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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 75 di giovedì 30 ottobre 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10,10.

SILVANA MURA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Aprea, Boniver, Brancher, Brugger, Caparini, Cicchitto, Cicu, Conte, Cota, Crosetto, Donadi, Gibelli, Alberto Giorgetti, Jannone, Leo, Lo Monte, Lombardo, Maran, Martini, Misiti, Pescante, Roccella, Romani, Rotondi, Scajola, Soro, Urso, Vito e Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Nuova convocazione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per la sua costituzione.

PRESIDENTE. Comunico che nella seduta antimeridiana di oggi, giovedì 30 ottobre 2008, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi non ha potuto procedere alla sua costituzione.
D'intesa con il Presidente del Senato, la predetta Commissione è nuovamente convocata per oggi, giovedì 30 ottobre 2008, alle 14,30, nella sede del palazzo del Seminario.

Su un lutto del deputato Roberto Mario Sergio Commercio.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Roberto Mario Sergio Commercio è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia (Già articoli 3, da 5 a 13, da 15 a 18, 22, 31 e 70 del disegno di legge n. 1441, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 5 agosto 2008) (1441-ter-A) (ore 10,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo approvato l'articolo 13-bis ed è stato accantonato l'articolo aggiuntivo Borghesi 13.01.

Pag. 2

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,17).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, vorrei intervenire soltanto per sollecitare, attraverso la sua persona, la risposta ad una interrogazione per me - e per noi - molto importante, che riguarda la sicurezza nel Friuli-Venezia Giulia e che è legata alla posizione del Governo rispetto ad un possibile ampliamento di un CPT.
Sebbene si siano susseguite una serie di prese di posizione, devo dire, anche tranquillizzanti, il Governo ancora non ha risposto direttamente. Per questo motivo, visto che è passato molto tempo, chiedo se sia possibile sollecitare almeno la risposta all'interrogazione che, peraltro, è stata chiesta addirittura in Commissione per non ingolfare l'Aula di tanto lavoro: a noi, infatti, interessa soprattutto la tranquillità e la sicurezza riguardo alla posizione del Governo.
Pertanto, come dicevo, chiedo, se possibile, di sollecitare il Ministro dell'interno a fornire la risposta in tempi brevi, perché la situazione che si crea intorno alla zona dove si trova il CPT in oggetto (che, peraltro, è anche una zona di frontiera), richiede appunto di sapere in via definitiva e con chiarezza quale sia la vera posizione del Ministro dell'interno e, quindi, del Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, la sua preoccupazione sarà opportunamente rappresentata.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 1441-ter-A.

PRESIDENTE. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 10,40.

TESTO AGGIORNATO AL 31 OTTOBRE 2008

La seduta, sospesa alle 10,20, è ripresa alle 10,45.

PRESIDENTE. Avverto che sono stati ritirati gli emendamenti Rainieri 16-bis.41 e Polledri 16-bis.39.
Avverto, inoltre, che è in distribuzione un fascicolo recante nuove proposte emendative presentate dalla Commissione. Il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato alle 11,30.
Chiedo al relatore quali indicazioni voglia fornire per la ripresa dei nostri lavori.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, avevamo accantonato l'articolo aggiuntivo Borghesi 13.01. Possiamo riprendere da questo.

(Ripresa esame dell'articolo aggiuntivo Borghesi 13.01 - A.C. 1441-ter-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo aggiuntivo Borghesi 13.01 (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-ter-A), accantonato nella seduta di ieri. Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENZO RAISI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Borghesi 13.01.

PRESIDENTE. Il Governo?

Pag. 3

PAOLO ROMANI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Borghesi 13.01. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GABRIELE CIMADORO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, la proposta è sempre la stessa: vorremmo che la filiera del prodotto, come è presente su tutti gli alimenti, sia apposta anche in questo caso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, ritengo che il fatto di non poter accogliere l'articolo aggiuntivo in esame, come è già stato illustrato ieri, è proprio legato alla circostanza che non appartiene alla potestà della legislazione italiana definire il made in Italy, come qui si propone. Infatti, questi temi sono strettamente legati alla normativa europea e non è possibile, da parte dell'Italia, stabilire unilateralmente delle norme.
Certamente resta il problema, che era sentito in Commissione già nella scorsa legislatura e non solo: anche nelle legislature precedenti, a lungo si è dibattuto su questo tema. Evidentemente la questione della tutela del made in Italy e della difesa dei nostri prodotti interessa tutti noi, perché l'Italia è un Paese manifatturiero e nel made in Italy risiede una delle più grandi risorse di questo Paese dal punto di vista economico.
Purtroppo, da questo punto di vista, non possiamo votare a favore della proposta emendativa. Lo ripeto: a noi sta a cuore la difesa del made in Italy e ritengo stia molto a cuore anche a tutta la Commissione e a tutta la maggioranza, perché la tutela dei prodotti made in Italy è fondamentale. Ciò soprattutto nell'epoca della globalizzazione, in un momento in cui le nostre produzioni sono fortemente attaccate da altre realtà che sono apparse sulla scena internazionale, soprattutto quelle delle far east, incuranti del valore che sottostà alla produzione made in Italy. Soprattutto si tratta dei Paesi - lo sappiamo bene - che utilizzano forme di dumping sociale e ambientale. Mi riferisco al dumping sociale perché le tutele e i livelli stipendiali dei dipendenti delle nostre imprese non sono equiparabili a quelli di tali Paesi.
Lo stesso discorso vale per il dumping ambientale, perché il fatto di non rispettare l'ambiente, per le imprese che imitano il prodotto italiano, soprattutto nel far east - lo ripeto -, evidentemente si traduce in minori costi legati al prodotto, mentre sono maggiori i costi a livello ambientale e planetario.
Quindi - lo ripeto -, non possiamo pensare di votare a favore di questo articolo aggiuntivo perché, pur standoci molto a cuore questo tema, non è nella nostra potestà il poter normare il settore in questo modo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, la memoria deve rimanere nelle Aule parlamentari perché non si può cominciare tutti i giorni un giorno nuovo. Sul made in Italy c'è stata una battaglia e nella passata legislatura la Lega ha presentato dei progetti di legge, sia sul full made in Italy, sia sulla tracciatura, sia sull'etichettatura (sia per i generi alimentari, sia per le altre produzioni).
Sappiamo che esiste di fatto una divisione in Europa tra i Paesi produttori e manifatturieri come l'Italia, che chiedono maggiore tutela ed anche l'imposizione di determinate tutele, quali i dazi doganali oPag. 4le limitazioni all'importazione, e quei Paesi importatori, soprattutto i Paesi nordici, che chiedono ovviamente una maggiore libertà di importazione da Paesi che fanno del basso prezzo l'elemento trainante.
Sappiamo che ci sono procedure di infrazione; la normativa, già in passato aperta, purtroppo, ha dato luogo a queste procedure di infrazione e l'emendamento al nostro esame rientra in questo quadro.
Vorrei lasciare alla discussione, al dibattito e all'approfondimento in Senato alcuni elementi che il gruppo della Lega Nord Padania ha voluto porre in discussione. In particolare, non si è riusciti ancora a confezionare, con gli uffici del Governo, un provvedimento sulla tutela della proprietà industriale che vada in tale direzione.
Vorremmo consegnare al Senato questi due elementi di riflessione: il primo riguarda la protezione dal look-alike, ossia la protezione da una delle imitazioni più insidiose, che necessiterebbe di una delle reti di protezione più difficili da offrire al sistema produttivo padano e italiano, che è fatto di piccole e medie imprese. Il look-alike consiste, ad esempio, nell'imitazione della confezione del prodotto. Abbiamo decine di esempi di prodotti cinesi che copiano esclusivamente la confezione del prodotto (la scatola), e per questo chiediamo una riflessione in tal senso.
Il secondo elemento di riflessione riguarda le norme transitorie del design. L'applicazione della direttiva europea tout court ci sembra molto limitativa. Pensiamo che sia necessario (abbiamo anche proposto con alcuni emendamenti una norma transitoria che proteggesse il design italiano e, quindi, una delle più grandi capacità, non solo nella moda, di innovazione propria del sistema produttivo italiano, quello dell'immagine e del design) lasciare magari anche un anno di tempo a coloro che hanno iniziato a produrre in buona fede per poter esaurire le scorte. Questa operazione consentirebbe una buona tutela, poiché il design sarebbe equiparato tout court al diritto d'autore.
Pensiamo che la protezione dal look-alike e il regime transitorio del design siano aspetti da approfondire al Senato.

ADOLFO URSO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ADOLFO URSO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo per ribadire che il Governo è molto sensibile a questa materia. Infatti, anche nel provvedimento in esame vi sono norme efficaci per la tutela della proprietà intellettuale e industriale e per la lotta alla contraffazione e alla concorrenza sleale. Ma questa norma, così come è, è chiaramente in contrasto con le normative europee sulle indicazioni di origine, che appartengo al codice doganale. Non è possibile, per i singoli Stati europei, cambiare il significato e le normative inerenti il codice doganale. Pertanto, è chiaro che non possiamo esprimere parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, esprimeremo un voto di astensione, perché seppure condividiamo l'articolo aggiuntivo Borghesi 13.01, esso è in contrasto palese con i codici doganali e con le normative comunitarie. Al contempo, riteniamo che, poiché lo scorso 8 luglio questo Parlamento ha approvato le mozioni sul made in Italy, si pone per tutto il Parlamento la necessità di procedere alla costruzione di una proposta legislativa fondata soprattutto sull'articolo 153 del Trattato che istituisce la Comunità economica europea, in materia di consumatori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

Pag. 5

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, abbiamo capito e condividiamo la posizione espressa dal sottosegretario Urso. Esprimeremo, ovviamente, un voto contrario rispetto a questa proposta emendativa ma, poiché condividiamo lo spirito della protezione del made in Italy, ci appelliamo affinché il Governo, nelle opportune sedi dell'Unione europea, si attivi per sensibilizzare gli altri Paesi e le altre nazioni ed eventualmente ottenere quelle modifiche, alle normative europee, che consentano un'azione più efficace per la tutela dei nostri prodotti.
Mi riferisco, in particolare, ai prodotti della filiera tessile che, ad esempio negli Stati Uniti, vengono tutelati molto meglio che dall'Unione europea, che sta perdendo, complessivamente, capacità produttiva nella filiera tessile, mentre ciò non avviene in altre parti. Per cui, il mio appello è rivolto al Ministro Ronchi e al Governo nel suo complesso.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, su questo argomento sarebbe quanto meno necessario un ordine del giorno che impegni il Governo a risolvere questa annosa questione.

ADOLFO URSO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Va bene, va bene!

PRESIDENTE. Onorevole Cimadoro, non debbo presentarlo io l'ordine del giorno...
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Borghesi 13.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 442
Votanti 251
Astenuti 191
Maggioranza 126
Hanno votato
8
Hanno votato
no 243).

Prendo atto che il deputato Cimadoro ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Anna Teresa Formisano, Bachelet, Pisacane, Lovelli e De Poli hanno segnalato di non essere riusciti a votare e che avrebbero voluto astenersi. Prendo altresì atto che i deputati Consiglio e Pelino hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Zucchi ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, voglio dirle - la prego di ritenerla una richiesta che valga per tutta la giornata - che è impensabile di cominciare la giornata e sin dalla prima votazione riscontrare un numero pari al numero legale, il numero che compare sul tabellone. Così si inizia già dal primo voto del giovedì, con decine di persone che votano per due o magari anche per tre.
Allora, se la maggioranza non è in grado di essere in Aula il giovedì mattina si cambino anche le proposte avanzate dal Presidente Fini, si faccia una settimana «smart» e la maggioranza ci dica quando vuole lavorare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro), ma non possiamo pensare che ogni giovedì, addirittura dal primo voto, cominciamo con decine di persone che votano doppio.
Poiché lei, signor Presidente, sarà garante, ovviamente e sicuramente, prima diPag. 6iniziare ad avanzare richieste formali di controllo delle schede prego anche lei di controllare.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo per giustificare l'assenza del mio gruppo, perché i lavori si svolgono in Aula, sicuramente, ma l'attività parlamentare, molto spesso, è anche fuori. Pertanto, intervengo per giustificare l'assenza del mio gruppo, che arriverà al più presto in Aula.

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, voglio solamente dire che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.
Il numero legale non è un onere della maggioranza, ma un numero previsto all'esclusivo fine di prendere delle determinazioni, per cui non possiamo avere il numero legale e contemporaneamente sentire l'opposizione che fa ostruzionismo. Sono due cose antitetiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, vorrei invitare tutti ad un attimo di calma sul dibattito sul numero legale, soprattutto coloro che hanno fatto della questione sul numero legale, negli scorsi anni, una battaglia di principio molto forte. Noi siamo stati tra quelli che hanno preferito sempre fare l'opposizione dentro le aule parlamentari, ma c'è chi ha avuto altre preferenze, ed è inutile che cerchi giustificazioni. È un dato di fatto, di cui evidentemente i gruppi parlamentari che hanno la responsabilità della maggioranza, del Governo e anche dell'Aula prenderanno atto, come hanno fatto, ma lo faranno certamente di nuovo.
Certo, signor Presidente, ieri abbiamo sentito alcune affermazioni, anche di autorevoli esponenti del Governo, in quest'Aula che hanno guardato all'opposizione come un'opposizione demagogica; prendere atto, ieri, di una maggioranza molto limitata ed oggi della mancanza della presenza fin dal giovedì mattina lascia un po' senza parole.
Affido questa osservazione al Ministro per i rapporti con il Parlamento, che è stato autorevole interprete di una certa dottrina sulla mancanza del numero legale e, certamente, lo affido ai colleghi che oggi presiedono il gruppo parlamentare del Popolo della Libertà, perché può essere utile una riflessione che eviti di ritornare su un argomento, carissimo collega Brigandì, che richiede la piena contezza anche delle osservazioni del passato.

PRESIDENTE. Al di là delle dottrine e dei sofismi sul numero legale, invito tutti i colleghi, di qualsiasi gruppo, a votare ognuno per sé.

(Esame dell'articolo 13-ter - A.C. 1441-ter-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13-ter e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-ter-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro degli emendamenti Lulli 13-ter.1 e 13-ter.2, mentre accetta l'emendamento del Governo 13-ter.500. La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Lazzari 13-ter.5, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Lazzari 13-ter.10, dalla cui approvazione risulteranno preclusi gli identici emendamenti Lazzari 13-ter.11 ePag. 7Sardelli 13-ter.12. Il parere è altresì favorevole sull'emendamento Giudice 13-ter.14.

PRESIDENTE. Il Governo?

ADOLFO URSO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Lulli 13-ter.1. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Lulli 13-ter.1, formulato dal relatore.

ELISA MARCHIONI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, l'articolo 13-ter.1 destina, al primo comma, le risorse che derivano allo Stato dalle multe comminate dall'Antitrust al finanziamento della social card. Sono multe il cui ammontare nel corso dell'anno si può stimare in circa 300 milioni di euro e, secondo la legge n. 388 del 2000, tali fondi vanno destinati ad iniziative a vantaggio dei consumatori.
Con gli emendamenti Lulli 13-ter.1 e 13-ter.2, che affronterei insieme senza riprendere la parola in seguito, chiediamo che non vengano destinate alla social card le multe comminate dall'Antitrust, anche perché la social card ci risultava che, in base alle affermazioni del Ministro Tremonti, sarebbe stata finanziata con la cosiddetta Robin tax. Già meno del 10 per cento della suddetta Robin tax viene destinata alla social card, quindi a maggior ragione ci sembra che anche questi fondi non vadano destinati alla social card.
In questo modo chiediamo, con il primo emendamento, che venga soppresso l'articolo, in subordine, se non sarà soppresso, che questi fondi vengano destinati al finanziamento di un fondo di solidarietà per chi non riesce a pagare il mutuo per la prima casa. Questo è il senso del primo e del secondo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 13-ter.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 448
Votanti 441
Astenuti 7
Maggioranza 221
Hanno votato
203
Hanno votato
no 238).

Prendo atto che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Capano e Cenni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lulli 13-ter.2. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Lulli 13-ter.2, formulato dal relatore.

ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, ho illustrato i due emendamenti insieme: con il primo chiedevamo la soppressione dell'articolo 13-ter, con il secondo la destinazione dei fondi non alla social card, ma al fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Lulli 13-ter.2 non accedono all'invito al ritiro, formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 13-ter.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 8

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 442
Votanti 436
Astenuti 6
Maggioranza 219
Hanno votato
197
Hanno votato
no 239).

Prendo atto che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito a votare; che la deputata Pes ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che i deputati Di Cagno Abbrescia e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, per farla finita con le sortite dell'onorevole Giachetti, voglio segnalare che nella prima fila davanti a me ci sono due persone e tre voti. Giachetti, non ci faccia lezioni per piacere (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13-ter.500 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 454
Votanti 444
Astenuti 10
Maggioranza 223
Hanno votato
244
Hanno votato
no 200).

Prendo atto che il deputato De Poli ha segnalato che non è riuscito a votare. Chiedo ai presentatori dell'emendamento Lazzari 13-ter.5 se accedano all'invito al ritiro, formulato dal relatore.

LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, insieme ad altri colleghi, ho presentato una serie di emendamenti che puntavano a sottolineare l'esigenza di rafforzare con risorse finanziarie la funzione dell'emittenza locale. Credo che il fatto che il Governo abbia accolto il mio emendamento 13-ter.10, esprimendo parere favorevole, possa risultare soddisfacente dal punto di vista della battaglia fatta con gli emendamenti presentati. Ovviamente avremmo gradito di più, ma prendiamo atto che il Governo ha fatto uno sforzo. Credo che nessuno vorrà speculare su questi tentativi e ritengo che una battaglia parlamentare, quando consegue dei risultati, possa concludersi con soddisfazione da parte di tutti. In quest'ottica accedo all'invito al ritiro del mio emendamento 13-ter.5, formulato dal relatore.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, poiché non credo che l'emendamento Lazzari 13-ter.5 avesse alcun intento speculativo e con lo stesso spirito con cui il collega ha presentato l'emendamento (che ora ha ritirato), il mio gruppo lo fa proprio.

GABRIELE CIMADORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, anche il gruppo Italia dei Valori fa proprio l'emendamento Lazzari 13-ter.5.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.

Pag. 9

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, l'emendamento Lazzari 13-ter.5, che il Partito Democratico ha fatto proprio attraverso l'onorevole Quartiani, tocca l'assetto e il funzionamento di ben 400 televisioni locali del nostro Paese. Inoltre, riguarda il funzionamento delle economie locali, il rapporto tra piccole e medie imprese, il meccanismo di comunicazione commerciale e i legami tra il pluralismo dell'informazione locale e anche funzionamento della politica locale.
Dal 1993 vi è una legge dello Stato che non viene sistematicamente attuata. Dal 1993, signor Presidente, le leggi finanziarie che di volta in volta si sono succedute hanno trasformato di fatto il momento stesso della legge finanziaria in una sorta di mercato rispetto al quale le televisioni locali hanno sempre subito le scelte di gruppi contrapposti. Non è difficile immaginare quali fossero i gruppi non propriamente entusiasti dello sviluppo delle televisioni commerciale e locali. Per questo, abbiamo apprezzato il lavoro fatto in Commissione e anche il lavoro successivo ed eravamo oggettivamente sorpresi in positivo che un emendamento così illuminato fosse arrivato dalla maggioranza.
Infatti, non solo aveva l'opportunità di essere approvato, ma soprattutto di portare a casa il voto favorevole di tutto il Parlamento. Invece, con grande sorpresa, questa mattina scopriamo che l'emendamento, ammesso e condiviso, e che tocca 400 televisioni locali (quindi, tutte da nord a sud), viene ritirato.
Mi dispiace per l'onorevole Lazzari, che stimo, ma il suo emendamento successivo 13-ter.10 non risolve i problemi delle TV locali, si limita a sommare appena 6,2 milioni di euro rispetto alla cifra stanziata per il 2009. Ma il tema non è il 2009, il tema è la triennalità che un tempo veniva garantita dalla legge finanziaria, mentre oggi, grazie all'innovazione di Tremonti, la legge finanziaria non consente più di garantire una programmazione economica su scala territoriale alle TV locali. Cosa sta succedendo? Se noi non approviamo questo emendamento almeno 150 TV locali chiudono entro il 2010; succede che diminuisce la quota di mercato delle TV locali - che forse sta a cuore a qualcun altro - che oggi è pari al 6,5 per cento. Badate, la quota di raccolta pubblicitaria equivale esattamente agli ascolti delle televisioni locali, perché la media degli ascolti delle TV locali è pari al 6-6,5 per cento: c'è una diretta correlazione tra ascolti e raccolta pubblicitaria. Queste risorse incidono per il 30 per cento sui budget medi delle principali TV regionali.
Ai colleghi della maggioranza che avevano presentato l'emendamento, soprattutto alla Lega Nord che ha a cuore il pluralismo territoriale e lo sviluppo delle economie locali, chiediamo di votare questo emendamento, perché non incide sul budget RAI, come dicono alcuni, perché la copertura maggiore è legata al 2010 e al 2011. Noi, con questa iniziativa, consentiamo alle TV regionali di continuare la programmazione che avevano già iniziato; il Parlamento poi avrà tempo finalmente, se il sottosegretario Romani lo vorrà, di attuare la legge n. 422 del 1993, con la quale era stato sancito il principio che una piccola quota del canone sarebbe andata alle TV locali.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCESCO BOCCIA. Ho concluso, Signor Presidente. Non consentire alle TV locali di ottenere queste risorse significa volere, a partire dall'anno prossimo, la chiusura progressiva di circa 150 emittenti e la riduzione del 30 per cento del loro budget, che equivale anche alla riduzione del mercato pubblicitario e che, non è difficile immaginare, passerebbe dalle televisioni locali ad altre TV commerciali. Siccome non ce ne sono tante di televisioni commerciali nel nostro Paese, non è difficile immaginare dove vadano a finire quelle risorse (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

Pag. 10

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per apporre la firma a questo emendamento, che il collega Lazzari, suo malgrado, ha dovuto ritirare per farlo proprio dal nostro gruppo, e per fare alcune considerazioni. Siamo molto meravigliati che un Governo così attento alla comunicazione voglia di fatto chiudere l'attività di tante piccole televisioni ed emittenti private che sono il sale della comunicazione locale, ci sembrerebbe quasi una contraddizione in termini. Capiamo, o perlomeno non capiamo, la motivazione vera, per cui sosteniamo invece queste piccole attività che sono costellate su tutto il territorio nazionale e che danno una giusta risposta di occupazione e di informazione libera.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, capisco la difficoltà, capisco il momento economico e capisco, come dice il Governo, che non ci sono risorse. Mi stupisce che l'onorevole Lazzari abbia ritirato il suo emendamento 13-ter.5, forse perché avrebbe messo in difficoltà al Governo. L'onorevole Romani conosce bene la materia e sa cosa vuol dire: si tratta di un'attività diffusa su tutto il territorio e dalla mattina alla sera la metteremmo in grande difficoltà. Stiamo lavorando, con questo provvedimento, per potenziare e finanziare le aziende e le attività industriali; questa è una attività industriale su tutto il territorio nazionale, abbiamo la possibilità di farlo con poche risorse, mi pare che i contributi non siano granché, e invece le tagliamo.
Non riesco a capire e a giustificarlo. Credo che la sensibilità del sottosegretario Romani su questo tema sia conosciuta e nota a tutti.

SIMONETTA RUBINATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Lazzari 13-ter.5, che aiuta a dare voce ai nostri territori e che salva posti di lavoro.

PINO PISICCHIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, intervengo anch'io per sottoscrivere l'emendamento Lazzari 13-ter.5, tenendo conto del fatto che, al di là della profondità del significato economico - che è stata sottolineata egregiamente dai colleghi, in modo particolare dall'onorevole Cimadoro -, vi è anche un profilo che riguarda il pluralismo dell'informazione, che è un aspetto che non possiamo dimenticare in una stagione come questa, in cui la compressione del possibile attingimento ai percorsi formativi alternativi diventa particolarmente complicata.

PAOLO ROMANI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO ROMANI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo per ribadire che il Governo è assolutamente sensibile, come ben noto, al mondo dell'emittenza locale.
Ringrazio i firmatari dell'emendamento Lazzari 13-ter.5 per il senso di responsabilità dimostrato nell'averlo ritirato, avendo il Governo accolto l'emendamento Lazzari 13-ter.10. Faccio notare a coloro che lo hanno fatto proprio che l'emendamento Lazzari 13-ter.5 prevede 40 milioni di euro in più per il 2009, 68 milioni per il 2010 e 88 milioni per il 2011. Questi quattrini, però, vengono prelevati dalle risorse del canone, ossia del servizio pubblico. Il Governo ha già aggiunto, nel testo presentato alle Camere, 33 milioni rispetto ai 114 già stanziati a favore dell'emittenza locale: non eravamo, quindi, a zero, ma eravamo a 114 e ora ripristiniamo ilPag. 11finanziamento iniziale. A questo punto i 33,5 milioni diventano 40 e quindi ritorniamo esattamente, per il 2009, alle risorse che erano dedicate all'emittenza locale (guarda caso, anche con un piccolo vantaggio, perché le risorse aggiuntive del 2009 sono caricate sul 2008 e, quindi, l'emittenza locale le avrà a disposizione addirittura in anticipo rispetto alla previsione iniziale di un anno). Per quanto riguarda il 2010 e il 2011 il problema permane, ma abbiamo davanti un anno di tempo per risolverlo. Ci sembra assolutamente improprio e irrituale risolvere un problema, che il Governo ha ben presente, prelevando le risorse dal canone del servizio pubblico, perché questo prevede l'emendamento Lazzari 13-ter.5, contrariamente a quanto si è sostenuto nell'intervento svolto precedentemente. Oggi, quindi, decidiamo di mettere a posto il problema per il 2009, addirittura anticipando, a favore dell'emittenza locale, le risorse al 2008; rimane irrisolto il problema del 2010 e del 2011, ma abbiamo un anno di tempo per risolverlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, sottosegretario Romani, credo che le considerazioni svolte dall'onorevole Boccia non possano essere scartate, perché sono profondamente legate a un assetto anomalo e chiuso del sistema radiotelevisivo. Non si tratta, dunque, di una riflessione di parte, né di emendamenti «ad aziendam», tant'è vero che essi sono stati presentati da colleghe e colleghi del centrodestra. Si segnala uno stato di malessere che perdura da lungo tempo - non si tratta, quindi, di una polemica politica immediata - e che richiede un investimento strategico di politiche industriali in questa direzione.
Il problema del canone e dell'utilizzo di quella quota parte del canone, che era specificamente previsto a sostegno sia delle forme tradizionali dell'emittenza, sia delle nuove forme di emittenza che stanno nascendo in questo Paese (anche attraverso la multimedialità), non è un regalo o una norma sottobanco, ma è un'idea di apertura del mercato della comunicazione.
Sottosegretario Romani, ritengo che, in ogni caso, l'emendamento Lazzari 13-ter.5 vada tenuto presente, anche a poche ore dalla discussione sulla legge finanziaria, perché lei sa che in essa si sta discutendo di abrogare e di ridurre i fondi per l'editoria e per l'emittenza, senza una prospettiva. Questo rischia di provocare una riduzione grave del bacino delle forme e delle modalità di espressione ed è molto rischioso. Il fatto che lei, onestamente, affermi che per le prossime annualità mancano le poste di bilancio conferma lo stato di apprensione che qui è stato manifestato.
Su questo non solo la inviterei a dare piena libertà a tutti i parlamentari di votare l'emendamento in esame, ma annuncio già che voterò a titolo personale (non voglio impegnare nessuno) con grande serenità l'emendamento successivo, che è sempre della maggioranza. Chiedo un voto favorevole sull'emendamento in esame, per poter votare tutti assieme l'emendamento successivo, sempre dell'onorevole Lazzari, che innalza il fondo dedicato all'emittenza, con modalità non assistenziali, ma di una politica industriale che nasce in questo settore.
Lo dico senza polemica: vorrei che trattassimo queste aziende, piccole e medie, con la stessa passione con cui è stato discusso il decreto-legge per Retequattro all'inizio della legislatura. Trattiamole come imprese: non sono meno di una rete della RAI o di una rete Mediaset. Diamo l'idea, se no, che tutto ciò che è nel duopolio e nei partiti-azienda esiste, tutto quello che è libertà di intrapresa che si esprime nelle nostre regioni è un elemento di fastidio aggiuntivo. Lo ritengo sbagliato per tutti.
Ecco perché, annunciando il voto favorevole sul prossimo emendamento con queste caratteristiche, chiedo un voto sereno e convinto a favore dell'emendamento in esame, che il centrodestra ha presentato e che è stato positivamentePag. 12recepito dall'onorevole Giachetti, dall'onorevole Boccia, dall'onorevole Cimadoro, dall'UdC, non un voto contrapposto. Ricordo emendamenti simili presentati dalla Lega e da altre forze politiche, con grande attenzione al mondo dell'editoria e dell'impresa del nord. Mi parrebbe una contraddizione un voto contrapposto in questa materia, sull'emendamento in esame e sul prossimo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, è indubbio che il canone sia per il servizio pubblico radiotelevisivo, non sia per la concessionaria del servizio pubblico, ovvero la RAI. È altrettanto innegabile che in questi anni ingenti risorse sono state sottratte dalla RAI alla totalità delle emittenti locali, che hanno invece svolto appieno la funzione di servizio pubblico. È altrettanto innegabile, inoltre, che le emittenti locali abbiano bisogno di una continuità, dal punto di vista della qualità degli investimenti, della qualità della legislazione, della qualità e del supporto tecnico che lo Stato può dare loro, soprattutto in un momento cruciale come quello del passaggio al digitale terrestre, che cambierà definitivamente il volto dell'emittenza radiotelevisiva nel nostro Paese.
Detto questo, è altrettanto innegabile che questo Governo abbia fatto appieno la sua parte: lo ha già fatto in Commissione, nel momento in cui ha dato il parere favorevole all'emendamento che aumentava, sulla partita del 2008, i contributi alle emittenti locali; lo fa in Aula, nel momento in cui addirittura accoglie quello che è stato lo spirito della prima parte dell'emendamento dei colleghi del centrodestra, che intendevano ulteriormente dotare questo capitolo.
Certo è che oggi si pone un problema strutturale: si tratta di un problema che però, come abbiamo sentito dalla viva voce del Governo in quest'Aula, sarà affrontato e sarà risolto, in quanto noi abbiamo più volte, come forza politica, sottolineato come il canone RAI sia iniquo, socialmente e territorialmente. È un canone che guarda al passato, è una forma di prelievo forzoso agganciato al possesso dell'apparecchio radiotelevisivo concepito quando ancora non esistevano i televisori. È uno strumento inadatto, oltre che iniquo: dunque l'impegno di questo Governo e di questa maggioranza è quello di rivedere le modalità di reperimento delle risorse per finanziare il servizio pubblico, non domandandoci come finanziare la RAI, ovvero la concessionaria del servizio pubblico, ma chiedendoci come deve essere il servizio pubblico; non quindi chi lo fa, ma come deve essere fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Rispondendo a questa esigenza, noi poniamo il problema di dare una certezza e una continuità alle emittenti locali, che da tanto tempo suppliscono alle carenze evidenti del servizio pubblico. Ed è per questo che noi voteremo convintamente a favore del prossimo emendamento, perché pone una risposta precisa, soprattutto in un momento in cui vengono fatti gli investimenti.
Siamo nel 2008 e dunque vicini, per molte regioni, ad una fase delicata (ho sentito citare anche editori di regioni importanti, che stanno facendo altrettanto importanti investimenti proprio per migliorare la qualità dell'emittenza radiotelevisiva).
In riferimento a ciò, il fatto di dare la disponibilità di questo denaro nel 2008 è rilevante, ed è per questo che il Governo ci trova assolutamente favorevoli al fatto di affrontare la contingenza secondo quanto indicato dall'emendamento al nostro esame e di programmare finalmente, per la prima volta, un sistema di finanziamento certo.
In un momento in cui - sottolineo - si operano tagli ovunque, devo dire che il fatto di riuscire a mantenere le dotazioni previste in tempi in cui le economie dello Stato erano ben più floride rappresenta uno sforzo notevole che merita di essere ben recepito, quindi, anche da parte delPag. 13gruppo della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, ribadisco solo un concetto, perché il sottosegretario Romani mi ha, per così dire, messo in bocca cose che non ho detto: una parte del canone RAI, cui fa riferimento la legge n. 422 del 1993 (che non è, come ci ricordava ora il collega della Lega, il canone RAI), dovrebbe di fatto andare alle televisioni locali, ma quella norma non è mai stata attuata. C'era la sostituzione di fatto di quella norma con le leggi finanziarie che fino all'anno scorso sono state oggetto del dibattito parlamentare. Quest'anno c'è una novità: la legge finanziaria non la stiamo discutendo sulla triennalità e le televisioni locali, sottosegretario Romani, hanno la necessità di avere coperture triennali perché vi sono investimenti che toccano la triennalità e che, se non sono coperti, vengono bloccati, e gli imprenditori, che lei conosce bene, non fanno programmazione su una promessa, ma su una certezza.
Per questo motivo, signor Presidente, le chiedo di sottoporre al voto l'emendamento al nostro esame.

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Corsini, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, anch'io desidero aggiungere la mia firma all'emendamento in esame, perché vorrei ricordare che quando parliamo di canone RAI parliamo di oltre 1.400 milioni di euro l'anno destinati a finanziare, appunto, il servizio pubblico radiotelevisivo.
Condivido anche le argomentazioni del collega della Lega Nord, Caparini, oltre a quelle espresse dall'onorevole Giulietti, e mi permetto di dire che noi radicali anche in questa legislatura abbiamo presentato un progetto di legge che è appunto basato su una definizione oggettiva di servizio pubblico radiotelevisivo, perché sappiamo che vi sono emittenti locali che fanno servizio pubblico al posto della RAI.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, intendo sottoscrivere l'emendamento in esame e dire al sottosegretario Romani che in un rapporto di fiducia si potrebbe anche considerare la sua ipotesi di procedere anno per anno; con il sistema finanziario e bancario nelle condizioni attuali sappiamo però che qualunque impresa editoriale o di comunicazione avrà, in rapporto alle banche, un problema di credito molto serio.
È quindi del tutto evidente che la triennalità in questo momento non risponde ad un'esigenza di programmazione, bensì ad un'idea di sopravvivenza di quelle che sono imprese culturali, le uniche che raccontano ancora il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 13-ter.5, ritirato dai presentatori e fatto proprio dal gruppo Partito Democratico, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 474
Votanti 470
Astenuti 4
Maggioranza 236
Hanno votato
217
Hanno votato
no 253).

Pag. 14

Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lazzari 13-ter.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei annunciare - anche per darle una mano, visto che c'è un po' di confusione - che il gruppo del Partito Democratico - e mi auguro non soltanto, è un invito a tutte le opposizioni - non parteciperà a questa votazione, in maniera che lei potrà rivolgere la sua attenzione unicamente ad un settore per vedere, nella prossima votazione - magari questo lo potrebbero fare anche le telecamere che sono fuori di qui, rendendo più chiara l'evidenza - quale sarà il risultato, dai 253 che hanno partecipato alla precedente votazione. Noi non voteremo, e staremo insieme a lei a guardare quanti saranno i voti reali che saranno espressi dall'altra parte.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo soltanto per aggiungere, a nome della Lega Nord, la firma all'emendamento Lazzari 13-ter.10.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 13-ter.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

ROBERTO GIACHETTI. Presidente, guardi!

LUCA VOLONTÈ. Ma dove è l'onorevole Bocchino?

Testo sostituito con l'errata corrige del 31 OTTOBRE 2008 PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Il numero legale è raggiunto per dieci deputati (presenti 248, più 19 figurativi, per un totale di 267).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) (Vedi votazioni).
(Presenti 248
Votanti 246
Astenuti 2
Maggioranza 124
Hanno votato
245
Hanno votato
no 1.

Sono in missione 58 deputati).

Sono assorbiti dall'approvazione dell'emendamento Lazzari 13-ter.10 gli emendamenti Lazzari 13-ter 11 e Sardelli 13-ter.12.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giudice 13-ter.14, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 466
Votanti 460
Astenuti 6
Maggioranza 231
Hanno votato
256
Hanno votato
no 204).

Prendo atto che la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Mazzuca ha segnalato di aver votato contro mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Il numero legale è raggiunto per dieci deputati (presenti 248, più 19 figurativi, per un totale di 267).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) (Vedi votazioni).

(Presenti 248
Votanti 246
Astenuti 2
Maggioranza 124
Hanno votato
245
Hanno votato
no 1.

Sono in missione 58 deputati).

Sono assorbiti dall'approvazione dell'emendamento Lazzari 13-ter.10 gli emendamenti Lazzari 13-ter 11 e Sardelli 13-ter.12.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giudice 13-ter.14, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 466
Votanti 460
Astenuti 6
Maggioranza 231
Hanno votato
256
Hanno votato
no 204).

Prendo atto che la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Mazzuca ha segnalato di aver votato contro mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 15

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, credo di aver visto il mio voto pur non avendo votato, quando l'opposizione non ha partecipato alla votazione. Se io sono effettivamente il puntino verde in fondo, mi si accende anche se non voto, e mi sembra che questo avvenga anche per i colleghi del banco del Comitato dei nove. Ho osservato questo fatto, e chiedo che venga analizzato.

PRESIDENTE. Onorevole Argentin, procederemo senz'altro alla verifica.
Passiamo alla votazione dell'articolo 13-ter.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13-ter, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 470
Votanti 464
Astenuti 6
Maggioranza 233
Hanno votato
255
Hanno votato
no 209).

(Esame dell'articolo 15 - A.C.1441-ter-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-ter-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENZO RAISI. Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro sugli emendamenti Lulli 15.1 e 15.2, Libè 15.4, Lulli 15.5 e 15.36, Cimadoro 15.6, sugli identici Lulli 15.7 e Cimadoro 15.8, Cimadoro 15.9, Scilipoti 15.11, 15.12 e 15.13, Polledri 15.14, Benamati 15.15, Mariani 15.16, Lulli 15.17, Anna Teresa Formisano 15.19 e sugli identici Lulli 15.20 e Monai 15.21, Cimadoro 15.24, Scilipoti 15.25, Mariani 15.26, Cimadoro 15.27, Mariani 15.30 e 15.31, sugli identici Lulli 15.32 e Scilipoti 15.34. Sull'emendamento 15.500 del Governo...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole relatore, deve esprimere il parere sul subemendamento Lulli 0.15.500.1.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro del subemendamento Lulli 0.15.500.1, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento del Governo 15.500.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole relatore, mancano i pareri sugli emendamenti Benamati 15.33, Benamati 15.37, Versace 15.38, Lulli 15.39 e Libè 15.40.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro degli emendamenti Benamati 15.33 e 15.37, Versace 15.38, Lulli 15.39 e Libè 15.40.

PRESIDENTE. Il Governo?

ADOLFO URSO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Lulli 15.1.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

FEDERICO TESTA. Signor Presidente, questo emendamento, così come il successivo, prevede la soppressione degli articoli del provvedimento che trattano del cosiddetto rientro nel nucleare, e tali proposte emendative erano state predisposte dal nostro gruppo in Commissione a fronte della proposta originaria del Governo. LaPag. 16proposta, anche a seguito del lavoro congiunto svolto in Commissione, è significativamente cambiata, ma abbiamo deciso di mantenerli per segnalare alcune questioni di carattere più generale che, a nostro avviso, possono inficiare questo provvedimento.
Innanzitutto non vi è dubbio che sarebbe stato meglio se questa discussione fosse avvenuta a valle di un approccio complessivo e articolato alle problematiche energetiche del nostro Paese, ad esempio nella conferenza per l'energia di cui si era parlato, e non con pochi articoli inseriti in un provvedimento più generale, puntando, per di più, allo strumento della delega per affrontare un tema di questa portata e delicatezza.
Dico questo per una serie di ragioni. La prima è che parlare di energia significa parlare di grandi investimenti, che in generale richiedono tempi lunghi di rientro. In questi anni molte cose sono state fatte o progettate. È quindi giusto che gli operatori abbiano il quadro complessivo delle scelte prospettiche. Mi spiego con un esempio. Se il progetto di rientro, così com'è stato illustrato ai giornali, prevede che il 25 per cento di energia venga prodotto da fonti rinnovabili, il 25 per cento dal nucleare, e il 50 per cento da fonti fossili, quanti rigassificatori ci serviranno? Inoltre, riusciremo ad assorbire tutta la produzione di cicli combinati e contemporaneamente a dare vita a questi nuovi progetti? Da questo punto di vista avere le idee più chiare su quelle che saranno l'offerta e la domanda di energia nel nostro Paese non sarebbe stato un male.
La seconda ragione: come si inserisce questa proposta nel mercato dell'energia che si è creato in questi anni? Vi è stata una liberalizzazione e si è creato un mercato, probabilmente in prevalenza nell'ambito dell'energia elettrica e meno nel gas. Il Governo ha più volte dichiarato di non prevedere sovvenzioni pubbliche per il rientro nel nucleare, però dall'altro lato prevede che sia l'Esecutivo stesso a determinare le tipologie degli impianti che verranno costruiti. Personalmente credo che le tipologie degli impianti dovrebbero essere lasciate alla libera determinazione degli operatori in una griglia fissata dal potere politico, che invece dovrebbe determinare i requisiti minimali perché siano garantite sicurezza, efficienza e quant'altro. Sarebbe quindi grave da questo punto di vista se il ritorno al nucleare finisse per essere un'operazione che ammazza il bambino appena nato, cioè il mercato dell'energia.
Inoltre, se si vuole affrontare organicamente il tema dell'energia non si può non affrontare il nucleare insieme al risparmio energetico e alle fonti rinnovabili. Sono tre leve importanti, che vanno mosse in maniera coordinata e non a scapito l'una dell'altra. Su questo aspetto francamente nel provvedimento in discussione non vi sono segnali che convincono fino in fondo, ed anzi vi è qualche segnale rispetto al quale esprimeremo la nostra decisa contrarietà.
Infine, rientrare davvero nel nucleare significa chiedere agli operatori di effettuare grandi investimenti con periodi di pay back ed orizzonti temporali molto lunghi. Da questo punto di vista diventano fondamentali le garanzie che vengono date sull'organicità del progetto e sulla credibilità e condivisione dello stesso.
Così anche il balletto cui abbiamo assistito tra Ministeri sulla composizione dell'Agenzia nonché le scelte di commissariamento, a prescindere, degli enti che ad oggi si occupano del nucleare (Sogin ed ENEA) danno più l'idea di una lotta per il potere che non della percezione effettiva della partita che si vuole giocare, per non parlare poi del finanziamento dedicato all'Agenzia, che è del tutto inadeguato.
Il tema dell'autorevolezza è fondamentale affinché il rientro nel nucleare sia accettato e condiviso dai cittadini, i quali devono essere coinvolti e rassicurati di fronte ad una scelta che presenta ancora per molti forti margini di rischio e di paura, magari immotivata ma comunque da prendere in considerazione.
A tal proposito, sono necessari certamente il rafforzamento e la terzietà dell'Agenzia. Tale carattere è necessario perchéPag. 17questa possa essere vissuta come soggetto realmente super partes che ha a cuore prima di tutto gli interessi della collettività.
Sono poi necessari forti investimenti in comunicazione ed informazione, piuttosto che lasciar trasparire l'intenzione di militarizzazione dei siti, che invece devono essere aperti proprio perché i cittadini possano capire che in quelle sedi non vi è niente di cui preoccuparsi.
In questo quadro sono quindi indispensabili azioni concrete che dimostrino come, al di là degli annunci, vi sia la capacità di porre in essere misure precise e, in primo luogo, l'individuazione del deposito di superficie e il proseguimento del lavoro di decommissioning. La maggioranza e il Governo devono sapere che, senza risposte credibili a questi temi, il loro progetto è destinato a rimanere solo sulla carta: non troverà in se stesso, prima che nell'opposizione del Paese, la possibilità di essere realizzato. In conclusione, signor Presidente, se invece vi sarà uno sforzo effettivo e concreto per costruire, passo dopo passo, una proposta più credibile, sono certo che sarà possibile trovare la disponibilità a confrontarsi con le opzioni produttive e tecnologiche che si renderanno via via disponibili e che saranno ambientalmente ed economicamente sostenibili (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,35)

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Libè, al relatore e al Governo che hanno chiesto di intervenire, vorrei salutare gli studenti dell'Istituto comprensivo di Oppeano (VR), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Onorevole Argentin, lei ha posto una questione riguardo al suo voto: vorrei rassicurarla sul fatto che, nella votazione n. 6, durante la quale il suo gruppo non ha partecipato al voto, anche lei risulta non partecipante al voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, nell'iniziare a trattare la materia dell'energia, che è sicuramente molto importante per il futuro del Paese, vorrei svolgere due premesse. In primo luogo, vorrei ringraziare il relatore e il Governo - rivolgo loro un ringraziamento preventivo - perché giovedì scorso, al momento della discussione sulle linee generali, vi era stata la disponibilità a trovare soluzioni ad alcuni problemi posti dall'UdC. Proprio per tale ragione, ritengo che durante questo dibattito sarà necessario individuarle in ragione di alcuni problemi posti.
Ho preso la parola per dire subito in premessa, chiaramente, che l'UdC ha una posizione «avanti», per dir così, su questo tema, nel senso che noi lavoriamo per togliere tutte quelle incertezze ed evitare che dichiarazioni di intenti molto importanti possano rimanere tali. Per questo motivo siamo contrari alla proposta emendativa che sopprime la delega al Governo e siamo convinti che il Governo debba ricevere la delega, assumendosi la responsabilità di questa scelta. Certamente, proprio perché si tratta di una scelta importante, affermiamo chiaramente che vorremmo evitare di vedere troppi balletti e discussioni tra i vari Ministeri, che ci auguriamo siano state di sostanza.
Ci auguriamo, inoltre, che, alla fine di questa giornata di discussione, il Paese possa avere un provvedimento che dia veramente la possibilità di un reingresso serio nel campo dell'energia nucleare.
Dunque, diciamo «no» alla soppressione di ogni delega, mentre diremo «sì» durante il dibattito ad attribuire deleghe controllate, perché il Parlamento deve e vuole mantenere il suo ruolo. Siamo convinti che questo Paese abbia e avrà le capacità politiche e, principalmente tecniche per rientrare nel nucleare.
Vogliamo che la politica guidi questo cambiamento, senza doverci trovare, dopo cinque o dieci anni, a dire che ci abbiamo provato e non lo abbiamo fatto.

