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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 102 di giovedì 11 dicembre 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 9,40.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 5 dicembre 2008.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bongiorno, Brugger, Caparini, Casini, Cicchitto, Cota, Donadi, Gibelli, Giro, Jannone, Lamorte, Lo Monte, Lucà, Milanato, Ravetto, Romani, Soro, Stucchi, Vito e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatrè, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché misure urgenti di tutela ambientale (A.C. 1875-A) (ore 9,43).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché misure urgenti di tutela ambientale.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'emendamento Realacci 6.14.
Ricordo inoltre che, sempre nella seduta di ieri, era stato accantonato l'emendamento Piffari 2.9. Tale proposta emendativa è stata ritirata dal presentatore prima dell'inizio dell'odierna seduta e la Commissione ha presentato l'emendamento 2.101.
Colleghi, devo constatare l'assenza del Governo. Sospendo quindi la seduta per cinque minuti, in attesa che il Governo arrivi in aula per il prosieguo dei nostri lavori.

La seduta, sospesa alle 9,45, è ripresa alle 9,50.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1875-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge diPag. 2conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1875-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 1875-A).
Ricordo che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 1875-A).
Chiedo al relatore se intenda passare sin d'ora all'emendamento 2.101 della Commissione o proseguire con gli emendamenti riferiti all'articolo 7.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, possiamo iniziare i nostri lavori dall'emendamento 2.101 della Commissione, considerato anche che è il primo per ordine.

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta fino alle ore 10,10.

La seduta, sospesa alle 9,50, è ripresa alle 10,10.

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'emendamento 2.101 della Commissione.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 2.101 della Commissione.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei intervenire sulla proposta di riformulazione dell'emendamento Piffari 2.9 da cui è scaturito l'emendamento in esame. Ieri, nel corso di un intervento avevo sottolineato il fatto che, a nostro avviso, fosse ridondante, pleonastico e, quindi, inutile introdurre in una legge la previsione di un monitoraggio in senso proprio, che non soltanto avrebbe appesantito il testo, ma avrebbe costituito un'ulteriore sovrapposizione rispetto alle previsioni recate dalle leggi esistenti che regolano la materia e rispetto ai controlli che anche sulle acque dovrebbero essere sistematicamente svolti dalle ARPA regionali e delle ASL locali. Queste ultime, infatti, hanno una competenza propria e diretta in questo tipo di controlli.
Inoltre, creare una nuova forma di monitoraggio, non soltanto avrebbe appesantito il testo ma avrebbe determinato ulteriori oneri a carico dello Stato, producendo - lo ribadisco - un meccanismo istituzionale che sarebbe stato un doppione rispetto a funzioni, competenze ed enti già esistenti.
Nel corso del dibattito è emersa, invece, l'esigenza - questa sì condivisibile - di rendere pubblici per i cittadini i dati relativi ai controlli effettuati. Il testo adottato dal Comitato dei nove, che ha visto attori i colleghi Bonciani, Piffari ed altri, ha poi ulteriormente precisato i contorni della formulazione medesima, nel senso che i dati in possesso delle autorità rispetto al monitoraggio delle acque di falda delle aree interessate e delle acque potabili, rilevati e periodicamente aggiornati presso la rete esistente, verranno pubblicati in modo da renderli disponibili ai cittadini.
Con questa formulazione, a mio avviso, pur non creando aggravi economici, abbiamo contribuito e contribuiremo a responsabilizzare le autorità locali competenti. Ieri in aula un collega - credo fosse l'onorevole Libè - si è alzato e ha detto: sì, è vero, l'hai detto tu: le ARPA dovrebbero fare i controlli, le ASL dovrebbero fare i controlli, ed è molto grave se non li hanno fatti.

Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 11,15)

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Ebbene, in questo modo, inserendo nella legge la previsione secondo la quale saremo obbligati a rendere pubblici i dati per i cittadini, obbligheremmo le ARPA e le ASL, in caso di loro inazione, ad agire. Quindi, grazie a questa riformulazione, obbligheremo l'ARPA della regione Campania ad effettuare controlli periodici e sistematici e a diffonderne e a renderne pubblici gli esiti. Obbligheremo le ASL del territorio di Napoli ad esaminare periodicamente e sistematicamente i dati sulle acque ad uso umano. Obbligheremmo, altresì, queste ASL a pubblicizzare e, quindi a rendere noti a tutta la popolazione gli esiti di queste rilevazioni.
Quindi, la formulazione adottata dalla Commissione non costituisce, in questo caso, un appesantimento, perché è venuta meno la parte relativa al monitoraggio e, cioè, ad un'ulteriore forma di controllo, che non si sa neanche da chi dovrebbe essere eseguita. Si torna, invece, alle funzioni proprie degli organismi competenti, che già oggi svolgono, o - come qualche collega suggerisce - dovrebbero svolgere, i controlli. Tali organismi, dunque, dovranno effettuare i citati controlli, anche perché la legge impone la pubblicazione degli esiti di quelli che, eventualmente, saranno svolti.
Da questo punto di vista, quindi, la Commissione, stante tutto ciò fin qui sostenuto, raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.101.

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 2.101 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, l'emendamento 2.101 della Commissione, che ha testé illustrato il relatore, peraltro, con dovizia di particolari, è aggiuntivo di ulteriore comma rispetto al comma 2-bis dell'articolo 2 del provvedimento in esame. Tale comma è stato introdotto nel corso dell'esame nella Commissione di merito e dispone che il sottosegretario di Stato, che coordina le azioni dirette a fronteggiare le emergenze in Campania, in collaborazione con l'Agenzia regionale per la protezione ambientale, avvii un progetto pilota per garantire la piena tracciabilità dei rifiuti, al fine di ottimizzare la gestione integrata dei rifiuti stessi.
È evidente, che ciò rappresenta un elemento fondamentale nell'economia generale di un decreto-legge come quello che stiamo affrontando, perché la tracciabilità dei rifiuti significa capire da dove essi provengano, il percorso che fanno e dove finiscano per essere smaltiti. Tutto questo si trova in un decreto-legge che fa seguito ad un primo decreto-legge, nato per gestire l'emergenza iniziale (o, addirittura, il ritardo iniziale). Ricordo che nel gennaio di quest'anno (mi sembra, forse, il 5 gennaio), in quest'Aula, eravamo pochissimi e proprio il mio gruppo, ed io in particolare, sollevammo la questione dell'emergenza rifiuti in Campania, chiedendo un'informativa urgente al Governo su questa vicenda. Ci si trovò a dover gestire una situazione che chiamare di emergenza, in un Paese in cui le emergenze sono all'ordine del giorno, «suonava» quasi ridicolo. Si trattava di una situazione di estremo ritardo, in relazione alla gestione di una questione che era aperta e all'ordine del giorno da tempo, le cui dimensioni e le cui evidenze diventavano insostenibili, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista politico, dell'immagine interna dell'Italia e delle città interessate all'esterno. Addirittura, si palesava la necessità di interventi diretti e forti che, poi, hanno trovato concretizzazione all'interno del primo decreto-legge.
In questo secondo decreto-legge, si provvede sostanzialmente a perfezionare l'intervento, garantendo l'avvio e la conclusione dello smaltimento importante che è stato realizzato di una quantità assai rilevante di rifiuti, l'apertura di alcune discariche e la normazione sanzionatoriaPag. 4di alcuni reati, e, per altri versi, di alcuni costumi, di alcune abitudini negative, di alcune distorsioni della normativa e delle pratiche che riguardano lo smaltimento dei rifiuti stessi. Si parla, in questo caso, dell'abbandono di rifiuti sul territorio e della loro gestione, prevedendo, altresì, in questo senso, l'avvio della raccolta differenziata, a cui una quantità (anche questa importante) di comuni della Campania sta già aderendo. Si parla, quindi, dell'apertura di nuovi impianti di smaltimento.
Quindi, da questo punto di vista, si tratta di un decreto-legge che, da un lato, va a completamento e a rafforzamento della «normalizzazione normativa» del primo intervento, dall'altro conferisce poteri ancora esecutivi, in una fase di stabilizzazione della cosiddetta emergenza, in capo al sottosegretariato destinato ad hoc, dallo stesso Governo, a questo specifico compito.
Ritengo che siano state assai ingenerose le critiche rivolte in quest'Aula per l'assenza del dottor Bertolaso che sta svolgendo con grande serietà, capacità e competenza il compito che gli è stato affidato con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Colgo l'occasione anche per ringraziare il sottosegretario Menia per la competenza, la costanza e l'attenzione con cui ha seguito il provvedimento, non solo in Aula, ma anche in Commissione.
Ho motivo di ritenere che sono stati offerti dei segnali dal relatore, dalla maggioranza e dal Governo nei confronti dell'opposizione su determinate questioni su cui esisteva un contenzioso politico su questo provvedimento. In particolare, signor Presidente, mi riferisco alla normativa introdotta dall'articolo 3 e alle richieste che l'opposizione ha avanzato in ordine all'eventuale modifica di questo articolo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SIMONE BALDELLI. Concludo, signor Presidente. Ritengo che sia stato fatto un grosso passo avanti nel senso di lanciare un segnale verso alcune richieste specifiche.
Da questo punto di vista, pur nella dinamica di maggioranza e opposizione, pur nella comprensione di tante dinamiche parlamentari, sembra assai singolare che, in questo momento, si stia per assistere...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

SIMONE BALDELLI. ... ad una non partecipazione dell'opposizione al voto parlamentare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, innanzitutto vorrei dichiarare il voto favorevole del gruppo della Lega Nord sulla proposta emendativa in discussione anche se si entra nel merito di competenze regionali. Dal momento che, per l'economia dei lavori, occorreva accettare suggerimenti di gruppi dell'opposizione, qualcosa è stato fatto anche se, personalmente, ho l'impressione che sia un qualcosa di ridondante. Comunque va da sé; ciò che soprattutto mi interessa è segnalare l'atteggiamento del Partito Democratico relativamente ai lavori in corso.
A parte il fatto che ora, legittimamente, cercano di verificare se abbiamo il numero legale o meno - e su ciò non ho nulla da dire - vorrei, però, segnalare che da martedì l'Aula è impegnata (e si è impiegata un'intera settimana di lavoro) a convertire in legge un decreto-legge nato per risolvere i disastri politici che, nella regione Campania, sono frutto di uomini del loro partito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Pertanto dovrebbe esserci un minimo di comprensione da parte di chi si assume delle responsabilità che anche se non sono dirette del gruppo parlamentare del Partito Democratico, riguardano comunque persone che sono una loro emanazione territoriale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).Pag. 5
Va da sé che questa puntualizzazione serve (ed è la seconda volta in questa settimana che mi rivolgo a lei, signor Presidente) anche per chiarire un aspetto, cioè il fatto che in merito al mancato contingentamento dei tempi di esame dei decreti-legge abbiamo una disposizione transitoria nel nostro Regolamento da tre legislature. Lei, non avevo dubbi, è informato sull'andamento dei lavori, comunque è giusto ricordare che storicamente il Governo è costretto ad emanare, se non uno, almeno due o tre decreti-legge la settimana e se noi continuiamo con l'andamento dei lavori di queste ore non riusciremo a far altro che a convertirne uno solo in legge.
Ciò vuol dire privare il Parlamento di qualsiasi possibilità di intervenire con proposte di legge, di iniziativa singola o di gruppo, e non aver tempo neanche per discutere i progetti di legge di iniziativa governativa. Un riesame complessivo è quindi necessario per l'andamento dei lavori perché, in questo periodo, il Paese non ha bisogno di soffermarsi sui disastri, resi pubblici a livello mondiale, causati dalla cattiva amministrazione della regione Campania guidata da un uomo di Veltroni. Abbiamo piuttosto la necessità di dare risposte a chi sta perdendo sistematicamente il posto di lavoro, con prospettive ancora più nere di quelle che abbiamo vissuto negli ultimi periodi. Se io torno a casa e qualcuno mi chiede che cosa abbiamo fatto questa settimana e aspetta risposte in tempo reale a problemi che lui vive in tempo reale e se rispondo che abbiamo perso una settimana per parlare dei rifiuti di Napoli (Commenti), lascio a lei intendere quale possa essere la reazione.
Una cosa nel merito devo anche riferirla: il potere sostitutivo, che è garantito dalla Costituzione al Governo per fare in modo che ai cittadini, in determinate aree del Paese, siano garantiti diritti essenziali (e mi sembra che a Napoli questo sia stato clamorosamente disatteso), non è materia da discutere ma sulla quale intervenire direttamente. L'intervento diretto è stato realizzato. È un consiglio che do al Governo, quando si emanano decreti-legge che siano complessivi e soprattutto univoci: è inutile ritornare (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania) con altre normative e altri decreti, per risolvere un problema che è all'evidenza dei fatti, a livello globale, per affrontare il quale si è in ritardo assoluto e, inoltre, quando si è già intervenuti una volta. Ho anche sentito delle lamentele da parte del gruppo del PD riguardo alle sanzioni che non sono omogenee a livello territoriale.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCIANO DUSSIN. Ma se è proprio la Costituzione che ci garantisce di intervenire localmente con il potere sostitutivo, è logico che questa norma serva a risolvere problemi contingenti. Quindi è inutile, se da una parte si sbaglia, penalizzare tutto il territorio del Paese. Mi sembra che anche questa sia «aria fritta».

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCIANO DUSSIN. Invito quindi - e ho concluso, signor Presidente - chi, a livello territoriale, è responsabile del disastro cui abbiamo accennato finora, ad assumersi le proprie responsabilità e mi auguro che i lavori si svolgano con la celerità della quale le problematiche discusse necessitano (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.101 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) (Vedi votazionia ).

(Presenti 271
Votanti 269Pag. 6
Astenuti 2
Maggioranza 135
Hanno votato
267
Hanno votato
no 2
Sono in missione 65 deputati).

Prendo atto che i deputati Nunzio Francesco Testa, De Poli, Galletti e Mazzuca hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito a votare.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi pare evidente che a questo punto la maggioranza non è in grado di avere il numero legale. Dico la maggioranza perché in Aula c'è il numero legale grazie alla presenza mia e di altri colleghi dell'opposizione e non certo di tutta l'opposizione. Vorrei, signor Presidente, che almeno il senso di responsabilità che dovrebbe essere proprio dei presidenti di gruppo della maggioranza, li portasse ad avvisare il Presidente del Consiglio che, questa mattina, la maggioranza ha adottato un comportamento parlamentare che si potrebbe definire «ostruzionismo della maggioranza»: essa sta, infatti, facendo ostruzionismo per poter garantire che lentamente, alcuni colleghi della maggioranza, possano raggiungere i banchi dell'aula, perché probabilmente sono indaffarati a fare altro.
Bisognerebbe avvisare il Presidente del Consiglio che il ruolo dell'opposizione nella Costituzione della Repubblica non è sancito in forma tale per cui si possa pensare che l'opposizione sia l'esercito di riserva di una maggioranza assenteista che da mesi non è in grado di lavorare in questo Parlamento con una presenza tale da garantire che i trentuno decreti-legge emanati dal Governo in questi primi sei mesi possano effettivamente essere convertiti in legge senza la presenza dell'opposizione, ovvero senza contare i voti dell'opposizione.
Signor Presidente, l'opposizione non è certamente orientata - come si è visto in questi sei mesi - ad un atteggiamento di disprezzo verso il Parlamento, tutt'altro. Abbiamo cercato fino in fondo di fare il nostro dovere, abbiamo cercato di colloquiare con la maggioranza e abbiamo cercato non solo in quest'Aula, ma anche in Commissione, i luoghi, le forme e i tempi per garantire che i provvedimenti di legge proposti dal Governo (sono tutti decreti-legge i provvedimenti che abbiamo discusso in quest'Aula) trovassero il modo di essere discussi complessivamente non solo da una parte del Parlamento, ma da tutto il medesimo.
Ieri abbiamo appreso, invece, dal Presidente del Consiglio - e lo ha ribadito oggi - che non solo questo atteggiamento viene considerato inutile ai fini del funzionamento della democrazia italiana, ma addirittura egli ha dichiarato che, finché avrà la responsabilità di governare questo Paese, non intende sedere in alcuna parte, né discutere con l'opposizione su provvedimenti di legge e sulle proposte che il Governo vuole avanzare sulle diverse questioni all'ordine del giorno, a cominciare da quelle in materia di crisi economica fino ad arrivare alla giustizia e alla riforma della Costituzione. Egli ha anzi sostenuto che deciderà nei prossimi giorni di indicare un meccanismo che consenta alla maggioranza di attuare da sola la riforma della Costituzione (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Io credo, signor Presidente, che questo sia un atteggiamento grave e lesivo delle prerogative di questo Parlamento, credo che sarebbe opportuno che il Presidente del Consiglio, una volta tanto, presenziasse all'attività del Parlamento e lo considerasse alla stregua di come è consentito al Governo considerarlo, cioè come il luogo nel quale il Governo si confronta e non il luogo nel quale il Governo ordina alla propria maggioranza di varare decreti-leggePag. 7e leggi che calano sulla testa degli stessi parlamentari della maggioranza.
Signor Presidente, come sappiamo il Presidente del Consiglio ha partecipato a una sola votazione in quest'Aula, non ha mai partecipato al question time, è assente dai lavori del Parlamento e si permette di sostenere che da solo, con la sua maggioranza, attuerà la riforma della Costituzione su questioni importanti che riguardano la prima parte della Costituzione stessa.
Ritengo che a questo punto occorra aprire una riflessione seria di carattere istituzionale e costituzionale non solo con il Governo, ma con tutte le forze che in questo Paese intendono tenere alto il livello e le capacità di confronto e di presenza delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, credo che questo Paese, come noi abbiamo sempre sottolineato, abbia bisogno più che mai di una maggioranza che governi e di una opposizione che faccia bene l'opposizione, al pari di quanto dovrebbe fare la maggioranza. Non voglio entrare nel merito dei singoli atteggiamenti, ma devo dire che per l'ennesima volta - se fosse necessario lo sottolineiamo di nuovo - l'Unione di Centro si è comportata con coerenza nel rispetto di questo Parlamento e nel rispetto dei problemi del Paese e anche oggi è presente in Aula, come lo è sempre stata nella passata legislatura, a fronte di situazioni come quelle odierne.
Riteniamo più che mai che in Parlamento, fino a quando questa Repubblica sarà una Repubblica parlamentare, si debbano discutere e approfondire i problemi veri del Paese. Però, per farlo occorre che la maggioranza e il Governo lo permettano. Infatti, voglio sottolineare che questa mattina, alle ore 9,30, in concomitanza con la convocazione dell'Assemblea è stato convocato anche il Comitato dei nove, sull'atto Camera n. 1936, che è al secondo punto dell'ordine del giorno della seduta odierna. Non ho partecipato alla riunione di quel Comitato dei nove, del quale pure faccio parte, perché non è possibile che si continui a far diventare un'eccezione la regola. Infatti, a fronte di un'eccezione necessaria si può anche passare sopra, ma nelle Commissioni non si lavora più, non vi è il tempo per sentire e ascoltare le persone che vengono chiamate per le audizioni, né per leggere i provvedimenti e, in più, si forza la mano convocando, in concomitanza, Comitato dei nove e Assemblea.
Signor Presidente, a fronte della dimostrata serietà, della coerenza ma anche della determinazione del nostro gruppo rispetto ai lavori parlamentari, le chiedo di fare in modo che questo non avvenga più e, per quanto attiene al secondo punto dell'ordine del giorno, non mi si venga a dire, allorché inizieremo a discuterlo, che il Comitato dei nove ha preso alcune decisioni, perché, a mio avviso e a norma di Regolamento (e questa volta non si può pretendere sia un'eccezione perché è diventata una regola), quel Comitato dei nove se pure ha prodotto qualche iniziativa, questa non è valida.
Per tale ragione, signor Presidente, continueremo a fare seriamente questa nostra opposizione repubblicana, all'interno di quest'Aula e sui provvedimenti al nostro esame. Tuttavia, le chiediamo che ci tuteli perché si possa discutere e approfondire gli argomenti sia in Aula sia in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, il problema che lei ha posto, come sa, non è nuovo. Comunque, condivido quanto da lei espresso e prego i presidenti delle Commissioni di far sì che l'eventuale convocazione, in pendenza dei lavori dell'Aula, dei Comitati sia esclusivamente un fatto eccezionale perché, come diceva l'onorevole Compagnon, non può esserePag. 8una circostanza ordinaria altrimenti verrebbe meno uno dei requisiti del lavoro delle Commissioni medesime.
Passiamo alla votazione dell'emendamento De Biasi 7.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, desidererei, se possibile, un po' di attenzione da parte del Governo. Non è presente in Aula il sottosegretario competente, né il Ministro. Desidererei almeno un po' di attenzione!

PRESIDENTE. Onorevole De Biasi, il Governo è comunque presente.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, questo primo emendamento che esaminiamo relativo all'articolo 7 del provvedimento in esame riguarda il tema della campagna informativa sui rifiuti e della sensibilizzazione della cittadinanza sulla raccolta differenziata e, più in generale, il tema del civismo in questa materia ed è, dunque, importante.
Tuttavia, in questo articolo vi sono elementi che rendono il testo molto pericoloso per diversi motivi che illustrerò in un successivo intervento che svolgerò sull'emendamento seguente. Il primo aspetto che mi preme sottolineare è che in questo articolo si parla di programmi televisivi e radiofonici dedicati alla enogastronomia. Ritengo che ciò sia abbastanza stravagante, perché non si può svolgere la compagna informativa sui rifiuti solo nei programmi di enogastronomia. Inoltre, si parla del ruolo della RAI e, successivamente, si stabilisce che «le iniziative di informazione sono attuate dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, anche in collaborazione con il Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri. Alle relative attività si fa fronte con gli ordinari stanziamenti di bilancio delle amministrazioni coinvolte».
Chiediamo che all'espressione «amministrazioni coinvolte» venga aggiunta la parola «suddette», in modo che sia chiaro che sono iniziative determinate dal Ministero e dal Dipartimento per l'informazione e l'editoria, senza il coinvolgimento economico degli enti locali. Diversamente, sarebbe una stesura del tutto incomprensibile perché non capiamo - e nessuno mi ha fornito una risposta in Commissione - se le amministrazione sono quelle dello Stato o quelle locali.
Dunque, mi pare corretto specificare che si tratta delle amministrazioni dello Stato, e segnatamente del Ministero e dei dipartimenti coinvolti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, come ha fatto poc'anzi la collega che è intervenuta, denuncio la gravità dell'assenza in Aula del sottosegretario Bertolaso su un provvedimento che riguarda la materia di cui è competente. È gravissimo. Ma forse la sua assenza è meno grave di quanto sta succedendo nella cava di Chiaiano, dove sta realizzando dei lavori.
Infatti, il 20 e il 21 ottobre scorsi sono stati notati all'improvviso dei frenetici movimenti di uomini e mezzi meccanici che lavoravano all'impazzata. Il 29 ottobre scorso vi è stato un esposto minuzioso sui fatti presentato da alcuni cittadini di comitati civici di Chiaiano che denunciavano la presenza dell'amianto. Nello stesso giorno in cui questi comitati civici hanno esposto alla procura della Repubblica di Napoli i fatti de quo, perveniva all'ARPAC ed ai carabinieri da parte della struttura di Bertolaso una segnalazione analoga sulla presenza nella cava di Chiaiano di una quantità di amianto per 300 metri cubi.
Non molti giorni dopo, il 3 novembre scorso, il generale Giannini, il vice di Bertolaso, a Conchita Sannino di Repubblica dichiarava che nella cava di Chiaiano non vi erano 300 metri cubi di amianto, bensì un quantitativo di gran lunga maggiore,Pag. 9vale a dire circa 10 mila tonnellate, e precisava che non si trattava di amianto allo stato solido (quello che conosciamo solitamente in eternit impastato con il cemento), ma - circostanza ancor più grave - in fibre. Il fatto era allarmante, perché l'amianto era in fibre libere e volatili, contenute in sacchi di amianto.
Dopo pochi giorni, il 16 novembre, il sostituto procuratore della Repubblica di Napoli, dottor Alessio, comunicava tramite un'intervista a Il Mattino che erano state scoperte quattro vasche nella discarica di Chiaiano, il che fa presupporre che, poiché in ogni vasca ci sono 2 mila tonnellate di materiale, fosse più veritiera la dichiarazione di Giannini che quella di Bertolaso: quattro vasche, che sono poi diventate cinque, presuppongono la presenza di 20 mila tonnellate di amianto o di materiale inquinante. Quindi, non era vero quanto dichiarato da Bertolaso nella sua denuncia iniziale di 300 metri cubi.
Successivamente, il 17 ottobre, si era dato incarico alla IBI Spa che, a sua volta, in subappalto, affidava alla Edilgen un piano di lavoro per la bonifica dell'amianto all'interno della costruenda discarica di Chiaiano. Era stato presentato il solito piano all'ASL per avere le solite autorizzazioni di rito.
Vi è, pertanto, una discrasia fortissima (ovvero quasi un'omissione, ed ho il dubbio che si tratti di un'omissione terribile) tra la dichiarazione sull'amianto scoperto nella cava di Chiaiano agli inizi di ottobre da parte della struttura di Bertolaso, il quale ha dato incarico ad alcune ditte di fare lavori di manutenzione e di movimentazione dell'amianto, e la denuncia successiva, avvenuta probabilmente solo perché c'è stata la denuncia dei comitati civici.
Pertanto, un comportamento così omissivo, attraverso il quale si cercava di nascondere quello che stava succedendo a Chiaiano, ci lascia molto preoccupati, perché significa che non si vuol fare un accertamento né un'attività di carotaggio per vedere se a Chiaiano esista un disastro ambientale, quindi perseguibile ex articolo 434 del codice penale. Non si vogliono tutelare la vita e la salute dei cittadini di Chiaiano, di Marano, di Mugnano, e si sta scherzando sulla pelle della gente.
Perciò, caro Presidente Fini, chiedo che venga subito il Governo a darci immediatamente spiegazioni su quello che sta succedendo a Chiaiano.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, la prego di concludere.

FRANCESCO BARBATO. Infatti, a Chiaiano - eventualmente continuerò dopo - c'è un disastro ambientale in corso. Il Governo venga a darci spiegazioni e delucidazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, nell'emendamento De Biasi 7.30 viene affrontato il problema di chi pone gli stanziamenti di bilancio per le campagne informative. L'aggiunta della parola «suddette», in effetti, chiude il cerchio e indica il Ministero dell'ambiente e la Protezione civile, e non eventuali altre amministrazioni coinvolte, che, per esempio, potrebbero essere quelle comunali. Pertanto, il Governo esprime parere favorevole sull'emendamento.

PRESIDENTE. Il relatore?

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, convinto dai colleghi e dal sottosegretario, esprimo parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Biasi 7.30, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 445
Votanti 422Pag. 10
Astenuti 23
Maggioranza 212
Hanno votato
422).

Prendo atto che i deputati Mattesini, Delfino, Capitanio Santolini, Vico e Vietti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che la deputata Laura Molteni ha segnalato di non essere riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento De Biasi 7.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, questo emendamento è molto serio, perché la stesura del comma 4 dell'articolo 7, a mio avviso, si presta ad un ricorso all'Autorità delle comunicazioni. In questo comma, c'è scritto in modo molto chiaro che il Ministro dello sviluppo economico è autorizzato a modificare il contratto di servizio della RAI, che è un atto parlamentare vagliato e approvato dalla Commissione bicamerale di vigilanza RAI. Tale contratto è stato approvato nella scorsa legislatura all'unanimità dalla citata Commissione. In detto contratto ci sono tutte le opportunità di inserire le campagne informative di cui si parla nei commi precedenti: non si capisce per quale motivo siamo arrivati al punto vergognoso che un Ministro modifichi un atto parlamentare. Si tratta di una cosa gravissima, soprattutto nel campo dell'informazione!
A ciò si aggiunga che si dice un'altra cosa, e cioè che si modifica il contratto non per fare campagne informative, ma per produrre - lo sottolineo - anche fiction, con il coinvolgimento anche della sede RAI di Napoli. Vorrei sapere se arriveremo a fare, dopo Un posto al sole, «Il posto al cassonetto», perché è inevitabile che venga il piccolo dubbio che vi sia un accordo fra case di produzione e che vi sia, ancora una volta, l'obiettivo di favorire una parte della produzione televisiva italiana rispetto alle altre. Milano non ha lo smaltimento dei rifiuti? Non può produrre anche la sede RAI di Milano? Cari colleghi della Lega, sveglia! Voi dormite su questo! Siete tanto federalisti e poi vi fate fregare da questi articoli (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania. Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Quindi, signor Presidente, dico con grande chiarezza che è illegittimo questo emendamento. Un Ministro che modifica un atto parlamentare: ma stiamo scherzando? A questo siamo arrivati? Bonaiuti non si presenta in Commissione e manda le lettere, un Ministro modifica i regolamenti parlamentari: mi pare che abbiamo superato i limiti della decenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Vorrei rivolgermi al Presidente della Camera, intanto per ringraziarlo per l'estrema sensibilità con la quale ieri lei e gli uffici avete chiarito una questione delicatissima che riguardava proprio l'editoria, rispondendo ad una questione posta dai colleghi del centrodestra e dal gruppo del Partito Democratico, relativa all'autonomia della Camera, che in questa materia aveva votato la centralità del voto delle Commissioni e della Camera rispetto alle modalità di discussione della legge sull'editoria. Spero che il sottosegretario Bonaiuti voglia tener conto della sua osservazione, ma, signor Presidente, si legga le considerazioni qui svolte dall'onorevole De Biasi e, nei giorni scorsi, dall'onorevole Levi.
Questo testo, così com'è formulato, credetemi, è sbagliato, apre un precedente molto rischioso. Io sono tra i più convinti del fatto che si debba usare la campagna di Pubblicità progresso, di promozione, di coinvolgimento non solo della RAI, ma delle varie emittenti, anche per segnalare attenzioni, per creare coscienza civica. Non si tratta, quindi, solo di un problema di rapporto tra Governo e opposizione, maPag. 11in questo testo, signor Presidente, scompare il ruolo e la funzione del Dipartimento per l'editoria: che cosa c'entra il Ministero dello sviluppo economico? Perché introduciamo altre fattispecie, altre convenzioni? È sbagliato! In una materia così delicata - non mi riferisco solo al tema dei rifiuti, che già è delicato in sé, ma anche alle modalità della campagna istituzionale - rischiamo di introdurre precedenti utilizzabili, colleghi, da qualsiasi Governo: si introduce un precedente sbagliato.
Signor Presidente, esiste già una convenzione tra lo Stato e la RAI che, come è stato ricordato dagli onorevoli De Biasi e Levi, prevede già la trasmissione dei messaggi di pubblica utilità, ossia già interviene su questa materia, ed è prevista anche la possibilità di convenzioni in sede regionale. Perché, allora, mettiamo la questione in capo al Ministero dello sviluppo economico? Perché introduciamo una forma surrettizia e sbagliata di controllo, rispetto alla tradizione?
Colleghi, questo non ha senso comune e inserire addirittura in una norma, signor Presidente, un riferimento alla fiction televisiva o ai programmi di varietà, significa che noi stiano affermando che è possibile dare indicazioni di palinsesto. Ciò può essere assolutamente fondato, ma allora lo dovrebbe valutare la Commissione di vigilanza o si dovrebbe presentare un ordine del giorno alla Camera. Non si crea un precedente di questa natura, non si dà un'indicazione di questo tipo, che è sbagliata nel metodo e nel merito, e rischia anche di essere inefficace. Allora, signor Presidente, sarebbe molto più incisivo coinvolgere non solo la RAI, ma compiere un'altra operazione, persino con la Presidenza della Camera: si convochino in via straordinaria i rappresentanti delle grandi imprese italiane per realizzare una grande campagna di promozione.
Ma scusi, signor Presidente, perché poi introduciamo la questione sul tema specifico, mentre quando abbiamo affrontato tutti insieme, ad esempio, con il Ministro Damiano, il grande tema delle stragi sul lavoro è stata una fatica persino progettare e programmare uno spot che andasse in onda ogni tanto? Qual è la scala delle emergenze? In ogni provvedimento introdurremo un passaggio che richiami il servizio pubblico o l'emittente ad una campagna straordinaria? Secondo quale gerarchia, secondo quale gradualità? Ha ragione l'onorevole De Biasi: perché con riferimento alla Campania diciamo «sì», mentre domani diremo «no» su alcune grandi emergenze di altre regioni di questo Paese?
Mi permetto di dirlo con passione, ma senza spirito polemico: credo che questo testo vada congelato, vada ritirato e non votato, o quanto meno che sia necessario modificare la ragione e il punto di coordinamento di questo progetto, che va riportato agli interlocutori naturali (in questo caso il Dipartimento per l'editoria), ma eviterei qualsiasi riferimento che non sia già contenuto nelle norme vigenti in materia di rapporto tra la RAI, e in generale l'emittenza, e il Parlamento. In questo caso, ogni modifica surrettizia potrebbe essere salutata con favore dicendo che faremo una cosa di questo tipo, brevemente; quando si crea, invece, un precedente, l'ebbrezza di maggioranza è pericolosissima, perché si innescano precedenti che oggi sembrano meravigliosi, ma dopodomani si capirà che si è innescato qualcosa di profondamente sbagliato dal punto di vista del metodo e del merito. Pertanto, come è stato detto già da altri colleghi, chiederei di ritirare questo testo; mi pare la via migliore per questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, vorrei intervenire anch'io sulla questione e vorrei anche che la maggioranza ascoltasse, perché il tema dell'informazione è cosa davvero importante, alla quale credo che tutti dobbiamo prestare attenzione.
L'articolo in esame, se non fosse gravissimo, sarebbe semplicemente ridicolo;Pag. 12lo potremmo titolare sostanzialmente «gravissimo, se non ridicolo», perché infatti vi si prevede che persino le fiction ispirate dal Governo, in particolare quelle realizzate a Napoli, raccontino agli italiani dei rifiuti.
A questo proposito, mi domando come si pensa di cambiare l'immagine di Napoli, visto che la si continua a legare (e la si vuole legare anche nelle fiction) sempre ai rifiuti.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Zampa. Le ricordo che sta intervenendo per dichiarazione di voto a titolo personale e ha solo un minuto a disposizione.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente. Questo tema è gravissimo, perché rileva quale concezione questo Governo abbia delle relazioni con un'azienda autonoma. Voi dovete ricordarvi che l'autonomia della RAI non consente di fare propaganda.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, dopo l'intervento esauriente, preciso e puntuale dell'onorevole Giulietti, ribadisco gli stessi concetti testè affermati dall'onorevole Giulietti stesso, invitando al ritiro del testo del comma 4. Anzi, ove mai ciò non avvenisse, in linea di principio gradirei apporre la mia firma all'emendamento De Biasi 7.31, proprio perché è una proposta ben calibrata e ben impostata, e per tale ragione la condivido.
In primo luogo naturalmente chiedo che il testo del comma 4 venga ritirato, proprio perché su una materia così importante e così sensibile come l'informazione, di cui l'onorevole Giulietti con l'Associazione «Articolo 21» è un decano e un faro, spero che ci ascoltiate, e che si dia ascolto ai nostri suggerimenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, siccome questa non è una norma essenziale nel testo, credo sia importante accogliere la proposta dell'onorevole Giulietti di ritirare il comma, in quanto queste possibilità vi sono già nell'ordinamento attuale. Il senso di questa disposizione è un po' come reintrodurre l'agenzia Stefani, di ben nota memoria, nel periodo contemporaneo; esiste soltanto una fonte che fa propaganda e dà informazioni al Paese e questa è il Governo.
Credo che sarebbe molto pericoloso questo principio che, tra l'altro, è gratuito, perché già con il contratto di servizio attuale si può fare ciò che voi volete fare. Credo, quindi, che ciò che hanno sostenuto l'onorevole Giulietti, gli altri intervenuti e la proponente onorevole De Biase sia fondato. Proporrei, quindi, al relatore di riformulare l'emendamento in termini sostanzialmente soppressivi di questo comma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, intendo ringraziare i colleghi De Biase e Giulietti per aver posto ancora una volta una questione di grande serietà. Da relatore del contratto di servizio RAI-Ministero delle comunicazioni 2007-2009 posso confermare che il contratto contiene tutte le misure per prevedere qualsiasi campagna informativa che il Governo, per l'utilità pubblica, decida di svolgere. Anch'io credo che sarebbe un grave precedente se una legge si permettesse di dettare i contenuti alla RAI: non abbiamo bisogno di questo, pertanto anch'io mi appello al Governo affinché questa parte del provvedimento sia stralciata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, mi dispiace avere solo minuto a disposizione, perché avrei bisogno di un'ora perPag. 13le cose che ho da dire. Lancio un appello, in particolare alla collega Bergamini, che siede dall'altra parte dell'emiciclo e che conosce bene la RAI. Finora, a mio avviso, è stato fatto un gioco abbastanza sporco sull'informazione relativa ai rifiuti: in campagna elettorale non mancavano immagini di cassonetti, anche quando a Napoli in certi giorni erano vuoti, e si vedevano sempre le stesse immagini d'archivio di cassonetti pieni. Ora, da un po' di tempo, tutto quello che c'è in provincia di Napoli non si vede più, anche se di immondizia da filmare ce ne sarebbe ancora. A Catania nessuna telecamera ha filmato un cassonetto pieno. È segno che dietro vi è un disegno anche propagandistico.
A mio avviso, per la dignità della RAI e dell'informazione pubblica, non è tollerabile che si continui a dire che la propaganda è il mezzo migliore per informare i cittadini. Con la Commissione di vigilanza RAI non ci state dando una grande lezione, speriamo che in Parlamento possiate rimediare ai vostri errori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, credo che attribuire al Ministro dello sviluppo economico anche il compito di dettare i modi e i tempi delle campagne governative che, invece, dovrebbero inerire al contratto tra lo Stato e chi esercita il servizio pubblico, ossia la RAI, costituisca un precedente che ci riporta indietro a tempi in cui l'informazione era a senso unico ed era controllata in modo diretto dalla politica. Non credo che ciò vada bene: se non si può ritirare l'emendamento in esame, invito, quanto meno, ad accantonarlo, per prendere un po' di tempo e consentire al Governo e al Comitato dei nove di valutare meglio la situazione.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei svolgere una precisazione. Si parla del Ministero dello sviluppo economico semplicemente perché non c'è più il Ministero delle comunicazioni e, nell'ambito del Ministero dello sviluppo economico, vi è un sottosegretario con delega alle comunicazioni. Questa è la prima questione: non vi è una strategia secondo la quale il Ministero dello sviluppo economico diventa il dominus occulto del contratto di servizio. Vi è un sottosegretario delegato alle comunicazioni nell'ambito del Ministero dello sviluppo economico. Evidentemente qui si cita il Ministero e non il sottosegretario.
In secondo luogo, ritengo che le campagne divulgative ed informative debbano prevalentemente avvenire attraverso i mezzi radiotelevisivi e telematici previsti dal comma 4 dell'articolo 7, anche perché sono i più funzionali. Ritengo anche, peraltro, che il richiamo al centro di produzione di Napoli (uno dei quattro, cinque centri di produzione nazionali) abbia un valore anche simbolico, considerato che parliamo di un decreto-legge che affronta un'emergenza e che ha una scadenza, perché fissa una data certa per la fine della sua cogenza (di conseguenza, non si tratta di previsioni che, per gli anni a venire, incidono in maniera generalista anche su questo tipo di attività informativa) e per il fatto che il decreto-legge in esame, affrontando «l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania», ha, ripeto, un valore anche simbolico. Inoltre, la «e» inserita prima delle parole «di fiction, con particolare riguardo ai programmi realizzati presso la struttura di produzione RAI di Napoli» è una congiunzione. Stante tutta questa premessa, sinceramente non comprendo il motivo dello scandalo, perché si tratta dello stesso soggetto che se ne sarebbe occupato, qualora il Governo precedente non avesse ridotto il numero dei Ministeri. Non capisco, quindi, la polemica.
Ritengo che, se si vuole precisare meglio il contenuto - che peraltro, colleghi, è stato lungamente dibattuto in CommissionePag. 14(mentre in sede di Comitato dei nove non ha suscitato alcun tipo di clamore né di sospetto né di dubbio) -, si possa utilmente presentare un ordine del giorno, nel quale precisare meglio i contorni dell'uso del contratto di servizio, da parte del sottosegretario per lo sviluppo economico con delega alle comunicazioni, rispetto alla produzione di questi elementi divulgativi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Merlo. Ne ha facoltà.

GIORGIO MERLO. Signor Presidente, l'onorevole Ghiglia non è sufficientemente informato - e prego, su questo aspetto, di tenere conto della proposta avanzata dall'onorevole Giulietti -, perché tutte le campagne di pubblica utilità sono state programmate, pianificate e gestite dal Dipartimento editoria presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e ad esso sono riconducibili. Non è mai successo che un Ministro dell'economia venisse incaricato di organizzare eventi di questo genere. Qui si parla addirittura di fiction. Prego veramente gli uffici della Camera di tenere conto di questa anomalia contenuta nel provvedimento in esame, che rischia di innescare un precedente denso di equivoci.
Concludo, signor Presidente: che cosa faremmo se, ad esempio, nel Piemonte il fenomeno delle morti bianche sul lavoro dovesse diventare un'emergenza nei prossimi tempi? Appalteremmo il problema al centro di produzione RAI del Piemonte? Qui c'è un problema di fondo: non possiamo alterare le prerogative degli organismi preposti.
Il centrodestra è stato lestissimo nell'occupare la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Oggi rispetti le prerogative di quella Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.

ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, sento ancora parlare a sproposito del problema della vigilanza RAI, che credo ormai sia solo un problema all'interno della compagine di opposizione, all'interno del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori. Vi assicuro che ai nostri concittadini non interessa assolutamente nulla di questo problema. Poi, vorrei rassicurare l'onorevole Barbato, che prima ha parlato dei lavoratori napoletani che si stanno agitando per raccogliere i rifiuti, che se ogni tanto si agitano non gli fa male, ve lo assicuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

LUISA BOSSA. Razzista!

PRESIDENTE. Onorevole Bossa, cosa c'è?

LUISA BOSSA. Signor Presidente, sono veramente indignata per le parole del collega che mi ha preceduto. Che ne sa dei lavoratori napoletani, di cosa parla?

PRESIDENTE. In ogni caso, non è legittimata ad esprimersi come ha fatto prima. Quindi, la prego di non insistere.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Melandri. Ne ha facoltà.

GIOVANNA MELANDRI. Signor Presidente, credo che siamo di fronte ad un vero e proprio scivolone, nel migliore dei casi ad un contenuto totalmente superfluo e, nel peggiore dei casi, ad un atto profondamente improprio. Le parole del relatore non hanno affatto tranquillizzato, anzi.
Credo che tutta l'Aula dovrebbe rendersi conto che si tratta di una materia molto sensibile, come il pluralismo e la trasparenza nell'informazione, in più applicata al dominio dell'uso strumentale. Abbiamo visto cosa è successo nel nostro Paese circa l'uso dell'informazione sul tema dei rifiuti durante e dopo la campagna elettorale. Innanzitutto, vorrei ringraziare gli onorevoli De Biasi e Giulietti, per aver sollevato in quest'Aula con forzaPag. 15un tema che dovrebbe stare a cuore a tutti. Esiste già il contratto di servizio ed è totalmente improprio affidare al Governo, pur nella competenza del Ministero dello sviluppo economico...

PRESIDENTE. Onorevole Melandri, la ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landolfi. Ne ha facoltà.

MARIO LANDOLFI. Signor Presidente, non entro nel merito della questione sollevata dall'emendamento dell'onorevole De Biasi, ma intendo solo ricordare che il contratto di servizio non è un atto del Parlamento, ma è un contratto stipulato tra il Ministero delle comunicazioni e la RAI, sul quale la Commissione parlamentare di vigilanza, cioè il Parlamento, esprime un parere, sicuramente autorevole, ma, come tutti gli altri, obbligatorio e non vincolante. Quindi, non ci troviamo di fronte ad un atto di prevaricazione del Governo rispetto ad un atto del Parlamento, ma ad un contratto tra le parti, stipulato appunto tra la RAI e il Ministero, che ha ricevuto un parere obbligatorio, ma non vincolante.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo per dire che, se un comico in televisione in questi giorni facesse una lettura del comma 4 dell'articolo 7 che stiamo discutendo, verrebbe immediatamente accusato di insultare la maggioranza, di essere fazioso nei confronti del Presidente del Consiglio e di essere denigratorio. Se in un film alla Nanni Moretti, ad un certo punto, venisse mostrata una scena nella quale appare l'incredibile anomalia di un Ministro dell'economia che diventa responsabile dei programmi della RAI, immediatamente la reazione sarebbe: esagerati, non è possibile!
Si possono avere dei dissensi politici, ma non così drammaticamente accusatori. Qui siamo di fronte al ridicolo, se non fosse che siamo di fronte al potere.
Il nostro collega, poco fa, ci ha detto che ai cittadini non interessa nulla. Signor Presidente, purtroppo è vero, perché i nostri colleghi giornalisti, in questo momento, hanno avuto istruzioni di non occuparsi della discussione su questo punto.
I telegiornali non apriranno con questo argomento; per questa ragione ai cittadini non interessa ed una vergogna di più sarà compiuta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, al di là del merito di questo emendamento, che ha una certa importanza nei profili del rapporto tra l'informazione, l'informazione pubblica, la libertà di stampa e così via, intervengo per osservare che i colleghi della Lega, che fanno parte della stessa maggioranza alla quale mi onoro di appartenere, dovrebbero rendersi conto che vi sono, nella maggioranza che essi condividono, delle sensibilità che possono essere diverse dalle loro su molti problemi ed essi non possono non tenerne conto.
L'Italia è una e non è possibile considerare con discorsi ironici o sarcastici le condizioni dei lavoratori di Napoli o della Sicilia o del Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Lo dico perché, nella sensibilità di far parte della stessa maggioranza, serve un rispetto per i sentimenti di ciascuno di noi, perché, altrimenti, i nostri rapporti diventerebbero impossibili, se ciascuno di noi dovesse considerare di rappresentare soltanto uno spicchio o una piccola fetta del Paese.
Pregherei, quindi, il capogruppo della Lega di voler rettificare, quando è necessario, gli interventi di alcuni suoi colleghi, che non sono rispettosi, come dovrebbero essere, dell'unità nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-Repubblicani e Partito Democratico).

