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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 97 di mercoledì 3 dicembre 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

La seduta comincia alle 9,40.

GIANPIERO BOCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 27 novembre 2008.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Bonaiuti, Bongiorno, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Cota, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Leo, Lo Monte, Lucà, Mantovano, Martini, Mazzocchi, Meloni, Menia, Migliavacca, Migliori, Pescante, Roccella, Romani, Rotondi, Soro, Stefani, Vegas, Vietti e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa di proposte di legge.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposte di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa delle seguenti proposte di legge, delle quali l'VIII Commissione (Ambiente) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
TOMMASO FOTI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse» (152);
STRADELLA ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse» (1182);
DI PIETRO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse» (1239).

(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1083 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, recante disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali (Approvato dal Senato) (A.C. 1891) (ore 9,42).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: ConversionePag. 2 in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, recante disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali.
Ricordo che nella seduta di ieri hanno avuto inizio gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1891)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno (vedi l'allegato A).
L'onorevole Giovanelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/69.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, con il mio ordine del giorno n. 9/1891/69 vogliamo richiamare l'attenzione del Governo e chiedergli un impegno affinché sia prorogata l'approvazione dei bilanci delle comunità montane oltre il 31 dicembre 2008.
Siamo già intervenuti in Aula per segnalare come tutto il sistema delle autonomie locali faccia estrema difficoltà a rispettare la scadenza del 31 dicembre 2008 per l'approvazione dei bilanci. Ciò avviene a causa del fatto che il provvedimento in esame, che ieri abbiamo licenziato attraverso il voto di fiducia e che doveva servire per dare un quadro di chiarezza alle autonomie per la redazione dei loro bilanci, in verità, come è noto e come hanno denunciato anche le associazioni degli enti locali, ha creato ulteriori elementi di confusione, di preoccupazione e di tensione fra il Governo e le autonomie. Non vi è un quadro di certezza: spingiamo le autonomie a predisporre bilanci tecnicamente perfetti, ma ci sarà da dubitare rispetto alla correttezza della stesura degli stessi. Insomma, chiamiamo gli enti locali ad arrangiarsi e credo che questo sia estremamente sbagliato.
Ciò vale ancora di più per le comunità montane, perché, in seguito all'approvazione del decreto-legge n. 112 del 2008, esse sono state oggetto di un ulteriore taglio drastico del fondo ordinario: è praticamente impossibile, quindi, che possano redigere bilanci di previsione ipotizzando un pareggio. Si sta cercando di fare attraverso la manovra finanziaria quello che non si è riusciti a fare per via legislativa: siamo allo strangolamento delle comunità montane. Rispetto al ruolo delle comunità montane e al loro lavoro la si può pensare come si vuole, ma non si può negare che esse sono l'unico livello istituzionale che in questi anni ha conosciuto una forte riorganizzazione, una drastica riduzione del numero delle stesse e una riduzione del personale politico impegnato nelle comunità medesime. Ciò non è avvenuto né per i comuni, né per le province, né tanto meno per le istituzioni centrali.
In verità, le comunità montane sono il livello che maggiormente è stato capace di produrre una propria «autoriforma», grazie alla legislazione delle singole regioni. Ora, le mettiamo in ulteriore condizione di difficoltà, con il paradosso che, qualora le comunità montane dovessero andare in dissesto, a causa delle scelte del Governo, essendo totalmente dipendenti da una finanza derivata, è del tutto evidente che sarebbe comunque lo Stato a doversi far carico della loro situazione deficitaria.
Quindi, non c'è neanche nessun vantaggio da parte dello Stato a condannare le comunità montane a questa deriva. Per questo, chiediamo una proroga dell'approvazione dei bilanci oltre il 31 dicembre 2008, in considerazione del fatto che nel frattempo comunque ci sono contatti e incontri fra le associazioni delle comunità montane e il Governo e rapporti con i livelli regionali, per cercare di far fronte a questa situazione.
Nel merito, signor Presidente, credo che sia del tutto sbagliato continuare ad accanirsi sui livelli istituzionali che cercano di corrispondere ai bisogni delle popolazioni che abitano in montagna e che sia del tutto forzatamente ragionieristico ridurre ad una questione di contabilità una grande questione sociale. La montagna è una grande questione sociale: è una questione di parità di diritti e di opportunità.

Pag. 3

PRESIDENTE. Onorevole Giovanelli, la prego di concludere.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Agendo in questo modo, non intervenendo per favorire livelli di Governo che possano consentire di garantire un adeguato sistema di servizi, continuiamo ad accanirci su popolazioni che già vivono in condizioni di maggiore difficoltà rispetto alle altre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Bossa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/1891/29.

LUISA BOSSA. Signor Presidente, come già è stato detto in questa Aula, siamo all'ennesimo decreto-legge, all'ennesima fiducia, a modificazioni ballerine, volatili, che non danno certezza delle norme. A giugno, avete approvato il decreto-legge n. 112 del 2008, oggi viene modificato il decreto-legge n. 154 del 2008, approvato a ottobre. Interveniamo sulla sanità, uno dei punti più complicati, più difficili, così importante per la vita dei cittadini. Nell'articolo 1-bis del provvedimento, si inserisce una deroga fino a gennaio 2010 per l'intra moenia allargata e fino al 31 dicembre 2012, affinché le regioni provvedano a realizzare appositi spazi. Tra l'altro, si introduce un meccanismo sanzionatorio, come l'esercizio dei poteri sostitutivi, la destituzione del direttore generale, la preclusione all'accesso dei finanziamenti integrativi a carico dello Stato. Sennonché, questa deroga, che apporta un sistema sanzionatorio, perde di fatto efficacia, visto che rimanda tutto al 2012. È come se volessimo punire un ragazzino procrastinando la pena.
Ebbene, chiediamo che il Governo si impegni a dare effettiva implementazione alla normativa in materia di attività libero professionale intramuraria, a considerare prioritario il superamento dell'intra moenia allargata, per dare impulso, invece, all'intra moenia tout court, vera e propria, e nel frattempo a dare impulso all'attività dell'osservatorio nazionale sullo stato di attuazione dei programmi di adeguamento degli ospedali. Solo ospedali pubblici che possano rispondere ai bisogni dei cittadini possono essere ritenuti ospedali degni di questo nome (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Assistono ai nostri lavori gli alunni dell'Istituto comprensivo superiore Gian Tommaso Giordani di Monte Sant'Angelo (Foggia) e della scuola media statale Stefanelli di Roma. L'Assemblea li saluta (Applausi).
L'onorevole Miotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/36.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, abbiamo presentato alcuni ordini del giorno che riguardano i primi due articoli di questo decreto-legge, che attengono alla materia sanitaria.
Già la collega che mi ha preceduto ha introdotto una qualche valutazione su quelle norme, che sono assolutamente inconcepibili, perché prevedono una proroga di quattro anni per la costruzione delle strutture (che sono, peraltro, già state finanziate, almeno in parte) per svolgere l'intra moenia. Questa proroga di quattro anni, di fatto, anticipa un'ulteriore proroga, che, probabilmente, esamineremo tra qualche settimana o mese in quest'Aula, o, peggio, la troveremo in quel progetto di legge già annunciato dal Governo in qualche iniziativa pubblica e anticipato nei suoi contenuti dal Ministro Sacconi, che, sostanzialmente, potrebbe essere così descritto: liberi tutti nella sanità.
Le norme sono due in questo provvedimento: riguardano il rientro dalle situazioni deficitarie molto gravi e questa proroga nell'approntamento delle strutture per lo svolgimento dell'intra moenia; nel frattempo, si proroga l'intra moenia allargata.
Sorge, allora, un dubbio, signor Presidente: questo Governo che idea ha del Servizio sanitario nazionale, che ora, come sappiamo (fin dall'inizio come orientamento,Pag. 4 ma soprattutto dopo la modifica del Titolo V della Costituzione), è affidato alle regioni come piena responsabilità sul piano organizzativo? Che idea ha in testa il Governo? Questo non è del tutto chiaro, o meglio, leggendo il Libro verde, si capisce qual è l'orientamento, ma certo queste proroghe chiariscono qual è l'idea di questo Governo.
Quando c'è un problema di salute, per questo Governo la corsia preferenziale non è legata al bisogno di cure collegate alla gravità della patologia; per questo Governo, la corsia preferenziale per l'assistenza sanitaria è per chi se la può pagare.
Questo è il messaggio chiaro che si comprende benissimo dalla proroga di quattro anni. Il messaggio è: cari professionisti, sappiate che, finché ci saremo noi, in questa legislatura non sarete costretti a sottoporvi alle regole che, già previste dalla riforma Bindi, poi meglio dettagliate con la riforma Turco, la legge n. 120 del 2007, sono state introdotte per regolamentare l'intra moenia.
Sia chiaro: fra la libertà di scelta del cittadino e la libertà della professione, la priorità deve essere data alla libertà di scelta del cittadino. Come avviene in tutti i sistemi sanitari pubblici evoluti del mondo, fra le due libertà deve prevalere quella del cittadino e noi ci collochiamo all'interno di questa ottica. Con queste norme, invece, si inverte questa logica. Per il professionista libertà di fare ciò che vuole e per il cittadino, a quel punto, c'è un'unica libertà, se trova lunghe liste d'attesa: pagare la prestazione di tasca propria.
Questo è il disegno che sta sotto a questa serie di modifiche che, in verità, non hanno il coraggio di innovare la precedente norma in maniera chiara ed esplicita, ma pongono le condizioni perché ciò si realizzi attraverso questa proroga di quattro anni, una proroga infinita e totalmente immotivata....

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. ...e naturalmente affiancata dai tagli che vi sono stati sugli investimenti. È evidente che, a quel punto, se non vi sono i finanziamenti per costruire le strutture, non può che esserci una proroga per la scelta anche dei professionisti. Da questo punto di vista, mi auguro che il Governo valuti con attenzione gli ordini del giorno che abbiamo presentato, visto che non abbiamo potuto discutere gli emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Grassi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/34.

GERO GRASSI. Signor Presidente, noi riteniamo che i piani di rientro siano giusti e necessari per evitare sprechi e disfunzioni, ma anche che sarebbe stato opportuno fossero accompagnati da una politica che aiutasse le regioni a compensare e ad assicurare erga omnes i livelli essenziali di assistenza. Credo che il provvedimento in esame questo accompagnamento lo abbia volutamente bypassato e che i livelli essenziali di assistenza, con queste misure, andranno in gravissima difficoltà, tanto da ampliare le attuali divergenze tra zona e zona del Paese.
L'ordine del giorno è finalizzato ad impegnare il Governo a consentire che nelle realtà ospedaliere che dovranno essere chiuse, perché piccole, non efficienti, o perché situate in zone del Paese nelle quali ve ne sono altre più grandi ed efficienti, si verifichi la possibilità concreta di convertire queste realtà ospedaliere in centri di accoglienza per pazienti con Alzheimer, per pazienti in coma, in centri di riabilitazione per lungodegenti post traumatici, in day surgery e in day hospital. L'obiettivo è, ovviamente, quello di trasferire sul territorio un pezzo di sanità, riconvertire quei piccoli ospedali che dovranno essere chiusi, nonché quello di potenziare i servizi della medicina territoriale favorendo la formazione di studi associati operanti ventiquattro ore su ventiquattro che, di fatto, andrebbero, ove il Governo accogliesse questo ordine del giorno, a ridurre l'accesso al pronto soccorso.Pag. 5
È questo un mezzo per ridurre anche la spesa sanitaria e per offrire un servizio che abbia come unico obiettivo la centralità del cittadino; non come avviene con questo decreto-legge che sancisce la centralità di alcuni operatori. Ritengo che questo provvedimento rechi in sé una trasfigurazione dell'obiettivo della sanità nazionale, perché quando si differisce l'intra moenia di quattro anni, significa che al centro della politica sanitaria non si pone l'interesse del cittadino, ma quello di alcuni operatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Fontanelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/77.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario Giorgetti, il senso del mio ordine del giorno è quello di chiedere - vorrei che il Governo su questo prestasse un minimo di attenzione - una deroga per quanto riguarda i termini per la presentazione dei bilanci di previsione per il 2009 dei comuni italiani: spostare questo termine dal 31 dicembre del 2008, al 31 marzo 2009.
Perché? Perché è evidente a tutti lo stato di grandissima difficoltà che stanno attraversando gli enti locali, in particolare i comuni italiani che si trovano oggi, nel momento in cui si chiude l'esercizio in corso (quello del 2008) e si deve predisporre il bilancio di previsione del 2009, in una situazione di totale incertezza e di totale assenza di riferimenti concreti per la definizione dei bilanci dell'anno prossimo e anche nella grande incertezza per ciò che accadrà rispetto al bilancio attuale.
Io ricordo la denuncia che hanno fatto i comuni. Manca per il 2008, sul bilancio in esercizio - non per decisione dei comuni ovviamente - circa un miliardo e 400 milioni di risorse che sono state tagliate e ad oggi ancora non sono coperte nonostante gli impegni presi e le promesse fatte più volte dal Governo anche in questa Aula. Tutto ciò genera una situazione difficile e paradossale, ovverosia di enorme difficoltà che non sappiamo in che modo potrà trovare una risposta concreta nei prossimi giorni, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Io mi riferisco qui all'impegno a restituire ai comuni le risorse tagliate che riguardano la vicenda dell'abolizione dell'ICI, prima ancora quella dell'ICI rurale, così come quella della sovrastima del taglio sui costi della politica.
Voglio dire al sottosegretario Giorgetti - che è presente e vorrei che ascoltasse perché quando si parla di comuni e di enti locali si tratta di un tema che interessa - che, poiché nel suo intervento ha affermato sostanzialmente che i 260 milioni previsti in questa manovra di incremento per la copertura del taglio dell'ICI in qualche modo chiuderebbero la questione per il 2008, deve essere chiaro che non è così. Infatti, con questi 260 milioni si arriva a 2 miliardi e 800 milioni o 2 miliardi e 900 milioni, ma le stime di quel taglio (che sono state fatte sia dall'ISTAT, sia dall'ANCI, sia dalla relazione tecnica del Senato) parlano di una cifra complessiva rispetto all'importo ICI sulla prima casa che è superiore ai 3 miliardi e mezzo. Allora è evidente che vi è uno scostamento enorme che non è tuttora coperto e che creerà una difficoltà forte quest'anno e non è assolutamente chiaro come questo divario sarà previsto e coperto per quanto riguarda il 2009.
Ecco che vi è qui la grandissima incertezza dei comuni e la denuncia dell'ANCI fatta anche in maniera molto forte in questi giorni, ed è per questo che si presenta una situazione di evidente insostenibilità per il futuro prossimo, cioè per i bilanci del 2009, e probabilmente una situazione che porterà al collasso dei servizi nel 2010, vista l'attuazione del piano triennale di rientro che prevede sugli enti locali e sulle autonomie locali una manovra che in tre anni è vicina a una riduzione di 9 miliardi. Ecco perché riteniamo che questa situazione di preoccupazione debba essere colta e pensiamo che sarebbe una cosa ragionevole che il Governo accogliesse l'idea di consentire una proroga di presentazione dei bilanci, in maniera tale che i comuni e i sindaci possano avere Pag. 6un quadro chiaro in cui operare nei prossimi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Pedoto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/39.

LUCIANA PEDOTO. Signor Presidente, noi abbiamo presentato degli ordini del giorno che attengono ai blocchi delle assunzioni e alla riduzione dei posti letto. Vi sono due cose che non ci stancheremo mai di ripetere. La prima è che il diritto alla salute è un diritto fondamentale per tutti i cittadini, a prescindere dal luogo in cui sono nati o dal reddito. La seconda è che il Servizio sanitario nazionale ha bisogno di una lotta agli sprechi vera.
Ma come tutte le battaglie vere, non si può prendere la scorciatoia di norme generalizzate che trattano tutti i tagli indiscriminatamente, a prescindere dal garantire efficacia ed efficienza delle prestazioni, senza tener conto della sottoutilizzazione delle strutture e ignorando gli sprechi che si configurano laddove non si realizza una rete ospedaliera e di servizi territoriali integrati. Il blocco indiscriminato delle assunzioni che avete proposto non favorisce affatto questa visione. Trattando tutti e tutto allo stesso modo si rischia, da una parte, di mantenere gli sprechi e, dall'altra, non si risolvono i disguidi derivanti da carenze oggettive.
Per quanto concerne ortopedia e traumatologia, state effettuando un taglio indiscriminato in una specializzazione nella quale traumi e incidenti sono in aumento e per la quale la risposta appropriata di strutture e di risorse umane risulta fondamentale. Penso ai poli per i traumatizzati e per la gestione in fase acuta delle complicanze gravi. Per questi poli c'è necessità da parte delle regioni di individuare strutture adeguate a garantire prestazioni appropriate e idonee sul piano della qualità, evitando ai cittadini calvari e viaggi della speranza. L'ordine del giorno in oggetto cerca proprio di evitare che la mannaia dei tagli cada su tutti in modo generalizzato, che sappia individuare elementi di verifica e di rispetto del principio di tutela dell'adeguatezza delle prestazioni e di idoneità delle risorse e del numero necessario dei posti letto. In questo senso, la centralità delle scelte regionali è essenziale per la tutela del diritto alla salute dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Rampi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/51.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, non essendoci stata la possibilità di intervenire nel merito del provvedimento, dal momento che è stata posta per l'ottava volta la questione di fiducia da parte del Governo, abbiamo presentato una serie di ordini del giorno. Quello in oggetto riguarda gli effetti derivanti dalla abolizione integrale dell'ICI, operata frettolosamente dal Governo all'indomani del suo insediamento, che per le modalità dell'intervento ha creato proprio una serie di discrasie. Le risorse in tempo di crisi del sistema economico e finanziario, peraltro già annunciate, avrebbero potuto essere meglio utilizzate per fronteggiare le pesanti ricadute che ormai l'evidente recessione sta creando nel Paese. Prova ne è che le risorse messe in campo dal Governo sono estremamente ridotte, non sufficienti e inadeguate al rilancio dei consumi e dell'economia e soprattutto non danno risposte ai bisogni delle famiglie.
Del resto, l'Esecutivo ha fatto altre scelte, ad esempio abbassando la guardia nella lotta all'evasione fiscale certificata dalle minori entrate e dirottando ingenti risorse su Alitalia. Certo, passare dagli spot alla risoluzione dei problemi concreti risulta ora difficile. I problemi concreti riguardano la vita vera della gente e sappiamo che l'istituzione percepita oggi dalla gente e dai cittadini quale più vicina ai propri bisogni è ancora il comune.
A causa dei provvedimenti riguardanti l'ICI molti comuni si sono visti aggravare la situazione finanziaria, tanto da creare veri e propri problemi di bilancio. Tali problemi rischiano di ripercuotersi ancora Pag. 7una volta sui soggetti più deboli perché molti comuni saranno costretti a scegliere se tagliare i servizi o aumentare le imposte, aggravando ulteriormente la spirale negativa di questo difficile momento congiunturale. Un recente rapporto della Caritas descrive una situazione allarmante di nuove povertà presenti nel Paese.
Sono sindaco di un piccolo comune del Piemonte, un piccolo comune della pianura padana in cui il tenore di vita è piuttosto buono, in cui il tasso di disoccupazione è fisiologico e dove la qualità della vita può dirsi più che soddisfacente.
Però, anche da noi cominciano a manifestarsi situazioni di marginalità e come sindaco posso confermare che ogni giorno sono sempre più numerosi i cittadini che si rivolgono al comune per chiedere aiuto. Dove prima il problema era quello di non arrivare a fine mese, ora il problema è addirittura di non arrivare neanche a metà e vi assicuro che per un sindaco è veramente umiliante non poter programmare politiche attive di solidarietà, ma ridursi a gestire in pratica piccole elemosine. Infatti, se è vero che una civiltà si misura da come tratta i soggetti più deboli, con particolare riferimento ai bambini ed agli anziani, dobbiamo dire che i dati relativi alla povertà collocano questi soggetti tra i più disagiati. I comuni che si ritrovano un'alta incidenza di popolazione costituita da cittadini anziani vivono in modo drammatico l'impossibilità economica di agire concretamente a sostegno proprio di quelle persone, che per loro stessa natura hanno lavorato tutta una vita, costruito ricchezza per tutti, hanno fatto grande l'Italia ed ora non hanno gli strumenti, non hanno più gli strumenti per innalzare il proprio reddito, di cui vedono quotidianamente diminuire il potere d'acquisto, proprio mentre aumentano i loro bisogni di cure e di assistenza. Dunque, fornire loro servizi socio-assistenziali dignitosi ed adeguati sul territorio è un imperativo categorico.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ELISABETTA RAMPI. Concludo, signor Presidente: non è solo una spesa, ma è anche in prospettiva un risparmio, perché previene situazioni di solitudine e di abbandono e tende a mantenere il più a lungo possibile la persona anziana nella propria abitazione e nel proprio nucleo familiare, evitando ricoveri, lunghe degenze e ospedalizzazioni i cui costi sono noti a tutti.
Concludo quindi chiedendo al Governo di accogliere l'ordine del giorno in esame, che mira proprio ad assicurare risorse adeguate alle amministrazioni comunali di quei territori, in cui si registra un'alta incidenza di popolazione ultrasettantenne (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Università Luigi Bocconi di Milano, facoltà di economia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ricordo, per tutti gli studenti che stanno assistendo ai nostri lavori, che siamo nella fase di illustrazione dei singoli ordini del giorno presentati ad un provvedimento, un decreto-legge, ed è la fase in cui i deputati illustrano, in particolare al Governo, i contenuti degli ordini del giorno. Alla fine di questa illustrazione, l'Assemblea nella sua totalità procederà all'eventuale votazione dei singoli ordini del giorno, dopo aver ascoltato i pareri espressi dal Governo nel merito degli ordini del giorno presentati.
L'onorevole Codurelli ha facoltà di illustrare suo ordine del giorno n. 9/1891/42.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame si inserisce in un provvedimento in cui, ancora una volta, le materie trattate sono le più disparate: è diventata oramai prassi di questo Governo, irrispettoso delle regole del Parlamento.
L'articolo 1 reca disposizioni in materia di attuazione dei piani di rientro dei deficit sanitari e altre disposizioni. Nulla da eccepire in merito: concordiamo sui piani di rientro, si tratta di un'azione che dal Governo Prodi è stata implementata. Infatti, nel 2007 è stato impresso un significativo contributo al riequilibrio finanziarioPag. 8 nel settore sanitario. Durante il Governo Prodi e con Livia Turco Ministro della salute, gli sforzi e gli obiettivi della sanità italiana sono stati quelli di avvicinare le distanze, oltre a quelli, come avevo detto prima, di intervenire concretamente sui costi, di recuperare i ritardi, di riqualificare la spesa, sempre all'insegna della piena attuazione dell'articolo 32 della Costituzione, che sancisce la salute come diritto di tutti i cittadini.
Con il Governo Berlusconi, invece, via via che la legislatura scorre, assistiamo da un lato a dichiarazioni devastanti, come quella sulla privatizzazione degli ospedali, dall'altro ad atti che ampliano le differenze fra nord e sud, che riducono i diritti comprimendone proprio le speranze.
Concordo, come concorda tutto il mio gruppo, sull'importanza di un federalismo solidale e sull'impegno responsabile da parte delle regioni nel rispettare gli impegni assunti, come sottolineo la necessità di un controllo più efficace da parte del Governo sulla gestione dei bilanci regionali, almeno di una parte di questi.
Ma, nel contempo, certo, occorre un'attenzione forte, ma indispensabile, sui costi, che permetta al settore socio-sanitario di diventare una realtà. Invece, assistiamo ad un taglio indiscriminato, anche nei confronti dei consultori, che non va in questa direzione, a parte i LEA (Livelli essenziali di assistenza), e che non aiuta assolutamente la prevenzione né una maternità libera e consapevole. Ancora una volta, i tagli sono rivolti, soprattutto, verso la prevenzione, perché i consultori ne fanno parte.
Quando una persona ha delle difficoltà (ad esempio, problemi psichiatrici, ma non solo, un deficit fisico o malattie devastanti, e così via), si assiste al vivere in solitudine e ad un consumo alto di farmaci, perché mai vi è una presa in carico della persona in quanto tale. Si sanitarizza tutto, tutto ciò che non si conosce e che si ha paura di affrontare. Questo avviene sia per le persone - lo ripeto - con deficit gravi, sia per tutte quelle con patologie che, aldilà di ogni aspetto, vengono definite irrisolvibili, o per le quali vi sia incapacità di intervenire. Occorre, dunque, fare i conti con un aspetto molto importante, quello, cioè, di dare una giusta risposta alle persone che ne hanno bisogno e di non considerare i malati tutti uguali, perché anche i malati, tra loro, sono diversi, molto diversi. Ecco perché è fondamentale lavorare sull'efficienza e sull'efficacia dei servizi sanitari, sulla sicurezza delle cure prestate, sulle cause dei disavanzi sanitari regionali e sui troppi scandali dovuti a controlli che non funzionano.
È auspicabile, quindi, che la Commissione d'inchiesta concernente il sistema del funzionamento del servizio sanitario (la cui costituzione è stata approvata in quest'Aula non più tardi, forse, di un mese fa) proceda con sollecitudine, anche alla luce delle gravi vicende emerse dalla recente cronaca, anche di ieri, relative a truffe ai danni del servizio sanitario.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIA CODURELLI. Siamo, dunque, d'accordo sul lavorare in relazione all'efficacia e all'efficienza, ma è fondamentale - e siamo fortemente preoccupati di ciò - la tenuta del sistema ospedaliero pubblico in relazione agli annunciati blocchi del turnover, paventando il rischio di un radicale spostamento dalla tutela della salute verso l'offerta della sanità privata. Tutto ciò con un aggravamento, che in relazione alla spesa complessiva - lo sappiamo benissimo - è ampiamente dimostrato, perché al privato andrebbe la sanità redditizia, mentre al pubblico resterebbe tutto il resto. Occorre, invece, un processo di razionalizzazione delle strutture sanitarie, che tenga conto di profili qualitativi, piuttosto che di criteri quantitativi, legati al posto letto.

PRESIDENTE. Deve concludere.

LUCIA CODURELLI. Concludo, chiedendo al Governo l'accoglimento del mio ordine del giorno n. 9/1891/42, che lo impegna a prevedere una deroga al blocco delle assunzioni, nonché alla riduzione dei Pag. 9posti letto in nefrologia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Madia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/57.

MARIA ANNA MADIA. Signor Presidente, com'è noto il nuovo esecutivo Berlusconi esordisce già in un momento di crisi e di rallentamento dei consumi e, quindi, si trova in una iniziale fase di difficoltà. Il suo esordio è stato segnato da due provvedimenti: la detassazione degli straordinari e l'abolizione integrale dell'ICI sulla prima casa. All'epoca, siamo stati contrari a questo duplice strumento e credo che oggi i fatti ci stiano dando ragione. L'accelerarsi della crisi economica ha portato a scomparire l'esperimento di detassazione degli straordinari, assolutamente incongruo in una fase di calo produttivo e di calo dell'occupazione, come quella che stiamo vivendo. Per quanto riguarda l'ICI, abbiamo denunciato l'irrilevanza di un provvedimento che non incideva sui consumi e sui redditi e che appariva superfluo e sproporzionato, laddove già il Governo Prodi aveva abrogato gran parte dell'ICI per i più bisognosi.
La crisi è aumentata, i soldi rimasti in tasca all'82 per cento degli italiani proprietari di prime case, relativamente all'ICI 2008, non hanno determinato né un cambio di percezione, né una reale svolta nei bilanci delle famiglie, e ora il Governo intende erogare e ripartire le risorse compensative dell'ICI non incassato dai comuni.
Noi apprezziamo il metodo concertativo, ma il provvedimento mette in risalto un problema che avevamo lamentato più volte e in più forme: la sottrazione dell'ICI ha impoverito i comuni, ha diminuito la qualità dei servizi sociali erogati, ha reso la vita dei cittadini più difficile, cittadini costretti oggi a sostenere maggiori costi, a partire proprio dagli altri tributi locali.
Con il presente ordine del giorno intendiamo promuovere un indirizzo nell'azione del Governo rispetto alla Conferenza Stato-città ed autonomie locali che determinerà i criteri per la ripartizione dei fondi perequativi dell'ICI. Riteniamo, infatti, che in una fase di crisi il Governo debba promuovere politiche anticicliche di lungo respiro e da questo un punto di vista i provvedimenti annunciati dal Governo nel decreto-legge anticrisi sono assolutamente insufficienti.
Vorrei soffermarmi soprattutto sulla parte che riguarda il lavoro flessibile. Siamo in presenza di una misura scarsamente significativa dal punto di vista economico e discutibile anche dal punto di vista dei criteri adottati, perché ci dovrete poi spiegare cosa significa settore in crisi per un disoccupato; si tratta, inoltre, di una misura assolutamente iniqua per la platea dei destinatari, perché ci risulta che le partite IVA saranno escluse e ciò riguarda soprattutto i giovani e le donne. Di questo spero che avremo modo di discutere nel merito quando il decreto-legge approderà in Aula, chiediamo però ora, in una fase così delicata e con una certa disponibilità di risorse nei confronti dei comuni, di calibrare e orientare la ripartizione con una speciale attenzione a quei territori che soffrono particolari ed elevati livelli di disoccupazione giovanile. La crisi occupazionale e, in particolare, delle fasce più giovani o dei lavoratori con contratti flessibili (perché in gran parte le due categorie coincidono) è l'aspetto più devastante della crisi che stiamo vivendo. Bisogna rispondere con politiche inclusive che facciano rientrare nello Stato sociale le categorie che oggi ne sono escluse attraverso politiche che stimolino il reddito, che favoriscano la famiglia e la natalità e che intervengano sul processo educativo e formativo. Insomma, non può essere l'ansia di non lavorare a far sfumare i progetti di vita e credo che su questo siamo tutti d'accordo. Possiamo allora cominciare, attraverso questo ordine del giorno, dagli enti locali, dai comuni e dalle politiche sociali che devono essere rifinanziate.
Per questo motivo, in spirito assolutamente collaborativo, noi oggi vi chiediamo Pag. 10di accogliere il nostro ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Quartiani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/71.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, il presente ordine del giorno si sofferma su una situazione particolare che si è andata determinando nella gestione delle comunità montane dopo il combinato disposto delle iniziative legislative contenute nella legge finanziaria dello scorso anno e nella manovra estiva che è stata recentemente approvata. Cosa prevede tale combinato disposto? La legge finanziaria dello scorso anno consentiva alle regioni di riorganizzare le comunità montane sulla base di una serie di indirizzi e, soprattutto, tenendo conto che ciò avrebbe dovuto comportare, a regime, la riduzione in base annua di 60 milioni di euro sul Fondo ordinario di funzionamento delle comunità montane. Le regioni hanno sostanzialmente ottemperato al disposto della legge finanziaria e tredici regioni su quindici hanno deliberato la riorganizzazione riducendo le comunità montane da 320 a circa 180.
In tale contesto si inserisce il decreto-legge n. 112 del 2008 che taglia ulteriormente il Fondo ordinario di funzionamento delle comunità montane, al punto di ridurlo per il 2009 a soli novanta milioni (da centottanta che erano lo scorso anno), per poi arrivare a regime nel 2011, in attesa della realizzazione del federalismo fiscale, a quaranta milioni di euro.
È del tutto evidente che una situazione di questo tipo rischierebbe di determinare una chiusura di fatto delle comunità montane, indipendentemente dal giudizio che si dia delle medesime comunità e indipendentemente dal livello di riorganizzazione e riforma di questi enti, che potrebbe essere determinato per iniziativa non solo del legislatore nazionale ma anche regionale. Questa situazione rischia di determinare il default di tutte le comunità montane e cioè la chiusura delle stesse: infatti, con questa situazione di bilancio, nessuna ovvero solo il 20 per cento delle comunità montane esistenti, riorganizzate sulla base del disposto della legge finanziaria, è in grado di prevedere e realizzare i propri bilanci. Alla fine di quest'anno, quindi, l'80 per cento delle nuove comunità montane, riorganizzate secondo il disposto del legislatore nazionale e secondo quanto è stato definito dalle regioni pochi mesi fa, rischierebbe di chiudere.
Signor Presidente, credo, pertanto, sia giusto sollecitare il Governo a fare in modo che almeno ci sia una sorta di riduzione del danno. In cosa consiste? Noi semplicemente proponiamo, in questo ordine del giorno, che dal Fondo nazionale per la montagna, che è definito in base alla legge n. 97 del 1994 e che ammonta oggi a 50 milioni, si prelevino le risorse necessarie e sufficienti per poter bypassare la fase nella quale le comunità montane, a fine dicembre, hanno necessità di provvedere alla stesura e all'approvazione dei propri bilanci. Dopodiché, ritengo sia necessario, da parte del legislatore nazionale, soprattutto all'interno della riforma del testo unico che riguarda gli enti locali, prevedere una forma obbligatoria di associazione dei comuni montani. Sappiamo infatti che, essendo la montagna un valore che interessa tutti i cittadini ovvero un valore nazionale, ciò non può interessare solamente coloro che vi abitano: lì, infatti, ci sono risorse che vengono prelevate e utilizzate per garantire lo sviluppo delle zone di pianura (come può essere l'energia idroelettrica) o comunque condizioni di assetto idrogeologico la cui manutenzione garantisce anche una buona condizione degli stessi terreni a valle.
Ritengo che per questi motivi il legislatore dovrà consentire ad una riorganizzazione delle comunità montane affinché vengano gestite le funzioni fondamentali e i servizi per i cittadini che risiedono in montagna. Detto questo, chiedo al Governo di accettare l'ordine del giorno in oggetto, che propone di utilizzare il Fondo per la montagna allo scopo di garantire che il Fondo ordinario sia sufficiente per Pag. 11poter redigere i bilanci delle comunità montane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mura ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/17.

SILVANA MURA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, prima di illustrare l'ordine del giorno n. 9/1891/17, del quale sono firmataria, non posso astenermi dal protestare in maniera formale nei confronti del Governo, per la decisione adottata di porre la questione di fiducia. Tale scelta, seppur legittima, appare immotivata, dal momento che vi era tutto il tempo necessario per convertire il decreto-legge n. 154 del 2008 prima della scadenza, prevista per il 6 dicembre. Il Governo, tuttavia, non ha nemmeno voluto mettere alla prova il comportamento dell'opposizione in sede di esame degli emendamenti. Ha invece preferito troncare ogni discussione attraverso la fiducia, che viene usata sempre più spesso come una clava da brandire nei confronti delle prerogative del Parlamento. Quello assunto del Governo è un atteggiamento che ritengo oltremodo scorretto nei confronti proprio di quest'Aula della Camera dei deputati. Infatti, mentre durante l'esame al Senato si è consentito, a quel ramo del Parlamento, di apportare modifiche rilevanti al testo approvato dal Governo (basti pensare all'emendamento che ha prorogato i termini relativi all'intramoenia) la stessa opportunità è stata, invece, negata alla Camera dei deputati e purtroppo non è la prima volta che ciò accade.
Poiché il Ministro Vito, con la posizione della questione di fiducia, ha sostenuto - non si capisce bene se in maniera seria o in maniera in un certo senso briosa - che ci sarebbe stato modo di discutere del provvedimento in sede di esame degli ordini del giorno mi si consentirà, allora, di esprimere qualche riflessione sul testo.
Viene da pensare che il Governo sia ricorso alla fiducia oltre che, chiaramente, per liberarsi dell'intralcio rappresentato da questa Aula anche, forse, per evitare soprattutto brutte sorprese da parte dei suoi stessi deputati. Certo sarebbe stato interessante sapere cosa avrebbero fatto i colleghi della Lega quando ci saremmo trovati ad approvare l'articolo con cui il Governo usa il cosiddetto decreto-legge «taglia spese» per elargire ai sindaci amici di Roma e Catania 500 milioni a testa. Ma vorrà dire che rimarremo con questo dubbio.
Passando poi al testo dell'ordine del giorno ritengo che si tratti di uno strumento di assoluto buonsenso e, pertanto mi auguro che il Governo possa accettarlo. Si chiede, infatti, all'Esecutivo di disciplinare compiutamente, dal punto di vista normativo, l'intera materia riguardante l'integrazione sociale dei non vedenti e di incrementare i fondi per gli istituti che offrono servizi sociali, evitando le interpretazioni restrittive che si sono verificate in passato. È impossibile e ingiusto operare classifiche tra diverse forme di soggetti disabili, ma è di tutta evidenza che quella relativa alla vista è una limitazione fortemente invalidante perché preclude al soggetto una serie di funzioni indispensabili per condurre una vita autonoma e indipendente. I non vedenti in Italia sono circa 300 mila ma a questi si devono aggiungere i cosiddetti ipovedenti, ovvero quelle persone che non sono completamente cieche ma hanno vaghe percezioni visive, come le ombre. Con questi ultimi il numero sale fino a quasi due milioni di cittadini. Queste persone, per poter condurre una vita autonoma nei limiti del possibile, devono frequentare scuole speciali, hanno bisogno di supporti particolari per poter leggere e studiare e sono certamente limitate per quanto riguarda la possibilità di svolgere attività lavorative.
Da anni l'Unione italiana ciechi offre diversi e molteplici servizi, tesi a una reale e attiva partecipazione dei non vedenti alla vita sociale del Paese. L'Unione italiana ciechi, infatti, oltre a svolgere attività di promozione per favorire l'inserimento nel mondo del lavoro dei soggetti non vedenti offre anche servizi di patronato e di tutela legale e dei diritti. Offre, inoltre, servizi di Pag. 12assistenza tra i quali quello di favorire la diffusione e la circolazione di riviste e testi destinati ad un pubblico normodotato anche tra le persone non vedenti. Si tratta di un'attività importante dal punto di vista sociale che per essere portata avanti non può fare a meno del sostegno offerto dai fondi pubblici. Tuttavia, tale sostegno si riduce sempre di più anche a seguito di un'interpretazione restrittiva di norme esistenti, come quella data dall'articolo 1, comma 507, della legge finanziaria 2007, che ha escluso dai finanziamenti previsti gli istituti erogatori di assistenza sociale per i non vedenti.
Con questo ordine del giorno raccogliamo l'appello lanciato dalla stessa Corte dei conti e chiediamo al Governo di riordinare normativamente il settore dell'assistenza ai non vedenti, al fine di eliminare le ingiustizie che attualmente si stanno verificando (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Picierno ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/64.

PINA PICIERNO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno intendiamo, in un certo senso, richiamare l'attenzione del Governo verso un tema che ci sta molto a cuore, vale a dire la lotta alla dispersione scolastica. Signor Presidente, siamo preoccupati che l'articolo 3 del provvedimento in esame, che prevede un ridimensionamento della rete scolastica possa, in qualche modo, prevedere e comportare un aumento della dispersione scolastica, che già è molto preoccupante nel nostro Paese.
Vogliamo ricordare che il livello di dispersione scolastica è uno degli indicatori utilizzati dall'Unione europea per monitorare i progressi nell'elevamento delle competenze della popolazione che i Paesi membri stanno affrontando, in linea con gli obiettivi educativi espressi dal Consiglio europeo di Lisbona nel 2000 e che sono definiti nel programma europeo «Istruzione & formazione 2010». Il nostro Paese, in realtà, nonostante i miglioramenti che si sono osservati a partire dal 2000, occupa ancora, purtroppo, una posizione di fortissimo ritardo rispetto agli altri Paesi europei. Nel 2006, il 20,8 per cento dei ragazzi era fermo alla licenza media inferiore, contro una media europea del 15 per cento.
I dati aggiornati al 2007 evidenziano ancora un fortissimo e preoccupantissimo ritardo, in particolare nelle regioni dell'Obiettivo convergenza. In particolare, la Campania ha una percentuale che si attesta intorno al 28,8 per cento, la Sicilia intorno al 26 per cento e la Puglia intorno al 23,9 per cento. La Commissione europea, nella Comunicazione dell'11 dicembre 2007, ha ribadito proprio l'esigenza di continui sforzi per elevare le competenze in ragione degli elevati livelli di abbandono prematuro. Sappiamo bene, infatti, e ce lo ricorda anche la Commissione europea, che uno dei fattori della stagnazione produttiva e della scarsa mobilità sociale è l'assenza di istruzione, di formazione e di conoscenza.
Sappiamo bene che l'istruzione è una priorità e lo è ancora di più per le regioni dell'Obiettivo convergenza come la Campania, la Calabria, la Puglia e la Sicilia e proprio per queste regioni è considerata tra i servizi essenziali resi ai cittadini, individuando la lotta alla dispersione scolastica come obiettivo misurabile, cito tra virgolette: «l'innalzamento delle competenze degli studenti e delle capacità di apprendimento della popolazione».
Come è evidente dalle parole espresse proprio dalla Commissione europea questa è una preoccupazione non soltanto nostra, ma della Commissione europea tutta ed è per questo che riteniamo, con questo ordine del giorno, di proporre un sistema di controllo e di monitoraggio sui dati relativi alla dispersione scolastica in relazione, in particolare, a quelle aree particolarmente svantaggiate del nostro Paese che fanno registrare un ritardo rispetto ad altre regioni.
Riteniamo, quindi, che il Governo debba accogliere il mio ordine del giorno n. 9/1891/64 per favorire un maggior controlloPag. 13 e monitoraggio di questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Zunino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/53.

MASSIMO ZUNINO. Signor Presidente, vorrei tornare, con questo ordine del giorno, sull'articolo 2 del provvedimento, quello che recita «disposizioni di salvaguardia degli equilibri di bilancio degli enti locali». Mai titolo sarebbe stato più appropriato se davvero con questo articolo si salvaguardassero gli equilibri di bilancio degli enti locali, ma purtroppo così non è.
Vorrei partire proprio da qui, ossia dalla questione fondamentale che il provvedimento in esame, ed in modo particolare l'articolo 2, non affrontano: il tema dei tagli dei trasferimenti agli enti locali, della voragine che questi stanno provocando nei bilanci comunali e di uno stato di sofferenza che renderà di fatto impossibile per gli stessi continuare ad erogare servizi essenziali per la tenuta sociale del Paese. Penso ai servizi sociali scolastici, al trasporto pubblico locale, alla viabilità, ai servizi ambientali e alle attività culturali e sportive.
Penso, inoltre, al fatto che con questo provvedimento non si fa nulla per intervenire rispetto ad un altro grande tema: il blocco, ormai progressivo e sistemico, del sistema delle autonomie locali che è fondamentale per il rilancio delle infrastrutture. Si stanno bloccando quelle migliaia di piccole e medie opere pubbliche che sono parte fondamentale degli investimenti pubblici di questo Paese.
Chi ha avuto modo di leggere recentemente qualche relazione dell'ANCE, l'associazione nazionale dei costruttori edili, si è reso conto di quali siano i tempi che passano tra la progettazione di una grande opera e l'inizio della cantierizzazione. Pertanto, parlare di sviluppo infrastrutturale in questo Paese, pensando di intervenire soltanto sulle grandi opere, vuol dire seguire un progetto che certamente non avrà attuazione né nel medio, né nel breve termine.
Dunque, credo che occorra invece mettere in moto con consapevolezza, con forza e con decisione quello che gli enti locali sul territorio già oggi fanno. Infatti, dagli enti locali passa la stragrande maggioranza degli investimenti pubblici in opere infrastrutturali in questo Paese. Si tratta di un quadro, che ho ricordato molto sommariamente, ma che altri colleghi in sede di discussione generale (penso agli interventi degli onorevoli Misiani e Marchi) hanno approfondito molto bene, di tale drammaticità che ha portato il comitato direttivo dell'ANCI - è già stato ricordato questa mattina - nei giorni scorsi, all'unanimità, ad invitare tutti i comuni e le città metropolitane a non procedere alla presentazione, negli organi competenti, dei bilanci di previsione per l'anno 2009 entro la data del 31 dicembre, in attesa che siano rivisti i contenuti della manovra finanziaria.
Credo che il Governo non possa non prendere atto di una posizione di questo tipo - lo ripeto - assunta all'unanimità senza distinzioni di colori politici e non può soprattutto non predisporre atti concreti per rispondere a questo drammatico grido di allarme.
Non voglio aggiungere altro su tali questioni, ma mi limito ad alcune ultime brevi considerazioni sul tema posto dall'ordine del giorno. Con l'articolo 2, si tenta di porre un parziale rimedio per le finanze dei comuni, a seguito dell'abolizione dell'imposta comunale sugli immobili sulla prima casa. Si interviene, infatti, con l'aumento di 260 milioni di euro di trasferimenti, in riferimento al minor gettito ICI sulla prima casa, limitato al 2008, in quanto stanziato a titolo di regolazione contabile pregressa. Si tratta di un intervento che certamente non sottovalutiamo, ma che riteniamo parziale ed insufficiente, intanto perché è solo per il 2008 una toppa una tantum, che non chiude nemmeno il buco del pregresso. Inoltre, non risolve il problema dal 2009 in avanti, perché dal 2009 la voragine dei bilanci comunali, creata dall'abolizione dell'ICI sulla prima casa, supererà il miliardo di euro.

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PRESIDENTE. Onorevole Zunino, la prego di concludere.

MASSIMO ZUNINO. Questa è la realtà, non lo diciamo noi, ma l'ISTAT. Quindi, va bene l'intervento, ma vorrei ricordare che il Governo nel DPEF si è impegnato a reintegrare completamente il minor gettito dell'ICI e a questo impegno e a questa responsabilità richiamiamo anche in questa occasione il Governo.
Un'ultimissima considerazione: chiediamo che lo stesso Governo, nel riparto di questi 260 milioni di euro, si impegni a definire una soluzione di riparto che assicuri adeguate risorse ai comuni di montagna perché - è già stato detto - la drammatica sofferenza dei piccoli comuni e delle zone di maggiore sofferenza di questo Paese va tenuta in particolare considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Rossomando ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/92.

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, anch'io intervengo brevemente per lamentare ormai il noto metodo del combinato disposto decreto-legge voto di fiducia, ma con riferimento alla materia di cui ci occupiamo e di cui si fa menzione nell'ordine del giorno che illustro.
Infatti, fuori da quest'aula discutiamo in termini di progetto di federalismo fiscale. Con questi provvedimenti, invece, ci troviamo ad affrontare in modo assolutamente disorganico e spezzettato interventi che sono spesso contraddittori e, soprattutto, che fanno riferimento ad un'autonomia degli enti locali diversamente intesi nelle loro dimensioni e rappresentanze e, come nel caso dell'articolo cui si fa riferimento nell'ordine del giorno, in un certo senso agevolando e volendo favorire un maggiore introito (si tratta anche di una questione di competitività) mentre per altro verso, invece, vi sono una serie di tagli contenuti nella finanziaria o in altri provvedimenti (uno per tutti l'ormai notissima questione dell'ICI, che certo non agevola le autonomie locali). Inoltre, non potendo discutere in Assemblea in modo organico ci sfugge e soprattutto viene sottratto al confronto un'idea condivisa e organica su cosa intenderemmo per federalismo fiscale e per interventi a favore degli enti locali.
In particolar modo, vi sono tre elementi che non riusciamo a discutere in modo organico: quali sono i criteri della destinazione delle risorse, quali sono gli obiettivi e quali sono poi gli strumenti per poterli verificare. Quello che vediamo più volte quando ci troviamo a discutere - o, come nel caso degli ordini del giorno, a commentare - i provvedimenti è che non è rappresentato un elemento fondamentale dell'approccio moderno all'amministrazione della cosa pubblica: l'individuazione degli obiettivi e dei meccanismi per poterne verificare il raggiungimento e l'efficacia dei mezzi predisposti.
L'ordine del giorno naturalmente è molto specifico e, svolte queste premesse, sottolineo che attiene alla quota aggiuntiva di partecipazione all'IVA destinata ad alcune regioni, in particolare a quelle confinanti con la Svizzera, ossia la Lombardia, il Piemonte, la Valle d'Aosta e il Trentino-Alto Adige, con riferimento alla questione dei carburanti. Con esso prendiamo atto che attualmente, con la norma introdotta dal Senato, si è compiuto un passo in avanti nella direzione del federalismo in termini di aiuto e di considerazione anche delle situazioni locali; tuttavia, rappresentiamo che, dopo aver individuato le regioni interessate al provvedimento, è assolutamente importante che la quantificazione finanziaria contenuta nella norma stessa alla fine non risulti incongrua.
Riteniamo, dunque, che sia importante prevedere un meccanismo di verifica, con particolare riferimento alla Valle d'Aosta, come risulta dall'ordine del giorno da me sottoscritto. In generale, attraverso tale atto vorremmo che si introducesse un principio nell'approccio all'amministrazione della cosa pubblica basato sull'individuazione degli obiettivi, delle risorse e Pag. 15sui meccanismi di verifica degli obiettivi stessi. Quindi insisto affinché il Governo accetti il mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANNA ROSSOMANDO. Passando ad un altro argomento, faccio presente che vorrei aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Mura n. 9/1891/17 precedentemente illustrato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Pes ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/47.

CATERINA PES. Signor Presidente, l'ordine del giorno che mi accingo ad illustrare si collega all'articolo 3 del decreto-legge in discussione che si riferisce prevalentemente alla materia del dimensionamento e della razionalizzazione della rete scolastica, così com'è stata prevista sia dal decreto-legge n. 112 del 2008 (poi trasformato nella legge n. 133) sia dal successivo piano programmatico.
Questo articolo prevede una disciplina di vincolo per gli enti locali e le regioni affinché il dimensionamento venga applicato entro una data che coincide con il 31 dicembre e a prescindere dalle specificità locali e territoriali. Quando parlo di specificità evidentemente mi riferisco soprattutto a situazioni di criticità; siamo infatti convinti che un intervento di tipo verticale di dimensionamento così modulato rischi di rafforzare gli elementi di criticità in alcune zone del nostro Paese e, in particolare, di favorire ulteriormente la piaga della dispersione scolastica, di cui hanno parlato prima alcuni colleghi che sono intervenuti proprio al riguardo.
Infatti, se andiamo a leggere i dati OCSE, ci rendiamo conto che gli studenti del nord, in particolar modo del nord-ovest, ma ultimamente anche del nord-est, raggiungono un livello di preparazione scolastica e di istruzione, quindi anche un livello di competenze, che è comunque superiore alla media OCSE. Ciò significa che i dati che indicano che l'Italia è abbastanza lontana dalla media dell'OCSE per quanto riguarda i livelli di competenza e di preparazione scolastica dei nostri ragazzi, non riguardano i ragazzi del nord.
Contemporaneamente, se andiamo ad analizzare la situazione delle scuole del sud, ci rendiamo conto, al contrario, che non solo la preparazione dei nostri ragazzi è molto al di sotto della media OCSE, ma addirittura che abbiamo un livello di dispersione scolastica assolutamente al di sopra di quella di altre nazioni europee, e quindi, evidentemente, anche molto lontano dagli obiettivi di Lisbona. Inoltre, sappiamo che i livelli di apprendimento di un ragazzo sono assolutamente intrecciati e legati alle condizioni socio-economiche in cui vive, e direi anche alla condizione culturale e familiare da cui proviene.
È evidente allora che, se la situazione è questa, vi sono condizioni di criticità differenti, per cui laddove si pensa di dimensionare e razionalizzare la rete scolastica (e quindi chiudere delle scuole), bisogna aver presente che in certi casi nel Meridione stiamo colpendo delle realtà dove la scuola è l'unico luogo culturale e l'unico centro di incontro anche sociale prima della chiesa e della parrocchia. In questi paesi chiudere la scuola e le autonomie significa segnare un fallimento importante della politica.
Pertanto, chiediamo che vi sia una maggiore e più proficua collaborazione con le regioni, con gli enti locali e con le autonomie scolastiche, in modo che gli interventi e le misure di razionalizzazione siano prima di tutto condivisi in un'ottica di federalismo responsabile. In queste condizioni, infatti, siamo veramente molto lontani dai principi fondamentali del Titolo V della Costituzione. Chiediamo, inoltre, un'altra cosa molto importante, ovvero che la spesa non subisca tagli incondizionati, ma sia riqualificata tenendo presente le esigenze del sud e le criticità del sistema nel nostro Paese.
L'ordine del giorno a mia firma chiede in definitiva che siano contemplate queste premesse affinché nel piano di ridimensionamento del sistema scolastico siano Pag. 16escluse quelle scuole che si trovano in un grave svantaggio socioculturale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Occhiuto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/26.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, il contenuto del provvedimento che la Camera sta esaminando in questi giorni reca disposizioni in ordine al contenimento della spesa sanitaria. Tra le disposizioni contenute nel provvedimento (e tra quelle attualmente vigenti per effetto di altre leggi) vi è anche la disposizione che regola la nomina dei commissari ad acta per il ripiano dei deficit sanitari.
La legge attualmente dispone che sia il Ministero dell'economia e delle finanze, sentiti il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali e il Ministero dei rapporti con le regioni, a nominare il commissario ad acta in caso di inadempienza delle regioni in ordine al ripiano dei deficit sanitari. Nel caso in cui la regione risulti essere inadempiente a seguito della diffida del Governo per ripianare il deficit, o non ponga in essere atti che risultino idonei al raggiungimento dell'obiettivo, il Governo nomina il commissario ad acta.
Qual è l'aspetto che noi solleviamo in questo ordine del giorno? Il punto è che spesso il commissario ad acta è nominato proprio nella persona del presidente della regione inadempiente. In altre occasioni è accaduto ciò e a mio avviso è fin troppo logico che non dovrebbe avvenire. In pratica chi è stato inadempiente, e per ciò è stato diffidato e commissariato, è spesso nominato commissario dal Governo affinché ripari alla sua inadempienza già certificata attraverso la diffida. Signor Presidente, è come se noi affidassimo in qualche modo le pecore al lupo.
Vorrei evidenziare che in alcune regioni del sud, per le quali si parla addirittura di debiti per oltre due miliardi di euro, il problema dei deficit sanitari sta assumendo una dimensione straordinaria. È chiaro a tutti, allora, l'effetto sulla finanza delle regioni, ma anche sui conti dello Stato. È evidente, inoltre, che questa situazione si determina per problemi strutturali in ordine anche al riparto delle risorse del Servizio sanitario nazionale, ma in alcune realtà anche per le incapacità dimostrate da parte di chi governa le regioni stesse.
Allora noi con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di stabilire che non possa essere nominato commissario ad acta per il ripiano dei deficit sanitari chi ha ricoperto la carica di presidente della giunta regionale o è stato componente della giunta negli anni in cui si è verificato il deficit.
Vorrei anche ricordare sommessamente al Governo e ai colleghi della maggioranza che proprio l'attuazione del federalismo fiscale, uno degli obiettivi principali dichiarati dalla maggioranza e dal Governo, impone, è vero, una maggiore assunzione di responsabilità da parte dei gruppi dirigenti del sud e delle regioni che spesso non hanno esercitato compiutamente questa responsabilità, ma impone anche un livello maggiore di attenzione da parte del Governo stesso.
Mi rivolgo al sottosegretario, che mi pare provenga dal Veneto: il problema di questo Paese e della qualità delle amministrazioni regionali è che, in alcune realtà del Paese, un presidente della regione, se provoca un deficit di 100 milioni di euro nella sanità, non può più fare politica; in altre realtà, invece, se provoca un deficit di 100 milioni di euro, purché li distribuisca clientelarmente, magari alle elezioni successive risulta primo degli eletti.
Il Governo, secondo me, ha l'obbligo di fare in modo che gli amministratori inadempienti vengano puniti e, quantomeno, non vengano nominati commissari, giacché hanno dimostrato la loro incapacità, perché altrimenti i cittadini di quelle regioni pagherebbero due volte responsabilità che non sono loro.

PRESIDENTE. L'onorevole De Torre ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/45.

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MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, anche il mio ordine del giorno n. 9/1891/45, come quello dell'onorevole Pes, riguarda l'articolo 3 del provvedimento in esame, che compare «misteriosamente» in materia di regolazione contabile con le autonomie locali. Affermo «misteriosamente» perché il dimensionamento è materia regionale e, ancor più che materia regionale, interessa i comuni. Essi, infatti, devono farsi carico di mettere attorno a un tavolo gli stakeholders della scuola, non solo perché questi devono dialogare direttamente con i piccoli studenti, le loro famiglie e così via, ma anche perché una sede scolastica in ogni comunità, specie se è una sede montana lontana dei grandi centri, è un luogo di cultura di quel comune.
Quando una scuola viene chiusa e spostata, dunque, occorre farsi carico di lasciare in quella comunità un luogo sociale o culturale che la mantenga coesa. Certo, i comuni, con riferimento al dimensionamento, in primo luogo debbono organizzare un trasporto adeguato, questione di primaria importanza. Io sono a conoscenza dell'esistenza di moltissime pluriclassi, dovuta proprio al fatto, ahimè, che i comuni non hanno fondi per organizzare adeguati trasporti scolastici.
Io vengo dal Trentino, una terra in cui spesso gli alunni, al mattino, fin da quando frequentano le scuole dell'infanzia, scendono da mille metri fino a duecento metri del fondo valle: so, quindi, che è possibile costruire una rete tra i comuni, mettere in moto un processo decisionale partecipativo, operare un dimensionamento, mettere in atto un'adeguata rete di trasporto, riconvertire in senso sociale e/o culturale le sedi dismesse e, ancora, fare reti tra comuni e scuole. Queste operazioni, però, richiedono risorse umane e finanziarie per i comuni. Come può pensare questo Governo, quindi, di indurre un dimensionamento di tale tipo senza farsi carico e senza occuparsi delle risorse che servono ai comuni? Se si comporta in questo modo ed ordina dall'alto un dimensionamento, senza farsi carico di queste risorse, di che federalismo fiscale sta parlando?
Siccome confidiamo che il federalismo fiscale di cui si sta parlando non sia fatto solo di «bolle di sapone», confidiamo anche nel fatto che il mio ordine del giorno n. 9/1891/45 venga accettato e che vengano assegnate risorse ai comuni montani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Franzoso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/8.

PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/1891/8 mira ad evitare la marginalizzazione, con ulteriore mortificazione, di una città capoluogo di provincia, che si chiama Taranto, con dei riflessi socio-economici sull'intero territorio provinciale.
Il comune di Taranto è stato dichiarato dissestato ope legis, ai sensi del decreto legislativo n. 267 del 2000. Nel provvedimento che stiamo discutendo, al quale abbiamo presentato l'ordine del giorno, sul quale ieri il Governo ha ottenuto la fiducia, fate riferimento al finanziamento per i comuni di Roma e Catania, che io apprezzo, perché si è intervenuti nella fattispecie in via propedeutica e non quando ormai il malato è arrivato alla fase terminale, anche se mi auguro che questi investimenti, questi fondi, vengano utilizzati o vincolati solo per investimenti strutturali.
La dichiarazione di dissesto per un comune comporta due aspetti fondamentali, fra le tante implicazioni. In primo luogo, vi è una vessazione nei confronti dei tanti cittadini residenti, perché si vedono aumentate al massimo le aliquote o le tassazioni previste per i vari servizi comunali, che vengono forniti obbligatoriamente (la TARSU, l'ICI, tutti servizi, gli asili nido e quant'altro). In secondo luogo, vi è l'impossibilità di realizzare infrastrutture, perché si è inibito al comune di Taranto, per il quale è stato dichiarato, a mio avviso erroneamente nel passato, il Pag. 18dissesto con l'applicazione della legge, di contrarre mutui.
Ora, vuole il caso che la regione Puglia sia una delle regioni dell'obiettivo 1. Gli enti locali devono presentare i progetti per le infrastrutture sui fondi strutturali europei 2007-2013. Oggi, il comune di Taranto si trova di fatto impossibilitato a presentare progetti sui fondi strutturali europei (FAS regionali), perché non potrà cofinanziare, come per legge, quel fatidico 20-25 per cento previsto nel bando, in quanto non potrà contrarre mutui.
L'ordine del giorno è finalizzato proprio a consentire a questa comunità, che già vive una situazione di particolare difficoltà dal punto di vista socio-economico (mi auguro che il Governo accolga questo ordine del giorno), e a tutti i comuni che sono in un'analoga situazione di dissesto, quanto meno di non essere penalizzati e, quindi, messi nell'impossibilità di realizzare infrastrutture necessarie e indispensabili per la ripresa dello sviluppo socio-economico per quel territorio.
Taranto vive un momento particolare, con tutte le grandi industrie del territorio in crisi (Ilva, Arsenale, Porto). Quindi, mi auguro che, anche utilizzando, laddove sia possibile, i fondi FAS, in questo caso per investimenti, il Governo possa consentire, accettando quest'ordine del giorno, a questa comunità di non essere penalizzata, di partecipare, non per la spesa corrente, alla realizzazione delle infrastrutture ci cui quel territorio necessita e di non essere pure privata della possibilità di utilizzare i fondi strutturali europei 2007-2013, previsti per la regione Puglia, come per tutte le regioni di cui all'obiettivo 1.

PRESIDENTE. L'onorevole Ciccanti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/25.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, con l'articolo 2, comma 8, vengono dati 260 milioni ai comuni per il mancato gettito dell'ICI. La nota tecnica del Governo del 21 ottobre indica in 260 milioni la valutazione aggiornata della perdita di gettito derivante dall'abolizione del tributo locale comunale, decisa, per un impegno elettorale di Berlusconi, con il decreto-legge n. 93 del 2008. Mai una scelta si è rivelata così infausta per il bilancio dello Stato, soprattutto in relazione alla crisi finanziaria e agli impegni per le famiglie e le imprese che vengono richiesti. Se avessimo avuto a disposizione il miliardo e 700 milioni di euro destinato per l'abolizione dell'ICI sulla prima casa, oggi avremmo potuto avere un miliardo e 700 milioni di euro in più per famiglie ed imprese.
Il Governo, l'ISTAT e l'ANCI hanno dato cifre diverse su questa vicenda del minor gettito ICI. L'unica certezza per questo Parlamento, per norma - mi riferisco all'articolo 11-ter della legge di contabilità di Stato, la n. 468 del 1978 - è stata sempre la relazione tecnica da parte della Ragioneria generale dello Stato. Questa relazione tecnica è stata negata a questo Parlamento. Il Governo, questo Governo di centrodestra, ha agito nello stesso modo del Governo Prodi precedente: il centrodestra, ricordo, elevò le barricate al Senato, in Commissione bilancio, quando si trattò di giustificare la copertura dell'eliminazione del ticket per la sanità. Fu presentata, allora, una nota del dipartimento del Tesoro e questa fu ritenuta dal centrodestra, ovviamente, una nota non esaustiva e sicuramente al di fuori della prassi parlamentare dal punto di vista contabile, e si pretese una relazione tecnica da parte della Ragioneria generale dello Stato.
Adesso, a parti invertite, si chiede la stessa cosa. Gli unici coerenti siamo noi dell'UdC, che, ovviamente, pretendiamo ancora la relazione tecnica, così come la pretendevamo ieri. La somma stimata per questo mancato gettito - è stato qui ricordato da più interventi - è di circa tre miliardi e 700 milioni di euro, a fronte di due miliardi e 600 milioni che sono stati destinati per questo minor gettito. Manca all'appello - è stato ricordato - ben un miliardo di euro. Questo miliardo di euro manca in misura ridotta, al netto dei 260 milioni; mancano, quindi, 740 milioni per il 2008, ma mancherà un miliardo intero per gli anni 2009 e seguenti. Ci troviamo Pag. 19di fronte ad un falso in bilancio, perché il Governo oggi presenta un bilancio a valere sui tre saldi falsato di un miliardo di euro per gli anni 2009 e seguenti.
È, da una parte, formalmente deprecabile questo comportamento da parte del Governo, che, tra l'altro, pretende trasparenza nei bilanci degli enti locali, quando è lo stesso Stato, lo stesso Governo a non garantire questa trasparenza, ma vi è anche una valutazione di merito, proprio qui sottolineata da più parti.
In un momento di crisi, nel quale bisogna mettere in campo delle misure anticicliche e, quindi, investire soprattutto nella spesa pubblica, e il 43 per cento degli investimenti lo fa il sistema degli enti locali, penalizziamo proprio quegli enti locali che, con l'ICI, quell'unica imposta federalista - lo dico agli amici della Lega - avrebbero dato un notevole contributo proprio per gli investimenti e, soprattutto, per far fronte alla spesa sociale, che aumenterà sul lato della spesa corrente proprio dei comuni. Invitiamo, quindi, il Governo a rivedere nel tempo questa situazione e, oltre che per rimettere i conti a posto, ad accogliere questo invito da parte di tutta l'opposizione e di tutto il sistema delle autonomie.

