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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 95 di lunedì 1 dicembre 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 15,40.

ANGELO SALVATORE LOMBARDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 18 novembre 2008.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Carfagna, Casero, Cicchitto, Colucci, Cosentino, Cossiga, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Gianni Farina, Fassino, Fitto, Frattini, Galati, Gelmini, Gibelli, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Lupi, Malgieri, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Mura, Prestigiacomo, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito, Volontè e Zacchera, sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

ANGELO SALVATORE LOMBARDO, Segretario, legge:
POMPILIO COSMA, da Brindisi, e numerosi altri cittadini chiedono interventi per assicurare l'immediato avvio del restauro della chiesa Santa Maria Santissima del Giardino di Tuturano, a Brindisi (519) - alla VII Commissione (Cultura);
EUGENIO GIULIANELLI, da Rimini, chiede l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta per l'accertamento di eventuali illegittimità nelle decisioni assunte dal comune di Rimini in merito alla realizzazione del sistema di trasporto rapido costiero, ai piani per l'edilizia economica popolare e ad altri interventi urbanistici (520) - alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Trasporti);
FRANCESCO CIERI, da Termoli (Campobasso), chiede l'introduzione di un meccanismo di anticipazione fiscale ammortizzabile per sostenere il reddito delle famiglie e le piccole e medie imprese (521) - alla VI Commissione (Finanze);
RINALDO DI NINO, da Cuneo, chiede:
l'inasprimento delle pene a carico dei soggetti che vendono alcolici ai minorenni (522) - alla II Commissione (Giustizia);
l'inasprimento delle pene previste per il reato di minaccia (523) - alla II Commissione (Giustizia);
NICOLA BASSAN, da Artogne (Brescia), e FABIO FERRARI RUFFINO, da Brescia, chiedono norme volte ad agevolare il rilascio del permesso di soggiorno per motivi di studio (524) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
Pag. 2
EDOARDO MACRÌ, da Milazzo (Messina), chiede l'estensione ai titolari di rendite fondiarie delle agevolazioni fiscali previste per i redditi da lavoro o da pensione (525) - alla VI Commissione (Finanze);
MARINO SAVINA, da Roma, chiede modifiche alle norme sulla decurtazione degli emolumenti destinati ai lavoratori del comparto sicurezza in caso di malattia (526) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede:
il rafforzamento dei controlli sulla gestione degli enti locali (527) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'abolizione del segreto di Stato per i fatti dal 1974 ad oggi (528) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'abrogazione della legge n. 124 del 2008, in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato (529) - alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia);
ALESSANDRO ROCCHI, da Roma, chiede:
misure in materia di comunicazione delle denunce di morte alle aziende sanitarie e agli enti previdenziali (530) - alla XII Commissione (Affari sociali);
nuove norme per prevenire l'abuso di sostanze stupefacenti (531) - alla XII Commissione (Affari sociali);
LUIGI PELLIZZARI, da Camaiore (Lucca), chiede l'abolizione dei consorzi di bonifica e il trasferimento delle loro funzioni alle province o alle regioni (532) - alla XIII Commissione (Agricoltura).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 15,43).

