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Resoconto dell'Assemblea

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XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 48 di martedì 5 agosto 2008

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 14,05.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 21 luglio 2008.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bocci, Caparini, Cirielli, Giancarlo Giorgetti, Giro, Lombardo e Stucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 1386-B).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.
Ricordo che nella seduta di ieri si è svolta la discussione sulle linee generali, al termine della quale il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A della seduta del 4 agosto 2008 - A.C. 1386-B) nel testo approvato dal Senato (Vedi l'allegato A della seduta del 4 agosto 2008 - A.C. 1386-B - Per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato e per l'emendamento riferito all'articolo unico del disegno di legge di conversione vedi l'allegato A della seduta del 4 agosto 2008 - A.C. 1386-B).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1386-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara, al quale ricordo che ha 3 minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, il Partito Liberal-Democratico e il Partito Repubblicano Italiano, partito, quest'ultimo, in cui milito orgogliosamente fin da giovane, voteranno la fiducia al Governo sulla manovra finanziaria.Pag. 2
Siamo convinti che il Governo, e in particolare il Ministro dell'economia e delle finanze, si siano posti un obiettivo ambizioso, difficile da raggiungere, ma non impossibile. La strada del risanamento dei conti pubblici è la via maestra per lo sviluppo ed è anche la soluzione più convincente a favore delle classi meno abbienti. I ricchi, per ottenere ciò che desiderano, non hanno bisogno di un corretto bilancio dello Stato. I poveri si devono aggrappare ad esso. Se non funzionano la sanità, la scuola, i trasporti e l'ambiente, le classi sociali con reddito elevato non ne soffrono. Chi non ha la possibilità finanziaria di curarsi all'estero e di mandare i figli a studiare nelle università europee, deve soffrire una carenza di servizi da terzo mondo.
È per questi motivi che voteremo convintamente la fiducia e sbaglia l'opposizione a sollevare questioni su salari, occupazione e via discorrendo. I salari diminuiscono anche per l'elevato tasso di inflazione reale, ma non può essere questo Governo, in carica da poco più di due mesi, ad avere determinato siffatta disastrosa situazione economica. In campagna elettorale l'opposizione aveva dichiarato che avrebbe utilizzato la «scure» per i tagli alle spese. Oggi non riesce a dire quali spese dovrebbe tagliare il Governo.
Vada avanti, signor Ministro. Certo, rimangono problemi che il Governo dovrà affrontare con equilibrio. Ne dico uno per tutti: a Messina 3336 famiglie vivono ancora nelle baracche costruite dopo il terremoto del 1908. Il prossimo dicembre avranno un secolo di vita. Diecimila, dodicimila persone, bambini compresi, vivono tra fogne a cielo aperto, servizi igienici inesistenti e spazi vitali non usufruibili nemmeno dai topi che vi passeggiano indisturbati. Va bene il grembiule per gli scolari, ma forse quei bambini hanno bisogno d'altro. Va bene il ponte sullo Stretto, ma di pari passo il risanamento di questi quartieri va fatto.
Siamo certi che si troveranno soluzioni adeguate. Ribadiamo, quindi, il voto di fiducia della componente politica Liberal Democratici-Repubblicani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli, al quale ricordo che ha 7 minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, oggi ci troviamo ad approvare un importante provvedimento del Governo, che fa seguito ad altre misure in materia economica quali il decreto-legge n. 93 del 2008 sull'abolizione dell'ICI e il decreto-legge «milleproroghe». Per la prima volta si programma una stabilizzazione dei conti in un'ottica triennale e si affronta con largo anticipo la programmazione economica, rispetto alle estenuanti campagne d'autunno delle precedenti manovre finanziarie.
Certo, il Paese attraversa un momento difficile: la grave recessione economica internazionale, l'aumento dei costi delle materie prime e l'impoverimento di larghi strati della popolazione richiedono una risposta legislativa straordinaria del Parlamento. Uno Stato moderno ha bisogno di legiferare con tempestività. Pertanto, la riforma costituzionale di questo Parlamento e di questo Paese e il superamento delle lungaggini del bicameralismo perfetto sono un obiettivo non più rinviabile.
In questo contesto la decretazione d'urgenza e la richiesta del voto di fiducia sono, di fatto, necessità all'interno di un arcaico sistema parlamentare. Troppo facile, oserei dire, accusare il Governo di espropriare il Parlamento, la realtà è che si chiedono leggi elaborate in fretta e tempestive per problemi sempre più incalzanti. Questi tempi richiedono scelte rapide e quindi è necessario attrezzare un Parlamento che sia pronto a dare risposte rapide.
In questo contesto di difficile confronto parlamentare siamo soddisfatti dell'accoglimento di alcuni nostri ordini del giorno su questioni decisive per il nostro Movimento per l'Autonomia, ma gli ordini del giorno - lo ricordiamo - non sono e non devono essere un contentino dato al Mezzogiorno d'Italia. Si tratta di impegni che il Governo ha preso con noi, ma nell'interessePag. 3dei cittadini del sud, impegni che esprimono, in parte, le posizioni della nostra forza politica e che dovranno diventare concreta azione di Governo. Il Governo deve, almeno per questa via, aprirsi ad istanze parlamentari e deve continuare ad essere fedele agli impegni assunti con il Paese mettendo il Mezzogiorno al primo punto della sua agenda.
Voglio ricordare che gli impegni presi in sede di campagna elettorale, e ribaditi in sede parlamentare, riguardano questioni strategiche come le infrastrutture, siano esse il ponte sullo Stretto o la viabilità delle strade provinciali di Sicilia e Calabria. Allo stesso modo è improcrastinabile sostenere lo sviluppo economico attraverso l'introduzione della fiscalità di vantaggio ed il decollo della Banca del Mezzogiorno, così come bisogna por fine ad una situazione paradossale che ha consentito, ad alcune regioni del nord, l'apertura di casinò e che nega a Taormina come a Cefalù, a Positano come a Capri, a Crotone come a Ostuni e Fasano e nella stessa Fiuggi l'apertura di una casa da gioco, che può contribuire - come in tutta l'Europa dove sono aperte oltre 700 case da gioco - sensibilmente ad incentivare l'economia.
Anche il decreto-legge n. 112 del 2008, la cui conversione in legge ci accingiamo a votare e del quale apprezziamo l'esigenza che ha presieduto la sua definizione, contiene elementi allarmanti per il territorio che rappresentiamo. Infatti, se quanto disposto dagli articoli 6-quinquies e 6-sexies (in cui si prevede un ruolo nuovo del Governo nell'ambito della rimodulazione delle risorse del FAS, del quadro strategico e dei fondi strutturali europei) non è assistito da garanzie politiche (che ci sono state assicurate rispetto alla condivisione delle scelte di queste risorse in termini di interventi strategici per lo sviluppo del Mezzogiorno, soprattutto per quanto riguarda la non modificabilità dell'allocazione originaria delle risorse prevista sui fondi FAS e sui fondi europei) credo che il Governo, nella sua giusta scelta di privilegiare interventi strategici per lo sviluppo, non possa in alcun modo modificare la quantità di risorse attribuite ai territori. La cabina di regia, di cui è stata assicurata l'attivazione e che dovrebbe consentire a tutte le forze politiche di maggioranza e ai responsabili di governo locale di condividere le scelte relative a queste risorse, è uno strumento indispensabile perché questo impegno sia mantenuto.
La legislatura, cari colleghi, è ad uno snodo: da una parte abbiamo il tentativo di superare il multipartitismo con un bipartitismo perfetto, dall'altra c'è ancora aperto il nodo dei rapporti con la magistratura, che molto spesso supplisce o interviene in competenze che appartengono al Parlamento.
Vi è poi anche la grande riforma federale. A tal proposito vorrei esprimere con una metafora quello che rappresenta il federalismo. Guardate colleghi, lo Stato centrale è come un pullman su cui tutti viaggiano, tutto il Paese viaggia, e qualcuno guida nell'interesse di tutti. Lo Stato federale opera, invece, un cambiamento per cui si scende dal pullman e ognuno sale su una macchina e guida questa macchina - che è regionale, territoriale - verso il progresso. Purtroppo, le macchine non sono uguali per tutti: la regione Lombardia è una realtà, la regione Calabria e Campania sono realtà diverse. Purtroppo, gli autisti non sono uguali: non ci sono dappertutto partiti federali e sensibilità federali.
Quindi, se non guardiamo con attenzione a questo momento di riforma, se non creiamo un consenso ampio e partecipato rispetto alla riforma stessa, rischiamo che molte realtà andranno a scontrarsi con una situazione economica e sociale ancora più difficile. In proposito, vorrei esprimere la condizione del Paese: rispetto alle difficoltà - concludo - che il Paese attraversa, c'è come lo stupore e il silenzio dei cittadini, che guardano a questa classe dirigente e alle risposte che darà.
Non c'è conflitto sociale, ma se non saremo capaci di dare risposte adeguate, temo un autunno difficile e un anno a venire molto difficile rispetto anche allaPag. 4situazione sociale, e non solo economica, del Paese. Per questo motivo, raccomando al Governo più politica e più sud, per affrontare questo passaggio stretto di questa legislatura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio assente, signor Ministro assente, rappresentanti, anzi, rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, siamo qui a discutere in terza lettura questo decreto-legge, perché ci troviamo di fronte ad un Governo pasticcione e ad una maggioranza sorda al dialogo.
Dover intervenire in una sessantina di casi per motivi di natura formale, ma in un atto legislativo la forma è comunque sostanza, è la dimostrazione che abbiamo a che fare con un Governo pasticcione, desideroso solo di raggiungere in fretta il risultato. La maggioranza è sorda al dialogo, perché, se avesse ascoltato fin dall'inizio le parole accorate che provenivano da più parti dell'opposizione con riferimento all'articolo 60, forse, non sarebbe stato necessario costringere il Capo dello Stato, attraverso una manovra di moral suasion, ad imporvi di apportare una modifica, che certamente riduce, ma non elimina, il vulnus al Parlamento.
Intendo dimostrare che il motivo vero di una fiducia richiesta al di fuori di qualunque logica - cinque o sei emendamenti in tutto, presentati dall'opposizione - stia nel timore che troppi si accorgano del vero disegno del duo Berlusconi-Tremonti di arrivare rapidamente ad una dittatura dolce, e che quindi, in realtà, possa essere la stessa maggioranza a far saltare il banco.
Ove il Parlamento non possa determinare i paletti entro cui il Governo si deve muovere nell'esercitare la funzione esecutiva, viene meno il principale dei suoi strumenti di indirizzo nei confronti del Governo ed è chiaro che l'articolo 60, così com'era formulato prima dell'intervento del Capo dello Stato, esautorava del tutto il Parlamento; ma non solo quest'ultimo, perché incomincia ora ad essere chiaro che ad essere spogliata delle sue prerogative è anche larga parte del Governo. Temo che, forse, molti ministri non lo abbiano ancora capito e non lo abbiano capito i colleghi della maggioranza; quando ciò sarà evidente, credo che ne vedremo delle belle.
Sotto questo profilo, dobbiamo dare atto della genialità di Robin Tremonti, il quale, in un colpo solo, porta a termine un blitz che lo porrà al riparo da richieste di risorse che proverranno dagli ignari ministri, che pensano che, come sempre nel passato, da settembre si parlerà delle doti dei loro ministeri. Dopo l'approvazione di questo decreto, «Robin alla rovescia Tremonti» diventa l'unico soggetto, insieme al Presidente del Consiglio, con la potestà, sia pure attraverso qualche limitazione, di decidere in modo autonomo le spese di tutti i ministeri ed anche le eventuali modifiche al bilancio dello Stato: alla faccia, quindi, degli altri ministri, che, tutto al più, potranno elevare sterili proteste!
In ciò vedo la realizzazione di un disegno complessivo: il Presidente del Consiglio potrebbe dire, con ragione, che il Parlamento è un orpello inutile, un ostacolo alla sua voglia matta di lavorare; ma non è chiaro ai più che, insieme al Parlamento, a quel punto, si potrebbero mandare a casa anche i ministri. Perché non utilizzare i direttori generali? Tutti, ovviamente, tranne il Presidente del Consiglio e il Ministro Tremonti. Ecco che allora si sarebbe realizzato il sogno, a lungo cullato dal Presidente del Consiglio, Berlusconi, di essere non più un primus inter pares, bensì l'amministratore unico del Paese Italia; un tycoon, come lui stesso si definisce.
A quel punto, la dittatura dolce, di cui da tempo parliamo noi dell'Italia dei Valori, di fatto verrebbe realizzata; a quel punto, avremo un unico amministratore unico, novello duce, con un solo portaborse, ma di grande valore, che in questa circostanza assumerebbe le sembianze delPag. 5Ministro dell'economia e delle finanze, cioè il Ministro «Robin alla rovescia Tremonti».
E così il Presidente-duce, Berlusconi, diventerebbe una sorta di dittatore; però, intendiamoci bene, un dittatore da parodia. È quasi d'obbligo qui citare Charlie Chaplin, Woody Allen, maestri insuperabili nel rappresentare dittatori da parodia. Ma è certo che in Italia avrebbero trovato un terreno fertile, perché la realtà comica supera ogni fantasia, se solo poniamo mente all'incredibile vicenda della copertura del seno nella copia dell'affresco del Tiepolo; magari Berlusconi aveva detto: metteteci una velina! Dunque, un uomo solo al comando, che in realtà esprime appieno l'idea della sua politica: lui decide, gli altri eseguono. Ecco il primo e maggiore effetto dell'articolo 60, che, sia pure modificato, mantiene inalterato un potenziale dirompente.
Tornando a cose più serie, il nostro giudizio sulla manovra contenuta nel decreto-legge si aggrava, anche perché, accanto alla poche cose buone che avevamo già segnalato, sono tante, perfino troppe le ombre, che diventano ancora più oscure nel momento in cui arrivano i dati relativi alla dinamica economica del nostro Paese. Che cosa è cambiato da quando abbiamo discusso qui del decreto-legge in esame? Abbiamo un'inflazione che è salita oltre il 4 per cento, e che dimostra come la stagflazione, da noi intravista già alcuni mesi fa, oggi è conclamata. Abbiamo un'inflazione alta e un'economia che non cresce, e chiunque abbia un po' di dimestichezza con le questioni economiche sa bene che in una situazione di tal genere la ricetta non può essere una manovra ulteriormente recessiva, che provocherà una nuova riduzione dei consumi.
E giacché parliamo di consumi, forse è bene fare riferimento a un altro dato di questi ultimi giorni: stanno calando le entrate dello Stato dovute all'IVA; ed è un dato drammatico, perché, preso atto che i consumi sono sostanzialmente stazionari, significa una sola cosa: è ripresa l'evasione fiscale. Nel 2007 gli interventi seri e rigorosi contro l'evasione del Governo Prodi avevano determinato, a consumi stazionari, un maggiore incasso di IVA di 6 miliardi di euro; ne consegue che le maggiori entrate potevano essere solo il risultato di contribuenti che avevano ritenuto di essere, come dire, più onesti nelle loro dichiarazioni IVA dei redditi. Ora questo processo si arresta. Perché? Perché i segnali che il Governo ha lanciato sono segnali che oggettivamente esprimono contiguità rispetto all'area dell'evasione fiscale. Andiamo a considerare solo due misure contenute nel decreto-legge in esame. Quando, da un lato, introduciamo la possibilità di effettuare pagamenti in contanti, riducendone quindi la tracciabilità, aumentiamo la potenzialità non solo di mafia, camorra e criminalità organizzata, ma anche degli evasori fiscali. Quando, dall'altro, eliminiamo l'obbligo di comunicare l'elenco dei clienti dei fornitori, togliamo agli investigatori fiscali l'unica seria arma per combattere le fabbriche di fatture false. Ecco due misure che dimostrano un rallentamento nella lotta all'evasione fiscale, e forse giustificano il fatto che cala l'IVA incassata dallo Stato.
Detto questo, confermo tutto ciò che ho detto a proposito dal provvedimento nel suo complesso, anche se è evidente che la «Robin Hood tax alla rovescia» del Ministro Tremonti contribuisce non poco all'aumento dell'inflazione. Non mi stancherò di ripeterlo: voi prelevate dalle tasche dei cittadini per intero i 4 miliardi di euro che vi fate dare da petrolieri, banchieri e assicuratori. Non dite che non mettete le mani nelle tasche dei cittadini, perché quei 4 miliardi saranno tutti pagati dai contribuenti, saranno pagati dai cittadini perché il prezzo della benzina non diminuisce, anzi è addirittura aumentato; e questo fa sorridere, perché il prezzo del barile di petrolio è in calo, e lo è ancora di più quello per gli acquisti a termine. Così il prezzo alla pompa dovrebbe essere già ridotto; ma questo non avviene, e sarà giustificato dal fatto che devono dare al Ministro la nuova Robin tax. Non caleranno nemmeno le polizze di assicurazione, che secondo l'Autorità garante dellaPag. 6concorrenza e del mercato dovrebbero ridursi del 5 per cento, perché quei quattrini pesano, nel senso che si sono trasformati anche quelli in tassa da dare al nostro Ministro «Robin alla rovescia-sceriffo di Nottingham» Tremonti. Non caleranno i tassi di interesse: anzi, le banche hanno già aumentato commissioni bancarie e interessi passivi. E lo fanno nei confronti di chi? Non certo della FIAT o dei grandi gruppi industriali, ma nei confronti dei loro clienti più deboli, incapaci e impossibilitati ad opporvisi.
Piccole e medie imprese, commercianti, artigiani, il mondo delle partite IVA: ecco i soggetti che pagheranno. Analogamente, pagherà quel 10 per cento di famiglie italiane che deve ricorrere al credito al consumo per arrivare alla fine del mese. Ecco dove sono finiti i 4 miliardi di euro che «Robin alla rovescia» il ministro Tremonti, ha chiesto a petrolieri, banchieri e assicuratori: sono stati presi dalle tasche di tutti i cittadini!