PRESIDENTE. L'onorevole Ria ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/48.

LORENZO RIA. Signor Presidente, anch'io intendo tornare, come già hanno fatto altri colleghi, sulla questione del metodo, ossia delle modalità con cui si affrontano le questioni sottoposte all'esame di quest'Aula. Quello in esame è uno dei trenta decreti-legge approvati dal Governo in sei mesi e sottoposti all'attenzione - mi verrebbe da dire puramente formale - di quest'Aula. Anche questa volta è stata, di fatto, negata la possibilità di stabilire un serio dibattito e un confronto costruttivo non solo in Aula, ma anche in Commissione. La Commissione bilancio, infatti, cui il provvedimento è stato assegnato, non ha avuto alcuna possibilità di esaminare seriamente, con il dovuto tempo a disposizione, gli emendamenti presentati dalle forze di opposizione e della maggioranza. Quello che è successo sinora testimonia, da un lato, l'inadeguatezza della manovra di politica economica sin qui costruita con i decreti-legge nn. 93 e 97 del 2008, con la finanziaria anticipata con il decreto-legge n. 112 del 2008, con la finanziaria snella, con la legge di bilancio, con i cinque collegati alla legge finanziaria, con altri decreti-legge come quello sull'Alitalia e sul sistema creditizio, nonché con il decreto-legge in esame, ma dall'altro lato, attesta la progressiva affermazione di una sorta di monocameralismo alternato che si sta gradualmente imponendo nei fatti, e nella prassi del funzionamento di questo Parlamento. In tal modo, si nega sistematicamente al ramo del Parlamento chiamato ad esaminare per secondo un provvedimento la possibilità di intervenire anche quando si affrontano temi di importanza significativa che investono il sistema sanitario, l'istruzione e la finanza degli enti locali.
È proprio su tale aspetto, quello appunto relativo alla questione della compensazione del minor gettito ai comuni derivante dall'abolizione dell'ICI sulla prima casa, che questo ordine del giorno intende soffermarsi. Si tratta di una questione che questo decreto-legge affronta in termini parziali e insufficienti. Anche in questo caso l'intervento del Governo si è limitato, non a misure di natura strutturale, bensì ad interventi una tantum insufficienti non solo per l'anno in corso, ma inadeguati e incapaci di risolvere il problema per l'anno venturo (dal 2009 in poi, la voragine dei bilanci comunali creati dall'abolizione dell'ICI sulla prima casa supererà con molta probabilità il miliardo di euro). In presenza di una tale preoccupante situazione di incertezza, con questo ordine del giorno proponiamo al Governo di introdurre un meccanismo che sia in grado di garantire una maggiore trasparenza e, soprattutto, un più incisivo coinvolgimento del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 20

PRESIDENTE. L'onorevole Bellanova ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/54.

TERESA BELLANOVA. Signor Presidente, vorrei ringraziare quei parlamentari della maggioranza - meno di dieci - che sono presenti in Aula. D'altronde, quando il Parlamento da luogo del confronto, della formazione della decisione, viene ridotto a luogo di ratifica, è evidente che vi è poco interesse a partecipare alle discussioni in Aula. Peccato, però, che questo Parlamento viene chiamato a ratificare provvedimenti confusi, tanto che in ogni provvedimento successivo inserite un rattoppo per quello precedente. Il Governo è stato preso da un'ansia da cronometro: nelle conferenze stampa, al posto di illustrare il merito e i contenuti, si discetta sui minuti che sono stati necessari per approvare il provvedimento.
E la scelta dei nove minuti e mezzo è proprio quella cui facciamo riferimento nel nostro ordine del giorno, quella scelta con cui avete tagliato l'ICI a chi poteva e può permettersi di pagarla, quella scelta che fa ricadere sui sindaci, di tutti i colori politici, il grave onere di mettere in discussione servizi essenziali per i cittadini. Proviamo a ricordarvelo perché forse vi confrontate poco con il territorio e con le autonomie locali. I sindaci di tutti i colori, che abbiamo incontrato e ascoltato e di cui ricordiamo qui il grido di dolore, ci dicono che senza un riparto dell'ICI che reintegra per intero le risorse che avete tagliato saranno costretti a ridurre il trasporto per le persone disabili, e loro capiscono che questo è molto grave, perché già Brunetta ci aveva pensato a tagliare i permessi per le famiglie che si fanno carico di assistere persone disabili. I sindaci saranno costretti a tagliare l'assistenza per gli anziani. Da una parte quindi introducete la social card, e dall'altra togliete servizi che costerebbero molto di più per quelle persone.
I sindaci sarebbero altresì costretti a ridurre i posti degli asili nido. Avete licenziato i precari e pensate di aver risolto il problema della conciliazione. Le donne tornano a casa ad assistere i figli. Così avviene anche per quanto riguarda i progetti finalizzati ai servizi educativi per i bambini: avete deciso di fare insegnare l'inglese a persone che non hanno una specializzazione, cui sarà sufficiente fare 200 ore di formazione. Avete deciso di tagliare sulla manutenzione degli edifici comunali, a partire dai plessi scolastici, invece di garantire sicurezza agli utenti e ai docenti e di prevedere un poderoso piano di investimenti che dia respiro all'economia e che garantisca l'incolumità dei cittadini che quei luoghi frequentano. Avete deciso di tagliare per quanto riguarda i progetti finalizzati all'integrazione delle persone immigrate. Capisco che per voi sono i diversi, quelli da mettere da parte, ma per i sindaci sono un tema con cui confrontarsi quotidianamente. Per il sud queste scelte sono insostenibili. Accompagnate dallo svuotamento del FAS, che avete trasformato nel vostro bancomat, sono scelte devastanti. Per questo noi vi chiediamo di approvare questo ordine del giorno che ridà ai comuni e alle autonomie locali le risorse che avete tagliato, e ci permettiamo di darvi un consiglio. Lasciate questa ansia da cronometro. Fate con calma perché se non riuscite a fare scelte utili almeno evitate di fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bellanova.
L'onorevole Boccia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/78.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, l'ordine del giorno n. 9/1891/78 fa riferimento ad un tentativo che in qualche modo, anche insieme, in Commissione bilancio ci siamo ripromessi di fare a margine di quest'altro provvedimento economico. In altre parole, fa riferimento alla necessità di ripristinare le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate secondo il modello originario, cioè secondo un meccanismo che possa consentire la certezza di poter utilizzare le Pag. 21risorse del FAS parallelamente a quelle comunitarie legate al periodo di programmazione economica 2007-2013, soprattutto per investimenti infrastrutturali e per spese in conto capitale, e non - come è avvenuto fino ad oggi e in momenti diversi per varie emergenze - come una sorta di fondo dal quale fare i prelievi per le emergenze. Questo è successo - è bene ricordarlo - anche in questo caso per la parziale copertura del decreto-legge sull'ICI (per oltre un miliardo), è successo per coprire una buona parte del decreto-legge n. 112 del 2008 (per 7 miliardi e 972 milioni), ed è risuccesso per coprire alcune emergenze che vanno dai rifiuti di Napoli fino al «buco» di Catania. Quindi, in tale contesto è stato inserito di tutto: da spese in conto corrente a spese in conto capitale.
Ci auguriamo che quest'ordine del giorno possa essere accettato dal Governo e possa essere oggetto di un voto convinto di tutta l'Assemblea. Infatti, in realtà, stiamo semplicemente chiedendo al Governo di ripristinare le risorse per cercare insieme in seguito - così come insieme abbiamo deciso anche con emendamenti proposti da parlamentari della maggioranza - di rispettare nuovamente le percentuali che abbiamo approvato di nuovo, vale a dire percentuali che prevedono la destinazione delle risorse per l'85 per cento alle regioni del Mezzogiorno e per il 15 per cento alle regioni del centro-nord.
Lo dico perché è un'occasione per tutti: non stiamo chiedendo il ripristino immediato ma in qualche modo stiamo chiedendo l'impegno del Governo a ripristinare a partire dai prossimi provvedimenti economici e, quindi, a partire dal prossimo anno, a disporre di nuovo tutto così com'era, sapendo che per il momento è accaduto esattamente il contrario, vale a dire che i tagli sono stati confermati per l'85 per cento al sud e per il 15 per cento alle regioni del centro-nord.
Per tale motivo ci auguriamo che tale impegno possa essere accettato dal Governo e in seguito sottoposto al voto di tutta l'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Argentin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/27.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, rappresentante del Governo, mi dispiace molto annoiare il Governo e la Presidenza dal momento che ormai, questa mattina, siamo giunti all'illustrazione del ventiquattresimo ordine del giorno.
L'ordine del giorno n. 9/1891/27 a mia prima firma vuole essere in qualche modo finalizzato a cercare di ottenere l'istituzione di un'agenzia nazionale che permetta il controllo e l'indirizzo da parte delle regioni sui livelli essenziali e sui finanziamenti. È lo strumento che noi immaginiamo atto a soddisfare all'esigenza di una qualità diversa dei servizi sia dal punto di vista quantitativo sia soprattutto dal punto di vista qualitativo.
Ritengo che possa essere uno strumento valido soprattutto per quanto concerne l'accreditamento e, quindi, gli enti accreditati, sia pubblici sia privati, nonché in ordine ai finanziamenti. Potrebbe costituire lo strumento di controllo sulle regioni in modo tale che non ci si trovi ogni volta a non sapere e a non avere un vero e proprio osservatorio che ci dia il senso di quello che la sanità va facendo. Oltretutto offrirebbe spunti e possibilità di indirizzo anche agli operatori che molte volte si sentono demotivati da un sistema che non li include sino in fondo.
Non vorrei tirarla per le lunghe, ma vorrei aggiungere soltanto un'osservazione: l'ordine del giorno in oggetto ha il senso di affermare che il livello nazionale, sia pur lontano molte volte dalla base, potrebbe diventare con questa agenzia, invece, uno strumento importante, soprattutto di constatazione dei fatti che altrimenti rimarrebbero troppo lontani da noi ma anche dalla gente e dal quotidiano.

PRESIDENTE. L'onorevole Livia Turco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/28.

LIVIA TURCO. Signor Presidente, l'articolo 32 della nostra Costituzione prevede Pag. 22il diritto alla salute come diritto che attiene alla dignità della persona; proprio quest'anno ricorre il trentesimo anniversario di una legge fondamentale come la legge 23 dicembre 1978, n. 833 che istituisce il Servizio sanitario pubblico, universalistico e solidale.
Nell'ambito del diritto alla salute vi è un cardine: la possibilità del medico di esercitare la libera professione. Non abbiamo mai messo in discussione questo principio in quanto sappiamo che è un principio che risponde al rispetto della professionalità del medico ma anche ad un diritto del cittadino. Il punto è come la libera professione del medico rientri nell'ambito della tutela della salute dei cittadini.
Dunque, la regolamentazione dell'esercizio della libera professione all'interno del Servizio Sanitario Nazionale, così come fu previsto prima dalla legge n. 833 del 1978 e poi dalla riforma Bindi, decreto legislativo n. 229 del 1999, costituisce un punto di riferimento fondamentale proprio per la tutela della salute del cittadino. L'esercizio di questa libera professione nell'ambito del servizio sanitario pubblico, per consentire l'osservanza di quei due principi (libera professione del medico e tutela della salute del cittadino), ha conosciuto nel corso degli anni però una difficile attuazione.
Si è proceduto di proroga in proroga per consentire alle ASL di realizzare le strutture che consentissero l'esercizio della libera professione. Arrivammo ad un punto conclusivo importante con la legge n. 120 del 2007; una legge che fu approvata all'unanimità al Senato e anche qui alla Camera, legge che deve essere attuata e che richiede al Governo di esercitare quella funzione di indirizzo e di coordinamento nei confronti delle regioni, affinché utilizzino le risorse che sono destinate appunto per costruire gli spazi entro i quali esercitare la libera professione.
La legge n. 120 del 2007, poi, prevede anche che l'esercizio della libera professione sia coerente con la tutela della salute dei cittadini e quindi consenta di evitare le liste d'attesa; che l'esercizio della libera professione non costruisca un doppio binario della sanità, quella pubblica per le persone più povere e quella a pagamento per i più abbienti; prevede, inoltre, che l'esercizio della libera professione avvenga nell'ambito del rispetto delle regole, per esempio evitando l'evasione fiscale. Queste citate sono norme contenute in quella legge.
Perché non applicare quella legge? Perché proporre invece un'altra pesante deroga nei confronti dell'applicazione di questa legge? Perché procrastinare addirittura al 2012 l'impegno delle regioni di costruire gli spazi per l'esercizio della libera professione? Per questo, con l'ordine del giorno in esame, proponiamo che certamente ci si faccia carico dei progetti che già sono stati attivati. Se questi progetti hanno bisogno di una proroga la si realizzi, magari fino ad un anno, ma che la proroga riguardi i progetti che già sono stati attivati e non una proroga generica di quattro anni, cosa che significherà, ancora una volta, non applicare fino in fondo la legge e non utilizzare le risorse date.
Pertanto, l'ordine del giorno in esame impegna il Governo appunto a rivedere quanto previsto nella norma ed a concedere una flessibilità alle regioni, ma che la flessibilità riguardi i provvedimenti che già sono stati messi in cantiere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mattesini ha facoltà di illustrare suo ordine del giorno n. 9/1891/56.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, a fronte dell'ennesimo voto di fiducia, il settimo, l'ordine del giorno in esame, come gli altri, significa la chiara volontà di dare invece voce alle idee ed alle proposte che, se ascoltate e confrontate, ci permetterebbero di cercare e di trovare soluzioni migliori ed utili al Paese. Deve essere chiaro: non rinunceremo mai all'idea di restituire a questo luogo la sua vera funzione. Non ci arrenderemo mai - è bene che il Governo lo sappia - all'idea che sottende la pratica della continua decretazione d'urgenza e dei voti di fiducia Pag. 23a cascata. Non ci arrenderemo, cioè, all'idea di un Parlamento ridotto ad un certificatore di decisioni prese altrove e sulle quali magari si chiede sostegno in nome del senso di responsabilità. È ovvio che tutto ciò non rappresenta una svista: non è frutto di svista questo decretare d'urgenza e questo voto di fiducia, ma rappresenta una chiara volontà politica. Non vi è nulla di casuale, anzi è una chiara e decisa volontà politica, quella dello scientifico e continuo attacco alla pubblica amministrazione, alle sue funzioni ed alla sua funzionalità. Il decreto-legge n. 112 del 2008 è sicuramente il padre di questa volontà.
Nonostante tutto, però, rimane sorprendente la leggerezza politica con cui si è decisa l'abolizione dell'ICI che, oltre ad essere stato un provvedimento sbagliato ed iniquo, sta producendo adesso i suoi effetti. Una leggerezza, che non ha permesso di valutare compiutamente la ricaduta di quella scelta su comuni, senza valutare anche la copertura finanziaria necessaria per ripianare i bilanci comunali che, ancora oggi, aspettano il saldo. L'avevamo detto sin dall'inizio, ma oggi la questione ICI riemerge in modo clamoroso. Abbiamo detto, infatti, molte volte, che l'abolizione totale dell'ICI sulla prima casa rappresenta un intervento sulle fasce sociali medio-alte. È una misura che ha spostato ingenti risorse pubbliche dallo sviluppo alla rendita, dal sostegno ai ceti deboli a quelli forti. L'introito dell'ICI - lo sappiamo - era una delle voci fondamentali ed essenziali per i comuni, con cui dare spazio e iniziative alle politiche di sviluppo del territorio, comprese le politiche sociali.
Con l'articolo 2 del decreto-legge in oggetto, avete tentato - e state tentando - di porre un rimedio per quelle casse comunali svuotate, appunto, dall'ICI. Sappiamo che quei 260 milioni di euro dovranno essere ripartiti tra i comuni e ciò sarà definito e concordato in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali. Insisto: poiché con le entrate dell'ICI, nel corso del tempo, i comuni hanno finanziato le politiche sociali e di sviluppo, è proprio con l'ordine del giorno in esame che impegniamo il Governo a definire soluzioni di riparto che assicurino adeguate risorse alle amministrazioni comunali in cui si registra un tasso di natalità inferiore alla media.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DONELLA MATTESINI. Sappiamo che in Italia il bilancio demografico nazionale è in positivo, ma solo grazie all'alta natalità dei cittadini stranieri: uno su dieci, infatti, è figlio di immigrati. L'Italia è collocata agli ultimi posti per tasso di fertilità, con un valore pari a 1,29 figli per donna. Si tratta di un fenomeno comune ai Paesi industrializzati, ma nessun Paese ha avuto un'evoluzione così marcata come in Italia: ad esempio, nel 2005, sono stati oltre 179 i comuni dove il tasso di natalità si è fermato sullo zero assoluto.

PRESIDENTE. Deve concludere.

DONELLA MATTESINI. Per affrontare questo basso tasso di natalità vi è bisogno di politiche sociali serie e di sostegno all'occupazione femminile, di cui non vi è traccia negli atti del Governo fin qui realizzati (anzi, vi è una traccia assolutamente contraria: basti vedere anche l'ultima stesura del libro verde del Ministro Sacconi).
Con il mio ordine del giorno n. 9/1891/56, si chiede un'attenzione particolare, in sede di riparto dei finanziamenti, su quei comuni che - lo ripeto - hanno un tasso di natalità inferiore a quello nazionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Margiotta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/65.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, la decretazione d'urgenza è una pratica abusata in questa legislatura e lo ha dimostrato ieri, numeri alla mano, tra gli altri, il collega onorevole Roberto Zaccaria. Basti pensare alla situazione di questa settimana: stiamo discutendo un decreto-legge, questa sera inizia la discussione sulle linee generali di un altro decreto-legge,Pag. 24 concernente l'emergenza rifiuti in Campania, e venerdì inizierà la discussione sulle linee generali di un terzo decreto-legge, concernente i prezzi in edilizia ed altre materie. È una dimostrazione lampante di come la Camera, ormai, lavori solo e unicamente su decreti-legge, a volte con tempi assolutamente strozzati. Con riferimento, ad esempio, al decreto-legge riferito ai prezzi in edilizia e ad altre materie, in due giorni le Commissioni riunite lo dovranno discutere, emendare, per poi votare il mandato al relatore. Vi sono due giorni soltanto per l'esame di merito delle Commissioni.
In questo caso, inoltre, alla decretazione d'urgenza si somma anche il voto di fiducia. Il combinato disposto decretazione d'urgenza-voto di fiducia tende ad espropriare il ruolo di noi deputati, non consentendoci di emendare e migliorare testi che abbisognerebbero - questi sì - di tanti miglioramenti.
Il mio ordine del giorno n. 9/1891/65 è relativo all'articolo 3, che prevede il ridimensionamento della rete scolastica nazionale, con danni evidenti in tutto il territorio e, ancora più evidenti, in regioni come la Basilicata (alla quale si fa riferimento esplicito nell'ordine del giorno), piccole, montuose e con seicentomila abitanti diffusi in 130 piccoli comuni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,35)

SALVATORE MARGIOTTA. La chiusura delle scuole a cui porterà il citato articolo 3 danneggia fortemente tessuti sociali di piccoli centri, nei quali l'esistenza della scuola è essa stessa motivo di vitalità nel comune.
Ciò avviene in situazioni che sono già di grande disagio e difficoltà per le famiglie, che vedranno così aggiungere disagio a disagio per doversi spostare la mattina per accompagnare i figli a scuola. Tutto ciò in un momento nel quale l'Unione europea ci ammonisce ricordandoci che i dati sulla dispersione scolastica italiana sono ben inferiori agli obiettivi minimi che la stessa Unione europea ha prefissato.
Ecco perché con l'ordine del giorno in esame - l'unico strumento di cui disponevamo, considerata la decretazione d'urgenza, la posizione della questione di fiducia e che il Governo va in controtendenza rispetto all'obiettivo che dovremmo, invece, porci, cioè di ridurre la dispersione scolastica - chiediamo un sistema di controllo e di monitoraggio sui dati relativi alla dispersione stessa. Speriamo che almeno questo strumento (sia pure insufficiente) il Governo voglia accoglierlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Sbrollini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/40.

DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come è stato già ricordato da chi mi ha preceduto, ancora una volta ci troviamo a dover utilizzare come unico strumento di confronto con questo Governo quello dell'ordine del giorno. Voglio ricordare anch'io che in questi mesi il Governo ha deciso di svuotare di tutte le sue funzioni il Parlamento e, quindi, di non assegnare alcun ruolo di discussione a noi parlamentari. È stata adottato più volte lo strumento della fiducia e quando non lo si è adottato si è scelto di investire sui decreti-legge, come quello importante di cui discutiamo oggi, il n. 154. Ciò avviene sistematicamente (lo denuncio e lo denuncerò ancora nel corso del mio intervento) su questioni di grande rilevanza e di assoluta necessità per la vita dei cittadini. Parliamo di politiche sociale e di sanità, a fronte di una linea politica del Governo che in questi mesi non ha ancora definito i livelli essenziali per la persona e ha deciso tagli indiscriminati proprio sullo stato sociale.
Il mio ordine del giorno vuole, quindi, impegnare il Governo a prevedere una deroga al blocco delle assunzioni, nonché alla riduzione dei posti letto nelle unità di pronto soccorso. Pensiamo, infatti, che nel 2007 il settore sanitario abbia già dato un contributo significativo al riequilibrio dei conti pubblici. Siamo d'accordo sul fatto Pag. 25che la spesa vada tenuta sotto controllo e che vadano ridotti gli sprechi e le inefficienze, così come bisogna prevedere i piani di rientro dei deficit sanitari per tutelare il contenimento della spesa sanitaria. È evidente, però, che questo non può in alcun modo compromettere i finanziamenti alle prestazioni comprese nei livelli essenziali di assistenza.
Il mio ordine del giorno chiede al Governo un impegno vero, reale sul mantenimento di finanziamenti adeguati per permettere di erogare prestazioni in tutto il territorio nazionale e di prevedere una deroga al blocco delle assunzioni. Noi pensiamo - e lo abbiamo più volte denunciato anche nella Commissione affari sociali - che questo Governo non possa decidere che i temi che riguardano la vita dei cittadini non siano importanti e cercare sempre di trovare risorse per altre questioni che sono certamente importanti, ma non al pari di questi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole De Pasquale ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/1891/44.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, certamente l'articolo 3 del decreto-legge 154 del 2008 che va ad inserire all'articolo 64 della legge n. 133 del 2008 i commi 4-quater, 4-quinquies e 4-sexies richiama e pesantemente conferma i tagli alle risorse destinate alla scuola.
Infatti, non si comprende come un articolo relativo al dimensionamento delle istituzioni scolastiche sia stato inserito in un decreto-legge relativo al contenimento della spesa sanitaria; ciò appare in contrasto con il diritto, che i cittadini hanno, alla riconoscibilità e trasparenza nell'attività legislativa. Inoltre, defraudare l'istruzione e la cultura di investimenti e di attenzione, equivale a defraudare il Paese della sua stessa essenza e della possibilità di crescere. Ciò avviene mentre tutto il resto dell'Europa e del mondo - che già investe in istruzione e cultura quasi il doppio di quanto il nostro Paese di fatto non impegni in questi ambiti -, pur nell'imperversare della ben conosciuta crisi economica in atto, sceglie, in modo lungimirante e avveduto, non solo di non «tagliare» gli investimenti per l'istruzione, la cultura e la ricerca ma addirittura di investire ulteriormente, ed anche molto, in questi campi. Noi continuiamo, in modo dissennato, a «tagliare» mentre gli altri continuano, in modo avveduto e lungimirante, a incrementare gli investimenti. Così facendo, mai e poi mai potremo pensare di uscire dalla stagnazione perché, di fatto, il Governo, con il suo comportamento, non crede che i giovani siano davvero la nostra più grande risorsa, il nostro tesoro, sul quale e per la crescita del quale occorre investire.
Il Governo può scegliere, come sta facendo, di sottrarre risorse alla scuola, all'università, alla ricerca e alla cultura, può scegliere di non investire in questi campi: è una scelta politica.
Il Governo può scegliere, come sta facendo, di non proseguire la politica intrapresa dal Governo Prodi che reperiva le risorse necessarie con la ferma e determinata lotta all'evasione fiscale dalla quale aveva cominciato a trarre notevoli risultati. Si tratta, lo ribadisco, di scelte politiche che conducono, in un caso, a «tagliare» le risorse destinate alla cultura, nell'altro, riportando anche equità e giustizia, a reperire risorse con una lotta decisa ed efficace all'evasione fiscale. Sono scelte politiche anche quelle relative a come investire le risorse reperite. Noi non condividiamo le vostre scelte. In più occasioni, vi abbiamo prospettato le nostre proposte e vi abbiamo ripetutamente evidenziato come e perché le vostre siano scelte, anche nel campo dell'istruzione e della cultura, dissennate. Impoveriscono il Paese, non lo fanno crescere e non fanno crescere i suoi cittadini.
È per questo che, con il presente ordine del giorno, vogliamo impegnare il Governo affinché preveda le necessarie risorse atte a garantire il diritto allo studio anche dei ragazzi che vivono sulle piccole isole, realtà territoriali tipiche della nostra nazione. Ma, affinché l'esercizio del suddetto Pag. 26diritto allo studio, costituzionalmente garantito, non debba gravare sulle famiglie, occorre che il Governo si impegni realmente ad attivare un tavolo serio e costruttivo tra il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro dell'economia e delle finanze ed il Ministro per i rapporti con le regioni, per la ricerca di una forte e condivisa intesa operativa: tale intesa dovrebbe contribuire a ridisegnare la rete scolastica, con particolare riferimento ai punti di erogazione del servizio e agli investimenti che il Governo dovrà, in tal senso, prevedere, in vista di una reale ed effettiva garanzia del diritto allo studio, anche nei territori più disagiati del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Gnecchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/81.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, colleghi e colleghe, intervengo su questo ordine del giorno, relativo all'articolo 2-ter del provvedimento in esame che prevede, a decorrere dal 1 gennaio 2009, una quota aggiuntiva di compartecipazione all'IVA destinata alle regioni confinanti con la Svizzera.
So benissimo, poiché provengo dall'Alto Adige, come, fino alla direttiva che ha ristrutturato il quadro normativo comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell'elettricità - la quale ha disposto che, in relazione ai prodotti energetici, i provvedimenti di riduzione e di esenzione fiscale, differenziazione delle aliquote e rimborso di imposta fossero configurabili come aiuto di stato e quindi notificati alla Commissione (pertanto non sono stati più consentiti provvedimenti generali di riduzione di aliquote) -, dall'Alto Adige, e anche da quaranta chilometri dal confine, si andasse in Austria a fare il pieno di carburante.
Quindi, è evidente che si deve, comunque, tener conto che la Svizzera è al di fuori della Comunità europea.
Ma, soprattutto, mi sembra importante sottolineare il comma 6 dell'articolo 2-ter del provvedimento in esame, che stabilisce che il minor gettito derivante dall'articolo sia limitato a venti milioni di euro annui, a decorrere dal 2009. Proprio su questo punto, con il dispositivo del nostro ordine del giorno, si chiede al Governo di presentare, semestralmente, una relazione al Parlamento sugli effetti finanziari delle misure previste dal richiamato articolo 2-ter. Infatti, ci siamo accorti che questa decretazione d'urgenza, con decreti-legge continui, dimostra come le valutazioni economiche siano compiute in modo quanto meno originale.
Poiché al Parlamento vengono presentati sempre decreti-legge da convertire in legge vorremmo, almeno, che vi fosse una relazione semestrale sugli effetti finanziari delle misure adottate. Affermo questo anche sulla scorta delle valutazioni a posteriori sui provvedimenti (non a priori, come sarebbe stato giusto in termini di buona amministrazione e di buongoverno). Infatti, vediamo come si continui a discutere sull'abolizione dell'ICI per la prima casa, tanto per citare un esempio classico.
La dimostrazione di questo procedere, che genera incertezza tra i cittadini, è l'ennesimo decreto-legge del Governo, il n. 185 del 29 novembre scorso, che disincentiva l'impegno delle famiglie al risparmio energetico perché rende incerta la possibilità del recupero fiscale. Tale circostanza ci sembra veramente molto grave perché, oltre a mettere in crisi le famiglie che hanno già effettuato queste spese nel 2008, rischia anche di bloccare il positivo meccanismo di incremento di attività per piccole aziende e artigiani, in generale, e rischia di aumentare la convenienza a svolgere la propria attività in nero. Dunque, questo è proprio il modo più sbagliato di procedere. Sul risparmio energetico e su questo modo di continuare ad intervenire (anche con effetti retroattivi) con decreti-legge che mettono in discussione il contenuto dei provvedimenti precedenti, ci sembra veramente che questo Governo dovrebbe riflettere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

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PRESIDENTE. L'onorevole Melis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/87.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, l'ordine del giorno di cui sono firmatario parte dalla preoccupazione per il ridimensionamento della rete scolastica previsto dal provvedimento in esame e mira a garantire l'accesso all'istruzione in un settore molto delicato, quello degli istituti penitenziari, realizzando così il fondamentale diritto costituzionale alla pari dignità formativa per questi cittadini detenuti.
Chi conosce lo stato delle nostre carceri sa che questo diritto è puramente nominale. Abbiamo, attualmente, secondo le stime ministeriali, 54 mila detenuti in Italia e ne avremo circa 63 mila in primavera, anche grazie a recenti provvedimenti, contro 42 mila posti sulla carta e 38 mila effettivi. Abbiamo condizioni gravissime nell'edilizia penitenziaria per riconoscimento dello stesso Governo, con tassi di sovraffollamento in strutture fatiscenti e vecchie che costituiscono, per le loro condizioni, una pena nella pena, un aggravamento ingiustificato della condanna.
Abbiamo vuoti di organico nel personale degli agenti penitenziari, insufficienze endemiche degli educatori e limiti gravi nella sanità penitenziaria. Venerdì scorso ho partecipato ad un convegno sulle carceri del volontariato penitenziario, che è uno degli elementi incoraggianti in questo quadro così allarmante, e ho ascoltato denuncie durissime, tra cui voglio citare quella del Presidente emerito della Corte costituzionale, professore Valerio Onida, che ha tenuto una relazione in quel convegno.
Per fornire solo qualche dato riguardo all'accesso all'istruzione dei detenuti, ricorderò che la maggior parte dei detenuti, il 34 per cento, è in possesso di un diploma di scuola media inferiore, il 17 per cento ha una licenza di scuola elementare, il 3,6 del cento è privo di qualunque titolo di studio e l'1,8 per cento è analfabeta. Ricorderò che solo lo 0,9 per cento ha conseguito una laurea e che il 37,4 per cento è costituito da stranieri, per i quali naturalmente si pone un problema particolare per quanto riguarda l'accesso all'istruzione garantito dalla Costituzione.
Per questo, signor Presidente, è importante, a mio avviso, la direzione che questo ordine del giorno vuole indicare al Governo, che è quella dell'educazione come una delle politiche di riscatto, come rimedio alla criminalità grande e soprattutto piccola e recupero del reo attraverso l'istruzione e adeguati processi formativi. Non si può risparmiare su queste cose.
Sappiamo benissimo quali sono le difficoltà concrete del bilancio, ma conosciamo anche l'importanza di questo obiettivo e riteniamo che il Governo di un Paese civile, il Paese di Cesare Beccaria, non possa rassegnarsi a rinunciare al valore rieducativo della pena (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Calgaro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/31.

MARCO CALGARO. Signor Presidente, negli ultimi mesi, con più provvedimenti, ci si è occupati di sanità e mi sembra che con molta chiarezza si possa riconoscere una situazione che, nonostante il nostro sistema sanitario nazionale sia ancora considerato dall'OMS uno dei migliori del mondo, presenta numerosi campanelli di allarme.
In questo intervento, citerò solo quelli che hanno a che fare con il presente provvedimento. Vi è un reale stato di dissesto finanziario di numerose regioni italiane causato sostanzialmente dal deficit per quanto riguarda il finanziamento della sanità, con regioni che vantano deficit plurimiliardari, che hanno richiesto più volte l'intervento dello Stato e che hanno portato a costruire i cosiddetti piani di rientro dai deficit sanitari, materia di cui si occupa l'articolo 1 del presente provvedimento. I piani di rientro sono puramente finanziari e rispetto ad essi è necessario un ripensamento.
Infatti, se dal livello centrale non si ritiene di dover affiancare le regioni non virtuose anche nelle politiche di settore, si Pag. 28corre il rischio di avere un aumento del prelievo fiscale senza alcuna razionalizzazione dei servizi offerti ai cittadini, perpetuando così una situazione veramente disdicevole per la quale molto frequentemente nel nostro Paese le regioni in cui la spesa sanitaria pro-capite è più elevata non sono certamente ai primi posti per qualità del servizio offerto.
Negli ultimi anni il contenzioso - questo è il secondo tema che desidero affrontare - penale e civile in campo sanitario è aumentato di circa il 60 per cento e questo ci dà la misura, in parte, di alcuni cambiamenti culturali avvenuti in Italia, con una ritrovata centralità e autonomia del paziente che naturalmente porta un aumento della dialettica tra medico (o struttura sanitaria) e paziente e quindi anche a un aumento del contenzioso. Tuttavia, certamente una quota parte di questo aumento del contenzioso è il segnale preoccupante di reali e ingravescenti carenze tecnologiche, strutturali e organizzative che, a nostro avviso, andrebbero affrontate con tempestività.
Ricordo solo che questi due grandi problemi che ho citato hanno addirittura condotto, nella XV legislatura e in quella attuale, alla costituzione di una Commissione d'inchiesta ad hoc. Nel provvedimento di cui stiamo discutendo vi è poi anche, all'articolo 1-bis, una proroga dei tempi di attuazione della legge n. 120 del 2007 sull'intramoenia.
L'intramoenia, che costituirebbe un importante passo avanti per quanto riguarda il nostro Servizio sanitario nazionale, è un tema la cui attuazione ricordo che procede a rilento da anni. La proroga al 2012, per quanto attiene gli adeguamenti strutturali richiesti, suona come una reale campana a morto dell' intramoenia, se non associata ad azioni di strettissimo monitoraggio da parte del livello centrale con la previsione di incentivi per le regioni virtuose e disincentivi per quelle inadempienti.
Ho citato questi provvedimenti solo perché all'origine dei provvedimenti legislativi più recenti in campo sanitario, ma potremmo dilungarci ulteriormente.
Quindi, a fronte dell'importanza della salute come diritto fondamentale della persona e non secondariamente come una delle principali fonti di spesa del bilancio dello Stato, ci pare essenziale - lo ricordiamo e lo ribadiamo con questo ordine del giorno - che il Governo consideri come una delle sue priorità il ripristino del Ministero della salute (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole D'Incecco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/32.

VITTORIA D'INCECCO. Signor Presidente, lo abbiamo detto già tutti, però lo voglio ribadire: la salute è un diritto fondamentale e irrinunciabile per tutti i cittadini, al fine di far trascorrere loro una vita serena e dignitosa, ed è un dovere di chi amministra a tutti i livelli, tutelarla e garantirla sempre. Sono stati fatti, invece, purtroppo, «tagli» indiscriminati che penalizzano tutti, ma soprattutto le fasce più fragili e i più bisognosi. Ai medici di base capita spesso di dover prescrivere farmaci non convenzionati, però necessari per una determinata patologia, per esempio l'osteoporosi, che è una malattia sottovalutata, ma - ahimè - molto diffusa. Purtroppo, spesso capita che i pazienti non siano in grado di acquistarli, perché altrimenti dovrebbero rinunziare ai beni essenziali.
Sappiamo bene che il finanziamento del Sistema sanitario nazionale viene valutato sulla base della relazione tra i bisogni di salute e il rapporto tra prodotto interno lordo e spesa sanitaria, ma nel corso del 2007 la spesa sanitaria ha contribuito al riequilibrio dei conti pubblici con un tasso di incremento pari allo 0,9 per cento e una riduzione del rapporto tra spesa sanitaria pubblica e PIL dal 6,85 per cento nel 2006 al 6,66 per cento nel 2007. È vero che la crisi economica in cui versa il Paese richiede un contenimento della spesa pubblica, che non può crescere in maniera incontrollata per evidenti esigenze di bilancio, così come è vero che bisogna evitare gli sprechi, lo sosteniamo Pag. 29anche noi. Ma non possiamo certo sacrificare le prestazioni e i servizi indispensabili compresi nei livelli essenziali di assistenza. Occorre coscientemente mantenere finanziamenti adeguati per non trascurare e, soprattutto, per non mortificare le persone.
Con questo ordine del giorno, vogliamo pertanto impegnare il Governo ad assicurarci certezza delle risorse necessarie da erogare alle regioni e chiediamo soprattutto di vigilare e controllare affinché le proroghe concesse con i provvedimenti in esame all'intramoenia non provochino danni, come già fanno, ai cittadini pazienti che però pazienti non sono più e finalmente cominciano ad «arrabbiarsi» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mosella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/37.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, questo ordine del giorno richiama la necessità di procedere con una certa cautela laddove gli interventi pubblici siano suscettibili di impattare su settori estremamente sensibili per la vita delle persone. Questo è il caso della salute. Il diritto alla salute costituzionalmente tutelato è un bene primario non negoziabile all'interno delle politiche di garanzia degli interessi primari.
In ragione proprio del carattere solidaristico ed universalistico della sanità nel nostro Paese, l'impostazione degli interventi sulla salute deve essere governata da un principio fondamentale, vale a dire l'equilibrio tra le diverse esigenze in campo per scongiurare anche il solo pericolo di sacrificare gli interessi di coloro che di tali misure sono i potenziali destinatari, cioè i pazienti. Quindi, controllare le dinamiche di crescita della spesa sanitaria è un dovere rispetto al quale - lo abbiamo ribadito in più occasioni - non possiamo sottrarci.
È altresì un dovere accertare e sanzionare gli sprechi e le inefficienze che comportano uno sperpero di denaro pubblico e si traducono in un depauperamento della qualità delle cure, ma è anche un dovere che il risanamento dei conti dello Stato e il ripiano dei disavanzi sanitari non considerino gli investimenti nella salute come delle semplici voci di costo. Essi sono, al contrario, investimenti nella vita di ciascuno perché è attraverso la tutela del diritto alla salute che si tutela il diritto alla vita.
L'intero comparto della salute ha già dato un contributo significativo al riequilibrio dei conti pubblici nel 2007, considerato proprio il contenimento complessivo fatto registrare dalla spesa sanitaria nel corso dell'anno, con un tasso di incremento pari allo 0,9 per cento e una riduzione del rapporto tra spesa sanitaria pubblica e prodotto interno lordo dal 6,85 per cento nel 2006 al 6,66 nel 2007. Gli stessi piani di rientro dai deficit sanitari sono fondamentali per realizzare il contenimento della spesa sanitaria.
Sui temi della salute occorre, quindi, operare con equilibrio nel formulare misure bilanciate in grado di tenere nel debito conto tanto i vincoli di bilancio quanto la necessità di garantire adeguati livelli di assistenza. Lo sforzo da compiere, ed è questa la filosofia alla base dell'ordine del giorno che abbiamo presentato, è di evitare che la zavorra dei bilanci in rosso possa incidere sulla qualità delle prestazioni da fornire ai pazienti. La necessità di non bloccare le assunzioni di personale medico e paramedico, laddove esso è funzionale ad assicurare e a migliorare i livelli di assistenza, soprattutto nelle unità di terapia intensiva, deve essere presa nella dovuta considerazione.

PRESIDENTE. Onorevole Mosella...

DONATO RENATO MOSELLA. Concludo, signor Presidente. Terapia intensiva significa un intervento tempestivo che in termini precauzionali e anche di prevenzione evita altre tragedie che poi vanno ad incidere sulla vita delle persone, ma anche sul bilancio dello Stato. Non è possibile subordinare i doveri di assistenza, sopratPag. 30tutto con riferimento alle terapie di carattere intensivo, che richiedono cure continuative, alle difficoltà dei bilanci delle amministrazioni.
Chiediamo quindi al Governo di operare per derogare al blocco delle assunzioni per le unità di terapia intensiva che, in ragione della loro funzione vitale, non possono conoscere forma alcuna di sacrificio.

PRESIDENTE. L'onorevole Murer ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/38.

DELIA MURER. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, anche il mio ordine del giorno si richiama alla necessità di affermare il diritto alla salute, un diritto che vediamo compromesso da una serie di scelte che anche il provvedimento in esame conferma.
Lo sforzo grande che è stato realizzato nel 2007 per un rientro della spesa sanitaria, di cui il collega che mi ha preceduto ha parlato, è stato realizzato garantendo una concertazione tra lo Stato e le regioni e ha permesso un decremento della spesa sanitaria importante in una situazione di difficoltà economica come quella del nostro Paese. Tuttavia, tale decremento è avvenuto con la responsabilità di tutte le realtà, ma anche con una scelta dello Stato che era quella di garantire comunque i livelli essenziali di assistenza in campo sanitario in tutte le regioni.
Con il mio ordine del giorno vorrei denunciare che ora questa situazione rischia di venire meno: le risorse stanziate nel decreto-legge n. 112 del 2008 e nella legge finanziaria per il 2009 ci sono, ma per il 2010 e il 2011 tale certezza non c'è, né si è definito un nuovo patto. Proprio per questo non possiamo accettare delle scelte che si collegano all'esigenza di tenere sotto controllo la spesa; vi è, infatti, come ho già ricordato, la necessità di garantire i livelli essenziali di assistenza. Inoltre, le regioni che non hanno problemi di forti deficit vengono poste nelle stesse condizioni delle altre, perché il blocco delle assunzioni è generalizzato e vale per tutti.
A noi pare che sia una scelta sbagliata che non considera le politiche realizzate da ogni realtà. È necessaria una politica di solidarietà in materia sanitaria, ma anche poter far fronte a scelte che permettano di garantire i livelli essenziali di assistenza. Una di queste scelte è proprio derogare al blocco delle assunzioni e alla riduzione dei posti letto che, invece, si prevedono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Ginefra ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/46.

DARIO GINEFRA. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno che presentiamo impegna il Governo a presentare una relazione semestrale sullo stato di attuazione degli interventi previsti dall'articolo 3 del provvedimento in esame. Questo articolo si occupa del dimensionamento delle istituzioni scolastiche rientranti nelle competenze delle regioni e degli enti locali. Vale la pena ricordare che quest'oggi si giunge ad una rivisitazione e ad una riformulazione dell'articolo con l'introduzione di tre nuovi commi, dopo che il Senato della Repubblica ha inteso accogliere in un emendamento le istanze avanzate dalla Conferenza unificata e che erano state sostenute dalle opposizioni durante il dibattito alla Camera in sede di conversione del decreto-legge n. 112.
Siamo seriamente preoccupati che il dimensionamento possa determinare degli effetti negativi per quanto riguarda la dispersione scolastica. Quindi, presentiamo un ordine del giorno con il quale chiediamo al Governo di venire a rendicontare semestralmente gli effetti di questo dimensionamento. Il ritardo del nostro Paese rispetto al raggiungimento degli obiettivi del Trattato di Lisbona in materia di dispersione scolastica e il raggiungimento del 10 per cento (obiettivo per il 2010) sono ancora lontani. Gli strumenti introdotti non hanno un effetto immediato, in quanto l'aspetto particolare del provvedimento è che, nonostante intervengaPag. 31 in una materia oggetto di decretazione d'urgenza, rinvia ad un'applicazione per i prossimi anni a partire dal 2009-2010, 2010-2011. Sinceramente, quindi, temiamo che gli effetti possano comportare un ulteriore risultato negativo nel rapporto tra la partecipazione degli alunni alla vita scolastica, creando disagi notevoli soprattutto in quei piccoli comuni che saranno colpiti dal provvedimento.
Signor Presidente, svolgo un'ultima considerazione. Noi riteniamo che il metodo applicato, ovvero quello di portare avanti un provvedimento senza ascoltare gli operatori e la stessa minoranza in Parlamento, sia in contraddizione con la dichiarata voglia di efficienza delle nostre istituzioni. Se durante il dibattito sul decreto-legge n. 112 non fosse stata posta la questione di fiducia e non si fosse arrivati ad un muro contro muro, non ritroveremmo queste norme riportate dall'attività del Senato. Potremmo ragionare di un quadro normativo condiviso dalla maggioranza e dall'opposizione in un articolo specifico che ho testè richiamato.
Mi auguro che si manifesti la volontà del Governo ad accogliere questo ordine del giorno e che si introduca una nuova metodologia per discutere dei temi della scuola. Vedo che tra i banchi del Governo non vi è alcuna presenza di rappresentanti del dicastero della pubblica istruzione ma, purtroppo, ci stiamo abituando a questa reiterazione di assenze. Speriamo che nel Governo si possa trovare quella sensibilità necessaria per riavviare un positivo rapporto tra interlocutori che possano pensarla in maniera diversa, ma che nell'interesse del bene comune raggiungano dei risultati concreti e unitari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mosca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/55.

ALESSIA MARIA MOSCA. Signor Presidente, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/1891/55, che rientra in quel blocco di ordini del giorno che intendono intervenire per definire i criteri dell'allocazione delle risorse stabiliti con l'articolo 2 del provvedimento in esame, attraverso il quale si tenta di porre rimedio al taglio, derivante dall'abolizione dell'imposta comunale sugli immobili sulle prime case, stabilito con il decreto-legge n. 93 del 27 maggio 2008.
Non entro nel merito e nel giudizio sul provvedimento in esame, perché sono già stati sottolineati alcuni aspetti negativi relativi allo stesso. Mi preme qui sottolineare, oltre all'insufficienza del provvedimento e delle risorse stabilite - in quanto si tratta di una misura una tantum e che, comunque, non copre la quantità delle risorse tagliate -, l'iniquità che caratterizza il provvedimento, particolarmente grave perché sono premiati ed avvantaggiati i comuni che sono stati meno virtuosi e, parallelamente, sono penalizzati quei comuni che, avendo mantenuto le aliquote più basse, si sono comportati più virtuosamente. Questo è particolarmente grave, come dicevo, perché contraddice quella necessità di rafforzare la cultura della premialità, del merito e della competizione al rialzo, che questo Governo dice continuamente di voler rafforzare - e sulla quale, ovviamente, saremmo favorevoli -, in merito alla quale, però, il Governo si contraddice costantemente nei fatti.
Entrando nel merito del mio ordine del giorno n. 9/1891/55, l'indicazione che diamo per la definizione di questi criteri di riallocazione delle risorse è quella di tenere conto delle situazioni in cui è particolarmente vistoso il disagio relativo a una delle parti più deboli del mercato del lavoro, quella relativa alla componente femminile. Si tratta di un tema a me caro e più volte richiamato da molti colleghi in questa Aula, non solo per una questione di necessità e di rivendicazione di giusti diritti e di pari opportunità, ma anche perché riteniamo e sappiamo tutti che l'attenzione in merito a questo aspetto potrebbe costituire una grande occasione per far ripartire la crescita economica di cui, nel Paese, abbiamo particolarmente bisogno.
I dati sono noti: è noto che il nostro Paese si trova agli ultimi posti con riferimentoPag. 32 all'occupazione femminile. Vorremmo che le indicazioni provenienti dall'Unione europea e, in modo particolare su questo tema, gli obiettivi di Lisbona, siano tenuti maggiormente in considerazione dal Governo e, quindi, vorremmo che questo Governo fosse un po' meno europeista a intermittenza e rispettasse gli impegni europei in modo più continuativo anche in merito a questo tema.
Tagliare le risorse ai comuni è molto grave, perché sono tagliate le risorse per quei servizi che sono la precondizione affinché vi sia una giusta conciliazione della vita lavorativa e di quella familiare. Riteniamo, quindi, che l'accoglimento da parte del Governo del mio ordine del giorno n. 9/1891/55 sia particolarmente importante, al fine di dare il segnale che questo tema non si trovi più all'ultimo posto della classifica delle priorità del Governo, ma sia situato ai primi posti, come dovrebbe essere nell'interesse di qualsiasi Governo che ha a cuore la crescita dell'economia e del benessere complessivo del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Coscia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/58.

MARIA COSCIA. Signor Presidente, anche io illustro un ordine del giorno, il n. 9/1891/58 (che si riferisce a questo ennesimo decreto-legge, sul quale è stata posta un'ennesima questione di fiducia), che affronta il tema del ristoro dell'ICI, cioè di un riparto di fondi da far percepire ai comuni, in ragione del fatto che è stata compiuta una scelta da noi avversata, ossia quella di abolire l'ICI anche per coloro che sono proprietari di case che avevano un reddito medio alto e che, quindi, potevano sicuramente contribuire al bene comune.
Aver fatto questa scelta ha significato mettere in gravissima difficoltà i bilanci dei comuni, che peraltro hanno subito ulteriori tagli. Penso a ciò che è accaduto quest'estate con il decreto-legge n. 112 del 2008, il cosiddetto decreto Tremonti, e anche al disegno di legge finanziaria, che abbiamo già approvato in questo ramo del Parlamento e che, in questo momento, è in discussione al Senato.
Il cumulo dei tagli ai bilanci insieme alla sostanziale riduzione delle entrate dei comuni (come sappiamo, l'ICI è sicuramente tra le maggiori opportunità di entrata per i comuni) stanno mettendo in discussione servizi fondamentali per i cittadini. In questo ordine del giorno, affrontiamo soprattutto il tema dei servizi rivolti all'infanzia di tipo sociale. Accennavo prima ai tagli previsti dal disegno di legge finanziaria. Per esempio, la riduzione delle risorse destinate all'applicazione della legge n. 285 del 1997 significa tagliare servizi fondamentali, soprattutto per quei bambini che sono più in difficoltà da un punto di vista sociale.
Oltre alla legge n. 285 del 1997, c'è anche la questione del sostanziale arresto del piano di sviluppo degli asili nido, che sono, come è noto, praticamente a totale carico dei bilanci comunali. Abbiamo definito un obiettivo europeo, che il precedente Governo si era proposto di raggiungere nel giro di pochissimi anni. In realtà, questo obiettivo europeo, che implica il fatto di dare almeno al 33 per cento dei bambini dell'età da zero a tre anni la possibilità di andare negli asili nido, si allontana sempre di più. Se aggiungiamo i tagli alla scuola, si mettono in discussione, oltre agli asili nido, anche i livelli delle scuole comunali dell'infanzia, ulteriormente colpite con il taglio delle scuole paritarie.
Per questo, con l'ordine del giorno a mia firma chiediamo al Governo, per quanto di sua competenza, un'attenzione verso quei comuni che sono più in difficoltà e che, dunque, nel piano di riparto si tenga conto dei problemi che riguardano i servizi per l'infanzia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Salutiamo i docenti e gli allievi delle classi IV A e V B, accompagnati dalle professoresse Trivelli e Coscia, Pag. 33del liceo scientifico Orsini di Ascoli Piceno, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Salutiamo, inoltre, la delegazione del Parlamento nigeriano che è in visita alla Camera, che sta anch'essa assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Noi siamo amici della Nigeria (Applausi).
L'onorevole Bachelet ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/59.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, il decreto-legge in esame definisce all'articolo 3 i piani di dimensionamento delle istituzioni scolastiche, che rientrano nelle competenze delle regioni e degli enti locali. Quest'intervento potrebbe essere causa di un aumento della dispersione scolastica. La dispersione scolastica interessa sia i Paesi ricchi sia i Paesi poveri e riassume un insieme di manifestazioni negative all'interno del sistema scolastico: frequenze irregolari, bocciature, frequenti malattie e cambiamenti di sede. Oltre che dell'analfabetismo di ritorno, essa è spesso causa di vere e proprie piaghe sociali: bullismo, violenza negli stadi, baby gang, microcriminalità, droga ed altro.
In questo contesto, la prevista riduzione dei punti di erogazione dei servizi scolastici, cioè nel linguaggio comune la riduzione del numero delle scuole attraverso la soppressione di alcune di esse, se corrisponde ad una maggiore difficoltà degli alunni a raggiungere la propria scuola, potrebbe risultare, in diversi casi, causa o concausa di dispersione.
Al convegno «Scuola e democrazia», il 13 marzo 1994, Antonino Caponnetto ricordava che nel Meridione vi è una fascia dell'evasione dell'obbligo particolarmente elevata. Ci sono tanti che si dedicano, però, a recuperare i ragazzi che evadono la fascia dell'obbligo. Diceva anche che la mafia teme più la scuola della giustizia e che l'istruzione taglia l'erba sotto i piedi alla cultura mafiosa. Concludeva dicendo che il grado di civiltà di una nazione si misura sugli stanziamenti dedicati all'istruzione e alla giustizia.
Alcuni dati sulla dispersione scolastica in Sicilia, già richiamati qui dall'onorevole Siragusa, suggeriscono che negli ultimi vent'anni, in concomitanza con l'introduzione del modulo, la dispersione scolastica è molto regredita. Nell'anno scolastico 1988-1989, il dato alle elementari era del 7,6 per cento e nella scuola media del 25,6 per cento; l'ultimo dato, invece, riferito al 2006-2007, era dello 0,15 per cento di dispersione scolastica nelle elementari e del 6,44 per cento nelle medie. Rispetto alla dispersione, le opportunità di successo e i simmetrici rischi di regresso in caso di disimpegno sono grandi nelle zone ad alta densità mafiosa, nei piccoli paesi, dove oltre alla scuola c'è spesso la droga, e nelle grandi periferie urbane, dove l'unica alternativa alla scuola è la strada e la piccola o grande malavita.
Occorre, dunque, stare attenti, tagliare dove vi sono sprechi e duplicazioni e non chiudere, invece, le scuole, anzi, valorizzarle, laddove esse rappresentino un avamposto dello Stato; occorre, più in generale, evitare di chiudere scuole ovunque la dispersione scolastica risulti al di sopra del livello di guardia. Qual è questo livello? Lo si legge nella premessa dell'ordine del giorno che sto illustrando: gli obiettivi minimi fissati dall'Unione europea. Sotto questo profilo, anche zone del nostro Paese sono ancora deficitarie; lo ricordava alla Commissione cultura, a fine luglio del 2007, l'allora Ministro Damiano: rimane aperto su basi nuove rispetto a 25 anni fa, diceva, il problema della dispersione scolastica e formativa. Concludeva che il fenomeno si sta riducendo, ma non abbastanza velocemente da permettere il raggiungimento dell'obiettivo fissato al 10 per cento nel 2010.
In questo contesto, il mio ordine del giorno n. 9/1891/59 impegna il Governo a prevedere, in fase di predisposizione del Piano di dimensionamento della rete scolastica, un sistema di controllo e monitoraggio sui dati relativi alla dispersione scolastica, con particolare riferimento ai territori maggiormente esposti al fenomeno. Questo censimento consentirebbe un piano razionale di dimensionamento ed Pag. 34eviterebbe il rischio di togliere scuole laddove i successi nella lotta alla dispersione vanno consolidati, perché ancora recenti e parziali.

PRESIDENTE. L'onorevole Graziano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/60.

STEFANO GRAZIANO. Signor Presidente, l'obiettivo di questo ordine del giorno è sicuramente guardare alla difficoltà, attraverso questo decreto-legge, sulla logica della dispersione scolastica. In particolare, per l'anno scolastico 2009-2010, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle rispettive competenze, devono realizzare entro il 31 dicembre 2008 il dimensionamento delle istituzioni scolastiche autonome. In ogni caso, per tale anno scolastico il numero dei punti di erogazione del servizio scolastico non deve superare quello dell'anno precedente e, per i due anni scolastici successivi, il dimensionamento della rete scolastica, con particolare riferimento sempre ai punti di erogazione, viene effettuato sulla base di un'intesa proposta dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e dal Ministero dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro per i rapporti con le regioni, da adottare entro il 15 dicembre 2009.
Fatta eccezione e fatte salve le azioni volte a ridurre il disagio degli utenti in caso di chiusura o accorpamento degli istituti scolastici nei piccoli comuni, in realtà non si possono non realizzare i protocolli d'intesa tra le regioni e gli uffici scolastici regionali attraverso la Conferenza unificata, a cui è attribuito il compito di monitoraggio sull'attuazione della disciplina in precedenza descritta; in più, questo monitoraggio deve essere finalizzato, entro il 15 febbraio 2009, dell'adozione di eventuali interventi necessari per garantire il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica.
Quali sono gli effetti di questo intervento? L'intervento, così come prospettato, potrebbe essere causa di un aumento, nel senso di peggioramento, della dispersione scolastica, che, se a livello nazionale si pone al di là degli obiettivi minimi fissati in sede europea, in alcuni territori del Paese è particolarmente causa di piaghe sociali.
Tuttavia, il fenomeno non è riconducibile a situazioni di particolare degrado sociale, di disagio economico, o di povertà culturale; nella sua complessità riflette la perdita di efficacia di diversi ambienti educativi: le famiglie, i luoghi di aggregazione sociale e la scuola. In quest'ultima, le cause di questa perdita di efficacia, che alla luce del provvedimento, vengono maggiormente poste in evidenza, possono essere rintracciate in fenomeni interni al sistema scolastico. L'attenzione, quindi, va posta prevalentemente all'efficacia interna del sistema dell'istruzione. È possibile intervenire per il miglioramento delle qualità del servizio solo a condizione di tenere sotto controllo le caratteristiche del servizio scolastico correlabili agli aspetti critici del problema dell'insuccesso formativo. Alla luce di ciò, il piano di dimensionamento scolastico della rete deve raccordare la razionalizzazione delle risorse umane e strumentali, con la sostanziale esigenza di garantire standard di qualità uguali in tutte le istituzioni scolastiche e di pari dignità formativa. Pertanto, il monitoraggio - ed è questo quello che chiediamo come impegno del Governo - deve riguardare anche i dati relativi alla dispersione scolastica, e in particolare riguardo alla regione Campania (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Laratta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/61.

FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, premesso che l'articolo 3 in esame prevede un dimensionamento della rete scolastica importante, va sottolineato che un intervento di questo tenore potrebbe essere causa di grandi problemi nei comuni interessati e di un aumento della dispersione scolastica. In ampi territori del nostro Paese il fenomeno è di gran lunga superiore agli obiettivi minimi fissati dall'UnionePag. 35 europea. Gli standard relativi alla qualità, al diritto, e alla pari dignità formativa, devono essere gli stessi in tutte le istituzioni scolastiche del Paese. Un programma strategico per il recupero e la prevenzione della dispersione scolastica è, a nostro avviso, quantomai necessario e urgente. In molte regioni italiane, come ad esempio la Calabria, questo è un fenomeno molto importante.
I dati forniti pochi anni fa dal Ministero sulla dispersione scolastica inducono a definire piuttosto preoccupante la situazione in ampie aree del nostro Paese. Per la scuola secondaria di primo grado, il tasso di interruzione della frequenza si è attestato sullo 0,31 per cento, ma con situazione assai diversificate nelle varie aree del Paese (la Calabria, ad esempio, mantiene saldamente il picco, con una dispersione dello 0,7 per cento, rispetto al tasso complessivo dell'Italia meridionale dello 0,55 per cento). La situazione si fa seria in molte regioni, in molti comuni, per cui prima di avviarne un intervento così importante di dimensionamento è necessario svolgere uno studio, verificare le cause, capire che cosa può accadere, tenere conto di molti aspetti delle regioni meridionali come la cultura familiare, la possibilità di reddito, i problemi geografici, quelli legati alle infrastrutture scarse e insufficienti. Sarà, pertanto, necessario selezionare un ampio campione di scuole appartenenti ad aree in cui il fenomeno della dispersione si manifesti con particolare gravità, mettere in piedi valide strategie antidispersione, dare vita a un valido impegno formativo di docenti e dirigenti scolastici, realizzare un serio coordinamento interistituzionale da impegnare nell'organizzazione del sistema di controllo sulla dispersione scolastica. Con questo ordine del giorno - non potendo fare altro, visto che questo Governo ha cancellato ogni possibilità di intervento per migliorare i decreti-legge che propone e approva - a noi non rimane altro che impegnare il Governo a prevedere proprio quanto detto finora. In fase di predisposizione del dimensionamento della rete scolastica, è necessario un opportuno sistema di controllo e di monitoraggio sui dati relativi alla dispersione scolastica, con particolare riferimento alle regioni meridionali e, soprattutto, alla Calabria. Bisogna tenere presenti le condizioni geografiche, economiche, quelle delle famiglie, le difficoltà di trasferimento; prima di chiudere una scuola, un plesso, un istituto, bisogna che ci si pensi due volte, perché i danni possono essere molto gravi, soprattutto in regioni deboli come quelle meridionali e come quella calabrese dove l'istruzione e la cultura sono la sola speranza di salvezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Lolli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/62.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, anche io vorrei affrontare il tema degli effetti relativi al ridimensionamento della rete scolastica e della possibile dispersione che si può determinare in tutta l'Italia (segnatamente in alcune regioni come il Molise), richiedendo al Governo di predisporre un monitoraggio volto a valutare il dispiegarsi di questi effetti.
Tra le misure che possono determinare una dispersione scolastica credo sia particolarmente rischiosa quella relativa alla chiusura di numerose scuole del nostro Paese (si tratta di quelle che sono al di sotto - come è noto - di un certo numero di alunni). La gran parte di queste scuole si trovano collocate in piccoli centri. In gran parte si tratta di piccoli centri di aree disagiate, in particolare di aree di montagna. Certamente molti di questi comuni sono situati nelle valli alpine, ma moltissimi sono situati lungo la dorsale appenninica e hanno anch'essi disagi e problemi simili a quelli delle valli alpine. Mi chiedo se, quando si predispongono misure di questo genere, ci si renda conto di come concretamente si vive in centri di questo genere. Un cittadino di un piccolo comune della montagna molisana paga le stesse tasse che paga un cittadino che vive a Roma e a Milano, ma in cambio di quelle stesse tasse ha servizi molto ma molto Pag. 36diversi qualitativamente e quantitativamente, anzi, per accedere a una serie di questi servizi (da quelli sanitari a quelli amministrativi) è costretto a spostarsi a proprie spese. Inoltre vivere in quei comuni di montagna vuol dire affrontare costi ulteriori nettamente superiori a quelli che si affrontano in una città di pianura (per esempio per quanto riguarda le spese di riscaldamento). Insomma, si vive con un disagio e con delle difficoltà fortissimi, e la tentazione ad andare via, ad abbandonare questi centri è forte, e andrebbe valutato esattamente quanto costa questo abbandono e questo spopolamento, non semplicemente in termini di un pezzo di storia e di identità che scompare, ma anche in termini di territorio non più «mantenuto» e organizzato.
Ebbene, la scuola è il centro propulsore e rappresenta la possibilità stessa che in questi comuni si possa continuare disperatamente a provare a vivere. Persa la scuola, chiusa la scuola, l'abbandono diventerà più forte. Ma vi siete chiesti a quali sacrifici si deve sottoporre una famiglia che deve portare il proprio bambino a scuola a 30, 40, o 50 chilometri di distanza? A che ora deve svegliare questo bambino la mattina? Quanto costa e chi paga questo trasferimento? Pagano forse i comuni? No, mi pare molto difficile perché nel frattempo questi comuni sono stati taglieggiati. Oppure paga la famiglia? Insomma, il rischio è che una famiglia di questi comuni sia posta di fronte al bivio: o andare via o non mandare il figlio a scuola. Quindi, valutiamo bene questo aspetto e cerchiamo di monitorare questi effetti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1891)

PRESIDENTE. L'onorevole Amici ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/63.

