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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 50 di martedì 16 settembre 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

La seduta comincia alle 15.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 5 agosto 2008.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Berlusconi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Brunetta, Casero, Colucci, Cosentino, Craxi, Crimi, Crosetto, Donadi, Fitto, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giro, La Russa, Lupi, Mantovano, Martini, Meloni, Menia, Miccichè, Prestigiacomo, Roccella, Romani, Ronchi, Soro, Stefani, Tremonti, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente trentanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di petizioni (ore 15,05).

PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

RENZO LUSETTI, Segretario, legge:
FABIO RATTO TRABUCCO, da Chiavari (Genova), chiede:
norme per la prevenzione e la cura dell'osteoporosi e dell'obesità e in favore dei soggetti stomizzati (208) - alla XII Commissione (Affari sociali);
disposizioni per favorire la programmazione televisiva dei film italiani ed europei (209) - alla VII Commissione (Cultura);
norme in materia di affidamento familiare e adozione internazionale (210) - alla II Commissione (Giustizia);
agevolazioni fiscali e altre misure in favore della famiglia, anche tramite l'introduzione del «quoziente familiare», la riduzione dell'IVA sui prodotti per la prima infanzia, specifiche provvidenze in favore dei nuclei monoparentali e l'istituzione di sezioni specializzate dei tribunali (211) - alla XII Commissione (Affari sociali);
l'introduzione del reato di manipolazione mentale (212) - alla II Commissione (Giustizia);
la realizzazione di un monumento ai caduti sul lavoro (213) - alla XI Commissione (Lavoro);
l'istituzione di nuovi uffici giudiziari a Padova, Frosinone e Caserta (214) - alla II Commissione (Giustizia);
l'istituzione della «Giornata dei bonificatori» (215) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'istituzione delle procure nazionali e distrettuali antiterrorismo (216) - alla II Commissione (Giustizia);Pag. 2
l'assegnazione di borse di studio ai medici ammessi alle scuole di specializzazione dal 1983 al 1991 (217) - alle Commissioni riunite VII (Cultura) e XII (Affari sociali);
norme per la tutela dei prodotti italiani e l'istituzione del marchio «Totally in Italy» (218) - alla X Commissione (Attività produttive);
la ratifica delle Convenzioni per la protezione delle Alpi, sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica locale, limitatamente al Capitolo C, e sull'assistenza giudiziaria nell'Unione europea (219) - alla III Commissione (Affari esteri);
la reintroduzione delle preferenze nel sistema elettorale (220) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
il divieto di eseguire interventi estetici sugli animali d'affezione (221) - alla XII Commissione (Affari sociali);
norme contro il traffico di organi prelevati a bambini (222) - alla II Commissione (Giustizia);
interventi in favore degli stranieri irregolari in caso di emergenze sanitarie (223) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
la riduzione dell'ICI per i locatori a studenti universitari (224) - alla VI Commissione (Finanze);
una disciplina organica in favore delle vittime dei reati (225) - alla II Commissione (Giustizia);
la concessione di una promozione onorifica agli ufficiali e sottufficiali in ausiliaria (226) - alla IV Commissione (Difesa);
l'istituzione del Corpo della polizia ambientale e per la protezione degli animali (227) - alla VIII Commissione (Ambiente);
disposizioni per la partecipazione dell'Italia all'Anno polare internazionale (228) - alla VII Commissione (Cultura);
agevolazioni fiscali per la donazione di beni non alimentari (229) - alla VI Commissione (Finanze);
misure per la tutela della memoria dei crimini nazifascisti (230) - alla VII Commissione (Cultura);
l'introduzione di un nuovo articolo del codice civile concernente la figura della coimprenditrice (231) - alla II Commissione (Giustizia);
norme per la concessione di assegni vitalizi agli ex pugili (232) - alla VII Commissione (Cultura);
l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sul G8 del 2001 a Genova (233) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'istituzione del Consiglio superiore della lingua italiana (234) - alla VII Commissione (Cultura);
la non opponibilità del segreto di Stato per i reati di terrorismo (235) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sulle speculazioni immobiliari e sulla regolarizzazione dei capitali esportati illecitamente (236) - alla VI Commissione (Finanze);
nuove norme in favore dei soggetti esposti all'amianto (237) - alle Commissioni riunite XI (Lavoro) e XII (Affari sociali);
l'affidamento in concessione dei beni culturali in abbandono (238) - alla VII Commissione (Cultura);
il completamento della strada «Fondovalle vitulanese-Benevento» (239) - alla VIII Commissione (Ambiente);
disposizioni per la tutela delle popolazioni rom e sinti (240) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sui militari italiani in Somalia (241) - alla IV Commissione (Difesa);Pag. 3
disposizioni per consentire l'accesso dei parlamentari alle strutture sanitarie (242) - alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XII (Affari sociali);
l'introduzione della facoltà di commutazione dei figli legittimi nella spartizione dell'eredità (243) - alla II Commissione (Giustizia).

Nuova convocazione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per la sua costituzione.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta del 31 luglio 2008, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi non ha potuto procedere alla propria costituzione.
D'intesa con il Presidente del Senato, la predetta Commissione è stata pertanto nuovamente convocata per mercoledì 17 settembre 2008, alle ore 14, nella sede di Palazzo del Seminario.

In morte dell'onorevole Roberto Lavagnini.

PRESIDENTE. Comunico che il giorno 9 settembre è deceduto l'onorevole Roberto Lavagnini, già membro della Camera dei deputati nella XII, XIII e XIV legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Sull'ordine dei lavori (ore 15,08).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, volevo soltanto essere rassicurato da lei in relazione alla notizia che ha testé dato circa la prossima convocazione della Commissione parlamentare di vigilanza sui servizi radiotelevisivi. Lei fa una comunicazione e non è ovviamente tenuta a ricordare la storia di questa non costituzione della Commissione parlamentare di vigilanza. Non voglio entrare nel merito della gravità di quello che ha significato finora, ma esprimere preoccupazione per quello che potrebbe significare per il futuro.
Vi è stata una presa di posizione pubblica, sia del Presidente della Camera, sia del Presidente del Senato, annunciata solennemente, di fronte anche alle proteste di alcuni deputati radicali eletti nelle liste del Partito Democratico ed alla protesta generale delle opposizioni, nonché di qualche deputato della maggioranza, poiché quel tipo di situazione era insostenibile. Vi è stato un impegno pubblico dei due Presidenti di Camera e Senato, che hanno garantito che la Commissione di vigilanza sarebbe stata convocata in modo continuativo fino al raggiungimento del risultato, vale a dire l'elezione del presidente della stessa.
Al di là delle procedure parlamentari, poiché ho sentito soltanto che è stata convocata la Commissione parlamentare di vigilanza, volevo essere rassicurato che questi impegni solenni e pubblici presi dai due Presidenti siano confermati e che quindi, qualora sciaguratamente non fosse eletto il presidente della Commissione nella prossima riunione, vi siano effettivamente procedure come quelle indicate dai due Presidenti.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, non mancherò di riferire al Presidente il contenuto del suo intervento. Credo che la decisione che è stata pubblicamente annunciata dal Presidente della Camera e dal Presidente del Senato potrà tradursi in un effettivo indirizzo e nella convocazione permanente - come lei diceva - della stessa Commissione una volta conosciuto l'esito della prima riunione che, per l'appunto, avrà luogo mercoledì 17 settembre.

Pag. 4

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 15,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Pubblicazione di vignette umoristiche sul sito del Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione - n. 3-00115)