Pag. 18

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, stiamo affrontando un tema delicatissimo: il gruppo dell'Italia dei Valori lo ha seriamente trattato in più di una discussione congiunta, dibattendolo insieme. Il tema dell'energia nucleare, è chiaro, diventa un problema nazionale per la forte carenza energetica del nostro Paese. Pertanto, affrontiamo questo argomento con i piedi di piombo. Sull'Agenzia abbiamo chiesto soluzioni che, in parte, il relatore ed il presidente della Commissione hanno accolto, come quella dell'istituzione della stessa da parte del Presidente della Repubblica. Avevamo chiesto ancora, per rafforzare e per qualificare anche l'Agenzia stessa, un voto non a maggioranza semplice, ma un voto più importante, che desse maggior credito a questa Agenzia, ma su tale aspetto vi è stata una certa difficoltà e tale proposta non è stata accolta. Esamineremo punto per punto i termini della questione e svolgeremo poi alcune valutazioni finali.

ENZO RAISI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare i colleghi poc'anzi intervenuti su questo tema anche per il tono che hanno mantenuto, che sostanzialmente è il medesimo avuto in Commissione, cioè quello di un confronto costruttivo. Vorrei l'attenzione dell'Aula per sottolineare che, con l'articolo in esame, affrontiamo un tema importante: quello del rientro del nucleare in Italia dopo vent'anni.
Il confronto in Commissione si è concentrato soprattutto sui tempi e ovviamente anche sui metodi. È prevalsa, nel voto in Commissione, la volontà di accelerare il rientro del nucleare in Italia: questa è la filosofia che sottende un po' a tutti i provvedimenti. Certamente non si può non sottolineare la giusta considerazione svolta anche dalla minoranza, cioè quella di sottolineare le dovute modalità di controllo di un sistema energetico che viene reintrodotto in Italia dopo vent'anni e che, ovviamente, nella psicologia collettiva, può in qualche modo indurre timori spesso incomprensibili (vi è stato qualche collega che li ha voluti rimarcare nel corso del suo intervento). Credo che questa sia una grande sfida per l'Italia per ritornare ad avere anche una... (Commenti del deputato Cristaldi).

PRESIDENTE. Onorevole Cristaldi, che succede? Il relatore sta parlando. Adesso facciamo finire di parlare il relatore, la prego di calmarsi. Prego, onorevole Raisi.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, spero di riportare l'attenzione dell'Aula sul tema, che ripeto è molto importante e delicato per il Paese: quello del nucleare. Lo spirito del mio intervento è che si cerchi di mantenere - lo auspico - il livello di confronto costruttivo che si è mantenuto in Commissione. Penso che si sia lavorato bene e che vi siano le condizioni per farlo; oggi anche nel Comitato dei nove credo che vi siano stati importanti elementi di novità in questo senso. Spero che, di fronte ad un evento così importante, come il rientro del nucleare in Italia, vi sia un Parlamento che sappia confrontarsi e che sia all'altezza del problema che oggi è al nostro esame.
Comunque ringrazio fin d'ora tutti i componenti della Commissione e del Comitato dei nove per il lavoro svolto finora e spero che questo sia anche d'esempio per i nostri colleghi in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Scusate colleghi, vorrei capire cosa sta succedendo alla mia destra.

NICOLÒ CRISTALDI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 19

NICOLÒ CRISTALDI. Signor Presidente, intanto desidero ringraziarla per aver tollerato, lo dico tra virgolette, anche una mia escandescenza, per la quale chiedo scusa a lei come Presidente e all'intera Aula (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, vorrei intervenire soltanto per ricordare a me stesso, rinviando a vicende interne al mio gruppo parlamentare altre questioni, che sono un parlamentare della Repubblica e, come tale, devo osservare la Costituzione, le leggi dello Stato e il Regolamento della Camera. Nessun altro strumento può essere inventato che sia di organizzazione diversa da quello che già consente il Regolamento della Camera dei deputati. All'interno del mio gruppo parlamentare, vengono inventate sanzioni che non sono giustificate né, in qualche maniera, autorizzate dallo stesso Regolamento della Camera.
Mi riservo di approfondire all'interno del mio gruppo parlamentare una circolare che sarebbe pervenuta a tutti i deputati del Popolo della Libertà, perché, eventualmente, qualora le cose dovessero essere confermate, chiederò l'intervento della Camera dei deputati per rispettare la mia dignità e il mio ruolo di parlamentare della Repubblica (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Cristaldi, sappia che la Presidenza sarà sempre garante della Costituzione e del Regolamento, a tutela della dignità del compito che siamo chiamati a svolgere.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti). Colleghi, per favore... Prego, onorevole Vietti... Colleghi per cortesia (Commenti).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, con questa confusione non si capisce niente (Commenti)!

ROBERTO GIACHETTI. Presidente, non lo lasciano parlare! Li faccia stare tranquilli!

PRESIDENTE. Potrei chiedere al capogruppo, al vice capogruppo e al segretario d'Aula del Popolo della Libertà di tenere il proprio gruppo un po' tranquillo, perché mi sembra che questa sia un'esigenza evidente. Ascoltiamo l'onorevole Vietti (Commenti)... intanto iniziate a stare zitti anche voi! Adesso interverrà l'onorevole Vietti. Prego, onorevole Vietti.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Colleghi (Commenti)...

PRESIDENTE. Onorevole Vietti, parli che poi la ascoltano, la voce è autorevole abbastanza per essere ascoltata.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, la ringrazio per l'autorevolezza. L'onorevole Cristaldi ha posto all'Aula un problema molto serio: lo ha fatto con un'allusione generica, ma sufficientemente puntuale per sollevare degli interrogativi e dei dubbi che attengono alla stessa libera espressione del nostro ruolo di parlamentari. Proprio questa mattina, l'opposizione ha tenuto, all'interno della Camera, una riunione che riguardava la qualità della democrazia in questo Paese, lamentando il rischio che anche al Parlamento europeo si riproducesse la condizione del Parlamento nazionale, in cui i deputati e i senatori vengono nominati, anziché eletti.
Apprendiamo questa mattina dalle preoccupate espressioni dell'onorevole Cristaldi - a cui, ovviamente, va la nostra solidarietà (Applausi di deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori), anche in relazione al suo passato autorevole di presidente dell'Assemblea regionale siciliana - che, nonostante in questo Parlamento i deputati vengano nominati e non eletti, si esercita nei loro confronti un controllo attinente al merito della loro attività parlamentare, che certamente è contrario, prima che al Regolamento della Camera, alla Costituzione.Pag. 20
Credo che la Presidenza della Camera assumerà, al riguardo, le iniziative opportune. Certamente ci permettiamo di sottolineare che questo intervento non può cadere nell'indifferenza, ma si inserisce nel quadro generale di preoccupazione sul modo in cui viene interpretata e praticata la democrazia in questo Paese e viene alterato il rapporto tra le libere istituzioni della Repubblica (Applausi di deputati del gruppo Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha chiesto di parlare, ma interrompo la discussione su questo punto per un motivo molto semplice: l'onorevole Cristaldi ha posto un problema serio, nei confronti del quale però, mi consenta onorevole Cristaldi, non ci troviamo di fronte ad alcun atto formale. Io ho rassicurato sul fatto che, nel momento in cui questo vi fosse, la Presidenza della Camera sarà garante dell'applicazione della Costituzione e del Regolamento. Eviterei che su questo punto si aprisse una discussione che si allargasse anche ad altri argomenti. Non credo che questo sia il momento e quindi non darò più la parola sull'ordine dei lavori al riguardo. Ritengo, pertanto, che si debba riprendere la discussione sull'emendamento Lulli 15.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, mi dispiace dover ritornare ad argomenti prosaici e banali come il futuro dell'energia nucleare in Italia ma - ahimè - credo che dovremo rimandare alla buvette o altrove questa discussione. Stiamo parlando del settore nucleare (Commenti)...

ROBERTO GIACHETTI. Presidente, con questa confusione non si riesce a capire!

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, c'è un po' di vivacità di troppo in giro e soprattutto (Commenti)... vi prego colleghi! Prego i responsabili del gruppo del PdL di chiedere un po' di ascolto. Se qualcuno vuol parlare è invitato ad uscire e ad affrontare l'argomento fuori, non in Aula! Onorevole Calderisi, per cortesia! Onorevole Calderisi!

ANDREA GIBELLI. Presidente! Sospenda la seduta per cinque minuti! Presidente! Sospenda la seduta per cinque minuti!

PRESIDENTE. Onorevole Gibelli, non ho capito perché se la prende di nuovo con me!

ANDREA GIBELLI. Sospenda la seduta per cinque minuti!

PRESIDENTE. Non intendo sospendere la seduta! Mi dispiace ma non ci sono elementi per farlo! Si continua a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del Partito Democratico)!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Concordo con lei che l'Aula debba continuare a lavorare, dal momento che l'argomento all'ordine del giorno richiede una certa attenzione. Chiederei ai colleghi del Popolo della Libertà, se non intendono partecipare alla discussione, di uscire, di risolvere i problemi al loro interno e solo dopo rientrare. Noi andiamo avanti a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, può proseguire il suo intervento.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, ci provo; lei mi dà la parola, ma quiPag. 21sembra di essere a Natale, con le luci ad intermittenza! Decidiamoci: o andiamo avanti o la piantiamo! Non è un blackout istituzionale, ma non è sicuramente una pagina delle migliori. Niente di grave, ovviamente!

PRESIDENTE. Onorevole Polledri, la prego di entrare nel merito.

MASSIMO POLLEDRI. Entro nel merito, signor Presidente. Con riguardo al complesso degli emendamenti presentati all'articolo 16, intendo rivendicare un ruolo importante del mio partito, riconoscendo la trasversalità e l'approfondimento della discussione. Un ruolo che è stato importante nella definizione, per esempio, del comma 2, signor Presidente, dove, in qualche modo, noi diamo forma e sostanza alla componente industriale che è una certezza che potrà realizzare gli impianti.
La Lega ha voluto fortemente che, con delibera del CIPE, si potesse immaginare un consorzio per lo sviluppo e l'utilizzazione degli impianti fatto da tutti.
Oggi la scelta del nucleare deve unire, in qualche modo, tutto il tessuto sano produttivo; non possiamo immaginare che ci sia una fuga in avanti o grandi investimenti o anche concorrenza da parte di un imprenditore (Commenti)...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Chiedo a tutta l'Assemblea, ma in maniera particolare al gruppo del PdL, se vuole restare in Aula, di farlo rispettando il silenzio altrimenti... È chiaro che mi riferisco a tutta l'Aula, ma è indubbio che i problemi siano soprattutto alla mia destra. Per cortesia, non costringetemi a sospendere i lavori.
Prego, onorevole Polledri.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, gli argomenti che avevo addotto riguardano anche l'articolo 16 pertanto li approfondiremo successivamente.
Credo che questa delega al Governo in materia nucleare sia un momento importante e necessario. Abbiamo ben presenti le paure della pubblica opinione e dei cittadini, ma pensiamo di poter garantire una scelta che possa coniugare contemporaneamente la sicurezza e la salute dell'ambiente con la necessità di avere una sicurezza negli approvvigionamenti ed il rispetto dell'ambiente. Oggi il nucleare può comportare maggior rispetto e tutela dell'ambiente.
È sotto gli occhi di tutti il dibattito sulla CO2: non c'è strada per poter ridurre le emissioni di CO2, se non smettere di utilizzare l'automobile - ma non mi sembra un'alternativa proponibile - o evitare l'emissione nella produzione di energia.
Il nucleare consente, da una parte, di rispettare l'ambiente e, dall'altra, anche di garantire che gli impianti vengano effettivamente realizzati nella tutela della salute ed anche nella tutela del ruolo e della responsabilità degli enti locali.
Per questo ritengo che si tratti di un giusto mix di prudenza, realismo e, soprattutto, anche di fattibilità.

ADOLFO URSO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Vediamo se lei riesce a catturare l'attenzione di tutta l'Aula e, soprattutto, del suo gruppo.

ADOLFO URSO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. È molto impegnativo, signor Presidente...
Vorrei chiedere all'Aula in generale, e quindi anche ovviamente ai gruppi della maggioranza, particolare attenzione su questa parte del provvedimento, ben comprendendo quello che è appena accaduto e ben comprendendo anche gli inviti ad uscire dall'aula.
Si stanno per votare gli emendamenti che sopprimono le norme sul nucleare, quindi chiedo particolare attenzione, anche alla luce...

ROBERTO GIACHETTI. Ma tu sei il Governo!

ANTONIO MISIANI. Non sei mica il segretario d'Aula!

Pag. 22

ADOLFO URSO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. ...di quanto accaduto in Commissione.
Come ben sanno i colleghi che hanno partecipato ai lavori in Commissione su questa materia, il Governo è stato giustamente aperto a recepire le indicazioni migliorative che provenissero da tutti i gruppi parlamentari. Infatti, basta confrontare i testi così come sono giunti in Commissione con quelli presentati in Aula.
Sono state accolte molte parti significative, abbiamo lavorato, e bene, tutti insieme e per questo, anche in questa fase, il Governo, come si può riscontrare a proposito di questo primo articolo che riguarda la materia energetica e nucleare - l'articolo 15 - e anche dei successivi articoli, recepisce alcune indicazioni, tra l'altro proprie di esponenti dell'opposizione, oltre che della maggioranza.
Ad esempio, nell'articolo 15, l'indicazione inerente l'automaticità delle autorizzazioni, ma successivamente, negli articoli riguardanti l'Agenzia sul nucleare, e anche l'indicazione sulla nomina della Agenzia per il nucleare e così come quelle in merito alla relazione sulla sicurezza nucleare e alle competenze delle Commissioni.
Quindi, se i colleghi parlamentari si sono resi conto dell'argomento di cui sta iniziando l'esame, quello sull'energia nucleare... Faccio presente che il primo emendamento in esame, che non comprendo (alla luce delle modifiche apportate), chiede di sopprimere quelle parti che, tra l'altro, sono state modificate anche con il concorso dell'opposizione. Si tratta di un emendamento strategico e pertanto consiglio la massima attenzione.
Sottolineo, inoltre, che il Governo ringrazia per tutto quello che è accaduto, nel frattempo, in Commissione e anche in Aula. Procediamo i lavori con lo stesso spirito di apertura e di partecipazione e in un clima costruttivo, perché si tratta di un argomento strategico per il Paese, qual è, certamente, quello dell'autonomia e della produzione dell'energia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, come il sottosegretario Urso sa bene, il comportamento dell'opposizione (del Partito Democratico, ma anche delle altre opposizioni), è sempre stato improntato ad un confronto per tentare di migliorare un testo che - egli lo sa bene - quando venne presentato, per la prima volta, era irricevibile.

ROBERTO GIACHETTI. Fermati! Presidente, con questa confusione non si può parlare!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, il capannello intorno all'onorevole Cristaldi può essere tenuto anche fuori dall'Aula, anche perché immagino che sappiate che dopo l'intervento del Governo si riapre il dibattito è, quindi, quasi sicuramente non si svolgerà immediatamente una votazione.

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, ho apprezzato molto le sue parole, poco fa, e il tentativo di privilegiare il lavoro dell'Aula e l'esame di questo importante provvedimento. Tuttavia, pur essendo molto rispettosi del dibattito che si è aperto all'interno del gruppo di maggioranza relativa di quest'Aula, pensiamo che sia giusto, in queste condizioni, sospendere l'esame del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), prendere quindici minuti perché si possa completare la discussione, che legittimamente si è aperta, e poi andare avanti.

SOUAD SBAI. No!

MARIO LANDOLFI. No, andiamo avanti!

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ANTONELLO SORO. Diversamente, non intendiamo partecipare ai lavori dell'Assemblea, non potendo esprimere serenamente le nostre opinioni, né ascoltare quello che dicono i rappresentanti della maggioranza. Non è un problema strumentale, ma di rispetto reciproco.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, abbiamo assistito in quest'Aula, stamattina, a due episodi particolarmente significativi. La denuncia del collega Cristaldi, che non ha bisogno né della mia solidarietà né di quella di nessun altro gruppo, se non di tutto il Parlamento, perché ha denunciato una violazione dell'articolo 67 della Costituzione, che recita: «Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato».
Nel caso specifico, non solo si vuole imporre un vincolo al collega Cristaldi, ma addirittura gli si vuole imporre un mandato imperativo. Di questo stiamo parlando, questa è la denuncia.
Il fatto che lei dica che non vi è alcun atto formale significa che le parole pronunciate nell'Aula di Montecitorio da un deputato, secondo lei, non hanno valore e questo francamente non riesco ad accettarlo. Queste parole hanno valore e questa denuncia deve essere rappresentata al Presidente della Camera.
Poco fa, però, a fronte di questa violazione della Costituzione, abbiamo assistito ad una violazione regolamentare o, quanto meno, ad una bizzarra interpretazione del ruolo, perché l'onorevole Urso è intervenuto, non tanto come rappresentante del Governo e sottosegretario, ma come capogruppo del Popolo della Libertà, perché ha preteso - voglio scegliere l'interpretazione più benevola - ricordare ai suoi colleghi di che cosa si sta parlando, come se fossero degli scolaretti, e dell'importanza del tema in discussione.
Per cui ritengo che davvero quello che sta succedendo stamattina sia esecrabile. Volevo sottolinearlo e voglio che lei rappresenti tale situazione al Presidente della Camera dei deputati.
Per di più ho chiesto la parola - e concludo -, la parola non mi è stata data, è intervenuto il collega Lulli, a un certo punto il collega Lulli ha soltanto sospeso il suo intervento ed è intervenuto l'onorevole Soro, in maniera davvero del tutto arbitraria. Tutto questo non credo che aiuti il miglior modo di sviluppare il confronto parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 12,10)

GIULIO SANTAGATA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale solo per ricordare che chi semina vento raccoglie tempesta. Alcuni parlamentari ricorderanno che nelle passate legislature era uso regalare orologi d'oro ai più presenti. Propongo che si arrivi ai tornelli d'oro, così il costo è un po' più alto, ma il sugo è sempre quello (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PINO PISICCHIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, intervengo sulla questione sollevata dall'onorevole Cristaldi, che ha avuto una rilevanza enorme all'interno di questa Assemblea perché, come ella potrà ben comprendere, è questo il cuore del problema della nostra vicenda parlamentare, dei Regolamenti parlamentari stessi, della legge elettorale e prima ancora della regola elettorale.
Avevo chiesto di intervenire per esprimere non solo una valutazione che andassePag. 24nel senso della solidarietà e della condivisione del tema posto, ma anche per chiedere una valutazione collettiva all'interno di quest'Aula. In realtà, cosa ha detto l'onorevole Cristaldi? Ha detto che vi è un conflitto fra la regola che ancora oggi presiede all'espressione della nostra attività parlamentare in quest'Aula e la regola interna del gruppo, che impone evidentemente un comportamento che, come è stato ricordato, contrasta con l'articolo 67 della Costituzione, che ci fa liberi da ogni vincolo di mandato in quanto rappresentanti del popolo.
Il punto di domanda è il seguente: siamo rappresentanti del popolo o siamo rappresentanti di chi ci ha nominati? Questo è il punto di domanda rispetto al quale credo, non vanamente, in questi giorni si sta aprendo un forte dibattito fra le forze politiche e nel Paese con riferimento alle leggi elettorali che si vogliono modificare, anche nella dimensione europea, piegando la rappresentanza ad un meccanismo di scelta che viene dall'alto.
Signor Presidente, riconoscendo in lei non solo il garante supremo della regola democratica all'interno di questa Assemblea ma, se mi permette, anche riconoscendo in lei una speciale sensibilità democratica rispetto a questi temi, credo che occorrerà che questa Assemblea e ognuno dei deputati presenti, fuori dallo schema maggioranza-opposizione, tornino a riflettere sul senso della rappresentanza, sul senso del mandato parlamentare e sul senso dell'essere collegati ad un consenso, e non certamente di essere qui in ragione dell'inclusione in una lista da parte del capo del partito.
È il grande tema della riforma elettorale, che tocca anche questo Parlamento ed è il tema - se permette - che, insieme a molti altri parlamentari sia di opposizione, ma anche con grandi sensibilità di parlamentari della maggioranza, ci apprestiamo anche a sviluppare utilizzando questo percorso legato alla riforma della leggi elettorali.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, si sono aperte diverse ipotesi. Abbiamo una frequentazione antica con quest'aula, abbiamo visto spesso momenti di tensione e di interruzione dei lavori.
Credo che in questo momento, anche facendo appello a quanto sostenuto dal sottosegretario Urso nel merito del provvedimento, ritengo che si potrebbe andare avanti chiaramente e serenamente seguendo l'ordine dei nostri lavori senza fare «tempeste in un bicchiere d'acqua», riprendendo il merito del provvedimento, che ci ha visto già dalla giornata di ieri confrontarci costruttivamente, anche con l'opposizione. Infatti, c'è la consapevolezza di tutti i colleghi, a partire dal gruppo del Popolo della Libertà, che ci stiamo confrontando su una questione importante, sulla quale il Paese dibatte e sulla quale anche quest'Aula ha il sacrosanto diritto di dibattere. Lasciamo ad altre sedi e ad altri momenti i chiarimenti su vicende non inerenti al merito di questo provvedimento, che - lo ripeto - è importante ed è un collegato alla finanziaria. È l'orgoglio del Parlamento il fatto di poter affrontare e discutere nel merito, concretamente e con serietà, questi provvedimenti. Quindi, signor Presidente, crediamo di poter andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Colleghi, prima di procedere, permettetemi di svolgere qualche semplicissima osservazione in ragione del dibattito che si è aperto poc'anzi.
Credo di interpretare l'unanime parere dei deputati osservando che, quando un collega fa un esplicito richiamo ad uno degli articoli fondamentali della nostra Costituzione - vale a dire l'articolo che ricorda che il parlamentare rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza alcun vincolo di mandato -, pone a se stesso e in qualche modo all'Assemblea una questione che non può e non deve essere considerata accessoria o incidentale.
È altrettanto evidente che un tema così impegnativo da un punto di vista politico,Pag. 25prima ancora che regolamentare, si intreccia, come è naturale, con altre questioni altrettanto importanti: il rapporto che il parlamentare deve avere con il gruppo di appartenenza, che come è a tutti noto è scelto in ragione dell'appartenenza politica o della lista con cui ci si è presentati alle elezioni. Il tema posto dall'onorevole Cristaldi si intreccia, inoltre, con le modalità attraverso le quali in libere e democratiche elezioni si dà corso alla formazione delle liste e, quindi, in qualche modo, si intreccia anche con il tema di attualità della legge elettorale. Si pone così una serie di questioni che non possono essere affrontate con volontà di tipo polemico, con strumentalizzazioni di questa o di quella parte. Sono questioni che mi auguro possano essere discusse da parte della Camera dei deputati con l'approfondimento necessario.
Valuterò, nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza, con i colleghi che ne fanno parte, come garantire a tutti i 630 deputati della Camera dei deputati di poter svolgere il loro mandato nel rispetto della Costituzione e di quel vincolo che hanno con gli elettori, che non è vincolo di mandato, ma è certamente un rapporto di leale collaborazione con il gruppo di cui fanno parte.
Tornando, invece, ai nostri lavori, il presidente Soro - se sono bene informato - ha chiesto di sospendere la seduta per 15 minuti, onde consentire di procedere ordinatamente nei nostri lavori.
Penso che, giunti a questo punto del dibattito, non vi sia più la necessità di dar corso alla sospensione e, qualora il presidente Soro non insista - vedo che non insiste - possiamo procedere.
Riprendiamo l'esame dell'emendamento Lulli 15.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, per concludere l'intervento che avevo iniziato in replica alle parole del sottosegretario Urso sarò brevissimo, ma è doveroso ripuntualizzare le questioni. Noi non neghiamo che il lavoro in Commissione si sia svolto in un clima positivo di rispetto reciproco; pur tuttavia, come sa bene il sottosegretario Urso, che ha sempre partecipato ai nostri lavori, non abbiamo mai nascosto il fatto che l'approccio del Governo sulla questione del nucleare non ci convince, ed è questo il motivo per cui noi conduciamo una battaglia di questo tipo.
Nel prosieguo del confronto in Aula noi sapremo apprezzare quello che c'è da apprezzare del lavoro svolto, senza però rinunciare ad un'impostazione che ci ha visto fin da subito mettere in rilievo come nel provvedimento non fosse affrontata nel modo adeguato la questione. Nel prosieguo del dibattito avremo modo di esprimere le nostre forti critiche su alcuni punti e su altri punti invece riconosceremo che c'è stato un passo in avanti; ripeto, pur nel quadro di un nostro giudizio che abbiamo già espresso nel dibattito in Commissione e che esprimeremo anche nella dichiarazione di voto conclusiva.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo a titolo personale sull'argomento per una riflessione serena e tranquilla. Ho sentito la dichiarazione del sottosegretario Urso che invitava i parlamentari a votare con grande tranquillità e serenità, perché l'argomento è importantissimo. Ritengo che l'argomento sia importantissimo anche sotto il profilo della decisione che dovrà prendere questo Parlamento.
Come ho detto ieri in quest'Aula, il nucleare di seconda e terza generazione è ad altissimo rischio per la vita umana: è stato dimostrato, non lo sostengo solo io. Mi rivolgo in maniera particolare al Ministro Scajola che ieri, mentre uscivo dalla Camera, mi invitava a visitare le centrali nucleari. Non è un problema di visitare le centrali nucleari, ma di prendere coscienza. Non ascoltate quello che dice il parlamentare Scilipoti, consultatevi con il Ministero della salute, con gli studi sull'argomento, prendete veramente coscienzaPag. 26per rendervi conto che il nucleare di seconda e terza generazione è ad alto rischio di vita, che non può essere messa in discussione di fronte alla produttività, di fronte ad un interesse che non è supremo e vitale per il Paese, quello di introdurre il nucleare, il 18 per cento dell'energia.
Voglio richiamare all'attenzione dei parlamentari ciò che stiamo dicendo oggi e verificare se risponde alla realtà. In tal caso, ognuno di voi dovrebbe prendere posizione per dire «no» al nucleare di seconda e terza generazione. Studiamo delle formule alternative, studiamo la possibilità del nucleare di quarta generazione, riflettiamo e troviamo delle alternative. Non può essere detto che questo è un momento di necessità, di emergenza e di urgenza, perché non è vero. La vita umana vale di più di qualsiasi tipo di denaro, voglio richiamarlo all'attenzione dei colleghi.
Ieri ho citato statistiche (che invito ognuno di voi ad andare a vedere) pubblicate in America dal Centro di ricerche dell'istituto di oncologia, che attestano che nei luoghi vicini alle centrali nucleari vi sono 19 mila persone affette non solo da malattie neoplastiche, ma anche da malattie degenerative, ossia che convivono con la malattia per vent'anni, soffrendo giorno dopo giorno e facendo soffrire anche i parenti, gli amici e tutti coloro che stanno loro accanto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, mi ha molto colpito la perorazione del collega Scilipoti. Ritengo che dovremmo adottare, in Italia, un'obiezione di coscienza rispetto all'utilizzo di energia nucleare, perché ne importiamo il 17 per cento dalla Francia e le centrali sono tutte dislocate sull'arco alpino, dal mare fino alla Slovenia: fanno energia nucleare i francesi, gli svizzeri, gli austriaci e gli sloveni. Bisogna, quindi, essere molto seri: quando si lanciano messaggi così preoccupati e preoccupanti non lo si può fare a cuor leggero (già lo abbiamo fatto nel 1987: abbiamo continuato a consumare energia allegramente prodotta dal nucleare e importata da altri Paesi).
Lei, onorevole Scilipoti, non ha spiegato agli italiani che si doveva fare una rinuncia, cambiare il modello di sviluppo o pensare che solo l'energia prodotta da altre fonti potesse essere alla base dello sviluppo economico. Lei ha fatto la cicala! Allora, che senso ha, oggi, effettuare, in questi termini, un richiamo che poi, tra l'altro, è del tutto privo di fondamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Lega Nord Padania)! Quindi non facciamo così: lasciamo perdere. Andiamo avanti e svolgiamo anche le necessarie autocritiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo soltanto per annunziare il voto contrario sugli emendamenti soppressivi degli articoli sull'energia nucleare contenuti nel disegno di legge e anche per chiedere al Governo di non sottovalutare le dichiarazioni allarmistiche e le conseguenze di panico che possono essere determinate dall'intervento di uno dei colleghi che mi ha preceduto.
Il Governo, magari non in questa sede, deve fornire dati che contestino le cifre che, con leggerezza suprema, un esponente di questo Parlamento ha testé propalato e che, per quanto ne so io (che ho seguito un po' questi problemi), sono del tutto campate in aria.
È necessario, però, che l'opinione pubblica non sia allarmata da una campagna irresponsabile che, come ha affermato giustamente l'onorevole Tabacci, abbiamo visto in Italia vent'anni fa e di cui stiamo ancora pagando le conseguenze. Nelle sedi opportune spetterà al Governo e al Ministro Scajola offrire tutti gli elementi che possano consentire all'opinione pubblica una riflessione seria e precisa su questi argomenti.

Pag. 27

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo brevemente: vorrei che non si fraintendesse il senso degli emendamenti che abbiamo presentato e che io stesso ho sottoscritto. Non si tratta di emendamenti soppressivi delle iniziative e, comunque, in genere rispetto all'energia nucleare, ma di emendamenti che costituiscono un richiamo al Governo e al fatto che non è in questo modo e con provvedimenti di questo tipo (con i contenuti che così sono richiamati, soprattutto negli articoli 15 e 16), che si affronta una materia così delicata, seppure urgente e importante. Richiamo, quindi, la discussione al contenuto vero degli emendamenti, senza che questi vengano fraintesi.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dei successivi emendamenti Lulli 15.1 e 15.2 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 15.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 481
Votanti 467
Astenuti 14
Maggioranza 234
Hanno votato
181
Hanno votato
no 286).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 15.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 476
Votanti 463
Astenuti 13
Maggioranza 232
Hanno votato
178
Hanno votato
no 285).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati D'Antona, Monai e Rossomando hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Libè 15.4 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo quindi ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 15.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 480
Votanti 467
Astenuti 13
Maggioranza 234
Hanno votato
205
Hanno votato
no 262).

Prendo atto che i deputati Monai e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Lulli 15.5.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.Pag. 28
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Federico Testa. Ne ha facoltà.

FEDERICO TESTA. Signor Presidente, molto sinteticamente, con l'emendamento in esame noi chiediamo di aggiungere alle finalità previste dalla prima parte del comma 1 anche lo studio e lo sviluppo di quelle tecnologie nucleari che siano in grado di fruire al massimo dell'utilizzo di materiale uranifero e che producano minori scarti, e quindi minori scorie. L'obiettivo non è quello di negare la sussistenza di altre tecnologie produttive, ma di inserire nel provvedimento l'auspicio che si lavori comunque per risolvere quelli che sono certamente due dei problemi principali dell'attuale tecnologia nucleare, che sono la produzione di scorie tossiche e un utilizzo molto basso del materiale uranifero, tanto che questo può comportare nel lungo periodo anche problemi di scarsità dello stesso. Ci pare quindi che sia una cosa che non vincola, ad oggi, alcuna scelta, ma che esprime un auspicio che francamente facciamo fatica a capire perché non venga accolto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, l'UdC voterà a favore dell'emendamento in esame perché, come dicevamo prima, noi siamo convinti che si debba andare avanti, e quanto ha detto prima l'onorevole Tabacci corrisponde alla nostra linea. Noi siamo per la tutela della salute, per la tutela della possibilità di sviluppo di questo Paese, per accelerarla; voi ci avete bocciato - parlo alla maggioranza - l'emendamento precedente, che stringeva i tempi, che dava tempi ancora più certi e più stringenti per lavorare per l'ingresso al nucleare.
Ho chiesto la parola solo per far notare una cosa: noi stiamo seguendo una linea, che è quella di cercare di dare la più ampia garanzia ai cittadini; e parlo principalmente ai detrattori del nucleare: è stato spiegato prima dove sono posizionate le centrali che producono energia da nucleare, nessuno in Italia ha detto di non voler utilizzare l'energia fornita dai citati Paesi. La domanda che mi faccio da sempre e che rivolgo principalmente agli amici che hanno più a cuore la tutela della salute e la tutela dell'ambiente è la seguente: se devo fare un impianto, se acquisto energia prodotta da nucleare, non è forse meglio che queste centrali me le costruisca io, e sia io in prima persona a controllare il livello di sicurezza, senza delegarlo a nessun altro? È quello che noi vogliamo fare, che chiediamo a questo Paese; e, caro Governo, anche nel prosieguo della discussione, teniamo a mente che il controllo dev'essere nostro, altrimenti tanto varrebbe continuare a comprare energia degli altri, con i loro parametri di sicurezza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, ci sono molte vulgate popolari: la prima è quella del collega Scilipoti, a cui è stato giustamente risposto; la seconda è il partito del «vorrei ma non posso», cioè vorrei il nucleare - e mi rivolgo ai colleghi presentatori dell'emendamento - ma aspettiamo la quarta generazione. Ne parliamo tra trent'anni, allora: ci ritroviamo, ci diamo un appuntamento, per oggi chiudiamo e ne ridiscuteremo tra trent'anni. E non è che lo afferma un parlamentare normale: si tratta della quarta generazione, sono i risultati di una discussione svoltasi fra tutti gli scienziati; non stanno ancora cominciando a parlarne, a discuterne: i primi prototipi arriveranno tra 10-20 anni, tra 40 anni ci sarà la quarta generazione.
Mi sembra che come tempo di discussione sia un po' prolungato. Realisticamente poi, siamo in un Paese che fa fatica a fare i marciapiedi, a farli bene ed in tempi certi, per cui andare a fantasticare sugli impianti di quarta generazione significa chiudere la discussione già da oggi.

Pag. 29

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 15.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 484
Votanti 474
Astenuti 10
Maggioranza 238
Hanno votato
220
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che il deputato Occhiuto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Lulli 15.36.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per chiedere, anche a nome del primo firmatario, che l'emendamento Lulli 15.36 sia posto in votazione. Riconosciamo che rispetto all'articolato iniziale, nel quale per i decreti legislativi di emanazione governativa che dovevano servire per l'identificazione delle localizzazioni degli impianti e dei siti di stoccaggio non era previsto un passaggio nelle Commissioni parlamentari, mentre nell'ambito della fruttuosa discussione in Commissione ciò è stato recepito. Il nostro emendamento dà, però, un'articolazione molto più ampia a tale passaggio e dunque, lo ripeto, anche a nome del primo firmatario, chiedo che venga posto in votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 15.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 481
Astenuti 9
Maggioranza 241
Hanno votato
226
Hanno votato
no 255).

Prendo atto che il deputato Ruben ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Cimadoro 15.6.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, pensavamo, vista l'importanza della materia, che il nostro emendamento venisse accolto. Una seconda lettura da parte della Commissione competente avrebbe sicuramente portato a rivedere il parere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 15.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 487
Votanti 478
Astenuti 9
Maggioranza 240
Hanno votato
224
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che il deputato Abrignani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo agli identici emendamenti Lulli 15.7 e Cimadoro 15.8. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.Pag. 30
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, questo è uno dei punti più controversi sul quale esprimiamo ovviamente una contrarietà di fondo, perché sostanzialmente questo criterio, affidato ad una delega al Governo, può significare la militarizzazione della realizzazione delle centrali nucleari (il che significa di fatto, ma non voglio dilungarmi, derogare a qualsiasi procedura riguardante tutte le valutazioni di impatto ambientale).
Mi si risponderà che ciò non è vero e che, semplicemente, le centrali nucleari hanno bisogno di una vigilanza attenta: mi spiace, ma non è così! Quando si adotta la dizione di cui alla lettera a), peraltro riportata anche nel decreto-legge in materia di rifiuti, che per la realizzazione di determinati impianti prevedeva appunto l'uso dell'esercito, ciò ha infatti un significato preciso.
Questo mette in mora, lo voglio dire con molta franchezza, anche uno dei criteri fondamentali per cui un Paese come il nostro (ma qualsiasi Paese) può tentare il ritorno all'approccio al nucleare: l'approccio al nucleare, per essere realizzato davvero, ha bisogno infatti di un consenso vasto e convinto, ma se passa l'ipotesi che bisogna addirittura militarizzare le aree in cui si pensa di poter realizzare gli interventi è chiaro che in tal modo non si rassicura per niente la popolazione!
Per tale motivo, riteniamo che questo sia un punto particolarmente delicato e negativo del provvedimento; siamo contrari all'idea che si possa gestire il ritorno al nucleare attraverso una delega al Governo, ma è chiaro che questo passaggio in particolare ci induce ad affermare con convinzione che non è questo l'approccio giusto nell'affrontare il tema (un approccio che, credo, ha effetti controproducenti anche nel rapporto con le popolazioni). Non dimentichiamo che abbiamo partecipato - ed io stesso ho avuto occasione di partecipare - a dibattiti con esperti francesi e statunitensi che hanno richiamato proprio la necessità di evitare l'idea della militarizzazione per intervenire nella realizzazione delle centrali nucleari.
Chiedo, quindi, al Governo, e ovviamente alla maggioranza, di riflettere e, magari, di accogliere l'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ADOLFO URSO, Sottosegretario per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ADOLFO URSO, Sottosegretario per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo, in merito all'osservazione del collega Lulli, solo per chiarire doverosamente all'Assemblea che, come abbiamo detto in Commissione, questo punto specifico della delega non vuole assolutamente prevedere la militarizzazione dei siti, ma, invece, è volto necessariamente a specificare le varie forme di vigilanza e di protezione per un'assoluta protezione, fisica e passiva, richiesta dagli standard internazionali, dall'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di nucleare, anche, ovviamente, in merito a possibili forme di protezione antintrusione e antiterrorismo.
La norma è, quindi, a salvaguardia delle popolazioni e dei siti ed è certamente necessaria. Tra l'altro, ricordo al collega Lulli che abbiamo accolto un'altra proposta, nell'ambito della delega, con una sua autonoma valenza, in materia di trasparenza e di comunicazione, affinché siano rese in modo diffuso e capillare tutte le informazioni alle popolazioni coinvolte per creare non soltanto consenso, ma anche trasparenza e un'informazione continua sui siti, sulla loro localizzazione, sulla costruzione delle centrali e sulla salvaguardia delle centrali stesse, proprio a tutela delle popolazioni ivi residenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, noi esprimeremo voto contrario su questo emendamento per un motivo: dato che -Pag. 31come dicevamo prima - bisogna essere chiari e avere il coraggio di dire dove vogliamo andare, noi crediamo che senza questo passaggio diventa aleatoria la decisione di voler realizzare degli impianti per la produzione di energia dal nucleare. Certo, questo non esclude - penso che sia stato precisato anche dal Governo precedentemente - il doveroso e assoluto coinvolgimento della popolazione che deve essere informata, deve capire, e deve sapere quali sono le scelte, i problemi e le provvidenze - ne parleremo dopo - alle quali va incontro.
Se vogliamo, dunque, andare avanti in questo campo, dobbiamo assumerci questa responsabilità. È per questo, signor Presidente, che approfitto di questo intervento per aggiungere che sull'emendamento successivo l'UdC voterà a favore, perché è giusto prevedere la dichiarazione di interesse strategico per i siti, ma è anche giusto precisare meglio quali sono queste localizzazioni. Una cosa deve essere chiara: se l'energia è un interesse strategico per il Paese, allora dobbiamo procedere in certi modi, altrimenti rischiamo di non fare nulla. Il problema vero, lo dico alla maggioranza, ma anche all'opposizione, verrà nel rapporto tra lo Stato e le regioni: i governatori - o presidenti, come amo chiamarli ancora io - hanno già espresso un loro parere, e dato che la Costituzione, riformata non tanto tempo fa, ci pone un qualche problema in questo campo, quando affronteremo questi temi sarà opportuno stare molto attenti.

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo dell'Unione di Centro ha esaurito i tempi a sua disposizione...

PIER FERDINANDO CASINI. Presidente, sia clemente...

PRESIDENTE. Presidente Casini, compresi i tempi aggiuntivi: siamo stati, quindi, ampiamente clementi. Secondo prassi, i deputati appartenenti a tale gruppo potranno intervenire per non più di un minuto, imputando tale tempo a quello previsto per gli interventi a titolo personale.

ENZO RAISI. Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Relatore. Signor Presidente, intervengo solo per fornire un contributo al dibattito: proprio per evitare questa idea e questa sensazione della militarizzazione, in Commissione, ed è emerso anche nella relazione al provvedimento, si è lavorato molto sugli incentivi alle famiglie e alle imprese, con l'intento di comunicare che avere una centrale nucleare deve essere ritenuto, da parte della popolazione residente, un'opportunità.
Quindi dico questo perché il senso che abbiamo dato a tutto il provvedimento non era certamente quello di imporre dall'alto una realtà, ma di creare consenso dal basso. Tant'è che, ad esempio, si è discusso molto sull'eventualità di dare i contributi attraverso gli enti locali (come è sempre avvenuto in passato), ma la Commissione ha preferito elaborare un dispositivo finale concentrato sugli aiuti alle famiglie e alle imprese, sostanzialmente seguendo in parte il modello francese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intendo rispondere all'onorevole Lulli sul fatto che la ragione di questa parte del provvedimento in esame consiste nella garanzia della sicurezza passiva degli eventuali impianti nucleari. Tuttavia, lo ha già fatto il sottosegretario Urso, e sono pienamente d'accordo con quanto il rappresentante del Governo ha detto in risposta all'onorevole Lulli, ed è la ragione per cui questo emendamento va respinto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, il nostro emendamento si pone nella stessa direzione ed ha l'identica funzionePag. 32dell'emendamento Lulli 15.7. Credo che il passaggio - come è stato già sottolineato - sia delicatissimo. Si tratta dell'approccio iniziale. La popolazione deve essere informata, non minacciata, allora l'idea che vi sia l'esercito a tutelare il loro interesse rende la situazione piuttosto delicata. A tal proposito vorremmo che l'intervento dell'esercito, come è già avvenuto in altre precedenti circostanze, fosse un intervento di emergenza, e non di normalità.
Proprio per questa ragione non è detto che le popolazioni, se convinte e coinvolte dall'inizio, facciano resistenza nei confronti di impianti di stoccaggio o di produzione di energia: se preparate, probabilmente tutto questo non succede. Allora, solo per questa ragione, noi ritenevamo che l'esercito potesse intervenire solo in caso di emergenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, al di là delle rassicurazioni sulla non militarizzazione, voglio ricordare che la legge sul segreto di Stato, la n. 124 del 2007, all'articolo 39, prevede che il Presidente del Consiglio disciplini con regolamento i criteri per l'individuazione delle informazioni, dei documenti e dei luoghi suscettibili di essere oggetto di segreto di Stato. In attuazione di questa previsione è stato emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 aprile 2008, che all'articolo 5 dispone che sono suscettibili di essere oggetto di segreto di Stato i luoghi attinenti alle materie esemplificativamente elencate in un allegato, nel quale, al numero 17, sono espressamente indicati gli impianti civili per produzione di energia ed altre infrastrutture critiche. Questo per dire che non è rassicurante assolutamente il fatto che i siti dichiarati di interesse nazionale possano essere coperti addirittura dal segreto di Stato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, mi permetto di intervenire in dissenso dal gruppo e per annunciare la mia astensione sugli identici emendamenti in esame. Le ragioni generali le ha ricordate prima bene il collega Tabacci, ma sul punto specifico devo dire che il provvedimento è piuttosto chiaro: il Governo è delegato ad adottare i decreti legislativi nel rispetto delle norme in tema di valutazione di impatto ambientale e di pubblicità delle relative procedure. Naturalmente dobbiamo credere a ciò che scriviamo nelle leggi, perché la valutazione di impatto ambientale in Italia è stata a lungo discussa nei convegni e negli scritti e poco applicata, ma questa procedura vuol dire che le popolazioni saranno consultate, che la valutazione di impatto ambientale preventiva sarà fatta e che quindi è del tutto logico che i siti siano dichiarati siti strategici e di interesse nazionale (Applausi del deputato Polledri).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, ho ascoltato il sottosegretario, ma non mi ha convinto su un punto. Qui non parliamo di impianti, parliamo di siti. Non sono un esperto di antiterrorismo, ma vedo difficile attacchi terroristici ad aree. Vedo possibili - auspico ovviamente che non siano facili - attacchi a impianti. Se dichiariamo che gli impianti sono di interesse strategico e sono sottoposti a vigilanza speciale, sono assolutamente d'accordo, ma se parliamo di siti faccio fatica a comprendere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bratti. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, intervengo per esprimere parere concorde con quanto affermava l'onorevolePag. 33Lulli per due motivi. In primo luogo, già oggi i siti industriali particolarmente delicati - si pensi ai petrolchimici - sono sottoposti a tutta una serie di norme di sicurezza e, quindi, non è necessario utilizzare il tema dell'interesse strategico nazionale, perché già oggi è così.
In secondo luogo, rispetto al tema della valutazione di impatto ambientale, volevo ricordare che oggi per adempiere all'obbligo di comunicazione al pubblico basta, dal punto di vista normativo, pubblicare qualcosa su due giornali di carattere nazionale, che non significa propriamente coinvolgere la popolazione in un'ottica di massima trasparenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, anche in questo caso su ciascun emendamento è necessario stare al merito. Il merito dell'emendamento Lulli 15.7 è molto chiaro: stiamo per conferire una delega al Governo che è assolutamente ampia ed eccessiva rispetto al fatto che il Governo ha la responsabilità di scegliere i siti, ma non può contemporaneamente, nello stesso decreto legislativo, già dichiarare gli stessi siti strategici dal punto di vista militare.
Vi è un problema di procedura che va osservata. La procedura è decisiva: prima, eventualmente, anzi sicuramente, si scelgono i siti, vengono certificati dalle autorità della sicurezza nucleare e, a quel punto, una volta che si è avviata l'eventuale procedura per la costruzione, si dichiara il sito strategico dal punto di vista militare. E ciò è assai rilevante, perché altrimenti tutti i siti che vengono indicati dal Governo, indipendentemente dal fatto che si costruiscano centrali, diventano militarmente sottoposti ad una procedura sbagliata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, sto seguendo attentamente il dibattito. Il collega intervenuto prima di quello che mi ha preceduto, affermava e diceva che non vi sono problemi, che i problemi non dovrebbero esistere perché il Governo dovrebbe essere garante. Infatti, c'è una delega al Governo, e ciò dovrebbe costituire quasi certezza di garanzia assoluta.
Vorrei ricordare all'Aula con grande serenità e tranquillità che le deleghe conferite spesso non vengono esercitate con correttezza per tutelare i cittadini. Perché dico questo? Perché il Governo ha alterato il valore della dichiarazione di impatto ambientale quando è intervenuto per il problema dei rifiuti in Campania, vale a dire ha alterato e ha eliminato la garanzia costituita dalla valutazione di impatto ambientale.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Scilipoti.