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza, il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VII Commissione (Cultura):
S. 1197 "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 novembre 2008, n. 180, recante disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca" (Approvato dal Senato) (1966) - Parere delle Commissioni I, II, III, IV, V, VIII, IX, X, XI, XII, XIII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 27 novembre 2008, il deputato Francesco Pionati, iscritto al gruppo parlamentare Unione di Centro (UdC), ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1083 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, recante disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali (Approvato dal Senato) (A.C. 1891) (15,44).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, recantePag. 3disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali.
Ricordo che nella seduta del 26 novembre 2008 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed ha avuto luogo la replica del Governo, mentre il relatore vi ha rinunciato.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1891)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1891), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1891).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1891).
Avverto altresì che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 1891), che è distribuito in fotocopia.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già presentate in Commissione ed in tale sede dichiarate inammissibili, in quanto non strettamente attinenti alla materia oggetto del decreto-legge: Borghesi 2-bis.4, volto a sopprimere le comunità montane; Cambursano 2-ter.5, che attribuisce una quota aggiuntiva di compartecipazione dell'IVA alle regioni interessate alla coltivazione di idrocarburi; Cambursano 2-quater.11 e 2-quater.12, volti a incrementare i trasferimenti erariali in favore delle unioni di comuni; Borghesi 2-quater.13, che modifica il testo unico degli enti locali di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000, con riferimento alle funzioni delegabili da parte del sindaco; Borghesi 2-quater.14, concernente la riduzione di taluni adempimenti amministrativi per i piccoli comuni; Cambursano 2-quater.15, volto a sospendere il potere delle regioni e degli enti locali di deliberare aumenti dei tributi, delle addizionali, delle aliquote ovvero maggiorazioni di aliquote di tributi ad essi attribuiti con legge dello Stato; Cambursano 2-quater.16, concernente una proroga di termini in materia di regime di prelievo relativo al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti; Cambursano 2-quater.022, in materia di valorizzazione del patrimonio immobiliare dei comuni; Cambursano 2-quater.023, volto a escludere dalle spese rilevanti ai fini del patto di stabilità interno quelle relative alla realizzazione di impianti alimentati da fonti solari e da fonti energetiche rinnovabili; Borghesi 2-quater.025, 2-quater.026 e 2-quater.028, Cambursano 2-quater.027, recanti disposizioni in materia di strumenti finanziari derivati e di indebitamento di regioni ed enti locali.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, anche l'emendamento Marinello 5-bis.1, inizialmente dichiarato inammissibile e successivamente riammesso dalla presidenza della V Commissione. Tale proposta emendativa, infatti, concerne materie estranee all'oggetto del provvedimento in esame, essendo volta a sopprimere dall'allegato A (il cosiddetto taglia leggi) al decreto-legge n. 112 del 2008 il riferimento alle disposizioni relative alla ricostruzione delle zone del Belice distrutte dal terremoto del gennaio del 1968 nonché delle zone colpite dagli eventi sismici del dicembre del 1990 nelle province di Catania, Siracusa e Ragusa.
Avverto, infine, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative non strettamente attinenti alla materia oggetto del decreto-legge e non previamente presentate in Commissione: Vietti 1-ter.060, concernente la sospensione dell'accreditamento istituzionale delle strutture e dei professionisti che erogano prestazioni per conto del Servizio sanitario nazionale; Capodicasa 2-quater.60, volto ad assicurare un sistema di tutela e di accoglienza ai minori extracomunitari non accompagnati, entrati in maniera illegale sul territorio nazionale; RuvoloPag. 4 2-quater.060, volto a escludere le spese per il mantenimento dei minori stranieri non accompagnati dai saldi finanziari utili per il rispetto del patto di stabilità interno.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1891)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento. Ne ha facoltà.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, come è noto il decreto-legge all'ordine del giorno scade il prossimo venerdì, 6 dicembre 2008. Fino ad ora sono stati presentati, anche dopo le dichiarazione di ammissibilità che lei, signor Presidente, ha appena letto, circa cento emendamenti.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Governo, come d'altra parte anche la Camera, non possiede, stante le attuali previsioni e prassi regolamentari, dati certi sulla definitiva approvazione, nei tempi costituzionali, del decreto-legge. Mi rendo conto che la posizione della questione di fiducia di per sé non garantisce questi tempi né necessariamente abbrevia i tempi di esame del decreto-legge. La posizione della questione di fiducia, comunque, dovrebbe assicurare che al testo non siano apportate modifiche che, in questo caso, ne renderebbero impossibile la definitiva conversione con un'altra lettura dal Senato.
Ricordo che al Senato sono state apportate diverse modifiche al testo varato originariamente dal Governo, come d'altra parte è accaduto per tutti i decreti-legge che sono stati posti all'attenzione del Parlamento, a testimonianza, quindi, di un proficuo rapporto di collaborazione fra Governo e Camere perché nessun decreto-legge di quelli sinora varati dal Governo Berlusconi è stato blindato dallo stesso Esecutivo ed è una giusta prerogativa delle Camere modificare i provvedimenti.
Anche in questo caso, sono state apportate delle modifiche significative, alcune delle quali (con riferimento allo spinoso argomento in materia scolastica) sono state condivise anche dai gruppi di opposizione.
In considerazione di tutte queste circostanze, signor Presidente, certo che anche la posizione della questione di fiducia consentirà comunque un dibattito sul merito delle questioni attraverso il consueto strumento degli ordini del giorno, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 154 del 2008, recante disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

PRESIDENTE. Saluto i membri del coro Alpin dal Rosa di Borgosesia (Vercelli), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, la seduta sarà breve, possiamo chiedere al coro...

PRESIDENTE. Potremmo invitare gli amici ad intonare una canzone per noi.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Ne ho una di mia preferenza!

MASSIMO VANNUCCI. La intoni!

PRESIDENTE. Presidente Giorgetti, la «richiamo all'ordine»...

