un consenso popolare diretto ed è ciò che faremo criticamente e fortemente nei prossimi mesi, anche nei confronti del Ministro Tremonti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.

AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, la conversione in legge del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e la definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997, riguarda materie importanti, sebbene siano disomogenee tra loro - al contrario di quanto vorrebbe la legge - per entrare in un decreto-legge. Tuttavia, si tratta di materie importanti, da trattare con urgenza e per effettiva necessità.
Nell'articolo 1 del provvedimento in discussione si affronta un problema molto importante, che riguarda la compensazione dei prezzi di alcuni materiali per la costruzione, le cui oscillazioni hanno superato l'8 per cento, in alto o in basso. Un tale intervento si è reso necessario, anzi indispensabile, per i noti sbalzi dei prezzi delle materie prime nel primo e nel secondo trimestre del 2008. È evidente, chePag. 42questa era una necessità di intervento, tuttavia il Governo ha subito inserito qualcosa che non andava bene, prevedendo un'estensione al 2009 e al 2010, quasi a voler reintrodurre la revisione dei prezzi.
Inoltre, si sono inserite altre tematiche non essenziali per l'industria delle costruzioni. Non si possono, infatti, derogare le regole degli appalti pubblici nei casi delle associazioni e delle fondazioni. Enti come le università, ad esempio, potrebbero sfuggire alle regole, trasformando parti di esse in fondazioni, come viene previsto dalle norme in discussione in Parlamento. Si è insistito molto a far vivere gli attuali arbitrati, per esempio, fino a marzo, quando si potevano benissimo superare, da subito, alla fine del mese, contraddicendo così la necessità di riduzione della spesa pubblica e la necessità di accelerare i lavori, come spesso ci viene detto dal Governo e dalla maggioranza.
Nell'articolo 2 del provvedimento in discussione sono contenute norme per il sostegno di natura patrimoniale e finanziaria, al fine di mantenere i livelli di competitività per l'agricoltura. Tuttavia, durante la discussione degli ordini del giorno, abbiamo visto che aver limitato tale sostegno alla scadenza del marzo 2009, e non aver compreso l'intera annualità, impedisce questa competitività.
Vi sono, inoltre, interventi sul trasporto dei veicoli e sul trasporto ferroviario in concessione, che meritano la nostra approvazione.
Vi è poi il finanziamento delle opere per il G8 in Sardegna, per un totale di 233 milioni di euro, cosa anch'essa necessaria, nonché gli interventi sugli adempimenti tributari per Marche ed Umbria collegati al terremoto del 1997. Anche in questo caso sono stati respinti emendamenti utili e necessari: ci siamo domandati perché non si facesse altrettanto per il Molise, per esempio, che ha avuto, più recentemente, un disastro sismico. Tutto bene, però.
Il vero nodo, come abbiamo visto nella discussione di quest'oggi, è costituito dalla copertura finanziaria che non può essere esclusivamente quella dei fondi per le aree sottoutilizzate. È venuto fuori questo aspetto, con forza, in questa sede, ed io voglio tranquillizzare coloro i quali affermano che, se vi sono le leggi, non c'è bisogno di ordini del giorno. È vero, ci sono le leggi, ma quando il fondo si decurta, non si stabiliscono le proporzioni. Una volta decurtato è sul resto, su ciò che rimane che le leggi verranno applicate perché, di fatto, quel capitolo di spesa è stato trasformato in un altro capitolo. E allora la confusione di qualcuno - ma quelli che avanzano tali proposte non sono affatto confusi - ci porta a dire che il Governo e la maggioranza non vogliono rispettare questa norma, che loro stessi hanno approvato.
È stato grazie ad un ordine del giorno - speriamo che esso possa essere poi effettivamente rispettato - a firma D'Antoni, accettato dal Governo: speriamo possa essere messo in pratica. Non vogliamo ripetere. Mi rivolgo a coloro che credono che tutta la ragione stia nel nord e tutto il torto stia nel sud, a costoro voglio dirlo: un tempo, i fondi cosiddetti straordinari della Cassa del Mezzogiorno, sostituivano i fondi ordinari e non erano affatto straordinari. Parimenti oggi si dice: «aiutiamo il sud, facciamo questo, facciamo quello»: sappiamo, tuttavia, che, nella migliore delle ipotesi, ci sono le grandi imprese del nord che vengono al sud a prendere e a portar via e non è vero che quei fondi rimangono al sud (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
È ciò che sta avvenendo adesso, evidentemente, con i fondi destinati alle aree sottoutilizzate e questo non va bene. Occorreva fare uno sforzo e accettare qualche emendamento, almeno quello che prevedeva la sostituzione della copertura con fondi che potevano essere presi dalla legge mancia, quella legge che avete recentemente ripristinato in Parlamento. Eppure, la maggioranza e il Governo non hanno voluto saperne. Avremmo votato a favore del decreto in discussione, se avessero accettato quell'emendamento.
Ciò vuol dire che considereremo il sacrificio del sud come un prestito al Paese (non può essere infatti considerato una soluzione definitiva) che va restituitoPag. 43al Mezzogiorno e ciò anche quando ci occuperemo del federalismo fiscale, nella fase transitoria. Purtroppo, ciò condiziona il nostro voto: avremmo voluto votare a favore anche perché il lavoro incisivo delle Commissioni e dei relatori ha consentito di portare all'approvazione dell'Aula alcuni emendamenti condivisi che hanno migliorato, notevolmente e nella sostanza, il provvedimento già utile, di per sé, nei contenuti. Ne cito solo uno: si tratta di quello che ha ripristinato il tetto del 2 per cento degli incentivi alle progettazioni interne alle amministrazioni, a partire dai comuni. Ciò consentirà o contribuirà comunque alla ripresa economica e delle attività in tempi stretti.
Come vede, signor Presidente, quando vi è capacità e volontà di dialogo, i risultati positivi non si fanno attendere. Noi dell'Italia dei Valori non siamo a priori contrari alle proposte della maggioranza, del Governo o anche di altri amici dell'opposizione.
Non solo non siamo a priori contrari, ma qualche volta come avviene in questo caso, ci regoliamo diversamente dallo scontro.
Sappiamo che, in un periodo drammatico quale quello che stiamo vivendo, il Paese ha bisogno di messaggi di unità da parte delle istituzioni e della politica.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

AURELIO SALVATORE MISITI. Oggi abbiamo rimediato a qualche errore del Governo passato, abbiamo corretto dei decreti-legge recentissimi. Sarebbe utile che il Governo non insistesse più su iniziative unilaterali di tagli senza un confronto preventivo con le opposizioni e con le forze sociali.
Per questo motivo, il gruppo di Italia dei Valori non può votare a favore di questo provvedimento, ma si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad un nuovo decreto-legge, ma sarebbe forse il caso di chiamarlo decreto omnibus, varato dal Governo per far fronte alle ennesime questioni cosiddette urgenti e necessarie.
Si tratta di un testo che giunge al voto finale in Aula praticamente immacolato, senza che le Commissioni competenti abbiano potuto apportare alcuna modifica e senza che l'Aula stessa abbia potuto apportare qualche modifica per le richiamate ragioni di necessità e urgenza.
Ritorna ancora una volta di attualità la questione del continuo utilizzo della decretazione d'urgenza nell'affrontare problematiche non omogenee e quindi in contrasto con le disposizioni e la giurisprudenza che regolano l'uso del decreto-legge.
Sia ben inteso che non consideriamo le disposizioni contenute nel testo immeritevoli o di secondo piano, solo che avremmo preferito discuterne e approfondirle magari migliorandole; certamente la portata è vasta.
Non si può certo essere contrari a norme che cercano di risollevare e dare respiro alla drammaticità in cui viviamo oggi o in cui oggi si trovano alcuni settori vitali del nostro sistema produttivo.
Pensiamo alle infrastrutture che certamente vanno portate avanti per mille motivi nell'interesse, non solo della viabilità o delle esigenze del nostro Paese, ma in termini economici. Pensiamo anche ai settori dell'agricoltura (già da troppo tempo emarginato), della pesca professionale e dell'autotrasporto che già subisce nei costi le bizzarrie del petrolio oppure la concorrenza sleale che spesso arriva dai Paesi esteri.
Inoltre, questo provvedimento fa fronte ad esigenze legate ai versamenti tributari conseguenti agli eventi sismici che nel 1977 hanno colpito alcuni comuni delle regioni Umbria e Marche e prevede interventi in materia di protezione civile, con particolare riferimento al grande evento della Presidenza italiana del G8, eventoPag. 44importante al quale tutti teniamo, ma che certamente doveva guardare, per questa soluzione, da altre parti.
Tuttavia, qualche considerazione va fatta, in particolare sotto il profilo del metodo utilizzato e soprattutto per la copertura finanziaria delle norme: è proprio lì che i conti non tornano.
Con il solito colpo di genio si affrontano questioni sicuramente importanti, ma si continua con i soliti giochetti a danno dei fondi delle aree più critiche del nostro Paese. Mi riferisco all'impiego delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate che, in questo decreto-legge, vengono usate per interventi non riconducibili alle finalità del Fondo medesimo ed in questa sede, anche oggi come ieri, abbiamo ascoltato questo ritornello da tutte le parti.
Al di là della violazione e delle finalità, ciò che occorre evidenziare è che questa tendenza, o meglio questa cattiva abitudine rischia di pregiudicare la realizzazione degli interventi previsti a carico delle medesime risorse, considerando anche che le risorse del FAS sono prioritariamente destinate ad integrare le risorse comunitarie e non possono risultare, nel loro ammontare, inferiori a quelle concordate in sede europea.
Inoltre, tutto questo costa uno scippo di circa 1,3 miliardi di euro presi dalle somme destinate alle aree più disagiate.
Tornando al contenuto del provvedimento, mi chiedo perché, nell'approntare gli interventi contenuti all'articolo 2 riguardanti il recupero della competitività di alcuni nostri settori colpiti dall'impennata dei prodotti petroliferi, non siano state previste misure strutturali e permanenti per favorire i settori individuati.
L'agricoltura, la pesca, la pesca professionale e l'autotrasporto meritano interventi seri, concreti e strutturali e non piccole, anche se condivisibili, misure tampone, al fine di evitare che al termine dell'effetto decreto - perché questo evidentemente accadrà - i settori in causa tornino a lamentare le stesse lacune in termini di competitività.
Inoltre, vorrei ricordare la strana vicenda delle norme recate dall'articolo 3-bis, che un emendamento del relatore ha soppresso. Queste disposizioni vedevano disapplicate le norme civilistiche in materia di diritti dei lavoratori in caso di trasferimento di azienda. Si trattava di una norma diretta ad evitare che nella vicenda Alitalia potessero subentrare ulteriori problemi nel passaggio dei lavoratori licenziati dalla vecchia alla nuova compagnia. Si è tentato di sacrificare sull'altare di Alitalia anche i diritti di tutti quei lavoratori di grandi imprese in crisi.
Pensavamo ad un rinsavimento dello Stato quando c'è stata questa soppressione, ma ci siamo dovuti ricredere perché, guardando bene, abbiamo ritrovato la stessa norma nel decreto anticrisi. Pertanto, ci chiediamo come mai tale norma sia stata riproposta e quale sia la ratio di questo giochetto. A tale proposito vorrei ricordare quanto successo con le norme salva-manager comprese nel pacchetto Alitalia: nessuno le aveva messe, nessuno le conosceva, ma erano state introdotte, e poi eliminate, fortunatamente, in quest'Aula. Pertanto, è chiaro che ci sono dei disegni da parte di qualcuno, che non possono certo essere riconducibili a questa opposizione, per fare molto di più di quello che, apparentemente e giustamente, serve nelle situazioni di crisi, in favore di pochi e a scapito di tanti.
Avviandomi alla conclusione, vorrei aggiungere che noi siamo sempre stati in una posizione di assoluta lealtà e coerenza sui provvedimenti e disponibili a svolgere un'opposizione costruttiva e solo nell'interesse del Paese (come la chiamiamo noi, un'opposizione repubblicana) e ci siamo sempre augurati di trovare momenti di condivisione. Tuttavia, questo Governo appare, troppo spesso e troppe volte, sottrarsi sempre di più al confronto.
La convulsione dei momenti che stiamo vivendo e la crisi che stiamo toccando con mano, ogni giorno sempre di più, dimostrano che non è probabilmente questa la strada migliore per procedere nell'interesse generale. Non vi è un disegno organico né una visione strategica per affrontare una crisi di sistema. Questo provvedimento lo dimostra. Chiediamo al GovernoPag. 45di affrontare la situazione con una visione strategica, in cui vi sia chiarezza, soprattutto in quest'Aula, affinché questa chiarezza venga trasmessa al Paese, dando anche un senso di maggiore sicurezza.
Ci viene chiesto di avere ottimismo e di essere ottimisti, ma credo che questo Governo non deve chiedere a noi, o al Paese, di essere ottimisti e di sorridere: chiedo, invece, al Governo di essere più serio, più coerente e di dire la verità fino in fondo su come stanno le cose, cercando di essere corretto nei confronti dei cittadini e magari di farlo insieme a tutti noi, con la nostra partecipazione, in questo Parlamento.
In conclusione, signor Presidente, questi sono tutti elementi - e non ne ho trattati di ulteriori per brevità, in considerazione del tempo che è concesso alle dichiarazioni di voto - che ci portano a considerare il provvedimento in esame incongruo rispetto alla portata delle iniziative che, invece, avrebbero dovuto essere previste.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANGELO COMPAGNON. Concludo, signor Presidente. Inoltre, il provvedimento in esame non è neanche soddisfacente dal punto di vista della copertura finanziaria, che tronca le speranze dei cittadini delle zone più in difficoltà.
Comunque, riconosciamo i pochi aspetti positivi contenuti nel provvedimento in esame, a dimostrazione della serietà della nostra posizione, e diamo atto al Governo di aver evitato al Paese il blocco dei TIR, che sappiamo cosa avrebbe provocato. Per tali ragioni, signor Presidente, preannunziamo la nostra astensione, chiedendo un'ultima cosa alla vigilia del 2009.
Chiediamo a questo Governo - non tanto alla maggioranza parlamentare che è più in difficoltà di noi perché non può nemmeno presentare emendamenti od ordini del giorno, mentre almeno noi possiamo presentarli (anche se ce li bocciano) - che per il futuro, per il 2009, tracci una strada diversa, accetti il confronto con le opposizioni e ci permetta di dare il contributo costruttivo per il quale c'è sicuramente la disponibilità da parte di tutti noi, quanto meno da parte del nostro gruppo. Lo chiediamo affinché il 2009 porti più saggezza e più democrazia parlamentare qui dentro, non per noi parlamentari, non per i gruppi, ma per il bene del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzarin. Ne ha facoltà.

MANUELA LANZARIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anticipando il voto favorevole della Lega Nord, mi preme sottolineare che il decreto-legge in esame è volto ad evitare il blocco della realizzazione di importanti infrastrutture per lo sviluppo del Paese, che avrebbe avuto pesanti ricadute anche di ordine occupazionale, e a dare sostegno ai settori in crisi dell'agricoltura, della pesca e dell'autotrasporto.
I forti aumenti delle materie prime e dei materiali da costruzione hanno messo in seria difficoltà le nostre imprese. Da qui la necessità e l'urgenza di intervenire con un provvedimento di adeguamento dei prezzi. Alla situazione dell'aumento dei prezzi dei materiali si deve giungere la congiuntura economica di crisi mondiale che vede le banche ostili nel concedere crediti alle imprese, nonché una situazione ulteriormente penalizzante in ordine ai pagamenti alle imprese legata al Patto di stabilità interno dei comuni, che spinge molto spesso gli enti locali, loro malgrado, a bloccare le spese, e quindi i pagamenti alle imprese stesse, per evitare la fuoriuscita dal Patto di stabilità. Ecco, quindi, la necessità di emanare norme per il riequilibrio dei rapporti contrattuali tra stazioni appaltanti ed imprese esecutrici che modificano la disciplina attuale degli adeguamenti dei prezzi prevista dal vigente codice degli appalti.
Esprimiamo condivisione per le misure prese dal Governo per il finanziamento del G8 e per i terremotati di Marche edPag. 46Umbria. Molto importante è il segnale dato al rilancio del settore agroalimentare e al sostegno dell'autotrasporto volto a fronteggiare lo stato di crisi determinato dall'aumento del caro petrolio della scorsa estate, garantendo così i livelli di competitività ed evitando il blocco del trasporto che avrebbe avuto pesanti conseguenze economiche per le imprese e il territorio tutto.
Il nostro gruppo è molto soddisfatto per l'approvazione di due nostri emendamenti. Si tratta del ripristino dell'incentivazione del 2 per cento dell'importo posto a base di gara per le progettazioni effettuate all'interno delle amministrazioni pubbliche (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e dell'innalzamento dei lavori per i quali è ammessa la procedura negoziata.
Si tratta di emendamenti che vanno a modificare misure inserite nel precedente decreto-legge n. 112 del 2008 e nel terzo decreto correttivo del codice degli appalti. Si tratta di interventi molto attesi e richiesti dalle amministrazioni locali. Queste due misure permetteranno il rilancio di molte opere pubbliche affossate dalla troppa burocrazia e, nel contempo, di tutta la filiera che sta alla base della realizzazione dell'opera pubblica comportando, quindi, un rilancio complessivo dell'economia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Il poter utilizzare il personale già in capo alle amministrazioni permetterà economie e risparmi di spesa pubblica che potranno essere utilizzati per fornire ulteriori servizi ai territori e ai cittadini, mentre l'innalzamento della soglia per la procedura negoziata da 100 mila a 500 mila euro va nella direzione della semplificazione e snellimento delle procedure e tiene conto del continuo aumento dei prezzi delle materie prime e dell'andamento economico che ha portato ad un inevitabile aumento degli importi di qualsiasi opera pubblica rispetto a molti anni fa.
Per i comuni, soprattutto per quelli più piccoli, realizzare lavori in economia significa avere più risorse a disposizione per i propri cittadini, potere offrire maggiori servizi e accelerare l'iter di realizzazione di molti lavori. Parliamo, ovviamente, di lavori piccoli che non incidono sulla concorrenza con il mondo imprenditoriale, ma che sono però importantissimi per il buon Governo di un territorio.
Non si conferisce, quindi, un eccessivo potere agli enti locali, ma si offre la possibilità di concretizzare e dare risposta alle tante esigenze dei territori, con una sorta di responsabilizzazione ulteriore a chi governa. Le misure inserite nel presente decreto-legge permetteranno uno snellimento delle procedure e il rilancio delle opere pubbliche, premiando le buone amministrazioni.
Si tratta di interventi per le imprese, per il settore dell'agricoltura e dell'autotrasporto e per gli enti locali, che costituiscono le prime risposte a un difficile momento che il nostro Paese sta attraversando e che troveranno ulteriori segnali importanti nel decreto anticrisi in itinere. Siamo consapevoli, però, che ormai questo Paese ha bisogno di interventi radicali che solo il federalismo potrà dare, riforma ormai inevitabile per una più equa ripartizione delle risorse e il controllo della spesa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Si tratta di una riforma per cui la Lega Nord Padania è da sempre in prima linea, convinta della sua necessità e ineludibilità per il rilancio di tutto il Paese.
Per tutte queste ragioni, il gruppo della Lega Nord Padania voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viola. Ne ha facoltà.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, il disegno di legge di conversione che ci apprestiamo a votare rappresenta in modo evidente la fase critica che sta attraversando il dibattito parlamentare. Arriviamo a questo provvedimentoPag. 47nel mezzo di una crisi internazionale senza precedenti, che si acuisce ogni giorno di più e che chiede interventi e misure straordinarie dovute proprio alla sua eccezionalità. Il provvedimento in esame, quindi, dovrebbe rappresentare uno strumento per rispondere, seppure in modo parziale e settoriale, ad alcune delle criticità che mano a mano la crisi pone all'attenzione.
Al di là del merito, quindi, è innanzitutto sul metodo che vorremmo accentrare - almeno all'inizio - la nostra attenzione. Siamo, infatti, di fronte ad un modo di procedere del Governo confuso e contraddittorio, che si distingue solo per l'estemporaneità degli interventi di merito, senza una visione strategica che la situazione che abbiamo di fronte, invece, suggerirebbe. Certamente reperire le risorse per affrontare il G8 non rientra tra le grandi strategie che servono a fronteggiare la crisi e da qualche parte pur bisognava predisporre l'atto amministrativo. Ma è proprio l'affiancare provvedimenti di questa natura, contingenti, con altri di natura più rilevante in altri settori che, come vedremo successivamente più in dettaglio, desta la nostra preoccupazione. Né ci si può rispondere, come ha fatto qualcuno della maggioranza, che è talmente evidente la necessità di intervenire quasi sia forse inutile ogni discussione in Commissione o in Assemblea.
Il Partito Democratico la pensa proprio al contrario, pensa che sul metodo prima e sul merito poi la discussione debba essere fatta e approfondita seriamente come è accaduto con il lavoro fatto dai parlamentari del Partito Democratico, al quale - con particolare riferimento alle Commissioni - non si sono sottratti i parlamentari di maggioranza e di questo debbo darne atto. Si tratta, peraltro, di una responsabilità del Governo: è un rincorrersi di normative che in maniera incoerente intervengono su altre normative magari in corso di approvazione nell'altro ramo del Parlamento. La collega della Lega Nord Padania che mi ha preceduto adesso ricordava come il decreto-legge anticrisi sia in fase di discussione e che, quindi, anche questo rappresenti un elemento sovrastante a tutte le nostre discussioni.
A ciò si aggiunga, come nel nostro caso, la assoluta eterogeneità del testo, che in discussione è stata stigmatizzata dall'onorevole Zaccaria in sede di Comitato per la legislazione. Abbiamo già ricordato nella discussione sugli emendamenti come l'intervento del Presidente Zaccaria fosse entrato proprio nel merito sottolineando - lo cito testualmente - «la mancata osservanza nel provvedimento della regola sulla specificità ed omogeneità dei decreti-legge, dal momento che il provvedimento risulta al contrario caratterizzato da una fortissima eterogeneità, anche a seguito delle modifiche apportate dal Senato».
Alla fine del dibattito, in fase quindi dichiarazione di voto finale, questa critica appare in tutta la sua evidenza e rappresenta a nostro parere uno dei veri punti deboli di questo provvedimento. In sostanza, se non fosse per alcuni aspetti relativi all'urgenza, molto vi sarebbe da eccepire sul piano procedurale e fattuale. Si pensi, inoltre, al restringimento dei tempi di discussione sia in Commissione, sia in Assemblea. A tal proposito, scusateci, la nostra critica non può che essere molto severa e stringente. Ancora ieri sera, mentre era in corso un dibattito in Assemblea sugli emendamenti, si sono apportate modifiche sostanziali al testo originale, che hanno aumentato la caratteristica di mancanza di omogeneità e, in qualche misura, di visione strategica dei problemi.
In questo senso, nell'andare ad evidenziare alcuni aspetti di merito, non posso non manifestare tutta la perplessità del parlamentare, che vede spesso il proprio lavoro costretto in tempi insufficienti ad entrare davvero nei contenuti e privo di quell'organicità che, invece, dovrebbe informare tutta la nostra attività. Ma questo ci conduce proprio alla politica del Governo e su questo, invece, responsabilmente il gruppo parlamentare del Partito Democratico svolge in ogni caso il proprio lavoro, nell'interesse del Paese. Dunque,Pag. 48svolgerò alcune brevissime riflessioni sul contenuto, alcune positive, altre meno.
Come avevamo annunciato durante la discussione in Commissione e in Aula, la modalità con la quale è stato affrontato l'adeguamento dei prezzi dei materiali di costruzione ci convince, anche se solo in parte. Si tratta infatti di un provvedimento che introduce degli elementi di riequilibrio nel rapporto contrattuale tra ente appaltante e imprese, a seguito degli aumenti straordinari dei costi delle materie prime.
L'attività emendativa svolta in Commissione dal gruppo del Partito Democratico ha inoltre portato ad inserire tra i materiali di costruzione anche quelli provenienti dal riciclo del legno e della plastica; sappiamo che anche questo settore è particolarmente interessato da un'altalena dei prezzi, da un andamento molto volatile dei prezzi, ed è quindi chiaro che deve essere posta attenzione anche a questo mercato. In questo senso la Commissione ambiente dovrà occuparsi proprio degli aspetti economici negativi per quanto riguarda la raccolta differenziata.
Mentre quindi registriamo con soddisfazione l'atteggiamento di disponibilità dimostrato in questo caso, restiamo fortemente perplessi per la chiusura del Governo rispetto alla necessità che l'approvazione dei nuovi prezzi sia definita sentito il parere dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. Si tratta di un tema che il Partito Democratico aveva già affrontato durante l'approvazione della riforma del Codice degli appalti e che nemmeno qui trova accoglienza da parte del Governo, il quale perde l'occasione di dare una risposta di sistema e non parziale ad un argomento che deve trovare la giusta misura tra gli interessi spesso divergenti delle parti. Spiace che si perda questa occasione, ma come già detto, è la cifra di un Governo troppo spesso incapace di cogliere le opportunità per rendere migliori i propri provvedimenti.
Analoghe considerazioni possiamo svolgere per gli interventi relativi alle modifiche al Codice della strada. Esse sono naturalmente motivate, hanno una loro spiegazione, ma è anche vero che sul Codice della strada abbiamo avviato in Commissione trasporti l'esame di una proposta di legge che arriva dalla precedente legislatura. Quella era la sede dove un intervento più organico in materia di norme sul Codice della strada sarebbe stato opportuno.
Quindi il decreto-legge in esame svolge una funzione contingente, certamente necessaria per le ragioni che sono state dette, ma non è chiaramente conclusivo su materie che qui vengono chiamate in causa è che devono poi trovare altre ulteriori sedi di discussione.
Una nota sulle risorse messe in campo. La discussione a cui abbiamo assistito poco fa sugli ordini del giorno ne è stata un esempio; la questione è stata legittimamente e con forza sottolineata dai colleghi dal sud e non può essere taciuta. Anche con questo provvedimento vengono infatti saccheggiati i fondi FAS per ogni proposta di spesa. Al di là delle ragioni territoriali e di campanile, ci pare l'ennesima dimostrazione di una mancanza di strategia dal punto di vista economico, senza una vera politica anticiclica e una mancanza di progetto infrastrutturale per il sud che abbia l'obiettivo di colmare le distanze tra nord e sud del Paese.
C'è un altro aspetto di merito che vorremmo sottolineare: spesso in questi ultimi mesi è stato tutto un susseguirsi di provvedimenti che hanno recuperato e modificato nella sostanza il famoso, vorrei dire famigerato, decreto-legge n. 112. Non sfugge alla regola anche questo decreto: con una proposta bipartisan viene infatti ripristinata la possibilità per i dipendenti degli enti pubblici di svolgere attività di progettazione nei riguardi degli enti di appartenenza, con dei limiti di incentivo che non possono superare l'importo annuo del trattamento economico complessivo. Lo dico come ex amministratore di ente locale: si tratta di una norma che avevamo sollecitato a considerare, proprio con un ordine del giorno proposto con riferimento al decreto n. 112, allora respinto da questo Governo e che oggi accogliamo con soddisfazione.Pag. 49
Abbiamo sottoscritto con la collega Braga la proposta di emendamento perché anch'esso rappresenta un punto vero di equilibrio tra interessi diversi: da un lato i dipendenti pubblici, certamente più motivati e interessati al lavoro e alla produttività della propria amministrazione; dall'altro le condizioni poste, vorremmo dire i paletti messi a questa attività, per lasciare amplissimi ambiti di intervento alle attività delle libere professioni - geometri, architetti, ingegneri - operanti nel settore. Il tutto però guardando al bene primario che è la capacità della pubblica amministrazione di essere più efficace ed efficiente, riducendo nel contempo i costi in questo settore, specie nelle piccole amministrazioni. Su questo tema siamo assolutamente d'accordo con questo provvedimento.
Ma come detto anche qui è l'ennesima retromarcia che il Governo fa rispetto al provvedimento-manifesto dell'estate scorsa che appare, a pochi mesi di distanza, un manifesto stracciato in molti punti. L'emendamento citato è un altro esempio, pur positivo nel suo esito, della confusione che contraddistingue questo testo e - vorrei dire in questa fase del dibattito parlamentare - l'intera attività del Governo che viene proposta all'Aula.
Se fosse una tela di un pittore direi una serie di chiaro scuri, più scuri che chiari, che danno il senso di un unico, indistinto, dove manca il disegno fondamentale e non si coglie il segno del progetto.
Il Partito Democratico, in questo contesto, ha cercato di dare il proprio contributo di idee e di soluzioni; è l'indice di un'opposizione che di fronte ai problemi del Paese e a proposte condivisibili non si arrocca ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. ...ma al contrario contribuisce alla loro soluzione in modo propositivo. Ci aspetta l'esame del decreto-legge anticrisi, chiediamo al Governo di cambiare atteggiamento, di accogliere le proposte che proverranno anche dall'opposizione. In questo senso ci pare positivo l'incontro di ieri del Ministro Tremonti con il nostro rappresentante Bersani, se questo sarà l'atteggiamento noi saremo disponibili.
Per i motivi di metodo e di merito sopra illustrati, preannuncio il voto di astensione del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mastromauro. Ne ha facoltà.

