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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 51 di mercoledì 17 settembre 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 10.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 5 settembre 2008.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Barbieri, Bongiorno, Brugger, Caparini, Carfagna, D'Amico, Gibelli, Giancarlo Giorgetti, Lo Monte, Malgieri, Mantini, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Migliori, Molgora, Pescante, Picchi e Scajola sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni (ore 10,02).

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura del sunto delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge:
ANNA PELLANDA, da Padova, e altri cittadini chiedono l'abolizione del diritto di accesso al fondo altrui per l'esercizio della caccia (244) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
MAURIZIO MUNDA, da Limbiate (Milano), chiede nuove norme in materia di tutela della salute mentale (245) - alla XII Commissione (Affari sociali);
MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede:
misure per la tutela dei soggetti affetti da intolleranze alimentari (246) - alla XII Commissione (Affari sociali);
misure per sanzionare i parlamentari che utilizzano espressioni ingiuriose (247) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'inasprimento delle sanzioni contro coloro che abbandonano per strada rifiuti e mozziconi di sigaretta (248) - alla II Commissione (Giustizia);
norme per favorire la locazione degli immobili (249) - alla VIII Commissione (Ambiente);
MATTEO LA CARA, da Vercelli, chiede:
l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla vicenda Telecom (250) - alla IX Commissione (Trasporti);
misure per tutelare i cittadini italiani detenuti all'estero (251) - alla III Commissione (Affari esteri);
EMO PICCHI, da Donoratico (Livorno), chiede modifiche alle norme riguardanti le prestazioni di assistenza protesica erogabili dal Servizio sanitario nazionale (252)- alla XII Commissione (Affari sociali);Pag. 2
ALDO COPPOLA, da Genova, chiede misure per l'adeguamento economico delle pensioni di guerra (253) - alla XI Commissione (Lavoro);
EROS CORRADETTI, da Osimo (Ancona), e numerosi altri cittadini, chiedono che il Presidente della Repubblica sia eletto a suffragio universale diretto (254) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
GIOVANNI BELLO, da Ferrara, chiede:
l'abolizione del Senato della Repubblica (255) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'elezione diretta del Presidente del Consiglio e del Presidente della Repubblica (256) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
lo scioglimento delle Camere in caso di sfiducia al Governo (257) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
nuove norme in materia di durata e incompatibilità degli incarichi istituzionali (258) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'abolizione delle province, dei consigli e delle giunte regionali, del Consiglio superiore della magistratura e del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (259) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'attribuzione al Presidente della Repubblica della facoltà di comminare sanzioni disciplinari ai magistrati e nuove norme in materia di controversie con i magistrati (260) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
nuove norme in materia di immunità parlamentare (261) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'introduzione in Costituzione del divieto del lavoro minorile (262) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'abolizione del Concordato con la Chiesa cattolica e delle intese con le altre confessioni religiose (263) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
nuove norme in materia di referendum (264) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'abolizione del divieto costituzionale delle pubblicazioni e manifestazioni contrarie al buon costume (265) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
nuove norme costituzionali in materia di tribunali militari (266) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
modifiche agli articoli 1, 4, 11 e 27 della Costituzione (267) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'abolizione del divieto di ricostituire il partito fascista e il conferimento al Presidente della Repubblica del potere di scioglimento dei partiti politici (268) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la soppressione della previsione del voto come dovere civico e l'abolizione del diritto di voto per i cittadini italiani residenti all'estero (269) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'abolizione degli istituti dell'amnistia e dell'indulto (270) alla I Commissione (Affari costituzionali);
nuove norme costituzionali in materia di procedimenti giudiziari e di ordinamento della magistratura (271) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la limitazione ai parlamentari della possibilità di essere nominati ministri (272) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'abolizione dell'istituto della delega legislativa al Governo (273) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
nuove norme costituzionali in materia di composizione e compiti della Corte costituzionale (274) - alla I Commissione (Affari costituzionali);Pag. 3
nuove norme costituzionali in materia di passaggio dei comuni da una regione all'altra (275) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
una riforma della legge elettorale con l'introduzione del «doppio turno» (276) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
disposizioni per regolamentare l'esercizio della prostituzione (277) - alla II Commissione (Giustizia);
la riduzione del numero dei componenti del Governo (278)- alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'abolizione del catasto e il riordino generale del sistema delle tasse e delle imposte sul reddito e sulle società (279)- alla VI Commissione (Finanze);
nuove norme in materia di carcerazione preventiva (280)- alla II Commissione (Giustizia).

Annunzio di una delibera dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.

PRESIDENTE. Il presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 3 settembre 2008, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 9, della legge 20 luglio 2004 n. 215, la delibera del 31 luglio 2008, con la quale l'Autorità ha dichiarato che, in relazione all'incarico di presidente del consiglio di amministrazione e consigliere delegato della Società degli interporti siciliani spa, attualmente ricoperto dal professor Rodolfo De Dominicis, sussiste l'incompatibilità prevista dall'articolo 2, comma 4, della legge n. 215 del 2005, con la carica di commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle attività connesse allo sviluppo dell'area di Gioia Tauro, già ricoperta dal medesimo professor De Dominicis ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 23 maggio 2007.
La predetta delibera è a disposizione degli onorevoli deputati presso gli uffici della segreteria generale.

Discussione congiunta dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2007 (A.C. 1416); Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2008 (A.C. 1417) (ore 10,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione congiunta dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2007; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2008.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).

(Discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 1416 e A.C. 1417)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione congiunta sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto altresì che la V Commissione (bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
La relatrice, onorevole Moroni, ha facoltà di svolgere la relazione.

CHIARA MORONI, Relatore. Signor Presidente, segnalo preliminarmente che l'assestamento riflette la nuova struttura del bilancio dello Stato articolata in missioni, programmi e macroaggregati di spesa introdotta nel 2008, mentre il rendiconto fa ancora riferimento alla precedente struttura del bilancio statale, classificando in particolare i dati di consuntivo della spesa per funzioni-obiettivo e per categorie economiche.Pag. 4
Per quanto riguarda il rendiconto generale dello Stato, il primo elemento da sottolineare riguarda l'andamento dei saldi di competenza del conto del bilancio. Il saldo netto da impiegare risulta pari, al lordo delle regolazioni debitorie e contabili, a 9.325 milioni di euro, con un peggioramento di 3.624 milioni di euro rispetto al saldo registratosi nel 2006, pari a 12.949 milioni di euro. Inoltre, al netto delle regolazioni contabili e debitorie, il saldo assume un valore pari a 12.406 milioni di euro, peggiore di 8.368 milioni di euro rispetto a quello registrato nel 2006. In ogni caso, il valore del saldo risulta rientrare nel limite massimo di 29.000 milioni di euro fissato, al netto delle regolazioni debitorie, dalla legge finanziaria per il 2007.
Anche l'avanzo primario, pari a 77.527 milioni di euro, è diminuito di 6.223 rispetto a quello registrato nel 2006, che era 83.750 di euro. Il ricorso al mercato si è a sua volta attestato a 154.874 milioni di euro, evidenziando un peggioramento di 4.203 milioni di euro rispetto al 2006. Anche il valore del ricorso al mercato risulta peraltro inferiore al limite massimo, pari a 240.500 milioni di euro, fissato dalla legge finanziaria per il 2007. Il saldo corrente (risparmio pubblico) nel 2007, pari a 56.361 milioni di euro, è invece risultato superiore rispetto all'anno precedente, in cui era stato pari a 49.983 milioni di euro.
Come evidenzia la Corte dei conti nella Relazione sul rendiconto, dai saldi di bilancio si evince come il 2007 sia stato un anno meno positivo per i conti pubblici del precedente, nel quale si sono avvertiti gli effetti di un contesto economico che, seppure ancora favorevole, risultava ormai declinante.
Ciò non toglie che, come evidenzia la stessa Corte, il rapporto deficit/PIL sia sceso all'1,9 per cento, il saldo strutturale è migliorato nel biennio 2006-2007 di circa 3 punti percentuali e il rapporto debito/PIL ha invertito la tendenza alla crescita, passando dal 106,5 al 104 per cento.
Per quanto riguarda la gestione di competenza, l'entità complessiva degli accertamenti in entrata, incluse le entrate per accensione prestiti, è risultata pari a 682.418 milioni, con un'evoluzione positiva rispetto al 2006 del 3,1 per cento. Gli impegni di spesa assunti nel 2007 sono stati pari a 654.545 milioni, facendo registrare un aumento complessivo degli impegni del 3,8 per cento. In particolare, le entrate finali sono aumentate di 19.628 milioni (+ 4,1 per cento) a fronte di un aumento delle spese finali di 23.252 milioni (+ 5 per cento).
Le sole entrate tributarie sono aumentate di 14.805 milioni, raggiungendo un valore complessivo pari a 444.168 milioni, mentre la crescita delle entrate extratributarie è stata di 623 milioni. Un contributo significativo alla crescita delle entrate è venuto dalle entrate derivanti da alienazioni e ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti, pari a 6.121 milioni con un aumento del 219 per cento rispetto al 2006.
All'incremento delle spese finali hanno invece concorso le spese correnti, per 9.049 milioni (+ 2,1 per cento), e le spese in conto capitale (+ 36,5 per cento, pari a 14.024 milioni). Tra gli incrementi delle spese correnti segnalo quello dei trasferimenti correnti ad amministrazioni pubbliche, una delle categorie di spesa che si sarebbe invece dovuta ridurre sulla base dei tagli lineari operati dall'articolo 1, comma 507, della legge finanziaria per il 2007.
Hanno, invece, fatto registrare una riduzione pari a 1.183 milioni le spese per consumi intermedi, ed anche le spese per redditi da lavoro dipendente sono diminuite di 3.430 milioni.
Nel complesso va osservato come nel 2007, ad un rilevante incremento delle entrate, si è accompagnato un ancor più significativo aumento delle spese (e questo spiega l'andamento dei saldi che ho precedentemente illustrato).
Per quanto riguarda la gestione dei residui, che interessa sia il rendiconto del 2007 che l'assestamento del 2008, con l'assestamento viene iscritta a bilancio la consistenza effettiva dei residui al 1o gennaio dell'esercizio in corso, quale è stataPag. 5accertata sulla base delle risultanze del rendiconto dell'esercizio precedente. La gestione dei residui è rivelatrice della capacità di spesa dell'amministrazione e quindi, in qualche misura, dell'efficienza e della qualità dei bilanci dell'amministrazione stessa. Al 31 dicembre 2007, il conto dei residui presenta residui attivi per un valore complessivo di 143.879 milioni, di cui 80.040 attribuibili a residui pregressi e 63.839 a residui di nuova formazione. I residui passivi (al lordo dei residui relativi al rimborso prestiti) sono pari a 92.356 milioni, di cui 33.943 attribuibili a residui pregressi e 58.413 a residui di nuova formazione, con un'eccedenza attiva di 51.522 milioni.
Dal confronto tra lo stato dei residui al termine dell'esercizio 2007 e quello al termine dell'esercizio precedente, si rileva che i residui attivi hanno fatto registrare un incremento del 7 per cento, mentre i residui passivi sono diminuiti del 23,6 per cento. L'aumento dei residui attivi è la risultante del decremento dei residui di nuova formazione e dell'incremento, rispetto al 2006, dei residui provenienti da esercizi precedenti. Per i registri passivi, invece, si registra un aumento di quelli di nuova formazione e un decremento dei residui provenienti dagli esercizi precedenti.
I residui passivi relativi a spese finali, ossia al netto dei residui relativi al rimborso prestiti, ammontano a 88.609 milioni di euro, facendo registrare una diminuzione del 20,9 per cento rispetto al 2006. Va sottolineato come tale diminuzione sia in prevalenza imputabile al decremento dei residui passivi relativi alle spese in conto capitale provenienti dagli esercizi precedenti.
I residui attivi di nuova formazione si riferiscono per 39.428 milioni alle entrate tributarie, per 24.394 milioni alle entrate extratributarie e per 17 milioni all'alienazione e ammortamento di beni patrimoniali. Per quanto riguarda i residui passivi, pari nel complesso a 58.413 milioni, questi sono riferibili per 26.230 a spese correnti, per 29.206 a spese in conto capitale e per 2.798 a rimborso prestiti.
Va inoltre sottolineato come la consistenza complessiva dei residui passivi effettivamente accertati risulti maggiore di 7.534 milioni di euro rispetto a quella dei residui presunti nel bilancio di previsione. Lo scostamento ha in particolare interessato il Ministero dell'economia e delle finanze per 3.690 milioni di euro, il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali per 3.615 milioni, il Ministero della difesa per 2.466 milioni, mentre risultano in diminuzione il Ministero dello sviluppo per 2.998 milioni e il Ministero dell'interno per 1.790 milioni.
L'analisi della gestione dei residui evidenzia, in conclusione, che è in corso un processo di riduzione dei residui la cui massa resta peraltro ancora cospicua. In particolare, sull'ammontare dei residui passivi incide un complesso di cause di natura amministrativo-contabile e legislativa che andrebbe approfondita al fine di attribuirne il dovuto rilievo in sede di revisione della funzione della struttura del bilancio.
Venendo all'esame del disegno di legge di assestamento, ricordo che le previsioni assestate per il 2008 risultanti dalle variazioni apportate con atto amministrativo sino al 31 maggio scorso e da quelle proposte con lo stesso disegno di legge, evidenziano, rispetto alle previsioni iniziali di bilancio, un aumento del saldo netto da finanziare da 33.337 milioni di euro a 56.198, con un peggioramento di circa 22.861 milioni, per la gran parte imputabili alle variazioni proposte dal disegno di legge in esame. In corrispondenza con l'evoluzione del saldo netto da finanziare, le previsioni assestate evidenziano un peggioramento anche del saldo corrente, che passa dalle previsione iniziale di 24.843 milioni a una previsione assestata di 2.825 milioni, con un diminuzione di 22.018 milioni, e del saldo primario, che passa dalla previsione iniziale 45.188 milioni a 29.236 milioni, diminuendo di 15.953 milioni. Il ricorso al mercato passa a sua volta da 239.455 a 256.126 milioni, evidenziando un peggioramento di 16.671 milioni di euro.Pag. 6
Sottolineo come il valore del saldo netto da finanziare determinato sulla base delle previsioni contenute nell'assestamento risulti superiore per 22.198 milioni di euro al limite massimo stabilito dalla legge finanziaria per il 2008, che lo ha fissato in 34 mila milioni di euro. Lo stesso vale per il livello del ricorso al mercato che si determina sulla base delle previsioni assestate, che risulta superiore di 11.126 milioni di euro al limite massimo stabilito dalla legge finanziaria per il 2008 in 245 mila milioni di euro. Il peggioramento del saldo netto da finanziare è da porre in relazione all'andamento delle spese finali, che aumentano di 21.900 milioni di euro, e a quello delle entrate finali, che registrano una riduzione di 941 milioni di euro.
Le sole variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento determinano un incremento delle spese finali di 18.128 milioni di euro. La variazione dipende essenzialmente dall'aumento delle spese correnti primarie per complessivi 11.399 milioni di euro, delle spese per interessi di 5.094 e della spesa in conto capitale di 1.636. L'aumento delle spese correnti è da attribuire all'incremento dei trasferimenti alle autonomie territoriali, dei trasferimenti per reddito da lavoro dipendente, delle spese per i consumi intermedi e delle spese per interessi.
Nel loro complesso le previsioni assestate riflettono il rallentamento dell'economia e il conseguente ridimensionamento delle entrate ma anche le difficoltà di contenimento della spesa pubblica della quale, del resto, come si è visto nell'esaminare il rendiconto, già a partire del 2007 si era piuttosto favorita la crescita.
Il rendiconto e l'assestamento confermano la difficile situazione dei conti pubblici e la necessità di fare i conti con una congiuntura economica sfavorevole. In particolare, è necessario dare seguito alle iniziative volte ad assicurare la trasparenza e la leggibilità dei documenti di bilancio che, come ha rilevato la Corte dei conti nella relazione sul rendiconto, sono state avviate, ma non risultano sufficienti, con la nuova classificazione della spesa per missioni e programmi. Occorre, pertanto, compiere passi ulteriori soprattutto sul piano dei meccanismi legislativi di spesa e degli assetti organizzativi, al fine di recuperare il ruolo del bilancio nell'allocazione delle risorse e di valorizzare l'utilità del rendiconto come strumento di verifica dell'attuazione delle politiche pubbliche di settore. Proprio in questa direzione si muovono le disposizioni legislative di recente approvate in materia di flessibilità di bilancio, che necessitano sicuramente di un approfondimento e di una messa a punto, alla quale ritengo che possano e debbano concorrere tutte le forze parlamentari.
Ricordo in proposito come, in occasione dell'esame del decreto-legge n. 112 del 2008 da parte di questa Assemblea, sia stato presentato un ordine del giorno, a firma dei presidenti delle Commissioni V e VI e dell'onorevole Zorzato, che impegna il Governo a cooperare con il Parlamento e con le Commissioni parlamentari competenti in sede di attuazione dell'articolo 60 del detto provvedimento e, più ampiamente, in sede di riforma dell'ordinamento finanziario e contabile nella direzione del federalismo fiscale e del coordinamento della finanza pubblica.
Al riguardo desidero far presente che la Commissione bilancio, nel corso dell'esame in sede referente dei disegni di legge di rendiconto 2007 e di assestamento 2008, ha avuto l'opportunità di sentire i Ministri dell'interno, della giustizia e delle infrastrutture e dei trasporti, nonché il Ragioniere generale dello Stato in merito alle problematiche relative alle nuova articolazione dei bilanci, riclassificati per missioni e programmi, introdotta dalla legge di bilancio per il 2008, e agli interventi operati dal decreto-legge n. 112 del 2008 volti alla riqualificazione e al contenimento della spesa. In tale sede è emersa la necessità di perseguire obiettivi di trasparenza, maggiore flessibilità ed efficienza, maggiore controllo e verifica della spesa pubblica attraverso una gestione dei singoli stati di previsione che renda ogni ministro effettivamente responsabile della propria amministrazione e in grado diPag. 7concentrare le risorse sugli interventi giudicati prioritari, e al contempo ponga il Parlamento nelle condizioni di esercitare reali poteri di indirizzo e controllo.
Al riguardo sottolineo l'importanza che è destinato ad assumere l'esame del disegno di legge di bilancio per il 2009, attraverso il quale ogni ministro avrà la facoltà di rimodulare, nell'ambito dei programmi compresi in ciascuna missione di spesa, i tagli lineari operati dal decreto-legge n. 112 del 2008. In proposito ritengo necessario che il bilancio a legislazione vigente, come riconfigurato per effetto delle rimodulazioni, risulti del tutto trasparente e quindi valutabile, in chiave politica, in sede parlamentare. A tal fine nelle relazioni che accompagnano i singoli stati di previsione è indispensabile che venga dato puntualmente conto delle rimodulazioni effettuate, chiarendo in particolare quando esse incidono su spese predeterminate per legge e quali sono le ragioni in termini di razionalizzazione e di maggiore efficienza della spesa che hanno indotto a sottoporle al Parlamento. Inoltre, più ampiamente, l'esame del bilancio dovrebbe rappresentare l'occasione per illustrare il complesso delle attività finalizzate alla riqualificazione e al contenimento della spesa posta in essere dalle amministrazioni.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà, per quindici minuti.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, colleghi deputati, signor rappresentante del Governo, l'esame dei disegni di legge sul rendiconto 2007 e sull'assestamento 2008 avviene in una fase difficile per l'economia mondiale e italiana in particolare. Siamo di nuovo tornati allo sviluppo zero nel nostro Paese, così come nel 2005 e sostanzialmente negli anni precedenti. Solo nel 2006 e nel 2007 si erano registrati elementi di ripresa della nostra economia, certo favoriti da un contesto internazionale ma - ritengo - anche accompagnati dall'azione di Governo.
Dal 2001, compreso, ad oggi, per sei anni ha governato il centrodestra e solo per due anni il centrosinistra. Nei sei anni di centrodestra registriamo sempre una crescita zero o molto vicina allo zero, mentre nei due anni del Governo Prodi abbiamo registrato un più 1,9 per cento e un più 1,5 per cento. Il punto di maggiore sofferenza dell'economia italiana è relativo ai consumi e alla domanda interna. Abbiamo invece risultati positivi sul versante dell'esportazione. È proprio sui consumi, sul potere d'acquisto delle famiglie, che l'attuale Governo o non ha dato risposte o le ha date sbagliate, perché non sono andate a sostenere il potere d'acquisto delle famiglie più in difficoltà: quelle con redditi medio bassi.
Il Governo ha sviluppato un'ampia manovra economica e finanziaria nei primi mesi della sua attività, tanto che sostanzialmente si è anticipata a luglio la legge finanziaria, manovra economica che, per affermazione dello stesso Governo, ha puntato essenzialmente sulla situazione della finanza pubblica. Ciò però è avvenuto senza accompagnare questa azione con provvedimenti a favore della crescita, per sostenere il potere d'acquisto e per ridurre le tasse. È vero che l'opera di risanamento strutturale della finanza pubblica messa in atto dal Governo Prodi doveva continuare e raggiungere obiettivi come il pareggio di bilancio e il debito pubblico sotto il 100 per cento del PIL, ma questa azione ha sempre teso anche, contestualmente, alla crescita e all'equità.
La stessa relazione del Governo di accompagnamento al disegno di legge presentato dal Ministro Tremonti sul rendiconto 2007- quindi non la relazione del precedente Governo ma di quello attuale - afferma che il 2007 si è chiuso con conti pubblici sensibilmente più favorevoli del previsto: è il risultato di una politicaPag. 8economica che ha perseguito l'obiettivo della crescita e del risanamento. Ai risultati ottenuti hanno concorso sia le entrate sia le spese. Per le entrate il grosso contributo è venuto dai frutti della lotta all'evasione fiscale, mentre l'espansione della spesa primaria è stata rallentata. Quindi si parte da questa condizione: il Governo Prodi ha lasciato come eredità il risanamento, non disastri. Occorreva, perciò, continuare con l'azione che, come ammette lo stesso Ministro Tremonti, operava sia con l'obiettivo del risanamento che con quello della crescita. Aggiungo anche con l'obiettivo dell'equità, di cui il primo elemento caratterizzante è la lotta all'evasione fiscale. Se non si sviluppa un'azione che punti contestualmente a questi molteplici obiettivi è più ardua anche l'azione sul piano della finanza pubblica, a meno di tagli indiscriminati e che colpiscono elementi fondamentali per il futuro del Paese, come la scuola. Così, infatti, sta avvenendo quale effetto della manovra estiva del Governo attuale.
Mi soffermo ancora sul 2007, perché ritengo essenziale porre in evidenza i risultati conseguiti. Mi pare, infatti, che la relatrice abbia teso, invece, soprattutto ad estrapolare un insieme di elementi che potrebbero far pensare che il 2007 non sia stato poi così positivo. Basta guardare gli aspetti sottolineati nella relazione della Corte dei conti sul rendiconto 2007: crescita del PIL all'1,5 per cento, un valore più che doppio rispetto al tasso medio registrato nella prima metà del decennio, anche se inferiore alle attese e alla crescita del 2006, perché già si avvertivano le difficoltà sul piano dell'economia mondiale. È nel 2007 che comincia la crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti e quel processo di crisi che da ultimo ha portato al fallimento di una superbanca americana come la Lehman Brothers e a forti rischi per una grande assicurazione.
Nel 2007 il rapporto deficit-PIL è sceso all'1,9 per cento, mezzo punto al di sotto del valore originariamente programmato, mentre il saldo strutturale è migliorato nel biennio 2006-2007 di circa tre punti percentuali, ossia quasi il doppio di quanto richiesto dalle raccomandazioni della Commissione europea. L'avanzo primario è tornato su valori rilevanti, oltre il 3 per cento del PIL, con un incremento rispetto al 2006 di poco meno di due punti. Il rapporto debito-PIL ha invertito la tendenza alla crescita, passando dal 106,5 per cento al 104 per cento, migliorando l'obiettivo posto dai documenti programmatici.
Quindi, gli aspetti fondamentali della finanza pubblica hanno registrato risultati positivi e grazie a questi risultati si sono creati i presupposti per l'avvenuta cancellazione della procedura di disavanzo eccessivo aperta dalle autorità nei confronti dell'Italia nell'estate 2005. Sono queste, quindi, le eredità lasciate dal Governo Prodi: in due anni ha chiuso la procedura di infrazione europea che aveva lasciato il precedente Governo Berlusconi e, soprattutto, ha ripreso la strada del risanamento strutturale, del quale sottolineo altri due aspetti.
Il primo riguarda la lotta all'evasione fiscale: spesso i deputati del centrodestra hanno teso a sminuire i risultati ottenuti. Anche su questo vorrei citare la relazione della Corte dei conti laddove si afferma che l'esercizio 2007 fa registrare, quindi, un miglioramento della composizione del gettito dal punto di vista strutturale, un miglioramento sicuramente riconducibile anche al recupero a imposizione di consistenti basi imponibili tradizionalmente erose, eluse o evase. Particolarmente significativi sono i risultati della lotta all'evasione in termini non solo di maggiore imposta accertata attraverso i controlli, ma anche di aumentata capacità di riscossione degli importi iscritti a ruolo e soprattutto di maggiore adesione spontanea all'adempimento dell'obbligazione tributaria da parte dei contribuenti.
Vorrei ricordare che ci troviamo in una situazione in cui l'evasione fiscale è ad un livello non accettabile. In due anni si sono recuperati venti dei cento miliardi di evasione stimata: siamo ancora lontani da una condizione normale ma non è un risultato di poco conto, è un grande risultato. Ora, in questi primi mesi dellaPag. 9nuova legislatura, vari provvedimenti hanno teso a eliminare importanti strumenti che, a mio avviso, sono fondamentali per la lotta all'evasione fiscale. Cito solo - ma non sono gli unici - quelli relativi ai limiti di trasferibilità degli assegni, ai limiti per i pagamenti in contanti, alla corresponsabilità tra appaltatore e appaltante. È una responsabilità grave che si assume il Governo attuale e che non riguarda solo l'evasione fiscale in senso stretto ma riguarda l'evasione contributiva, il lavoro nero e anche la lotta alla criminalità organizzata che inquina l'economia legale attraverso, ad esempio, il riciclaggio e il lavoro nero.
Se nei prossimi mesi ed anni non vedremo risultati equiparabili a quelli del Governo Prodi sul piano della lotta all'evasione fiscale, non sarà colpa dell'economia che va male o del destino cinico e baro, ma sarà l'effetto delle misure di demolizione degli strumenti messi in atto dal Governo Prodi e sarà piena responsabilità del Governo Berlusconi, perché in questi due anni si è dimostrato che i risultati concreti, se si ha la volontà politica, sono possibili anche sul piano della lotta all'evasione fiscale.
Un ultimo aspetto che sottolineo sul 2007 è relativo alla spesa: non sono stati ottenuti risultati simili alle entrate, ma si è avviato il processo di spending review, che ritengo non sia la stessa cosa dei tagli lineari della finanziaria estiva, ma che può costituire uno strumento per superare una logica incrementale e soprattutto per compiere un'analisi e una verifica di ogni fonte di spesa. È un metodo con effetto non immediato, ma l'unico che può produrre effetti strutturali.
Aggiungo però che non sono mancati i risultati, come sottolinea Giuseppe Pisauro nel rapporto 2008 sulla finanza pubblica italiana, curato da Maria Cecilia Guerra e Alberto Zanardi: per quanto riguarda la spesa - afferma - la vera buona notizia del biennio 2006-2007 è che, dopo sette anni di crescita reale pari o superiore al 2 per cento, vi sono segnali di decelerazione. Nel 2006 la crescita reale è stata dell'1,5 per cento e nel 2007 dell'1,3 per cento. Anche per questo, come sottolinea sempre Pisauro, l'incremento delle entrate fiscali è andato interamente a ridurre il disavanzo, mentre la crescita della spesa primaria è stata quasi interamente compensata dalle entrate extrafiscali.
L'assestamento ci porta già in un'altra dimensione. Con le proposte che vengono presentate dal Governo risulta esservi un peggioramento di tutti i saldi, una riduzione delle entrate e un aumento, in particolare, della spesa corrente primaria. Non emerge alcuna azione del Governo per contrastare tale situazione. Sembra che invece la si voglia quasi sottolineare, come è inevitabile, per due motivazioni fondamentalmente: per affermare che la situazione ereditata non è così positiva come la si vorrebbe far apparire dal centrosinistra e per sostenere che non è possibile assumere alcun provvedimento sul piano fiscale.
Per quanto riguarda il primo aspetto, voglio dire che l'eredità Prodi è quella del 2007, anno in cui si realizzarono, in corso d'anno, provvedimenti per l'equità (come l'aumento delle pensioni più basse e l'intervento a favore degli incapienti) pur migliorando complessivamente i conti rispetto alle previsioni, grazie ad un'azione costante sul piano delle entrate e delle spese.
Per il 2008 risponde questo Governo, che è intervenuto in vari momenti modificando la legge finanziaria per il 2008 e anche misure assunte in precedenza. Risponde questo Governo di aver scelto di eliminare completamente l'ICI per la prima casa, con un aggravio quantificato in 1,7 miliardi, che però è largamente insufficiente rispetto al minor gettito, un'operazione che è andata a vantaggio solo dei patrimoni dei più abbienti, perché per gli altri era già intervenuta la legge finanziaria per il 2008 e, in più, non si è dato nulla ai più deboli, cioè a coloro che sono in affitto.
Risponde questo Governo del costo per la detassazione di straordinari e premi. Queste misure, ICI e straordinari, hanno avuto un costo superiore ai 2 miliardi e mezzo, che potevano servire per una misuraPag. 10che da sola contribuiva a tre obiettivi: aumentare il potere d'acquisto dei redditi medio-bassi, ridurre la pressione fiscale, contribuire alla ripresa dei consumi e, per questa via, alla crescita dell'economia. Quella misura si chiama detrazioni fiscali per i lavoratori dipendenti e i pensionati. Di ciò il Governo non parla: si limita alla social card da 200 milioni, peraltro non ancora attivata, dicendo che è il frutto della Robin tax, quando questa, in quattro anni, è previsto che frutti non 200 milioni, ma 14 miliardi 800 milioni di gettito.
La misura che il Partito Democratico ha ripetutamente proposto e continua a proporre potrebbe avere un effetto positivo anche sui conti pubblici: più consumi vuol dire anche più IVA e più crescita vuol dire aumento del PIL e, quindi, minori difficoltà nel processo di risanamento. Invece, su questo piano e su quello delle tasse il Governo non interviene e se interviene peggiora le cose: per le tasse, ad esempio, nel DPEF il programmatico è sempre superiore al tendenziale. Siamo di fronte ad un Governo che in campagna elettorale ha sempre parlato di abbassare le tasse, mentre abbiamo invece, con un Governo di questo genere e grazie ai suoi provvedimenti, tasse più alte rispetto ad una situazione senza nuovi provvedimenti.
Abbiamo posto questioni anche tecniche in Commissione. Ci ha risposto il sottosegretario Vegas e lo ringrazio, ma non sono convinto fino in fondo delle risposte. Ad esempio, sul fabbisogno ci è sempre apparsa eccessiva la stima di 46.200 milioni, quando nel 2007 è risultato di 29.564 milioni, 17 miliardi in più. Dopo otto mesi, a fine agosto, era di 27.389 milioni, cioè circa 19 miliardi in meno del previsto. Per raggiungere le previsioni si dovrebbe determinare, tra settembre e dicembre, un peggioramento di 15 miliardi rispetto all'ultimo quadrimestre del 2007.
Ora nella risposta il sottosegretario Vegas ha già iniziato a ridurre, non più 46.200 milioni ma 44.000. Già tale riduzione, ma sopratutto il peggioramento della situazione economica internazionale, rappresentano una buona motivazione per chiedere che al più presto il Governo invii la nota di aggiornamento del DPEF al Parlamento.
Le motivazioni di questo forte aumento nelle previsioni del fabbisogno starebbero, secondo il Governo, in una serie di condizioni molto appesantite e concentrate negli ultimi mesi. Tra quelle che ci sono state fornite ve ne sono due, ICI e Fintecna, che derivano da scelte di questo Governo, da modifiche della legge finanziaria per il 2008 operate con il decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, e che sono stimate in 2.750 milioni. Non vediamo nessuna azione per ridurre tale previsione, sia per il fabbisogno sia per quanto concerne le entrate e le spese di competenza ed è comprensibile. Il quadro del DPEF serviva per motivare il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, e i tagli lineari, cioè alla cieca, ma che poi colpiscono importanti funzioni sociali.
L'assestamento, in sostanza, rispecchia la politica economica del Governo, che non affronta il problema del potere d'acquisto dei redditi medio-bassi, la questione della riduzione della pressione fiscale e quella della crescita. Pertanto, non possiamo che dare un giudizio negativo e proseguire nell'impegno per cambiare questa politica economica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