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, signor Ministro Vito, voglio essere franco: non posso dire che non ci aspettavamo questa richiesta di fiducia da parte del Governo, anche se è paradossale che venga posta senza ascoltare nemmeno le intenzioni dei gruppi sul provvedimento.Pag. 5Avevamo avuto avvisaglia di tutto ciò in Commissione e sono felice, Presidente Fini, che ci sia lei a presiedere la seduta così da assistere all'ennesimo strappo che viene prodotto in questo Paese.
Di fatto, dall'inizio della legislatura - diversamente da quello che ha detto il Ministro Vito - abbiamo agito solo con decreti-legge e posizioni di fiducia. Gli unici provvedimenti che abbiamo approvato senza fiducia - almeno in questo ramo del Parlamento - sono stati i disegni di legge finanziaria e di bilancio. Tuttavia, la semplificazione che abbiamo apportato in quell'occasione doveva produrre tutta questa massa di decreti-legge intorno, che non vedono la luce? Era questo lo spirito col quale abbiamo fatto quella riforma? Non possiamo, signor Presidente, accettare questo ennesimo strappo. Faccio riferimento al disegno di legge finanziaria, anche per i contenuti di questo decreto-legge che potevano essere benissimo trasfusi dentro il disegno di legge finanziaria che, invece, avete voluto blindare anche in questo caso non scrivendoci niente, per dire al Paese che finalmente si è approvata una legge finanziaria senza fiducia.
Signor Presidente, siamo di fronte ad un monocameralismo di fatto. Quindi, affrontiamo il nodo vero, che è quello della riforma costituzionale, perché altrimenti la doppia lettura sui provvedimenti non ci sarà mai, come stiamo vedendo. Lo dico ai colleghi parlamentari: siamo sotto accusa rispetto al Paese, veniamo spesso definiti un Parlamento di «nominati», siamo il frutto di una legge che lo stesso promotore ha definito una «carognata». Tutto ciò dovrebbe suggerire ai parlamentari di assumere un ruolo e di avere l'orgoglio della loro funzione e della loro professione. Ciò purtroppo non si è verificato nemmeno in Commissione dove ci è stato impedito di discutere e di modificare questo provvedimento.
Abbiamo detto: assumiamoci la responsabilità della Commissione, portiamo in Assemblea un testo modificato, mettiamo il Governo di fronte alle proprie responsabilità. Ciò non si è voluto fare perché non c'è l'orgoglio da parte di questo Parlamento di assumere iniziative in tal senso o (a pensar male, Ministro Vito, si fa peccato, come diceva qualcuno, ma forse qualche volta ci si prende, ci si azzecca) forse, invece, la maggioranza su questo provvedimento temeva un guizzo d'orgoglio del Parlamento.
Le segnalo che il fascicolo delle proposte emendative è limitatissimo: trenta pagine, sessanta o settanta emendamenti, che avremmo potuto ulteriormente ridurre così da approvare in una giornata il provvedimento. Tuttavia, si rischiava un guizzo d'orgoglio soprattutto da parte della Lega Nord Padania, che abbiamo sentito molto critica su questo provvedimento in Commissione.
Voglio segnalarvi che vengono introdotti due principi secondo noi gravissimi, senza precedenti. Il finanziamento per Roma capitale di 500 milioni, che possiamo condividere ma non in quel modo, senza definire le funzioni, le finalità, gli scopi, con una «norma manifesto» che lo renda annuale. Noi pensavamo che le risorse per Roma capitale fossero previste nel provvedimento sul federalismo. Ma è molto più grave la parte relativa a Catania, senza alcuna indicazione, in netta contraddizione con il provvedimento, in cui affrontiamo il tema dei deficit sanitari imponendo alle regioni il commissariamento, piani di rientro, fissando dei principi che avevamo posto noi con il Governo Prodi e che vengono novellati, anzi mitigati con il decreto-legge in esame. E poi in questi due casi si agisce all'opposto.
Si rischiava forse una «scivolata» in questo Parlamento, perché mi sembra che la dura realtà dei fatti faccia un po' rientrare il delirio di onnipotenza e l'alto tasso di esaltazione che registravamo con il quale questo Governo era partito. La dura realtà dei fatti costringe a fare i conti con la realtà delle cose e anche con le contraddizioni che emergono all'interno di questa maggioranza. Ci sarebbe bisogno di altro, come fanno gli altri Paesi europei che stanno cercando di dare impulso alla crescita, che decidono l'apporto di politiche di bilancio, cosa che non si fa nemmeno con quest'ultimo vostro decreto-legge.Pag. 6 Noi abbiamo affrontato il tema qui alla Camera con il nostro segretario, l'onorevole Veltroni, vi abbiamo proposto un tavolo; gli altri Paesi stanno facendo questo, si stanno confrontando, stanno discutendo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MASSIMO VANNUCCI. Concludo, signor Presidente. Riceviamo molto spesso l'accusa che ci sottrarremmo al dialogo, ma vogliamo capire: dove vorreste farlo questo dialogo? L'unica opzione che lasciate a questo Parlamento è il «prendere o lasciare» delle posizioni delle questioni di fiducia. Dove dovremmo confrontarci se non in quest'Aula, alla quale è invece vietato confrontarsi?
Il vero limite della vostra azione di Governo, Ministro Vito, è che non siete in grado di indicare un percorso, un obiettivo condiviso; non siete in grado di dare al Paese un'ambizione nella quale si possa riconoscere. Oggi ne avete dato l'ennesimo esempio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