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ANTONIO BORGHESI. Concludo, signor Presidente. In questo terzo passaggio parlamentare, non abbiamo neppure risolto il problema degli articoli 20 e 21 del provvedimento: anzi, rischiamo di aver creato nuove disparità di trattamento fra soggetti che si trovano nella medesima condizione, con norme che non potranno prima o poi non essere censurate dalla Corte costituzionale.
Per tutte queste ragioni, noi del gruppo dell'Italia dei Valori diremo un no convinto alla vostra richiesta di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, ventiquattro ore fa, come ho avuto occasione di rilevare ieri in Aula, il Ministro Vito ha inaugurato una nuova formula istituzionale: la fiducia «a prescindere». Non vi sono emendamenti, non v'è traccia di ostruzione, anzi l'opposizione viene irrisa per non saper fare il suo mestiere con la forza necessaria: eppure, si pone la fiducia.
Il Ministro Tremonti dichiara di aver piegato la sua maggioranza e il Parlamento imponendo il superamento delle odiose procedure della legge finanziaria (in proposito, abbiamo letto sul Corriere della sera di oggi un fondo particolarmente ispirato); in realtà, il ministro Tremonti, la finanziaria la presenterà: per correggere gli errori, che non sono formali, contenuti in questa manovra. In queste settimane, infatti, di errori ne avete fatti tanti, onorevole Vegas - mi rivolgo a lei perché è ora presente solo lei: diversamente, avrei indirizzato questa riflessione al suo Ministro - e avete peraltro faticato ad assumerne la paternità.
Penso all'emendamento che introduce l'indennizzo per la violazione delle norme sui contratti a tempo determinato. Penso al fatto che quella al nostro esame è una manovra di puro contenimento, in cui la paura prevale sulla speranza. Penso ai molti proclami o all'auto-assegnazione di un ruolo riparatore dei torti con la definizione di Robin Hood, necessaria in realtà per edulcorare l'aumento della pressione fiscale negando gli effetti traslati sui consumatori; penso alla carta sociale e alla tessera dei poveri, necessarie per consentire a Berlusconi di dire che il suo Governo fa una «vera politica di sinistra»: una posizione irridente per un Governo che sembra considerare la sinistra una mano inutile e il centro una testa già tagliata. Invece, noi siamo qui e qui resteremo.
Ancora, penso al preannuncio di voler trasformare le autorità indipendenti in agenzie del Governo, traducendo in pratica il nuovo statalismo del Ministro dell'economia e delle finanze come risposta ai costi della globalizzazione; penso alla disciplina dei servizi pubblici locali, che - ancorché corretta rispetto alle previsioni contenute nell'emendamento per non incorrere nella violazione delle norme comunitarie -Pag. 7ha riproposto il modello delle società miste e rinvigorito la logica del socialismo municipale.
Penso alla fobia degli immigrati. In proposito, è sufficiente leggere l'articolo 20, in materia di requisiti per ottenere l'assegno sociale ai residenti con oltre 65 anni. Avete dovuto correggere anche quello, perché avrebbe potuto incidere sulle prestazioni ai cittadini italiani! Senza quella fobia, non avreste raddoppiato da cinque a dieci anni il periodo necessario di soggiorno. Voi non siete sereni: sapete che in Italia vi sono oltre due milioni di lavoratori extracomunitari che operano in nero, ma vi girate dall'altra parte e fate finta di non vedere.
Voi fate la faccia feroce con i deboli e scodinzolate con i poteri forti: banche, banchieri, concessionarie, petrolieri. Guardate con benevolenza al moltiplicarsi dei conflitti di interesse, all'intreccio fra banche e grandi giornali, benedite il superamento da parte di Mediobanca di quella governance duale che avrebbe dovuto consentire una divisione netta fra gli azionisti e la gestione.
L'emblema di questo intreccio, che segna la traccia del nuovo risiko del potere, è il caso Alitalia. Non abbiamo apprezzato che il Ministro abbia rifiutato di venire a riferire in Aula o in Commissione: ciò, non per sfiducia nei confronti del Ministro Vito, ma perché, così come era avvenuto un mese fa, era giusto che, di fronte a tutte le illazioni giornalistiche (per chiamarle così), il Governo dicesse una parola ferma. Invece, abbiamo dovuto ascoltare e leggere l'intervista del dottor Passera, arbitro parziale che sembra interpretare la linea del Governo.
E che dire dei tagli lineari alla spesa pubblica e dello stupore dei grandi commentatori per l'abilità del Ministro Tremonti nell'affrontare con determinazione una giusta causa? Noi siamo con lei, signor Ministro Tremonti, sulla linea della riduzione della spesa, non siamo i «bastian contrari», ma non ci convincono i tagli lineari: si trattano allo stesso modo cose molto diverse. Se non c'è selezione vera sulla qualità della spesa, ne deriveranno contrasti nel suo Governo, perché ognuno si ritiene investito di una priorità! Lei avrà pure blindato la spesa, ma vedremo quando presenterà il disegno di legge di assestamento del bilancio di previsione entro il 31 ottobre se sarà in grado di far seguire una ricerca puntuale sulla qualità della spesa. Piacerebbe a tutti un guadagno di efficienza che non riduca i livelli di fornitura dei servizi! In questi anni, anche quando c'è stato lei, signor Ministro dell'economia e delle finanze, è avvenuto esattamente il contrario. Cosa succede infatti se i tagli di spesa sono trasversali - e cioè lineari, generali -, ma non sono presidiati? Succede che anzitutto si taglia la speranza, cioè si taglia il futuro. In altri termini, si sopravvive senza più investire sul futuro e senza neppure fare le manutenzioni; in una parola, ci si mangia il capitale.
Se il vincolo finanziario diventa stringente e non si vogliono - o non si possono - fare tagli di spesa selettivi, se si opera così, avremo un settore pubblico ancora eccessivo ma ulteriormente degradato, ed il risparmio di spesa, che voi avete promesso ai cittadini, verrà loro addebitato in un modo perverso, e cioè con una minore qualità della spesa pubblica.
Ecco perché il Ministro Tremonti è solo all'inizio della manovra sulla quale dovrà tornare, qui, con il disegno di legge finanziaria. Ciò che io penso è che occorra una rivoluzione morale nel Paese: questo impegno sulla qualità della spesa deve transitare dai diversi Ministeri fino al cuore dei cittadini, coinvolgendo i diversi livelli amministrativi, e mutare radicalmente le abitudini di spesa. Certo, il dibattito sul federalismo fiscale può essere l'occasione giusta, ma il Ministro Tremonti e la Lega non lo possono usare come se fosse una clava. In questo Paese il degrado della spesa pubblica è profondo ed ha corroso financo le coscienze. Per questo è necessario sconfiggere il federalismo delle furbizie, che trovo essere il male sottile attorno al quale molti, anche in quest'Aula, si avvicinano al tema del federalismo fiscale. Come può richiedere, il Ministro Tremonti, un coinvolgimento parlamentare -Pag. 8ho visto oggi, nella sua intervista a La Stampa, che ha fatto cenno persino alla Bicamerale di D'Alema e ho notato molto strumentalismo in questo richiamo (non perché vi sia in me gelosia, ma perché certo è un richiamo che appare assai strumentale) - se si vanta di avere cambiato le procedure di bilancio con un decreto-legge?
Noi avevamo segnalato le palesi incongruenze dell'articolo 60 del provvedimento in evidente contrasto con l'articolo 81 della Costituzione. Avete dovuto eliminare la possibilità, che vi volevate riservare, di effettuare rimodulazioni di spesa con decreti del Ministro dell'economia e delle finanze! Ve lo avevamo detto, e di fatto c'è stato l'intervento del Capo dello Stato che, essendo molto più autorevole delle nostre modeste iniziative, ha alla fine colto nel segno. Ma c'era l'indicazione di un elemento di evidente incostituzionalità, sulla quale anche una maggioranza così muscolosa - o muscolare - non ha potuto andare oltre! Da qui nasce la terza lettura, la quale non origina da altre cose o dalla capacità numerica che avremmo avuto noi di farvi cambiare il testo al Senato; piuttosto essa nasce dal fatto che, avendo segnalato una serie di errori, alla fine avete dovuto riconoscere che c'erano!
Signor Ministro Tremonti, noi rispettiamo il suo lavoro, ma la invitiamo a rispettare il Parlamento. Diversamente, quando i nodi arriveranno al pettine, anche un'opposizione che vi siete permessi di definire inadeguata non le potrà fare sconti, e sarebbe bene che il Paese trovasse, di fronte ai guai che si annunciano, una sua unità di fondo. Ma l'unità del Paese va ricercata con umiltà e con passione civile, non la si può imporre con l'arroganza né del pensiero né degli strumenti istituzionali, ancorché sorretti da una vasta maggioranza! Anche per queste ragioni, l'Unione di Centro non può esprimere un voto favorevole alla fiducia richiesta (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà, per dieci minuti.

MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, finalmente dopo tanti anni di attesa ci accingiamo ad approvare una legge finanziaria anticipata e triennale, ponendo fine a quell'indecoroso assalto alla diligenza e a quelle vecchie leggi finanziarie per cui i lavori iniziavano a settembre e finivano a dicembre, a ridosso di Natale, e in cui tutti - parlamentari, gruppi di pressione e sindacati - cercavano di ottenere, con modifiche dell'ultimo minuto, il loro tornaconto.
Oggi, questo indecoroso modo di agire termina, grazie al provvedimento in esame che è una finanziaria anticipata. Il provvedimento in esame stabilisce un determinato valore e non avverrà più come quando, con le vecchie leggi finanziarie - ci ricordiamo le ultime finanziarie del Governo Prodi -, stabilita una determinata cifra, l'esame si concludeva fissando un ammontare molto più elevato, proprio a causa dell'indecoroso assalto alla diligenza.
Si tratta di una finanziaria criticata per i tanti tagli. Secondo quanto sostiene il Partito Democratico, abbiamo fatto macelleria sociale. Vorremmo semplicemente ricordare - come abbiamo già fatto - che nel programma del Partito Democratico i tagli alla spesa pubblica erano molto maggiori. Pertanto, non vorremmo che le polemiche sentite fossero pretestuose e strumentali perché ricordiamo benissimo quale fine ha fatto il Libro verde di Padoa Schioppa e ci ricordiamo molto bene cosa diceva, una volta, la sinistra in ordine al taglio della spesa pubblica. Oggi noi interveniamo in tal senso e scopriamo, negli ultimi giorni, che siete contrari ai tagli orizzontali. Bene, ne proponete degli altri. Vedremo nel prosieguo dell'esame dei provvedimenti economici quali saranno e come incideranno i tagli che proponete.
Inoltre, è in corso la polemica sulla pressione fiscale; siamo già intervenuti al riguardo, ma vogliamo tornare sull'argomento. Voi sostenete che la pressionePag. 9fiscale non diminuisce. Noi, invece, affermiamo una cosa molto semplice. Da una parte la pressione fiscale non può diminuire se non si tagliano le spese - e stiamo, comunque, in parte tagliando -, ma, d'altra parte, non può scendere neanche se il PIL non cresce: la pressione fiscale è un rapporto e se il denominatore non sale (perché il PIL è fermo, sia a livello italiano sia a livello europeo) la pressione fiscale non può diminuire.
Il PIL era salito nei due anni in cui avete governato, ma in quei due anni vi siete ben guardati dal diminuire la pressione fiscale; anzi, in quel periodo la pressione fiscale è aumentata. Oggi ci fate tante critiche e in particolare queste critiche. Noi crediamo che la pressione fiscale potrà diminuire nel momento in cui realmente avrà inizio, a livello nazionale, la riforma federale, l'introduzione del federalismo fiscale. Allora, cari colleghi, ci conteremo e capiremo da che parte stanno coloro che realmente vogliono diminuire la pressione fiscale, perché sappiamo che con il federalismo fiscale vi sarà correlazione tra spesa in un determinato territorio e misura nella quale quel determinato territorio potrà contribuire in termini fiscali. Pertanto, colleghi, ci conteremo e capiremo se realmente, da parte vostra e al di là della provenienza geografica di ogni parlamentare, saprete realmente fare l'interesse della diminuzione della pressione fiscale.
Nell'esame di questi provvedimenti economici si è voluto descrivere la Lega come composta da ipotetici sabotatori, come pronta a fare imboscate e blitz. Nulla di tutto ciò, cari colleghi. La Lega ha creduto e crede in quello che ha fatto con riferimento ai provvedimenti, sia nelle Commissioni sia in Assemblea. Nessuna imboscata e nessun blitz. Abbiamo creduto e crediamo in quelle misure che vogliamo sinteticamente elencare. In primo luogo ricordo la questione dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Effettivamente volevamo da una parte tagliare i costi e dall'altra ampliare le competenze. Se poi l'Autorità per l'energia elettrica e il gas non aveva al suo interno tutti i componenti nominati, ciò non è colpa nostra ma un vostro problema poiché avete governato per due anni e non avete provveduto alle nomine (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) nonostante la Commissione attività produttive, sulla base di una risoluzione della Lega, avesse chiesto che ciò avvenisse.
Sulla questione dei servizi pubblici locali, si è detto che la Lega Nord Padania era contro le liberalizzazioni e la concorrenza, si è parlato di Lega medioevale e antistorica. La Lega Nord Padania difende semplicemente i patrimoni delle comunità - e non solo dei comuni - dall'ipotetico assalto alla diligenza senza la reciprocità da parte di investitori stranieri. Su questo aspetto, le ultime sentenze del Consiglio di Stato e della Corte di Giustizia europea cominciano a dare ragione alla politica della Lega Nord Padania sulle cosiddette società in house.
Per ciò che concerne l'assegno sociale, ne abbiamo sentite, cari colleghi, di tutti i colori. Chiariamo innanzitutto che la polemica sulle casalinghe non era originata da un emendamento della Lega Nord Padania, ma - sia chiaro - da un emendamento dell'opposizione. Era invece un emendamento della Lega Nord Padania che qui difendiamo e riportiamo quello del passaggio da cinque a dieci anni per l'ottenimento dell'assegno sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Il Governo lo aveva portato da zero a cinque anni, noi abbiamo ottenuto il passaggio da cinque a dieci anni. Infatti, crediamo che prima vengono i cittadini italiani e dopo gli altri, soprattutto in questo momento in cui la situazione economica non è rosea (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ne abbiamo sentite di tutti i colori. Abbiamo sentito le solite parole sull'immigrato che viene in Italia, aiuta e, come ha detto l'onorevole Tabacci, lavora nelle valli padane. Questo non c'entra nulla con la questione degli ultrasessantacinquenni che vengono qui e che chiedono l'assegno sociale. Non capiamo cosa venga fare in Italia un ultrasessantacinquenne. Non crediamo che venga a lavorare. Con questoPag. 10provvedimento abbiamo messo fine alle tante truffe che vi erano su questo versante.
Per quanto riguarda la questione dei precari, abbiamo visto la metamorfosi dei riformisti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La sinistra quando governava faceva le liberalizzazioni dei panettieri, dei farmacisti, delle categorie professionali, delle carte telefoniche. Faceva le «lenzuolate». Dopodiché, siete inciampati su una pura battaglia di retroguardia perché non si può difendere chi pretende di ottenere un lavoro a tempo indeterminato sulla base di una sentenza per aver lavorato qualche settimana o tre mesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Il lavoro a tempo indeterminato si ottiene se uno dimostra di meritarlo, di avere la produttività e la capacità per svolgerlo. Questo, anche per difendere coloro che si meritano quel lavoro. Invece, siete partiti riformisti e siete finiti assieme alla CGIL. Infatti, la CGIL è partita con questa battaglia, laddove voi non l'avete fatta. Probabilmente vi diamo anche atto che forse inizialmente l'avete affrontata da riformisti. Poi è arrivata la CGIL, non potevate farvi sorpassare a sinistra e avete iniziato la polemica su questo fronte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La Lega Nord Padania ritiene che se uno vuole ottenere il lavoro a tempo indeterminato se lo deve meritare, perché se «passa» il concetto opposto tutte le aziende fallirebbero e, nel caso delle Poste, a pagare sarebbero i cittadini con le loro tasse e i loro contributi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Infine, signor Presidente, si è detto che queste riforme economiche non fanno gli interessi delle famiglie e delle categorie meno abbienti. Signor Presidente, noi siamo al Governo da due mesi o poco più e abbiamo già tagliato l'ICI, abbiamo fatto la detassazione degli straordinari, è stato tagliato il famoso ticket da 10 euro che loro avevano introdotto sulle visite specialistiche: dateci il tempo perché tanto abbiamo fatto e tanto sicuramente ancora faremo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colaninno. Ne ha facoltà.

MATTEO COLANINNO. Onorevole Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli Ministri, onorevoli colleghi, l'Italia e il mondo avanzato stanno affrontando la crisi economica e di fiducia più pericolosa dal dopoguerra.
La recessione non è più soltanto un'ipotesi di scuola, come poteva essere catalogata fino a un anno fa; è un rischio concreto da scongiurare non solo sul piano delle misure di politica economica, ma anche su quello della psicologia collettiva.
Il Partito Democratico esprimerà voto contrario alla fiducia richiesta dal Governo sul disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge n. 112 del 2008. Questa manovra si è mostrata incapace di comprendere fino in fondo i veri bisogni degli italiani, di offrire soluzioni ai loro problemi, di costruire una cornice di serenità intorno ai loro sforzi quotidiani; si è diffuso, invece, nel Paese un senso di inquietudine e forte pessimismo.
Pur apprezzando lo sforzo di continuità con il Governo Prodi sul piano del rispetto degli obiettivi di finanza pubblica, confermando il pareggio di bilancio per il 2011, considero, tuttavia, la manovra economica negativa nel suo complesso. Ritengo che i provvedimenti adottati siano insufficienti per stimolare la crescita e non rispondano in maniera efficace né alle aspettative provenienti da fasce sempre più ampie di popolazione in difficoltà, né all'esigenza di contrastare i rischi di una recessione non soltanto economica, ma anche emotiva.
La politica economica del Governo rimane distante dalle vere emergenze sociali ed economiche dell'Italia, ancor più aggravate da un'inflazione al 4 per cento e da un livello di crescita prossima allo zero. A pagarne il prezzo sono i cittadini, piegati da una continua e ormai pesantissima perdita di potere d'acquisto e le imprese,Pag. 11che pagano un deficit di competitività oggi non più sostenibile. La politica economica del vostro Esecutivo avrebbe dovuto, invece, avere il coraggio di affrontare proprio queste emergenze e queste priorità. La politica più alta, la responsabilità delle scelte, il coraggio della politica dovrebbero, infatti, affermarsi proprio di fronte alle grandi e profonde difficoltà; una politica responsabile e coerente con i doveri inderogabili di solidarietà economica e sociale con cui si apre la nostra Carta costituzionale.
Le scelte di politica economica, in altri termini, possono anche determinare pesanti sacrifici, ma non possono offrire come unica soluzione un insieme di tagli lineari che si scaricano unicamente su una parte sempre più ampia di fasce deboli e di ceto medio sempre più prossime ai livelli di povertà. Stiamo parlando, onorevole Ministro, della tenuta sociale del Paese; ciò vale tanto più oggi in presenza di stagnazione economica e inflazione strisciante.
Il Governo, onorevole Presidente del Consiglio, non riesce ad affrontare la questione sociale con l'efficacia richiesta dal contesto economico e sociale del nostro Paese. Si tratta, nel complesso, di una manovra anomala e frettolosa. I tagli previsti sono chiari, mentre non è altrettanto chiara la lotta all'evasione fiscale; essa, anzi, è stata totalmente espunta e tutte le più importanti misure di contrasto vengono cancellate in nome di una presunta semplificazione. Manca una seria politica per il Mezzogiorno, uno strategico orientamento degli investimenti verso l'innovazione e la ricerca, seriamente depotenziate, e verso lo sviluppo economico delle aree depresse. Vengono tagliati miliardi di euro a sanità ed a enti locali e, quindi, ai servizi ai cittadini. La cosiddetta Robin Hood tax e le altre sensazionali proposte di controllo dei prezzi non sembrano trovare né una collocazione precisa né un'autentica percorribilità.
Il Partito Democratico vuole concorrere a ribaltare il senso di profonda sfiducia oggi diffuso, scegliendo la strada di un'alternativa più coraggiosa e positiva. Siamo convinti che dopo la crisi di identità di inizio millennio sia possibile oggi costruire le fondamenta di una nuova era di crescita economica e di dinamismo sociale del nostro Paese. L'Italia non è necessariamente condannata ad un dolce declino, ma anzi può farcela a diventare protagonista dello scenario globale se punterà sulla ricerca scientifica e tecnologica, sull'innovazione, nonché sulla capacità di interpretare la rapida evoluzione da una dimensione puramente quantitativa dell'economia e della produzione ad una dimensione qualitativa. La manovra, invece, prevede drastici tagli alla scuola, all'università e agli enti di ricerca, soprattutto in relazione al turnover previsto nei prossimi anni; si tratta di scelte assolutamente in contrasto con il nuovo ruolo dell'Italia nel mercato globale.
Negli ultimi anni dal mondo dell'impresa sono emersi molti esempi positivi, ai quali il nostro Paese può ispirarsi per costruire una via italiana alla globalizzazione, dalle nuove multinazionali alle filiere di piccole imprese, ai grandi player multinazionali.
Si tratta di modelli vincenti, dal potenziale effetto moltiplicatore elevatissimo. Tuttavia, solo un circuito virtuoso che faccia leva sulla fiducia può allargare il successo e rafforzare la capacità competitiva di sistema, poiché solo in un clima di fiducia è possibile creare le premesse per lo sviluppo. Quali risposte, quali speranze e quali aspettative avete voluto offrire a imprenditori e lavoratori, ogni giorno impegnati a costruire lo sviluppo economico dell'Italia? Considerata la forza politica dell'Esecutivo, ci si aspettava un'altra politica.
All'inizio della XVI legislatura, molti hanno auspicato che si inaugurasse un periodo di vitale confronto tra maggioranza e opposizione. Lei, onorevole Presidente del Consiglio, ha parlato dell'avvio di una nuova stagione costituente. Dai banchi del Partito Democratico lei ha trovato sempre un'ampia disponibilità ad aprire un confronto. Purtroppo, lo stato attuale delle cose ci porta ad affermare che la politica del suo Esecutivo non ha fin quiPag. 12dimostrato di voler perseguire realmente quei propositi così solennemente proclamati. Un Governo dimostra il suo vero atteggiamento di apertura quando rispetta fedelmente il ruolo, l'autonomia e la sovranità del Parlamento. Il dialogo, d'altra parte, non è e non può mai essere una concessione unilaterale della maggioranza. La volontà del confronto si rivela quando il Governo lascia al Parlamento i tempi e i modi di attuazione delle leggi, senza interferire né accelerare incessantemente il procedere delle discussioni con decretazione d'urgenza o, come accade oggi, con continui ricorsi alla posizione della questione di fiducia. Questa pressione del Governo sul Parlamento, onorevole Presidente del Consiglio, è ormai sotto gli occhi di tutti ed è realmente divenuta una situazione di ordinaria eccezionalità.
D'altro canto, la consistenza della sua maggioranza parlamentare dovrebbe spingerla a valorizzare la discussione in Aula, vedendo nel raffronto un'occasione proficua, abituale e specifica per creare il clima costruttivo tanto auspicato. In casi come questi bisogna scegliere: se si vuole perseguire veramente un obiettivo comune, allora è qui, in Parlamento, che lo si deve fare. Per questo motivo, penso che sarebbe utile riprendere subito il confronto con l'opposizione, abbandonando le prove di forza, dichiarate anche in questi ultimi giorni. Si tratta, in definitiva, di un impegno che è morale e democratico al contempo. Nessuno può ritenere che la semplice stabilità del Governo sia di per sé una garanzia democratica senza il concorso integrale del Parlamento e senza il coinvolgimento di tutti i gruppi. Si tratterebbe di un lusso della maggioranza, destinato a trasformarsi presto in un impoverimento della democrazia.
Qualche giorno fa il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha sollecitato in questo senso il mondo politico a dare un contributo concreto e tangibile per una rigenerazione della politica. Si è trattato di un discorso alto e trasparente: una vera boccata d'ossigeno.
Onorevole Presidente della Camera, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli Ministri, colleghi, è nostra convinzione che soltanto dal Parlamento potrà riemergere l'anima profonda del nostro Paese e riaccendersi la speranza dell'Italia, perché è proprio nella funzionalità del Parlamento che si osserva il livello di diffusione reale della democrazia. È assai importante, quindi, onorevole Presidente del Consiglio, che il suo Governo, insieme a tutti noi, accolga in profondità le alte considerazioni del Presidente della Repubblica, traducendole in azione politica quotidiana, nell'interesse dell'Italia e degli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,55).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1386-B)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocchino. Ne ha facoltà.

ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, noi del gruppo Popolo della Libertà condividiamo il provvedimento oggi all'esame del Parlamento, sia nel merito sia nel metodo.
Partiamo dal metodo che ha utilizzato il Governo e che è al centro di contestazioni da parte dell'opposizione. Si accusa la maggioranza e il Governo di strozzare il dibattito in Parlamento, perché, tramite un decreto-legge, è stata presentata una manovra economica, peraltro approvata inPag. 13Consiglio dei ministri in tempi brevissimi e ricorrendo reiteratamente - considerato che siamo in terza lettura - alla posizione della questione di fiducia.
C'è da fare una riflessione di carattere costituzionale e regolamentare. È vero che una manovra economica presentata per decreto-legge e ponendo la questione di fiducia riduce gli spazi di intervento del Parlamento, ma è altrettanto vero - invitiamo la sinistra ad una riflessione in merito - che oggi in Italia c'è una Costituzione materiale ben diversa dalla Costituzione formale.
È inutile negarci che nelle ultime elezioni, quanto meno dal 2001 ad oggi, in tre diverse tornate elettorali, ci siamo trovati di fronte ad una sostanziale elezione diretta del Presidente del Consiglio. Non a caso i simboli elettorali in queste ultime tre elezioni hanno contenuto il nome del candidato alla Presidenza del Consiglio, tanto del centrodestra quanto del centrosinistra. Questo significa che la politica è andata avanti rispetto al parlamentarismo paludato previsto dalla Costituzione formale. Oggi è normale che chi ha la maggioranza dei voti degli italiani, direttamente con il proprio nome scritto nel simbolo stampato sulla scheda, ha la necessità di dare delle risposte al Paese in tempi molto brevi.
In base ai nostri Regolamenti parlamentari, in particolare al Regolamento di questa Camera, l'unico modo per dare risposte brevi e per attuare il programma con cui ci si è impegnati dinanzi all'elettorato è quello di presentare dei decreti-legge e di porre la questione di fiducia in Parlamento. Allora, anziché urlare, di fronte ad un eccesso di strapotere del Governo, noi chiediamo ai colleghi del centrosinistra di sedersi attorno al tavolo della responsabilità e delle riforme, di cambiare insieme i Regolamenti parlamentari, di fare in modo che i provvedimenti che il Governo manda al Parlamento, nell'ambito del proprio programma, con cui si è presentato agli elettori, possano avere dei tempi certi per la loro approvazione.
Noi chiediamo che la Costituzione sia modificata, con un rafforzamento dei poteri del Premier che risponda alle istanze dell'elettorato. Sono queste le questioni che vi rimandiamo in merito alla forma che il Governo ha utilizzato per questa manovra economica. Bisogna comprendere che oggi un Governo che ha la maggioranza degli elettori dalla propria parte, che ha un programma elettorale su cui ha preso un impegno solenne in campagna elettorale, deve portare avanti i propri provvedimenti ed avere una tempistica certa. Sempre per quanto riguarda il metodo, diciamo con chiarezza che ci troviamo per la prima volta davanti a una manovra finanziaria rivoluzionaria. È la prima volta che viene varata prima della pausa estiva ed è la prima volta che ha un respiro triennale, per evitare l'«assalto alla diligenza» che, anno dopo anno, abbiamo dovuto registrare qui in Parlamento.
Passiamo adesso al merito del provvedimento. Noi votiamo ovviamente a favore della fiducia al Governo, ma anche a favore del provvedimento nel suo merito, perché sposiamo la filosofia di fondo di questa manovra economica. Qual è la filosofia di fondo? Essa cammina su due binari. Il primo è il contenimento della spesa pubblica, che è un fatto rivoluzionario, perché mai un Governo aveva avuto il coraggio di mettere mano seriamente e concretamente al contenimento della spesa pubblica. Il secondo binario è, invece, la scelta, anche questa rivoluzionaria rispetto ai Governi di centrosinistra, di non aumentare la tassazione ai cittadini contribuenti.
Passiamo ora ai provvedimenti contenuti in questa manovra economica. Vorremmo sapere dal centrosinistra per quale ragione è contrario a questi provvedimenti nel merito. Vorremmo sapere perché l'opposizione è contraria alla Robin Hood tax, ossia ad una tassa che va ad incidere su coloro che hanno avuto un vantaggio economico rilevante da un momento contingente del mercato internazionale - mi riferisco ai petrolieri - per redistribuire quei soldi attraverso la social card, cioèPag. 14una carta che dà la possibilità di spesa di 400 euro a 1 milione e 200 mila italiani, che rischiano di non fare la spesa negli ultimi giorni del mese.
Qual è la ragione per cui la sinistra è contraria a questo provvedimento? Qual è la ragione per cui la sinistra è contraria alle misure che combattono l'evasione fiscale? Mi riferisco all'abolizione del divieto di cumulo del reddito previdenziale con il reddito da secondo lavoro.
Oggi chi ha una pensione non arriva a fine mese e per far quadrare i conti del bilancio familiare fa il doppio lavoro in nero ed è, quindi, costretto ad evadere. Noi, abolendo il divieto di cumulo, permettiamo a quella stessa persona di percepire il reddito da pensione, di lavorare, di pagare le tasse sul suo secondo lavoro; garantiamo alla famiglia un maggior reddito e allo Stato un maggiore introito (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Vorremmo sapere dalla sinistra qual è la ragione per cui è contraria a tutto ciò.
Noi combattiamo l'evasione, dando la possibilità agli enti locali di accedere alla banca dati dell'Agenzia delle entrate, in modo che possano sapere come combattere l'evasione dei tributi locali e colpiamo l'eccesso di spesa pubblica soprattutto negli sprechi, riducendo, ad esempio, del 50 per cento le consulenze, i convegni e le spese di rappresentanza. Vorremmo sapere chi tra voi non è d'accordo nel ridurre del 50 per cento le spese per i convegni, le consulenze e per la rappresentanza delle strutture pubbliche? Noi, inoltre, riduciamo del 50 per cento l'utilizzo della carta nella pubblica amministrazione e ottimizziamo le spese dei ministeri.
Quando voi fate polemica demagogica, affermando che noi, riducendo le spese dei ministeri, riduciamo gli stanziamenti a favore dei cittadini, vi sbagliate, perché, quando lo Stato dice: «caro Ministro, riduci del 10 o del 15 per cento le spese del tuo Ministero», non è detto che ciò vada ad incidere sui cittadini, potendo incidere sugli sprechi. Inoltre, un'altra considerazione che vorrei svolgere è che vi è una maggiore libertà nei ministeri: prima i soldi di un capitolo di spesa a fine anno, se non venivano utilizzati, andavano in economia e dovevano essere restituiti; oggi, se non vengono utilizzati, possono essere spostati su capitoli di spesa, il cui intervento a tutela degli interessi dei cittadini è molto più importante.
In più, va sottolineato ciò che facciamo a tutela della famiglia, oltre ai vantaggi dell'abolizione del divieto di cumulo, della social card, e mi riferisco anche al piano casa, che non solo dismetterà le case del patrimonio pubblico, ma le consegnerà agli affittuari con una rata di mutuo pari alla rata di fitto che già adesso pagano. Sarà prevista, quindi, la possibilità per tutti gli affittuari del patrimonio edilizio pubblico di diventare proprietari, senza dover sborsare molto di più di quello che già oggi sborsano per il canone di locazione e vi sarà l'opportunità di aprirsi all'housing sociale ovvero si potranno costruire delle case a prezzi agevolati per le giovani coppie e per gli indigenti.
Non si capisce per quale ragione la sinistra debba essere contraria a questa misura. Come fate a votare contro un provvedimento che oggi dà la possibilità di adottare libri di testo nelle scuole che sono scaricabili anche via Internet, e che quindi possono essere stampati pagando solo il diritto d'autore e non le spese di produzione? Vi chiedo perché siete contrari ad un provvedimento che attribuisce alle famiglie la possibilità di pagare la metà o un terzo per i libri di testo, o che abolisce la tassa sugli assegni che voi avevate introdotto, o che abroga - nel giro di tre anni - 3.500 leggi, dando il via a quella semplificazione legislativa che voi tanto avete predicato ma che non avete praticato.
Inoltre pensiamo al futuro del Paese, in particolare al problema dell'energia attraverso il ritorno al nucleare. Mi riferisco poi al Fondo per le infrastrutture rifinanziato, con l'85 per cento degli stanziamenti al sud, alla creazione della Banca del Mezzogiorno, al rifinanziamento del FAS, con la destinazione dell'85 per cento delle risorse al sud. Concludo rivolgendomi a chi ha speculato sulla questione dellaPag. 15sicurezza. Basterebbe leggere questo provvedimento per scoprire che c'è, sì, un taglio al Ministero dell'interno, ma anche che vi sono tre Fondi, per un totale di 400 milioni di euro, a favore della sicurezza, e che abbiamo destinato al comparto sicurezza tutti i beni sequestrati alla criminalità organizzata, per un totale di un miliardo e mezzo di euro.
Mai e poi mai la sicurezza dei cittadini aveva avuto tante risorse quante ve ne sono in questa manovra economica, ed è anche per questa ragione che noi confermiamo la nostra fiducia al Governo e il nostro voto favorevole alla manovra economica (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1386-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 112, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati. Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Zaccaria. Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 15,15)

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 15,20)

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 1386-B: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti e votanti 551
Maggioranza 276
Hanno risposto 312
Hanno risposto no 239
(La Camera approva).

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto si:

Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Angeli Giuseppe
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario
Baldelli Simone
Balocchi Maurizio
Barani Lucio
Barba VincenzoPag. 16
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellotti Luca
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Bertolini Isabella
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bossi Umberto
Brambilla Michela Vittoria
Brancher Aldo
Brigandì Matteo
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Buonfiglio Antonio
Calabria Annagrazia
Caldoro Stefano
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Comaroli Silvana Andreina
Commercio Roberto Mario Sergio
Consiglio Nunziante
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Cota Roberto
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Dima Giovanni
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Dussin Luciano
Faenzi Monica
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti PaolaPag. 17
Frattini Franco
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibelli Andrea
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Giudice Gaspare
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Granata Benedetto Fabio
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Guzzanti Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
La Russa Ignazio
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Maccanti Elena
Mancuso Gianni
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Maroni Roberto
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Meloni Giorgia
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Mondello Gabriella
Montagnoli Alessandro
Moroni Chiara
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano
Negro Giovanna
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nola Carlo
Nucara Francesco
Orsini Andrea
Pagano Alessandro Saro Alfonso
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Paroli AdrianoPag. 18
Pastore Maria Piera
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (Pdl)
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pirovano Ettore
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Rainieri Fabio
Ravetto Laura
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Rivolta Erica
Romani Paolo
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rondini Marco
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Salvini Matteo
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Savino Elvira
Sbai Souad
Scajola Claudio
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scelli Maurizio
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Taglialatela Marcello
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Traversa Michele
Tremaglia Mirko
Tremonti Giulio
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vegas Giuseppe
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vitali Luigi
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zorzato Marino

Hanno risposto no:

Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbato Francesco
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bersani Pier LuigiPag. 19
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Bonavitacola Fulvio
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Causi Marco
Cavallaro Mario
Ceccuzzi Franco
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Ciccanti Amedeo
Ciocchetti Luciano
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Corsini Paolo
Coscia Maria
Costantini Carlo
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Giuseppe Anita
D'Incecco Vittoria
Dionisi Armando
Di Pietro Antonio
Donadi Massimo
Drago Giuseppe
Duilio Lino
Esposito Stefano
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fassino Piero
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo
Formisano Aniello
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Froner Laura
Gaglione Antonio
Galletti Gian Luca
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Giovanelli Oriano
Gnecchi Marialuisa
Graziano Stefano
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lo Moro Doris
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli AndreaPag. 20
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mannino Calogero
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melis Guido
Merloni Maria Paola
Messina Ignazio
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Monai Carlo
Morassut Roberto
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mura Silvana
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Parisi Arturo Mario Luigi
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (Pd)
Pes Caterina
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pionati Francesco
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano
Poli Nedo Lorenzo
Pompili Massimo
Porfidia Americo
Portas Giacomo Antonio
Quartiani Erminio Angelo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Razzi Antonio
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Schirru Amalia
Scilipoti Domenico
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siragusa Alessandra
Soro Antonello
Sposetti Ugo
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Tocci Walter
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco MaurizioPag. 21
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verini Walter
Vico Ludovico
Vietti Michele Giuseppe
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Zaccaria Roberto
Zamparutti Elisabetta
Zazzera Pierfelice
Zinzi Domenico
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Sono in missione:

Berlusconi Silvio
Bocci Gianpiero
Brugger Siegfried
Buttiglione Rocco
Colucci Francesco
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Melchiorre Daniela
Menia Roberto
Miccichè Gianfranco
Roccella Eugenia Maria
Stefani Stefano

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1386-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1386-B).
L'onorevole Garavini ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Fedi n. 9/1386-B/11, di cui è cofirmataria.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per illustrare l'ordine del giorno Fedi n. 9/1386-B/11, di cui sono cofirmataria, che si riferisce alle restrizioni introdotte in materia di concessione di assegni sociali.
Con le modifiche apportate, si decide che si concederà l'assegno sociale agli indigenti oltre 65 anni che ne fanno richiesta solo ed esclusivamente nel caso in cui risiedano in Italia da più di dieci anni. Questa norma è stata aggiunta dalla maggioranza con il chiaro intento di escludere dai potenziali beneficiari tutti quegli stranieri immigrati in Italia in condizione di indigenza, che avrebbero bisogno del nostro aiuto.
L'abitudine del Governo è sempre la stessa: inventa un presunto problema per creare paura ed avversione tra la gente, e per creare, così, i presupposti che giustifichino interventi politici che puniscano gli immigrati. In questo caso, il Governo agisce come se ci si dovesse proteggere dal pericolo che uno «squanterno» di stranieri indigenti pretenda di ottenere l'assegno sociale, ma, anche in questo caso, il problema da cui il Governo finge di volerci proteggere è un problema del tutto inventato. Non esistono i presunti milioni e milioni di stranieri che potrebbero usufruire di questa legge; semplicemente, non esistono. La verità è che solo il 2,8 per cento degli aventi diritto sono stranieri. In altre parole, di cento anziani indigenti, neanche tre - sottolineo neanche tre - sono stranieri; altro che milioni e milioni!
Con l'assegno sociale agli indigenti diamo un aiuto umano a donne e uomini anziani in difficoltà. Un anziano indigente soffre indipendentemente dal fatto di essere italiano o straniero; va aiutato, perché è umano aiutarlo, indipendentemente dal fatto che sia qui da nove o da dieci anni.
Non sono d'accordo con la norma proposta dal Governo, perché tutti noi non saremmo stati d'accordo di venire trattati così quando gli stranieri eravamo noi. Ve lo dice una che è straniera, straniera in prima persona, dal momento che sono ancora oggi residente all'estero. Come operatrice sociale in Germania, ho vissutoPag. 22tanti casi di italiani indigenti, lì residenti, e vi posso garantire che con una norma come questa, che oggi avete, purtroppo, votato, i nostri connazionali all'estero avrebbero sofferto terribilmente.
Mi rivolgo, in particolare, al collega della Lega, che oggi ha fatto la dichiarazione di voto sulla questione di fiducia, che si chiedeva che cosa vengono a fare i sessantacinquenni stranieri in Italia. Vorrei portare qui l'esperienza, perché anche tanti di noi, italiani all'estero, portiamo e abbiamo portato i nostri genitori anziani all'estero, anche il nostro nonno e la nostra nonna. Quando loro stanno male, lo Stato tedesco li aiuta, e non chiede loro se sono lì da nove o da dieci anni, se sono tedeschi o italiani o di qualche altra nazionalità. In Germania, la Sozialhilfe prima e la Grundsicherung adesso aiuta tutti coloro che cadono in uno stato di indigenza; l'importante è che siano lì in regola, legalmente.
Questa norma basterebbe anche per l'Italia, ma, probabilmente, alla maggioranza non piace, perché è una norma che non gioca con i pregiudizi e con la paura; invece, è una norma chiara e collaudata, oltre ad essere umana e sociale.
Noi del PD vorremmo che ci fosse una norma di questo tipo anche in Italia.
Proprio in questo contesto di rifiuto generale al comma 10 dell'articolo 20 del decreto-legge in esame, si inserisce anche il nostro ordine del giorno, perché con la norma proposta la maggioranza non solo colpisce ingiustamente anziani stranieri che da tanti anni vivono qui, ma toglie ogni aiuto anche agli italiani che hanno vissuto all'estero. Non è raro che cittadini italiani, dopo una vita di lavoro e sacrifici e dopo avere mandato soldi ai propri cari in Italia, a seguito di infelici casi del destino scivolino in condizioni di povertà. Con la norma proposta la maggioranza non solo nega un aiuto agli stranieri indigenti in Italia, ma dice agli italiani all'estero in difficoltà: problemi vostri, state dove siete, noi non vi aiutiamo di certo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LAURA GARAVINI. Lasciatevi aiutare dalla Germania o da qualche altro Paese, in Italia non vi aiutiamo di sicuro. Ma vi sembra una politica seria? E invece è proprio questo che la maggioranza vuole con il suo decreto-legge: con la nuova formulazione sia agli italiani che agli stranieri che non hanno vissuto dieci anni di fila in Italia viene negata qualsiasi possibilità di usufruire di un minimo di sostentamento, viene tolta la possibilità di ricorrere all'assegno sociale per garantirsi un minimo di vita decente. In tutti e due i casi, sia per gli stranieri che per gli italiani all'estero, è una regola sbagliata e vergognosa. Il nostro dissenso con questa norma...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

LAURA GARAVINI. Concludo, signor Presidente. Con l'ordine del giorno in esame ci rivolgiamo quindi al Governo, chiedendogli di impegnarsi affinché le nuove restrizioni non vengano applicate ai cittadini italiani emigrati all'estero. Ci sono tanti motivi per cancellare questa regola, gli italiani all'estero rappresentano un motivo in più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Miotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1386-B/1.

ANNA MARGHERITA MIOTTO. Signor Presidente, è una curiosa metamorfosi quella che è avvenuta in Aula in questi ultimi quindici giorni. Siamo passati da una norma anti-italiani e contro le casalinghe ad una norma-manifesto - questo è il comma 10 dell'articolo 20 -, con conseguenze che riguarderanno gli italiani emigrati all'estero che ritornano in Italia. Lo ha appena ricordato la collega Garavini, e l'ha ricordato ieri con molta passione in discussione generale il collega Bucchino.
Non si dirà e non si potrà dire che non abbiamo parlato chiaro, anche se non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. LoPag. 23avevamo detto fin dall'inizio. Poi avete corretto il testo, siete tornati indietro; eppure c'era il tempo, c'era l'opportunità per correggere questo svarione attraverso il maxiemendamento sul quale il Governo ha messo la fiducia. Avete voluto andare avanti perché non potevate fare diversamente, prigionieri di una logica anti-immigrati che dovete spendere come un manifesto. Avete fatto marcia indietro sul requisito dell'attività lavorativa, ma ora avete combinato un pasticcio, devo dire ancora più evidente e ancora più censurabile.
Dovete dire la verità: voi volevate dissuadere i ricongiungimenti familiari, e non vorreste pagare l'assegno sociale a bulgari, rumeni, polacchi che possono venire in Italia e che invece, con l'ultima formulazione che presentate all'Aula oggi e che voterete, avranno diritto a riscuotere l'assegno sociale indipendentemente dai dieci anni che avete indicato con la norma, perché è chiaro che ai neocomunitari non si può applicare una norma discriminatoria come quella che è contenuta ora nel decreto-legge n. 112 del 2008. In verità essa si potrebbe applicare ai cittadini extracomunitari, ma non sfugge a nessuno il fatto che questi ultimi si potrebbero avvantaggiare con molta difficoltà di essa, visto che, ahimé, per quelli che vivono a sud del Maghreb, come tutti sappiamo, la speranza media di vita è inferiore ai cinquant'anni, e quindi molto difficilmente potrebbero raggiungere il requisito dei 65 anni di età per poter accedere al diritto dell'assegno sociale.
Allora, a chi si applicherà questa norma? Si applicherà ai cittadini italiani emigrati all'estero: costoro, rientrando in Italia senza pensione, non potranno ottenere l'assegno sociale poiché non potranno dimostrare di essere residenti in Italia da dieci anni; dunque, nei primi dieci anni dopo il rientro, essi dovranno subire l'umiliazione di vedersi negato perfino l'assegno sociale. È una bella operazione quella che avete fatto: avete ottenuto un bel risultato!
In verità, ne avete ottenuto anche un altro: che l'Europa ormai diffida di noi e si fa sentire a ogni piè sospinto sulle politiche che riguardano l'immigrazione. Proprio in questi giorni, il Ministro Maroni ha dovuto subire l'umiliazione dell'irritualità - così la ha definita - di dover sottoporre preventivamente alle autorità comunitarie taluni provvedimenti che il Governo doveva approvare e sui quali il Parlamento dovrà esprimere un parere. Le conseguenze delle vostre politiche manifesto sono tali che danneggiano l'immagine del nostro Paese, che è divenuto un sorvegliato speciale per quanto riguarda le politiche sull'immigrazione.
Questa è, dunque, la metamorfosi di questa norma: da una norma anti-italiani a una norma che colpisce gli italiani emigrati che ritornano nel nostro Paese. È davvero una vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. L'onorevole Mattesini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1386-B/3.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, l'ordine del giorno da noi presentato nasce dalla consapevolezza di quanto oggi la precarietà, per molte famiglie e per tanti, troppi giovani, sia un problema enorme e una vera e propria emergenza sociale. Numerose ricerche ci dicono quanto il senso di insicurezza, derivante anche dalla precarietà del lavoro, cresca in modo esponenziale e di come sia in aumento la sfiducia nel futuro, che si accompagna alla paura di perdere il proprio benessere e la qualità della vita.
Molte ricerche (ad esempio il «Rapporto sui diritti globali 2008» prodotto da CGIL, ARCI, Gruppo Abele, Legambiente e altre associazioni) evidenziano quanto sia grave il rischio di processi involutivi che, oltre a danneggiare il mondo del lavoro in generale, possono finire per devastare il tessuto connettivo sul quale si è sviluppata la nostra società. Tale tessuto connettivo è, infatti, impostato su valori solidaristici universali che sono oggi messi pesantemente in discussione dal decreto-legge al nostro esame.Pag. 24
L'OMS definisce la salute come uno «stato di benessere psicofisico» e la moderna medicina del lavoro ci dice ripetutamente che la precarietà è corrosiva per il lavoratore poiché instilla in lui ansia, paura e insicurezza. Anzi, la precarietà è corrosiva non solo per il lavoratore, ma anche per il lavoro, che finisce per perdere qualità: insomma, la precarietà è nemica dei lavoratori ma sicuramente non è amica neanche dello sviluppo economico e delle imprese.
Il Governo Prodi, consapevole di tale dramma, aveva avviato con le sue due finanziarie un processo di riassorbimento del cosiddetto precariato storico: basti pensare alle 22 mila persone dei call center che da lavoratori a progetto sono divenuti lavoratori a tempo indeterminato; basti pensare agli LSU di Palermo, di cui Berlusconi si è vantato di essere lo stabilizzatore, mentre quell'intervento era stato previsto nella finanziaria per il 2008 con uno stanziamento pari a 55 milioni di euro.
In questa situazione, cosa ha fatto il Governo Berlusconi? Ha scelto unicamente di smontare pezzo per pezzo i provvedimenti del Governo Prodi, fino ad arrivare, con l'articolo 21 del provvedimento al nostro esame, ad estendere le ragioni per cui il datore di lavoro può ricorrere al tempo determinato anche alle esigenze riferibili all'attività ordinaria, spazzando via così la garanzia introdotta dal Protocollo del welfare del 23 luglio, che invece poneva un limite al rinnovo dei contratti a termine.
Ma il massimo si è raggiunto nella stesura originale del decreto-legge n. 112 laddove, per quanto riguarda il lavoro a tempo determinato, si prevedeva il solo indennizzo invece che l'assunzione per i precari con contratto irregolare. Nel corso del procedimento di conversione del presente decreto-legge è stato inserito, all'articolo 21, il comma 1-bis che penalizza gravemente i lavoratori con contratto a tempo determinato che, alla data di entrata in vigore dalla legge di conversione del presente decreto-legge, abbiano in corso un procedimento giudiziario nei confronti del proprio datore di lavoro per violazione - preciso - del datore di lavoro.
Si stabilisce, quindi, con questa norma per i soli giudizi in corso l'indennità invece del reintegro, distinguendo tra disciplina applicabile a giudizi in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione e quella, invece, applicabile alle analoghe violazioni commesse in data anteriore o successiva all'entrata in vigore di tale legge e che non siano oggetto dei predetti giudizi.
Si tratta, in qualche modo, di un pasticcio giuridico il cui risultato sono tre tipologie di lavoratori precari: la prima, riguarda quelli la cui sentenza è passata in giudicato e che hanno beneficiato della stabilizzazione; la seconda, quelli il cui procedimento è in corso ed a cui verrà riconosciuto solo l'indennizzo; la terza, quelli che inizieranno in seguito la causa e che potranno di nuovo beneficiare della trasformazione del contratto in uno a tempo indeterminato.
Anche il servizio studi della Camera ha sollevato, in relazione a questa nuova articolazione, dubbi sulla costituzionalità della norma stessa ed osserva come sembri opportuna, alla luce dell'articolo 3 della Costituzione, un'attenta valutazione della distinzione introdotta dalla norma in esame per sanare le violazioni delle norme sui contratti a termine. È bene ricordare, infatti, che l'articolo 3 della Costituzione sancisce che tutti i cittadini sono eguali di fronte alla legge.
Pertanto, con queste motivazioni chiediamo al Governo, come gruppo del Partito Democratico, di valutare la possibilità di un ulteriore intervento legislativo urgente, che escluda l'applicazione della norma in oggetto nei confronti di quei lavoratori che, in forza di una sentenza di primo grado divenuta esecutiva, siano già stati reintegrati in azienda con contratto a tempo indeterminato, e si trovino in attesa della sentenza di secondo grado, e dunque con un giudizio ancora in corso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 25