DOMENICO SCILIPOTI. Concludo rapidamente, signor Presidente: prima aveva un impatto ambientale pari a uno, e ora il Governo l'ha portato ad un impatto ambientale pari a due.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lulli 15.7 e Cimadoro 15.8, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 488
Votanti 482
Astenuti 6
Maggioranza 242
Hanno votato
201
Hanno votato
no 281).

Prendo atto che le deputate Pes e De Pasquale hanno segnalato che non sonoPag. 34riuscite ad esprimere voto favorevole e che il deputato Versace ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, lei ha ricordato che il nostro gruppo ha esaurito i tempi. Ora, sappiamo bene che la Presidenza aveva concesso un supplemento di tempo pari a un terzo. Tuttavia, rivolgo un formale appello a lei, signor Presidente, perché come sappiamo il nostro Regolamento prevede una possibilità di estensione dei tempi anche superiore ad un terzo, quando l'importanza della questione lo giustifica.
È inutile che ricordi a lei ed ai colleghi che stiamo parlando di reintrodurre l'energia nucleare in questo Paese, e dunque di un argomento di straordinaria rilevanza per noi e per tutti i cittadini. Il provvedimento in esame, nei suoi numerosi articoli, tratta materie altrettanto rilevanti. Né il nostro gruppo né, mi pare, nessuno dell'opposizione ha fatto, in queste lunghe giornate di lavoro e di attività di Aula, alcuna forma di ostruzionismo: tutti gli interventi sono stati nel merito e mirati a dare puntuali contributi.
Pertanto credo - e rinnovo a lei formalmente l'appello, signor Presidente - che possano esservi le condizioni affinché si proceda con questo metodo, quello cioè di un confronto sereno e costruttivo, ovviamente impegnandoci noi ad applicare un self-restraint, ma senza uno strangolamento del dibattito che costringa a ricorrere all'intervento a titolo personale di un minuto che, francamente, rende quasi impossibile questo tipo di contributo ai lavori dell'Aula.

PRESIDENTE. Onorevole Vietti, non è in discussione l'importanza della questione che la Camera sta trattando. Il suo gruppo aveva un tempo assegnato di un'ora in ragione della decisione della Presidenza di dar corso a tempi aggiuntivi nella misura di un terzo. Il tempo è stato complessivamente di un'ora e 20 minuti. Un'ulteriore aggiunta rappresenterebbe 10 minuti a disposizione. Vi sono ancora un'ora e 40 minuti di tempo a titolo personale, quindi credo che vi siano tutte le condizioni per poter proseguire, garantendo ovviamente ai colleghi del suo gruppo, come degli altri gruppi, la possibilità di intervenire.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cimadoro 15.9. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, intervengo per un chiarimento. Aggiungendo, dopo le parole: «dichiarare i siti», le seguenti: «che ospitano impianti di produzione elettrica nucleare, o lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi e materiale nucleare», l'emendamento in esame vorrebbe definire in modo più chiaro ed estensivo la sicurezza che va data anche ai siti collaterali, quelli che sono di cosiddetto servizio.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 15.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 470
Astenuti 9
Maggioranza 236
Hanno votato
217
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che la deputata De Pasquale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.Pag. 35
Prendo atto che i presentatori dei successivi emendamenti non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scilipoti 15.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 468
Astenuti 9
Maggioranza 235
Hanno votato
217
Hanno votato
no 251).

Prendo atto che il deputato Realacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scilipoti 15.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 483
Votanti 477
Astenuti 6
Maggioranza 239
Hanno votato
219
Hanno votato
no 258).

Prendo atto che il deputato Corsini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scilipoti 15.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 470
Votanti 465
Astenuti 5
Maggioranza 233
Hanno votato
192
Hanno votato
no 273).

Prendo atto che i deputati Montagnoli, Rivolta e Reguzzoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Polledri 15.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 471
Astenuti 6
Maggioranza 236
Hanno votato
211
Hanno votato
no 260).

Prendo atto che i deputati Corsini, Pes e Brandolini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Benamati 15.15.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, intervengo brevemente per illustrare lo spirito dell'emendamento in esame, che non è stato dibattuto in Commissione perché, nel susseguirsi degli emendamenti del Governo, è risultato unPag. 36emendamento precluso. Pertanto, viene discusso oggi per la prima volta in Assemblea.
Qui si tratta, signor Presidente, dei criteri direttivi con i quali il Governo dovrà esercitare la delega che gli conferiamo. Al punto c) si riconoscono alcuni benefici economici alle popolazioni e alle imprese che siano residenti e ubicate nei siti o all'intorno dei siti nei quali sorgeranno impianti di produzione di energia elettrica per via nucleare o impianti di stoccaggio di materiale radioattivo. L'emendamento che proponiamo mira ad estendere questo tipo di sostegno economico - che, si badi bene, è a carico delle aziende costruttrici ed esercenti degli impianti - anche gli enti locali e alle comunità locali.
Onorevole Presidente, affermo ciò non per una questione di assistenzialismo, ma in quest'Aula credo di essere uno dei pochi, se non l'unico deputato che abbia vissuto da vicino tale situazione, perché ero residente in una zona in cui si costruiva un reattore nucleare. I reattori, in questi casi, provocano ovviamente, per le loro dimensioni, sulle comunità locali, necessità di interventi pubblici in termini di infrastrutture, di viabilità, di sistemi di sostegno e di accesso; essi provocano, altresì, la richiesta di incrementi di servizi alle persone e ai lavoratori.
Pertanto, l'emendamento a mia firma, in questo caso, chiede di estendere i benefici nei confronti delle popolazioni e delle aziende anche alle comunità locali e, quindi agli enti locali sui quali si realizzano i citati interventi, in modo da non penalizzare il cittadino (che, da un lato, viene beneficiato in maniera diretta) in maniera indiretta, in quanto vi sono maggiori spese e maggiori oneri sul suo territorio per la presenza di queste realtà.
Chiedo, quindi, anche all'onorevole relatore di riflettere sul parere che ha fornito rispetto all'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà, per un minuto.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, mi rivolgo al Ministro e mi permetto di suggerire la seguente osservazione: indubbiamente le misure compensative hanno una loro giustificazione ed un loro significato, cioè quello di riconoscere benefici diretti alle persone residenti e alle imprese operanti nei siti interessati. Poiché un piano di nuclearizzazione in Italia non può non partire dai siti che hanno già avuto una storia in relazione al nucleare, è chiaro che, se lei pensa di attuarlo davvero, ha bisogno di affrontare il nodo costituzionale.
Signor Ministro, poiché sarebbe troppo lunga una procedura legata alla modifica del titolo V della Costituzione, il consiglio che mi permetto di fornirle è di attivare la Conferenza Stato-regioni, per indurre almeno cinque consigli regionali ad attivare le procedure relative all'indizione di un referendum sulla materia. È chiaro, infatti, che potrebbe essere sostenuto da un voto popolare che affianca le misure compensative a favore delle popolazioni interessate. Questo farebbe guadagnare tempo e non ne farebbe perdere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benamati 15.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 490
Votanti 485
Astenuti 5
Maggioranza 243
Hanno votato
226
Hanno votato
no 259).

Prendo atto che il deputato Lehner ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.Pag. 37
Passiamo all'emendamento Mariani 15.16.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è già stato espresso da altri colleghi del gruppo il motivo per cui siamo contrari a questo approccio del Governo e a questa metodologia di reingresso del nucleare. Siamo contrari, perché rimangono irrisolti sul tappeto alcuni problemi: i rischi e i costi, ma, ancor di più, rimane irrisolto, da oltre vent'anni in Italia, il problema del decommissioning e del sito ove individuare e trasportare le scorie radioattive.
Da questo punto di vista, la lettera d) del comma 2 dell'articolo 15 in esame, è a mio parere inaccettabile. Essa prevede di conferire una delega al Governo, in relazione alla «previsione delle modalità che i produttori di energia elettrica nucleare devono adottare per la sistemazione dei rifiuti radioattivi e dei materiali nucleari irraggiati e lo smantellamento degli impianti a fine vita». A mio parere, questa previsione è inaccettabile. È inaccettabile che siano gli stessi produttori di energia elettrica a doversi occupare del problema, ma è ancora più inaccettabile che il Parlamento possa conferire una delega al Governo in materia.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 13)

SALVATORE MARGIOTTA. Ricordo fin troppo bene, da lucano, quando il Governo Berlusconi, tra il 2001 e il 2006, tentò d'imporre, con un colpo di mano, alle popolazioni della mia regione, l'individuazione e la gestione di un sito unico profondo a Scanzano jonico, attraverso modalità veramente simili più ad un colpo di mano che ad un'azione politica. In quel caso, furono le popolazioni locali, che poi trovarono solidarietà piena nel Parlamento, a bloccare quel decreto-legge. Tuttavia, questo precedente rende ben chiaro che questo Governo non merita una delega dal Parlamento in relazione ad un aspetto così delicato della vita pubblica. Questo è il motivo per cui il Partito Democratico sostiene l'emendamento in oggetto e chiede al relatore e all'intera Aula di votarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo nel dibattito per spiegare quanto segue: noi prevediamo che chi produce le scorie poi se le sistemi, non è che poi arriva il consorzio di imprese. Se si costruisce la centrale, le scorie non sono una cosa nostra, ci pensa lo Stato a smaltirle! Ciò è irrazionale! Cosa succede in Francia? Si distrugge una centrale, c'è il decommissioning di una centrale che va a prato verde ed automaticamente c'è quella che torna su. Questo dà una certezza ai cittadini. Se poi dobbiamo dire che il carrozzone di Sogin deve preoccuparsi di tenere i debiti e gli altri devono avere gli utili, questo ovviamente è contrario al senso dell'emendamento presentato in Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presiedete, vorrei dire al collega Polledri che sono assolutamente d'accordo con lui che chi costruisce le centrali deve farsi carico anche dei costi, che sono enormi, della chiusura del ciclo dello stoccaggio delle scorie. Per questo il nucleare di terza generazione non si farà nel nostro Paese. Tuttavia c'è un problema e lo dico soprattutto ai colleghi della Lega: le procedure che stiamo votando, caso unico in Occidente, prevedono che, ad un certo punto, il Governo nazionale possa anche forzarePag. 38la decisione relativa a dove costruire una centrale o un deposito di scorie, contro la volontà dei territori. Poiché questo problema riguarda soprattutto la Pianura Padana, perché c'è un solo fiume, in Italia, che regge il volume d'acqua necessario a raffreddare una centrale nucleare di terza generazione, lo dico serenamente, ponetevi questo problema, perché è lì che il Governo insisterà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, intendo ricordare, a proposito di scorie, che ci sono centrali che sono state smantellate venti anni fa, le cui scorie sono ancora depositate e in attesa di essere smaltite, perché nessuno si vuole far carico di decidere dove andarle a depositare. Voglio completare il ragionamento avviato poco fa, per quanto riguarda il problema del codice ambientale, che l'articolo 10, comma 2, autorizza deroghe alla disposizione in materia di disciplina degli scarichi per un periodo strettamente necessario, senza prevedere un termine finale. Le deroghe quindi venivano già fatte, sono state fatte da questo Governo, senza rispettare o preoccuparsi dei limiti imposti dalla vivibilità. Quando si parla di deroghe, si deve stare attenti a quello che si dice e si deve tenere in giusta considerazione l'esperienza che questo Parlamento ha con questo Governo che ha già previsto deroghe in situazioni di impatto ambientale. Voglio ricordare a qualche collega che non è una giustificazione affermare che oltre le Alpi esistono centrali nucleari di seconda e terza generazione. Ricordo altresì ad alcuni colleghi presenti in Aula che io sono stato eletto parlamentare per la prima volta in questa legislatura. Pertanto, se ci dovessero essere delle responsabilità in materia, esse sono a carico di coloro i quali siedono da vent'anni in Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Questa è la riflessione attenta da fare: prima di parlare dovremmo verificare e stare attenti a quello che sosteniamo. Sono sereno e tranquillo nel mio intervento perché voglio essere costruttivo all'interno di quest'Aula. Voglio contribuire ad una scelta importante per il Paese e per il mondo intero. Nessuno mi può però proibire di intervenire in difesa della vita, perché quello che ho detto in quest'Aula corrisponde alla realtà. Invito i parlamentari a documentarsi ed a verificare, oltre che a parlare, che, se i dati forniti in questa sede dall'onorevole Scilipoti dovessero essere veri, allora ognuno di voi dovrebbe prendere una posizione che non sarebbe a favore della produttività, o di interessi, ripeto, di interessi economici o di bottega, ma in difesa della vita, perché la vita dovrebbe essere messa al primo posto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marian 15.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Ognuno voti per sé!

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 473
Astenuti 4
Maggioranza 237
Hanno votato
197
Hanno votato
no 276).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ed esprime voto contrario.
Passiamo all'emendamento Lulli 15.17.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore ed insistono per la votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

Pag. 39

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, onorevoli deputati, rappresentanti del Governo, siamo nel cuore della discussione della votazione sulla delega al Governo in materia nucleare. Di particolare rilievo è la lettera d), del comma 2, che prima l'onorevole Margiotta ha letto e che mi sembra utile richiamare e sottoporre nuovamente all'attenzione di tutta l'Aula. Infatti parliamo della previsione delle modalità che i produttori di energia elettrica nucleare devono adottare per la sistemazione dei rifiuti radioattivi e dei materiali nucleari irraggiati e lo smantellamento degli impianti a fine vita.
Sembra che sia chiara la portata della norma e spero che sia altrettanto chiara l'importanza dell'emendamento che vi sottoponiamo che è differente dal precedente perché con quest'ultimo proponiamo che i produttori di energia nucleare debbano adottare tali modalità sotto il controllo della Sogin e dell'Agenzia di sicurezza nucleare.
Vista la delicatezza della materia è indispensabile, per motivi di sicurezza, garantire un'effettiva vigilanza agli organismi preposti per il controllo degli impianti.
Per questo consideriamo essenziale questo emendamento e invitiamo anche la maggioranza a votare a favore dello stesso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà, per un minuto.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente vorrei solo preannunziare il voto favorevole dell'Udc anche perché, come abbiamo detto in premessa, siamo convinti che anche il nostro Paese abbia ancora molte professionalità da utilizzare in questo settore.
Crediamo pertanto che, in primo luogo la Sogin per quello che sta facendo nel campo del nucleare, debba contribuire a vigilare e ad aiutare le aziende in questo procedimento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 15.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 485
Votanti 481
Astenuti 4
Maggioranza 241
Hanno votato
224
Hanno votato
no 257).

Avverto che il Governo ha testè presentato l'emendamento 16-ter.510 ed ha contestualmente ritirato l'emendamento 16-ter.503. Il termine per la presentazione dei subemendamenti è fissato per le ore 14.
Avverto, inoltre, che è in distribuzione il parere della Commissione affari costituzionali (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-ter-A). Con riferimento, in particolare, all'emendamento 16-bis.300 della Commissione il parere è favorevole, a condizione che sia approvato il subemendamento 0.16-bis.300.300 della Commissione.
Avverto altresì che le la V Commissione ha espresso l'ulteriore prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 1441-ter-A).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei pregarla, se possibile, di fissare il termine per la presentazione dei subemendamenti alle ore 15 e non alle ore 14. Tuttavia, da quello che so, alle 15 dovremo riprendere i nostri lavori. Mi sembra un accanimento terapeutico inutile.

PRESIDENTE. Potremmo stabilirlo alle 14,30 per consentire la riunione del Comitato dei nove prima delle ore 15?

Pag. 40

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, abbiamo una riunione di gruppo già preannunciata. Se vogliamo sospendere ora, il Comitato dei nove si potrebbe riunire dalle 13,15 alle 13,45, ma poi abbiamo bisogno di fare la riunione del gruppo.

PRESIDENTE. Onorevole Casini, non è possibile che il Comitato dei nove si riunisca prima che scada il termine per la presentazione dei subemendamenti.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Anche lei, onorevole Volontè? Non si sente rappresentato dall'onorevole Casini? Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, sono più che rappresentato sul piano politico, ma qui ognuno chiede la parola per sé ed io ho chiesto la parola prima del presidente Casini (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico) Tanto per dire le cose come stanno! L'ho chiesta...

PRESIDENTE. Onorevole Volontè....

LUCA VOLONTÈ. Mi scusi, Signor Presidente....

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, mi scuserà se ho concesso la parola prima al presidente Casini. Le chiedo scusa.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, lei era presente in Aula, ma forse ci sono alcune cose che le possono essere sfuggite. Non lo affermo per fare polemica, ma le voglio chiedere se le sembra adeguato il tempo concesso - dalle ore 13,30 alle 14 - per presentare i subemendamenti. Ci vorrà pure del tempo per studiare la nuova proposta emendativa presentata dal Governo. Sarà necessario un minimo di tempo per studiare i subemendamenti da presentare all'emendamento del Governo, per rendersi conto che forse, anche fuori dall'Aula, vi sono delle necessità che definirei solo fisiologiche, tanto per non citare alcuni esponenti del centrodestra della scorsa legislatura. Mi sembra che questo sia il minimo da poterle chiedere, prima ancora di far presente altre esigenze di cortesia politica di cui lei, per prima, dovrebbe tenere conto visto che esse, a turno, riguardano tutti i gruppi parlamentari.
La mia richiesta è chiara: non è adeguato il tempo che intercorre tra la presentazione dell'emendamento del Governo, la chiusura dei nostri lavori e l'elaborazione dei subemendamenti. È impossibile compiere questo lavoro in trenta minuti. Mi sembra una richiesta ragionevole, di cui lei deve tener conto.

ENZO RAISI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, vorrei semplicemente affermare che l'emendamento presentato dal Governo è un aggiustamento tecnico e tutto il Comitato dei nove, peraltro, lo condivide. Faccio presente che, nella formulazione oggi presentata al Comitato dei nove era sfuggita un'incongruenza con il testo finale. Va tutto bene e sono d'accordo sulla questione dei tempi, sul rispetto della forma e così via. Però, se si vuole andare alla sostanza, si tratta di una riscrittura tecnica di una mancanza di cui oggi, quando ci siamo riuniti, onestamente, non ci siamo avveduti.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, con tutta la buona volontà e anchePag. 41con tutta l'amicizia verso il collega Raisi, quando ci siamo trovati a leggere un aggiustamento formale del testo, rispetto al precedente provvedimento, se avessimo dovuto ragionare allo stesso modo qualche dubbio l'avremmo avuto. Purtroppo, non vi è neanche la fiducia preventiva perché non abbiamo fiducia, ma anzi votiamo la sfiducia al Governo. Non se la prenda a male l'onorevole relatore se noi, al di là delle rassicurazioni che egli ci fornisce, vorremmo vedere bene e analizzare altrettanto bene l'emendamento del Governo per poi presentare eventualmente i nostri subemendamenti.
Pertanto, signor Presidente, dopo aver verificato anche le ottime ragioni addotte dal collega Volontè, penso che l'orario da lei indicato sia indispensabile.

PRESIDENTE. Ritengo che fissare il termine per la presentazione dei subemendamenti alle ore 14,50 possa andare bene, così avremo anche dieci minuti.
Passiamo all'emendamento Anna Teresa Formisano 15.19.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Anna Teresa Formisano 15.19 non accedono all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, colgo con grande sorpresa il mancato accoglimento di questo emendamento, perché quando vi è la richiesta di inserire enti e istituti di ricerca a supporto di una materia così delicata, credo che dovremmo essere tutti d'accordo. Tuttavia, il Ministro mi fa ora segno che è favorevole e questo mi conforta. Grazie Ministro.

ADOLFO URSO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Il sottosegretario Urso sa quale pericolo corre.

ADOLFO URSO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, accogliamo il principio. Pertanto, il Governo esprime, comunque, parere favorevole sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà per cinque minuti.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, perché mi vuole concedere cinque minuti? Intervengo semplicemente per apporre la mia firma all'emendamento Anna Teresa Formisano 15.19 su cui il Governo ha testé espresso un parere favorevole.
Come si vede, non abbiamo un atteggiamento pregiudiziale, restiamo sul merito delle questioni e, nelle dichiarazioni di voto finali sull'articolo 15, risponderò anche alle considerazioni fatte dal Governo in merito all'interesse strategico nazionale.

PRESIDENTE. Onorevole Raisi, la Commissione modifica il parere sull'emendamento Anna Teresa Formisano 15.19?

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, anche il relatore dimostra flessibilità, per cui la Commissione concorda con il parere espresso dal Governo sull'emendamento Anna Teresa Formisano 15.19.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Anna Teresa Formisano 15.19, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 483
Votanti 473
Astenuti 10
Maggioranza 237
Hanno votato
472
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

Pag. 42

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lulli 15.20 e Monai 15.21. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

LIDO SCARPETTI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LIDO SCARPETTI. Signor Presidente, proponiamo la soppressione della lettera e), comma 2, dell'articolo 15, che contiene la delega al Governo per identificare le modalità di esercizio del potere sostitutivo. Non siamo contrari, in linea di principio e come extrema ratio, all'utilizzazione di poteri sostitutivi, ma riteniamo inopportuno e sbagliato inserirlo in questa delega perché, come ricordava l'onorevole Lulli prima, la realizzazione di grandi infrastrutture e di infrastrutture di particolare interesse ed anche delicatezza, come quelle di cui stiamo parlando, devono partire in primo luogo dal ricercare il consenso con gli enti territoriali e con le popolazioni interessate.
Tra l'altro, non capisco, se non fosse così, perché molto opportunamente si inseriscono principi di compensazione per le popolazione ed i territori. Ritenevamo che sarebbe stato meglio che ad essere interessati fossero gli enti locali. Tuttavia, si tratta di una cosa che condivideremmo se non si partisse dal principio che per realizzare queste grandi opere serva prima di tutto il consenso. Inserire questo concetto, questo criterio, questo approccio muscolare nella normativa rischia di deresponsabilizzare gli enti locali interessati e, addirittura, di diventare controproducente rispetto agli obiettivi.
D'altra parte, la norma stessa dice che i poteri sostitutivi possono essere utilizzati ai sensi dell'articolo 120 della Costituzione e quindi è inutile inserirlo in questo testo che, secondo me, più che produrre un effetto positivo rischia di produrre un effetto negativo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, noi abbiamo presentato un emendamento identico; evidentemente la sensibilità su questo argomento non è solo del nostro gruppo, ma di tutti e credo che vada nello stesso senso, cioè di sopprimere la lettera e) del comma 2 dell'articolo 15. L'interpretazione dell'articolo 120 della Costituzione va in senso estensivo: questo Governo adotta delle misure che vanno a sovrapporsi ai poteri degli enti locali.
Chiediamo - e ritorno agli emendamenti e agli articoli precedenti - che si utilizzi lo stesso approccio, che deve essere morbido e non «a gamba tesa». Così facendo, è ovvio che le popolazioni e gli enti locali sul territorio vanno in allarme e non in accordo. Pertanto, chiediamo il voto favorevole sull'emendamento presentato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, votando contro questo emendamento, l'UDC dimostra, ancora una volta, il proprio senso di responsabilità. Riteniamo, davanti agli elettori ancora più che davanti al Governo, che non si possa dire una cosa e poi farne un'altra. Riteniamo che centoventi giorni siano congrui (certo, è sempre anche questione di buona fede).
I centoventi giorni vanno utilizzati per trovare gli accordi e dopo, giustamente, il Governo deve intervenire rispettando totalmente le regole che vengono date. Mi rivolgo ancora al Ministro Scajola e al sottosegretario Urso, perché proprio su queste regole, andando avanti - lo ripeto e continuerò a farlo - dobbiamo trovare delle intese che diano garanzie non al Governo, non all'opposizione, ma ai cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

Pag. 43

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche su questa proposta emendativa non si vuole prendere coscienza di un fatto importante: tutti parliamo di federalismo, tutti parliamo un linguaggio che dovrebbe essere chiaro, però il Governo può anche non tenere in giusta considerazione quanto viene deliberato dalle regioni o dai comuni, così da sopprimere completamente la volontà del popolo circa il luogo dove dovrebbe essere realizzata una centrale nucleare. È questo un sistema democratico e di grande responsabilità? In cosa consiste la responsabilità? Nella delega al Governo a fare ciò che vuole, un Governo che in precedenza, in occasione di altre scelte, ha dimostrato, invece, l'intenzione non di fare gli interessi della cittadinanza, ma di quelli di un gruppo di speculatori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del Governo e vorrei anche interloquire con quanto è stato detto in Aula.
Qui c'è un equivoco di fondo: il potere sostitutivo dello Stato è già normato dalla Costituzione e da una legge che prende il nome dall'onorevole La Loggia. Inserire tra i criteri di una delega l'indicazione che si ricorre al potere sostitutivo dello Stato - lasciatemelo dire con molta franchezza - è, a mio avviso, non costituzionalmente giustificabile, sebbene io non sia certamente un costituzionalista. Tutto ciò lascia il dubbio che si voglia affrontare con autoritarismo il nodo del ritorno al nucleare: è il peggior servizio che possiate fare a voi stessi e alla vostra volontà di tornare al nucleare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lulli 15.20 e Monai 15.21, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 484
Votanti 482
Astenuti 2
Maggioranza 242
Hanno votato
197
Hanno votato
no 285).

Prendo atto che il deputato Leoluca Orlando ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cimadoro 15.24.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bobba. Ne ha facoltà.

LUIGI BOBBA. Signor Presidente, desidero esprimere il parere favorevole su questa proposta emendativa, in quando la contenuta richiesta di una necessaria intesa con gli enti locali, in particolare attraverso la Conferenza Stato-regioni, può rappresentare una risposta a quanto è stato detto nell'ultimo intervento, vale a dire a una visione non autoritaria, ma che risponda alla necessità di un dialogo e di un'intesa con le istituzioni locali.
Un recente esempio riguarda la mia regione di appartenenza, il Piemonte, dove una delibera del luglio che riguardava il sistema di stoccaggio delle scorie nucleari liquide di Saluggia - che rappresentano il 75 per cento del totale delle scorie liquide presenti nel nostro Paese, quelle più pericolose - è stata bellamente ignorata da un recente decreto del Ministro per l'ambiente, che non ha tenuto conto del vincolo contestuale che la stessa regione poneva rispetto alla necessità, da un lato, di procedere alla cementificazione di queste scorie e, dall'altro, alla necessaria individuazione di un sito unico nazionale. DiPag. 44tale sito unico nazionale, peraltro, in questo articolo 15 si è persa ogni traccia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, desideriamo ribadire lo stesso concetto, cioè che alla individuazione e alla localizzazione dei siti o degli impianti di stoccaggio devono essere interessati gli enti locali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 15.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 472
Astenuti 7
Maggioranza 237
Hanno votato
190
Hanno votato
no 282).

Prendo atto che il deputato Vassallo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

Sull'ordine dei lavori.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per tornare a sollecitarla, non avendo avuto alcuna notizia, sulla richiesta che abbiamo avanzato. Non abbiamo avuto nessuna risposta da parte della Presidenza della Camera, presumo perché il Governo non ha ancora fatto avere nessuna risposta.
Il tema è semplice, ieri avevamo manifestato preoccupazione per quanto accaduto a piazza Navona e non ho espresso nessun tipo di valutazione politica, ma solo preoccupazione perché quello che è accaduto è grave. Oggi lo ritroviamo su tutte le prime pagine dei giornali, ha occupato tutti i servizi radiotelevisivi di ieri, addirittura l'Unione europea con il suo portavoce ha rivolto un invito affinché le autorità italiane spieghino quanto è successo. Noi avevamo chiesto ieri che il Ministro venga in Parlamento a ricostruire quanto è accaduto, a spiegare come è possibile che in una piazza blindata (che è anche isola pedonale) possa entrare un furgone con sopra persone armate di mazze, caschi e che tirano in bottiglie, e anche come è possibile che si arrivi ad un contatto nonostante la presenza di tante forze dell'ordine nella piazza.
Mi sono permesso di chiedere anche che il Ministro venga a dirci quali sono state le direttive che sono state impartite ai funzionari, perché è del tutto evidente che anche questo è di interesse rispetto a come si sono svolte le cose.
Non mi permetto in questo momento di dare alcun tipo di giudizio su quanto accaduto, anche se ovviamente ciascuno di noi e probabilmente ciascun italiano si è fatto un'opinione in merito; ma credo che sia molto importante, proprio perché non si vogliono alzare polveroni, che si possa esprimere presto un giudizio sulla base di fatti concreti, che mi auguro il Governo trovi il modo e le forme di esporre qui in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, il Governo è già stato sollecitato dalla Presidenza. Peraltro alle 17 di oggi pomeriggio è prevista una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo. Il Governo potrebbe essere già disponibile per la giornata di domani. Penso che comunque si tratti di valutare, nella sede della Conferenza dei presidenti di gruppo, il momento più opportuno.
Intanto penso che possiamo anche gioire del fatto che la grande manifestazione di questa mattina per adesso si staPag. 45svolgendo nella maniera più serena e pacifica, come è stato possibile vedere da parte di molti di noi.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, mi associo alle parole del collega Giachetti per chiedere anche noi la presenza del Governo affinché venga a chiarire gli avvenimenti accaduti ieri.
Intervengo anche per ricordare all'Assemblea e a lei, Presidente, che in quest'Aula si sono spese grandi rassicurazioni nei confronti miei e dei colleghi interessati, rispetto ad un'informativa del Governo su ciò che sta accadendo, la pulizia etnica dei cristiani, in diverse realtà nazionali quali India, Iraq e in tanti altri luoghi. È stata data questa rassicurazione di un interessamento del Governo fin dalla seconda settimana di settembre; voglio ricordare a lei e all'Aula che siamo all'inizio di novembre e dal Ministro degli esteri non è arrivata nessuna risposta. Anche le rassicurazioni avute in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo per inserire nel calendario dei lavori la nostra mozione parlamentare sul tema del massacro di cristiani in India hanno avuto un esito nullo, prima perché si attendeva l'elezione del giudice costituzionale, poi per altre circostanze di cui non siamo francamente soddisfatti.
Voglio solamente ricordare che in condizioni simili a queste mi alzai da questi banchi per chiedere la presenza dell'allora Viceministro degli esteri Vernetti a fronte del rapimento, non dell'omicidio, di padre Bossi e dopo tre giorni il Governo venne in Aula per rispondere su quanto stava facendo.
Consentire che si prosegua in questo modo non è concepibile, non solo per me che appartengo all'opposizione, ma anche per chi applaudì a quella richiesta, che oggi appartiene alla maggioranza. Allora, chiedo formalmente anche a lei, come ho fatto con il Presidente Fini, di usare lo stesso metro davanti a identici fatti (anzi, di fronte ad ancor più gravi fatti, come quelli che stanno accadendo dal 20 agosto ad oggi), anche nei confronti di questo Governo, perché è il Governo di una nazione, e non di una parte, e non può nascondere i fatti e l'inefficienza che sta combinando (nel caso lo abbia fatto, perché non voglio dare giudizi preventivi).
Chiedo al Ministro Frattini, esattamente come ho chiesto al Ministro D'Alema, che venga a dirci cosa stia facendo il nostro Governo da cinquanta giorni, allora nei confronti dei cristiani massacrati in Indonesia e nei confronti del rapimento di padre Bossi, oggi nei confronti di uno stillicidio continuo e personale della comunità cristiana e cattolica in diverse parti del mondo. Si può sapere o, poiché lo si chiede al centrodestra, questa volta facciamo finta che non accada niente? Per me è intollerabile.
Chiedo alla Presidenza della Camera di usare oggettivamente la stessa forza, la stessa rapidità e la stessa la responsabilità che usò allora e che trovò il consenso di tutti i parlamentari di centrodestra di allora - e spero anche di oggi - e di gran parte dei quotidiani di centrodestra, che oggi, invece, davanti a queste responsabilità, tacciono (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Volontè, credo che la sua richiesta sia motivata. Informerò il Presidente affinché torni a sollecitare il Governo.
Nel frattempo, se posso permettermi, credo che la Conferenza dei presidenti di gruppo che si terrà nel pomeriggio possa essere la sede nella quale calendarizzare la mozione che il suo gruppo ha presentato proprio sull'argomento.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, posso concordare con alcuni aspetti dell'intervento dell'onorevolePag. 46Volontè. Ci associamo, senz'altro, affinché il Parlamento, in una delle sue forme (anche in sede di Commissione affari esteri), possa essere notiziato circa questi importanti fatti - vedo che l'onorevole Volontè concorda -, che stanno molto a cuore anche noi.
Non concordo, invece, né nella forma né nella sostanza, con quanto affermato dal PD, perché riteniamo assolutamente pleonastico un intervento per spiegare l'ottimo lavoro delle forze di polizia che, in questi frangenti, stanno assicurando lo svolgimento ordinato e assolutamente pacifico di gran parte di queste manifestazioni. Credo che il lavoro delle forze dell'ordine sia ottimo: non c'è bisogno di ribadirlo. Se il Ministro riterrà di farlo, saremo ben contenti di ascoltarlo, ma credo veramente che non possa esservi ombra di dubbio circa l'ottimo lavoro che le forze di polizia, i carabinieri e le forze dell'ordine stanno svolgendo. In questo senso, il nostro gruppo dà sicuramente testimonianza e vuole essere vicino a loro.
Quello che, invece, è importante sottolineare, è che da parte dell'opposizione avviene una mistificazione - come ancora oggi succede sulla stampa - circa i dati della riforma e lo stato della nostra scuola.
Certo, non voglio entrare nel merito, perché non è questa la sede, però credo che possiamo citare qualche dato. Gli insegnanti in organico, ogni 1.000 abitanti, sono pari a 13 in Piemonte e a 23 in Calabria. Con riferimento ad altre regioni, vi sono 16 insegnanti ogni 1.000 abitanti in Veneto e 23 in Basilicata.
Non voglio fare il leghista della situazione: leggo dal resoconto di una seduta della Commissione bilancio della Camera dei deputati l'intervento del Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi: «I risultati sulla qualità della nostra istruzione che vengono da queste indagini internazionali (OCSE-PISA) non sono molto incoraggianti. All'interno di questi, però, bisogna distinguere e fra nord e sud - il Paese è molto diverso e le medie chiariscono la situazione fino a un certo punto - e sono particolarmente scoraggianti nel sud dell'Italia. Occorre, quindi, lavorare particolarmente su tale punto». Non lo ha affermato la Lega, ma il Governatore della Banca d'Italia.
Credo che questi dati debbano essere resi noti. È necessario il riconoscimento di uno stato della nostra scuola, cui non sta contribuendo l'atteggiamento che le opposizioni, in maniera costruita e sbagliata, stanno portando avanti in questi giorni e che, anzi, contribuisce alla mancanza di chiarezza.

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo molto rapidamente, da una parte per associarmi alla richiesta fatta dall'onorevole Volontè, sottolineando che non solo vi è questo drammatico problema della persecuzione nei confronti di numerosi esponenti della cristianità, ma anche nei confronti di numerosi esponenti, come sa, di organizzazioni non governative e del volontariato, laico e cattolico, che sono impegnati in diverse realtà del mondo.
Vi è una particolare recrudescenza delle iniziative di violenza e intolleranza nei loro confronti. Non mi interessa la parte polemica. Ebbi orrore quando ci fu la polemica su padre Bossi, perché credo che su queste materie ci voglia serietà, solidarietà vera e profonda e cooperazione fra il Governo e le forze politiche e sociali; mentre alcuni rischiano, non può diventare oggetto di un contrasto.
Per questo è importante che il Governo riferisca, dica quali sono le misure che intende prendere e come il Parlamento intero può associarsi, nei modi e nelle forme più intelligenti, per una grande campagna, per di più nell'anno - le ricordo, signor Presidente - in cui ricorrono i sessant'anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani; forse, non l'abbiamo ricordata con sufficiente passione.
Un'ultima questione: approfitto per associarmi alla richiesta avanzata dal gruppo del Partito Democratico sulla questionePag. 47delle grandi iniziative pacifiche e serene di studenti, genitori e insegnanti. Le chiederei, signor Presidente, nell'assenza vergognosa di una presidenza della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, per un ostruzionismo che paralizza le istituzioni, di verificare che sia assicurata la più ampia e completa informazione ed informativa su questa grande iniziativa. Spesso sono cancellate, oscurate o vengono dileggiati i partecipanti.
Questo è molto rischioso e pericoloso, in generale per la libertà dell'informazione, ma anche per l'ordine pubblico. Poiché non vi è una presidenza della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, per un ostruzionismo che prosegue da mesi, chiedo che la Presidenza della Camera eserciti un ruolo di garanzia per tutti, non di propaganda, e magari, se fosse possibile, che si alzasse anche qualche voce per porre fine al sabotaggio permanente di una Commissione istituzionale per il mancato rispetto degli impegni presi.
Lo dico perché è qualcosa che riguarda l'organizzazione della vita democratica di questo Paese e non si può continuare a far finta che nulla stia accadendo.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giulietti, per essersi unito alle richieste di altri colleghi, ma anche per aver sottolineato l'elemento che riguarda la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Non mancherò di riferire al Presidente, che, d'altra parte, come lei sa, si è attivato in proposito.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, anch'io mi richiamo agli interventi precedenti, a quello dell'onorevole Volontè per quanto riguarda questa brutta vicenda che si ripete e che si riferisce alle violenze nei confronti dei cristiani. C'è, poi, anche il problema che concerne i nostri lavori parlamentari.
Abbiamo auspicato che venga il Ministro dell'interno per comunicare all'Assemblea di Montecitorio la dinamica degli incidenti successi nella giornata di ieri.
Signor Presidente, volevo fare a lei soltanto - l'onorevole Giulietti mi sente a latere - questa raccomandazione (lei è anche una parlamentare di lungo corso): queste sono occasioni e circostanze che spesso l'Aula di Montecitorio disperde. Viene il Ministro, comunica la dinamica, dice come sono successi i fatti, poi c'è il giro degli interventi, uno per gruppo, e non accadde nulla. Se ci fosse, invece, qualcosa in più - questo ovviamente è compito della Conferenza dei presidenti di gruppo - per evitare di cadere sempre nella routine, nella liturgia e nella ritualità, priva di ogni slancio, di un impegno e di un coinvolgimento da parte dell'Aula.
Le considerazioni del collega Giachetti, ad esempio, sono importanti e interessanti, ma bisogna capire quale azione di prevenzione sia stata condotta in passato contro questa «task force» che si muove da una parte all'altra del Paese per inserirsi e infiltrarsi nelle varie manifestazioni con intenti di strumentalizzazione. Ciò, per dare dignità anche al ruolo del Parlamento, signor Presidente, e non limitarsi, per così dire, a timbrare il cartellino, e così essere tutti soddisfatti.
In riferimento a questo, l'altro giorno ho svolto un intervento per un richiamo al Regolamento per quanto riguarda i lavori delle Commissioni. Non può andare avanti in questa maniera, signor Presidente! Il Presidente di turno, con molta cortesia, mi ha risposto che avrebbe posto la questione all'attenzione del Presidente, quindi della Conferenza dei presidenti di gruppo, ma non è possibile dedicare ai lavori delle Commissioni i ritagli di tempo! Abbiamo finito alle 13,30, sono convocate le varie Commissioni nei ritagli di tempo, quindici minuti dopo la fine delle votazioni pomeridiane o antimeridiane: si registra ovviamente il venir meno della centralità e del ruolo delle Commissioni, e un'alterazionePag. 48di tutto il procedimento legislativo! Parliamo molte volte della centralità del Parlamento, ho fatto riferimento anche alla presenza del Governo per quanto riguarda le vicende di ieri, e che attengono certamente anche alla centralità del ruolo del Parlamento; ma questo lavoro, fatto in questo modo, sacrifica e comprime, a mio avviso, soprattutto la possibilità e le potenzialità dei parlamentari nel dare il loro contributo, contributo che ritengo importante e fondamentale in una fase significativa della vita legislativa.
Voglio richiamarmi alla sua sensibilità: si tratta non di questione personale o di gruppo, ma di agibilità del Parlamento; non vorrei usare un termine forte, quello di agibilità democratica: parlo invece di agibilità del Parlamento, con tutti i coinvolgimenti e le complicazioni che si accompagnano a questa accezione.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Tassone, soprattutto per il secondo aspetto sul quale ha voluto richiamare l'attenzione, che riguarda appunto i nostri lavori e i lavori della Commissione. Come lei sa, è allo studio anche della Presidenza e della Conferenza dei presidenti di gruppo una possibilità di organizzare diversamente i lavori della nostra settimana, e credo che il suo intervento non potrà che accelerare una presa di decisione in questo senso.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chie do di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intendo personalmente e a nome del gruppo che rappresento associarmi alle richieste del collega Volontè, relative al fatto che il Governo ancora non ha inteso riferire all'Assemblea sulle persecuzioni dei cristiani nel mondo. Dopo cinquanta giorni, credo che questo Parlamento debba prendere qualche misura perché il Governo e il Ministro degli affari esteri trovino il modo di venire a spiegare quale sia l'iniziativa del Governo italiano per ridurre al minimo, con idonee garanzie, le condizioni difficili alle quali molti operatori e molti volontari che si collegano ad associazioni di ispirazione cristiana e cattolica sono sottoposti nel mondo; ciò, oltre a riferire sulla condizione complessiva che le comunità cristiane vivono nel mondo.
Voglio però fare in più un richiamo al Regolamento, perché non solo sono passati cinquanta giorni e dopo cinquanta giorni il Ministro Frattini ancora non ha dato una disponibilità al riguardo e si nota la sua assenza in Aula sul tema che ho appena richiamato, ma sono ormai passati sei mesi e ancora il Parlamento non ha potuto verificare la disponibilità del Presidente del Consiglio, come è richiesto dall'articolo 135-bis del nostro Regolamento, a rispondere al question time in Aula.
È dovere del Presidente del Consiglio presenziare al question-time e rispondere a questo Parlamento ed alle interrogazioni a risposta immediata che i deputati ed i gruppi intendono rivolgere al Governo.
Chiedo quindi che questo punto venga oggi formalizzato anche nella discussione che si svolgerà in sede di Ufficio di Presidenza e di Conferenza dei presidenti di gruppo, perché si ponga termine ad un atteggiamento che voglio pensare sia semplicemente di dimenticanza (anche se un Presidente del Consiglio non può dimenticare l'importanza del Parlamento) e non quindi - non oso dirlo - spregiativo nei confronti di una delle massime istituzioni dello Stato.