Pag. 16

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, l'intenzione del Governo è di arrivare comunque e presto alla soluzione della vicenda intera e di chiudere velocemente anche questo decreto bis su Napoli.
Credo che da parte di diversi esponenti della maggioranza e da parte del relatore fossero state date sufficienti informazioni, che potevano comunque chiudere il discorso, ma vi sono ancora alcune zone d'ombra; pertanto, per dimostrare una certa apertura da parte del Governo, a differenza di quanto fino ad oggi si è detto, potremmo anche approvare la riformulazione che viene sostanzialmente proposta di questo comma con l'emendamento in esame.
È un emendamento che, evidentemente, sostiene le stesse cose in termini più generici. Posto che la finalità espressa, tanto nel testo originario, quanto nell'emendamento, è la stessa, direi che possiamo accogliere questo emendamento e procedere con i lavori.

PRESIDENTE. Chiedo al relatore se condivida il parere del rappresentante del Governo.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, lo condivido, fermo restando quello che ho detto prima.

PRESIDENTE. Credo che sia necessario a questo punto che il Comitato dei nove si riunisca per modificare il parere precedentemente espresso, anche perché c'è un parere contrario della Commissione bilancio. È necessario, quindi, che la Commissione si riunisca per cinque minuti per verificare se vi siano oneri di spesa.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, se aggiungessimo le parole: senza maggiori oneri a carico dello Stato, probabilmente potremmo evitare la sospensione e procedere con le votazioni.

PRESIDENTE. Onorevole De Biasi, credo che sia una richiesta più che opportuna quella di inserire nel suo emendamento: «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica»; poi la Presidenza valuterà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Va bene!

PRESIDENTE. Possiamo quindi porre in votazione l'emendamento De Biasi 7.31 nel testo modificato, aggiungendo le parole: «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica», per cui il problema è superato. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Biasi 7.31, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà - Vedi votazioni).

(Presenti 476
Votanti 429
Astenuti 47
Maggioranza 215
Hanno votato
426
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato Speciale ha segnalato che non è riuscito a votare.
Sia permesso al Presidente, anche se so che è certamente irrituale, esprimere soddisfazione per questa dimostrazione chePag. 17credo tutti gli italiani, che seguono i lavori parlamentari, hanno avuto. Faccio anch'io appello alla stampa perché dia notizia del fatto che questo è un Parlamento in cui si discute, ed è un Parlamento in cui vi è senso di responsabilità da parte di tutti, da parte dell'opposizione quando presenta proposte ragionevoli, da parte della maggioranza quando prende atto che si tratta di proposte ragionevoli (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico). Credo che si sia trattato di un momento positivo dei nostri lavori parlamentari.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Siragusa 7-bis.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siragusa. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Con l'articolo in esame si introduce in realtà un elemento che a noi pare abbia sapore meramente propagandistico. Nella scuola l'educazione ambientale si fa da molti e molti anni: pregevolissimo è stato il lavoro che si è fatto nelle scuole in sinergia con le associazioni ambientaliste, con Legambiente, con il WWF, con il FAI. L'educazione ambientale, però, con l'articolo 7-bis introdotto dalla Commissione sembrerebbe assumere il carattere di una vera e propria disciplina. Su questo molti interrogativi ci poniamo: in un momento in cui si prova a tagliare, anzi si è programmato un secco taglio, lo ricordiamo, di 7 miliardi e 832 milioni in tre anni, che passa attraverso la riduzione dell'orario scolastico, e quindi attraverso la riduzione delle discipline e l'accorpamento delle classi di concorso degli insegnanti, che si introduca addirittura una nuova disciplina, sembra quanto meno in contraddizione.
La Commissione bilancio ha aggiunto poi il comma 2 nel quale si prevede che ciò avvenga senza ulteriori oneri per lo Stato: a noi sembra che, mentre è assolutamente auspicabile che venga rafforzato ciò che nelle scuole già si fa, cioè l'educazione ambientale, l'educazione al riciclo, l'educazione al riuso e alla raccolta differenziata, al guardare all'ambiente come un patrimonio ad esaurimento e quindi che è necessario tutelare e valorizzare, inserire una materia, una vera e propria disciplina qual è l'«educazione ambientale» abbia ben poco senso, se fatto in questo modo. Nel nostro emendamento che sto illustrando, timidamente proviamo almeno a delimitarne i contorni, e a prevedere quindi che ciò avvenga nel primo ciclo di istruzione, nell'ambito delle materie scientifiche. Rimaniamo convinti che l'educazione ambientale sia un'educazione trasversale, che si possa fare educazione ambientale, trattando di storia, di lingua italiana, di lingua straniera, di matematica, ma è chiaro che nel momento in cui si vuole introdurre una nuova disciplina, questa deve essere inserita nell'ambito delle materie scientifiche.
Ci poniamo però il problema che in questo momento si carica sulla scuola, già provata da tagli straordinari ed indiscriminati, da tagli che non prevedono l'individuazione del profilo in uscita e degli obiettivi di apprendimento relativi a quel profilo, ma che colpiscono indiscriminatamente tutti gli ordini di scuola; a ciò si aggiunga il fatto che si intende introdurre addirittura una nuova disciplina, senza segnalare chi la insegnerà, in quale ambito di insegnamenti viene introdotta e quale sarà il carico, gli orari.
Rispetto a ciò, l'appello che rivolgo è di guardare alla scuola per quello che è, un sistema comunque complesso che ha bisogno di attenzione e non di essere sovraccaricato di tutti i problemi del Paese, soprattutto in questo momento in cui, in realtà, essa è sovraccaricata di tagli e di penalizzazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, inserire l'educazione ambientale è effettivamente qualcosa di fondamentale ed importante per la crescita ed il rilancio di una regione.
Nel momento in cui cerchiamo di formare le nuove generazioni non è giusto,Pag. 18però, che esse assistano a spettacoli indecenti e anche criminali, se vogliamo usare i termini giusti, come sta accadendo nella gestione dell'emergenza rifiuti in Campania.
Mi riferisco sempre alla cava di Chiaiano, e ciò malgrado vi abbiamo detto che c'è un utilizzo improprio di mezzi e di lavorazione dell'amianto, che con mezzi satellitari è stato scoperto che il livello di piano della cava di Chiaiano è salito negli anni 2000-2006 a causa dei tantissimi rifiuti tossici e velenosi presenti in quel territorio, e che le ceneri del palazzo di giustizia di Napoli incendiato sono state portate sempre lì, in quel territorio. E ciò, malgrado vi abbiamo detto che vogliamo che vi sia un'attenzione per la cura dell'ambiente, che bisogna sanare quel territorio ferito, la natura, ed evitare che si rischi sulla pelle della gente.
È questa la ragione del mio intervento: per quanto gravi, dei conflitti di interesse - sulla RAI o sulla questione di Berlusconi - a me interessa molto di meno!
A me interessa invece, questa mattina, preoccuparmi delle ansie e delle paure dei napoletani e dei campani, perché nella cava di Chiaiano si stanno condannando a morte i napoletani ed i campani ma, malgrado vi abbiamo detto queste cose, non c'è, riguardo a questo profilo, nessuna attenzione.
Perché vi state accanendo - ve lo abbiamo già detto - a non sanare quel territorio? Tra l'altro, e mi rivolgo a chi non vuole ascoltare, le cave di Chiaiano sono state acquistate dalla Fibe da alcune persone anzianissime probabilmente vicine al clan dei Casalesi, che le hanno acquistate per poche migliaia di euro per poi rivenderle alla Fibe per milioni di euro.
Questi sono i grossi interessi che si nascondono e che si vogliono probabilmente coprire, ma noi su questo vogliamo vederci chiaro e vi diciamo che, per quanto mi riguarda, non mi interessa del conflitto di interessi di Berlusconi, quanto piuttosto del conflitto di interessi di Bertolaso (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
Mi interessa del conflitto di interessi del sottosegretario Bertolaso, perché non è possibile che chi è delegato alla Protezione civile e a tutelare la vita degli uomini e delle donne metta in moto un meccanismo, con le deroghe che si stanno approvando con il decreto-legge sull'emergenza rifiuti al nostro esame, di attività e di iniziative che nuocciono, sono pericolose, ammazzano i cittadini e possono portare la morte ai napoletani e ai campani.
Questa è la ragione per cui intervengo: qui c'è un conflitto di interessi in atto perché il delegato alla Protezione civile è delegato anche a mettere in moto delle procedure che ammazzano i cristiani e che ammazzeranno i napoletani ed i campani!
Ecco perché poi viene forte la rabbia o la passione o l'indignazione (chiamatela come volete): non se ne può fare a meno quando si scherza sulla pelle dei cittadini, sulla salute degli italiani e sull'ambiente!
Non solo: il conflitto di interessi di Bertolaso deriva anche dal fatto che, se non erro, Bertolaso è il capo del Dipartimento della Protezione civile, è un dipendente pubblico.
Dunque, veste contemporaneamente i panni del dipendente pubblico, del dirigente pubblico, e del politico, di sottosegretario di Governo. Ma non solo: Bertolaso è il sottosegretario dell'emergenza rifiuti in Campania e anche il delegato per la bonifica in Campania.
Signor Presidente, la nostra insistente domanda è che si bonifichi Chiaiano. Vi abbiamo fornito una serie di elementi precisi sulla base dei quali vi chiediamo di effettuare la bonifica. Non vi chiediamo di non realizzare le discariche, ma di bonificare.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Barbato.

FRANCESCO BARBATO. Tuttavia, oggi, con il conflitto di interessi di Bertolaso non si risolverà niente, ma si porterà avanti l'omicidio di Stato. Per questo motivo Bertolaso è assente da quella poltrona (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, colleghi, lo spirito costruttivo della nostra azione politica, dell'Unione di Centro, è posto in essere soprattutto quando i provvedimenti in gioco sono rivolti al cittadino, alla tutela della salute e, soprattutto, a vantaggio dell'ambiente. Pertanto, l'Unione di Centro voterà a favore del provvedimento in esame.
Vorrei soltanto sottolineare quanto sia importante, nelle scuole, educare i nostri giovani che nell'ambiente e, soprattutto, dall'ambiente debbono avere la certezza di tutela della propria salute e di una vita migliore.
Riteniamo fondamentale l'azione da svolgere nelle scuole come informazione a favore dei nostri giovani, perché non si tratta soltanto del rispetto dell'ambiente, ma di conoscere anche il modo in cui gestire il pericolo proveniente, in particolare, dai rifiuti.
Per tali motivi, noi dell'Unione di Centro voteremo a favore dell'emendamento Siragusa 7-bis.30 e contribuiremo, ancora una volta, ad approvare leggi serie e importanti come riteniamo siano i provvedimenti di questa mattina.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Siragusa 7-bis.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 465
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato
217
Hanno votato
no 248).

Prendo atto che il deputato Vignali ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, che il deputato Zaccaria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Speciale ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 7-bis.100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pes. Ne ha facoltà.

CATERINA PES. Signor Presidente, l'emendamento 7-bis.100 della Commissione riprende la considerazione relativa all'insegnamento dell'educazione ambientale nella scuola e rispetto ad esso ci asterremo per un motivo molto preciso. Sia chiaro: non siamo contrari all'educazione ambientale nella scuola, anzi riteniamo che debba essere una materia fondamentale e, proprio per questo, normata da una specifica legge. Ciò che, invece, ci colpisce molto è il fatto che l'emendamento in esame proposto dalla Commissione affronta, a nostro avviso, in modo demagogico la questione dell'insegnamento dell'educazione ambientale, senza poi specificare né legiferare relativamente all'argomento.
Mi spiego meglio: sappiamo che oggi è in atto il riordinamento dell'istruzione della scuola elementare, media e superiore. Sappiamo, inoltre, che in questo ciclo di riordino verranno ridotte ulteriormente le ore di lezione per fare cassa, come ci è noto.
Ci chiediamo chi debba insegnare l'educazione ambientale e se, qualora sia prevista una materia di educazione ambientale, sarà specifica o verrà insegnata dai professori di educazione civica, di educazione fisica o, ancora, dai professori di letteratura oppure si tratterà di un argomento affrontato all'interno dei processi del sistema educativo.
Poiché l'educazione ambientale è un argomento ed uno strumento molto importante di formazione alla cittadinanza, chiediamo che venga disciplinato da una legge specifica, altrimenti - scusateci - a noi sembra soltanto demagogia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 20

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'esprimere il mio voto favorevole sull'emendamento 7-bis.100 proposto dalla Commissione, intendo rapidamente approfittare per sottolineare un dato, contenuto nel suo precedente intervento, che lei, signor Presidente, ha ritenuto irrituale e che, invece, a nome di tutto il Parlamento riteniamo molto importante. Vorrei, cioè, sottolineare come in alcuni provvedimenti si possa riscontrare con forza da parte del Parlamento una precondizione culturale in relazione alle scelte politiche.
Nel provvedimento in discussione abbiamo ritenuto di inserire un articolo concernente un disegno di legge già presentato su analogo argomento. Riteniamo che sia particolarmente curioso ascoltare alcuni interventi dell'opposizione - all'interno della quale so esistere una sensibilità ambientale spiccata e molto ampia - che mettono in discussione questo provvedimento. Esso ha una fortissima valenza simbolica.
Si dice che il problema ambientale faccia parte della formazione pedagogica dei giovani e, pertanto, si inserisce all'interno dell'insegnamento delle nostre scuole pubbliche una materia come quella della tutela ambientale e della sensibilità ambientale e si pone al centro del dibattito culturale della nazione e del Paese un tema che, poi, tutti siamo capaci a definire come centrale nelle dinamiche internazionali e nelle discussioni generali sul destino del pianeta.
Pertanto, riteniamo fondamentale l'approvazione dell'articolo 7-bis e dell'emendamento della Commissione in esame.
Vorrei fare riferimento ad un'immagine bellissima, utilizzata dal presidente onorario del FAI (Fondo per l'ambiente italiano), la signora Crespi, quando afferma che la bandiera italiana è un mosaico costituito da tasselli, che rappresentano i variegati paesaggi ambientali e culturali dell'Italia. Tale insegnamento crea una condizione all'interno della scuola, che porta i ragazzi italiani ad avere la percezione di questo enorme patrimonio.
Ringrazio la Commissione ed il Parlamento per l'articolo in esame che, finalmente, introduce con forza all'interno delle scuole, l'approfondimento necessario a formare giovani che, certamente, abbiano delle cognizioni importanti in termini di istruzione, ma che abbiano anche una grande consapevolezza diffusa di questo enorme patrimonio, costituito dal patrimonio ambientale dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7-bis.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 466
Votanti 288
Astenuti 178
Maggioranza 145
Hanno votato
288).

Prendo atto che i deputati Garofalo e Naro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pes 7-bis.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pes. Ne ha facoltà.

CATERINA PES. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo di sostituire al comma 2 dell'articolo 7-bis, le parole «di concerto con il Ministero dell'ambiente», con le parole «sentito il Ministero dell'ambiente».
Riteniamo, infatti, ancora una volta, che il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca debba essere autonomo,Pag. 21in particolare in questa scelta, e che tale materia appartenga prevalentemente al Ministero stesso. Ci sembra che, in questo momento e con questo Governo, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sia, in realtà, molto condizionato tutte le volte che opera delle scelte, anche dal punto di vista pedagogico e didattico, quando non dal Ministero dell'economia, come in questo caso, anche dal Ministero dell'ambiente.
Pertanto, chiediamo che venga riconosciuto valore, principalmente, alla scelta relativa alla destinazione dell'organizzazione della materia ambientale al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pes 7-bis.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 459
Votanti 454
Astenuti 5
Maggioranza 228
Hanno votato
179
Hanno votato
no 275).

Prendo atto che i deputati Anna Teresa Formisano, Laboccetta, Chiappori, Nicola Molteni e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, che il deputato Vico ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Speciale ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bachelet 7-bis.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bachelet. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, questo emendamento mira a realizzare davvero l'articolo 7-bis, in relazione al quale, giustamente, il collega, onorevole Granata, ha da poco sottolineato l'importanza dal punto di vista della formazione e delle coscienze dei giovani.
L'articolo 7-bis, come tutti sapete, introduce l'educazione ambientale nella scuola e, tuttavia, si conclude, al comma 2, con una chiusa che afferma: con decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (...) sono definite le modalità attuative delle disposizioni di cui al presente articolo, nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
La proposta emendativa che intendo illustrare sostiene il contrario di questa chiusa. Esso chiede di sostituire le parole «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica» con le seguenti: «anche in deroga ai vincoli di bilancio di cui all'articolo 64, comma 8, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008 n. 133». Tutto ciò implica il contrario di quanto affermato nell'articolo.
Se davvero vogliamo introdurre un nuovo argomento nei programmi della formazione scolastica dobbiamo anche sapere che questo avrà un costo. Siamo in un Paese che propone la formazione ambientale, ma vuole che nella scuola (senza specificare le ore o le finanze) essa venga impartita non si capisce bene con quali risorse.
Siamo a favore dell'ambiente, tuttavia, essendo al quarantaquattresimo posto della classifica dei 57 Stati a maggior emissione di CO2, abbiamo un Presidente del Consiglio il quale dichiara di essere pronto a porre il veto sull'adesione al Protocollo di Kyoto. Come ho scoperto stamattina uscendo da casa, vi è anche un sindaco che ha tolto le zone blu e ripristinato le zone bianche, con ciò incoraggiando gli automobilisti romani ad uscire con la macchina molto più di prima.
Vorremmo una certa coerenza fra i provvedimenti manifesto, che hanno unPag. 22forte valore ideologico, e la loro realizzazione da parte del Governo. Pertanto, chiediamo che per l'educazione ambientale, che riteniamo un valore, vengano stabilite apposite risorse, anche in deroga alla legge n. 133 del 2008 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bachelet 7-bis.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 472
Votanti 466
Astenuti 6
Maggioranza 234
Hanno votato
190
Hanno votato
no 276).

Prendo atto che il deputato Moffa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, che il deputato Speciale ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Nunzio Francesco Testa, De Poli e Naro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Rosato 8.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per illustrare una proposta emendativa a cui teniamo e che riguarda...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Rosato, ma lei è già intervenuto sul complesso degli emendamenti, quindi occorre che a parlare sia eventualmente un altro dei firmatari.

ETTORE ROSATO. Parlerò subito dopo, signor Presidente, grazie.

PRESIDENTE. Essendo intervenuto sul complesso degli emendamenti non può parlare su questo emendamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rosati 8.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge
(Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato
209
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che i deputati Ria, Mattesini, Nunzio Francesco Testa, Naro e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Marinello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Paladini 8.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, naturalmente non perorerò la causa dell'approvazione dell'emendamento precedente, sebbene mi dispiaccia che sia stato respinto, perché di fatto depotenzia il Corpo nazionale dei vigili del fuoco in Campania. In sostanza, si prendono 35 persone del Corpo nazionale e vengono destinate a compiere un altro lavoro.
Detto ciò, mi auguro che questo emendamento successivo, che è una riformulazione tecnica che hanno presentato alcuni colleghi, venga approvato, ma colgo anche l'occasione per una precisazione che mi sta a cuore. La politica generalmente ha laPag. 23capacità e la caratteristica di saper dividere anche sulle cose su cui non deve dividere. Ci tengo a precisare che, da parte mia (ma ritengo anche del mio gruppo), il lavoro di Guido Bertolaso a capo della Protezione civile è un lavoro apprezzato per come lo ha portato avanti prima e per come lo porta avanti oggi. Certo, si possono fare tutti i distinguo sui fatti, sulle modalità operative o sulle scelte politiche, ma al di là di questo c'è un sistema, che è quello della Protezione civile nazionale, che funziona e credo che questo vada riconosciuto.
Così come - ed è il tentativo che abbiamo fatto con questi emendamenti, con quello precedente in particolare - è necessario rafforzare il sistema di difesa civile e di soccorso pubblico sul territorio. La scelta del Governo di non destinare risorse a sostegno della spina dorsale di questo sistema di protezione civile, ovvero del sistema dei vigili del fuoco, non è in linea con quelle che sono le necessità del nostro Paese. Mi auguro che questa possa essere una discussione che non si svolga solo, in maniera incidentale, all'interno di un decreto, l'ennesimo, sui rifiuti in Campania ma che sia fatta anche al di là delle situazioni emergenziali che spesso si manifestano nel nostro Paese, affinché esse trovino, da parte di questo di Parlamento e del Governo, l'attenzione a prevenire e non solo ad intervenire quando i disastri si verificano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, in merito a questo articolo, con il quale intendiamo rafforzare i compiti antincendio al servizio della struttura messa in campo per questa emergenza rifiuti in Campania, volevamo precisare in meglio la questione dell'assegnazione a comando dei trentacinque vigili del fuoco. Ciò affinché si specifichi anche l'assegnazione del personale operativo e vi sia, quindi, una maggiore definizione di quali debbano essere i trentacinque distaccati del corpo dei vigili del fuoco.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Paladini 8.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 472
Maggioranza 237
Hanno votato
216
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che i deputati Nunzio Francesco Testa, De Poli e Naro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere un voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 9.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, entriamo nel vivo di un argomento che per l'Italia dei valori è determinante per la valutazione finale del decreto stesso. Abbiamo sempre parlato di decreto per l'emergenza dei rifiuti in Campania: in realtà, in questo articolo, infiliamo nuovamente una cosa che la Comunità europea aveva convinto il Governo a togliere dal provvedimento n. 1441-bis e cioè i soldi sul CIP6 e, in questo caso, anche i soldi dei certificati verdi. Sappiamo bene quanti miliardi di euro la questione del CIP6 sia già costata alle tasche dei cittadini italiani, attraverso la bolletta. A partire dagli anni tra il 1991 e il 1992, quando è stato istituito il CIP6, siamo ben oltre 15 miliardi di euro assegnati. Ancora in questi giorni stiamo pagando più di 6 miliardi di euro in bollettaPag. 24per quel CIP6 ancora residuale, ricordando che ci abbiamo infilato di tutto e di più.
In realtà, questo CIP6 è stato voluto all'inizio dai petrolieri che in tal modo si sono pagati lo smaltimento dei rifiuti nella propria raffineria attraverso i contributi all'energia rinnovabile. Questa degenerazione del sistema, che si è trascinata da anni, è stata raddrizzata e bloccata da direttive della Comunità europea. Però, ogni volta, noi la riprendiamo, dimenticandoci delle direttive europee e invocando una questione di equilibrio o congruità tra i beneficiari che hanno avuto i contributi prima e coloro che potrebbero ottenerli attraverso questo decreto: è un continuo errore, un'assurdità pensare che se abbiamo lavorato male per dieci anni, a fronte di una questione di compensazione, dobbiamo farlo per i prossimi dieci anni. Non stiamo parlando di poco ma di altri 3 miliardi di euro, 3 miliardi di euro di emergenza sul CIP6: di essi abbiamo già assegnato circa un miliardo con il decreto n. 90 del 2008 (si tratta della quota a carico degli inceneritori per l'emergenza rifiuti in Campania). Qui ci si dice che dobbiamo metterci altri 2 miliardi, destinati agli inceneritori dei rifiuti in Sicilia, perché altrimenti ci ritroveremmo in quella regione con un'altra emergenza rifiuti.
Intanto abbiamo sentito più volte che l'emergenza viene richiesta dai presidenti delle regioni e per adesso la Sicilia, al di là della richiesta di contributi quali quelli per Catania, non ci ha mai chiesto di intervenire in termini di emergenza sui rifiuti della regione. Il problema è che ormai esiste una speculazione perché chi ha in mano la concessione di questi inceneritori, come diceva prima il collega Barbato riguardo alle aree campane, di fatto utilizza queste concessioni per fare del commercio sulle autorizzazioni: cose costate poche decine di migliaia di euro vengono, poi, vendute a milioni di euro.
Questo sistema, però, altera di fatto quello che è l'obiettivo finale, ossia ottimizzare la raccolta dei rifiuti che, in tutti questi anni, ha visto un'evoluzione in senso positivo: da una raccolta indifferenziata che finiva in discarica abbiamo cominciato a fare raccolta differenziata - con risultati eccellenti in tantissimi comuni d'Italia - e a portare agli inceneritori solo una quota residuale che, stando anche alle direttive europee del 2001 e del 2005, è solo quella parte che, comunque, è da considerarsi rinnovabile ossia quella parte di rifiuti che, purtroppo, ha anche il minor potere calorico.
La parte di rifiuto recuperabile ossia gli scarti in cucina, il verde o l'insalata...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Devo concludere signor Presidente?

PRESIDENTE. Ha ancora venti secondi a disposizione.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Riprenderò dopo perché è interessante capire anche la differenza sul potere calorico e che fine fanno quei rifiuti pericolosi per i quali prevediamo, poi, l'arresto in Campania. Riprenderò l'argomento ma è chiaro che questa situazione è molto pesante.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, anche l'opinione del gruppo Partito Democratico è che questo articolo sia la parte peggiore e per certi versi inaccettabile dell'intero decreto-legge. Voteremo a favore del prossimo emendamento Mariani 9.39, soppressivo del comma 1, e ci asterremo su questo emendamento perché il comma 1-bis ne attenua la negatività. Comunque il nostro giudizio è di estrema negatività e inaccettabilità dell'articolo nel suo complesso.
Intanto, si tenga presente che l'articolo non riguarda l'emergenza dei rifiuti in Campania. Già con il precedente decreto-legge n. 90, anche in quel caso con uno strappo, si è sanata la questione degliPag. 25incentivi CIP6 per gli impianti di incenerimento in Campania che, infatti, ne beneficeranno completamente. Questo articolo riguarda altri inceneritori ed altre parti del Paese, in maniera particolare la Sicilia. Non capiamo perché, dovendo estendere alla Sicilia vantaggi ed incentivi previsti per l'emergenza rifiuti in Campania, non si abbia il coraggio di dichiarare anche lì lo stato di emergenza. Vedremo.
Il costo di questo articolo per le tasche dei cittadini è notevolissimo: un miliardo e 800 milioni di euro da pagarsi attraverso le bollette, praticamente portando la quasi totalità degli inceneritori presenti sul territorio nazionale a beneficiare di questi contributi che pesano totalmente sui cittadini. Di questo miliardo e 800 milioni di euro, un miliardo e 400 milioni vanno a vantaggio di impianti siciliani, secondo quanto lo stesso Governo ha precisato: 4 impianti per ben 205,6 megawatt, il tutto attraverso uno strumento, il CIP6, nato con ben altre finalità e con ben altra mission che era quella, appunto, di favorire lo sviluppo delle fonti rinnovabili.
Si tenga, peraltro, presente che l'intero Paese avrebbe ben altra necessità e cioè quella di incentivare la raccolta differenziata ed il riciclo e soltanto in via residuale quella del recupero di energia attraverso i rifiuti. Si tenga, ad esempio, presente - fornisco un altro dato numerico - che già ad oggi, attraverso il riciclo, c'è un risparmio di quindici milioni di Tep e altri cinque milioni di Tep potrebbero essere facilmente aggiunti a questo dato se si sviluppassero in maniera seria, congrua e coerente le politiche per la raccolta differenziata ed il riciclo.
Per tutti questi motivi e come avremo modo di dire in seguito riteniamo negativo l'intero articolo e, in particolar modo, il primo comma e, pertanto, preannunziamo la nostra astensione sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, il tema del CIP6 ci ha impegnati due legislature fa, nella scorsa legislatura e anche in questa. Credo che vi sia un accordo, da parte di tutti, che la struttura del CIP6 è stata di fatto un prelievo indebito, per la parte assimilata, nelle tasche di tutti cittadini. Per questo ricordo le battaglie fatte con l'onorevole Tabacci e devo ammettere che anche nella scorsa legislatura si è posto, in qualche modo, un freno. Nel provvedimento n. 1441-ter si è stabilito un ulteriore freno, con la possibilità di rinegoziarli al ribasso e di uscirne.
È vero che nel provvedimento in esame consentiamo, in qualche modo, una ridistribuzione del CIP6 che, precedentemente, riguardava prevalentemente il nord - per l'86 per cento, in altri tempi - e riapriamo il gioco, in previsione, per la Campania con un imponente intervento e con un imponente costo e riapriamo il gioco su frazione organica e inorganica, estendendolo prevalentemente alla Sicilia.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,55).

MASSIMO POLLEDRI. Siamo ben consci che queste erogazioni hanno un valore pari a un miliardo e 600 milioni di euro per gli impianti del sud d'Italia (ad onor del vero, ce ne sono un paio anche in costruzione del nord) e, quindi, siamo altrettanto consapevoli che questo è, di fatto, un intervento a favore della Sicilia. Lo dico rivolgendomi ai colleghi e chiedo scusa al Presidente. La Lega Nord è sempre stata additata come quel partito che, in qualche modo, frenava. Crediamo, invece, che con questo provvedimento la Lega Nord abbia teso una mano e abbia aperto, in un certo senso, un credito per affrontare quella che dovrebbe essere una futura emergenza.
Pertanto, non ci vengano a dire i colleghi dell'opposizione o qualche collega meridionalista (nel senso buono del termine) che non si è attenti alle regioni da cui provengono anche gli altri parlamentari. Ovviamente digeriamo male questo provvedimento, ma siamo consci della necessità di non dover rinnovare un'ulteriorePag. 26emergenza rifiuti - come è stato per la Campania - anche per la Sicilia.
Ad onor del vero, come ha fatto notare anche il presidente Alessandri nelle prime fasi dei nostri lavori, vi è stato un momento in cui il nord, in qualche modo, si è attrezzato. Faccio l'esempio di Dalmine in Lombardia. A Bergamo vi era la stessa situazione della Campania; si mandavano i rifiuti in Svizzera, ma questi ritornavano indietro. Vi erano dieci discariche che dovevano essere attrezzate e un costo unitario fatto salvo pari a cento. La giunta monocolore leghista di Bergamo decise di costruire un inceneritore. Vi era anche qualche personaggio delle ecoballe, perché già allora queste ecoballe giravano come una panacea (si trattava di un bergamasco che poi è andato a trattare le ecoballe nel napoletano), ma la giunta monocolore disse di «no», costruì l'inceneritore a Dalmine, fatto dai privati ed esclusivamente con denari di privati che fornirono perciò fondi al comune di Dalmine, riducendo così il costo dei rifiuti, e totalmente a proprie spese realizzarono l'inceneritore. Cosa avvenne poi? L'opposizione di centrosinistra aprì una grossa discussione, accusò la giunta monocolore leghista e a causa anche delle divisioni tra la Lega Nord e Popolo della Libertà si arrivò a perdere il governo del comune. Tuttavia, questo fu un atto di coraggio.
Dobbiamo consegnare agli atti il fatto che, in quegli anni, il sud ha perso un'opportunità importante che, invece, il nord ha voluto cogliere e che ha realizzato. Gli inceneritori andavano fatti allora; oggi, sono convinto che qualche motivo industriale, anche senza questi incentivi, potrebbe portare a realizzarli. Ci viene detto «no».

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MASSIMO POLLEDRI. È ovvio, e concludo signor Presidente, che se si apre una strada in discesa nessun imprenditore voglia prendere la strada della montagna. In conclusione, voteremo contro l'emendamento soppressivo in esame, pur con qualche mal di pancia, ma deve essere chiaro che questa è stata un'apertura forte per poter evitare un'emergenza e un'apertura di credito che spero gli amici del sud, e soprattutto della Sicilia, vogliano riconoscere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libé. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, ci ritroviamo nel tentativo - già compiuto altre volte - di inserire (e, ahimé, il mio timore è che purtroppo riesca anche) un sistema subdolo per pagare le inefficienze che si sono accumulate negli anni in questo settore. Perché subdolo? Prima di tutto dobbiamo guardare le cifre, ma anche le modalità. Noi - parlo a nome dell'UdC e su questo mi sento di rappresentare tutti - abbiamo sempre detto chiaramente che non siamo contrari a valutare insieme al Governo quali sono le zone di criticità, ma non accettiamo e non accetteremo mai - e qui non so chi sia d'accordo o meno - che un sistema CIP6 organizzato in questo modo serva a risolvere problemi che non si è avuto il coraggio di risolvere.
Vengo a qualcosa di più completo: abbiamo (l'opposizione, ma anche molti esponenti della maggioranza) criticato - è ovvio che l'opposizione lo ha fatto in modo più duro e la maggioranza in modo più soft - il lavoro svolto per tutelare il potere di spesa delle famiglie. L'intervento della social card adesso, a seconda dei conti, riguarda un ammontare di 400, 500, 600 milioni.
Abbiamo svolto discussioni e parlato al Paese (noi da una parte e voi dall'altra) e avete detto che si tratta di una grande operazione perché avete fatto tutto il possibile per sostenere chi in questo Paese sta male, dando 500, 600 milioni o quelli che saranno. Ecco, poniamo il caso della Campania: abbiamo già assegnato 1 miliardo 800 milioni (sono i dati del Ministero per lo sviluppo economico e non di Mauro Libè) e adesso andiamo ad assegnare altri sostegni per 2 miliardi e oltre.
Non dico che non sia giusto, ma qui ci vuole coraggio. Il Governo deve avere ilPag. 27coraggio di dire che ha dato 400 o 500 milioni e che toglie 2 miliardi perché, senza dirlo ai cittadini, con un sistema che, se non fossi in Aula, definirei «truffaldino», questi soldi, queste cifre enormi vengono caricate sulle bollette degli italiani. Le bollette degli italiani non sono quelle dei ricchi o delle grandi aziende, ma quelle di tutti gli italiani, ossia di coloro che non arrivano alla terza settimana (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Pertanto, vogliamo avere il coraggio, caro Governo, di emanare un provvedimento (vado oltre, non sono solo per il no) con cui si abbia il coraggio di chiamare per nome e cognome gli impianti, dire le motivazioni e prendere questi soldi da un capitolo di bilancio per spostarli ad un altro, non in modo subdolo come continuiamo a fare da troppo tempo, ma allargando anche il campo di applicazione?
Permettetemi, ma non accetto neanche le parole di un sottosegretario, che rispetto e che stimo, come Bertolaso che testualmente ha detto che se si fa il conto complessivo dei debiti ereditati dalle diverse gestioni emergenziali si supera di gran lunga il valore dei CIP6. Non è così che si risolve il problema del Paese né la malagestione. Si risolve in altro modo.
Siamo ancora in tempo a prendere un impegno tutti insieme per dire: in quattro o cinque giorni (se c'è emergenza si lavora anche di domenica) approviamo un provvedimento, e il Ministro Prestigiacomo abbia il coraggio di venircelo a dire. Infatti, è partita con un decreto-legge sulla Campania cacciandoci dentro tutto lo scibile. Qui c'è un mercanteggiamento che non sta in piedi: la Campania l'abbiamo sistemata, adesso volevamo risolvere problemi atavici. Abbiamo messo la Sicilia, ma non si trovava una maggioranza, e allora nel provvedimento abbiamo inserito le regioni che erano in emergenza nel 2006. Ma, almeno formalmente, oggi non sono più in emergenza, altrimenti lo richiedessero e lo dichiarassero. Poi, per trovare qualche altro piccolo sostegno, c'è qualcuno che si è venduto - lo spiegherò dopo - sui certificati verdi per un aumento di una piccolissima quota che, anche in questo caso, pagheranno i consumatori in altro modo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mastromauro. Ne ha facoltà.

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. Signor Presidente, intervengo per sostenere questo emendamento soppressivo dell'articolo 9, che rappresenta da un lato il cuore di questo provvedimento e dall'altro - come hanno denunciato i miei colleghi - ne rappresenta il vero problema. Personalmente, già in occasione della discussione sul decreto-legge n. 90 del 2008 avevo contestato l'utilizzazione del CIP6, che è un incentivo che dovrebbe essere dato per sostenere le fonti rinnovabili, e che viene esteso e utilizzato per sovvenzionare gli inceneritori della Campania. Adesso in questo provvedimento viene fatta un'estensione, che fa sì che questi incentivi vengano utilizzati per scopi diversi da quelli per cui erano previsti, anche per gli inceneritori della Sicilia.

PRESIDENTE. Onorevole Mastromauro, la prego di concludere.

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. Il costo di questa operazione, come è stato denunciato, è altissimo. Stiamo parlando di due miliardi di euro, di cui un miliardo 400 milioni per gli impianti situati Sicilia. Signor Presidente, credo che ci sia una questione fondamentale che vorrei sottolineare in aggiunta...

PRESIDENTE. Onorevole Mastromauro, deve concludere, perché, intervenendo per dichiarazione di voto a titolo personale, lei ha un minuto.

MARGHERITA ANGELA MASTROMAURO. La questione fondamentale è questa: non è possibile, signor Presidente,Pag. 28che questo Governo privi le piccole e medie imprese e i lavoratori di questo Paese, che producono ricchezza...

PRESIDENTE. Onorevole Mastromauro, la ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire perché vorrei che si evitassero alcuni fraintendimenti. Stiamo parlando dell'articolo 9, che reca incentivi per la realizzazione degli inceneritori. Stiamo parlando di una cifra enorme, di qualcosa che vale intorno ai 2 miliardi, che si aggiungono ad altri miliardi, ma non si tratta - sia chiaro - di un'erogazione data dallo Stato verso territori o aziende o imprese o imprenditori, di carattere pubblico o privato. Non si tratta di un'erogazione - come ha detto l'onorevole Polledri - a carico del bilancio dello Stato. No, questa è una decisione che il Governo impone al Parlamento - se la approva - che reca un danno alle tasche dei cittadini, dal momento che questi 2 miliardi li pagheranno i cittadini con le loro bollette e le imprese con le bollette con le quali realizzano prodotti e processi di produzione nelle manifatture e nei servizi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Siccome è stata fatta un'operazione di riduzione del danno di quest'articolo, così come presentato dal Governo in origine, sono d'accordo sulla proposta e sulla dichiarazione dell'onorevole Margiotta: il mio gruppo si asterrà sull'emendamento soppressivo dell'articolo, ma chiedo ai colleghi di convergere tutti sul successivo emendamento che, sopprimendo il comma 1, sopprime la parte più ostile ai cittadini e riduce ulteriormente il danno di questa iniziativa del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, intervengo per annunciare che voterò a favore dell'articolo 9 e, quindi, contro gli emendamenti soppressivi, in dissenso anche rispetto alla posizione assunta dal collega Libè, il quale ha svolto un intervento che condivido in grande parte, ma che difetta di un'analisi.
L'analisi è semplice, lo ha spiegato anche il collega della Lega: oggi in bolletta gli italiani pagano l'86 per cento degli impianti che sono collocati in una parte del Paese; un'altra parte del Paese, in questo tempo, non è riuscita a realizzare gli impianti che costituiscono la parte finale del ciclo integrato del rifiuto e del suo smaltimento, quindi gli inceneritori, anche a causa di una legislazione, quella che ci ha preceduto, che ha visto il Ministro Pecoraro Scanio bocciare ogni iniziativa in tal senso. Pertanto, voterò a favore dell'articolo 9, perché ripristina un diritto che deve essere uguale per ogni cittadino di questo Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, voglio dare innanzitutto atto della grande responsabilità della maggioranza e dei colleghi della Lega, che su una questione così rilevante si fanno carico di un problema di cui si sarebbe dovuto far carico tutto il Parlamento.
Da quando abbiamo iniziato a discutere di questo decreto-legge, sembra che l'emergenza rifiuti in Campania sia stata determinata da questo Governo e da questa maggioranza. Invece, l'emergenza rifiuti in Campania, che è costata all'Italia (e non sappiamo ancora quanto), è stata provocata dal fallimento del governo regionale di centrosinistra, che ha determinato una situazione che ha richiesto non un solo decreto-legge, ma altri due, perché altri problemi si sono verificati da quando abbiamo votato il primo provvedimento. Allora, che senso ha accanirsi contro una misura che serve all'intero Paese per evitare di pagare costi altissimi, così com'èPag. 29avvenuto in Campania, per una situazione di emergenza che potrebbe nascere anche in altre regioni? Voglio, ancora una volta, sottolineare quanto è stato sostenuto dal collega della Lega: finora - lo dico ai colleghi del Partito Democratico e agli altri colleghi meridionali che siedono in quest'Aula - i benefici del CIP6 sono stati prevalentemente erogati per la realizzazione di impianti localizzati nel nord del Paese.
Onorevole Quartini, che senso ha dire oggi che i cittadini italiani pagheranno sulla bolletta quanto hanno già pagato e stavano già pagando? Ritengo che questa sia una misura che serve all'intero Paese, e anche a dare un risarcimento a quelle regioni meridionali che finora non hanno utilizzato gli incentivi. Quindi, noi voteremo contro la soppressione di questo articolo e contro tutti gli emendamenti che prevederanno anche solo una parziale soppressione dello stesso.
Voglio sottolineare, in chiusura di questo intervento, che su una questione così delicata la maggioranza del centrodestra, la maggioranza di Governo, che si assume la responsabilità di dare una risposta concreta ai problemi del Paese, darà questa stessa risposta anche sul tema del federalismo fiscale, che è un'altra questione rilevante, che noi riteniamo utile anche al Mezzogiorno del Paese, se sarà una riforma condivisa ed equilibrata - io sono convinto che lo sarà - volta proprio a dare efficienza alle amministrazioni locali, a far emergere comportamenti di buongoverno a livello locale.
Ritengo che questo passaggio sia politicamente rilevante, in quanto consente alla maggioranza di ritrovare il suo equilibrio, la sua correttezza e la sua compattezza (così come si è presentata davanti agli elettori e alle regioni che sono in difficoltà), al fine di evitare che una crisi drammatica come quella in Campania si possa riproporre (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cera. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, intervengo per certificare che la mia posizione è la stessa del collega Romano, per cui faccio mie per intero le motivazioni del collega Romano (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.

SILVANO MOFFA. Signor Presidente, non vorrei che si determinasse una sorta di equivoco nel nostro dibattito. Stiamo parlando dell'articolo 9 e degli incentivi per la realizzazione dei termovalorizzatori, e alcuni interventi hanno voluto sottolineare la ricaduta per così dire negativa che ciò potrebbe comportare sulle tasche dei contribuenti. Voglio ricordare a chi si è occupato dei problemi dei rifiuti (soprattutto nella Commissione ambiente) che quando tocchiamo questo tema dobbiamo essere molto attenti a considerare la vastità e la complessità della questione che stiamo affrontando.
Onorevole Quartiani, se vi sono ricadute per quanto riguarda la bolletta energetica, il sistema integrato dei rifiuti - che non nasce oggi, ma nasce grazie al decreto legislativo n. 22 del 1997 dell'allora onorevole Ronchi (all'epoca Ministro dell'ambiente) - prevedeva attraverso il sistema integrato (quindi, anche attraverso il segmento della termovalorizzazione) di andare a determinare l'impatto sulla tariffa, e quindi sulla famosa Tarsu.
Vorrei ricordare, soprattutto a me stesso e a coloro che sono esperti in materia, che proprio la realizzazione dei termovalorizzatori (laddove è stato possibile portare avanti l'incentivo del CIP6) ha consentito di avere tariffe medie molto basse e molto competitive a favore dei cittadini. Ecco perché nel caso specifico, intervenendo sia pure in emergenza, nel prosieguo si potrà avere anche una calmierizzazione per quanto riguarda la tariffa della raccolta dei rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Pag. 30

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, il dibattito sta andando avanti, e vorrei utilizzare il minuto a mia disposizione semplicemente per rispondere ai colleghi Moffa e Polledri, verso i quali nutro una reale stima. Certe volte noi ci troviamo nelle condizioni di dover affrontare delle scelte e di doverle compiere spiegando esattamente quali sono i termini della questione anche a coloro che insieme a noi si trovano in quest'Aula (magari distratti) per prendere delle decisioni.
Onorevole Moffa, quello di cui lei parla in questo caso non c'entra. Noi stiamo parlando del CIP6 e vi è una sola realtà, ed è utile che tutti i colleghi lo sappiano: la realtà è che ciò che si prevede in questo decreto-legge comporterà un'aggiunta di spese sulle bollette ai danni degli utenti e delle imprese. Si può discutere delle motivazioni, ma siccome si è fatta una campagna elettorale e si va avanti dicendo che si riducono le spese e le tasse e si comprendono i sacrifici dei cittadini, voi dovrete spiegare che non sono soldi a carico del bilancio dello Stato, ma sono soldi che verranno prelevati direttamente dalle tasche dei cittadini.
Questa è la realtà, e su questa realtà voi dovrete oggi votare. Il resto può essere tutto giusto o tutto sbagliato e le motivazioni nobili o meno, ma la realtà è che noi oggi stiamo approvando una norma che comporterà ulteriori aumenti a carico dei privati cittadini e delle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capodicasa. Ne ha facoltà.

ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, a sentire i colleghi della maggioranza mi pare che l'articolo 9 sia inteso come una sorta di graziosa elargizione a favore della Sicilia.
Invece, è tutt'altro, perché esso ad altro non servirà che a puntellare uno sciagurato piano dei rifiuti che è stato adottato all'epoca del commissariamento della regione siciliana, tutto centrato sulla termovalorizzazione dei rifiuti, con scarsissima incidenza della raccolta differenziata.
Ad oggi, dopo sei anni di emergenza in Sicilia e due anni di attività ordinaria, siamo arrivati appena al 6-7 per cento di raccolta differenziata. È questa la ragione per la quale siamo in presenza di un provvedimento che tende a realizzare ben quattro mega-inceneritori nella regione siciliana, con una capacità di incenerimento di molto superiore a quella che normalmente dovrebbe servire. In Sicilia la produzione dei rifiuti ammonta a 2 milioni 400 mila tonnellate annue. L'incenerimento è previsto per la sua capacità massima: inizialmente, la previsione del piano rifiuti era pari quasi alla totalità. Oggi la parte da avviare alla termovalorizzazione viene prevista in circa un milione 600 mila tonnellate.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANGELO CAPODICASA. Fatto, però, il calcolo della vagliatura e poi anche della raccolta differenziata (prevista nelle sue percentuali massime del 40 per cento) la parte da avviare alla termovalorizzazione non dovrebbe superare il milione di tonnellate annue. Il provvedimento in esame, che prevede il contributo CIP6 per gli impianti da realizzare in Sicilia, così stando le cose, più che un regalo alla Sicilia è un regalo agli operatori industriali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Capodicasa.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruvolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per dichiarare il mio voto favorevole con riferimento al contenuto dell'articolo 9. Svolgo qualchePag. 31brevissima considerazione, soprattutto dopo aver ascoltato l'onorevole Capodicasa, che è stato presidente della regione Sicilia: in quel quadro che egli ha descritto, oggi ci saremmo trovati - come è possibile che ci troveremo, se l'articolo in esame non verrà approvato - nella stessa identica situazione di Napoli e della Campania tutta.
Mi rivolgo ai colleghi della Lega: non è concesso alcun credito ad alcuno, perché il provvedimento in esame è necessario, certamente anche per l'inefficienza della burocrazia regionale e di alcune aree del Mezzogiorno. Esso, però, non è un credito per nessuno: è solo l'attuazione di ciò che si è impedito di attuare, dal 2006 al 2008, da parte del Ministro Pecoraro Scanio. Questa è la ragione e questa è la realtà: perciò sono in maniera convinta a favore dell'articolo 9.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, penso che siamo tutti d'accordo sul fatto che lo Stato debba intervenire per la costruzione dei termovalorizzatori. Sono d'accordo con i colleghi Romano e Ruvolo quando affermano che, in particolare, queste opere oggi vanno costruite al sud. Non sono d'accordo, però, sul metodo con il quale ci accingiamo a finanziare queste opere. In maniera indiretta stiamo aumentando la pressione fiscale ai cittadini, perché non ricorriamo alla fiscalità generale, ma alle bollette. Così facendo, però, non applichiamo l'articolo 51 della Costituzione, che parla di progressività dell'imposta, perché chiamiamo a pagare di più le aziende che hanno la sfortuna di operare in settori energivori e le famiglie che sono più energivore di altre (che, guarda caso, sono proprio quelle che fino ad oggi abbiamo detto di voler aiutare, ossia quelle con figli o con più figli). Quindi, si costruiscano i termovalorizzatori, ma vengano fatti gravare sulla fiscalità generale e non sulle bollette.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 9.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 300
Astenuti 163
Maggioranza 151
Hanno votato
34
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che i deputati Donadi, De Pasquale, De Torre e De Micheli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Prendo atto, inoltre, che i deputati Speciale, Benamati e Realacci hanno segnalato che non sono riusciti votare e che avrebbero voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 9.39.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, cerchiamo di capirci, in modo tale che tutti sappiamo cosa si sta facendo. Come Partito Democratico ci siamo astenuti sull'emendamento precedente, perché nell'articolo 9 sono contenute diverse misure, ma due in particolare.
Vi è una misura che riapre il CIP6 per una serie di impianti - ci tornerò successivamente - ed una misura che, invece, calcola per il futuro il contributo, che può essere considerato effettivamente legato alle fonti rinnovabili, per gli impianti che a valle della raccolta differenziata - così è spiegato nell'articolo successivo - attuano un recupero energetico. Noi condividiamo questa seconda parte del provvedimento. L'Unione europea afferma che, dopo aver realizzato una riduzione dei rifiuti a monte ed aver effettuato la raccoltaPag. 32differenziata, vi è una quota di rifiuti che può essere considerata assimilabile alle biomasse e viene conteggiata negli obiettivi delle fonti rinnovabili di un Paese. È quindi legittimo sostenerla anche con contributi legati a ciò ed è per questo motivo che non abbiamo proposto la soppressione dell'intero articolo.
Ciò che è, invece, grave in questo articolo e giustifica l'emendamento che siamo chiamati a votare è una riapertura sic et simpliciter della vicenda del CIP6. Cosa è stato il CIP6? Oltre alle cose dette dai colleghi, in particolare dai colleghi Margiotta e Quartiani, vorrei affrontare il tema partendo da un altro punto di vista. Nel corso di questi anni, abbiamo sottratto e continueremo a sottrarre - e aumenteremo questa sottrazione con le misure che stiamo adottando - dalle tasche dei cittadini, attraverso la bolletta, ingenti quantità di risorse che dovevano essere destinate alle fonti rinnovabili. Si parla di decine di miliardi di euro. In questo campo, abbiamo speso più o meno quello che ha speso la Germania, con la differenza che la Germania ha attivato, nell'eolico, nel fotovoltaico e nel solare un ciclo di imprese che valgono 250 mila posti di lavoro e costituiscono le imprese più forti del mondo.
Nei giorni scorsi, l'azienda leader mondiale del solare, che è nata poco più di 15 anni fa in Germania, con questi contributi ha proposto di acquistare la Opel. Quindi, è stato un investimento strategico, che ha rafforzato il sistema tedesco. Noi, invece, abbiamo concesso la maggior parte di questi contributi ai petrolieri, anche con riferimento ai residui di raffinazione, chiamando fonti rinnovabili cose che non esistevano. Una parte significativa (inferiore, ma significativa) è stata data per favorire la costruzione di impianti di termovalorizzazione, che, a mio avviso, sono necessari, dopo aver realizzato la raccolta differenziata, ma che in altri Paesi sono costruiti senza questo tipo di contributi, perché le norme di quei Paesi sono così rigide in termini di ciò che può essere inviato a discarica che rendono quasi obbligatoria la costruzione di termovalorizzatori. È così in Germania, in Svezia e in tanti altri Paesi.
Con questa parte dell'articolo, riallarghiamo questo circuito, rimettiamo in ballo 2 miliardi di euro circa, la maggior parte dei quali sono legati alla Sicilia e vengono prelevati dalle tasche dei cittadini italiani. Questo accade - lo voglio dire ai colleghi siciliani (capisco alcune delle argomentazioni svolte) - senza alcun controllo pubblico, perché la Sicilia attualmente ha un livello di raccolta differenziata ridicolo; è la regione peggiore d'Italia che si attesta al 5 per cento di raccolta differenziata, il che significa una grave perdita per il Paese. Infatti, la raccolta differenziata non è solo obbligatoria per legge, ma rappresenta anche uno strumento - lo ricordava il collega Margiotta - per risparmiare energia.
Noi risparmiamo 15 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio all'anno dalle raccolte differenziate e dal riciclo. Se queste venissero estese anche in Sicilia e in altre zone, risparmieremmo altri 5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.
Abbiamo già fatto un'eccezione per la Campania, dove vi è uno stato di emergenza. In questo provvedimento prevediamo misure rigide nei confronti dei comuni che non realizzano la raccolta differenziata. In Sicilia non c'è nulla di questo ed è, quindi, un grave errore per il bilancio del Paese, per le politiche ambientali e per le tasche dei cittadini approvare l'articolo nel testo attuale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, non che serva a molto, ma è comunque utile richiamare i termini del problema. Mi sarei aspettato dal Governo che si utilizzasse questa occasione dell'emergenza rifiuti per portare un elemento di chiarimento sulla vicenda del CIP6, che haPag. 33tanti padri, ma che ha originato sostanzialmente una truffa.
Se questa occasione fosse stata utilizzata per chiarire il meccanismo di acquisto obbligatorio da parte del GSE di energia elettrica prodotta con sistemi che vengono dichiarati «fonti rinnovabili» e che tali non sono, sarebbe stato certamente importante, perché si possono anche produrre energie da fonti non rinnovabili e incentivarle, ma deve essere chiaro che il riferimento non può essere la bolletta elettrica, ma un'altra cosa.
Sembrava che fosse arrivato il momento, invece vedo che si sta innescando una polemica tra lombardi, siciliani, campani. Si dice che si tratta dell'ultimo treno che passa e guai se non lo prendiamo. Ho capito! È l'ultima truffa che prendiamo e che riapre uno spettro assolutamente sbagliato e negativo (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Sapete qual è l'effetto distorcente? Siccome viene citato, anche nelle premesse, il protocollo di Kyoto, non si citino le cose che non devono essere citate; né il protocollo di Kyoto né il pacchetto Europa. Non citiamoli, perché è una presa in giro.
Ringrazio il presidente Buttiglione, che me lo ha suggerito: è una presa in giro, ne convengo. L'effetto distorcente è il seguente: andiamo in Europa a dire che siamo belli, bravi e produciamo energia da fonti rinnovabili. Non è vero! Indichiamo delle statistiche totalmente sballate.
Volete sapere i numeri? Quanta energia in chilowattora si produce dal solare, fotovoltaico, eolico, geotermico e idroelettrico, che sono fonti rinnovabili? Dieci miliardi, comprensivi delle biomasse, ovvero di quella parte dei rifiuti, che è meno del 50 per cento, che è biodegradabile. Questa è la struttura delle cosiddette energie rinnovabili!
Le assimilate, che sono quelle oggetto della truffa, nella quale entra anche la parte preponderante del rifiuto tal quale, sono scarti di raffineria; sono esattamente quattro volte, sono 40 miliardi di chilowattora, prodotti con questo schema, che finiscono direttamente nella bolletta elettrica.
Pensavo semplicemente che questa sarebbe stata l'occasione per definire e chiarire la parte che effettivamente è rinnovabile, continuandola ad incentivare con la procedura del CIP6, e che si ripercuote direttamente sulla bolletta elettrica; l'altra, compresa quella dei petrolieri, l'avrei spostata, se del caso, sulla fiscalità generale, chiamandola con il suo nome.
Non c'entrano niente le cose fatte in Sicilia, che si possono, per me, continuare a fare, ma non si può continuare ad operare con l'inghippo, per cui finanziamo i lavori socialmente utili, facciamo finta che la gente lavori e, magari, non introduciamo un meccanismo di salario garantito per coloro che sono disoccupati, ma che non lavorano, in quanto disoccupati.
Questo modo di procedere è quello di un Paese che è ripiegato su se stesso e che non ha più una visione etica o morale. Il Presidente del Consiglio, ogni tanto, richiama le vicende etiche, ma non so se le possa richiamare così; sarebbe il caso che su questi argomenti si avesse un po' più di rispetto e un po' più di rigore vero, per evitare di sostenere cose in contrasto tra loro (Applausi del deputato Barbato).
Se il Parlamento avesse presso contezza di queste cose, il dibattito, caro Moffa, si sarebbe potuto svolgere anche in maniera comprensibile sul tema dell'emergenza dei rifiuti; invece, facciamo una grande pasta e fagioli, mettiamo dentro tutto.
Mi è venuto da riflettere su un manifesto che ho visto l'altro giorno: etica e cotica. Mi sembra il senso più profondo del messaggio che diamo al Paese: confondiamo l'etica con la cotica, anche sul CIP6 (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, vorrei riprendere l'argomento lasciato a metà prima, sempre riferito al CIP6, perché riteniamo che questa forzatura, che costa tantissimo alle tasche deiPag. 34cittadini italiani, in realtà, combini anche un guaio peggiore, perché ammazza la raccolta differenziata dove ancora è assente.
Dicevo prima che la questione sta anche nel potere calorico del prodotto finale. Se incentiviamo la creazione di CDR, e quindi anche del CDR chiamato «di qualità», che, in realtà, è quello che contiene anche le gomme delle automobili, di fatto, incentiviamo un comportamento, ossia quello di andare a bruciare una parte di questi rifiuti, portando in discarica l'altra parte, senza fare la raccolta differenziata e senza valorizzare quanto è recuperabile.
Vi sono delle differenze che derivano dai poteri calorici che ci danno un'idea: in particolare, dicevo prima, se pensiamo al rifiuto casalingo (ad esempio l'insalata o il pane che purtroppo buttiamo via), esso ha un potere calorico di 2.600, 2.800 chilocalorie, mentre il CDR ne ha 3.600; il problema è che quello che chiamiamo CDR di qualità, è di qualità in termini di potere calorico, e ne ha ben più di 5.000. Tant'è vero che negli inceneritori dove arriva molte volte tutto assieme, è necessario, attraverso azioni meccaniche, rimescolare questo tipo di rifiuto con materiale a basso consumo, perché altrimenti gli inceneritori vanno in emergenza, rischiando di andare oltre le temperature di esercizio. Pensare quindi che si tratti solo di una questione di risorse economiche, che sia possibile attraverso dei contributi risolvere la questione dei rifiuti, è assolutamente sbagliato. Credo che tutti dobbiamo essere consapevoli che l'unico sistema per andare a regime riguardo alla gestione dei rifiuti è esclusivamente una sana e corretta raccolta: se i soldi vanno spesi, va fatto su quel fronte, e assolutamente attraverso il regime della bolletta; ma quella che ci fa pagare un servizio di questo tipo dev'essere una bolletta pulita, uguale per tutti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 12,30)

SERGIO MICHELE PIFFARI. Non possiamo continuare ad alterare le bollette di altri servizi, come quelli energetici, di cui abbiamo tutti bisogno, attraverso l'alterazione delle bollette sulla tariffa per i rifiuti. Incentivare quindi la raccolta non differenziata va in questo momento contro tutto quello che si è cercato di fare con il decreto-legge n. 90 del 2008 e con il decreto-legge in esame sull'emergenza Campania. Noi dell'Italia dei Valori, se non vi fosse questa posizione così rigida riguardo all'utilizzo di queste risorse, saremmo a favore, pur con tutte le critiche relative al pacchetto sull'emergenza Campania, compreso il decreto-legge in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, prendo la parola per dire due cose semplici. La prima: intanto siamo in attesa dei decreti attuativi, che riguardano i certificati verdi. La seconda: nel cuore del provvedimento in esame l'articolo 9, come sostenuto dall'emendamento di cui stiamo discutendo, pone un problema, il vero problema: la riapertura dei termini per la concessione degli incentivi CIP6. Questa riapertura di termini, per tante cose che sono state dette dai colleghi, significa l'attribuzione di fatto nell'immediato agli inceneritori siciliani di risorse molto maggiori di quelle stanziate nel provvedimento che esamineremo a gennaio per i ceti meno abbienti con la cosiddetta social card.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

LUDOVICO VICO. Di questo si tratta, ed anche per questa ragione penso che sia opportuno il voto favorevole all'emendamento Mariani 9.39.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, a corredo di quello che è statoPag. 35detto, il Financial Times di oggi porta una pagina interamente dedicata a quanto sta avvenendo a Bruxelles, dove si parla dell'opposizione della Polonia; poi ad un certo punto, si afferma che, anche per l'Italia, la posizione di Silvio Berlusconi è cambiata rispetto al predecessore, e si dice che molti analisti sospettano che sia un tentativo di garantire migliori condizioni sull'emissione delle automobili. Gli italiani stanno giocando un gioco sporco, dice un dirigente della Commissione, benché sia diventato ormai una specie di burla a Bruxelles sapere e capire quale realmente è la posizione degli italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ieri l'amministratore delegato del GSE - che è l'autorità che obbligatoriamente deve acquistare, anche attraverso l'acquirente unico, l'energia obbligatoriamente prodotta secondo il meccanismo del CIP6 (e quindi anche quella di cui stiamo parlando adesso prodotta dagli inceneritori) - nel corso di un dibattito al quale ha partecipato ci ha dato i numeri esatti di come si compone il CIP6 italiano e ci ha detto che l'82 per cento del CIP6 italiano è fatto da fonti assimilate, e cioè non da fonti pulite o rinnovabili che dovrebbero essere incentivate.
È chiaro che negli inceneritori, come avevamo votato anche in quest'Aula, bisognerebbe valorizzare (e cioè incentivare secondo il CIP6 mettendola a carico della tariffa) solo la parte biodegradabile e non tutto il rifiuto.
Bisogna invece sapere che con questo articolo proposto dal Governo ciò non avviene, perché la conclusione ed il risultato della proposta del Governo è che sulla componente A3 della tariffa andranno ad aggiungersi 2 miliardi di euro a carico di 20 milioni di utenti (si tratta mediamente di 100 euro per ogni utente). Credo che questa sia una buona ragione per votare a favore dell'emendamento soppressivo Mariani 9.39 proposto dai colleghi, al quale voglio aggiungere anche la mia firma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 9.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 471
Votanti 461
Astenuti 10
Maggioranza 231
Hanno votato
210
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che i deputati D'Antona, Samperi, Rossa e Barbato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Brigandì ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario. Prendo atto, altresì, che il deputato Cera ha segnalato di aver espresso erroneamente voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario e che il deputato Speciale ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Realacci 9.4 e Libè 9.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, ho già spiegato prima i motivi che rendono inaccettabile in particolare il comma 1 di questo articolo. Per dirla in maniera sintetica in tre punti, anziché incentivare la raccolta differenziata e il riciclo si incentivano gli inceneritori. Lo si fa con uno strumento sbagliato (lo strumento del CIP6 destinato alle energie rinnovabili, come precisato poco fa dall'onorevole Realacci) e lo si fa, soprattutto, intervenendo duramente sulle tasche deiPag. 36cittadini ed aumentando il disagio delle famiglie in un momento così delicato, come ha ben precisato l'onorevole Quartiani. Non solo, ma il comma, se vedete come è costruito, prevede tre lettere, a), b) e c) - e con l'emendamento in discussione chiediamo di sopprimere la lettera a) - con le quali si agisce per successive estensioni, evidentemente cercando di accontentare esattamente il più possibile i diversi territori.
Partendo dunque dall'unico vero obiettivo (che era quello di dare soldi agli inceneritori della Sicilia attraverso le tasche dei cittadini, determinando già un danno di un miliardo e 400 milioni di euro), con le diverse lettere si estende questa misura ad altri impianti, danneggiando ancora di più le tasche dei cittadini.
Si compie dunque un'operazione nella quale il tentativo di rimedio è peggiore del male, mentre il tutto ricade esattamente sulle famiglie che già vivono una crisi del tipo che conosciamo. Per questo motivo abbiamo intanto presentato anche l'emendamento soppressivo della lettera a), così come avevamo già presentato (ma purtroppo lo avete respinto) l'emendamento soppressivo dell'intero comma 1 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, crediamo che anche in queste azioni bisogna avere del coraggio. Come di fatto si accetta l'utilizzo degli inceneritori per concludere comunque il ciclo della gestione dei rifiuti, così occorre avere coraggio nel cambiare e nel cercare le soluzioni migliori man mano che la tecnologia ce lo permette (in questo caso ciò è possibile, poiché il CNR ci sta già lavorando ed ha dato anche ottimi risultati).
Parlo anche della possibilità di verificare «al camino», ossia attraverso l'analisi dei fumi con le analisi al C14, al carbonio, il tipo di rifiuto bruciato (se si tratta cioè di un rifiuto riciclabile e dunque da considerare come fonte rinnovabile di energia, o se invece proviene da fossili e quindi da fonti non rinnovabili).
Sarebbe una possibilità scientifica e precisa per determinare qual è il rifiuto oggetto di eventuale contributo e, quindi, a monte del sistema, non vi sarebbe una forzatura - possiamo definirla - una «drogatura»: infatti, si alterano gli equilibri tra la bolletta per il costo della raccolta, il trasferimento e lo smaltimento dei rifiuti e quanto, invece, attraverso questo meccanismo, andiamo effettivamente a far pagare ai singoli cittadini.
Dunque, cosa succede? In alcune aree, come richiamato in precedenza da alcuni colleghi della Lega, in alcuni territori italiani dove le amministrazioni hanno coraggio e pagano sulla propria pelle - non perché cambia l'amministrazione passando dal centrodestra, dalla Lega Nord Padania, al centrosinistra - poiché gli inceneritori sono situati in quei centri abitati e rimangono lì per decine di anni, si ha il coraggio di affrontare queste scelte. In realtà, facciamo sì che, anche laddove ciò si potrebbe realizzare, si dica: «preferisco pagare tanto vado a incentivare quel sistema, quell'inceneritore» indebolendo, quindi, quell'area. Ritengo che tornare alla pianificazione sana del sistema del ciclo integrato sia assolutamente necessario.
Si tratta di una forzatura che, purtroppo, non è legata soltanto alla Sicilia: vi sono anche tanti altri piccoli inceneritori sparpagliati al centro e al nord d'Italia. È un meccanismo continuo e perverso che consiste nel far ammalare il sistema, nello scoraggiare i singoli cittadini e le singole famiglie a fare una raccolta differenziata intelligente e, quindi, anche un utilizzo corretto dei prodotti di imballaggio, delle stesse materie prime o degli stessi prodotti acquistati anche al supermercato valutandoli in funzione della quantità di rifiuti che questi possono portarsi appresso. Se questo non sarà mai importante, continueremo a produrre sprechi e a consumarePag. 37sprechi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, il nostro voto sarà favorevole anche sugli identici emendamenti Realacci 9.4 e Libè 9.5.
Vorrei ritornare al discorso complessivo per chiarire due aspetti. Il primo: ho l'impressione che qui vi sia chi discute sul merito del provvedimento e chi, invece, cerca polemica politica. Se qualcuno pensa di cercare tensioni che derivano da gestioni passate e presenti riguardanti la questione ambientale in alcuni o in tutti i territori del Paese, secondo me ha sbagliato momento. Infatti, il problema ambientale e, ancor più, il problema della gestione dei rifiuti trova meriti e colpe da parte di tutti: siamo tutti responsabili o corresponsabili, in parti più o meno diverse, dell'incapacità che vi è stata in questo Paese - ma non voglio generalizzare - anche in molte aree del nord, di gestire il problema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti e di farli diventare come tante volte pomposamente diciamo, da problema a risorsa.
Non è un problema territoriale, non è il problema di chi ha gestito o meno: infatti, i danni compiuti da colori diversi in varie aree d'Italia sono sotto gli occhi di tutti. L'incapacità è palese: cerchiamo di uscire da questo schema.
Vi è un solo fatto molto chiaro: continuiamo a ripetere che o si trova il coraggio di dire chiaramente dove servono le risorse, perché servono e come vengono spese e in quali tempi, o altrimenti continueremo a rischiare di dilapidare risorse.
Mi permetto di ricordare o precisare a qualche collega intervenuto in precedenza che il problema non consiste nel fatto che si tratta di soldi che abbiamo speso male, ma piuttosto che si tratta di soldi che i cittadini hanno speso male senza saperlo. Almeno diciamolo e chiariamoci una volta per tutte.
Dunque, il problema è confrontarsi su come risolvere la questione. Non deve diventare né uno scontro territoriale né di schieramento. Dovrebbe trovare una soluzione la capacità della politica e, soprattutto, dei singoli parlamentari, perché sappiamo bene che vi sono gli ordini di partito e vi sono altre questioni: c'è chi lascia più libertà e chi, invece, non la lascia e chi è in maggioranza fa più fatica. Ma questo sicuramente non è il sistema giusto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Realacci 9.4 e Libè 9.5, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 470
Votanti 466
Astenuti 4
Maggioranza 234
Hanno votato
209
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che i deputati Nunzio Francesco Testa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Marchignoli 9.40.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchignoli. Ne ha facoltà.

MASSIMO MARCHIGNOLI. Signor Presidente, i contributi e gli incentivi o si danno a tutti o non si danno a nessuno. Poiché con l'articolo 9 avete deciso di darli a qualcuno, ho presentato questo emendamento, che ha lo scopo di mantenere pari condizioni per tutti coloro che si occupano di smaltimento dei rifiuti nel nostro Paese.Pag. 38
Tra gli esclusi, assieme ad altre realtà, vi è in particolare l'Emilia-Romagna, la mia regione, alla quale, da almeno vent'anni, ci si rivolge da più parti (da Milano, come da Napoli, come da altre realtà del sud oggi in emergenza), quando vi è un'emergenza. Ci si rivolge quasi sempre all'Emilia-Romagna che ha realizzato gli investimenti, a suo tempo le discariche e, oggi, gli impianti di termovalorizzazione. Molto spesso, anche in questi ultimi giorni e in queste ultime settimane, si chiede a tale regione la disponibilità a smaltire nei propri impianti i rifiuti di altre realtà del nostro Paese, che si trovano in emergenza. Abbiamo sempre accolto tali richieste, per senso di responsabilità istituzionale e per senso di solidarietà nazionale, perché siamo parte di questo Paese. Con le risorse degli enti locali dell'Emilia-Romagna, delle vecchie aziende municipalizzate e, ora, delle holding abbiamo costruito impianti qualificati, dotati di tecnologie e all'avanguardia dal punto di vista della qualità dell'impatto ambientale.
In Emilia-Romagna, in questi anni, abbiamo realizzato dei termovalorizzatori e lo abbiamo fatto grazie alle scelte degli enti locali: non solo li abbiamo annunciati e progettati, ma li abbiamo realizzati e sono in funzione. Abbiamo fatto ciò, sostenendo confronti con le comunità locali, con i comitati e con i cortei, molto spesso promossi dai rappresentanti locali del Popolo della Libertà, che hanno, perfino, operato blocchi stradali per impedire ai sindaci di realizzare politiche ambientali lungimiranti. Comunque, oggi questi impianti sono in funzione.
Dopo avere inizialmente confermato (come aveva fatto il Governo Prodi) la chiusura delle politiche sui CIP6, oggi ne riaprite solo una parte e, allo stesso tempo, escludete quella porzione di territorio del Paese - e la mia regione è all'avanguardia - che ha svolto il suo dovere, con senso di responsabilità nei confronti del suo territorio, dei suoi cittadini e dell'intero Paese.
Lo ripeto: non si parla solo del sud e di Napoli. Quando il commissario straordinario telefonò a Vasco Errani un anno fa, egli aprì le porte delle nostre discariche, ma anche di quelle di Milano. Quando era presidente della regione Emilia-Romagna - pensate quanto tempo è passato! - Bersani riceveva le telefonate dalla Lombardia, che chiedeva aiuto all'Emilia-Romagna. Abbiamo fatto tutto ciò e, con un colpo di mano non chiaro, punite questi territori. È ingiusto, è sbagliato ed è una vergogna!
Pertanto, poiché è stato approvato l'altro articolo che volevamo sopprimere, chiedo che venga approvato l'emendamento in esame, che non avrei presentato, se avessimo operato una scelta valida per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, con il cuore possiamo essere con gli amici dell'Emilia-Romagna che hanno lavorato bene e che sono di esempio ad altre regioni, ma è la degenerazione che arriva. Giustamente uno dice: state dando soldi a tutti, allora spettano anche me. Tuttavia, la situazione di solidarietà per cui il Parlamento sta affrontando l'emergenza in Campania a cosa serve? Allora, torniamo alla necessità di dividerci i pani e i pesci in proporzione non so se agli abitanti, alla quantità di reddito prodotto, alle tasse o ai rifiuti. Credo, però, che questo sia l'effetto che stiamo generando attraverso un eccessivo utilizzo di contributi pubblici in modo improprio e contro le direttive europee che ci hanno richiamato anche poco tempo fa (circa un mese e mezzo fa) quando nel provvedimento n. 1441-bis si era «infilata» la stessa questione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto contrarioPag. 39dell'Unione di Centro su questo emendamento. Lo dico da emiliano, però ritengo che in politica occorre essere anche seri: non si può fare la predica a casa degli altri e poi far finta di non vedere cosa accade a casa propria.
In Emilia sono state realizzate tante cose, come in altre realtà del nord, senza questo allargamento continuo che rischia di diventare una contrattazione senza fine. Non ho voluto riportare l'esempio di Salerno e spero di non doverlo fare, ma esso è la dimostrazione chiara che, a seconda delle condizioni, si cambia idea e si tenta di emungere risorse che poi pagano i cittadini. Dunque, voteremo contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Esposito. Ne ha facoltà.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo emendamento e le motivazioni che il collega ha espresso rispetto a questa vicenda, e chiedo al Governo e al relatore di riflettere su di esso.
Visto che passiamo di proroga in proroga e di deroga in deroga e visto che con l'articolo 9 viene fatta una scelta che, rispetto ai CIP6, per quanto mi riguarda, è sbagliata, ritengo che sarebbe un errore da parte Governo non prendere in considerazione questo emendamento (lo chiedo anche al relatore, che so essere sensibile sull'argomento) che darebbe rispettabilità ad una regione e a dei cittadini che si sono fatti carico in maniera seria anche della raccolta differenziata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, occorre comprendere quale sia la motivazione per la quale il collega Marchignoli ha presentato questo emendamento e credo che, peraltro, in parte sia anche condivisibile. Tale motivazione è che il provvedimento e il decreto-legge del Governo sull'articolo 9, concernente gli incentivi per la realizzazione dei termovalorizzatori, in realtà stanno determinando figli e figliastri in tutta Italia: ve lo avevamo già detto quando si è discusso il provvedimento sui rifiuti di Napoli e oggi si va avanti su questa strada senza cambiare.
Tuttavia, è evidente che nella proposta che il collega Marchignoli ha presentato c'è una parte sulla quale è difficile convenire, vale a dire sulla parte che considera come rifiuti incentivabili la parte non organica. Credo, quindi, che, con benevolenza, il nostro gruppo su questo emendamento non possa esprimere un parere favorevole, pertanto si asterrà dal voto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marchignoli 9.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 334
Astenuti 130
Maggioranza 168
Hanno votato
50
Hanno votato
no 284).

Prendo atto che il deputato Vignali ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Tabacci ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 40

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, vorrei segnalare che abbiamo ancora davanti molti emendamenti, ordini del giorno e dichiarazioni di voto su questo decreto-legge e sono ancora da esaminare quattro decreti-legge e un disegno di legge finanziaria che, in un arco di calendario già programmato, rappresentano materie che difficilmente riusciremo a comprimere.
In queste condizioni, questa mattina, la maggioranza ci ha dato l'ennesima prova della fatica a garantire il numero legale, facendo auto-ostruzionismo fino alle 10,30.
Nelle ultime settimane - lo abbiamo detto più volte e c'è stato in qualche circostanza riconosciuto - solo la responsabilità delle opposizioni (questa mattina, di una parte dell'opposizione) ha consentito alla maggioranza di avere il numero legale.
In questo quadro, il Presidente del Consiglio, ieri, ha sfidato tutto il mondo, con un atteggiamento inutilmente arrogante, impegnando se stesso ad approvare modifiche della Costituzione e a fare riforme, tutto da solo. C'è una distanza incredibile e insopportabile fra gli annunci roboanti del Capo del Governo e la concreta manifestazione di debolezza parlamentare di questa maggioranza.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento sa quanto è difficile, in queste condizioni, approvare anche un solo provvedimento. Noi abbiamo assunto sempre un atteggiamento responsabile, ma credo non sia più possibile che, di fronte all'ennesimo insulto ricevuto ieri dal Presidente del Consiglio, questa opposizione sia disponibile a fare il benché minimo sconto.
Noi desideriamo il rispetto delle regole secondo le quali il lavoro delle Commissioni e quello dell'Aula devono essere separati. Nonostante ciò, nonostante gli impegni dell'ultima Conferenza dei presidenti di gruppo, sono ancora in corso, in questi giorni, riunioni delle Commissioni, nei ritagli di tempo. Viene chiesto alle Commissioni di esaminare, in pochi minuti, provvedimenti che, da soli, occuperebbero lunghi tempi di esame. Questo non è sopportabile.
Lei, signor Presidente, informi, dunque, il Governo ed il Presidente del Consiglio che noi non vogliamo la polemica a tutti i costi, ma che, se veniamo sfidati a resistere nella difesa del ruolo del Parlamento, sappiamo farlo.
Se il Governo non è stato capace, in questi mesi, di affrontare seriamente il problema vero del Paese, la drammatica crisi economica e sociale e se, con quattro decreti-legge e una finanziaria non ha neanche scalfito il problema vero, si assuma la responsabilità di un diverso tono nei confronti dell'opposizione. Essa ha, infatti, titolo per rappresentare una parte degli italiani qui dentro e per non rinunciare, in una catena di montaggio insopportabilmente offensiva, al ruolo del Parlamento.
Noi non ci stiamo, non siamo parte di una catena di montaggio guidata dal Presidente del Consiglio. Costui la deve smettere di usare toni da piccolo Napoleone prepotente ed usare, invece, rispetto per il Parlamento e, dentro il Parlamento, per l'opposizione.
Le confermo, pertanto, signor Presidente, che sarà molto difficile approvare, nei tempi programmati, questi decreti-legge (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

LUCIANO DUSSIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, intervengo per ringraziare della schiettezza con la quale si è espresso l'onorevole Soro. Noi vogliamo essere altrettanto schietti - ne abbiamo approfittato già due volte, presente il Presidente della Camera - nel ribadire le necessità di questa maggioranza e del Paese, anche nel rispetto degli elettori che ci hanno dato mandato per portare avanti un programma che è sistematicamente osteggiato dall'opposizione, la quale utilizza, alla virgola, tutte le aperture che ci sono nel Regolamento.Pag. 41
Intendiamo altresì ribadire, questa volta in maniera definitiva, che il nostro gruppo si farà partecipe della revisione del Regolamento che disciplina il funzionamento di questa Camera, senza ulteriori rinvii. Così la finiremo, una volta per tutte, di venire qui a perdere tempo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, il presidente Soro ha sottoposto all'Aula e al Governo un problema serio e poi ha svolto delle valutazioni politiche che, ovviamente, non possono che restare nella dialettica tra maggioranza e opposizione, in riferimento alle parole del Presidente del Consiglio Berlusconi.
Non voglio entrare nella polemica politica perché sarebbe inutile, pretestuoso e improduttivo ai fini del lavoro parlamentare - dal momento che il dibattito giornalistico già ci dà molto in tal senso - ma rispondo positivamente al problema che il Presidente Soro pone riguardo alle modalità con le quali il Parlamento deve lavorare.
Ricordo al presidente Soro che noi tutti, prima delle elezioni, (anzi lo stimolo ci viene proprio dal leader del Partito Democratico Walter Veltroni nel momento in cui si fece carico di guidare il partito dopo le primarie) ci interrogammo su come avremmo dovuto modificare i Regolamenti parlamentari per far sì che la Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica non fossero dei «votifici».
Ci troviamo di fronte a due esigenze, presidente Soro, e la prima è quella del Governo che deve attuare il proprio programma con cui ha vinto le elezioni. Non possiamo, infatti, far finta di non vedere che il sistema nel nostro Paese è cambiato, nella sostanza prima ancora che nella forma...

FURIO COLOMBO. Prima di tutto venite in aula!

ITALO BOCCHINO. ...che Veltroni come Berlusconi, Prodi come Berlusconi, Rutelli come Berlusconi, si sono sempre presentati agli elettori come candidati Premier, con il proprio nome scritto nel simbolo, sulla scheda, e questo perché di fatto esiste un rapporto diretto tra colui che si candida a diventare Presidente del Consiglio e gli elettori. È naturale che con una sorta di premierato sostanziale chi vince le elezioni abbia il dovere, ancor prima che il diritto, di mettere in atto il programma elettorale con cui ha ottenuto la maggioranza dei voti.
Questa è la prima esigenza, quella di far sì che i provvedimenti del Governo trovino una corsia con tempi certi in Parlamento. Dall'altro lato c'è l'esigenza del Parlamento e prima ancora, all'interno del Parlamento, delle opposizioni, di poter partecipare ad un percorso che punti a modificare, a migliorare ed a cambiare questi provvedimenti.
Queste sono le grandi esigenze. Come si soddisfano? Non con la prepotenza della maggioranza, né con l'ostruzionismo «barricadero» dell'opposizione, bensì sedendosi attorno al tavolo istituzionale rappresentato dalla Giunta per il Regolamento dove sono state depositate le proposte della maggioranza, e recentemente una proposta a prima firma del presidente Soro che, per quanto mi riguarda, è un'utilissima base su cui discutere. Tutti insieme dobbiamo capire come, senza mortificare l'opposizione, dobbiamo dare la possibilità alla maggioranza di andare avanti con il programma del Governo e senza bloccare il lavoro della maggioranza dare la possibilità all'opposizione di svolgere una funzione di controllo.
Credo che il «muro contro muro», presidente Soro, ci porti solo da un'altra parte: ad un lavoro che dal filibustering spinge l'opposizione ad un ostruzionismo che rischia di diventare sterile e porta la maggioranza a doversi far carico, anche in maniera non po' «barricadera» di blindare i provvedimenti del Governo che non sono provvedimenti del signor Silvio Berlusconi o del signor Ministro di turno, ma i provvedimenti per i quali ci ha votato laPag. 42maggioranza degli italiani che ci ha permesso di governare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
Noi ci riteniamo impegnati dinanzi al Paese ad approvarli (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Vogliamo costruire con voi delle regole più moderne, più efficienti e trovare garanzie maggiori per l'opposizione perché non c'è nessuno di noi che ha fatto e farà parte della maggioranza per tutta la vita e non c'è nessuno di noi che è stato e starà all'opposizione per tutta la vita.
Questo è il nostro obiettivo, se volete fare questo percorso assieme, braccia aperte, ma se c'è lo scontro, il «muro contro muro», anche se questo non ci piace, non si può far altro che blindarsi facendosi carico del numero legale, delle feste di Natale, dei ponti, degli orari e delle notturne, non potremo, presidente Soro, far altro che farci carico dei provvedimenti che il Governo ha mandato al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, pensavo che il mio intervento di questa mattina a nome del gruppo Unione di Centro fosse caduto nel vuoto, ma il presidente Soro lo ha raccolto e mi fa molto piacere.
Già questa mattina abbiamo dimostrato, e mi rivolgo alla maggioranza, che forse anche loro, ogni tanto, non dovrebbero fare di ogni erba un fascio perché questa opposizione è variegata e una parte di essa, esattamente il gruppo dell'Unione di Centro, non ha mai fatto venir meno la sua presenza (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) non per fare un favore a qualcuno ed un dispiacere ad un altro, ma perché ritiene che questo sia un luogo dove si discute, dove ci si confronta ed è il compito che ci hanno affidato gli elettori.
Tuttavia, detto questo, bisogna anche ricordare alla maggioranza che è vero che hanno un programma da rispettare, che hanno ottenuto un consenso e che quindi devono andare avanti, ma questo non significa e non giustifica calpestare gli attuali Regolamenti della Camera che disciplinano il lavoro dell'Assemblea e delle Commissioni.
Ho spiegato stamattina che non era possibile continuare facendo diventare regola quella che dovrebbe essere eccezione, con le convocazioni in contemporanea delle Commissioni e dell'Assemblea, senza che vi fosse il tempo per approfondire nulla e nessuno degli argomenti. Pertanto, è ovvio che si deve effettivamente andare avanti, ma bisogna - in attesa di un'eventuale modifica dei Regolamenti - rispettare i Regolamenti che attualmente disciplinano il lavoro della Camera.
Signor Presidente, mi rivolgo a lei perché difenda la posizione delle opposizioni e il loro ruolo, non in quanto opposizioni ma in quanto sono nella condizione di contribuire a migliorare i provvedimenti che in quest'Aula vengono presentati. Tuttavia, se continuiamo a fare come abbiamo fatto fino ad ora, pur rispettando la posizione della maggioranza che ha titolo a governare, non andremo da nessuna parte. Non vi è un «muro contro muro» voluto dall'opposizione - e sottolineo ancora la coerenza dell'Unione di centro - ma vi è una forzatura, frutto anche di superficialità, da parte della maggioranza, in ordine al prosieguo dei lavori.
Pertanto, credo che con un passo indietro e con un minimo di rispetto reciproco da parte di tutti si potrebbe fare in modo che si perda meno tempo a discutere, quasi ogni giorno, su questi argomenti per lasciare più tempo a favore dei provvedimenti. Peraltro, i decreti-legge non li abbiamo voluti, né li abbiamo scelti noi. Essi sono legittimi, ma mi sembra che disporre tutto con i decreti-legge sia un'ulteriore dimostrazione che non si vuole dialogare con la minoranza e - lo ripeto - la minoranza è variegata e ha comportamenti diversi perché ognuno di noi rappresenta una parte del Paese.Pag. 43
Per quanto ci riguarda, in questa sede intendiamo rappresentare al meglio la parte del Paese che ci ha dato consensi, con il comportamento che abbiamo seguito fino ad ora (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, volevo fare presente all'onorevole Bocchino che è troppo facile, davvero troppo facile, invocare oggi regole nuove quando da sei mesi, giorno dopo giorno, si stanno calpestando quelle vecchie. Non è possibile chiedere regole nuove quando si è venuto meno ad un principio fondamentale, riconosciuto da quando vi è il bipolarismo, come quello di consentire all'opposizione di scegliere i responsabili e i rappresentanti delle Commissioni di garanzia.
Non è possibile chiedere regole nuove oggi, dopo che per sei mesi il Governo ha intasato le aule parlamentari di soli decreti-legge né quando, al di là di ogni requisito di necessità o di esigenze derivanti dal dibattito parlamentare, si è sistematicamente chiesta la fiducia ancora prima di aprire il confronto sui singoli emendamenti, né quando si è fatto, in una parola, strame di tutti quelli che sono i principi e i valori più nobili del parlamentarismo italiano. È troppo facile!
È troppo facile chiedere all'opposizione la disponibilità ad un confronto. È vero! Noi non abbiamo mai dato, né daremo mai, una disponibilità preconcetta. Non ci siamo mai fidati di questa maggioranza e del suo Presidente del Consiglio, non ci fidiamo, né ci fideremo. La fiducia e la disponibilità al confronto e al dialogo la concederemo sugli atti concreti, quando con il loro contenuto e con le loro norme dimostreranno di essere riforme che possono rappresentare qualcosa di buono per il Paese.
La disponibilità la diamo, la stiamo dando e la daremo alla riforma sul federalismo fiscale, che crediamo possa essere una riforma davvero condivisa e utile per il futuro di questo Paese. Non la diamo e non la daremo, come è evidente già dalle nostre dichiarazione, di fronte ad un progetto di riforma della giustizia anticipato in questi giorni che dimostra sempre una cosa: gli uomini possono cambiare il vestito, ma non possono mai cambiare il loro animo. Berlusconi è sempre lo stesso, vale a dire quello che si è iscritto alla loggia P2 (Commenti dei deputati dei gruppo Popolo della Libertà) e, con la stessa cinica determinazione di allora, cerca di sottoporre i poteri dello Stato a un Esecutivo che - ha ragione il presidente Soro - è impersonato da un piccolo, molto piccolo Berlusconi (avrei voluto dire molto piccolo Napoleone, ma ormai il concetto davvero tende a sfumare). L'Italia dei Valori non darà mai il suo sostegno a questa deriva autoritaria.

PRESIDENTE. Ringrazio tutti gli intervenuti. Si tratta di problemi reali e di rilievo che devono essere sicuramente affrontati. Voglio solo ricordare al presidente Soro che, per quanto riguarda il discorso relativo ai lavori dell'Aula rispetto alle Commissioni, come lei sa, è stata presa una decisione dalla Conferenza dei presidenti di gruppo che doveva già entrare a regime questo mese, ma che è slittata all'anno nuovo per ragioni di contingenza. Tutto il resto, naturalmente, sarà debitamente rappresentato al Presidente della Camera.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Mariani 9.6. e Libè 9.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, con questa proposta emendativa chiediamo la soppressione della lettera b) del comma 1 dell'articolo 9 che rientra nel quadro di un ragionamento che in parte hanno già fatto i colleghi che sono intervenuti prima di me. Abbiamo visto l'articolo 9 catalizzare l'attenzione e la discussione sia in Aula sia all'interno delle Commissioni, nonostante i suoi contenuti (ci dispiace dirlo) abbiano poco a che fare con l'emergenza dei rifiuti in Campania.Pag. 44
Questo è sintomatico del modo in cui il Governo in questa occasione, come in molti altri casi, ha deciso di utilizzare lo strumento del decreto-legge, rendendolo una sorta di veicolo attraverso il quale far passare misure di scarsa attinenza rispetto all'oggetto del provvedimento, ma spesso anche di grande rilevanza rispetto agli effetti prodotti. È questo il caso degli incentivi per la realizzazione degli inceneritori inseriti, ancora una volta, dopo molti tentativi già fatti in questi mesi di legislatura, in modo surrettizio in un decreto-legge che sappiamo nascere con un'altra finalità.
È bene ricordare che la questione del riconoscimento degli incentivi per gli inceneritori in Campania è stato risolto, seppur con qualche perplessità di fondo che per noi è rimasta, con il precedente decreto-legge n. 90 del 2008. Con questo provvedimento, lo abbiamo ricordato più volte, si cerca invece di affrontare un'altra emergenza rifiuti che riguarda un'altra regione meridionale del nostro Paese, governata però dal centrodestra, che vive una situazione di emergenza accuratamente tenuta sopita e sommersa, sicuramente per una logica di opportunità politica.
Tuttavia, crediamo sia importante ricordare e sottolineare che di quei 2 miliardi di incentivi che verranno erogati per la realizzazione di inceneritori, e che si aggiungono alle risorse già previste, quasi 1 miliardo e 400 milioni andranno alla Sicilia per la costruzione di quattro mega impianti che risultano ampiamente sovradimensionati rispetto alle reali esigenze e che, inoltre, avrebbero dovuto già essere avviati e realizzati da anni.
Questo riconoscimento avviene in totale indipendenza rispetto alla virtuosità dei comportamenti ambientali di questa regione in materia di gestione dei rifiuti. Questo, secondo noi, è uno degli elementi più critici del provvedimento perché sappiamo, e lo abbiamo ricordato più volte, che lo strumento di incentivi legati al CIP6 nasce e dovrebbe essere finalizzato per le fonti energetiche rinnovabili. Il fatto che, invece, vengano attribuiti per la realizzazione di impianti di incenerimento, per di più ad una regione che sappiamo non essere virtuosa, neanche nell'ordinarietà del problema della gestione dei rifiuti, è una cosa assolutamente grave e da contrastare, soprattutto perché avviene in assenza di un impegno chiaro, deciso e altrettanto forte se non ancora di più rispetto all'incentivazione di forme, invece, di riduzione alla fonte della produzione di rifiuti e di incentivo alla raccolta differenziata.
Per questo motivo, con l'emendamento in esame, chiediamo la soppressione della lettera b) che prevede la proroga per ancora un ulteriore anno per la conclusione della procedura di riconoscimento in deroga degli incentivi e, più in generale, dell'articolo 9, comma 1, che prevede addirittura, alla lettera successiva (sulla quale interverranno altri colleghi), la deroga per la loro applicazione anche per la parte non organica dei rifiuti trattati, andando addirittura a contrastare le indicazioni espresse in ambito comunitario (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, anche qui si tende sempre a fare deroghe. In questo caso, se ne prevede una ad una deroga precedente, prolungando di un anno il modo di intendere il rifiuto nel suo insieme come un qualcosa di riciclabile e, invece, sappiamo bene, purtroppo, che si tratta di un prodotto che si consuma e che va ad esaurirsi. È un sistema anche, quanto meno, per riconoscere il blocco. Una data certa c'era (il 31 dicembre 2008) e la si poteva lasciare mentre, invece, facciamo scivolare quelli che non sono andati ancora in esercizio e anche questi per un altro anno.
Credo che bisogna avere il coraggio di affrontare argomento per argomento e in questo caso avremmo accettato anche le raccomandazioni della maggioranza di far lavorare velocemente il Parlamento. Ma sePag. 45il Parlamento è stato chiamato per discutere l'emergenza Campania ed in ogni decreto-legge, che è un provvedimento d'urgenza, ci viene infilato di tutto e di più e diventa la «lavatrice delle porcherie» del Parlamento italiano e di questo Governo, credo che sia l'ora di dire basta!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mariani 9.6 e Libè 9.7, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 454
Votanti 451
Astenuti 3
Maggioranza 226
Hanno votato
194
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che i deputati Zorzato, Goisis, Pirovano e Consiglio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il deputato Barbato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo agli identici emendamenti Piffari 9.10 e Libè 9.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, questi identici emendamenti tendono quanto meno a ripristinare la normativa italiana nel rispetto della normativa europea sul considerare esclusivamente il rifiuto biodegradabile ovvero il rifiuto organico e non la frazione inorganica. In questo caso, ripristineremmo un principio sancito sia dalle leggi italiane che dalla normativa europea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, continuo a pensare che quando si introducono nuovi reati o si inaspriscono le pene si compie sempre un'operazione volta a celare la mancata soluzione dei problemi che sottendono quei comportamenti che si decide di punire. Si tratta di un diversivo e lo è anche in questo caso dell'emergenza in Campania, tanto più se si pensa che, mentre ci si oppone all'estensione delle nuove fattispecie di reato, delle nuove pene a tutto il territorio nazionale (violando il fondamentale principio giuridico di eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge), contemporaneamente in un provvedimento tutto focalizzato sull'emergenza rifiuti in Campania si estende la possibilità di ricorrere agli incentivi CIP6 in deroga per ben sei regioni italiane, tanto del nord quanto del sud, ma con un'incidenza - come è stato ricordato - maggiore al sud.
Inoltre, si tratta di importi (i 4 miliardi che emergono se si somma l'incentivo già attribuito per gli impianti in Campania e i 2 miliardi di euro che si decidono votando questo articolo 9) che, comparati come ricordava il collega Libè agli stanziamenti per la social card, dovrebbero essere resi noti ai cittadini e non soltanto agli ascoltatori di Radio Radicale che hanno la possibilità di conoscere quello che accade in quest'aula parlamentare.
Noi, con il voto all'articolo 9, votiamo la violazione di norme europee, decidendo di assegnare gli incentivi CIP6 anche a quegli impianti che utilizzano la parte inorganica dei rifiuti. Non sono una «fondamentalista» della raccolta differenziata. So che esistono tecnologie, come per esempio quelle basate sulla dissociazione molecolare, che consentirebbero lo smaltimento di rifiuti indifferenziati.
Tuttavia, quello che voglio dire è che quando si leggono i dati pubblicati dall'Autorità per l'energia elettrica ed il gas, emerge che dei circa 30 miliardi di euro che i cittadini hanno sborsato tra il 1991Pag. 46e il 2003 attraverso le bollette elettriche alla voce A3, che si riferisce al contributo a fonti rinnovabili ed assimilati, il 92 per cento è andato a finanziare impianti inquinanti, come centrali a fonti fossili o inceneritori, mentre solo l'8 per cento è andato a fonti rinnovabili pulite. Allora, ciò che capisco è che in realtà stiamo parlando di cifre relative a scelte strategiche per l'assetto energetico ed ambientale del nostro Paese, scelte che effettivamente vengono compiute, ma nell'assenza di un chiaro e trasparente dibattito, e in più, nel segno di un aggravio esponenziale della truffa ai danni dei cittadini e delle regole di mercato, nonché con lo sguardo sempre rivolto al passato.
Infatti, votando queste misure che sono scollegate dalla tariffa sui rifiuti e totalmente inglobate nella bolletta elettrica, si vota una sovraremunerazione per la realizzazione e la gestione degli impianti, e si incentiva la violazione delle norme comunitarie che prevedono un elenco di priorità in materia di rifiuti, che vanno dal riuso al riciclo e che pongono il recupero energetico come ultima opzione. Ciò che mi sento di dire è che se l'IRI, di cui per molti aspetti si vede un rinascimento, pilotava denaro dalle casse di enti pubblici, oggi il livello di coazione a delinquere è tale da pilotare lo stesso direttamente dalle tasche dei cittadini.
Ho condiviso le preoccupazioni espresse dal collega Barbato su quanto accade in Campania in relazione all'amianto, anche se poi non ne condivido i toni, né, in modo assoluto, gli attacchi personali, ma voglio dire che è vero che laddove c'è strage di legalità, lì c'è strage di vite umane e che la soluzione ai problemi del nostro Paese non è l'inasprimento delle pene o il giustizialismo, ma il rispetto della legge, che è costantemente violata e che ci si ostina a violare anche con il voto a favore di questo articolo 9.
Ora, se lo Stato decide di puntare sugli inceneritori e di finanziarli lo faccia, ma attraverso un dibattito aperto, trasparente...