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. Signor Presidente, noi, con l'onestà che ci ha sempre caratterizzato fino a questo momento, non possiamo non riconoscere che in questo provvedimento sono contenute misure positive, l'abbiamo detto anche nella discussione sulle linee generali. Una di queste, la principale, la più importante, è senz'altro quella dell'adeguamento dei prezzi dei materiali da costruzione per scongiurare gli innumerevoli casi di risoluzione dei contratti, che si sono verificati, e si stanno verificando, proprio a seguito dell'aumento straordinario dei costi delle materie prime.
Rispetto a tale problema era ovvio che il Governo dovesse fornire delle risposte, anche urgenti; tuttavia, come abbiamo già evidenziato, e lo ribadiamo ora con forza, riteniamo che il Governo avrebbe potuto affrontare il problema dell'equilibrio economico dei contratti in maniera strutturale, definitiva, nell'ambito della discussione sulla riforma del Codice degli appalti. Infatti, la norma prevista nel decreto-legge in esame affronta sì un'emergenza, ma in maniera temporanea, peraltro non dando delle risposte sufficienti ai costruttori stessi. Ci auguriamo che la norma riesca a risolvere il problema, ma non ne siamo certi perché, in effetti, gli aumenti dei costi delle materie prime hanno superato anche il 30 per cento, invece, sappiamo bene che con essa si dà una risposta parziale, che corrisponde a compensazioni che non superano il 10 per cento.
Non possiamo neanche contestare gli incentivi che questo Governo, attraverso ilPag. 50decreto-legge in esame, ha riconosciuto ad alcuni settori, come quello dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca, anch'essi messi in difficoltà dall'incremento straordinario dei prezzi del petrolio. Tuttavia, anche riguardo a questo aspetto riteniamo che vadano sottolineate alcune questioni, ad esempio con riferimento all'autotrasporto. Credo che in questo momento non sia sbagliato incentivare categorie di operatori economici - per carità! - proprio perché, in una fase così difficile, qualsiasi incentivo e aiuto ben vengano. Tuttavia, incentivare l'autotrasporto è un tema controverso perché incentiviamo una modalità di trasporto che non solo è costosa, perché ci rende meno competitivi rispetto agli altri Paesi, ma anche inquinante. Da tali interventi appare che questo Governo è più favorevole ad incentivare il trasporto su gomma, gli autotrasportatori, una categoria, una corporazione, piuttosto che ad andare a monte del problema incentivando la costruzione delle infrastrutture e delle reti infrastrutturali per i trasporti più economici e che inquinano meno.
Ciò pone il tema più ampio della qualità della spesa. Rispetto ad un Governo che afferma che le risorse sono limitate, anzi, che non ci sono risorse e che non c'è più posto per gli sprechi, ritengo che incentivi dati così, senza criteri di qualità e senza neanche un senso di lungimiranza, una visione a medio e a lungo termine, lascino il tempo che trovano e non credo, francamente, che possano trovare completamente il nostro consenso.
Non riteniamo, peraltro, che sia stato neanche corretto, nell'ambito di questo decreto-legge, l'inserimento della deroga alle disposizioni dell'articolo 2112 del codice civile. Anche qui, una norma che tutela il mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento di azienda avrebbe dovuto essere conservata anche in caso di procedura straordinaria di insolvenza. Insomma, l'inserimento di questa norma in un decreto d'urgenza, che serve, ancora una volta, ad aiutare la risoluzione del controverso tema dell'Alitalia, che serve, in sostanza, ad evitare la procedura di infrazione, ci risulta quantomeno antipatico, non foss'altro che questa vicenda, ad oggi, non sta producendo altro che danni ai cittadini, che, oltre ad accollarsi le perdite procurate dalla cattiva amministrazione dell'Alitalia, oggi sono penalizzati da tariffe costosissime ed eccessive del trasporto aereo ed anche da una spropositata e inaccettabile riduzione del servizio.
Vi è poi il tema, di cui abbiamo tanto discusso in Aula, riproposto anche da me in occasione della discussione degli emendamenti, nonché degli ordini del giorno oggi, relativo all'utilizzo dei fondi FAS. Ebbene, vorrei qui dire soltanto una cosa al Governo: stiamo comunicando ai cittadini che stiamo affrontando la crisi con dei provvedimenti; avremo, a breve, l'esame dei provvedimenti anticrisi del Governo. Mentre questo accade in Italia, mentre facciamo un provvedimento anticrisi che si occupa di alcuni problemi delle famiglie, svuotiamo il fondo FAS, svuotiamo dei fondi che dovevano essere utilizzati per il riequilibrio infrastrutturale e territoriale di questo Paese e li utilizziamo per spese ordinarie. Mentre facciamo questo, e questa è la cosa che vorrei mettere in evidenza e sottolineare, abbiamo, per esempio, il Governo francese, con Sarkozy, che stanzia 26 miliardi di euro per fronteggiare la crisi, di cui ben 10 miliardi e mezzo sono destinati a nuove infrastrutture (sono, cioè, ulteriori stanziamenti per nuove reti di trasporto e per l'alta velocità); un miliardo e mezzo per 70 mila nuovi alloggi di edilizia agevolata e prestiti a tasso zero per l'acquisto della prima casa ed anche anticipazioni del credito di imposta.
Dico questo per dire che riteniamo che anche questo decreto-legge rientri nell'ambito di un modo di risolvere i problemi che questa crisi ci sta ponendo dinanzi assolutamente errato e sbagliato. È per questo che noi del Partito Democratico abbiamo scelto di non penalizzare le categorie che da questo provvedimento verranno favorite ed agevolate; non esprimeremo, quindi, voto contrario, ma ci asterremo, in virtù delle diverse criticità che hoPag. 51voluto e cercato di evidenziare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocci. Ne ha facoltà.

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, intervengo brevemente, anche perché oggi più volte abbiamo rimarcato alcune differenze che, purtroppo, non ci consentono di esprimere un voto favorevole su questo provvedimento. Lo ha fatto benissimo il collega Viola, a nome del gruppo del Partito Democratico; proverò anch'io fare delle considerazioni, per dimostrare come le osservazioni e le considerazioni dell'opposizione siano state, in questi due giorni, considerazioni oggettive.
Non è mai stata ricercata la contrapposizione, ma, con il Governo, e lo può testimoniare il sottosegretario, più volte, in Commissione come in Aula, abbiamo cercato di trovare dei punti di convergenza nel solo interesse del Paese.
Due considerazioni prima di entrare nel merito di alcune questioni.
La prima: abbiamo detto che nutriamo delle perplessità sul provvedimento - che ci impediscono di esprimere un voto favorevole e ci obbligheranno all'astensione - per la sua inadeguatezza. Abbiamo detto che, sostanzialmente, si tratta di un'occasione mancata: abbiamo fatto scelte contingenti, provvisorie, del momento; avremmo, invece, voluto scelte strutturali. Rispetto ad una situazione di crisi, di difficoltà di settori importanti dell'economia del Paese, il Governo si presenta con risposte inadeguate, contingenti, e non accetta la sfida che, invece, è arrivata dall'opposizione nel senso di realizzare interventi strutturali, capaci di dare delle risposte importanti.
Abbiamo detto che manca un progetto organico, che manca una visione strategica della politica economica, che non c'è un disegno complessivo a sostegno dei settori produttivi che vengono richiamati dal provvedimento; e, alla fine del dibattito di oggi, non possiamo che ribadire la carenza di un progetto complessivo.
Sono osservazioni che dovrebbero far riflettere il Governo, non solo per il provvedimento in esame, ma per il modo con il quale si sta impostando una risposta del Paese ad una situazione che è di vera e propria emergenza.
La seconda considerazione che voglio fare è stata più volte ricordata, ribadita, sottolineata con un appello al Governo e alla maggioranza da tantissimi rappresentanti delle regioni del sud: c'è un ulteriore scippo al Mezzogiorno.
Non si può non guardare con preoccupazione a diversi interventi deliberati in Aula in questi mesi, che sostanzialmente hanno portato via risorse per il Mezzogiorno. E ci preoccupa l'ennesimo tentativo che oggi, con questo provvedimento viene consumato, di utilizzare le risorse del FAS, che dovrebbero aiutare a fare investimenti nelle infrastrutture, nello sviluppo economico del Mezzogiorno del Paese.
Per questo non si comprende come alcuni colleghi della maggioranza restino e continuino a restare sordi rispetto ai richiami dell'opposizione di avere una libertà di voto capace di salvaguardare i diritti e gli investimenti della parte meridionale del nostro Paese.
L'atteggiamento dell'opposizione, del Partito Democratico, sin dai primi dibattiti in Commissione, è stato di grande disponibilità, di disponibilità vera, di confronto aperto con il Governo, senza pregiudizi, con la volontà di dare un contributo per migliorare un provvedimento importante come quello che stiamo trattando; un provvedimento in materia di adeguamento non solo dei prezzi di materiali da costruzione, ma di sostegno a settori determinanti per l'economia del Paese. Purtroppo, qualche volta il Governo ha preferito la strada della solitudine, di non far proprie le proposte importanti pervenute dall'opposizione.
Vi è stato un atteggiamento serio del Partito Democratico, un atteggiamento nell'interesse del Paese. Chi, come me, ha avuto modo, nella passata legislatura, di sostenere la maggioranza che governava il Paese in quel momento, ricorda ancoraPag. 52interventi di ostilità e di ostruzionismo dell'allora opposizione, volti ad evitare che si adottassero provvedimenti importanti in Parlamento: ricordo giornate intere in cui l'opposizione contava sui numeri piccoli della maggioranza per mettere in difficoltà la maggioranza e il Governo, senza cercare un dialogo, un confronto nell'interesse del Paese.
Noi anche questa volta, come sul provvedimento per i rifiuti della Campania, abbiamo cercato di trovare con la maggioranza delle soluzioni che potessero dare delle risposte importanti alle emergenze che vi sono. Abbiamo apprezzato il fatto che il relatore, ad esempio ieri, abbia presentato un emendamento per favorire il riutilizzo dei materiali dell'industria edilizia, per risparmiare sul versante dell'energia, per andare verso un'energia pulita: lo ha ricordato il collega Realacci ieri nel suo intervento e lo ha ricordato il collega Bratti.
Quando dal Governo sono provenute risposte e proposte positive che vanno nella direzione giusta, l'opposizione c'è stata, ha concorso ed ha contribuito a migliorarle e ad assicurare, per così dire, una qualità complessiva della proposta sicuramente migliore rispetto alla sua presentazione iniziale. Lo stesso è accaduto anche su altri versanti, e penso alla vicenda dell'arbitrato. Noi ribadiamo che la politica del rinvio non fa bene al Paese. Il Paese ha bisogno di scelte, ma quando c'è una proposta, come quella che abbiamo caldeggiato e in qualche modo richiesto al Governo, di farla finita con gli arbitrati che costano molto, non sono onestamente utili e non forniscono una risposta ai bisogni delle imprese e del mondo che spesso è costretto a ricorrere a tale istituto, la risposta del Governo è stata quella di concedere ancora tempo per trovare una soluzione definitiva (nella logica quindi della proroga, del rinvio).
Da questo punto di vista voglio, però, prendere in positivo l'apertura che c'è stata da parte del sottosegretario presso le Commissioni, quando ci ha detto di non poter dare una risposta favorevole alla nostra istanza, ma che il Governo si sarebbe impegnato in tempi stretti - così ha affermato il sottosegretario - per riportare la materia all'interno del provvedimento di conversione del decreto-legge n. 185 del 2008.
Se queste risposte giungeranno in tempi brevi e saranno risposte certe, sicuramente il contributo del Partito Democratico e dell'opposizione non mancherà.
Signor presidente, concludo nella speranza veramente che da parte del Governo vi sia all'inizio dei lavori del nuovo anno quella consapevolezza delle difficoltà che il Paese sta attraversando (difficoltà che sono, soprattutto, di tante famiglie e di tante imprese).
In questo Paese c'è bisogno di una politica alta, di una politica vera capace di dare risposte vere a quei milioni di italiani, a quelle famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, a quelle imprese che hanno bisogno di condizioni per essere più competitive sul mercato; ma le risposte positive non si danno con provvedimenti come quello al nostro esame, bensì con scelte coraggiose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, come hanno già sottolineato anche altri colleghi del Partito Democratico, dobbiamo esprimere un voto di astensione come segnale comunque di apprezzamento per alcune piccole modifiche che sono state introdotte al provvedimento in esame. Avremmo voluto che, in particolare per quanto riguarda alcuni emendamenti che citerò dopo, vi fosse stata maggiore disponibilità da parte del Governo e della maggioranza.
Riteniamo che - nonostante le aperture che, come ricordava un attimo fa anche il collega Bocci, sono intervenute da parte del rappresentante del Governo, sottosegretario Giachino, su alcuni punti - sia importante procedere con una riorganizzazione complessiva della disciplina afferente ai lavori pubblici.

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 13,30)

IVANO STRIZZOLO. Questo è un settore strategico per il Paese e dobbiamo sempre tentare di conciliare, da un versante, l'esigenza di semplificare le procedure e, dall'altro, di garantire l'assoluta trasparenza delle procedure stesse, ma anche la possibilità che effettivamente a chi avanza la proposta migliore e più elevata (in termini di rapporto di qualità tecnologica e di contenuto dal punto di vista dell'applicabilità e della facilità di esecuzione, tenendo conto anche dei costi) corrisponda poi l'indicazione e la formulazione più idonea, e comunque migliore, per l'attivazione di una serie di investimenti nelle opere pubbliche, che sono necessarie per dotare il nostro Paese di infrastrutture non solo moderne e competitive, ma che tengano anche conto dell'impatto sull'ambiente.
Per cui, considerato che a questo provvedimento, inizialmente limitato ad alcune questioni, sono state apportate alcune modifiche con l'introduzione di nuove norme, forse, valeva la pena cogliere questa opportunità per introdurre altre norme volte a migliorare dal punto di vista procedurale tutto il comparto della disciplina dei lavori pubblici. A tale proposito, il Partito Democratico ha presentato alcuni emendamenti riferiti al settore delle infrastrutture e delle opere pubbliche; vi è stata una discussione, un utile ed importante approfondimento circa la necessità di riequilibrare il dato riferito (soprattutto in questi ultimi due o tre anni) all'aumento del costo delle materie prime impiegate per l'attivazione degli interventi nelle opere pubbliche. Abbiamo presentato degli emendamenti per mettere a disposizione delle strutture pubbliche, in particolare quelle locali (mi riferisco ai comuni e alle province), nuove risorse, al fine di intervenire rapidamente sotto il profilo della messa in sicurezza delle infrastrutture e degli immobili, con particolare riferimento agli edifici scolastici.
Certo, vi è la difficoltà nella reperibilità di queste risorse, ma mi sia consentito su questo tema svolgere una breve riflessione: abbiamo ascoltato, in queste settimane, a partire dal Presidente del Consiglio, che si sarebbe voluto fare di più (soprattutto con il decreto-legge n. 185 di cui, sia in Commissione, sia in Aula, ci occuperemo nella prossime ore, nei prossimi giorni) per intervenire a sostegno di alcuni settori e per contribuire a sostenere le attività economiche produttive, in particolare delle piccole e medie imprese.
Ebbene, se in questo momento, queste risorse non sono messe a disposizione in misura adeguata e sufficiente, lo si deve anche al fatto che, probabilmente, con alcune misure correttive di precedenti normative approvate dalla precedente maggioranza, si sono allentati i meccanismi di lotta all'evasione fiscale. Tutti vorremmo fare in modo che in questo Paese si diminuisse la pressione fiscale, ma ciò può avvenire nella misura in cui, non dico si riuscirà a far pagare a tutti le tasse, ma quanto meno a cercare di ridurre l'area di evasione che è ancora robusta e consistente nel Paese.
Abbiamo ricordato, anche in precedenti dibattiti, che, se si riuscisse ad abbattere, almeno per una piccola parte, l'area di evasione, avremmo sicuramente qualche miliardo di euro in più da destinare come risorsa ad interventi nelle opere pubbliche. Opere pubbliche che devono trovare una loro compatibilità anche ambientale.
Proprio in ragione di questa necessità, abbiamo presentato - purtroppo non sono stati accolti - anche alcuni emendamenti, volti ad incrementare le risorse a favore di interventi per la messa in sicurezza dell'assetto idrogeologico di alcune parti del nostro Paese, quelle maggiormente colpite dai fenomeni alluvionali di questi ultimi giorni. Anche su questo, un segnale di attenzione ce lo attendevamo, non solo e non tanto perché si trattava di buone proposte dal punto di vista del contenuto e, quindi, condivisibili, ma perché si aiutavano, da una parte, le attività economiche delle piccole e medie imprese, garantendo nuove possibilità di occupazione,Pag. 54dall'altra parte, si contribuiva alla messa in sicurezza di parti importanti del territorio del Paese che notoriamente presenta molti di questi fenomeni.
Ormai non vi è stagione che non presenti fenomeni di straripamento dei fiumi, di condizioni ambientali di grande difficoltà per quanto riguarda la loro gestione da parte della pubblica amministrazione che deve garantire che non vi siano pericoli per le persone, per le attività economiche e produttive e per l'assetto complessivo idrogeologico di questa o quella parte del territorio nazionale.
Anche questi emendamenti che avevamo presentato, purtroppo, non sono stati accolti con la giustificazione che non vi sono le risorse. Credo, tuttavia, che sia da esprimere un'altra sottolineatura anche con riferimento alla nostra astensione che, comunque, a nostro modo di vedere rappresenta un segnale di attenzione rispetto a questo provvedimento. Mi riferisco al fatto che si procede - come hanno ricordato anche altri colleghi - non con provvedimenti organici e completi ma con interventi spot che non riescono poi ad affrontare ed a risolvere in maniera adeguata i problemi che abbiamo di fronte.
Anche per quanto riguarda la manovra che ci è stata proposta, l'intervento sostanziale non è in misura adeguata, mentre abbiamo saputo che, in queste settimane, altri Paesi europei stanno intervenendo in maniera più robusta. Comunque - per concludere signor Presidente - noi, rispetto a ciò che si poteva accogliere, introdurre e migliorare in questo testo, dobbiamo rilevare che non vi è stata un'adeguata disponibilità da parte del Governo e da parte della coalizione di maggioranza. Abbiamo ascoltato anche la lunga discussione sui fondi FAS. Anche in questo caso, hanno avuto ragione quei colleghi che sono intervenuti per rispondere ad alcuni colleghi della maggioranza che hanno richiamato il fatto che la percentuale dell'85 per cento è stabilita dal decreto-legge n. 112 e da altri provvedimenti, dimenticandosi questi colleghi che, invece, in altri provvedimenti (o già approvati o in fase di esame e di approvazione da parte di questa Assemblea) si attinge in maniera indiscriminata e costante ai fondi FAS. Quindi, anche da questo punto di vista serve una revisione complessiva da parte dell'azione di Governo, perché questo nostro Paese, pur nella necessità di valorizzare le specificità e le peculiarità, deve comunque mantenere un discorso riferito ad una coesione di fondo dal punto di vista sociale ed economico ma anche politico e istituzionale...

PRESIDENTE. Deve concludere.