PRESIDENTE. Credo che la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di questo pomeriggio alle 17 abbia molti punti sui quali prendere delle decisioni, e credo che quello riguardante la presenza del Presidente del Consiglio alle interrogazioni a risposta immediata sarà sicuramente uno degli argomenti che verrà ricordato al Presidente nella Conferenza dei presidenti di gruppo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stracquadagni.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Stracquadanio, signor Presidente (mi permettoPag. 49di correggerla perché il diritto almeno al riconoscimento della propria identità nel nome fa parte dei diritti preliminari)!
Signor Presidente, non posso associarmi al suo compiacimento per l'andamento della manifestazione, non perché desiderassi scontri o violenze - tutt'altro! -, ma perché non considero positivo per una città essere paralizzata nella sua normale attività da persone che intendono legittimamente protestare. La protesta è assolutamente legittima e va garantita, a condizione però che siano garantiti i diritti di mobilità di tutti gli altri.
Signor Presidente, oggi ho potuto prendere parte solo a due votazioni sulle venticinque che abbiamo fatto perché la strada in cui abito è stata bloccata da un pezzo di corteo, è stata bloccata la mia automobile, mi era impossibile arrivare diversamente e mi sono dovuto recare in Parlamento a piedi dopo ore perse nella ricerca di un mezzo per giungere sin qui: non credo che questo faccia parte delle regole democratiche di un Paese che ha nella democrazia rappresentativa un suo fondamento, e vorrei chiedere a lei se avesse un modo alternativo affinché io avessi potuto partecipare (escluso quello di dormire nel Transatlantico questa notte)!
Quanto a ciò che ha detto l'onorevole Giulietti vorrei rassicurarlo, perché è da almeno venti giorni che il Tg1 si è fatto promotore delle iniziative dell'università e non c'è quindi nessun dileggio, nessuna protesta e nessuna Commissione di vigilanza da richiamare se non per il contrario, per il fatto cioè che il direttore del Tg1, il dottor Riotta (e non ho difficoltà a dirlo), ha scelto di manipolare artatamente alcuni fatti, amplificandoli oltremodo.
Le faccio un esempio: è stata descritta l'università di Firenze come occupata, quando di occupata c'era solo una stanza in un unico corso di laurea (ed erano venti studenti)! Sono stati chiamati studenti quei teppisti dei centri sociali che si sono portati nell'università di Milano, ne hanno attraversato il cortile con un corteo, ne sono usciti ed hanno poi bloccato piazza Cadorna. Si è parlato di studenti a proposito degli scontri di ieri in piazza Navona, quando invece si trattava di scontri di tipo teppistico come quelli che talvolta, o troppo spesso, accadono di fronte agli stadi.
Signor Presidente, bisogna avere rispetto della verità. La protesta e la libertà di manifestazione non sono mai state in discussione nel nostro Paese, ma il rispetto della verità dovrebbe essere il primo dovere del servizio pubblico televisivo: se mi lamento di una cosa non è perciò della mancata costituzione della Commissione di vigilanza, che nulla avrebbe potuto di fronte a queste continue violazioni del rispetto della verità da parte del direttore del Tg1, che credo sia responsabile di aver sparso benzina sul fuoco e di aver spinto quello che era un fatto marginale ed isolato a diventare una rivolta complessiva dell'università italiana! Su un milione e 400 mila studenti dell'università italiana, non più di diecimila hanno partecipato a queste presunte manifestazioni descritte come università in rivolta.
Ebbene, questa è una manipolazione della verità, e io mi permetto, signor Presidente, di denunciarla in questo Parlamento.

PRESIDENTE. Onorevole Stracquadanio, le chiedo scusa per prima.
Ritengo che dalle sue parole non si possano che evincere due considerazioni: la prima, che la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi sarebbe proprio utile che fosse istituita e che funzionasse, anche perché quella sarebbe la sede più opportuna nella quale lei potrebbe fare l'intervento che ha svolto adesso. Per quanto riguarda la prima parte del suo intervento, mi consenta di rinviarci tutti all'articolo 17 della Costituzione.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, è a quello che mi richiamo.

PRESIDENTE. Onorevole Stracquadanio, anche io mi richiamo allo stesso articolo.

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FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, vorrei porre, al termine di questo mio breve intervento, anche una questione più propriamente tecnica, forse avulsa del ragionamento un po' più politico che intendo sviluppare.
Ho intenzione, infatti, di associarmi all'intervento svolto dal collega Giachetti, per associare il gruppo dell'Italia dei Valori nella richiesta di un informativa, da parte del Governo, per quanto è successo ieri a Piazza Navona, dove è difficile immaginare che sia avvenuto soltanto uno scontro tra teppisti, tra teppaglia; non ci vuole molto per capirlo, ci sono le foto e i firmati. Vede, signor Presidente, ho preso a caso un giornale come Libero, che non mi sembra proprio possibile tacciare di estremista di sinistra, e nella foto in prima pagina, che poi ritroviamo in ogni altra prima pagina dei quotidiani questa mattina, vediamo come per l'abbigliamento, l'atteggiamento, per come sono organizzati, per i bastoni, per i richiami simbolici, le svastiche, per il tricolore, per il nero, possiamo avere, purtroppo, quasi la conferma di quello che è successo: è stato un vero e proprio agguato di tipo squadrista. Un camioncino è arrivato fino a Piazza Navona e da lì sono scesi questi che non sono proprio soltanto teppisti da stadio; magari fossero teppisti da stadio. Davvero è il caso, quindi, che il Governo venga a riferire e ad informare, perché non voglio rimettermi né a Libero, né a L'Unità. Voglio anche associare l'intero gruppo dell'Italia dei Valori alle considerazioni che ha svolto l'onorevole Giulietti, sia per quanto riguarda l'informazione, che per quanto riguarda la persecuzione dei cristiani.
Non posso, purtroppo, esimermi dal fare un riferimento anche all'ultimo intervento del collega Stracquadanio: verrebbe da dire, evangelicamente: ma da che pulpito... Ancora oggi, così come l'altro giorno, il collega Stracquadanio, davvero a sprezzo del ridicolo, ha fatto un riferimento all'uso della televisione in Italia; davvero c'è da rimanere allibiti. L'altro giorno, quando si discuteva della legge elettorale per le europee, ha detto che l'abuso e l'utilizzo distorto da parte di Lilly Gruber e Michele Santoro ha permesso loro di prendere quel mare di preferenze, dimenticando, invece, l'uso che delle TV pubbliche e private ha fatto Silvio Berlusconi. Forse, brucia ancora il fatto che Silvio Berlusconi è arrivato secondo dopo Lilly Gruber. Oggi, addirittura, ha lamentato che la manifestazione avesse paralizzato la città. È vero, qualche problema e qualche disagio si sarà creato, ma perché lo stesso scrupolo non l'hanno avuto i dirigenti di Forza Italia e del Popolo delle Libertà, nel 2006, quando sono andati a piazza San Giovanni a manifestare contro il Governo Prodi. Io quel giorno ero a San Giovanni e non ho avuto problemi...

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Era sabato! Era sabato!

PRESIDENTE. Onorevole Stracquadanio, per cortesia.

FABIO EVANGELISTI. ... Io lavoro, e sono un cittadino italiano, 24 ore al giorno e tutti giorni dell'anno, e non faccio eccezione il sabato. Il sabato ricorda ben altri momenti. Quale è il problema oggi? Troppa gente arrivata a Roma? Può darsi. In effetti anche le migliori, le più rosee previsioni degli organizzatori sono saltate di fronte a questa grande manifestazione di popolo, di donne, di uomini, di lavoratori, di giovani, di studenti, di insegnanti e...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FABIO EVANGELISTI. Genitori che sono confluiti - ho concluso - per manifestare pacificamente il loro dissenso, in maniera legittima, di fronte alle scelte di questo Governo. Per chi ha un telegiornale come il TG4 che emula la Pravda di brezneviana memoria davvero questo tipo di richiamo è soltanto ridicolo.
Mi sia consentito di sollevare brevemente un problema che non c'entra con laPag. 51politica, ma riguarda la funzionalità dei nostri lavori. Finalmente, dopo tante richieste, l'aula di Montecitorio è stata dotata, in ogni postazione, di una presa di corrente. Immaginavo che la presa di corrente potesse aiutarci ad utilizzare le dotazioni informatiche, per continuare a lavorare in aula ed essere in collegamento con il mondo. La potenza però di questi impianti è sufficiente appena a ricaricare il cellulare. Forse l'impegno di spesa non vale l'utilizzo che se ne fa, quindi forse è opportuno apportare qualche miglioria.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, riferirò la sua richiesta al Collegio dei questori.

Per fatto personale (ore 14).

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di intervenire per fatto personale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, ai sensi dell'articolo 42 del Regolamento.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, intervengo solo per precisare al collega Evangelisti - il resoconto stenografico della seduta di lunedì scorso ne dà testimonianza, e lo si può verificare - che io non ho mai inteso parlare di abuso di televisione pubblica da parte degli onorevoli Santoro e Gruber. Ho solo, in un ragionamento sulle preferenze, detto che il maggior numero di preferenze veniva raccolto da chi aveva strumenti diversi da quelli del rapporto porta a porta con i cittadini, che sono appunto i mezzi di comunicazione di massa. Quindi, ho detto che in quelle elezioni del 2004 ebbero moltissimi voti di preferenza poche persone, pochi leader: l'onorevole Berlusconi, che all'epoca era Presidente del Consiglio e quindi aveva anche una grandissima visibilità; l'onorevole D'Alema, che è un leader politico riconosciuto; e due personaggi televisivi che, proprio in virtù del fatto di essere per professione in televisione, erano riconoscibili e potevano riscuotere il consenso di tutti.
Tutto ciò era in un ragionamento sul rapporto che esiste tra la preferenza, il consenso e le relazioni con il collegio, cioè sul valore e sul significato tecnico della preferenza. Io non ho detto, collega Evangelisti, e non ho mai pensato che loro ne abbiano abusato per fini politici. Ho detto che l'uno aveva una trasmissione molto seguita, tutte le settimane, l'altra era una conduttrice molto nota del TG1 e in quel momento era la corrispondente del nostro telegiornale da Bagdad, e quindi era evidente che sul loro nome si potessero convogliare molti consensi. Ma non l'ho considerato e non lo considero un abuso di nessun tipo.
Sono intervenuto solo per precisare tale questione all'onorevole Evangelisti, perché l'altro giorno non ho avuto il tempo di farlo: se tu hai la cortesia - mi permetto di darti del tu - di guardare il resoconto stenografico ti accorgerai che il mio pensiero era questo e non un altro.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Prendo atto con soddisfazione della precisazione del collega Stracquadanio.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, come avete visto, ho consentito questo scambio perché ormai siamo alla fine della parte antimeridiana della seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.

La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento,Pag. 52i deputati Bongiorno, Brancher, Brugger, Caparini, Cicchitto, Conte, Cota, Donadi, Gibelli, Lo Monte, Lucà, Mazzocchi, Melchiorre, Miccichè, Migliavacca, Pescante, Romani, Rotondi, Scajola, Soro, Urso e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato da ultimo respinto l'emendamento Cimadoro 15.24.
Avverto che è in distribuzione un fascicolo contenente ulteriori proposte emendative.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo brevemente per chiedere alla Presidenza di verificare se alcune Commissioni siano ancora riunite.

PRESIDENTE. La verifica è già stata effettuata, tutte le Commissioni sono sconvocate.

SIMONE BALDELLI. Anche la Commissione bilancio, signor Presidente?

PRESIDENTE. Sì, anche la Commissione bilancio.

(Ripresa esame dell'articolo 15 - A.C. 1441-ter-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Scilipoti 15.25.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, il tema che trattiamo nell'articolo 15 e che riguarda anche l'emendamento in oggetto concerne l'energia nucleare, che è argomento imprescindibile per un Paese come il nostro che è e che vuole continuare ad essere un Paese industriale tra i principali Paesi del mondo.
Da questo punto di vista è evidente che l'emendamento presentato dall'onorevole Scilipoti non può essere da noi accettato, perché la questione della localizzazione riguarda integralmente il provvedimento. Anche questa mattina abbiamo seguito la discussione su una serie di emendamenti che hanno contestato la questione della dichiarazione di interesse strategico per questi siti.
Sono siti che in realtà - come è stato appunto detto più volte nel corso del dibattito - hanno bisogno, per una tutela della popolazione, del fatto che vi siano livelli di garanzia e di sicurezza che non possono essere lasciati semplicemente alle emergenze, ma che devono essere sistematici. Da questo punto di vista, non possiamo non confermare il nostro parere assolutamente negativo sulla proposta emendativa in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord, su una materia così rilevante ed importante esprime soddisfazione per il lavoro che è stato fatto e per il lavoro che ci vedrà impegnati anche nelle prossime ore, se non nei prossimi giorni. Ricordo che già diversi anni fa, per smuovere un po' l'argomento energia nucleare, il nostro gruppo aveva predisposto un ordine del giorno in una legge finanziaria, ma i tempi probabilmente alloraPag. 53non erano ancora maturi e infatti, registrato il clima non particolarmente favorevole, il tutto fu ritirato.
Tuttavia, per fortuna gli anni sono passati ma non inutilmente, ed oggi registriamo un evento quasi clamoroso, perché anche il clima stesso che si respira all'interno dell'Aula su una problematica che è prioritaria per il bene di un Paese (infatti, l'energia è essenziale per garantire sicurezza, se non anche risparmio per i cittadini e prospettive future per la crescita del nostro Paese), pur registrando posizioni anche diverse, è ottimo. In altre parole, vi è l'assunzione di responsabilità da parte dell'intero Parlamento del fatto che il problema dell'energia non è più derogabile.
Allora è giusto anche ricordare qualche evento che ha interessato la vita degli ultimi anni del nostro Paese. Già nel 1960 e nei primi anni Sessanta, eravamo al terzo posto a livello mondiale in materia di produzione di energia elettrica nucleare. Prima di noi vi erano solo gli Stati Uniti d'America e la Gran Bretagna. Poi, a seguito del referendum che tutti ben conosciamo, abbiamo preso una decisione, ma non abbiamo chiuso solo le tre centrali operative, bensì abbiamo bloccato anche i 12 progetti di nuove centrali che erano in corso.
Dopo qualche anno fu fatto uno studio sui costi di questa scelta. Quello studio, alla fine, sentenziò una cifra dall'importo quasi clamoroso come costo per le tasche nostre di cittadini; in quello studio si parlava ancora in lire (quando il petrolio costava 15 dollari al barile, non 100 o 150). Ebbene, il costo di quella scelta fu di 210 mila miliardi di vecchie lire, che inevitabilmente sono andati a pesare sugli stipendi degli operai, sulle pensioni degli anziani e via dicendo. Quindi, costi eccezionalmente alti.
È giusto calarsi nella realtà degli eventi e ricordare anche alle poche voci dissonanti che ho ascoltato in quest'Aula nelle ultime ore che la demagogia non paga (infatti, sembra che il Parlamento l'abbia accantonata). Difatti, quando 17 frigoriferi o 17 televisori su ogni area del nostro Paese funzionano con energia elettrica nucleare importata da Paesi stranieri, bisogna assumersi la responsabilità di cominciare a ragionare sul fatto che conviene produrla a casa nostra.
Ricordo, per primo a me stesso, che per quanto riguarda l'effetto occupazionale in Francia nel settore dell'energia nucleare lavorano 160 mila persone, vale a dire cinque, sei o sette volte la FIAT. Allora, noi in questi anni, pagando, abbiamo creato posti di lavoro in Francia, e non solo (importiamo energia anche dalla Germania, dalla Slovenia e da altri Paesi), andando a penalizzare il nostro potere contrattuale con l'Unione europea. Pagando, infatti, l'energia elettrica prodotta in altri Paesi, si è poi succubi delle scelte, delle priorità e delle esigenze di chi, comunque, possiede l'energia elettrica e potrebbe anche mettere il veto sulla cessione ai nostri utilizzatori. Nel mondo, visto che l'energia nucleare comunque rappresenta ancora uno degli aspetti dello sviluppo futuro, ci sono in costruzione 35 centrali nucleari, e 30 sono in progettazione. La popolazione ha recepito questa necessità e ha anticipato i lavori di quest'Aula, che comunque si stanno svolgendo bene

PRESIDENTE. Onorevole Dussin, devo invitarla a concludere.

LUCIANO DUSSIN. Strumentalizzare, quindi, i sentimenti dei cittadini sotto l'aspetto dello sviluppo energetico del Paese mi sembra tempo perso, perché gli effetti dei loro sentimenti li abbiamo già ampiamente registrati. Per questi motivi, noi continueremo, sicuramente, ad appoggiare questa legge delega, e speriamo che i frutti arrivino al più presto, perché la necessità di sistemare l'impianto energetico del Paese è ormai inderogabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

MASSIMO MARIA BERRUTI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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MASSIMO MARIA BERRUTI. Signor Presidente, lei conosce la stima che tutti noi nutriamo nei suoi confronti per la sua, sempre accertata, imparzialità, e per la sua attenzione alle cose che avvengono in Aula, da una parte e dall'altra. Però, che oggi, ancora una volta, dobbiamo assistere al fatto che un rappresentante del gruppo del Partito Democratico debba darle informazioni sui tempi tecnici per interrompere l'oratore del momento, il collega che sta parlando, mi sembra eccessivo. La prego di voler chiedere a tutti i rappresentanti dei gruppi, e a tutti i deputati di questa Camera, di non intervenire per togliere la parola ai parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Caro collega, in realtà, devo chiedere scusa al rappresentante del gruppo del Partito Democratico, e devo anche aggiungere che non merito la sua lode sulla mia attenzione a tutto quello che avviene nell'Aula, perché non mi ero fatto accorto che ci fosse stato un segnale da parte del rappresentante del gruppo del Partito Democratico.

MASSIMO MARIA BERRUTI. Noi sì! Tutti noi, sì!

PRESIDENTE. Io, purtroppo, no!

MASSIMO MARIA BERRUTI. Lei solo no!

PRESIDENTE. Gli unici segnali, in tale materia, di cui tengo conto sono quelli dell'orologio ed, eventualmente, dei commessi che mi avvertono del fatto che mi sono dimenticato di guardare l'orologio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, qualche collega mi sollecitava un intervento volto a far sognare. Io limiterò questo auspicio, ma sicuramente devo dare atto al Governo e alla maggioranza di aver prodotto un provvedimento che fa tabula rasa di certe incrostazioni ideologiche in materia di energia e che, con interventi mirati, innova grandemente in un settore come questo particolarmente delicato. Su questo argomento, il Ministro Scajola si è già soffermato varie volte con incisività, ribadendo quello che è un progetto di uniformità, in una materia così importante, del nostro Governo con la politica economica dei governi di tutta l'Europa e di tutto il mondo occidentale. In questo contesto, al di là delle valutazioni che sono state già espresse, condivido particolarmente l'ambizione di questo progetto, e dell'intera politica del Governo, di fornire una dimensione nazionale al provvedimento per lo sviluppo in materia di energia, proprio facendo riferimento alle preoccupazioni espresse da alcune regioni. Scorrendo anche i pareri delle Commissioni...

PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, devo invitarla a concludere, perché per il suo gruppo ha già parlato l'onorevole Vignali. Il suo intervento è a titolo personale e, quindi, ha solo un minuto a disposizione.

FABIO GARAGNANI. Credo - e concludo - che sia importante prevedere questo: una politica nazionale di collaborazione con le regioni, ma che sappia far prevalere l'interesse del Paese, anche quando si tratta di allocare risorse o di dislocare determinati interventi in aree particolari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.

JOLE SANTELLI. Signor Presidente, mi sembra che l'emendamento proposto dal collega Scilipoti sia anche estremamente in contrasto con quanto da lui affermato in quest'Aula. Allargare, infatti, la previsione della delega anche alla localizzazione - e, quindi, sostanzialmente consentire che la localizzazione sia sottratta alle maglie autorizzative - mi sembra in estremo contrastoPag. 55con quanto il collega Scilipoti ci ha detto, proprio in relazione ai pericoli paventati, sulla necessità di trovare collaborazione anche nei confronti dei territori con un nuovo tipo di energia e, comunque, attraverso una scelta che, al di là dello specifico campo, diventa una scelta di rottura dei vecchi tabù che questo Paese ancora continua a mantenere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, vorrei intervenire per lanciare un appello, perché il nucleare non venga visto - come è stato sottinteso - come una questione sempre negativa. Vengo da un territorio - la provincia di Varese - che negli anni precedenti ha vissuto un dibattito importante, all'epoca della nascita dell'ex Euratom, che oggi è il CCR di Ispra. Dobbiamo essere positivi e non dobbiamo dare per scontato (come è stato fatto negli interventi di alcuni esponenti del Partito Democratico di oggi) che nessuno voglia il nucleare sul proprio territorio, perché vi sono dei ritorni positivi ed esso fa parte del progresso. La nostra provincia, la provincia di Varese, smaltisce i propri rifiuti al suo interno, ed è tra i primi posti in Italia e in Europa per la raccolta differenziata.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Mi rivolgo soprattutto ai colleghi di maggioranza e ai colleghi del Popolo della Libertà: facciamo nostra questa cultura di positività che il Presidente del Consiglio dei ministri ha reso famosa davvero ovunque e diciamo sempre di sì; non diamo per scontato che vi siano sempre degli scudi. Il partito dei no lasciamolo a qualcun altro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, vorrei iniziare questo mio intervento un po' desolato con un riferimento alla visuale di questa Camera: con tutti i problemi che ha il nostro Paese, assistiamo ancora a giochetti e si va in piazza a reclamare. Oggi ci troviamo qui a discutere di un importante argomento, come quello del nucleare, in relazione a cui l'Italia, a forza di dormire in piedi, purtroppo, continua a perdere i treni che ci permetterebbero di vivere meglio e di dare un futuro alla nostra società. Questo è il motivo per il quale siamo a favore del nucleare e, visto che per fare in modo che esso vi sia in Italia ci vuole comunque del tempo, è inammissibile sprecarlo anche in questa sede, in cui dobbiamo dare l'esempio. Invece di lavorare tutti insieme per un futuro migliore del nostro Paese, si fanno questi giochi, che sono un pessimo esempio per il nostro Paese e che il Partito Democratico si dovrebbe vergognare di continuare a fare tutti i giorni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, vorrei intervenire anch'io, cogliendo l'opportunità di questo emendamento, per svolgere una riflessione più generale che avrei voluto fare ieri, subito dopo l'intervento del Ministro. Voglio ringraziare il Ministro per il suo intervento di ieri e per il modo in cui sta onorando questo Parlamento con la sua presenza continua e costante e con i chiarimenti che dà al Parlamento su un progetto strategico - quello dell'energia - che sta al centro delle nostre potenzialità di sviluppo del Paese.
Ed è desolante, signor Presidente, che nel giorno in cui vi è una grande mobilitazione di piazza nella città e si cerca di dare l'idea di un Paese diviso in conflitti insanabili, un tema di una tale rilevanza...

PRESIDENTE. Onorevole, devo invitarla a concludere.

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GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo scusa, signor Presidente, ho «sforato». Concludo rapidamente. È desolante che un tema di una tale delicatezza non venga onorato da un dibattito serio per poi lamentarsi in seguito che non se ne è discusso in Parlamento. Ringrazio ancora il Ministro per il suo contributo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, anche io intervengo perché credo che questo sia uno dei temi straordinariamente importanti del nostro Paese. Credo che la necessità di introdurlo in questo provvedimento legislativo sia dimostrata dalla presenza del ministro Scajola nel corso dell'intera giornata di oggi oltre che nei giorni passati. Ritengo che si tratti del tema più importante per riagganciare il nostro Paese alla crescita economica. Ritengo, inoltre, che rappresenti un'opportunità straordinaria di rimettere l'Italia al passo con gli altri paesi europei industrializzati. Una scelta emotiva di tanti anni fa ha portato il nostro Paese a sganciarsi ed a non avere più quella potenzialità straordinaria sul piano economico e produttivo. Credo che oggi il provvedimento che il Parlamento si sta accingendo a varare rappresenti la capacità di riagganciare il sistema Italia ad un processo di reindustrializzazione dell'intero Paese che segnerà una svolta epocale. Per queste ragioni...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pili.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole De Girolamo. Ne ha facoltà.

NUNZIA DE GIROLAMO. Signor Presidente, intervengo per rispondere alle dichiarazioni dell'onorevole Scilipoti dell'Italia dei Valori. Mi sembra sia stata un po' troppo forte l'avversione rispetto al nucleare. Vorrei ricordare ai colleghi dell'opposizione che l'Italia sta vivendo un momento di emergenza energetica tant'è vero che nel 2007 abbiamo importato ben l'87 per cento del fabbisogno energetico. Se continuassimo così, nel 2010, si prevede un ricorso all'estero, in termini di energia, pari a ben il 90 per cento. Pertanto, il Governo non può restare inerte rispetto a una tale emergenza energetica e deve far ricorso ad un mix energetico che possa andare incontro alle famiglie italiane e alle imprese, costrette a pagare ben il 30 per cento di più delle bollette rispetto al resto dell'Europa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.

FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, il ritorno al nucleare è un fatto storico. Abbiamo visto che anche il Partito Democratico ha scelto questa strada nella campagna elettorale: però, adesso, anche nei fatti, vorremmo una risposta dal Partito Democratico. È chiaro che le numerose imprese che ci sono in Italia, soprattutto al nord, dove io vivo, chiedono di poter competere con le altre aziende su piani di uguale livello. Ci sono aziende in Europa che pagano l'energia molto meno rispetto all'Italia. In Italia per poter pagare meno l'energia, far funzionare le imprese e rimettere in piedi l'economia abbiamo bisogno di fonti alternative. Il nucleare è importante. Pertanto, con gli enti locali si avvierà un confronto per l'installazione di nuove centrali, oppure...

PRESIDENTE. Onorevole Ascierto, la prego di concludere.

FILIPPO ASCIERTO. ...i lavori si possono già avviare dove la costruzione di centrali è stata già ipotizzata in passato. Ma è chiaro che, se non si trova un accordo, lo Stato deve fare la sua parte e prendere le sue decisioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

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MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, nei giorni scorsi ero a Taiwan. Ebbene, la centrale più importante di Taiwan è stata realizzata all'interno di una riserva naturale che è grande più o meno come una provincia italiana. Perché? Mi è stato risposto. "È il posto più logico!
Le nostre centrali sono sicurissime e, peraltro, il posto ha la minore densità abitativa. Non si disturba l'ambiente, perché la centrale è stata opportunamente camuffata all'interno di una vallata, vicino allo sbocco del mare.
Tutto ciò per dire che, secondo me, è sbagliato puntare solo e soltanto sulla demonizzazione della sicurezza. È chiaro che ci vuole assoluta sicurezza nell'organizzare un impianto nucleare ma è sbagliato vedere dietro ogni angolo una quantità di rischi quando e dove non ci sono.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARCO ZACCHERA. Non penso di aver già terminato il minuto concessomi. D'altra parte, abbiamo un'assoluta necessità di maggiore energia. Le fonti rinnovabili sono insufficienti per le necessità e allora bisogna prendere decisioni che possono anche qualche volta essere impopolari se si ritiene, come in questo caso, che siano giuste.
L'atteggiamento di chi non vuole prendere responsabilità...

PRESIDENTE. Grazie onorevole!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Biasotti. Ne ha facoltà.

SANDRO BIASOTTI. Signor Presidente, ci tenevo su un argomento così rilevante a mostrare la mia condivisione in ordine ad un progetto importante ed a complimentarmi con il Ministro che è stato assolutamente tempestivo nel presentare a quest'Aula questo progetto di ritorno al nucleare che è strategico per il nostro Paese.
Lo dice un deputato che proviene da una regione, la Liguria, che è autonoma, anzi addirittura esporta energia.
Credo, però, che in un disegno organico di vero federalismo sia necessario mostrare la nostra condivisione anche a regioni che hanno una certa autonomia e presentano una vicinanza con centrali francesi che ci creano problemi di sicurezza, come ce ne potrebbero creare in altre localizzazioni.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

SANDRO BIASOTTI. Concludo, rimarcando anche il mio dispiacere per l'assenza soprattutto degli amici dell'Udc che si sono sempre dimostrati a favore del nucleare in modo molto convinto. Questa assenza mi lascia veramente un po' stupito.

ANGELO COMPAGNON. Ci hanno tolto il tempo! Non possiamo più parlare!

SANDRO BIASOTTI. Mi auguro che vi siano...

PRESIDENTE. Devo invitarla a concludere.

SANDRO BIASOTTI. Mi auguro che vi siano impegni di partito e che non sia dovuto certo all'argomento del nucleare.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente stamattina abbiamo assistito ad una lezione - anche se non voglio entrare nel merito della questione di stamattina - sulle diverse interpretazioni dell'articolo 67 della Costituzione.
Orbene, chiederei a lei, visto che non posso interloquire con altro collega, con quale potere il capogruppo o vice capogruppo del Partito democratico, con una funzione intermedia tra portinaio ed il caporale di giornata, continua ad impedire...

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PRESIDENTE. Onorevole Marinello, devo ricordarle il brocardo: ne bis in idem. La questione è stata già sollevata ed il Presidente della Camera ha già risposto.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. No, signor Presidente, non ho ancora sollevato la questione!

PRESIDENTE. Allora, giunga alla questione che vuole sollevare!

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. La questione è che vorrei proprio capire con quale potere il capogruppo del Partito Democratico fa opera di impedimento. Allora si lascino liberi i deputati del Partito Democratico, qualora lo ritenessero opportuno, di entrare tranquillamente in Aula.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei solo chiedere che si verifichi che ciascun deputato voti per sé e non si manifesti un doppio e triplo voto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Invito i deputati segretari ad esercitare l'opportuna vigilanza (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scilipoti 15.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

ROBERTO GIACHETTI. Si vota per uno! Sei stato Ministro dell'interno, almeno questo dovresti saperlo!

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - vedi votazioni).

(Presenti e votanti 251
Maggioranza 126
Hanno votato no 251.

Sono in missione 74 deputati).

Prendo atto che il deputato Lehner ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto contrario e che la deputata Mura ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chie do di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente il mio vuole essere un richiamo... (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Per favore! Invito a tenere un comportamento consono alla dignità di quest'Aula! Prego, onorevole Quartiani.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi pare evidente che una maggioranza che dispone di oltre 340 voti in quest'Aula, ...(Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Colleghi, io non ho problemi. Naturalmente avete problemi voi, perché non so se avete prenotato treni o aerei, ma per noi non vi è alcun problema arrivare alla conclusione del provvedimento (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. A me sembra ... (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole deputati, vi rendo noto che, se non sarò in grado diPag. 59mantenere ordine in questa Aula, sospenderò la seduta. Sta parlando l'onorevole Quartiani e ha diritto di parlare. Lasciatelo parlare!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, provo a ricapitolare quello che cercavo di dire, se, naturalmente, i colleghi hanno intenzione di ascoltarmi. Se non intendono ascoltarmi, non ho alcun problema. Intendo intervenire almeno per me stesso, a memoria del fatto che la maggioranza, che dispone di oltre 340 voti vede una presenza di suoi deputati, in questo momento, il giovedì pomeriggio, virtuale - perché si sono manifestati più di una cinquantina di voti doppi e tripli (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) - con 251 voti. Il che significa che, se anche fossero presenti 250 deputati, colleghi in carne ed ossa della maggioranza, di questi novanta risulterebbero e risultano assenteisti, ed è giovedì pomeriggio.
Voglio ricordare alla Presidenza che più volte il Presidente Fini ci ha richiamato al fatto che l'Assemblea deve dare un esempio al Paese. Voglio ricordare che, in più occasioni, un Ministro della Repubblica ci ha ricordato che bisogna frequentare i luoghi di lavoro e quelli pubblici. È evidente che siamo rappresentanti eletti dal popolo, ma questo è anche un luogo di lavoro pubblico, nel quale ciascuno di noi è retribuito con un'indennità che viene attribuita, precisamente, per esercitare il ruolo che ci è stato affidato dagli elettori e dai cittadini italiani.
Ora a me sembra una cattiva manifestazione, anche di etica pubblica, il fatto che il giovedì pomeriggio, non il venerdì come è stato richiesto dal Presidente Fini, non il lunedì, ma il giovedì pomeriggio, dopo nemmeno quarantotto ore di lavoro, su un provvedimento di grande rilevanza che riguarda il sostegno all'industria, alle aziende manifatturiere e ai servizi del nostro Paese, che riguarda anche la necessità di dare corso ad una nuova fase dell'intervento pubblico e privato nel settore energetico (dell'energia elettrica e del gas), che concerne l'adozione di misure importanti, relative all'energia nucleare, la maggioranza si presenta con un centinaio di assenze.
Signor Presidente, chiedo che oggi pomeriggio l'Ufficio di Presidenza e la Conferenza dei presidenti di gruppo, che sono convocati a conclusione dei lavori dell'Assemblea, possano valutare le conseguenze che devono derivare da questo atteggiamento dei parlamentari, tutti, ma in particolar luogo, da questo atteggiamento indecoroso dei colleghi della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, vorrei semplicemente far rilevare che, se la matematica non è un'opinione, l'assenza di novanta deputati - non è vero, ma ammettiamo che lo sia - su quattrocento, equivale ad un'assenza del 25 per cento, che è certamente un fatto gravissimo rispetto all'importanza del provvedimento in esame. Tuttavia, è altrettanto vero che una minoranza di trecento persone, rappresentata da un solo deputato, è un fatto gravissimo cento volte tanto, perché quando si è votato nella minoranza ve ne era uno.
Questo significa che, se noi non stiamo attenti a questo provvedimento, la minoranza è cento volte più disattenta rispetto al medesimo, perché non c'era (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LUISA BOSSA. Cosa dici!

ANDREA LULLI. Non è vero!

MATTEO BRIGANDÌ. In riferimento ai tornelli, devo ancora specificare che questa maggioranza, che ha avuto la maggioranza dei voti in Italia qualche mese fa, ha un onere che è quello di stare vicino alPag. 60territorio e, quindi, non è che lavora tre giorni alla settimana e negli altri quattro non fa nulla: negli altri quattro deve essere attenta a mantenere i contatti sul territorio e a spiegare quello che si fa in questa sede.
Ovviamente, non siamo ai livelli intellettuali ed universitari (non mi riferisco agli studenti ma ai professori) che, evidentemente, hanno un momento di privilegio all'interno della sinistra, che ormai è diventata aristocratica, si occupa di barche a vela, di università e di cultura, mandando a quel Paese i lavoratori (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per rispondere anche agli interventi che prima hanno richiamato alla responsabilità il gruppo dell'UdC. Eravamo presenti (io lo ero e poi sono uscito) perché già stamattina siamo intervenuti due volte in merito a questa discussione: prima con l'onorevole Vietti che chiedeva, nonostante avessimo completato il tempo a disposizione e aver ottenuto anche un'ulteriore aggiunta, se potevamo avere ulteriore tempo per continuare a partecipare a questo dibattito per noi molto importante. Il Presidente di turno ci ha detto che non ce lo avrebbe concesso e che ci concedeva soltanto gli interventi a titolo personale.
La seconda questione è che stamattina avevamo chiesto di sospendere prima la seduta perché avevamo un'importante riunione di gruppo (come sono importanti tutte le riunioni di gruppo) e proprio il presidente Casini aveva chiesto di anticipare la chiusura dei lavori, cosa che non è avvenuta per cui abbiamo iniziato tardi la riunione del gruppo (non è ancora conclusa), quindi è lungi da noi l'ostruzionismo o l'assenza da quest'Aula.
Abbiamo sempre sottolineato quanto sia importante discutere all'interno del Parlamento di tutti i problemi, al di là delle varie posizioni, o di maggioranza, o di opposizione; pertanto, appena sarà conclusa la riunione di gruppo continueremo, rientrando in Aula, a discutere di questo provvedimento.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Compagnon per il chiarimento che ci ha offerto, anche per l'amicizia e la stima che mi lega da tempo a lui. Quando l'opposizione non entra in aula, di solito alla ripresa dei lavori per cercare di far mancare il numero legale, è normale che chi compie l'incarico, spesso ingrato, di segretario d'Aula, come l'onorevole Quartiani, tenga la parola, per permettere anche ai colleghi del suo gruppo di rientrare in aula.
In questo caso, ciò è avvenuto in una condizione per noi particolarmente felice, perché la maggioranza era in aula compatta e, anzi, ringrazio i colleghi del mio gruppo, i colleghi della Lega ed i colleghi del Misto-Movimento per l'Autonomia per aver dato questa dimostrazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Credo che a questo punto, visto che abbiamo incardinato questa discussione importante su un argomento così serio, sia il caso di tornare al merito delle questioni, dato che il meccanismo di confronto parlamentare è stato avviato e si è consumato. Ritorniamo a discutere sul merito, dando spazio ai colleghi del Comitato dei nove, ai pareri del relatore e del Governo, al confronto di merito, al voto e al dibattito alto e nobile che questo Parlamento merita di svolgere su un tema così importante (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

IGNAZIO ABRIGNANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, devo dire che in questi due mesi in cui in Commissione abbiamo affrontato questo importante provvedimento c'era un clima costruttivo tra la maggioranza e l'opposizione nel merito delle questioni. Anche all'inizio di questa giornata e con gli interventi prima dell'onorevole Lulli e poi dell'onorevole Vico avevo trovato questo spirito.
Non riesco a comprendere - mi riferisco proprio alle parole dell'onorevole Quartiani - come, di fronte ad un provvedimento così importante per il Paese, di sviluppo economico e di rilancio della nostra economia, ci si attacchi a strumenti di natura procedurale che non hanno nulla a che vedere con l'importanza di questo provvedimento.
Quindi, mi auguro che questo pomeriggio si ritrovi lo spirito costruttivo con cui la Commissione ha lavorato e si possa andare avanti nell'esame del merito di questo provvedimento.

MANUELA DAL LAGO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, come gli altri, anch'io volevo fare una breve valutazione. Mi rendo conto che nel gioco democratico tra maggioranza e opposizione, quest'ultima cerchi in ogni luogo di far fare brutta figura alla maggioranza. Mi rendo anche conto che è più volte che ci provano e mai ci riescono, perché ogni volta il numero legale in quest'aula è stato raggiunto anche senza l'opposizione.
Quello che non accetto e non capisco sono i richiami di ordine morale che ci vengono rivolti dall'onorevole Quartiani. Vorrei tranquillizzarlo, perché sappiamo qual è il nostro dovere, lo abbiamo sempre svolto, lo stiamo svolgendo bene e con attenzione. Gli elettori lo hanno ben capito, tanto che su quello che facciamo ci danno in continuazione riscontri positivi. La nostra presenza, ancorché non completa - come sempre capita quando i numeri sono grandi, dal momento che si possono avere problemi di natura diversa ma come vediamo spesso capita anche all'opposizione - sarà sempre e comunque in numero sufficiente per approvare le leggi che riteniamo fondamentali per questo Paese.
Sappiamo qual è il nostro dovere, lo sappiamo fare, lo facciamo bene, siamo stanchi delle lezioni di morale che ci arrivano dal Partito Democratico, che in questi giorni non ha fatto vedere grande moralità in giro per l'Italia con i comportamenti che ha tenuto nelle piazze (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, di fronte a tutti questi interventi, non farò il nome, ma vi è un deputato che nella votazione che abbiamo testè svolto ha votato non per due, ma per tre (Commenti). Quindi, ripeto, evito di fare il nome, ma pregherei chi, come l'onorevole Dal Lago, sta intervenendo, di guardarsi un po' attorno prima di parlare (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

MANUELA DAL LAGO. Mi guardo intorno e vedo i vostri voti doppi!

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Mariani 15.26.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indico la votazione ...

SALVATORE MARGIOTTA. Presidente! Presidente! Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Margiotta, non la vedevo più! Revoco l'indizione della votazione (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).Pag. 62
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare sin dalla mattina, attraverso le indicazioni del mio, gruppo, peraltro su un emendamento che sta molto a cuore a me e all'intero Partito Democratico. Chiedo al relatore e al Governo di rivedere il parere espresso su quest'emendamento. Avete detto questa mattina che volete intraprendere la politica energetica nucleare con trasparenza, partecipazione e coinvolgendo le popolazioni. Eppure - si è votato questa mattina - alla lettera e), comma 2, dell'articolo 15 prevedete l'utilizzo di poteri sostitutivi del Governo qualora non vi sia l'accordo con le amministrazioni locali. Inoltre, alla lettera f), comma 2, dell'articolo 15, il Governo prevede il procedimento dell'autorizzazione unica.
Con questo emendamento, prevediamo che si utilizzi l'autorizzazione unica, ma almeno si preveda esplicitamente che non potrà essere concessa autorizzazione se non previa procedura di valutazione di impatto ambientale e di valutazione ambientale strategica.

Signor Presidente, in Italia per realizzare una qualsiasi opera anche di minore importanza, per esempio, in aree protette, bisogna obbligatoriamente ottemperare alle procedure di VIA e VAS, persino se si vuole fare una recinzione. È possibile non attuare queste procedure nel momento in cui si vuole realizzare un impianto per la produzione energetica nucleare?
Perché vogliamo la VIA e la VAS? Esattamente perché nell'ambito di tali procedimenti è obbligatoria una fase di informazione al pubblico, vi è cioè una fase in cui i cittadini e le istituzioni possono fare osservazioni, suggerimenti, possono manifestare intendimenti. Perché allora non si vuole che siano previste le procedure di VIA e di VAS? Si dirà, guardate che nell'incipit dell'articolo 15 c'è un riferimento, seppure molto generico, alla VIA e alla VAS. A maggior ragione, se credete che sia necessario, tanto da averlo scritto all'inizio dell'articolo, perché mai adesso vi opponete a che in questa lettera f), del comma 1, dell'articolo 15 sia specificatamente previsto che è necessario assoggettare le autorizzazioni per la realizzazione di questi impianti alle procedure di valutazione di impatto ambientale e alla valutazione ambientale strategica?
Se non vi è la volontà di accogliere questo emendamento, abbiamo il diritto di credere che non si voglia assolutamente coinvolgere la gente, non si voglia procedere mediante partecipazione e coinvolgimento, ma si vuole procedere per colpi di mano. Per questo motivo chiediamo all'Assemblea di esprimere voto favorevole su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto, pertanto, che i presentatori dell'emendamento Mariani 15.26 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà, per un minuto, visto che i tempi del suo gruppo sono esauriti, per cui può attingere ai tempi previsti per gli interventi a titolo personale.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, dico solo una cosa, abbiamo parlato di delega al Governo e di coinvolgimento dei cittadini, è tutto ciò è già stato spiegato bene. La domanda che mi pongo è un'altra: il Ministro Scajola ha detto che in cinque anni si partirà con il nucleare e quindi ciò avverrà con questo Governo. Il Ministro Prestigiacomo ha dichiarato che ha ormai attuato un'accelerazione nelle procedure di autorizzazione di VIA e di VAS che non si è mai vista. Se il Governo ha deciso e il Ministro dell'ambiente sostiene che le autorizzazioni sono rapidissime, non capisco perché non si possa esprimere parere favorevole su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ne ha facoltà.

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ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per ricordare a tutti che esiste un'organizzazione internazionale chiamata ISO, International organization for standardization che, a livello mondiale, definisce gli standard ai quali si dovrebbe fare riferimento per praticare le buone politiche e le buone attività nelle aziende e in tutte le organizzazioni. Chi non ha pratica con questo tipo di standard conoscerà cito, ad esempio, le norme ISO 9001 che definiscono i principi della qualità.
Non c'è una norma ISO, dico una sola, che non preveda obbligatoriamente la consultazione delle terze parti; quando si parla di terze parti interessate evidentemente ci si riferisce anche a tutta la più vasta comunità che può in qualche modo subire degli impatti da parte di impianti industriali. Certamente credo che questo di cui si discute, dal punto di vista della gestione dei rischi connessi, sia uno degli impianti più emblematici, evidentemente.
Ebbene, in quelle norme è scritto chiaramente della consultazione delle terze parti interessate, tra cui vi sono, quindi, le popolazioni e coloro che le rappresentano. Ricordo che, dal punto di vista ambientale, ciò di cui si sta parlando, vale a dire questo tipo di impianti, comportano degli impatti tra i più problematici. Pertanto, immaginare che nel nostro Paese si impedisca di fare ciò che è assolutamente normale in qualunque altro Paese europeo e del mondo, laddove si intendano programmare e costruire impianti di questo tipo, significa escludere l'Italia dal novero di quelli che, di fronte a questo tipo di questioni, si pongono in modo civile, democratico e, direi, previdente, considerato il tipo di rischi ai quali si può andare incontro.
Per tale motivo trovo stupefacente l'idea che il Governo non accolga un emendamento che vuole soltanto cautelare tutti - dico tutti - a partire dai cittadini, relativamente alla messa in opera di questo tipo di impianti.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, non intervengo sul merito del provvedimento, ma soltanto per pregarla, considerato che abbiamo già svolto un numero importante di votazioni e ne faremo anche altre, di ribadire all'Aula sia il parere della Commissione sia quello del Governo quando indice la votazione, ciò a fini di chiarezza e per permettere ai colleghi di orientarsi più facilmente. La ringrazio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà, per un minuto.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non vedo argomento di scandalo in un emendamento che preveda quanto segue: «dopo avere ottemperato alle procedure di VIA e VAS previste dalla normativa vigente». In pratica, si chiede che la commissione tecnica di verifica dell'impianto ambientale verifichi la possibilità di realizzare o meno l'opera o di entrare nel merito della questione. Mi chiedo quale sia il problema, se effettivamente tutti siamo in buona fede e tutti vogliamo contribuire a migliorare quest'Italia ...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DOMENICO SCILIPOTI. ... facendo in modo che abbia delle regole dal punto di vista della tutela della salute, e quale sia la difficoltà ad approvare questo emendamento. Il Governo e la maggioranza dimostrino la buona fede e di non avere nessun pensiero cattivo sull'argomento votando a favore dell'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 15.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato
212
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che i deputati Di Biagio e Traversa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che la deputata Pes ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Ha fatto in tempo a votare, onorevole Evangelisti?