PRESIDENTE. L'onorevole Calvisi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1386-B/16.

GIULIO CALVISI. Signor Presidente, mi rivolgo al sottosegretario Vegas (che però vedo impegnato in conversazione con alcuni parlamentari) perché in quest'ordine del giorno si formalizzano in richiesta al Governo osservazioni che erano state già oggetto della discussione in Commissione bilancio nella giornata di domenica.
Parlo anch'io dell'articolo 20 che regolamenta le limitazioni degli aventi diritto per quanto riguarda i potenziali beneficiari dell'assegno sociale. L'intento della norma può anche apparire meritorio, perché si propone di combattere alcuni abusi che pure ci sono stati; ma il punto è che lo fa, come hanno già rilevato alcuni colleghi del Partito Democratico, in un modo che non chiarisce bene se le limitazioni riguardino i cittadini provenienti da Paesi extracomunitari, i cittadini dei Paesi dell'Unione europea ed anche i cittadini italiani. La norma, cioè, è fatta male, è un po' pasticciata e, a mio giudizio, non indica, come invece era nell'intento dei proponenti, una categoria generale di soggetti potenzialmente esclusi dalla percezione del beneficio. Nell'indicare, infatti, come aventi diritto coloro i quali abbiano soggiornato legalmente e in via continuativa sul territorio nazionale per dieci anni, essa non specifica le categorie. Noi ci possiamo trovare nella situazione in cui italiani con doppia cittadinanza un domani potranno avere problemi ad essere beneficiari di questo provvedimento, così come ci ritroveremmo in una situazione incresciosa con gli altri Paesi dell'Unione laddove cittadini dell'Unione europea potrebbero essere esclusi dal provvedimento.
Queste cose sono già state dette dalle onorevoli Garavini e Miotto; faccio dunque mie le loro parole così come sottoscrivo anche un analogo ordine del giorno sul tema che è stato presentato dall'onorevole Fluvi e non voglio soffermarmi, come già abbiamo fatto in Commissione ed anche in Aula, su una visione diversa che abbiamo rispetto al Governo circa cosa deve essere e per quale finalità è stato concepito ed utilizzato l'assegno sociale.
L'assegno sociale non è una pensione ma uno strumento che serve a contrastare la povertà, l'insicurezza, le condizioni di degrado, e come tale interviene proprio per prevenire tali situazioni.
Voglio solo mettere in evidenza che la misura contenuta nell'articolo 20, comma 10, del provvedimento in esame viola due direttive comunitarie vigenti nel nostro Paese e già recepite proprio con procedura parlamentare.
In primo luogo, vi è una violazione della direttiva 2004/38/CE in ordine alle circolazione dei cittadini europei. Essa riconosce titolari del diritto di soggiorno permanente i cittadini europei che vivono nel nostro Paese dopo cinque anni e non dopo dieci anni, come dispone l'articolo 20, e riconosce un principio generale, ossia l'accesso ai diritti sociali, anche di natura economica, in condizioni di parità con i cittadini italiani.
La seconda violazione è quella concernente la direttiva 2003/109/CE che riconosce analoga parità di trattamento ai cittadini provenienti da Paesi extracomunitari titolari di permesso della Comunità europea. Questo permesso si ottiene dopo cinque anni e si deve aver lavorato nel nostro Paese, si devono dimostrare determinati requisiti di reddito e di avere un alloggio. Sottosegretario Vegas, faccio presente che vi sono persone che sono da quindici anni in Italia e non hanno ancora ottenuto dal nostro Paese tale riconoscimento. Pertanto, non è una cosa che lo Stato italiano eroga come se fossero caramelle.
Per ironia della sorte, la direttiva che riguarda i lavoratori provenienti da Paesi extracomunitari è stata varata con il voto favorevole dell'Italia il 25 novembre 2003 e il nostro Paese era allora rappresentato dal Ministro Tremonti, che ha detto «sì» a quel provvedimento e a quella specifica norma di legge.
Qual è il punto che sollevo con l'ordine del giorno in esame e la proposta di cui mi faccio portatore? Voi scrivete nel testo dell'articolo 20, comma 10, del provvedimentoPag. 26in esame, che le limitazioni entreranno in vigore dal 1o gennaio 2009. Ebbene, rivolgiamo una proposta al Governo, invitandolo a verificare la possibile esistenza di una procedura di infrazione comunitaria. Faccia una verifica. Già nel Consiglio dei ministri di qualche giorno fa il Ministro Maroni ha deciso di sottoporre tre decreti legislativi in materia di immigrazione, inseriti nel pacchetto sicurezza...

PRESIDENTE. Onorevole Calvisi, la prego di concludere.

GIULIO CALVISI. Rivolgo un invito al Governo e al Ministro Maroni: faccia spazio nel faldone da portare alla Commissione europea anche a questa norma. Appesantisca un po' il faldone, porti anche l'articolo 20 e verifichi se vi sono osservazioni da Bruxelles. Qualora vi fossero, si intervenga con un provvedimento legislativo che espunga questa norma e ci metta al riparo da possibili infrazioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Berretta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1386-B/4.

GIUSEPPE BERRETTA. Signor Presidente, con l'ordine del giorno in esame desideriamo portare all'attenzione del Governo e dell'Assemblea l'evidente incompatibilità di quanto previsto dall'articolo 21, comma 1-bis, del decreto-legge oggi in esame con la direttiva 1999/70/CE.
Abbiamo ratificato di recente il Trattato di Lisbona. L'Europa evidentemente è un orizzonte che condividiamo tutti, ma oggi sembra che lo neghiamo. Infatti, al di là della macroscopica illegittimità costituzionale da cui appare affetta la norma citata con riferimento all'articolo 3 della nostra Costituzione, profilo sul quale si è già soffermata la collega Mattesini, riteniamo che vi sia un altro profilo di grande interesse che dovrebbe portare il Governo ad una più attenta valutazione. Infatti, il rischio che si corre è di violare, in maniera evidente, il disposto comunitario. Il disposto è la ratio della direttiva comunitaria. Infatti, come ben sappiamo, la direttiva 1999/70/CE, che è stata attuata con il decreto legislativo n. 368 del 2001, oggetto oggi dell'intervento manipolativo, ha obiettivi alti, tesi a prevenire forme di precarietà nell'ordinamento comunitario.
Tra gli obiettivi vi è quello di prevedere un quadro normativo che prevenga gli abusi derivanti da un utilizzo disinvolto del contratto a termine. Tale contratto è considerato dall'Europa l'eccezione rispetto alla regola, costituita dal contratto a tempo indeterminato. Con l'articolo 21, comma 1-bis, il nostro legislatore (il nostro Governo) non solo non tende a prevenire abusi nell'utilizzo del contratto a tempo determinato, ma interviene ex post per introdurre una sanatoria che si risolve in un danno per i lavoratori che hanno avuto una serie di rapporti a termine illegittimi e in un danno anche dei datori di lavoro, che si sono rigorosamente attenuti al rispetto della disciplina e a vantaggio esclusivo dei datori di lavoro che hanno violato le norme a tutela del lavoratore a termine. I lavoratori in questione, infatti, si vedranno preclusa la possibilità di una conversione del contratto e si vedranno riconosciuta una minima indennità che va da 2,5 a 6 mensilità: entità di valore irrisorio.
Tale norma, peraltro, viola la direttiva sotto un altro profilo. Infatti, ai sensi della clausola 5, numero 2, lettera b) della direttiva dell'Unione europea del 1999, gli Stati debbono stabilire a quali condizioni i contratti a tempo determinato debbano ritenersi contratti a tempo indeterminato, cioè si debbano convertire. Nei casi regolamentati dall'articolo 21 verrebbe meno questa ipotesi. Sostanzialmente in quel caso non è prevista la conversione, anche a fronte di gravi violazioni della disciplina a tutela dei lavoratori.
Sul punto è, peraltro, già intervenuta la Corte costituzionale con la sentenza n. 41 del 2000. In tale pronunzia, la Corte costituzionale ha messo in dubbio la possibilità di prevedere una regolamentazione che non contempli la conversione.
Per tale ragione, tenuto conto delle gravi perplessità e la evidente violazione della normativa comunitaria, invitiamo il Governo ad un sollecito intervento in materia,Pag. 27che tenda a modificare la norma e che tenga conto delle precise indicazioni contenute nella direttiva comunitaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1386-B/23.

ALDO DI BIAGIO. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, quest'oggi è mio profondo interesse condividere con voi alcune riflessioni che riflettono quanto tracciato tra le righe del mio ordine del giorno.
Nel decreto-legge collegato alla manovra sussistono, infatti, disposizioni che hanno suscitato molte perplessità da parte dell'opinione pubblica, segnatamente da parte di quelle fasce più deboli nei confronti dei quali è sentito il mio rispetto. Faccio riferimento all'articolo 21 del decreto-legge, che ha modificato la disciplina del contratto di lavoro a tempo determinato, ampliando di fatto le causali del suo utilizzo.
Come ho avuto modo di sottolineare in più occasioni, l'articolo in questione precluderebbe la possibilità per le lavoratrici e i lavoratori che hanno in atto un ricorso al magistrato per ottenere il riconoscimento del diritto al passaggio da un contratto a tempo determinato a uno a tempo indeterminato di ottenere la stabilizzazione del rapporto di lavoro. Un tale orientamento normativo introdurrebbe una evidente disparità all'interno del mondo del lavoro, poiché casi della stessa natura verrebbero trattati in modo difforme semplicemente in base alla data di presentazione del ricorso o alla velocità con la quale il giudice competente ha definito la causa.
In virtù di tali aspetti mi preme ribadire in questa sede che sarebbe opportuno, in nome di una accentuata tutela nei confronti dei lavoratori, che il Governo procedesse in futuri provvedimenti legislativi a tracciare in specifiche e chiare disposizioni la facoltà delle parti (rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro) di sottoscrivere accordi migliorativi e protocolli di intesa che rendano possibile la stabilizzazione del personale dipendente assunto con un contratto a tempo determinato.
Appare doveroso, cari colleghi, tutelare il mondo del lavoro, segnatamente quello in cui si esprime la categoria più debole dei lavoratori; con questo faccio riferimento a tutti i lavoratori, cittadini italiani, indipendentemente dal territorio di residenza.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 17)

ALDO DI BIAGIO. Appare prioritario riconoscere le garanzie e il dovuto rispetto, atteggiamento propedeutico a qualsivoglia manovra di incentivazione della crescita e dello sviluppo del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Bucchino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1386-B/18.

GINO BUCCHINO. Signor Presidente, il mio ordine del giorno ha l'obiettivo di sollecitare una profonda ed equilibrata riflessione da parte del Parlamento sull'opportunità (e io non lo ritengo opportuno) di introdurre un requisito molto severo, ma soprattutto ingiusto, ai fini del perfezionamento del diritto all'assegno sociale, vale a dire i dieci anni di residenza in Italia.
Alcuni colleghi, l'onorevole Garavini e l'onorevole Miotto, mi hanno preceduto con un intervento qualificato e li ringrazio; non ringrazio, invece, i colleghi della Lega che notte tempo, alcuni giorni fa, hanno introdotto un emendamento, poi approvato con il solito meccanismo della questione di fiducia, per tentare di colpire i cittadini neocomunitari, bulgari, rumeni, polacchi. Ovviamente, però, si sono sbagliati in pieno, ma lo dovevano sapere.
Ho spiegato ieri, nel mio intervento in Aula, che i cittadini comunitari non possonoPag. 28essere colpiti da un nuovo requisito di residenza, perché sono tutelati dal regolamento comunitario sulla sicurezza sociale. Con questa nuova norma, purtroppo, si colpiranno esclusivamente i cittadini extracomunitari e gli italiani che rientrano in tarda età a vivere in Italia e che non possono far valere il requisito dei dieci anni di residenza. Credo che una persona, a prescindere dalla sua nazionalità, che viva e lavori onestamente e regolarmente in Italia, che al compimento dei sessantacinque anni di età non abbia maturato il diritto ad una prestazione contributiva e che non abbia alcun reddito per sopravvivere decentemente nel nostro Paese, non possa e non debba essere costretta a fare la fame perché una società ed un Governo spietatamente lo condannano all'esclusione economica e sociale. Rabbrividisco per aver sentito in quest'Aula, poco fa, da esponenti della Lega, parole del tipo: «prima veniamo noi, poi vengono loro», «prima dobbiamo pensare a noi».
Chiedo, quindi, il ripristino delle previsioni precedenti che stabilivano il requisito-vincolo dei cinque anni di residenza per l'accesso al diritto all'assegno sociale e invito tutti voi, maggioranza e opposizione, a votare a favore su questo ordine del giorno. In particolare, rivolgo l'invito ai miei colleghi eletti all'estero: Di Biagio, Picchi e Amato Berardi, i quali, certamente, non potranno fare questo torto agli italiani che vivono all'estero, vale a dire negare loro questa possibilità di vivere decentemente gli ultimi anni della loro vita in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Barbato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1386-B/8.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, io, per la verità, oggi avrei voluto essere, almeno per una giornata, un deputato del PdL, avevo convinto pure l'onorevole Di Pietro a fare la stessa cosa, perché siamo rimasti positivamente meravigliati dal programma del PdL presentato nelle ultime elezioni politiche, in cui addirittura si parlava di missioni. Vi era una prima missione nella quale si dava come obiettivo quello della «piena occupazione per trasformare la flessibilità di ingresso nel mondo del lavoro in opportunità di stabilità del rapporto e di crescita professionale» - ascoltate, colleghi - «eliminando alla radice il fenomeno della precarietà».
Il programma, inoltre, parlava di attuazione della legge Biagi per incentivare la creazione di nuovi posti di lavoro, per l'inclusione nel mercato del lavoro di giovani, di donne ed altri.
Vi era poi una seconda missione, ossia quella di sostenere la famiglia e di dare ai giovani un futuro. Il PdL diceva: Noi proponiamo di mettere i giovani in condizione di costruire il loro futuro. Volevo essere anch'io un esponente del PdL! Condivido in pieno queste misure che erano state tanto sbandierate. Anch'io voglio dialogare: voglio essere un esponente del PdL! Ma dove stanno queste misure? Dopo neanche tre mesi da quando avete proclamato queste misure in campagna elettorale, ci troviamo oggi ad approvare un provvedimento che prevede esattamente il contrario: è chiaro ed evidente, infatti, che sulla precarietà il Governo ha fatto una scelta, tentando di deregolamentare ulteriormente ed in modo sfrenato il mercato del lavoro, e si scorge chiaramente una tendenza contraria a quella dell'Unione europea, che ci invita a fare il minore uso possibile di contratti atipici, proprio perché nel lavoro sicuro si intravede la principale molla per il rilancio dei consumi e degli investimenti.
Voi della Lega, invece, che «fregate» sempre la gente, anche in questa occasione siete pronti a «fregarla», perché «fregate» soprattutto i giovani: ciò è più grave, perché in questo momento, con il provvedimento in esame, avete rubato il futuro dei giovani e delle giovani in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Questo è quello che ci avete propinatoPag. 29dopo i soli primi cento giorni! Questi sono i primi cento giorni del Governo Berlusconi!
Vi era, poi, un'altra missione ancora: mentre si parla di questa grande disponibilità a tagliare le spese e a raddrizzare la finanza pubblica, Ministro Brunetta, signor Ministro Brunetta, lei che non viene a fare il deputato (la vedo poco, infatti, nelle Commissioni e non la vedo in Aula), perché fa il deputato fannullone e prende l'indennità da deputato cumulandola con quella da Ministro (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)? Perché cumulate decine di migliaia di euro al mese? Per i precari si parla di 400-500 euro al mese, mentre voi cumulate il doppio «stipendio», quello da Ministri o sottosegretari con quello da deputati (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! Così fate la lotta per i giovani e date loro futuro?
Caro Ministro, perché lei e gli altri Ministri non sono qui presenti e perché non fanno i parlamentari? Perché non rinunciano al loro stipendio, se volete operare tagli veri?

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di non interrompere l'oratore.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, posso parlare?

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, prosegua.

FRANCESCO BARBATO. Perché tutti questi Ministri e sottosegretari non la smettono di fare la «casta»? Perché vogliono semplicemente alimentare i loro privilegi e le loro tasche? Non sono solo deputati fannulloni, ma sono anche deputati «mangioni», perché mangiano migliaia di euro al mese (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), alla faccia di tanti giovani e di tanti precari...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, la invito a usare termini non offensivi nei confronti dell'Assemblea, di cui lei fa parte (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Unione di Centro).

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, ho detto «mangioni» perché mangiano molto...

PRESIDENTE. Non esistono deputati «mangioni» o deputati che non lo siano. O lo siamo tutti o non lo è nessuno! Onorevole Barbato, prosegua.