IVANO STRIZZOLO. Per queste motivazioni, signor Presidente ed egregi colleghi, ci asterremo; ci auguravamo potesse essere un voto favorevole se fossero stati accolti alcuni dei nostri emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, già molti colleghi del mio stesso gruppo sono intervenuti sul merito del provvedimento in esame, argomentando le ragioni per le quali il Partito Democratico si asterrà in sede di votazione, per i limiti che il provvedimento presenta, per l'insufficienza e per la parzialità che abbiamo riscontrato, nonostante le limitate modifiche che ci sono state concesse.
Mi sta a cuore un punto di questo provvedimento che è l'articolo 3, ossia la definizione degli adempimenti tributari e contributivi per le regioni Marche ed Umbria. Con la finanziaria per il 2008 (la legge n. 244 del 2007) il precedente Governo aveva decretato la chiusura dello stato di crisi relativa o proveniente dagli eventi sismici, e aveva lasciato aperte le modalità da stabilirsi per uscire dalla crisi.
Credo che nel giorno in cui approviamo questo decreto sia giusto ripercorrere le tappe salienti. Marche e Umbria, dopo dieci anni, escono dalla crisi dovuta al terremoto del 2007. La ricostruzione delle Marche e dell'Umbria rappresenta unPag. 55esempio per tutto il Paese, in particolare per il tempo limitato che ha consentito di chiudere la partita dell'emergenza.
L'evento sismico di Marche e Umbria è stato molto insidioso, ha messo in ginocchio l'economia proprio perché, pur non causando vittime, soprattutto per la lunghezza e per il protrarsi delle scosse non ha permesso per molto tempo l'operatività di interi territori. Con il provvedimento in esame stabiliamo che gli umbri e i marchigiani nelle fasce più colpite, certamente non in tutta la regione ma solo nelle fasce A, dove furono sospesi temporaneamente i versamenti tributari e previdenziali, possono oggi rimborsarli con una percentuale ridotta del 40 per cento e in 120 rate. Questo è il frutto delle scelte operate con la precedente legge finanziaria che oggi il Governo applica, ritengo correttamente.
Ci dispiace che a copertura di queste risorse vengano utilizzati gli stanziamenti del FAS ma riteniamo chi il Governo - poi verrò su questo tema - non abbia molta fantasia in termini di rinvenimento di risorse ed è capace soltanto di usare, come abbiamo detto più volte, come un bancomat le poste del FAS. Tuttavia vorrei dire che rispetto al rientro da questo evento tragico del terremoto, per la prima volta viene fissata una percentuale del 40 per cento. In altri casi per terremoti che si sono verificati altrove la percentuale fu del 10 per cento o, addirittura, si approvò un condono senza richiedere alcunché ai contribuenti. In questo caso, invece, è stabilita una norma approvata molto responsabilmente nella precedente legislatura che chiude dignitosamente questa partita. Purtroppo quest'ultima non è chiusa completamente per quanto riguarda la ricostruzione soprattutto riferita a edifici di culto, a edifici pubblici e alle seconde case. Avevamo dato risposte soprattutto per quanto riguardava le prime case mentre in questo caso parliamo solo dei contributi tributari e previdenziali. Dobbiamo tenere presente che è una partita aperta che, tuttavia, in tutti i decreti-legge che abbiamo dovuto valutare in questo Parlamento questo Governo non ha affrontato. Nella precedente legislatura, pur breve, di due anni, eravamo riusciti a riportare il tema del terremoto verificatosi nelle Marche e nell'Umbria all'attenzione del Governo con finanziamenti consistenti per riprendere la ricostruzione: abbiamo notato ancora una volta che questo flusso si è interrotto, ma deve assolutamente riprendere.
Torno sulla filosofia generale del decreto-legge per rilevare - lo ripeto anch'io come anche altri colleghi - che approviamo un decreto-legge nel vivo di una crisi economica e finanziaria internazionale molto grave, i cui effetti non sono ancora chiari. Dovremmo calibrare tutti i nostri provvedimenti in ragione di questo quadro, di questo punto di riferimento. Ritengo che non lo stiamo facendo. Noi lo diciamo da mesi: i nostri provvedimenti sono inadeguati, sono insufficienti e molto spesso sono controproducenti. Vale la pena ripercorrere l'iter dei provvedimenti economici di questa legislatura. Peraltro, Presidente Fini, le voglio ricordare che il Consiglio dei ministri oggi, secondo notizie di stampa, ci annuncia che approverà ulteriori quattro decreti-legge in un colpo solo in materia di proroga termini, di protezione dell'ambiente e, ancora, di semplificazione normativa, di partecipazione dell'Italia al Fondo monetario internazionale. Con la manovra estiva è stata posta in essere una riforma della legge finanziaria che doveva risolvere tutti i problemi di velocità legislativa, doveva evitare assalti alla diligenza e doveva rendere più fluida la nostra capacità legislativa: ci accorgiamo che a quella legge finanziaria che, invece, aveva una data certa e che doveva essere approvata entro il 31 dicembre, sono cresciuti intorno tanti provvedimenti di decretazione che continuamente spogliano il Parlamento di una reale possibilità di incidere e di decidere.
Ma la scaletta che volevo proporre è questa, per dimostrarvi quanto sia inadeguata la politica che la maggioranza sta portando avanti. Abbiamo cominciato con il decreto sull'ICI e abbiamo detto: «Va bene, è una risposta che devono dare alle sbagliate promesse elettorali»; poi abbiamo avuto una manovra estiva moltoPag. 56contraddittoria, con effetti depressivi sull'economia. Basta ricordare i tagli lineari del 17 per cento su tutto, senza la volontà, l'insistenza per andare a trovare ed a scovare gli sprechi che pur vi sono nella spesa pubblica, ma tagliando indiscriminatamente la spesa buona e la spesa cattiva, portando così certi settori di spesa pubblica, quelli più importanti, quelli legati alla competitività del Paese, come la scuola, a previsioni di spesa ben al di sotto delle medie europee.
Nel frattempo, abbiamo approvato altri decreti-legge relativi all'Alitalia, alla sanità, alle banche e siamo arrivati, alla fine, al «pacchetto anticrisi», nel quale avevamo rimandato tutte le nostre speranze. Al momento consideriamo insufficiente ed inadeguato tale pacchetto anticrisi. Comprendiamo anche i timori del Ministro Tremonti, che ritiene che probabilmente questa crisi determinerà un rallentamento delle entrate. A tal proposito, però, va fatto notare che rispetto alle medie europee vi è soprattutto una voce che vede il nostro Paese al di sotto delle medie europee: quella della fedeltà fiscale, sulla quale bisogna assolutamente agire. Allora, se il Ministro è preoccupato del rallentamento delle entrate, dovrebbe agire non per allentare l'attenzione sulla fedeltà fiscale, come si è fatto con le norme sulla tracciabilità e sul registro. Lo stesso Presidente del Consiglio, nella conferenza stampa in cui annunciava il decreto-legge cosiddetto anticrisi, ha detto che in questo Paese sono stimati cento milioni di euro di evasione fiscale da mancata fatturazione e altrettanti ne posso stimare io, altri cento milioni, da mancata contribuzione nel lavoro. Quindi, se ha questa preoccupazione, non è coerente con l'azione del Governo.
Faccio la seconda riflessione sui mercati internazionali, signor Presidente, e concludo. Egli è preoccupato per la risposta dei mercati internazionali rispetto al nostro debito pubblico. Devo dire che i mercati sono più preoccupati delle dichiarazioni del Ministro Sacconi, che ci ha paragonato all'Argentina, e che la risposta ai mercati internazionali dovrebbe essere data insieme da questo Paese, accettando un confronto vero sia sui tempi per uscire dalla crisi sia sui piani di rientro. Questo abbiamo proposto, questo non è stato accolto e ci dispiace.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calvisi. Ne ha facoltà.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, come hanno già detto i colleghi del Partito Democratico che mi hanno preceduto, nei confronti del provvedimento in esame non abbiamo avuto un atteggiamento pregiudiziale: abbiamo cercato di dare il nostro apporto nella discussione sugli emendamenti e alla fine di questo confronto, che è avvenuto in Commissione ed in Assemblea, il nostro voto non sarà contrario.
Naturalmente non possiamo non partire da una considerazione, e cioè dal fatto che parliamo dell'ennesimo decreto, di un ennesimo decreto omnibus che tiene insieme provvedimenti e norme molto diversi fra di loro, insiste - come è stato ricordato - su materie non omogenee e quindi, a rigore, non dovrebbe rendere ammissibile il ricorso alla decretazione d'urgenza. Ma al di là di queste argomentazioni giuridiche, che abbiamo sollevato nelle sedi proprie, parliamo di materie (quelle che vengono disciplinate nel provvedimento in esame) che avrebbero meritato una trattazione più organica, più complessiva e più strutturata in altri provvedimenti di legge.
Penso al tema dell'adeguamento dei prezzi: come non riconoscere che si trattava di un problema importante sul quale era necessario intervenire? È giusto, quindi, prevedere misure di compensazione per le imprese per l'aumento delle materie prime, tuttavia, manca tutta la partita relativa ai consumatori e alle difficoltà delle famiglie a far quadrare i propri bilanci familiari, a causa dell'aumento dei prezzi al consumo. Forse, in materia di prezzi, occorreva inserire questa normativa in un provvedimento più organico (mi riferisco, ad esempio, al cosiddetto decreto-legge anticrisi) o, come veniva ricordato in precedenza dalla collegaPag. 57Mastromauro, nella riforma del codice degli appalti. Allo stesso modo, signor Presidente sono previste disposizioni per aiuti alla pesca e all'agricoltura, che potevano essere contenute nel decreto-legge concernente il rilancio del settore agroalimentare, che andremo a discutere tra un'ora.
Comunque, mi sembra che, nel corso della discussione, qualche passo in avanti sia stato fatto rispetto al testo che era stato licenziato dal Senato. Mi riferisco al tema della cosiddetta busta paga pesante per le popolazioni di Marche ed Umbria, al tema dell'organizzazione degli appalti e all'accoglimento del nostro emendamento sulla compensazione dei prezzi anche dei materiali da riciclo. Sono tutte questioni a cui abbiamo dato un contributo e abbiamo salutato con favore la disponibilità della maggioranza ad accogliere le nostre proposte.
Quali sono, quindi, le perplessità, oltre a quelle relative all'utilizzo dello strumento della decretazione d'urgenza e del contenere in un provvedimento del genere materie così diverse tra loro? In primo luogo - è stato ricordato da molti, nel dibattito appassionato, per molti versi, che vi è stato quando abbiamo discusso degli ordini del giorno - vi è stato un improprio utilizzo degli stanziamenti del FAS. Lo abbiamo ricordato come gruppo del Partito Democratico, lo hanno ricordato i gruppi dell'Unione di Centro e dell'Italia dei Valori, ma lo hanno ricordato anche esponenti autorevoli della maggioranza. Vi è un utilizzo improprio degli stanziamenti del FAS e questo costituisce un profilo problematico di carattere finanziario, ma rappresenta, innanzitutto, un serio problema politico, in quanto si conferma la sottrazione di risorse destinate allo sviluppo delle aree sottoutilizzate.
Signor Presidente, voglio ribadire che, nel fare ricorso a tali stanziamenti, si spalmano sul territorio nazionale risorse che, di norma, dovrebbero seguire il principio della ripartizione dell'85 per cento per il sud e del 15 per cento per altre aree del Paese. Apprezziamo l'ordine del giorno che è stato approvato, proposto da parte di molti colleghi del nostro gruppo, però nel testo che ci accingiamo a convertire in legge non vi è alcun vincolo per il Governo su questo punto. Vorrei dire ai colleghi di maggioranza che hanno citato impropriamente il decreto-legge n. 112 del 2008: si leggano bene quel provvedimento, quando parla di ripartizione degli stanziamenti del FAS, perché lì si parla di preservare la citata percentuale di ripartizione delle risorse (85 per cento e 15 per cento), quando vi è una requisizione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze delle risorse non spese dalle regioni e, quindi, riprogrammate. Tale decreto-legge, quindi, non parla di altri provvedimenti di legge, che dovrebbero seguire questa ripartizione. Pertanto, colleghi della maggioranza, rileggete per bene la norma contenuta nel decreto-legge n. 112 del 2008, che oggi avete impropriamente citato.
Vi è, inoltre, un problema politico più grande. In questo provvedimento, tra il fondo per la compensazione causata dall'aumento dei prezzi e delle materie prime e i fondi destinati alle Marche e all'Umbria, si taglia un altro miliardo di euro agli stanziamenti del FAS, arrivando, così, a 16 miliardi di euro (come riportava una tabella, che molti colleghi avranno letto, pubblicata su Il Sole 24 Ore di una settimana fa). Pertanto, abbiamo sollevato un problema politico più generale: visto che avete tagliato 16 miliardi dagli stanziamenti del FAS e vista l'entità e la mole dei tagli che avete operato, dovete spiegare al Parlamento quali opere, quali investimenti e quali infrastrutture intendete cancellare, visto che li utilizzate per questa finalità di oggi e che li avete utilizzate per finalità contenute negli altri provvedimenti che, nelle scorse settimane e negli scorsi mesi, abbiamo approvato.
Voglio ricordare che a luglio 2007 è stato approvato il quadro strategico nazionale per l'utilizzo degli stanziamenti del FAS. Se, da allora, questa maggioranza e il Governo hanno tagliato 16 miliardi di euro dagli stanziamenti del FAS, dove si vuole arrivare? Ad una rinegoziazione con le regioni e probabilmente con la stessaPag. 58Unione europea? Volete arrivare a mettere in mora tutto quello che è stato finora programmato e stabilito? Se è questo l'obiettivo ditelo al Parlamento in Aula, ditelo alle regioni! Riguardo a ciò, signor Presidente, chiediamo, come gruppo del Partito Democratico, che in quest'Aula si svolga una discussione complessiva sull'utilizzo degli stanziamenti del FAS. In generale poi - l'ho ricordato anche intervenendo in sede di discussione sul complesso delle proposte emendative e lo hanno fatto anche altri colleghi - desidero sottolineare che il Fondo per l'adeguamento dei prezzi viene istituito con una dotazione di 300 milioni di euro. Tuttavia, agli stanziamenti del FAS viene quantificato un taglio per un importo pari a circa 900 milioni di euro per l'anno 2009. Ciò proprio allo scopo di compensare gli effetti sui saldi di finanza pubblica. Si dispone cioè l'utilizzo delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate in misura tripla rispetto all'entità dell'onere da coprire in termini di saldo netto da finanziare. Quindi, la copertura richiesta della norma è pari a 300 milioni di euro - questo è l'onere quantificato - ma il taglio alle poste del FAS è pari a 900 milioni di euro. Spendi, in pratica, oggi quello che spenderesti in molti anni, quindi paghi una penale tripla e spendi il triplo.
Inoltre, lo abbiamo già ricordato, vi è una sorta di dequalificazione della spesa perché alcune risorse in conto capitale, che andrebbero programmate per investimenti e per infrastrutture, vengono appunto destinate a spese correnti: anche in questo caso, quindi, si va incontro ad una dequalificazione della spesa, che è vietata dalle norme del nostro ordinamento. Voglio poi sottolineare un'altra norma che può creare effetti pericolosi: voi della maggioranza - dopo il mancato blocco delle tariffe su luce e gas, che avete annunciato in pompa magna in televisione e che poi non avete assolutamente previsto nel cosiddetto decreto anticrisi - avete inserito nel decreto-legge in oggetto una norma, con l'approvazione dell'emendamento 1.100 delle Commissioni. Essa dispone una cosa di per sé di buonsenso: in presenza di un aumento dei prezzi delle materie prime, si estende il meccanismo di compensazione dei prezzi previsto a vantaggio delle imprese affidatarie di appalti della pubblica amministrazione, anche a imprese che svolgono lavori affidati nei settori speciali. Si cita, a tal proposito, il decreto legislativo n. 163 del 2006. Con questa disposizione, il meccanismo di compensazione dei prezzi si applica anche ad imprese che gestiscono servizi di notevole rilevanza quali la fornitura di gas, energia termica o elettrica e acqua, i trasporti, le poste, i porti e gli aeroporti. Attenzione, siamo d'accordo sul fatto che ci sia un'estensione della platea dei beneficiari, tuttavia il Fondo rimane di 300 milioni di euro.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Calvisi, il suo tempo è terminato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo nel merito di questo decreto-legge - dopo che già numerosi miei colleghi lo hanno fatto - per evidenziare quegli elementi che, sia negli aspetti positivi che in quelli negativi, ci spingono a dare un voto di astensione. Vorrei formulare, in linea generale, alcune osservazioni, a partire dalla tempestività ed efficacia di questo provvedimento. Qui abbiamo delle norme che servono per fronteggiare l'aumento del prezzo del greggio: ecco, chiunque di noi prende un qualsiasi giornale economico, si accorge che il prezzo del greggio già da tempo non sale più, anzi, è radicalmente sceso. Parimenti, ci sono delle norme che servono per fronteggiare la crisi derivante dall'aumento dei prezzi sui materiali da costruzione.
Sappiamo che la crisi ha avuto una ripercussione fortemente negativa anche sul comparto delle costruzioni e pertanto oggi il problema non è più quello dell'aumento dei prezzi, ma della crisi delle commesse, del blocco degli investimenti pubblici e di quelli privati.
Allora, se dovessimo giudicare questo decreto-legge solo da un punto di vistaPag. 59della sua efficacia e tempestività rispetto alla situazione sociale, finanziaria ed economica che il Paese sta vivendo, non ci resterebbe altro che bocciarlo irrimediabilmente.
È anche vero che, in effetti, alcune norme sono utili ed all'utilità delle norme si cerca, come gruppo appartenente all'opposizione, ad un'opposizione consapevole, di dare un nostro contributo.
Alcuni miglioramenti importanti sono stati introdotti proprio grazie ai nostri emendamenti e ciò ci consente di esprimere una valutazione di tipo diverso.
Non so se, però, gli italiani e le imprese di questo Paese riusciranno a sentire che vi è un Governo che si impegna sul fronte della crisi con questi tipi di provvedimenti.
Signor Presidente, sul problema degli appalti uno dei tanti argomenti che questo decreto-legge affronta, ci aspettavamo una riforma più complessiva. Si era partiti con gli auspici (almeno quelli sicuramente positivi e che spero possano essere recuperati) di una revisione complessiva delle norme sugli appalti, resa ancora più necessaria a causa di ciò che leggiamo ogni giorno avuto. Tale revisione si è resa maggiormente necessaria per le esigenze delle imprese di avere stimoli per i loro investimenti, per una miglior trasparenza che serve anche negli appalti pubblici e per la consapevolezza che uno dei più grandi ostacoli all'investimento in questo Paese, non solo per gli investitori italiani, ma soprattutto ed in particolare per gli investitori stranieri, è l'altissima e complessa burocrazia che pervade questo Paese.
Tale burocrazia con questo provvedimento non viene diminuita, ma al massimo aumentata con delle scelte che sono assolutamente in contraddizione con gli auspici dichiarati dal Governo all'inizio, nel momento del suo insediamento.
Sappiamo che è stato annunciato un decreto-legge che dovrebbe essere esaminato dal Consiglio dei ministri questa settimana e nel quale sarà previsto un nuovo tentativo di sburocratizzazione, di delegificazione. Siamo, però, curiosi di capire - io sono curioso di capire - perché questa non divenga una prassi operativa, quotidiana, per ogni tipo di provvedimento per andare verso i codici unici, che pure erano stati annunciati, e che invece viene smentita da operazioni di questo tipo che sono assolutamente contraddittorie rispetto agli annunci.
Un altro punto su cui mi voglio soffermare riguarda le norme che disciplinano Alitalia. Approfitto dell'osservazione della mia collega Mastromauro che è già intervenuta nel merito delle norme introdotte; io voglio invece augurarmi, e lo dico come utente del trasporto aereo, che, da parte del Governo, vi sia un'attenzione diversa su questo punto, oserei dire che è meglio non fare niente!
La crisi di Alitalia doveva essere governata dal mercato; ci doveva essere un soggetto esterno che avrebbe dovuto acquisire Alitalia oppure occorreva lasciare che Alitalia facesse la fine che un'impresa decotta poteva fare (lo dico come mia personale osservazione).
È stata scelta una terza via che ha prodotto un pesante aggravio dei conti pubblici dello Stato per quanto riguarda Alitalia e noi non abbiamo ancora registrato tale aggravio perché ciò che la bad Company porterà per le casse dello Stato ancora non lo abbiamo registrato!
In più abbiamo registrato un aggravio pesantissimo sui costi per l'utenza del trasporto aereo perché, nel momento in cui Air One è entrata nella compagine societaria della nuova Alitalia, ha avuto la grande intuizione di triplicare le tariffe praticamente su tutte le rotte sulle quali Alitalia ha cancellato i voli ed è restata solo Air One in regime di monopolio, triplicando le tariffe.
Dico ciò con consapevolezza, perché purtroppo si tratta della verità e non solo sulla tratta Trieste-Roma, ma su tante tratte italiane e ciò è stato fatto senza alcun tipo di controllo da parte di questo Governo!
L'aumento dei biglietti aerei non pesa solo sulla Camera dei deputati, ma anche sulle tante aziende che devono viaggiare in questo Paese. Inoltre, pesa sul turismo, che naturalmente viene disincentivato daPag. 60ciò, e sulle amministrazioni pubbliche. Esso, invece, va semplicemente a vantaggio di qualche operatore del trasporto aereo o, forse, anche delle banche che hanno prestato soldi a questi operatori aerei e che, oggi, hanno trovato la via d'uscita di affidamenti forse - anche questi - poco sicuri.
Affermo ciò perché, signor rappresentante del Governo, la mia preoccupazione è che nessuno di noi abbia tutte le soluzioni per affrontare, con determinazione e con capacità, una crisi che è internazionale e non riguarda solo il nostro Paese. È una crisi che va affrontata con modalità diverse rispetto a quelle che fino ad oggi abbiamo visto. Glielo dico con la consapevolezza di non gettare la croce su di voi, dicendo che lo fate apposta.
Tuttavia, sostengo che abbiamo bisogno di scelte molto più coraggiose e di maggior consapevolezza, perché quello che oggi registriamo nell'economia italiana e nell'economia internazionale non è il punto più basso. Ci sarà di peggio. Lo dice Confindustria, con gli annunci e con le previsioni sui licenziamenti del 2009; lo dicono gli indicatori economici rispetto a quelle imprese che oggi producono ancora per gli ordinativi che hanno acquisito rispetto al primo semestre del 2008 che, però, stanno per concludersi. Infine, lo conferma anche la sensazione che molte famiglie italiane hanno del loro reddito e dell'invarianza della spesa mensile, che devono sopportare.
Pertanto, decreti-legge di questo tipo non rappresentano delle soluzioni. Possono essere utili per tamponare alcune piccole falle, ma quello che ci attendiamo è una visione complessiva all'interno della quale anche questi provvedimenti possano avere una propria logica. Un mosaico si costruisce avendo un disegno. Se si attaccano solo le singole pietre, il mosaico non sarà mai così come è stato pensato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, questo provvedimento giunge al voto dell'Assemblea dopo aver subito una manutenzione in corso d'opera che, anche per iniziativa del nostro gruppo, da una parte, ci consente di non avere un atteggiamento completamente negativo - e preannunziamo il nostro voto di astensione - e, dall'altro, conferma quanto abbiamo già rilevato in sede di discussione sulle linee generali, in particolare su un aspetto che vorrei ora richiamare.
Infatti, il ripetuto ricorso alla decretazione d'urgenza viene ulteriormente proseguito (leggendo l'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di domani) con quattro decreti-legge che saranno varati domani dal Governo. Questo abuso - ormai non saprei definirlo diversamente - della decretazione d'urgenza appesantisce i lavori parlamentari e ci pone di fronte a provvedimenti legislativi che si occupano di un'eterogeneità di materie.
Pertanto, essi risultano difficilmente leggibili ed emendabili e, allo stesso tempo, diventa difficile, poi, portare a compimento un prodotto legislativo adeguato in quanto si tratta di provvedimenti caratterizzati da una confusione normativa che, anche in questo caso, è abbastanza evidente.
Tale circostanza è ulteriormente aggravata dal fatto che ci accingiamo a convertire in legge un decreto-legge che in molti dei suoi passaggi modifica già il contenuto di un precedente decreto-legge, che avevamo approvato nel mese di luglio, il decreto-legge n. 112 del 2008, convertito poi nella legge n. 133 del 2008, e anticipa in qualche modo (come è stato qui riproposto in tema di arbitrati, ad esempio) un intervento che sarà contenuto nel decreto-legge n. 185 del 2008, il cosiddetto decreto-legge anticrisi, o nel cosiddetto decreto-legge milleproroghe, che giungerà all'esame dell'Assemblea successivamente.
In sostanza, siamo di fronte ad una produzione legislativa caratterizzata da modifiche continue di norme anche su materie di grande rilevanza. Voglio ricordare, ad esempio, tutta la tematica legata al codice degli appalti pubblici sulla qualePag. 61si interviene con due misure sostanziali. Una riguarda l'incentivo della progettazione per i dipendenti pubblici, cioè quella materia che, in sede di decreto-legge n. 112 del 2008, era stata, in modo improvvisato, modificata, riducendo la percentuale dei compensi a favore dei tecnici degli enti locali dal 2 allo 0,5 per cento e che, con un emendamento aggiunto nel corso della discussione, viene di nuovo riportato al livello precedente e cioè al 2 per cento.
In questo modo, si è ottenuto il risultato che, per qualche mese, è stata messa in difficoltà l'operatività degli uffici tecnici degli enti locali e, adesso, si cerca di porre rimedio, ma nel mentre non si trova una soluzione che appaia definitiva. Infatti, si introduce una norma che mette un limite alla possibilità di pagamento degli incentivi riferito allo stipendio tabellare dei tecnici degli enti locali. Probabilmente, è un limite su cui bisognerà fare in futuro qualche altra considerazione. Comunque c'è questa norma che modifica quello che era scritto nel decreto-legge n. 112 del 2008.
La seconda è la norma sugli appalti a trattativa privata fino all'importo di 500 mila euro. Vista in un'ottica di emergenza, di accelerazione dei lavori e degli interventi (la logica che sta dietro a tutti i provvedimenti di cui continuiamo ad occuparci), penso che sarebbe forse il caso di chiederci se la fretta sia sempre buona consigliera. Sarebbe utile fare questa riflessione, perché, se si legge, ad esempio, Il Sole 24 Ore di oggi, si trova la considerazione che l'operazione che viene fatta con questa norma sottrae alla trasparenza del mercato una quota non trascurabile degli investimenti in costruzione.
Nel 2007 le gare sotto i 500 mila euro valevano 2,6 miliardi su 30. Secondo le prime analisi dei tecnici, la trattativa privata potrebbe non ridursi in un immediato taglio dei tempi. Le amministrazioni dovranno comunque vagliare tutte le richieste di partecipazione. Inoltre, la norma non ha una scadenza, pur essendo legata alla crisi. Sarebbe opportuno, allora, a distanza di un anno, una verifica del rapporto costi-benefici e dell'effettiva accelerazione della spesa.
Si tratta di un commento di oggi de Il Sole 24 Ore che offro alla vostra attenzione per dire che si prevede una norma che, da una parte, è dettata dall'esigenza di dare una spinta per l'accelerazione delle opere, ma, dall'altra, pone un limite che rientra nella normativa europea, sul quale gli enti locali in particolare dovranno fare molta attenzione nella programmazione dei loro lavori e che bisognerà rivedere tra un po' di tempo per capire quale sia il suo impatto effettivo.
Quindi, si ha una dimostrazione del fatto che, quando si legifera in questo modo, si producono provvedimenti poco chiari e confusi. Inoltre, vorrei fare ancora un richiamo a questo proposito. Infatti, tra i provvedimenti che saranno esaminati domani dal Consiglio dei Ministri ce ne sono due che è utile considerare. Uno è il classico decreto-legge annuale in materia di proroga dei termini che contiene, fra le altre, una norma che fa slittare al 30 marzo 2009 la norma «taglia-enti» che era stata approvata con l'articolo 26 del decreto-legge n. 112 del 2008.
Quando è stato approvato il decreto-legge n. 112 del 2008, abbiamo annunciato che esso conteneva una vasta operazione «taglia-leggi» e «taglia-enti». La manovra «taglia-enti» viene già prorogata al 30 marzo 2009 e nel decreto-legge sulla semplificazione normativa si prende atto che la manovra «taglia-leggi» non è possibile in quelle dimensioni e ha bisogno di un'ulteriore verifica.
In realtà, mentre parliamo di semplificazione e magari scriviamo una norma di legge che parla di chiarezza normativa, continuiamo ad emanare provvedimenti che non semplificano, rinviano il momento effettivo della semplificazione e confondono ulteriormente la normativa.
Oggi ci apprestiamo a licenziare un provvedimento che, sulla base dei principi di una buona e corretta legislazione, sarebbe da bocciare, perché questi requisiti non ci sono: è stato detto molto bene da altri colleghi prima di me, ma anche dalloPag. 62stesso Comitato per la legislazione, nel momento in cui ha espresso il suo parere sul provvedimento.
Mi avvio alla conclusione con qualche considerazione di merito. Naturalmente, ci conduce all'astensione il fatto che siano state introdotte norme condivisibili: quella sull'adeguamento dei prezzi dei materiali di costruzione rappresenta un aggiustamento, anche qui una tantum (ricordiamolo, perché vale per il 2008 e poi bisognerà riparlarne), ma, alla luce della congiuntura economica interna e internazionale, è una norma necessaria per gli appalti che in questo momento si stanno svolgendo.
Sono state introdotte, altresì, le norme sul terremoto nelle Marche e in Umbria, ulteriormente migliorate in corso di discussione. Sottopongo all'attenzione dei colleghi e, soprattutto, dei relatori del provvedimento in esame, per futuri passaggi parlamentari, una considerazione: mi chiedo come mai vi sia questo pervicace atteggiamento di chiusura rispetto alle proposte emendative che il nostro gruppo ha ancora riproposto per recuperare fondi esistenti, quelli per l'alluvione in Piemonte del 1994...

PRESIDENTE. Onorevole Lovelli, il tempo a sua disposizione è terminato.

MARIO LOVELLI. Spero che sarà possibile riproporre queste proposte emendative (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lovelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonavitacola. Ne ha facoltà.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor Presidente, i miei colleghi hanno già evidenziato, ancora una volta, l'anomalia del provvedimento in esame: un'anomalia che definirei addirittura concettuale di un decreto-legge che spazia come un'insalata mista tra materie assolutamente eterogenee e del tutto scollegate tra loro.
Se qualcuno, un domani, si prenderà cura di analizzare il lavoro parlamentare di questa fase della vita della Repubblica e dovesse sintetizzarlo, probabilmente userà l'espressione di una fase di legislazione «umorale», perché, a fronte dell'efficientismo e della razionalità rivendicati dal Ministro dell'economia e delle finanze in occasione del varo della legge finanziaria (con i famosi undici minuti e con il blocco dell'assalto alla diligenza), noi, da alcuni mesi, viviamo una vera e propria «finanziaria permanente»: un treno continuo di provvedimenti che riguardano la materia dello sviluppo economico e della redistribuzione delle risorse, che si affastellano e si susseguono, privi di logica, di armonia e di organicità.
Non so quando finirà la «finanziaria permanente»: sicuramente il decreto-legge sottoposto al nostro esame ne è un'ennesima riprova. Credo che non sfugga all'Aula - e, in primo luogo, al suo Presidente - che l'eterogeneità delle materie determina un attentato alla sindacabilità dei requisiti costituzionali di necessità e di urgenza di un provvedimento di questa natura.
Quando un decreto-legge contiene otto-nove argomenti assolutamente scollegati, è probabile che la prognosi di necessità ed urgenza su questi otto-nove argomenti scollegati possa portare anche a valutazioni diversificate. Pur tuttavia i requisiti di necessità ed urgenza non possono che essere del provvedimento nel suo complesso, ovvero del decreto-legge in quanto tale. Quindi, è evidente che l'assoluta eterogeneità delle materie determina anche una criticità della valutazione dei requisiti costituzionali di necessità e d'urgenza.
In ordine al merito, vorrei affrontare il tema dell'articolo 1, ovvero della compensazione a favore delle imprese impegnate in opere pubbliche richiesta dall'anomalo aumento dei prezzi di alcune materie prime e di alcuni elementi essenziali che determinano i prezzi delle opere pubbliche nel nostro Paese.
Leggendo la scheda di accompagnamento al provvedimento si evince che dieci grandi imprese hanno stimato in oltre 1,1Pag. 63miliardi di euro il costo presuntivo di adeguamento relativamente a venti grandi opere oggi in corso di realizzazione nel nostro Paese. L'aumento dei costi delle materie utilizzate in queste opere - parliamo dei costi relativi a lavori contabilizzati entro l'anno 2008 - supera sicuramente il miliardo di euro.
Il fondo previsto per questa compensazione nel decreto-legge in esame è residuale rispetto alle due ipotesi propedeutiche ed è di 300 milioni di euro. Questo fondo, però, rappresenta un'azione residuale, perché in primo luogo si dice alle amministrazioni committenti di cercare i soldi nei quadri economici degli interventi. In secondo luogo, si dice alle amministrazioni aggiudicatrici di rivedere la programmazione annuale e triennale tagliando e compensando. Solo in via residuale, ove questo si dimostri non possibile, interviene il fondo di 300 milioni di euro che è evidentemente inconsistente, se è vero come è vero che questa tematica coinvolge l'esigenza di compensazione per risorse spesso superiori a questa cifra.
Vi è da dire, inoltre, che il messaggio di questo decreto-legge alle amministrazioni aggiudicatrici è di arrangiarsi. In primo luogo, si devono arrangiare e devono trovare i soldi, ma dove e quali risorse? Nei bilanci degli enti (oggi gli enti locali non riescono neanche a predisporre questi strumenti di pianificazione) o nelle risorse dei fondi FAS che non arrivano? Le amministrazioni aggiudicatrici dove dovrebbero prendere i fondi per questo ripianamento?
Inoltre, è possibile che una norma di tal fatta non sia preceduta da un'analisi statistica e previsionale seria sugli oneri connessi a questo meccanismo di compensazione? È possibile che la mattina si esce di casa per comprare qualcosa senza sapere quanto costa? È possibile che noi dobbiamo varare un provvedimento di tale natura nell'assenza totale di una stima delle sue conseguenze?
Come quello in esame è un provvedimento umorale. Istintivamente questo problema è stato segnalato da un autorevole operatore economico, ma si attinge alla Tremonti card e ai fondi FAS. Noi abbiamo la social card per i pensionati e la Tremonti card: i fondi per le aree sottoutilizzate a cui si attinge per risolvere i problemi più vari di questo variegato Paese in questa fine 2008.
Lo strumento dei fondi FAS evidentemente richiede un'attenta valutazione. Probabilmente quando discuteremo del cosiddetto decreto-legge «anticrisi» scopriremo che i meccanismi previsti dal decreto-legge n. 112 di qualche mese fa sono stati modificati. È molto probabile, inoltre, che all'inizio del 2009 un nuovo decreto-legge modificherà i meccanismi previsti dal decreto-legge anticrisi.
Forse non è solo un problema di confusione mentale, probabilmente è uno strumento argutamente dilatorio, perché in questo modo si evita di ripartire i fondi. Visto che si attinge a piene mani a questo salvadanaio per ogni questione, adombro il legittimo sospetto che il Governo in questo momento non sia neanche in grado di sapere a quanto ammontano i fondi FAS: siamo quindi alla navigazione a vista.
In questo senso, evidenzio come tale misura singolarmente considerata sia certamente da valutare positivamente, ma essa è davvero una goccia nell'oceano. Sottopongo all'attenzione dell'Aula - credo che avremo modo di vederlo anche nell'esame degli ulteriori provvedimenti - l'opportunità di dare una mano al settore delle opere pubbliche, ma se è questo che si vuole si deve affrontare seriamente il tema del rilancio del settore. È inutile prevedere alcune centinaia di migliaia di social card per i poveri pensionati che spendono qualche euro se il centro di spesa più efficiente e diffuso di questo Paese, cioè il sistema delle autonomie locali, è permanentemente paralizzato. Come si vuole sostenere la domanda e la ripresa se non si sostiene in primo luogo una politica del settore delle opere pubbliche e del rilancio dei cantieri?
In concreto, abbiamo la possibilità di mettere in campo delle iniziative e semmai dovesse andare avanti la logica - astrattamente anche condivisibile - di evitare la polverizzazione e di concentrare le risorsePag. 64su grandi opzioni strategiche, nella situazione attuale consegneremmo alla totale inefficacia la politica degli investimenti nel campo delle opere pubbliche, almeno allo scopo di combattere la recessione e depressione in atto. Infatti, le grandi opere e i grandi interventi strategici sicuramente da realizzare non sono immediatamente dietro l'angolo e non sono immediatamente cantierabili. Se si intendono sostenere la domanda e la ripresa occorre rivolgersi all'attività diffusa sul territorio dei centri di spesa degli enti locali e dei cantieri piccoli e medi: è questo uno strumento efficace per combattere la depressione e la grave recessione in atto.
In questo senso, credo che sarebbe stato corretto, oltre che compiere un'analisi statistica sulle risorse richieste dai meccanismi compensativi di cui all'articolo 1, compiere anche una valutazione di scenario: non si fa alcuna valutazione sulle previsioni che questo meccanismo compensativo dovesse comportare per gli anni successivi al 2008, ed è probabile che dovremo tornare a ritroso su questo argomento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, mi soffermerò su due aspetti: il primo è quello relativo all'articolo 1, che necessita di alcune precisazioni (come il collega inizialmente ricordava) sia per la sua disponibilità finanziaria, sia per comprendere bene ciò che esce da questo Parlamento. Parliamo della verifica e della modifica dei prezzi e degli aumenti repentini dei prezzi di alcuni materiali da costruzione verificatisi nel 2008 e, a tal riguardo, abbiamo introdotto un meccanismo con il quale si rilevano con decreto le variazioni semestrali di tali prezzi: se si registra un aumento superiore all'8 per cento si riconosce alle imprese appaltanti il diritto ad essere remunerate, se invece la modifica è in diminuzione dovrebbe essere la società o l'ente locale appaltante ad avere ristoro su questo prezzo.
La norma prevista per il 2008 a favore delle imprese è molto difficile da attuare, perché registra una variazione semestrale e non annuale e prevede una copertura irrisoria (come ricordava il collega); nel 2009, invece, si avranno sicuramente anche delle gare che con una valutazione dei prezzi riferita all'anno 2008 e, in questa situazione di recessione economica, essa sarà nel senso di una riduzione dei prezzi. In tal caso, dovrebbero essere le imprese a ristorare l'ente locale o l'ente pubblico. In realtà, il 2009 non è previsto e si parla solo del 2008.
La domanda che pongo è: ma per fare un favore e per riprendere la domanda interna del Paese nei confronti delle imprese che lavorano nel settore pubblico, perché non si discute di pagare tutti i debiti arretrati che lo Stato ha nei confronti di tali imprese sia nei lavori che nelle forniture dei beni e servizi? È un tabù, lo dice la Commissione europea. Noi abbiamo inventato l'articolo 9 con la garanzia delle banche e delle assicurazioni nell'ultimo decreto-legge, quindi ci saranno degli interessi e del ristoro di nuovo nei soliti settori che conosciamo, ma non si trova e non si discute un meccanismo in ordine a tre o quattro punti percentuali di prodotto interno lordo. Infatti, molte imprese riscuotono a 450-500 o addirittura 600 giorni e si nasconde in questo periodo tutta la difficoltà dei prezzi nel rapporto tra imprese e settore pubblico. Infatti, si fa un prezzo, si fa alto e fuori mercato, si torna indietro, perché si riscuote a 500-600 giorni. Questa è l'efficienza di uno Stato. Noi abbiamo presentato e presenteremo con forza emendamenti in questo senso sul documento e sull'ultimo decreto-legge anticrisi perché perlomeno si sappia quanti sono i debiti e le fatture da pagare di tutti gli enti pubblici dall'INPS alle ASL ai ministeri, ai comuni e alle regioni nei confronti del settore privato. Si tolgano queste cifre, se sono regolarmente inserite in bilancio. Non fatture fasulle, ma inserite in bilancio, nei preventivi previsti con atti amministrativi coerenti, se ne valuti la loro presenza nei confronti del Patto di stabilità ai fini di cassa e si liquidinoPag. 65questi denari nei confronti delle imprese. Non si inventino dei meccanismi sempre sollecitati nelle discussioni dell'8 per cento semestrale senza coperture e senza nessun ristoro alle imprese italiane. Questo è l'articolo 1 che avete pensato.
Quanto era bello, invece, un decreto che diceva: misure urgenti per l'economia e rapporto coerente e concreto fra tutte le finanze e gli elementi degli enti pubblici nei confronti delle imprese. Finalmente si faceva pagare ciò che le imprese hanno fornito allo Stato! Questa è una chimera, è una discussione. Anche se la Commissione europea nella sua risoluzione ci dice che dobbiamo in tutti gli Stati d'Europa per fare quel famoso 1,5 per cento di prodotto interno lordo (quei 200 miliardi, che per voi erano 80, poi ora sono diventati 4,5 nel documento ultimo) per aumentare nuovamente la domanda e sostenere le imprese in Italia e in Europa. Questo manca, e l'articolo 1 è un pannicello caldo che creerà tanti problemi nell'attuazione e sulla gestione amministrativa.
Ciò non significa che non si dovrà riconoscere alle imprese che c'è stata una modifica repentina dell'8 per cento dei prezzi. Non occorre discutere di questo, ma dare l'adeguata copertura, non rinviarla ad altri atti e discutere di problemi reali che le imprese italiane hanno nei confronti del settore pubblico italiano. Quindi, ci asteniamo perché alcuni elementi del decreto-legge sono modificati, ma ne riconosciamo l'inadeguatezza, anche come l'ultimo presentato, rispetto alla situazione reale e all'analisi della crisi e della disoccupazione incombente che c'è nel settore privato italiano.
L'ultima riflessione: il dibattito essenziale in questo Parlamento sui fondi FAS a qualcuno di noi fa rimpiangere la prima Cassa del Mezzogiorno, perché almeno si sapeva dove andavano i denari: se servivano a fare strade o al turismo. Noi sappiamo che sentiamo rivendicare sempre i denari al Fondo per le aree sottoutilizzate (non sottosviluppate) senza un progetto. Ricordo a tutti voi, quando si è litigato per la Calabria e per la Sicilia, che c'era il progetto nella passata legislatura di dotare la Calabria e la Sicilia che non hanno una rete infrastrutturale importante, di rafforzare le loro strade provinciali. Quello era un progetto che come parlamentare leggevo e comprendevo. Qui si sta discutendo solo di dare soldi e non si sa in quale direzione. Non ci fate rimpiangere la Cassa del Mezzogiorno! Infatti, almeno si sapeva se si faceva prodotto interno lordo, se c'era un settore da sviluppare nel Mezzogiorno e anche le regioni del sud trovino forme di coordinamento su alcuni fatti, perché non si può continuare a rivendicare i denari senza sapere dove si impegnano e come si risponde alla grave crisi europea e del Paese sui problemi.
Non si può continuare a pensare che la crisi non sia in Italia: la crisi è in Italia, non viene solo dall'esterno, viene da comportamenti che noi abbiamo avuto per anni e bisogna smetterla di rivendicare sempre fondi senza comprendere dove si mettono. Questo è un invito che faccio a tutti i parlamentari, non solo a quelli del sud, però sia chiaro: apprezzerei molto se i parlamentari del sud portassero anche a nostra conoscenza i progetti necessari per il rilancio del Paese. Perché è chiaro dove si può aumentare il prodotto interno del Paese: nelle aree dove c'è meno sviluppo; quindi è chiaro che il Mezzogiorno può fare più di altri la sua parte per la ripresa del prodotto interno lordo e del Paese.
Quindi dobbiamo discutere con concretezza, non con i soliti metodi degli ordini del giorno e con il riferimento all'85 e al 15 per cento perché altrimenti non si capisce dove devono andare i denari e quale tipo di sviluppo si vuole sostenere per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, ogni giorno mi impegno per realizzare l'altra Campania; l'altra Campania è una Campania pulita, onesta, perbene, dove gli appalti pubblici ed i soldi pubbliciPag. 66vengono spesi bene e per i cittadini. I soldi pubblici non vanno spesi ispirandosi al criterio di «magna Napoli», che è anche il nome dell'indagine che sta scoperchiando la tangentopoli napoletana.
Per questa ragione chiedo al Parlamento una diversità etica che non può appartenere solo all'Italia dei Valori, ma a tutti. Chiedo al PdL, se non vuole rifuggire dalla questione morale per finire in un problema di amoralità, di far dimettere il presidente vicario del gruppo del Popolo della Libertà, coinvolto nell'indagine «magna Napoli».

