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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 96 di martedì 2 dicembre 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 14,50.

ANGELO SALVATORE LOMBARDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Balocchi, Brancher, Caparini, Cirielli, Donadi, Dozzo, Fassino, Alberto Giorgetti, Mazzocchi, Molgora, Pescante, Rivolta e Scajola sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1083 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, recante disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali (Approvato dal Senato) (A.C. 1891) (ore 14,53).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, recante disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali.
Ricordo che nella seduta del 1o dicembre il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A della seduta del 1o dicembre 2008 - A. C. 1891) nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (vedi l'allegato A resoconto della seduta del 1o dicembre 2008 - A. C. 1891).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A. C. 1891)

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà, per sette minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo parlamentare del Movimento per l'Autonomia voterà a favore della questione di fiducia posta dal Governo sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, recante disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali.
Vi sono due valutazioni di fondo che ci spingono a votare la fiducia con convinzione e in piena coscienza. La prima è legata al complesso delle attività del GovernoPag. 2 Berlusconi che noi condividiamo pienamente perché ha affrontato nodi e questioni che venivano da lontano: il problema dei rifiuti a Napoli e in Campania, la sicurezza, i grandi temi della finanza pubblica, gli interventi a favore del ceto medio e delle fasce più deboli con l'abolizione dell'ICI sulla prima casa e la social card, le efficaci misure per far fronte alla tempesta che ha investito i mercati finanziari e che corre il rischio di coinvolgere l'economia reale.
Il Governo ha saputo dimostrare anche grazie alle nostre continue sollecitazioni e prese di posizione un'adeguata attenzione al Mezzogiorno attraverso il varo di provvedimenti che vanno nella direzione del rilancio dell'economia meridionale. I fondi per le grandi opere sono stati mantenuti, la fiscalità di vantaggio per chi investe nel Mezzogiorno del Paese è stata inserita nel Documento di programmazione economico-finanziaria ed è stato ribadito il principio che l'85 per cento dei fondi FAS dovranno essere utilizzati per il Mezzogiorno.
È di poche ore fa il richiamo che il Presidente Napolitano, in visita a Napoli, ha rivolto a tutte le istituzioni del Paese affinché mostrino maggiore attenzione per il sud del Paese. In particolare, il Capo dello Stato si è rivolto alle istituzioni locali sollecitandole ad affrontare con maggiore responsabilità i problemi del territorio.
Il Movimento per l'Autonomia, partito che trae la sua forza da tanti amministratori locali che quotidianamente sono chiamati ad affrontare i problemi annosi che attanagliano le nostre regioni, è particolarmente sensibile al richiamo del Capo dello Stato e, anche in virtù di questo suo monito, conferma la sua volontà di continuare a battersi per le ragioni dei territori che abbiamo l'onore e l'onere di rappresentare in questa sede.
La seconda motivazione per la quale ci accingiamo a votare la questione di fiducia fa riferimento al contenuto del decreto-legge in esame che va nella direzione del contenimento della spesa sanitaria. Pur accogliendo anche in questo caso il richiamo del Presidente della Repubblica che ci invita ad evitare tagli generalizzati, siamo convinti che si tratti di un provvedimento che punta esclusivamente ad evitare gli sprechi che hanno determinato situazioni di grave difficoltà come in Campania e alla razionalizzazione della spesa sanitaria. L'obiettivo è quello di coniugare l'esigenza di contenimento della spesa con l'offerta ai cittadini di un servizio di qualità.
Pertanto, accogliamo con favore i provvedimenti che prevedono le procedure di rientro per le regioni che hanno maturato, nell'ambito sanitario, un deficit particolarmente elevato.
Crediamo sia opportuno, così come previsto, che il Governo possa nominare commissari ad acta, subcommissari in aggiunta al commissario, che si occupino, in mancanza, dell'introduzione e dell'applicazione dei piani di rientro, supportati anche, come dicevo, da due subcommissari.
La particolare gravità di alcune situazioni, come quella campana, impongono all'Esecutivo di intervenire direttamente, per evitare un'ulteriore crescita del deficit e per continuare a garantire ai cittadini servizi minimi e di qualità.
Abbiamo apprezzato, inoltre, il provvedimento contenuto nel decreto-legge che ristora le casse degli enti locali con 260 milioni di euro per l'anno 2008, per le minori entrate determinate dall'abolizione dell'ICI sulla prima casa.
Signor Presidente e onorevoli colleghi, questo Governo sta operando efficacemente nell'esclusivo interesse del Paese, in un contesto economico e finanziario sicuramente non favorevole. Il provvedimento varato dall'Esecutivo, con il quale si è provveduto ad adeguare l'IVA per i prodotti della TV digitale, va nella direzione del sostegno ai ceti meno abbienti e pone fine ad una disparità di trattamento giustificata esclusivamente nella fase di lancio e di supporto dei prodotti della TV satellitare.
Le polemiche dell'opposizione e del leader del Partito Democratico Veltroni sono e ci sembrano, come al solito, pregiudiziali e in questo caso anche paradossali.Pag. 3 È davvero singolare, infatti, che sia proprio la sinistra a schierarsi con Murdock, avversando un provvedimento che ha come obiettivo la raccolta di risorse da destinare alle famiglie, che sono in difficoltà a causa della crisi economica e finanziaria. Evidentemente, il nostro Paese non ha ancora un'opposizione davvero democratica, capace di contribuire con proposte serie alla soluzione dei problemi del Paese.
Il Movimento per l'Autonomia continuerà a sostenere questo Esecutivo, la sua opera di risanamento dei conti pubblici e la sua azione profondamente riformatrice, ma al tempo stesso saremo vigili, affinché il recente monito del Capo dello Stato a favore del Mezzogiorno venga accolto e tradotto in efficaci azioni di Governo. È per questo che il Movimento per l'Autonomia, con convinzione, voterà la fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente e signor Presidente del Consiglio, che con la sua assenza ostenta la sua disistima verso il Parlamento della Repubblica italiana...

PAOLO ROMANI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. È a Tirana in missione...

ANTONIO BORGHESI. Questo banco del Governo vuoto ne è la dimostrazione. Non possiamo dare la nostra fiducia ad un Governo che fa continuamente a pezzi la nostra Costituzione, oltraggiata al di là di ogni misura dalla scarsa considerazione che il Presidente dimostra di avere per il Parlamento, considerato un organo inutile, un fastidioso ostacolo a decisioni prese con pochi accoliti, con poteri più o meno occulti, con banchieri privi dei requisiti di onorabilità, con imprenditori il cui unico intento è la speculazione senza alcun rischio dei propri capitali, spesso nascosti in paradisi fiscali.
Non possiamo dare la fiducia ad un Governo che presto perderà la fiducia della sua stessa maggioranza: vi sono in quest'Aula, anche nella maggioranza, persone perbene, competenti, capaci e rispettabili, a cui sta a cuore la dignità del Parlamento e la loro stessa dignità e che, se per il momento si limitano ad alzare la voce contro il loro Governo in Commissione, mi auguro presto non accetteranno più di fare i burattini di qualcuno che li comanda a premere un pulsante (qualche volta anche due).
Non possiamo dare la fiducia ad un Governo che sistematicamente toglie ai poveri per dare ai ricchi, come con il provvedimento sull'ICI, che Prodi aveva limitato nell'esenzione, per il quale i comuni italiani attendono ancora adeguato ristoro (infatti, non sono certo i 260 milioni presenti nel decreto-legge in esame a darlo) ed intanto stanno tagliando i servizi ai cittadini per far quadrare i conti. E Robin Tremonti se la ride, contento per aver tolto, dice lui, i soldi a petrolieri, banchieri, ed assicuratori, in realtà pagati dai cittadini con i prezzi di benzina, di polizze assicurative e di interessi passivi.
Non possiamo dare la fiducia ad un Governo che per un ignobile calcolo elettorale ha rifiutato di cedere Alitalia ad AirFrance, per darne la polpa ad alcuni imprenditori, in larga parte pregiudicati ed indagati, addossando la fiscalità ai cittadini, quindi con un costo aggiuntivo di 2 o 3 miliardi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Non possiamo dare fiducia ad un Governo che distingue tra il federalismo delle parole, promettendo la responsabilità di chi amministra, e il federalismo dei fatti, che regala 500 milioni alla Campania, con la scusa dei rifiuti, 150 milioni a Palermo, 140 milioni al decotto comune di Catania, il cui ultimo amministratore, come premio per il disastro compiuto, siede nei banchi del Parlamento, 500 milioni a Roma, non Pag. 4meno indebitata di altre grandi città, e 38 milioni al Belice, per un terremoto di quarant'anni fa.
Non possiamo dare la fiducia ad un Governo che, con il giusto intento di colpire i fannulloni, in realtà toglie, dal primo giorno, il pane al lavoratore ammalato e l'assistenza familiare ai disabili ma salva i dirigenti pubblici dal principio di responsabilità, cancellando nei decreti ogni punizione nei loro riguardi, quando sbagliano.
Non possiamo dare la fiducia ad un Governo che, con la scusa di salvare i risparmiatori, dà soldi alle banche (e ben più di quelli prelevati da Robin Tremonti), senza alcuna condizione, neppure quella di garantire più credito alle piccole e medie imprese o di eliminare i vergognosi bonus di manager capaci solo di pensare ai propri interessi con i soldi degli altri. Mi riferisco, in particolare, alle cifre da capogiro incassate, ad esempio, dal signor Passera, deus ex machina di tante operazioni finanziarie e politiche. Si tratta di cifre che sono schiaffi continui in faccia alle famiglie che faticano a sopravvivere.
Non possiamo dare la fiducia ad un Governo che, dopo avere sbandierato agli italiani che avrebbe loro abbassato le tasse, alza, a livello intollerabile, la pressione fiscale su coloro che le pagano, ma nel contempo emana provvedimenti oggettivamente di collusione con l'evasione fiscale, quali la riduzione della tracciabilità dei pagamenti e l'eliminazione dell'elenco clienti ai fornitori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Eppure, in Italia, sfugge al fisco una rilevante quantità di ricchezza che, se acquisita, permetterebbe di dare sostegno ai sette milioni e mezzo di italiani che vivono sulla soglia di povertà.
Non possiamo dare fiducia ad un Governo che assume provvedimenti che, sempre, recano vantaggi all'azienda del Presidente, in un così rilevante conflitto di interessi. Non siamo fessi, Presidente, e non crediamo alle favole, e anche se fingete di pentirvi ci provate ogni volta, come con l'aumento dell'IVA a Sky, che è tra i pochi competitori di Mediaset. La verità è che mai avete sbagliato al contrario, facendo leggi contro Mediaset, e ciò toglie ogni dubbio sulla buona fede delle vostre azioni.
Non possiamo dare fiducia ad un Governo che, appena può, cerca di dettare leggi ad personam, sia che si tratti del Presidente del Consiglio Berlusconi, con l'ignobile provvedimento che va sotto il nome di «lodo Alfano», gli svariati tentativi di salvare Retequattro o il decreto sulle intercettazioni, sia che si tratti di salvare i suoi accoliti, con i provvedimenti salva-manager per salvare personaggi impresentabili come Cragnotti, Tanzi, Ricucci e i loro dirigenti, i quali hanno rapinato tanti piccoli risparmiatori, spesso con l'aiuto di banchieri compiacenti come Geronzi del quale, pure, si cerca oggi il salvataggio, depenalizzando la legge fallimentare.
Non possiamo dare fiducia ad un Governo che rapina persone debolissime, come i danneggiati da sangue infetto, i talassemici, i danneggiati da vaccinazioni e le loro famiglie. Dove sono finiti, Presidente, i 150 milioni di euro a loro destinati per il 2008, in aggiunta ai 180 previsti dall'ultima finanziaria del Governo Prodi e di cui si sono perse le tracce? Togliere soldi destinati a persone sofferenti è come perpetrare un furto due volte.
Non possiamo dare fiducia ad un Governo che taglia indiscriminatamente i fondi a scuola, università e cultura e che elimina migliaia di precari dopo averne richiesto i servizi per tre, cinque e persino dieci anni.
Non possiamo dare la fiducia ad un Governo che commette continui reati politici di riciclaggio di somme che altri Governi avevano già destinato. State letteralmente imbrogliando, questa è la parola giusta, gli italiani, lasciando credere di fare interventi da 80 miliardi di euro, quando in realtà si tratta di somme già destinate e previste da altri Governi, che ripresentate come nuove: in realtà non avete fatto nulla, a differenza di tutti gli altri Paesi europei, intervenuti con misure strutturali.Pag. 5
Non possiamo dare fiducia ad un Governo che sa solo inventare la social card, o meglio la carta di povertà. Ci dica, signor Ministro Robin Tremonti, se si è fatto dire il costo di emissione di ciascuna di queste carte che rischia, per una pubblica amministrazione inefficiente come la nostra, di costare più del misero valore che conterrà e che dovrà essere speso, altra meravigliosa idea di stampo liberale, in esercizi convenzionati e a prezzi prefissati.
In molti casi, tali prezzi saranno superiori a quelli praticati dai negozi discount e dai mercatini dove la povera gente va a rifornirsi.
Non possiamo dare fiducia ad un Governo che istituisce un Ministro per la semplificazione legislativa, che afferma di tagliare le leggi e poi chiede a pensionati e a famiglie a basso reddito - al fine di ottenere la card di cui sopra - la compilazione di moduli e la richiesta di documenti per i quali ci vuole uno studio di consulenza. Signor Ministro Tremonti che non c'è, signor Ministro Calderoli che non c'è, fate come ho fatto io nel fine settimana e provate voi a compilare le carte che chiedete alla povera gente.
Non possiamo dare fiducia ad un Governo il cui Presidente del Consiglio pratica da sempre tentativi di corruzione politica. Non ci interessa se essi abbiano o meno valenza di reato penale ma, sul piano politico, restano tentativi di corruzione politica. Forse qualcuno si è già dimenticato che nel 1995, quando la Lega iniziò il disimpegno che portò alla caduta del suo primo Governo, venne messo in atto il più rilevante tentativo di corruzione politica che la nostra Repubblica ricordi nei confronti dei parlamentari di quel partito? Forse qualcuno si è già dimenticato che nella scorsa legislatura lei fece sistematici tentativi di corruzione politica nei confronti di senatori del centrosinistra per far cadere il Governo Prodi? Forse qualcuno si è già dimenticato del tentativo in essere riguardo alla Commissione di vigilanza RAI?
Non possiamo dare la nostra fiducia ad un Governo il cui Presidente del Consiglio chiede, ad ogni pie' sospinto, di annientare Di Pietro e l'Italia dei Valori che, evidentemente, iniziano a spaventarlo, per il crescente consenso che stanno ricevendo dagli elettori italiani. La rassicuriamo, signor Presidente: noi non spariremo, perché siamo un partito di uomini liberi che non devono rendere conto né a padroni né a potentati economici o sindacali né a corporazioni o, meglio, sappiamo e vogliamo rendere conto ai cittadini, che sono l'unico soggetto al quale pensiamo quando dobbiamo decidere come votare. Ed è a loro che pensiamo anche oggi esprimendo un «no» fermo e deciso al suo Governo, con la certezza che gli elettori stanno ben comprendendo di essere stati, ancora una volta, imbrogliati e presi in giro da lei e con la consapevolezza che molto presto, già dalla prossima primavera, potremo dire, in modo documentato, che lei non gode più non solo della nostra fiducia ma neanche di quella della maggioranza degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Signor Presidente, colleghi, il Governo ha posto la questione di fiducia sul decreto-legge in esame che reca disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di conti di comuni, province e regioni. Il giudizio dell'Unione di Centro è negativo, sia riguardo al merito del provvedimento sia in ordine alla decisione di porre la questione di fiducia. È stato più volte osservato che nella prassi parlamentare, ormai, sta progressivamente prendendo piede una sorta di monocameralismo camuffato. In sostanza, sempre più spesso quanto è oggetto di confronto e dibattito in un ramo del Parlamento finisce, quasi inesorabilmente, per essere blindato nell'altro ramo. Questa forma abbastanza subdola di revisionismo costituzionale non incoraggia il confronto, che pure viene sollecitato anche da tante autorevoli fonti, né lascia spazio al diritto fondamentale dei parlamentari italiani.Pag. 6
Tuttavia, devo aggiungere che non ci stancheremo mai di dire basta a questo metodo che espropria il Parlamento delle sue prerogative. Mi sembrerebbe anche riduttivo far diventare questo uno spot, a volte utilizzato da una parte e a volte dall'altra parte politica. Ricordo, infatti, che anche il Governo Prodi, nella sua passeggera comparsa al Governo di questo paese, utilizzò più di sette volte la questione di fiducia e si servì pure di un altro strumento che anche in questa legislatura viene abbondantemente adoperato da questo Governo, vale a dire la decretazione d'urgenza.
Tuttavia, faccio questo esempio, che non è né unico, né raro, per introdurre un tema che tutti siamo chiamati ad affrontare: non il tema della riforma dei Regolamenti parlamentari, ma quello più complesso della revisione costituzionale.
Andiamo al merito del provvedimento. Signor Presidente, anche sul merito sento di dovere rimarcare in negativo la scelta di impedire una caratterizzazione della legge finanziaria come legge omnibus e poi, dall'altro lato, realizzare contestualmente un inopportuno raggiramento del principio che era stato posto. Mi riferisco, in sostanza, alla prassi di ingolfare i provvedimenti all'esame di questo Parlamento, dilatando la norma originaria per recuperare quegli spazi che sono invece di intervento politico, come nel caso della disciplina di un cosiddetto regime di aiuto che è stato in questo provvedimento velleitariamente introdotto soltanto per quattro regioni (tra le più prospere del nostro Paese), concedendo loro una bella sforbiciata sul costo dei carburanti per l'autotrazione, il tutto a carico della fiscalità collettiva.
Mi riferisco alla decisione di riconoscere ad alcune regioni considerate frontaliere (Piemonte, Lombardia, Trentino e Val d'Aosta) una riduzione del costo della benzina. Per essere chiari, considero del tutto inopportuno alimentare ulteriormente il fuoco dell'eterno contrasto nord-sud, ma certo non mi sento di ignorare l'autorevole e duro richiamo del Presidente della Repubblica quando definisce, come ha fatto lunedì a Napoli, assai basso il grado di attenzione che le forze politiche del Paese dedicano al Mezzogiorno.
Questo basso grado di attenzione, miope e foriero di contraccolpi anche per chi ne fa platealmente una bandiera ideologica, si manifesta in mille modi. Sorprende l'atteggiamento dei colleghi dell'MpA. Li ho appena sentiti e, come dire: tutto bene madama la marchesa. Penso alla richiesta, ad esempio, avanzata in Conferenza unificata Stato-regioni, città e autonomie locali da Sicilia e Sardegna di vedersi riconosciuta e attribuita una quota delle accise sui carburanti. Si tratta di una richiesta pilatescamente azzerata, con la previsione di una ripartizione per tutte le regioni del nostro Paese, mentre Sicilia e Sardegna sono le uniche vere concentrazioni delle attività di raffinazione di greggio nel nostro Paese.
Allora, vogliamo ignorare che la Sicilia rappresenta a tutti gli effetti la piattaforma energetica del Paese e che da quella regione arriva il 44 per cento della benzina raffinata e il 43 per cento del metano necessario al funzionamento del Paese? Vogliamo ignorare che esporta il 15 per cento dell'energia prodotta nel nostro Paese? Eppure il bilancio strategico si definisce in questo modo: agli industriali i ricavi, allo Stato il gettito delle accise e solo, ma tutto per intero, il danno ecologico a quella regione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Su questo aspetto non ho sentito una parola da parte dei colleghi dell'MpA, quando invece un provvedimento premia alcune regioni, cosiddette frontaliere, e non si tiene in alcuna considerazione l'assenza di un'isola come quella di Lampedusa, che non soltanto non ha questo beneficio (o forse non è frontaliera), ma per di più deve pagare il trasporto del carburante stesso.
Immagino che ciò sia avvenuto in omaggio alla senatrice appartenente alla Lega che risiede in quell'isola, e per questo ancora più penalizzata. Pertanto, in presenza di questo scempio, ci si pone in maniera stolida, non considerando che ci sono altre regioni che meritano questa Pag. 7attenzione. Non vorrei dilungarmi, ma soltanto dire che a questo Governo manca una strategia complessiva, così come per l'assegnazione dei fondi ai comuni e nel controllo della spesa sanitaria, anche quando si fa «man bassa».
In questo provvedimento vengono tolti 640 milioni ancora una volta dal FAS, senza una contropartita in termini di appropriatezza della spesa territoriale e di rigore della stessa.
Allora, se è vero questo, signor Presidente, noi votiamo «no» e non daremo la fiducia a questo Governo, perché sta ponendo in essere tutta una serie di provvedimenti che alle grandi e piccole buche, alle falle di questo Paese tenta di mettere delle «toppe», che non serviranno a risanare l'economia, né a rilanciare lo sviluppo, né a far aumentare i consumi, attraverso il sostegno alle famiglie.
Vi è tuttavia un aspetto che è forse quello che realizza la massima sintesi del principio dei tagli indiscriminati: quelli riferiti alla sanità. Si tratta di tagli orizzontali che non tengono conto del fabbisogno e della reale esigenza e differenza tra regione e regione. Non voglio certamente negare alcune evidenze, quando anche certa stampa si appunta sulla mala gestione dei fondi sanitari in alcune regioni, prevalentemente quelle del Mezzogiorno. Ma faccio una domanda a me stesso: è riducendo i fondi che si riesce ad avere una sanità più efficiente o ciò si ottiene, controllando maggiormente la spesa?