PRESIDENTE. Onorevole Zamparutti, deve concludere.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Devono essere chiare anche le responsabilità che ci assumiamo con queste scelte, che sono quelle di condannare anche altre regioni dopo la Campania, in particolare la Sicilia, alla preistoria della gestione dei rifiuti, fatta di discariche e di inceneritori, e allo stritolamento delle incrostazioni clientelari, partitocratiche e criminali che a questo binomio sono connesse, come risulta anche dagli atti della relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Zamparutti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole dell'UdC su questi emendamenti per un motivo che è già stato espresso ma che ripetiamo. Noi stiamo parlando, tutti insieme, di spingere la raccolta differenziata; anche il provvedimento precedente prevedeva degli obiettivi che erano improponibili e proprio l'UdC aveva presentato degli emendamenti per ridurli, perché riteniamo che si debbano prevedere degli obiettivi raggiungibili e delle pene certe quando questi non vengono raggiunti. Ma se tutti condividiamo l'obiettivo di spingere sulla raccolta differenziata, ovviamente non dobbiamo permettere che non vi sia distinzione tra organico e inorganico, altrimenti diciamo una cosa e ne facciamo un'altra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, intervengo brevemente per annunciare che il gruppo del Partito Democratico si asterrà su questi emendamenti che sono soppressivi dell'intera lettera c)Pag. 47del comma 1 dell'articolo 9, mentre, come spiegheremo in seguito, proponiamo la soppressione della non distinzione tra sostanza organica ed inorganica.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Piffari 9.10 e Libè 9.11, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 457
Votanti 301
Astenuti 156
Maggioranza 151
Hanno votato
47
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che i deputati Velo e Cuomo hanno segnalato che non sono riusciti a votare mentre avrebbe voluto astenersi. Prendo atto, inoltre, che il deputato Pagano ha segnalato che si è astenuto mentre avrebbe voluto esprimere un voto contrario e che la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Libè 9.13 e Margiotta 9.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, abbiamo già spiegato in precedenza, e non tornerò sui medesimi argomenti, il motivo per cui questo articolo non soddisfa affatto, anzi registra la forte contrarietà del gruppo del Partito Democratico. In maniera particolare, l'emendamento che qui proponiamo, a mia prima firma, mira a sopprimere dalla lettera c del comma 1 dell'articolo 9 le parole: «senza distinzione fra parte organica ed inorganica».
Infatti, per noi il principio della distinzione tra parte organica e inorganica è assolutamente forte e assolutamente non superabile e derogabile. Peraltro, lo stesso Governo con il comma 1-bis (del quale parleremo tra breve) si pone il problema della necessità di distinguere, all'interno degli impianti che producono energia sia da fonti energetiche rinnovabili che da fonti energetiche non rinnovabili, la quota necessaria per accedere agli incentivi a partire dalla definizione convenzionale di un 51 per cento da attribuire alle fonti energetiche rinnovabili - quali ad esempio le biomasse: ecco perché è importante distinguere tra sostanze organiche ed inorganiche - nei casi di impiego dei rifiuti urbani a valle di raccolta differenziata efficace e di CDR esclusivamente da rifiuti.
Quindi, in qualche modo vi è una discrasia evidente tra quanto in maniera sufficientemente corretta è evidenziato al comma successivo e la volontà, invece, di non distinguere - come accade nella lettera c) - tra materia organica ed inorganica. Ecco perché chiediamo il voto favorevole su questi emendamenti tesi a ripristinare la correttezza del giusto comportamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intervengo per confermare da parte dell'Italia dei Valori il voto favorevole su questi emendamenti. Sono identici a quello di prima, in quanto si considera il rifiuto biodegradabile come oggetto di questo contributo e si esclude quanto, invece, è inorganico.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Libè 9.13 e Margiotta 9.14, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 48

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato
198
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che i deputati Occhiuto e Rubinato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 9.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, condividiamo la proposta fatta dal gruppo dell'Italia dei Valori con questo emendamento e sollecitiamo questa precisazione all'interno della lettera c) del comma 1, escludendo la possibilità di applicare l'incentivo del CIP6 per la parte inorganica dei rifiuti e mantenendo in vita questa possibilità esclusivamente per la parte organica.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 9.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 462
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
206
Hanno votato
no 256).
Prendo atto che il deputato Occhiuto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Piffari 9.30 e Libè 9.37.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, di fatto questi emendamenti vanno a sopprimere il comma 1-bis. Si ripete ancora la questione dei contributi sui CIP6 e, quindi, il voto è contrario a questo comma per le stesse motivazioni esposte precedentemente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Esposito. Ne ha facoltà.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario del gruppo del Partito Democratico. Così com'è stato detto precedentemente dal collega, in realtà si fa una confusione costante e continua sulla vicenda dei CIP6, sulla quale naturalmente condividiamo le posizioni espresse molto critiche, anzi contrarie. Tuttavia, non possiamo che prendere atto con un minimo di soddisfazione del fatto che il Governo ha compiuto un piccolo passo in avanti nel mettere in campo la possibilità di utilizzo dei certificati verdi che - lo voglio sottolineare - sono totalmente diversi dai CIP 6, nonostante manchino ancora i decreti attuativi che il Governo mi auguro vorrà mettere in campo al più presto.
È evidente che stiamo parlando di emendamenti che aiutano in maniera seria i termovalorizzatori territoriali, dove la raccolta differenziata è in molti casi di gran lunga superiore alle previsioni della legge statale.
Mi sorprende la presentazione degli identici emendamenti Piffari 9.30 e Libé 9.37. Nonostante la critica complessiva, considerato che siamo al terzo decreto-legge sull'emergenza rifiuti e che sono stati concessi i CIP6 ai termovalorizzatori campani (su questo, nonostante alcuni dubbi, abbiamo dato il via libera), nonostante che, con questa operazione e con il decreto-legge in esame, si mettano in campo i CIP6 per i termovalorizzatori siciliani (e,Pag. 49chissà, magari anche per altre regioni che nel frattempo valuteranno la possibilità di dichiarare l'emergenza, senza però avere svolto un serio lavoro sulla raccolta differenziata), credo che il comma 1-bis, del quale stiamo discutendo, sia da difendere e costituisca una possibilità per i cittadini delle realtà virtuose di ottenere, finalmente, un giusto riconoscimento rispetto al lavoro svolto finora.
Uso come esempio la provincia di Torino che, nel 2004, era in una situazione di sostanziale emergenza (la raccolta differenziata era sotto il 20 per cento). In pochissimi anni (sostanzialmente quattro anni scarsi), con il lavoro delle amministrazioni locali e con la disponibilità dei cittadini (ma anche mettendo a carico dei cittadini un aumento del costo della tariffa per organizzare il servizio porta a porta), la provincia di Torino ha superato abbondantemente il 40 per cento e, tra le realtà territoriali metropolitane, è ora quella con i migliori risultati. All'interno della provincia di Torino, va ulteriormente segnalato l'ottimo risultato della città di Torino, che ormai si avvia, con i dati dell'ultimo trimestre, a sfondare il tetto del 45 per cento di raccolta differenziata.
Essendo il termovalorizzatore del Gerbido al servizio di Torino e di una parte della provincia, ritengo importante questa opportunità, che avrei esteso anche ai termovalorizzatori siciliani, obbligando naturalmente quei territori e quelle comunità a farsi carico, in maniera un po' più seria, della raccolta differenziata e di andare oltre a quello che l'onorevole Capodicasa ha indicato come dato attuale del 6 per cento (svolgendo, quindi, un lavoro uniforme sul territorio, senza le continue distinzioni tra figli e figliastri).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, intervengo soltanto per ribadire che la discussione svoltasi nell'arco della mattinata ha messo in evidenza molte differenze riguardo al tema del CIP6 e dell'intero ciclo dei rifiuti.
Come eminenti colleghi hanno fatto rilevare, la soppressione del comma 1-bis (che prevedeva un passo avanti rispetto alla valutazione della raccolta differenziata e dello sforzo che, nel ciclo dei rifiuti, viene richiamato anche a proposito del tema delle energie rinnovabili) sembra solo una parziale soluzione a un tema ben più grave, rispetto al quale avevamo chiesto di mettere in trasparenza, anche nella nostra discussione in Commissione, le reali esigenze delle regioni, anche in riferimento all'individuazione di siti e di nuovi impianti di incenerimento. Rispetto a questa discussione, però, avevamo anche chiesto di togliere molta ipocrisia, che ha provocato contrapposizioni ideologiche sul tema delle energie rinnovabili, il quale, però, richiederebbe provvedimenti ad hoc. Per questo motivo ci impegniamo anche a presentare proposte che possano uscire da questa ambiguità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libé. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, il comma 1-bis dell'articolo 9 del decreto-legge in esame, che sarebbe anche condivisibile in linea di massima, nel merito e nei contenuti, è la dimostrazione chiara che qui c'è solo un assalto alla diligenza. Non si discute per migliorare il provvedimento, ma si tenta di portare a casa qualcosa in più o qualcosa in meno. Guarda caso, non si tratta di quelle zone che si vogliono dichiarare virtuose, perché sono quelle dove gli impianti mancano. Vi sono regioni che hanno impianti in ogni provincia e, invece, regioni che, nonostante si trovino al nord e abbiano avuto cambi di amministrazione, si ritrovano ancora senza questi impianti: non potevano chiedere l'accesso ai CIP6, ma chiedono un aumento della quota che riguarda il cosiddetto sistema dei certificati verdi. Dobbiamo chiarirci, perché sembra che ci prendiamo in giro. Quando qualcuno incassa un po' di soldini, vuol dire che qualcun altro li paga: i soldi non vengono stampati di notte e, quando vengono stampati,Pag. 50c'è sempre corrispettivo tra valore e moneta emessa.
Dunque, il sistema CIP6 è condivisibile, ma non vengano a raccontare che non costa, perché le aziende che acquistano il diritto, pur non producendo da fonti tecnicamente rinnovabili, hanno un diritto a vendere questi certificati ad altre aziende, che, non producendo da rinnovabili, come non fanno queste, comprano i loro certificati. Ma quei soldini (180 euro, o quello che è, a seconda del mercato) non li mette l'imprenditore, ma li scarica al consumo sull'acquirente o sul consumatore.
Dunque, chiariamoci: qui non si regala niente, non si fa nessuna operazione a costo zero. Sono soldi in più che vengono presi da qualcuno e dati ad altri. Sono chiesti - lo ribadisco - anche da una regione del nord, che, nonostante differenti amministrazioni, nel campo della realizzazione degli impianti, è rimasta agli albori come tante regioni del sud.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, onorevole Libè, non siamo più nell'ambito delle assimilate alle rinnovabili. Qui si calcola la quota di rinnovabili presente nei rifiuti a valle della raccolta differenziata, come spiegata nell'articolo. Anzi, di seguito vi è anche un nostro emendamento in cui chiediamo di vincolare la raccolta differenziata agli obiettivi di legge. Ed è quello che dice l'Unione europea: ridurre i rifiuti a monte, fare la raccolta differenziata; la termovalorizzazione solo per la parte assimilabile a biomasse può essere considerata fonte rinnovabile ed essere sostenuta. Questo è quanto l'Europa chiede e quanto l'Italia comincia a fare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Piffari 9.30 e Libè 9.37, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 448
Votanti 442
Astenuti 6
Maggioranza 222
Hanno votato
121
Hanno votato
no 321).

Prendo atto che i deputati De Pasquale, De Micheli, De Torre, Lovelli e Mosca hanno segnalato di avere espresso erroneamente voto favorevole, mentre avrebbero voluto esprimerne uno contrario; che i deputati Pompili e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole; che i deputati D'Antona, Garagnani, Brigandì, Duilio, Miotto e Bachelet hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo infine atto che il deputato Simeoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 9.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, chiedo scusa alla Presidenza e all'Aula, ma qualche collega ha frainteso o ha cercato di dire quello che noi avremmo detto. Non abbiamo fatto assolutamente confusione fra l'argomentazione sul CIP6 e ciò che adesso si introduce sui certificati verdi. Il problema è che, anche in questa questione, alla fine il prodotto che trattiamo è il rifiuto. A monte, ci deve essere il principio espresso dalla direttiva europea e - lo ripeto - anche dalla normativa italiana, secondo cui bisogna assolutamente distinguere il rinnovabile da ciò che non è rinnovabile o inorganico.
In questo caso, abbiamo cercato di utilizzare un parametro che potrebbe andar bene se questo parametro del 51,4 per cento di prodotto finale dopo la raccolta differenziata fosse effettivamente stato raggiunto da tutto il sistema, ma, in realtà,Pag. 51così non è. Quindi, consideriamo il CDR e il CDRQ con le stesse percentuali del prodotto che dovrebbe risultare al termine della raccolta differenziata e, quindi, del recupero di tutto ciò che è recuperabile, di un prodotto che alla fiamma rende dal punto di vista calorico molto meno, per le ragioni che avevo esposto prima, ossia le differenze del potere calorico tra un tipo di rifiuto e un altro. In questo caso, diamo un contributo che è vero che è fluttuante, perché dipenderà da quanto il mercato valorizzerà i certificati verdi, ma, stando alle situazioni attuali, alteriamo il valore dell'energia prodotta attraverso lo sfruttamento degli inceneritori del 50 per cento circa.
Quindi, si sarebbe potuto considerare questo provvedimento per un breve periodo, in attesa dell'applicazione della tecnologia del C14 di cui parlavo prima, cioè attraverso l'analisi dei fumi, oppure con la possibilità di considerare in modo diverso, in termini di percentuale, quindi di contributo, l'RSU a valle della differenziata e il CDR. Quindi, potremmo considerare il CDR al 40 o al 30 per cento o il CDRQ al massimo con un 30 o un 20 per cento, perché questi hanno un potere calorico quattro volte superiore a quello che si produce a valle della differenziata.
In realtà, invece, allo stesso prodotto che produce più chilocalorie diamo lo stesso contributo. Questo perché il sistema Italia non è ancora a regime; non abbiamo la raccolta differenziata al 40 per cento in tutta Italia.
E dov'è che si richiede tutto ciò? Non solo a Torino, ma in tante altre realtà, dove si dice che, attraverso questo strumento economico di valorizzazione dell'investimento, si riesce a rendere più basso il costo della differenziata.
Purtroppo, lo sappiamo, è così dappertutto. È chiaro che la raccolta si paga attraverso la bolletta, dalla raccolta al trasporto, allo smaltimento, ma se continuiamo a non rendere chiari e leggibili quali sono i sistemi di far pagare le bollette, alla fine trasferiamo sempre sui cittadini, attraverso manovre come questa, delle imposte improprie.
Questo, lo ripeto, perché il sistema non sta bruciando esattamente ciò che è a valle della raccolta differenziata, ma anche ciò che è a monte. A proposito del CDR-Q, faccio sempre l'esempio delle gomme delle automobili: di fatto, hanno un potere calorico quattro volte superiore al resto; producono più energia, ma producono - è il caso dei certificati verdi - un qualcosa di falso e di alterato, che non c'entra niente con il raggiungimento degli obiettivi dell'energia pulita e rinnovabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo solo per precisare ancora una volta, per chi, magari, non mi aveva ascoltato, che noi condividiamo nella sostanza il comma 1-bis. L'ho detto, è agli atti. Vi è un problema politico e ne ho dovuto precisare un altro, che è quello economico. Se ci si viene a raccontare che non vi è alcun costo, non è vero. Ho detto solo questo!
Appurato ciò, dico un'altra cosa: stiamo esaminando un decreto-legge sui rifiuti della Campania nei confronti del quale vi è il tentativo, ognuno per la sua parte, di inserire qualcosa; qualcuno ci è riuscito, qualcun altro non ci è riuscito, ma non si può andare avanti in questo modo.
Vogliamo e abbiamo necessità di rimettere in movimento un sistema che non funziona in tutto il Paese? Mettiamoci attorno ad un tavolo seriamente e risolviamolo nel complesso, perché, altrimenti, diventa davvero una contrattazione continua, dove ci si mette d'accordo con il Governo su qualche misura e su qualche altra «no», ma non è che in questo modo si risolvono i problemi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo per rispondere ai colleghi Piffari e Libè. Collega Piffari, sareiPag. 52d'accordo con lei, se l'articolo, alla lettera b), non prevedesse che il CDR deve essere prodotto esclusivamente da rifiuti urbani. I pneumatici, quindi, non c'entrano in questa partita.
Dopodiché, questa è una norma transitoria, perché si prevede che il Ministero dello sviluppo economico, d'accordo con il Ministero dell'ambiente, ogni tre anni indichi quella parte dei rifiuti che è considerabile assimilabile a biomasse.
Questo è il senso della legge a regime: è cosa molto diversa dal passato. Sottosegretario Menia, glielo dico preventivamente, oltre che al relatore: sarebbe importante, per fugare ogni dubbio in materia, se un emendamento successivo, che abbiamo presentato e che prevede che i rifiuti urbani prodotti a valle della raccolta differenziata non siano vincolati al rispetto degli obiettivi della raccolta differenziata, venisse accolto, perché quella disposizione fa capire che non stiamo parlando di un trucco per aggirare la raccolta differenziata, ma di un pezzo del ciclo dei rifiuti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 9.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro ... (Commenti).
Chiedo scusa. C'è qualche problema tecnico. Revoco l'indizione della votazione.
Indìco dunque la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 9.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 460
Votanti 295
Astenuti 165
Maggioranza 148
Hanno votato
40
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che il deputato Simeoni ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Iapicca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Piffari 9.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intervengo solo per ribadire - cercando di andare incontro alle esigenze dell'Aula - che tutti questi emendamenti tendono a modificare e a rendere più digeribile - se così possiamo dire - questa forma di utilizzazione del CIP6. Io credo, invece, che in questa Aula, anziché confrontarci con il Governo, affinché il decreto-legge Campania diventi efficace per l'emergenza della Campania, si stia cercando di selezionare quale orto del vicino ingrassare. Tutto ciò fa male agli italiani, a noi tutti, perché è un modo sbagliato di affrontare l'emergenza rifiuti dettata nei lavori di questa Assemblea dai tanti decreti-legge presentati che diventano -lo ripeto - le corriere di ogni «lavatrice».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Esposito. Ne ha facoltà.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, intervenga a titolo personale per annunciare il mio voto contrario, in difformità dal mio gruppo, rispetto all'emendamento Piffari 9.32 e a tutti gli altri successivi, fino all'articolo 9-bis.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 9.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 53
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge(Vedi votazionia ).

(Presenti 457
Votanti 284
Astenuti 173
Maggioranza 143
Hanno votato
21
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che i deputati Viola e Realacci hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi; che il deputato Simeoni ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Moles ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 9.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 461
Votanti 281
Astenuti 180
Maggioranza 141
Hanno votato
14
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che i deputati Simeoni e Tassone hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Moles ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 9.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 470
Astenuti 3
Maggioranza 236
Hanno votato
202
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che il deputato Simeoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 9.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge(Vedi votazionia ).

(Presenti 468
Votanti 446
Astenuti 22
Maggioranza 224
Hanno votato
13
Hanno votato
no 433).

Prendo atto che il deputato Simeoni ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Piffari 9.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
41
Hanno votato
no 435).Pag. 54

Prendo atto che il deputato Simeoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Mariani 9.38.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, l'emendamento Mariani 9.38 si riferisce a quanto poc'anzi ci diceva l'onorevole Realacci. La finalità è assolutamente nobile e condivisibile. Il problema che però pongo è che tecnicamente mi sembra difficilmente realizzabile, perché la previsione di aggiungere il rispetto della norma degli obiettivi fissati presuppone anche che poi i rifiuti che vengono conferiti debbano essere selezionati tra quei comuni che hanno aderito, e che stanno rispettando la norma, e quelli che non la stanno rispettando; il che diventa, sostanzialmente, irrealizzabile.
La mia proposta, quindi, sarebbe di ritirare l'emendamento e di presentare un ordine del giorno, che accoglierei, che in qualche maniera determinasse questa linea di indirizzo, perché mi sembra tecnicamente irrealizzabile: come si fa a discriminare, all'atto del conferimento, quale rifiuto proviene dal comune che rispetta le norme e quale «no»?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, sottosegretario Menia con spirito costruttivo le dico che non è tanto la questione di discriminare tra un comune e l'altro. La pianificazione dei rifiuti avviene su scala regionale e in alcuni casi le regioni hanno demandato alle province questa pianificazione. Se una regione ha raggiunto i suoi obiettivi, gli impianti nuovi che si realizzano in quella regione hanno diritto a questi finanziamenti; se la pianificazione è stata demandata alle province, un analogo ragionamento varrà per le province; chi non ha raggiunto i suoi obiettivi non avrà diritto ai finanziamenti; la legge prevede questo.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, chiederei all'onorevole Realacci di trasfondere il contenuto dell'emendamento in esame in un ordine del giorno, anche per un altro motivo: è corretta la sua interpretazione rispetto alla regionalizzazione o all'ambito provinciale, c'è però da dire che noi, con le disposizioni degli articoli precedenti, sanzioniamo i singoli comuni che non rispettano gli obiettivi; dunque, procedere ora ad una indifferenziazione di qualcosa che prima abbiamo discriminato con la sanzione dei singoli comuni rischia di essere oggettivamente un elemento di confusione. Quindi, chiederei veramente di trasformare l'emendamento in esame in un ordine del giorno. L'obiettivo è comprensibile e condivisibile, ma si crea proprio una discrasia rispetto al caso precedente.

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Mariani 9.38 per trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, il problema è che ciò non riguarda i singoli comuni, ma gli impianti (gli impianti che hanno diritto). Tuttavia voglio dire una cosa. Se siamo d'accordo su fatto che sia questo il criterio (anche se un conto è un emendamento, un conto è un ordine del giorno) si può anche tramutare la proposta emendativa in un ordine del giorno. L'importante è che sia chiaro fra di noi che stiamo costruendo un percorso virtuoso in cui l'accesso alla termovalorizzazione è legittimo solo a valle del raggiungimento degli obiettivi della raccolta differenziata. A mio avviso, questo emendamentoPag. 55lo rende inequivoco anche in termini di legge. Se appare complicato trovare adesso una formulazione, lo traduciamo in un ordine del giorno con l'impegno del Governo però a tenerne conto nelle deliberazioni successive.

PRESIDENTE. Lo chiederei all'onorevole Mariani che è prima firmataria dell'emendamento in esame.

RAFFAELLA MARIANI. Si, signor Presidente lo ritiriamo.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Bratti 9-bis.30.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, per quanto riguarda l'emendamento in esame, avendo preventivamente raccolto il consenso dei colleghi del Comitato dei nove, ne proporrei una riformulazione: all'articolo 9-bis, comma 1, lettera a) (quarta riga), dopo le parole: «comma 2», sostituire le parole: «possono essere», con le parole; «si considerano».

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Ghiglia, ma non si tratta di una riformulazione. È una nuova proposta emendativa la cui presentazione deve essere formalizzata. Tecnicamente - lo ripeto - non è una riformulazione.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, allora chiedo la sospensione di un minuto per presentare...

PRESIDENTE. Lo possiamo fare alla ripresa, lo accantoniamo?

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Sì, signor Presidente, chiedo che l'emendamento in esame sia accantonato in modo tale da poterne presentare un altro alla ripresa della seduta.

PRESIDENTE. Sta bene l'emendamento Bratti 9-bis.30 è pertanto accantonato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bratti 9-ter.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, con questo emendamento proponiamo la soppressione dell'articolo 9-ter che riguarda il piano nazionale degli impianti d'incenerimento urbano, sul quale già in discussione sulle linee generali alcuni miei colleghi deputati del gruppo del Partito Democratico avevano sollevato diverse perplessità. Le ragioni e le motivazioni vanno ricercate appunto nella considerazione che la proposta di un piano nazionale - ammesso che si riesca poi a farlo - contrasta con la logica di responsabilizzazione dei territori nelle scelte di localizzazione anche di impianti ad alta incidenza come quelli di incenerimento. Noi crediamo che la logica di un intervento sostitutivo a priori si configuri come l'ennesima risposta centralista che contrasta i proclami sul federalismo e sul riconoscimento dell'autonomia dei territori (che così tante volte abbiamo sentito dai banchi di una parte di questa maggioranza), poiché si toglie alle regioni e alle province, che hanno una specifica competenza al riguardo, il compito di concorrere alla scelta di localizzazione e di sviluppo nella pienezza del loro ruolo. Chiediamo quindi di evitare il rischio di annullare la validità della pianificazione territoriale a favore invece di ragioni che supportano la partecipazione di soggetti e di risorse privati. Noi riteniamo inoltre che il rischio di questo articolo, così come formulato, si ponga anche in relazione alla determinazione delle tariffe e quindi della copertura dei costi che dipende in maniera molto stringente dal sistema di smaltimento di cui si dispone a livello territoriale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, solo un anno fa qualcuno haPag. 56richiamato le immagini dei rifiuti in Campania che vedevamo sulle televisioni nazionali ed internazionali e, di fronte ad un'emergenza di quel tipo, alcune forze politiche presenti in Parlamento hanno organizzato dei picchetti davanti agli inceneritori che potevano accogliere qualche decina di questi camion per affrontare questa emergenza, in funzione proprio del fatto che ogni regione doveva assumersi le proprie responsabilità e gestirsi quindi i propri rifiuti. Solo di fronte - così almeno ci è stato detto - all'impegno ad affrontare seriamente la questione Campania, si è accettato di ricevere i rifiuti in questi inceneritori.
Oggi, invece, qui proponiamo una questione che non è più a carattere regionale, come di fatto è stata affrontata fino ad oggi, ma presentiamo di nuovo un piano a livello nazionale, rimettiamo di nuovo tutto in un calderone a livello nazionale, sia nella pianificazione della gestione dei rifiuti, sia nella gestione delle tariffe.
Credo che vada assolutamente rivisto anche questo modo di affrontare le questioni in Italia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bratti 9-ter. 30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 461
Votanti 460
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato
210
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che i deputati Renato Farina e Torrisi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario; che la deputata Mariani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Simeoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Mario Pepe (PdL) 9-ter. 31.

MARIO PEPE (PdL). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (PdL). Desidero sapere qual è il parere del Governo.

PRESIDENTE. Il parere è stato già reso ed è un parere contrario, sia della Commissione sia del Governo.

MARIO PEPE (PdL). Signor sottosegretario, è stato detto che i termovalorizzatori accendono una fonte di inquinamento e ne spengono almeno cinque. Si tratta però di quei termovalorizzatori che chiudono il ciclo dei rifiuti, recuperano energia ed hanno un rendimento elettrico importante: è verso questi termovalorizzatori che vanno indirizzati gli incentivi pubblici e questa è anche una direttiva europea. Pertanto, non capisco il parere contrario del Governo, ma mi adeguo e ritiro l'emendamento in esame (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 9-ter.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato
212
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che il deputato Cassinelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimerePag. 57voto contrario e che il deputato Simeoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Realacci 9-quater.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, mi rivolgo anche ai colleghi: capisco che qui ovviamente, come è naturale e come accade anche a noi per altri provvedimenti, il merito viene lasciato alla fiducia che si ha in coloro che hanno seguito il provvedimento, però questa parte dell'articolo che è stato inserito alla fine, lo dico con franchezza, mi sembra tanto un favore fatto a qualche casa produttrice. Cosa prevede questa parte dell'articolo? Prevede che, a determinante condizioni, vengano autorizzati i cosiddetti trituratori di rifiuti (una cosa che anche in altri Paesi del mondo esiste, soprattutto negli Stati Uniti), cioè che i rifiuti organici che vengono prodotti possano essere triturati ed immessi direttamente nei rubinetti e nell'impianto fognario.
Francamente penso che sia un provvedimento sbagliato, perché in questa maniera una parte dei rifiuti, una parte della frazione umida, che potrebbe essere recuperabile, viene sottratta e si crea uno stress: infatti, potete immaginare cosa significa, in un sistema come quello italiano - in cui spesso gli impianti di depurazione non sono perfetti ed in cui il sistema fognario è quello che è - immettere all'improvviso quantità significative di rifiuti biologici triturati, nei rubinetti delle case, che poi finiscono nelle fogne, che poi finiscono negli impianti di depurazione.
Mi sembra francamente che, per fare un favore a qualche trituratore di rifiuti, si rischia di inguaiare il sistema di smaltimento fognario del nostro Paese e di sottrarre rifiuti recuperabili alla raccolta. Pertanto, penso francamente che andrebbe soppressa questa parte dell'articolo, che del resto, come è ovvio, non ha nulla a che vedere né con l'emergenza rifiuti in Campania né con il corretto smaltimento dei rifiuti in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Motta. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, mi scusi ma avevo chiesto di parlare sull'emendamento Mariani 9-ter.32 e lei non mi ha dato la parola.

PRESIDENTE. Non mi risultava: lei aveva chiesto di parlare sull'emendamento Mario Pepe (PdL) 9-ter.31, che è stato ritirato.

CARMEN MOTTA. No signor Presidente, era l'emendamento Mariani 9-ter.32. Comunque va benissimo, era per precisare.
Avendo l'Aula respinto il nostro emendamento soppressivo di questo articolo, vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi sul fatto che il sistema tariffario è di competenza locale e regionale e, pertanto, va ribadito il principio - che anche altri colleghi che mi hanno preceduto hanno sottolineato - che lo smaltimento deve avvenire dove si produce il rifiuto; dove si produce il rifiuto si determina il costo del suo smaltimento e quindi, attraverso ciò, la definizione della tariffa.
Lo dico perché credo sia importante ribadire che bisogna evitare che gli eventuali maggiori costi dell'adozione di forme di incenerimento possano gravare sulle tariffe di smaltimento dei rifiuti che pesano sulle tasche degli cittadini.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARMEN MOTTA. Concludo, signor Presidente. Dal momento che questo Governo e questa maggioranza sono sempre pronti a dichiarare che non vogliono mettere le mani nelle tasche dei cittadini, bisogna allora confermare (e l'emendamento che è stato bocciato prima andavaPag. 58in quella direzione) che si deve evitare che l'aumento delle tariffe sia fatto pesare sulle tasche dei cittadini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Realacci 9-quater.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 458
Votanti 455
Astenuti 3
Maggioranza 228
Hanno votato
182
Hanno votato
no 273).

Prendo atto che i deputati Reguzzoni, Buonanno e Versace hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Simeoni ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 9-quater.100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, questa riformulazione proposta dalla Commissione non risolve a nostro avviso il problema e rimane la contrarietà che prima ha espresso il collega Realacci su questo articolo. Crediamo che questa misura, quella di inserire la possibilità di triturare il materiale organico con i dissipatori di rifiuti alimentari, sia una proposta sbagliata e addirittura pericolosa che risponde più che altro a logiche di carattere lobbistico che si ripropongono da ormai dieci anni periodicamente e che, fino ad ora, avevamo in qualche modo avuto la bontà di evitare che fossero recepite giuridicamente.
Al di là del fatto che l'inserimento di questo nuovo strumento di triturazione darebbe poi vita a dei costi energetici altissimi per il funzionamento e per la necessità di porsi il problema di smaltire un altro elettrodomestico, quando invece il nostro impegno dovrebbe essere volto a ridurre l'utilizzo di strumenti non assolutamente necessari come questo, ci sono anche delle oggettive difficoltà di carattere idrico, perché sappiamo che la possibilità di immettere nel sistema di gestione idrico dei rifiuti triturati attraverso questo strumento andrebbe ad appesantire in modo molto critico il ciclo di depurazione e complessivamente il ciclo dell'acqua. Addirittura nelle zone pianeggianti di molte parti del nostro Paese correremmo il rischio di mandare in tilt il sistema delle fognature e di smaltimento delle acque.
Soprattutto, inserire e accettare una proposta di questo tipo vuol dire dare, ancora una volta, un segnale contrastante rispetto a quello che dovrebbe essere il nostro obiettivo primario, quello di incentivare la raccolta differenziata, con la formazione e l'utilizzo del compost. Questo dovrebbe essere il nostro impegno, al di là dei proclami che periodicamente si fanno e a cui poi non si dà corso. Sottoscrivere una proposta di questo tipo va esattamente nella direzione contraria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9-quater.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 465
Votanti 460
Astenuti 5
Maggioranza 231
Hanno votato
274
Hanno votato
no 186).

Prendo atto che il deputato Simeoni ha segnalato che non è riuscito a votare.Pag. 59
Avverto che la Commissione, in relazione all'emendamento da ultimo accantonato, ha presentato l'emendamento 9-bis.100 che è in distribuzione. Chiedo ai gruppi se intendano rinunziare al termine per la presentazione dei subemendamenti.
Chiedo, altresì, al presentatore Bratti se intenda o meno ritirare il suo emendamento 9-bis.30 precedentemente accantonato.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente non rinunciamo ai termini per la presentazione dei subemendamenti.

PRESIDENTE. Sta bene.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, solo una cosa...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, colleghi!

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Vorrei fare una precisazione perché forse mi sono espresso male: l'emendamento della Commissione che è in distribuzione non è sostitutivo dell'emendamento Bratti 9-bis.30 che va comunque votato.

PRESIDENTE. Ritiro, quindi, la domanda rivolta all'onorevole Bratti concernente il ritiro o meno del suo emendamento 9-bis.30. Alla ripresa della seduta, comunque, scioglierete questo nodo.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a uno strumento del sindacato ispettivo (ore 14,08).

LUDOVICO VICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, questa mattina all'1,30 è morto in un incidente sul lavoro in uno stabilimento siderurgico dell'Ilva di Taranto un operaio polacco, Jan Zygmuntjan Paurowicz di 54 anni, dipendente di una ditta belga.
Ancora una volta la mia terra e l'intero Paese si sveglia nell'ultimo scorcio di questo 2008 con un lutto al braccio: un'ecatombe che fa rabbrividire, indignare, e lascia senza parole. Il Paese prova a risalire la china, ma assieme a Jan Paurowicz, morto questa mattina, e a tutti gli altri sacrificati in nome del lavoro, è la vittima indiretta di una barbarie che va assolutamente fermata.
Il cordoglio non può bastare: in nome di un profitto, di un maggiore risparmio non si può più macinare la nostra gente. I nostri operai pagano per due volte uno strappo che ormai il Paese vive in maniera netta: il diritto e la difesa del lavoro, e poi la sicurezza.
Oggi, signor Presidente, noi tutti siamo accanto a quegli operai, accanto alla famiglia, agli amici di Jan, figlio di un mercato che deve tornare ad avere regole ed umanità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Vico, ritengo che l'intera Aula si associ a quanto da lei detto.

RICCARDO MIGLIORI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, poco fa il presidente della regione Toscana ha chiesto al Governo la dichiarazione di stato di emergenza nazionale, a causa degli straordinari eventi calamitosi che da un giorno e mezzo colpiscono la Toscana. Si tratta di eventi straordinari che hanno colpito nella giornata di ieri lePag. 60province settentrionali e nella nottata soprattutto le province meridionali della regione.
Poiché sono in corso sopralluoghi di varia natura e soprattutto in alcune province la grande maggioranza dei corsi d'acqua purtroppo è fuori dall'alveo (lo stesso livello dell'Arno nella città di Firenze ed in altri comuni della provincia di Firenze - è notizia di poco fa - ha abbondantemente superato il livello di guardia e già si registrano elementi di alluvione nella zona del Val Tiberina), ritengo opportuno che il Governo relazioni in Aula sulla situazione in atto.
Soprattutto, chiedo che il sottosegretario Bertolaso in modo molto celere voglia accedere alla richiesta che questa mattina il presidente della regione ha ufficialmente rivolto al Governo; anche per comprendere se siamo o meno di fronte ad una situazione di vera, autentica emergenza, come purtroppo pare emergere.

PRESIDENTE. La sua richiesta sarà debitamente rappresentata.

MARCELLO DE ANGELIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCELLO DE ANGELIS. Signor Presidente, innanzitutto mi associo alla richiesta del collega Migliori: una richiesta di stato di calamità è stata già presentata, per quanto riguarda la capitale, dal sindaco di Roma alla regione.
Si tratta di una condizione di emergenza atmosferica che non ha assolutamente pari, quanto meno nei decenni passati: si consideri che a Roma in soli dieci minuti ieri c'è stata la stessa precipitazione che normalmente c'è in tutto il mese di dicembre.
Signor Presidente, oggi abbiamo dato prova - come sottolineava il Presidente Fini - di una grande capacità all'interno di quest'Aula di dimostrare grande responsabilità istituzionale di fronte alle crisi e alle emergenze.
Vorrei esprimere il mio rammarico davanti all'Aula per il fatto che, invece, è appena arrivata un'agenzia in cui l'ex sindaco Rutelli si permette, a fronte della richiesta da parte del sindaco Alemanno di dare risposte al presente stato di calamità, di accusare il sindaco stesso e la giunta di aver messo in ginocchio la Capitale e di non essere in grado di fornire risposte a tale problema.
Non è necessario essere residenti a Roma - basta anche semplicemente frequentare Roma due o tre volte la settimana, come facciamo noi - per ricordare che la situazione in cui si trova la città ogni volta che si verifica un problema di maltempo a Roma, cui si aggiunge il traffico, esiste da almeno quindici anni, e cioè sicuramente da quando ad amministrare era il sindaco Rutelli attraverso poi l'amministrazione successiva del sindaco Veltroni.
Esprimo, pertanto, la mia solidarietà per un simile attacco, che trovo piuttosto cialtrone e strumentale, da parte dell'ex sindaco Rutelli al sindaco Alemanno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

RAFFAELLA MARIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, anch'io intervengo per sottolineare che - a seguito dell'ondata di maltempo che ha colpito il territorio toscano a partire dal 28 novembre, che ha provocato nel nostro territorio una tipologia di fenomeni di intensità notevole (che vanno dalle mareggiate alle frane e alle trombe d'aria) e che ha interessato alcune delle province della parte nord della Toscana e della Toscana meridionale, come ha ricordato il collega Migliori - fin da ieri il presidente della regione ha richiesto, con lettera rivolta al capo del Dipartimento della Protezione civile, il riconoscimento dello stato di calamità.
Nelle nostre province, per la collaborazione che non da oggi è sempre esistitaPag. 61tra la regione Toscana e il Dipartimento della Protezione civile, si è già in grado di compiere una valutazione ed una stima dei primi danni, a seguito delle quali la regione richiede appunto un intervento del Governo a livello nazionale.
Intendiamo anche sottolineare (come già fatto nella discussione che abbiamo svolto anche nelle settimane scorse con il sottosegretario Bertolaso) quanto sia necessario individuare le risorse per venire incontro alle esigenze dei nostri territori, che in termini di prevenzione e di difesa del suolo hanno potuto dimostrare negli anni passati - purtroppo a seguito di gravissime calamità naturali - quanto si sia stati in grado di ricostruire e di agire in perfetta sintonia tra la regione Toscana e il Dipartimento della Protezione civile, indipendentemente dai Governi che si sono succeduti.
A questo proposito voglio anche far rilevare (come avevamo fatto, del resto, in occasione della discussione del disegno di legge finanziaria) quanto sia importante non solo trovare le risorse per recuperare l'emergenza immediata e per dare sollievo a quelle amministrazioni comunali, provinciali e regionali, ma anche individuare le risorse che occorreranno per ripristinare, dal punto di vista dell'assetto idrogeologico e delle opere che dovranno essere realizzate nell'ordinarietà, un equilibrio che è molto precario e che subito dopo ogni evento eccezionale di carattere meteorologico testimonia quanto sia utile individuare risorse non solo da parte della Protezione civile, ma anche da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nella direzione di fermare questo meccanismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per chiederle di sollecitare una risposta ad una interrogazione che il nostro gruppo ha presentato nel lontano 1o ottobre di quest'anno. Chiediamo una risposta scritta, ma non ci è ancora giunta notizia.
L'interrogazione n. 4-01197, di cui è primo firmatario l'onorevole Ciocchetti, riguarda l'IRCCS Santa Lucia della città di Roma.
Parliamo di un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico che tutti in quest'Aula conosciamo, di un istituto di eccellenza di questa regione, e vorremmo quanto meno capire qual è l'orientamento del Governo rispetto a questo tipo di strutture. Si tratta di un'interrogazione che attende una risposta che per noi è urgente.

LUCIANO CIOCCHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, naturalmente mi associo anche alla richiesta avanzata dall'onorevole Anna Teresa Formisano. Ho ascoltato, però, prima un intervento che, se non ci fosse stato, mi avrebbe evitato di svolgere ora questo intervento in merito a ciò che è accaduto questa notte a Roma.
Purtroppo, non è accaduto soltanto questa notte: in venti giorni ci sono stati quattro episodi di nubifragi annunciati dalla protezione civile. Non sono stati interventi e fatti avvenuti all'improvviso. Da quattro giorni la Protezione civile annunciava che nella scorsa notte vi sarebbe stata una precipitazione eccezionale sul centro d'Italia e sulla città di Roma. Era sufficiente togliere le foglie dai tombini, bastava pulire i tombini e le caditoie in questi giorni, visto che da venti giorni Roma, e non solo, è sottoposta ad eventi eccezionali dal punto di vista della pioggia. Un sindaco così efficiente doveva far pulire i tombini dalle foglie e probabilmente per i cittadini romani qualche disagio sarebbe stato meno significativo e meno grave.

MICHELE POMPEO META. Chiedo di parlare.