LINO DUILIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di formulare alcune brevi osservazioni sulla materia che è al nostro esame vorrei annotare che, come ha peraltro rilevato ancora una volta la Corte dei conti, l'esame del rendiconto generale dello Stato si presta tuttora ad alcuni rilievi in materia di leggibilità e trasparenza che richiedono di essere affrontati e risolti, come peraltro già osservato negli anni scorsi.
A differenza del passato, però, quest'anno possiamo esprimere maggiore fiducia sulla introduzione di alcuni cambiamenti significativi, soprattutto a partirePag. 11dall'operato del precedente Governo il quale - come i colleghi sanno - ha avviato, sia pure agendo a legislazione vigente, in via sperimentale sul consuntivo 2007 e in termini operativi a decorrere dal 1o gennaio 2008, l'importante operazione della riclassificazione della spesa per missioni e per programmi.
Come sappiamo, si tratta di una nuova classificazione delle voci che privilegia il «cosa si fa» - come si dice - rispetto al «chi lo fa». Si tratta di una nuova classificazione che per ora si è estrinsecata nella individuazione di queste oramai famose 34 missioni e 168 programmi con la possibilità, una volta portato a termine tale disegno, anche attraverso la riorganizzazione dei Ministeri e dell'amministrazione nonché con i necessari aggiornamenti della legislazione contabilistica - sottolineo a questo punto l'aggettivo necessario -, di disporre di una maggiore flessibilità nella gestione del bilancio pervenendo a regime al risultato di avere un Governo in grado di agire con maggiore efficacia e un Parlamento in condizione di esercitare un maggiore controllo dell'azione dell'Esecutivo.
Mi è parso opportuno richiamare tale riflessione introduttiva, perché - i colleghi di maggioranza lo consentiranno - ancora una volta emerge che nei venti mesi di Governo del centrosinistra sono state assunte delle decisioni che, compatibilmente con il tempo a disposizione e facendo i conti con un'opposizione che si esercitava, lo vorrei ricordare, in performance parlamentari non proprio ispirate a quel dialogo oggi così tanto reclamato, anche in materia di bilancio tali decisioni segneranno, credo, positivamente gli anni a venire.
La riclassificazione del bilancio per missioni e per programmi è una piccola rivoluzione che potrà consentire una maggiore leggibilità del bilancio stesso rispetto a quella misteriosità che ne caratterizzava la lettura negli anni precedenti non solo per i cittadini, che credo fossero assolutamente nella impossibilità di capire alcunché avvicinandosi alla lettura del bilancio, ma per gli stessi parlamentari che, almeno teoricamente, dovrebbero avere qualche cognizione in più per potersi avvicinare al bilancio stesso.
Ebbene, vorrei menzionare tali fatti in questa sede perché, almeno formalmente, ciò risulti agli atti visto che fuori, negli altri «Parlamenti» che si chiamano Porta a Porta o nelle altre tribune (dal «predellino» in su, diciamo così) non risultano. Almeno qui facciamo in modo che risultino. Se le cose sono andate così, e nessuno lo può negare, sarebbe auspicabile che, una volta tanto, si riconoscessero i fatti anche in questa sede e anche nei luoghi altri che prima evocavo (meno il «predellino» che spero non sia più una tribuna a cui fare riferimento ai fini della nostra capacità di confrontarci davanti ai cittadini). Spero che tutto ciò lo si riconosca e ci si assuma la responsabilità di dire la verità anche su altre cose che poi richiamerò successivamente, affinché si possa avere il presupposto necessario per l'instaurazione di un clima che, nella fisiologica dialettica tra le parti, almeno sulle materie di comune interesse potrebbe forse (sottolineo forse) consentire di fare qualche passo in avanti nell'innovazione del nostro sistema parlamentare. Ho richiamato il forse, che è un avverbio dubitativo, perché l'esperienza della precedente legislatura non mi induce un grande ottimismo e ciò non per la nostra assenza di disponibilità. Noi, forse, abbiamo una difetto «di fabbrica» che consiste nel non comportarci in modo del tutto analogo e speculare perché altrimenti dovremmo dire «non si fa niente di niente» su qualsiasi versante che reclami la nostra collaborazione, ma abbiamo una sorta di gene che ci porta a comportarci avendo di mira sempre il bene delle istituzioni.
Non vorrei, invece, che la maggioranza espliciti ulteriormente il gene del «fare quello che si vuole» in virtù del fatto che, avendo la maggioranza, può fare quello che vuole. Qualche esempio lo avremo in materia di legge elettorale: tra poco vedremo, per le elezioni europee, se saremo in grado di confrontarci non solo sentendoci, ma possibilmente anche ascoltandoci reciprocamente.Pag. 12
Passando al merito del rendiconto, occorre dare per acquisito il carattere di non piena significatività di esso rispetto al più generale conto economico delle amministrazioni pubbliche: altro limite secondo me da superare con modifiche anche legislative che dobbiamo realizzare perché l'esame del bilancio dello Stato ha sempre minore rilevanza rispetto, in generale, al conto della pubblica amministrazione.
Una volta dato per acquisito tale carattere di non totale significatività di questo esame, come emerge dalla stessa relazione che accompagna il disegno di legge che stiamo prendendo in considerazione e come peraltro ha certificato la stessa Corte dei conti, il 2007 è risultato un anno positivo per i conti pubblici. C'è scritto così: crescita del PIL all'1,5 per cento; rapporto deficit-PIL all'1,9 per cento, nonostante, vorrei ricordarlo, anche qui un mezzo punto di PIL destinato a misure di equità sociale; saldo strutturale migliorato di 3 punti nel biennio 2006-2007, quasi il doppio di quello che ci aveva raccomandato l'Unione europea; avanzo primario di oltre il 3 per cento del PIL; rapporto debito-PIL sceso dal 106,5 per cento al 104 per cento. Si tratta di risultati tutti pubblicamente negati dall'attuale maggioranza e per onestà intellettuale devo dire in qualche modo anche rimossi dall'attuale opposizione, visto che l'evocazione di quanto accaduto con il Governo Prodi per ragioni di natura politica è finita, per così dire, in soffitta.
In considerazione della sostanziale rimessa in linea dei conti pubblici vorrei ricordare che è stata avviata la chiusura della procedura di infrazione per disavanzo eccessivo che era stata precedentemente aperta dall'Unione europea; ciò è avvenuto nel maggio del 2008, cioè all'inizio della attuale legislatura; si tratta, insomma, di un cadeau che dovrebbe comportare almeno un ringraziamento da parte di questo Governo.
Comunque, sui risultati che emergono dal rendiconto 2007, al di là della mia opinione, mi pare opportuno ripetere le parole scritte dal Ministro Tremonti nella richiamata relazione introduttiva al disegno di legge: «Il 2007 si è chiuso con conti pubblici sensibilmente più favorevoli del previsto. È il risultato di una politica economica che ha perseguito l'obiettivo della crescita e del risanamento.
Ai risultati ottenuti hanno concorso sia le entrate che le spese e, per le entrate, il grosso contributo è venuto dai frutti della lotta all'evasione fiscale, mentre l'espansione della spesa primaria è rallentata. Il miglioramento, perciò, è scaturito da un andamento molto favorevole delle entrate. La loro rilevante espansione è ascrivibile a fattori di natura congiunturale temporanea e strutturale. I conti hanno beneficiato, in particolare, della ripresa economica in atto, di realizzazioni di gettito superiori alle attese per alcune imposte previste dalla legge finanziaria per il 2007 (...)». Il riferimento successivamente esplicitato è al gettito IRES, all'IVA, alle imposte sostitutive delle imposte sui redditi, ritenute sugli interessi e altri redditi da capitale, alle imposte ipotecarie, sul gas metano e sul consumo dei tabacchi. Continuo poi nella citazione: «(...) in un'attività incisiva di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, e degli interventi di incremento permanenti di incasso disposti con la manovra di bilancio».
Ho fatto questa citazione così lunga di quanto scritto dal Ministro Tremonti - nel senso che se ne è assunto formalmente la responsabilità essendo tutto ciò scritto nella relazione di accompagnamento al disegno di legge - perché questa è una annotazione di una chiarezza esemplare. Se ne trova riscontro anche in alcune pubblicazioni scientifiche, lo ha richiamato anche il collega Marchi. Mi riferisco al rapporto 2008 sulla finanza pubblica italiana a cura di Maria Cecilia Guerra e Alberto Zanardi; in particolare nel capitolo «I conti pubblici del 2007: progressi da consolidare» steso dal professor Giuseppe Pisauro. Credo che non avrebbero potuto fare meglio il Ministro Tommaso Padoa Schioppa e il tanto vituperato (anche qui in Parlamento) Viceministro delle finanze Vincenzo Visco, al quale va il riconoscimento mio personale e del mio gruppo di appartenenza per questi risultatiPag. 13così richiamati formalmente dal Ministro Tremonti nella relazione di accompagnamento al disegno di legge.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LINO DUILIO. «I fatti dovrebbero essere veri o almeno verosimili» ebbe modo di affermare il compianto Leonardo Sciascia, richiesto di commentare la vicenda Moro. Fuor di polemica, non dico il Presidente del Consiglio - che mi pare disabituato a dire bene del centrosinistra o della sinistra come dice lui - ma se almeno il potente Ministro dell'economia Giulio Tremonti ripetesse in pubblico ciò che ha scritto nella relazione credo che ne risulterebbe un guadagno per la verità politica e per lo stile di confronto tra maggioranza e minoranza in questa legislatura.
Vado a chiudere con un accenno ai dati relativi all'assestamento risparmiando le parti più tecniche che pure mi ero annotato, anche perché sono state richiamate dalla brillante relazione della collega relatrice Moroni. Vengo a qualche commento esplicito sull'assestamento di bilancio. Premesso che quest'anno il preconsuntivo 2008 - lo vorrei ricordare in questa sede - ha visto la particolarità di essere presentato dopo l'emanazione di alcuni importanti decreti-legge che hanno inciso sull'andamento dell'economia (mentre ciò sarebbe dovuto accadere in modo esattamente rovesciato, cioè una volta assestato il bilancio forse era opportuno intervenire con decreto-legge). Premesso questo e che, dunque, abbiamo agito in una condizione che rinvia la verifica della veridicità della consistenza dell'assestamento ad un'epoca successiva a quella in cui è stato presentato, tale assestamento si sofferma sulle variazioni delle poste di bilancio relativamente alle spese e alle entrate dello stesso nella prima metà dell'anno, come sappiamo.
Questo disegno di legge - l'ho già ricordato prima - riflette la nuova struttura del bilancio stesso come riclassificato per missioni e per programmi. All'articolo 1 contempla l'approvazione delle variazioni rispetto alle previsioni d'inizio dell'anno, sia con riferimento a ciò che è accaduto con atti amministrativi entro il 31 maggio e sia...

PRESIDENTE. Onorevole Duilio, dovrebbe concludere.

LINO DUILIO. Signor Presidente, ho quasi terminato... Tanto sono così poche le occasioni in cui possiamo parlare, magari facendoci ascoltare tra intimi. Non so se lei ha annotato.

PRESIDENTE. Onorevole Duilio, non le ho tolto la parola, le ho soltanto ricordato che il tempo a sua disposizione è terminato da circa due minuti.

LINO DUILIO. Visto che questa discussione è tra intimi mi consenta di concluderla con riferimento a qualche dato di analisi dell'assestamento, nel quale mi pare di particolare interesse la previsione del fondo di riserva per le spese obbligatorie di circa 200 milioni di euro che, quindi, arriva a quasi un miliardo di euro. Richiamo questo dato tecnico per chiedere al rappresentante del Governo, l'ottimo sottosegretario Vegas, se, come mi pare, come ho notato anche da alcune relazioni più tecniche, essa sia giustificata dalla probabile sterilizzazione degli effetti dei maggiori accantonamenti che scaturiscono dal comma 507 - ormai anch'esso famoso - dell'articolo unico della legge finanziaria per il 2007.
Mi piacerebbe averne conferma in questo senso. Poi c'è questo problema di una previsione di aumento del saldo netto da finanziare che è piuttosto consistente, quasi 23 miliardi di euro, il che peraltro attesta l'importo di questo saldo su una misura che è superiore al limite massimo, vorrei ricordarlo, stabilito dalla legge finanziaria per il 2008. È stato già detto che questo deriverebbe dal combinato disposto, come dicono i giuristi, di una riduzione delle entrate finali e di una crescita delle spese finali. Più precisamente, questo incremento è previsto dalle spese primariePag. 14già richiamate dalle relatrice, dalle spese per interessi, dai trasferimenti alle autonomie territoriali e così via.
Vi è una forte concentrazione degli stanziamenti in un numero molto limitato di missioni, questo mi sembra un dato interessante. Circa il 65 per cento del bilancio si trova attorno a quattro missioni che sono fondamentalmente: amministrazioni territoriali, politica previdenziale, scuola e politica estera. Poi vi è un ridimensionamento progressivo della spesa che è gestita direttamente dallo Stato.
Per correttezza occorre dire che per valutare quanto le variazioni proposte siano significative di linee di orientamento della politica economica, oltre che a verificare la distribuzione dei fondi da ripartire, è necessario un approfondimento più specifico delle variazioni proposte, l'esame delle quali risulterà più agevole se il Governo, proprio in aderenza alla possibile lettura che scaturisce dalla nuova classificazione del bilancio, vorrà fornire più puntuali elementi di valutazione al Parlamento.
Quanto ai riflessi di queste variazioni sui conti economici dello Stato e delle altre amministrazioni, come ha rilevato la stessa Corte, essi sono un po' imprecisati, dovrebbero derivare dalla presentazione della nota di aggiornamento al DPEF che ho sentito - anche in questo caso chiedo al Governo se è così - il Governo non avrebbe intenzione di presentare, innovando rispetto agli anni precedenti; la cosa mi parrebbe un poco strana perché sono passati pochi mesi ma non credo che i dati siano esattamente gli stessi, altrimenti assisteremo a capacità non solo previsionali ma quasi divinatorie del Governo, sul che mi sia consentito di dubitare.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