PRESIDENTE. Onorevole Romano, la prego di concludere.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO. Forse questo al Governo non interessa. Però, mi consenta trenta secondi per fare un esempio. Nel 2006 il costo pro capite in Sicilia per la spesa sanitaria è stato 1.550 euro a carico metà dello Stato e metà della regione. In Lombardia, nello stesso anno, 1.990 euro. Significa che, allo stesso parametro, la Sicilia avrebbe avuto 2 miliardi in più, azzerando l'attuale deficit sanitario. Questo esempio serve meglio di tante parole e mostra che l'approccio al tema con il metodo della scure forse soddisfa la libido contabile di qualcuno, ma certamente non risolve i problemi del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per rispondere ad alcune critiche su questa richiesta di voto di fiducia, almeno per chi sta ascoltando i nostri lavori. È da ricordare che per il procedimento di conversione dei decreti-legge non sono previsti tempi contingentati ai sensi del Regolamento (che auspichiamo sia cambiato al più presto) e, quindi, in buona sostanza accade che, a fronte di centinaia di emendamenti e ordini del giorno, si blocchino i lavori. Pertanto, bisogna ricorrere ai voti di fiducia e ne perdono sia il Parlamento che il lavoro e la dignità degli stessi membri di questa Assemblea. Se, occasionalmente, qualche gruppo parlamentare di opposizione ricorre e attinge a queste aperture del Regolamento, può anche passare, ma quando si ricorre a questa possibilità con sistematicità, ciò significa bloccare tutto e ne abbiamo avuto le riprove nei giorni scorsi. Ne deriva la necessità di intervenire sicuramente sul Regolamento, visto come stanno andando le cose.
Nel merito, il nostro Paese ha bisogno di altre cose che non stare qui giornate intere a schiacciare un sacco di pulsanti quasi inutilmente per il sistematico lavoro ostruzionistico. Il Paese ha bisogno di darsi delle regole. Faccio pochi esempi. In questo Paese c'è bisogno di regole sulla sicurezza e a tal riguardo stiamo provvedendo soprattutto con riferimento all'immigrazione, perché non è possibile che, a fronte del 6 per cento di popolazione immigrata nella popolazione complessiva, gli immigrati siano responsabili del 60 per cento dei reati commessi nelle città capoluogo di provincia e metà della popolazione carceraria sia costituita dagli stessi.Pag. 8
Vi è bisogno di regole anche e soprattutto nella vita economica del Paese, anche con riferimento al federalismo sul quale stiamo lavorando, perché non è più possibile, specialmente in tempi di crisi nera come questa, che cinque regioni continuino a svenarsi con 60 miliardi di euro all'anno per sopperire al debito pubblico che creano le altre quindici; perché fin che ce n'è, va bene, quando non ce n'è, si rischia la miseria per tutti. Anche queste sono delle regole inderogabili, perché oramai siamo in crisi nera anche nei settori che contribuiscono a questo annoso problema.
Vi è la necessità di regole, ad esempio, anche nel pubblico impiego. Anche oggi i quotidiani ci ricordano che, a seguito di un provvedimento di questo Governo, sono crollati i certificati medici del pubblico impiego del 50 per cento. Ciò significa che qualcosa prima non funzionava, anche durante i due anni in cui era al Governo il partito dell'onorevole Di Pietro che prima elencava una serie di negatività da parte nostra; ma quando c'erano loro queste cose accadevano lo stesso.
Vi è la necessità di regolamentazioni nuove, ad esempio, anche nella previdenza. Nel mondo delle pensioni abbiamo commesso degli errori clamorosi negli anni scorsi: ci ricordiamo tutti le baby pensioni. A fianco della mia abitazione ho tre miei coetanei che sono in pensione da 15 anni, siamo l'unico Paese al mondo! Questi errori si ripercuotono sulle generazioni a venire e infatti i nostri anziani, quelli veri, adesso stringono la cinghia perché non ne hanno. Paghiamo errori clamorosi compiuti in anni in cui i conti pubblici erano una cosa da prendere sottogamba, ma non è più così.
Va ricordato anche che vi sono alcune regioni che, tra quello che versano per la pensione e quello che incamerano, hanno un buco di 5 miliardi di euro l'anno; salvo poi sentire le solite lamentele e lagnanze da parte dei responsabili eletti in quei territori che però sono stati abbandonati anche dal loro elettorato perché, a forza di piangersi addosso, i loro cittadini si sono accorti che non ottengono assolutamente nulla di buono (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Vi sono regole da porre nel mondo della scuola, perché facciamo ridere il mondo intero: non è possibile che in questa penisola martoriata vi siano 200 mila insegnanti in più rispetto alla Germania che ha 20 milioni di abitanti in più. Anche in questo caso ciò vuol dire dissanguare i ceti poveri, garantire pensioni e assistenza da fame per tutti, per trovare stipendi che non hanno senso di esistere. Da qui l'azione del Governo.
In crescendo, ma non abbiamo il tempo, vi è la richiesta forte e pressante del nostro gruppo parlamentare Lega Nord in base alla quale, se servono delle regole interne, a maggior ragione servono delle regole esterne per far sì che le nostre attività non vengano chiuse da parte di chi addirittura schiavizza il lavoro minorile. Ma questo è motivo di altra discussione.
Nel merito, con il decreto-legge si interviene sulla sanità. Vi sono decine di miliardi di «buco» creati in anni leggeri che i nostri colleghi dell'Unione europea ci rimarcano continuamente. Bisogna studiare, proporre, imporre - se serve - un piano di recupero e di rientro di questo deficit. Si nomineranno dei commissari? Ben vengano, bisognerebbe addirittura commissariare taluni enti regionali, se dovesse servire (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
L'erogazione dei finanziamenti che noi daremo sarà condizionata alla verifica degli adempimenti, come anticipazioni che potranno essere recuperate se non si attueranno precisi programmi di rientro. Chi non ha il coraggio di dare la fiducia ad una proposta di questo tipo, chiesta da un Governo per la prima volta nella storia repubblicana? Dobbiamo anche decidere, a proposito dei piani di rientro che vincolano i finanziamenti che daremo, che vi sia nel territorio finalmente una rivisitazione perequata dei posti letto, del numero dei dipendenti, perché non è possibile che in certe ASL, come la mia, oltre ad essere Pag. 9in pieno organico, su 200 mila abitanti vi siano 800 dipendenti in esubero, perché qualcuno deve pagarli.
Non vi sono più risorse per pagare tutta questa gente che deve trovare collocazione in un mercato del lavoro vero, che si rilancia con le opere pubbliche, non inventandosi posti di lavoro a tavolino perché ciò determina solo debito pubblico che pagano i cittadini, soprattutto quelli meno abbienti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Bisogna, dunque, arrivare a razionalizzare i servizi.
Nel decreto-legge vi sono anche norme da adottare in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali per erogare i 260 milioni di minori introiti ICI, che è cosa giusta e dovuta, e per questo daremo la fiducia al Governo. Non solo: recentissimamente, pochi giorni fa, abbiamo «rimpinguato» le scelte compiute dal precedente Governo guidato da Prodi, il quale si era inventato una rivisitazione degli estimi catastali degli edifici rurali (facendo fotografie aeree al territorio) che avrebbe dovuto far introitare ai comuni la bellezza di 600 milioni di euro in un lasso di tempo di poche settimane, mentre ha creato un «buco» di 600 milioni di euro nelle casse degli enti locali che noi abbiamo ripianato. Questa è la differenza tra la Lega Nord e l'Italia dei Valori dell'onorevole Borghesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Inoltre, il dimensionamento delle istituzioni scolastiche, che rappresenta una necessità anche e soprattutto per i costi che non riusciamo più a sostenere, deve essere compiuto sulla base di un'intesa in sede di Conferenza unificata, quindi con il coinvolgimento di tutti. Così, finalmente, riusciremo a mettere mano, anche in questa materia, alle sperequazione dei servizi che finora abbiamo vissuto negativamente. Senza andare tanto lontano, voglio fare un esempio relativo al mondo della scuola: a pochi chilometri da dove abito, c'è un convitto (ma ce ne sono in tutto il territorio del Paese) dove, a fronte di 50 alunni iscritti, vi sono 50 dipendenti in busta paga. Neanche nei quartieri miliardari, con i dollari hollywoodiani, si possono permettere un rapporto di 1 a 1, e noi siamo riusciti a fare anche questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Lo ripeto: occorre iniziare a rivedere questo sistema per evitare la povertà garantita a piene mani a tutto il resto della popolazione.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LUCIANO DUSSIN. Quindi, auspicando una serie di rinnovamenti che sono necessari, anzi, sui quali addirittura siamo in ritardo, per modificare l'andamento del nostro Paese, garantiremo il voto di fiducia al Governo. Tuttavia - mi rivolgo a lei, signor Presidente della Camera - una cosa deve essere chiara: anche i gruppi che con sistematicità ricorrono alle aperture del Regolamento sanno che l'articolo 64 della nostra Costituzione ci permette di cambiare il Regolamento a maggioranza; modificarlo sarebbe una perdita per tutto il Parlamento ma, se saremo costretti, lo proporremo noi come gruppo della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, noi voteremo contro la fiducia per ragioni politiche e di merito. La nostra contrarietà a questo decreto-legge si manifesta in ordine a due aspetti: non contrasta efficacemente il ciclo negativo della nostra economia e contiene una prospettiva sbagliata di riforma federalista. È dall'inizio della legislatura che diciamo al Governo di agire con urgenza in due direzioni: a sostegno dei redditi più deboli e degli investimenti innovativi delle imprese, ma il Governo ha scelto altre priorità.
In questo provvedimento riemerge la questione dell'ICI in modo clamoroso. Abbiamo detto più volte che l'abolizione totale dell'ICI sulla prima casa è intervenuta a favore di fasce sociali a reddito medio-alto, non avendo perciò alcuna influenza positiva sul rilancio della domanda.Pag. 10 In questi primi mesi di Governo si è compromessa pesantemente la capacità di investimento e di erogazione dei servizi da parte dei comuni, senza alcuna distinzione reale fra quelli efficienti e quelli inefficienti. Si è compressa la libertà tributaria dei comuni e si è intervenuti, più volte, in materia di competenza esclusiva delle regioni senza rispettarne le prerogative.
È sul terreno della reale volontà di costruire una riforma federalista che emerge per intero il contrasto tra gli annunci e la realtà dei comportamenti del Governo Berlusconi.
È veramente uno strano federalismo quello che prevede che lo Stato centrale, invece di ridurre le proprie tasse, cancella le tasse di competenza dei comuni, ai quali restituisce solo la metà di quanto è stato tolto. Chiedo ai colleghi della Lega se questo sarebbe il federalismo, in quanto mi sembra il peggiore dei modelli di centralismo.
Un bell'esempio viene dalla norma scandalo sul comune di Catania che rappresenta una pratica di vecchio centralismo clientelare. Di tutti i comuni in difficoltà se ne sceglie uno a cui si fa una ricca elargizione di 140 milioni di euro, più della metà di quanto il Governo riserva per ristorare l'ICI degli altri ottomila comuni italiani.
Mi chiedo che federalismo sia quello che chiede sacrifici a tutti i comuni e ne premia uno solo, il quale si trova in uno stato fallimentare e non per un destino avverso, ma per la consapevole violazione delle norme di contabilità pubblica. A Catania si spendevano soldi che non si avevano per spese e assunzioni clientelari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Mi chiedo se i colleghi della Lega pensano che questo sia il federalismo che noi vogliamo, dove si premiano queste amministrazioni e si puniscono gli altri comuni. Sappiamo tutti che per lo sviluppo del Paese occorre che cresca di più il Mezzogiorno e occorre contestualmente aumentare la dotazione di infrastrutture del Paese.
Il decreto-legge in esame compie delle scelte che vanno esattamente nella direzione opposta. Da un lato, infatti, preleva in abbondanza risorse dal fondo per le aree sottoutilizzate, largamente programmate d'intesa con le regioni, indebolendo quindi un'efficace azione per far crescere il Mezzogiorno e la sua capacità competitiva. Dall'altro, usa fondi di parte capitale destinati a sostenere le infrastrutture sotto forma di investimenti pubblici e privati per finanziare la spesa corrente. Si tratta del contrario di ciò che occorrerebbe fare.
Oggi ci proponete per la settima volta un voto di fiducia su uno dei trenta decreti-legge approvati dal Governo in sei mesi e votiamo in assenza di un confronto in Commissione e in Aula. Il Governo, il Ministro Vito e chiunque della maggioranza tratta di questi aspetti dirà che è una contestazione abituale e, poiché ripetuta, è una contestazione meno fondata. Si tratta del collaudato meccanismo secondo cui una violazione ripetuta delle regole produce regole nuove e l'opposizione fastidiosa diventa una stanca litania, un atteggiamento pregiudiziale e ideologico e, infine, un attacco personale e motivato dal detestabile antiberlusconismo. È accaduto così per il conflitto d'interessi e per le modifiche del codice penale a uso personale.
Noi non ci rassegniamo all'idea che in questo Paese le regole possano essere stravolte e ci ostiniamo a pensare non solo che esista un giudice a Berlino, ma che nelle nostre istituzioni esistano organi di garanzia costituzionale che possono fermare questa deriva inarrestabile verso la mutazione silenziosa della nostra Repubblica.
Pensiamo che lei, signor Presidente, da questo punto di vista abbia avviato alcune indicazioni di cui le diamo atto. In questi giorni il Presidente del Consiglio ci ha rivolto un esplicito invito al dialogo in occasione dell'approvazione di un ennesimo decreto-legge anticrisi. Non so se la richiesta sia ancora valida, in quanto vi è una certa mutevolezza da parte del Presidente del Consiglio. In quella richiesta, Pag. 11però, ci sono problemi molto chiari e chiari elementi per cogliere la vera cifra di questa fase politica.
Berlusconi ha proposto il dialogo a decreto-legge approvato. Nella sua generosa disponibilità il dialogo deve essere inteso come una forma di condivisione postuma e di assenza di opposizione. Noi abbiamo un'altra idea: per noi il dialogo è sinonimo di confronto ed è il contrario di consociazione. Avremmo apprezzato un riconoscimento, sebbene tardivo, delle ragioni con le quali per sei mesi abbiamo cercato di alimentare il confronto con proposte emendative sempre respinte in occasione dei molti e inutili decreti-legge approvati per fronteggiare la crisi. Non si è avuta invece neppure una blanda autocritica da parte di un Governo che a giugno ha pesantemente sbagliato le stime di crescita nel Documento di programmazione economico-finanziaria, a luglio ha varato una manovra depressiva sprecando 6,8 miliardi di euro per ragioni di propaganda, a settembre ha negato la possibilità di un riverbero sull'economia reale della crisi dei mercati finanziari, a ottobre ha dichiarato che l'Italia si trovava in condizioni ottimali e a novembre ha approvato in quest'Aula una legge finanziaria assolutamente inutile.
Se, in questi mesi, il Governo avesse praticato un confronto parlamentare, se avesse ascoltato le nostre ragioni e se avesse valutato i nostri emendamenti, avrebbe inteso come le nostre proposte mirassero, fin dalla primavera, a centrare l'unico obiettivo riconosciuto come ineludibile: un forte intervento di riduzione del prelievo fiscale sui redditi da lavoro e da pensione, per mettere in moto i consumi, alimentare la domanda e stimolare la crescita. Poiché, in una condizione di grave crisi, il tempo non è una variabile indipendente, le misure, ancorché largamente insufficienti, se assunte con sei mesi di ritardo, sono sostanzialmente sterili.
In questi mesi, però, il Governo ha preferito al confronto e al dialogo lo scontro e il conflitto con l'opposizione ed ha scommesso sulla divisione dei sindacati anziché sulla coesione. Ora il Presidente del Consiglio propone il dialogo, ponendo condizioni, come se la sua fosse una graziosa concessione e non un naturale, sebbene tardivo, richiamo alla coesione e alla responsabilità nazionale, che in ogni Paese del mondo, in questi giorni, viene praticato come fattore decisivo di contrasto all'onda di crisi che ha travolto i mercati ed ha aperto un ciclo di depressione gravissima.
Vogliamo dire al Presidente del Consiglio che non ha condizioni da porre, ma solo il dovere di riscoprire la dimensione del rispetto e del riconoscimento dei ruoli in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): rispetto e riconoscimento che sono sempre informati ad un rapporto di reciprocità.
Noi non cerchiamo occasioni per la «spallata», come in un non remoto passato era costume della destra in questo Parlamento, perché riconosciamo al Governo il diritto e il dovere di corrispondere al mandato ricevuto dagli elettori. Pretendiamo solamente che questo esercizio, che è un esercizio di Governo democratico, sia rispettoso delle regole e, prima di tutto, della Costituzione, ma chiediamo che venga rispettato il ruolo dell'opposizione e del mio partito, che ha la responsabilità primaria di interpretare il mandato ricevuto da tanti elettori, da un terzo degli italiani che non vi hanno votato, per costruire in Parlamento e fuori di qui un'alternativa democratica e riformista.
Tuttavia, vogliamo ribadire, a dispetto delle premesse, che saremo pronti, in ogni circostanza, a sostenere e condividere ogni decisione utile per arginare la crisi, per combattere l'onda micidiale di una recessione non breve e per trovare ogni forma di garanzia per le parti più deboli della società italiana.
Concludo, signor Presidente, saremo responsabili, nonostante l'irresponsabile comportamento di chi ha dissipato molte occasioni per fare l'interesse generale del Paese. Saremo responsabili perché avvertiamo la gravità della crisi e sappiamo distinguere le nostre convenienze di parte dal bene comune degli italiani. Per questo motivo, vi sfidiamo ad aprire un confronto Pag. 12concreto: un confronto è vero quando si mette in conto, alla fine, che l'interlocutore possa avere ragione e si mette in conto la possibilità di modificare le proprie intenzioni. Finora, per voi, non è stato così.

PRESIDENTE. Onorevole Soro, la prego di concludere.

ANTONELLO SORO. Anche, e non solo, per questo motivo, voteremo contro la fiducia al Governo Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1891)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo finora ascoltato gli interventi dei rappresentanti dei gruppi: mi rivolgerò anche a loro, specie ai colleghi che rappresentano i gruppi di opposizione.
Cari colleghi, ci troviamo qui ad approvare un importante atto dovuto, per il quale noi del Popolo della Libertà voteremo convintamente a favore, trattandosi di disposizioni per la gran parte indifferibili in materie importanti: i disavanzi sanitari, la regolazione dei rapporti con le autonomie locali, il ridimensionamento delle istituzioni scolastiche e il finanziamento dei disavanzi di Roma e Catania. Nel nostro intervento, infatti, non ci sottrarremo dal parlare di queste cose.
L'imminenza della data di scadenza non ha consentito a questo ramo del Parlamento di apportare alcuna modifica. Ciò - devo dirlo e lo segnalo al mio Governo - è anche fonte e motivo di un vago malessere che affligge noi parlamentari di maggioranza, ma per senso dello Stato e delle istituzioni noi siamo qui a fare pienamente il nostro dovere, con lo spirito dei grandi professionisti, di quei medici che, con scienza e coscienza, sono sempre lì, pronti ad operare ed a fare il bene e l'interesse del paziente, che in questo caso è lo Stato italiano.
Abbiamo affidato alcune nostre osservazioni al parere delle Commissioni ed altre agli ordini del giorno. Lo stesso relatore, il buon Simonetti, in alcuni passaggi, ha fornito una serie di spunti di riflessione e anche di critica, in particolare per quanto riguarda il finanziamento del deficit della città di Roma. In fondo, posso anche capirlo. Le formiche non hanno nessuna intenzione di finanziare gli sprechi delle amministrazioni, specie di quelle di sinistra, di quella sinistra cicala che qui a Roma, dopo decenni di «disamministrazione», caro presidente Soro, ha lasciato un buco di 8 miliardi di euro, di cui lei, guarda caso, si è assolutamente dimenticato (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROLANDO NANNICINI. Catania!