ORIANO GIOVANELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, signor Ministro, esprimo la più ferma protesta per questa ennesima occasione in cui viene «imbavagliata» l'Aula e in cui viene impedito il confronto, proprio in un momento delicato e su questioni di merito estremamente importanti. In questo provvedimento ci sono aspetti che si riflettono pesantemente sui bilanci di oltre 8000 comuni e di 100 province. In questo provvedimento c'è un colpo pesantissimo alle autonomie locali nel momento in cui, per affrontare la gravissima crisi economica, sarebbe necessario più che mai un fronte comune fra tutti i livelli istituzionali che compongono la nostra Repubblica.
Io non credo che voi sfuggiate al confronto per ragioni di tempo: abbiamo dato più volte in quest'Aula testimonianza di senso di responsabilità e di rispetto per l'ordine dei lavori e per il ritmo di lavoro di questa Camera. Voi sfuggite al confronto perché difficilmente riuscireste a spiegare alla vostra stessa maggioranza perché date 500 milioni al comune di Roma, 160 milioni al comune di Catania, e poi dite di «no» a Taranto, altro comune governato dal centrodestra e portato da esso al dissesto in merito al quale era stato presentato un emendamento che andava in questa direzione.
Avete paura di spiegare perché, magari per ripagare la Lega Nord del malessere della protesta su questi aspetti, gli concedete una cosa mai vista: un'equiparazione dell'IVA in modo tale da avere la benzina agli stessi prezzi della Svizzera per le regioni che confinano con essa.
Voi rinunciate, in verità, ad affrontare il nodo dei nodi, ossia come mettere i comuni, le province e le regioni nelle condizioni di collaborare alla ripresa di questo Paese. Avremmo bisogno di un grande sforzo, in particolare nel campo degli investimenti, ritoccando il Patto di stabilità e modificando il modo di lavorare della Cassa depositi e prestiti per mettere coloro che realizzano il 73 per cento degli investimenti pubblici del nostro Paese nelle condizioni di lavorare; invece, li mettiamo nelle condizioni di non poter nemmeno approvare i bilanci, tant'è che l'Associazione nazionale dei comuni d'Italia ha affermato, per protesta, che i bilanci non verranno approvati entro il 31 dicembre. Credo che questa sia una decisione molto grave. Noi, con riferimento al provvedimento in esame, avevamo proposto un emendamento che prorogava i termini per l'approvazione dei bilanci al 31 marzo.
Concludo con un appello al senso di responsabilità: almeno su questo aspetto, Ministro Vito, introducete, in qualsiasi provvedimento che verrà approvato, una norma che consenta di dare corso all'emendamento che ci impedite di discutere. Consentite alle amministrazioni comunali e provinciali di approvare i bilanci con una chiarezza di impostazione che oggi voi compromettete, apponendo la questione di fiducia su questo provvedimentoPag. 7 che è particolarmente lesivo della loro attività (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, i romani erano soliti dire: qui iure suo utitur, neminem laedit, ossia: chi fa uso del proprio diritto non fa danno a nessuno. Il Governo ha il diritto di porre la questione di fiducia, lo fa, e noi giustamente la voteremo, cioè non voteremo la fiducia, ma la questione di fiducia posta in questo ramo del Parlamento.
Mi consenta, però, di svolgere alcune considerazioni sul significato politico di questa fiducia e sulla sua legittimità costituzionale. La nostra Costituzione prevede il voto fiducia come strumento attraverso il quale il Governo, su una questione decisiva (che lo stesso considera tale, nel senso che, se fosse battuto su tale questione, darebbe le dimissioni), preavverte la Camera di questa sua intenzione, legando all'approvazione di un provvedimento il proseguimento della vita del Governo. Questa è la ratio del voto di fiducia all'interno della Costituzione italiana.
Si è generato un mal vezzo, per il quale la questione di fiducia viene spesso utilizzata con finalità differenti, per assicurare ad un provvedimento una corsia preferenziale; ad esempio, per assicurare che un provvedimento possa essere approvato entro una certa data. Ciò avviene in modo particolare per i decreti-legge, la cui necessità ed urgenza si fanno, per la verità, sempre più labili.
Mi chiedo allora quale sia la qualità di questo voto di fiducia: è un vero voto di fiducia o è un voto di fiducia che ha una finalità meramente ordinamentale, vale a dire assicurare una corsia preferenziale, cosa che, peraltro, sarebbe bene che si creasse, indipendentemente da questa pantomima del voto di fiducia?
Mentre mi ponevo la domanda sul significato politico di questo voto di fiducia, mi è venuto in soccorso l'onorevole Vito, che è un uomo d'onore (non nel senso mafioso, ma nel senso di Shakespeare), il quale ha affermato in modo chiaro e plateale: noi sappiamo che apporre il voto di fiducia in questo caso non serve ad abbreviare i tempi del provvedimento. Lo ripeto: non serve ad abbreviare i tempi del provvedimento, perché il provvedimento verrebbe approvato più o meno negli stessi termini, anzi, per correttezza, devo dire approvato o respinto, più o meno negli stessi tempi, anche senza la posizione della questione del voto di fiducia.
Dicendo questo, però, l'onorevole Vito afferma una cosa molto importante ossia che questo è un vero voto di fiducia. Il Governo sa che, se vi fosse una libera discussione parlamentare, il provvedimento non verrebbe approvato. Mi correggo: non proprio non verrebbe approvato, non verrebbe approvato così come il Governo lo vuole.
Siccome in questa Camera il Governo dispone di un'ampia, anzi, di un'amplissima maggioranza (che definirei bulgara se non fossi un amico di quel nobile e civilissimo popolo che sono i bulgari), considerato, dunque, che avete un'enorme maggioranza, ciò vuol dire che non siete sicuri di controllare la vostra stessa maggioranza, che questo voto di fiducia è posto contro la vostra maggioranza e che la posizione della questione di fiducia segna un elemento di scollamento fra Governo e maggioranza. È possibile che ciò avvenga? Non si governa meglio con le ampie maggioranze?
Mi sovviene che, quando ero ragazzino, per un breve periodo sono stato all'accademia navale di Annapolis, dove mi hanno fatto studiare i testi di Mahan, grande teorico della strategia navale. Il Mahan spiega che la flotta navale più potente ha la tentazione di difendere tanti interessi e per questo ha la tentazione di disperdersi. Più si disperde, meno la sua azione diventa coerente e più può essere sorpresa e sconfitta. La mia impressione è che questo Governo cerchi di proteggere una vasta massa di interessi fra loro contraddittori,Pag. 8non politicamente omogenei, in maniera tale che la maggioranza perde progressivamente di coesione.
Ricordo, signor Presidente, che considerazioni non molto diverse da queste le ho ascoltate da lei in questa medesima Aula, quando, in un'occasione similare, lei criticava l'apposizione esagerata della fiducia da parte del Governo Prodi. Come erano valide allora - e io le condivisi - spero che almeno nel segreto del suo cuore lei le condivida oggi quando sono io a formularle.
Dicono i medici ginecologi che ogni donna viene al mondo, contenendo nelle ovaie un certo numero di ovuli. Nel corso della vita questi ovuli progressivamente vengono a maturazione e, alla fine, quando l'ultimo è maturato, la donna entra in menopausa.