FABIO EVANGELISTI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Bravo! Passiamo alla votazione dell'emendamento Cimadoro 15.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, intervengo a nome della delegazione radicale nel Partito Democratico e, dunque, dei miei colleghi che oggi sono assenti perché è iniziato da poco il congresso dei radicali italiani, per esprimere la nostra contrarietà a questa scelta nucleare per una ragione, che è prima fra tutte: questo nucleare di terza generazione è economicamente non conveniente ed è, quindi, incompatibile con il sistema di libero mercato e del settore energetico su cui recentemente il nostro Paese si è incamminato e che rischia così di essere rimesso in discussione. D'altro canto, gli inviti ad acquistare azioni ENI ed ENEL avanzati dal Presidente del Consiglio sono da questo punto di vista emblematici di come si intenda interpretare le regole del mercato energetico e, se penso all'invito ad acquistare anche azioni Mediaset, posso dire del mercato generale.
Non è un caso che le prime misure in ambito energetico di cui avete voluto parlare siano ispirate ad uno pseudo-efficientismo statalista e autoritario e con i siti, al di là delle rassicurazioni date oggi, sono giuridicamente passibili di essere oggetto di segreto di Stato.
Non possiamo che opporci ad una scelta di politica industriale compiuta in modo ideologico, perché prescinde da un serio esame dei costi e dei benefici per il Paese e che, anziché derivare dalla definizione di una strategia energetica nazionale - come opportunamente era stato affermato all'inizio -, in realtà condiziona la strategia stessa e vuole ridurre il dibattito e le consultazioni che la accompagneranno ad un inutile esercizio retorico.
Per noi continua a mancare, anche in questa maggioranza, la capacità di svolgere un'azione di Governo, vale a dire la capacità di compiere scelte strategiche prevedendo e considerando sempre tutte le alternative possibili. Tale esercizio porterebbe oggi a compiere altre scelte, che consentirebbero al nostro Paese, che è tra gli ultimi per despecializzazione tecnologica in Europa, di risalire questa china, nella consapevolezza che la partita energetica si gioca sulle nuove tecnologie e non sul nucleare di terza generazione, che è una tecnologia vecchia, superata e bocciata dal mercato.
Vi è ancora una ragione di contrarietà alla scelta che ci proponete attinente all'Agenzia per la sicurezza nucleare. L'Agenzia che ci proponete è, nel migliore dei casi, un inutile rimescolamento di carte, che sottrae risorse attualmente dedicate ad una struttura consolidata e funzionante - mi riferisco a quella esistente presso l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale - per destinarla ad un consiglio di amministrazione di cui, francamente, non si sente alcun bisogno.
Non si tratta, però, solo di questo: se sentite il bisogno di smantellare la struttura esistente di sicurezza nucleare è perché temete il ruolo di garanzia che essa potrebbe esercitare e intendete istituirne un'altra addomesticata in partenza, priva quindi di quei caratteri di indipendenzaPag. 65che dovrebbero connotare qualsiasi ente preposto ai controlli in un settore così importante.
L'Agenzia che ci proponete, poi, è un'involuzione rispetto a quella prevista dalla legge n. 61 del 1994, che, a seguito di quesiti referendari, istituiva il sistema dei controlli ambientali e che risolveva, dopo quasi vent'anni di polemiche, la questione della convivenza delle funzioni di controllo del nucleare con quelle di promozione, ricerca e sviluppo in un medesimo soggetto, che ora ci riproponete.
Concludo dicendo che, non condividendo questa scelta sul nucleare, abbiamo deciso di votare a favore degli emendamenti soppressivi e di astenerci su quelli che hanno inteso apportare contributi migliorativi, per dare atto di questo sforzo, prendendo comunque le distanze da un impianto normativo che, per ragioni di metodo e di merito, non condividiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, anche per l'emendamento Cimadoro 15.27 vale quanto affermato in precedenza: considerato che tale agenzia è stata istituita dal Governo dopo varie vicissitudini e discussioni tra i Ministri ed è un'agenzia controllata, in cui componenti hanno determinati requisiti, non capiamo quindi perché un'agenzia indicata e nominata dal Governo non possa esprimere la propria valutazione su un tema così importante.
Per questo motivo, chiediamo al Governo e al relatore di modificare il loro parere, perché riteniamo che su questo emendamento si possa chiaramente esprimere parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scilipoti. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente, con molta serenità e tranquillità quest'Aula - la maggioranza - ha bocciato un emendamento che voleva soltanto garantire non solo l'opposizione, ma anche la maggioranza e tutti i parlamentari che vogliono e vorrebbero lavorare serenamente. Ciò significa che, nella mente del Governo, vi è qualcosa che non è perfettamente chiaro.
Signor Presidente, dico questo perché un atteggiamento del genere - lo ripeto da due giorni - si è già verificato in occasione del superamento dei limiti fissati dal codice ambientale per quanto riguarda i rifiuti di Napoli.
In Aula ieri un collega è intervenuto affermando che era stato svolto un grande lavoro nell'interesse dei paesi, delle regioni e delle città meridionali, portando ad esempio i rifiuti di Napoli.
Vorrei ricordare in quest'Aula che Napoli e la Campania sono state sfruttate da alcuni maldestri operatori dell'economia del nord, inviando materiale radioattivo depositato in alcune strutture e centri di raccolta dei rifiuti a Napoli. Perciò, prima di affermare determinate cose, dovremmo stare attenti all'uso delle parole e al significato complessivo di ciò che diciamo ora e che diremo in seguito.
Faccio riferimento anche ad un altro passaggio: qualcuno in quest'Aula, con molta eleganza verbale, afferma che l'onorevole Scilipoti qui dentro compie atti di terrorismo, utilizzando un linguaggio che potrebbe essere allarmante. Ma perché non guarda gli atti, visto che da vent'anni è parlamentare, e si rende conto perfettamente che ci sono alcuni fatti che hanno interessato il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali?
Intendo chiedere, con molta serenità, al Ministro presente in Aula se è vero o non è vero che il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha avviato un'indagine conoscitiva per quanto riguarda l'impianto nucleare del Garigliano, che quattordici sindaci della zona hanno firmato un documento gravissimo, invitando il Ministero ad intervenire e che quest'ultimo ha creato una commissione ad hoc per verificare se effettivamente esiste una relazione con l'elevato numero di casi tumorali registrati tra gli abitanti della zona.Pag. 66
Vorrei sottolineare questo argomento non soltanto ai parlamentari che in questo momento fanno brusio per non lasciarmi parlare, ma a colui il quale è intervenuto in quest'Aula per dire che facevo terrorismo psicologico. Io non faccio terrorismo psicologico, ma chiedo al Governo se è vero o non è vero che il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali ha avviato una commissione per un'indagine conoscitiva sulla centrale nucleare del Garigliano, per verificare le ipotesi di inquinamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nunzio Francesco Testa. Ne ha facoltà.

NUNZIO FRANCESCO TESTA. Signor Presidente, mi sfugge il motivo per cui il Governo si ostini a non richiedere il parere dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, posto che una delle funzioni precipue dell'Agenzia è il controllo della certificazione. Siccome stiamo parlando di una previsione per la costruzione e l'esercizio di impianti per la produzione di energia e di impianti per la messa in sicurezza, ritengo che questa sia una delle precipue funzioni dell'Agenzia. Quindi, chiedo al Governo di rivedere il suo parere.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Cimadoro 15.27 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 15.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 475
Votanti 474
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato
229
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che il deputato Brigandì ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Mariani 15.30.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Mariani 15.30 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, ancora una volta all'articolo 15, comma 2, lettera e), si è previsto di utilizzare poteri sostitutivi nel caso in cui non vi sia accordo con le amministrazioni.
Ha detto bene l'onorevole Lulli: adombrare la possibilità di utilizzare i poteri sostitutivi significa voler dire che forse non si vuole realizzare veramente l'energia nucleare in Italia.
Alla lettera f), in cui si afferma che le procedure autorizzative passano attraverso l'autorizzazione unica, avevamo chiesto di esplicitare l'obbligatorietà di ottemperare alla valutazione di impatto ambientale e alla valutazione ambientale strategica.
Questo emendamento è stato respinto! Adesso chiediamo la soppressione della lettera g), perché tutte queste previsioni procedurali contrastano in modo palese rispetto alla volontà di rendere, come ha detto oggi il Governo, il procedimento chiaro, trasparente, ampio e partecipato.
Leggo il contenuto della lettera g), nel secondo capoverso: «L'autorizzazione unica sostituisce ogni provvedimento amministrativo, autorizzazione, concessione, licenza, nulla osta, atti di assenso e atti amministrativi, comunque denominati, previsti dalle norme vigenti, costituendo titolo a costruire ed esercitare le infrastrutture in conformità del progetto approvato».Pag. 67
Si pensa davvero di procedere in questo modo? Si può pensare che davvero, attraverso un atteggiamento e una modalità centralista e autoritaria, si possa giungere a convincere le popolazioni che in un certo sito si debba realizzare una centrale nucleare? Si vuole adottare davvero, in questa materia, una semplificazione di tale fatta? È mai pensabile che si possa ottenere il risultato utilizzando articoli di questo tipo? Noi del Partito Democratico pensiamo di no.
Noi davvero vogliamo che la procedura sia ampia, trasparente e partecipata; vogliamo che le amministrazioni regionali e comunali non siano espropriate del sacrosanto diritto di avere un'ultima parola vincolante sui propri territori.
Ecco perché abbiamo chiesto di sopprimere la lettera g) del comma 2 dell'articolo 15, e chiediamo il voto convinto dell'Aula su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 15.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 484
Votanti 457
Astenuti 27
Maggioranza 229
Hanno votato
205
Hanno votato
no 252).

Passiamo all'emendamento Mariani 15.31.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Mariani 15.31 formulato dal relatore.

SALVATORE MARGIOTTA. No, signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 15.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 465
Votanti 463
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato
221
Hanno votato
no 242).

Prendo atti che i deputati Cera e Viola hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Versace ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo agli identici emendamenti Lulli 15.32 e Scilipoti 15.34.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro degli identici emendamenti Lulli 15.32 e Scilipoti 15.34 formulato dal relatore.

FEDERICO TESTA. Signor Presidente, con questi emendamenti e con il successivo subemendamento chiedevamo che venisse soppressa o modificata la formulazione della lettera h), che prevedeva l'automatismo nel rilascio delle autorizzazioni già concesse da altri Paesi.
Chiedevamo ciò nella convinzione che, per una tecnologia complessa come il nucleare, che evidentemente risente anche della collocazione individuata nel territorio, non fosse possibile ragionare in termini di automatismi.
Nell'ambito della discussione in Commissione siamo giunti, direi in maniera unanime, ad una nuova formulazione del testo, che è quella contenuta nell'emendamento 15.500 (Nuova formulazione) delPag. 68Governo, e quindi annuncio il ritiro dell'emendamento Lulli 15.32 e del subemendamento Lulli 0.15.500.1.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Lulli 15.32 lo ritirano.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'identico emendamento Scilipoti 15.34 formulato dal relatore.

DOMENICO SCILIPOTI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ricordo che il subemendamento Lulli 0.15.500.1 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 15.500 (Nuova formulazione) del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, prendo la parola per dichiarazione di voto sull'emendamento 15.500 (Nuova formulazione) del Governo. Il principio è stato chiesto dalla Lega per avere un «automatismo» e tempi certi. È evidente che in Italia non ci mettiamo a ridiscutere le tecnologie che sono state approvate in Finlandia e condivise da Francia e Inghilterra, oppure in Spagna o negli Stati Uniti: le consideriamo valide direttamente. Poi giustamente i colleghi della sinistra hanno voluto aggiungere nel testo l'espressione: «previa approvazione dell'Agenzia per la sicurezza nucleare»; ci auguriamo che l'Agenzia non corrisponda a un meccanismo che, però, possa ritardare tecnologie già approvate in giro per il mondo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, sull'emendamento in esame del Governo diamo atto che sono stati fatti tanti passi avanti rispetto alla formulazione iniziale, che noi abbiamo fermamente bocciato. Ritengo che il passo avanti sia apprezzabile; vi deve essere, però, una decisione finale del nostro Governo! È ovvio che tutte le procedure che sono già state approvate negli altri Paesi, come riportato nell'emendamento, ci servono ad agevolare notevolmente il percorso, ma la parola finale, la garanzia, la devono dare il Governo e la sovranità del nostro Stato.

ADOLFO URSO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ADOLFO URSO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, la modifica alla lettera h) del comma 2 è stata introdotta durante il dibattito in Commissione, nell'ambito dello spirito costruttivo con cui il Governo e la Commissione hanno lavorato. In quella sede il Governo disse che pensava di migliorare il testo in Aula con una riflessione, anche alla luce di quello che alcuni colleghi dell'opposizione avevano rilevato. Nel testo modificato che proponiamo per l'Aula recepiamo anche quelle indicazioni e chiariamo eventuali ambiguità.
È ovvio che ci vuole sempre l'approvazione dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, quindi l'approvazione dell'Agenzia dello Stato italiano, ma è anche altrettanto ovvio, e questo è lo spirito dell'emendamento presentato in quella sede, che per quanto riguarda i requisiti e le specifiche tecniche dei reattori e dei sistemi di sicurezza, si possono dare per assodati quelli che altri Paesi, simili al nostro, hanno adottato (abbiamo, peraltro, ristretto l'ambito di riferimento ai Paesi aderenti all'OCSE o i Paesi con i quali l'Italia abbia accordi bilaterali di cooperazione tecnologica e industriale nello specifico settore del nucleare). In questo modo abbiamo chiarito il percorso, e credo che abbiamo compiuto anche un buon lavoro comune.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Signor presidente, prendo la parola per dichiarazionePag. 69di voto sull'emendamento 15.500 (Nuova formulazione) del Governo. L'emendamento in esame nell'attuale formulazione ci trova favorevoli, perché recepisce un principio per noi intangibile, ossia il principio per cui tutto ciò che potrà operare sul territorio nazionale in un'ottica di produzione di energia nucleare o di deposito delle scorie di rifiuti radioattivi debba essere autorizzato dall'Agenzia per la sicurezza nucleare o, secondo i casi, dal Governo. Ciò non è pleonastico: diamo atto al Governo, dopo il dibattito in Commissione, di avere assunto una posizione differente da quella emersa da parte di alcuni deputati nel dibattito parlamentare in Commissione, che aveva fatto inserire nei criteri di delega un automatismo di recepimento di autorizzazione da Paesi esteri francamente inaccettabile, sia nel merito che nel metodo. Nel merito, infatti, l'autorizzazione all'esercizio di un impianto può essere concessa solo dall'autorità nazionale.
In più, si limitava questa valutazione ai Paesi dell'Unione europea, distorcendo quindi anche quelle che potevano essere le tipologie di sistemi interessati.
Pertanto, riteniamo che l'emendamento in esame, che è frutto anche del contributo fattivo del Partito Democratico, faccia chiarezza in via ultimativa sui dispositivi per l'autorizzazione dei sistemi nucleari in Italia, che debbono essere a carico del Governo italiano e dell'Autorità nazionale per la sicurezza nucleare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.500 (Nuova formulazione) del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 475
Maggioranza 238
Hanno votato
470
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Picchi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Benamati 15.37.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benamati 15.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 478
Votanti 477
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
225
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che il deputato Scilipoti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

LUDOVICO VICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Vico?

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, vorrei suggerirle di verificare se abbiamo posto in votazione l'emendamento Benamati 15.33. Nel caso non fosse stato posto in votazione, credo che il primo firmatario lo ritirerà, ma comunque mi sembra che sia stato saltato. Le chiedo una verifica in tal senso.

PRESIDENTE. Onorevole Vico, l'emendamento Benamati 15.33 non è stato posto in votazione in quanto precluso dall'approvazione del precedente emendamento.
Passiamo ora all'emendamento Versace 15.38.Pag. 70
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Versace 15.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 484
Votanti 345
Astenuti 139
Maggioranza 173
Hanno votato
92
Hanno votato
no 253).

Passiamo all'emendamento Lulli 15.39.
Chiedo ai presentatori dell'emendamento Lulli 15.39 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, signor Ministro, stiamo esaminando il comma 4 dell'articolo 15, di cui chiediamo la soppressione. Stiamo parlando del cosiddetto «dispacciamento». Chiediamo la soppressione del comma 4 in forza alle direttive comunitarie. Abbiamo già segnalato in Commissione e nei lavori che hanno preceduto l'esame da parte dell'Assemblea che il comma 4 è in netto contrasto con le direttive comunitarie (articolo 7 della direttiva 2001/77/CE, articolo 11 della direttiva 2003/54/CE ed articolo 8 della direttiva 2004/8/CE).
Nella sostanza, ci permettiamo ancora in Aula di sollecitare e di suggerire l'utilità della soppressione, perché le direttive del Parlamento europeo e del Consiglio sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità escludono ogni altra forma da combustibile (o da nucleare, come in questo caso).
Ci permettiamo di suggerirne la soppressione perché immaginiamo che legittimamente cittadini od organizzazioni potranno ricorrere in sede comunitaria.
Chiediamo, quindi, ancora al Governo ed al Ministro, che è presente ai nostri lavori, se intendono rimanere, nell'interesse della scrittura di questo disegno di legge e della delega che alla fine il Parlamento conferirà, nell'ambito e nel campo della correttezza che ci premuriamo di ribadire, certi anche dell'accoglimento.

PRESIDENTE. Prendo atto, dunque, che i presentatori dell'emendamento Lulli 15.39 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, su questo tema avevamo avuto un dialogo giovedì scorso con il sottosegretario e ci era stata data la disponibilità a valutare la questione. Noi realizziamo centrali nucleari in Italia per due ragioni: per essere maggiormente indipendenti dall'estero e, in secondo luogo - non è una ragione meno importante e vi prego di prestare ascolto -, per dare energia alle aziende e ai cittadini a costi più bassi.
Noi abbiamo al nostro esame un emendamento successivo che prevede proprio questo, di accettare la priorità di dispacciamento dell'energia prodotta dal nucleare se non consta di più, altrimenti cosa si fa? Si dà priorità a energia caricandola sui cittadini con un costo in bolletta molto più alto. Avremmo portato a casa due danni: la costruzione di centrali che non tutti i cittadini vogliono e un aumento del costo dell'energia in Italia. Quindi, colleghi, stiamo molto, molto attenti a questo aspetto.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 15.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 71

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 484
Maggioranza 243
Hanno votato
234
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Libè 15.40 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Libè 15.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 481
Votanti 347
Astenuti 134
Maggioranza 174
Hanno votato
92
Hanno votato
no 255).

Passiamo alla votazione dell'articolo 15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario a questo articolo, che - devo dire - è stato migliorato nel corso dei lavori della Commissione e anche dell'Aula, ma che, a nostro avviso, ancora non ha raggiunto un livello di positività.
Per quale motivo? Come avevamo già detto, in primo luogo, siamo perplessi sull'uso della delega. Il ritorno al nucleare non è una questione che si può affrontare solo attraverso dei decreti legislativi e in base ad una delega conferita dal Parlamento al Governo. Si tratta di una questione complessa e c'è bisogno di raggiungere un certo grado di coesione nel Paese sul tema, perché altrimenti si rischia di non riuscire a realizzare l'obiettivo che intendiamo raggiungere.
Ho già sentito nel dibattito - da molti colleghi - l'idea della forzatura e dell'accelerazione dei tempi e credo che sia un atteggiamento comprensibile rispetto alle urgenze del Paese. Certamente abbiamo un problema aperto sui costi dell'energia, sull'approvvigionamento energetico, e, se vogliamo, anche per quanto riguarda l'inquinamento ambientale (ad esempio per i livelli di CO2) che detta la necessità al nostro Paese di accelerare un certo percorso energetico che potrebbe anche non escludere il ritorno al nucleare. Tuttavia, bisogna fare molta attenzione, perché sarebbe illusorio pensare di prendere misure così complesse con uno spirito che si potrebbe riassumere nella seguente immagine: ora arrivo io e sistemo la questioni in pochi giorni o in pochi minuti.
Nel merito - lo voglio ribadire - siamo molto perplessi sulla previsione di dichiarare i siti aree di interesse strategico nazionale. Il Governo non può rispondermi che questo dipende dal fatto che c'è bisogno di speciali forme di vigilanza e di protezione. Infatti, se così fosse, al massimo si poteva usare la definizione: interesse strategico nazionale al fine di garantire una sorveglianza degli impianti particolari.
Stabilire attraverso una delega la possibilità di dichiarare i siti «aree di interesse strategico nazionale» significa mettere un'arma discrezionale in mano al Governo. A mio avviso, al di là della nostra contrarietà, ciò non è rassicurante per il Paese e per le popolazioni.
Allo stesso modo, non siamo contrari a priori sulla questione del potere sostitutivo dello Stato. Vi è una previsione costituzionale e vi è una legge dello Stato che regola la materia: è necessario modificare la cosiddetta legge La Loggia per renderla più agevole e, quindi, regolare meglio il potere sostitutivo dello Stato. Lo si faccia. Non credo, tuttavia, che sia possibile farlo attraverso la delega, perché diventerebbe oggetto di una delega una funzione prevista dalla Costituzione. Anche in questoPag. 72caso - l'ho già detto, ma vorrei sottolinearlo di nuovo - ho sentito interventi di colleghi parlamentari della maggioranza affermare che, in qualche modo, sia necessario accelerare. Attenzione: sarebbe un errore.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANDREA LULLI. Gli altri due punti per i quali riteniamo di esprimere un voto contrario, riguardano l'insufficiente previsione alla lettera d) del comma 2 dell'articolo 15 (e mi fermo qui, altrimenti rischio di farla lunga) e la permanenza della previsione del comma 4 dello stesso articolo. Attenzione: il dispacciamento dell'energia nucleare non può essere prioritario, perché vi è una normativa europea che lo vieta. Ci troveremmo sottoposti ad una procedura d'infrazione comunitaria e prevedere, per delega, di essere sottoposti a ciò, francamente...

PRESIDENTE. Onorevole Lulli, per favore, concluda.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, come vede, abbiamo svolto un confronto di merito; non vi è un'opposizione pregiudiziale, ma - ahimè - una valutazione completa che ci porta a dichiarare il nostro voto contrario sull'articolo 15 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, il voto su questo articolo - mi rivolgo principalmente al sottosegretario, che ci ha seguito sin dall'inizio - poteva essere, da parte dell'Unione di Centro, favorevole, perché, come abbiamo detto, vi è stata la disponibilità a migliorare una serie di questioni. Inoltre - lo ripetiamo da tempo - siamo stati i primi, e lei sottosegretario con noi, a sostenere la necessità di utilizzare questa fonte di energia. Pertanto, non possiamo che trovarci d'accordo su questo punto. Siamo fermamente bloccati da quanto detto in precedenza: la questione del dispacciamento è una questione particolare.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MAURO LIBÈ. Chiedo scusa, signor Presidente, ancora pochi minuti. Non possiamo investire tanti soldi e ritrovarci fra quattro, cinque o dieci anni - speriamo che non sarà così - ad avere delle centrali, con i cittadini italiani - speriamo di no - che devono assolutamente comprare energia prodotta da esse, che costa di più. Veramente non avremmo risolto alcuna questione. Abbiamo necessità di rivedere anche in futuro questo argomento. Stiamo molto attenti, perché non è di poco conto. Per questo motivo, ci asterremo sull'articolo in esame (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario del gruppo dell'Italia dei Valori per tutte le motivazioni che abbiamo già esposto nell'illustrare gli emendamenti che abbiamo proposto all'articolo in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 484
Votanti 453
Astenuti 31
Maggioranza 227
Hanno votato
249
Hanno votato
no 204).

Pag. 73

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 1441-ter-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-ter-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro degli emendamenti Benamati 16.1, Quartiani 16.2, Cimadoro 16.3, Scilipoti 16.5, Lulli 16.7 e Quartiani 16.9.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Minasso 16.10 e formula, altresì, un invito al ritiro dell'emendamento Lulli 16.11.

PRESIDENTE. Il Governo?

ADOLFO URSO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Benamati 16.1.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento 16.1 formulato dal relatore.

GIANLUCA BENAMATI. No, signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

GIANLUCA BENAMATI. Questo è un emendamento che non è stato discusso in Commissione perché, come era già successo in precedenza, gli emendamenti del Governo avevano precluso alcuni emendamenti già presentati e questo vi rientrava. È un emendamento molto semplice, direi persino banale nella sua stesura. Cosa prevede l'articolo 16 sull'energia nucleare? Al primo capoverso esso dispone: «Con delibera del CIPE, su proposta del Ministero dello sviluppo economico, sentito il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sono definite le tipologie degli impianti di produzione di energia elettrica nucleare che possono essere realizzati sul territorio nazionale».
Ebbene, signor Presidente, abbiamo già una prima osservazione di merito sul termine «tipologie», in quanto riteniamo che un Comitato interministeriale dovrebbe stabilire dei «criteri» o dei «requisiti» all'interno dei quale potersi muovere. Ma questo sarà oggetto di un successivo emendamento e sarà discusso in seguito. Ciò che qui si dice è che, nel momento in cui un Comitato interministeriale deve definire delle caratteristiche di impianti che si realizzeranno in Italia (saranno caratteristiche tecniche: la potenza, la struttura dei sistemi di refrigerazione, il combustibile, ma anche caratteristiche di impatto ambientale e salubre, quindi anche sanitario) la logica vorrebbe che, in questo concerto dei Ministeri vi fosse anche il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per quanto ad esso compete in termini di sicurezza e salute del pubblico. Mi pare non sia pleonastico chiedere, in un'Aula nella quale molti parlamentari paventano rischi per la popolazione, che nella definizione di siffatte caratteristiche intervenga anche il Ministero deputato alla tutela della salute pubblica.
Concludo dicendo che era così nel sistema nazionale quando eravamo un Paese nucleare: quando si definì il progetto unificato nucleare, era infatti previsto il concorso di questo Ministero. Credo che si tratti di un emendamento che favorisce la sicurezza di tutti e la chiarezza. Chiederei, se possibile - ma, ammaestrato dall'esperienza, credo che ciò non accadrà - che il Governo rivedesse la sua posizione in merito e, in ogni caso, per chiarezza, la votazione dell'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, su questo emendamento ci asterremo ma unPag. 74rilievo lasciatemelo fare: proprio questo Governo, che lavora così in armonia tra tutti i Ministeri, doveva proporre il concerto tra i vari Ministeri su tali materie! Ciò dimostra, probabilmente, che questa grande armonia non esiste.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benamati 16.1 non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 443
Astenuti 34
Maggioranza 222
Hanno votato
200
Hanno votato
no 243).

Prendo atto che la deputata Pes ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Quartiani 16.2.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento 16.2 formulato dal relatore.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. No, signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente ringrazio il relatore e la Commissione per l'invito che mi rivolgono a ritirare l'emendamento, ma credo che intanto occorra valutare esattamente cosa esso comporti. Scusi, signor Presidente, il relatore sta facendo dei cenni.

ENZO RAISI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente c'è stato un errore: il parere della Commissione sull'emendamento Quartiani 16.2 è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

ADOLFO URSO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore. Ho fatto prima segno all'onorevole Quartiani, proprio perché siamo favorevoli ad ascoltare, in questo campo, le Commissioni parlamentari competenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Quartiani 16.2, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 471
Votanti 466
Astenuti 5
Maggioranza 234
Hanno votato
462
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Giammanco ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Cimadoro 16.3.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Cimadoro 16.3 formulato dal relatore.

ANTONIO BORGHESI. No, signor Presidente, insistiamo per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 75

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente pensiamo che questo Governo, come fa tendenzialmente rispetto al Parlamento, cerchi costantemente dei modi per escludere coloro che, invece, hanno un diritto di consultazione e di esprimere la loro opinione su questi temi. Prendiamo atto che in quest'ultimo caso si è ricreduto, fortunatamente, e quindi le Commissioni parlamentari saranno ascoltate.
Pensiamo che su un tema di questo genere, di una tale delicatezza (nel quale, tra l'altro, si vogliono anche favorire ed individuare i criteri per agevolare la costituzione di consorzi per lo sviluppo di quegli impianti) immaginare che sia esclusa la Conferenza Stato-regioni a noi pare inaccettabile.
Con questo emendamento invitiamo il Governo a riconsiderare la sua posizione e chiediamo che anche la Conferenza unificata sia ascoltata prima delle delibere e dei provvedimenti successivi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 16.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 479
Votanti 478
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
228
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che il deputato Zazzera ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Scilipoti 16.5.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Scilipoti 16.5 formulato dal relatore.

DOMENICO SCILIPOTI. No, signor Presidente, insistiamo per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO SCILIPOTI. Signor Presidente chiediamo che tale emendamento venga posto in votazione perché stiamo esclusivamente chiedendo di aggiungere una parola - e parlo a titolo personale - ossia «ENEA». Ciò significa che è indispensabile, a nostro giudizio, coinvolgere l'ENEA in quanto rappresenta l'ente con le maggiori competenze nel settore nucleare. Tali competenze, tra l'altro, gli sono state assegnate con il decreto legislativo 3 settembre 2003, n. 257.
Pertanto è importante per noi inserire questa piccola parola, «ENEA», che potrebbe tutelare tutti e garantire più tranquillità e serenità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scilipoti 16.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 475
Votanti 282
Astenuti 193
Maggioranza 142
Hanno votato
35
Hanno votato
no 247).

Passiamo all'emendamento Lulli 16.7.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Lulli 16.7 formulato dal relatore.

FEDERICO TESTA. No, signor Presidente, insistiamo per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 76

FEDERICO TESTA. Signor Presidente con questo emendamento chiediamo di sostituire il termine «tipologie» con il termine «requisiti».
La questione non è solo terminologica. Infatti, lasciare al Governo la scelta delle tipologie degli impianti significa che il potere pubblico, politico, deciderà quali saranno, tra le varie tecnologie possibili che possono essere utilizzate da chi costruirà e gestirà centrali nucleari, le opzioni migliori.
Invece, noi crediamo che le tipologie vadano scelte dagli operatori che si candideranno, se ciò avverrà, alla costruzione e alla gestione di centrali nucleari. Da questo punto di vista, ipotizzare che le tipologie siano scelte dal potere politico significa prevedere che sia la politica - e non il mercato - a decidere le modalità migliori di produzione di energia, le più economiche per la produzione di energia nucleare.
In questo senso, si tratta di un passo indietro nel percorso di apertura del mercato compiuto in questi anni, soprattutto con riferimento al mercato elettrico, perché con questa scelta si torna indietro. Per tale ragione, non accedo all'invito al ritiro dell'emendamento in esame e, anzi, chiedo che venga approvato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo per ribadire questo concetto. Siamo convinti che un Governo debba, per così esprimermi, «dare la dritta» garantendo il risultato cui approdare: non, quindi, le tipologie, ma i requisiti, che pure sono importanti. Altrimenti, quale è il rischio? È quello di demandare alla politica scelte tecniche che debbono derivare, sicuramente, dai tecnici e - concordo - anche dal mercato, perché è quest'ultimo che proporrà quali sono, in quel momento, le migliori tecnologie per rispondere alle richieste di produzione di energia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 16.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 483
Votanti 481
Astenuti 2
Maggioranza 241
Hanno votato
227
Hanno votato
no 254).

Passiamo all'emendamento Quartiani 16.9.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, se la terminologia ha un senso, poiché parliamo di centrali nucleari destinate a una funzione esatta che è l'offerta di energia elettrica al Paese, la relativa modalità di produzione deve essere intesa quale generazione di energia elettrica nucleare.
Diversamente, nel termine produzione - ne approfitto per chiedere al Ministro una precisazione - comprenderemmo non solo gli impianti per la generazione di energia elettrica da fonte nucleare, ma anche tutto l'ambito e il sistema che sta intorno e, quindi, da questo punto di vista, rischieremmo di produrre elementi di incentivazione che non devono essere presenti, oppure di intervenire su responsabilità che sono dei soggetti privati o pubblici, a seconda di chi gestirà gli impianti medesimi. Insomma, credo che sia giusto fare chiarezza su questi punti. Non si tratta di una questione di lana caprina.
Quando abbiamo varato la liberalizzazione del sistema elettrico, abbiamo creato da Enel quattro grandi compagnie di generazione elettrica. Non penso che le centrali nucleari si distinguano dai cicli combinatiPag. 77o dalle «turbogas» o dalle centrali a carbone per essere centrali che vanno oltre ovvero esondano dalla responsabilità e dal compito proprio, anche dal punto di vista tecnico e tecnologico della generazione di energia elettrica.
Il termine «produzione» è un'accezione talmente larga che rischia di essere interpretata e reinterpretata e può rischiare anche di determinare conflitti e conflittualità dal punto di vista dell'interpretazione a seguire, cioè nei momenti della realizzazione, della progettazione, del controllo e dei momenti che riguardano la sicurezza.
Quindi, non la ritengo una questione secondaria. Se il Governo e il relatore volessero rendere più precisamente l'idea del perché si sia usato il termine «produzione» di energia elettrica da centrali nucleari, forse riusciremmo a capire meglio quale sia il disegno che sottostà alla forma che il Governo usa rispetto a un contenuto che è quello della reintroduzione del nucleare in Italia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Quartiani 16.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato
219
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Minasso 16.10, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 475
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato
468
Hanno votato
no 7).

Prendo atto che il deputato Porcu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che le deputate Bernini Bovicelli e De Girolamo hanno segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Lulli 16.11.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dalla Commissione e dal Governo.

LAURA FRONER. No, signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA FRONER. Signor Presidente, intervengo per spiegare brevemente che con questo emendamento si intende evitare che la Cassa depositi e prestiti possa entrare nei consorzi per lo sviluppo e l'utilizzo degli impianti di produzione di energia nucleare perché si presume si possa configurare una forma di aiuto di Stato che potrebbe risultare contraria alle prescrizioni europee.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 16.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 78

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 477
Votanti 475
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato
222
Hanno votato
no 253).

Passiamo alla votazione dell'articolo 16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Federico Testa. Ne ha facoltà.

FEDERICO TESTA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per ribadire che, alla luce di quanto previsto nell'articolo relativamente soprattutto al tema della previsione che sia la politica a determinare le tipologie degli impianti che verranno installati in Italia (cosa che noi riteniamo un passo indietro sulla strada del mercato) e anche alla luce di quanto affermato dai colleghi Quartiani sul tema della generazione e dalla collega Froner rispetto all'intervento della Cassa depositi e prestiti, preannunciamo il voto contrario del Partito Democratico su questo articolo.

PRESIDENTE. Saluto il circolo anziani di Subiaco, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune insieme con il sindaco di questa cittadina dalla storia così lunga e importante, che risale a San Benedetto (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, questo è un articolo fondamentale. Oltre a quello sulla tipologia, sono «passati» due principi. In primo luogo, tutti i produttori interessati, invito a vedere anche, ultimamente, Federutility, quindi tutte le municipalizzate, si dicono pronti, tutti insieme, a costituire un unico soggetto industriale (un consorzio che preveda Eni, Edison e quant'altro) per costruirle.
In secondo luogo, al fianco ci sarà la Cassa depositi e prestiti che potrà sia dare liquidità, sia consentire allo Stato di controllare chi fa energia nucleare in Italia e, contemporaneamente, destinare una parte di questa energia nucleare o a fini di politica industriale o a fini di sostegno di fasce di basso reddito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto contrario dell'Unione di Centro su questo articolo per la motivazione che ho riferito prima: l'incapacità o la mancata voglia del Governo di aprire il mercato in questo campo. Riteniamo - lo ripetiamo - che il Governo è un organo che dovrebbe essere il più possibile regolatore, anche nel campo dell'energia. Proprio questo passaggio, che inficia molte delle scelte, ci induce al voto contrario. Ritenevamo e riteniamo che si debba permettere al mercato di scegliere di volta in volta la tipologia tecnicamente migliore. La scienza e la tecnologia fanno passi avanti giorno per giorno, anche la scelta delle tecnologie deve essere libera. Dobbiamo definire i requisiti sulla cui base permettere a tutti di competere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 468
Votanti 464
Astenuti 4
Maggioranza 233
Hanno votato
252
Hanno votato
no 212).

Prendo atto che il deputato Raisi ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto votare a favore.

Pag. 79

(Esame dell'articolo 16-bis - A.C. 1441-ter-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16-bis e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1441-ter-A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro dei seguenti emendamenti: Benamati 16-bis.1, Lulli 16-bis.2, Polledri 16-bis.3, identici emendamenti Libè 16-bis.4 e Mariani 16-bis.5, Versace 16-bis.6 e 16-bis.7, identici emendamenti Cimadoro 16-bis.8 e Lulli 16-bis.9, Ruggeri 16-bis.10.
La Commissione accetta l'emendamento del Governo 16-bis.500.
La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Cimadoro 16-bis.11 e degli identici emendamenti Libè 16-bis.13 e Mariani 16-bis.14, nonché degli emendamenti Servodio 16-bis.16, Scilipoti 16-bis.18 e 16-bis.19, Cimadoro 16-bis.20, Servodio 16-bis.21.
La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 16-bis.300.
La Commissione, inoltre, formula un invito al ritiro degli emendamenti Rainieri 16-bis.41, Mariani 16-bis.22 e Lulli 16-bis.23.
La Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti Della Vedova 16-bis.24, Lazzari 16-bis.25, Fallica 16-bis.26 e accetta, altresì, l'emendamento 16-bis.501 del Governo.
La Commissione, inoltre, formula un invito al ritiro sugli emendamenti Margiotta 16-bis.27, 16-bis.28, 16-bis.29 e 16-bis.30.
Per quanto riguarda l'emendamento Polledri 16-bis.39...

PRESIDENTE. Onorevole Raisi, l'emendamento Polledri 16-bis.39 è stato ritirato.

ENZO RAISI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro degli emendamenti Margiotta 16-bis.31, 16-bis.32, 16-bis.33 e 16-bis.34, Lazzari 16-bis.35, Margiotta 16-bis.40, Togni 16-bis.37, Polledri 16-bis.38.
La Commissione raccomanda, infine, l'approvazione dei suoi emendamenti 16-bis.301 e 16-bis.302, nonché del suo subemendamento 0.16-bis.300.300. La Commissione raccomanda, infine, l'approvazione del suo emendamento 16-bis.303.

PRESIDENTE. Il Governo?

ADOLFO URSO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Benamati 16-bis.1.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, cercherò di essere breve in quanto, anche considerato l'esito delle votazioni sugli emendamenti precedenti, credo che ci sia una destino segnato. Stiamo parlando di evitare la chiusura di un organismo autonomo, il Fondo bombole metano, di cui al comma 2 dell'articolo 16-bis si prevede l'accorpamento con la Cassa GPL. Brevemente, questo fondo, che si occupa della manutenzione e dei collaudi con sostituzione di serbatoi e sistemi in pressione contenenti metano, riguarda anche il sistema dell'autotrazione. Come sappiamo, in Italia tali autovetture interessano circa 120 mila utenti che trovano in questo organismo un sistema di controllo, certificazione e sostituzione dei serbatoi dei loro veicoli. Il Fondo si occupa di ciò con due siti di collaudo nelle Marche e in Emilia e diversi depositi di lavoro in numerose regioni italiane.
Il Fondo si finanzia direttamente, senza gravare sullo Stato, con un prelievo sul metano che è stato anche ridotto recentemente. Devo dire che ha contribuito in maniera significativa al consolidamento nel nostro Paese dell'uso del metano nel settore dell'autotrazione e dei veicoli. In questo senso ha anche prodotto, con un'attivitàPag. 80proficua e lunga, una riduzione notevole (fino quasi a zero) degli incidenti, ad esempio nel settore automobilistico, causati o imputabili ai sistemi di contenimento e stoccaggio di questo gas.
Non si vede quindi la ragione ultima di questo accorpamento. Potrebbe esserci un evidente danno per l'utenza in un settore che riguarda molte persone e che interessa una fetta importante della nostra industria, come il mercato automobilistico delle autovetture a metano in cui l'Italia ha una indiscussa leadership. Per questi motivi, proponiamo la soppressione di questo capoverso dal comma 2 dell'articolo 16-bis.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benamati 16-bis.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 461
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato
210
Hanno votato
no 251).

Saluto i professori e gli studenti del primo liceo scientifico e della prima, seconda e terza media del convitto nazionale «Melchiorre Delfico» di Teramo, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo all'emendamento Lulli 16-bis.2.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GIOVANNI SANGA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, una recente legge affida al Governo l'individuazione degli enti che devono essere soppressi e contestualmente anche la loro riorganizzazione. Nonostante questa legge, con questo articolo 16-bis vengono soppressi alcuni enti tra cui la Cassa conguaglio per il settore elettrico. Si tratta di un ente di piccola dimensione, con meno di quaranta dipendenti, che tuttavia non grava in alcun modo sul bilancio pubblico, in quanto questo ente è finanziato direttamente dai consumatori attraverso i conti che gestisce.
Questa Cassa svolge una funzione di grande importanza nel settore energetico. Essa, infatti, per conto dell'Autorità per l'energia, vigila tramite accertamenti ed ispezioni - spesso anche insieme alla guardia di finanza - sulle attività degli operatori e gestisce anche le perequazioni finanziarie. L'attività di vigilanza negli ultimi anni ha consentito il recupero di importi indebitamente percepiti dagli operatori per oltre 100 milioni di euro, una cifra molte volte superiore al costo annuale dell'ente. La gestione delle perequazioni comporta una giacenza media superiore al miliardo di euro.
Non essendoci poi alcun beneficio per il bilancio pubblico, occorre domandarsi quale sia la finalità della soppressione dell'ente. Tenendo conto che tali attività, paradossalmente, vengono poi affidate a due società per azioni, l'Acquirente unico Spa e il Gestore dei Servizi Elettrici Spa, gli esiti non possono che essere una paralisi dell'attività di vigilanza e lo scippo da parte dello Stato del miliardo di euro che è denaro dei consumatori.
Di pari gravità appare anche il vulnus operato all'assetto del settore elettrico che vede oggi l'Acquirente unico operare nel mercato all'ingrosso in condizioni paritarie rispetto ad altri soggetti: di fatto, l'acquisizione della Cassa conguaglio per il settore elettrico gli darebbe un indebito vantaggio sia in termini finanziari che informativi e ciò in aperto contrasto con le vigenti direttive comunitarie. Si tratterebbe,Pag. 81quindi, di un grossolano e velleitario tentativo che prima o dopo dovrebbe essere comunque revocato per evitare anche interventi della Commissione europea.
Signor Presidente, queste sono le ragioni del nostro emendamento che ovviamente non ritiriamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 16-bis.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato
198
Hanno votato
no 247).

Prendo atto che i deputati Colaninno, Vaccaro e Calgaro hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Marinello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Polledri 16-bis.3.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, accolgo l'invito al ritiro ma intendo motivarlo.
Accolgo l'invito al ritiro perché la Lega è parte di questa maggioranza, quindi, rispetta i patti e i vincoli di maggioranza, se devo però consegnare una riflessione politica, dico che, a nostro giudizio, come ho già affermato in Commissione, l'idea di far sparire la Cassa conguaglio è un errore che penso, e mi auguro, che possa essere modificato al Senato.
È un errore per i motivi espressi dal collega che mi ha proceduto, che sono fondamentalmente tre. Il primo è che nella dinamica di ripartizione dei costi la Cassa conguaglio è efficiente. Il secondo motivo attiene alle sue funzioni di vigilanza che l'anno scorso hanno consentito un recupero presuntivo (in sede di TAR si dovrà giudicarlo come tale) di circa 100 milioni di euro. Il terzo è che proprio il cosiddetto «decreto Brunetta» in qualche modo consente che venga tagliata e destinata al legittimo tutore che è l'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Vi è un ulteriore motivo per poterla mantenere in piedi: questo organismo si troverebbe a svolgere il ruolo di controllore e di controllato.
Ciononostante, per i motivi già sopra espressi, ritiro il mio emendamento.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, faccio mio, a nome del gruppo Partito Democratico, l'emendamento Polledri 16-bis.3. Noi riteniamo un errore sopprimere la Cassa conguaglio, che è uno strumento importante soprattutto per il funzionamento del libero mercato e del ruolo regolatorio dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Per questa ragione lo facciamo nostro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, vorrei rivolgermi al Governo perché sopprimere la Cassa conguaglio è un errore; così facendo si dà, peraltro, un colpo all'Autorità per l'energia elettrica e il gas e alla sua operatività.
Non è, quindi, una questione di puntiglio, ma si tratta semplicemente di riconoscere che certi strumenti sono utili a svolgere una funzione importante e delicata: credo che questa norma vada contro il buonsenso e l'efficacia di un'iniziativa.Pag. 82
Del resto, lo stesso onorevole Polledri lo ha affermato: non la prendete come una provocazione, ma è semplicemente la sottolineatura di un problema aperto. A mio avviso, se esso fosse risolto, si darebbe un contributo importante al funzionamento e all'efficacia del nostro sistema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, intervengo anche sul successivo emendamento 16-bis.4, a mia prima firma, perché faccio mie le parole pronunciate prima dall'onorevole Polledri: qui ci troviamo davanti alla Cassa conguaglio, che funziona e svolge un ruolo importantissimo di controllo. Non dimentichiamo che essa ha un ruolo di controllo anche sull'Acquirente unico. Ci troviamo ad accorpare, all'interno dell'Acquirente unico, il suo organo di controllo: mi sembra che questa previsione non stia proprio in piedi.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Polledri 16-bis.3, ritirato dal presentatore e fatto proprio dal gruppo Partito Democratico, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 459
Votanti 458
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato
212
Hanno votato
no 246).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo agli identici emendamenti Libè 16-bis.4 e Mariani 16-bis.5. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

SALVATORE MARGIOTTA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e rinuncio alla dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Libè 16-bis.4 e Mariani 16-bis.5, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato
209
Hanno votato
no 243).

Passiamo all'emendamento Versace 16-bis.6.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Versace 16-bis.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
223
Hanno votato
no 240).Pag. 83

Passiamo all'emendamento Versace 16-bis.7. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Versace 16-bis.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 455
Astenuti 8
Maggioranza 228
Hanno votato
216
Hanno votato
no 239).