LINO DUILIO. Chiudo sostanzialmente richiamando anch'io questo dato sul fabbisogno; ringrazio il sottosegretario di averci fornito in Commissione un appunto che ci consente di avere maggiori elementi su questo abnorme ingrossamento del secondo semestre che deriverebbe, da quanto ci è stato detto, dal fatto di concentrare, in particolare negli ultimi quattro mesi dell'anno, i pagamenti; nello stesso tempo si verificherebbe una riduzione degli incassi che comporterebbe sostanzialmente questo rigonfiamento. Comunque ci sarebbero, se non ho capito male, circa 16 miliardi di euro concentrati negli ultimi quattro mesi e la previsione a ieri, come ci è stato detto dal sottosegretario, sarebbe di 44 miliardi di fabbisogno rispetto ai 46 previsti dal DPEF: 2 miliardi in meno.
Sulle previsioni, e chiudo qui, la Corte dei conti ha richiamato quello che è accaduto nel periodo 2001-2005 in cui, tranne che nel 2002, c'è stato uno scostamento abissale - dico io in questo caso - tra la previsione e quello che si è verificato a consuntivo. Per questo motivo mi riservo di vedere i dati a fine anno anche perché, nonostante i dati, di cui ancora ringrazio il sottosegretario, continuo a mantenere qualche dubbio sul fatto che ci sia questa esplosione del fabbisogno così consistente nel secondo semestre dell'anno.
Grazie dell'attenzione e scusate se mi sono dilungato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, onorevole sottosegretario Vegas, colleghi, trattando del rendiconto 2007 credo che non si possa non partire da quanto è avvenuto nella primavera scorsa, pochi giorni dopo l'insediamento del nuovo Governo, quando l'Unione europea, la Commissione europea, ha fatto un bel regalo, o meglio a fare il bel regalo non è stata l'Unione, la Commissione, ma il Governo precedente presieduto dall'onorevole Romano Prodi.
L'Europa, infatti, ha cancellato (come è ormai noto a tutti) la procedura di disavanzo eccessivo aperta nei confronti del nostro Paese nell'estate del 2005, cioè dopo cinque anni di malgoverno dello stesso Presidente del Consiglio attuale il quale, in coppia con l'allora e ora MinistroPag. 15dell'economia, Giulio Tremonti (con una breve interruzione del suo già direttore generale Siniscalco, poi diventato appunto Ministro) è riuscito a portare il nostro Paese ad essere sanzionato dall'Unione europea perché il rapporto deficit-PIL aveva superato abbondantemente l'asticella posta dall'Unione stessa (arrivando al 4,4 per cento), il debito complessivo in percentuale era ritornato a crescere sul PIL e l'avanzo primario era praticamente azzerato, mentre sappiamo che questo è una chiave di lettura molto importante a livello di Unione europea. A tal proposito, non posso non ricordare quello che disse l'allora Cancelliere tedesco Helmut Kohl, nel 1998, quando il nostro Paese doveva superare l'esame per essere ammesso alla moneta unica: guardando dritto negli occhi l'allora Presidente del Consiglio Romano Prodi e l'allora Ministro dell'economia Carlo Azeglio Ciampi, Kohl disse: «mi fido di voi perché vedo che l'avanzo primario è ritornato a crescere». Bene, dopo cinque anni di Governo - si dovrebbe chiamare così, ma tale non è stato - quell'avanzo primario fu azzerato.
Che dire poi del PIL allo 0,1, 0,0, 0,3 per cento? Questa, infatti, è la lunga serie di risultati che quel Governo ha portato al nostro Paese. Sappiamo, invece, quali sono stati i risultati di meno di due anni di Governo del centrosinistra, ma li vedremo dopo, non citando a memoria, ma semplicemente leggendo documenti ufficiali. In compenso, però, la campagna elettorale che si è chiusa con il voto di aprile è stata montata tutta su menzogne sullo stato dell'economia e delle finanze del Paese, definito disastroso dal Cavaliere, che ora deve prendere atto, invece, dell'eredità positiva che chi l'ha preceduto gli ha lasciato. Il Presidente del Consiglio avrebbe dovuto chiedere scusa al Paese e agli italiani per le menzogne dette, ma se ne è preso ben guardia: mai riconoscere - questo l'assioma, la filosofia del nostro Premier - gli errori, le omissioni e le falsità; semmai si ripiega nel dire che sono i media che non hanno capito e hanno frainteso. Solo con la relazione al disegno di legge al nostro esame, il rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2007, si prende atto di questa eredità positiva, ma guai ad andarlo a dire in televisione, nel «Parlamentino italiano» che si chiama Porta a Porta!
Nella relazione al rendiconto si legge - è già stato ricordato ma la voglio rileggere perché viene dimenticato troppo spesso: «Il 2007» - è Giulio Tremonti che lo dice, ossia il Ministro dell'economia - «si è chiuso con conti pubblici sensibilmente più favorevoli» - sottolineo l'aggettivo favorevoli - «del previsto. È il risultato di una politica economica che ha perseguito l'obiettivo della crescita e del risanamento». Si tratta di un'accoppiata vincente perché per due anni il tanto vituperato Governo Prodi non ha fatto altro che far ripartire il Paese, farlo crescere e risanarlo nei conti pubblici. Prosegue Giulio Tremonti: «Ai risultati ottenuti hanno concorso sia le entrate sia le spese e, per le entrate, il grosso contributo è venuto dai frutti della lotta all'evasione fiscale».
Ma c'è qualcuno dei pochi presenti in quest'Aula o di quanti ci ascoltano che ricorda un'analoga frase detta dal candidato a Presidente del Consiglio, il cavaliere Silvio Berlusconi, nei 30-40 giorni di campagna elettorale? O c'è qualcun altro che le ricorda nei due anni precedenti? Assolutamente no.
Il Ministro dell'economia e delle finanze prosegue dicendo che ciò è anche frutto dell'espansione della spesa primaria che è stata rallentata. Il miglioramento, quindi, è scaturito da un andamento molto favorevole delle entrate.
Vi è stata, dunque, un'attività incisiva di contrasto dell'evasione e dell'elusione fiscale: esattamente il contrario di ciò che sta avvenendo in queste settimane e in questi mesi, in quanto sappiamo che con i primi provvedimenti adottati da questo Governo vi è stato un rilassamento nella lotta all'evasione fiscale.
Certo, la crescita delle entrate provenienti dalla lotta all'evasione è ancora positiva, perché ovviamente le azioni messe in campo daranno i frutti ancora per un breve tempo. Tuttavia, i provvedimentiPag. 16assunti vanno nella direzione di dare agli evasori questo segnale: state tranquilli che ci pensiamo noi, potete davvero di nuovo nascondervi e fare quello che facevate prima del 2006. Allo stesso modo è ripartito naturalmente il lavoro nero.
La relazione continua affermando che il trend delle spese complessive è diminuito (soprattutto delle spese primarie e correnti), mentre le spese in conto capitale sono aumentate e sono riportate anche le cifre, ma non voglio tediarvi.
Allora, vorrei capire cosa è capitato e quale è stato l'inghippo che ha rotto il rapporto tra coloro che hanno governato negli anni 2006 e 2007 e il consenso dei cittadini. Voi sapete quali sono stati i risultati di questi due anni: il deficit dal 4,4 per cento è sceso all'1,9 per cento (ben al di sotto dell'asticella posta dall'Unione europea); il debito - come ricordava poc'anzi il collega Duilio - è ritornato a scendere, mentre prima era leggermente salito e certamente si era fermato; l'avanzo primario è stato riportato al 3 per cento e il PIL, pur se ancora in quota ridotta rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea (o almeno ai Paesi che hanno dato origine all'Unione europea), è ritornato a crescere all'1,5-1,7 per cento.
Questi sono i dati che ci vengono riconosciuti ora dal Ministro dell'economia e delle finanze. Il Ministro li ha riconosciuti perché qualcun altro ci aveva pensato prima: l'Unione europea - lo abbiamo detto - cancellando il provvedimento pesante adottato quasi tre anni prima, ma anche la Corte dei conti quando nella sua relazione al rendiconto generale dello Stato per l'anno 2007 evidenza - e leggo testualmente - che: «i saldi di bilancio dello scorso esercizio scontano dal lato dell'entrata il buon andamento del gettito legato alla crescita economica». Il saldo delle partite finali di competenza mantiene un valore positivo, il risparmio pubblico consolida l'attivo e migliorano inoltre i corrispondenti saldi di cassa. La Corte dei conti, inoltre, cita proprio quelle percentuali che ho appena ricordato. Questo è lo stato dell'arte.
Ma cosa è successo? Oltre all'attuale maggioranza che nei due anni in cui era all'opposizione non ha fatto altro che ostacolare in modo democratico l'azione di governo (qualche volta anche in modo non solo democratico, come hanno dimostrato certe intercettazioni telefoniche, ad esempio il tentativo di acquisire, di acquistare e di comprare senatori della Repubblica per fare il ribaltone e mandare a casa il Governo), finalmente ci si accorge che l'azione del Governo Prodi è stata positiva.
Ma, ahimè, non vi è stato solo un contrasto sull'azione positiva del Governo Prodi da parte dell'allora opposizione, ma vi è stata anche una totale disattenzione (uso un eufemismo) da parte dell'allora maggioranza di centrosinistra - fatte rare eccezioni -, la quale non si rendeva conto dei risultati del suo Governo, presa com'era dal delirio di autodistruzione.
A destra vi erano personaggi (voglio citarli) come Lamberto Dini e Clemente Mastella, leader del nulla elettorale, ma esperti in minacce e trattative riservate; a sinistra vi era la multipla pattuglia di lotta e di Governo, che per seicento giorni ha avvelenato la pur lenta ripresa e contemporanea agonia del Governo Prodi e ne ha azzerato i vantaggi, «spolpandoli», vanificandoli e circondandoli di litigi.
Nonostante tutto ciò, la legge finanziaria per il 2008, come sappiamo, è riuscita ad arrivare ad una conclusione positiva, sia alla Camera dei deputati - dove vi era una buona maggioranza - sia al Senato della Repubblica. Ricordiamo anche che il Cavaliere era disperato: convocava a Palazzo Grazioli gli alleati (Fini, Casini e Bossi), ma al vertice si presentava solo l'onorevole Rotondi; chiamava gli alleati «ingrati», definiva la Casa delle libertà «ectoplasma» e, per liberarsene, lanciava dal predellino della Mercedes, in piazza San Babila a Milano, il partito del Popolo della Libertà. L'onorevole Casini gli rinfacciava il conflitto di interessi e l'onorevole Fini le leggi ad personam, dichiarando che Berlusconi «con me ha chiuso» (parole testuali dell'allora leader di un partito importante come Alleanza Nazionale).Pag. 17
A questo punto, solo il centrosinistra poteva salvarlo: ed ecco le riforme elettorali e costituzionali - «da fare insieme» - ed ecco le elezioni, con lo slogan «andiamo da soli». Mastella, già toccato dagli arresti domiciliari della moglie, non ce la fa più e fa saltare l'accordo; il referendum fa saltare il Governo. La destra si ricompatta (ad eccezione dell'onorevole Casini), vince le elezioni e trova l'eredità positiva lasciatale da quel Governo tanto vituperato.
Cari italiani, potete dormire sonni tranquilli: la spazzatura è stata tolta dalle strade di Napoli o dai media? L'Alitalia è stata regalata a quindici imprenditori amici, alcuni dei quali hanno già avuto qualcosa ed avranno ancora altro: i suoi debiti, però, ce li divideremo tutti insieme (è stato calcolato che si tratterà di 112 euro per ogni cittadino italiano). Il Governo Berlusconi ha abolito l'ICI, ma i comuni sono in bancarotta e chiedono più soldi o una nuova ICI (che verrà chiamata diversamente, state tranquilli, ma ciò basta a capirci).
Con riferimento all'assestamento, in termini di competenza le previsioni assestate per il 2008 (risultanti dalle variazioni apportate, tramite atto amministrativo, sino a maggio - come prevede la legge - e da quelle proposte con i disegni di legge al nostro esame) determinano un aumento del saldo netto da finanziare per oltre 22 (quasi 23) mila milioni di euro, per la gran parte imputabile alle variazioni proposte. Tale peggioramento deriva dall'andamento delle spese finali, che registrano un incremento di oltre 21.900 milioni di euro, ascrivibile alle spese correnti primarie.
Non posso non citare quanto affermato dalla relazione predisposta dal Servizio studi della Camera e dagli uffici della Commissione V (Bilancio): l'aumento delle spese correnti è dovuto ai trasferimenti correnti per oltre quattro miliardi di euro alle autonomie locali (regioni e comuni). Ricordo soltanto che ai comuni si prevede un maggior trasferimento, ben lontano dalla minore somma che essi non incassano dall'ICI sulla prima casa, che, come ben sapete, è stata abolita.
Per quanto riguarda le entrate, il disegno di legge registra nel complesso una riduzione delle entrate finali. Le variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento prevedono ed evidenziano una riduzione delle previsioni di entrata, in particolare delle entrate tributarie. Allora, «qui casca l'asino»: perché si prevede una minore entrata tributaria? Delle due l'una, o entrambe: o questo Paese è fermo - allora come si fa ad andare in televisione a dire che «tutto va bene, madama la marchesa», che il Paese è sano e che la ripresa c'è - oppure, invece, c'è una ripresa dell'evasione fiscale.
Credo che vi siano entrambe le cose: non c'è la ripresa tanto decantata, ahimè, ma c'è, invece, una ripresa dell'evasione fiscale.
Credo, colleghi, che una compiuta disamina delle implicazioni e delle tendenze di spesa e di entrata statali sui conti delle amministrazioni pubbliche potrà essere effettuata solo in occasione della presentazione, da parte del Governo, della nota di aggiornamento del Documento di programmazione economico-finanziaria, che ci attendiamo naturalmente in breve tempo, e anche dalla presentazione dei disegni di legge finanziaria e di bilancio, dai quali capiremo esattamente dove stiamo andando. Allo stato attuale, però, il saldo netto da finanziare è quantificato, come abbiamo già detto prima, in quasi 23 miliardi di euro.
In tutta la lunga serie di esercizi finanziari, governati dal Presidente del Consiglio Berlusconi, dal 2001 al 2005 e - guarda caso - anche ora, gli assestamenti sono stati quantificati in forte aumento rispetto alle leggi di bilancio, ma i consuntivi hanno poi smentito tali previsioni di assestamento, artatamente gonfiate.
Allora, qui non posso non leggere quello che la Corte dei conti, nell'audizione di qualche giorno fa, ci ha lasciato in memoria. A pagina 2 della relazione della Corte dei conti, c'è uno specchietto in cui sono bene evidenziati i saldi netti da finanziare previsti come limite massimoPag. 18dalla legge di bilancio e dai disegni di legge recanti il rendiconto generale, l'assestamento e il consuntivo di fine anno.
In tutti gli anni del Governo Berlusconi, i disegni di legge di assestamento gonfiavano il saldo netto da finanziare, che poi, invece, i fatti di fine anno smentivano categoricamente, alcune volte addirittura dimezzandolo. Allora, ci chiediamo quale sia il motivo. Come si spiega tutto ciò? Credo che ci sia solo una chiara manipolazione, che ha come obiettivo quello di nascondere alcune cose. Non si capisce, per esempio, come i 15 miliardi in più di spese previsti nell'ultimo quadrimestre si giustifichino rispetto allo stesso periodo dello scorso anno o perché le entrate, come dicevo prima, siano previste in calo. Venga detto più chiaramente! Invece, ci si guarda bene dal confermarne le ragioni.
Come dicevo, c'è una sola spiegazione: quella di negare che esisteva ed esiste un extragettito sul 2007, che è stato nascosto. Lo scopriremo, fra poco, fra qualche settimana, magari anche meno, quando cominceremo ad entrare nel merito della - ci auguriamo presto - definitiva bozza, che diventerà disegno di legge, sul federalismo fiscale e quando esamineremo le cifra di quel disegno di legge. Allora, scopriremo che avere un tesoretto per accontentare qualcuno in quel frangente sarà molto utile. Ma, come viene detto spesso e volentieri, il diavolo fa la pentola ma non il coperchio.
Ora vi è la situazione internazionale sotto il profilo finanziario; come l'ha definita Alan Greenspan, è la crisi più grave da un secolo, per le note vicende sui mutui subprime, per i fallimenti della Bear Stearns, della Fannie Mae e della Freddie Mac, e, ieri l'altro, della Lehman Brothers, della Merrill Lynch, che è stata, come ben sapete, riassorbita dalla Bank of America. Questo solo per stare negli Stati Uniti: ci sono i casi della Northern Rock a Londra, le pesanti perdite dell'Unione di Banche Svizzere.
È una serie lunga, troppo lunga di fallimenti finanziari, che, prima o poi, credo prima, si ripercuoterà pesantemente anche in termini economici e produttivi, specialmente per un Paese in forte difficoltà come il nostro.
Ne abbiamo già la riprova! Il Sole 24 Ore di ieri titolava: per i BTP spread record rispetto ai bund tedeschi. La fuga verso la qualità, che si è scatenata ieri - scriveva Il Sole 24 Ore di ieri - sui mercati di tutto il mondo, presi dal panico per gli effetti devastanti, e anche difficilmente quantificabili, della bancarotta della quarta banca di investimenti, ha puntualmente travolto il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato, i BTP, e i bund tedeschi.
Questo differenziale è cresciuto ai massimi storici. Dunque, si parla di nuovo di «rischio Italia». Ci risiamo: il nostro Paese è di nuovo nell'occhio del ciclone e questo non può, purtroppo, non ripercuotersi, se non ci saranno politiche economiche per sostenere davvero la ripresa, cosa che non vediamo assolutamente (non lo abbiamo visto nei provvedimenti, nei tanti decreti-legge, poi convertiti, nei modi che sappiamo, da quest'Aula e dall'altra Aula del Parlamento); ci troveremo un Paese in ginocchio.
In conclusione, signor Presidente, onorevole sottosegretario e colleghi, il nostro giudizio sul rendiconto del 2007 non può che essere altamente positivo. Eravamo tra i pochi a dirlo anche nel corso della passata legislatura; ora lo affermano tutti.
Per quanto riguarda la nostra valutazione sull'assestamento, invece, soprattutto per la parte delle proposte del Governo, non possiamo che esprimere un giudizio decisamente negativo per le ragioni dette prima e ci attendiamo riscontri, purtroppo, ancora più negativi nelle prossime settimane, per gli effetti dei provvedimenti assunti in questi primi quattro mesi di legislatura.
Qualcuno dice che l'autunno sarà molto freddo; per le famiglie sì, sarà freddo in tutti i sensi, non solo meteorologicamente parlando. Oppure sarà molto caldo, magari sulle piazze. Qualche esempio: mentre il prezzo del petrolio è ritornato sotto i 90 dollari o, comunque, intorno a quella cifra, i prezzi alle pompe, sia della benzinaPag. 19sia del gasolio, sono rimasti fermi alle quotazioni di quando il greggio era quotato a 147 dollari.
Cosa ha fatto il Governo? Nulla! Anzi, il Ministro Scajola ha condiviso gli argomenti di autodifesa dei petrolieri. Come non leggere questa condivisione del Ministro come un tentativo di farsi perdonare la Robin tax?
Lo avevamo detto! In discussione, qui, in quest'Aula, avevamo detto: se le quotazioni del petrolio continueranno ad essere quelle che sono, la Robin tax si trasformerà in un aumento del costo della benzina e del gasolio alla pompa.
Il petrolio è diminuito, ma il prezzo della benzina è rimasto fermo. Il prezzo del petrolio è diminuito di molto, di circa il 50 per cento, anzi, forse oltre il 50 per cento, ed è l'aumento massimo, ma, guarda caso, i cittadini continuano a pagare lo stesso prezzo alla pompa.
Ecco il regalo fatto ai petrolieri, che hanno dovuto - ahimè - subire la Robin tax!
Seconda questione: le compagnie di assicurazione. Ora il Governo si accorge che i premi delle compagnie di assicurazione continuano ad allineare aumenti su aumenti.
Il costo della vita sta crescendo a dismisura, e così l'inflazione. Anche l'ISTAT ogni tanto dà i numeri, poi si corregge, sbaglia (errare humanum est, perseverare diabolicum) e fotografa un aumento del costo della vita, un'inflazione al 4,1 per cento, ma sappiamo che quella reale era ben superiore. Mi riferisco al pane, alla pasta, che raggiunge ormai un aumento a due cifre, all'ortofrutta: tante famiglie non ce la fanno più. Per quanto riguarda luce e gas, sono previsti aumenti nell'ordine del 3-4 per cento per il primo, dell'8 per cento per il secondo; ed ecco spiegate le ragioni per cui l'autunno e l'inverno saranno molto freddi.
In compenso però salari, pensioni e stipendi sono fermi, e nulla si è fatto per recuperare, per esempio, ciò che è dovuto per legge, ciò il fiscal drag: quando si dice che l'inflazione è superiore al 2 per cento, bisognerebbe recuperare questo differenziale. Un tentativo per superarlo vi è stato, quello di prevedere sulla carta un'inflazione bassa, in modo tale da non dover riconoscere che lo Stato è debitore nei confronti dei lavoratori nel riconoscimento del fiscal drag. Però sappiamo che - l'ho appena detto - l'inflazione reale è superiore, e quindi i salari, gli stipendi e le pensioni non riescono più a farcela.
I nodi arriveranno presto al pettine, signor Presidente, rappresentante del Governo, e a toccare il Presidente del Consiglio non sarà la bella, brava, bellissima e bravissima medaglia d'oro Vezzali, ma saranno migliaia, milioni di italiani. Lo toccheranno non, ovviamente, fisicamente, ma lo toccheranno, sollecitando interventi decisi a sostegno di una politica vera per le famiglie, e soprattutto per quelle che ne hanno più bisogno (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiani, per dieci minuti. Ne ha facoltà.

ANTONIO MISIANI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, tutti i colleghi dell'opposizione hanno ricordato, e hanno fatto bene, il giudizio positivo che il Ministro Tremonti ha scritto nero su bianco a pagina 5 della relazione sul rendiconto 2007 sui risultati e i numeri dei conti pubblici nell'anno che si è chiuso. Sono parole chiare, quelle del Ministro Tremonti, che fanno giustizia, a mio parere, di mesi e mesi di propaganda ossessiva e riconoscono (meglio tardi che mai) in modo inequivocabile che, grazie alle scelte del Governo Prodi nella legge finanziaria per il 2007, i conti pubblici sono tornati in ordine. E del resto il segno del giudizio della Corte dei conti è analogo: la Corte, nella sua relazione, ha scritto che il 2007 è stato un anno positivo per i conti pubblici in un contesto economico ancora favorevole ma declinante.
Me lo lasci dire, signor Presidente: l'unica che sembra non essersi accorta della situazione è la relatrice, onorevole Moroni, perché noi, il 24 luglio in Commissione,Pag. 20abbiamo ascoltato con attenzione una relazione che parlava di tutto tranne che dei numeri positivi che hanno ricordato il Ministro Tremonti, la Corte dei conti e tutti gli osservatori che si occupano di finanza pubblica e di politica economica del Paese. Ho assistito oggi ad una parziale, timida correzione di tiro; ne prendiamo atto, ma l'oggettività va in una direzione diversa, perché, come ci ricorda sempre la Corte dei conti, il rapporto deficit-PIL è sceso dal 3,4 per cento del 2006 all'1,9 del 2007; per la prima volta dal 2002, cioè da cinque anni, rientriamo nei parametri di Maastricht, cioè andiamo sotto il rapporto deficit-PIL del 3 per cento; per la prima volta da anni ricostituiamo un robusto avanzo primario e per la prima volta da due anni il debito torna a ridursi in rapporto al prodotto interno lordo. Tutti questi valori - va sottolineato - sono migliori degli obiettivi iniziali della legge finanziaria per il 2007. Quando abbiamo approvato quella legge finanziaria puntavamo ad un rapporto deficit-PIL del 2,8 per cento: chiudiamo il 2007 all'1,9, nonostante un rallentamento della congiuntura economica rispetto alle previsioni iniziali, e nonostante una serie di interventi di spesa che, in corso d'anno, sono stati approvati dal Parlamento, che, come hanno ricordato i miei colleghi, vanno dall'intervento sugli incapienti alla cosiddetta quattordicesima spettante a chi ha pensioni minime e ad altri interventi rivolti allo sviluppo e all'equità.
Dietro questi numeri vi è indubbiamente una realtà complessa ed articolata: è vero, infatti, che gran parte del risanamento che è stato ottenuto nel 2007 deriva dall'aumento delle entrate tributarie. Ce lo dicono il conto delle amministrazioni pubbliche ed i numeri del rendiconto del 2007; ce lo dice, inoltre, il dato della pressione fiscale e contributiva, che nel 2007 ha toccato il 43,3 per cento del prodotto interno lordo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,25)

