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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 91 di lunedì 24 novembre 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 11,05.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 20 novembre 2008.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bocci, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cota, Craxi, Crimi, Crosetto, Renato Farina, Fitto, Frattini, Gelmini, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Molgora, Palumbo, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Scajola, Soro, Stefani, Stucchi, Tremonti, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 11,07).

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 21 novembre 2008, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Trasporti):
S. 1152 «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 ottobre 2008, n. 162, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997» (Approvato dal Senato) (1936) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

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Discussione della mozione Fassino ed altri n. 1-00065, sul contributo della Presidenza italiana alla definizione dell'agenda del G8 del 2009 (ore 11,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Fassino ed altri n. 1-00065, sul contributo della Presidenza italiana alla definizione dell'agenda del G8 del 2009 (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione della mozione è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 20 novembre 2008 (vedi resoconto stenografico).
Avverto che sono state altresì presentate le mozioni Cicchitto ed altri n. 1-00066, Evangelisti ed altri n. 1-00067 e Vietti ed altri n. 1-00068 (Vedi l'allegato A - Mozioni), che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno discusse congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Tempestini, che illustrerà anche la mozione Fassino ed altri n. 1-00065, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, abbiamo presentato questa mozione animati da spirito costruttivo e convinti che l'appuntamento dei prossimi mesi del G8 in Italia sia da valorizzare anche in presenza - come abbiamo potuto constatare - di un dibattito che in qualche modo ha posto al centro ed ha anticipato la questione del nuovo formato di quegli incontri di cui il G8 è stato in qualche modo il capostipite, ma che oggi come sappiamo richiedono un ampliamento ed un ampio raggio di contributi.
È questo il dibattito che si è già concretizzato con il G20 svoltosi negli Stati Uniti pochi giorni or sono, ma non per questo il confronto del G8 perde di importanza, soprattutto se - come ci auguriamo - il Governo italiano farà di quell'appuntamento anche l'occasione per dare le gambe, per contribuire a definire, in modo sempre più vicino ad un punto di realtà, la questione della nuova architettura che è quella che sostanzialmente si può collocare intorno al formato del G20.
Al di là di queste scadenze informali, la questione è, quindi, se il G8 sarà in grado di dare un contributo vero, importante all'avvio di una discussione seria sulla costruzione di una nuova architettura delle istituzioni internazionali.
Noi introduciamo così la nostra mozione. Il punto iniziale è questo. Non c'è da valutare le questioni con uno spirito ottimistico. Le nubi sono probabilmente superiori alla luce ed è la crisi finanziaria, che si è trasformata ormai in crisi globale, a darci questa prima impressione. La gravità della crisi è appesantita anche dal fatto che c'è un più generale coinvolgimento delle classi dirigenti; pensiamo anzitutto alle classi dirigenti del mondo finanziario, ma anche a quelle del mondo politico e quant'altro. Vi è un generale coinvolgimento, quindi, anche nelle responsabilità per quanto è accaduto.
Dobbiamo, quindi, ragionare sapendo che dovremo superare una grande dose di incrostazioni. Pensiamo a come ha funzionato Basilea 2, unanimemente considerata un'intesa a trappola, che ha finito addirittura per rendere più difficile e complicato il tema della vigilanza e della regolamentazione bancaria. Pensiamo a tutte le politiche pro cicliche di questi anni del Fondo monetario internazionale, nel senso delle richieste di politiche pro cicliche soprattutto nei confronti dei Paesi più poveri. Pensiamo a come tutta la questione della crisi, che nasce come crisi di eccesso di liquidità, affrontata sostanzialmente ignorando il problema, ossia il fatto che - su questo ha scritto cose molto belle e intelligenti Pag. 3Padoa-Schioppa - è saltato qualunque controllo sulla situazione, perché la valvola, la spia, dell'inflazione non scattava, essendo i prezzi compressi dalla concorrenza che veniva determinata sui mercati dall'ingresso delle merci a basso prezzo provenienti dall'est.
Sono considerazioni molto a volo d'uccello, per dire che c'è un fallimento generale, quello di una globalizzazione alla quale non è stata fornita una governance. A questo punto, il tema si intreccia con la questione dell'unilateralismo americano, di una grande potenza che è rimasta sola. Nelle nostre considerazioni, penso che dobbiamo guardare al range di responsabilità, che non si possono esaurire in quelle della gestione Bush. Insomma, vi è una grande potenza che è rimasta sola, che, per qualche verso, ha cavalcato l'idea di gestire scaricando sugli altri il peso e la responsabilità delle cose del mondo.
Dovremo approfondire ciò, ma certamente oggi pesa nella definizione di una governance mondiale, che vede, da una parte, gli Stati Uniti, esauriti in una vicenda dalla quale non escono particolarmente bene; dall'altra, un nuovo mondo, che chiede fortemente di essere presente e di contare. Naturalmente, lo si fa con l'idea di dire - lo abbiamo visto a proposito del dibattito sulle questioni ambientali - che le responsabilità di ciò che è accaduto devono essere di tutti, ma ciò deve passare attraverso una fase di sviluppo, che ha reso altri Paesi ricchi e abbienti. Non gli si può impedire di percorrere la stessa strada. Rileggendo certe dichiarazioni del Primo Ministro indiano, per qualche verso, si potrebbe dire: costi quel che costi.
Lo sforzo, quindi, che si deve mettere in atto per costruire nuove istituzioni è gigantesco, minato e indebolito dalla crisi, dal rischio che essa possa avere un esito ancora più traumatico di quello che abbiamo oggi di fronte come visione. Voglio ricordare le cose che ha detto pochi giorni fa Joseph Stiglitz a proposito del rischio che questa grande crisi, alla fine, la paghino, essenzialmente e in primo luogo, ancora una volta, i Paesi poveri. Insomma, costruire le nuove istituzioni di Bretton Woods deve essere un primo impegno del Governo italiano per il G8, per ciò che dal G8 si potrà costruire andando avanti. Naturalmente, si tratta di un impegno che - lo dobbiamo sapere - è di lunga lena e che deve richiedere da parte di tutti un grande senso di responsabilità.
Credo che anche le altre cose che abbiamo indicato nella mozione abbiano una centralità assoluta nelle discussioni che dovranno essere al centro del G8. Penso, naturalmente, anzitutto alla questione che rimane aperta, drammaticamente aperta, e che in grande parte è legata alla questione della crisi economica e finanziaria. Parlo dei Doha round, del fatto che, insomma, lì, come per la questione ambientale, ci si chiede e si chiede di rompere uno schema che non funziona, cioè l'idea di tenere protetta la struttura agricola dell'Europa e di tenere, per un altro verso, protetta la struttura industriale del Terzo Mondo. Da questo punto di vista, bisogna rompere questo schema e bisogna aprire - Europa e Stati Uniti, naturalmente - una nuova linea di comunicazione, se vogliamo che le questioni del commercio internazionale non costituiscano un'ulteriore e pesantissima palla di piombo al piede nella situazione economica internazionale che sta vivendo il mondo e che ormai si sta propagandando, ahimè, anche ai settori economici che pensavamo avrebbero potuto reggere meglio la situazione (penso alle notizie che provengono dalla stessa Cina).
È una crisi di governance ed economica; tutto questo rischia di trasferirsi sui Paesi poveri e sugli obiettivi del millennio, e cioè su una delle iniziative che l'ONU aveva lanciato con il consenso, ovviamente, di tutti; obiettivi che erano parsi e ancora ci debbono apparire realistici, perché sono, per i Paesi più poveri, traguardi nel campo educativo, sanitario ed economico, che sono, sostanzialmente, indispensabili per evitare il definitivo tracollo.
Penso che questo sia un altro elemento sul quale dobbiamo andare un po' più a fondo, perché, purtroppo, per ragioni che Pag. 4conosciamo e che abbiamo dibattuto in tutte le sedi, a cominciare dalle Commissioni affari esteri e dall'Aula di questo Parlamento, la questione della distanza e della non corrispondenza tra gli impegni che abbiamo assunto come Paese e le cose che riusciamo a fare e le risposte che riusciamo a dare dovrebbe far riflettere seriamente il Governo.
Governo italiano che va ad un G8 sapendo, credo, di andarci non mantenendo o rischiando di non mantenere la parola data sulla lotta alle pandemie, sulla questione della cooperazione allo sviluppo; tematiche sulle quali le cose - abbiamo già avuto modo di dirlo - stanno andando in una direzione molto pericolosa e sbagliata. Questo riguarda anche il tema dell'ambiente, signor sottosegretario.
È chiaro che i costi, in una fase di crisi economica, per rincorrere gli obiettivi per i quali ci eravamo impegnati, sono elevati, ma sono i costi di oggi. Questo è il punto che noi lamentiamo più in generale per quello che riguarda la politica energetica del Governo: sono i costi di oggi, ma non sono i costi di domani. I costi di oggi possono trasformarsi in vantaggi di domani, se si è in grado di affrontarli. Certo, fra i temi principali c'è quello di un coinvolgimento generale nella questione ambientale; ma noi per la nostra parte, per andare a quel coinvolgimento, a quel confronto generale con gli altri - penso da una parte a Obama, al nuovo Presidente degli Stati Uniti che da questo punto di vista ci ha fatto intendere chiaramente che la linea della nuova amministrazione americana sarà totalmente diversa da quella dell'amministrazione Bush, ma anche al confronto con gli altri Paesi, India e Cina in particolare - per procedere alla ridefinizione di una complessiva situazione, di un complessivo governo della situazione ambientale, dovremo fare qualcosa di più di quello che stiamo facendo come Paese; e farlo anzitutto avendo chiaro in testa una filosofia che spinga in questa direzione. Non sottovaluto le questioni di sostanza e finanziarie, le difficoltà per le imprese, ma quello in esame è un tema troppo importante per poterlo, ripeto, confinare in una considerazione sui costi immediati.
Mi avvio alla conclusione, e vengo alle altre questioni che non sono all'ordine del giorno del G8, ma che lo sono nella sostanza. Mi spiego meglio: sono all'ordine del giorno non solo del G8 del 2009, lo saranno anche di quello del 2010. La questione che riguarda i negoziati sul disarmo di Ginevra e la revisione possibile del Trattato di non proliferazione, sono due temi ai quali credo dobbiamo guardare con assoluta attenzione. Ci auguriamo che ci siano le occasioni e le sedi perché il Governo possa affrontare queste tematiche assai importanti, perché richiamano un ordine di considerazioni che per qualche verso è compreso nella tematica del G8; tendo a evitare ragionamenti troppo onnicomprensivi, ma quando si parla della questione del disarmo, quando si parla della revisione del Trattato di non proliferazione si va a finire direttamente in questioni che riguardano gli assetti geopolitici che interessano l'Europa, il rapporto tra Europa e Russia, si va a toccare la questione del Medio Oriente, forse uno degli angoli più importanti del mondo: sono temi sulle quali sarebbe opportuno - questa una nostra richiesta - che il Governo ci dia indicazioni, ci consenta e consenta di aprire una discussione che sarà una discussione impegnativa, ma deve essere messa all'ordine del giorno da parte del Parlamento italiano.
Concludo con un tema, su cui abbiamo voluto insistere nella parte finale della nostra mozione, che è quello dell'emigrazione. È un tema che ogni giorno riscopriamo centrale, è un tema che ha diviso e divide, ci divide e ci ha diviso in Parlamento, ma un tema che credo tutti siamo convinti ha bisogno di una dimensione e di un orizzonte più generale e internazionale, un orizzonte europeo, un orizzonte per tanti versi mondiale. Penso che anche da questo punto di vista il G8 può essere l'occasione nella quale su queste tematiche ci sia una riflessione.Pag. 5
Il G8 non si presterà, lo dico al sottosegretario, e non sarà essenziale per iniziative estemporanee.
Sappiamo bene infatti che l'amministrazione è impegnata con serietà in un lavoro - serio ed importante - di sherpa, di approfondimento e di organizzazione delle tematiche; auguriamoci che anche il confronto nel corso delle riunioni del G8 si mantenga su questo stile, evitiamo «cucù», cerchiamo di fare in modo che questa grande occasione che l'Italia ha possa davvero condurre a qualche risultato positivo.
Penso che l'amministrazione degli esteri vada naturalmente presa in grande considerazione per il lavoro che sta svolgendo, e ci auguriamo che da questo dibattito giungano risposte che siano utili per far sì che questa discussione fornisca indicazioni serie al Governo ed opportunità maggiori per lavorare meglio in occasione di questo appuntamento.
Naturalmente ci auguriamo che anche in questa sede le risposte del Governo ci aiutino a risolvere dubbi, perplessità e a trovare soluzioni positive.