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Queste amministrazioni non si sono mai preoccupate di lasciar perdere qualche festa o di ampliare a dismisura organici e distribuire favori in cambio di voti, ma soprattutto non si sono mai dimenticate di finanziare la politica illusoria del vostro leader Veltroni. Ma non c'è più bisogno che diciamo queste cose, perché, grazie a Dio, gli italiani le hanno capite bene.Pag. 13
Cari amici della Lega, ho anche il dovere di aggiungere che i provvedimenti a favore di Roma, anche quelli in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, non rappresentano un male necessario, ma servono al vero grande rilancio della nostra capitale e di questo ne siamo convinti. Il rilancio della nostra capitale, per l'importanza che ha per il nostro Paese, ma anche in Europa e nel mondo, su cui non mi dilungo, rappresenta per noi la sicura e migliore premessa per la ripresa di tutto il Paese.
Andando avanti, il finanziamento dei disavanzi sanitari tutto sommato non ci piace e non ci soddisfa, così come non ci è piaciuto finanziare le banche, ma sono provvedimenti che vanno fatti, perché rispondono alla logica di funzioni importanti, che non possono assolutamente essere abbandonate a se stesse, pena la dissoluzione del Paese e dell'intero sistema.
Vorrei anche, però, rivolgere delle osservazioni in particolare alla mia maggioranza e al mio Governo. Al Senato sono state introdotte delle disposizioni, come ad esempio il finanziamento di un'agenzia per le ONLUS e alcuni finanziamenti ad associazioni varie. Ecco, queste cose a noi piacciono meno, perché innanzitutto le regole dell'ammissibilità, Presidente Fini, a nostro parere devono essere equiparate tra le due Camere ed essere ugualmente rigide, altrimenti ci troveremo di volta in volta ad approvare, nell'ambito di questioni molto rilevanti e importanti, anche argomenti che, invece, potrebbero e devono essere affidati a provvedimenti di natura ordinaria.
Ci sono, ad esempio, alcune norme, tra cui quelle che ho citato, come quella relativa all'agenzia per le ONLUS, che - lo ripeto - ci inducono sempre perplessità. Infatti, in base al nostro principio e intendimento, occorre limitare il ricorso alle autorità e alle agenzie esterne, mentre si continua talvolta a crearne di nuove. Un tempo facevano tutto le Direzioni generali dei Ministeri, oggi si tende ad esternalizzare. A mio avviso, dobbiamo ritornare nella giusta direzione.
Ma unitamente a questi aspetti che ci sono piaciuti meno, sono state introdotte norme importanti, e ne cito semplicemente alcune: ad esempio il comma 1 dell'articolo 1, alle lettere a), b) e c) in materia di attuazione dei piani di rientro, che ridetermina i poteri dei commissari ad acta in maniera da bilanciare e dare maggiore ragionevolezza ai poteri dei medesimi. Oppure l'articolo 1-bis che, introdotto al Senato, interviene realisticamente in una materia assolutamente delicata e sensibile quale quella dell'extra moenia e dell'intra moenia sanitaria; o anche l'articolo 2-quater, cioè le norme che intervengono in caso di scioglimento dei consigli comunali, ai fini dell'approvazione dei bilanci di previsione e della verifica di salvaguardia degli equilibri di bilancio. Queste sono norme che ci sono piaciute, e che dimostrano come il Governo non sia stato insensibile alle legittime istanze dei parlamentari e dei territori che dai parlamentari sono rappresentati.
Altri elementi di preoccupazione a dire la verità ci sono, e condivido pienamente la posizione del Ministro Tremonti che in maniera attenta registra il progressivo trasferimento di fondi destinati a investimenti a spese correnti e il continuo taglio ai consumi intermedi delle amministrazioni. Quanto alla prima questione, i FAS sembrano talvolta essere diventati un vero e proprio bersaglio, così come i fondi destinati alle imprese. A dire la verità non è un'abitudine introdotta da questo Governo, perché siamo già stati abbondantemente preceduti da voi. Ci rendiamo conto che sono pratiche che devono comunque trovare fine, che devono essere limitate, anche se comprendiamo che sono frutto di una situazione emergenziale.
Segnalo a tal proposito un articolo di questi giorni di Luca Ricolfi su La Stampa, mi pare pubblicato il 24 novembre scorso, che riguarda - questo era il titolo - l'agonia dello Stato minimo. È dedicato all'analisi delle ragioni che hanno portato alla morte di uno studente torinese, a seguito del crollo del soffitto del liceo nel quale stava seguendo le lezioni. In sostanza, in quell'articolo si afferma che Pag. 14negli ultimi anni, anzi nell'ultimo decennio, ma anche prima, la maggior parte delle risorse disponibili sono state convogliate verso stipendi e assistenza, e sottratte agli investimenti e agli acquisti. Ciò avviene perché i consumi privati ci interessano di più rispetto agli investimenti pubblici, lo Stato sociale fatto di sanità, pensioni e assistenza ci interessa più dello Stato minimo fatto di infrastrutture fisiche e funzioni fondamentali. Noi siamo convinti che dobbiamo porci tali questioni, che sono questioni di qualità della spesa e di riqualificazione della spesa stessa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Rammento a me stesso che quando nacque Forza Italia noi stessi dicemmo allora, all'interno del partito nascente, ma lo dicemmo soprattutto al Paese che recepì pienamente questo messaggio, che essa serviva a liberare l'economia dalla politica e l'amministrazione dai suoi orpelli. Personalmente, resto ancora convinto di quell'idea.
Ma a questo punto - e mi avvio alla conclusione - nell'offrire il voto convinto mio, ma soprattutto il voto convinto del PdL a questo Governo, devo anche sottolineare una serie di cose importanti che noi in questo periodo abbiamo fatto. In questi mesi abbiamo governato un Paese proveniente dalla devastazione e dalle macerie del Governo Prodi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. In questa fase si è poi sovrapposta la grande crisi mondiale. E una serie di cose le abbiamo realizzate: dall'emergenza rifiuti alla crisi dell'Alitalia, al decreto sicurezza, alla riforma della scuola, ai provvedimenti per la stabilizzazione della finanza pubblica, e così via, e adesso, le misure anticrisi, le misure economiche riguardanti il sistema bancario, le famiglie, i ceti deboli, le imprese, anche quella social card che a voi non piace: lì vi rimando a Lucia Annunziata.

PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Numerosi decreti-legge, da oggi a fine anno, signor Presidente (e concludo veramente), saranno discussi in Aula, e noi convintamente saremo qui a fare il nostro dovere, il dovere nell'interesse del Paese, saremo qui a votare. Altri sono liberi di non farlo: il Paese saprà poi giudicare fra chi sciopera in un momento di crisi, fra chi sciopera contro il suo stesso Paese, e chi invece in Aula continuerà a fare il proprio dovere, votando convintamente la fiducia al Governo Berlusconi, per dare fiducia al nostro Paese tutto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia a nome dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,50).

ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, ho chiesto la parola sull'ordine dei lavori perché dalle agenzie di stampa giunge una notizia secondo cui oggi vi sono stati a Milano due arresti di cittadini marocchini che sarebbero motivati dal fatto che i due cittadini marocchini, abituali frequentatori (così come risulta dalle agenzie di stampa) delle moschee milanesi, stavano progettando un attentato di matrice islamica contro obiettivi civili e militari. È la prima volta che sul nostro territorio si procede a tali arresti e viene quindi compiutamente intercettata un'attività preparatoria alla commissione di attentati. Ritengo questa circostanza molto grave, soprattutto alla luce del contesto internazionale nel quale si manifesta.
Per tali motivi, a nome del gruppo della Lega Nord chiedo che il Ministro dell'interno venga in Aula a riferire su questi fatti, e sono certo che lo farà prontamente perché noi tutti conosciamo la disponibilità Pag. 15del Ministro Maroni nei suoi rapporti con il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori perché il Ministro Scajola pochi minuti fa ha dichiarato che la nuova Compagnia aerea italiana metterà in volo gli aerei soltanto dopo le festività natalizie.
Credo che gli italiani tutti - e quanti altri da Paesi esteri hanno utilizzato in questi mesi la nostra compagnia per giungere nel nostro Paese o attraversarlo - abbiano già sofferto a sufficienza di disagi, annullamenti, cancellazioni e tagli di voli. Credo che questa notizia dovrebbe essere in qualche modo spiegata dal Governo e pertanto le chiedo di intervenire presso il Governo per chiedere che lo stesso possa riferire sui motivi di questa ulteriore dilazione del passaggio di consegne e della messa in volo dei velivoli della nuova Compagnia aerea, riferendo magari anche solo presso la Commissione trasporti, in maniera da poter informare il Parlamento di quanto sta accadendo.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo brevemente solo per associarmi alla richiesta formulata dal collega Cota.
In verità, le notizie sono meno allarmanti di come riferite, nel senso che uno solo dei due arrestati sembrava essere un frequentatore del centro islamico di Macherio e che essi non sembrerebbero essere coinvolti in preparazione di attentati ma solo informati, tuttavia, di proclami di Bin Laden e quindi di attività internazionali.
Ad ogni buon conto, è opportuno che sul punto il Ministro dell'interno riferisca a questa Camera.

PRESIDENTE. La Presidenza chiederà al Governo di dar seguito alle richieste degli onorevoli Cota, Fiano e Mantini.

Si riprende la discussione (ore 15,55).

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1891)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto dei deputati, nonché ulteriori richieste avanzate da membri del Governo.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Oppi.
Invito dunque i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 16,10)

(Segue la chiama)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge, già Pag. 16approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, recante disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti e votanti 548
Maggioranza 275
Hanno risposto 307
Hanno risposto no 241

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Angelucci Antonio
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellotti Luca
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berruti Massimo Maria
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bitonci Massimo
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bragantini Matteo
Brancher Aldo
Brigandì Matteo
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Buonfiglio Antonio
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Caldoro Stefano
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Comaroli Silvana Andreina
Commercio Roberto Mario Sergio
Consiglio Nunziante
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Cota RobertoPag. 17
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Dussin Guido
Dussin Luciano
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Fucci Benedetto Francesco
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibelli Andrea
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giudice Gaspare
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Granata Benedetto Fabio
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Maccanti Elena
Mancuso Gianni
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Martino Antonio
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Meloni Giorgia
Menia RobertoPag. 18
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molteni Laura
Molteni Nicola
Mondello Gabriella
Montagnoli Alessandro
Moroni Chiara
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Orsini Andrea
Pagano Alessandro Saro Alfonso
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (Pdl)
Perina Flavia
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pionati Francesco
Pirovano Ettore
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Rainieri Fabio
Raisi Enzo
Ravetto Laura
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Roccella Eugenia Maria
Romani Paolo
Romele Giuseppe
Rondini Marco
Rossi Luciano
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Salvini Matteo
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Savino Elvira
Sbai Souad
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scelli Maurizio
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Taddei Vincenzo
Taglialatela Marcello
Testoni Piero
Toccafondi GabrielePag. 19
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Traversa Michele
Valducci Mario
Vanalli Pierguido
Vegas Giuseppe
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zorzato Marino

Hanno risposto no:

Agostini Luciano
Albonetti Gabriele
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calearo Ciman Massimo
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Capano Cinzia
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco
Cavallaro Mario
Ceccuzzi Franco
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Ciccanti Amedeo
Ciocchetti Luciano
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colombo Furio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Corsini Paolo
Cuomo Antonio
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Di Pietro Antonio
Donadi Massimo
Duilio Lino
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano EmanuelePag. 20
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Froner Laura
Gaglione Antonio
Galletti Gian Luca
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Grassi Gero
Graziano Stefano
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lo Moro Doris
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melis Guido
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Mogherini Rebesani Federica
Monai Carlo
Morassut Roberto
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mura Silvana
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Oppi Giorgio
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Paladini Giovanni
Parisi Arturo Mario Luigi
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (Pd)
Pes Caterina
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pisicchio Pino
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Quartiani Erminio Angelo
Rampi ElisabettaPag. 21
Rao Roberto
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Romano Francesco Saverio
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Rota Ivan
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Ruvolo Giuseppe
Samperi Marilena
Sani Luca
Santagata Giulio
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scarpetti Lido
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siragusa Alessandra
Soro Antonello
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Tidei Pietro
Tocci Walter
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verini Walter
Vico Ludovico
Vietti Michele Giuseppe
Viola Rodolfo Giuliano
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zeller Karl
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Sono in missione:

Balocchi Maurizio
Berlusconi Silvio
Bossi Umberto
Brambilla Michela Vittoria
Brugger Siegfried
Casero Luigi
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Dozzo Gianpaolo
Farina Gianni
Fassino Piero
Frattini Franco
Galati Giuseppe
Gelmini Mariastella
Giro Francesco Maria
Malgieri Gennaro
Maroni Roberto
Melchiorre Daniela
Miccichè Gianfranco
Molgora Daniele
Prestigiacomo Stefania
Rigoni Andrea
Rivolta Erica
Ronchi Andrea
Scajola Claudio
Stucchi Giacomo
Tremonti Giulio
Urso Adolfo
Vitali Luigi
Volontè Luca
Zacchera Marco

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1891)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1891).
L'onorevole Pompili ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/84.

Pag. 22

MASSIMO POMPILI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, voglio subito sottolineare che l'ordine del giorno 9/1891/84, di cui sono primo firmatario, non è pregiudizialmente contrario all'attribuzione dei finanziamenti per la capitale. Da parte nostra non vi è alcun ripensamento di fondo su questa grande questione nazionale, né alcuna volontà ritorsiva proprio oggi che a governare a Roma è la destra. Semmai, signor rappresentante del Governo, il punto è se voi intendiate confermare un impegno altrettanto coerente e senza ambiguità che non susciti diffidenze, insofferenza e perfino avversione. Si deve trattare di un impegno motivato, trasparente e soprattutto convincente perché in quest'Aula - e non soltanto nelle fila dell'opposizione - si avverte, sui finanziamenti aggiuntivi per Roma per gli anni 2008 e 2009 e per quelli permanenti a valere dal 2010, un clima non positivo.
Pertanto, credo che la nostra esigenza sia di lavorare per consolidare, su questa tema e su questa grande questione nazionale, consapevolezza, considerazione, solidarietà e sostegno per la capitale. Allora, signor sottosegretario, voglio dirle che a mia memoria non è mai accaduto nel passato né per eventi straordinari, come i mondiali di calcio del 1990, né per il giubileo del 2000, né per i fondi annualmente stanziati ai sensi della norma n. 396 del 1991, né per le metropolitane, che non vi fossero, ogni volta da parte del consiglio comunale di Roma, delle delibere che motivassero puntualmente, voce per voce, l'utilizzazione delle risorse ricevute dallo Stato.
Alla città di Roma devono essere concessi i finanziamenti aggiuntivi, ma la loro erogazione deve essere preceduta da stime e valutazioni rigorose. Bisogna seguire procedure chiare, certe e trasparenti che responsabilizzino gli amministratori locali e convincano gli altri 8.100 comuni che è corretto erogare tali fondi. Non si può nemmeno lontanamente dare la percezione che questi finanziamenti vengano conferiti «a babbo morto». Non si deve mai dare tale sensazione soprattutto oggi che viviamo una contingenza difficile nella quale, per risolvere problemi ritenuti straordinari, vengono impropriamente sottratti fondi dal FAS e i comuni vengono solo in parte compensati delle minori entrate dell'ICI per il 2009; rimane, inoltre, sulle loro finanze l'incognita degli anni successivi, in un momento in cui si chiede ad essi di fare ulteriori sacrifici per il rientro (due miliardi e 200 milioni in più per il 2010 e 3 miliardi e 900 milioni per il 2011).
Pertanto, riteniamo giusto che la giunta capitolina presenti un rendiconto, per quanto attribuitole per il 2008 e per il 2009, e un programma, per quanto a valere dal 2010, di potenziamento dei servizi e delle infrastrutture che guardi al futuro e non alle recriminazioni del passato per non mortificare gli straordinari risultati legislativi raggiunti negli anni e per far capire - questo è il dato fondamentale - che la capitale non deve presentarsi al resto del Paese con il cappello in mano.

PRESIDENTE. L'onorevole Zampa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/41.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, prendo la parola per illustrare un ordine del giorno particolarmente delicato, perché interviene in una materia quale quella dei posti letto nelle unità di terapia intensiva e, in particolare, nelle unità di terapia intensiva pediatrica.
L'ordine del giorno prende ispirazione dall'idea che il settore sanitario ha già dato un contributo significativo al riequilibrio dei conti pubblici nel 2007 e che, pur noi essendo consapevoli che la spesa va tenuta sotto controllo e che vadano ridotti sprechi e inefficienze, sia tuttavia necessario mantenere finanziamenti adeguati affinché le prestazioni comprese nei livelli essenziali di assistenza siano effettivamente erogate su tutto il territorio nazionale e non subordinate, come previsto dall'articolo 79 del decreto-legge n. 112 del 2008, alla stipula di una nuova intesa.Pag. 23
In sostanza, chiediamo al Governo un ripensamento sulla deroga e, quindi, di prevedere una deroga al blocco delle assunzioni e alla riduzione dei posti letto nelle unità di terapia intensiva e, in particolare, come ho già ricordato, nella terapia intensiva pediatrica. Ciò che vorrei venisse compreso dal Governo, e anche da quest'Aula, è che la riduzione di risorse alle terapie intensive può rivelarsi in realtà un risparmio apparente. Da un lato, infatti, possono aumentare gli esiti sfavorevoli di alcune patologie, oppure possono complicarsi ulteriormente le loro conseguenze. In questo caso vorrei che fosse compreso che la riduzione delle risorse destinate alla terapia intensiva in realtà rivelerebbe un aumento di spesa. Dall'altro lato, poiché la terapia intensiva è una parte integrante di molti decorsi post-operatori, si può prolungare la durata dei ricoveri. Anche in questo caso vorrei che venisse compreso che l'apparente riduzione delle risorse, e quindi il previsto risparmio, si risolverebbe alla fine in un aumento della spesa sanitaria. A più lungo termine, poiché le terapie intensive costituiscono luoghi di alta specializzazione specifica e anche di utilizzazione di tecnologie sofisticate, il costo indiretto che pagheremmo è quello di una riduzione della ricerca medica e della ricerca tecnologica.
Vi sono due ulteriori aspetti che vorrei ricordare. Parte delle terapie intensive, anche quelle post-operatorie, è costituita dalla terapia del dolore che rappresenta un ambito di intervento che ha ancora qualche difficoltà ad affermarsi sistematicamente nel nostro Paese. Inoltre, la riduzione delle risorse può comportare una rarefazione del personale infermieristico come numero di unità e come livello di preparazione. Questo personale costituisce l'ossatura fondamentale delle unità di terapia intensiva e occorrono anni di lavoro molto impegnativo e molta motivazione per raggiungere un livello di competenza adeguato.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SANDRA ZAMPA. Se poi applichiamo il nostro ragionamento al tema della terapia intensiva per i neonati, vorrei semplicemente illustrare il quadro della situazione della mia regione, l'Emilia-Romagna, dove da diversi anni esistono almeno tre livelli assistenziali. Un primo livello, che riguarda il cosiddetto «punto nascita», prevede la reperibilità di un neonatologo. Questo primo livello è stato voluto dalle autonomie locali; si prevede, al riguardo, che il presidio, che ha come obiettivo l'assistenza alla nascita, abbia sempre, fissa, la presenza di un anestesista, il quale può intervenire anche come rianimatore, in caso di necessità.

PRESIDENTE. Onorevole Zampa, deve concludere...

SANDRA ZAMPA. Tuttavia, appunto, è prevista sempre la reperibilità del neonatologo. Per concludere, vorrei davvero richiamare l'attenzione del Governo sulla necessità di prevedere una deroga al blocco delle assunzioni in un settore così delicato come quello della nascita di nuovi bambini...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Zampa. Le chiedo scusa, ma aveva abbondantemente superato il tempo a sua disposizione.
L'onorevole Leoluca Orlando ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/12.

LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, questo ordine del giorno è molto semplice. Parte dalla considerazione che in alcune regioni (il Veneto, la Basilicata e la Sicilia) assume importanza, per l'economia nazionale, l'industria estrattiva del petrolio. Questa attività evidentemente comporta scompensi ambientali (guasti e danni al territorio) e viene ricompensata di regola con le royalties. Questo ordine del giorno invita il Governo a valutare la possibilità di prevedere, eventualmente, una più congrua quota di compartecipazione delle regioni interessate al gettito dell'IVA afferente a questa attività.Pag. 24
Si tratta, in qualche misura, di un ulteriore riconoscimento delle esigenze che queste regioni hanno di un riequilibrio per la presenza sul loro territorio di questa attività, tanto utile alla comunità nazionale, ma i cui costi sono a carico soltanto di alcune regioni.
Inoltre, in qualche misura, l'accettazione dell'ordine del giorno sarebbe un segnale e «suonerebbe» un po' come prenotazione a credito per il futuro federalismo fiscale. Su ciò chiediamo l'attenzione del Governo, perché dia un segnale di orientamento verso quello che tutti auspichiamo possa essere un vero federalismo fiscale, che valga a realizzare un corretto utilizzo delle risorse, anche quelle fiscali, prodotte e prelevate nelle singole regioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Ciccanti, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno: s'intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Vannucci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/6.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, preliminarmente vorrei ricordare a quest'Assemblea che l'illustrazione degli ordini del giorno è l'unico strumento che resta a questo Parlamento che è privo di sussulti di orgoglio e che accetta supinamente le situazioni piegandosi a logiche mortificanti, che incrinano principi costituzionali e democratici, come abbiamo visto oggi con l'ennesima votazione su una questione di fiducia. Il mio ordine del giorno, sottosegretario Giorgetti, onorevoli colleghi, muove dall'articolo 2-bis di questo provvedimento, che prevede trasferimenti erariali in favore degli enti subentranti alle comunità montane disciolte.
Le comunità montane sono state oggetto di dibattito, polemica politica e anche di azione riformatrice e legislativa. La legge finanziaria per il 2008 ha fissato principi molto stringenti e ha previsto che le ragioni si dovessero uniformare a questi principi, altrimenti sarebbe intervenuto lo Stato. Ci riferiamo alle regioni a statuto ordinario. Ebbene, tredici su quindici hanno approvato nuove leggi di riordino, la Puglia e il Veneto non l'hanno fatto, probabilmente hanno pensato che potevano attuarsi le norme della legge.
Ebbene, in base alle riforme realizzate, nelle tredici regioni indicate le comunità montane sono passate da 253 a 170. La stessa legge finanziaria per il 2008, a fronte di trasferimenti che si attestavano come contributo ordinario a 123 milioni, ne riduceva l'ammontare di 33 milioni per il 2008 e di 66 milioni dal 2009 in poi. La «scaletta», colleghi, è questa: le comunità montane ricevevano 123 milioni nel 2007, 99 nel 2008, ma ne avranno 36 nel 2009 perché con il decreto-legge n. 112 del 2008 sono stati «tagliati» ulteriori 30 milioni sulla spinta emotiva dell'esaltazione iniziale del Governo, portando la consistenza del Fondo a 36 milioni.
Con questo ordine del giorno ho voluto ricordare che le comunità montane agiscono in regime di finanza derivata e che il taglio operato su questo Fondo, le cui risorse rappresentano un quarto della sua dotazione originaria, produrrà effetti di dissesto su molte comunità montane. Tuttavia, sottosegretario Giorgetti, con tale ordine del giorno non chiedo al Governo di ripristinare le risorse, ma di interrogarsi su questo problema e di impegnarsi in un monitoraggio sulla situazione verificando se gli effetti negativi dei tagli possano essere peggiori dei benefici, considerato che le comunità montane hanno assunto impegni, hanno contratti in essere e retribuzioni da pagare.
Credo che dopo queste riforme un monitoraggio vada compiuto perché, signor Presidente, noi abbiamo l'obbligo della serietà, non possiamo solo fare propaganda e populismo. Dobbiamo intraprendere azioni coerenti e, quindi, non dobbiamo dire che facciamo chiudere o chiudiamo per inerzia le comunità montane con costi e inefficienze maggiori. Dobbiamo assumerci il coraggio delle nostre azioni.
Ritengo che lo stesso Gian Antonio Stella, che ha sollevato questioni corrette, si sia ricreduto e si sia sentito strumentalizzatoPag. 25 e preso a pretesto perché il dibattito sulle comunità montane, purtroppo, ha coperto ben altri sprechi e inefficienze che permangono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Piffari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/13.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno vogliamo segnalare al Governo la necessità di intervenire in un settore importante, come quello delle energie rinnovabili, in un momento di crisi, in particolare del mondo del lavoro, in cui il settore manifatturiero tradizionale, quello tessile e meccano-tessile, ma anche i settori relativamente nuovi, come quelli della chimica o della plastica, stanno andando in crisi e stiamo subendo la concorrenza da tutti i mercati.
I settori innovativi come quello delle fonti rinnovabili, delle energie alternative, in cui l'intelligenza e la tecnica italiana potrebbero diventare linea guida non solo in Italia, ma nel mondo, ci vedono, invece, costretti, anche per esigenze relative di bilancio, a operare dei tagli anche in quegli enti, quali i comuni e le province, che di fatto hanno già realizzato e stanno ancora realizzando interventi di riqualificazione del loro modo di consumare energia. Mi riferisco, in particolare, ai comuni per quanto riguarda l'illuminazione pubblica, nonché alle province e agli stessi comuni per quanto concerne le scuole, che utilizzano i pannelli fotovoltaici o altre forme di energia alternativa, anche geotermica.
Dunque, agendo in tal modo, per una questione di bilancio, di blocco degli investimenti determinato dal vincolo del Patto di stabilità, blocchiamo in tali settori anche gli enti pubblici i quali avrebbero risorse e che, pertanto, troverebbero la relativa copertura alla spesa per investimenti senza necessariamente chiedere risorse allo Stato.
L'ente pubblico dovrebbe essere il primo a dare l'esempio nella propria comunità; l'utilizzo delle fonti alternative rinnovabili dovrebbe essere incentivato, lo ripeto, partendo proprio dagli enti locali. In questo momento, invece, anche quei pochi comuni - sono circa 280 i piccoli comuni e 409 quelli grandi - che recentemente hanno compiuto investimenti in questo settore si vedono mortificati.
È di questi giorni la notizia del blocco degli interventi (peraltro retrodatati) anche del settore privato, incentivando di fatto anche nell'edilizia privata investimenti in nero ed evasione fiscale, in quanto è un modo, per i «piccoli» del settore privato, di risparmiare. Se questo è il segnale che diamo, è pericoloso.
In questo caso chiediamo al Governo di sostenere ogni sforzo affinché si possano includere i comuni e le province che investono in questi settori nell'elenco delle deroghe al patto di stabilità, quindi far partire le risorse già presenti nelle casse degli enti locali. Tra l'altro, in molti enti locali le risorse provengono anche dai fondi europei per il periodo 2007-2013, essendo l'utilizzo delle energie rinnovabili uno dei settori che la stessa Comunità europea ha indicato insieme all'Italia come obiettivo da raggiungere.
Quindi, credo che ciò non costerebbe alla finanza pubblica e ai cittadini e sarebbe un modo per sostenere con coraggio un settore che potrebbe determinare, già a breve e specialmente nei prossimi anni, un rilancio anche dell'economia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/73.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, chiediamo un preciso impegno al Governo attraverso un ordine del giorno, anche se avremmo preferito che la discussione avesse avuto la sua linearità senza l'ulteriore ricorso al voto di fiducia.
Partirò dalla delibera CIPE del 30 settembre del 2008, con la quale è stato deliberato il finanziamento per il 2009 degli interventi infrastrutturali da realizzarePag. 26 nel comune di Catania per un importo di 140 milioni di euro e nel comune di Roma per un importo di 500 milioni di euro a valere sulle risorse del FAS. Il provvedimento in esame dispone il rimborso alla Cassa depositi e prestiti dei suddetti 500 milioni di euro per il 2008 a valere sul Fondo per interventi strutturali di politica economica.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, nella XVI legislatura ormai sono numerosi i provvedimenti la cui copertura è stata posta a carico del fondo FAS, senza tenere minimamente conto della natura della spesa medesima e, come nel caso dei finanziamenti specifici per il 2009 per Roma e Catania, si utilizzano risorse classificate in conto capitale per coprire oneri di natura corrente.
Signor Presidente, con il solo decreto-legge n. 154 del 2008 si distrae dal FAS la somma di un miliardo 305 milioni di euro destinandola, oltre a Roma e a Catania, esclusivamente per spesa corrente, ripiano dei debiti dei comuni e sanità. In questo modo, non si rispetta il dettato dell'articolo 11-ter della legge n. 468 del 1978, che esclude espressamente, per la copertura finanziaria di norme di legge, l'utilizzo di accantonamenti del conto capitale per iniziative di parte corrente. Questo comportamento contraddice la funzione del fondo, che è quella invece di consentire una gestione unitaria e flessibile delle risorse in relazione alla capacità effettiva dell'utilizzazione.
Queste decisioni prese per legge, senza una revisione precisa delle risorse effettivamente disponibili, tenuto conto anche di quelle già bloccate attraverso decisioni del CIPE riferite ad un arco di tempo pluriennale, ostacolano la programmazione finanziaria degli interventi nelle aree del Mezzogiorno o, come si dice da un certo tempo, nelle aree dell'obiettivo convergenza, che attraverso le delibere CIPE si tende a costituire.
Chiediamo, quindi, di impegnare il Governo a valutare l'opportunità di trasformare quelle risorse destinate ai comuni di Roma e Catania in prestito, al fine di predisporne la ricostituzione e la riassegnazione al fondo FAS, ovvero a subordinare comunque l'erogazione delle risorse assegnate al comune di Catania alla sottoscrizione di un piano di rientro dell'indebitamento pregresso, da presentare al Governo entro il 31 dicembre 2008.
Impegniamo il Governo, infine, a chiedere comunque, in ogni caso, alle amministrazioni competenti di Roma e di Catania, un rendiconto sull'utilizzo delle risorse assegnate per il 2008 e per il 2009, da predisporre, rispettivamente, entro i mesi di febbraio 2009 e 2010, che indichi le finalizzazioni delle risorse ottenute in termini di servizi erogati, di loro costo unitario e di investimenti che si realizzano verso il territorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Strizzolo, che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/82, al momento non è presente.
L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/23.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/1891/23, che illustro a nome del gruppo UdC, è molto semplice: esso conferma e rafforza un intendimento già espresso dall'articolo 3 del decreto-legge n. 154 del 2008, ossia un'attenzione forte e specifica al dato territoriale e alle peculiarità di un territorio nazionale che presenta diversità economiche, sociali e geografiche molto articolate e diversificate.
Sulla base di questo indirizzo, abbiamo accolto positivamente la modifica introdotta al Senato, nel senso di assegnare alla responsabilità delle regioni e degli enti locali il dimensionamento per l'anno scolastico 2009-2010; riteniamo assolutamente necessaria anche un'intesa, come previsto dall'articolo 3 del decreto-legge citato, per gli anni 2010-2011 e 2011-2012, in sede di Conferenza Stato-regioni ed autonomie locali. Ritengo che, su questo aspetto, il mio ordine del giorno n. 9/1891/23 si proponga di sollecitare ulteriormente il Governo a valutare quelle specificitàPag. 27 che prima richiamavo, perché proprio nell'ambito di questa intesa e delle competenze che, sulla base della Costituzione e della legislazione ordinaria, afferiscono via via ai comuni, alle province e alle regioni, si possa trovare una risposta che garantisca, da un lato, un efficiente servizio scolastico e, dall'altro, un dimensionamento che non penalizzi chi si trova in un territorio dove la presenza umana è molto dispersa.
In questo senso, rivolgiamo al Governo una raccomandazione ed una richiesta, affinché, nell'ambito dell'intesa, si definiscano anche alcuni elementi economici di supporto alle maggiori spese che gli enti locali potrebbero sostenere nella ridefinizione dei nostri istituti e dei nostri presidi scolastici, nelle aree ad alta dispersione dell'utenza dei nostri alunni.
Auspichiamo, quindi, signor sottosegretario, che il mio ordine del giorno n. 9/1891/23, che va nella direzione già tracciata dall'articolo 3 citato, possa essere accolto integralmente e possa effettivamente costituire un elemento di sollecito alla Conferenza Stato-regioni ed autonomie locali, alla ricerca di un'intesa che veda un'adesione del Governo e del Parlamento: l'auspicio è quello di offrire un servizio scolastico il più efficiente possibile e quello di venire incontro alle famiglie che dovessero sopportare maggiori oneri per il trasporto.

PRESIDENTE. L'onorevole Marchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/72.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, nell'illustrare quest'ordine del giorno, vorrei fare una valutazione preliminare. Siamo ormai di fatto al monocameralismo alternato: la Camera che esamina un decreto-legge in seconda lettura non può che intervenire attraverso ordini del giorno e non credo che questo possa essere il ruolo del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Detto questo, un secondo aspetto che voglio richiamare, strettamente connesso al decreto-legge in esame, è il fatto che il comitato direttivo dell'ANCI, all'unanimità, ha invitato tutti i comuni e le città metropolitane a non procedere alla presentazione negli organi competenti dei bilanci di previsione per l'anno 2009 entro la data del 31 dicembre, in attesa che siano rivisti i contenuti della manovra finanziaria.
È una decisione grave, non di poco conto, assunta avendo valutato le misure del decreto-legge n. 112 del 2008, del decreto-legge n. 93 del 2008, di quello oggi all'esame, relativamente all'ICI, il disegno di legge finanziaria, pur prendendo atto con favore delle modifiche apportate dalla Camera e valutando la crisi economica complessiva. Ciò vuol dire che siamo di fronte ad una situazione di reale impossibilità a redigere i bilanci e che le misure contenute in questo decreto-legge non sono certo sufficienti per cambiare il quadro.
L'ANCI rivendica, inoltre, un ruolo riconosciuto nella politica degli investimenti sia per quello che gli enti locali hanno fatto in questa materia in passato, sia per quello che possono svolgere in futuro. Devo dire che, sotto questo aspetto, le misure assunte dal Governo in questi giorni contro la crisi non vanno certo nella direzione di utilizzare questa forte leva per quanto riguarda gli investimenti.
Altra richiesta dell'ANCI, che trovo pienamente condivisibile, riguarda l'oggetto dell'ordine del giorno. Il Governo nel DPEF si è impegnato a reintegrare pienamente il minor gettito ICI. È vero che è prevista una procedura in tal senso, ma questa ha tempi troppo lunghi. Si prevede che le certificazioni del minor gettito ICI vengano presentate entro il 30 aprile 2009, troppo tardi per assumere i provvedimenti conseguenti da parte del Governo già nei primi mesi del 2009. Inoltre, è un termine in contraddizione con quello per l'approvazione dei consuntivi, che è stato anticipato dal 30 giugno al 30 aprile proprio in questo decreto-legge. Se si può approvare il consuntivo il 30 aprile, è evidente che la certificazione può essere presentata prima, già il 31 marzo, la data che si propone nell'ordine del giorno, ed anche prima, il 29 febbraio. Invito il Governo a considerarePag. 28 l'esplicita richiesta unanime del comitato direttivo dell'ANCI di anticipare questo termine, per evitare forti problemi di cassa.
L'ordine del giorno, quindi, chiede al Governo di «valutare l'opportunità» (formula classica che ormai utilizziamo negli ordini del giorno) di anticipare il termine della certificazione del mancato gettito ICI. Credo che sia il minimo che si possa fare. È una questione collegata al decreto-legge, che determina, come tutti i colleghi sanno, l'aumento di 260 milioni di euro di trasferimenti, in riferimento al minor gettito ICI per la prima casa. Tralascio tutte le critiche che abbiamo avanzato sul provvedimento per l'ICI, ma sottolineo che l'intervento previsto non è per il 2008 e per gli anni successivi, ma è valido solo per il 2008, in quanto stanziato a titolo di regolazione contabile pregressa.
Siccome, però, sulla quantità del minor gettito ICI c'è una discussione non ancora conclusa e ci sono richieste, anche da parte degli uffici della Camera, che non hanno trovato delle risposte né dal Governo né dalla ragioneria, credo che sia necessario - invito il Governo a farlo - accogliere quest'ordine del giorno, avere termini più ridotti e anticipati, perché si possa, nel più breve termine possibile, arrivare a capire veramente a quanto ammonta il minor gettito ICI (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Duilio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/70.

LINO DUILIO. Signor Presidente, vorrei illustrare un ordine del giorno che - lo dico subito - confida nella sensibilità del sottosegretario Alberto Giorgetti, che è in Aula, perché avendolo avuto come collega in Commissione bilancio per alcuni anni ne conosco l'appassionata attenzione agli equilibri di bilancio, che ci ha ricordato in molteplici occasioni nella scorsa legislatura e, siccome il dispositivo del mio ordine del giorno va esattamente in questi termini, cioè impegna il Governo a adottare le misure di urgenza necessarie per tutelare gli equilibri di bilancio, confido che esso verrà accolto, sulla base non solo della sensibilità, che conosco, del sottosegretario, ma anche delle motivazioni con le quali illustro, sia pure brevemente, tale ordine del giorno.
La materia che giustifica questo impegno del Governo è molto semplice, e riguarda l'ICI. Riguarda l'ICI perché nel decreto-legge in esame è previsto all'articolo 2, come sappiamo, che si stanzino 260 milioni di euro per restituire ai comuni le minori entrate conseguenti all'abolizione dell'ICI. Sul tema dell'ICI sarebbe il caso che facessimo un poco di chiarezza, e la chiarezza si può fare da parte del Governo innanzitutto presentando una relazione tecnica che evidenzi con dati incontrovertibili le conseguenze che sono derivate dall'abolizione dell'ICI perché, come si dice, qui si danno i numeri per quanto attiene ai mancati introiti derivanti dall'abolizione dell'ICI. Per citare qualche fonte autorevole, mi permetto di ricordare al sottosegretario che i dati che risultano, per esempio, dal Servizio bilancio del Senato oppure dall'ISTAT considerano un ammanco per le entrate dello Stato di circa 3,7 miliardi di euro. A fronte di questo mancato introito per 3,7 miliardi di euro sono previste erogazioni in termini di trasferimenti sostitutivi e compensativi ai comuni per 2 miliardi e 600 milioni di euro circa: manca cioè circa un miliardo di euro. Col decreto-legge in esame ci si mette una pezza, diciamo così, per quest'anno, stanziando 260 milioni di euro in aggiunta, il che evidentemente non compensa l'intero mancato introito di cui parlavo prima, ma è, comunque, meglio di niente.
La prima considerazione, quindi, che svolgo attiene all'esigenza di disporre di una relazione tecnica che, come dicevo poc'anzi, documenti in modo incontrovertibile quali sono i dati, quali sono le conseguenze che derivano dall'abolizione dell'ICI. Come il sottosegretario ben sa (noi lo abbiamo ad abundantiam ricordato nella premessa dell'ordine del giorno), la legge n. 468 del 1978 che, nonostante il decreto-legge n. 112 del 2008, non è stata Pag. 29formalmente abolita, prevede che si debbano coprire i mancati introiti delle autonomie regionali e locali.
L'ultima considerazione che si svolge nella premessa - e mi avvio quindi alla conclusione dell'illustrazione dell'ordine del giorno in esame - attiene alla dequalificazione della spesa, in particolare con riferimento ai fondi FAS che vengono utilizzati per la copertura di oneri di parte corrente, per coprire appunto i mancati introiti che si richiamano all'abolizione dell'ICI. La dequalificazione della spesa, cioè destinare la spesa che era prevista, specie per investimenti, per finalità di investimenti, a copertura invece di spese correnti, come il sottosegretario sa, è un grave vulnus per l'integrità e la qualità del bilancio.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LINO DUILIO. Alla luce di tutte queste considerazioni e della sensibilità che richiamavo all'inizio, confido che l'amabile sottosegretario Giorgetti esprimerà un parere favorevole all'ordine del giorno da noi presentato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Misiani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/75.

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, l'ordine del giorno intende sollecitare l'impegno del Governo in relazione ai nodi aperti della finanza comunale, che il decreto-legge in oggetto affronta a nostro giudizio in modo parziale e insufficiente.
La prima questione riguarda l'abolizione dell'ICI sulla prima casa disposta dal decreto-legge n. 93 del 2008 e l'insufficiente compensazione ai comuni del minor gettito dell'imposta abolita.
Com'è noto, nel bilancio dello Stato sono stati stanziati circa 2,6 miliardi di euro; il decreto-legge integra questa cifra di 260 milioni ma solo per l'anno 2008 a titolo di regolazione contabile pregressa, ma il problema si riproporrà per l'anno 2009. Nei bilanci dei comuni abbiamo una voragine che arriverà ad oltre un miliardo di euro dal 2009 in avanti (si tratta di una cifra molto consistente e di un tema a cui il decreto-legge in esame non pone affatto rimedio, se non con quella misura transitoria relativa all'anno 2008).
La seconda questione riguarda i tagli ai trasferimenti erariali disposti dal decreto-legge n. 262 del 2006: ancora una volta il decreto-legge in esame «mette una pezza» permettendo ai comuni di accertare in via presuntiva maggiori trasferimenti erariali (salvo però non prevedere stanziamenti adeguati per quanto riguarda la cassa), ma ciò significa che nel 2009 nei bilanci dei comuni rischieranno di mancare altri 750 milioni di euro di tagli non compensati dal maggior gettito sui fabbricati rurali.
La terza questione, che non viene minimamente affrontata dal decreto-legge in oggetto, riguarda i tagli ai trasferimenti disposti prima dalla legge finanziaria per il 2008 (313 milioni di euro) e poi dal decreto-legge n. 112 del 2008 (altri 200 milioni di euro).
La sommatoria di queste decisioni e di questi provvedimenti produce minori entrate per i comuni tra i 2 e i 2,5 miliardi di euro, che si aggiungono alla manovra particolarmente pesante disposta dal decreto-legge n. 112 del 2008.
È chiaro che tutti gli enti e i comparti della pubblica amministrazione devono fare la loro parte nello sforzo di risanamento della finanza pubblica, ma stiamo chiedendo uno sforzo eccessivo ai comuni, tenuto conto che il comparto dei comuni ha chiuso il 2007 (ultimo anno disponibile nelle statistiche ISTAT) con un avanzo di 325 milioni di euro. Chiediamo cioè un sacrificio molto consistente all'unico comparto delle amministrazioni pubbliche che ha i conti in equilibrio, e non è un caso che l'Associazione nazionale dei comuni italiani - con una scelta senza precedenti - abbia invitato i comuni a non presentare i bilanci entro il termine di legge del 31 dicembre. Ci troviamo di fronte ad una situazione di emergenza e ad una condizione che impedisce ai comuni di essere protagonisti nello sforzo di rilancio dell'economia.Pag. 30
Ricordo che nel nostro Paese i comuni realizzano il 43 per cento degli investimenti pubblici: non è pensabile immaginare di riavviare il motore dell'economia a partire dagli investimenti infrastrutturali, dalle opere pubbliche, dal risanamento e dalla riqualificazione delle città, se non si dotano i comuni dei mezzi per effettuare e realizzare detti investimenti e se non li si mette nella condizione di pagare gli investimenti che hanno già realizzato. Come è noto, infatti, il Patto di stabilità interno, costruito sulla cassa per la parte in conto capitale, è particolarmente vincolante per le amministrazioni comunali.
Riteniamo allora che il decreto-legge in discussione sia sotto questo profilo insufficiente, muovendosi in una direzione opposta rispetto ad un federalismo fiscale che, anche per i comuni, deve essere costruito sui principi di autonomia, responsabilità e solidarietà.
Chiediamo al Governo di intervenire, di prendere compiutamente atto di questa condizione di grande difficoltà e di porvi rimedio, perché anche da qui passa la ripresa dell'economia e della nostra condizione economica e sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Strizzolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/82.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, chiedo scusa ma quando prima mi ha chiamato mi trovavo nel Transatlantico.
Abbiamo presentato questo ordine del giorno - io sono il primo firmatario, ma è condiviso anche da altri colleghi - perché vogliamo che ci sia un impegno del Governo a riferire puntualmente in Parlamento sugli effetti previsti all'articolo 2-ter del provvedimento. Con l'introduzione di questa modifica, infatti, è stato disposto che le regioni confinanti con la Svizzera possano procedere, con propria legge, alla riduzione, per i propri cittadini, del prezzo del gasolio e delle benzine per autotrazione. Tuttavia, siccome viene quantificato come onere a carico del bilancio dello Stato, per l'effettiva applicazione di questa misura, un importo di 20 milioni di euro, ritengo che la previsione non sia adeguata. Probabilmente, non si tiene anche conto degli effetti incidenti in termini negativi per quanto riguarda il gettito complessivo dell'IVA allorché queste regioni, eventualmente, procederanno alla riduzione del prezzo alla pompa della benzina o del gasolio.
La direttiva comunitaria 2003/96/CE, che ha rimodulato gli interventi per quanto riguarda la modifica della tassazione dei prodotti energetici e dell'elettricità, dispone che questi provvedimenti devono prevedere una differenziazione delle aliquote tenendo conto delle parti di territorio verso le quali sono indirizzate le misure ovvero con una gradualità che assicuri che il prezzo finale alla pompa non sia mai inferiore a quello praticato nel Paese confinante. Su questo meccanismo (peraltro già in vigore in qualche regione - in particolare nella mia -, pur con modalità leggermente diverse da quelle qui prospettate) serve un monitoraggio attento. È per questo che con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di impegnarsi a relazionare in riferimento agli effetti concreti dal punto di vista dell'incidenza erariale, sia per quanto riguarda le accise, sia per quanto riguarda l'IVA, che accadranno nel momento in cui verranno applicate queste nuove disposizioni. A nostro modo di vedere l'importo previsto di 20 milioni di euro probabilmente è inadeguato e insufficiente.
Signor Presidente, approfitto della parola per chiedere di apporre la mia firma sugli ordini del giorno Misiani n. 9/1891/75 e Calvisi n. 9/1891/76 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto tecnico commerciale Leonardo Da Vinci, di Alessandria e del liceo europeo Vittoria, di Torino, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/22.