ANTONIO MISIANI. Abbiamo discusso per mesi e mesi sull'origine di questo extragettito e ribadiamo ciò che abbiamo sempre affermato: la grandissima parte dell'aumento delle entrate tributarie è il frutto della lotta all'economia sommersa e dell'aumento del tasso di adempimento spontaneo da parte dei contribuenti. Non possiamo che essere contenti del fatto che anche il Ministro Tremonti, meglio tardi che mai, nella sua relazione ci dia ragione. Sempre a pagina cinque, il Ministro riconosce e parla infatti di un'attività incisiva di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale (cosa, del resto, che aveva già evidenziato Il Sole 24 Ore del 7 luglio del 2008, quando aveva stimato in 100 miliardi di euro l'evasione fiscale del 2007, a fronte dei 115 miliardi di euro che erano stati stimati per il 2006).
Questi dati sono quindi inequivocabili, ma certo rimane il punto critico di una pressione fiscale che si attesta a livelli molto elevati, dal punto di vista storico ed in rapporto al peso dell'economia sommersa sul prodotto interno lordo di questo Paese. Noi abbiamo infatti un sommerso che vale il 23 per cento del PIL, mentre in Germania è al 15, in Francia al 13 e nel Regno Unito al 10. In Italia, invece, i contribuenti onesti di questo Paese pagano tasse a livelli svedesi e ricevono servizi e infrastrutture che spesso sono a livelli da Terzo mondo: sta qui il vero clamoroso tasso di ingiustizia del sistema fiscale italiano!
Nel programma elettorale del Popolo della Libertà avevamo letto impegni precisi sotto il profilo della politica fiscale. Ne ricordo uno, il più importante, a pagina otto: ridurremo sotto il 40 per cento la pressione fiscale nel corso della legislatura. Non possiamo non rilevare, anche in questa sede, che il DPEF prima e il decreto-legge n. 112 del 2008 - e cioè la manovra varata d'estate - poi sono andati in una direzione esattamente opposta: avremo infatti, nei prossimi cinque anni, una pressione fiscale inchiodata a livelli superiori al 43 per cento. Voi denunciavate il livello eccessivo del 2007, ma programmate ora di rimanere esattamente a queiPag. 21livelli nei prossimi cinque anni (tra l'altro, si tratta di livelli superiori all'andamento tendenziale dei conti pubblici).
Quanto alla lotta all'evasione e all'elusione, altri colleghi hanno ricordato le scelte contenute nel decreto-legge n. 112 del 2008 che abbassano l'asticella della legalità nel Paese che ha il record dell'evasione fiscale, mentre avremmo bisogno esattamente dell'opposto, e cioè di ridurre le tasse sugli onesti, a partire dai contribuenti a reddito fisso, e di un maggior rispetto delle regole, se vogliamo redistribuire in modo più equo il carico fiscale tra i contribuenti.
Vi è, poi, un secondo nodo che i dati pur positivi - molto positivi - del 2007 lasciano comunque aperto, che riguarda la spesa primaria corrente. Noi la abbiamo stabilizzata poco sotto il 40 per cento del prodotto interno lordo, dopo che negli anni in cui governava il centrodestra essa era esplosa di oltre due punti di prodotto interno lordo, ma questa stabilizzazione indubbiamente non basta. La dinamica della spesa resta infatti ancora elevata e, soprattutto, la qualità della spesa lascia fortemente a desiderare, come qualunque cittadino contribuente può constatare di persona e direttamente.
In questo senso, il Rapporto finale sulla revisione della spesa pubblica - che è un documento interessante che dovremmo approfondire molto di più nelle Commissioni e in Aula, sia alla Camera dei deputati sia al Senato - ci dice cose che non possono non preoccuparci. Esso ci ricorda infatti - e lo fa numeri alla mano - quanto sia frammentata l'organizzazione periferica dello Stato, quanto sia differenziata la produttività degli uffici, quanto la politica degli avanzamenti sia contraddittoria rispetto all'obiettivo del merito e della produttività, quanto sia poco diffusa la cultura del merito nella pubblica amministrazione, quanto infine vi siano molti passi in avanti da fare dal punto di vista della trasparenza e della certezza gestionale del bilancio, del quadro informativo e di quant'altro (limiti, aggiungo, che coinvolgono anche le amministrazioni decentrate e non soltanto l'amministrazione centrale dello Stato).
Questo Rapporto sulla revisione della spesa ci dice una cosa precisa per quanto riguarda ciò che dobbiamo fare. Ci dice che, per spendere meglio e meno, abbiamo bisogno di una profonda, incisiva e sistematica opera di riorganizzazione degli uffici della pubblica amministrazione. Dobbiamo affermare la cultura del merito, della responsabilità; dobbiamo generalizzare la cultura del controllo di gestione, della trasparenza dei numeri e della decisione. Nella manovra d'estate, che abbiamo approvato due mesi fa, vi è molto poco di queste indicazioni che a giugno la commissione tecnica per la spesa pubblica ci aveva fornito. Vi è, invece, un elemento che è stato sottolineato da molti colleghi: un drastico ed indiscriminato taglio lineare delle risorse destinate ai servizi pubblici essenziali. Si taglia la scuola pubblica, si tagliano i fondi per la sicurezza, le risorse per la sanità, si tagliano le gambe agli enti locali che gestiscono un pezzo importante del welfare di questo Paese. Non si riduce così la spesa pubblica, così si riducono i servizi per i cittadini e gli investimenti per il futuro del nostro Paese; lo abbiamo detto forte e lo ribadiamo in questa sede.
Sul fronte della leggibilità dei numeri di bilancio, abbiamo approvato una nuova classificazione per missioni e per programmi. Si tratta di un passo importante, ma che, a mio parere, non è sufficiente. Nelle prossime settimane andremo a discutere il disegno di legge delega sul federalismo fiscale; ci confronteremo sui principi fondamentali di questa grande riforma di sistema del settore pubblico del Paese, ma - attenzione - rischiamo di fare una discussione al buio, senza numeri e senza cifre attendibili, perché, oggi, abbiamo criteri contabili completamente differenti tra le amministrazioni centrali dello Stato e gli enti territoriali come i comuni, le province e le regioni. Dobbiamo fare una grande opera di trasparenza, se vogliamo avere numeri chiari che ci dicano su che basi vogliamo realizzare ilPag. 22federalismo fiscale oggi in questo Paese, se vogliamo capire fino in fondo le conseguenze che le scelte che andiamo ad assumere produrranno sulle decisioni di spesa e sulle fonti di entrata per gli enti territoriali. Se non facciamo questa operazione tutto sarà destinato ad incagliarsi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANTONIO MISIANI. Mi accingo a concludere signor Presidente. L'assestamento del 2008 riflette nei numeri la difficile condizione dell'economia del Paese e le previsioni del Governo, analoghe a quelle del DPEF, sono pessimistiche, peggiori rispetto alle previsioni iniziali. La condizione dei conti pubblici non va sottovalutata, va tenuto fermo il percorso di risanamento, ma voglio tornare su quanto affermava il collega Duilio e gli altri colleghi che mi hanno preceduto: i dati del fabbisogno sono diversi e meno pessimistici rispetto alle previsioni del Governo. Abbiamo spazio per una politica economica anticiclica e questo spazio dobbiamo sfruttarlo. Il Governo, invece, ha impostato una manovra finanziaria all'insegna della crescita della pressione fiscale, dei tagli di spesa per raggiungere il pareggio nel 2011. Capisco che il Ministro Tremonti, dopo aver sforato per quattro anni di seguito i parametri di Maastricht, deve ricostruirsi una reputazione in Europa, ma - attenzione - stiamo facendo una politica economica sbagliata e inadeguata rispetto alle necessità del Paese, perché quella politica economica non fa nulla per contrastare la recessione e noi oggi siamo in recessione. Gli altri Paesi europei, che pure stanno meglio di noi, o meno peggio, guardando ai loro numeri economici, stanno agendo. La Spagna, ad aprile e ad agosto, ha approvato un pacchetto di stimolo fiscale, di aiuti alle imprese e di riduzione delle tasse per i contribuenti. La Gran Bretagna, pochi giorni fa, ha annunciato un pacchetto di misure per contrastare la crisi immobiliare. Noi siamo completamente fermi. Abbiamo milioni di famiglie che fanno fatica ad arrivare a fine mese - sono quelle a reddito fisso, come i lavoratori dipendenti e pensionati - e nelle vostre scelte non vi è nulla che possa dare loro una mano, che possa fare risollevare l'economia di questo Paese.
Ve lo avevamo chiesto a luglio quando discutevamo la manovra di estate e torniamo a chiedervelo oggi: bisogna cambiare rotta, ridurre il carico fiscale su chi vive a reddito fisso, bisogna fare in modo che l'economia di questo Paese riprenda. Questo è il tema che vogliamo porre con forza in questa sede e queste sono le risposte che il Paese vuole da chi governa e che voi finora non avete né saputo, né voluto dare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, credo che il dibattito sul rendiconto per l'esercizio finanziario 2007 e sull'assestamento per l'anno finanziario 2008 non ci debba allontanare dalle condizioni (non solo da quelle tradotte in cifre) economiche e sociali del nostro Paese e dobbiamo chiederci se questo Parlamento e il Governo, anche attraverso l'azione dell'opposizione, possano esprimere un giudizio ed agire in modo tale da rendere più incisiva l'attività sul campo economico. Noi non possiamo trincerarci sempre dietro alla crisi internazionale finanziaria che incide e avrà delle conseguenze in Europa e in particolare nel nostro Paese, rispetto all'azione della democrazia parlamentare e delle misure prese sul piano nazionale. In altre parole, è nostra competenza discutere delle condizioni dei cittadini e dei lavoratori, e delle condizioni di vita reale che risultano anche da questa verifica dei dati. Quindi non voglio polemizzare con la relatrice che, giustamente, è tutta tesa a ricercare attenzione (anche per quanto riguarda i fatti e le azioni successive) quando intende dimostrare che le condizioni dei conti pubblici ereditati dal centrodestra sono state aggravate dall'azione del Governo del centrosinistra. Infatti, la relatrice, nella sua relazione, afferma chePag. 23i conti tra il 2006 ed il 2007 sono peggiorati, ma legge solo una parte della relazione, mentre non legge con attenzione l'intera relazione del Servizio studi. Credo che su questo aspetto si possa essere tranquilli e sgombrare il campo per quanto riguarda il miglioramento della situazione dei conti che è avvenuto nel 2007. A tal proposito, ricordo che l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è diminuito di 1,5 punti, attestandosi in rapporto al PIL all'1,9 per cento e ciò ha consentito l'interruzione della procedura per disavanzo eccessivo avviata nei confronti del nostro Paese dalle autorità europee. L'avanzo primario, quasi nullo nel 2005, ha superato il 3 per cento del prodotto interno lordo. Anche a tal proposito, sul tema dell'avanzo primario, mi sembra che si svolga sempre una discussione non coerente rispetto a ciò che tale argomento effettivamente rappresenti. Tale avanzo rappresenta uno degli indici e parametri fondamentali per valutare l'azione di un bilancio pubblico, di un bilancio di una pubblica amministrazione. Infatti, quando l'avanzo primario non esiste, siamo veramente in una condizione di difficoltà, di infrazione, quindi nella possibilità di default, ovverosia nelle condizioni di non poter sostenere le missioni che abbiamo previsto.
L'Italia nel 2008 si è trovata, in seguito all'azione del Governo Prodi, nella condizione di risanamento dei conti pubblici, di conti pubblici realmente avviati. Il rapporto tra il debito pubblico e il PIL è diminuito al 104 per cento e la riduzione del debito pubblico di 2,5 punti in percentuale riflette per quasi un punto solo l'attività del Tesoro presso la Banca d'Italia. Nel 2007 è proseguita la flessione del fabbisogno delle amministrazioni pubbliche che è sceso dal 3,7 nel 2006 al 2 per cento. Tutto ciò serve alle condizioni reali del Paese? Credo che, per quanto riguarda le condizioni reali del Paese, al di là delle promesse elettorali di ognuno, dobbiamo verificare che, da questi conti, si tragga la possibilità di una diminuzione della pressione fiscale sui lavoratori e pensionati con reddito lordo sotto i 50 mila euro annui. Questo è un obiettivo da perseguire sia da parte dell'opposizione sia da parte del Governo. Perché? Perché il sostegno della domanda interna risolve un problema sociale, l'aumento dei prezzi e la pressione dell'inflazione anche internazionale, ma essenzialmente anche il problema della nostra economia interna che ha bisogno di una domanda. È nostra competenza lavorare, perché la domanda interna del Paese possa aumentare e perché si possano avere delle risposte sul tema dei prezzi, dell'inflazione e del potere d'acquisto. Vorrei illustrare alcuni dati che molte volte non si citano, per descrivere le condizioni del nostro mondo del lavoro, rispetto a quelle dei nostri partner europei e anche in riferimento all'aumento di competitività che riguarda la nostra economia.
Abbiamo una tabella, riportata nel documento RUEF di marzo, che indica l'aumento del costo del lavoro in Italia sia nel settore pubblico sia in quello privato dal 1999 al 2006.
Nell'area euro, nei dodici Paesi con la moneta unica, il costo del lavoro nel settore pubblico è aumentato del 24,6 per cento rispetto al 14,7 del settore privato. In Italia - sarebbe bene che Brunetta leggesse questo dato, perché c'è bisogno di lavorare non soltanto sul terminale ma è necessario lavorare anche sulle cause - il costo del lavoro del settore pubblico è aumentato del 33,8 per cento, mentre il costo del settore privato è aumentato del 14,7 per cento. Se prendo in esame la Germania, i valori corrispondenti sono 8,3 e 7,5 per cento; l'Irlanda, 67 e 42 per cento e per altri come la Francia, 24 e 23 per cento. Questo mi dice che sono necessari interventi urgenti sul fronte dei cittadini che lavorano e contribuiscono al prodotto interno lordo nazionale. Non è più possibile pensare che con soli 600 milioni di sperimentazione per le detassazioni sugli straordinari si possa affrontare questo problema.
È ora di parlare, nelle trattative del Governo con le parti sociali, di un grande contratto nazionale che tuteli gli aspetti sociali, come la previdenza e altri aspetti,Pag. 24ma è altresì necessario dare possibilità a tutte le aree del Paese, da Palermo a Milano, che tirano e possono tirare, anche attraverso la contrattazione decentrata e un intervento attento sulla fiscalità e sugli oneri sociali rispetto a quella parte contrattuale, di offrire una risposta a quel mondo del lavoro.
Pertanto sono due gli obiettivi che dobbiamo centrare: l'obiettivo di una riduzione fiscale nel mondo del lavoro per operai, lavoratori e pensionati e l'obiettivo di riaprire, con strumenti anche di sostegno fiscale, la trattativa tra le parti sociali perché si restituiscano le condizioni di acquisto e di lavoro al fine di rendere competitivo anche il settore privato che è gravato dalle condizioni che prima ricordavo. Se si è sostenuta la competizione sul piano internazionale è perché i lavoratori stanno sopportando forti sacrifici: infatti il loro potere d'acquisto, il loro salario dal 1999 al 2006 rispetto ai partner europei è stato minore. Quindi quando si parla di costo del lavoro, di costi - si parla sempre di costi - si vogliono comprimere le possibilità di soluzione.
Anche i risultati elettorali ci dicono questo. Al di là del grande evento del risanamento del centrosinistra, noi non siamo stati compresi da questo mondo che si sacrifica e lavora. Nelle aree del Paese, proprio dove è più forte questa testimonianza di attività di lavoro, lo comprendiamo anche dai risultati non molto positivi del centrosinistra: dobbiamo tutti quanti lavorare su questi aspetti perché il Paese non può rimanere in queste condizioni di vita e di lavoro di chi lavora e produce per il suo Paese.
Un altro elemento da esaminare - concludo - è la propaganda sul federalismo fiscale. La bozza Calderoli mi impaurisce perché pensa ai tributi per l'area metropolitana, prevedendo nuovi tributi di qua, nuovi tributi di là. Abbiamo un sistema fiscale che deve essere attento rispetto alle condizioni di entrata e anche di uscita. È ora di aprire la spia dell'efficienza delle strutture decentrate dello Stato. Non possiamo avere un trasferimento di 16,9 miliardi che grida vendetta, trasferito ai comuni con riferimento sempre e comunque alla spesa storica.
Ho a disposizione i dati ANCITEL del 2004 espressi in lire: il comune che riceve più soldi è un comune del nord che avrà 60-70 abitanti e riceve 13 milioni pro capite. Il comune che ne riceve meno, riceve 31 mila lire pro capite. In questi dati emerge tutta una soglia di riflessione: se prendo in considerazione i dati di Catania non capisco perché abbia 615 mila lire pro capite di trasferimento dallo Stato, mentre Milano riceve 111 mila lire. Vedo che il mio comune di residenza, il comune di San Giovanni Valdarno, e il comune di Montevarchi ricevono 71 mila lire pro capite. Si può reggere una situazione di questo tipo e confrontare la capacità di amministratori che si impegnano nelle loro realtà? Però se questi dati vengono collegati al costo del personale, si nota che dove ci sono più trasferimenti, c'è un maggiore costo del personale.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Nannicini.

ROLANDO NANNICINI. Allora, cosa si discute dei fannulloni? Perché non credo che, in relazione al costo del personale pro capite - anche parlando in lire ci può essere differenza di 50, 60 o 100 mila lire -, comuni con le stesse funzioni abbiano un raddoppio di tale costo. Questo si può fare anche senza federalismo e se ne può discutere immediatamente, se vogliamo incidere anche sulle riflessioni e le richieste di attenzione da parte degli enti locali.
Mentre sul rendiconto - mi scuso signor Presidente e concludo subito - mi rifaccio alla riflessione della Corte dei conti, la quale afferma che i riflessi di tale variazione sui conti economici dello Stato e delle altre amministrazioni pubbliche, in sintesi di un indebitamento netto dell'amministrazione pubblica, restano imprecisati nell'esposizione del disegno di legge di assestamento. Solo lo scorso anno il disegno di legge proponeva un prospetto di raccordo relativo alla variazione di spesa.
Per quest'anno il sottosegretario e il Governo, ieri sera, ci hanno fornito laPag. 25nota. Dalla nota apprendo un elemento positivo: finalmente ci sono i 600 milioni dell'ICI rurale per gli enti locali, anche se noto questi aumenti di trasferimenti nei confronti di alcune regioni che non hanno fatto il loro dovere, pur se previsti dalla legge finanziaria per il 2008 - e qui dovremo lavorarci attentamente -, sulla spesa sanitaria. Infatti, grida vendetta il fatto che alcune amministrazioni regionali non abbiano avuto la capacità di ristrutturare il loro settore e fornire risposte sanitarie efficienti ai cittadini: pagano il personale in quelle regioni e i loro cittadini vanno a curarsi altrove. Sarebbe ora, al di là di tanti proclami di federalismo, lavorare attentamente su questi elementi.
Quindi esprimeremo un voto favorevole sul rendiconto 2007, mentre esprimiamo molti dubbi sull'assestamento del 2008 e speriamo che, poi, il consuntivo mostri che il fabbisogno non è più di 44 miliardi di euro, ma sia ridotto a 30-32 miliardi di euro, che dovrebbero essere i soldi necessari per gli interventi che avevo detto in precedenza e che, da parte vostra, non sono stati realizzati per l'esigenza di rilancio della domanda interna e del sostegno dei lavoratori e dei pensionati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1416 e A.C. 1417)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, onorevole Moroni.

CHIARA MORONI, Relatore. Signor Presidente, ho ascoltato attentamente la discussione congiunta sulle linee generali e le osservazioni dei colleghi. Mi permetto solo, in una brevissima replica, di fare presente il fatto che i numeri indicano ciò che indicano e quindi, al di là delle sfumature, ho dato conto anche nella mia relazione in Assemblea del fatto che il rapporto deficit-PIL sia sceso e il saldo strutturale migliorato.
Certamente va rilevato che, comunque, l'anno 2007 è stato un anno meno positivo nei conti pubblici rispetto al precedente, anche in relazione ad un contesto economico ancora favorevole ma già declinante; sono aumentate le entrate ma sono aumentate anche le spese e sono aumentate le spese dei trasferimenti ad amministrazioni pubbliche, una delle categorie di spesa che si sarebbe dovuta ridurre sulla base dei tagli lineari operati dall'ultima legge finanziaria.
Quindi, nel complesso, diamo conto di un miglioramento della finanza pubblica e anche della sistemazione della questione della procedura di infrazione europea, ma sicuramente i conti fanno riferimento alle cifre che abbiamo fornito.
La mia replica termina qui. Probabilmente il rappresentante del Governo avrà questioni da approfondire, e credo che la sua replica sarà più interessante della mia.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto vorrei ringraziare non formalmente la relatrice il cui ultimo understatement mi è parso forse eccessivo rispetto ad una relazione invece molto brillante. Ringrazio, inoltre, tutti gli intervenuti perché sono riusciti, in un dibattito che normalmente si svolge su dati finanziari francamente un po' noiosi, a portare una luce di economia reale dietro al rendiconto e all'assestamento.
Mi permetta, signor Presidente, in questa breve replica di partire dalla Grundfrage, da quella che potremmo definire la madre di tutte le domande posta dall'onorevole Cambursano che è la seguente: se nel 2007 l'economia e la finanza pubblica si sono dipanate così brillantemente, come mai quel Governo e quella parte politica che hanno sostenuto tale linea economicaPag. 26non sono stati premiati dagli elettori? Signor Presidente, forse perché non era tutto oro quello che luccicava e forse la brillantezza dei risultati del 2007 era in parte apparente e in parte condotta secondo metodi che, se ci riferiamo ad una definizione del Patto di stabilità e crescita come ad un patto stupido, ne hanno accentuato la stupidità.
Cosa è avvenuto nel 2007? La correzione della finanza pubblica è stata operata principalmente sotto il profilo delle entrate. Pertanto, ci siamo trovati a fine 2007 con una crescita della pressione fiscale nell'ordine di due punti percentuali. Due punti poco significano in astratto, ma in concreto equivalgono a circa 30 miliardi di euro, sessantamila miliardi delle vecchie lire. Se 30 miliardi di euro sono divisi per il numero della popolazione italiana, compresi i lattanti e gli ottuagenari, comportano grosso modo un risultato pari a 500 euro a testa, ossia un milione delle vecchie lire.
È chiaro che un aumento della tassazione in media di 500 euro a testa ha comportato sacrifici anche sotto il profilo della capacità di acquisto degli italiani che si sono trovati, in qualche modo, più poveri dopo questo esercizio. Ciò riguarda la capacità di acquisto delle persone.
Se consideriamo i risultati di finanza pubblica, dobbiamo domandarci quali siano i motivi dell'esplosione del fabbisogno di quest'anno e del peggioramento dei dati contenuti nel disegno di legge di assestamento, che peggiorano di circa 18 miliardi di euro in termini di competenza e circa dello stesso importo in termini di cassa e ciò probabilmente deriva - qui non si tratta di alcun tipo di polemica ma semplicemente di una constatazione di fatto - dal fatto che qualche tipo di spesa è stata in un certo senso sottovalutata e qualche entrata sopravvalutata. Insomma, non sto a ripetere i dati che ho già fornito in Commissione e non annoio l'Assemblea, ma sostanzialmente un po' di spazzatura è stata nascosta sotto il tappeto. Dunque, nel 2008 vediamo gli effetti di correzione per il 2007 in cui la situazione, forse, era stata un po' assoggettata ad un'opera di window dressing.
Pertanto, se questi sono i dati di partenza credo che non vi siano alternative rispetto alle politiche attuali del Governo, che sono state criticate anche in Assemblea. È inutile pensare ad agevolazioni fiscali imponenti, come hanno fatto altri Paesi che non sono soggetti al Patto di stabilità e crescita europeo e forse avevano un rapporto deficit-PIL più vantaggioso di quello reale italiano e perciò hanno potuto varare tali provvedimenti.
Gli interventi di carattere fiscale che sono stati varati sono stati limitati e l'obiettivo principale, il dovere primario del Governo, è stato mettere ordine in casa propria e, perciò, perseguire l'indispensabile obiettivo del pareggio di bilancio entro il prossimo triennio, perché solo un meccanismo di finanze pubbliche sane può consentire di sgomberare il terreno da rischi potenziali sulle finanze pubbliche e, perciò, sull'economia e può consentire, insieme ad un'azione di risanamento, anche un'azione seria di sviluppo economico, non compiuta con misure fiscali che dopo devono essere «inseguite» da altre misure di copertura della spesa e che, in sostanza, non forniscono ai contribuenti quella sicura certezza di un meccanismo duraturo di diminuzione della pressione fiscale e ai mercati l'altrettanta sicurezza di un'affidabilità dei conti pubblici.
Sottolineo solo che, in condizioni di difficoltà estreme nei mercati finanziari come sono quelle attuali, dare segnali di scarsa sicurezza della finanza pubblica avrebbe effetti ben più gravi che non quelli del differenziale dei titoli di credito italiani rispetto al Bund che abbiamo constatato in questi anni. La manovra che è stata fatta a luglio è stata finalizzata proprio a dare un segnale reale dell'intenzione del Governo di assestare la finanza pubblica in modo stabile sotto il profilo della diminuzione della spesa pubblica. Non ci sono alternative: non si può pensare che il meccanismo dell'incremento della tassazione, cioè rendere più stupido il Patto stupido di stabilità, possa giovarePag. 27a migliorare non solo le finanze pubbliche, ma le condizioni dell'economia del nostro Paese.
È indispensabile andare verso un sistema di diminuzione consistente della spesa pubblica, l'unico che può permettere (questo sì) senza facili promesse di arrivare, entro la presente legislatura, alla diminuzione della pressione fiscale nei termini che erano stati indicati come obiettivo in campagna elettorale, cioè sotto il 40 per cento. Si tratta dell'unico mezzo, lo ripeto, che consentirà una vera crescita del sistema Italia.
Rispetto a tali problemi questa è la linea di intervento del Governo. È ovvio che la pressione fiscale, come indicato nel DPEF, non poteva che essere indicata in quei termini, ma siamo convinti che l'azione di risanamento potrà consentire di diminuire effettivamente la pressione fiscale nel futuro.
È stato chiesto dall'onorevole Duilio se sia intenzione del Governo presentare una nota di aggiornamento del DPEF in limine alla presentazione della legge finanziaria. La questione è in valutazione. Resta, comunque, il fatto che gli obiettivi di finanza pubblica in ogni caso, anche in un periodo più difficile e anche scontando una diminuzione del tasso di crescita del PIL, non saranno assolutamente modificati.
Un tema che è stato sollevato sia dall'onorevole Duilio, sia dall'onorevole Misiani, e che credo sia di assoluta importanza, è, da una parte, la necessità di completare la riforma del bilancio avviata dal precedente Governo, di fatto, senza una base normativa - ma ciò non toglie che chi stava allora all'opposizione appoggiò questa proposta di riforma che si è attuata con il bilancio formato in missioni e programmi - e, dall'altra, il rischio che l'avviamento del federalismo senza avere un meccanismo di conti conoscibili e dialogabili tra i vari livelli di Governo possa provocare dei rischi in attuazione stessa del federalismo.
Credo che si debba cogliere la disponibilità avanzata in questa sede, perché la riforma temporanea che è stata fatta della legge di contabilità nel decreto-legge n. 112 del 2008 (cioè in sostanza quella di limitare l'azione di intervento della legge finanziaria) dovrebbe essere proseguita - questo è l'auspicio del Governo - in un intervento normativo più ampio che vada a modificare la legge di contabilità, per far sì che sia non solo una legge di contabilità dello Stato, ma auspicabilmente una legge di contabilità della pubblica amministrazione.
Ciò in modo da poter, da una parte, saldare i conti dei diversi livelli di Governo e quindi creare una tavola di conoscibilità - credo sia una questione tecnica assolutamente condivisibile da tutti in modo che poi il federalismo possa basarsi su gambe più solide - e, dall'altra, consentire di avere un'interlocuzione con l'Unione europea in termini di Patto di stabilità nel quale i saldi e la costruzione di una sorta di consolidato del settore pubblico possano consentire di evitare di avere un livello istituzionale «a scrocco» di un altro, scaricando gli oneri dell'aggiustamento su questo o quel livello istituzionale.
Questo potrebbe essere uno strumento utile, oltre ovviamente al completamento della riforma del bilancio, per poter definire qual è effettivamente la base di voto parlamentare che non dovrebbe più essere, ovviamente, l'unità previsionale di base.
A côté di questo, è ovvio che - su questo condivido anche quanto detto dalla relatrice - una maggiore elasticità, nel momento in cui il voto parlamentare si concentra su masse più ingenti di manovra, postula anche una maggiore elasticità di gestione a fronte della quale deve esistere in qualche modo anche un maggiore potere di controllo parlamentare. Ciò è l'ovvio corollario di una maggiore elasticità di gestione amministrativa e governativa dei programmi delle missioni.
Credo di non dover aggiungere altro. Approfitto dell'occasione per illustrare brevemente due proposte emendative presentate dal Governo: il Tab.1.100 e il Tab. 2.100. Quest'ultimo si limita a sistemare qualche piccola spesa, ma non ha grande importanza. Viceversa, l'emendamentoPag. 28Tab. 1.100 concerne una migliore definizione delle entrate, tenuto conto che i dati dell'autoliquidazione hanno consentito di vedere un po' meglio la distribuzione. Da notare, inoltre, che vi sono alcune modifiche non del tutto irrilevanti per quanto riguarda l'IRES (che vede un calo) e l'IVA (che, per quanto riguarda gli scambi interni, dimostra un andamento in flessione). Vi è poi una flessione abbastanza considerevole relativa alle imposte di consumo sul gas metano, che deriva dall'andamento dell'ultima stagione, cioè dal minor consumo dello stesso registratosi.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato alle ore 16.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e alle ore 16 con votazioni.

La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ed il Ministro per l'attuazione del programma di Governo.

(Interventi per il mantenimento di un più adeguato livello occupazionale in Alitalia tramite la ricerca di soluzioni alternative a quelle avanzate dalla cordata rappresentata dalla CAI - n. 3-00132)

PRESIDENTE. L'onorevole di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00132, concernente interventi per il mantenimento di un più adeguato livello occupazionale in Alitalia tramite la ricerca di soluzioni alternative a quelle avanzate dalla cordata rappresentata dalla CAI (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, il Governo Berlusconi afferma di voler salvare l'Alitalia dalla bancarotta; mi creda, anche noi dell'Italia dei Valori lo vogliamo, e non vogliamo assolutamente gufare contro, ma non vogliamo nemmeno che i lavoratori vengano ricattati e costretti a soluzioni capestro. Siccome noi una soluzione per Alitalia l'avevamo trovata, ed era una soluzione che limitava il numero dei cassaintegrati, accollava i debiti all'acquirente e, soprattutto, manteneva in vita la compagnia di bandiera, chiediamo quanti dipendenti, diretti e indiretti, vadano messi in mobilità con la vostra proposta; quanti lavoratori aeroportuali, soprattutto di Malpensa e Fiumicino, subiranno, a loro volta, conseguenze negative dal ridimensionamento. Chiediamo, inoltre, se è vero che lo Stato dovrà farsi carico alla fine dei debiti della compagnia - quelli che appunto non si è assunta la nuova compagnia che si sta costruendo - ed infine, se è vero o no che i dipendenti di Alitalia subiranno una riduzione dello stipendio. Lo dico perché sono le parole testuali che ha affermato il Presidente del Consiglio, considerato che i dipendenti dell'Alitalia sostengono che subiranno conseguenze mentre il Presidente del Consiglio dice che non è così, faccia lei da arbitro.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, ha facoltà di rispondere.

MAURIZIO SACCONI, Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Signor Presidente, onorevole Di Pietro, ricordo in primo luogo come la proposta di cui stiamo discutendo sia stata avanzata da una cordata non di imprenditori amici; la sfido proprio a pensare che, in particolare, l'imprenditore più esposto e che laPag. 29guida possa essere ritenuto particolarmente amico di questa coalizione di Governo. In realtà è un imprenditore puro che, insieme ad altri imprenditori puri, società quotate, fondi di private equity basati in Italia e imprenditori di valenza internazionale, ha presentato un'offerta realistica e coraggiosa, date anche le condizioni del contesto internazionale, che in questi giorni, oltretutto, si sono aggravate. Sono sostenuti da una banca che non è esposta con Air One, come lei ha affermato in qualche occasione, ma che è esposta con Alitalia contro ampie garanzie sugli aeromobili.
Si tratta, dunque, di una proposta genuina, che si avvale di condizioni che abbiamo ritenuto di disegnare in coerenza con le regole comunitarie e che sono talmente corrette che probabilmente, alle notizie che io le do, non daranno luogo facilmente ad un'altra soluzione. Il commissario di Governo - mi riferisco al professor Fantozzi - ci ha infatti riferito che proprio ieri ha sentito le grandi compagnie che ragionevolmente potrebbero, in teoria, presentare una proposta soprattutto nel momento in cui si dovesse determinare il ritiro della cordata guidata dal dottor Colaninno, e tanto l'amministratore di British Airways, quanto quello di Lufthansa nonché quello di Air France hanno comunicato di non essere interessati a presentare proposte, ma di essere interessati solo a partecipazioni minoritarie.
Quanto agli esuberi ipotizzati dal piano presentato dalla società CAI, e concordato con le organizzazioni CGIL, CISL, UIL e UGL, allo stato questo determina ragionevolmente in circa tremila persone quelle destinate ad essere interessate dai provvedimenti di integrazione del reddito e di ricollocamento.