Così, ogni Governo viene al mondo con una quantità limitata di fiducia e ogni voto di fiducia la erode: l'abuso del voto di fiducia fa correre il rischio al Governo, alla fine, di rimanere senza fiducia. È successo a Prodi e potrebbe accadere anche a voi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, prendo spunto dal modo con cui l'onorevole Buttiglione ha avuto occasione di concludere il suo intervento, ovvero dal Governo Prodi. Ricordo, infatti, che nello stesso periodo (che ci separa dalle elezioni svolte non oltre sette mesi fa) il Governo Prodi aveva posto una fiducia in più rispetto a questo Governo, con un'unica sostanziale differenza. La differenza è che questo Governo e questa maggioranza hanno ottenuto dagli elettori un consenso molto più importante, nonché una maggioranza significativa, ma non così significativa come l'onorevole Buttiglione sottolineava e non scomoderei neanche gli amici bulgari da lui evocati. Si tratta, infatti, di 340 deputati di maggioranza contro 290 e, al netto di ciò, vi sono da aggiungere anche dei fuoriusciti passati al gruppo misto.
Da questo punto di vista, credo che non vi siano questioni di maggioranza bulgare o numeriche, ma vi sia soltanto un confronto sul merito delle vicende. In questo caso ci si trova a dibattere sulla questione di fiducia posta dal Ministro Vito, come sempre in termini molto rispettosi del Parlamento. Ricordo che, negli ultimi due anni, nel corso della precedente legislatura, noi ascoltavamo spesso i componenti della maggioranza e del Governo di allora porre la fiducia con l'accusa (spesso pretestuosa e per questo molto antipatica) di un ostruzionismo dell'opposizione che, invece, non c'era.
Adesso questo non accade: il Ministro Vito non dice che cento emendamenti dell'opposizione rappresentano ostruzionismo nei confronti di un provvedimento importante come quello del debito sanitario. Il Ministro Vito si presenta in Aula per dire semplicemente che il Governo, non offrendo i Regolamenti parlamentari la garanzia dell'approvazione del decreto-legge in tempi certi e non essendovi evidentemente i tempi per trasferire il provvedimento per un un'ulteriore lettura al Senato, pone la fiducia sul provvedimento.
Credo che questo sia un modo molto corretto di procedere. In questo caso non posso esimermi dal citare le parole del presidente del gruppo del PdL, onorevole Cicchitto, quando in quest'Aula nel corso di una discussione proprio sull'ordine dei lavori e su questo tema ha posto la questione dell'ammodernamento delle regole, della riforma dei Regolamenti parlamentari o anche di una nuova applicazione dei Regolamenti vigenti e mi riferisco alle norme transitorie.
Si tratta di un modo diverso di affrontare la decretazione d'urgenza, la questione di fiducia, i tempi certi che un Governo forse può o deve poter chiedere al Parlamento e il lavoro del Parlamento.
Signor Presidente, ricordo anche in questa occasione che, spesso e volentieri, il Governo si è sempre dimostrato, nel corsoPag. 9della legislatura, rispettoso del lavoro svolto dalle Commissioni. Il Ministro Vito ha sottolineato puntualmente che al Senato è stato fatto tesoro del lavoro svolto e anche di alcune proposte emendative condivise dalla stessa opposizione.
Pertanto, evidentemente per una questione di tempi, che è di fronte agli occhi di tutti - tutti conosciamo la possibilità che il Regolamento della Camera dà all'opposizione di dilazionare, con iscrizioni a parlare sul complesso degli emendamenti o per dichiarazione di voto, in maniera pressoché infinita, i tempi di un provvedimento come questo -, credo si debba rispettare l'onestà intellettuale e politica che il Governo ha avuto nel porre la questione di fiducia.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, prendo spunto dal modo con cui l'onorevole Buttiglione ha avuto occasione di concludere il suo intervento, ovvero dal Governo Prodi. Ricordo, infatti, che nello stesso periodo (che ci separa dalle elezioni svolte non oltre sette mesi fa) il Governo Prodi aveva posto una fiducia in più rispetto a questo Governo, con un'unica sostanziale differenza. La differenza è che questo Governo e questa maggioranza hanno ottenuto dagli elettori un consenso molto più importante, nonché una maggioranza significativa, ma non così significativa come l'onorevole Buttiglione sottolineava e non scomoderei neanche gli amici bulgari da lui evocati. Si tratta, infatti, di 340 deputati di maggioranza contro 290 e, al netto di ciò, vi sono da aggiungere anche dei fuoriusciti passati al gruppo misto.
Da questo punto di vista, credo che non vi siano questioni di maggioranza bulgare o numeriche, ma vi sia soltanto un confronto sul merito delle vicende. In questo caso ci si trova a dibattere sulla questione di fiducia posta dal Ministro Vito, come sempre in termini molto rispettosi del Parlamento. Ricordo che, negli ultimi due anni, nel corso della precedente legislatura, noi ascoltavamo spesso i componenti della maggioranza e del Governo di allora porre la fiducia con l'accusa (spesso pretestuosa e per questo molto antipatica) di un ostruzionismo dell'opposizione che, invece, non c'era.
Adesso questo non accade: il Ministro Vito non dice che cento emendamenti dell'opposizione rappresentano ostruzionismo nei confronti di un provvedimento importante come quello del debito sanitario. Il Ministro Vito si presenta in Aula per dire semplicemente che il Governo, non offrendo i Regolamenti parlamentari la garanzia dell'approvazione del decreto-legge in tempi certi e non essendovi evidentemente i tempi per trasferire il provvedimento per un un'ulteriore lettura al Senato, pone la fiducia sul provvedimento.
Credo che questo sia un modo molto corretto di procedere. In questo caso non posso esimermi dal citare le parole del presidente del gruppo del PdL, onorevole Cicchitto, quando in quest'Aula nel corso di una discussione proprio sull'ordine dei lavori e su questo tema ha posto la questione dell'ammodernamento delle regole, della riforma dei Regolamenti parlamentari o anche di una nuova applicazione dei Regolamenti vigenti e mi riferisco alle norme transitorie.
Si tratta di un modo diverso di affrontare la decretazione d'urgenza, la questione di fiducia, i tempi certi che un Governo forse può o deve poter chiedere al Parlamento e il lavoro del Parlamento.
Signor Presidente, ricordo anche in questa occasione che, spesso e volentieri, il Governo si è sempre dimostrato, nel corso Pag. 9della legislatura, rispettoso del lavoro svolto dalle Commissioni. Il Ministro Vito ha sottolineato puntualmente che al Senato è stato fatto tesoro del lavoro svolto e anche di alcune proposte emendative condivise dalla stessa opposizione.
Pertanto, evidentemente per una questione di tempi, che è di fronte agli occhi di tutti - tutti conosciamo la possibilità che il Regolamento della Camera dà all'opposizione di dilazionare, con iscrizioni a parlare sul complesso degli emendamenti o per dichiarazione di voto, in maniera pressoché infinita, i tempi di un provvedimento come questo -, credo si debba rispettare l'onestà intellettuale e politica che il Governo ha avuto nel porre la questione di fiducia.