Prendo atto che il deputato Papa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non so se lei preferisce che faccia come il collega Laboccetta questa mattina e inizi a indicare il numero di file nelle quali si vota per due o per tre, ma, poiché siamo arrivati a un punto francamente inaccettabile (nel senso che le file sono veramente tante), prima di chiederle formalmente il controllo delle tessere, la pregherei, quando apre la votazione, di procedere ad una verifica, perché la situazione sta diventando veramente insostenibile.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei mi invita a rifare qualcosa che ha già fatto una volta, attirandomi molte critiche. Tuttavia, lo rifarò.
Passiamo agli identici emendamenti Cimadoro 16-bis.8 e Lulli 16-bis.9. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, signor sottosegretario, i commi 6 e 7 dell'articolo 16-bis rappresentano la classica situazione per cui l'intero impianto dell'opzione nucleare in l'Italia sembra essere di una debolezza e di contenuti assolutamente poco condivisibili.
I commi 6 e 7 riguardano la Sogin Spa, il suo commissariamento e la sua nuova mission. Mi chiedo - e chiedo soprattutto al Governo - perché nel nostro Paese, benché l'opzione nucleare sia stata abbandonata fin dal 1987, il decommissioning non sia stato mai avviato. Si può dire così, ma è così. Infatti, esso è ancora da avviare nelle centrali di Latina, di Trino Vercellese, di Caorso, del Garigliano, nei centri di stoccaggio di Casaccia, di Bosco Marengo, di Saluggia e di Rotondella. In quello di Saluggia si dovrà ricorrere alla cementazione dei rifiuti liquidi, una volta trasferiti dai vecchi ai nuovi serbatoi. In sostanza, a ventuno anni da quel referendum che abrogò l'opzione nucleare, si è affidata alla Sogin Spa una mission che fondamentalmente non è mai cominciata. Ora essa viene commissariata affidandole nuovi ruoli che non saranno noti fino a quando la delega sarà stata espletata. Ma quando parliamo della mission e del decommissioning della Sogin Spa, stiamo parlando sostanzialmente del fatto che bisognava già allestire anche il sito nazionale temporaneo di deposito delle scorie. Onorevoli colleghi, quando parliamo del nostro Paese e del volume delle scorie, stiamo parlando modestamente di 8 mila metri cubi di scorie ad alta pericolosità, vale a dire di una quantità irrisoria rispetto a Paesi europei come la Francia, di cui tanto parliamo, e la stessa Germania.
Non va dimenticato anche che lo smantellamento dei quattro impianti di Latina, Trino, Caorso e Liri-Garigliano ha un costo, che al Parlamento italiano e ai Governi che si sono succeduti è noto. È unPag. 84costo che l'Agenzia internazionale per l'energia e la Sogin Spa, in sede di indagine nella X Commissione, hanno quantificato in 3 miliardi di dollari. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, insisto che l'opzione che il Governo chiede attraverso la delega (articoli 15, 16, 16-bis e 17), è fondata su una seria di contraddizioni e soprattutto di situazioni assolutamente non condivisibili.
Da ventuno anni questo Paese ha chiuso con un'opzione e da ventuno anni, al netto delle scorie, il processo di decommissioning non si è completato.
Userò questo termine per chiedere il voto favorevole su questi emendamenti, perché c'è un problema di affidabilità, quando si definiscono o si vogliono definire grandi opzioni. Con riferimento ai commi 6 e 7 dell'articolo in esame, confermo la non affidabilità della delega che ci viene chiesta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Cimadoro 16-bis.8 e Lulli 16-bis.9, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
204
Hanno votato
no 251).

Passiamo all'emendamento Ruggeri 16-bis.10.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Ruggeri 16-bis.10 formulato dal relatore.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, ovviamente non accettiamo l'invito al ritiro e insistiamo per la votazione, perché riteniamo che questo emendamento sia importante e vogliamo che l'Aula si esprima.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, vorrei intervenire, se posso dire così, come persona informata sui fatti. Credo che questo sia un passaggio molto rilevante. Quando facemmo la riforma del sistema elettrico, nel 1999, individuammo attorno a Sogin Spa il soggetto operativo, potremmo dire il playmaker di un'operazione che riguardava gli esiti del nucleare, e quindi una soluzione di sistema ai problemi che rimanevano aperti.
Avevamo previsto che Sogin Spa fosse il punto ordinatore dell'operazione industriale, prevedendo anche la possibilità di fare accordi industriali con società a prevalente capitale pubblico, così che potesse partire il decommissioning. Avevamo previsto che Sogin Spa potesse cooperare insieme ad ENEA per la localizzazione del deposito di superficie. Dal 2001 al 2006 tutte le operazioni si fermarono; negli ultimi due anni si è ripresa un'operazione che ha a che fare con il decommissioning, cioè lo spostamento temporaneo delle prime barre in Francia.
Vorrei veramente richiamare il Parlamento su una questione che richiede una certa attenzione: non possiamo immaginare, pur nelle diverse opinioni, una nuova riflessione attorno al tema del nucleare se continuiamo a tessere la tela di Penelope. Non esiste possibilità alcuna che credibilmente questo Paese possa mettersi in una traiettoria di produzione nucleare se non facciamo prima e subito alcune cose necessarie. Ci sono i soldi per far partire il decommissioning, che è l'unica palestra vera per la nostra industria nazionale e per le nostre tecnologie. Non si può, con norme di questo genere, farci perdere un altro giro.Pag. 85
Vi invito a riflettere: rischiamo di voler fare le cose difficili, senza fare le cose più semplici e più necessarie. Vi invito a riflettere: se ci sono problemi per quel che riguarda la migliore composizione tra le strategie di Sogin Spa e le strategie dell'industria nazionale, se ci sono problemi di miglior delimitazione dei compiti fra Sogin Spa, ENEA e così via, si discuta, si risolva, si può fare in una settimana, però, attenzione, non veniteci a raccontare che nel 2020 si parte con la produzione nucleare se fate perdere un altro giro sul deposito di superficie e sul decommissioning delle centrali esistenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, vorrei esprimere anch'io brevemente alcune osservazioni su questo passaggio delicato. Una volta c'era il nucleare in Italia, c'era il CNEN, c'erano le università, c'erano i ricercatori e c'era l'industria, un'industria importante che vedeva il settore termoelettromeccanico nucleare avere forza in Italia e anche nel mondo con dei marchi importanti: Ansaldo Nucleare, Fochi, Belleli. Tutti nomi che sono scomparsi!
Ora, l'idea che si debba ricominciare da zero non può, però, passare attraverso decisioni così assurde, che sembrano solo una logica da spoil system.
Poiché si deve sostituire qualche amministratore, lo si commissaria, ma si dà un segnale...

PRESIDENTE. Onorevole Tabacci, devo invitarla a concludere.

BRUNO TABACCI. Ha ragione perfettamente. Poiché capita qualche volta di essere senza tempo e di avere delle cose importanti da dire, mi scuso; vorrà dire che lo utilizzerò per qualche altra volta.

PRESIDENTE. Onorevole Tabacci, purtroppo il suo gruppo ha esaurito i tempi.
Prendo atto, dunque, che i presentatori dell'emendamento Ruggeri 16-bis.10 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruggeri 16-bis.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 460
Votanti 457
Astenuti 3
Maggioranza 229
Hanno votato
207
Hanno votato
no 250).

Prendo atto che il deputato Favia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto foverovole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16-bis.500 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 453
Votanti 450
Astenuti 3
Maggioranza 226
Hanno votato
247
Hanno votato
no 203).

Prendo atto che i deputati De Pasquale e Misiani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Giammanco ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'emendamento Cimadoro 16-bis.11.Pag. 86
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Cimadoro 16-bis.11 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 16-bis.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 261
Astenuti 202
Maggioranza 131
Hanno votato
13
Hanno votato
no 248).

Prendo atto che la deputata Schirru ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi e che la deputata Mura ha segnalato che si è astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto foverovole.
Ricordo che gli identici emendamenti Libè 16-bis.13 e Mariani 16-bis.14 sono preclusi dall'approvazione dell'emendamento 16-bis.500 del Governo.
Passiamo all'emendamento Servodio 16-bis.16.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Servodio 16-bis.16 formulato dal relatore.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, mi riferisco in questo intervento ai miei emendamenti 16-bis.16 e 16-bis.21. Vorrei richiamare l'attenzione del sottosegretario Urso e anche del relatore su queste due proposte emendative, che sono rafforzative e migliorative del comma 8.
Questi emendamenti indicano all'interno dell'attuazione dei programmi per l'efficienza e il risparmio energetico, quindi anche del piano straordinario che deve mettere in campo il Ministero dello sviluppo economico di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il ruolo che deve certamente svolgere il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
Sappiamo, infatti, che nello sviluppo delle fonti rinnovabili le agroenergie possono e devono avere un ruolo importante; e aggiungiamo, con il mio successivo emendamento 16-bis.21, che il piano agroenergetico nazionale deve essere contenuto all'interno di questo piano straordinario.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17,30)

GIUSEPPINA SERVODIO. Voglio informare il Governo, ma anche la Commissione attività produttive e, quindi, il relatore, che la Commissione agricoltura si sta impegnando sulle agroenergie, attraverso l'esame di diverse proposte di legge di tutti i gruppi parlamentari.
A tale proposito, veramente vorrei rivolgere un appello ai colleghi della Commissione agricoltura, perché non possiamo sostenere in Commissione una tesi (questa mattina il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali ha anche svolto un'audizione), e poi non approfittare del provvedimento in esame per dare il giusto rilievo alla materia delle agroenergie, pur essendo una materia delicata. Noi come Commissione agricoltura cercheremo di non stravolgere e di non andare al di là dei limiti che l'agricoltura deve porsi nell'ambito del settore energetico come fonte rinnovabile.
Signor Presidente, non ritiro quindi né il mio emendamento 16-bis.16 né il mio emendamento 16-bis.21, chiedendo veramente al Governo di valutare positivamente le argomentazioni formulate, che non sono di parte, bensì maturate all'interno della Commissione agricoltura.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Servodio 16-bis.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 87

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato
214
Hanno votato
no 242).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16-bis.301 della Commissione, accettato dal Governo ...

ENZO RAISI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione, ma invito i colleghi a chiedere per tempo la parola. Prego, onorevole relatore.

ENZO RAISI, Relatore. Mi scusi, signor Presidente, quale emendamento stiamo votando?

PRESIDENTE. Stiamo votando l'emendamento fuori sacco 16-bis.301 della Commissione.

ENZO RAISI, Relatore. Va bene, signor Presidente, le chiedo scusa, ma non avevo capito.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento 16-bis.301 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, c'è stato un momento di confusione, ma voglio confermare il nostro voto favorevole sull'emendamento 16-bis.301 della Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16-bis.301 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 463
Votanti 456
Astenuti 7
Maggioranza 229
Hanno votato
455
Hanno votato
no 1).

Passiamo all'emendamento Scilipoti 16-bis.18.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scilipoti 16-bis.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 465
Votanti 462
Astenuti 3
Maggioranza 232
Hanno votato
213
Hanno votato
no 249).

Per cortesia colleghi, vi invito a votare ognuno per sé!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16-bis.302 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Pag. 88

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 458
Votanti 450
Astenuti 8
Maggioranza 226
Hanno votato
447
Hanno votato
no 3).

Passiamo all'emendamento Scilipoti 16-bis.19.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scilipoti 16-bis.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

ROBERTO GIACHETTI. Non vede niente, signor Presidente (Commenti di deputati del gruppo Popolo della Libertà)?

PRESIDENTE. Colleghi per cortesia, è talmente visibile ed evidente quello che sta accadendo che mi costringete ad effettuare un controllo (Commenti dei deputati del Partito Democratico). Per cortesia colleghi, altrimenti devo procedere ad un controllo.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 392
Maggioranza 197
Hanno votato
184
Hanno votato
no 208).

Prendo atto che il deputato Ria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Castiello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

Passiamo all'emendamento Cimadoro 16-bis.20.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cimadoro 16-bis.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Colleghi, vale la raccomandazione fatta per la votazione precedente (Commenti dei deputati del Partito Democratico)!

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 440
Votanti 438
Astenuti 2
Maggioranza 220
Hanno votato
202
Hanno votato
no 236).

Scusate colleghi, ma adesso devo chiedere ai segretari di fare una «passeggiata» per i banchi (Applausi - I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Passiamo all'emendamento Servodio 16-bis.21.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Servodio 16-bis.21 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Servodio 16-bis.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Golfo, per cortesia! (Commenti).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 422
Votanti 420
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato
192
Hanno votato
no 228).Pag. 89

Prendo atto che il deputato Vico ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intanto vorrei far rilevare che ci deve essere un difetto nel funzionamento dei tasti perché, qualche votazione fa, i voti contrari erano 208, poi sono diventati 240 e adesso sono 228 (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). È così! Vi potrà dare fastidio, ma le cose stanno così.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Pianeggiavate troppo!

ROBERTO GIACHETTI. Alzati e poni il problema dei favorevoli. Se non ti dispiace, io mi occupo dei voti contrari.
Signor Presidente, vorrei anche che lei ci comunicasse - sarebbe utile per il mio gruppo saperlo - il numero legale necessario in questo momento in Aula, perché l'ultima votazione prevedeva 228 voti da parte della maggioranza.

PRESIDENTE. Il numero legale è raggiunto con 258 presenti, onorevole Giachetti.
Passiamo alla votazione del subemendamento 0.16-bis.300.300 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, desidero dichiarare il mio voto favorevole sul subemendamento in esame, che aggiunge all'emendamento 16-bis.300, in fine, le parole «previa intesa con gli enti locali interessati».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.16-bis.300.300 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 428
Votanti 424
Astenuti 4
Maggioranza 213
Hanno votato
424).

A seguito dell'approvazione del subemendamento 0.16-bis.300.300 della Commissione, il parere della Commissione affari costituzionali sull'emendamento 16-bis.300 deve intendersi favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16-bis.300 della Commissione, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 430
Votanti 427
Astenuti 3
Maggioranza 214
Hanno votato
426
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Scelli, Iapicca, Sbai, Dima e Paolo Russo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Mariani 16-bis.22.
Chiedo ai presentatori dell'emendamento Mariani 16-bis.22 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

SALVATORE MARGIOTTA. No, signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Pag. 90

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, questo emendamento si riferisce ad un comma la cui impostazione, per la verità, sarebbe positiva. Infatti, finalmente, si parla di fonti rinnovabili, si prevedono incentivi ed anche una semplificazione di procedure per arrivare alla realizzazione di impianti. Questo in totale controtendenza rispetto all'atteggiamento che il Governo sta mantenendo in sede di Unione Europea come, peraltro, ieri abbiamo avuto modo di constatare in Commissione ambiente attraverso l'audizione del Ministro Prestigiacomo.
Si tratta di una posizione che ci sta isolando nell'Unione Europea dai grandi Paesi a noi affini: guidiamo un'alleanza strana con Polonia, Slovacchia e altri Paesi di questo tipo rispetto al rallentamento degli obiettivi del «20-20-20» da conseguire entro il 2020. Si tratta di obiettivi che Barroso e, di recente, da ultimo, anche Sarkozy, precisano essere obiettivi importanti per tutti noi. Rispetto, quindi, al climate change il Governo è molto in ritardo.
Con riferimento al comma in oggetto, il Governo dà segno di muoversi positivamente, prevedendo misure a favore delle energie rinnovabili. Mi riferisco ad uno dei tre «20», quello appunto che richiede che il 20 per cento della produzione totale di energia avvenga attraverso le fonti alternative. Tuttavia, incredibilmente e stranamente - da qui nasce il nostro emendamento a prima firma dell'onorevole Mariani, il nostro capogruppo in Commissione - si espropriano totalmente le amministrazioni regionali e locali di ogni possibile parola in riferimento alla realizzazione di tali impianti. Non capiamo perché non si accolga un emendamento in cui si prevede soltanto di tener conto delle competenze delle regioni e delle amministrazioni locali.
Ci sembra ancora più incredibile tutto ciò, quando contemporaneamente, in questi giorni e in questi mesi (e vedremo ancora quanto oltre), si sbandiera ad ogni piè sospinto il federalismo, la necessità che le regioni si autodeterminino e la necessità che i comuni abbiano un peso rispetto a tutte le scelte importanti.
Da un lato, si dice questo e si predica in un modo, mentre, dall'altro, si pratica in modo assolutamente contrario. Si vuole, ancora una volta, centralizzare ogni decisione, espropriare i territori della facoltà di decidere sulle scelte programmatiche che li riguardano, centralizzando completamente ogni atto, anche in relazione alle fonti energetiche rinnovabili.
Questo è il motivo per il quale abbiamo proposto l'emendamento in oggetto ed ecco perché ci sembra veramente assurdo che il Governo e il relatore abbiano espresso un parere contrario.
Confidiamo che i singoli parlamentari della maggioranza vogliano votarlo, sostenendo quanto essi dicono essere uno degli obiettivi di questa legislatura, e cioè il federalismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 16-bis.22 non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Ascierto, per cortesia! Onorevole Rossa, per cortesia!

Dichiaro chiusa la votazione.
Onorevole Lussana, per cortesia, di chi è quel voto là?

MAURIZIO BIANCONI. Presidente, guardi lassù! L'ultima fila!

MASSIMO VANNUCCI. Guardi di là, Presidente! Da quella parte!

PIETRO LAFFRANCO. Là, Presidente, guardi là!

TERESA BELLANOVA. Vergognati! Vergognatevi!

Pag. 91

PRESIDENTE. Calma! Calma! Si vedono tutti! Onorevole Rossa! Si vedono tutti, onorevole Rossa! Onorevole Bossa! Non si preoccupi, onorevole Bocchino! Onorevole Bossa!
Annullo la votazione! (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ITALO BOCCHINO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, la funzione del Presidente, al di là della parte dell'emiciclo che lo ha eletto (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico) deve essere quella, da un lato, di garantire l'equilibrio, dall'altro, di garantire anche la funzionalità dell'Assemblea. Io le rivolgo un invito: esiste un meccanismo per il controllo delle schede - visto che c'è stata una richiesta - che è chiaro e codificato, cioè la richiesta ai segretari di verificare nei settori, incrociando i segretari secondo i gruppi di appartenenza.
Se lei, ogni volta, tiene aperta la votazione, si gira attorno (quando dico attorno esagero, considerando anche i torcicolli) e, a quel punto, se trova qualche «pianista» da qualche parte dell'emiciclo, annulla la votazione, lei viene meno ad uno dei suoi compiti fondamentali: quello cioè di garantire la funzionalità e la velocità dei lavori. Lei deve garantirci la velocità dei lavori! Se ci sono delle schede doppie utilizzi i segretari, le faccia togliere, ma non ci impedisca di lavorare e di approvare i provvedimenti che sono all'ordine del giorno dell'Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Svolga la sua funzione con terzietà!

PRESIDENTE. Onorevole Bocchino, lei mette in dubbio quanto detto rispetto ai due parlamentari che ho richiamato?

MAURIZIO BIANCONI. Sì, proprio così. Perché non guardi mai di là?

PRESIDENTE. È proprio perché voglio far funzionare e far lavorare l'Assemblea, che non voglio che ci siano voti doppi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia)!

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, voglio intanto esprimerle... Signor Presidente, oltre all'onorevole Bocchino sta parlando anche un rappresentante del Partito Democratico. Quando lei sarà in grado di ascoltarmi terminerò il mio intervento.
Signor Presidente, vorrei esprimerle, intera e piena, la solidarietà da parte del Partito Democratico e complimentarmi con lei - se i colleghi della maggioranza hanno pazienza - perché trovo che le argomentazioni portate dal vicepresidente del gruppo del PdL lasciano allibiti. Io so signor Presidente, che la pratica del doppio voto non si manifesta soltanto dalla parte della maggioranza. Ovviamente, ho il dovere, nel momento in cui non si è in numero legale, per il mio gruppo, ovviamente, di sottolineare che questa pratica si manifesta.
Ma il fatto che, qui dentro, qualcuno tenti, con un'arringa come quella che è stata fatta, di arrivare quasi al linciaggio morale di un Presidente della Camera che chiede che sia mantenuta moralità politica nel momento in cui ci sono persone che in maniera evidente votano, da una parte e dall'altra, per altre persone, è la cosa più ignobile che possa accadere in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Credo che tutti noi avremmo il dovere di rivolgerle rispetto e ringraziamento per ciò che sta facendo e che, casomai, quelle grida e quelle accuse dovrebbero essere rivolte a tutti coloro che si comportano inPag. 92un modo che non è morale in quest'aula per quello che rappresentiamo e per quello che dovremmo fare.
Le vorrei anche dire, signor Presidente, che ciò che è inaccettabile è che il collega Bocchino venga a farci lezioni di moralità! È da questa mattina (nonostante il Presidente della Camera abbia urbi et orbi annunciato che avremmo dovuto lavorare addirittura votando il venerdì), anzi potrei dirvi che è da ieri perché è da ieri, se guardate i voti, che non avete il numero legale e siete sempre a rischio! È da questa mattina che votate senza essere in numero legale, con voti doppi, tripli, quadrupli e l'onorevole Bocchino alle 17,50, dopo che, da una votazione all'altra, siete passati, dopo il controllo, da 250 voti a 208, ha anche la faccia di venire a fare la morale a qualcuno qui dentro? Vi dovete vergognare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ricordando all'onorevole Bocchino che, dopo avere richiamato l'onorevole Lussana, ho richiamato anche l'onorevole Bossa, faccio notare che qui ci sono delle schede che appartengono a parlamentari di gruppi dell'opposizione perché evidentemente sono meno veloci nel mettere le tessere in tasca come fate voi... (Proteste dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

MAURIZIO BIANCONI. Lei non lo può dire questo! Non lo può dire!

PRESIDENTE. Detto questo, ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, non era mia intenzione rivolgermi a lei direttamente, in quanto ho chiesto di intervenire con l'intenzione di interloquire sul comportamento dell'onorevole Giachetti e lo farò a breve.
Dopo le sue ultime parole, però, devo richiamarla perché lei, da Presidente della Camera, deve rispettare la maggioranza tanto quanto l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e mi auguro che dopo la sua infelice uscita si scusi con l'Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
Detto questo l'onorevole Giachetti (era il motivo del mio intervento) strumentalmente richiama all'uso della moralità i vari componenti dell'Assemblea. Lo fa strumentalmente - ripeto - e ha messo in difficoltà la sua direzione e anche i lavori dell'Aula.
Però è giusto ricordare (perché è da un'ora che il sottoscritto controlla) che sulla fila immediatamente a sinistra dell'onorevole Giachetti - e quindi a non più di trenta centimetri da colui che ci richiama alla moralità e che è anche vicecapogruppo - sono presenti tre deputati eppure, da due ore, le luci che si accendono alle postazioni dimostrano che a votare sono sempre e sistematicamente quattro!
Quindi l'onorevole Giachetti cambi almeno gli occhiali e controlli quello che succede al suo fianco perché la moralità è una cosa seria e non deve essere venduta da degli imbecilli (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. (Applausi ironici dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà - Vivi commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente... (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Barbato la prego di non... (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente ricordo che le dame del Settecento,Pag. 93pure quando erano brutte e grezze, si mettevano a posto con stucchi, ciprie e trucchi. Allora creavano una vera maschera e coprivano le bruttezze. La politica qui sta usando questa maschera, la maschera dell'ipocrisia.
Precedentemente, signor Presidente, lei è stata attaccata da una persona che ha imbrogliato i campani, perché quando l'onorevole Bocchino, nel 2005, si candidò in Campania alla carica di presidente della regione, si presentò alle elezioni con questa promessa: «Io non me ne andrò da qui, dal consiglio regionale, qualsiasi sia l'esito». Dopo tre giorni dalle elezioni, in cui le «buscò», egli fuggì via. Pertanto, questi sono i signori che vengono qui, che non hanno moralità e le vengono a dare lezioni, signor Presidente. Non possono permettersi di fare queste cose (Proteste dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Colleghi, ha parlato un collega per gruppo. Ripeto, è intervenuto un deputato per gruppo e credo di dovere interrompere, adesso, i nostri scambi, anche vivaci, su questo argomento.
Mi corre, tuttavia, l'obbligo di accogliere una richiesta proveniente dagli onorevoli Bocchino e Luciano Dussin, perché mi sono espressa impropriamente, cedendo, in qualche modo, ad una sorta di provocazione dell'onorevole Bocchino - egli ammetterà che di questo si trattava - e in effetti il termine da usare in quest'Aula è sempre il «noi» (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania) e da questo punto di vista concordo.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mariani 16-bis.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

ANDREA LULLI. Presidente, guardi da quella parte!

MAURIZIO BIANCONI. Che dici? Presidente, guardi di là!

GIOVANNA MELANDRI. Vergogna!

PIETRO LAFFRANCO. Di là! Votano doppio!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia! Per cortesia!

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).
(Presenti e votanti 407
Maggioranza 204
Hanno votato
175
Hanno votato
no 232).

Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Angela Napoli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Lulli 16-bis.23.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

ANDREA LULLI. No, signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, l'emendamento in esame riguarda la soppressione del comma 12 dell'articolo 16-bis perché, sinceramente, è incomprensibile che si introduca una norma in base alla quale le maggioranze, che votano nelle assemblee, sono costituite solo da coloro che si presentano in assemblea.
Credo che sia una norma molto discutibile e sarebbe molto di buonsenso eliminarla e ritengo che subirà molte impugnative se sarà definitivamente approvata da questo Parlamento.

Pag. 94

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per affermare che seguirò le indicazioni fornite dal collega Lulli anche perché, a mio avviso, nel dibattito che si è manifestato e che si è sviluppato fino a questo momento, in Aula, è sempre possibile sperare che poi, quando si entra nel merito delle questioni, queste vengano accolte.
Utilizzo anche questi ultimi secondi del mio intervento, signor Presidente, per ringraziarla ovviamente per la sua imparzialità. Inoltre, la prego di verificare - ma lo ripeterò più specificatamente alla fine della seduta - se di fronte all'imparzialità di trattamento nei confronti della maggioranza e dell'opposizione, un deputato che può avere fatto delle accuse politiche, condivise o meno, possa essere appellato come «un imbecille». Questa può, forse, costituire l'occasione nella quale la Presidenza, ammesso che abbia sentito tale epiteto, esercitando il suo potere, possa censurare, senza fare tragedie.
Tuttavia, voglio aggiungere che non mi sono mai permesso di dare «dell'imbecille» a nessuno e, francamente, credo di non meritare di essere definito così da nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LUCIANO DUSSIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Mi sembra che lei, onorevole Luciano Dussin, si sia sentito chiamato in causa.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, intervengo per scusarmi, sia con l'onorevole Giachetti, sia con l'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Questo mi sembra veramente un clima da vigilia di tutti i Santi!

Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 16-bis.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato
172
Hanno votato
no 238).

Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

ROCCO BUTTIGLIONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, intervengo solo per fare un'autodenuncia: avendo seguito alla televisione la scena che si è svolta qui, devo dire che meditavo di fare esattamente quello che ha fatto l'onorevole Bindi. Questa abitudine di votare per due o per tre è vergognosa e va stroncata.
Se quello che ha fatto l'onorevole Bindi è sbagliato, io mi assumo non solo la responsabilità di averlo pensato, ma anche quella di averglielo suggerito (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico - Commenti di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È solidarietà tra Vicepresidenti, siate comprensivi!
Passiamo alla votazione dell'emendamento Della Vedova 16-bis-24.
Passiamo ai voti.Pag. 95
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Della Vedova 16.bis.24, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato
246
Hanno votato
no 164).

Prendo atto che la deputata Frassinetti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

ADOLFO URSO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ADOLFO URSO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, sull'emendamento Lazzari 16-bis.25 il Governo esprime parere favorevole a condizione che sia riformulato nel senso di aggiungere, dopo le parole «l'autorizzazione di cui al comma 1 è rilasciata di concerto», la parola «anche». In questo caso, il Governo ritira il successivo emendamento 16-bis.501 che risulterebbe sostanzialmente assorbito.

PRESIDENTE. Onorevole Lazzari, accetta la riformulazione proposta dal Governo?

LUIGI LAZZARI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il relatore concorda. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 16-bis.25, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 391
Votanti 235
Astenuti 156
Maggioranza 118
Hanno votato
233
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Di Biagio, Vincenzo Antonio Fontana e Abrignani hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Risulta così precluso l'emendamento Fallica 16-bis.26 ed assorbito l'emendamento del Governo 16-bis.501.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Margiotta 16-bis.27.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

SALVATORE MARGIOTTA. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, siamo di fronte ad un comma molto delicato e, dal mio punto di vista, particolarmente negativo. Il comma prevede, attraverso alcune modifiche apportate alla legge n. 239 del 2004 e, tramite essa, alla legge n. 625 del 1996, che per permessi e autorizzazioni di ricerca, di perforazione pozzi esplorativi e di concessione di coltivazioni petrolifere in Italia non è obbligatoria l'intesa tra regioni e compagnie petrolifere.
In tal modo, da un lato, si fa un grande favore alle compagnie petrolifere - altro che Robin tax, mi verrebbe da dire - ed inoltre si opera, ancora una volta, in controtendenza stridente rispetto ai principi di federalismo. Alcune regioni in Italia sono interessate dalle estrazioni petrolifere e quella da cui provengo fornisce oltre il 70 per cento dell'intera produzione di petrolio in Italia.Pag. 96
È paradossale che si ritenga di procedere anche in questo caso attraverso autorizzazioni e procedimenti unici, sentite le regioni, senza che ad esse sia consentito di esprimere un parere vincolante. Non si consente loro di dire l'ultima parola, così ovviamente indebolendole rispetto alla sacrosanta possibilità ed esigenza di pervenire ad accordi sul piano delle compensazioni ambientali.
Questo comma è così sbagliato che non a caso le regioni tutte insieme ieri, attraverso una riunione degli assessori all'ambiente, hanno chiesto di rivederlo. Non a caso, in seno all'VIII Commissione (Ambiente), è stato fatto un buon lavoro e il relatore, della maggioranza, l'onorevole Guido Dussin - che ha la mia stima -, ha, nella proposta di parere che poi è stato approvato, richiesto ed osservato che il testo andava cambiato chiedendo che il parere delle regioni in materia fosse vincolante.
Non a caso, inoltre, un emendamento di simile contenuto è stato presentato dall'onorevole Polledri, anche se poi con mio dispiacere ho ascoltato che è stato ritirato. Insomma, che non si voglia riconoscere alle regioni la possibilità di esprimere un parere vincolante circa la possibilità che dal proprio territorio sia estratto petrolio mi pare veramente ancora una volta in forte e paradossale contraddizione rispetto ai principi di federalismo che si richiamano ad ogni piè sospinto. Pertanto, chiedo al Governo e al relatore di rivedere il parere e ai colleghi, in particolar modo ai deputati della Lega Nord Padania, di votare a favore su questo mio emendamento, che ovviamente, signor Presidente, non ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 16-bis.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione - Commenti).

...Colleghi, per cortesia, abbiamo appena avuto un momento abbastanza vivace su questo punto, ma è talmente evidente... vi prego...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 381
Maggioranza 191
Hanno votato
147
Hanno votato
no 234).

Prendo atto che il deputato Dima ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo all'emendamento Margiotta 16-bis.28.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, non ritiro l'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 16-bis.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 386
Maggioranza 194
Hanno votato
150
Hanno votato
no 236).

Passiamo all'emendamento Margiotta 16-bis.29.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, il tema è sempre quello precedentemente esposto. In quel caso chiedevamo che venisse soppresso l'intero comma mentre con questo emendamento chiediamo soltanto che al termine o durante il procedimento per le autorizzazioni -Pag. 97in questo caso si tratta di permesso di ricerca - sia aggiunta la previsione esplicita che, in ogni caso, il permesso di ricerca non possa essere rilasciato in presenza del parere contrario della regione interessata. Per i motivi esposti in precedenza, auspico che l'Aula approvi l'emendamento e quindi non accedo all'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 16-bis.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 381
Maggioranza 191
Hanno votato
147
Hanno votato
no 234).

Prendo atto che la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'emendamento Margiotta 16-bis.30.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e colgo l'occasione per anticipare che neppure accederò all'invito al ritiro dei miei successivi emendamenti 16-bis.31 e 16-bis.32.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 16-bis.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 390
Maggioranza 196
Hanno votato
153
Hanno votato
no 237).

Prendo atto che il deputato Lo Moro ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, capisco la fretta di concludere, visto l'atteggiamento dell'opposizione consente a quest'Assemblea di continuare a lavorare; tuttavia, non comprendo perché nell'ambito di questa fretta succede che alcuni noti esponenti dei gruppi della maggioranza assenti abbiano tuttavia qualcuno - o il loro fantasma o qualche strano aiuto - presso il loro banco, che consente loro di far funzionare il pulsante che, a seconda del colore (rosso, verde o bianco) indica un voto dello stesso esponente della maggioranza assente in quest'Aula.
La pregherei di controllare, a cominciare dai massimi esponenti del Popolo della Libertà, che ciò non si ripeta. Grazie, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Margiotta 16-bis.31 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 16-bis.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

ANDREA LULLI. Il giornale! Può far togliere il giornale!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, lascio aperta la votazione ed effettuiamo laPag. 98verifica (Commenti). ..Mi costringete! Per cortesia, da tutte le parti!

DOMENICO SCILIPOTI. Consolo, sei un imbroglione!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 360
Maggioranza 181
Hanno votato
143
Hanno votato
no 217).

Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi.

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, è imbarazzante la sfacciataggine del collega Consolo, perché lo fa visibilmente, tranquillamente, rimane con due mani, resta di fronte a tutti: è uno spettacolo! Va bene, ma dal punto di vista della sfacciataggine mi pare un pochino esagerato. Gli chiederei almeno di non farlo qualche volta, perché la deliberata ostentazione del voto doppio mi sembra che vada al di là della violazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per un minuto.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. L'onorevole Colombo ha fatto la figura del volatile con questa sua affermazione: nomen omen. (Commenti)... Non sto offendendo nessuno, mi mantengo nel rispetto del Regolamento.
Ci sono ex ministri, e sono pochi che sono dalla parte vostra (dei quali non farò il nome neanche sotto tortura), che sistematicamente stanno votando da ieri, non da oggi.

FURIO COLOMBO. Ma questo non cambia niente!

GIUSEPPE CONSOLO. Escludo, tanto perché sia chiaro, il Ministro Bersani che non ho mai visto votare per qualcun altro, tanto per essere chiaro.

PRESIDENTE. Onorevole Consolo!

GIUSEPPE CONSOLO. Mi scusi Presidente, non vedo perché debba essere chiamato in causa io, quando è vero che ho votato, ma per la collega Sbai, che è al telefonino ed è presente.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non voglio fare osservazioni a nessuno. Ma se «passa» il principio per cui, se uno vota per un altro, allora anch'io posso votare per quello che mi sta di fianco, allora vorrei che prendessimo questa decisione oggi: lei ci deve dire se vale questo principio, perché allora ognuno di noi può votare per chiunque altro, solo per il fatto che un altro, dall'altro ieri o da due giorni, o da tre ore prima, ha cominciato a votare in questo modo.
Voglio solo sapere cosa decide di fare, se il principio è accettato oppure no. Perché a seconda della decisione che lei prende, anch'io mi sento autorizzato a comportarmi in coerenza con la sua decisione.

PRESIDENTE. Colleghi, possiamo concordare di arrivare ad un certo punto del nostro lavoro? Siccome tra qualche settimana sicuramente nessuno potrà più votare per qualcun altro, adesso metterci a fare un nuovo Regolamento...

ENZO RAISI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Come relatore, la prego di attenersi al provvedimento in esame.

Pag. 99

ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, non ho intenzione di intervenire su altra materia. Proporrei di completare, in questa seduta, l'esame dell'articolo 16-bis, visto che mancano ancora nove voti. Chiedo quindi un minimo di attenzione all'Aula per concentrarci su questi ultimi emendamenti all'articolo 16-bis e poi rinviare il seguito dell'esame.

PRESIDENTE. Considerato che il relatore ci ha proposto di proseguire l'esame del provvedimento fino alla votazione dell'articolo 16-bis, anche perché poi, su esplicita richiesta dei gruppi, all'ordine del giorno sono state inserite le interpellanze urgenti, pregherei tutti i colleghi che hanno chiesto di intervenire sul noto problema, di rinunciare all'intervento in modo da procedere alle rimanenti votazioni sul provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Grazie degli applausi da parte dei gruppi di maggioranza. Tuttavia, agli stessi non sfugge che il voto doppio per i gruppi di maggioranza è un po' più delicato che per i gruppi di opposizione (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), sicché vi pregherei di tenere un comportamento corretto, almeno in queste ultime votazioni.

IGNAZIO MESSINA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, farò un intervento brevissimo. È veramente scandaloso quello che sta succedendo qui dentro (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)... Lasciate parlare! L'onorevole Consolo ha costretto l'onorevole Cristaldi a stare alzato durante tutta la seduta per coprirlo: che voti alla luce del sole tanto, alla fine, «passa» lo stesso!
Inoltre, signor Presidente, voglio dirle che basta tenere aperta la votazione e ordinare il controllo delle tessere mentre stiamo votando; le dimostro che in questo modo risolviamo il problema, se lo vogliamo risolvere. Noi siamo con lei e siamo al suo fianco perché questo non si ripeta più e vale per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e del deputato Colombo).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 16-bis.303 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, questo emendamento, che è stato fortemente voluto dalla Lega e condiviso da tutta la Commissione, risolve il problema delle autorizzazioni di perforazione, esplorazione, nonché opere ed infrastrutture annesse senza il parere gli enti locali. La proposta emendativa corregge in grande misura la questione riprendendo lo spirito del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112: in pratica, anche per fare i primi pozzi, le prime esplorazioni e le opere infrastrutturali, prima che vengano dichiarate di pubblica utilità, è richiesta l'intesa.
Ci sembra qualcosa di scontato, perché, a mio avviso, in Italia sarebbe impensabile immaginare un inizio di attività senza che la regione sia coinvolta. Per tale motivo credo che l'emendamento possa risolvere i problemi enunciati fino ad ora.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, noi condividiamo l'emendamento, lo abbiamo già affermato in Commissione, tuttavia ci asterremo per la seguente motivazione: solo un'ora e mezza fa abbiamo votato l'articolo 15 relativo al potere sostitutivo del Governo riferito alla costruzione di centrali, ora, giustamente, per perforare un pozzo recuperiamo - con ciò siamo d'accordo - il vincolo dell'intesa con le regioni! Siamo d'accordo sull'emendamento ma in segno di protesta, se posso usare questo termine, non potremo che esprimere un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 100

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16-bis.303 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 399
Votanti 263
Astenuti 136
Maggioranza 132
Hanno votato
250
Hanno votato
no 13).

Prendo atto che la deputata Froner ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'emendamento Margiotta 16-bis.32.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Margiotta 16-bis.32 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 16-bis.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Colleghi, non mi costringete a fare il controllo delle schede, è una delle ultime votazioni.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 386
Maggioranza 194
Hanno votato
148
Hanno votato
no 238).

Prendo atto che la deputata Ferranti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere il voto, che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Margiotta 16-bis.33.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. Prendo atto degli sforzi che, più che il Governo, ha compiuto il collega Polledri, evidentemente a nome della Lega, per ottenere una certa riparazione all'impostazione iniziale del comma 18 dell'articolo 16-bis. Naturalmente, però, dal mio punto di lista e dal punto di vista del Partito Democratico, essi sono insufficienti. Il mio emendamento 16-bis.33 si riferisce alla concessione di coltivazioni di idrocarburi. Proponiamo esplicitamente di prevedere che, in nessun caso, possa essere concessa l'autorizzazione senza il parere positivo delle regioni. Se il Governo, con il precedente emendamento, intende dire la stessa cosa, non capiamo perché abbia difficoltà ad accogliere il mio emendamento 16-bis.33, che rimarca e rende esplicita questa previsione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 16-bis.33, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 399
Votanti 384
Astenuti 15
Maggioranza 193
Hanno votato
155
Hanno votato
no 229).Pag. 101

Prendo atto che il deputato Samperi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole che il deputato Sisto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito a votare e avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'emendamento Margiotta 16-bis.34.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 16-bis.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 403
Maggioranza 202
Hanno votato
158
Hanno votato
no 245).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'emendamento Lazzari 16-bis.35.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo, dunque, ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 16-bis.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 389
Votanti 330
Astenuti 59
Maggioranza 166
Hanno votato
103
Hanno votato
no 227).

Prendo atto che il deputato Abrignani ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Compagnon ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'emendamento Margiotta 16-bis.40.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. Il problema è ormai ben noto e non mi soffermo più su di esso. Affermo soltanto che con il comma 19, del quale chiediamo la soppressione, addirittura si prevede che la nuova disciplina intervenga anche nei procedimenti già in corso: ove, cioè, siano in atto, tra regioni e compagnie petrolifere, ragionamenti, trattative e ricerche di intese, questo comma li «spazza via», perché afferma che si cambia assolutamente registro e si utilizzano le nuove regole. Questo mi pare veramente inopinato.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Margiotta 16-bis.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 407
Votanti 406
Astenuti 1
Maggioranza 204
Hanno votato
157
Hanno votato
no 249).

Prendo atto che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.

Pag. 102

Prendo atto che gli emendamenti Togni 16-bis.37 e Polledri 16-bis.38 sono stati ritirati.
Passiamo alla votazione dell'articolo 16-bis.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, intervengo brevemente. Il Partito Democratico esprimerà un voto contrario sull'articolo 16-bis, per i motivi che l'onorevole Testa ha espresso già questa mattina - con riferimento all'emendamento con il quale chiedeva di sopprimere gli articoli da 15 a 18 - e per una serie di questioni che voglio rimarcare più in dettaglio. Ne scelgo, rapidamente, solo quattro.
La prima riguarda il fatto che, nel corpo di questo articolo, si elimina la Cassa conguaglio per il settore elettrico. È stato già affermato anche dal collega Polledri che, in questo modo, si crea una pericolosa sovrapposizione tra controllato e controllore, con la quale non si capisce bene chi potrà rispondere. Si priva la Sogin di funzioni e la si commissaria. Autorevolmente, il Ministro del Governo ombra del Partito Democratico, l'onorevole Bersani, si è soffermato nello spiegare perché ciò è sbagliato.
La verità è che in questa fase il Governo applica ovunque lo spoil system, cambia il management ovunque può e, dove non può, chiude gli enti che non siano guidati da persone gradite. Pensiamo all'APAT e all'ENEA, come ci accorgeremo nel seguito dell'esame del provvedimento.
In questo caso, il problema ha una sua gravità. In Sogin Spa esistono competenze che andrebbero utilizzate proprio da chi vuole lavorare al rilancio per il nucleare, invece si priva Sogin Spa di una serie di competenze e di funzioni. Si decapita Sogin Spa nonostante il nuovo corso, che ha fatto seguito alla gestione, per me famigerata, del generale Jean. Il nuovo corso ha operato bene, ha avviato a soluzione alcuni problemi e, in questo caso, lo si azzera. Si decapita la Sogin Spa, ovviamente al fine di procedere, attraverso lottizzazione e favori da fare evidentemente a chi è gradito al Governo, verso nomine magari di basso profilo e non di pari competenze.
Ho avuto modo di rimarcare come persino il comma migliore di questo articolo, che si riferisce alle energie rinnovabili, che si muove in direzione positiva, priva amministrazioni locali e regioni di ogni competenza riguardo ai procedimenti autorizzatori. Forse mi sono dovuto dilungare fin troppo sulla questione che riguarda i permessi per pozzi esplorativi, per ricerche e per concessioni di coltivazione di idrocarburi. Come vedete, ce n'è abbastanza perché il voto del Partito Democratico su questo articolo sia assolutamente e fortemente contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16-bis, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Onorevole Velo e onorevole Laboccetta...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 379
Votanti 363
Astenuti 16
Maggioranza 182
Hanno votato
217
Hanno votato
no 146).

Prendo atto che i deputati Sisto e Pugliese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Compagnon ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.