EMERENZIO BARBIERI. Che stai dicendo?

FRANCESCO BARBATO. La rimozione dell'onorevole Bocchino serve a dare onore e rispetto al Parlamento e al suo gruppo, fatto di persone perbene (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, la richiamo alla necessità regolamentare di attenersi al tema in discussione. Lei sta parlando di altre questioni (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

FRANCESCO BARBATO. Concludo, Presidente. Noi abbiamo bisogno per il sud soprattutto di ricchezza morale. Allora, se c'è addirittura una richiesta di arresto per l'onorevole Bocchino, può guidare il gruppo del... (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

ANTONELLO IANNARILLI. Scemo!

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, ai sensi dell'articolo 39 del Regolamento le tolgo la parola.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pili. Ne ha facoltà. Colleghi, vi prego di non esagerare.

ANTONELLO IANNARILLI. Dimmi!

PRESIDENTE. Chi è che...?

ANTONELLO IANNARILLI. Che vuoi! Che c... vuoi! Che vuoi!

FABIO EVANGELISTI. Presidente, lo ha sentito? Lo richiami all'ordine.

PRESIDENTE. Onorevole Iannarilli! Onorevole Iannarilli, lei usa un linguaggio che è indegno di quest'Aula!

ANTONELLO IANNARILLI. Chiedo scusa. Penso che lo faccia anche lui.

PRESIDENTE. Onorevole Iannarilli!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tentativo messo in campo in questo lungo dibattito di ridurre questo provvedimento ad uno dei tanti decreti-legge varati dal Governo Berlusconi in questi primi mesi di legislatura è facilmente confutabile e soprattutto superficiale. Appare davvero poco credibile l'accusa, mossa da più parti, di un provvedimento eterogeneo, capace di occuparsi di tutto e di più.
Mi permetterò, prima di esprimere la dichiarazione di voto a nome del gruppo del Popolo della Libertà, di ribadire alcuni concetti fondamentali messi alla base anche di questo provvedimento da parte del Governo e di questa maggioranza. Sono elementi già ampiamente ribaditi dai colleghi che sono intervenuti nella discussione generale e nel dibattito, in particolare dai colleghi relatori, Stradella e Garofalo.
Questo provvedimento, a differenza di quanto sostenuto ripetutamente dall'opposizione, si inquadra invece in una precisa strategia del Governo che, sul tema della crisi economica, ha scelto la strada responsabile di affrontare i problemi e di non lasciarli incancrenire, come purtroppo è accaduto nella precedente legislatura. Lo fa adeguando alle esigenze della crisi economica internazionale la norma che non deve essere statica, ma che dimostra di essere, proprio su questa scelta, dinamica e capace di rispondere alle esigenze.Pag. 67
È questa, colleghi, la prima filosofia di fondo di questo provvedimento del Governo: agire, intervenire, non perdere altro tempo, semmai recuperare i tanti ritardi accumulati colpevolmente dal precedente Governo, che non solo non ha saputo anticipare le misure necessarie per fronteggiare la crisi incombente su alcuni settori strategici del Paese, ma non è riuscito nemmeno ad assumerle a posteriori. Per questo motivo, colleghi, le seppur legittime critiche sul decreto-legge in esame sono ingiustificate e assolutamente destituite di fondamento.
Nel dibattito molti di voi hanno sostenuto l'esigenza di criticare questo provvedimento perché contiene più elementi e più argomenti; avete scelto - colleghi, perdonatemi - la strada ardua di una critica generica, anzi, la responsabilità di una mancata condivisione di un provvedimento indifferibile e indispensabile per il Paese. Quando avete sostenuto la tesi, tutta burocratica - consentitemelo - di un provvedimento che non era omogeneo, sarebbe venuto da domandarsi quale parte avreste voluto cancellare: forse quella dei trasporti, forse quella dell'agricoltura, della pesca?
Noi abbiamo il coraggio, e anche voi dovete assumervi la responsabilità di sostenere che il dispositivo relativo ai trasporti è fondamentale, perché è un passaggio importante di una trattativa che il Governo ha messo in campo nel giugno scorso per rimediare ai ritardi del Governo Prodi che certamente, su questa materia, è venuto meno ad un passaggio fondamentale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Vorrei solo ricordarvi, colleghi, per memoria, che il Ministro Matteoli e il sottosegretario Giachino hanno preso atto di una situazione difficile che si era creata nel Paese e vorrei richiamare alla mente il blocco dei TIR di tre giorni che ha causato al Paese ben 3 miliardi di euro di mancata produzione. Ebbene, questo provvedimento, forse per qualcuno può essere tardivo, ma è necessario, ed era stato impostato dal Governo già nel giugno scorso.
Allora, credo che sia davvero pleonastica, superficiale, l'accusa di un provvedimento eterogeneo. Forse volevate cancellare la parte relativa all'adeguamento dei prezzi? Anche in questo caso potevate esplicitamente chiederlo, ma forse, per un pudore politico, non lo avete fatto. In realtà, colleghi, sapevate bene di non poterlo fare perché anche questo provvedimento mira a colmare una responsabilità politica del precedente Governo.
Qualcuno ha avanzato la tesi secondo la quale si sta cercando di reintrodurre surrettiziamente la revisione dei prezzi: signor Presidente, quando si fanno certe affermazioni gratuite, infondate, vuol dire che si vogliono agitare spauracchi da prima Repubblica, che niente, colleghi, hanno a che vedere con questa maggioranza e con questo Governo. Anche questo provvedimento, proprio nell'adeguamento dei prezzi per i materiali da costruzione, sceglie la strada di decidere, di assumersi una responsabilità chiara, netta e senza infingimenti.
Le opere pubbliche in Italia rischiavano un blocco letale con una duplice conseguenza: prima di tutto il danno legato al blocco delle opere pubbliche, con contenziosi infiniti, poi, in molti casi, il rischio del fallimento delle imprese stesse.
Chi governa, colleghi, non deve scappare dalla responsabilità, come è accaduto nel passato, ma deve assumerla in toto e con questo provvedimento il Governo lo fa fino in fondo, con criteri precisi, risorse recuperate e aggiuntive; si decide, insomma, di rimettere in moto il Paese. Perdonatemi, colleghi del centrosinistra: sarebbero servite da parte vostra più solerti decisioni nel passato, che tardive e infondate critiche a posteriori (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Inoltre, colleghi, mi permetto di riprendere una critica sostanziale che è venuta dai banchi dell'opposizione, ossia quella di utilizzare i Fondi FAS come un bancomat con il quale foraggiare interventi contingenti e limitati. Vorrei dire a molti colleghi, che forse non hanno letto attentamente il provvedimento e gli atti allegati,Pag. 68che il Paese non ha necessità di demagogia e di gratuite mistificazioni perché tutti voi sapete che i Fondi FAS resteranno laddove erano allocati, ma il Governo Berlusconi sceglie la strada di non lasciarli inutilizzati, così come sono stati per tanti anni, ma di metterli nel circuito economico per creare sviluppo e occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Lo dico, riferendomi proprio a questo provvedimento. Mi dispiace che i colleghi del centrosinistra non lo abbiano letto attentamente, perché, proprio per le risorse della Sardegna, vi è scritto con estrema chiarezza che si tratta di fondi in perenzione e cioè che la giunta regionale di centrosinistra non è riuscita in questi anni a spendere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) e che il Governo Berlusconi, con grande intelligenza, invece, rimette in gioco a servizio di un evento, il G8. Per quest'ultimo, il Governo Prodi, come se avesse dovuto comprare una Ferrari, aveva stanziato, però, solo i soldi per una bicicletta! Se quell'evento si fa, è grazie al Governo Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Credo, onorevoli colleghi, per concludere, che sia davvero inaccettabile che si possa far passare questo provvedimento come un provvedimento minimalista. Quando si sceglie di dare ai piccoli comuni l'opportunità di accrescere anche la possibilità di investire sulle piccole e medie imprese e sulle piccole opere pubbliche, significa che si danno delle risposte puntuali; quando si dice che i comuni italiani potranno affidare ai tecnici professionisti, interni all'amministrazione comunale, il potere di accelerare, significa che si vuole responsabilizzare l'ente locale.
Questo Governo sceglie di dare agli enti locali l'autonomia e l'autorevolezza necessarie. È per questa ragione, colleghi, che il nostro è un voto davvero convinto. Sappiamo che è un voto decisivo su alcuni settori del Paese, ma che si inquadra in una logica davvero importante, che ha visto questo Governo affrontare con determinazione problemi seri, senza scappare, ma affrontandoli con coraggio e con determinazione.
Per questo, preannunzio il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma - A.C. 1936)

VINCENZO GAROFALO, Relatore per la IX Commissione. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO GAROFALO, Relatore per la IX Commissione. Signor Presidente, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, le Commissioni propongono all'Assemblea le seguenti correzioni di forma: all'articolo 2-quinquies, come sostituito dall'emendamento 2-quinquies.100 delle Commissioni, al comma 1, lettera e), le parole da: «da emanare entro novanta giorni» fino alla fine della lettera sono soppresse e, conseguentemente, dopo il comma 1, è inserito il seguente: «1-bis. Il decreto previsto dal comma 15 dell'articolo 83-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dal comma 1, lettera e), del presente articolo, è emanato entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto».
Colgo l'occasione, infine, signor Presidente, per ringraziare le Commissioni, i componenti, tutti i colleghi, soprattutto i presidenti, i gruppi parlamentari, il Governo ed, in particolare, il sottosegretario Giachino, che ci ha seguito durante tutti i lavori, e gli uffici, per la disponibilità e la loro dedizione ai lavori.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).

Pag. 69

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, le modifiche introdotte dopo il confronto nelle Commissioni e in Aula migliorano il provvedimento del Governo, che avrebbe dovuto essere già assunto al termine dello scorso anno. Altro che mancanza dei motivi di urgenza!
Ringrazio, quindi, tutti gli onorevoli deputati per il contributo dato e ringrazio i relatori. Agli onorevoli Bocci, Mariani, Compagnon, Strizzolo, Sardelli, Pili ed altri voglio dire che questo Governo sarà sempre disponibile a recepire nelle Commissioni e in Aula i contributi e le proposte migliorative (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Questa legislatura, che ha il compito difficile di rimettere in moto lo sviluppo del nostro Paese...

PRESIDENTE. Onorevole Giachino, lei sa che sta svolgendo un intervento un po' irrituale.

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. ...dovrà innovare tantissimo nel settore delle opere pubbliche e dei trasporti.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Giachino, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. È notorio che quando interviene il rappresentante del Governo si riapre il dibattito.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, la ringrazio per avermi anticipato, perché credo che il Governo abbia tutto il diritto di manifestare un certo interesse sul fatto che alle 14,55, poco prima che inizi il question time, si converta un decreto-legge sul quale si sono determinate alcune convergenze, che hanno portato al miglioramento, almeno dal punto di vista del mio gruppo, del provvedimento medesimo.
Sarebbe nel pieno diritto di tutti i parlamentari, e quindi anche dei parlamentari dell'opposizione, disporre del tempo necessario, che non è contingentato, per poter replicare al Governo e per riprendere una serie di osservazioni che il Governo ci ha riproposto poco fa in Aula.
Solo perché siamo di fronte a una necessità dovuta al calendario e all'ordine del giorno (fra cinque minuti dovrà iniziare la diretta televisiva con il question time), almeno dal mio punto di vista personale, le faccio presente che c'è la disponibilità a procedere al voto finale sul decreto-legge. Tuttavia, bisognerebbe evitare che quando, con una certa fatica, si arriva alla conclusione dell'esame di un provvedimento, la discussione venga riaperta dal Governo: non c'è, infatti, bisogno di nessuna manifestazione di giubilo, visto che siamo di fronte al trentunesimo decreto-legge proposto dal Governo dall'inizio della legislatura, e visto che questa settimana il Parlamento è costretto a discutere su tre decreti-legge e a valutare l'opportunità di procedere durante questa settimana alla discussione e al voto della legge finanziaria, oppure di rinviarli alla settimana prossima o ai giorni a venire, in modo tale che entro il 31 dicembre lo Stato italiano possa disporre del proprio bilancio.
Signor Presidente, dovremo poi prendere atto delle deliberazioni che opportunamente lei e la Conferenza dei presidentiPag. 70di gruppo assumerete relativamente alle modalità di funzionamento e di discussione dei prossimi giorni.
Chiederei al Governo se è possibile che attraverso di lei, attraverso una moral suasion, si consenta all'Aula di non dover essere costretta a prendere atto che, dapprima, si propongono provvedimenti attraverso decreti-legge o attraverso questioni di fiducia, e che poi il Governo debba manifestare una sorta di giubilo per il semplice fatto che il Parlamento qualche volta, anche con un certo anticipo sui tempi che sarebbero dovuti, consente di convertire i decreti-legge medesimi.
Le chiedo, quindi, signor Presidente, di far presente al Governo che servirebbe un atteggiamento un po' meno forzato e un po' meno votato e vocato a un rapporto con il Parlamento che direi, in questa situazione di crisi economica del Paese, non è proprio meritato da nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Coordinamento formale - A.C. 1936)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1936)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1936, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1152 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997.» (Approvato dal Senato) (1936):

Presenti 502
Votanti 298
Astenuti 204
Maggioranza 150
Hanno votato 276
Hanno votato no 22

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Occhiuto, Tassone, De Poli, Naro e Mannino hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi.
Sospendo brevemente la seduta prima di passare allo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 15, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione e il Ministro dello sviluppo economico.

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(Accordo raggiunto in sede comunitaria sulle quote latte ed ulteriori iniziative in materia - n. 3-00286)

PRESIDENTE. L'onorevole Fogliato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00286, concernente l'accordo raggiunto in sede comunitaria sulle quote latte ed ulteriori iniziative in materia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

SEBASTIANO FOGLIATO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il 19 novembre 2008 l'Italia ha ottenuto un importante risultato sull'annosa questione delle quote latte, nell'ambito dell'accordo conclusivo dell'ultima revisione della politica agricola comunitaria (health check sulla PAC). Da quanto si apprende dalle stesse fonti del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, questi sarebbero i risultati dell'accordo raggiunto a Bruxelles: aumento del 6 per cento delle quote latte a partire dal 1o aprile 2009, in corrispondenza della prossima campagna di commercializzazione; gli aumenti ammontano complessivamente a circa 600 mila tonnellate; il suddetto quantitativo aggiuntivo è tale da evitare nuovi superamenti della quota nazionale e, quindi, l'imposizione di ulteriori multe da qui al 2015, anno di scadenza delle quote.
Si chiede di sapere in quale misura si ritenga di assicurare «l'atterraggio morbido» verso l'uscita dal regime delle quote, cui ha più volte fatto riferimento il Ministro interrogato, nei suoi pubblici interventi, ovvero se non siano necessarie ulteriori iniziative da intraprendere nelle sedi comunitarie.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia, ha facoltà di rispondere.

LUCA ZAIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, ringrazio anche l'onorevole Cota ed altri e l'onorevole Fogliato che ha illustrato l'interrogazione. Il 19 novembre è stata sicuramente una giornata storica, perché per la prima volta abbiamo chiuso non solo il negoziato delle quote latte, ma quello per la nuova PAC. Quindi, sono 4 miliardi di euro che dedicheremmo alle nostre aziende e ai nostri imprenditori agricoli. Per quel che ci riguarda e per andare direttamente ai numeri, il negoziato ci dà una nuova disponibilità di quota nazionale di oltre 600 mila tonnellate, con il correttivo del grasso dovrebbero essere circa 640 mila.
Considerato il fatto che abbiamo già 220 mila tonnellate a riserva nazionale, dovremmo oltrepassare le 840 mila tonnellate di disponibilità. Ovviamente, stiamo preparando un decreto-legge in queste ore, che vorrà essere rispettoso delle parti e, quindi, innanzitutto della legge n. 119 del 2003, che prevede alcune prerogative nella distribuzione delle quote ad enti locali e ovviamente anche a regioni, ma soprattutto questo decreto-legge avrà, per le parti che posso anticipare, una filosofia che sottende un po' la scrittura di tutto il provvedimento, ovvero la possibilità di regolarizzare le produzioni oggi rappresentate da quelle aziende che hanno multe. Regolarizzare significa che, comunque, queste aziende dovranno pagare la loro multa. Ricordo che abbiamo un esubero di sovrapproduzione di 477 mila tonnellate per una multa di 160 milioni di euro l'anno. Abbiamo già pagato circa 3 miliardi di euro di multe in questi anni. Quindi, occorre cercare di dare a queste aziende una prospettiva di produzione, però chiedendo loro di pagare la multa, come condizione per avere la nuova quota.
Poi, a cascata ovviamente vi sono oltre 5 mila aziende con una produzione di 194 mila tonnellate, ovvero le aziende della quota B tagliata, alle quali comunque dovremo dare una risposta.
Infine, ancora a cascata vi sono i giovani, le zone svantaggiate e quant'altro. A me interessa segnalare e sottolineare che questo negoziato, se la conversione del decreto-legge otterrà il voto favorevole delle Camere, ci permetterà di tornare a fronte alta e con orgoglio in Europa e di avere anche più potere contrattuale inPag. 72sede negoziale. Infatti, in ogni sede negoziale nell'Unione europea ci viene ricordato questo contenzioso, che ormai si trascina da 24 anni, che mai è stato risolto. Quindi, la volontà è quella di chiudere questa partita e posso anche impegnarmi per una data, ossia entro la metà di gennaio.
Ricordo che la campagna di produzione inizia il 1o aprile del 2009, e quindi entro metà gennaio intendo presentare, ovviamente in Consiglio dei ministri, una proposta di provvedimento da sottoporre poi all'analisi delle Camere.

PRESIDENTE. L'onorevole Fogliato ha facoltà di replicare.

SEBASTIANO FOGLIATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi dichiaro soddisfatto innanzitutto della risposta, ma non solo. Desidero ringraziare il Governo, in particolare il Ministro, perché con questo atto hanno dato non solo un nuovo corso, ma anche un'attenzione particolare alla politica agricola nel nostro Paese che da tempo non si registrava da parte dei vari Governi che si sono preceduti, e che porterà alla risoluzione dell'annoso problema delle quote latte che da anni si sta trascinando senza ottenere risposte adeguate. Tutto è stato fatto in tempo di record, e la trattativa condotta dal Ministro Zaia in Europa ha portato a questo importante e storico risultato, che andrà a beneficio di tutti gli allevatori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Effetti sul settore della scuola derivanti dall'applicazione della disposizione che prevede l'obbligo di disporre la visita fiscale nei confronti del dipendente anche nel caso di assenza di un solo giorno - n. 3-00287)

PRESIDENTE. L'onorevole Melchiorre ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00287, concernente effetti sul settore della scuola derivanti dall'applicazione della disposizione che prevede l'obbligo di disporre la visita fiscale nei confronti del dipendente anche nel caso di assenza di un solo giorno (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, signor Ministro, l'articolo 71, comma terzo, del decreto-legge n. 112 del 2008 (il cosiddetto decreto «antifannulloni») prevede l'obbligo per il datore di lavoro pubblico di disporre il controllo in ordine alla sussistenza della malattia del dipendente anche nel caso di assenza di un solo giorno.
Inoltre, la Corte di cassazione ha sancito, nella sentenza n. 13992 del 2008, che le visite fiscali rientrano nella competenza delle ASL, sono a titolo oneroso e sono a carico dell'amministrazione richiedente, perché disposte nell'interesse del datore di lavoro.
In pochi mesi il settore scuola, ripetutamente sollecitato dalle ASL in proposito e già fatto oggetto di consistenti tagli dal Governo, è in seria difficoltà e rischia di non poter sostenere il peso di questa ulteriore spesa.
Chiediamo pertanto se il Ministro interrogato e il Governo avessero previsto le ricadute del provvedimento in oggetto, segnatamente sul fronte della scuola, se intendano prevedere un fondo ad hoc per le visite fiscali nelle scuole, o se e quali altri provvedimenti intendano adottare per non far gravare sui già scarsi fondi delle scuole italiane questa ulteriore spesa.

PRESIDENTE. Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, ha facoltà di rispondere.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, è corretto quanto sostenuto dagli interroganti in merito alla sentenza con la quale la Corte di cassazione ha negato la sussistenza del principio della gratuità delle visite fiscali. Tuttavia, la Suprema Corte non ha indicato su quale ente debba ricadere il relativo onere finanziario. La questione relativa all'imputabilità degli oneri per le visite fiscaliPag. 73nel pubblico impiego, e segnatamente nel settore scuola, appare dunque ancora in via di approfondimento.
Al riguardo, si segnala che i competenti Ministeri dell'economia e delle finanze e del lavoro, della salute e delle politiche sociali si erano in passato già espressi sulla questione, riconoscendo che gli oneri delle visite fiscali effettuate nei confronti dei pubblici dipendenti sono a carico del Servizio sanitario nazionale.
In particolare, nel febbraio 2006 il Ministro della salute aveva rappresentato che la disciplina in materia di definizione dei livelli essenziali di assistenza (di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 novembre 2001) pone a carico del Servizio sanitario nazionale gli oneri delle visite fiscali, e che quindi le pubbliche amministrazioni non sono tenute al pagamento delle suddette prestazioni.
A seguito della ricordata pronuncia della Cassazione e in considerazione della nuova disciplina introdotta dal decreto-legge n. 112 del 2008, il Dipartimento della funzione pubblica, consapevole della rilevanza di tale problematica, ha dunque provveduto a sottoporre la questione ai citati Ministri, chiedendo agli stessi se il predetto orientamento maturato nei precedenti anni possa ritenersi confermato.
La questione può essere infatti affrontata solo collegialmente, attraverso una valutazione condivisa da parte del Governo. Con riferimento alla materia in esame è inoltre opportuno segnalare che, all'atto Senato n. 1167, collegato alla finanziaria, in materia di lavoro pubblico e privato, già approvato dalla Camera dei deputati, si prevede, tra l'altro, il rilascio dei certificati di malattia on line per le assenze per malattia nel pubblico e nel privato, nonché la competenza dell'INPS a gestire tutto il sistema delle assenze non solo nel settore privato, ma anche in quello pubblico.
È mia intenzione introdurre in questa norma l'equiparazione totale, nella disciplina delle assenze per malattia, del sistema pubblico a quello privato. Quindi, andrà rivisto anche il sistema delle visite fiscali, e quello dei regimi di reperibilità durante la giornata, che dovrà essere uguale tra pubblico e privato.

PRESIDENTE. L'onorevole Melchiorre ha facoltà di replicare.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, dichiaro subito che non siamo pienamente soddisfatti di questa risposta. Innanzitutto perché, a proposito della sentenza della Corte di cassazione, vi è da dire che la competenza delle ASL sull'effettuazione delle visite fiscali dipende da una legge che è già in vigore (legge n. 833 del 1978). La Suprema Corte ha già stabilito che le visite fiscali sono a titolo oneroso in quanto - come è già stato ricordato dal Consiglio di Stato - non rientrano nei livelli essenziali garantiti dallo Stato. Si sarebbe dovuta realizzare una concertazione per parificare i dipendenti pubblici e privati, prima del varo del decreto-legge; il nodo della questione, infatti, è proprio qui. Mi sorprende che il Ministro Brunetta non sapesse a che cosa si andava incontro nel momento in cui si prevedeva l'entrata in vigore del provvedimento, né che non gli fossero già noti i costi elevati di una visita fiscale (che oscilla tra i 40 e i 50 euro), per prevedere un sistema di parificazione che ci auguriamo venga realizzato prossimamente (per ora esistono semplicemente parole). Crediamo, quindi, che il sistema della decretazione d'urgenza, cui fa spesso ricorso questo Governo, sia un sistema che sia stato fonte di un grave errore e di confusione (pensiamo a quello che è successo nelle ASL di Milano e di Como dove già si sono registrate, da settembre a questa parte, un numero superiore al doppio delle visite fiscali stabilite) e non di ciò che effettivamente doveva essere l'obiettivo del decreto-legge, ovvero prevedere un buon funzionamento della pubblica amministrazione (non semplicemente una lotta, fine a se sé stessa, ai fannulloni, o presunti tali); un buon funzionamento che avrebbe presupposto anche un risparmio per la pubblica amministrazione.

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PRESIDENTE. Onorevole Melchiorre, concluda per favore.

DANIELA MELCHIORRE. Riteniamo, quindi, che si stia procedendo con il sistema delle grida manzoniane: grandi proclami in vista del varo di un decreto-legge, a cui non seguono, però, dei risultati effettivi, se non una grande confusione sul piano pratico, con il mancato raggiungimento dell'obiettivo a pochi mesi dalla conversione in legge del provvedimento.

(Orientamenti del Governo in merito ad agevolazioni fiscali per le spese di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici - n. 3-00288)

PRESIDENTE. L'onorevole Piffari ha facoltà di illustrare l'interrogazione Donadi n. 3-00288, concernente orientamenti del Governo in merito ad agevolazioni fiscali per le spese di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, Ministro dello sviluppo economico, onorevole Scajola, premesso che la questione ambientale è ormai divenuta la principale sfida di questo nuovo millennio, non volerla affrontare significa destinare l'umanità intera ad un futuro incerto e nebuloso. La gestione delle risorse energetiche, l'ampliamento dei livelli di benessere su scala mondiale, lo sviluppo industriale nel panorama internazionale di nuovi e aggressivi protagonisti, il mantenimento dei livelli di occupazione e benessere acquisiti nei Paesi industrializzati sono tutti fattori che hanno singolarmente, e congiuntamente, un impatto diretto sul mantenimento di un ecosistema accettabile per il futuro del pianeta. La salvaguardia di un mondo vivibile passa, però, soprattutto attraverso i comportamenti e le scelte individuali, dal grado di responsabilizzazione e di partecipazione di ogni singolo cittadino e dalla capacità dei Governi a saper promuovere comportamenti e scelte ecocompatibili. Chiedo quali siano le scelte concrete del Governo a sostegno del mantenimento nel nostro Paese di un elevato livello di consumi e di investimenti, in particolare di quelli virtuosi perché ecocompatibili.
Chiedo altresì al Governo se in questa ottica non reputi comunque utile mettere in opera detrazioni e, più in generale, facilitazioni fiscali per le spese di ristrutturazione e per le spese di riqualificazione energetica degli edifici, anche di quelli privati, capaci di incentivare consumi ed investimenti ecocompatibili (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole Piffari, colleghi, la questione ambientale riveste fondamentale importanza nel nuovo millennio ed è indifferibile la definizione di una strategia nazionale di avvicinamento agli obiettivi del Protocollo di Kyoto e del nuovo pacchetto clima-energia sul quale proprio in questi giorni abbiamo raggiunto un equilibrato accordo in sede europea. Sappiamo che si tratta di una sfida impegnativa e che costituisce tuttavia anche una grande opportunità per la competitività del nostro sistema produttivo, per l'occupazione e per la crescita.
Intendiamo puntare allo sviluppo di una ecoindustria nazionale forte nel settore delle tecnologie innovative, dei prodotti a basso impatto ambientale, e dell'edilizia ecocompatibile. Un importante contributo in questa direzione è fornito dal bando Industria 2015, dedicato ai progetti innovativi nel settore dell'efficienza energetica, che sta per distribuire 200 milioni di euro di incentivi, ma la strategia di intervento del Governo comprende anche l'utilizzo della leva fiscale. La detrazione del 55 per cento per le spese di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici ha prodotto positivi risultati in termini di sensibilizzazione verso i temi energetici ed ambientali, oltrePag. 75che sul piano industriale, occupazionale e - lo sottolineo - dell'emersione del sommerso. Le oltre 100 mila domande stimate nel 2008 determinano un potenziale di detrazione di circa un miliardo di euro al lordo delle maggiori entrate indotte da questa misura. Questo trend, se confermato, impone una verifica della sostenibilità finanziaria dell'intervento. Per questa ragione relativamente all'articolo 29 del decreto-legge cosiddetto anticrisi il Ministero dell'economia e delle finanze ha introdotto alcuni correttivi finalizzati a garantire la fruizione del beneficio entro i limiti delle risorse disponibili. Le modifiche apportate non avranno efficacia retroattiva, come il Governo ha già precisato, e non pregiudicheranno gli investimenti effettuati. Personalmente - concludo, Presidente - ritengo che in sede di conversione l'articolo 29 possa essere migliorato, in modo da semplificare e rendere più certa l'applicazione del beneficio fiscale, che incide positivamente sul settore delle costruzioni, quindi sui livelli occupazionali, sul gettito dell'IVA e sull'emersione del sommerso. A questo fine - ho concluso - ritengo che il Governo metterà a punto emendamenti correttivi nell'ambito delle modifiche che intendiamo presentare alle norme relative alla materia energetica e anche - approfitto dell'occasione - al funzionamento del mercato elettrico.