PRESIDENTE. Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Miotto n. 3-00115 (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni) concernente la pubblicazione di vignette umoristiche sul sito del Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. Signor Presidente, ringrazio il collega Miotto e gli altri firmatari per l'interrogazione a cui mi accingo a rispondere.
In primo luogo, con riferimento ai molti paragrafi della premessa, gli interroganti sostengono che c'è stata una decisione di pubblicare le vignette sui fannulloni. Questa premessa non è corretta: sul sito del Ministero si pubblica un'intera rassegna stampa di tutte le opinioni espresse dai giornali e dalle riviste specializzate sulle politiche del Ministero di mia competenza. All'interno di questa rassegna stampa sono comprese anche quelle opinioni espresse sotto forma di disegno, che più semplicemente vengono chiamate vignette. Ma vengono altresì riprodotti corsivi di carattere satirico ed altro, perché noi riteniamo che tutto questo possa far parte di una corretta, imparziale e completa informazione. Pertanto il Ministro non ha deciso di pubblicare le vignette sui fannulloni, ma all'interno del sito del Ministero - come lei potrà vedere, onorevole Miotto - c'è un enorme e amplissima rassegna stampa su tutto il dibattito suscitato dalle mie politiche e dalle politiche del Ministero. Naturalmente la rassegna stampa è sia favorevole che contraria, sia di indagine che di analisi. Questo per la precisione.
In secondo luogo, gli interroganti sostengono che sono arrivate centinaia di mail di protesta. È vero, le ho ricevute anch'io; le posso assicurare, però, che sono arrivate decine di migliaia, se non centinaia di migliaia, di mail di consenso. Ma non voglio fare un discorso quantitativo: le mail di protesta e quelle di consenso fanno parte anch'esse del dibattito che si è aperto su queste norme. Quindi non prenderei né dalle mail di protesta né da quelle di consenso nessuna valutazione decisiva e finale.
Si fa riferimento poi al concorso che il sottoscritto ha indetto per la vignetta più feroce su lui stesso, ovvero su me stesso. Gli interroganti la definiscono come una compensazione rispetto al dileggio da me prodotto sui pubblici dipendenti. Se non c'è stato dileggio le vignette del mio concorso (che tra l'altro si è concluso oggi, poi ne darò conto) sono semplicemente un atto di autoironia: chissà se un po' più di ironia non serva nella politica italiana; in ogni caso, io su di me l'ho fatta e la sto facendo. Nessun dileggio, solo autoironia, in maniera tale da alleggerire anche il dibattito.
Rassicuro gli interroganti, inoltre, che non mi sento né moralmente né politicamente estraneo al giudizio negativo che la gente dà sulla pubblica amministrazione, anzi il giudizio negativo che 60 milioni di italiani danno sulla pubblica amministrazione è il mio punto di riferimento. Proprio su questo ho impostato tutta la mia azione di Governo, volta a dare una risposta non alla politica o al sindacato, ma ai 60 milioni di cittadini italiani che sono insoddisfatti di questa pubblica amministrazione. Pertanto la rassicuro: pro quota non mi sento né moralmente né politicamente estraneo a questo giudizio. Mi prendo, per la mia parte, il peso della mia responsabilità. Altri, probabilmente, hanno qualche peso maggiore.
Concordo totalmente, inoltre, sull'importanza che la pubblica amministrazione riveste nella società e nell'economia italiana.Pag. 5Di mestiere faccio l'economista, sono professore ordinario di economia del lavoro, e conosco quindi molto bene quanto conti il lavoro pubblico nella società e nell'economia italiana. La pubblica amministrazione pesa quanto il settore manifatturiero, costa quanto il settore manifatturiero, ma non ha i livelli di produttività, di efficienza e di qualità del settore manifatturiero. Ho sempre detto che un Paese che produce la Ferrari, che produce i freni Brembo, che produce il made in Italy di grandissimo successo può e deve permettersi una pubblica amministrazione di assoluta qualità; non possiamo avere una pubblica amministrazione da terzo mondo.
Quarto all'articolo 11 del codice di comportamento dei dipendenti della pubblica amministrazione sull'astensione da dichiarazioni lesive dell'immagine, si tratta di un vecchio tema. Forse che la denuncia della cattiva pubblica amministrazione è lesiva dell'immagine della pubblica amministrazione?
Forse che denunciare l'inefficienza, i fannulloni, i tanti opportunismi è lesivo dell'immagine? Non sono forse, invece, il silenzio, la connivenza, lesivi dell'immagine della pubblica amministrazione? Io, con l'operazione trasparenza, ho pubblicato sul sito del mio Ministero - ma probabilmente lei non l'ha vista questa operazione trasparenza - tutte le consulenze e tutti gli incarichi dei funzionari pubblici; ho cominciato a fare trasparenza a partire dal mio Ministero. Trasparenza, denuncia di quello che non funziona (poi dirò anche qualcos'altro), sottolineatura di quello che funziona: questo è il compito che mi sono assunto come cittadino, come parlamentare, come Ministro pro tempore di questo settore.
Gli interroganti mi chiedono se la pubblicazione sul sito è un esempio da imitare. Se si fa riferimento alle opinioni di parte, come sostengono gli interroganti, certamente no, ma come ho dimostrato e come è dimostrabile visitando il sito, in esso non sono pubblicate opinioni di parte, onorevole Miotto, ma sono pubblicate tutte le opinioni. Per garantire la trasparenza sono pubblicate tutte le opinioni; pubblicherò anche gli atti di questa seduta parlamentare, la sua interrogazione e la mia risposta, in maniera tale che tutti i cittadini possano avere chiarezza anche sull'atto ispettivo che è in corso di svolgimento, in questo momento, in quest'Aula, nonché sulla relativa risposta, e chiederò anche ai cittadini di esprimere una loro opinione su quanto sta avvenendo in quest'Aula, proprio in nome della trasparenza. Onorevole Miotto, lei mi chiede se sia un esempio da imitare: la trasparenza assolutamente sì, la pubblicazione di dibattiti, opinioni e critiche, certamente sì, ma sicuramente non quelle di parte, ed ho già dimostrato, ed è dimostrabile al di fuori di ogni valutazione, che è così.
Riguardo alla coerenza con l'articolo 97 della Costituzione, per carità, lasciamo perdere la Costituzione, ma se vogliamo proprio tirare in ballo la norma della Costituzione che riguarda il buon andamento e l'imparzialità della pubblica amministrazione, è esattamente quello che ho fatto, quello che sto facendo e che farò, in ottemperanza all'articolo 97 della Costituzione.
Voi, onorevoli interroganti, mi chiedete fatti e non dileggio: ebbene, se il 38 per cento in meno di assenteismo nel mese di luglio 2008 rispetto al luglio 2007 non è un fatto, non so a quali altri fatti ci si possa riferire. I fatti sono il piano industriale che ho prodotto, la normativa del decreto-legge n. 112 del 2008, le norme contenute nel disegno di legge n. 1441, nonché le norme che sono contenute nel mio disegno di legge delega che è in discussione in questo momento al Senato. Si tratta di fatti e ne vedremo degli altri, come il rinnovo del contratto del pubblico impiego, la riforma della contrattazione di secondo livello e tutta la strategia di premialità nei confronti della pubblica amministrazione. Nessun dileggio, solo fatti.
Quanto alle eccellenze, su questo aspetto devo dire che lei, onorevole Miotto, è stata preveggente, nel senso che è già iniziata la «fase 2», sono già state pubblicatePag. 6200 storie di eccellenza della pubblica amministrazione, validate e certificate, e ne saranno pubblicate mille entro l'anno. Nel frattempo è stato aperto un concorso per tutti gli uffici e per tutta la pubblica amministrazione per raccontare storie di efficienza e di eccellenza; ne sono già arrivate 400 al sito del Ministero, e saranno prese a base per la premialità nella contrattazione di secondo livello. Su questo siamo totalmente d'accordo, talmente d'accordo che sto già realizzando quanto da lei richiesto.
E chi fa il proprio dovere? Io sto dalla parte loro, collega Miotto, faccio di mestiere il professore, sono un dipendente pubblico e sto dalla parte dei dipendenti pubblici perbene, che sono la stragrande maggioranza. Sto dalla parte dei dipendenti pubblici perbene che fanno anche il lavoro dei dipendenti pubblici fannulloni. Sto dalla parte di quelli perbene, dalla parte di tanta gente che lavora nella pubblica amministrazione e non riceve premi, né riconoscimenti, ma che riceve, invece, solo giudizi negativi da parte della pubblica opinione per colpa di qualcun altro. Ecco, io sto dalla loro parte, della tanta gente perbene della pubblica amministrazione che lavora in silenzio, senza premi, senza che nessuno gli dica grazie, io sto dalla loro parte. Ho dimostrato che sto dalla loro parte, lo dimostrerò sempre di più: loro sono la mia stella polare.
Tutto potevo sentirmi dire, ma non che io maramaldeggi: non è nella mia cultura, nel mio stile e nella mia politica. Lei è libera di pensare come vuole, ma non ho mai maramaldeggiato in vita mia, né comincerò adesso a farlo.
Ovviamente - con tutto il rispetto per gli interroganti e per quest'Aula - non ritiro assolutamente niente. Continuerò a dar conto del dibattito, delle opinioni, della satira, delle critiche e di tutto quello che serve a costituire un'opinione pubblica libera di giudicare quello che noi e il Governo facciamo. Continuerò nella mia azione di riforma per avere più efficienza, più qualità, più produttività, più dignità nel lavoro pubblico, più beni e servizi pubblici e per la soddisfazione dei cittadini clienti. Sono pronto, ovviamente, a dar conto sempre e puntualmente - quando il Parlamento vorrà - dei risultati ottenuti. Ringrazio il Presidente e i colleghi interroganti.

PRESIDENTE. L'onorevole Miotto ha facoltà di replicare.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per essere venuto personalmente a rispondere all'interrogazione.
Signor Ministro, distinguerei la questione delle vignette dalle iniziative che lei ha assunto, perché, come lei avrà constatato, l'interrogazione è concentrata sull'iniziativa che compare anche oggi nella home page istituzionale del suo Ministero, non all'interno della rassegna stampa, ma in un box intitolato «Vignette»: una cosa un po' insolita, che ritengo scorretta. Lei, poi, è corso ai ripari e, per garantire una sorta di par condicio, è andato alla ricerca di vignette che la riguardassero. Penso che gli italiani abbiano altre cose alle quali pensare piuttosto che reperire le vignette che la possano riguardare. In ogni caso, signor Ministro, chi vuol comprimere la satira può sicuramente sorridere - ci mancherebbe! - però sostenerla per due mesi è un po' troppo: non le sembra?
Anche oggi lei è citato nelle agenzie perché dà il premio a se stesso: sarebbe una cosa un po' ridicola, se addirittura non fosse vera. Siamo seri: il problema della pubblica amministrazione sta a cuore a lei come a noi. Rispetto a lei, forse, noi siamo un po' più interessati all'efficienza della pubblica amministrazione, perché sappiamo bene che è l'unico modo per garantire a chi non ha le possibilità economiche i servizi essenziali, ossia quei servizi che non possono essere collegati alle possibilità del censo o alle condizioni economiche delle persone. È evidente, quindi, che guardiamo con grande interesse alle iniziative che lei sta portando avanti, ma allo stesso tempo non possiamo non rilevare le grandi contraddizioni con le iniziative di cui il Governo - di cui lei fa parte - è stato protagonistaPag. 7in questi cento giorni. Capisco bene che per operare i tagli bisogna avere una ragione non solo economica: lei, in effetti, si è prestato - forse inconsapevolmente - per denigrare la pubblica amministrazione. Ciò che non va della sua iniziativa è la generalizzazione, perché il suo primo torto è quello nei confronti della stragrande maggioranza di pubblici dipendenti che svolgono il loro dovere e più del loro dovere. Nella mia interrogazione abbiamo anche citato, come esempio, questi pubblici dipendenti: sono le migliaia di operatori della sanità che non godono delle ferie e non si vedono pagati gli straordinari (e non da ora). Potremmo, però moltiplicare questi esempi.
La stragrande maggioranza del personale della scuola è alle prese con i tagli e con la necessità di assicurare una competente presenza e un competente lavoro nella scuola. Ora che l'anno scolastico sta iniziando, forse un pensiero anche a queste difficoltà sarebbe utile. Eppure, in questi due mesi, abbiamo assistito, invece, a tagli indiscriminati (scuola, sanità, sicurezza) e a provvedimenti che sono stati riconosciuti anche da lei come un po' affrettati. Mi riferisco ad alcune assenze improvvide, come i donatori di sangue, ma è di questi giorni una polemica, devo dire un po' cinica, nei confronti dei familiari di ragazzi e bambini disabili, che vedrebbero messi in discussione addirittura i tre giorni di permesso, previsti dalla legge n. 104 del 1992.
Allora, capisco che parlare dei fannulloni è fonte di grande successo. Non nego che lei avrà avuto centinaia di migliaia di e-mail. Forse con quei cittadini bisognerebbe entrare in una seria interlocuzione, per capire le ragione del loro scontento nei confronti dei servizi che non funzionano. Magari troveremo che alla radice delle ragioni dello scontento non c'è un dipendente poco attento o scortese, ma invece un turnover che non è stato eseguito, un organico che non è all'altezza dei bisogni di un servizio che va erogato, o forse una retribuzione che non è stata erogata, anzi che è stata tagliata con il decreto-legge n. 112 del 2008, di recente approvazione.
Allora, signor Ministro, nell'esprimere il dispiacere per non aver condiviso le argomentazioni che lei ha portato in quest'Aula, le assicuriamo che anche noi siamo per più qualità, più efficienza, più garanzie per i cittadini e per una pubblica amministrazione come si merita il nostro Paese. Sappiamo, però, che per fare questo servono riforme. Le vignette fanno sorridere per una stagione.