PRESIDENTE. Saluto la scuola elementare «Giambattista Vico» di Roma che è in visita alla Camera e che sta assistendo ai lavori della nostra seduta (Applausi). Pochi ma intensi applausi vi salutano.
È iscritto a parlare l'onorevole Pianetta, che illustrerà anche la mozione Cicchitto ed altri n. 1-00066, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, si tratta di una mozione dai temi indubbiamente numerosi e complessi che convergono attorno all'argomento che il collega Tempestini ha precedentemente evidenziato, e cioè la nuova architettura delle istituzioni nonché la nuova architettura delle regole internazionali.
Il tema ormai non è più dilazionabile e la generazione politica internazionale di oggi lo deve affrontare per non peggiorare la situazione attuale ed anche, in prospettiva, per creare le migliori condizioni per le future generazioni. Questa non è una considerazione retorica ma è essenzialmente la realtà, una realtà che dobbiamo affrontare con tanta determinazione e tanta volontà.
È per questo che la mozione vuole impegnare il Governo ad affrontare, appunto, con determinazione l'impegnativo compito che ha davanti a sé come Presidenza, nel 2009, del G8.
Le relazioni internazionali in questi ultimi anni sono state infatti caratterizzate da rapporti quanto mai cruciali, e ciò è dovuto al fatto che, a fronte di notevoli e marcati cambiamenti dello scenario internazionale, non vi è stato un corrispondente cambiamento delle istituzioni internazionali ed anche delle regole.
In uno scenario internazionale come quello attuale con grandi difficoltà di natura economica e finanziaria, con i problemi purtroppo ancora irrisolti del sottosviluppo, con le questioni della sicurezza e del terrorismo, con i problemi del clima, dell'energia e di tutti gli argomenti che conosciamo a livello internazionale, in un contesto di forte interdipendenza sono necessarie e si richiedono soluzioni e politiche coerenti e concordate a livello mondiale. Questo è il tema e questo è l'obiettivo.
In particolare, ai Paesi del G8 spetta, per la loro posizione, un'azione di leadership. Si tratterà di un G8 anche rinnovato, capace di coinvolgere altri protagonisti, e che nel 2009 - lo ricordo anch'io - avrà l'apporto del nuovo inquilino della Casa Bianca.
All'Italia, quindi, che si appresta ad assumere la Presidenza del G8, incombe una particolare e gravosa responsabilità. Infatti, lo scenario e i problemi irrisolti e la ricerca di nuove regole sono questioni urgenti che necessitano rapidità di soluzione.
Consideriamo, ad esempio, la crisi finanziaria. Il crollo economico e finanziario globale avvenuto in questi ultimi mesi ha determinato una rapida e affannosa richiesta di un possibile nuovo ordine del Governo dell'economia mondiale; forse, solo le crisi profonde riescono Pag. 6a scuotere la politica. Di nuove regole internazionali, nell'economia e nella finanza globale, è da almeno un decennio che se ne sente il bisogno. Si sente il bisogno di nuove regole e modalità non solo nell'economia, ma in molti altri comparti internazionali, come pure nelle stesse istituzione internazionali a cominciare dalle Nazioni Unite.
Le regole e le istituzioni definite successivamente al secondo conflitto mondiale non tengono conto dei profondi cambiamenti intervenuti, e dei tanti Paesi che hanno cambiato il loro peso politico ed economico sullo scacchiere internazionale. Restando al caso dell'economia e della finanza, i negoziati politici globali hanno sempre registrato posizioni di stallo, con riunioni dall'esito sterile e incapaci di produrre nuove regole secondo le nuove realtà.
Vi è sempre stata la prevalenza, in questi ultimi periodi, a voler difendere le proprie realtà nazionali con poca trasparenza e, soprattutto, con poca lungimiranza. Mentre l'economia continuava procedere con sempre maggiore integrazione, la politica, chiamata a definire le nuove regole, restava ferma. Ora che l'economia è in ginocchio, i Governi, e la politica, devono fare la loro parte, non solo per affrontare l'emergenza, ma, soprattutto, per definire le regole e nuovi compiti di ciascuno.
Il G20 dello scorso 15 novembre a Washington - che è stato menzionato poc'anzi - non poteva evidentemente dare risposte complete per una nuova serie di regole condivise. Non poteva certamente per i tempi ristretti della sua preparazione, circa un mese, (ricordo che per gli accordi di Bretton Woods del 1944 ci fu una preparazione di quasi tre anni) e per la questione contingente della non presenza del nuovo Presidente eletto negli Stati Uniti.
Al di là di alcuni aspetti pratici, contenuti nel lungo comunicato finale, frutto di una limatura complicata (come ad esempio, per ciò che riguarda la fiducia nel libero mercato, il «no» alle tentazioni protezionistiche, l'impegno a siglare quanto prima l'Accordo commerciale di Doha, per giungere, in seno al WTO, ad un accordo ambizioso ed equilibrato che tenga conto delle esigenze del nord e del sud del mondo), è stata espressa la volontà di continuare a lavorare assieme con il format a 20, tenendo anche conto delle richieste dei Paesi emergenti, ed in particolare del cosiddetto BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) di avere un ruolo più significativo negli organismi internazionali. A tale proposito ricordo l'impegno a riscrivere le regole anche attraverso l'apporto del Financial Stability Forum diretto e coordinato da Mario Draghi.
Da qui vi è l'impegno di riformare il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, dando più peso ai Paesi emergenti, e anche la definizione di un calendario che vede prima Londra, dopo l'insediamento del Presidente Barack Obama, e poi un'ulteriore tappa a luglio in Italia. Questa realtà fortemente interdipendente richiede una politica coerente e concordata nonché ben preparata.
Proprio in relazione a quanto appena detto, nella mozione abbiamo voluto sottolineare che l'Italia dovrà dimostrare capacità, indicare soluzioni percorribili ed efficaci che tengano conto della mutata realtà degli equilibri economici mondiali e quindi della necessità di coinvolgere, più che in passato, i nuovi protagonisti della globalizzazione e le grandi economie emergenti (penso oltre al BRIC anche al Messico, al Sudafrica e all'Egitto). Del resto occorre una notazione a latere. Il G7 fino a qualche anno fa produceva i due terzi del PIL mondiale; oggi è circa al livello del 50 per cento e si prevede che nel 2030 questo rapporto sia pari a circa un terzo: è una realtà di cui si deve tener conto.
Pertanto ci deve essere anche un approccio - lo diciamo bene nella mozione - inclusivo per definire un coinvolgimento di responsabilità di aree non solo industrializzate ma anche in via di sviluppo, perché il deterioramento della situazione economica e finanziaria, se da una parte necessita di misure di sostegno Pag. 7all'economia reale per tutti e per difendere l'occupazione e le imprese che rischiano di non poter accedere ai crediti, dall'altra colpisce in misura ancora più accentuata le economie dei Paesi in via di sviluppo.
In queste condizioni così precarie diventa veramente pressante adottare iniziative per conseguire gli otto punti che costituiscono gli obiettivi del millennio per il 2015, solennemente sottoscritti dai Capi di Stato e di Governo nel settembre 2000. Li voglio ricordare perché sono importanti: eliminare la povertà estrema e la fame; assicurare l'educazione primaria universale; promuovere la parità di genere; ridurre la mortalità infantile; migliorare la salute materna; combattere l'AIDS e le altre malattie endemiche; garantire la sostenibilità ambientale; sviluppare una partecipazione mondiale per lo sviluppo.
Il rapporto delle Nazioni unite del 2007 ha mostrato come in generale la situazione a metà strada verso il 2015 non è positiva. Senza un'inversione di tendenza non sarà possibile conseguire l'obiettivo per il 2015. La vera sfida dello sviluppo è la difficoltà di intaccare la povertà estrema, cioè le condizioni di vita di quello che è stato definito l'ultimo miliardo della popolazione mondiale, un mondo fatto di epidemie, fame, analfabetismo e guerre interetniche. Bisogna allora impostare un partenariato più globale con più precise responsabilità, una responsabilità condivisa che possa guidare la definizione delle politiche da parte dei soggetti coinvolti già nella fase di formazione di queste stesse politiche. Povertà e fame, sicurezza alimentare, risorse naturali, acqua, epidemia, clima e energia: sono i temi del presente e del futuro di questo nostro unico mondo. Allora nella mozione affermiamo che occorre amministrare le risorse naturali che, limitate, devono essere utilizzate anche dalle future generazioni: quindi uso razionale e responsabile.
È necessaria una sufficiente disponibilità dell'acqua per prevenire i conflitti.
È necessario sostenere le Nazioni Unite nel processo negoziale anche in vista del post Kyoto per giungere ad un accordo sul clima e, per quanto riguarda l'energia, serve sicurezza energetica, promuovendo innovazione, nucleare ed energie rinnovabili. È necessario promuovere la sicurezza alimentare, sostenendo iniziative ONU per una migliore efficienza delle sue agenzie. È necessario, infine, sostenere e rafforzare l'educazione e la sanità nei Paesi in via di sviluppo.
Mi avvio a concludere non senza citare altri temi fondamentali per la nostra convivenza su questo mondo: la lotta al terrorismo, la lotta al crimine organizzato, la lotta per debellare il traffico degli esseri umani, che veramente rappresenta la schiavitù della nostra epoca. Inoltre vi è la questione del traffico della droga.
Per quanto attiene al terrorismo voglio leggere una considerazione che è stata riportata dal panel per la riforma delle Nazioni Unite: il terrorismo mina i valori che rappresentano il cuore della carta delle Nazioni Unite, il rispetto dei diritti umani, il rispetto delle regole e delle leggi, il rispetto del ruolo della forza per proteggere la popolazione civile, la tolleranza tra popoli e nazioni, la pacifica risoluzione dei conflitti. Il terrorismo prospera dove vige la disparità, l'umiliazione, la povertà, l'oppressione politica, l'estremismo e l'abuso sui diritti umani. Inoltre, prospera nel contesto dei conflitti regionali e approfitta della debolezza dello Stato nel mantenere l'ordine e nel far rispettare le leggi.
Vi è inoltre un'altra questione, altrettanto fondamentale, concernente il crimine organizzato che rappresenta una minaccia per gli Stati, che sgretola la sicurezza dell'umana convivenza e gli impegni fondamentali degli Stati al rispetto della legge e dell'ordine. Quindi, combattere il crimine organizzato transnazionale permette di conseguire un duplice scopo: ridurre la minaccia all'indebolimento dello Stato e alla sicurezza della convivenza civile e, inoltre, costituire la base necessaria per prevenire e risolvere i conflitti interni, combattere la diffusione delle armi e prevenire il terrorismo. Infine, deve essere ricordata la questione relativa al Pag. 8traffico delle armi e all'esigenza di rafforzare anche il regime generale di non proliferazione delle armi di distruzione di massa.
Ultima questione è la stabilizzazione, un grande impegno della politica estera di tutti i Paesi, stabilizzazione delle zone di crisi con sostegno alle Nazioni Unite e alle organizzazioni regionali con particolare riferimento all'Afghanistan, Pakistan, Asia centrale, Medio Oriente.
Dunque ho voluto citare soltanto i temi più importanti che sono menzionati nella mozione Cicchitto ed altri n. 1-00066 su cui vogliamo impegnare il Governo ad un esame nel definire l'agenda del prossimo G8. Quest'ultima è costituita da tanti punti molto complessi che necessitano di essere, come dicevo un attimo fa, affrontati con molta determinazione e capacità di soluzione: è in gioco il nostro presente ma soprattutto il futuro delle prossime generazioni. È la sfida che abbiamo di fronte a noi. L'Italia con la Presidenza del G 8 è chiamata ad un ruolo molto impegnativo.
Mi auguro che vi sia una grande condivisione e un consenso unanime da parte di tutto il Parlamento attorno alle mozioni presentate per dare al nostro Governo, al Governo del nostro Paese, la forza e la determinazione per svolgere compiutamente, con grande capacità e con grande determinazione, un ruolo tanto impegnativo per il presente e per il futuro del nostro mondo.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola elementare Gandhi di Roma e gli studenti della scuola media Eduardo De Filippo di San Nicola la Strada di Caserta, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00067. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signora Presidente, saluto insieme a lei i colleghi presenti ed il rappresentante del Governo.
Questa mattina ci troviamo ad affrontare - verrebbe voglia di dire: finalmente - una serie di questioni e di temi davvero alti della politica italiana e della politica internazionale e per questo credo che tutti noi dobbiamo un ringraziamento all'onorevole Fassino e agli altri firmatari della mozione presentata dal gruppo del Partito Democratico, perché davvero hanno proposto una discussione che può risollevare il livello del confronto su queste tematiche. Basti pensare che la scorsa settimana, al dibattito sulle missioni internazionali, non era presente nemmeno il Ministro, mentre negli anni passati quel momento ha sempre rappresentato il massimo del confronto politico, impegnando non soltanto uomini e mezzi nei teatri più difficili, ma soprattutto definendo in quel modo le nostre linee di politica internazionale.
Del resto, questo è il tempo, più che di politica e di politica internazionale, delle veline e delle vallette, di pizzini televisivi, di propaganda vuota e purtroppo - bisogna dirlo - anche di rigurgiti di intolleranza, di razzismo e di violenza. Leggere ciò che abbiamo letto in questi giorni e ciò che abbiamo ascoltato in televisione (da ultimo, l'individuazione di un gruppo di ragazzi che qui, a Roma, chiedevano la taglia agli extracomunitari oppure l'arresto, stamani, di quattro ragazzi della «Rimini bene» che, annoiati dicono, hanno dato fuoco ad un barbone) dà la misura del livello al quale ci troviamo nel nostro Paese.
Noi, come gruppo dell'Italia dei Valori, abbiamo presentato una mozione che ha cercato di riprendere ed approfondire alcuni tratti di quella presentata dal Partito Democratico, perché siamo assolutamente convinti che questo possa essere un modo di contribuire ad elevare il livello del confronto e forse a dare risposte anche ai tristi fatti di cronaca del nostro Paese.
Oggi affrontiamo problemi spesso indicati con paroloni: globalizzazione, governo mondiale, stabilità economico-finanziaria, nuova Bretton Woods ed altre ancora. Oggi si vede che, dietro queste espressioni, però non vi è soltanto quel pizzico di retorica che talvolta prende ciascuno di Pag. 9noi o non vi è soltanto il gergo degli addetti ai lavori: purtroppo, dietro queste parole, oggi vi è drammaticamente la realtà di ogni uomo, di ogni donna, di ogni famiglia e di ogni impresa, che fa fatica a muoversi ed a reggere questo lungo inverno, un inverno di crisi economica e finanziaria.
Quindi, si tratta del Governo dell'economia e della conservazione delle risorse che saranno disponibili nei decenni a venire per noi e per i nostri figli. Pertanto, abbiamo capito, lo abbiamo toccato con mano (anche se nella teoria del caos era già stato definito da tempo), che, se in America fallisce una grande impresa che cartolarizzava le ipoteche dei mutui e le banche chiudono, di conseguenza, i rubinetti del credito, questo si ripercuote via via in tutto il sistema mondiale e i tassi variabili salgono anche per i mutui in Italia; se ne accorgono persino nelle nostre regioni meridionali. E se anche la pasta ed il pane costano troppo in Italia, alla fine soffre anche il potere di acquisto per le automobili e gli elettrodomestici e ne risente l'industria sia americana sia tedesca.
Signora Presidente, quando Michail Gorbaciov - i nostri giovani non sanno neanche più chi sia e chi sia stato - nel 1988, vent'anni fa, parlò per la prima volta di Governo mondiale, in molti strabuzzarono gli occhi. Ma come si permette - questo era il senso del pensiero dell'allora Presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan - il capo di quello che è l'impero del male a suggerire un'alleanza mondiale, un nuovo modello di egemonia delle politiche, che trascuri gli Stati nazionali e, soprattutto, il fatto che il capitalismo abbia vinto?
La storia ed i fatti, già negli anni Novanta, si sono incaricati di dimostrare quanta ragionevolezza vi fosse in quella proposta. È stata, poi, soltanto l'ubriacatura dell'era «Bush figlio» (con il suo seguito di teocon e di militaristi d'accatto), ad aver consentito, per otto anni, il progressivo arrestarsi nel mondo della convinzione che i cambiamenti climatici, i flussi migratori, la povertà del mondo e le strategie criminali (mi riferisco al traffico di armi e di droga) siano tutte problematiche che o si affrontano insieme, lasciando da parte la mentalità nazionale dell'Ottocento e della prima metà del Novecento, oppure non si affrontano affatto. So bene che vi è stato il 2001, so bene che vi è stato l'attentato alle Torri gemelle, so bene che siamo entrati in una situazione particolarmente difficile, cioè quella della globalizzazione, tuttavia, il tema del Governo mondiale era stato posto vent'anni fa ed oggi si ripropone in maniera drammatica.
Signora Presidente, sarà capitato anche a lei, qualche mese fa (eravamo, credo, subito dopo l'estate), di provare sgomento per le immagini trasmesse dalla CNN relative a quegli orsi polari che nuotavano fra i ghiacci sciolti, sopra qualche pezzo di ghiaccio alla deriva al Polo nord, andando incontro a morte sicura. Di fronte a quelle immagini, mi sono chiesto - e mi chiedo ancora - quanti bambini nel mondo muoiano di fame, senza che una sola televisione ne rilanci le immagini. Quegli orsi polari rappresentano un emblema e sono assurti a simbolo della crisi ambientale del nostro pianeta, così come, in qualche modo, è assurta ad emblema l'immagine di quella che era la candidata alla vicepresidenza degli Stati Uniti, Sara Palin, mentre sparava alle alci, fiera del suo fucile mitragliatore. Quelle immagini, a pochi giorni di distanza le une dalle altre, rappresentano la metafora dell'oggi: da una parte, il problema drammatico dello scioglimento dei ghiacci e, quindi, delle condizioni ambientali del globo e, dall'altra parte, una classe dirigente che non se ne cura e che crede che, da Gorbaciov in poi, il tema del Governo mondiale e della tutela del pianeta siano propaganda della sinistra allarmista.
L'altro ieri il Presidente Berlusconi, parlando in Abruzzo, ha affermato che il problema della crisi esiste, ma che il vero problema è rappresentato, soprattutto, dall'allarmismo della sinistra: pertanto, i cittadini italiani devono continuare a consumare, perché è l'unico modo (non essere cittadini, ma consumatori) per frenare Pag. 10questa sinistra allarmista e fanatica (il Ministro Brunetta, poi, è incaricato di definirla fannullona). Magari fosse così semplice e semplicistica la lettura della crisi, ma non è così.
I temi che sono riportati nella nostra mozione, sono presenti anche nelle mozioni presentate dagli altri colleghi (ho ascoltato, poco fa, l'onorevole Pianetta illustrare quella di cui sono firmatari i colleghi del Popolo della Libertà). Viene quasi da chiedersi: come si fa a non condividere quelle affermazioni? Peccato, perché da una parte si dice - mi rivolgo all'onorevole Pianetta - in relazione al cambiamento climatico, di sostenere il processo negoziale delle Nazioni Unite, anche in vista del post-Kyoto, ma dall'altra parte, vi è un Ministro dell'ambiente, in questo nostro Paese, che a Bruxelles afferma concetti diversi rispetto agli impegni assunti a Kyoto. Come si fa a non essere d'accordo con quanto ci ha ricordato ed illustrato poco fa il collega Pianetta, nel senso di incoraggiare sempre una visione inclusiva della globalizzazione, mirata a combattere l'emarginazione e a favorire la creazione delle condizioni idonee allo sviluppo anche nei Paesi più poveri, quando poi, invece, si tagliano la cooperazione e gli aiuti allo sviluppo?
Quindici giorni fa, in quest'Aula, è stato dimezzato il contributo italiano ai Paesi in via di sviluppo. Come ci si siederà davanti agli altri partners europei e del mondo, avendo tagliato questa voce, perché ciò potrà determinare davvero un momento di crisi drammatica di cui - come veniva ricordato dal collega Tempestini - i primi a pagare e a farne le spese saranno proprio i Paesi del mondo? Ecco allora perché è necessario anche fare riferimento alle responsabilità politiche di chi in questo momento governa il nostro Paese.
Come dicevo, i temi scritti nella nostra mozione e in quelle presentate dagli altri colleghi sono atrocemente urgenti: essi davvero non si fermano davanti al portone del nostro Palazzo o di Palazzo Chigi, e neanche di fronte ai palazzi del potere economico e finanziario. In poche settimane sono cadute Fannie Mae, Freddie Mac, Lehman Brothers e altre banche, e oggi dal Governo degli Stati Uniti è stato proposto un intervento straordinario di 300 miliardi di dollari per salvare la Citygroup. Si tratta di banche che un anno fa potevano dire, a ragione, di essere più forti degli stessi Governi di molti Paesi, ed era vero perché i Governi non si curavano di controllarle. Ecco, dunque, la necessità di rivedere molte cose: gli accordi del WTO, i meccanismi regolatori della finanza internazionale, la stessa idea della sovranità sulle politiche economiche.
All'inizio di questo mese negli Stati Uniti si è verificato un fatto assolutamente nuovo, per qualche verso sconvolgente e paragonabile alla caduta del muro di Berlino: un nero alla Casa Bianca! Barack Obama ha vinto e ha buttato giù un muro di intolleranza e di pregiudizio. Tuttavia, non ha vinto soltanto questo aspetto: ha vinto anche una diversa piattaforma rispetto ai predecessori e al suo avversario politico; ha vinto una piattaforma di politica multilaterale. Lo stesso Barack Obama ha annunciato che l'unilateralismo di Bush è finito, e con l'unilateralismo di Bush spero che siano finite anche la filosofia e la logica della guerra preventiva. Proprio per essere chiari su questo punto, credo che non sia un caso che Hillary Clinton sia stata designata quale Segretario di Stato.
Occorre farsi una ragione di questi cambiamenti, di questo livello del confronto e anche dello scontro, per cui lo dico a chiare lettere e mi rivolgo al sottosegretario: il Governo Berlusconi non potrà più perseguire la politica estera del «siamo amici», del «cucù», delle barzellette, delle «pacche sulle spalle». Oggi la politica internazionale impone seri impegni, non solo sul piano militare e strategico, ma soprattutto su quello economico, ambientale e sociale, e ciò - so che spesso è di difficile comprensione - in un'ottica di intervento pubblico. Proprio così, intervento pubblico: non l'intervento pubblico dei comunisti e dei socialdemocratici, ma l'intervento pubblico Pag. 11di una cultura liberal-democratica, come abbiamo registrato negli Stati Uniti e nella stessa Gran Bretagna.
Nel nostro Paese esiste un Ministro della Repubblica (forse in questo momento l'uomo di maggior peso politico del Governo, dopo il Presidente del Consiglio dei ministri): il Ministro Tremonti, il quale ha scritto un libro estremamente interessante, intitolato: La paura e la speranza. In tale libro, egli afferma che è finita «l'età dell'oro», che quello che si presenta è un «tempo di ferro», che è finita la fiaba del progresso continuo e gratuito, la fiaba della globalizzazione, una fiaba che pure c'era stata raccontata così bene. In queste sue analisi e affermazioni vi sono spunti estremamente interessanti da tenere in seria considerazione, anche se poi il tempo è così: magari questo libro si scrive, con l'aiuto di qualche collaboratore, a luglio, e a settembre è roba vecchia.
Infatti, il Ministro Tremonti scrive: «I prezzi, in particolare il prezzo delle merci, del petrolio, del denaro e degli alimentari, invece di scendere, salgono». Peccato che, da luglio ad oggi, il prezzo del petrolio sia sceso, nel giro di soli tre mesi, da oltre i 150 dollari al barile a meno di 50 dollari al barile, che il prezzo del denaro, in molti Paesi (e seppur con ritardo anche in Europa) sta rapidamente scendendo e che si sta passando da una situazione in cui il nemico da battere era l'inflazione ad una situazione in cui il nemico da battere è la deflazione. Questo Ministro, che oggi sostiene l'intervento pubblico per aiutare le banche in primo luogo (ma io voglio sperare anche le famiglie e le imprese) è quello stesso Ministro che, qualche anno fa, scriveva un libro altrettanto interessante in cui definiva lo Stato come criminogeno, anche con qualche ragione: tuttavia, ci vorrebbe un po' di misura nel momento in cui si passa da un estremo all'altro. Tutto questo per ribadire, signora Presidente, che le grandi tematiche del governo mondiale sono strettamente collegate le une alle altre, quelle economiche e quelle sociali, quelle legate alla povertà e quelle ambientali. È sicuro, oggi, che un capitalismo sfrenato (che è altra cosa rispetto all'economia di mercato), un capitalismo senza regole e senza controlli, non solo non diffonde la ricchezza e il benessere, ma non riesce neppure a garantire crescita e a salvare se stesso. Soprattutto esso offende irreparabilmente l'ambiente e la sostenibilità dei consumi. Occorre dunque mettere da parte tutte le ideologie, il comunismo e il liberalismo, il neo-liberismo e il conservatorismo ideologico, religioso e sociale, le teorie sull'irrimediabile divisione dell'Occidente e altre simili amenità. Ci si concentri, invece, sul convinto sostegno alle politiche dell'Unione europea - almeno per quanto ci riguarda - sulle politiche in tema di coesione sociale, sviluppo sostenibile e tutela dell'ambiente. Soltanto con il graduale ma sicuro progresso dell'approccio comunitario, l'Italia e il continente possono porsi come seri interlocutori e promotori di un Governo mondiale dei fenomeni.
Vengo così all'ultimo argomento e mi avvio alla conclusione, signora Presidente: si tratta del tema dell'allargamento del forum dei grandi, che da G8 dovrebbe e potrebbe diventare G11 - con India, Cina e Brasile - o anche G20, come abbiamo visto soltanto una settimana fa. Il problema è uno solo: a che cosa servono queste riunioni se poi ognuno torna a casa e fa per sé? È giusto chiedere alla Cina più democrazia e l'abolizione della pena di morte ed è giusto chiedere all'India più giustizia sociale. È doveroso chiedere al Brasile maggiore impegno a salvaguardia dell'Amazzonia, ma occorre poi essere credibili e coerenti. Gli altri Paesi partecipanti devono cioè assumere atteggiamenti che siano seri e coerenti, occorre che si assumano delle responsabilità: che con sobrietà e serietà perseguano politiche coordinate di limitazione del dumping sociale (per cui si delocalizzano i call center e si produce merce in Paesi dove lavorano bambini e adulti per pochi spiccioli del giorno), che attuino strategie di lungo periodo per portare nei Paesi meno sviluppati infrastrutture e ricchezze, specialmente culturali e Pag. 12professionali, in modo da limitare davvero l'emigrazione massiccia attraverso il Mar Mediterraneo e il confine del Messico. Occorre inoltre che si stabiliscano regole per i mercati finanziari (trasparenza ed equità), che si perseguano politiche a favore delle economie produttive e di tassazione per quelle caratterizzate da rendite e speculazione ed infine che si definiscano regole vincolanti a difesa dell'ambiente. Tutto ciò dovrà valere per coloro che intenderanno sedersi al tavolo del G8 o ad un tavolo più allargato, con la precisazione che chi non vi siede, non avrà vita facile nel confrontarsi con chi, invece, assumerà quegli impegni.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Buttiglione, che illustrerà anche la mozione Vietti e altri n. 1-00068, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, sono sceso dal mio banco quaggiù perché mi sembra che questo corrisponda all'andamento un po' familiare del nostro dibattito. Forse è un peccato che su queste grandi questioni non ci sia una maggiore presenza e partecipazione.
Credo che, per definire esattamente qual è l'indicazione che il Parlamento dà al Governo alla vigilia di questo importantissimo incontro, dobbiamo chiarirci le idee su di una questione primaria: qual è il carattere della crisi davanti alla quale ci troviamo? È una crisi finanziaria o economica?
La crisi mondiale è una crisi finanziaria non c'è dubbio: abbiamo visto colossi che hanno lasciato il loro nome nella storia della banca occidentale crollare improvvisamente e rimane il dubbio se non sia stata una scelta sbagliata quella, a suo tempo, di non salvare, Lehman Brothers perché questo salvataggio, forse, avrebbe impedito che si scatenasse la valanga e sarebbe, alla fine, costato molto meno delle misure che è stato poi necessario prendere. Tuttavia credo che nella nostra analisi non dobbiamo trascurare un fatto: la crisi italiana - perché c'è una crisi italiana - non è uguale alla crisi mondiale perché non è finanziaria. In Italia le nostre banche sono poco esposte perché poco abbiamo partecipato alla globalizzazione della finanza; limitata è stata la finanziarizzazione del nostro sistema e limitato il danno che ci deriva da questa crisi finanziaria. Le nostre banche non hanno mai concesso mutui del 100 per cento o del 110 per cento del valore dell'immobile contando sul fatto che la crescita dei prezzi consentisse, poi, successivamente di scontare l'eventuale mancato pagamento con la vendita dell'immobile stesso. Le nostre banche non hanno concesso credito al consumo garantito dall'aumento del valore dell'immobile o dalla speranza di tale aumento. È successo qualche volta, ma non è un fenomeno sociale che in Italia abbia proporzioni simili a quelle degli Stati Uniti o di altri Paesi.
Devo dire che a suo tempo c'è stata una grande polemica sui criteri di riorganizzazione del sistema finanziario italiano - ve lo ricordate? - e allora molte furono le critiche di coloro che volevano che in Italia i processi di concentrazione fossero gestiti e orientati in modo tale da favorire una più piena, totale, integrale, partecipazione dell'Italia dimenticando, sottovalutando o umiliando il ruolo di istituzioni come le banche popolari, come il credito cooperativo, molto legate al territorio, poco internazionalizzate e che oggi si rivelano una fortuna per il nostro sistema.
Questo non vuol dire che la crisi in Italia non ci sia, la nostra, però, non essendo prevalentemente una crisi finanziaria, è una crisi economica. Certo la crisi finanziaria ha effetti sull'economia; di banche veramente internazionalizzate in Italia che sono in qualche modo coinvolte nella crisi c'è n'è una o al massimo una e mezza - una e un'altra - e quella che è veramente finanziarizzata lo è perché è molto coinvolta con la realtà tedesca, è una banca italo-tedesca. I problemi nascono in buona parte sul versante tedesco e per essi c'è da chiedere e aspettarsi Pag. 13anche un adeguato e responsabile intervento del Governo tedesco, oltre che eventualmente di quello italiano.
Tuttavia la crisi finanziaria ha effetti perché le banche adesso soldi non ne danno, neanche a chi ha il portafoglio pieno, neanche a chi ha avuto un buon bilancio quest'anno e conta di averlo anche l'anno successivo. La nostra crisi economica non è soltanto un effetto della crisi finanziaria mondiale: ci sono radici autoctone della crisi che vanno affrontate tanto che, magari in forma meno virulenta, sarebbe scoppiata ugualmente e comunque le avvisaglie della crisi italiana hanno preceduto la crisi internazionale. La crisi italiana nasce all'interno della globalizzazione. Vorrei spezzare una lancia a favore della globalizzazione: attenzione quest'ultima ha sottratto alla fame centinaia di milioni di persone nel mondo, è stata molto più efficace, per combattere la fame, di tutti gli aiuti che, per tanti anni, abbiamo inviato perché i poveri del mondo sono stati messi dentro il circuito del mercato mondiale, hanno cominciato a lavorare e sono cresciuti. Questo, però ha un effetto sui poveri dei Paesi ricchi perché le produzioni sulle quali erano forti i poveri dei Paesi ricchi - gli ultimi dei Paesi ricchi - sono passate ai Paesi poveri.
Le produzioni che richiedono la forza dei muscoli si fanno in Cina e forse neanche più in Cina, forse già in Vietnam, invece che in Cina. E noi siamo stati costretti ad affrontare una competizione violenta a cui non abbiamo saputo reagire spostando, come sarebbe stato necessario, milioni di posti di lavoro da settori tradizionali a settori innovativi.
Non lo abbiamo fatto perché abbiamo sempre fatto fronte al nostro debito tagliando a caso, tagliando in modo lineare (come si dice), piuttosto che indicare dove tagliare pesantemente. Ma su scuola, università, ricerca scientifica e formazione professionale dovremmo investire e continuare a farlo o meglio dovremmo cominciare perché, forse, non lo abbiamo mai fatto in misura adeguata. E lì che sta la nostra crisi. Perché i salari sono più bassi in Italia che in altri Paesi? Per tanti motivi, ma un buon motivo è che gli altri Paesi hanno (ad esempio la Germania) tanti ingegneri e pochi manovali. Noi, invece, abbiamo tanti manovali e pochi ingegneri perché ci dedichiamo a produzioni arretrate. L'Italia investe poco sulla ricerca (se ne parla tanto), come se erogando più soldi alla ricerca si risolvesse problema. Il problema è che l'industria italiana chiede poca ricerca perché è arretrata. È lì il nodo. In parte perché è arretrata, in parte perché è piccola e quindi non riesce a valutare il suo fabbisogno di ricerca. Sta lì il nodo che dobbiamo affrontare.
La crisi non è una crisi come le altre. Non è una crisi congiunturale ma epocale. Una volta la gerarchia fra le nazioni veniva decisa dalle guerre. Una grande guerra decideva la gerarchia fra le nazioni. Oggi, ringraziando Dio, le guerre per decidere la gerarchia tra le nazioni non si fanno più. Invece di guadagnare posizioni costruendo le corazzate migliori del mondo, si guadagnano posizioni costruendo le lavatrici o i servizi finanziari migliori del mondo, che poi si vendono sul mercato internazionale. Però, se non si è capaci di vincere tale battaglia si scade nella gerarchia delle nazioni e ciò significa che, domani, non saremo in grado di pagare ai nostri figli, o meglio, nessuno sarà in grado di pagare ai nostri figli, salari che giudichiamo accettabili. Ecco, dunque, che emerge un tema nostro: la nostra crisi non è finanziaria ma è, prima di tutto, economica. Su tale punto dobbiamo intervenire e con tale ottica dobbiamo partecipare anche alla discussione internazionale, sapendo che oggi corriamo un duplice grande rischio: uno mondiale e uno nazionale o europeo (che poi si sostengono a vicenda).
Infatti, vi è il rischio che passi una posizione antiglobalizzazione, che comporta il ritorno al protezionismo e alla formazione di blocchi commerciali chiusi. Alcune affermazioni di Barack Obama non rassicurano, anzi preoccupano (dovrebbero preoccuparci per lo meno). Dopo la crisi del 1929, come si fa fronte alla crisi? Pag. 14Con il protezionismo e formando blocchi commerciali chiusi. Quando si formano i blocchi commerciali chiusi nasce, poi, la tentazione di assicurare le materie prime, che servono alle industrie nazionali, occupando militarmente il territorio in cui vengono prodotte e magari anche i mercati di sbocco dei prodotti, ossia occupando militarmente i territori dove vengono consumate. Questo genera militarismo, imperialismo e, alla fine, la guerra. Oggi la guerra ci sembra impossibile, almeno tra i grandi Paesi industrializzati, ma se andassimo per quel cammino diventerebbe possibile.
Dopo la prima guerra mondiale l'Europa venne scossa da un'enorme ondata pacifista. Tutti pensavano che la guerra non si sarebbe mai più combattuta. Invece, poi la guerra venne perché nell'affrontare la crisi si scelse il percorso sbagliato. Credo che oggi dovremmo agire in senso contrario a questa tendenza. Leggo, con grande preoccupazione, che sui giornali adesso si parla della Georgia e dell'oleodotto che forse passa per il territorio georgiano o forse no ma che, comunque, è protetto. Questa è la logica di chi non crede più in un mercato libero in cui il petrolio si acquista dove è prodotto. Non importa dove viene prodotto, si compra! E invece «no», perché si deve avere il controllo delle fonti di energia.
Dovremmo cercare, invece, di contrastare questo processo a livello europeo, mondiale e anche nazionale. Si corre il rischio dello statalismo. Davanti ai problemi che si fa? Interviene lo Stato. Abbiamo un problema gravissimo nel settore dell'auto. Ho letto con grande interesse le dichiarazioni di Marchionne: «Non voglio un intervento dello Stato nel settore dell'auto. Ne voglio uno europeo». Perché? Perché se passa l'idea che ogni Paese interviene a proteggere la propria industria altri Paesi, che hanno meno debiti e più risorse di noi, proteggeranno la loro industria meglio di quanto possiamo fare noi. Allora occorre spingere perché l'intervento sia mondiale ed europeo. A livello mondiale: se interviene Obama per salvare le grandi industrie di Detroit, questo suo intervento ha un effetto anche sulle vendite della FIAT.
Pertanto, l'interesse a salvare l'industria dell'automobile è comune. Occorre parlarne e cercare di farlo in modo tale da non precostituire posizioni di vantaggio per le industrie di alcuni Paesi contro le industrie di altri, altrimenti quello di cui parlavo prima (il protezionismo e i blocchi commerciali chiusi) diventa inevitabile.
Dentro la necessità di una risposta mondiale credo che dobbiamo dire con forza sì a Doha, sì alla trattativa per l'apertura dei mercati mondiali, ma insieme dobbiamo porre con energia la questione dei diritti umani. Essa cessa di essere solo una questione morale, che interessa quelli che leggono l'Osservatore Romano e pochi altri, ma è una grande questione economica. Infatti, non è possibile che sul mercato competa lavoro libero e lavoro schiavo. Difendere il diritto alla libertà di religione, alla libertà di espressione del proprio pensiero, alla libertà di organizzazione sindacale in Cina significa oggi difendere i diritti dei lavoratori cinesi, ma anche i diritti dei lavoratori italiani. Per avere la partecipazione di alcuni Paesi alla globalizzazione abbiamo chiuso non uno, ma entrambi gli occhi. Adesso non dico che dobbiamo aprirli improvvisamente tutti e due, ma almeno un occhio andrebbe aperto. Questo va detto nei consessi internazionali nei quali il Governo italiano sarà presente: no al protezionismo, sì alla ripresa della globalizzazione, ma i diritti umani sono una parte integrante della stessa.
Abbiamo bisogno di una politica economica comune europea fatta non solo di parametri fissi, ma di una visione comune. La vedrei bene alimentata anche da un debito pubblico comune europeo o da grandi programmi europei finanziati da imposte europee. So che questa non è la posizione del Governo tedesco (è quella del Governo francese) e che sarà difficile farla passare, ma su questo bisognerebbe insistere. In alternativa occorrerebbero almeno politiche nazionali Pag. 15coordinate che definiscano il deficit sostenibile del sistema europeo allargato, determinato secondo le esigenze dell'economia europea e non sulla base di un sistema di parametri fissi. I parametri fissi vanno bene quando le cose vanno bene. Non so quanti di voi vadano per mare; quando il mare è calmo si può legare il timone, dargli delle indicazioni fisse e la nave va nella direzione giusta, ma quando il mare è mosso bisogna adattarsi al movimento ondoso, fare un po' a zig-zag, bordeggiare, come si dice con termine tecnico. Siamo in una situazione in cui l'economia europea deve bordeggiare.
Vi è poi la tematica ambientale, sulla quale devo muovere un appunto, signor sottosegretario, alla posizione del Governo, che ha un aspetto di verità (che noi riconosciamo), che deriva dal fatto che quando si è trattato di questo tema l'Italia ha trattato male, come è capitato più volte. Ci siamo fatti dare degli obiettivi troppo ambiziosi rispetto alle nostre possibilità. La Germania è un grande Paese manifatturiero, ma si è dato obiettivi realistici perché rimettere in ordine le imprese disastrate dal punto di vista ecologico della Germania dell'est e portarla ai livelli normali della tecnologia europea, consentiva già un forte recupero ambientale che gli è stato segnato a credito.
Noi non avevamo questa possibilità e siamo un grande Paese manifatturiero. La Gran Bretagna ha buttato a mare l'industria (adesso se ne pente, forse) e quindi il raggiungimento di certi obiettivi per loro è più facile. La Francia ha l'energia nucleare. Noi siamo un grande Paese manifatturiero, a differenza della Gran Bretagna, non avevamo però l'industria di un Paese comunista da rimettere in ordine, adeguandola con relativa facilità agli standard europei come la Germania e non abbiamo l'energia nucleare come la Francia. Pertanto, dobbiamo rinegoziare quanto mal negoziato all'inizio, ma non possiamo apporre un veto che blocchi una cosa necessaria per il futuro dell'umanità. Certo, si dice che non basta l'Europa; ma se l'Europa mette ordine in casa sua ha l'autorevolezza morale per parlare con gli altri Paesi e cercare di arrivare ad un ragionevole risultato.
Esiste, in questo momento, una terribile crisi alimentare che riguarda gli uomini che mangiano grano. Alcuni Paesi sono cresciuti e alcuni poveri sono diventati ricchi, o meglio, hanno cominciato a mangiare in modo più simile al nostro, cominciando a mangiare carne.
Produrre un chilo di carne costa tanto. L'animale da cui prendiamo la carne dovrà mangiare prima tanto grano, che non mangeranno altri esseri umani. Ciò fa salire la domanda di granaglie in tutto il mondo, quindi i prezzi del grano ed espone alla fame quella parte dell'umanità che continua a mangiare grano. Abbiamo una parte dei poveri del mondo che stanno meglio (non diciamo che diventano ricchi) e una parte dei poveri del mondo che diventano molto più poveri. Su questo è necessaria una comune presa di responsabilità mondiale, se vogliamo evitare una carestia che può portare alla morte di decine e decine di milioni di esseri umani, oltre quelli che già muoiono regolarmente nella situazione presente.
Occorre un piano comune, che deve toccare l'immediato, l'urgenza di offrire sostegno alimentare nell'urgenza, ma anche condizioni strutturali e la condizione strutturale è l'acqua. Prendete il sud del Sahel: se non vi si porta l'acqua, la gente continuerà ad emigrare di lì perché non avrà di che vivere. È giusto proporre di rimandare a casa quelli che non ci servono, sono d'accordo. Ma quale casa? Dove? Questi una casa non ce l'hanno più. La loro casa se l'è mangiata il deserto. Quindi, se vogliamo rimandarli a casa, facciamo in modo che possano tornare a casa e che ne abbiamo una dove tornare. È urgente un impegno forte sui temi dell'acqua nel sud del Sahara, ma anche in altri territori del mondo, perché l'acqua è comunque il volano dello sviluppo per la ricostruzione delle condizioni di una possibile esistenza umana in questi territori. Bisogna affrontare questa crisi drammatica, con aiuti immediati e anche con una Pag. 16visione sulla possibilità di produrre in loco le derrate alimentari che servono per vivere.
Sapete che ho il pallino di una conferenza internazionale per l'immigrazione, cominciando dai paesi rivieraschi del Mediterraneo. I temi dell'immigrazione non si risolveranno mai con azioni di polizia interne ad un singolo Stato. Infatti, non riusciamo mai a rimandare indietro quelli che vogliamo espellere perché non riusciamo ad identificarli e ciò perché i consolati dei loro Paesi non collaborano con noi per l'identificazione. Occorre lavorare con loro offrendo la possibilità di creare condizioni di vita e posti di lavoro nei loro Paesi e chiedendo l'aiuto per fare rientrare i criminali o comunque quelli che non sono in regola con la legge. Allora diventa anche umano, rientra nel tema, rimandiamoli a casa, diamogli una casa a cui poterli rimandare, dal momento che - se non ce l'hanno - ciò significa o che li ammazziamo o che torneranno da noi in un modo oppure nell'altro.
Il tema della conferenza mondiale andrebbe esteso alla questione delle fonti energetiche. Non è possibile andare avanti con il petrolio che improvvisamente salta a 150 euro, poi crolla a 50 e domani non sappiamo. È interesse anche dei Paesi produttori di petrolio - per avere certezza di futuro - sedersi attorno a un tavolo per programmare nel tempo lo sviluppo della produzione petrolifera e quello delle fonti di energia alternativa, altrimenti avremmo movimenti speculativi incontrollabili.
Visto che ho usato la parola speculazione vorrei tornare all'inizio. È vero che non siamo protagonisti della crisi finanziaria mondiale, ma comunque ne siamo interessati. Dobbiamo agire per un adeguato sistema di controllo. Oggi i contratti assicurativi che si fanno per garantirsi sul prezzo futuro di materie prime, o comunque di acquisti che si intende realmente fare, sono il 10 per cento dei contratti complessivi di derivati. Il 90 per cento sono fatti scommettendo di fatto sul livello dei prezzi da questo momento ad un certo numero di anni. Ciò fa in modo che tutte le turbolenze del mercato siano drammaticamente accelerate e moltiplicate.
Una volta si parlava della «Tobin tax». Il premio Nobel per l'economia, Tobin, propose l'idea di una tassa internazionale per un piccolissimo ammontare di ogni transazione, in modo da gravare le transazioni inutili e scoraggiare la creazione di transazioni meramente finanziarie (cioè che non avessero un effettivo contenuto economico) e l'illusione di poter fare denari con i denari. Non so se tecnicamente ciò sia ancora attuale, ma qualcosa del genere bisognerebbe metterlo allo studio.
Potrebbe essere anche un'importante fonte di finanziamento per un programma alimentare di sostegno immediato di chi rischia la morte per fame e di sviluppo per i Paesi che di sostegno avessero bisogno.
Negli anni passati, era molto in voga la nuova economia. Si diceva che i vecchi parametri dell'economia non valevano più. L'idea che il valore di un'azione dipenda dal reddito che l'azione dà, moltiplicato per un certo numero di anni, nei quali si presume di poter mantenere quel medesimo reddito, appartiene alla vecchia economia. C'è una nuova economia, che ha nuovi parametri. Qualcuno ha anche guadagnato il premio Nobel elaborando questi nuovi parametri. Ebbene, questa nuova economia non era tanto nuova. Periodicamente - lo ha scritto anche Marx, non solo lui, ma anche lui - nella storia dell'economia c'è l'illusione di fare soldi con i soldi. Questo si fa al tavolo da gioco. Si è usata la borsa come un tavolo da gioco, ma questo gioco dura poco e prima o poi deve finire. Più a lungo dura, più drammatico è il momento in cui il gioco finisce e qualcuno, alla fine, si brucia le mani.
Dietro la crisi economica, c'è anche una crisi morale. Quando, nella Centesimus annus, Giovanni Paolo II parla del rapporto fra lavoro e capitale, affermando che il capitale deve essere al servizio del lavoro, non fa soltanto un richiamo morale, ma anche un saggio Pag. 17ammonimento economico. Il capitale ha la funzione di servire il lavoro. Per fare più soldi, devi comprare materie prime, assumere dei lavoratori, produrre qualcosa che serva, vendere questo qualcosa e trattenere il differenziale tra questo e l'investimento originario. Se, invece, pensi che i soldi producano soldi da soli, fai il male del Paese e, alla lunga, anche il male tuo. Questo è ciò che è accaduto. Dobbiamo tornare ad avere una visione morale dell'economia. Ricordo che quando cadde il comunismo, ci fu chi disse - lo affermai io con un articolo sul Corriere della sera - che era crollato davanti alla testimonianza religiosa, intellettuale e morale del popolo polacco, guidato da Giovanni Paolo II.
Don Giovanni Baget Bozzo, invece, scrisse su il Giornale che era crollato davanti alla potenza del marco tedesco (allora non c'era l'euro), davanti alla forza del capitalismo. Entrambe le cose forse erano vere, ma ciò che vediamo oggi è esattamente il crollo di quella visione economicistica della realtà.
Per vent'anni, abbiamo sempre pensato che, ad ogni domanda, la risposta fosse: più mercato. Oggi forse dobbiamo riscoprire che anche il mercato ha bisogno di essere contenuto da altre istituzioni politiche, giuridiche, religiose e morali. È l'idea dell'economia sociale di mercato, a lungo dimenticata, alla quale oggi dovremmo tornare. È la fine del liberismo selvaggio e sarebbe opportuno un ritorno a quello che era l'ordnungs-liberalismus, il liberalismo delle strutture ordinate di Wilhelm Röpke, di Ludwig Erhard, che ha guidato in una certa fase lo sviluppo della costruzione europea.
Credo che dobbiamo tornare a questa intuizione originaria della politica - me lo lasci dire - dei democratici cristiani. Per tanto tempo, si è pensato che questa politica e l'idea di centro con essa legata fosse finita. Occorre tornare a quelle idee, a quella politica e anche a quel tipo di responsabilità morale. È una politica che guida il mercato, che crea le condizioni perché il mercato possa funzionare, non contro il mercato, ma contro il rischio che torni lo statalismo. Ma occorre anche prendere atto del fallimento di un liberismo assoluto. Torna il tempo di quella politica e di quella responsabilità. Spero di non avervi annoiato, grazie per la pazienza con cui mi avete ascoltato.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, colleghi, il G8 sotto la presidenza italiana dovrà aprire il capitolo di un nuovo multilateralismo, in un mondo che è sempre più multipolare e interdipendente. È infatti necessario e urgente - è già stato detto questa mattina...