PRESIDENTE. L'onorevole Piffari ha facoltà di replicare.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, signor Ministro, si tratta di una risposta parziale. È molto chiaro il problema, e l'abbiamo sentito dalle sue parole, però con il provvedimento citato, credo emanato frettolosamente, abbiamo dato agli italiani, che stavano investendo e programmando anche i futuri investimenti, un segnale di abbandono dei loro sforzi. Mi fa piacere sentire, oggi, che il Governo, anche in sede di discussione ed approvazione in questa Aula del provvedimento, proporrà delle modifiche.
Tuttavia, è bene in questo caso essere sempre attenti a mandare questi segnali: infatti, come lei diceva bene, l'emersione del nero è uno degli altri obiettivi, tant'è vero che il sistema era positivo e l'emersione del nero incentivava comunque questi settori così strategici, peraltro gli unici che riescono ancora a creare nuovi posti di lavoro. Ci auguriamo, quindi, in questa sede di riuscire a raddrizzare questo errore compiuto nella prima stesura del decreto-legge, e anche come gruppo dell'Italia dei Valori saremo attenti a quegli obiettivi. Ricordiamo che soltanto la settimana scorsa abbiamo discusso e questa settimana approvato un finanziamento per quasi 3 miliardi di contributi a energie rinnovabili falsati dal modo di raccolta dei rifiuti, applicando il CIP6 agli inceneritori in Sicilia e in varie altre regioni d'Italia. Le risorse dunque, se si vuole, si trovano, ma non è giusto tassare in questo modo e rovinare un settore avviato al successo dai provvedimenti approvati dal Governo Prodi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Intendimenti del Governo in merito a misure di sostegno a favore dell'industria automobilistica italiana, anche in relazione ad interventi annunciati da altri Paesi europei - n. 3-00289)

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti n. 3-00289, concernente intendimenti del Governo in merito a misure di sostegno a favore dell'industria automobilistica italiana, anche in relazione ad interventi annunciati da altri Paesi europei (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, signor Ministro, veniamo a sapere con la giusta apprensione che partner europei stanno predisponendo misure a sostegno delle proprie industrie automobilistiche, e anche il Presidente Bush ha annunciato che nonostante la bocciatura del piano di salvataggio da parte del Senato non mancherà di intervenire perPag. 76non mandare a casa i due milioni di lavoratori impegnati nelle tre maggiori case automobilistiche. La nostra impressione è che il Governo italiano sembri segnare il passo rispetto a questo problema, in presenza di una situazione in casa FIAT non proprio rosea.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Formisano.

ANNA TERESA FORMISANO. Concludo, signor Presidente, ricordandole alcune cifre che sicuramente il Ministro Scajola conosce meglio di me: fatturato, 70 miliardi di euro (parlo dell'indotto); addetti, 250 mila unità; incidenza, 7 per cento del PIL. Ritengo che questi numeri parlino da soli.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole Formisano, colleghi, negli ultimi anni nel nostro Paese si è manifestata in modo evidente una riduzione del tasso di crescita della produttività e l'economia è stata chiamata ad affrontare rilevanti cambiamenti strutturali. Occorre pertanto attivare strumenti di accompagnamento alla ristrutturazione del sistema produttivo con particolare attenzione, come lei stessa ha ricordato, ai settori maggiormente esposti alla concorrenza internazionale. Intendiamo attuare interventi diversificati in funzione della peculiarità del sistema industriale nazionale, coniugando azioni di rilancio della capacità produttiva delle nostre aziende con la realizzazione di grandi progetti di infrastrutture materiali e immateriali.
In questo scenario puntiamo a contenere i rischi e a valorizzare i punti di forza, diminuendo gli elementi di tradizionale vulnerabilità del nostro sistema in modo da consentire al Paese di cogliere le opportunità di ripresa che si manifesteranno. Nel settore automobilistico la crisi ha influito pesantemente sul lato della domanda. Dopo due anni di apprezzabile incremento ha registrato negli ultimi mesi del 2008 una drastica contrazione: a novembre il mercato italiano ha registrato una flessione del 29,5 per cento. La contrazione complessiva degli undici mesi del 2008, fino al 30 novembre, è pari al 13,4 per cento. Le prospettive del perdurare della crisi mondiale anche nel 2009 potranno dunque condizionare negativamente l'andamento del settore automobilisco.
In questo contesto globale, la strategia del Governo si sviluppa lungo due principali direttrici: sostegno del reddito e dei consumi dei cittadini e rilancio della competitività delle imprese, in particolare dando impulso alla ricerca e all'innovazione tecnologica. In molti Stati membri dell'Unione europea, con il calo drammatico delle immatricolazioni del mese di novembre (meno 25,8), sono state varate o preannunciate misure di sostegno al settore.
Tali misure devono ancora passare al vaglio della Commissione europea per le verifiche di compatibilità con la disciplina in materia di aiuti di Stato e di concorrenza. Il Governo italiano guarda con attenzione al settore automobilistico ed intende continuare a sostenere la ricerca e l'innovazione tecnologica, con particolare riferimento ai temi della sostenibilità ambientale e dell'efficienza energetica, in linea con gli orientamenti della Commissione europea.
Con il bando della mobilità sostenibile distribuiremo 180 milioni di incentivi, a partire dalle prossime settimane, finanziando progetti di ricerca ed innovazione del settore automobilistico, presentati tra gli altri dal centro ricerche FIAT, dall'Iveco e dalla Magneti Marelli.

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di replicare.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Ministro, la prima sostenitrice dei finanziamenti in materia di ricerca tecnologica è la sottoscritta, quindi da questo punto di vista sono pienamente d'accordo e pienamentePag. 77soddisfatta. Lo sono un po' meno dall'altro punto di vista, perché qui parliamo di una crisi che coinvolge migliaia di operai, migliaia di addetti, che sicuramente non arriveranno a fine mese con i fondi della ricerca tecnologica. Ritorno su alcuni dati, signor Ministro: ogni cassintegrato FIAT è uguale a 4 cassintegrati dell'indotto, con un aumento del 30 per cento, se pensiamo a tutte le ditte che non sono soltanto l'indotto metalmeccanico (dalle ditte che servono la mensa alle ditte per le pulizie e alle rivendite di auto: potremmo parlare per ore, non per minuti).
Dunque voglio augurarmi che il Governo italiano, una volta che la Commissione europea si sarà espressa rispetto ai provvedimenti degli altri Paesi, prenda un giusto provvedimento. Ne voglio ricordare alcuni: il Governo svedese ha previsto, per Volvo e Saab, 2 miliardi e mezzo di euro; il Governo inglese, anche se non ha grandi marchi, ha previsto agevolazioni per l'accesso al credito dell'industria dell'auto; in Francia, l'ultima dichiarazione di stamani di Sarkozy ci rende noto che ha incontrato i vertici di Peugeot e Renault per stabilire insieme misure di sostegno; Angela Merkel ha previsto misure per favorire le società finanziarie maggiormente legate alle case automobilistiche.
Questo Governo si è speso moltissimo - e a nostro avviso, come abbiamo più volte detto, non al meglio - per la crisi Alitalia; questa è una crisi altrettanto grave: ci auguriamo che il Governo intervenga meglio (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

(Iniziative a sostegno del settore automobilistico, a livello nazionale ed europeo, e a favore dei distretti manifatturieri italiani - n. 3-00290)

PRESIDENTE. L'onorevole Sanga ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lulli n. 3-00290, concernente iniziative a sostegno del settore automobilistico, a livello nazionale ed europeo, e a favore dei distretti manifatturieri italiani (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, la crisi si sta abbattendo fortemente sui cittadini, sulle famiglie e sulle imprese italiane. Il Governo risponde a questa emergenza con improvvisazione, con provvedimenti inadeguati, che si sovrappongono tra loro. Questo Governo non ha ancora la consapevolezza delle difficoltà che sta attraversando il nostro sistema industriale. Si prenda il comparto automobilistico, quello italiano in particolare: nel mese di novembre è intorno al meno 30 per cento di immatricolazioni. Mentre in Europa sono stati messi in atto interventi mirati di sostegno, il Governo italiano è fermo su questo punto.
Signor Presidente, siamo preoccupati per questo vuoto. È per questo che vogliamo chiedere al Ministro quali iniziative concrete si vogliono assumere da subito - ripeto: da subito, perché il Paese non può più aspettare - per sostenere i distretti manifatturieri italiani, le reti di impresa (è stata approvata una legge che non destina risorse ai nostri distretti) e soprattutto per il comparto automobilistico, settore strategico dell'economia italiana, che deve certamente crescere in senso compatibile con l'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, la strategia del Governo per sostenere il settore manifatturiero nella difficile situazione congiunturale si avvale di diverse tipologie di intervento, tutte finalizzate al rilancio della competitività delle imprese, con il sostegno, come ho già detto, alla ricerca e all'innovazione tecnologica.
In aggiunta agli interventi di tipo automatico, come il credito d'imposta alla ricerca e agli investimenti, abbiamo messo a punto misure di sostegno del capitale di rischio e di debito, come il fondo per laPag. 78finanza d'impresa. Di recente, come lei sa, siamo intervenuti rifinanziando con 450 milioni di euro il fondo di garanzia di cui alla legge n. 266 del 1997.
Sono in corso di attuazione, come ho già avuto modo di ricordare, i progetti di innovazione industriale, diretti ad incentivare l'innovazione dei prodotti, dei processi e del sistema di commercializzazione. Nel settore automobilistico in ambito europeo, con il drammatico calo delle immatricolazioni, molti Stati hanno varato, o annunciato di varare entro breve, misure di sostegno al settore. Si tratta, in alcuni casi, di misure di sostegno diretto alle imprese, che devono ancora passare al vaglio della Commissione europea per le verifiche di compatibilità con la disciplina degli aiuti di Stato. In altri casi, in altri Paesi, si tratta di misure di sostegno alla domanda, per le quali si dovrà verificare il carattere non discriminatorio e, quindi, non distorsivo della concorrenza. Iniziative di riposizionamento del nostro comparto auto per renderlo più competitivo nel mercato, come ho già detto poc'anzi, potranno essere concordate e valutate più organicamente in sede europea.
Con riferimento all'altra domanda, per il rilancio dei distretti produttivi il Governo ha previsto, nel disegno di legge concernente lo sviluppo, già approvato dalla Camera e in esame al Senato, una delega per la disciplina delle reti di impresa, che supera il vincolo territoriale dei tradizionali distretti, con l'obiettivo di introdurre semplificazioni procedurali, forme di coordinamento fra le aziende, idonei strumenti di tutela, fondi di garanzia per l'accesso al credito e agevolazioni fiscali dirette a promuovere maggiore capitalizzazione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Il modello organizzativo - ho concluso - che andiamo a definire sarà più flessibile ed efficiente, più incisivo del semplice consorzio e meno rigido della struttura di gruppo. In questo modo, riteniamo che potranno essere esaltate le sinergie imprenditoriali, senza rinunciare alle identità individuali e alla peculiarità di ciascuna impresa.

PRESIDENTE. L'onorevole Lulli ha facoltà di replicare.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, il Ministro ha fornito una risposta in parte anche accoglibile: si continua con il piano strategico Industria 2015 e con il credito d'imposta per quanto riguarda, soprattutto, l'attività di ricerca. Il Ministro ha, altresì, ricordato il provvedimento A.C. 1441-ter, concernente i distretti industriali che, in gran parte, anche noi, come gruppo del Partito Democratico, abbiamo concorso a definire. Tuttavia, signor Ministro, il problema è che oggi la crisi che attraversiamo è molto grave. Il comparto delle auto - lo hanno già detto altri colleghi e non voglio insistere - rappresenta un problema significativo, che rischia di dare un colpo durissimo all'occupazione e a tante piccole aziende dell'indotto che, fra l'altro, hanno una grande capacità, perché non lavorano solo per l'azienda nazionale, ma per il comparto di aziende automobilistiche a livello europeo.
D'altra parte, nel resto dei settori manifatturieri, nonostante alcune prestazioni positive sull'export, nel 2008 abbiamo avuto un crollo degli ordinativi compreso tra il 30 e il 40 per cento e, in alcuni casi, anche del 50 per cento. Quello che contestiamo al Governo è il non prendere atto, con misure urgenti, di tale questione che dovrebbe essere affrontata insieme, qui, con un senso di responsabilità nazionale. Alcuni provvedimenti possono non costare come, ad esempio, l'abolizione del massimo scoperto nei confronti delle banche o il risconto dei crediti che le aziende hanno verso la pubblica amministrazione. Ci sono altri provvedimenti da adottare in direzione del sostegno della domanda e dei consumi, nonché dei salari e degli stipendi. Si tratta di un punto delicatissimo, che dovremmo affrontare insieme. Noi siamo critici ma non ci sottrarremo, se del caso, a sostenere un'azione che vada in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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(Stato di avanzamento degli interventi avviati con il programma industria 2015 e ipotesi di estensione dei relativi finanziamenti anche ad altre aree tecnologiche - n. 3-00291)

PRESIDENTE. L'onorevole Vignali ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicchitto n. 3-00291, concernente lo stato di avanzamento degli interventi avviati con il programma industria 2015 e ipotesi di estensione dei relativi finanziamenti anche ad altre aree tecnologiche (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, premetto che il programma Industria 2015 stabilisce le linee strategiche per lo sviluppo e la competitività del sistema produttivo italiano del futuro, imperniate essenzialmente su un concetto di industria esteso alle nuove filiere produttive, che integrano manifattura, servizi avanzati e nuove tecnologie, e sul maggiore utilizzo degli incentivi automatici di natura fiscale. Premetto altresì che, in tale quadro, oltre alle cinque aree tecnologiche, che sono state avviate dal precedente Governo, il Ministro interrogato, anche con riferimento al disegno di legge sullo sviluppo, già richiamato, ha più volte dichiarato l'intenzione di estendere l'applicazione del programma Industria 2015 anche a settori finora non considerati, quali le tecnologie dell'informazione, l'aerospazio, il turismo e le tecnologie ambientali.
Si chiede quale sia lo stato di avanzamento degli interventi avviati con il programma Industria 2015 e in che modo il Ministro interrogato, alla luce dell'attuale crisi finanziaria, intenda proseguire il programma, confermando la disponibilità ad estendere i finanziamenti anche ad altre aree tecnologiche.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevoli Vignali, colleghi, il programma Industria 2015 ha avuto, nel corso del 2008, una forte accelerazione, entrando nella concreta fase operativa. Sono stati già approvati i progetti di innovazione industriale per quattro delle cinque aree tecnologiche previste dalla legge istitutiva. È in fase di definizione il progetto riguardante le tecnologie della vita che inizierà a breve il suo iter di approvazione. Lunedì scorso si è concluso, in soli novanta giorni di tempo - un record, credo, per i tempi della pubblica amministrazione -, il procedimento di valutazione e selezione dei progetti relativi al bando per la mobilità sostenibile. La valutazione ha consentito di ammettere al finanziamento 22 progetti sui 50 presentati, assegnando 180 milioni di euro, che attiveranno oltre 500 milioni di investimenti in ricerca e innovazione, coinvolgendo oltre 250 imprese e 100 enti di ricerca tra università e ricerca privata. I progetti finanziati riguardano tutti gli aspetti della mobilità sostenibile, dagli autobus ibridi al vaporetto ad idrogeno fino ai sistemi innovativi di infomobilità. Entro dicembre, ovvero entro quindici giorni da oggi, saranno selezionati anche i progetti innovativi del bando efficienza energetica, per il quale sono previsti 200 milioni di incentivi.
Per il bando made in Italy, che è scaduto il primo dicembre, per il quale sono a disposizione 190 milioni di euro, è in corso la valutazione di ben 429 domande pervenute.
Il programma proseguirà con le cosiddette azioni connesse, da concertare con le regioni e le altre amministrazioni centrali. Si tratta di misure dirette a potenziare gli effetti dei progetti finanziati.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Per il 2009 prevediamo di emanare nuovi bandi per incentivi nei settori dei beni culturali, del turismo, dell'informatica e dell'aerospazio. L'attuazione del programma richiede risorse adeguate.
Concludo, signor Presidente. Il provvedimento sullo sviluppo economico finanziaPag. 80i progetti di innovazione industriale con una quota delle economie della legge n. 488 del 1992.
Le azioni connesse saranno finanziate a valere sul FAS e sul PON «Ricerca e competitività» per interventi destinati alle regioni del Mezzogiorno.
Ritengo che nuove autorizzazioni di spesa sul capitolo al Fondo per la competitività e lo sviluppo dovranno essere previste, mi auguro nel pieno accordo del Parlamento, nei prossimi anni per dare continuità a questi interventi.

PRESIDENTE. L'onorevole Vignali ha facoltà di replicare.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro Scajola per la risposta puntuale ed esauriente e per la sua capacità di confrontarsi con una tematica fondamentale che tiene conto degli obiettivi di qualità dello sviluppo e che punta concretamente sull'innovazione tecnologica come strategia per aumentare la competitività del nostro sistema produttivo.
Devo fare anche le mie felicitazioni sincere per la velocizzazione dei tempi perché la riduzione dei tempi burocratici è essenziale per le politiche di ricerca e innovazione che sono processi sempre più veloci e quindi è necessario che la pubblica amministrazione si adegui a questi tempi e di questo non si può che felicitarsi.
Le parole del Ministro confermano senza dubbio la determinazione del Governo a investire sulle nostre imprese, ad essere al loro fianco nonostante le difficoltà dell'attuale momento di crisi economica, sostenendo quelle imprese che credono nel futuro e continuano a promuovere la ricerca e l'innovazione per rendere le loro produzioni sempre più concorrenziali sui mercati internazionali. Ed è paradossalmente in momenti congiunturali come quello presente che occorre investire sul futuro ed il futuro è della conoscenza, del capitale umano, della ricerca e per questo anche le risposte date precedentemente dal Ministro credo siano assolutamente apprezzabili.
Siamo convinti che il programma Industria 2015, così come sarà sviluppato da questo Governo, potrà dare un contributo fondamentale al rilancio dell'economia e della crescita del Paese...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RAFFAELLO VIGNALI. ...grazie all'interazione virtuosa che sarà sviluppata (concludo, signor Presidente) tra il mondo della ricerca e quello imprenditoriale anche mediante aggregazioni di filiera. Queste ultime costituiscono la risposta più efficace alla classe dimensionale delle imprese ed interpretano in forma nuova quella «cultura di distretto» che ha reso grande ed apprezzato il nostro sistema produttivo nel mondo.
Mi dichiaro, pertanto, pienamente soddisfatto della risposta (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,49).

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato questa opportunità. Qualche ora fa, a Catania, i lavoratori della Cesame hanno occupato una delle sedi periferiche della presidenza della regione. Sono lavoratori disperati. Da un anno circa non ricevono gli stipendi. Purtroppo, stamattina hanno ricevuto un'ulteriore notizia negativa. Infatti, a questi lavoratori non è stata concessa la cassa integrazione guadagni richiesta per la ristrutturazione. Appresa tale notizia, hanno voluto accentuare i toni della protesta e vi è anche la preoccupazione che tale protesta possa degenerare, con implicazioni anche sul terreno dell'ordine pubblico.Pag. 81
Più volte in quest'Aula ho manifestato grave preoccupazione sulla vicenda Cesame. Si tratta di un'azienda che in passato aveva una ricchissima produttività ed era presente nel mercato mondiale. Purtroppo, da qualche anno essa vive una profonda crisi e non è secondario il fatto che l'azienda sia passata in mano ad azionisti che non hanno, finora, approntato un piano serio di rilancio industriale. Si teme che vi possano essere, invece, altri interessi anziché la tutela del lavoro e della produzione. Tra l'altro, ci sono alcune inadempienze istituzionali: provincia, comune e anche regione hanno fatto promesse che non sono state mantenute.
Signor Presidente, rivolgo a lei un appello e, tra l'altro, so che lei è sensibile a tali temi perché più volte ha seguito le vicende di Catania, cui è legato anche affettivamente. Le rivolgo un appello perché si rinnovi al Ministero del lavoro la segnalazione di questa vicenda, così difficile, della Cesame di Catania, perché possa essere attribuito anche ai lavoratori della Cesame il doveroso diritto di avere una retribuzione, seppur minima, rappresentata dalla cassa integrazione.

PRESIDENTE. Ne prendo atto. Saluto gli studenti della scuola media statale «Cardinal Piazza» di Monterotondo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,50 è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Aprea, Boniver, Brugger, Brunetta, Caparini, Cicchitto, Conte, Cota, Donadi, Fallica, Gregorio Fontana, Gibelli, Lo Monte, Melchiorre, Lucà, Lusetti, Ravetto, Saglia, Soro e Vegas sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1175 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, recante misure urgenti per il rilancio competitivo del settore agroalimentare (Approvato dal Senato) (A.C. 1961) (ore 16,17).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, recante misure urgenti per il rilancio competitivo del settore agroalimentare.
Ricordo che nella seduta del 12 dicembre 2008 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed hanno avuto luogo le repliche del relatore e del Governo.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1961)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1961) nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1961).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1961).
Avverto altresì che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 1961), che sono distribuiti in fotocopia.
Avverto che la Commissione bilancio ha formulato sul testo alcune condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione: in particolare il parere della Commissione bilancio sul testo è favorevole a condizionePag. 82che siano approvati gli emendamenti 1-bis.100, 1-ter.100, 4.100 e 4-undecies.100 della Commissione e che all'articolo 3 siano soppressi i commi 3-bis e 5-ter.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, nel caso dell'esame di decreti-legge «la Presidenza dichiara inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi che non siano strettamente attinenti alla materia dei decreti-legge».
A tale riguardo, la circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997 ha precisato che tale stretta attinenza «deve essere valutata con riferimento ai singoli oggetti ed alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo».
Con lettera del 16 dicembre 2008, il Presidente della Commissione agricoltura, ricordando che, nel corso dell'esame in sede referente erano state ritirate tutte le proposte emendative presentate, al fine di verificare, con riferimento a quelle non strettamente attinenti alla materia del decreto-legge, la possibilità di un consenso unanime da parte dei gruppi, ha sottoposto alla valutazione della Presidenza la possibilità di ammettere - in via eccezionale - all'esame e alla votazione dell'Assemblea otto proposte emendative presentate dalla Commissione, in parte identiche e in parte analoghe ad emendamenti già presentati nel corso dell'esame in sede referente, su cui, appunto, si è registrato tale consenso unanime.
Si tratta, in particolare, delle seguenti proposte emendative: l'emendamento 3.102, che prevede l'istituzione di un fondo di rotazione per erogare anticipazioni per il finanziamento delle progettazioni di infrastrutture irrigue di interesse nazionale nelle aree sottoutilizzate; l'articolo aggiuntivo 4-ter.0100, che reca la determinazione della misura del canone per le concessioni di aree demaniali marittime e del mare territoriale ad uso di acquacoltura; l'emendamento 4-quinquies.100, che reca una semplificazione della disciplina delle visite mediche per il personale di bordo dei pescherecci, eliminando le duplicazioni previste dalla normativa vigente; l'articolo aggiuntivo 4-sexies.0100, che prevede che il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali promuova contratti di filiera e di distretto a rilevanza nazionale con gli operatori della filiera ittica, finalizzati alla realizzazione di investimenti con carattere interprofessionale; l'articolo aggiuntivo 4-undecies.0100, che stabilisce che la produzione di mozzarella di bufala campana DOP sia effettuata in stabilimenti separati da quelli in cui avviene la produzione di altri alimenti; l'articolo aggiuntivo 4-terdecies.0100, che prevede il finanziamento di una campagna istituzionale di promozione del consumo dell'olio extravergine di oliva di origine nazionale; l'articolo aggiuntivo 4-terdecies.0101, che reca l'interpretazione autentica della normativa sulla definizione in via stragiudiziale di alcuni contenziosi con l'INPS in materia di contributi previdenziali agricoli, mirante ad estenderne l'ambito di applicazione anche a contenziosi conclusi con sentenza passata in giudicato; l'articolo aggiuntivo 4-terdecies.0102, che contiene disposizioni volte a consentire alle cooperative agricole a mutualità prevalente, ai fini della realizzazione di operazioni di aggregazione aziendale, la rivalutazione gratuita dei cespiti ovvero attribuisce un credito di imposta all'impresa che risulta dall'aggregazione.
La Presidenza, constatato il consenso unanime dei rappresentanti dei gruppi su tali proposte emendative, anche tenendo conto del contenuto complessivo del provvedimento, ritiene, in via eccezionale, di ammetterle alla votazione. Saranno naturalmente poste in votazione anche le proposte emendative identiche a quelle presentate dalla Commissione.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1 e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, in quanto non strettamente attinenti al contenuto del decreto-legge.
Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle proposte emendative ritenute inammissibili.