SESA AMICI. Signor Presidente, stiamo illustrando da un po' di minuti un blocco di ordini del giorno che sono relativi alla questione del ridimensionamento scolastico. Mi preme sottolineare due aspetti, pensando e auspicando che il Governo colga non solo il senso profondo di preoccupazione che c'è dietro questi ordini del giorno, ma anche la possibilità di un accoglimento degli stessi, perché stiamo parlando di questioni che attengono a qualità civili di un Paese, e soprattutto ad un aiuto concreto che si deve prestare di fronte alla questione dell'evasione scolastica. In particolare, per quanto riguarda il provvedimento in esame, investito da notevoli polemiche all'inizio della sua discussione, il Senato avuto la saggezza di cambiare il testo originario (oggi ci perviene un documento sul quale è stata posta la fiducia) relativamente ai tempi del ridimensionamento della rete scolastica. Tale cambiamento è stato adottato questa volta dopo una sollevazione, anche da parte delle regioni, considerato che si tratta di una materia tipicamente concorrente, perché ci fosse un'intesa tra la regione e gli enti locali.
La scuola, la sua organizzazione e la sua capacità di diffusione capillare rappresentano sicuramente per questo Paese uno dei tratti dentro i quali si configurano i livelli di formazione non solo individuale ma anche di costruzione dell'idea di nuova cittadinanza che spesso immettiamo nei nostri ragionamenti al fine di educare cittadini sempre più consapevoli e più formati.
Ebbene ciò che noi chiediamo con questi ordini del giorno, distinti adesso regione per regione, è che nella fase della Pag. 37predisposizione del Piano, tra razionalizzazione della rete scolastica e soprattutto suo dimensionamento, si tenga conto di effettuare un monitoraggio rispetto alle realtà di tipo regionale. Infatti, non solo nel territorio italiano si riscontra, rispetto alla dispersione scolastica, ancora un rilevamento molto superiore agli obiettivi fissati dall'Unione europea, ma in alcune parti del Paese tale dispersione si lega intrinsecamente alle condizioni sociali ed economiche di quelle stesse regioni. Se dentro tale questione immettiamo anche la scuola come un elemento che toglie questa possibilità concreta determiniamo oggettivamente un livello di ineguaglianza in uno dei diritti costituzionali garantiti, quale la formazione identica per tutti i soggetti della nostra nazione e della nostra Repubblica.
Per tale motivo il mio ordine del giorno n. 9/1891/63 fa riferimento in particolare al territorio del basso Lazio. Quest'ultimo riguarda fondamentalmente due province all'interno delle quali sono compresi novantadue comuni nel frusinate e trentatré comuni in provincia di Latina. Sono talvolta comuni piccolissimi dentro una rete infrastrutturale assai difficile e complessa e dove il dimensionamento scolastico per quella realtà incide profondamente, essendo una regione che vive grandi elementi di marginalità economica, ma che è investita proprio in questi ultimi anni da fenomeni di profonda illegalità. Forse, il presidio di una scuola e la battaglia delle istituzioni a favore di questa può rappresentare uno degli argini veri per la dispersione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Constato che l'onorevole Antonino Russo, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/66, non è presente in Aula.
L'onorevole Sanga ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/83.

GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, in queste settimane e in questi mesi abbiamo registrato una serie di provvedimenti che tra loro si intrecciano e si sovrappongono. Come ben sappiamo, non è ancora finita: vi sono altri decreti-legge approvati dal Governo proprio in questi giorni. Ciò è sintomo da un lato della confusione in cui regna la maggioranza e, dall'altro, della sua incapacità di elaborare un progetto organico di sviluppo del Paese, di tutela delle fasce di povertà ma anche delle aree territorialmente più deboli e marginali, ad esempio della montagna, come ci ricordava poco fa il collega Lolli.
L'ordine del giorno da me presentato fa riferimento all'articolo 2-ter del provvedimento in esame. Quest'ultimo stabilisce che a decorrere dal 1o gennaio 2009 sia attribuita alle regioni confinanti con la Svizzera (Lombardia, Piemonte, Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige) una quota aggiuntiva di compartecipazione all'IVA determinata nella misura dell'onere finanziario relativo ai litri di carburante venduti a prezzo ridotto. Tale disposizione è finalizzata ad adeguare le risorse destinate a ridurre la concorrenzialità delle rivendite di benzina e gasolio, utilizzati ovviamente come carburanti per autotrazione, situate nel territorio elvetico. Naturalmente ciò comporta per le regioni confinanti che nel disporre con propria legge la riduzione dal prezzo del gasolio delle benzine per autotrazione utilizzate, come dicevo in precedenza, dai privati cittadini residenti nella regione per consumi personali, debbano rispettare la normativa comunitaria in modo tale da garantire che il prezzo non sia inferiore a quello praticato nello Stato confinante e che la riduzione sia differenziata nel territorio regionale in maniera inversamente proporzionale alla distanza dei punti vendita dal confine.
L'articolo 2-ter di per sé abolisce una disposizione del 2000 che introduceva in favore delle regioni confinanti con la Svizzera un analogo meccanismo di riduzione del prezzo alla pompa delle benzine.
Tuttavia, le modalità con cui questo provvedimento era congegnato limitavano di fatto l'ambito applicativo alle sole regioni Piemonte e Lombardia. Ora si estende la norma anche a Valle d'Aosta e Pag. 38Trentino-Alto Adige. Dunque, signor Presidente, al di là dei dettagli che sono indicati poi nell'ordine del giorno in esame, temo che l'estensione dell'agevolazione ad altre regioni determini l'insufficienza dei fondi considerati per il minor gettito e quantificati in 20 milioni di euro all'anno. Da qui la necessità di impegnare il Governo a fare una verifica, ma soprattutto a presentare semestralmente una relazione sugli effetti finanziari del provvedimento adottato e sulle sue ricadute e ripercussioni che si possono determinare nelle varie regioni, a partire dalla regione Lombardia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Berretta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/79.

GIUSEPPE BERRETTA. Signor Presidente, con l'ordine del giorno in esame ci occupiamo del volto invisibile dell'immigrazione. Troppo spesso, colpevolmente, l'attenzione dei media e non solo si concentra sull'aspetto degli sbarchi dei clandestini e ci si dimentica di cosa succede il giorno dopo ai tanti che, quotidianamente, raggiungono le coste del nostro Paese e della Sicilia in particolare.
Ancora in queste ore le agenzie ci raccontano di tanti sbarchi di extracomunitari sulla scogliera di Linosa e nel porto di Licata: questa è la notizia. Ma di quello che succede il giorno dopo ai tanti migranti si occupano soltanto le amministrazioni locali, alle quali è demandata l'accoglienza dei minori e l'attivazione della rete dei servizi sociali. In questi anni, i comuni si sono trovati improvvisamente a gestire una realtà complessa, quella dei minori stranieri non accompagnati, che ha richiesto grossi investimenti in termini di risorse ed il ripensamento del proprio sistema di assistenza sociale. Il tutto, in un quadro normativo complicato ed ambiguo.
In questi anni, i comuni sono stati costretti ad affrontare da soli problematiche che vanno dall'assenza di procedure standardizzate a livello nazionale, alla mancanza di un adeguato raccordo istituzionale, all'assenza del sostegno del Governo centrale, all'elaborazione ed implementazione delle politiche, alla mancanza di strumenti e risorse sufficienti per poter seguire adeguatamente la gestione dei singoli casi.
In Sicilia, questo fenomeno ha assunto la dimensione di una vera e propria emergenza, dovuta all'eccezionale afflusso di cittadini non appartenenti all'Unione europea. Il numero dei minori stranieri non accompagnati è aumentato costantemente ed in misura ragguardevole, in particolare negli ultimi tre anni. I comuni, che sono stati costretti a far fronte ad ingenti e non programmabili spese, si trovano oggi in notevoli difficoltà finanziarie, con un concreto rischio di dissesto per taluni di essi.
Per questi motivi chiediamo che il Governo, al fine di una positiva collaborazione e condivisione di responsabilità ed oneri tra amministrazione centrale ed autonomie locali, impegnate nell'assistenza e nell'integrazione dei minori, contribuisca, attraverso un contributo straordinario, pari all'ammontare del costo dei servizi erogati negli ultimi tre anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Salutiamo quattro deputati del Parlamento turco, accompagnati da due funzionari dello stesso Parlamento, che oggi stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Benvenuti, l'Italia è Paese amico e vicino alla Turchia. Grazie della visita (Applausi).
L'onorevole Farina Coscioni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/33.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, il decreto-legge in esame introduce alcune norme certamente specifiche, ma che incidono su aspetti generali e rilevantissimi del sistema sanitario del Paese, come il rapporto tra regioni e Ministero, l'evoluzione della spesa sanitaria, il rapporto tra politica e gestione sanitaria, l'ipertutela di potenti categorie di operatori e la cronica indifferenza verso i diritti dei cittadini, nella loro doppia veste di pazienti e di contribuenti.Pag. 39
In relazione al rapporto tra regioni e Ministero, mentre sul fronte della spesa e della gestione il federalismo è già compiuto, nel senso che è tutto nelle mani delle regioni, sul fronte delle entrate il processo è fermo, anzi negli ultimi anni è addirittura arretrato. Infatti, il decreto legislativo n. 56 del 2000 sul federalismo fiscale è stato prima tenuto a mezz'aria, prevedendo transitori periodi, sempre più lunghi, e poi è stato fermato, scegliendo una politica di intervento dello Stato centrale nei confronti di un certo numero di regioni, tramite intese che hanno rafforzato, di nuovo, il ruolo centrale, a scapito di quello regionale. È stato un tragico errore in cui sia centrodestra che centrosinistra, con eguale pervicacia, hanno ricreato la cultura dell'irresponsabilità gestionale e l'alibi per non riformare la struttura della sanità sul territorio. In tal modo, gli unici a pagare sono stati i cittadini di alcune regioni, che hanno dovuto subire una sanità da Terzo mondo e tutti i cittadini italiani che, come contribuenti, sono stati chiamati a pagare deficit sanitari, frutto di incapacità gestionale, lottizzazione, occupazione di posti, appalti e colpevoli inerzie nel non assumere alcuna decisione degna di questo nome in materia di programmazione sanitaria.
In relazione all'evoluzione della spesa sanitaria, il patologico, contraddittorio e opaco rapporto tra Stato centrale e regioni, che si è voluto ricreare è, in parte, anche responsabile dell'evoluzione incontrollata della spesa sanitaria in alcune regioni. Mentre la grande parte delle regioni ha dimostrato di essere maggiorenne e responsabile, gestendo, nelle regole, la propria spesa sanitaria, alcune regioni hanno coscientemente rinunciato al loro dovere istituzionale. Anche in questo caso, non si parla di regioni di centrosinistra o di centrodestra, ma è necessario parlare di regioni del centro-nord e del centro-sud. In questa sede, non ho il tempo per un'analisi dettagliata, ma non sfugge a nessuno che tre regioni da sole - Lazio, Campania e Sicilia - producono l'85 per cento del deficit sanitario italiano. Questo scandalo deve finire!
Per quanto riguarda il rapporto tra politica e gestione sanitaria, noi radicali abbiamo le mani ed il cervello puliti nella gestione della sanità: non abbiamo direttori generali, assessori, appalti e primari amici in sanità. L'obiettivo della nostra politica è il miglioramento della salute, non l'estensione della sanità ad ogni costo. Dunque, affermiamo che la legge va applicata indipendentemente dagli amici o dagli avversari. Lazio, Campania e Sicilia vanno commissariate subito e senza indugi. Il Governo deve applicare il metodo e la decisione dimostrati nello sgombero dei rifiuti in Campania. Ora vanno sgomberati con decisione e subito, i maleodoranti cumuli di debiti e di deficit, che gestioni irresponsabili, partitocratiche ed incapaci hanno creato nel Lazio, in Campania ed in Sicilia. Vengano nominati commissari che non hanno nulla a che fare con queste regioni, con gli apparati degli assessorati e con la gestione degli appalti e delle assunzioni. A questo proposito, ho predisposto l'ordine del giorno n. 9/1891/33, che obbliga i commissari a presentare i propri curricula e a presentarsi per un'audizione parlamentare, magari solo per l'espressione di un parere. È un passaggio di trasparenza, che reputiamo necessario e che inviteremo il Governo a percorrere tramite l'approvazione, che auspico, di questo ordine del giorno.
Nel decreto-legge in discussione, si conferma, purtroppo, la debolezza del Governo verso categorie forti e sindacalizzate e, purtroppo, non vi sono norme attente alle vere ragioni di salute dei cittadini. La vera necessità e urgenza è l'obbligo legislativo della creazione di unità di gestione del rischio clinico in ogni struttura ospedaliera, ora lasciata ad un invito contenuto in un documento della Conferenza Stato-regioni, che combatte la strage degli innocenti che continua a verificarsi, ogni anno, indisturbata, negli ospedali italiani.
In conclusione, dopo anni di contraddizioni e di colpevole disattenzione nei confronti di gestioni sanitarie irresponsabiliPag. 40 ed incapaci, appare giusto intervenire con lo strumento dei commissari, ma il metodo deve essere più trasparente e volto a garantire i cittadini, non le maggioranze politiche di un segno piuttosto che di un altro.
Noi radicali non abbiamo scheletri di gestione sanitaria nell'armadio e dalla pulizia delle nostre mani, così come da quella delle nostre menti, vi invitiamo a perseguire esclusivamente gli interessi della salute e non quelli delle gestioni sanitarie incapaci, degli appalti e degli opachi rapporti tra partiti e spesa sanitaria (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Capodicasa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/1891/74.

ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, con il presente ordine del giorno vogliamo tornare sulle tematiche introdotte con l'articolo 5 del decreto-legge, che prevede contributi in favore dei comuni di Roma e di Catania. Esso ha sollevato tanti dubbi e perplessità, come del resto la stessa discussione sulle linee generali e i tanti ordini del giorno presentati in questa occasione hanno dimostrato.
Intendo tralasciare, dato il tempo a disposizione, alcuni aspetti che tale norma presenta; innanzitutto quello relativo all'eticità della spesa che abbiamo già avuto occasione di evidenziare. Con questo contributo, volto in particolare a ripianare il disavanzo del comune di Catania, si premia il malgoverno e si assolvono dalle loro responsabilità politiche e morali gli amministratori che hanno governato quella città per un lungo periodo.
Il secondo aspetto è quello relativo all'uso improprio dei fondi FAS. Avere imputato quella spesa a un fondo che, in coerenza a regole e princìpi derivanti da atti dell'Unione europea, deve servire innanzitutto agli investimenti per lo sviluppo, alla creazione di posti di lavoro, alla possibilità di migliorare le reti materiali e immateriali e ad incentivare a migliorare ed estendere servizi pubblici nelle aree sottoutilizzate finisce per penalizzare ulteriormente una possibilità, di sviluppo del Mezzogiorno che il Governo ha ampiamente compromesso, con alcune scelte compiute nell'arco di questi sei mesi. Ha saccheggiato in modo invasivo il Fondo FAS che da una primitiva dotazione di 64 miliardi di euro è ormai ridotto a poco più di 51 miliardi, con un prelievo di quasi 14 miliardi di euro distribuiti tra quasi tutti i provvedimenti che dal giugno scorso ad oggi sono stati adottati.
Inoltre, si violano «i caratteri distintivi della politica regionale e delle precondizioni per la stessa efficacia del Fondo, che sono l'intenzionalità dell'obiettivo territoriale e l'aggiuntività» - come recitano del resto numerosi rapporti dello stesso Governo - che definiscono la natura di questo fondo. Tutto ciò ha finito per preoccupare non solo l'opposizione, ma tanti settori della maggioranza che hanno a cuore le sorti del Mezzogiorno.
Credo che però (ed è questo l'obiettivo che si pone questo ordine del giorno, signor Presidente) occorra sottolineare un terzo aspetto che è rimasto un po' in ombra. Vale a dire l'aspetto relativo alla disparità di trattamento tra il comune di Catania e i tanti altri comuni che versano nelle stesse condizioni di bilancio. Finora nessuno è stato in grado di spiegarci la ragione per la quale si è scelto di intervenire su Catania: si comprendono le ragioni dell'intervento su Roma, che essendo la capitale del Paese sopporta oneri superiori a quelli di ogni altra città dovuti alla funzione e al ruolo che svolge, ma per Catania non vi è alcuna spiegazione di natura oggettiva che giustifichi l'intervento. Siccome tanti altri comuni, in tutte le latitudini del nostro Paese, versano nelle medesime condizioni, vorremmo capire perché il Governo non si impegna ad adottare una misura oggettiva e generale che serva a stabilire condizioni di parità tra comuni che vivono gli stessi problemi. Nella proposta emendativa che avevamo presentato, ma che non è stato possibile discutere a causa della posizione della questione di fiducia, avevamo previsto un Pag. 41fondo rotativo a cui, a determinate condizioni, avrebbero potuto attingere tutti i comuni che versassero nelle stesse situazioni. È per tale ragione che auspichiamo l'accoglimento di questo ordine del giorno da parte del Governo, perché si garantiscano pari opportunità a tutti i comuni con il solo riferimento alla valutazione di requisiti oggettivi preliminarmente fissati e stabiliti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Calvisi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/76.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, il senso dell'ordine del giorno che illustro è molto semplice perché l'articolo 2-quater del decreto-legge in esame, ai commi 4 e 6, dispone una cosa apparentemente innocua ma foriera di conseguenze ragguardevoli per i comuni e gli enti locali, che già vivono una situazione di difficoltà. Si dispone, in pratica, che debbano essere anticipati i termini per la presentazione dei conti di gestione. In particolare, si anticipa al 30 aprile il termine (ora fissato al 30 giugno), per la presentazione del rendiconto della gestione relativa all'esercizio finanziario precedente.
Signor Presidente, i conti consuntivi dei comuni e degli enti locali in genere, per norma, ma soprattutto per prassi consolidata, venivano approvati entro il 30 giugno. Il problema è che la macchina burocratica, amministrativa e persino politica di tutti i comuni quando devono presentare i rendiconti è tarata su quella data ovvero sul 30 giugno. Ciò è vero in particolare, soprattutto per i comuni medio-grandi, che hanno più difficoltà a raccogliere i dati di tutti i settori per la presentazione dei consuntivi. Infatti, in genere, tutti i comuni presentavano i consuntivi quasi a ridosso della data del 30 giugno. Si dispone, come detto, l'anticipo al 30 di aprile. Non siamo contrari, come opposizione. Chiediamo, tuttavia, che venga prevista una fase di transizione, in modo tale da permettere a tutti i comuni di essere effettivamente e concretamente nella condizione di poter presentare al proprio consiglio comunale o provinciale l'approvazione dei consuntivi.
Il mancato rispetto dei tempi per l'approvazione di un importante atto amministrativo come questo causa lo scioglimento del consiglio, questo è bene si sappia. Sarebbe quindi auspicabile che il Governo seguisse una linea di buon senso per graduare l'entrata in vigore una norma, cui pure non siamo contrari. Come dicevo, si tratta di una cosa piccola però importante, che molti sindaci ci hanno sollecitato. Quindi ci aspettiamo che, seguendo una linea di buon senso, il Governo approvi questo ordine del giorno.
Formulo una considerazione politica e concludo: a me pare che questo Governo, che doveva essere il Governo - ed anche la maggioranza - del federalismo non sia proprio amico né delle regioni né dei comuni. Ai comuni avete tolto l'ICI e oggi tali enti hanno gravi problemi a far quadrare i conti. Avete eliminato, per istituire la social card, il Fondo per le politiche sociali. Peraltro si parla di federalismo e quindi di una legislazione in itinere che dovrà regolare tutta questa materia. Probabilmente sarebbe servita, da parte del Governo, una maggiore capacità di ascolto dei comuni e una maggiore contezza circa il fatto che vi sono appuntamenti successivi sui quali il legislatore potrà tornare, per disciplinare meglio la materia.

PRESIDENTE. L'onorevole Sani ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/1891/96, di cui è cofirmatario.

LUCA SANI. Signor Presidente, considerato che il provvedimento in esame contiene disposizioni per gli enti locali ai fini dell'approvazione dei bilanci, con questo ordine del giorno si impegna il Governo a escludere dalle disposizioni di cui alla legge n. 133 del 2008, articolo 77, commi 2-31, i beni e le risorse trasferite ai comuni, oggetto di accordi e contratti stipulati tra questi e le società private riconducibili in generale ad ENI, allo scopo di realizzare interventi di bonifica e messa in sicurezza di aree minerarie dismesse.Pag. 42
Si tratta di accordi e contratti talvolta definiti dopo un annoso confronto tra le istituzioni, gli enti locali e le società minerarie. Si tratta di risorse necessarie, da un lato, a recuperare funzionalmente i compendi minerari, dall'altro (è questa la parte che più ci preme), per far fronte a situazioni di emergenza ambientale talvolta grave, in quanto tali situazioni sono abbandonate ormai da tempo e con queste risorse ci si propone, appunto, di risolvere o limitare un ulteriore dissesto idrogeologico dei territori interessati e, talvolta, anche di limitare o eliminare la dispersione di metalli pesanti nelle falde acquifere.
Si tratta, fra l'altro, di risorse di provenienza privata che non richiedono alcuna compartecipazione pubblica e, quindi, non comportano alcun onere per la finanza pubblica né concorrono all'aumento del debito. La richiesta si motiva anche per il fatto che, trattandosi in molti casi di piccoli comuni, le risorse assegnate e oggetto di questi accordi incidono sensibilmente sul quadro generale e sugli equilibri di bilancio. Pertanto, la loro esclusione dai limiti fissati dall'articolo 77-bis della legge 6 agosto 2008, n. 113, consentirebbe ai comuni l'impiego di dette risorse che - lo ripeto - consentono di sanare ferite ambientali di origine antica che hanno segnato profondamente quei territori.
Per tale ragione, si chiede un impegno importante al Governo, al fine di individuare le forme per escludere queste risorse dagli equilibri di bilancio.

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (PdL) ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/98.

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, l'ordine del giorno di cui sono firmatario si ispira al problema delle liste d'attesa che, in alcuni casi, sono veramente insostenibili e che in Italia hanno creato due sanità: quella dei poveri e quella dei ricchi. La sanità dei poveri costringe i pensionati e i membri di famiglie monoreddito ad aspettare mesi e, qualche volta, anni per ottenere una prestazione anche semplice come un'ecografia.
L'allargamento e la proroga dell'intramoenia - anche dell'intramoenia allargata agli studi professionali - porta delle risorse nelle casse delle strutture sanitarie e, quindi, in effetti l'ordine del giorno di cui sono firmatario vuole far sì che una parte di queste risorse vengano impiegate per aiutare le persone che rientrano tra i casi più urgenti e più gravi. Infatti, il dispositivo dell'ordine del giorno in esame è del seguente tenore: «Impegna il Governo, allo scopo di ridurre le liste di attesa non oltre quindici giorni in casi di particolare gravità ed urgenza, a valutare la possibilità di introdurre norme che consentano alle regioni la possibilità di autorizzare l'accertamento diagnostico in regime di intramoenia a spese della struttura pubblica per tutto il periodo della proroga».
Sono convinto, signor Presidente, che accogliendo questo ordine del giorno si ridurrà il divario fra la sanità dei poveri e quella dei ricchi.

PRESIDENTE. È così esaurita la fase dell'illustrazione degli ordini del giorno.
Invito, dunque, il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, sull'ordine del giorno Stucchi n. 9/1891/1 il Governo esprime parere favorevole e lo accoglie come raccomandazione.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole sottosegretario. Non è chiaro se l'ordine del giorno Stucchi n. 9/1891/1 sia stato accolto come raccomandazione o accettato.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze.
Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Stucchi n. 9/1891/1.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zorzato n. 9/1891/2.Pag. 43
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fucci n. 9/1891/3, mentre accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/1891/4. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/1891/5, a condizione che il dispositivo sia così riformulato: «impegna il Governo a valutare la possibile esclusione dal blocco delle assunzioni previsto dai piani di rientro, dal 1o gennaio 2009, dei medici e degli infermieri addetti delle unità di terapia intensiva neonatali che assistono ogni anno almeno quaranta neonati prematuri con peso alla nascita inferiore a 1.500 grammi».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Vannucci n. 9/1891/6, a condizione che il dispositivo sia così riformulato: «impegna il Governo a produrre un monitoraggio della situazione verificando se sussistano rischi reali di effetti negativi sulla finanza pubblica a seguito di eventuale "dissesto" delle comunità montane medesime o di parte di esse».
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'ordine del giorno Burtone n. 9/1891/7, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Franzoso n. 9/1891/8, a condizione che il dispositivo sia così riformulato: «impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte ad individuare, anche in favore della città di Taranto, possibili finanziamenti finalizzati a superare il dissesto economico, al fine di consentire, anche mediante il cofinanziamento da parte della regione e della Comunità europea, la realizzazione di progetti ed opere infrastrutturali necessarie e non più rinviabili».
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli ordini del giorno Messina n. 9/1891/9 e Borghesi n. 9/1891/10. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Misiti n. 9/1891/11, a condizione che il dispositivo sia così riformulato: «impegna il Governo a valutare il monitoraggio costante della ripartizione delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate in favore delle regioni del Mezzogiorno ed in particolare a confermare che l'85 per cento di tali risorse venga effettivamente destinato alle aree meridionali come stabilito dall'articolo 6-bis del decreto-legge n. 112 del 2008; a recuperare, con provvedimenti successivi, le necessarie risorse al fine di rispettare tali impegni».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Leoluca Orlando n. 9/1891/12 e Piffari n. 9/1891/13, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli ordini del giorno Costantini n. 9/1891/14 e Palagiano n. 9/1891/15.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Zazzera n. 9/1891/16 e Mura n. 9/1891/17, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli ordini del giorno Pisicchio n. 9/1891/18 e Bernardini n. 9/1891/19.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Galletti n. 9/1891/20 e Compagnon n. 9/1891/21, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli ordini del giorno Ruvolo n. 9/1891/22, Delfino n. 9/1891/23 e Capitanio Santolini n. 9/1891/24.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ciccanti n. 9/1891/25, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli ordini del giorno Occhiuto n. 9/1891/26, Argentin n. 9/1891/27, Livia Turco n. 9/1891/28 e Bossa n. 9/1891/29.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Binetti n. 9/1891/30, mentre formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli ordini del giorno Calgaro n. 9/1891/31, D'Incecco n. 9/1891/32, Farina Coscioni n. 9/1891/33, Grassi n. 9/1891/34 e Lenzi n. 9/1891/35.
Il Governo formula un invito al ritiro degli ordini del giorno Miotto n. 9/1891/36, Mosella n. 9/1891/37, Murer n. 9/1891/38, Pedoto n. 9/1891/39, Sbrollini n. 9/1891/40, Zampa n. 9/1891/41, Codurelli n. 9/1891/42, altrimenti il parere è contrario.Pag. 44
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno De Biasi n. 9/1891/43.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno De Pasquale n. 9/1891/44, a condizione che il dispositivo sia così riformulato: «impegna il Governo a valutare gli effetti dell'applicazione delle norme nelle isole minori».
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno De Torre n. 9/1891/45.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ginefra n. 9/1891/46.
Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno Pes n. 9/1891/47, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ria n. 9/1891/48, a condizione che sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «a presentare» con le seguenti: «a valutare la possibile presentazione di».
Il Governo formula un invito al ritiro degli ordini del giorno Bobba n. 9/1891/49 e Gatti n. 9/1891/50. Il Governo formula un invito al ritiro degli ordini del giorno Rampi n. 9/1891/51, Velo n. 9/1891/52, Zunino n. 9/1891/53, Bellanova n. 9/1891/54, Mosca n. 9/1891/55, Mattesini n. 9/1891/56, Madia n. 9/1891/57, Coscia n. 9/1891/58, Bachelet n. 9/1891/59, Graziano n. 9/1891/60, Laratta n. 9/1891/61, Lolli n. 9/1891/62, Amici n. 9/1891/63, Picierno n. 9/1891/64, Margiotta n. 9/1891/65, Antonino Russo n. 9/1891/66, Schirru n. 9/1891/67, Mastromauro n. 9/1891/68 e Giovanelli n. 9/1891/69, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Duilio n. 9/1891/70, a condizione che la terza e ultima premessa sia così riformulata: «il ricorso ai fondi FAS per la copertura degli oneri di parte corrente, quali quelli certamente determinati in materia di ICI sulla prima casa e disavanzi di amministrazioni locali, potrebbe determinare un deterioramento della qualità del bilancio» e che il dispositivo sia così riformulato: «impegna il Governo ad adottare le iniziative utili - e previste dalla legge n. 468 del 1978 - per tutelare gli equilibri di bilancio».
Il Governo formula un invito al ritiro sugli ordini del giorno Quartiani n. 9/1891/71, Marchi n. 9/1891/72, Vico n. 9/1891/73, Capodicasa n. 9/1891/74, Misiani n. 9/1891/75, Calvisi n. 9/1891/76, Fontanelli n. 9/1891/77, Boccia n. 9/1891/78, Beretta n. 9/1891/79, Lovelli n. 9/1891/80, Gnecchi n. 9/1891/81, Strizzolo n. 9/1891/82, Sanga n. 9/1891/83 e Pompili n. 9/1891/84, altrimenti il parere è contrario.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rubinato n. 9/1891/85, a condizione che il primo capoverso del dispositivo sia così riformulato: «impegna il Governo a valutare l'adozione di iniziative volte a modificare la disciplina del patto di stabilità interno, al fine di».
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dei seguenti ordini del giorno: Causi n. 9/1891/86, Melis n. 9/1891/87, Bitonci n. 9/1891/88, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Dozzo n. 9/1891/89.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Frassinetti n. 9/1891/90 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire nel dispositivo le parole: «a garantire le più efficaci» con le seguenti: «a valutare la definizione di».
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dei seguenti ordini del giorno: Laganà Fortugno n. 9/1891/91, Rossomando n. 9/1891/92, Laura Molteni n. 9/1891/93 e Rondini n. 9/1891/94.
Il Governo, altresì, accetta l'ordine del giorno Montagnoli n. 9/1891/95 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: nel dispositivo sostituire le parole «ad adottare ulteriori iniziative normative volte ad individuare meccanismi automatici», con le seguenti: «a valutare ulteriori iniziative volte alla possibile individuazione di meccanismi automatici».Pag. 45
Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, dei seguenti ordini del giorno: Ceccuzzi n. 9/1891/96 e Mariani n. 9/1891/97.
Il Governo, infine, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mario Pepe (PdL) n. 9/1891/98 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: nel dispositivo sopprimere le parole: «non oltre 15 giorni in casi di particolare gravità ed urgenza».

MARINA SERENI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, intervengo per chiedere ai colleghi, in particolare al collega Bocchino e ai rappresentanti del Governo, di apprezzare la modalità molto peculiare con la quale il Governo ha finora espresso i pareri sugli ordini del giorno.
Qualche giorno fa il Ministro Vito comunicandoci l'intenzione del Governo di porre la questione di fiducia ha detto, in maniera abbastanza singolare, che anche con l'apposizione del voto di fiducia si sarebbe potuto sviluppare un bel dibattito parlamentare a partire dagli ordini del giorno.
Ora abbiamo ascoltato il sottosegretario Giorgetti dichiarare sul 99,9 per cento degli ordini del giorno presentati dai deputati dell'opposizione che il parere del Governo è un invito al ritiro con parere altrimenti contrario. Vorrei farlo notare ai colleghi perché sappiamo tutti di trovarci in una fase molto particolare dei lavori della Camera nella quale tutti stiamo ricercando una modalità razionale e, contemporaneamente, utile al Paese per confrontarci sui grandi temi economici e sociali che sono all'ordine del giorno e nell'agenda delle famiglie e delle imprese italiane.
Questo ci sembra un modo davvero singolare per aprire al confronto e alla disponibilità: non solo ci è stato imposto un voto di fiducia, ma adesso ci si impedisce anche di poter avere soddisfazione su qualche moderatissimo ordine del giorno. Credo che il Governo e i capigruppo della maggioranza debbano fare una riflessione. Non ci si venga a chiedere tra qualche ora di avere un atteggiamento ragionevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo semplicemente per chiedere al Governo, perché di tutti gli ordini del giorno me ne è sfuggito solo uno, quale sia il parere espresso sull'ordine del giorno Ruvolo n. 9/1891/22. Tuttavia, signor Presidente, io sono stato attento su tutto prima, ma il Governo non sta attento su niente adesso, il che succede spesso...

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, alla Presidenza risulta che sull'ordine del giorno Ruvolo n. 9/1891/22 il Governo ha formulato un invito al ritiro, con parere altrimenti contrario.
Signor sottosegretario?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, confermo il parere: invito al ritiro altrimenti il parere è contrario.

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro si associa alle considerazioni svolte dall'onorevole Sereni, perché riscontriamo nell'atteggiamento del Governo una chiusura totale agli apporti dati attraverso gli ordini del giorno su alcune questioni importanti e a futura memoria. Pertanto, stigmatizziamo questa chiusura al dialogo (quantomeno alla discussione) e faccio appello alla maggioranza perché possa stigmatizzare in modo altrettanto efficace.Pag. 46
Signor Presidente, vorremmo che almeno sulle posizioni espresse il Governo avesse anche qualche parola di giustificazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende replicare.
Prendo atto altresì che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Stucchi n. 9/1891/1, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zorzato n. 9/1891/2, accettato dal Governo.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, chiedo di poter sottoscrivere, se i colleghi sono d'accordo, l'ordine del giorno Zorzato n. 9/1891/2.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori sono d'accordo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fucci n. 9/1891/3, accolto come raccomandazione dal Governo e che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marinello n. 9/1891/4, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Gioacchino Alfano n. 9/1891/5, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vannucci n. 9/1891/6, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Burtone n. 9/1891/7 formulato dal Governo.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, l'ordine del giorno che ho presentato fa riferimento alla parte del provvedimento che prevede l'utilizzazione di un finanziamento FAS per coprire il deficit di bilancio 2003-2004 del comune di Catania al fine di scongiurare il dissesto finanziario. Abbiamo visto anche nel dibattito in sede di discussione sulle linee generali che questa scelta ha provocato molte polemiche. L'accusa maggiormente rivolta è stata quella di favoritismo per la città di Catania.
In verità non si tratta altro che della possibilità di utilizzare un finanziamento che aveva l'obiettivo di intervenire sulla città di Catania. Erano previsti, infatti, interventi per le strade, per le fognature e per realizzare tre scuole in aree popolari. Il finanziamento, invece, sarà utilizzato per coprire i debiti che non si sono fatti per migliorare la città di Catania, ma per alimentare il clientelismo parassitario di chi ha amministrato.
Noi abbiamo respinto alcune polemiche e abbiamo detto di evitare questa accusa di favoritismo, proprio per non avere un atteggiamento di disfattismo. Di conseguenza, abbiamo presentato questo ordine del giorno volto a far assumere al Governo tre impegni che riteniamo possa prendere e, quindi, troviamo assolutamente sbagliato il parere dato dal Governo. Il primo tema posto dall'ordine del giorno è far presentare un rigoroso piano di rientro al comune di Catania da sottoporre al Ministero dell'interno.
Ci pare un atto di moralizzazione, così come il secondo tema: prevedere che i creditori debbano essere pagati secondo un ordine cronologico, al fine di evitare i favoritismi. Infine, per tagliare la testa al toro, come si suol dire, al fine di evitare la continuazione di queste polemiche strumentali nei confronti della città di Catania, chiediamo di far restituire i fondi per rimpinguare i FAS. Ciò non perché abbiamo avuto molta fantasia nell'«inventare» questa soluzione: era stato il presidente della regione Sicilia che, a Capri, in occasione del convegno dei giovani industriali, aveva affermato che la regione Sicilia avrebbe restituito questi fondi. A dire il vero, a noi è sembrata una battuta, Pag. 47uno slogan: la solita demagogia che a volte viene utilizzata, perché il presidente della regione, dopo aver pronunciato quelle parole, ha abbandonato questa linea e ha dimenticato il tema.
Ecco perché non accettiamo l'invito al ritiro e insistiamo per la votazione del mio ordine del giorno n. 9/1891/7: riteniamo che esso definisca un percorso lineare e rigoroso, anche perché la città di Catania ha bisogno non di favori o di concessioni, ma di una nuova stagione di diritti e di doveri di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto, quindi, che l'invito al ritiro non è stato accolto.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Burtone n. 9/1891/7, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 484
Maggioranza 243
Hanno votato
227
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che i deputati Brigandì, Tommaso Foti, Grimaldi, Vessa, Barbareschi e Stagno D'Alcontres hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Tenaglia, Galletti, Livia Turco, De Poli, Nunzio Francesco Testa e Ginoble hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che l'onorevole Franzoso accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1981/8, accolto come raccomandazione dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto, altresì, che il presentatore non accede all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Messina n. 9/1891/9. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno Messina n. 9/1891/9 e per richiamare l'attenzione del Governo sui provvedimenti che dovrebbero diventare scuola per altre situazioni critiche in Italia. Nell'ordine del giorno Messina n. 9/1891/9 si parla della questione relativa a Catania. La conosciamo tutti, ma vorrei ricordarla: a settembre, attraverso un provvedimento del CIPE, abbiamo versato 140 milioni di euro a fondo perduto in funzione di qualche obiettivo. In questo momento, l'unico obiettivo è tamponare una parte di buco di bilancio, ma non stiamo andando a curare la malattia, cioè la causa di questo buco.
Complessivamente, il comune di Catania ha un debito di un miliardo di euro, fra ammanco e debiti «trascinati» tramite le società controllate: il debito è causato anche da una programmazione alterata. La stessa Corte dei conti richiama il fatto di aver inserito in bilancio vendite di immobili inesistenti o non disponibili per il comune di Catania. La magistratura ha attivato alcune inchieste nei confronti del sindaco, della giunta e di alcuni amministratori. Il comune di Catania e le sue aziende partecipate hanno il doppio dei dipendenti pubblici rispetto agli altri comuni. Questo esubero di posti di lavoro si è creato nel giro di pochi anni: si è trattato, quindi, di un'accelerazione di un fenomeno che non è diffuso al sud: non tutti i comuni (come qualcuno pensa) hanno molti dipendenti, ma solo alcuni e gli amministratori di tali comuni hanno utilizzato queste modalità di distribuzione di posti di lavoro in cambio di voti, in alcuni casi chiamate «ammortizzatori sociali». Sicuramente, questo è un reato. Nel nostro ordinamento, in questi casi, si prevede il commissariamento.
Con l'ordine del giorno Messina n. 9/1891/9 chiediamo semplicemente di valutarePag. 48 l'opportunità di commissariare, assieme alla regione Sicilia, il comune di Catania, in modo tale che vi sia una struttura ad acta, in grado di predisporre un piano di rientro. Chiediamo anche che i 140 milioni di euro menzionati vengano restituiti allo Stato.
Di fatto vengono tolti a quei finanziamenti per lo sviluppo delle aree disagiate, a quel settore industriale che dovrebbe diventare l'ossatura portante delle terre del sud. Invece, continuiamo ad utilizzare queste risorse in spese correnti inutili. Eventualmente, avremmo accettato una riformulazione da parte del Governo. Ove la restituzione non sia possibile a breve e a medio termine, si può prevedere anche a lungo termine, anche con una restituzione trentennale, ma ai cittadini italiani bisogna dare un segnale. Non è possibile che le risorse dello Stato vengano utilizzate per fare favori a qualche amico che, invece, ne ha provocato il totale dissesto. Quindi, rivolgo un invito al Governo a rivedere il parere sul nostro ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere (ne spiegherò anche le ragioni) l'ordine del giorno Messina n. 9/1891/9. Infatti, mi pare che, al di là delle premesse, il dispositivo vada nella direzione di farsi carico complessivamente di una situazione che si è determinata nel comune di Catania, coinvolgendo, nello stesso tempo, la regione, in un'ottica di coesione, di solidarietà e di federalismo solidale a livello regionale. Inoltre, tramite questi ordini del giorno, affrontiamo soprattutto la questione più forte e profonda, che il Governo non ha voluto affrontare quando abbiamo discusso il disegno di legge finanziaria.
Noi avevamo fatto diverse richieste di modulare la questione dei trasferimenti, l'approccio ai problemi dei comuni in dissesto, che sono lontane da una posizione che indubbiamente tende a risolvere un problema, ma con un carattere di privilegio, per una situazione che, invece, dovrebbe essere affrontata sulla base della responsabilità di chi ha portato il comune e la città di Catania in quella direzione.
Noi che ci rifacciamo (sono contento che sia presente anche il Ministro Rotondi) a una larga tradizione di coesione con le autonomie locali, non possiamo, come Parlamento, pensare di risolvere casi singoli con dei doni, quando invece dobbiamo mettere dentro la politica della finanza locale anche il tema di chi si trova momentaneamente, per ragioni che oggi non posso qui illustrare, in dissesto. Signor Ministro, signor sottosegretario, occorre trovare una risposta che valga erga omnes, che possiamo sostenere da Catania a Milano, da Canicattì a Cuneo, e non ricorrere, invece, ad un approccio che lascia certamente l'amaro in bocca a tutti quegli amministratori e sindaci di comuni che, con grande impegno e fatica, hanno tenuto i loro bilanci in equilibrio.
Francamente, rimango stupito che su questo tema anche la Lega non batta un colpo e non faccia sentire la sua voce. Noi non neghiamo la solidarietà ad una situazione di grande difficoltà, ma vorremmo che il Governo volasse un po' più alto, che avesse un respiro non di doppio peso, ma che sapesse dare alla politica finanziaria per gli enti locali quella caratteristica di equità e di solidarietà che, invece, riteniamo sia un grande merito della nostra storia repubblicana e soprattutto una prospettiva che tiene unito e coeso il nostro Paese. Per questa ragione, noi voteremo a favore di questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, qui ci troviamo di fronte ad ordini del giorno del centrosinistra che sottendono un'evidentissima strumentalità e un'incoerenza, a dir poco, inconcepibili.Pag. 49
Con essi si chiede, infatti, il commissariamento della città di Catania, della città di Roma, adesso, non nel periodo in cui governavano loro e il sindaco di Roma era Rutelli o Veltroni, che avevano accumulato decine di miliardi di euro di debito pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania); non chiedono, seduta stante, di commissariare il consiglio regionale della Campania, dove siede il governatore Bassolino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Anzi, dovrebbero avere il coraggio di chiedere al Governo in carica di non mandare un commissario in regione Campania, ma bisognerebbe mandare l'esercito nel consiglio regionale della Campania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)......

LUISA BOSSA. Vergogna!

LUCIANO DUSSIN. ...perché, a fronte di dieci miliardi di euro di debito pubblico di una sanità che non funziona, che crea disagi ai cittadini, che li fa scappare in altre regioni, ci troviamo qui a dover sostenere degli ordini del giorno che sono solo ed esclusivamente strumentali.
Voglio ricordare che l'attuale assessore regionale alla sanità della Campania era anche direttore dell'ASL 1 di Napoli; egli, a precise richieste sul perché non pagassero nemmeno le bollette della luce, ha risposto: «Chi se ne frega! Voglio vedere se il Governo viene qui a tagliarci l'energia elettrica nelle sale operatorie» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questo qui adesso non è più direttore di quell'ASL, che ha metà del debito pubblico dell'intera Campania, ma è stato addirittura promosso, da un loro uomo, assessore regionale alla sanità.
E vengono qui a chiederci cosa, di chiudere i nostri ospedali, di mettere i ticket in altre regioni, quando la gente, in altre, se ne frega altamente? No, signori! O si è seri con tutto il territorio nazionale, e quindi anche con tutti i cittadini, oppure si è di parte, marcatamente di parte, e quindi sapremo come rispondere alle vostre strumentalizzazioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Siragusa. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, credo che il problema non sia come votare o non votare un emendamento o un ordine del giorno soltanto eccependo che è un fatto strumentale. Il problema è porre delle regole che riguardino tutti gli amministratori locali. Il comune di Catania, come anche quello di Palermo e altri comuni della Sicilia, sono stati male amministrati; si sono prodotti dei deficit e dei dissesti finanziari tali che è difficile per un cittadino comune comprendere il modo in cui si è potuti arrivare a tanto.
Questo è successo nel comune di Catania! Rispetto ad ordini del giorno come quello precedente dell'onorevole Burtone o come quello ora in esame, si dovrebbe, piuttosto, porsi il problema di come sia possibile ricondurre alla ragione amministratori che sono riusciti a produrre deficit di questa portata. Anche per il comune di Palermo avevamo chiesto di imporre l'esercizio del controllo analogo, che pure la legge, la normativa europea prevede per le aziende partecipate. Non si riesce a fare neanche questo!
Rivolgo a tutti un appello alla coerenza: non è possibile che si aiutino soltanto gli amministratori amici, amici politicamente, che si mettano delle pezze nei confronti di buchi di questa portata senza porsi il problema, almeno, di un'amministrazione attenta alle regole, alla normativa vigente e, soprattutto, attenta ad amministrare denaro dei cittadini, anche di quelli siciliani.
Non è più possibile, credo, tollerare un fatto del genere. Il Governo, ma anche il Parlamento, senza veli, senza barricarsi mettendo avanti situazioni che riguardano amministrazioni di altro colore politico, tutti dobbiamo assumerci la responsabilità, in un senso o nell'altro, di dire che le Pag. 50amministrazioni locali devono amministrare a vantaggio dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Antoni. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, intervengo per rispondere all'onorevole leghista, mi pare che si chiami Dussin....

LUCIANO DUSSIN. Vaff...(Commenti - Una voce: «Cretino!»)

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Presidente, ha sentito?

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Come ha detto?

FABIO EVANGELISTI. Presidente, lo richiami all'ordine!

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Come ha detto, Presidente?

PRESIDENTE. Onorevole Dussin, la prego, alla prossima occasione sarà richiamato all'ordine.
Prosegua, onorevole D'Antoni.

ANTONIO CUOMO. Cacciatelo!

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, ciò che è successo mi impedisce di parlare. Questo è il livello del confronto in questa Assemblea: se un deputato si alza per affermare delle cose, la risposta che si merita sarebbe questa? Si guardi allo specchio, come tutti suoi colleghi, glielo dica, si guardi allo specchio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppo Lega Nord Padania)!

ANTONIO CUOMO. Cacciatelo!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che le reazioni sproporzionate che alcuni colleghi rivolgono alle valutazioni di carattere politiche di altri colleghi, meritino da parte della Presidenza che venga immediatamente verificato il verbale e che vengano prese le opportune iniziative anche di carattere regolamentare nei confronti dei colleghi che utilizzano, anche solo verbalmente, frasi sconnesse che non hanno niente a che vedere con il normale comportamento civile in questa Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Provvederemo all'opportuna verifica e ne trarremo le conseguenze. Mi auguro che chi avesse avuto un comportamento scorretto, come anche a me è sembrato di rilevare, abbia il buon gusto di chiedere scusa.

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, volevo precisare che le frasi che mi è parso di sentire, tutto erano fuorché sconnesse; potevano essere più o meno simpatiche, ma certamente non erano sconnesse. Volevo anche precisare che evidentemente la pochezza di quello che è stato detto dall'onorevole D'Antona era talmente politicamente inaccettabile tant'è che si è fermato per un'inezia; certamente non gradita, ma certamente un'inezia. Un uomo che viene dal sindacato, che ha avuto una delle forze di lotta immani, non si ferma davanti un'interruzione di modesta grandezza.
Un'ultima cosa signor Presidente: l'onorevole D'Antona se ritiene di rispondere a una persona che l'ha offeso, lo faccia Pag. 51direttamente con quella persona, perché gli altri colleghi del suo gruppo non c'entrano nulla con il suo dire e se lei ritiene - utilizzo una sua recente espressione - sarebbe opportuno che chiedesse scusa agli altri colleghi del gruppo, che non gli ha fatto assolutamente nulla (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LUCIANO DUSSIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, ho raccolto il suo invito, però, visto che sono stato chiamato in causa dopo la mia affermazione, voglio spiegare il perché di come mi sono espresso. L'onorevole D'Antoni si è rivolto in senso estremamente dispregiativo nei miei confronti quando intendeva ribadire un concetto diverso dal mio, dicendo che gli sembrava di aver sentito un intervento di un leghista, «mi pare si chiami Dussin». Se uno va in cerca dello scontro, dopo viene ripagato con la stessa moneta; non aggiungo assolutamente null'altro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Dussin, non ho capito se lei ha chiesto scusa, mi sembra di no. La richiamo, quindi, all'ordine perché lei ha confermato l'espressione offensiva che io non ero sicuro di aver sentito. A questo punto, mi sembra chiaro che l'espressione offensiva c'è stata davvero (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).
Spero, in tal modo di poter considerare chiuso l'incidente e di proseguire con i lavori all'ordine del giorno.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, non rientro nel merito di quanto è successo, ma mi pare che il clima in questa Aula sia esattamente l'opposto di quello che serve in questo momento all'Assemblea nell'affrontare quello che rimane della discussione del provvedimento in esame, cioè gli ordini del giorno. Sicuramente certe affermazioni non sono opportune e non aiutano. Siccome mi pare - signor Presidente - che siano convocate parecchie Commissioni alle ore 13,45, anche con audizioni di Ministri (alle 14) credo che sia meglio sospendere i lavori dell'Aula, andare in Commissione, sperando che il clima sia migliore all'inizio della ripresa della seduta (alle ore 16), quando dovremo riprendere il voto, perché altrimenti sono convinto che difficilmente usciremo dalla situazione che si è creata ora, e perché comprensibilmente anche un'opposizione come la nostra (che non fa mai ostruzionismo e che però è stata poco considerata sui suoi ordini del giorno) si vede costretta, giocoforza, ad approfondire queste tematiche nell'interesse dei problemi che stiamo discutendo.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, raccoglierei questa indicazione e inviterei a votare l'ordine del giorno in esame per poi sospendere i lavori, in modo da dare la possibilità, a chi deve andare in Commissione, di poterlo fare, considerato che vi sono delle riunioni di Commissione importanti.

OLGA D'ANTONA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa chiede la parola, onorevole D'Antona? Spero non su questa vicenda, che penso sia ormai conclusa. Prego, ha facoltà di intervenire.

OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, intervengo semplicemente per chiedere all'onorevole Brigandì di non confondere il nome D'Antoni con il nome D'Antona, che è un nome che va usato con una certa prudenza (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

Pag. 52

PRESIDENTE. Sta bene. Tutti i nomi in questa Aula hanno diritto al rispetto. Non ho colto il senso della cosa, ma comunque certamente è così.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Messina n. 9/1891/9, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
226
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che i deputati Lenzi, Vaccaro, Vassallo, Melis, Argentin, De Poli, Nunzio Francesco Testa e D'Incecco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Barbareschi e Vessa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Sospendiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 16, dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i beni e le attività culturali, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il Ministro dell'interno.

(Iniziative a tutela del patrimonio artistico, paesaggistico, architettonico ed archeologico della città di Roma - n. 3-00259)

PRESIDENTE. L'onorevole Giachetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Verini n. 3-00259, concernente iniziative a tutela del patrimonio artistico, paesaggistico, architettonico ed archeologico della città di Roma (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, signor Ministro, non ritengo che sia necessario che ci dilunghiamo in quest'Aula sul valore del patrimonio culturale del nostro Paese e, in particolare, su quello che risiede nella città di Roma. Le parlo perché le amministrazioni di centrosinistra, in specie negli ultimi tempi, si sono particolarmente adoperate per tutelare il patrimonio culturale di questa città, soprattutto dal fronte della lotta all'abusivismo. Vorrei soltanto dirle che dalla costituzione dell'ufficio antiabusivismo del comune di Roma sono stati effettuati 320 interventi di demolizione e sono stati abbattuti complessivamente 550 mila metri cubi di abusiva volumetria mentre i sequestri di manufatti abusivi, eseguiti con la collaborazione delle forze di polizia giudiziaria, sono stati oltre 1200.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI. Tale particolare efficacia è stata legata da molti osservatori alla figura del geometra Miglio. Questi è stato rimosso dal comune di Roma. Signor Ministro, ciò ovviamente non è una sua competenza. È una persona che è stata sotto scorta per molto tempo. Le chiediamo garanzie di vigilare, per quanto di sua competenza, affinché il lavoro condotto dalle amministrazioni comunaliPag. 53 sino ad oggi non sia dissipato per rimozioni che hanno davvero poco senso.

PRESIDENTE. Il Ministro per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi, ha facoltà di rispondere.

SANDRO BONDI, Ministro per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, per quanto riguarda la prima parte della sua interrogazione, onorevole Giachetti, non posso che citare e riferire le dichiarazioni che in proposito il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, da me interpellato, mi ha fatto pervenire. Non vi è alcun atto censorio nei confronti del geometra Massimo Miglio e la lotta all'abusivismo edilizio continuerà con più determinazione di quanto sinora sia stato fatto. Purtroppo, però, una verifica giuridica compiuta sulla struttura degli uffici di gabinetto impedisce, a norma di legge, di mantenere in vita lo specifico ufficio costruito sulla figura del geometra Miglio.
La stessa determinazione nella lotta all'abusivismo a Roma è stata evidenziata anche dall'assessore all'urbanistica, Marco Corsini, che, appunto, ha sottolineato come la lotta all'abusivismo a Roma non si ferma anzi si rafforza, ed il segnale è dato dall'istituzione di un ufficio di coordinamento operativo per la repressione dell'abusivismo edilizio che avrà un organico adeguato, per numero e qualità di tecnici e impiegati e risorse che verranno raddoppiate.
Per quanto riguarda la richiesta di monitorare con particolare attenzione il sistema dei beni culturali, paesaggistici, architettonici e archeologici della città di Roma, desidero ribadire in questa sede la mia volontà di farlo con particolare attenzione, rigore e scrupolo come credo di aver dimostrato nella vicenda del Pincio, scongiurando uno scempio archeologico e paesaggistico senza precedenti. In riferimento, invece, alla necessità di mantenere alta la guardia contro l'abusivismo edilizio, sono d'accordo con lei, e ritengo ed auspico un orientamento e un impegno comune, dal comune alla provincia alla regione e naturalmente al Governo centrale. Ritengo che tutti i livelli territoriali di governo debbano cooperare idealmente tra loro per il perseguimento di questo fondamentale fine pubblico.
Del resto, come ho avuto modo di osservare in più occasioni, in Italia, storia e paesaggio si fondono in un tutt'uno armonico. Tutelare i beni culturali senza tutelare il territorio, ossia il paesaggio, sarebbe opera vana e inconcludente. Se distruggiamo il nostro paesaggio, distruggiamo la nostra ricchezza più importante per noi e per il futuro del Paese e in questo modo distruggiamo anche la possibilità stessa dello sviluppo del turismo.
Il turista - concludo - che visita il nostro Paese per ragioni culturali (sono la maggioranza) sa apprezzare Piero della Francesca e rimane estasiato di fronte a un Giotto, ma vuole anche godere di un contesto paesaggistico, territoriale e urbano, come lei ha ricordato, che sia piacevole, confortevole e ordinato.
Infatti, spesso non bastano la bellezza o l'unicità del patrimonio storico-artistico del nostro Paese, se queste opere sono rese irriconoscibili, in un contesto urbano e territoriale squallido, imbruttito dal caos edilizio tipico dell'abusivismo.

PRESIDENTE. L'onorevole Verini ha facoltà di replicare.

WALTER VERINI. Signor Presidente, esprimiamo insoddisfazione per la risposta del Ministro, il quale, proprio in occasione della citata vicenda del Pincio, ebbe a dichiarare: Sono orgoglioso del lavoro che ho fatto e penso che si potrà riconoscere che abbiamo agito con onestà, scrupolo e amore per Roma e per l'Italia; blocco di un'opera che avrebbe avuto, a nostro giudizio, tra i suoi effetti positivi, quello di pedonalizzare una delle più belle e più pregiate zone delle capitale, il tridente.
Signor Ministro, questo amore per Roma - ammesso e non concesso che in quell'occasione tale sia stato - non si può manifestare ad intermittenza. Ci saremmo aspettati che un minuto dopo lo smantellamento dell'ufficio e l'allontanamento di quella persona - che aveva ottenuto i Pag. 54risultati che il collega Giachetti prima riconosceva e che solo da luglio a settembre aveva realizzato, in collaborazione con la polizia giudiziaria, ben 800 accessi e sequestri nelle zone più importanti (parco di Veio, parco degli acquedotti, parco dell'Appia antica, centro storico) - lei avesse preso posizione e manifestato preoccupazione circa l'allentamento dell'impegno contro l'abusivismo edilizio che, a Roma come in Italia, è stato ed è una piaga molto pesante.
È stato un pessimo segnale quello che il comune di Roma ha dato. È per questo che, nel ritenere obiettivamente insufficiente la sua presa di posizione, comunque prendiamo atto del suo impegno e ci auguriamo - e da parte nostra, per quello che ci compete, vigileremo - che da parte sua, del suo Ministero e di tutti gli organi periferici dello Stato che dipendono dalla sua amministrazione, vi sia rigore e vigilanza. Roma non merita di abbassare la guardia, come è avvenuto, in questo impegno di tutela del patrimonio archeologico e paesaggistico della città più importante, da questo punto di vista, non solo del Paese, ma del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziativa del Governo di aumentare l'IVA sui canoni delle pay-tv - n. 3-00260)

PRESIDENTE. L'onorevole Donadi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00260, concernente l'iniziativa del Governo di aumentare l'IVA sui canoni delle pay-tv (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

MASSIMO DONADI. Signor Ministro, la coalizione che esprime oggi il suo Governo in campagna elettorale disse, con grande enfasi e giustamente, che se avesse vinto le elezioni non una tassa sarebbe stata aumentata, anzi che questo Governo si sarebbe battuto ed avrebbe, in modo significativo, ridotto le imposte agli italiani. Da allora ad oggi di mezzo è successo qualcosa di non irrilevante: vi è stata una crisi economica che è probabilmente la più grave da 100 anni a questa parte; tutti i Paesi europei e la Comunità europea stanno adottando misure anticrisi, che vanno tutte nella direzione di incentivare i consumi e di mettere i cittadini nelle condizioni di avere più risorse da spendere. Addirittura l'Inghilterra di Gordon Brown ha deciso di abbassare l'IVA, proprio l'IVA, signor Ministro.
Lei capirà lo sconcerto - e quindi la ragione dell'interrogazione in esame - nel momento in cui il Governo, con questo provvedimento, non solo non ha abbassato l'IVA, ma ha deciso di alzarla e di alzarla per un solo soggetto: Sky, guarda caso uno dei concorrenti di Mediaset (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Onorevole Donadi, vorrei innanzitutto confermarle che il Governo Berlusconi, come lei ha giustamente ricordato, non solo in campagna elettorale, ma sin dal suo insediamento, ha posto grande centralità, nella sua azione, all'esigenza di ridurre il carico fiscale nei confronti dei cittadini e delle imprese. Naturalmente oggi, però, ci troviamo di fronte a condizioni diverse, cioè a quelle di dover bilanciare l'esigenza di ridurre il carico fiscale con gli andamenti della finanza pubblica, che sono resi ancora più complessi dalla sfavorevole congiuntura economica internazionale che stiamo attraversando. Tale congiuntura, evidentemente, ci pone anche nella necessità di assicurare interventi a tutela delle fasce sociali più deboli e di sostenere le imprese più esposte alla concorrenza internazionale.
Proprio in questa direzione va il decreto-legge n. 185, recentemente adottato, con il quale sono state previste, tra le altre, misure di primario interesse sociale (ricordo la principale di queste, cioè quella relativa al bonus famiglia). Tali misure hanno riguardato una previsione di spesa di circa 2.400 miliardi di euro.Pag. 55
A fronte della necessità di intervenire a sostegno delle famiglie e delle imprese più esposte, sicuramente il Governo ha ritenuto opportuno prevedere anche alcune iniziative di armonizzazione in campo fiscale, che presentano una maggiore sostenibilità, perché sono relative a settori meno esposti alla sfida concorrenziale. L'armonizzazione dell'aliquota IVA sui servizi radiotelevisivi a pagamento - alla quale lei ha fatto riferimento e dalla quale è atteso un maggior gettito di circa 210 milioni di euro per il primo anno - insieme alle risorse derivanti da altri interventi, è utilizzata proprio per far fronte ai richiamati interventi in campo sociale.
Nel merito, d'altra parte, lei sa che tale armonizzazione del regime fiscale in materia televisiva risponde ad un'esigenza rivolta, a più riprese, al nostro Paese dai competenti organi dell'Unione europea. In particolare, già il 18 ottobre 2007, il direttore generale per la fiscalità e l'unione doganale della Commissione europea ci chiedeva chiarimenti in merito alla compatibilità della normativa IVA, che prevede l'applicazione di aliquote differenti ai vari servizi radiotelevisivi. Lei sa che il 25 gennaio 2008, il Governo presieduto dall'onorevole Prodi, del quale lei era autorevole capogruppo di maggioranza, era già addivenuto alla conclusione di allineare l'ordinamento nazionale a quello comunitario, applicando la medesima aliquota per tutti i servizi. Solo l'intervenuta crisi di Governo e lo scioglimento anticipato delle Camere, onorevole Donadi, probabilmente ha evitato di metterla nella strana condizione di dover sostenere allora quello che oggi contesta, cioè l'adozione dell'aliquota unica al 20 per cento, che si è resa necessaria per le difficoltà che avrebbe richiesto una copertura di oneri finanziari se, invece, avessimo deciso di abbassare per tutti l'aliquota al 10 per cento.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Concludo, signor Presidente, con la soddisfazione del Governo nell'aver appreso, poche ore fa, che un portavoce della Commissione europea ha dichiarato che il caso relativo al trattamento fiscale dei servizi televisivi nel nostro Paese è stato definitivamente chiuso con l'adozione del decreto-legge n. 185 dello scorso sabato.

PRESIDENTE. L'onorevole Donadi ha facoltà di replicare.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, signor Ministro, è superfluo dire che sono totalmente insoddisfatto dalla sua risposta, ma dire insoddisfatto è poco: la sua risposta è evasiva e non rende veramente giustizia a quanto è accaduto in questi giorni. La vostra maggioranza, anche in precedenti esperienze di Governo, ha dimostrato nei confronti dell'Europa e dei suoi precetti il massimo disinteresse. Oggi, vi fate paladini non di un'infrazione (perché non esiste oggi una procedura d'infrazione europea aperta nei confronti dell'Italia in relazione a questo argomento), ma di semplici lamentele, che - signor Ministro, ha dimenticato di dirlo - sono iniziate nel 2007, a seguito di un ricorso presentato, guarda caso, da Mediaset. E, guarda caso, a seguito di un ricorso di Mediaset, un anno dopo, la prima misura che il Governo presieduto da Silvio Berlusconi ritiene giusta è di dare immediata esecuzione a quelle che, per il momento, erano state solo richieste di chiarimenti ed informazioni da parte dell'Unione europea.
Ma il punto non è nemmeno questo, perché, ormai, sul conflitto di interessi di Berlusconi abbiamo parlato e i cittadini italiani sanno di tutto e di più. Ma com'è possibile, ma quale ragione al mondo vi può essere, nel momento in cui la crisi economica sta mordendo i consumi del Paese e tutti gli Stati europei vanno nel senso di dare maggiori risorse ai cittadini per i propri consumi, che, proprio ora, proprio oggi e proprio su questo argomento, abbiate trovato sensato raddoppiare, da oggi a domani, con effetto immediato, un'imposta - l'IVA - con riferimento all'unico concorrente di Mediaset che opera sul satellite? Ci perdoni, signor Pag. 56Ministro, ma davvero non riusciamo a voler così poco bene al nostro intelletto e alle nostre intelligenze per non porci un dubbio: se davvero vi era bisogno di reperire un po' di quattrini per finanziare la social card (quei 40 euro che davvero assomigliano un po' ad un'elemosina di Stato), per ottenere la quale, per di più, i cittadini dovranno compilare un'infinità di moduli, perché non siete andati a tagliare i costi della politica? Noi abbiamo presentato un emendamento per recuperare il doppio rimborso elettorale che i partiti prendono quando il Parlamento viene sciolto. Sono decine e decine milioni di euro!

PRESIDENTE. Deve concludere.