PRESIDENTE. Onorevole Gozi, le chiedo scusa. Ho dimenticato di salutare gli allievi e gli insegnanti della scuola elementare Mozart di Roma, che hanno assistito ai nostri lavori e che ora stanno lasciando l'Aula. Li salutiamo e li ringraziamo per essere tra noi (Applausi). Prego, onorevole Gozi.

SANDRO GOZI. Dicevo che già stamattina, a più voci, abbiamo sottolineato quanto sia necessaria e urgente una nuova governance mondiale, che deve essere basata su principi etici, ancora prima che giuridici, condivisi e organizzata attorno a grandi regioni economiche e politiche.
Certamente, da questo punto di vista, l'Unione europea continua a rappresentare il modello più avanzato per gestire la nuova complessità; un modello imitato in altre parti del mondo (si pensi al Mercosur o all'Unione africana), ma, allo stesso tempo, un modello che rimane incompleto e che deve necessariamente riformarsi, per potere agire da protagonista nella definizione di un nuovo ordine mondiale.
Il prossimo G8 si terrà, dunque, in questo contesto: crisi mondiale incalzante, crescente complessità globale e persistente incompletezza europea. La recente crisi finanziaria ha sanzionato completamente la nuova multipolarità del mondo; allo Pag. 18stesso tempo, la crisi ha evidenziato anche la forte interdipendenza di Stati e continenti (basti pensare alla velocità con cui la crisi si è propagata) e ha mostrato molto chiaramente la necessità di più integrazioni regionali e di un rapido rinnovamento degli strumenti globali.
L'Unione europea parte da una posizione di relativo vantaggio e l'Italia, come presidente del G8 e membro dell'Unione europea, dovrà saper sfruttare questo vantaggio. Il nuovo possibile ordine globale, infatti, ha bisogno di nuove leadership e sarà molto meno asimmetrico e sbilanciato a favore di Washington rispetto ai tempi di Bretton Woods.
Dovremo allora organizzare una nuova leadership tra partner, contando su un approccio più aperto, liberale e internazionale negli Stati Uniti di Obama, ma tenendo anche conto che le barriere all'entrata della politica mondiale si sono notevolmente abbassate e che nuovi attori globali sono già emersi, come la Cina, l'India o il Brasile, ed altri emergeranno.
È bene, quindi, archiviare rapidamente, anche se non sarà facile, la tanto ostentata amicizia tra Berlusconi e Bush ed è bene anche cominciare ad impostare in modo più serio, meno populistico ed estemporaneo il rapporto dell'Italia con l'Asia, in particolare con la Cina.
Come europei, infatti, dovremo affrontare alcuni nodi, che richiedono da parte del Governo, e in particolare da parte del Presidente del Consiglio, meno dichiarazioni improvvide e roboanti (penso a quelle di Mosca o di Bruxelles,), meno scherzi fuori protocollo (penso all'incontro di Trieste), più serietà, costanza ed impegno. Per intenderci, non possiamo affrontare il G8 e queste responsabilità nel modo semplicistico con cui Berlusconi ha descritto la crisi e il modo di reagire ad essa in questo weekend in Abruzzo.
Dobbiamo, infatti, favorire un nuovo equilibrio tra poteri pubblici europei e mercato, sapendo, però, che non abbiamo ancora(e ce ne dobbiamo dotare) adeguati strumenti di governo economico e sociale a livello europeo. Per poter, quindi, incidere e presentarci come un attore efficace ed integrato agli imminenti appuntamenti globali, in Europa dobbiamo prendere una serie di importanti decisioni.
Ne ricordo solo alcune, quelle che mi sembrano più imminenti ed importanti, ma questo elenco non è certo esaustivo: innanzitutto, consolidare il metodo seguito al secondo vertice di Parigi, attraverso una cooperazione stretta e regolare tra i Presidenti del Consiglio europeo, dell'eurogruppo, della Banca centrale europea e della Commissione; tenere regolari vertici dei Capi di Stato e di Governo della zona euro; europeizzare la vigilanza bancaria attraverso la Banca centrale europea e anche oltre la zona euro, attraverso il sistema europeo delle banche centrali; coordinare progetti e procedure di bilancio a livello nazionale sulla base di assunzioni economiche comuni; avviare forme di cooperazione rafforzata attorno all'eurogruppo; potenziare il ruolo della Banca europea per gli investimenti; costruire un'azione sociale europea anticiclica, che tuteli i risparmiatori, i consumatori e le famiglie; rilanciare lo sviluppo delineato nell'Agenda di Lisbona del 2000 con grandi investimenti per la ricerca e le infrastrutture, in particolare infrastrutture per i trasporti e l'energia, che non vanno più computati come debito pubblico rispetto al patto di stabilità, almeno in questa fase di crisi e, infine (è già stato detto questa mattina), cominciare a utilizzare per interventi pubblici il debito pubblico europeo.
Questo a livello interno; ma sulla scena internazionale, rispetto al G8, dobbiamo sciogliere il nodo della frammentazione europea sulla scena mondiale. Oggi gli europei prediligono il numero: quote separate al Fondo monetario internazionale tra i vari membri della zona euro, quattro Governi più la Commissione europea al G8 e ora al G20, col risultato di presentarsi in ordine sparso e di non sfruttare tutto il potenziale dell'integrazione. Occorre invece privilegiare una logica di influenza, stabilendo una rappresentanza unificata della zona euro in seno al Fondo monetario Pag. 19internazionale e procedendo rapidamente verso una voce unica europea anche nel G8 e negli altri forum globali.
Così facendo, favorendo l'entrata di nuovi attori e agendo in modo coordinato, gli europei e noi italiani vedremmo notevolmente accresciuta la nostra influenza a livello globale. Ciò è fondamentale, perché dovremo compiere uno sforzo senza precedenti per difendere i nostri valori, i nostri principi e il nostro modello, in un mondo in cui il binomio crescita economica e democrazia liberale non è più l'unico esistente, in cui nuovi Stati, con modelli politici molto diversi e molto meno democratici dei nostri, come la Cina o la Russia, si sono affermati come nuovi attori economici globali.
In questo periodo di incertezze economiche, di sconvolgimenti finanziari, di paura per il futuro, il nostro Paese non deve, non può arroccarsi su posizioni nazionaliste di difesa miope, di chiusura impotente. Dobbiamo invece tornare allo spirito degli anni Cinquanta, agli insegnamenti di De Gasperi, dobbiamo ritornare ad essere un Paese fondatore di un nuovo modello di sviluppo umano e di crescita sostenibile in Europa e nel mondo. Questo dev'essere il ruolo dell'Italia come Presidente del G8.
Dovremo poi chiederci cosa ci convenga di più, cosa ci permetta di difendere con più forza il nostro interesse nazionale in questo nuovo scenario globale. Dobbiamo cioè scommettere tutto sul nuovo concerto delle nazioni, sul modello del G20? Dovremo unicamente concentrarci sull'allargamento del G8? O dovremo parallelamente impegnarci per riformare profondamente le organizzazioni multilaterali esistenti, che si tratti del Fondo monetario internazionale, della Banca Mondiale, dell'OMC, dell'Organizzazione internazionale per il lavoro o di altri organi del sistema delle Nazioni Unite? Dopo tutto, anche le recenti azioni che abbiamo intrapreso - si pensi ai successi della Corte penale internazionale o della moratoria per la pena di morte - hanno dimostrato che godiamo come italiani di prestigio e influenza sulla scena internazionale se basiamo le nostre proposte sui principi e sui valori della Costituzione italiana e della Carta europea.
Se sceglieremo, come noi proponiamo con la mozione in esame, di procedere su questo doppio binario, agiremo con la necessaria urgenza e l'indispensabile lungimiranza, agiremo rapidamente contro la crisi finanziaria ed economica e porremo le basi per una nuova governance. Una nuova governance che non potrà limitarsi alla finanza: nascerebbe infatti già vecchia; né solo all'economia, ma che dovrà cominciare a tutelare anche nuovi beni pubblici globali: ambiente, sociale, lavoro, diritti umani.
Viviamo infatti in uno stato di urgenza illimitato e permanente: si pensi alla crisi finanziaria, al cambiamento climatico, alle nuove forme di terrorismo; uno stato di urgenza che è ancora decretato dagli Stati e dalle opinioni pubbliche nazionali, ma che possiamo affrontare efficacemente solo su scala regionale o globale. Ciò richiede una strategia coerente nei vari settori di cooperazione internazionale. In campo commerciale, ad esempio, molto probabilmente assisteremo ad una crescita degli accordi preferenziali bilaterali e regionali.
Dobbiamo allora fare in modo che tali accordi perseguano obiettivi compatibili con il contesto multilaterale e diventino dei ponti, e non delle barriere, tra la dimensione nazionale e quella globale. Allo stesso tempo, è indispensabile una migliore definizione, nelle regole internazionali e nella loro applicazione, del rapporto tra libero commercio e interessi sociali.
Penso specialmente al lavoro, alla salute, all'ambiente, all'energia, al clima ma anche alla lotta contro la povertà.
Sono poi necessari raccordi e forme di coordinamento tra agenzie di regolazione internazionale; anche per questo, la regolazione pubblica globale va ripensata e ristrutturata senza però che divenga troppo invasiva o che restringa inutilmente le libertà economiche. Gli interventi pubblici debbono essere coordinati e giustificati Pag. 20sulla base di solide analisi economiche preliminari e condivise; la concorrenza va tutelata, punendo però con più forza i comportamenti anticoncorrenziali delle imprese multinazionali e compensando le carenze delle politiche di concorrenza nazionali e regionali attraverso accordi multilaterali.
Ma soprattutto, dobbiamo agire in base al principio del «chi sbaglia paga»; possiamo anche intervenire per salvare banche o imprese in difficoltà, ma dobbiamo farlo punendo i responsabili di tali difficoltà. È una questione etica, di un'etica che sarà sempre più invocata dall'opinione pubblica e sulla quale non possiamo né dobbiamo transigere; e forse Tremonti dovrebbe essere più chiaro al proposito: lo è stato nei suoi libri, peraltro pieni di idee di altri, ma lo è molto poco nella sua attuale azione politica.
Vanno assicurate, al tempo stesso e per la prima volta, garanzie adeguate alla dimensione sociale; serve una nuova strategia che renda compatibile la promozione di standard di tutela dei lavoratori, la governance sociale e le esigenze di crescita dei Paesi in via di sviluppo. Anche da questo punto di vista, l'Unione europea nell'insieme ha edificato un modello di regole e di coinvolgimento delle parti sociali che nei suoi principi essenziali potrebbe rappresentare un valido modello per cominciare a riequilibrare il divario che permane tra globalizzazione economica e affermazione dei fondamentali diritti sociali.
In campo ambientale va ripensata l'attuale struttura oggi articolata su una pluralità di organi che ruotano attorno al Programma delle Nazioni unite per l'ambiente, e vanno prese misure globali per la riduzione delle emissioni di gas serra.
È uno sforzo a cui tutti i Paesi (inclusi gli Stati Uniti e i nuovi Paesi industrializzati come India, Cina e Brasile) dovranno contribuire, ma in cui noi europei, se confermeremo gli obiettivi che ci stiamo dando per il 2020 e ci doteremo di percorsi e strumenti sufficientemente flessibili, potremmo affermarci come leader mondiali, anticipando anche i notevoli vantaggi di competitività derivanti dalla cosiddetta economia verde.
Da questo punto di vista ho seri dubbi che la strategia negoziale - se di strategia si può parlare - del Ministro Prestigiacomo sia in grado di gestire in maniera efficace, di qui al vertice europeo, la questione del Protocollo sul cambiamento climatico (spero che altri membri del Governo correranno in soccorso del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare).
Ultima - ma solo per ordine, non certo per importanza - è la questione dell'immigrazione. A tal fine, con questa mozione vogliamo sollecitare il Governo a sostenere il processo di ratifica della Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, entrata in vigore nel 2003, ma oggi ratificata solo da trentasette Stati. A questo proposito, voglio ricordare che il Parlamento europeo nella sua risoluzione sullo spazio di libertà, sicurezza e giustizia sta giustamente proponendo che le norme di questa Convenzione entrino a far parte del diritto comunitario, per favorire standard minimi comuni europei già conformi agli orientamenti emersi a livello ONU. Sono solo alcune delle linee di azione, signor Presidente, che dovremmo perseguire nei prossimi mesi.
Onorevoli colleghi, è stato detto che quando c'è una crisi è terribile sprecarla: non sprechiamo allora le nuove opportunità che questa crisi ci offre, affrontiamo con coraggio le nuove sfide che abbiamo innanzi e poniamo finalmente le basi per una profonda riorganizzazione globale che garantisca pace e democrazia, sviluppo sostenibile e giustizia sociale, libertà individuale e pluralismo culturale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

Pag. 21

(Intervento del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Enzo Scotti.

ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, onorevoli deputati, gli eventi straordinari dell'ultimo anno consegnano alla presidenza italiana del G8, e per essa al nostro Paese, una sfida ben più difficile e impegnativa rispetto a quella che avevamo immaginato alla chiusura del vertice di Toyako. Siamo consapevoli di dover affrontare una fase estremamente difficile, ma anche ricca di straordinarie opportunità. Questo non solo per ciò che attiene al superamento della crisi della finanza e dell'economia mondiale e, quindi, alla possibilità di raggiungere gli obiettivi (Millennium Development Goals) che solennemente all'ONU, nel 2000, abbiamo deciso di perseguire entro il 2015, ma anche per quanto riguarda il contributo concreto per il raggiungimento e il consolidamento della pace, della lotta al terrorismo e alle tante violazioni dei diritti umani perpetrate quotidianamente in tanti Paesi. In particolare, il G8 della Maddalena ha una storica opportunità per disegnare le coordinate fondamentali di una governance nuova, basata sulla sostenibilità delle politiche, e sull'efficacia delle regole e dei controlli, che ci consenta di cogliere tutte le opportunità della globalizzazione, ma governandone e minimizzandone i rischi. In più occasioni, sin dalla sua presentazione alle Camere per il voto di fiducia, il Presidente del Consiglio ha delineato il modo con cui, a partire dal prossimo gennaio, avrebbe assolto all'impegnativo ruolo di presiedere il G8, con un approccio adeguato alle sfide e basato sull'inclusività e su una condivisione delle responsabilità, la più ampia possibile. Il susseguirsi degli eventi economici e politici di questi mesi ha mostrato quanto questa impostazione fosse utile e corretta, e richiedesse insieme lungimiranza strategica ed approccio pragmatico, e non ideologico, nell'indicazione delle proposte e nella ricerca di un ampio consenso, ben oltre quello degli otto partecipanti. Su questa linea si muove il lavoro preparatorio, sia a livello diplomatico, sia a livello politico.
Il lavoro in atto non può prescindere da due dati. Gli avvenimenti internazionali degli ultimi mesi, dalla crisi finanziaria a quella alimentare, hanno mostrato quanto gli andamenti dei mercati siano caratterizzati da elevata volatilità. Ne sono prova, in ambiti diversi, ma connessi, l'evoluzione degli indici delle Borse mondiali, dei prezzi delle derrate alimentari e delle materie prime. Se la globalizzazione può ampliare gli ambiti di condivisione e delle opportunità con possibili positivi benefici, in termini di crescita economica, e anche di riduzione della povertà, l'ampliamento di queste opportunità è, però, sempre più accompagnato dalla condivisione dei rischi tra tutti i Paesi, da quelli a più elevato livello di sviluppo, a quelli estremamente poveri. La crisi di questi ultimi mesi (alimentare, energetica, finanziaria ed economica) è dunque spiegabile anche in termini di deficit di governance internazionale, di carenza delle regole e di controlli. Oggi, è diffusa la consapevolezza che la governance di Bretton Woods, costruita per stimolare e sostenere la crescita di un'economia mondiale profondamente diversa da quella presente, vada cambiata e che necessiti di una diversa regolazione dei mercati finanziari. Abbiamo, quindi, bisogno di un nuovo disegno della governance internazionale che assicuri stabilità al sistema finanziario internazionale, alla crescita dell'economia reale e che consenta di affrontare le grandi sfide della globalizzazione (dal cambiamento climatico, alla sicurezza alimentare, allo sviluppo) sulla base di un approccio basato sul concetto di sostenibilità. Tutto ciò, evitando, come ha sottolineato di recente il Ministro Frattini, che in questo cambiamento le soluzioni non lascino ancora più emarginati i Paesi veramente poveri.Pag. 22
Il Presidente del Consiglio ha dichiarato che il G8 rappresenta un foro da cui può giungere un fondamentale impulso politico per questa governance adatta alla nuova realtà globale, ma che coinvolga dei nuovi protagonisti dell'economia globale ed aiuti i Paesi più poveri.
Frattini, parlando al forum strategico della Farnesina, ha ricordato - cito - le analisi sulla necessità di adeguare il modello G8 e l'emergere del G20 che, con prepotenza, sembra essere il foro privilegiato per affrontare i temi di tipo economico-finanziario. Tutto questo richiede un'analisi di previsione che dovrà tradursi in un'azione in pochi mesi, visto che, già in primavera, dovremmo ragionare su come armonizzare, in materia economico-finanziaria, il G8 dei Ministri dell'economia e il G20 che gli inglesi si accingono ad organizzare in aprile. A questi fini, la Presidenza italiana del G8 nel 2009 trova conferma alla bontà della sua scelta iniziale di proporre un approccio basato sull'inclusività e sulla condivisione delle responsabilità. L'impulso del G8 alla soluzione dei problemi globali deve coinvolgere i nuovi Paesi emergenti (Cina, India, Brasile, Messico, Sudafrica ed Egitto) ed è così necessario che, da parte di tutti, vi sia consapevolezza che le sfide globali richiedono che ciascuno, nessuno escluso, sia disponibile ad assumersi una quota di responsabilità. Il G8 si focalizzerà, infatti, in un dialogo approfondito con le economie emergenti, sulle condizioni per limitare l'impatto della crisi finanziaria sull'economia reale, sulla produzione e sull'occupazione. Insisteremo sull'importanza di rilanciare il negoziato di Doha per addivenire ad un risultato ambizioso ed equilibrato, avendo per prima noi, Paesi avanzati, l'obbligo di fare scelte coraggiose. Promuoveremo il dialogo volto ad un coordinamento delle politiche macroeconomiche per contrastare il ciclo recessivo, ma la crisi finanziaria internazionale non dovrà farci deflettere dall'importanza e dalla necessità di perseguire gli obiettivi di sviluppo del millennio. Tra le priorità politiche della Presidenza italiana del G8 nel 2009 riconfermiamo l'Africa con tutti i suoi bisogni di crescita economica, di lotta alla povertà, alle malattie, alla violazione dei diritti umani e alle violenze su donne e bambini. Non sottovalutando mai l'importanza dell'aiuto pubblico allo sviluppo, porremmo però l'accento sulla necessità di un approccio più comprensivo alla politica di cooperazione, che tenga conto che, nella crescita, giocano tutti i diversi fattori, e tra questi il commercio, gli investimenti diretti del settore privato, i partenariati pubblico e privato, l'apporto delle organizzazioni non governative, quello della società civile e dei governi delle comunità locali. Con questo approccio sottolineeremo anche la responsabilità degli stessi Paesi in via di sviluppo e un'impostazione dell'efficacia della cooperazione conforme alle conclusioni del dibattito più recente sulle politiche di sviluppo (penso, ad esempio, alle conclusioni della Conferenza di Accra dello scorso settembre). L'Italia ha contribuito attivamente alla definizione dell'Agenda for action di Accra che mira a raccogliere la sfida dello sviluppo attraverso un profondo rinnovamento delle strategie finora seguite. Vi è ormai un consenso diffuso sui principi che dovranno ispirare le politiche di sviluppo del futuro: ruolo centrale dei Paesi in via di sviluppo nella definizione e implementazione delle politiche (ownership); creazione di partenariati inclusivi tra tutti gli attori dello sviluppo, non solo i donatori tradizionali e gli stessi Paesi beneficiari ma anche i nuovi attori, dalle fondazioni alla società civile, al settore privato e ai partenariati pubblico-privati; infine, ampia disponibilità da parte di ciascuno a rendere conto, in maniera trasparente, dei risultati delle politiche di sviluppo.
A questi principi ci rifaremo nella preparazione del G8 dei Ministri della cooperazione e dell'incontro dei Ministri dei Paesi OCSE per una riflessione aperta su come ripensare una politica di aiuti allo sviluppo in un momento di crisi economica e finanziaria mondiale, sostenuta da una manovra articolata che faccia leva su Pag. 23una più ampia gamma di strumenti per il cambiamento dei sistemi economici dei Paesi più poveri.
Questo approccio, basato sull'inclusività e sulla condivisione, si applica anche al negoziato sul cambiamento climatico nella prospettiva della Conferenza di Copenhagen del dicembre 2009: è evidente che nessun sforzo isolato, per quanto meritorio, consentirà di ridurre le emissioni di CO2 in misura utile per contrastare l'effetto serra se non vi sarà un'assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori dell'economia globale anche se su basi commisurate al grado di sviluppo di ciascuno.
La presidenza italiana del G8 mirerà ad ampliare gli spazi di convergenza tra economie avanzate, emergenti e Paesi in via di sviluppo per concorrere al successo del negoziato nell'ambito delle Nazioni Unite.
Non bisogna poi mai dimenticare che, nel corso della presidenza italiana, il G8 sarà chiamato ad affrontare, oltre alle tematiche della governance economica e mondiale, anche una serie di altri dossier prevalentemente legati al tema della sicurezza.
Tra le priorità politiche della presidenza italiana del G8 nel 2009, accanto all'impegno per la stabilizzazione delle principali crisi regionali, speciale attenzione sarà rivolta alle sfide globali di sicurezza concernenti la proliferazione di armi di distruzione di massa - oltre alla trattazione dei casi regionali si punterà sul rafforzamento del regime generale di non proliferazione - il terrorismo, in linea con la tradizionale cooperazione del G8 in materia, la criminalità organizzata e il sostegno alle attività di mantenimento della pace.
L'Italia sostiene la linea, ormai consolidata dal 2002, di una dichiarazione ad hoc sul terrorismo dei Capi di Stato del G8. In questo quadro porremo attenzione soprattutto alla lotta alla radicalizzazione e al fenomeno del reclutamento, nonché al rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale nell'ambito della lotta al terrorismo.
La presidenza italiana del G8 porrà tra le proprie priorità politiche, anche il rafforzamento delle capacità di peacekeeping su scala globale, come espressamente richiesto dai Capi di Stato e di Governo in occasione del summit di Toyako.
Gli esperti del G8 devono approfondire la tematica al fine di valutare lo stato dell'attuazione degli impegni presi nel 2004 con il piano di azione di Sea Island e le future prospettive di collaborazione operativa nel settore, con particolare riferimento all'interazione tra le componenti militari, di polizia e civile, delle operazioni di mantenimento della pace e di stabilizzazione delle aree di crisi. È previsto che gli esperti presentino un rapporto sul tema al summit del G8 della Maddalena.
Sempre in attuazione degli impegni assunti a Sea Island, l'Italia ha istituito, anche grazie al sostegno finanziario degli Stati Uniti, il centro per l'eccellenza e per la stabilità dell'unità delle polizie, con sede a Vicenza. L'iniziativa ha già conseguito importanti risultati, oltre 1.600 ufficiali formati, e auspicheremo un suo allargamento ad altri partner. Tradizionalmente l'Italia attribuisce grande importanza alla dimensione della outreach nei vertici G8.
Come ho già detto, noi sosteniamo il processo avviato in Germania che mira ad approfondire importanti temi quali la promozione e la tutela dell'innovazione, la libertà degli investimenti e la responsabilità sociale delle imprese, l'impegno comune per lo sviluppo sostenibile, l'efficacia energetica e la lotta alla corruzione.
Tuttavia, l'intendimento italiano è che la predetta iniziativa si inserisca in una più vasta rete di azioni a geometria variabile del G8 che permettano di includere anche altri Paesi ritenuti di volta in volta importanti nelle materie del dialogo, tra cui, in particolare, l'Egitto.
Nel quadro dell'outreach, la presidenza italiana intende in particolare organizzare una sessione ministeriale allargata a Pakistan e Afghanistan. L'obiettivo principale di tale esercizio sarà quello di imprimere rinnovato vigore ai programmi dell'Afghanistan-Pakistan G8 Initiative.Pag. 24
In particolare, ciò avverrà nei delicati settori del controllo delle frontiere e della lotta al narcotraffico.
In tema di non proliferazione, oltre alla trattazione dei casi di proliferazione regionale, si punterà sul rafforzamento del regime generale di non proliferazione, con riferimento ai principali trattati ed in particolare al trattato di non proliferazione, in vista della conferenza di riesame del 2010, sulle prospettive del disarmo nucleare e sul legame tra sviluppo dell'energia nucleare e non proliferazione.
Infine, il partenariato globale contro la diffusione delle armi di distruzione di massa, lanciato a Kananaskis nel 2002, costituisce, per le dimensioni dell'impegno finanziario complessivo (20 miliardi di dollari in dieci anni), la principale attività del G8, cui si sono associati altri Paesi nel campo della lotta alla proliferazione ed al rischio che i terroristi utilizzino armi di distruzione di massa.
Durante la nostra Presidenza intendiamo confermare l'impegno del G8 a fornire assistenza alla Russia e all'Ucraina, a proseguire gli sforzi in corso per l'allargamento dell'iniziativa a nuovi Paesi, sia in termini di ricerca di nuovi donatori sia di nuovi Paesi cui indirizzare progetti.
Sulla base delle conclusioni raggiunte al vertice di Toyako, nonché di quanto già contenuto nella stessa dichiarazione di Kananaskis, evidenziato ripetutamente in altri documenti del G8, si intende porre l'accento sul tema delle risorse umane ed in particolare dell'engagement degli scienziati, sia come reindottrinamento di coloro che hanno lavorato su progetti di armi di distruzione di massa sia come promozione di una cultura della sicurezza, in relazione al carattere di duplice uso che le conoscenze hanno in molti settori scientifici.
Signor Presidente e onorevoli deputati, come è possibile rilevare dalle indicazioni sugli obiettivi che la Presidenza italiana del G8, insieme a tutti gli altri partecipanti, intende perseguire, la finalità ultima è quella di un messaggio ai cittadini del mondo: è possibile fronteggiare le sfide e non farsi sopraffare dalla paura, dall'incertezza e dalla paralisi. Il mondo ha le risorse tecnologiche, economiche, finanziarie, umane e soprattutto morali per superare le difficili prove che gli sono davanti. Gli obiettivi del millennio sono ambiziosi, ma possibili; hanno bisogno però di forme sempre più efficaci di cooperazione ed integrazione a livello planetario.
Il nostro Paese, con la Presidenza del G8, ha l'occasione di un ruolo di proposizione e di stimolo. Questo ruolo sarà certamente più efficace se il Paese tutto, a partire dalla rappresentanza politica, economica e sociale, si sentirà parte solidale con l'azione del Governo, con le sue finalità, con il suo significato alto. È tradizione del nostro Paese trovare, nei momenti difficili, la forza di unirsi e di lavorare insieme per il raggiungimento di grandi traguardi e questo il Governo si augura possa accadere, anche al termine della discussione delle mozioni in esame, con un voto che esprima l'ampia convergenza del Parlamento sulle linee essenziali del lavoro che la Presidenza italiana sta portando avanti, preparandosi ad entrare formalmente in campo di qui a qualche settimana.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Caparini, Casini, Castagnetti, De Biasi, Donadi, Gregorio Fontana, Leo, Lucà, Migliavacca, Pag. 25Mura, Paolo Russo e Valducci sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 9 ottobre 2008, n. 155, recante misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio e la continuità nell'erogazione del credito alle imprese e ai consumatori, nell'attuale situazione di crisi dei mercati finanziari internazionali (A.C. 1762-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 9 ottobre 2008, n. 155, recante misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio e la continuità nell'erogazione del credito alle imprese e ai consumatori, nell'attuale situazione di crisi dei mercati finanziari internazionali.
Ricordo che nella seduta del 20 novembre 2008 si è concluso l'esame degli emendamenti riferiti agli articoli 1 e 2 del decreto-legge.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,07).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei chiederle di rivolgere un invito al Governo, in relazione a quanto accaduto a Rivoli, in provincia di Torino, nei giorni scorsi, che non solo è di una gravità inaudita, ma semina preoccupazione in tutto il Paese.
Sappiamo quali sono state le reazioni e sappiamo quanto abbia colpito l'Italia intera ciò che è accaduto. Senza voler fare alcun tipo di speculazione politica, mi lasci dire, signor Presidente, che non pensiamo che ciò che è accaduto sia una fatalità. Pensiamo che sia frutto non certo di una responsabilità di questo Governo, ma sicuramente di qualcosa che non funziona e a cui è necessario assolutamente porre riparo. Non ce lo chiedono solo i quattromila giovani che sono intervenuti sul blog del ragazzo che è morto in quell'occasione e non ce lo chiedono solo le tante mamme e i tanti genitori che sono preoccupati per l'incolumità dei propri figli nelle scuole pubbliche. Credo che sia il senso del dovere a chiedere che il Parlamento venga informato non solo su quale sia lo stato dell'arte rispetto alla sicurezza delle nostre scuole, ma anche su quali siano gli interventi che il Governo intende mettere in campo per garantire che, invece, sicurezza sia trasmessa e data a tante famiglie che, in questo momento, non l'hanno.
Inoltre, al di là dell'inchiesta della magistratura, che farà il suo corso, chiediamo di sapere quali intendimenti abbia il Governo ed anche di capire cosa accade, se è vero com'è vero, come sembra, che in un'intervista rilasciata oggi il preside della scuola nella quale è crollato il soffitto avrebbe affermato che solo venti giorni fa vi sarebbe stata un'ispezione nella scuola stessa, dalla quale non sarebbe emerso alcun tipo di problematicità proprio riguardo al tetto che, invece, ha ceduto.
Credo che ciò imponga a tutti noi un grande rispetto per quanto è accaduto, una grande attenzione ed una grande preoccupazione, ma anche il dovere di agire. Pertanto, ritengo che non si possa che attendere da parte del Governo un'informativa molto urgente, il prima possibile - vorrei chiederla veramente a ore, signor Presidente - per sapere qual è lo stato dell'arte e, soprattutto, cosa il Governo intenda fare per dare più sicurezza e più certezze - lo ripeto - a tante persone che, in questo momento, sono giustamente sconvolte da quanto è accaduto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 26