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GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, intervengo per illustrare questo ordine del giorno, che rappresenta l'unico strumento rimasto all'opposizione in questo Paese; questo Governo e questa maggioranza non tengono assolutamente conto di alcun emendamento, di alcuna proposta costruttiva. Anche questa volta, anche con questo provvedimento, si è realizzato l'ennesimo saccheggio al Fondo per le aree sottosviluppate che, guarda caso è l'unico Fondo dove questo Governo regolarmente «sguazza», e attinge, senza dare alcuna giustificazione.
Si tratta quindi di un fondo a disposizione, usato per tappare i buchi di questo Governo, che dimostra la sua incapacità, giorno dopo giorno, provvedimento dopo provvedimento, di trovare l'equilibrio di bilancio sulle cose importanti che servono al Paese. E - guarda caso - anche attraverso questo provvedimento vengono usurpate e saccheggiate le risorse per il Mezzogiorno. Lo fate ormai quotidianamente e costantemente con tutti i provvedimenti per i quali non riuscite a trovare le risorse adeguate: una volta per l'Alitalia, una volta per il rimborso ICI, un'altra volta per il deficit sanitario, un'altra volta ancora per sostenere il Fondo per la scuola. Ma è mai ancora possibile immaginare di poter fare questi saccheggi? Io dico proprio di no! Mi rivolgo ai colleghi della maggioranza, del Mezzogiorno. Apriamo gli occhi tutti, perché se si vuole realizzare il federalismo fiscale e istituzionale - lo dico ai colleghi della Lega - non si può affossare ancora di più il Mezzogiorno e non creare le condizioni adeguate. Noi il federalismo lo possiamo condividere (ovviamente vogliamo capire di che cosa si tratta) ma oggi ci date ancora la prova provata, con questo provvedimento, del fatto che volete ancora di più affossare il Mezzogiorno di questo Paese. È ormai evidente a tutti. Non c'è altro da dire.
Allora, l'ordine del giorno in esame vuole solo impegnare il Governo a far ripristinare il Fondo per le aree sottosviluppate. Mancano quasi 14 miliardi di euro a questo Fondo. Avete il dovere, l'obbligo nei confronti del Paese e del Mezzogiorno di ripristinare tali risorse. Questo è il nostro appello, che rivolgiamo a tutto il Parlamento, a questa Istituzione e a questo Governo. Non ho altro da aggiungere se non che dovete avere la consapevolezza che state ancora usurpando risorse previste per il Mezzogiorno. Altro che autostrade! Altro che porti! Altro che aeroporti! Volete solo davvero uccidere questo Mezzogiorno e noi non ve lo consentiremo, perché attueremo tutte quelle forme di contestazione e di protesta che a ognuno di noi sono consentite. La speranza è che almeno questo popolo democratico possa finalmente capire da che parte sta chi non vuole dare risorse adeguate al Mezzogiorno. Noi speriamo ancora che vi sia la consapevolezza di questa Camera perché si possano ripristinare quei fondi e si possano ridare quelle opportunità che il Mezzogiorno non può perdere. (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Lenzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/35.

DONATA LENZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi stiamo discutendo gli ordini del giorno dell'ennesimo decreto-legge, il decreto n. 154 del 2008. Quello che vorrei sollevare non è solo il problema, più volte citato nei precedenti interventi, relativo al fatto che il proliferare dei decreti-legge e delle fiducie rende difficile il rapporto tra maggioranza e minoranza all'interno del Parlamento e determina l'inevitabile riduzione del nostro ruolo a quello di meri notai di decisioni già prese. Vorrei invece sollevare anche il problema dell'effetto che questo comportamento ha nei confronti delle imprese, dei cittadini e di tutti coloro che sono chiamati ad applicare le leggi che noi emaniamo. Ebbene, il 25 giugno è uscito il decreto-legge n. 112 (il 25 giugno di questo anno) e questo provvedimento è stato convertito, con modificazioni, in legge in data 6 agosto 2008. Il decreto-legge n. 154, di cui adesso stiamo discutendo la conPag. 32versione, è stato approvato il 7 ottobre del 2008. Siamo a dicembre. Questo decreto-legge è composto da soli 7 articoli (quindi, è un provvedimento snello) e tocca in realtà diverse materie (enti locali, sanità, autotrasporto, scuola) e modifica in quattro punti importanti il decreto-legge n. 112 del 2008, che - come ricordavo - è stato approvato il 25 giugno. In altre parole, nell'arco di cinque mesi noi interveniamo su quattro materie fondamentali modificando la normativa.
Nell'ipotesi di bilanci di enti locali, diventa molto difficile per un comune chiudere un ragionevole bilancio di previsione se vengono continuamente modificati i parametri economici. Nell'ipotesi di scuole, è difficile programmare l'anno scolastico se a dicembre tali parametri vengono modificati, in questo caso nell'unico modo possibile, vale a dire bloccando il quadro di riferimento. Se si tratta, invece, di imprese e di cittadini è difficile chiedere il rispetto delle leggi quando queste ultime, nell'arco di soli cinque mesi, vengono modificate quattro volte. Ho riportato questo esempio ma avrei potuto citare le continue modifiche apportate alla normativa sui rifiuti riferite in particolare alla Campania e non solo. Tutto ciò quando quello stesso provvedimento aveva una larga parte dedicata alla semplificazione amministrativa. Quale semplificazione amministrativa si può fare se ogni cambiamento fa riferimento alla normativa precedente, poi successivamente convertita e la sola lettura dell'articolo rende difficile la normale comprensione e, quindi, la sua applicazione?
Ebbene, in questa nostra discussione, non siamo potuti entrare nel merito dei più importanti temi che qui sono sollevati. L'ordine del giorno in oggetto fa riferimento in particolare alla questione dei disavanzi della sanità, sulla quale più volte si è intervenuti e, inoltre, si chiede alle regioni il rispetto dei piani di rientro, faticoso se vengono continuamente modificati i punti di riferimento legislativi. Questo tuttavia non ci deve far perdere di vista la questione fondamentale, vale a dire il fatto che la sanità incide sul nostro prodotto interno lordo sempre di meno - non sempre di più - di fronte ad una popolazione che invecchia, di fronte alla necessità di nuovi investimenti, di fronte alla necessità di adeguare le strutture, noi ci accingiamo ad investire di meno nella sanità.
Sarebbe uno di quei settori nei quali ogni investimento porterebbe ad un arricchimento, ad una crescita per tutti e ad un netto miglioramento della nostra situazione per il numero di imprese coinvolte, per il numero di dipendenti, di persone e di famiglie che ne trarrebbero vantaggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Galletti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/20.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, penso che abbiamo il dovere di mantenere i nostri impegni, soprattutto quando si parla dei nostri figli. La scorsa settimana eravamo in quest'Aula a ricordare un ragazzo che è morto sul lavoro mentre era a scuola. In quel momento abbiamo preso il solenne impegno di investire soldi nella manutenzione delle scuole. Il disegno che ci ha tracciato il sottosegretario Bertolaso riguardante le scuole in Italia è desolante. Ci ha parlato di 50 mila edifici che hanno bisogno di interventi di manutenzione. Ci ha detto che dobbiamo impiegare risorse per 13 miliardi di euro per ristrutturare quei 50 mila edifici. Ritengo che sia davvero una priorità: almeno se vogliamo mantenere i nostri impegni.
Sapete che la manutenzione delle scuole è affidata, per quanto riguarda la scuola materna e la scuola primaria, ai comuni e, per quanto riguarda le scuole secondarie e le scuole superiori, alle province. Dobbiamo mettere in condizione questi enti di effettuare quegli interventi. Dobbiamo farlo in due direzioni: da una parte attribuendogli le risorse necessarie per poterli realizzare, dall'altra parte allentando i vincoli del Patto di stabilità, per permettergli di impiegare queste risorse. Pag. 33L'ordine del giorno n. 9/1891/20 va in questa direzione. A me dispiace che il Governo abbia posto la questione di fiducia su questo decreto-legge perché quest'ultimo si distingue più per i provvedimenti che non sono in esso presenti che per le disposizioni in esso comprese. Ritengo che quello suindicato sia un elemento importante, che manca nel provvedimento in esame. Pertanto ritengo che l'Assemblea si debba impegnare in questo momento ad attribuire agli enti locali più risorse da destinare a questo fine, ma soprattutto si debba impegnare a permettere agli enti locali stessi di poter impiegare queste risorse. In che modo? Semplicemente escludendo dal Patto di stabilità tutte le risorse che vanno verso la manutenzione degli edifici scolastici. Ci vuole poco, ma ritengo che sarebbe un grande impegno che la Camera può prendere per mantenere anche gli impegni assunti non più di una settimana fa (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Bernardini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/19.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, mi rivolgo al rappresentante del Governo ed ai colleghi per illustrare il mio ordine del giorno, riguardante il passaggio della medicina penitenziaria al Servizio sanitario nazionale. È un passaggio che è stato deciso e che avrebbe dovuto effettuarsi a partire dal 1o ottobre 2008.
Avendo io visitato molti istituti penitenziari italiani già in questa prima fase della legislatura, posso riscontrare che sono ancora moltissime le difficoltà. Anche i documenti elaborati dall'associazione nazionale medici penitenziari ci dimostrano che siamo ancora molto indietro: non risultano ancora essere stati definiti modelli operativi adeguati all'assistenza in carcere, le stesse regioni sono ben lontane dall'essere attrezzate in modo da poter essere in grado di fornire i servizi medici nei penitenziari e ancora dubbia risulta la gestione dei relativi contratti di lavoro e ruoli professionali. È indubbio, conoscendo anche la relazione che è stata fatta grazie al lavoro della Commissione giustizia del Senato, che la situazione della medicina penitenziaria è veramente disastrosa, già attualmente. Risulta infatti che appena il 20 per cento dei detenuti risulta sano, mentre il 38 per cento di essi si trova in condizioni di salute mediocri, il 37 per cento in condizioni scadenti ed il 4 per cento in condizioni gravi e con alto indice di co-morbosità (cioè sono presenti più criticità ed handicap in uno stesso paziente). Quindi, si tratta di una situazione gravissima.
Con l'ordine del giorno in esame richiamiamo il Governo ai suoi impegni e chiediamo di dare completa ed immediata attuazione al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1o aprile 2008 che reca le modalità ed i criteri per il trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie, delle attrezzature e dei beni strumentali in materia di sanità penitenziaria.
Chiediamo anche un'altra cosa al Governo: di adottare le necessarie iniziative, che nel passaggio delle competenze dalla medicina penitenziaria al Servizio sanitario nazionale valorizzino le esperienze e le competenze specifiche dei medici e degli infermieri operanti all'interno delle strutture penitenziarie. Ciò magari anche attraverso l'esplicito riconoscimento della medicina penitenziaria quale branca di medicina autonoma, al pari delle altre già esistenti. Infatti, possiamo dire che chi ha formato la sua esperienza all'interno delle carceri può dirci quale sia il contesto in cui la medicina va esercitata, perché è un contesto particolare.
Domenica scorsa ho avuto modo di visitare il carcere San Vittore e non vi dico tutti i dati: vi dico semplicemente che in dieci metri quadrati vivono sei detenuti, nei letti a castello, e non possono nemmeno aprire una finestra per ricambiare l'aria.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

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RITA BERNARDINI. Ho ancora 29 secondi, ho il cronometro. Inoltre, le lenzuola vengono cambiate ogni 40 giorni e sono in condizioni di promiscuità, malati sieropositivi e malati di epatite.
Credo, pertanto, che ci sia una vera e propria violazione di legge. Mi auguro che il Governo voglia intervenire subito in questo settore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/21.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, il sottoscritto impiegherà questi cinque minuti per dare un contributo, tramite l'ordine del giorno in oggetto, ad un provvedimento che, invece, avrebbe potuto recepire, nell'interesse di tutti, i suggerimenti che sono venuti e che potevano venire da parte di tutta l'opposizione.
Il mio ordine del giorno richiama un aspetto delicato nel rapporto istituzionale: si tratta del fatto che l'ANCI, come altri hanno già sottolineato, abbia invitato gli enti locali, tutti i comuni a non approvare il bilancio di previsione per il 2009. Già di per sé questo dovrebbe far pensare: infatti, un organismo come l'ANCI, che rappresenta quasi tutti i comuni, non è altro che la voce degli enti locali ossia di coloro che, quotidianamente, vengono tirati per la giacca dai cittadini a causa dei loro problemi, molto di più di quanto non accada a noi, che siamo più distanti come parlamentari e molto di più di quanto non accada al Governo, che è ancor più distante. Questo perché il decreto-legge n. 112 del 2008, prima, e il decreto-legge n. 154 del 2008, ora, hanno sicuramente messo in difficoltà i comuni stessi, per quanto attiene la possibilità di impiego delle proprie risorse in bilancio rispetto alle esigenze della comunità.
Il ruolo dei comuni, lo abbiamo sostenuto da sempre, è fondamentale non solo per la risoluzione dei problemi, in virtù della vicinanza ai medesimi, ma perché sono il braccio efficace che l'amministrazione pubblica possiede, ove vengano messi nella condizione di farlo, per dare risposte vere. Per quanto attiene agli investimenti pubblici, il 43 per cento di essi è realizzato dai comuni; il 77 per cento è realizzato complessivamente dalle autonomie locali. A fronte di una crisi economica che sta arrivando, drammatica, e la vediamo tutti, abbiamo bisogno di capire - e ancora più di noi, il Governo - come dare il via a questa ripresa. Questo potrebbe essere uno degli elementi per permettere ai comuni di realizzare investimenti che saranno senz'altro un toccasana in una situazione di difficoltà come quella attuale. Pertanto, il mio ordine del giorno, che chiede semplicemente al Governo di valutare attentamente (o soltanto di valutare) l'opportunità di una revisione dei vincoli del Patto di stabilità interno che escluda, dai saldi finanziari utili per il rispetto del medesimo Patto, le spese per investimenti pubblici, al fine di favorire la realizzazione di opere sul territorio, come contributo alla ripresa.
Invece di richiamare all'ottimismo i cittadini e di invitarli a spendere, non si sa quali fondi, cerchiamo di dare, invece, ai comuni la possibilità di realizzare opere che servono e di essere quindi volano per l'economia. Vorrei ricordare che, nel 1933, il famoso New deal di Roosevelt non fu altro che un grande piano di realizzazione di opere pubbliche.
Per tali motivi mi auguro che il Governo, a fronte di una situazione ancorché difficile, possa accettare il mio ordine del giorno, che potrebbe essere di stimolo per il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole De Biasi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/43.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, questo ordine del giorno attiene ad una materia che, per la verità, non ha molto a che fare con l'intero decreto. Esso riguarda infatti l'articolo 3, fortunatamente riformulato con saggezza dal Governo e dalla Commissione, in ordine al ritardo nei tempi di attuazione e Pag. 35alla necessità di una concertazione con gli enti locali, con le regioni innanzitutto e con i comuni, per la definizione del piano del dimensionamento scolastico.
Sapete che c'è stata una grandissima polemica su questo punto perché sappiamo che il ridimensionamento, ancorché necessario per una razionalizzazione del sistema scolastico, trova, tuttavia, nelle comunità montane, nelle scuole dei piccoli comuni, nelle scuole delle isole e delle isole minori un punto di debolezza molto rilevante. L'incertezza sulla possibilità di esistenza di queste scuole ... Signor Presidente, se ci fosse un rappresentante del Governo che minimamente ascolta, sarei un po' più lieta.

PRESIDENTE. Onorevole De Biasi, lei ha completamente ragione. Prego il Governo di prestare attenzione. Prosegua pure, onorevole De Biasi.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. La ringrazio, signor Presidente. Stavo dicendo che c'è stata una grande polemica circa il problema e la debolezza che riguarda il dimensionamento in rapporto alle scuole dei piccoli comuni, delle comunità montane e delle isole minori. È evidente che una soluzione di dimensionamento non può che tenere conto delle particolarità del territorio e deve tenere conto, oltretutto, delle disponibilità finanziarie e organizzative del sistema degli enti locali e delle regioni, in particolare, a mio avviso, per quel che riguarda i trasporti. Faccio un esempio: immaginiamo una piccola scuola di montagna in Valtellina, in inverno, che chiuda a causa del dimensionamento scolastico. Capisco che sia un tema noioso, sottosegretario. Purtroppo ci tocca! Lo avete scritto e, pertanto, ora fateci il piacere di ascoltare senza fare «le facce», perché saremmo tutti molto più contenti di un po' di rispetto da parte di questo Governo visto e considerato che fate provvedimenti con articoli impropri rispetto all'oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Come stavo dicendo, immaginiamo questi bambini in una scuola di montagna, con venti gradi sotto lo zero, d'inverno, con la neve e quant'altro. Se si chiude la scuola questi bambini devono essere portati da un comune a un altro. Pertanto, con l'ordine del giorno in esame chiediamo, molto sommessamente e molto umilmente, che si proceda con ragione e umanità, tenendo conto di quali sono le esigenze del territorio, delle compatibilità economiche e definendo i criteri con cui si chiudono o con cui si tengono aperte queste scuole. Inoltre, si tenga conto delle minoranze linguistiche visto e considerato che qui si parla tanto - non sempre a proposito, purtroppo - di federalismo. Credo che in un'organizzazione federalista dello Stato le minoranze linguistiche dovrebbero avere lo stesso diritto delle comunità culturalmente e linguisticamente dominanti e mi sembra che, allo stato attuale, non vi sia ancora una definizione e una rassicurazione per quel che riguarda il rispetto delle lingue di origine di queste minoranze. Queste ultime, inoltre, sono situate in luoghi del nostro Paese che hanno climi anche piuttosto complicati. A tale proposito, pensiamo soltanto alla minoranza slovena piuttosto che a quella ladina. Cito soltanto queste due per non appesantire il tempo che è già davvero molto scarso.
Pertanto, ciò che chiediamo, con questo ordine del giorno, è una rassicurazione da parte del Governo che si procederà in concertazione con il sistema degli enti locali, valutando le risorse ma soprattutto avendo a cuore l'importanza definita e sancita dall'articolo 34 della Costituzione di una scuola che sia aperta a tutti, senza elementi discriminatori.
Per tale ragione chiediamo al Governo che esprima parere favorevole sull'ordine del giorno in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Come previsto dall'ordine del giorno, sospendo l'esame del provvedimento per passare all'esame delle questioni pregiudiziali riferite al decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162.