(Problematiche inerenti al finanziamento e al presunto ruolo dell'UCOII in relazione al progetto di realizzazione della moschea di Bologna - n. 2-00001)

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00001, concernente problematiche inerenti al finanziamento e al presunto ruolo dell'UCOII in relazione al progetto di realizzazione della moschea di Bologna (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo brevemente perché ci sono alcuni elementi nuovi che fanno riferimento all'interpellanza medesima, che parte da una constatazione, cioè dall'atteggiamento della giunta di Bologna sulla costruenda moschea.
Chi è di Bologna, ma anche di fuori, sa che l'ipotesi originaria era di una moschea di amplissime dimensioni, con annesso centro di cultura islamica, probabilmente la più grande d'Italia, costruita con finanziamenti non chiari, sulla quale si è innescato un dibattito che ha interessato non soltanto l'opinione pubblica bolognese ed emiliano-romagnola, ma direi di tutta l'Italia. Infatti, ne hanno parlato i quotidiani nazionali. Ora, dopo numerosi confronti, anche aspri, tra l'opinione pubblica ed il sindaco, quest'ultimo improvvisamente ha fatto marcia indietro, chiamando in causa anche l'UCOII, definendolo, giustamente da questo punto di vista, come un centro che non ha rapporti chiari al proprio interno e - cito testualmente - un problema per l'intero Paese, motivandoPag. 8in questo modo - perché è l'UCOII che si sarebbe assunto la gestione della moschea - il diniego della giunta comunale di Bologna alla definizione di un progetto di moschea e alla costruzione della moschea vera e propria, così come era stato originariamente pattuito tra l'UCOII e la giunta Cofferati. È stato chiamato in causa - lo dico al Governo - il Governo stesso, dicendo che la natura dell'UCOII è un problema anche del Governo, che la deve definire, quasi che per argomentare il proprio diniego, dopo aver detto di essere a favore, fosse responsabilità del Governo definire la natura dell'UCOII e procedere di conseguenza.
A parte l'ovvia considerazione che, allora, spettava al sindaco definire, prima di stabilire progetti veri e propri su questa moschea, la natura e la funzione dell'UCOII, perché molti di noi avevano evidenziato, ad ogni piè sospinto, le ambiguità di questa associazione e le affermazioni pericolose di alcuni componenti, anche bolognesi, in occasione, due anni fa, di un convegno della comunità musulmana nel palazzo dello sport di Bologna stessa.
Ora, proprio perché viviamo una situazione particolare, tutti sanno che la basilica di San Petronio è oggetto di controllo da parte delle forze dell'ordine, perché sono stati arrestati degli estremisti che progettavano un attentato alla medesima, oltre che alla metropolitana di Milano, due anni fa, e che, ancora oggi, la basilica, che è il gioiello di Bologna, direi il segno emblematico della civiltà della tradizione bolognese: uno splendido gioiello che contiene, però, un quadro che raffigura Maometto all'inferno, un quadro medievale, e che è oggetto di minacce (i cittadini possono entrarvi soltanto in momenti particolari). Detto questo, la giunta di Bologna sta continuando le trattative con la comunità islamica per la definizione di un altro centro islamico, in una zona diversa, ovviamente più circoscritta.
L'interpellanza fa riferimento a queste circostanze per porre in rilievo e chiedere al Governo una precisa risposta, avendo il sottoscritto già registrato la totale insoddisfazione rispetto alle risposte del Governo precedente per quanto riguarda: la natura del rapporto tra l'UCOII e l'estremismo islamico; il ruolo e la funzione delle moschee; i collegamenti fra settori dell'estremismo islamico e settori no global presenti a Bologna, con ripetuti assalti al centro di permanenza temporanea; il fatto che, qualche mese fa, quasi un anno fa, su un immigrato extracomunitario, che è stato fermato dalle forze dell'ordine, furono trovati i numeri telefonici di un esponente di minore rilievo del Governo Prodi e di un esponente locale dell'estrema sinistra.
Di fronte a questo, chiedo, soprattutto, di chiarire la natura dei finanziamenti, se sono a conoscenza del Governo, e di fare indagini, ove, eventualmente, non ne fosse a conoscenza, sui finanziamenti della costruenda moschea, e, soprattutto, sul ruolo e sulla funzione del centro di Segrate, da cui dipendono tutti gli elementi che definiscono la struttura della moschea, che, ancora oggi, propongono la costruzione della medesima a Bologna.
Per questo, chiedo: se il Governo conosca chi siano i finanziatori e, ovviamente, da dove provengano; quale sia la natura dei collegamenti fra l'UCOII e i Paesi esteri e, ovviamente, se si disponga di elementi che rassicurino l'opinione pubblica in merito al rispetto dei principi della Costituzione repubblicana; se le misure di sicurezza a suo tempo adottate in relazione al mancato attentato alla basilica di San Petronio siano ancora in essere e se siano stati scoperti altri collegamenti, di cui ha parlato la stampa, fra determinati estremisti ed il terrorismo internazionale.
Ho già chiesto prima se risulti al Governo un qualche collegamento tra settori dell'estrema sinistra e dei no global - alcuni settori, non generalizzo - ed elementi dell'estremismo islamico, con riferimento a quanto accaduto al centro di permanenza temporanea.
Il tutto, signor sottosegretario, in riferimento anche agli arresti del 9 agosto di estremisti islamici, che arruolavano suicidi da mandare in Iraq e in Afghanistan, arresti avvenuti a Bologna, che inducono ad una preoccupazione, perché basta leggerePag. 9i verbali: i particolari sugli obiettivi che si proponevano e che si propongono ancora sono raccapriccianti.
Questi due elementi li aggiungo adesso - ne ho fatto oggetto di un'interpellanza in agosto, ma il Parlamento, ovviamente, non era in seduta - perché confermano il quadro che ho presentato al Governo.
Credo che l'opinione pubblica bolognese non possa che essere inquieta proprio alla luce degli ultimissimi elementi di pochi giorni fa, la scoperta di una cellula più vasta ed estremamente preoccupante, una cellula che recluta estremisti da mandare in quei Paesi (e spero che non vadano né là né qua, ovviamente). Per cui il quadro che ho presentato - e concludo - è estremamente preoccupante per tutta l'opinione pubblica bolognese, che desidera essere rassicurata dal Governo in merito a queste vicende; in presenza peraltro, insisto, di parecchie interpellanze presentate dal sottoscritto al Governo Prodi rimaste o senza risposta o avvolte da una reticenza, che non può essere qualificata in altro modo che ambigua e pericolosa.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Alfredo Mantovano, ha facoltà di rispondere.