Conformemente alla proposta del relatore, sospendiamo l'esame di questo provvedimento, che proseguirà in altra seduta.Pag. 103L'esame degli altri provvedimenti all'ordine del giorno è rinviato. Dopo una breve sospensione, la seduta riprenderà con lo svolgimento delle interpellanze urgenti.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,30).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, in questo momento mi interessa la sua attenzione, perché credo che si tratti di una questione di un certo rilievo. Signor Presidente, penso che quanto è successo nella giornata di oggi non possa essere sottovalutato, sotto nessun punto di vista. Credo che probabilmente esso sia il punto massimo al quale siamo arrivati in termini di degenerazione, da tutte le parti, non mi interessa quale, rispetto alla questione che abbiamo davanti a noi.
Ogni volta che si è posto un problema di questo tipo, sono state avanzate proposte di varia natura per cercare di risolverle. Il Presidente della Camera, devo dire con coraggio e anche con determinazione, ne ha individuata una e non soltanto a parole. Infatti, l'ha anche perpetrata, perché ha fatto lavorare i questori e i tecnici per giungere a una soluzione che obiettivamente sarebbe decisiva e determinante sotto questo punto di vista, che impedirebbe accuse reciproche e darebbe sicuramente maggiore legittimità alle nostre decisioni e anche al nostro stare qui.
Dunque, signor Presidente, sappiamo perfettamente che la proposta di passare ad un procedimento di votazione basato sulle impronte digitali, cioè la possibilità di creare l'impossibilità che altri possano votare per altri, è l'unica in questo momento al vaglio dell'Ufficio di Presidenza e degli uffici tecnici della Camera, sulla quale sono stati fatti anche investimenti e c'è stato un intervento nel bilancio interno della Camera.
Credo che dobbiamo sollecitare, signor Presidente, questa proposta, perché, ripeto, quello che è accaduto oggi è manifestamente l'evidenza del fatto che qualcosa non va e non può neanche più andare, e che, se arriviamo a prendercela con un Presidente solo perché evidenzia quello che è un male all'interno di questo ramo del Parlamento, probabilmente il male si accresce e ne crea dell'altro.
La pregherei vivamente di invitare il Presidente della Camera ad accelerare il più possibile, attraverso l'Ufficio di Presidenza, i questori e tutti coloro che sono impegnati in questa situazione, affinché la si possa superare perché essa sicuramente getta discredito, da parte di chi ci ascolta e da parte di chi ci guarda, su un'istituzione che, invece, dovremmo tutti contribuire a difendere e valorizzare.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, anche dopo quello che è accaduto durante la mia Presidenza, sarà sicuramente mio compito farmi carico della sua richiesta di investire il Presidente, che, peraltro, ha dimostrato su questo punto estrema sensibilità, per accelerare l'applicazione delle nuove procedure.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ho preferito intervenire a fine seduta per concedere e consentire ai colleghi di svolgere le votazioni necessarie. Voglio fare alcuni brevi rilievi in ordine alla giornata di oggi, che pure è stata una giornata in cui ci sono state tensioni, a volte anche eccessive, e momenti di confronto esterni al merito del provvedimento, che, forse, avremmo potuto, per tanti aspetti, tutti quanti risparmiarci, sia noi come centrodestra sia i colleghi dell'opposizione.
Ritengo che vi siano state situazioni un po' curiose. Negli ultimi due anni, quando ho svolto l'incarico che, più o meno, il collega Giachetti e il collega Quartiani svolgono oggi all'opposizione, raramente si è verificato il controllo delle schede a votazione aperta. Questo chiaramente è a discrezione della Presidenza - non è mioPag. 104compito insegnare a chi presiede il proprio mestiere - ma per due anni ho chiesto il controllo delle schede e non c'è mai stata una situazione come quella che si è verificata oggi, che spesso esaspera sostanzialmente il clima.
Aggiungo una nota di carattere puramente tecnico: spesso (accade anche quando non c'è controllo delle schede) la votazione che rimane aperta e che viene conclusa, viene conclusa un poco dopo che il Presidente dichiara che la votazione è conclusa. Questo fa sì che molti colleghi lascino la pressione del tasto e perdano la votazione.
Questo accade in maniera abbastanza distribuita tra maggioranza e opposizione e tendenzialmente non altera l'esito della votazione. Pur tuttavia, mantenere una votazione aperta per un controllo sistematico delle schede è prassi assai rara in quest'Aula; è ancora più raro - mi permetto di sottolinearlo, signor Presidente, per la dignità della Presidenza stessa - che il Presidente in prima persona, magari per una questione di puntiglio personale o di estrema attenzione a queste dinamiche, perché costretto dagli eventi o di sua iniziativa, richiami personalmente il singolo deputato; ciò diventa un'impresa assai ardua in un emiciclo, in un'Aula che comunque di deputati ne contiene 629 e il Presidente in Presidenza.
Ritengo che sarebbe più consono per tutti avere un atteggiamento diverso e dedicarsi un poco di più al merito del provvedimento che non rinfacciarsi il voto doppio o meno tra maggioranza e opposizione, perché sappiamo benissimo che questa è una dinamica che, se è vero che c'è, è diffusa in maniera equanime. Non si può fare, signor Presidente, ahimè, la differenza tra maggioranza e opposizione, perché in questo caso, se è una prassi sbagliata, lo è per tutti.
Rilevo ancora, come dato puramente numerico, così per citare, che, bene o male, a parte una singola votazione, in cui la maggioranza ha avuto 208 presenti e l'opposizione 184, mediamente la maggioranza, ad esempio, nella votazione successiva a quella citata, ne ha avuti 236 e l'opposizione 202 e così via dicendo a scalare nelle votazioni successive, in cui la maggioranza è sempre rimasta tra 234 e 238 voti e l'opposizione è andata scendendo, credibilmente anche perché, con la chiusura della seduta, alcuni colleghi sono andati via.
Vado a concludere, signor Presidente: non ritengo sia una questione di rinfacciarsi chi vota doppio o meno.
Credo che faremmo un'operazione migliore e terremmo molto più fede al nostro mandato, e daremmo anche un'immagine molto più dignitosa a chi ci ascolta da fuori attraverso Radio Radicale, a chi ci vede attraverso Sky o a chi segue i nostri lavori attraverso il sito della Camera o attraverso tutte le altre pubblicazioni, se ci mantenessimo sul merito del provvedimento; anche perché, devo dire francamente, ci sono stati molto spesso degli elementi di condivisione di merito, su cui pure sono intervenuti personaggi ed esponenti autorevoli dell'opposizione: e non mi riferisco solo al collega Quartiani, ma penso all'ex Ministro Bersani ed altri colleghi che sono entrati nel merito della vicenda in questione. Ci sono state votazioni spesso condivise, abbiamo un provvedimento importante: credo che sarebbe opportuno un buonsenso più generalizzato da parte di tutti, anche a partire dalla mia parte politica, per quanto mi riguarda, ma lo chiedo in generale per tutti.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, grazie, ma sono in Parlamento dal 1994 e le assicuro che la prassi del doppio e del triplo voto è purtroppo antica. Non per questo, se posso dirlo, è diventata da vizio una virtù, da cattivo comportamento un buon comportamento: il ripetersi degli errori e delle cose sbagliate non le fa diventare cose giuste. Credo che essersi posti seriamente il problema di come risolvere tecnicamente questo cattivo costume è una buona cosa, ma se devo dirlo mi dispiace molto che dobbiamo affidarci ad un accorgimento tecnico e non siamo riusciti ad adottare un comportamento corretto.
Detto questo, da quando sono in Parlamento mi è successo molte volte che ilPag. 105Presidente di turno abbia proceduto al controllo delle schede, al ritiro delle stesse, che abbia mantenuto aperta la votazione per verificare dove vi fossero dei comportamenti sbagliati; così come, mi creda, onorevole Baldelli, uno può anche chiudere gli occhi, ma quando vede palesemente, prima di dichiarare chiusa una votazione, che ci sono dei colleghi che tranquillamente, senza nessun pudore, votano per due, da una parte e dall'altra, la gravità non sta nel denunciarlo! So bene che questo rende attraverso Radio Radicale pubblica la vicenda, ma la gravità sta nel farlo, non nello scoprirlo e nel dichiararlo, se mi permette (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Mi lasci dire, tutto questo vale da una parte e dall'altra. Se mi sono permessa, sbagliando (ho chiesto scusa), di dire che da parte dei gruppi di maggioranza ciò risulta un po' più grave, sa perché l'ho fatto, onorevole Baldelli? A lei non sfugge che, dati i numeri che c'erano questa sera in relazione soprattutto al numero legale, è evidente che se ripetutamente di un gruppo di maggioranza votano per più persone, incidono sul risultato del voto molto più di quanto lo possa fare un gruppo di minoranza! Questo è il risultato.
Non ci nascondiamo dietro le formalità, perché obiettivamente, capisco tutto, ma siccome la Camera è sottoposta ad una pressione di provvedimenti provenienti dal Governo, penso che sia dovere dei gruppi di maggioranza assicurare il numero legale e non affidarsi al doppio voto. E tutto questo lo faccio a tutela dell'istituzione parlamentare, non certo a tutela di una parte del Parlamento! Su questo punto credo che si debba convenire tra di noi che farà bene al Parlamento, a questa istituzione, soprattutto in questo momento della vita del nostro Paese, recuperare quella dignità che i cittadini attendano da noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 18,40, è ripresa alle 18,45.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Problematiche relative alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani nel comune di Catania - n. 2-00131)

PRESIDENTE. L'onorevole Nunzio Francesco Testa ha facoltà di illustrare l'interpellanza Libè n. 2-00131, concernente problematiche relative alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani nel comune di Catania (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), che ha testé sottoscritto.

NUNZIO FRANCESCO TESTA. Signor Presidente, mi limiterò ad introdurre brevemente la problematica. A Catania c'è una situazione esplosiva, si registra il mancato pagamento degli stipendi agli operatori delle aziende incaricate della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti e sono in corso, da più di dieci giorni, manifestazioni di protesta dei lavoratori stessi.
La situazione rischia di aggravarsi perché si sta estendendo anche alla provincia di Catania, dove lo stato emergenziale vige da tempo, ed i sindacati dei lavoratori minacciano di scioperare anche in periferia e nella provincia, astenendosi dunque dalla raccolta dei rifiuti.
Sarebbe opportuno un intervento immediato per scongiurare il ripetersi di vicende già tristemente note, come quelle verificatesi a Napoli; chiedo pertanto al rappresentante del Governo quali possano essere le iniziative che intende adottare in ordine a questa problematica così complessa.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia, ha facoltà di rispondere.

Pag. 106

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in merito all'interpellanza degli onorevoli Libè ed altri che si riferisce alla criticità ambientale creatasi nel comune di Catania dalla metà di settembre in poi dispongo di una serie di notizie sulle quali concorderemo in un esame obiettivo dei fatti e poi, come è giusto e doveroso, darò anche nota di ciò che il Governo ha fatto o intende fare.
La situazione che si denuncia trae origine da una pesante crisi finanziaria che investe il comune di Catania ed altri comuni della provincia stessa, crisi che poi ricade, in particolare, sul servizio di raccolta, di trasporto e quindi di smaltimento dei rifiuti stessi. La provincia di Catania è suddivisa in cinque ambiti territoriali ottimali e la situazione relativa ai servizi di gestione integrata dei rifiuti è molto variegata all'interno di questi.
L'ATO Catania 1, che abbraccia i comuni relativi alla fascia montana Etna-Nord e parte della fascia ionica, e l'ATO Catania 5, che abbraccia i comuni relativi al comprensorio del Calatino, ad esempio non riportano problemi, anzi è stata avviata la raccolta differenziata con un livello raggiunto ancora al di sotto del 30 per cento, ma si sta avviando la raccolta porta a porta delle frazioni umide e di carta e cartone (si registra, quindi, una situazione oggettivamente abbastanza buona).
Più problematiche sono le gestioni dell'ATO Catania 2, comprendente i comuni della fascia ionica da Acireale a Catania ed alcuni comuni della fascia pedemontana Etna-est, dell'ATO Catania 3, comprendente i comuni della fascia montana e pedemontana Etna-sud, e dell'ATO Catania 4, comprendente il solo comune di Catania. In questi tre ATO risultano forti le difficoltà finanziarie dovute ai mancati trasferimenti dai comuni, la raccolta differenziata è a livelli minimi, e le discariche, per i mancati pagamenti, hanno minacciato la chiusura. In questi casi si sono tenute riunioni in prefettura e, accertati i comuni morosi, sono stati invitati a pagare a breve termine, ed invitate le ATO ad avviare la raccolta porta a porta delle frazioni umide.
Gli aspetti più problematici hanno riguardato la città stessa di Catania, sulla quale viene continuamente e tempestivamente effettuato un monitoraggio da parte della Prefettura di Catania, la quale provvede poi ad inviare dati e notizie di aggiornamento.
In particolare, gli elementi forniti specificano che il servizio di igiene ambientale viene svolto nella città di Catania, per conto del comune, dalle ditte Dusty Srl e Consorzio Sol.Co.
A causa della predetta crisi finanziaria che investe il comune, la ditta Dusty Srl ha accumulato un credito non riscosso tale che non sono stati pagati i salari del mese di agosto ai lavoratori dipendenti, e così alla scadenza del 15 settembre 2008, senza che fossero stati versati almeno degli acconti, è partito lo sciopero, peraltro proclamato dalle organizzazioni sindacali di categoria (CGIL, CISL, UIL e UGL) agli inizi dello stesso mese.
L'astensione dal lavoro degli operatori e la conseguente mancata raccolta dei rifiuti ha generato il loro accumulo, comportando gravi disagi per la cittadinanza aggravati anche a causa di numerosi incendi ai cassonetti appiccati in vari punti della città, specie nelle ore notturne. I problemi più gravi si sono registrati nei luoghi ove si svolgono i mercati cittadini, in ordine ai quali sono stati segnalati dalle autorità competenti (AUSL, polizia municipale ed amministrazione comunale) rischi di carattere sanitario per l'ingente accumulo di rifiuti. Per tali siti sono state predisposte misure emergenziali da porre in essere qualora l'azione di protesta non avesse avuto termine in tempi brevissimi.
La situazione è stata ogni giorno monitorata anche attraverso una serie di incontri tenutisi sia presso la prefettura sia presso il comune, incontri ai quali hanno partecipato le rappresentanze sindacali dei lavoratori e i rappresentanti della ditta interessata, oltre che del comune stesso.Pag. 107
A partire da sabato 20 settembre era iniziato anche lo sciopero dei dipendenti del consorzio Sol.Co., i quali fino ad allora avevano continuato, invece, nella loro attività lavorativa, nonostante il mancato pagamento dei salari relativi al mese di agosto. Tempestivamente, nel medesimo pomeriggio, è stato organizzato un ulteriore incontro presso il comune con le organizzazioni sindacali ed i lavoratori. Alla fine della seduta si era convenuto di versare ai lavoratori un acconto sugli emolumenti dell'importo di euro 750, con l'impegno della ditta interessata, garantito dal comune, alla corresponsione della restante parte entro la fine di settembre.
In conseguenza di tale accordo i dipendenti di entrambe le ditte hanno sospeso la protesta e nella stessa giornata hanno ripreso l'attività lavorativa. Una volta ripreso il lavoro di raccolta e smaltimento dei rifiuti, nonché di spazzamento delle vie cittadine, si è assestata la situazione e sono gradatamente venute meno le situazioni di pericolo dal punto di vista igienico-sanitario.
Tuttavia, la situazione presso i comuni della provincia limitrofi alla città di Catania, della fascia pedemontana, rientranti nell'ATO n. 3 permane critica dal punto di vista finanziario.
Occorre ricordare che, nel primo semestre del 2008, erano stati attivati interventi ispettivi presso la società d'ambito Catania 4 (quella comprendente la città di Catania), e presso la società d'ambito Catania 3, per consentire il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata e per risolvere i problemi di crisi finanziaria. Tra giugno e luglio del 2008 sono stati attivati diciotto interventi sostitutivi in tutti i comuni dell'ATO Catania 3, al fine di attuare l'intervento sussidiario previsto dall'articolo 21, comma 17, della legge regionale n. 19 del 2007. A tali interventi sono stati opposti ricorsi dinanzi al giudice amministrativo, che sono stati in parte accolti in via cautelativa causando un rallentamento dell'attività sostitutiva.
Per quanto riguarda l'ATO Catania 3, l'intervento ispettivo si è concluso con l'individuazione delle soluzioni e il suggerimento all'autorità di ambito della loro adozione. In caso di mancata attuazione, si procederà nel corso del prossimo mese con l'intervento sostitutivo.
Per quanto riguarda l'ATO Catania 4 si sono individuate, con l'intervento ispettivo, le azioni da intraprendere, e si è in attesa della loro attuazione da parte del comune di Catania e dell'autorità di ambito. In caso di mancata attuazione si procederà - anche in questo caso - nel corso del prossimo mese con l'intervento sostitutivo.
Ad oggi, superata la fase critica avvenuta a settembre del rallentamento delle attività di raccolta sia nell'ATO Catania 3 sia nell'ATO Catania 4 - come già spiegato - con accumulo di rifiuti in molti punti di raccolta e con incendio di numerosi cassonetti in diversi punti della città, la situazione sembra essere avviata alla normalità, dal momento che è ripresa la normale attività dì raccolta e conferimento in discarica.
Saranno, comunque, garantiti nell'intero territorio della provincia di Catania continui interventi ispettivi al fine di monitorare lo stato delle cose in base ai parametri igienico-sanitari e di verificare l'eventuale presenza di problemi di carattere ambientale, con il coinvolgimento diretto anche dell'amministrazione provinciale.
La problematica finanziaria di quell'area aveva già comportato, per la società d'ambito ATO Catania 3, l'accesso al fondo di rotazione, istituito ai sensi dell'articolo 21 comma 17 della citata legge regionale n. 19 del 2007, per circa 9 mila 500 euro. Nel luglio del 2008 alla stessa è stata concessa un'anticipazione, con accesso al medesimo fondo citato, per circa sei milioni di euro.
A seguito degli eventi di settembre si è lavorato con la collaborazione della prefettura di Catania per garantire il regolare svolgimento delle attività di raccolta, facendo sì che i comuni in via sussidiaria provvedessero a pagare i salari agli operatori, e per i comuni che non hanno potuto provvedere la provincia ha riconosciuto un contributo straordinario pari a 400 mila euro.Pag. 108
Il Governo, per far fronte alla situazione di dissesto finanziario creatasi nel comune di Catania, ha deciso di utilizzare parte dei fondi FAS (cioè quelli per le aree sottosviluppate).
Così il CIPE, nella seduta del 30 settembre scorso, ha deliberato, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, il finanziamento degli interventi infrastrutturali da realizzare nel comune di Catania per un importo di 140 milioni di euro, a valere sulla riserva di programmazione della delibera CIPE n. 166/2007, punto 1.1.1.b.

PRESIDENTE. L'onorevole Nunzio Francesco Testa ha facoltà di replicare.

NUNZIO FRANCESCO TESTA. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto. Quanto riferito dal sottosegretario è stato molto preciso, ma il problema, forse, è che l'individuazione delle soluzioni deve essere, poi, monitorata. Questo è il vero problema. Da quando è stata presentata l'interpellanza urgente ad oggi, infatti, sono passati dei giorni: le cose sicuramente vanno meglio, tuttavia è necessario aspettare di vedere, nei prossimi giorni, come si svilupperà questa nuova soluzione che il Governo ha messo in atto.

Sull'ordine dei lavori (ore 19).

PRESIDENTE. Prima di procedere all'interpellanza successiva, do la parola all'onorevole Baldelli sull'ordine dei lavori, scusandomi perché aveva chiesto di intervenire in precedenza ed io non l'avevo visto e non avevo capito che doveva intervenire. Prego, onorevole Baldelli.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, dispiace non aver avuto la parola alla ripresa della seduta, perché probabilmente avremmo chiuso più facilmente questo dibattito che si era instaurato prima della sospensione e che, forse, avrebbe potuto continuare se lei non avesse sospeso la seduta, signor Presidente, visto che vi erano altri colleghi che avevano chiesto la parola.
Vorrei puntualizzare quanto segue. Credo di averle mosso, neanche dei rilievi, ma delle osservazioni - in maniera, peraltro, molto garbata - e di aver ricevuto in cambio, sempre all'interno di una veste istituzionale, quello che, però, somigliava molto anche ad uno sfogo che, francamente, mi è sembrato particolarmente vivace nei confronti del Governo e della maggioranza.
Mi rendo conto, signor Presidente, anche che oggi non è stata una giornata semplice e che probabilmente, da quello scranno presiedere delle sedute complicate, in cui vi sono tensioni, sia anche molto difficile. Pertanto, sul piano umano, comprendo anche questo genere di ipotesi e di situazione.
Mi rimane, però, il dovere, dal punto di vista politico, di osservare come, rispetto alla scorsa legislatura, le stesse persone che oggi si occupano con grande impegno del controllo delle schede, quando erano in maggioranza, di questo controllo delle schede facevano veramente volentieri a meno.
Al netto di questo, signor Presidente, ritengo di avere la responsabilità di un gruppo e di portarla avanti per quel che posso e per quel che so con le mie capacità, ma con impegno. Ritengo che il mio gruppo oggi abbia dimostrato di poter mantenere in Aula il numero legale.
Signor Presidente, credo che il Regolamento preveda giustamente che partecipare alle sedute sia un dovere del deputato e che, quindi, mantenere il numero legale sia un dovere di tutti. Pertanto, è possibile che nella dinamica di maggioranza e di opposizione vi sia il gioco di far mancare il numero legale e di non partecipare alla seduta. Quante volte tutti noi lo abbiamo fatto, in un confronto politico anche duro che, spesso, esula anche dal merito del provvedimento, perché vive di pressioni esterne, di manifestazioni, di eventi e di situazioni sociali nel Paese. Questa è dinamica parlamentare, questa è democrazia, questo è bello, signor Presidente.Pag. 109
Tuttavia, quando la maggioranza in Aula c'è, e vi è il numero legale, credo che caricare soltanto sulla maggioranza un'osservazione meticolosa di certe dinamiche possa quasi sembrare eccessivo e, in qualche modo, forse, anche inutile.
Chiudiamo qui l'incidente e la ringrazio, signor Presidente, per avermi dato la parola. Mi scuso con i colleghi che successivamente devono svolgere le interpellanze per aver rubato loro del tempo.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei ringraziare la Presidente Bindi, che ci ha consentito oggi di concludere una seduta sicuramente difficile, nella quale, comunque, è prevalsa la discussione sul merito.
È ovvio - visto che in un regime di alternanza ci si alterna spesso nei ruoli anche in questa Camera - che all'opposizione spetti molte volte (purtroppo, spero che non succeda più nel prossimo futuro, quando si adotteranno altri meccanismi) di fare presente ai colleghi di maggioranza che non è conveniente e non è utile per l'istituzione nella quale abbiamo l'onore di lavorare e di impegnarci che la maggioranza si presenti spesso - come ha fatto nella giornata di oggi - con un eccesso di assenze che non le fanno onore. Questo non mi pare un elemento negativo ed accetto tutte le critiche che dalla maggioranza possono venire all'opposizione anche per il modo con il quale si manifesta, da queste parti, un certo eccesso di utilizzo di doppi voti o di voti non espressi soltanto dalla persona che siede al banco.

SIMONE BALDELLI. Anche io.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Credo che sia opportuno chiedere alla Presidenza di accelerare i tempi della riorganizzazione del nostro sistema elettronico di votazione. Mi pare di aver capito che basteranno una quindicina di giorni per mettere a punto un nuovo sistema: l'Ufficio di Presidenza e il Presidente Fini lo hanno annunciato pubblicamente. A quel punto, avremo la possibilità di dedicare molto più tempo alle discussioni di merito senza affrontarci reciprocamente e senza lanciarci reciprocamente accuse di responsabilità per lasciare che colleghi di maggioranza o di opposizione utilizzino voti doppi o tripli.
È del tutto evidente, però - e ne sentivo la responsabilità quando avevo il compito di guidare il gruppo in Aula nella scorsa legislatura - che quando si è alla maggioranza non è nemmeno sopportabile da parte dei capigruppo che le assenze nel proprio gruppo si protraggano nel tempo e vengano coperte da voti o da manifestazioni di voto di altro tipo. Questo lo dico solo in termini di sensazioni individuali, poiché l'effetto istituzionale lo conosciamo.
Credo che oggi maggioranza e opposizione abbiano avuto modo di prendere nota di un fatto che dalla settimana prossima (spero) non avrà più a ripetersi, vale a dire che in tutti i banchi di centrodestra e di centrosinistra vi è un numero eccessivo di assenze che non fa onore alla Camera dei deputati e alle istituzioni di questo Paese.
Reputo, quindi, opportuni i richiami che spesso vengono dalla Presidenza, sia essa ricoperta dal Vicepresidente Leone, dalla Vicepresidente Bindi o direttamente dal Presidente Fini. Credo che quando da quella responsabilità i deputati e i gruppi vengono richiamati a osservare il Regolamento, non possiamo che adoperarci affinché ciò avvenga.
Ringrazio il collega Baldelli per le parole che ha, infine, pronunciato e credo che, da questo punto di vista, possa essere reciproca (lo è comunque da parte del gruppo che rappresento) la manifestazione di ringraziamento alla Presidente Bindi per il modo in cui ha condotto in porto questa difficile seduta.

PRESIDENTE. Ringrazio gli onorevoli Quartiani e Baldelli. Domani mattina dovremo riunirci nuovamente per un argomentoPag. 110abbastanza delicato, vale quindi la pena che questa sera i lavori procedano speditamente con il punto all'ordine del giorno.

Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti (ore 19,05).

(Iniziative per garantire la regolare prosecuzione delle attività dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale con riferimento alla dotazione organica - n. 2-00155)

PRESIDENTE. L'onorevole Bratti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00155, concernente iniziative per garantire la regolare prosecuzione delle attività dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale con riferimento alla dotazione organica (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, vorrei brevemente illustrare la mia interpellanza, anche perché nel momento in cui è stata presentata lo si è fatto mettendo sotto la lente di ingrandimento il provvedimento che era allora in discussione in Aula, il disegno di legge n. 1441-quater che abbiamo già approvato.
Nel frattempo, è successo che ieri si è svolta un'audizione con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dove si è parlato dell'ISPRA, cioè dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, e quindi rispetto ad un mese fa disponiamo di qualche elemento in più per ragionare.
Vorrei rivolgere alcune domande al sottosegretario, che ovviamente ringrazio per la sua presenza.
Rileggendo la relazione che ha svolto ieri il Ministro, mi è venuta qualche perplessità rispetto alla sistemazione e al percorso di stabilizzazione dei numerosi precari che sono presenti all'interno di ISPRA. Apro una breve parentesi relativa ad ISPRA: non siamo stati d'accordo sul percorso di costituzione di questo istituto superiore che deriva dalla fusione di altri tre istituti. Lo abbiamo detto e speriamo che ci sia la possibilità di arrivare ad un confronto. Però, è curioso che oggi ci troviamo a discutere di pianta organica quando non è ancora stata focalizzata e delineata la funzione di questo istituto superiore. Al momento attuale, vi è qualche idea che ieri è emersa dalle parole del Ministro, ma in realtà, vi è ancora, a mio avviso, qualche elemento di confusione su cosa deve essere questo istituto.
Comunque, prendiamo i dati per quello che sono: vi sono circa 700 dipendenti atipici, chiamiamoli così, perché, tra l'altro, non sono neanche collocati nell'ambito di un analogo inquadramento giuridico, Infatti, abbiamo dipendenti a tempo determinato, Co.co.co. e Co.co.pro; vi è tutta una tipologia che, in questi anni, purtroppo, è venuta a crearsi. Il numero è imponente all'interno di questo ente. Ad oggi, esso riesce ad espletare una serie di funzioni assolutamente fondamentali e basilari per la sicurezza ambientale di questo Paese grazie anche e soprattutto a questo personale che oggi è in agitazione. Infatti, - fra l'altro, ieri lo avevo sottolineato - il percorso che è stato delineato o quanto meno presentato dai commissari straordinari non è così chiaro. Ieri l'ho detto, ma ovviamente non avevo occasione di rispondere alla replica del Ministro.
Da un lato, si dice di annullare una parte dei concorsi, dall'altro, dall'ultima dichiarazione del 23 e 24 ottobre del commissario Grimaldi - e la voglio leggere perché ritengo debba rimanere agli atti - emerge che egli prenderà le seguenti iniziative: in primo luogo, apertura del procedimento di verifica della graduatoria di stabilizzazione ai sensi della legge finanziaria 2007 ed eventuale rettifica della graduatoria in esito ai rilievi formulati dal Ministero della funzione pubblica al Ministero dell'ambiente. Ciò si riferisce ad un concorso che, probabilmente, è stato eseguito in maniera non corretta. Però, qui non si parla di annullamento, bensì di verifiche, che è cosa diversa.
In secondo luogo, si parla di contestuale apertura di una procedura di integrazionePag. 111della graduatoria per la stabilizzazione, ai sensi della legge finanziaria 2008, sulle disponibilità derivanti dal turn over, nonché di proroga iniziale al 31 dicembre 2008 del personale con contratto a tempo determinato e dei Co.co.co. in scadenza.
Inoltre, si parla di redazione della dotazione organica provvisoria (questo, a onor del vero, c'è stato confermato anche ieri da parte del Ministro), di redazione del documento di programmazione del fabbisogno triennale e, infine, di attivazione delle procedure concorsuali entro dicembre 2008.
Dalle parole che, invece, ieri ha pronunciato il Ministro in replica e che non si trovano nella relazione, pare che, rispetto alla graduatoria provvisoria, dall'attuale numero delle unità (che, se non sbaglio, sono circa 1492, forse mi sbaglio di qualche unità), la pianta organica provvisoria dovrebbe diventare di circa 1326 persone. Il Ministro ci ha, peraltro, assicurato che per circa 400 unità è stato definito comunque un percorso di stabilizzazione (vorrei, tuttavia, esserne certo). Rimarrebbero, alla fine, 170 posizioni indeterminate, nel senso che non si sa se verranno riconfermate o meno.
Quindi, con questa interpellanza, si cercava di chiedere semplicemente - mi rendo conto anche delle difficoltà - cosa sarà di questo personale e come questo ente potrà mai funzionare se questo personale o una parte di esso non verrà in qualche modo stabilizzato.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Menia, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MENIA, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, come peraltro diceva l'onorevole Bratti, molte delle questioni che vengono poste in questa interpellanza hanno, di fatto, trovato risposta nell'intervento di ieri del Ministro Prestigiacomo in un'audizione presso la Commissione ambiente. Per tale motivo mi auguro che gli ulteriori elementi che fornirò rispondendo questa sera possano essere considerati integrativi e migliorativi di un quadro che, comunque, mi pare sia stato sufficientemente delineato anche ieri in sede di audizione.
Partiamo dalla situazione del personale.
L'attuale situazione di personale all'interno dell'Ispra, ottenuta, come si ricordava, dalla sommatoria delle tre realtà preesistenti, l'APAT, l'Icram e l'Infs, fa registrare un organico di 1.494 ed una presenza di 1.544 unità lavorative, di cui, è opportuno specificare, solo 926 a tempo indeterminato. In vista della realizzazione del nuovo Istituto superiore, la legge 25 agosto 2008, n. 133, impone, inoltre, ai sensi dell'articolo 74, un ridimensionamento degli organici di tutte le pubbliche amministrazioni, secondo i parametri prestabiliti per le qualifiche dirigenziali di prima e seconda fascia e per il personale non dirigenziale.
L'Ispra evidentemente non potrà che attenersi a tutte le disposizioni di legge vigenti in materia di personale e, ove previsto, ad avvalersi ai sensi dell'articolo 28, comma 4 della legge 133 del 2008, delle disposizioni di favore esistenti per l'APAT, l'Icram e l'Infs. In questo quadro l'istituto, da un lato, si accinge a porre in essere iniziative volte a ristabilire una corretta interpretazione delle disposizioni di legge in materia di personale, anche suffragate da autorevoli indicazioni del Dipartimento della funzione pubblica; dall'altro lato, porrà in essere tutti gli adempimenti previsti per poter disporre delle disposizioni di favore prescritte in materia concorsuale per l'ex APAT, nonché per individuare percorsi di trasformazione dei rapporti di lavoro a tempo determinato in tempo indeterminato, nel rispetto, come è ovvio, del principio costituzionale di cui all'articolo 97 della Costituzione.
A tale ultimo scopo, la prima misura che si impone è la definizione, ai sensi dell'articolo 74, della dotazione organica del nuovo organismo, ferme restando le successive indicazioni che scaturirannoPag. 112dall'adozione dei provvedimenti previsti dall'articolo 28, comma 3, della legge n. 133 del 2008, le eventuali nuove disposizioni di legge e, comunque, in coerenza con gli obiettivi ivi contenuti.
Nella consapevolezza della necessità di non privarsi di professionalità di elevato livello formatesi all'interno dell'istituto, le operazioni sul personale non potranno, tuttavia, non tenere in considerazione il fabbisogno finanziario che per Ispra, per il 2009, è stato fissato in circa 90 milioni di euro. Ciò imporrà una razionalizzazione nell'utilizzo del personale all'interno dell'istituto facendo in modo che la stipula di accordi o convenzioni sia realmente finalizzata ad attività di studio e ricerca e non finisca per diventare un modo surrettizio di finanziamento delle spese di personale, con conseguente lievitazione del numero del personale precario impiegato.
Su ogni operazione si intende comunque comunicare ai sindacati le strategie poste in essere per assicurare il funzionamento dell'istituto e per garantire i diritti dei lavoratori precari che scaturiscono da disposizioni normative.

PRESIDENTE. L'onorevole Bratti ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Menia perché so che segue con particolare attenzione la situazione, ma non mi posso definire soddisfatto. Infatti, sia dalle dichiarazioni del Ministro, ma anche dalle precisazioni, oltre ad aver capito che c'è un ridimensionamento dell'ente, che c'è un taglio di quasi il 15, 20 per cento del bilancio dell'ente, che sono bravi, però ci sono delle situazioni più generali che non consentiranno - forse, o meglio non si sa come - di procedere ad una stabilizzazione, credo che non ci siano degli elementi di certezza.
Ieri mi sembrava di aver capito - forse ho compreso male ma ho chiesto una copia del resoconto stenografico relativo alla replica del Ministro - che su questo monte di settecento precari vi fosse, per almeno quattrocento di loro, la possibilità di addivenire ad un futuro certo. Lo spero.
Mi piacerebbe, tuttavia, che ciò venisse dichiarato in qualche modo dal Governo, perché altrimenti questo stato di agitazione all'interno dell'ente permarrà e non avrà fine, anzi tenderà ad avere qualche recrudescenza. Una tale recrudescenza sicuramente avverrà nei prossimi giorni, e probabilmente accadrà comunque, perché è chiaro ed evidente che tutti chiederanno, in qualche modo, il riconoscimento del lavoro che hanno svolto in passato.
Tuttavia, se almeno vi fosse una prima indicazione certa, per una parte consistente di questo personale vi sarebbe la possibilità di vedere, in un certo senso, la fine di un tunnel. Ciò sarebbe, a mio avviso, un fatto estremamente positivo, in un momento in cui anche, lo ricordo, si parla del controllo ambientale. Sebbene non abbiamo ancora iniziato a discutere il tema dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sappiamo, tuttavia, che una parte consistente di questo personale che oggi è in Ispra costituirà il nocciolo intorno a cui verrà costruita la nuova Agenzia per la sicurezza nucleare. Ricordo, tra l'altro, che gran parte di questo personale è precario, perché i dipendenti a tempo indeterminato sono molto vicini alla pensione, come potete ben capire, in quanto si occupavano di energia nucleare vent'anni fa. Pertanto, è evidente che siamo di fronte, a mio avviso, ad una sorta di corto circuito, da un punto di vista politico.
Dunque, i dubbi rimangono tutti. Come ho già detto, non mi dichiaro soddisfatto ma, comunque, ringrazio e spero che, pur con tutte le difficoltà che abbiamo, potremo continuare insieme a cercare anche di capire come costituire, in maniera più razionale ed efficiente, questo nuovo istituto, cercando anche di salvaguardare questi giovani e queste professionalità che sono un patrimonio da non perdere. Li abbiamo formati, sono anni che lavorano, sono competenti, e mi sembrerebbe veramente un peccato perdere queste professionalità.

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(Chiarimenti relativi al requisito dei dieci anni di soggiorno legale e continuativo necessario al fine della corresponsione dell'assegno sociale, con particolare riferimento ai cittadini italiani emigrati - n. 2-00134)

PRESIDENTE. L'onorevole Bucchino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00134, concernente chiarimenti relativi al requisito dei dieci anni di soggiorno legale e continuativo necessario al fine della corresponsione dell'assegno sociale, con particolare riferimento ai cittadini italiani emigrati (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

GINO BUCCHINO. Signor Presidente, intendo illustrare la mia interpellanza urgente che mira ad ottenere dei chiarimenti sulle concrete implicazioni che la nuova normativa sull'assegno sociale avrà sui diritti previdenziali dei lavoratori e, in particolare, dei pensionati italiani emigrati.
Credo che le mie preoccupazioni siano più che legittime a causa della indeterminatezza del provvedimento in questione. Mi spiego meglio. Il nuovo requisito dei dieci anni di soggiorno legale, necessario ai fini del perfezionamento del diritto all'assegno sociale, è stato introdotto con il decreto-legge n. 112 del 2008 per evitare, a mio parere ma non solo a mio parere, che i cittadini stranieri immigrati in Italia, sulla base della semplice iscrizione anagrafica, possano usufruire della prestazione assistenziale in oggetto, ancorché in presenza, ovviamente, delle condizioni reddituali richieste.
Voglio ricordare che l'assegno sociale è una prestazione assistenziale, che prescinde cioè da qualsiasi versamento contributivo, ed è stato introdotto dalla legge n. 335 del 1995. Possono farne richiesta cittadini residenti in Italia, ma anche cittadini della Comunità europea e cittadini extracomunitari in possesso della carta di soggiorno. L'assegno viene erogato solo al compimento dei 65 anni di età, non è reversibile, ed è subordinato, ovviamente, a specifici limiti reddituali.
In poche parole, è un estremo salvagente per tutti coloro i quali risiedono in Italia, che hanno compiuto 65 anni, ma non hanno redditi sufficienti per soddisfare le più elementari esigenze di vita.
Ho già stigmatizzato in aula la totale avversione ad un provvedimento restrittivo (appunto il requisito di dieci anni di residenza) che colpisce la fascia di popolazione più debole e diseredata, compresi ovviamente i lavoratori immigrati.
La nuova norma che, come detto, è stata presumibilmente concepita per limitare il diritto dei cittadini stranieri all'assegno sociale, paradossalmente colpisce quasi esclusivamente i cittadini extracomunitari e gli italiani residenti all'estero. Ciò perché i cittadini extracomunitari (francesi, tedeschi e altro), anche neocomunitari (rumeni e bulgari), questi ultimi il reale obiettivo del provvedimento restrittivo, sono salvaguardati dal regolamento comunitario 1408/1971/CE che include nel suo campo di applicazione oggettivo anche l'assegno sociale e prevede specificamente che l'istituzione di uno Stato membro, la cui legislazione subordina il diritto alle prestazioni non contributive, appunto come l'assegno sociale, al compimento di periodi di occupazione di attività lavorativa autonoma o di residenza, tiene conto, per quanto è necessario, dei periodi di occupazione di attività lavorativa autonoma o di residenza compiuti nel territorio di un qualsiasi altro Stato membro, come se si trattasse di periodi compiuti nel territorio del primo Stato membro.
Quindi, dieci anni di residenza richiesti dalla nuova normativa potranno essere soddisfatti dai cittadini comunitari, prendendo in considerazione la residenza nei Paesi membri. Se il requisito dei dieci anni di residenza non potrà perciò applicarsi ai cittadini comunitari per le ragioni esposte, colpirà invece, lo ripeto, cittadini extracomunitari, ma purtroppo anche i cittadini italiani emigrati che sono rientrati o che intendono rientrare in Italia per trascorrere serenamente gli ultimi anni della loro vita, i quali non possono far valere dieci anni di residenza nel nostro Paese immediatamentePag. 114precedenti al compimento del sessantacinquesimo anno di età o, comunque, in maniera continuativa, come potrebbe intendersi attraverso un'interpretazione restrittiva della nuova norma.
Allora, per non discriminare i nostri connazionali è indispensabile un chiarimento che salvaguardi i diritti sociali di coloro i quali siano emigrati in anni remoti nel tempo, ma abbiano comunque risieduto in Italia almeno dieci anni.
Con questa interpellanza chiedo, quindi, al sottosegretario di fornire un'interpretazione della legge succitata nel senso che i dieci anni di residenza possono essere fatti valere nell'intero arco vitale degli aventi diritto, affinché sia garantito l'assegno sociale a tutti i cittadini italiani che risiedono permanentemente in Italia, che soddisfino i requisiti anagrafici e reddituali previsti dalla normativa vigente ed i quali abbiano risieduto complessivamente, e quindi non necessariamente continuativamente, almeno dieci anni in Italia.
Auspicando l'accoglimento da parte del Ministero di questa richiesta, voglio infine ricordare che comunque, a causa di questo infelice provvedimento, rimarranno esclusi dalla possibilità di accedere all'assegno sociale, se decidessero di rientrare in Italia, tutti i cittadini italiani emigrati da giovani, in tenera età, i quali non sono in grado, in nessun modo, di far valere i dieci anni di residenza in Italia. Sarebbe, quindi, opportuno riconsiderare la normativa vigente nel rispetto dei requisiti anagrafici e reddituali, dando così accesso all'assegno sociale a tutti i cittadini italiani residenti permanentemente in Italia a prescindere dai vincoli temporali di residenza.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Pasquale Viespoli, ha facoltà di rispondere.

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, l'interpellanza presentata che ha come primo firmatario l'onorevole Bucchino si riferisce all'articolo 20, comma 10, della legge n. 133 del 6 agosto 2008, che prevede, a decorrere dal 1o gennaio 2009, che l'assegno sociale, di cui all'articolo 3 comma 6 della legge n. 335 del 1995, debba essere corrisposto agli aventi diritto a condizione che i medesimi abbiano soggiornato legalmente, in via continuativa, per almeno dieci anni nel territorio nazionale.
In merito, si fa presente quanto segue. Il richiamato intervento normativo trova il proprio fondamento nell'esigenza, da un lato, di contenere la spesa pubblica, dall'altro, di evitare il perpetrarsi di abusi nelle richieste della suddetta prestazione assistenziale da parte di cittadini extracomunitari e cittadini comunitari, con riferimento ai casi di «forzati» ricongiungimenti di ascendenti sessantacinquenni che, sulla base della semplice iscrizione anagrafica nel comune di residenza in Italia e in presenza delle previste condizioni reddituali, sarebbero stati legittimati, dalla precedente normativa, ad ottenere la liquidazione delle prestazioni in argomento.
Allo stato, per quanto concerne lo specifico punto di interesse evidenziato nell'atto parlamentare, si fa presente che la norma in argomento nulla dispone in ordine al periodo «entro il quale» o «a decorrere dal quale» il requisito dei dieci anni deve essere maturato, non prescrivendo, sostanzialmente, alcun ulteriore limite temporale da accertare oltre ai dieci anni di soggiorno continuativo nel territorio dello Stato, per la corresponsione dell'assegno sociale.

PRESIDENTE. L'onorevole Bucchino ha facoltà di replicare.

GINO BUCCHINO. Signor Presidente, se ho ben capito, mi sembra di intendere che niente indica il periodo dei dieci anni e accetto con soddisfazione le precisazioni, perché questo ci dà la possibilità di mantenere un livello di attenzione verso i nostri cittadini italiani emigrati all'estero, i quali indirettamente e paradossalmente venivano (e in parte ancora lo sono tuttora) ad essere colpiti da una norma chePag. 115da questo Governo - come lei ha ripetuto e sottolineato - era stata pensata (voglio dare un'interpretazione benevola al suo intervento) per limitare certi eccessi di richiesta di prestazione di assegno sociale.
Mi permetto di aggiungere che, comunque sia, l'aver introdotto questo limite temporale di dieci anni di residenza - che accolgo con soddisfazione, lo ripeto, dato che non dà precise indicazioni sul quando - determinerà tuttavia, a partire dal 1o gennaio 2009, una revoca dell'assegno sociale a tutti coloro che in questo momento, ancorché italiani, residenti in Italia, non avessero maturato questi dieci anni di residenza. Spero che in un immediato futuro si possa correggere questo piccolo ultimo dettaglio.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Quartiani n. 2-00171)

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta del Governo e con il consenso del presentatore, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Quartiani n. 2-00171, concernente misure per garantire il regolare funzionamento dell'Ente italiano della montagna, è rinviato ad altra seduta.