Pag. 36

Discussione del disegno di legge: S. 1152 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997 (Approvato dal Senato) (A.C. 1936) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 18,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 1936)

PRESIDENTE. Avverto che, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento sono state presentate le questioni pregiudiziali Vietti ed altri n. 1, Donadi ed altri n. 2 e Zaccaria ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 1936).
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione, si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, la questione pregiudiziale Vietti ed altri n. 1, è stata sottoscritta anche dall'onorevole Delfino.
L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Vietti ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, ancora una volta la Camera dei deputati è chiamata ad esaminare un decreto-legge che presenta numerosi profili di eterogeneità già presenti per la verità, come rilevato dal Comitato per la legislazione, nel nucleo originario del testo. Sicuramente l'esame svolto nell'altra Camera, al Senato, ha accentuato questo carattere di disomogeneità con le diverse e numerose disposizioni su argomenti più disparati.
In tale questione pregiudiziale vogliamo richiamare alcune di queste norme che concernono la realizzazione di infrastrutture per lo sviluppo del Paese, la promozione dello sviluppo economico con specifico riguardo al mantenimento dei livelli di competitività nei settori dell'agricoltura e della pesca professionale, nei settori del trasporto, i versamenti tributari conseguenti agli eventi sismici che hanno colpito alcuni comuni delle regioni Umbria e Marche e gli interventi in materia di protezione civile.
Il provvedimento ha certamente un carattere che si potrebbe definire omnibus, rispetto al quale tutti i criteri previsti dalla normativa vigente, secondo noi, sono assolutamente disattesi. Com'è noto, l'articolo 15 comma 3, della legge n. 400 del 1988 stabilisce che i decreti-legge devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo. Una qualsiasi analisi di questo provvedimento trova assolutamente mancanti tali requisiti.Pag. 37
Vorrei dire anche che l'irrefrenabile furore emendativo del Senato ha ulteriormente accresciuto la disomogeneità del provvedimento in esame, con l'introduzione di alcuni articoli che intendo qui richiamare per mettere l'Aula a conoscenza degli elementi di perplessità e di contrarietà che noi rileviamo in ordine all'utilizzo della strumentazione d'urgenza. Richiamo, pertanto, l'articolo 1-bis in materia di ripartizione del canone annuo a carico degli enti concessionari ANAS, l'articolo 1-ter in materia di arbitrati, l'articolo 2-bis relativo al trasporto di veicoli, l'articolo 2-ter in materia di trasporto ferroviario in concessione, ed altri ancora.
Certamente si tratta, signor Presidente, di ulteriori materie eterogenee al contenuto del provvedimento al nostro esame.
Il decreto-legge, poi, viola in modo a nostro giudizio chiaro (quindi speriamo che l'Assemblea ne prenda atto) l'articolo 77 della Costituzione, anche con riferimento alla mancata indicazione delle motivazioni di straordinaria necessità ed urgenza, presupposto indispensabile secondo la normativa vigente per l'utilizzo della decretazione. A questo riguardo, la Corte costituzionale nella sentenza n. 171 del 2007 ha chiarito che la sussistenza dei requisiti di necessità ed urgenza non può essere sostenuta da una mera enunciazione, ma deve trovare puntuale spiegazione nella motivazione del decreto-legge e che la conversione parlamentare non può salvare il vizio, che incide sulla separazione dei poteri e non esclusivamente sul rapporto politico tra Parlamento e Governo.
Voglio dire a questo Governo e ai suoi rappresentanti che sono qui, che tante volte hanno rivendicato rispetto alla Costituzione un rigoroso atteggiamento di applicazione, che in questo caso siamo assolutamente lontani da questa esigenza. Vorrei ancora ricordare in termini generali che l'ampliamento del contenuto di questo provvedimento, inizialmente varato con quattro articoli, è arrivato dal Senato con ben 12 articoli. Ciò ha vanificato, di fatto, la stessa relazione sull'esame tecnico-normativo riferita al testo originario.
Inoltre, questo decreto-legge va ad incidere su provvedimenti di recentissima approvazione, nonché su un decreto-legge (il n. 154 del 7 ottobre 2008, atto Camera 1891) attualmente all'esame di questa stessa Camera. Quindi, giustamente il Comitato per la legislazione solleva la questione e raccomanda al legislatore (facciamo nostra questa raccomandazione) di evitare l'intreccio tra disposizioni contenute in provvedimenti urgenti contemporaneamente all'esame del Parlamento.
Così è, ma questa maggioranza e questo Governo sono assolutamente insensibili anche a valutazioni che vengono direttamente da un organo, quale il Comitato per la legislazione, che ha attinenza ad un buon procedere dei nostri lavori parlamentari. Sono, inoltre, presenti norme di natura procedurale ed ordinamentale del tutto estranee alla decretazione d'urgenza. Non possiamo quindi, signor Presidente, che ribadire in questa occasione la nostra forte preoccupazione sulle modalità con cui l'attuale Governo, ma anche la maggioranza, portano avanti la decretazione d'urgenza. Vi è un'evidente uso, che eufemisticamente definiamo «improprio», dello strumento della decretazione d'urgenza, che limita fortemente il ruolo del Parlamento e dà una significativa contrazione all'attività e alla possibilità dei singoli parlamentari di incidere nel procedimento legislativo. Credo che questo sia una questione che non può interessare solo le opposizioni, ma deve certamente interessare tutto il Parlamento.
Al riguardo, quindi, riteniamo doveroso sollecitare proprio la Presidenza della Camera e i gruppi parlamentari ad una riflessione puntuale sull'attività legislativa svolta a mezzo della decretazione d'urgenza in questi primi mesi della legislatura per assumere - questo è l'appello che oggi lanciamo - un'iniziativa condivisa per tutelare ruolo e dignità del Parlamento.
Sulla base di quanto ora rappresentato in ordine alle motivazioni di questo provvedimento, che contiene tutto e di più nel suo testo, signor Presidente, per noi è chiara ed evidente la mancata conformità Pag. 38di questo decreto-legge ai limiti e ai requisiti previsti dalla normativa vigente per la decretazione d'urgenza.
Per tale motivo, chiediamo di non procedere all'esame di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Donadi ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, spero che lei possa e voglia permettermi di rivolgermi in particolare al Ministro Vito, che tante volte in quest'Aula ci ha ricordato come l'articolo 15, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400 prescriva - o meglio: prescriverebbe - che i decreti-legge debbano contenere misure di immediata applicazione e che il loro contenuto debba essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo. Prescriverebbe, appunto, perché l'uso del condizionale ormai è diventato un obbligo; infatti, l'utilizzo della decretazione d'urgenza in questa legislatura è diventato una costante che pone all'attenzione del Parlamento una revisione costituzionale operata di fatto.
Allora rivolgo a lei, signor Presidente, e a tutta l'Assemblea una domanda: si può operare una revisione costituzionale con queste modalità? Non credo che sia una questione fuori luogo, né di poco conto. Siamo, infatti, ormai di fronte ad una decretazione d'urgenza praticamente continua e, di conseguenza, ne deriva una sorta di esautorazione costante della potestà legislativa del Parlamento a favore del Governo, tale da configurare, addirittura, una sorta di conflitto tra i poteri costituzionali.
La stessa manovra finanziaria, quest'anno, si è «materializzata» con una revisione parziale delle procedure di bilancio: abbiamo praticamente assistito in Parlamento ad una finanziaria per decreto, già in vigore prima ancora che le Camere ne discutessero i contenuti. Esiste, quindi - e non possiamo, né vogliamo negarlo - l'esigenza di ripensare le regole di funzionamento del nostro sistema parlamentare e, più in generale, del nostro assetto costituzionale. La fase di transizione che stiamo vivendo, ormai da diversi anni, da troppi anni, non si potrà dire conclusa fino a quando non si prenderà atto delle necessarie trasformazioni di sistema a cui dobbiamo procedere, trasformazioni anche costituzionali da cui dipende direttamente la competitività del sistema Italia. Tuttavia, finché le regole non cambiano esse vanno rispettate e ciò non è avvenuto nemmeno in questo passaggio.
Allora è fondamentale richiamare la necessità di una presa di coscienza responsabile di tale processo di evoluzione costituzionale. Non è accettabile che un Governo, qualsiasi sia il suo colore, proceda alla trasformazione di fatto del dettato costituzionale, piegando le regole del sistema alle sue proprie esigenze. Non è accettabile che ciò avvenga neanche in nome del cosiddetto efficientismo, di quell'efficientismo tanto sbandierato in questi mesi dalla maggioranza che sostiene il Governo Berlusconi.
Lo stesso Presidente della Repubblica ha richiamato, e richiama continuamente, il rispetto delle regole costituzionali, ammonendo dal ricorso troppo frequente alla decretazione d'urgenza. Spero che questo suo appello possa essere accolto, altrimenti davvero il segnale si fa preoccupante. Tuttavia, questa preoccupazione, lo voglio dire, è già arrivata all'attenzione della Conferenza dei presidenti di gruppo di Montecitorio.
Il richiamo all'efficienza sta diventando il presupposto ideologico su cui legittimare una sorta di eversione costituzionale, non di modifica costituzionale. Abbiamo denunciato la possibilità che si manifesti nel Paese una sorta di dittatura dolce; questa volontà di ricorrere costantemente alla decretazione d'urgenza, piegando e snaturando le regole costituzionali, appare essere un ulteriore indizio, probabilmente il più corposo.
Si tratta della manifestazione della scarsa considerazione del ruolo del Parlamento da parte di chi oggi governa il Pag. 39nostro Paese, di chi è convinto che guidare un Paese sia come guidare un'impresa, di chi pensa che il dissenso sia un ostacolo da superare e non un momento di riflessione. Noi vogliamo continuare a riflettere, a confrontarci e a pensare che le ragioni degli altri non possano scomparire cancellate sull'altare dell'efficienza. La democrazia, infatti, è altra cosa da questo tipo di attitudine e di atteggiamento.
Chiediamo, quindi, al Parlamento un'assunzione di responsabilità che porti ad affrontare la questione costituzionale e le necessarie riforme in maniera chiara e responsabile. Tutte le forze politiche devono avere la capacità di porre con forza la questione nell'agenda politica. Le riforme di cui tanto si parla e si è parlato in questi mesi erano non un capriccio elettorale, ma certamente una necessità a cui dare risposte serie e concrete. Tuttavia, non lo si fa con i decreti d'urgenza, così come non lo si fa oggi. Sono state presentate, infatti, non soltanto da noi, delle questioni pregiudiziali per motivi di costituzionalità proprio su questo ennesimo decreto-legge, il numero 162 del 2008, che reca il titolo: «Interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997». Alla faccia della tempestività e dell'omogeneità! Tutto ciò accade alla vigilia della presentazione di un altro decreto-legge, il cosiddetto «decreto anticrisi», mentre la Camera è chiamata ad affrontare la conversione di altri due decreti-legge, il n. 154 (sul quale abbiamo appena votato la fiducia) ed il n. 158, recante misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali.
Signor Presidente, mi domando se davvero si possa andare avanti in questo modo. Il decreto-legge oggi alla nostra attenzione, lo ripeto, persino dal titolo appare quanto mai discutibile, in quanto secondo la relazione di accompagnamento sarebbe volto ad emanare disposizioni tese ad evitare il blocco della realizzazione di importanti infrastrutture per lo sviluppo del Paese, a promuovere lo sviluppo economico con specifico riguardo al mantenimento dei livelli di competitività nei settori dell'agricoltura, della pesca e dell'autotrasporto, nonché a far fronte alle indifferibili esigenze legate ai versamenti tributari conseguenti agli eventi sismici di oltre dieci anni fa.
Insomma, con tutto il rispetto, siamo di fronte all'ennesimo pot pourri, mentre l'articolo che richiamavo in apertura, quello della legge n. 400 del 1988, specifica che i decreti-legge devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e soprattutto corrispondente al titolo.
Inoltre, nel provvedimento in esame sono presenti disposizioni che non hanno alcun requisito di necessità ed urgenza tale da giustificare il loro inserimento nel testo del decreto-legge, quindi si pongono in contrasto persino con l'articolo 77 della Costituzione. Di queste disposizioni potremmo citare esempi a iosa, ad esempio, le norme in materia di criteri di fissazione del contributo di ammissione che i «produttori ed utilizzatori» di prodotti tutelati da denominazione di origine protetta o indicazione geografica protetta dovranno versare ai consorzi di tutela delle singole produzioni, all'atto in cui vengono immessi nel sistema di controllo, ed altre ancora.
Ma rimanendo all'esame del decreto-legge, questo addirittura interviene sul provvedimento su cui quest'oggi abbiamo votato la fiducia (ovvero quello in materia di contenimento della spesa sanitaria e di regolazioni contabili con le autonomie locali) che è ancora in corso di conversione e che solo domani pomeriggio vedrà probabilmente la conversione con il voto finale della Camera. Per non dire della ratio del provvedimento in esame, soprattutto del terzo periodo del comma 11 dell'articolo 1, che lascia indefinito l'incremento finanziario che sembrava non giustificarsi con ragioni di copertura finanziaria.Pag. 40
Tale incremento, peraltro, viene effettuato contestualmente all'istituzione di un fondo per l'adeguamento dei prezzi in materia di costruzioni.
Ho concluso, signor Presidente: vogliamo fare osservare che né nella motivazione del decreto-legge in esame né nella relazione governativa viene motivata la ragione dell'intervento di cui al terzo periodo del suddetto comma dell'articolo dianzi citato.
Ricordo, da ultimo, che la Corte costituzionale, a suo tempo, aveva dichiarato l'incostituzionalità di alcune disposizioni del decreto-legge n. 262 dello stesso anno, relative all'esproprio del teatro Petruzzelli di Bari, in quanto né nella relazione governativa né nella motivazione del citato decreto-legge era indicato un collegamento con tali disposizioni.
L'esistenza dei requisiti necessari per l'inserimento della norma in un decreto-legge deve essere motivata dal Governo...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FABIO EVANGELISTI... in quanto l'esistenza di questi requisiti non può essere sostenuta da una mera e apodittica enunciazione, ma deve trovare puntuale spiegazione nella motivazione del decreto-legge.
Per questo motivo, rivolgiamo un appello affinché la questione delle riforme non continui ad essere elusa in questo Parlamento e affinché, intanto, non si proceda all'esame del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 3.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, illustro la questione pregiudiziale n. 3, relativa al decreto-legge n. 162 del 2008. Se mi consente, non leggerei il titolo del decreto-legge, che mi porterebbe via parte rilevante del tempo. Consiglierei, però, ai colleghi che hanno il testo davanti di esercitarsi in questa lettura, perché troverebbero che è un titolo immenso - una volta si davano questi titoli a film un po' strani -, ma largamente incompleto, perché non rappresenta che una minima parte del contenuto del decreto-legge in esame.
Come di consueto, però, prima di entrare negli argomenti che giustificano la questione pregiudiziale, vorrei fare il punto, insieme ai colleghi che ne fossero interessati, sul numero dei decreti-legge adottati dal Governo. Ciò è importante, perché stiamo praticamente battendo un record assoluto: non c'era mai stato un caso di questo genere nel nostro Parlamento. Siamo arrivati a ventiquattro decreti-legge; inoltre, quattro sono quelli che decadranno o sono decaduti e altri tre devono ancora essere esaminati, per un totale di trentuno. I tre decreti-legge citati sono quello cosiddetto «anticrisi», molto noto, quello sull'istruzione universitaria e quello sul settore agroalimentare. Dei trentuno decreti-legge, il ventiquattresimo è quello che stiamo esaminando. Non è neanche tanto importante la materia rispetto ad altri argomenti che abbiamo esaminato, eppure il Governo procede ugualmente con lo strumento del decreto-legge: è difficile da spiegare e non lo spiegano neanche coloro che sono autorizzati a farlo.
Ricordo un altro dato che emerge da un'indagine dell'Osservatorio sulla legislazione (chi vuole, può visionarla sul sito della Camera). Non è importante solo il numero dei decreti-legge, ma ricordo alle signorie vostre che l'85 per cento della normazione di queste due Camere è frutto della decretazione d'urgenza: si realizza il 95 per cento di contenuti normativi assommando anche la legge finanziaria e la legge di bilancio. Non c'è più spazio per le leggi normali: ciò deve fare riflettere. Mi rivolgo all'onorevole Baldelli che ieri, intervenendo, ha citato una cifra sbagliata: siamo all'ottava posizione della questione di fiducia: ve ne sono state sette alla Camera ed una al Senato. È stato superato il Governo Prodi - prego l'onorevole Baldelli di prendere nota - che, nello stesso periodo, in situazioni un po' diverse (affermano Pag. 41gli addetti ai lavori), ha posto la questione di fiducia sei volte, tre alla Camera e tre al Senato.
Il Governo Berlusconi, nello stesso periodo di tempo, ha emanato trentuno decreti-legge, mentre il Governo Prodi ne aveva emanati sedici. Anche questo è un elemento non trascurabile. Vorrei, però, cercare di capire come evolve l'istituto della fiducia, perché eravamo abituati a vedere e anche a spiegare che la questione di fiducia si poteva porre contro l'ostruzionismo dell'opposizione.
Ebbene, in questo caso sono stati presentati cento emendamenti, quindi non c'è stato ostruzionismo. Potrebbe trattarsi di una richiesta di fiducia per tenere compatta la maggioranza. Può darsi che sul decreto-legge sul contenimento della spesa sanitaria ci potesse essere qualche tipo di frizione nella maggioranza, tra la Lega e gli altri, con riferimento agli enti locali.
Credo che il Ministro Vito, che ieri ha posto la questione di fiducia, che apprezzo moltissimo per la sua esperienza parlamentare e anche per il modo in cui si rapporta ai temi che trattiamo, secondo me si sia lasciato un po' andare. Come hanno detto i colleghi che erano in Aula, lei ha teorizzato l'esistenza di fatto di una nuova forma di fiducia, quella per il ritardo dell'esame parlamentare, che, però, non dipende dall'opposizione, ma dall'organizzazione dei lavori determinata nella Conferenza dei presidenti di gruppo e da altri fattori. Signor Ministro, secondo me, lei ha detto una cosa più grave, ossia che, siccome il Senato ha messo le mani su questo testo, alla Camera ci possiamo accontentare di illustrare gli ordini del giorno. Il bicameralismo è diventato - mi permetta, rilegga il testo, io l'ho letto con attenzione - una sorta di monocameralismo. In un ramo del Parlamento si esamina un provvedimento, lo si emenda, mentre nell'altro ramo si esaminano gli ordini del giorno. Non l'ho letto in nessun manuale; credo che sia una forma nuova. Penso che al di fuori di qui qualcuno sia interessato a capire cosa succede in Parlamento.
Un dato ancora da segnalare - l'hanno detto alcuni colleghi, l'onorevole Delfino, l'onorevole Evangelisti - è che ormai con un decreto-legge si procede alla modifica di quelli precedenti. Voi avete citato il rapporto tra questo provvedimento e il decreto-legge n. 154 del 2008, ma ho fatto fare un esame per quanto riguarda il rapporto con il decreto-legge n. 112 del 2008. Non posso ora citare tutti i casi, ma li esporrò alla Presidenza e ai colleghi interessati. Il decreto-legge n. 112 del 2008 è stato sostanzialmente modificato da tutti i decreti-legge successivi. Ho contato - penso di sbagliare per difetto - almeno una ventina di modifiche, tenendo fuori il disegno di legge finanziaria.
Vuol dire che il decreto-legge n. 112 del 2008, tanto conclamato, è stato praticamente «bucherellato» come un formaggio groviera, anche in parti significative. Avete detto di aver anticipato la manovra finanziaria, in realtà in questo modo avete aggirato ulteriormente le prerogative parlamentari.
Non mi soffermo tanto sulle questioni che riguardano l'omogeneità, però ricordo ai colleghi interessati che gli addetti ai lavori in dottrina distinguono varie forme di omogeneità. Vi è l'omogeneità di oggetto (uno stesso tema), l'omogeneità di competenza (uno stesso Ministero), l'omogeneità funzionale (il decreto cosiddetto mille proroghe, che reca tutte proroghe). Questa è una forma di omogeneità che non esiste. Anche qui si inventa qualcosa di totalmente nuovo, ma vi invito a non scherzare con i principi costituzionali e tra un momento vi dirò il perché.
Naturalmente, in alcune norme - le hanno citate i colleghi Delfino ed Evangelisti - mancano vistosamente anche le condizioni di necessità ed urgenza. Sono molte di quelle introdotte al Senato.
Ebbene, ci troviamo in una situazione in cui non vi è né omogeneità - questo è il caso più clamoroso - né necessità ed urgenza in tutto il provvedimento. Vi ricordo che la Corte costituzionale li ha chiesti in ogni singola norma.
Vorrei fare una citazione, senza menzionare prima il soggetto che ha detto Pag. 42queste parole. È un'alta autorità del nostro Stato che le ha pronunciate: sentite se attengono al provvedimento in esame. Cito testualmente: «Nel corso dell'esame parlamentare di un decreto-legge sono state aggiunte numerose norme nuove, sia ad iniziativa del Governo sia per emendamenti parlamentari»; qui sono prevalenti i secondi. «In ordine a tali norme, a parte il fatto che non si ravvisa la sussistenza dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione, si deve rilevare un'attinenza soltanto indiretta», e qui è benevolo, «alle disposizioni dell'atto originario». Aggiunge: «Un testo aggravato da tante norme disomogenee dà vita, come rilevato nel parere del Comitato per la legislazione» (che aveva una diversa composizione) «a un provvedimento di difficile conoscibilità».