FRANCESCO BARBATO. Tutti noi deputati siamo qui, lavoriamo e svolgiamo il nostro lavoro. Mi riferivo ai deputati Ministri e sottosegretari, che prendono il trattamento economico da Ministro e da sottosegretario e lo cumulano con quello da deputato. Questi sono i deputati fannulloni, compreso il Ministro Brunetta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori. Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, ha esaurito il tempo a sua disposizione.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Miotto n. 9/1386-B/1. A seguire vi sono alcuni ordini del giorno che sostanzialmente redarguiscono il Governo per le decisioni assunte e che, pertanto, non sono assolutamente condivisibili sotto un profilo politico. Il Governo, quindi, non accetta gli ordini del giorno Damiano n. 9/1386-B/2, Mattesini n. 9/1386-B/3 e Berretta n. 9/1386-B/4.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Vannucci n. 9/1386-B/5, mentre esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Lovelli n. 9/1386-B/6. L'ordine del giorno Borghesi n. 9/1386-B/7 può essere accolto comePag. 30raccomandazione limitatamente al dispositivo, mentre le premesse sono del tutto inaccettabili. Il Governo, pertanto, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Borghesi n. 9/1386-B/7 purché riformulato espungendo le premesse; altrimenti l'ordine del giorno si intende non accettato. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Barbato n. 9/1386-B/8, anche in relazione alle espressioni che l'onorevole Barbato ha usato nella fase di illustrazione del suo ordine del giorno, che non mi sono sembrate particolarmente perspicue (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Cambursano n. 9/1386-B/9 ed esprime parere favorevole sull'ordine del giorno Messina n. 9/1386-B/10. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Fedi n. 9/1386-B/11 e Capodicasa n. 9/1386-B/12, quest'ultimo analogo ad un ordine del giorno accolto come raccomandazione al Senato.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Burtone n. 9/1386-B/13, Gatti n. 9/1386-B/14 e Baretta n. 9/1386-B/15. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Calvisi n. 9/1386-B/16, a condizione che venga riformulato espungendo il terzo capoverso delle premesse, che non è condivisibile.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Fluvi n. 9/1386-B/17, analogo all'ordine del giorno Cambursano n. 9/1386-B/9, e l'ordine del giorno Bucchino n. 9/1386-B/18. Il Governo ovviamente accetta l'ordine del giorno Livia Turco n. 9/1386-B/19, poiché tale atto afferma che il Governo non deve pregiudicare la lotta alla povertà, il che non può non essere condivisibile. D'altronde, è ciò che il Governo fa con la sua politica economica.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Viola n. 9/1386-B/20, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bocci n. 9/1386-B/21. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Zaccaria n. 9/1386-B/22. Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Biagio n. 9/1386-B/23 a condizione che venga riformulato sostituendo, nella premessa, le parole: «introducendo un'evidente disparità», con le seguenti: «potendo ingenerare un'eventuale disparità di trattamento». Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Narducci n. 9/1386-B/24.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bobba n. 9/1386-B/25, a condizione che sia riformulato sostituendo, nell'ultimo capoverso delle premesse, le parole: «, oltre a penalizzare i cittadini extracomunitari, colpisce», con le seguenti: «rischia di penalizzare».

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo solo per un chiarimento. Siccome il collega Vegas dichiarava di non accogliere alcuni ordini del giorno perché redarguivano il Governo, volevo capire se con ciò si riferiva alle premesse oppure ai dispositivi. Infatti, la scorsa volta il Governo ha accettato gran parte degli ordini del giorno, pensando che si potesse esprimere il parere esclusivamente sui dispositivi (invece, come è chiaro, il parere si esprime sull'intero atto), e ha così accolto anche le premesse in cui si redarguiva il Governo.
Volevo solo capire. Infatti, se il problema attiene alle premesse, si può sempre votare per parti separate; se invece il problema riguarda i dispositivi, immagino che ovviamente il parere resti contrario.

PRESIDENTE. Onorevole Vegas?

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, visto che la scorsa volta il Governo era stato redarguito perché non aveva tenuto nel debito conto le premesse, questa volta lo abbiamo fatto e, visti le premesse e i dispositivi, il parere resta contrario.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazionePag. 31dell'ordine del giorno Miotto n. 9/1386-B/1, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Damiano n. 9/1386-B/2, non accettato dal Governo.

CESARE DAMIANO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, chiedo che questo ordine del giorno venga votato. Vorrei anche dire che mi sembra grave che il Governo non accetti un ordine del giorno con il quale si chiede di adottare ulteriori iniziative normative per evitare una discriminazione nei confronti dei lavoratori precari, quando il Governo sa benissimo che la norma contenuta nel provvedimento andrà incontro a giudizi di incostituzionalità. Il Governo e, in particolare, il sottosegretario Vegas sono ricorsi a falsità, dichiarando che su questa norma c'era stato il giudizio favorevole della stessa opposizione. Si insiste sul fatto che si vogliono trasformare i contratti a termine in contratti a tempo indeterminato, quando si sa che si sta parlando di violazioni di legge da parte dei datori di lavoro.
Tutto ciò è molto grave e andrà contro gli interessi dei giovani lavoratori che tutti diciamo di voler tutelare. Per questo chiedo che venga espresso il voto sul mio ordine del giorno n. 9/1386-B/2 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Damiano n. 9/1386-B/2, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 497
Astenuti 6
Maggioranza 249
Hanno votato
213
Hanno votato
no 284).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Di Cagno Abbrescia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mattesini n. 9/1386-B/3, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mattesini n. 9/1386-B/3, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 506
Votanti 505
Astenuti 1
Maggioranza 253
Hanno votato
214
Hanno votato
no 291).

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Berretta n. 9/1386-B/4, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Berretta n. 9/1386-B/4, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 32
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 503
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato
218
Hanno votato
no 285).

Prendo atto che la deputata Ravetto ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che la deputata Mura ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Vannucci n. 9/1386-B/5 accolto come raccomandazione dal Governo.

MASSIMO VANNUCCI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e intervengo per spiegare il motivo. Il Governo ha «propagandato» particolarmente il comma 23 dell'articolo 61 del provvedimento in esame con il quale si costituisce un fondo con beni mobili e immobili sequestrati o confiscati a seguito di procedimenti penali. È un peccato però che in questa propaganda non sia stata citata la soppressione dei commi 102, 103 e 104 della legge finanziaria per il 2008. Il Fondo infatti, esisteva già, lo avevamo costituito noi e funzionava meglio perché non veniva gestito da una società, come invece voi avete previsto, e soprattutto la destinazione era prevista per il rafforzamento delle forze di polizia e il risanamento dei quartieri urbani degradati declinando al meglio i concetti di sicurezza, prevenzione, rimozione delle cause e repressione. La parte sulla prevenzione nelle vostre intenzioni invece è completamente sparita e al comma 24 dell'articolo destinate le eventuali somme eccedenti alle entrate del bilancio dello Stato mentre il mio ordine del giorno tendeva proprio a mantenere i fondi per la prevenzione piuttosto che per i saldi. Sottosegretario Vegas non accettando il mio ordine del giorno svelate il vostro vero volto. Ma che idea si ha della sicurezza? Prima tentate di paralizzare la giustizia pensando di obbligarla ad istruire centinaia di migliaia di processi verso i clandestini, poi cercate di rinviare 100 mila processi. In un Paese provato dalla criminalità organizzata, che vede la presenza di centrali criminali mafiose e camorristiche, di forti infiltrazioni criminali in interi settori dell'economia e parti del territorio e intere regioni strette nella tenaglia criminale, voi cosa fate? Dichiarate guerra agli zingari! Francamente, ce lo aspettavamo perché avevamo perso le speranze quando abbiamo sentito definire eroe lo stalliere di Arcore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Vannucci le ricordo per la precisione che il Governo non ha espresso parere contrario sul suo ordine del giorno n. 9/1386-B/5 ma lo ha accolto come raccomandazione.
Prendo atto, inoltre, che il Governo mantiene il parere espresso sull'ordine del giorno Vannucci n. 9/1386-B/5.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vannucci n. 9/1386-B/5.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 512
Maggioranza 257
Hanno votato
223
Hanno votato
no 289).

Prendo atto che la deputata Mura ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Lovelli n. 9/1386-B/6, accettato dal Governo.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, intervengo per ringraziare il Governo per aver accettato il mio ordine del giorno perché rappresenta un passo avanti rispettoPag. 33a precedenti interventi realizzati in questa Aula sugli stessi argomenti e anche rispetto al fatto che in prima lettura il Governo aveva accolto il mio ordine del giorno solo come raccomandazione.
Quindi prendo atto che vi è un parere favorevole del Governo sul fatto che si proceda decisamente, sia per quanto riguarda la convenzione tra ANAS e Società Autostrade sia per quanto riguarda il contratto di programma tra Stato e RFI sulle direttrici viarie e ferroviarie del Corridoio 24, con particolare riferimento alla Valle Scrivia ligure-piemontese, e sul fatto che si vada decisamente in questa direzione e con gli interventi necessari. Infine, viene accolto favorevolmente il fatto che, per quanto riguarda la realizzazione del terzo valico dei Giovi (linea alta capacità Genova-Milano per la quale non sono ancora disponibili le risorse necessarie), si vada ad una verifica complessiva di fattibilità che porti ad un possibile accertamento dell'effettiva attuazione del progetto. È questo il senso del mio intervento.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che l'onorevole Lovelli non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386-B/6.

ANTONIO PALAGIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, mi rivolgo a lei - ma, per conoscenza, anche al Ministro Brunetta - per sapere quali siano i provvedimenti che vorrete adottare in questo momento, ma anche dopo la pausa estiva, per evitare che gli onorevoli fannulloni non presenti in Aula, e che si fanno votare da altri colleghi, la smettano di seguire questa procedura che avvilisce noi che siamo qui in Assemblea il 5 di agosto (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, mantiene le premesse del suo ordine del giorno n. 9/1386-B/7, accolto dal Governo come raccomandazione limitatamente al dispositivo e sul quale è stato espresso appunto parere contrario rispetto alle premesse?

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, fino all'ultima volta in cui abbiamo discusso gli ordini del giorno, il Governo ha seguito la pratica di accoglierli come raccomandazione, tralasciando di esprimere il giudizio sulle premesse. Ora ci troviamo di fronte ad un cambio di orientamento. Vorrei solo dire che ho elencato in questo ordine del giorno - e chi ha voglia lo può trovare in modo puntuale nel resoconto della discussione sulle linee generali - undici situazioni diverse di lavoratori che, in una condizione esattamente uguale sul piano sostanziale, si troveranno ad avere risultati diversi per effetto dell'attuale formulazione dell'articolo 21 del provvedimento in esame. È per questo che ho chiesto al Governo di valutare l'opportunità anche di interventi legislativi per far sì che invece vi fosse una posizione uguale per tutti quelli che si trovano nelle medesime situazioni. Pertanto vorrei invitare il Governo a comportarsi come ha fatto nel passato, perché se accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno in esame non chiederò la votazione del medesimo.

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, credo che a tal proposito l'onorevole Vegas abbia risposto poc'anzi al collega Giachetti. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/1386-B/7, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 354
Astenuti 164
Maggioranza 178
Hanno votato
59
Hanno votato
no 295).Pag. 34

Onorevole Barbato, mantiene le premesse del suo ordine del giorno n. 9/1386-B/8 sulle quali il Governo ha espresso parere contrario?

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Barbato, ho commesso io un errore. Il parere del Governo sul suo ordine del giorno n. 9/1386-B/8 è contrario. Le chiedo dunque se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386-B/8, non accettato dal Governo.

FRANCESCO BARBATO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, mi pare che l'argomento del precariato non interessi molto alla maggioranza - in particolare, al PdL - di questo Parlamento. Soprattutto, non si rendono conto che il Governo, attraverso questa deregolamentazione sfrenata del mercato, ha fatto una scelta ben precisa, che cade proprio sulle spalle della nuove generazioni. Non so come i miei colleghi deputati del PdL questa sera, quando torneranno a casa, e nei giorni successivi potranno guardare negli occhi delle giovani e dei giovani italiani (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Non so - lo ripeto - come faranno a guardare in faccia i giovani italiani.
Il dispositivo dell'ordine del giorno che noi proponiamo è di valutare di adottare gli opportuni interventi legislativi, fatte salve le prerogative del Parlamento, al fine di incentivare i contratti di lavoro a tempo indeterminato. Noi stiamo chiedendo di stare a fianco dei giovani. In questo momento - mi riferisco alle azioni dell'attuale Governo - avete fatto delle promesse sulla sicurezza pubblica. Il Governo ha fatto riferimento ad un'altra missione, ci parlava di sicurezza e di aumento progressivo delle risorse per la stessa, invece sono stati impiegati meno soldi. Il Governo ci parlava di un numero maggiore di carabinieri e di agenti di polizia per strada e invece abbiamo visto la boutade che è stata realizzata con l'Esercito. Mi riferisco al cattivo uso relativo a quei poveri poliziotti, che non solo devono rincorrere i delinquenti, visto che adesso devono badare anche a quei poveri giovani dell'Esercito che li affiancano.
Che grande regalo avete fatto alla criminalità! Avete precarizzato la scuola in Italia, con il governo Berlusconi! Il Governo Berlusconi ha precarizzato polizia e carabinieri, ha precarizzato i giovani e il loro futuro, ha precarizzato la magistratura, ha precarizzato la sanità, ha precarizzato il futuro degli italiani! (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego.

FRANCESCO BARBATO. Ha precarizzato gli italiani. Berlusconi e il suo Governo stanno precarizzando gli italiani e questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Barbato n. 9/1386-B/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 458
Astenuti 61
Maggioranza 230
Hanno votato
160
Hanno votato
no 298).Pag. 35

Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cambursano n. 9/1386-B/9.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cambursano n. 9/1386-B/9, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 486
Astenuti 15
Maggioranza 244
Hanno votato
197
Hanno votato
no 289).

Prendo atto che i deputati Porfidia, Misiti, Scilipoti, Esposito, Portas e Galletti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Moffa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386-B/10, accettato dal Governo.

IGNAZIO MESSINA. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno tratta di una materia particolarmente importante e che ci vede molto sensibili, cioè quella del ricongiungimento familiare. Considerato che in questi giorni sono stati presentati tre decreti-legge, che sono all'attenzione del Commissario europeo e che riguardano proprio questioni attinenti all'immigrazione, e sono stati pronunziati alcuni interventi in materia di ricongiungimento (che vanno dalla possibilità concessa esclusivamente a maggiorenni, ai figli che devono essere totalmente disabili, all'esame del DNA), ringrazio il Governo perché ha espresso parere favorevole. Chiedo comunque che l'Aula confermi, con il suggello del voto, tale impegno a non violare le normative comunitarie e la direttiva n. 86/2003/CE, che parla proprio di ricongiungimenti nell'ambito dell'Unione europea.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo per farle presente la situazione con la quale sta lavorando oggi il Parlamento. L'ultimo voto ha manifestato 284 voti da parte del centrodestra, il che significa che siamo esattamente a 5 voti in più del numero legale necessario per licenziare il provvedimento in esame con voto finale.
Per serietà, signor Presidente, data l'importanza del provvedimento in esame e visto che stiamo discutendo anche in maniera abbastanza animata, persino sugli ordini del giorno, dato che il voto di fiducia ha negato la possibilità di entrare profondamente nel merito del provvedimento medesimo da parte dell'Aula, le chiedo di procedere, prima della votazione che seguirà, alla verifica delle tessere e a verificare anche che ciascuno voti per sé.

PRESIDENTE. Chiedo fin d'ora ai segretari di dar corso alla verifica che è stata richiesta e che è certamente motivata (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Messina n. 9/1386-B/10, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 36
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 496
Votanti 484
Astenuti 12
Maggioranza 243
Hanno votato
342
Hanno votato
no 142).

Prendo atto che i deputati Cuomo, Corsini, Misiani e Colaninno hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Scalia ha segnalato che non è riuscito a votare. Prendo inoltre atto che il deputato Papa ha segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fedi n. 9/1386-B/11, accolto come raccomandazione dal Governo (Commenti)...
Onorevoli colleghi, vi prego, cosa succede? Onorevole Leone, che cosa succede?

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, vanno raccolte anche a sinistra!

PRESIDENTE. Onorevole Dal Lago, la prego, non riesco ad ascoltare (Commenti)... Onorevole Leone... (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo Popolo della libertà: «Hanno fatto le fotografie, Presidente!»). Allora, se ho ben compreso, lamentate il fatto che qualche collega avrebbe scattato una fotografia. Se così dovesse essere - ovviamente io non ne ho preso visione - prego di astenersi dal dar corso a comportamenti che, come i colleghi sanno, non sono ammessi in quest'Aula.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Capodicasa n. 9/1386-B/12, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Burtone non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386-B/13, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Gatti n. 9/1386-B/14, accolto come raccomandazione dal Governo.

MARIA GRAZIA GATTI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo di ripensare al parere espresso sull'ordine del giorno n. 9/1386-B/14 a mia prima firma, nel senso di trasformare l'accoglimento come raccomandazione in un'accettazione piena.
Signor Presidente, in quest'Aula abbiamo discusso molto sui contratti a termine e sull'ultima norma inserita nell'ultimo emendamento, ma a mio avviso, vi è un problema molto grave, anche nella prima parte dell'articolo relativo ai contratti a termine. In particolare, al comma 1 dell'articolo 21, si prevede esplicitamente che un datore di lavoro possa ricorrere al contratto a tempo determinato «a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo» anche se riferibili alla ordinaria attività del datore di lavoro". Signor Presidente, questo significa che abbiamo tolto ogni vincolo e l'aspetto più grave è che abbiamo violato un elemento fondamentale: l'Europa ci dice esplicitamente, attraverso delle norme, che la modalità ordinaria di fissare un rapporto di lavoro è quella a tempo indeterminato e che per fissare dei rapporti di lavoro a tempo determinato servono le situazioni eccezionali, cioè quelle di picco produttivo, di avvio dell'impresa o lavori particolarmente specialistici, per cui non è il caso di avere figure di quel tipo, in modo perenne, all'interno dell'azienda.
Signor Presidente, questi sono gli elementi ed è per questo motivo che chiedo al Governo di evitare di accogliere l'ordine del giorno in oggetto come raccomandazione, ma di accettarlo completamente. Non si tratta di flexicurity: qui si tratta diPag. 37mettere in mezzo alla strada le persone (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non accoglie la richiesta avanzata dall'onorevole Gatti.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gatti n. 9/1386-B/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 506
Astenuti 7
Maggioranza 254
Hanno votato
218
Hanno votato
no 288).

Prendo atto che il deputato Scalia ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Sbai ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Prendo atto che l'onorevole Baretta non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386-B/15, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Calvisi accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386-B/16, accolto come raccomandazione.

MANUELA DAL LAGO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, mi scuso del disturbo ma, poiché dà molto fastidio in quest'Aula prendere continuamente lezioni di voto da personaggi che si dichiarano al di sopra delle parti e corretti, la pregherei di far controllare il voto espresso nella prima fila di banchi del Partito Democratico, dove vi è un foglio bianco: lì si è appena votato, ma nessuno era presente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Se dobbiamo controllare...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dal Lago, ho raccolto il senso della sua esortazione.
Prendo atto che l'onorevole Fluvi insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386-B/17, non accettato dal Governo.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fluvi n. 9/1386-B/17, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 516
Astenuti 1
Maggioranza 259
Hanno votato
227
Hanno votato
no 289).

Prendo atto che il deputato Scalia non è riuscito a votare e che il deputato Mannino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bucchino n. 9/1386-B/18, non accettato dal Governo.

GINO BUCCHINO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GINO BUCCHINO. Signor Presidente, invito il Governo a riconsiderare il parere contrario espresso sull'ordine del giorno a mia prima firma n. 9/1386-B/18. So che un ordine del giorno solitamente non siPag. 38nega a nessuno, anche perché le cose non cambiano, visto che, ormai, i giochi sono stati fatti. Tuttavia, sarebbe grave negare completamente l'ordine del giorno in oggetto, perché significherebbe chiudere la porta in faccia definitivamente ai nostri connazionali emigrati all'estero.
Anche se fosse uno solo, quel connazionale, che se ne è andato dall'Italia trenta o quarant'anni fa, che ha lavorato per l'Italia e che l'ha resa grande nel mondo, che ha mantenuto con tutti i sacrifici e gli sforzi il suo passaporto e che ha avuto la sfortuna, casomai, di prendere la nave sbagliata e di andare in un Paese dove non ha potuto fare fortuna, rientra in Italia e ora l'Italia non gli dà una lira, da vecchietto, per aiutarlo a campare.
Invito quindi il Governo a modificare e ad accogliere almeno come raccomandazione, come impegno, il mio ordine del giorno, per non chiudere definitivamente la porta in faccia ai tanti italiani all'estero che ancora credono nell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno in esame e per sottolineare che una discriminazione contro gli immigrati equivale a una discriminazione doppia nei confronti dei nostri emigranti. Noi siamo un popolo di emigranti. Per colpire gli immigrati colpiamo i nostri emigranti. Credo che questa sia una pagina nera del Paese e del centrodestra italiano.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende modificare il suo parere sull'ordine del giorno Bucchino n. 9/1386-B/18.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bucchino n. 9/1386-B/18, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 512
Astenuti 5
Maggioranza 257
Hanno votato
212
Hanno votato
no 300).

Prendo atto che il deputato Scalia ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Capitanio Santolini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Onorevole Livia Turco, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386-B/19, accettato dal Governo?

LIVIA TURCO. Signor Presidente, ringrazio il Governo per aver accettato questo ordine del giorno. Vorrei però dire al sottosegretario Vegas che non è un ordine del giorno generico, perché è riferito al comma 10 dell'articolo 20, e prevedendo che il requisito dei dieci anni di residenza continuativa possa determinare situazioni di povertà, impegna il Governo a promuovere politiche contro la povertà sia per gli italiani che per gli extracomunitari. Semmai invito il Governo ad una coerenza rispetto ad altri ordini del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Livia Turco non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386-B/19, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Viola 9/1386-B/20, non accettato dal Governo, insistono per la votazione. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine delPag. 39giorno Viola n. 9/1386-B/20, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 521
Votanti 515
Astenuti 6
Maggioranza 258
Hanno votato
225
Hanno votato
no 290).