PRESIDENTE. La prego di concludere.
I termini, invece, relativi al trattamento economico sono materia propria delle parti e le ipotesi non hanno riguardato una riduzione del salario effettivo se non per i profili di aumento delle ore lavorate. È stata richiesta, a parità di salario, una maggiore produttività nel lavoro in termini di maggiore numero di ore lavorate. Auguriamoci di poter salvare questo pezzo dell'identità nazionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, prendo atto che a due su quattro domande il Ministro non ha risposto e alle altre due ha risposto in modo reticente, perché a noi non risultano tremila esuberi, ma molti più. Soprattutto riteniamo incongruo dire che non si è ridotto lo stipendio, ma semplicemente si è aumentato il lavoro, come se i dipendenti fossero carne da macello o macchine inanimate.
Quanto agli imprenditori prendiamo atto che per definizione lei dice che possono qualificarsi puri. Noi diciamo che per definizione gli imprenditori sono tali, ma questo non vuol dire affatto che sono puri, anzi, nel caso di specie l'attuale raggruppamento finanziario si è assunto il compito non di rilevare Alitalia, ma solo di prendersi la polpa dei suoi profitti, lasciando l'osso dei debiti e la disperazione dei piccoli azionisti ad una bad company con funzione di discarica.
Noi dell'Italia dei Valori diciamo no alle speculazioni finanziarie di Colaninno che è imprenditore non nostro amico, perché noi non abbiamo amici da nessuna parte. Noi diciamo no al mattone à gogo di Ligresti, no al conflitto di interesse di Benetton che ad un tempo è socio della nuova compagnia, ma anche della società che gestisce l'aeroporto di Roma. E soprattutto diciamo no alla scorciatoia del ripianamento dei debiti di Air One nei confronti di Banca Intesa.
Noi chiediamo al Governo, ripeto, chiediamo al Governo di ascoltare l'appello non nostro, né di qualche toga rossa, ma chiediamo al Governo di ascoltare l'appello del professore Piero Schlesinger dell'università Cattolica di Milano e di un'altra ventina di professori universitari, i quali hanno detto che avviare licenziamenti e, comunque, fare l'operazione che state facendo senza mettere in gara l'offertaPag. 30della CAI è un'operazione indebita, che viola le regole concorsuali e le regole di mercato. Attenetevi una volta tanto alla legge (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

(Iniziative per garantire un'adeguata dotazione organica degli insegnanti di sostegno - n. 3-00130)

PRESIDENTE. L'onorevole Ciocchetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00130 concernente iniziative per garantire un'adeguata dotazione organica degli insegnanti di sostegno (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, scuole e famiglie in difficoltà, cancellate 10 mila cattedre per gli insegnanti specializzati nelle attività di sostegno: è l'eredità che deriva dal precedente Governo e che purtroppo in questi giorni si sta sviluppando in termini di tagli e di disagi per i ragazzi disabili e per le famiglie che hanno ragazzi disabili, i quali meritano l'integrazione.
A questi 10 mila posti tagliati si aggiungerà quello previsto dal decreto-legge n. 112 del 2008, che eliminerà nel 2009-2010 i posti in deroga, fissando l'organico complessivo a 94 mila unità, creando una forte sperequazione in molte regioni e in molte realtà territoriali del nostro Paese. Chiediamo con la nostra interrogazione al Ministro di sapere quali sono le iniziative urgenti che vuole intraprendere per poter dare una serena risposta ai problemi delle famiglie e, soprattutto, degli alunni con disabilità.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Mariastella Gelmini, ha facoltà di rispondere.

MARIASTELLA GELMINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Ciocchetti per avermi posto questo quesito che mi dà l'opportunità di ribadire con forza che non vi è stato e non vi sarà alcun taglio che possa interessare i docenti di sostegno. Ricordo che i criteri per la determinazione dei posti destinati a detta categoria di docenti sono stati oggetto di una specifica regolamentazione da parte dell'ultima finanziaria del precedente Governo e non sono poi stati soggetti ad alcuna modifica. Infatti, per l'anno 2008-2009 sono stati confermati a livello nazionale tutti i posti di sostegno funzionanti nell'anno scolastico 2007-2008, come si può verificare dai dati reperibili sul sito del Ministero dell'istruzione, dai quali si desume che rispetto ai circa 174 mila alunni sono stati attivati complessivamente 90.882 posti pari esattamente a quelli a suo tempo attivati per l'anno scolastico 2007-2008.
Il taglio di 10 mila posti a cui si riferisce l'onorevole Ciocchetti e derivante dall'ultima legge finanziaria del precedente Governo in realtà riguarda i normali posti di insegnamento, ragion per cui, come dicevo, gli interventi di sostegno restano assolutamente invariati.
Riguardo alle situazioni alle quali fa riferimento l'onorevole Ciocchetti, in provincia di Catanzaro il rapporto alunni diversamente abili e docenti è pari a 1,24 nella scuola dell'infanzia, a 1,51 nella scuola primaria, a 1,61 nella scuola secondaria di primo grado ed a 1,53 nella scuola secondaria di secondo grado (dati, quindi, ben al di sotto del parametro tendenziale di un docente per due allievi diversamente abili, previsto dalla legge). Nella regione Sicilia il rapporto è pari a 1,73 (anche qui inferiore al predetto parametro); con riferimento alla provincia di Salerno, il decremento di 66 posti di sostegno è stato operato a fronte di una diminuzione di 270 alunni diversamente abili. Quanto alla provincia di Venezia, confermo che, essendo esaurita la disponibilità di docenti specializzati - pari al fabbisogno - e non essendoci al momento altro modo per ovviare alla carenza, i dirigenti scolastici saranno costretti a nominare aspiranti non in possesso del titolo di specializzazione.Pag. 31
In ogni caso, garantisco il mio impegno sul tema della disabilità in due direzioni: garantendo la continuità didattica - che è un principio importante nella nostra scuola (e in modo particolare per gli alunni diversamente abili) - e la valorizzazione del ruolo degli insegnanti di sostegno, che rappresentano certamente un elemento qualificante la nostra scuola.

PRESIDENTE. L'onorevole Ciocchetti ha facoltà di replicare.

LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, noi prendiamo atto delle dichiarazioni del Ministro e vigileremo, con la nostra azione in Parlamento e nel territorio, per verificare che effettivamente in questo settore non vi siano ulteriori tagli e che quanto deciso dal precedente Governo possa essere recuperato nel corso del tempo. Il taglio che è stato operato, infatti, ha portato grandi problemi e situazioni di grande difficoltà in alcune aree territoriali del Paese. Speriamo che nel prosieguo (negli anni 2009 e 2010), sulla base di quanto previsto dal decreto legge n. 112 del 2008, non vi siano altri tagli che incidano in questo settore.
Sulle questioni della scuola - che è un argomento molto serio - vogliamo svolgere un profondo confronto qui in Parlamento. Non accettiamo che si utilizzino i bambini per strumentalizzarli - come è avvenuto in questi giorni nelle scuole, con gli insegnanti vestiti a lutto -, ma vogliamo cercare di costruire un confronto sulle questioni vere, ossia il tempo pieno e quelle che riguardano le famiglie italiane, che hanno bisogno di avere una risposta sociale. In molte parti del Paese, infatti, la scuola diventa anche una forte risposta sociale. Vogliamo costruire qui un lavoro e un confronto che, al di là dei tagli ragionieristici, possa portare al ragionamento secondo il quale il futuro del Paese e dell'Italia è legato alla scuola e alla possibilità che la nostra scuola sia competitiva e dia ai nostri ragazzi un grande futuro, che purtroppo rischiamo di perdere.

(Iniziative per sanare la posizione dei frequentanti il IX ciclo delle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario (SSIS) o i corsi biennali abilitanti di secondo livello ad indirizzo didattico (Cobaslid) - n. 3-00131)

PRESIDENTE. L'onorevole Caldoro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cicchitto n. 3-00131, concernente iniziative per sanare la posizione dei frequentanti il IX ciclo delle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario (SSIS) o i corsi biennali abilitanti di secondo livello ad indirizzo didattico (Cobaslid) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

STEFANO CALDORO. Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo ritenuto necessario e urgente interrogarla in merito alle SSIS (scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario), in particolare al IX ciclo e ai corsi biennali di secondo livello ad indirizzo didattico.
È noto che la legge n. 296 del 2006, approvata dal precedente Governo, ha trasformato le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento. La stessa legge ha tolto di fatto il valore abilitante del titolo conseguito presso le scuole. A seguito di questa trasformazione, sono stati comunque attivati sia il IX corso delle SSIS, sia un corso abilitante di secondo livello ad indirizzo didattico. Il combinato disposto di queste norme ha bloccato l'inserimento nelle graduatorie anche di precari iscritti o che frequentano un corso abilitante (che sono diverse migliaia). Ricordo che il Governo ha accolto alcuni ordini del giorno per garantire parità di trattamento ed impedire agli attuali corsisti una penalizzazione dovuta al fatto che oggi il canale delle graduatorie ad esaurimento resta l'unica procedura per l'assunzione in ruolo.
Chiediamo, quindi, quali atti il Governo intenda predisporre per risolvere la questione.

Pag. 32

PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Mariastella Gelmini, ha facoltà di rispondere.

MARIASTELLA GELMINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, la vicenda oggetto dell'interrogazione, che per brevità possiamo riassumere nel termine SSIS, è emblematica delle continue stratificazioni normative che si sono abbattute sul sistema scolastico. È intenzione di questo Ministero dare al mondo della scuola chiarezza e stabilità, fornire norme durature e inequivocabili. Per questo motivo, attraverso il decreto-legge n. 112 del 2008, poi convertito nella legge n. 133 del 2008, abbiamo sospeso per l'anno 2008-2009 le procedure per l'accesso alle SSIS, attivate presso le università. Così facendo, abbiamo posto fine al paradosso di corsi destinati a sboccare nel nulla. Infatti, il precedente Governo, con una norma inserita nella legge finanziaria 2007, ha trasformato, con decorrenza 1o gennaio 2007, le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento. Ciò nonostante, ha ritenuto di autorizzare, comunque, tanto i corsi relativi al nono ciclo delle SSIS, quanto i corsi biennali presso gli istituti di alta formazione artistica e musicale. Come dire, si è dato con la mano sinistra il via libera ad un treno destinato a fermarsi davanti ad un muro costruito con la mano destra.
Inoltre, la legge finanziaria 2008 ha abrogato l'articolo 5 della legge 28 marzo 2003, n. 53, facendo venir meno il valore abilitante della laurea in scienza della formazione primaria, su cui confidavano gli iscritti.
Credo che lo Stato non possa far pagare tali incertezze a centinaia di laureandi e laureati, che si vedono costretti ad impegnare anni del loro tempo e migliaia di euro inutilmente. Al fine di ovviare alla situazione che si è venuta a determinare, nel decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, che è attualmente all'esame di questo ramo del Parlamento, ho voluto una norma con la quale è stato nuovamente riconosciuto il valore abilitante della laurea in scienza della formazione, sanando anche la posizione di coloro i quali si sono laureati dopo l'entrata in vigore della norma contenuta nella precedente finanziaria. Al fine di garantire adeguata tutela alla legittima aspettativa di coloro che supereranno gli esami del nono ciclo delle SSIS e dei corsi biennali di secondo livello ad indirizzo didattico, organizzati da conservatori e accademie, presenterò un emendamento al decreto-legge n. 137 del 2008, per effetto del quale alle suddette categorie di docenti, una volta conseguita l'abilitazione, sarà consentito di iscriversi alle graduatorie ad esaurimento, quindi andando a sanare una situazione che so che preoccupa moltissimi laureati e laureandi, che oggi non hanno alcuna certezza per il proprio futuro.

PRESIDENTE. L'onorevole Caldoro ha facoltà di replicare.

STEFANO CALDORO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro e userò solo in parte il tempo previsto per la replica, sia perché il Ministro ha risposto rispetto ad una serie di esigenze immediate - sono iniziative che chiaramente condividiamo - e anche perché - lo ha accennato il Ministro Gelmini - questi primi provvedimenti si inquadrano nell'ambito di una più ampia riforma - io aggiungo non più rinviabile - del reclutamento dei docenti, che il Governo ha immediatamente attivato, il cui esame si svolge attualmente nella Commissione parlamentare di merito. Quindi, le parole chiave sono chiarezza e stabilità, per non creare ulteriori attese ed illusioni in chi chiede garanzie ed opportunità.
Concludo dicendo che ci dichiariamo pienamente soddisfatti della risposta fornita dal Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Orientamenti del Governo in merito all'introduzione del cosiddetto «quoziente familiare» - n. 3-00133)

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di illustrare la sua interrogazionePag. 33n. 3-00133, concernente orientamenti del Governo in merito all'introduzione del cosiddetto «quoziente familiare» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

KARL ZELLER. Signor Presidente, nelle dichiarazioni programmatiche su cui è stata posta la questione di fiducia all'atto della costituzione del Governo, il Presidente del Consiglio ha indicato nella «promozione della famiglia come nucleo di spinta dell'intera organizzazione sociale» e nella semplificazione e sensibile riduzione della pressione fiscale sui redditi familiari le priorità degli indirizzi di politica economica e di bilancio del Governo.
Noi come Südtiroler VolksPartei riteniamo che l'introduzione nel sistema fiscale del metodo del cosiddetto «quoziente familiare», sulla base del modello già applicato in altri Paesi, come ad esempio la Francia, possa essere la misura più efficace di una più generale politica per la famiglia.
Ultimamente abbiamo sentito diverse dichiarazioni contrastanti da parte degli esponenti del Governo e, pertanto, chiediamo quali impegni effettivi il Governo intenda assumere in questa materia.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, viene ripreso qui il tema che ha già formato oggetto di discussione presso la Camera con l'esame e l'approvazione delle mozioni presentate dagli onorevoli Vietti, Lussana e Taglialatela. In proposito, il Governo ha varato con il decreto-legge n. 93 del 27 maggio 2008 tre misure importanti per la generalità delle famiglie italiane, a partire da quelle più bisognose: l'abolizione dell'ICI, la rinegoziazione dei mutui ipotecari a tasso variabile per l'abitazione principale e la detassazione del lavoro straordinario; in questi atti vi è l'attenzione e la sensibilità del Governo verso la famiglia.
In quest'ottica va menzionata l'istituzione di un fondo speciale destinato al soddisfacimento delle esigenze dei cittadini meno abbienti, anzitutto di natura alimentare, la concessione di una carta acquisti per beni e servizi riservata ai cittadini residenti che versano in condizioni più disagiate e l'avvio di un piano nazionale di edilizia abitativa, volto a incrementare il patrimonio ad uso abitativo con l'offerta di alloggi di edilizia residenziale destinati all'acquisto di prima casa per le categorie più svantaggiate e anzitutto per le giovani coppie.
Queste misure sono abbinate ad altri interventi di risanamento finanziario urgenti e preliminari ad altri obiettivi di sistema. Le prime misure rivolte alle fasce più bisognose sono, quindi, solo l'inizio della politica sociale del Governo, che guarda con estremo interesse a tutte le politiche sociali rivolte alla famiglia.
D'altro canto, questo Governo è consapevole che bisogna svolgere in ordine al quoziente familiare e su questi temi un ragionamento complesso e articolato, ma indispensabile, sugli assegni familiari, così come sulle detrazioni, sulle deduzioni e, infine, sull'introduzione del quoziente familiare.
Il Governo rimane, quindi, pienamente convinto del fatto che questo tema, con i tempi che una riforma del genere può comportare per la sua venuta in essere, è meritevole di estrema considerazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Zeller ha facoltà di replicare.

KARL ZELLER. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta.
Chiaramente non contestiamo che il Governo, la maggioranza e questo Parlamento abbiano varato alcune misure per la famiglia, però manca il tassello più importante ed efficace: la riduzione fiscale.
Auspichiamo, quindi, che queste promesse fatte dal Governo vengano tradotte in atto entro termini ragionevoli.

Pag. 34

(Orientamenti del Governo in merito ad eventuali iniziative per considerare la residenza titolo preferenziale ai fini della formazione delle graduatorie nei concorsi pubblici - n. 3-00134)

PRESIDENTE. L'onorevole Fedriga ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00134, concernente orientamenti del Governo in merito ad eventuali iniziative per considerare la residenza titolo preferenziale ai fini della formazione delle graduatorie nei concorsi pubblici (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, signor Ministro, l'indirizzo normativo che il Governo sta portando in materia di concorsi pubblici non può che soddisfare la Lega Nord in quanto favorisce la territorializzazione e, quindi, si dirige verso un'ottica federale dello Stato.
Recenti studi dimostrano che le persone che hanno l'opportunità di svolgere l'attività lavorativa sul proprio territorio hanno una qualità della vita decisamente maggiore e migliore. Basti pensare alla diminuzione del carovita non gravato dal vivere fuori sede oppure alle garanzie sociali date dai familiari, dagli amici e dai parenti che comunque assistono la persona anche in caso di difficoltà.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MASSIMILIANO FEDRIGA. A tal fine, è chiaro che il sistema di welfare del nostro Paese sarebbe notevolmente favorito se si incentivassero le persone a poter lavorare dove vivono.
A tal proposito chiediamo quali siano gli intendimenti del Governo al fine di favorire i lavoratori che concorrono per un posto nella loro terra di residenza o, comunque, di favorire gli autoctoni nei concorsi pubblici.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, la richiesta di previsione della residenza quale titolo preferenziale ai fini delle graduatorie concorsuali presenta problemi di compatibilità con l'attuale assetto costituzionale.
Tuttavia, il Governo si impegna ad assicurare l'efficiente erogazione dei servizi ai cittadini anche attraverso la razionale redistribuzione delle risorse umane, in modo da assicurare la piena e stabile copertura degli uffici statali con particolare riferimento a quelli situati nelle regioni del nord storicamente afflitte da vacanza di organico.
D'altro canto, si sottolinea che la previsione del vincolo quinquennale di prima destinazione, anche per le progressioni interne, nasce dalla necessità di porre freno a un fenomeno molto diffuso nelle amministrazioni che hanno un'articolazione su tutto il territorio. Come è noto, infatti, le sedi del nord sono caratterizzate da una carenza di organico significativa e sproporzionata rispetto a quelle del sud che solitamente hanno personale in servizio che copre l'intera disponibilità dei posti.
Ne consegue che, al momento dell'individuazione dei numeri di posti da bandire per le progressioni interne, le sedi del nord hanno una maggiore disponibilità in ragione della loro vacanza di organico. Il suddetto vincolo quinquennale serve, quindi, per impedire che i dipendenti presentino domande per le sedi che bandiscono più posti prescindendo dalla propria residenza.
Il Governo si è fatto carico della questione segnalata e assicura la propria disponibilità a individuare ulteriori idonee soluzioni tecniche compatibili con l'attuale assetto costituzionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Fedriga ha facoltà di replicare.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, signor Ministro, sono soddisfatto dell'indirizzo che il Governo conferma, un indirizzo che vuole valorizzarePag. 35i territori del nostro Paese e, quindi, vuole valorizzare le persone che vivono in tali territori.
Credo che quanto ha detto potrà subito essere dimostrato e valorizzato durante l'esame del disegno di legge A.C. 1441-quater attualmente al vaglio delle competenti Commissioni permanenti di questa Camera.
È da segnalare e rimarcare quanto lei stesso ha affermato. Mi riferisco, ad esempio, a casi registrati in Lombardia - come sa bene il qui presente Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca - di carenza di organico perché le persone non sono in grado di avere uno stipendio idoneo a garantire una qualità della vita dignitosa e pertanto preferiscono rinunciare al posto di lavoro anche nella pubblica istruzione perché non ce la fanno ad andare avanti.
Ritengo che sia questa la direzione che il nostro Paese deve seguire, una direzione che, magari non nell'immediato ma sicuramente nel futuro, dovrà coinvolgere anche la nostra Costituzione per riammodernarla, rispondendo così alle esigenze dei cittadini tra le quali vi è anche quella di poter vivere nel proprio territorio dignitosamente, di poter costituire una famiglia e di avere i mezzi per sostenerla.

(Posizione del Governo in merito al comportamento di parte dei militari italiani all'indomani dell'armistizio con le forze alleate dell'8 settembre 1943 - n. 3-00135)

PRESIDENTE. L'onorevole Fiano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00135, concernente la posizione del Governo in merito al comportamento di parte dei militari italiani all'indomani dell'armistizio con le forze alleate dell'8 settembre 1943 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è un piacere, signor Ministro, averla qui a rispondere a questa interrogazione e di questo la ringrazio. Ma la solennità del tema trattato, la solennità del luogo in cui ci troviamo e il rispetto che si deve ad alcuni di coloro che verranno citati in questa interrogazione avrebbero preteso dall'onorevole Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei ministri, lo sforzo di trovare cinque minuti di tempo per far sapere agli italiani, tutti, se egli condivida o meno le affermazioni di un Ministro della Repubblica italiana, nata dall'antifascismo e dalla Resistenza. Mi riferisco all'onorevole Ignazio La Russa, il quale ha - come è noto - dichiarato nel corso della cerimonia ufficiale di commemorazione dell'armistizio dell'Italia dell'8 settembre 1943 che - cito testualmente - «altri militari in divisa, come quelli della Repubblica sociale italiana, soggettivamente dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della Patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani, e meritano quindi il rispetto (...) di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d'Italia».
Fateci sapere se questa è anche l'opinione del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi, ha facoltà di rispondere.

GIANFRANCO ROTONDI, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, onorevole collega, anzitutto va segnalato che la posizione del Capo dello Stato era precedente alle dichiarazioni del Ministro La Russa perché esisteva un testo già scritto e che il discorso del Ministro La Russa, di cui sono stati riportati soltanto stralci, conteneva affermazioni che vengono pienamente incontro alle esigenze che lei ricorda. Ne cito alcuni testualmente: ricordiamo con gratitudine - dice La Russa - gli uomini caduti in difesa della capitale che sentirono l'obbligo morale di compiere ogni sforzo per preservare Roma dall'occupazione straniera. E ancora: fu la data delle svolte, moltissimi episodi di eroismo videro protagonisti militari e civili italiani nella Resistenza. E ancora: una stagione drammaticaPag. 36che si concluse con la sconfitta del fascismo e la liberazione dal giogo nazista. Sin qui, il Ministro La Russa.
Scandisco queste frasi perché chi ci ascolta e anzitutto lei, onorevole, deve essere rassicurato sul fatto che questo è un Governo consapevole di rappresentare la Repubblica italiana nata dalla Resistenza.
Venendo qui, fuori, ho anche ribadito e ribadisco volentieri in aula, che, da parte nostra, da parte di tutti, vi è rispetto per le opinioni espresse non solo dal Ministro La Russa ma dal presidente Violante. Quindi, vi è rispetto anche per chi, in buona fede, ha combattuto ed è entrato nella Repubblica di Salò.
Ma un conto è la pacificazione nazionale che è un valore importante, altro è l'equiparazione di fascismo e antifascismo, equiparazione che per questo Governo non esiste perché l'antifascismo è un elemento costitutivo della nostra democrazia ed è un'ispirazione costante di questo Governo.
Così come non vi è naturalmente altro che rispetto per le forze politiche che hanno scritto la Costituzione e, quindi, mi riferisco anche al Partito Comunista Italiano, in tal modo riconoscendo implicitamente tutto l'arco di forze che si è battuto contro il fascismo e ha edificato questa Repubblica.
Nell'ambito della storia della Repubblica questo Governo è innovatore, guarda al futuro, ma certamente non recide le radici su cui è edificata la nostra convivenza civile.

PRESIDENTE. L'onorevole Fiano ha facoltà di replicare.

EMANUELE FIANO. La ringrazio, signor Presidente. Lei, signor Ministro, è stato abile dialetticamente: io non ho avuto risposta alla domanda specifica se il Governo condivida quella frase del Ministro La Russa.
Infatti, non sarebbe potuto accadere che in Germania un ministro della difesa avesse elogiato il senso della patria di alcuni di coloro che combattevano dalla parte delle SS. E non sarebbe potuto accadere nella Repubblica francese che un ministro della difesa avesse avuto accenni commossi per coloro che combatterono dalla parte del Governo di Vichy.
Non ho capito di quale patria parlasse il Ministro La Russa. Infatti, la Repubblica sociale italiana è stata la coda del fascismo. Ma il fascismo era già stato: vi erano già stati i delitti Rosselli e Matteotti, vi erano già state le condanne per Gramsci e Pertini, vi erano già stati i tremila morti causati dagli squadristi tra il 1920 e il 1922 e i 28 mila anni complessivamente comminati dai tribunali fascisti speciali. Il fascismo aveva già chiarito quale era il proprio volto.
Dunque, bisogna dire che esiste una patria sola: quella citata dalla più alta carica dello Stato per la quale seicentomila militari italiani l'8 settembre decisero da che parte stare. Decisero di stare dalla parte che difendeva la patria vera e pagarono con la deportazione e con la morte quel senso di fedeltà alla patria che anch'io sommamente sento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fiano. Mi corre l'obbligo di precisare che l'ordine del giorno della seduta prevedeva interrogazioni a risposta immediata da parte dei Ministri e non del Presidente del Consiglio, che tuttavia è tenuto a partecipare alle interrogazioni a risposta immediata.
Nel caso in cui l'ordine del giorno lo preveda, l'onorevole Fiano potrà rivolgere di nuovo al Presidente del Consiglio la stessa interrogazione, per sentirsi assolutamente garantito sulla posizione del Governo oggi espressa dal Ministro per l'attuazione del programma di Governo.
È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà alle 16.