Pag. 62

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, anche io mi sarei risparmiato questo intervento se non avessi ascoltato le parole del collega De Angelis. Non ho letto l'agenzia che riportava la dichiarazione dell'ex sindaco Rutelli. Tuttavia, siamo romani e chi non è di Roma e vive in questa città ha potuto verificare le conseguenze di un evento meteorologico certamente particolare, ma annunciato.
Stamane la città era paralizzata: non c'era soltanto traffico, ma si è bloccato il sistema. Un sindaco eletto pochi mesi fa naturalmente è ancora nella fase di rodaggio e deve prendere confidenza con la macchina. Tuttavia, c'è la Protezione civile e si trattava di eventi preannunciati: quattro nel giro di dieci giorni. Va bene la prima, la seconda, la terza volta, ma la quarta volta ci si deve predisporre.
Ritengo che le parole debbano essere misurate. Il diritto alla critica in quest'aula si può esercitare anche nei confronti del sindaco di Roma: ci mancherebbe. Il sindaco deve assumersi tutte le sue responsabilità perché questa mattina per sua responsabilità parecchie scuole sono state chiuse e per sua responsabilità ci sono state code incredibili sulle consolari, il raccordo anulare è bloccato, il centro paralizzato.
Consigliamo al sindaco Alemanno meno propaganda, meno chiacchiere e più fatti. Infatti, il Parlamento e il Governo rispetto ai problemi di Roma hanno dimostrato, anche con l'ultima manovra finanziaria e con gli ultimi provvedimenti, molta generosità. È il primo cittadino di Roma, è il sindaco della capitale e ritengo che sia doveroso quando le questioni non funzionano per il verso giusto, indirizzare le critiche.
Collega De Angelis, siamo stati tutti amministratori. Per quanto riguarda Rutelli e i suoi successori, questa città e questa regione - lo voglio dire - sono tra le poche che hanno definito l'assetto della difesa del suolo, il piano di bacino del Tevere e dell'Aniene, il piano di bacino regionale.
Non si tratta di smottamenti o di frane: si tratta, a stagione autunnale avviata, in una città dove vi sono migliaia e migliaia di platani, di rimuovere le foglie che giacciono da settimane intere sul lungotevere e nelle strade di Roma, accatastate dall'AMA e non raccolte.
C'è un problema di funzionalità elementare degli uffici comunali. Il sindaco va aiutato a capire che il mestiere dell'amministratore è faticoso e deve farlo con umiltà. Amministrare Roma non significa soltanto fare grande politica, ma sudare ogni giorno perché la città è questa, è complessa e bisogna avere attitudine e umiltà nel farlo e nel saperlo fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FILIPPO ASCIERTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, in circostanze drammatiche come queste ci vorrebbe il buon senso anche e soprattutto da parte di noi parlamentari, vale a dire la disponibilità a cercare soluzioni quando si verificano catastrofi come quella verificatasi in questi giorni.
Chi le parla ha vissuto per decenni in strada sei-sette ore al giorno e ha sempre visto questa città in preda ad emergenze nel momento in cui piove in abbondanza.
Quello che si è verificato in quest'ultime ore è fuori dalla norma e, quindi, accentua, ancora di più, i disagi decennali di questa città. Ho ascoltato il collega, addirittura, accusare Alemanno di non aver tolto le foglie, come se l'autunno fosse una stagione non conosciuta ai più, e dire che si potrebbe anche intervenire sulla caduta delle foglie.
Al di là di quelle che sono state le affermazioni di questo momento, appaiono davvero sconcertanti le dichiarazioni di Rutelli, un leader del Partito Democratico che, in merito a questa situazione, invece di porre attenzione ed articolare qualche proposta, si scaglia contro Alemanno in modo assolutamente strumentale, accusandolo di incapacità diPag. 63amministrare una grande capitale. Non è mai accaduto che una città civile finisse in ginocchio in questo modo: è assolutamente vero, perché una città come Roma oggi è in ginocchio non per colpa di Alemanno, ma per colpa di un'intemperie così forte, che ha investito non solo Roma, ma tutta l'Italia. Quindi Rutelli dovrebbe o fare volontariato e aiutare chi ha bisogno oppure smetterla di fare l'ipocrita e accusare gli altri. Ritengo che ci voglia responsabilità e che, in questo momento, la sinistra e, in modo particolare, Rutelli non l'abbiano dimostrata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15,15.

La seduta, sospesa alle 14,25, è ripresa alle 15,15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Boniver, Cicchitto, Cirielli, Cota, Donadi, Alberto Giorgetti, Lo Monte, Martini, Palumbo, Soro, Stucchi e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatrè, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A. C. 1875-A)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato accantonato l'emendamento Bratti 9-bis.30 ed è stato presentato l'emendamento 9-bis.100 della Commissione, su cui la Commissione bilancio ha espresso nulla osta, nel presupposto che dall'attuazione dell'articolo 9-bis, come modificato dall'eventuale approvazione dell'emendamento 9-bis.100, non derivino contenziosi in sede comunitaria suscettibili di determinare conseguenze finanziarie negative.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'emendamento 9-bis.100 della Commissione.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, l'emendamento 9-bis. 100 è quello su cui avevamo prima interrotto la discussione. Il Governo esprime su di esso parere favorevole anche perché si tratta di un emendamento che nasce in forza di un accordo generale registratosi in Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 9-bis. 100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, vorrei intervenire, non tanto sul merito di questo emendamento su cui il Governo ha appena espresso parere favorevole, quanto sul metodo.
Credo che alla fine ci sia stato un confronto non solo su questa vicenda, ma in particolare su tutto il decreto-legge al nostro esame; ciò lo consideriamo anche un auspicio per il voto finale premesso che c'è ancora il passaggio necessario dell'esame degli ordini del giorno presentati su cui attendiamo il parere del Governo. Mi pare, signor Presidente, che ci sia stata una discussione seria e approfondita al netto degli interventi di questa mattina sull'ordine dei lavori (mi riferisco all'intervento del presidente Soro, a quello del collega Bocchino, dell'onorevole Compagnon e di altri colleghi) su vicende esterne ai lavori di quest'Aula, che pure hanno attinenza con la politica del Paese, con iPag. 64rapporti tra maggioranza e opposizione, ma che comunque non sono inerenti alle dinamiche specifiche di questo decreto-legge.
Al netto di queste vicende, lo ripeto, credo che si sia realizzato un confronto di alto profilo, in parte grazie alla competenza e all'attenzione con cui il relatore Ghiglia ed il Governo, per altri versi, hanno seguito questo provvedimento, in parte anche grazie al fatto che l'opposizione si è mantenuta sul merito degli emendamenti con un atteggiamento, a mio avviso, responsabile che certamente è preludio, mi auguro, ad un voto che possa raggiungere una convergenza più ampia dei confini numerici dell'attuale maggioranza.
Pertanto riteniamo che sia positivo il fatto che lo stesso Presidente della Camera, proprio questa mattina, abbia sottolineato come il lavoro di merito e di dialettica costruttiva riesca a porre in evidenza i suoi frutti.
Signor Presidente, non possiamo che associarci anche alla considerazione che troppo spesso il lavoro che si svolge in quest'Aula, al di là del fatto che comporti e che giunga a chiusura di una mediazione positiva o meno o al contempo che sia un lavoro che veda divisi o uniti maggioranza e opposizione, è importante, lungo e, permettetemi, colleghi, anche molto faticoso. Purtroppo, tale lavoro viene spesso dimenticato dai mezzi di informazione mentre di fronte a episodi non particolarmente esecrabili vediamo un'attenzione addirittura morbosa degli stessi mezzi di informazione.
Signor Presidente, da questo punto di vista sia su questo emendamento, sia sul merito del provvedimento, preannunzio, a nome del gruppo del Popolo della Libertà, un voto conforme al parere espresso dal relatore e dal Governo. Pertanto, esprimeremo un voto favorevole.
Auspichiamo un esito positivo di questo confronto, con un voto che vada al di là dei confini della maggioranza, perché si tratta di una questione nazionale, che riguarda il Paese e la Campania e crediamo di avere dato vita ad un confronto politico costruttivo anche con l'opposizione e anche grazie all'opposizione stessa.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9-bis.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 302
Votanti 297
Astenuti 5
Maggioranza 149
Hanno votato
295
Hanno votato
no 2
Sono in missione 70 deputati).

Prendo atto che i deputati Simeoni, Cuomo, Razzi e Ria hanno segnalato che non sono riusciti a votare; che i deputati De Pasquale, Verini e Zucchi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei semplicemente farle presente qual è la situazione. La maggioranza non è in grado di assicurare il numero legale e ciò lo constateremo in occasione della votazione del prossimo emendamento, ma vorrei che di ciò fosse consapevole tutta l'Assemblea. Ne riparleremo in occasione del prossimo voto (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Bratti 9-bis.30.

Pag. 65

ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, non abbiamo capito il parere della Commissione sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Onorevole Lo Presti, la Commissione ha espresso parere contrario. Lo stavo per annunciare proprio nel momento in cui lei ha chiesto la parola.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bratti 9-bis.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 387
Votanti 384
Astenuti 3
Maggioranza 193
Hanno votato
153
Hanno votato
no 231).

Prendo atto che i deputati Rota, Misiani e Zucchi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, e che il deputato Vincenzo Fontana ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Simeoni, Razzi e Ria hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1875-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1875-A).
Avverto che gli ordini del giorno Germanà n. 9/1875/8 e Mariani n. 9/1875/12 sono stati ritirati dai presentatori.
Avverto, inoltre, che l'ordine del giorno n. 9/1875/25 deve intendersi a prima firma Quartiani e che l'ordine del giorno n. 9/1875/46 deve intendersi a prima firma Motta.
Prendo atto che l'onorevole Cera che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/42, vi rinuncia.
Prendo atto che l'onorevole Libè che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/41, vi rinuncia.
L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/44.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, intervengo brevemente. Con questo ordine del giorno desidero richiamare la grave situazione che esiste anche nella regione Calabria. Nell'ordine del giorno ho fatto riferimento anche alle vicende di Crotone.
Inoltre, in quest'ordine del giorno faccio riferimento alla gestione commissariale legata all'emergenza dei rifiuti, che deve certamente essere superata e, quindi, giungere alla normalità. Voglio ovviamente fare un'ulteriore considerazione - e, quindi, vado alla conclusione - sulla gestione degli ATO in Calabria. In particolare, sono state espulse anche dal mondo del lavoro le piccole imprese che non sono riuscite a fronteggiare la situazione e, quindi, ad essere remunerate e ciò ha creato ulteriormente una situazione occupazionale molto pesante.
Il mio ordine del giorno fa riferimento ad un altro mio precedente ordine del giorno. Mi auguro che questa volta il Governo prenda atto, in termini di serietà, dell'atto di indirizzo parlamentare e possa dare un qualche riscontro, anche perché la situazione è oggettivamente pesante.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Galletti che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/45, vi rinuncia.
Prendo atto che l'onorevole Dionisi, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/43, vi rinuncia.Pag. 66
L'onorevole Zamparutti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/2.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, ho presentato questo ordine del giorno perché sostanzialmente mi è stato chiesto sia dal relatore al disegno di legge, onorevole Ghiglia, sia poi anche dal Governo, di trasfondere il contenuto di un mio emendamento proprio in un ordine del giorno.
Ritengo che, finché non si affronta l'emergenza rifiuti in Campania a partire dal dato relativo alla percentuale di produzione di rifiuti legata a quello che viene definito «imballaggio», non si riesce ad avviare un percorso virtuoso nella gestione dell'intero ciclo dei rifiuti. Gli imballaggi rappresentano, infatti, il 40 per cento in peso e il 60 per cento in volume dell'intera produzione dei rifiuti e, quindi, quello che propongo è di adottare un'ordinanza commissariale (ciò era stato concordato con il sottosegretario Bertolaso in Commissione ambiente) che preveda per quei soggetti, di cui all'articolo 11 del precedente decreto-legge sull'emergenza rifiuti in Campania, di trattenere alla fonte questi imballaggi.
È evidente che in questa maniera verrebbe drasticamente ridotta la produzione di rifiuti, che altrimenti andrebbero in discarica o all'inceneritore, ma questo ordine del giorno propone anche una soluzione per quanto riguarda lo stoccaggio provvisorio di questo materiale. Infatti, come peraltro è già stato indicato più volte al sottosegretario Bertolaso esistono in Campania aree di insediamento produttivo che, per la sola provincia di Napoli, costituiscono spazi di circa 320 ettari, che potrebbero essere immediatamente resi disponibili per lo stoccaggio provvisorio e successivamente per la realizzazione di impianti di compostaggio, selezione differenziata e stoccaggio di rifiuti inertizzati. Questo, quindi, è quello che proponiamo con questo ordine del giorno che mi auguro venga accolto e che, quindi, venga mantenuta la parola data da parte del sottosegretario Bertolaso, in modo tale che venga adottata un'ordinanza commissariale, che si muova in questo senso, prevedendo inoltre anche l'avvio di una campagna di informazione e comunicazione sulla raccolta differenziata e sul sistema sanzionatorio introdotto dal provvedimento in esame.

PRESIDENTE. L'onorevole Realacci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/9.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, questo ordine del giorno, di cui abbiamo avuto modo di parlare anche in Commissione con il sottosegretario Menia, invita il Governo a prestare attenzione ad una situazione difficile che si sta creando nell'industria del riciclo nel nostro Paese e non solo. Nel corso di questi anni questa industria in Italia è cresciuta molto: in molti settori noi abbiamo delle punte di eccellenza a livello europeo e mondiale; l'occupazione e il fatturato sono cresciuti nel corso di questi anni con numeri a due cifre e complessivamente il contributo che questa industria ha dato, sia alla riduzione dei consumi energetici, sia alla riduzione di emissione di CO2, è rilevante per il nostro Paese.
Approfitto per segnalare un errore di stampa nel fascicolo degli ordini del giorno che è già stato segnalato agli uffici. Finora il vantaggio che l'industria del riciclo ha prodotto in Italia si può valutare nell'ordine di 15 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio all'anno risparmiate. Con un obiettivo assolutamente realizzabile, cioè con un incremento del 15 per cento della raccolta differenziata (voi sapete che ci sono molte aree nel nostro Paese in cui la raccolta differenziata è molto al di sotto dei limiti previsti dalla legge) si può produrre un ulteriore risparmio di 5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio - qui è l'errore nel testo del fascicolo, dove si parla di 15 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio - che comporta anche un contributo del 18 per cento alla riduzione delle emissioni di CO2 previsto per il nostro Paese e al 32 per cento dell'obiettivo previsto al 2020 per il nostro Paese per il risparmio energetico.Pag. 67
Qual è il problema vero adesso? C'è un crollo tremendo del valore delle materie prime: sappiamo che il petrolio oggi costa meno di un terzo di quanto costava alcuni mesi fa e c'è un crollo di tutte le altre materie prime. Questo fa sì che ci sia un problema molto serio nella collocazione dei materiali che derivano dal recupero. Questo problema coinvolge molte questioni, la prima delle quali è legata all'apertura degli sbocchi di mercato: il primo invito al Governo è di fare applicare una normativa che da tempo esiste, ma che non abbiamo adeguatamente promosso e monitorato, che prevede che le pubbliche amministrazioni debbano dedicare una quota del 30 per cento dei loro acquisti ad acquisti cosiddetti «verdi», vale a dire utilizzando innanzitutto questo materiale di recupero, che peraltro è ormai un materiale di grandissima qualità, ciò vale per la carta, per l'alluminio, per la plastica e per tanti materiali.
Questo è un primo problema, ma c'è un secondo problema più tecnico: questa industria è legata, per quanto riguarda il sistema autorizzativo, a delle autorizzazioni di stoccaggio temporaneo che in questo momento sono in difficoltà, perché è chiaro che se i piazzali si riempiono di materia prima alla fine non bastano più. A mio avviso è quindi necessario valutare, in tempi abbastanza rapidi, una qualche forma di allungamento degli stoccaggi provvisori che sono previsti per le materie a valle del recupero di raccolta, per impedire che sia indebolito questo settore economico molto importante e interessante e che può esser per il nostro Paese anche un settore di penetrazione nei mercati esteri: penso non solo ai mercati dei Paesi in via di sviluppo a noi vicini del nord Africa, ma anche ai grandi Paesi emergenti come la Cina che possono avere degli ottimi contributi dal software che è stato prodotto nel corso di questi anni dall'industria del riciclo italiano. Questo settore è molto importante non solo per affrontare i problemi che sono oggetto di questo provvedimento, ma anche ai fini di produrre una filiera economicamente efficiente ed ecologicamente virtuosa.
Per questo l'invito al Governo è di tener d'occhio sia la questione dell'aumento degli acquisti «verdi», sia la questione del prolungamento degli stoccaggi provvisori.

PRESIDENTE. L'onorevole Esposito ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/10.

STEFANO ESPOSITO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno, che naturalmente riprende in gran parte la discussione che abbiamo fatto in sede di votazione degli emendamenti, si vuole richiamare il Governo ad una posizione più rigida rispetto alla normativa vigente per quanto riguarda il raggiungimento dei risultati per la raccolta differenziata.
Non credo infatti che si possa andare avanti dopo aver varato, in poco più di sei mesi, tre decreti-legge sull'emergenza in Campania, all'interno dei quali è stata inserita, come ben sappiamo, purtroppo, tutta un'altra serie di deroghe che riguardano altre regioni e che credo riguarderanno una parte consistente di quelle regioni che non hanno attivato e non hanno fatto assolutamente nulla per mettere in campo una seria politica ambientale anche attraverso la raccolta differenziata.
Quindi, con questo ordine del giorno, che spero il Governo voglia prendere in considerazione accogliendolo, si vuole sollecitare il raggiungimento dei risultati previsti, peraltro, dalle diverse normative statali approvate nel corso degli anni, affinché si raggiunga quella percentuale di oltre il 50 per cento che consentirebbe una politica ambientale uniforme sul territorio nazionale. Sappiamo bene, infatti, che oggi vi è una spaccatura, una frattura, tra le regioni centro-settentrionali e quelle meridionali. Io naturalmente, anche per il cognome che porto, non ho assolutamente alcuna intenzione, né ambizione di togliere il lavoro agli amici leghisti, ma è evidente - lo sappiamo molto bene - che questa differenza tra i territori, tra le regioni, produce anche una sperequazione molto forte dal punto di vista dei costi dello smaltimento dei rifiuti che poi vengono pagati dai cittadini nelle diverse realtà.Pag. 68
Proprio per tale ragione, questa mattina si è svolta una discussione e c'è stato anche un riconoscimento al Governo con riferimento all'inserimento del comma 1-bis dell'articolo 9, che riconosce ad alcuni termovalorizzatori, molti dei quali, anzi, quasi esclusivamente collocati nel nord Italia, una quota di certificati verdi per la parte biodegradabile.
Questo è un segnale, che si colloca all'interno di un quadro non organico - il che, naturalmente, ci dispiace - ma è un riconoscimento a quei cittadini che in questi anni si sono fatti carico della situazione, senza giocare la carta dell'emergenza. Sarà, infatti, un riconoscimento anche per quelle amministrazioni che non hanno utilizzato la facile strada del dichiarare lo stato d'emergenza, e quindi di pesare sulle casse della collettività, svolgendo un lavoro molto serio che ha prodotto effetti importanti.
Questa mattina, nel mio intervento su un emendamento raccontavo l'esperienza della provincia di Torino, ma si possono raccontare esperienze di molte altre realtà regionali e provinciali che hanno avuto la grande forza e la grande capacità, chiedendo naturalmente anche un sacrificio di carattere economico e un cambiamento di abitudini culturali ai propri cittadini, di impiantare una raccolta differenziata porta a porta che ha dato, e sta dando, risultati significativi. Peraltro, vorrei ricordare che in Piemonte, in Lombardia e in Veneto ci sono comuni, cosiddetti ricicloni, che in alcuni casi hanno sfondato il tetto del 65 per cento, che è quello contenuto nella normativa statale, ai quali naturalmente, oltre ad un plauso, andrebbe prima o poi riconosciuto anche un beneficio di carattere economico.
Quindi, mi auguro che il Governo voglia prendere in considerazione questo ordine del giorno e farsi carico, con politiche attive, nei provvedimenti che verranno assunti nei prossimi mesi di dare organicità al nostro intervento sulla questione dello smaltimento dei rifiuti, con un'azione e, magari, anche con delle risorse, per aiutare le regioni più indietro a impiantare una seria raccolta differenziata e per poi mettere in campo anche, eventualmente, tutti gli altri strumenti a completamento del ciclo integrato dei rifiuti.

PRESIDENTE. L'onorevole Martella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/11.

ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, con questo ordine del giorno vogliamo sottoporre all'attenzione dell'Aula un tema particolarmente rilevante affinché si possa passare da una situazione emergenziale ad una serie di misure strutturali che conducano alla progressiva riduzione dei costi ambientali della gestione dei rifiuti nel nostro Paese.
È un tema fondamentale che nel corso del dibattito sia in Commissione sia in Aula i colleghi del gruppo del Partito Democratico hanno più volte evidenziato, rendendo chiara la nostra posizione in merito al decreto-legge che stiamo discutendo e che ci accingiamo a votare.
C'è un punto che noi abbiamo posto con estrema forza e che riguarda una conduzione particolare di questo Governo, ovvero il ricorso alla decretazione d'urgenza. Ora il ricorso a tale strumento, seppure per un problema grave come questo e per interventi di carattere emergenziale, non va assolutamente sottovalutato. Allo stesso tempo, va detto che è necessaria un'azione di più largo respiro, basata su una strategia di intervento che il Governo deve avere e con la quale deve affrontare questi problemi.
Abbiamo, inoltre, detto che il ricorso alla decretazione d'urgenza - e in tante altre occasioni il voto di fiducia che questo Governo ha posto su molte questioni - ha reso di fatto impossibile ai parlamentari - non solo a quelli del Partito Democratico - di poter svolgere fino in fondo il proprio lavoro. Tale ricorso ha impedito anche alla maggioranza e ai parlamentari del centrodestra di esprimere la propria opinione in merito a molti decreti-legge. È come se la maggioranza fosse stata spogliata della possibilità di discutere e le fosse stata data solamente la possibilità di votare in silenzio i provvedimenti, talvolta con il ricorso alla fiducia.Pag. 69
È un tema che noi abbiamo posto, relativo al funzionamento del Parlamento, alla qualità della nostra democrazia e alla vita stessa delle nostre istituzioni e che noi crediamo debba essere affrontato al più presto, perché non è certamente possibile continuare con una conduzione del Governo di questo tipo.
Con questo ordine del giorno poniamo la necessità di affrontare in maniera strutturale il tema dei costi economici ed ambientali nella gestione dei rifiuti nel nostro Paese. In modo preciso, chiediamo di individuare i meccanismi di controllo della produzione dei rifiuti attuando un principio di internalizzazione dei costi dei rifiuti stessi, il cui onere, quindi, possa essere sostenuto dal produttore e non scaricato sulla collettività. È un tema particolarmente importante, soprattutto in una situazione di crisi economica come quella che stiamo vivendo, e che deve essere affrontato con una correttezza di principi che possa prevedere che i costi siano a carico del produttore.
Una delle principali opzioni che noi poniamo - che abbiamo posto in tutta la discussione e che in modo particolare vogliamo porre con questo ordine del giorno - è di intervenire nella gestione dei rifiuti con un ricorso molto più consistente alla raccolta differenziata. Si sa che la normativa attualmente in vigore prevede che la percentuale di raccolta differenziata si dovrà attestare almeno al 65 per cento entro il 2008.
È un obiettivo che deve essere assolutamente raggiunto, anche perché, come si sa - e concludo, Presidente - i recenti dati diffusi dall'ISTAT sui rifiuti urbani e speciali elaborati dall'Agenzia nazionale dicono come in Italia questa produzione sia assolutamente aumentata con valori significativamente diversi tra le regioni del nord, del centro e del sud. Insomma, la produzione di rifiuti urbani è cresciuta e vi è la necessità di intervenire con misure strutturali che possano determinare una migliore gestione dei rifiuti nel nostro Paese.
Con questo ordine del giorno, che noi ci auguriamo sia accolto dal Governo, proponiamo quindi queste misure strutturali per fare in modo che i costi della produzione dei rifiuti non vengano ancora una volta sostenuti dalla collettività e da tutti i cittadini del nostro Paese. Questi ultimi, come si sa, stanno vivendo una fase assolutamente difficile per la congiuntura internazionale, ma anche per le scelte sbagliate di politica economica compiute dal Governo di centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Bocci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/13.

GIANPIERO BOCCI. Signor Presidente, con l'ordine del giorno da me presentato si vuole in qualche modo richiamare il Governo e la maggioranza ad un atto di coerenza con le dichiarazioni che in questi mesi lo stesso Governo ha reso in Parlamento.
Il Governo si è dichiarato favorevole a voler conseguire gli obiettivi che l'Unione europea si è data e si è detto fortemente interessato ad essere protagonista delle scelte europee ma, nello stesso tempo, assistiamo puntualmente, anche in questa circostanza, a provvedimenti in piena contraddizione con le affermazioni pronunciate in quest'Aula.
Per questo motivo, con il mio ordine del giorno n. 9/1875/13 si intende impegnare il Governo - che non vedo come non possa accettarlo - a sostenere ed incentivare tutte le azioni utili per il conseguimento degli obiettivi posti dalle direttive comunitarie. Lo stesso ordine del giorno acquista una sua particolare attualità proprio in queste ore, considerato che oggi si tiene il vertice dell'Unione europea. Giustamente, ieri sera il Presidente francese Sarkozy ha ricordato che bisogna essere all'altezza delle sfide ed ha richiamato il Governo italiano e tutti i Paesi europei a stare dentro a queste sfide. In queste sfide e negli obiettivi che il Presidente di turno ha richiamato (lo stesso Presidente del Consiglio italiano ha detto più volte di non voler deludere le aspettative europee), ci accorgiamo, però, che ilPag. 70nostro Paese, anche in questa circostanza, al di là dei buoni auspici e delle belle parole, sta dietro alle grandi sfide europee. Un conto è difendere gli interessi italiani, un altro conto è difendere gli interessi del Paese.
Per questo motivo, il Partito Democratico, anche sul provvedimento in esame, come su altri, ha abbandonato un'idea di opposizione dura, ma ha cercato di trovare punti di incontro con la maggioranza, nell'interesse generale. Bisogna prendere atto, però, che, purtroppo, questo è un Governo e questa è una maggioranza che, piuttosto che concorrere a scelte europee forti e importanti che tutelano la qualità dell'ambiente di un Paese e la salute dei cittadini, preferiscono la politica del veto. Pensiamo che la politica del veto non costruisca cose importanti e non raggiunga obiettivi significativi nell'interesse del Paese, ma che essa significhi sostanzialmente a rinunciare ad essere protagonisti nelle scelte europee.
Qui si tratta, invece, a nostro parere, di abbracciare una politica per una società pulita che salvaguardi l'ambiente, in cui esso diventa una ricchezza e un grande volano di sviluppo. Basti pensare alle capacità del nostro Paese, ai meravigliosi beni storici, artistici e architettonici, alle qualità e alle eccellenze ambientali, che rappresentano uno dei volani di sviluppo, ma anche di attrazione turistica. Non si capisce, quindi, come questo Governo non possa non accogliere l'invito che l'opposizione, attraverso gli altri ordini del giorno presentati, oltre che attraverso il mio, intende realizzare. Insomma, vorremmo realizzare un sistema produttivo che possibilmente non faccia dei rifiuti un elemento portante, ma, anzi, vorremmo che nel nostro Paese vi sia una politica e una gestione dei rifiuti che faccia della raccolta differenziata un elemento forte e qualificante, caratterizzante le scelte del Paese e del Governo.
Per questo motivo auspichiamo che, da parte della maggioranza e del Governo, vi sia l'attenzione necessaria e che sul mio ordine del giorno n. 9/1875/13 il Governo non scelga la strada della solitudine e dell'isolamento unilaterale, ma dia una risposta positiva e, insieme al Partito Democratico e all'opposizione, concorra per raggiungere obiettivi importanti nell'interesse dell'Italia e degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mosella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/15.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, il dibattito di questi giorni è solo l'ultima tappa di un lungo e complesso cammino che, da molti anni, anima i nostri lavori e probabilmente li animerà anche per il futuro.
Ecco perché, con questo ordine del giorno, proviamo a mettere alcuni punti qualificanti a questo percorso.
È indubbio che il tema dei rifiuti sia una questione di estrema complessità, perché investe diversi profili: il profilo sanitario, per quanto riguarda gli effetti sulla salute dei cittadini di una raccolta o di un trattamento da rifiuti non adeguato; profili economici, perché il trattamento dei rifiuti comporta costi rilevanti per le amministrazioni, che devono provvedervi in coerenza con le leggi di settore; profili di ordine pubblico, per l'aumento dell'incidenza dei reati ambientali e delle attività delle ecomafie; infine, profili di tutela ambientale, perché sono sempre di più i danni causati all'ambiente dallo smaltimento illecito dei rifiuti.
Sono aspetti che ormai tutti gli italiani conoscono un po' a memoria, anche per il meritorio lavoro che si svolge in quest'Aula. Per tutte queste ragioni, occorre andare oltre la decretazione d'urgenza; il dibattito sui rifiuti non può e non deve restare un tema residuale nell'agenda politica.
Ci appelliamo, quindi, alla sensibilità dell'Aula, soprattutto dei colleghi, della maggioranza, affinché il tema della gestione dei rifiuti possa essere sviluppato in modo strutturale, anziché affrontato con terapie che - l'esperienza ce lo ha mostrato con molta chiarezza - servono aPag. 71risolvere le emergenze contingenti, non certo a prevenire quelle che inevitabilmente verranno.
Occorre, quindi, un lavoro attento, che promuova le migliori pratiche italiane, ma anche estere (ci sono modelli interessanti in giro per il mondo), affinché coloro che hanno la responsabilità della gestione pubblica possano avere esempi concreti sulla bontà e sulle opportunità, anche economiche, di avvalersi di validi processi in materia di smaltimento.
Una politica strutturale deve ottimizzare tutti i processi che intervengono nella filiera dei rifiuti, dalla produzione alla raccolta, dal trasporto al trattamento. Una politica strutturale deve promuovere il senso ed i benefici della raccolta differenziata, quale strumento per alleggerire, e quindi per migliorare, i processi di gestione dei rifiuti.
Una politica strutturale deve promuovere, ove possibile, le tecnologie e le modalità pratiche per il riutilizzo dei rifiuti e dei materiali di scarto. Occorre impostare la risoluzione della questione con politiche di lungo periodo, tali da trasformare i rifiuti, ove possibile, in una risorsa a beneficio delle comunità.
Anche il richiamo che in questi giorni, più volte, è stato fatto al senso civico, che deve essere il comune denominatore dei comportamenti di tutti i cittadini e degli amministratori, è un imperativo rispetto al quale trovo essenziale che anche tutto il tema dell'educazione ambientale, a partire dalla formazione nella scuola primaria, diventi tema di insegnamento, perché lo smaltimento corretto dei rifiuti diventi cultura nel Paese, a partire dall'inizio della catena sino alla fine del ciclo.
Con questo ordine del giorno, quindi, chiediamo al Governo di attivarsi affinché il tema dei rifiuti diventi oggetto di una politica articolata, di lungo periodo, che miri ad ottimizzare i processi di gestione dei rifiuti ed a favorire interventi atti a diminuire anche la pericolosità dei rifiuti stessi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/16.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, con questo ordine del giorno poniamo una questione che ci sembra la più importante.
Essa può essere così formulata: i dati che oggi tutti abbiamo a disposizione con chiarezza ci dicono che bisognerebbe adottare in materia di rifiuti misure di carattere strutturale per arrivare progressivamente alla riduzione dei costi sia economici sia ambientali della gestione dei rifiuti del nostro Paese.
Con l'ordine del giorno in esame vogliamo far osservare al Governo che il ricorso, per esempio, alla decretazione d'urgenza ha posto la gravità del problema, che evidentemente aveva anche un carattere emergenziale, ma la modalità di decretazione d'urgenza impedisce al decisore politico di svolgere un'azione di largo respiro, che sia fondata su una precisa strategia di intervento. Ma perché sosteniamo ciò? Perché una delle principali opzioni per intervenire sulla gestione dei rifiuti è il ricorso alla raccolta differenziata, e vorrei ricordare a noi tutti che la normativa vigente prevede che quella raccolta debba attestarsi entro il 2008 almeno al 65 per cento. I dati invece dell'ISTAT ed elaborati dall'APAT ci dicono che, nel 2006, sono stati prodotti 32,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, pari a 551,8 chilogrammi per abitante, mentre la raccolta differenziata si è attestata al 25,8 per cento, con delle differenze tra le varie regioni (al nord la situazione va bene, al centro anche, mentre al sud quasi dappertutto va male). Secondo sempre i dati ISTAT, la produzione dei rifiuti speciali è pari a 61 milioni di tonnellate, di cui il 90 per cento di rifiuti speciali non pericolosi e circa il 10 per cento di rifiuti speciali pericolosi; ma in particolare va evidenziato che, negli ultimi cinque anni, la produzione complessiva di rifiuti urbani è cresciuta di quasi due milioni di tonnel- late,Pag. 72quella pro capite di altri 30 chilo grammi, quella dei rifiuti pericolosi è cresciuta del 30 per cento, e la produzione di rifiuti speciali negli ultimi sette anni è pressoché raddoppiata. Onorevole rappresentante del Governo, si tratta sicuramente di considerare prioritari gli interventi che conducano alla diminuzione della quantità dei rifiuti! Questo è l'ordine del giorno che sottoponiamo al Governo, e l'impegno rispetto al quale auspichiamo un parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/3.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, come tutti abbiamo avuto la possibilità di riscontrare oggi, perché se ne è discusso, l'articolo 3 del decreto-legge in esame dispone la rimozione del sindaco o del presidente della provincia o dei componenti dei consigli e delle giunte in caso di inosservanza della normativa in materia di gestione dei rifiuti. In altri termini, andiamo ad aggiungere una nuova fattispecie a quanto già previsto dal Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, perché prevediamo la rimozione o la soppressione degli amministratori locali per questo caso diverso, quello dell'inosservanza delle norme in materia di gestione dei rifiuti in Campania.
Dal punto di vista della genesi, questa è una norma che ha (Commenti)... Non so che succeda, ma comunque... È una norma che ha una sua ragionevolezza, perché (Commenti)... Scusi, signor Presidente...

PRESIDENTE. Che succede, scusate? Colleghi, per cortesia! Prego, onorevole Borghesi, continui.

ANTONIO BORGHESI. Ha una sua ragionevolezza, dicevo, perché evidentemente in una situazione emergenziale come quella che si prospetta, la responsabilizzazione degli amministratori locali è assolutamente necessaria.
Però bisogna anche dire che la norma è abbastanza generica, perché tra l'altro va anche a colpire non l'inosservanza di norme di legge, ma l'inosservanza di mere ordinanze della Protezione civile.
In questo modo a mio giudizio - ma non solo a mio giudizio - vengono violati i principi costituzionali in materia di reciproca autonomia dei diversi livelli di Governo.
Riteniamo che la strada per una sensibilizzazione e per una educazione in senso ecologico nasca in altro modo, e cioè investendo in questo campo, mentre purtroppo stiamo assistendo - ed abbiamo assistito - in questi giorni ad un decreto-legge, quello «anticrisi», che invece va proprio a togliere gli strumenti che avrebbero permesso lo sviluppo di interventi di ristrutturazione in senso ecologico.
Tutto questo appare abbastanza ridicolo se lo andiamo a confrontare con la manovra anticrisi che si sta sviluppando invece in Germania, dove uno dei pilastri sui quali si fonda la manovra anticrisi è proprio quello di favorire interventi di ristrutturazione nel senso del risparmio energetico ed in senso ecologico.
Ma, se volete, è ancora più penoso quanto sta succedendo a Bruxelles, dove l'Italia si sta alleando con la Polonia per limitare gli interventi che invece aprirebbero prospettive di opportunità e che come tali vanno considerati, non certo come prospettive di costo, ma di investimento.
Basti pensare che, nella manovra anticrisi degli Stati Uniti e di Barack Obama, è previsto un investimento di 400 miliardi di dollari (che significano oltre 200 miliardi di euro) per una riqualificazione in senso ecologico dell'industria, cioè per far sì che i prodotti dell'industria siano maggiormente ecocompatibili, trovando proprio in ciò delle prospettive di sviluppo.
Va bene dunque responsabilizzare gli amministratori, ma chiediamo che almeno si faccia un monitoraggio di ciò che avviene per effetto di questa norma, prevedendo eventuali ulteriori interventi normativi.

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PRESIDENTE. L'onorevole Iannuzzi ha facoltà di illustrare il suo del giorno n. 9/1875/17.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno ci prefiggiamo l'obiettivo di introdurre elementi migliorativi nel governo della gestione del ciclo dei rifiuti nel nostro Paese.
Prendiamo atto della realtà impietosa che ci delineano i dati ISTAT più recenti, che stanno ad evidenziare soprattutto (con alcuni dati di sintesi e di riferimento complessivo) come, prendendo a base di confronto gli ultimi cinque anni, la produzione complessiva di rifiuti urbani nel nostro Paese è cresciuta di quasi due milioni di tonnellate, mentre la produzione pro capite per cittadino è aumentata di oltre 30 chili; si è incrementata del 30 per cento la produzione dei rifiuti pericolosi mentre anche la produzione dei rifiuti speciali negli ultimi sette anni è pressoché raddoppiata.
Da questi dati emerge quindi, in maniera chiara e netta, come il Governo e il Parlamento debbano prefiggersi l'obiettivo di adottare misure di carattere stabile, strutturali e permanenti che diano incentivazione a comportamenti virtuosi da parte dell'intera comunità nel campo dei rifiuti, e che soprattutto ci consentano di raggiungere e di perseguire con efficacia un obiettivo che non può non accomunare l'intero Parlamento, quello di ridurre progressivamente i costi non solo economici, ma ovviamente anche ambientali, che si legano alla gestione dei rifiuti nel nostro Paese.
Ecco perché, con questo ordine del giorno, impegniamo il Governo ad utilizzare misure di carattere economico e fiscale per incentivare comportamenti virtuosi e, ovviamente, per disincentivare comportamenti che, invece, non sono in linea con l'obiettivo della realizzazione di un ciclo moderno, integrato, il più possibile corretto dal punto di vista della conduzione economica e del costo ambientale complessivo che ne deriva per la nostra comunità nazionale. In particolare, ci prefiggiamo di impegnare il Governo ad introdurre specifiche misure di carattere economico, forme specifiche di cauzione, per quanto concerne gli elettrodomestici ingombranti, per perseguire un obiettivo preciso: incentivare, favorire, far crescere la riconsegna degli elettrodomestici ingombranti e, quindi, di una tipologia di rifiuti particolarmente impegnativa e con un impatto forte dal punto di vista del costo economico ed ambientale della loro gestione. Si tratta di un obiettivo che mira ad incentivare la riconsegna degli elettrodomestici ingombranti presso appositi centri di raccolta - che naturalmente è compito delle istituzioni pubbliche, ai diversi livelli, organizzare -, evitando così il loro abbandono incontrollato sul territorio, con tutte le conseguenze di disordine e di degrado che ne derivano.
L'ordine del giorno in esame va nella direzione che ci ha guidato nell'esame dell'intero decreto-legge: introdurre dei miglioramenti. Lo abbiamo fatto in maniera consistente in questo provvedimento, riscrivendo l'articolo 3, legando a presupposti e a condizioni specifiche, nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento, il potere di commissariamento degli enti locali, che altrimenti sarebbe stato un potere illimitato, generico, e approssimativo, che si prestava inevitabilmente al pericolo di un uso arbitrario, strumentale, o peggio ancora, politico, nelle sue applicazioni, da parte del Governo. Abbiamo migliorato anche una norma che continuiamo a ritenere profondamente sbagliata, quella dell'articolo 6, che prevede fattispecie di reato soltanto in Campania, e non nell'intero Paese. Abbiamo introdotto misure patrimoniali, sanzioni penali, particolarmente significative e rilevanti come il sequestro preventivo e la confisca dell'autoveicolo adoperato nel trasporto del rifiuto abbandonato illecitamente. Infine, abbiamo posto anche un paletto preciso per evitare che ad ogni arrivo a Napoli del Presidente del Consiglio, magicamente, misteriosamente, ed immotivatamente aumenti il numero degli impianti di termovalorizzazione, condizionando il loro numeroPag. 74in Campania alla verifica effettiva dell'esigenza legata alla gestione del ciclo dei rifiuti in quel territorio.

PRESIDENTE. L'onorevole Pompili ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/21.

MASSIMO POMPILI. Signor Presidente, l'obiettivo del mio ordine del giorno è quello di irrobustire, strutturare meglio e, quindi, implementare il meccanismo degli acquisti verdi. Questo obiettivo è possibile e, a mio modo di vedere, sarebbe molto importante raggiungerlo. Esso, infatti, è il punto di caduta, l'approdo di un ragionamento semplice, ma al tempo stesso, rilevante, ai fini della materia che abbiamo discusso in questi giorni.
Tutti sappiamo quanto la raccolta differenziata sia un anello fondamentale per una corretta gestione dei rifiuti, non soltanto per quanto riguarda l'obiettivo importantissimo della riduzione dei rifiuti, altrimenti destinati ad essere conferiti in discarica, o all'incenerimento, ma anche per ridurre le emissioni di gas serra e risparmiare considerevoli quantità di energia.
Da recenti studi commissionati dagli operatori del settore emergono quattro dati, secondo me, molto importanti. Il primo - lo citava poc'anzi anche l'onorevole Realacci - è che, incrementando del 15 per cento la raccolta differenziata al 2020 rispetto ai livelli attuali, si potrebbero far scendere i consumi energetici di cinque milioni di tonnellate di petrolio, pari al 32 per cento dell'obiettivo nazionale di efficienza energetica rispetto al 2020. Il secondo è che da questi studi è emerso che in Italia, nel corso del 2007, sono stati avviati al recupero e al riciclo circa 52 milioni di tonnellate di rifiuti, una cifra pari al doppio della quantità di rifiuti prodotti nel nostro Paese ogni anno, con dei vantaggi molto evidenti per quanto riguarda non soltanto l'ambiente, ma anche la riduzione dell'uso delle risorse, la riduzione dei consumi energetici ed idrici, e la riduzione delle emissioni atmosferiche legate direttamente o indirettamente ai cicli produttivi. Il terzo dato emerso da questi studi è che è cresciuto enormemente dal 2000 al 2005 il numero delle imprese impegnate nel ciclo di recupero e di riciclo delle materie derivate dai rifiuti, con un aumento anche molto importante del numero degli occupati. Quindi, il quarto elemento è che questo segmento rappresenta pertanto anche un nuovo mercato in cui piccole e medie imprese lavorano questi materiali, li rivendono come materia prima o semilavorati, ed è un mercato che ci dà delle importanti novità anche in campo occupazionale.
A fronte di tutto ciò, quale è la situazione attuale? Già altri colleghi sono intervenuti su questo aspetto, quindi io non voglio ripetermi, se non richiamando un paio dei dati citati, e cioè che sia l'APAT sia l'ISTAT ci dicono che vi è una lontananza molto forte dall'obiettivo di raccolta differenziata al 2008 (che è del 65 per cento almeno), che vi è una differenza molto forte tra i rifiuti prodotti nel 2006 e l'attestarsi del livello della raccolta differenziata (che è soltanto del 25,8 per cento), e che quindi da questo punto di vista si deve evidenziare come sia complessivamente aumentata la produzione dei rifiuti. Allora, da questi dati emerge con chiarezza - ho concluso Presidente - la necessità di adottare delle misure di carattere strutturale che portino alla progressiva riduzione dei costi economici e ambientali della gestione dei rifiuti nel nostro Paese.
Quindi, credo che indicare delle figure incaricate appositamente di dare le direttive sul tema degli acquisti «verdi» nella pubblica amministrazione e nelle imprese private sia un fatto molto importante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Rota ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/5.

IVAN ROTA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la gestione dei rifiuti è un problema di rilevanza nazionale che coinvolge iPag. 75cittadini, le amministrazioni locali e le diverse realtà sociali, interessando sempre più la politica di gestione del territorio che individua nell'incenerimento dei rifiuti la soluzione. Sappiamo che gli inceneritori basano il loro funzionamento sulla combustione dei rifiuti, e per questo producono quantità elevate di diossine e di altri inquinanti, oltre a quantità elevate di scorie e di ceneri che devono essere smaltite in discariche speciali.
Compito degli amministratori pubblici è individuare soluzioni alternative al pericolo che deriva dall'incenerimento dei rifiuti. Recuperare energia bruciando i rifiuti, oltre ad essere dannoso per la salute, è anche uno spreco energetico e, di conseguenza, economico. Bruciare le plastiche che sono di derivazione petrolifera equivale a bruciare combustibili fossili. Bruciare la carta e il cartone significa spreco di risorse che, al contrario, potrebbero essere risparmiate riciclando i diversi materiali cartacei. Il tutto senza contare che gli inceneritori senza le sovvenzioni economiche della collettività non sarebbero in grado di reggere economicamente i costi sempre più onerosi della loro gestione.
Una diversa soluzione possibile già praticata in diverse parti d'Italia con risultati di eccellenza è il riciclaggio e la raccolta differenziata dei materiali. Se la raccolta differenziata porta a porta arriva anche solo al 70 per cento comporta un primo grande risultato: avere la stessa quantità di residuo prodotto dall'inceneritore senza l'aggravio delle problematiche legate a quel 30 per cento di rifiuti speciali da smaltire in apposite discariche che rischiano di produrre forti tensioni sociali con le comunità residenti nei pressi di esse.
Il processo di riciclaggio aprirebbe un nuovo mercato: nuove imprese impegnate nel recupero di materiali riciclabili potrebbero rivenderli come materia prima o semilavorati alle imprese produttrici di beni. Questo mercato si tradurrebbe anche in nuova occupazione.
Al giorno d'oggi, a fronte dell'aumento della raccolta differenziata, in Italia non esiste un'industria e un mercato in grado di accogliere questo prezioso materiale che, di conseguenza, viene esportato. Invece, proprio grazie all'attività di recupero dei materiali di plastica, si creerebbe una maggiore occupazione e, al tempo stesso, si favorirebbe la salvaguardia del nostro patrimonio ambientale.
Per le ragioni sopra esposte, con il mio ordine del giorno n. 9/1857/5 si chiede al Governo di adottare misure volte a sostenere la raccolta differenziata attraverso sovvenzioni statali che potrebbero creare maggiore occupazione e, al tempo stesso, favorirebbero una salvaguardia ambientale di cui il nostro territorio ha bisogno. Grazie dell'attenzione, signor Presidente, onorevoli colleghi, ma soprattutto sottosegretario Menia.