GIACOMO STUCCHI, Segretario, legge:
gli articoli aggiuntivi Marco Carra 1-bis.02 e Ruvolo 1-bis.01, che rifinanzianoPag. 83il Fondo per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura; gli identici articoli aggiuntivi Beccalossi 1-ter.01 e Sardelli 1-ter.033, nonché gli articoli aggiuntivi Paolo Russo 1-ter.05, Brandolini 1-ter.06 e Brugger 1-ter.030 che introducono disposizioni interpretative delle norme relative all'ICI sui fabbricati rurali; l'articolo aggiuntivo Delfino 1-ter.02, che riformula le norme sul piano di liquidazione dei beni della Fondazione Ordine mauriziano, prevedendo un diritto di prelazione in favore dei conduttori dei terreni agricoli; gli articoli aggiuntivi Ruvolo 1-ter.03 e Dal Moro 1-ter.07, che estendono a tutto il territorio nazionale il credito d'imposta per nuovi investimenti delle imprese agricole nelle aree svantaggiate e dettano norme fiscali relative agli stessi investimenti; gli articoli aggiuntivi Ruvolo 1-ter.04 e Sani 1-ter.010, che estendono a tutto il territorio nazionale i contratti di filiera nel settore agroalimentare; l'articolo aggiuntivo Biava 1-ter.031, concernente l'assunzione di operai agricoli a tempo determinato; l'articolo aggiuntivo Biava 1-ter.032, relativo alle modalità di accesso e ai requisiti culturali per il profilo professionale di operatore tecnico; l'emendamento Bellotti 2.1, gli articoli aggiuntivi Bellotti 2-bis.06, Beccalossi 2-bis.01 e l'identico Sardelli 2-bis.030, nonché gli articoli aggiuntivi Beccalossi 2-bis.03, Bellotti 2-bis.05, Zucchi 2-bis.010, Beccalossi 2-bis.02 e Bellotti 2-bis.07, che modificano la disciplina degli incentivi alla produzione di energia elettrica mediante impianti alimentati da biomasse e biogas derivanti da prodotti agricoli, di allevamento e forestali; l'articolo aggiuntivo Servodio 2-bis.08, limitatamente al comma 1, volto ad ampliare le soglie, riferite alla capacità di generazione, al di sotto delle quali, per la installazione di impianti di produzione di energia alimentati da fonti rinnovabili, si applica la disciplina della denuncia di inizio attività; l'articolo aggiuntivo Alessandri 2-bis.09, che interviene in tema di ambito di applicazione delle sanzioni relative all'utilizzo di sostanze rivelatrici nei vini da distillazione; gli emendamenti Ruvolo 3.9, 3.8 e 3.7 e gli articoli aggiuntivi Trappolino 3.04 e Ruvolo 3.01, che recano stanziamenti per la realizzazione di opere irrigue; l'articolo aggiuntivo Di Giuseppe 3.02, che rifinanzia il fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera; l'articolo aggiuntivo Fogliato 3.030, volto a stanziare risorse aggiuntive per la prosecuzione degli interventi del Piano irriguo nazionale; l'articolo aggiuntivo Beccalossi 4-bis.01 e l'identico articolo aggiuntivo Sardelli 4-bis.030, che prevedono un termine per l'adeguamento alla normativa in materia di denominazione sociale e dello statuto delle società agricole, ai fini della determinazione del carattere di ruralità dei relativi fabbricati; gli identici articoli aggiuntivi Beccalossi 4-bis.02 e Sardelli 4-bis.031, che differiscono l'applicabilità delle disposizioni sanzionatorie per le mancate o incomplete dichiarazioni relative all'uso del suolo; gli identici articoli aggiuntivi Beccalossi 4-ter.05 e Sardelli 4-ter.032, nonché l'articolo aggiuntivo 4-ter.06, che dettano norme in materia di determinazione dei canoni relativi alle utenze di acqua pubblica ad uso di acquacoltura; l'articolo aggiuntivo Beccalossi 4-ter.04, che prevede la possibilità, per i concessionari di derivazione di acqua pubblica ad uso di acquacoltura, di utilizzare l'acqua per la produzione di energia idroelettrica, senza oneri aggiuntivi; l'articolo aggiuntivo Beccalossi 4-ter.01, che esclude le superfici vallive utilizzate per l'allevamento ittico da soggetti diversi dalle società commerciali dalla vigente disciplina per la determinazione dei redditi dominicale e agrario; gli identici articoli aggiuntivi Beccalossi 4-ter.03 e Sardelli 4-ter.031, che prorogano il termine per far valere il diritto al riconoscimento o alla concessione di acque che hanno assunto natura pubblica nonché per la presentazione delle denunce dei pozzi; l'articolo aggiuntivo Fogliato 4-ter.010, che proroga il termine per l'accatastamento dei fabbricati che hanno perso i requisiti di ruralità; l'articolo aggiuntivo Montagnoli 4-ter.011, che modifica la normativa in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi diPag. 84lavoro, con riferimento ai casi in cui è consentito lo svolgimento diretto da parte del datore di lavoro dei compiti di prevenzione e protezione dai rischi;
l'articolo aggiuntivo Bellotti 4-quater.01, limitatamente ai commi 1 e 2, che prevedono accordi o contratti di programma finalizzati alla creazione di circuiti virtuosi di raccolta di rifiuti;
l'emendamento Ruvolo 4-quinquies.2, che estende gli sgravi fiscali e contributivi per il personale marittimo al personale extracomunitario imbarcato su navi da pesca; l'articolo aggiuntivo Faenzi 4-quinquies.01, che disciplina la soglia di tolleranza per la cattura di esemplari di specie ittiche al di sotto della taglia minima prevista dalla normativa comunitaria e nazionale; l'articolo aggiuntivo Faenzi 4-quinquies.02, che esonera dalla tassa di concessione governativa gli abbonamenti radiotelevisivi a bordo di navi da pesca; l'articolo aggiuntivo Faenzi 4-quinquies.03, che prevede la rimborsabilità dell'IVA non recuperabile nell'ambito dei pagamenti relativi al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e al Fondo europeo per la pesca; l'articolo aggiuntivo Ruvolo 4-quinquies.05, che proroga il regime sperimentale delle detrazioni ai fini dell'IVA per gli imprenditori ittici; l'articolo aggiuntivo Faenzi 4-quinquies.04, che estende al settore della pesca professionale marittima le disposizioni in materia di programmazione negoziata; gli articoli aggiuntivi Marinello 4-sexies.01 e Ruvolo 4-sexies.05, che estendono alla pesca in acque interne l'esenzione dall'accisa sul carburante; gli articoli aggiuntivi Agostini 4-sexies.018, Marinello 4-sexies.03, Ruvolo 4-sexies.011 e 4-sexies.016, che escludono le indennità e i premi percepiti a carico del Fondo europeo per la pesca dalla tassazione ai fini delle imposte sul reddito e sulle attività produttive; gli identici articoli aggiuntivi Agostini 4-sexies.020 e Sardelli 4-sexies.030, nonché l'articolo aggiuntivo Ruvolo 4-sexies.09, che istituiscono un fondo per lo sviluppo della filiera ittica; gli articoli aggiuntivi Marinello 4-sexies.04 e Ruvolo 4-sexies.015, che equiparano le attività di promozione e di assistenza tecnica in favore degli imprenditori ittici a quelle finanziabili dal Programma nazionale triennale della pesca e dell'acquacoltura; l'articolo aggiuntivo Ruvolo 4-sexies.012, che prevede la possibilità per i marittimi addetti alla piccola pesca di optare per un diverso regime previdenziale e contiene altre disposizioni in materia di previdenza dei lavoratori marittimi; l'articolo aggiuntivo Ruvolo 4-sexies.013, che equipara, anche a fini fiscali e contributivi, l'imprenditore ittico a quello agricolo; l'articolo aggiuntivo Ruvolo 4-sexies.014, che modifica la composizione della Commissione consultiva centrale per la pesca e l'acquacoltura; l'articolo aggiuntivo Ruvolo 4-sexies.06, che estende al settore della pesca e dell'acquacoltura l'esenzione dal bollo, prevista per gli atti relativi alla concessione di aiuti comunitari e nazionali al settore agricolo; l'articolo aggiuntivo Ruvolo 4-sexies.07, che riserva al settore ittico una quota delle risorse del Fondo per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura; l'articolo aggiuntivo Fiorio 4-novies.01, che disciplina l'approvazione delle buone pratiche di gestione forestale; gli identici articoli aggiuntivi Cenni 4-novies.02 e De Camillis 4-novies.030, che recano modificazioni al decreto legislativo n. 227 del 2001, in materia di orientamento e modernizzazione del settore forestale; l'emendamento Stradella 4-decies.1, che modifica la definizione di macchine agricole, contenuta nel codice della strada; l'articolo aggiuntivo Fogliato 4-undecies.02, che modifica l'ordinamento del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, prevedendo l'articolazione in direzioni generali e l'istituzione della figura del segretario generale; l'emendamento Faenzi 4-duodecies.2, che prevede l'inquadramento nei ruoli dirigenziali dell'AGEA dei dirigenti con contratto a tempo determinato; l'emendamento Faenzi 4-duodecies.1, volto a consentire la rinnovabilità dei contratti a tempo determinato dei dirigenti dell'AGEA; gli articoli aggiuntivi Beccalossi 4-terdecies.02 e 4-terdecies.03,Pag. 85che recano provvidenze a favore delle imprese che effettuano la stagionatura di lungo periodo dei prodotti agroalimentari a denominazione di origine; l'articolo aggiuntivo Ruvolo 4-terdecies.04, che modifica la normativa sul «Tavolo azzurro», organismo di concertazione nel settore della pesca; l'articolo aggiuntivo Fogliato 4-terdecies.06, che disciplina il rapporto giuridico esistente tra produttore agricolo e Unione europea in relazione alla politica agricola comune, istituisce presso l'AGEA il registro nazionale dei debiti e disciplina i pagamenti relativi alla politica agricola comune; l'articolo aggiuntivo Fogliato 4-terdecies.05, volto a dettare la disciplina dell'imprenditore agromeccanico, con riferimento anche al trattamento previdenziale e alla normativa applicabile per la realizzazione di opere e fabbricati da adibire all'esercizio dell'attività; gli articoli aggiuntivi Cenni 4-terdecies.09, 4-terdecies.010 e Sardelli 4-terdecies.033, che estendono la possibilità di ricorrere alla definizione stragiudiziale del contenzioso con l'INPS relativo all'applicazione di norme sul cumulo di agevolazioni previdenziali per il settore agricolo; l'articolo aggiuntivo Mario Pepe (PD) 4-terdecies.012, che istituisce presso l'ISA un fondo per la ristrutturazione delle imprese agroalimentari in difficoltà; l'articolo aggiuntivo Oliverio 4-terdecies.015, che interviene sulle norme finanziarie per gli imprenditori ittici di cui al decreto legislativo n. 226 del 2001, prevedendo altresì che destinatari degli interventi di cui allo stesso decreto siano le cooperative della pesca, nonché le associazioni e i consorzi del settore; l'articolo aggiuntivo Marco Carra 4-terdecies.016, che istituisce un fondo per la concessione di aiuti all'ammasso privato per i formaggi DOP a lunga stagionatura; l'articolo aggiuntivo Fiorio 4-terdecies.017, che prevede misure di sostegno al settore zootecnico suinicolo in stato di crisi; gli identici articoli aggiuntivi Rota 4-terdecies.030 e Ruvolo 4-terdecies.032, volti a prevedere l'avviamento al corso di formazione iniziale per la conferma in ruolo degli idonei al concorso per commissari forestali.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola media «Francesco De Carolis» di San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, che sono qui con il loro preside, la professoressa Lucia Schiena.
Salutiamo anche gli studenti dell'istituto tecnico commerciale «Benedetto Radice» di Bronte, in provincia di Catania, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo agli interventi sul complesso delle proposte emendative presentate.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mario Pepe (PD). Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, non è presente il sottosegretario per l'agricoltura, ma lei lo sostituisce, così parlo per lei e per il Governo.
Signor Presidente, onorevoli deputati, il decreto-legge n. 171, registrato con atto Camera 1961, prevede misure urgenti per il rilancio competitivo del settore agroalimentare. Un titolo altisonante e annunciatore di grandi eventi (almeno nella prima lettura), ma poi ricco di delusioni per il settore primario.
Il relatore del provvedimento, onorevole Nola, con un volo pindarico e con uno spirito oltremodo osannante, nella relazione con cui ha presentato il provvedimento mette in evidenza il valore della ratio del provvedimento medesimo, che doveva e dovrebbe dare una prospettiva finalistica all'urgente rilancio competitivo (sottolineo competitivo) del settore, colpito da una grave crisi congiunturale; ma la lettura del provvedimento nelle sue articolazioni normative suscita stupore, meraviglia e delusione.
Si tratta di interventi legati alla contingenza, indubbiamente problematica del settore agroalimentare: si va dalla modifica delle agevolazioni per la promozione del sistema agroalimentare all'estero, si statuisce la proroga dei termini per l'assegnazione della quantità di biodiesel defiscalizzato, si parla di interventi per gli enti irrigui e della copertura degli oneri per la definitiva chiusura degli interventi cofinanziati dall'Unione europea in materia di pesca, si stabilizzano le agevolazioniPag. 86fiscali e contributive e, ancora, si prevedono norme per il rifinanziamento del Fondo di solidarietà, e risorse per il settore vitivinicolo colpito dalla peronospera. Insomma, un dossier di delizie particolari e contingenti che deludono chi legge in maniera seria il provvedimento, le associazioni di categoria, le forze produttive e i sostenitori delle politiche strategiche di questo settore rilevante della politica europea che talvolta rischia di essere un settore ancillare e minoritario nella politica nazionale. Come si diceva in un vecchio adagio: la montagna ha partorito un topolino.
È la prima volta in questa legislatura, signori parlamentari e colleghi, che il settore agricolo ha avuto cittadinanza di approfondimento e di dibattito, ma gli argomenti che devono essere delibati e deliberati sono indubbiamente di piccolo cabotaggio agricolo: essi non ridanno spessore e ruolo al settore agricolo e agroalimentare e considerano ancora il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali come un ministero della sussistenza e dell'assistenza ai poveri contadini che si illudono contribuire con la loro forza lavorativa e la loro creatività a difendere l'agricoltura, a sostenere lo sviluppo rurale e a portare sul mercato prodotti di qualità che hanno la loro concreta tracciabilità e che possono competere sul mercato internazionale.
Pensate al valore e alla considerazione, alla implementazione delle produzioni agricole italiane. Devo confessare che mi sarei aspettato un impegno più forte del Ministro nel chiedere una seduta parlamentare per affrontare gli aspetti istituzionali del settore agricolo, in ordine alla nuova politica europea, approvata dall'Unione europea, per valutare le capacità produttive del settore primario e per proporre un patto di sviluppo e integrazione delle imprese produttive legate ad esso per affrontare la crisi e la depressione economica che caratterizza il nostro Paese nel quadro di una debole economia europea e internazionale. Qual è il peso e la forte ricaduta, o meglio la negativa ricaduta, di questa situazione di crisi economica e finanziaria su un settore debole?
L'agricoltura, con questi provvedimenti di corto respiro e di minimo spettro rispetto alle questioni concrete che vivono gli agricoltori, rischia di continuare ad essere un settore ancillare nell'articolazione di tutte le attività produttive.
Se noi guardiamo attentamente, signor Presidente, e valutiamo gli emendamenti, un dossier di emendamenti presentati (al di là della reiezione e dell'accoglimento dei medesimi), ci rendiamo conto che c'era la volontà di affrontare seriamente in maniera organica l'argomento del settore primario, di concorrere come Commissione agricoltura ad arricchire un provvedimento che si presenta e si è presentato monco, e a dargli rilievo in quest'Aula, visto che si parla poco di agricoltura, come hanno rilevato ieri alcuni colleghi.
Mi sarei aspettato una riflessione di inquadramento, una relazione cornice all'interno della quale allocare anche le provvidenze contingenti ed urgenti; andava fatta per capire la nuova politica europea e il disegno di programmazione dell'attuale Governo.
Il Ministro Zaia, un valido e giovane Ministro, talvolta preferisce la via Lattea all'agricoltura, trascurando che tutti i settori della filiera agroalimentare concorrono a realizzare la produzione lorda vendibile e a incrementare il PIL del sistema Italia.
Solo con brevità di considerazioni vorrei soffermarmi relativamente a questo argomento, sostenendo in questa Assemblea che la PAC ha avuto un ruolo nella dinamica europea di grande livello. Non possiamo trascurare il valore di questa scelta, il valore della Comunità europea soprattutto nel rilancio del settore agricoltura. Si diceva ieri, non so se si può dire oggi, che la politica economica europea coincideva essenzialmente con le politiche di sostegno all'agricoltura. Le imprese agricole hanno creduto e credono nella politica europea, si tratta da parte del Governo di tradurre queste attese e questa istanza in azioni operative.
Due, a mio parere, sono i temi sui quali occorre impegnarsi seriamente in raccordo alle istituzioni regionali (sappiamo che laPag. 87materia, la politica agricola, è una politica sovranamente incardinata nel tessuto istituzionale delle regioni e va affrontata insieme ad esse): riguardano i piani di sviluppo regionale relativamente al settore agricolo, con l'utilizzazione delle misure del quadro economico europeo di sostegno, in ordine al rilancio dell'agricoltura e dei settori ad essa connessi, con azioni mirate a rafforzare le strutture rurali, ad accorpare la proprietà fondiaria, a rilanciare lo sviluppo rurale e ambientale e a rendere il settore agricolo l'unica vera protofiliera attorno alla quale determinare il cambiamento del reddito degli agricoltori e l'attuazione di nuove opportunità di lavoro per una migliore professionalizzazione dei giovani agricoltori.
Devo anche dire del Mezzogiorno d'Italia, senza creare dualismi e disagi per altre realtà territoriali e regionali.
Il sud, in modo particolare, che è diversificato nelle culture e nei settori produttivi, deve programmare (e, al riguardo, certamente vi sono responsabilità delle dirigenze e degli enti locali meridionali), su iniziativa e proposta del Governo, un progetto di sviluppo delle qualità agro-alimentare e territoriali di un'economia che ha una collocazione nei territori di feconda fertilità. L'agro-Mediterraneo può essere una grande opportunità per il Mezzogiorno d'Italia che ha produzioni di qualità, sia di nicchia sia estensiva, che non riescono a trovare una collocazione valoriale nei mercati nazionali ed europei.
Si dice, parlando delle imprese agricole e delle famiglie coltivatrici, che la filiera agro-alimentare deve essere breve, dal produttore al consumatore, evitando vincoli e intralci burocratici o speculativi, ma senza l'azione del Governo e senza un raccordo istituzionale con le regioni, costruendo politiche di grande rilievo programmatico con tempi e metodologie esecutive di sicuro effetto, più che corta, la filiera sembra scomparire all'orizzonte e porre in uno stato di forte marginalità e di impoverimento reddituale l'agricoltura, alimentando logiche speculative e discrasie profonde sul piano delle produzioni di qualità.
Al di là del provvedimento al nostro esame, l'invito che rivolgo al Governo è di rimuovere e superare le logiche tracotanti e vincolanti e, signor Presidente, di cominciare a parlare seriamente, concretamente ed organicamente del settore dell'agricoltura e dei comparti ad essa afferenti.
Concludendo, posso affermare che c'è poco approfondimento sui cosiddetti OGM, sulle organizzazioni produttive che sono magna pars della politica agricola e della politica comune europea.
Con il provvedimento che esamineremo i primi di gennaio, il famoso decreto-legge n. 185 del 2008 che, in base a una lettura approfondita, vuole dare un sostegno alle famiglie, affrontare la crisi, sollecitare le imprese produttive, ma solo quelle di dimensioni medie e industriali, non anche quelle agricole, non possiamo seriamente affrontare il problema del rilancio di questo settore.
Mi auguro, pertanto, che il Governo, con l'accoglimento degli ordini del giorno e con una valutazione positiva e dialogante sugli emendamenti, possa mettere a fuoco il dibattito che si svolgerà in quest'Aula, quello sulla relazione del relatore presidente del Comitato dei nove e sul contributo che verrà fornito, per avere una sintesi operativa che possa, nel futuro, caratterizzare il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. A questo punto, come preannunciato in sede di Ufficio di Presidenza, sospendo la seduta che riprenderà alle 18,15.

La seduta, sospesa alle 16,45, è ripresa alle 18,15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

PRESIDENTE. Ricordo che, prima della sospensione, sono iniziati degli interventi sul complesso delle proposte emendative.

Pag. 88

Sull'ordine dei lavori.

PIER PAOLO BARETTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, sento il dovere di segnalare alla Presidenza della Camera il fatto che è in corso la valutazione di ammissibilità degli emendamenti relativi al decreto-legge cosiddetto anticrisi da parte dei presidenti delle Commissioni bilancio e finanze riunite.
Il ricorso contro l'inammissibilità scade alle ore 19 e noi ne faremo uso, però mi pare doveroso segnalare in questa sede che sono stati dichiarati, tra gli altri, inammissibili tutti gli emendamenti relativi agli agenti atmosferici che hanno interessato negli ultimi tempi il nostro Paese. Mi riferisco a quanto è successo nei giorni scorsi nella città di Roma, nella capitale, che, non ho bisogno di commentare, è stato di evidenza in tutto il mondo. Ma mi riferisco anche a quanto è successo nelle Marche e in Umbria nel 1997, questione che ci portiamo dietro da qualche provvedimento. Mi riferisco a quanto è accaduto a Venezia con l'acqua alta, con la decurtazione da parte del Governo, nei mesi scorsi, di finanziamenti già stanziati.
In sostanza, tutto ciò che riguarda gli agenti atmosferici e l'emergenza nella quale si trova il Paese non è stato considerato ammissibile per estraneità di materia. Francamente, non riesco a capire come si possano considerare, in un decreto-legge che affronta l'emergenza sociale ed economica del Paese, estranei per materia problemi che hanno conseguenze dirette, non indirette, sulla condizione economica e sociale del Paese.
Anzi, aggiungono emergenza ad emergenza e sono una delle priorità con le quali bisogna reagire. Oltre a questi, sono stati dichiarati inammissibili finanziamenti generali alla protezione civile e anche finanziamenti a opere infrastrutturali, che, peraltro, il decreto-legge considera come fondamentali per la ripresa economica (penso, ad esempio, a quelli relativi al Mose o ad altri).
Insomma, credo, signor Presidente, che sia opportuno che la Presidenza della Camera rifletta. Faremo i doverosi ricorsi, ma è necessario che questo argomento sia preso in considerazione non soltanto dalle Commissioni, ma dall'intera Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Baretta, certamente il Presidente prenderà atto delle sue osservazioni e riferirà, poi, delle determinazioni ai presidenti delle Commissioni.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1961 (ore 18,20).

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1961)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge in esame presenta molteplici problemi e merita una profonda rivisitazione. Lo stesso titolo non appare corrispondere, se non in minima parte, al contenuto. Il decreto-legge, pur recando misure per il rilancio del comparto agroalimentare, non appare corrispondere all'attesa.
Esso, difatti, adottato in condizioni di urgenza, non risulta idoneo a rilanciare il settore agroalimentare, colpito da una grave crisi congiunturale, e a consentire agli operatori del comparto di partecipare in modo concorrenziale alle dinamiche del mercato.
Al Senato il provvedimento è stato modificato, con l'aggiunta di ulteriori articoli, ma, nonostante lo sforzo, le modifiche non sono sufficienti. Ecco perchéPag. 89l'Unione di Centro ha presentato emendamenti, ritenuti da noi importanti e coerenti.
L'Unione di Centro è d'accordissimo sulla necessità di rilanciare il settore agroalimentare proprio in un momento di grande crisi: l'agroalimentare è importantissimo per tantissime delle nostre regioni. Purtroppo, questo è il primo provvedimento che rientra nella competenza primaria della Commissione agricoltura, la quale fino ad oggi (e questo è vero) ha espresso solo pareri su altri testi all'esame di altre Commissioni. Infatti, neppure il decreto-legge cosiddetto anticrisi contiene disposizioni per l'agricoltura, e la cosa è ancora più grave se si pensa al delicatissimo momento che stanno vivendo i settori dell'agricoltura e della pesca.
Anche nella manovra finanziaria il settore dell'agroalimentare e dell'agricoltura è stato penalizzato da pesanti tagli. Quanto poi alla sicurezza alimentare, occorre prevedere norme per garantirla, soprattutto in via preventiva attraverso lo strumento dell'aumento dei controlli. È auspicabile - questa è una mia speranza - che si concluda l'iter che vede Foggia sede dell'Agenzia Nazionale per la Sicurezza Alimentare. Anche il credito agrario, colleghi, è stato del tutto dimenticato: le aziende agricole e le imprese sono al limite del collasso, perché le banche hanno deciso di tagliare i finanziamenti a causa della crisi internazionale.
Noi dell'Unione di Centro siamo pronti a confrontarci su questi temi ed altri, quali il Fondo di solidarietà per le aree più svantaggiate. Infatti, i 65 milioni di euro stanziati dal Senato non sono sufficienti per tale strumento di aiuto ed assicurazione, importante per gli agricoltori che hanno subito dei danni da eventi atmosferici. Gli eventi atmosferici oggi sono diventati veramente un dramma per gli agricoltori: essi guardano sempre in cielo, e sperano che il Padreterno non scarichi sulle colture le ire della cattiva sorte. Ecco perché chiediamo, in un nostro emendamento, un incremento maggiore dello stanziamento, fino a 130 milioni di euro.
Per quanto riguarda le aree svantaggiate, proponiamo lo slittamento al 31 dicembre 2009, anziché al 31 marzo 2009, dei contributi previdenziali. Ciò per dare corpo anche all'impegno assunto dal Governo durante l'esame del disegno di legge finanziaria, che aveva promesso il ripristino delle risorse rimosse a favore delle aree svantaggiate; ma tale provvedimento contiene solo la previsione di una somma atta a garantire una copertura sul piano teorico.
Un altro argomento è quello relativo all'Ente irriguo di Puglia, Lucania e Irpinia: pare che in queste ore si sia trovato nelle Commissioni un accordo. Così come appariva dal provvedimento licenziato dal Senato, alla fine il contributo, che pure era necessario per aiutare questo Ente, finiva poi per ricadere sui nostri coltivatori, che avrebbero dovuto pagare l'acqua per irrigazione alla stessa stregua dell'acqua potabile: pare che nelle Commissioni questa odiosissima condizione sia saltata, e ne sono contento. È giusto, dicevo, dare un contributo, e non svantaggiare quindi i nostri coltivatori.
Altri emendamenti presentati sono il ripristino di 70 milioni di euro alle risorse sottratte al fondo Piano irriguo nazionale, per non depotenziare i consorzi di bonifica e i consorzi irrigui. Per ciò che riguarda la pesca abbiamo presentato un emendamento per introdurre il regime IVA agevolato per la pesca, e un altro emendamento per ridurre i componenti i consigli di amministrazione di AGEA e Agecontrol.
In sostanza, colleghi, signor Presidente, il mio gruppo ha svolto un buon lavoro emendativo foriero di attenzione da parte dell'Assemblea, ma soprattutto da parte della maggioranza e del Governo. Ho fiducia che i temi che ho appena esposto saranno inseriti nell'agenda di lavoro del Governo un po' più spesso e con maggiore attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.

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FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, signor Ministro, il provvedimento in esame, con la consueta ambizione - spesso declamata negli slogan e nelle proposizioni - con la quale si è intitolato questo decreto-legge per il rilancio competitivo del settore agroalimentare, ci riporta la realtà di questi mesi, nei quali in quest'Aula abbiamo dovuto confrontarci con il Governo sui decreti-legge che annunciavano l'intervento sul potere d'acquisto delle famiglie, quindi su quello di semplificazione della vita delle imprese, poi ancora su quello successivo che in realtà riguardava un po' tutto (il decreto-legge n. 112 del 2008, una sorta di finanziaria anticipata), infine sullo stesso disegno di legge finanziaria.
In tutti i provvedimenti economici figurava in qualche modo, all'interno del titolo, l'annuncio di un intervento strutturale del Governo, e lei, signor Ministro, che è un uomo abituato ad annunciare cose concrete, non si è sottratto, ha seguito la scia del Governo e con questo decreto-legge ci annuncia il rilancio competitivo del settore agroalimentare.
Per la verità, a differenza di quello che fa il Ministro Tremonti, noi le abbiamo creduto: credendo, come dire, alla sua storia personale, ci siamo detti che probabilmente questa volta nel decreto-legge si sarebbe parlato di interventi strutturali legati al settore agroalimentare.
Ma invece no, perché il decreto-legge in esame, che è stato oggetto di un lavoro anche molto intenso presso le Commissioni (soprattutto quella competente per materia), è un insieme di toppe che lei ha provato a mettere ma che in realtà sono figlie delle politiche che già il Governo aveva in qualche modo adottato in maniera trasversale, probabilmente non chiedendone conto in occasione della legge finanziaria anticipata, e cioè del decreto-legge n. 112 del 2008.
All'interno di questo decreto-legge - che è un provvedimento che non rilancia il settore agroalimentare ma che prova a mettere delle troppe - ritroviamo alcuni interventi che insistono su capitoli che con l'accetta erano già stati oggetto di tagli ad opera del decreto-legge n. 112 del 2008.
È questo il caso del Fondo di solidarietà, che in qualche modo viene rimpinguato, ma non adeguatamente né in linea con quanto era stato in qualche modo lasciato in eredità dal Governo Prodi e dal suo predecessore, il Ministro De Castro.
In questo insieme di interventi che, in realtà, non rilanciano affatto il settore ma provano a mettere delle toppe, ritroviamo un po' di tutto: il ripristino di alcuni fondi in una missione, quella più generale legata alle politiche agricole, che era stata tagliata - le ricordo - per oltre il 39 per cento (era la prima in assoluto, nel disegno di legge finanziaria, in ordine di tagli); misure spot come quelle che allungano in qualche modo le proroghe (penso al biodiesel, l'ennesima non soluzione ottenuta differendo tutto al 30 giugno 2009 e poi si vedrà, ma lo stesso vale, del resto, anche per la viticoltura in Sicilia e la malattia fungina, che era diventata oggetto della reazione di molti parlamentari siciliani, ma che in realtà trova una toppa in termini economici, perché ci si accontenta di alcune risorse che in realtà erano state sottratte); infine, l'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e della trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia.
Lo dico anche ai colleghi della Lega Nord Padania: questi 5 milioni e 600 mila euro non risolvono quel problema. Non sono una misura strutturale: è l'ennesimo tentativo di spostare in avanti un intervento strutturale delle amministrazioni centrali su una vicenda che, per dir così, tutto è tranne che necessaria per il settore, per chi fa attività di impresa e utilizza quei servizi e certamente non risolve problemi atavici in Puglia, in Basilicata e in Irpinia. È l'ennesima toppa rispetto alla quale sussiste evidentemente una condivisione nella postergazione delle soluzioni connesse ai problemi reali.
Infine, il decreto-legge in esame contiene una semplificazione delle procedure con rinnovo di concessioni qua e là: penso a quelle legate alla provincia autonoma di Trento e Bolzano. Inoltre è prevista anche una riduzione minima del consiglio diPag. 91amministrazione di Agea. E tutto questo noi dovremmo definirlo un intervento strutturale? Probabilmente per la dimensione e per le caratteristiche del provvedimento, prendiamo atto che il Ministro Zaia ha provato a ridurre i danni causati dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 e dalla legge finanziaria. Di certo, da parte nostra in questi giorni in Aula non ci sarà nessun sostegno ad un'operazione che non ha nulla di politica strutturale. Probabilmente nel dibattito delle prossime ore ci sforzeremo in alcuni casi di astenerci.
Tutto questo in quale contesto economico e finanziario? In un contesto economico e finanziario più volte richiamato in quest'Aula e nelle Commissioni competenti, che ci vede ben oltre la recessione che le nostre imprese e i nostri mercati stanno subendo. Tale contesto di fatto ci richiama non ad interrogare il Governo su quali debbano essere le misure in grado di combattere una recessione che è sotto gli occhi di tutti. Piuttosto, la mia domanda, Ministro Zaia, è molto diretta: quali sono le misure che il suo Ministero e, più in generale, il Governo attuano contro la deflazione che tocca anche il comparto agricolo, dell'agroindustria e dell'agroalimentare? Siamo di fronte ad una diminuzione dei prezzi che inevitabilmente toccherà anche il costo del lavoro e, invece, all'interno del provvedimento vi sono misure che in realtà vanno in controtendenza. Abbiamo una contrazione di liquidità evidente nel comparto, ma rispetto a questa contrazione di liquidità le scelte del Governo appaiono tutte legate a proroghe e rinvii dei problemi oggettivi e reali. Lei probabilmente sa bene quanto noi e i più attenti osservatori, che ci stiamo infilando direttamente in una fase molto simile a quella che altre economie hanno vissuto negli anni che abbiamo alle spalle: economie come quella giapponese che ha vissuto per sette-otto anni con una crescita pari a zero, con il denaro praticamente senza costi, ma con il prezzo generale delle materie prime, dei prodotti e del lavoro che, in realtà, restava sempre nella stessa condizione di deflazione, rispetto alla quale la invito a operare una valutazione seria per interventi strutturali e che abbiano un senso per i prossimi mesi.
Certamente, il decreto-legge in esame, una volta convertito, non modificherà di una virgola la condizione della politica agricola nel nostro Paese né certamente si ritrovano all'interno di esso legami più o meno incisivi rispetto ad una valutazione spesso rinvenuta sui giornali o nel dibattito pubblico circa la posizione italiana rispetto alla politica agricola comunitaria.
Su questi temi ci auguriamo di poter avere molto presto da lei indicazioni diverse rispetto a quelle che ci ha proposto attraverso il decreto-legge in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trappolino. Ne ha facoltà.