ALFREDO MANTOVANO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, tra i compiti del Governo e in particolare del Ministero dell'interno rientra anche quello di monitorare le differenti realtà associative composte in tutto o in parte da stranieri, anche di matrice religiosa, presenti nel territorio nazionale, per garantire il difficile equilibrio tra l'esercizio della libertà religiosa costituzionalmente garantita e il rispetto dei nostri principi costituzionali e di civiltà. Negli ultimi anni è stata dedicata particolare attenzione alla questione riguardante i rapporti tra il radicalismo di matrice islamica e il terrorismo.
Un riscontro concreto, come già ella ricordava qualche istante fa, nel territorio emiliano dell'impegno profuso in tale direzione è stato un'importante operazione di polizia conclusa in agosto con l'arresto di un gruppo di soggetti, per lo più di origine tunisina, gravitanti tra Bologna, Imola e Faenza, accusati dei delitti di associazione con finalità di terrorismo internazionale e truffa in danno di imprese assicuratrici. Le indagini sulla cellula avviate nel mese di agosto 2005, all'indomani degli attentati di Londra, hanno rivelato l'esistenza in Italia di una struttura dedita al reclutamento, all'indottrinamento e all'addestramento dei propri adepti, militanti jihadisti, destinati a raggiungere luoghi di conflitto, quali l'Iraq e l'Afghanistan, per compiere atti di terrorismo. La mattina del 9 agosto la DIGOS di Bologna, in collaborazione con il commissariato di Polizia di Imola e con la DIGOS di Ravenna, ha dato esecuzione a cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere e a ventitré perquisizioni domiciliari delegate dalla procura della Repubblica del capoluogo emiliano.
Ella chiede notizie e una valutazione sul progetto di costruzione di una moschea alla periferia di Bologna e su questioni correlate. La risposta sarà necessariamente piena di distinzioni e di precisazioni, in coerenza con la complessità della realtà di fatto. Va detto che il Centro di cultura islamica, ivi presente e referente di una parte della comunità islamica del luogo, riflette al proprio interno l'articolata e talora contraddittoria realtà del panorama islamico nazionale. Il centro aderisce all'UCOII (Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italia), sodalizio che, in base ai propri dichiarati intenti costitutivi, punta a fornire alle comunità di musulmani una serie di servizi di carattere legale e amministrativo, con ciò avendo di mira l'obiettivo di diventare la sola o quantomeno la principale rappresentanza di fronte allo Stato italiano.
L'UCOII è da tempo considerata un'organizzazione di orientamento radicale, e si è trovata spesso al centro di polemiche dentro e fuori gli ambienti islamici. È sufficiente ricordare il manifesto pubblicato dall'UCOII nell'agosto del 2006, che assimilava lo Stato di Israele al nazionalsocialismoPag. 10e negava l'unicità della Shoah. Premesso che il presidente dell'UCOII era stato ammesso come componente della Consulta per l'Islam italiano, istituita nel Ministero dell'interno, va ricordato l'atteggiamento della medesima organizzazione in occasione della predisposizione della Carta dei valori: mentre tale documento aveva riscontrato l'adesione della maggior parte dei componenti della Consulta, l'UCOII, dopo ripetute richieste esplicite del Consiglio scientifico ai fini dell'assunzione di una posizione ufficiale, ha espresso un consenso parziale e con riserve, ne ha sminuito il significato complessivo e, alla fine, ha evitato di pronunciarsi per l'adesione. Con ciò, l'UCOII si è posta in una posizione dialettica con altre associazioni islamiche e con altri componenti della Consulta; il risultato è stato che durante il precedente Governo la Consulta, a causa delle divisioni al proprio interno, non è stata mai più convocata, né è stata convocata dall'avvio dei lavori di questo Governo.
Per quanto si proponga di fornire servizi ai musulmani residenti in Italia, l'UCOII non solo è stata oggetto di controversie per le sue posizioni su Israele, gli Stati Uniti e l'Occidente in genere, ma pure per il suo legame con la posizione che gli studiosi chiamano «neo-tradizionalista», più favorevole alla costituzione di comunità separate all'interno delle nazioni occidentali che a una vera integrazione. Per questo nei confronti di organizzazioni legate direttamente o indirettamente all'UCOII, è doveroso mantenere una posizione di studio e di attento esame di ogni vicenda che le interessi in concreto, per evitare fughe in avanti o accordi non sufficientemente meditati.
Va ricordato che il punto di riferimento ideologico dell'UCOII è rappresentato dai Fratelli musulmani, il cui pensiero ha costituito la base ideologica di numerosi gruppi islamici militanti tra cui, dal 1987, Hamas (soprattutto per quanto riguarda l'attenzione ai profili socio-assistenziali). Questo, al momento, non è sufficiente per ritenere l'attuale sussistenza, tra l'UCOII e altri Stati, di collegamenti da cui presumere concreti pericoli per la sicurezza in Italia. È una valutazione «allo stato», che va costantemente aggiornata.
Nel 2003 il comune di Bologna ha assegnato al Centro di cultura islamica - in comodato d'uso gratuito e fino alla realizzazione della nuova moschea - la sede di via Pallavicini n. 13, nella quale vengono svolte anche attività di culto. Sempre nel 2003, il comune ha avviato l'iter per la permuta di un terreno di proprietà dell'Ente di gestione dei beni islamici in Italia (associazione aderente all'UCOII, con sede legale a Segrate, il cui statuto è stato registrato ad Ancona nel 1998), con un altro terreno di proprietà dello stesso comune, al fine di costruirvi una moschea. L'amministrazione comunale in carica ha proseguito il procedimento finalizzato alla permuta, subordinando quest'ultima alla stipula di un Protocollo d'intesa con il Centro culturale islamico. Tale Protocollo contemplava l'adesione del Centro alla Carta dei valori emanata dal Ministero dell'interno; la costituzione di una Fondazione cui affidare la titolarità dell'area, degli edifici e delle attività; la previsione statutaria di un organo di controllo e di garanzia nominato pariteticamente, per verificare la provenienza dei fondi e per garantire il rispetto delle leggi italiane ed europee in tema di libertà religiosa e di diritti dell'infanzia e delle donne.
Mentre su quest'ultimo punto i rappresentanti del Centro hanno mostrato la loro disponibilità, designando quali membri dell'organo di controllo due degli attuali componenti del proprio direttivo, in ordine alla costituzione di una Fondazione con le caratteristiche richieste dall'amministrazione comunale essi hanno manifestato un rifiuto (mentre sulla questione più generale della condivisione della Carta dei valori si è già detto prima).
L'iter di permuta è stato, conseguentemente, sospeso, considerata l'importanza che, nell'ottica del comune, tale Fondazione avrebbe dovuto rivestire ai fini della trasparenza della gestione e dell'organizzazione della nuova moschea. Tuttavia, le problematiche correlate alla moschea, cosìPag. 11come quelle inerenti al funzionamento del Centro, continuano ad essere tenute in considerazione per rilevare eventuali connessioni tra i soggetti che frequentano il Centro e i sostenitori del radicalismo islamico.
In merito al reperimento dei fondi per l'edificazione del nuovo centro di culto, non risulta che l'amministrazione comunale abbia stanziato denaro. Gli oneri dovrebbero essere sostenuti, con contributi volontari, dalla stessa comunità islamica bolognese. È questa, infatti, la tradizionale modalità dei musulmani per finanziare le attività dei propri centri e le eventuali acquisizioni di immobili. Tale sistema di sovvenzioni è denominato zakat (contribuzione individuale prevista dal Corano e dalla Shari'a).
Non si è, invece, in possesso di sufficienti elementi informativi in ordine all'identità dei finanziatori del Centro di Segrate; la questione è, comunque, oggetto dell'attività di indagine da parte delle Forze dell'ordine, inquadrandosi essa nel più ampio sistema di controllo e monitoraggio delle realtà associative islamiche presenti in Italia.
Per quanto riguarda il programmato e non realizzato attentato alla Basilica di San Petronio, la vicenda è emersa nel febbraio del 2006 a seguito di un'attività investigativa: l'edificio era stato individuato come obiettivo di un possibile atto terroristico per la presenza, nella cappella dei Re Magi, di un affresco di Giovanni da Modena raffigurante la cacciata di Maometto dall'inferno. Le cellule che avrebbe dovuto realizzare il progetto operavano tra Francia, Algeria e Marocco. Proprio in questi Paesi nordafricani sono stati tratti in arresto due dei principali ispiratori dell'attentato; con le loro dichiarazioni è stato possibile identificare e localizzare sul territorio nazionale alcuni componenti della cellula potenzialmente coinvolta. Tali soggetti sono risultati in collegamento con le filiere internazionali che reclutavano volontari jihadisti per prendere parte al conflitto iracheno. A seguito degli sviluppi investigativi, sono stati adottati dal Ministro dell'interno, ai sensi della normativa antiterrorismo, sette decreti di espulsione nei confronti di stranieri di origine magrebina residenti in Italia, coinvolti nella progettazione dell'attentato. La Basilica di San Petronio è ancora oggetto di un articolato dispositivo di protezione, assicurato dalla polizia di Stato, dall'Arma dei carabinieri e dalla guardia di finanza.
Per quanto riguarda infine gli ipotetici collegamenti tra settori dei cosiddetti no global e ambienti o personaggi legati all'estremismo islamico, non si hanno al momento in Italia riscontri circa l'esistenza di legami tra dette realtà. Non risulta, cioè, alcuna relazione documentata tra militanti dell'estremismo islamico e quelli della sinistra antagonista bolognese. La vigilanza permane comunque alta, dal momento che offerte di collaborazione rispetto alle frange più violente del mondo «antiglobalista» sono venute, anche pubblicamente, da figure di rilievo del radicalismo islamico internazionale ed episodi, o almeno tentativi di collusione e di collaborazione, sono stati rilevati dalle autorità di pubblica sicurezza in altre nazioni, anche se - lo ripeto - per il momento non in Italia.

PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto per la risposta dettagliata e precisa del Governo e in particolare del sottosegretario Mantovano. Mi limito solo a svolgere due brevi annotazioni: esprimo l'auspicio - che comunque è stato già riaffermato - che vi sia un controllo sulla Piazza maggiore e sulla Basilica di San Petronio e che vi sia una verifica dei collegamenti tra i settori - non dico tutti - della sinistra antagonista - come il sottosegretario Mantovano li ha definiti - e i settori più estremi di un certo integralismo islamico e ciò proprio sulla base delle notizie che sono state diffuse; auspico, quindi, un controllo permanente.
La domanda che però mi pongo e che rivolgo al Governo è quella di conoscere come una comunità di limitate dimensioniPag. 12come quella islamica di Bologna - desidero non fare di ogni erba un fascio, perché mi rendo conto che ovviamente non si può criminalizzare un'intera comunità per le responsabilità di poche persone - abbia trovato tanti fondi (e ne ha altri ancora) per finanziare la costruzione di una moschea, di un centro islamico e così via. Non mi riferisco tanto al finanziamento di Segrate, quanto ai contributi volontari che, stante anche le condizioni di relativa indigenza della comunità medesima, a mio modo di vedere, sono difficili da spiegare come una pura contribuzione, dal momento anche che i praticanti della comunità islamica, coloro che si ritengono motivati ad aderire strettamente ad una contribuzione così significativa, sono pochi.
Questi sono gli interrogativi che permangono. Tuttavia mi dichiaro soddisfatto della risposta del Governo e lo invito, sapendo di trovare una piena disponibilità, a perseverare in questa opera di prevenzione, ovviamente senza fare di ogni erba un fascio, ma con attenzione e vigilanza.

(Lavori di straordinaria manutenzione della torre campanaria del Duomo di Modena (detta Ghirlandina) e relativa copertura dei ponteggi - n. 2-00045)

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Barbieri se intende illustrare la sua interpellanza n. 2-00045, concernente lavori di straordinaria manutenzione della torre campanaria del Duomo di Modena (detta Ghirlandina) e relativa copertura dei ponteggi (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

EMERENZIO BARBIERI. No, signor Presidente.

PRESIDENTE. Scusate, colleghi, sto seguendo esattamente l'ordine delle interpellanze. Sapevamo che vi erano problemi di ritardo, ma a questo punto non vi sono, perché l'interpellante e l'interpellato sono presenti in aula: io seguo l'elenco. Scusatemi, ma se poi fra di voi vi sono altri problemi li dovevate comunicare alla Presidenza.
Onorevole Barbieri, intende illustrare la sua interpellanza?