PRESIDENTE. L'onorevole Miotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/22.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, illustro il mio ordine del giorno n. 9/1875/22 che tende ad impegnare il Governo a promuovere le certificazioni di qualità gestionale e le certificazioni di prodotto come Ecolabel. Abbiamo molto insistito in questi giorni, nel corso della discussione che ha accompagnato la conversione dell'ennesimo decreto-legge del Governo Berlusconi, sulle modalità di smaltimento dei rifiuti e sulla scelta prioritaria del ricorso alla raccolta differenziata. Ma ci rendiamo tutti conto che, quand'anche fosse raggiunto l'obiettivo del 65 per cento, rimane tuttavia il problema dell'eccesso di produzione dei rifiuti.
Alcuni colleghi intervenuti prima di me hanno fatto riferimento opportunamente a questo aspetto: quando per ciascuno di noi, per ciascun abitante, si devono organizzare servizi per smaltire quasi seicento chilogrammi annui per ciascuno, comprendiamo che si pone certamente un problema concernente la modalità organizzativa attraverso la quale si procede allo smaltimento, ma anche un problema di riduzione dell'eccesso di produzione dei rifiuti.Pag. 76
In questo ambito, al fine di ridurre i costi ambientali ed economici che la gestione dei rifiuti comporta per il nostro Paese, assume un'importanza strategica e si impone una strategia che può essere proficuamente utilizzata ricorrendo alle certificazioni di qualità gestionale e di prodotto.
Sono sigle molto note: mi riferisco ovviamente ad ISO 14001 ed al cosiddetto bollino Ecolabel. Questa è un'etichetta ecologica europea, che attesta che il prodotto su cui è apposta ha un ridotto impatto ambientale nel suo intero ciclo di vita e offre quindi ai consumatori, che sono sempre più attenti a questi aspetti, l'opportunità di valutare l'importanza di preservare il patrimonio naturale da inquinamenti che si possono evitare. Promuove, insomma, un ruolo attivo nella salvaguardia dell'ambiente e costituisce un'informazione immediata, perché si individua subito il prodotto dotato di questo bollino e ciò consente di fare scelte consapevoli.
Sappiamo tutti che l'etichetta viene apposta su molti prodotti in Italia e l'Italia ora compete per i primi posti in Europa per questo aspetto: compete con Spagna e Germania, che in passato ci precedevano di parecchie lunghezze. Ora abbiamo recuperato una parte del terreno perduto, tuttavia occorre estendere queste modalità di informazione per i cittadini. Queste modalità, come sappiamo, sono affidate per ora alla volontarietà dei produttori.
Con l'ordine del giorno in esame tendiamo a sollecitare il Governo a predisporre misure incentivanti per diffondere questa modalità, proprio perché ha un impatto positivo sui consumatori e dobbiamo dire che ha un impatto positivo anche sull'economia, in particolare quella turistica, che si sta avvalendo di tale strumento in maniera abbastanza diffusa.
Concludo, signor Presidente: spero che su questo punto il Governo sia meno timido di quanto lo è stato nelle scorse settimane, a proposito delle questioni ambientali ed a proposito, soprattutto, di quel provvedimento improvvido, che taglia la detrazione del 55 per cento della spesa sul bonus energetico.
Sia chiaro - lo dico al Governo - che non ci basta l'eliminazione della retroattività: occorre ripristinare le norme già previste dal Governo Prodi.

PRESIDENTE. L'onorevole Farinone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/23.

ENRICO FARINONE. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo per l'attenzione che vorrà porre all'illustrazione di questo mio ordine del giorno. Innanzitutto, credo che in questa vicenda, diversamente dalle altre a cui abbiamo assistito in questi mesi, il ricorso alla decretazione d'urgenza possa testimoniare come evidentemente il problema di cui stiamo parlando in queste ore, in quest'Aula, sia effettivamente non solo grave, ma anche in qualche modo sia stato sottovalutato. Infatti, al di là degli spot, anche ad uso televisivo, che sono stati lanciati negli ultimi mesi dal Presidente del Consiglio, nelle sue frequenti apparizioni a Napoli, in realtà il tema dello smaltimento dei rifiuti rimane nel tempo, un tema che quindi pone la necessità di essere affrontato dal punto di vista strutturale e non semplicemente dal punto di vista emergenziale e tanto meno, evidentemente, dal punto di vista della resa mediatica.
L'ordine del giorno in esame, che mi sono permesso di presentare, cerca di impegnare il Governo, signor sottosegretario, proprio sul dato strutturale e, quindi, sostanzialmente ad impegnare energie e risorse, economiche e finanziarie, che bisogna trovare ad ogni costo, nella realizzazione di sistemi informativi territoriali, applicati appunto alla gestione dei rifiuti. Sappiamo naturalmente che le risorse sono quelle che sono e quindi - come sempre in politica e così nella vita e così in ogni famiglia - anche il Governo dovrà scegliere dove allocare le non tantissime risorse che il nostro Paese ha: è sempre una questione di scelte, evidentemente.Pag. 77
Credo che inizi a vedersi adesso (questo è un caso, ma non è l'unico) ciò a cui assisteremo con più chiarezza in seguito, a partire dalla settimana prossima. Si è voluto predisporre una legge finanziaria in quattro e quattr'otto, si è voluto «blindarla» nel tempo, ma poi, in realtà, non si sono affrontati tutti i problemi (e sono numerosi, evidentemente), che generalmente in una finanziaria occorre affrontare. Tali problemi stanno saltando fuori, uno di qua e uno di là, ed è, quindi, necessario fare ricorso alla decretazione d'urgenza, che è l'unico strumento che questo Governo mostra di voler adoperare. Naturalmente, anche questo strumento non basta, perché, poi, occorre trovare le risorse che, molto spesso - lo abbiamo visto anche recentemente con riferimento ad un altro provvedimento - non vi sono ed è necessario individuarle, dovendo, poi, fare nuovamente i conti in sede di Commissione bilancio. Spero che ciò non accada a proposito di questo argomento. Vorrei fornire alcuni dati, ricordando che gestione informatizzata applicata ai rifiuti vuol dire sistemi automatizzati e computerizzati dedicati a questo tema, che consentano, ad esempio, di conoscere meglio il posizionamento di discariche e di impianti di incenerimento, la via di accesso agli impianti medesimi (quale sia la più opportuna), i problemi connessi alla viabilità, il bacino di conferimento di questo o quel territorio, per questa o quella discarica e così via.
Quindi, stiamo parlando di temi estremamente seri, che evidentemente, come dicevo in precedenza, pongono anche problemi di risorse economiche e finanziarie da reperire. Tuttavia, ritengo che i dati che sono di fronte a noi - li ha ricordati l'ISTAT recentemente - siano abbastanza eclatanti e che si commentino da soli.
Li ricordo velocemente: entro il 2008, così vuole la nostra normativa, dovremmo realizzare almeno il 65 per cento di raccolta differenziata. Sappiamo che ciò non accade e che accade in maniera molto diversificata, sia all'interno delle diverse regioni, che delle diverse province del nostro Paese. Si tratta, quindi, di una situazione rispetto alla quale è necessario cercare di operare con intensità e con molta determinazione. Ad esempio - secondo i dati dell'ISTAT - nel 2006, sono stati prodotti 32 milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti urbani e speciali.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ENRICO FARINONE. Quindi stiamo parlando di oltre 550 chili per abitante. In relazione alla differenziazione cui facevo riferimento, la raccolta differenziata si è attestata sotto al 30 per cento (al 28,5 per cento per la precisione). Infine - e concludo, signor Presidente - sono stati prodotti 62 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, di cui il 90 per cento non pericolosi, ma quasi il 10 per cento pericolosi.
Pertanto, di fronte a questi dati - ve ne sono altri, ma non vi è il tempo per approfondirli - la necessità di investire in gestioni automatizzate e computerizzate (e, quindi, assolutamente moderne) dei rifiuti è un'esigenza che poniamo e, pertanto, confidiamo sicuramente che il Governo vorrà accogliere il nostro ordine del giorno in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Motta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/25.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, l'onorevole Motta è prima firmataria dell'ordine del giorno n. 9/1875/46. Se per lei non è un problema, vorrei illustrare l'ordine del giorno n. 9/1875/25 che è a mia prima firma.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, in questa sede, stiamo discutendo di ordini del giorno, dopo unaPag. 78lunga fase di esame di emendamenti concernenti un provvedimento che, ancora una volta, è stato presentato in quest'Aula sotto forma di decreto-legge urgente. Si tratta, peraltro, del terzo decreto-legge che in quest'Aula siamo chiamati a convertire in legge sul tema dell'emergenza rifiuti e, in particolare, dell'emergenza rifiuti in Campania.
Vorrei, però, che il tema non ci traesse in inganno perché questa volta stiamo parlando di un provvedimento, di un decreto-legge del Governo, che si diffonde in maniera molto più ampia sul territorio nazionale per quanto riguarda la materia.
Pertanto, a questo punto, sembra che ci troviamo di fronte ad una emergenza che riguarda tutta l'Italia mentre così non è. Anzi, nei confronti della regione Campania si è determinato un elemento di solidarietà importante che ha aiutato quella realtà ad emergere da una condizione molto difficile e ad avviare a soluzione una serie di problemi che erano diventati non irrilevanti anche per quanto riguarda l'immagine del Paese.
Qui, invece, non discutiamo più di un decreto-legge che interviene su una situazione di emergenza, perché si rischia di far diventare emergenza tutto ciò che emergenza non è, signor Presidente.
Infatti, quando si fa diventare emergenziale un intervento che utilizza disposizioni che incidono sul sistema complessivo degli incentivi alla produzione di energia tramite termovalorizzatori, si crea una norma che non riguarda più solo i termovalorizzatori da realizzare in Campania (di cui abbiamo discusso all'interno dei provvedimenti quali i precedenti decreti-legge sull'emergenza rifiuti), ma stiamo parlando di un intervento che riguarda altre regioni d'Italia, altri operatori e altre popolazioni e che determina una condizione particolare.
Innanzitutto, determina un'errata percezione dell'opinione pubblica secondo la quale, in materia di rifiuti, ci troviamo davanti ad una generalizzata emergenza; e non è così, perché una serie di enti locali e di regioni, nella maggior parte del nostro Paese, stanno dando una buona prova di governo in questo campo, stanno realizzando il piano dei rifiuti ovunque.
Certamente, se c'è qualcosa da cambiare, andrebbe cambiato e valutato all'interno di un settore che può essere quello della riforma dei servizi pubblici locali piuttosto che di altre riforme in altri campi quali quello dell'energia elettrica che peraltro è stato oggetto di uno dei provvedimenti che abbiamo avuto modo di discutere come collegato alla finanziaria e che poi abbiamo trasmesso al Senato che lo discuterà nel prossimo mese di gennaio.
Cosa succede, quindi? Succede che rischiamo di fare di tutta l'erba un fascio poiché esiste una norma generale in questo Paese che obbligherebbe tutti e tutte le istituzioni, locali e nazionali, a lavorare affinché si implementi la raccolta differenziata. Essa è il primo elemento fondamentale per poter operare, per andare oltre l'emergenza nelle realtà in cui le emergenze esistono, ma anche per migliorare la qualità del servizio di raccolta dei rifiuti e del riciclo dei rifiuti stessi, naturalmente anche della termovalorizzazione e della generazione di energia elettrica, per la parte che può essere ricavata in questo campo, e di calore.
Ebbene, ci troviamo di fronte ad un obiettivo generale della norma che è quello di raggiungere il 65 per cento di raccolta differenziata entro il 2008, ossia entro quest'anno. Al momento ciò non accade perché a livello nazionale c'è una media di raccolta differenziata del 25,8 per cento che però è spalmato in maniera diversa: nelle regioni centro-settentrionali ci si avvicina all'obiettivo mentre nelle regioni meridionali e nelle isole ci sia allontana dall'obiettivo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Non possiamo, però, - e concludo, signor Presidente - raggiungere gli obiettivi, nelle realtà molto distanti dall'obiettivo generale, attraverso un'operazione che metta in capo alle famiglie e alle aziende i costi della termovalorizzazione.Pag. 79
Soprattutto non si può usare il sistema del CIP6, ossia delle incentivazioni per le quali saranno i cittadini, con la loro bolletta, a pagare sempre le decisioni del Governo che in questo caso fa pagare due miliardi di euro in più per costruire, ad esempio, i termovalorizzatori in Sicilia.
Il nostro ordine del giorno cerca di aiutare a fare modo che, invece, migliori la raccolta differenziata, che è una delle condizioni anche per non utilizzare, sempre ed ovunque, il CIP6, perché effettivamente è un elemento distorsivo del mercato e di aggravio dei costi per i cittadini e le imprese.

PRESIDENTE. L'onorevole Motta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/46.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, con questo ordine del giorno richiamiamo l'attenzione sull'articolo 2 del provvedimento in esame. Nell'articolo 2 si autorizzano i soggetti pubblici competenti a rimuovere e a trasportare quei rifiuti - anche quelli pericolosi - in deroga alle procedure vigenti, compreso anche il prelievo e il trasporto dei rifiuti pericolosi. Ovviamente tutto questo deve avvenire con l'assistenza dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania, al fine di assicurare quelle condizioni di igiene e di tutela della salute pubblica e dell'ambiente che sicuramente sono indispensabili affinché venga ricostituita una situazione di normalità e si esca, dunque, dall'emergenza nel territorio campano.
Avevamo già segnalato - in particolare lo aveva fatto la sottoscritta - durante l'esame degli emendamenti (sui quali, appunto, sono intervenuta) che questo provvedimento non contiene quanto è previsto, invece, dall'articolo 18 del decreto-legge n. 90 del 2008, sempre relativo all'emergenza dei rifiuti in Campania. Quest'ultimo provvedimento già prevedeva ampie deroghe ma, come è noto anche al sottosegretario, cui chiedo un po' di attenzione, se possibile, salvaguardava quei principi fondamentali in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro.
Intervenendo a sostegno degli emendamenti ricordavo il parere della Commissione lavoro che poneva come condizione - sottolineo come condizione e non come osservazione - l'introduzione di una clausola di salvaguardia in ordine al rispetto di questi principi, prevedendo anche un'indicazione temporale che potesse delimitare la durata delle deroghe autorizzate.
Fatte queste premesse, questo ordine del giorno, signor sottosegretario, intende riproporre questo tema, affinché si possano adottare delle iniziative normative a garanzia della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, in accordo con le rappresentanze sindacali.
Si tratta di un ordine del giorno che credo il Governo possa veramente accogliere. Da questo punto di vista conosco anche la sensibilità del sottosegretario, con il quale ci eravamo già confrontati in occasione della discussione del decreto-legge n. 90 del 2008. Credo che possa davvero accogliere questo ordine del giorno, perché non incide sulla operatività e sull'efficacia degli interventi previsti nel provvedimento in esame, ma salvaguardia, appunto, quei principi di tutela e sicurezza che tutta quest'Aula - non solo chi vi parla - e il Governo, nel precedente decreto-legge sull'emergenza rifiuti in Campania, aveva accolto.
Quindi, lo sottolineo nuovamente, dal momento che non si capisce perché la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, che sono chiamati ad operare in situazioni di emergenza, però oggettivamente di pericolosità, non possano avere quel minimo di attenzione che possa mettere in sicurezza questi lavoratori che si sono trovati e che si troveranno ad operare in contesti particolarmente disagiati.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARMEN MOTTA. Concludo, signor Presidente. Proprio oggi il collega Vico ci ha ricordato in quest'aula l'ennesima tragedia sul lavoro, che ha visto purtroppo il decesso di un altro lavoratore. Non credo che si debba arrivare mai a situazioni estreme. Abbiamo la possibilità con questoPag. 80ordine del giorno, se accolto, di segnalare che occorre intervenire per dare delle garanzie indispensabili che tutti abbiamo convenuto essere degne di un Paese civile quale il nostro. Spero che il Governo voglia accogliere lo spirito di questo ordine del giorno, e, quindi, che esso possa così essere accolto.

PRESIDENTE. L'onorevole Viola ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/26.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la discussione che abbiamo svolto in questi giorni è l'ennesimo appuntamento che la Camera ha avuto sul tema dell'emergenza dei rifiuti in Campania. Abbiamo in particolar modo - sia durante il precedente Governo Prodi ed anche ora - cercato di affrontare l'argomento con lo spirito di chi vuole dare risposte e risolvere il problema. Ricordo a tutti - e questo è bene che l'Assemblea lo focalizzi - che l'azione che ha avuto effettivamente un risultato concreto e visibile di pulizia delle strade di Napoli nasce con i provvedimenti adottati proprio dal Governo precedente, quello a guida di Romano Prodi, che aveva attivato tutte le procedure per avere a disposizione le discariche che oggi si stanno gradualmente riempiendo e che, di fatto, hanno però semplicemente permesso di affrontare l'emergenza.
Questo è il vero problema che oggi la Camera si trova ad affrontare, cioè come facciamo diventare un problema emergenziale una questione che, invece, va risolta con gli strumenti normali e che rientra nell'ambito di una gestione civile di un problema effettivamente gigantesco rispetto anche ai tipi e agli stili di vita che oggi la nostra società è costretta o vuole affrontare. Non è pensabile - i dati dell'ISTAT ce lo dicono - che il nostro Paese continui ad essere diviso in tre strutture diverse (nord, centro e sud) con dati sulla raccolta differenziata assolutamente disparati. Ci sono regioni assolutamente virtuose, abbiamo comuni - in particolar modo del nord, nel Veneto - che raggiungono l'80 per cento di raccolta differenziata. Ciò significa che in quelle aree le discariche sono diventate quello che il decreto Ronchi effettivamente prevedeva, cioè uno strumento destinato ad essere svuotato - e non riempito - di significato.
Questo lavoro va fatto su tutto il territorio nazionale; per permettere ciò mi pare che non abbiamo negato - anzi abbiamo rafforzato - i provvedimenti che anche in questo decreto-legge vengono richiamati ed abbiamo spinto perché la raccolta differenziata non sia un obiettivo opzionale, ma diventi un obbligo e uno strumento per permettere alle popolazioni non vivere più le situazioni emergenziali che abbiamo visto. Allora diventa un fatto culturale, di buona amministrazione permettere che ciò accada.
Per fare questo, dobbiamo favorire la spinta verso la raccolta differenziata: a livello nazionale, i dati oggi sono assolutamente insufficienti (siamo appena sotto il 30 per cento). Ripeto che i dati che citavo prima denotano una grande disparità il che vuol dire che - come dicevo - ci sono aree del Paese assolutamente in buona situazione, ma aree assolutamente non solo insufficienti, ma dove evidentemente il lavoro sulla raccolta differenziata non è nemmeno cominciato.
Allora, per fare questo dobbiamo trovare tutti gli strumenti che permettano prima di tutto un'assunzione di responsabilità da parte delle amministrazioni, di quelle locali e degli enti gestori di questo problema, ma anche da parte dei cittadini che devono essere agevolati in questo lavoro. Le esperienze sono molteplici, innumerevoli e ricche anche di fantasia, come abbiamo visto in moltissime realtà della nostra nazione; dobbiamo fare in modo che questo possa avvenire.
Con questo ordine del giorno noi chiediamo al Governo di impegnarsi ad incentivare, attraverso forme di detassazione, la produzione di beni durevoli. Come dicevo è un problema culturale, ma anche di normative: chiediamo che il Governo introduca ulteriori elementi per favorire la raccolta differenziata.

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PRESIDENTE. L'onorevole Cimadoro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/6.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, l'ordine del giorno è uno strumento importante perché fa sentire la voce dei parlamentari che non hanno avuto soddisfazione durante la fase di preparazione della norma. Credo, però, che stia diventando uno strumento inutile, perché dall'inizio della legislatura noi abbiamo presentato quasi duemila ordini del giorno; alla fine, il risultato sarà quello che sarà.
Capisco anche la difficoltà del Governo ad accogliere il mio ordine del giorno, perché se lo accogliesse stravolgerebbe di fatto la struttura del provvedimento; ma è giusto che lo illustri. Faccio presente al Governo che sta facendo sicuramente un passo falso, sta procurando uno spreco di denaro pubblico in un momento di necessità come questo: il risultato è che quasi certamente noi voteremo contro questo provvedimento.
L'articolo 9 del decreto in esame novella la legge finanziaria per il 2008 in riferimento alla procedura volta al riconoscimento ai termovalorizzatori del diritto agli incentivi per le fonti rinnovabili. Il mio ordine del giorno parte da qui: con esso si vorrebbe impegnare il Governo a monitorare gli effetti applicativi della disposizione richiamata in premessa, al fine di valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a vincolare l'erogazione di incentivi pubblici, i cosiddetti CIP6, solo per le regioni interessate dallo stato di emergenza del settore. Già lo stato di emergenza del settore denota un fatto importantissimo: la malagestione dell'attività pubblica.
Questo provvedimento mette in evidenza una sola cosa: la vergognosa classe politica che è stata eletta e che governa i due territori che in particolare traggono beneficio da questo provvedimento, il territorio campano e quello siciliano. Siamo alla solita solfa: chi si comporta bene viene penalizzato, chi spreca viene premiato. Tanti sono gli esempi di spreco e di malgoverno, nel caso specifico in Sicilia, non certo per colpa dei siciliani, ma della sua classe politica e della sua costituzionalizzata autonomia che l'ha resa agli occhi della nazione un campione di sprechi e disastri da non limitare (Commenti dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

CARMELO LO MONTE. Complimenti!

GABRIELE CIMADORO. Io spero davvero che con il federalismo venga messo un freno a questo spreco di denaro pubblico e a questo clientelismo dilagante.
Tutto questo dovrebbe farci riflettere per inserire finalmente nell'agenda politica la questione morale. La politica, infatti, non deve più essere considerata una sorta di ufficio di collocamento, ma deve ritornare allo spirito costituente perché questa Italia è diventata un Paese da riformare.
Detto ciò spero che il Governo accolga questo ordine del giorno ma soprattutto metta fine, dopo quest'ultimo caso esemplare di spreco, ai famigerati CIP6, vera emorragia a beneficio di pochi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Margiotta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/28.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, colleghi deputati, con il mio ordine del giorno, il n. 9/1875/28, richiamiamo l'attenzione del Governo sulla raccolta differenziata e chiediamo che ad essa sia destinato ogni sforzo dell'Esecutivo per allinearla agli obiettivi fissati per legge.
È noto che uno dei problemi più seri che indeboliscono, e in qualche modo interrompono, la virtuosità del ciclo integrato dei rifiuti è esattamente quello di un'inefficace raccolta differenziata. Molti dei problemi campani, ma lo stesso vale per quanto sta accadendo in Sicilia e in altre regioni, purtroppo quasi tutte nel Mezzogiorno d'Italia, sono esattamente connessi al mancato raggiungimento degli standard necessari in materia di raccolta differenziata.Pag. 82
Si tenga presente che l'obiettivo di legge sarebbe quello di ottenere una raccolta differenziata in percentuale pari al 65 per cento entro il 2008; ebbene, gli ultimi dati dell'ISTAT, così come presentati dall'Agenzia per la protezione dell'ambiente, dicono, invece, che siamo al 25,8 per cento, quindi quasi un terzo al di sotto dell'obiettivo prefissato. Ma soprattutto, questo dato medio, che di per sé non sarebbe neppure drammatico, diviene tale se si tiene conto che è uno dei classici casi in cui il dato medio nasconde in maniera estrema la realtà. È un dato medio, frutto di una media che ha come estremi il 5 per cento della Sicilia e percentuali anche al di sopra del 60 o del 70 per cento di altre zone d'Italia.
Nella precedente legislatura la Commissione ambiente predispose un'indagine conoscitiva sull'industria del riciclo, che seguii in particolare come componente di quella Commissione, il cui rapporto finale evidenziava, ahimè, ancora una volta, un'Italia a diverse velocità anche nel settore dello smaltimento dei rifiuti, con un nord che ricicla in quantità doppie rispetto al centro e il centro che ricicla in quantità doppie rispetto al Mezzogiorno che, dunque, ha quantità di riciclo pari ad un quarto del Settentrione. Bisogna, dunque, assolutamente sviluppare politiche virtuose che intervengano in materia e che aiutino a risolvere il problema determinando un'omogeneità di raccolta differenziata e riciclo sull'intero territorio nazionale.
Peraltro, un buon funzionamento della raccolta differenziata, non solo darebbe un contributo notevole alla soluzione delle emergenze rifiuti che vi sono nel Paese, ma a ciò sarebbero connessi ulteriori e cospicui vantaggi. Si pensi, ad esempio, che si potrebbe avere un notevole contributo sul bilancio energetico del Paese: questa mattina ricordavo, come ha fatto anche l'onorevole Realacci, che già oggi si ha un risparmio di 15 milioni di tonnellate equivalenti petrolio, ossia di TEP; ebbene, altri cinque milioni di TEP sarebbero facilmente raggiungibili incrementando la raccolta differenziata. Non solo: in un periodo nel quale si dibatte e si tenta di allinearsi agli obiettivi che l'Unione europea ha fissato in termini di riduzione dei gas clima-alteranti, e in maniera particolare dell'emissione dei gas serra e di anidride carbonica, per contribuire al cosiddetto climate challenge, alla sfida all'innalzamento della temperatura, studi recentissimi mostrano come una corretta raccolta differenziata e un buon riciclo possano dare un apporto notevole anche in materia di riduzione dell'emissione di gas serra.
Ad esempio, di recente uno studio relativo ai cosiddetti RAEE (cioè al riciclo delle apparecchiature elettroniche ed elettrotecniche) ha dimostrato che da quel settore può giungere un apporto deciso. Ecco perché l'ordine del giorno - che io sono certo il Governo e la sensibilità del sottosegretario Menia vorranno accogliere - impegna il Governo a stabilire che l'eventuale ricorso a forme di recupero di energie dei rifiuti debba avvenire successivamente ed in subordine agli interventi di prevenzione e riduzione della produzione di reimpiego, di riciclaggio e di recupero di materia.
Purtroppo, l'abbiamo detto questa mattina, alcune parti di questo decreto-legge vanno in senso contrario a quanto qui richiesto. Mi riferisco in maniera particolare all'articolo 9 e alla querelle che ne è sorta in relazione al CIP 6. Tuttavia, faccio voti a che effettivamente il Governo possa e voglia accogliere questo ordine del giorno e, soprattutto, tenerne conto riqualificando in maniera decisa la propria politica ambientale in materia di raccolta differenziata, di recupero e di riciclo rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Braga ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/29.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, illustro questo mio ordine del giorno che abbiamo presentato su un provvedimento che sappiamo avere forma di decreto-legge, quindi nei suoi presupposti haPag. 83l'obiettivo di dare una risposta ad esigenze che hanno le caratteristiche di gravità ed urgenza, come effettivamente può essere intesa l'emergenza dei rifiuti in Campania.
Tuttavia, abbiamo avuto modo di dichiarare e anche di stigmatizzare che questo provvedimento si è progressivamente arricchito di contenuti e di misure anche non strettamente attinenti alla materia. Tant'è che proprio nella discussione in Aula sia nei giorni scorsi, sia stamattina buona parte dell'attenzione e del tempo è stata spesa per discutere dell'articolo 9, in particolare dell'aspetto relativo al riconoscimento degli incentivi CIP6 per la costruzione di impianti di incenerimento.
Abbiamo visto e rilevato quale diversità di posizioni vi è al riguardo, all'interno di quest'Aula. Tuttavia, credo che sia emersa abbastanza chiaramente l'urgenza di regolamentare questo tema in modo organico e non mediante la logica delle continue e ripetute deroghe e proroghe, come abbiamo avuto modo di vedere questa mattina. Il tema si lega ad un discorso, quindi, più ampio, relativo al quadro normativo che disciplina la gestione anche dei certificati verdi e le utilizzazioni di fonti energetiche assimilate alle rinnovabili. Con questo ordine del giorno noi chiediamo che il Governo assuma un impegno in questo senso.
Tale impegno, però, non può prescindere, a nostro avviso, da un preventivo, preciso e strutturale intervento a sostegno di altri due canali che riguardano in qualche modo la gestione dei rifiuti. Uno è il potenziamento della raccolta differenziata, così come ho avuto modo di dire e come hanno sollecitato nei loro interventi molti colleghi che mi hanno preceduto. Questa necessità è resa ancora più evidente dai dati ISTAT, che ci dicono come negli ultimi anni i livelli di produzione dei rifiuti e le percentuali di raccolta differenziata si attestano su valori ben lontani dagli obiettivi che la normativa vigente ci impone. Sappiamo che secondo i dati recentemente diffusi dall'ISTAT nell'anno 2006 sono state prodotte 32 milioni e 500 mila tonnellate di rifiuti urbani, pari a 551 chili per abitante. La raccolta differenziata si è attestata solo attorno al 25,8 per cento dei rifiuti urbani raccolti, ben lontana dall'obiettivo del 65 per cento posto entro il 2008, con valori, tra l'altro, che si differenziano in maniera significativa e preoccupante tra le diverse aree del Paese. Addirittura, abbiamo assistito negli ultimi cinque anni ad una crescita della produzione complessiva di rifiuti e all'aumento della quota pro capite, e anche di quella quota di rifiuti pericolosi rispetto ai quali resta aperta tutta una serie di problematiche nei termini della modalità di smaltimento e di gestione.
A fronte di questa situazione noi riteniamo che sia fondamentale mettere in campo misure di carattere strutturale che portino il Paese ad una progressiva riduzione dei costi economici e anche ambientali della gestione dei rifiuti del nostro Paese.
Pensiamo che l'azione svolta dal Governo - o, meglio, il mancato rispetto di alcuni obiettivi e di alcuni impegni che erano stati assunti a questo riguardo anche dal Ministro Scajola, che aveva più volte annunciato l'imminente emanazione di un decreto di regolazione sul tema dei certificati verdi - debba essere in qualche modo superata, perché la definizione dei termini di valore e di tutti i contenuti che riguardano questo aspetto è un obiettivo che anche il sistema economico e produttivo italiano, che attualmente sta attraversando un momento di crisi, attende da tempo.
Chiediamo, quindi, un impegno che sconfessi il rischio - che intravediamo negli atteggiamenti recenti - di un calo di attenzione rispetto al percorso di valorizzazione delle energie rinnovabili, di cui continuiamo a ritenere che il nostro Paese abbia assoluta necessità e assoluto bisogno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/47.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, ho presentato il mio ordine delPag. 84giorno n. 9/1875/47 anche a seguito di un'interrogazione che avevo presentato in Commissione. Ringrazio in Aula il presidente della Commissione ambiente per avere accolto la richiesta, che adesso esporrò, di effettuare un sopralluogo, come Commissione ambiente, nel luogo oggetto della mia interrogazione.
Mi spiego, signor Presidente. Il mio ordine del giorno n. 9/1875/47 nasce da una preoccupazione, che espongo come rappresentante del territorio della provincia di Frosinone: non vorremmo che il territorio campano si liberasse dei rifiuti, giustamente, e che questi, insieme a qualcos'altro, arrivassero nel territorio della provincia di Frosinone, ahimè troppo vicino al territorio interessato dal problema dei rifiuti.
È successo che una notte del mese di settembre sono stati sorpresi undici TIR - mi auguro che il sottosegretario presente in Aula voglia accettare il mio ordine del giorno, perché credo sia interesse di tutti - a seppellire (questo è il termine esatto) nettezza urbana e altri tipi di rifiuti (tra i quali, poi, si è accertato ve ne fossero anche tossici e nocivi) in una cava dismessa nel comune di Coreno Ausonio. Tali rifiuti, poi, sono stati in gran fretta, di notte, ricoperti dalla terra e bruciati. Il giorno dopo nessuno si è accorto di quello che era successo. Si è andati avanti per una serie di giorni, finché i cittadini di quel territorio hanno presentato un esposto alla Guardia forestale, che, di notte ha scoperto l'affaire che veniva fuori.
Vi è una preoccupazione relativa non solo a quel tipo di rifiuti, perché, chiaramente, scaricare rifiuti speciali o tossici e nocivi in una discarica autorizzata ha un costo elevato, ma scaricare gli stessi rifiuti, di nascosto, in una discarica non autorizzata, chiaramente, costa molto di meno. La mia preoccupazione, quindi, signor Presidente, signor sottosegretario, è che tutto ciò alimenti un certo tipo di attenzione non proprio ecologica: chiaramente, sappiamo bene che attorno al business dei rifiuti campani c'è attenzione (non solo da parte dello Stato, ahinoi).
Nel mio ordine del giorno, quindi, formulo la richiesta che, per evitare questo tipo di fughe, sia istituita una cabina di regia che controlli, con un monitoraggio attento, dove si vanno a scaricare questi rifiuti dalla regione Campania: questa è una preoccupazione, purtroppo, fondatissima.
Parliamo di discariche abusive; parliamo di cave dismesse; parliamo anche di salute dei cittadini di un territorio che vedono, ovviamente, molto danneggiata la salubrità dell'ambiente.
Mi appello, allora, al buonsenso, perché vi sia e venga istituito un controllo e un monitoraggio, perché no, anche satellitare, visti i mezzi che abbiamo a disposizione, sul trasporto e sulla discarica di arrivo, perché questi mezzi si sa da dove partono, ma, molte volte, non si sa dove arrivano, scompaiono nel nulla.
Ho finito, signor Presidente. Anticipo il suo colpo di campanello. Mi auguro che il Governo voglia accogliere questo ordine del giorno, perché ne va non solo della salute, ma anche della pace e della tranquillità di quel territorio.

PRESIDENTE. L'onorevole Misiani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/31.

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, questo ordine del giorno sottolinea, in primo luogo, la gravità del problema che è oggetto del decreto-legge al nostro esame. Va sottolineato che siamo in presenza del secondo decreto-legge, dall'inizio della legislatura, che si occupa specificamente dell'emergenza dei rifiuti in Campania e, più in generale, del problema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti nel nostro Paese.
Della situazione in Campania si è lungamente dibattuto in questi mesi e nel corso della discussione di questo decreto-legge. I colleghi che sono intervenuti prima di me hanno ribadito i cardini della posizione del Partito Democratico: un atteggiamento di leale collaborazione nei confronti del Governo su un tema che è una vera e propria emergenza nazionale, che siPag. 85è iniziato ad affrontare tra tante difficoltà, ma che è lungi dall'essere concluso.
Abbiamo sostenuto a livello nazionale e con gli amministratori locali che fanno riferimento al Partito Democratico la necessità di una forte assunzione di responsabilità su questo tema. Lo stesso atteggiamento lo stiamo mantenendo nella discussione di questo decreto-legge, pur evidenziando in modo molto critico i contenuti di due articoli, l'articolo 3 e l'articolo 6.
Infatti riteniamo non condivisibile l'introduzione di regimi speciali e differenziati in Campania rispetto al resto del territorio nazionale, da una parte, per il commissariamento degli enti locali (vi è il Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali che già prevede specifici regimi), dall'altra, per quanto riguarda alcune fattispecie di reato e di sanzioni che, con un profilo molto probabile di incostituzionalità, differenziano i diritti e i doveri dei cittadini della Campania in relazione al tema dei rifiuti rispetto ai cittadini del resto del Paese.
Questi punti non li condividiamo e lo sottolineiamo in questa sede, così come dobbiamo sottolineare che, al di là dell'emergenza dei rifiuti in Campania, che è un problema di eccezionale gravità che va affrontato con strumenti eccezionali, sullo sfondo si pone il problema più generale della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti a livello nazionale.
Da questo punto di vista, i dati che riportiamo nell'ordine del giorno e i dati ISTAT recentemente pubblicati ci danno uno spaccato illuminante, sia delle problematiche connesse allo smaltimento dei rifiuti in Italia sia delle opportunità che si aprono anche in questo settore.
Abbiamo un duplice problema a livello nazionale per quanto riguarda la gestione dei rifiuti: il primo è l'ancora scarsa diffusione della raccolta differenziata. Nel 2006, in tutta Italia, abbiamo smaltito con la raccolta differenziata il 25,8 per cento del totale dei rifiuti solidi urbani. È un dato che è cresciuto troppo poco rispetto a quattro anni prima, quando eravamo al 19,2 per cento, ed è ancora molto inferiore all'obiettivo, che la normativa pone, del 65 per cento.
Siamo, ripeto, al 25,8 per cento a livello nazionale, oltretutto con una drammatica differenziazione tra le varie aree del Paese. Al nord, infatti, siamo al 39,9 per cento, che scende al 20 per cento nelle regioni del centro e crolla al 10,2 per cento, cioè a un quarto del livello di raccolta differenziata delle regioni settentrionali, nelle regioni del Mezzogiorno.
Per quanto riguarda lo smaltimento attraverso l'incenerimento, l'uso dei termovalorizzatori dei rifiuti, anche in questo caso abbiamo un dato molto basso nella media nazionale in rapporto a quello che avviene negli altri Paesi, ed enormemente differenziato tra le varie aree territoriali del Paese: si passa dal 17,7 per cento delle regioni del nord, al 5,6 per cento di quelle del centro e al 3,3 per cento di quelle del Mezzogiorno, dove c'è una sostanziale assenza o quasi di impianti di termovalorizzazione. E la naturale conseguenza, l'inevitabile conseguenza di questi squilibri è un peso molto grande, assolutamente eccessivo, rispetto a quanto accade nei Paesi europei più avanzati, dello smaltimento in discarica di rifiuti solidi urbani: 30,8 per cento nel nord, 54,6 per cento nel centro, 57,4 per cento nel sud. Da più di dieci anni abbiamo approvato via via leggi e decreti-legge che dicono alcune cose chiare: bisogna andare verso la raccolta differenziata, bisogna superare il conferimento in discarica e bisogna fare della raccolta e della gestione dei rifiuti un'opportunità economica.
Ho concluso, signor Presidente. Oggi la spesa italiana per la gestione dei rifiuti vale 21 miliardi di euro, ed è cresciuta del 90 per cento negli ultimi dieci anni. In quel settore lavorano 106 mila persone, il 50 per cento in più rispetto a dieci anni fa. Lì c'è una grande opportunità di sviluppo: e allora il tema è superare l'emergenza, ma soprattutto saper cogliere queste opportunità economiche, di creazione di posti di lavoro, coniugando l'ecologia e il rispetto dell'ambiente con la creazione di ricchezza e di nuovi posti di lavoro inPag. 86tutto il Paese; e su questo tema riteniamo che ci siano tanti passi in avanti da fare.

PRESIDENTE. L'onorevole Ria ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/32.

LORENZO RIA. Signor Presidente, col decreto-legge in esame abbiamo discusso, ancora una volta, del dramma dell'emergenza dei rifiuti nella regione Campania, dopo averlo fatto in precedenza, in questa legislatura, con il decreto-legge n. 90 del 2008, convertito nella legge n. 123 del 14 luglio scorso. Come hanno fatto altri colleghi prima di me, anch'io voglio sottolineare come il Partito Democratico continui in questo campo e in questa situazione emergenziale la sua azione di grande, leale, seria collaborazione e di grande assunzione di responsabilità complessiva della politica e delle istituzioni. Abbiamo avuto modo di dimostrarlo in diverse occasioni e in differenti sedi, non solo a livello nazionale, con la nostra azione di collaborazione per dare tutto il nostro contributo al Governo, sia per realizzare soluzioni idonee a uscire dalla drammaticità dell'emergenza, sia per realizzare condizioni di risoluzione stabile, definitiva e direi strutturale della vicenda. Lo abbiamo fatto, ad esempio, con la collaborazione prestata per l'identificazione e l'allestimento dei siti per le nuove discariche, e con il comportamento serio, leale dei nostri sindaci e dei nostri amministratori locali.
Ma naturalmente le politiche ambientali non sono solo emergenza: ed ecco perché nel nostro Paese, direi faticosamente, già nella scorsa legislatura si era dato avvio ad un percorso orientato verso la sostenibilità attraverso lo sviluppo delle energie rinnovabili e del risparmio energetico, interessando centinaia di piccole imprese. Questo percorso è stato, ahimè, tuttavia interrotto dall'approvazione di alcuni provvedimenti sostenuti dall'attuale maggioranza: si è eliminata la certificazione energetica degli edifici, e addirittura si pongono ostacoli alle famiglie per la detrazione fiscale per gli interventi edilizi, creando sconcerto e direi anche indignazione tra le imprese che operano nel settore.
In questo provvedimento si ritrova, in qualche modo, lo strabismo delle politiche ambientali del Governo. Vorrei appunto rilevare come da troppo tempo da parte dei cittadini e degli amministratori locali si sia registrato un notevole ritardo rispetto al tema della consapevolezza responsabile del problema dei rifiuti che sono stati percepiti dai cittadini esclusivamente come rifiuti e non come risorsa, mentre dagli amministratori locali, invece, come intralcio, inducendoli ad adoperarsi nel tentativo di aggirare gli adempimenti legislativi messi in campo sin dal 1997, poiché ritenuti eccessivamente onerosi sia dal punto di vista finanziario che di gestione.
Oggi - credo - siamo tutti convinti di avviare un sistema di raccolta differenziata efficiente, capace quindi di dare risultati anche in termini di percentuali altissime, e di poter conferire il meno possibile a discariche e il meno possibile ad inceneritori.

PRESIDENTE. Onorevole Ria, la invito a concludere.

LORENZO RIA. In tale contesto mi sembra opportuno menzionare anche la cosiddetta filiera corta, che nasce dalla consapevolezza - e concludo, signor Presidente, anche perché vedo che l'esercito del centrodestra, lo dico come battuta, è in ritirata e si è quasi arreso, e quindi un minuto in più può concedermelo - che i consumatori possono avere obiettivi comunque finalizzati al contenimento dei costi di distribuzione, alla riduzione dei costi e dell'impatto ambientale, alla riduzione dell'inquinamento attraverso la riduzione al minimo degli imballaggi e delle confezioni.
Ciò significherebbe meno plastica, meno rifiuti e minore spesa per chi acquista. Questo modo equo ed intelligente di fare spesa permette non solo di ridurre drasticamente i costi finali del prodotto, eliminando i passaggi intermedi della filiera,Pag. 87ma consente anche di valorizzare al meglio le coltivazioni e le aziende che operano nel territorio, incentivando la protezione della biodiversità.

PRESIDENTE. Onorevole Ria, deve concludere.

LORENZO RIA. In conclusione, con questo ordine del giorno chiediamo dunque al Governo di incentivare questi sistemi produttivi e di consumo eco-compatibili che si sostanziano nella filiera corta, con le conseguenti ricadute positive per l'ambiente, soprattutto in termini di riduzione della quantità di rifiuti prodotti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mazzarella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1857/33.

EUGENIO MAZZARELLA. Signor Presidente, questo Governo sin dall'inizio della legislatura si è segnalato per un ricorso abnorme alla decretazione d'urgenza che, spesso, ad onor del vero, si è risolto in una demagogia d'urgenza che, in non pochi casi, ha messo in difficoltà la stessa maggioranza (e forse ne è una prova anche quanto sta accadendo in quest'Aula).
L'esempio ultimo è il decreto-legge n. 180 del 2008 sull'università, imploso nella Commissione affari esteri (e già in Commissione cultura) sulle sue stesse affrettate contraddizioni, privo di un qualsiasi collegamento con una visione organica dei problemi che si dichiara di voler affrontare.
Se c'è però un ambito in cui la decretazione d'urgenza non può considerarsi demagogica o opportunistica per ricavare un qualche tornaconto politico, questo è certo il settore della gestione del ciclo dei rifiuti, certamente arrivato sul tavolo del Governo in condizioni emergenziali ben favorite in effetti dagli indirizzi di governo degli Esecutivi tutti che si sono susseguiti fin qui nel primo decennio del millennio (in cui il centrodestra ha avuto, però, una rilevanza cronologica che è nel numero stesso degli anni di Governo esercitati).
Ma perché, almeno per il futuro, questa pur opportuna decretazione d'urgenza nel settore dei rifiuti non confluisca nel più largo fiume della demagogia di Governo e di misure tampone in prospettiva inefficaci, ci sembra opportuno che il Governo accolga questo ordine del giorno che punta ad un'effettiva responsabilizzazione degli amministratori pubblici, cui la legislazione deve consegnare un mandato imperativo circa la buona gestione del ciclo dei rifiuti, che impatta un tema - la salvaguardia dell'ambiente - che è ormai da tempo nell'agenda politica internazionale (se non vogliamo segare l'albero su cui siamo seduti con i nostri invasivi, quanto alla sostenibilità ecologica, sistemi sociali e produttivi).
Considerati, allora, i reiterati fallimenti della spinta, che pure si promuove, alla raccolta differenziata (mentre crescono in modo esponenziale i valori assoluti della produzione di rifiuti urbani, speciali e pericolosi), ed assunto il ruolo centrale degli amministratori pubblici degli enti locali nella corretta gestione del ciclo dei rifiuti (come in modo emblematicamente negativo è emerso nel caso Campania, che però sembra, ad onor del vero, aver solo anticipato analoghe derive in altre regioni), l'ordine del giorno proposto impegna il Governo ad adottare una politica di controllo dell'operato degli enti locali in materia di rifiuti che unisca il necessario rigore nel rispetto della normativa e nel raggiungimento degli obiettivi ad una non meno importante certezza del diritto, indicando in modo tassativo le fattispecie per le quali è possibile procedere alla rimozione degli amministratori ed eliminando ogni ipotesi di discrezionalità.
Speriamo che, seppure accolto, questo ordine del giorno non resti uno di quei bigliettini di speranza e di auspicio che si affidano - ormai è una moda - ai tanti alberi di Natale votivi esposti al pubblico.

PRESIDENTE. Per dare ordine ai nostri lavori, desidero informare l'Assemblea di quanto mi è stato comunicato daiPag. 88gruppi in ordine alle intese intercorse circa il prosieguo dell'esame del provvedimento: nella seduta odierna, dopo il parere del rappresentante del Governo sugli ordini del giorno, si procederà allo svolgimento degli interventi per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno. Essendovi unanime consenso, le votazioni avranno, invece, luogo nella seduta di martedì 16 dicembre, a partire dalle ore 10. Dopo l'esame di questo provvedimento si passerà, quindi, direttamente allo svolgimento delle interpellanze urgenti.
L'onorevole Cardinale ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/39.