MASSIMO DONADI. Quello era un provvedimento che avrebbe aiutato gli italiani, questo aiuta solo Mediaset (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

(Iniziative per rendere disponibili i fondi per la sanità penitenziaria delle regioni a statuto speciale e delle province autonome - n. 3-00261)

PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00261, concernente iniziative per rendere disponibili i fondi per la sanità penitenziaria delle regioni a statuto speciale e delle province autonome (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, la mia interrogazione si riferisce ai gravi problemi dell'assistenza medica ai detenuti nelle carceri delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano. I fondi necessari per garantire la continuità del servizio sanitario penitenziario, tuttora a carico del Ministero della giustizia, fino a ieri, data della presentazione della mia interrogazione, non erano ancora stati stanziati. Nella giornata di ieri il Senato ha approvato in Commissione bilancio un emendamento al riguardo che stanzia 18 milioni e 200 mila euro. A quanto è dato sapere, questo importo non copre le reali spese previste e non si conosce alcun criterio di riparto. Chiedo al Ministro chiarimenti in merito e chiedo anche di sapere perché le competenze in materia non siano ancora state trasferite dal servizio sanitario nazionale alle regioni a statuto speciale.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in risposta alla sua interrogazione, onorevole Brugger, le faccio presente (come d'altra parte lei stesso può immaginare, visto che ha richiamato la normativa) che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'aprile 2008 in materia di trasferimento delle funzioni al Servizio sanitario nazionale, in particolare per quanto riguarda la sanità penitenziaria alla quale lei ha fatto riferimento, prevede una disciplina specifica per le regioni a statuto speciale e per le province autonome di Trento e Bolzano. In particolare, il secondo comma dell'articolo 8 di questo decreto disciplina anche la fase relativa alle more di attuazione del trasferimento di funzioni, stabilendo che il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e il dipartimento della giustizia minorile continuano a svolgere le relative funzioni e che le corrispondenti risorse umane, finanziarie e strumentali restano temporaneamente acquisite al bilancio del Ministero della giustizia.
Vorrei dirle, però, che ad oggi non risulta che le regioni Val d'Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna e le province autonome di Trento e Bolzano abbiano ancora adottato le deliberazioni conseguenti al trasferimento delle funzioni e dei compiti in materia di sanità penitenziaria, secondo quanto era stato previsto dalla legge finanziaria per il 2008. Né risulta che sia stato rappresentato presso i tavoli tecnici della Conferenza Stato-regioni lo stato di avanzamento della relativa procedura di trasferimento. PerPag. 57tanto, è tuttora compito dell'amministrazione penitenziaria assicurare le prestazioni assistenziali nei confronti dei detenuti negli istituti penitenziari delle regioni a statuto speciale e delle province autonome. A tal fine, le posso confermare che il Ministro della giustizia ha indirizzato una lettera ai colleghi dell'economia, della salute e dei rapporti con le regioni, nonché alla Conferenza permanente Stato-regioni e ai presidenti delle due province autonome, con la quale è stata evidenziata l'assoluta esigenza di garantire la continuità delle prestazioni assistenziali da parte delle regioni a statuto speciale e delle stesse province autonome.
Il Governo, comunque, ha percezione della criticità e complessità della presente tematica e intende continuare a rivolgere particolare attenzione alla salute delle persone detenute o internate, avviando e continuando ad avviare attraverso gli organi a ciò preposti tutti gli ulteriori interventi che si renderanno necessari. Le posso confermare che la proposta emendativa della Commissione bilancio, alla quale lei ha fatto riferimento, va in questa direzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di replicare.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Ministro, l'aspetto positivo è che finalmente il Governo mette a disposizione una somma di circa 18 milioni di euro per il servizio sanitario penitenziario. Credo, però, che tali risorse non siano sufficienti, sapendo che la Sicilia da sola, come regione a statuto speciale, spende da sola 18 milioni. Sarebbe interessante conoscere i criteri di riparto e anche se, eventualmente, ci sarà un'aggiunta di fondi.
Lei ha fatto riferimento all'emendamento in Commissione bilancio. Noi apprezziamo che questi fondi siano stati messi a disposizione: manca ancora il passaggio in Aula, ma speriamo che esso avvenga.
Lei ha anche fatto riferimento ad un altro problema quando sostiene che il trasferimento delle competenze non sarebbe avvenuto quasi per responsabilità delle regioni a statuto speciale, perché la legge prevede che le funzioni passino dallo Stato alle regioni. Le devo dire, invece, che la responsabilità è in capo al Governo, perché le commissioni paritetiche al momento non possono deliberare.
Ci sono schemi di decreti di attuazione già pronti - le faccio l'esempio delle province di Bolzano e di Trento - ma non possiamo operare perché manca l'indicazione del Governo circa i rappresentanti governativi nelle commissioni paritetiche. Signor Ministro, la pregherei di sollecitare al massimo le nomine: è infatti inutile che noi facciamo delle proposte se manca la controparte. Sollecito pertanto a nominare i membri del Governo nelle commissioni paritetiche.

(Problematiche relative alla sperimentazione del cosiddetto «braccialetto elettronico» - n. 3-00262)

PRESIDENTE. L'onorevole Ciccanti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vietti n. 3-00262 concernente problematiche relative alla sperimentazione del cosiddetto «braccialetto elettronico» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata) di cui è cofirmatario.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, rivolgendomi all'onorevole Ministro Maroni, che ringrazio per la sua presenza, voglio sottolineare che il suo ministero ha, dal 2003 e fino al 2011, un contratto di 11 milioni di euro l'anno con Telecom Italia, attraverso il quale intende controllare i detenuti che scontano la propria pena a domicilio, per mezzo dei cosiddetti «braccialetti elettronici». Dal 2005 il suddetto sistema di controllo è stato ritenuto inefficace tecnicamente e funzionalmente: ci sono stati infatti, alcuni detenuti evasi. Solo undici braccialetti (braccialetto più, braccialetto meno, fa poca differenza) su quattrocento sono stati applicati, ma seguitiamo a pagare Telecom Italia.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

Pag. 58

AMEDEO CICCANTI. Il Ministro della giustizia Alfano li vuole adottare, il Ministro Maroni è perplesso. Intanto si seguita a pagare Telecom Italia. Serve? Quanto costa tutto questo? C'è molta confusione e chiedo chiarezza.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, il cosiddetto «braccialetto elettronico», o meglio la possibilità di utilizzarlo per controllare persone sottoposte agli arresti domiciliari è stata introdotta dal decreto-legge 24 novembre 2000, n. 341, convertito in legge 19 gennaio 2001, n. 4. Successivamente, è stata avviata una fase sperimentale per l'uso di questo braccialetto nelle città di Milano, Roma, Napoli, Catania e Torino. Si è trattato di una fase sperimentale con diverse e distinte tecnologie e diverse ditte, coinvolgendo la società Telecom Italia per la componente della rete e non dello strumento. Alla fine di questa sperimentazione, il Ministro dell'interno dell'epoca, su conforme parere dell'Avvocatura generale dello Stato, propose alla società Telecom di assumere la veste di referente unico per la gestione del sistema. Conseguentemente, il 6 novembre 2003, venne definito, in accordo con Telecom Italia, una nuova modalità di erogazione di queste prestazioni, passando dal noleggio degli apparati alla fornitura diretta del servizio.
Questo dispositivo, il «braccialetto elettronico», viene collocato alla caviglia o al polso e invia impulsi radio a un'unità ricevente installata nell'abitazione del detenuto e, tramite linea telefonica, invia segnalazioni alla centrale operativa di Telecom Italia. L'accordo con la società Telecom ha comportato un impegno finanziario, una tantum, all'epoca, per l'attivazione del servizio, pari a circa 10 milioni e 369 mila euro, per il 2003, e un canone annuo di 10 milioni 899 mila 600 euro, dal 2004 fino al 2011, per la realizzazione della rete, cosa che Telecom ha fatto. Ovviamente, visto lo scarso utilizzo del braccialetto, ho parlato con i responsabili Telecom per vedere cosa si poteva fare, ma Telecom ha dato attuazione all'accordo regolarmente. Lo scarso utilizzo del braccialetto - in questo, ha ragione - non dipende tanto dal Ministro dell'interno. Come lei sa, è la magistratura che dispone l'utilizzo o meno del braccialetto e non il Ministero dell'interno.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Noi dobbiamo controllare che chi è agli arresti domiciliari non scappi, ma è la magistratura che decide se utilizzare o meno tali strumenti. Oggi può farlo, ma non lo fa. Stiamo valutando nuove tecnologie per attuare la rete che c'è, visto che in Francia - per esempio - l'uso del braccialetto è massiccio e le evasioni sono praticamente azzerate.

PRESIDENTE. L'onorevole Ciccanti ha facoltà di replicare.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, mi ritengo insoddisfatto per una parte e soddisfatto per l'altra, perché uno dei fatti che abbiamo accertato con questa interrogazione è che sino ad ora sono stati pagati 50 milioni di euro inutilmente. Il costo è eccessivo e ingiustificato, come comprende. Le dichiarazioni del Ministro Maroni dimostrano la confusione sulla sua applicabilità; ha ribaltato tutto sulla magistratura, ma rimane il problema che non funziona proprio lo strumento, ancorché utilizzato dalla magistratura.
Per quanto riguarda la certezza, le carceri italiane hanno una capacità di 43 mila posti, ci sono già 55 mila 800 detenuti di cui 20 mila 600 stranieri pari al 59 per cento. Il Ministro della giustizia Alfano, suo collega, ha programmato: l'uscita di 4.100 detenuti attraverso il braccialetto elettronico (che non c'è), 3 mila 300 detenuti da rimpatriare (ma non ci sono accordi bilaterali con i paesi di provenienza dei detenuti stranieri), mentre la costruzione di nuove carceri non è prevista.Pag. 59
Il Ministro Maroni assicura carcere per tutti, immigrati clandestini, chi scrive sui muri, chi butta rifiuti fuori dal cassonetto, eccetera, mentre il Ministro Alfano vuole scarcerare. Gli spot e le buone intenzioni sono tante, ne apprezziamo anche la qualità, ma le soluzioni e la capacità di risolvere i problemi però sono poco o niente, anche perché fino ad ora continuiamo a sprecare soldi che potrebbero benissimo essere destinati alle famiglie bisognose. Questo testimonia un fallimento della vostra capacità di Governo.

(Iniziative per contrastare il fenomeno dell'accattonaggio - n. 3-00263)

PRESIDENTE. L'onorevole Dal Lago ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00263 concernente iniziative per contrastare il fenomeno dell'accattonaggio (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, signor Ministro, come lei già probabilmente sa, una recentissima sentenza della Corte di cassazione ha affermato un preoccupante principio, secondo il quale non c'è riduzione in schiavitù nel caso in cui l'accattonaggio da parte di un minore venga praticato part time. In questo caso, si può configurare una ipotesi di reato meno grave, quella di maltrattamento in famiglia.
Mi riferisco al caso di una nomade (prosciolta dalla Corte di Cassazione ribaltando le sentenze emesse dai giudici nei precedenti gradi di giudizio) che era stata sorpresa per ben due volte a mendicare con una bambina in grembo e con un figlio di quattro anni che elemosina e che poi consegna i soldi alla suddetta madre.

PRESIDENTE. Onorevole Dal Lago, la prego di concludere.

MANUELA DAL LAGO. Al di là della sentenza, la domanda è questa, signor Ministro: quali iniziative intende assumere, affinché fatti di questo tipo non capitino più, per fare in modo di contrastare l'accattonaggio soprattutto con riferimento ai minori, venendo anche incontro alle ordinanze dei sindaci.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, certamente il fenomeno dell'accattonaggio di minori è preoccupante. Oggi coinvolge non solo i minori Rom, ma anche quelli marocchini e dell'est europeo e purtroppo costituisce un business in continua crescita. Il giro d'affari che ne deriva attira le organizzazioni criminali, che coinvolgono bambini di tutte le età utilizzati anche per la commissione di reati, fino al loro possibile inserimento nei circuiti criminali della prostituzione, della pedofilia e del lavoro forzato.
L'impiego dei bambini nell'accattonaggio, peraltro, favorisce la dispersione scolastica, privando questi bambini di un mezzo di socializzazione e di inserimento quale è la scuola. Non entro nel merito della sentenza che lei ha citato, ma mi permetto di non condividerla nelle sue affermazioni. Il Ministero dell'interno intende continuare l'azione di prevenzione e di repressione di ogni forma di sfruttamento minorile. Questa costituisce una priorità nell'azione del Ministero. Ciò si è visto fin dall'inizio dell'attività di Governo.
Infatti, il primo Consiglio dei Ministri ha approvato il cosiddetto «pacchetto sicurezza», nel quale è compreso il disegno di legge, attualmente in discussione al Senato, in cui è prevista la reclusione fino a tre anni per coloro che per mendicare si avvalgono di una persona al di sotto dei quattordici anni o comunque non imputabile, ovvero permettono che questa persona possa essere adibita a tale scopo, se è affidata alla loro custodia, vigilanza o alla loro autorità. Uguale sanzione è prevista nei confronti di coloro che permettono ad altri di avvalersi di questi minori per mendicare.
Inoltre, ritengo che la proposta di privare i genitori della potestà genitoriale, Pag. 60anche nel caso di condanna per l'impiego di minore, sia un'ottima proposta che trova il consenso del Governo (Applausi del deputato Torazzi).
Oggi pomeriggio, tra pochi minuti, presiederò una riunione al Ministero dell'interno proprio per definire le politiche, le azioni e le strategie per garantire ai bambini che abbiamo identificato nei campi nomadi abusivi un processo di scolarizzazione e di socializzazione che finora è sempre stato negato (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Dal Lago ha facoltà di replicare.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per l'esauriente e completa risposta e lo invito, anche a nome del gruppo, a proseguire su questa strada.
Troppo spesso, anche in quest'Aula, sentiamo parlare di difesa della Carta dei diritti civili dell'uomo; ebbene, io credo che i diritti si salvaguardano soprattutto difendendo i bambini e non giocando sulla retorica, come talvolta, ad esempio, viene fatto, di antichi costumi e tradizioni.
Signor Ministro, le rinnovo dunque l'invito, a nome del nostro gruppo, a seguire tale strada che porterà un miglioramento della qualità della vita sia ai figli dei rom sia a quelli degli extracomunitari e darà inoltre - ed anche questo aspetto non è di minore importanza - maggiore sicurezza alla nostra gente e alle nostre città (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

(Partecipazione di contingenti militari ad attività volte alla tutela della sicurezza pubblica e al contrasto della criminalità - n. 3-00264)

PRESIDENTE. L'onorevole Santelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicchitto n. 3-00264, concernente partecipazione di contingenti militari ad attività volte alla tutela della sicurezza pubblica e al contrasto della criminalità (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

JOLE SANTELLI. Signor Ministro, uno dei problemi più pesanti che questo Governo si è trovato ad affrontare sicuramente è stato, ed è, quello della sicurezza pubblica, una sicurezza che desta paura nella popolazione e che agisce su due livelli. Il livello più ordinario è quello derivante dal pericolo della cosiddetta microcriminalità, che in realtà «micro» non è perché incide sulla libertà di ciascuno di noi, ogni giorno; il secondo livello è quello rappresentato dal pericolo, forse ancora più grave, localizzato specialmente in alcune regioni di questo Paese, che è quello della criminalità organizzata.
Con un'innovazione fondamentale, lei e il suo Governo avete deciso di coadiuvare le forze dell'ordine anche con l'utilizzo dello strumento dell'Esercito, scelta che era stata già compiuta, ma mai con queste dimensioni. Al termine di questo periodo, vorremmo sapere quali siano i risultati finora raggiunti e le previsioni sugli sviluppi in tale ambito.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, come ricordava l'onorevole interrogante, il primo provvedimento varato dal Governo è stato il cosiddetto «pacchetto sicurezza»; il decreto-legge del 23 maggio 2008, n. 92 ha disposto l'impiego di 3 mila militari e unità di personale delle Forze armate e dell'Arma dei carabinieri con compiti militari per operare in concorso con le forze di polizia nel presidio delle città e dei luoghi sensibili al fine di aumentare proprio il livello di percezione della sicurezza - di una sicurezza reale - nei confronti dei cittadini.
L'iniziativa è stata estesa poi il 2 ottobre, con il decreto-legge n. 151 del 2008, inviando ulteriori 500 militari nelle zone della provincia di Caserta per l'emergenza che tutti conosciamo. L'utilizzo di 1.000 Pag. 61militari per la vigilanza a sedici centri per immigrati, che è una delle finalità del contingente di 3.000 militari, ha consentito di recuperare 778 operatori delle forze di polizia.
L'impiego di mille appartenenti alle Forze armate per la vigilanza a siti e a obiettivi sensibili presenti a Milano, Roma e Napoli ha permesso di adibire a compiti operativi ed investigativi 369 uomini delle forze di polizia. A Caserta l'intervento dell'Esercito ha integrato il dispositivo straordinario di controllo del territorio e ha dato a Caserta, come nelle altre località, risultati molto positivi.
Il Governo è soddisfatto di questa iniziativa che ha portato ad identificare dal 4 ottobre al 30 novembre oltre 35 mila persone, ad arrestarne 81, a controllare 19 mila 200 veicoli, a denunciare quasi 200 persone, a sequestrare armi, stupefacenti, droga, a ritirare patenti e a irrogare contravvenzioni di ogni tipo. È aumentata la presenza sul territorio, l'azione di contrasto (soprattutto alla microcriminalità) e ancora di più l'azione di prevenzione dei reati predatori. Ciò è esattamente il risultato che volevamo conseguire e l'esperienza di questi mesi ci dà ragione.
Il primo semestre di utilizzo dei 3 mila militari scade il 4 febbraio e valuteremo entro fine gennaio i dati nella loro complessità. Tuttavia, posso già esprimere la mia opinione, quella del Ministro dell'interno, secondo cui il Governo prorogherà di altri sei mesi l'utilizzo dei militari, così come previsto dalla legge. Alla fine del secondo semestre valuteremo, ma servirà una nuova norma di legge, se rendere stabile o proseguire per altri semestri l'utilizzo dei militari che, comunque - ribadisco -, ha dato un risultato estremamente soddisfacente.

PRESIDENTE. L'onorevole Santelli ha facoltà di replicare.

JOLE SANTELLI. Signor Ministro, la ringrazio per aver fornito i dati concreti sull'utilizzo dell'Esercito in collaborazione con le forze di polizia.
Credo che dopo sei mesi (alcune volte anche di inutili polemiche su questo strumento) si possa far ragione di ciò che è stato realmente. La prima risposta credo sia stata data dai sindaci di tutte le città che in massa, per quanto abbiamo potuto sentire anche in quest'Aula e leggere dai giornali, hanno chiesto al Ministero dell'interno l'intervento dell'Esercito nelle proprie città. Credo che a nessun cittadino italiano possa far paura vedere un uomo in divisa, ma anzi ciò dà sicurezza e tranquillità.
Credo che potremmo andare avanti su questa strada come già lei ha delineato. Per alcuni particolari funzioni, l'utilizzo dell'Esercito stesso in termini effettivamente strutturali può significare recuperare unità delle forze dell'ordine ad attività di investigazione e più dirette di sicurezza. D'altronde, credo che quanto indicato da lei serva anche a far svanire un altro luogo comune. Non si manda l'Esercito e si tengono a casa le forze di polizia, ma, al contrario, da una parte si manda l'esercito e dall'altra gli investigatori. Purtroppo, il dato è che in Italia non esiste un'emergenza, specialmente per quanto riguarda le regioni meridionali, in quanto la lotta alla criminalità organizzata è quotidianità. Tuttavia, all'interno della lotta alla criminalità organizzata esistono effettivamente delle emergenze contingenti come quella, ad esempio, di Castel Volturno. Al riguardo, ringraziamo come gruppo il Governo per aver dato una risposta completa e speriamo sempre più produttiva di nuovi risultati (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento,Pag. 62 i deputati Brugger, Caparini, Cicchitto, Cirielli, Gibelli, Alberto Giorgetti, Lo Monte, Rotondi e Soro sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di poter iscrivere all'ultimo punto dell'ordine del giorno della seduta di domani - anticipandone quindi la discussione - la mozione Nirenstein ed altri n. 1-00055 sul tema della seconda Conferenza di Durban, ossia la Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, che si terrà ad aprile prossimo.
Signor Presidente, ho motivo di sottoporre alla Presidenza e all'Assemblea questa ipotesi, considerato che mi sembra che, sul testo della citata mozione Nirenstein, si possa registrare un consenso molto ampio in questa Assemblea. Domani, quindi, potrebbe essere l'occasione per inserirla all'ordine del giorno e affrontarne la discussione.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per associarmi alla richiesta formulata dall'onorevole Baldelli e per affermare che anche il gruppo del Partito Democratico concorda sull'inserimento all'ordine del giorno della seduta di domani della mozione Nirenstein ed altri n. 1-00055.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anche il gruppo dell'UdC si associa alla richiesta di calendarizzare domani la mozione citata: riteniamo, infatti, che essa possa migliorare il clima, con la disponibilità di tutti, perché verte su un argomento molto serio.

SILVANA MURA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVANA MURA. Signor Presidente, confermo la disponibilità anche del gruppo dell'Italia dei Valori alla calendarizzazione della mozione. Mi associo, pertanto, alla richiesta formulata dai colleghi.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, prendo atto che, con riferimento alla sua richiesta, vi è il consenso unanime dei gruppi. Pertanto, la rappresenterò al Presidente della Camera, affinché possa iscriverla, come richiesto da lei e dai suoi colleghi, all'ordine del giorno della seduta di domani.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1891.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1891)

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo posto in votazione l'ordine del giorno Messina n. 9/1891/9.
Passiamo quindi all'ordine del giorno Borghesi n. 9/1891/10, con riferimento al quale il rappresentante del Governo ha formulato un invito al ritiro.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/1891/10, formulato dal Governo.

Pag. 63

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/1891/10 parte dalla consapevolezza che, in una situazione come questa e, a breve, discuteremo del federalismo fiscale, alcune previsioni contenute nel provvedimento in esame, che attribuiscono fondi rilevanti a fondo perduto - 140 milioni di euro al comune di Catania e 500 milioni al comune di Roma - siano improprie. Non riesco a capire realmente questo comportamento, anche se questa mattina l'onorevole Dussin, rappresentante della Lega, ha tentato di spiegarlo.
Mi riesce difficile capire come si possa coniugare il federalismo con fatti come questi, in particolare rispetto al comportamento degli amministratori (addirittura in quella proposta di legge è scritto che chi amministra male non ha neppure più il diritto di ricandidarsi).
Immaginare che fondi perduti di questa entità si possano attribuire ad alcuni comuni soltanto per fare un regalo, sembra francamente difficile da accettare. Ieri ho seguito l'intervento del collega Marinello in dichiarazione di voto sulla questione di fiducia, che ha attribuito all'ultimo sindaco di Roma un «buco» di 8 miliardi. Credo che, da un punto di vista contabile, occorra saper distinguere tra ciò che è deficit, come quello del comune di Catania, e ciò che è debito, che non è «buco».
Se consideriamo altri comuni rilevanti, come ad esempio Milano, il debito pro capite è assolutamente paragonabile a quello di Roma. Allora, mi risulta difficile capire. Infatti, talvolta fa comodo poi dire che in quel caso specifico si dovrebbe intervenire con una copertura di 500 milioni, mentre in altri casi, come per il comune di Catania, si debba intervenire indipendentemente dalla natura e dalla motivazione.
Qui c'era un debito da coprire, ma non si capisce perché Roma debba avere, in quanto capitale, un vantaggio perenne di 500 milioni. Mi spiego: vorrei chiedere ad alcuni comuni (non voglio citare Milano perché sarebbe facile), per esempio a Firenze, che è già stata capitale d'Italia, se sarebbe disposta a pagare qualcosa per ritornare ad essere capitale d'Italia. Sono convinto che accetterebbe e sono convinto che in Italia vi siano tante città pronte a diventare capitale, senza bisogno di ricevere finanziamenti speciali.
Dunque, credo che l'idea che si intendeva esprimere con quest'ordine del giorno, ossia di lavorare e di pensare realmente a trasformare il trasferimento in un prestito, sia giusta nei confronti di tutti i cittadini e i contribuenti italiani.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo e insiste per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/1891/10.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/1891/10, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 401
Maggioranza 201
Hanno votato
180
Hanno votato
no 221).

Prendo atto che i deputati Samperi, Cimadoro, Rubinato, Margiotta, Codurelli, Di Pietro, De Poli e Nunzio Francesco Testa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Milanato, Ventucci e Torrisi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che l'onorevole Misiti accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/11, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Prendo atto che l'onorevole Leoluca Orlando non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/12, accolto dal Governo come raccomandazione.Pag. 64
Prendo atto che l'onorevole Piffari non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/13, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro e insistono per la votazione dell'ordine del giorno Costantini n. 9/1891/14.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Costantini n. 9/1891/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 426
Votanti 424
Astenuti 2
Maggioranza 213
Hanno votato
187
Hanno votato
no 237).

Prendo atto che il deputato Lehner ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Di Pietro, De Poli e Nunzio Francesco Testa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Palagiano n. 9/1891/15, formulato dal Governo.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intendo sottoscrivere anche io questo ordine del giorno e vorrei ricordarne la natura. Noi pensiamo che, sempre in una chiave di riforma federalista dello Stato italiano, non possano continuare a sussistere i livelli istituzionali ora presenti. Questo vale per le province, per le quali noi siamo assolutamente d'accordo ad un ripensamento e per le quali è necessaria ovviamente una riforma istituzionale. Non si tratta solo di questo, ma ci sono tante altri aspetti da rivedere che, secondo me, sono strettamente connessi a quel provvedimento sul federalismo. Altrimenti, il rischio è andare incontro soltanto ad un aumento complessivo dei costi e delle spese dello Stato, come già anche la Corte dei conti ha fatto rilevare.
Noi proponevamo di trasferire al Fondo per la montagna - questa era la nostre idea - oltre alle somme, che attualmente sono ad esso destinate, anche quelle che sono devolute alle comunità montane - e concludo - non sopprimendole, ma mantenendole come unioni di comuni, senza ulteriori costi per lo Stato, in modo che resti la destinazione alla montagna....

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghesi. Ricordo ai colleghi che vi saranno molte votazioni, quindi, se siamo tutti in Aula, riusciamo a lavorare seriamente.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, a conclusione di quello che ho detto, a nome del presentatore, ritiro l'ordine del giorno Palagiano n. 9/1891/15.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Zazzera n. 9/1891/16, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/1891/17, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Pisicchio n. 9/1891/18 ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.Pag. 65
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pisicchio n. 9/1891/18, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 446
Votanti 289
Astenuti 157
Maggioranza 145
Hanno votato
45
Hanno votato
no 244).

Prendo atto che i deputati Viola e Zucchi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi; che i deputati Nunzio Francesco Testa e De Poli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Mazzuca ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/1891/19.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro ed insisto per la votazione. Questa formula usata dal Governo, sinceramente, mi pare un po' strana, perché o si vota contro e si respinge questo ordine del giorno oppure lo si ritira. In realtà, le questioni poste con questo ordine del giorno sono questioni di legalità.
La semplice cosa che ho chiesto al Governo è di applicare tutte le disposizioni che sono previste per il passaggio delle competenze della medicina penitenziaria dalla sanità penitenziaria, gestita dal Ministero della giustizia, al Servizio sanitario nazionale.
Questi passaggi sono già previsti, ma stanno andando a rilento. Oltre a questo, con questo ordine del giorno avevo chiesto al Governo di tenere presente la specificità della medicina penitenziaria, che può essere assimilata ad altre medicine, come quella che riguarda i tossicodipendenti, e quindi i Sert.
Evidentemente, c'è una particolarità per chi vive ed è costretto a vivere in restrizione, e cioè in galera. Ho, quindi, posto una questione di legalità al Governo; invece, mi si dice: o ritiri questo ordine del giorno, e quindi non esiste, oppure il mio parere è contrario.
Aggiungo il fatto che proprio ieri c'è stato un comunicato stampa dell'OSAPP, che è un sindacato degli agenti di polizia penitenziaria, che ha affermato che tutte le carceri della Puglia dovrebbero essere chiuse, perché illegali.
Garantisco, avendo visitato il carcere di San Vittore domenica scorsa, che altro che illegalità c'è in quel carcere e con un tale sovraffollamento! In una cella, dove dovrebbero esserci due persone, ce ne sono sei; inoltre, le lenzuola vengono cambiate ogni 40 giorni, con una tale sporcizia e con i soffitti che cadono. Vorrei sapere se ciò è previsto dall'ordinamento penitenziario o se non vi sia una vera e propria violazione di legge! Oltretutto si corre anche il pericolo che si diffondano malattie come l'epatite o l'AIDS.
Mi rivolgo veramente al Governo e mi chiedo, visto che non ce lo ha spiegato, quale possa essere stato il motivo che lo ha portato a respingere questo ordine del giorno (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/1891/19, formulato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bernardini n. 9/1891/19, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 66
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 451
Astenuti 5
Maggioranza 226
Hanno votato
206
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che i deputati Cuomo, Dal Moro, Graziano, Cuperlo, D'Incecco, De Torre, De Pasquale, De Micheli e Bordo hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati De Poli, Nunzio Francesco Testa, Rota, Cesare Marini e Vassallo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo infine atto che i deputati Landolfi, Paglia e Granata hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Galletti n. 9/1891/20, accolto dal Governo come raccomandazione.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, insisto per la votazione, perché davvero non capisco come possiamo affrontare un tema di questa delicatezza e archiviarlo con una raccomandazione.
Non più di una settimana fa eravamo qui a commemorare un ragazzo che ha perso la vita nell'espletamento del proprio lavoro, mentre era a scuola. Penso che, se vogliamo essere conseguenti con gli impegni presi, dobbiamo anche agire con atti concreti.
Reputo positivo che nel provvedimento che andremo a votare da qui a fine anno, varato dal Governo la scorsa settimana, vi siano dei fondi anche per la ristrutturazione delle scuole; però c'è poco da fare: quei fondi debbono essere spesi da chi ha la competenza in materia, quindi da comuni e province. Anche se noi diamo quei fondi ai comuni e alle province, non potranno spenderli perché hanno dei tetti imposti dal Patto di stabilità troppo ridotti. Se vogliamo che quelle risorse diventino veramente degli interventi nei confronti delle scuole, dobbiamo escludere dal Patto di stabilità tutte quelle spese che i comuni e le province sostengono per il riammodernamento e la ristrutturazione delle scuole. Chiedo davvero al Governo di rivedere il proprio parere sull'ordine del giorno in esame; in caso contrario, chiedo che venga messo in votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, prendo la parola per aggiungere la mia firma a quella del collega Galletti, e per richiamare veramente l'attenzione dei colleghi in Aula sull'ordine del giorno in esame. Credo che chi abbia avuto in passato o abbia ancora esperienza di amministrazione di comuni e province, sa perfettamente di che cosa parliamo. È inutile, signor Presidente, che venga in Aula il sottosegretario Bertolaso a dirci che vi è la necessità di ristrutturare la maggior parte delle scuole italiane, se poi non si accetta nemmeno un ordine del giorno nel quale non si prevede altro che la possibilità per i comuni e le province di impegnare i soldi, oltre il Patto di stabilità, per ristrutturare le scuole. Voglio allora porre una pregiudiziale: che nessuno si alzi in Aula se vi dovesse essere malauguratamente qualche altra disgrazia di questo tipo, perché è veramente patetico e penoso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, vorrei anch'io aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Galletti n. 9/1891/20, complimentandomi con il collega per la decisione con cui ha posto all'attenzione dell'Aula un problema fondamentale: metà delle scuole italiane non sono in regola, cioè metà dei nostri ragazzi vanno a scuola in condizioni di rischio per la loro salute. Ma non è tutto: metà dei tribunali italiani non sono in regola; metà Pag. 67degli edifici pubblici italiani non sono in regola, e andiamo avanti, di Governo in Governo, di proroga in proroga, rifiutando di adeguarci alla normativa europea e alla normativa italiana, che non è una cattiva normativa, salvo il fatto che di proroga in proroga non le diamo mai effettiva attuazione. Qual è il risultato? Condizioni gravi di rischio e di disagio, nelle quali si svolge gran parte dell'attività pubblica. Andate a visitare una questura (tranne alcune poche ristrutturate)! Andate a visitare un'università nella sua interezza, non solo le parti belle che si mostrano! Andate a visitare una scuola! Dovunque andate, dove vi sono edifici pubblici, avete buone probabilità di trovare condizioni di igiene assolutamente inaccettabile, di mancanza delle strutture di accesso per i disabili, di edifici pericolanti, pericolosi per chi ci sta dentro e anche per chi ci sta fuori. Basta con questo sistema delle proroghe! E ciò significa un'assunzione di responsabilità da parte di un Governo, perché vuol dire che abbiamo bisogno di investire di più per capitalizzare questo Paese, per creare strutture efficienti in questo Paese, comprimendo la spesa lì dove è opportuno comprimerla e quindi non solo gli sprechi, ma più in generale evitando di tagliare sempre i consumi intermedi, che sono le spese di manutenzione, che sono le spese le quali consentono di avere delle strutture efficienti, civili, umane in cui si possa vivere e lavorare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, intervengo per apporre anch'io la mia firma all'ordine del giorno Galletti n. 9/1891/20 e per chiedere al Governo ed alla maggioranza di valutarlo con attenzione. In questi giorni, infatti, da tutta Europa e dalla stessa Unione europea ci viene il consiglio ad essere flessibili, ma nell'ordine del giorno non c'è nulla che impegna il Governo ad iniziative che possano avere strani impatti sul bilancio, in quanto si parla solo di «valutare l'opportunità di». Dare un incentivo ai comuni e alle province per investire nella manutenzione di edifici scolastici mi sembra una proposta di assoluto buonsenso, che la maggioranza spero voglia votare.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo propone al presentatore una riformulazione nel senso di sostituire alle parole: «valutare la necessità di», le parole: «valutare l'opportunità di». In tal caso, il Governo potrebbe accettare l'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Galletti n. 9/1891/20.

MASSIMO VANNUCCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, aggiungo semplicemente la mia firma e ringrazio - tengo a sottolinearlo - il Ministro Vito che è opportunamente intervenuto, perché purtroppo c'è stato questo scambio di rappresentanza del Governo, ma questo conferma quanto il Ministro Tremonti ci ha oggi detto nel corso di un'audizione, e cioè che proprio la materia delle scuole potrebbe essere esclusa dal Patto. Mi sembra, quindi, una conclusione dignitosa.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, lei è già intervenuto diverse volte su altri ordini del giorno... Prego, ne ha facoltà.

Pag. 68

ANTONIO BORGHESI. Chiedo scusa, signor Presidente, voglio solo aggiungere la mia firma, idealmente a nome di tutto il mio gruppo.

PRESIDENTE. Vale la pena ricordare che tutti coloro che vogliano aggiungere la propria firma potranno ovviamente farlo.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, apprezzo anch'io l'intervento del sottosegretario, perché concordo con l'opinione del Governo: si tratta di una cosa sicuramente importante che fa gioco a tutte le province, anche a quelle virtuose, che si occupano dei propri immobili e li sistemano.

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, chiediamo anche noi di aggiungere la nostra firma.

PRESIDENTE. Come ho già detto, tutti coloro che vorranno aggiungere la propria firma potranno farlo rivolgendosi al banco della Presidenza.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/1891/21, accolto come raccomandazione dal Governo.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, sottolineo che questo è un ordine del giorno e non un emendamento. Mi rivolgo al Governo, anche confortato dal suo intervento sull'ordine del giorno Galletti n. 9/1891/20, quando ha proposto una riformulazione suggerendo il termine «opportunità». L'ordine del giorno che ho presentato è stato accolto come raccomandazione: solitamente una raccomandazione non si nega a nessuno, ma potrebbe anche essere accettato. In questo caso chiedo al Governo di rivedere la sua posizione e di accogliere il mio ordine del giorno, in quanto esso «impegna il Governo a valutare attentamente l'opportunità di una revisione dei vincoli del Patto di stabilità» in merito alla possibilità che gli enti locali possano investire in opere pubbliche fuoriuscendo dal Patto medesimo. Esso quindi non impegna il Governo alla revisione ma a valutarne attentamente l'opportunità, tenendo conto della crisi economica e del fatto che il movimento dei finanziamenti per i lavori pubblici nazionali è pari al 43 per cento solo da parte degli enti locali, e considerato che da più parti si invita in qualche modo a trovare il sistema, il metodo, la strada per poter rimettere in moto l'economia.
Credo che questo ordine del giorno sia talmente semplice, chiaro e non impegnativo da non poter essere solo accolto come raccomandazione. Pertanto, senza ripetere le motivazioni che ho già spiegato in sede di illustrazione dell'ordine del giorno, chiedo al Governo di rivedere il parere, modificando l'accoglimento come raccomandazione in accettazione, altrimenti chiedo che venga posto in votazione.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, per analogia rispetto all'ordine del giorno precedente, se viene eliminata la parola: «attentamente», il Governo trasforma l'accoglimento come raccomandazione in accettazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/1891/21, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Ruvolo n. 9/1891/22.

Pag. 69

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, intervengo per sottolineare, ancora una volta, che questo ordine del giorno, nella parte dispositiva, impegna il Governo, solo ed esclusivamente, a rimettere a posto le somme che sono state sottratte al FAS. Ricordo, peraltro, che anche in altre occasioni, il Governo ha accolto proposte uguali a questa; non si comprende la ragione, quindi, del parere espresso. Ancora una volta, dai fondi per le aree sottosviluppate vengono stornate delle somme per altre motivazioni e non vi è neanche l'impegno del Governo a farle ritornare al proprio posto. Ancora una volta, non vi è una ragione vera per la quale esprimete un parere contrario anche sugli ordini del giorno. Insisto, quindi, per la votazione di questo ordine del giorno.

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, l'ordine del giorno Zorzato n. 9/1891/2, accettato dal Governo, sostiene la stessa identica finalità dell'ordine del giorno Ruvolo n. 9/1891/22. Non si capisce perché se l'ordine del giorno è di parte amica si accetta, se l'ordine del giorno è, invece, di parte non amica, ci si limita ad accoglierlo come raccomandazione. Abbiamo apprezzato che il Governo abbia cambiato il sottosegretario, avendo l'onorevole Cosentino dimostrato una minore rigidità, anzi dimostrando addirittura di superare i pareri espressi del precedente sottosegretario. Ciò potrebbe essere utile anche in questa occasione, per dimostrare che la via nuova che è stata seguita è giusta.

PRESIDENTE. Il Governo conferma l'invito al ritiro?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'ordine del giorno Ruvolo n. 9/1891/22, dovrebbe essere riformulato, nel dispositivo, come segue: «a valutare l'opportunità di reintegrare le somme sottratte al Fondo per le aree sottoutilizzate»; altrimenti, conferma l'invito al ritiro. Vorrei, inoltre, chiarire che ero d'accordo con il sottosegretario Giorgetti rispetto ai pareri espressi sugli ordini del giorno in discussione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ruvolo n. 9/1891/22, accolto dal Governo, nel testo riformulato.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Delfino n. 9/1891/23.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, avevo annotato male il parere espresso, perché ero convinto che il mio ordine del giorno fosse stato accolto come raccomandazione. Ovviamente, su un invito al ritiro non posso convenire, proprio perché sul tema che pone questo ordine del giorno vi è già stata una diversa valutazione del Governo che va proprio nella direzione che l'ordine del giorno propone. Per cui, ritengo che vi sia la necessità di una linea di coerenza e, quindi, su questo ordine del giorno, mi aspetto una modifica del parere da parte del Governo.

PRESIDENTE. Il Governo conferma il parere espresso?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Delfino n. 9/1891/23.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Delfino n. 9/1891/23, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1891/24.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, francamente non mi spiego questa richiesta del Governo di ritirare Pag. 70l'ordine del giorno in esame o altrimenti l'espressione del parere contrario. Siamo tutti attenti ai minori (ricordo che pochi giorni fa abbiamo celebrato la giornata internazionale dell'infanzia): i minori che arrivano nel nostro territorio - mi riferisco ai minori stranieri non accompagnati - hanno un destino drammatico. Ricordo che il 35 per cento dei minori che vengono nel nostro territorio fa perdere le sue tracce. Ricordo che i comuni sono tenuti a mantenere questi ragazzi - soprattutto in provincia di Agrigento - in case famiglia che andrebbero forse monitorate un po' più da vicino, e che i comuni non hanno i fondi per mantenere questi ragazzi (fondi che sono passati da 64 euro a 35 euro). Quindi c'è proprio una cattiva volontà.
Ricordo che da poco abbiamo approvato lo stanziamento di 140 milioni di euro per Catania, e con molto meno si potrebbe affrontare il problema dei minori che sono non accompagnati e di cui perdiamo le tracce. Ma davvero il Governo non ha interesse al fatto che questi ragazzi possano in qualche modo rimanere tra noi?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1891/24, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di sostituire le parole: «a provvedere» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di prevedere».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/1891/24, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/1891/25, accolto dal Governo come raccomandazione.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, non posso accogliere il parere del Governo, e suggerirei, anche in questo caso, signor sottosegretario, uno sforzo, perché questo tema è ricorrente in numerosi altri ordini del giorno. Infatti, non si può pensare che i comuni approvino i propri bilanci - ammesso che ciò avvenga nei termini stabiliti dal decreto n. 112 del 2008 - senza tener conto del fatto che a ciascun comune viene trasferita una minor somma di quella accertata dall'ISTAT e dallo stesso Ministero dell'economia e delle finanze. Infatti, quando il Ministero dell'economia e delle finanze fa rispondere al proprio ufficio legislativo, anziché dotare il Parlamento di una relazione tecnica, si è reso ben conto che i 260 milioni sono una somma insufficiente rispetto a quanto sarebbe stato introitato dalle casse comunali se l'ICI sulla prima casa non fosse stata eliminata per intero.
Dunque, perché questo Governo si ostina a non dare prospettiva ai comuni, non soltanto per il bilancio 2008 che ancora si deve definire, ma quanto meno per i prossimi bilanci del 2009 e degli anni seguenti? Almeno metteteci un po' di buona volontà, ritenendo che ulteriori trattative tra Governo e ANCI possano dare una prospettiva. Questo ordine del giorno è soltanto un atto di buona volontà.

PRESIDENTE. Deve concludere.

AMEDEO CICCANTI. Proponga ad una riformulazione, signor sottosegretario, ma non si arrocchi, perché troverà tanti ordini del giorno su cui ...

PRESIDENTE. Grazie, è molto chiaro, onorevole Ciccanti. Prendo atto che l'onorevole Ciccanti insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/25.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del Pag. 71giorno Ciccanti n. 9/1891/25, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 498
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato
233
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che i deputati Velo, Sposetti, Capitanio Santolini, Colombo, Cuomo e Corsini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Occhiuto n. 9/1891/26.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, il Governo mi invita a ritirare questo ordine del giorno, che per la verità dice una cosa che dovrebbe essere addirittura ovvia per ciascuno. Infatti, nell'ordine del giorno in esame in sostanza abbiamo proposto che non possa essere nominato commissario o subcommissario per il ripiano dei deficit sanitari chi ha prodotto i deficit sanitari. A me pare strano che su questo ordine del giorno il Governo abbia formulato un invito al ritiro. Avrei preferito, come è avvenuto in altre occasioni precedenti, che ci fosse almeno una proposta di riformulazione, magari affinché il Governo potesse impegnarsi a valutare l'opportunità di prevedere che chi viene nominato alla carica di commissario o subcommissario non abbia svolto la funzione di presidente negli anni in cui è maturato il deficit.
Se, invece, il Governo si ostina è come se dicesse che, in qualche modo, si possono affidare le pecore al lupo. Vorrei soltanto ricordare - e concludo, signor Presidente - che il commissariamento per il ripiano dei deficit è previsto nel momento in cui il Governo diffida la regione ad emanare atti per il ripiano, la regione non li emana o emana atti insufficienti e, a quel punto, cosa si fa? Si dà la possibilità al presidente di essere commissario, benché non abbia in precedenza risposto alle diffide del Governo. Invito il Governo a riconsiderare il parere espresso sull'ordine del giorno n. 9/1891/26 da me presentato.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Occhiuto n. 9/1891/26, purché sia riformulato nel senso di sostituire, nella parte dispositiva, le parole «ad adottare» con le seguenti: «a valutare l'opportunità di adottare».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Occhiuto n. 9/1891/26, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Chiedo all'onorevole Argentin se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1891/27.

ILEANA ARGENTIN. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Sostengo l'importanza di un'agenzia che permetta, in base al decentramento, di controllare accreditamenti e finanziamenti e, quindi, la qualità del servizio regionale. Il mio ordine del giorno è assolutamente di indirizzo, e dunque non credo necessario ritirarlo.
Inoltre, colgo l'occasione del mio intervento per ricordare a tutta l'Assemblea che oggi ricorre la giornata internazionale dell'handicap. Ritengo che sia necessario ricordarlo trattando di sanità, o meglio di Pag. 72ordini del giorno che in qualche modo hanno a che fare anche con materie collegate alle patologie. Forse se qualcuno controllasse di più probabilmente vi sarebbero meno disabili. Lo affermo perché è assolutamente gravissimo che ancora oggi un terzo delle persone disabili siano quelle che hanno avuto incidenti collegati alla nascita e alle difficoltà durante il parto. Tutte questi elementi evidenziano che un'agenzia che controlli qualitativamente e quantitativamente i fondi sulle regioni è importantissima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Argentin n. 9/1891/27, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 501
Astenuti 3
Maggioranza 251
Hanno votato
242
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Chiedo all'onorevole Livia Turco se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1891/28.

LIVIA TURCO. No, signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e richiamo l'attenzione sull'ordine del giorno da me presentato per una questione di coerenza del Governo con se stesso in relazione a due fatti. Il primo riguarda la circostanza che il sottosegretario alla sanità, Francesca Martini, rispondendo a un atto di sindacato ispettivo dell'onorevole Di Virgilio, aveva indicato lei stessa come fosse sbagliata una proroga così ampia rispetto all'applicazione della legge 3 agosto 2007, n. 120, che prevede la costruzione degli spazi per poter consentire l'esercizio della libera professione. Stiamo parlando di questo: non del fatto se sia possibile o meno la libera professione, ma delle modalità con cui renderla possibile. La costruzione degli spazi per rendere possibile l'intra moenia e l'esercizio della libera professione è a tutela del rispetto della salute dei cittadini e anche della professione medica.
Su questo punto si sta procedendo, da oltre quindici anni, di proroga in proroga. Con la legge 3 agosto 2007, n. 120, che aveva avuto anche il voto favorevole nell'attuale maggioranza, si era detto basta all'ennesima proroga. Si era indicato il 31 gennaio 2009. Ora il Governo ripropone una proroga sino al 2012, una proroga amplissima, e lo stesso sottosegretario Martini rispondendo all'onorevole Di Virgilio affermava che se una proroga doveva essere disposta, doveva esserlo per i progetti già finanziati. Infatti, un'ulteriore proroga sino al 2012 significa invitare le regioni inadempienti a proseguire con la loro inadempienza; significa di fatto penalizzare i medici che fanno bene il loro lavoro; significa sancire la sanità di serie A e la sanità di serie B. Quindi, si tratta di un ordine del giorno di buon senso, coerente con la legge che anche voi avevate votato e con una dichiarazione del sottosegretario in risposta ad un atto di sindacato ispettivo dell'onorevole Di Virgilio.
Pertanto, mi sembrerebbe come minimo sensato prendere in considerazione l'ordine del giorno in esame.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno in esame.

Pag. 73

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che l'onorevole Livia Turco non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/28, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro proposto dal Governo dell'ordine del giorno Bossa n. 9/1891/29.

LUISA BOSSA. Signor sottosegretario, non capisco la «bocciatura» dell'ordine del giorno in esame. L'articolo 1-bis reca in sé una contraddizione: non si può dire che si sanzionano le regioni se non dovessero provvedere a realizzare gli appositi spazi per l'intramoenia, mentre subito dopo si rimanda tutto al 2012. Quindi, è un articolo che non si tiene, non è proprio logico.
Prego davvero la maggioranza di fare una riflessione: la vogliamo costruire davvero una buona sanità, attenta ai bisogni dei cittadini, a quelli che chiedono che la sanità funzioni?
Credo che il Governo debba porre alla sua attenzione lo stato di attuazione dei programmi di adeguamento degli ospedali. Non è eversivo, credetemi cari colleghi, chiedere semplicemente il controllo a livello aziendale e regionale degli ospedali. Ecco perché non capisco il senso di questa «bocciatura»: chiedo al Governo di riconsiderare il suo giudizio e di modificare il parere.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo modifica il parere e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno in esame, a condizione che il dispositivo sia riformulato inserendo, dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di».

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Bossa accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/29, accolto dal Governo come raccomandazione purché riformulato.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Binetti n. 9/1891/30, accolto come raccomandazione dal Governo.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, da un lato, ringrazio il Governo per aver accolto come raccomandazione l'ordine del giorno in esame, anche se mi sembra francamente poco oggi, nel giorno in cui ricordiamo, come ha detto bene prima l'onorevole Argentin, la giornata dei disabili e mettiamo al centro della nostra attenzione una riflessione sui diritti.
Mi sembra che garantire fin dalla nascita il diritto ad ottenere pari opportunità, sia che una persona nasca abile, sia che possa nascere potenzialmente disabile, meriterebbe davvero un impegno molto più forte da parte del Governo.
Stiamo parlando di terapia intensiva neonatale offerta a bambini che nascono in condizioni di grave immaturità oppure a bambini sottopeso. È un fatto di giustizia: intervenire correttamente e precocemente significa ridurre il rischio di handicap, significa migliorare le condizioni di vita, significa anche risparmiare in modo significativo rispetto al budget della sanità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.

DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, intanto desidero apporre la mia firma all'ordine del giorno in esame. Inoltre, sottolineando ciò che ha detto l'onorevole Binetti, aggiungo che, se le decisioni economiche vanno prese anche in questo campo, ciò significa pronunciare una condanna a morte. Voler ridurre il personale senza neanche sostituire chi va in pensione nei reparti di terapia intensiva neonatale è veramente assurdo. Quindi, in modo convinto appongo la mia forma all'ordine del giorno in esame.

Pag. 74

PRESIDENTE. Chiedo al Governo se, dopo gli interventi, intenda modificare il parere mutando l'accoglimento come raccomandazione in accettazione.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno in esame, purché nel dispositivo, dopo le parole «impegna il Governo», siano inserite le seguenti: «a valutare l'opportunità di».

PRESIDENTE. Mi scusi, l'ordine del giorno era già stato accolto come raccomandazione. Se venisse riformulato in questo senso, il parere sarebbe favorevole?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, mi rifaccio alla riformulazione precedente.

PRESIDENTE. Dunque, il Governo accoglie l'ordine del giorno solo come raccomandazione. Onorevole Binetti, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/30, accolto come raccomandazione dal Governo?

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, in merito all'ordine del giorno in esame mi rivolgo soprattutto alla maggioranza, perché so di poter contare sul consenso di una vasta parte di tutta l'opposizione: oggi, giorno del disabile, vogliamo davvero votare contro i bambini? Vogliamo votare contro? Abbiamo il coraggio di dirlo, allora!

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Binetti n. 9/1891/30, a condizione che venga accettata la riformulazione espressa in precedenza.

PRESIDENTE. Pertanto, riassumo: il Governo accetta l'ordine del giorno Binetti n. 9/1891/30, a condizione che la presentatrice accetti la riformulazione proposta dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Binetti accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/30, accettato dal Governo purché riformulato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Chiedo all'onorevole Calgaro se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1891/31 formulato dal Governo.

MARCO CALGARO. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO CALGARO. Signor Presidente, vorrei intervenire per segnalare che questo ordine del giorno aveva inizio con una premessa che considerava i vari problemi che oggi ha la sanità italiana.
Per non dilungarmi, vorrei dire soltanto che su alcuni di questi temi, come l'importante contenzioso che è andato aumentando, negli ultimi anni, nel campo sanitario, del 60 per cento e il rilevante deficit sanitario di molte regioni (che le porta verso il dissesto), causato dalla gestione della sanità e dai problemi sanitari, abbiamo, addirittura, istituito una Commissione d'inchiesta, bicamerale nella XV legislatura e monocamerale nella XVI.
L'ordine del giorno in oggetto invitava semplicemente a ritenere una priorità la ricostituzione del Ministero della sanità. Pertanto, chiedo al Governo di riconsiderare la sua posizione, che penso sia condivisa anche da molti colleghi del centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non modifica il proprio parere.
Passiamo, dunque, ai voti.Pag. 75
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Calgaro n. 9/1891/31, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 496
Astenuti 9
Maggioranza 249
Hanno votato
230
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare, che il deputato Colombo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pompili ha segnalato di aver votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore.
Chiedo all'onorevole D'Incecco se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1891/32 formulato dal Governo.

VITTORIA D'INCECCO. Signor Presidente, mi permetto di insistere, perché ho parlato di risorse necessarie da erogare alle regioni per i livelli essenziali di assistenza. In questo momento così critico per la sanità, non posso pensare che il Governo non accolga almeno come raccomandazione questo mio ordine del giorno.
Oltretutto, ho richiesto di vigilare sull'intramoenia per tutto ciò che è stato detto in precedenza, anche dall'onorevole Turco. Non a caso, mi sembra che sia stata istituita una Commissione ad hoc sugli errori sanitari. Pertanto, chiedo al Governo di accogliere, almeno, come raccomandazione il mio ordine del giorno n. 9/1891/32.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno D'Incecco n. 9/1891/32, purché il dispositivo sia riformulato nel senso di inserire, dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di», come proposto anche dalla presentatrice.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole D'Incecco accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/32, accolto come raccomandazione dal Governo, nel testo riformulato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/1891/33 formulato dal Governo.

MAURIZIO TURCO. No, signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, questo ordine del giorno è simile all'ordine del giorno Occhiuto n. 9/1891/26. Riteniamo, perlomeno, contraddittorio che i commissari che dovrebbero attuare il piano di rientro della spesa sanitaria siano nominati da coloro che sono stati responsabili dei dissesti sanitari regionali. È ancora peggio che i sub-commissari siano nominati dal Consiglio dei Ministri. In altri termini, si vuole restare nell'ambito delle nomine politiche, cosicché ciò che sinora è stato responsabilità di alcuni esponenti o istituzioni continui ad essere la copertura per continuare a fare quello che si è fatto sino ad oggi (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo conferma il parere espresso.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/1891/33, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 76

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 493
Votanti 490
Astenuti 3
Maggioranza 246
Hanno votato
228
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che i deputati Tenaglia, Lo Moro e Ruggeri hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Golfo e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Chiedo all'onorevole Grassi se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1891/34 formulato dal Governo.

GERO GRASSI. Signor Presidente, chiedo che il Governo riveda la sua posizione, perché disconoscere questo ordine del giorno significa tradire il Servizio sanitario nazionale.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'ordine del giorno è accolto come raccomandazione con la riformulazione proposta.

PRESIDENTE. Accoglie la riformulazione, onorevole Grassi?

GERO GRASSI. Signor Presidente, può dirmi qual è la riformulazione?

PRESIDENTE. Prego, signor sottosegretario.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Si propone di riformulare il dispositivo dell'ordine del giorno nel senso di sostituire le parole «a verificare la possibilità di» con le seguenti:«a valutare l'opportunità di».

PRESIDENTE. Onorevole Grassi?

GERO GRASSI. Signor Presidente, non sono d'accordo e non accolgo la riformulazione.

ANNA TERESA FORMISANO. Presidente, chiedo di parlare.

PRESIDENTE. In tal caso, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grassi n. 9/1891/34, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

ANNA TERESA FORMISANO. Presidente!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 484
Maggioranza 243
Hanno votato
232
Hanno votato
no 252).

Onorevole Formisano, le chiedo umilmente scusa.

ANNA TERESA FORMISANO. Sì, ma dopo non mi servono le scuse!

PRESIDENTE. Prendo atto che i deputati Margiotta e Rubinato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole, che il deputato Lehner ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare. Chiedo all'onorevole Lenzi se insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/35, non accettato dal Governo.

DONATA LENZI. Chiedo anch'io un esame di quanto è previsto dall'ordine del giorno in modo coerente con quanto chiesto anche dai colleghi. Si tratta, infatti, di Pag. 77ordini del giorno tra loro collegati che riguardano il tema della sanità e richiedono una specifica attenzione.

PRESIDENTE. Qual è l'opinione del Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere è contrario.

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, chiedo ancora scusa per prima.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire per chiedere di apporre la mia firma all'ordine del giorno del collega Grassi perché lo condividevo totalmente e francamente mi sembra un'assurdità averlo respinto.
Lo stesso vale per l'ordine del giorno Lenzi n. 9/1891/35, al quale chiedo di apporre la mia firma.
Signor Presidente, o parliamo di sanità e di emergenze della sanità - e il settore della cardiochirurgia è una di quelle - oppure, se vogliamo far finta di parlare di sanità, allora fingiamo!
La spesa sanitaria nazionale, che come tutti noi sappiamo viene gestita dalle regioni in prima linea, prevede - purtroppo - che non in tutte le regioni ci sia lo stesso livello di servizio: chiamiamoli LEA, chiamiamoli livelli minimi di assistenza, chiamiamoli come vogliamo; ma quelli che salvano le vite, quelli devono essere uguali per tutti. Per questo motivo, chiedo al Governo di rivedere il suo parere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lenzi n. 9/1891/35, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 503
Maggioranza 252
Hanno votato
235
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Chiedo all'onorevole Miotto se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1891/36 formulato dal Governo.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, capiamoci bene, sono numerosi questi ordini del giorno e si assomigliano, però la radice è una sola. Nelle regioni ove i conti non sono in ordine l'articolo 32 della Costituzione esiste ancora o no? È questo il punto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Anche nelle regioni dove i conti non sono in ordine, cari colleghi (e mi riferisco al Governo, naturalmente), anche in quelle regioni l'articolo 32 della Costituzione opera e allora devono essere ridotti gli sprechi e le inefficienze, ma non i livelli essenziali. Pertanto, la deroga alle assunzioni e i posti letto (nel caso specifico in psichiatria e in neurologia) non possono essere messi in discussione. Mi auguro che il Governo voglia modificare la propria posizione.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo è contrario, signor Presidente.

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Formisano, è già intervenuta due volte.

ANNA TERESA FORMISANO. È soltanto per chiedere di apporre la mia firma all'ordine del giorno Miotto n. 9/1891/36.

Pag. 78

PRESIDENTE. Se vuole apporre, con il consenso del presentatore, la sua firma, allora va bene, ne prendo atto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Miotto n. 9/1891/36, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
226
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Galletti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Desidero ricordare ai colleghi che, ai sensi dell'articolo 88, comma 1, terzo periodo, del Regolamento, «ciascun deputato può dichiarare il proprio voto sugli ordini del giorno con un unico intervento sul loro complesso per non più di cinque minuti o con non più di due interventi distinti per una durata complessivamente non superiore».

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei chiedere un chiarimento: ciascun deputato può parlare per cinque minuti sul complesso degli ordini del giorno, quindi avendone parlato per il mio gruppo una ventina circa, ce ne sono altri 205 che possono intervenire, è questo che stava spiegando?

PRESIDENTE. No, onorevole Giachetti: stavo solo spiegando all'onorevole Anna Teresa Formisano che il motivo per cui non poteva intervenire non era una mia scortesia nei suoi riguardi. Lei è sempre molto puntuale nei suoi richiami e di questo la ringrazio.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro e insiste per la votazione del suo ordine del giorno Mosella n. 9/1891/37.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mosella n. 9/1891/37, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato
221
Hanno votato
no 266).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Rubinato, Graziano e Codurelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo infine atto che i deputati Picchi, Nizzi, Milo e Nirenstein hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Murer n. 9/1981/38, formulato dal Governo.

DELIA MURER. Signor Presidente, invito il Governo a riconsiderare il parere espresso su questo ordine del giorno, che è volto un chiedere una deroga sul tema del blocco delle assunzioni. Sappiamo, infatti, che con il decreto-legge n. 112 del 2008 si è alterato il patto sulla salute che esisteva tra Stato e regioni, non salvaguardando i livelli essenziali di assistenza e riducendo le risorse.
Oltre a ciò, è intervenuta una scelta di blocco delle assunzioni e di riduzione di posti in pianta organica.Pag. 79
Ritengo, pertanto, sia importante avere la possibilità di una deroga. Non tutte le realtà sono uguali: i livelli di assistenza vanno garantiti ovunque, ma c'è bisogno di assicurare alcuni interventi e posti letto che permettano l'effettiva realizzazione del diritto alla salute.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo conferma il parere precedentemente espresso.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Murer n. 9/1891/38, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 504
Maggioranza 253
Hanno votato
239
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che i deputati Nizzi e Nirenstein hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, che i deputati Pes e Vannucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno Pedoto n. 9/1891/39, formulato dal Governo.

LUCIANA PEDOTO. Signor Presidente, non accetto l'invito al ritiro e chiedo anche io al Governo di riformulare il parere.
Il blocco delle assunzioni e il taglio indiscriminato di tutti i posti letto dei vari reparti - che poi sono stati rappresentati negli ordini del giorno fin qui esaminati e, credo, anche negli altri - alla fine di questa storia si rivelerà solo una mannaia. Non avrete eliminato gli sprechi, non avrete rispettato il principio dell'adeguatezza e dell'appropriatezza delle prestazioni e, soprattutto, si sarà persa la tutela del diritto alla salute dei cittadini, di tutti i cittadini e non solo di alcuni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo, come ha fatto in relazione agli ordini del giorno precedenti che trattano di deroga, esprime un parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pedoto n. 9/1891/39, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 495
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
227
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che i deputati Evangelisti, Bossa, Pes, Scarpetti e Mura hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, la ringrazio perché molto spesso si fa portavoce del Governo, spiegando meglio all'Aula quale sia l'intendimento del Governo.Pag. 80
Preferirei tuttavia, come richiede il Regolamento, che sia il Governo, anche nella risposta ai deputati, a dire quale sia la posizione che intende eventualmente esprimere ex novo e che la Presidenza si limiti al semplice richiamo al parere favorevole o contrario del Governo.

PRESIDENTE. Il Governo, ovviamente, si era espresso in tal senso.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Sbrollini n. 9/1891/40, formulato dal Governo.

DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, chiedo al Governo di riconsiderare il parere perché, anche in questo caso, come è stato già detto da alcune colleghe che mi hanno preceduta, stiamo parlando di una deroga al blocco delle assunzioni. Sappiamo che, nel 2007, il settore sanitario ha già dato molto sui conti pubblici: questo sarebbe, quindi, un modo per rispettare e garantire i livelli essenziali dei diritti della persona. Le chiediamo, pertanto, di modificare il parere espresso.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo conferma l'invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sbrollini n. 9/1891/40, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 502
Astenuti 2
Maggioranza 252
Hanno votato
233
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che i deputati Mastromauro, Lo Moro, Mariani, Esposito e Mura hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole; che la deputata Di Centa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Chiedo all'onorevole Zampa se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1891/41.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, mi rivolgo al sottosegretario per chiedere al Governo di rivedere il parere espresso. Il tema di cui stiamo parlando è delicatissimo: riguarda la terapia intensiva, in particolare in neonatologia. Si tratta di un modo per difendere la vita. Non solo; come ho già spiegato ieri, in realtà, di fatto, sopprimendo posti in questi settori, si rischia di aumentare la spesa sanitaria poiché si possono verificare patologie impreviste o aggravamenti di patologie. Chiedo pertanto di riflettere al riguardo e spero in un eventuale mutamento dell'avviso del Governo, in un «va beh» come anche poc'anzi è avvenuto con riferimento all'atto di indirizzo presentato dall'onorevole Binetti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo conferma il parere già espresso ossia formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno in esame, esprimendo altrimenti parere contrario, così come ha fatto per gli altri ordini del giorno che trattano delle deroghe al blocco delle assunzioni.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro e insiste per la votazione dell'ordine del giorno Zampa n. 9/1891/41.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, intervengo brevemente per chiedere solamentePag. 81 una cosa ai colleghi che stanno proponendo questa serie di ordini del giorno: specialmente con riferimento ad alcune regioni, vorrei sapere dove erano questi colleghi quando i blocchi delle assunzioni non c'erano e forse non vedevano l'inefficienza delle loro situazioni sanitarie. È semplicemente una domanda. Ve la siete fatta, voi, questa domanda, prima di continuare a proporre questa forma di ordini del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zampa n. 9/1891/41, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato
239
Hanno votato
no 271).

Prendo atto che la deputata Mura ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Calvisi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Chiedo all'onorevole Codurelli se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1891/42.