CARLO EMANUELE TRAPPOLINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, saprete certo come me che domani, 18 dicembre, i braccianti agricoli italiani si mobiliteranno in tutto il Paese ed è bene ricordare anche in questa occasione che i lavoratori e le lavoratrici di questo settore vivono pesantemente una condizione di stagionalità, precarietà ed insicurezza, sottosalario, caporalato e sfruttamento, ammortizzatori sociali e previdenza fragili e meno garantiti.
Qualche settimana fa la Confederazione italiana degli agricoltori si è mobilitata in tutta Italia, con un presidio anche davanti alla Camera, e prima ancora Confagricoltura ha tenuto una grande manifestazione a Bologna. L'agricoltura italiana vive una condizione di sofferenza e difficoltà e rischia di ricevere il colpo di grazia dalla crisi economica internazionale, un intreccio di recessione e deflazione.
Ecco perché diciamo che il decreto-legge in esame è deludente, questo è il termine che meglio si attaglia al decreto-legge n. 171 del 2008, che prevede misure urgenti per il rilancio competitivo del settore agroalimentare. Il nostro è un giudizio nemmeno troppo ingeneroso, se paragonato alla generale freddezza con cui il provvedimento è stato accolto dalle associazioni di categoria, dalle forze produttivePag. 92e da chi è chiamato al difficile compito della programmazione. Il settore, infatti, necessita di interventi strutturali, che siano dentro una visione strategica capace di parlare al Paese e al mondo dell'agricoltura nella sua complessità, una visione capace di diventare la piattaforma e la forza del nostro Paese quando si reca in Europa ed in occasione dei negoziati internazionali.
La debolezza del decreto-legge in esame, peraltro sottolineata anche dal relatore di maggioranza, mi verrebbe da dire che sta nel manico, vale a dire nell'impianto concettuale che sorregge la politica agricola del Governo e che fatalmente condanna alla marginalità questo settore, che evidentemente non è ritenuto strategico o degno di una qualche più consapevole considerazione. Del resto, le intime connessioni tra qualità dell'agricoltura, sviluppo rurale, tutela dell'assetto idrogeologico e immagine del Paese sembrano talora sfuggire al Governo.
Dicevo che il problema sta nel manico, e vengo ai dati: in finanziaria le variazioni percentuali in diminuzione nel periodo 2009-2011 relative alle missioni di spesa per agricoltura, politiche agroalimentari e pesca sono le più consistenti dell'intera manovra; vi sono tagli nell'ordine del 25 per cento sulla spesa corrente e di oltre il 40 per cento sulle spese di investimento. Mi pare evidente la volontà di marginalizzare un settore erroneamente ritenuto poco strategico, nondimeno proprio perché concorre alla creazione di quel valore che ci dà quel tocco di originalità nel mondo e che è anche la misura della nostra capacità di competere. Non si può quindi abbandonare lo spasimo del cupio dissolvi? E talora correte a mettere le toppe, come in questo caso, toppe che tuttavia risultano totalmente inadeguate. Sono inadeguate per via dell'intreccio tra congiuntura economica e assetto strutturale del comparto primario.
Nel terzo trimestre del 2008 vi è stato un calo del 3 per cento del valore aggiunto agricolo, anche se il dato tendenziale resta positivo. Se accanto al dato sul valore aggiunto mettiamo una produzione stagnante e una crescita esorbitante dei costi, che nel solo mese di ottobre hanno fatto segnare un incremento del 7 per cento rispetto all'analogo periodo del 2007, e un ulteriore calo dei redditi degli imprenditori agricoli, in flessione dell'1,5 per cento quest'anno e che fa seguito al meno 10,4 per cento del 2005, al meno 3, 4 per cento del 2006 e al meno 2 per cento del 2007, la situazione diventa pesantissima e ancora drammatica, se pensiamo ai danni causati in questi giorni dal maltempo, che secondo alcune stime interessano circa 100 mila aziende e strutture agricole.
Quindi, nonostante il recupero sulla flessione registrata nel 2006 e nel 2007 e le potenzialità mostrate, per esempio, nell'export agroalimentare da una fetta di mercato (si è passati quest'anno dal 2,8 per cento al 3,1 per cento), il settore agricolo italiano versa in una condizione di criticità, che giustifica il carattere di urgenza del decreto-legge in discussione. Gravano sulle imprese gli alti costi di produzione, i pesanti oneri sociali e le difficoltà di accesso al credito che, insieme al costo del denaro, penalizzano proprio quegli imprenditori che hanno investito di più in innovazione e qualità.
Il decreto-legge in discussione è, però, una scatola vuota - è stato detto anche da altri colleghi durante la discussione sulle linee generali - e solo grazie ad alcuni emendamenti introdotti in sede di esame nelle Commissioni ha recuperato, in modo solo parziale, due questioni fondamentali: il fondo di solidarietà nazionale, che con il decreto legge n. 112 del 2008 è passato da 220 milioni di euro a zero e che ora torna a 60 milioni di euro (troppo poco per garantire le imprese del settore dal rischio climatico) e le proroghe alle agevolazioni per le imprese in aree depresse che, però, coprono solo fino al 31 marzo 2009.
Il complesso dei nostri emendamenti, quindi, è rivolto a dare organicità e completezza al decreto-legge in oggetto, in particolare perché esso non affronta la questione del sostegno all'imprenditoria giovanile in agricoltura (in questo ambito, il Governo avrebbe potuto dare seguitoPag. 93all'impegno che questa mattina si è assunto con l'accoglimento dell'ordine del giorno che abbiamo presentato insieme al gruppo della Commissione agricoltura). Una scelta sbagliata, imposta dalla subalternità ad una logica emergenziale e ad un presente che impedisce di vedere le grandi potenzialità connesse al ricambio generazionale, sia in termini di innovazione, sia in termini di qualità. In Italia, le imprese agricole condotte da persone che hanno meno di 35 anni sono il 3,5 per cento del totale, in Spagna il 6 per cento ed in Francia e Germania il 9 per cento. «La terra è bassa», diceva un vecchio adagio, ma in Italia non solo è bassa, è anche meno redditizia per quello che riguarda il livello di valore aggiunto per addetto, inferiore rispetto ai principali competitori europei (18 mila euro, contro i 22 mila della Spagna e i quasi 30 mila della Francia).
Eppure, proprio dall'agricoltura dei giovani giungono i segnali più positivi. Secondo alcune ricerche recenti, le aziende agricole dei giovani under 35 possiedono, infatti, una superficie superiore alla media di oltre il 54 per cento (9,4 ettari, rispetto alla media nazionale di 6,1), un fatturato più elevato del 75 per cento della media (18.720 euro, rispetto alla media nazionale di 10.680) e il 50 per cento di occupati per azienda in più. Inoltre, le giovani leve della campagna hanno una maggiore propensione alla produzione di qualità e di eccellenza. Queste imprese incontrano, però, difficoltà per quel che riguarda l'acquisto del capitale terra, che solo nel 54 per cento dei casi è in proprietà, rispetto al 74 per cento della media nazionale.
Il decreto-legge in discussione, quindi, dimentica i giovani agricoltori e sbaglia, perché non è possibile - e non è nemmeno pensabile - tratteggiare il rilancio competitivo privando il grande tema del ricambio generazionale in agricoltura degli adeguati strumenti di supporto e di sostegno. Sbaglia, perché dalle aziende più giovani giungono segnali più forti per quel che riguarda la qualità e l'innovazione.
Permettetemi ora di concludere sfiorando la questione della crisi occupazionale che attraversa questo settore, questione che avevo affrontato all'inizio, ricordando proprio la mobilitazione dei lavoratori. Se sommiamo dati e preoccupazioni, emerge un quadro allarmante, per il quale il decreto-legge in discussione non avrà effetti significativi. Evidentemente la questione lavoro non è tra le prime preoccupazioni del Ministro: lo dico perché oggi appare ancora più sconsiderato il cedimento sugli aiuti alla tabacchicoltura. L'arrendevole resistenza del Ministro, in sede comunitaria, ha portato a casa le misure scampolo sulle cosiddette quote latte ed ha ipotecato il destino di 30 mila lavoratori. Dinanzi ad una crisi straordinaria il Governo ha voluto tirare dritto, pagando un dazio inaccettabile e lasciando all'imprevedibile tempesta il destino di decine di migliaia di famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nicco. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi, è opinione condivisibile e da noi condivisa che al settore agroalimentare servano misure urgenti di rilancio. Tuttavia, i limiti della decretazione d'urgenza sono stati più volte ampiamente richiamati in quest'Aula: decreti che rischiano di diventare contenitori nei quali si inseriscono, via via, le norme più disparate, con il risultato di renderli poi disomogenei e disorganici.
In questo decreto-legge il relatore stesso, con onestà e correttezza intellettuale, ha rilevato di aver trovato qualche difficoltà nel rintracciare un filo conduttore idoneo a legare, dal punto di vista normativo, interventi così diversi tra loro: noi concordiamo con lui. Nel merito, la componente delle Minoranze linguistiche ha presentato alcune limitate proposte emendative, in particolare su un tema che noi riteniamo cruciale, quello delle agevolazioni previdenziali sia nei territori montaniPag. 94particolarmente svantaggiati che nelle zone agricole svantaggiate.
Della questione montagna in senso lato ci occuperemo organicamente quando discuteremo delle proposte di revisione della legge 31 gennaio 1994, n. 97, già presentate, o in corso di presentazione, sia alla Camera che al Senato. Non mancherà, dunque, la possibilità di un ampio confronto. Ma qui, signor Ministro, si tratta, per alcune aziende, di sopravvivenza, ed esse non possono certo aspettare la nuova legge.
Sulla condizione dell'agricoltura di montagna si sprecano le enunciazioni di principio sul suo ruolo nel mantenimento degli equilibri ambientali e vi sono volumi interi di dettagliate analisi e studi che rischiano, però, di essere del tutto inutili, o utili solo a riempire qualche spazio negli scaffali delle biblioteche se non si traducono, poi, in concrete ed incisive azioni. Ebbene, le agevolazioni delle quali, con i nostri emendamenti, proponiamo il mantenimento, sono certamente tra queste. Le riteniamo indispensabili: non prorogarle significa dare un ulteriore colpo alle aziende del settore, e per molte di esse questi contributi sono indispensabili e insostituibili, come ha affermato anche il relatore, presentando il provvedimento in Aula.
Nella mia piccola regione, la Valle d'Aosta, l'aggravio sugli agricoltori sarebbe - secondo l'analisi della Coldiretti - pari a un milione di euro. Il problema è non meno rilevante per gli operai agricoli: laddove il contributo a carico del lavoro è pari a 8-9 euro per giornata, diventerebbe di 26-27 euro, con le conseguenze facilmente immaginabili. Altri emendamenti presentati da differenti parti politiche propongono la stessa tematica, che è dunque trasversale e condivisa. Già in occasione della prima lettura del disegno di legge finanziaria alla Camera la Commissione agricoltura l'aveva fatta propria, con un apposito emendamento, poi inopinatamente bocciato e dichiarato inammissibile in Commissione bilancio. La questione è stata riproposta al Senato in relazione al provvedimento in esame ma con un esito che, francamente, se dovesse rimanere tale, rischia di essere una beffa, con il limite della proroga al 31 marzo prossimo e, per di più, con copertura insufficiente.
Inoltre, abbiamo visto recentemente che le risorse tagliate in altri settori sono poi state prontamente recuperate come, ad esempio, è avvenuto, al primo stormire di foglia oltre Tevere, per le scuole private e paritarie. Noi confidiamo che le aree montane svantaggiate non ottengano un trattamento diverso e che le misure in vigore siano prorogate almeno a tutto il 2009, in attesa di una loro definitiva stabilizzazione, come richiesto, tra l'altro, anche nel parere della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Signor Ministro, ci rivolgiamo direttamente alla sua sensibilità, che le riconosciamo, ai problemi della montagna: l'attesa degli operatori del settore è forte, è un'attesa motivata. Stanno guardando a noi, a questo provvedimento: diamo loro, dia il Governo, diamo unitariamente, un segnale concreto di attenzione e di speranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Siragusa. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, in questi giorni gli agricoltori siciliani hanno promosso una serie di manifestazioni per chiedere ascolto al Governo e al Parlamento. Il testo che stiamo esaminando, infatti, così come è stato approvato dal Senato a novembre, contiene due specifiche norme che toccano le questioni relative all'agricoltura siciliana. La prima prevede lo stanziamento di 10 milioni di euro per indennizzare i viticoltori danneggiati dalla peronospora nella scorsa campagna produttiva; la seconda proroga al 31 marzo 2009 gli sgravi contributivi per le aziende che assumono manodopera agricola nei territori montani o sottoutilizzati.
Eppure questi interventi, che sono stati comunque fortemente richiesti dalla CIA siciliana, che ha avviato la mobilitazione in Sicilia a sostegno di alcune proposte concrete, sono del tutto inadeguati rispettoPag. 95alle reali esigenze degli agricoltori dell'isola. Infatti, lo stanziamento di 10 milioni di euro è solo un quinto di quanto era stato precedentemente stanziato e poi sottratto agli agricoltori danneggiati dalla peronospora, e nel testo non si fa alcun riferimento alla destinazione territoriale. Ciò fa presupporre, quindi, che i 10 milioni di euro saranno destinati a tutti i viticoltori italiani danneggiati dalla peronospora, il che naturalmente è giusto e condivisibile, ma rende lo stanziamento del tutto irrisorio rispetto al fabbisogno. È infatti da sottolineare che parlare di 50 milioni di euro solo per i viticoltori siciliani o di 10 milioni di euro per tutti coloro che si trovano nella loro stessa condizione fa una grande differenza. È uno stanziamento, quello che è stato inserito in questo provvedimento, assolutamente insufficiente.
La seconda misura prevede una proroga di soli tre mesi, fino al 31 marzo 2009, degli sgravi contributivi per le aziende che assumono manodopera agricola. Ciò significa che a partire dal 1o aprile 2009 le aziende agricole che assumono braccianti registreranno un aumento di quasi il 70 per cento dei costi contributivi. Si tratta di un aumento assolutamente insostenibile per migliaia di aziende agricole siciliane che sicuramente saranno costrette a non assumere manodopera, con la conseguente riduzione netta di occupati del settore che la CIA siciliana stima possa interessare circa 15 mila unità, pari quindi a oltre il 10 per cento degli occupati del settore.
In Sicilia le aziende agricole danno lavoro a ben 130 mila braccianti per un ammontare di circa 11 milioni di giornate lavorative. Quindi, mentre sarebbe urgente e necessario mettere in campo misure anche atte a sostenere l'occupazione, in agricoltura si procede ad aumentare i costi del lavoro per la parte contributiva, favorendo in tal modo la netta riduzione degli occupati, cosa di cui - ne ho parlato anche stamattina nel mio precedente intervento - non sentiamo affatto il bisogno.
L'agricoltura siciliana versa in uno stato di crisi gravissima e non solo non riesce a fare reddito con gli attuali costi contributivi che fino al 31 dicembre 2008 prevedevano sgravi consistenti, ma dovrebbe addirittura fronteggiare il preannunciato aumento. Tale crisi deriva, oltre che da fattori strutturali, dal crollo dei prezzi all'origine di tutti i prodotti agricoli e dal notevole incremento dei costi di produzione (mi riferisco all'energia, alle sementi, ai concimi, agli antiparassitari, ai farmaci veterinari e via dicendo).
Oltre alla viticoltura, gravemente colpita dalla peronospora, anche l'agrumicoltura soffre una grave crisi a causa di un calo di produttività, stimato al 50 per cento, dovuto alle gelate della scorsa primavera e per il quale si intende ancora da parte del Ministero... mi scusi, signor Presidente, ma ritengo si tratti di un argomento che il Governo dovrebbe ascoltare.

PRESIDENTE. Ci mancherebbe altro, ha totalmente ragione, onorevole Siragusa. Signor Ministro, le chiedo la cortesia di ascoltare l'intervento dell'onorevole Siragusa.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Dicevo, signor Ministro, che nel mese di novembre l'assessore all'agricoltura ed alle foreste della Regione siciliana ha proposto al Governo nazionale la dichiarazione di stato di crisi del settore agrumicolo senza avere ancora risposta.
Anche il settore cerealicolo registra un crollo dei prezzi. In particolare, il prezzo del grano è diminuito del 70 per cento nell'arco di sei mesi. I nostri agricoltori oggi vendono il prodotto a circa 16 centesimi al chilo contro i 48 dei mesi precedenti. Le organizzazioni di categoria sono intervenute chiedendo il ripristino dei dazi sui prodotti che provengono dai Paesi non appartenenti all'Unione europea, temporaneamente eliminato lo scorso anno al fine di favorire il ritorno della quotazioni a livelli normali.
A ciò si aggiunge che molte aziende agricole dell'isola sono esposte al racket, alle estorsioni, all'usura, all'abigeato, alla macellazione clandestina, alle sofisticazioni, al condizionamento dei mercati ortofrutticoliPag. 96e a un complessivo intervento delle organizzazioni criminali e mafiose nella filiera agroalimentare.
Adesso anche la collega del Partito Democratico. Siamo rovinati!

PRESIDENTE. Onorevole Siragusa, lei è sfortunata!

GIUSEPPINA SERVODIO. Mi scusi, signor Presidente.

PRESIDENTE. Le pare, onorevole Servodio. Può accadere durante la seduta di interloquire con il rappresentante del Governo. La prego di continuare, onorevole Siragusa.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Gli agricoltori siciliani e le loro associazioni da mesi denunciano l'aggravamento della crisi dell'intero settore, crisi che ha determinato il tracollo del reddito per migliaia di aziende agricole. Si tratta di un problema tanto sentito che anche i consigli comunali, un centinaio addirittura, manifestando la volontà politica dei territori e degli operatori del settore, hanno approvato un medesimo ordine del giorno, proposto dalla CIA, con il quale si chiede il rifinanziamento della legge n. 81 del 2006 e, quindi, la proroga per altri tre anni delle agevolazioni contributive per le aziende che assumono manodopera agricola e che operano in aree svantaggiate, come le zone montane e le regioni dell'ex obiettivo 1, periodo che qui viene limitato a soli tre mesi.
Ben altri, comunque, sono ancora gli interventi necessari per ridare slancio al settore agricolo in Sicilia. Questo provvedimento fa passi indietro rispetto a quanto era previsto nella legge finanziaria 2008 varata dal Governo di centrosinistra. La CIA siciliana ha chiesto l'istituzione di una cabina di regia per migliorare il sistema dei controlli sulle derrate agricole di provenienza extra UE e un incontro urgente con il Governo per confrontarsi su questi argomenti.
È necessario, infatti, trovare dei sistemi per abbassare i costi di produzione riducendo, per esempio, le accise sui carburanti - questo chiedono gli agricoltori siciliani - e abbattendo le aliquote IVA sui fattori di produzione, dal gasolio ai concimi, ai fitofarmaci.
Gli agricoltori siciliani chiedono l'azzeramento dell'accisa sul gasolio, utilizzato in tutte le attività agricole e zootecniche, la riduzione dell'aliquota IVA sui carburanti e di quella sul vino. Inoltre, chiedono di fissare al 4 per cento l'IVA sulla nuove strutture realizzate nell'ambito dei piani di sviluppo rurale e di ridurre del 50 per cento le aliquote relative all'acquisto dei beni e dei servizi necessari allo svolgimento dell'attività agricola.
L'invito al Governo è quello di ascoltare le istanze degli operatori del settore e di ascoltare, in un certo senso, anche le richieste del governo regionale siciliano che, come dicevo, ha chiesto e chiede tuttora la dichiarazione dello stato di calamità per gli agrumicoltori (che non è stata ancora concessa) e anche di aprire, quindi, un tavolo di confronto con il Governo e con le associazioni degli agricoltori siciliani, al fine di individuare misure condivise per fronteggiare questa gravissima crisi del settore agricolo e le sue prospettive future. Solo così il Governo potrà affermare di avere sostenuto un settore che è strategico per lo sviluppo della Sicilia. La richiesta, quindi, in questo momento è quella di migliorare il testo in trattazione con gli emendamenti che sono stati proposti dal Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come spesso ci è occorso di sottolineare esaminando i provvedimenti trasmessi dal Senato dobbiamo, ancora una volta, rimarcare l'esigenza di uniformare al più presto i criteri di ammissibilità degli emendamenti tra i due rami del Parlamento, attraverso una riforma dei Regolamenti parlamentari. Ci troviamo di fronte, infatti, un testo che ha visto quadruplicare il numero degli articoli,Pag. 97passati da cinque a venti dopo il passaggio al Senato, nell'intento di accontentare ogni possibile richiesta avanzata dalle varie filiere e dai singoli interessi in gioco, anche se così facendo è naturale che, alla fine, qualcuno resti sempre un po' fuori dalla porta.
Siamo ovviamente d'accordo sulla necessità di rilanciare il settore agroalimentare, soprattutto in un momento di particolare difficoltà congiunturale, meno d'accordo quando si vogliono far passare per innovative proroghe o modifiche di misure già esistenti.
Vorrei ricordare a noi tutti che non stiamo parlando di un settore marginale, ma di un pilastro della nostra economia di cui ci si ricorda, però, solo nei ritagli di tempo. Lo dico perché già con la manovra finanziaria il settore agricolo è stato penalizzato dall'assenza di concrete misure di rilancio. Non solo: dobbiamo anzi evidenziare i tagli attuati dal Ministro Tremonti sul bilancio dell'agricoltura per finanziare provvedimenti come quello sull'abolizione dell'ICI (certamente un provvedimento spot), mentre le imprese agricole si dibattono tra mille difficoltà.
Voglio dire che se si pensa di rilanciare il sistema agroalimentare con la riproposizione di vecchie misure, per di più con risorse limitate, non si andrà da nessuna parte. È come se l'agricoltura fosse scomparsa dall'agenda del Governo per poi ricomparire solo quando le proteste del mondo agricolo si fanno più forti.
A conferma di questo nostro timore vi è la constatazione che anche nel piano anticrisi non vi sono misure che riguardino il settore agricolo, come se le difficoltà per l'accesso al credito che le imprese industriali e del terziario lamentano non riguardassero le imprese agricole che, invece, scontano già una consolidata difficoltà in tal senso acuita ancora di più in questo particolare momento di difficoltà del sistema bancario e creditizio.
In sede di discussione sulle linee generali, il collega Ruvolo ha già sottolineato l'esigenza di maggiori risorse da destinare al piano irriguo, ma quella che stigmatizziamo è la perdurante mancanza di un piano irriguo nazionale. Serve un progetto strutturale che consenta di razionalizzare, economizzare ed ottimizzare l'utilizzo dell'acqua nel nostro Paese che continua, invece, a disperdersi tra gli invasi e gli acquedotti della nostra disastrata rete irrigua.
Qualche collega, in sede di discussione sulle linee generali, ha parlato di intervento a pioggia, anche se sarebbe meglio parlare di pioggerella, visti i ridotti mezzi finanziari messi a disposizione. Ma il Governo non può certo immaginare di risolvere il problema del mondo agricolo operando una sorta di compensazione, soprattutto dopo quanto ha combinato - lo abbiamo visto tutti - con il decreto-legge n. 112 del 2008.
Consideriamo, ad esempio, inaccettabile, anche se apprezzabile nelle intenzioni, che si voglia intervenire sul Fondo di solidarietà ripristinando solo un terzo delle risorse originarie di uno strumento, peraltro, che rappresenta l'unica forma di assicurazione vera per il risarcimento dei danni agli agricoltori.
Venendo poi all'attualità, sarebbe forse stato il caso che il Governo avesse previsto in questo provvedimento interventi di sostegno alle imprese colpite dal maltempo che ha provocato milioni di euro di danni in agricoltura con campi allagati, semine perse, ortaggi distrutti, animali annegati e mezzi agricoli coperti dal fango. È successo dappertutto: dal nord al centro al sud, in Piemonte, nel Lazio, in Toscana, in Basilicata, nel Friuli e in Calabria.
Il primo bilancio delle conseguenze del maltempo sull'agricoltura parla di oltre 250 mila ettari di terreno coltivati inondati dalle piogge torrenziali. Si pensi che sono 35 mila nella sola regione Lazio. Vi sono circa 100 mila aziende e strutture agricole danneggiate, più di 30 mila serre allagate e distrutte, 5 mila capi di bestiame morti o dispersi, danni che superano i 300 milioni di euro.
Ma non tutto capita a caso: l'alternarsi di periodi di siccità e di pioggia intensa mette a rischio la sicurezza idrologica del Paese, anche a causa del fatto che al progressivo abbandono del territorio ePag. 98all'urbanizzazione spesso incontrollata non è corrisposto l'adeguamento della rete di scolo delle acque.
Come sottolineato da più parti, nell'ultimo quarto di secolo sono scomparsi quasi 6 milioni di ettari di suolo agricolo e, secondo le stime dell'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni, se nell'arco di tempo 1990-2016 il ritmo di cementificazione del territorio rimanesse inalterato, si perderebbe una superficie agricola utilizzata pari al 17,5 per cento del territorio nazionale, vale a dire un'area grande come le due isole maggiori del nostro Paese, cioè la Sicilia e la Sardegna.
Di fronte a questi dati, forse, il buonsenso vorrebbe che il Governo sfruttasse l'approvazione del disegno di legge in esame per dare un vero segnale alle imprese e ai coltivatori, i quali sono messi a dura prova da una serie di eventi concatenati, che sembrano accanirsi in modo particolare su questo comparto della nostra economia, che noi riteniamo un'economia fondamentale per superare la crisi economica e sociale che sta colpendo il nostro Paese.
Signor Presidente, le nostre proposte emendative si incanalano in tale direzione. Nel corso della discussione vera si tratterà di capire (come ho affermato stamattina in dichiarazione di voto sul provvedimento precedente) se le nostre proposte, che sono sicuramente fatte nell'interesse generale e della categoria (in particolare di questa, ma in generale del nostro Paese), verranno accolte dal Governo o se saranno, come in passato, cestinate, senza che queste possano positivamente incidere anche nell'interesse di questa maggioranza, oltre che del Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, del decreto-legge in esame, come è stato già affermato dai colleghi intervenuti fino adesso, colpiscono alcune norme particolarmente interessanti per chi conosce bene la situazione italiana e la tradizione culturale italiana e per chi, in fondo, guarda all'Italia come al Paese che nel mondo riesce a proporre un modello di made in Italy legato ai prodotti alimentari di grandissima classe, invidiatici appunto in tutto il mondo.
Molti dei nostri cibi e dei prodotti propri della nostra terra sono tra quelli più facilmente contraffatti, come se, in qualche modo, si cercasse di imitare l'olio, il vino, il formaggio e i prosciutti italiani e come se questa produzione naturale, sulla quale si innesta una tradizione culturale che vanta secoli, potesse essere facilmente imitata e copiata.
Nel disegno di legge in esame, però, non vi è traccia di questo rispetto per la cultura italiana, che guarda a un modello che non è soltanto un modello di produzione, ma è anche un modello di alimentazione e di salute che garantisce pure quell'invidiabile caratteristica che fa degli italiani il popolo probabilmente più longevo al mondo in questo momento. L'età media italiana è tra le più alte che vi siano e, indubbiamente, tra i fattori che concorrono a ciò vi sono sicuramente anche lo stile con cui si mangia e le modalità con le quali i prodotti vengono preparati, confezionati e consumati. Tutto ciò potrebbe costituire un campo straordinario di opportunità professionali alla produzione e all'elaborazione tecnica e tecnologica, fino ad arrivare all'ultima formazione, che è quella che giunge all'utente finale (quindi proprio sul tavolo della persona): ancora una volta dispiace dire che nulla si legge di tutta questa cultura e di tutta questa sensibilità e ricchezza. Eppure, per quello che riguarda la vita, potremmo dire che in questo campo ci potrebbe essere una possibilità di occupazione infinita per i giovani: parte importante della tradizione non si riesce a trasmettere ai giovani italiani e di essa, molte volte, si fanno portatori ed interpreti gli immigrati. Sembra quasi, infatti, che non riusciamo a garantire a chi possiede cultura e, probabilmente, anche un titolo di studio adeguato, un'occupazione all'altezza delle competenze acquisite, delle speranze e delle possibilità che si offrono.Pag. 99
Da questo punto di vista, ci saremmo aspettati anche un'operazione significativa e interessante sotto il profilo della formazione, perché potesse segnare un mutamento di tendenza e, quindi, un recupero della passione per l'agricoltura e per quello che, una volta, potevamo chiamare il senso stesso della terra e delle radici.
Di tutto questo nulla troviamo, esattamente come abbiamo poco anche di quella nuova cultura che adesso siamo abituati a considerare in un'economia più difficile. Quest'ultima pone molte persone davanti alla famosa sindrome della quarta settimana e ha fatto pensare ad alcuni che potesse essere utile ed interessante riproporre il modello della filiera corta, per cui i prodotti giungono dal produttore al consumatore attraverso un minor numero di passaggi. Questo potrebbe richiedere un momento organizzativo, intelligente e creativo in cui si potrebbero esprimere anche le nuove metodologie che sfruttano le potenzialità informatiche.
Sappiamo che in Lombardia concretamente ci sono piccoli consorzi che si organizzano affinché si possa fare la spesa per via telematica attingendo direttamente al produttore. Si tratta di un nuovo modello di concepire la produzione per poi offrirla a consorzi e ad associazioni di consumatori (dalla rete delle famiglie, al condominio e alle piccole comunità). Tuttavia, nulla vi è di tutta questa capacità di proporsi in termini autenticamente innovativi sotto il profilo del modello organizzativo del lavoro.
Da questo punto di vista non ci stupisce, quindi, che noi ci troviamo davanti a dei dati assolutamente contraddittori, per cui se in Europa i redditi su questo campo sono cresciuti del 15 per cento, in Italia sono invece diminuiti del 3 per cento. Bisogna spiegare come ciò possa accadere in un Paese in cui la produzione è la migliore, in cui la cultura della trasformazione è tra le migliori, in un Paese che utilizza la logica del turismo e della proposta. Le persone, infatti, vengono in Italia anche a causa della garanzia e della qualità dell'offerta e delle infinite modalità con cui si esprimono le nostre cucine regionali. Nonostante tutto questo, noi riusciamo ad avere una perdita del 3 per cento rispetto ad altri Paesi che, pure in condizione di difficoltà, hanno avuto un incremento del 15 per cento.
Stupisce anche un altro problema, su cui forse avremmo voluto ricevere un'attenzione maggiore da parte del Governo. È necessario cercare di capire perché la forbice tra i prezzi al consumo e i prezzi all'origine è così dilatata. Noi abbiamo situazioni e condizioni in cui si produce a volte troppo e conosciamo lo scandalo che si verifica quando ciò che si produce a volte viene distrutto, invece di essere venduto e distribuito. Il costo che vi è nella produzione e nella distribuzione fino al consumo riesce a rendere l'attività improduttiva per lo stesso produttore.
Noi ci saremmo augurati una diversa chiave di lettura, ovvero una riflessione affinché nemmeno uno dei prodotti della nostra terra e delle nostre regioni andasse perso. Non lo dico soltanto a causa della drammatica situazione in cui le persone non arrivano alla fine del mese o a causa dei problemi relativi alla fame nel mondo. Dico ciò semplicemente perché vi è una irragionevolezza e una immaturità nell'utilizzazione dell'innovazione tecnologica per garantire davvero la tutela e il rispetto dei prodotti alla loro origine, che sono sorprendenti in un Paese come il nostro.
Mi chiedo fino a che punto è possibile tornare a riflettere su questo aspetto secondo una logica che è in parte centrale (ed è rappresentata dal disegno di legge), ma in parte è anche una logica di rispetto per le culture regionali, affinché in ogni regione con i suoi prodotti, con la sua cultura e anche con i suoi modelli organizzativi si possa davvero raggiungere un'ottimizzazione che permetta di rispondere a bisogni sicuramente di formazione, di trasformazione e di consumo.
Risposte di questo tipo possono segnare l'intreccio tra una cultura che guarda la componente strettamente agricola, quella relativa alla componente strettamente economica, quella relativa alla componentePag. 100turistica e quella che oggi è relativa all'innovazione intercettata in misura multidimensionale e multimediale.
Ci auguriamo davvero che, da questo punto di vista, il presente disegno di legge consenta di tornare a fare una riflessione in più, perché ciò può assicurare posti di lavoro, può assicurare garanzia di qualità a questi posti di lavoro, in modo da non destinarli esclusivamente a manovalanza a basso livello di competenza tecnologica, ma da ottenere un investimento anche tra le intelligenze giovani, quelle che potrebbero essere le più capaci a scovare nuovi modi e modelli e a fornire una risposta più efficace e significativa ai bisogni del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cesario. Ne ha facoltà.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo alla vigilia della mobilitazione dei braccianti agricoli. Domani, infatti, avrà luogo la manifestazione nazionale e questo fa capire quale sia il clima, quale sia la situazione di questo comparto, che protesta ormai da molti mesi, una situazione di difficoltà dovute, ancora una volta, alle carenze che questo Governo ha manifestato nel settore.
È evidente ciò che è accaduto con la legge finanziaria riguardo ai finanziamenti agli investimenti in questo settore, che hanno subito una diminuzione di circa 400 milioni di euro. Se non ci sono innovazioni, se non ci sono i mezzi e le risorse per l'innovazione tecnologica il settore agroalimentare non avrà un futuro degno di questo nome e sarà sempre più indietro rispetto ai Paesi europei, nei quali si registra una crescita del 15 per cento a fronte della diminuzione che si registra, invece, in Italia, pari al 3 per cento. Tutto ciò deve far riflettere il Governo, perché il settore agroalimentare costituisce un volano per il nostro Paese; è sempre stato un fiore all'occhiello e adesso sempre più si colloca in secondo piano rispetto alle scelte del Governo. È passata quasi inosservata una diminuzione così netta, che ammonta a circa il 25 per cento della dotazione. Infatti, rispetto ai 1.339 milioni di euro destinati al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali si registra una diminuzione di circa 459 milioni e ciò è un segnale forte di allontanamento della possibilità di uno sviluppo serio e concreto del settore.
Sappiamo che è presente una congiuntura negativa internazionale; vediamo che gli altri mercati, quelli dei Paesi dell'est e del nord Africa, possono rappresentare una minaccia per questo settore, nel quale esistono delle convenienze nell'importazione di alcuni prodotti e vediamo anche che la qualità viene messa a rischio sulle tavole dei nostri cittadini. Si tratta di un settore che deve essere monitorato in maniera seria: non vogliamo più un'agricoltura che viene messa alla berlina e non viene sostenuta come si deve.
In finanziaria le variazioni percentuali in diminuzione nel periodo 2009-2011 relativamente alle missioni di spesa in agricoltura sono dell'ordine del 25 per cento sulla spesa corrente e di oltre il 40 per cento sulla spesa per investimenti. Quando il decreto-legge n. 171 del 2008 è passato al Senato l'opposizione ha cercato di costruire un dialogo costruttivo con la maggioranza e in Commissione agricoltura sono state avanzate delle proposte che puntualmente sono state respinte. È un atteggiamento del Governo che non condividiamo, perché anche a tale riguardo vi è stata l'unica responsabilità del Governo a rigettare proposte serie e concrete volte a migliorare il comparto. Tutto questo non è ancora accaduto in questa Camera, dove - per la verità - esiste un dialogo costruttivo all'interno della Commissione, un confronto serio e concreto, e speriamo che in Aula da questo dibattito possa derivare una convergenza sulle proposte dell'opposizione e non solo sulle proposte scaturite in sede di Commissione agricoltura.
Quindi metteremo alla prova il Governo sui fatti concreti e abbiamo la possibilità adesso di far vedere al Paese che su tale questione il clima è diverso e ci sono possibilità di piena maturità politica e, quindi, di dimostrare che quandoPag. 101ci sono unità di intenti e c'è convergenza si possono realizzare cose utili per il Paese.
La chiusura registrata al Senato dalla maggioranza è un elemento negativo; noi speriamo che alla fine di questo dibattito, quando ci saranno le votazioni sugli emendamenti, ci sia un'apertura concreta perché non vogliamo più vedere quello che si è verificato non solo al Senato sull'argomento, ma anche in questi mesi in Commissione bilancio sulla finanziaria, sul provvedimento economico, dove siamo stati portati «per i vicoli», come si dice a Napoli, a perdere tempo.
Il Governo, sentendo le richieste della Lega e le sirene che provenivano da alcuni esponenti della maggioranza, ha cercato anche al proprio interno di superare queste difficoltà scaricando sull'opposizione la perdita di tempo. Io faccio parte della Commissione bilancio e posso testimoniare quello che abbiamo subito: una chiusura totale e una mancanza di concertazione su qualsiasi tipo di argomento, anche su argomenti fondamentali che erano condivisi privatamente da alcuni esponenti della maggioranza, ma non c'era nessuno spazio di manovra, essendoci un ordine del Governo di non muoversi. Anche il dialogo avuto in Commissione in via informale è stato vanificato sulle questioni concrete.
Pertanto noi abbiamo scarsa fiducia, vorremmo un atto di responsabilità da parte del Governo che iniziasse da un settore così in difficoltà; un settore che ha nel sottolavoro, nel caporalato, nel lavoro nero e nel sacrificio che fanno coloro che lavorano in questo comparto, gli elementi di spicco che ci devono far porre un'attenzione particolare, perché ci sono persone che lavorano duramente la terra con le loro mani e che hanno la necessità di sentirsi tranquille, tutelate da un Paese che li deve mettere in pole position, in una posizione di tutela non solo giuridica ma anche sanitaria.
Una tutela che deve essere non solo relativa alle questioni che abbiamo affrontato, come il Fondo di solidarietà nazionale, che da zero passa a 60 milioni, ma non è ugualmente sufficiente per raggiungere quegli obiettivi di sviluppo di questo comparto che vogliamo raggiungere. Così come sulle agevolazioni previdenziali per le aziende, agevolazioni che arrivano fino a marzo 2009; una proroga di tre mesi che non dà la prospettiva futura di quello che deve essere lo sviluppo e la programmazione di un settore che non può vivere alla giornata con interventi a pioggia e promesse occasionali, ma deve avere la certezza di una programmazione basata su fondi concreti che diano la possibilità di uno sviluppo per il futuro.
Noi vogliamo un cambio di passo, vogliamo fare chiarezza anche sull'ICI per i fabbricati rurali: ci sono emendamenti in proposito ed è necessario fare chiarezza sull'esecuzione di questo tipo di intervento. Poi sullo sviluppo in generale non è possibile che l'attenzione sia così bassa, anche in quest'Aula; capisco il momento difficile, ci avviciniamo al Natale, la crisi, ma l'attenzione che si pone mentre noi stiamo parlando è molto bassa e la gente che lavora questo non lo sa.
Non faccio parte della Commissione agricoltura, ma della Commissione Bilancio, comunque, in qualità di parlamentari, io e i miei colleghi ci adopereremo per mettere in moto un meccanismo di conoscenza, non solo per tutto ciò che comporta la produzione, ma anche per quelle eccellenze che abbiamo visto e manifestato. La Commissione agricoltura ha svolto delle missioni importanti; in particolare, ha messo a conoscenza dei parlamentari l'attività connessa alla missione in Campania nelle strutture che producono la mozzarella di bufala; si tratta di settori in cui c'è la necessità di un riordino e di una regolamentazione seria, che si sta approntando, di un controllo e della rintracciabilità del prodotto.
Quindi, dobbiamo dare atto che dall'inizio della legislatura è la prima volta che la questione del settore agroalimentare viene affrontata dall'Aula, però questo non è sufficiente. Diamo anche atto al Ministro del suo impegno, però questo non basta mai, non perché non si voglia riconoscere il lavoro svolto, ma si tratta di una goccia in un mare che ha bisogno di tantaPag. 102acqua, e non può essere una goccia saltuaria, ma un intervento strutturale che deve servire non solo ad alcune zone del Paese, ma anche ai territori che in questo periodo si sentono abbandonati. Consideriamo, ad esempio, un settore che in Puglia, nel sud, utilizza risorse importanti...