DANIELA CARDINALE. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, l'impegno a favore della protezione e della tutela dell'ambiente ci ha visto sempre, come Partito Democratico, in prima linea. Non possiamo, però, accettare delle sanzioni che appaiono contraddittorie, discriminatorie, forzate, ispirate da logiche emergenziali che non guardano, tuttavia, alla necessità di arrivare ad una normalizzazione e ad una razionalizzazione del settore dello smaltimento dei rifiuti. In modo particolare, l'applicazione dell'articolo 6, che prevede un inasprimento sanzionatorio per i reati commessi nei territori in cui vige lo stato di emergenza nel settore dello smaltimento rifiuti, porterà ad ingiuste applicazioni. Il Governo privilegia, ancora una volta, la demagogia e la pura propaganda, e non guarda ad una seria politica di prevenzione e di rigorosa repressione. Abbiamo seri dubbi sulla costituzionalità della norma, che se valida, non poteva non essere prevista per tutto il territorio nazionale. Inoltre, questo irrigidimento delle sanzioni, se non accompagnato da una seria campagna di informazione e di educazione, finirà per essere applicato in maniera ingiusta, se non dannosa. Infatti, il bene ambiente per essere tutelato non può non diventare un valore condiviso, soprattutto per le comunità giovanili.
Infine, va rilevata in maniera critica l'azione che il Governo sta svolgendo in Europa, dove invece di sostenere uno sforzo unitario di tutta l'Unione europea per la salvaguardia del protocollo di Kyoto, isolatamente, sta insistendo su posizioni di retroguardia che manifestano chiaramente una posizione di scarsa attenzione sui veri problemi della protezione del pianeta. Chiediamo, pertanto, la piena accettazione di questo ordine del giorno che prevede, a sei mesi dall'entrata in vigore della legge, la presentazione al Parlamento, da parte del Governo, di una dettagliata relazione sugli effetti dell'attuazione delle nuove norme penali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (PdL) ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/1.

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, onorevoli colleghi, in breve il mio ordine del giorno vuole impegnare il Governo a prevedere particolari misure di compensazione ambientale per i comuni del Cilento individuati come sedi di discariche di rifiuti solidi e urbani provenienti dal resto della regione Campania, e a prevedere finanziamenti per il recupero di siti inquinati da discariche abusive, nonché per la valorizzazione delle risorse ambientali dell'area della comunità montana degli Alburni.
Approfitto per lanciare un appello al Governo, affinché accetti questo ordine del giorno, per dare un segnale ad una zona martoriata, che ha pagato molto, in termini ambientali, il disastro dell'emergenza dei rifiuti in Campania.

PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Ginoble e Garavini: si intende che abbiano rinunziato ad illustrare i rispettivi ordini del giorno n. 9/1875/14 e n. 9/1875/24.
L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/4.

Pag. 89

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, se lei me lo consente - spero poi di non essere ripreso dal suo collega, l'onorevole Buttiglione - mi permetto di citare proprio l'onorevole Buttiglione. Infatti noi abbiamo già avuto modo in quest'Aula di affrontare il tema dei rifiuti in Campania, ed in particolare la questione dell'utilizzo dei nostri militari in quella regione per attività che hanno a che fare con la vigilanza, la sorveglianza e anche con azioni di polizia. Rispondendo, in qualche modo simpaticamente, ad una mia osservazione, l'onorevole Buttiglione mi scrisse un brevissimo testo che leggo: caro collega, tanti anni fa ero un giovane allievo ufficiale di complemento; eravamo in un campo invernale sul monte Vettore e i lupi scendevano sugli ovili intorno a Campotosto e predavano molto bestiame; di notte, si sentivano i loro ululati vicini al campo; la prima misura presa dal nostro capitano fu quella di togliere le munizioni alla guardia di notte; motivazione: nessun branco di lupi feroci è così pericoloso come una recluta spaventata con un'arma automatica da guerra in mano. Chissà perché, ma ogni volta che si parla dell'uso dell'esercito per funzioni di polizia mi torna alla memoria quell'episodio.
Perché cito questo? Perché qui ancora una volta si pensa e si immagina che vi sia la possibilità provvidenziale del nostro esercito di poter intervenire e risolvere problemi che l'esercito non può risolvere. Per questo noi abbiamo presentato un ordine del giorno che impegna appunto il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a determinare che l'impiego dei militari rimanga circoscritto alle attribuzioni derivanti dal loro stato giuridico e che il ricorso all'operato del personale militare rimanga solo a carattere eccezionale. Su questo chiediamo il parere favorevole da parte del Governo e attendiamo fiduciosi.

PRESIDENTE. L'onorevole Mariani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1875/48.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che, su invito del Governo, noi abbiamo trasformato un emendamento in un ordine del giorno, che riguarda l'articolo 9, comma 1-bis, disposizione che prevede che, nelle more della definizione della modalità di calcolo, la quota di produzione di energia elettrica imputabile a fonti rinnovabili riconosciuta ai fini dell'accesso ai meccanismi incentivanti ai termovalorizzatori è pari al 51 per cento nel caso di impiego di rifiuti urbani a valle della raccolta differenziata. Noi intendiamo impegnare il Governo a considerare vincolante il rispetto degli obiettivi di raccolta differenziata di cui all'articolo 205 del decreto legislativo n. 152 del 2006, al fine del riconoscimento ai termovalorizzatori del diritto agli incentivi per le fonti rinnovabili.
Ci teniamo molto a questo ordine del giorno, e del resto c'era stata data disponibilità all'adesione in caso di trasformazione dell'originario emendamento in ordine del giorno, perché ciò in effetti premia in qualche modo il rispetto di una direttiva comunitaria che non ha trovato pieno accoglimento in tutti questi anni, soprattutto in riferimento al parametro della frazione organica per gli impianti ammessi agli incentivi per motivi connessi ad energie rinnovabili.
Questo impegno richiede soprattutto alle regioni il ritorno alla normalità, benché non abbiano pienamente rispettato fino ad oggi le percentuali di raccolta differenziata e non abbiano fatto tesoro della gestione dell'intero ciclo dei rifiuti secondo le norme previste anche nel decreto-legge 3 aprile 2006, n. 152 che prevedevano comunque una gradualità (35 per cento di raccolta differenziata nel 2006; 45 per cento nel 2008 e 65 per cento nel 2012). Vogliamo segnalare - in questo chiediamo l'adesione del Governo - che, pur partendo dalla situazione di emergenza, si possa comunque prevedere nell'ordinario, nel ritorno alla normalità nella gestione dei rifiuti, il rispetto della normativa comunitaria, uscendo dalla situazione molto ambigua e ipocrita che tutti oggi hanno sottolineato e che fa riferimento agli incentivi CIP6.Pag. 90
È un motivo che ci differenzia rispetto alle varie parti del Paese, non solo perché, come tutti i colleghi hanno sottolineato, queste percentuali di raggiungimento della raccolta differenziata del ciclo dei rifiuti completo sono molto differenti da una parte all'altra del nostro Paese, ma anche perché, al di là del fatto di richiedere sempre in maniera anche esagerata risorse per territori che non hanno mai nemmeno provato ad investire nel ciclo complessivo dei rifiuti, vorremmo che si imponesse almeno un rientro nella normalità nel minor tempo possibile e che questi parametri fossero appunto tassativi. A noi serve anche per non discriminare un territorio dall'altro e vorremmo che su questo ci potessimo trovare d'accordo anche con il Governo e con la maggioranza, auspicando che i periodi di emergenza siano periodi nei quali si può anche derogare ad alcune norme e ad alcuni riferimenti, che per noi restano fondamentali, ma che poi tutto questo abbia una fine e, a partire da questo momento, si debba e si voglia riconoscere il rispetto delle normative italiane e comunitarie.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mario Pepe (PdL) n. 9/1875/1, purché il primo ed il secondo capoverso del dispositivo siano riformulati, nel senso di sostituire rispettivamente le parole «a prevedere» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di prevedere».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/1875/2 (al riguardo vi era l'intesa a ritirare l'emendamento di contenuto analogo).
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Borghesi n. 9/1875/3, purché nella parte dispositiva le parole «al fine di» siano sostituite dalle seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/1875/4 perché si afferma una certa concezione dei valori della democrazia nelle premesse, mentre il dispositivo è palesemente contrastante con quanto è previsto.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rota n. 9/1875/5, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare» e purché siano sostituite le parole: «attraverso sovvenzionamenti statali» con le parole: «attraverso idonee misure» che non necessariamente devono essere sovvenzioni.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/1875/6 né l'ordine del giorno Piffari n. 9/1875/7. L'ordine del giorno Germanà n. 9/1875/8 risulta ritirato.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Realacci n. 9/1875/9, mentre accoglie come raccomanda l'ordine del giorno Esposito n. 9/1875/10.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Martella n. 9/1875/11, purché il dispositivo sia riformulato, nel senso di sostituire le parole: «ad individuare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di individuare».
L'ordine del giorno Mariani n. 9/1875/12 è stato ritirato?

PRESIDENTE. Sì, onorevole Menia, l'ordine del giorno Mariani n. 9/1875/12 è stato ritirato.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bocci n. 9/1875/13, purché sia riformulato, sopprimendo l'ultima riga, perché mi sembra un po' uno slogan da luna nel pozzo. Creare in particolare un sistema produttivo senza rifiuti mi pare sinceramente un po' difficile.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ginoble n. 9/1875/14, a condizione che il dispositivo sia riformulato aggiungendo, dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di».Pag. 91
Il Governo accetta gli ordini del giorno Mosella n. 9/1875/15 e Vico n. 9/1875/16.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/1875/17, anche perché è contraddittorio con quanto si sta normando a proposito dell'uno contro uno sugli elettrodomestici e via dicendo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marantelli n. 9/1875/18 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mastromauro n. 9/1875/19.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Morassut n. 9/1875/20, perché qui si parla dell'opportunità di introdurre nuovamente il principio «chi inquina paga», che invece è un principio totalmente vigente, quindi sarebbe contraddittorio.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pompili n. 9/1875/21, a condizione che il dispositivo sia riformulato inserendo, dopo le parole «acquisti verdi», le seguenti: «anche eventualmente».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Miotto n. 9/1875/22, perché l'impegno richiesto al Governo è in realtà già previsto dalla legge n. 133 del 2008.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Farinone n. 9/1875/23, a condizione che sia riformulato nel senso di impegnare il Governo a valutare l'opportunità di promuovere iniziative per realizzare sistemi informativi territoriali applicati alla gestione dei rifiuti.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Garavini n. 9/1875/24 ed accetta l'ordine del giorno Quartiani n. 9/1875/25, a condizione che sia riformulato nel senso di impegnare il Governo a valutare l'opportunità di avviare iniziative volte a promuovere l'introduzione della distribuzione di prodotti sfusi e la reintroduzione del vuoto a rendere per alcuni prodotti.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Viola n. 9/1875/26, a condizione che il dispositivo sia riformulato inserendo, dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Luongo n. 9/1875/27 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Margiotta n. 9/1875/28, ma ciò è abbastanza evidente, perché l'impegno al Governo è per rispettare le priorità individuate dal legislatore comunitario, quindi sarebbe contraddittorio se non lo accogliessimo.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Braga n. 9/1875/29, perché l'auspicio a rendere più chiaro il quadro normativo è condivisibile; tuttavia, ci affidiamo all'accoglimento come raccomandazione.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Marchignoli n. 9/1875/30, a condizione che il dispositivo sia riformulato introducendo, dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Misiani n. 9/1875/31, a condizione che il dispositivo sia riformulato inserendo, dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti: «a prevedere l'opportunità di avviare iniziative volte a».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ria n. 9/1875/32.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Mazzarella n. 9/1875/33 e non accetta l'ordine del giorno Marchi n. 9/1875/34, perché anche questo impegno è già previsto dal decreto-legge n. 90 del 2008.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Nicolais n. 9/1875/35, a condizione che il dispositivo sia riformulato aggiungendo, dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di avviare iniziative volte a».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Picierno n. 9/1875/36, a condizione che il dispositivo sia riformulato aggiungendo, dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Boffa n. 9/1875/37.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Lovelli n. 9/1875/38 e, tra l'altro, devo dire che già nel precedente decreto-leggePag. 92n. 90 del 2008 è prevista una relazione al Parlamento; quindi, in realtà, esso diventa ultroneo.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Cardinale n. 9/1875/39, per il quale vale la stessa considerazione fatta precedentemente.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Bratti n. 9/1875/40 e Libè n. 9/1875/41.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cera n. 9/1875/42, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di inserire, dopo le parole «impegna il Governo», le parole «a valutare l'opportunità di prevedere misure che garantiscano il controllo delle aree individuate da utilizzare per il deposito temporaneo dei rifiuti in attesa di smaltimento», cassando, quindi, tutta l'ultima parte, fino alla fine del periodo, relativa all'avvalersi dell'ausilio delle Forze armate.

ANGELO COMPAGNON. Scusi, signor sottosegretario, il Governo propone di cassare il periodo da «Forze armate» in poi?

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Il Governo propone di cassare dal dispositivo le parole da «avvalendosi anche dell'ausilio delle Forze armate», fino alla fine del periodo. Su questo vi era un parere contrario del Ministero della difesa, tuttavia, poiché il concetto di creare condizioni di sicurezza anche in ulteriori aree è presente, il Governo propone di cassare la parte riferita alle Forze armate.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Dionisi n. 9/1875/43, perché si tratta di una previsione del 1990.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Tassone n. 9/1875/44. In questo momento, l'onorevole Tassone non è presente, ma questo ordine del giorno ripropone, sostanzialmente, un ordine del giorno presentato in occasione del primo decreto-legge riguardante Napoli, sul quale ho espresso parere contrario, perché lo ritenevo fuori dalla zona di cui si occupava il provvedimento stesso. Visto che l'ordine del giorno in oggetto è stato ritenuto ammissibile e contiene argomentazioni sensate, a questo punto, non posso che accettarlo. Non vedo per quale motivo dovrei litigare di nuovo con l'onorevole Tassone! Vi prego di riferirglielo!
Il Governo accetta l'ordine del giorno Galletti n. 9/1875/45, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di inserire dopo le parole «impegna il Governo», le parole «a valutare l'opportunità di prevedere nell'elaborazione dei bandi di gara per gli aggiudicatari delle gare per gli impianti che saranno interessati ai finanziamenti, in caso di ritardi nello stato di avanzamento dei lavori di realizzazione dei termovalorizzatori», espungendo l'inciso «meccanismi sanzionatori a valere sui citati contributi di cui alla delibera CIP6».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Motta n. 9/1875/46, purché sia riformulato. Abbiamo svolto un'attenta riflessione, perché questo ordine del giorno si riferisce alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Vorrei far presente che, da una parte, resta, comunque, vigente la previsione del primo decreto-legge concernente Napoli, che si riferisce ai principi generali sulla tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro. Pertanto, il Governo accetta l'ordine del giorno in oggetto, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di inserire nella parte dispositiva dopo le parole «a valutare gli effetti applicativi della norma», le seguenti: «verificando eventualmente l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a salvaguardare la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/1875/47, limitatamente al primo capoverso del dispositivo (espungendo, dunque, il secondo capoverso).
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mariani n. 9/1875/48.
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Germanà n. 9/1875/49, anche perché si è discusso molto in Commissione sull'opportunità di estendere a tutto il territorio nazionale le norme sull'abbandono dei rifiuti.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intanto vorrei ringraziare il Governo per i pareri accorti e attenti espressi su ciascun ordine del giorno. Abbiamo motivo di registrare, anche in sede di espressione dei pareri, una sostanziale apertura, anche da parte dell'Esecutivo, su quelle che sono considerate posizioni accettabili e su alcuni temi particolarmente sensibili in merito alla vicenda di questo secondo decreto-legge sui rifiuti.
A tal proposito, quindi, riteniamo che anche questo rientri nell'economia generale della gestione sostanzialmente dialogante di questo decreto-legge.
Riteniamo, quindi, che ciò possa essere di buon auspicio per un voto finale che, ci auguriamo, comporti una condivisione più larga possibile di questo provvedimento che va incontro alle esigenze ambientali di smaltimento, di apprezzamento del sistema dei rifiuti nelle zone di emergenza ed allo smaltimento progressivo, alla stabilizzazione e alla normalizzazione di questo ciclo dei rifiuti e fa sì che si eviti di ritrovarsi, da qui ai prossimi mesi ed ai prossimi anni a venire, nella situazione in cui ci siamo trovati all'inizio di quest'anno.
In questo senso, per l'impegno dimostrato e per l'attenzione, non posso che preannunciare, a nome del gruppo del Popolo della Libertà, il voto conforme al parere del Governo sugli ordini del giorno sinora illustrati dai colleghi sui quali, appena un minuto fa, in quest'Aula, il sottosegretario Menia ha fornito i pareri.

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno. Secondo quanto già annunciato all'Assemblea, le votazioni avranno luogo martedì a partire dalle ore 10.
Sospendo la seduta per cinque minuti prima di procedere allo svolgimento delle interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 17,50, è ripresa alle 17,55.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza in relazione a provvedimenti di perquisizione e sequestro nei confronti di magistrati del distretto della corte d'appello di Catanzaro disposti dalla procura della Repubblica di Salerno - n. 2-00245)

PRESIDENTE. L'onorevole Laboccetta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00245, concernente iniziative di competenza in relazione a provvedimenti di perquisizione e sequestro nei confronti di magistrati del distretto della corte d'appello di Catanzaro disposti dalla procura della Repubblica di Salerno (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, in un momento di straordinaria difficoltà per il Paese, quando l'attenzione di tutti dovrebbe essere esclusivamente concentrata su questioni ad essa collegate, siamo costretti a impegnare il nostro tempo nella discussione di accadimenti sconcertanti, che hanno messo in pericolo, gravemente ed irreparabilmente a mio parere (e non solo a mio parere), l'immagine della magistratura e la stessa tenuta delle istituzioni democratiche.
Sono state sufficienti le dichiarazione di un magistrato, già censurato e trasferito dal Consiglio superiore della magistratura, per scatenare un vero e proprio conflitto interno alla stessa magistratura, in una terra che più di altre avrebbe necessità della serenità diretta al contrasto della criminalità organizzata.
Già l'azione della magistratura di Salerno ha avuto l'effetto di un grosso regaloPag. 94alla mafia, determinato dalla delegittimazione di coloro i quali al suo contrasto sono deputati.
Quanto accaduto a Catanzaro rappresenta la cifra del degrado della vita democratica del Paese e della disinvoltura con la quale alcuni magistrati tentano di condizionare gravemente lo svolgimento, sereno e corretto, della funzione di altri colleghi e ciò su di un unico presupposto: il recepimento fideistico dei pettegolezzi di un loro collega, allontanato dalla sede e dalla funzione dall'organo di autogoverno, siccome responsabile di una serie di illeciti disciplinari. Si tratta dello stesso magistrato che sparge veleno e fango da alcuni anni su tutto e su tutti, nonostante siano ben cristallizzati i suoi profili di incapacità professionale e la sua mancanza di equilibrio nello svolgimento delle funzioni requirenti.
Ho inteso approfondire tutti gli aspetti della vicenda e devo dirvi, con franchezza, che sono a dir poco allibito. Ho voluto leggere il provvedimento notificato alla procura generale della Repubblica di Catanzaro e ho preso atto dei suoi contenuti. Ho qui tutti i documenti. Ho vissuto, nel corso dell'esame del documento, sentimenti di profonda indignazione, di rabbia e di stupore. Mi sono chiesto più volte come sia stato possibile, da parte di magistrati di lungo corso, affidarsi alle fantasiose ricostruzioni del denunciante, sentito quasi cento volte dalla procura di Salerno, senza avere il bisogno di interpellare, almeno una sola volta, tutti i soggetti colpiti dalle accuse di costui, De Magistris, ascoltato per giorni interi in circa cento deposizioni senza che mai alcuno dei soggetti raggiunti dalle sue accuse infamanti sia stato mai posto nelle condizioni di smentire le sue farneticazioni.
Questo provvedimento, così abnorme per forma, contenuti e modalità di esecuzione, cui riserverò un passo specifico del mio intervento, a me sembra essere stato redatto al solo fine della divulgazione mediatica di contenuti completamente estranei ai capi di imputazione provvisoria contestati.
Cari colleghi, la questione riguarda anche il Parlamento e anche la vostra attività ispettiva e dopo lo dimostrerò. È in essere un attacco al Parlamento italiano! Non ho rilevato, infatti, alcuna correlazione tra gli elementi indiziari disvelati e i reati ipotizzati a carico dei magistrati di Catanzaro, ma null'altro che una ridda di ipotesi ricavate dal dichiarato del dottor De Magistris e confermate da acquisizioni illegali di tabulati telefonici, privi di contenuti apprezzabili ai fini della ricostruzione, seria e doverosa, di attività criminali che sarebbero state poste in essere da decine e decine di personalità contro l'operato, per verità estremamente debole, del dottor De Magistris, il quale - udite - non esita, nell'estremo tentativo di salvare se stesso dalle ineludibili conseguenze delle sue azioni, a gettare fango sul Presidente della Repubblica, sul procuratore generale della Cassazione, su magistrati, su politici e su imprenditori, tutti collegati tra loro al fine esclusivo di contrastare le sue pericolosissime indagini e dall'intenzione di sbarazzarsi di un magistrato scomodo.
Della paura che le indagini di De Magistris potevano incutere, potremmo discutere a lungo, atteso il puntuale fallimento di ogni sua azione investigativa, ma tutti hanno complottato contro di lui: tutti i magistrati di Catanzaro, che hanno bocciato i suoi provvedimenti e non soltanto loro. Medesima sorte hanno avuto anche procedimenti penali esaminati da altre autorità giurisdizionali. Pensate che ci troviamo di fronte ad un soggetto che non esita ad infangare anche quanti hanno avuto la ventura di difenderlo in sede disciplinare. Mi riferisco alle persone del professor Alessandro Criscuolo, che oggi è giudice costituzionale, e al professor Gilberto Lozzi, che è un illustre cattedratico. Entrambi sono accusati di collusione con il nemico e di patrocinio infedele.
Secondo me si è persa la misura e anche la testa, ma ciò che è grave non è tanto che al dottor De Magistris sia stata consentita l'attività di delegittimazione di interi settori della magistratura e della politica, quanto la circostanza che alcuni colleghi della requirente abbiano sposatoPag. 95le sue versioni, le abbiamo recepite, accompagnate, avallate, senza avvertire il dovere di tutelare i cittadini con pari dignità e diritti dall'eventualità di calunnie impressionanti che non potrebbero giammai avere ristoro. Come è stato possibile che il dottor De Magistris, che ancora ne avvertiva la impellente necessità, sfogasse la sua paranoia investigativa con la dottoressa Gabriella Nuzzi in ben 65 incontri, anche a seguito di convocazioni orali? Ogni qual volta che era preso da ansia (come ha dichiarato il sostituto procuratore della Repubblica al Consiglio superiore della magistratura) si incontrava con la dottoressa Nuzzi. Evidentemente la dottoressa Nuzzi praticava e determinava, anche nei confronti del dottor De Magistris, una funzione rilassante e, come possiamo dire, distensiva. Quindi, svolgeva anche questo tipo di attività.
Pertanto, l'intervento del Consiglio superiore della magistratura si rendeva necessario, ma il Consiglio superiore di cui si doveva ottenere l'intervento secondo me è un altro e non sto dando i numeri. Secondo me, sempre di CSM si tratta, ma è il centro di salute mentale, che si doveva occupare di questa vicenda e che se ne potrebbe occupare. Il feeling creatosi tra i due - la dottoressa e il dottor De Magistris - è già sconvolgente (non può, infatti, ritenersi ammissibile che un cittadino denunciante, quantunque magistrato, si scelga il pubblico ministero di riferimento) e deve avere dato la stura ad un rapporto di tipo particolare, evidentemente di grande intimità.
Chiederei ai magistrati di Salerno: e se si trattasse di calunnie chi mai potrà risarcire questa moltitudine di cittadini coinvolti dall'ansia inquisitoria e indiscriminata dettata dall'interesse alla riabilitazione di chi è incorso nei rigori dell'organo di autogoverno? Decine, anzi centinaia, di soggetti avrebbero ordito un complotto contro il dottor De Magistris, tutti accomunati da interessi affaristici o inseriti in presunte esistenti logge massoniche. Il tutto sarebbe stato suggerito al De Magistris dai suoi consulenti, che sono tale Sagona (un funzionario in passato allontanato dalla Banca d'Italia per motivi particolari, poi su questo andremo a verificare) e tale Gioacchino Genchi, il quale oggi dispone - udite, udite - di un archivio riservato di tale vastità da poter sottoporre a ricatto l'intero Paese. Si parla, signor Presidente, di 578 mila tabulati telefonici, acquisiti grazie alle deleghe ricevute dall'ex pubblico ministero, dottor De Magistris: una manna per un investigatore privato del quale non conosciamo le logiche investigative e le finalità reali. Guardate che potere ha in questo momento questo dottor Genchi: ce l'hanno in pochi un tale potere. Attenzione, credo che sia una situazione veramente inaccettabile, sulla quale dovremo molto riflettere, ma credo anche molto decidere e spero che il Parlamento e il Governo su questa materia vorranno decidere una volta e per sempre.
Chi pagherà per le consulenze di tali soggetti accreditati in tutte le procure d'Italia con parcelle milionarie? Alcuni alti magistrati sono stati perquisiti dai pubblici ministeri salernitani che hanno raggiunto in massa Catanzaro scortati da centinaia di uomini delle forze dell'ordine. Chi pagherà le spese di questa spedizione punitiva nei confronti dei magistrati catanzaresi e chi ha autorizzato queste spese? Centinaia di agenti che hanno circondato il tribunale e hanno perquisito gli uffici giudiziari, agenti agli ordini della procura hanno perquisito le abitazioni dei magistrati, alla ricerca di che cosa? Ognuno con il proprio cor l'altrui misura, diceva qualcuno. Cercavano documenti riservati negli zainetti dei bambini che andavano a scuola o sotto il pigiama del dottor Curcio, magistrato impegnato in inchieste delicatissime di criminalità mafiosa, sottoposto alla mortificazione dell'ispezione personale, alla stregua di Riina o di Bernardo Provenzano.
Con il rischio concreto poi, signor Presidente, signor sottosegretario, di esporre gli agenti infiltrati in organizzazioni dedite al traffico internazionale di stupefacenti i cui nominativi erano nei file del computer del sostituto e con un altro risultato, veramente poco commendevole, dell'improvvidaPag. 96iniziativa della procura di Salerno: dovrà essere accertata l'identità della talpa, cari colleghi, perché c'è anche una talpa in questa vicenda che a Catanzaro ha soffiato ai pubblici ministeri campani l'imminente decisione di trasferire il procedimento Why not a Roma per competenza, considerato il sospetto tempismo del decreto di sequestro degli atti di quel fascicolo.
A proposito vi do un'altra informativa: chissà cosa facevano insieme la dottoressa Nuzzi e il dottor De Magistris presso i carabinieri di Napoli ventiquattr'ore prima del sequestro? Si incontravano lì, non so per fare che cosa. Gli incontri avvenivano anche presso il comando dei carabinieri, ventiquattr'ore prima del sequestro. Questo è un altro aspetto inquietante di questa assurda vicenda, ma non basta. La procura della Repubblica di Salerno, tanto pronta a inseguire le farneticazioni del dottor De Magistris, non si è accorta che gli atti che questi aveva sottratto dai fascicoli dai quali era stato allontanato, con provvedimento legittimo e definitivo, e che forniva per corredare le sue propalazioni non potevano e non dovevano essere in suo possesso e che questa circostanza era la vera e unica notitia criminis della quale era portatore e per la quale avrebbero dovuto prontamente incriminarlo.

MATTEO BRIGANDÌ. Ricettazione!

AMEDEO LABOCCETTA. Gli avvocati mi vengono in soccorso. A meno che non abbiano ritenuto che lo stesso si trovasse in uno stato di incapacità di intendere e di volere. Sono questi, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, fatti che non sono mai accaduti in nessun Paese del mondo; accadimenti che hanno accentuato la profonda disistima dei cittadini nei confronti della magistratura italiana e che mettono in crisi, secondo me, la democrazia in questo Paese.
Occorre, signor sottosegretario, a parte i possibili aggiustamenti che i componenti dei diversi uffici giudiziari hanno raggiunto per intercessione del procuratore generale della Cassazione, che vi sia una risposta rigorosa e ferma nei confronti degli autori dell'atto che non esito a definire eversivo e rispondente alla logica della tutela di un magistrato aduso evidentemente alla elaborazione di teoremi incredibili e insostenibili che hanno trovato nel tempo clamorose smentite processuali. La perquisizione operata a Catanzaro costituisce un vulnus irreparabile per la magistratura tutta e per quella calabrese in particolare.
Le chiedo in conclusione, signor sottosegretario, quali siano i provvedimenti, anche di natura urgente e cautelare, che vorrà adottare il Governo al fine di determinare l'allontanamento di coloro i quali hanno agito in maniera così irresponsabile e quali provvedimenti intenda adottare il Governo al fine di determinare lo svolgimento sereno e scevro da pregiudizi delle inchieste in corso.
Ce ne è a sufficienza poi - e il Ministro della giustizia e il procuratore generale presso la Corte di Cassazione, secondo me, ne sono ben consci - per avviare la procedura di rimozione dall'ordine giudiziario del dottor De Magistris. Ricorrono tutte le condizioni previste dalla legge sulle guarentigie: il magistrato ha con le sue condotte gravissime e reiterate offuscato l'immagine dell'istituzione alla quale si è mostrato più volte indegno di appartenere. È di tutta evidenza che il dottor De Magistris per quanto commesso sia in condizione di obiettiva impossibilità a svolgere funzioni giudiziarie in qualsiasi sede e a qualsiasi livello.
Signor sottosegretario, non mi accontenterò di una risposta burocratica; chiedo, in nome della giustizia, nel Paese che è scosso da questo tentativo di golpe, un atto radicale di intervento risolutivo e mi auguro che il Governo voglia affrontare la riforma vera della giustizia, certo, con il contributo di tutti, alla luce del sole e nell'interesse dei nostri cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

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GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, gli onorevoli interpellanti propongono alla nostra attenzione fatti la cui delicatezza e gravità è stata illustrata dal Capo dello Stato proprio il 4 dicembre scorso, nella nota diretta ai capi degli uffici giudiziari interessati dalla complessa vicenda menzionata nell'atto di sindacato ispettivo. Nell'accingermi a rispondere all'interpellanza, in considerazione dei molteplici aspetti problematici connessi a detti fatti e, soprattutto, per l'estrema cautela necessaria in questo momento e per il rispetto dovuto alle istituzioni, non posso che richiamare le parole del Presidente Napolitano. Egli, con grande equilibrio anche se con viva preoccupazione, ha rilevato la complessità della situazione che si è venuta a determinare considerato che, cito testualmente: «La procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno ha effettuato (...) perquisizioni e sequestri nei confronti di magistrati e uffici della procura generale presso la Corte di appello di Catanzaro e della procura della Repubblica presso il tribunale di quella città. Tali atti di indagine, anche per le forme e modalità di esecuzione, hanno avuto vasta eco sugli organi di informazione, suscitando inquietanti interrogativi. Inoltre, in una lettera diretta al Capo dello Stato, il procuratore generale di Catanzaro ha sollevato vive preoccupazioni per l'intervenuto sequestro degli atti del procedimento cosiddetto «Why not», pendente dinanzi a quell'ufficio, che ne ha provocato la interruzione. Tenendo conto di tutto ciò, il Presidente Napolitano ha richiesto la urgente trasmissione di ogni notizia e - ove possibile - di ogni atto utile a meglio conoscere una vicenda senza precedenti, che - prescindendo da qualsiasi profilo di merito - presenta aspetti di eccezionalità, con rilevanti, gravi implicazioni di carattere istituzionale, primo tra tutti quello di determinare la paralisi della funzione processuale cui consegue - come ha più volte ricordato la Corte Costituzionale - la compromissione del bene costituzionale dell'efficienza del processo, che è aspetto del principio di indefettibilità della giurisdizione.».
Per le stesse ragioni illustrate dal Capo dello Stato, il Ministro della giustizia, nell'ambito delle sue prerogative costituzionali, in data 3 dicembre, ha disposto, per il tramite dell'ispettorato generale, accertamenti preliminari presso la procura della Repubblica del tribunale di Salerno. In particolare, il Guardasigilli fa riferimento alla segnalazione in data 2 dicembre 2008 con cui il procuratore generale della Repubblica presso la corte di appello di Catanzaro lamenta perquisizioni e sequestri eseguiti in pari data dalla procura della Repubblica di Salerno - nell'ambito di un procedimento di cui è titolare tale ufficio ai sensi dell'articolo 11 del codice di procedura penale - presso gli uffici della stessa procura generale di Catanzaro e della locale procura della Repubblica, nonché presso le abitazioni private dei magistrati catanzaresi designati per la trattazione dei procedimenti penali noti come Why not e Poseidone, pendenti il primo presso la procura generale a seguito di avocazione e il secondo presso la procura della Repubblica.
Più nel dettaglio, secondo quanto sostenuto dal procuratore generale di Catanzaro, la procura della Repubblica di Salerno avrebbe, in un primo momento, ipotizzato reati a carico dei componenti del consiglio giudiziario di Catanzaro per aver formulato parere contrario alla nomina a magistrato di appello del dottor Luigi De Magistris, già pubblico ministero assegnatario dei suddetti procedimenti e successivamente trasferito d'ufficio presso il tribunale di Napoli. Quindi, al fine di ricercare elementi a sostegno di un ipotizzato complotto contro lo stesso dottor De Magistris, la procura della Repubblica di Salerno avrebbe dato corso alle perquisizioni, oltre che al sequestro degli atti dei citati procedimenti penali e, segnatamente, di tutto il procedimento Why not, ormai in fase di definizione.
Tanto premesso, attesa la delicatezza della vicenda cui è stato dato ampio risalto dagli organi di stampa, il Ministro dellaPag. 98giustizia ha richiesto di acquisire ogni utile dato conoscitivo per il tramite del procuratore generale di Salerno, cui i suddetti accertamenti sono stati delegati e, in particolare, copia del decreto di perquisizione emesso dalla procura della Repubblica di Salerno nei confronti dei magistrati del distretto di Catanzaro. Ciò al fine di verificare, all'esito, l'eventuale sussistenza di condotte rilevanti sotto il profilo disciplinare.
Devo fare presente, inoltre, che il Ministro della giustizia, lo scorso 5 dicembre, ha disposto ulteriori accertamenti preliminari anche in relazione alle iniziative assunte dalla procura generale di Catanzaro a due giorni di distanza dalle perquisizioni eseguite negli uffici giudiziari di quella città su ordine della procura della Repubblica di Salerno, nell'ambito di un procedimento di cui è titolare tale ufficio ex articolo 11 del codice procedura penale.
In particolare, il procuratore generale presso la Corte di appello di Catanzaro avrebbe annunciato che sette magistrati di Salerno, tra cui il capo della procura, sono inquisiti per abuso d'ufficio ed interruzione di pubblico servizio proprio in merito alle perquisizioni ed ai sequestri che hanno interessato i procedimenti penali Why not e Poseidone. Ed invero, secondo i magistrati calabresi, sequestrare atti di inchieste tuttora in corso comporta un inevitabile blocco dell'attività di indagine. Lo stesso procuratore generale di Catanzaro, dottore Enzo Jannelli, avrebbe firmato il provvedimento di sequestro ed i sette avvisi di garanzia.
Tanto premesso, attesa la gravità di tali ulteriori fatti, il Ministro della giustizia ha dato incarico all'ispettorato generale di acquisire ogni utile dato conoscitivo volto a verificare l'esatta dinamica di tali ultimi avvenimenti. Ciò al fine di verificare, all'esito, l'eventuale sussistenza di condotte altrettanto rilevanti sotto il profilo disciplinare. Soltanto a seguito della conclusione dei predetti accertamenti preliminari e di un approfondito esame dei documenti che saranno acquisiti potranno essere valutate le iniziative di competenza del Ministro della giustizia, non potendosi prescindere da un'attenta e capillare ricostruzione dei rapporti intercorsi tra le due procure in relazione ai citati avvenimenti.
Devo segnalare, inoltre, che, come è noto, la prima commissione del Consiglio superiore della magistratura, nell'ambito delle sue competenze istituzionali, dal 6 dicembre ultimo scorso ha iniziato l'audizione dei magistrati coinvolti nella vicenda. In particolare, nel corso della seduta del 6 dicembre sono stati sentiti il procuratore generale di Catanzaro ed il procuratore della Repubblica di Salerno. I lavori della prima commissione sono poi proseguiti il 9 ed il 10 dicembre con l'audizione di altri magistrati di Salerno e Catanzaro.
All'esito della riunione terminata nello stesso giorno, la prima commissione ha deliberato di avviare la procedura per il trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale e funzionale di cinque magistrati coinvolti nello scontro tra le procure di Salerno e Catanzaro. Si tratta dei pubblici ministeri di Salerno, Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, (titolari dell'inchiesta sul presunto complotto contro il dottor De Magistris, nell'ambito della quale hanno disposto il sequestro del fascicolo Why Not) e dei tre colleghi di Catanzaro, Salvatore Curcio, sostituto procuratore della Repubblica, Domenico De Lorenzo e Alfredo Garbati, sostituti procuratori generali, tutti applicati all'inchiesta Why Not e firmatari del «controsequestro» degli atti.
La decisione, unanime, è stata formalizzata ieri sera dai consiglieri di palazzo dei Marescialli, a conclusione delle audizioni di cui si è riferito. Le cinque procedure di trasferimento vanno ad aggiungersi a quelle già avviate sabato scorso nei confronti del procuratore generale di Catanzaro, Enzo Jannelli, e del procuratore della Repubblica di Salerno, Luigi Apicella. Nessun provvedimento, invece, per gli altri quattro pubblici ministeri di Salerno (Antonio Centore, Patrizia Gambardella, Roberto Penna e Vincenzo Senatore) che hanno esclusivamente preso parte alle perquisizioni eseguite nel palazzo di giustizia e nelle abitazioni di alcuni magistratiPag. 99di Catanzaro. Per quanto riguarda il seguito dell'istruttoria, sono state fissate per il 18 dicembre le nuove audizioni dei dottori Jannelli e Apicella alla presenza dei rispettivi avvocati difensori.
Faccio presente, infine, che il procuratore generale della Cassazione che - insieme al Ministro della giustizia - è titolare dell'azione disciplinare, ha chiesto alla prima commissione del Consiglio superiore della magistratura di acquisire gli atti relativi alle audizioni effettuate nei giorni scorsi.

PRESIDENTE. L'onorevole Laboccetta ha facoltà di replicare.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, il sottosegretario non me ne vorrà se, con estrema chiarezza, mi dichiaro assolutamente insoddisfatto di questo tipo di risposta del Governo. Anzi, sono molto dispiaciuto del modo in cui, finora, si è mosso il Governo su questa vicenda delicatissima. Spero che possa recuperare in corso d'opera. Sono molto preoccupato per l'esito di questa vicenda, per l'immagine della nostra nazione, per la cultura democratica e per il pericolo che corrono le garanzie costituzionali dei cittadini, quelle più elementari.
Non vi sono mediazioni da proporre o da tentare dinanzi all'immagine di due bambini che vanno a scuola con i libri dentro ai loro zainetti, accompagnati dallo sconvolgimento determinato dall'indebita intrusione tra i loro quaderni e le loro merendine. So che cosa provino una famiglia e dei bambini quando si verificano vicende di questo tipo. Ne ho conoscenza diretta e non sono uno che parla per sentito dire, cari colleghi che mi onorate della vostra presenza in quest'Aula a quest'ora. Non c'è possibilità di indulgenza di fronte alle immagini di un magistrato costretto a dimostrare l'inesistenza di materiale occultato sotto il pigiama: un magistrato impegnato nella quotidiana lotta alla mafia, al contrario del suo collega, aduso a ricercare improbabili complotti e, in più, certe sponde compiacenti. Non è idoneo alla funzione requirente chi assume iniziative di tale genere: non è idoneo a svolgere qualunque funzione in seno alla magistratura italiana. Non vi è possibilità di dialogo di fronte alla condizione in cui sono stati posti gli uffici giudiziari di Catanzaro, colpevoli di aver rilevato l'assurdità dei metodi di conduzione delle indagini da parte di un soggetto, il dottor De Magistris, assurto agli onori delle cronache in ragione del suo uso disinvolto del potere inquirente, connotato da profondo disprezzo anche per l'attività parlamentare.
Cari colleghi, circa un mese fa mi sono permesso di chiedere a cinquanta deputati la sottoscrizione di un atto ispettivo, che è stato inserito in un atto di sequestro e, quindi, fa parte del mega-faldone. Signor Presidente, gli avvocati mi possono spiegare che un atto di sequestro, di solito, consta di una decina di pagine. Sono state scritte 1.425 pagine per sequestrare gli atti di Catanzaro e in questa attività entra anche quella di un parlamentare. C'è un tentativo di condizionamento e di intimidazione dell'attività del Parlamento: c'è un attacco al Parlamento. Domani qualche collega si guarderà bene prima di firmare qualche altro atto di sindacato ispettivo, proposto da chi intenda affrontare questi argomenti, perché potrebbe trovarsi di fronte a un PM di Genova, di Torino o di Milano, amico di De Magistris o in contatto con lui o con quanti De Magistris si aggirano in Italia per impaurire il Parlamento.
Per quanto mi riguarda, non mi faccio intimidire da nessuno e sono convinto che i cinquanta firmatari - e anche quelli che non hanno firmato e fanno i distratti in quest'Aula - un giorno saranno chiamati a rispondere rispetto alle scelte che il Parlamento deve compiere e che il Governo dovrà compiere, se non vogliamo fare uno spettacolo osceno e assistere al fatto che un vincitore di concorso metta in crisi mille parlamentari. Un intero sistema parlamentare è messo in discussione dall'attività di un signore, bravo o meno bravo (in questo caso, certamente, non competente e non qualificato): il sistema può saltare. Ecco il vulnus della democrazia.Pag. 100Ecco la pericolosità rispetto alla quale ci muoviamo: dobbiamo agire velocemente, signor sottosegretario, non con risposte burocratiche.
È bene ricordare, dicevo, che sono state richiamate nel provvedimento di sequestro operato dai PM salernitani anche le nostre interpellanze rivolte al Governo, per conoscere le determinazioni dell'Esecutivo in relazione alle condotte del dottor De Magistris. Anche questi atti, a firma di parlamentari sorretti dalla legittimazione parlamentare democratica, hanno costituito lo spunto per inquadrare gli atti di sindacato ispettivo quali strumentali rispetto all'orditore di un complotto diretto a delegittimare il pubblico ministero e a determinarne l'allontanamento da Catanzaro. Attenzione, colleghi, lo ripeto un'altra volta: non firmate più interpellanze o atti di sindacato ispettivo, altrimenti a Salerno o anche in qualche altra procura si potrebbero indispettire. «State molto attenti»: vi ha voluto dire qualcuno in questa vicenda. Signor sottosegretario, quello che è accaduto è gravissimo. Il Governo ha il dovere di tutelare anche i parlamentari rispetto al libero svolgimento della loro attività e del loro controllo.
Manderò una mia personale relazione al Presidente della Camera su questo argomento, perché chiedo di essere tutelato nel poter svolgere, senza condizionamenti, la mia attività e penso che lo dovrebbero fare tutti i parlamentari.
Rispetto a questo argomento, richiedo l'intervento del Presidente della Camera, ho detto, e anche del Presidente del Senato, per la salvaguardia delle prerogative parlamentari. Ancora, vengono utilizzati dai PM salernitani, così com'è accaduto per la procura di Catanzaro, tabulati telefonici acquisiti in assenza di autorizzazione del Parlamento. Anche questo è stato fatto!
Sono state utilizzate intercettazioni che non erano state autorizzate dal Parlamento. Altra violazione di legge, altro reato! Di ciò si dà contezza nel provvedimento di perquisizione e sequestro, salvo rettificare nel senso che alcun atto in tal modo acquisito sia mai stato utilizzato.
Sono accaduti fatti incredibili! Non è più il tempo delle soluzioni salomoniche, né delle incertezze della politica; la politica, per chi la vive in un certo modo e per chi ha nostalgia, come me, della «politica», ha un dovere preciso nei confronti dei cittadini: riappropriarsi del proprio ruolo ed esercitare con effettività le proprie prerogative in maniera decisa e rigorosa.
Di fronte ad atteggiamenti di questa gravità, è urgente un'indagine che rilevi i termini esatti della verità e stabilisca precise responsabilità, con conseguente assunzione di determinazioni drastiche, quanto esemplari, atte ad evitare il ripetersi di accadimenti così gravidi di implicazioni che arrecano nocumento alle istituzioni, senza sconti per alcuno, soprattutto per coloro i quali hanno messo alla berlina pezzi delle istituzioni democratiche, tentando di accreditare le elucubrazioni di un soggetto che, secondo me, è affetto da sindrome maniacale di persecuzione.
Egli ha lanciato accuse di gravità inusitata contro magistrati, avvocati, politici, appartenenti ai più alti gradi delle Forze armate, tutti! Non si salva nessuno! Il mondo contro De Magistris, l'Italia contro De Magistris!
Non può esservi accomodamento di alcun genere. I cittadini esigono provvedimenti di rigore ed estremi, poiché hanno bisogno estremo di credere nella correttezza delle istituzioni pubbliche, in particolare della magistratura.
È il momento di restituire rapidamente alla magistratura, tutta la magistratura, a cominciare da quella calabrese, quella credibilità attestata dall'essere da decenni in prima linea nello scontro fra lo Stato e la mafia (lo dico anche nella qualità di componente della Commissione antimafia), testimoniata dalle migliaia di provvedimenti assunti con serenità ed equilibrio anche in condizioni di straordinario disagio.
Mio nonno era un magistrato, signor Presidente; sono vissuto in una famiglia che conosce il diritto. Vengo da una scuola particolare, ma di questo non intendo parlare.Pag. 101
È il tempo delle decisioni immediate, che spazzino via i tentativi di accreditamento di calunnie e veleni, sparsi ad arte per finalità malcelate da quanti ritengono l'appartenenza alla magistratura quale conquista di una postazione privilegiata, quella sì, da sfruttare nella direzione del raggiungimento delle proprie aspirazioni e dei propri obiettivi, anche a discapito di ignari cittadini, sottoposti alla gogna mediatica ed al tritacarne dell'inchiesta giudiziaria.
È facile finire nella gogna mediatica, quanto è difficile uscirne. Quanti sono morti per colpa di iniziative di alcuni pubblici ministeri in questo Paese!
È vero, emerge da tutto il fluire degli accadimenti di questi ultimi giorni quanto sia necessario procedere alla riforma della giustizia, alla quale tutte le forze politiche intendono contribuire, tranne l'Italia dei Valori. Non gli va bene all'Italia dei Valori, che, per vocazione del suo leader, rappresenta il residuo più bieco del giustizialismo strumentalmente collegato al consenso politico.
Se ci fosse stato l'onorevole Di Pietro, ma mi fa piacere che vi sia un rappresentante di questo movimento, di questo soggetto politico, avrei detto: caro onorevole Di Pietro, a quanti interrogativi non hai risposto nel corso della tua carriera di magistrato prima e di politico dopo? Un ruolo politico conquistato attraverso l'esposizione mediatica dei tuoi processi e ai successivi derivanti dall'uso distorto del tuo potere di magistrato, di pubblico ministero.
Ma le verità, prima o poi, verranno a galla e non so come finirà. Vedete, parto dal presupposto che, di solito, sono sempre i più intransigenti quelli che fanno comode e proficue «transigenze» e questo discorso è riferito anche all'onorevole Di Pietro.