LUCIA CODURELLI. Signor Presidente, anch'io chiedo un ripensamento rispetto al parere espresso sull'ordine del giorno. Ma, anche alla luce delle provocazioni testé fatte, osservo che in questo caso si parla del fatto che, se non viene rivisto, il blocco delle assunzioni significherà mettere in discussione servizi sanitari dappertutto e soprattutto in certe zone. Dunque, chiediamo di ripensare l'avviso già espresso per garantire, come diceva bene la collega Miotto, i livelli di assistenza. Si tratta di un minimo garantito, così come prevede l'articolo 32 della Costituzione. Dunque, chiedo ancora un ripensamento in questo senso.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo conferma il parere già espresso ovvero formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro e insiste per la votazione dell'ordine del giorno Codurelli n. 9/1891/42.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Codurelli n. 9/1891/42, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato
237
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che il deputato Lehner ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che l'onorevole De Biasi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/43, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo all'onorevole De Pasquale se accetti la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1891/44. Se accetta, l'ordine del giorno si intende accolto come raccomandazione.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, non mi pare che fosse stato accolto come raccomandazione...

Pag. 82

PRESIDENTE. Sì, ho detto che è accolto come raccomandazione, se viene accettata la riformulazione proposta dal Governo.

ROSA DE PASQUALE. A me sembra che l'ordine del giorno era accettato con riformulazione.

PRESIDENTE. Va bene, ci siamo capiti...

ROBERTO GIACHETTI. No, signor Presidente!

PRESIDENTE. Il Governo ha proposto una riformulazione dell'ordine del giorno. Qualora il proponente la accetti, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno ...anzi, mi correggo: il Governo addirittura lo accoglie. Questa volta ha sbagliato il Presidente...
Prendo atto che l'onorevole Bosi appone la sua firma all'ordine del giorno De Pasquale n. 9/1891/44.
Chiedo all'onorevole De Torre se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1891/45.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, credo che sia importante porre in votazione questo ordine del giorno. Infatti, nel processo avviato dal Governo verso il federalismo, penso che sia assolutamente importante capire se davvero si porga attenzione, da parte del Governo, verso i comuni.

PRESIDENTE. Il Governo conferma o muta il parere?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno a condizione che sia accettata la seguente riformulazione: nel dispositivo, sostituire le parole: «impegna il Governo a prevedere necessarie risorse», con le seguenti: «impegna il Governo a valutare le possibilità di prevedere necessarie risorse».

PRESIDENTE. Onorevole De Torre, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1891/45?

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, nel nuovo testo non significherebbe nulla; almeno, dunque, mettiamolo ai voti, in modo che non resti accolto solamente come raccomandazione.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che l'onorevole De Torre insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/45.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno De Torre n. 9/1891/45, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 507
Astenuti 1
Maggioranza 254
Hanno votato
239
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che il deputato Toto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che le deputate D'Incecco e De Pasquale hanno segnalato che non sono riuscite a votare.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ginefra n. 9/1891/46, accolto come raccomandazione dal Governo.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, capisco che procediamo di corsa; però, se non ho interpretato male, l'onorevolePag. 83 De Torre chiedeva che, proprio perché la formulazione proposta dal Governo non era particolarmente incisiva, almeno quel testo così riformulato fosse votato dall'Aula. Con l'accettazione di quella riformulazione, infatti, ci sarebbe stato un parere favorevole del Governo e non contrario. Noi abbiamo, per la fretta, sottoposto al voto l'ordine del giorno nel testo originario, quando era stata accettata la riformulazione, e così l'abbiamo fatto «bocciare».
Signor Presidente, le assicuro che è così: il Governo ha proposto una riformulazione, l'onorevole De Torre l'ha accettata e ha chiesto che, così riformulato, il suo ordine del giorno fosse votato. Se l'ordine del giorno era stato riformulato dal Governo, il parere non avrebbe potuto che essere favorevole e lo stesso ordine del giorno, così riformulato, sarebbe stato approvato.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei è sempre molto puntuale; tuttavia, non per mettere i puntini sulle «i», ma il Governo, da quanto ovviamente ha compreso la Presidenza, ha dichiarato che avrebbe mutato avviso, quindi avrebbe accolto come raccomandazione questo ordine del giorno, qualora il proponente avesse accettato la riformulazione. Il proponente ha chiesto che l'atto venisse votato, ha chiesto, cioè, di sottoporre al voto dell'Aula l'ordine del giorno e pertanto il Governo, avendo il proponente insistito per la votazione, ha espresso parere contrario.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal Governo dell'ordine del giorno Pes n. 9/1891/47.

CATERINA PES. Signor Presidente, sono un po' sconcertata per il fatto che questo ordine del giorno non sia stato preso in considerazione perché, in fondo, quanto stiamo chiedendo, sottosegretario, è che i tagli alla spesa vengano rimodulati tenendo conto delle criticità. Avete detto più volte che l'obiettivo più importante è naturalmente anche quello di garantire che venga mantenuta la qualità dell'offerta formativa, lo avete detto in tanti modi, così come avete affermato che comunque operate tagli solo relativamente a quanto veramente merita di essere tagliato, in quanto superfluo e inutile.
Ebbene, per questo motivo, sottosegretario, le chiedo di riconsiderare il parere su questo ordine del giorno e di prendere in considerazione semplicemente la possibilità di rimodulare i tagli alla spesa tenendo conto soprattutto dei rischi di dispersione scolastica che in alcuni territori del nostro Paese sono molto elevati.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo potrebbe accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno se venisse accettata la riformulazione del dispositivo nei seguenti termini: «valutare le possibilità».

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Pes accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/47, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Ria n. 9/1891/48. In tal caso il Governo accoglierebbe come raccomandazione l'ordine del giorno.

LORENZO RIA. Signor Presidente, in tempi di magra per l'opposizione che dopo venti decreti-legge e sette voti di fiducia vede sempre più assottigliarsi le proprie possibilità di incidere sui provvedimenti, ma soprattutto in tempi di magra per i comuni, che con il provvedimento sull'ICI vedono in parte svuotarsi le proprie casse, vanno bene le riformulazioni e le raccomandazioni. Pertanto, accetto la riformulazione proposta e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Bobba n. 9/1891/49 formulato dal Governo.

Pag. 84

LUIGI BOBBA. No, signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bobba n. 9/1891/49, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 504
Astenuti 3
Maggioranza 253
Hanno votato
236
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che la deputata Braga ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Gatti n. 9/1891/50 formulato dal Governo.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, chiedo al Governo di ripensare l'invito al ritiro, tenendo conto del fatto che con questo ordine del giorno noi stiamo chiedendo di tenere conto, nel riparto delle risorse (ancorché insufficienti e non adeguate a riparare tutto il danno provocato dalle scelte del Governo sull'ICI alle casse dei comuni), della condizione occupazionale.
Non so se ci rendiamo conto delle caratteristiche che sta assumendo la crisi. Vi comunico soltanto, ma suppongo che lo abbiate appreso dalle agenzie, che la Telecom ha annunciato 4 mila licenziamenti in Italia, di cui 600 entro la fine di quest'anno. Questa è solo la punta dell'iceberg, ma la situazione è gravissima in tutti i comuni, i quali si troveranno ad affrontare situazioni gravi e pesanti anche al di fuori delle proprie competenze. Quindi, chiedo veramente che il Governo cambi il parere e modifichi l'atteggiamento sull'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo su questo ordine del giorno, come su tutti gli altri fino all'ordine del giorno Madia n. 9/1891/57, non cambia parere. Quindi, invita i proponenti a ritirare gli ordini del giorno, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Gatti non accede all'invito al ritiro e insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/50.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gatti n. 9/1891/50, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 498
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato
231
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita a votare e che la deputata Pes ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Rampi n. 9/1891/51 formulato dal Governo.

ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, signor sottosegretario, chiederei un riesame del parere del Governo. Sono veramente delusa dall'invito al ritiro richiesto per questo e per altri ordini del Pag. 85giorno collegati. In questo caso stiamo parlando di risorse per le persone ultrasettantenni, affinché i comuni che hanno un alta incidenza di popolazione anziana possano dare risposte socio assistenziali adeguate a chi ha lavorato tutta una vita e a chi ha fatto grande l'Italia. Ora che costoro hanno bisogno di maggiori cure e assistenza si ritrovano magari un reddito il cui potere d'acquisto diminuisce, come sappiamo, di giorno in giorno.
Il Governo con questo parere sembra, invece, preferire un atteggiamento ideologico e pregiudiziale rispetto a quello che potrebbe essere il contributo che l'opposizione potrebbe portare sull'argomento e su una questione tanto importante. Chiedo, quindi, al Governo ancora una volta di riconsiderare favorevolmente questo ordine del giorno, dando un segnale chiaro che politiche a tutela dei più deboli possano essere realizzate solo a partire dalle autonomie locali.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ELISABETTA RAMPI. Concludo, signor Presidente. Se il Governo invita al ritiro perché pensa forse che la social card possa essere sufficiente a far fronte ai bisogni della gente si sbaglia, perché ciò non è vero. Sappiamo, infatti, che sia la quantità delle risorse stanziate, sia il metodo burocratico utilizzato saranno inefficaci.
Quindi, veramente chiedo di riconsiderare il parere, perché è importante nella ripartizione delle risorse considerare i comuni e il loro rapporto con lo Stato.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo conferma il suo parere.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rampi n. 9/1891/51, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 502
Maggioranza 252
Hanno votato
238
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che i deputati Vassallo, Mura e Mastromauro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Velo n. 9/1891/52 formulato dal Governo.

SILVIA VELO. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro, perché il tema posto dall'ordine del giorno, come da molti altri, è rilevante. I comuni si trovano in questi giorni ad aver chiuso i consuntivi deliberando l'assestamento di bilancio senza certezze sul rimborso ICI per il 2008 e non hanno nessuna contezza del rimborso ICI per il taglio 2009.
Con questo decreto-legge si prende atto che gli impegni presi dal Governo non sono stati mantenuti e si attua una correzione marginale. L'ordine del giorno, come altri, chiede di prendere atto delle situazioni più difficili e in questo caso dei cittadini residenti nelle isole minori. Questi, infatti, per loro natura soffrono già di carenza di servizi e di distanza dalle strutture dei servizi principali e senza un intervento si troveranno ad essere penalizzati.
Bocciare il mio ordine del giorno n. 9/1891/52 significa tagliare servizi essenziali per chi vive nelle isole minori.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo conferma il parere reso e che il presentatore insiste pertanto per la votazione dell'ordine del giorno Velo n. 9/1891/52.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 86

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per rammentare che, poiché il sottosegretario, a nome del Governo, ha sostanzialmente chiesto alla gran parte dei deputati presentatori, attraverso la formula dell'invito al ritiro, di ritirare i rispettivi ordini del giorno, è del tutto evidente che, trattandosi di una discussione alla quale ciascun deputato ha partecipato (rispondendo, almeno per quanto attiene alle indicazioni espresse per la votazione o per il ritiro dell'ordine del giorno medesimo), dal Governo non può pervenire in blocco un preannunzio di indisponibilità a riformulare il parere a fronte di qualsiasi eventuale richiesta in tal senso di un deputato che, intervenendo nel merito, chieda al Governo quale sia la motivazione dell'invito al ritiro. Quest'ultimo, infatti, ha una duplice funzione: di salvaguardia del Governo in relazione alla proposta dei deputati, ma anche di salvaguardia dei deputati stessi, perché si tratta di una formula non solo rituale, ma di garanzia della possibilità di revisione del parere da parte del Governo. Questo volevo farle presente, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, credo di aver capito che l'invito al ritiro dell'ordine del giorno Velo n. 9/1891/52 non è stato suffragato sufficientemente da alcuna motivazione. È evidente che, quando si parla di un impegno così generico - «invitare il Governo a definire una soluzione di riparto che assicuri adeguate risorse ai comuni delle isole minori» -, si ripercorre la strada di varie iniziative legislative, anche dei Governi, di differenti colori, che, in passato, hanno sempre supportato le isole minori. Se invitare al ritiro significa: «Siccome è troppo impegnativo, vi consiglio di non farlo bocciare, perché questo può pregiudicare gli aiuti alle isole minori», ciò ha valore di un certo tipo; se, invece, invitare al ritiro, senza specificazione e senza accezioni aggiuntive, significa che il Governo, questo Governo, non vuole prendere in considerazione le problematiche pesanti delle isole minori italiane, allora davvero c'è da preoccuparsi.
Vorrei che questo dubbio venisse fugato, anche per gli effetti che ciò può comportare nelle scelte, nelle relazioni e nei rapporti con le popolazioni. Non credo si possa rimanere con questo punto interrogativo in sospeso.
Colgo l'occasione del mio intervento, auspicando che vengano forniti chiarimenti, per sottoscrivere l'ordine del giorno Velo n. 9/1891/52. Raccomando davvero, però, un chiarimento.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, intervengo soltanto per dichiarare la nostra volontà di sottoscrivere l'ordine del giorno Velo n. 9/1891/52.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Velo n. 9/1891/52, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 499
Votanti 497
Astenuti 2
Maggioranza 249
Hanno votato
248
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che i deputati Brigandì, Toccafondi, Giacomoni e Pelino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Pompili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.Pag. 87
Prendo atto, altresì, che il presentatore non accede all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Zunino n. 9/1891/53 e insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zunino n. 9/1891/53, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 514
Votanti 513
Astenuti 1
Maggioranza 257
Hanno votato
244
Hanno votato
no 269).

Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Bellanova n. 9/1891/54, formulato dal Governo.

TERESA BELLANOVA. Signor Presidente, francamente mi chiedo perché dovrei ritirare l'ordine del giorno. Capisco che si chieda il ritiro di un emendamento, invitando il parlamentare a presentare poi un ordine del giorno, ma invitare a ritirare un ordine del giorno mi pare un'ipocrisia. Dite che siete contrari al problema che è stato posto. Voglio invitare il Governo a rivedere il proprio parere, perché voi, che siete stati presi dall'ansia del cronometro, in nove minuti e mezzo avete approvato il decreto-legge n. 93 del 2008. In nove minuti e mezzo avete deciso di tagliare l'ICI a chi può permettersi di pagare e avete messo in difficoltà i sindaci di tutti i colori politici. Avete scaricato sui sindaci la vostra ansia da cronometro e, quindi, gli avete addossato la responsabilità di tagliare servizi essenziali ai cittadini, l'assistenza agli anziani, l'assistenza per i bambini che devono frequentare, dove non è previsto il tempo pieno, i corsi per l'approfondimento della lingua inglese, gli asili nido per quanto riguarda le donne che vogliono conciliare tempi di vita e tempi di lavoro.
In tutti questi mesi, siete andati a dire in televisione che non 1 euro in meno sarebbe stato trasferito ai comuni per quanto riguarda l'ICI. L'ordine del giorno vi impegna esattamente a mantenere questa promessa: non ridurre la quota di riparto dell'ICI per i comuni.
Vi chiedo di rivedere il parere, richiamandovi ad una coerenza, perché o esprimete un parere favorevole su quest'ordine del giorno o dite il falso in televisione. Noi non possiamo prestarci a questo vostro gioco, diventando responsabili di quella decisione che riporta solo ed esclusivamente sulle spalle degli amministratori locali e dei cittadini le ricadute delle vostre scelte da nove minuti e mezzo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo conferma il proprio parere: invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro, formulato dal Governo e insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bellanova n. 9/1891/54.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bellanova n. 9/1891/54, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato
238
Hanno votato
no 272).Pag. 88

Prendo atto che il deputato Ruvolo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, lei prima ci ha letto uno speech in cui giustamente ha ricordato cosa prevede il Regolamento riguardo alle dichiarazioni di voto, cioè che ogni deputato ha cinque minuti a disposizione. Ho ricevuto numerose lamentele dai miei colleghi deputati, signor Presidente, perché il fatto che lei scampanelli dopo un minuto e mezzo o due non riesce a far concludere un ragionamento e dà un po' di problemi. Quindi, la pregherei, a termini di Regolamento, di scampanellare al termini dei cinque minuti e non quando sono trascorsi due minuti, come sta facendo fino adesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Mosca n. 9/1891/55, formulato dal Governo.

ALESSIA MARIA MOSCA. Signor Presidente, insisto affinché il Governo riveda il proprio parere o almeno faccia uno sforzo per accoglierlo come raccomandazione, nella consapevolezza che non è con questo ordine del giorno che si risolve la questione occupazionale, in modo particolare quella femminile. Riteniamo, però, come è stato segnalato più volte che il Governo dia in questo senso almeno un segnale, dando la dimostrazione che su questo tema intenda andare oltre le semplici parole. Quindi, se la posizione del Governo non cambia, chiedo che quest'ordine del giorno venga votato.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo riconferma il proprio parere: invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal Governo e insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mosca n. 9/1891/55.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mosca n. 9/1891/55, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 512
Maggioranza 257
Hanno votato
240
Hanno votato
no 272).

Prendo atto che il deputato Ruggeri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Mattesini n. 9/1891/56 formulato dal Governo.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, chiedo anch'io al Governo un ripensamento su questo ordine del giorno, perché il tema demografico, in Italia, è estremamente serio; lo è perché l'Italia è un Paese sempre più vecchio (basti pensare che gli ultrasessantacinquenni sono oltre il 20 per cento).
È un Paese in cui vi è un bassissimo tasso di fertilità, 1,29 figli a donna, e sappiamo che il bilancio demografico nazionale è positivo solo per l'alta natalità delle famiglie immigrate; sappiamo, tra l'altro, quanto, nella scelta di una coppia, di una donna di fare figli, pesi l'assenza o la presenza di servizi quali i servizi per l'infanzia, per gli anziani, per la conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa, e Pag. 89sappiamo anche quanto la programmazione dei comuni incida in tal senso.
Questo ordine del giorno non fa altro che chiedere, nel rispetto, tra l'altro, della competenza sia delle autonomie locali sia del Governo, di definire una soluzione di riparto che assicuri adeguate risorse a quei comuni nei cui territori si registra un tasso di natalità inferiore alla media nazionale.
Chiedo, quindi, davvero al Governo di ripensarci; se non vi fosse il ripensamento, chiedo al sottosegretario di conoscere la motivazione del parere negativo.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mattesini n. 9/1891/56.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mattesini n. 9/1891/56, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 508
Astenuti 2
Maggioranza 255
Hanno votato
239
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Madia n. 9/1891/57 ed insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Madia n. 9/1891/57, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato
237
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che la deputata Mussolini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contario.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Coscia n. 9/1891/58.

MARIA COSCIA. Signor Presidente, mi era sembrato di capire che il pronunciamento del Governo fosse contrario fino all'ordine del giorno Madia n. 9/1891/57. Vorrei sapere se c'è stato un ripensamento da parte del Governo.
Comunque, chiedo al Governo un ripensamento, perché questo ordine del giorno non mi sembra particolarmente stravolgente rispetto all'indirizzo tenuto fin qui; chiediamo semplicemente, infatti, rispetto alle competenze del Governo, un impegno affinché si tenga conto, nei criteri di riparto, ovviamente da concordare in Conferenza unificata, dei servizi per l'infanzia e delle situazioni più deboli del Paese.
Ecco perché chiediamo al Governo di ripensarci e di accettare questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Coscia n. 9/1891/58.Pag. 90
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Coscia n. 9/1891/58, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato
239
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che la deputata Mattesini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
È presente in Aula e sta assistendo ai nostri lavori una rappresentanza dell'Università della Terza età di Macomer, in provincia di Nuoro. L'Assemblea saluta (Applausi).
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Bachelet n. 9/1891/59.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, vorrei chiedere se, per caso, il Governo potesse riservare al mio ordine del giorno lo stesso trattamento riservato all'ordine del giorno Pes n. 9/1891/47, perché si tratta dello stesso argomento.
L'onorevole Pes, di fronte ai pericoli di dispersione, chiedeva di adottare iniziative volte ad escludere dal piano di dimensionamento gli istituti scolastici presenti in situazioni di svantaggio. Il mio, sulle stesse premesse, chiede un monitoraggio della dispersione. Mi pare che l'ordine del giorno Pes n. 9/1891/47 fosse stato riformulato.

PRESIDENTE. Onorevole Bachelet, la sua osservazione è chiara. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo è disposto ad accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno Bachelet n. 9/1891/59, se il dispositivo viene riformulato nel modo seguente: «a prevedere la possibilità, in fase di predisposizione (...)».

PRESIDENTE. Onorevole Bachelet, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1891/59?

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bachelet n. 9/1891/59, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Graziano n. 9/1891/60.

STEFANO GRAZIANO. Chiedo al Governo di rivedere la posizione, perché si tratta semplicemente della richiesta di monitorare la dispersione scolastica rispetto agli effetti del decreto-legge, per cui non si capisce la motivazione per la quale in realtà si chiede il ritiro.

PRESIDENTE. Sentiamo il Governo, prima di dare la parola ad altri colleghi.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo lo potrebbe accogliere come raccomandazione, se il dispositivo venisse riformulato nel senso di inserire l'espressione «a valutare la possibilità di prevedere» e se poi si facesse riferimento a tutte le regioni, non solo alla regione Campania.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Graziano n. 9/1891/60, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.Pag. 91
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Laratta n. 9/1891/61, su cui il Governo ha formulato un invito al ritiro.

FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, anch'io vorrei chiedere al sottosegretario di rivedere l'invito al ritiro su questo nostro...

PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, onorevole Laratta, forse è un mio errore. Il Governo ha appena modificato il parere espresso, riformulando l'ordine del giorno del collega...

FRANCESCO LARATTA. Infatti stavo chiedendo anche questo, signor Presidente.
Mi chiedo se il Governo possa rivedere, visto che ha accolto come raccomandazione il precedente ordine del giorno con una riformulazione, anche quello in esame. Noi chiediamo che, non solo per la Calabria e il Mezzogiorno, ma per tutte le regioni italiane si faccia un monitoraggio sulla dispersione prima di fare il piano di dimensionamento, perché esso colpirebbe molte aree interne, molte zone depresse, molti piccoli comuni che si troverebbero senza una scuola, con una scuola accorpata, laddove la dispersione è più forte.

PRESIDENTE. Onorevole Laratta, grazie per il suo intervento, perché permette alla Presidenza di chiarire quanto segue: con l'accoglimento come raccomandazione dell'ordine del giorno Graziano n. 9/1891/60, così come riformulato dal Governo, è evidente che il riferimento era alla dispersione scolastica in tutte le regioni italiane. Pertanto, gli ordini del giorno Laratta n. 9/1891/61, Lolli n. 9/1891/62, Amici n. 9/1891/63, Picierno n. 9/1891/64, Margiotta n. 9/1891/65, Antonino Russo n. 9/1891/66, Schirru n. 9/1891/67, Mastromauro n. 9/1891/68 sono ricompresi nell'ordine del giorno Graziano n. 9/1891/60, così come riformulato e sono accolti tutti come raccomandazione.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Si tratta di un accoglimento solo come raccomandazione. Mi pare che, se il primo fosse stato accettato, andrebbe da sè che tutti gli altri ordini del giorno possano essere ricompresi in esso. Essendo invece accolto come raccomandazione, nulla vieta il fatto che gli altri proponenti accettino la formula della raccomandazione, ma bisogna chiedere a ciascuno.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Laratta n. 9/1891/61, Lolli n. 9/1891/62, Amici n. 9/1891/63, Picierno n. 9/1891/64, Margiotta n. 9/1891/65, Antonino Russo n. 9/1891/66, Schirru n. 9/1891/67, Mastromauro n. 9/1891/68, accolti dal Governo come raccomandazione, purché riformulati.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Per sottoscrivere gli ordini del giorno testè esaminati.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Giovannelli n. 9/1891/69, su cui il Governo ha formulato un invito al ritiro.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, chiederei al Governo di riconsiderare l'invito al ritiro, che risulta poco comprensibile. Capisco, mettendomi dal punto di vista del Governo e della maggioranza, che, apponendo la fiducia sul decreto-legge, si sia voluto evitare qualsiasi modificazione del decreto-legge stesso nel senso auspicato anche dall'ordine giorno in esame, ma francamente mi resta difficile comprendere perché non lo si voglia Pag. 92accogliere. Non si tratta qui di impegnare il Governo a compiere nessuna maggiore spesa: anzi lei sa che, nel momento in cui si va all'esercizio provvisorio in virtù di una proroga dell'approvazione dei bilanci, si lavora in dodicesimi, quindi la spesa viene rallentata e c'è un vantaggio per l'equilibrio delle casse pubbliche.
In secondo luogo, non si tratta di creare un precedente, perché credo siano stati di più gli anni in cui tali proroghe sono state concesse rispetto a quelli in cui si è invece tassativamente richiesto di approvare i bilanci entro il 31 dicembre.
Nella fattispecie specifica delle comunità montane, ci ritroveremmo probabilmente nella situazione di mettere la stragrande maggioranza di esse nella condizione di non chiudere i bilanci di previsione a pareggio, vanificando quel lavoro che è in essere tra il Governo e le rappresentanze delle comunità montane per cercare di trovare una soluzione al taglio al Fondo ordinario operato con il decreto-legge n. 112 del 2008.
Aggiungo ancora che ricadrebbe comunque sul Governo l'onere delle comunità montane lasciate al dissesto, in quanto esse vivono di finanza derivata. È dunque del tutto interesse del Governo accettare questo ordine del giorno ed essere conseguente rispetto a quanto esso richiede.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, confermo il parere contrario del Governo.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giovannelli n. 9/1891/69.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giovanelli n. 9/1891/69, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato
235
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Duilio n. 9/1891/70, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Quartiani n. 9/1891/71, sul quale il Governo ha formulato un invito al ritiro.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che un ordine del giorno come questo sia di ausilio alla soluzione di un problema che tutti noi avremo, dovuto all'effetto del combinato disposto dell'applicazione della legge finanziaria dello scorso anno e della manovra di luglio.
Indipendentemente dal giudizio che si ha delle comunità montane - se debbano essere mantenute, essere riformate ulteriormente, avere un'altra forma o diventare unioni - il problema non è questo, bensì il fatto che ci sono 180 comunità montane (che sono già state ridotte dallo scorso anno, per effetto della riforma del Governo precedente, da 320 a 180) che a questo punto rischierebbero di non avere una dotazione sufficiente per poter adottare i propri bilanci.
L'80 per cento delle comunità montane andrebbero così in default, il che comporterebbe per lo Stato un aggravio ulteriore (dal momento che pagare il dissesto dell'80 per cento delle comunità montane costa più degli effetti di risparmio voluti dalla norma).
La proposta è dunque quella di utilizzare il Fondo per la montagna previsto dalla legge n. 97 del 1994 (la cosiddetta Pag. 93legge per la montagna) che dovrebbe essere ordinato e organizzato dal CIPE quest'anno per rimpinguare i bilanci delle comunità montane in modo tale che questo Fondo venga inserito nel Fondo ordinario per il funzionamento delle comunità montane.
Così risolveremmo per il 2009 il problema, dopodiché il Parlamento provvederà relativamente alla questione.
Ovviamente, dal mio punto di vista credo che dobbiamo organizzare i territori montani dando ai comuni la facoltà e la possibilità di organizzare i servizi nelle realtà montane. Occorre quindi una legislazione di sostegno alle iniziative presenti dal punto di vista istituzionale nelle realtà delle terre alte del nostro Paese (ma questa è una questione che andremmo a discutere in seguito). L'ordine del giorno va invece nella direzione di risolvere un problema reale già alle porte dopo Natale.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Quartiani n. 9/1891/71 e quindi lo accetta così come formulato.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo, modificando il parere sull'ordine del giorno Quartiani n. 9/1891/71, lo accetta e che il presentatore non insiste per la votazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Marchi n. 9/1891/72, sul quale il Governo ha formulato un invito al ritiro.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, trovo incomprensibile l'invito al ritiro formulato sul mio ordine del giorno. Si tratta, infatti, di un ordine del giorno che nelle premesse non presenta alcuna valutazione politica, si limita a richiamare alcuni elementi del decreto-legge che stiamo per approvare. Il dispositivo impegna il Governo «a valutare l'opportunità - la formula credo sia tale da permettere al Governo, in seguito, di avere tutto il tempo a disposizione per una valutazione approfondita - di anticipare il termine di certificazione del mancato gettito ICI al 31 marzo 2009» (la data potrebbe essere anche modificata). Ricordo che questa è una richiesta avanzata anche dall'ANCI.
Mi pare, quindi, incomprensibile che non si voglia nemmeno valutare l'opportunità di questa anticipazione che non costa nulla. Ritengo, anzi, che essa rappresenti anche un vantaggio per lo stesso Governo, che ha tutto l'interesse a poter conoscere nel tempo più breve possibile qual è l'effettivo minor gettito dell'ICI, in modo da avere più tempo a disposizione per assumere gli eventuali provvedimenti conseguenti. Invito, quindi, il Governo a riformulare il suo parere.

PRESIDENTE. Il Governo conferma il parere?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo conferma il parere contrario.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marchi n. 9/1891/72.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marchi n. 9/1891/72, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 500
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato
235
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Rota ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Pag. 94
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Vico n. 9/1891/73.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, desidero chiedere al sottosegretario le ragioni, e possibilmente anche l'argomentazione, che hanno accompagnato questa richiesta di ritiro, ed eventualmente il parere contrario. In questo ordine del giorno vengono trattate le vicende di Roma e di Catania, e nel dispositivo si rivolgono sostanzialmente al Governo tre richieste: la prima, che si valuti l'opportunità che le risorse destinate a Roma e a Catania siano da considerarsi un prestito; la seconda, che, eventualmente, le erogazioni di quelle risorse siano subordinate a un piano di rientro da parte delle due città; la terza richiesta è che, comunque, in ogni caso, le amministrazioni competenti presentino un rendiconto.
Onorevole Cosentino, lei comprende, quindi, benissimo che a me sarebbe gradito conoscere la ragione e l'argomentazione del parere espresso al fine di poter ritirare l'ordine del giorno, insistere per la votazione o accettarne l'eventuale accoglimento.

PRESIDENTE. Il Governo conferma il parere?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo conferma il parere contrario.

PRESIDENTE. Chiedo, quindi, all'onorevole Vico se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/73.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, penso che mi sia dovuta una motivazione, il sottosegretario è stato molto sintetico nella sua risposta...

PRESIDENTE. Va bene...

LUDOVICO VICO. No, signor Presidente, mi scusi un attimo...

PRESIDENTE. Onorevole Vico, volevo solo chiedere al Governo di fornirle la motivazione.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, mi scusi un attimo, ho chiesto gentilmente spiegazione al Governo, riguardo la questione di Roma e di Catania, su dove sono andati a finire i soldi che potrebbero tornare indietro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se il Governo pensa di poter esprimere un parere contrario, io comprendo le sue ragioni, ma mi appello al Parlamento per l'espressione di un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno insistono per la votazione. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vico n. 9/1891/73, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 511
Maggioranza 256
Hanno votato
240
Hanno votato
no 271).

Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Capodicasa n. 9/1891/74.

ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, non vedo alcuna ragione per ritirare l'ordine del giorno in esame. Questo ordine del giorno è molto rispettoso e fa una ricostruzione della natura dei fondi FAS e della loro finalizzazione. Chiede in definitiva al Governo di predisporre strumenti volti a sanare un'iniquità che è stata commessa, una discriminazione tra il comune di Catania e altri comuni che versano nelle medesime condizioni. Come si Pag. 95fa a dire no ad una richiesta di questo genere? Oppure, se si dice di no, bisogna che si dia uno straccio di motivazione su perché Catania sì e gli altri comuni no. Sarei anche disposto, se il Governo fosse interessato alla questione, a riformulare il dispositivo dell'ordine del giorno in esame, ritirando la prima parte che propone il reintegro dei fondi FAS, considerato che l'Aula si è già espressa a questo proposito e che, a mio giudizio, a questo punto diventerebbe perfino improponibile. Ma la seconda parte del dispositivo (quella relativa all'introduzione di strumenti di intervento volti a favorire i comuni che si trovano nelle medesime condizioni con un meccanismo di rotazione, in relazione alla quale avevamo proposto anche un emendamento. Che poi non abbiamo potuto discutere per la posizione della questione di fiducia) a me sembrerebbe equa nei riguardi di tanti comuni che magari non hanno raggiunto livelli di squilibrio nei conti come quelli di Catania e sono pervenuti ad una condizione di deficit alto...

PRESIDENTE. La ringrazio. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, potremmo accogliere l'ordine del giorno in esame come raccomandazione se viene cassata tutta la prima parte (che riguarda la reintegrazione del fondo FAS) e a condizione di riformulare la seconda parte del dispositivo in questo modo: «impegna il Governo a valutare la possibilità di introdurre strumenti di intervento a favore di comuni che si trovano in condizioni di difficoltà finanziaria».

PRESIDENTE. Onorevole Capodicasa?

ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, onestamente rispetto a questa riformulazione (che adopera le parole «a valutare l'opportunità») sono pronto a cassare la prima parte, però quando si arriva a discutere del resto direi di introdurre qualcosa di più impegnativo, e non le parole «a valutare l'opportunità», che mi sembrano troppo generiche.

PRESIDENTE. Onorevole Capodicasa, quindi lei non accetta la proposta di riformulazione e insiste per la votazione il suo ordine del giorno?

ANGELO CAPODICASA. Signor Presidente, intanto vorrei chiedere al Governo se questa seconda ipotesi che ho suggerito possa andare bene o meno.

PRESIDENTE. Mi sembra che il Governo su questo si sia già espresso.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Capodicasa n. 9/1891/74, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 498
Maggioranza 250
Hanno votato
229
Hanno votato
no 269).

Prendo atto che la deputata Rubinato ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Misiani n. 9/1891/75.

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, vorrei invitare il Governo a ripensare il parere espresso su questo ordine del giorno, che è assolutamente ragionevole: si chiede ai comuni di restituire loro quanto è stato tolto senza giustificazione, a partire dalla questione enorme dell'ICI sulla prima casa che è stata abolita ma il mancato gettito non viene restituito integralmente ai comuni. Voi avete scritto nel DPEF: restituzione integrale del mancato gettito. Si tratta di un impegno scritto nero su bianco che va onorato. Con questo decreto tale impegno non viene onorato. I comuni si trovano in grandissima difficoltà nella formazione dei bilanci e credo che, Pag. 96cambiando parere su questo ordine del giorno, quanto meno si lancia un segnale di attenzione nei confronti di 8 mila 100 comuni che rischiano di non essere in condizione di costruire i bilanci di previsione per il 2009.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo conferma parere contrario sull'ordine del giorno Misiani n. 9/1891/75.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno insistono per la votazione. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Misiani n. 9/1891/75, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 497
Maggioranza 249
Hanno votato
227
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che i deputati in Calearo Ciman Rampi, Rossa e Sbrollini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Dovevo una precisazione e una risposta all'onorevole Giachetti riguardo alle sue osservazioni sull'ordine del giorno De Torre n. 9/1891/45.
Le posso confermare, avendo ricevuto il resoconto stenografico, che quanto affermato dalla Presidenza era corretto. Infatti l'onorevole sottosegretario Cosentino si esprimeva in questo modo: «il Governo potrebbe accogliere l'ordine del giorno come raccomandazione se il dispositivo viene riformulato inserendo le parole: "impegna il Governo a valutare la possibilità di prevedere le necessarie risorse"». Ovviamente, anche la Presidenza poteva sbagliare ed era doveroso andare a verificare il resoconto stenografico. In questo caso la Presidenza ha svolto correttamente il suo compito.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non posso che chiedere scusa a lei e anche all'Assemblea, tuttavia precisando che - non si tratta di una giustificazione - il modo di incedere un po' rapido porta anche a comprendere male quello che accade in Aula.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti. Ringrazio anche il collega Vicepresidente onorevole Buttiglione, perché avendo rinunciato a presiedere la seduta in attesa del resoconto stenografico mi ha permesso di poter dare una risposta diretta all'onorevole Giachetti.
Chiedo all'onorevole Calvisi se acceda all'invito al ritiro formulato dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1891/76.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, rifletto sull'invito al ritiro espresso dal Governo. Segnalo tuttavia al sottosegretario Cosentino che con questo ordine del giorno sostanzialmente chiediamo di graduare nel tempo gli effetti di una norma di questo decreto-legge che prevede l'anticipazione dal 30 giugno al 30 aprile, per i comuni e gli enti locali, dei consuntivi. Nel merito non siamo contrari a tale anticipazione, tuttavia sappiamo che i comuni possono incontrare difficoltà e problemi perché tutta la macchina amministrativa e burocratica è tarata per presentare consuntivi entro il 30 giugno.
Nell'ordine del giorno n. 9/1891/77 a mia prima firma proponiamo che questa norma entri in vigore nel 2010. Mi rendo conto che forse è una disposizione troppo precisa: chiedo al sottosegretario se, qualora si facesse riferimento generico ad un periodo di transizione, rimarrebbe l'invito Pag. 97al ritiro e in subordine il parere contrario, oppure il Governo potrebbe accettare una riformulazione di questo genere.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Calvisi n. 9/1891/76 purché sia soppressa la data inserita nel dispositivo.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Calvisi accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/76, accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.
Chiedo all'onorevole Fontanelli se acceda all'invito al ritiro formulato dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1891/77.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo di ripensare il parere espresso, perché è irragionevole e anche un po' imbarazzante, quando si chiede un confronto in positivo. Questa mattina ero presente all'iniziativa dell'ANCI sul rapporto IFEL ed era presente anche il sottosegretario Davico. Si è parlato dell'attuale situazione di grave difficoltà e di totale incertezza dei comuni nel predisporre i bilanci. Anzi, vi è il rischio che i comuni siano messi nella posizione di predisporre i bilanci per il 2009 alterando le entrate perché non ci sono i soldi, e si inventeranno poste che poi non saranno riscosse. Quindi, si spinge verso una cattiva amministrazione.
Domando quali costi o problemi comporti per il Governo introdurre il criterio di uno spostamento dei termini di pochi mesi, al 31 marzo 2009, come avvenuto negli scorsi anni. Non farlo mi sembra una posizione irragionevole, che denuncia come non vi sia una reale volontà di confronto né attenzione ai problemi dei comuni.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo conferma il parere contrario sull'ordine del giorno Fontanelli n. 9/1891/77.

SILVIA VELO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SILVIA VELO. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno Fontanelli n. 9/1891/77, perché pone un problema serio, riguardante tutti i comuni d'Italia. Mi piacerebbe sapere cosa pensano i colleghi deputati e sindaci del centrodestra di questa richiesta di proroga del termine per l'approvazione del bilancio.

FRANCESCO BOSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, anch'io chiedo di apporre la mia firma all'ordine del giorno Fontanelli n. 9/1891/77 e intendo svolgere alcune brevi considerazioni.
Ma come è possibile chiedere ai comuni di chiudere il bilancio e di fare il bilancio di previsione al 31 dicembre, quando al 31 dicembre non si conosce ancora il quadro finanziario, il quadro delle decisioni finanziarie, anche sotto il profilo tributario? Davvero questo è un non senso logico.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fontanelli n. 9/1891/77.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione Pag. 98dell'ordine del giorno Fontanelli n. 9/1891/77, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Boccia n. 9/1891/78.

CESARE MARINI. Signor Presidente, per la verità non capisco questo invito al ritiro, perché altri ordini del giorno, non identici ma dello stesso tenore (gli ordini del giorno Misiti n. 9/1891/11 e Ruvolo n. 9/1891/22) sono stati accolti con modifiche. Qui c'è un punto nevralgico della politica meridionalistica, perché il Governo intanto si è già impegnato ad utilizzare l'85 per cento dei fondi FAS per il Mezzogiorno in altri provvedimenti. Quindi, si tratta di un punto trattato da altri provvedimenti. Dunque, non capisco perché si è detto «sì» ad altri provvedimenti, mentre adesso si dice «no» all'ordine del giorno in esame.

PRESIDENTE. Il Governo stia attento, così può fornire una risposta.

CESARE MARINI. In secondo luogo, la richiesta che l'intervento straordinario non venga utilizzato per intervento ordinario è nella legge. Quindi, ribadiamo il rispetto della legge: come fa il Governo a dire «no»? Mi pare strano.
Vorrei precisare un punto: questo atteggiamento, cioè quello di utilizzare i fondi straordinari aggiuntivi per interventi ordinari, è avvenuto per l'emergenza rifiuti a Napoli, perché la ripulitura di Napoli e della Campania è avvenuta con i fondi FAS, quando invece sarebbe dovuta avvenire con i fondi ordinari del Ministero dell'ambiente. Quindi, c'è stata già una lesione della norma. Pertanto, rifiutare di accettare l'ordine del giorno in esame mi sembra una cosa strana, da parte di un Governo che non rispetta la legge.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo potrebbe accogliere l'ordine del giorno in esame come raccomandazione, se riformulato in questo senso: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare misure per ripristinare le risorse del Fondo...».

PRESIDENTE. Onorevole Cesare Marini?

CESARE MARINI. Signor Presidente, meglio di niente, però perché si parla di valutare l'opportunità? È un disposto di legge che l'attuale Governo ha già fatto proprio, quindi perché deve valutare l'opportunità? Il Governo deve rispettare la legge.

PRESIDENTE. Il Governo si è già espresso. Prendo atto che l'onorevole Cesare Marini accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Boccia n. 9/1891/78 accolto dal Governo come raccomandazione, purché riformulato.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, volevo spiegare attraverso di lei al collega Cesare Marini che non è un caso che nel momento in cui si parla di rispetto della legge il Governo affermi che «valuta l'opportunità» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Berretta n. 9/1891/79, formulato dal Governo.

GIUSEPPE BERRETTA. Signor Presidente, anch'io esprimo stupore per questo parere. La logica vorrebbe che ci si facesse carico del problema dei minori stranieri non accompagnati, e che lo si facesse non addossando gli oneri ai comuni, ma tentando di aiutare i comuni nello svolgimento di questa importante funzione. Mi rivolgo in particolare al Ministro Maroni, Pag. 99che conosce bene la questione, e gli chiederei di intervenire perché la questione venga trattata in maniera diversa rispetto a come sembra essere affrontata fino a questo punto dal Governo.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo conferma il parere contrario.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Berretta n. 9/1891/79, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato
218
Hanno votato
no 272).

Prendo atto che i deputati Coscia, Mazzarello, Mattesini, Piffari, Rampi e Rossa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Lovelli n. 9/1891/80.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, mi sembra che la richiesta di invito al ritiro presupponga che non sia stato adeguatamente approfondito il contenuto del mio ordine del giorno. Quest'ultimo, infatti, nell'esaminare i contenuti dell'articolo 2-ter di questo provvedimento (che può essere considerato un articolo di tipo federalista, a favore delle regioni frontaliere della Confederazione elvetica), si limita a chiedere che la misura qui prevista, che consente alle regioni di intervenire sul prezzo dei carburanti in presenza di una concorrenza, fra virgolette, scorretta da parte dello Stato confinante, debba essere tenuta sotto monitoraggio. Ciò per far sì che non venga meno una disponibilità finanziaria adeguata e per consentire, così, alle regioni di prendere i provvedimenti conseguenti.
Per questo motivo, con il mio ordine del giorno n. 9/1891/80 proponiamo che il Governo svolga un controllo semestrale e presenti una relazione al Parlamento. Ci sembra che, così facendo, si possa consentire meglio di rendere operativa questa norma, senza oneri aggiuntivi per lo Stato.

PRESIDENTE. Il Governo conferma il parere espresso?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo potrebbe accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno in oggetto, come gli altri ordini del giorno della stessa natura, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di inserire, dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare la possibilità di». Il riferimento, inoltre, deve essere per tutte le regioni e non solo, come in questo caso, per la regione Piemonte. Quindi, anche gli altri ordini del giorno potrebbero essere accolti come raccomandazione, con la riformulazione che ho testé espresso.

PRESIDENTE. Onorevole Lovelli, accetta la riformulazione?

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, francamente mi sembra che impegnare il Governo «a valutare la possibilità di» sia una formula un po' barocca: o si impegna o non si impegna.

PRESIDENTE. Nella storia del nostro Paese esiste anche il barocco! Onorevole Lovelli, dica se accetta o no la riformulazione.

MARIO LOVELLI. No, signor Presidente, non accetto la riformulazione ed Pag. 100insisto per la votazione, anche perché, poi, vi sono altri ordini del giorno su cui discutere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lovelli n. 9/1891/80, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 492
Votanti 489
Astenuti 3
Maggioranza 245
Hanno votato
221
Hanno votato
no 268).

Prendo atto che i deputati Mura e Mazzarella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Chiedo all'onorevole Gnecchi se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1891/81, formulato dal Governo.

MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, sappiamo benissimo che questo ordine del giorno è uguale a quello precedente, ma non capiamo assolutamente perché non ci si possa impegnare ad una richiesta di presentare semestralmente una relazione al Parlamento su questi effetti finanziari.
La direttiva comunitaria che ha ristrutturato il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell'elettricità dispone che, in relazione ai prodotti energetici, vengano considerati aiuti di Stato le situazioni delle regioni che modificano le aliquote e i rimborsi d'imposta. Non sono, quindi, consentiti provvedimenti generali di riduzione di aliquote. Abbiamo sperimentato negli anni, come si crei, in tutte le regioni confinanti con i Paesi che hanno i costi dei carburanti diversi, una situazione in cui ci si reca nel Paese vicino a fare il pieno di benzina.
Ci sembra che aver pensato di imporre venti milioni di euro annui come impegno di spesa in relazione a ciò possa non essere un impegno individuato come tale e, quindi, chiediamo che venga presentata semestralmente una relazione al Parlamento. Ci sembra una richiesta di informazione al Parlamento legittima, tanto più che questo provvedimento era un decreto-legge e che sulla conversione in legge è stata posta la questione di fiducia.
Pertanto, che almeno venga informato il Parlamento sugli effetti, ci sembra veramente una richiesta democratica e alla quale il Governo dovrebbe rispondere positivamente.

PRESIDENTE. Sottosegretario Cosentino, conferma quanto detto prima?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, confermo quanto ho detto precedentemente.

PRESIDENTE. Onorevole Gnecchi, il Governo è disponibile a modificare il parere e ad accogliere il suo ordine del giorno come raccomandazione se lei accetta la riformulazione proposta poc'anzi: la accetta o chiede il voto?

MARIALUISA GNECCHI. Abbiamo chiesto il voto prima e lo chiedo anche adesso.

PRESIDENTE. Allora, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gnecchi n. 9/1891/81, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 495
Votanti 491
Astenuti 4
Maggioranza 246
Hanno votato
221
Hanno votato
no 270).Pag. 101

Prendo atto che i deputati Calearo Ciman, Sbrollini e D'Antona hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Taddei e Cazzola hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Chiedo all'onorevole Strizzolo se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1891/82, formulato dal Governo.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, è assolutamente incomprensibile l'atteggiamento del Governo rispetto a questi ordini del giorno, poiché i competenti uffici del Ministero dell'economia e delle finanze dovranno predisporre in ogni caso i dati relativi agli effetti finanziari dell'applicazione dell'articolo 2-ter. Si tratta semplicemente di portare questi dati a conoscenza del Parlamento con una relazione: è una richiesta talmente logica e talmente normale! Anzi, aggiungo che ciò potrebbe essere utile anche per valutare un meccanismo e gli effetti che ne deriveranno alla luce dell'applicazione del tanto conclamato federalismo fiscale e delle compartecipazioni delle regioni ai meccanismi degli introiti tributari.
Per questo motivo, è veramente inconcepibile la chiusura del Governo nell'accogliere questi ordini del giorno e chiedo al Governo di rivedere la sua posizione.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, considerato che in questo ordine del giorno vi è un riferimento all'ambito provinciale per ciascuna regione, il Governo è disposto ad accoglierlo come raccomandazione.

PRESIDENTE. Così com'è formulato?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo, insiste per la votazione?

IVANO STRIZZOLO. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo all'onorevole Sanga se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1891/83.

GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, mi pare che l'ordine del giorno sia strettamente collegato a quello precedente; non so cosa intende fare il Governo.

PRESIDENTE. Il Governo accoglie anche questo ordine del giorno come raccomandazione?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, per questo ordine del giorno chiediamo di togliere il riferimento alle diverse regioni, perché ci sono molti ordini del giorno che richiamano una regione specifica. Noi abbiamo detto che avremmo accolto come raccomandazione l'ordine del giorno precedente e tutti gli altri nel caso in cui avessero escluso il riferimento alle singole regioni.

PRESIDENTE. Onorevole Sanga, insiste per la votazione?

GIOVANNI SANGA. Sì, Signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sanga n. 9/1891/83, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 102
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 497
Votanti 494
Astenuti 3
Maggioranza 248
Hanno votato
223
Hanno votato
no 271).

Prendo atto che i deputati Miglioli e D'Antona hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Pompili n. 9/1891/84.

MASSIMO POMPILI. Signor Presidente, questo ordine del giorno è in parte analogo ad alcuni precedenti e anche ad altri successivi. Esso si limita a chiedere una rendicontazione dei finanziamenti aggiuntivi conferiti a Roma per il 2008 e il 2009 e poi, successivamente, di quelli che vengono conferiti permanentemente a partire dal 2010 su Roma capitale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 18,15)

MASSIMO POMPILI. Non credo che intorno a questo si debba rilevare chissà quale retropensiero, anche perché abbiamo detto con chiarezza che siamo d'accordo sul conferimento dei finanziamenti: ci siamo limitati ad osservare che non è mai accaduto - né quando si è trattato di eventi straordinari come i mondiali di calcio del 1990 o il Giubileo del 2000, né quando si è trattato di fondi per finanziare la legge n. 396 del 1991 (appunto la legge per Roma capitale) né, infine, quando si è trattato di finanziamenti per le metropolitane - che il consiglio comunale di Roma non abbia prodotto delle delibere che, voce per voce, motivassero l'utilizzazione di tali risorse.
Ci sembra, quindi, un atto di assoluto buonsenso formulare questa richiesta, una richiesta di buona amministrazione che responsabilizza certamente, come nel passato così per il futuro, gli amministratori locali e che, secondo noi, dà anche maggiori garanzie al Governo.
Proprio per queste ragioni risulta incomprensibile il parere non argomentato e così secco del Governo che io, insieme a tutti gli altri colleghi che mi hanno preceduto e a quelli che seguiranno, invito ad un ripensamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo conferma il parere precedentemente espresso.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro e insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pompili n. 9/1891/84.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pompili n. 9/1891/84, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 504
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato
227
Hanno votato
no 277).

Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Rubinato n. 9/1891/85, accolto come raccomandazione dal Governo, purché riformulato.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, vorrei rilevare che questo ordine del giorno segue il precedente ordine del giorno Galletti n. 9/1891/20 che, inizialmente accolto come raccomandazione, è Pag. 103stato poi accettato dal Governo. Chiedo, pertanto, al Governo di accettare, per parità di trattamento, anche il mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Il Governo? Signor sottosegretario, non vorrà mica discriminare le donne!

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, confermo il parere precedentemente espresso. Pertanto, l'ordine del giorno Rubinato n. 9/1891/85 è accolto come raccomandazione, purché riformulato.

SIMONETTA RUBINATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Onorevole, ci deve però dire se accetta la riformulazione ovvero se insiste per la votazione.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, avrei accettato la riformulazione se l'ordine del giorno fosse stato accettato.
Vorrei ricordare al Governo che nel mio ordine del giorno vengono chieste due cose: la prima è esattamente quella che ha chiesto il collega Galletti (non capisco quindi perché non possa essere accolta questa parte dell'ordine del giorno tout-court); la seconda, che ha peraltro un impatto inferiore, è che in relazione alla nuova sanzione da applicare agli enti che non rispettino il patto di stabilità interno, vengano almeno escluse dal divieto di assunzione dei mutui le spese per la messa in sicurezza degli edifici scolastici.
Chiedo, pertanto, al Governo di accettare il mio ordine del giorno nel testo riformulato, inserendo nel dispositivo, dopo le parole «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di». Mi pare, francamente, il minimo che si possa chiedere.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo conferma il parere precedentemente espresso, quindi accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno, purchè riformulato. Del resto così era stato concordato.

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rubinato n. 9/1891/85.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rubinato n. 9/1891/85, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 503
Astenuti 2
Maggioranza 252
Hanno votato
228
Hanno votato
no 275).

Prendo atto che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Milanato ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Causi n. 9/1891/86, formulato dal Governo.

MARCO CAUSI. No, Signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, chiedo che l'ordine del giorno in oggetto venga messo ai voti esattamente per la motivazione che, poco prima di me, ha dato l'onorevole Pompili.Pag. 104
Noi pensiamo che la città di Roma capitale vada adeguatamente finanziata in termini di servizi e di investimenti. Quindi, si chiede che il piano di rientro sia rendicontato in termini di «che cosa si fa con queste risorse», di servizi e di investimenti, come peraltro è sempre successo in passato quando sono arrivate risorse aggiuntive alla capitale della Repubblica.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Causi n. 9/1891/86, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 500
Astenuti 1
Maggioranza 251
Hanno votato
227
Hanno votato
no 273).

Chiedo all'onorevole Melis se accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1891/87, formulato dal Governo.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, a differenza di altri miei colleghi, non sono né stupito né sconcertato dal fatto che il Governo rigetti questo ordine del giorno. Il tema è l'accesso all'istruzione da parte dei carcerati. Sappiamo che non è un vostro cavallo di battaglia, non vi interessano queste cose: non avete nessuna sensibilità.
Questa mattina, quando ho finito di parlare per illustrare l'ordine del giorno, ho ricevuto una e-mail (adesso abbiamo il computer e accade che la gente ci vede in televisione e poi ci scrive). Questa persona mi ha scritto che dissentiva fortemente dal mio intervento e concludeva così: «Ma sì, lei è il solito buonista. Diamo anche ai delinquenti la possibilità di alfabetizzarsi e a nostre spese. Ma lei dove vive?». Ho risposto così: «Vivo in un Paese di antica civiltà giuridica e di saldi principi liberali, un Paese che si chiama Italia, dove il carcere esiste e deve anche essere severo, chiuso e non riaperto da continui indulti, ma al tempo stesso deve essere rieducativo, come ci impone la Costituzione».
Questa è la ragione per la quale non accedo all'invito al ritiro e chiedo di mettere in votazione il mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Melis n. 9/1891/87, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 494
Astenuti 2
Maggioranza 248
Hanno votato
226
Hanno votato
no 268).

Chiedo all'onorevole Bitonci se accede all'invito al ritiro formulato dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1891/88.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, chiedo al sottosegretario di rivalutare l'ordine del giorno e, se possibile, di considerare tra le possibili opportunità, una volta cessata l'emergenza, che siano previste forme di rientro previo accordo con i comuni interessati.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'ordine del giorno è accolto come raccomandazione.

Pag. 105

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Bitonci non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/88, accolto come raccomandazione dal Governo.

MANUELA DAL LAGO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, il mio intervento sarà brevissimo. Intervengo per sottoscrivere questo ordine del giorno, non solo a mio nome, ma (come è stato richiesto, se vuole li faccia parlare uno per uno) a nome di tutto il gruppo della Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Dal Lago, le crediamo sulla parola!
Prendo atto che l'onorevole Dozzo non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1891/89, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo all'onorevole Frassinetti se accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1891/90, accolto come raccomandazione dal Governo, purché riformulato.

PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal Governo, auspicando che, entro le scadenze di legge, si realizzino le ristrutturazioni edilizie volte a garantire le intramoenia ambulatoriali.

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Laganà Fortugno se accede all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/1891/91 formulato dal Governo.

MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo al sottosegretario di rivalutare questo ordine del giorno, anche perché non si chiede altro che l'impegno del Governo a monitorare l'applicazione di una legge che già esiste, la n. 120 del 2007, la quale prevede regole più precise sui tempi di attesa delle prenotazioni delle prestazioni sanitarie.
È un appello che rivolgo anche ai colleghi della maggioranza perché questa dilatazione della proroga di quattro anni fa sì che i cittadini vedano allontanarsi regole trasparenti e, soprattutto, allungare i tempi delle liste di attesa. È per questo che mi rivolgo al sottosegretario affinché possa riconsiderare questo ordine del giorno ed eventualmente accoglierlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, intervengo solo per confermare che il Governo non accetta l'ordine del giorno Laganà Fortugno n. 9/1891/91.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Laganà Fortugno n. 9/1891/91, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato
229
Hanno votato
no 271).

Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Rossomando n. 9/1891/92 formulato dal Governo.

ANNA ROSSOMANDO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 106

ANNA ROSSOMANDO. Signor Presidente, so che vi è un ordine del giorno attinente alla questione in generale sul quale si è già espresso il Governo con un parere di accoglimento come raccomandazione. È un passo in avanti rispetto al dibattito della giornata; allora, perché fermarci qui? Assumiamo un impegno, soprattutto in relazione alla questione della valutazione del raggiungimento degli obiettivi, sulla scorta del principio di un agire moderno della pubblica amministrazione, di quello della trasparenza, nonché della previsione di rendere conto al Parlamento e, quindi, di poter verificare e controllare tutte le azioni che riguardano anche un incoraggiamento e un'agevolazione delle autonomie locali.
Quindi, saluto con favore il fatto che siamo passati dal barocco all'accoglimento come raccomandazione; passiamo adesso ad un impegno concreto. Credo che questo sia assolutamente auspicabile e, dunque, insisto per la votazione del mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rossomando n. 9/1891/92, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 479
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
217
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Rondini n. 9/1891/94 formulato dal Governo.

MARCO RONDINI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Onorevole Montagnoli, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1891/95, accettato dal Governo ove riformulato?

ALESSANDRO MONTAGNOLI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Ceccuzzi n. 971891/96.

SUSANNA CENNI. Signor Presidente, intervengo solo per invitare il rappresentante del Governo ad una rilettura attenta del dispositivo perché questo ordine del giorno è relativo ad investimenti già effettuati, a contratti in essere, nonché a trasferimenti di beni e di risorse da società private a comuni finalizzati alla bonifica di aree minerarie dismesse. Quindi, francamente è incomprensibile un parere contrario, anche perché non mi pare che l'ordine del giorno comporti impegni di natura finanziaria di alcun tipo. Pertanto, chiederei almeno al Governo di accoglierlo come raccomandazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo non accetta l'ordine del giorno Ceccuzzi n. 971891/96.

SUSANNA CENNI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SUSANNA CENNI. Signor Presidente, in questo caso lo ritiro perché non vorrei Pag. 107che una «bocciatura» costituisse un problema per l'amministrazione che citiamo nell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che l'ordine del giorno Ceccuzzi n. 9/1891/96 è stato ritirato.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Mariani n. 9/1891/97 formulato dal Governo.

MARINA SERENI. Signor Presidente, chiederei al Governo di prestare un po' di attenzione a quest'ordine del giorno, non solo per riconsiderare il parere, ma anche per fermarsi un momento a riflettere.
Con questo ordine del giorno abbiamo inteso sollevare dinanzi al Governo la questione della necessità di rafforzare gli strumenti fiscali a sostegno di quelle famiglie che scelgono di investire nel risparmio energetico.
È un tema molto attuale perché, come tutti sapete, nel cosiddetto «decreto-legge anticrisi» vi è una norma che prevede di rendere incerte queste detrazioni che sono state, invece, un grande volano di investimenti per le famiglie e per le imprese. Il risultato è che, mentre tutti diciamo che la crisi sta colpendo l'economia reale e che bisogna favorire il lavoro delle piccole e medie imprese e i consumi delle famiglie, noi saremmo l'unico Paese al mondo che di fronte a questa grave crisi finanziaria non investe sull'ambiente e sul risparmio energetico. Ovunque, a partire ovviamente dagli Stati Uniti, si dice che saranno gli investimenti nelle nuove tecnologie, nella protezione dell'ambiente e nel risparmio energetico a fare ripartire forse l'economia del mondo sviluppato.
Dalle agenzie ora apprendiamo che la Ministra Prestigiacomo - che in dieci minuti di tempo, mentre si approvava il decreto-legge, non ha avuto modo di leggerlo - si è accorta di questa norma e ha detto di aver depositato un emendamento soppressivo della norma stessa. Leggiamo anche che il Ministro Tremonti ha detto, invece, che si può sopprimere solo una previsione, l'assurdità più assurda, ovvero la retroattività della norma: togliere le detrazioni fiscali a chi, sapendo di averle, ha già fatto gli investimenti e posto in essere queste iniziative.
Allora, con questo ordine del giorno noi vi diciamo non solo che dovete ripristinare le detrazioni così come stabilite dalle leggi vigenti, ma anche che dovremmo rafforzare l'iniziativa pubblica, l'investimento di risorse e le detrazioni fiscali a sostegno dell'economia verde e dello sviluppo sostenibile. Ciò, infatti, può essere un bene per le generazioni future e nell'immediato può costituire un grande sospiro di sollievo e una grande iniezione di fiducia per l'economia reale del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo ordine del giorno e, dato che è presente in aula anche il Ministro Frattini, intervengo per dire che, se l'Italia non coglie le occasioni per tenere assieme la risposta alla crisi economica e quella sui temi ambientali, si indebolisce anche sul campo internazionale.
Voi sapete che in questo momento l'incertezza su quella misura che aveva messo in moto un volano molto forte per le piccole e medie imprese (un volano occupazionale legato all'edilizia e al mondo delle costruzioni) ha gettato nello sconcerto molti settori produttivi. Era una misura che consentiva di ridurre i consumi energetici, di risparmiare le emissioni di CO2 (come ha ricordato la collega Sereni), ma anche di rendere più competitiva la nostra economia.
È difficile trattare in sede internazionale per il nostro Paese se quest'ultimo in patria non prende le giuste misure. Francamente sappiamo che non puo' essere un ordine del giorno a risolvere il problema, in quanto dovremo modificare il provvedimento durante l'esame parlamentare. Tuttavia, accettare questo ordine del Pag. 108giorno dimostra che almeno si è capito che si è imboccata una strada sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA COSENTINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno a condizione che sia accettata la seguente riformulazione: inserire, nel dispositivo, dopo le parole: «impegna il Governo a», le parole: «valutare la possibilità di».

PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Mariani n. 9/1891/97, accolto come raccomandazione dal Governo purché riformulato.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, accettiamo la riformulazione. Tuttavia, chiediamo al Governo fra poche ore di manifestare direttamente questo impegno con riferimento alle misure che dovranno essere discusse a breve in ordine al cosiddetto «decreto-legge anticrisi». Riteniamo che questo sia un provvedimento che è chiesto non solo dalle famiglie e dalle imprese, ma da tutto il mondo che gravita intorno al tema dell'edilizia e della piccola e media impresa.
Questa è una raccomandazione, perché anche l'argomento della retroattività, che è stato un elemento di grave allarme per molte famiglie che già nel 2008 avevano deciso di fare un investimento oneroso, rappresenta un motivo di grande preoccupazione. Confidiamo pertanto che il Governo voglia riconsiderare questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mariani n. 9/1891/97, accolto come raccomandazione dal Governo nel testo riformulato.
A questo punto, i colleghi che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto sullo stesso ordine del giorno non possono più intervenire a tale titolo.

LUCIANA PEDOTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANA PEDOTO. Signor Presidente, chiedo soltanto di sottoscrivere l'ordine del giorno Mariani n. 9/1891/97.

PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che è consentito intervenire per sottoscrivere l'ordine del giorno: non dovendo procedere alla votazione, non sono più consentite infatti dichiarazioni di voto sull'atto di indirizzo in esame.

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno Mariani n. 9/1891/97.

MASSIMO CALEARO CIMAN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO CALEARO CIMAN. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno Mariani n. 9/1891/97.

DANIELA SBROLLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno Mariani n. 9/1891/97.

SALVATORE MARGIOTTA. Chiedo di parlare.

Pag. 109

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno Mariani n. 9/1891/97, ma anche per far notare come l'argomento in oggetto, bene esposto da chi mi ha preceduto, in particolare dagli onorevoli Sereni, Realacci e Mariani, evidenzia come, da parte del Governo (ad esempio nel caso del decreto-legge in esame), vi sia un atteggiamento assolutamente strabico nei confronti ...

PRESIDENTE. Onorevole Margiotta, la sua non può essere una dichiarazione di voto, perché non si darà luogo alla votazione. Concederò la parola solo per consentire di dichiarare l'intenzione di sottoscrivere l'ordine del giorno.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, pensavo di poter motivare le ragioni della sottoscrizione dell'ordine del giorno Mariani n. 9/1891/97.