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, rinunzio e mi riservo di intervenire in sede di replica, dopo aver ascoltato la risposta del sottosegretario.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Francesco Maria Giro, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO MARIA GIRO, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Con riferimento alle problematiche evidenziate dall'onorevole interpellante in merito alle azioni di competenza del Ministero per i beni e le attività culturali inerenti il restauro della Torre Ghirlandina di Modena, si riferisce quanto segue.
Nel corso del 2006, la soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici dell'Emilia Romagna ha autorizzato il Comune di Modena ad eseguire lavori urgenti ed indifferibili sulla Torre Ghirlandina, dopo il verificarsi di pericolosi distacchi di materiale lapideo.
La soprintendenza svolge regolarmente attività di tutela e vigilanza sull'intervento in questione, partecipando, tra l'altro, al Comitato scientifico appositamente costituito dal Comune di Modena per redigere il progetto completo di consolidamento e restauro del paramento murario della Torre; di detto Comitato, fanno parte anche la soprintendenza per i beni archeologici, oltre che la responsabile della gestione del sito Unesco.
Con la nota del 13 luglio 2007 a firma del capo di gabinetto dell'allora Ministro Rutelli, cui l'onorevole interpellante fa riferimento, il Ministero ha inteso fornire, con riferimento alle previsioni dell'articolo 49 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, indirizzi e criteri generali per l'utilizzo a fini pubblicitari delle coperture dei ponteggi predisposti per l'esecuzione di interventi su edifici vincolati.Pag. 13
In tale nota, effettivamente, si sottolinea come - e cito testualmente - «sarebbe auspicabile che i teli protettivi dei ponteggi necessari per la conduzione di interventi su edifici vincolati fossero realizzati in modo da raffigurare sempre la facciata dell'edificio coperto dai ponteggi, in modo da non alterare i rapporti prospettici» - sto citando sempre la nota - «e le visuali delle quinte architettoniche così come consolidatesi nel tempo», giungendo tuttavia alla conclusione che la prescrizione di una tale soluzione per i cantieri edilizi rientri nella competenza dell'ente locale.
Il Comune di Modena ha ritenuto che la copertura del ponteggio potesse essere occasione per un'iniziativa di valore culturale e di promozione della città e si è rivolto all'artista Mimmo Paladino per realizzare un'opera d'arte consistente in un telo decorato.
In applicazione dell'indirizzo interpretativo manifestato con la predetta nota del 13 luglio 2007, di cui abbiamo citato un ampio passaggio, la soprintendenza di Bologna e la direzione regionale dell'Emilia Romagna del Ministero, non hanno ritenuto di intervenire in ordine a tale scelta, in considerazione del triplice rilievo, secondo cui: anzitutto, non si trattava di installare mezzi pubblicitari, bensì un'opera d'arte; comunque, una raffigurazione della facciata della Torre non avrebbe potuto evitare (date le caratteristiche strutturali e di inserimento paesaggistico del manufatto, in relazione al rapporto tra base ed altezza della Torre e degli edifici circostanti) una significativa alterazione dei rapporti prospettici e delle visuali consolidati; in ogni caso, la individuazione della copertura dei ponteggi sulla Ghirlandina rientrava nelle competenze del Comune di Modena.
L'operato degli organi periferici del Ministero sembra non essersi discostato dalla circolare del 13 luglio 2007 sopracitata. Ma è proprio l'interpretazione fornita da tale circolare che si presta a talune critiche e che ha mostrato la propria inadeguatezza nel caso segnalato dall'onorevole Barbieri.
Difatti, su un piano generale, non è condivisibile l'attribuzione esclusiva all'ente locale - affermata da tale circolare - del potere di scegliere la copertura dei ponteggi.
Tale indirizzo, difatti, è ingiustificatamente limitativo del ruolo attribuito dalla legge agli organi statali preposti alla tutela del patrimonio culturale.
Infatti, tale tutela comprende anche l'individuazione delle modalità realizzative strumentali all'esecuzione degli interventi conservativi in senso stretto, a cominciare dalle coperture dei ponteggi.
In questo caso, poi, non risultano agli atti delibere del Consiglio comunale di Modena che approvino la scelta di quel tipo di copertura e di quel particolare artista.
Queste considerazioni valgono sia nell'ipotesi in cui si tratti di installazioni pubblicitarie (ipotesi espressamente prevista dall'articolo 49, comma 1) sia nell'ipotesi in cui, com'è avvenuto nel caso in esame, al cantiere si intenda associare la realizzazione temporanea di un'installazione o di un evento culturale.
In entrambi i casi, la valutazione di compatibilità della copertura dovrà effettuarsi, considerando assolutamente prioritarie le esigenze di salvaguardia relative all'aspetto, al decoro e alla pubblica fruizione dei beni vincolati.
Si aggiunga che - come del resto sottolinea l'onorevole Barbieri - la considerazione di tali aspetti non può prescindere dal tener conto specificamente del valore identitario che la collettività attribuisce al bene vincolato e del significato dell'installazione che, per una durata più o meno lunga, si ipotizza di realizzare sulla copertura dei ponteggi.
In questo senso, il Ministero intende porre mano ad una modifica degli indirizzi precedentemente impartiti.
Merita, sicuramente, di essere confermato il condivisibile indirizzo di riprodurre, per quanto possibile, il profilo architettonico, sulla copertura dell'immobile. Devono, invece, essere chiariti gli elementi di ambiguità sopraevidenziati, al fine di adottare su tutto il territorio nazionalePag. 14comportamenti univoci ed adeguati alle esigenze complessive di tutela del patrimonio culturale.

PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri ha facoltà di replicare.

EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, in merito agli argomenti riferiti in questa sede dal Governo per bocca del sottosegretario Giro non posso che dichiararmi soddisfatto. Al sottosegretario Giro non sfugge (d'altra parte, la sua risposta riguardo tali questioni è stata abbastanza chiara) che dovremmo orientarci a trattare in modo diverso, rispetto ad altro, i beni che sono patrimonio mondiale dell'Unesco. Credo, infatti, che sia necessario che lo Stato ponga una particolare attenzione su questi beni. Spero, altresì, che non sia sfuggito - e la risposta lo conferma - che spendere 200 mila euro per coprire dei ponteggi significa, signor Presidente, che non è vero che gli enti locali non hanno soldi: ne hanno, ma il problema è che spesso li utilizzano male.
Resta, comunque, un dato, sottosegretario Giro e lei con molta eleganza, com'è nel suo costume, lo ha citato, senza metterlo sotto accusa: l'atto di indirizzo del gabinetto del Ministro Rutelli del 13 luglio dello scorso anno rappresenta uno degli infortuni peggiori in cui un Governo possa cadere. Ma come si fa a scrivere in un atto di indirizzo: «sarebbe auspicabile»? Spero che ciò non sfugga a nessuno: è incredibile, si realizza un atto di indirizzo e si scrive: «sarebbe auspicabile». O è possibile o non è possibile! Nella mia cultura e formazione democristiana non ho mai saputo che l'auspicio sia un atto di indirizzo: l'auspicio è qualcosa di generico, a cui qualcuno può attenersi. Nella fattispecie, il sindaco di Modena si è altamente «fregato» anche del fatto che l'atto di indirizzo sia stato emanato dal gabinetto di un Ministro del suo Governo. Inoltre, sottosegretario Giro, non le è sfuggito - e la ringrazio - che in ordine ad una questione di tale genere, di tale rilevanza ed importanza sia stato tagliato fuori totalmente il consiglio comunale. Il consiglio comunale di Modena non è stato assolutamente investito di tale questione. Capisco l'autonomia, capisco tutto, ma credo che anche su ciò dovremmo svolgere una riflessione.
Su materie così delicate non possiamo pensare di andare avanti in una direzione per la quale i rappresentanti dei cittadini non hanno la possibilità di intervenire e di discutere. Credo che la cosa sia obiettivamente grave.
Signor sottosegretario, la ringrazio perché credo che, per quanto riguarda la risposta che poteva dare il Governo, non ce n'era, obiettivamente, un'altra possibile.

(Ritiro dell'interpellanza Cera n. 2-00038)

PRESIDENTE. Avverto che l'interpellanza Cera n. 2-00038, concernente l'applicazione delle nuove modalità per le comunicazioni obbligatorie on line da parte dei datori di lavoro alle aziende agricole, è stata ritirata dai presentatori.