GIUSEPPE CALDERISI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento ai sensi dell'articolo 154, comma 1, e dell'articolo 24, comma 3, quarto periodo: è un richiamo che rivolgo in termini estremamente dialogici, per una valutazione che credo sia opportuno svolgere, ovviamente a lei, signor Presidente, ma anche all'opposizione e al Governo: credo, infatti, che questa valutazione debba essere effettuata da tutte le parti, concernendo la questione della decretazione d'urgenza.
Pongo all'attenzione, in termini estremamente dialogici, la questione se, alla luce dell'esperienza - che non è solo di questa legislatura ma, a mio avviso, degli undici anni che ci separano dall'entrata in vigore della riforma dei Regolamenti, varata nel 1997 ed entrata in vigore il 1o gennaio 1998 -, non sia forse il caso di dare applicazione alle norme che quella riforma aveva previsto a regime e non a quelle che, invece, furono previste in via transitoria. Dico «quelle» perché sono due le norme che, in realtà, sono state in qualche modo congelate. In via transitoria non è stato applicato il contingentamento alla decretazione d'urgenza ma, conseguentemente - ribadisco e sottolineo «conseguentemente» -, non è stata data applicazione neppure all'articolo 24, comma 3, quarto periodo, sulla programmazione dei lavori, ai sensi del quale il tempo dedicato alla conversione in legge dei decreti-legge non deve superare la metà del tempo disponibile. Si tratta di una norma che si può evidentemente applicare solo nella misura in cui il tempo destinato all'esame dei decreti-legge sia programmato, programmabile e contingentato: se, infatti, non si conosce il tempo che si impiega per convertire in legge un decreto-legge, è difficile fare calcoli inevitabilmente a priori, come quelli previsti dall'articolo 24, comma 3.
Signor Presidente, l'11 maggio 2000 l'onorevole Violante, allora Presidente della Camera, in occasione della conversione in legge di un decreto-legge nell'ultimo giorno della discussione, ebbe a dire che, a suo avviso, la norma transitoria di cui all'articolo 154, comma 1, in realtà, era giuridicamente «finita» e che si dava applicazione a quella norma solo nella misura in cui si trattava di una valutazione di opportunità politica. Mi chiedo, quindi, se, alla luce di quanto il Presidente Violante dichiarò in quest'Aula e alla luce dell'esperienza (sono passati otto anni: mi sembra, quindi, che, se già allora questa norma era ritenuta superata, finita, transitata, a maggior ragione adesso la si debba ritenere tale giuridicamente), non sia il caso (valutiamolo tutti quanti: il Presidente della Camera, la maggioranza, l'opposizione, ma anche il Governo) di tentare di verificare che cosa accade se si dà applicazione ad entrambe le norme che la riforma del 1997 aveva previsto a regime. La previsione secondo la quale non più di metà del tempo dei lavori della Camera può essere dedicata alla decretazione d'urgenza, signor Presidente, infatti, è una limitazione forse incostituzionale, perché possiamo accettarla nella misura in cui non vi siano ancora riforme costituzionali che, ad esempio, traducano in prescrizioni costituzionali le previsioni della legge n. 400 del 1988 (se per casoPag. 10dovesse capitare un terremoto, infatti, è di tutta evidenza che un limite di questo tipo non può porre il Governo nelle condizioni di non poter affrontare un'emergenza assolutamente indifferibile).
Mi chiedo, però, se questa norma, con questa limitazione della metà del tempo, non debba essere accettata dal Governo (ovviamente nell'ambito di una situazione nella quale anche per i decreti-legge è previsto un contingentamento dei tempi). Credo che, in questa maniera, realizzeremmo, intanto, una verifica su cosa accadrebbe se dessimo applicazione a ciò che il legislatore di allora aveva previsto. Al Governo vi era allora l'attuale opposizione, mentre l'attuale maggioranza era all'opposizione. Si inserì quella norma transitoria, che doveva essere appunto tale, di qualche breve periodo. Si sperava in riforme costituzionali che non sono venute. Dunque, mi chiedo se non sia il caso di verificare quale situazione scaturirebbe se dessimo applicazione a quelle norme.
Evidentemente ciò non si può fare immediatamente, ma dal 1o gennaio o dal 1o febbraio si potrebbe pensare ad una cosa del genere. Il Governo evidentemente deve mettersi in una condizione diversa nei confronti del Parlamento e prevedere che tutte quelle norme per le quali non vi è la necessità che entrino immediatamente in vigore non siano veicolate attraverso la decretazione d'urgenza, potendo adoperare lo strumento del disegno di legge, per il quale vi è la programmazione dei lavori.
Signor Presidente, certamente sarebbe opportuno fare anche le riforme regolamentari. Evidentemente, non ho il tempo di parlarne qui, ma mi auguro che la Giunta per il regolamento e tutta la Camera possano riflettere anche sulla necessità di giungere a riforme regolamentari che prevedano una corsia preferenziale e garanzie per il Parlamento e per l'opposizione di diversa natura, di fronte ad un rafforzamento degli strumenti a disposizione del Governo per dare attuazione al proprio programma.
Signor Presidente, credo che anche a prescindere dalle riforme del Regolamento, che sono - lo ripeto - auspicate e auspicabili, si debba forse valutare se non sia il caso di dare attuazione al Regolamento del 1997. Ne trarremmo tutti giovamento, i lavori del Parlamento, anche lei, signor Presidente, e l'opposizione. I nostri lavori forse verrebbero organizzati in maniera migliore.