STEFANO ALLASIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, mi riallaccio all'intervento dell'onorevole Giachetti in merito all'evento accaduto a Rivoli, presso il liceo scientifico Darwin, la mattina di sabato 22 novembre, quando tragicamente è scomparso Vito Scafidi. Esprimo il massimo cordoglio da parte di tutto il gruppo della Lega Nord alla famiglia, e chiedo all'Assemblea e al Presidente l'osservanza di un minuto di silenzio. Esprimo, altresì, il migliore augurio di pronta guarigione al ferito più grave e a tutti feriti che vi sono stati nel crollo del controsoffitto nel liceo Darwin di Rivoli.
Chiedo, altresì, che il Governo venga urgentemente in Aula a riferire in merito all'accaduto e alla situazione. In particolare, lascio ad altri le considerazioni politiche, ma è ovvio che, come abbiamo visto soprattutto sui giornali, tanti, da una parte e dall'altra, hanno perso un'occasione per stare zitti e fare una bella figura in questo tragico evento, come in tanti altri. Pertanto, chiederei il massimo rispetto, soprattutto per i familiari, e chiederei che al più presto venga fatta luce sulla situazione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

VALENTINA APREA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, la ringrazio per avermi concesso la parola e ringrazio i colleghi che hanno voluto portare in questa sede - lo avrei fatto anch'io per prima - il ricordo di una tragedia che, ancora una volta, colpisce una nostra scuola, una scuola italiana. Certo, si è trattato di una fatalità, di una disgrazia: di questo siamo consapevoli, però siamo anche consapevoli del fatto che ormai siano troppe le disgrazie nel nostro Paese che colpiscono studentesse e studenti.
Vorrei, quindi, ricordare solo due questioni, signor Presidente. In primo luogo, sarebbe stato troppo facile, per noi del Popolo della Libertà, ricordare che queste sono competenze delle province e che la provincia di Torino da anni è gestita dal centrosinistra...

ROBERTO GIACHETTI. Non vi fermate neanche davanti a questi fatti!

VALENTINA APREA. Lo dico, onorevole, solo perché stiamo leggendo le agenzie di questi momenti...

ROBERTO GIACHETTI. Ma per favore!

VALENTINA APREA. Onorevole Giachetti, stiamo leggendo le agenzie di questi momenti! Vi è stato un attacco al Premier, al Presidente del Consiglio dei ministri, il quale ha parlato di fatalità. Abbiamo già risposto e abbiamo detto che siamo d'accordo anche noi sul fatto che si sia trattato di una disgrazia e di una fatalità. Sarebbe stato troppo facile per noi, ripeto, riconoscere dei responsabili...

ROBERTO GIACHETTI. Non vi fermate davanti a niente!

VALENTINA APREA. ...invece, preferiamo guardare al presente e al futuro, e ribadire che, nonostante queste responsabilità che ormai appartengono al passato, siamo convinti che l'edilizia scolastica sia un'emergenza nel nostro Paese. In qualità di presidente della Commissione cultura, ricordo che abbiamo ottenuto dalla Presidenza della Camera un'eccezione per introdurre finanziamenti per un piano straordinario sull'edilizia scolastica nel cosiddetto decreto Gelmini, il decreto-legge n. 137 del 2008. Siamo convinti che si debba riprendere a parlare nel nostro Paese di questa emergenza, e a tutti i livelli istituzionali. Sarà dunque necessario che Governo, regioni, Pag. 27province e comuni, di comune accordo, insieme, rivedano la rete scolastica e, soprattutto, facciano sì che gli edifici costruiti negli anni Cinquanta e Sessanta siano sostituiti da edifici più nuovi, più moderni, più funzionali, ma soprattutto più sicuri (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

AGOSTINO GHIGLIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei unirmi anch'io - non solo perché torinese - al cordoglio espresso da altri colleghi per la tragica morte dello studente nel liceo di Rivoli. Ho poco da aggiungere, se non una cosa: troppo spesso, in questo Paese, ricorriamo alla categoria della fatalità per spiegare gli eventi tragici e drammatici che colpiscono i singoli, le famiglie e, quando sono di questo tipo, tutta la nazione. Ritengo che occorra passare dalla categoria della fatalità alla categoria della, o delle, responsabilità.
Non deve essere una caccia alle streghe il fatto di andare a individuare il percorso che hanno avuto quei 500 milioni di euro stanziati nel 2003 per l'edilizia scolastica. Non credo che ciò significhi automaticamente perseguire qualcuno e a tutti i costi additare le responsabilità di un'istituzione anziché di un'altra. Credo, però, che sia importante capire se nell'ambito degli stanziamenti che furono dell'allora Governo Berlusconi vi siano stati ritardi, inadempienze, mancanze o imperizie e perché, soprattutto, siano passati cinque anni e questi soldi non siano stati spesi. Se vogliamo veramente che tragedie di questo tipo non abbiano a ripetersi, non possiamo sempre e soltanto ricorrere a categorie vaghe ed aleatorie, ma dobbiamo avere il coraggio di andare a trovare le responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, intervengo solo per fornire a quest'Aula un'informazione senza la quale questa discussione è vacua e parolaia. Il Presidente della provincia di Torino e la giunta provinciale hanno stanziato, proprio a novembre, 5,3 milioni di euro per interventi di edilizia scolastica prioritari nella provincia di Torino (basta verificarlo sul sito della provincia). Ebbene, si tratta di una delibera importante, alla quale siamo stati assolutamente favorevoli. Negli undici interventi previsti nel piano, quello relativo alla scuola di Rivoli non c'era, signor Presidente, a riprova del fatto che si è trattato di una fatalità: tutto qui. Nessuno deve accusare nessuno di niente, perché i fatti, tutti i fatti insieme, descrivono la situazione per quella che è. Ciò è tanto vero che il presidente Saitta, nella sua onestà intellettuale, così come la presidente Bresso, il sindaco Chiamparino e tutti gli amministratori locali, non ha accusato nessuno del Governo di aver mancato in qualcosa. Chiederei pertanto ai colleghi del Partito Democratico e ai colleghi della sinistra di avere lo stesso atteggiamento di onestà intellettuale del presidente Saitta: 5,3 milioni di euro e quella scuola nell'elenco degli interventi non c'era (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per rilevare come tutti noi siamo, ancora una volta, qui a piangere su fatti già accaduti. Piangiamo cioè la disgrazia quando avviene, mentre non facciamo nulla affinché si possa prevenire. Per prevenire - lo ha detto la stessa Ministra Gelmini - ci vogliono maggiori risorse economiche per la scuola, più soldi. Ritengo pertanto inopportuno e fuorviante utilizzare questa tragedia - che è una tragedia umana gravissima, Pag. 28che colpisce un ragazzo di 17 anni e le famiglie coinvolte - per dire se è stata o non è stata una fatalità: non ci interessa questo, ci interessa che il Governo venga in Aula subito, che ci dica come sono avvenuti i fatti e se ci sono responsabilità, che si avvii un'indagine conoscitiva in maniera tale che chi ha sbagliato paghi e non ci si trovi di fronte ad un ennesimo fatto come quello accaduto a San Giuliano di Puglia, nel Molise, in cui i responsabili sono rimasti assolti.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente, riprendo il ragionamento svolto dall'onorevole Giachetti, il cui intervento mi è sembrato di buon senso, mentre, invece, la discussione sta prendendo una piega a mio avviso sbagliata e inopportuna in questo momento di tragedia.
Innanzitutto desidero, a nome mio e della componente del Movimento per l'Autonomia, manifestare vivo cordoglio alla famiglia. Non si tratta di andare alla ricerca di responsabilità, se sia attribuibile a quella o a quell'altra istituzione, e comunque non è questa la sede, bisogna capire cosa dobbiamo fare: la tragedia è enorme, e credo che dobbiamo prenderla di petto e subito.
Nei giorni scorsi, signor Presidente, onorevoli colleghi, avevamo presentato degli emendamenti alla finanziaria che andavano proprio in questa direzione: aumentare il plafond per la messa in sicurezza delle nostre scuole. Ebbene, ritengo che il Governo debba urgentemente riferire a questa Camera. Non si tratta di 5 o 10 milioni, la portata è enorme: solo per mettere in sicurezza antisismica le nostre scuole credo non bastino neppure 13 miliardi, per cui occorre avere contezza della situazione, occorre capire se sia stata fatta un'anagrafe dell'edilizia scolastica e quali interventi urgenti si possano fare. Solo un dato: nel meridione d'Italia una scuola su due non è a norma, ciò per capire la portata di quello di cui stiamo parlando. Ritengo che occorrerebbe che tutti facessimo sistema, facessimo squadra - Governo, Parlamento, comuni e province - per affrontare un problema che adesso non è più episodico, ma si sta purtroppo ripetendo con una frequenza tale che deve allarmarci tutti, e soprattutto richiamare tutti alle proprie responsabilità, politiche e non.

GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, prima di tutto anche noi del gruppo dell'Unione di Centro ci uniamo alle condoglianze alla famiglia ed ai parenti dell'alunno coinvolto nell'incidente di sabato. Anche noi siamo d'accordo sul fatto che se non si danno risposte concrete a questo stato di cose tra qualche giorno saremo ancora qui a piangere qualche altro nostro studente coinvolto in fatti accaduti nelle scuole italiane.
Vorremmo far presenti due aspetti. In primo luogo, non è solo un problema di risorse. Esse vanno date, e ne vanno date molte, ai comuni e alle province, per ristrutturare le scuole e realizzarne di nuove. Questo deve essere il primo impegno. L'altro impegno, però, che dobbiamo prendere qui, oggi, e rendere operativo già nei prossimi atti che questa Camera approverà, è quello di togliere dal Patto di stabilità le spese per la manutenzione delle scuole, altrimenti i comuni e le province non opereranno mai in tal senso, perché non hanno la capacità di spesa. Non è sufficiente dar loro fondi, ma bisogna fare anche in modo che possano spendere queste risorse e indirizzarle proprio verso la manutenzione straordinaria degli edifici scolastici e verso la costruzione di nuovi edifici scolastici.
Il secondo aspetto è che la Commissione bilancio, proprio in questi giorni, sta esaminando una proposta in base alla quale vengono impegnati dieci milioni di Pag. 29euro per la manutenzione delle scuole, la cosiddetta legge mancia, però queste risorse vengono spese su indicazione dei singoli parlamentari. Come partito politico ci siamo rifiutati di dare le nostre indicazioni, perché pensiamo che quelle priorità non debbano essere individuate dai singoli parlamentari sui territori, ma debbano essere le priorità delle priorità. Dieci milioni sono molti, con questa cifra si possono immediatamente ripristinare tutti quegli edifici scolastici che oggi presentano delle pericolosità. Chiediamo che quell'iniziativa venga sospesa e che quei dieci milioni vengano indirizzati immediatamente verso le situazioni più pericolose.

RICARDO FRANCO LEVI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICARDO FRANCO LEVI. Signor Presidente, aggiungendo anche il mio personale cordoglio a quello di coloro che, insieme a me, fanno parte della Commissione cultura, che si è tanto spesa ed impegnata sui problemi della scuola nelle ultime settimane, vorrei ricordare che la tragedia di Torino richiama tutti noi a confrontarci in modo drammatico sulle conseguenze di una politica di tagli alla sicurezza e alla scuola, e alla sicurezza negli edifici scolastici.
Vorrei ricordare che con il cosiddetto decreto-legge Gelmini si sono tagliati 23 milioni dei 100 disponibili nel Fondo statale destinato al patto per l'edilizia scolastica.
Sono anche state, in particolare, dimezzate le risorse per la sicurezza antisismica degli edifici scolastici. Il Governo Prodi aveva destinato, a questo scopo, 295 milioni di euro, il 10 per cento del totale destinato agli investimenti globali nelle infrastrutture. Un 10 per cento che è stato dimezzato - ridotto al 5 per cento - soltanto con il cosiddetto decreto-legge Gelmini. La verità è che, dunque, non esiste, al contrario di quanto purtroppo - debbo dire - è stato ripetutamente annunciato in questi giorni, alcun piano per la sicurezza. L'unico elemento di cui disponiamo è l'annuncio, da parte del Presidente del Consiglio, fatto a San Giuliano di Puglia, di un piano straordinario per la messa in sicurezza di cento edifici scolastici. Ebbene, anche questo piano straordinario, però, stimato in 20 milioni di euro non è altro che la riproposizione di quei 20 milioni di euro già stanziati dal Governo Prodi nella legge finanziaria per l'anno 2008, attingendo ai risparmi ottenuti con i tagli ai costi sulla politica.
Siamo dunque dinanzi, purtroppo, a nient'altro che delle parole che ci lasciano alla necessità drammatica di mettere in atto un vero piano per la sicurezza statale, ripristinando quegli interventi e quegli stanziamenti che già erano stati fatti e che sono stati colpevolmente tagliati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, fatti come quello di Rivoli lasciano molte riflessioni aperte. Credo che sia giusto in questa fase (è normale e comprensibile) che l'opposizione chieda un'informativa al Governo, da svolgersi in Aula. Riteniamo anche noi che sia giusto che il Governo riferisca su questi fatti così gravi.
Inoltre, credo che sia antipatico e brutto iniziare a lanciarsi addosso responsabilità reciproche e penso, francamente e lo voglio sottolineare in quest'Aula, che il modo di porre la questione che ha avuto il collega Giachetti, da parte del Partito Democratico, così come quello degli altri colleghi, sia un modo corretto. Infatti, è necessario chiedere la giusta informativa al Governo e accertare i fatti affinché si chiariscano eventuali responsabilità, ma soprattutto si faccia in modo di riuscire a prevenire episodi gravi, come quello avvenuto a Rivoli, in futuro.
Quindi ritengo, signor Presidente, a questo punto di associare anche il mio Pag. 30gruppo alla richiesta di un'informativa del Governo in Aula su questi fatti specifici (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Intendo ringraziare l'onorevole Giachetti e tutti gli altri colleghi che sono intervenuti per la richiesta avanzata. La Presidenza si associa al cordoglio espresso sostanzialmente da tutta l'Assemblea. Tra l'altro, debbo dire che il Presidente Fini si era già attivato per rappresentare al Governo la necessità di venire in Aula a riferire circa la situazione che si è venuta a creare tragicamente. Poco fa gli uffici mi hanno avvisato che il Governo ha aderito alla richiesta avanzata dal Presidente Fini e rafforzata, oggi, dalla richiesta dell'onorevole Giachetti e degli altri colleghi e, pertanto, già domani mattina il Governo verrà a riferire alle ore 12 e, comunque, dopo il voto finale sulla conversione in legge del decreto-legge 9 ottobre 2008, n. 155, in quest'Aula sui fatti che sono tragicamente avvenuti nella scuola di Rivoli.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,28).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1762-A.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1762-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1762-A), nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 1762-A).
Ricordo che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione (Vedi l'allegato A - A.C. 1762-A).
Dobbiamo ora passare all'emendamento Fluvi 3.100, sul quale la Commissione e il Governo hanno espresso parere favorevole, a condizione che sia riformulato, nel senso di aggiungere, in fine, le seguenti parole: «ai sensi del comma 1». Onorevole Fluvi, accetta la riformulazione proposta?

ALBERTO FLUVI. Sì, signor Presidente, accetto tale riformulazione.

PRESIDENTE. Sta bene. Avverto altresì che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,50.

La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 16,50.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Fluvi 3.100.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, questo emendamento dei colleghi Fluvi ed altri, recita testualmente: «Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze sono disciplinate le modalità per assicurare l'idonea e tempestiva pubblicità del perfezionamento del contratto di garanzia finanziaria a tutela del debitore ceduto e del debitore del credito dato in pegno».
Nell'impianto generale di questo provvedimento, signor Presidente, su cui pure quest'Assemblea ha dibattuto a lungo, ci sono alcune garanzie di ampio spettro e altre di spettro inferiore. Certamente sulla parte del comma 1-bis su cui pure è intervenuta una modifica all'interno dei lavori delle Commissioni sono state disciplinate alcune evenienze. Mi riferisco specificamente Pag. 31alle operazioni temporanee di scambio tra titoli di Stato e strumenti finanziari bancari e viene concessa alle banche italiane, a condizioni di mercato, una serie di garanzie statali su passività e altre operazioni di finanziamento presso l'eurosistema con scadenza quinquennale a decorrere dal 13 ottobre.
Riteniamo, signor Presidente, quindi che questo emendamento - su cui pure il parere esplicito della Commissione e del Governo dimostrano un certo orientamento - abbia un valore aggiuntivo che noi condividiamo sostanzialmente. Riteniamo che, in questo senso, l'operazione che questi due decreti-legge hanno costruito sia inquadrabile nel quadro complessivo di politica economica e finanziaria di livello continentale e che riesca a stabilire in due piani complessivi (da un lato quello della stabilità e della liquidità nel sistema bancario garantita dalla Banca d'Italia e quella della garanzia specifica per i correntisti e, pertanto, per i depositi bancari, quindi anche su questo secondo piano) la possibilità di mantenere un sistema in sicurezza.
Questo provvedimento ovviamente non è isolato. In questo caso specifico, interviene sul sistema bancario ed è premessa per un provvedimento più diretto a sostegno di lavoratori, cittadini e famiglie che è prossimo venturo e all'attenzione del Governo. Tuttavia, si tratta anche di un provvedimento che fa seguito alla messa in sicurezza, che vi è stata prima dell'estate, dei saldi di finanza pubblica, grazie alla quale oggi questo genere di manovra, signor Presidente, è possibile.
Per questo, su questo specifico emendamento, il gruppo voterà in conformità al parere espresso dal relatore e dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti del Circolo didattico Don Bosco e Madonna di Campagna di Bastia Umbra (Perugia), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fluvi 3.100, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 416
Votanti 413
Astenuti 3
Maggioranza 207
Hanno votato
413).

Prendo atto che i deputati Mattesini, Brandolini, Speciale, D'Antona, Pini e Ruvolo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che i deputati Negro e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo all'emendamento Fluvi 3.101. Chiedo al presentatore se accede all'invito al ritiro.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 3.101. Infatti, come potrà vedere, trattando lo stesso argomento che limita l'intervento all'anno 2009, è simile al 3.200 della Commissione.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 3.200 della Commissione e 3.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.200 della Commissione e 3.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettati dalla Commissione e dal Governo.Pag. 32
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato
417
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Dima, Reguzzoni, Negro, D'Antona e Pini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.201 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 419
Votanti 418
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato
418).

Prendo atto che i deputati Simeoni, Abrignani, D'Antona e Pini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Barbareschi e Ginefra hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fluvi 3.2, sul quale ricordo vi è un invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanga. Ne ha facoltà.

GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, noi non intendiamo ritirare l'emendamento, anche perché la legge n. 266 del 1997 a sostegno delle attività economiche produttive istituisce, tra l'altro, il Fondo di garanzia per le banche anche rispetto ai crediti concessi alle piccole e medie imprese.
Con l'emendamento in esame chiediamo che il Fondo possa essere alimentato anche da contributi delle regioni e di altri enti e organismi pubblici e che vi sia l'intervento dello Stato come garanzia di ultima istanza per questi finanziamenti.
Soprattutto, Presidente, l'emendamento intende estendere in modo permanente la garanzia anche ai finanziamenti concessi alle imprese artigiane. È, infatti, una realtà importante del sistema produttivo italiano, è una struttura portante della nostra economia e il mondo artigiano ha bisogno oggi di sostegni concreti. In particolare, è necessario ampliare la possibilità di accesso al credito. Con questa proposta emendativa, Presidente, si compie un passo avanti in questa direzione.
L'emendamento, inoltre, prevede che anche i rappresentanti delle organizzazioni più rappresentative delle imprese artigiane possano far parte del comitato che presiede il Fondo. La copertura è, inoltre, individuata nell'ambito del Fondo per la finanza d'impresa presso il Ministero dello sviluppo economico, per 600 milioni di euro.
Per queste ragioni - anche di estrema e grande attualità - chiediamo che l'emendamento sia votato e possa essere approvato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 17)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, insisto perché l'Aula porga attenzione a questo emendamento, che pone un problema molto importante e che fu sollevato, tra l'altro, la scorsa settimana dal collega Reguzzoni, quando quest'ultimo si riferiva alla contrazione del credito nei confronti della piccola impresa.Pag. 33
Vorrei fare riferimento solamente all'ultimo bollettino della Banca d'Italia, laddove si dice che la quota di imprese che dichiara un peggioramento delle condizioni di accesso al credito è aumentata rispetto ai trimestri precedenti. È un tema sul quale dovremo far conto e l'emendamento si pone l'obiettivo di avviare una prima risposta a questo tema molto importante.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'emendamento non è ritirato. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fluvi 3.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 440
Votanti 438
Astenuti 2
Maggioranza 220
Hanno votato
174
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Cuperlo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Saluto la vicepresidente della Duma della federazione russa, l'onorevole Sliska, la quale è in Italia insieme ad una delegazione della Duma per partecipare ai lavori della Grande Commissione che, come i colleghi sanno, è un'istituzione nata a seguito di un accordo che fu siglato otto anni fa tra la Camera dei Deputati e la Duma della federazione russa (Applausi).
Passiamo all'emendamento Cambursano 3.4.
Chiedo ai presentatori se accedono all'invito al ritiro formulato dalla Commissione e dal Governo.

IGNAZIO MESSINA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, vorrei sottoporre all'attenzione dell'Aula questo emendamento, che riguarda il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Come sappiamo, l'intervento sulle piccole e medie imprese del Fondo di garanzia è stato utilizzato in l'Italia, in nove anni, per circa 52 mila piccole e medie imprese, ammesse alla garanzia del Fondo. Ciò significa che questo Fondo ha sicuramente portato benefici alle piccole e medie imprese, che costituiscono il fondamento della nostra economia.
Questo emendamento è finalizzato ad assicurare la continuità dell'attività di garanzia del Fondo, formalizzando l'impegno dello Stato di coprire le esposizioni assunte dal Fondo, impegno che si concretizzerebbe esclusivamente nel caso in cui, ovviamente, le risorse disponibili del Fondo di garanzia non fossero sufficienti a coprire tutte le garanzie liquidate.
Per l'importanza che ha, invito dunque l'Aula a valutarlo positivamente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cambursano 3.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 444
Votanti 442
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato
178
Hanno votato
no 264).Pag. 34

Prendo atto che il deputato Polidori ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Causi 3.01.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo è molto importante per il gruppo del Partito Democratico e, quindi, colgo quest'occasione per spiegarlo nel modo più semplice. In questo articolo aggiuntivo, abbiamo scritto quelle che, secondo il senso comune di qualsiasi cittadino italiano, sembrano le condizioni minime che le banche che fossero aiutate dallo Stato, tramite uno dei vari schemi di aiuto che stiamo esaminando, dovrebbero a loro volta garantire.
Qualsiasi cittadino, qualsiasi contribuente, in questo momento, si domanda che senso abbia che lo Stato, tramite obbligazioni, azioni o qualsiasi altro intervento garantisca i bilanci delle banche. Che garanzia abbiamo che, una volta che i bilanci delle banche siano a posto, questa positività venga trasmessa ai bilanci delle famiglie e delle imprese?
Allora, con questo articolo aggiuntivo, poniamo il seguente problema: come si fa a garantire che l'aiuto non si fermi al bilancio delle banche, ma venga trasmesso dal bilancio delle banche ai bilanci delle imprese, soprattutto piccole e medie, e ai bilanci delle famiglie? Infatti, in ultima istanza, sono vogliamo aiutare le imprese e le famiglie, non soltanto le banche.
In questo articolo aggiuntivo, abbiamo quindi previsto quattro condizioni per l'intervento dello Stato, una sorta di condizionalità, esattamente come fa il Fondo monetario quando aiuta un Paese ponendo una condizione.
La prima condizione è che, durante il periodo dell'aiuto, la banca continui ad erogare credito alle piccole imprese con la stessa tendenza degli ultimi anni. La seconda condizione è che la banca riduca i tassi di interesse sui mutui per le prime case, abbandonando il riferimento all'Euribor e andando verso il tasso interbancario. D'altra parte, le banche adesso si finanziano a un tasso più basso e, quindi, devono poter trasmettere il tasso più basso del loro finanziamento a vantaggio delle famiglie.
La terza condizione è che le banche aderiscano a schemi che aiutino i proprietari di prime case che sono incagliati con il pagamento dei mutui. La quarta condizione è che le banche aderiscano a schemi che modifichino le strutture retributive del loro management.
Signor Presidente, colleghi, queste condizioni sono del tutto analoghe a quelle che i Governi della Gran Bretagna, della Francia e della Germania hanno imposto in loro interventi simili. Il Governo ci chiede di ritirare quest'articolo aggiuntivo, poiché ci dice che fa suoi queste linee e questi indirizzi, ritenendo di doverli introdurre in un successivo provvedimento.
A noi dispiace molto ritirare questo articolo aggiuntivo, ma se il sottosegretario volesse confermarmi la sua disponibilità ad accettare un ordine del giorno in tal senso, ma soprattutto ad accettare questo indirizzo per il prossimo provvedimento, potremmo valutare di ritirare la proposta emendativa, naturalmente vigilando fortemente, affinché nel prossimo provvedimento siano incardinate queste condizioni.
Chiamiamole come vogliamo: codice etico, codice di comportamento, codice di disciplina, condizioni per l'aiuto all'interno di programmi di stabilizzazione, ma credo che lo Stato debba garantire le imprese e i cittadini che questi aiuti non si fermino ai bilanci delle banche, ma vengano trasmessi a imprese e a famiglie.