PRESIDENTE. Onorevole Margiotta, lei ha diritto di dichiarare che intende sottoscriverlo, ma non di svolgere una dichiarazione di voto, considerato che non si darà luogo alla votazione.

ANGELO ZUCCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO ZUCCHI. Signor Presidente, chiedo anch'io di sottoscrivere l'ordine del giorno Mariani n. 9/1891/97.

ANDREA SARUBBI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, chiedo anch'io di sottoscrivere l'ordine del giorno Mariani n. 9/1891/97.

ALESSANDRO BRATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, chiedo anch'io di sottoscrivere l'ordine del giorno Mariani n. 9/1891/97.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICA MOGHERINI REBESANI. Signor Presidente, chiedo anch'io di sottoscrivere l'ordine del giorno Mariani n. 9/1891/97.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, chiedo anch'io di sottoscrivere l'ordine del giorno Mariani n. 9/1891/97.

CARMEN MOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, chiedo anch'io di sottoscrivere l'ordine del giorno Mariani n. 9/1891/97.

LAURA FRONER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA FRONER. Signor Presidente, chiedo anch'io di sottoscrivere l'ordine del giorno Mariani n. 9/1891/97.

PRESIDENTE. D'ora in poi, chi intende sottoscrivere l'ordine del giorno Mariani n. 9/1891/97 si potrà rivolgere agli uffici.
Onorevole Mario Pepe (PdL), accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/1891/98, accettato dal Governo, purché riformulato?

MARIO PEPE (PdL). Signor Presidente, accetto la riformulazione del mio ordine del giorno n. 9/1891/98 e non insisto per la votazione. Ricordo però al sottosegretario Cosentino che dall'attività intramoenia, Pag. 110soprattutto da quella allargata, le aziende sanitarie locali traggono risorse, perché non hanno spese. Ritengo giusto che una parte di queste risorse venga spesa per chi non può permettersi l'attività intramoenia e le liste di attesa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

DOMENICO DI VIRGILIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

DOMENICO DI VIRGILIO. Chiedo di giustificare il motivo per il quale chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno n. 9/1891/98. Vorrei giustificarlo molto rapidamente, perché quanto affermato dall'onorevole Mario Pepe (PdL) è sacrosanto....

PRESIDENTE. Onorevole Di Virgilio, non può svolgere una dichiarazione di voto perché non vi sarà una votazione su tale ordine del giorno. Prendo atto che chiede di sottoscriverlo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1891)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Milo. Ne ha facoltà.

ANTONIO MILO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tema della riorganizzazione dei sistemi sanitari regionali è strategico, perché riguarda la salute e, di conseguenza, la garanzia del diritto alla vita per ogni cittadino nel nostro Paese.
Il fine di assicurare il risanamento, il riequilibrio economico-finanziario e l'armonizzazione dei sistemi sanitari regionali, anche sotto il profilo amministrativo e contabile, è un dato politico ineludibile.
Con il provvedimento in esame, il Parlamento è chiamato ad affrontare con urgenza la problematica della materia degli interventi commissariali presso le regioni che non rispettano gli adempimenti previsti dai piani di rientro dei deficit sanitari. In linea con le previsioni dettate dall'articolo 79 della manovra economica estiva, per il triennio 2009-2011 è necessario garantire un contenimento della spesa corrente del Sistema sanitario nazionale, cresciuta a dismisura con le ASL. Occorre evitare il fenomeno dei consolidamenti delle perdite di gestione annue, attraverso l'assunzione di mutui Cassa depositi e prestiti e il ripianamento delle stesse perdite, che, a ben guardare, aggravano un inaccettabile indebitamento. L'efficienza del Sistema sanitario si ottiene anche ponendo un freno alle regioni nel campo dell'espansione della spesa sanitaria, ben considerando che i parametri di contenimento degli aumenti di spesa devono essere in linea con le varie legislazioni succedutesi negli ultimi anni e con i parametri comunitari, disattesi nella maggior parte dei casi.
Il cospicuo stanziamento previsto nel bilancio dello Stato ammonta a 102.683 milioni di euro. Ciò è legato all'onere di una riorganizzazione dell'intero sistema, capace di garantire un aumento degli standard di qualità del servizio reso all'utenza, la verifica della qualità dell'assistenza erogata, secondo criteri di appropriatezza ed economicità nell'organizzazione delle risorse.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Movimento per l'Autonomia è per un'organizzazione federale, solidale e sussidiaria del sistema istituzionale del nostro Paese. In questo, debbono essere migliorati i controlli regionali nel senso dell'efficienza del Servizio sanitario, della sua efficacia, di una sua effettiva finalizzazione alla risoluzione dei bisogni dei cittadini.
La garanzia dell'attuazione dei piani di rientro deve rientrare in questo quadro di riferimento. Onorevoli colleghi, l'efficacia e l'efficienza dei sistemi sanitari regionali dovranno assumere un significato nuovo, superando rendite di posizione diffuse che devono lasciare il posto alle reali esigenze del settore.Pag. 111
Nel tempo in cui si pone al centro del dibattito la problematica del recupero della capacità di reddito della collettività, è necessario uscire dalle sacche dell'indifferenza e porre un freno al rischio di scelte inappropriate, a discapito della stessa salute dei cittadini. Il nostro approccio dal basso, federale, solidale e sussidiario, ci permette di analizzare con realismo le scelte sbagliate degli ultimi anni. Avendo poco investito nella struttura ospedaliera e molto nella spesa corrente di tipo alternativo, si sono creati i presupposti per un degrado e, in alcuni casi, per l'abbandono di strutture un tempo indispensabili per la collettività.
La politica è vicinanza strategica ai cittadini e noi, pur comprendendo le difficoltà del bilancio pubblico, vogliamo lavorare politicamente per restituire tale vicinanza ai cittadini.
Quanto è scritto nel decreto-legge che stiamo per convertire, che prevede la possibilità per il Consiglio dei ministri di disporre l'erogazione parziale o totale delle risorse finanziarie spettanti alle regioni, non deve gravare sulla collettività né sulle imprese fornitrici, ma deve colpire i livelli di inefficienza di alcune classi politiche regionali, dimostratesi incapaci di dare risposte concrete sul tema della garanzia del diritto alla salute per ogni cittadino.
Con il presente decreto-legge, si sono altresì introdotte le previsioni che ristorano le casse degli enti per milioni di euro, per le minori entrate determinate dall'abolizione dell'ICI sulla prima casa. Vogliamo che le risorse vengano stabilmente concentrate per gli interventi finalizzati al potenziamento delle reti infrastrutturali del Mezzogiorno. Onorevoli colleghi, il sud ha bisogno dell'immediato avvio di opere infrastrutturali di interesse strategico nazionale.
Ciò soprattutto per garantire migliori servizi ai cittadini, per recuperare livelli occupazionali e certamente per un miglioramento del PIL nazionale.
Nel preannunciare il voto favorevole del Movimento per l'Autonomia sulla conversione in legge del decreto-legge n. 154 del 2008, funzionale al contrasto del sistema di inerzia che compromette alcuni settori della pubblica amministrazione, sottolineiamo con forza l'esigenza, più volta rappresentata, di concretizzare interventi per rimuovere gli squilibri economico-sociali in alcune aree sottoutilizzate del Paese.
Con il dovuto rispetto per quanto affermato dal Presidente della Repubblica sulla necessità di non privare il sud di risorse strategiche, ribadiamo con forza che il nostro movimento, fin dall'inizio di questa legislatura e senza particolare attenzione da parte dei mass media, ha sempre sollecitato l'intera classe politica, ed in particolare il Governo, sull'annosa questione degli investimenti infrastrutturali nel Mezzogiorno del nostro Paese, sul tema di una riforma creditizia che sostenga l'economia reale delle piccole e medie imprese meridionali e sulla necessità di una maggiore responsabilizzazione e di un necessario rinnovamento delle classi dirigenti meridionali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, intervengo solo per preannunziare il voto contrario su questo decreto-legge da parte del gruppo dell'Italia dei Valori; in esso, in realtà, si annunciano buoni propositi, ma si utilizza ancora una pratica vecchia (anche nelle risposte e nel dibattito in quest'Aula l'abbiamo percepita più volte): accusare la sinistra di aver fatto alcune cose, per cui, anche quelli di destra adesso devono farle. Questo è il metodo, annunciando la possibilità di commissariare le ASL o le aziende ospedaliere, ma nominando dei subcommissari, quasi a far capire che i commissari saranno i politici e i subcommissari, forse, dei tecnici, che riescono a capire qualcosa di bilanci.
Abbiamo chiesto almeno dei segnali di cambiamento in materia di nomine all'interno delle aziende ospedaliere, dove la Pag. 112politica deve imparare a fare un passo indietro. Abbiamo bisogno di tecnici e non di raccomandati o di perdenti posti da ricollocare.
Abbiamo chiesto un maggiore coraggio nei confronti degli enti locali, che sono, in questo momento, un motore di spesa per l'azienda Italia; in realtà, li abbiamo frenati anche laddove hanno proprie risorse, dove cominciano a fare delle spese coraggiose nel settore dell'energia rinnovabile e quant'altro.
Potremmo dire tante altre cose. Se la Presidenza mi autorizza, mi riservo eventualmente di consegnare il testo integrale della mia dichiarazione di voto e annuncio ancora una volta il voto contrario del mio gruppo.

PRESIDENTE. Onorevole Piffari, la Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, siamo di fronte all'ennesima occasione persa. Oggi il Parlamento si esprime su un decreto-legge che regola materie fortemente disomogenee fra loro, nelle quali è davvero difficile, se non impossibile, individuare un unico filo conduttore.
Mi chiedo: che c'entra la sanità con la scuola e con l'ordinamento contabile dei comuni e delle province? Sarebbe, però, un errore, onorevoli colleghi, limitarsi ad un giudizio sommario, catalogando questo provvedimento come uno dei tanti provvedimenti omnibus, dai contenuti vaghi ed incerti.
Viene da chiedersi, in primis, onorevoli colleghi, che fine abbia fatto la strategia del Governo, preannunciata a luglio, di semplificare il provvedimento legislativo di approvazione della legge finanziaria. Vi ricordate le parole trionfalistiche di allora: «Abbiamo regole finanziarie chiare già a partire da luglio, con grandi convenienze per i cittadini»?
A quel provvedimento, che nelle intenzioni doveva essere definitivo, si è, invece, aggiunta una miriade di altri decreti-legge, fra cui quello che approviamo oggi, che non solo hanno modificato radicalmente l'impostazione economica del Governo, ma stanno ingolfando l'attività delle Camere e, fatto ancor più grave, creano una confusione ed un'incertezza molto vasta per le famiglie italiane.
Purtroppo, onorevoli colleghi, niente di diverso da quello che avveniva l'anno scorso, quando approvavamo la vecchia e cara legge finanziaria. Certo, di fronte ad una situazione così grave sul piano politico e sociale, di crollo dei consumi e di crescente difficoltà per le famiglie, per le imprese e per i lavoratori, come quella che stiamo vivendo, avremmo voluto da parte del Governo un approccio meno improvvisato ed estemporaneo, come pure avremmo voluto un maggior senso di responsabilità da parte di chi ci governa.
Vi sono però ragioni più profonde per ritenere insoddisfacente il provvedimento che andiamo ad approvare, e la critica si riferisce più, colleghi, a quello che non c'è e che invece poteva esserci, rispetto a quello che realmente c'è. Mi limiterò, colleghi, a due esempi.
Il primo: le risorse destinate ai comuni e alle province. Vi faccio una domanda. Dovremmo essere tutti d'accordo che, in un momento di recessione economica come quello che stiamo vivendo, il compito primo di un Governo responsabile è quello di aiutare le famiglie; mi riferisco in particolare alle cosiddette famiglie del ceto medio, che oggi rischiano di vivere un'esperienza per loro del tutto nuova: quella di non arrivare alla fine del mese. E lo dovremmo fare per due ragioni fondamentali: la prima, che è moralmente giusto; e la seconda, perché è conveniente economicamente per il Paese, perché queste sono le uniche famiglie che possono dare spazio ai consumi e rimettere in moto quel ciclo virtuoso dell'economia che fa rimettere in piedi le aziende e dà posti di lavoro ai cittadini italiani.
Ma qual è questa famiglia media? La famiglia media è quella con due figli, che vive in un appartamento di 100 metri quadrati nella periferia di una grande città ed ha un reddito familiare medio di 30-35 Pag. 113mila euro: vive, in quattro persone, con poco meno di duemila euro al mese. Questa famiglia è proprio la grande esclusa fino ad oggi da tutti i provvedimenti del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Non ha ottenuto alcun beneficio dall'abolizione dell'ICI: non la pagava già prima, perché l'aveva già abolita il Governo precedente e non ha diritto per il superamento del limite di reddito a nessuno dei benefici previsti dalle disposizioni approvate fino ad oggi, e non li avrà neanche dal decreto-legge che approveremo entro la fine dell'anno. Già, questa famiglia deve andare avanti da sola, e paga sulla propria pelle il coraggio di avere fatto dei figli!
A proposito: non avevate scritto, voi della maggioranza, nel programma elettorale che volevate il quoziente familiare e che lo avreste fatto già a partire da questo anno? Noi lo stiamo ancora aspettando. Ma come si dice, i guai non vengono mai da soli, neanche per questa famiglia. Con il provvedimento in esame certifichiamo quello che noi dell'Unione di Centro diciamo già da alcuni mesi, cioè che ai comuni non verrà compensato integralmente il minore introito di risorse a seguito dell'abolizione dell'ICI. Parliamo, sia chiaro a tutti, solo per questa voce di 600 milioni di euro: se sommiamo a questi 600 milioni di euro le minori risorse che i comuni non avranno a seguito dei tagli lineari introdotti a luglio dal provvedimento del Ministro Tremonti arriviamo a quasi 2 miliardi di risorse che oggi mancano ai comuni italiani. E come si tradurrà tutto questo per la nostra famiglia? Molto semplicemente in una riduzione dei servizi che il comune le potrà offrire o, nella migliore delle ipotesi, essa pagherà di più i servizi che andrà ad acquistare dal comune. E guardate, colleghi, parliamo di asili nido, di scuole materne, di refezione scolastica, di assistenza domiciliare nel caso che ci sia una presenza di anziani. Insomma, andiamo nella direzione opposta al buonsenso. Non solo il Governo non ha mitigato la progressiva perdita del potere di acquisto di questa famiglia, ma, riducendo i servizi questa politica, si rivela per quello che realmente è: una politica sbagliata in un momento difficile. Non saprei immaginare nulla di più allarmante in una situazione come quella che stiamo vivendo.
Il secondo esempio, invece, riguarda la scelta che si compie attraverso il decreto-legge in esame, di riconoscere un finanziamento straordinario ai comuni di Roma e Catania per fronteggiare la difficile situazione di dissesto finanziario che stanno vivendo. Si tratta di scelte che suscitano ben più di qualche perplessità. Nel caso di Catania si prevede un contributo finanziario coperto mediante l'utilizzo dei FAS, quindi sottraendo risorse che servono per lo sviluppo delle aree sottoutilizzate, senza che ci sia stata da parte di questo comune alcuna dichiarazione formale di dissesto, senza alcuna responsabilizzazione degli amministratori coinvolti, e soprattutto senza che lo stesso ente locale abbia mai presentato un adeguato piano di rientro.
Nel caso di Roma, chiarisco subito che noi siamo favorevoli a riconoscere a Roma il ruolo di capitale d'Italia e assicurarle le risorse necessarie per svolgere questo ruolo.
Invece, con il decreto-legge in esame gli attribuiamo 500 milioni di euro ogni anno a prescindere da qualsiasi stima, valutazione e quantificazione di quelli che sono veramente gli oneri che il comune di Roma dovrà sostenere per espletare la sua funzione di capitale d'Italia.
Si tratta - ancora una volta - di un'attribuzione effettuata a pioggia e su base discrezionale, che prescinde da qualsiasi oggettiva quantificazione degli oneri.
In entrambi i casi, signor Presidente, si tratta di scelte che non possiamo condividere nella forma, ma principalmente non le condividiamo nella sostanza.
Così facendo, si premiano amministrazioni comunali che hanno nei fatti dimostrato tutta la loro incapacità e la loro inadeguatezza gestionale; così facendo, inoltre, si caricano sulle spalle di tutti i cittadini italiani debiti contratti da amministrazioni comunali che definire poco virtuose costituisce un comodo eufemismo; così facendo, infine, si crea l'ennesimo Pag. 114precedente a favore di tutti gli amministratori locali incompetenti sulla base di un semplice principio per cui chi sbaglia non solo non paga, ma addirittura viene premiato.
Manifestiamo perciò con assoluta sicurezza tutta la nostra contrarietà a questo provvedimento, ma siamo ancora più convinti che la gravità della situazione che abbiamo davanti richieda da parte di tutti noi l'assunzione di un maggior senso di responsabilità.
In momenti di crisi come questo, signor Presidente, occorre da parte di tutti uno scatto che superi le rispettive partigianerie e gli interessi di parte: non cadremo nel tranello di chi - dal Governo e dall'opposizione - soffia sulla brace accesa della divisione e delle tensioni sociali! Abbiamo a cuore solo gli interessi del Paese e per questo, di fronte agli eventi straordinari che stiamo vivendo, ci assumiamo tutta la responsabilità di portare avanti quotidianamente in quest'Aula, nel Parlamento e nella società il peso di un'opposizione costruttiva e repubblicana (come ha ricordato il presidente Casini all'inizio di questa legislatura).
Noi non abbiamo paura, signor Presidente, di essere quello che siamo, un partito di moderati al servizio del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, il nostro voto su questo provvedimento è favorevole perché in merito al contenimento della spesa sanitaria, con particolare riferimento ai piani di rientro legati ai disavanzi sanitari (per i quali, ove necessario, è prevista la nomina da parte del Governo non solo di commissari, ma anche di subcommissari), da un lato si ha una prosecuzione dei piani di rientro e, dall'altro, viene data la facoltà al Governo di sbloccare parte di queste somme (sblocco parziale) alla luce di provvedimenti già attuati con delibere regionali di giunta, nella logica dell'equilibrio di bilancio.
Con questo provvedimento in sostanza viene, da un lato, autorizzata l'erogazione delle risorse spettanti alla regione e, dall'altro, per quelle regioni in situazioni di disavanzo, le erogazioni saranno subordinate alla verifica positiva dell'attuazione dei piani di rientro stessi.
Da tutto ciò si evidenzia l'assoluta necessità di responsabilizzare le regioni poco virtuose per quanto riguarda la spesa sanitaria, affiancando queste regioni non solo nelle politiche economico-finanziarie, ma anche nelle politiche specifiche di settore.
Considerata quindi, da un lato, la situazione virtuosa delle sette regioni (Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Toscana, Umbria, Emilia-Romagna) e, dall'altro, la grave situazione dei disavanzi sanitari delle regioni Lazio (capofila, maglia nera e già sotto commissariamento), Campania, Sicilia, Puglia, Liguria, Abruzzo, Piemonte, Sardegna, Molise, Calabria e Basilicata, ci aspettiamo da parte del Governo un'azione di assoluto e severo rigore, soprattutto per le regioni per le quali è scattata un'azione di diffida volta al rispetto dei piani di rientro, che alla scadenza del 30 novembre si trovino ancora in difetto.
Nel contesto dell'abolizione del ticket addizionale di 10 euro per la diagnostica per gli anni 2009-2010-2011, ricordo che con l'approvazione di questo provvedimento si dà copertura finanziaria ad un provvedimento iniquo attuato dal precedente Governo Prodi.
Solo con l'introduzione del federalismo fiscale non sarà più plausibile procedere a ripiani a piè di lista tout court compresi quelli sulla spesa storica e, inevitabilmente, si determinerà una sostanziale trasformazione dei meccanismi e delle procedure di finanziamento dei livelli essenziali di assistenza sanitaria al fine del controllo della spesa e della promozione dell'efficienza nel funzionamento e nell'organizzazione delle strutture sanitarie. Il federalismo fiscale costituirà un incentivo determinante per vincolare tutte le regioni, Pag. 115anche quelle del centro-sud, al rispetto delle fondamentali regole di economia sanitaria nell'utilizzo delle risorse disponibili, ove le situazioni di emergenza dovranno trovare meccanismi di riequilibrio. Inoltre, questo provvedimento va nel senso del buon Governo, perché queste somme erogate alle regioni sono, di fatto, erogate a titolo di anticipazione e sono oggetto di recupero a valere sulle somme spettanti a qualsiasi titolo, qualora la regione non attui il piano di rientro nella dimensione finanziaria stabilita. Per quanto riguarda l'ICI, ricordo che questo Governo, ancora prima della crisi, ha abolito l'ICI sulla prima casa, dando un sostegno alle famiglie. Ora, con questo provvedimento, il Governo recupera 260 milioni di euro per poter dare la possibilità ai comuni di recuperare le risorse del minore introito ICI. In sede di federalismo fiscale andrà previsto come restituire agli enti locali una finanza propria, e non derivata, per permettere di erogare i servizi essenziali ai propri cittadini.
Riguardo ai piani di dimensionamento delle istituzioni scolastiche, tanto contestati dalle sinistre, proprio da La Stampa del 10 settembre 2008 possiamo leggere: «Truffa tempo pieno: il grande business delle cattedre inutili. Centomila alunni fittizi alle medie. Ecco dove nasce la crisi del sistema» e proseguendo: «(...) Sprechi, anomalie, a volte scandali. Il più eclatante si annida proprio nella scuola media. È il tempo prolungato, equivalente del tempo pieno delle elementari (...). Ufficialmente risultano 433.000 alunni di scuola media che frequentano le classi a tempo prolungato. Ma l'incrocio con altri dati del Ministero, comprese quelli sulle mense, rivela che la realtà è diversa: i ragazzi che effettivamente hanno orari da tempo prolungato sono solo 323.000. E gli altri 110.000? Evidentemente sono in classi fittiziamente a tempo prolungato».
Ebbene, questo meccanismo genera di fatto circa 6.500 cattedre non più giustificate. Nella provincia di Torino in 78 comuni su 300 vi è una scuola primaria con meno di 50 alunni. Se teniamo conto che per legge, a meno di casi eccezionali, le scuole con meno di 20 alunni, dovrebbero chiudere, cosa dire quello che avviene a Pinasca (Torino) dove vi sono diciotto iscritti alla scuola elementare con cinque insegnanti, quando nel raggio di 5 chilometri, vi sono ben 5 scuole (la prima a quattro chilometri) che potrebbero ospitarli. Un pulmino non costerebbe forse meno che mantenere una scuola intera?
Respingiamo, quindi, a pieno titolo, le critiche della sinistra relative ai piani di dimensionamento dell'istituzione scolastica, in quanto i dati, le situazione concrete, dimostrano che questo piano non è contro gli alunni, gli studenti, ma vista l'esplosione dei costi di questi ultimi anni, è volta ad un migliore utilizzo delle risorse umane e strutturali; e per disciplinare questa pianificazione è previsto il coinvolgimento attivo della Conferenza unificata Stato-regioni.
Infine, per quanto riguarda i fondi per Roma e Catania (640 milioni di euro, di cui 500 milioni di euro come assegnazione di risorse per il comune di Roma a causa del dissesto finanziario realizzato da Rutelli e Veltroni) come Lega Nord abbiamo ottenuto l'impegno ad una forma di rientro, facendo così un'opera di sensibilizzazione sugli amministratori pubblici che devono imparare a spendere con oculatezza i soldi dei cittadini e non a sperperare. Ora per il fatto che questi soldi vengano prelevati dai fondi FAS (fondi di competenza per aree sottosviluppate del centro-sud) vi è chi, in quest'Aula, si lamenta. Guarda caso sono proprio alcuni parlamentari legati a quelle aree geografiche ove vi sono i buchi neri di bilancio. Ebbene, non deve essere il nord a pagare per l'inefficienza e l'incapacità gestionale altrui (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Tant'è vero, che detta assegnazione di risorse per Roma e Catania, è fonte di forti polemiche da parte dei popoli del nord. Gente che vive in quelle regioni virtuose ove virtuoso non significa ricco. In quelle regioni ove si fanno i salti mortali per rispettare il Patto di stabilità, evitando sprechi e surplus inutili per non mettere le mani nelle tasche dei cittadini contribuenti. Invece, per quanto riguarda i Pag. 116500 milioni di euro previsti per Roma capitale (a partire dal 2010), anche se ad oggi tale norma è puramente di carattere programmatorio e non impegna alcuna spesa, avremmo comunque voluto che, qualora si fosse ravvisata l'effettiva necessità di questa spesa, questa fosse legata solo al federalismo fiscale una volta realizzato, e non prima.
Per questo vigileremo affinché, qualora alla fine si dovesse procedere in tal senso, questi soldi non vengano utilizzati per ripianare disavanzi. Per questo dovranno spiegare, non solo a noi ma a tutto il Paese, ed in particolare ai popoli del nord, a quali nuove e maggiori funzioni da attribuire alla capitale questi soldi (questi 500 milioni di euro annui) saranno effettivamente correlati. In merito saremo attenti e vigileremo con attenzione, pronti ad intervenire per evitare assalti ingiustificati alla diligenza del federalismo.
A fronte della ripetuta e manifesta situazione dei disavanzi e della profonda trasformazione del Paese di questi ultimi dieci anni è chiaro che il sistema Paese, così come più volte preannunciato dalla Lega Nord, non regge più. Il sistema Paese va necessariamente rivisto sulla base di un nuovo sistema di regole, che deve essere necessariamente posto su base federalista ed in chiave aziendale per affrontare con efficacia di intervento, sulla base dei criteri di efficacia, efficienza, economicità della gestione e responsività degli amministratori, la situazione economica territoriale, il pubblico impiego, la previdenza, la scuola, l'impresa, la sanità e l'erogazione dei servizi di qualità. Riteniamo che sarebbe opportuno ed auspicabile che amministratori incapaci della gestione della res pubblica, della cosa pubblica, quegli amministratori che sono responsabili di buchi di bilancio a danno delle tasche dei contribuenti, da un lato restituiscano ai cittadini i loro emolumenti e rispondano in proprio dei danni erariali, dall'altro vengano esclusi dall'accesso ai pubblici uffici e a cariche ed incarichi pubblici, elettivi o di nomina.
A fronte anche di un contesto e di uno scenario economico e finanziario sfavorevole è chiaro che il fine di questo provvedimento è quello di evitare un'ulteriore crescita del deficit e di continuare a garantire ai cittadini servizi nel rispetto della qualità e del contenimento della spesa. Pertanto, se questo provvedimento da un lato può essere considerato un collegato alla finanziaria, dall'altro può essere considerato un provvedimento che punta ad evitare gli sprechi (vedi la situazione campana)...

PRESIDENTE. Deve concludere.

LAURA MOLTENI. ...e punta alla giusta razionalizzazione della spesa - concludo - al fine di coniugare l'esigenza di contenimento della spesa con l'offerta ai cittadini di servizi di qualità. Per questi motivi, il provvedimento a nostro avviso va anche nella direzione del buongoverno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misiani. Ne ha facoltà.

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, crediamo che questo decreto sia l'ennesima occasione persa da parte di questo Governo e di questa maggioranza. È stata persa una buona occasione per un confronto costruttivo tra la maggioranza e l'opposizione su temi importanti per il Paese, perché il provvedimento tratta di sanità, di enti locali e di dimensionamento delle istituzioni scolastiche. Noi su questo decreto non abbiamo avuto la possibilità né di discutere né di votare gli emendamenti, sia in Commissione sia in Aula. Noi su questo decreto abbiamo subìto per l'ennesima volta la posizione della questione di fiducia da parte del Governo e, persino sugli ordini del giorno, l'atteggiamento da parte dell'Esecutivo è stato improntato ad una rigida chiusura, che abbiamo sperimentato anche su proposte assolutamente ragionevoli, che potevano tranquillamente essere accolte.
È stata persa, soprattutto, una buona occasione per affrontare alcuni nodi importantiPag. 117 che sono sul tappeto del dibattito politico e istituzionale e che il decreto lascia irrisolti. Sulla questione del dimensionamento delle istituzioni scolastiche, al Senato avete modificato l'impostazione iniziale del provvedimento: la consideriamo anche una vittoria nostra, ma soprattutto una vittoria degli studenti, dei docenti, degli enti locali, di tutti i soggetti che hanno protestato e continuano a protestare per le scelte di un Governo che sta penalizzando duramente la scuola pubblica. Per quanto riguarda la sanità e il tema dei piani di rientro, questo decreto riflette quello che è stato il confronto tra il Governo e le regioni.
Certo sarebbe stato interessante iniziare a lavorare per aggiungere alla logica puramente finanziaria del Patto per la salute, che pure ha dimostrato di funzionare, come evidenziano i dati di finanza pubblica, anche il tema della qualità e quantità dei servizi sanitari che vengono offerti nelle singole regioni. È necessario rientrare, correggere le tendenze delle regioni che hanno sforato in termini finanziari nella gestione della sanità, ma naturalmente non possiamo privare i cittadini italiani, a prescindere dal luogo dove risiedono, di servizi sanitari essenziali, anzi dobbiamo tendere a livelli essenziali delle prestazioni garantiti in modo uniforme.
Sempre in materia di sanità, non abbiamo condiviso il rinvio di quattro anni dell'adeguamento strutturale per l'intra moenia. Riteniamo che più che di un rinvio si tratti di un affossamento di una norma che ha avuto larga condivisione, di una riforma importante che voi prorogate eccessivamente senza mettere in campo un sistema di controlli, di monitoraggio, senza far proseguire l'attuazione, pur in un regime di rinvio, di questo importante intervento.
Il decreto-legge lascia aperti - ed è il tema più importante - alcuni nodi assolutamente cruciali per la finanza locale italiana. Questi sono temi ancor più importanti nel momento in cui il Parlamento ha iniziato a discutere la riforma federalista del sistema fiscale. Signor Presidente, i bilanci dei comuni sono in grandissima sofferenza. Il Governo con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, ha definito una manovra di rientro di un miliardo 300 milioni di euro a carico dei comuni. È una cifra molto consistente, troppo consistente per un comparto che nel 2007 ha chiuso in attivo i propri conti. Ma questo sforzo diventa insostenibile se a quel miliardo 300 milioni aggiungiamo i tagli alle entrate correnti che i comuni hanno via via subìto in questi anni.
Potremmo discutere all'infinito sull'opportunità o meno di aver completamente cancellato l'ICI sulla prima casa; continuiamo a considerarlo un passo indietro sulla strada del federalismo fiscale, ma il punto adesso è un altro. Il punto è che voi, contrariamente a quanto avevate scritto nero su bianco nel Documento di programmazione economico-finanziaria, non state restituendo ai comuni il minor gettito che i comuni avranno per effetto dell'abolizione dell'ICI sulla prima casa. Voi mettete una pezza in questo decreto-legge: 260 milioni una tantum per il solo 2008. Dal 2009 torna ad aprirsi una voragine che supera il miliardo di euro. Se a questo aggiungiamo il tema dell'ICI sui fabbricati rurali, i tagli dei costi della politica, i tagli del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, abbiamo un ammanco compreso tra 2 e 2,5 miliardi di euro. Il decreto-legge in esame affronta in modo assolutamente parziale e insufficiente il tema del modo in cui i comuni riusciranno a deliberare i bilanci 2009. Ho già detto della pezza - perché non si può definirla in altro modo - che viene messa sul tema spinoso del rimborso del minor gettito ICI sulla prima casa, c'è un'altra pezza molto parziale sulla questione dell'ICI sui fabbricati rurali.
Con gli ordini del giorno che abbiamo appena discusso voi avete tirato ceffoni ai comuni, a partire dai comuni che amministrano correttamente la cosa pubblica e le risorse che i cittadini mettono loro a disposizione. In questo modo con le scelte parziali di questo decreto-legge i comuni vengono lasciati in enorme difficoltà, e non è un caso che l'Associazione nazionale dei comuni italiani, a prescindere dal Pag. 118colore politico di chi ne fa parte, abbia deciso di invitare i comuni a non presentare i bilanci di previsione per il 2009. Badate, è una scelta senza precedenti che è dettata da una situazione senza precedenti. Qui il punto non è fare o meno il sindacalismo dei comuni. La questione è che il Paese viene privato in una fase di crisi di uno strumento fondamentale, in primo luogo per realizzare gli investimenti pubblici, in quanto il 43 per cento degli investimenti pubblici oggi in Italia sono è realizzato dai comuni, e non è costituito da grandi opere che verranno realizzate tra dieci-quindici anni, se va bene. Abbiamo necessità degli investimenti pubblici qui ed ora, e soltanto i comuni possono permettere al Paese di accrescere il proprio volume di investimenti pubblici. I comuni sono un pezzo fondamentale della strumentazione per la tenuta sociale del Paese in una fase di crisi con pesanti ricadute sulla disoccupazione e sulle fasce più deboli.
Voi state mettendo in difficoltà enti che sono la frontiera della solidarietà nel nostro Paese. Servirebbe una svolta, insomma, ma noi in questo decreto-legge non l'abbiamo nemmeno intravista, ed è un motivo di grande preoccupazione, che vogliamo tornare a sottolineare.
Vi è un secondo nodo: la questione dei finanziamenti speciali per Roma e per Catania. Dobbiamo essere chiari: in tutti i sistemi federali sono previsti meccanismi di aiuto e di sostegno nei confronti degli enti locali che vanno in dissesto finanziario. Infatti, vi è un principio che va affermato: i cittadini non possono e non devono pagare sulla propria pelle le conseguenze per chi amministra male le comunità locali. Ma il punto è che dobbiamo definire e rispettare regole chiare, certe e trasparenti, nel momento in cui gli aiuti agli enti in dissesto devono essere stanziati. Il punto, ancora una volta, è che se vogliamo veramente andare nella direzione del federalismo fiscale, i principi di responsabilità degli amministratori ed i principi di rendicontazione su come vengono utilizzati gli aiuti dobbiamo affermarli sul serio, non solo scriverli nei disegni di legge e declamarli nei convegni sul federalismo fiscale. Voi, col decreto-legge in esame, state facendo un'operazione di segno esattamente opposto: voi legittimate l'uso di 640 milioni del Fondo aree sottoutilizzate per ripianare i debiti di parte corrente dei comuni di Roma e di Catania. Inoltre, nel caso di Catania, date questi soldi senza che nemmeno vi sia un piano di rientro approvato.
Noi abbiamo lavorato per cambiare questa norma, per migliorarla, per renderla più seria. Abbiamo chiesto almeno di valutare l'opportunità di trasformare in prestiti questi finanziamenti, abbiamo chiesto che queste risorse venissero restituite al FAS. Il Fondo aree sottoutilizzate è stato tagliato di 14 miliardi di euro, e questo è l'ennesimo episodio di una politica sbagliata, che sta togliendo alle aree deboli di questo Paese le risorse necessarie per risollevarsi.
Abbiamo chiesto un piano di rientro al comune di Catania e abbiamo chiesto la rendicontazione dell'uso di queste risorse. Voi avete detto «no», sempre e comunque, a fronte di proposte serie e ragionevoli, prima sugli emendamenti e poi nella discussione degli ordini del giorno. È una scelta grave, è una scelta in totale contraddizione con quello che avete scritto nel disegno di legge di attuazione del federalismo fiscale.
Cari amici e colleghi della Lega, del Popolo della Libertà, queste scelte dovrete spiegarle ai sindaci, dovrete spiegarle agli amministratori del nord, del centro e del sud, che fanno i salti mortali per quadrare i loro bilanci, che rispettano le regole, che rispettano il pareggio di bilancio e che non hanno, però, la possibilità di alzare la cornetta, chiamare Berlusconi e Tremonti e recuperare i finanziamenti che a loro servono in questo modo. Badate: questi sono altrettanti passi indietro, non passi avanti nella costruzione di un sistema finanziario federalista. Il federalismo per noi vuol dire tre cose: autonomia, responsabilità e solidarietà. Voi l'autonomia degli enti locali, da quando siete al Governo, l'avete sistematicamente calpestata.

Pag. 119

PRESIDENTE. Onorevole, devo invitarla a concludere.

ANTONIO MISIANI. Ho concluso, signor Presidente. La responsabilità è quanto di più lontano vi sia rispetto a quanto è scritto nel decreto-legge in esame. Quanto alla solidarietà, i finanziamenti previsti nel decreto-legge in esame non hanno nulla a che fare con un concetto di perequazione strutturata e seria, in un sistema fiscale federalista. Noi vogliamo un federalismo fiscale serio, ed è per questo che voteremo contro il decreto-legge in esame.

PRESIDENTE. Onorevole, l'ho già invitata a concludere.

ANTONIO MISIANI. Ho concluso. Sul federalismo fiscale noi vi sfideremo e vi incalzeremo, quando in quest'Aula discuteremo finalmente il disegno di legge di attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a volte la gravità della situazione e la tipologia dei fenomeni lascia ben pochi spazi decisionali e detta non solo i tempi, ma anche la sostanza delle scelte di un Governo. È questo il caso del provvedimento che oggi siamo chiamati a valutare. Esso riguarda in larghissima parte misure rispetto alle quali sussiste un ridottissimo margine di discrezionalità tecnico-politica.
Trattasi di disposizioni finalizzate essenzialmente al contenimento della spesa sanitaria ed alle regolazioni contabili dei rapporti tra Stato e autonomie locali. Nel provvedimento vi è un profilo puramente tecnico, fatto di regole contabili, che impongono di intervenire sugli squilibri tra entrate e uscite. Ma vi è anche un profilo politico, vale a dire l'idea che un default degli organismi territoriali dello Stato è, oggi più che mai, fuori dal novero del possibile e dell'ammissibile (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Il dibattito maturato ieri ed oggi in Aula dimostra che potremmo certamente soffermarci sulle responsabilità politiche, ma anche civili e penali, di coloro cui storicamente ascrivere i dissesti che l'odierno provvedimento intende fronteggiare. Potremmo anche continuare la discussione sull'opportunità di stanziare risorse aggiuntive, ammesso e non concesso che siano disponibili, e il Governo ci ha già spiegato che non lo sono. Ciò nondimeno, anche per rispetto alla nostra Carta fondamentale, non possiamo certo astenerci dall'agire e, nella difficile situazione economica data, il percorso intrapreso non potrebbe discostarsi più di tanto da quello correttamente seguito dal Governo. Anche per questo, nel provvedimento, le fredde regole della contabilità di bilancio non prevalgono sempre e comunque sulle regole di solidarietà, come è stato affermato da esponenti dell'opposizione. Ciò ha un significato molto importante, in quanto, anche in chiave prospettica, prefigura scenari evolutivi di un moderno sistema federale, nel quale autonomie e sussidiarietà convivano con aree di mutualità.
Il decreto-legge interviene su cinque aree principali. In primo luogo, il comparto della sanità, ove sono fissate regole per l'attuazione di piani per il rientro del deficit maturato dalle regioni. Purtroppo, è un dato di fatto come i piani di rientro di alcune regioni siano stati spesso disattesi e che l'intenzione del proposito sia rimasta priva di riscontro effettivo. Proprio da qui, l'esigenza di un nuovo intervento urgente, con particolare riferimento alle procedure di commissariamento, rivolto all'ovvia finalità di impedire che il riordino della spesa sanitaria continui ad essere per lo Stato, che se ne fa medio tempore carico, un eterno «Aspettando Godot» (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Quanto al tema dei rapporti tra Stato ed enti locali, questo provvedimento interviene a vari livelli. In primis, il tema Pag. 120della compensazione dei mancati introiti ai comuni dell'ICI per il 2008. In proposito, al di là delle polemiche, va sottolineato come la previsione in parola, e l'importo con essa stanziato, nasca da uno specifico accordo siglato il 2 ottobre 2008 tra ANCI e Presidenza del Consiglio dei ministri. Ma il provvedimento non si limita a questo. Come dimostrato da altri Paesi europei ed extraeuropei - ed il riferimento va anche a quei Paesi, quali la Spagna di Zapatero, che sovente ricorrono nelle argomentazioni dell'opposizione - il problema della spesa pubblica si risolve solo quando lo Stato riesce a corresponsabilizzare l'ente locale nella gestione dei fondi. La responsabilizzazione dell'ente locale passa, gioco forza, per una tensione, imposta dalla necessità di amministrare risorse che, per definizione, sono limitate. In questo senso, il provvedimento in esame non si colloca solo in una prospettiva distributiva o redistributiva delle risorse, ma detta anche sanzioni per le ipotesi di cattiva gestione.
Tuttavia, una considerazione di fondo mi pare, in ogni caso, doverosa, anche per sgombrare il campo da ogni equivoco su quello che dovrebbe essere il corretto rapporto tra Stato ed enti locali. Mi rivolgo al Governo: non è pensabile non rilevare come gli enti locali rivestano fondamentale importanza nel quadro socio-economico del Paese e che questo giustifichi una particolare riflessione sull'opportunità che, governativamente, siano posti, anche per essi, degli strumenti che consentano loro di svilupparsi e di effettuare degli investimenti che la collettività delle aree di riferimento richiede. In quest'ottica, pro futuro, ci parrebbe opportuno intavolare, anche per gli enti locali, la discussione sulla possibilità di attenuare, se non eliminare, l'impatto contabile delle spese in conto capitale, ai fini del rispetto dei tetti di spesa. È un dibattito, questo, che il nostro Governo ha già preso a livello europeo, con riferimento al Patto di stabilità e che, personalmente, credo possa applicarsi, per analogia, anche al corrispettivo Patto di stabilità interno. Altrettanto rilevanti sono, poi, le norme che riguardano la modifica del regime fiscale da applicare ai carburanti da autotrazione.
A titolo personale, ma sono certa anche a nome di molti altri colleghi, esprimo, peraltro, l'auspicio che il Governo voglia considerare la possibilità (va da sé, secondo le modalità consentite dalle disposizioni del Trattato UE) di estendere tali misure anche alle ulteriori zone di confine che patiscano simili forme di pressione concorrenziale, dovute non tanto alla pretesa superiore qualità dei beni o servizi offerti all'estero, quanto alla sussistenza di regimi normativi o fiscali preferenziali.
Mutuando le parole del Ministro Tremonti, occorre porre, persino a livello intraeuropeo, il tema di una concorrenza che non sia solo free, ma anche fair.
La scuola: l'articolo 3 non intende certamente penalizzare il settore, ma si rende necessario perché, a fronte di una specifica norma che già prevedeva il ridimensionamento delle istituzioni scolastiche secondo precisi parametri, si è registrata, purtroppo, una generale inadempienza applicativa e tale circostanza ha gravato pesantemente sul bilancio dello Stato.
Da ultimo, l'intervento a favore dei comuni di Roma e Catania. Si mette mano ad una seria carenza di liquidità che rischia di aggravare la situazione debitoria e di bloccare gli investimenti delle due amministrazioni. Per Roma, ad esempio, sono attribuiti 500 milioni di euro quale contributo straordinario per far fronte a debiti ereditati dalla precedente amministrazione capitolina. E poi, colleghi, sappiamo bene che la questione Roma non si può liquidare come mero problema di deficit: la questione Roma è stata correttamente affrontata da questo Governo come intervento strutturale che va a copertura degli oneri derivanti dall'esecuzione di funzioni di capitale di questa città.
Intervenire a supporto di situazioni finanziarie critiche degli enti locali è uno degli obiettivi di fondo di questo provvedimento; è una questione di attenzione alla vita dei cittadini e al futuro sviluppo del Paese. Nessun Paese, però (e certamentePag. 121 non il nostro), è in grado - specie in questi tempi - di firmare assegni in bianco. Al salvataggio doveroso deve seguire un altrettanto doveroso e imprescindibile risanamento. La meritocrazia non è un concetto a geometria variabile che valga solo per la crescita professionale e possa, invece, recedere di fronte alla gestione della cosa pubblica; anzi, proprio in relazione all'amministrazione del denaro pubblico, massima attenzione deve essere posta a premiare gli enti virtuosi, per creare quel clima competitivo tra ente locale ed ente locale che è alla base di qualsiasi efficiente gestione delle risorse.
In conclusione, il provvedimento al voto ha indubbi vantaggi per il contenimento della spesa sanitaria e interviene con tempestività su alcuni aspetti di regolazione contabile fra Stato ed enti locali. Nella sua specificità e attenzione alle urgenze contingenti delle realtà locali, mantiene un'evidente coerenza con gli obiettivi di governo espressi nel Patto di stabilità e nel documento di programmazione economico-finanziaria.
Sarebbe, perciò, importante che questa assise mostrasse compattezza istituzionale, come altre volte ha dimostrato, votando, se possibile, con una maggioranza più ampia di quella che sostiene l'Esecutivo in carica, la conversione in legge del presente decreto-legge. Suonerebbe come un segnale forte per il Paese, un segnale che, proprio per l'oggettività dei contenuti, contribuirebbe a rafforzare nella società civile l'idea che la concreta risoluzione dei problemi è al centro del dibattito politico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1891)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1891)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1891, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(S. 1083 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, recante disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali) (Approvato dal Senato) (1891):

(Presenti 506
Votanti 497
Astenuti 9
Maggioranza 249
Hanno votato sì 278
Hanno votato no 219).

Prendo atto che i deputati Cera e Mura hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che l'onorevole Bernini Bovicelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che i deputati Bobba e Garofani hanno segnalato di aver espresso erroneamente foto favorevole mentre avrebbero voluto esprimerne uno contrario.
Ricordo ai colleghi che dopo la votazione finale sul provvedimento in esame e prima di passare all'informativa urgente avranno luogo altre due deliberazioni in Pag. 122merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione a due conflitti di attribuzione.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,30).

PRESIDENTE. Prima di passare al successivo punto dell'ordine del giorno vorrei fare una dichiarazione. Vi è stato questa mattina uno spiacevole incidente: l'onorevole D'Antona si è ritenuta offesa da alcune dichiarazioni dell'onorevole Brigandì. Io ho letto il resoconto e non mi pare che ci siano gli estremi per essere offesi. L'onorevole D'Antona si è ritenuta offesa anche da alcune mie dichiarazioni espresse allora.
Vorrei esprimere il mio profondo rincrescimento per l'equivoco in cui si può essere incorsi e confermare che la memoria del professor D'Antona è nel cuore e nell'affetto del popolo italiano e anche di questa Camera, senza il minimo dubbio (Generali applausi cui si associano i membri del Governo).

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, non posso che associarmi alle sue parole e, quindi, se il mio comportamento è stato ritenuto offensivo, mi sono soltanto sbagliato. Mi associo alle sue parole nel chiedere scusa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

OLGA D'ANTONA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

OLGA D'ANTONA. Signor Presidente, ci tengo a precisare che non mi sono sentita offesa dalle parole dell'onorevole Brigandì, di cui comunque accolgo le scuse. Semplicemente, credo di aver dimostrato, in questi anni, di essere guardiano di una memoria. Ci tengo pertanto, ogni volta, a sottolineare e a precisare, affinché venga correttamente ricordato il suo nome e affinché non venga usato in modo scorretto.
Mi sono risentita, e questo lei lo sa, del fatto che lei abbia dichiarato, dal banco della Presidenza, di non aver capito la mia precisazione. Accolgo comunque la sua rettifica e ringrazio tutti i colleghi (Applausi).

Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal tribunale di Monza, sezione distaccata di Desio, di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 360 del 2008.

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 2 dicembre 2008, preso atto dell'orientamento espresso dalla Giunta per le autorizzazioni, ha deliberato di proporre alla Camera la costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 37 della legge n. 87 del 1953, per resistere al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal tribunale di Monza, sezione distaccata di Desio, dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 360 del 2008, in relazione alla deliberazione della Camera del 12 settembre 2007, con la quale è stata dichiarata, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, l'insindacabilità delle opinioni espresse da Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti, nei confronti delle dottoresse Elvira Castelluzzo e Angelica Di Giovanni, magistrati.
Se non vi sono obiezioni...

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per dire che noi, come gruppo dell'Italia dei Valori, voteremo contro la costituzione della Camera Pag. 123dei deputati in questi due giudizi. Non me ne devono volere i colleghi, soprattutto i colleghi della Lega, perché non è un voto contro di loro, né contro il dissenso politico.
In merito alla vicenda specifica della quale ci stiamo occupando, con particolare riguardo al primo dei riferimenti, a suo tempo la Camera deliberò l'applicazione dell'articolo 68 delle Costituzione. Noi siamo d'accordo su una chiusura solerte e sobria di un processo che da troppo tempo è in piedi e per un'ipotesi di reato ormai in parte depenalizzata, in parte prescritta. Non si tratta quindi di questo.
Quello su cui, però, vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi è che, di fatto, noi oggi siamo soltanto chiamati a decidere se nominare o meno un avvocato del libero foro, allo scopo di difendere, innanzi alla Corte costituzionale, le nostre delibere del 2007.
Come è noto, la Corte costituzionale decide questi conflitti in modo del tutto autonomo, sia che la Camera si sia presentata, sia che non lo sia (chiedo scusa per il bisticcio di parole). Nei tre casi verificatisi durante la scorsa legislatura la Camera non si è costituita: nondimeno, in uno di questi, ha riportato la vittoria. Analogamente, in anni passati, nei casi in cui la Camera si è costituita, quasi tutte le volte in cui la Corte è scesa nel merito della questione, ci ha dato torto.
Questo per dire, in buona sostanza, che se ci costituiamo o no, non pregiudichiamo in alcun modo l'esito del giudizio, mentre se non ci costituiamo, ottemperiamo all'invito del Presidente della Camera relativo al contenimento delle spese, che abbiamo valutato nell'ordine dei 50 mila euro per i due casi. Per questi motivi, esprimeremo un voto contrario.

PRESIDENTE. Essendone stata fatta implicitamente richiesta, procederemo alla votazione per alzata di mano.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, attualmente non abbiamo qui le deliberazioni che dobbiamo assumere. Credo che non vada bene, signor Presidente. Vorrei almeno poter leggere ciò su cui debbo deliberare.

PRESIDENTE. La documentazione relativa è stata messa a disposizione dei membri dell'Ufficio di Presidenza che avrebbero potuto - se lo avessero ritenuto opportuno - comunicarla ai rispettivi gruppi. Era compito loro informare i gruppi e in questa sede si tratta soltanto di ratificare o meno una delibera dell'Ufficio di Presidenza.
In ogni caso, la documentazione è a disposizione presso gli uffici e il banco della Presidenza. Comunque, la deliberazione era iscritta all'ordine del giorno.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà brevemente.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ancorché si tratti di una delibera dell'Ufficio di Presidenza alla quale ci dobbiamo adeguare o meno, penso che ciascuno di noi abbia, per Regolamento, il diritto di poterne prendere visione. Per fare ciò, è necessario che sia portata alla nostra conoscenza, non che si faccia rinvio ad altri luoghi dove sono depositati questi documenti. Mi permetta, non mi pare che ciò sia regolamentare.

PRESIDENTE. Caro onorevole, la documentazione era a disposizione dei deputati, che sono stati portati a conoscenza della deliberazione attraverso l'ordine del giorno, come avviene peraltro per tutte le deliberazioni della Camera. Come ogni deputato dovrebbe - o comunque può - ritirare la documentazione relativa alle votazioni della giornata, così sarebbe stato possibile ritirare anche la documentazione relativa a questa deliberazione. Non vedo la differenza.
Qualcuno chiede di parlare a favore?

Pag. 124

LORENZO RIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, intervengo solo pochi secondi per motivare il voto del gruppo del Partito Democratico. In queste due questioni, sia in sede di Giunta per le autorizzazioni, sia in Assemblea...

PRESIDENTE. Onorevole Ria, scusi se la correggo, la inviterei a non motivare il voto del gruppo del Partito Democratico perché interviene un deputato a favore e uno contro. Non ci sono dichiarazioni di voto dei gruppi.

LORENZO RIA. Va bene, quindi intervengo per motivare il voto favorevole. Su queste due questioni concernenti l'insindacabilità, la decisione fu assunta all'unanimità e, quindi, anche con il voto dei gruppi della Margherita e dei Democratici di Sinistra, che oggi si riconoscono nel Partito Democratico (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Quindi, noi - coerentemente con questa decisione - siamo favorevoli alla costituzione in giudizio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha già parlato contro l'onorevole Evangelisti, quindi passiamo ai voti.
Pongo in votazione la deliberazione per la costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal tribunale di Monza, sezione distaccata di Desio, di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 360 del 2008.
(È approvata).

Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Verona di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 374 del 2008.

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 2 dicembre 2008 - preso atto dell'orientamento espresso dalla Giunta per le autorizzazioni - ha deliberato di proporre alla Camera la costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 37 della legge n. 87 del 1953, per resistere al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dal Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Verona, dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 374 del 2008, in relazione alla deliberazione della Camera del 2 maggio 2007, con la quale è stata dichiarata - ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione - l'insindacabilità delle opinioni espresse da Mario Borghezio, Umberto Bossi, Enrico Cavaliere, Giacomo Chiappori, Giancarlo Pagliarini, Luigino Vascon, Roberto Maroni e Roberto Calderoli, deputati all'epoca dei fatti, in relazione alle condotte oggetto del processo penale per il reato di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 14 febbraio 1948, n. 43.
Se non vi sono obiezioni, tale deliberazione si intende adottata dall'Assemblea.

(Così rimane stabilito).

Informativa urgente del Governo sull'arresto di due cittadini marocchini nella città di Milano (ore 19,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'arresto di due cittadini marocchini nella città di Milano.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

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(Intervento del Ministro dell'interno)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, Roberto Maroni.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, colleghi, voglio iniziare questa informativa esprimendo il ringraziamento e l'apprezzamento mio e del Governo alla magistratura e alle forze dell'ordine che con questa operazione hanno sventato un attacco terroristico a Milano contro siti e persone (Applausi).
Vengo ora ai fatti. Ieri a Milano agenti della DIGOS hanno arrestato due cittadini extracomunitari di nazionalità marocchina, Ghafir Abdelkader e Ilhami Rachid, a seguito di due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal GIP del tribunale di Milano. I due sono accusati del reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale, di cui all'articolo 270-bis del codice penale, e di concorso esterno alla rete terroristica Al Qaeda.
Sono stati, inoltre, emessi dieci decreti di perquisizione nei confronti di altri soggetti indagati a vario titolo, alcuni dei quali anche per lo stesso reato di cui all'articolo 270-bis del codice penale. Nel corso delle perquisizioni si è proceduto al sequestro di documenti e materiale informatico che sarà successivamente vagliato dagli inquirenti.
L'attività investigativa è iniziata nel marzo 2007 e ha coinvolto cittadini maghrebini, in maggioranza marocchini, che non erano mai stati implicati in precedenti indagini relative al terrorismo internazionale. Questa attività ha portato alla scoperta di una cellula autoctona formata da stranieri ormai inseriti stabilmente nel tessuto sociale e non riconducibili alle tradizionali filiere jihadiste di cui però condividevano pienamente l'ideologia, il desiderio di martirio e la determinazione operativa.
I due cittadini arrestati, il primo dei quali è accusato anche di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di contraffazione di documenti, erano entrambi frequentatori del centro islamico di Macherio, facente capo all'associazione Pace ONLUS, nata all'interno dei locali di un vecchio magazzino che nel tempo è stato abusivamente adibito a luogo di preghiera e di svolgimento di altre attività.
Le indagini hanno evidenziato che il primo dei due arrestati si è dedicato ad un'opera di approfondimento delle principali dottrine radicali islamiche e, conseguentemente, di propaganda e di proselitismo. In questa sua opera si è avvalso principalmente dello strumento telematico per reperire sulla rete Internet materiale propagandistico di area jihadista, sia ideologico che tecnico-operativo, soprattutto in materia di utilizzo di armi e di esplosivi, nonché di attacchi suicidi. Il materiale raccolto veniva poi sottoposto in visione agli aderenti del centro, tra cui vi sono alcuni indagati nell'ambito del predetto procedimento penale.
Il secondo arrestato ha ben presto iniziato a condividere e sostenere attivamente i propositi dell'altro, cominciando a prospettare concretamente la possibilità di compiere personalmente atti con finalità di terrorismo nel territorio italiano e questa è una novità molto preoccupante.
I due, dopo aver considerato la possibilità di trovare i contatti idonei per raggiungere terre di conflitto fuori dall'Italia, hanno maturato, invece, la convinzione che una valida ed efficace azione di jihad potesse essere condotta in territorio italiano e, in particolare, in Lombardia.
L'articolata e complessa attività investigativa svolta in questo lungo lasso di tempo con l'ausilio dei servizi tecnici di intercettazione e con mirati servizi di osservazione sul territorio ha consentito di documentare l'individuazione di alcuni possibili obiettivi civili e militari nel capoluogo lombardo e nella sua provincia, nonché attività preliminari alla realizzazione di un vero e proprio attentato.
Tra gli obiettivi individuati dai due indagati che avevano già effettuato dei sopralluoghi, anche approfittando della frequentazione occasionale di questi luoghi, si annoverano strutture militari, caserme dei carabinieri e dell'Esercito, strutturePag. 126 delle forze dell'ordine, uffici della questura, obiettivi civili, parcheggi di supermercati, nonché importanti luoghi di culto della religione cattolica. Si tratta di luoghi che progettavano di colpire con modalità operative diverse e specifiche per ogni singolo obiettivo.
L'inchiesta, quindi, ha documentato il percorso di radicalizzazione ideologico-religiosa degli indagati, fino alla fase di concretizzazione operativa dei propositi criminali contro gli obiettivi, con attività preparatorie che hanno determinato un'accelerazione investigativa negli ultimi mesi portando nella giornata di ieri alla cattura dei principali soggetti.
Nello svolgimento delle attività di investigazione sono stati altresì individuati alcuni immigrati clandestini ai quali è stata già comminata l'espulsione. Due di essi sono stati trattenuti presso il locale CIE per le procedure di identificazione e il successivo accompagnamento in frontiera. Tra costoro voglio segnalare l'egiziano Vael Ismail Omar clandestino insegnante di lingua araba presso il medesimo centro islamico, indagato per istigazione all'odio razziale e religioso e per abuso dei mezzi di correzione nei confronti di alcuni minori che frequentavano la moschea.
Nello scorso mese di agosto le forze di polizia hanno compiuto un'analoga ed importante operazione conclusasi con l'arresto di un gruppo di soggetti (per lo più di origine tunisina) gravitanti tra Bologna, Imola e Faenza, accusati dei delitti di associazione con finalità di terrorismo internazionale e truffa in danno ad imprese assicuratrici.
Per concludere sul punto ricordo infine che ieri pomeriggio si è tenuta una riunione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, presieduto da me, per delineare l'attuale quadro internazionale anche alla luce dei recenti attentati a Mumbai e adeguare le misure già decise ai nuovi elementi emersi anche dall'operazione di polizia svoltasi ieri a Milano. Nel corso della riunione è stato sottolineato che l'episodio di Milano dimostra come anche dalle realtà magrebine, ben radicate in Italia, possano scaturire significative minacce.
Queste operazioni confermano, peraltro, come le forze di polizia, anche su indicazione del Comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza e nell'ambito delle pianificazioni disposte dal Comitato di analisi strategica antiterrorismo (il CASA), effettuino un costante monitoraggio sulle attività tenute all'interno dei centri di culto e sui rispettivi frequentatori, avviando in presenza di reati le successive indagini. Al tempo stesso, queste operazioni dimostrano che il terrorismo di matrice islamica è radicato nei nostri territori (specialmente in Lombardia) e che contro di esso bisogna sempre tenere alta la guardia.
A seguito dei sanguinosi attentati di Mumbai il Comitato di analisi strategica si è riunito il 28 novembre e ha deciso di intensificare l'attività di osservazione nei circuiti degli estremisti presenti in Italia. Al momento, il livello di attenzione del Ministero dell'interno, delle forze di polizia e degli investigatori è altissimo.
Particolare attenzione viene dedicata alle attività ispettive della Guardia di finanza nei confronti di agenzie finanziarie per verificare l'eventuale utilizzo di circuiti di money transfer per finalità di riciclaggio di capitali illeciti e di finanziamento del terrorismo internazionale.
Nel 2007 sono stati trasferiti all'estero dall'Italia, attraverso il money transfer, capitali per oltre 6 miliardi di euro. In particolare, le rimesse verso l'India ammontano ad oltre 100 milioni di euro, che rappresentano l'1,71 per cento del totale dei flussi verso l'estero.
Richiamo l'attenzione sull'evoluzione del fenomeno, che presenta oggi aspetti di novità, considerato che in passato riguardava quasi esclusivamente il riciclaggio di denaro, mentre oggi la Guardia di finanza ha in corso dieci indagini di polizia giudiziaria in materia di contrasto al finanziamento del terrorismo. Dalle indagini emerge, in particolare, il coinvolgimento di 158 soggetti per il reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale e Pag. 127per il reato di assistenza ai membri delle associazioni terroristiche. Tra le indagini più significative e recenti, segnalo in particolare quella condotta dal nucleo di polizia tributaria di Trento, su delega della locale procura della Repubblica, nei confronti di un gruppo criminale appartenente a movimento a vocazione islamica sovversiva.
L'aspetto più significativo che emerge dall'indagine è l'intenzione del citato gruppo criminale di costituire una sorta di unico Stato di matrice musulmana, denominato «califfato islamico». Le indagini, in particolare, hanno consentito di accertare le diverse modalità di finanziamento dei progetti eversivi in genere: dalla più classica, costituita da una sorta di autotassazione imposta ai membri del sodalizio, agli introiti derivanti dalla vendita di materiale di vario genere anche nei centri culturali o cosiddetti culturali (libri, CD musicali, reliquie religiose), per arrivare fino all'organizzazione dei pellegrinaggi alla Mecca, con relativa maggiorazione dei costi (una specie di tangente per finanziare attività terroristiche).
In questo contesto, al fine di acquisire utili elementi di prova, il 18 novembre scorso, su delega dell'autorità giudiziaria, sono state eseguite 135 perquisizioni in molte regioni del nord Italia, unitamente al ROS dei carabinieri di Udine. Tra le azioni per contrastare le attività terroristiche ho fatto particolare riferimento all'attività svolta dagli arrestati e dai denunciati su Internet, che testimonia ancora una volta la necessità di mantenere un adeguato controllo sui dati di tracciamento delle comunicazioni telematiche. Stiamo lavorando con i gestori per la realizzazione del numero IP unico per ogni utente della rete, per evitare il rischio di cancellazione e di impossibilità di utilizzo per diversi mesi.
Il decreto-legge sulla sicurezza, appena convertito in legge, ha permesso, con una nuova norma, di completare quasi del tutto questo lavoro. Ritengo utile, altresì - la legislazione vigente lo consente - che i due soggetti arrestati oggi (questo, però, è un compito che non compete al Ministro dell'interno), vengano subito sottoposti al regime carcerario differenziato di cui all'articolo 41-bis, che si può applicare anche per i delitti di terrorismo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia).
Oltre alle azioni intraprese, vi sono azioni da intraprendere. I fatti che ho riportato confermano che permane - anzi, si aggrava - il problema relativo alle moschee, ai centri islamici e alle attività svolte in questi centri e ai centri di aggregazione in genere, che svolgono anche attività di proselitismo, di predicazione estremista, di reclutamento di potenziali terroristi e di raccolta di fondi per finanziare strutture terroristiche in Italia e all'estero.
Per garantire la massima efficacia nella prevenzione e nel contrasto di ogni forma di terrorismo, è utile e opportuno che il Governo e il Parlamento definiscano alcune ulteriori misure normative, che, ad esempio, potranno essere contenute nel disegno di legge sulla sicurezza attualmente in discussione al Senato. In particolare, oltre alle proposte già formulate, anche recentemente, faccio riferimento ad una norma già esistente, la cosiddetta legge Mancino, per analogia con questo dispositivo.
Secondo le leggi sul terrorismo già esistenti si può immaginare, per esempio, che il Ministro dell'interno, nei casi di urgenza e quando emergano finalità di terrorismo, possa ordinare con decreto la sospensione delle attività di queste organizzazioni, di queste associazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia), fossero anche delle Onlus, come in questo caso, di movimenti o gruppi che svolgano o favoriscono attività così finalizzate, perlomeno sino alla sentenza definitiva del giudice competente. Come avviene oggi con la legge Mancino, quando il giudice riconosce con sentenza che un'organizzazione svolge o favorisce attività di terrorismo, il Ministro dell'interno dispone lo scioglimento dell'organizzazione e la confisca dei relativi beni.Pag. 128
Sono state avanzate altre proposte anche recentemente, che io valuto con grande attenzione, come quella dell'eventuale moratoria della realizzazione di nuove moschee. Come Ministero dell'interno, abbiamo effettuato una ricognizione completa delle moschee e dei luoghi di culto esistenti in Italia e abbiamo, quindi, un monitoraggio completo delle realtà. Purtroppo, non è mai o quasi mai agevole distinguere tra luoghi di culto, luoghi in cui si svolgono altre attività (scuola, ristorazione, vendita di prodotti) e luoghi in cui si svolgono attività che sono quelle da colpire (reclutamento, finanziamento e raccolta di fondi per finanziare il terrorismo, preparazione di attività di questo tipo). Spesso, i luoghi sono gli stessi e sono considerati, promossi e indicati come moschee, luoghi di culto, ma in realtà, come nel caso del centro culturale di Macherio, sono luoghi in cui si fa di tutto, spesso senza le necessarie autorizzazioni.
Ho verificato se, vista la gravità dei fatti, il Ministero dell'interno potesse intervenire per chiudere il centro di Macherio, ma, in assenza della norma di legge che ho proposto e che proporrò, a nome del Governo, di inserire nel disegno di legge sulla sicurezza, non è stato possibile.
Ho sentito il sindaco di Macherio, che proprio in presenza di quelle irregolarità amministrative, che non avrebbero neppure dovuto consentire l'inizio delle attività, ha disposto proprio oggi con atto amministrativo la chiusura di quel centro culturale islamico dove sono stati arrestati i due terroristi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia).
Voglio concludere questa informativa con alcune informazioni relative più in generale alla presenza in Italia di terroristi, non di presunti terroristi, ma di terroristi condannati come tali, colpiti da provvedimento di espulsione o amministrativo del Ministro dell'interno o del prefetto o da ordine di espulsione della magistratura. Si tratta di provvedimenti che non si possono eseguire a causa dell'intervento della Corte europea dei diritti dell'uomo, che contesta la possibilità di espellere, soprattutto in Tunisia, questi terroristi condannati per atti di terrorismo, ipotizzando la possibilità che il trasferimento in Tunisia sottoponga queste persone a gravi irregolarità e violazioni dei loro diritti, in particolare ad azione di tortura.
In particolare, dagli ultimi mesi del 2006, il Governo precedente aveva emanato cinque provvedimenti di espulsione, per motivi di ordine e sicurezza pubblica, nei confronti di cittadini tunisini noti per il loro coinvolgimento nelle filiere jihadiste internazionali. Questi provvedimenti sono rimasti ineseguiti a causa dell'intervento della Corte europea dei diritti dell'uomo. Accanto a queste posizioni, ve ne sono altre sette, di altri sette cittadini tunisini, colpiti da ordine di espulsione emesso dal prefetto di Milano e dall'autorità giudiziaria.
All'inizio della mia attività ho dovuto fare i conti con uno di questi provvedimenti, quello che si riferiva al cittadino di origine tunisina Essid Sami Ben Kemais, rimesso in libertà dopo aver scontato una sentenza di condanna il 2 giugno di quest'anno, e, di fronte al rischio che un terrorista fosse rimesso in libertà e nonostante - lo voglio dire davanti al Parlamento - l'invito della Corte dei diritti dell'uomo a non procedere all'espulsione, sotto la mia responsabilità ho firmato e dato esecuzione a un provvedimento di espulsione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia).
Questo fatto ha suscitato qualche polemica e la reazione anche del Consiglio d'Europa, perché si temeva che questo cittadino, una volta trasferito in Tunisia, fosse sottoposto non a un regolare processo, ma a torture. Ebbene, abbiamo accompagnato il procedimento giudiziario di questa persona in Tunisia e lo abbiamo seguito attraverso la nostra rappresentanza diplomatica. Questa persona è stata sottoposta a un regolare processo e, in tempi molto più rapidi di quelli impiegati normalmente in Italia, è stato condannato a dieci anni per attività terroristica in Pag. 129Tunisia, avendo garantiti tutti i diritti della difesa (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia).
Proprio per questo motivo, perché abbiamo avuto l'esperienza e le garanzie diplomatiche da parte del Governo tunisino, nei fatti, che chi è espulso sia sottoposto ad un regolare processo, ho affrontato proprio oggi un altro caso analogo, quello di un estremista tunisino, Trabelsi Murad, che è stato rimesso in libertà in questi giorni per aver finito di scontare una pena nel carcere di Voghera, dove era detenuto dal 1o aprile 2003.
Questo signore è stato comunque trattenuto presso il centro Corelli di Milano proprio perché oggi era fissata un'udienza del magistrato di sorveglianza di Pavia, a cui è stato chiesto dall'avvocato del tunisino di riesaminare la sua pericolosità sociale, quale presupposto dell'espulsione.
Proprio poche ore fa il giudice di Pavia ha confermato la pericolosità sociale e immediatamente dopo ho firmato, anche per lui, il decreto di espulsione per motivi di sicurezza ex articolo 13 della legge n. 40 del 1998 (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia).