(Utilizzo dei fondi destinati dal Ministero dello sviluppo economico alla regione Piemonte per un progetto per la «scuola del consumo consapevole» - n. 2-00187)

PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00187, concernente l'utilizzo dei fondi destinati dal Ministero dello sviluppo economico alla regione Piemonte per un progetto per la «scuola del consumo consapevole» (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, signor Ministro, ovviamente non sono qui per rileggere i termini dell'interpellanza urgente già proposta e pubblicata agli atti di questa Camera, ma sono ad individuare problemi politici e giuridici cui confido ella vorrà dare risposta. Non ho bisogno dell'opera del Ministro, posso capire già da me, che far spendere allo Stato denari per acquistare due milioni di opuscoli senza prevederne la distribuzione sia uno spreco sotto gli occhi di tutti. Inoltre, appare altrettanto evidente che spendere 11.900 euro per comprare delle targhe a 200 euro l'una quando qualsiasi commerciante le vende a 30 sia forse qualcosa di più.
Tuttavia, quello che ci interessa è che lei faccia luce su due aspetti consequenziali a questi fatti. In primo luogo, vi è l'aspetto politico: il Governo - non il suo, ma quello del tempo - ha ritenuto, per la verità in modo condivisibile, di elargire denari per agevolare i consumatori. Tale categoria sta ovviamente a cuore del movimento politico cui ho l'onore di appartenere.
Il Governo quindi, ora quello di cui lei fa parte, sottosegretario, ha il dovere ed il potere di verificare se questi denari siano stati ben spesi e, ove ciò non fosse, porre in essere le sanzioni per il ripristino della legalità.
Premesso che sugli stessi articoli si legge che l'assessore preposto, il dottor Caracciolo, annuncia controlli scrupolosi, occorre ragionare sull'impostazione teorica del procedimento con cui i soldi pubblici vengono spesi e la pratica con cui ciò avviene. La legge ha previsto la massima responsabilizzazione dei funzionari, togliendo ogni potere pratico ai politici; vale a dire che l'assessore regionale può soltanto proporre delle soluzioni politiche a qualsiasi problema proponendo esclusivamente delibere, che sono atti collegiali che devono essere condivisi dalla giunta. In realtà, una volta stabilito il principio politico, l'attuazione è demandata al funzionario, per la regione al direttore, che in concreto con atti denominati «determine» attuerà l'atto politico.
Nel caso che ci occupa, in buona sostanza l'atto con cui codesto Ministero ha deciso di tutelare i consumatori viene attuato dal direttore regionale. Fin qui tutto chiaro. Peculiare invece appare la situazione nella regione Piemonte, che nelle posizioni di direttore generale nonPag. 116ha messo dei tecnici o nella migliore delle ipotesi (evidentemente non in questo caso) dei solo tecnici, ma principalmente dei funzionari di partito. Ciò va a svuotare - è questo l'aspetto politico che maggiormente ci preoccupa - il dettato della legge.
In altri termini, la ratio legis era quella di proteggere il popolo da eventuali abusi dei politici, dando a questi la propria responsabilità che è quella della scelta politica e distanziando da questi la razionalità e il tecnicismo di attuazione con soggetti che vanno a cercare il bene comune all'interno di normali sistemi economici e tecnici. Questo è saltato nella regione Piemonte in quanto la «zarina», rectius la governatrice, tiene quali direttori dei veri e propri uomini politici, iscritti al partito e dirigenti di partito.
Il caso che ci occupa vede un assessore, Caracciolo, socialista e quindi una figura minoritaria nell'assetto del Partito Democratico, e un direttore, Cavaletto, proveniente dalle fila dei DS, quindi in posizione politica di supremazia rispetto allo stesso assessore. Ciò spiega il comportamento disinvolto e sfrontato con cui fa quello che vuole e punisce categorie distanti dal proprio pensiero politico.
Ecco quindi il problema politico serio a cui le chiedo una risposta. Come fa il Governo a verificare la propria azione devoluta alle regioni quando il materiale attuatore dell'azione politica del Governo è di colore chiaramente politico contrastante con il Governo? Ciò in barba alle leggi che lo vogliono meramente tecnico. Come fa il Governo a controllare una regione in tali campi quando l'azione non può essere sanzionata o frenata, proprio perché il tecnico ha uno spazio politico maggiormente rilevante rispetto al politico che dovrebbe dare direttive politiche a cui attenersi?
Guardi signor Ministro, le faccio un esempio: la scorsa legislatura regionale, una commissione d'inchiesta consiliare ha pacificamente rivelato che in numerosissimi casi gli aiuti in applicazione della legge sugli aiuti ai neonati sono stati erogati in aperto contrasto con la norma. Questo fatto avrebbe sicuramente portato alla rimozione del direttore e soprattutto a ristabilire il diritto ove tale direttore fosse stato meramente tecnico. Invece i risultati della commissione di inchiesta sono stati archiviati e non è stato fatto assolutamente nulla, regalando milioni di euro a chi ne aveva diritto, perché responsabilizzare il funzionario voleva dire automaticamente responsabilizzare una parte della politica che oggi non avrebbe sicuramente vinto le elezioni giacché inevitabilmente le defaillances dei funzionari con valenza politica si sarebbero riversate sulla stessa parte politica.
In uno, signor Ministro, secondo lei è necessario evitare che i politici assumano funzione tecnica, facendo venir meno una dialettica tra politica e funzionario che evidentemente è stata posta in essere dal legislatore a fine di tutela del cittadino? Consequenziale all'aspetto politico sono gli aspetti giuridici, perché appare di tutta evidenza che il comportamento riportato dai giornali, ove sia vero, è un comportamento in evidente contrasto con le norme anche penali.
Come si può pensare che politici che rilevino dei fatti dai quali si possa dedurre la responsabilità penale li trasmettano contro propri compagni di partito, ammesso che la magistratura, già ampiamente occupata a processare Berlusconi (anche per processi che andranno sicuramente in prescrizione), si occupi degli avversari di Berlusconi?
Concludendo, signor Ministro, vorremmo sapere quali azioni il suo Governo intenda intraprendere affinché, non solo dal punto di vista politico, ma anche da quello giuridico venga ripristinato il diritto e cessi l'onnipotenza delle funzioni dei politici che violano la legge, anche penale, e ciononostante non vengono perseguiti, ed infine se intende recuperare i denari sprecati da chi ne ha le responsabilità.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente,Pag. 117l'interpellante chiede notizie in merito a un progetto per la «scuola del consumo consapevole», per il quale il Ministero dello sviluppo economico ha erogato alla regione Piemonte 914 mila euro. A fronte di tale progetto alcune associazioni di consumatori hanno denunciato sprechi nell'utilizzo del predetto importo.
Il progetto di cui si parla trae origine dall'attuazione della legge finanziaria per il 2001 che prevede che le entrate derivanti da sanzioni amministrative irrogate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato siano destinate ad iniziative a vantaggio dei consumatori. Con decreto ministeriale 18 dicembre 2006 sono state individuate le iniziative a favore dei consumatori per il finanziamento di programmi di assistenza e tutela dei consumatori, realizzati dalle regioni e province autonome, di cui 985.100 euro alla Regione Piemonte, la quale ha presentato un progetto, approvato con decreto direttoriale del 15 giugno 2007, per un programma articolato in due interventi, denominati «Gli sportelli del consumatore» e «La scuola del consumo consapevole».
Occorre segnalare che gli interventi di ciascun programma approvato dalle regioni possono essere realizzati direttamente dalle regioni stesse e dalla province autonome, in collaborazione con le associazioni dei consumatori, e che le delibere regionali rientrano nella potestà esclusiva della giunta regionale sulle quali il Governo non esercita alcun tipo di controllo.
Nel caso specifico del progetto della regione Piemonte, a cui fa riferimento la presente interpellanza, la stessa non ha ritenuto di avvalersi di alcuna associazione, agendo direttamente quale unico soggetto attuatore.
Si evidenzia, infine, che in data 16 luglio 2008 il Presidente della regione Piemonte ha presentato alla procura della Repubblica presso il tribunale penale di Torino un atto di querela (ex articolo 336 del codice di procedura penale) avverso i rappresentanti legali di sei associazioni territoriali dei consumatori, per sanzionare penalmente le notizie e i dati diffusi in merito alle modalità gestionali sull'utilizzo delle risorse pubbliche in favore dei consumatori, considerando tali fatti lesivi della reputazione della regione Piemonte. Il Ministero della Giustizia riferisce che presso la corte di appello di Torino non vi sono procedimenti penali riguardanti i fatti menzionati nell'interpellanza.

PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di replicare.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, la risposta che mi ha dato non mi soddisfa pienamente, non per malevolenza verso il suo Ministero, ma perché sicuramente la gestione della Bresso in Piemonte è molto abile a nascondere la malagestione e gli abusi con delibere create ad hoc, per sperperare i soldi e i denari pubblici dei contribuenti piemontesi. Noi non ci stupiamo, anzi ci saremmo stupiti se lei fosse venuto a comunicarci che ormai si apriva una commissione di inchiesta esclusivamente per la giunta Bresso, la giunta piemontese, perché sarebbe stato evidente che c'era un ulteriore passo falso verso una malagestione ancora più accentuata da parte di questa amministrazione, di questo governo regionale.
Però, noi continueremo a denunciare questa malagestione, come abbiamo sempre fatto, in tutti gli enti e le istituzioni, perché non comprendiamo assolutamente l'aumento indiscriminato (ma abbiamo assistito durante il Governo Prodi nel 2006 all'aumento spropositato dei ministri e dei sottosegretari), attuato dalla «zarina», la Bresso, in Piemonte, che ha aumentato gli assessori da dodici a quattordici. Non vogliamo soffermarci tanto su quel numero, quanto soprattutto sul fatto che li ha voluti tutti esterni. Perciò, sono quattordici assessori con un indennizzo da parte del consiglio regionale che grava sulle tasche dei cittadini piemontesi.
Non denunciamo ciò solo oggi, ma lo abbiamo denunciato dal primo giorno che ha attuato questo sistema, che, a nostro avviso, era abbastanza illogico, in un momento di crisi che dura da troppi anni.
Senza parlare poi delle collaborazioni esterne o delle progettazioni, che non sonoPag. 118mai andate a buon fine, tutte spese che abbiamo notato e trascritto in questi anni di malagestione della Bresso. Continueremo a denunciarle con interpellanze e interrogazioni presentate in consiglio regionale, e soprattutto presentandole dove abbiamo la possibilità di avere un interlocutore che ci risponde, come sta facendo lei attualmente. Peraltro, stiamo ancora aspettando le risposte alle interrogazioni sulla malagestione del governo Bresso dal 2005. Perciò, signor sottosegretario, deve anche capire la nostra perplessità rispetto alla sua risposta, perché questa situazione perdura da troppi anni.
I piemontesi hanno sopportato fin troppo e la nostra unica consolazione è che il governo Bresso sta per scadere; tra neanche due anni ci sarà un rinnovo e finalmente vedremo in piazza Castello a Torino un nuovo volto, un nuovo governo regionale. È la nostra unica consolazione rispetto a questa malagestione.
Però, noi continueremo a rilevare tutte le situazioni di malagestione territoriale che si verificano, come quella regionale piemontese, con la Bresso e Caracciolo al seguito e, pertanto, la disturberemo ulteriormente, per verificare tutte le situazioni che abbiamo denunciato nell'interpellanza, che non sono una nostra fantasia.
Sicuramente - come ripeto - sono molto abili a nascondere, tramite delibere di giunta, tutte le spese pazze che ha voluto fare la Bresso in questi anni, regalando i soldi agli amici degli amici. Infatti, sono le regalie o gli aiuti agli amici che le hanno permesso di essere eletta nel 2005. Sono aiuti che potrebbero farla rieleggere nel 2010, ma si è trovata di fronte ad una forza politica, come la Lega Nord, che non ha intenzione di far perdurare questo governo. Perciò, signor sottosegretario, la ringrazio della risposta.
Continueremo a portare avanti le nostre istanze per fare in modo che ci sia la verità da parte di questo Governo, che ha sensibilità per gli sprechi pubblici e l'ha dimostrato con tutti gli atti che ha voluto fare fino adesso in poco più di sei mesi.
Spereremo, perciò, che questo ribaltamento di buona gestione del Governo centrale sia ribaltato sulle periferie ed anche su un governo regionale di centrosinistra.

(Intendimenti del Ministro della giustizia riguardo all'eventuale esercizio dell'azione disciplinare in relazione a recenti dichiarazioni del dottor Luigi De Magistris - n. 2-00189)

PRESIDENTE. L'onorevole Laboccetta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00189, concernente intendimenti del Ministro della giustizia riguardo all'eventuale esercizio dell'azione disciplinare in relazione a recenti dichiarazioni del dottor Luigi De Magistris (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, chiedo scusa ma utilizzerò tutti i quindici minuti a disposizione, perché l'argomento è estremamente delicato e non si stupirà nessuno se, per illustrare questa interpellanza urgente, svolgerò sostanzialmente un elogio della magistratura italiana.
Per la mia storia personale e per la mia formazione politica e culturale nutro una grande ammirazione per chi è chiamato a questa alta funzione. L'essere investito del potere di dirimere ogni umana controversia, sia essa legata alle ragioni economiche del vivere quotidiano sia alle ragioni della tutela del diritto di libertà e dell'esercizio della pretesa punitiva dello Stato, ha sempre costituito motivo di profonda considerazione umana per le donne, signor Presidente, che ormai sono la maggioranza, e per gli uomini che esercitano funzioni giurisdizionali.
È vivo in me il ricordo - mi perdonerete la parentesi personale, ma sarò telegrafico su questo punto - di mio nonno, Francesco Laboccetta, magistrato a Reggio Calabria e poi presidente di sezione della corte d'appello di Napoli, del quale ancora avverto presenti le doti di comprensione dell'umana condizione e l'elevato spirito di servizio, uniti al rigore comportamentale e non disgiunti da opportuna sobrietà.Pag. 119
Tante volte, anche in quest'Aula, e forse non a sufficienza, è stato ricordato il sacrificio dei tanti magistrati che hanno pagato con la vita il loro impegno contro il crimine organizzato, contro le mafie e contro il terrorismo. A loro va il mio riverente inchino. Qualcuno ha detto, signor sottosegretario, che la politica è la più alta forma di carità. Penso che si debba equiparare a chi fa politica chi esercita il difficile mestiere del giudice.
L'esercizio della giurisdizione, con il carico di responsabilità che comporta, è certamente un compito gravoso. Ecco perché tanto spesso gli avvocati, e noi con loro, fanno riferimento alla sofferenza della camera di consiglio e alla sofferenza della decisione. Penso ai giudici che quotidianamente, tra oggettive difficoltà, tengono udienza tra vari settori, studiano, approfondiscono, arricchiscono e si arricchiscono culturalmente attraverso il leale confronto con l'avvocatura.
Questa magistratura che fa il proprio dovere nel nostro Paese è largamente maggioritaria. Non vorrei essere frainteso: non esiste una magistratura buona e una cattiva. Vi sono buoni magistrati, la stragrande maggioranza, e pochi, grazie al cielo, cattivi magistrati. Sia chiaro: i buoni magistrati non si distinguono dai cattivi perché questi ultimi abbiano certe idee politiche e i primi altre o non le abbiano affatto. Sarebbe un paradosso, qui, nel tempio della politica, elogiare coloro che, per sventura, non hanno idee politiche. I magistrati, da uomini di cultura e da giuristi, devono avere idee politiche, ma il loro credo non ne deve ispirare i concreti comportamenti professionali.
Non gli deve essere consentito né può essere tollerato che, per l'alto privilegio, che è loro riservato, di esercitare la giurisdizione e di costituire, come prevede la Carta fondamentale, un ordine autonomo e indipendente dagli altri poteri, utilizzino la clava giudiziaria per improbabili rivincite politiche.
Una volta, signor sottosegretario, un mio amico avvocato scrisse in un atto di appello che il giudice di primo grado aveva sentenziato non in nome del popolo italiano, nel nome del quale è amministrata la giustizia, ma in nome del partito politico del quale aveva in tasca la tessera. Condivisibilmente, un altro giudice ritenne che questa espressione non costituisse ingiuria nei confronti dell'altro magistrato.
Non a caso, e legittimamente, i magistrati sono gelosi delle prerogative che la Costituzione e la legge sulle guarentigie riconoscono alla magistratura. Ma non va dimenticato che già nella Costituzione è previsto il sistema di giurisdizione domestica, che attribuisce al Consiglio superiore della magistratura l'esercizio dei poteri disciplinari volti ad assicurare che non rimangano impuniti comportamenti, come quelli evidenziati nella mia interpellanza, che recano disdoro all'ordine, offendendo quella stragrande maggioranza di magistrati che con i loro comportamenti onorano l'alto incarico cui sono chiamati.
I fatti che ho esposto nel mio atto di sindacato ispettivo, che è stato sottoscritto da circa 40-50 colleghi sono di tale gravità da imporre l'immediato intervento di coloro i quali, in virtù del dettato costituzionale ovvero della norma ordinamentale, hanno il potere di intervento rispetto a condotte poste in essere da un appartenente all'ordine giudiziario di questa Repubblica, che a tacere d'altro appaiono meritevoli di rigorosa censura.
Sono tra coloro i quali seguono con grande attenzione le vicende giudiziarie di questo Paese: a tutti sono noti i miei interventi in favore e a sostegno di quanti hanno avuto la ventura di imbattersi nei grovigli inestricabili della giustizia italiana, come il dottor Bruno Contrada e tanti altri, vittime di un uso distorto del potere investigativo e cautelare e finiti nel «tritacarne» mediatico-giudiziario sulla scorta di accuse poi rivelatesi infondate. Le affermazioni del dottor De Magistris, il magistrato De Magistris, già sottoposto a procedimento disciplinare su impulso del Ministro della giustizia e del procuratore generale della Corte di cassazione, concluso con l'allontanamento d'ufficio dalla procura di Catanzaro e con l'interdizione dalle funzioni requirenti, costituiscono un episodio senza precedenti nella storia giudiziariaPag. 120italiana. Si tratta di un appartenente all'ordine giudiziario che lancia accuse di incredibile gravità contro una parte della magistratura italiana, in particolare quella calabrese, che sarebbe a suo dire strettamente legata da cointeressenze affaristiche e da collusioni di tipo mafioso con organizzazioni criminali operanti in Calabria, e sarebbe responsabile degli insuccessi dello Stato nella lotta alla dilagante espansione dell'ingerenza mafiosa nel contesto della vita sociale ed economica di quella regione.
Sono, quelle a cui ho fatto cenno e che in maniera articolata ho riportato nell'interpellanza da me proposta come primo firmatario, affermazioni senza precedenti, di una gravità assoluta, soprattutto in relazione allo sconcerto che hanno determinato nell'opinione pubblica italiana e al gravissimo danno di immagine e di credibilità che arrecano all'ordine giudiziario del Paese. Si tratta di comportamenti ed asserzioni che, posti in essere e formulati sulla scorta di personali convincimenti e sicuramente non sorretti da alcun elemento di prova certa e inoppugnabile, assumono le sembianze di un mero pretesto, posto a neutralizzare o ad attenuare le conseguenze del complessivo fallimento, questo certamente acquisito attraverso provvedimenti giurisdizionali, delle iniziative investigative avviate dal dottor De Magistris al tempo della sua permanenza negli uffici della procura della Repubblica di Catanzaro. È come se il magistrato in questione tentasse di accreditare, così come risulterebbe da altre attività investigative condotte da diversi uffici inquirenti, la tesi dell'esistenza di un vero e proprio complotto, un complotto ordito ai suoi danni in ragione del suo attivismo investigativo, che avrebbe visti accomunati dal perseguimento dell'unico obiettivo costituito dall'impedirgli di indagare, magistrati, politici, imprenditori, delinquenti comuni e mafiosi, avvinti tutti dal vincolo criminale-affaristico. Mi pare di scorgere, tra le pieghe di questa ormai datata vicenda, il tentativo di gettare discredito su di una moltitudine di persone, al solo fine di reperire un vero e proprio alibi rispetto alle conseguenze importanti di condotte disciplinarmente rilevanti e correttamente sanzionate, poste in essere dal magistrato nell'espletamento delle sue funzioni in quel di Catanzaro.
Il fatto, di per sé gravissimo, appare di maggiore gravità laddove si considerino le finalità che attraverso di esso vengono perseguite: nessuno può allo stato escludere anche l'eventualità di comportamenti orientati nella direzione dell'acquisizione di notorietà e consensi rispetto a diverse e future collocazioni. Affermare che una parte della magistratura calabrese è collusa con la criminalità e che proprio a quella parte di magistratura va ascritto l'insuccesso della lotta dello Stato contro la criminalità, costituisce comportamento a mio avviso incompatibile con l'appartenenza all'ordine giudiziario.
E ciò soprattutto ove si consideri che tali affermazioni, espresse con categorica certezza attraverso il mezzo di diffusione televisivo particolarmente penetrante rispetto al potere divulgativo, e la portata eccezionalmente diffamatoria di esse hanno procurato allarme in tutto il Paese, nonostante esse non fossero accompagnate da specificazioni puntuali e dalla doverosa indicazione di prove certe. Né può essere consentito ad un qualunque cittadino - e vieppiù ad un rappresentante di un'istituzione di rilevanza costituzionale - di lanciare accuse così gravi nei confronti di chicchessia per subito dopo trincerarsi dietro il segreto investigativo, che impedirebbe la divulgazione delle ragioni sottese a tali accuse.
Intendo nei prossimi giorni, signor sottosegretario, proporre io stesso, nella mia qualità di parlamentare, un esposto alla procura della Repubblica di Roma, competente ai sensi dell'articolo 11 del codice di procedura penale, affinché venga accertata l'eventuale responsabilità di chiunque abbia posto in essere, rispetto ai fatti sin qui esposti, condotte penalmente rilevanti. È bene ribadire che il danno alla credibilità della istituzione magistratuale arrecato dalla condotta del dottor De Magistris assume portata irreparabile ove si consideri che la magistraturaPag. 121calabrese, operando in condizioni ambientali e strutturali di ben nota difficoltà, ha operato con grande sacrificio conseguendo enormi successi nel contrasto alla criminalità comune e mafiosa di quella terra così provata.
La magistratura calabrese tutta, requirente e giudicante, ha dato prova di grande coraggio, ciascuno scegliendo di rimanere ad operare in quella regione in difesa delle istituzioni democratiche e dei cittadini a rischio della vita, pagando un prezzo altissimo in conseguenza dell'encomiabile assunzione di responsabilità (talvolta un prezzo rappresentato da un tributo di sangue).
È vergognoso quanto accaduto ed ingenerose le condotte dell'autore di un'attività diffamatoria sapientemente gestita a livello mediatico che ha conquistato, in ragione di precarie indagini penali, la notorietà televisiva e giornalistica, accreditandosi quale paladino della giustizia e vittima dei poteri forti (espressione ormai pesantemente abusata).
Le chiedo in conclusione, signor rappresentante del Governo, come ed attraverso quali iniziative di competenza del Ministro per la giustizia si intendano tutelare i magistrati calabresi e la magistratura italiana da attacchi così brutali e gratuiti che non consentono lo svolgimento dell'attività giudiziaria in un clima di serenità e di solidarietà.
Desidero concludere veramente esprimendo il mio personale apprezzamento e la mia stima incondizionata verso tutta la magistratura, che ha saputo rappresentare nei momenti di grave difficoltà del Paese un presidio di legalità a fronte delle aggressioni criminali di impressionante portata.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Giacomo Caliendo, ha facoltà di rispondere.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. In risposta agli onorevoli interroganti faccio presente che il Ministro della giustizia, in data 28 ottobre 2008, ha disposto, per il tramite del competente ispettorato generale, accertamenti preliminari in merito ai fatti segnalati nell'atto di sindacato ispettivo.
Detti accertamenti, da svolgersi per il tramite del presidente della Corte di appello di Napoli, sono stati disposti al fine di verificare, anche attraverso l'audizione del dottor De Magistris, quanto riportato dagli organi di stampa, che hanno riferito le gravi accuse mosse dallo stesso dottor Luigi De Magistris alla magistratura calabrese nel corso di una intervista a Sky Tg 24.
Infatti, da quanto si è appreso dagli organi di informazione, il dottor De Magistris, attualmente giudice del tribunale di Napoli, avrebbe dichiarato: «una parte rilevante della magistratura calabrese non è affatto estranea al sistema criminale che gestisce affari di particolare rilevanza in Calabria». Ed ancora: «Sono dell'idea che se la magistratura avesse remato tutta da una stessa parte e se la legalità, alla quale ogni magistrato si dovrebbe attenere, rappresentasse un patrimonio vero di tutta la magistratura calabrese, non staremmo qui a discutere come mai in dieci anni non è cambiato proprio nulla (...) senza una parte della magistratura collusa, la criminalità organizzata sarebbe stata già sconfitta».
Detti accertamenti - si ribadisce - sono stati disposti proprio al fine di chiarire il reale contenuto delle dichiarazioni in questione e di poter valutare, conseguentemente, l'eventuale sussistenza di comportamenti disciplinarmente rilevanti o, comunque, di elementi utili per ulteriori approfondimenti. All'esito degli stessi il Ministro della giustizia si riserva di assumere, eventualmente, ogni iniziativa di sua competenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Laboccetta ha facoltà di replicare.

AMEDEO LABOCCETTA. Signor Presidente, ringrazio il Sottosegretario per la risposta, ma sono parzialmente soddisfatto perché ritengo che soltanto in parte sia stata compresa la gravità delle circostanze denunciate dal sottoscritto e dai miei colleghi,Pag. 122e perché non si è assunta appieno la consapevolezza del gravissimo vulnus che è stato creato nei confronti della magistratura in genere, e in particolare della magistratura calabrese; ancora, perché non si è acquisita la dimensione del problema che concerne un magistrato della Repubblica che - a mio avviso e in virtù di una valutazione complessiva degli accadimenti di questi ultimi mesi - appare portatore di interessi che sono palesemente in contrasto con lo svolgimento delle funzioni giudiziarie.
Il magistrato in questione ha reso nel tempo dichiarazioni gravemente infamanti nei confronti di una moltitudine di soggetti, e ha proceduto venendo meno ai doveri di correttezza, di trasparenza e di legalità che devono per definizione ispirare i comportamenti di un magistrato. Sono ben note, per il clamore mediatico suscitato, le indagini dal magistrato condotte a Catanzaro, il più delle volte concluse con la bocciatura delle ipotesi d'accusa in maniera netta e incontrovertibile sia sul piano del fatto sia sul piano specifico del diritto.
Rispondendo ad un'interpellanza parlamentare l'allora sottosegretario alla giustizia, Li Gotti, ebbe ad affermare che quelle del De Magistris apparivano quali errori da scuola elementare e che le complessive condotte tenute dal magistrato dovevano dar corso a provvedimenti disciplinari, così come infatti è avvenuto. Il dottor De Magistris oggi si professa vittima del Consiglio superiore della magistratura, il quale in ossequio alle norme ordinamentali, ha censurato le sue condotte in maniera netta, e lo fa pubblicamente, gettando discredito e ombre sulle ragioni sottese al suo allontanamento da Catanzaro ed alla perdita delle funzioni inquirenti decretata da quell'organo.
Mi risulta che proprio poche settimane fa l'allora Ministro della giustizia Mastella, sottoposto a indagine penale prontamente archiviata dai giudici catanzaresi, ha lamentato, denunciandolo, l'abuso posto in essere nei suo confronti e consistente nell'utilizzazione di colloqui telefonici intercettati in assenza della prescritta preventiva autorizzazione del Senato. Sono fatti gravissimi che, in uno con le affermazioni formulate dal De Magistris in televisione e riprese dalla stampa nazionale (in particolare, ricordo il Corriere della sera), forniscono la dimensione di comportamenti che sembrano orientati alla elusione di responsabilità precise correlate alla gestione dei suoi procedimenti penali.
Mi risulta - ma tutto ciò sarà oggetto di separato atto ispettivo - che tuttora sono in possesso del magistrato e anche di altra autorità inquirente i tabulati telefonici relativi alle utenze di numerosi parlamentari della Repubblica senza che sia stata mai chiesta l'autorizzazione alla loro acquisizione ai diversi rami del Parlamento. Se ciò dovesse rispondere al vero, così come a me risulta, costituirebbe la riprova della reiterazione, anche da parte di altre autorità, di gravissime violazioni rispetto a precise prerogative parlamentari ribadite anche dalla Corte costituzionale attraverso le sue recenti pronunce. Ripeto ciò che ho affermato nel mio primo intervento, stasera. Le dichiarazioni del De Magistris, gravemente lesive del prestigio della magistratura italiana e di quella calabrese in particolare, appaiono frutto di un'interpretazione personale dei fatti resa in maniera utilitaristica al fine di attenuare ovvero eliminare le conseguenze pregiudizievoli delle sue stesse condotte. Ciò affermo avendo seguito sulla stampa le varie vicende che hanno connotato da diverso tempo ormai l'attività del De Magistris, solito ad utilizzare i canali mediatici per gettare discredito su quanti, a torto o a ragione, hanno avuto l'occasione di essere attenzionati in senso investigativo dallo stesso magistrato.
Mi aspettavo, signor rappresentante del Governo, una risposta più certa e più decisa sui percorsi e le iniziative da intraprendere, per porre fine a vicende che hanno determinato dolorose conseguenze per cittadini assolutamente rispettabili, e che oggi determinano addirittura un'aggressione senza precedenti alla magistratura italiana. Comunque la ringrazio per la celerità della risposta.

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(Rinvio dell'interpellanza urgente Cera n. 2-00196)

PRESIDENTE. Avverto che, per accordi intercorsi tra il Governo e i presentatori, lo svolgimento dell'interpellanza urgente Cera n. 2-00196, riguardante iniziative per evitare la chiusura dello zuccherificio di Termoli (Campobasso) è rinviato ad altra seduta.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Annunzio di un'informativa urgente del Governo.

PRESIDENTE. Comunico che domani, venerdì 31 ottobre, alle ore 9, avrà luogo un'informativa urgente del Governo sugli incidenti verificatisi a Roma, in piazza Navona, il 29 ottobre 2008.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di novembre 2008, programma dei lavori dell'Assemblea per il periodo novembre-dicembre 2008 e nuova convocazione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per la sua costituzione.

PRESIDENTE. A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto il seguente calendario dei lavori per il mese di novembre 2008:

Lunedì 3 novembre (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1772 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 settembre 2008, n. 143, recante interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario (Approvato dal Senato - scadenza: 15 novembre 2008).

Martedì 4, mercoledì 5, giovedì 6, venerdì 7 e sabato 8 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1441-ter - Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia (già articoli 3, da 5 a 13, da 15 a 18, 22, 31 e 70 del disegno di legge n. 1441, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 5 agosto 2008) (collegato alla manovra di finanza pubblica).

Seguito dell'esame della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 1 e abbinate - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali.

Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 1772 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 settembre 2008, n. 143, recante interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario (Approvato dal Senato - scadenza: 15 novembre 2008);
n. 1707 - Conversione in legge del decreto-legge 25 settembre 2008, n. 149, recante disposizioni urgenti per assicurare adempimenti comunitari in materia di giochi (da inviare al Senato - scadenza: 25 novembre 2008).

L'esame dei disegni di legge n. 1713 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009) e n. 1714 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011 avrà luogo non prima di giovedì 6 novembre.

Lunedì 10 novembre (antimeridiana):
Discussione sulle linee generali delle mozioni Volontè ed altri n. 1-00037 e Bertolini ed altri n. 1-00052 sulle iniziativePag. 124in relazione a ripetuti episodi di violenza e di persecuzione nei confronti dei cristiani in India e in altre parti del mondo.

Lunedì 10 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), martedì 11, mercoledì 12, giovedì 13, venerdì 14 e sabato 15 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Seguito dell'esame dei disegni di legge n. 1714 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per il triennio 2009-2011 (con le relative note di variazione) e n. 1713 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009).

Seguito dell'esame delle mozioni Volontè ed altri n. 1-00037 e Bertolini ed altri n. 1-00052 sulle iniziative in relazione a ripetuti episodi di violenza e di persecuzione nei confronti dei cristiani in India e in altre parti del mondo.

Esame dei disegni di legge:
n. 1802 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 settembre 2008, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare la partecipazione italiana alla missione di vigilanza dell'Unione europea in Georgia (Approvato dal Senato - scadenza: 22 novembre 2008);
n. 1813 - Conversione in legge del decreto-legge 20 ottobre 2008, n. 158, recante misure urgenti per contenere il disagio abitativo di particolari categorie sociali (da inviare al Senato - scadenza: 19 dicembre 2008).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 17 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
S. 1072 - Conversione in legge del decreto-legge 2 ottobre 2008, n. 151, recante misure urgenti in materia di prevenzione e accertamento di reati, di contrasto alla criminalità organizzata e all'immigrazione clandestina (Approvato dal Senato - scadenza: 1o dicembre 2008);
n. 1762 - Conversione in legge del decreto-legge 9 ottobre 2008, n. 155, recante misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio e la continuità nell'erogazione del credito alle imprese e ai consumatori, nell'attuale situazione di crisi dei mercati finanziari internazionali (da inviare al Senato - scadenza: 8 dicembre 2008);
n. 1774 - Conversione in legge del decreto-legge 13 ottobre 2008, n. 157, recante ulteriori misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio (da inviare al Senato - scadenza: 12 dicembre 2008).

Discussione sulle linee generali della mozione sulla detrazione sui redditi da lavoro dipendente (in corso di presentazione).

Martedì 18, mercoledì 19, giovedì 20 e venerdì 21 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Seguito dell'esame dei disegni di legge:
S. 1072 - Conversione in legge del decreto-legge 2 ottobre 2008, n. 151, recante misure urgenti in materia di prevenzione e accertamento di reati, di contrasto alla criminalità organizzata e all'immigrazione clandestina (Approvato dal Senato - scadenza: 1o dicembre 2008);
n. 1762 - Conversione in legge del decreto-legge 9 ottobre 2008, n. 155, recante misure urgenti per garantire la stabilitàPag. 125del sistema creditizio e la continuità nell'erogazione del credito alle imprese e ai consumatori, nell'attuale situazione di crisi dei mercati finanziari internazionali (da inviare al Senato - scadenza: 8 dicembre 2008);
n. 1774 - Conversione in legge del decreto-legge 13 ottobre 2008, n. 157, recante ulteriori misure urgenti per garantire la stabilità del sistema creditizio (da inviare al Senato - scadenza: 12 dicembre 2008).

Seguito dell'esame della mozione sulla detrazione sui redditi da lavoro dipendente (in corso di presentazione).

Venerdì 21 novembre avrà luogo la discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 1083 - Conversione in legge del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, recante disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 6 dicembre 2008).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti in calendario e non conclusi.

Lunedì 24 novembre (antimeridiana):
Discussione sulle linee generali della mozione sul contributo della Presidenza italiana del G8 alla riforma della governance mondiale (in corso di presentazione).

Lunedì 24 (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna), martedì 25, mercoledì 26, giovedì 27 e venerdì 28 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Seguito dell'esame del disegno di legge S. 1083 - Conversione in legge del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, recante disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria e in materia di regolazioni contabili con le autonomie locali (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 6 dicembre 2008).

Seguito dell'esame della mozione sul contributo della Presidenza italiana del G8 alla riforma della governance mondiale (in corso di presentazione).

Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti in calendario e non conclusi.
Nella settimana in cui verranno esaminati i disegni di legge finanziaria e di bilancio, come da prassi consolidata, lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time) non avrà luogo. Nel restante periodo avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).
Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo compatibilmente con l'andamento dell'esame in aula dei documenti di bilancio.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempia per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al Resoconto stenografico della seduta odierna.

A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato altresì predisposto il seguente programma dei lavori per il periodo novembre-dicembre 2008, che oltre ai provvedimenti inseriti in calendario per il mese di novembre, prevede per il mese di dicembre i seguenti argomenti:
Seguito dell'esame degli argomenti previsti nel calendario di novembre e non conclusi.

Esame dei progetti di legge:
disegno di legge S. 1152 - Conversione in legge del decreto-legge 23 ottobrePag. 1262008, n. 162, recante interventi urgenti in materia di adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione, di sostegno ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura e della pesca professionale, nonché di finanziamento delle opere per il G8 e definizione degli adempimenti tributari per le regioni Marche ed Umbria, colpite dagli eventi sismici del 1997 (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 22 dicembre 2008);
proposta di legge n. 1090 - Delega al Governo per la riforma della disciplina delle persone giuridiche e delle associazioni non riconosciute, di cui al titolo II del libro primo del codice civile (ove concluso dalla Commissione);
disegno di legge S. 847 - Delega al Governo finalizzata all'ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico (collegato) (ove trasmesso dal Senato e concluso dalla Commissione).

Esame della mozione sul pacchetto clima (in corso di presentazione).

Esame dei disegni di legge n. 1713 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2009) e n. 1714 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009 e bilancio pluriennale per il triennio 2009-20011 (ove modificati dal Senato).
Esame dei disegni di legge collegati approvati dalla Camera (ove modificati dal Senato).

Nell'ambito del programma è previsto lo svolgimento di atti del sindacato ispettivo e potrà aver luogo l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni e dalla Giunta delle elezioni.

La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi sarà convocata, d'intesa con il Presidente del Senato, martedì 4, mercoledì 5 e giovedì 6 novembre alle ore 9 e alle ore 14,30 per procedere alla sua costituzione.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 31 ottobre 2008, alle 9:
Informativa urgente del Governo sugli incidenti verificatisi a Roma, in piazza Navona, il 29 ottobre 2008.

La seduta termina alle 20,15.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Ddl n. 1441-ter - Disposizioni in materia di imprese
(collegato)

Seguito dell'esame: 13 ore (*).

Relatore 30 minuti
Governo 30 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 59 minuti (con il limite massimo di 28 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 8 ore e 51 minuti
Popolo della Libertà 2 ore e 21 minuti
Partito Democratico 2 ore e 24 minuti
Lega Nord Padania 1 ora e 12 minuti
Unione di Centro 1 ora
Italia dei Valori 57 minuti
Misto: 57 minuti
Movimento per l'autonomia 33 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 12 minuti
Minoranze linguistiche 12 minuti

(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nelle sedute del 29 e 30 ottobre 2008.

Doc. XXII n. 1 e abb. - Commissione d'inchiesta sugli errori in campo sanitario

Seguito esame: 6 ore.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 58 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per ciascun deputato)
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Gruppi 4 ore e 7 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 15 minuti
Partito Democratico 1 ora e 5 minuti
Lega Nord Padania 35 minuti
Unione di Centro 30 minuti
Italia dei Valori 28 minuti
Misto: 14 minuti
Movimento per l'autonomia 7 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 4 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

Ddl n. 1713 - Legge finanziaria e Ddl n. 1714 - Bilancio di previsione dello Stato

Discussione congiunta sulle linee generali: 12 ore.

Relatori per la maggioranza 50 minuti (complessivamente)
Relatori di minoranza 25 minuti (complessivamente)
Governo 50 minuti
Richiami al regolamento 15 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 52 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 7 ore e 48 minuti
Popolo della Libertà 2 ore e 26 minuti
Partito Democratico 2 ore e 30 minuti
Lega Nord Padania 55 minuti
Unione di Centro 49 minuti
Italia dei Valori 45 minuti
Misto: 23 minuti
Movimento per l'autonomia 12 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 6 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti
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Ddl n. 1714 - Bilancio di previsione dello Stato

Seguito dell'esame: 15 ore.

Relatore per la maggioranza 50 minuti
Relatori di minoranza 30 minuti (complessivamente)
Governo 50 minuti
Richiami al regolamento 15 minuti
Tempi tecnici 3 ore
Interventi a titolo personale 1 ora e 50 minuti (con il limite massimo di 13 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 7 ore e 45 minuti
Popolo della Libertà 2 ore e 11 minuti
Partito Democratico 2 ore e 14 minuti
Lega Nord Padania 1 ora e 7 minuti
Unione di Centro 55 minuti
Italia dei Valori 52 minuti
Misto: 26 minuti
Movimento per l'autonomia 14 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 7 minuti
Minoranze linguistiche 5 minuti

Ddl n. 1713 - Legge finanziaria

Seguito dell'esame: 30 ore.

Relatore per la maggioranza 1 ora e 30 minuti
Relatori di minoranza 1 ora (complessivamente)
Governo 1 ora e 30 minuti
Richiami al regolamento 30 minuti
Tempi tecnici 5 ore
Interventi a titolo personale 3 ore e 55 minuti (con il limite massimo di 27 minuti per ciascun deputato)
Pag. 130
Gruppi 16 ore e 35 minuti
Popolo della Libertà 4 ore e 39 minuti
Partito Democratico 4 ore e 47 minuti
Lega Nord Padania 2 ore e 24 minuti
Unione di Centro 1 ora e 58 minuti
Italia dei Valori 1 ora e 52 minuti
Misto: 55 minuti
Movimento per l'autonomia 29 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 15 minuti
Minoranze linguistiche 11 minuti

Note di variazione

Tempo complessivo: 3 ore.

Relatore 15 minuti
Governo 15 minuti
Richiami al regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 23 minuti (con il limite massimo di 5 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 42 minuti
Popolo della Libertà 27 minuti
Partito Democratico 29 minuti
Lega Nord Padania 14 minuti
Unione di Centro 11 minuti
Italia dei Valori 11 minuti
Misto: 10 minuti
Movimento per l'autonomia 5 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 3 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Pag. 131

Mozioni nn. 1-00037 e 1-00052 - Persecuzione nei confronti dei cristiani in India e in altre parti del mondo

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 19 minuti
Partito Democratico 1 ora e 8 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 30 minuti
Misto: 15 minuti
Movimento per l'autonomia 8 minuti
Liberal Democratici - Repubblicani 4 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.L'organizzazione dei tempi relativi alla mozione sulla detrazione sui redditi da lavoro dipendente e alla mozione sul contributo della presidenza italiana del G8 alla riforma della governance mondiale sarà pubblicata successivamente alla loro presentazione.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1441-ter-A - articolo agg. 13.01 442 251 191 126 8 243 62 Resp.
2 Nom. em. 13-ter.1 448 441 7 221 203 238 61 Resp.
3 Nom. em. 13-ter.2 442 436 6 219 197 239 61 Resp.
4 Nom. em. 13-ter.500 454 444 10 223 244 200 60 Appr.
5 Nom. em. 13-ter.5 474 470 4 236 217 253 58 Resp.
6 Nom. em. 13-ter.10 248 246 2 124 245 1 58 Appr.
7 Nom. em. 13-ter.14 466 460 6 231 256 204 58 Appr.
8 Nom. articolo 13-ter 470 464 6 233 255 209 58 Appr.
9 Nom. em. 15.1 481 467 14 234 181 286 54 Resp.
10 Nom. em. 15.2 476 463 13 232 178 285 54 Resp.
11 Nom. em. 15.4 480 467 13 234 205 262 53 Resp.
12 Nom. em. 15.5 484 474 10 238 220 254 53 Resp.
13 Nom. em. 15.36 490 481 9 241 226 255 53 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 15.6 487 478 9 240 224 254 52 Resp.
15 Nom. em. 15.7, 15.8 488 482 6 242 201 281 51 Resp.
16 Nom. em. 15.9 479 470 9 236 217 253 51 Resp.
17 Nom. em. 15.11 477 468 9 235 217 251 51 Resp.
18 Nom. em. 15.12 483 477 6 239 219 258 51 Resp.
19 Nom. em. 15.13 470 465 5 233 192 273 51 Resp.
20 Nom. em. 15.14 477 471 6 236 211 260 51 Resp.
21 Nom. em. 15.15 490 485 5 243 226 259 51 Resp.
22 Nom. em. 15.16 477 473 4 237 197 276 51 Resp.
23 Nom. em. 15.17 485 481 4 241 224 257 51 Resp.
24 Nom. em. 15.19 483 473 10 237 472 1 51 Appr.
25 Nom. em. 15.20, 15.21 484 482 2 242 197 285 51 Resp.
26 Nom. em. 15.24 479 472 7 237 190 282 51 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 15.25 251 251 126 251 63 Resp.
28 Nom. em. 15.26 467 466 1 234 212 254 58 Resp.
29 Nom. em. 15.27 475 474 1 238 229 245 57 Resp.
30 Nom. em. 15.30 484 457 27 229 205 252 57 Resp.
31 Nom. em. 15. 31 465 463 2 232 221 242 57 Resp.
32 Nom. em. 15.500 n.f. 475 475 238 470 5 57 Appr.
33 Nom. em. 15.37 478 477 1 239 225 252 57 Resp.
34 Nom. em. 15.38 484 345 139 173 92 253 57 Resp.
35 Nom. em. 15.39 484 484 243 234 250 57 Resp.
36 Nom. em. 15.40 481 347 134 174 92 255 57 Resp.
37 Nom. articolo 15 484 453 31 227 249 204 57 Appr.
38 Nom. em. 16.1 477 443 34 222 200 243 57 Resp.
39 Nom. em. 16.2 471 466 5 234 462 4 57 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 16.3 479 478 1 240 228 250 57 Resp.
41 Nom. em. 16.5 475 282 193 142 35 247 57 Resp.
42 Nom. em. 16.7 483 481 2 241 227 254 57 Resp.
43 Nom. em. 16.9 477 476 1 239 219 257 57 Resp.
44 Nom. em. 16.10 477 475 2 238 468 7 57 Appr.
45 Nom. em. 16.11 477 475 2 238 222 253 57 Resp.
46 Nom. articolo 16 468 464 4 233 252 212 57 Appr.
47 Nom. em. 16-bis.1 463 461 2 231 210 251 57 Resp.
48 Nom. em. 16-bis.2 446 445 1 223 198 247 57 Resp.
49 Nom. em. 16-bis.3 459 458 1 230 212 246 57 Resp.
50 Nom. em. 16-bis.4, 16-bis.5 453 452 1 227 209 243 57 Resp.
51 Nom. em. 16-bis.6 464 463 1 232 223 240 57 Resp.
52 Nom. em. 16-bis.7 463 455 8 228 216 239 57 Resp.
INDICE ELENCO N. 5 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. em. 16-bis.8, 16-bis.9 456 455 1 228 204 251 57 Resp.
54 Nom. em. 16-bis.10 460 457 3 229 207 250 57 Resp.
55 Nom. em. 16-bis.500 453 450 3 226 247 203 57 Appr.
56 Nom. em. 16-bis.11 463 261 202 131 13 248 57 Resp.
57 Nom. em. 16-bis.16 457 456 1 229 214 242 57 Resp.
58 Nom. em. 16-bis.301 463 456 7 229 455 1 57 Appr.
59 Nom. em. 16-bis.18 465 462 3 232 213 249 57 Resp.
60 Nom. em. 16-bis.302 458 450 8 226 447 3 57 Appr.
61 Nom. em. 16-bis.19 392 392 197 184 208 57 Resp.
62 Nom. em. 16-bis.20 440 438 2 220 202 236 57 Resp.
63 Nom. em. 16-bis.21 422 420 2 211 192 228 57 Resp.
64 Nom. subem. 0.16-bis.300.300 428 424 4 213 424 57 Appr.
65 Nom. em. 16-bis.300 430 427 3 214 426 1 57 Appr.
INDICE ELENCO N. 6 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. Votazione annullata Annu.
67 Nom. em. 16-bis.22 407 407 204 175 232 55 Resp.
68 Nom. em. 16-bis.23 410 410 206 172 238 55 Resp.
69 Nom. em. 16-bis.24 410 410 206 246 164 55 Appr.
70 Nom. em. 16-bis.25 rif. 391 235 156 118 233 2 55 Appr.
71 Nom. em. 16-bis.27 381 381 191 147 234 55 Resp.
72 Nom. em. 16-bis.28 386 386 194 150 236 55 Resp.
73 Nom. em. 16-bis.29 381 381 191 147 234 55 Resp.
74 Nom. em. 16-bis.30 390 390 196 153 237 55 Resp.
75 Nom. em. 16-bis.31 360 360 181 143 217 55 Resp.
76 Nom. em. 16-bis.303 399 263 136 132 250 13 55 Appr.
77 Nom. em. 16-bis.32 386 386 194 148 238 55 Resp.
78 Nom. em. 16-bis.33 399 384 15 193 155 229 54 Resp.
INDICE ELENCO N. 7 DI 7 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 82)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
79 Nom. em. 16-bis.34 403 403 202 158 245 54 Resp.
80 Nom. em. 16-bis.35 389 330 59 166 103 227 54 Resp.
81 Nom. em. 16-bis.40 407 406 1 204 157 249 54 Resp.
82 Nom. articolo 16-bis 379 363 16 182 217 146 55 Appr.