Prendo atto che l'onorevole Bocci non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386-B/21, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Zaccaria n. 9/1386-B/22, non accettato dal Governo, se insistono per la votazione.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere al Governo se ha letto con attenzione il dispositivo del mio ordine del giorno n. 9/1386-B/22, poiché nel decreto-legge in esame vengono inserite tre deleghe, ovvero si correggono termini di delega in un decreto-legge. Ciò è sommamente vietato dalle leggi dello Stato e dalla Costituzione. Nel dispositivo del mio ordine del giorno n. 9/1386-B/22 c'è scritta una cosa molto semplice: di rispettare l'articolo 15 della legge n. 400 del 1988. Non so sinceramente come il Governo possa dare un parere negativo su una cosa di questo genere. Quindi chiedo al Governo se intenda modificare il parere espresso.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE VEGAS, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Ascoltate le osservazioni del proponente, il Governo modifica il parere espresso e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zaccaria n. 9/1386-B/22 (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che l'onorevole Zaccaria non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386-B/22, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Di Biagio accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386-B/23 accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Narducci non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386-B/24, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Bobba accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1386-B/25 accettato come raccomandazione dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1386-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che, a seguito della riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo del 31 luglio 2008, è stata disposta, a partire dalle 17,30, la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara, al quale ricordo che ha 3 minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, il Partito Repubblicano e il Partito Liberal-Democratico confermano, per la seconda volta, il loro voto favorevole al provvedimento. Lo fanno in nome diPag. 40quella coerenza che ha sempre caratterizzato la loro azione politica, nonostante il passare delle stagioni ed il susseguirsi delle legislature. Ci siamo sempre battuti per porre un argine al dilagare della spesa pubblica e del deficit di bilancio, essendo consapevoli dei guasti che una finanza fuori controllo può determinare non solo nella vita economica del Paese.
Il lassismo finanziario ha sempre creato dei mostri; ha corroso la fibra del Paese, ha battuto ogni tensione ideale nell'illusione che gli sforzi individuali fossero inutili, perché a tutto, o a quasi tutto, dovesse far fronte lo Stato. Dobbiamo porre fine a questa lunga e distruttiva tradizione. Ce lo chiedono i ceti più deboli, che devono essere aiutati, ma non deresponsabilizzati. Ce lo chiedono, soprattutto, le nuove generazioni sulla cui testa ricadono gli squilibri passati. Già oggi, costoro sono chiamati a sopportare i costi di una società che invecchia rapidamente e che si alimenta grazie ad un debito pubblico che non ha precedenti nella storia complessiva dell'Italia. Si tratta di una situazione non più sostenibile, se non altro perché le regole generali che sovrintendono allo sviluppo dell'economia sono cambiate e non consentono più la leggerezza degli anni passati, quando al deficit si poteva far fronte, rinviando le scelte necessarie ad un futuro sempre più lontano.
Oggi tutto questo non è più possibile: i tempi sono cambiati, la competizione con gli altri Paesi e gli altri contendenti si è accresciuta e non vi è comprensione per chi rimane indietro. Chi perde terreno non ha più il tempo di recuperare, ma viene sospinto verso un dirupo sempre più ripido. Il decreto-legge al nostro esame ha il merito di aver esplicitato questi pericoli e ha messo di fronte agli occhi di tutti - forze politiche, istituzioni, ceti sociali - le scelte impegnative che è necessario compiere per impedire una deriva preoccupante; e lo ha fatto cercando di salvare, pur nelle ristrettezze economiche, un principio di equità.
L'opposizione, spiace dirlo, non è stata all'altezza di questa sfida: ha insistito più sulla protesta, che non sulla proposta; ci ha ricordato - ma questo è un nostro assillo quotidiano - le difficoltà di salariati e pensionati, ma non ci ha indicato, se non sperando di diluire la manovra, come farvi fronte. Dovremmo forse rinviare la data del risanamento strutturale della finanza pubblica italiana? Abbassare la guardia? Continuare come negli anni passati? Sono interrogativi che rimangono senza risposta. Il confronto sarebbe stato più utile, se il traguardo del pareggio di bilancio fosse stato assunto come elemento prioritario, ma questa, come sempre è capitato, è rimasta solo una petizione di principio, per poi declinare su una linea di politica economica che andava in una direzione opposta.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Nucara.

FRANCESCO NUCARA. Sto concludendo, signor Presidente. Non possiamo seguire l'opposizione lungo questa strada: non lo abbiamo fatto negli anni passati e non possiamo farlo ora che siamo ad un passo dal conseguire il risultato che risponde alla lunga tradizione storica liberal-democratica, il punto di arrivo di una ricerca che fa tutt'uno con la storia complessiva dell'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Commercio, al quale ricordo che ha 7 minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, non vi è dubbio - e non avrebbe senso a questo punto nasconderlo - che arriviamo faticosamente all'approvazione della manovra finanziaria, anche perché non è stato possibile avviare un approfondito dibattito. Proprio per questo, pur comprendendo le necessità politiche che hanno portato il Governo a percorrere la strada della decretazione d'urgenza e del ricorso al voto di fiducia, riteniamo che su provvedimenti importanti, i quali intervengono sui problemi delPag. 41Paese, si debba aprire in tutte le sedi istituzionali il necessario e ampio confronto parlamentare.
Per quanto ci riguarda, tale confronto si basa soprattutto sull'articolazione del programma politico con cui questa maggioranza ha vinto le elezioni e che ha portato il Movimento per l'Autonomia ad aderire alla stessa, convinti come siamo che il superamento della crisi economica che colpisce il Paese possa avvenire soprattutto attraverso il pieno rilancio e lo sviluppo del Mezzogiorno. Per questo motivo, pur apprezzando l'accoglimento da parte del Governo di alcune iniziative per il Mezzogiorno da noi sollecitate, riteniamo indispensabile una maggiore attenzione nei confronti del sud ed in particolare del suo sistema infrastrutturale.
Incentivare politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno rappresenta, come in più di un'occasione hanno sollecitato esperti economici e studi di settore, l'unica concreta opportunità di progresso economico per l'intero Paese. Ciò non solo perché il Sud possiede le maggiori opportunità di crescita produttiva e le risorse materiali e immateriali, ma soprattutto perché ha le potenzialità per far crescere il livello di competitività complessiva di tutto il Paese.
Il divario di sviluppo tra le varie aree del Paese che continua a permanere a totale svantaggio del Sud è un campanello d'allarme che non possiamo ignorare. Il gap infrastrutturale è l'elemento centrale che impedisce alle popolazioni del Mezzogiorno di esprimere in pieno le proprie potenzialità.
Anche per tale motivo, signor Ministro, abbiamo segnalato con preoccupazione il taglio delle risorse per il Mezzogiorno prodotto dall'approvazione del decreto-legge n. 93 del 2008.
Allo stesso tempo, tutto ciò produce una congiuntura economica più sfavorevole con tutte le ricadute note in termini di maggiore disoccupazione. Aumentano le famiglie costrette a vivere, o meglio a sopravvivere, in condizioni di assoluta povertà ed, in proposito, guardiamo con preoccupazione alla cosiddetta norma antiprecari che penalizza professionalità e competenze di migliaia di lavoratori e che aggrava la condizione economica di altre migliaia di famiglie.
Come Movimento per l'Autonomia verificheremo il pieno rispetto, da parte del Governo, della destinazione di risorse ordinarie all'interno del previsto piano decennale che consentano finalmente alla popolazione del Sud, dopo anni di abbandono e scarsa attenzione nazionale, di poter puntare definitivamente alla sua crescita economica.
Sicuramente, in tal senso, è centrale il dibattito sul federalismo, federalismo fiscale e fiscalità di vantaggio. La salvaguardia dei diritti civili e sociali per tutti i cittadini della Repubblica italiana richiede un federalismo fiscale solidale a tutela delle numerose regioni che da sole non potrebbero assicurare, in molti casi, i più elementari servizi sociali ai cittadini. Ma è soprattutto necessario ragionare in maniera seria sullo sviluppo del sud d'Italia come l'unica strada possibile per impostare una riforma di stampo federalista.
Non si può pensare, signor Ministro, se non in termini propagandistici, che sia realizzabile un vero federalismo se non si dà al Mezzogiorno la possibilità di trovare una propria strada autonoma allo sviluppo.
Per tale motivo, uno strumento indispensabile che, da sempre, come Movimento per l'Autonomia rivendichiamo è la fiscalità di vantaggio per promuovere l'aggregazione tra le imprese operanti nel Mezzogiorno, al fine di favorire lo sviluppo del tessuto produttivo meridionale.
Alla fiscalità di vantaggio va accompagnato il rilancio dell'agricoltura come settore economico di valore strategico, lo sviluppo di politiche in favore delle produzioni tipiche, l'incentivazione della localizzazione degli investimenti esteri, nonché l'accesso al credito da parte delle realtà produttive del Mezzogiorno. È questa la strada obbligata per giungere veramente ad un federalismo fiscale che non sia discriminante e discriminatorio per il Sud del nostro Paese.
In questa sede vogliamo, inoltre, ribadire che il federalismo non può esserePag. 42usato come grimaldello per cercare di scardinare l'autonomia delle regioni a statuto speciale.
Oggi avvertiamo, anche grazie a dichiarazioni rese da autorevoli rappresentanti del Governo che pensano di liquidare l'autonomia regionale come un inutile e dispendioso privilegio, che spira un pericoloso vento antiautonomista che rischia di travolgere prerogative storicamente radicate.
Per tale motivo, riteniamo che l'autonomia della regione Sicilia che ha rappresentato una conquista fondamentale per tutti i siciliani debba, al contrario, essere rafforzata a maggiore garanzia della scelta federalista che ci accingiamo a compiere nei prossimi mesi come coalizione di maggioranza.
Svolte queste considerazioni, signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, nell'assoluta convinzione che, a partire dalla ripresa dei lavori parlamentari, sarà indispensabile aprire un confronto serio e continuo sui temi fondamentali legati al futuro del Paese, sia all'interno della coalizione di maggioranza...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO....che nel Parlamento, preannunzio il voto favorevole del Movimento per l'autonomia sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente del Consiglio, che anche stavolta non c'è, noi dell'Italia dei Valori glielo ripetiamo ancora una volta: voteremo contro questa manovra finanziaria, perché essa toglie ai poveri per dare ai ricchi.
Sia chiaro, signor Presidente del Consiglio: crediamo che Tremonti faccia bene a «stoppare» il mercato delle vacche tipico delle precedenti finanziarie, tra cui voglio ricordare, a titolo di esempio, la famigerata «legge mancia», varata proprio dal suo precedente Governo, Presidente Berlusconi.
Crediamo anche che la politica del rigore, che Tremonti vuole portare avanti, sia in linea di principio una scelta giusta, giacché il disavanzo pubblico si affronta non solo con nuove entrate, ma anche con tagli alle spese improduttive e agli sprechi.
E di sprechi e privilegi, per non dire di vere e proprie sacche di malaffare e di ruberie, la pubblica amministrazione, sia centrale sia locale, purtroppo, è piena, a cominciare dalla spesa sanitaria.
Tagli selettivi ci sarebbero voluti e ci vogliono dunque, così come prima, questa mattina, sosteneva l'onorevole Tabacci, per fare in modo - egli diceva e io lo condivido - che ci guadagni la qualità della spesa pubblica e per ritrovare una maggiore moralità nella gestione delle relative risorse.
Ma tutte queste buone intenzioni non sono state portate avanti da questo Governo, anzi, sono state vanificate da lei, signor Presidente del Consiglio, con le sue schizofreniche e contraddittorie decisioni.
Che fine ha fatto Alitalia? Noi avevamo trovato un compratore, che salvava azienda e personale; lei, imprenditore con i soldi degli altri, ha trovato una soluzione che prevede il fallimento dell'azienda e il licenziamento di oltre cinquemila dipendenti.
Sia chiaro, signor Presidente del Consiglio che non c'è: non è Tremonti che deve venire in Parlamento per cavarle le castagne dal fuoco; è lei che deve riferire qui su cosa sta succedendo intorno ad Alitalia, perché è lei che ha truffato gli italiani durante la campagna elettorale, facendo credere loro che aveva i compratori in fila dietro la porta, che avrebbero pagato i debiti, salvaguardato il personale e rilanciato l'azienda (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Che fine ha fatto il suo impegno per la sicurezza, signor Presidente del Consiglio che non c'è? Certo, ha mandato alcuni soldati a spasso per le vie del centro, così, per fare qualche foto ricordo con il MinistroPag. 43La Russa, come fossero comparse di Cinecittà, da utilizzare, magari, per effetti speciali, ma contestualmente e realmente lei ha tagliato ben tre miliardi e mezzo dal comparto sicurezza per il prossimo triennio, ponendo, ancora una volta, ancora a maggior rischio la sicurezza e la tutela dei cittadini.
Questa accusa non ve la lanciamo solo noi dell'Italia dei Valori, ma tutte le organizzazioni sindacali e le rappresentanze militari del comparto sicurezza e difesa. Parlo di Polizia di Stato, carabinieri, polizia penitenziaria, Corpo forestale dello Stato, Guardia di finanza, Forze armate tutte e, certamente, anche i tanto bistrattati vigili del fuoco.
Ho incontrato tutte queste rappresentanze, proprio pochi minuti fa, ancora una volta, qui in Parlamento, dove lei non viene mai, e posso assicurarle che sono state dette da loro parole estremamente preoccupate per il complessivo indebolimento degli apparati di sicurezza che il decreto-legge n. 112 del 2008 comporta.
Insomma, in queste ore, come si faceva anche sotto il regime fascista, avete riempito di propaganda i telegiornali, soprattutto di regime e di proprietà, con immagini idilliache di poliziotti e soldati che passeggiano a braccetto e sorridono ai passanti.
Andate, piuttosto, a chiedere a coloro che tutti i giorni sono davvero impegnati a combattere la criminalità se hanno autovetture e benzina sufficienti, armi in dotazione moderne e funzionanti, divise e approvvigionamenti di prima necessità garantiti. È questa la differenza tra il dire e il fare, che fa di lei un uomo dalla doppia faccia, un governante dalla doppia faccia.
Che fine hanno fatto i lavoratori precari? Cancellati, fatti sparire, non ci sono più! Non nel senso che sono stati finalmente stabilizzati e possono, così, costruirsi un progetto di vita per il futuro, ma nel senso che vengono proprio e letteralmente liquidati.
Con quattro soldi di buonuscita lei pensa di mettersi a posto la coscienza e soprattutto - dica la verità - mette a posto le saccocce dei datori di lavoro amici suoi, che, dopo aver fatto i loro comodi con i precari quando gli servivano, ora li licenziano, senza che ad essi sia nemmeno più data la possibilità di ricorrere al giudice per far sentire le loro ragioni.
Addirittura, lei ferma le cause giudiziarie in corso anche se sono già stati svolti due gradi di giudizio, proprio per evitare che i precari possano vincerle! Pensi, signor Presidente del Consiglio che non c'è, se facessero la stessa cosa con il suo Milan: nel mentre sta giocando e sta vincendo la partita per 2 a 0, arriva l'arbitro e ferma il gioco, e assegna a tavolino la vittoria all'avversario (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Lei si sta comportando con i precari proprio come fa il classico arbitro venduto: venduto, appunto, per non dire cornuto (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Per non dire poi dei precari della RAI: invece di raccomandare a Saccà le sue veline, perché non si prende cura dei 1.600 precari che lavorano in RAI da 25-30 anni, e che ora, magari dopo aver già vinto il primo e il secondo grado delle cause di lavoro, devono tornarsene a casa per far posto ai suoi raccomandati? Lo dica questo!
E che fine ha fatto la lotta all'evasione fiscale? Lei stesso, signor Presidente del Consiglio che non c'è, ha ammesso che le entrate fiscali derivanti dalle rimesse IVA sono diminuite del 7 per cento. Già: ma si è chiesto, e soprattutto vuole farci sapere perché? Non ce lo vuole dire? Glielo diciamo noi: perché con lei al Governo coloro che sono restii alle fatture si sentono più al sicuro. Sanno che lei è uno di loro, e quindi sanno che, all'occorrenza, possono contare su di lei: una leggina di depenalizzazione, un condono ad hoc saprà sempre trovarli per venire loro incontro. E un assaggio in tal senso l'ha già dato nei giorni scorsi, scacciando, decapitando e umiliando i vertici e gli addetti delle agenzie fiscali, vale a dire proprio quegli organismi addetti ai controlli e alla repressione delle frodi fiscali. E sì, a lei il controllo di legalità non va proprio giù, signor Presidente del Consiglio che non c'è!Pag. 44
Soltanto così si spiega l'annuncio da lei dato l'altro giorno di voler limitare le intercettazioni telefoniche solo ai casi di terrorismo e di mafia. Ma lo sa che l'esistenza di un'associazione criminale si scopre solo alla fine di un percorso investigativo, e non all'inizio? Invece lei vuole cominciare dalla fine, prevedendo che le intercettazioni si effettuino solo quando l'esistenza di un sodalizio criminale è già provata, vale a dire quando non ce n'è più bisogno! Oh sì, che dico, lei le sa eccome queste cose: la verità è che lei non vuole proprio scovarli i criminali; hai visto mai che nella rete ci caschi qualche suo conoscente?
E che fine hanno fatto i suoi impegni a favore di risorse per le infrastrutture, per l'innovazione e le ricerche, quelle cose di cui parlava durante la campagna elettorale? Non c'è traccia di un solo euro in più rispetto a quanto previsto dai precedenti Governi in favore di tali strategici settori. In compenso, qualcosa di meno ha previsto: i controlli sui superguadagni dei concessionari di opere pubbliche, e soprattutto ha previsto una manica larga nel riconoscere loro superprofitti senza alcuna adeguata e comprovata controprestazione.
E che fine ha fatto la scuola pubblica, specie quella che campa con il sacrificio dei precari, signor Presidente del Consiglio? Avete decurtato oltre 8 miliardi di euro, con una riduzione di oltre 100 mila insegnanti e 43 mila lavoratori tecnici e amministrativi! L'intento è chiaro anche stavolta: volete far morire la scuola pubblica per mandare avanti solo quella privata, quella a pagamento per intenderci, dove possono andare solo i figli di papà.
E che fine hanno fatto, mi lasci dire, i fondi che noi del precedente Governo avevamo destinato per la ricostruzione post-terremoto del Molise? Perché avete abolito la sospensione dei tributi per i terremotati molisani? Soprattutto perché tale barbaro trattamento avete riservato proprio e solo a loro? Eppure lei, signor Presidente del Consiglio che non c'è, è stato eletto proprio nel Molise (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)! Forse non se lo ricorda nessuno, ma è bene andare a vedere nel sito Internet: l'onorevole Berlusconi è parlamentare molisano. L'avrà fatto pure per fare dispetto a me, ma adesso almeno se ne assuma la responsabilità e pensi a quel popolo martoriato, invece di continuare a martoriarlo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
La verità, signor Presidente del Consiglio che non c'è, è molto semplice: voi avete preso atto che vi servivano i soldi, e li avete presi dove era più facile prenderli: dalle casse pubbliche indiscriminatamente, mettendo a rischio lo stato sociale e la possibilità di garantire i servizi principali ed essenziali ai cittadini. Dovevate prenderli dagli evasori fiscali, dai truffatori, falsificatori di bilanci, corrotti e corruttori pubblici, e non dai lavoratori, precari per giunta! Dovevate affrontare con coraggio la liquidazione totale degli enti inutili! Dovevate intervenire seriamente sulla spesa sanitaria, tagliando l'inefficienza e le ruberie nei rimborsi sanitari, nelle procedure di spesa e nella consulenze!
Dovevate spazzare via la miriade di società pubbliche partecipate da regioni, province e comuni, dove si annidano i più beceri sistemi di familismo e di politica clientelare.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, deve concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Dovevate intervenire sui tanti residui passivi di cui sono pieni i capitoli di bilancio dei Ministeri e degli enti pubblici, fondi bloccati da anni che potrebbero risollevare il volano del lavoro, dello sviluppo e delle infrastrutture. Tutto questo non lo avete fatto, e perciò l'Italia dei Valori voterà in modo convintamente contrario su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo,Pag. 45dopo il voto di fiducia sul decreto-legge sulla manovra economica ottenuto al Senato, il Presidente del Consiglio ha fatto sfoggio del suo solito ottimismo dichiarando che in questo provvedimento vi sono i numeri che consentiranno di sopportare e superare bene la grave crisi che sempre più si sta profilando all'orizzonte, una dichiarazione che ha dato l'impressione di voler correggere le dichiarazioni che il Ministro dell'economia ha fatto in quest'Aula, quando ha cercato di convincerci che un altro 1929 sta per arrivare.
Il Presidente del Consiglio, invece, è convinto che alla ripresa dei lavori, in autunno, il Governo ed il Paese non si troveranno a fronteggiare una situazione difficile. Vorremmo poter condividere fino in fondo queste parole, anche se purtroppo i problemi che ci attendono non saranno affatto semplici: la nostra economia, il lavoro, le condizioni di vita delle famiglie si troveranno, come già in parte sta avvenendo, a dover fare i conti con una situazione difficile, delicata e complessa. A quanto vanno dicendo la Banca d'Italia, l'ISTAT, l'OCSE e l'Unione europea, sembra che dovremo fare i conti con una fase di stagnazione economica che avrà ripercussioni sociali estremamente negative. Siamo molto preoccupati per quello che ci attende, e per questo crediamo che sia necessario ed utile abbandonare il metodo con cui il Governo e la sua maggioranza hanno voluto portare avanti questo provvedimento.
Si dice che il Ministro dell'economia abbia scelto la strada della blindatura per evitare l'assalto alla diligenza, ma sicuramente avrebbe ottenuto un risultato migliore se l'insieme della manovra avesse avuto il tempo ed il supporto di un ampio ed approfondito dibattito parlamentare. Purtroppo, non è stato così. In questi primi mesi di legislatura l'Esecutivo si è di fatto sostituito al Parlamento, ha adottato norme e provvedimenti, li ha portati alle Camere, li ha fatti approvare ricorrendo per ben tre volte al voto di fiducia. Ci siamo trovati di fronte ad interventi sui precari, al taglio degli assegni sociali e ad altri, che si sono dovuti correggere con un andare e venire tra Camera e Senato senza peraltro pervenire ad una soluzione soddisfacente, quando secondo noi con un maggior coinvolgimento del Parlamento si sarebbero potute trovare le soluzioni più efficaci, senza incorrere nei dubbi di costituzionalità che si palesano sulla norma relativa ai precari.
Le preoccupazioni nostre si estendono anche alla vicenda Alitalia. Il Governo le ha restituito fiato con denaro pubblico e la cordata nazionale non si vede, malgrado non passi giorno che non sia annunciata, mentre non si comprende - oppure lo si comprende benissimo - perché il Ministro non si presenti in quest'Aula, come abbiamo richiesto, per riferire sulla situazione.
Siamo estremamente preoccupati per cosa potrà accadere, e più il tempo passa più la soluzione si rende difficile e delicata. Presento queste osservazioni sul metodo utilizzato con rammarico, perché, avendo l'Unione di Centro scelto di portare avanti un'opposizione non pregiudiziale ma costruttiva nell'interesse del Paese ed avendolo dimostrato con atti precisi e non con le parole o le dichiarazioni (sia sul provvedimento relativo ai rifiuti, sia su quello della sicurezza e sul cosiddetto lodo Alfano), ci saremmo attesi comportamenti ben differenti.
La questione del metodo assume oggi una grande rilevanza politica, in virtù del fatto che avendo in questo inizio di legislatura sovrabbondato da diverse parti nell'uso del termine dialogo - lo si è invocato continuamente, in ogni circostanza, da chiunque - alla prova dei fatti la parola stessa sembra aver perso il proprio spessore semantico ed è stata svuotata da un atteggiamento di autoreferenzialità e autosufficienza che preoccupa per l'oggi, ma soprattutto per i mesi a venire.
Non voteremo la manovra economica, perché siamo convinti che non affronti, con il dovuto rigore, le questioni della crescita, dello sviluppo, dell'innovazione, della competitività, dell'aumento della produttività e della tutela del potere d'acquisto ma, soprattutto, non tiene conto delloPag. 46stato di difficoltà in cui versano le famiglie italiane, con un'inflazione che si è attestata, a luglio, al 4,1 per cento. Sono aumentati i beni di prima necessità; la pasta è aumentata del 25 per cento, il pane del 13 per cento. Tale tendenza, se non gestita efficacemente, porta a considerare pane e pasta dei beni per i ricchi.
Credo che l'applicazione della cosiddetta «Robin Hood» aggraverà la situazione. Inviterei il Ministro Tremonti più che a guardare all'eroe inglese a guardare a quel bergamasco che si chiamava Pacì Paciana, che viveva nelle nostre valli e toglieva ai ricchi per dare ai poveri, ma lo faceva veramente, non come è stato fatto con questo provvedimento.
Le famiglie sono costrette ad adottare strategie di risparmio, dirette a limitare la spesa e a scegliere prodotti di qualità inferiore o a rinunciare alle ferie o ad accorciarle. Su questi temi non si è dichiarata l'emergenza nazionale, e sono altro rispetto a quello degli immigrati e dei rom, perché qui vive il senso della nostra gente, vive il senso del nostro popolo. È qui che nasce quel senso di incertezza e di insicurezza che attraversa la nostra società. Innanzi ad una situazione di questo genere occorreva avviare il percorso di introduzione del quoziente familiare, tanto declamato e proclamato in campagna elettorale, sul quale non abbiamo visto nulla.
Ritengo che i problemi delle famiglie non possono essere affrontati con l'abolizione dell'ICI e con la detassazione degli straordinari. Qualcuno potrebbe dire che tali misure sono meglio di niente, ma così non si assume un impianto riformatore audace sul terreno economico e sociale, di cui si avverte il bisogno. Avremmo bisogno di un clima sociale un pochino più disteso, meno disturbato dagli interventi estemporanei dei Ministri. L'inflazione programmata, stabilita dal Governo all'1,7 per cento, crea problemi per il rinnovo dei contratti pubblici e privati, in un momento in cui sarebbe necessario appianare le divergenze e consentire di arrivare a una vera riforma del modello contrattuale. Questo sì che contribuirebbe effettivamente ad affrontare le questioni della riforma della pubblica amministrazione e del sostegno del reddito.
Sarebbe stata utile - ma non l'abbiamo vista - una diminuzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e, in particolare, su quelli derivanti dalla contrattazione di secondo livello, collegati agli incrementi di produttività. Abbiamo visto, invece, un accrescere generalizzato della pressione fiscale su tutti i cittadini, un abbandono di rigore per quanto riguarda l'evasione fiscale. L'unica cosa certa della manovra è il taglio pesante alla spesa pubblica, che rischia di finire fuori controllo e che sicuramente genererà effetti negativi sui bilanci delle regioni, degli enti locali e, in particolare, sulla sanità.
Signor Presidente, noi condividiamo l'obiettivo di rimettere in ordine i conti pubblici. Quello che preoccupa non è questo. Non ci turbano le politiche di rigore, che riteniamo necessarie, ma il rigore non c'è quando vengono effettuati dei tagli indiscriminati. Sarebbe stato più utile e più corretto procedere attraverso una valutazione caso per caso e vedere dove e come tagliare e compiere, nello stesso tempo, una ricognizione delle prestazioni sociali erogate dai comuni, dall'INPS e dagli altri enti al fine di stabilire coerenza, trasparenza ed efficacia degli interventi.
La moltiplicazione degli interventi assistenziali, tra cui l'ultima carta sociale, non permette di avere una visione complessiva e puntuale dell'efficacia degli stessi interventi.