PRESIDENTE. Onorevole Causi, se ho ben compreso, c'è una disponibilità ad accogliere l'invito del Governo a ritirarlo. Onorevole rappresentante del Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo dà la sua disponibilità ad accettare un ordine del giorno al riguardo.

Pag. 35

PRESIDENTE. Direi che il Governo prende questo impegno, più che dare questa disponibilità.

ROBERTO OCCHIUTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, avrei voluto intervenire per dichiarazione di voto, ma, siccome il Governo dichiara la sua disponibilità ad accogliere il contenuto di questo articolo aggiuntivo come impegno, lo faremo nel corso della discussione sugli ordini del giorno.

GIANFRANCO CONTE, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO CONTE, Relatore. Signor Presidente, voglio ricordare che anche gli articoli aggiuntivi successivi sono tutti sullo stesso ordine di idee, ossia si riferiscono a condizioni per l'intervento dello Stato e, come avevamo avuto modo di dire quando abbiamo espresso il parere sugli emendamenti, anche sugli articoli aggiuntivi Ceccuzzi 3.0100, 3.0103, 3.0102 e 3.0101 c'è un parere favorevole da parte del Governo e della maggioranza affinché vengano ritirati e sostituiti con degli ordini del giorno. La lascio come ipotesi.
Vorrei ricordare, a proposito dell'articolo aggiuntivo 3.0103 del collega Ceccuzzi, che siccome c'è una risoluzione all'esame della Commissione, l'eventuale bocciatura di questo articolo aggiuntivo ostacolerebbe l'approvazione di una risoluzione nei confronti della quale c'è una disponibilità complessiva da parte della Commissione.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori dell'articolo aggiuntivo Causi 3.01 lo ritirano.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Ceccuzzi 3.0100 formulato dal relatore.

FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il ritiro degli articoli aggiuntivi a mia firma, concedendo un'ulteriore linea di credito al Governo, visto che stiamo parlando di materia attinente, pur essendo al quarto provvedimento dall'inizio della legislatura senza che, purtroppo, si sia affrontato, in modo concreto ed efficace, il tema dei mutui; tuttavia, vogliamo ben sperare che nel prossimo provvedimento lo si faccia.

PRESIDENTE. Onorevole Ceccuzzi, quindi lei ritira i suoi articoli aggiuntivi 3.0100, 3.0103, 3.0102 e 3.0101?

FRANCO CECCUZZI. Sì, signor Presidente, li ritiro.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Fluvi 3.02.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanga. Ne ha facoltà.

GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, con questo articolo aggiuntivo vogliamo creare un fondo temporaneo di garanzia interbancaria. È una proposta emendativa che ci viene sollecitata anche dalla gravità della situazione che stiamo vivendo tutti i giorni e da quello che le nostre imprese e le nostre banche stanno vivendo quotidianamente.
Prevediamo di istituire questo fondo presso la gestione separata della Cassa depositi e prestiti, la cui dotazione iniziale è stabilita in 4 miliardi di euro, per prestare una garanzia ai crediti che le banche concedono alle piccole e medie imprese.
È un fondo cui possono fare riferimento anche i confidi ed è temporaneo, per il periodo 2009-2010, in considerazione delle difficoltà serie e pesanti di questi giorni. Quanti imprenditori sentiamo in queste settimane affermare che le banche non concedono più credito! Le banche, dal canto loro, temono sempre più il rischio di insolvenze.
Con questo fondo, allora, vogliamo intervenire a sostegno del sistema produttivo Pag. 36e, soprattutto, vogliamo facilitare l'accesso al credito; in caso di inadempienza delle imprese, è previsto che le banche possano rivalersi sul fondo, anziché perseguire il debitore principale.
Una quota del fondo è poi destinata a garantire le operazioni di posticipazione delle scadenze delle rate dei mutui, in modo che il debitore possa chiedere la sospensione del pagamento delle rate in scadenza. La riteniamo una proposta emendativa molto significativa e molto importante, sulla quale chiediamo anche all'Aula di fare una riflessione molto attenta e profonda.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro sull'articolo aggiuntivo in esame, perché mi pare vada nella direzione di realizzare ciò che è contenuto nel titolo - purtroppo solo nel titolo - del decreto-legge, che dovrebbe appunto riguardare la continuità nell'erogazione del credito alle imprese.
Soprattutto, inviterei l'Aula ad un ulteriore approfondimento, perché tale proposta emendativa va nella direzione di assecondare gli sforzi del sistema dei confidi: mentre da più parti viene invocato l'intervento del Governo a sostegno di iniziative utili ad evitare la stretta creditizia in atto, nelle ultime settimane gli unici interventi in questa direzione sono stati proprio quelli posti in essere dal sistema dei consorzi di garanzia fidi, associati spesso agli sforzi prodotti da alcune regioni. L'articolo aggiuntivo che è stato proposto va nella direzione di sostenere questi sforzi, anche insieme al sistema delle regioni.
Per questo dichiariamo il nostro voto favorevole sulla proposta emendativa in esame e ci auguriamo che anche l'Aula sappia esprimere altrettanta sensibilità, perché è quanto si aspetta il sistema delle imprese italiane.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, anche il gruppo dell'Italia dei Valori sosterrà l'articolo aggiuntivo in esame votando a favore, ma mi permetto di aggiungere anche qualche breve considerazione.
Come i colleghi sanno, la gestione separata Cassa depositi e prestiti ha una disponibilità aggiuntiva tra la raccolta e gli impieghi (tutti i quotidiani ne hanno parlato) che si aggira intorno a 100 miliardi di euro. Non è un lapsus, è la sacrosanta verità: 100 miliardi di euro, e sappiamo quanto oggi il Paese abbia bisogno di un'iniezione di liquidità!
L'articolo aggiuntivo propone la costituzione di un fondo che peraltro già esiste, un fondo rotativo per le imprese. Questo fondo integrato è destinato a sovvenzionare e sostenere le imprese bancarie che a loro volta non chiudono i rubinetti nei confronti delle imprese loro affidate, e quindi consentono in buona sostanza all'economia, come diceva quello spot televisivo, di girare.
È inconcepibile che il Governo non voglia prendere in considerazione una simile proposta, che non costa assolutamente alle casse dello Stato, perché sono fondi che la Cassa depositi e prestiti ha in più; pertanto, credo sia doveroso prendere in seria considerazione questa eventualità, se si vuole evitare che ci sia un black out pressoché totale nelle prossime settimane e nei prossimi mesi da parte delle imprese che non ce la fanno più a far fronte ai costi dei loro fornitori.
C'è questa disponibilità: il sottosegretario per l'economia e le finanze faccia davvero uno sforzo aggiuntivo. So che il Ministro è già in linea con tale questione. Basta prendere per buono, qualche volta, quello che viene detto anche dall'opposizione, e non chiudersi sempre solo su se stessi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.

Pag. 37

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, prendo la parola per sollecitare anche da parte mia l'accoglimento dell'articolo aggiuntivo in esame perché, come ha già riferito il collega Sanga, interviene a sostegno delle piccole e medie imprese in una fase di grande difficoltà. È necessario intervenire urgentemente, perché facendo trascorrere ancora qualche settimana potrebbe essere troppo tardi.
Soprattutto, un intervento a favore del sistema dei confidi - che è un sistema già collaudato ed operativo - sarebbe in questa fase una scelta concreta ed utilissima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Fluvi 3.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 446
Votanti 444
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato
187
Hanno votato
no 257).

Passiamo all'articolo aggiuntivo Lulli 3.03.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanga. Ne ha facoltà.

GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, anche questo articolo aggiuntivo è, per noi del Partito Democratico, di grande rilevanza. Esso si propone di istituire un Fondo mutualistico interbancario di garanzia. La dotazione del Fondo è costituita da contributi volontari delle singole banche e dei singoli istituti di credito. È un Fondo che opera come garanzia dei crediti che le banche hanno concesso alle imprese per finanziamenti a medio e lungo termine, di durata compresa tra i tre e i dieci anni.
Si tratta di un intervento finalizzato ad ampliare e ad allargare la capacità delle imprese di ottenere finanziamenti, è destinato a ridurre gli oneri dei finanziamenti e a rafforzare, e soprattutto a consolidare, il sistema della mutualità e delle garanzie tra gli istituti di credito.
La garanzia copre fino al 100 per cento dell'importo dell'esposizione; in caso di inadempimento delle imprese finanziate, le banche possono così rivalersi sul Fondo per gli importi che sono stati garantiti, anziché perseguire il debitore principale.
Chiediamo inoltre che le perdite del Fondo vengano assistite, in ultima istanza, da una garanzia dello Stato. Mi sembra una proposta emendativa, come dicevo, di rilevante importanza e di grande attualità rispetto non tanto al dibattito economico, quanto alla sostanza dell'andamento dell'economia e delle vicende che tutti noi conosciamo per quanto riguarda il sistema delle imprese e delle banche nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, vorrei un minuto di attenzione da parte del Governo, perché nel provvedimento al nostro esame non sono presenti misure a favore delle imprese.
Nei prossimi mesi rischiamo la moria di alcune decine e decine di migliaia di imprese per carenza di erogazione del credito. Abbiamo fatto uno sforzo, con questa e con altre proposte emendative, per cercare di essere costruttivi e di prospettare la possibilità di un intervento significativo che immetta nel circuito anche fiducia, perché di fiducia ormai non ce n'è più.

Pag. 38

PRESIDENTE. Onorevole Lulli, deve concludere.

ANDREA LULLI. Non capisco dunque perché ci si ostini a non voler inserire norme a favore del credito per le imprese, soprattutto per le piccole e medie imprese; pur tuttavia, so che il relatore ha formulato un invito al ritiro sull'articolo aggiuntivo al nostro esame. Nel caso vi sia un impegno del Governo ad accoglierlo, dal momento che la riteniamo una delle questioni essenziali, saremmo orientati in questa direzione.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, sugli ordini del giorno la posizione è conforme a quanto ho già detto nel momento in cui ho espresso il parere sugli emendamenti, secondo cui il Governo chiedeva il ritiro dell'articolo aggiuntivo Lulli 3.03 e la predisposizione di un ordine del giorno sul quale avrebbe espresso un parere favorevole, come già detto. Il parere è dunque conforme a quello già espresso l'altra volta.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Lulli 3.03.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Fluvi 3.0104.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Fluvi 3.0104, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 454
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato
193
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.203 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 455
Votanti 453
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato
451
Hanno votato
no 2).

Passiamo all'emendamento Messina 4.1.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Constato, altresì, l'assenza dell'onorevole Borghesi che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: si intende che vi abbia rinunziato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Messina 4.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 455
Votanti 454
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
195
Hanno votato
no 259).Pag. 39

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 461
Votanti 460
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato
457
Hanno votato
no 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Messina 4.41.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, questo emendamento riguarda la disciplina dei fondi dormienti, che, tra l'altro, contraddice un po' quello che dovrebbe essere lo spirito del Governo nell'affrontare questo decreto-legge.
Si era sostanzialmente detto che non ci saremmo occupati di fatti diversi da quelli che avrebbero riguardato le banche in stato di preinsolvenza. Così non è: infatti, con l'articolo 4, introdotto con un emendamento del Governo, alla fine si è anche messa in discussione la questione riguardante la gestione delle somme, e non soltanto quella delle banche che si trovano in stato di preinsolvenza.
Con una politica di accentramento il Governo sottrae la gestione dei fondi dormienti all'apposita commissione prevista dall'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2007, n. 116. Si tratta di una commissione molto snella, non complessa come una Commissione parlamentare, composta da un presidente di sezione del Consiglio di Stato, che la presiede, da un consigliere della Corte dei conti, da un dirigente del dipartimento del tesoro, uno della Banca d'Italia, uno della Consob, uno dell'Isvap e da un rappresentante dei risparmiatori, che gestiscono proprio la destinazione dei fondi dormienti. Il Governo, con il suo emendamento, prevede di eliminare la commissione e di accentrare tutti i poteri in capo, esclusivamente, al Ministro dell'economia e delle finanze.
Con questo emendamento si chiede, anche in termini di democrazia e di migliore gestione di queste somme, che non sono poche, di considerarle operative e, quindi, di sottoporre la gestione del fondo al parere della commissione - lo ripeto - già istituita con decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2007, n. 116.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Messina 4.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato
192
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che la deputata Mura ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fluvi 4.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 450
Votanti 448
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato
190
Hanno votato
no 258).Pag. 40

Prendo atto che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Messina 4.45.
Constato l'assenza dell'onorevole Borghesi che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente questo emendamento rappresenta la prosecuzione del precedente. In una politica di accentramento si cerca di gestire totalmente le risorse da parte del Ministro. Noi riteniamo, invece, che per tutta una serie di questioni e di spese, il Ministro dell'economia e delle finanze debba operare - su ciò ritengo che il Governo non possa che essere favorevole - di concerto con i Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca, del lavoro, della salute e delle politiche sociali.
Affermiamo, sostanzialmente, che non dobbiamo accentrare la gestione in capo a un solo Ministro, ma dobbiamo far decidere più Ministri che si occupano di più questioni e che, quindi, più di un solo Ministro, possono conoscere le singole problematiche.
Non credo che su questo il Governo possa non essere favorevole: non chiediamo nuove commissioni, non chiediamo di sottoporre la gestione all'opposizione; che la stessa maggioranza restringa i poteri in capo ad uno solo Ministro ci sembra un gesto di pessima democrazia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Messina 4.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 458
Votanti 456
Astenuti 2
Maggioranza 229
Hanno votato
194
Hanno votato
no 262).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Occhiuto 4.46.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, con questo emendamento intendiamo stabilire che la quota del fondo destinato ai risparmiatori danneggiati debba essere non inferiore al 50 per cento del totale. Ciò vuol dire che l'altro 50 per cento, stante la formulazione dell'articolo, dovrebbe essere ripartito tra ricerca e social card. È un emendamento che credo recuperi un principio di equilibrio anche nella destinazione dei fondi, e per questo in sostanza chiediamo all'Assemblea di esprimere un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'emendamento in esame e per chiedere all'Assemblea un po' di attenzione su questo articolo, introdotto in Commissione dal Governo, che riguarda i fondi dormienti. Si è molto parlato attorno all'argomento dei fondi dormienti. Pensavamo addirittura che potessero dare un gettito di circa dieci miliardi di euro; ora stiamo ragionando di cifre molto, molto inferiori (le stime parlano di circa due miliardi di euro).
Tuttavia, vorrei, anche in questo caso, svolgere una considerazione e rivolgere una sollecitazione nei confronti del Governo. Facendo riferimento a questi fondi dormienti ci siamo impegnati per i bond argentini, per i crack Cirio e Parmalat e per il crack Giacomelli, ci siamo in qualche modo impegnati per la stabilizzazione Pag. 41dei precari (misura poi eliminata), ci siamo impegnati con gli obbligazionisti dell'Alitalia e ci impegniamo ora con la social card; inoltre, introduciamo questo riferimento anche per la ricerca. Credo che una qualche riflessione in tal senso andrebbe fatta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Occhiuto 4.46, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 461
Votanti 460
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato
197
Hanno votato
no 263).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Ghizzoni 4.100.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, l'emendamento in esame interviene su quella parte della norma che finalizza una quota non precisata del fondo conti dormienti al finanziamento della ricerca scientifica.
Io convengo sull'opportunità di allocare finanziamenti aggiuntivi in favore di un settore così strategico, ma personalmente sono molto preoccupata per la vaghezza della norma. Essa prevede, infatti, che ogni indicazione sia rinviata ad un decreto non regolamentare, assunto in assoluta solitudine, totale arbitrio e preclusione di qualsiasi confronto parlamentare, dal Ministro dell'economia e delle finanze, senza alcun concerto - e questo è sconcertante (scusate il gioco di parole) - con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
Questa legislatura ci ha abituati in effetti alla supremazia del Ministro dell'economia e delle finanze sull'intero Esecutivo, però io mi chiedo quanto ancora il titolare dell'università e della ricerca sopporterà questa esclusione da decisioni su proprie materie, e quanto a lungo subirà ancora una sorta di tutela.
Viene naturale chiedersi a vantaggio di chi, in favore di quali strutture e, soprattutto, a supporto di quali progetti andranno le risorse previste dalla norma. Porsi queste domande è legittimo a fronte sia dei provvedimenti assunti dall'Esecutivo Berlusconi nella XIV legislatura, sia di quelli assunti in questa legislatura, e anche a fronte di decisioni che sono state rinviate.
Per quanto riguarda la XIV legislatura ricordo la creazione della fondazione dell'Istituto italiano di tecnologia, fortemente voluto dall'allora Ministro Tremonti, istituto famoso non per i risultati scientifici conseguiti, ma per le critiche che ne hanno accompagnato la nascita, dovute soprattutto alle ingenti risorse pubbliche ottenute pari a quelle destinate complessivamente a tutti i bandi per la ricerca universitaria, e assicurate in modo assolutamente discrezionale dal Ministro Tremonti senza alcuna forma di valutazione né preventiva né a risultato.
Quindi, signor Presidente, tra le righe del provvedimento devo forse leggere la nascita di una nuova fondazione scientifica avulsa dal sistema della ricerca vigilata dal MIUR, magari sovvenzionata da finanziamenti pubblici, ma sottratta a qualsiasi controllo? Mi auguro di no.
Per quanto attiene alla presente legislatura voglio ricordare la decisione di abrogare le procedure di stabilizzazione dei ricercatori precari, in contrasto con il principio della stabilità e della continuità dell'impiego enunciato dalla Carta europea dei ricercatori.
Si tratta di una scelta che penalizza la continuità della ricerca e pregiudica, ovviamente, l'attività scientifica e la partecipazione Pag. 42a progetti nazionali ed internazionali. Inoltre, se letta insieme ai provvedimenti che riguardano il sistema universitario, si chiarisce molto bene come il Governo non abbia alcuna intenzione di affrontare di petto il fenomeno della fuga dei cervelli. Questo fenomeno rappresenta, in realtà, la meschina condizione che molti ricercatori italiani devono subire, cioè escludere il proprio Paese dall'elenco di quelli che possono accogliere le loro idee innovative e sostenere i loro talenti, a causa della diminuzione dei finanziamenti e perché, soprattutto, in Italia questi ricercatori non si sentono giudicati nel merito.
Altro provvedimento a sfavore del sistema della ricerca è il taglio del fondo ordinario per gli enti e le istituzioni scientifiche, di ben 69 milioni e mezzo di euro, previsto nella legge finanziaria per il 2009.
Infine, voglio ricordare il ritardo che il Governo sta accumulando nell'emanazione del bando di attuazione per i progetti di ricerca di base presentati da giovani ricercatori, come stabilito dalla legge finanziaria dello scorso anno. Si tratta di un provvedimento promosso dal senatore Marino al fine di innovare ed internazionalizzare il finanziamento della ricerca, favorendo i giovani ricercatori di talento. Il ritardo che scontiamo nell'emanazione di tale bando rischia di pregiudicare la portata innovativa e meritocratica della disposizione e di far disperdere gli 82 milioni di euro appositamente finalizzati. Questo differimento stupisce, perché quanto previsto dalla norma Marino premia progetti di ricerca eccellenti, selezionati attraverso un processo di rigorosa valutazione, che responsabilizza i giovani proponenti al conseguimento degli obiettivi previsti: insomma, attua le affermazioni del Ministro Gelmini, di voler premiare il merito ed il talento.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MANUELA GHIZZONI. Ho concluso, se mi concede trenta secondi.
Dunque, perché aspettare? Pertanto, l'emendamento in esame finalizza il 30 per cento del fondo conti dormienti a potenziare questi progetti di ricerca di base, presentati dai giovani ricercatori, perché riteniamo che sostenere i giovani di talento e la ricerca scientifica di base significhi soprattutto promuovere il futuro del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ghizzoni 4.100, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 459
Votanti 457
Astenuti 2
Maggioranza 229
Hanno votato
197
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tocci 4.101.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bachelet. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, l'emendamento Tocci 4.101, che chiedo di sottoscrivere e mi appresto ad illustrare a nome del mio gruppo, insieme ai successivi Tocci 4.102 e 4.103, di simile spirito e finalità, riguarda i cosiddetti fondi dormienti delle banche.
Il decreto-legge in esame, all'articolo 4, con riferimento al comma 1-bis, lettera e), capoverso comma 345-decies, prevede già, opportunamente, di destinare una quota di questi fondi al finanziamento della ricerca scientifica. Il nostro emendamento Tocci 4.101 introduce solo due Pag. 43precisazioni, una quantitativa ed una qualitativa. Ho l'impressione che il Governo possa aver dichiarato la sua contrarietà solo per una svista: queste precisazioni dovrebbero trovare l'approvazione del Governo, in particolare del Ministro Gelmini, la quale, attraverso altri recenti provvedimenti, sta tentando di restituire parte dell'ossigeno tolto dalla legge n. 133 del 2008 alla ricerca scientifica e, per altro verso, proclama ad ogni piè sospinto una molto lodevole propensione alla meritocrazia.
Il nostro emendamento Tocci 4.101 specifica una quantità: la quota dei fondi dormienti dedicata al finanziamento della ricerca non dovrà essere inferiore al 30 per cento. Tale emendamento mira, altresì, alla qualità: esso specifica, infatti, che questa quota di finanziamento non vada genericamente alla ricerca scientifica e tecnologica, ma sia destinata ai PRIN (progetti di ricerca di interesse nazionale) la cui assegnazione, da oltre dieci anni, è regolata da una procedura competitiva e meritocratica, basata su due gambe: l'anonymous peer review (cioè la valutazione di esperti internazionali anonimi) ed il meccanismo, altrettanto meritocratico, del cofinanziamento (vengono assegnati finanziamenti solo a chi ha avuto da altre fonti un finanziamento analogo). Questo è un sistema trasparente e selettivo di valutazione ed assegnazione; può essere naturalmente migliorato ulteriormente ed essere reso più rigoroso, ma fin d'ora (da quando esiste: con il Governo Prodi e l'ha mantenuto poi Berlusconi) consente al Ministro di assegnare questi fondi ai gruppi più capaci e meritevoli, anziché affidarli all'antico metodo del sottogoverno, all'arbitrio, non solo e non tanto del Ministro, ma addirittura dei direttori generali, dei consiglieri e dei supporter politici, che possono essere obiettivamente meno disinteressati.
Pertanto, chiedo al Governo di rivedere il proprio parere e all'Assemblea di approvare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del mio gruppo sull'emendamento Tocci 4.101, che va nella direzione di meglio specificare l'impiego delle risorse rinvenienti dall'uso dei depositi dormienti, in ordine proprio all'investimento sulla ricerca.
Tuttavia, con il mio intervento vorrei, altresì, segnalare che tutti gli emendamenti proposti al testo del decreto-legge in discussione, che avevano per oggetto la destinazione di risorse verso le famiglie, le imprese o, anche semplicemente, la costituzione di obblighi per le banche, al fine di assicurare i crediti alle imprese e alle famiglie, in Commissione sono stati dichiarati inammissibili, in quanto non perfettamente attinenti al contenuto del citato decreto-legge. Quest'ultimo - è stato detto e ripetuto più volte - doveva riguardare semplicemente gli interventi dello Stato in ordine alle situazioni di preinsolvenza delle banche. Credo che questo articolo e questi emendamenti siano in tutto assimilabili a quelli dichiarati inammissibili, perché prevedono l'intervento su altre materie, che nulla hanno a che fare con lo stato di insolvenza delle banche. Ciò a dimostrazione di quanto risibile fosse l'argomento addotto dalla maggioranza, allorché ha voluto, di fatto, «blindare» questo provvedimento, impedendo che potesse essere più utile e più in sintonia con i bisogni del sistema delle imprese e delle famiglie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tocci 4.101, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

Pag. 44

(Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato
189
Hanno votato
no 262).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tocci 4.102, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 448
Votanti 447
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato
186
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tocci 4.103, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato
195
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fluvi 4.104.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, anche questo emendamento incide sulla norma relativa ai fondi dei conti dormienti destinati genericamente alla ricerca scientifica. Come dicevo in precedenza, della norma non apprezziamo la totale discrezionalità attribuita al Ministro dell'economia e delle finanze nel definire chi, quali strutture e quali progetti beneficeranno delle risorse previste.
Credo che converrà con me, signor Presidente, che la discrezionalità male si accorda con l'adozione di sistemi di valutazione indipendenti e trasparenti, come indica chiaramente la Carta europea dei ricercatori.
Poco fa, la maggioranza ha bocciato la proposta di sostenere i progetti dei giovani ricercatori. In altri termini, la maggioranza ha respinto il principio di premiare il merito e sostenere i giovani di talento, preferendo che sia il Ministro dell'economia e delle finanze (e non il Ministro Gelmini, titolare del dicastero dell'istruzione, della ricerca e dell'università) ad individuare i beneficiari dei finanziamenti, attraverso criteri non verificabili, non condivisi e, soprattutto, senza dare seguito ad una precisa strategia di intervento, in un settore che da tutti è riconosciuto come motore dell'innovazione e dello sviluppo.
Non evoco nuovamente l'esempio della fondazione dell'Istituto italiano di tecnologia, che ho richiamato poco fa, ma credo che Governo e maggioranza dovrebbero valutare attentamente le conseguenze di scelte politiche sulla ricerca sbagliate in radice e che non hanno dato i risultati sperati ed attesi.
Pertanto, con l'emendamento in esame proponiamo che il 30 per cento dell'istituendo Fondo dei conti dormienti sia destinato al Fondo ordinario di finanziamento per gli enti e le istituzioni di ricerca, che la legge finanziaria, approvata in quest'Aula pochi giorni fa, ha decurtato di ben 69 milioni e mezzo di euro.
Questa decisione, che giudichiamo improvvida, pregiudicherà il lavoro e il funzionamento degli enti di ricerca e lo svolgimento dell'attività scientifica già programmata, la quale, in molti casi, riguarda Pag. 45impegni internazionali pluriennali ed anche la realizzazione di infrastrutture ad altissimo contenuto tecnologico.
Tuttavia, i nostri centri di ricerca non sono colpiti solo dalla riduzione dei finanziamenti: a loro svantaggio va anche il ritardo che il Governo sta accumulando per l'attuazione della delega sulla riforma per la loro autonomia, riforma che - lo ricordo - prevede anche l'allocazione delle risorse attraverso la valutazione dei risultati. Perché parlate sempre di merito e di valutazione, e poi non date mai seguito concreto alle vostre parole nei provvedimenti che assumete? È chiaro che, in questo, un po' di coerenza non guasterebbe.
Sono consapevole, signor Presidente, che non saranno i miei richiami a far cambiare parere al Governo e al relatore Conte, ma non rinuncio ad un estremo tentativo, e proverò a farlo evocando le parole di Renato Dulbecco, premio Nobel e scienziato, il quale, nel 1947, lasciò l'Italia per poter sviluppare le sue ricerche scientifiche. Sulla politica italiana per la ricerca, Dulbecco ha recentemente scritto: «Ciò che mi dispiace profondamente è toccare con mano l'immobilismo di un'Italia che sembra non curarsi della ricerca scientifica, esattamente come nel dopoguerra» ed esattamente come sta accadendo in quest'Aula (naturalmente, queste ultime parole sono mie e non di Dulbecco). Proseguo con la citazione, signor Presidente: «Come se più di mezzo secolo di esplosione del progresso scientifico fosse passato invano. Chi vuole fare ricerca se ne va, oggi come ieri, per gli stessi motivi. Perché non c'è sbocco di carriere, perché non ci sono stipendi adeguati, né ci sono fondi per ricerche e le porte degli (ottimi) centri di ricerca sono sbarrate perché manca, oltre ai finanziamenti, l'organizzazione per accogliere nuovi gruppi e sviluppare nuove idee». Si tratta di parole che, non a caso, fanno riferimento preciso ai nostri enti di ricerca, parole di un premio Nobel e non di un avversario politico: avrete l'umiltà di ascoltarle e di farle vostre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fluvi 4.104, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 462
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato
199
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che il deputato Evangelisti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ceccuzzi 4.105.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccuzzi. Ne ha facoltà.

FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, a nostro avviso sarebbe significativo, opportuno e particolarmente importante se il Governo e la maggioranza accogliessero questo emendamento per finanziare, dal Fondo dei conti dormienti, il Fondo per le politiche giovanili. Ciò per due motivi: in primo luogo, le scelte del Governo di finanza pubblica sin qui hanno tagliato 271 milioni di euro sul Fondo per le politiche sociali; di questi, 90 milioni di euro sono stati i tagli relativi alle politiche per la famiglia e 58 milioni di euro quelli relativi alle politiche giovanili. Va ricordato che nel 2007 il Fondo per le politiche giovanili aveva dato un esempio di grande efficienza, dal momento che tutte le risorse stanziate dal Ministro Melandri (75 milioni di euro) erano state spese interamente.
Inoltre, vi è naturalmente una coerenza dal punto di vista del credito di cui stiamo discutendo, in quanto con questo Fondo si è istituita, grazie ad una convenzione Pag. 46con l'ABI, una possibilità di piccoli prestiti da 6 mila euro ciascuno per i giovani tra i 18 e i 35 anni, i quali possono attivare questi piccoli prestiti senza garanzie, esclusivamente sulla base del merito, grazie al fatto che le garanzie vengono coperte dal Governo. Questo protocollo con l'ABI consente ai giovani che attingono a questo piccolo prestito di 6 mila euro il pagamento delle tasse universitarie, il pagamento delle spese per partecipare al programma Erasmus, il pagamento dei master post-laurea, i pagamenti per le spese di affitto per quanto riguarda gli studenti fuori sede e il pagamento delle spese per l'acquisto di materiale informatico. Evidentemente, proprio in questo momento sono i soggetti deboli come i giovani - i quali non hanno garanzie da offrire, se non le loro idee e il loro talento - che rischiano di finire schiacciati sotto il fenomeno del credit crunch, che è particolarmente pericoloso proprio in questa fase.
Non abbiamo quantificato, ma sarebbe naturalmente il Ministero dell'economia e delle finanze a farlo, prelevando dal Fondo dei conti dormienti e rifinanziando il Fondo per le politiche giovanili, che fu istituito nel 2006 grazie all'iniziativa del Ministro Melandri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ceccuzzi 4.105, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
199
Hanno votato
no 264).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Ceccuzzi 4.106.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccuzzi. Ne ha facoltà.

FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, in questo caso purtroppo siamo costretti a parlare di un fenomeno molto brutto. Si tratta dell'usura e ritengo che, se non nel provvedimento in esame, questo tema dovrà essere comunque affrontato in questa fase. Va ricordato che la legge n. 108 del 1996, che, all'articolo 15, stabilisce l'operatività delle fondazioni contro l'usura, è una legge che ha esaurito i propri fondi. Nel frattempo, purtroppo, sono circa 150 al giorno le chiamate che pervengono al call center istituito dalla Presidenza del Consiglio, di concerto con il Ministro dell'interno e con il Commissario contro l'usura. La Confesercenti, recentemente, ci ha anche confermato che sono circa 180 mila i commercianti vittime dell'usura, mentre 40 mila sono le imprese, in Italia, che chiudono a causa di questo fenomeno. Il fatturato da parte delle mafie per quanto riguarda l'usura è pari a 12,6 miliardi di euro l'anno, e stiamo parlando di un fenomeno che complessivamente interessa un giro d'affari criminoso pari a circa 30 miliardi di euro all'anno.
Dobbiamo, purtroppo, ricordare che, nel corso di quest'anno, il Governo ha tagliato circa 30 milioni di euro alla legge contro l'usura, con il decreto n. 151 del 2008. Anche in questo caso, troveremmo una grande coerenza nel destinare una parte delle risorse dal Fondo dei conti dormienti al rifinanziamento della legge contro l'usura ed in particolare dell'attività delle fondazioni, soggetti che operano esclusivamente grazie al volontariato. Nessun amministratore di queste fondazioni percepisce un'indennità. Si tratta di volontari che, grazie alla loro opera, contribuiscono notevolmente al contrasto di questo fenomeno, che è gravissimo. Purtroppo, proprio in questa fase di credit crunch, riteniamo che ci siano tanti soggetti, imprese e famiglie, che sono a rischio. Pag. 47Sarebbe molto importante che questa legge venisse rifinanziata, in particolare le fondazioni, che sono l'unico soggetto in grado di prestare garanzie effettive a soggetti che non sono più bancabili e che, in quanto tali, possono, purtroppo, finire nelle maglie dell'usura.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, intervengo per apporre, a titolo personale, la mia firma all'emendamento testé illustrato.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ceccuzzi 4.106, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato
202
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.201 della Commissione e 4.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato
456).

Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Messina 4.48.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, l'intera trattazione della questione relativa ai fondi dormienti pone un problema: l'utilizzo di questi fondi. Quanto previsto, come è stato già osservato in precedenza, contrasta palesemente con quanto detto dal Governo. Si pensa che tutto ciò che qui viene escluso verrà inserito nel decreto di venerdì ma senza dubbio, se la buona volontà ci si vuol mettere, non si può, oggi, nel disciplinare questa materia, tralasciare l'intervento su alcune questioni di carattere straordinario. Va aggiunto che, con questo decreto, ci accingiamo a prevedere finanziamenti alle banche assolutamente al buio, considerato che non poniamo alcun paletto alle banche stesse per la capitalizzazione e per l'utilizzazione delle somme che lo Stato mette loro a disposizione.
A questo punto credo che sia fondamentale individuare la destinazione di queste somme. Speriamo che l'Aula sia meno distratta e si accorga anche di quello che sta accadendo nella realtà, quando si parla di crisi finanziaria e, quindi, di crisi dell'economia reale. Quando cominciamo a scendere tra la gente ci accorgiamo di quante persone siano state truffate dopo aver sottoscritto obbligazioni vendute a basso rischio, come quelle denominate «patti chiari».
Questo emendamento non vuol far altro che introdurre una garanzia a favore di coloro i quali sono stati sostanzialmente truffati avendo sottoscritto queste forme di investimento che poi hanno subito delle perdite straordinarie, considerato che non erano a conoscenza nemmeno di cosa ci fosse dentro. È stato detto loro solamente che si trattava di investimenti a basso Pag. 48rischio ed invece non era così: erano, in parte, fondi spazzatura.
L'emendamento in esame prevede di destinare parte delle risorse derivanti dai fondi dormienti a coloro i quali, sottoscrivendo «patti chiari», hanno subito una perdita superiore al 25 per cento del capitale iniziale. Proponiamo anche che, per risarcire queste somme, il fondo dei conti dormienti venga incrementato con la vendita da parte del Ministero dell'economia e delle finanze di parte delle riserve auree depositate presso la Banca d'Italia. C'è da dire che l'Italia è il terzo Paese nel mondo per riserve auree dopo Stati Uniti e Germania, e in questo senso sono già intervenuti numerosi Paesi - l'Australia, l'Austria, il Belgio, l'Olanda, il Portogallo e altri ancora - che hanno venduto parte delle riserve proprio perché, in un momento di straordinaria crisi, era necessario intervenire.
Credo che oggi più che mai, anziché conservare nei forzieri l'oro d'Italia, sia importante metterlo nelle tasche dei cittadini, soprattutto di quelli truffati. Serve a poco che il Presidente del Consiglio dei ministri dica ai cittadini italiani di non preoccuparsi e di continuare a spendere. Se i cittadini italiani sono stati truffati e non hanno più fondi da spendere, o li rimettiamo nelle loro tasche oppure si tratta veramente di una solenne presa in giro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, riteniamo encomiabile l'obiettivo dell'emendamento, ossia quello di indennizzare i risparmiatori che sono stati indotti in errore dal consorzio «patti chiari». Riteniamo, però, che l'emendamento, per come è scritto, non si possa approvare, in quanto i proponenti prevedono di destinare a questi risparmiatori (ed è giusto che si destinino delle risorse) fondi derivanti dalle riserve auree. L'emendamento prevede che «il Ministro dell'economia e delle finanze, sentite le competenti commissioni parlamentari, provvede, entro un mese dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, ad emanare un decreto recante le procedure di immissione sul mercato di una quota dell'ammontare delle riserve auree».
A mio avviso, poiché non è previsto alcun intervento da parte della Banca d'Italia, che è l'istituzione che detiene le riserve e che quindi possiede le competenze tecniche per svolgere tali procedure, questo emendamento, così come formulato, non merita di essere approvato. Per questa ragione, annuncio il voto contrario del gruppo Unione di Centro sulla proposta emendativa in questione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Messina 4.48, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 462
Votanti 460
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato
33
Hanno votato
no 427).

Prendo atto che il deputato Ruggeri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Messina 4.49.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo emendamento vorremmo prendere ad esempio il comportamento del buon pater familiasPag. 49che, in momenti di difficoltà, di crisi, di emergenza, di ristrettezza, quando può mettere mano ad un gruzzoletto che ha messo da parte, cerca di attingervi. Infatti, chiediamo che il Ministro dell'economia emani un decreto con il quale sia autorizzata l'immissione sul mercato di almeno un miliardo di euro proveniente dalla vendita delle nostre riserve auree.
Infatti, ben sappiamo che l'Italia è il terzo Paese al mondo per riserve auree dopo gli Stati Uniti e la Germania. Abbiamo circa 67 miliardi in riserve auree, di cui 40 miliardi proprio in once e 27 miliardi circa rinvenienti da crediti su valuta estera. Sono circa 2.485 tonnellate d'oro, 60 milioni di once. Insomma, è l'occasione giusta per mettere del denaro vero sul mercato se vogliamo dare un sostegno reale, in questo momento, alla nostra economia, visto che finora questo Governo non ha assunto l'atteggiamento e il comportamento del pater familias.
Ricordo che solo quindici giorni fa vi demmo qualche indicazione analoga, dicendovi che la politica cominciava a dare dei buoni esempi. Anche stamattina mi sono ingannato, perché ho visto in Aula il Ministro Brunetta: ho creduto che lui, da lunedì, come tutti i lavoratori italiani, venisse al lavoro qui in Parlamento. Vi avevamo proposto di eliminare uno dei due stipendi per chi non fa il lavoro da deputato e questo avrebbe determinato un risparmio, per i cittadini italiani, di 14 milioni 870 mila euro, circa 15 milioni di euro. Pertanto, credevamo che il Ministro Brunetta non volesse essere più un deputato fannullone, non volesse essere più il prototipo del fannullone di Stato e fosse venuto qui a lavorare, come tutti quanti noi. Invece, dopo pochi minuti non era già più in Aula: preferisce continuare a mantenere alto il prototipo del fannullone di Stato.
Mi chiedo, allora, come è credibile la politica di questo Governo che viene a chiedere al Paese lacrime e sangue? Come è credibile la politica di questo Governo, che ha chiesto ai precari di perdere anche il diritto di essere precari nella scuola, che ha chiesto tagli alle forze dell'ordine e al comparto della sicurezza e ha chiesto tagli addirittura all'assistenza per i familiari disabili? Nel momento in cui fa il tagliatore, taglia dappertutto. Anzi, abbiamo avuto qui un Ministro che non ha solo fatto tagli alla spesa pubblica, ma ha squartato: il Ministro Tremonti è lo squartatore della scuola, della ricerca e dell'università italiana. Ebbene, poiché avete chiesto risparmi, sangue e lacrime agli italiani, ci immaginavamo un comportamento dignitoso ed onesto e, dunque, anche un risparmio sui costi della politica.
Concludo, signor Presidente, chiedendo che, poiché non abbiamo potuto contare su comportamenti idonei e conseguenti da parte di una certa politica che, invece, ha voluto continuare ad essere una casta, di iniziare con delle proposte serie: un miliardo di denaro fresco e reale sul mercato, in modo che non possiate più mettere mano agli investimenti che avevamo in serbo soprattutto per il Mezzogiorno d'Italia. Così non toglierete più di quanto avete già fatto, tagliando 17 miliardi e 800 milioni di euro dai FAS, che sarebbero serviti per rilanciare il Mezzogiorno con infrastrutture, interventi sulle opere pubbliche e per la piccola e media impresa.
Pertanto, almeno in questa occasione, cerchiamo tutti quanti insieme di fare delle cose serie. La nostra è una proposta seria per il bene del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, intervengo per ricordare che la vicenda delle riserve auree ha riguardato diversi Governi che, dal 1998 in poi, hanno cercato di procedere in tale direzione incontrando, però, rilevanti difficoltà. Ci hanno provato sia i Governi di centrosinistra, sia quelli di centrodestra. Ciò dipende dal fatto che ci Pag. 50troviamo in una serie di accordi di cambio europei e siamo coinvolti in un sistema che vede la Banca d'Italia in interconnessione con le altre banche centrali. Anche se il livello del nostro debito pubblico non ha una connessione con il livello delle riserve (non vi è alcuna connessione formale), tuttavia, poiché siamo il Paese che ha il debito pubblico più elevato, in qualche modo, nell'ambito degli accordi informali europei - anche se, lo ripeto, non vi è alcuna connessione formale su questo - le nostre riserve auree molto cospicue rappresentano un elemento di garanzia.
Quindi è per questo che, pur continuando a lavorare sul tema in prospettiva insieme alla Banca d'Italia, in questo momento il Partito Democratico ritiene di esprimere voto contrario a tale ipotesi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Messina 4.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 461
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato
32
Hanno votato
no 429).

Prendo atto che il deputato Palagiano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.202 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 461
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato
455
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che i deputati Porcu e Taddei hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fluvi 4.40. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, sui conti dormienti mi sono già espresso, però vorrei sollevare un tema alla sua attenzione. Ho già detto che da dieci miliardi preventivati forse ne avremo due e ho già detto che erano stati pensati per garantire i risparmiatori traditi. Gradualmente si è ampliato l'ambito di un possibile intervento in corrispondenza di una diminuzione delle risorse a disposizione.
Però, con questo articolo nel decreto-legge in esame si interviene su un tema, a mio avviso, molto delicato che vorrei sottoporre alla sua attenzione e che l'approvazione del mio emendamento 4.40 risolverebbe. Vorrei leggerle brevemente il comma 345-quinquiesdecies (articolo 5, comma 1-bis, lettera e) nel testo della Commissione), che recita: « all'articolo 4, comma 3, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 2007, n. 116, le parole: ", che vengono liquidate dal fondo mediante procedure ad evidenza pubblica" sono soppresse».
Capisco che all'interno del Fondo dei conti cosiddetti dormienti non ci possono andare obbligazioni o titoli, bensì liquidità, ma il regolamento aveva, a mio avviso, giustamente previsto che per trasformare questi titoli in liquidità fosse prevista una gara ad evidenza pubblica. Con il provvedimento in esame si elimina la gara ad evidenza pubblica per trasformare questi titoli (obbligazioni, azioni e via dicendo) in liquidi da erogare. Siccome il tutto è rimesso alla discrezionalità del Ministero Pag. 51dell'economia e delle finanze, forse una riflessione ulteriore questo emendamento la meriterebbe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fluvi 4.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato
206
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbato 5.100, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 461
Votanti 459
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato
199
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che i deputati Sanga e Misiti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.202 della Commissione , accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 459
Votanti 457
Astenuti 2
Maggioranza 229
Hanno votato
452
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che i deputati Golfo e Gava hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbato 5.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato
205
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Fluvi 5.3. Ha chiesto di parlare l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, intervengo per parlare contemporaneamente degli emendamenti Fluvi 5.3 e 5.101, che sono stati, di fatto, anche se con un'altra formulazione, accolti dal Governo attraverso l'espressione del parere favorevole, con riformulazione, relativo all'emendamento Fluvi 5.102. Gli emendamenti Fluvi 5.3 e 5.101 ci permettono anche di ricordare che in essi era contenuta una proposta che è stata accolta nella nuova formulazione di un emendamento votato nella giornata di giovedì.
In questi emendamenti proponevamo che il Ministero dell'economia e delle finanze relazionasse al Parlamento in merito all'andamento dell'intervento di aiuto Pag. 52per la stabilizzazione del settore creditizio. In effetti, il Governo - nell'approvare la nuova formulazione dell'emendamento richiamato - ha accolto questo punto. Forse non ce ne siamo accorti giovedì, votando velocemente, ma abbiamo approvato un emendamento in cui il Ministro dell'economia e delle finanze ha preso l'impegno di relazionare al Parlamento e alla Commissione finanze.
Inoltre, abbiamo approvato giovedì un importante emendamento in cui, in modo del tutto esplicito, si dice che le eventuali azioni che il Ministero dell'economia e delle finanze dovesse acquistare sono prive del diritto di voto. Quindi, abbiamo impegnato anche il Ministro dell'economia e delle finanze ad emanare un regolamento su come poi il Ministero stesso, se dovesse farlo, eserciterà i sui diritti di azionista, non tramite voto, ma altre modalità che saranno oggetto di un apposito emendamento.
Quindi, nel dare atto al presidente della Commissione e relatore e al Governo di avere su questi punti accolto una sollecitazione e una proposta che venivano da tutte le opposizioni e anche dal Partito Democratico, ritiro i miei emendamenti Fluvi 5.3 e 5.101, dei quali sono cofirmatario.

BRUNO TABACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, intervengo brevemente per rilevare la forte contrarietà nei confronti di quest'emendamento e mi spiace per la proposta dell'onorevole Causi. L'idea di costituire un comitato in cui si mettono dentro le autorità indipendenti è una cosa che non regge...

PRESIDENTE. Onorevole Tabacci, l'emendamento è stato ritirato.

BRUNO TABACCI. E il successivo?

PRESIDENTE. Sono stati ritirati gli emendamenti Fluvi 5.3 e 5.101.
Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.201 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 462
Votanti 459
Astenuti 3
Maggioranza 230
Hanno votato
453
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che i deputati Palagiano, Mura e Porfidia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fluvi 5.102, sul quale la Commissione ha espresso parere favorevole a condizione che sia riformulato. Onorevole Fluvi, accetta la riformulazione proposta dal relatore?

ALBERTO FLUVI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Per comodità dell'Assemblea, leggo nuovamente il testo della nuova formulazione dell'emendamento Fluvi 5.102: «Dopo il comma 1, aggiungere il seguente: 1-bis. "Gli schemi dei decreti di cui al comma 1 sono trasmessi alle Camere per l'espressione del parere delle Commissioni competenti. I pareri sono espressi entro dieci giorni dalla trasmissione. Il Governo, ove non intenda conformarsi alle condizioni formulate, ritrasmette alle Camere gli schemi di decreto, corredati dei necessari elementi integrativi di informazione per i pareri definitivi delle Commissioni competenti, da esprimere entro dieci giorni dalla data di trasmissione. Decorsi inutilmente i termini per l'espressione dei pareri, i decreti possono essere comunque adottati"».Pag. 53
Il Governo è favorevole a questa riformulazione?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fluvi 5.102, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
450
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che i deputati Porfidia e Concia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che i deputati Vaccaro, Barbareschi, Vessa e Mondello hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 5.200 della Commissione e 5.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 463
Maggioranza 232
Hanno votato
461
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Mazzarella ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1762-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1762-A).
Avverto che sono stati presentati ulteriori ordini del giorno rispetto a quelli contenuti nel fascicolo n. 2, che sono in distribuzione.
Avverto che gli ordini del giorno Piffari n. 9/1762/12, Galletti n. 9/1762/38, Delfino n. 9/1762/58 e Ruggeri n. 9/1762/60 sono stati ritirati dai presentatori.
Avverto, inoltre, che l'ordine del giorno n. 9/1762/61 deve intendersi a prima firma Galletti e che l'ordine del giorno n. 9/1762/57 deve intendersi a prima firma Delfino.
Avverto, infine, che la Presidenza, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, non può che ritenere inammissibili gli ordini del giorno relativi ad argomenti del tutto estranei rispetto alla materia trattata dal provvedimento. Osservo, del resto, che molti di tali ordini del giorno potranno essere riferiti ad altri provvedimenti già all'esame della Camera, ovvero a provvedimenti, anche d'urgenza, già preannunciati dal Governo.
Si tratta, in particolare dei seguenti ordini del giorno: Paladini n. 9/1762/18 e D'Antoni n. 9/1762/51, in materia di ammortizzatori sociali; Bitonci n. 9/1762/24 e Sanga n. 9/1762/26, quest'ultimo limitatamente al settimo, ottavo e nono capoverso delle premesse e al primo capoverso del dispositivo, in quanto relativi all'applicazione degli studi di settore; Gioacchino Alfano n. 9/1762/29, che prevede limiti al cumulo degli incarichi di amministrazione e controllo nelle società; Paolo Russo n. 9/1762/32, riguardante le aziende agricole sarde beneficiare di aiuti di Stato dichiarati Pag. 54illegittimi dall'Unione europea; Lo Monte n. 9/1762/39, concernente i tempi per l'emanazione dei provvedimenti per l'istituzione e il funzionamento della Banca per il Mezzogiorno; Strizzolo n. 9/1762/50, relativo ad un piano straordinario di rilancio degli investimenti infrastrutturali pubblici; Rubinato n. 9/1762/52, concernente iniziative a favore dei mutuatari insolventi; ordine del giorno Ria n. 9/1762/53, relativo alla sospensione temporanea dei pignoramenti per i mutuatari morosi.
Avverto, inoltre, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 88, comma 2, del Regolamento i seguenti ordini del giorno, che riproducono il contenuto di proposte emendative respinte: Donadi n. 9/1762/8 (Nuova formulazione), limitatamente al primo capoverso del dispositivo, che riproduce il contenuto dell'emendamento Borghesi 1.16, respinto.
Peraltro, sempre con riferimento all'ordine del giorno Donadi n. 9/1762/8 (Nuova formulazione), anche il secondo capoverso del dispositivo, relativo alla sospensione temporanea dei pignoramenti per i mutuatari morosi, deve ritenersi non ammissibile, analogamente a quanto stabilito per altri ordini del giorno riferiti alla stessa materia, in quanto riferito ad argomento estraneo rispetto al contenuto del provvedimento. Inoltre, devono ritenersi inammissibili l'ordine del giorno Messina n. 9/1762/17, limitatamente al penultimo capoverso del dispositivo, che riproduce il contenuto dell'emendamento Messina 1.11, respinto; l'ordine del giorno Toccafondi n. 9/1762/22 limitatamente al punto 1) del dispositivo, che riproduce il contenuto dell'emendamento Fluvi 1.118, respinto.
L'onorevole Monai ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1762/7.

CARLO MONAI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno sostanzialmente chiede al Governo di adottare tutte le possibili iniziative per facilitare alle imprese (in particolare alle piccole e medie imprese) l'accesso al credito. Questa stretta finanziaria, che ha avuto ripercussioni anche nel nostro Paese, può comportare il rischio di un credit crunch, ovvero di una stretta creditizia che di solito patisce soprattutto il comparto della piccola e media impresa.
Siamo preoccupati in quanto proprio la settimana scorsa alcuni nostri emendamenti sono stati bocciati sia dal Governo che dalla maggioranza. Tali proposte emendative erano tese ad esplicitare nel provvedimento in esame una specifica condizione affinché il Ministero dell'economia e delle finanze potesse accedere all'acquisto delle obbligazioni bancarie per patrimonializzare gli istituti di credito, ovvero ad esplicitare le modalità con le quali le banche che intendano accedere a questi benefici si impegnino a garantire alle piccole e medie imprese condizioni di favore e costo del denaro più competitivo a vantaggio del sistema delle imprese.
Allora, la preoccupazione è in questi termini, che almeno sotto il profilo della volontà politica, sia pur non tradotta, al contrario di quanto auspicavamo, in un provvedimento di legge, vi siano delle misure che il Governo possa avviare. Tali misure sono esplicitate in questo ordine del giorno; tra questi, ad esempio, vi è quella volta a prevedere un Fondo rotativo da istituire presso la Cassa depositi e prestiti per anticipare i pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese.
Ricordo che il nostro Paese ha una media dei pagamenti dalla pubblica amministrazione verso le piccole e medie imprese, verso il sistema delle imprese, doppia rispetto alla media europea. La media dei pagamenti in Europa è di sessantotto giorni, mentre è di centotrentotto giorni quella della nostra amministrazione pubblica verso le imprese.
Si prevede poi anche la possibilità di rafforzare gli strumenti che forniscono garanzia per i prestiti alle piccole e medie imprese (Confidi, Artigiancassa, il Fondo di garanzia), l'aumento delle risorse a disposizione sia del Fondo per la competitività e lo sviluppo che del Fondo per la finanza d'impresa, l'autorizzazione alla Cassa depositi e prestiti a finanziare direttamente, Pag. 55tramite la finanza di progetto, opere di pubblica utilità, l'aumento dei tetti per la compensazione automatica da parte delle imprese dei crediti di imposta e contributivi, il ripristino e il rifinanziamento del Fondo di garanzia.
Quindi, si tratta di una serie di proposte operative e concrete, che traducono l'astratta previsione di questo aiuto alle banche in un'effettiva attività a sostegno delle piccole e medie imprese. Mi auguro che il Governo accolga questa indicazione non solo come raccomandazione, ma come impegno precettivo. Intendiamo dargli suggerimenti di buona pratica amministrativa, affinché questo denaro pubblico, che - lo ricordo - togliamo in maniera lineare a tutta una serie di voci di spesa, di missioni importanti, non ultima quella dell'edilizia scolastica, che purtroppo proprio in queste ultime giornate ha evidenziato con grande drammaticità l'emergenza degli interventi di manutenzione - il nostro pensiero va alla tragedia di Torino - abbia quanto meno come destinatari non solo le banche, ma effettivamente le piccole e medie imprese, che già hanno avuto una falcidie importante nel decreto-legge n. 112 del 2008 del Governo Berlusconi e del Ministro Tremonti. Cerchiamo, quindi, di dare questo ossigeno alle piccole e medie imprese con gli strumenti che abbiamo individuato.

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1762/57.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, con l'ordine del giorno che mi accingo ad illustrare, il gruppo dell'UdC intende sottolineare e dare anche atto della grande funzione che hanno svolto e continuano a svolgere i consorzi fidi, promossi da tante categorie produttive, dalla piccola e media impresa agricola, artigianale, commerciale e dei pubblici servizi. I consorzi fidi hanno svolto un lavoro capace di corrispondere in termini più efficaci ed immediati alle esigenze di credito delle piccole e medie imprese.
Dunque, oggi che affrontiamo una fase economica estremamente difficile, che abbiamo il tessuto produttivo della piccola e media impresa italiana (si dice che è il nostro vanto, oltre 4 milioni di aziende operano nella piccola e media impresa italiana), dobbiamo, a nostro avviso, avere dal Governo e dal Parlamento una sollecitazione forte, perché sia riconosciuta la possibilità a questi consorzi fidi di svolgere meglio il loro lavoro.
È una realtà diffusa in tutto il territorio nazionale. I consorzi fidi sono interlocutori credibili anche con il sistema bancario, con i nostri istituti di credito, perché li conoscono da tanti e tanti decenni. Sono istituti che, in questo momento, possono effettivamente offrire quella sponda e quella proiezione necessarie verso le difficoltà di credito e di liquidità che ha la piccola e media impresa.
Pertanto, con questo ordine del giorno, intendiamo impegnare il Governo a favorire, con ogni utile provvedimento, l'attività dei consorzi fidi, che riteniamo rappresentino gli interlocutori naturali per le piccole e medie imprese.
Se veramente, come ha preannunciato il Governo, nei prossimi provvedimenti c'è la volontà di essere attenti alla famiglia e alla piccola e media impresa italiane, credo che dobbiamo valorizzare questo patrimonio di conoscenza e di collaborazione, che già esiste, tra il mondo produttivo agricolo, artigianale e commerciale e il sistema bancario. Per farlo, dobbiamo offrire delle risorse e dobbiamo impegnare le banche, che con questo provvedimento ottengono una garanzia e una copertura ampia, affinché tengano nella massima considerazione il ruolo svolto dai consorzi fidi.
Con questo ordine del giorno, che ci auguriamo che il Governo possa accogliere pienamente, vogliamo ribadire l'incontrovertibile necessità ed esigenza di sostegno delle imprese diffuse sul territorio, che costituiscono la struttura portante del nostro sistema produttivo.
Per questo, concludendo, signor Presidente, ci auguriamo che il Governo debba, in questa direzione, non soltanto esprimere Pag. 56il suo parere favorevole su questo ordine del giorno, ma, soprattutto, intraprendere un'azione molto decisa.