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROBERTO ZACCARIA. In sostanza, questo soggetto rileva il contrasto palese con l'articolo 77. Il soggetto è il Presidente Ciampi, che nel 2002 ha rinviato alle Camere un provvedimento, e rinviandolo alle Camere ha chiesto al Governo, e alle Presidenze della Camera e del Senato di vigilare su questa materia. Per un caso singolare del destino, il provvedimento che aveva rinviato alle Camere il Presidente Ciampi riguardava il settore zootecnico, la pesca e l'agricoltura, materie che sono presenti anche nel provvedimento in esame. Non so, ma non credo che sia un caso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge del 23 ottobre 2008, n. 162, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997, secondo la nostra valutazione è conforme al dettato costituzionale e presenta i requisiti di necessità e urgenza previsti dall'articolo 77 della nostra Carta costituzionale.
Non ci stancheremo di ripetere che occorre una profonda revisione del Regolamento della Camera, per assicurare al Governo di varare provvedimenti con la certezza dei tempi di discussione e approvazione e all'opposizione di poter svolgere la sua funzione di controllo e di contrasto in maniera efficace, senza dover ricorrere necessariamente all'ostruzionismo. In assenza di nuovi meccanismi regolamentari, la decretazione d'urgenza nel rispetto del dettato costituzionale è l'unico strumento che l'Esecutivo ha a disposizione per corrispondere in maniera tempestiva alle esigenze di Governo e ai bisogni del Paese. Il Movimento per l'Autonomia pertanto voterà contro le pregiudiziali di costituzionalità Vietti ed altri n. 1, Donadi ed altri n. 2 e Zaccaria ed altri n. 3.
È davvero singolare, onorevoli colleghi che, data la particolare situazione di crisi economica nella quale versa il nostro Paese, le forze di opposizione ostacolino anche attraverso il ricorso alle questioni pregiudiziali un provvedimento varato dal Governo nell'esclusivo interesse di alcuni settori fondamentali della nostra economia, come l'edilizia, l'autotrasporto, l'agricoltura e la pesca professionale. Per quanto riguarda gli interventi da realizzare in vista del G8 voglio ricordare che in Aula abbiamo tenuto un lungo e proficuo dibattito, con il concorso di maggioranza ed opposizione, sulle finalità e gli obiettivi da raggiungere per assicurare un pieno successo alla Presidenza italiana, e conseguentemente non si può non convenire, e il tempo è poco, che occorra realizzare le necessarie infrastrutture.
L'economia reale comincia a pagare le conseguenze di una grave e diffusa crisi finanziaria. I settori economici che sono oggetto del decreto-legge patiscono in modo particolare le conseguenze della recessionePag. 43 e della crisi finanziaria e i provvedimenti che siamo chiamati a ratificare sono attesi da migliaia di autotrasportatori e agricoltori nel nostro Paese. Lo strumento della decretazione si è reso necessario, quindi, proprio per far fronte ad un'emergenza evidente e per evitare ulteriori penalizzazioni di settori già abbondantemente in crisi.
A ciò si aggiunge il problema dell'aumento dei prezzi dei materiali edili particolarmente avvertito dalle associazioni di categoria, che hanno manifestato la loro preoccupazione per il rischio di non essere in grado di portare a termine i lavori con pesanti conseguenze, anche per le grandi opere sulle quali il nostro Esecutivo ha scommesso e che sono fondamentali per il rilancio della nostra economia.
È per queste ragioni, signor Presidente, che il gruppo del Movimento per l'Autonomia ritiene infondate le eccezioni di costituzionalità che sono state addotte dall'opposizione, sulle quali esprimerà quindi un voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guido Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, le tre questioni pregiudiziali Vietti ed altri n. 1, Donadi ed altri n. 2 e Zaccaria ed altri n. 3 sono formulate sulla base di quattro argomenti di diniego, ed in particolare: eterogeneità della materia, non urgenza, non possibilità di usare i fondi FAS, uso improprio della Protezione civile per motivazioni non d'urgenza.
Siamo in seconda lettura e il decreto-legge arriva dal Senato, non ci sono state modifiche sostanziali, ma si vuole dichiarare incostituzionale, di fatto, quanto già approvato dall'altra Camera. La necessità ed urgenza del decreto-legge è incontrovertibile per evitare il blocco della realizzazione di importanti infrastrutture causato dall'aumento eccezionale dei prezzi subito da taluni materiali da costruzione nel corso del 2008. I prezzi dei materiali hanno un'incidenza diretta sul manufatto finale, in funzione delle tipologie delle singole opere.
La relazione accompagnatoria del decreto-legge riporta i dati degli operatori del settore delle costruzioni, che evidenziano i seguenti aumenti dei prezzi dei materiali: una quotazione del ferro nel primo semestre 2008 aumentata di circa il 100 per cento con un'incidenza significativa sul costo totale dei costi di costruzione (si sa che il ferro subisce forti variazioni di prezzo, ma sicuramente ciò non era mai avvenuto in una percentuale così consistente); un aumento del rame di circa il 34 per cento; un aumento del bitume del 25 per cento (per non parlare del laterizio cotto, che ha avuto un aumento dovuto proprio all'aumento del prezzo del petrolio).
A tale situazione di aumento dei prezzi dei materiali si deve aggiungere la congiuntura economica e di crisi mondiale già sottolineata dal precedente collega, che vede le banche ostili nel concedere crediti alle imprese, nonché una situazione ulteriormente penalizzante in ordine ai pagamenti delle imprese medesime legata al Patto di stabilità interno, che spinge gli enti locali a bloccare le spese, e quindi anche i pagamenti delle imprese, per evitare la fuoriuscita dal Patto.
Su questo si doveva - e si deve - intervenire tutt'al più sul merito. Ecco quindi la necessità di emanare norme per il riequilibrio dei rapporti contrattuali tra stazioni appaltanti e imprese esecutrici, che modificano la disciplina attuale degli adeguamenti dei prezzi prevista dal codice degli appalti. Il blocco della realizzazione delle infrastrutture avrebbe pesanti conseguenze anche di ordine occupazionale.
Anche le altre disposizioni previste dal testo originario del decreto-legge hanno tutte il carattere di necessità ed urgenza. Trattasi di provvedimenti finanziari volti a garantire questioni di sicurezza relative al G8 della Sardegna, agevolazioni per l'agricoltura, la pesca professionale e l'autotrasporto, agevolazioni tributarie per i terremotati di Marche ed Umbria. Si tratta di disposizioni che, anche se eterogenee tra loro, sono comunque presenti nel titolo del decreto-legge come approvato dal Governo.Pag. 44
Come si sa il Regolamento della Camera, all'articolo 96-bis, comma 7, assegna al Presidente della Camera la competenza di dichiarare inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi che non sono strettamente attinenti alla materia del decreto-legge. Il Regolamento del Senato non contiene un'analoga disposizione nei medesimi termini restrittivi; ecco quindi perché spesso si verifica l'introduzione nei decreti-legge di disposizioni non strettamente collegate ai contenuti degli stessi decreti-legge.
Naturalmente, il Regolamento della Camera non può incidere in seconda lettura su disposizioni inserite dal Senato, anche in considerazione delle ripercussioni sui tempi di conversione che deriverebbero da una trasmissione dei decreti-legge al Senato. Inoltre, il Comitato per la legislazione ha svolto le medesime considerazioni e non ha ritenuto opportuno intervenire per le ragioni sopra esposte.
In merito alla copertura finanziaria dei FAS si rileva quanto segue: la necessità di ridurre i FAS in termini di saldo netto da finanziare in misura superiore a quanto necessario a garantire la copertura del Fondo adeguamento prezzi di 300 milioni istituito presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dipende dal coefficiente di spendibilità nell'anno delle risorse del Fondo stesso, assunto dalle stime di finanza pubblica sulla base delle definitive erogazioni. Infatti, gli effetti dell'utilizzo degli stanziamenti del Fondo sui conti pubblici si distribuiscono su un arco temporale di circa tre anni, e come tali sono assunti dalle previsioni di finanza pubblica.
Con riferimento al finanziamento in termini di sola cassa del Fondo di attualizzazione dei contributi pluriennali, la copertura è garantita dagli effetti di minor spesa derivati per cassa negli anni 2010-2011.
Per questi motivi riteniamo non fondate le questioni pregiudiziali sollevate dai gruppi di opposizione, e, quindi, il nostro voto sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garofalo. Ne ha facoltà.

VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, le tre questioni pregiudiziali avanzate dalle opposizioni hanno un contenuto analogo, chiaramente infondato, e si inquadrano in una sorta di rituale in base al quale l'opposizione presenta pregiudiziali su ogni provvedimento del Governo per partito preso, e senza alcun riferimento obiettivo ai contenuti e alle valutazioni, sia di costituzionalità, sia di merito. Il primo, e pressoché unico, rilievo delle questioni pregiudiziali è riferito alla mancanza dei requisiti costituzionali di necessità e urgenza, sanciti dall'articolo 77, secondo comma, della Costituzione. Siamo però, con ogni evidenza, di fronte a norme urgenti.
L'articolo 1 del provvedimento, che reca disposizioni in materia di adeguamento dei prezzi per la realizzazione delle opere pubbliche, è assolutamente indispensabile, altrimenti si rischierebbe il blocco sostanziale del già lentissimo processo di realizzazione di infrastrutture. In particolare, non dovrebbe sfuggire ai presentatori delle pregiudiziali che le improvvise e ampie oscillazioni dei prezzi di materie prime sono tali da mettere in discussione, e in crisi, il lavoro di molte imprese che hanno vinto gare di appalto per opere pubbliche. Tali imprese hanno subito delle lievitazioni dei costi di quasi tutti i materiali da costruzione in un arco di tempo molto ristretto, il che stravolge completamente il piano finanziario in base al quale avevano partecipato alle gare d'appalto. Da qui vi è la necessità di intervenire con immediatezza per impedire una paralisi del settore; ditemi voi se ciò non rappresenti un elemento di necessità e urgenza.
Le stesse considerazioni possono essere svolte per l'articolo 2 del provvedimento che reca disposizioni dirette a fronteggiare la grave crisi nei settori dell'agricoltura, della pesca professionale, e dell'autotrasporto, conseguente alla variazione dei prezzi petroliferi. È evidente che anche in questo caso siamo di fronte ad oscillazioni Pag. 45improvvise del prezzo dei carburanti tali da mettere in crisi interi comparti produttivi. Anche in questo caso sono assolutamente indispensabili interventi immediati e, quindi, si rientra pienamente nella casistica del secondo comma dell'articolo 77 della Costituzione.
Pure l'articolo 3 del provvedimento riveste carattere di urgenza, in quanto dispone, tra l'altro, lo stanziamento di risorse necessarie alle opere connesse al grande evento ormai imminente della Presidenza italiana del G8 (1o luglio 2009). Le opere, quindi, sono da finanziare con decorrenza immediata; è un ulteriore caso in cui non siamo di fronte ad alcuna violazione dei requisiti di necessità ed urgenza, essendo essi presenti. Non possiamo, infatti, permettere che il nostro Paese si faccia trovare impreparato a un appuntamento essenziale per il nostro prestigio internazionale.
Anche le principali norme inserite dal Senato nel corso dell'esame hanno caratteristiche di urgenza, con particolare riferimento all'articolo 2-bis concernente disposizioni relative al trasporto di veicoli.
Per quanto concerne l'articolo 2-ter, riguardante il trasporto ferroviario in concessione, siamo di fronte a sistemazioni normative urgenti ed indifferibili e, quindi, non di valenza tale da giustificare una polemica a livello costituzionale.
Un'altra critica mossa dalle questioni pregiudiziali, in particolare da quella a prima firma Zaccaria, riguarda l'eterogeneità delle materie trattate dal provvedimento, soprattutto a seguito delle modifiche introdotte al Senato. Ciò in parte è vero, ma ormai è consuetudine, consolidata nel tempo, quella del varo di provvedimenti riguardanti una pluralità di materie come strumento per superare la farraginosità del normale iter di approvazione delle leggi in Parlamento causato dell'obsolescenza dei Regolamenti parlamentari ormai inadatti alla tempistica di un Paese moderno e avanzato. Tuttavia, è curioso che questo rilievo lo muovano esponenti del Partito Democratico dato che nella passata legislatura, e negli altri periodi in cui ha governato il centrosinistra, sono stati varati numerosi decreti-legge, di natura assai più eterogenea, che nel corso dell'esame parlamentare sono stati appesantiti da ulteriori norme ancora più eterogenee rispetto al testo iniziale.
Per tali ragioni respingiamo al mittente questo rilievo, peraltro di carattere meramente formale. Tutte e tre le questioni pregiudiziali fanno riferimento all'aspetto dell'eterogeneità delle materie regolate dal provvedimento, e ad una presunta violazione dell'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 1988. Gli illustri colleghi parlamentari che hanno firmato le pregiudiziali sanno bene che esiste una precisa gerarchia delle fonti normative.

PRESIDENTE. Deve concludere.

VINCENZO GAROFALO. A tal proposito, la legge n. 400 del 1988, non essendo una legge costituzionale ma una legge ordinaria, può essere derogata da una legge successiva. La verità - sto per concludere, signor Presidente - è che siamo di fronte a un provvedimento utile, necessario ed urgente contro il quale l'opposizione, per puro onor di firma, presenta questioni pregiudiziali del tutto inconsistenti e redatte in modo generico (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Garofalo. Purtroppo è abbondantemente oltre il tempo a lei concesso. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Vietti ed altri n. 1, Donadi ed altri n. 2 e Zaccaria ed altri n. 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 46
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato
233
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che i deputati Simeoni, Nola e Vignali hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Brandolini, De Pasquale e De Torre hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1891 (ore 19,20).

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 1891)

PRESIDENTE. L'onorevole Gatti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/50 (Commenti)...

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, io, in queste condizioni, non illustro proprio niente, veda un po' lei...

PRESIDENTE. Prego i colleghi che vogliono uscire di farlo con molto silenzio e con molta tranquillità. Prego, onorevole Gatti.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, spero che vi sia anche qualcuno del Governo che stia ad ascoltare. La ringrazio, sottosegretario.
L'ordine del giorno in esame fa parte di un blocco di atti di indirizzo tra i quali alcuni sono stati già illustrati, altri verranno discussi successivamente. Con essi si mantiene una linea generale in quanto si tratta di ordini del giorno presentati perché non vi è stata nessuna altra possibilità per questa Camera di intervenire nel merito con una minima speranza di modificare il provvedimento. L'altro punto che accomuna questo ordine del giorno agli altri è il fatto che ancora una volta siamo di fronte ad un provvedimento che prova ad aggiustarne in un altro, e all'inizio della catena vi è il famoso decreto-legge n. 112 del 2008, che il Governo ha emanato in nove minuti e mezzo. Ora, sono già cinque o sei mesi che stiamo lavorando per tentare di riparare i danni prodotti in nove minuti e mezzo. Sarà il caso che il Consiglio dei Ministri ci pensi un po' di più, che magari accetti la possibilità di confrontarsi. E sarà anche il caso che magari non si realizzi un provvedimento di carattere finanziario attraverso un decreto-legge, per cui noi ci troviamo ora a discutere di parti di bilancio dei comuni, per esempio, quando già i provvedimenti sono stati adottati e sono in funzione da mesi. Inoltre, gli enti locali hanno dovuto operare in tutto questo periodo in condizioni di assoluta difficoltà e di incapacità di progettare gli interventi all'interno dei loro territori, perché non avevano nessuna sicurezza per quello che riguarda i fondi.
Arriviamo al punto della questione. Con l'ordine del giorno da me presentato, premesso che l'articolo 2, comma 8, del provvedimento dispone il riparto di 260 milioni di euro tra i comuni, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, proprio per riparare alle gravi carenze determinate sugli introiti dei comuni dal decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93 che ha riguardato l'abolizione dell'ICI sulla prima casa anche per le famiglie più abbienti, si fa presente che ci troviamo nella situazione di poter esclusivamente consigliare e suggerire al Governo che nell'ambito di questa discussione, nell'ambito della discussione in sede di Conferenza Stato-città e autonomie locali, possa intervenire per fornire un'indicazione. Quest'ultima... signor sottosegretario, vorrei parlare con qualcuno! L'indicazione è stabilire che il riparto tenga conto delle situazioni e dei comuni in cui è presente un livello occupazionale basso e dove la disoccupazione cresce in quanto i comuni sono la prima interfaccia che i cittadini si trovano di fronte. Tale misura è necessaria in questo anno, con la crisi incombente e con le misure che il Governo ha mancato Pag. 47di prendere: le misure adottate, infatti, per affrontare la crisi costituiscono davvero una presa in giro dei cittadini.
Ci troveremo i comuni che dovranno affrontare maree di problemi che molte volte non sono neanche di loro competenza. Ci troveremo di fronte cittadini e cittadine, soprattutto giovani, che avendo perso il lavoro per scadenza del contratto e non avendo alcun'altra possibilità di assunzione con un nuovo contratto a termine, di sicuro ricorreranno al comune. Non abbiamo alcuna protezione per tali lavoratori. Abbiamo avuto un provvedimento - concludo, signor Presidente - che ritiene di operare attribuendo il 5 per cento dell'ultimo salario annuo come possibile forma di ammortizzatore sociale tampone, non saprei come altro chiamarlo. Ma con una serie di esclusioni che, ad esempio, tolgono questa possibilità a tutti quelli che hanno la partita IVA e sono la maggioranza.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Gatti.

MARIA GRAZIA GATTI. Molti di questi sono donne che andranno ai comuni a chiedere cosa fare per gli affitti, come intervenire con politiche sociali per sollevare le situazioni economiche difficoltose. Ebbene, con l'ordine del giorno in oggetto chiediamo che ci si renda conto di tale situazione quando si predisporrà il riparto.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Gatti.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, ho cercato di porre rimedio al fatto che da quando ho cominciato a parlare vi è stata grande confusione in aula.

PRESIDENTE. Onorevole Gatti, le chiedo scusa per il difficile clima in cui si è svolto, soprattutto all'inizio, il suo intervento.
L'onorevole Mariani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/97.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, abbiamo presentato l'ordine del giorno in oggetto perché dovevamo in qualche modo rispondere a un meccanismo di cui avevamo appreso la previsione da parte del Governo e a cui non credevamo, inserito in un provvedimento successivo a quello in esame, presentato dal Governo per dare una soluzione ai problemi della crisi. Tale meccanismo concerne le regole che governano il 55 per cento e le misure che dovevano aiutare imprese e cittadini nel risparmio ai fini dell'installazione di impianti di efficientamento energetico negli edifici.
Non credevamo a questa misura tant'è che abbiamo chiesto immediatamente al Governo, anche durante l'esame di questo provvedimento, di impegnarsi per continuare invece quel sistema virtuoso che aveva un effetto moltiplicativo e anche un contenuto molto innovativo. Mi riferisco alle detrazioni del 55 per cento che avevano trovato un ampio riscontro da parte delle categorie economiche e dei cittadini, tant'è che proprio un mese fa quando abbiamo discusso della manovra economica, proprio in quest'Aula abbiamo ribadito quanto fosse necessario ampliare quelle misure e destinare ad esse ulteriori risorse proprio sulla base di resoconti provenienti dall'ENEA e dai principali istituti di osservazione di questo meccanismo. Si è riscontrato che soltanto per i due anni precedenti, per il 2007 e per il 2008, infatti, erano stati effettuati interventi in quel settore per circa tre miliardi di euro e agevolazioni attraverso le detrazioni che si attestavano intorno a 1,8 miliardi. Duecentotrentamila famiglie italiane avevano potuto far domanda ed essere sostenute dallo Stato tramite tale meccanismo.
Vi era anche una tendenza in crescita molto positiva, per non parlare degli effetti positivi sull'ambiente: l'ENEA ha calcolato che per l'anno 2007 si siano risparmiate 196 mila tonnellate di CO2. Tutto ciò era un meccanismo che aveva trovato pieno accoglimento, dal cittadino semplice alle imprese, fino a tutte le associazioni di categoria.Pag. 48
Non capiamo, proprio ci rifiutiamo di capire quale sia il disegno relativo ad una delle pochissime manovre anticicliche che avremmo voluto mettere in campo, anche perché le piccole e medie imprese ed il sistema, appunto, degli installatori e di coloro che si occupano di edilizia nel nostro Paese l'avevano chiesta con forza, al momento della manovra finanziaria, ma anche nei provvedimenti successivi.
Non è spiegabile il meccanismo che abbatte oggi misure che aiutavano le famiglie nella coibentazione dei fabbricati, nella riqualificazione energetica degli stessi, nell'installazione di caldaie, di pannelli solari, di impianti fotovoltaici, di tutto quello che veniva attestato come riqualificazione energetica, anche perché ciò è in controtendenza con le politiche europee: molti Paesi oggi rispondono alla crisi mettendo in campo politiche varie, che facciano ripartire l'economia e lo sviluppo, e nella maggior parte dei Paesi industrializzati (parlo della Francia, della Spagna e della Germania), tra le misure che sono state riassunte come potenziali elementi di sviluppo si citano queste misure.
Chiediamo al Governo se non sia necessario rivedere questo aspetto ed anche fare giustizia rispetto a quei cittadini e a quelle imprese che oggi vedono, per il 2008, addirittura un meccanismo di retroattività, per cui avendo già fatto gli investimenti ed avendo già adottato misure che lo Stato aveva potuto garantire, oggi si trovano spiazzati. Siamo invasi dalle richieste, attraverso ogni meccanismo (e-mail, messaggi e via dicendo) di coloro che hanno già fatto l'investimento, che stentano a credere che un Governo che parla di stabilità, che parla di misure strutturali, che parla di aiuti all'economia, possa aver fatto questo provvedimento.
Voglio dire un'ultima cosa, signor Presidente: abbiamo anche inventato, in questa occasione, un meccanismo di silenzio-diniego. È vero che il Ministro Brunetta produrrà un effetto positivissimo su tutte le strutture ministeriali del nostro Paese, ma che l'Agenzia delle entrate possa in trenta giorni valutare le domande, valutare chi arriva primo e poi anche dare le risposte che i cittadini si attendono, non crediamo sia possibile nemmeno attraverso i miracoli del Ministro Brunetta.
Pensiamo che l'ordine del giorno in esame possa far riflettere il Governo, perché questa è una misura veramente gravissima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Binetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/30.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, la neonatologia è quella branca della pediatria che si interessa del neonato nel primo mese di vita. Col miglioramento delle conoscenze mediche, si è verificata anche in Italia una progressiva riduzione della mortalità infantile, attualmente inferiore ai 4 per mille nati vivi. Ogni anno nascono in Italia circa 40 mila neonati pretermine, prima delle 37 settimane di gestazione. Tra questi, sono particolarmente a rischio quelli che alla nascita pesano meno di 1.500 grammi, oppure hanno un'età gestazionale inferiore alle 32 settimane. Si tratta di circa 1.000 neonati l'anno, poco meno dell'1 per cento dei nati per anno, ma sono proprio questi i bambini che contribuiscono a determinare oltre la metà della mortalità neonatale globale.
Si tratta di neonati che richiedono un'assistenza specialistica particolarmente intensa e qualificata, che solo i centri di terapia intensiva neonatale possono assicurare loro. In molte regioni italiane, il numero di posti letto di terapia intensiva neonatale è inferiore al fabbisogno riconosciuto: un letto ogni 750 nati. Pertanto molte donne, che pure scelgono di partorire in ospedali attrezzati, devono poi accettare il trasferimento del loro bambino ad altro ospedale, a volte anche distante, perché nell'ospedale in cui hanno partorito non vi sono abbastanza letti di TIN (terapia intensiva neonatale). La cosa è grave, perché il solo trasferimento presuppone un aumento del rischio e spesso coinvolge neonati nati da parti gemellari, per cui un bambino viene trasferito in un Pag. 49luogo e l'altro resta nella struttura in cui è nato o è spostato in altra TIN, con tutte le conseguenze che si possono immaginare, sia per la salute dei bambini sia per il profondo disagio psicologico della madre.
La mancanza di posti letto di TIN e la carenza di personale altamente specializzato configurano una condizione di gravissima disparità di opportunità tra neonati. Il Consiglio superiore di sanità ha recentemente riaffermato che non c'è uno status morale diverso tra un neonato e un bambino più grande: tutti hanno diritto alle maggiori e migliori cure possibili. Il motivo per cui non si potenziano le TIN è legato al fatto che questi reparti non appaiono economicamente convenienti. È un calcolo falso se si assume una prospettiva di più ampio respiro e se si pensa che un bambino che sia seguito bene al momento della nascita, nonostante gli handicap di cui è portatore, ha molte più possibilità di crescere in modo sano e anche di essere inserito in un contesto sociale adeguato.
Il 4 marzo 2008 il Consiglio superiore di sanità ha pubblicato alcune importanti raccomandazioni sulla rianimazione dei neonati che presentino particolari problemi alla nascita. Qualcuno ha parlato di decisione epocale perché, nei fatti, slega la rianimazione dei piccolissimi dalla nozione di qualità di vita e anche dal parere vincolante dei genitori e impone una rianimazione per tutti i bambini che nascono, salvo poi verificarne le condizioni effettive di sopravvivenza. Chiediamo, in questo momento, di impegnare il Governo a una deroga rispetto al blocco delle assunzioni previste dai piani di rientro regionali soprattutto per il personale medico e infermieristico delle unità di terapia intensiva neonatale, perlomeno quelle che assistono, ogni anno, almeno 40 neonati prematuri con peso alla nascita inferiore ai 1.500 grammi. Questa proposta, finalizzata ad assicurare alle più qualificate unità di terapia intensiva neonatale italiane un idoneo numero di medici ed infermieri, permetterebbe di assicurare un'adeguata assistenza ai prematuri nati nello stesso ospedale dove la mamma ha partorito, e quindi ridurrebbe il numero di trasferimenti che, notoriamente, si associano ad un aumento della mortalità e agli esiti a distanza.