La seduta, sospesa alle 15,35, è ripresa alle 16,05.

Pag. 37

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boniver, Buonfiglio, Conte, Cota, Mura e Stucchi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,06).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2007 (A.C. 1416) - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2008 (A.C. 1417).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2007; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2008.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione congiunta sulle linee generali ed hanno avuto luogo le repliche della relatrice e del Governo.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,10).

FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, ruberò pochi secondi a questa Assemblea per ricordare che nei giorni scorsi è stato ucciso a bastonate, a Milano, un giovane italiano, Abdul Salam Guibre, soltanto perché nero. È importante ricordare tale avvenimento in quest'Aula il primo giorno in cui ci ritroviamo. Confido nella sua sensibilità, che su questo punto conosco, e le domando di chiedere a quest'Aula un momento di riflessione su quell'omicidio.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Colombo.

Si riprende la discussione.

(Esame degli articoli - A.C. 1416)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge recante il rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2007.
Avverto che non è stata chiesta la votazione nominale e che pertanto le votazioni degli articoli avranno luogo per alzata di mano.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Pongo in votazione l'articolo 1.
(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 2.
(È approvato).

Pag. 38

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 3.
(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 4.
(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 5.
(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 6.
(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 7.
(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 8.
(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 9.
(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 10.
(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 11.
(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 12.
(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 13.
(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 14 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 14.
(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 15.
(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 16.
(È approvato).

Pag. 39

Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 17.
(È approvato).

Passiamo all'esame dell'articolo 18 (Vedi l'allegato A - A.C. 1416), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'articolo 18.
(È approvato).

A beneficio del pubblico presente, si è assistito ad una seduta quasi senza precedenti perché, a mia memoria, mai era accaduto che diciotto articoli fossero approvati per alzata di mano (Applausi)!

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1416)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Constato l'assenza dell'onorevole Ciccanti, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, sarò telegrafico. Il gruppo dell'Italia dei Valori non può che esprimere un giudizio altamente positivo sul rendiconto 2007, alla luce della valutazione positiva sulla gestione dei conti e sullo stato di avanzamento, sia in termini di crescita che di contenimento della spesa pubblica, certificata da un'istituzione superiore, cioè dalla Commissione europea. Essa ha pensato bene, nella primavera scorsa, di cancellare la procedura di disavanzo eccessivo che aveva invece attivato nell'estate del 2005. Dopo cinque anni di Governo Berlusconi avevamo tutti i parametri previsti dall'Unione Europea fuori controllo: il disavanzo era oltre il 4 per cento, il debito pubblico era ritornato a crescere, l'avanzo primario era stato azzerato.
Nella primavera del 2008, l'Unione europea ha invece constatato risultati diametralmente opposti e positivi: l'indebitamento era pari all'1,9 per cento, l'avanzo primario era ritornato a crescere sino al 3 per cento e, soprattutto, il debito pubblico aveva finalmente ricominciato a decrescere. Di fronte a questi risultati, l'Unione europea ha cancellato la procedura.
Il centrodestra, che in campagna elettorale aveva speculato, dando notizie false e tendenziose proprio su questi dati, è stato smentito dall'Unione europea. A quattro mesi dall'inizio del nuovo Governo, deve riconoscere che le cose stanno esattamente nei termini anzidetti, sino al punto che lo stesso Ministro dell'economia, Tremonti, ha dovuto metterlo nero su bianco: lo leggiamo nella relazione di accompagnamento del provvedimento all'esame, quando dice che il 2007 si è chiuso con conti pubblici sensibilmente più favorevoli del previsto e che ciò è il risultato di una politica economica che ha perseguito l'obiettivo della crescita e del risanamento. Aggiunge anche che ciò è avvenuto grazie alla lotta all'evasione fiscale, che ha portato risorse che hanno rilanciato le sorti del Paese.
Di fronte a ciò, credo che il centrodestra dovrebbe avere l'umiltà di riconoscere pubblicamente che si era sbagliato e chiedere scusa al Paese. Anche il centrosinistra dovrebbe però rimeditare su quanto avvenuto in quei mesi, a cavallo tra il 2007 e il 2008, quando aveva dimenticato o aveva fatto finta di dimenticarsi di come era stato condotto il Paese dal Governo Prodi, cioè in modo decisamente positivo: sarebbe stato il caso che lo avesse difeso meglio e che fosse stato più unito, invece di fare come le comari che si azzannano tra di loro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Senza che costituisca precedente ed in via eccezionale, ha facoltà di parlare l'onorevole Ciccanti, che aveva chiesto di intervenire ed era statoPag. 40considerato decaduto perché non presente in Aula al momento in cui doveva prendere la parola. Dal momento che è sopraggiunto, in via eccezionale, trattandosi della prima seduta dopo la pausa estiva e visto che non sono ancora decorsi i termini di preavviso per procedere alla votazione, ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, la ringrazio per la sua attenzione e per la deroga che consente al Regolamento, anche perché stavo fuori dalla porta quando mi ha chiamato, credendo che qualcuno mi precedesse.
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la mia dichiarazione di voto vale sia per il disegno di legge n. 1417, riguardante l'assestamento del bilancio per l'anno finanziario 2008, che per il disegno di legge n. 1416, riguardante il rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2007. I due provvedimenti in discussione sono funzionalmente collegati: l'assestamento del bilancio per il 2008 altro non è che l'aggiornamento, a metà esercizio, degli stanziamenti decisi con l'approvazione del bilancio di previsione per il 2008, approvato a fine 2007. Tale aggiornamento è fatto anche sulla scorta dei residui attivi e passivi, accertati con il rendiconto per il 2007, di cui pure si discute.
L'assestamento, oltre a tener conto dell'aggiornamento dei residui attivi e passivi, riguarda alcune grandezze macroeconomiche di valore politico: ci riferiamo al gettito fiscale e alla spesa corrente. In tale ambito, non sfugge all'attenzione un aumento del saldo netto da finanziare, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, di 22 miliardi 861 milioni di euro. Tale peggioramento deriva da un incremento delle spese finali - che registrano un aumento di 21 miliardi 900 milioni di euro - dovuto soprattutto alla spesa corrente, da una spesa primaria cresciuta di oltre 4 miliardi per maggiori trasferimenti al sistema delle autonomie e al comparto scuola per il rinnovo del contratto di lavoro 2006-2007 e dall'aumento dei consumi intermedi, oltre che dall'incremento della spesa per interessi determinata dall'ultimo aumento del tasso da parte della Banca centrale europea. Accanto a questi aumenti di spesa registriamo una riduzione di circa 16 miliardi dell'avanzo primario.
Sono saltate tutte le previsioni iniziali definite con la legge finanziaria del 2007. Sono fallite anche le previsioni del limite al ricorso al risparmio per il finanziamento dell'indebitamento: da 239 miliardi 455 milioni, sono passate a 256 miliardi 126 milioni di euro, con un peggioramento di oltre 16 miliardi. Si confermano le previsioni dell'UdC del biennio del Governo Prodi, quando metteva in guardia dalla dissipazione dei tesoretti sostenendone la natura congiunturale e, quindi, non ripetibile nel tempo. Ripetibile, invece, è risultata la spesa che ha finanziato, come dimostra l'incremento dell'indebitamento a fronte di una riduzione del gettito fiscale.
Se i dati di bilancio di competenza evidenziati sono negativi, non sono da meno quelli del bilancio di cassa, che seguono lo stesso andamento a danno del fabbisogno. Minori entrate e maggiore spesa, quindi, sono le patologie della finanza pubblica degli ultimi quindici anni: minori entrate, nonostante la pressione fiscale sia tornata ai massimi storici e nonostante la spesa pubblica per il sostegno alla famiglia sia tra le più basse d'Europa e la condizione delle famiglie italiane sia drammaticamente peggiorata in coincidenza con la fine del Governo Prodi e la nascita del Governo Berlusconi. Ne dà conferma in queste ore un'importante inchiesta di Famiglia Cristiana, uno dei pochi giornali liberi, in Italia, in questa fase storica.
Ciò nonostante, nel 2006, 600 mila persone denunciano un reddito superiore a 120 mila euro l'anno, a fronte di 5 milioni di veicoli registrati sopra i duemila centimetri cubi. L'ISTAT calcola un'evasione fiscale di oltre 100 miliardi di euro l'anno ed un sommerso del 17 per cento del PIL, cioè di un'economia che vive fuori dalle regole fiscali.Pag. 41
Ebbene, alla luce di questi dati, nel DPEF di luglio per il mandato di legislatura la pressione fiscale rimane al 43 per cento senza scendere di un decimale rispetto al traguardo di Visco e non si prevede, fino al 2013, un euro in più per la famiglia italiana. Tremonti ci ha consegnato, per il prossimo triennio, una manovra finanziaria da lacrime e sangue: tagli alle forze dell'ordine, mentre Maroni ostentava il rafforzamento della sicurezza; tagli alla scuola, mentre la Gelmini parlava di grembiulini e di sette in condotta; tagli al Mezzogiorno, con la cancellazione del credito d'imposta automatico, mentre Fitto e Calderoli assicuravano al governatore della Sicilia, Lombardo, che con il federalismo fiscale lo stesso sud ci avrebbe guadagnato.
La verità sta nella dura realtà delle cose, signor Presidente e signori del Governo: gli sbarchi dei clandestini sono raddoppiati; le carceri sono di nuovo piene; la Polizia di Stato e i Carabinieri sono senza equipaggiamento e senza mezzi; il federalismo fiscale è un insieme di chiacchiere, senza un dato che ci dice chi ci guadagna e chi ci perde; infine, quel po' di scuola che funzionava, come la scuola elementare, è stata sfasciata cancellando il tempo pieno e ripristinando il maestro unico.
I tagli lineari del Ministro Tremonti, senza modificare i meccanismi della spesa pubblica, non funzionano, sottosegretario Vegas: lo abbiamo visto nel modesto tentativo fatto con il comma 507 della legge finanziaria del 2007 e, a maggior ragione, non funzioneranno con una manovra doppia di tagli, quale è quella per il 2009. Bisogna tagliare la spesa inutile e quella meno utile, non la spesa anche buona.
I tagli di questo Governo sono ragionieristici, senza scelte, senza politica. Noi dell'UdC siamo stati d'accordo a semplificare il bilancio con una riclassificazione della sua struttura in missioni e programmi. Siamo anche d'accordo a superare le unità previsionali di base quali unità fondamentali di voto nell'approvazione di bilancio. Siamo per una maggiore flessibilità all'interno di obiettivi strategici stabiliti dal Parlamento; chiediamo, però, che ciò avvenga attraverso la revisione organica della legge di bilancio e dei Regolamenti parlamentari, senza colpi di mano come quello dell'articolo 60 inserito nel decreto legge n. 112 del 2008. Le mani libere dei Ministri devono muoversi all'interno del dettato costituzionale, in forma trasparente e di fronte al Parlamento, unico titolare del potere impositivo, nel rispetto del principio della democrazia liberale «no taxation without representation».
Noi dell'UdC, portatori come siamo dell'alternativa a questo falso bipolarismo, non possiamo pertanto votare nemmeno un rendiconto di un Governo Prodi che abbiamo giudicato disastroso nei due anni in cui ha governato. La pressione fiscale è passata dal 40,5 al 43,3 per cento nel 2007, inaugurando la stagione del deficit spending in una fase di ciclo economico favorevole, soprattutto perché da più parti ritenuto di tipo congiunturale, quindi non ripetibile nel tempo. Questo ci porta a ribadire i nostri convincimenti espressi con convinti voti oppositivi nella XV legislatura. Siamo preoccupati che nel DPEF 2009-2013 non vi sia alcun interesse a ridurre la pressione fiscale sotto il 40 per cento, come promesso in campagna elettorale.
Signori del Governo, onorevoli colleghi della maggioranza, l'UdC dal 14 aprile svolge un'opposizione repubblicana che privilegia il bene dell'Italia rispetto ai propri interessi di partito, perché questa è la nostra storia e la nostra concezione della politica. Non siamo pregiudizialmente contro tutto quello che propone questo Governo, ma valutiamo caso per caso. Questo atteggiamento laico ed illuminato non lo rinveniamo in voi, chiusi come siete a difendere solo gli interessi della vostra parte politica, così come dimostra il progetto di legge elettorale per le elezioni europee, che ieri avete benedetto nella Commissione affari costituzionali, che toglie la preferenza, cioè una quota di libertà e democrazia degli italiani, per salvaguardare gli equilibri all'interno delPag. 42Partito della Libertà tra Alleanza Nazionale e Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Con questa cultura e questa concezione del bene comune come bene della vostra parte non solo non risanerete l'Italia, ma peggiorerete le sue difficili condizioni. L'elettorato può anche essere suggestionato dalla vostra propaganda, ma i loro figli e le generazioni che verranno incaricheranno la storia di giudicare e punire i vostri comportamenti e le vostre decisioni, così come facciamo oggi noi dell'UdC, votando contro entrambi i disegni di legge all'esame di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1416)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n.1416, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2007» (1416):

Presenti 448
Votanti 446
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato 416
Hanno votato no 30
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

AMEDEO CICCANTI. Presidente...

PRESIDENTE. Onorevole Ciccanti, resterà agli atti che il dispositivo elettronico della sua postazione di voto non ha funzionato.
Prendo atto che i deputati Cera, Misiti, Biava, Zacchera e Boccia hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati La Loggia, Bernardini, Golfo, Fucci e Viola hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che i deputati Genovese e Livia Turco hanno segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimerne uno favorevole.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,25).

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, con altri colleghi nella Conferenza dei presidenti di gruppo ho sollevato un'obiezione di metodo non secondaria con riferimento all'esame del cosiddetto collegato alla manovra economica di luglio, contenente materie che tra le altre contemplano riforme importanti come quella del processo civile.
Infatti, occorre considerare assolutamente atipico che un provvedimento con forte carattere ordinamentale sia introdotto e assoggettato alle norme della sessione di bilancio, ma ancora di più che tale provvedimento sia sottratto all'esame della competente Commissione di merito, la Commissione giustizia. Lei ha trovato, credo con saggezza, una formula che affida un compito importante alla Commissione giustizia, il cui parere sarà considerato - così ha detto il Governo - vincolante.
È stato, però, anche sollevato il problema di una quantità di emendamenti annunciati da parte del Governo su una materia come questa e in tempi così prossimi all'esame da parte dell'Assemblea, previsto per la metà della settimana prossima. Per quanto ci è dato sapere ilPag. 43Governo non ha ancora presentato emendamenti, ma le faccio notare che questi due volumoni - due volumi! - sono gli emendamenti presentati dai componenti delle Commissioni. Credo che se verrà confermato che anche il Governo intende presentare emendamenti a questo provvedimento sarebbe ulteriore prova di saggezza dilatare i tempi di esame da parte della Commissione. Ritengo che nessuno di noi intenda sollevare questioni di tipo ostruzionistico su tale argomento. Non mi pare che nessuna opposizione abbia sollevato una simile questione. Tuttavia, dobbiamo esaminare provvedimenti così rilevanti mettendo nelle condizioni il Parlamento di sapere cosa andrà a votare. Tali emendamenti, da soli, per la mole e per la quantità oltre che per la qualità, richiedono - solo questi - un allungamento dei tempi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, intervengo per unire anche la mia istanza a quella del collega Soro, così come è avvenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo. Effettivamente, siamo di fronte a due anomalie: da un lato, la straordinaria quantità di emendamenti che sono stati presentati su questo provvedimento nelle ultime ore rispetto alla decisione che prendemmo, anche con il nostro consenso, nella Conferenza dei presidenti di gruppo tenutasi prima della sospensione estiva dei lavori in cui fu dato il via libera alla calendarizzazione del provvedimento a breve termine. Certamente, la suddetta mole di emendamenti ci pone di fronte ad una situazione nuova e diversa. A ciò si aggiunga - anche su tale punto concordo con il collega Soro - che la eterogeneità delle materie del provvedimento, in particolare per quanto riguarda la riforma del codice di procedura civile, rende ancora più evidente l'anomalia dell'assenza del dibattito in Commissione giustizia.
Prendiamo atto della dichiarazione del Governo di rendere vincolante il parere della Commissione stessa, ma ci pare che un parere non possa essere sostitutivo di un confronto e di un dibattito da parte dei membri della Commissione giustizia su un tema di straordinaria rilevanza quale l'accelerazione del rito civile su cui, peraltro, credo che vi sia anche un consenso abbastanza ampio e diffuso. Pertanto, probabilmente anche di fronte a questo elemento ci dobbiamo rimettere alla Presidenza perché - come dire - anche con uno sforzo di fantasia trovi una soluzione che consenta di contemperare la predetta esigenza.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ella ben sa che nella Conferenza dei presidenti di gruppo ho per primo sollevato questo problema ed ho anche aggiunto che questa circostanza inevitabilmente non può che rendere più lungo l'iter in Commissione. Infatti, è evidente che il parere della Commissione giustizia sarà necessario durante tutto l'iter procedimentale e non potrà essere reso solo alla fine dell'esame. Inoltre, vorrei aggiungere e sottolineare che la soluzione da lei prospettata (Commenti)...
Vorrei sottolineare, signor Presidente, che in sede di riunione degli Uffici di presidenza delle Commissioni riunite I e V (alla quale ultima pure partecipo) la soluzione da lei prospettata non è parsa propriamente in linea con il Regolamento della Camera, per cui diventa anche difficile ipotizzare che si possa realizzare, se non con un vincolo o quantomeno con un certo peso del risultato finale prodotto dalle Commissioni riunite. Per tali motivi credo vada svolta una riflessione seria su questo problema.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 44

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, fermo restando il rispetto per le considerazioni del presidente Soro, intendo ribadire in Aula che la Conferenza dei presidenti di gruppo che si è svolta nella giornata di oggi ha stabilito un calendario decisamente diverso. In questo senso, non vorrei che si instaurasse un precedente per il quale si convoca e si conclude una Conferenza dei presidenti di gruppo con un calendario e alla ripresa dei lavori si rimette immediatamente in discussione questo calendario.
Ritengo che sia stata una Conferenza dei presidenti di gruppo importante, perché ha stabilito l'applicazione, tra l'altro, del nuovo modulo del calendario in una forma giustamente flessibile. Si è cercato, inoltre, di contemperare alcune esigenze, anche rappresentative di proposte dell'opposizione relative alle percentuali che a questa spettano secondo il Regolamento e che la Presidenza ha ritenuto doveroso garantire.
È pur vero che ci sono degli emendamenti e le Commissioni di merito li valuteranno; è stato anche sviscerato il tema del collegato economico in ordine alla Commissione giustizia e sono state date risposte in questo senso. Credo che la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo abbia un senso proprio per il fatto che essa delibera il programma dei lavori e il calendario. A questo calendario è bene attenersi, salvo che la Presidenza, nella sua autonomia e indipendenza, non valuti diversamente, ma per cause veramente eccezionali.

PRESIDENTE. La Presidenza prende nota, come del resto ha già fatto nella Conferenza dei presidenti di gruppo, delle osservazioni degli onorevoli Soro, Vietti e Borghesi e comunque si riserva, per quel che riguarda l'esame in Aula, di verificare la necessità di tempi aggiuntivi.
Quanto al parere della Commissione giustizia, ricordo all'onorevole Borghesi che si tratta di un parere cosiddetto rinforzato e credo che questo possa in qualche modo andare incontro a quelle esigenze sollevate nella Conferenza dei presidenti di gruppo circa il necessario coinvolgimento della Commissione nell'esame del disegno di legge collegato (A.C. 1441-bis).

Si riprende la discussione.

(Esame degli articoli - A.C. 1417)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2008.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere, distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 1417).
Ricordo che, a norma dell'articolo 119, comma 8, del Regolamento, il regime di presentazione degli emendamenti relativi al disegno di legge di assestamento è identico a quello previsto per il disegno di legge di bilancio.
Avverto, inoltre, che è stato ritirato l'emendamento Tab. 2.101 della Commissione e che la stessa ha presentato l'articolo aggiuntivo 7.0100, che è in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1417)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1, con le annesse tabelle, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1417).
Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

CHIARA MORONI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione accetta gli emendamenti Tab. 1.100 e Tab. 2.100 del Governo.
Per quanto riguarda la proposta emendativa Duilio Tab. 2.1, la Commissione esprime parere favorevole.

Pag. 45

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti presentati all'articolo 1. Per quanto riguarda l'emendamento Duilio Tab. 2.1, esistono alcuni dubbi, in quanto si tratterebbe di un emendamento che andrebbe principalmente riferito al disegno di legge finanziaria e non al bilancio. Inoltre, si tratta di una cifra alquanto cospicua rispetto al totale della spesa anche di questo comparto. Quindi, il parere potrebbe essere favorevole, a condizione che la cifra sia ridotta, ad esempio dimezzata.

PRESIDENTE. Quindi, il parere è favorevole a condizione che l'emendamento sia riformulato. Qual è il parere della Commissione in merito a tale proposta?

CHIARA MORONI, Relatore. La Commissione concorda con il Governo.

PRESIDENTE. Il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo?

LINO DUILIO. Signor Presidente, accetto la riformulazione e in questa sede vorrei esprimere due brevi considerazioni sul mio consenso, anche in considerazione del fatto che l'importo è stato modificato. Ringrazio evidentemente il Governo e la relatrice per aver espresso parere favorevole, sia pure modificando l'importo. Sono d'accordo soprattutto se, come spero, questo emendamento viene accolto come un fatto concreto, ma anche simbolico ed emblematico dell'intenzione di procedere poi nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria, tornando sulla questione delle risorse da dare alla cooperazione allo sviluppo, che sono state significativamente tagliate e che credo - per la sensibilità diffusa in Parlamento, sia all'interno della maggioranza che dell'opposizione - sarà bene prendere in esame e in considerazione in sede di dibattito sul disegno di legge finanziaria.
Tra l'altro, a livello internazionale abbiamo assunto più volte l'impegno di incrementare le risorse per la cooperazione allo sviluppo. Nella passata legislatura, sia pure in una situazione di finanza pubblica che era quella che era, avevamo incrementato le risorse in modo cospicuo. Adesso ci stiamo avvicinando quasi allo zero per cento del PIL, quando l'obiettivo dovrebbe essere lo 0,75 per cento. Tra l'altro, avremo la presidenza di turno del G8 e non sarebbe un buon biglietto di presentazione. Quindi, ringrazio e accolgo la riformulazione, invitando il Governo evidentemente ad interpretare questo accoglimento anche come un viatico perché nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria si possa ritornare sulla materia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 1.100 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 494
Votanti 260
Astenuti 234
Maggioranza 131
Hanno votato
254
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che il deputato Di Pietro ha segnalato di aver erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi e che i deputati Frassinetti e Laura Molteni hanno segnalato che non sono riusciti a esprimere voto favorevole. Prendo altresì atto che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.Pag. 46
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tab. 2.100 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 254
Astenuti 210
Maggioranza 128
Hanno votato
248
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che i deputati Palomba ed Occhiuto hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Favia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che i deputati Lehner e Franzoso hanno segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimerne uno favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Duilio Tab. 2.1, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 451
Astenuti 22
Maggioranza 226
Hanno votato
451).

Prendo atto che i deputati Viola e Montagnoli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Anna Teresa Formisano ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 515
Votanti 496
Astenuti 19
Maggioranza 249
Hanno votato
269
Hanno votato
no 227).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1417)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 1417), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 500
Astenuti 10
Maggioranza 251
Hanno votato
262
Hanno votato
no 238).

Prendo atto che il deputato Rivolta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1417)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 1417), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.Pag. 47
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 501
Astenuti 6
Maggioranza 251
Hanno votato
263
Hanno votato
no 238).

Prendo atto che il deputato Palomba ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1417)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4, al quale non sono state presentate proposte emendative (Vedi l'allegato A - A.C. 1417).
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 497
Astenuti 7
Maggioranza 249
Hanno votato
260
Hanno votato
no 237).

Prendo atto che il deputato Pianetta ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1417)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 1417), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 502
Votanti 499
Astenuti 3
Maggioranza 250
Hanno votato
255
Hanno votato
no 244).

Prendo atto che il deputato Cassinelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1417)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 1417), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 515
Astenuti 3
Maggioranza 258
Hanno votato
267
Hanno votato
no 248).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1417)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 1417).Pag. 48
Nessuno chiedendo di parlare, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'articolo aggiuntivo 7.0100 della Commissione.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 477
Astenuti 32
Maggioranza 239
Hanno votato
260
Hanno votato
no 217).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 7.0100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 509
Votanti 403
Astenuti 106
Maggioranza 202
Hanno votato
264
Hanno votato
no 139).

Prendo atto che il deputato La Malfa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 1417)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato, che ha come primo firmatario l'onorevole Fedi (Vedi l'allegato A - A.C. 1417).
Qual è il parere del Governo?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo è favorevole ad accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno Fedi n. 9/1417/1.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Fedi non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1417/1.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1417)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, rinunzio ad intervenire.

PRESIDENTE. Sta bene.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1417)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Pag. 49

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1417)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1417, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2008» (1417):

Presenti 519
Votanti 515
Astenuti 4
Maggioranza 258
Hanno votato 268
Hanno votato no 247

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Sospendo la seduta fino alle ore 18. Ricordo che la seduta riprenderà con la discussione della questione pregiudiziale con riferimento al disegno di legge di conversione del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università.

La seduta, sospesa alle 16,45, è ripresa alle 18.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università (A.C. 1634) (Esame e votazione di una questione pregiudiziale).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università.