(Problemi occupazionali presso lo stabilimento di Trani della Franzoni Filati Spa - n. 3-00028)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Pasquale Viespoli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Boccia n. 3-00028, concernente problemi occupazionali presso lo stabilimento di Trani della Franzoni Filati Spa (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, innanzitutto credo sia opportuno evidenziare che la vicenda occupazionale della società Filatura di Trani non ha, finora, determinato una richiesta delle parti sociali al Ministero del lavoro per un incontro formale sulla situazione occupazionale della citata impresa.
Tanto premesso, rispetto alle questioni poste dagli interroganti, credo sia opportunoPag. 15partire dalla costituzione della società Filatura di Trani avvenuta nel 1990, quale impresa inserita nel gruppo Franzoni Filati Spa, con sede legale a Esine, in provincia di Brescia.
Nel corso dei primi anni di attività, il dato occupazionale fa registrare un andamento via via sempre più positivo, tanto che nel 1994 e nel 1998 vengono firmati accordi integrativi aziendali con la previsione dell'erogazione di indennità aggiuntive legate alla presenza e alla produttività.
Il 31 dicembre 2002, la società Filatura di Trani viene fusa, per incorporazione, con la Franzoni Filati Spa, unitamente ad altre società del gruppo.
Nel corso del 2005, a causa di intervenute problematiche di carattere economico, legate alla produzione e al mercato, viene sospeso il premio di produttività da attribuire ai lavoratori e la Franzoni Filati Spa fa ricorso prima al trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale, nel periodo compreso tra il 21 marzo 2005 e il 21 marzo 2006, poi alla contrattazione di solidarietà, a partire da quest'ultima data e fino al 20 marzo 2008.
Infine, sempre con riferimento allo stabilimento di Trani e per l'intero organico, l'azienda Franzoni Filati ha presentato presso le competenti strutture del Ministero, un programma di crisi aziendale per cessazione di attività, per il periodo dal 17 settembre 2007 al 16 settembre 2008.
Il piano di gestione degli esuberi, a suo tempo presentato dall'azienda al Ministero del lavoro, prevedeva: per 8 lavoratori, il ricorso alla mobilità lunga; per 15-20 lavoratori, il trasferimento presso altre unità produttive della stessa impresa e per il rimanente personale la possibilità di rioccupazione in diversi settori.
Sotto quest'ultimo profilo, cioè per quanto riguarda le iniziative più direttamente finalizzate al mantenimento dei livelli occupazionali attraverso azioni di politica attiva, risulta che la regione Puglia sta seguendo la vicenda dal maggio 2007 e che lo stesso Ministero dello sviluppo economico si è mosso in tal senso, tanto che si è tenuto un incontro, il 5 settembre 2007, presso il medesimo Ministero. Ad esso hanno preso parte i rappresentanti dell'azienda, della provincia di Bari, del comune di Trani, delle organizzazioni sindacali nazionali di categoria, territoriali e le RSU.
La società, in quella sede, in quella circostanza, ha manifestato la volontà di procedere alla chiusura dello stabilimento di Trani, fondando questa scelta sull'andamento negativo del mercato e sulla crescente concorrenza dei Paesi terzi che impongono all'azienda, per ridurre i costi di produzione ed incrementare la produttività, di raggruppare l'intera produzione nel sito di Esine.
La stessa società, anche al fine di preservare la stabilità occupazionale dell'area interessata, ha manifestato la propria disponibilità a concorrere, attraverso la destinazione di proprie risorse, alla realizzazione di un progetto di riconversione del sito produttivo di Trani in un centro commerciale o di servizi.
Lo scorso 31 luglio, a seguito di apposita convocazione sollecitata dalle parti, si è tenuto presso la provincia di Bari un incontro tra le organizzazioni sindacali e i responsabili della società Franzoni, al fine di pervenire ad un accordo per l'inoltro alla regione Puglia dell'istanza di concessione della cassa integrazione straordinaria in deroga e, quindi, evitare la cessazione del rapporto di lavoro per i 155 lavoratori interessati dalla procedura di mobilità di cui agli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991 (procedura già avviata dalla Franzoni filati Spa in data 16 maggio 2008).
Nel corso di questa riunione - quella, appunto, del 31 luglio - dopo l'esposizione del piano da parte della società Franzoni e al termine di una lunga e tesa discussione tra le parti intervenute, l'accordo non si è raggiunto, in quanto, in particolare, un'organizzazione sindacale (UILTA-UIL) ha ritenuto inconsistente il progetto imprenditoriale presentato perché carente di un preciso piano industriale.
In vero, il ricorso alla cassa integrazione in deroga avrebbe comportato una dilazione del beneficio a favore dei lavoratori,Pag. 16in attesa del rilascio, da parte della regione Puglia, delle autorizzazioni necessarie alla realizzazione del succitato parco commerciale.
Risulta comunque che le parti interessate, le istituzioni locali e il Ministero dello sviluppo economico continuino ancora a mantenere i necessari contatti al fine di pervenire quanto prima ad una soluzione positiva e definitiva della vicenda, anche in considerazione della durata limitata degli ammortizzatori sociali.

PRESIDENTE. L'onorevole Boccia ha facoltà di replicare per cinque minuti.

FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, purtroppo non sono assolutamente soddisfatto. Certamente il sottosegretario Viespoli ha ricostruito, con l'aiuto degli uffici, questa vicenda e probabilmente gli uffici, d'accordo con il Ministero dello sviluppo economico, non la hanno ricostruita nel migliore dei modi. Non a caso, infatti, l'interrogazione parlamentare n. 3-00028, presentata dal sottoscritto e dai colleghi Concia, Ria, Mastromauro, Grassi, Ginefra, Servodio e Vico, era rivolta alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al Ministero del lavoro e al Ministero dello sviluppo economico.
Sottosegretario Viespoli, la vicenda della Filatura di Trani è uno di quei casi che si inserisce in quell'alto numero di vicende che caratterizzano gruppi industriali di rilevanza e di dimensioni nazionali. Certamente, sulla carta intestata la Franzoni Filati è un'azienda importante, anche storica nel suo settore, la quale ha tutt'ora 33 milioni di euro di capitale sociale interamente versato ed aveva una serie di stabilimenti in giro per l'Italia che, ad un certo momento, da quel momento di crisi in poi, dal 2005 in poi, ha gestito con gli strumenti che la normativa italiana consente, con gli ammortizzatori sociali che il Ministero del lavoro, sia nell'ultimo Governo Berlusconi che nello scorso Governo Prodi, avevano in qualche modo sostenuto, promettendo ristrutturazioni, non chiusure o riconversioni.
Di fatto, i Governi italiani hanno sostenuto questo gruppo per processi di riconversione che non sono mai avvenuti e gli stabilimenti chiusi sono stabilimenti (mi riferisco a quello di Trani) che hanno ottenuto risorse pubbliche (mi riferisco agli investimenti effettuati con la legge n. 488 del 1992) e che, ad un certo punto, hanno ottenuto risorse pubbliche - quelle sul lavoro - in relazione ad accordi firmati presso lo stesso Ministero del lavoro, i quali prevedevano una ristrutturazione industriale, a fronte di piani industriali.
La cosa imbarazzante è che il rappresentante del Ministero dello sviluppo economico, il sottosegretario Ugo Martinat che oggi non è qui, il 4 settembre scorso - e si tratta di qualcosa di oggettivamente imbarazzante, signor Presidente - ha comunicato che il Ministero si sarebbe attivato, anche sulla base di una richiesta avanzata dalla collega Carlucci, per tentare di risolvere la situazione dei lavoratori della Franzoni Filati Spa. Peccato che il primo agosto sia partita la lettera della Franzoni Filati Spa che prevedeva i licenziamenti che sono arrivati il 10 agosto scorso.
Il Governo della Repubblica, quindi, il 4 settembre ha comunicato al territorio e, quindi, ai lavoratori che ci si stava attivando per trovare una soluzione. Probabilmente il Ministero dello sviluppo economico non sapeva di cosa si stesse parlando e ciò ha provocato disorientamento, perché ci sono 160 famiglie che oggi sono di fatto in mobilità, e nessuno si è reso conto che in realtà queste famiglie, questi padri di famiglia, queste persone avevano ricevuto una lettera di licenziamento un mese prima.
Quello che le è stato detto purtroppo non corrisponde al vero perché non è la regione Puglia che deve occuparsi del problema legato ad una trasformazione in centro commerciale di quello che è stato un sito industriale finanziato con fondi della legge 19 dicembre 1992, n. 488, e quindi concentrati sul Mezzogiorno. La richiesta della regione Puglia è di fatto inaccettabile e comunque la regione Puglia, da quello che ci dice, la sta valutandoPag. 17all'interno di un quadro di sviluppo commerciale che certamente non prevedeva questo sito.
Quando poi si afferma, me lo consenta, un po' strumentalmente che non tutte le organizzazioni sindacali non erano d'accordo, lei mi insegna che quando ci sono organizzazioni sindacali in disaccordo che non hanno...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCESCO BOCCIA... concludo signor Presidente, che non hanno iscritti, gli accordi si chiudono comunque. Evidentemente quell'organizzazione sindacale - mi riferisco alla UIL - ha un peso specifico molto alto in quell'impresa. Probabilmente, la stragrande maggioranza dei lavoratori è iscritta a quell'organizzazione, ecco perché quell'accordo non si è concluso; e non conosco un rappresentante sindacale che voglia il male dei propri iscritti.
Questa vicenda si iscrive, a mio avviso, in una delle peggiori vicende di gestione di risorse pubbliche effettuate in stabilimenti del Mezzogiorno.
Qui non stiamo parlando di un'azienda morta o che non c'è più, ma di un'azienda viva e vegeta, che opera sul mercato e che sta trasformando alcuni siti industriali finanziati con la legge n. 488 del 1992 in centri commerciali.
Vorrei che il Governo mi spiegasse se esista ancora la speranza di poter parlare di politica industriale nei siti che in questi anni sono stati finanziati con le risorse per il Mezzogiorno.
La vicenda di Trani, da questo punto di vista, rischia di diventare emblematica di come non si fa politica industriale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Ritardi nella realizzazione dell'ospedale Padre Pio a San Bartolomeo in Galdo (Benevento) - n. 3-00029)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere all'interrogazione De Girolamo n. 3-00029, concernente ritardi nella realizzazione dell'ospedale Padre Pio a San Bartolomeo in Galdo (Benevento) (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