PRESIDENTE. Onorevole Calderisi, deve concludere.

GIUSEPPE CALDERISI. È questa la considerazione che rimetto, non solo nell'immediato, ma anche per le prossime settimane, alla valutazione di tutti.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo per giudicare corretta la posizione del Governo e sacrosanto il discorso del Ministro Vito. È corretto il ragionamento sui tempi che devono essere rispettati. Il Paese ha bisogno di tempi certi, di risposte rapide e funzionali ai tempi che stiamo attraversando. Pertanto, sottoscriviamo in pieno il ragionamento fatto dal Ministro per i rapporti con il Parlamento.
Ci teniamo ad esprimere un rammarico, perché ovviamente questo tipo di procedura non ci consente di discutere alcuni emendamenti, anche della Lega, che avrebbero potuto migliorare il testo. Faccio riferimento, per esempio, all'emendamento presentato dall'onorevole Dozzo ed altri sulla benzina per le regioni di confine, all'emendamento presentato dagli onorevoli Bitonci e Montagnoli per la responsabilità di amministratori o anche ad altri che sono funzionali a premiare gli enti locali virtuosi e il mondo delle autonomie, che avrebbe potuto avere risposte in questo senso. Però, rimetto la palla nel campo di chi l'ha lanciata, perché, onorevole Vannucci, non si può parlare di riforma costituzionale per superare il bicameralismo dopo che voi avete bocciatoPag. 11una riforma costituzionale che questo prevedeva. L'avete fatto in maniera assolutamente decisa e pesante.
In più, non si può venir qui a dire che si collabora e farlo a giorni alterni. La settimana scorsa in Aula siamo stati fermi 1 ora e 45 minuti per l'illustrazione di un emendamento, ovviamente con una posizione che a me - magari mi sbaglio - è parsa un poco ostruzionistica.
Quindi, credo che occorra aprire un rapporto di collaborazione su tutte le riforme che sono necessarie. Vi è la necessità di riforme e noi siamo qui per affermarlo con forza, ma non si possono volere le riforme un giorno «sì» e un altro «no».