PRESIDENTE. Onorevole Pezzotta, dovrebbe concludere.

SAVINO PEZZOTTA. Non possiamo parlare di sviluppo, se non si riprende con vigore il tema del Mezzogiorno e del ruolo che esso deve giocare all'interno del nostro Paese. Non ci convince una manovra che centralizza le risorse e le concentra su un limitato numero di interventi. Il disegno sul Mezzogiorno sarebbe stato da noi apprezzato, se avesse indicato precisi criteri di valutazione per selezionare progetti, come vogliono anche le regole europee.

Pag. 47

PRESIDENTE. Onorevole Pezzotta, la prego di concludere.

SAVINO PEZZOTTA. Non pretendiamo di correggere la manovra del Governo, ma avremmo voluto poterla discutere. Proprio per questo, perché ci è mancata la possibilità di dare un contributo fattivo, noi voteremo contro, ricordando sempre che non affronteremo le questioni che stanno avanzando se proseguirà questo metodo di non confronto, di non dibattito e di svalutazione del ruolo del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.

ROBERTO COTA. Signor Presidente, signori Ministri, la manovra economica arriva oggi alla Camera per il voto definitivo in terza lettura. Si tratta di dare il via libera dopo alcune correzioni apportate dal Senato. È ovvio che quando si discute di questo provvedimento valgono anche tutte le argomentazioni che sono già state sviluppate in un ampio dibattito parlamentare, che ci ha occupato per diversi giorni. Ad ogni modo, si tratta di un provvedimento che taglia le spese, e questa è la prima considerazione che mi sento di fare, proponendosi di colpire la spesa pubblica inutile.
Si tratta di una manovra che non può che essere l'anticipazione di successive riforme strutturali, ma al contempo oggi in quest'Aula viene sancito un principio, che deve essere chiaro a tutti e rappresentare il faro che illumina l'azione del Governo: mai più nuove tasse, mai più aumento della pressione fiscale (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
La gente sa che su questo c'è un impegno. Possiamo dire che si tratta di un impegno sottoscritto con un patto solenne in campagna elettorale, e la Lega Nord, con tutto quello che rappresenta, ne è garante. Va bene, signori Ministri, la Robin tax per le società del settore petrolifero e dell'energia elettrica - colpisce loro, ed è giusto che sia così - ma la gente che lavora deve potersi riappropriare dei propri soldi, cominciare a lavorare per la propria famiglia, non solo per lo Stato, quello del debito pubblico, dell'assistenzialismo, dei problemi rimandati e non risolti.
Veniamo alle modifiche apportate dal Senato, che hanno fatto anche molto discutere. La prima è relativa alle norme sulle assunzioni senza concorso alle Poste: chiamiamole con il loro nome (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Si tratta di una misura circoscritta, che riguarda soltanto giudizi pendenti. Ma, per favore, su temi così delicati non tiriamo in ballo, per strumentalizzarli, i giovani che sperano di trovare un posto di lavoro stabile. O meglio, se ne parliamo, se parliamo di loro, come la politica dovrebbe fare, parliamone a proposito: questa norma serve per tutelare anche i giovani che vogliono un impiego in base ai meriti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Se vogliono lavorare in una società come le Poste, è giusto nei confronti degli altri giovani che non si utilizzino scorciatoie: per concorso, non per sentenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Di scorciatoia in scorciatoia, amici degli amici, ci siamo ritrovati nella situazione che conosciamo.
Un'altra modifica è relativa all'assegno sociale. Le risorse - è bene dirlo - scarseggiano, lo sappiamo tutti.

ROSY BINDI. Bravo Cota, togliamole ai più poveri!

ROBERTO COTA. Prima di fare la beneficenza agli altri, dobbiamo pensare ai nostri giovani e ai nostri anziani. È così (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Per gli extracomunitari ci vogliono delle regole. L'ultimo che arriva con mirabolanti ricongiungimenti non può vivere sulle nostre spalle e percepire l'assegno sociale. Non è giusto! Non è giusto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!Pag. 48
Dopo l'emendamento della Lega l'assegno sociale verrà erogato soltanto, per quanto riguarda chi non è cittadino, dopo dieci anni di presenza sul nostro territorio. Sono parole chiare, scritte nel testo; lo ripeto: più soldi a disposizione per i nostri cittadini che sono in condizioni di difficoltà.
Dopo la manovra arriverà il disegno di legge finanziaria e sullo sfondo c'è anche la vicenda Alitalia. Dico soltanto alcune cose: noi vogliamo il federalismo, lo aspettiamo; in questa legislatura lo discuteremo, lo voteremo e lo applicheremo. Vogliamo e aspettiamo il federalismo perché siamo stufi di lavorare e di venire sempre a chiedere a Roma con il cappello in mano! Lo dico per tutti, non soltanto per le regioni del nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Discuteremo il federalismo in Parlamento perché, una buona volta, tutti quelli che non hanno capito o fanno finta di non capire, non avranno più scuse. A livello di territori non ci sono problemi che non possono essere risolti, ci sono persone che non vogliono risolverli o non sono in grado di risolverli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania); allora smascheriamoli!
Noi voteremo il federalismo perché tutti i deputati e i senatori si dovranno assumere le proprie responsabilità. Mi domando: ci sarà un'opposizione strumentale o un voto nella direzione di quello che aspettano la gente e gli amministratori locali? Aggiungo: tutti gli amministratori locali, non soltanto quelli della Lega o del PdL, ma anche tanti amministratori di sinistra. Lo vedremo alla prova dei fatti.
Noi applicheremo il federalismo perché non c'è niente di peggio delle cose che rimangono sulla carta. Un passo alla volta, certo, ma prima si parte, prima si arriva; abbiamo cominciato (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franceshini. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, oggi finiscono politicamente i primi cento giorni del vostro Governo; finisce quella fase in cui in ogni Paese, in ogni democrazia, i cittadini osservano chi ha vinto le elezioni e rinviano, giustamente, il momento della critica, del consenso, perché vogliono prima misurare il nuovo Esecutivo alla prova dei fatti.
Dunque, da oggi è già tempo di bilanci; del resto, anche sul mercato globale le società ormai verificano trimestralmente i loro bilanci; il mondo e l'economia corrono sempre di più e deve correre anche la politica.
È tempo di bilanci, in cui comincia a suonare francamente fastidioso e stucchevole quel ritornello ripetuto stancamente da troppi esponenti della maggioranza e da troppi Ministri, secondo cui ogni cosa non fatta, ogni dato negativo dell'economia, ogni promessa elettorale non mantenuta sarebbe inevitabilmente colpa del Governo Prodi. Basta! Credo che sia veramente ora di smetterla! È tempo che vi assumiate pienamente la responsabilità di ciò che avete fatto e di ciò che avviene, senza deprimere ulteriormente un'opinione pubblica, che è già preoccupata e confusa, con l'evocazione di sicure catastrofi dell'economia mondiale che sembrano enfatizzate apposta per prepararsi poi ad allargare le braccia quando arriveranno momenti difficili, quando la situazione peggiorerà, dicendo agli italiani: «Non è colpa nostra, è colpa del mondo», magari è colpa del destino cinico e baro.
Di certo è già tempo di bilanci per gli italiani, soprattutto per quelli che vi avevano dato il loro voto con molta speranza e che ora si accorgono che il trailer che gli avevate mostrato nella campagna elettorale, così attraente e così roboante nell'annuncio di cambiamenti miracolosi, è drammaticamente diverso dal film che è andato poi in onda, quello che ora gli state facendo vivere.
È il film di un Paese preoccupato, insicuro, che sembra costantemente tenuto in una situazione di emergenza: l'inflazione al di sopra del 4 per cento; una riduzione preoccupante dei consumi; unPag. 49calo della produzione industriale che Bankitalia ha stimato, all'incirca, a più dell'1 per cento; i salari medi lordi italiani inferiori del 20 per cento alla media OCSE; il 7 per cento in meno di entrate IVA (come ha ricordato il Presidente Berlusconi), che certifica in modo inequivocabile un aumento dell'evasione; la disoccupazione che torna a crescere. Non vi è nulla della tanto promessa riduzione della pressione fiscale.
Questo è il quadro del Paese di oggi, dopo i vostri primi cento giorni di Governo: si tratta di una situazione difficile, di cui sarebbe certamente sbagliato e scorretto attribuire tutta la responsabilità alla vostra azione di Governo.
È proprio in una congiuntura negativa, però, che i Governi devono occuparsi prima di tutto delle famiglie e delle persone che non ce la fanno più, che hanno già tagliato ogni spesa possibile nei loro bilanci familiari, che hanno rinunciato alle vacanze, a un vestito nuovo, a un gioco per i figli (perché non riescono nemmeno a pagare l'affitto, la rata del mutuo e le bollette) e che, nella spesa quotidiana, vedono che aumenta tutto, dal pane alla pasta.
Noi saremmo partiti da loro: prima di tutto aumentare gli stipendi, i salari e le pensioni più basse era un impegno assunto davanti al Paese, in campagna elettorale. Abbiamo poi chiesto a voi di farlo e, invece, avete scelto di dire a quelle persone e a quelle famiglie in difficoltà: «Vedete di cavarvela, poi in qualche modo arriveranno tempi migliori». Potevate intervenire subito sui salari e, invece, avete consumato tante risorse per diminuire di 200-300 euro l'ICI non per i redditi più bassi, ma anche per chi guadagna 100, 200, 300 mila euro all'anno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Anziché mettere in campo una manovra in grado di ridare fiducia e slancio al Paese, avete scelto una manovra depressiva. Lo hanno spiegato bene molti parlamentari del Partito Democratico e, da ultimo, l'onorevole Colaninno. Si tratta di una manovra piena di elementi in grado di accentuare le difficoltà e le diseguaglianze, tagliando le risorse della scuola, dell'università, del sud, della sanità, degli enti locali e - pensate un po' - della sicurezza, tradendo il primo e il più importante impegno che avete assunto con i vostri elettori. Nel corso di questa legislatura avete previsto 30 mila uomini delle forze dell'ordine in meno.
Nei momenti di difficoltà è normale che un Governo chieda anche sacrifici ai cittadini, ma esso deve farlo sempre in nome di una missione per il Paese. Lo fecero, più di dieci anni fa, i Presidenti Ciampi e Prodi per l'ingresso in Europa e nell'area dell'euro: gli italiani capirono. Voi, invece, avete chiesto solo sacrifici e annunciato tagli, senza un obiettivo condiviso e positivo da raggiungere e da indicare. Chiedetevi perché protestano e si mobilitano i sindacati di polizia, il pubblico impiego, i pensionati, gli operatori della sanità, dei comuni, delle università, gli insegnanti, i precari (l'elenco si allungherà in autunno).
Mi rivolgo a lei, Ministro dell'economia e delle finanze: per favore, lasci stare Robin Hood, che dal cuore di generazioni di ragazzi e di romantici sta finendo, per colpa sua, nelle imprecazioni poco eleganti davanti alle pompe di benzina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per di più, per raggiungere questi bei risultati, avete scelto una strada parlamentarmente arrogante: nessuno spazio di discussione, né in Consiglio dei ministri, né in Commissione, né in Aula: sempre e subito il voto di fiducia, non per garantire la conversione in legge di decreti-legge o come modo per bloccare l'opposizione, ma come via per impedire insidiose libertà tra i parlamentari di maggioranza. Sempre lo stesso percorso: decreto-legge, maxiemendamento integrativo, voto di fiducia.
In questo clima di esproprio delle prerogative parlamentari dell'opposizione (ma soprattutto di quelle emendative di voi parlamentari della maggioranza), qualche Ministro e il Presidente del Consiglio, non sazi, hanno avuto l'ardire di immaginare la presentazione della legge finanziaria in agosto per evitare - come essi stessi hanno affermato - «l'assalto alla diligenza».Pag. 50Dobbiamo ricordarvi che nella nostra democrazia, per la nostra Costituzione, in questo luogo (nel Parlamento sovrano), non si assale proprio nulla: qui si decide dove deve andare la diligenza, chi vi sale e chi vi scende (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È bene ricordarlo. È bene che lo ricordi soprattutto lei, Ministro Tremonti, che nell'ultima legislatura in cui avete governato è dovuto salire e scendere più volte da quella diligenza, per decisione dei suoi compagni di viaggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
È questa sovranità del Parlamento che ci aspettiamo che lei, Presidente Fini, tuteli nell'impostazione dei calendari, nei tempi di lavoro, nel giudizio severo di inammissibilità di emendamenti estranei alla materia dei decreti-legge. Se deciderà di farlo in modo rigoroso ed imparziale, non esiteremo a trasformare in giudizi positivi le critiche che le abbiamo rivolto quando ci ha fatto votare il lodo Alfano in tre giorni.
Ecco, c'è anche la capacità di dire «sì». Oggi all'opposizione non c'è la miriade di sigle e partiti che l'Italia ha visto quando, in questo ruolo, si sono alternati il vecchio centrodestra e il vecchio centrosinistra. C'è, invece, anzitutto una forza politica che rappresenta, da sola, più di un terzo degli italiani, che, come tutti i grandi partiti, non ha l'ansia della visibilità per sopravvivere né la paura del consenso perso provvisoriamente per qualche parola scomoda.
È un partito che ha, invece, la consapevolezza della propria forza, che sente la responsabilità del mandato ricevuto: cambiare la politica italiana, cambiare il Paese, anche stando all'opposizione. È un partito che non esita a criticare con durezza, che alza la voce quando vede attaccato lo Stato di diritto, che chiama anche il suo popolo in piazza, come faremo il 25 ottobre prossimo, per contrastare e denunciare le politiche del Governo. È un partito che non esiterà anche a dire dei «sì», se quelle misure arriveranno, che non ha bisogno di insultare e aggredire l'avversario - che combatte, ma rispetta - e che non dimentica soprattutto che lo scontro, anche duro, sulle politiche di Governo non cancella il principio che le regole della convivenza democratica, le leggi elettorali, le riforme costituzionali, possono essere approvate con un accordo trasparente ed alla luce del sole tra avversari, tra maggioranza e opposizione.
Tra un mese saremo di nuovo qui e per voi - lo sapete - tutto sarà più difficile, perché gli italiani pretenderanno fatti al posto di parole, di scuse e di annunci.
Anche per noi sarà tutto più impegnativo, ma saremo pronti. La nostra voce non sarà soltanto quella dei 12 milioni che ci hanno votato il 13 aprile, ma sarà anche la voce di tanti italiani, che non hanno ancora scelto il Partito Democratico, ma che ci chiedono comunque di rimboccarci le maniche e di lavorare per costruire un'Italia diversa, più moderna, più europea e più giusta. Noi saremo qui e saremo pronti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori e del deputato Tabacci - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo ad una sorta di bilancio dell'anno politico che si conclude. Allora, vanno fatte alcune considerazioni, che vanno al di là della materia sulla quale stiamo per votare.
Voglio ricordare a questo Parlamento che uno dei primi atti di questo Governo è stato affrontare e risolvere la situazione di Napoli, che ci è stata consegnata dal vostro Governo in condizioni disastrose (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ebbene, noi rivendichiamo il fatto che Napoli oggi ha superato l'emergenza. Grazie ad un impegno di questo Governo, del Presidente del Consiglio e del sottosegretario Bertolaso siamo riusciti a dare una svolta a quello che era uno dei punti di maggiore crisi, anche rispetto all'immagine del nostro Paese all'estero.
Vorrei anche inviare un saluto ai tremila militari che sono sul campo (ApplausiPag. 51dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), che servono a rassicurare e ad ampliare il controllo sul territorio, che non spaventano e non minacciano nessuno. Il dato paradossale che abbiamo vissuto rispetto a queste polemiche è che, mentre in tutto il mondo i soldati italiani sono salutati con grande apertura, solo qui ci sono state le polemiche che abbiamo sentito (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Sono polemiche che dimostrano quanto siete lontani dall'opinione della gente, che vede favorevolmente questa presenza, che è una presenza amichevole e che cerca di ampliare il controllo sul territorio.
Per quanto riguarda il dato economico, dobbiamo avere sempre presente che l'operazione svolta dal Governo ha due versanti.
Non esiste soltanto il versante dell'intervento sulla spesa pubblica: vi è anche un altro versante. Precedentemente a questa manovra, infatti, abbiamo avuto la cancellazione dell'ICI, la detassazione degli straordinari e l'impegno sull'efficienza dello Stato, che in parte è prevista in questa manovra e in parte va al di là e, su questo terreno, riconosciamo il merito del Ministro Brunetta (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Si tratta di un terreno che punta a far sì che, nel momento nel quale vi è un taglio alla quantità della spesa pubblica, vi sia tutta una operazione che riguardi la sua qualità e la qualità della spesa pubblica molto spesso riesce a superare e a dare il meglio rispetto a questa realtà, a questi dati quantitativi caratterizzati da sprechi e da altri elementi che abbiamo vissuto nel corso di tutti questi anni. Quindi lungo il filone di una manovra tesa a sostenere l'economia italiana abbiamo avuto anche l'intervento sui mutui, il piano casa per le giovani coppie e la social card di 400 euro, sulla quale si è scatenato un certo snobismo. Si tratta dello snobismo di coloro per i quali 400 euro non rappresentano nulla (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) mentre per le categorie sociali più povere 400 euro rappresentano qualcosa. Questo snobismo si è scatenato anche sulla Robin Hood tax: ebbene, paradossalmente un Governo di centrodestra ha fatto un'operazione di aumento della pressione fiscale nei confronti dei petrolieri, delle banche e delle assicurazioni.