PRESIDENTE. L'onorevole Gasbarra ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1762/45.

ENRICO GASBARRA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, questo ordine del giorno si riferisce in particolare alla piccola e media impresa.
Credo che, in questi due giorni che hanno visto il Parlamento impegnato su questo importante provvedimento, il Partito Democratico abbia cercato, ancora una volta, di offrire alla maggioranza e al Governo un'occasione di lavorare insieme, per arricchire quella che è stata definita, in modo molto acuto, la «cassetta degli attrezzi» (cioè questo provvedimento relativo al sostegno del sistema creditizio) di contenuti utili al momento difficile che sta vivendo l'economia internazionale e quella del nostro Paese.
Ancora una volta, però, ci è stato detto che non era questa l'occasione giusta. L'occasione giusta per fare un ragionamento completo sull'economia sarà il prossimo provvedimento del Governo. Lo attendiamo: mercoledì dovrebbe essere varato e abbiamo avuto anticipazioni su circa 80 miliardi di euro. Ho ripetuto, nei miei interventi dei giorni passati, che sarei ben felice da parlamentare, ma soprattutto da italiano (tutti gli italiani lo sarebbero), se quegli 80 miliardi fossero veramente reali. Già, peraltro, scopriamo che 52 di quegli 80 miliardi erano stati stanziati con delibera CIPE dal Governo Prodi; il Governo attuale l'aveva abrogata, ma oggi vedo che può richiamare quei fondi nel provvedimento di 80 miliardi che è al suo esame.
Questo ordine del giorno comunque si concentra, in particolare, sulle piccole e medie imprese per riuscire ad ottenere un'attenzione al riguardo. Mi auguro che questi ordini del giorno, signor sottosegretario, non facciano la solita fine (chi ha esperienze istituzionali - e io ne ho qualcuna a livello amministrativo - sa che un ordine del giorno non si negava mai a nessuno), ma possano essere, invece, l'occasione per avviare il primo pezzo di un tavolo di confronto che ritengo necessario per risolvere i problemi della crisi.
Ieri il Presidente del Consiglio ci ha richiamato all'ottimismo, dicendo che l'opposizione deve smetterla di essere pessimista e di fare la Cassandra. Ognuno si augura il bene del proprio Paese e l'opposizione se lo augura altrettanto, ma non dobbiamo essere ottimisti ottusi.
La crisi c'è, sta entrando nelle nostre famiglie ed entra nel sistema produttivo: c'è bisogno di una risposta forte, che si può dare se tutti insieme ci lavoriamo.
Le imprese hanno creduto e credono nel nostro Paese: nei primi nove mesi del 2008 ben 35 mila nuove imprese sono nate. Ma queste 35 mila nuove imprese oggi si scontrano con una crisi economica, con una produzione industriale decresciuta del 5,7 per cento a settembre, con un fattore di crescita negativo e con un ordinativo per le imprese manifatturiere decresciuto del 36 per cento; allora, queste imprese, che significano occupazione, non possono scontrarsi anche con delle banche «matrigne», con un sistema creditizio creditizio matrigno.
L'ordine del giorno in esame richiama i nostri emendamenti che non sono stati accolti o non sono stati giudicati idonei al provvedimento, affinché innanzitutto le banche, che avranno il sostegno dello Stato se in difficoltà, prestino attenzione a quelle imprese: vogliamo che la Banca d'Italia, prima di concedere tale aiuto, tenga bene conto del trend che la banca ha avuto nei confronti dei propri clienti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ENRICO GASBARRA. Concludo, signor Presidente. Quindi rivolgiamo un richiamo ulteriore affinché l'ordine del giorno in esame almeno possa essere accolto e magari far parte di quel tavolo di lavoro comune di cui il Paese credo abbia bisogno.

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PRESIDENTE. L'onorevole Donadi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1762/8 (Nuova formulazione).

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, prendo la parola per illustrare al sottosegretario Casero una sezione in particolare dell'ordine del giorno n. 9/1762/8 (Nuova formulazione), quella sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.
Signor sottosegretario, noi attribuiamo una grande importanza a questa proposta, un'importanza alla quale non seguirà poi una richiesta di votazione, perché è soltanto un contributo che come gruppo intendiamo dare al Governo, se e nei limiti in cui il Governo riterrà che si tratti di cosa buona e di cosa utile: diversamente, noi non vogliamo attribuirgli la parzialità di un voto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 18,30)

MASSIMO DONADI. Cerco di spiegare in poche parole in cosa consiste questa proposta, che evidentemente è poi suscettibile di essere riformulata, di essere interpretata anche in modo diverso; non ho timore nel dire che è una proposta che abbiamo mutuato, assieme a degli economisti che hanno collaborato con noi, da una delle proposte presentate in campagna elettorale dallo staff di McCain alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti.
L'ordine del giorno in sostanza prevede che lo Stato, attraverso una propria agenzia oppure riteniamo attraverso la Cassa depositi e prestiti - ma lo strumento è da questo punto di vista assolutamente fungibile -, acquisti direttamente dalle banche una serie di mutui sulle prime case, in relazione ai quali si siano già verificati fatti o fenomeni di tensione, rappresentati dal mancato pagamento di una o più rate oppure dalla richiesta di rinegoziazione del mutuo avanzata sulla base del decreto-legge n. 93 del 2008 di inizio legislatura, quello concordato con l'ABI e con gli istituti di credito.
Noi riteniamo che questa proposta potrebbe rappresentare un duplice straordinario vantaggio, da un lato, per gli istituti di credito, ma dall'altro lato, simultaneamente, per chi ci interessa di più, cioè per le famiglie italiane. Con l'acquisto dei mutui in difficoltà, infatti, si darebbe liquidità alle banche, lo Stato si surrogherebbe nelle garanzie ipotecarie collegate al mutuo e avrebbe la possibilità a quel punto di fare due cose con le famiglie: da un lato, rinegoziare il tasso di interesse, visto che lo Stato ha la possibilità di approvvigionarsi di denaro a tassi molto più convenienti di quelli del sistema bancario; dall'altro lato, vi sarebbe la possibilità di rinegoziare anche la durata residua del mutuo, spalmandola su tempi anche molto lunghi.
Riteniamo che tale misura avrebbe i vantaggi di fornire un'iniezione di liquidità importante al sistema bancario, di togliere dalle difficoltà decine o centinaia di migliaia di famiglie oggi oggettivamente in difficoltà per il mutuo sulla prima casa, e di realizzare tutto ciò senza uno sforamento del debito pubblico, in quanto si tratta semplicemente di una partita di giro con la quale si dà liquidità in campo di un credito garantito: crediamo che questa proposta debba essere tenuta in debito conto, tanto più che rischi per lo Stato sostanzialmente non ve ne sarebbero. Infatti, in Italia, a differenza che negli Stati Uniti d'America, il valore degli immobili non solo è reale e non sovrastimato, ma, come sappiamo, è destinato nel tempo, nei lunghi periodi quali sono quelli di un mutuo, anche ad una sicura e sostanziale rivalutazione.
Si tratterebbe pertanto di un'operazione importante per i cittadini italiani, realizzata senza alcun reale costo per le casse del bilancio pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Ruvolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1762/62.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, questo ordine del giorno intende certamente mettere in evidenza il fatto che anche il mondo dell'agricoltura non viene Pag. 58risparmiato dall'ondata di difficoltà che ha colpito il mondo della finanza. Soprattutto, non bisogna sottovalutare ciò che oggi rappresenta, per l'economia italiana, il comparto agricolo.
Mentre da una parte aumentano i costi di produzione a livelli davvero drammatici, dall'altra parte, i prezzi di realizzo dei prodotti agricoli subiscono flessioni. L'agricoltore e l'impresa agricola sono oggi sottoposti a questa grande difficoltà; occorre quindi, una volta per tutte, facilitare l'accesso al credito da parte del mondo dell'agricoltura e dell'impresa agricola.
Oggi viene erogato un prestito che non si chiama più «di condizione», ma un prestito che viene elargito singolarmente alle imprese agricole sulla base delle loro capacità, e ciò limita molto sia l'investimento sia, soprattutto, la gestione ordinaria di un'annata agraria.
Occorre allora dare un impulso nuovo, diverso ed attento, al mondo dell'agricoltura. Peraltro, vi sono anche difficoltà che nascono dal fatto di mandare in una sorta di prorogatio una serie di cosiddette cambiali agrarie (credito agrario), che gli agricoltori e le imprese agricole non hanno potuto pagare, per non parlare della difficoltà degli investimenti realizzati nel medio e lungo termine.
Occorre quindi assicurare un impulso nuovo e diverso, come dicevo, perché la domanda crescente da parte del mondo agricolo per trovare risorse finanziarie è solo ed esclusivamente dovuta alla sopravvivenza e all'ordinaria amministrazione, ma in queste condizioni non si va da nessuna parte.
Vi è il pericolo che tante imprese agricole - chiaramente quelle più esposte - chiudano; in quest'Aula si vuole pertanto lanciare un grido d'allarme per richiamare sempre di più l'attenzione sul mondo dell'agricoltura, quel mondo molto sereno e laborioso - e non è solo retorica la mia - che vive e non sciopera mai, che lavora e produce giorno per giorno.
Diamo l'esempio del buon senso, fornendo a chi in questo momento più degli altri soffre quelle speranze, ma soprattutto quegli strumenti finanziari necessari per la sopravvivenza e per il rilancio del comparto, ed utilizzando finalmente, una volta per tutte, quei fondi di garanzia che l'ISMEA da tanto tempo, forse da più di cinque anni, non riesce ad erogare. Prima l'ex fondo di garanzia, oggi l'ISMEA, non sono in grado di sbloccare questi fondi.
Tutto deve essere quindi rimesso in movimento per garantire condizioni di vivibilità all'impresa agricola (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)!

PRESIDENTE. L'onorevole Rota ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1762/16.

IVAN ROTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario Casero, questo ordine del giorno vuole essere uno stimolo al Governo su questioni - che lei ben conosce - legate soprattutto alla condizione della piccola e media imprenditoria nazionale, che versa, in questo momento, in difficoltà legate a un mercato che si fa sempre più duro.
L'ordine del giorno muove anche dalle sollecitazioni di parecchie associazioni imprenditoriali, che denunciano le difficoltà per le imprese di ottenere il rimborso dalla pubblica amministrazione. Si tratta di un rimborso che ormai si è attestato su un ritardo di circa due anni e che pone questi nostri imprenditori in condizione di non confrontarsi alla pari con i colleghi nel resto d'Europa, che hanno invece una velocità di rimborsi, da parte della pubblica amministrazione, di gran lunga inferiore.
L'ordine del giorno trae origine proprio dalla consapevolezza dei problemi legati al ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione per la fornitura di beni e servizi (e soprattutto per i pagamenti dell'IVA da parte dell'erario), dei crediti vantati dalle imprese, dalle difficoltà, che in questo momento si stanno sempre più acutizzando, legate alla concessione del credito da parte del sistema bancario a cui troppo spesso gli imprenditori devono ricorrere indebitandosi per sopperire alla mancanza dei rimborsi.Pag. 59
Questo ordine del giorno vuole impegnare il Governo ad assicurare un più tempestivo rimborso, a far sì che si attivi, nelle sedi opportune, affinché i rimborsi agli imprenditori che vantano crediti rispetto alla pubblica amministrazione e rispetto all'erario (ad esempio, per l'IVA) siano sempre più velocizzati e che valuti anche la possibilità di stabilire, con un apposito atto di indirizzo del Presidente del Consiglio, che vi sia una progressiva estinzione dei debiti accumulati dagli imprenditori, nei limiti delle rispettive disponibilità di cassa.
Ritenendo, qualora accolto come raccomandazione dal Governo, di non sottoporre il mio ordine del giorno al voto, questo intervento è proprio volto a sottolineare all'Aula e a lei, signor sottosegretario, la necessità che il Parlamento e il Governo si attivino sempre più per essere vicini, non solo e non soltanto al sistema bancario italiano, ma anche a quella economia reale che è l'ossatura della nostra nazione e che si trova già in difficoltà nel rispettare i parametri posti dall'Unione europea per l'accesso al credito e al finanziamento.
Questo Governo deve intervenire, perché se non lo facciamo velocemente, ci troveremo ad avere delle aziende che verseranno in difficoltà sempre maggiori, in quanto già devono sopperire alle difficoltà di riscossione dal mercato (soprattutto a fine anno, ci sono imprese che hanno regolarmente fatturato, che per le fatture emesse hanno dovuto versare l'IVA all'erario e che, per l'utile previsto, devono indebitarsi con le banche).
Signor sottosegretario Casero, confidiamo che l'impegno richiesto con questo ordine del giorno sia preso a cuore e messo in atto.

PRESIDENTE. L'onorevole Sanga ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1762/26.

GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, questo ordine del giorno è destinato a sostenere l'attività delle piccole e medie imprese, in particolare, per quanto attiene al sistema delle garanzie dei crediti, al rafforzamento del sistema dei confidi, e anche ai finanziamenti dei progetti di investimento e di sviluppo delle piccole e medie imprese.
Prendiamo atto dell'inammissibilità per estraneità di materia della parte dell'ordine del giorno che attiene agli studi di settore. Riteniamo, tuttavia, che l'argomento sia di grande attualità anche per le ripercussioni che l'applicazione degli studi fatta con le norme attualmente in vigore, e tenendo conto delle grandi difficoltà che il sistema economico sta vivendo, può determinare.
Siamo convinti, Presidente, che sia necessario intervenire sull'applicazione degli studi e lo faremo con tutti gli strumenti e le procedure che i regolamenti ci concedono. È infatti necessario, a nostro avviso, rivedere la norma per la parte relativa agli accertamenti conseguenti all'applicazione degli studi di settore. Il principio della normalità economica che è stato fotografato dagli studi si basa, infatti, su dati del 2006 o addirittura precedenti, e pertanto non rappresenta un quadro economico vero, reale, bensì un quadro profondamente diverso dai risultati o meglio - potremmo dire - dalle difficoltà che le imprese stanno registrando in questa fase difficile che richiede appunto risposte straordinarie anche sul piano fiscale.

PRESIDENTE. L'onorevole Laboccetta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1762/1.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, questo ordine del giorno si riferisce all'annosa questione dei bond argentini.
Il crack finanziario della Repubblica argentina, nel quale sono stati coinvolti solo in Italia mezzo milione di risparmiatori, è tra i più gravi della storia finanziaria moderna. Nel 2001 l'Argentina dichiarò la moratoria su capitali e interessi di un enorme stock di titoli, coinvolgendo nel default i risparmi di cittadini italiani per circa 14 miliardi di dollari.
Successivamente, l'Argentina, nel tentativo di riguadagnare credibilità sui mercati Pag. 60finanziari internazionali, propose un'operazione di swap sui titoli in default offrendo titoli il cui rendimento appariva fortemente aleatorio, che avrebbero avuto scadenza fino al 2038, a condizioni quindi da più parti e fondatamente ritenute capestro in quanto comportavano penalizzazioni in valore fino a circa il 75 per cento. I titoli argentini, che fino a pochi mesi prima della dichiarazione di default e prima che si accentuasse la crisi finanziaria del Paese, che non disponeva della necessaria provvista per servire il proprio debito, venivano acquistati sul presupposto che essi erano emessi da uno Stato sovrano, per definizione solvibile e a differenza delle aziende private non esposto ai normali rischi di mercato.
Sono stati circa 230 mila i risparmiatori italiani a non aderire alla proposta di swap, e ora sono parte in un arbitrato pendente innanzi all'ICSID presso la Banca mondiale. Appare evidente che le ragioni di tanti risparmiatori siano meritevoli della più ampia tutela e del supporto da parte delle autorità politiche e delle autorità monetarie del nostro Paese.
L'impegno assunto dal Ministro dell'economia e delle finanze Tremonti con la finanziaria del 2006, e ribadito recentemente, deve essere a mio giudizio finalmente reso concreto. L'individuazione dei saldi dei conti dormienti presso le banche e gli uffici postali come risorsa cui accedere per soddisfare le aspettative di tanti nostri concittadini è sicuramente apprezzabile e si muove nella giusta direzione.
È necessario ora passare alla fase dell'avvio delle procedure per la liquidazione e la corresponsione ai danneggiati delle somme che sono state individuate come disponibili. Non deve infine cessare - concludo - e anzi deve riprendere con nuovo vigore il pressing verso il Governo argentino, nelle more della decisione del ricorso all'ICSID, affinché volontariamente anche nell'attuale contingenza si attivi per onorare gli obblighi e le obbligazioni assunte nei confronti della comunità internazionale.
Sulla base di queste considerazioni ho presentato questo ordine del giorno con il quale chiedo al Governo un impegno concreto, e spero che il Governo vorrà accoglierlo sul piano sostanziale.

PRESIDENTE. L'onorevole Borghesi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1762/15.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, in questi giorni abbiamo ascoltato spesso il richiamo all'etica, con riferimento anche a quanto avvenuto in questa crisi finanziaria ed in particolare al fatto che prodotti dal contenuto tossico, come si è detto poi, quindi prodotti che avrebbero comportato rischi eccessivamente elevati per i risparmiatori, venivano invece venduti e spesso venduti con la spinta, anche sul piano delle provvigioni offerte al personale, da parte di molti istituti di credito, che non potevano non essere consapevoli dei rischi che trasferivano ai loro clienti.
Ebbene, come dicevo, si è fatto un richiamo anche ad aspetti dell'etica e pensiamo che l'etica rappresenti un elemento fondamentale non solo nella vita sociale in generale, ma in particolare quando si maneggia denaro non proprio, che è esattamente il compito svolto dalle banche e dagli istituti di credito.
È chiaro che, affinché si possa garantire l'effettività di una connotazione etica anche in un affare come quello bancario, il primo elemento è che chi governa questi istituti, chi governa le banche, sia libero da qualunque sospetto di comportamento diverso da quello etico.
Dunque, noi pensiamo che la Banca d'Italia giustamente ha definito una serie di requisiti di onorabilità, senza i quali non si possono assumere cariche all'interno del sistema bancario. Tra questi requisiti di onorabilità ve ne sono alcuni che escludono la commissione di reati di tipo tipicamente bancario e finanziario (cioè il falso in bilancio), reati contro la pubblica amministrazione (come il peculato e l'abuso d'ufficio), reati contro la fede pubblica (falsità delle monete), reati Pag. 61contro il patrimonio (furto e rapina), contro l'ordine pubblico (associazione a delinquere), contro l'economia pubblica, nonché in materia tributaria. Per questo, il regolamento previsto dal Ministro del tesoro nel 1998 ha individuato una serie di requisiti di onorabilità e professionalità.
Ora, come è ben noto, il meccanismo che, tuttavia, è stato individuato permette, attraverso una semplice delibera dei soci della banca, di «rimettere in sella» e, quindi, di riattribuire pienezza della carica a quegli esponenti del mondo bancario che siano stati condannati per questi reati. È evidente che, in questi casi, la questione della definitività della pena non può essere chiamata in causa, trattandosi evidentemente della tutela di qualcosa di superiore come il risparmio delle famiglie, come il risparmio degli individui, come l'investimento del denaro da parte dei soggetti più deboli. Per questo motivo, la mancanza dei requisiti di onorabilità scatta ancorché la sentenza non sia definitiva, quindi già con la condanna di primo grado. Ricordiamo alcuni casi che sono noti, come il caso di Cesare Geronzi, condannato in primo grado per reati di tipo fallimentare ed indagato per altri gravi reati di natura finanziaria, ma non è l'unico.
Dunque, chiediamo che il Governo si impegni ad assumere iniziative anche legislative, affinché l'assemblea dei soci della banca non possa deliberare il reintegro degli esponenti che abbiano perso questi requisiti, e ciò fino a quando il procedimento penale non sia concluso in via definitiva (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Avverto che l'ordine del giorno Montagnoli n. 9/1762/21 è stato ritirato dal presentatore.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Laboccetta n. 9/1762/1, a condizione che il dispositivo sia riformulato sopprimendo la parola «immediati»; cosicché esso diventerebbe del seguente tenore: «impegna il Governo a porre in essere concreti interventi di supporto agli investitori in bond argentini vittime del default».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Brugger n. 9/1762/2 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zeller n. 9/1762/3 (Nuova formulazione).
Il Governo accetta l'ordine del giorno Milo n. 9/1762/4, a condizione che il dispositivo sia riformulato sostituendo le parole: «l'85 per cento» con le seguenti: «una quota consistente», cosicché esso diventerebbe del seguente tenore: «a far affluire, ovvero a valutare la possibilità di versare, le risorse derivanti dalla cessione delle azioni privilegiate di cui in premessa al fondo di cui all'articolo 6-quater del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, destinando una quota consistente dell'importo versato alle regioni del Mezzogiorno per la realizzazione di opere infrastrutturali». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Iannaccone n. 9/1762/5.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Favia n. 9/1762/6, a condizione che sia riformulato nel senso di espungere il secondo capoverso del dispositivo, sul quale il Governo esprime parere contrario.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Monai n. 9/1762/7 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Donadi n. 9/1762/8 (Nuova formulazione), a condizione che sia riformulato nel senso di espungere l'ultimo capoverso del dispositivo. Ho ascoltato l'intervento dell'onorevole Donadi e il Governo considera favorevolmente le parole espresse in relazione alla necessità di intervenire per favorire le persone che hanno un problema di pagamento del mutuo e, nello stesso tempo, di creare un meccanismo che possa dare liquidità al sistema, che, comunque, garantisca queste persone.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Barbato n. 9/1762/9 ed accetta l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/1762/10.Pag. 62
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Misiti n. 9/1762/11.
Il Governo non accetta i successivi ordini del giorno Palomba n. 9/1762/13, Evangelisti n. 9/1762/14 e Borghesi n. 9/1762/15.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rota n. 9/1762/16, a condizione che sia riformulato nel senso di espungere il quarto capoverso del dispositivo, che inizia con le parole: «a valutare la possibilità di consentire alla Cassa depositi e prestiti (...)». Come ho affermato nei vari interventi, infatti, il Governo, anzi, la Comunità ritiene che l'intervento relativo alla Cassa depositi e prestiti generi maggiore indebitamento.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Messina n. 9/1762/17, a condizione che sia riformulato nel senso di espungere l'ultimo capoverso del dispositivo...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, sottosegretario Casero, l'ultimo capoverso è già stato dichiarato inammissibile.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, non è il penultimo?

PRESIDENTE. No, è l'ultimo capoverso.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Pertanto, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Messina n. 9/1762/17, nella parte ammissibile.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Contento n. 9/1762/19 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bragantini n. 9/1762/20.
Signor Presidente, l'ordine del giorno Toccafondi n. 9/1762/22 è stato dichiarato inammissibile?

PRESIDENTE. No, sottosegretario Casero, l'ordine del giorno Toccafondi n. 9/1762/22 è stato dichiarato inammissibile limitatamente al punto 1) del primo capoverso del dispositivo. Il resto dell'ordine del giorno vive.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Pertanto, il Governo accetta l'ordine del giorno Toccafondi n. 9/1762/22, limitatamente alla parte ammissibile.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Burtone n. 9/1762/23 ed accetta l'ordine del giorno Boccia n. 9/1762/25. Il Governo accetta l'ordine del giorno Sanga n. 9/1762/26, limitatamente alla parte dichiarata ammissibile.
Il Governo accoglie, quindi, come raccomandazione l'ordine del giorno Pagano n. 9/1762/27, mentre accetta gli ordini del giorno Marinello n. 9/1762/28, Biancofiore n. 9/1762/30, Bernardo n. 9/1762/31, Marsilio n. 9/1762/33, Occhiuto n. 9/1762/34, Ciccanti n. 9/1762/35, Libè n. 9/1762/36, Mannino n. 9/1762/37, Cera n. 9/1762/40, Causi n. 9/1762/41, Fluvi n. 9/1762/42, De Micheli n. 9/1762/43, Fogliardi n. 9/1762/44 e Gasbarra n. 9/1762/45.
Il Governo accoglie, inoltre, come raccomandazione gli ordini del giorno Graziano n. 9/1762/46 e Lulli n. 9/1762/47, mentre non accetta l'ordine del giorno Vannucci n. 9/1762/48. Il Governo accoglie, poi, come raccomandazione l'ordine del giorno Marchignoli n. 9/1762/49, mentre accetta gli ordini del giorno Fugatti n. 9/1762/54 e Garagnani n. 9/1762/55.
Il Governo accoglie, quindi, come raccomandazione l'ordine del giorno Poli n. 9/1762/56, accetta l'ordine del giorno Delfino n. 9/1762/57 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ciocchetti n. 9/1762/59, non accetta l'ordine del giorno Galletti n. 9/1762/61 ed accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ruvolo n. 9/1762/62.
Infine, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Velo n. 9/1762/63, a condizione che venga riformulato nel senso di espungere l'ultimo capoverso della premessa e di riformulare il dispositivo nel modo seguente: «impegna il Governo a valutare la possibilità di adottare adeguate misure al fine di tutelare i lavoratori che sono Pag. 63appena andati o stanno andando in pensione e che hanno dirottato i propri risparmi sui fondi pensione».

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Laboccetta accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1762/1.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Brugger n. 9/1762/2, accettato dal Governo, e Zeller n. 9/1762/3 (Nuova formulazione), accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Milo n. 9/1762/4, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Iannaccone n. 9/1762/5, accolto come raccomandazione dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Favia n. 9/1762/6 accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/1762/7, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Donadi n. 9/1762/8 accolto come raccomandazione dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Barbato n. 9/1762/9, accolto come raccomandazione dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cimadoro n. 9/1762/10, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Misiti n. 9/1762/11, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Palomba n. 9/1762/13 non accettato dal Governo.

FEDERICO PALOMBA. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Palomba n. 9/1762/13, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
196
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che il deputato Maran ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno Evangelisti n. 9/1762/14 non accettato dal Governo.

FABIO EVANGELISTI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, tutto si può dire meno che oggi il Governo abbia avuto pregiudizi nei confronti degli ordini del giorno presentati dal gruppo dell'Italia dei Valori: sono stati infatti tutti accolti o come raccomandazione o con riformulazione. Il Governo ha espresso parere contrario soltanto sull'ordine del giorno Palomba n. 9/1762/13 e nei confronti dell'ordine del giorno n. 9/1762/14 di cui sono firmatario. Francamente ha un carattere inspiegabile tale contrarietà. Cerco di riassumerne rapidamente il senso: la Banca d'Italia è, a tutti gli effetti, un istituto privatistico. Al contrario, Pag. 64in Francia, in Germania e in Inghilterra, la Banca centrale era, prima ancora del passaggio delle competenze alla Banca centrale europea, un'istituzione integralmente pubblica. Con questo ordine del giorno si impegna il Governo ad intervenire, almeno nei confronti delle banche da ricapitalizzare, senza il provvedimento al nostro esame, che possiedono quote azionarie della Banca d'Italia, affinché le cedano al Tesoro per garantire che non vi sia un conflitto di interesse. Mi sembra si tratti davvero di un ordine del giorno assolutamente accettabile da parte Governo. Quindi le chiedo, se fosse possibile, signor sottosegretario, di rivalutare il parere che è stato espresso.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo conferma il parere contrario.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Evangelisti n. 9/1762/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 458
Votanti 299
Astenuti 159
Maggioranza 150
Hanno votato
41
Hanno votato
no 258).

Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del suo ordine del giorno Borghesi n. 9/1762/15, non accettato dal Governo.

ANTONIO BORGHESI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, sono stupito del fatto che il Governo non abbia neppure ritenuto di accogliere come raccomandazione il mio ordine del giorno n. 9/1762/15. Sono stupito perché, durante la scorsa legislatura, la Commissione finanze, con larga partecipazione di maggioranza e opposizione, ha approvato una risoluzione proposta dall'onorevole Fluvi, che invitava il Governo a disciplinare, in modo meno discrezionale, la materia. Devo pensare, a questo punto che il Governo intende difendere coloro che hanno perso i requisiti di onorabilità per essere amministratori di banca.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/1762/15, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 460
Votanti 298
Astenuti 162
Maggioranza 150
Hanno votato
36
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che i presentatori accolgono la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rota n. 9/1762/16, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Messina n. 9/1762/17, accolto come raccomandazione a patto che venga riformulato. Devo precisare che era stato considerato inammissibile il penultimo capoverso e quindi la riformulazione proposta dal Governo riguarda la soppressione dell'ultimo capoverso.Pag. 65
Ricordo che l'ordine del giorno Contento n. 9/1762/19 è stato accettato dal Governo; prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
Chiedo ai presentatori se insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bragantini n. 9/1762/20 accolto come raccomandazione dal Governo.