FABIO EVANGELISTI. Anche all'onorevole Laboccetta!

AMEDEO LABOCCETTA. Anche all'onorevole Di Pietro!

FABIO EVANGELISTI. Anche all'onorevole Laboccetta!

AMEDEO LABOCCETTA. Lei mi faccia concludere, poi chiederà la parola, ma sono pronto a qualsiasi confronto. Lei con me fa palla corta.

FABIO EVANGELISTI. Io con lei vorrei fare palla lunga.

AMEDEO LABOCCETTA. Non ho problemi e complessi. Stia tranquillo!

PRESIDENTE. Onorevoli...

AMEDEO LABOCCETTA. Mi faccia completare, e non mi disturbi!

PRESIDENTE. Siete pregati entrambi di non interloquire tra di voi. Nessuno deve interloquire.

AMEDEO LABOCCETTA. Ma infatti, stavo parlando all'onorevole Di Pietro che non c'è.

PRESIDENTE. Ma anche lei, onorevole Laboccetta...

AMEDEO LABOCCETTA. Prima di tutto, per dare una risposta ferma alle condotte, alle prevaricazioni, alle manipolazioni della verità così come emergono da atti promanati dall'autorità giudiziaria. Ho letto di tutto nel provvedimento di cui discutiamo: ho letto di amicizie che vengono trasformate in volgari collusioni affaristiche, ho letto di accuse lanciate senza un brandello di prova a riscontro, ho letto di migliaia di pagine che racchiudono i verbali del dottor De Magistris; e il mondo è in guerra con lui, come ho detto prima...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

AMEDEO LABOCCETTA. Occorre dare una risposta a un procuratore della Repubblica che, con uno stuolo di sostituti, occupa militarmente gli uffici dei colleghi.

PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo.

Pag. 102

AMEDEO LABOCCETTA. Vado alle conclusioni.

PRESIDENTE. È concluso il tempo.

AMEDEO LABOCCETTA. Occorre dare una risposta a un procuratore capo che allibisce dinanzi all'esercizio dell'attività forense da parte del figliastro di un collega, dimenticando che il proprio figlio occupa una scrivania presso uno studio civilista di Salerno. Quanto è accaduto è mostruoso, e va censurato senza remora e senza indugio.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole.

AMEDEO LABOCCETTA. Che il Consiglio superiore della magistratura (e ho finito) e la procura generale presso la Corte di cassazione facciano il loro dovere e perseguano il responsabile. Occorre però che anche il Ministro si attivi al fine di espellere dalla magistratura quanti hanno dimostrato l'indegnità all'appartenenza a quell'ordine.

FABIO EVANGELISTI. E per fortuna che ha familiarità col diritto! Il Ministro che licenzia il magistrato!

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, per favore.

AMEDEO LABOCCETTA. Ma stai zitto!

PRESIDENTE. Onorevole Laboccetta! Per cortesia.

AMEDEO LABOCCETTA. E continua!

PRESIDENTE. L'ho già ripreso, infatti! L'ho già ripreso!

AMEDEO LABOCCETTA. È recidivo!

PRESIDENTE. Guardi anche lei lo è. Non mi costringa a richiamarvi entrambi all'ordine! E allora chetatevi tutti e due.

AMEDEO LABOCCETTA. Mi richiami tranquillamente.

PRESIDENTE. A proposito di intransigenza...

(Intendimenti del Governo in merito all'esposizione universale che si svolgerà a Milano nel 2015 - n. 2-00242)

PRESIDENTE. L'onorevole Fiano ha facoltà di illustrare l'interpellanza Peluffo n. 2-00242, concernente intendimenti del Governo in merito all'esposizione universale che si svolgerà a Milano nel 2015 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi e rappresentante del Governo, insieme all'onorevole Peluffo ed altri firmatari noi abbiamo presentato questa interpellanza urgente, sostanzialmente perché siamo molto preoccupati per l'andamento della fase preparatoria, che prelude all'organizzazione e alla realizzazione delle opere necessarie per lo svolgimento dell'Esposizione universale 2015, che vedrà come sua sede operativa Milano e l'area circostante tra pochi anni, ormai.
In diversi atti alcuni dei firmatari dell'interpellanza hanno sia interrogato il Governo che prodotto ordini del giorno, alcuni dei quali accolti dal Governo come raccomandazioni; e cito per esempio quello che in data 22 luglio 2008 il Governo ha accolto come raccomandazione, nel quale si impegnava a valutare l'opportunità di prevedere già nella legge finanziaria per il 2009 maggiori finanziamenti per l'Esposizione universale 2015, in modo da poter dare l'avvio da subito a tutte le infrastrutture necessarie. E pur tuttavia, in contraddizione con tale ordine del giorno accolto come raccomandazione, poche settimane or sono è apparsa, nel novembre di quest'anno, una dichiarazione a stampa del sottosegretario Castelli, sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti, che annunciava la mancanza di una somma cospicua, notevolissima di denaro occorrente per la realizzazione delle opere; denuncia peraltro poi confermata da numerosi amministratori locali: penso al presidentePag. 103della provincia di Milano, Penati, al presidente della regione Lombardia e allo stesso sindaco di Milano, signora Moratti. Il sottosegretario Castelli annunciava la mancanza, infatti, di 3 miliardi per le opere dell'Esposizione universale del 2015.
Peraltro, un importante quotidiano nazionale riportava proprio in quei giorni la notizia, da alcuni di noi poi riferita in Aula e sulla quale abbiamo chiesto l'intervento del Governo per chiarimenti, che l'Italia avrebbe potuto addirittura rinunciare ad ospitare l'Esposizione universale, visti per l'appunto le difficoltà e gli elementi emersi nelle dichiarazioni di cui ho detto prima.
Peraltro, come facciamo notare e sottolineiamo nell'interpellanza, vi sono rilievi che mettono in grave preoccupazione per l'ipotesi che pericolose infiltrazioni di carattere mafioso e di criminalità organizzata possano inquinare il tessuto, l'attuazione e la realizzazione delle opere pubbliche necessarie alla esecuzione delle infrastrutture su cui basare l'Esposizione universale.
Con questa interpellanza urgente, con la quale ci rivolgiamo al Governo con grande preoccupazione, chiediamo quindi: quali siano effettivamente le iniziative che da parte del Governo si intendono attivare; quale impegno finanziario ed organizzativo si intenda sviluppare per portare a termine la programmazione delle infrastrutture necessarie per l'Expo; quali siano le iniziative che si intendono attivare affinché il sistema aeroportuale che fa perno su Milano sia collegato nei tempi rapidi e necessari al sistema delle infrastrutture che regolerà la mobilità di questa importante manifestazione; quale sia la reale situazione delle risorse necessarie alla realizzazione di Expo 2015 e come si intendano reperire i fondi ulteriori che sono evidentemente necessari, alla luce delle dichiarazioni del sottosegretario Castelli ed anche dei più importanti amministratori locali che ho citato prima, fondi che per l'appunto necessitano e che mancano ancora al conto finale per la realizzazione delle opere; quali siano le iniziative che il Governo intende mettere in atto per evitare il pericolo delle infiltrazioni della criminalità organizzata di cui per l'appunto si ha già qualche traccia; come, in conclusione, il Governo intenda permettere al nostro Paese di sfruttare al meglio l'opportunità che ci è venuta dall'accettazione della candidatura di Milano e della regione milanese per la realizzazione dell'Esposizione universale del 2015.
Su tutte queste domande in questi mesi, in queste settimane, da diversi esponenti in quest'Aula del Partito Democratico sono venute molte interrogazioni, molte iniziative e molti ordini del giorno di sprone al Governo; la situazione, a tutt'oggi, non è affatto chiara, siamo molto preoccupati e per questo chiediamo che il Governo quest'oggi ci risponda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Lo svolgimento della manifestazione dell'Expo universale 2015 nella città di Milano è stato dichiarato, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 agosto 2007, «grande evento».
La celebrazione della predetta manifestazione riveste un rilievo di interesse mondiale e prevede la partecipazione di alte cariche politico-istituzionali nazionali ed estere (Capi di Stato e di Governo, Ministri, sindaci) e un notevole incremento di visitatori nella città di Milano.
Tutto ciò avrà implicazioni sul sistema generale dell'accoglienza, dei trasporti, delle infrastrutture e della mobilità, nonché sull'igiene, sulla pulizia urbana, sulla sicurezza e l'ordine pubblico, richiedendo l'adozione di misure straordinarie ed urgenti di natura organizzativa e logistica.
Pertanto, in data 18 ottobre 2007, è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3623 con la quale sono stati previsti interventi volti al miglioramento dell'immagine e della mobilità della città di Milano, nonché all'acquisizionePag. 104urgente della disponibilità dei beni, delle forniture e dei servizi ritenuti necessari al fine di assicurare il regolare svolgimento della manifestazione.
In particolare, l'ordinanza n. 3623 ha disposto che il sindaco di Milano, quale commissario delegato, provveda all'individuazione ed al miglioramento delle zone e degli immobili ritenuti di pregio e di decoro per l'immagine della città, alla riqualificazione del contesto urbano attraverso interventi di manutenzione, di risanamento, di ripristino e di ripulitura dai graffiti sulle facciate degli stabili e nei portici pubblici e privati prospicienti le pubbliche vie e al miglioramento ed all'allestimento di impianti d'illuminazione delle aree adibite a verde pubblico, delle strade e delle piazze della città.
Inoltre, lo stesso provvedimento prevede la rimozione di pubblicità, affissioni ed impianti pubblicitari abusivi, irregolari o comunque degradati, l'adozione di provvedimenti urgenti per liberare, temporaneamente, alcune aree occupate da cantieri, l'adozione temporanea di provvedimenti modificativi dell'ordinario assetto della mobilità e del trasporto nel territorio milanese e della provincia, adottando ogni conseguente misura per contenere eventuali disagi della popolazione, nonché l'individuazione, l'occupazione temporanea e l'allestimento di aree pubbliche o private per assicurare, in via temporanea, la sosta dei veicoli o la sistemazione di attrezzature mobili.
Per il compimento di tutte le iniziative previste, il commissario delegato è stato autorizzato, ove ritenuto indispensabile, a derogare ad una serie di disposizioni normative per permettere il ricorso a procedure più celeri e con maggiore capacità incisiva. Il ricorso alle procedure in deroga è rigorosamente limitato agli interventi strettamente necessari per il conseguimento degli obiettivi prefissati e, comunque, sempre nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico, delle direttive comunitarie e della direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 ottobre 2004 recante: «Indirizzi in materia di protezione civile in relazione all'attività contrattuale riguardante gli appalti pubblici di lavori, di servizi e di forniture di rilievo comunitario», che fissa importanti prescrizioni in materia, il cui rispetto deve essere garantito nei casi di stati di emergenza o di grande evento dichiarati ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992.
Il dossier di candidatura EXPO 2015 prevede una serie di interventi che riguardano opere essenziali, connesse e necessarie. Sono relative alle opere essenziali le strade, le metropolitane e gli interventi di urbanistica, per un costo totale di 1.854,1 milioni di euro, a fronte del quale i finanziamenti disponibili risultano pari a 760,9 milioni di euro. I finanziamenti privati ammontano a 343,1 milioni di euro ed i finanziamenti provenienti da enti locali (comuni, province e regioni) sono di 549,4 milioni di euro. Il fabbisogno finanziario residuo è di 200,2 milioni di euro.
Le opere connesse riguardano, invece, altri interventi strettamente connessi all'evento EXPO 2015 per un costo totale di 11.390 milioni di euro rispetto al quale le risorse disponibili sono di 8.827 milioni di euro, con un fabbisogno finanziario di 2.563 milioni di euro. In particolare, fanno parte delle opere connesse: la Pedemontana lombarda, il cui fabbisogno residuo per la seconda fase realizzativa ammonta a 415 milioni di euro a carico dello Stato; la «Bre.Be.Mi», il cui progetto definitivo sarà trasmesso al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nel mese di gennaio 2009 e per la cui realizzazione non si richiedono finanziamenti pubblici e la tangenziale esterna di Milano, anch'essa da realizzare in completo autofinanziamento.
Infine, le opere necessarie non incluse nel dossier di candidatura Expo 2015 riguardano una serie di interventi ferroviari, metropolitani e stradali. Delle suddette opere alcune sono state iscritte in legge obiettivo e seguono le procedure approvative di cui al decreto legislativo n. 163 del 2006, mentre le altre sono regolate da procedure ordinarie.
In relazione al quadro totale delle esigenze finanziarie emerge un fabbisogno finanziario residuo pari a 2.763,2 milioniPag. 105di euro. Con l'articolo 21 del recente decreto-legge n. 185 del 2008, riguardante: «Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale», si è stabilito che per la prosecuzione degli interventi di realizzazione delle opere strategiche di preminente interesse nazionale è autorizzata la concessione di due contributi quindicennali di 60 milioni di euro annui, a decorrere dall'anno 2009, e 150 milioni di euro annui, a decorrere dal 2010.
Con queste premesse il Governo, di concerto con la regione Lombardia, verifica la possibilità di ricorrere a tutte le fonti di finanziamento individuabili per l'assunzione degli impegni, nell'ambito dell'atto aggiuntivo all'intesa generale quadro di prossima sottoscrizione. In tal modo si può dar corso al cronoprogramma attuativo delle opere offrendo, così, al nostro Paese un'opportunità di sviluppo non soltanto per il territorio, ma per tutto l'indotto nazionale connesso all'evento. Con riferimento, inoltre, alle possibili infiltrazioni da parte di organizzazioni mafiose, si fa presente che, in considerazione della rilevanza della manifestazione EXPO 2015, e degli investimenti ad essa connessi, il Ministero dell'interno ha avviato, attraverso la Direzione investigativa antimafia (DIA), un attento monitoraggio delle attività per prevenire il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata.
In particolare, la DIA, mediante l'Osservatorio centrale sugli appalti e le articolazioni territoriali, rivolge specifica attenzione al settore degli appalti pubblici relativi alle opere di rilievo strategico, per assicurare la prevenzione e la repressione di ingerenze mafiose nelle imprese impegnate nei lavori. La prefettura di Milano, nell'assicurare la predisposizione di tutte le misure necessarie per evitare infiltrazioni mafiose nelle procedure di appalto, ha comunicato che la società di gestione dell'evento, EXPO Milano 2015 Spa, è stata costituita il 1o dicembre scorso. Inoltre, sempre al fine di assicurare il più incisivo e penetrante controllo sulla regolarità delle procedure di affidamento dei lavori e sull'esecuzione dei contratti di appalti pubblici, è stato istituito presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la Direzione generale per la sicurezza e la vigilanza delle infrastrutture. Nell'ambito delle competenze di detta Direzione generale assumono un particolare rilievo sia la funzione di vigilanza sulle modalità di affidamento e sull'esecuzione dei lavori delle infrastrutture strategiche, sia l'attività di monitoraggio degli insediamenti industriali strategici per la repressione di tentativi di infiltrazione mafiosa. In relazione, poi, agli articoli riportati dagli organi di stampa, la procura di Milano ha precisato di avere ricevuto, per competenza, dalla procura di Busto Arsizio, alcuni atti oggetto di stralcio da un procedimento penale per traffico di droga e di armi, pendente presso la suddetta procura di Busto Arsizio, riguardante i reati di abuso di ufficio e di associazione di tipo mafioso. L'attività di indagine, attualmente in corso e protetta dal segreto investigativo, è diretta a ricostruire i rapporti intervenuti tra uno dei soggetti indagati nel procedimento principale ed altri soggetti indagati per reati comuni e reati di stampo mafioso ed, attraverso costoro, con esponenti di amministrazioni locali.
Per quanto riguarda, poi, le perquisizioni effettuate nei confronti di alcuni giornalisti, la procura di Busto Arsizio ha comunicato di avere emesso, in data 16 settembre 2008, alcuni decreti di perquisizione e sequestro aventi per oggetto le redazioni romane de Il Corriere della sera e de La Stampa, nonché le abitazioni dei giornalisti Fiorenza Sarzanini e Guido Ruotolo. Tali provvedimenti erano finalizzati a rinvenire materiale documentale ed informatico utile ad identificare i pubblici ufficiali che, in concorso con i predetti giornalisti, avrebbero commesso il reato di rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio, rivelando notizie coperte da segreto istruttorio e pubblicate il 15 settembre 2008 in articoli dettagliatissimi (completi di nomi degli indagati e società coinvolte) sulle due testate a firma degli indagati riguardanti la possibile infiltrazionePag. 106della 'ndrangheta nell'assegnazione degli appalti a Milano per l'EXPO 2015.
Tale iniziativa giudiziaria ha tratto origine dalla pubblicazione degli articoli avvenuta appena quattro giorni dopo la trasmissione degli atti dalla procura di Busto Arsizio alla Direzione distrettuale antimafia di Milano, relativi ad una delicata indagine volta ad approfondire alcuni legami emersi tra la società milanese Zincar (amministrata dal consigliere comunale di Milano Vincenzo Giudice), il consigliere provinciale dì Varese Massimiliano Cadoni e il presidente del consiglio di amministrazione dell'Aler di Varese Paolo Galli, persona che appariva avere sospetti contatti con personaggi coinvolti in un traffico di armi e stupefacenti.
Riguardo all'opportunità che l'EXPO 2015 offre per dare maggiore slancio al turismo del nostro Paese, si fa presente che non è stata ancora effettuata una ripartizione di fondi dedicati alla valorizzazione del settore turistico connessa con il predetto evento, ma preme sottolineare l'impegno e le energie profuse finora in termini di idee e progetti volti al raggiungimento di un obiettivo tanto importante per l'Italia. Il nostro turismo vive oggi un periodo di forte criticità legato a note motivazioni di carattere strutturale e congiunturale per le quali si rende necessario adottare strategie che possano sostenere e promuovere lo sviluppo di un settore che concorre in misura importante alla produzione del nostro PIL e che garantisce occupazione. Tutti i grandi eventi in programma nei prossimi anni, dalle celebrazioni dei 150 anni dell'unità d'Italia alle varie competizioni sportive mondiali, rappresentano l'occasione per creare un indotto turistico significativo. In questa prospettiva si inserisce anche l'EXPO 2015.
La durata dell'evento (sei mesi) e tutte le sue fasi preparatorie saranno l'occasione per dirottare un altissimo numero di turisti, provenienti da tutto il mondo, verso il nostro Paese. Al fine di promuovere l'evento, in Italia ed all'estero, è in corso di elaborazione un progetto volto alla realizzazione di pacchetti di offerte che rispondano alle diverse esigenze dei turisti, sia dal punto di vista della durata dei soggiorni, sia in relazione agli elementi di attrazione che il nostro Paese offre.
L'Italia si sta, quindi, preparando ad affrontare la sfida dell'Expo 2015 mettendo al primo posto il tema decisivo della comunicazione, tenendo presente che ciò che oggi appare all'avanguardia nel campo della comunicazione - in particolare, il mondo del web - fra cinque-sei anni potrebbe risultare obsoleto per la rapidità con cui si evolvono tecnologie e tendenze. È prevedibile che nel 2015 sarà in pieno sviluppo quella che è stata definita la terza era del web, cioè l'estensione planetaria di una «social community» globale e interattiva che porterà, grazie allo sviluppo delle tecnologie, al prevalere dell'immagine sullo scritto. Ciò significa che se nel 2015 saranno trenta i milioni di turisti che «fisicamente» arriveranno a Milano, dovremo moltiplicare almeno per dieci i turisti «virtuali» che visiteranno l'evento nel web, in diretta e questo, per il turismo italiano, sarà un'occasione straordinaria.
Molte sono, poi, le opportunità che si stanno valutando. Un esempio per tutti è lo studio di una «Carta di credito del turista Expo» che accumuli punti premio, che permetta di avere sconti, di prenotare e pagare biglietti su tutti i mezzi di trasporto o di accesso alle mostre, ai luoghi d'arte ed ai musei, nonché di pagare alberghi e ristoranti. La Carta avrà validità in tutti i luoghi dove sarà esposta l'icona dell'evento.
Il Governo, quindi, ha già posto in atto, come su esposto, una serie di iniziative che, grazie anche alla collaborazione degli enti locali preposti, sicuramente consentiranno il raggiungimento degli auspicati risultati dell'Expo 2015.

PRESIDENTE. L'onorevole Peluffo ha facoltà di replicare.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, signor sottosegretario, non siamo soddisfatti della risposta. Peraltro, il Governo ha avuto tempo anche perché una parte dei contenuti dell'interpellanza sono stati ripresi dalle interrogazioniPag. 107a risposta scritta che ancora giacciono senza risposta da parte del Governo, in particolare, la n. 4-00059 sulla governance, presentata il 5 agosto, e la n. 4-01099 concernente i rischi di infiltrazione della criminalità organizzata, presentata il 23 settembre.
Di tempo ne è passato ma sono accaduti assai pochi fatti, cioè la costituzione della società di gestione dell'Expo 2015 per la quale sono stati necessari otto mesi. È del 31 marzo l'assegnazione dell'Expo 2015 a Milano. Il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, prevedeva che entro il 25 luglio fosse emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per la costituzione della società: tale decreto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 26 novembre. Sono passati così invano otto mesi per le divisioni nel centrodestra e per lo scontro tra istituzioni locali guidate dal centrodestra, come hanno dato conto i media sia nazionali che locali.
Peraltro, faccio notare che per partire il 1o dicembre, come è stato detto dal sottosegretario, cioè il giorno prima dell'audizione del commissario straordinario, il sindaco di Milano, al Bureau internazionale dell'esposizione per rendere conto dello stato di avanzamento per la preparazione dell'Expo 2015, si è dovuto ricorrere al decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, cosiddetto «anticrisi» (articolo 22), riguardo al quale nella relazione tecnica, rispetto all'escamotage individuato, si ribadisce il contenuto della norma ma si afferma che non appaiono chiare le modalità di conferimento tramite Fintecna Spa con successivo rimborso da parte del Ministero dell'economia e delle finanze delle somme indicate al comma 3. In proposito - dice la relazione tecnica - appare utile acquisire ulteriori elementi di valutazione.
Per quanto riguarda i quesiti che abbiamo sottoposto, nel primo riguardante il ruolo della protezione civile, abbiamo fatto riferimento all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3704, del 20 settembre scorso, in cui si fa riferimento al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 agosto 2007, laddove viene definito l'Expo «grande evento».
In ragione di questo, la Protezione civile, anche sulla base della direttiva del 22 ottobre 2004 (articolo 3), potrebbe intervenire in deroga alla legislazione vigente. Mettiamo subito in chiaro un elemento che se i ritardi continuano ad accumularsi, come è accaduto finora e come rischia di accadere ancora, non si può pensare che ad un certo punto intervenga la Protezione civile che scavalca la governance che è stata così faticosamente individuata visto che sono stati necessari otto mesi per costituire la società.
Da questo punto di vista, pensiamo che non debbano esservi deroghe alla legislazione vigente e pensiamo debba esservi certezza e trasparenza delle procedure, così come ha dichiarato in un'intervista del 10 dicembre, su Il Sole 24 Ore, Angelo Provasoli, ex rettore della Bocconi, designato nel consiglio di amministrazione della società di gestione Expo, laddove parla, rispetto agli appalti, del fatto «che le pressioni sono tanto più forti quanto minore è la chiarezza. Regole trasparenti e certe sulla gestione degli appalti e sulle modalità operative sono fondamentali per gestire l'evento».
Noi siamo d'accordo con Provasoli e siamo convinti che trasparenza e certezza delle procedure siano anche il migliore antidoto rispetto al rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata, che era il secondo quesito che abbiamo sottoposto al Governo. Invitiamo di nuovo il Governo a non sottovalutarlo, prendiamo atto dell'attività della DIA, che è stata citata dal sottosegretario, così come riproponiamo e riproporremo anche come emendamento al decreto-legge n. 185 un organismo di controllo, che vigili sugli appalti e sui contratti per l'Expo 2015.
Infine, sulle infrastrutture, è giusto ricordare come il decreto-legge n. 112 del 2008 facesse riferimento agli impegni internazionali contratti dal Governo italiano, cioè a quel miliardo 486 milioni di euro, che però vengono calendarizzati con 134 milioni nel triennio 2009-2011, per poiPag. 108assegnare il restante miliardo 352 milioni dal 2012 al 2015. Noi abbiamo presentato allora un emendamento per invertire questa calendarizzazione, che allo stato non consente di aprire i cantieri né di completare i lavori in tempo. È giusto ricordare che il 23 luglio è stato approvato, da parte del Governo, un emendamento che impegnava il Governo a valutare, già nella finanziaria, maggiori finanziamenti per le infrastrutture.
Nella discussione sulla finanziaria abbiamo presentato emendamenti per raddoppiare i fondi nel prossimo triennio, per poi ridurli nei quattro anni successivi. Questi emendamenti sono stati respinti. È stato accettato però un ordine del giorno dal Governo, il 13 novembre, sottoscritto anche da colleghi della Lega, in cui si impegnava il Governo a valutare l'opportunità di assumere iniziative normative per aumentare, per i prossimi tre anni, le risorse, già previste in finanziaria, necessarie ed urgenti per l'avvio delle infrastrutture e per individuare nuove risorse statali per il compimento dell'Expo nel 2015.
Ad oggi, sulle infrastrutture, abbiamo le dichiarazioni del sottosegretario Castelli, che in un primo momento ha detto che mancano 3 miliardi di euro, poi ha rettificato dicendo che mancano 1,9 miliardi di euro, poi ha detto che si possono trovare queste risorse «vendendo asset dello Stato». Quali asset? In che tempi? Con quali modalità?
Il presidente della regione Lombardia, poi, ha ripreso il tema, dicendo che mancano 2,3 miliardi di euro e poi il sindaco di Milano, commissario straordinario dell'Expo, in un'intervista su Il Sole24 Ore del 5 dicembre, parla di 2,3 miliardi di euro che mancano e fa riferimento alle 17 opere connesse, rispetto alle quali ve ne sono ben 9 che rischiano di saltare, se non vengono sbloccati i 2,3 miliardi entro il 31 dicembre. Dice poi che tutti i canali di finanziamento che il Governo ci proporrà saranno ben accetti, ma il punto è che entro il 31 dicembre Palazzo Chigi deve impegnarsi su 2,3 miliardi; non voglio credere che non abbia questa consapevolezza.
Tra l'altro, tra queste 9 opere connesse vi è il collegamento ferroviario tra l'aeroporto di Malpensa e il sito dove sorgerà l'Expo nel 2015. Questi sono gli elementi della forte preoccupazione di cui parlava prima l'onorevole Fiano. Noi abbiamo sostenuto la candidatura di Milano ad ospitare l'Expo nel 2015 e continuiamo a credere che sia una straordinaria opportunità per l'area metropolitana milanese e per l'intero Paese. Diciamo oggi, con chiarezza, che così non va, che il Governo non sta facendo la sua parte e deve cambiare rotta e da subito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Rinvio delle interpellanze urgenti Iannaccone n. 2-00246 e Delfino n. 2-00247)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso dei presentatori, lo svolgimento delle interpellanze urgenti Iannaccone n. 2-00246 e Delfino n. 2-00247 è rinviato ad altra seduta.

(Criteri e modalità di assegnazione della cosiddetta social card - n. 2-00248)

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare l'interpellanza Donadi n. 2-00248, concernente criteri e modalità di assegnazione della cosiddetta social card (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non mi capiterà molto spesso di non avere interruzioni in quest'Aula e, quindi, approfitto dell'occasione.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, non è detto che parlar da soli sia la cosa migliore.

FABIO EVANGELISTI. No, ma come lei sa, noi siamo abituati al soliloquio, ma ci piacciono anche il colloquio ed il confronto.Pag. 109Chiedo scusa, ma prima non credo di avere offeso alcuno, tanto meno lei. Mi ha fatto specie l'intervento dell'onorevole Laboccetta e mi dispiace che non sia presente. Egli, infatti, ha detto di essere figlio e nipote di magistrati, che a casa sua il diritto si «inzuppava» nel latte a colazione...

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, si riservi di intervenire per fatto personale alla fine della seduta. La prego di svolgere l'interpellanza urgente.

FABIO EVANGELISTI. Egli ha fatto affermazioni che non trovano riscontro né nella teoria né nella prassi giuridica, ma, soprattutto, è uno di quelli che si inalbera, quando, ad esempio, il mio collega Barbato fa riferimenti precisi...

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti...

FABIO EVANGELISTI. Arrivo al punto, signor Presidente.

PRESIDENTE. La prego, lei ha a disposizione uno strumento regolamentare: alla fine della seduta può chiedere di parlare per fatto personale. Non approfittiamo di momenti che non sono a questo dedicati.

FABIO EVANGELISTI. Ci tenevo a spiegare, visto che, ogni tanto, qualcuno si inalbera.
Come gruppo dell'Italia dei Valori, abbiamo presentato questa interpellanza urgente per avere chiarimenti sui criteri e le modalità di assegnazione delle cosiddette social card e, soprattutto, sulla possibilità di allargare la platea dei destinatari di questo strumento.
Dopo diversi mesi di propaganda e ripetuti annunci, il 1o ottobre di quest'anno, hanno preso il via le operazioni necessarie per la distribuzione di questa moderna tessera del pane, una carta prepagata che viene caricata nella misura di 40 euro al mese per il prossimo anno e che è spendibile - o, meglio, sarebbe spendibile - nei supermercati convenzionati che, per questo, possono praticare sconti del 10 o, persino, del 20 per cento.
A quanto si apprende - domani Famiglia Cristiana dedicherà un servizio al riguardo - questa social card potrà essere usata anche per pagare le bollette energetiche, con sconti, anche in questo caso, fino al 20 per cento. È uno strumento destinato a pensionati con reddito ISEE (indicatore della situazione economica equivalente) inferiore a 6 mila euro (che diventano 8 mila per gli over 70) e alle famiglie con reddito inferiore a 6 mila euro, che abbiano un bambino con meno di tre anni.
La social card, però, non è assegnata solo in base del reddito: il richiedente deve dichiarare anche di non avere depositi bancari superiori a 15 mila euro. Inoltre, in caso si possegga anche una piccola proprietà, con un garage attiguo all'abitazione o un casolare per il deposito degli attrezzi in campagna, si può essere esclusi. Esistono, dunque, criteri particolarmente restrittivi per la sua assegnazione e le modalità di attribuzione che, a detta dello stesso Ministro dell'economia e delle finanze, sono un po' complicate; anche se, secondo lo stesso Ministro Tremonti, non vi erano modi diversi per attribuirla a chi ne avesse bisogno.
È fondamentale, a nostro avviso, che una misura del genere operi con la massima discrezione: il sostegno nei confronti di chi ne ha bisogno deve avvenire con il totale rispetto per la dignità di ogni singolo cittadino richiedente. In uno Stato sociale avanzato, infatti, non può esserci spazio per l'affermazione di una cultura compassionevole di stampo «padronale», improntata alla manifestazione pubblica e pubblicizzata «delle elemosine» di Stato. Uno Stato liberale avanzato, democratico e civile non può permettersi la messa alla berlina del bisogno, utilizzandolo, magari, come strumento di propaganda. In uno Stato civile, i Governi non distribuiscono ai cittadini prebende ed elemosine, ma riconoscono e sostengono politiche attive di welfare.
Faccio riferimento, ad esempio, all'esperienza di una decina d'anni fa (introdottaPag. 110e sperimentata certo con risultati contrastanti e contraddittori) del reddito minimo di inserimento che aveva tutt'altra filosofia.
Le modalità di assegnazione della social card sembrano, invece, contraddire il principio del rispetto e del riserbo, infatti, in tutta Italia, come ho già detto, gli aventi diritto dovranno provare, tramite modello ISEE - che è una sorta di «riccometro» o meglio di «poverometro» in questo caso - le proprie condizioni di reddito, e, proprio la compilazione del modello ISEE, ha scatenato la corsa nelle sedi di patronati dei CAF (centri di assistenza fiscale). Penso in particolare ai CAF dei sindacati, e poi faccio riferimento al centro di assistenza fiscale delle ACLI.
Nel recente passato un altro Governo Berlusconi aveva proceduto a far sì che si materializzassero in tutto il Paese, in quel caso, davanti agli uffici postali, le code di immigrati per il permesso di soggiorno, ora ci sono le file dei «poveri», mentre poco tempo fa molte famiglie italiane ricevevano la comunicazione, sempre a firma del Presidente del Consiglio dei Ministri, di un bonus bebè, che però la maggioranza di loro non avrebbe potuto ottenere.
Insomma appare manifestarsi, in questo modo, nel nostro Paese, una cultura di governo improntata al «paternalismo compassionevole» ed alla bontà del «principe», un'impostazione, questa, totalmente estranea ai principi delle democrazie moderne, del liberalismo occidentale e di ogni Stato sociale contemporaneo. Insomma abbiamo la preoccupazione che si affermi una cultura che tende a confondere ruolo pubblico e poteri privati in una commistione che non permette di distinguere gli uni dagli altri, assecondando anche in questo modo la formazione di una concezione di democrazia debole, neocorporativa, paternalistica ed assistenzialistica.
La social card, sempre secondo quanto dichiarato dal Ministro dell'economia e delle finanze, costerà «a regime 450 milioni di euro» l'anno e riguarderà «1.300.000 soggetti». Stiamo parlando ovviamente delle fasce più deboli della popolazione, e secondo quanto riportano diversi organi di stampa, molti di loro sono in evidente difficoltà. In particolare, gli anziani si sentono smarriti. La maggioranza pensa che tutto si possa risolvere presso gli uffici postali, dove però si deve tornare solo dopo aver ritirato il modello ISEE. Ma passa l'esame solo chi ha un ISEE familiare che non superi i 6.000 euro l'anno. Per i pensionati questo significa che bisogna avere la minima (circa 550 euro al mese), al massimo un modesto alloggio di proprietà (sta più sul sicuro chi è in affitto) e il conto bancario ridotto all'osso. L'anziano solo che risiede in una casa intestata ad un parente e vive con una pensione di 530 euro netti al mese non ha diritto a nulla.
Per quasi tutte le famiglie, poi, la misura della social card appare, sinceramente, solo un atto di propaganda: sono davvero poche quelle che possono pensare di vedersela riconosciuta. Per quanto riguarda le famiglie con bimbi, ad esempio, la social card potrebbe andare anche agli evasori. Se papà, mamma e un figlio vivono con meno di 12.500 euro l'anno di reddito ISEE, vuol dire che sono alla fame, come hanno sottolineato alcuni esponenti sindacali. Mentre proprio i sindacati potrebbero anche decidere di ricorrere agli avvocati perché la carta sembrerebbe garantita solo se i piccoli sono cittadini italiani. Ciò discrimina i figli degli stranieri, ma anche questi sono bambini ed anche questi hanno fame proprio come gli altri.
Agli sportelli dei centri di assistenza fiscale delle ACLI in tutta Italia, si stano registrando tantissime telefonate e 1.600 pratiche ISEE sono state avanzate nella sola giornata di giovedì 4 dicembre 2008, con un aumento del 40 per cento rispetto ai numeri del giorno precedente.
Il 60 per cento dei moduli ISEE compilati soddisfa il requisito del reddito (rimane cioè sotto la soglia dei 6.000 euro) ma oltre la metà di questi (52 per cento) resta comunque fuori dalla partita della social card perché non soddisfa altri requisiti: o i richiedenti hanno meno di 65 anni o hanno figli con più di tre anni.Pag. 111
Insomma, la delusione è tanta, gli operatori di sportello dei centri di assistenza fiscale delle ACLI raccontano la delusione degli anziani che erano convinti di potere accedere al sussidio e la rassegnazione degli stranieri regolarmente residenti che scoprono di non poter chiedere la carta perché non italiani.
In alcune città la social card rischia poi di essere sostanzialmente inutilizzabile. Nell'interpellanza facciamo l'esempio della città di Palermo. In questa città la richiesta della carta sociale ha portato a vere e proprie resse alle poste e nei centri autorizzati di assistenza fiscale dei sindacati, ma probabilmente si potrà utilizzare solo nelle catene della grande distribuzione, in qualche negozio di alimentari e quasi in nessun panificio.
Infatti a Palermo - ma probabilmente è una realtà molto più diffusa nel sud e non solo nel sud del nostro Paese -, gran parte delle rivendite di pani, i panifici, non hanno il bancomat e, quindi, non è possibile registrare pagamenti con la social card. Difficile immaginare che con la social card si possa andare ad acquistare le scarpe da tennis.
Secondo alcuni esponenti sindacali del capoluogo siciliano si tratterebbe, quindi, di una beffa non solo per il numero esiguo dei destinatari della carta, ma anche per le limitazioni all'utilizzo. Di fronte a questa situazione che appare, appunto, particolarmente confusa e rischia di creare ulteriori discriminazioni sociali chiediamo di evitare che questa social card non diventi una sorta di strumento di discriminazione sociale e chiediamo al Governo di intervenire per rendere effettivamente utilizzabile l'importo economico previsto e di valutare la possibilità e l'opportunità di allargare la platea dei destinatari.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, la carta acquisti è stata introdotta dall'articolo 81, commi 29 e seguenti, del decreto-legge 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 133 del 2008; inoltre, è stato individuato uno stanziamento di 170 milioni di euro per finanziare il progetto nel corso dell'esercizio finanziario 2008.
Nell'interpellanza urgente in esame si chiedono chiarimenti in merito ai criteri individuati per l'accesso al beneficio e, in particolare, in merito alla loro stringenza e complessità. Si esprimono, inoltre, osservazioni in merito al rischio di cosiddetto stigma sociale - l'apprensione relativa all'utilizzo di uno strumento che potrebbe identificare l'utilizzatore come facente parte di una categoria svantaggiata - legato allo strumento.
Al riguardo, si rappresenta quanto segue. La carta acquisti è una misura specificatamente disegnata per il sostegno dei cittadini in stato di maggior disagio economico - area di cosiddetto bisogno assoluto - e non è rivolta, al momento, ai cittadini in situazione di disagio relativo, per i quali sono previsti altri provvedimenti (ad esempio, i bonus).
Essendo una misura rivolta all'area di bisogno assoluto, i criteri per l'accesso rispondono a requisiti di precisione e accuratezza, sia per distinguere l'area di bisogno assoluto da quella di bisogno relativo, sia per assicurare gli esclusi che comunque rientrano in un'area di bisogno - seppur relativo - che la Carta è stata attribuita sulla base di un processo equo ed approfondito, riducendo così i rischi di ingiustizia percepita. La numerosità e qualità dei criteri utilizzati, che è stata semplificata quanto più possibile relativamente alla natura dello strumento, risponde agli standard internazionali applicati in tale tipo di misura.
In merito allo stigma sociale potenzialmente associato allo strumento, si osserva quanto segue. La notevole domanda relativa allo strumento (ad oggi sono consegnate circa 25 mila carte ogni giorno) mostra che lo stigma sociale non opera nel nostro Paese più che in altre realtà confrontabili. In relazione al mix di benefici aggiuntivi e potenziali problemi relativi alla carta acquisti, il GarantePag. 112per la protezione dei dati personali, in data 18 dicembre 2008, ha espresso parere favorevole sul decreto attuativo della carta acquisti. Bisogna, infatti, considerare che la visibilità dello strumento, comunque limitata al massimo, consente di attrarre, a favore dei titolari della carta, benefici ulteriori che difficilmente si potrebbero ottenere con strumenti totalmente neutri.
A causa di un errore di stampa, ho indicato la data del 18 dicembre. Probabilmente si faceva riferimento al 10 dicembre, poiché non siamo ancora giunti al 18 dicembre.

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di replicare.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intendo prima di tutto ringraziare il sottosegretario per la risposta che ha inteso fornire, che ovviamente non mi lascia del tutto soddisfatto perché, evidentemente, è un mio limite e non sono riuscito a far cogliere e a far comprendere appieno il senso della nostra interpellanza urgente, che non era, chiaramente, contro lo strumento della social card. Infatti, abbiamo già dichiarato che valuteremo con attenzione e obiettività il provvedimento nel momento in cui esso arriverà all'esame dell'Assemblea.
Ma abbiamo dei dubbi sulle modalità con cui viene distribuito, a chi viene distribuito, a quanti viene distribuito e, quindi, chiediamo un allargamento della platea e soprattutto una diversa attenzione rispetto al problema della povertà.
Signor Presidente, illustrando l'interpellanza del gruppo dell'Italia dei Valori, ho fatto anche un riferimento al reddito minimo di inserimento, uno strumento che era stato sperimentato una decina d'anni fa e che era una misura di sostegno ai redditi più bassi, un istituto presente in tutti i Paesi dell'Unione europea, ad eccezione della Grecia. Tale misura partiva dal presupposto che per risolvere il problema è necessario prima di tutto affrontare i problemi della povertà economica con adeguati sostegni di reddito. Però questo, a fronte dei trasferimenti monetari, richiedeva programmi di inserimento e obbligava il soggetto destinatario ad agire e ad esprimere la sua volontà di uscire dalla condizione di marginalità investendo su se stesso. Si tratta certamente di uno strumento, come quello della social card.
Ovviamente, ogni strumento presenta aspetti positivi e meno positivi, costi e risultati, spesso anche contraddittori, però fu proprio abolito dal Governo Berlusconi, nel 2002. Volevamo dire che, insieme alla social card, forse era il caso di mettere in campo anche una diversa filosofia e appunto quel progetto del reddito minimo di inserimento, opportunamente rivisitato, poteva essere un elemento ulteriore di riflessione. Ma quello che ci ha colpito e che ci colpisce è che, invece, attraverso la social card di diverso dal reddito minimo di inserimento (che era agganciato ad un progetto) c'è proprio questa concezione benevola, questa magnificenza del principe, che concede al popolo affamato una tessera del pane. Sappiamo che stiamo affrontando una situazione estremamente difficile dal punto di vista economico, finanziario e, di conseguenza, anche sociale.
Non è una realtà che interessa soltanto il nostro Paese, ma il mondo intero a causa e come conseguenza della crisi finanziaria internazionale. Tuttavia, i provvedimenti di questo Governo ci sono sembrati fino ad oggi assolutamente insufficienti e qualche volta contraddittori. Nel caso specifico della social card siamo in presenza di uno strumento appunto insufficiente e contraddittorio.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Approvazione in Commissione (ore 19,19).

Comunico che nella seduta di oggi, giovedì 11 dicembre 2008, la I Commis- sione permanente (Affari costituzionali) haPag. 113approvato, in sede legislativa, la seguente proposta di legge:
Barbareschi: «Istituzione della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia» (1493).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 12 dicembre 2008, alle 8,30:

1. - Discussione del disegno di legge:
S. 1175 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 3 novembre 2008, n. 171, recante misure urgenti per il rilancio competitivo del settore agroalimentare (Approvato dal Senato) (1961).
- Relatore: Nola.

2. - Discussione delle mozioni Pollastrini ed altri n. 1-00070, Mura ed altri n. 1-00083 e Cicchitto, Cota, Iannaccone ed altri n. 1-00085 concernenti iniziative per prevenire e contrastare la violenza sessuale e di genere.

3. - Discussione delle mozioni Livia Turco ed altri n. 1-00071, Delfino ed altri n. 1-00079, Mura ed altri n. 1-00082 e Laura Molteni ed altri n. 1-00084 concernenti iniziative a sostegno dei diritti delle persone con disabilità.

La seduta termina alle 19,20.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1875-A - em. 2.101 271 269 2 135 267 2 65 Appr.
2 Nom. em. 7.30 445 422 23 212 422 62 Appr.
3 Nom. em. 7.31 rif. 476 429 47 215 426 3 60 Appr.
4 Nom. em. 7-bis.30 467 465 2 233 217 248 60 Resp.
5 Nom. em. 7-bis.100 466 288 178 145 288 60 Appr.
6 Nom. em. 7-bis.31 459 454 5 228 179 275 60 Resp.
7 Nom. em. 7-bis.32 472 466 6 234 190 276 60 Resp.
8 Nom. em. 8.1 467 467 234 209 258 60 Resp.
9 Nom. em. 8.30 472 472 237 216 256 60 Resp.
10 Nom. em. 9.3 463 300 163 151 34 266 60 Resp.
11 Nom. em. 9.39 471 461 10 231 210 251 60 Resp.
12 Nom. em. 9.4, 9.5 470 466 4 234 209 257 60 Resp.
13 Nom. em. 9.40 464 334 130 168 50 284 60 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 9.6, 9.7 454 451 3 226 194 257 60 Resp.
15 Nom. em. 9.10, 9.11 457 301 156 151 47 254 60 Resp.
16 Nom. em. 9.13, 9.14 454 453 1 227 198 255 60 Resp.
17 Nom. em. 9.15 463 462 1 232 206 256 60 Resp.
18 Nom. em. 9.30, 9.37 448 442 6 222 121 321 60 Resp.
19 Nom. em. 9.31 460 295 165 148 40 255 60 Resp.
20 Nom. em. 9.32 457 284 173 143 21 263 60 Resp.
21 Nom. em. 9.33 461 281 180 141 14 267 60 Resp.
22 Nom. em. 9.34 473 470 3 236 202 268 60 Resp.
23 Nom. em. 9.35 468 446 22 224 13 433 60 Resp.
24 Nom. em. 9.36 477 476 1 239 41 435 60 Resp.
25 Nom. em. 9-ter.30 461 460 1 231 210 250 60 Resp.
26 Nom. em. 9-ter.32 467 467 234 212 255 60 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 30)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 9-quater.30 458 455 3 228 182 273 60 Resp.
28 Nom. em. 9-quater.100 465 460 5 231 274 186 60 Appr.
29 Nom. em. 9-bis.100 302 297 5 149 295 2 70 Appr.
30 Nom. em. 9-bis.30 387 384 3 193 153 231 67 Resp.