PRESIDENTE. L'onorevole Velo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/52.

SILVIA VELO. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame affronta uno dei temi contenuti in questo decreto-legge, cioè quello del taglio dell'ICI sulla prima casa che il Governo ha effettuato con il decreto-legge n. 93 del 2008. Abbiamo, in più occasioni, criticato questa misura, che il Governo ha adottato nella scorsa estate, perché è una misura sbagliata e dannosa, i cui effetti negativi si stanno palesando fin da ora e stanno diventando evidenti. Si tratta di una misura che ha dirottato ingenti risorse pubbliche dallo sviluppo alla rendita, dal sostegno ai ceti deboli al sostegno ai ceti medio-alti. Si è infatti trattato di un'eliminazione dell'ICI che ha riguardato non le prime case con valore catastale medio-basso (lo avevamo fatto noi, con il Governo Prodi, l'anno scorso), ma l'abolizione totale dell'ICI a vantaggio dei proprietari di alloggi di valore più alto. Ciò ha comportato che il Governo sia stato costretto a reperire risorse per stornare agli enti locali questa mancata entrata. Queste risorse sono state trovate con i tagli agli investimenti in infrastrutture, soprattutto al sud, e con i tagli per le spese sociali. Per esempio, in questi giorni, i comuni si trovano ad affrontare il mancato trasferimento di risorse per i contributi sugli affitti introdotti con la legge n. 328 del 2000; peraltro, si sono trovati questa comunicazione a ridosso dell'ultimo assestamento di bilancio. Si elimina dunque l'ICI e per finanziare il mancato trasferimento ai comuni si tagliano investimenti in infrastrutture e a sostegno degli affitti. Questa è stata una scelta sbagliata e su questo c'è un consenso ampio in quest'Aula, un consenso spesso trasversale, che riguarda tanti deputati e tanti colleghi sindaci.
Con questo ordine del giorno cerchiamo, in un certo senso, di impegnare il Pag. 50Governo a porre, almeno in piccola parte, rimedio al danno fatto. Infatti, nell'articolo 2 del decreto-legge in esame che interviene, appunto, a parziale correzione di questa abolizione si fa riferimento alla Conferenza Stato-città ed autonomie locali come luogo di riparto degli stanziamenti.
Termino rapidamente il mio intervento affermando che impegniamo il Governo a tener conto dei cittadini residenti nelle isole minori che sono doppiamente più deboli perché più lontani ai servizi e si troverebbero, pertanto, ad essere colpiti due volte.

PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/7.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, l'ordine del giorno da me presentato pone questioni relative alla parte del provvedimento che prevede l'utilizzazione di un finanziamento FAS per coprire il deficit di bilancio degli anni 2003 e 2004 del comune di Catania, al fine di scongiurare il dissesto finanziario.
Voglio precisare, quindi, che non si tratta di un regalo del Presidente Berlusconi. Così, infatti, è stato presentato il provvedimento in Sicilia da parte di alcuni organi di stampa e da parte di alcuni esponenti del centrodestra. Questo decreto-legge che viene votato con la posizione della questione di fiducia permetterà l'utilizzazione di risorse finalizzate al rifacimento del manto stradale, alla realizzazione di fognature di tre scuole per quartieri popolari servirà, invece, per ripianare i disavanzi di spesa corrente, debiti che non si sono registrati a Catania per rendere la città migliore ma per realizzare clientele su clientele. Si tratta di un clientelarismo che ha piegato la città. Infatti, è sufficiente andare davanti al municipio per trovare i lavoratori in sciopero perché non vengono pagati; basta girare la sera per le strade della città di Catania e constatare che queste sono al buio, soprattutto nei quartieri popolari; infine, basta girare per la città di giorno e vedere rifiuti che non vengono prelevati e cassonetti pieni.
Catania si trova nelle ultime posizioni per qualità della vita. Non siamo contenti di tutto ciò, né siamo per il tanto peggio tanto meglio. Non vogliamo il dissesto perché temiamo per la nostra comunità. Tuttavia, per evitare il dissesto non possiamo accettare l'individuazione di un privilegio. Per tale ragione abbiamo posto tre questioni nel nostro ordine del giorno. Innanzitutto il comune deve presentare un piano di rientro rigoroso al Ministero dell'interno; poi deve prevedere il pagamento dei creditori secondo un ordine cronologico; non deve continuare nella logica dei favoritismi e, sopratutto, il comune si deve impegnare a restituire le risorse FAS. Non si tratta di una proposta che inventiamo e tiriamo fuori noi dell'opposizione. Ricordo che fu il presidente della regione siciliana a lanciare tale idea a Capri davanti al congresso dei giovani industriali. Peccato, però, che dopo aver lanciato tale proposta l'ha abbandonata facendone solo uno slogan.
Pertanto, signor Presidente, «no» al disfattismo, «no» alla critica fine a se stessa ma «no» anche alla complicità verso un favoritismo. Noi siamo per un percorso lineare e rigoroso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Rubinato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/85.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, la ringrazio di avermi concesso la parola per illustrare al rappresentante del Governo e ai colleghi l'ordine del giorno n. 9/1891/85, di cui sono la prima firmataria. Esso, purtroppo, prende spunto dal tragico incidente che si è verificato il 22 novembre scorso al liceo scientifico «Darwin» di Rivoli. Si tratta, dunque, del problema della sicurezza degli edifici scolastici nel nostro Paese che ha numeri e cifre drammatiche. Sono i dati che ha illustrato il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, il dottor Bertolaso, il quale, pochi giorni fa, Pag. 51ci ha spiegato come la messa in sicurezza, secondo le normative vigenti, dei 57 mila istituti scolastici italiani richiederebbe uno sforzo economico di circa tredici miliardi di euro.
Siamo ben lontani dall'avere a disposizione queste risorse, tanto più se consideriamo che nel disegno di legge di bilancio 2009 il capitolo destinato agli investimenti per i piani di edilizia scolastica presenta una decurtazione di quasi 23 milioni dei 100 milioni di euro destinati per il 2009 dal Patto per la sicurezza nelle scuole, siglato il 20 dicembre dell'anno scorso.
Ciò che vorrei porre all'attenzione dell'Assemblea e del Governo non è semplicemente l'inadeguatezza perdurante di fondi del bilancio statale per la messa a norma degli studi scolastici, ma l'ulteriore problema che pongono i vincoli relativi al Patto di stabilità rispetto alle possibilità che, comunque, le regioni e gli enti locali hanno di investire sulla sicurezza scolastica.
L'ordine del giorno chiede al Governo, visto che la legge finanziaria è passata da quest'Aula, ma in questo momento si apre la discussione nella Commissione bilancio del Senato, di assumere in quella sede le iniziative normative volte a modificare la disciplina del Patto di stabilità interno sotto due profili. Il primo, per favorire l'impiego di risorse per le finalità di messa a norma degli edifici scolastici, propone di escludere dal saldo finanziario, calcolato in termini di competenza mista per la parte in conto capitale, gli incassi relativi alle risorse dello Stato, delle regioni e degli enti locali per l'edilizia scolastica e i pagamenti per opere ed interventi di messa in sicurezza e di adeguamento degli edifici scolastici comprese le palestre. Tra l'altro, una modifica in questi termini del Patto di stabilità non richiede compensazione perché consente di realizzare una piena neutralità finanziaria.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SIMONETTA RUBINATO. Concludo, signor Presidente. In ogni caso, si propone al Governo, quanto meno, di escludere gli investimenti destinati alla messa in sicurezza degli edifici scolastici dal divieto di ricorso all'indebitamento per spese in conto capitale, che è una delle nuove sanzioni che saranno applicate per lo sforamento del Patto di stabilità negli anni 2008-2011. Escludere questi investimenti dal divieto di ricorso all'assunzione di mutui consente di incentivare in ogni caso, da parte di enti che comunque sono virtuosi, la messa a disposizione di risorse per mettere in sicurezza gli edifici scolastici.

PRESIDENTE. L'onorevole Bobba ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/49.

LUIGI BOBBA. Signor Presidente, questo ordine del giorno è relativo all'articolo 2 che tratta una materia particolarmente «calda» e si riferisce a quanto è avvenuto con i primi provvedimenti del Governo, subito dopo le elezioni, che hanno portato all'abolizione completa dell'ICI sulla prima casa.
I particolari oneri, derivanti da quel provvedimento che sono iscritti nel bilancio dello Stato, non hanno più consentito di fare altri interventi, forse più urgenti, più importanti e più qualificati, perché l'estensione universalistica dell'abolizione dell'ICI ha portato a favorire non solo i ceti sociali meno abbienti con abitazioni modeste, ma anche ceti sociali con abitazioni tutt'altro che modeste e con redditi anche elevati. Per di più, quella scelta sbagliata ha anche comportato un vero e proprio federalismo al contrario. È noto, infatti, che l'ICI era un'imposta sulla quale i comuni contavano in modo particolare perché di fatto era, oltre ai trasferimenti, il loro principale introito o comunque il primo introito come capacità di imposizione diretta da parte delle amministrazioni comunali.
Il federalismo al contrario, che è stato applicato con l'approvazione di tale abolizione, ha portato non solo a una scelta politicamente errata e del tutto contraddittoria date le affermazioni fatte dalla Pag. 52maggioranza e dal Governo, sia in campagna elettorale, sia nei mesi successivi, ma anche un grave danno proprio per le amministrazioni comunali ed, in particolare, per quelle amministrazioni comunali più piccole e con minori risorse derivanti dai trasferimenti dello Stato che si reggevano o comunque contavano in modo specifico proprio sugli introiti derivanti dall'ICI sulla prima casa.
Ora i buoi sono scappati e si cercano di chiudere le porte della stalla. Con questo articolo 2 si tenta di riparare al danno che si è combinato con i precedenti provvedimenti e che ha visto la presa di posizione, se non una vera e propria rivolta, di molti comuni e anche della stessa rappresentanza dei comuni, l'ANCI, che hanno chiesto una revisione di quella norma.
Per evitare almeno il danno più grave, cioè almeno per ridurre il danno che si è procurato, si chiede al Governo, per quanto di sua competenza, di definire una soluzione di riparto che assicuri proprio alle amministrazioni a più alto disagio economico, cioè a quei comuni che si trovano nei territori più disagiati, delle adeguate risorse per continuare a garantire i servizi di base, in particolare quelli di carattere socio-assistenziale.

PRESIDENTE. L'onorevole Lovelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1891/80.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, come è già stato osservato da altri interventi prima di me, lo strumento degli ordini del giorno rimane l'unico con il quale è possibile incidere in qualche modo sulle linee di indirizzo che riguardano le materie normate da questo decreto-legge. Infatti, il ricorso al voto di fiducia - ormai ripetuto per molti provvedimenti - finisce ovviamente per snaturare la natura stessa del dibattito parlamentare e rendere inutile e ininfluente il lavoro dell'Assemblea e delle Commissioni. Inoltre, la produzione legislativa confusa, che alla fine esce dal lavoro parlamentare, finisce per negare nei fatti il principio di semplificazione e di chiarezza normativa che in alcuni provvedimenti, quale il collegato al decreto-legge n. 112 del 2008, sono stati affermati con molta enfasi propagandistica. Così come il sommarsi di disposizioni contraddittorie e non organiche in materia di finanza locale finisce per rendere incerta l'attività degli enti locali e limitarne il contributo agli investimenti necessario per far fronte alla crisi. Da questo punto di vista, è importante comunque che il lavoro svolto dal Senato abbia portato ad un intervento in senso migliorativo, anche se non possiamo certamente accontentarci di quella sorta di monocameralismo che si va affermando, per cui quando discutiamo decreti-legge la prima Camera che interviene è quella che fa il lavoro più importante, mentre la seconda Camera è quella che ne prende atto e poi finisce sempre per ratificarlo con voti di fiducia.
Volevo dire che è importante, ad esempio, che al Senato sia stato votato l'articolo 3 sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche, anche perché questo ha evitato un rischio di incostituzionalità sollevato dalle regioni in particolare ed ha riportato sul territorio una discussione di merito molto importante. Per quanto riguarda l'articolo 2-ter cui fa riferimento l'ordine del giorno da me sottoscritto, voglio dire che anche in questo caso si tratta di un passo avanti che al Senato è stato fatto e che va in un senso di tipo federalista.
Quello che solleviamo con questo ordine del giorno è il problema che, individuate le regioni interessate da questo intervento, è importante che la quantificazione finanziaria contenuta in questa norma non risulti alla fine non congrua. Quindi, chiediamo che il Governo sia impegnato semestralmente a presentare in Parlamento una relazione sugli effetti delle misure previste dall'articolo 2-ter per poter intervenire di conseguenza.
Concludo, signor Presidente, approfittando del mio intervento per sottoscrivere gli ordini del giorno Giovanelli n. 9/1891/69, Misiani n. 9/1891/75 e Mariani n. 9/1891/97.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i Gruppi, sospendiamo l'esame Pag. 53del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle 9,30.
Il seguito dell'esame degli altri argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato ad altra seduta.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di proposte di legge (ore 19,53).

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, delle seguenti proposte di legge, delle quali la sotto indicata Commissione permanente, cui erano state assegnate in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che propongo alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
alla VIII Commissione (Ambiente):

TOMMASO FOTI: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse» (152);

STRADELLA ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse» (1182);

DI PIETRO ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse» (1239).

(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 19,53).

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 2 dicembre 2008, ha presentato alla Presidenza, a norma dell'articolo 77 della Costituzione, il seguente disegno di legge, già presentato al Senato il 29 novembre 2008 e trasferito dal Governo alla Camera, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite V (Bilancio) e VI (Finanze):
«Conversione in legge del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, recante misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anti-crisi il quadro strategico nazionale» (1972) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, VII, VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Nella predetta lettera, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha fatto presente che il suddetto disegno di legge è da considerarsi collegato alla manovra di finanza pubblica.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (19,55).

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare il Governo a fornire una risposta ad una mia interrogazione a risposta scritta, la n. 4-01062, concernente la moschea che dovrebbe essere costruita a Colle di Val d'Elsa. In particolare, poiché al riguardo vi Pag. 54è qualche dubbio, vorremmo conoscere, attraverso il Comitato di sicurezza finanziaria, se tra i finanziatori vi siano enti o associazioni direttamente collegati alla rete terroristica.

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo alla interrogazione da lei richiamata.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,56).

RENATO FARINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, vorrei informare lei e l'Assemblea parlamentare di un fatto molto grave accaduto alla nostra collega Paola Goisis, della Lega Nord.
Ieri le è stata recapitata a casa una busta con un proiettile calibro 9, avvolto in un foglio che recava questa scritta composta con frammenti di giornale: «Stai attenta alla tua sicurezza, da noi stranieri sei nel mirino». Visto dall'esterno, ricevere un proiettile a casa è considerato un fatto di ordinaria amministrazione, quasi normale in Italia; in realtà, è uno sconvolgimento della vita personale e familiare ed è una limitazione vera della libertà: tutte le tue scelte, i tuoi pensieri e le parole sono condizionati dall'idea che qualcuno vuole colpirti. La solidarietà pubblica delle autorità e della società è fondamentale per ristabilire una serenità del vivere e del lavorare, per questo la auspico pienamente.
Ritengo questo fatto molto grave e considero che questo odio sia stato innescato da una campagna che insistentemente raffigura come violente e razziste le posizioni diverse dalle proprie in materie delicate, come l'educazione dei bambini. Occorre finirla con questo bipolarismo da duello rusticano; è necessario stimare le posizioni degli altri, polemizzare senz'altro, ma senza mai giocare con i fiammiferi delle parole in mezzo ad una realtà che è impastata di ideologia fondamentalista, come dimostra l'arresto odierno di alcuni presunti terroristi del radicalismo islamico in Brianza.
Esprimo, in conclusione, condanna per questo episodio, che segue un altro messaggio, indirizzato tempo fa sempre all'onorevole Goisis e firmato, questa volta, dalla più «nostrana» stella a cinque punte. Manifesto, dunque, totale solidarietà e amicizia alla collega e a tutta la Lega Nord (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Renato Farina. All'onorevole Goisis va la solidarietà della Presidenza e credo di tutta l'Assemblea.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi dispiace trattenerla ancora per un paio di minuti, ma credo che sia opportuno richiamare una questione che già, a nome del mio gruppo, avevo richiamato la scorsa settimana. Si tratta del fatto che il Presidente del Consiglio, dal momento in cui si è insediato il Governo, non si è mai peritato di presenziare al question time e se leggiamo la graduatoria delle presenze in Parlamento credo che abbia partecipato ad una sola votazione.
Richiamo il question time perché da alcune agenzie di stampa ho appreso e verificato - lo possono verificare anche i colleghi - che il Presidente del Consiglio non manca di attaccare i gruppi politici che stanno in Parlamento e i direttori di giornali come il Corriere della sera e La Stampa. Il Presidente del Consiglio apre una discussione fuori dagli ambiti istituzionali su contenuti di un ulteriore ed ennesimo decreto-legge che il Governo ha inteso adottare ultimamente relativamente alla questione della crisi. Il provvedimento Pag. 55è stato oggetto di una discussione e di prese di posizione da più parti, non solo tra gli interessati, ma soprattutto tra gli utenti, relativamente all'ipotesi contenuta nel decreto-legge (è più che un'ipotesi in quanto un decreto-legge agisce immediatamente) di aumento dell'IVA sulle pay TV.
Il Presidente del Consiglio non usa le sedi istituzionali (come farebbe bene), intervenendo o nelle Commissioni appropriate (in questo caso la Commissione cultura), o se richiesto dai colleghi all'interno del question time per dire che cosa intenda fare il Governo su questo tema di un certo rilievo e che riguarda naturalmente la libertà di informazione nel nostro Paese e il costo che gli utenti devono sopportare. Invece di fare ciò, alle ore 19,35 Berlusconi dice: i direttori dei quotidiani La Stampa e Corriere della sera cambino lavoro; la sinistra ha un rapporto privilegiato con Sky e poi attacca in un certo modo i gruppi parlamentari della sinistra. Inoltre, Berlusconi dice: capisco Sky, ma ha avuto un privilegio.
Quindi, il Presidente del Consiglio dovrebbe dire al Parlamento quali sono questi privilegi, anziché accettare una discussione a colpi di battute sulle agenzie per riempire i titoli dei giornali con questioni che interessano gli italiani. Tuttavia, visto che quel decreto-legge prima ricordato non contiene solo iniziative volte a intervenire sui costi dell'informazione televisiva, ma contiene grandi interventi (che riguardano il credito e i costi di aumento della cassa integrazione e della disoccupazione che aumenterà con la crisi), forse sarebbe meglio che il Presidente del Consiglio non si occupasse solo di ciò o di questioni che riguardano non dico se stesso, ma l'azienda che ha avuto la responsabilità di guidare negli anni scorsi. Eppure Berlusconi dice: la sinistra si vergogni, al loro posto andrei a casa. Ma la sinistra è coerente, va in Parlamento e chiede di essere tutti uguali.
Io credo, signor Presidente, che forse un richiamo al Governo da parte della Presidenza, affinché si usino le sedi istituzionali per un dibattito serio sulla crisi che attanaglia questo Paese e il mondo, sarebbe più serio che quello di dover assistere a continui interventi fuori campo da parte del Presidente del Consiglio e dei Ministri del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Quartiani. Per quanto attiene alla presenza del Presidente del Consiglio al question time informerò il Presidente della Camera e credo che nella prossima riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo si discuterà delle modalità con cui questa presenza dovrà avvenire.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 3 dicembre 2008, alle 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. - Assegnazione a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge nn. 152, 1182 e 1239.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1083 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, recante disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali (Approvato dal Senato) (1891).
-Relatore: Simonetti.

3. - Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Tribunale di Monza, sezione distaccata di Desio, di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 360 del 2008.

Pag. 56

4. - Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Verona di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 374 del 2008.

5. - Informativa urgente del Governo sull'arresto di due cittadini marocchini nella città di Milano.

6. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 20 ottobre 2008, n. 158, recante misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali (1813-A).
- Relatore: Gibiino.

7. - Discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Luigi Pepe, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 2-A).
- Relatore: Pionati.
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato La Loggia (Doc. IV-ter, n. 3-A).
- Relatore: Brigandì.
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Giovanardi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 5-A).
- Relatore: Brigandì.
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Vittorio Sgarbi, deputato nella XIV legislatura (Doc. IV-ter, n. 6-A).
- Relatore: Sisto.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 3).
- Relatori: Paolini, per la maggioranza e Ferranti, di minoranza.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Franco Cardiello, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 5).
- Relatore: Pionati.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Fabrizio Morri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 6).
- Relatore: Aniello Formisano.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 7).
- Relatore: Paniz.

(ore 15)

8. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(al termine delle votazioni)

9. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
Conversione in legge del decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché misure urgenti di tutela ambientale (1875-A).
- Relatore: Ghiglia.

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PROPOSTE DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

VIII Commissione permanente (Ambiente):
TOMMASO FOTI: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (152).
STRADELLA ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (1182).
DI PIETRO ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse (1239).

(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

La seduta termina alle 20,05.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1936 - quest. preg. nn. 1,2,3 516 516 259 233 283 30 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.