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 1634)

PRESIDENTE. Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale Ghizzoni ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 1634).
Avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ciascuno degli altri gruppi che ne faccia richiesta per non più di cinque minuti.
L'onorevole Ghizzoni ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, il decreto-legge n. 137, che prevede disposizioni urgenti in materia di istruzione e università, risulta in più parti non conforme ai requisiti di straordinaria necessità ed urgenza. Crediamo, infatti, che tanto la formulazione delle disposizioni quanto l'oggetto delle materie trattate non corrispondano ai criteri indicati dall'articolo 77 della Costituzione e, ancor più, al corrispondente articolo 15 della legge n. 400 del 1988, il quale prevede che gli atti assunti in forza del citato articolo della Costituzione debbano contenere nel preambolo l'indicazione delle circostanze straordinarie di necessità ed urgenza che ne giustificano l'adozione.
Ora, nel preambolo del decreto-legge in parola si asserisce una supposta urgenza senza, però, fornire circostanze oggettive a supporto di tale affermazione. Riteniamo, ad esempio, che già l'articolo 1 non corrisponde ai requisiti che ho richiamato. Signor Presidente, l'articolo 1 del decreto-legge prevede che nell'anno scolastico appena iniziato si dia corso ad una non meglio definita sperimentazione per l'acquisizione di conoscenze e competenze relative a cittadinanza e Costituzione. A differenza del corrispondente articolo, giàPag. 50incluso nel disegno di legge presentato dal Ministro Gelmini, sono sparite, ad esempio, le indicazioni del monte ore da dedicare alla nuova disciplina, la definizione dei contenuti in relazione anche alle discipline affini e la sua autonoma valutazione.
Quindi, nel trasferimento frettoloso dal disegno di legge al decreto-legge si sono persi per strada pezzi importanti della norma che qualificavano l'innovazione didattica formativa del nuovo insegnamento e, al contempo, non si è attribuita né potenziata la caratteristica d'urgenza della norma stessa.
L'analisi del Servizio studi della Camera, poi, rivela chiaramente come la previsione dell'articolo riguardi insegnamenti curricolari, vale a dire materie delegificate. Pertanto, il Ministero avrebbe dovuto intervenire con lo strumento del regolamento di delegificazione, ovvero del decreto ministeriale. Il Servizio studi sottolinea anche che la normativa vigente già prevede gli insegnamenti attinenti all'educazione e alla cittadinanza sia per il primo che per il secondo ciclo. Pertanto, i contenuti dell'articolo 1 nulla aggiungono a quanto già previsto dalla legislazione vigente.
Signor Presidente, tutto ciò dimostra sia l'infondatezza dell'urgenza di inserire tale norma del decreto-legge in parola, sia la smania di normare materie già delegificate. Tutto ciò alla faccia della tanto evocata semplificazione. Ma il Ministro Calderoli non trasecola davanti a tanta inutile sollecitudine normativa?
Entreremo nel merito del provvedimento durante la discussione in Aula, ma mi permetta una considerazione, rafforzata dai contributi emersi nel corso delle audizioni che si sono svolte ieri presso la VII Commissione. L'educazione ai valori della Costituzione e alla cittadinanza avviene più efficacemente per osmosi piuttosto che attraverso le tradizionali lezioni frontali. Si tratta di un dato di realtà suffragato anche dalla ricerca Eurydice sull'insegnamento della cittadinanza nei Paesi dell'Unione europea. In essi si afferma la necessità che l'intera vita scolastica diventi un'esperienza di partecipazione, di cittadinanza attiva e di legalità.
Per me è molto difficile, però, parlare in un'aula con questo rumore di sottofondo. Presidente, le chiederei di richiamare un po' all'ordine i colleghi.

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Ghizzoni. Prego il colleghi di prestare attenzione e di rendere possibile all'onorevole di svolgere il suo intervento.

MANUELA GHIZZONI. In questo modo potrebbe anche ascoltare il Ministro Gelmini...
Anche la valutazione del comportamento degli studenti prevista all'articolo 2, vale a dire la reintroduzione del voto in condotta che, se inferiore a 6, determina la bocciatura, non pare suffragata dai requisiti di straordinaria necessità ed urgenza, tanto più che affida ad un successivo decreto ministeriale i criteri per correlare la particolare oggettiva gravità del comportamento al voto insufficiente.
La motivazione che il Governo individua a supporto dell'articolo 2, infatti, risiede in un ipotetico vuoto normativo che non permetterebbe di adottare misure disciplinari nei confronti degli alunni responsabili di comportamenti scorretti o di gravi atti di indisciplina, come se attualmente le scuole e i docenti non possedessero già strumenti atti a sanzionare tali comportamenti. Ma così non è: sembra strano, ma evidentemente è sfuggito al Governo che è stata recentemente diramata, proprio dall'attuale Ministro, la circolare datata...

PRESIDENTE. Prego almeno i rappresentanti del Governo di prestare la doverosa e dovuta attenzione. Rinnovo l'invito in tal senso ai parlamentari. Onorevole Valducci, mi riferisco anche a lei. Prosegua, onorevole Ghizzoni.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, naturalmente mi farà recuperare il tempo perso per questa interruzione. Non ne ho dubbi.Pag. 51
Dicevo: come se attualmente le scuole e i docenti non possedessero già strumenti atti a sanzionare tali comportamenti. Ma così non è: sembra strano, ma evidentemente è sfuggito al Governo che è stata recentemente diramata, proprio dall'attuale Ministro, la circolare datata 1o agosto 2008 che, in attuazione del cosiddetto decreto Fioroni sulle modifiche allo statuto degli studenti, individua le procedure per sanzionare comportamenti inammissibili anche sul piano dell'esito degli studi.
In altre parole, il consiglio di classe ha la possibilità di assumere l'esclusione dallo scrutinio finale e la non ammissione all'esame di Stato per gli studenti che si siano resi responsabili di atti gravi e di comportamenti lesivi dei principi di convivenza civile, del rispetto degli altri e per la comunità. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una materia già normata e, quindi, decade la caratteristica di urgenza richiesta dalla Carta costituzionale.
È certo, comunque, che non sarà un cinque in condotta a combattere il bullismo e i comportamenti gravi. Ben più efficace della sola severità repressiva appaiono l'autorevolezza morale che tutta la comunità educante, anche in questo momento (mi permetto di aggiungere), dovrebbe esprimere e la costruzione di un patto di reciproca responsabilità tra docente e discente, ossia tra le diverse componenti della scuola (non esclusa la famiglia, che troppo spesso delega agli insegnanti e agli strumenti sanzionatori l'educazione e la formazione dei ragazzi). Di tutto questo, però, nel disegno di legge in esame non vi è traccia.
Infine, la previsione dell'articolo 4 reintroduce l'insegnante unico nella scuola primaria, con un tempo-scuola di sole ventiquattro ore, quindi sensibilmente ridotto rispetto a quello vigente. Tale norma, rispetto alla data di adozione, produrrà effetti molto differiti nel tempo, ossia solo a decorrere dal prossimo anno scolastico. Siamo quindi in palese contrasto con i più volte richiamati requisiti di straordinaria urgenza.
L'unica vera urgenza che sembra desumersi è rintracciabile nella necessità di tagliare risorse alla scuola - così come previsto dall'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008 - e di conseguire quelle economie che, altrimenti, renderebbero priva di copertura la cosiddetta manovra estiva. Ritengo sia opportuno richiamare le dichiarazioni che il Ministro Gelmini ha rilasciato ai microfoni di Radio anch'io: «Non abbiamo assunto nessuna decisione di tornare al maestro unico. Le elementari sono un ciclo scolastico che funziona (lo dicono anche i dati OCSE-Pisa) e quindi mi auguro che non sarà necessario tornare al maestro unico».
Oggi comprendiamo quelle parole. Quell'augurio significava una sola cosa: la necessità di fare cassa e di risparmiare a discapito del futuro dei nostri alunni. La verità è che dietro alla proposta del maestro unico e delle ventiquattro ore di insegnamento settimanale non vi è alcun progetto didattico, educativo e formativo. Lo ha ripetuto anche la stragrande maggioranza delle associazioni audite ieri in VII Commissione (Cultura), che, oltre a rappresentare la preoccupazione per una scuola primaria che si impoverirebbe, hanno altresì rappresentato argomentate critiche alla scelta di procedere con un decreto-legge.
Per l'ennesima volta dall'avvio di questa legislatura si esautorano le prerogative del Parlamento e si è deciso di assumere importanti provvedimenti che incideranno sulla missione educativa della scuola primaria in autoritaria solitudine, senza quindi mostrare lo scrupolo di aprire un confronto serio ed approfondito con coloro che nella scuola operano, studiano, lavorano e ricercano: nulla a che vedere con il lungo processo di elaborazione culturale didattico e pedagogico che portò all'approvazione della legge n. 148 del 1990, che sostituì il maestro unico con il cosiddetto modulo - ossia il team dei tre docenti su due classi -, estendendo il tempo-scuola, che si affiancò al tempo pieno.
Fu una scelta lungimirante. Lo attestano con chiarezza - lo ha detto anche ilPag. 52Ministro Gelmini - i dati OCSE. Le indagini Iea Pirls certificano, infatti, che le competenze degli alunni italiani di nove anni, in un'abilità culturale strategica, qual è la lettura, sono sensibilmente cresciute, grazie al modello didattico introdotto dalla legge n. 148 del 1990. Infatti, in termini di punteggio medio, l'Italia è passata da 529 punti, nel 1991, a 551, nel 2006. In dieci anni, i nostri alunni hanno ottenuto un progresso pari ad un anno scolastico. Credo, inoltre, che tutti debbano poi riflettere sul fatto che, tra la rilevazione del 2001 e quella del 2006, il migliore rendimento ha riguardato quasi tutte le regioni italiane, ma il progresso più evidente lo hanno ottenuto gli alunni delle regioni del sud e delle isole.
Ancora, la riforma del 1990 e l'introduzione dei moduli hanno contribuito tanto al successo scolastico quanto a contrastare la dispersione scolastica. Prendiamo il caso di Palermo. Nell'anno scolastico 1988-1989, il dato della dispersione scolastica era al 7,6 per cento nella scuola elementare, mentre già nell'anno scolastico 1991-1993, grazie all'introduzione dei moduli, il dato di dispersione si era abbassato al 4 per cento, ed oggi è allo 0,94 per cento. È stato un successo per tutto il Paese. Insomma, un ritorno al passato non è certo auspicabile per questo segmento dell'istruzione, in cui possiamo vantare standard di eccellenza.
Mi avvio alla conclusione. Non vorrei che l'unica urgenza fossero gli 8 miliardi di tagli, travestiti da un'incredibile operazione nostalgia del bel tempo andato: grembiulini, voti, la maestrina dalla penna rossa (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Se così fosse, non dovremmo parlare di urgenza, ma di un colpo assestato alla qualità della scuola pubblica. Non credo che sia ciò di cui la scuola pubblica italiana ha bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

PAOLA GOISIS. Signor Presidente, per rispondere alla collega che ha sollevato la questione di incostituzionalità, ma anche per parlare a tutta la Camera, volevo fare presente che i criteri di urgenza ci sono dati proprio dall'emergenza educativa nella quale si trova la nostra scuola. Tale emergenza educativa non rimane solo nelle aule delle scuole, ma si riflette in tutta la società.
È una società nella quale, ormai, ci siamo abituati a vedere forme di violenza che, pur partendo dalla scuola, si riflettono poi nelle nostre strade, negli stadi, ovunque. Pertanto, l'urgenza è forte e ad essa bisogna dare una risposta. Infatti, l'introduzione della disciplina legata alla legalità e alla Costituzione... se qualcuno facesse silenzio, però, forse sarebbe meglio... rientra nella rinnovata presa di coscienza del compito centrale che ha la scuola, che è quello di formare cittadini consapevoli e responsabili per la società di oggi e di domani.
Un'educazione fondata su concetti quali cittadinanza e Costituzione implica l'acquisizione di principi forti, tali da indurre comportamenti individuali e collettivi civilmente e socialmente responsabili. Quindi, l'introduzione di questa disciplina va vista come la prima forma di educazione, alla quale noi non possiamo sottrarci: educazione alla legalità, al rispetto per l'autorità, nella famiglia, nella scuola e nella società, alla consapevolezza di essere cittadini, che significa essere soggetti di diritti, ma anche di doveri. Purtroppo, oggi, sentiamo parlare sempre meno di doveri, si parla esclusivamente di diritti.
In questa ottica, quindi, l'educazione alla cittadinanza e alla Costituzione diventa il primo deterrente, la prima arma, contro ogni forma di bullismo e di devianza. È il primo strumento verso la responsabilizzazione, termine purtroppo desueto sia nelle nostre scuole sia nella nostra società, che sembra ormai cancellato dal vocabolario dei nostri studenti, ma spesso anche dalla società nella quale vivono.
Purtroppo, la responsabilità di qualunque fatto viene sempre demandata agliPag. 53altri, non è mai del singolo, la responsabilità è sempre della società. Con l'introduzione di questa disciplina, invece, si vuole insegnare ai nostri studenti ad assumersi la responsabilità dei loro atti. Sfortunatamente, dobbiamo dire che anche dalle audizioni a cui abbiamo assistito ieri per quasi sette ore è emerso chiaramente questo concetto, ribadito a più riprese sia dagli adulti, dai sindacati, che dagli studenti, ovvero da tutti coloro che sono contrari al voto in condotta e al fatto che il comportamento concorra alla valutazione dello studente e, quindi, alla promozione all'anno successivo e all'ammissione allo scrutinio finale.
D'altra parte, la psicologia dell'età evolutiva e la psicologia sociale ci insegnano una cosa fondamentale: i comportamenti ribelli dei nostri ragazzi sono sfide che gli studenti lanciano all'adulto, sono richieste di aiuto e di paletti. Il ragazzo ha bisogno di sapere quale sia il limite oltre il quale non può andare e se l'adulto non risponde, se il genitore, se la scuola non rispondono, la sua sfida si sposterà sempre più in avanti fino ad arrivare a quelle azioni di violenza ed efferatezza a cui ormai la stampa e la televisione ci hanno abituati.
Noi della Lega Nord pensiamo, però, che l'educazione alla cittadinanza e alla legalità debba ancorarsi a legami forti, vissuti dallo studente nella quotidianità, a contatto con il proprio ambiente sociale e culturale, con la propria terra, con le proprie tradizioni. Ecco perché presenteremmo un emendamento che ponga al fianco dello studio della Costituzione anche lo studio degli statuti regionali: penso, ad esempio, allo statuto della Lombardia, che è stato approvato trasversalmente da tutti gli schieramenti politici, tranne che da Rifondazione Comunista, ma anche agli statuti del Piemonte e del Veneto.
L'urgenza - come dicevo - è data quindi proprio dalla emergenza educativa e ciò vale anche per la questione del maestro unico. Non lasciamoci trarre in inganno dal fatto che il progetto del maestro unico verrà realizzato l'anno successivo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLA GOISIS. Concludendo, noi appoggiamo la figura del maestro unico perché risponde alle esigenze del bambino di avere non solo una figura di riferimento, come risposta ad un bisogno affettivo, ma anche alla necessità di una figura autorevole che diventi modello e garanzia e che sappia insegnare a distinguere, senza pericolo di equivoci, il bene dal male, il giusto dall'ingiusto.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Goisis.

PAOLA GOISIS. D'altra parte, proprio ieri la stampa ci ha rivelato i risultati di uno studio in cui risulta che i ragazzi dai 12 ai 15 anni indicano come motivo delle loro difficoltà proprio la mancanza e la carenza di figure di riferimento. Ecco perché rigettiamo questa pregiudiziale di incostituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà, per tre minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor Ministro, il decreto-legge n. 137, meglio noto come «riforma Gelmini», presenta i requisiti di necessità e urgenza che la nostra Costituzione richiede.
Il sistema formativo del nostro Paese vive un momento di crisi che è emerso in modo inequivocabile dalle indagini internazionali i cui dati sono stati resi noti dall'OCSE. Nel 2003 gli studenti italiani erano al ventiseiesimo posto nel problem solving e nelle competenze di lettura, al ventisettesimo posto nelle competenze scientifiche e al venticinquesimo posto nella matematica. Nel 2006, a distanza di tre anni, il nostro Paese ha fatto passi indietro ed è evidente che è necessaria una riforma del nostro sistema scolastico ed educativo che ci consenta di superare quella che il suo predecessore, il Ministro Fioroni, ha definito «l'emergenza educativa» che vive il nostro Paese.Pag. 54
Ma a nome del Movimento per l'Autonomia, signor Ministro, non le posso non rappresentare che la riforma, così com'è, ha la nostra totale e assoluta contrarietà, perché corre il rischio di accentuare il divario tra il nord ed il sud del nostro Paese; un divario che è da attribuire non alla capacità di apprendimento dei nostri ragazzi, né tanto meno alla professionalità dei nostri insegnanti, ma al ritardo infrastrutturale. Noi non possiamo non farci carico delle preoccupazioni che ha sollevato il capogruppo all'Assemblea regionale siciliana del Movimento per l'autonomia, l'onorevole Nicola Leanza, il quale ha ricordato che solo in quella regione vi è il rischio che si perdano ben 15 mila posti di lavoro. Il sud non può essere penalizzato. Noi non entriamo nel merito delle proposte che lei ha formulato, lo faremo successivamente quando ne discuteremo nelle Commissioni competenti, ma noi, signor Ministro, pur avendo ascoltato le sue rassicurazioni, la invitiamo ad assicurarci, e a dare le sufficienti garanzie a tutto il Paese, in modo particolare al Mezzogiorno, che nessun insegnante corra il rischio, in virtù di questa riforma, di perdere il proprio posto di lavoro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intervengo per annunciare l'astensione dell'Unione di Centro. Si tratta di un voto di astensione meditato perché in effetti, a voler essere onesti, non si ravvisa alcun carattere d'urgenza in questo provvedimento. Quindi, varare un decreto-legge sulla scuola, facendolo passare per un provvedimento d'urgenza, cioè facendo credere che era assolutamente urgente intervenire su tali questioni, ci sembra davvero una forzatura. Tuttavia un malcostume consolidatosi ha fatto sì che questa buona norma sia stata di fatto obliterata e allora noi in effetti non abbiamo presentato una pregiudiziale nostra proprio perché non riteniamo di chiedere una severa applicazione della norma in questo caso, considerato anche quanto è successo in altre occasioni in questa Aula. Quindi, ci asterremo nella votazione; tuttavia, non possiamo non cogliere la serietà e la gravità di questo passaggio sulla scuola, e si tratta di un problema di metodo e di contenuto che avremo modo di approfondire anche in sede di discussione sulle linee generali e del successivo dibattito sugli emendamenti che presenteremo. Ciò che è grave - e noto al Ministro Gelmini - è che non si possono contingentare i tempi del dibattito sulla scuola, che è cruciale per il futuro del Paese. Non si può costringere una Commissione a svolgere in un giorno decine di audizioni senza avere il tempo di dare luogo ad un confronto approfondito sui temi che le persone convocate venivano a offrirci. Non si può far «passare» con decreto-legge quella che è una vera riforma della scuola. Allora il Ministro Gelmini - lei lo ricorderà, Ministro - garantì, quando venne a riferire in Commissione cultura, che non avrebbe varato riforme perché la scuola, in tutte le sue componenti, non aveva bisogno e non ha bisogno di ulteriori scossoni. Noi - lei lo ricorderà - abbiamo applaudito questa sua dichiarazione perché la ritenevamo molto saggia e molto giusta. Ebbene, da quando ha registrato i tagli previsti dal Ministro Tremonti, ecco che vara questo decreto, che sembra più dettato da urgenze di bilancio che dalla necessità di una seria revisione pedagogica, e se una revisione pedagogica è necessaria, non la si può restringere e costringere in ventiquattro ore di dibattito.
Dunque, siamo di fronte ad una riforma attuata con un decreto-legge. Anche noi siamo molto preoccupati dai tagli previsti e dal modo con cui sono stati affrontati e risolti i problemi. Siamo in piena emergenza educativa, ma se si va avanti a forza di decreti-legge, senza dibattito, senza il contributo di tutte le componenti e senza approfondire in maniera seria il discorso sulla scuola, si rischia di rimanere a livello di slogan.
Sui contenuti, signor Ministro, in parte siamo d'accordo con lei. L'impostazione pedagogica ci trova in parte d'accordo: noiPag. 55non saliremo sulle barricate affermando che è tutto sbagliato, ma ci preoccupa, ad esempio, che non venga sottolineata abbastanza la centralità dello studente e la centralità della famiglia. Non si può parlare semplicemente di organici, non si può parlare solo di posti, che sono molto importanti e sappiamo quanto lo siano. Ma sarà bene ricordare, anche nel futuro dibattito, che la scuola è sussidiaria alla famiglia e, dunque, occorre che le famiglie siano poste in condizione di scegliere tra i vari tempi, se prolungati, se 24, 17 o 30 ore. Dobbiamo mettere in condizione le famiglie di scegliere ciò che è bene per i loro figli e non porle davanti ad una situazione preconfezionata, che nega loro la possibilità di scegliere i tempi e i modi migliori per i loro figli.
Siamo convinti che, grazie all'alleanza che si verrà a creare tra la scuola e la famiglia e tra gli studenti e i docenti, si risolverà una grande parte dei problemi della scuola di oggi. È certamente importante che riprenda e si rilanci il dialogo tra la famiglia e la scuola, cosa che un decreto-legge come questo non fa immaginare immediato.
Allora, ci batteremo - le posso garantire che faremo la solita opposizione sui contenuti e non un'opposizione pregiudiziale - affinché la scuola rimetta al centro la persona e la famiglia, la libertà di scelta delle famiglie, il ruolo da protagonista delle famiglie come prime responsabili dell'educazione dei loro figli e ci batteremo, se crederà anche insieme a lei, ma comunque cercheremo di fare la nostra parte perché la scuola risalga le classifiche internazionali che l'hanno impietosamente bocciata. La nostra astensione va in questa direzione e in questa direzione continueremo a muoverci (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà, per cinque minuti.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, questo decreto-legge che reca disposizioni urgenti in materia di istruzione e di università, oltre ad essere caratterizzato dall'assenza di un progetto educativo, non appare francamente rispondere ai necessari requisiti di necessità e urgenza richiesti dalla legge e dalla Costituzione. Lo hanno ripetuto i colleghi che mi hanno preceduto. Quindi, non facciamo grande affidamento sulla votazione che ci attende tra qualche minuto perché, a memoria, negli ultimi vent'anni, una sola volta è stata approvata una pregiudiziale di costituzionalità.
Tuttavia, vale la pena di riflettere su questo aspetto perché, entrando nel merito, su otto articoli soltanto le disposizioni relative ai primi tre saranno operative nell'anno scolastico appena iniziato. Ma, se andiamo a leggere, ad esempio, l'articolo 1, laddove si parla di cittadinanza e Costituzione, è persino difficile trovare la necessità di una norma di rango primario: sarebbe stata sufficiente una circolare.
Anche questa non è una parte assolutamente innovativa, perché già sono previsti insegnamenti attinenti l'educazione alla cittadinanza sia per gli allievi del primo ciclo che per quelli del secondo. Tuttavia, signor Presidente - lo dico a lei ma mi voglio rivolgere anche al Ministro Gelmini -, sostenere da parte nostra - come faremo - la questione pregiudiziale di costituzionalità che è stata presentata non significa assolutamente, da parte dell'Italia dei Valori, avere pregiudizi sull'argomento, sulla materia e sul decreto-legge.
Vogliamo discutere del disegno di legge in esame, o meglio avremmo voluto parlare del progetto che sottende il decreto-legge sottoposto alla nostra attenzione. Vede, signor Ministro, lo abbiamo detto, e lo ripeto e sottolineo con forza: non rifiutiamo a priori la sua impostazione, nemmeno però lei ci può chiedere di accettarla a priori e a scatola chiusa.
Infatti, quando anche fossero vere le proposte che lei ha avanzato, anche ammettendo che il ritorno al maestro unico sia in qualche modo giustificato, occorre necessariamente aspettare e rispettare gli insopprimibili tempi tecnici, nonché studiarePag. 56le modalità più opportune per ricalibrare gli insegnamenti e la riconversione degli stessi insegnanti.
E poi, non si tiene conto di un bisogno sociale ormai sedimentato, specialmente nelle aree più produttive del Paese, e quindi con maggiori quote di lavoro femminile: quello di poter contare su un orario scolastico dilatato.
Sono tutte ipotesi da verificare e forse ciò avrebbe richiesto un confronto più approfondito. Pertanto, signor Ministro, con estrema franchezza le dico che non facciamo un'opposizione pregiudiziale, ma siamo assolutamente contrari allo strumento del decreto-legge, perché è quello che meno si attaglia alle esigenze della scuola e, soprattutto, di quella materia delicatissima costituita dalla formazione dei nostri giovani.
Si tratta di un provvedimento che, tra l'altro, non tiene assolutamente conto dei cambiamenti intervenuti dal 1990, quando furono introdotte le sperimentazioni dei primi moduli. Voglio fare un solo riferimento: dal 1990 il nostro Paese è stato caratterizzato da un flusso migratorio senza precedenti; ciò ha dato vita ad una società oggi più che mai multietnica e multireligiosa, da cui non si può assolutamente prescindere.
Le faccio un esempio, sperando di essere ascoltato, e magari in qualche modo anche compreso: consideriamo una classe di venticinque allievi, di cui in ipotesi soltanto uno presenti problemi di disagio (ambientale, sociale o familiare, non voglio usare la categoria dei problemi legati a un qualche handicap), e si immagini che in quella stessa classe vi siano magari cinque ragazzi - e nel nord sappiamo che la percentuale è ormai di gran lunga superiore - di diversa provenienza (in ipotesi, un ragazzo di origine albanese, uno di origine marocchina, uno rumeno, uno polacco, uno nigeriano). Bene, come possiamo immaginare che il ritorno all'indietro, il ritorno al modulo del maestro unico sia un passaggio più avanzato?
La sensazione - e mi avvio alla conclusione - è che davvero vi sia un taglio culturale regressivo nel decreto-legge in esame, che vi sia addirittura - peggio! - l'ennesimo spot pubblicitario, lo spot elettorale.
Affronto il tema dei voti e concludo: i voti e i giudizi hanno un valore soltanto ordinale. Così come otto è meglio di sette - lo direbbe Catalano -, va da sé che «ottimo» è meglio di «distinto»; risulta difficile capire perché la scala nove-otto-sette-sei-cinque, che si applica nei licei, sia da preferire alla scala ottimo-distinto-buono-sufficiente. Ciò per dire, appunto, che si cerca di indorare una pillola che è amara e che a pagare saranno non soltanto gli insegnanti, ma i cittadini e soprattutto i bambini (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, è singolare ascoltare queste parole dal collega Evangelisti, che parla a nome di un gruppo che sostiene la questione pregiudiziale ma che, nel contempo, sostiene di non avere un atteggiamento pregiudiziale: ci auguriamo che sia così, per un confronto sereno.
Diamo atto di un atteggiamento interlocutorio di merito all'UdC, in questo senso, e ci stupisce, invece, questa «pregiudiziale». Ci stupisce relativamente, nel senso che fa parte di una sorta di gioco di ruolo sui decreti-legge, il fatto di presentare la questione pregiudiziale, anche se quello in esame non è un decreto-legge isolato sull'inizio dell'anno scolastico: negli ultimi sette anni abbiamo avuto cinque decreti (l'ultimo risale al settembre dello scorso anno) sull'avvio dell'anno scolastico.
È ovvio che un provvedimento varato dal Consiglio dei ministri nella data del 25 agosto scorso, che interviene sull'inizio dell'anno scolastico, non possa non avere la necessità e l'urgenza di intervenire con norme che entrino immediatamente in vigore. Pertanto, in questo senso, ci permettiamo non soltanto di ricordare che riguardo al decreto-legge in discussione vi è una lunga tradizione e un'ampia compagniaPag. 57di altri decreti-legge di inizio di anno scolastico varati in questo periodo. Ricordiamo, altresì, che lo scorso anno, quando il Governo Prodi varò il decreto-legge di inizio anno, noi non presentammo alcuna questione pregiudiziale. Oltre questo, è evidente dall'atteggiamento che si è respirato ed anche da alcune considerazioni (alcune di merito, altre di metodo) svolte in questo dibattito e fuori (soprattutto fuori, ad ascoltare le considerazioni del leader del Partito Democratico Veltroni) che vi sia stata un'iniziativa «a testa bassa» sul decreto-legge in oggetto, non sappiamo francamente quanto opportuna.
Walter Veltroni è stato un improbabile profeta di altrettanto improbabili sventure quando ha descritto gli effetti negativi che potrebbero abbattersi sul Paese, sull'Europa e sul mondo a causa del decreto-legge in oggetto e ci stupiamo che non abbia citato tsunami, eventi sismici o chissà quali altre tragedie nel descrivere gli effetti negativi di questo provvedimento. Riteniamo che, forse, in una condizione di necessaria opposizione, un atteggiamento un poco pregiudiziale sia anche comprensibile, ma un atteggiamento così critico è forse fuori luogo, perché «cozza», in realtà, con un'opinione diffusa tra i cittadini, che sono favorevoli al decreto-legge in oggetto e alle norme in esso contenute. Ci sembra singolare e ci chiediamo se convenga agli amici del Partito Democratico prendere posizione contro un decreto-legge che reintroduce lo studio della Costituzione e l'ora cosiddetta «di educazione civica», con particolare attenzione all'educazione stradale e all'ambiente.
Vi conviene prendere posizione contro la reintroduzione del voto in condotta, in una scuola italiana che si avvia verso un modello sempre più indisciplinato, quasi da Far West? Vi è un libro bellissimo edito da Rizzoli, che si intitola La classe fa la ola mentre spiego, una raccolta di note sul registro che la dice lunga sulla disciplina nella scuola italiana. Pertanto, è necessario dare ai docenti la possibilità di reintrodurre la disciplina ed il rispetto delle gerarchie scolastiche, dei presidi, dei docenti, del personale non docente ed il rispetto dei luoghi delle scuole. Crediamo che ciò sia necessario e che sia qualcosa che le famiglie gradiscano. Credete che sia opportuno e che sia un grande investimento politico «fare le barricate» contro un provvedimento che finalmente blocca la questione relativa alle case editrici che, ogni anno, presentano una nuova edizione dei libri di scuola, cambiando la copertina, invertendo l'ordine di due o tre capitoli e cambiando qualche foto, impedendo a tante famiglie di passare i libri dal fratello maggiore al fratello minore e facendo così comprare ogni anno i libri nuovi? Crediamo che non sia un grande investimento.
Riteniamo che il voto numerico, con la sua chiarezza, restituisca un minimo di linearità nella valutazione scolastica degli studenti. Riteniamo, altresì, che le norme sulla specializzazione medica e sulla laurea in scienze della formazione primaria siano elementi su cui vi sono questioni aperte che vanno risolte e che sia necessario risolverle prima degli avvii accademici universitari e prima che si concludano determinati cicli. Ciò vale anche per le questioni relative alla SSIS, su cui il Ministro oggi stesso ha avuto la gentilezza e la competenza di pronunciarsi nel corso del question-time.
Infine, la vicenda del maestro unico. Riguardo al maestro unico abbiamo ascoltato molte critiche, alcune delle quali davvero feroci.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SIMONE BALDELLI. Ci sembra, però, che sul maestro unico ci si possa dividere. Noi manteniamo una posizione molto netta sull'aspetto pedagogico e sull'aspetto didattico della vicenda. Tuttavia, non ci si può dividere sul fatto che, ancora una volta, vi sia qualcuno che, quando si parla di scuola, considera la questione della formazione degli studenti l'ultima ruota del carro. Va bene la pubblica amministrazione, va bene la questione del personale, ma vi è una questione di formazione degli studenti che ci sta a cuore e crediamo che in relazione a questo, forse, un ritorno antico sia la via maestra.Pag. 58
Per questi motivi, voteremo contro la questione pregiudiziale in oggetto e ci apprestiamo a difendere questo provvedimento in Commissione e in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Ghizzoni ed altri n. 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 533
Votanti 507
Astenuti 26
Maggioranza 254
Hanno votato 220
Hanno votato no 287.
(La Camera respinge - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Ruvolo ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi e che il deputato Mazzuca si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.