FERRUCCIO FAZIO, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, onorevoli deputati, relativamente alla richiesta formulata dall'onorevole De Girolamo di prevedere una copertura territoriale minima che garantisca tempi di soccorso idonei e uniformi sul territorio nazionale, segnalo che il documento di cui all'articolo 3, comma 6, lettera b) del decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 1992, prevede in tal senso che per quanto attiene al soccorso sanitario primario esso dovrà estrinsecarsi per il periodo di tempo non superiore ad otto minuti per interventi in area urbana e venti minuti per le zone extraurbane, salvo particolari situazioni di complessità orografica che naturalmente possono, di volta in volta, essere prese in considerazione.
Bisognerà comunque operare per tendere ad un processo di razionalizzazione distributiva dei mezzi di soccorso - qui si allude evidentemente anche ad elicotteri - per garantire il massimo utilizzo in termini di risorse tecnologiche e umane anche attraverso schemi di convenzioni tipo e via dicendo. Questo è il primo punto; poi svolgeremo un commento generale riguardante quanto in essere dal punto di vista della ristrutturazione della sanità nella regione Campania.
In merito, invece, alla verifica sull'effettiva erogazione dei livelli di assistenza il decreto ministeriale del 17 giugno 2006, in attuazione della legge finanziaria per il 2006, ha istituito nell'ambito del Ministero un sistema nazionale di verifica e controllo sull'assistenza sanitaria: il Siveas.
Tale attività di verifica, che si esercita attraverso analisi e valutazioni di carattere generale piuttosto che con attività di natura tipicamente ispettiva su episodi o situazioni specifiche, viene effettuata dalPag. 18comitato permanente per la verifica dell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, di cui all'articolo 9 dell'Intesa Stato-regioni del 23 marzo 2005, tramite informazioni e dati quantitativi sui più diversi aspetti dell'assistenza sanitaria (dalla vigilanza sulla filiera alimentare alla sicurezza sul lavoro, dalle misure adottate in tema di accreditamento a quelle sui tempi di attesa, dalla spesa sostenuta per l'assistenza farmaceutica alla dimensione dell'offerta domiciliare e residenziale per gli anziani).
L'Intesa citata ha specificato che l'attività del comitato, il quale si avvale del supporto tecnico dell'Agenzia per i servizi sanitari regionali, si deve svolgere sulla base delle informazioni rilevate dal sistema di monitoraggio e garanzia del Servizio sanitario nazionale (decreto ministeriale del 12 dicembre 2001) e dai relativi flussi informativi afferenti al nuovo sistema informativo sanitario.
In particolare, in tema di servizi di emergenza, la dimensione valutata nella verifica sull'anno 2006 è stata quella relativa al numero di operatori sanitari addetti alle centrali operative per 100.000 abitanti, mentre per l'anno 2007 si intende rilevare la percentuale di interventi a massima priorità in area urbana con intervallo di tempo allarme-target di 8 minuti.
Le informazioni rilevate confluiscono in una valutazione complessiva relativa al livello di adempimento agli obblighi fissati dalla vigente normativa e dalle Intese Stato-regioni in materia. È certamente possibile ipotizzare di inserire - questa è una delle risposte - tra le dimensioni oggetto di verifica e monitoraggio da parte del comitato, anche la distanza dei presidi di pronto soccorso dai centri abitati ovvero il tempo di percorrenza, indicando i valori massimi ritenuti accettabili e idonei ad assicurare una rapida risposta alla richiesta di assistenza.
Ma veniamo ora al punto, a mio avviso, più importante in ordine al quale si giocheranno tutti gli aspetti succitati perché nessuno vuole negare che si tratta di situazioni che devono essere messe a posto. Infatti, relativamente alla specifica situazione della regione Campania, si evidenzia che le difficoltà gestionali della sanità pubblica in tale territorio costituiscono uno dei presupposti per cui il 13 marzo 2007 la regione ha sottoscritto con il Governo un Piano di rientro ai sensi della legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria 2005). Esso prevede l'impegno ad adottare puntuali provvedimenti di risanamento economico-finanziario e di riqualificazione del servizio sanitario regionale.
In particolare, nell'ambito di tali misure è prevista la riqualificazione e la ristrutturazione della rete ospedaliera, coerentemente con il principio di autosufficienza su base provinciale, sancito dal Piano ospedaliero regionale e nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza.
Il Piano, di durata triennale, si configura, peraltro, come strumento che possa consentire alla regione, nell'ambito della sua piena autonomia e responsabilità, di riportare il sistema sanitario a livelli di efficienza ed economicità, arginando quegli sprechi di risorse economiche, strutturali e umane e quelle inefficienze che fino ad oggi hanno alimentato la disomogeneità dell'offerta di sanità pubblica nel nostro Paese.
L'assessore alla sanità, sollecitato al riguardo, ha risposto per iscritto che solo dopo la verifica di conformità delle proposte elaborate rispetto ai vincoli del Piano di rientro (verifica che dovrebbe concludersi per il prossimo mese di ottobre) sarà possibile configurare la rete dei presidi ospedalieri nel territorio campano. Quanto detto si riferisce alla interrogazione in esame.
Colgo l'occasione, infine, per ricordare che i LEA, definiti con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 novembre 2001, sono stati oggetto di revisione da parte del precedente Governo che, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 aprile 2008, ha ridefinito il paniere dei servizi e delle prestazioni offerte dal Servizio sanitario nazionale.Pag. 19
A seguito di rilievi della Corte dei conti relativi alla mancata copertura finanziaria, il Ministro Sacconi ha disposto il ritiro del provvedimento.
Peraltro, questa amministrazione ha in essere un confronto serrato (ci vediamo oggi) con le regioni al fine di arrivare ad un documento condiviso che, nel rispetto di quanto espresso dall'organo di controllo, coniughi l'esigenza di manutenzione e di innovatività dei LEA con l'effettiva disponibilità di risorse per il servizio sanitario nazionale.

PRESIDENTE. L'onorevole De Girolamo ha facoltà di replicare, per cinque minuti.

NUNZIA DE GIROLAMO. Signor Presidente, mi ritengo soddisfatta e ringrazio il sottosegretario per la puntualità della risposta fornita.

(Utilizzo del fermo amministrativo dei beni mobili registrati da parte delle aziende concessionarie del servizio nazionale della riscossione - n. 3-00008)

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Daniele Molgora, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Vietti n. 3-00008, concernente l'utilizzo del fermo amministrativo dei beni mobili registrati da parte delle aziende concessionarie del servizio nazionale della riscossione (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

DANIELE MOLGORA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'onorevole interrogante richiama l'attenzione sul frequente utilizzo dell'istituto del fermo amministrativo dei beni mobili registrati da parte degli agenti della riscossione anche per il pagamento di crediti tributari di importo minimo, e chiede se si intenda emanare una circolare esplicativa per definire le procedure di notifica e di preavviso della predetta misura cautelare.
Al riguardo, si ritiene opportuno ricordare che l'articolo 86 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, nel disciplinare il fermo amministrativo dei beni mobili registrati, ha previsto che detta misura cautelare sia adottata esclusivamente nei confronti di soggetti che si siano resi morosi, trascorsi inutilmente sessanta giorni dalla notifica di una cartella di pagamento.
Con decreto interministeriale (Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'interno e con il Ministro dei trasporti) dovranno essere stabilite le modalità, i termini e le procedure per l'attuazione del fermo amministrativo. Detto schema di decreto, più volte riformulato in relazione alle osservazioni espresse dalle amministrazioni interessate, dovrà essere trasmesso al Consiglio di Stato per il prescritto parere. In proposito, l'Agenzia delle entrate ha fatto presente che le società del Gruppo Equitalia, titolari del servizio di riscossione, si attengono alle istruzioni emanate, in materia, dalla stessa agenzia. In tali istruzioni, in particolare, è stato previsto che gli agenti della riscossione provvedano, prima dell'iscrizione del fermo al PRA, all'invio di un preavviso di fermo contenente l'invito al debitore ad effettuare, entro venti giorni dal preavviso stesso, il versamento delle somme iscritte a ruolo che ricalca sostanzialmente la medesima procedura che era stata stabilita prima dell'esistenza di Equitalia. Tale misura, sulla base di direttive impartite, nel corso dell'anno 2007, da Equitalia alle proprie partecipate, non deve essere adottata per la riscossione di crediti di ammontare estremamente ridotto e, in ogni caso, deve essere preceduta dall'invio al debitore di un sollecito di pagamento.
A seguito dell'adozione delle predette direttive, peraltro, il numero dei contenziosi instaurati dai debitori per opporsi al fermo amministrativo dei veicoli risulta sensibilmente ridotto rispetto al passato, in una misura che, sulla base delle prime rilevazioni, è stimabile tra il 20 e il 30 per cento su base annua. Relativamente, poi, ai dati riferiti dall'interrogante circa ilPag. 20numero dei veicoli sottoposti a fermo amministrativo dall'inizio dell'anno 2008 nella provincia di Torino e le immatricolazioni effettuate nella stessa provincia nel medesimo periodo di tempo, l'agenzia delle entrate ritiene che non sia possibile porre in correlazione tali grandezze, tenuto conto che i fermi iscritti dalle società del gruppo Equitalia, nell'anno in corso, possono riferirsi a veicoli immatricolati sia nello stesso anno 2008 sia in anni precedenti.
Infine, il fermo amministrativo non comporta l'iscrizione di ipoteca sugli immobili dei contribuenti morosi, in quanto il fermo costituisce una misura cautelare diversa ed autonoma rispetto all'iscrizione di ipoteca, che verrebbe effettuata successivamente ad un fermo amministrativo soltanto nel caso di persistente inadempimento del debitore moroso. In ogni caso, sarà impegno personale fare un'attenta verifica delle procedure riguardo a questi fermi amministrativi e vedere se sia il caso di fornire ulteriori elementi esplicativi soprattutto sulla base dell'emanazione del decreto interministeriale, che è l'aspetto veramente importante.
Quindi, sulla base di quello verranno dati ulteriori chiarimenti sugli aspetti che possono presentare elementi di confusione o di indeterminatezza.