LINO DUILIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. In verità, non avevo intenzione di intervenire, ma poi sono stato sollecitato dal collega Calderisi e adesso, dopo questa chiosa del collega Reguzzoni, a maggior ragione mi viene voglia di dire qualcosa.
Sarò brevissimo, peraltro, perché credo che la discussione stia prendendo una piega che attiene a questioni un po' più ampie rispetto a quelle che oggi vedono l'Aula qui riunita.
Mi limito a dire al collega Calderisi che il suo discorso si richiama a un articolo del Regolamento che prevedeva, dopo il periodo transitorio, una conclusione di un certo tipo; ogni cosa va però giudicata nel suo contesto, e probabilmente oggi il problema dovrebbe essere valutato a fronte di una iperproduzione di decreti-legge, che nel caso in cui i tempi fossero contingentati probabilmente potrebbe, tenuto conto del clima, portare anche alla conclusione che si può fare il doppio di decreti, visto che i tempi per la conversione sono certi (Commenti del deputato Calderisi).
A prescindere da questo, forse la sede da invocare dovrebbe essere anche quella che poi va a verificare l'elemento costitutivo del decreto-legge, vale a dire la necessità e l'urgenza: oggi siamo in una situazione in cui il Presidente della Repubblica firma alcuni decreti-legge (e non lo invidio, nell'apporre questa firma), dopodiché il decreto-legge va a un ramo del Parlamento e diventa tutt'altra cosa (quindi i requisiti di necessità e d'urgenza non c'entrano assolutamente nulla con quelli che erano i presupposti per cui è stato firmato il decreto-legge); il decreto-legge passa poi all'altro ramo del Parlamento, con le conseguenze che conosciamo.
Siccome non mi voglio addentrare in tali questioni, mi atterrei alla sostanza: la sostanza è, mi pare di poter dire, che quando non c'è bisogno di ricorrere al decreto-legge, perché non c'è un'intenzione politica chiara e nemmeno latente di fare ostruzionismo, si potrebbe tranquillamente consentire un minimo di discussione e forse qualche correzione, che sarebbe anche necessaria. Ricordo al collega Calderisi che siamo in un clima in cui, come si è verificato in Aula, sono stati bocciati anche emendamenti che ponevano rimedio, per quanto riguarda i benefici alle vittime della mafia, al fatto che ci fossero gli affini e non ci fossero i parenti; l'emendamento che sostanzialmente prevedeva che se si fa riferimento al cognato si debba fare riferimento anche al fratello, è stato bocciato.
In questo clima non scomoderei grandi discussioni: forse il problema è vero, è molto serio, non è da attribuire solo a questa maggioranza e quindi non nasce in questa legislatura, ma bisogna trovare sedi in cui le questioni vengono affrontate complessivamente, e non solo con una modalità che, in qualche modo, fa venire il dubbio che si vogliano fare modifiche ad usum delphini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Duilio, mi rivolgo a lei e al collega Calderisi, che ringrazio per aver sollevato in modo preciso, come del resto è suo costume, una questione che, come sanno i colleghi, non è nuova, relativa al fatto che il nostro Regolamento all'articolo 154 reca una disposizionePag. 12che è definita transitoria, perché così volle all'epoca la Giunta per il Regolamento. Sono però trascorsi dieci anni dal momento in cui quella disposizione transitoria è stata inserita nel nostro Regolamento. Ricordo che il 19 febbraio 1998, quando fu apportata per l'appunto la modifica che ha richiamato l'onorevole Calderisi, il Presidente della Camera osservò che la formulazione dell'articolo 154, comma 1, del Regolamento, comporta nel suo letterale tenore che la disciplina transitoria ivi posta, in mancanza di un termine espresso, non possa che riferirsi alle situazioni in atto alla data di entrata in vigore delle modificazioni contestualmente introdotte. L'interpretazione delle norme regolamentari, così come fu prospettata, fu «congelata» (uso l'espressione che ha usato anche l'onorevole Calderisi) dalla Presidenza della Camera tenendo conto delle preoccupazioni emerse in ordine alle possibili conseguenze che l'applicazione ordinaria del contingentamento avrebbe potuto determinare sull'uso della decretazione d'urgenza da parte del Governo, incoraggiandone un eccessivo ricorso. Il «congelamento», come sa l'onorevole Calderisi, è stato confermato nella XIV legislatura dal Presidente della Camera nella seduta della Giunta per il Regolamento del 12 settembre 2001, e anche nella XV legislatura la questione del mancato contingentamento dei tempi di esame dei decreti-legge non è mai stata posta in discussione dalla Presidenza della Camera.
Se ho ben inteso l'intervento dell'onorevole Calderisi, da parte della Presidenza della Camera nulla osta ad avviare un confronto nella sede propria, che è la Giunta per il Regolamento; ma fin d'ora, che la Camera sappia che non è intenzione della Presidenza «scongelare» motu proprio quanto è stato in qualche modo acquisito per prassi nell'ultimo decennio. È evidente che dal confronto tra maggioranza e opposizione, con il parere del Governo, nella sede opportuna, che è la Giunta per il Regolamento, potrà giungere una risposta al quesito che ha posto l'onorevole Calderisi.
Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che è convocata alle ore 16,30.

La seduta, sospesa alle 16,25, è ripresa alle 16,40.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che la Conferenza dei presidenti di gruppo si è testé riunita per definire l'organizzazione del dibattito conseguente alla posizione della questione di fiducia sul disegno di legge n. 1891 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, recante disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali (Approvato dal Senato - scadenza: 6 dicembre 2008).
Poiché la questione di fiducia è stata posta alle ore 15,50 di oggi, la votazione per appello nominale avrà inizio alla stessa ora di domani, martedì 2 dicembre. Le dichiarazioni di voto, a norma dell'articolo 116, comma 3, del Regolamento, avranno inizio domani alle ore 14,45. Dopo la votazione della fiducia si proseguirà con il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è stabilito alle ore 11 di domani.
Nella seduta di domani, con inizio alle ore 18,30, avrà luogo l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali presentate al disegno di legge n. 1936 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degliPag. 13adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997 (Approvato dal Senato - scadenza: 22 dicembre 2008).
Al termine dell'esame delle questioni pregiudiziali, riprenderà il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione n. 1891.

Saluto gli studenti della scuola elementare Alfredo Aspri di Fondi, in provincia di Latina, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Siete stati un po' sfortunati. Siete capitati in un giorno in cui i lavori sono praticamente una questione interna. Vi auguro comunque una buona visita, ci sono molte cose belle da vedere.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Martedì 2 dicembre 2008, alle 14,45:

(ore 14,45 e al termine del punto 3)

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1083 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, recante disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali (Approvato dal Senato) (1891).
- Relatore: Simonetti.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 20 ottobre 2008, n. 158, recante misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali (1813-A).
- Relatore: Gibiino.

(ore 18,30)

3. - Discussione del disegno di legge (per l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali presentate):
S. 1152 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997 (Approvato dal Senato) (1936).

La seduta termina alle 16,45.