Sull'ordine dei lavori (ore 18,41).

SANDRO GOZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, intervengo solo per informare l'Assemblea che il portavoce del commissario europeo Barrot, oggi pomeriggio, ha dichiarato che l'Italia deve modificare la legislatura in vigore nella parte in cui prevede l'aggravante della clandestinità. La Commissione europea ha cioè confermato quanto noi, in tutti i modi, abbiamo cercato di farvi capire durante il dibattito relativo al vostro provvedimento sull'immigrazione.
Già ieri il servizio giuridico del Parlamento europeo aveva sottolineato l'incompatibilità dell'aggravante della clandestinità con il diritto comunitario. Oggi lo stesso commissario Barrot, attraverso il suo portavoce, ci informa che prevedere che lo status di immigrato irregolare possa costituire una circostanza aggravante non è affatto conforme al diritto europeo.
Visto che l'aggravante è già in vigore, vorrei che il Governo adottasse subito tutte le misure necessarie per non esporre il nostro Paese ad una procedura di infrazione e a una eventuale condanna. Vorrei approfittarne anche per invitare il Governo a rivedere quei decreti, non ancora entrati in vigore e sui quali abbiamo insistito per la non compatibilità, in varie parti, con la norma comunitaria.
Poiché c'è un dialogo in corso presso la Commissione europea, vorremmo che il Governo, anziché fare i proclami cui abbiamo assistito in merito alla vicenda dei rom, adottasse le disposizioni necessarie a tutelare l'interesse nazionale e a non esporre il nostro Paese a condanne a livello europeo.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, voglio cogliere questa occasione per richiamare l'attenzione del Parlamento e delle istituzioni italiane su una vicenda che riguarda due nostri giovani connazionali, Luca Zanotti e Davide D'Orsi, e sulle iniquità che il mandato di arresto europeo sta producendo nei loro confronti.
Questi due ragazzi erano stati fermati, tre anni or sono, perché trovati in possesso di hashish per uso personale in Grecia, paese che non distingue, a differenza dell'Italia, tra uso personale e spaccio. Rientrati in Italia, i due sono stati oggetto, quest'anno, di una richiesta di mandato di arresto europeo da parte della Grecia.Pag. 59
Tali misure erano state sottoscritte, forse non con grande entusiasmo, dal precedente Governo Berlusconi. In virtù di quella rinuncia da parte del Governo ad esprimere l'ultima parola nei casi di estradizione di propri cittadini, affidando tale potere esclusivamente alla magistratura, in nome di un elevato livello di fiducia - si dice - tra gli Stati membri, oggi un ragazzo, Luca Zannotti, di 24 anni, è stato estradato in Grecia. Davide d'Orsi, di 28 anni, rischia lo stesso destino dopo che la Corte di cassazione ha rovesciato la decisione della Corte d'appello di Bologna che non intendeva concedere l'estradizione.
Sui due ragazzi stanno ricadendo una serie di iniquità. Innanzitutto dovranno attendere in stato di custodia cautelare lo svolgimento del processo, in Grecia, dove sappiamo che, come in Italia, i tempi della giustizia sono molto lunghi e le condizioni delle carceri molto negative.
Questi ragazzi rischiano dieci anni di carcere, perché questa è la sanzione minima per questo tipo di reato che, invece, in Italia, a discrezione del giudice, potrebbe non essere neppure perseguibile. Inoltre, la Grecia, a differenza dell'Italia, non conosce l'istituto del processo in contumacia.
Noi come Radicali - parlo a nome della delegazione radicale nel Partito Democratico - siamo stati contrari al mandato di arresto europeo e siamo favorevoli ad un'Europa federale che, tuttavia, non intravediamo neppure lontanamente nel modo in cui sta avanzando il processo di costruzione del sistema di giustizia europeo. Quest'ultimo, infatti, avanza rafforzando i poteri di limitazione delle libertà individuali senza che sia cercata un'armonizzazione degli ordinamenti, delle carceri e delle istituzioni.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Su tale questione ritengo, quindi, urgente un dibattito per la revisione di tale assetto di potere, e anche perché vi sia attenzione nei confronti di Luca Zanotti e di Davide D'Orsi.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per far presenti alcuni fatti incresciosi che si sono verificati e si stanno verificando sempre di più nei nostri uffici. Mi era giunta voce che negli uffici dei gruppi, di tanto in tanto, mancasse del materiale o quant'altro. Indubbiamente, adesso che è successo anche a me, credo che la questione debba essere affrontata con un po' più di attenzione rispetto al passato.
Al rientro dalla pausa estiva, infatti, abbiamo trovato aperti tutti i cassetti che erano stati chiusi a chiave; personalmente mi è stato rubato anche il personal computer portatile, oltre ad aver trovato svuotati i frigoriferi, compreso quello chiuso a chiave.
Dico questo perché oggi, presentando la denuncia all'ufficio di polizia, ho colto la volontà di perseguire un tanto e l'auspicio che la sicurezza contribuisca, appunto, a fare in modo che si possa arrivare a capire da parte di chi si compiono tali atti. Sono voluto intervenire, signor Presidente, per responsabilizzare nel migliore dei modi, perché a questo punto, dopo questi fatti che sono in escalation negli ultimi giorni, ciascuno di noi, nel proprio ufficio, nella sede dei gruppi, non potrà più lasciare né una borsa, né un documento, né oggetti personali, come solitamente succede nel Transatlantico, ove ognuno di noi lascia la borsa e quant'altro e ritrova sempre tutto.
Ritengo che ciò sia preoccupante, per cui vorrei chiedere a lei, signor Presidente, di verificare e di fare tutto il possibile affinché tale fenomeno si possa almeno fermare.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Compagnon. Sarà cura della Presidenza allertare il Collegio dei questori affinché valuti quanto è accaduto e adotti, se necessario, le opportune contromisure.

MATTEO BRIGANDÌ. Chiedo di parlare.

Pag. 60

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere alla Presidenza della Camera che fine abbia fatto il conflitto di attribuzione per la nota vicenda di Eluana Englaro.
Mi spiego: quando la Camera aveva deliberato, la delibera riguardava una certa fase del procedimento, né poteva essere altrimenti. Io avevo sostenuto, non so se a torto o a ragione, che si sarebbe potuto sollevare un conflitto di attribuzione ove l'esercizio del potere fosse stato definitivo (quindi, in questo caso, con la sentenza).
Medio tempore, neanche fossi stato un profeta malaugurante, è stato impugnato, cioè adesso si trova in un diverso stato del processo. Il problema, dunque, è: cosa stanno facendo gli avvocati? Hanno ritirato il conflitto di attribuzione precedente o, peggio, stanno procedendo sul nuovo grado di giurisdizione senza che, però, la Camera abbia dato loro la delega? Infatti, la Camera non poteva che dare la delega nel momento in cui ha votato, non per gli atti della magistratura successivi. Se lo ritiene, avrei bisogno di avere una risposta su questo punto.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Brigandì. Proprio nella giornata odierna Camera e Senato hanno presentato il ricorso e lei sa che entro il 28 settembre è fissata la riunione della camera di consiglio. Il ricorso è stato presentato quest'oggi.

MATTEO BRIGANDÌ. Sì, signor Presidente, ma su quello nuovo! Questo lo so, ma il problema è un altro: noi avevamo dato la delega agli avvocati per elevare il conflitto di attribuzione dal momento della presentazione ad oggi. Perfetto, ma il problema è che nel frattempo c'è un altro grado di giurisdizione, quindi quando la Camera ha dato la delega non l'ha data sull'atto che oggi viene impugnato, è questo che volevo capire.

PRESIDENTE. Fine questione giuridica, che sottoporrò ai competenti uffici.

LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche se a fine seduta, mi permetto di sensibilizzare la Presidenza della Camera sulla necessità di attivarsi nei confronti del Governo, e del Ministero degli esteri in particolare, affinché questo ramo del Parlamento venga reso edotto sulle azioni che l'Italia, come singolo Stato e come membro dell'Unione europea, intende intraprendere nei confronti dell'India e del massacro quotidiano di cristiani che avviene in quel Paese.
Ancora oggi sono aumentati gli eccidi e i massacri nei confronti delle popolazioni cristiane, e il nostro Paese, tramite il direttore generale della Farnesina, è stato l'unico, bisogna ammetterlo, tra i Paesi occidentali ad intavolare un colloquio molto franco e sincero con l'ambasciatore indiano in Italia. È stato un passo importante, ma non ritengo che sia sufficiente; ritengo invece che il nostro Paese, da qui all'incontro bilaterale che ci sarà tra tutti i Paesi dell'Unione europea e l'India, possa e debba fare di più.
Mi permetta, signor Presidente, solamente di ricordare in quest'Aula che per l'accompagnatore di un giornalista di un'importante testata italiana, un tale Hanefi, accusato fino a quel momento di essere un terrorista amico dei talebani, il Governo Prodi ed il Ministero degli esteri si attivarono, non con un colloquio tra il direttore generale ed un ambasciatore, ma con un maggiore dispiegamento di forze e di energie, per far presente che il Governo italiano era assolutamente a favore della tutela dei diritti per ogni cittadino, e anche per ogni cittadino nei Paesi esteri. Qui si tratta di un eccidio compiuto da un partito, da una fazione indiana nei confronti e a pregiudizio dei credenti nella religione cristiana e cattolica, ed io penso che da questo punto di vista il nostro Paese debba e possa fare molto di più.
In questo senso, le annuncio che nei prossimi giorni presenteremo una mozione che spero possa raccogliere il consensoPag. 61degli oltre trecento parlamentari che hanno chiesto l'intervento in questa direzione. Penso però che anche la Presidenza della Camera possa far presente al Ministero degli esteri l'interessamento di questo ramo del Parlamento per la situazione che si sta evolvendo drammaticamente in India, e che, come accadde già nella scorsa legislatura (e stavolta non per una persona, ma per queste migliaia di persone che sono trucidate tutti i giorni in India) si possa trovare uno spazio, un tempo adeguato, magari la prossima settimana, per una comunicazione ed anche per un conforto, da parte del Parlamento, all'azione del Governo, nella direzione che auspicavo prima.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Volontè, sarà cura della Presidenza agire nel senso da lei auspicato.

Nuova convocazione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per la sua costituzione.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta odierna, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi non ha potuto procedere alla propria costituzione.
D'intesa con il Presidente del Senato, la predetta Commissione è stata pertanto nuovamente convocata per domani, giovedì 18 settembre, alle ore 10, nella sede di palazzo del Seminario.

Su un lutto del deputato Mario Landolfi.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Mario Landolfi è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.
Al collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore. Desidero ora rinnovare al collega, anche a nome di tutta l'Assemblea, i sensi del nostro cordoglio.

Programma dei lavori dell'Assemblea per i mesi di settembre e ottobre 2008, calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di settembre 2008 ed annunzio della convocazione del Parlamento in seduta comune.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata predisposta, ai sensi degli articoli 23, comma 6, terzo periodo, e 24, comma 3, del Regolamento, la seguente organizzazione dei lavori per il mese di settembre (programma e calendario) ed ottobre (programma) 2008:

Martedì 23 settembre (dalle 14 alle 21, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali della mozione Damiano ed altri n. 1-00034 concernente iniziative per il recupero del potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni.

Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
n. 1551 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo n. 13 alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, relativo all'abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza;
n. 1626 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dominicana sulla promozione e protezione degli investimenti;
n. 1627 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo di Nuova Zelanda riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico amministrativo;
n. 1628 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo Aggiuntivo alle Convenzioni diPag. 62Ginevra del 12 agosto 1949, relativo all'adozione di un emblema aggiuntivo (Protocollo III).

Mercoledì 24 settembre (9,30-13,30) (con votazioni):

Seguito dell'esame della mozione Damiano ed altri n. 1-00034 concernente iniziative per il recupero del potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni.

Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 1551 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo n. 13 alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, relativo all'abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza;
n. 1626 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dominicana sulla promozione e protezione degli investimenti;
n. 1627 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo di Nuova Zelanda riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico amministrativo;
n. 1628 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo Aggiuntivo alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, relativo all'adozione di un emblema aggiuntivo (Protocollo III).

Votazione per l'elezione dei componenti della Delegazione presso le Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa e della UEO.

Mercoledì 24 settembre (16-21, con prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1441-bis - Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (testo risultante dallo stralcio degli articoli 3, da 5 a 13, da 15 a 18, 22, 31, 70 e dallo stralcio degli articoli 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67 del disegno di legge 1441, deliberato dall'Assemblea il 5 agosto 2008) (collegato) (l'Assemblea ha deliberato, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, di concluderne l'esame entro il termine del 1o ottobre).

Giovedì 25 settembre (9-13,30 ed eventualmente nella mattina di venerdì 26 settembre) (con votazioni):

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1441-bis - Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (testo risultante dallo stralcio degli articoli 3, da 5 a 13, da 15 a 18, 22, 31, 70 e dallo stralcio degli articoli 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67 del disegno di legge 1441, deliberato dall'Assemblea il 5 agosto 2008) (collegato) (l'Assemblea ha deliberato, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, di concluderne l'esame entro il termine del 1o ottobre).

Esame di documenti in materia di insindacabilità licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Lunedì 29 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1634 - Conversione in legge del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università (da inviare al Senato - scadenza: 31 ottobre 2008).

Discussione sulle linee generali della mozione sulla lotta alla povertà (in corso di presentazione).

Martedì 30 settembre (dalle 14 alle 21, con prosecuzione nella giornata di mercoledìPag. 631o ottobre: in entrambe le sedute è prevista, ove necessaria, la prosecuzione notturna) (con votazioni):

Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 1441-bis - Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (testo risultante dallo stralcio degli articoli 3, da 5 a 13, da 15 a 18, 22, 31, 70 e dallo stralcio degli articoli 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67 del disegno di legge 1441, deliberato dall'Assemblea il 5 agosto 2008) (collegato) (l'Assemblea ha deliberato, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, di concluderne l'esame entro il termine del 1o ottobre);
n. 1634 - Conversione in legge del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università (da inviare al Senato - scadenza: 31 ottobre 2008).

Seguito dell'esame della mozione sulla lotta alla povertà (in corso di presentazione).

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle 15 alle 16 circa).

Lo svolgimento di interrogazioni e di interpellanze potrà avere luogo il martedì (antimeridiana); lo svolgimento di interpellanze urgenti potrà avere luogo il giovedì.

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al Resoconto stenografico della seduta odierna.
L'organizzazione dei tempi relativi alla mozione sulla lotta alla povertà sarà pubblicata successivamente alla sua presentazione.

Il Parlamento in seduta comune sarà convocato giovedì 25 settembre, alle ore 13,30, per procedere all'elezione di un giudice costituzionale. La chiama inizierà dai senatori.

Ottobre

1o-3 ottobre:

Eventuale seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 1441-bis - Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (testo risultante dallo stralcio degli articoli 3, da 5 a 13, da 15 a 18, 22, 31, 70 e dallo stralcio degli articoli 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67 del disegno di legge 1441, deliberato dall'Assemblea il 5 agosto 2008) (collegato) (l'Assemblea ha deliberato, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, di concluderne l'esame entro il termine del 1o ottobre);
disegno di legge n. 1634 - Conversione in legge del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università (da inviare al Senato - scadenza: 31 ottobre 2008).

Eventuale seguito dell'esame della mozione sulla lotta alla povertà (in corso di presentazione).

Esposizione economico-finanziaria ed esposizione relativa al bilancio di previsione (nella giornata di giovedì 2 ottobre).

6-10 ottobre:

Esame del disegno di legge n. 1441-quater - Delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso ePag. 64norme in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro (articoli 23, 24, 32, da 37 a 39, da 65 a 67 del disegno di legge 1441, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 5 agosto 2008) (collegato alla manovra di finanza pubblica) (l'Assemblea ha deliberato, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, di concluderne l'esame entro il termine del 9 ottobre).

Esame della mozione Cota n. 1-00033 concernente iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alla scuola dell'obbligo.

13-17 ottobre:

Esame del disegno di legge n. 1441-ter - Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia (già articoli 3, da 5 a 13, da 15 a 18, 22, 31 e 70 del disegno di legge 1441, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 5 agosto 2008) (collegato alla manovra di finanza pubblica) (l'Assemblea ha deliberato, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, di concluderne l'esame entro il termine del 16 ottobre).

Esame della proposta d'inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 1 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali.

20-24 ottobre:

Esame del disegno di legge S. 999 - Conversione in legge del decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, recante disposizioni urgenti in materia di ristrutturazione di grandi imprese in crisi (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 27 ottobre 2008);

Esame della proposta di legge n. 1090 - Delega al Governo per la riforma della disciplina delle persone giuridiche e delle associazioni non riconosciute, di cui al titolo II del libro primo del codice civile (ove concluso dalla Commissione - salva verifica di eventuali oneri finanziari aggiuntivi).

27-31 ottobre:
Esame del disegno di legge S. 1018 - Conversione in legge del decreto-legge 16 settembre 2008, n. 143, recante interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 15 novembre 2008).

Esame delle proposte di legge nn. 22, 1491 ed abbinate - Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, concernente l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia (ove concluso dalla Commissione - salva verifica di eventuali oneri finanziari aggiuntivi).

Esame del disegno di legge n. 1415 ed abbinate - Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (ove concluso dalla Commissione - salva verifica di eventuali oneri finanziari aggiuntivi).

Nell'ambito del programma relativo al mese di ottobre è previsto lo svolgimento di atti del sindacato ispettivo e potrà aver luogo l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Il Parlamento in seduta comune potrà essere convocato, ove necessario, giovedì 2 ottobre ed eventualmente giovedì 9 ottobre, per procedere all'elezione di un giudice costituzionale.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 18 settembre 2008, alle 10:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Mozione n. 1-00034 - Recupero del potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore 20 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 17 minuti
Partito Democratico 1 ora e 7 minuti
Lega Nord Padania 36 minuti
Unione di Centro 31 minuti
Italia dei Valori 29 minuti
Misto 20 minuti
Movimento per l'Autonomia 12 minuti
Minoranze linguistiche 4 minuti
Liberal Democratici-Repubblicani 4 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Ddl di ratifica nn. 1551, 1626, 1627 e 1628

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Pag. 66
Richiami al regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 10 minuti (con il limite massimo di 3 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 30 minuti
Popolo della Libertà 25 minuti
Partito Democratico 25 minuti
Lega Nord Padania 13 minuti
Unione di Centro 11 minuti
Italia dei Valori 10 minuti
Misto: 6 minuti
Movimento per l'Autonomia 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Liberal Democratici-Repubblicani 2 minuti

Ddl n. 1441-bis - Disposizioni per lo sviluppo economico

(collegato)

Tempo complessivo: 25 ore di cui:

  • discussione generale: 7 ore;
  • seguito dell'esame: 18 ore.
  Discussione generale Seguito esame
Relatori 20 minuti 40 minuti
Governo 20 minuti 40 minuti
Richiami al regolamento 10 minuti 15 minuti
Tempi tecnici   2 ore e 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 2 ore e 39 minuti (con il limite massimo di 19 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 2 minuti 11 ore e 16 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 21 minuti 3 ore 9 minuti
Partito Democratico 1 ora e 17 minuti 3 ore e 15 minuti
Lega Nord Padania 41 minuti 1 ora e 38 minuti
Pag. 67
Unione di Centro 37 minuti 1 ora e 20 minuti
Italia dei Valori 36 minuti 1 ora e 16 minuti
Misto: 30 minuti 38 minuti
Movimento per l'Autonomia 18 minuti 22 minuti
Minoranze linguistiche 6 minuti 8 minuti
Liberal Democratici-Repubblicani 6 minuti 8 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 1416 - voto finale 448 446 2 224 416 30 51 Appr.
2 Nom. ddl 1417 - Tab. 1.100 494 260 234 131 254 6 44 Appr.
3 Nom. Tab. 2.100 464 254 210 128 248 6 44 Appr.
4 Nom. Tab. 2.1 rif. 473 451 22 226 451 44 Appr.
5 Nom. articolo 1 515 496 19 249 269 227 44 Appr.
6 Nom. articolo 2 510 500 10 251 262 238 44 Appr.
7 Nom. articolo 3 507 501 6 251 263 238 44 Appr.
8 Nom. articolo 4 504 497 7 249 260 237 44 Appr.
9 Nom. articolo 5 502 499 3 250 255 244 44 Appr.
10 Nom. articolo 6 518 515 3 258 267 248 44 Appr.
11 Nom. articolo 7 509 477 32 239 260 217 44 Appr.
12 Nom. articoloagg. 7.0100 509 403 106 202 264 139 44 Appr.
13 Nom. ddl 1417 - voto finale 519 515 4 258 268 247 44 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 14
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. quest. preg. Ghizzoni ed a. n. 1 533 507 26 254 220 287 30 Resp.