ROLANDO NANNICINI. Non è vero!

FABRIZIO CICCHITTO. Si tratta di un atto di equità che ha dato la cifra dell'azione di questo Governo e che non può essere liquidato con poche battute.
Nel decreto-legge che stiamo discutendo sono indicati i nuovi strumenti di intervento per le aree più deboli, le nuove norme per i distretti produttivi, è stata sbloccata la realizzazione della TAV e si è impostata - è merito del Ministro Scajola - una nuova politica energetica fondata su un'articolazione di interventi e sul nucleare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Tutto ciò dà il segno del carattere innovativo di questo Governo e della concatenazione di investimenti produttivi che mette in moto. È stato consentito inoltre il cumulo tra pensione e redditi, che è un altro volano per la situazione economica. Sono previsti in questo decreto-legge 700 milioni di euro per il Fondo per l'occupazione e 300 milioni per il Fondo per le politiche sociali, realizzando un bilanciamento serio ed equo. Anche per quanto riguarda la questione della sicurezza il Parlamento ha aggiunto 400 milioni di euro rispetto all'ipotesi iniziale e un miliardo di euro andrà recuperato dai beni sequestrati alla mafia. Su questo punto, comunque, invitiamo il Governo a riflettere in autunno perché si tratta dell'unico punto sul quale riteniamo che una riflessione ulteriore vada fatta (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Noi vi sfidiamo ad un confronto allorché si dice che dobbiamo stare in Europa e poi si attacca nel modo in cui si sta attaccando l'operazione che il Governo sta svolgendo, tra l'altro in base a scelte qualitative ricevute dal precedente Governo, per arrivare al pareggio di bilancio nel 2011. Dobbiamo essere seri su questo terreno, se si vuol fare un'operazione diPag. 52questo tipo non si riesce contemporaneamente, nel quadro economico internazionale e interno che abbiamo, a realizzare una riduzione del fisco, tranne che per quella già compiuta sull'ICI. La nostra operazione è, quindi, una grande operazione politica in quanto è la prima volta che si prende di petto la spesa pubblica e la si taglia in modo significativo e consistente, mettendo l'Italia al riparo sia dalle scorribande della finanza internazionale, sia da elementi di crisi che sono obiettivi davanti a tutti noi.
Questa è un'operazione che ha una sua coerenza e un suo bilanciamento, e noi non vediamo un'alternativa a questo intervento, mentre rileviamo il fatto che in effetti voi state cercando di cavalcare tutte le spinte corporative che si possono sprigionare nella società italiana, non facendo i conti con la gravità della situazione economica e con la profondità dell'operazione realizzata dal Governo. Soltanto tagliando in questo modo la spesa pubblica possiamo mettere in moto un circolo virtuoso che, di qui a qualche tempo, può concludersi con una riduzione della pressione fiscale. L'operazione non può essere rovesciata. Se operassimo tale rovesciamento ci porremmo immediatamente in contraddizione con il sistema europeo, che già oggi interviene dicendoci che la situazione della nostra spesa pubblica è una situazione di difficoltà. Questo è anche il frutto di un'eredità rappresentata da una linea fondata sul binomio: aumento delle tasse e aumento della spesa pubblica. Si tratta di un binomio che si è rivelato fallimentare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Tuttavia voglio concludere con una parola di speranza e anche con un'analisi diversa dalla vostra sulla struttura industriale del Paese. Noi siamo stati sommersi per anni dalle vostre analisi sul «declinismo» industriale. Ebbene, noi oggi leggiamo delle analisi che dicono che l'Italia, sul terreno della concorrenza internazionale e della sua presenza all'estero, è al secondo o al terzo posto in Europa. Vi è un'industria italiana che sta sul campo e che si batte in modo serio e forte sul terreno della concorrenza internazionale. Noi dobbiamo creare, alle spalle di questa industria italiana, una situazione della spesa pubblica che non determini la realtà contraddittoria che abbiamo vissuto nel passato. È per queste serie ragioni, quindi, che noi votiamo a favore di questa scelta del Governo. Lo sosteniamo nel suo impegno e gli chiediamo di essere coerente nella sua linea e anche di proporre e di proporsi un indirizzo che oggi opera questo taglio della spesa pubblica e che domani riprenda il percorso della riduzione della pressione fiscale e dello sviluppo del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.

Sul rilascio dei due cittadini italiani sequestrati in Somalia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per darci una buona notizia il Ministro degli affari esteri, Franco Frattini. Prego, onorevole Ministro.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i nostri connazionali Occhipinti e Paganini rapiti in Somalia sono stati liberati (Generali applausi). È quindi con profonda soddisfazione che, a nome del Governo, posso informarvi che stanno per atterrare all'aeroporto di Nairobi in buone condizioni di salute. Esprimo quindi una grande e profonda soddisfazione per questo risultato che ci aveva impegnato sin dal 21 maggio scorso, giorno del rapimento, per ottenere la liberazione dei nostri connazionali (Generali applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Frattini. Alla soddisfazione espressa dal Governo si associa certamente analoga soddisfazione da parte di tutti i gruppi parlamentari presenti in questa Aula.

Pag. 53

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Prima di indire il voto finale, avverto che subito dopo avranno luogo altre votazioni con procedimento elettronico. Prego, quindi, i colleghi di non lasciare l'Aula subito dopo aver votato.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1386-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 1386-B, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria» (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (1386-B):

Presenti 545
Votanti 544
Astenuti 1
Maggioranza 273
Hanno votato 314
Hanno votato no 230

(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).

Prendo atto che i deputati Graziano e Cuomo hanno segnalato di aver erroneamento espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario.

Discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione (ore 18,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
Ricordo che per l'esame di ciascun documento è assegnato un tempo di cinque minuti per gruppo (dieci minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato). A questo tempo si aggiungono cinque minuti per il relatore, cinque minuti per richiami al Regolamento e dieci minuti per interventi a titolo personale.

(Esame - Doc. IV-ter, n. 4/A)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Scajola.
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dall'onorevole Scaloja, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Leone.

ANTONIO LEONE, Relatore. Signor Presidente, mi rimetto alla relazione scritta, non omettendo di ricordare che si tratta di un procedimento civile, per cui vi è stata l'unanimità all'interno della Giunta. Pertanto l'invito è quello di riconfermare l'orientamento della Giunta stessa.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

Pag. 54

(Votazione - Doc. IV-ter, n. 4-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico la votazione sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 4-A concernono opinioni espresse dall'onorevole Scajola, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 514
Votanti 489
Astenuti 25
Maggioranza 245
Hanno votato
488
Hanno votato
no 1).

(Discussione - Doc. IV-quater, n. 4)

PRESIDENTE. Passiamo alla discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sull'applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del senatore Gasparri, deputato all'epoca dei fatti.
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal senatore Gasparri nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Paolini.

LUCA RODOLFO PAOLINI, Relatore. Signor Presidente, anch'io mi rimetto alla relazione scritta, ricordando comunque che la Giunta ha concluso all'unanimità per l'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Gasparri.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Consolo. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, se ella mi autorizza io, dato il clima, preferirei consegnare il testo del mio intervento affinché sia pubblicato in calce al resoconto della seduta odierna e invitare i colleghi a votare a favore delle conclusioni della Giunta (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza, sulla base dei consueti criteri e, con gratitudine credo di tutta l'Assemblea. È iscritto a parlare l'onorevole Di Pietro. Prendo atto che vi rinuncia. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 4)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al doc. IV-quater, n. 4 concernono opinioni espresse dal senatore Maurizio Gasparri, deputato all'epoca dei fatti, nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 479
Astenuti 19
Maggioranza 240
Hanno votato
447
Hanno votato
no 32).

Pag. 55

In ricordo di Aleksandr Isaevic Solzenitsyn (ore 18,44).

BENEDETTO FABIO GRANATA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, intervengo telegraficamente, come il momento richiede, ma anche doverosamente ritengo e chiedo alla Presidenza e al Parlamento di osservare un minuto di raccoglimento per la scomparsa di Aleksandr Isaevic Solzenitsyn. È una scomparsa che non può lasciare indifferente il Parlamento della Repubblica italiana (Generali applausi).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Granata. Credo che tutta l'Aula avverta l'oggettiva importanza del suo richiamo e con questo applauso si associ alle espressioni di cordoglio che lei ha usato.

TESTO AGGIORNATO AL 5 SETTEMBRE 2008

Deliberazione sulla richiesta di stralcio relativa al disegno di legge n. 1441 (ore 18,45).

Testo sostituito con l'errata corrige del 5 SETTEMBRE 2008 PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la deliberazione su una richiesta di stralcio.
Le Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio), nel corso dell'esame del disegno di legge n. 1441, recante «Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», hanno deliberato di chiedere all'Assemblea lo stralcio degli articoli: 3, da 5 a 13, da 15 a 18, 22, 31 e 70, recanti norme in materia di sviluppo, internazionalizzazione delle imprese ed energia; 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67, recanti norme in materia previdenziale e di lavoro pubblico e privato.
Nessuno chiedendo di parlare contro o a favore, passiamo ai voti.
Pongo in votazione la richiesta di stralcio degli articoli 3, da 5 a 13, da 15 a 18, 22, 31 e 70, e 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67 del disegno di legge n. 1441.
(È approvata).

Il disegno di legge risultante dallo stralcio degli articoli 3, da 5 a 13, da 15 a 18, 22, 31 e 70, con il numero 1441-ter e con il titolo: «Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia» è assegnato alla X Commissione (Attività produttive), in sede referente, con il parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alle sanzioni), III, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il disegno di legge risultante dallo stralcio degli articoli 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67, con il numero 1441-quater e con il titolo: «Delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro» è assegnato alla XI Commissione (Lavoro), in sede referente, con il parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), V, IX, X, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
La restante parte del disegno di legge, con il numero 1441-bis, mantiene il titolo: «Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria» e resta assegnata alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio), in sede referente, con il parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), III, IV, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X (ex articolo 73, comma 1-bis, delPag. 56Regolamento), XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Ricordo che nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, si è convenuto all'unanimità che il termine per la conclusione dell'esame da parte dell'Assemblea dei disegni di legge risultanti dallo stralcio sia fissato rispettivamente per mercoledì 1o ottobre relativamente all'atto Camera 1441-bis in materia di sviluppo economico e di finanza pubblica, giovedì 9 ottobre relativamente all'atto Camera 1441-quater in materia di lavoro pubblico e privato e giovedì 16 ottobre relativamente all'atto Camera 1441-ter in materia di sviluppo, internazionalizzazione delle imprese ed energia.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la deliberazione su una richiesta di stralcio.
Le Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio), nel corso dell'esame del disegno di legge n. 1441, recante «Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», hanno deliberato di chiedere all'Assemblea lo stralcio degli articoli: 3, da 5 a 13, da 15 a 18, 22, 31 e 70, recanti norme in materia di sviluppo, internazionalizzazione delle imprese ed energia; 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67, recanti norme in materia previdenziale e di lavoro pubblico e privato.
Nessuno chiedendo di parlare contro o a favore, passiamo ai voti.
Pongo in votazione la richiesta di stralcio degli articoli 3, da 5 a 13, da 15 a 18, 22, 31 e 70, e 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67 del disegno di legge n. 1441.

(È approvata).

Il disegno di legge risultante dallo stralcio degli articoli 3, da 5 a 13, da 15 a 18, 22, 31 e 70, con il numero 1441-ter e con il titolo: «Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia» è assegnato alla X Commissione (Attività produttive), in sede referente, con il parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alle sanzioni), III, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il disegno di legge risultante dallo stralcio degli articoli 23, 24, 32, da 37 a 39 e da 65 a 67, con il numero 1441-quater e con il titolo: «Delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro» è assegnato alla XI Commissione (Lavoro), in sede referente, con il parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), V, IX, X, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
La restante parte del disegno di legge, con il numero 1441-bis, mantiene il titolo: «Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria» e resta assegnata alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio), in sede referente, con il parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), III, IV, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X, XI, Pag. 56XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Ricordo che nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, si è convenuto all'unanimità che il termine per la conclusione dell'esame da parte dell'Assemblea dei disegni di legge risultanti dallo stralcio sia fissato rispettivamente per mercoledì 1o ottobre relativamente all'atto Camera 1441-bis in materia di sviluppo economico e di finanza pubblica, giovedì 9 ottobre relativamente all'atto Camera 1441-quater in materia di lavoro pubblico e privato e giovedì 16 ottobre relativamente all'atto Camera 1441-ter in materia di sviluppo, internazionalizzazione delle imprese ed energia.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Prima di dare lettera dell'ordine del giorno, auguro buone vacanze a tutti. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 16 settembre 2008, alle 15:

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

La seduta termina alle 18,50.

TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO GIUSEPPE CONSOLO IN SEDE DI DISCUSSIONE DEL DOC. IV-QUATER, N. 4

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, colleghi, la richiesta di cui al documento IV-quater, n.4, riguardante il senatore Gasparri, deputato all'epoca dei fatti, che chiede l'applicazione della insindacabilità parlamentare da parte della Camera dei deputati ex articolo 68, primo comma, della Costituzione - secondo il quale i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse nell'esercizio delle loro funzioni - riapre l'esame di un problema già oggetto di attenta analisi nella XV legislatura.
In detta legislatura si era infatti deciso di approfondire le questioni concernenti l'articolo 68 della Costituzione e le relative disposizioni di attuazione di cui alla legge n. 140 del 2003, tenendo ovviamente ben presente la giurisprudenza della Corte Costituzionale in materia.
Che il problema esista, lo confermano i centoventi conflitti di attribuzione elevati negli ultimi anni in materia di insindacabilità parlamentare, dei quali circa 50 sono stati oggetto di una decisione nel merito: di questi cinquanta soltanto nove hanno visto accolte le ragioni della Camera mentre tutti gli altri sono stati respinti, con il conseguente annullamento della decisione parlamentare che statuiva, appunto, la insindacabilità nelle varie fattispecie portate all'esame della Giunta. Quindi la Camera ha avuto ragione nove volte su centoventi: un bel record negativo, non c'è che dire!
È bene ricordare come il problema del conflitto tra Camera ed il giudice delle leggi è abbastanza recente; detto contrasto infatti, inspiegabilmente, non esisteva prima delle sentenze n. 10 e n. 11 del 2000, sentenze che diedero il via ad un nuovo corso sempre più restrittivo per la posizione assunta dalla Camera dei Deputati, pur non essendo mutato il precetto costituzionale.
Mi chiedo e chiedo all'Aula: perché questo atteggiamento di colpo così mutato da parte della Corte?
Nelle due citate sentenze si afferma, per la prima volta, che devono ritenersi protette dallo scudo dell'insindacabilità solo quelle manifestazioni di opinione che costituiscano la esternazione del contenuto di atti parlamentari tipici.
Viene quindi richiesta la presenza di quel nesso funzionale tra l'atto parlamentare, quale ad esempio una interrogazione ovvero l'intervento in Aula, e la esternazionePag. 57delle proprie idee, identiche a quelle espresse alla Camera ma semplicemente divulgate al di fuori della stessa.
Per esservi insindacabilità di opinioni, espresse al di fuori della Camera, sarebbe quindi per la Corte costituzionale necessaria una identità di fondo tra quanto contenuto nell'atto parlamentare e quanto, ma solo successivamente, è bene sottolinearlo, riportato all'esterno, ad esempio durante lo svolgimento della normale dialettica politica (si pensi ad una intervista ovvero ad un comizio).
Questa tesi, ancorché autorevolmente espressa dalla Corte, non mi trova assolutamente d'accordo.
Il problema, colleghi, ed il caso Gasparri ne è la prova provata, non è, a mio avviso, la identità tra l'espressione di idee di contenuto uguale a quelle trascritte negli atti parlamentari, quanto piuttosto, che dette idee costituiscano l'espressione di una attività politica; una attività per svolgere la quale il parlamentare è stato eletto dal popolo attraverso regolari consultazioni elettorali.
Una diversa interpretazione data all'articolo 68, primo comma, della Costituzione, minerebbe alle radici la libertà di opinione politica, un'opinione che spetta, secondo la volontà dei costituenti, al parlamentare che svolga attività politica.
Si pensi come la Corte abbia ritenuto fuori della previsione dell'articolo 68 il caso in cui le opinioni, pur se concernenti espressioni identiche al contenuto di un atto parlamentare tipico, vengano espresse al di fuori del Parlamento in periodo temporale precedente l'atto parlamentare stesso! Ma che senso ha questa interpretazione?
Qualcuno, su questo punto, potrebbe ipotizzare il caso del parlamentare che, dopo aver esternato su qualcosa al di fuori dell'Aula copra le espressioni, magari ingiuriose, con un atto parlamentare tipico. Ma parimenti, argomentando però a contrario, si arriverebbe alla insostenibile posizione di liceità, secondo l'articolo 68, primo comma, del caso opposto, quello cioè del parlamentare che profferisca espressioni ingiuriose in una interrogazione per poterle ripeterle poi, in modo assolutamente identico ed in periodo ovviamente successivo, al di fuori dell'Aula!
Quando allora le espressioni di un parlamentare possono dirsi realmente insindacabili? E le espressioni usate dal senatore Gasparri lo sono?
A mio avviso ed in sintesi la insindacabilità si applica sempre al parlamentare in caso di espressioni rese all'interno dell'Aula.
Al di fuori del Parlamento, sono insindacabili le esternazioni che costituiscano espressioni di manifestazione di azione politica, prescindendo dalla modalità di divulgazione della stessa e prescindendo dal nesso funzionale con quanto già espresso in Aula.
In buona sostanza l'attività del parlamentare deve considerarsi in servizio permanente effettivo, prescindendo dal tempo e dal luogo in cui venga espletata.
È quindi il contesto politico a fare presumere l'esistenza di un nesso funzionale che rende insindacabili le opinioni comunque espresse dal parlamentare in corso di mandato.
Tocca quindi alla Camera tutelare, anche, se necessario, attraverso una modifica legislativa, questa prerogativa costituzionale di indipendenza garantita dall'articolo 68, primo comma, della Costituzione, senza che ciò appaia una mancanza di rispetto verso altri organi costituzionali e tanto meno senza che ciò appaia come una sorta di licenza di insulto della quale possano godere i parlamentari.
A questo ultimo proposito ritengo che il limite di correttezza di espressione al quale il parlamentare debba attenersi dovrebbe coincidere, anche al di fuori dell'Aula, con quello previsto, in Parlamento, dai regolamenti che, non a caso, vietano l'utilizzo di parole sconvenienti o di espressioni che possano ledere l'onorabilità dei singoli ed il prestigio delle istituzioni.
Difendere la prerogativa di cui all'articolo 68, primo comma, della Costituzione significa difendere quella libertà di manifestazionePag. 58delle idee politiche grazie alle quali gli elettori ci hanno voluto in Parlamento.
In questi casi, per parafrasare Voltaire: anche se non approvo sotto il profilo politico ciò che tu dici, difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo!
E non si può negare che il senatore Gasparri avesse, nelle fattispecie, il diritto di esternare le proprie idee politiche quando ha affermato, ricorrendo all'ironia, che «tra gli inquisiti dal Magistrato stesso (che aveva incriminato, per usare una espressione colloquiale «questo mondo e quell'altro») mancavano solo Maradona e Gatto Silvestro»; «un magistrato che rappresenta», dice Gasparri, «la prova vivente della necessità di reintrodurre i test psicoattitudinali per chi vuole diventare magistrato».
E queste, colleghi, d'accordo o no che si possa essere, come può negarsi che siano affermazioni politiche?
Ecco il perché concordiamo con le conclusioni unanimi, sia nella XV che nella XVI legislatura, della Giunta e daremo quindi il nostro convinto voto favorevole!

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. ddl 1386-B - odg 9/1386-B/2 503 497 6 249 213 284 36 Resp.
2 Nom. odg 9/1386-B/3 506 505 1 253 214 291 35 Resp.
3 Nom. odg 9/1386-B/4 504 503 1 252 218 285 35 Resp.
4 Nom. odg 9/1386-B/5 512 512 257 223 289 34 Resp.
5 Nom. odg 9/1386-B/7 518 354 164 178 59 295 32 Resp.
6 Nom. odg 9/1386-B/8 519 458 61 230 160 298 31 Resp.
7 Nom. odg 9/1386-B/9 501 486 15 244 197 289 31 Resp.
8 Nom. odg 9/1386-B/10 496 484 12 243 342 142 31 Appr.
9 Nom. odg 9/1386-B/14 513 506 7 254 218 288 31 Resp.
10 Nom. odg 9/1386-B/17 517 516 1 259 227 289 31 Resp.
11 Nom. odg 9/1386-B/18 517 512 5 257 212 300 31 Resp.
12 Nom. odg 9/1386-B/20 521 515 6 258 225 290 31 Resp.
13 Nom. ddl 1386-B - voto finale 545 544 1 273 314 230 16 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 15
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Doc. IV-ter, n. 4/A 514 489 25 245 488 1 16 Appr.
15 Nom. Doc. IV-quater, n. 4 498 479 19 240 447 32 17 Appr.