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Cesario. Signor Ministro, si deve sedere al banco del Governo.

BRUNO CESARIO. Mi riferisco a quello della produzione dell'olio. Si tratta di settori che realizzano prodotti di eccellenza e che devono essere sostenuti ancora di più. Pertanto, vogliamo fare in modo che attraverso il lavoro di questa Commissione per questi prodotti ci sia un cambio di passo, perché l'agricoltura non è un'attività di serie B, ma è un volano fondamentale per l'economia del nostro Paese.
Abbiamo questa necessità, allora la presenza del Ministro è importante, perché il Ministro sta seguendo tali questioni, ma non vogliamo essere le cenerentole - parlo anche dei territori meridionali - come abbiamo visto in altri settori. Con riferimento ai Fondi FAS, ad esempio, prima si è parlato di tutto; è stato riformulato ed approvato l'ordine del giorno del deputato D'Antoni, in cui si parlava dei FAS ma non perché si voglia mettere in mezzo i FAS su ogni questione che poniamo, bensì perché vi sono 16,5 miliardi di euro in meno di investimenti, in particolare nelle aree sottoutilizzate. Questa spina dorsale della maggioranza e del Governo ormai è all'ordine del giorno, si cerca sempre di penalizzare i territori meridionali.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BRUNO CESARIO. Concludo il mio intervento dicendo al Ministro di utilizzare l'impegno che sta profondendo concentrandosi su quelle aree deboli che hanno prodotti di qualità e che devono avere il sostegno pieno del Governo, non con questi fondi così ridotti, ma con investimenti importanti che possono consentire lo sviluppo e la ripresa del settore.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro, perché è presente da quando abbiamo iniziato la discussione, però è del tutto evidente che il Ministro è continuamente disturbato da altri colleghi e, quindi, è difficile contribuire ad un dibattito, che è già complicato, quando i colleghi che colloquiano con il Ministro voltano le spalle all'Aula e agli altri colleghi che stanno intervenendo.
La pregherei, signor Presidente, di garantire il normale svolgimento della nostra attività parlamentare e della nostra discussione. Quindi il Governo fa il Governo, il Parlamento fa il Parlamento.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Quartiani. Ha chiesto di parlare l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, concentrerò il mio intervento su due punti. Il primo punto riguarda l'eliminazione, che è stata disposta, del sistema di agevolazione contributiva per i dipendenti di imprese agricole nelle aree svantaggiate. È vero, infatti, che nel passaggio di questo decreto-legge al Senato questo sistema agevolativo è stato prorogato fino al 31 marzo, ma, naturalmente, siamo tutti qui a domandarci cosa succederà dopo tale data. Il secondo punto è relativo alla drastica decurtazione dei fondi stanziati dalle leggi finanziarie degli anni precedenti per l'indennizzo dei danni provocati dalla peronospora in Sicilia nel corso dell'annata del 2007.
Entrambi questi punti fanno sorgere una riflessione del tutto spontanea. Direi a tutti: ma come, siamo dentro a una crisi economica di dimensioni storiche, si aiutano le banche, si discute se aiutare l'industriaPag. 103automobilistica, si aiutano l'edilizia e l'industria delle costruzioni (cos'altro è stato il decreto che questo Parlamento ha appena approvato poche ore fa, stanziando soldi aggiuntivi per l'adeguamento dei prezzi per la costruzione delle opere pubbliche?) e non si vuole evitare di dare un colpo così pesante ad uno dei più importanti polmoni produttivi ed occupazionali del sud e della Sicilia in particolare?
Voglio allora invitare tutte le deputate e i deputati meridionali e siciliani ad un momento di orgoglio. Troppo spesso si parla delle nostre terre, in quest'Aula e sulla stampa, in modo superficiale e poco informato. Ebbene, si sappia invece - diciamolo - che quando si parla di agricoltura siciliana si parla di un settore produttivo di vera e profonda specializzazione. Basti pensare al vitivinicolo o al serricolo, proprio settori pesantemente colpiti dalle politiche del Governo Berlusconi; settori dove c'è innovazione, competitività, capacità di stare sui mercati interni ed internazionali.
Forse pochi sanno che il 28 per cento delle imprese siciliane è costituito da imprese agricole; che nel solo settore colpito dalla decurtazione di contributi lavorano 130 mila addetti, di cui, oggi, 15 mila sono a rischio o potrebbero essere ricacciati nel sommerso; pochi sanno, forse, che la Sicilia produce l'8 per cento dell'export nazionale dell'agricoltura e che negli ultimi anni il tasso di crescita delle imprese della filiera agroindustriale siciliana è ben superiore, ma di molto, a quello nazionale. Pochi, forse, sanno che in importanti zone della Sicilia la produttività agricola è superiore a quella nazionale ed è basata su modelli organizzativi moderni (penso, in particolare, al versante sudorientale dell'isola, quello ibleo, oppure ai distretti dell'agrigentino e del trapanese).
Alcuni dei fondi che sono stati solo parzialmente e temporaneamente ristorati al Senato erano stati tagliati nel decreto ICI. Fu allora promesso dal Governo, in quest'Aula, che quei fondi sarebbero stati ristorati: promessa ancora non mantenuta. Vorrei ricordare che il Governo la stessa promessa l'ha fatta e la fa, ormai direi quotidianamente, quando taglia i fondi del FAS. Il Governo ha tagliato finora 17 miliardi di euro destinati alle aree svantaggiate, e quindi l'85 per cento per il Mezzogiorno; ha sempre promesso di reintegrare, ma certo se il Governo si comporterà in futuro con il FAS così come si è comportato con la peronospora, la sua promessa è davvero una promessa da marinaio, che non ha nessuna credibilità.
Questo perché? Perché il Governo ha una politica economica sbagliata (credo anche fortemente antimeridionale) in questo momento di crisi. Nella manovra economica anticrisi che il Partito Democratico ha presentato ieri e che sta negli emendamenti che abbiamo presentato al decreto anticrisi, una manovra da un punto di PIL, c'è abbondante spazio per gli interventi per ristorare i tagli agli sgravi contributivi per i dipendenti delle imprese agricole e per ristorare i tagli sulla peronospera in Sicilia.
C'è spazio quindi per questi interventi, che hanno importanti ricadute occupazionali e di difesa di distretti e di filiere di specializzazione di grande importanza regionale e nazionale.
A questo punto, chiedo al Governo una cosa: di dare un segnale di disponibilità sulle proposte emendative che sono state presentate al decreto-legge in esame. Certo, occorre trovare coperture finanziarie, perché questo Governo, con la sua politica economica sbagliata, non dà coperture finanziarie. Occorre trovarle con l'impegno di tutti, ma anche la nostra posizione, la posizione del Partito Democratico sul decreto-legge dipenderà dalla disponibilità a lavorare, ad esempio, sull'emendamento Zucchi 1-ter.6, relativo ai contributi per i dipendenti agricoli, ovvero su uno dei tanti emendamenti presentati sulla questione della peronospora, emendamenti all'articolo 4-undecies: ce ne sono molti, lo dico al Ministro che mi ascolta, ci sono molti emendamenti presentati da tutti i gruppi dell'Aula, da tutti i deputati siciliani di diversi gruppi dell'Aula, di maggioranza e di opposizione, e tra l'altro sono emendamenti in cui c'è la possibilitàPag. 104di scegliere, più 10, più 20, più 30, più 40. Troviamo una copertura finanziaria, convergiamo su uno degli emendamenti relativi alla necessità di ristorare i fondi per alleviare i danni dei produttori vitivinicoli siciliani causati dalla peronospora. Troviamo una copertura; voglio anche essere provocatorio: potremmo coprirlo con il FAS. Questo potrebbe essere un caso in cui la copertura con il FAS, come quella fatta stamattina per il Fondo per l'incremento dei prezzi delle opere pubbliche, avrebbe almeno un senso, perché avremmo la sicurezza che al 100 per cento queste somme, tolte al sud, tornano al sud.
Con questa sicurezza dico al Governo: ragioniamo, non è provocatorio, se è possibile trovare una convergenza, ricorrendo al FAS, su queste importanti proposte emendative che darebbero un segnale di speranza e di fiducia a settori produttivi, che, ripeto, non chiedono assistenza, perché sono pienamente sul mercato, e anzi rappresentano una delle punte delle filiere agroindustriali italiane, ma che chiedono oggi all'Aula, al Parlamento, al Governo un segnale concreto di risposta ai loro problemi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, col provvedimento in esame il Governo, e stimo il Ministro per tale motivo, aveva in più circostanze dichiarato di porre al Paese l'obiettivo relativo al rilancio del settore agroalimentare. Ciò sulla base di un ragionamento che penso, sia in sede referente sia in altre discussioni, avremmo anche condiviso: sulla base di una registrazione che il Ministero, il Governo, il Parlamento hanno effettuato più recentemente in ordine ai redditi, per come sono cresciuti in Europa; dentro questa comparazione c'era già una registrazione precrisi, di come invece nel nostro Paese si osservasse una diminuzione dei redditi intorno al 3 per cento, e relativa alla salvaguardia dei livelli occupazionali che presentavano elementi di guardia senza precedenti.
Tra l'altro, voglio ricordare oggi che - come è noto a tutti - è stato annunciato per domani lo sciopero generale dei lavoratori agricoli di tutta Italia, che penso rappresentino non solo un contributo alla discussione del provvedimento che è in corso, ma un contributo importante e significativo per come affrontare la crisi nel suo complesso, non solo - com'è stato posto anche in questo caso dai sindacati confederali dei lavoratori agricoli - sul versante esclusivo della difesa del posto di lavoro e del reddito, ma anche dentro una partecipazione attiva all'uscita dalla crisi, lungo un percorso - quello che chiamiamo in sintesi l'agroalimentare - che rappresenta il legame più forte esistente tra chi produce e chi consuma.
Tuttavia, come dicevo quando parlavo delle intenzioni del Governo che ha scelto ancora una volta la via della decretazione d'urgenza, anche i costi si sono nel frattempo praticamente triplicati e la comparazione, anche nella crisi che registriamo in queste settimane, mantiene la forbice tale e quale a quando la crescita segnava, su questo versante, e la situazione dei Paesi europei.
Signor Presidente, voglio dire al Ministro Zaia che già sei mesi fa il settore agricolo più impropriamente di tanti altri non era stato risparmiato dalle drastiche riduzioni dei tagli lineari del decreto-legge n. 112 del 2008, sia sul versante delle somme accantonate nella legge finanziaria per il 2007, sia su quello delle risorse che erano state assegnate per il 2009 (con una diminuzione secca di competenza pari al 26 per cento circa).
In quel caso, l'incidenza percentuale - come fu detto anche in quest'Aula dai nostri colleghi della Commissione e dai parlamentari dell'opposizione (particolarmente quelli del PD) - degli stanziamenti di competenza del Ministero rispetto alla spesa finale del bilancio dello Stato si riduceva dallo 0,3 allo 0,2 per cento, vale a dire di uno 0,1 per cento in un settore delicato come questo, del quale molto poco si tende a dire che rappresenta il made in Italy delle produzioni agricole ed agroalimentari italiane (quelle che sono lePag. 105più competitive e che ovviamente, come il Ministro sa più di noi, subiscono la competizione spesso sul versante specifico della contraffazione del prodotto alimentare stesso).
Il decreto-legge n. 112 del 2008 è il ragionamento che il Governo ha inteso fare qui nel mese di luglio, mentre il provvedimento che discutiamo oggi avviene in una congiuntura diversa; non ci è sembrato, però, che dentro questo spazio temporale degli avvenimenti congiunturali che si sono determinati su questo pianeta in Europa sia intervenuto quello che ci permettiamo di richiamare (e, casomai, di richiamare nel decreto-legge n. 185 del 2008, che esamineremo a gennaio 2009 e che in Commissione in sede referente esamineremo quanto prima possibile), ossia che questo settore è parte integrante del cosiddetto salvacrisi dell'economia reale italiana.
Ci permettiamo di suggerirlo, e quando diciamo così vogliamo riferirci al fatto che non più tardi dell'altro ieri abbiamo avanzato proposte al Ministro Tremonti attraverso l'onorevole Bersani, il nostro ministro ombra, e non più tardi di ieri abbiamo riproposto la questione centrale che si pone e che è la seguente: chiediamo che per sostenere l'economia reale e, quindi, i produttori, il sistema delle imprese e il lavoro, occorre destinare un punto di prodotto interno lordo. La destinazione di risorse finanziare equivalenti ad un punto di prodotto interno lordo consiste in 16 miliardi di euro.
Noi, anche in questo caso riguardo a provvedimenti che già leggiamo, compreso questo su cui ci viene chiesto di esprimere un voto, abbiamo molte perplessità, signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo. Dalla congiuntura, cioè, bisogna uscire, dalla congiuntura o dai saldi bisogna uscire perché in una fase, in uno spazio temporale a noi allo stato ignoto, sarà necessario proteggere la nostra economia reale e capire come questa uscirà alla fine di questo gorgo, il cui spazio temporale - insisto - ci è ignoto.
Dunque, come il Governo e il Ministro intenderanno riproporre, a valle di questo provvedimento, come noi auspichiamo e abbiamo già fatto nelle Commissioni in sede referente e in Parlamento, iniziative adeguate durante la discussione del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185. Ma non per dire che questo è già un decreto-legge superato: vogliamo mantenere intatte alcune valutazioni e problematicità, perché così le abbiamo poste. Infatti, nel merito, abbiamo detto che in questo provvedimento sono presenti problematicità di particolare rilievo che potevano - quando dico «potevano» richiamo la responsabilità dei parlamentari dell'opposizione, che sanno che il provvedimento è in scadenza - indurre a farlo decadere e a ricomporlo nel provvedimento di gennaio: forse non sarebbe stato male. Dico «forse» perché questa è un'opzione e una legittima scelta che compete al Governo. Forse sarebbe stata una scelta utile per discutere sul complesso delle risorse finanziarie. Insisto: un punto di PIL, non saldi, ma un punto di PIL a difesa dell'economia reale del Paese.
In particolare, probabilmente con quel punto di PIL le problematicità riproposte nella discussione di questo decreto-legge avrebbero potuto avere una soluzione e una risposta. Le richiamo per titoli: tutti i colleghi del Partito Democratico hanno già posto il problema degli sgravi contributivi, quelli ovviamente riferiti alle zone di montagna svantaggiate, la questione del fondo di solidarietà nazionale, del sistema di proroghe, come se non fossimo tutti consapevoli che le ragioni della crisi che a valanga ci ha coinvolto non possono essere risolte, per le imprese che avevano già aderito con grande sacrificio all'operazione di ristrutturazione dei debiti INPS regolarizzando la propria posizione, con la proroga di tre mesi, e che questa non può essere un fattore risolutivo.
Ribadisco però che mi riferisco alle imprese che avevano già aderito all'operazione di ristrutturazione dei debiti, quindi nessuna forzatura o insinuazione che, come spesso è potuto accadere, anche dietro questa sofferenza vi fossero proposte di sanatoria.Pag. 106
Poi, anche il monitoraggio che, non solo in sede di Commissione, ma nel rapporto diretto con il settore agroalimentare, il Governo e il dicastero competente avranno compiuto forse avrebbero già oggi dovuto rendere comprensibile a che punto siano il sistema, le filiere lunghe e corte, i settori specifici, alcune produzioni, i processi di innovazione (se alcuni si siano conclusi o meno), di modernizzazione delle imprese agricole. Forse il Fondo manifestava, manifesta ed immagino riproponga la necessità che con il decreto-legge n. 185 del 2008 si torni per intero su un terreno di discussione costituito dall'intera economia reale del Paese. Ovviamente non rinuncerò, se ho ancora il tempo...

PRESIDENTE. Deve concludere.

LUDOVICO VICO. Mi avvio alla conclusione limitandomi solo ad alcuni accenni. Voglio rilevare che sulla grave crisi del settore olivicolo ed oleario occorre intervenire con alcune misure. Apprezziamo il suo impegno, signor Ministro. Sappiamo che accanto all'impegno serve uno sforzo comune, perché stiamo parlando dell'economia reale. Invece, non comprendiamo - e qui concludo, signor Presidente - la depenalizzazione dei reati per frode alimentare. Insomma, in quest'Aula, signor Ministro, in più circostanze e anche con mozioni condivise da tutti, abbiamo fortemente ribadito che la lotta alla frode alimentare e quindi alla difesa del made in Italy, quello agroalimentare, costituiva una base comune del Parlamento italiano e del Governo o dei Governi in carica. Con ciò concludo manifestando di non poter esprimere il mio apprezzamento al riguardo e voglio essere fiducioso che saranno assunte iniziative adeguate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse, sospendiamo ora l'esame del provvedimento.
Lo svolgimento degli interventi sul complesso degli emendamenti riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle 9,30.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 18 dicembre 2008, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1175 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, recante misure urgenti per il rilancio competitivo del settore agroalimentare (Approvato dal Senato) (1961).
- Relatore: Nola.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1197 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 novembre 2008, n. 180, recante disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca (Approvato dal Senato) (1966).
- Relatore: Caldoro.

3. - Discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Luigi Pepe, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 2-A).
- Relatore: Pionati.

Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato La Loggia (Doc. IV-ter, n. 3-A).
- Relatore: Brigandì.

Pag. 107

Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Giovanardi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 5-A).
- Relatore: Brigandì.

Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Vittorio Sgarbi, deputato nella XIV legislatura (Doc. IV-ter, n. 6-A).
- Relatore: Sisto.

Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 3).
- Relatori: Paolini, per la maggioranza e Ferranti, di minoranza.

Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Franco Cardiello, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 5).
- Relatore: Pionati.

Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Fabrizio Morri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 6).
- Relatore: Aniello Formisano.

Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 7).
- Relatore: Paniz.

Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Katia Bellillo, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 8).
- Relatore: Samperi.

(al termine delle votazioni)

4. - Discussione congiunta dei disegni di legge (per la discussione sulle linee generali):
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009) (1713-B).
Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011 (e relative note di variazioni). (1714-B) (Approvati dalla Camera e modificati dal Senato).
- Relatori: Giudice, sul disegno di legge 1713-B e Moroni, sul disegno di legge 1714-B.

La seduta termina alle 19,55.

CONSIDERAZIONI DEL SOTTOSEGRETARIO BARTOLOMEO GIACHINO SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1936

BARTOLOMEO GIACHINO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Le modifiche introdotte dopo il confronto nelle Commissioni e in Aula migliorano il provvedimento del Governo che avrebbe dovuto essere assunto già a inizio anno, altro che mancare i motivi d'urgenza.
Ringrazio quindi gli onorevoli deputati per il contributo dato. Ringrazio i relatori Garofalo e Stradella.
All'onorevole Bocci e all'onorevole Mariani, agli onorevoli Compagnon, Strizzolo, Sardelli, Pili ed altri voglio dire che questo Governo è sempre disponibile a recepire nelle Commissioni e in Aula i contributi e le proposte migliorative.
Questa legislatura che ha il compito difficile di rimettere in moto lo sviluppoPag. 108del nostro Paese dovrà innovare tantissimo nel settore delle opere pubbliche e dei trasporti.
Non posso accettare l'attacco dell'onorevole Burtone al Ministro Tremonti che ha il merito di aver colto prima di altri colleghi europei la natura e la gravità della crisi e di aver proposto una manovra triennale anticipata che è stata successivamente valutata e rivalutata successivamente soprattutto dai mercati che sono il nostro giudice più attento.
Un forte salto di qualità nell'efficienza delle infrastrutture e dei trasporti rappresenta uno dei passaggi essenziali per restituire competitività al nostro sistema produttivo e per mettere in rete, nell'ambito del mercato europeo e del mercato globale, il nostro sistema Paese.
Il nostro Paese, anche a causa delle modalità con cui negli anni novanta ha proceduto alla politica delle privatizzazioni e dopo la delocalizzazione produttiva verso l'Est europeo e asiatico, ha dimezzato la sua capacità di crescita rispetto alla media europea.
L'inserimento strutturale della Grande Rete di trasporto europea e mondiale potrà dare all'Italia un contributo aggiuntivo decisivo ad una maggiore crescita economica.
Sappiamo che, nel nostro Paese, il trasporto delle merci è assicurato per 1'80 per cento dal vettore stradale, che subisce, quindi, i condizionamenti della congestione del traffico, con i riflessi negativi sulla sicurezza della circolazione, oltre che gli alti costi dei carburanti e le difficoltà connesse ai rapporti contrattuali con la committenza.
Con questo decreto si intende riconoscere, sotto il profilo economico, il maggior costo sopportato dall'autotrasporto per il gasolio, nei primi nove mesi del 2008, rispetto al 2007, ad integrazione degli altri provvedimenti deliberati negli ultimi mesi, che hanno inteso anche dare attuazione agli impegni assunti dal precedente Governo, allorché ha dovuto fronteggiare il blocco dei TIR che causò una perdita di produzione di circa 3 miliardi di euro. Va sottolineato come, per la prima volta, le misure economiche favoriscano la strutturazione delle imprese, gli investimenti in logistica e l'accesso al credito delle aziende del settore.
Sul piano normativo il provvedimento chiarisce e rende applicabili le nuove norme introdotte dalla legge n. 133 di quest'anno sui rapporti contrattuali fra vettori e committenti, allo scopo di incentivare i contratti scritti, penalizzare quelli verbali e favorire, così, anche fenomeni di emersione.
Possiamo dire che il punto di riferimento più qualificante di questa norma è la crescita della qualità del servizio fornito dagli autotrasportatori, che vedono riconosciuto il loro ruolo fondamentale nell'economia del Paese. L`autotrasporto, onorevole Mastromauro, non è una corporazione, è un servizio fondamentale per la nostra economia.
Questo provvedimento, insieme all'approvazione definitiva, dopo il dibattito parlamentare nel prossimo Consiglio dei ministri, del decreto legislativo che introduce correttivi alla riforma Uggè del 2005 (anche se io non condivido il giudizio drastico dato dall'onorevole Velo sulla riforma) qualifica bene l'impegno del Governo a favore dell'autotrasporto.
Per questo Governo, è motivo di particolare soddisfazione aver evitato al Paese un nuovo fermo dei TIR, che avrebbe avuto conseguenze disastrose nella già difficile congiuntura economica, non con promesse o interventi a pioggia ma con misure strutturali ed interventi normativi nel senso della trasparenza e della correttezza dei rapporti contrattuali.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1936 - odg 9/1936/2 466 462 4 232 200 262 63 Resp.
2 Nom. odg 9/1936/3 479 476 3 239 215 261 62 Resp.
3 Nom. odg 9/1936/5 468 465 3 233 203 262 62 Resp.
4 Nom. odg 9/1936/10 488 486 2 244 221 265 62 Resp.
5 Nom. odg 9/1936/11 490 486 4 244 224 262 62 Resp.
6 Nom. odg 9/1936/13 487 483 4 242 218 265 62 Resp.
7 Nom. odg 9/1936/14 490 487 3 244 222 265 62 Resp.
8 Nom. odg 9/1936/15 494 490 4 246 230 260 62 Resp.
9 Nom. odg 9/1936/16 490 486 4 244 219 267 62 Resp.
10 Nom. odg 9/1936/17 495 490 5 246 230 260 62 Resp.
11 Nom. odg 9/1936/18 490 487 3 244 227 260 62 Resp.
12 Nom. odg 9/1936/19 495 493 2 247 228 265 62 Resp.
13 Nom. odg 9/1936/20 489 487 2 244 223 264 62 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 18)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/1936/21 494 492 2 247 225 267 62 Resp.
15 Nom. odg 9/1936/22 494 491 3 246 225 266 62 Resp.
16 Nom. odg 9/1936/25 n.f. 496 480 16 241 396 84 59 Appr.
17 Nom. odg 9/1936/39 491 488 3 245 241 247 59 Resp.
18 Nom. Ddl 1936 - voto finale 502 298 204 150 276 22 54 Appr.