MATTEO BRAGANTINI. Signor Presidente chiedo al rappresentante del Governo di rivedere il parere in quanto questa tematica è molto importante. Se lo Stato interviene e dà una mano alle banche è giusto che ci sia un controllo affinché il sistema creditizio non si rivalga, come sta succedendo purtroppo attualmente, sulle piccole e medie imprese levando i fidi o diminuendo il credito alle famiglie ed alle imprese.
Se il problema, come sembra, potrebbe essere quello di eliminare anche il controllo della Banca d'Italia in quanto organo indipendente e dunque non rispondente al Governo sono disponibile a espungere la parte riguardante la Banca d'Italia, però chiedo che venga accettato integralmente.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Bragantini n. 9/1762/20 a patto che venga riformulato nel senso di espungere dal dispositivo la frase «anche attraverso la Banca d'Italia».

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Bragantini n. 9/1762/20 accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Toccafondi n. 9/1762/22, accettato dal Governo per la parte ammissibile.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Burtone n. 9/1762/23, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Boccia n. 9/1762/25 e Sanga n. 9/1762/26 (limitatamente alla parte ammissibile) accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pagano n. 9/1762/27, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Marinello n. 9/1762/28, Biancofiore n. 9/1762/30, Bernardo n. 9/1762/31, Marsilio n. 9/1762/33, Occhiuto n. 9/1762/34, Ciccanti n. 9/1762/35, Libè n. 9/1762/36, Mannino n. 9/1762/37, Cera n. 9/1762/40, Causi n. 9/1762/41, Fluvi n. 9/1762/42, De Micheli n. 9/1762/43, Fogliardi n. 9/1762/44, Gasbarra n. 9/1762/45, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Graziano n. 9/1762/46, accolto dal Governo come raccomandazione.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei rettificare il parere del Governo sull'ordine del giorno Lulli n. 9/1762/47: il Governo non lo accoglie come raccomandazione, ma lo accetta in quanto aveva anticipato che ne avrebbe accettato il contenuto già durante la fase della discussione sugli emendamenti.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lulli n. 9/1762/47 accettato dal Governo. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Vannucci n. 9/1762/48 non accettato dal Governo.

Pag. 66

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, sottosegretario Casero, sono sorpreso del suo parere seccamente contrario: forse le è sfuggito qualcosa.
Il tema che avevamo proposto nell'ordine del giorno in questione è stato al centro del nostro dibattito ed è il tema degli effetti sull'economia reale, soprattutto sulle piccole e medie imprese. L'impegno che il Governo dovrebbe assumersi - lo leggo per i colleghi - è questo: «garantire, anche attraverso la predisposizione di ulteriori provvedimenti legislativi, in via straordinaria per un periodo di tempo limitato, operazioni di posticipazione del pagamento delle rate dei prestiti concessi dagli istituti di credito alle piccole e medie imprese».
Ma quando parliamo di effetti sull'economia reale e di sostegno alle piccole e medie imprese, di cosa parliamo? Un ordine del giorno è una dichiarazione di intenti. E, allora, non è forse fra le nostre intenzioni accompagnare le piccole e medie imprese ed aiutarle, come l'ordine del giorno propone, passando, fra le righe, dal debito a breve scadenza a quello a medio e lungo termine? Altrimenti, di che misure stiamo discutendo?
Mi sembrava che ciò potesse essere nelle intenzioni di questo Governo, perché lo ho ascoltato nel dibattito e credo che sia uno dei temi centrali in ordine alle necessità delle piccole e medie imprese.
Capisco che forse la parte dispositiva dell'ordine del giorno in esame è molto puntuale ma, quanto meno, mi sarei francamente aspettato che il Governo potesse accogliere l'ordine del giorno in esame come raccomandazione, dato che il tema è stato ampiamente discusso.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vannucci n. 9/1762/48, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vannucci n. 9/1762/48, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 462
Votanti 459
Astenuti 3
Maggioranza 230
Hanno votato
202
Hanno votato
no 257).

Prendo atto che il deputato Piffari ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marchignoli n. 9/1762/49, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fugatti n. 9/1762/54 e Garagnani n. 9/1762/55, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Poli n. 9/1762/56, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Delfino n. 9/1762/57, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ciocchetti n. 9/1762/59, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Galletti n. 9/1762/61, non accettato dal Governo.

GIAN LUCA GALLETTI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, davvero non mi spiego che il Governo non abbia accettato l'ordine del giorno in esame. Chiediamo una attenta valutazione. Non si tratta di un impegno, ma chiediamo al Governo una valutazione sul fatto di fare intervenire la Cassa depositi e prestiti piuttosto che direttamente Pag. 67il Ministero dell'economia e delle finanze nella ricapitalizzazione delle banche. Chiediamo ciò perché la ricapitalizzazione delle banche, nello schema che stiamo approvando oggi, è coperta tramite un taglio alla tabella C. Si tratta di un taglio lineare. Ciò vuole dire che non andiamo, ancora una volta, a discriminare le risorse che creano produttività da quelle che non la creano.
Abbiamo già visto, con il decreto-legge n. 112 del 2008, cosa voglia dire effettuare dei tagli lineari alla tabella C. Significa creare problemi in ordine all'istruzione, alla sicurezza, alle risorse ai comuni e così via. Siamo ben consci che non usciamo dal patto di stabilità anche facendo intervenire la Cassa depositi e prestiti. Tuttavia, così facendo almeno evitiamo il maleficio dei tagli lineari alla tabella C.
Chiedo davvero al Governo di rivedere la propria posizione e, visto che non è impegnativo, di accettare questo ordine del giorno per valutare, ancora una volta, l'opportunità di fare intervenire la Cassa depositi e prestiti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galletti n. 9/1762/61, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 459
Votanti 458
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato
201
Hanno votato
no 257).

Chiedo all'onorevole Ruvolo se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1762/62, accolto come raccomandazione dal Governo.

GIUSEPPE RUVOLO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RUVOLO. Signor Presidente, voglio invitare il rappresentate del Governo a rileggere il dispositivo dell'ordine del giorno in esame, perché mi sembra estremamente singolare il fatto che lo stesso sia accolto solo come raccomandazione.
Il dispositivo dell'ordine del giorno recita esattamente (lo voglio rileggere): «impegna il Governo ad una maggiore attenzione e considerazione delle politiche di sostegno per le imprese agricole attraverso iniziative che direttamente o indirettamente (sollecitando le banche ad agevolare l'accesso al credito) ne sostengano la crescita».
Davvero non riesco a comprendere, signor rappresentante del Governo. Mi chiedo se siamo davanti ad una disattenzione totale verso il mondo dell'agricoltura perché, ancora una volta, confermate che dell'agricoltura non vi importa proprio niente. Non siete capaci nemmeno di accogliere un ordine del giorno così generico.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruvolo n. 9/1762/62, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 460
Votanti 458
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato
200
Hanno votato
no 258).

Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Velo n. 9/1762/63, accolto dal Governo come raccomandazione.

Pag. 68

SILVIA VELO. Signor Presidente, è accolto come raccomandazione o, se riformulato, è accolto come raccomandazione?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'ordine del giorno Velo n. 9/1762/63 è accolto come raccomandazione se riformulato.

PRESIDENTE. Onorevole Velo?

SILVIA VELO. Signor Presidente, francamente mi sembra eccessivo chiedere la riformulazione sostituendo le parole: «impegna il Governo ad adottare adeguate misure» con la rituale formula: «impegna il Governo a valutare la possibilità di» ed accoglierlo soltanto come raccomandazione. Il tema è troppo importante per liquidarlo con un giro di parole un po' capzioso.
Si tratta, infatti, dei fondi pensione e della tutela dei lavoratori che, da agosto ad oggi, andando in pensione e scegliendo di impegnare il TFR nei fondi pensione, si trovano di fronte a dati di performance molto negativi, anche mediamente dell'8 per cento per quelli negoziali e quelli aperti, ma ancora peggiori per i PIP.
Ci limitiamo, come ha fatto il Covip, l'organismo di vigilanza, a chiedere al Governo di mettere in campo delle azioni al fine di tutelare i lavoratori, che sono il soggetto più debole, se si tutelano in maniera generale e totale gli istituti di credito. Ora, che il Governo si impegni «a valutare la possibilità di adottare misure» è un conto; che a ciò si aggiunga che l'ordine del giorno è accolto come raccomandazione mi sembra eccessivo. È un modo che il Governo adotta per non esprimere una posizione che sarebbe troppo impopolare.
Quindi, insisto per la votazione se il Governo mantiene questa doppia condizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, a me pare che la questione posta con questo ordine del giorno sia assai seria, dovrebbe preoccupare tutti e, in modo particolare, dovrebbe preoccupare il Governo. Infatti, se coloro i quali stanno andando in pensione o che ci sono appena andati, si trovano a rischio, così come segnalano anche i giornali economici di oggi, dopo essere stati sollecitati dai Governi che si sono susseguiti a trasformare il TFR in forme di pensione integrative, e si vedono pesantemente decurtata la pensione, perlomeno il Governo potrebbe suggerire, come stanno facendo ad esempio i privati, di accettare il TFR e comunque di prendere delle misure.
Mi sembra che la collega parli di «misure»; la misura può essere anche una dichiarazione pubblica resa alla stampa; quindi sono favorevole a questa iniziativa, che invita e sollecita il Governo a farsi in qualche modo carico del problema e a sensibilizzarsi.
Pertanto, se il parere è contrario ed è stranamente contrario, chiedo, signor Presidente, di aggiungere anche la mia firma a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, anch'io vorrei aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Velo n. 9/1762/63 e pregare il sottosegretario Casero di rivalutare la questione.
Sappiamo tutti cosa valgono gli ordini del giorno e che il momento nel Paese è difficile.
Tuttavia, questa è una situazione che richiama tutta la politica a un senso di responsabilità, e anche alla propria credibilità. Pag. 69Noi tutti, centrodestra e centrosinistra, nel corso di questi anni abbiamo sostanzialmente invitato i lavoratori a fare ricorso al secondo pilastro previdenziale e, quindi, ai fondi pensione. I lavoratori, che avevano creduto alla politica per crearsi un futuro migliore utilizzando il TFR e che avevano attivato i fondi pensione, si trovano di fronte ad una crisi finanziaria che li espone rispetto ad aspetti vitali per il loro futuro.
Non c'è una ricetta miracolistica per nessuno, sappiamo che la situazione è complicata, ma francamente che almeno - ottenuta la riformulazione - il Governo accetti questo ordine del giorno per ragionarci sopra, mi sembra un problema di onestà intellettuale e di credibilità di tutta la politica nei confronti dei lavoratori che hanno creduto ai Governi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende intervenire.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Velo n. 9/1762/63, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 458
Votanti 451
Astenuti 7
Maggioranza 226
Hanno votato
194
Hanno votato
no 257).

Secondo le intese intercorse, sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 11, con lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto con ripresa televisiva diretta.
Lo svolgimento degli altri punti all'ordine del giorno avrà luogo in altra seduta.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,25)

GIOVANNI LOLLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, intervengo solo per segnalare un fatto che ritengo a dir poco sconcertante. Durante la campagna elettorale in Abruzzo, il candidato del centrodestra ha prodotto un video, che è a disposizione, il cui titolo è: «Tutti i giovani del presidente». In tale video si invitano i giovani abruzzesi - cito testualmente - il 22 e 23 novembre a recarsi alla bancarella di Gianni (ovvero il nome di battesimo del candidato presidente) a iscriversi al proprio futuro. Debbono portare - recita il video - nome, cognome, titolo di studio, aspirazioni di lavoro, curriculum e indirizzo. Con questo atto - dice testualmente il candidato - prenotano un incontro di selezione per inserirsi al lavoro imprenditoriale. Entro il 31 gennaio 2009 saranno convocati e indirizzati al lavoro.
In passato, in questo Paese abbiamo visto in occasione delle elezioni dare 10 mila lire spezzate metà prima e metà dopo il voto, oppure due scarpe, una prima e una dopo: siamo alla riedizione di quel voto di scambio in forma più moderna, ma altrettanto squallida (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LUDOVICO VICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, da oggi è operativa la cancellazione, decisa da Alitalia, del collegamento aereo tra Roma e Brindisi, fino al 30 novembre. Questa mattina è partito il volo delle ore 6,45, ma per il solo motivo che vi era un ultimo velivolo rimasto nel parcheggio, che è rientrato alla base, dopo l'ultimo collegamento di ieri sera tra Roma e Pag. 70Brindisi. Quindi, da oggi sono cancellati i voli in partenza per Roma delle ore 11, 15,05 e 19,10 e quelli in arrivo a Brindisi alle ore 10, 14,25, 18,30 e 22,45. Inoltre, dei due voli per Milano delle ore 9,05 e 18,40 - che paiono essere rimasti invariati - in verità da domani, 25 novembre, sarà annullato il primo delle ore 9,05. Per raggiungere Roma da Brindisi, quindi, non resta che fare ricorso ad Air One, che tiene in piedi i voli delle ore 6,35, 10,30 e 18,45.
Signor Presidente, alcune segnalazioni ci fanno osservare, tra le tante cose, che l'aumento della richiesta dei passeggeri ha già fatto lievitare i prezzi. Quindi, accade che da sette coppie di voli si passa, da oggi, a sole tre coppie per Roma e una per Milano. Il bacino del Salento, che utilizza l'aeroporto di Brindisi, ha una popolazione di circa un milione 200 mila anime.
Ma anche a Bari l'andamento dei voli Alitalia è precario. In questi giorni, infatti, si stanno sopprimendo tre voli in partenza per Roma e altrettanti in arrivo dalla capitale. Inoltre, altri due collegamenti serali con gli aeroporti milanesi di Malpensa e di Linate sono stati soppressi sia in arrivo che in partenza.
Signor Presidente, le determinazioni che si stanno susseguendo dipendono dal commissario Fantozzi, motivo per cui le rivolgo la richiesta di un'informativa del Governo in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Vico, lei sa che lo strumento più adeguato a questo fine è di presentare un atto di sindacato ispettivo, e sono sicura che non mancherà di farlo.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, intervengo per replicare in ordine alla questione concernente le elezioni in Abruzzo. Così come è stata riportata dal collega - che non ho visto prima, perché ero distratto e chiedo scusa, ma ho ascoltato bene - dire che si tratti di voti di scambio e che il candidato presidente Chiodi si sia comportato in un video televisivo come quello che prometteva mezza moneta prima e mezza moneta dopo, mi sembra una cosa che non sta in piedi dal punto di vista logico. Infatti, se qualcuno vuole fare la mezza banconota prima e la mezza banconota dopo, lo fa di nascosto, e non alla luce del sole da una televisione.
Forse non è stato compreso - ed è questa la ragione per cui il video è stato tolto - il significato per cui il candidato presidente Chiodi ha preso quell'iniziativa, che io condivido totalmente. Nel momento in cui ci si candida a guidare un processo politico di una regione che ha tra i suoi compiti quello dello sviluppo economico del suo territorio, l'incentivare la selezione dei migliori, raccogliendo i curricula nel momento in cui si scende sul campo elettorale, è un modo addirittura provocatorio (ma giustamente provocatorio) per dire che si passa di qui non per lasciare l'obolo o per associarsi alla clientela, come si fa di nascosto nelle sedi dei partiti. Ci si mette, invece, in televisione, si dice dov'è la bancarella e si invita a portare le referenze, perché i migliori di voi potranno essere avviati ad una carriera di carattere imprenditoriale. In questo modo, sulla base dei curricula che avremo ricevuto dal territorio e delle competenze che avremo individuato e fatto così emergere, potremo lanciare progetti coerenti con quello che abbiamo.
Si tratta di una forma un po' innovativa, ma è talmente pubblica e trasparente nella sua procedura che non vi è alcuno scambio possibile. Anche perché, Presidente, evidentemente i colleghi ritengono che vi sia un controllo del voto nelle cabine di tipo così penetrante per il quale io posso sapere come ha votato non lei, signora Presidente, perché lo dice pubblicamente, ma come ha votato un mio concittadino, di cui non ho cognizione dell'espressione del voto. Tuttavia, mi dicevano un tempo che lo sapevano attraverso Pag. 71il meccanismo delle preferenze, che mi pare sia ritenuto dall'opposizione un meccanismo trasparente e limpido.
Al contrario, se riteniamo tutti - come penso che si debba ritenere - che il voto è innanzitutto segreto (ed è libero grazie alla sua segretezza), l'iniziativa del presidente Chiodi, ai miei occhi, non ha nulla del voto di scambio, ma ha molto della provocazione intellettuale per chi oggi in Abruzzo non sta proponendo il merito dei migliori ma la galera per gli altri.
È una piccola differenza tra chi pensa che il Paese cresca e si sviluppi facendo crescere la personalità e chi pensa, invece, che si sviluppi mettendo in galera tutti.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, nella speranza che questa fine di seduta non si trasformi in un dibattito elettorale sulle elezioni in Abruzzo.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente non per un dibattito elettorale, ma perché ho ascoltato le parole del collega Lolli, da cui ho appreso anche i fatti. Quindi, le accolgo con beneficio di inventario riguardo alla loro veridicità.
Sono veramente molto colpito, invece, dall'intervento del collega Stracquadanio, perché il candidato Chiodi, che non è presidente di alcunché, starebbe promettendo selezioni, chiedendo curricula e promettendo avviamenti al lavoro a titolo - immagino - strettamente personale. Quello che a lui sembra del tutto normale è, invece, nella migliore delle ipotesi, una forma di ingerenza nella gestione economica.
Infatti, i casi sono due: o promette posti di lavoro e carriera a titolo personale, oppure li promette per quando sarà, se lo sarà, presidente della regione. Nel primo caso, siamo certamente nell'ipotesi del voto di scambio, che è meno grave. Mi preoccupa di più la seconda ipotesi, cioè che venga visto come normale il fatto che il candidato Chiodi, un domani magari presidente della regione, selezioni in proprio curricula e avvii al lavoro delle persone. Infatti, non è questo il compito della politica, tanto più in regioni come l'Abruzzo, che per tradizione era fuori da questo clima, ma che ora è attraversata da una pericolosa commistione tra politica e affari, che proviene peraltro anche dalle precedenti gestioni di centrodestra.
Quindi, dovremmo essere tutti particolarmente attenti nel distinguere il grano dall'oglio. Un conto è lo stimolo ad un futuro migliore per i giovani, altro è la promessa, fatta durante la campagna elettorale, che, ove eletti, si darà vita all'apertura di un'agenzia ufficiale di collocamento in proprio, il che andrebbe rubricato esattamente sotto la voce del malcostume politico e forse anche di qualcosa di più grave.

FILIPPO ASCIERTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, ho ascoltato alcune considerazioni e vorrei intervenire più che altro per spirito di onestà.
In Abruzzo si sta per votare perché è stata arrestata parte della giunta e non per la scadenza naturale del mandato elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

MASSIMO POLLEDRI. Bravo!

FILIPPO ASCIERTO. Un sito che faccia queste cose (bisogna verificare nelle mani di chi sia, se è vero quanto affermato, perché io non l'ho visitato) è bene che venga sottoposto ad accertamenti. Però, non possiamo ricevere in quest'Aula lezioni dal centrosinistra, che farebbe bene a vergognarsi per quanto è successo in Abruzzo.

ERMETE REALACCI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, colleghi, è uscita una notizia di agenzia dello stesso candidato, che ha capito di aver fatto una cosa sbagliata. Infatti, parla di un errore che rischiava di Pag. 72essere strumentalizzato rispetto alle reali intenzioni, afferma che lo spot è stato inserito nella programmazione per errore e che adesso è stato ritirato.
Quindi, per capirci, quello che abbiamo detto era chiaramente grave. Se foste un giovane abruzzese senza lavoro, come interpretereste l'invito di un candidato, che sta per partecipare a un'elezione che avrà luogo fra poche settimane, che vi dice di mandare un curriculum, di dire cosa volete fare, quali aspirazioni avete e che, a gennaio, sarete convocati per decidere come essere utilizzati?
È chiaro che si tratta di una questione come minimo, assolutamente di cattivo gusto. Il candidato adesso riconosce che c'è stato un errore, ne prendiamo atto, ma ciò conferma appunto che era una cosa sbagliata.

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, anche lei sullo stesso argomento? L'ho detto che questo si trasformava in un dibattito sulle elezioni in Abruzzo. Spero che il prossimo cambi argomento. Prego, onorevole Barbato, ha facoltà di parlare.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, per la verità, quando ci si dice che il centrosinistra si deve vergognare, naturalmente non possiamo digerire tali affermazioni, perché anche in Abruzzo il centrosinistra, con l'Italia dei Valori e il Partito Democratico, ha avuto la forza e il coraggio di fare punto e a capo rispetto a dei comportamenti e ad una politica politicante ed affaristica che non appartiene sicuramente al centrosinistra, come sta dimostrando adesso, in campagna elettorale, con il candidato presidente onorevole Carlo Costantini, che è mille miglia distante da quel modo di fare politica.
Ex adverso, mi sembra che sia il centrodestra, con il PdL, che stia sbagliando ancora prima di cominciare; il candidato del PdL, infatti, prima ancora di cominciare, avvia pratiche clientelari di voto di scambio o di una prospettiva di governare la regione Abruzzo con metodi clientelari, dove non vengono fatte selezioni di giovani per meriti, capacità e competenze, ma perché il presidente candidato, durante la campagna elettorale, va racimolando curricula a destra e sinistra dai giovani, ingannandoli, ma, soprattutto, mettendo in moto un modo di fare politica che condanniamo vivamente, anzi, ferocemente.
Questo è un sistema di fare politica in modo clientelare, rubando soprattutto ai giovani il loro futuro, perché non ci si propone ai giovani avviandoli al lavoro facendo imparare loro un mestiere o una professione per meriti e per capacità, ma semplicemente perché si è amico di questo o quel politico politicante.
Pensavamo che questa fosse una politica ormai archiviata, ma con il candidato presidente Chiodi del PdL la vediamo più che attuale. Come si dice, il lupo perde il pelo, ma non il vizio: siamo sempre punto e daccapo.
Per fortuna, in Abruzzo c'è un centrosinistra con l'Italia dei Valori e con il Partito Democratico, che rappresentano veramente il futuro per quella regione.

MARCELLO DE ANGELIS. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole De Angelis, le do adesso la parola per ultimo, ma non posso non sottolineare che questo dibattito, ancorché a fine seduta, è abbastanza anomalo (ce ne sono stati altri).
Tra l'altro, vorrei fare una piccola considerazione: le percentuali che qualche abruzzese votante ci stia ascoltando sono minime. Prego, onorevole De Angelis.

MARCELLO DE ANGELIS. Signor Presidente, sarò molto breve, perché è inutile fare dei comizi qui, perché nessuno qui vota in Abruzzo, eccetto, forse, i parlamentari abruzzesi (io sono uno e, adesso che se ne è andato il collega Lolli, sono l'unico).
Vorrei semplicemente sottolineare che siamo tutti quanti abbastanza esperti da sapere che il voto di scambio non si fa con un annuncio televisivo o con un bando Pag. 73pubblico. I voti di scambio, purtroppo, si fanno sottobanco; per esempio - l'onorevole Barbato sicuramente lo sa - l'ultimo atto della giunta di centrosinistra, prima del suo scioglimento, è stato il tentativo di regolarizzare mille contrattualizzati a termine, tra cui sessanta portaborse della giunta di centrosinistra...

PRESIDENTE. Onorevole De Angelis, adesso ci sarà qualcuno che replica a lei.

MARCELLO DE ANGELIS. ...cosa che è uscita sui giornali, sulla prima pagina, ad esempio, di Italia Oggi, che non è esattamente un giornale di centrodestra.
Comunque, sempre per rassicurare tutti quanti, dai sondaggi il presidente Chiodi (già lo chiamo presidente), il candidato alla presidenza Chiodi sta otto punti sopra.

FRANCESCO BARBATO. Povero Abruzzo!

MARCELLO DE ANGELIS. Ora vedremo se, effettivamente, questo comizio tra questi pazienti colleghi potrà cambiare il risultato e vedremo che cosa sceglieranno gli abruzzesi. Per fortuna, c'è la democrazia e saranno gli abruzzesi a decidere come vogliono essere gestiti nei prossimi cinque anni e non il dibattito tra due parlamentari in quest'Aula (Applausi del deputato Ascierto).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Martedì 25 novembre 2008, alle 10,45:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 9 ottobre 2008, n. 155, recante misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio e la continuità nell'erogazione del credito alle imprese e ai consumatori, nell'attuale situazione di crisi dei mercati finanziari internazionali (1762-A).
- Relatore: Conte.

2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1072 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 2 ottobre 2008, n. 151, recante misure urgenti in materia di prevenzione e accertamento di reati, di contrasto alla criminalità organizzata e all'immigrazione clandestina (Approvato dal Senato) (1857).
- Relatori: Santelli, per la I Commissione e Scelli, per la II Commissione.

3. - Seguito della discussione delle mozioni Fassino ed altri n. 1-00065, Cicchitto, Cota, Lo Monte ed altri n. 1-00066, Evangelisti ed altri n. 1-00067 e Vietti ed altri n. 1-00068 sul contributo della Presidenza italiana alla definizione dell'agenda del G8 del 2009.

4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 20 ottobre 2008, n. 158, recante misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali (1813-A).
- Relatore: Gibiino.

(ore 12)
5. - Informativa urgente del Governo sul tragico incidente verificatosi al liceo scientifico "Darwin" di Rivoli, in provincia di Torino, e sulle iniziative per garantire la sicurezza degli edifici scolastici.

La seduta termina alle 19,40.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1762-A - em. 3.100 rif. 416 413 3 207 413 57 Appr.
2 Nom. em. 3.200, 3.300 418 418 210 417 1 57 Appr.
3 Nom. em. 3.201 419 418 1 210 418 57 Appr.
4 Nom. em. 3.2 440 438 2 220 174 264 57 Resp.
5 Nom. em. 3.4 444 442 2 222 178 264 57 Resp.
6 Nom. articolo agg. 3.02 446 444 2 223 187 257 57 Resp.
7 Nom. articolo agg. 3.0104 456 454 2 228 193 261 57 Resp.
8 Nom. em. 4.203 455 453 2 227 451 2 57 Appr.
9 Nom. em. 4.1 455 454 1 228 195 259 58 Resp.
10 Nom. em. 4.200 461 460 1 231 457 3 57 Appr.
11 Nom. em. 4.41 452 452 227 192 260 57 Resp.
12 Nom. em. 4.43 450 448 2 225 190 258 57 Resp.
13 Nom. em. 4.45 458 456 2 229 194 262 57 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 4.46 461 460 1 231 197 263 57 Resp.
15 Nom. em. 4.100 459 457 2 229 197 260 57 Resp.
16 Nom. em. 4.101 452 451 1 226 189 262 56 Resp.
17 Nom. em. 4.102 448 447 1 224 186 261 56 Resp.
18 Nom. em. 4.103 459 459 230 195 264 56 Resp.
19 Nom. em. 4.104 464 462 2 232 199 263 55 Resp.
20 Nom. em. 4.105 464 463 1 232 199 264 55 Resp.
21 Nom. em. 4.106 460 459 1 230 202 257 55 Resp.
22 Nom. em. 4.201, 4.300 456 456 229 456 55 Appr.
23 Nom. em. 4.48 462 460 2 231 33 427 55 Resp.
24 Nom. em. 4.49 463 461 2 231 32 429 54 Resp.
25 Nom. em. 4.202 464 461 3 231 455 6 54 Appr.
26 Nom. em. 4.40 469 469 235 206 263 54 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 5.100 461 459 2 230 199 260 54 Resp.
28 Nom. em. 5.202 459 457 2 229 452 5 54 Appr.
29 Nom. em. 5.1 466 465 1 233 205 260 54 Resp.
30 Nom. em. 5.201 462 459 3 230 453 6 54 Appr.
31 Nom. em. 5.102 rif. 456 455 1 228 450 5 54 Appr.
32 Nom. em. 5.200, 5.300 463 463 232 461 2 54 Appr.
33 Nom. odg 9/1762-A/13 456 455 1 228 196 259 53 Resp.
34 Nom. odg 9/1762-A/14 458 299 159 150 41 258 53 Resp.
35 Nom. odg 9/1762-A/15 460 298 162 150 36 262 53 Resp.
36 Nom. odg 9/1762-A/48 462 459 3 230 202 257 53 Resp.
37 Nom. odg 9/1762-A/61 459 458 1 230 201 257 53 Resp.
38 Nom. odg 9/1762-A/62 460 458 2 230 200 258 53 Resp.
39 Nom. odg 9/1762-A/63 458 451 7 226 194 257 53 Resp.