MATTEO BRIGANDÌ. Bravo!

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Maroni non solo per la completezza della sua informativa, ma per il lavoro che mette capo alla sua responsabilità e ringrazio qui anche le forze di polizia e la magistratura per l'intervento effettuato.
C'è anche una ragione personale in questo «grazie». Gli attentati sono stati pensati nel territorio in cui vivo, nel parcheggio del supermercato di Seregno dove la mia famiglia si approvvigiona, nel centro commerciale di Giussano dove abbiamo acquistato libri e tappeti, nel duomo di Milano dove frequentemente ci rechiamo.
Questo riferimento non costituisce pedanteria o personalismo; consente di capire ciò di cui stiamo parlando. La minaccia terroristica non è un'astrazione, ma è qui. Più forte dell'allarme della crisi, c'è quello terrorista, perché la crisi deprime, il terrorismo annichila.
È il primo allarme di questo Paese, il primo allarme mondiale, come ha detto di recente il Ministro Frattini. Dall'India, più modestamente, alla Brianza, ma è lo stesso terrorismo, il medesimo focolaio di infezione che mette a rischio la nostra vita assai più della crisi economica.
È un fatto, come ha detto il Ministro, che questo terrorismo sia di matrice islamica. Alcune considerazioni: i due arrestati non erano stati vessati, non vivevano lavorando in nero e sono stati accolti, vorrei dire: «coccolati».
Ho ricavato oggi dal sito del comune di Giussano, dove vivevano, questa notizia: Determina n. 1444. Oggetto: erogazione di contributo economico straordinario a favore del signor Ghafir Abdelkader.
Vorrei chiedergli: li ha usati per comprare le bombole dell'ossigeno per compiere gli attentati alla nostra vita? Come vengono decise queste faccende?

ROLANDO NANNICINI. Quanto era?

RENATO FARINA. Non c'è scritto, bisogna chiederlo al comune di sinistra di Giussano (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Ciò dimostra il carattere originario, orrendamente sorgivo del terrorismo a matrice islamica. Non nasce da un senso di ingiustizia o da una malintesa volontà di riscatto: è un'ideologia religiosa che si trova al calduccio in ambienti islamici anche moderati, senza mai e poi mai essere estromessa. Un funzionario comunale può credere che un bambino segnato all'anagrafe come Osama sia un fatto folkloristico (ed è accaduto a Giussano, Pag. 130salvo poi avere il contributo), ma la comunità musulmana «no», non può fingere di credere che fossero pacifisti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Perché si permette questo?
Bisogna anche dire che il fondamentalismo armato, o meno armato, o non ancora armato trova nell'ideologia no global e in quella del multiculturalismo il suo terreno di cultura spesso involontario, dove trova rifugio in caso di necessità. È chiaro: è praticato da persone abilissime nella dissimulazione e non tutti sanno distinguere, quindi occorre preparazione e cultura. Ma per favore, la stessa necessaria attenzione che si deve riservare alle penetrazioni mafiose in politica (e il Ministro Maroni ha fatto di tutto e sta facendo di tutto per portare avanti questa lotta) si deve riservare alle penetrazioni del terrorismo nelle manifestazioni anche dialoganti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Si pensi alla storia di questa cellula di Al Qaeda: ha trovato il suo nido in un'associazione benefica che si chiama Pace ONLUS. Ricordo questa sigla per quanto riguarda la partecipazione alle manifestazioni di musulmani della mia città, Desio in Brianza: ai suoi capi parroci e partiti inviavano messaggi per il Ramadan e loro rispondevano devotamente a Natale, e chi eccepiva veniva bollato come nemico della pace e del dialogo. Leggo: «4 ottobre 2006, Coordinamento Desio Città aperta; missionari saveriani Desio, con il patrocinio della provincia di Milano: Giù i pregiudizi, apriti al dialogo». Avanti ONLUS, Pace.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

RENATO FARINA. Vi risparmio la cronaca del giorno, sulla partecipazione di Pace ONLUS, di questo gruppo alle manifestazioni, e presento la seguente proposta: ritengo che occorra istituire una Commissione bicamerale antiterrorismo sul modello della Commissione bicamerale antimafia, perché, se l'allarme è vero ed esiste, credo che siano necessari mezzi adeguati, parlamentari dotati di potenza giuridica per esaminare e combattere il fenomeno (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Minniti. Ne ha facoltà.

MARCO MINNITI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro dell'interno per la tempestività che ha avuto nel riferire alla Camera. Anch'io penso che l'operazione svolta sia un'operazione importante. Da parte nostra va il plauso alla magistratura, alle forze di polizia che, anche in questa circostanza, hanno confermato un'indubbia capacità investigativa, una capacità di prevenzione che fa delle nostre forze di polizia e della nostra magistratura un riferimento importante per quanto riguarda la lotta al terrorismo. Abbiamo avuto un'iniziativa che ha bloccato sul nascere l'attività di una cellula terroristica che stava maturando l'idea di avere obiettivi anche nel territorio nazionale. Questa iniziativa investigativa viene da lungo periodo, come giustamente lei, signor Ministro, ci ha ricordato: era incominciata nel 2007, e soprattutto è dentro una sequenza di azioni di carattere investigativo che hanno caratterizzato gli ultimi anni.
Invero ci troviamo di fronte ad un gruppo che ha manifestato la volontà di fare degli attentati. La sua capacità operativa era al momento particolarmente scarsa. È anche vero che non è la prima volta che gruppi terroristici avevano come obiettivo quello di agire in Italia. Signor Ministro, vorrei soltanto richiamare per sua conoscenza il gruppo arrestato a Firenze nel 2004, quello arrestato a Bologna nel 2006 e quello arrestato a Perugia nel 2007.
Lo dico soltanto perché è giusto che anche il Ministero dell'interno, quando le chiede di venire qui, le aggiorni anche l'elenco ed i numeri delle indagini svolte (tra l'altro, tutte quante ad opera delle forze di polizia italiane).
Vorrei che fossimo molto attenti quando maneggiamo le questioni del terrorismo, internazionale e nazionale.Pag. 131
Ascolterò - e ascolteremo, come Partito Democratico - con molta attenzione le proposte che lei vorrà fare, naturalmente più precisate rispetto al giro d'orizzonte che ha fatto oggi. Siamo naturalmente interessati a fare del nostro Paese un Paese sicuro; una cosa però vorrei dirle, signor Ministro: ciò cui bisogna sempre stare attenti, soprattutto su queste tematiche, è l'ansia di voler innovare a tutti i costi.
Penso che se ci sono delle cose da correggere siamo pronti a discutere, però le vorrei far rilevare che la legislazione antiterrorismo in Italia è una delle più avanzate e delle più efficaci in Europa (d'altro canto, parlano i fatti): prima di metterla in discussione ci penserei cento e una volta, e soprattutto vorrei vedere che queste proposte siano effettivamente migliorative.
Infine, mi consenta due ultime considerazioni. Penso che, soprattutto dopo le vicende di Mumbai, dobbiamo tenere molto alta la guardia. Ci sono preoccupazioni serie per l'Occidente e per quello che può avvenire nel mondo, perché penso che la vicenda di Mumbai, oltre ad essere una vicenda che ha un orizzonte chiaro nel teatro asiatico, contiene tuttavia un segnale che parla complessivamente al resto del pianeta.
Ritengo, per esempio, che in quell'attentato vi sia un messaggio chiaro alla nuova Presidenza degli Stati Uniti d'America (di tutto ciò dovremmo riflettere, ma si discute poco di queste cose in questo Parlamento).
Lo dico anche perché qualcuno, in Italia, ha pensato che addirittura il nuovo Presidente degli Stati Uniti potesse essere grato e gradito ad Al Qaeda (lo dico perché spesso qui usiamo argomentazioni che sono particolarmente eccentriche rispetto a quello che è il dibattito internazionale).

PRESIDENTE. Onorevole Minniti, la invito a concludere.

MARCO MINNITI. Voglio dire soltanto tre cose rapidissimamente, e concludo. La prima è che dobbiamo avere un'attenzione e una capacità di prevenzione intelligente nei confronti del terrorismo: la cosa che non bisogna mai fare, signor Ministro, è quella di pensare che l'attenzione intelligente possa in qualche modo finire poi nella discriminazione religiosa, perché ciò finisce per ottenere esattamente l'effetto opposto rispetto a quello che lei qui ci ha voluto segnalare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
La seconda questione è che, accanto ai provvedimenti legislativi, mi sarei aspettato che lei ci parlasse delle condizioni concrete delle forze di polizia; mi sarei aspettato che lei ci dicesse che, di fronte alla minaccia terroristica, aumentiamo i fondi per le forze di polizia e per le indagini, ma tutto questo non c'è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
Posso anche chiederle di sapere - e concludo - qual è la valutazione che questo Parlamento ha rispetto alla notizia che abbiamo appreso oggi di assunzioni presso le agenzie dei servizi di intelligence del nostro Paese?

PRESIDENTE. Onorevole Minniti, devo invitarla a concludere.

MARCO MINNITI. Signor Presidente, un secondo soltanto e concludo. In questo momento è in corso una opportuna riunione del Comitato di controllo sui servizi. Lo dico all'onorevole Renato Farina: quella è la sede nella quale si può ragionare per quanto riguarda la lotta al terrorismo, ma è in quella sede che bisognerà ragionare e capire quello che è avvenuto e se viene effettivamente applicata la legge di riforma sui servizi!
Infine, richiamo in un secondo un'ultima considerazione. Signor Ministro, lo dico in quest'Aula: il nostro Paese, l'Italia, ha una lunga tradizione d'impegno unitario contro il terrorismo; stiamoci attenti a non innescare un meccanismo politico che poi alla fine finisce per indebolire quell'impegno unitario che oggi qui, a nome del Partito Democratico, voglio a chiare Pag. 132note riconfermare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.

PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, prima di iniziare il mio intervento rispondo all'onorevole Minniti che l'unico finanziamento di certo confermato è quello che le amministrazioni di sinistra hanno dato a questi personaggi: questa è l'unica certezza che abbiamo dalle delibere di quei comuni! Anzi, emerge un altro dato, e cioè che nel paese di Giussano amministrato dalla sinistra il comune ha dato garanzia per la casa di questo personaggio: ci troviamo quindi nel paradosso per cui i lombardi, gli anziani o i nostri giovani magari non hanno una casa, ma nei comuni amministrati dalla sinistra si preoccupano di dare una casa a questi personaggi, a questi terroristi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Popolo della Libertà e Misto-Movimento per l'Autonomia)! Complimenti, onorevole Minniti!
Inizio il mio intervento, ringraziando il Ministro Maroni per il lavoro che ha finora svolto, le forze dell'ordine, i nostri servizi e il dottor De Gennaro.
Prendendo in considerazione le dichiarazioni espresse oggi dal Ministro Frattini (che afferma che il nostro Paese non è più un Paese di passaggio del terrorismo, ma è diventato un obiettivo del terrorismo) e considerato quanto ci ha riportato il Ministro Maroni in merito a quanto emerso dalle intercettazioni (ovvero che questi terroristi non sapevano se colpire una discoteca, un supermercato, una caserma, o avvelenare un acquedotto), credo si possa dire che cade la logica degli obiettivi sensibili; non vi è più un luogo sicuro o insicuro; anche nelle proprie case i cittadini possono essere colpiti dal terrorismo, dall'avvelenamento delle reti idrauliche e degli acquedotti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questo dovrebbe far cambiare l'approccio mentale, il becero buonismo fine a se stesso, che la sinistra dimostra in continuazione, anche nell'intervento precedente, davanti a questi personaggi.
Duole constatare che il sindaco di sinistra di Macherio - è di sinistra anche lui, ovviamente - che aveva concesso l'apertura del centro culturale islamico Pace (che con la pace va da sé non ha assolutamente nulla a che fare) lo ha chiuso con un atto amministrativo (come ci ha informato il Ministro Maroni); peccato che la Lega Nord aveva chiesto di chiudere quel centro già cinque anni fa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania )! Così come solo la Lega Nord - lo dico anche ai nostri alleati - è da 15 anni che chiede chiarezza sulla moschea, sul centro culturale islamico di viale Jenner. Questione che solo oggi, grazie all'intervento del Ministro Maroni, si sta avviando ad una soluzione nell'interesse della legalità e dei cittadini di Milano. Ebbene, noi chiediamo da tempo e lo sanno tutti la chiusura immediata di tutti i luoghi di culto, di tutti i centri culturali, e delle moschee islamiche che hanno a che fare anche lontanamente con il terrorismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Chiediamo una risposta forte da parte dello Stato perché sia chiaro che non vogliamo rischiare che si verifichino, a casa nostra, nelle nostre città, nei nostri territori, dei fatti di cronaca nera terribili come quelli di Mumbai della settimana scorsa; vogliamo evitare tutto questo. Chiediamo sulla costruzione e sull'apertura di nuove moschee una moratoria a tempo indeterminato. Vi è una proposta di legge, a firma dell'onorevole Gibelli, che vuole normare la presenza di questi luoghi di culto - che non sono molto di culto evidentemente - nel nostro territorio e che chiede che, prima di aprire una moschea, vi sia una condivisione da parte della cittadinanza attraverso un referendum. Questa proposta chiede che in questi luoghi si parli italiano, perché chi viene a casa nostra deve parlare la nostra lingua, rispettare la nostra cultura, le nostre tradizioni, e non fare quello che vuole (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà), e soprattuttoPag. 133 che, nelle moschee, non vi sia alcuna attività diversa da quella di culto, da quella religiosa, visto che nelle moschee ad oggi si fa di tutto, tranne che pensare all'aspetto religioso. Ricordo, per le osservazioni di carattere culturale che spesso la sinistra fa sulla libertà di culto, che legge in arabo si traduce in sharia e che ciò nulla ha a che fare con la libertà e con i diritti umani.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLO GRIMOLDI. Concludo con una osservazione di carattere politico. Visto che in questi giorni sentiamo parlare del Partito Democratico del nord, considerati anche questi fatti di cronaca, con il cuore vi do un consiglio: invece che inventarvi, per prendere i voti al nord, il Partito Democratico nel nord, provate una volta tanto a pensare ai lavoratori del nord, alla gente del nord, ai pensionati del nord, alle piccole e medie imprese del nord e agli studenti del nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), e non pensare sempre, ed esclusivamente, a difendere i terroristi, gli zingari, i criminali, i ladri, gli immigrati di ogni sorta, che fanno quello che vogliono a casa nostra, fregandosene delle nostre leggi. Solo così potrete sperare di prendere quattro voti al nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, quando, come in questo caso, ci troviamo a discutere sulle comunicazioni del Governo rispetto allo smantellamento di cellule terroristiche è un buon giorno, perché, se da un lato, non possiamo non avvertire la forte preoccupazione che, tra di noi in Italia, continuano ad insediarsi e ad operare, fortunatamente fino ad oggi solo a progettare, terroristi animati da un fondamentalismo che non conosce religione, dall'altro però è motivo di orgoglio verso le nostre forze dell'ordine il fatto che, nonostante tutto, nonostante le restrizioni, i tagli di uomini e di mezzi imposti dal Ministero dell'economia, lo Stato c'è, le forze di polizia e i magistrati operano con incisività e intelligenza, e questi arresti ne sono la prova.
Signor Ministro, è necessario ancora approfondire e studiare il fenomeno del terrorismo fondamentalista e le eventuali connessioni con la criminalità organizzata nostrana. La nostra intelligence sicuramente sta già operando e acquisendo tutti gli elementi utili a questo fine. Sgombriamo però il campo da alcuni equivoci che, invece di fare chiarezza, rischiano di generare in tanti uomini e donne di fede islamica, che vivono e lavorano nel nostro Paese, sentimenti di odio che rischiano di alimentare una spirale di tensione sociale pericolosa, il cui approdo è di difficile definizione. L'equivoco principale consiste nell'accostamento mortale per il dialogo interreligioso tra Islam e terrorismo. È un tema certamente delicato su cui il Ministro dell'interno che l'ha preceduto nel Governo Berlusconi, Giuseppe Pisanu, si era tanto speso e sono certo e auspico che anche lei stia operando in questo senso, nella consapevolezza della posizione strategica e di confine che ha il nostro Paese nello scacchiere europeo e in particolare in quello euromediterraneo, data la posizione geografica e i rapporti con i Paesi che si affacciano sul mare nostrum. Le dichiarazioni di alcuni colleghi di queste ore dovrebbero essere maggiormente ponderate, così come la stampa sempre deve usare un supplemento di prudenza e di responsabilità in questi casi. Attenzione a non essere noi ad accendere la miccia della guerra religiosa, del conflitto di civiltà. Non è l'Islam il nemico ma il terrorismo e va combattuto con tutti i mezzi. È giusto, doveroso e necessario chiedere che la nostra intelligence, le forze dell'ordine monitorino con estrema attenzione i centri culturali islamici e le moschee. È giusto riflettere sulle nuove sedi e sulla chiusura di centri pericolosi. Non è interesse di nessuno colpire il proselitismo religioso, ma quello terroristico. La libertà di culto è fondamentale per l'integrazione Pag. 134e soprattutto per l'Islam moderato. La nostra collega Souad Sbai è una testimone vivente del lavoro che sta facendo tra mille difficoltà, e a rischio della propria vita, l'Islam moderato (Applausi del deputato Mantini). I fanatici sono il nemico comune e l'ostacolo al dialogo e all'integrazione. Lo Stato piuttosto deve essere in grado di conoscere da dove vengono i finanziamenti alle moschee e ai centri islamici. Deve poterli interdire se di provenienza sospetta, e deve conoscere chi predica nelle moschee per avere la certezza del fatto che le prediche e l'attività nei centri non sia in contrasto con i valori costituzionali e con quelli fondanti dell'identità nazionale italiana.
Colleghi, attenti a non ingenerare ed a innescare la miccia esplosiva dell'odio religioso. L'altro pericoloso equivoco è quello di associare gli immigrati clandestini ai terroristi. Come ha precisato la Digos - lo ha ricordato anche lei Ministro - le persone arrestate, interessate ai provvedimenti cautelari, sono in Italia in posizione di regolarità e sono pienamente inserite nel tessuto economico e sociale. Il terrorismo globale è ricco, ben finanziato, si alimenta su Internet, non è certo rappresentato da uomini e donne disperati che, se osteggiati, respinti e discriminati, possono divenire pericolosi strumenti proprio nelle mani di questi terroristi.
Colleghi, ci premeva fare queste considerazioni per sgomberare il campo da equivoci, per dire con nettezza che lo Stato deve essere vigile, attento e rigoroso nel far rispettare la legge, l'ordine pubblico, operando e contrastando il fenomeno alla radice.
Una notazione finale: solo pochi giorni fa quest'Aula ha approvato il decreto sull'immigrazione, la sicurezza e il terrorismo che fortunatamente - come dimostra la vicenda di Milano - ha approvato all'articolo 1 del decreto la proroga di alcune norme importanti in materia di norme in materia di lotta al terrorismo, in particolare la disciplina relativa alla conservazione dei dati del traffico telematico. E in quella sede abbiamo osservato come ciò sia stato necessario a causa di norme approvate solo pochi mesi fa da questo Parlamento, e quindi voluti da questo Governo e da questa maggioranza che attuavano direttive europee in materia di conservazione delle cosiddette tracce informatiche. Questo episodio ci dice che, quando siamo chiamati a modificare norme sulla sicurezza nazionale, sulla giustizia, è bene non procedere a caso, ma con tutte le attenzioni e con tutte le cautele. Abbiamo rischiato di perdere i dati dei traffici informatici che - come sapete - in materia di terrorismo sono, insieme alle intercettazioni, strumenti indispensabili. Signor Ministro, l'UdC è una forza responsabile, lo sanno gli italiani e lei lo ha già potuto sperimentare in questa Aula.
Sulla sicurezza dei cittadini italiani non ci possono essere e non ci saranno divisioni se vi sarà ascolto in Parlamento al contributo serio e costruttivo dell'opposizione, che non abbiamo mai fatto mancare. In questo caso saremo con lei senza se e senza ma, nell'interesse superiore del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, noi come gruppo dell'Italia dei Valori vogliamo prima di tutto compiacerci con le forze dell'ordine e anche con il Ministro dell'interno Maroni che ne ha la responsabilità politica. Tuttavia, signor Ministro, insieme a questo compiacimento non posso non esprimere un rammarico. Avevo preparato tutt'altro tipo di intervento. Purtroppo, ascoltando la sua relazione rispetto al fatto specifico, non ho trovato un'informazione in più rispetto a quanto riportato questa mattina dal Corriere della sera. Capisco che vi siano problemi di riservatezza, e probabilmente le indagini non sono ancora concluse; comunque, bisognerà monitorare meglio il fenomeno. Tuttavia stiamo parlando della principale minaccia non soltanto nel nostroPag. 135 Paese, ma a livello mondiale. Tradurre questa preoccupazione in una manifestazione di propaganda - me lo faccia dire - non aiuta lei nel suo delicato compito e nel suo ruolo istituzionale. Magari si scalderanno i cuori e le menti di qualche amico leghista, di qualche militante.

ALBERTO TORAZZI. Il cervello!

FABIO EVANGELISTI. Anche il cervello - speriamo - per chi ce l'ha, e anche di qualcun altro del Popolo della Libertà, ma la lotta al terrorismo non è questione che riguarda la Lega o il Popolo della Libertà, riguarda il nostro Paese, riguarda l'intero Parlamento, riguarda il novero delle società sviluppate e civilizzate. Per questo serve molta intelligenza, intelligence misurata e mirata; serve, soprattutto, che vi siano le risorse e che vi sia collaborazione sul piano nazionale e sul piano internazionale.
Dove lei commette un errore e molti dei colleghi che mi hanno preceduto hanno commesso un errore? Quando si fa una generalizzazione. Se lei mi presta brevemente attenzione, signor Ministro, provo a sviluppare il senso del mio pensiero, ma soprattutto della mia preoccupazione. Lei afferma che finalmente oggi con un provvedimento amministrativo abbiamo chiuso il centro islamico di Macherio perché era collocato in un magazzino fatiscente, non a norma e così via. Le domando: ma lei è davvero convinto che se non fosse esistito il centro Pace ONLUS lì, a Macherio, in quell'ex fabbrica, questi due, che definire una cellula è davvero eccessivo - cellula è un'unità, sono già in due, quindi possiamo metterli insieme - sarebbero venuti meno al progetto di un attentato, ai loro propositi, al loro fanatismo?

ALBERTO TORAZZI. Chiediamogli scusa!

FABIO EVANGELISTI. Ma davvero è utile e giusto per la comprensione del fenomeno immaginare che quei due lì costituissero insieme la totalità dell'associazione Pace ONLUS? Il fatto che un'amministrazione locale abbia dato un contributo e una risposta risolve il problema nella denuncia? Cosa è successo a Londra con gli attentati alla metropolitana? Erano gli immigrati di seconda e terza generazione quelli che hanno provocato gli attentati e messo le bombe. Questi erano ormai integrati nel nostro Paese, ma non è sufficiente l'integrazione rispetto al fanatismo religioso.
Dunque dobbiamo distinguere il fenomeno religioso, il rispetto del credo, il rispetto della diversità di una fede religiosa, dal fanatismo. Dobbiamo combattere ogni fanatismo, sapendo tuttavia che non c'è la generalizzazione: nel fanatismo vi sono le responsabilità. Lì bisogna andare a colpire, non nella generalizzazione. Non si deve parlare di centri islamici, non bisogna parlare di moschee da chiudere. Bisogna individuare all'interno delle moschee, all'interno dei centri islamici, all'interno delle università, all'interno dei luoghi di lavoro coloro che organizzano, danno alimento e fiato al fenomeno terroristico. Lo possiamo fare perché questo disgraziato Paese ha saputo negli anni combattere i fenomeni terroristici che si annidavano all'interno: il terrorismo nero e il terrorismo rosso sono stati combattuti e sconfitti grazie all'intelligente lavoro di individuare ed isolare i protagonisti del fenomeno stesso.
Signor Ministro, avrà il nostro sostegno, glielo posso assicurare: per quanto riguarda il rispetto delle regole ed il rispetto della legalità avrà il nostro sostegno, però faccia un lavoro mirato e non un lavoro generico, di propaganda, che non ci aiuta né a capire il fenomeno, né, soprattutto, ci aiuta a sconfiggerlo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, il Movimento per l'Autonomia la ringrazia Pag. 136per aver puntualmente e compiutamente informato il Parlamento sugli arresti di queste ultime ore ed esprime soddisfazione per l'importante risultato ottenuto dal Governo nella lotta contro il terrorismo internazionale di stampo islamico. Ieri, quando il presidente del gruppo della Lega ha chiesto in quest'Aula che lei venisse a riferire sui fatti che erano accaduti, vi è stato chi, pur condividendo la richiesta, ha inteso sottovalutare ed esprimeva dubbi sulla rilevanza dei fatti, così come invece è purtroppo drammaticamente emersa in queste ore. Anche il dibattito che si è sviluppato in quest'Aula dimostra che vi è una parte politica che su questi fatti intende fare come lo struzzo, nascondere la testa sotto la sabbia o, peggio ancora, vestire i panni dell'ipocrisia.
Il Ministero dell'interno si è distinto, in questi primi mesi di legislatura, per la determinazione con la quale combatte ogni forma di terrorismo e per questo siamo grati a lei, Ministro Maroni, alle forze dell'ordine ed ai servizi di sicurezza, che non mancano mai di dimostrare acume e capacità fuori dall'ordinario. In occasione dei recenti attentati che hanno insanguinato una delle principali città dell'India, il Movimento per l'Autonomia ribadì al Governo la richiesta di perseverare, senza tentennamenti e con tutti i mezzi necessari, nel combattere tutte le forme di infiltrazione terroristica che attentano alla sicurezza del nostro Paese. Troppo spesso queste infiltrazioni sono camuffate o trovano una copertura in improbabili proposte di scambio culturale, e quasi sempre sono sostenute ed accolte con inquietante disinvoltura, in nome di una particolarissima integrazione culturale, anche al costo di mettere a repentaglio la sicurezza del nostro Paese e degli italiani.
Il centrosinistra, che ha sostenuto e continua a sostenere la tesi che nel nostro Paese vi sia un razzismo strisciante, in qualche modo agevolato del Governo di centrodestra, oggi ha avuto la dimostrazione che i provvedimenti adottati dall'Esecutivo e approvati dal Parlamento erano più che giustificati da quel rischio terrorismo, ampiamente sottovalutato dal Partito Democratico e da tutta la sinistra radicale, che non a caso è rimasta fuori da questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia, Lega Nord Padania e del deputato Renato Farina).
In questa sede noi denunciamo la strategia di una certa parte dell'opposizione, che attraverso la strumentalizzazione di ben circoscritti episodi di intolleranza punta a sminuire gli importanti risultati ottenuti dal Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, devo invitarla a concludere.

ARTURO IANNACCONE. Termino, signor Presidente, con un invito che il Movimento per l'autonomia le rivolge, signor Ministro, di continuare sulla strada del rigore, smascherando e chiudendo le finte moschee, le finte associazioni di interscambio culturale, perseguendo duramente chi ha l'intento di colpire la nostra gente e di attentare alla sicurezza nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia, Lega Nord Padania e del deputato Renato Farina).

ISIDORO GOTTARDO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente, anch'io per ringraziare - l'ha già fatto il collega - il Ministro Maroni ed il Governo per la chiarezza e la determinazione con cui affrontano finalmente tali questioni.
Vorrei, però, richiamare i colleghi anche rispetto alle considerazioni che sono state svolte.

PRESIDENTE. Onorevole Gottardo, credevo che intervenisse sull'ordine dei lavori.

ISIDORO GOTTARDO. Sì, signor Presidente, sto intervenendo sull'ordine dei lavori.

Pag. 137

PRESIDENTE. Venga rapidamente al punto.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, vorrei dire che questo Paese ha sicuramente combattuto, e vinto, il terrorismo, ma lo ha vinto nel momento in cui attorno ad esso è stato creato il vuoto culturale ed è stato fatto in modo che nessuna comprensione fosse rivolta a queste forme terroristiche e a ciò che alimentava quelle forme terroristiche. Oggi, il problema su cui dobbiamo riflettere è questa cultura permissiva e, anche in nome della comprensione che ha consentito...