PRESIDENTE. L'onorevole Vietti ha facoltà di replicare, per cinque minuti.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatto perché il sottosegretario, correttamente, ha dato atto che manca un anello nella catena normativa che riguarda questa materia, cioè quello del decreto interministeriale che avrebbe dovuto disciplinare le procedure attuative del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973. Per cui, di fatto, ci troviamo in un limbo in cui soltanto quella nota dell'agenzia delle entrate del 2003 aveva raccomandato di inviare ai contribuenti un preavviso rispetto al fermo e poi Equitalia, che è subentrata nella funzione di riscossione, ha in qualche modo seguito quel filone. Tuttavia, purtroppo, questa previsione, che è estremamente generica - si parla di una raccomandazione che si emetta un preavviso prima del fermo amministrativo - nella pratica, in realtà, non offre garanzie sufficienti affinché il contribuente venga messo in condizione di essere informato della morosità e, quindi, possa prevenire il fermo con l'adempimento.
A proposito delle immatricolazioni ho riferito un dato che era stato riportato sui giornali cittadini, rispetto al quale non mi sento di giurare, ma certamente era un dato che indicava una quantità rilevante di esse; peraltro, lo stesso sottosegretario, dando atto che c'è un contenzioso che si attesta adesso intorno al 30 per cento, conferma che vi è una sofferenza in questa materia. Non c'è dubbio - ma la stessa interrogazione lo ammette - che non sempre il fermo amministrativo comporta l'iscrizione di ipoteca, tanto che nell'interrogazione si fa riferimento ai casi di fermo cui segue l'iscrizione di ipoteca, in cui il danno per il contribuente è ancora maggiore, soprattutto nell'ipotesi in cui il contribuente sia stato ignaro dell'esistenza del fermo. Il punto, infatti, è che il fermo può avvenire su beni mobili registrati, e in particolare su autoveicoli, che continuano a circolare mentre il proprietario ignora che si è proceduto con questo provvedimento di carattere amministrativo.
Mi permetto di aggiungere un dato che non è nell'interrogazione, ma credo che valga la pena che sia sottoposto al Governo per una riflessione. In questa materia e nella prassi che viene seguita da Equitalia vi è anche una grande confusione a proposito della giurisdizione competente ad occuparsi di questi contenziosi. Vi è, infatti, una prassi, a mio parere indebita, che viene seguita da Equitalia che fa sì che si cumulino nella stessa procedura di fermo recuperi per titoli estremamente diversi fra loro. Crediti previdenziali, crediti fiscali, sanzioni amministrative, imposte, rifiuti e canoni d'acqua si cumulano spesso in un unico provvedimento che dà vita ad una procedura rispetto alla quale il contribuente si trova poi a dover fare opposizione in sedi e con competenzePag. 21giurisdizionali completamente diverse tra loro, che vanno dalla commissione tributaria al giudice di pace, passando per il tribunale. Dunque, anche con riferimento a questo aspetto bisognerebbe che Equitalia seguisse procedure in cui si tengano distinti i titoli tra loro e non cumulative.
Concludo, raccomandando al Governo un'accelerazione nell'emanazione di questo decreto interministeriale, nonché, in quella sede, l'adozione di procedure anche a garanzia del contribuente che normino in modo chiaro e preciso il preavviso del fermo in modo da avere la garanzia che prima di un provvedimento di questo genere ci siano tempi e modi per poter intervenire in modo da evitarlo.

(Processo di razionalizzazione dell'ordinamento giudiziario militare - n. 3-00031)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Vietti n. 3-00031, concernente il processo di razionalizzazione dell'ordinamento giudiziario militare (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni).

GUIDO CROSETTO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Occorre sottolineare, in premessa, che la riforma recata dall'articolo 2, commi da 603 a 611, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (la legge finanziaria per il 2008) nasce con il precipuo intento di ridefinire l'intero ordinamento giudiziario militare, a fronte delle mutate esigenze di giustizia militare discendenti dalla sospensione della leva obbligatoria e dal nuovo assetto delle Forze armate.
Nello specifico, la citata normativa prevede, a far data dal 1o luglio 2008, la riduzione dei tribunali militari e delle corrispondenti procure militari alle sole tre sedi di Verona, Roma e Napoli e la contestuale soppressione delle sedi di Torino, La Spezia, Padova, Bari, Palermo e Cagliari; la soppressione delle sezioni distaccate di Verona e Napoli della corte militare di appello e dei relativi uffici della procura generale della Repubblica; la ridefinizione del ruolo organico dei magistrati militari (dagli attuali 103 a 58) e il transito del personale di magistratura eccedente alla magistratura ordinaria; l'individuazione - da effettuarsi con decreto interministeriale (dei Ministri della giustizia, della difesa, dell'economia e delle finanze, del Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione) - di un contingente di dirigenti e personale civile della difesa, non inferiore alla metà di quello impiegato negli uffici giudiziari militari soppressi, che transiterà nei ruoli del Ministero della giustizia.
Fatta questa doverosa premessa, necessaria anche per comprendere i tratti salienti della riforma in argomento, passo ad affrontare la questione relativa al rinvio di sei mesi del procedimento di razionalizzazione dell'ordinamento giudiziario militare disposto nella legge finanziaria per il 2008, sollevata dall'onorevole interrogante, Vietti.
Il decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97, recante «Disposizioni urgenti in materia di monitoraggio e trasparenza dei meccanismi di allocazione della spesa pubblica, nonché in materia fiscale e di proroga dei termini», non prevede il differimento dell'attuazione della riforma dell'ordinamento giudiziario militare previsto dalla legge finanziaria per il 2008.
La notizia del rinvio al 1o gennaio 2009 della soppressione di «alcuni tribunali militari» era contenuta nel comunicato del Consiglio dei ministri del 30 maggio scorso. Il Ministro della difesa, al riguardo, con note riprese dai principali organi di informazione, chiariva che la riforma citata sarebbe regolarmente entrata in vigore dal 1o luglio 2008. Poiché non esistono dubbi sulla decisione di dare corso alla riforma, è il caso di assicurare che, da parte dei competenti uffici della Difesa, sono state avviate tutte le procedure necessarie alla sua attuazione.
In particolare, sono stati avviati, sin dall'entrata in vigore della citata legge finanziaria per il 2008, tutti i necessari contatti sia con il Dicastero della giustizia sia con il Consiglio superiore della magistratura. Allo stato, tutti gli adempimentiPag. 22connessi con il transito dei magistrati militari alla giustizia ordinaria e del personale civile al Dicastero della giustizia, sono stati definiti. In particolare, i competenti uffici del Dicastero hanno provveduto: alla rideterminazione, nei termini previsti dalla legge 28 febbraio 2008, n. 31, delle piante organiche degli uffici giudiziari militari che rimarranno in funzione; al coordinamento delle iniziative da assumere per la messa in atto degli adempimenti di legge, attraverso apposito tavolo di verifica costituito fin dal mese di gennaio scorso, con la partecipazione di rappresentanti degli uffici di diretta collaborazione del Ministro della difesa, del Consiglio della magistratura militare, dello Stato maggiore della difesa, del Segretariato generale della difesa, delle direzioni generali del personale civile e dei lavori del genio, nonché del Comando generale dell'Arma dei carabinieri; ad impartire direttive per il trasferimento degli archivi degli uffici giudiziari militari, di cui è prevista la soppressione, presso gli uffici che ne assorbiranno le competenze; alla sottoscrizione, in data 26 marzo 2008, di apposito protocollo di intesa con le organizzazioni sindacali, avente ad oggetto le modalità e i criteri da adottare nelle procedure da seguire per effettuare il transito nei ruoli del Ministero della giustizia di un'aliquota di personale civile in servizio presso gli uffici giudiziari militari.
Inoltre, quali ultimi adempimenti, si evidenzia che sono stati adottati, in data 27 giugno scorso, i seguenti decreti: un decreto interministeriale (dei Ministri della giustizia e della difesa, del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione e del Ministro dell'economia e delle finanze) relativo al transito nei ruoli del Ministero della giustizia del contingente di personale civile in servizio presso gli uffici giudiziari militari soppressi; un decreto interministeriale (dei Ministri della giustizia e della difesa), relativo al trasferimento presso gli uffici giudiziari ordinari dei magistrati militari eccedenti la nuova dotazione organica di 58 unità prevista dalla riforma.
Tutto ciò a dimostrazione del fatto che, sul piano organizzativo, sin dall'entrata in vigore della legge finanziaria per il 2008, tutte le strutture dei Dicasteri interessati hanno contribuito a porre in essere rapidamente gli adempimenti richiesti per l'attuazione della riforma.

PRESIDENTE. L'onorevole Vietti ha facoltà di replicare.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, sono soddisfatto del fatto che il sottosegretario abbia dato atto che tutti gli adempimenti per procedere alla chiusura degli uffici giudiziari militari siano o in corso o addirittura già stati compiuti.
Non sono soddisfatto della spiegazione che è stata data a proposito del comportamento oscillante del Governo su questa materia. È vero che oggi ci troviamo a svolgere un dibattito un po' surreale: visti i tempi che intercorrono tra le interrogazioni e le risposte, in questo caso tre mesi, evidentemente l'attualità dell'argomento è venuta meno. In altre sedi, si direbbe che è cessata la materia del contendere, ma resta il fatto che il sottosegretario ha addebitato a un errore di un comunicato di Palazzo Chigi la notizia che in realtà si volesse differire l'adempimento previsto nella legge finanziaria. La spiegazione non mi convince, continuo a pensare, forse maliziosamente, ma credo con qualche fondamento, che in realtà nel decreto-legge n. 97 del 3 giugno 2008 il differimento ci fosse, come il comunicato di Palazzo Chigi aveva anticipato, e che di fronte alle reazioni anche di parte della magistratura militare, dell'opinione pubblica, dei giornali e anche dell'opposizione, il Ministro della difesa abbia ritenuto di fare marcia indietro. Quindi, poi, strada facendo, forse nel cammino tra Palazzo Chigi e il Quirinale, il contenuto del decreto-legge è stato modificato e la proroga è scomparsa. In ogni caso, se così fosse, sarebbe positivo. Infatti, ciò vuol dire che in qualche modo anche la reazione dell'opposizione può aver contribuito ad adottare questa saggia decisione.
Credo che la scarsità delle risorse di cui dispone oggi il sistema giudiziario nonPag. 23consenta più di mantenere uffici, uomini e personale che non hanno un carico di lavoro che giustifichi la loro sopravvivenza. Quindi, credo che fosse corretta la decisione contenuta nella legge finanziaria di procedere alla redistribuzione di questo personale in altre sedi e in altri uffici. Seppure il Governo ad un certo punto aveva deciso di pentirsi e di fare marcia indietro su questa strada, sono contento che poi si sia ravveduto e che oggi l'esito sia che, come il sottosegretario ci ha detto, gli adempimenti che dovevano essere avviati siano in corso. Mi auguro che questo personale possa essere prontamente recuperato per attività più utili e più proficue per il sistema giudiziario.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 17 settembre 2008, alle 10:

1. - Discussione congiunta dei disegni di legge (per la sola discussione sulle linee generali):
Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2007 (1416).
Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2008 (1417).
- Relatore: Moroni.

(ore 15)

2. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16 e dopo l'esame della questione pregiudiziale)

3. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2007 (1416).
Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2008 (1417).
- Relatore: Moroni.

(ore 18)

4. - Discussione del disegno di legge (per l'esame e la votazione della questione pregiudiziale presentata):
Conversione in legge del decreto-legge 1° settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università (1634).

La seduta termina alle 16,45.