PRESIDENTE. Onorevole Gottardo, devo invitarla a concludere.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, vedo che dobbiamo concludere il dibattito, perché il sottosegretario che seguirà la discussione successiva ha molta fretta.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo. Ringrazio il Ministro dell'interno, onorevole Maroni.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché misure urgenti di tutela ambientale (A.C. 1875-A) (ore 20,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché misure urgenti di tutela ambientale.
Ricordo che nella seduta del 18 novembre 2008 sono state respinte le questioni pregiudiziali Di Pietro ed altri n. 1 e Amici ed altri n. 2.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 1875-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che l'VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Ghiglia, ha facoltà di svolgere la relazione.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'VIII Commissione propone all'Assemblea l'approvazione del provvedimento in esame, che reca misure predisposte dal Governo per superare definitivamente l'emergenza rifiuti nella regione Campania. Si tratta di un nuovo provvedimento d'urgenza, che interviene per consolidare e rafforzare i risultati positivi del precedente decreto-legge n. 90 del 2008, che aveva posto termine alla fallimentare e costosissima esperienza dei commissari delegati e delle relative strutture, introducendo un nuovo modello per la gestione dell'emergenza dei rifiuti in Campania, incentrato sulla nomina di un apposito sottosegretario di Stato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, individuato nella persona del dottor Guido Bertolaso.
Trattandosi, anche per questo nuovo decreto-legge, di un provvedimento che ha avuto, e continua ad avere, l'attenzione quotidiana dei mezzi di informazione, credo opportuno non dilungarmi analiticamente sul suo contenuto. Mi limiterò, dunque, in questa sede, a segnalare tra le principali misure quelle dirette ad individuare nuove forme di vigilanza sugli enti locali, finalizzate ad assicurare l'osservanza della normativa in materia di rifiuti, con la previsione di strumenti sanzionatori severi, compreso il commissariamento dei comuni inadempienti. Tra le misure introdotte, segnalo, altresì, quelle dirette a Pag. 138velocizzare la rimozione dei rifiuti ingombranti o di cumuli di rifiuti, a individuare, per alcune aree, interventi particolari per l'affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti e a disciplinare la corresponsione di emolumenti al personale militare impegnato.
Per tutti i territori in cui vige lo stato d'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti, inoltre, il decreto-legge inasprisce le sanzioni attualmente previste per alcune violazioni della normativa in materia di gestione dei rifiuti. È prevista, poi, una campagna informativa, a mezzo radio o televisione, per il corretto comportamento in materia di smaltimento di rifiuti e sulle sanzioni introdotte dal decreto-legge che, nel corso dell'esame in Commissione, si è arricchito con la previsione dell'introduzione di specifiche disposizioni volte a rimarcare l'importanza, dal punto di vista economico, del recupero dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata, nonché ad introdurre l'educazione ambientale nei programmi scolastici della scuola dell'obbligo.
Mi sia consentito, inoltre, rivolgere qui un deferente saluto al Presidente della Repubblica e richiamare, condividendole pienamente, le parole da lui pronunciate il 1o dicembre scorso, nel corso della sua visita a Napoli.
L'emergenza rifiuti - ha detto il Presidente Napolitano - richiedeva un'azione risoluta contro cieche resistenze a decisioni improrogabili e contro palesi illegalismi; quell'azione risoluta - ha aggiunto - è poi finalmente giunta. Per quel che riguarda la questione rifiuti, i risultati di sforzi concentrati ed energici non sono mancati. Vediamo ora le condizioni per procedere verso soluzioni esaurienti e durevoli.
A queste soluzioni mira, appunto, il decreto-legge in esame: a consolidare i risultati raggiunti e a porre in essere le condizioni per un definitivo ritorno alla normalità, all'economicità, all'efficienza e alla correttezza nella gestione del ciclo dei rifiuti nella regione Campania.
Nel rinviare, quindi, per quanto concerne l'esame puntuale del provvedimento in esame, alla relazione che ho già svolto presso l'VIII Commissione, mi soffermo brevemente sulle principali modifiche introdotte nel corso dell'iter del provvedimento nella Commissione stessa, anche a seguito dei pareri resi dalle altre Commissioni e delle proposte migliorative avanzate sia dai gruppi di maggioranza, sia dai gruppi di opposizione, riservandomi di svolgere ulteriori approfondimenti in seguito, in relazione all'andamento del dibattito.
In tal senso segnalo, ad esempio, che l'articolo 2, che contiene norme volte a fronteggiare il fenomeno dell'abbandono dei rifiuti in siti non autorizzati, è stato modificato in Commissione con l'introduzione di un nuovo comma 2-bis che autorizza il sottosegretario di Stato delegato alla gestione dell'emergenza, in collaborazione con l'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania, ad avviare un progetto pilota per garantire la piena tracciabilità dei rifiuti. Inoltre, la Commissione ha modificato il comma 4 dello stesso articolo, vincolando alla previa e motivata verifica di un'effettiva esigenza legata alla gestione del ciclo dei rifiuti nella regione Campania la decisione del sottosegretario di Stato delegato alla gestione dell'emergenza di disporre la progettazione, la realizzazione e la gestione di un impianto di recupero dei rifiuti già prodotti e stoccati per la produzione di energia, nonché (sentiti gli enti locali competenti) di individuare un sito idoneo nella regione al fine di provvedere all'eliminazione degli oltre cinque milioni di tonnellate di rifiuti ex CDR stoccati in numerose piazzole disseminate nel territorio campano.
Anche sull'articolo 3, che prevede la sanzione del commissariamento degli enti locali nel caso di inosservanza della normativa in materia di gestione dei rifiuti, la Commissione è intervenuta con una modifica che àncora ad una proposta motivata del sottosegretario di Stato delegato l'avvio del procedimento di rimozione degli organi amministratrici locali.
Quanto all'articolo 4, che detta norme volte a perfezionare il processo avviato dal Pag. 139precedente decreto-legge n. 90 del 2008 sullo scioglimento dei consorzi di bacino delle province di Napoli e Caserta e sulla loro riunione in un unico consorzio, le modifiche introdotte in Commissione riguardano la possibilità dei comuni della provincia di Caserta di associarsi per l'affidamento del servizio di raccolta rifiuti urbani e la specificazione, nell'ambito del rinvio alle deroghe previste dall'articolo 18 del citato decreto-legge n. 90 del 2008, del riferimento al decreto legislativo n. 163 del 2006.
Una modifica è stata introdotta in Commissione anche all'articolo 6, che introduce una disciplina speciale applicabile esclusivamente nei territori in cui vige lo stato di emergenza nel settore dello smaltimento rifiuti volta a rendere più rigoroso il sistema sanzionatorio in relazione ad una serie di condotte già vietate dal decreto legislativo n. 152 del 2006, tramite la trasformazione di alcune di esse da fattispecie contravvenzionali a fattispecie delittuose, con un significativo inasprimento delle pene. Il nuovo comma 1-bis prevede, infatti, per tutte le fattispecie penali poste in essere con l'uso di un veicolo il sequestro preventivo del mezzo e la conseguente confisca con la sentenza di condanna.
Con riferimento all'articolo 7, oltre alla citata modifica volta a rimarcare l'importanza economica della raccolta differenziata, la Commissione ha introdotto un'ulteriore modifica stabilendo al nuovo comma 4-bis che il Governo informi il Parlamento sulla revoca (ovvero sulle ragioni della mancata revoca) della dichiarazione dello stato d'emergenza, anche limitatamente a singoli ambiti provinciali che presentano sufficiente dotazione impiantistica per assicurare una via ordinaria al ciclo dei rifiuti.
Come già detto, poi, il nuovo articolo 7-bis, anch'esso introdotto in Commissione, ha disposto l'inserimento dell'educazione ambientale nei programmi scolastici della scuola dell'obbligo, secondo modalità da definire con decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministero dell'ambiente.
La Commissione è, altresì, intervenuta sull'articolo 9, relativo alla procedura volta al riconoscimento per i termovalorizzatori del diritto ai cosiddetti incentivi CIP 6, con l'introduzione, su iniziativa del Governo, del nuovo comma 1-bis, secondo il quale, con decreto del Ministero dello sviluppo economico, adottato di concerto con il Ministero dell'ambiente e su proposta del gestore dei servizi elettrici, ogni tre anni sono aggiornate le modalità per la determinazione della quota di produzione di energia elettrica imputabile alle fonti energetiche rinnovabili.
Nelle more, in caso di impiego di rifiuti urbani ovvero di combustibile da rifiuti, ai fini dell'accesso ai meccanismi incentivanti, tale quota è pari al 51 per cento della produzione complessiva.
Infine, i nuovi articoli 9-bis, 9-ter e 9-quater, tutti introdotti in Commissione, prevedono rispettivamente: alcune misure specifiche dirette a risolvere, nell'immediato, talune difficoltà degli operatori nel recupero dei rifiuti; l'adozione, con provvedimento del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministero dell'ambiente, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, d'intesa con la Conferenza unificata e previo parere delle Commissioni parlamentari, di un piano nazionale degli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani residuati nella raccolta differenziata; alcune correzioni normative in materia di smaltimento dei rifiuti in fognatura.
Prima di concludere la mia relazione, ricordo che le Commissioni di settore e il Comitato per la legislazione hanno espresso i prescritti pareri sul provvedimento. L'VIII Commissione ha accolto tutte le condizioni formulate, ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione dalla V Commissione (Bilancio), mentre non ha ritenuto di poter accogliere, anche per la ristrettezza dei tempi, i rilievi e le osservazioni formulate dalle altre Commissioni.
In conclusione, intendo sottolineare positivamente che i lavori in Commissione sono stati improntati ad un clima di dialogo costruttivo e cooperativo tra tutti i Pag. 140gruppi parlamentari e che ciò ha consentito, da un lato, di svolgere con celerità l'esame del provvedimento e, dall'altro, di migliorarne il testo in più punti.
Il mio auspicio è che lo stesso clima e lo stesso metodo di lavoro si ripropongano anche nello svolgimento dei lavori in Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, signor sottosegretario, ritorniamo in quest'Aula, con questo decreto-legge, a discutere del dramma dell'emergenza rifiuti nella regione Campania, dopo averlo fatto già con il decreto-legge n. 90 del 2008, convertito nella legge n. 123 del luglio 2008.
Voglio subito sottolineare come il Partito Democratico continua in questo campo la sua azione di grande, leale e seria collaborazione e di grande assunzione di responsabilità complessiva della politica e delle istituzioni.
Lo abbiamo già fatto a livello nazionale, lo abbiamo fatto con il Partito Democratico della regione Campania per dare tutto il nostro contributo al Governo, sia per realizzare soluzioni idonee a uscire dalla drammaticità dell'emergenza, sia per realizzare condizioni di risoluzione stabile, definitiva, permanente e strutturale della vicenda. Lo abbiamo fatto con la collaborazione prestata per l'identificazione e l'allestimento dei siti per le nuove discariche e con il comportamento serio e leale dei nostri sindaci e dei nostri amministratori. Lo abbiamo fatto con un'assunzione di responsabilità chiara e con un'iniziativa forte dei parlamentari del PD della Campania, alla Camera come al Senato, con un'iniziativa anche di chi vi parla, per il riconoscimento degli incentivi CIP 6 ai quattro termovalorizzatori della Campania o meglio a tre di essi, dal momento che per Acerra si era già provveduto con il decreto mille-proroghe del febbraio 2008. Lo abbiamo fatto nella consapevolezza della eccezionalità e della straordinarietà di questa norma di concessione degli incentivi CIP 6, ma anche per l'assunzione di una responsabilità. Infatti, la costruzione dei termovalorizzatori è assolutamente necessaria per un ciclo moderno, integrato e industriale dei rifiuti e presenta, in Campania, difficoltà oggettive, più forti e pesanti che nel resto del Paese.
Ecco perché abbiamo declinato questa difficoltà alla luce del sole e con chiarezza, assumendoci la nostra responsabilità, ritengo peraltro con apprezzabile coraggio e abbiamo concorso in maniera decisiva alla costruzione della soluzione legislativa, puntualmente attuata dal Governo con il decreto del Ministro dello sviluppo economico del 31 ottobre scorso.
Abbiamo anche prestato la nostra collaborazione in Commissione, nella fase di esame di questo decreto-legge. Lo abbiamo fatto, tra l'altro, con alcuni contributi migliorativi importanti, che sono stati ricordati dal relatore, all'articolo 2, comma 4, dove, a nostro avviso, è fondamentale la precisazione che la determinazione dell'eventuale quinto termovalorizzatore in Campania non può essere automatica, ma subordinata, in maniera tassativa e netta, alla verifica effettiva e motivata delle esigenze reali del ciclo dei rifiuti in quella regione.
Da questo punto di vista, non possiamo accettare e non possiamo condividere che, ad ogni visita del Presidente del Consiglio, muti così automaticamente e magicamente il numero dei termovalorizzatori. Vi è necessità di questa grande, motivata e seria verifica.
Così come abbiamo arricchito il provvedimento con una specificazione importante tra le sanzioni penali per la fattispecie dell'articolo 6: per chi commette il reato di abbandono illecito di rifiuti, vi è la sanzione - penso molto efficace e Pag. 141concreta - del sequestro preventivo e poi della confisca dell'autoveicolo adoperato per la commissione del fatto illecito.
Dobbiamo dire con franchezza che il nostro giudizio è, invece, profondamente critico su due articoli fondamentali (su cui mi soffermerò brevemente, mentre altri aspetti del provvedimento saranno considerati dai colleghi Margiotta e Bratti): l'articolo 3 e l'articolo 6.
Con l'articolo 3 si introduce una nuova norma in tema di commissariamento di enti locali. Ci siamo confrontati anche nel recente decreto-legge su questo tema e siamo favorevoli ad introdurre con la legislazione statale norme e misure per dettare comportamenti e regole che possano indurre, sollecitare e condurre gli amministratori locali e gli enti locali a comportamenti puntuali, efficienti, di adempimento rigoroso dei loro compiti e, quindi, virtuosi nel campo della gestione dei rifiuti.
Abbiamo anche concordato sulla definizione di percentuali di raggiungimento delle quote di raccolta differenziata nei diversi comuni per poi far scattare meccanismi sanzionatori nei confronti degli enti locali.
Dobbiamo dire che su questo tema tutti debbono avere la consapevolezza che andiamo ad incidere su un terreno di grande delicatezza che è quello del riconoscimento costituzionale. Si tratta del terreno del principio democratico e del diritto di accesso alle cariche elettive e di elettorato sancito dall'articolo 51 della Costituzione. Non per nulla, il Governo prevede di intervenire con un comma aggiuntivo all'articolo 142 del testo unico sugli enti locali che, nel prevedere la rimozione di sindaci e presidenti di provincia e lo scioglimento dei relativi consigli, identifica tre fattispecie, legandole ai gravi motivi di ordine pubblico, agli atti contrari alla Costituzione e alle gravi e persistenti violazioni di legge. Ci siamo legati a quest'ultima previsione, con le nostre proposte emendative che riproporremo e sottoponiamo con attenzione al relatore e al sottosegretario. Vogliamo percorrere questa via, ma sappiamo che, incidendo su una materia e su un terreno così delicato, dobbiamo legare il potere di rimozione dei sindaci e lo scioglimento dei consigli a presupposti e condizioni chiare e precise, specifiche e tassative.
Non possiamo accettare previsioni generiche di una latitudine immensa, di grande approssimazione, di un'estensione illimitata che dà adito ad una discrezionalità ingiustificata e pericolosa in questo campo e in questo ambito. Infatti, ciò si presta inevitabilmente al pericolo di un uso arbitrario, strumentale e pericoloso, laddove dobbiamo invece dettare dei vincoli precisi e delle fattispecie particolarmente gravi e stringenti che autorizzano l'esercizio di un potere che per sua natura ha valenza assolutamente straordinaria ed eccezionale incidendo in misura così forte ed importante, per di più soltanto in un territorio regionale, sul principio democratico e sul diritto di elettorato.
Ecco perché, anche considerando l'osservazione resa dalla I Commissione Affari costituzionali, che invita ad introdurre un emendamento che condizioni il potere scioglimento alla ricorrenza di gravi e reiterate violazioni, siamo nel solco dell'articolo 142, primo comma, che parla in generale di gravi e persistenti violazioni della legge in materia di gestione del ciclo dei rifiuti, laddove invece la previsione generale dell'articolo 142 si riferisce indistintamente a «gravi e persistenti violazioni di legge». Vogliamo percorrere questa via e la riproduciamo e la ripetiamo con grande convinzione.
Naturalmente, non possiamo accettare la riconferma di un'ipotesi normativa e legislativa larghissima, assolutamente generica in cui poi addirittura nella costruzione del parametro di violazione legislativa - che può legittimare l'esercizio di un potere così grave e penetrante, così forte e così incidente sulla materia costituzionale - si prevede la violazione non di una legge o di un atto avente forza di legge e, quindi, di una fonte primaria, ma di una mera ordinanza di protezione civile, fonte secondaria e atto amministrativo, per di più senza nemmeno quella valenza generale che ha la fonte regolamentare. Su questo Pag. 142riproduciamo i nostri emendamenti e ci apprestiamo ad un confronto di merito di grande impegno e serietà.
Infine, l'articolo 6 prevede tali fattispecie di reato, come ha indicato il relatore, circoscrivendole sostanzialmente, in questa fase, alla Campania.
Noi abbiamo indicato con chiarezza la nostra linea, che del resto è quella che è stata anche evocata dal Presente del Consiglio in occasione delle sue visite in Campania, e che aveva imboccato il relatore - di questo voglio dargliene atto - in Commissione, in un primo tempo: quella di prevedere l'estensione delle fattispecie di reato per tutta la penisola, salvo poi dover fare una marcia indietro che francamente non è stata motivata ed è incomprensibile. Mi chiedo quale ne sia il motivo, considerato che siamo di fronte a norme che intendono colpire la violazione di un bene preciso, che è il bene dell'ambiente; e la considerazione che il bene leso è maggiormente e più frequentemente colpito in alcuni territori rispetto ad altri non può giustificare l'introduzione di reati e di sanzioni penali soltanto per quei territori.
Inevitabilmente viene leso il principio costituzionale di uguaglianza, si crea una disparità di trattamento assolutamente irragionevole e ingiustificata che confligge con la giurisprudenza consolidata della Corte costituzionale. Noi non riteniamo che in questo campo si possa correre il rischio di norme che cadano sotto la mannaia del custode della Costituzione, ossia del giudice costituzionale.
Del resto, è vero che parliamo troppo spesso e a sproposito di federalismo, ma immaginare addirittura che con questo decreto-legge vi sia una sorta di federalismo dei reati e delle pene è veramente e assolutamente eccessivo, abnorme e, soprattutto, è una scelta sbagliata.
Ecco perché abbiamo presentato alcuni emendamenti che delineano un quadro di sanzioni penali rigoroso, ma più equilibrato, con i quali rafforziamo e inaspriamo anche le sanzioni penali di natura pecuniaria, che incidono ancora più direttamente, e introduciamo la norma che prevede il sequestro preventivo e la confisca dell'autoveicolo adoperato per la realizzazione dell'illecito.
Sottolineiamo, inoltre, come in questo campo riteniamo che occorra svolgere una riflessione, che del resto era stata già aperta in un primo tempo in Commissione, ma che va ripresa per dare al provvedimento quel senso di equilibrio, di rispetto dei principi costituzionali e di giusta legislazione che è l'unico nostro obiettivo.
Noi ci siamo battuti molto in Commissione con grande serietà, come ha dato atto il relatore, che ringrazio di questo passaggio a nome di tutto il gruppo del Partito Democratico; lo continueremo a fare in Aula sul merito delle questioni ponendo, a mio avviso, considerazioni che anche nell'iter di svolgimento della discussione nelle altre Commissioni, soprattutto nelle Commissioni affari costituzionali e giustizia, hanno dimostrato di avere adeguata fondatezza e assoluta serietà di argomenti.
Da questo punto di vista, dal relatore e dal sottosegretario ci aspettiamo un'apertura concreta e risolutiva di questioni che solleviamo e continuiamo a porre unicamente nell'interesse generale delle comunità campane e del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Alessandri. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, signor sottosegretario, devo rimarcare, facendo riferimento alle parole del relatore Ghiglia e del collega Iannuzzi, il clima che c'è stato in Commissione sia durante la prima fase, ossia quella di approvazione del decreto-legge n. 90 del 2008, sia nel corso dell'esame dell'odierno provvedimento.
Devo dire che vi è stata consapevolezza totale, da parte di tutti, del fatto che quello in esame è un tema delicato, che la Campania è un'area che in relazione a questo tema è ancora più delicata e che, se era necessario adottare un regime commissariale, bisognava procedere in manieraPag. 143 delicata ma decisa. Di questo tutti erano consapevoli, e lo erano a tal punto da creare un confronto serio, non di divisione per forze ideologiche, non per forze di destra e sinistra, ma entrando spesso e volentieri nel merito delle questioni e cercando anche di trovare una soluzione.
Al tempo stesso, però, c'era la consapevolezza che il sottosegretario Bertolaso era investito di una doppia responsabilità in tutta questa operazione: quella di prendere in mano una situazione che da 14 anni non si risolve, che ha creato imbarazzo a livello nazionale e internazionale, che andava risolta non solo come impegno di campagna elettorale - qualcuno mi ha scritto, quasi come un refuso: «campania elettorale» - ma come una situazione che era necessario affrontare nella massima serietà e celerità, con la massima determinazione.
Credo che il clima che ho descritto ci abbia contraddistinto in questi lavori, mi sembra di capire, anche dalle parole dell'onorevole Iannuzzi, che questo debba essere il prosieguo perché non ritengo che la vicenda si concluda qui. Infatti, il decreto-legge in discussione è il secondo che affronta questo tema e si cercherà di introdurre ancora aggiustamenti, se ce ne sarà bisogno, perché - ce lo auguriamo tutti - il 31 dicembre 2009 tale emergenza deve comunque concludersi, deve giungere ad una conclusione naturale, ossia alla situazione in cui la Campania risolva almeno buona parte dei problemi che, almeno apparentemente, erano irrisolti e irrisolvibili.
In quest'ottica abbiamo affrontato il precedente decreto-legge e, come rappresentante della Lega, devo dire che abbiamo cercato di dare anche il nostro contributo. Il gruppo della Lega Nord lo ha fatto la prima volta e lo fa la seconda volta, ed è in questa veste che sto parlando in questo momento.
Direi che i primi articoli sono anche di buon senso e bisogna cercare di fare in modo che si proceda attraverso la regolamentazione e la gestione della situazione di emergenza. Buona parte dei dieci articoli del provvedimento è di buon senso: il riutilizzo in maniera migliore, più consona e più utile delle Forze armate, della protezione civile, dei vigili del fuoco e una serie di norme sulle pubblicità, tutti aggiustamenti che andavano fatti in corso d'opera e a situazione vista.
Mi fa piacere ricordare una disposizione, visto che fu proprio un emendamento della Lega presentato la volta scorsa finalizzato a chiedere il commissariamento diretto dei sindaci, dei consigli comunali o del presidente della provincia qualora non rispettino gli accordi presi sulla raccolta differenziata. Allora il Governo non ci seguì, perché pensava che fosse una norma troppo forte. Tuttavia, a distanza di qualche mese, ci si è resi conto che era utile ed indispensabile attuarla.
Avevamo posto allora il problema: se un sindaco non vuole attuare la raccolta differenziata e non vuole contribuire, essendo previsto solo un commissariamento ad acta, si rischia che non faccia nulla per la raccolta differenziata, in quanto poi lo Stato dispone il commissariamento solo per risolvere il problema dei rifiuti.
Mi sembra di aver capito che non sia obbligatorio che lo faccia Bertolaso, ma deve essere chiaro il messaggio che, se si fa di tutto per non rispettare le regole, lo Stato deve avere in mano uno strumento per poter punire. Però, si deve essere consapevoli che si è personalmente responsabili nei confronti della cittadinanza se i passi non vengono compiuti e se non si è fatto di tutto come gli altri.
Un altro emendamento della Lega, ad esempio, prevedeva che progressivamente a livello territoriale, se vi sono zone che possono considerarsi fuori dall'emergenza, si possono ritenere tali. Bisogna cominciare a dare un segnale forte, ovvero cominciare ad affrontare i problemi a macchia di leopardo. Non entro nel merito perché avremo modo di farlo nella fase successiva, ma devo riconoscere che questo lavoro sta producendo effetti positivi e mi auguro che il sottosegretario Bertolaso abbia modo di poterlo confermare.
Vi è stata una grande discussione su due articoli e uno è quello che riguarda Pag. 144l'arresto per chi lascia per strada rifiuti pericolosi o, io dico, rifiuti ingombranti. Non parlo di rifiuti speciali, perché ho qualche dubbio. Anche nell'ambito della questione emergenziale campana, infatti, i rifiuti speciali si dividono, a loro volta, in rifiuti pericolosi e non pericolosi. Io avrei parlato solo di rifiuti pericolosi ovvero ingombranti, in quanto i rifiuti speciali rischiano di poter creare anche qualche problema ulteriore in base a chi interpreta la norma.
Giustamente il provvedimento non è stato esteso a tutta Italia, perché sarebbe sembrata una punizione nei confronti del resto del Paese (non tutto) che non ha il problema dell'emergenza rifiuti. Deve essere chiaro che lì vi è un'emergenza, la questione pregiudiziale di costituzionalità l'ha sviscerata bene e in questa emergenza bisogna cercare di dare un segnale doppiamente forte, ovvero che lo Stato c'è e che non è disposto a tollerare i furbi.
Purtroppo, anche certe scene di mobili e di lavatrici per strada con i cassonetti vuoti e tutto il resto della spazzatura intorno è un segnale che spesso rappresenta non buona volontà, ma una diversa regia dietro a tutto questo. È un messaggio chiaro. Uno Stato-sceriffo? In un regime commissariale serve anche uno Stato-sceriffo. La consapevolezza che lì bisognava arrivare volente o nolente l'abbiamo tutti.
Vi è, inoltre, l'articolo 9 sui CIP 6. Chi vi parla personalmente è contrario ai CIP 6 tout court. Non li avrei mai previsti fin dall'inizio, in quanto incidono sulla bolletta dei cittadini. È altrettanto vera (e lo dico da leghista) la critica che anche i meridionali in questi anni hanno pagato nella bolletta gli inceneritori del Nord. E si tratta di una cifra quantificata e quantificabile. È anche vero (e da leghista devo dirlo) che quando tutti dovevano realizzare i propri impianti, al nord li hanno fatti mentre al sud no. Questa è una critica a chi ha gestito politicamente il Meridione in questi anni e dobbiamo farla in maniera consapevole, decisa e senza nasconderci la verità.
È inoltre vero - è un ulteriore tassello - che se si parla, in particolare, della Sicilia, non possiamo dimenticare due aspetti. Innanzitutto, non esiste un regime emergenziale come in Campania (ma ci siamo quasi) e in questo momento gli inceneritori sono necessari. Vi è il rischio, come a Salerno, che vada deserta la gara anche con il CIP6 e questo può essere uno strumento affinché la gara venga espletata (ciò non ci sfugge). Abbiamo presente tale aspetto e anche quello secondo il quale i quattro inceneritori siciliani avevano diritto a questi CIP6. Si è sbagliato, vi sono stati rallentamenti o ci si è scordati di espletare le gare e si è perso il diritto. In secondo luogo, da leghista, dico che gli amministratori di quella terra andrebbero puniti, ma non possiamo accollarci - purtroppo sono abituato a fare i conti -, se l'emergenza arriva anche in Sicilia, come in Campania, un costo di gran lunga superiore. È meglio, se possibile, fare di tutto per evitare che l'emergenza in Sicilia sia conclamata. Un giorno dovremo parlare anche del Lazio, che è un'altra regione sulla quale dobbiamo cominciare a porci qualche problema.
Se risolviamo un'emergenza, non voglio trovarmi a dovere aprire altri fronti emergenziali: il sottosegretario Bertolaso dovrebbe lavorare il triplo. Trovo giusto, pertanto, che, in questa fase, vi sia la responsabilità di pensare anche ad altre regioni che sono più o meno nella stessa condizione. Volevo però, a nome del gruppo Lega Nord e anche a titolo personale - lo afferma anche l'Unione europea - che rimanesse a verbale che il CIP6 è un incentivo che comunque non avrebbe ragione d'essere. Entro il 2020 sarebbero scemati, in maniera decrescente, i contributi sulla voce A3 della bolletta (questa era la previsione che avevamo) e, in qualche modo, si sarebbe arrivati alla chiusura. Partiranno i certificati verdi, ma questa è un'altra storia.
In questo caso vi è un'emergenza: la prendiamo come tale, come è avvenuto per quella in Campania, che di fatto fece aumentare le bollette di 1 miliardo 900 milioni. Con l'emergenza, onorevole Bratti, si può scusare tutto, ma non fino all'inverosimile. Tutto deve essere abbastanza Pag. 145acclarato e chiaro: lo si fa con senso di responsabilità, con il senno che un'emergenza domani ci costerebbe davvero un'enormità in più. Se questo può essere utile, anche noi facciamo la nostra parte per risolvere un problema che è dell'intero Paese. Se l'intero Paese è tutto quello che va dalla Sicilia fino alle Alpi, alla fine tutti pagano il conto.
Dobbiamo fare in modo che questo sia un Paese nel quale, in maniera più virtuosa, si proceda nel prossimo futuro, affinché queste emergenze non si affrontino più con l'emergenza. Credo che il passaggio vero che questo Paese attende - sul quale tutti dobbiamo essere impegnati, al di là delle singole particolarità -, è quello di prendere atto che questo è un Paese che ha buttato via e dilapidato soldi per sessant'anni in clientele, spese male investite, mancati sviluppi e furberie. Oggi questo Paese non si può più permettere di dilapidare neanche un euro di risorse pubbliche: deve cominciare ad essere virtuoso con responsabilità.
Il federalismo, cominciando da quello fiscale, è la vera chiave di volta per cambiare un Paese che non se lo può più permettere, cominciando a responsabilizzare ogni singola regione e a chiedere il recupero dell'evasione, per fare in modo che con quelle risorse, trattenute direttamente alla fonte, le regioni abbiano la possibilità di autoamministrarsi il più possibile. Così facendo, faremo un grande favore al Paese, cambiandolo e migliorandolo. Evitiamo soprattutto che vi siano regioni che rispettano il patto di stabilità e altre che non lo fanno (oggi si è discusso di un altro tema, la sanità, che è molto simile). Se non lo facciamo, credo che alla fine sarà inutile ragionare su quanto pagheremo tra tre o quattro anni. Questo è un Paese che rischia di non avere più la forza di alzarsi, se non lo cambiamo immediatamente.
In questa ottica, il gruppo Lega Nord, prendendosi tutta la responsabilità di essere responsabile - scusate il bisticcio di parole -, va avanti per dare una mano al sottosegretario Bertolaso e al Governo affinché questa che era solo una promessa elettorale diventi una vittoria di Governo che possa fare andare a testa alta tutti noi che siamo impegnati a lavorare in tal senso (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, colleghi deputati, noi del Partito Democratico non abbiamo difficoltà a riconoscere al Governo di avere svolto, in questi primi mesi, un'azione positiva in Campania e a Napoli. Il dossier fotografico che il sottosegretario Bertolaso ha prodotto durante alcune riunioni che abbiamo tenuto in Commissione ne è una delle riprove. Non abbiamo difficoltà, perché ci piace la politica che, indipendentemente dalle posizioni da cui si parte, sappia riconoscere meriti laddove essi vi siano.
Ma non abbiamo difficoltà soprattutto perché riteniamo che una serie di scelte contenute nei decreti-legge, in maniera particolare nel primo decreto-legge, che abbiamo approvato qualche mese fa, siano in sostanziale continuità o, quanto meno, in chiara coerenza anche con quanto noi stessi legiferammo nella precedente legislatura. Magari, non siamo stati poi altrettanto bravi, per le divisioni interne al centrosinistra, a attuare le stesse leggi che avevamo approvato. Lo ricordo bene, perché su entrambi i decreti-legge, nella scorsa legislatura, fui relatore. La continuità è attestata, ad esempio, dalla presenza del sottosegretario Bertolaso. In precedenza era stato individuato come commissario straordinario, questa volta come sottosegretario, ma in ogni caso, in entrambe le circostanze, fu ritenuto la persona che poteva e doveva occuparsi del problema.
È il motivo per cui il precedente decreto-legge n. 90 del 2008 è stato affrontato ancora una volta con spirito costruttivo, nonostante una serie di nostre proposte emendative non furono accolte, e di questo in qualche modo abbiamo anche avuto a dolercene.Pag. 146
Con questo stesso spirito costruttivo e propositivo, vogliamo affrontare anche in Aula l'iter che deve giungere alla conversione del decreto-legge. Peraltro, ci aspettiamo - lo dico al sottosegretario Bertolaso e al relatore, onorevole Ghiglia - che nel dibattito, ma soprattutto nell'accoglimento di alcune proposte emendative, ci possa essere ben altra apertura di quella che abbiamo constatato finora, anche da ultimo in Comitato dei nove. Sulla base di questo, tareremo quindi il nostro atteggiamento e valuteremo anche in che modo esprimerci nel voto finale. Mi soffermo anch'io su pochissimi articoli. Ce ne sono alcuni, l'articolo 1 e l'articolo 2, che abbiamo modificato pochissimo in Commissione. È vero - ha ragione il presidente - che in quell'occasione si è registrato anche l'accoglimento di alcuni nostri suggerimenti. Sono articoli sacrosanti e, a mio avviso, intelligenti, che vanno nella direzione giusta. Si occupano di rifiuti ingombranti, di imballaggi, di raccolta differenziata, nonché di rimozione di cumuli di rifiuti indifferenziati. Su essi in Aula non abbiamo presentato alcun emendamento, perché li abbiamo ritenuti apprezzabili così come sono formulati.
Invece, voglio qui soffermarmi sui tre articoli che contengono qualche problematicità. L'ha già detto il collega Iannuzzi in riferimento a due di questi. In un caso, all'articolo 9, in particolare al comma 1, vi sono non solo problematicità, ma, almeno dal punto di vista mio e del Partito Democratico, livelli di inaccettabilità.
L'articolo 3 prevede il commissariamento e lo scioglimento di enti locali, di province e di comuni in maniera particolare, che non siano adempienti rispetto ad obblighi di legge, in relazione appunto agli adempimenti che riguardano la materia della gestione del ciclo dei rifiuti.
Per quanto ci riguarda, siamo molto d'accordo sul principio. I danni che l'immagine del Paese e, quindi, l'economia - basti pensare al turismo, all'agroalimentare - hanno subito dall'emergenza rifiuti in Campania sono troppo forti per non richiedere, anche da parte delle classi dirigenti politiche e amministrative di quei luoghi, un'assunzione di responsabilità. Sono troppo forti, perché non si debba ritenere che, in casi gravi, si debba ricorrere al commissariamento e allo scioglimento degli organi amministrativi, sia pure democraticamente eletti.
Noi stessi avevamo proposto nel precedente decreto-legge che, ad esempio, nel caso non si fossero raggiunti livelli minimi per quanto riguarda la raccolta differenziata, si potesse procedere al commissariamento. Però, riteniamo lo strumento, nel modo in cui è stato formulato, troppo ampio e generico. Riteniamo che esso comporti un rischio di forzature, di un eccesso di discrezionalità.
Abbiamo fiducia e stima - lo abbiamo detto più volte - nel sottosegretario Bertolaso, ma non è sulla sua persona, ovviamente, che nutriamo timori; abbiamo timori che ci possano essere eccessi e forzature - l'ho già detto - che comportino negatività.
Ecco perché avevamo accolto molto bene le parole con le quali il sottosegretario Bertolaso, in Commissione, il 18 novembre - sono andato a rivedere il verbale - ha dato disponibilità a che il Parlamento riesca, magari, a circoscrivere meglio, attraverso una griglia precisa, le fattispecie e i casi in cui applicare tale commissariamento.
Credo che si possa, si debba intervenire per migliorare l'articolo, senza sminuirne la portata, sulla quale, ripeto, siamo perfettamente d'accordo. D'altra parte, lo diceva anche il relatore Ghiglia oggi in sede di Comitato dei nove, forse ci si può ragionare.
La I Commissione, nell'esprimere parere favorevole, ha testualmente chiesto alla Camera di valutare se non sia il caso di prevedere di aggiungere gli attributi «gravi e reiterate» innanzi alle parole «violazioni degli adempimenti»; credo che ci si possa lavorare.
Altrettante perplessità solleva l'articolo 6. Il collega Iannuzzi è stato, ovviamente, più prodigo di me di particolari, anche in virtù delle sue conoscenze giuridiche.
Voglio dire, anche qui, che il principio ci convince. In quelle zone, e non solo in Pag. 147quelle, è necessario avere una forte possibilità di deterrenza nei confronti di chi, scaricando ovunque rifiuti ingombranti, deturpa il paesaggio e crea problemi persino per la salute, determinando negatività non solo lì, ma per il Paese.
Chiedevamo, però, che si ragionasse su due fattori: anzitutto, che non si circoscrivessero territorialmente alla sola Campania o alle zone soggette a emergenza rifiuti queste previsioni di legge ed inoltre che, in alcuni casi, si potessero calibrare meglio le sanzioni penali previste.
Qui avevamo incontrato il favore e l'accoglimento del relatore, che aveva a sua volta presentato un emendamento in Commissione (ne ricordo persino il numero, l'emendamento 6.15), che, in qualche modo, riassumeva bene lo spirito delle nostre proposte.
Ci è dispiaciuto, e non ne abbiamo ancora capito il perché - speriamo di capirlo nel corso del dibattito in Aula -, che poi sia stato ritirato.
L'articolo 9, invece, è inaccettabile, soprattutto il primo comma, dato che il comma 1-bis, che è stato introdotto in seguito dal Governo, contiene disposizioni sulle quali probabilmente il gruppo del Partito Democratico potrà votare a favore.
Ma il comma 1 non ci convince affatto. Anzitutto - lo dico al sottosegretario Bertolaso, che credo che fino in fondo non ami neanche lui questo comma 1, ma è libero di non rispondere -, non ha alcun legame con la Campania.
Non c'entra con la Campania perché, anche con un certo strappo, con una piccola forzatura, il problema degli incentivi agli inceneritori della Campania è stato già totalmente risolto con il precedente decreto, il n. 90 del 2008.
C'entra invece molto un'altra grande regione meridionale, la Sicilia. Mi verrebbe da dire, anche al presidente Alessandri, che vi ha fatto cenno: se c'è questa emergenza in Sicilia, perché non la si dichiara? Perché non si ha il coraggio, anche l'onestà intellettuale, di dichiararla?
Se devono usufruire degli stessi incentivi pensati per gli inceneritori della Campania, perché non si prende atto che anche lì siamo in uno stato di emergenza? Dai conti che gli uffici hanno fatto, questo comma 1 costa alle bollette dei cittadini circa due miliardi di euro, di cui un miliardo 400 milioni per impianti situati in Sicilia (non ricordo bene se quattro, cinque o di più).
Gli incentivi vengono dati attraverso uno strumento, il CIP6, che aveva e ha una mission completamente differente: favorire lo sviluppo delle energie rinnovabili.
Anche qui, usciamo dall'ipocrisia! Si ritiene che i termovalorizzatori e gli inceneritori in Italia non si riescano a realizzare e soprattutto a gestire se non in presenza di incentivi e di finanziamenti pubblici?
Bene, lo si dica chiaramente, si studi un provvedimento, lo si attui, lo si approvi, ma non si ritenga di utilizzare sempre e unicamente uno strumento che nulla c'entra con gli inceneritori per dare risposta al problema.
Ecco perché il mio giudizio, il giudizio complessivo del gruppo è ancora sospeso sul decreto-legge in esame: ne apprezziamo alcune positività, non ho avuto difficoltà a rimarcarle, ne vediamo ancora delle ombre. E sappiamo anche che sono tutte ombre che, se ci fosse buona volontà e disponibilità da parte del Governo e della maggioranza, potrebbero essere facilmente fugate e potrebbero consentirci di addivenire ad un giudizio complessivamente positivo sull'impostazione del decreto-legge. Mi auguro che questo lo si voglia fare, mi auguro che i prossimi giorni siano utili e propositivi al riguardo, e concludo il mio intervento dicendo che valuteremo l'azione del Governo e della maggioranza su questo, e sulla base di ciò decideremo anche come comportarci nel voto finale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi sia consentito di condividere innanzitutto la relazione che il collega Ghiglia ha svolto in Aula, e anche Pag. 148che di poter esprimere un apprezzamento per il lavoro che il Governo ha messo in campo su questa vicenda, un lavoro che è davanti agli occhi di tutti.
Se potessi sintetizzare il nuovo provvedimento, il nuovo decreto-legge all'esame dell'Aula sull'emergenza rifiuti in Campania, non avrei difficoltà a definirlo il decreto-legge della responsabilizzazione. Emerge cioè in tutti i passaggi del nuovo provvedimento la volontà del Governo, della maggioranza che lo sostiene di scegliere l'assunzione di responsabilità come nuovo obiettivo per affrontare il tema dirimente della risoluzione della questione dei rifiuti in Campania. Fino ad oggi - lo devo dire a denti stretti, ma credo che sia vero - il Governo ha soprasseduto nella ricerca delle responsabilità. Il Governo in questi primi mesi ha omesso di accertare e di individuare le responsabilità dell'emergenza: ha preferito la strada più diretta, quella di assumere in capo a sé l'onere dell'intervento in Campania. Lo ha fatto con l'autorevolezza e la determinazione che dal Capo dello Stato, ai cittadini della stessa Campania, tutti gli riconoscono. È stata un'emergenza che ha più volte «traguardato» il confine dell'impossibile, cioè tutti eravamo convinti che fosse impossibile affrontare e risolvere l'emergenza rifiuti in Campania: un muro invalicabile e indistruttibile, sul quale l'utopia della soluzione appariva davvero lontana. Due elementi, determinazione e autorevolezza, prima di tutto del Presidente Berlusconi, dell'intero Governo, del sottosegretario Bertolaso, che ha messo esperienza, capacità e tenacia nell'affrontare questo tema hanno reso possibile ciò che era apparso ai più impossibile.
L'emergenza sostanziale, contingente, quella che è stata fronteggiata in questi primi sei mesi lascia ora il passo alla non meno impegnativa emergenza strutturale e culturale, che il Governo col decreto-legge in esame vuole affrontare. E il decreto-legge in esame si inquadra proprio in questa seconda fase dell'emergenza, appunto quella che vuole affrontare strutturalmente la questione emergenziale in Campania, che vuole affrontare l'obiettivo della responsabilità, perché ognuno si senta nell'autonomia locale responsabile di ciò che avviene sul proprio territorio. E il Governo col decreto-legge in oggetto interviene organicamente sulle tre questioni, prima di tutto, consentitemelo, sulla responsabilità.
Questa è stata la norma più controversa e dibattuta, lo hanno testimoniato i colleghi che hanno preceduto il mio intervento: la rimozione di sindaco, presidente della provincia, di consiglio e giunta è stata ritenuta (ed è stata quindi proposta tutta una serie di possibili modifiche) un'azione punitiva.
Mi permetto di leggere questa norma non come una visione punitiva, ma semmai come una funzione deterrente che ha l'obbligo e l'obiettivo non di colpire le autonomie locali, ma di metterle di fronte non ad una norma coercitiva ma funzionale ad una piena assunzione di responsabilità nel governo della cosa pubblica.
È questa la sostanziale differenza: non guardiamo il provvedimento in chiave negativa, ma assumiamo la capacità di individuare nelle autonomie locali il soggetto responsabile.
Credo che anche le argomentazioni di chi nel dibattito in Commissione e questa sera in Aula ha richiamato la necessità di codificare le gravi e reiterate responsabilità dell'amministrazione comunale o provinciale lascino spazio ad una discrezionalità che, credo, nella norma così come essa è scritta non esiste.
Nel momento in cui il commissario delegato riceve un mandato legislativo con il quale gli si chiede di individuare le motivazioni puntuali per cui quel soggetto non ha adempiuto a norme di legge e non a fantasiose rivendicazioni o aspettative del commissario o ha commesso violazioni di legge rispetto a norme ambientali, si intraprende una strada codificata che non ha bisogno di discrezionalità sulle gravi e reiterate motivazioni.
Mi dispiace che la I Commissione abbia richiamato queste due parole che lasciano - quelle sì - aperta la discrezionalità nella valutazione di un adempimento o meno.Pag. 149
Il commissario delegato ha la competenza per individuare se quel processo di identificazione di responsabilità costituisce una violazione di legge o meno sul tema appunto richiamato.
Questo è un tema che cancella quella visione che in questi anni si è avuta dell'emergenza Campania come se fosse figlia di nessuno: nessuno è stato responsabile di quello che è accaduto in Campania! È una visione pilatesca del problema che richiedeva invece, con forza, una scelta di responsabilizzazione che partisse proprio dalla classe dirigente campana.
Quella che può apparire quindi una norma punitiva è invece un richiamo per tutti all'etica della responsabilità, dall'amministratore al cittadino; per questa ragione, il provvedimento si inquadra in una filosofia fondamentale che passa da chi governa a colui che è governato.
La responsabilità non va confusa con ciò che invece in questi anni si è visto, e cioè un'impunità diffusa e generalizzata.
Rigore e responsabilità sono due fondamenti di questo nuovo decreto-legge che esplica quell'azione di breve, medio e lungo termine che il Governo e il sottosegretario Bertolaso hanno messo in campo in questi sei mesi.
Si tratta di un piano di riconversione che riguarda una regione per la quale il Governo e il Parlamento hanno scelto ciò che alcuni hanno ritenuto essere un provvedimento discriminatorio. Tutti hanno detto sostanzialmente - una parte dell'opposizione perlomeno - che le sanzioni limitate alla regione Campania fossero appunto discriminatorie del territorio individuato.
Mi permetto di dire che il Governo ha scelto una regola. Non è mai citata, in nessun articolo di questo decreto-legge, la Campania; è stato adottato un criterio, e cioè quello di aver individuato i territori in cui vige lo stato di emergenza.
Il criterio non è la discriminazione verso la Campania, bensì l'aver scelto una strada per cui determinate regole viaggiano e vivono in quelle realtà dove appunto è stato dichiarato lo stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti in base ad una disposizione molto chiara dell'istituzione del servizio nazionale di Protezione civile (che appunto contempla questo tipo di intervento).
Non vi è quindi la sottrazione a livello nazionale di una responsabilità più diffusa rispetto a questo tipo di reati, bensì l'individuazione di un criterio, appunto quello delle aree che sono oggetto del provvedimento di calamità, sostanzialmente di stato emergenziale, nel settore dei rifiuti.
Si tratta dunque di un provvedimento che adotta un criterio, e in questo caso la responsabilizzazione passa attraverso una puntuale disciplina sanzionatoria (è chiaro - mi permetto di sottolinearlo ma è pleonastico - che non esiste regola che possa ritenersi tale senza una puntuale sanzione).
Bene ha fatto il Governo a mantenere ferma la strada del rigore delle sanzioni, perché credo che questo sia un architrave fondamentale del provvedimento. Questo decreto-legge, però, al rigore affianca anche una puntuale azione innovativa. In questo solco - sottolineo positivamente quello che il Governo e il sottosegretario Bertolaso hanno proposto - si inquadra la sperimentazione della tracciabilità dei rifiuti che consentirà di applicare nuove pratiche in un settore complesso come quello della gestione dei rifiuti.
È in questa direzione - mi avvio alla conclusione considerata anche l'ora tarda - che va questo decreto-legge; il Governo e il Parlamento incardino l'emergenza rifiuti nell'alveo fecondo della responsabilità, del rigore e del buon Governo. Dalle drammatiche immagini che abbiamo visto scorrere sulle televisioni del mondo intero, arriviamo alla logica delle buone regole per riconquistare credibilità ed autorevolezza nel Governo delle istituzioni e dei problemi del nostro Paese. Credo che il gruppo parlamentare del Popolo della Libertà non potrà che valutare con grande apprezzamento il lavoro svolto fino ad oggi dal Governo, dal Presidente Berlusconi in prima persona, e dal sottosegretario Bertolaso. È un segnale importante aver affrontato l'emergenza contingente, Pag. 150aver tracciato una strada per uscire definitivamente dall'emergenza e non essere più inseguitori, ma qualche volta, come in questo caso, apripista di nuovi orizzonti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Cera, iscritto a parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, mi dispiace che non sia presente il collega della Puglia.
Signor Presidente, rappresentante del Governo, stiamo discutendo da un po' di giorni, da un po' di mesi, in questa legislatura, della questione dei rifiuti in Campania. Questo è il secondo decreto-legge varato d'urgenza per cercare di risolvere il problema. Non credo che non si parli della Campania; non tentiamo di inquadrare questa emergenza come se fosse a livello nazionale. Non siamo in una fase di emergenza nazionale per fortuna, ma sicuramente di emergenza in Campania (il titolo del provvedimento prevede: «Misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché misure urgenti di tutela ambientale»). Sicuramente già con il primo decreto-legge di luglio sono state realizzate azioni concrete. Forzando alcuni sistemi, abbiamo, di fatto, prodotto delle deroghe in materia di tutela ambientale, dell'aria, dell'acqua, dei luoghi di lavoro e, quindi, sulla salute dei lavoratori, proprio per accelerare questo processo che dovrebbe portare alla normalizzazione entro il 31 dicembre 2009. In questo provvedimento, si prevedono altre azioni che vanno in questa direzione; sicuramente nell'articolo 1 e nell'articolo 2, laddove si incentiva lo sforzo dei singoli, dei privati, ampliando quello che già l'ordinamento prevede, ovvero la possibilità di conferire rifiuti speciali fino a 30 chili senza registri particolari. Credo che non si scopra un segreto. Posso raccontare che già 35 anni fa, da ragazzino, il primo ping-pong dell'oratorio lo avevamo comprato attraverso la raccolta del rottame del ferro. Incentivare anche il senso civico di ogni singolo cittadino, di ogni singola famiglia, magari anche attraverso qualche decina di euro, perché di questo parliamo quando si parla di 100 chili di questo tipo di rifiuti, è sicuramente interessante.
Forse sarebbe stato o comunque sarà necessario anche sollecitare il CONAI, struttura che ha un servizio esclusivo di raccolta di questi prodotti da recuperare, rifiuti che dovrebbero ritornare nel sistema sotto forma di materie prime; quindi, si tratta di prodotti che non sono da buttare. Spero che, magari, il sottosegretario Bertolaso agisca in questo senso e che magari nei prossimi giorni in Aula si individuino delle soluzioni anche per quanto riguarda questo settore. La questione invece che ci trova un po' più contrariati è quella del commissariamento degli enti locali, comuni e province, di cui all'articolo 3. Il commissariamento anche in questo caso è già previsto nell'ordinamento generale dello Stato. Noi ogni tanto ci dimentichiamo di avere tantissime leggi e abbiamo anche istituito un Ministro apposito. C'è un Ministro per eliminare una montagna di leggi, ma ci dimentichiamo di quelle che già esistono, ma evitiamo di applicarle e ne variamo altre. Lo scioglimento dei consigli comunali è già previsto. Già in giornata oggi in Assemblea abbiamo discusso di un caso molto più eclatante, peraltro in quella regione che è ai margine dell'emergenza, perché ricompare all'articolo 9, ed è la Sicilia, ed in particolare il comune di Catania.
In questo caso i 140 milioni di euro previsti per tappare un buco, in realtà sono 140 milioni e una fettina di quel miliardo di euro di debiti che si sono accumulati per reiterati malgoverni di risorse, anche in questo caso in relazione alla raccolta dei rifiuti (al sistema della raccolta dei rifiuti in città). Vale per altri comuni. Però usare sempre come scusa il fatto che altre amministrazioni di sinistra non sono state commissariate prima, oppure anche altre di destra, è un fatto dinanzi al quale bisogna avere il coraggio Pag. 151di affrontare assieme queste situazioni. Tanto è vero che siamo in emergenza, in questo caso un'emergenza che danneggiava l'economia della Campania intera e l'economia dell'Italia intera: tutta l'Italia ha subito un danno in termini di immagine nel mondo.
Abbiamo quasi avuto (è per fortuna ciò non è accaduto) un problema di sanità, di salute pubblica, quindi sicuramente bisognava agire. Tuttavia, questo strumento di scioglimento dei consigli comunali, quando noi avevamo già trovato il commissario ad acta per rispondere a questa esigenza (mi riferisco anche all'esigenza di attivare il sistema della raccolta differenziata e di individuare le aree ove procedere, al secondo livello, alla raccolta dei rifiuti e allo stoccaggio) mi fa dire che non trovare la collaborazione con gli enti locali e forzare con la paura e con lo spauracchio della possibilità del commissariamento rappresenta un'azione eccessiva. Pensare che questo diventi un modello da applicare in tutto il territorio può essere magari una prospettiva, ma non lo stiamo mettendo in pratica. Lo ripeto: non lo stiamo mettendo in pratica. Abbiamo tanti altri comuni fuori dalla Campania che combinano disastri che possono portare alla situazione come quella della Campania, ma noi non sciogliamo i consigli comunali e provinciali. Si tratta di organi eletti dalla popolazione, sono organi eletti in modo diretto, e tendenzialmente si sceglie il sindaco tra più persone, si scelgono i consiglieri con le preferenze, scrivendo nome e cognome. Andare ad incidere su questo sistema, pensando che il popolo, la cittadinanza, gli utenti e i consumatori non siano in grado di governarsi (e quindi dobbiamo arrivare noi dall'alto che siamo quelli bravi e scelti per risolvere con la forza o anche solo con la paura queste situazioni) credo che sia eccessivo. Ritengo che le raccomandazioni fatte dalla I Commissione siano da valutare in modo attento.
Questo non vuol dire che non possiamo trovare mediazioni anche su queste questioni ma in questa formulazione vi è una forzatura del sistema esagerata e ciò anche nell'ottica dell'utilizzo delle forze dell'ordine che sono necessarie. Nessuno nasconde il lavoro enorme che stanno svolgendo e che le modalità previste all'interno di questo decreto-legge per premiarle, anche dal punto di vista economico, siano necessarie. Ma pensare che in modo tranquillo le forze dell'ordine possono fermare e perquisire diventa molto pericoloso. La forma anche di contestazione talvolta civile della popolazione va rispettata. Se qualche leader politico afferma che scrivere sui muri non è un reato perché si tratta dei libri dei popoli, ritengo, a proposito della protesta in strada, che si tratta a volte di un consesso per dimostrare le proprie ragioni ed i propri principi. Attraverso quali strumenti ascoltiamo questa popolazione, se poi alla fine possiamo usare lo strumento dello scioglimento degli unici organi collegiali eletti per amministrare i loro interessi? Ritengo che il percorso scelto del commissario ad acta era quello giusto e dovevamo, forse, anche qui intraprendere la scelta dei commissari ad acta come si è previsto per la sanità, non attraverso i raccomandati della politica ma attraverso la selezione dei tecnici. Ritengo che anche questo aspetto sia importante: la capacità anche dal punto di vista professionale nello svolgere tali mansioni.
L'altra questione che ci fa ritenere di guardare con molta diffidenza a questo decreto-legge è l'articolo 6 concernente la disciplina sanzionatoria. Ci siamo confrontati in Commissione - maggioranza, minoranze, opposizioni, Governo - e ritenere che sia un reato soltanto in Campania trattare certi rifiuti in un certo modo e, quindi, infliggere pene diverse rispetto al resto dei cittadini è una violazione di principi gravissima, perché domani potremmo arrivare a pensare che uccidere un commerciante in Campania sia diverso che ucciderlo in Lombardia: ma il reato è sempre lo stesso. In alcune regioni, forse, i commercianti soffrono di più ed in altre meno. Ma considerare in modo diverso la reazione, la pena per lo stesso reato è molto pericoloso.
In questo caso consideriamo reato anche l'abbandono di rifiuti speciali. Questi Pag. 152ultimi non sono quelli pericolosi ma quelli che provengono anche dal mondo produttivo e che talvolta possono anche essere considerati rifiuti ma che in realtà sono ancora nel processo dell'impresa. Penso alle piccole imprese artigiane edili che magari non recintano bene il proprio cantiere; penso ai commercianti che lasciano scatoloni di carta o imballaggi per strada convinti della raccolta la mattina dopo e, poi, invece, non passa chi dovrebbe fare il proprio dovere e raccogliere la carta, il cartone o il cellophane dell'imballaggio. Penso al contadino che va a tagliare l'erba nel proprio cortile che ammucchia magari in un angolo l'erba a marcire per smaltirla sul proprio terreno. Stiamo considerando reato anche l'abbandono di questi rifiuti.
Mi è venuta in mente una cosa che capita anche a molti di noi normalmente: ci dimentichiamo del collaudo dell'auto. Se non l'abbiamo parcheggiata sulla nostra proprietà o in un parcheggio idoneo, potrebbe essere considerata da qualche addetto alle forze dell'ordine un rifiuto speciale abbandonato. Non è più collaudata e quindi non potrebbe più circolare, e quindi come mai si trova per strada? È vero che qualcuno purtroppo abbandona e brucia le macchine anche in Campania ma questo non vuol dire che dobbiamo considerare tutti quelli che non collaudano l'auto soggetti che commettono questo reato.
Forzare è possibile ma non esagerare. Arriviamo agli arresti fino a tre anni, tre anni e sei mesi: un conto è l'abbandono di rifiuti pericolosi o creare business attraverso questo sistema di ammucchiare rifiuti, cioè quanto probabilmente la malavita ha fatto in parecchie aree della Campania, un conto invece è perseguire diversi cittadini che con questo non c'entrano.
Direi che anche da questo punto di vista l'ordinamento è presente ma dobbiamo forse stanziare più risorse affinché venga applicata la norma che già è stabilita. Dove le violazioni avvengono, vengono già sanzionate.
Quindi, se servono più agenti per il controllo del territorio portiamoli, per questo anno ancora che ci rimane, ma non esageriamo sul versante del reato penale. Per di più, sappiamo anche quanti di questi magari poi finiscono in galera, perché in una maniera o nell'altra riescono a ritardare i processi. Forse è meglio pensare a sanzioni amministrative o di altro tipo, alternative, che possono fungere da deterrente ed essere facilmente applicabili, come mi pare siano state applicate, invece, per l'emergenza sulla sicurezza, in altri decreti-legge. Quindi, lo stesso Governo potrebbe copiare una parte di questi provvedimenti già realizzati per altri tipi di reato.
Infine, la questione del CIP 6, l'articolo 9. Si tratta di un articolo che è assolutamente in contrasto con tutti gli altri obiettivi che abbiamo cercato di raggiungere attraverso il decreto-legge n. 90 del 2008 e il provvedimento in esame: quello della valorizzazione della raccolta differenziata, del recupero, quindi, di maggior rifiuto ai fini produttivi. In questo caso ci siamo dimenticati che il legislatore, i territori e l'Italia, in questi 15-20 anni, hanno maturato esperienze ed hanno modificato il comportamento. Oggi tutti, credo, siamo convinti della necessità di arrivare ad un sistema di raccolta differenziata efficiente, capace quindi di dare risultati, anche in termini di percentuali altissime, e di poter conferire il meno possibile a discariche ed il meno possibile ad inceneritori.
Il CIP 6 è stato utilizzato come strumento, pensando che gli inceneritori erano effettivamente solo produttori di energia pulita e quindi rinnovabile. In realtà, l'Unione europea nel 2001 ci ha diffidato e ci ha ricordato qual è l'energia rinnovabile e quale, invece, l'energia non rinnovabile. Ed è vero: noi, in alcuni casi (in parecchi casi al nord) abbiamo distribuito risorse che non durano fino al 2020 (il CIP 6 lo diamo per otto anni) e molti inceneritori, nel giro di un anno o due, andranno a terminare la riscossione di questi contributi, tant'è vero che stanno spingendo sulla questione dei certificati verdi, altra forma per valorizzare il loro impianto. In questo caso, invece, andiamo teoricamente a sanare o a compensare con risorse una Pag. 153serie di inceneritori che non dovevano partire al loro tempo. Oggi bisogna pensare al sistema in modo diverso, invece noi pensiamo solo ad un riequilibrio di risorse. Se questi due miliardi, o tre miliardi e mezzo nel complesso, che dobbiamo dare a chi realizzerà questi inceneritori nei prossimi otto anni, li utilizzassimo, anche attraverso azioni forti del Governo, per far andare a regime la raccolta differenziata, per far andare a regime, laddove necessario, anche l'inceneritore o gli inceneritori, probabilmente saremmo molto più efficaci e concreti anche nelle azioni. Invece, per una serie di pressioni, che probabilmente vengono da destra e da sinistra, pensiamo che sia giusto e opportuno ricompensare questi concessionari, che hanno ottenuto qualche anno fa le concessioni ma che però non hanno mai realizzato i loro investimenti. Credo che il problema di Salerno ci dimostri che non è questione di quanto contributo diamo, perché il sindaco stesso aveva dichiarato che l'avrebbe fatto senza contributi e poi, comunque, nel decreto di luglio abbiamo inserito i contributi, poi è stata fatta la gara e però chi vince, probabilmente, non è l'azienda che ha valutato esattamente cosa vuol dire costruire inceneritori: chi è in grado di fare inceneritori ha preferito non partecipare alla gara. Non credo che siano investimenti talmente raffinati, per cui chi ne sta facendo uno non può realizzare l'altro, perché in altre aree d'Europa, e anche in Italia, ci sono imprese che fanno solo inceneritori, e fanno il loro business nel far funzionare e costruire inceneritori.
Ci sarebbero altre forme, anche dal punto di vista tecnologico, per premiare effettivamente il CIP 6: basterebbe verificare nei camini il tipo di fumo e attraverso analisi al carbonio 14 saremmo in grado di capire esattamente quanto prodotto di ciò che bruciamo è possibile considerare rinnovabile e quanto invece è inorganico e non dovrebbe avere questo contributo.
Tuttavia, ci guardiamo bene dal ricercare questa tecnologia semplice e non costosa e, quanto meno, di sperimentarla su un solo inceneritore, in modo da diventare un modello per gli altri, anche per il futuro. Il rischio è che chi ha il controllo degli inceneritori e, tendenzialmente, è anche economicamente forte, faccia da deterrente, invece, a chi dovrà sviluppare la raccolta differenziata. Alla fine, se il CDR e quanto rimane della poca raccolta differenziata che riusciremo a far partire - mi auguro tanta - vanno ad incidere anche sui certificati verdi o quant'altro, in prospettiva e in futuro, in questo momento, si altera un sistema.
L'altra questione che ci sta a cuore, al fine di contenere la bolletta dell'ENEL di tutti gli italiani, è di valutare eventualmente l'opportunità di erogare questo contributo alla scadenza di contributi che, fra un anno e mezzo o due anni, molte aziende andranno a ottenere. Quindi, eventualmente, per non toccare e non incidere sulla bolletta, si dà tale contributo fra due anni, quando termina l'altro, in modo che le risorse messe in campo rappresentino un sistema di recupero. Pertanto, se siamo in ballo con cinque o dieci miliardi di euro all'anno, che siano quei dieci miliardi ad andare avanti altri due o tre anni, senza che, in questo anno, diventino due miliardi in più.
Queste sono alcune delle questioni che abbiamo sollevato. Spero - lo ripeto - che in seguito in Aula vi sia sufficiente tempo per dibattere e, quindi, magari, laddove possibile, anche apportare miglioramenti. Faremo la nostra parte, perché capiamo che, comunque, al di là di ciò che possiamo discutere, vi è l'emergenza dei rifiuti in Campania, che sicuramente va eliminata.
Lo ripeto: è l'emergenza dei rifiuti in Campania che, in questo momento va eliminata, e la data del 31 dicembre 2009 non è lontana. Vi sono delle azioni da compiere, anche nei confronti della criminalità. La tracciabilità o la possibilità di tracciare il percorso dei rifiuti è sicuramente importante, perché non vi sono ancora informazioni precise, ma temiamo che, già in questo campo, anche con i provvedimenti successivi al mese di luglio, per smaltire i rifiuti in Campania, la criminalità abbia già giocato le sue carte e Pag. 154abbia già fatto le sue speculazioni, sparpagliando per il territorio italiano quei camion che i militari caricavano.
Mi auguro di sbagliare, mi auguro che non sia vero. Sicuramente, questa possibilità ci permetterà, magari, di seguire meglio anche il percorso dei rifiuti, quando, una volta caricati dall'esercito italiano, sono diretti alla destinazione finale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, come ho avuto occasione di dire in Commissione, credo che il decreto-legge in discussione, in realtà, mostri una doppia politica di questo Governo. Da un lato, vi è la proposta del sottosegretario Bertolaso, basata molto, viste anche le circostanze, sulla filosofia del comando-controllo, che inasprisce tutta la serie di sanzioni amministrative e penali e che fa, forse, un eccessivo ricorso alle deroghe, svuotando, di fatto, il Testo unico ambientale. Vi sono parecchie deroghe, richieste anche alla luce degli emendamenti presentati questa sera, in sede di Commissione e del Comitato dei nove, che rendono, tra l'altro, il citato Testo unico, già di difficile interpretazione e applicazione da parte degli operatori, assolutamente difficile da interpretare ed applicare, svuotandolo un po' della filosofia per cui era nato, quella, cioè, di dare un'organicità alla tematica ambientale in questo Paese.
Si tratta di un approccio che, però, non va disconosciuto: ha dato, e sta dando, anche dei risultati sicuramente importanti e, quindi, in qualche modo e per certi versi, può essere seguito.
Dall'altro lato, però, non dobbiamo dimenticare (qui non sono d'accordo con il rappresentante del Popolo della Libertà che mi ha preceduto) che sull'altro fronte abbiamo il Ministro Prestigiacomo che in pochi mesi ha smantellato l'Agenzia nazionale per l'ambiente; ha sciolto la Commissione di valutazione di impatto ambientale e la Commissione di autorizzazione di impatto ambientale, nominando poi in quelle nuove alcuni improbabili personaggi spesso privi di professionalità e con palesi conflitti di interesse; ha disconosciuto l'impegno per contrastare i cambiamenti climatici assunto in sede europea; ha applaudito al ritorno del nucleare in Italia, rinunciando anche a svolgere un ruolo molto importante riguardo al tema della sicurezza nucleare.
Direi, insomma, che dietro lo slogan «ambientalismo del fare» di questo centrodestra, in realtà, non vediamo politiche virtuose basate sulla filosofia degli incentivi verdi, sulla tassazione ecologica, sui sistemi volontari di gestione ambientale, sulla contabilità ambientale, sulla politica di acquisti e appalti verdi e sul risparmio ed efficientamento energetico. Al contrario, dietro questo slogan credo ci sia un po' la voglia di smantellare un sistema che sicuramente ha molte lacune, quello della sicurezza e del controllo ambientale, senza però proporre nulla di alternativo. In questo modo non solo non si tutela l'ambiente, ma non si favorisce nemmeno uno sviluppo di qualità, dando dei via libera sistematici a qualsiasi opera infrastrutturale, senza distinzione di alcun tipo.
Si segue una politica di tagli generalizzati, penalizzando pesantemente il mondo delle piccole imprese e i cittadini. La sensazione che si ha, insomma, alimentata da una situazione di crisi che investe la nostra economia, è che ci sia una sorta di desidero di ritorno al passato, quando le politiche ambientali erano considerate elemento di ostacolo e di contrapposizione a quelle economiche.
In Italia faticosamente si era avviato un percorso verso la sostenibilità attraverso lo sviluppo delle energie rinnovabili e del risparmio energetico, interessando centinaia di piccole imprese. Questo percorso è stato interrotto dall'approvazione di alcuni provvedimenti sostenuti dall'attuale maggioranza: si elimina la certificazione energetica degli edifici e addirittura non si garantisce più alle famiglie la detrazione fiscale per gli interventi edilizi, creando sconcerto e indignazione nelle imprese, anche se pare dalle ultime notizie che ci sia una sorta di retromarcia da parte del Pag. 155Governo, sebbene le dichiarazioni dei due rappresentanti del Governo siano differenti.
Lo strabismo delle politiche ambientali del Governo si ritrova in questo provvedimento. Come veniva ricordato, l'articolo 6 inasprisce le pene configurando nelle aree di emergenza un ricorso allo strumento penale che, pur giustificato, non penso contribuirà a risolvere in maniera efficace il problema dell'abbandono di rifiuti. Sulla legittimità di questo articolo i primi commenti dei costituzionalisti - ne abbiamo parlato anche in quest'Aula - sono abbastanza contrastanti.
Ciò che, però, credo sia censurabile in sede politica è che si finisca sempre per affrontare il tema delle sanzioni ambientali con provvedimenti un po' manifesto, magari condivisibili nel loro intento educativo, ma sempre avulsi da un equilibrato ed efficace esame complessivo della materia. Infatti, come è già stato fatto notare da alcuni giuristi ambientali dopo l'emanazione del decreto-legge sull'emergenza in Campania, chi a Napoli abbandona un materasso per strada commette un delitto punito con la reclusione fino a tre anni e sei mesi, mentre chi, sempre a Napoli, ma anche in qualunque altre parte d'Italia, gestisce rifiuti pericolosi senza registri MUD rischia (in base all'articolo 258 del Testo unico ambientale) al massimo una sanzione amministrativa.
Ciò di cui c'è veramente bisogno è, quindi, un disegno di legge organico, che preveda l'introduzione nel codice penale di alcuni selezionati delitti ambientali e l'applicazione, anche in questo settore, della responsabilità delle persone giuridiche prevista dal decreto legislativo n. 231 del 2001. Sarebbe, quindi, opportuno che il Governo, oltre a sanzionare penalmente chi abbandona rifiuti ingombranti a Napoli, presentasse un provvedimento organico sui delitti ambientali sulla scorta del disegno di legge n. 2692, che fu presentato dal Governo Prodi nel corso del 2007.
Ma in realtà ciò che desta molte preoccupazioni, come è stato detto anche dai colleghi che mi hanno preceduto, è l'introduzione all'articolo 9 (che è, a mio avviso, il vero cuore del decreto-legge, nonostante il titolo e nonostante tutta un'altra serie di misure che ricordavo prima e che sono sicuramente importanti) dell'incentivazione per la costruzione degli impianti di incenerimento che viene, ancora una volta, introdotta in modo surrettizio.
Non viene, inoltre, operata alcuna distinzione, rispetto all'incentivazione, tra le regioni e non si considera l'efficienza energetica di questi impianti, così come raccomanda l'ultima direttiva-quadro sui rifiuti, che non è ancora in vigore e deve essere recepita, ma che ci dà la linea per il futuro. Diversi miliardi di euro sono stati dirottati negli ultimi anni dalle energie rinnovabili ad altre fonti, di cui circa il 10 per cento agli impianti di incenerimento. È pur vero, come veniva ricordato dall'onorevole Alessandri, che gli incentivi legati al CIP 6 sono stati ampiamente sfruttati per la costruzione di impianti di termodistruttori al nord, soprattutto in Lombardia, ma è altresì vero che in questa realtà gli inceneritori sono oggi in funzione e le percentuali di raccolta differenziata sfiorano il 40-45 per cento, in piena media europea.
Situazione diversa, al di là della Campania, come veniva ricordato prima, è quella della Sicilia, dove i quattro mega-impianti - consentitemi di chiamarli così, perché sono tra i più grandi che verranno costruiti in tutta Italia (si parla complessivamente di circa un milione e 600 mila tonnellate di rifiuti all'anno) - dovevano essere realizzati da anni ma non sono mai partiti. Anche in Sicilia il commissariamento straordinario è stato un fallimento. Secondo la relazione della Commissione parlamentare di inchiesta approvata nel febbraio 2008 - cito questa fonte, che rappresenta un lavoro molto importante realizzato nella scorsa legislatura - la raccolta differenziata in quella regione non va oltre il 7 per cento. La Sicilia continua ad avere, tra le regioni italiane, la più bassa percentuale di copertura dei costi totali, pari a circa il 64 per cento. A ciò si aggiunga la piaga dell'evasione. La Commissione invita la regione a rivedere il Pag. 156piano (un piano che è stato molto criticato) e soprattutto la dimensione degli impianti, nonché le modalità di collocazione che, lasciate ai privati, hanno favorito - cito sempre la Commissione bicamerale - le attività criminose. Da un punto di vista amministrativo e gestionale, la costituzione degli ambiti territoriali ottimali, i cosiddetti ATO, cui sono stati affidati compiti di regolazione e di gestione (situazione anche questa molto criticabile) si è rivelata un disastro. È di queste ore - lo abbiamo visto un paio di giorni fa - l'aggravarsi della situazione a Misterbianco, in provincia di Catania, che ci consegna delle immagini di recente memoria, del tutto simili a quelle che abbiamo visto in relazione all'emergenza campana. Questi organismi, gli ATO, che da 27 dovrebbero essere ridotti a 10, per poi, da gennaio prossimo, trasformarsi in consorzi, hanno accumulato - cito sempre dati della Commissione bicamerale - circa 430 milioni di euro di debiti, a cui vanno aggiunti i costi per la stabilizzazione del personale, in parte assunto dai comuni e poi trasferito agli ATO stessi.
Gli ATO e le società miste della gestione dei rifiuti hanno rappresentato, sempre secondo la Commissione, il terreno privilegiato della criminalità organizzata. Il sistema dei controlli è assolutamente inefficace, sia per l'impreparazione dei dirigenti, sia per l'inevitabile conflitto di interessi che si determina in queste strutture. Si registra una totale assenza di controlli e non soltanto sulle modalità di svolgimento della attività connesse al ciclo dei rifiuti, ma sugli stessi costi di gestione delle principali attività.
Un dato allarmante è quello relativo alla scarsa adeguatezza dell'ARPA, sia sotto il versante della dotazione organica che sotto quello della qualificazione professionale. Il fatto che vi siano soltanto due tecnici per la provincia di Palermo rappresenta, in modo emblematico, la strutturale carenza di incisività dell'Agenzia, nonché la conseguente resistenza ad operare controlli su delega dell'autorità giudiziaria.
Molto ci sarebbe poi da dire rispetto alle innumerevoli indagini in corso, che vedono in tutta l'isola infiltrazioni mafiose attorno al grande business dei rifiuti. Ricordo che se questo decreto non verrà modificato verranno erogati circa 2 miliardi di euro di incentivi agli inceneritori, non alle fonti rinnovabili, di cui un miliardo 400 milioni andrebbero in Sicilia, il tutto per la costruzione di quattro impianti ex novo. Può darsi che questi conti non siano precisi, ma non mi allontano molto dal vero.
Ricordo che in Emilia Romagna - è una situazione che conosco bene e dove la gestione è sicuramente un po' più oculata - ne sono stati costruiti otto funzionanti che smaltiscono circa 500 mila tonnellate all'anno, che hanno ricevuto complessivamente, prima del 2007, incentivi per un totale di circa 500 milioni di euro, con raccolte differenziate che arrivano oggi oltre il 40 per cento.
Sarebbe veramente inspiegabile e poco credibile aggiungere risorse attraverso qualsiasi forma di incentivazione, siano essi i certificati verdi o i proventi dei CIP6, ad una gestione come quella siciliana che già ha bruciato tantissime di queste risorse e che ha dimostrato di non essere in grado di gestire nell'ordinarietà il ciclo integrato dei rifiuti.
È indispensabile, quindi, se si vuole contribuire con tali importi, che venga dichiarato, così come diceva prima l'onorevole Margiotta, lo stato di emergenza così come fatto in Campania e che il sottosegretario Bertolaso si occupi direttamente della gestione dei rifiuti in Sicilia.
Altra proposta che desta molte perplessità è quella che riguarda il piano nazionale degli impianti di incenerimento urbano. Ammesso che abbia senso e si riesca a fare un piano nazionale, occorre garantirsi da fenomeni di turismo dei rifiuti urbani che potrebbero diventare assolutamente ingestibili. Già oggi il Paese è attraversato da flussi di sedicenti rifiuti speciali che sono stati semplicemente lavorati e frullati da qualche semplice impianto, che non li ha fatti diventare altro da rifiuti urbani stessi (vi è l'esempio Pag. 157dell'organico e delle varie frazioni di plastica sporca). Il piano nazionale dovrebbe essere la somma di piani regionali e non porsi in contrapposizione con le linee individuate da ogni regione, che sono una garanzia di rispetto delle autonomie; soprattutto, la decisione del loro utilizzo deve vedere la reale compartecipazione dei diversi soggetti e certo non si può agire, a mio parere, con un decreto-legge.
Questo piano deve essere legato a meccanismi di finanziamento, anche privati. Ci devono essere regole chiare e trasparenti attraverso gare. Il rischio è che si superi la pianificazione territoriale, passando attraverso accordi solo imprenditoriali senza che regioni e province possano inserire la loro voce. Viene, inoltre, contraddetto il principio della vicinanza territoriale tra impianti e produzione dei rifiuti, principio cardine del cosiddetto decreto Ronchi che peraltro non ha mutuato che le direttive europee.
Non deve, inoltre, venir meno il principio economico e di coerenza «tariffe uguale a costi», definendo fin dove possibile le voci ammissibili dei costi e istituendo una nuova funzione in sede di osservatorio e di authority.
Il decreto-legge si arricchisce poi di una proposta assolutamente pericolosa come quella della possibilità di triturare il materiale organico con dissipatori di rifiuti alimentari. Questa è chiaramente una richiesta un po' «lobbystica»: sono ormai dieci anni che gira e fortunatamente non ha mai visto un recepimento giuridico. Si tratta di un nuovo elettrodomestico - un trituratore - che poi ovviamente a fine vita dovrà andare da qualche parte. Necessita di un costo energetico elevatissimo, oltre che di un'elevata richiesta idrica. Anche se condizionata ad un'autorizzazione, è una soluzione molto pericolosa perché disincentiva la cultura della raccolta differenziata e della formazione e utilizzo del compost. Inoltre, appesantisce in modo critico la depurazione del ciclo dell'acqua. Nelle zone pianeggianti, inoltre, le fognature possono rischiare di andare in tilt. Da non sottovalutare, inoltre, il fatto che i depuratori di mezza Italia sono calcolati con un parametro tecnico che si chiama BOD 5 che riguarda la richiesta di ossigeno che - per semplificare - misura il tasso di sostanza organica lavorabile, che è circa di 90 grammi per abitante al giorno, mentre l'organico dovrebbe raggiungere i 120 grammi come succede negli Stati Uniti (cosa che da noi non avviene).
Insomma, si tratta di un decreto-legge che probabilmente era nato con una filosofia e che poteva avere anche un senso, ma che alla fine credo che si ritrovi un po' pasticciato, il cui forse unico obiettivo rischia di essere l'incentivazione di impianti di incenerimento.
Credo che di ben altri provvedimenti abbia bisogno il nostro Paese per poter affrontare in maniera efficiente ed efficace la gestione integrata dei rifiuti. Oltre che dotare il Paese di una moderna impiantistica, sarebbe opportuno garantire anche un reale recupero della materia. Il tutto dovrebbe essere accompagnato da politiche che, a monte, minimizzino il rifiuto attraverso il cosiddetto eco design e il sistema degli appalti verdi. Non c'è nulla da inventare, né tecnicamente, né dal punto di vista di nuove regole: basta mutuare esperienze di paesi come la Germania e la Austria, ma anche mettere in valore tante esperienze condotte in diverse realtà locali del nord del Paese, che nulla hanno da invidiare al resto dell'Europa.
Quindi, direi basta con questi decreti-legge un po' manifesto, ma si attivi davvero un serio lavoro coerente ed efficace che veda come protagonisti le imprese e le autonomie locali con il Governo centrale per costruire tali condizioni attraverso una normativa semplice e chiara. Sul territorio si creano i problemi ambientali e credo che sul territorio si possano e si debbano risolvere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Pag. 158

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1875-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Ghiglia.

AGOSTINO GHIGLIA, Relatore. Signor Presidente, rinuncio alla replica e mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, innanzitutto devo ringraziare per le parole, le espressioni, le valutazioni e i giudizi espressi sul lavoro che è stato compiuto finora. Ho anche ascoltato con estrema attenzione tutto ciò che è stato detto, ovviamente avrei bisogno di molto tempo per replicare a tutte le osservazioni, le analisi e le considerazioni svolte, ma credo che ciò possa anche accadere nel corso della discussione che si terrà nei prossimi giorni.
Mi pare di dover sottolineare solo alcuni alcuni aspetti relativi, in modo specifico, proprio al decreto-legge e alla ragione per la quale è stato presentato. Giustamente è stato ricordato che questo Governo ha già presentato due provvedimenti, successivamente convertiti in legge: il decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, e quello sul quale stiamo lavorando adesso. Ricordo anche che pure nella precedente legislatura sono stati varati due decreti-legge riguardanti l'emergenza in Campania, uno dei quali, fra l'altro, mi affidava il compito di commissario di Governo proprio per poter intervenire in quella situazione.
Se posso fare un'analisi, conoscendo alla perfezione tutti e quattro i testi approvati nel corso degli ultimi due anni, posso affermare che il decreto-legge in esame è sicuramente quello più realistico, che prende in considerazione la realtà di quel territorio facendo anche tesoro degli errori, delle esperienze e di tutte le attività che nel corso di questi mesi abbiamo potuto portare avanti, compresa una serie di situazioni negative che si sono verificate nel corso dell'anno passato e all'inizio di questo.
Quindi, comprendo bene le osservazioni, i giudizi ed anche le preoccupazioni che sono state espresse, ma credo che il provvedimento nel suo complesso, al di là di alcune modifiche che sono state apportate, alcune più positive di altre, debba rimanere inalterato, e meriterebbe forse maggiore attenzione per alcuni aspetti estremamente positivi che riguardano, soprattutto, gli articoli 1 e 2, nonché le norme relative all'informazione. Dobbiamo anche sottolineare che i tre decreti-legge precedenti, dei quali mi sono personalmente occupato, hanno visto la loro attuazione solo in parte, se non addirittura - non mi riferisco, ovviamente, al decreto-legge n. 90 - una minima attuazione, per una serie di ragioni.
Credo quindi che, al momento, per quanto riguarda gli aspetti più cruciali del ragionamento svolto e delle preoccupazioni espresse, con riferimento all'articolo 3 e al famoso discorso del commissariamento dei comuni, sarà pur vero che ci possa essere il rischio di una formulazione un po' generica, ma è stato già ricordato che intenderemmo applicare questo articolo solo nelle situazioni particolari. Inoltre, voglio ricordare che è già stato sufficiente, nel corso dei giorni passati, segnalare ad alcuni comuni particolarmente distratti il rischio dell'applicazione di tale articolo, per vedere magicamente scomparire la spazzatura da alcuni comuni, che non vengo qui a indicare, ma che ovviamente conoscevamo bene, i quali, per diversi mesi, erano stati da noi sollecitati ad intervenire.
La previsione del commissario ad acta, della quale abbiamo già parlato in Commissione, purtroppo si è rivelata inefficace nella misura in cui i commissari dovevano essere incaricati solo di una particolare responsabilità, ossia quella della raccolta differenziata, che addirittura favoriva le inadempienze comunali, poiché i comuni vedevano sottratta alla loro responsabilità Pag. 159un'attività che, come è noto, purtroppo, è estremamente complicata, difficile, e richiede impegno, passione e soldi.
Quindi, il meccanismo del commissario ad acta diventava un alibi per i non pochi enti territoriali (almeno della regione della quale mi sto occupando) che, invece, avevano scarso interesse nel portarlo avanti. Si può anche vedere (e lo abbiamo detto anche in Commissione l'altro giorno) di riesaminare nel dettaglio la formulazione su queste modalità per proporre il commissariamento al Ministro competente e potremmo lavorarci nel corso dei prossimi giorni.
Tuttavia, credo che questo articolo sia particolarmente significativo proprio per la possibilità che, tra l'altro, ci viene richiesta da tutti i cittadini della Campania. Loro, infatti, sono costretti a pagare fior di quattrini (perché sappiamo bene che in Campania la tassa sullo smaltimento dei rifiuti è una delle più elevate di tutt'Italia) per poi vedere che la spazzatura rimane nelle strade, e non perché non si sa dove portarla (perché come è noto le discariche sono state quanto meno realizzate), non perché non vi siano i mezzi in grado di far funzionare il sistema, ma perché le autorità locali alle quali sarebbe delegata la competenza hanno altro a cui pensare. Dunque, mi sembra che, da questo punto di vista, il provvedimento sia assolutamente necessario.
L'articolo 6 rappresenta l'altro aspetto su cui si è molto discusso e si continuerà a discutere. Ho già detto in Commissione, e lo ripeto, che tale articolo ci è stato chiesto dalle forze dell'ordine sulla base di consultazioni e mi pare che la magistratura al momento abbia completamente aderito. Mi sembra che di fatto abbiamo superato quota cento per gli arresti nel corso di queste settimane e mi sembra che (tranne in un paio di casi) la magistratura abbia sempre convalidato i provvedimenti dell'autorità di pubblica sicurezza. Mi sembra che, anche in questo caso, non sono stati arrestati padri di famiglia, bensì tutta una serie di personaggi che su questa attività evidentemente basavano il loro reddito. Quindi, anche sotto questo profilo, si tratta di un provvedimento sicuramente opportuno.
Può essere discutibile il fatto che il provvedimento è confinato alla Campania rispetto al resto del Paese. Sappiamo bene che quasi tutti gli articoli, tranne uno, parlano di Campania, ma è anche vero che quasi tutti gli articoli (di fatto tutti) si riferiscono alle situazioni in cui vige lo stato di emergenza. Questo è l'altro punto su cui vi sono stati interventi.
Lo stato di emergenza al momento riguarda la Campania. È vero che in altre regioni (per le quali è stato dichiarato lo stato di emergenza) sono stati spesi un sacco di quattrini con risultati scarsi. È anche vero, però, purtroppo che queste valutazioni possiamo definirle abbastanza bipartisan. Fino all'altro ieri, infatti, le regioni dove vigeva lo stato di emergenza non erano certo solo la Campania o la Sicilia, ma anche la Calabria, il Lazio e la Puglia. Se andiamo a fare il conto complessivo dei debiti che abbiamo ereditato dalle diverse gestioni emergenziali, superiamo di gran lunga le cifre che tutti voi avete citato sugli oneri per il contribuente circa l'utilizzo del CIP 6 prossimo venturo nel caso in cui l'articolo 9, così come è previsto, verrà convertito in legge. Questo purtroppo lo posso affermare con cognizione di causa visti i numeri che debbo gestire in ordine all'eredità dei debiti sulla gestione campana.
Tra l'altro, è probabile che nel corso di una delle prossime riunioni del Consiglio dei Ministri verrà presa in considerazione la dichiarazione di stato di emergenza per un'altra regione che si trova in una situazione di difficoltà. Sappiamo anche (ed è notizia dei giornali) che nel Lazio si discute sull'opportunità di chiudere la discarica di Malagrotta alla fine dell'anno. Mi auguro che sia solamente polemica politica, perché se si chiudesse la discarica di Malagrotta tra 25 giorni le immagini che purtroppo conosciamo di Napoli e della Campania le vedremmo senza alcun dubbio anche nella capitale del nostro Paese.Pag. 160
Quindi, al di là di questi dibattiti e di queste polemiche, indubbiamente serve che, anche nella regione nella quale stiamo lavorando in questo momento, si trovi una comune strategia e una condivisione sugli obiettivi da portare avanti. Anche per la Sicilia, ovviamente, vale lo stesso ragionamento. Ricordo che sulle questioni relative ai termovalorizzatori che non sono stati realizzati in Sicilia la Protezione civile fu sempre molto attenta e puntuale. Ricordo anche che, oggi come oggi, se non prevediamo incentivi alla realizzazione dei termovalorizzatori, abbiamo l'assoluta certezza che questi impianti non si faranno. Siccome è utopistico immaginare che i risultati della raccolta differenziata, sia in Sicilia sia in altre regioni, compreso il Lazio, raggiungeranno gli obiettivi che ci prefiggiamo, non vedo al momento molte altre alternative per cercare di bilanciare la situazione ed evitare che, nel corso del prossimo anno o dei prossimi anni, ci si possa trovare di fronte a una vasta parte del nostro Paese in condizioni di assoluta criticità con riferimento allo smaltimento dei rifiuti.
È vero che il CIP6 costa, ma è anche vero che nella nostra bolletta paghiamo anche molti soldi per i rifiuti radioattivi, che non sappiamo ancora dove portare e che pure pesano parecchio. Il problema dello smaltimento dei rifiuti di vario genere, pertanto, richiederebbe forse un'analisi più attenta e ponderata, in modo che alla fine si possa trovare una strategia precisa di lungo termine che possa portare tutto a soluzione.
Qui ci occupiamo soprattutto della Campania e, come ho affermato, nei prossimi giorni, probabilmente, anche di qualche altra regione che rientrerà nelle fattispecie del decreto-legge in esame, se sarà stato dichiarato lo stato di emergenza, che ovviamente viene dichiarato, come sapete bene, sulla base di intese con le regioni interessate: è questo l'unico modo con il quale si può provvedere, da parte del Consiglio dei ministri, alla dichiarazione dello stato di emergenza.
Vedremo cosa accadrà. Per il resto, sull'aggiornamento degli altri articoli, credo che vi sia stata e vi sia una grande condivisione. Pertanto, basandomi esclusivamente sull'esperienza che sto facendo in Campania e anche condividendo in pieno le valutazioni che sono state fatte da alcuni di voi sul giudizio positivo espresso dal Presidente della Repubblica non più tardi di quarantotto ore fa sulla vicenda rifiuti in Campania, ritengo che queste norme, anche gli articoli 3 e 6, siano assolutamente decisive per risolvere il problema.
Credo anche, a questo punto, che una legge che si occupi della Campania e delle regioni che si dovessero trovare in stato di emergenza, con delle norme che riguardino solo queste realtà territoriali, possa bene essere messa a frutto ed utilizzata come situazione pilota. Una volta conclusa l'emergenza, potrebbe anche essere utilizzata e applicata in altre parti d'Italia, laddove si fosse davvero dimostrata l'efficacia della norma che abbiamo presentato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge (ore 22,20).

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la sottoindicata Commissione, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che propongo alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:

alla I Commissione (Affari costituzionali):
BARBARESCHI: «Istituzione della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia» (1493)

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Pag. 161

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 4 dicembre 2008, alle 9,30:

1. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 1493.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 20 ottobre 2008, n. 158, recante misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali (1813-A).
- Relatore: Gibiino.

3. - Discussione delle mozioni Nirenstein ed altri n. 1-00055 ed Evangelisti ed altri n. 1-00072 sulle iniziative in vista della preparazione della Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza, che si svolgerà a Ginevra nel mese di aprile 2009.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché misure urgenti di tutela ambientale (1875-A).
- Relatore: Ghiglia.

5. - Discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Luigi Pepe, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 2-A).
- Relatore: Pionati.
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato La Loggia (Doc. IV-ter, n. 3-A).
- Relatore: Brigandì.
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Giovanardi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 5-A).
- Relatore: Brigandì.
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Vittorio Sgarbi, deputato nella XIV legislatura (Doc. IV-ter, n. 6-A).
- Relatore: Sisto.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 3).
- Relatori: Paolini, per la maggioranza e Ferranti, di minoranza.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Franco Cardiello, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 5).
- Relatore: Pionati.Pag. 162
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Fabrizio Morri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 6).
- Relatore: Aniello Formisano.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 7).
- Relatore: Paniz.

(al termine delle votazioni)

6. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

I Commissione (Affari costituzionali):
BARBARESCHI: Istituzione della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia (1493).

(La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

La seduta termina alle 22,25.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1891 - odg 9/1891/7 484 484 243 227 257 68 Resp.
2 Nom. odg 9/1891/9 490 490 246 226 264 66 Resp.
3 Nom. odg 9/1891/10 401 401 201 180 221 71 Resp.
4 Nom. odg 9/1891/14 426 424 2 213 187 237 71 Resp.
5 Nom. odg 9/1891/18 446 289 157 145 45 244 71 Resp.
6 Nom. odg 9/1891/19 456 451 5 226 206 245 68 Resp.
7 Nom. odg 9/1891/25 499 498 1 250 233 265 65 Resp.
8 Nom. odg 9/1891/27 504 501 3 251 242 259 64 Resp.
9 Nom. odg 9/1891/31 505 496 9 249 230 266 64 Resp.
10 Nom. odg 9/1891/33 493 490 3 246 228 262 64 Resp.
11 Nom. odg 9/1891/34 484 484 243 232 252 64 Resp.
12 Nom. odg 9/1891/35 503 503 252 235 268 64 Resp.
13 Nom. odg 9/1891/36 490 490 246 226 264 64 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. odg 9/1891/37 488 487 1 244 221 266 64 Resp.
15 Nom. odg 9/1891/38 504 504 253 239 265 64 Resp.
16 Nom. odg 9/1891/39 497 495 2 248 227 268 64 Resp.
17 Nom. odg 9/1891/40 504 502 2 252 233 269 64 Resp.
18 Nom. odg 9/1891/41 510 510 256 239 271 64 Resp.
19 Nom. odg 9/1891/42 506 506 254 237 269 64 Resp.
20 Nom. odg 9/1891/45 508 507 1 254 239 268 64 Resp.
21 Nom. odg 9/1891/49 507 504 3 253 236 268 64 Resp.
22 Nom. odg 9/1891/50 499 498 1 250 231 267 64 Resp.
23 Nom. odg 9/1891/51 502 502 252 238 264 64 Resp.
24 Nom. odg 9/1891/52 499 497 2 249 248 249 64 Resp.
25 Nom. odg 9/1891/53 514 513 1 257 244 269 64 Resp.
26 Nom. odg 9/1891/54 510 510 256 238 272 64 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. odg 9/1891/55 512 512 257 240 272 65 Resp.
28 Nom. odg 9/1891/56 510 508 2 255 239 269 65 Resp.
29 Nom. odg 9/1891/57 506 506 254 237 269 65 Resp.
30 Nom. odg 9/1891/58 507 507 254 239 268 65 Resp.
31 Nom. odg 9/1891/69 505 505 253 235 270 64 Resp.
32 Nom. odg 9/1891/72 502 500 2 251 235 265 64 Resp.
33 Nom. odg 9/1891/73 511 511 256 240 271 63 Resp.
34 Nom. odg 9/1891/74 498 498 250 229 269 63 Resp.
35 Nom. odg 9/1891/75 497 497 249 227 270 63 Resp.
36 Nom. odg 9/1891/79 490 490 246 218 272 60 Resp.
37 Nom. odg 9/1891/80 492 489 3 245 221 268 60 Resp.
38 Nom. odg 9/1891/81 495 491 4 246 221 270 60 Resp.
39 Nom. odg 9/1891/83 497 494 3 248 223 271 58 Resp.
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 46)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. odg 9/1891/84 506 504 2 253 227 277 57 Resp.
41 Nom. odg 9/1891/85 505 503 2 252 228 275 57 Resp.
42 Nom. odg 9/1891/86 501 500 1 251 227 273 57 Resp.
43 Nom. odg 9/1891/87 496 494 2 248 226 268 57 Resp.
44 Nom. odg 9/1891/91 500 500 251 229 271 57 Resp.
45 Nom. odg 9/1891/92 480 479 1 240 217 262 57 Resp.
46 Nom. ddl 1891 - voto finale 506 497 9 249 278 219 53 Appr.